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Report "crisi"   29-4-09


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

diciamolochiaro ha detto: Eh caro Babe, se in Spagna ci sono NUMEROSI casi di influenza porcina E NON LO DICONO chi corre il pericolo SIAMO ANCHE NOI, a due passi da loro. ( da "KataWeb News" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

"Alle banche regaliamo 800 milioni di interessi" ( da "Stampa, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: azienda piemontese deve sopportare un aggravio di oneri finanziari di 1884 euro». Che cosa è successo? A luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di riferimento fissato dalla banca centrale europea era del 4%, mentre le imprese sui mutui pagavano circa il 5,6%. A febbraio di quest'anno, cioè in piena crisi finanziaria, l'indice della Bce era sceso al 2%

Una riflessione sulla crisi ( da "Gazzetta di Modena,La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: declino sociale ed economico erano presenti anche prima della crisi finanziaria e che queste ragioni non sono state rimosse né si intende rimuoverle. E' ovvio dedurre, da questo semplice ragionamento, che molti pensano che tutto debba essere rimesso a posto come prima, per ripartire verso ulteriori livelli di concentrazione della ricchezza a scapito della redistribuzione del lavoro,

Pensplan, la crisi fa perdere quasi 13 milioni di euro ( da "Trentino" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: progetto di previdenza complementare si è trovato a fronteggiare la più grossa crisi finanziaria a livello internazionale dal 1929 e che i più importanti indici azionari hanno perso oltre il 50% del loro valore». Secondo i vertici, la perdita del 4,39% registrata l'anno scorso risulta di molto inferiore rispetto alla maggioranza delle aziende con una simile composizione del portafoglio.

Uscire dalla crisi è possibile ( da "Italia Oggi" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Taormina per studiare nuove soluzioni per le aziende Uscire dalla crisi è possibile Azioni straordinarie pianificate per superare la congiuntura La crisi finanziaria, palesatasi a livello globale negli ultimi mesi del 2008, si sta acuendo profondamente allargandosi a tutti i settori imprenditoriali; il termine default, fino a qualche anno fa utilizzato soltanto dagli specialisti,

STARBUCKS, ( da "Arena, L'" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia.

Crisi, i perché di Deaglio ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sala Bevilacqua della Pace Crisi, i perché di Deaglio «In Italia le banche rischiano meno che negli Stati Uniti» Prima del settembre 2008, quando negli Usa esplose la crisi finanziaria, erano in pochi in Italia a sapere dell'esistenza dei mutui subprime. Nel nostro Paese queste forme di prestito sono poco diffuse a causa delle forti garanzie richieste dalle banche al mutuatario;

un altro shock per l'economia - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E la febbre suina ne alimenta già un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne hanno approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni Stati Usa. Quella carne non comporta alcun pericolo, la spirale dei protezionismi sì.

Il Caab conferma al ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab,

TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del C... ( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab,

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Fatto dovuto alla crescita dei tassi di interesse sui mutui e al clima di generale incertezza causata dalla crisi finanziaria. Ma fin da gennaio abbiamo avvertito dei segnali di risveglio del mercato, che da allora fa registrare una crescita costante: l'abbassamento dei tassi di sconto e la minor incertezza da parte degli istituti di credito hanno favorito questa ripresa.

Prato, pancia vuota e paura cinese Il rischio della destra Persi 10mila posti di lavoro e cresce l'insofferenza verso la comunitàcinese. Il Pd in crisi ha cambiato in corsa il sind ( da "Unita, L'" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esempio di come la globalizzazione senza regole e la crisi finanziaria le stanno pagando i ceti popolari» spiega il segretario della Camera del Lavoro Manuele Marigolli. «Prato non deve morire» hanno scritto su una bandiera italiana lunga 1 chilometro gli operai tessili. A febbraio l'hanno portata assieme agli industriali in giro per la città.

illegalità, siniscola si mobilita ( da "Nuova Sardegna, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La grave crisi finanziaria unita a ragioni storiche di debolezza economica del territorio - scrive il presidente provinciale Dario Capelli - già da sole sono un nemico con cui confrontarsi. Se si aggiunge la mancanza di sicurezza allora fare impresa e portare avanti la propria attività è davvero impossibile.

Dalla Mutua al gruppo Ubi I primi 140 anni di banca della Popolare di Bergamo ( da "Eco di Bergamo, L'" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Supera la prima crisi finanziaria che costringe all'insolvenza diversi istituti regionali, dimostrandosi in grado di rimborsare nel giugno 1873 oltre un milione di depositi. Supera anche la «perdita» della succursale di Treviglio che nel 1884 decide di dare vita a una cooperativa autonoma, mentre apre nel 1885 la filiale di Gazzaniga e due anni dopo quella di San Giovanni Bianco.

Tutelare la salute per curare l'economia ( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria causata dai subprime e i relativi svolgimenti, anche se punti di vicinanza si potrebbero rinvenire negli iniziali comportamenti dell'uomo e delle autorità. Come in altre circostanze del genere, va pienamente accolto l'invito a non alimentare l'allarmismo per la "gripe suina", nella certezza che non si tratti delle medesime sollecitazioni edulcoranti a suo tempo

Roma e la sindrome giapponese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la lunga stagnazione che segue a una crisi finanziaria, in Giappone durata più di un decennio. Anche per questo timore le autorità Usa hanno risposto in modo così aggressivo. Ora, proprio contando sull'efficacia della politica economica, persino un ultrapessimista come Nouriel Roubini ritiene che la ripresa arriverà verso fine 2010, anche se nei primi tempi,

Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'ave... ( da "Messaggero, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercoledì 29 Aprile 2009 Chiudi Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.

Dopo 2 anni movimentati Sarkozy si prepara a costruire la Gran Paris ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: acquisto in picchiata e una crisi finanziaria che è andata a infrangersi proprio sul semestre europeo della Francia, quello che doveva essere tutto scintille ed e finito con i vertici per salvare le banche dal fallimento. In privato, di tutto e di più: un matrimonio che ha resistito pochi mesi, poi divorzio da Cecilia e matrimonio lampo con Carla Bruni.

Nessuno strappo tra i soci di Intesa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: perchè la crisi economico- finanziaria ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, da cui traiamo le risorse per la gestione filantropica ». Malgrado la crisi, il livello delle erogazioni nel 2008 è stato comunque addirittura al tetto fissato dalla Ccb che, da due anni lo ha elevato dal 2 al 3% del patrimonio.

I risultati delle quotate nello Speciale bilanci ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre:

EnerSolar+,l'era solare inizia in fiera ( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: potremo uscire più velocemente dalla crisi finanziaria ed economica". A livello mondiale, la crescente domanda di sistemi fotovoltaici ha creato una filiera destinata ad acquisire sempre maggiore importanza. E l'anno scorso, per la prima volta, la quantità prodotta per il silicio fotovoltaico ha superato quella per il silicio di grado elettronico.

FONDAZIONE CARIPLO: APPROVATO IL BILANCIO 2008 OLTRE 211 MILIONI DI EURO NEL 2008 A SOSTEGNO DI ENTI NONPROFIT LA CIFRA PIÙ ALTA DI SEMPRE CONTRIBUTI PER 1260 INIZIATIVE NEI TRADIZ ( da "marketpress.info" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: caratterizzato dalla crisi economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l?attività istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell?

Pmi in affanno sui costi bancari ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In conclusione, si registrano oggi i primi effetti della crisi finanziaria ed economica; tuttavia è presto per quantificare la totalità delle sue conseguenze: queste saranno visibili solo nei prossimi mesi » Dall'indagine emerge anche che a Firenze un'azienda su due non si finanzia con il canale bancario.

Pensplan, di 12 milioni ( da "Corriere Alto Adige" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria internazionale ha avuto naturalmente una forte ripercussione anche sul sistema della previdenza complementare. I fondi pensione regionali sono riusciti tuttavia a contenere le perdite. La previdenza complementare ha aggiunto il presidente continua a dimostrare la propria stabilità: nel 2008 abbiamo sopportato il '

Giù gli indici, StM maglia nera ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Giù gli indici, StM maglia nera Dopo un avvio difficile, il parziale rimbalzo dell'ultima mezz'ora ha permesso agli indici di Piazza Affari di arrivare alla chiusura con flessioni contenute.

Trimestre in rosso, Daimler cade ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Francoforte Trimestre in rosso, Daimler cade (g. fer.) Così come la gran parte delle Case automobilistiche europee (e non solo) la tedesca Daimler ha chiuso in rosso il primo trimestre dell'anno.

Eni controcorrente, sale per i conti ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Milano Eni controcorrente, sale per i conti (g. fer.) I conti trimestrali migliori delle attese, che la società ha presentato venerdì scorso, hanno indotto gli analisti di Ing a confermare il giudizio positivo su Eni.

Una vigilanza sovranazionale ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per non causarne la crisi finanziaria. Ciò avviene anche nella zona euro; proprio perché i salvataggi bancari sono a carico degli Stati nazionali, la vigilanza prudenziale continua, anche per i grandi gruppi transnazionali, e contro ogni altra logica, ad essere prerogativa dei singoli Stati e non di entità sovranazionali.

Ma la crisi adesso rischia di frenare il baby boom ( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: È uno degli effetti della crisi finanziaria», aveva denunciato il direttore sanitario Basilio Tiso. Eppure era stato proprio l' ospedale di via Commenda ad essere al centro a inizio del 2008, del baby boom più sorprendente. Racconta un dossier della stessa Mangiagalli che il 12% delle donne che chiedono di abortire sono disoccupate,

Ronde Padane, Obama a lezione da Borghezio ( da "Stampa, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: galvanizzati dagli ultimi provvedimenti dell'amministrazione Usa su immigrazione e protezionismo, si sono spinti oltre: "Guardiamo a Barack con interesse, è un uomo che sta dalla parte del popolo, come la Lega" azzarda Luigi Sinatora. E Borghezio promette: "Il 4 luglio appenderemo una gigantesca bandiera a stelle e strisce fuori dalla sezione".

Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti. ( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.

Muore il mare d'Aral ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante la crisi finanziaria, continueranno gli sforzi del suo Paese per salvare lo specchio d'acqua, condiviso con l'Uzbekistan anche se ormai dal 1987 si tratta di due laghi distinti, isolati da una diga finita nel 2005. "Realizzeremo gli otto elementi del programma per oltre 191 milioni di dollari", ha garantito.

Wpp, primo trimestre a 5,8% ( da "PubblicitàItalia.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: riduzione della spesa in comunicazione da parte dei clienti come reazione alla crisi finanziaria ed economica globale. L'effetto negativo della crisi è stato maggiormente sentito negli Stati Uniti, mentre è stato meno colpito il business in UK, Asia Pacific, America Latina, Africa e Medio Oriente. In Europa, a perimetro omogeneo, hanno sofferto in particolare Spagna, Italia e Danimarca,

Fossano: novità in casa CRF, Ghisolfi ancora Presidente ( da "Targatocn.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha tenuta indenne dalla crisi finanziaria. Ringrazio il personale per l?impegno profuso". ?L?aumento dei dividendi ? concluse il Dr. Antonio Miglio, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano ? ci consentirà di continuare l?attività sul territorio molto apprezzata dalla comunità locale.

Testo unico. Lettera aperta al Ministro Sacconi ( da "Articolo21.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è stata la più grossa crisi finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi, che ha prodotto chiusure di aziende, licenziamenti, cassaintegrazione. Forse il calo sotto 1200 infortuni mortali dipende più da questo, non crede caro ministro Sacconi? A parte che sia che si tratti di 1140 o 1207 morti sul lavoro come per l'anno 2007,

I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi del partito della crisi?, sabato 18 aprile. È vero che siamo ancora in tempo di recessione economica e che gli effetti della crisi finanziaria sono ancora in parte da scontare. Il 2009 sarà un anno tutt?altro che facile e le previsioni sulla disoccupazione e la crescita non sono affatto confortanti.

I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito pag.1 ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: atmosfera di sfiducia e di pessimismo in mesi come ottobre e novembre 2008 (momento più acuto della crisi finanziaria sia negli Stati Uniti che in Europa) e la ?gelata? di inizio 2009, a quella di tutto il mese a cavallo tra metà marzo metà aprile 2009, si può dire che ci si trova quasi in un mondo diverso, dove non si afferma più la ?morte del capitalismo?

UNICREDIT/ RAMPL: 2009 SARÀ DIFFICILE MA FIDUCIOSI SU RISULTATI ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria - ha detto Rampl - si è trasmessa all'economia reale" e, anche se nell'ultimo periodo c'è stato "qualche segnale di miglioramento, il prosieguo dell'anno sarà difficile". "Davanti a queste difficoltà - ha aggiunto il presidente di Unicredit - una gestione accorta dei rischi, che ci ha sempre caratterizzato,

RAMPL: UNICREDIT BEN ATTREZZATA PER AFFRONTARE 2009 DIFFICILE ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "Ancora una volta il sistema finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati... Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.

Usa più fiduciosi Iata: meno voli Italia: crolla l'import ( da "Manifesto, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e BofA a conferma che la crisi finanziaria non è risolta. Una ulteriore conferma della crisi in atto è stata fornita ieri dalla Iata: per l'associazione delle compagnie aeree mondiali in marzo il traffico passeggeri è diminuito dell'11,1%. Intanto in Germania i prezzi al consumo non si muovono: l'indice provvisorio in aprile non ha registrato aumenti rispetto al mese precedente,

Il banco di prova ( da "Manifesto, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il banco di prova La gestione della crisi finanziaria e della recessione fanno scendere la media alta di Obama nella pagella dei primi 100 giorni, che si compiono oggi. Discordanti i giudizi mentre si fa più scandaloso il conflitto di interessi della squadra economica del presidente Marco d'Eramo INVIATO A NEW YORK L'ex direttore di The Nation,

CALABRIA: IORNO ELETTO SEGRETARIO REGIONALE CGIL PUBBLICO IMPIEGO. ( da "Asca" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la drammatica crisi finanziaria mondiale non puo' e non deve incidere, attraverso scelte dettate dall'emergenza, sulla riduzione dei diritti collettivi..Ci opporremo, con ferma convinzione, all'idea del Governo, ormai palesata con ovvia determinazione di indebolire il ruolo dei servizi e del lavoro pubblico, idea perpetrata soprattutto dal Ministro della Funzione Pubblica'

Rampl: Unicredit ben attrezzata per affrontare 2009 difficile ( da "Reuters Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "Ancora una volta il sistema finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati... Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.

Il problema del Pd è ispirarsi a qualche modello in un mondo in crisi che procede in ordine sparso ( da "Tempi" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sotto i colpi della crisi finanziaria ed economica globale, gli unici modelli a sinistra di apparente successo sono quelli del chavismo in Venezuela, o del più che discutibile Jacob Zuma in Sudafrica. Quelli cioè di paesi che certo non possono costituire un valido riferimento per il contesto italiano.

STARBUCKS, ( da "Arena.it, L'" del 29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia.

EUROPEE: VESCOVI FRANCIA, VOTO E' DOVERE MA SERVE PIU' INFORMAZIONE. ( da "Asca" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tentazioni di ripiegarsi nei particolarismi nazionali e regionali'' a causa della ''crisi finanziaria e alle sua gravi conseguenze''. In un momento in cui invece occorre piuttosto incoraggiare la ''concertazione'' ed ''una piu' grande solidarieta'''. Pero', aggiungono, ''non possiamo pretendere solidarieta' solo per noi stessi o limitarla ai confini dell'Unione.

DeA Capital: l'esercizio 2008 si chiude con una perdita di 81 mln pag.1 ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: prevalentemente legato alla crisi finanziaria in atto nel 2008. Alla fine dell?esercizio il NAV per azione è pari a 2,55 Euro per azione, rispetto a 2,78 Euro per azione al 31 dicembre 2007. La performance del NAV di DeA Capital di -8,3% è stata, in un difficile contesto, nettamente migliore rispetto all?

Zignago Vetro: approvati i risultati al 31 marzo ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si è creata nel mercato globale a seguito della crisi finanziaria, con sensibile rallentamento della domanda di contenitori in vetro, dovuta a riduzione del consumo, ma anche ad una significativa riduzione delle scorte nella filiera. I Ricavi consolidati del Gruppo nel primo trimestre 2009 ammontano a 48,6 milioni di euro, rispetto a 60,9 milioni del corrispondente periodo dell?

SANTANDER/ UTILI I TRIM -5% A RIFLESSO DI CRISI GLOBALE ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria e il rallentamento dell'economia che hanno determinato progressi più ridotti nell'attività e aumenti delle sofferenze, che hanno richiesto maggiori accantonamenti", spiega la banca con un comunicato. Gli accantonamenti effettuati per copririsi da eventuali future perdite sono stati aumentati del 73,

FINMECCANICA/GUARGUAGLINI:RISPONDEREMO BENE DIFFICOLTÀ MERCATO ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della difesa sono attesi sostanzialmente stabili malgrado la crisi finanziaria". Inoltre, ha proseguito "E' prevista una crescita dei fondi destinati alla sicurezza anche se con fondi diversi da quelli della Difesa. Finmeccanica intende proseguire nella politica di un'ampia diversificazione geografica e di business con scarsa dipendenza da singoli programmi per le aziende del Gruppo"

Mega-studi legali: emerge un nuovo modello ( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come vedremo, è proprio la crisi finanziaria a determinare una nuova attenzione delle law firm verso settori di attività per loro prima marginali, appannaggio quasi esclusivo dei piccoli e medi studi. Le law firm indipendenti, e più piccole, in Europa potrebbero trovarsi seriamente minacciate dalla crisi.

STARBUCKS, ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia.

MASSIMO LO CICERO LE CRONACHE DESCRIVONO CON TONI ALLARMATI I LIVELLI CHE HA RAGGIUNTO LA DISOCCU... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: effetto economico della prima crisi finanziaria globale. Il secondo semestre del 2008 rappresenta la fase in cui l'economia si contrae: in Italia e nel Sud, e quindi anche in Campania. L'Istat ci offre un quadro delle forze di lavoro molto articolato, per regioni e per province, che ci permette di dare un ordine di grandezza al mercato del lavoro,

OLGA FERNANDES LA RICERCA E I FONDI PER SOSTENERLA: SONO QUESTI I VERI COMPONENTI DI UN'EQUA... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria è gravissima - sottolinea Claudio Cavazza, vicepresidente di Farmindustria - bisogna incentivare la ricerca anche per rilanciare l'economia. Il settore farmaceutico ha molte potenzialità inesplorate e se adeguatamene sviluppate potrebbero migliorare la qualità della vita».

IL CONTO DELLE PERDITE A EST* ( da "Lavoce.info" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un tale andamento indica che gli operatori dei mercati finanziari non hanno tenuto conto del fatto che le posizione Forex delle economie dell'Europa centrale e orientale sono molto diversificate tra loro, le hanno invece inserite tutte quante nella stessa categoria di rischio, sulla base di considerazioni decisamente ad hoc.

Trasporto pubblico, il rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine ( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine Mercoledì 29 Aprile 2009, Interrogandosi su quale impatto abbia avuto la crisi finanziaria ed economica anche sul trasporto pubblico, sia dal punto di vista dei passeggeri che dei finanziamenti, il trasporto pubblico si rilancia proponendosi come alternativa a quello privato per salvare l'

Plastal, sì del tribunale al concordato ( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inizio della crisi finanziaria maturata nell'azienda a causa del tracollo della casa-madre svedese, la Plastal Holding AB, il consiglio di amministrazione si è indirizzato verso il concordato preventivo. A seguito delle verifiche del revisore dei conti sugli aspetti finanziari della Plastal italiana, il consiglio di amministrazione ha scelto la strada del concordato.

Venezia Non si può fare udienza di sabato. E così rischia di bloccarsi per l'enne... ( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mediante operazioni di acquisizione di imprese in crisi finanziaria compiute anche avvalendosi di prestanome». Nel 2003 furono arrestate otto persone in relazione a reati commessi nella gestione di ditte di abbigliamento di mezza Italia: oltre a Cdc e Manifatture Venete, figurano la Juvenilia spa di Rovigo, le marchigiane Silver confezioni spa, Gmf spa,

Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete ma... ( da "Gazzettino, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercoledì 29 Aprile 2009, Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.

Crisi/ Cisl: oltre 1.500 posti a rischio in aziende gruppo ( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti".

Cisl lombarda, 1.500 posti a rischio tra Franco Tosi, Sadelmi, Sofinter ( da "Sestopotere.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti”

Wall Street si candida ad un avvio in rialzo nonostante la delusione del PIl ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che siano indicate nuove misure nuove non convenzionali contro la crisi finanziaria e a sostegno dell?economia. Per quanto riguarda invece le novità che giungono dal fronte societario, da seguire Time Warner che ha chiuso il primo trimestre con utili in flessione a 690 milioni di dollari, ma l?eps pro-forma è stato pari a 0,45 dollari, superiore ai 38 cents previsti dal mercato.

Ambiente: il treno verde viaggia in ritardo ( da "Panorama.it" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con il protezionismo delle grandi imprese dell'energia e con gli errori di un certo nostro ambientalismo, troppo politicizzato e spesso soltanto contro". E se lo dice uno che è tra i fondatori del Kyoto club.In gioco ci sono i posti di lavoro promessi dalla green economy, che le due società nel portafoglio del fondo Ambienta non smentiscono:

CRISI/ CISL: OLTRE 1.500 POSTI A RISCHIO IN AZIENDE GRUPPO GAMMON ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti".

Finanziaria, è saltata la nominadei cinquecento nuovi dirigenti ( da "Sicilia, La" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria». In serata è arrivato il cosiddetto signori si cambia. Il non stop è rinviato ad oggi. Nel complesso, il dibattito sulla manovra è stato serrato, si sono fatti passi avanti. Ma entro oggi giocoforza si deve raggiungere il traguardo.

UNICREDIT: PROFUMO, RISCHI EST EUROPA INFERIORI A QUANTO PREVISTO. ( da "Asca" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: centro Europa ma oggi i rischi sono inferiori rispetto a quelli percepiti nel momento piu' acuto della crisi finanziaria''. E' quanto ha affermato l'a.d. di Unicredit Alessandro Profumo rispondendo alle domande degli azionisti. Profumo inoltre ha rilevato che le attivita' nell'est e centro Europa nel secondo semestre del 2008 hanno prodotto un aumento del reddito operativo del 30%.

diciamolochiaro ha detto: Chi ci crede che in Spagna ci sono SOLO 3 casi conclamati di influenza suina? NESSUNO. ( da "KataWeb News" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Fiat-Chrysler: ecco perché l'accordo si deve fare pag.3 ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Possiamo dire che la situazione positiva per Fiat viene dalla crisi finanziaria che ha indebolito tutti? Assolutamente sì; basti vedere che inizialmente Fiat doveva essere venduta a GM, e sembrava uscire dal settore automobilistico, rimanendo legata solo al settore dei veicoli industriali. Ora non solo non esce, ma comprerà segue pagina >>

Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo ( da "Trend-online" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.

RUSSIA/ GAZPROM, INCREMENTO DELL'11% DEGLI UTILI NEL 2008 ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'influenza della "crisi finanziaria" sui "mercati" e il rublo, alla fine dell'anno, tuttavia, ha procurato una frenata nell'ultima parte dell'anno. La questione più emblematica è stata il crollo dei prezzi del petrolio, che provocato la caduta del titolo Gazprom di quasi il 70% dal suo picco a metà maggio 2008.

MORGAN STANLEY: RIELETTI TUTTI I VERTICI DEL GRUPPO ( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.

Una crisi veramente eccezionale ( da "Morningstar IT" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esperienza passata insegna che le fasi depressive della congiuntura che sono associate a una crisi finanziaria durano più a lungo, generalmente 6-7 trimestre contro una media di 4. In secondo luogo, il rischio di deflazione non è scongiurato, soprattutto in Europa, anche perché il tasso di inflazione quando è cominciata la crisi era a livelli storicamente bassi.

BORSE POSITIVE - CROLLA IL PIL USA: -6,1% GERMANIA: atteso calo pil DEL 6% - ok DI FORTIS a cessione 75% a Bnp Paribas Calta: vediamo il piano Suez su Acea - SI DIMETTE IL PRES ( da "Dagospia.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria. Marina Berlusconi 6 - Finmeccanica: utile in crescita 19%... (ANSA) - Via libera dall'assemblea degli azionisti di Finmeccanica al bilancio 2008 chiuso con un utile netto pari a 621 milioni di euro. La crescita e' del 19% rispetto ai 521 milioni del 2007.

*Borsa +2,20% malgrado dati su pil americano e stress-text su banche ( da "Velino.it, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: entità della crisi che stiamo vivendo. Ma non bisogna neppure trascurare la reazione generale dei mercati che di fatto scommette sull?azione che stanno conducendo i governi di tutto il mondo nel risanare la crisi finanziaria. C?è una frase che si sente ripetere spesso a piazza Affari: “

Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo ( da "Finanza.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nonostante Morgan Stanley abbia registrato due trimestri consecutivi in perdita e abbia tagliato il dividendo dell'81%, durante l'assemblea annuale tenutasi oggi sono stati riconfermati tutti i vertici del gruppo. Lo riporta Bloomberg aggiungendo che, in seguito alla crisi finanziaria, Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari. (Riproduzione riservata)

Impresa, Fuscaldo: i premiati del "Vienna d'oro 2009" ( da "Giornale di Calabria, Il" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In un momento di grave crisi finanziaria è di fondamentale importanza ?costruire? ed ?edificare? luoghi all?interno dei quali far incontrare e dialogare gli imprenditori calabresi. Vincitori della prima edizione del ?Vienna d?oro? sono Pippo Callipo (azienda tonno Callipo), Maurizio Mauro (caffé Mauro), Giuseppe Giovanni Caffo (azienda produttrice Amaro del Capo)

La via Toscana contro la crisi: fondi di garanzia e il progetto Fabrica Ethica ( da "Sestopotere.com" del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sviluppo economico ed affrontare la crisi finanziaria in atto. Lo ha fatto oggi durante un convegno che si è svolto presso la sede della Regione Umbria. Dal 12 febbraio ci sono a disposizione delle imprese toscane 48,5 milioni capaci di garantire oltre 500 milioni di finanziamenti concessi dalle banche, per nuovi investimenti ma anche a vantaggio di una liquidità che tante imprese,


Articoli

diciamolochiaro ha detto: Eh caro Babe, se in Spagna ci sono NUMEROSI casi di influenza porcina E NON LO DICONO chi corre il pericolo SIAMO ANCHE NOI, a due passi da loro. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 164 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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"Alle banche regaliamo 800 milioni di interessi" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

CONFARTIGIANATO. INDAGINE IN PIEMONTE "Alle banche regaliamo 800 milioni di interessi" Gli oneri maggiori nell'Alessadrino Cuneese e a Novara «All'estero è meglio» E' il costo per le aziende del mancato adeguamento dei tassi [FIRMA]FULVIO LAVINA TORINO Quei soldi farebbero comodo a molte imprese, strette in una crisi che ha piegato i mercati internazionali: 884 milioni in Piemonte, «soltanto» 21 in valle d'Aosta, 13,8 miliardi se si guarda a tutta l'Italia. Soldi, montagne di soldi, che risultano dalla differenza tra quanto si potrebbe pagare di tassi bancari se questi fossero adeguati alle indicazioni della Bce e quanto si paga realmente. Lo afferma l'Ufficio studi di Confartigianato, che ha voluto calcolare l'impatto della crisi del credito sul sistema imprenditoriale: e la situazione più pesante sarebbe proprio nel Nord Ovest. «I numeri fanno riflettere - afferma Mario Giuliano presidente di Confartigianato Piemonte - a causa del mancato adeguamento dei tassi, in media ogni azienda piemontese deve sopportare un aggravio di oneri finanziari di 1884 euro». Che cosa è successo? A luglio 2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di riferimento fissato dalla banca centrale europea era del 4%, mentre le imprese sui mutui pagavano circa il 5,6%. A febbraio di quest'anno, cioè in piena crisi finanziaria, l'indice della Bce era sceso al 2%, mentre quello che le banche applicano alle imprese si è fermato al 4,83%: ovvero, la discesa dei due tassi non è stata proporzionalmente uguale, a scapito delle aziende. Non solo: «I tassi sui prestiti pagati dalle imprese italiane - notano a Confartigianato - sono più alti rispetto a quelli di Spagna, Germania e Francia». L'indagine di Confartigianato ha provato a calcolare l'impatto della crisi anche provincia per provincia: in Piemonte il differenziale tra i tassi Bce e quelli di mercato pesa maggiormente su Cuneo (136 i milioni di maggiori oneri), Alessandria (106), Novara (93), Asti (38), Biella (32), Vercelli (28) e Verbano (24). «E si tenga anche conto - conclude Giuliano - che i listini prezzi delle imprese hanno mostrato in questo inizio anno un significativo calo». Come dire: le aziende la loro parte l'hanno fatta, e le banche?

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Una riflessione sulla crisi (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Una riflessione sulla crisi Una riflessione sulla crisi nella festa del 1º maggio La giusta indignazione di fronte al balletto delle dichiarazioni circa l'attuale fase della crisi, ovvero se il peggio è passato, se già nella seconda parte del 2009 riprenderanno crescita e consumi, ecc. dovrebbe portare a fare un passo avanti verso la comprensione di quanto sta succedendo e del perchè. Chi pensa che il peggio sia passato pensa al solo assetto del sistema finanziario, senza distinguere la parte utile al rilancio economico da quella speculativa, ma il grave è che, da un lato, non si prende minimamente in considerazione la drastica diminuzione del reddito di tanti lavoratori e famiglie, per non parlare della diminuzione di posti di lavoro, e dall'altro si dimentica che ragioni di declino sociale ed economico erano presenti anche prima della crisi finanziaria e che queste ragioni non sono state rimosse né si intende rimuoverle. E' ovvio dedurre, da questo semplice ragionamento, che molti pensano che tutto debba essere rimesso a posto come prima, per ripartire verso ulteriori livelli di concentrazione della ricchezza a scapito della redistribuzione del lavoro, di riproposizione di un modello competitivo fondato sul costo del lavoro e di tagli al sistema di Welfare che mette sotto tiro i diritti dove ci sono e non consente di conquistarne dove sono inesistenti. La Confindustria dice che la crisi sta passando ma che l'occupazione continuerà a diminuire, esponenti del governo e anche dell'opposizione affermano che bisogna rimettere mano a tagli alle pensioni, altri rispondono che "sì, sarebbe il caso, ma non bisogna creare allarmismi". Intanto salgono debito e deficit pubblico anche per il rifiuto di mettere mano alla tassazione per i redditi alti, di tassare a livelli europei le rendite e di recuperare sul versante dell'evasione fiscale. Anche a Modena e provincia si allunga l'elenco delle aziende in crisi, che entrano nel tunnel dei concordati preventivi, della cassa di integrazione, di costante diminuzione di posti di lavoro. Se dovesse prevalere in Italia come nel mondo l'idea che bisogna rimettere le cose a posto come prima della crisi (ammesso e non concesso sia possibile), si andrebbe inevitabilmente verso altre crisi e a pagare sarebbero sempre di più i lavoratori. Ecco una buona ragione per fare del 1º Maggio una festa internazionale del lavoro, un appuntamento di riflessione strategica, politica e culturale, per mettere in campo una forte volontà di lotta per sostenere un cambio di modello di sviluppo. Gianni Ballista Coordinamento prov. Sinistra per Modena Immigrazione "libera" a rischio la nostra civiltà Nell'ultimo decennio la popolazione italiana è aumentata di dieci milioni di individui. Non credo sia questo un incremento demografico sostenibile per un paese come l'Italia privo di materie prime e pure di spazio. E' fuori dubbio che dobbiamo questo incremento soprattutto alla immigrazione clandestina. I flussi immigratori previsti dal Governo sono infatti lontanissimi da simile entità. Parte dei nostri politici non vuole neppure vedere il problema. Il cittadino comune è molto preoccupato anche per la tanta gente straniera dedita alla mendicità. Facile prevedere che se non saremo capaci di dare segnali chiari, che non vogliamo più immigrati, l'incremento demografico salirà in misura esponenziale e sarebbe la fine della nostra civiltà. L.N.

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Pensplan, la crisi fa perdere quasi 13 milioni di euro (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pensplan, la crisi fa perdere quasi 13 milioni di euro Bilancio negativo nel 2008. Il presidente: «Ma il capitale è ben protetto» TRENTO. Ammonta a 12 milioni ed 800 mila euro la perdita nel bilancio 2008 di Pensplan, compresi i 7,9 milioni dei costi di esercizio. «Perdita quantomeno contenuta - ha commentato ieri durante l'assemblea annuale tenutasi a Trento il presidente Gottfried Tappeiner - considerando che il progetto di previdenza complementare si è trovato a fronteggiare la più grossa crisi finanziaria a livello internazionale dal 1929 e che i più importanti indici azionari hanno perso oltre il 50% del loro valore». Secondo i vertici, la perdita del 4,39% registrata l'anno scorso risulta di molto inferiore rispetto alla maggioranza delle aziende con una simile composizione del portafoglio. «Siamo riusciti a proteggere ampiamente il capitale» - ha spiegato il presidente. Da ricordare che gli utili degli scorsi anni sono infatti sufficienti per coprire le spese e conservare quindi il capitale. Sulla base di questi risultati Tappeiner sottolinea come la previdenza complementare continui a dimostrare la propria fondatezza e soprattutto che «la diversificazione del rischio diventi sempre più importante». All'assemblea è intervenuto anche l'assessore regionale competente Martha Stocker, la quale ha ribadito l'importanza di mantenere la massima trasparenza. Se il 2007 è stato l'anno in cui sono raddoppiati gli iscritti, il 2008 ha registrato comunque un +4%, raggiungendo così quota 141 mila aderenti. (s.c.)

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Uscire dalla crisi è possibile (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: unagraco data: 29/04/2009 - pag: 36 autore: di Raffaele Marcello Presidente Unagraco Giovani commercialisti a confronto a Taormina per studiare nuove soluzioni per le aziende Uscire dalla crisi è possibile Azioni straordinarie pianificate per superare la congiuntura La crisi finanziaria, palesatasi a livello globale negli ultimi mesi del 2008, si sta acuendo profondamente allargandosi a tutti i settori imprenditoriali; il termine default, fino a qualche anno fa utilizzato soltanto dagli specialisti, in questi mesi viene associato al nome di imprese multinazionali ritenute solidissime, di interi distretti industriali, addirittura anche a quello di paesi considerati «avanzati».Sul piano dei valori e delle valutazioni tra le più chiare conseguenze c'è la caduta sfrenata dei listini di Borsa e dei moltiplicatori che essi sottendono. Numerose analisi dimostrano che il mercato italiano sta valutando le società quotate quasi esclusivamente sulla capacità di «reddito corrente», mentre la componente «opportunità di crescita futura» è scesa vertiginosamente rispetto al 2008. Il sistema bancario ha stretto drasticamente i cordoni del credito e del supporto alle imprese, togliendo a queste l'ossigeno di cui hanno vitale necessità per supportare il business e per sopravvivere.In tale scenario, soltanto chi dispone di liquidità in eccesso (o di un'elevatissima credibilità finanziaria) riesce a garantire regolarmente lo sviluppo del proprio business; per tutte le altre realtà, che fino a ieri contavano sulla collaborazione degli istituti di credito per la copertura dei fabbisogni finanziari, è diventato di vitale importanza individuare e mettere in atto strategie alternative (straordinarie) per l'uscita da una situazione di grave crisi finanziaria.Il focus dell'intero sistema di gestione aziendale va, quindi, spostato da un'ottica tradizionale, prevalentemente orientata ai risultati economici su orizzonti di medio/lungo termine, verso un'ottica fortemente centrata sulla gestione dei flussi finanziari e su orizzonti temporali di breve e brevissimo periodo.L'esito della gestione di una crisi finanziaria, infatti, al di là delle ovvie specificità dovute alla realtà aziendale e alla gravità della situazione in cui versa, è indissolubilmente legato alle capacità dell'azienda di: riconoscere la crisi, definire la strategia per uscire dalla crisi, mettere in atto le azioni pianificate e monitorare i risultati. Nell'ambito dei lavori che si svolgeranno a Taormina in occasione del Convegno nazionale dell'Unagraco nei giorni 7, 8 e 9 maggio dal titolo «Crisi dei mercati: trasparenza, tutela del risparmio e fiscalità di vantaggio« saranno approfonditi tali steps dal punto di vista concettuale/metodologico attraverso osservazioni anche critiche nella convinzione di condurre l'esposizione dei temi in positivo, descrivendo cioè soprattutto quali potrebbero essere i comportamenti virtuosi ed evidenziando gli eclatanti esempi di errori constatati sul campo.

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STARBUCKS, (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 29 Aprile 2009 CULTURA Pagina 48 FENOMENI. UN LIBRO DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI 13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE CHIESE STARBUCKS, IL BUONO DEL CAFFÈ «Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un'esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo il suo numero uno Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi famosi in tutto il mondo e che la stessa catena di caffè di Seattle possa essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia. Starbucks è come McDonald's senza Burger King, Wendy's o Subway. Ha un fatturato di quasi 8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti alla settimana. È partito quindici anni fa da un nucleo di soli cento negozi, ha costruito una flotta di 13 mila caffetterie, presenti in 50 stati americani e in 43 nazioni, in aeroporti, biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese. Da Starbucks i freni non esistono e non è mai stato contemplato un rallentamento. Chi avrebbe, infatti, potuto pensare che Starbucks potesse aprire più di duecento caffetterie a Londra, entrare nella Città Proibita di Pechino e diventare il simbolo della gioventù urbana americana e dei «piccoli imperatori» cinesi? E qui entrano in gioco due storie che ci fanno capire il segreto di Starbucks: quella del caffè in America e quella personale di Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti una tazza di caffè nero filtrato costava 50 centesimi e la neonata catena di Seattle riusciva a farsela pagare un dollaro e sessanta. È come se per un espresso si dovesse sborsare, invece di un euro, tre. Clark svela come Schultz si era reso conto della pazzesca e inesauribile voglia di caffè che serpeggiava nella società americana. «Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di americani che sapeva cosa fosse un caffè macchiato non ci avresti riempito la palestra di una scuola. Ora, invece, l'America si è riscoperta una nazione dipendente dalla caffeina. Compra più di qualsiasi altro paese del mondo - quasi un terzo della produzione planetaria - e ne consuma all'incirca 11 miliardi di tazze all'anno». Clark conclude che, dopo il petrolio, il caffè è la materia prima con il più grande mercato mondiale; quattro adulti americani su cinque bevono regolarmente caffè. Starbucks, naturalmente come molti di voi staranno pensando, non ha inventato il caffè, ma ne ha fatto qualcosa che nessuno riteneva possibile. Ha preso una materia prima che gli americani erano abituati a prendersi con pochi centesimi e l'ha trasformata in un prodotto di lusso, ha convinto i clienti a comprarla a prezzi gonfiati e ha riempito di propri punti vendita ogni città importante, prima in America, poi nel mondo, ad eccezione dell'Italia, la nazione che, nella primavera del 1983, aveva dato l'idea a Schultz, ex venditore di casalinghi, cresciuto in mezzo alle ristrettezze nelle case popolari di Brooklyn. Il numero uno di Starbucks, all'epoca, era a Milano per una fiera di casalinghi. Entrò per caso in un bar e si rese conto che, mentre l'azienda per cui lavorava, offriva caffè in rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano luoghi di socializzazione, animati per tutto il giorno. E invece di venirci una volta alla settimana per i chicchi, gli italiani visitavano i loro bar parecchie volte al giorno. E qui l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare in America l'autenticità del bar italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani come aveva colpito lui. Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark, nonostante le smentite sul Financial Times, di aver trovato la città italiana da cui lanciare, a colpi di Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso. Molto presto queste due diverse tradizioni si confronteranno a viso aperto e, come ricorda l'Istituto nazionale espresso italiano, il Belpaese potrebbe costituire un ideale campo di battaglia dato che ogni giorno in Italia si consumano circa 70 milioni di tazzine di espresso al bar. Presto la sfida potrebbe avere inizio.  

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Crisi, i perché di Deaglio (sezione: crisi)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 29 Aprile 2009 CRONACA Pagina 15 L'INCONTRO. Il docente universitario, ex direttore del «Sole», nella sala Bevilacqua della Pace Crisi, i perché di Deaglio «In Italia le banche rischiano meno che negli Stati Uniti» Prima del settembre 2008, quando negli Usa esplose la crisi finanziaria, erano in pochi in Italia a sapere dell'esistenza dei mutui subprime. Nel nostro Paese queste forme di prestito sono poco diffuse a causa delle forti garanzie richieste dalle banche al mutuatario; la conoscenza delle operazioni finanziarie d'oltreoceano si rivela tuttavia necessaria per comprendere le cause e gli effetti di questa gravissima crisi internazionale. Rivolgendosi a un pubblico eterogeneo, Mario Deaglio, professore di Economia internazionale all'Università di Torino, ha spiegato le origini del collasso finanziario Usa nell'incontro promosso dalla Cooperativa cattolico democratica di cultura, che si è tenuto nella sala Bevilacqua dei Padri filippini della Pace. L'EX DIRETTORE del Sole 24 Ore ha ricordato innanzitutto come lo sviluppo economico di Cina e India non accenni ad arrestarsi, e come più della metà della produzione industriale mondiale provenga dai Paesi emergenti, mentre fino a quindici anni fa il 75 per cento era prodotto in occidente. Deaglio ha sottolineato poi come l'India produca oggi la metà del software elettronico su scala mondiale, e come la Malesia abbia più allacciamenti Internet dell'Italia. All'interno di questo scenario, si manifesta il rischio che Usa ed Europa vengano relegate in posizioni periferiche rispetto agli interessi economici dominanti. FATTA QUESTA premessa, il motivo scatenante della crisi economica globale sarebbe da ricercare nelle concessioni dei prestiti per la casa negli Stati Uniti. Gli istituti finanziari Usa, erogando mutui a una clientela che difficilmente avrebbe potuto far fronte ai pagamenti, sono andati incontro ai rischi dell'insolvenza, subendone le gravi conseguenze. Ma a complicare la situazione in modo determinante per la crisi economica odierna, è stata la mancanza di trasparenza nella cartolarizzazione dei mutui. Le banche hanno venduto questi crediti a società specializzate, appositamente costituite per emettere titoli sul mercato finanziario. I titoli «tossici» si sono così diffusi nel mercato azionario, causando una crisi finanziaria generalizzata, con gravi ripercussioni anche sull'economia reale. Parlando dei rimedi e delle possibili contromisure, Deaglio ha precisato come le iniezioni di liquidità e le varie forme di nazionalizzazione predisposte dalle banche centrali e dai governi dei Paesi colpiti dalla crisi, costituiscano contromisure in grado soltanto di attutire gli effetti della recessione. Per «disinfettare» l'economia sarebbe necessario costituire un fondo pubblico che, con il contributo delle banche centrali, consenta di acquistare i titoli tossici eliminandoli dal mercato. L'ITALIA, HA RICORDATO Deaglio, è stata toccata solo marginalmente da questa crisi perché le nostre banche sono arretrate rispetto alle operazioni finanziarie condotte in Usa e in Gran Bretagna. Le banche italiane (che hanno bilanci in attivo, a parte qualche consociata estera) adottano sistemi tradizionali di concessione dei mutui, operando controlli scrupolosi nel calcolo dei rischi di insolvenza e nell'acquisto di titoli azionari. La struttura sociale e produttiva italiana basata sulla piccola e media impresa avrebbe comunque la flessibilità e le risorse necessarie, secondo Deaglio, per reagire alla crisi. Si renderebbe necessario ora un rilancio del made in Italy mediante l'offerta di nuovi articoli di qualità a prezzi ribassati almeno del 30 per cento, per conquistare le classi medie di grandi paesi emergenti come Cina e India. P.E.B.  

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un altro shock per l'economia - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 32 - Commenti UN ALTRO SHOCK PER L´ECONOMIA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le Borse mondiali hanno interrotto il rialzo che era in corso da alcune settimane. Torna la paura e ha una causa nuova: quali conseguenze può avere la febbre suina sull´economia globale? Per ora il bilancio delle vittime e l´estensione del contagio non giustificano catastrofismi, eppure un´ondata di vendite si è abbattuta sui mercati, colpendo per prime le attività economiche legate al turismo come le compagnie aeree. Le piazze asiatiche ieri sono state le più fragili. Per forza: in Estremo Oriente è ancora vivo il ricordo della Sars, un´emergenza sanitaria che nel 2003 per diverse settimane paralizzò settori cruciali degli scambi internazionali. "Se l´influenza suina sarà un´altra Sars – dice il presidente di South China Securities Howard Gorges – l´impatto economico sarà mondiale". A Hong Kong l´allarme ha già svuotato le farmacie di tutte le scorte di medicinali antivirali e mascherine respiratorie. Da Pechino a Shanghai sono tornati in funzione negli aeroporti i sensori elettronici misura-febbre per i passeggeri in arrivo. A Tokyo gli aerei dal Messico sono accolti da squadre mediche. Controlli speciali sui viaggiatori scattano dall´Indonesia all´Australia, dopo il primo contagio accertato in Nuova Zelanda, seguito da casi sospetti in Cina e Corea del Sud. "Può essere il colpo fatale per un mondo già in recessione", dice l´economista Sherman Chan di Moody´s Australia. La Banca mondiale stima che una vera pandemia potrebbe uccidere 70 milioni di persone, e far crollare il Pil mondiale di un altro 5 per cento. Le foto di Città del Messico con le vie deserte evocano ricordi freschi e dolorosi in Asia. Era l´inizio del 2003 quando le autorità cinesi – dopo mesi di colpevole silenzio – confermarono i focolai della Sars. La "desertificazione" da panico colpì per prima Hong Kong, dove il contagio era arrivato dal vicino Guangdong e le notizie circolavano senza censura. Le multinazionali americane con forti insediamenti in quest´area furono le prime a reagire con misure drastiche. La Intel, con 15.000 dipendenti in Cina, decise di "immobilizzarli" lasciandoli a casa per impedire contatti sui luoghi di lavoro. Hewlett-Packard chiuse la sede di Hong Kong. Microsoft sospese per tutto il personale trasferte di lavoro in Cina, Vietnam e Singapore. Presto iniziò l´esodo di manager delle multinazionali europee. Sulle rotte del Pacifico i Jumbo volavano semivuoti, quando i collegamenti non venivano cancellati dalle compagnie aeree. Sia pure tardive, anche le misure di semi-quarantena adottate dalle autorità cinesi furono un colpo per l´economia locale: intorno a Pechino un cordone sanitario di forze dell´ordine ostacolava il flusso dei pendolari. Il crollo del turismo fu immediato e brutale, anche ai livelli ufficiali: saltavano delegazioni governative e di chief executive. Disertata dai viaggiatori stranieri, con alberghi e shopping mall disperatamente vuoti, Hong Kong vide il suo tasso di disoccupazione raddoppiare all´8% in poche settimane. Nella primavera del 2003 molti esperti temevano che la Sars avrebbe avuto lo stesso impatto del crac finanziario thailandese del 1997: un effetto domino sull´Asia e sui mercati finanziari di tutto il mondo. Alla fine il bilancio fu meno grave del previsto perché il contagio si fermò presto. Ufficialmente la Sars colpì ottomila persone, ne uccise 900: tante in assoluto, ma un´inezia rispetto al bilancio di vittime della malaria o dell´Aids. La paura però non era stata infondata. Con il blocco dei traffici in alcuni crocevia strategici della globalizzazione – da Hong Kong a Toronto – l´allarme sanitario aveva dimostrato l´estrema vulnerabilità creata dall´integrazione economica mondiale. Molte grandi imprese dovettero dotarsi per la prima volta di piani d´emergenza-pandemica, per poter garantire il funzionamento della loro rete di attività integrate a livello planetario. La crescita dell´economia cinese riprese subito e a ritmi molto sostenuti, dopo il passato allarme del 2003. Il costo economico della Sars è stato stimato a 50 miliardi di dollari, una minuscola frazione delle perdite subite dal sistema bancario e dai risparmiatori nella grande recessione del 2008-2009. Ma è proprio il contesto diverso di oggi che tiene con il fiato sospeso i mercati. La Sars colpì l´Asia in una fase in cui la crescita mondiale era in ripresa. Si erano superati lo choc dell´11 settembre e il crac della bolla speculativa della New Economy. Ora invece il timore-pandemia coincide con la recessione globale più lunga del dopoguerra. I "germogli verdi" annunciati dal banchiere centrale Usa Ben Bernanke sono solo, tecnicamente, segnali di rallentamento nella velocità di de-crescita. E la febbre suina ne alimenta già un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne hanno approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni Stati Usa. Quella carne non comporta alcun pericolo, la spirale dei protezionismi sì.

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Il Caab conferma al (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

BOLOGNA PRIMO PIANO pag. 8 Il Caab conferma al CONTI IN UTILE, PERÒ C'È IL NODO DEI CANONI: TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del Caab, il centro agroalimentare. Alberto Maffei Alberti è stato riconfermato presidente del consiglio di amministrazione. Restano al loro posto i consiglieri in quota Comune primo azionista con l'80% , da Claudio Felicani a Silvia Giannini, fino a Gianluca Testoni, leader della commissione di mercato, e il membro in quota Camera di commercio, Giada Grandi. Per la Regione, invece, esce Marco Benni, sostituito da Elio De Leo, e per gli istituti di credito, Sergio Graziosi è stato sostituito da Michele Faldella. La decisione di eleggere ora il cda, a poche settimane dalle elezioni e dall'arrivo di un nuovo sindaco, aveva suscitato alcune perplessità, in particolare tra i grossisti della struttura. NELLA SUA relazione, il presidente Maffei mette sul tavolo i numeri del bilancio 2008, chiuso in positivo con utili per 279mila euro, ma che presenta ombre. La movimentazione merci ha un trend negativo: -3,5%, con un contrazione dal 2000 pari al 19,7%. Tra i motivi di preoccupazione, pure il calo dell'entrate per gli affitti degli spazi (da 6 milioni del 2007 ai 5,7 del 2008), che in assenza di «un ineludibile» adeguamento delle quote non basteranno a coprire i «circa 2 milioni e 250mila euro» di investimenti previsti per quest'anno. Insomma, scrive il presidente, il Caab «rischia di vedere progressivamente ridimensionato il proprio ruolo». I motivi? La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab, con una perdita di 98mila quintali. A far quadre i conti ha contribuito in particolare l'aumento del 4,2% del prezzo medio dei prodotti. Tra i primi nodi da affrontare dal nuovo cda che ci stava già lavorando il ritocco verso la alto dei canoni, entro dicembre quando scadranno le concessioni. Questa partita «condizionerà il futuro della struttura per i prossimi dodici anni» chiude Maffei; decisivo sarà far digerire' gli aumenti agli operatori. Altri correttivi, appunto per rilanciare il mercato, sono «la rivisitazione degli orari, accordi con la grande distribuzione, una razionalizzazione degli spazi». m. n.

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TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del C... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

BOLOGNA PRIMO PIANO pag. 9 TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del C... TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del Caab, il centro agroalimentare. Alberto Maffei Alberti è stato riconfermato presidente del consiglio di amministrazione. Restano al loro posto i consiglieri in quota Comune primo azionista con l'80% , da Claudio Felicani a Silvia Giannini, fino a Gianluca Testoni, leader della commissione di mercato, e il membro in quota Camera di commercio, Giada Grandi. Per la Regione, invece, esce Marco Benni, sostituito da Elio De Leo, e per gli istituti di credito, Sergio Graziosi è stato sostituito da Michele Faldella. La decisione di eleggere ora il cda, a poche settimane dalle elezioni e dall'arrivo di un nuovo sindaco, aveva suscitato alcune perplessità, in particolare tra i grossisti della struttura. NELLA SUA relazione, il presidente Maffei mette sul tavolo i numeri del bilancio 2008, chiuso in positivo con utili per 279mila euro, ma che presenta ombre. La movimentazione merci ha un trend negativo: -3,5%, con un contrazione dal 2000 pari al 19,7%. Tra i motivi di preoccupazione, pure il calo dell'entrate per gli affitti degli spazi (da 6 milioni del 2007 ai 5,7 del 2008), che in assenza di «un ineludibile» adeguamento delle quote non basteranno a coprire i «circa 2 milioni e 250mila euro» di investimenti previsti per quest'anno. Insomma, scrive il presidente, il Caab «rischia di vedere progressivamente ridimensionato il proprio ruolo». I motivi? La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab, con una perdita di 98mila quintali. A far quadre i conti ha contribuito in particolare l'aumento del 4,2% del prezzo medio dei prodotti. Tra i primi nodi da affrontare dal nuovo cda che ci stava già lavorando il ritocco verso la alto dei canoni, entro dicembre quando scadranno le concessioni. Questa partita «condizionerà il futuro della struttura per i prossimi dodici anni» chiude Maffei; decisivo sarà far digerire' gli aumenti agli operatori. Altri correttivi, appunto per rilanciare il mercato, sono «la rivisitazione degli orari, accordi con la grande distribuzione, una razionalizzazione degli spazi». m. n.

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(sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

FAENZA pag. 8 «A FAENZA il mercato immobiliare si è fermato, ma... «A FAENZA il mercato immobiliare si è fermato, ma non si è registrato un calo dei valori, come invece è avvenuto nelle grandi città», affermano gli agenti immobiliari della Fimaa (Federazione immobiliare mediatori agenti d'affari), sindacato aderente all'Ascom. «È difficile che qui i prezzi possano calare, perché in alcune aree in particolare, non superano di molto i costi vivi di costruzione». I prezzi di un appartamento nuovo variano da un minimo di 2.200 euro al metro a 2.900 in centro, mentre scendono fra i 1.750 e i 2.350 nelle zone periferiche. Per quanto riguarda l'usato con un massimo di 30 anni, si va da 1.400 a 2.200 euro in centro e da 1.100 a 1.800 in periferia. «Già nel secondo quadrimestre del 2008 spiega Claudia Minardi, agente della Fimaa abbiamo registrato una forte contrazione, pari al 18, 20 per cento delle compravendite. Fatto dovuto alla crescita dei tassi di interesse sui mutui e al clima di generale incertezza causata dalla crisi finanziaria. Ma fin da gennaio abbiamo avvertito dei segnali di risveglio del mercato, che da allora fa registrare una crescita costante: l'abbassamento dei tassi di sconto e la minor incertezza da parte degli istituti di credito hanno favorito questa ripresa. Il mercato degli affitti si è risvegliato, contestualmente al forte rallentamento delle compravendite». Un'altra agente, Sara Gamberi, sottolinea come siano cambiate le richieste degli acquirenti. «SE FINO a qualche tempo fa si vendevano appartamenti piccoli ha affermato oggi i single non vogliono più monolocali, ma preferiscono bilocali; e le famiglie, ma anche le coppie giovani, cercano appartamenti più spaziosi, con due camere da letto, tre con cucina abitabile nel caso di famiglie numerose. Soluzioni che spesso non si incontrano con l'offerta. Il mercato propone unità più piccole o casette a schiera, ma queste risultano spesso troppo care. Per cui ci si rivolge al mercato dell'usato». Cambiano la tipologia dell'appartamento, ma anche il dove si acquista. Sono meno numerosi i faentini che acquistano in campagna e nei comuni limitrofi, dove i prezzi sono più bassi. «Ora il movimento è concentrato sulla città, preferita perché offre più comodità spiega l'agente Fimaa, Fabrizio Savorani e con l'eccezione di Brisighella. Negli altri comuni si registra una certa flessione, anche perché chi si rivolgeva fuori aveva minori disponibilità e queste persone, le più colpite oggi dalla crisi, hanno maggiori difficoltà ad acquistare». In particolare chi fatica ad acquistare sono i giovani e gli stranieri: spesso lavorano con regolarità da anni, ma sono senza avere un contratto a tempo indeterminato. «Questo purtroppo rende loro difficile se non impossibile l'accesso a un mutuo», ha concluso Savorani. Claudia Liverani

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Prato, pancia vuota e paura cinese Il rischio della destra Persi 10mila posti di lavoro e cresce l'insofferenza verso la comunitàcinese. Il Pd in crisi ha cambiato in corsa il sind (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Prato, pancia vuota e paura cinese Il rischio della destra Persi 10mila posti di lavoro e cresce l'insofferenza verso la comunitàcinese. Il Pd in crisi ha cambiato in corsa il sindaco e s'affida all'outsider Carlesi VLADIMIRO FRULLETTI Nel Pd, a Roma, sulla cartina delle città che il 6 e 7 giugno vanno al voto Prato è cerchiata con l'evidenziatore. La città, che dal dopoguerra è sempre stata governata dalla sinistra, rischia di finire a destra. Investita da una crisi economica senza precedenti, vive con sempre maggior insofferenza la presenza di una delle più grandi comunità cinesi d'Europa. L'outsider del Pd Più povera e più arrabbiata, oggi la capitale del panno è un tessuto sfilacciato. Massimo Carlesi è il candidato a sindaco a cui Pd e centrosinistra (lo sostengono Di Pietro, Sinistra e Libertà, Repubblicani europei, Pdci e anche il redivivo Pli, ma non Rifondazione che corre da sola) si sono aggrappati per ricucire lo strappo con la città. E già questa è una novità perché Carlesi, a differenza di tutti i suoi predecessori, non è mai stato iscritto al Pci («ma nemmeno alla Dc» puntualizza). Un outsider. Alle primarie di Veltroni stava con la Bindi. Poi a quelle per sindaco ha inaspettatamente vinto. Sorpresa poco gradita ai dirigenti (locali e nazionali) del Pd che, in grave crisi di consensi, prima hanno spinto il sindaco uscente (il dirigente della Regione Marco Romagnoli) a non ripresentarsi, poi hanno puntato su Paolo Abbati presidente del Consiag, la potente municipalizzata di servizi pubblici. Invece è spuntato lui. Basterà? «Io lo voterò, ma fare previsioni è impossibile» non si sbilancia lo scrittore Sandro Veronesi. Alle ultime comunali il centrosinistra aveva vinto al primo turno col 53%. Alle politiche il Pd da solo aveva quasi il 47%. Numeri su cui oggi nessuno scommetterebbe. «Perché è la prima volta che la città vota con la pancia vuota» sintetizza Carlesi. Pancia vuota Negli ultimi anni si sono volatilizzati circa 10mila posti di lavoro e quasi 3mila aziende hanno chiuso. Mentre crescono le liste di chi finisce in cassaintegrazione e in mobilità. «Prato è l'esempio di come la globalizzazione senza regole e la crisi finanziaria le stanno pagando i ceti popolari» spiega il segretario della Camera del Lavoro Manuele Marigolli. «Prato non deve morire» hanno scritto su una bandiera italiana lunga 1 chilometro gli operai tessili. A febbraio l'hanno portata assieme agli industriali in giro per la città. Poi l'hanno mostrata, assieme alla propria rabbia, alle telecamere di Santoro. Il grido d'allarme però fin qui non è stato ascoltato a Roma. «Il decreto per la Lega sulle quote latte lo fanno - aggiunge Carlesi - quello per salvare Prato no. Però c'è da star certi che ora cominceranno con le promesse e con i ricatti. Diranno che con Cenni sindaco arriveranno i soldi». Roberto Cenni è il patron di Sasch, il marchio d'abbigliamento sponsor di Miss Italia. Mister sasch Sul suo nome il Pdl ha messo insieme Lega, ma anche Udc e la Destra neofascista di Storace oltre a varie liste civiche. Ma è la prova che le destre questa volta a Prato fanno sul serio. Perché Cenni non è solo la faccia del "non politico", del pratese che si è fatto da solo. Ma è anche il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Un posto a cui non si arriva senza legami veri con la politica e l'imprenditoria locali. Posto da quale tra l'altro aveva promesso di dimettersi. «Ma ancora non l'ha fatto - fa notare l'ex sindaco Ds e attuale vicecapogruppo in regione del Pd Mattei - Cenni ama dire che lui non è nè di destra nè di sinistra. Non vorrei che però avesse già preso i peggiori difetti sia di entrambe le parti». Ma il Pd dovrà fare i conti anche col suo ex assessore Aldo Milone. Già dirigente del Sisde, è uscito dalla giunta in polemica col presunto lassismo nei confronti dei cinesi. Ha messo in piedi la lista "Prato libera & sicura". Correndo da solo però fa concorrenza anche alla Lega. «Certo è che la questione cinesi avrà il suo peso nel voto» spiega la giornalista de Il Sole 24 Ore Silvia Pieraccini Effetto Cina I cinesi di Prato, racconta Pieraccini (autrice del libro "L'assedio cinese") in meno di 20 anni sono riusciti a realizzare un proprio autonomo distretto di pronto-moda dentro il distretto del tessile pratese. «Un giro d'affari di 1,8 miliardi - sintetizza Pieraccini - in gran parte sommerso. La Guardia di Finanza la ritiene un'attività con più valore aggiunto del narcotraffico». Un capo che gli costa 1 euro, lo rivendono a 5. Spesso tutto al nero per non pagare le tasse. Costi tenuti bassi grazie allo sfruttamento degli operai, che sono loro connazionali ma senza permesso di soggiorno («e quasi una schiavitù» dice Pieraccini), e alla continua violazione delle regole sia in materia di sicurezza che di ambiente. «L'illegalità non si batte col razzismo - è la ricetta Carlesi - ma facendo rispettare la legge a tutti». Del resto ci sono anche i pratesi che affittando i capannoni ai cinesi incassano ogni anno dai 100 ai 150 milioni di euro. Il reportage

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illegalità, siniscola si mobilita (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Preoccupazione per il ripetersi degli episodi criminali Illegalità, Siniscola si mobilita Martedì un'assemblea con i cittadini nell'aula consiliare SINISCOLA. Siniscola è ostaggio di una criminalità che usa catene invisibili. Per qualche tempo la quiete sembra tornare a splendere nel secondo Comune della Provincia. Poi, imprevedibile, qualche nuovo episodio criminale spezza la tranquillità apparente, facendo ripiombare la popolazione in una morsa di angoscia sempre più palpabile. Il consiglio comunale questo lo sa bene, e ha proclamato il 2009 "anno della legalità", per provare a dare una risposta al momentaccio che attraversa la cittadina. L'anno della legalità vuole quindi essere un momento di incontro e di analisi tra Comune, cittadini, Chiesa, scuole e associazioni, tutti chiamati a fare quadrato sul problema per condurre Siniscola fuori dal tunnel dell'illegalità. Il rischio di degrado sociale, infatti, è un mostro che per essere abbattuto va prima analizzato nel dettaglio. «L'obiettivo - spiega il presidente del consiglio comunale, Rocco Celentano - è realizzare una sorta di "rete di osservatori" per trarre indicazioni necessarie alla comprensione delle dinamiche sociali e culturali che stanno alla base dei fenomeni di violenza e di insofferenza sociale. è stata proposta la costituzione di un gruppo di lavoro per trovare soluzioni e arginare il momento di difficoltà». Martedì prossimo alle ore 17, la sala consiliare si aprirà così a un incontro operativo destinato a riunire centinaia di siniscolesi per definire il programma anti-illegalità. E dare così risposte concrete a un territorio scioccato dal susseguirsi di episodi criminali ai danni di famiglie e attività lavorative. Sull'escalation criminale a Siniscola interviene anche la Confesercenti di Nuoro e Ogliastra. «La grave crisi finanziaria unita a ragioni storiche di debolezza economica del territorio - scrive il presidente provinciale Dario Capelli - già da sole sono un nemico con cui confrontarsi. Se si aggiunge la mancanza di sicurezza allora fare impresa e portare avanti la propria attività è davvero impossibile. Ribadiamo piena solidarietà e vicinanza a tutti gli operatori colpiti, invitandoli a continuare a svolgere il proprio lavoro e a non arrendersi a tali atti criminali. Rivolgiamo inoltre un appello alle istituzioni deputate a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico, affinché - conclude - intensifichino gli impegni di controllo e presidio delle attività economiche e rafforzino le attività di investigazione».

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Dalla Mutua al gruppo Ubi I primi 140 anni di banca della Popolare di Bergamo (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dalla Mutua al gruppo Ubi I primi 140 anni di banca della Popolare di Bergamo --> Il 29 aprile del 1869 la costituzione dell'istituto: tre mesi dopo l'avvio dell'attività L'obiettivo: «Spargere i benefizi del Credito fra le casse meno agiate della Società» Mercoledì 29 Aprile 2009 ECONOMIA, pagina 34 e-mail print Compie oggi 140 anni la Popolare di Bergamo. È del 29 aprile 1869 l'atto del notaio Elia Zerbini che sancisce la costituzione, con un capitale di 91.300 lire, della «Banca Mutua Popolare della Città e provincia di Bergamo», la sesta per fondazione tra gli istituti di credito cooperativo italiani. Si dice che una buona banca fa bene al territorio e un buon territorio fa bene alla banca. Quando è nata la Popolare, di istituti di credito a Bergamo ce ne erano proprio pochi, ma anche l'industrializzazione era agli inizi. Si stava muovendo il tessile, era nata cinque anni prima quella che diventerà poi l'Italcementi, ma tanti grandi nomi dell'industria, dalla Dalmine alla Magrini, sarebbero arrivati solo decenni dopo. Anche il panorama bergamasco del credito era ristretto. C'erano la Cassa di risparmio di Lombardia, aperta nel 1824, il monte di Pietà, attivo nel prestito al consumo, e la succursale della Banca Nazionale aperta nel 1862. E poi alcuni operatori che scontavano carta commerciale, come il Banco Ceresa. Ma di una banca locale si avvertiva l'esigenza. La prima banca popolare era stata promossa da Luigi Luzzati nel 1864 a Lodi. Nel 1865 analoghe esperienze nascono a Milano e Cremona e anche la Camera di Commercio di Bergamo si interessa della cosa. Tutto si ferma a fine 1866 per l'improvvisa liquidazione coatta nel 1866 della «Cassa di risparmio del Durino», che aveva aperto l'anno prima una filiale anche in Borgo San Leonardo «scottando» molti depositanti. vERSO la costituzione Ci si riprova nel 1869 ed è la volta buona. Il 31 gennaio la Società di mutuo soccorso fra gli operai e gli artisti dà vita a una commissione promotrice. Il 21 febbraio viene iniziato il collocamento di azioni da 50 lire, anche con pagamento rateale, e viene pubblicato il programma per una banca che «si propone di spargere i benefizi del Credito fra le classi meno agiate della Società». In particolare «a mezzo della Banca Mutua l'operaio, il piccolo industriale, il piccolo possidente che da soli non offrono guarentigie bastevoli, stretti insieme in un Sodalizio, in cui il primo capitale si raccolga coi loro risparmi, presentano sul mercato una solidità sufficiente da rendere loro facile l'adito al credito. Ma tale credito deve essere frutto del risparmio e della previdenza, deve essere la ricompensa alla laboriosità e all'onestà». In pratica quell'attenzione a famiglie e Pmi, ma anche al merito creditizio, che dalla «Mutua popolare» continua tuttora, passando anche attraverso l'esperienza di Bpu e Ubi. Finalmente il 18 aprile l'assemblea approva lo statuto all'unanimità dei 90 soci presenti (su 345 sottoscrittori): primo presidente viene eletto Cesare Ginoulhiac, in Consiglio molti altri esponenti del mondo camerale che aveva promosso l'iniziativa. E dopo l'atto costitutivo del 29 aprile, la «Mutua Popolare» apre al pubblico i suoi uffici il 19 luglio, nei locali della Società di Mutuo soccorso in piazza Cavour, nell'edificio della «Pretura Nuova» (futura sede della Biblioteca Caversazzi). L'organigramma prevede il direttore Leopoldo Gualdi, un cassiere, un contabile, un sottocontabile e un fattorino. La crescita dei primi anni è favorita dall'offerta di tassi inferiori di un punto a quelli praticati dalla Banca nazionale e già nel 1873 vengono aperte le succursali di Lovere e di Treviglio, con molta prudenza dato che gli impiegati sono assunti sotto «forma di esperimento». Gran parte dei ricavi inizialmente derivano dai buoni di cassa («boni» secondo la dizione bergamasca), sorta di «miniassegni» per surrogare la scomparsa degli spiccioli in metallo pregiato: nel novembre 1873 ne circolano per 694.480 lire. A fine secolo la nuova sede La Popolare si distingue nel credito agli enti locali e all'agricoltura. Supera la prima crisi finanziaria che costringe all'insolvenza diversi istituti regionali, dimostrandosi in grado di rimborsare nel giugno 1873 oltre un milione di depositi. Supera anche la «perdita» della succursale di Treviglio che nel 1884 decide di dare vita a una cooperativa autonoma, mentre apre nel 1885 la filiale di Gazzaniga e due anni dopo quella di San Giovanni Bianco. Per sostenere l'economia provinciale riduce il tasso di sconto («L'interesse deve essere in armonia collo stato finanziario ed economico generale della regione in cui la Istituzione risiede» si legge nella relazione sull'esercizio 1891) e pone al primo posto la tutela del risparmio e la fiducia della cittadinanza nella sua solidità. Dimostrata anche da una nuova sede, per la quale dal 1885 viene accantonata una quota degli utili. Nel 1891 viene acquistato per 60 mila lire il fabbricato dell'Albergo Cavour, mille metri quadrati sull'attuale via Roma: vi viene aperto un magazzino «Bozzoli e sete» a sostegno dei finanziamenti alla bachicoltura e nei primi mesi del 1897, con un preventivo di 121 mila lire, iniziano i lavori per la nuova sede. Il palazzo viene inaugurato con l'assemblea del febbraio 1899. l'espansione di inizio novecento I primi anni del Novecento vedono una crescita della concorrenza alla quale la Popolare reagisce con una revisione dello statuto che pur ribadendo i caratteri cooperativistici amplia ambiti e modalità d'azione. Vengono ad esempio estese le possibilità di intervento a favore dell'edilizia popolare ed economica e viene ammesso l'impiego delle eccedenze non solo in titoli pubblici, ma anche in titoli di società con sede in provincia. Del resto già la Popolare aveva sottoscritto un quinto del capitale della Ferrovia Elettrica di Valle Brembana e partecipato alla costituzione della tramvia Bergamo-Trescore-Lovere. Si dà avvio anche a una espansione della rete di agenzie. Arriva a quota 27 a mezzo secolo dalla fondazione, dopo l'incorporazione nel 1913 della Cassa rurale di San Lorenzo in Rovetta e l'anno seguente della Banca Abduana, con il reinsediamento a Treviglio dopo che l'agenzia resasi indipendente era fallita. Il dopoguerra vede la Popolare impegnata nel sostegno a comuni e enti per la realizzazione di opera pubbliche destinate a lenire la disoccupazione, a partire dall'ampliamento della ferrovia dell'alta Valle Brembana. Con lo stesso spirito si finanzia la direttissima Milano-Bergamo, che sarà aperta poi nel 1927, guardando anche all'importanza delle infrastrutture per lo sviluppo, come avverrà poi nel secondo dopoguerra con il sostegno all'aeroporto di Orio. E si inizia a guardare anche oltre provincia, verso Brescia per rispondere all'aggressività degli istituti locali e verso Milano, dove l'opportunità di creare una rappresentanza nel capoluogo viene discussa nel Consiglio proprio il giorno dopo la fine della guerra. Nel corso degli anni Venti la Popolare rileva una serie di casse rurali in difficoltà, mentre lo statuto viene adeguato ai tempi: dal 1923 scompare l'esplicita esclusione delle donne dalle cariche sociali. il panico nel credito del 1932 Nel 1928, quando aggiunge l'esattoria civica alle tante già esercitate in provincia, la rete della Mutua popolare è la più grande in provincia, con 63 filiali sulle circa 250 presenti da parte di un'ottantina di istituti, molti monosportello. Ma l'onda lunga del crac del 1929 si prepara a colpire anche Bergamo. Il 1932, in particolare, è l'anno più nero, accentuato da una crisi industriale che fa fermare buona parte del settore tessile. La chiusura degli sportelli della Banca Bergamasca e dell'Unione Bancaria Nazionale che chiede il 26 febbraio l'ammissione al concordato getta la provincia nel panico. C'è la corsa al ritiro dei depositi anche alla Popolare e al Piccolo Credito Bergamasco che nonostante le pubbliche rassicurazioni subiscono in poco tempo un salasso di 100 milioni di lire: a un certo punto per rafforzare la liquidità viene addirittura ventilata una fusione fra i due istituti, ma la Banca d'Italia risponde nei primi mesi del 1933 che l'operazione non è opportuna. Serve comunque un segno di discontinuità: lo si ha nella primavera del 1933 con la nomina a presidente di Guido Zanetti mentre Arrigo Fuzier (amministratore da 38 anni, 19 dei quali come presidente) diventa presidente onorario. Inizia una progressiva, ma decisa e anche dolorosa azione di risanamento e riorganizzazione, con tagli al personale e agli sportelli a fronte della minore attività bancaria legata alla crisi. Viene risolto innanzitutto il problema del maggiore debitore, l'Ospedale Principessa di Piemonte, finanziato per la costruzione dell'allora nuovo nosocomio. Ma nonostante tutti i problemi, accentuati dalla fuga del risparmio non più per panico, ma per la ricerca di impieghi più remunerativi, è mantenuto il sostegno alle nuove iniziative imprenditoriali del territorio che avevano le carte in regola per onorare gli impegni. Il decennio si conclude con una ridefinizione delle zone di competenza delle banche bergamasche, dopo che molte avevano chiuso. La trattativa porta tra l'altro a scambi di sportelli. La Popolare passa al Piccolo credito Branzi e Caprino ricevendo in cambio Paladina e Gromo, che viene girata alla Provinciale la quale lascia alla Popolare le agenzie di Clusone, Ardesio e Osio Sotto. Sfollati e requisizioni tedesche Passa anche la guerra senza particolare danni, dopo che sono stati «sfollati» i valori sotto il bastione di Porta San Giacomo e il personale a Gorle, Scanzo e Pedrengo. La Popolare subisce una serie di requisizioni da parte dei tedeschi occupanti, ma riesce ad evitare, grazie alla fine della guerra, la deportazione in Germania dell'impianto meccanografico, un'apparecchiatura di avanguardia introdotta sperimentalmente nel sistema contabile nel 1939, che interessava alla macchina bellica nazista. Il ritorno alla democrazia non crea problemi di epurazioni. La netta distinzione tra banca e ingerenze politiche è una costante nella storia dell'istituto ed era garantita da Luigi Agliardi, direttore generale dal 1916, «se non l'unico, uno dei rarissimi direttori di banca non tesserati», come è stato ricordato nella prima riunione dopo la Liberazione. Un'indipendenza che permette di esercitare il credito secondo solidi criteri di banca, ma che il Fascismo non ha mai visto bene tanto da preferire altri istituti «più fedeli» nella concessione di servizi e aperture di filiali. Nel 1939 ad esempio il ministero dell'agricoltura affida a un altro istituto il servizio di cassa del Consorzio agrario del quale la Popolare era stata cofondatrice e tradizionale tesoriera, limitandole le attività nell'agricoltura. Di conseguenza la Popolare aumenta l'attenzione verso manifatturiero e commerciale. 29/04/2009 nascosto-->

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Tutelare la salute per curare l'economia (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Tutelare la salute per curare l'economia È il sale sulla ferita, ancora non affatto rimarginata? È azzardato mettere a confronto l'ipotesi di pandemia che può essere indotta dall'influenza suina con la crisi finanziaria causata dai subprime e i relativi svolgimenti, anche se punti di vicinanza si potrebbero rinvenire negli iniziali comportamenti dell'uomo e delle autorità. Come in altre circostanze del genere, va pienamente accolto l'invito a non alimentare l'allarmismo per la "gripe suina", nella certezza che non si tratti delle medesime sollecitazioni edulcoranti a suo tempo promosse dai diversi Governi a non considerare la vicenda dei mutui americani come una crisi che richiami quella del 1929. Ci si potrebbe attestare, per il momento, sulla "preoccupazione" espressa dal presidente Obama - che però ha indetto lo stato di emergenza in via precauzionale - e confidare, mentre casi di persone colpite si registrano in diversi Paesi anche europei, in una tempestiva e sapiente gestione della crisi sanitaria da parte delle istituzioni internazionali. Intanto, l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un calibrato allarme, elevando da 3 a 4 il livello di allerta (riguardanti il contagio da uomo a uomo). Tuttavia, non si può trascurare che una crisi della specie potrebbe avere significativi riverberi, innanzitutto per gli impatti psicologici, sulla finanza e sull'economia, a livello globale: una finanza e un'economia che non sono certo nelle migliori condizioni e che, solo da poco, sembrano dare qualche pallido segnale di rallentamento del peggioramento, come è stato detto, essendo opinione prevalente che il superamento della crisi non avverrà prima del 2010. Alla globalizzazione dei commerci, della finanza e degli uomini va aggiunta la globalizazzazione delle condizioni di salute delle persone (con gli aspetti positivi e quelli negativi). Gli impatti dell'influenza messicana sul turismo e, in genere, sui collegamenti, sui trasporti potrebbero essere i primi a dover essere constatati e, di qui, a catena, i riflessi sugli altri settori, come insegnano le gravi epidemie e pandemie del passato, quando però non si aveva la panoplia per il contrasto oggi disponibile; di segno opposto gli impatti sul settore farmaceutico. Di solito è la medicina che suggerisce le metafore dell'economia e, qualche volta, il metodo: diagnosi, terapia eccetera. Oggi sono le vicende vissute negli ultimi due anni nell'economia che ricordano alla medicina l'essenzialità di un vecchio adagio che la riguarda da sempre: principiis obsta, ripara subito per evitare che la medicina sia somministrata troppo tardi (sero medicina paratur). Lo sforzo delle istituzioni e delle autorità deve essere massimo, innanzitutto per proteggere le vite umane - che costituiscono un fine, mai un mezzo - e poi per i riflessi sull'economia del globo e dei singoli Paesi. Occorreranno grande trasparenza e puntuale informazione sulla situazione e su come si sta operando per debellare il virus. È un dovere fondamentale dei Governi. Le vicende del marasma finanziario ricordano - dunque qualcosa insegnano - che non si infonde fiducia con generiche affermazioni; lo si fa, invece, indicando motivi razionali e compiendo atti concreti perché si possa essere fiduciosi; bisognerà prevenire ogni eventuale attività speculativa. Poi andranno affrontati, nei Paesi interessati, anche quei problemi strutturali della sanità che sono alla base dei gravissimi fenomeni di contagio e che derivano dal prevalere di una smodata logica del profitto senza confini nello sfruttamento dell'agricoltura e nella gestione degli allevamenti (alcuni di questi ultimi, in Messico, costituirebbero, secondo quanto si dice, una bomba biologica). Se, dunque, prioritaria è la tutela della vita umana, non si può trascurare che l'influenza suina dovrebbe costituire una spinta ulteriore alla reazione contro la recessione economica. Negli incontri recenti di Washington di G7, G20, Fondo monetario e Banca mondiale, pur rilevando alcuni segnali positivi, è stata sottolineata la necessità di rompere il circolo vizioso tra sistema finanziario ed economia reale. Ciò comporta una serie di interventi per la ripulitura dei bilanci delle banche dai titoli tossici, per la vigilanza su hedge fund e altre attività che oggi ne sono sottratte, per l'unificazione dei sistemi contabili. Ma comporta anche la necessità di un maggiore impulso all'economia reale, soprattutto nei Paesi che hanno adottato meno efficaci misure discrezionali. In questo quadro, occorrerebbe avviare finalmente, in Italia, le riforme strutturali, che avrebbero una funzione compensativa degli ulteriori stimoli all'espansione e sarebbero fondamentali anche per prepararci alla fase in cui si uscirà dalla crisi. Se si inquadra in una logica di sviluppo e di lotta al precariato, l'avvio non spaventerebbe; aiuterebbe una positiva innovazione post crisi. Esiste, insomma, un ovvio collegamento tra cura della salute della persona e cura della salute dell'economia. di Angelo De Mattia 29/04/2009

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Roma e la sindrome giapponese (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-29 - pag: 14 autore: MERCATI E MERCANTI ... Roma e la sindrome giapponese I l contagio che fino a pochi giorni fa gli Stati Uniti temevano di più non era la febbre suina, ma la sindrome giapponese, la lunga stagnazione che segue a una crisi finanziaria, in Giappone durata più di un decennio. Anche per questo timore le autorità Usa hanno risposto in modo così aggressivo. Ora, proprio contando sull'efficacia della politica economica, persino un ultrapessimista come Nouriel Roubini ritiene che la ripresa arriverà verso fine 2010, anche se nei primi tempi, per il continuo aumento della disoccupazione, si farà sentire sulla pelle degli americani come una recessione. L'uscita, dice ora Roubini, sarà a "U" e non a "L". A ben vedere, però, c'è un Paese che la sindrome giapponese l'ha già contratta, ed è l'Italia. Basta guardare il grafico, elaborato da Paolo Onofri, di Prometeia. Non solo l'economia italiana ha avuto negli ultimi due decenni un andamento molto simile a quella giapponese, ma è destinata a farlo, spiega Onofri, anche dopo la crisi, dalla quale uscirà lentamente, tanto che nel 2013 non avrà ancora recuperato la riduzione del Pil causata dalla recessione. è stato questo andamento a favorire il "declinismo", una cappa di pessimismo parzialmente sollevata da un breve periodo pre-crisi, in cui la parte dell'economia aperta alla concorrenza ha reagito in modo vigoroso. Come sarà l'uscita dalla crisi, ora che proprio le imprese più competitive stanno soffrendo per il crollo sincronizzato della domanda globale? La traiettoria di lungo periodo illustrata da Prometeia mostra che il problema dell'economia italiana va al di là dell'impatto della congiuntura, per quanto tremenda. Ma non è inevitabile che l'Italia non riesca a scrollarsi di dosso la sindrome giapponese. Tutto dipende da quanto riuscirà a mostrarsi con un profilo diverso al momento della ripresa. E questo dipende a sua volta dalla riforme che sarà in grado di mettere in atto al più presto. In un'intervista al Sole 24 Ore di domenica scorsa, Olivier Blanchard, capo economista dell'Fmi, una delle istituzioni da sempre paladine della necessità di riforme strutturali in Italia, ha ammesso che in tempo di crisi molte riforme non sono politicamente fattibili. Bisognerebbe piuttosto concentrarsi su quelle che possono "creare spazio fiscale", come quella delle pensioni, in altre parole liberare risorse nei conti pubblici per un'azione di stimolo dell'economia. Non tutti sono d'accordo che la crisi impedisca la riforme: Francesco Giavazzi ritiene anzi che costituisca l'opportunità per uno "scambio virtuoso" fra un sistema moderno di sussidi di disoccupazione e la revisione dello Statuto dei lavoratori. Altri ritengono che, se è vero che non c'è spazio nel bilancio pubblico, vadano fatte le riforme "a costo zero". In un modo o nell'altro,l'errore più grave sarebbe pensare che basterà agganciare la ripresa mondiale, quando questa finalmente arrivi. Allora sì che, con il suo divario di produttività, l'Italia sarebbe condannata, anche nel dopo-crisi, a continuare la sua vita parallela con il Giappone. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di Alessandro Merli

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Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'ave... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 29 Aprile 2009 Chiudi Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.

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Dopo 2 anni movimentati Sarkozy si prepara a costruire la Gran Paris (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esteri Pagina 111 Francia Primo bilancio per l'Eliseo Dopo 2 anni movimentati Sarkozy si prepara a costruire la Gran Paris Francia. Primo bilancio per l'Eliseo --> PARIGI Due anni movimentati, sempre sotto i riflettori, la Francia da riformare e la voglia di stare sempre in prima fila. Un cambio in corsa di «premiere dame», la consorte più glamour mai vista all'Eliseo, qualche intemperanza caratteriale di troppo: questo e molto altro sono stati i primi due anni di Nicolas Sarkozy presidente. E da oggi decolla il suo progetto napoleonico di Grand Paris. Non sono stati due anni facili, disoccupazione in aumento, potere d'acquisto in picchiata e una crisi finanziaria che è andata a infrangersi proprio sul semestre europeo della Francia, quello che doveva essere tutto scintille ed e finito con i vertici per salvare le banche dal fallimento. In privato, di tutto e di più: un matrimonio che ha resistito pochi mesi, poi divorzio da Cecilia e matrimonio lampo con Carla Bruni. Il carattere del primo Sarkò, a volte troppo aggressivo e intollerante alle critiche o agli insulti (il «povero coglione» gridato a un contestatore resta fra gli scivoloni più clamorosi del presidente) si è ammorbidito con i mesi. Qualcuno dice che Carla ha contribuito a tranquillizzarlo, altri ravvisano finalmente una maturità nuova nel personaggio. Lui ha confidato a Le Figaro che le sue ambizioni personali sono «soddisfatte» e che ora gliene restano solo di «collettive»: «Non mi agito più - ha aggiunto - sono in sintonia con il Paese. Il mio ruolo è di essere un punto fisso, un riferimento, di dare prospettiva». Fra alti e bassi, l'ultimo sondaggio dice che - se si votasse oggi Sarkozy avrebbe il 28% (- 3 rispetto al 2007) e Ségolène Royal il 20%. A consacrare questo nuovo Sarkozy più saggio e più «regnante» non poteva mancare - come fu all'epoca del «monarca» Francois Mitterrand - un'epopea di «grand travaux» parigini. La capitale si prepara a una rivoluzione verde, tecnologica e dell'intero sistema dei trasporti come non si vedeva dai tempi del barone Haussmann, nell'800. Sarkozy annuncerà uno dei due progetti di metropolitana che raddoppia il chilometraggio su rotaia fra la capitale e l'enorme regione Ile-de-France, 12 milioni di abitanti. Sarà il cosiddetto «grande otto».

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Nessuno strappo tra i soci di Intesa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-29 - pag: 41 autore: Parla Guzzetti (Fondazione Cariplo). Sintonia tra i presidenti dei cinque enti che hanno il 25% «Nessuno strappo tra i soci di Intesa» Alessandro Graziani MILANO «Tra i presidenti delle cinque maggiori Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo c'è grande sintonia. In particolare nel dare pieno supporto all'azione del vertice e del management della banca». Il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti, azionista di Intesa con il 4,68%, non è affatto turbato per i recenti movimenti nell'azionariato della banca: il patto di consultazione Agricole- Generali sul 10% e l'ascesa al 10% della Compagnia San Paolo. L'ente torinese ha ora una quota che è pari al doppio della Cariplo. Ma secondo Guzzetti poco cambierà tra i due grandi azionisti della banca, «perchè con la Compagnia San Paolo, e in particolare con il suo presidente Angelo Benessia, c'è una totale intesa strategica sia sul sostegno da dare alla banca sia sulle iniziative congiunte delle due Fondazioni ». I 5 enti, cui si riferisce Guzzetti, sono oltre a Torino e Milano anche quelli di Bologna, Firenze e Padova-Rovigo. In totale, le 5 Fondazioni detengono il 25,45% del capitale di Intesa Sanpaolo e rappresentano l'architrave azionaria su cui si basa la governance del gruppo. «Vedrete che domani nell'assemblea dei soci della banca, l'unità di intenti tra i grandi soci sarà chiara». Guzzetti esclude che gli enti stipulino in futuro un patto di sindacato o di consultazione. «Non ce n'è bisogno,proprio perchè c'è totale concordia». Ma la Fondazione Cariplo seguirà l'esempio della Compagnia San Paolo e rafforzerà anch'essa la sua quota in Intesa Sanpaolo? «No, non ce n'è necessità – spiega Guzzetti – è evidente che se io fossi un privato cittadino, a questi prezzi, comprerei. Ma la Cariplo ha precise regole in materia di investimenti: il tetto alle partecipazioni è pari al 33% del patrimonio. E rimarremo entro questo limite, rispettando le regole prudenziali sulla diversificazione degli investimenti». Diverso il percorso scelto dalla Fondazione Cariparma (1,4% di Intesa), che in Italia è alleato del gruppo francese in Cariparma- Friuladria. Ieri si è riunito il consiglio dell'ente parmense presieduto da Carlo Gabbi, che ha avviato una prima valutazione del patto Generali-Agricole, riservandosi di decidere tra qualche mese. Ieri intanto la Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha approvato il bilancio 2008. L'avanzo di esercizio è stato pari a 77,9 milioni di euro. Per mantenere il livello delle erogazioni su livelli prossimi a quelli dell'anno precedente (211,6 milioni), la Fondazione ha deciso di utilizzare parte delle risorse accantonate nel fondo di stabilizzazione per 113,6 milioni. «Il 2008 è stato un anno difficile –ha commentato Guzzetti – perchè la crisi economico- finanziaria ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, da cui traiamo le risorse per la gestione filantropica ». Malgrado la crisi, il livello delle erogazioni nel 2008 è stato comunque addirittura al tetto fissato dalla Ccb che, da due anni lo ha elevato dal 2 al 3% del patrimonio.Nel 2008,l'«erogato » è stato pari al 3,38%. L'ammontare del fondo di stabilizzazione resta comunque di 387 milioni di euro ed è dunque «ampiamente in grado di sostenere la politica erogativa della Fondazione anche in caso di un ulteriore protrarsi della crisi finanziaria ». Proprio grazie alla capienza del fondo, è già stato deciso che il livello erogativo per l'anno in corso si manterrà intorno ai 200 milioni. Nel 2008 il patrimonio della Fondazione ha avuto un rendimento negativo del 20%. Un calo imputabile al valore di mercato delle partecipazioni (-51%) che pesavano a fine 2008 per il 33% del patrimonio della Cariplo, solo in parte compensato dal flusso di dividendi che si sono drasticamente ridotti rispetto agli anni passati principalmente per il venir meno della cedola di Intesa Sanpaolo. La gran parte degli altri investimenti (64%), dedicati a gestioni bilanciate e monetarie, hanno avuto perofrmance migliori (rispettivamente,- 3,69% e +1,34%). © RIPRODUZIONE RISERVATA IL BILANCIO DI CA' DE' SASS L'avanzo scende a 78 milioni ma nel 2008 le erogazioni restano elevate (211 milioni) e superano il tetto del 3% rispetto al patrimonio

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I risultati delle quotate nello Speciale bilanci (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-29 - pag: 45 autore: Assemblee. Guida oggi in edicola I risultati delle quotate nello «Speciale bilanci» è in edicola oggi, in abbinamento al Sole 24 Ore al prezzo di 3,90 euro, l'edizione 2008 dello Speciale Bilanci. Come di consueto lo Speciale analizza i conti delle principali società quotate a Piazza Affari in vista della campagna assembleare di fine aprile. I testi, curati dal servizio Analisi Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti 2008 a confronto con l'esercizio precedente e dall'andamento di Borsa degli ultimi dodici mesi. Una particolare attenzione è stata riservata agli effetti della crisi, che si è manifestata sui bilanci delle quotate italiane a partire soprattutto dall'ultimo trimestre: sono state analizzate le conseguenze del credit crunch sull'attività gestionale, le modifiche introdotte a fine settembre ai principi contabili Ias, l'incidenza della pressione fiscale sul risultato finale. Quest'anno ai lettori dello Speciale Bilanci viene riservata l'opportunità di continuare ad aggiornarsi anche online, accedendo in esclusiva a contenuti di approfondimento sul sito www.ilsole24ore.com. Viene pubblicato infatti il codice di accesso che consente di raggiungere gratuitamente per 30 giorni tutte le aree riservate dello Speciale Assemblee. Inoltre attivando il codice promozionale sarà possibile accedere per un mese a tutti i contenuti e servizi di Premium 24 e Premium 24 Finanza: il notiziario dell'agenzia Radiocor e i dati di Borsa in tempo reale, dossier e documenti esclusivi, banche dati, strumenti di analisi, portafoglio virtuale, modulo grafico professionale.

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EnerSolar+,l'era solare inizia in fiera (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM (SOLAREXPO) data: 2009-04-29 - pag: 23 autore: INFORMAZIONE PUBBLICITARIA EnerSolar+,l'era solare inizia in fiera Continua il segno positivo per un settore in crescita esponenziale. E Milano, che si propone ora anche come "città solare", offre una nuova interessante vetrina espositiva alle aziende alla ricerca di business L' Italia è il terzo mercato al mondo nel settore fotovoltaico e nel solare termico è in forte sviluppo. Di qui l'esigenza di realizzare un nuovo salone focalizzato sugli impianti solari fotovoltaici e termici quale EnerSolar+, che si terrà dal 25 al 28 novembre 2009 a fieramilano, Rho, nel "cuore" dell'economia del Paese. Organizzato da Artenergy Publishing e Fiera Milano Tech, sarà l'evento internazionale di riferimento del settore, in quel periodo dell'anno, nell'area del bacino del Mediterraneo. IL BOOM DEL FOTOVOLTAICO Secondo il GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) nel 2008 la potenza installata di impianti fotovoltaici ha raggiunto i 329 MW e colloca l'Italia sul podio del settore, preceduta da Spagna e Germania, ma davanti a Corea del Sud, Stati Uniti, Giappone, Cina. E la crescita continua. A inizio aprile, infatti, hanno richiesto l'ammissione alle tariffe incentivanti del Conto Energia erogate dal GSE quasi 34.000 impianti fotovoltaici, per una potenza complessiva di circa 435 MW. Se nei prossimi mesi il ritmo di crescita rimarrà costante, alla fine del 2009 gli impianti diventeranno 70.000, pari a 900 MW di potenza. La regione con il maggior numero di impianti è la Lombardia (5.372), seguita da Emilia Romagna (3.540), Veneto (3.180) e Piemonte (2.836). Ma la graduatoria per potenza installata riserva una sorpresa: la prima regione è infatti la Puglia (56 kW), davanti a Lombardia (50 kW), Emilia Romagna (40 kW) e Piemonte (34 kW). La crescita della Puglia è stata esponenziale ed è un esempio interessante: nel 2006, infatti, questa regione era ancora dodicesima, ma grazie a una politica di incentivi e semplificazione amministrativa ha guadagnato posizioni molto rapidamente. "In Italia, è necessario garantire la stabilità e continuità del sistema di incentivi e promuovere in maniera adeguata il mercato fotovoltaico - ha dichiarato Marco Pinetti, presidente di Artenergy Publishing - . Ma non bisogna guardare solo a quanto viene installato: è necessario sostenere con forza anche l'industria manifatturiera nazionale, che sta facendo nascere la prima vera e propria filiera italiana del fotovoltaico. Grazie anche a queste aziende, che credono nella produzione di energia pulita, potremo uscire più velocemente dalla crisi finanziaria ed economica". A livello mondiale, la crescente domanda di sistemi fotovoltaici ha creato una filiera destinata ad acquisire sempre maggiore importanza. E l'anno scorso, per la prima volta, la quantità prodotta per il silicio fotovoltaico ha superato quella per il silicio di grado elettronico. Lo sviluppo del settore comporta anche una continua crescita occupazionale. Secondo le stime di EPIA, l'Associazione Europea dell'Industria Fotovoltaica, per ogni megawatt di capacità prodotta vengono creati dieci posti di lavoro nell'attività manifatturiera e oltre trenta nell'installazione, vendita e manutenzione. SOLARE TERMICO, UN SETTORE IN SALUTE Dati positivi arrivano anche dal solare termico. Il Rapporto Solar Heat Worldwide 2008 di IEA, l'Agenzia Internazionale per l'Energia, ha tracciato un quadro della situazione in base ai dati raccolti nel 2006 - gli ultimi disponibili - in 48 Paesi, che rappresentano circa il 60% della popolazione mondiale. La potenza complessiva installata è risultata pari a 127,8 GW termici, che corrispondono a 182,5 milioni di metri quadri di superficie installata. Dallo studio è emerso che ben 102 GW termici del totale installato sono costituiti da sistemi con collettori solari piani e collettori a tubi sottovuoto, 24,5 GW da collettori solari plastici non vetrati e 1,2 GW da collettori solari ad aria. Nella classifica mondiale prima è la Cina, con ben 65,9 GW termici installati, seguita da Stati Uniti (20,9 GW), Europa (14,2 GW) e Giappone (5,05 GW). Nell'utilizzo applicativo delle diverse tecnologie disponibili esistono differenze tra le diverse aree geografiche. In Cina, Europa e Giappone la preferenza è accordata soprattutto a sistemi con collettori solari piani e a tubi sottovuoto, utilizzati per la produzione di acqua calda e per il riscaldamento degli ambienti. I mercati del Nord America, invece, preferiscono sistemi a collettori in plastica non vetrati utilizzati soprattutto per riscaldare piscine. Secondo un altro rapporto, il Solar Energy Report, presentato dall'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, nel solo 2008 in Europa sono stati installati impianti solari termici per 2,8 GWth, pari a circa quattro milioni di metri quadri di collettori. L'anno scorso, nel Vecchio Continente il mercato è stato pari a circa due miliardi di euro, a cui vanno aggiunti altri 1,6 miliardi di euro relativi all'attività di installazione e messa in opera. In Italia, nel 2008 sono stati installati 280 MWth per un mercato stimato in 200 milioni di euro, con una netta crescita rispetto ai 78 milioni del 2006 e ai 120 del 2007. In questo scenario in continua evoluzione anche le prospettive occupazionali sono ottime. Secondo le stime di ESTIF, la Federazione Europea dell'Industria Solare Termica, nel Vecchio Continente entro il 2020 gli occupati nel settore saranno circa 500.000. Le tappe intermedie dello scenario di ESTIF prevedono 100.000 addetti nel 2012, 150.000 nel 2014, 225.000 nel 2016 e oltre 300.000 nel 2018. UN EVENTO CON MOLTE SINERGIE Di questo e altro ancora si discuterà in occasione di EnerSolar+, che si terrà in contemporanea con Greenergy Expo, il nuovo evento dedicato alle energie rinnovabili. Dal 25 al 27 novembre 2009 si svolgerà inoltre, nell'ambito di HTE-Hi.Tech.Expo (la manifestazione dedicata a scienza, ricerca e tecnologie avanzate) PV Tech Milano, il salone internazionale dell'industria e delle tecnologie fotovoltaiche, che è complementare e sinergico con EnerSolar+.

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FONDAZIONE CARIPLO: APPROVATO IL BILANCIO 2008 OLTRE 211 MILIONI DI EURO NEL 2008 A SOSTEGNO DI ENTI NONPROFIT LA CIFRA PIÙ ALTA DI SEMPRE CONTRIBUTI PER 1260 INIZIATIVE NEI TRADIZ (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 29 Aprile 2009 FONDAZIONE CARIPLO: APPROVATO IL BILANCIO 2008 OLTRE 211 MILIONI DI EURO NEL 2008 A SOSTEGNO DI ENTI NONPROFIT LA CIFRA PIÙ ALTA DI SEMPRE CONTRIBUTI PER 1260 INIZIATIVE NEI TRADIZIONALI SETTORI DI INTERVENTO: AMBIENTE, ARTE E CULTURA, SERVIZI ALLA PERSONA, RICERCA SCIENTIFICA, FILANTROPIA E VOLONTARIATO. Milano, 29 aprile 2009 – Ieri , la Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha approvato all’unanimità il Bilancio 2008. L’avanzo di esercizio è stato pari a 77,9 milioni di euro. Nell’anno scorso la Fondazione ha destinato all’attività erogativa 211,6 milioni di euro, finanziando 1260 progetti distribuiti sui principali settori di intervento individuati dalla Commissione Centrale di Beneficenza. E stamane il consiglio di amministrazione ha deliberato un contributo straordinario a favore delle popolazioni terremotate dell’Abruzzo di un milione di euro. Il contributo confluirà in un apposito fondo dell’Acri, l’associazione delle fondazioni di origine bancaria; le finalità dell’utilizzo verranno definite di concerto con la locale fondazione della Cassa di Risparmio de L’aquila. “Il 2008 è stato un anno difficile” – afferma Giuseppe Guzzetti, Presidente di Fondazione Cariplo – “caratterizzato dalla crisi economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l’attività istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell’apposito fondo di stabilizzazione, per un totale di 113,1 milioni di euro”. Il ricorso al fondo è previsto dall’art. 9 dello Statuto della Fondazione, coerentemente con l’atto di indirizzo del Ministero, e consente di far fronte a periodi di crisi finanziaria e di stabilizzare il livello delle erogazioni, dando così continuità ai propri programmi. Dopo tale utilizzo l’ammontare residuo del fondo è pari a circa 387 milioni di euro e dunque ampiamente in grado di sostenere la politica erogativa della Fondazione anche in caso di un ulteriore protrarsi della crisi finanziaria. A tale proposito, per l’anno in corso, è confermato il mantenimento del livello erogativo intorno ai 200 milioni di euro ipotizzando, ove necessario, l’utilizzo di quota parte del fondo di stabilizzazione. Attività erogativa 2008 - Dall’esame dell’andamento dell’attività erogativa emerge un incremento delle risorse destinate a questo scopo: da 155,8 milioni di euro nel 2005 a 164,5 milioni nel 2006, fino ad arrivare a 179,8 milioni nel 2007 e, come detto, ai 211,6 del 2008. In particolare, la Fondazione Cariplo ha concesso: 175 contributi, per 13,7 milioni di euro, a enti nonprofit che operano nei settori dell’area Ambiente; 512 contributi per un importo di 55,5 milioni di Euro, a enti nonprofit che operano nei settori dell’area Arte e Cultura; 149 contributi per 41,7 milioni di euro nel settore della Ricerca Scientifica; 330 contributi per 66,4 milioni di euro nel settore Servizi alla Persona; 79 contributi per 28,7 milioni di euro al settore Filantropia e Volontariato; 15 contributi per 5,5 milioni di euro ad Altri Settori. Gestione del Patrimonio 2008 - Il patrimonio della Fondazione Cariplo nel 2008 registra un tasso di rendimento a prezzi di mercato del -20% circa. Tale flessione dipende essenzialmente dalla forte riduzione del valore di mercato delle partecipazioni, che a fine 2008 rappresentavano il 33% del patrimonio e che hanno subito una flessione del 51%, solo in parte compensata dal flusso di dividendi, pari a circa 240 milioni e corrispondente ad un rendimento cedolare superiore al 6%. La gestione bilanciata e monetaria rappresentavano a fine anno il 64% del valore di mercato del patrimonio. La prima ha registrato una flessione del 3,69%, mentre è stato positivo il rendimento della gestione monetaria, con un +1,34%. Il succedersi di fasi di mercato avverse, quali quella attuale, non ha tuttavia pregiudicato la sostenibilità degli obiettivi di lungo periodo della Fondazione, dato che il rendimento medio a prezzi di mercato registrato dal 1998 ha consentito di erogare circa 2,091 miliardi di euro ed accrescere il valore di mercato del patrimonio da 6,18 miliardi di euro a 6,48 miliardi di euro. Questo andamento è soprattutto dovuto all’adozione di un insieme di principi prudenziali, che la Commissione Centrale di Beneficenza ha reso di recente ancora più incisivi, quali la valutazione extracontabile a prezzi di mercato, l’adozione di un orizzonte pluriennale, la diversificazione degli investimenti, la stabilità dell’asset allocation e la gestione prevalentemente indiretta. La Fondazione non ha mai investito in strumenti finanziari di moda, quali obbligazioni strutturate, fondi hedge o fondi di private equity globali, né ha mai detenuto strumenti derivati per finalità speculative, affidando invece la sua liquidità alla piattaforma multimanagement Polaris. La Fondazione ha impegnato meno del 5% del patrimonio in strumenti innovativi, coerenti con la missione istituzionale (“mission connected investments”), quali Futura, Abitare Sociale 1, Tt-venture e F2i. . <<BACK

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Pmi in affanno sui costi bancari (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Centro-Nord sezione: ECO-IMP (Toscana) data: 2009-04-29 - pag: 11 autore: Finanziamenti. Irpet: il 44% delle aziende fiorentine che ha rapporti con il credito sente il rincaro Pmi in affanno sui costi bancari Bernardini (Confindustria): gli spread degli istituti sono in media troppo alti FIRENZE Andrea Gennai Per i prossimi mesi le imprese fiorentine prevedono un peggioramento delle condizioni bancarie: il 44% delle Pmi che ha rapporti con il mondo del credito teme in futuro un accesso più difficile alle fonti di finanziamento e costi in crescita. L'indicazione è contenuta in un'indagine condotta dall'Irpet su un campione rappresentativo della provincia fiorentina. L'indagine è stata condotta tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo: un termometro recente, in piena fase recessiva, per capire l'umore delle aziende. Il quadro è confermato dagli stessi imprenditori che al momento non vedono segnali di miglioramento nel rapporto tra banche e imprese. Proprio sul versante dei costi, Franco Bernardini, consigliere delegato per il credito di Confindustria Toscana, ricorda che «gli spread restano ancora troppo alti. Con un Euribor che mediamente sta intorno all'1,5%, i differenziali molto spesso superano questo livello. Pur comprendendo le difficoltà e la prudenza dettata dalla situazione - ricorda Bernardini - bisogna evitare la preclusione che oggi il mondo bancario ha verso alcuni interi settori che risultano più deboli. Se necessario, vengano stanziate ulteriori risorse pubbliche come è stato fatto in passato. L'altro aspetto è la maggiore difficoltà ad avere fondi per gli investimenti». Secondo l'Irpet, «la maggior parte delle imprese ha percepito gli effetti della crisi, ma solo in una quota limitata di casi gli effetti sono molto seri: solo il 6,6% delle imprese che hanno un rapporto di finanziamento con le banche dichiara di aver ricevuto una richiesta di rientro dal proprio scoperto bancario. In conclusione, si registrano oggi i primi effetti della crisi finanziaria ed economica; tuttavia è presto per quantificare la totalità delle sue conseguenze: queste saranno visibili solo nei prossimi mesi » Dall'indagine emerge anche che a Firenze un'azienda su due non si finanzia con il canale bancario. «Il dato - rileva Andrea Taddei, ricercatore Irpet - è confermato anche da altre ricerche nazionali ed è in linea con quello che succede nel resto ella Toscana. L'indicatore può apparire sorprendente ma non lo è visto che molte aziende sono di piccolissime dimensioni». Dal rapporto Irpet viene fuori poi che nel periodo settembre 2008-settembre 2007 in provincia di Firenze sono aumentati gli impieghi di circa il 3,7% e sono aumentati i depositi (+2%) anche se gli stessi sono in calo rispetto alla fine del 2007. Per Oliviero Roggi, professore di finanza aziendale e membro del comitato tecnico per il credito della Regione Toscana, la volatilità dei depositi può essere un fenomeno preoccupante a livello locale. «Per ogni euro di minori depositi o per ogni euro di svalutazione degli asset della banca - commenta Roggi - un recente studio americano dimostra che le banche sono state costrette a tagliare di 41 centesimi gli impieghi». Un campanello d'allarme che Roggi lancia invitando le banche a mantenere stabili i depositi soprattutto quelli che provengono dal territorio per evitare gravi ripercussioni sul sistema locale. a.gennai@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Pensplan, di 12 milioni (sezione: crisi)

( da "Corriere Alto Adige" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere dell'Alto Adige sezione: 1AECONOMIA data: 29/04/2009 - pag: 9 Previdenza complementare L'assessora Stocker annuncia: «In futuro amplieremo i servizi» Pensplan, «rosso» di 12 milioni Calo del 4,39 per cento. Tappeiner: «Poteva andare peggio» Il presidente si dice ottimista: «Il nostro progetto sta tenendo» L'anno scorso ridotti i costi per gli iscritti BOLZANO PensPlan Centrum ha perso 12 milioni di euro nel 2008. Il dato è emerso ieri, in occasione della presentazione del rapporto annuale da parte dell'assessora regionale Martha Stocker e del presidente di PensPlan Gottfried Tappeiner. Quest'ultimo ha però voluto ricordare che, alla luce della crisi internazionale, la perdita non va interpretata come il sintomo di una cattiva gestione, anzi. «Con un 4,39% la perdita da noi registrata nel 2008 ha precisato Tappeiner risulta di molto inferiore rispetto alla maggioranza delle altre realtà aziendali con una simile composizione del portafoglio e dove si è arrivati in gran parte fino ad un -20%. Questa perdita sommata ai costi di esercizio correnti pari a 7,9 milioni di euro, che quest'anno non sono coperti dal rendimento del capitale, porta ad una perdita totale nel bilancio pari a 12 milioni. La crisi finanziaria internazionale ha avuto naturalmente una forte ripercussione anche sul sistema della previdenza complementare. I fondi pensione regionali sono riusciti tuttavia a contenere le perdite. La previdenza complementare ha aggiunto il presidente continua a dimostrare la propria stabilità: nel 2008 abbiamo sopportato il 'test dello stress' rappresentato dalla crisi. Questo grazie anche al nostro impegno per la riduzione dei costi per socio, che l'anno scorso sono scesi del 13%». Tappeiner ha poi sottolineato come, sul lungo periodo, un anno positivo sia «sufficiente per pareggiare un anno fortemente negativo» ed ha aggiunto: «Grazie alla forte riduzione della componente azionaria in portafoglio siamo riusciti a proteggere ampiamente il capitale. Il risultato complessivo della società dipende in modo sostanziale dall'andamento dei mercati finanziari ed è soggetto conseguentemente a forti oscillazioni. Le strategie di investimento prudenti e professionali 7,9 milioni di euro I costi di esercizio correnti di PensPlan, che quest'anno non sono coperti dal rendimento del capitale 141 mila iscritti Il numero delle persone del Trentino Alto Adige che hanno aderito finora ai fondi pensione regionali adottate in tutti questi anni hanno fatto sì che il bilancio complessivo del progetto dalla data della sua istituzione risultasse positivo, nonostante la crisi finanziaria. I rendimenti degli scorsi anni, compreso il risultato del 2008, sono sufficienti per coprire le spese per il sistema di previdenza complementare regionale e per conservare il capitale ». L'assessora regionale competente Martha Stocker ha dato una valutazione politica del bilancio finanziario: «L'obiettivo della Regione è sempre stato quello di creare le migliori premesse per tutta la popolazione per la costruzione di una previdenza complementare, contenendo il più possibile i costi per gli aderenti ai fondi pensione regionali e garantendo adeguati interventi sociali. Ritengo che abbiamo raggiunto questo obiettivo. Inoltre ha aggiunto l'assessora PensPlan ha anche saputo garantire la massima trasparenza. A livello nazionale infatti sono state emanate speciali direttive per il bilancio, le quali consentono che non venga iscritta parte delle perdite di valore dei titoli. Il cda ha invece deciso di non avvalersi di questa possibilità, registrando quindi questa svalutazione per 5,7 milioni di euro». Nel 2008, in definitiva, l'attività di PensPlan si è incentrata soprattutto sul consolidamento del sistema e sulla garanzia della miglior assistenza e consulenza ai 141mila iscritti ai fondi pensione regionali. «Di grande importanza ha aggiunto Stocker è risultata essere anche la creazione di una struttura di servizi e consulenza, che permetta ai cittadini di ottenere le necessarie informazioni grazie ai 65 Infopoint in regione». Per il futuro, ha annunciato Stocker, si profila un nuovo sistema previdenziale integrato che risulti adatto per l'acquisto dell'abitazione e coprire le spese sanitarie. Luigi Ruggera Fiduciosi Il presidente Tappeiner e l'assessora Stocker

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Giù gli indici, StM maglia nera (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Giù gli indici, StM maglia nera Dopo un avvio difficile, il parziale rimbalzo dell'ultima mezz'ora ha permesso agli indici di Piazza Affari di arrivare alla chiusura con flessioni contenute. L'S&P-Mib ha ceduto infatti l'1,73% e il Mibtel l'1,39%, sostanzialmente in linea con le altre Borse europee. La svolta è arrivata dopo l'apertura di Wall Street (positiva grazie al miglioramento della fiducia dei consumatori americani) e la notizia della prima intesa tra i creditori di Chrysler e il Tesoro Usa, che ha contribuito a risollevare la quotazione di Fiat (-2,6% a quota 7,83 euro). Gran parte dei 40 titoli principali ha comunque chiuso in perdita. A partire da StMicroelectronics (StM), maglia nera con un prezzo di riferimento in calo del 4,69%. Giù del 4,03% anche Mondadori. Nello stesso comparto editoriale, ma fuori dal paniere dell'S&P-Mib, in calo anche l'Espresso (-2,88%) e Rcs MediaGroup (-3,53%) nel giorno dell'assemblea dei soci. Numerose, inoltre, le flessioni superiori ai tre punti percentuali, trasversali a diversi settori: si va da Ansaldo Sts (-3,92%) a Bulgari (-3,85%), da Buzzi-Unicem (-3,31%) a Intesa-Sanpaolo (-3,44%), da Snam Rete Gas (-3,54%) a Tenaris (-3,68%). Nell'ambito dei telefonici soltanto Telecom Italia ha ceduto il 3,51%, mentre Fastweb è salita dell'1,07% dopo la trimestrale e Tiscali è rimbalzata del 2,90% in attesa di novità sulla cessione delle attività inglesi. Quanto ai segni positivi, spicca soprattutto Eni (+1,47%), nonostante il calo del prezzo del petrolio, grazie a un report positivo di Ing che conferma l'indicazione buy (comprare) e aumenta, anche se di poco, il target-price. Editoriali in frenata Mondadori cede il 4,03%. In calo anche Espresso (-2,88%) e Rcs MediaGroup (-3,53%)

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Trimestre in rosso, Daimler cade (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Francoforte Trimestre in rosso, Daimler cade (g. fer.) Così come la gran parte delle Case automobilistiche europee (e non solo) la tedesca Daimler ha chiuso in rosso il primo trimestre dell'anno. La perdita è stata di 1,28 miliardi di euro, che si confronta con un utile di 1,3 miliardi nello stesso periodo dell'anno precedente. Giù anche i ricavi, che il gruppo di Stoccarda prevede «in calo significativo» per l'intero 2009. I dati, comunicati ieri, hanno spinto al ribasso il titolo alla Borsa di Francoforte. Dopo aver toccato nel corso della seduta un minimo di 25 euro, la quotazione è poi terminata a 26,38 euro, il 3,67% in meno rispetto alla vigilia. Dieter Zetsche presidente Daimler

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Eni controcorrente, sale per i conti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Milano Eni controcorrente, sale per i conti (g. fer.) I conti trimestrali migliori delle attese, che la società ha presentato venerdì scorso, hanno indotto gli analisti di Ing a confermare il giudizio positivo su Eni. Ieri la banca olandese ha ritoccato al rialzo il target-price (prezzo obiettivo) del colosso petrolifero italiano, portandolo da 20,6 a 21 euro. Resta buy (comprare) il consiglio sul titolo. E anche grazie a questa valutazione, ieri a Piazza Affari le azioni del cane a sei zampe hanno messo a segno la migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib, chiudendo con un prezzo di riferimento di 15,88 euro, l'1,47% in più rispetto alla vigilia. Paolo Scaroni ad del gruppo Eni

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Una vigilanza sovranazionale (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 29/04/2009 - pag: 32 LE BANCHE DOPO LA CRISI Una vigilanza sovranazionale di SALVATORE BRAGANTINI G li sviluppi della crisi svelano sempre nuovi aspetti: ora scopriamo le conseguenze della struttura della vigilanza sull'efficienza delle banche. Ogni Stato vigila sulle sue banche, e la Banca centrale è prestatore di ultima istanza a quelle banche; se una di queste, in crisi, non riesce a raccogliere capitali sul mercato, lo Stato è anche, direttamente, ricapitalizzatore di ultima istanza, come scrive Willem Buiter. Ognuno, in sostanza, veglia sui propri pargoli e ne paga gli errori, con una conseguenza importante ma trascurata. Dopo il botto delle banche islandesi, e il salvataggio dell'Islanda ad opera del Fmi, è chiaro a tutti che le banche non devono diventare troppo grandi rispetto allo Stato che le ospita, per non causarne la crisi finanziaria. Ciò avviene anche nella zona euro; proprio perché i salvataggi bancari sono a carico degli Stati nazionali, la vigilanza prudenziale continua, anche per i grandi gruppi transnazionali, e contro ogni altra logica, ad essere prerogativa dei singoli Stati e non di entità sovranazionali. La Bce s'era sì candidata a tale ruolo per i grandi gruppi, ma il recente rapporto del gruppo de Larosière respinge la richiesta, limitandosi a rafforzare il ruolo dei collegi internazionali di supervisione. Questo è lo stato dei fatti, oltre per il momento non si va; semmai c'è il pericolo che anche il rapporto de Larosière sia troppo audace per gli Stati membri, gelosi delle proprie prerogative. Solo grandi Stati, dunque, potranno ospitare grandi banche, mentre quelli piccoli dovranno guardarsi bene dal farlo. Oltre al caso islandese, anche le difficoltà della svizzera Ubs ne sono testimonianza. Si fa ormai strada, è vero, l'idea che la crescita non debba superare certe dimensioni; ciò per controllare i rischi, limitare il potere di mercato delle banche e il viluppo dei conflitti di interesse. Va anche definito se le banche del futuro torneranno a fare i molti mestieri che svolgevano prima della crisi, o si limiteranno, come nel buon tempo antico, a raccogliere depositi e a erogare prestiti. Anche il recente rapporto di Turner, presidente della britannica Financial Services Authority, pur non sposando il puro e semplice ritorno alle placide banche utility, chiede che esse non operino come fondi speculativi e si limitino, nella negoziazione in titoli o nella garanzia di operazioni sul capitale delle imprese, alla sola assistenza ai clienti. La prudenza porrà limiti alla dimensione non si vuol avere in carico giganti troppo grandi per essere salvati e alle operazioni che le banche potranno fare, ma il problema resta: la segmentazione nazionale della vigilanza è inefficiente e va superata. Così, infatti, si condanna il settore bancario a una segmentazione dimensionale inefficiente ed iniqua, legata alla dimensione dello Stato ospitante. Ciò non vale solo in un caso: se si ritiene che l'attività bancaria sia priva di economie di scala e che la dimensione sia sostanzialmente irrilevante. A parte il citato Buiter, però, questa opinione non è condivisa. Anche se l'abbiamo detto i tempi non sono i più propizi, a questa carenza va posto rimedio: altrimenti il cavallo salterà l'ostacolo, davanti al quale ora si impunta, nella confusione di qualche caso simile a quello islandese, o più clamoroso ancora. È istruttivo il contrasto fra la Bundesbank e il Commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes che, per approvare gli aiuti della Germania a Commerzbank, pone condizioni ivi compresa l'uscita da alcuni mercati esteri volte ad evitare che tali aiuti danneggino la concorrenza. Per la Bundesbank, che pure non vuol affidare la vigilanza alla Bce, tutta la zona euro è mercato interno; la Kroes ribatte difendendo la concorrenza contro gli aiuti di Stato. Se ne esce solo affidando la vigilanza prudenziale sui grandi gruppi dell'eurozona a un'autorità sovranazionale. Trovare il modo di far pagare ad ogni Stato membro il costo dell'eventuale salvataggio delle «sue» banche non sarà poi tanto più difficile che spartire gli incassi dello Skipass Dolomiti fra i diversi gestori. E soprattutto, sarà meglio della terribile alternativa: un'improvvisa crisi bancaria cross-border nella quale uno Stato, per salvare la propria banca o ridurre il costo del salvataggio, occulta le realtà causando al sistema danni assai maggiori. Il Financial Times, che pure non è un fan dell'eurozona, sottolinea l'assurdità della situazione: è come se ogni Stato Usa vigilasse le banche per conto suo. E conclude così: «Finché ogni Stato avrà la responsabilità di ricapitalizzare le banche insolventi, ci saranno ostacoli politici ad un approccio comune; il che non toglie il fatto che solo un approccio comune funzionerà». Qui si vedrà la capacità di leadership della classe dirigente europea. Sarebbe bene provvedere a mente fredda, prima che sia tardi.

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Ma la crisi adesso rischia di frenare il baby boom (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Milano data: 29/04/2009 - pag: 3 Tendenze Ma la crisi adesso rischia di frenare il baby boom La progressione è lenta ma costante: dagli 11.393 neonati del 2004 ai 12.150 dell'anno scorso. Per parlare di bay-boom è presto, ma la tendenza è chiara: il tasso di natalità a Milano è tornato a crescere. E che le culle stessero tornando a riempirsi lo conferma anche un altro dato. Pochi giorni fa Palazzo Marino ha diffuso i dati delle preiscrizioni alle scuole materne per l'anno scolastico 2009-2010: ottomila domande accolte, quasi duemila da soddisfare. Quasi uno su tre è figlio d'immigrati. Nel frattempo, però, è arrivata la crisi. La Mangiagalli ha lanciato l'allarme: nei primissimi mesi del 2009 sono aumentate le richieste di abortire per difficoltà economiche. «Mai come adesso la mancanza di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e soprattutto tra le italiane. È uno degli effetti della crisi finanziaria», aveva denunciato il direttore sanitario Basilio Tiso. Eppure era stato proprio l' ospedale di via Commenda ad essere al centro a inizio del 2008, del baby boom più sorprendente. Racconta un dossier della stessa Mangiagalli che il 12% delle donne che chiedono di abortire sono disoccupate, il 3% è in cerca di lavoro, il 10% studentesse, il 12% casalinghe. La crisi, ma anche i costi. Solo nel primo anno di vita, raccontano gli esperti, un neonato a Milano costa cinquemila euro tra lettino, carrozzina, pannolini, tutine, latte in polvere e omogeneizzati. A.Se.

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Ronde Padane, Obama a lezione da Borghezio (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ronde Padane, Obama a lezione da Borghezio Vuole vedere la mia arma, mr. Kidwell? Eccola qui" esclama Francesco Picciotto con un inconfondibile accento siciliano. E dalla tasca dei pantaloni estrae un fischietto nero. Settant'anni, due by-pass, Picciotto è a Torino dal 1959. "Sono ultrasuoni - spiega - Quando siamo in giro per una ronda e ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va soffiamo con tutto il fiato che abbiamo in gola. I proprietari dei nostri cani lupo, vedendoli in agitazione, li fanno scendere in strada. Ma è un'invenzione recente. Quando ho cominciato a pattugliare il quartiere, vent'anni fa, ero un Don Chisciotte solitario". Sede della Lega Nord di largo Saluzzo, nel cuore di San Salvario. E' proprio qui che qualche giorno fa due funzionari della nuova diplomazia Usa targata Barack Obama hanno iniziato il loro giro nell'Italia della "sicurezza fai da te". Già, persino Washington vuole guardare in faccia il popolo delle ronde. Gli americani mi hanno chiesto un incontro e sono stato ben lieto di accontentarli - racconta l'europarlamentare Mario Borghezio, che dei rondisti piemontesi è il grande organizzatore -. Prima ci siamo bevuti un Bicerin con il nostro consulente tecnico, l'avvocato Claudio Maria Polidori, che ha spiegato ai nostri ospiti il quadro giuridico del nuovo decreto anti-stupri. Poi, dalla teoria, hanno voluto guardare da vicino anche la pratica". E così Peter Brownfeld e Michael Kidwell, "political officer" dell'ambasciata americana di Roma e console per gli affari politici del Consolato Usa di Milano, si sono seduti fra i manifesti elettorali e le foto di Bossi per ascoltare il punto di vista dei rondisti torinesi. "Perché siamo qui? Negli Usa non esiste nulla di simile - spiega Kidwell -. Per noi è importante conoscere da vicino quello che accade in Italia, nelle comunità e nei quartieri. Oggi la sicurezza è un tema di centrale importanza e, per capire le cose, non basta certo con i rappresentanti istituzionali". Con Francesco Picciotto, per raccontare la Torino delle ronde, c'erano Roberto Zenga, capogruppo della Lega a Porta Palazzo, Alexadro Gorum, italiano di origini rumene, executive manager della società di sicurezza privata Condor, Roberto Periolo, ex ambulante di Porta Palazzo in prima linea contro lo spaccio fra le bancarelle del mercato e Benito "Luigi" Sinatora, 70 anni, un passato da saragattiano e un presente da discepolo del senatùr. Ognuno ha spiegato il suo punto di vista, poi Zenga ha offerto agli americani una rapida sintesi: "La gente è stufa dell'illegalità diffusa, della prostituzione e dello spaccio. Se non interveniamo noi, qualcuno è pronto a passare oltre". Borghezio rincara: "Il rischio è arrivare alle banlieu francesi. C'è una saldatura fra sinistra estrema e clandestini. Cercano di intimidirci con minacce e gli attacchi personali". I leghisti, poi, galvanizzati dagli ultimi provvedimenti dell'amministrazione Usa su immigrazione e protezionismo, si sono spinti oltre: "Guardiamo a Barack con interesse, è un uomo che sta dalla parte del popolo, come la Lega" azzarda Luigi Sinatora. E Borghezio promette: "Il 4 luglio appenderemo una gigantesca bandiera a stelle e strisce fuori dalla sezione". CONTINUA A PAGINA 67

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Influenza suina. Panico nel mondo per 7 morti. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Non mi piace scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir" (fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (7 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 66 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (13 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (12 voti, il voto medio è: 3.25 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (9 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (13) blog (2) capitalismo (15) cina (21) comunicazione (7) crisi (23) democrazia (64) economia (36) era obama (22) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (2) gli usa e il mondo (71) globalizzazione (52) immigrazione (41) influenza suina (2) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (11) medio oriente (13) notizie nascoste (52) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (2) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (32) spin (11) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Effettivamente devo ammettere che c'è tanta confusione,più che paura, forse ha... 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Muore il mare d'Aral (sezione: crisi)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Muore il mare d'Aral è naufragato in una vaga dichiarazione d'intenti finale il vertice dei presidenti dei cinque Paesi dell'Asia centrale riunitisi ad Almaty, in Kazakhstan, per discutere di come salvare il grande lago salato teatro di uno dei più gravi disastri ambientali causati dall'uomo è naufragato in una vaga dichiarazione d'intenti finale il vertice dei presidenti dei cinque Paesi dell'Asia centrale riunitisi ad Almaty, in Kazakhstan, per discutere di come salvare il Mare di Aral, il grande lago salato teatro di uno dei più gravi disastri ambientali causati dall'uomo, in questo caso dalla pianificazione sovietica. I leader di Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Tagikistan si sono impegnati a trovare il modo di unificare le loro posizioni in futuro. Ma per il presente sono emersi solo i conflitti tra i primi tre Stati, in gran parte desertici ma ricchi di idrocarburi e grandi consumatori d'acqua, e gli ultimi due, che controllano l'80% delle risorse d'acqua nella regione non riuscendo però a sviluppare il loro potenziale idroelettrico per l'opposizione dei vicini. La costruzione di centrali, infatti, aggraverebbe la penuria d'acqua e metterebbe a rischio la lucrativa cultura uzbeka del cotone. Per non parlare di quella ancor più redditizia della trivellazione: i terreni lasciati scoperti dall'acqua si sono rivelati ricchissimi di giacimenti di gas naturale ed esiste già un accordo per lo sfruttamento del sottosuolo in territorio uzbeko che mal si concilia con un eventuale ritorno dell'acqua al livello originario. Il vertice sul Mare di Aral, al quale non è stata invitata Mosca nonostante il suo tentativo di mantenere la sua influenza nell'Asia centrale, è diventato così una cartina di tornasole della potenziale instabilità nella regione legata all'uso dell'acqua. Il presidente kazako Nursultan Nazarbaiev ha promesso che, nonostante la crisi finanziaria, continueranno gli sforzi del suo Paese per salvare lo specchio d'acqua, condiviso con l'Uzbekistan anche se ormai dal 1987 si tratta di due laghi distinti, isolati da una diga finita nel 2005. "Realizzeremo gli otto elementi del programma per oltre 191 milioni di dollari", ha garantito. Ma Nazarbaiev ha anche ammesso che "nonostante l'impegno, i tassi di crescita dei fattori che mettono a rischio l'ambiente superano la dimensione degli sforzi fatti". Il Mare di Aral, un tempo il quarto lago più grande del mondo, ha perso il 90% della sua superficie dalla metà del secolo scorso a causa principalmente del piano di coltura intensiva voluta dal regime sovietico nell'immediato dopoguerra: l'acqua dei due fiumi che alimentavano il lago fu prelevata tramite canali per irrigare i neonati vasti campi di cotone delle zone circostanti. Il responsabile del piano, Grigori Voropaev, ammise tranquillamente che il suo scopo era "far morire serenamente il lago d'Aral", definito "un errore della natura". La linea della costa è arrestrata in alcuni punti anche di 150 km lasciando un deserto di sabbia salata, e tossica a causa dei pesticidi, che ha reso inabitabile gran parte dell'area, aumentando le malattie respiratorie e renali. Le polveri, trasportate dal vento, sono arrivate fino al Nord Europa e sull'Himalaya. 29 aprile 2009 - TAG: Mare d'Aral | Inquinamento | Acqua |

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Wpp, primo trimestre a 5,8% (sezione: crisi)

( da "PubblicitàItalia.it" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

29/04/2009 Wpp, primo trimestre a 5,8% A perimetro omogeneo, calano i ricavi della holding guidata da Sir Martin Sorrell (nella foto). In Europa, hanno sofferto in particolare Spagna, Italia e Danimarca, mentre Russia e Polonia hanno continuato nel trend di crescita. Escludendo l'impatto delle nuove acquisizioni e le fluttuazioni del cambio, i ricavi del gruppo Wpp sono scesi del 5,8% nel primo trimestre del 2009. Il calo, come ha spiegato ieri in una nota la holding guidata da Sir Martin Sorrell (nella foto), è da attribuire alla riduzione della spesa in comunicazione da parte dei clienti come reazione alla crisi finanziaria ed economica globale. L'effetto negativo della crisi è stato maggiormente sentito negli Stati Uniti, mentre è stato meno colpito il business in UK, Asia Pacific, America Latina, Africa e Medio Oriente. In Europa, a perimetro omogeneo, hanno sofferto in particolare Spagna, Italia e Danimarca, mentre Russia e Polonia hanno continuato nel trend di crescita. La holding non prevede un miglioramento nei prossimi mesi: la prima metà del 2009 sarà "chiaramente molto difficile", mentre la seconda "parte dell'anno potrebbe mostrare qualche segnale di miglioramento, seppur all'interno di un quadro ancora duro. Qualche spiraglio di ripresa si vedrà, probabilmente, nel 2010". I conti di Wpp sono arrivati proprio all'indomani della trimestrale del gruppo Omnicom, che ha mostrato invece un calo a doppia cifra con ricavi globali scesi del 14% nei primi tre mesi dell'anno.

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Fossano: novità in casa CRF, Ghisolfi ancora Presidente (sezione: crisi)

( da "Targatocn.it" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fossano: novità in casa CRF, Ghisolfi ancora Presidente Novità in arrivo per la CRF, Beppe ghisolfi è stato nominato Amministratore del Centro Leasing Banca SpA di Firenze, è stato approvato il Bilancio 2008 della Cassa di Risparmio di Fossano SpA ed sono state rinnovate le cariche del Consiglio di Amministrazione della Cassa. L'Assemblea degli Azionisti della Cassa di Risparmio di Fossano SpA, nella seduta di martedì ha nominato il Consiglio di Amministrazione ed il Collegio Sindacale della Banca per il triennio 2009 - 2011. Ieri invece si è riunito il Consiglio di Amministrazione che ha eletto Presidente il commendator Giuseppe Ghisolfi e Vice Presidente Mario Bassino. Nei giorni scorsi il prof. Beppe Ghisolfi, su indicazione della Cassa di Risparmio di Firenze in accordo con la Capogruppo Intesa - San Paolo, è stato nominato Consigliere di Amministrazione della Centro Leasing Banca SpA e confermato Consigliere di Amministrazione del Centro Factoring SpA. Entrambi gli istituti hanno sede a Firenze. Lunedì infine l’Assemblea degli Azionisti ha approvato il bilancio 2008 della Cassa di Risparmio di Fossano SpA in positivo se raffrontato al 2007. “Gli indicatori – afferma il Prof. Beppe Ghisolfi, Presidente della Banca – sono in notevole crescita confermando gli andamenti positivi degli ultimi anni. Sono soddisfatto e ringrazio la clientela in continuo aumento". “La tradizionale prudenza negli investimenti della banca – dichiara il Dr. Gianfranco Mondino, Direttore Generale – l’ha tenuta indenne dalla crisi finanziaria. Ringrazio il personale per l’impegno profuso". “L’aumento dei dividendi – concluse il Dr. Antonio Miglio, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano – ci consentirà di continuare l’attività sul territorio molto apprezzata dalla comunità locale. Ringrazio l’Amministrazione, la Direzione ed il Personale della Banca per gli ottimi risultati raggiunti".

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Testo unico. Lettera aperta al Ministro Sacconi (sezione: crisi)

( da "Articolo21.com" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Testo unico. Lettera aperta al Ministro Sacconi di Marco Bazzoni* Egregio Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, leggendo la nota di agenzia di stampa dal titolo "Infortuni, Sacconi, incoraggiante calo costante dei casi", non posso fare a meno di intervenire. Lei si rallegra, che per la prima volta siamo scesi sotto i 1200 infortuni mortali sul lavoro. Premesso che queste sono stime Inail, quindi sono ancora dati provvisori, e che a me non piace commentare i dati provvisori, ma aspettare quelli definitivi, vorrei ricordarLe che nel 2008 c'è stata la più grossa crisi finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi, che ha prodotto chiusure di aziende, licenziamenti, cassaintegrazione. Forse il calo sotto 1200 infortuni mortali dipende più da questo, non crede caro ministro Sacconi? A parte che sia che si tratti di 1140 o 1207 morti sul lavoro come per l'anno 2007, sono sempre numeri inaccettabili per una paese come l'Italia che si definisce civile. Lei caro Ministro, nella sua audizione davanti alla Commissione speciale sulle morti bianche al Senato (per favore, smettetela di chiamarle morti bianche: sono omicidi sul lavoro), ha detto che questo calo degli infortuni non è merito del Governo Prodi, perchè il Dlgs 81/08 è in parte ancora da attuare. Io voglio dire anche di più: non sarà merito del Governo Prodi questo calo di infortuni mortali, ma neanche del Governo Berlusconi. Anzi, il Governo Berlusconi ha contribuito in maniera determinante perchè il testo unico per la sicurezza sul lavoro sia ancora in parte da attuare: voglio ricordare che dei 38 decreti attuativi perchè il testo funzioni, non ne è stato emanato neanche uno. Inoltre si è cercato di peggiorare il testo unico per la sicurezza sul lavoro. E il decreto correttivo approvato dal Cdm il 27 marzo 2009 ne è un esempio lampante. Non voglio addentrarmi in tutte le modifiche peggiorative contenute nel decreto correttivo al Dlgs 81, anche perchè non la si finirebbe più. Va però ricordato che il decreto correttivo stravolge il Dlgs 81/08 (vengono modificati 136 articoli su 306, quindi quasi la metà, e tutti gli allegati al testo unico). Le sanzioni sono state per la maggior parte dimezzate: prima la sanzione massima per un datore di lavoro era di 15 mila euro, adesso 6400 euro. Si sono introdotte le visite preassuntive, andando contro l'art 5 legge 300 del 20 maggio 1970 (Statuto dei lavoratori) che le vieta. Si è equiparato la maggior parte dei volontari a lavoratori autonomi (esclusi volontari croce rossa, vigili del fuoco e del corpo nazionale soccorso alpino), quindi per questo tipo di lavoratori non è più obbligatoria la sorveglianza sanitaria (visite mediche, ecc). Inoltre, una delle più gravi, è la norma salva manager (art 10 bis decreto correttivo Dlgs 81/08), che dopo le critiche dei familiari delle vittime della Thyssenkrupp e del Presidente della Repubblica Lei si è impegnato a riscrivere. Però io voglio associarmi all'appello inviato al Capo dello Stato dal professor Marinucci, insieme ad una settantina di colleghi "professori di diritto penale e di altre discipline giuridiche". Caro Ministro Sacconi, questa norma non è da riscrivere, ma proprio da cancellare, perchè è retroattiva, e quindi si applica anche ai processi in corso, vedi Thyssenkrupp, Umbria Olii, Eternit, Truck Center, tanto per farle alcuni esempi. Nell'attesa di una sua risposta, Le porgo i più cordiali saluti. *Operaio metalmeccanico, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Email: bazzoni_m@tin.it

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I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 29.04.2009 08:07 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Onore al merito, il titolo più azzeccato lo ha fatto “il Foglio” riferendosi alla “crisi del partito della crisi”, sabato 18 aprile. È vero che siamo ancora in tempo di recessione economica e che gli effetti della crisi finanziaria sono ancora in parte da scontare. Il 2009 sarà un anno tutt’altro che facile e le previsioni sulla disoccupazione e la crescita non sono affatto confortanti. Ma è anche vero, e sarebbe superficiale non considerarlo, che il rally della Borse mondiali, cominciato dopo l’11 marzo, non si può ritenere solo un “fuoco di paglia”, un periodo di realizzazioni dove i traders hanno fatto grandi affari. L’indice S&P Mib di piazza Affari è ritornato ampiamente sopra i 18mila punti e se si guarda al saldo dall’inizio dell’anno si può valutare la perdita complessiva a un 4 punti e mezzo in percentuale. Se si considera che, tra la fine di febbraio e la prima decade di marzo, si registravano perdite intorno al 25%, si può almeno affermare che c’è stata una significativa inversione di tendenza alla Borsa di Milano, e in generale su tutte le piazze borsistiche del mondo. Occorre a questo punto dire che l’azione dei governi ha ottenuto in parte l’impatto sperato. Al momento non si può affermare che banche e assicurazioni (il “cuore malato” della grande crisi finanziaria mondiale) siano riuscite completamente a ristabilire un clima di fiducia con imprese, clienti e risparmiatori. Ci sono ancora questioni problematiche sul mercato del credito e i criteri di finanziamento sono diventati “molto accorti”, a volte “occhiuti” nei confronti delle imprese. Ma è pur vero che le iniezioni di liquidità operate dai governi e dagli organismi internazionali, le garanzie degli Stati nei confronti dei risparmiatori, l’intervento dei governi nel capitale stesso delle banche hanno infranto un muro di diffidenza che aveva segue pagina >>

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I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito pag.1 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

I mercati risalgono, ma il compito dei governi non è finito PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 29.04.2009 08:07 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! creato una volatilità inquietante e quasi una autentica fuga dalla ”voglia di rischio” sul mercato azionario. A conti fatti e a grandi linee, se si paragona l’atmosfera di sfiducia e di pessimismo in mesi come ottobre e novembre 2008 (momento più acuto della crisi finanziaria sia negli Stati Uniti che in Europa) e la “gelata” di inizio 2009, a quella di tutto il mese a cavallo tra metà marzo metà aprile 2009, si può dire che ci si trova quasi in un mondo diverso, dove non si afferma più la “morte del capitalismo”, su cui sono stati scritti persino “libri al volo”, ma solo la fine di un sistema finanziario mondiale anarchico e sregolato, dove gli intermediari finanziari (grandi gruppi bancari in primo luogo) avevano quasi inventato una sorta di supermarket, vendendo prodotti di ogni tipo in cui si poteva fare grande valore aggiunto. Il pessimista Paul Krugman (che pure vede segnali di fuoruscita dalla recessione negli ultimi mesi di quest’anno) ha detto recentemente in un’intervista che «il lavoro delle banche dal 1931, per circa sessant’anni, è stato molto noioso, ma ha garantito una certa stabilità. Oggi bisognerà che le banche ritornino a essere noiose». Krugman insiste sulla nazionalizzazione delle banche americane, ritenendole al limite dell’insolvenza, come del resto ritiene un finanziere come George Soros, ma probabilmente in questo caso eccede in pessimismo. In realtà, la “voglia di rischio” e la ripresa stessa dei titoli finanziari nelle Borse europee e americane è avvenuta progressivamente dopo l’11 marzo, quando nell’imminenza del G20, sia americani ed europei si sono ritrovati d’accordo su una nuova regolamentazione della finanza mondiale, con una nuova disciplina per hedge fund, “paradisi fiscali”, shadow banking e sulla ricerca di una soluzione realistica di fronte all’oceano dei titoli tossici segue pagina >>

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UNICREDIT/ RAMPL: 2009 SARÀ DIFFICILE MA FIDUCIOSI SU RISULTATI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Unicredit/ Rampl: 2009 sarà difficile ma fiduciosi su risultati di Apcom "Con gestione accorta rischi ridurremo impatto crisi su conti" -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Il 2009 sarà un anno "difficile" per l'economia ma Unicredit riuscirà ad attenuare "l'impatto" della crisi sui risultati societari. Lo ha assicurato il presidente del gruppo Dieter Rampl aprendo i lavori dell'assemblea degli azionisti. "La crisi finanziaria - ha detto Rampl - si è trasmessa all'economia reale" e, anche se nell'ultimo periodo c'è stato "qualche segnale di miglioramento, il prosieguo dell'anno sarà difficile". "Davanti a queste difficoltà - ha aggiunto il presidente di Unicredit - una gestione accorta dei rischi, che ci ha sempre caratterizzato, ci permetterà di ridurre l'impatto della crisi sul conto economico".

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RAMPL: UNICREDIT BEN ATTREZZATA PER AFFRONTARE 2009 DIFFICILE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Rampl: Unicredit ben attrezzata per affrontare 2009 difficile -->ROMA (Reuters) - Il 2009 sarà un altro anno difficile per l'economia reale e per i mercati finanziari il cui normale funzionamento non è ancora stato ripristinato ma Unicredit è ben attrezzata per limitare l'impatto negativo sul conto economico. Lo ha detto il presidente Dieter Rampl aprendo l'assemblea degli azionisti a Roma che deve approvare il bilancio 2008 chiuso con un utile 4,012 miliardi da 6,566 miliardi nel 2007 su ricavi per 26,866 miliardi da 29,5. "Ancora una volta il sistema finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati... Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl. "Siamo estremamente fiduciosi che la gestione accorta del rischio ci permetta di limitare l'impatto negativo della recessione sul conto economico".

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Usa più fiduciosi Iata: meno voli Italia: crolla l'import (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

DIARIO DELLA CRISI Usa più fiduciosi Iata: meno voli Italia: crolla l'import Galapagos Spira un venticello di fiducia negli Stati uniti: ieri il Conference board ha fatto sapere che in aprile la fiducia delle famiglie è risalita a quota 39,2 contro i 26,9 punti di marzo. L'incremento mensile della fiducia è il più elevato dal novembre 2005 e contrasta visibilmente con il dato del mese precedente, storicamente il peggiore da quando nel 1967 è iniziata questa rilevazione. Difficile capire cosa abbia fatto cambiare opinione ai consumatori Usa. Visto, tra l'altro, che continua a salire il numero dei senza lavoro. Un altro dato che ha riacceso un po' di speranza di rallentamento della recessione è arrivato dall'indice Standard & Poor/Case Shiller sui prezzi delle case: in febbraio segnala un proseguimento nella discesa dei prezzi delle case, ma con una diminuzione del ritmo del declino. Nel mese infatti, l'indice ha registrato un decremento tendenziale del 18,6% (contro il 19% di gennaio) dei prezzi delle abitazioni nelle 20 principali aree metropolitane Usa e un ulteriore calo del 2,8% rispetto al mese precedente. Per la prima volta in sedici mesi, tuttavia, il dato tendenziale non fa segnare un nuovo record negativo. Rispetto al picco toccato nel luglio 2006, i prezzi delle abitazioni sono crollati del 30.7%. Una novità arriva anche (lo scrive il Wall street journal) dalla richiesta avanzata dalla Fed a Citigroup e Bank of America che sarebbero costrette a dover lanciare un aumento di capitale (da parecchi miliardi di dollari) in seguito all'esito degli stress test. Insomma, le banche sono ancora piene di «schifezze» e secondo il quotidiano altri istituti potrebbero essere nella stessa situazione di Citi e BofA a conferma che la crisi finanziaria non è risolta. Una ulteriore conferma della crisi in atto è stata fornita ieri dalla Iata: per l'associazione delle compagnie aeree mondiali in marzo il traffico passeggeri è diminuito dell'11,1%. Intanto in Germania i prezzi al consumo non si muovono: l'indice provvisorio in aprile non ha registrato aumenti rispetto al mese precedente, mentre su base annua la variazione è diminuita allo 0,7%. Anche per un paese che ha il terrore dell'inflazione, la caduta dei prezzi non è una buona cosa: sta a significare che i consumi interni ristagnano. Brutte notizie arrivano anche dalla Daimler: la casa automobilistica di Stoccarda famosa per il marchio Mercedes nei primi tre mesi del 2009 in conseguenza delle difficoltà del mercato auto ha accusato perdite nette di quasi 1,29 miliardi di euro da un utile di 1,33 miliardi un anno prima. Le consegne sono scese del 34% a 332.300 auto e veicoli commerciali e il fatturato è diminuito da 24 a 18,7 miliardi (-25% depurato da effetti valutari). Per l'intero 2009 è atteso «un calo significativo» delle vendite dai 2,1 milioni del 2008 e anche il secondo trimestre sarà in profondo rosso. Veniamo all'Italia: in Lombardia (fonte Unioncamere) nel primo trimestre l'industria manifatturiera ha confermato il complessivo peggioramento del quadro congiunturale con un calo dei livelli produttivi dell'11,1% rispetto al 2008 e del 6,2% sull'ultimo trimestre del 2008 (-6,2%). Migliora, invece, la bilancia commerciale con i paesi extra Ue: in marzo si è chiusa con un surplus di 176 milioni a fronte di un disavanzo di 1,213 miliardi nel marzo 2008. L'attivo di marzo è il risultato di una flessione del 15% dell'export e del 23,5% dell'import. A precipitare è soprattutto il valore delle importazioni di petrolio e delle altre materie prime. Complessivamente nei primi tre mesi dell'anno la bilancia commerciale è in passivo di 4,546 miliardi, in miglioramento però dai 6,870 miliardi del primo trimestre 2008.

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Il banco di prova (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il banco di prova La gestione della crisi finanziaria e della recessione fanno scendere la media alta di Obama nella pagella dei primi 100 giorni, che si compiono oggi. Discordanti i giudizi mentre si fa più scandaloso il conflitto di interessi della squadra economica del presidente Marco d'Eramo INVIATO A NEW YORK L'ex direttore di The Nation, Victor Navasky, è forse l'unico esponente di spicco della sinistra statunitense che non è ferocemente critico nei confronti della politica finanziaria di Obama. «Poteva essere migliore, ma se non si fosse fatto nulla, sarebbe stato peggio», mi dice nel suo ufficio vicino a Union Square. Molto più corrispondente all'opinione comune dei progressisti americani è il tagliente giudizio di Robert Reich che circola di bocca in bocca: «Il pacchetto di stimolo per l'economia merita un 8, la finanziaria un 6 e il salvataggio delle banche un 3» ( negli Usa i voti rispettivi sono una A, B e F). Reich fu per breve tempo ministro del lavoro sotto Bill Clinton e, in quanto tale, protagonista (sconfitto) di una storica disputa con l'allora ministro del Tesoro Robert Rubin, esponente della grande finanza, ex vicepresidente della banca di affari Goldman Sachs (dopo aver lasciato il Tesoro, Rubin sarebbe diventato uno dei dirigenti del colosso bancario Citicorp). Rubin rappresentava gli interessi di Wall street, Reich quelli dei sindacati e del mondo del lavoro; vinse Rubin e la presidenza Clinton varò quella deregulation finanziaria che ha contribuito al disastro dell'ultimo anno. Al pari dei premi Nobel Joseph Stiglitz e Paul Krugman, o di Nouriel Roubini della New York University, Reich è uno degli economisti di sinistra snobbati da Barack Obama che si è invece circondato di esponenti di Wall Street, tutti discepoli e seguaci di Rubin. Perché - retorica dei 100 giorni a parte - la gestione della crisi finanziaria e della recessione economica è il vero banco di prova su cui sarà giudicata la presidenza Obama e su cui gli elettori daranno il proprio verdetto fra poco più di 18 mesi, nel novembre 2010, per le elezioni di metà mandato. D'altronde, senza la spaventosa crisi che ha colpito la finanza globale, sarebbe stata molto più problematica, e forse non sarebbe mai avvenuta, l'elezione del primo nero alla Casa bianca. La crisi è dunque un' arma a doppio taglio: ha reso possibile la svolta nella politica americana, ma nello stesso tempo rende problematica questa stessa svolta. Però la crisi, come ripete sempre Rahm Emanuel, capo dello staff della nuova Casa bianca, «è un'opportunità che va sfruttata». Senza la crisi, fa notare Navasky, il keynesismo non sarebbe mai tornato all'ordine del giorno; l'idea che lo stato possa prendere partecipazioni azionare nei colossi bancari sarebbe parsa una bestemmia, mentre oggi se ne discute come di una possibilità reale. «Ti saresti mai immaginato un anno fa che un ministro potesse licenziare l'amministratore delegato di un colosso come General Motors? Sarebbe stato impensabile, eppure è successo. O se qualcuno avesse proposto un programma di grandi opere pubbliche?» Navasky ha ragione quando prende le distanze dall'anima punitiva che da sempre perseguita la sinistra, quell'atteggiamento che anela a ghigliottinare gli sfruttatori del popolo, mai abbastanza puniti per le loro ruberie. Sono i radicals che vorrebbero vedere i banchieri di Wall street impiccati e pendere al vento dai viadotti delle autostrade urbane. O, più civilmente, spingono (come fa il pugnace Alexander Cockburn, direttore della pungente newsletter Counterpunch) perché la presidentessa della Camera dei rappresentanti, la deputata californiana Nancy Pelosi, vari una commissione d'inchiesta sulle malefatte della Borsa e delle grandi banche di affari, che spiani la via a processi penali. Ma se il problema fosse solo la scarsa punitività nei confronti dei banchieri, potrebbe sempre essere risolto. Certo, ogni giorno che passa diventa sempre più scandaloso il conflitto di interessi che coinvolge la squadra economica del presidente Obama. Non può essere considerato un dettaglio trascurabile: che il suo mentore dichiarato, Paul Volcker, dopo aver lasciato la guida della Federal Reserve nel 1987, sia stato presidente della Banca Rotschild, Wolfensohn & Co. Oppure che il suo consulente speciale per l'economia (il suo «economista in capo», come si dice qui), Larry Summers, dopo aver abbandonato il posto di ministro del Tesoro sotto Clinton, abbia ricevuto milioni di dollari dai colossi di Wall street in consulenze e conferenze e sia stato fino all'anno scorso direttore operativo part-time del private equity fund D. E. Shaw Co., che gestisce 30 miliardi di dollari. O che il ministro del tesoro Timothy Geithner sia stato per anni, fino a dicembre, presidente della Federal Riserve di New York che ha compiti istituzionali di sorveglianza sulle grandi banche che operano a Wall street, ma che nello stesso tempo ha tra i suoi maggiori azionisti queste stesse banche i cui dirigenti siedono nel suo consiglio di amministrazione. Proprio due giorni fa il New York Times ha dettagliato in uno sterminato articolo le strettissime relazioni pericolose, gli innumerevoli pranzi di affari, prime colazioni di lavoro, cene private tra Geithner e i presidenti dei colossi newyorkesi, mostrando come fin dall'inizio Geithner abbia mirato a un obiettivo che solo un anno fa sarebbe sembrato folle: quello di rendere lo stato garante di tutti i debiti accumulati dalle banche, fare in modo cioè che i contribuenti si accollassero tutte le passività e tutti i rischi mentre le banche si terrebbero gli utili. Era la realizzazione perfetta del vecchio sogno capitalista: privatizzare i profitti e socializzare le perdite. Quando propose questa misura nel giugno 2008, Geithner fu preso per visionario. In realtà, con le varie misure di salvataggio, prima i 70 miliardi di dollari stanziati a ottobre, e poi i 2.500 miliardi di dollari di febbraio, proprio a questo si è arrivati. Per esempio, quando lo stato ha salvato il colosso assicurativo Aig (American International Group), in cui ha profuso finora ben 182 miliardi di dollari, ha deciso che questi soldi sarebbero serviti a rifondere integralmente le banche creditrici di Aig (cioè le sue complici in speculazione), quando invece è norma che i crediti in sofferenza di istituzioni fallimentari vengano rimborsati solo in parte (adesso i creditori della Chrysler hanno rifiutato di essere rimborsati al 15% e sarebbero ben felici di ottenere indietro il 70% dei quel che avevano prestato). Invece il Tesoro Usa e la Federal Reserve hanno rimborsato le banche al 100%. «Che credi? I risultati positivi annunciati dalle banche per il primo trimestre 2009 sono dovuti ai debit Aig saldati dallo stato. Sono questi più che generosi rimborsi ad avere rimpinguato i bilanci» mi dice l'economista Doug Henwood nella sua casa di Brooklyn (sempre più newyorkesi emigrano da Manhattan, ormai carissima, e vanno ad abitare a Brooklyn). «Certo che a Wall street hanno fatto un affarone. Con pochi milioni di dollari si sono comprati un Larry Summers che ora gli dà tutto quello che vogliono, li ripaga con miliardi di dollari. Chi non farebbe un simile investimento?» Il fatto è che le migliaia di miliardi di dollari del salvataggio per il momento sono create dal nulla, ma poi alla fine qualcuno dovrà pagarle e il più che fondato sospetto è che il conto cadrà sulle spalle dei contribuenti. Secondo una valutazione dell'agenzia di stampa Bloomberg (di proprietà del sindaco di New York), finora le varie misure di stimolo all'economia e di salvataggio finanziario ammontano a quasi 13.000 miliardi di dollari, poco meno dell'intero Prodotto lordo (Pil) annuo degli Stati uniti. «Per il momento questa è moneta magica» dice Henwood, nel senso che non solo la Fed la crea dal nulla, ma non si capisce bene dove va a finire: ok, serve a riempire i buchi di bilancio, ma cosa significa, dove finiscono materialmente i soldi? In quali tasche? o vengono semplicemente bruciati e spariscono nei buchi neri delle contabilità? Il problema più serio di quest'azione di salvataggio, dice Henwood, è che non si capiscono bene i suoi obiettivi. «Intanto non è detto che salvare le banche significhi per ciò stesso far ripartire l'economia. Al di là dello stato di salute finanziaria, rimangono inalterate le ragioni strutturali per cui l'economia è depressa. Certo, il rilancio del credito è una condizione necessaria, ma non è sufficiente. E soprattutto, cosa vogliamo? Far ritornare l'economia al 2006, cioè far ripartire la bolla creditizia? Ricominciare un altro giro di giostra, bolla immobiliare, bolla delle carte di credito, bolla speculativa? Ma se così non è, è immaginabile un altro modello di capitalismo americano? E cosa vuol dire un altro modello? Che la borghesia accetti di vedere ridotti i suoi margini di profitto, che i finanzieri si riducano gli emolumenti, che i consumi rientrino nei limiti di quel che l'America può affrontare, che gli americani spendano diversamente? Non so se gli Stati uniti sono attrezzati per una simile svolta. Obama parla di modello verde, di posti di lavoro verdi, ma è una partita ancora tutta da giocare». Tutto ciò sperando che la valanga di migliaia di miliardi infusa faccia davvero ripartire l'economia. E non è detto, a stare agli ultimi dati sulla disoccupazione. «Il rialzo delle borse dell'ultimo mese rientra nei limiti tecnici di recupero temporaneo delle fasi Orso (cioè di ribasso) in cui gli indici azionari possono lievitare anche del 20-30%». Già nell'agosto scorso tutti scrivevano che il peggio era passato e che si vedeva la luce in fondo al tunnel, e poi c'è stata la catastrofe di settembre. Adesso nessuno obietta se Obama vara deficit di bilancio mostruosi (quadruplicando quelli lasciati da George Bush che erano già voragini senza fondo). Gli si passa tutto purché l'economia riparta. Ma a un certo punto qualcuno dovrà pur pagare questo deficit e allora si porrà un problema di tasse. E soprattutto di progressività, d'imposizione sui ricchi. Perché il paradosso della politica economica obamiana è che è keynesiana sul fronte della spesa ma friedmaniana sulle entrate: Obama ha tagliato ulteriormente le tasse per il ceto medio e il livello di prelievo fiscale è il più basso da 70 anni a questa parte. Già solo tornare ai livelli di tassazione di Clinton sembra una prospettiva politica inagibile. Ancora una volta si tratta per Obama di saggiare i limiti del politicamente possibile, in questo caso nella funzione redistributrice dello stato. (4-continua)

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CALABRIA: IORNO ELETTO SEGRETARIO REGIONALE CGIL PUBBLICO IMPIEGO. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

CALABRIA: IORNO ELETTO SEGRETARIO REGIONALE CGIL PUBBLICO IMPIEGO (ASCA) - Catanzaro, 29 apr - Presenti il Segretario Generale Nazionale della Funzione Pubblica CGIL, Carlo Podda, ed il Segretario Generale della CGIL Calabria, Sergio Genco, si e' svolta, a Cosenza, la riunione del Comitato Direttivo della Fp CGIL calabrese per rinnovare l'incarico di Segretario Regionale del sindacato. A conclusione dei lavori, con 40 voti favorevoli e un'astensione, e' stato eletto Alfredo Iorno nuovo Segretario Generale della Fp CGIL Calabria, il quale assume l'incarico che, per otto anni, e' stato svolto da Gigi Veraldi, che ha raggiunto il limite temporale consentito dallo Statuto della CGIL per gli incarichi di direzione di una categoria. Nella dichiarazione programmatica il neo Segretario Alfredo Iorno ha tracciato un quadro completo dei problemi che la categoria CGIL Funzione Pubblica calabrese deve, nella continuita' di un'azione positiva sin qui svolta , portare avanti con determinazione e grande impegno in un quadro di azione confederale di tutta la CGIL. Tra l'altro Iorno - informa il comunicato - ha evidenziato come ''la drammatica crisi finanziaria mondiale non puo' e non deve incidere, attraverso scelte dettate dall'emergenza, sulla riduzione dei diritti collettivi..Ci opporremo, con ferma convinzione, all'idea del Governo, ormai palesata con ovvia determinazione di indebolire il ruolo dei servizi e del lavoro pubblico, idea perpetrata soprattutto dal Ministro della Funzione Pubblica''. red/rg/alf (Asca)

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Rampl: Unicredit ben attrezzata per affrontare 2009 difficile (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA (Reuters) - Il 2009 sarà un altro anno difficile per l'economia reale e per i mercati finanziari il cui normale funzionamento non è ancora stato ripristinato ma Unicredit è ben attrezzata per limitare l'impatto negativo sul conto economico. Lo ha detto il presidente Dieter Rampl aprendo l'assemblea degli azionisti a Roma che deve approvare il bilancio 2008 chiuso con un utile 4,012 miliardi da 6,566 miliardi nel 2007 su ricavi per 26,866 miliardi da 29,5. "Ancora una volta il sistema finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati... Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl. "Siamo estremamente fiduciosi che la gestione accorta del rischio ci permetta di limitare l'impatto negativo della recessione sul conto economico".

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Il problema del Pd è ispirarsi a qualche modello in un mondo in crisi che procede in ordine sparso (sezione: crisi)

( da "Tempi" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il problema del Pd è ispirarsi a qualche modello in un mondo in crisi che procede in ordine sparso Imitare la Spd che difende il sistema tedesco contro ogni logica di uscita comune dall'impasse? Chiedere più tasse come Gordon Brown? E sulle pensioni a chi dare retta, a Giavazzi o al governo? di Oscar Giannino Mettetevi per un secondo nei panni di chi oggi guida il Partito democratico in Italia. A qualunque schieramento o formazione vada la vostra preferenza, o almeno la minor disillusione, provate un secondo a riflettere sui punti di riferimento che dovrebbero ispirare oggi la sinistra italiana. Non è davvero facile indicarne di vincenti. Sotto i colpi della crisi finanziaria ed economica globale, gli unici modelli a sinistra di apparente successo sono quelli del chavismo in Venezuela, o del più che discutibile Jacob Zuma in Sudafrica. Quelli cioè di paesi che certo non possono costituire un valido riferimento per il contesto italiano. Quanto all'Europa, guardando ai maggiori paesi, in Francia per evitare l'eclisse totale la sinistra si riduce a inneggiare ai sequestri dei manager. Nel Regno Unito i sondaggi sono implacabili verso lo statalizzatore Gordon Brown, e il tentativo di rilancio ripristinando l'aliquota fiscale marginale del 50 per cento "per i ricchi" fa disperare Tony Blair. In Spagna l'ammosciarsi della bolla immobiliare è tale da spargere polvere sull'astro un tempo lucente di Zapatero, e la disoccupazione a due cifre rischia di toccare il 20 per cento a fine anno. C'è Barack Obama negli Stati Uniti, certo. Ma al di là del fatto che la sua luna di miele con il popolo americano è già finita, è davvero al di là dell'oceano che va ricercato il modello della nostra sinistra? Sinceramente, non credo. In realtà, per la storia recente di cui è espressione il Pd italiano, per il tentativo cioè di mettere insieme culture politiche tanto diverse e quasi ovunque altrove concorrenti alle urne, Dario Franceschini e i suoi dovrebbero essi per primi dare risposte "in proprio", per tentare di capire e far capire se la sinistra italiana possa rappresentare un punto di riferimento per le esperienze altrui. O se invece tra la forza di Silvio Berlusconi e i colpi della crisi essa sia entrata in una fase oggettiva di ripiegamento, al termine della quale socialisti e non socialisti del Partito democratico torneranno ciascuno sotto altre bandiere. Esempi concreti, di domande alle quali Franceschini potrebbe utilmente rispondere. Il Pd si riconosce nei 14 punti per la riforma dei mercati approvati dal gruppo di lavoro della Spd presieduto da Peer Steinbrück, capodelegazione dei socialdemocratici nel governo presieduto da Angela Merkel, che però non ne segue la linea? È un programma di totale difesa del sistema bancario e industriale tedesco, contro ogni logica di uscita dalla crisi "comune", anche con la razionalizzazione di un'industria dell'auto che non può vivere solo di difesa di ciascun impianto di ogni gruppo nazionale. Ed è una statalizzazione del credito a tutti i livelli, con innalzamenti proposti dei margini per partecipare ai mercati dei derivati tali non da impedire eccessi speculativi irresponsabili, ma semplicemente da uccidere l'idea stessa di mercati di futures e options. Servono ancora più tasse, come dice Gordon Brown? E ancora, chi ha ragione: Francesco Giavazzi e gli economisti de lavoce.info, che continuano a martellare per la riforma delle pensioni, oppure il governo, che dice che non è il momento? Continuare con il vecchio spirito delle liberalizzazioni annunciate come bandiera da Pierluigi Bersani, o invece optare per la sospensione generale della concorrenza praticata oggi, come scudo per non aggravare le difficoltà dei grandi gruppi? Misure pubbliche a vantaggio dei soliti noti, oppure una svolta che sposi milioni di piccole imprese e ditte individuali come la vera forza propulsiva del paese, da incentivare e non da bastonare con tasse e credito? Importa poco quel che penso io, che è sottinteso nelle domande che faccio. Il punto è che nessuno, oggi, tra gli elettori italiani, dal Pd ottiene risposte concrete a domande come queste. E questo temo che sia peggio per il Pd, e non è affatto detto che sia meglio per l'Italia.

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STARBUCKS, (sezione: crisi)

( da "Arena.it, L'" del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Brescia Oggi)

Argomenti: Crisi

STARBUCKS, FENOMENI. UN LIBRO DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI 13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE CHIESE IL BUONO DEL CAFFÈ 29/04/2009 rss e-mail print La curiosa architetttura costruita con i marchi Starbucks, una catena di 13mila locali «Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un'esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo il suo numero uno Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi famosi in tutto il mondo e che la stessa catena di caffè di Seattle possa essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia. Starbucks è come McDonald's senza Burger King, Wendy's o Subway. Ha un fatturato di quasi 8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti alla settimana. È partito quindici anni fa da un nucleo di soli cento negozi, ha costruito una flotta di 13 mila caffetterie, presenti in 50 stati americani e in 43 nazioni, in aeroporti, biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese. Da Starbucks i freni non esistono e non è mai stato contemplato un rallentamento. Chi avrebbe, infatti, potuto pensare che Starbucks potesse aprire più di duecento caffetterie a Londra, entrare nella Città Proibita di Pechino e diventare il simbolo della gioventù urbana americana e dei «piccoli imperatori» cinesi? E qui entrano in gioco due storie che ci fanno capire il segreto di Starbucks: quella del caffè in America e quella personale di Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti una tazza di caffè nero filtrato costava 50 centesimi e la neonata catena di Seattle riusciva a farsela pagare un dollaro e sessanta. È come se per un espresso si dovesse sborsare, invece di un euro, tre. Clark svela come Schultz si era reso conto della pazzesca e inesauribile voglia di caffè che serpeggiava nella società americana. «Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di americani che sapeva cosa fosse un caffè macchiato non ci avresti riempito la palestra di una scuola. Ora, invece, l'America si è riscoperta una nazione dipendente dalla caffeina. Compra più di qualsiasi altro paese del mondo - quasi un terzo della produzione planetaria - e ne consuma all'incirca 11 miliardi di tazze all'anno». Clark conclude che, dopo il petrolio, il caffè è la materia prima con il più grande mercato mondiale; quattro adulti americani su cinque bevono regolarmente caffè. Starbucks, naturalmente come molti di voi staranno pensando, non ha inventato il caffè, ma ne ha fatto qualcosa che nessuno riteneva possibile. Ha preso una materia prima che gli americani erano abituati a prendersi con pochi centesimi e l'ha trasformata in un prodotto di lusso, ha convinto i clienti a comprarla a prezzi gonfiati e ha riempito di propri punti vendita ogni città importante, prima in America, poi nel mondo, ad eccezione dell'Italia, la nazione che, nella primavera del 1983, aveva dato l'idea a Schultz, ex venditore di casalinghi, cresciuto in mezzo alle ristrettezze nelle case popolari di Brooklyn. Il numero uno di Starbucks, all'epoca, era a Milano per una fiera di casalinghi. Entrò per caso in un bar e si rese conto che, mentre l'azienda per cui lavorava, offriva caffè in rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano luoghi di socializzazione, animati per tutto il giorno. E invece di venirci una volta alla settimana per i chicchi, gli italiani visitavano i loro bar parecchie volte al giorno. E qui l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare in America l'autenticità del bar italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani come aveva colpito lui. Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark, nonostante le smentite sul Financial Times, di aver trovato la città italiana da cui lanciare, a colpi di Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso. Molto presto queste due diverse tradizioni si confronteranno a viso aperto e, come ricorda l'Istituto nazionale espresso italiano, il Belpaese potrebbe costituire un ideale campo di battaglia dato che ogni giorno in Italia si consumano circa 70 milioni di tazzine di espresso al bar. Presto la sfida potrebbe avere inizio. Simone Incontro Simone Incontro

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EUROPEE: VESCOVI FRANCIA, VOTO E' DOVERE MA SERVE PIU' INFORMAZIONE. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

EUROPEE: VESCOVI FRANCIA, VOTO E' DOVERE MA SERVE PIU' INFORMAZIONE (ASCA) - Roma, 29 apr - ''Il voto e' sempre un dovere per il cittadino, ma per non sbagliarsi, e' necessaria una informazione seria''. In una dichiarazione diffusa oggi, i vescovi francesi riaffermano con forza l'importanza della partecipazione popolare al voto per il rinnovo del Parlamento europeo, invitando a recarsi alle urne il prossimo 7 giugno. ''Anche se i sentimenti dei francesi riguardo all'Europa restano divisi - si legge nella dichiarazione - queste elezioni rivestono un momento di grande importanza, soprattutto nelle circostante attuali''. Ed aggiungono: ''Il Parlamento Europeo e' l'unica istituzione dell'Unione europea ad essere eletta a suffragio universale, dal 1979''. I vescovi ovviamente non danno alcuna indicazione di voto ma sottolineano tre orientamenti da tenere presenti al momento del voto: la promozione della pace, lo sviluppo della solidarieta', un incoraggiamento a ''cambiare i nostri stili di vita''. La Conferenza episcopale francese riafferma anche il proprio sostegno al progetto europeo che, da piu' di 50 anni, e' ''un fattore di pace e di prosperita' per l'insieme dei paesi che ne sono stati i fondatori e per quelli che vi si sono aggiunti'' e mette in guardia dalle ''tentazioni di ripiegarsi nei particolarismi nazionali e regionali'' a causa della ''crisi finanziaria e alle sua gravi conseguenze''. In un momento in cui invece occorre piuttosto incoraggiare la ''concertazione'' ed ''una piu' grande solidarieta'''. Pero', aggiungono, ''non possiamo pretendere solidarieta' solo per noi stessi o limitarla ai confini dell'Unione. Essa dovrebbe concretizzarsi in azione esterna all'Europa, nella sua politica di sviluppo, delle migrazioni e dell'ambiente''. asp/sam/alf

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DeA Capital: l'esercizio 2008 si chiude con una perdita di 81 mln pag.1 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

DeA Capital: l'esercizio 2008 si chiude con una perdita di 81 mln NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 29.04.2009 13:40 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! è esclusivamente dovuto al riallineamento del valore delle partecipazioni, prevalentemente legato alla crisi finanziaria in atto nel 2008. Alla fine dell’esercizio il NAV per azione è pari a 2,55 Euro per azione, rispetto a 2,78 Euro per azione al 31 dicembre 2007. La performance del NAV di DeA Capital di -8,3% è stata, in un difficile contesto, nettamente migliore rispetto all’andamento dei NAV dei principali titoli di riferimento del settore private equity in Europa.

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Zignago Vetro: approvati i risultati al 31 marzo (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Zignago Vetro: approvati i risultati al 31 marzo NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 29.04.2009 12:22 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Zignago Vetro, riunitosi in data odierna sotto la presidenza di Franco Grisan, ha approvato il Resoconto Intermedio di Gestione al 31 marzo 2009, documento che verrà reso pubblico nei termini di legge. I primi mesi del 2009 risentono della importante turbolenza che si è creata nel mercato globale a seguito della crisi finanziaria, con sensibile rallentamento della domanda di contenitori in vetro, dovuta a riduzione del consumo, ma anche ad una significativa riduzione delle scorte nella filiera. I Ricavi consolidati del Gruppo nel primo trimestre 2009 ammontano a 48,6 milioni di euro, rispetto a 60,9 milioni del corrispondente periodo dell’anno precedente (-20,2%). Il fatturato al di fuori del territorio nazionale è pari a 14 milioni di euro (19,7 milioni nel primo trimestre 2008; -28,9%). L’Ebitda consolidato del Gruppo nel primo trimestre 2009, pari a 14,1 milioni di euro, è inferiore dell’8,7% rispetto allo stesso periodo del 2008 (15,5 milioni). Rappresenta il 29% dei Ricavi (25,4% nel primo trimestre 2008). L’Ebit consolidato è pari a 8,5 milioni di euro (-14,1% rispetto a 9,9 milioni del primo trimestre 2008), con un’incidenza sui Ricavi del 17,4% rispetto a 16,2% al 31 marzo 2008. Il Risultato operativo consolidato nel periodo di riferimento si attesta a 8,8 milioni di euro, in diminuzione del 13,6% sul pari periodo 2008 (10,2 milioni) e rappresenta il 18% dei Ricavi (16,7% al 31 marzo 2008). L’Utile netto consolidato del primo trimestre 2009 è pari a 5,4 milioni di euro, inferiore del 10,5% rispetto a 6,1 milioni al 31 marzo 2008, con un’incidenza del 11,1% sui Ricavi (9,9% al 31 marzo 2008).

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SANTANDER/ UTILI I TRIM -5% A RIFLESSO DI CRISI GLOBALE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Santander/ Utili I trim -5% a riflesso di crisi globale di Apcom Aumentano sofferenze e gruppo effettua accantonamenti -->Madrid, 29 apr. (Ap) - Utili in calo del 5 per cento nel primo trimestre per Santander, primo gruppo bancario della Spagna. Il risultato netto si è assottigliato a 2,096 miliardi di euro con "la crisi finanziaria e il rallentamento dell'economia che hanno determinato progressi più ridotti nell'attività e aumenti delle sofferenze, che hanno richiesto maggiori accantonamenti", spiega la banca con un comunicato. Gli accantonamenti effettuati per copririsi da eventuali future perdite sono stati aumentati del 73,2 per cento su base annua, a quota 2,234 miliardi di euro. Negli scambi mattutini a Madrid le azioni Santander segnano un balzo del 5,18 per cento a 6,90 euro.

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FINMECCANICA/GUARGUAGLINI:RISPONDEREMO BENE DIFFICOLTÀ MERCATO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Finmeccanica/Guarguaglini:Risponderemo bene difficoltà mercato di Apcom Budget difesa in Usa, Uk e Italia stabili nei prossimi anni -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Finmeccanica "è in grado di rispondere adeguatamente a condizioni avverse del mercato". Lo ha affermato il presidente e amministratore delegato della società, Pier Francesco Guarguaglini nel corso dell'assemblea degli azionisti. Per quanto riguarda i tre mercati domestici, Italia, Usa e Uk, ha quindi aggiunto Guarguaglini, "questi pesano per circa il 60% dei ricavi. Nei prossimi anni - ha aggiunto - i budget della difesa sono attesi sostanzialmente stabili malgrado la crisi finanziaria". Inoltre, ha proseguito "E' prevista una crescita dei fondi destinati alla sicurezza anche se con fondi diversi da quelli della Difesa. Finmeccanica intende proseguire nella politica di un'ampia diversificazione geografica e di business con scarsa dipendenza da singoli programmi per le aziende del Gruppo".

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Mega-studi legali: emerge un nuovo modello (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

professioni l'avvocatura che cambia Mega-studi legali: emerge un nuovo modello I grandi studi sono il futuro della professione forense? Se ne è discusso in occasione del recente congresso dell'Anf (Associazione nazionale forense) che si è svolto a Napoli. Di seguito pubblichiamo una sintesi della relazione presentata su questo argomento all'assise partenopea. palma balsamo Le grandi law firm e gli studi di minori dimensioni; la contrapposizione tra questi due modelli non è l'unica presente nel mondo forense. All'interno degli studi grandi e medio-grandi si verifica un ulteriore fenomeno di polarizzazione: da un lato i professionisti "ordinari" che sono impegnati in attività di routine e sono sempre più esposti alla autorità del manager e alle pressioni del mercato, dall'altro una elite professionale che si é assicurata una solida presa su tutte le posizioni esecutive e di controllo. I primi devono confrontarsi con i problemi di routine giorno per giorno mentre gli altri affrontano esperienze completamente diverse, come la pianificazione strategica, il controllo operativo, e lo sviluppo organizzativo e occupazionale. Le loro condizioni occupazionali e prospettive sono opposte, mentre per i primi l'attività professionale significa lavoro sostanzialmente salariato e sempre più controllato, all'interno di una organizzazione burocratizzata e su scala gerarchica; gli altri conservano la maggior parte del loro potere e prestigio e continuano a vivere secondo le regole dell'etica professionale. Neolaureati che non si possono permettere di vivere per molti anni con un rimborso spese o una remunerazione irrisoria (quando presenti) finiscono per integrarsi nelle law firm, in cui normalmente il dominus o i soci fondatori tendono a mantenere il massimo controllo sui clienti e sul mercato, in strutture fortemente piramidali, in cui è lasciato pochissimo spazio alle autonomie dei singoli. Nonostante siano oggetto di grande attenzione, le law firm, però, sia in campo internazionale che in Italia, non costituiscono il modello dominate di esercizio della professione legale. Si può stimare, anzi, che gli studi legali presenti in Italia che contano complessivamente più di duecento avvocati tra soci e collaboratori siano più di dieci e meno di venti. Il mercato di riferimento delle law firm, concentrato soprattutto su fusioni e acquisizioni, capital markets, diritto comunitario e antitrust, è elevato per valore, ma ristretto per volume di attività. Si tratta di studi con una clientela molto sofisticata e spesso internazionale, cui forniscono competenze specialistiche multidisciplinari e plurigiurisdizionali. Il mercato cui si rivolge, invece, la restante generalità degli avvocati è costituito da affari interni, a dimensione particolare, regolato soprattutto da legislazione nazionale. E ciò vale sia per il contenzioso che per la consulenza. I migliori avvocati d'affari italiani sono i più pagati d'Europa, superando con i loro 1,3 milioni di euro l'anno non solo i colleghi tedeschi e spagnoli ma anche i professionisti della City. A ciò contribuisce anche il forte divario in Italia fra la remunerazione degli avvocati con più esperienza e quella dei più giovani. Secondo la classifica stilata dalla rivista Top Legal nel 2008, le prime 100 law firm che operano in Italia, delle cui prime dieci la metà è rappresentata da filiali di importanti studi inglesi, hanno raggiunto un fatturato complessivo di 1,74 miliardi di euro: ciò significa che il 13% del mercato legale italiano è legato alla attività del 3% dell'intero corpo forense. Si tende a sostenere che queste due realtà possano tranquillamente coesistere, senza il timore che le law firm finiscano per sottrarre clientela agli studi di minori dimensioni, giacché operano su segmenti del tutto diversi di mercato. In realtà, se il ragionamento vale nel rapporto fra la law firm internazionale e il piccolo studio legale di provincia, la differenziazione del mercato di riferimento risulta assai meno marcata allorché il confronto avviene con studi di medie dimensioni, con sede in grandi città italiane, operanti in settori legali specializzati. Peraltro, come vedremo, è proprio la crisi finanziaria a determinare una nuova attenzione delle law firm verso settori di attività per loro prima marginali, appannaggio quasi esclusivo dei piccoli e medi studi. Le law firm indipendenti, e più piccole, in Europa potrebbero trovarsi seriamente minacciate dalla crisi. Per la loro natura, molte non hanno la dimensione sufficiente per affrontare una recessione profonda e prolungata, laddove gli studi internazionali saranno in grado di assorbire qualche colpo e perdere parte dello staff, limitando le perdite. In Italia la situazione non è differente: come già si evinceva dalle classifiche Mergermarket di fine settembre 2008, il giro d'affari dell'M&A (fusioni e acquisizioni, uno dei principali settori di mercato delle law firm) per gli avvocati, è calato ancor più vistosamente, con crolli verticali del fatturato. Un altro dei filoni che oggi sta risentendo di più delle difficoltà dei mercati finanziari è il private equity che, tra il 2006 e il 2007, aveva fatto produrre rilevanti fatturati alle law firm. I volumi però si sono quasi dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2007. Improvvisamente le law firm scoprono che un mercato con enormi potenzialità di crescita é la litigation, sì proprio il vecchio contenzioso. Ad esempio Allen & Overy, che nel 2007 traeva dal contenzioso il 9% degli affari generati dallo studio (rispetto al 33% dal settore societario e al 44% da quello finanziario), ha dichiarato di avere lanciato un programma per arrivare a fatturare nel settore contenzioso il 40% dei propri introiti dei prossimi quattro anni. Per quanto riguarda il resto degli avvocati, quelli non organizzati in law firm, da un indagine del Censis apprendiamo: -che la loro clientela è composta al 56% da privati, al 41,9% da imprese, dal 20,8% da pubbliche amministrazioni; -che l'ambito di attività ampiamente prevalente è quello giudiziale, pari in media al 72,9% del totale, con marcate differenze territoriali che spaziano dal 65,3% del Nord-Ovest all'83,9% dell'Italia meridionale e insulare; - che l'area disciplinare del diritto civile risulta prevalente per oltre l'86% degli intervistati, rispetto al 9,1% di diritto penale ed al 4,7% diritto amministrativo; - che fra i civilisti la maggior parte o non ha un'area di specializzazione (32,4%) o è orientato alla contrattualistica (22,6%). A grande distanza gli specializzati in diritto di famiglia e minori (9,8%) e del Lavoro (9,3%), e ancor meno diffuse le specializzazioni in diritto societario, esecuzioni, bancario e fallimentare, con percentuali che variano dal 3 all'1,4%. Il fatturato complessivamente prodotto dall'avvocatura italiana negli ultimi dieci anni è più che raddoppiato passando da circa 4 miliardi di euro del 1996 a oltre 9 miliardi nel 2006. Mentre dal 1980 ad oggi gli avvocati sono più che quadruplicati passando da circa 45.000 a oltre 200,000 nel 2008. Nello stesso periodo anche la quota di ricchezza prodotta dall'avvocatura ha avuto maggior peso sull'intero Paese Italia: se nel 1980 dei 203 miliardi di euro di PIL nazionale lo 0,1 % era attribuito all'avvocatura, nel 2007 dei 1.236 miliardi di euro di PIL nazionale l'avvocatura ha prodotto lo 0,6%. Con la circolare n. 25 del febbraio 2009 l'INPS ha annunciato l'avvio di una procedura articolata per l'individuazione di 40.000 avvocati domicilia tari dell'INPS, che agevolino il lavoro degli avvocati interni dell'Ente, fissando una remunerazione per l'attività di domiciliazione di sole euro 250,00 per ciascuna causa. Migliaia di avvocati hanno già chiesto di essere inseriti nell'elenco. E' una notizia di quelle che creano un certo sgomento. del 29-04-2009 num.

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STARBUCKS, (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

FENOMENI. UN LIBRO DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI 13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE CHIESE IL BUONO DEL CAFFÈ 29/04/2009 rss e-mail print La curiosa architetttura costruita con i marchi Starbucks, una catena di 13mila locali «Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un'esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo il suo numero uno Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi famosi in tutto il mondo e che la stessa catena di caffè di Seattle possa essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia. Starbucks è come McDonald's senza Burger King, Wendy's o Subway. Ha un fatturato di quasi 8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti alla settimana. È partito quindici anni fa da un nucleo di soli cento negozi, ha costruito una flotta di 13 mila caffetterie, presenti in 50 stati americani e in 43 nazioni, in aeroporti, biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese. Da Starbucks i freni non esistono e non è mai stato contemplato un rallentamento. Chi avrebbe, infatti, potuto pensare che Starbucks potesse aprire più di duecento caffetterie a Londra, entrare nella Città Proibita di Pechino e diventare il simbolo della gioventù urbana americana e dei «piccoli imperatori» cinesi? E qui entrano in gioco due storie che ci fanno capire il segreto di Starbucks: quella del caffè in America e quella personale di Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti una tazza di caffè nero filtrato costava 50 centesimi e la neonata catena di Seattle riusciva a farsela pagare un dollaro e sessanta. È come se per un espresso si dovesse sborsare, invece di un euro, tre. Clark svela come Schultz si era reso conto della pazzesca e inesauribile voglia di caffè che serpeggiava nella società americana. «Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di americani che sapeva cosa fosse un caffè macchiato non ci avresti riempito la palestra di una scuola. Ora, invece, l'America si è riscoperta una nazione dipendente dalla caffeina. Compra più di qualsiasi altro paese del mondo - quasi un terzo della produzione planetaria - e ne consuma all'incirca 11 miliardi di tazze all'anno». Clark conclude che, dopo il petrolio, il caffè è la materia prima con il più grande mercato mondiale; quattro adulti americani su cinque bevono regolarmente caffè. Starbucks, naturalmente come molti di voi staranno pensando, non ha inventato il caffè, ma ne ha fatto qualcosa che nessuno riteneva possibile. Ha preso una materia prima che gli americani erano abituati a prendersi con pochi centesimi e l'ha trasformata in un prodotto di lusso, ha convinto i clienti a comprarla a prezzi gonfiati e ha riempito di propri punti vendita ogni città importante, prima in America, poi nel mondo, ad eccezione dell'Italia, la nazione che, nella primavera del 1983, aveva dato l'idea a Schultz, ex venditore di casalinghi, cresciuto in mezzo alle ristrettezze nelle case popolari di Brooklyn. Il numero uno di Starbucks, all'epoca, era a Milano per una fiera di casalinghi. Entrò per caso in un bar e si rese conto che, mentre l'azienda per cui lavorava, offriva caffè in rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano luoghi di socializzazione, animati per tutto il giorno. E invece di venirci una volta alla settimana per i chicchi, gli italiani visitavano i loro bar parecchie volte al giorno. E qui l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare in America l'autenticità del bar italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani come aveva colpito lui. Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark, nonostante le smentite sul Financial Times, di aver trovato la città italiana da cui lanciare, a colpi di Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso. Molto presto queste due diverse tradizioni si confronteranno a viso aperto e, come ricorda l'Istituto nazionale espresso italiano, il Belpaese potrebbe costituire un ideale campo di battaglia dato che ogni giorno in Italia si consumano circa 70 milioni di tazzine di espresso al bar. Presto la sfida potrebbe avere inizio. Simone Incontro Simone Incontro

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MASSIMO LO CICERO LE CRONACHE DESCRIVONO CON TONI ALLARMATI I LIVELLI CHE HA RAGGIUNTO LA DISOCCU... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Nord))

Argomenti: Crisi

Massimo Lo Cicero Le cronache descrivono con toni allarmati i livelli che ha raggiunto la disoccupazione negli Stati Uniti. Si parla di un livello pari al 10% delle forze di lavoro che, per la cronaca sono la somma di chi lavora, gli occupati, e di chi è in cerca di occupazione, i disoccupati. L'Istat ha pubblicato i dati del mercato del lavoro in Italia aggiornati al 2008. Un anno difficile eprchè è l'anno in cui deflagra l'effetto economico della prima crisi finanziaria globale. Il secondo semestre del 2008 rappresenta la fase in cui l'economia si contrae: in Italia e nel Sud, e quindi anche in Campania. L'Istat ci offre un quadro delle forze di lavoro molto articolato, per regioni e per province, che ci permette di dare un ordine di grandezza al mercato del lavoro, a Napoli e nella Campania. Come abbiamo detto le forze di lavoro sono la somma di chi lavora, è occupato, e di chi l'occupazione la cerca. Questa somma rappresenta il numero di coloro che sono potenzialmente in grado di lavorare, l'offerta disponibile, mentre il numero degli occupati rappresenta il numero di coloro ai quali è stato domandato, dalle imprese e dalle altre organizzazioni, di lavorare. Una misura della domanda di lavoro espressa dal sistema. Ovviamente dalle forze di lavoro si escludono i troppo giovani, quelli che non hanno ancora 15 anni. In Campania la popolazione di età superiore ai 15 anni era di poco inferiore ai cinque milioni nel 2008 (4.812) ma la offerta potenziale di lavoro, la somma di occupati e di coloro che ne erano in cerca, era solo di quasi due milioni (1.923): questi rappresentano le forze di lavoro, coloro che si presentano, ma non sempre riescono a partecipare al mercato del lavoro. La domanda effettiva di lavoro legale, gli occupati, erano poco più di un milione e mezzo (1.681). SEGUE A PAGINA 43

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OLGA FERNANDES LA RICERCA E I FONDI PER SOSTENERLA: SONO QUESTI I VERI COMPONENTI DI UN'EQUA... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (City))

Argomenti: Crisi

OLGA FERNANDES La ricerca e i fondi per sostenerla: sono questi i veri componenti di un'equazione che vale in tutti i campi, anche in medicina, anche e soprattutto per gli studi sulle terapie per guarire i tumori. L'incubo, di milioni di uomini e donne, il cancro, potrebbe e può essere sconfitto, debellato, ma occorre non lesinare sui fondi destinati alla ricerca. Questo il filo conduttore di un incontro scientifico su: «Il ruolo del farmaco in oncologia», che si è svolto all'Istituto Pascale di Napoli. Un dibattito che è iniziato con i saluti dell'assessore regionale alla Sanità, Mario Santangelo: «Ridurre la mortalità, migliorare la qualità della vita - ha sottolineato l'assessore - sono gli obiettivi che si pone la ricerca in questo settore, che va indispensabilmente sostenuta in maniera adeguata». Soldi e ricerca, soldi e salute, dunque. La ricerca oncologica negli ultimi anni ha portato all'impiego di nuovi farmaci antitumorali suscitando un cauto ottimismo. Tuttavia è evidente che il sistema di ricerca e sviluppo dei nuovi farmaci non è ottimizzato. Negli Stati Uniti gli investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati, negli ultimi decenni, in maniera esponenziale. Solo nel 2007 sono stati investiti circa 45 miliardi di dollari. È sempre di più sentita la necessità di coinvolgere la ricerca clinica dell'accademia nello sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Il prevalere delle logiche del marketing sull'impiego razionale e ottimale del farmaco, a volte si traduce in un fallimento terapeutico impedendo ai ricercatori un più appropriato sviluppo nell'ambito oncologico: «È questo l'esempio di alcune molecole interessanti sviluppate sino ad un certo punto e poi messe in stand by dalle stesse aziende dopo i risultati negativi dei trials - spiega Paolo Ascierto, direttore dell'oncologia medica del Pascale - e parlo del CpG, del tremelimumab, dello stesso Sorafenib nel melanoma, la cui attività è invece riconosciuta: nel 2002/2003 abbiamo effettuato uno studio di fase I (First in man) nel melanoma con un farmaco interessante: l'adi-peg20. Purtroppo la mancanza di fondi della Company non ha permesso l'ulteriore sviluppo di questo farmaci». «La crisi finanziaria è gravissima - sottolinea Claudio Cavazza, vicepresidente di Farmindustria - bisogna incentivare la ricerca anche per rilanciare l'economia. Il settore farmaceutico ha molte potenzialità inesplorate e se adeguatamene sviluppate potrebbero migliorare la qualità della vita».

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IL CONTO DELLE PERDITE A EST* (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

>IL CONTO DELLE PERDITE A EST* di Raphael Auer e Simon Wehrmüller 29.04.2009 I debiti denominati in valuta straniera dei paesi dell'Europa centrale e orientale ammontano a 250 miliardi di dollari. Quello che era stato presentato come un affare, si rivela oggi una dura lezione per le imprese e le famiglie che hanno fatto ricorso a quei prestiti. Il totale delle perdite è di circa 60 miliardi di dollari. Ma quali sono le conseguenze per le finanze pubbliche? E per la valutazione del rischio di default di Stati sovrani? Si allargano gli spread sui credit default swap. Anche se non tutti i paesi sono uguali. Delle ricadute della crisi nelle diverse aree dell'economia globale si parlerà al Festival dell'Economia di Trento, dal 29 maggio al 31 giugno.   Spinte dal desiderio di raggiungere l'Europa occidentale negli investimenti e nei consumi e ingannate dai bassi tassi di interesse nominali di franco svizzero, euro e dollaro americano, le famiglie e le imprese del settore non bancario di molti paesi dell'Europa centrale e orientale hanno accumulato l'equivalente di 250 miliardi di dollari di debiti denominati in valuta straniera. In Austria, essenzialmente a causa della vicinanza alla Svizzera e del significativo differenziale tra tassi di interesse di euro e franco svizzero, il totale dell'esposizione in valuta straniera è pari a 100 miliardi di dollari. UN PESSIMO AFFARE Quello che era stato presentato come un affare dalle banche locali e internazionali si è rivelato una dura lezione per le imprese e le famiglie che hanno fatto ricorso a quei prestiti. Per esempio, negli ultimi sei mesi, il franco svizzero si è apprezzato del 31 per cento rispetto allo zloty polacco e il fiorino ungherese ha perso il 14 per cento rispetto all'euro. Data l'ampiezza delle posizioni finanziarie, i rapidi apprezzamenti delle monete hanno determinato enormi perdite aggregate per i paesi che hanno contratto i prestiti. A sostenere larga parte delle perdite sono state famiglie e imprese, ma la maggior parte dell'esposizione è concentrata in quelle famiglie e imprese che sono meglio attrezzate a sostenere il rischio, mitigando così in parte gli effetti negativi reali delle esposizioni. (1) Tuttavia, gli operatori del mercato hanno anticipato che alla fine sarà lo Stato a “pagare il conto” del settore privato nei confronti delle banche locali, con gravi ripercussioni sulle previsioni di finanza pubblica e sulla percezione che il mercato ha della possibilità di fallimento di uno Stato sovrano. In un recente lavoro, abbiamo quantificato le perdite del settore non bancario per debiti denominati in valuta straniera in nove paesi dell'Europa centrale e orientale e in Austria. (2) E abbiamo stimato l'effetto che le perdite hanno avuto sulle valutazioni implicite del mercato relative al rischio default degli Stati sovrani, ovvero sugli spread dei credit default swap. LE PERDITE DI DIECI PAESI La figura 1 mostra la perdita cumulata del settore non bancario attribuibile alla rivalutazione dei prestiti in valuta straniera a partire da agosto 2008 in Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia. I dati utilizzati includono informazioni su tutti i prestiti in valuta straniera ottenuti da imprese non bancarie, famiglie e Stato e concessi da istituti nazionali. A questo si aggiunge il debito estero dello Stato. (3) Le perdite totali nelle dieci economie assommano a circa 60 miliardi di dollari. In termini relativi, spiccano l'Ungheria e la Polonia, con un debito cumulato che raggiunge rispettivamente il 18 e l'8 per cento del Pil. Negli altri paesi, le perdite totali non sono insignificanti, ma non superano il 5 per cento del Pil. Figura 1: Stime della rivalutazione del debito del settore privato non bancario e dello Stato in % del Pil GLI EFFETTI SUGLI SPEAD SUI CDS Fino a che punto il mercato assume che alla fine sarà lo Stato a ripagare le perdite del settore privato nei confronti delle banche locali? Fino a che punto il costo atteso del salvataggio, e le perdite dirette dello Stato sui prestiti Forex, influiscono sul giudizio del mercato rispetto alle finanze pubbliche? La figura 2 mostra la relazione tra perdite/guadagni relativi a valuta estera sui prestiti non bancari e gli spread sui credit default swap nel periodo tra il 1 agosto 2008 e il 16 marzo 2009 per gli otto paesi per i quali lo spread è disponibile. Sull'asse orizzontale, sono indicate le variazioni giornaliere del valore dei prestiti non bancari denominati in valuta straniera come quota del Pil del paese. Una perdita corrisponde a un valore negativo e un guadagno a un valore positivo. Sull'asse verticale, le variazioni assolute giornaliere dello spread sui Cds a cinque anni del paese sono riportate in punti base. Figura 2: Guadagni e perdite sui prestiti Forex e spread sui Cds a 5 anni   La figura 2 indica che le perdite relative a valuta straniera nel settore non bancario hanno un forte impatto sugli spread sui Cds. Nel nostro lavoro, proviamo che la relazione è significativa in un contesto econometrico. Abbiamo adottato una stima di panel che copre gli otto paesi e 163 giorni lavorativi dal 1 agosto 2008. Nelle nostre stime controlliamo per gli effetti fissi del paese e consentiamo agli spread sui Cds di ritornare alla loro media. Poiché è probabile che le variazioni dei tassi di cambio siano correlate agli spread sui Cds attraverso canali diversi dall'esposizione del paese per prestiti denominati in valuta straniera, controlliamo anche per le variazioni dei tassi di cambio delle economie prese in considerazione rispetto alle valute utilizzate per operazioni carry trade. Le nostre stime puntuali mostrano che se in un dato giorno le perdite subite dal paese riconducibili a un apprezzamento delle valute straniere ammontano all'1 per cento del Pil, lo spread sui titoli di Stato di quel paese sale dello 0,1998 per cento, ovvero di 20 punti base. Mostriamo anche che le perdite che si verificano nel settore non bancario hanno un impatto sullo spread sui Cds significativamente minore rispetto alle perdite statali dirette. La stima puntuale mostra che se le perdite del settore privato non bancario ammontano all'1 per cento del Pil, lo spread sui Cds sui titoli di Stato aumenta di 11 punti base. Questo coefficiente indica che le perdite del settore non bancario, in media, si trasferiscono alla posizione finanziaria del settore pubblico con un tasso di 11/20 o del 55 per cento. Per dare un'idea migliore della correlazione tra le nostre stime e le reali variazioni degli spread sui Cds, la tavola 1 riporta gli spread sui Cds degli otto paesi registrati il 1 agosto 2008, il 16 agosto 2009 e la differenza tra le due date. La colonna 4 mostra che parte dell'incremento dello spread sui Cds può essere spiegato dalle perdite sui prestiti Forex. Tavola 1: variazioni degli spread sui Cds attribuibili a perdite Forex   Spread sui Cds (punti base) Differenza   (1) (2) (3) (4)   01.08.2008 16.03.2009 Variazione totale reale =(2)-(1) Parte di (3) dovuta a perdite Forex Austria 11 195 184 27 Croazia 82 507 425 37 Repubblica Ceca 37 249 212 27 Ungheria 114 523 409 265 Lituania 138 770 632 10 Polonia 51 309 258 123 Slovacchia 34 162 128 8   Come si può vedere confrontando le ultime due colonne della tavola, le perdite relative a valute straniere possono spiegare una larga parte dell'improvviso e forte aumento degli spread sui Cds per Ungheria e Polonia. Tuttavia, tali perdite possono spiegare solo una piccola quota degli stessi aumenti registrati in altri paesi, come ad esempio la Repubblica Ceca. Un tale andamento indica che gli operatori dei mercati finanziari non hanno tenuto conto del fatto che le posizione Forex delle economie dell'Europa centrale e orientale sono molto diversificate tra loro, le hanno invece inserite tutte quante nella stessa categoria di rischio, sulla base di considerazioni decisamente ad hoc. (4) Gli spread sui Cds non hanno mostrato solo una tendenza a salire, ma anche a differenziarsi: i differenziali sugli spread tra paesi come la Repubblica Ceca e l'Ungheria si sono ampliati. La differenziazione indica una crescita generale del costo di assicurazione contro i rischi di default, piuttosto che un reale spostamento verso l'alto della probabilità di default.(5) (1) Vedi Brown, Martin, Steven Ongena e Pinar Yesin, Foreign Currency Borrowing by Small Firms, working paper presentato alla SNB-CEPR Conference: “Foreign Currency Related Risk Taking by Financial Institutions, Firms and Households”, 22/23 settembre 2008. E vedi anche Beer, Christian, Steven Ongena e Marcel Peter, Borrowing in Foreign Currency: Austrian Households as Carry Traders, Swiss National Bank Working Paper 2008-19. (2) Auer, Raphael e Simon Wehrmüller, 2009, “Carry Trade-Related Losses and their Effect on Cds Spreads in Central and Eastern Europe”, mimeo, Swiss National Bank. (3) Questa definizione non comprende i prestiti che il settore privato ha ottenuto direttamente da un istituto straniero. Abbiamo escluso questi prestiti sulla base delal considerazione che è molto meno probabile che un governo decida di intervenire in favore di chi ha un debito verso un creditore straniero piuttosto che verso una banca nazionale. Assumiamo perciò che l'esposizione diretta verso  un creditore estero non incida molto sulle finanze del settore pubblico. Per il calcolo preciso delle esposizioni si rimanda al nostro studio. (4) La Lituania rappresenta un caso particolare perché il paese è stato finora in grado di difendere il proprio tasso di cambio con l'euro, eliminando perciò le perdite sui prestiti denominati in euro. Il recente aumento dello spread sui Cds riflette la probabilità di una svalutazione e le perdite future a questa associate. (5) Si veda Remolona, Eli M. Michela Scatigna e Eliza Wu The Dynamic Pricing of Sovereign Risk in Emerging Markets: Fundamentals and Risk Aversion, 20th Australasian Finance & Banking Conference 2007 Paper, Journal of Fixed Income, Vol. Spring, 2008. * Il testo in lingua originale è pubblicato su Vox. I commenti possono essere inviati in lingua originale al sito da cui l'articolo è tratto

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Trasporto pubblico, il rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Belluno)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Trasporto pubblico, il rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine Mercoledì 29 Aprile 2009, Interrogandosi su quale impatto abbia avuto la crisi finanziaria ed economica anche sul trasporto pubblico, sia dal punto di vista dei passeggeri che dei finanziamenti, il trasporto pubblico si rilancia proponendosi come alternativa a quello privato per salvare l'ambiente, in perfetto stile Obama, ma chiedendo anche alle pubbliche amministrazioni di non tagliare gli investimenti. E' questo lo scenario delineato nella due giorni del 79. meeting internazionale della Commissione economica dei trasporti in seno all'Unione internazionale trasporti pubblici, che ha scelto Belluno per la sua edizione italiana di quest'anno. A Palazzo Piloni, con il presidente della Commissione Jeoff Hobbs, erano presenti una quindicina di aziende europee. L'opportunità di ospitare questo forum è venuta da Transdev Italia, amministrata da Franck-Olivier Rossignolle, partner fondamentale di Dolomitibus. Non tutti i Paesi comunitari hanno risentito allo stesso modo della recessione. Per esempio, in Austria e in Svizzera si è registrato un aumento del consumo di trasporto pubblico, perché i governi ne hanno fatto una priorità, migliorandone l'offerta e la qualità. Nessuno al forum ha fatto cifre sulle perdite dovute alla crisi, ma invece c'è stata chiarezza nell'indicare e sollecitare soluzioni finanziarie ed energetiche per il "pubblico" non dimenticando i suoi benefici sul sistema. Più efficienza nelle risorse, partnership di lungo termine e ricorso ai fondi d'investimento sono le tre vie ritenute fondamentali per ridare ossigeno al settore. Proprio la crisi può tasformarsi in una risorsa nel momento in cui si ripensano modelli di sviluppo. Città metropolitane ma anche territori diffusi come il nostro si prestano a un potenziamento del trasporto collettivo, che deve però spuntare anche costi energetici migliori di quelli attuali. Al riguardo sono in corso contatti con l'Opec.

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Plastal, sì del tribunale al concordato (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plastal, sì del tribunale al concordato La decisione comunicata ieri ai fornitori, entro il 30 maggio invece saranno chiamati i creditori Mercoledì 29 Aprile 2009, Oderzo La richiesta di concordato preventivo da parte di Plastal spa è stata accettata dal Tribunale di Treviso il giorno 27 aprile. Entro il 30 maggio verrà convocata l'adunanza dei creditori, ai quali sarà comunicata la percentuale di pagamento dei loro crediti, procedura che dovrebbe ridare una certa tranquillità alle aziende che lavorano per Plastal, le quali quasi tutte, al momento, chiedono pagamenti alla consegna. La comunicazione dell'ok del Tribunale di Treviso è giunta ieri mattina ai fornitori dell'azienda di via Verdi, firmata dall'amministratore delegato Manuela Pes e dal dirigente Martin Hallberg. Fin dall'inizio della crisi finanziaria maturata nell'azienda a causa del tracollo della casa-madre svedese, la Plastal Holding AB, il consiglio di amministrazione si è indirizzato verso il concordato preventivo. A seguito delle verifiche del revisore dei conti sugli aspetti finanziari della Plastal italiana, il consiglio di amministrazione ha scelto la strada del concordato. Inoltre il socio svedese dell'azienda avrebbe annunciato la volontà di trasformare una parte consistente del proprio debito verso Plastal in "equity". Sono queste le condizioni che di fatto hanno reso impossibile il ricorso alla cosiddetta amministrazione straordinaria controllata - regolata dalla legge Prodi - poiché il volume di indebitamento dell'azienda è inferiore a quanto previsto dalla normativa. «Attendiamo ora con fiducia la nomina del commissario che dovrà occuparsi del concordato preventivo e dunque del pagamento dei nostri crediti pregressi» dicono diversi fornitori. La maggior parte di loro ha comunque continuato a produrre per lo stabilimento opitergino, in attesa dell'evolversi della situazione. Plastal, per parte sua, ha richiesto il pagamento alla consegna di tutto il materiale fornito ai clienti, un sistema che ha permesso, nell'emergenza, di saldare i nuovi ordini fatti ai fornitori. Nell'ambito del concordato preventivo intanto le voci ufficiose parlando anche di una nuova società che potrebbe sorgere sulla parte sana della vecchia Plastal, della quale la Svenska Handelsbank (vale a dire il principale creditore svedese della società ndr) potrebbe diventare azionista. Al momento però non è esclusa nessuna opzione. I legali della Plastal, nel corso delle riunioni tenutesi al Ministero dello Sviluppo economico, hanno sempre sottolineato la volontà di arrivare nel più breve tempo possibile alla domanda di concordato preventivo. Questo anche per garantire la continuità produttiva. Da parte loro le organizzazioni sindacali hanno sempre evidenziato con forza la necessità di tutelare i lavoratori, insistendo sull'ingresso di un nuovo investitore che rilevando Plastal o affittandola di continuità alla produzione assicurando così il pagamento degli stipendi. Annalisa Fregonese

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Venezia Non si può fare udienza di sabato. E così rischia di bloccarsi per l'enne... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Venezia)" del 29-04-2009)

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Mercoledì 29 Aprile 2009, Venezia Non si può fare udienza di sabato. E così rischia di bloccarsi per l'ennesima volta il processo relativo al crac delle società Cdc e Manifatture Venete di Eraclea. L'udienza di ieri, dopo l'audizione di alcuni testimoni, si è conclusa con un rinvio al prossimo 28 settembre. E, in quell'occasione, con molte probabilità, sarà tutto da rifare. Infatti uno dei tre giudici che compongono il collegio giudicante è in procinto di trasferirsi al Tribunale civile e sarà necessario sostituirlo. La difesa ha già dichiarato che non accetterà di inserire nel fascicolo le prove già acquisite e, di conseguenza, si renderà necessario ascoltare nuovamente tutti i testimoni. Nel frattempo si avvicina la prescrizione dei reati: gli episodi finiti sotto accusa, infatti, risalgono al periodo compreso tra il 2000 e il 2002 e il processo ha già subito numerosi rinvii. Per due anni non fu possibile trovare tre giudici che non avessero motivi di incompatibilità (tutti si erano già occupati del caso in qualità di gip o in sede di riesame). E, dopo il 29 aprile del 2008, si rese necessaria una sospensione di sei mesi perché uno dei giudici fu applicato in Corte d'Appello. Il presidente del collegio, Savina Caruso, ha tentato ieri di scongiurare l'ennesimo stop al processo, proponendo di celebrare le prossime udienze di sabato, soluzione che aveva trovato il consenso di tutte le parti processuali. Ma un accordo sindacale firmato dal presidente e dal dirigente del Tribunale prevede che, a causa della carenza di personale, le udienze di sabato si possano celebrare soltanto in caso di imputati detenuti. «È una situazione incredibile, che si commenta da sola», ha protestato l'avvocato Giorgio Bortolotto, il legale di parte civile per il curatore fallimentare della Cdc, che dal crac ha subito un danno stimato in 7 milioni di euro. Sotto processo sono finite dieci persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di «una serie indeterminata di delitti di bancarotta fraudolenta per distrazione, mediante operazioni di acquisizione di imprese in crisi finanziaria compiute anche avvalendosi di prestanome». Nel 2003 furono arrestate otto persone in relazione a reati commessi nella gestione di ditte di abbigliamento di mezza Italia: oltre a Cdc e Manifatture Venete, figurano la Juvenilia spa di Rovigo, le marchigiane Silver confezioni spa, Gmf spa, Kara srl, e la piemontese Carlo spa. Quattro imputati sono usciti dal processo patteggiando pene che vanno da 14 mesi a due anni e 11 mesi. Gianluca Amadori

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Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete ma... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 29-04-2009)

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Mercoledì 29 Aprile 2009, Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.

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Crisi/ Cisl: oltre 1.500 posti a rischio in aziende gruppo (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 29-04-2009)

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Sono oltre 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa della crisi nelle aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S. Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di Ravenna. E' l'allarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le ricadute sull'occupazione. "Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l'anno scorso aziende italiane del settore elettromeccanico - spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti". Il sindacato sollecita un incontro urgente con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle aziende italiane e quali prospettive si aprono. "I segnali sono preoccupanti - aggiunge Dedei -. Ai 150 in cassa integrazione alla Franco Tosi da due settimane si è aggiunto nei giorni scorsi il fatto che la Sadelmi, al 50% proprietà del gruppo, ha chiesto il concordato preventivo e affitterà le attività ad altre società. Gammon in questo modo esce di scena e non vorremmo che fosse solo l'inizio di una fase di disimpegno". Gammon India Limited è una società con sede in India con attività nelle infrastrutture: immobili, ponti, aeroporti, sistemi di trasporto rapido di massa, centrali elettriche, linee di trasmissione di potenza. Fornisce sistemi di progettazione e costruzione di ingegneria sia in India, sia all'estero.

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Cisl lombarda, 1.500 posti a rischio tra Franco Tosi, Sadelmi, Sofinter (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 29-04-2009)

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Cisl lombarda, 1.500 posti a rischio tra Franco Tosi, Sadelmi, Sofinter (29/4/2009 13:09) | (Sesto Potere) - Milano - 29 aprile 2009 - Sono oltre 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa della crisi nelle aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S. Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di Ravenna. E’ l’allarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le ricadute sull’occupazione. “Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l’anno scorso aziende italiane del settore elettromeccanico - spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti”. Il sindacato sollecita quindi un incontro urgente con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle aziende italiane e quali prospettive si aprono. “I segnali sono preoccupanti - aggiunge Dedei -. Ai 150 operai messi in cassa integrazione alla Franco Tosi da due settimane si è aggiunto nei giorni scorsi il fatto che la Sadelmi, al 50% proprietà del gruppo, ha chiesto il concordato preventivo e affitterà le attività ad altre società. Gammon in questo modo esce di scena e non vorremmo che fosse solo l’inizio di una fase di disimpegno”. Gammon India Limited è una società con sede in India con attività nelle infrastrutture: immobili, ponti, aeroporti, sistemi di trasporto rapido di massa, centrali elettriche, linee di trasmissione di potenza. Fornisce siatemi di progettazione e costruzione di ingegneria sia in India, così come all'estero.

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Wall Street si candida ad un avvio in rialzo nonostante la delusione del PIl (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

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Wall Street si candida ad un avvio in rialzo nonostante la delusione del PIl PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna Di Alberto Susic , 29.04.2009 15:16 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Dopo l’incertezza delle ultime due giornate, la piazza azionaria americana sembra intenzionata ad imboccare nuovamente la via dei guadagni secondo quanto anticipato dei futures che restituiscono un quadro piuttosto incoraggiante. Il contratto sull’S&P500 avanza infatti dell’1%, seguito da quello sul Nasdaq100 che procede in maniera più cauta con un progresso dello 0,7%. Il mercato non si è fatto condizionare oltre il dovuto dal dato macro sul PIL preliminare del primo trimestre che ha evidenziato una flessione del 6,1%, in lieve recupero rispetto al calo del 6,3% degli ultimi tre mesi del 2008, ma ben al di sotto delle previsioni degli analisti che puntavano ad una contrazione più contenuta del 4,7%. Un’ora dopo l’avvio degli scambi sarà diffuso il consueto report sulle scorte strategiche di petrolio, mentre in serata, alle 20.15 ora italiana, è attesa la decisione della Fed sui tassi di interesse che dovrebbero rimanere fermi nel range tra lo 0% e lo 0,25%. Molta attenzione sarà riservata alla lettura del comunicato che accompagnerà l’annuncio ufficiale perché è probabile che siano indicate nuove misure nuove non convenzionali contro la crisi finanziaria e a sostegno dell’economia. Per quanto riguarda invece le novità che giungono dal fronte societario, da seguire Time Warner che ha chiuso il primo trimestre con utili in flessione a 690 milioni di dollari, ma l’eps pro-forma è stato pari a 0,45 dollari, superiore ai 38 cents previsti dal mercato. La società ha poi confermato l’outlook per l’esercizio 2009, palesando la sua intenzione di acquisire il 5% di Google in Aol. Da seguire ancora i titoli del settore finanziario in attesa dell’esito degli stress test che sarà comunicato nei prossimi giorni. Quest’oggi inoltre si svolgerà il meeting degli azionisti di Bank of America e di Morgan Stanley.

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Ambiente: il treno verde viaggia in ritardo (sezione: crisi)

( da "Panorama.it" del 29-04-2009)

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- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Ambiente: il treno verde viaggia in ritardo Posted By antonella bersani On 26/4/2009 @ 19:10 In Headlines | 2 Comments [1] I riccioli sono quelli, ma ci sono tanti modi di essere un Tronchetti Provera. Si può anche essere laziali e preferire treno e metropolitane al trasporto su gomma. E questo è il modo di Nino Tronchetti Provera, cugino di Marco ("Mister Pirelli") e presidente e fondatore del[2] fondo Ambienta, in Italia il primo specializzato nel settore ambientale. Nino Tronchetti Provera discute con il principe di Galles della prima lobby del green al mondo e alla famiglia ha già dato il [3] Gecam, il "gasolio ecologico" con cui la Cam (controllata dalla Pirelli Technologies) fa metà cento del fatturato. Se ci mettiamo anche una tesi di laurea profetica nel 1992, la prima sul tema del business green, che gli valse la lode e l'ingresso in [4] McKinsey, le credenziali aumentano. E sentirgli dire che l'Italia rischia di perdere il treno verde non fa piacere. Soprattutto se in mano ha 175 milioni da investire. "Sulle fonti rinnovabili abbiamo un sistema di incentivi molto avanzato, però green economy non vuol dire soltanto questo. Nel mondo c'è fermento, mentre in Italia il valore del settore ambientale non è ancora stato compreso. Eppure, il grande interesse che si è creato sulle energie rinnovabili e sulla tutela dell'ambiente non è una bolla: se internet significa comunicare, il green vuol dire sopravvivere". I [5] 150 miliardi messi a disposizione da Barack Obama e la svolta ambientalista annunciata dal premier spagnolo José Luis Zapatero sono due esempi di quel piano organico nazionale che in Italia ancora manca. "Gli spazi nell'eolico e nel solare sono ormai pochi" continua Tronchetti Provera. "Nel mondo esistono 13 società che in questi settori fatturano oltre il miliardo ed è difficile competere con giganti come Vestas, Gamesa, Q-Cells. Possiamo ancora giocarci la partita nei settori dell'efficienza energetica e della componentistica. Anche dell'auto elettrica. Su quest'ultimo fronte, la filiera asiatica è già partita ma abbiamo un know-how nel settore dell'auto o nel settore delle batterie che ci permette di sperare". Tronchetti Provera tace sulle voci di contatti che avrebbe avviato nella Ue e in Cina proprio per l'auto elettrica; e sulla ventilata trattativa con la bresciana Turboden, azienda che produce turbogeneratori che utilizzano scarti industriali. Gli preme di più dare la sveglia all'imprenditoria italiana. "Il web è nato lontano, nella Silicon Valley californiana. Il green invece ha molti pionieri in Italia: pochi sanno per esempio che i biocarburanti nascono con la Novaoil dei Ferruzzi". Purtroppo, lamenta, l'inventiva italiana si è scontrata spesso "con il protezionismo delle grandi imprese dell'energia e con gli errori di un certo nostro ambientalismo, troppo politicizzato e spesso soltanto contro". E se lo dice uno che è tra i fondatori del Kyoto club.In gioco ci sono i posti di lavoro promessi dalla green economy, che le due società nel portafoglio del fondo Ambienta non smentiscono: "La Icq (eolico) e l'Italiana Pellets (biomasse) fatturavano 24 milioni nel 2006 e ne prevediamo 90 nel 2010. Totalizzavano 53 dipendenti, ne avranno 1753. LEGGI ANCHE: [6] Aziende verdi in Italia chi sono, cosa fanno, quanto rendono

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CRISI/ CISL: OLTRE 1.500 POSTI A RISCHIO IN AZIENDE GRUPPO GAMMON (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Cisl: oltre 1.500 posti a rischio in aziende gruppo Gammon di Apcom Dedei (Fim-Cisl Lombardia): Subito incontro con proprietà -->Milano, 29 apr. (Apcom) - Sono oltre 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa della crisi nelle aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S. Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di Ravenna. E' l'allarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le ricadute sull'occupazione. "Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l'anno scorso aziende italiane del settore elettromeccanico - spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti". Il sindacato sollecita un incontro urgente con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle aziende italiane e quali prospettive si aprono. "I segnali sono preoccupanti - aggiunge Dedei -. Ai 150 in cassa integrazione alla Franco Tosi da due settimane si è aggiunto nei giorni scorsi il fatto che la Sadelmi, al 50% proprietà del gruppo, ha chiesto il concordato preventivo e affitterà le attività ad altre società. Gammon in questo modo esce di scena e non vorremmo che fosse solo l'inizio di una fase di disimpegno". Gammon India Limited è una società con sede in India con attività nelle infrastrutture: immobili, ponti, aeroporti, sistemi di trasporto rapido di massa, centrali elettriche, linee di trasmissione di potenza. Fornisce sistemi di progettazione e costruzione di ingegneria sia in India, sia all'estero.

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Finanziaria, è saltata la nominadei cinquecento nuovi dirigenti (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Finanziaria, è saltata la nomina dei cinquecento nuovi dirigenti Giovanni Ciancimino Palermo. Con un emendamento dell'assessore Cimino, sono stati soppressi gli articoli della finanziaria che prevedevano la creazione di 500 nuovi dirigenti della Regione. Saranno oggetto di un apposito ddl. Come sostengono i sindacati Cobas-Codir, Sadirs e Siad «il tutto era stato ordito per finanziare la creazione di 500 nuovi dirigenti "ope legis" di seconda fascia, che si sarebbero aggiunti ai 2.300 di terza fascia in servizio». Con un emendamento a firma De Luca (Mpa), per cui lo stesso ha chiesto lo scrutinio segreto e sul quale il governo si è disunito come del resto la maggioranza, è stato soppresso anche l'art.9 sul personale della protezione civile. Intanto, i comuni siciliani non avranno più l'onere per il ricovero dei minori in centri di accoglienza disposto dal tribunale. É frutto di un emendamento, primo firmatario il capogruppo Udc Maira. Il costo della retta, a quasi 40 mila euro l'anno per ciascun minore, sarà sostenuto all'80% dalla Regione tramite un fondo presso assessorato alla Famiglia. «Grazie a questa norma – afferma Maira – gli Enti locali avranno maggiori risorse nei loro bilanci per le politiche sociali e si pone fine ad una situazione che li obbligava a caricarsi di un costo eccessivo togliendo risorse alle politiche di welfare a vantaggio di soggetti deboli come gli anziani e i disoccupati». Con un emendamento a firma Caputo (Pdl) e con un altro a firma Cracolici-Apprendi (Pd) sarà dato sostegno agli imprenditori sui crediti vantati nei confronti degli enti pubblici. Varato anche un emendamento che prevede la stipula di convenzioni con Inps, Inail e Cassa edile per consentire alle imprese la compensazione dei crediti vantati con la Regione. Caputo: «La norma come era stata prevista avrebbe arrecato un ulteriore danno alle imprese e all'economia siciliana». Cracolici-Apprendi: «Grazie al nostro emendamento la certificazione del credito da parte della Regione adesso è obbligatoria, e riguarda tutti gli enti locali, ma anche le loro società e i consorzi». Soddisfazione del presidente di Confindustria Sicilia, Lo Bello:«Il governo regionale ha assunto l'impegno di consentire ai Comuni, e alle pubbliche amministrazioni (Ato, Ausl, Consorzi e Province) di certificare i crediti vantati dalle imprese e finora non pagati, avendo con l'occasione verificato che tale strumento non comporta incremento di spesa. Si tratta non di assistenza, ma di convertire i crediti (per servizi resi e opere realizzate) in anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave crisi finanziaria». In serata è arrivato il cosiddetto signori si cambia. Il non stop è rinviato ad oggi. Nel complesso, il dibattito sulla manovra è stato serrato, si sono fatti passi avanti. Ma entro oggi giocoforza si deve raggiungere il traguardo. I tempi ormai non ci sono più. Peraltro va aggiunto che domani scade l'esercizio provvisorio, quindi la macchina amministrativa della Regione resterà ferma almeno fino al 10 maggio. Stando ai tempi tecnici degli uffici dell'Ars e del Commissario dello Stato. E sempre che la manovra non dia adito a censura. In quel caso l'Ars dovrà riunirsi per cassare le eventuali parti conteste, per cui si allungano tempi della promulgazione della manovra. E, considerata l'allegria che spesso caratterizza i lavori dell'Ars, la mannaia del Commissario dello Stato pesa come un macigno. Ieri si è andati avanti con l'esame degli articoli con meno contrasti, ma per il rush finale si aspetta il maxiemendamento che dovrebbe mettere tutti d'accordo. Vi lavorano i tecnici da due giorni, il suo arrivo in Aula è atteso per chiudere il non stop.

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UNICREDIT: PROFUMO, RISCHI EST EUROPA INFERIORI A QUANTO PREVISTO. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

UNICREDIT: PROFUMO, RISCHI EST EUROPA INFERIORI A QUANTO PREVISTO (ASCA) - Roma, 29 apr - Unicredit ''non sottovaluta i rischi nell'area dell'est e centro Europa ma oggi i rischi sono inferiori rispetto a quelli percepiti nel momento piu' acuto della crisi finanziaria''. E' quanto ha affermato l'a.d. di Unicredit Alessandro Profumo rispondendo alle domande degli azionisti. Profumo inoltre ha rilevato che le attivita' nell'est e centro Europa nel secondo semestre del 2008 hanno prodotto un aumento del reddito operativo del 30%. ''Ci sono rischi che non sottovalutiamo - ha detto Profumo - ma c'e' anche un importante contributo per il gruppo''. Rispondendo poi a quesiti su specifici paesi, Profumo ha indicato che in Ucraina nel secondo semestre del 2008 reddito operativo e utile netto sono aumentati di oltre il 50% sul primo semstre e in Kazakhstan nel secondo semestre il reddito operativo e' migliorato del 60% sulla prima parte dell'anno e stesso trend per l'utile netto. did/cam/bra

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diciamolochiaro ha detto: Chi ci crede che in Spagna ci sono SOLO 3 casi conclamati di influenza suina? NESSUNO. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 165 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Fiat-Chrysler: ecco perché l'accordo si deve fare pag.3 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fiat-Chrysler: ecco perché l'accordo si deve fare PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna di ilsussidiario.net , 29.04.2009 17:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! sulle auto piccole, e poi una tecnologia molto aggiornata anche sui motori ibridi, e quindi si è trovata anche motori a metano, che sono una grande novità. Insomma, si è trovata con delle “ciliegine” di impatto che possono essere infilate nel corpaccione malato del gigante Chrysler, che li può produrre probabilmente a costi molto bassi. Guardando anche al rapporto con Opel, come potrebbe cambiare Fiat nel futuro? Innanzitutto bisogna tenere ben presente che la configurazione che sembra delinearsi non vede più le identità aziendali così marcatamente delineate, ma vede piuttosto delle coalizioni che possono avere delle aree abbastanza imprecisate. Per esempio, Renault si è presa il 30% di una grossa casa giapponese portandola all’utile, ma non abbiamo saputo, almeno sul piano delle vendite in Europa, di un’identità “Renault + Giappone”. Quello che abbiamo visto è che le identità a livello di consumo possono rimanere quello che sono, ma poi ci possono essere delle intese trasversali che son poi quelle dove si risparmiano i soldi. Basti pensare che escono pianali da uno stesso stabilimento per Renault e Fiat che si fanno concorrenza. Per Fiat cosa possiamo immaginarci? Tata sembra avere una vocazione simile a quella di Fiat, e per Fiat e Tata ci sono già degli accordi. Più incerto è il caso di Opel, perché costruisce auto simili a quelle della Fiat, ma con una qualità inferiore. Il primo punto quindi non potrebbe che essere una riduzione per la casa tedesca. Possiamo dire che la situazione positiva per Fiat viene dalla crisi finanziaria che ha indebolito tutti? Assolutamente sì; basti vedere che inizialmente Fiat doveva essere venduta a GM, e sembrava uscire dal settore automobilistico, rimanendo legata solo al settore dei veicoli industriali. Ora non solo non esce, ma comprerà segue pagina >>

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Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 29.04.2009 17:13 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 29 APR - Gli azionisti di Morgan Stanley hanno rieletto oggi, durante l'assemblea annuale, tutti i vertici del gruppo. La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.

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RUSSIA/ GAZPROM, INCREMENTO DELL'11% DEGLI UTILI NEL 2008 (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Russia/ Gazprom, incremento dell'11% degli utili nel 2008 di Apcom Ma il titolo è crollato a causa della crisi globale -->Mosca, 29 apr. (Apcom-Nuova Europa) - Il colosso russo del gas Gazprom ha pubblicato i dati relativi al 2008, dichiarando un utile netto di 771,38 miliardi di rubli (17,6 miliardi di euro), con un incremento dell'11% rispetto all'anno precedente, dovuta ad una maggiore vendita di gas, soprattutto in Europa. Il fatturato segna un aumento del 45,2% a 3519 miliardi di rubli (80,3 miliardi di euro), si apprende dal gruppo. Il 'salto' è dovuto ad una situazione favorevole in tutte le aree geografiche di distribuzione, che ha portato ad un aumento significativo delle vendite di gas, e di conseguenza a un "aumento dei prezzi", spiega il gigante russo. La vendita di gas per l'Europa e altri paesi occidentali è balzata del 64% a 32,6 miliardi di euro, mentre quelle verso i paesi dell'ex Unione Sovietica è aumentato del 40% a 8,1 miliardi di euro. In Russia le vendite sono salite del 20% fino a 10,9 miliardi di euro. L'influenza della "crisi finanziaria" sui "mercati" e il rublo, alla fine dell'anno, tuttavia, ha procurato una frenata nell'ultima parte dell'anno. La questione più emblematica è stata il crollo dei prezzi del petrolio, che provocato la caduta del titolo Gazprom di quasi il 70% dal suo picco a metà maggio 2008. Gazprom è anche un attore importante sul mercato del petrolio in Russia, attraverso la sua controllata GazpromNeft.

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MORGAN STANLEY: RIELETTI TUTTI I VERTICI DEL GRUPPO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo di ANSA Malgrado dividendo tagliato dell'81% e trimestri in perdita -->(ANSA) - ROMA, 29 APR - Gli azionisti di Morgan Stanley hanno rieletto oggi, durante l'assemblea annuale, tutti i vertici del gruppo. La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.

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Una crisi veramente eccezionale (sezione: crisi)

( da "Morningstar IT" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 27 aprile, il risveglio delle Borse è stato brusco. Per un attimo è sembrato che il rialzo di oltre il 20% realizzato dall'indice Msci mondiale nell'ultimo mese e mezzo fosse un sogno. Colpa dell'influenza suina, si è detto, ma nella realtà sono il sistema finanziario e quello economico che non sono ancora del tutto guariti dagli squilibri degli anni scorsi. Inoltre, c'è grande incertezza sul successo delle politiche monetarie e governative di aiuto e sulle conseguenze "indesiderate" che potranno avere. Intervenendo a un convegno organizzato da Bnp Paribas, Harewood Am e Morningstar, Luigi Speranza, capo economista di Bnp Paribas, ha detto che il peggio è passato, ma la ripresa non è dietro l'angolo. I mercati obbligazionari scontano una recessione normale, mentre quella che stiamo vivendo ha un carattere eccezionale sotto molti aspetti. In primo luogo, l'esperienza passata insegna che le fasi depressive della congiuntura che sono associate a una crisi finanziaria durano più a lungo, generalmente 6-7 trimestre contro una media di 4. In secondo luogo, il rischio di deflazione non è scongiurato, soprattutto in Europa, anche perché il tasso di inflazione quando è cominciata la crisi era a livelli storicamente bassi. In terzo luogo, le Banche centrali hanno attuato politiche espansive non tradizionali (Quantitative easing) senza precedenti, ma i risultati non si sono ancora visti. Esiste un altro problema, sollevato da Anton Brender, capo economista di Dexia asset management: il debito pubblico. Nel corso dei prossimi anni, la crescita del deficit statale porterà ad un incremento del debito globale ad un ritmo che raramente si è riscontrato in periodi di pace. Nella zona Euro, entro il 2010 il debito pubblico potrebbe incrementarsi di circa 12 punti sul Prodotto interno lordo e le previsioni raddoppiano per quanto riguarda gli Stati Uniti. Al riguardo, esistono una serie di questioni. La prima riguarda l'efficacia di queste misure che è difficile da quantificare considerata l'eccezionalità dei provvedimenti; la seconda è relativa ai rischi di inflazione che sono maggiori se le misure fiscali non determineranno rapidamente una ripresa economica. Infatti, in questo scenario, le Banche centrali si troverebbero costrette ad aumentare i tassi, per mantenere la stabilità dei prezzi, vanificando i provvedimenti per far ripartire la congiuntura. In una situazione così complessa, l'influenza suina è per le Borse un brutto raffreddore, che si aggiunge a malanni ben più gravi. Keith Wade, capo economista di Schroders, è del parere che il problema non vada sottovalutato, ma l'impatto sulla congiuntura è difficile da accertare. Il caso della Sars, una forma di polmonite acuta apparsa in Asia nel 2003, che mise in allarme il mondo intero, insegna che i settori più colpiti sono i trasporti aerei, i consumi e il turismo. Tuttavia, le conseguenze sono generalmente di breve periodo. In altre parole, la gente rimanda i viaggi o gli acquisti, ma non vi rinuncia definitivamente. Sara Silano è Caporedattore di Morningstar in Italia.
Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi. Puoi mandare un commento all'Autore cliccando qui. Utimi Articoli Per una finanza non dopata Gestori, il vero test sono gli utili Fondi, ha vinto chi ha rischiato di più E' ufficiale. La crisi tocca l'uomo... Regole globali per una crisi mondiale Articoli correlati Il Pharma non sta dietro al mercato La crisi durerà. Lo dicono i bond Link Correlati

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BORSE POSITIVE - CROLLA IL PIL USA: -6,1% GERMANIA: atteso calo pil DEL 6% - ok DI FORTIS a cessione 75% a Bnp Paribas Calta: vediamo il piano Suez su Acea - SI DIMETTE IL PRES (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> BORSE POSITIVE - CROLLA IL PIL USA: -6,1% – GERMANIA: atteso calo pil DEL 6% - ok DI FORTIS a cessione 75% a Bnp Paribas – Calta: vediamo il piano Suez su Acea - SI DIMETTE IL PRESIDENTE DI SOCGEN - dividendo Telecom IN FORSE… 1 - BORSA: RECUPERA CON LISTINI INTERNAZIONALI, MIBTEL +2,2%... (AGI) - Dopo i due giorni della "paura" per i possibili effetti sull'economia mondiale di una diffusione dell'influenza dal Messico, la Borsa recupera terreno e lo fa a livello internazionale nonostante i dati macroeconomici anche peggiori delle previsioni (il Pil americano e' sceso del 6,1% nel primo trimestre). In piazza Affari, il Mibtel sale a fine giornata del 2,2%, in linea con i rimbalzi delle altre piazze europee e di Wall Street, i cui occhi sono puntati alla decisione che la Fed prendera' stasera sui tassi Usa. Morgan Stanley Il listino milanese registra alcune performance particolarmente significative, come quella di Finmeccanica (+5,69%)che beneficia delle stime migliori del previsto per l'andamento di questo e del prossimo esercizio, o Buzzi Unicem (+12,58%), i cui vertici hanno rassicurato sulla situazione delle attivita' in Messico. Bene anche le piu' capitalizzate Eni e Fiat, in cima alla classifica dei piu' scambiati, con rialzi del 2% ciascuna. 2 - BORSE EUROPEE: POSITIVE SOSTENUTE DA TRIMESTRALI. BENE ASSICURATIVI... (ASCA-Teleborsa) - Chiusura all'insegna degli acquisti per le principali borse del Vecchio Cointinente. I mercati europei sono riusciti nel tentativo di rimbalzo, grazie anche all'andamento positivo dei listini a stelle e strisce, tonici nonostante il dato sul Pil che ha registrato una flessione del 6,1%. Bruxelles ha chiuso con un rialzo dell'1,57% a 1950,98 punti, Zurigo con un incremento dello 0,66% a 5142,56 punti, Parigi con un vantaggio del 2,16% a 3116,94 punti e Amsterdam con un progresso dell' 1,38% a 238,07 punti. Bene anche Francoforte +2,11% a 4704,56 punti, Londra +2,18% a 4185,6 punti e Madrid +2,99% a quota 8914,8. 3 - CRISI: PIL USA -6,1% NEL PRIMO TRIMESTRE... (ANSA) - Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel primo trimestre 2009 ha registrato una contrazione del 6,1%, dopo il -6,3% del quarto trimestre 2008. E' la prima lettura del Pil ed e' nettamente peggiore rispetto alle previsioni di una flessione del 4,7%. 4 - Germania: atteso calo pil 6% in 2009... (ANSA) - Il governo tedesco ha previsto oggi una contrazione del 6% del prodotto interno lordo (Pil) della Germania nel 2009. Si tratta di un livello superiore alle aspettative dell'esecutivo e ben piu' alto della precedente stima di un calo del 2,25%. Per il 2010 la previsione e' di una ripresa dello 0,5%. La contrazione attesa per il 2009, spiegano i ministri dell'Economia e Finanze, e' dovuta alla forte caduta dell'economia mondiale e al forte indebolimento delle esportazioni. 5 - Morgan Stanley: rieletti vertici... (ANSA) - Gli azionisti di Morgan Stanley hanno rieletto oggi, durante l'assemblea annuale, tutti i vertici del gruppo. La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria. Marina Berlusconi 6 - Finmeccanica: utile in crescita 19%... (ANSA) - Via libera dall'assemblea degli azionisti di Finmeccanica al bilancio 2008 chiuso con un utile netto pari a 621 milioni di euro. La crescita e' del 19% rispetto ai 521 milioni del 2007. I ricavi nel 2008 sono aumentati a 15,03 miliardi rispetto ai 13,42 del 2007 (+12%), il margine operativo lordo si e' attestato a 1,3 miliardi, +25% rispetto ai 1,04 dell'anno precedente. Il dividendo e' di 41 centesimi per azione come nel 2007; salito il monte dividendi dell'11% a 237 milioni. 7 - Mondadori: confermato il cda... (ANSA) - L'assemblea di Mondadori ha confermato per intero, per il prossimo triennio, l'attuale Cda con Marina Berlusconi presidente. Il Cda ha confermato, a sua volta, Maurizio Costa vicepresidente e ad del gruppo. L'assemblea, riunita a Segrate, ha anche approvato il bilancio 2008, chiuso con un utile di 66,19 milioni che non verra' distribuito come dividendo ma sara' destinato a riserva straordinaria. 8 - Mps: dividendo 0, 013 euro... (ANSA) - Via libera dell'Assemblea dei soci di Banca Monte dei Paschi di Siena al bilancio 2008 presentato oggi dal presidente Giuseppe Mussari. Il bilancio e' stato chiuso con un utile pari a 953 milioni di euro. I voti favorevoli sono stati pari al 99,98 dei soci presenti. Il dividendo che sara' distribuito ai soci e' pari a 0,013 euro ad azione e sara' in pagamento dal prossimo 21 maggio. 9 - Fortis: ok a cessione a Bnp Paribas... (ANSA) - Gli azionisti di Fortis Holding, riuniti ad Utrecht, hanno approvato la cessione del 75% di Fortis banca al gruppo francese Bnp Paribas. Questa decisione giunge dopo il sofferto ok giunto dall'assemblea degli azionisti di Fortis svoltasi ieri nella citta' belga di Gand e rende definitivo il via libera al passaggio del gruppo belga-olandese ai francesi di Bnp Paribas. 10 - SocGen, dimesso presidente Bouton... (ANSA) - Daniel Bouton, presidente della Societe' Generale, ha annunciato oggi le dimissioni per 'proteggere' il gruppo bancario. Il CdA eleggera' il 6 maggio un nuovo presidente. 'Sono diventato l'obiettivo di attacchi incessanti - ha spiegato - che finiscono per nuocere a quest'impresa, alla quale sono molto legato'. Bouton non avra' buonuscita. La SocGen e' stata al centro di polemiche, per la perdita di 5 miliardi per le attivita' del trader Kerviel, e i bonus dei manager. 11 - Time Warner: trimestre, utili - 14%... (ANSA) - Il colosso dei media Time Warner ha chiuso il primo trimestre con un calo degli utili del 14%, per la contrazione delle entrate pubblicitarie. L'utile netto e' sceso a 661 milioni di dollari (55 cent per azione) da 771 milioni (64 cent) dello stesso periodo 2008. Al netto di alcune voci non ricorrenti, scrive l'agenzia Bloomberg, l'utile per azione e' pari a 45 cent, battendo la stima media di 40 cent avanzata dagli analisti. Francesco Gaetano Caltagirone 12 - Caltagirone: vediamo il piano Suez su Acea... Dal "Corriere della Sera" - Il 2009 non sarà un anno facile per il gruppo Caltagirone, ma la società ha «tutte le armi» per difendersi dalla crisi economica. Lo ha sottolineato il presidente Francesco Gaetano Caltagirone nell'intervento di apertura all'assemblea dei soci della capogruppo Caltagirone spa. Il numero uno della società ha ribadito le difficoltà di mercato che riguardano i comparti del cemento (Cementir) e dell'editoria (Caltagirone editore) mentre nei lavori pubblici (Vianini lavori e Vianini industria) le prospettive sono migliori: «Si procede con regolarità perché sono solvibili i committenti». Caltagirone si è anche soffermato su Acea (partecipata dal gruppo con una quota che di recente è salita dal 5 al 7,5%) e sulla proposta avanzata dai francesi di Suez Gaz de France per sbloccare il negoziato per l'alleanza tra le due società: «Non voglio entrare - ha detto il presidente del gruppo - in decisioni interne all'Acea. So che stanno discutendo la proposta dei francesi, che se è nell'interesse di Acea e di tutti i suoi azionisti sarà ben accolta». (G. Dos.) 13 - Il Qatar tratta per una quota di Porche... Dal "Corriere della Sera" - Arriva dal Golfo Persico un nuovo investitore per il mercato dell'auto: il Qatar starebbe trattando per comprare una quota nella tedesca Porsche e potrebbe anche investire in altri gruppi concorrenti. Secondo il quotidiano locale Al-Arab, il primo ministro Sheikh Hamad bin Jassem al-Than ha parlato di trattative con la Casa tedesca, e ha detto che lo Stato del Golfo sta «seriamente» considerando l'acquisizione di una quota. E per l'agenzia Qatar News Agency lo sceicco ha parlato di interesse verso i gruppi dell'auto, inclusi quelli tedeschi. «Stiamo studiando la questione, ma dobbiamo ancora prendere una decisione finale», ha detto lo sceicco. Tra i dati di bilancio di Porsche, un debito netto di 9 miliardi di euro a fine gennaio ma anche un profitto ante imposte record di 7,3 miliardi per i sei mesi chiusi a gennaio. Dai picchi del novembre 2007, le azioni privilegiate di Porsche hanno perso l'85% del proprio valore. 14 - Azioni Tlc, addio porto sicuro. In forse il dividendo Telecom... Da "La Stampa" - Le azioni delle società di telecomunicazioni europee non sembrano più così sicure. La vecchia idea - quella che i servizi telefonici fossero una necessità, e che perciò gli operatori avrebbero sofferto poco nella recessione - non è stata di fatto smentita. L'indice Dow Jones delle società di telecomunicazioni europee è sceso del 29% negli ultimi 12 mesi, contro un calo del 40% del più ampio Euro Stoxx. Ma una serie di delusioni ha messo in dubbio la teoria del porto sicuro. Deutsche Telekom ha annunciato un profit warning e c'è stato un peggioramento delle stime di vendita di Teliasonera. Le prospettive sugli utili dell'inglese BT non sono affatto buone. Nelle prossime settimane, il quadro sarà completato dai dati di France Telecom, di Telecom Italia, della spagnola Telefonica e dell'inglese Vodafone. La crisi economica sta evidenziando problemi strategici che erano già presenti. L'unità Global Services di BT, specializzata in soluzioni di telecomunicazioni aziendali, registrerà una svalutazione di 1 miliardo di sterline su contratti concessi sottocosto. È inoltre probabile che il crollo del mercato azionario abbia aggravato il deficit sui fondi pensione di BT e che la riduzione del flusso di cassa costringa la società a tagliare il dividendo. Il dividendo di Telecom Italia, pur già ridimensionato, non appare del tutto sicuro. La società sta cercando di disfarsi degli asset non strategici per contenere il gigantesco indebitamento da 40 miliardi di euro - oltre tre volte l'ebitda previsto e uno dei più alti del settore - senza scendere sotto l'attuale rating "tripla B". I problemi strutturali hanno avuto un peso rilevante anche nel profit warning a sorpresa di Deutsche Telekom. L'operatore tedesco ha abbassato del 2-4% le previsioni sull'ebitda per il 2009 e ha visto ridursi del 9% il flusso di cassa libero in meno di otto settimane. I problemi non derivano dal mercato tedesco di base, ma dalle attività sottodimensionate sulle reti mobili di Gran Bretagna e Stati Uniti. I tempi difficili hanno infatti accentuato le pressioni da parte degli operatori più grandi. 15 - Deutsche Bank ha evitato gli aiuti di Stato, ma ora deve convincere gli investitori... Da "La Stampa" - Se solo Deutsche Bank potesse vendere la propria versione dei fatti come vende le obbligazioni, sarebbe a cavallo. La banca tedesca ha rievocato i tempi del boom registrando nel primo trimestre un ROE del 22% e il miglior utile netto degli ultimi sei trimestri, grazie soprattutto agli incassi record ricavati dal trading e dalla vendita di titoli a reddito fisso. Ma questi dati non sono bastati a sostenere i recenti guadagni dell'azione, perché Deutsche Bank non è riuscita a convincere gli scettici di poter ripetere queste performance. Chi dubita ha le sue buone ragioni. Oltre metà dei 7,2 miliardi di euro di ricavi del gruppo derivano dalla crescita della quota di mercato, dall'aumento dei volumi e da margini più ampi in titoli a reddito fisso, valute e materie prime. Condizioni difficili da sostenere. Nel frattempo, i collocamenti e il trading hanno sofferto, così come è accaduto per le gestioni patrimoniali. Allo stesso modo, la corsa di Deutsche Bank ad assumere negoziatori aggressivi non si è dimostrata particolarmente fruttuosa in un contesto di stagnazione dei servizi di consulenza. I risultati futuri dell'istituto appaiono ancora più incerti. L'utile lordo è stato impreziosito dai 38 miliardi di euro di asset rischiosi che l'istituto ha trasferito dall'area trading a quella bancaria, una forma di contabilizzazione vantaggiosa che ha permesso a Deutsche Bank di non registrare la relativa svalutazione. Gli interessi e i ricavi provenienti da questi crediti sono certamente più cospicui oggi di quanto lo saranno in futuro. Gli accantonamenti sui crediti sono quintuplicati rispetto a un anno fa, raggiungendo quota 526 milioni, con il 40% legato agli asset riclassificati. L'ad Josef Ackermann ha saputo evitare gli aiuti dello Stato, preparando bene Deutsche Bank in vista della recessione globale. Tuttavia, convincere gli investitori di non aver semplicemente posticipato i problemi sarà più difficile del previsto. [29-04-2009]

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*Borsa +2,20% malgrado dati su pil americano e stress-text su banche (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO - *Borsa +2,20% malgrado dati su pil americano e stress-text su banche --IL VELINO AZIENDE-- milano, 29 apr (Velino) - I mercati reagiscono ancora bene, nonostante dati e stime di carattere macro-economico che sono ancora orientati più al pessimismo che alla stabilizzazione. Milano conclude una seduta che la vede in linea con tutto il vecchio continente. Se il Mibtel a piazza Affari avanza del 2, 20 per cento, c’ è l’indice S&P Mib che si riavvicina ai diciannovemila punti, per l’esattezza oggi segna in chiusura 18.904, con un incremento del 2.19. In sostanza, mentre la Borsa di Milano attende anche una soluzione positiva dell’accordo tra Fiat e Chrysler, il mercato recupera sulle perdite accumulate dall’inizio dell’anno. Ormai tra marzo e aprile il recupero di piazza Affari è stato del 20 per cento e la perdita dall’inizio dell’anno è limitata al 2 per cento. Dopo il rally partito dall’11 marzo, è inutile nascondersi che si aspettava proprio l’ultima decade di aprile per vedere se la Borsa tenesse valori accettabili. Molti pensavano a un “bad rally” che avrebbe portato poi a realizzi che potevano produrre un’altra ondata ribassista. In più si sapeva che proprio alla fine di aprile sarebbero comparsi altri dati importanti per valutare l’andamento della situazione finanziaria ed economica, congiuntamente al fatto che le banche americane dovevano essere sottoposte allo “stress-text” e si sarebbero ricavate le prime importanti valutazioni. Tutto questo sta avvenendo e in modo non proprio confortante. I risultati dello “stress-text” per due grandi istituti come Citigroup e Bank of America non sono stati confortanti: c’è bisogno di un aumento di capitale e i timori su un periodo prolungato di mercato del credito sofferente esiste sempre. Poi ci sono i dati sul pil americano che non sono affatto positivi, anzi peggiori di quelli che si predevano. Si condisca il tutto con le solite previsioni raggelanti del Fondo Monetario Internazionale su crescita e tenuta del sistema finanziario e ci sarebbero tutti gli elementi per non essere ottimisti. Il Fmi continua a rivedere, all’insù, la portata degli asset tossici per quanto riguarda gli Stati Uniti ma anche l’Eurozona. Eppure sul mercato c’è più ottimismo e anche più fiducia, come se i dati rivelassero in tutta la loro chiarezza una situazione che prima sembrava nascosta, quasi avvolta da frasi evasive o da misteri. La conclusione che si può trarre è quella di una ritrovata “voglia di rischio , malgrado tutto e malgrado quello che si dovrà ancora affrontare”. Nessuno può escludere che, nel giro di un paio di mesi la situazione possa bruscamente richiamarci alla realtà e all’entità della crisi che stiamo vivendo. Ma non bisogna neppure trascurare la reazione generale dei mercati che di fatto scommette sull’azione che stanno conducendo i governi di tutto il mondo nel risanare la crisi finanziaria. C’è una frase che si sente ripetere spesso a piazza Affari: “Non siamo affatto fuori da tunnel della crisi. Probabilmente siamo a metà o a poco più della metà. Ma se anche non si vide ancora la luce, tutti hanno compreso che la grande crisi è sotto controllo, che la macchina che sta percorrendo il tunnel ha tutti gli strumenti a posto. Questo non era affatto sicuro ancora due mesi fa, solamente a febbraio”. (eda) 29 apr 2009 18:21

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Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Morgan Stanley: rieletti tutti i vertici del gruppo (29 Aprile 2009 - 19:12) MILANO (Finanza.com) - Nonostante Morgan Stanley abbia registrato due trimestri consecutivi in perdita e abbia tagliato il dividendo dell'81%, durante l'assemblea annuale tenutasi oggi sono stati riconfermati tutti i vertici del gruppo. Lo riporta Bloomberg aggiungendo che, in seguito alla crisi finanziaria, Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari. (Riproduzione riservata)

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Impresa, Fuscaldo: i premiati del "Vienna d'oro 2009" (sezione: crisi)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

Impresa, Fuscaldo: i premiati del “Vienna d’oro 2009” FUSCALDO. L’amministrazione comunale di Fuscaldo, in occasione dei festeggiamenti civili in onore della Madre di San Francesco da Paola, ha istituito il premio imprenditori “Vienna d’oro”. L’iniziativa, è scritto in un comunicato, ha lo scopo “di riconoscere ed individuare, consacrandone i giusti meriti, l’eccellenza ed i meriti di realtà imprenditoriali che operano per lo sviluppo del tessuto produttivo della nostra regione. In un momento di grave crisi finanziaria è di fondamentale importanza “costruire” ed “edificare” luoghi all’interno dei quali far incontrare e dialogare gli imprenditori calabresi. Vincitori della prima edizione del “Vienna d’oro” sono Pippo Callipo (azienda tonno Callipo), Maurizio Mauro (caffé Mauro), Giuseppe Giovanni Caffo (azienda produttrice Amaro del Capo), Tonino Gatto (Despar), Umberto De Rose (presidente Confindustria Calabria e tipografia De Rose), Francesco Manna (Metropolis - Rende). La cerimonia di consegna del premio si terrà nel centro storico di Fuscaldo, martedì 12 maggio 2009, all’interno del nuovo auditorium comunale intitolato a “Mino Reitano”. “L’evento - talk show sarà ripreso dalle televisioni locali e si snoderà - prosegue la nota - come un vero e proprio programma televisivo, basato su interviste e dialoghi tra il giornalista-presentatore, Attilio Sabato (direttore di Teleuropa Network), e gli imprenditori calabresi”. (29-04-09)

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La via Toscana contro la crisi: fondi di garanzia e il progetto Fabrica Ethica (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 29-04-2009)

Argomenti: Crisi

La via Toscana contro la crisi: fondi di garanzia e il progetto Fabrica Ethica (29/4/2009 20:15) | (Sesto Potere) - Firenze - 29 aprile 2009 -Etica e responsabilità nel sistema dell'accesso al credito? La Toscana ha trovato la quadratura del cerchio attraverso una consolidata esperienza di protocolli capaci di garantire tassi agevolati alle imprese - ma anche a giovani professionisti, atipici, studenti universitari, disoccupati o a chi investe nelle energie rinnovabili – e con fondi di rotazione che forniscono gratuitamente alle imprese stesse, in Toscana quasi sempre piccole imprese, garanzie che non hanno. L'assessore al bilancio della Regione spiega così a Perugia la via scelta dalla Toscana per sostenere lo sviluppo economico ed affrontare la crisi finanziaria in atto. Lo ha fatto oggi durante un convegno che si è svolto presso la sede della Regione Umbria. Dal 12 febbraio ci sono a disposizione delle imprese toscane 48,5 milioni capaci di garantire oltre 500 milioni di finanziamenti concessi dalle banche, per nuovi investimenti ma anche a vantaggio di una liquidità che tante imprese, sane o che hanno già investito, in questo momento non hanno. Sono già arrivate oltre 1800 domande. Dal 24 aprile si è aggiunto un ulteriore fondo con i residui dei fondi strutturali 2000-2006. Un'esperienza, quella delle misure di garanzia attivate e della disponibilità delle banche a concedere di conseguenza finanziamenti a tassi agevolati, praticamente unica nel panorama delle regioni italiane. E per questo osservata con grande interesse a Perugia, quale risposta concreta ed efficace ala crisi finanziaria delle imprese. L'assessore, a proposito di etica e responsabilità, ricorda anche il successo del microcredito: 402 milioni erogati in Toscana dal 2007 e molti immigrati, donne e giovani tra i beneficiari. E poi il progetto Fabrica Ethica, diventato un punto di riferimento nel settore della piccola e media impresa: sviluppo coniugato alla responsabilità sociale. Alle Pmi certificate SA8000, la sigla usata per le imprese 'etiche e responsabili', è stato garantito in Toscana un abbattimento dell'Irap, l'imposta sulle attività produttive, dello 0,50% e priorità nei progetti presentati nei diversi bandi regionali. Le aziende così certificate sono 272 in Toscana, 827 in Italia e 1.779 nel mondo. Un contributo concreto, per l'assessore, alla creazione di uno sviluppo equo e sostenibile, su cui la giunta toscana auspica di trovare il sostegno del governo nazionale e dell'Europa.

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