CENACOLO
DEI COGITANTI |
diciamolochiaro ha detto:
Eh caro Babe, se in Spagna ci sono NUMEROSI casi di influenza porcina E NON LO
DICONO chi corre il pericolo SIAMO ANCHE NOI, a due passi da loro.
( da "KataWeb News" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
"Alle banche
regaliamo 800 milioni di interessi"
( da "Stampa, La" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: azienda piemontese deve sopportare
un aggravio di oneri finanziari di 1884 euro». Che cosa è successo? A luglio
2007, prima dell'inizio della crisi dei mutui subprime, il tasso di riferimento
fissato dalla banca centrale europea era del 4%, mentre le imprese sui mutui
pagavano circa il 5,6%. A febbraio di quest'anno, cioè in piena crisi
finanziaria, l'indice della Bce era sceso al 2%
Una riflessione sulla
crisi ( da "Gazzetta
di Modena,La" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: declino sociale ed economico erano
presenti anche prima della crisi finanziaria e che queste ragioni non sono
state rimosse né si intende rimuoverle. E' ovvio dedurre, da questo semplice
ragionamento, che molti pensano che tutto debba essere rimesso a posto come
prima, per ripartire verso ulteriori livelli di concentrazione della ricchezza
a scapito della redistribuzione del lavoro,
Pensplan, la crisi fa
perdere quasi 13 milioni di euro ( da "Trentino"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: progetto di previdenza
complementare si è trovato a fronteggiare la più grossa crisi finanziaria a
livello internazionale dal 1929 e che i più importanti indici azionari hanno
perso oltre il 50% del loro valore». Secondo i vertici, la perdita del 4,39%
registrata l'anno scorso risulta di molto inferiore rispetto alla maggioranza
delle aziende con una simile composizione del portafoglio.
Uscire dalla crisi è
possibile ( da "Italia
Oggi" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Taormina per studiare nuove
soluzioni per le aziende Uscire dalla crisi è possibile Azioni straordinarie
pianificate per superare la congiuntura La crisi finanziaria, palesatasi a
livello globale negli ultimi mesi del 2008, si sta acuendo profondamente
allargandosi a tutti i settori imprenditoriali; il termine default, fino a
qualche anno fa utilizzato soltanto dagli specialisti,
STARBUCKS,
( da "Arena, L'" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che
nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le
conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile
ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il
suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia
venduto uno dei tre jet della compagnia.
Crisi, i perché di Deaglio
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sala Bevilacqua della Pace Crisi, i
perché di Deaglio «In Italia le banche rischiano meno che negli Stati Uniti»
Prima del settembre 2008, quando negli Usa esplose la crisi finanziaria, erano
in pochi in Italia a sapere dell'esistenza dei mutui subprime. Nel nostro Paese
queste forme di prestito sono poco diffuse a causa delle forti garanzie
richieste dalle banche al mutuatario;
un altro shock per
l'economia - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E la febbre suina ne alimenta già
un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne hanno
approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni Stati
Usa. Quella carne non comporta alcun pericolo, la spirale dei protezionismi sì.
Il Caab conferma al
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria che ha
«modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in
chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la
concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel
2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab,
TUTTO secondo programma.
Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del C...
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria che ha
«modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da non trascurare, è in
chiaro nel documento, pure l'espansione della grande distribuzione e la
concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e Verona. Il tutto, nel
2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci introdotte al Caab,
( da "Resto
del Carlino, Il (Imola)" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Fatto dovuto alla crescita dei
tassi di interesse sui mutui e al clima di generale incertezza causata dalla
crisi finanziaria. Ma fin da gennaio abbiamo avvertito dei segnali di risveglio
del mercato, che da allora fa registrare una crescita costante: l'abbassamento
dei tassi di sconto e la minor incertezza da parte degli istituti di credito
hanno favorito questa ripresa.
Prato, pancia vuota e
paura cinese Il rischio della destra Persi 10mila posti di lavoro e cresce
l'insofferenza verso la comunitàcinese. Il Pd in crisi ha cambiato in corsa il
sind ( da "Unita,
L'" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esempio di come la globalizzazione
senza regole e la crisi finanziaria le stanno pagando i ceti popolari» spiega
il segretario della Camera del Lavoro Manuele Marigolli. «Prato non deve
morire» hanno scritto su una bandiera italiana lunga
illegalità, siniscola si
mobilita ( da "Nuova
Sardegna, La" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La grave crisi finanziaria unita a
ragioni storiche di debolezza economica del territorio - scrive il presidente
provinciale Dario Capelli - già da sole sono un nemico con cui confrontarsi. Se
si aggiunge la mancanza di sicurezza allora fare impresa e portare avanti la
propria attività è davvero impossibile.
Dalla Mutua al gruppo Ubi
I primi 140 anni di banca della Popolare di Bergamo
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Supera la prima crisi finanziaria
che costringe all'insolvenza diversi istituti regionali, dimostrandosi in grado
di rimborsare nel giugno 1873 oltre un milione di depositi. Supera anche la
«perdita» della succursale di Treviglio che nel 1884 decide di dare vita a una
cooperativa autonoma, mentre apre nel 1885 la filiale di Gazzaniga e due anni
dopo quella di San Giovanni Bianco.
Tutelare la salute per
curare l'economia ( da "Riformista,
Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria causata dai
subprime e i relativi svolgimenti, anche se punti di vicinanza si potrebbero
rinvenire negli iniziali comportamenti dell'uomo e delle autorità. Come in
altre circostanze del genere, va pienamente accolto l'invito a non alimentare
l'allarmismo per la "gripe suina", nella certezza che non si tratti
delle medesime sollecitazioni edulcoranti a suo tempo
Roma e la sindrome
giapponese ( da "Sole
24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la lunga stagnazione che segue a
una crisi finanziaria, in Giappone durata più di un decennio. Anche per questo
timore le autorità Usa hanno risposto in modo così aggressivo. Ora, proprio
contando sull'efficacia della politica economica, persino un ultrapessimista
come Nouriel Roubini ritiene che la ripresa arriverà verso fine 2010, anche se
nei primi tempi,
Almeno questo: voi non
avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'ave...
( da "Messaggero, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mercoledì 29 Aprile 2009 Chiudi
Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi
finanziaria, non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno.
Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.
Dopo 2 anni movimentati
Sarkozy si prepara a costruire la Gran Paris
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: acquisto in picchiata e una crisi
finanziaria che è andata a infrangersi proprio sul semestre europeo della
Francia, quello che doveva essere tutto scintille ed e finito con i vertici per
salvare le banche dal fallimento. In privato, di tutto e di più: un matrimonio
che ha resistito pochi mesi, poi divorzio da Cecilia e matrimonio lampo con
Carla Bruni.
Nessuno strappo tra i soci
di Intesa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: perchè la crisi economico-
finanziaria ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro patrimonio, da
cui traiamo le risorse per la gestione filantropica ». Malgrado la crisi, il
livello delle erogazioni nel 2008 è stato comunque addirittura al tetto fissato
dalla Ccb che, da due anni lo ha elevato dal 2 al 3% del patrimonio.
I risultati delle quotate
nello Speciale bilanci ( da "Sole
24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: curati dal servizio Analisi Mercati
Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti
EnerSolar+,l'era solare
inizia in fiera ( da "Sole
24 Ore, Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: potremo uscire più velocemente
dalla crisi finanziaria ed economica". A livello mondiale, la crescente
domanda di sistemi fotovoltaici ha creato una filiera destinata ad acquisire
sempre maggiore importanza. E l'anno scorso, per la prima volta, la quantità
prodotta per il silicio fotovoltaico ha superato quella per il silicio di grado
elettronico.
FONDAZIONE CARIPLO:
APPROVATO IL BILANCIO 2008 OLTRE 211 MILIONI DI EURO NEL 2008 A SOSTEGNO DI
ENTI NONPROFIT LA CIFRA PIÙ ALTA DI SEMPRE CONTRIBUTI PER 1260 INIZIATIVE NEI
TRADIZ ( da "marketpress.info"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: caratterizzato dalla crisi
economico-finanziaria che ha avuto un impatto anche sulla gestione del nostro
patrimonio, dal quale traiamo le risorse necessarie per l?attività
istituzionale filantropica. Per mantenere il livello erogativo elevato
coerentemente con gli impegni presi, la Fondazione ha ritenuto di utilizzare
parte delle risorse accantonate negli anni precedenti nell?
Pmi in affanno sui costi
bancari ( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In conclusione, si registrano oggi
i primi effetti della crisi finanziaria ed economica; tuttavia è presto per
quantificare la totalità delle sue conseguenze: queste saranno visibili solo
nei prossimi mesi » Dall'indagine emerge anche che a Firenze un'azienda su due
non si finanzia con il canale bancario.
Pensplan,
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale
ha avuto naturalmente una forte ripercussione anche sul sistema della
previdenza complementare. I fondi pensione regionali sono riusciti tuttavia a
contenere le perdite. La previdenza complementare ha aggiunto il presidente
continua a dimostrare la propria stabilità: nel 2008 abbiamo sopportato il '
Giù gli indici, StM maglia
nera ( da "Corriere
della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Giù gli indici, StM maglia nera Dopo un avvio difficile, il
parziale rimbalzo dell'ultima mezz'ora ha permesso agli indici di Piazza Affari
di arrivare alla chiusura con flessioni contenute.
Trimestre in rosso,
Daimler cade ( da "Corriere
della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Francoforte
Trimestre in rosso, Daimler cade (g. fer.) Così come la gran parte delle Case
automobilistiche europee (e non solo) la tedesca Daimler ha chiuso in rosso il
primo trimestre dell'anno.
Eni controcorrente, sale
per i conti ( da "Corriere
della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il caso a Milano Eni
controcorrente, sale per i conti (g. fer.) I conti trimestrali migliori delle
attese, che la società ha presentato venerdì scorso, hanno indotto gli analisti
di Ing a confermare il giudizio positivo su Eni.
Una vigilanza
sovranazionale ( da "Corriere
della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per non causarne la crisi
finanziaria. Ciò avviene anche nella zona euro; proprio perché i salvataggi
bancari sono a carico degli Stati nazionali, la vigilanza prudenziale continua,
anche per i grandi gruppi transnazionali, e contro ogni altra logica, ad essere
prerogativa dei singoli Stati e non di entità sovranazionali.
Ma la crisi adesso rischia
di frenare il baby boom ( da "Corriere
della Sera" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: È uno degli effetti della crisi
finanziaria», aveva denunciato il direttore sanitario Basilio Tiso. Eppure era
stato proprio l' ospedale di via Commenda ad essere al centro a inizio del
2008, del baby boom più sorprendente. Racconta un dossier della stessa
Mangiagalli che il 12% delle donne che chiedono di abortire sono disoccupate,
Ronde Padane, Obama a
lezione da Borghezio ( da "Stampa,
La" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: galvanizzati dagli ultimi
provvedimenti dell'amministrazione Usa su immigrazione e protezionismo, si sono
spinti oltre: "Guardiamo a Barack con interesse, è un uomo che sta dalla
parte del popolo, come la Lega" azzarda Luigi Sinatora. E Borghezio
promette: "Il 4 luglio appenderemo una gigantesca bandiera a stelle e
strisce fuori dalla sezione".
Influenza suina. Panico
nel mondo per 7 morti. ( da "Giornale.it,
Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Commenti Invia questo articolo a un
amico 27Apr 09 E la Cina diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è
angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione -
e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi?
La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in
Africa e persino nell'America Latina.
Muore il mare d'Aral
( da "Nuova Ecologia.it, La"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante la crisi finanziaria,
continueranno gli sforzi del suo Paese per salvare lo specchio d'acqua,
condiviso con l'Uzbekistan anche se ormai dal 1987 si tratta di due laghi
distinti, isolati da una diga finita nel 2005. "Realizzeremo gli otto
elementi del programma per oltre 191 milioni di dollari", ha garantito.
Wpp, primo trimestre a
5,8% ( da "PubblicitàItalia.it"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riduzione della spesa in
comunicazione da parte dei clienti come reazione alla crisi finanziaria ed
economica globale. L'effetto negativo della crisi è stato maggiormente sentito
negli Stati Uniti, mentre è stato meno colpito il business in UK, Asia Pacific,
America Latina, Africa e Medio Oriente. In Europa, a perimetro omogeneo, hanno
sofferto in particolare Spagna, Italia e Danimarca,
Fossano: novità in casa
CRF, Ghisolfi ancora Presidente ( da "Targatocn.it"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha tenuta indenne dalla crisi
finanziaria. Ringrazio il personale per l?impegno profuso". ?L?aumento dei
dividendi ? concluse il Dr. Antonio Miglio, Presidente della Fondazione Cassa
di Risparmio di Fossano ? ci consentirà di continuare l?attività sul territorio
molto apprezzata dalla comunità locale.
Testo unico. Lettera
aperta al Ministro Sacconi ( da "Articolo21.com"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è stata la più grossa crisi
finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi, che ha prodotto chiusure di
aziende, licenziamenti, cassaintegrazione. Forse il calo sotto 1200 infortuni
mortali dipende più da questo, non crede caro ministro Sacconi? A parte che sia
che si tratti di 1140 o 1207 morti sul lavoro come per l'anno 2007,
I mercati risalgono, ma il
compito dei governi non è finito ( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi del partito della crisi?,
sabato 18 aprile. È vero che siamo ancora in tempo di recessione economica e
che gli effetti della crisi finanziaria sono ancora in parte da scontare. Il
2009 sarà un anno tutt?altro che facile e le previsioni sulla disoccupazione e
la crescita non sono affatto confortanti.
I mercati risalgono, ma il
compito dei governi non è finito pag.1
( da "Trend-online" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: atmosfera di sfiducia e di
pessimismo in mesi come ottobre e novembre 2008 (momento più acuto della crisi
finanziaria sia negli Stati Uniti che in Europa) e la ?gelata? di inizio
UNICREDIT/ RAMPL: 2009
SARÀ DIFFICILE MA FIDUCIOSI SU RISULTATI
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria - ha detto
Rampl - si è trasmessa all'economia reale" e, anche se nell'ultimo periodo
c'è stato "qualche segnale di miglioramento, il prosieguo dell'anno sarà
difficile". "Davanti a queste difficoltà - ha aggiunto il presidente
di Unicredit - una gestione accorta dei rischi, che ci ha sempre
caratterizzato,
RAMPL: UNICREDIT BEN
ATTREZZATA PER AFFRONTARE 2009 DIFFICILE
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Ancora una volta il sistema
finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi
finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati...
Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare
che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.
Usa più fiduciosi Iata:
meno voli Italia: crolla l'import
( da "Manifesto, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e BofA a conferma che la crisi
finanziaria non è risolta. Una ulteriore conferma della crisi in atto è stata
fornita ieri dalla Iata: per l'associazione delle compagnie aeree mondiali in
marzo il traffico passeggeri è diminuito dell'11,1%. Intanto in Germania i
prezzi al consumo non si muovono: l'indice provvisorio in aprile non ha
registrato aumenti rispetto al mese precedente,
Il banco di prova
( da "Manifesto, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il banco di prova La gestione della
crisi finanziaria e della recessione fanno scendere la media alta di Obama
nella pagella dei primi 100 giorni, che si compiono oggi. Discordanti i giudizi
mentre si fa più scandaloso il conflitto di interessi della squadra economica
del presidente Marco d'Eramo INVIATO A NEW YORK L'ex direttore di The Nation,
CALABRIA: IORNO ELETTO
SEGRETARIO REGIONALE CGIL PUBBLICO IMPIEGO.
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la drammatica crisi finanziaria
mondiale non puo' e non deve incidere, attraverso scelte dettate
dall'emergenza, sulla riduzione dei diritti collettivi..Ci opporremo, con ferma
convinzione, all'idea del Governo, ormai palesata con ovvia determinazione di
indebolire il ruolo dei servizi e del lavoro pubblico, idea perpetrata
soprattutto dal Ministro della Funzione Pubblica'
Rampl: Unicredit ben
attrezzata per affrontare 2009 difficile
( da "Reuters Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Ancora una volta il sistema
finanziario si trova a navigare in una situazione di turbolenza. La crisi
finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati...
Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare
che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.
Il problema del Pd è
ispirarsi a qualche modello in un mondo in crisi che procede in ordine sparso
( da "Tempi" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto i colpi della crisi
finanziaria ed economica globale, gli unici modelli a sinistra di apparente
successo sono quelli del chavismo in Venezuela, o del più che discutibile Jacob
Zuma in Sudafrica. Quelli cioè di paesi che certo non possono costituire un
valido riferimento per il contesto italiano.
STARBUCKS,
( da "Arena.it, L'" del
29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che
nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le
conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile
ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il
suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia
venduto uno dei tre jet della compagnia.
EUROPEE: VESCOVI FRANCIA,
VOTO E' DOVERE MA SERVE PIU' INFORMAZIONE.
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tentazioni di ripiegarsi nei
particolarismi nazionali e regionali'' a causa della ''crisi finanziaria e alle
sua gravi conseguenze''. In un momento in cui invece occorre piuttosto
incoraggiare la ''concertazione'' ed ''una piu' grande solidarieta'''. Pero',
aggiungono, ''non possiamo pretendere solidarieta' solo per noi stessi o
limitarla ai confini dell'Unione.
DeA Capital: l'esercizio
2008 si chiude con una perdita di 81 mln pag.1
( da "Trend-online" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prevalentemente legato alla crisi
finanziaria in atto nel 2008. Alla fine dell?esercizio il NAV per azione è pari
a 2,55 Euro per azione, rispetto a 2,78 Euro per azione al 31 dicembre 2007. La
performance del NAV di DeA Capital di -8,3% è stata, in un difficile contesto,
nettamente migliore rispetto all?
Zignago Vetro: approvati i
risultati al 31 marzo ( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si è creata nel mercato globale a
seguito della crisi finanziaria, con sensibile rallentamento della domanda di
contenitori in vetro, dovuta a riduzione del consumo, ma anche ad una
significativa riduzione delle scorte nella filiera. I Ricavi consolidati del
Gruppo nel primo trimestre 2009 ammontano a 48,6 milioni di euro, rispetto a
60,9 milioni del corrispondente periodo dell?
SANTANDER/ UTILI I TRIM
-5% A RIFLESSO DI CRISI GLOBALE ( da "Wall
Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria e il
rallentamento dell'economia che hanno determinato progressi più ridotti
nell'attività e aumenti delle sofferenze, che hanno richiesto maggiori
accantonamenti", spiega la banca con un comunicato. Gli accantonamenti
effettuati per copririsi da eventuali future perdite sono stati aumentati del
73,
FINMECCANICA/GUARGUAGLINI:RISPONDEREMO
BENE DIFFICOLTÀ MERCATO ( da "Wall
Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della difesa sono attesi
sostanzialmente stabili malgrado la crisi finanziaria". Inoltre, ha
proseguito "E' prevista una crescita dei fondi destinati alla sicurezza
anche se con fondi diversi da quelli della Difesa. Finmeccanica intende
proseguire nella politica di un'ampia diversificazione geografica e di business
con scarsa dipendenza da singoli programmi per le aziende del Gruppo"
Mega-studi legali: emerge
un nuovo modello ( da "Denaro,
Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come vedremo, è proprio la crisi
finanziaria a determinare una nuova attenzione delle law firm verso settori di
attività per loro prima marginali, appannaggio quasi esclusivo dei piccoli e
medi studi. Le law firm indipendenti, e più piccole, in Europa potrebbero
trovarsi seriamente minacciate dalla crisi.
STARBUCKS,
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: settimanale Newsweek suggerisce che
nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le
conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile
ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il
suo stipendio da più di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia
venduto uno dei tre jet della compagnia.
MASSIMO LO CICERO LE
CRONACHE DESCRIVONO CON TONI ALLARMATI I LIVELLI CHE HA RAGGIUNTO LA DISOCCU...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetto economico della prima crisi
finanziaria globale. Il secondo semestre del 2008 rappresenta la fase in cui
l'economia si contrae: in Italia e nel Sud, e quindi anche in Campania. L'Istat
ci offre un quadro delle forze di lavoro molto articolato, per regioni e per
province, che ci permette di dare un ordine di grandezza al mercato del lavoro,
OLGA FERNANDES LA RICERCA
E I FONDI PER SOSTENERLA: SONO QUESTI I VERI COMPONENTI DI UN'EQUA...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 29-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria è gravissima
- sottolinea Claudio Cavazza, vicepresidente di Farmindustria - bisogna
incentivare la ricerca anche per rilanciare l'economia. Il settore farmaceutico
ha molte potenzialità inesplorate e se adeguatamene sviluppate potrebbero
migliorare la qualità della vita».
IL CONTO DELLE PERDITE A
EST* ( da "Lavoce.info"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un tale andamento indica che gli
operatori dei mercati finanziari non hanno tenuto conto del fatto che le
posizione Forex delle economie dell'Europa centrale e orientale sono molto
diversificate tra loro, le hanno invece inserite tutte quante nella stessa
categoria di rischio, sulla base di considerazioni decisamente ad hoc.
Trasporto pubblico, il
rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il rilancio dopo la crisi da nuovi
investimenti e partnership a lungo termine Mercoledì 29 Aprile 2009,
Interrogandosi su quale impatto abbia avuto la crisi finanziaria ed economica
anche sul trasporto pubblico, sia dal punto di vista dei passeggeri che dei
finanziamenti, il trasporto pubblico si rilancia proponendosi come alternativa
a quello privato per salvare l'
Plastal, sì del tribunale
al concordato ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inizio della crisi finanziaria
maturata nell'azienda a causa del tracollo della casa-madre svedese, la Plastal
Holding AB, il consiglio di amministrazione si è indirizzato verso il
concordato preventivo. A seguito delle verifiche del revisore dei conti sugli
aspetti finanziari della Plastal italiana, il consiglio di amministrazione ha
scelto la strada del concordato.
Venezia Non si può fare
udienza di sabato. E così rischia di bloccarsi per l'enne...
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mediante operazioni di acquisizione
di imprese in crisi finanziaria compiute anche avvalendosi di prestanome». Nel
2003 furono arrestate otto persone in relazione a reati commessi nella gestione
di ditte di abbigliamento di mezza Italia: oltre a Cdc e Manifatture Venete,
figurano la Juvenilia spa di Rovigo, le marchigiane Silver confezioni spa, Gmf
spa,
Almeno questo: voi non
avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete
ma... ( da "Gazzettino,
Il" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mercoledì 29 Aprile 2009, Almeno
questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire dalla crisi finanziaria,
non l'avete mai sentita, però... cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via!
Luna molto severa vi chiama ai doveri affettivi.
Crisi/ Cisl: oltre 1.500
posti a rischio in aziende gruppo
( da "Virgilio Notizie"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria globale
rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi
interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono
difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti".
Cisl lombarda, 1.500 posti
a rischio tra Franco Tosi, Sadelmi, Sofinter
( da "Sestopotere.com"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria globale
rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi
interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono
difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti”
Wall Street si candida ad
un avvio in rialzo nonostante la delusione del PIl
( da "Trend-online" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che siano indicate nuove misure
nuove non convenzionali contro la crisi finanziaria e a sostegno dell?economia.
Per quanto riguarda invece le novità che giungono dal fronte societario, da
seguire Time Warner che ha chiuso il primo trimestre con utili in flessione a
690 milioni di dollari, ma l?eps pro-forma è stato pari a 0,45 dollari,
superiore ai 38 cents previsti dal mercato.
Ambiente: il treno verde
viaggia in ritardo ( da "Panorama.it"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con il protezionismo delle grandi
imprese dell'energia e con gli errori di un certo nostro ambientalismo, troppo
politicizzato e spesso soltanto contro". E se lo dice uno che è tra i
fondatori del Kyoto club.In gioco ci sono i posti di lavoro promessi dalla
green economy, che le due società nel portafoglio del fondo Ambienta non
smentiscono:
CRISI/ CISL: OLTRE 1.500
POSTI A RISCHIO IN AZIENDE GRUPPO GAMMON
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria globale
rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi
interventi finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono
difficoltà che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti".
Finanziaria, è saltata la
nominadei cinquecento nuovi dirigenti
( da "Sicilia, La" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in anticipazioni bancarie che
daranno ossigeno alle attività produttive affinché possano affrontare la grave
crisi finanziaria». In serata è arrivato il cosiddetto signori si cambia. Il
non stop è rinviato ad oggi. Nel complesso, il dibattito sulla manovra è stato
serrato, si sono fatti passi avanti. Ma entro oggi giocoforza si deve
raggiungere il traguardo.
UNICREDIT: PROFUMO, RISCHI
EST EUROPA INFERIORI A QUANTO PREVISTO.
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: centro Europa ma oggi i rischi sono
inferiori rispetto a quelli percepiti nel momento piu' acuto della crisi
finanziaria''. E' quanto ha affermato l'a.d. di Unicredit Alessandro Profumo
rispondendo alle domande degli azionisti. Profumo inoltre ha rilevato che le
attivita' nell'est e centro Europa nel secondo semestre del 2008 hanno prodotto
un aumento del reddito operativo del 30%.
diciamolochiaro ha detto:
Chi ci crede che in Spagna ci sono SOLO 3 casi conclamati di influenza suina?
NESSUNO. ( da "KataWeb
News" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Fiat-Chrysler: ecco perché
l'accordo si deve fare pag.3 ( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Possiamo dire che la situazione
positiva per Fiat viene dalla crisi finanziaria che ha indebolito tutti?
Assolutamente sì; basti vedere che inizialmente Fiat doveva essere venduta a
GM, e sembrava uscire dal settore automobilistico, rimanendo legata solo al
settore dei veicoli industriali. Ora non solo non esce, ma comprerà segue
pagina >>
Morgan Stanley: rieletti
tutti i vertici del gruppo ( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La decisione nonostante la banca
abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi
in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche
che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto
aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.
RUSSIA/ GAZPROM,
INCREMENTO DELL'11% DEGLI UTILI NEL 2008
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'influenza della "crisi
finanziaria" sui "mercati" e il rublo, alla fine dell'anno,
tuttavia, ha procurato una frenata nell'ultima parte dell'anno. La questione
più emblematica è stata il crollo dei prezzi del petrolio, che provocato la caduta
del titolo Gazprom di quasi il 70% dal suo picco a metà maggio 2008.
MORGAN STANLEY: RIELETTI
TUTTI I VERTICI DEL GRUPPO ( da "Wall
Street Italia" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La decisione nonostante la banca
abbia tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi
in perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche
che detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto
aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.
Una crisi veramente
eccezionale ( da "Morningstar
IT" del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esperienza passata insegna che le
fasi depressive della congiuntura che sono associate a una crisi finanziaria
durano più a lungo, generalmente 6-7 trimestre contro una media di
BORSE POSITIVE - CROLLA IL
PIL USA: -6,1% GERMANIA: atteso calo pil DEL 6% - ok DI FORTIS a cessione 75% a
Bnp Paribas Calta: vediamo il piano Suez su Acea - SI DIMETTE IL PRES
( da "Dagospia.com" del
29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Morgan Stanley ha ricevuto aiuti
statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria. Marina
Berlusconi 6 - Finmeccanica: utile in crescita 19%... (ANSA) - Via libera
dall'assemblea degli azionisti di Finmeccanica al bilancio 2008 chiuso con un
utile netto pari a 621 milioni di euro. La crescita e' del 19% rispetto ai 521
milioni del 2007.
*Borsa +2,20% malgrado
dati su pil americano e stress-text su banche
( da "Velino.it, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: entità della crisi che stiamo
vivendo. Ma non bisogna neppure trascurare la reazione generale dei mercati che
di fatto scommette sull?azione che stanno conducendo i governi di tutto il
mondo nel risanare la crisi finanziaria. C?è una frase che si sente ripetere
spesso a piazza Affari: “
Morgan Stanley: rieletti
tutti i vertici del gruppo ( da "Finanza.com"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante Morgan Stanley abbia
registrato due trimestri consecutivi in perdita e abbia tagliato il dividendo
dell'81%, durante l'assemblea annuale tenutasi oggi sono stati riconfermati
tutti i vertici del gruppo. Lo riporta Bloomberg aggiungendo che, in seguito
alla crisi finanziaria, Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10
miliardi di dollari. (Riproduzione riservata)
Impresa, Fuscaldo: i
premiati del "Vienna d'oro 2009"
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In un momento di grave crisi
finanziaria è di fondamentale importanza ?costruire? ed ?edificare? luoghi
all?interno dei quali far incontrare e dialogare gli imprenditori calabresi.
Vincitori della prima edizione del ?Vienna d?oro? sono Pippo Callipo (azienda
tonno Callipo), Maurizio Mauro (caffé Mauro), Giuseppe Giovanni Caffo (azienda
produttrice Amaro del Capo)
La via Toscana contro la
crisi: fondi di garanzia e il progetto Fabrica Ethica
( da "Sestopotere.com"
del 29-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sviluppo economico ed affrontare la
crisi finanziaria in atto. Lo ha fatto oggi durante un convegno che si è svolto
presso la sede della Regione Umbria. Dal 12 febbraio ci sono a disposizione
delle imprese toscane 48,5 milioni capaci di garantire oltre 500 milioni di
finanziamenti concessi dalle banche, per nuovi investimenti ma anche a
vantaggio di una liquidità che tante imprese,
( da "KataWeb News"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 164 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno,
cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Stampa, La" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
CONFARTIGIANATO.
INDAGINE IN PIEMONTE "Alle banche regaliamo 800 milioni di interessi"
Gli oneri maggiori nell'Alessadrino Cuneese e a Novara «All'estero è meglio» E'
il costo per le aziende del mancato adeguamento dei tassi [FIRMA]FULVIO LAVINA
TORINO Quei soldi farebbero comodo a molte imprese, strette in una crisi che ha piegato i mercati internazionali: 884 milioni
in Piemonte, «soltanto»
( da "Gazzetta di Modena,La"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Una riflessione
sulla crisi Una riflessione sulla crisi
nella festa del 1º maggio La giusta indignazione di fronte al balletto delle
dichiarazioni circa l'attuale fase della crisi, ovvero
se il peggio è passato, se già nella seconda parte del 2009 riprenderanno
crescita e consumi, ecc. dovrebbe portare a fare un passo avanti verso la
comprensione di quanto sta succedendo e del perchè. Chi pensa che il peggio sia
passato pensa al solo assetto del sistema finanziario, senza distinguere la
parte utile al rilancio economico da quella speculativa, ma il grave è che, da
un lato, non si prende minimamente in considerazione la drastica diminuzione
del reddito di tanti lavoratori e famiglie, per non parlare della diminuzione
di posti di lavoro, e dall'altro si dimentica che ragioni di declino sociale ed economico erano presenti anche prima della crisi finanziaria e che queste ragioni
non sono state rimosse né si intende rimuoverle. E' ovvio dedurre, da questo
semplice ragionamento, che molti pensano che tutto debba essere rimesso a posto
come prima, per ripartire verso ulteriori livelli di concentrazione della
ricchezza a scapito della redistribuzione del lavoro, di riproposizione
di un modello competitivo fondato sul costo del lavoro e di tagli al sistema di
Welfare che mette sotto tiro i diritti dove ci sono e non consente di
conquistarne dove sono inesistenti. La Confindustria dice che la crisi sta passando ma che l'occupazione continuerà a
diminuire, esponenti del governo e anche dell'opposizione affermano che bisogna
rimettere mano a tagli alle pensioni, altri rispondono che "sì, sarebbe il
caso, ma non bisogna creare allarmismi". Intanto salgono debito e deficit
pubblico anche per il rifiuto di mettere mano alla tassazione per i redditi
alti, di tassare a livelli europei le rendite e di recuperare sul versante dell'evasione
fiscale. Anche a Modena e provincia si allunga l'elenco delle aziende in crisi, che entrano nel tunnel dei concordati preventivi,
della cassa di integrazione, di costante diminuzione di posti di lavoro. Se
dovesse prevalere in Italia come nel mondo l'idea che bisogna rimettere le cose
a posto come prima della crisi (ammesso e non concesso
sia possibile), si andrebbe inevitabilmente verso altre crisi
e a pagare sarebbero sempre di più i lavoratori. Ecco una buona ragione per
fare del 1º Maggio una festa internazionale del lavoro, un appuntamento di
riflessione strategica, politica e culturale, per mettere in campo una forte
volontà di lotta per sostenere un cambio di modello di sviluppo. Gianni
Ballista Coordinamento prov. Sinistra per Modena Immigrazione
"libera" a rischio la nostra civiltà Nell'ultimo decennio la
popolazione italiana è aumentata di dieci milioni di individui. Non credo sia
questo un incremento demografico sostenibile per un paese come l'Italia privo
di materie prime e pure di spazio. E' fuori dubbio che dobbiamo questo
incremento soprattutto alla immigrazione clandestina. I flussi immigratori
previsti dal Governo sono infatti lontanissimi da simile entità. Parte dei
nostri politici non vuole neppure vedere il problema. Il cittadino comune è
molto preoccupato anche per la tanta gente straniera dedita alla mendicità.
Facile prevedere che se non saremo capaci di dare segnali chiari, che non
vogliamo più immigrati, l'incremento demografico salirà in misura esponenziale
e sarebbe la fine della nostra civiltà. L.N.
( da "Trentino" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pensplan, la crisi fa perdere quasi 13 milioni di euro Bilancio negativo
nel 2008. Il presidente: «Ma il capitale è ben protetto» TRENTO. Ammonta a 12
milioni ed 800 mila euro la perdita nel bilancio 2008 di Pensplan, compresi i
7,9 milioni dei costi di esercizio. «Perdita quantomeno contenuta - ha
commentato ieri durante l'assemblea annuale tenutasi a Trento il presidente
Gottfried Tappeiner - considerando che il progetto di
previdenza complementare si è trovato a fronteggiare la più grossa crisi finanziaria a livello internazionale
dal 1929 e che i più importanti indici azionari hanno perso oltre il 50% del
loro valore». Secondo i vertici, la perdita del 4,39% registrata l'anno scorso
risulta di molto inferiore rispetto alla maggioranza delle aziende con una
simile composizione del portafoglio. «Siamo riusciti a proteggere
ampiamente il capitale» - ha spiegato il presidente. Da ricordare che gli utili
degli scorsi anni sono infatti sufficienti per coprire le spese e conservare
quindi il capitale. Sulla base di questi risultati Tappeiner sottolinea come la
previdenza complementare continui a dimostrare la propria fondatezza e
soprattutto che «la diversificazione del rischio diventi sempre più
importante». All'assemblea è intervenuto anche l'assessore regionale competente
Martha Stocker, la quale ha ribadito l'importanza di mantenere la massima
trasparenza. Se il 2007 è stato l'anno in cui sono raddoppiati gli iscritti, il
( da "Italia Oggi"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
unagraco data: 29/04/2009 - pag: 36 autore: di Raffaele Marcello Presidente
Unagraco Giovani commercialisti a confronto a Taormina per
studiare nuove soluzioni per le aziende Uscire dalla crisi è possibile Azioni straordinarie pianificate per superare la
congiuntura La crisi finanziaria, palesatasi a livello globale negli ultimi mesi del 2008, si sta
acuendo profondamente allargandosi a tutti i settori imprenditoriali; il
termine default, fino a qualche anno fa utilizzato soltanto dagli specialisti,
in questi mesi viene associato al nome di imprese multinazionali ritenute
solidissime, di interi distretti industriali, addirittura anche a quello di
paesi considerati «avanzati».Sul piano dei valori e delle valutazioni tra le
più chiare conseguenze c'è la caduta sfrenata dei listini di Borsa e dei
moltiplicatori che essi sottendono. Numerose analisi dimostrano che il mercato
italiano sta valutando le società quotate quasi esclusivamente sulla capacità
di «reddito corrente», mentre la componente «opportunità di crescita futura» è
scesa vertiginosamente rispetto al 2008. Il sistema bancario ha stretto
drasticamente i cordoni del credito e del supporto alle imprese, togliendo a
queste l'ossigeno di cui hanno vitale necessità per supportare il business e
per sopravvivere.In tale scenario, soltanto chi dispone di liquidità in eccesso
(o di un'elevatissima credibilità finanziaria) riesce
a garantire regolarmente lo sviluppo del proprio business; per tutte le altre
realtà, che fino a ieri contavano sulla collaborazione degli istituti di
credito per la copertura dei fabbisogni finanziari, è diventato di vitale
importanza individuare e mettere in atto strategie alternative (straordinarie)
per l'uscita da una situazione di grave crisi finanziaria.Il
focus dell'intero sistema di gestione aziendale va, quindi, spostato da
un'ottica tradizionale, prevalentemente orientata ai risultati economici su
orizzonti di medio/lungo termine, verso un'ottica fortemente centrata sulla
gestione dei flussi finanziari e su orizzonti temporali di breve e brevissimo
periodo.L'esito della gestione di una crisi finanziaria,
infatti, al di là delle ovvie specificità dovute alla realtà aziendale e alla
gravità della situazione in cui versa, è indissolubilmente legato alle capacità
dell'azienda di: riconoscere la crisi, definire la
strategia per uscire dalla crisi, mettere in atto le
azioni pianificate e monitorare i risultati. Nell'ambito dei lavori che si
svolgeranno a Taormina in occasione del Convegno nazionale dell'Unagraco nei
giorni 7, 8 e 9 maggio dal titolo «Crisi dei mercati: trasparenza, tutela del
risparmio e fiscalità di vantaggio« saranno approfonditi tali steps dal punto
di vista concettuale/metodologico attraverso osservazioni anche critiche nella
convinzione di condurre l'esposizione dei temi in positivo, descrivendo cioè
soprattutto quali potrebbero essere i comportamenti virtuosi ed evidenziando
gli eclatanti esempi di errori constatati sul campo.
( da "Arena, L'" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 29 Aprile
2009 CULTURA Pagina 48 FENOMENI. UN LIBRO DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI
13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE CHIESE STARBUCKS, IL BUONO DEL CAFFÈ
«Abbiamo creato un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda,
la sua preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un'esperienza di vita.
Abbiamo creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e
migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in
America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks
secondo il suo numero uno Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il
libro, edito in Italia da Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è
chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi
famosi in tutto il mondo e che la stessa catena di caffè di Seattle possa
essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce
che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno
le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa
affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più
di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet
della compagnia. Starbucks è come McDonald's senza Burger King, Wendy's
o Subway. Ha un fatturato di quasi 8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti
alla settimana. È partito quindici anni fa da un nucleo di soli cento negozi,
ha costruito una flotta di 13 mila caffetterie, presenti in 50 stati americani
e in 43 nazioni, in aeroporti, biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese.
Da Starbucks i freni non esistono e non è mai stato contemplato un
rallentamento. Chi avrebbe, infatti, potuto pensare che Starbucks potesse
aprire più di duecento caffetterie a Londra, entrare nella Città Proibita di
Pechino e diventare il simbolo della gioventù urbana americana e dei «piccoli
imperatori» cinesi? E qui entrano in gioco due storie che ci fanno capire il
segreto di Starbucks: quella del caffè in America e quella personale di
Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti una tazza di caffè nero filtrato
costava 50 centesimi e la neonata catena di Seattle riusciva a farsela pagare
un dollaro e sessanta. È come se per un espresso si dovesse sborsare, invece di
un euro, tre. Clark svela come Schultz si era reso conto della pazzesca e
inesauribile voglia di caffè che serpeggiava nella società americana.
«Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di americani che sapeva cosa fosse
un caffè macchiato non ci avresti riempito la palestra di una scuola. Ora,
invece, l'America si è riscoperta una nazione dipendente dalla caffeina. Compra
più di qualsiasi altro paese del mondo - quasi un terzo della produzione
planetaria - e ne consuma all'incirca 11 miliardi di tazze all'anno». Clark
conclude che, dopo il petrolio, il caffè è la materia prima con il più grande
mercato mondiale; quattro adulti americani su cinque bevono regolarmente caffè.
Starbucks, naturalmente come molti di voi staranno pensando, non ha inventato il
caffè, ma ne ha fatto qualcosa che nessuno riteneva possibile. Ha preso una
materia prima che gli americani erano abituati a prendersi con pochi centesimi
e l'ha trasformata in un prodotto di lusso, ha convinto i clienti a comprarla a
prezzi gonfiati e ha riempito di propri punti vendita ogni città importante,
prima in America, poi nel mondo, ad eccezione dell'Italia, la nazione che,
nella primavera del 1983, aveva dato l'idea a Schultz, ex venditore di
casalinghi, cresciuto in mezzo alle ristrettezze nelle case popolari di
Brooklyn. Il numero uno di Starbucks, all'epoca, era a Milano per una fiera di
casalinghi. Entrò per caso in un bar e si rese conto che, mentre l'azienda per
cui lavorava, offriva caffè in rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano luoghi
di socializzazione, animati per tutto il giorno. E invece di venirci una volta
alla settimana per i chicchi, gli italiani visitavano i loro bar parecchie
volte al giorno. E qui l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare in America
l'autenticità del bar italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani
come aveva colpito lui. Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark,
nonostante le smentite sul Financial Times, di aver trovato la città italiana
da cui lanciare, a colpi di Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso.
Molto presto queste due diverse tradizioni si confronteranno a viso aperto e,
come ricorda l'Istituto nazionale espresso italiano, il Belpaese potrebbe
costituire un ideale campo di battaglia dato che ogni giorno in Italia si consumano
circa 70 milioni di tazzine di espresso al bar. Presto la sfida potrebbe avere
inizio.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 29 Aprile
2009 CRONACA Pagina
( da "Repubblica, La"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 32 - Commenti
UN ALTRO SHOCK PER L´ECONOMIA (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Le Borse mondiali
hanno interrotto il rialzo che era in corso da alcune settimane. Torna la paura
e ha una causa nuova: quali conseguenze può avere la febbre suina sull´economia
globale? Per ora il bilancio delle vittime e l´estensione del contagio non
giustificano catastrofismi, eppure un´ondata di vendite si è abbattuta sui mercati, colpendo per prime le attività economiche legate al
turismo come le compagnie aeree. Le piazze asiatiche ieri sono state le più
fragili. Per forza: in Estremo Oriente è ancora vivo il ricordo della Sars,
un´emergenza sanitaria che nel 2003 per diverse settimane paralizzò settori
cruciali degli scambi internazionali. "Se l´influenza suina sarà un´altra
Sars dice il presidente di South China Securities Howard Gorges
l´impatto economico sarà mondiale". A Hong Kong l´allarme ha già
svuotato le farmacie di tutte le scorte di medicinali antivirali e mascherine
respiratorie. Da Pechino a Shanghai sono tornati in funzione negli aeroporti i sensori
elettronici misura-febbre per i passeggeri in arrivo. A Tokyo gli aerei dal
Messico sono accolti da squadre mediche. Controlli speciali sui viaggiatori
scattano dall´Indonesia all´Australia, dopo il primo contagio accertato in
Nuova Zelanda, seguito da casi sospetti in Cina e Corea del Sud. "Può
essere il colpo fatale per un mondo già in recessione", dice l´economista
Sherman Chan di Moody´s Australia. La Banca mondiale stima che una vera pandemia
potrebbe uccidere 70 milioni di persone, e far crollare il Pil mondiale di un
altro 5 per cento. Le foto di Città del Messico con le vie deserte evocano
ricordi freschi e dolorosi in Asia. Era l´inizio del 2003 quando le autorità
cinesi dopo mesi di colpevole silenzio confermarono i focolai della Sars. La
"desertificazione" da panico colpì per prima Hong Kong, dove il
contagio era arrivato dal vicino Guangdong e le notizie circolavano senza
censura. Le multinazionali americane con forti insediamenti in quest´area furono le prime a reagire con
misure drastiche. La Intel, con 15.000 dipendenti in Cina, decise di
"immobilizzarli" lasciandoli a casa per impedire contatti sui luoghi
di lavoro. Hewlett-Packard chiuse la sede di Hong Kong. Microsoft sospese per
tutto il personale trasferte di lavoro in Cina, Vietnam e Singapore. Presto
iniziò l´esodo di manager delle multinazionali europee. Sulle rotte del
Pacifico i Jumbo volavano semivuoti, quando i collegamenti non venivano
cancellati dalle compagnie aeree. Sia pure tardive, anche le misure di
semi-quarantena adottate dalle autorità cinesi furono un colpo per l´economia
locale: intorno a Pechino un cordone sanitario di forze dell´ordine ostacolava
il flusso dei pendolari. Il crollo del turismo fu immediato e brutale, anche ai
livelli ufficiali: saltavano delegazioni governative e di chief executive.
Disertata dai viaggiatori stranieri, con alberghi e shopping mall
disperatamente vuoti, Hong Kong vide il suo tasso di disoccupazione raddoppiare
all´8% in poche settimane. Nella primavera del 2003 molti esperti temevano che
la Sars avrebbe avuto lo stesso impatto del crac finanziario
thailandese del 1997: un effetto domino sull´Asia e sui mercati
finanziari di tutto il mondo. Alla fine il bilancio fu meno grave del
previsto perché il contagio si fermò presto. Ufficialmente la Sars colpì
ottomila persone, ne uccise 900: tante in assoluto, ma un´inezia rispetto al
bilancio di vittime della malaria o dell´Aids. La paura però non era stata
infondata. Con il blocco dei traffici in alcuni crocevia strategici della
globalizzazione da Hong Kong a Toronto l´allarme
sanitario aveva dimostrato l´estrema vulnerabilità creata dall´integrazione
economica mondiale. Molte grandi imprese dovettero dotarsi per la prima volta
di piani d´emergenza-pandemica,
per poter garantire il funzionamento della loro rete di attività integrate a
livello planetario. La crescita dell´economia cinese riprese subito e a ritmi
molto sostenuti, dopo il passato allarme del 2003. Il costo economico della
Sars è stato stimato a 50 miliardi di dollari, una minuscola frazione delle
perdite subite dal sistema bancario e dai risparmiatori nella grande recessione
del 2008-2009. Ma è proprio il contesto diverso di oggi che tiene con il fiato
sospeso i mercati. La Sars colpì l´Asia in una fase in
cui la crescita mondiale era in ripresa. Si erano superati lo choc dell´11
settembre e il crac della bolla speculativa della New Economy. Ora invece il
timore-pandemia coincide con la recessione globale più lunga del dopoguerra. I "germogli
verdi" annunciati dal banchiere centrale Usa Ben Bernanke sono solo,
tecnicamente, segnali di rallentamento nella velocità di de-crescita. E la febbre suina ne alimenta già un´altra: il contagio del protezionismo. Cina, Russia, Ucraina ne
hanno approfittato per vietare l´import di carni suine dal Messico e da alcuni
Stati Usa. Quella carne non comporta alcun pericolo, la spirale dei
protezionismi sì.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
BOLOGNA PRIMO PIANO
pag. 8 Il Caab conferma al CONTI IN UTILE, PERÒ C'È IL NODO DEI CANONI: TUTTO
secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci del Caab, il
centro agroalimentare. Alberto Maffei Alberti è stato riconfermato presidente del
consiglio di amministrazione. Restano al loro posto i consiglieri in quota
Comune primo azionista con l'80% , da Claudio Felicani a Silvia Giannini, fino
a Gianluca Testoni, leader della commissione di mercato, e il membro in quota
Camera di commercio, Giada Grandi. Per la Regione, invece, esce Marco Benni,
sostituito da Elio De Leo, e per gli istituti di credito, Sergio Graziosi è
stato sostituito da Michele Faldella. La decisione di eleggere ora il cda, a
poche settimane dalle elezioni e dall'arrivo di un nuovo sindaco, aveva
suscitato alcune perplessità, in particolare tra i grossisti della struttura.
NELLA SUA relazione, il presidente Maffei mette sul tavolo i numeri del
bilancio 2008, chiuso in positivo con utili per 279mila euro, ma che presenta
ombre. La movimentazione merci ha un trend negativo: -3,5%, con un contrazione
dal 2000 pari al 19,7%. Tra i motivi di preoccupazione, pure il calo
dell'entrate per gli affitti degli spazi (da 6 milioni del 2007 ai 5,7 del
2008), che in assenza di «un ineludibile» adeguamento delle quote non
basteranno a coprire i «circa 2 milioni e 250mila euro» di investimenti
previsti per quest'anno. Insomma, scrive il presidente, il Caab «rischia di
vedere progressivamente ridimensionato il proprio ruolo». I motivi? La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da
non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande
distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e
Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci
introdotte al Caab, con una perdita di 98mila quintali. A far quadre i
conti ha contribuito in particolare l'aumento del 4,2% del prezzo medio dei
prodotti. Tra i primi nodi da affrontare dal nuovo cda che ci stava già
lavorando il ritocco verso la alto dei canoni, entro dicembre quando scadranno
le concessioni. Questa partita «condizionerà il futuro della struttura per i
prossimi dodici anni» chiude Maffei; decisivo sarà far digerire' gli aumenti
agli operatori. Altri correttivi, appunto per rilanciare il mercato, sono «la
rivisitazione degli orari, accordi con la grande distribuzione, una
razionalizzazione degli spazi». m. n.
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
BOLOGNA PRIMO PIANO
pag. 9 TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci
del C... TUTTO secondo programma. Nessun scossone, ieri, all'assemblea dei soci
del Caab, il centro agroalimentare. Alberto Maffei Alberti è stato riconfermato
presidente del consiglio di amministrazione. Restano al loro posto i
consiglieri in quota Comune primo azionista con l'80% , da Claudio Felicani a
Silvia Giannini, fino a Gianluca Testoni, leader della commissione di mercato,
e il membro in quota Camera di commercio, Giada Grandi. Per la Regione, invece,
esce Marco Benni, sostituito da Elio De Leo, e per gli istituti di credito,
Sergio Graziosi è stato sostituito da Michele Faldella. La decisione di
eleggere ora il cda, a poche settimane dalle elezioni e dall'arrivo di un nuovo
sindaco, aveva suscitato alcune perplessità, in particolare tra i grossisti
della struttura. NELLA SUA relazione, il presidente Maffei mette sul tavolo i
numeri del bilancio 2008, chiuso in positivo con utili per 279mila euro, ma che
presenta ombre. La movimentazione merci ha un trend negativo: -3,5%, con un
contrazione dal 2000 pari al 19,7%. Tra i motivi di preoccupazione, pure il
calo dell'entrate per gli affitti degli spazi (da 6 milioni del 2007 ai 5,7 del
2008), che in assenza di «un ineludibile» adeguamento delle quote non
basteranno a coprire i «circa 2 milioni e 250mila euro» di investimenti
previsti per quest'anno. Insomma, scrive il presidente, il Caab «rischia di
vedere progressivamente ridimensionato il proprio ruolo». I motivi? La crisi finanziaria che ha «modificato le abitudini alimentari delle famiglie». Da
non trascurare, è in chiaro nel documento, pure l'espansione della grande
distribuzione e la concorrenza di altri centri agroalimentari, come Padova e
Verona. Il tutto, nel 2008, si è tradotto in 2,7 milioni di quintali di merci
introdotte al Caab, con una perdita di 98mila quintali. A far quadre i
conti ha contribuito in particolare l'aumento del 4,2% del prezzo medio dei
prodotti. Tra i primi nodi da affrontare dal nuovo cda che ci stava già
lavorando il ritocco verso la alto dei canoni, entro dicembre quando scadranno
le concessioni. Questa partita «condizionerà il futuro della struttura per i
prossimi dodici anni» chiude Maffei; decisivo sarà far digerire' gli aumenti
agli operatori. Altri correttivi, appunto per rilanciare il mercato, sono «la
rivisitazione degli orari, accordi con la grande distribuzione, una
razionalizzazione degli spazi». m. n.
( da "Resto del Carlino, Il (Imola)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
FAENZA pag. 8 «A
FAENZA il mercato immobiliare si è fermato, ma... «A FAENZA il mercato
immobiliare si è fermato, ma non si è registrato un calo dei valori, come
invece è avvenuto nelle grandi città», affermano gli agenti immobiliari della
Fimaa (Federazione immobiliare mediatori agenti d'affari), sindacato aderente
all'Ascom. «È difficile che qui i prezzi possano calare, perché in alcune aree
in particolare, non superano di molto i costi vivi di costruzione». I prezzi di
un appartamento nuovo variano da un minimo di 2.200 euro al metro a
( da "Unita, L'" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Prato, pancia vuota
e paura cinese Il rischio della destra Persi 10mila posti di lavoro e cresce
l'insofferenza verso la comunitàcinese. Il Pd in crisi
ha cambiato in corsa il sindaco e s'affida all'outsider Carlesi VLADIMIRO
FRULLETTI Nel Pd, a Roma, sulla cartina delle città che il 6 e 7 giugno vanno
al voto Prato è cerchiata con l'evidenziatore. La città, che dal dopoguerra è
sempre stata governata dalla sinistra, rischia di finire a destra. Investita da
una crisi economica senza precedenti, vive con sempre
maggior insofferenza la presenza di una delle più grandi comunità cinesi
d'Europa. L'outsider del Pd Più povera e più arrabbiata, oggi la capitale del
panno è un tessuto sfilacciato. Massimo Carlesi è il candidato a sindaco a cui
Pd e centrosinistra (lo sostengono Di Pietro, Sinistra e Libertà, Repubblicani
europei, Pdci e anche il redivivo Pli, ma non Rifondazione che corre da sola)
si sono aggrappati per ricucire lo strappo con la città. E già questa è una
novità perché Carlesi, a differenza di tutti i suoi predecessori, non è mai
stato iscritto al Pci («ma nemmeno alla Dc» puntualizza). Un outsider. Alle
primarie di Veltroni stava con la Bindi. Poi a quelle per sindaco ha
inaspettatamente vinto. Sorpresa poco gradita ai dirigenti (locali e nazionali)
del Pd che, in grave crisi di consensi, prima hanno
spinto il sindaco uscente (il dirigente della Regione Marco Romagnoli) a non
ripresentarsi, poi hanno puntato su Paolo Abbati presidente del Consiag, la
potente municipalizzata di servizi pubblici. Invece è spuntato lui. Basterà?
«Io lo voterò, ma fare previsioni è impossibile» non si sbilancia lo scrittore
Sandro Veronesi. Alle ultime comunali il centrosinistra aveva vinto al primo
turno col 53%. Alle politiche il Pd da solo aveva quasi il 47%. Numeri su cui
oggi nessuno scommetterebbe. «Perché è la prima volta che la città vota con la
pancia vuota» sintetizza Carlesi. Pancia vuota Negli ultimi anni si sono
volatilizzati circa 10mila posti di lavoro e quasi 3mila aziende hanno chiuso.
Mentre crescono le liste di chi finisce in cassaintegrazione e in mobilità.
«Prato è l'esempio di come la globalizzazione senza regole
e la crisi finanziaria le
stanno pagando i ceti popolari» spiega il segretario della Camera del Lavoro
Manuele Marigolli. «Prato non deve morire» hanno scritto su una bandiera
italiana lunga
( da "Nuova Sardegna, La"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Preoccupazione per
il ripetersi degli episodi criminali Illegalità, Siniscola si mobilita Martedì
un'assemblea con i cittadini nell'aula consiliare SINISCOLA. Siniscola è
ostaggio di una criminalità che usa catene invisibili. Per qualche tempo la
quiete sembra tornare a splendere nel secondo Comune della Provincia. Poi,
imprevedibile, qualche nuovo episodio criminale spezza la tranquillità
apparente, facendo ripiombare la popolazione in una morsa di angoscia sempre
più palpabile. Il consiglio comunale questo lo sa bene, e ha proclamato il 2009
"anno della legalità", per provare a dare una risposta al momentaccio
che attraversa la cittadina. L'anno della legalità vuole quindi essere un
momento di incontro e di analisi tra Comune, cittadini, Chiesa, scuole e associazioni,
tutti chiamati a fare quadrato sul problema per condurre Siniscola fuori dal
tunnel dell'illegalità. Il rischio di degrado sociale, infatti, è un mostro che
per essere abbattuto va prima analizzato nel dettaglio. «L'obiettivo - spiega
il presidente del consiglio comunale, Rocco Celentano - è realizzare una sorta
di "rete di osservatori" per trarre indicazioni necessarie alla
comprensione delle dinamiche sociali e culturali che stanno alla base dei
fenomeni di violenza e di insofferenza sociale. è stata proposta la
costituzione di un gruppo di lavoro per trovare soluzioni e arginare il momento
di difficoltà». Martedì prossimo alle ore 17, la sala consiliare si aprirà così
a un incontro operativo destinato a riunire centinaia di siniscolesi per definire
il programma anti-illegalità. E dare così risposte concrete a un territorio
scioccato dal susseguirsi di episodi criminali ai danni di famiglie e attività
lavorative. Sull'escalation criminale a Siniscola interviene anche la
Confesercenti di Nuoro e Ogliastra. «La grave crisi finanziaria unita a ragioni
storiche di debolezza economica del territorio - scrive il presidente
provinciale Dario Capelli - già da sole sono un nemico con cui confrontarsi. Se
si aggiunge la mancanza di sicurezza allora fare impresa e portare avanti la
propria attività è davvero impossibile. Ribadiamo piena solidarietà e
vicinanza a tutti gli operatori colpiti, invitandoli a continuare a svolgere il
proprio lavoro e a non arrendersi a tali atti criminali. Rivolgiamo inoltre un appello
alle istituzioni deputate a garantire la sicurezza e l'ordine pubblico,
affinché - conclude - intensifichino gli impegni di controllo e presidio delle
attività economiche e rafforzino le attività di investigazione».
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dalla Mutua al
gruppo Ubi I primi 140 anni di banca della Popolare di Bergamo --> Il 29
aprile del 1869 la costituzione dell'istituto: tre mesi dopo l'avvio
dell'attività L'obiettivo: «Spargere i benefizi del Credito fra le casse meno
agiate della Società» Mercoledì 29 Aprile 2009 ECONOMIA, pagina 34 e-mail print
Compie oggi 140 anni la Popolare di Bergamo. È del 29 aprile
( da "Riformista, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Tutelare la salute
per curare l'economia È il sale sulla ferita, ancora non affatto rimarginata? È
azzardato mettere a confronto l'ipotesi di pandemia che può essere indotta
dall'influenza suina con la crisi finanziaria causata dai subprime e i relativi svolgimenti, anche se punti di
vicinanza si potrebbero rinvenire negli iniziali comportamenti dell'uomo e
delle autorità. Come in altre circostanze del genere, va pienamente accolto
l'invito a non alimentare l'allarmismo per la "gripe suina", nella
certezza che non si tratti delle medesime sollecitazioni edulcoranti a suo
tempo promosse dai diversi Governi a non considerare la vicenda dei
mutui americani come una crisi che richiami quella del
1929. Ci si potrebbe attestare, per il momento, sulla
"preoccupazione" espressa dal presidente Obama - che però ha indetto
lo stato di emergenza in via precauzionale - e confidare, mentre casi di
persone colpite si registrano in diversi Paesi anche europei, in una tempestiva
e sapiente gestione della crisi sanitaria da parte
delle istituzioni internazionali. Intanto, l'Organizzazione mondiale della
sanità ha lanciato un calibrato allarme, elevando da
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-29 - pag: 14 autore: MERCATI E
MERCANTI ... Roma e la sindrome giapponese I l contagio che fino a pochi giorni
fa gli Stati Uniti temevano di più non era la febbre suina, ma la sindrome
giapponese, la lunga stagnazione che segue a una crisi finanziaria, in Giappone durata
più di un decennio. Anche per questo timore le autorità Usa hanno risposto in
modo così aggressivo. Ora, proprio contando sull'efficacia della politica
economica, persino un ultrapessimista come Nouriel Roubini ritiene che la
ripresa arriverà verso fine 2010, anche se nei primi tempi, per il
continuo aumento della disoccupazione, si farà sentire sulla pelle degli
americani come una recessione. L'uscita, dice ora Roubini, sarà a "U"
e non a "L". A ben vedere, però, c'è un Paese che la sindrome
giapponese l'ha già contratta, ed è l'Italia. Basta guardare il grafico,
elaborato da Paolo Onofri, di Prometeia. Non solo l'economia italiana ha avuto
negli ultimi due decenni un andamento molto simile a quella giapponese, ma è
destinata a farlo, spiega Onofri, anche dopo la crisi,
dalla quale uscirà lentamente, tanto che nel 2013 non avrà ancora recuperato la
riduzione del Pil causata dalla recessione. è stato questo andamento a favorire
il "declinismo", una cappa di pessimismo parzialmente sollevata da un
breve periodo pre-crisi, in cui la parte dell'economia
aperta alla concorrenza ha reagito in modo vigoroso. Come sarà l'uscita dalla crisi, ora che proprio le imprese più competitive stanno
soffrendo per il crollo sincronizzato della domanda globale? La traiettoria di
lungo periodo illustrata da Prometeia mostra che il problema dell'economia
italiana va al di là dell'impatto della congiuntura, per quanto tremenda. Ma
non è inevitabile che l'Italia non riesca a scrollarsi di dosso la sindrome
giapponese. Tutto dipende da quanto riuscirà a mostrarsi con un profilo diverso
al momento della ripresa. E questo dipende a sua volta dalla riforme che sarà
in grado di mettere in atto al più presto. In un'intervista al Sole 24 Ore di
domenica scorsa, Olivier Blanchard, capo economista dell'Fmi, una delle
istituzioni da sempre paladine della necessità di riforme strutturali in
Italia, ha ammesso che in tempo di crisi molte riforme
non sono politicamente fattibili. Bisognerebbe piuttosto concentrarsi su quelle
che possono "creare spazio fiscale", come quella delle pensioni, in
altre parole liberare risorse nei conti pubblici per un'azione di stimolo
dell'economia. Non tutti sono d'accordo che la crisi
impedisca la riforme: Francesco Giavazzi ritiene anzi che costituisca
l'opportunità per uno "scambio virtuoso" fra un sistema moderno di
sussidi di disoccupazione e la revisione dello Statuto dei lavoratori. Altri
ritengono che, se è vero che non c'è spazio nel bilancio pubblico, vadano fatte
le riforme "a costo zero". In un modo o nell'altro,l'errore più grave
sarebbe pensare che basterà agganciare la ripresa mondiale, quando questa
finalmente arrivi. Allora sì che, con il suo divario di produttività, l'Italia
sarebbe condannata, anche nel dopo-crisi, a continuare
la sua vita parallela con il Giappone. © RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di
Alessandro Merli
( da "Messaggero, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì
29 Aprile 2009 Chiudi Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come
uscire dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però...
cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai
doveri affettivi.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Esteri Pagina 111
Francia Primo bilancio per l'Eliseo Dopo 2 anni movimentati Sarkozy si prepara
a costruire la Gran Paris Francia. Primo bilancio per l'Eliseo --> PARIGI
Due anni movimentati, sempre sotto i riflettori, la Francia da riformare e la
voglia di stare sempre in prima fila. Un cambio in corsa di «premiere dame», la
consorte più glamour mai vista all'Eliseo, qualche intemperanza caratteriale di
troppo: questo e molto altro sono stati i primi due anni di Nicolas Sarkozy
presidente. E da oggi decolla il suo progetto napoleonico di Grand Paris. Non
sono stati due anni facili, disoccupazione in aumento, potere d'acquisto in picchiata e una crisi
finanziaria che è andata a infrangersi proprio sul
semestre europeo della Francia, quello che doveva essere tutto scintille ed e
finito con i vertici per salvare le banche dal fallimento. In privato, di tutto
e di più: un matrimonio che ha resistito pochi mesi, poi divorzio da Cecilia e
matrimonio lampo con Carla Bruni. Il carattere del primo Sarkò, a volte
troppo aggressivo e intollerante alle critiche o agli insulti (il «povero
coglione» gridato a un contestatore resta fra gli scivoloni più clamorosi del
presidente) si è ammorbidito con i mesi. Qualcuno dice che Carla ha contribuito
a tranquillizzarlo, altri ravvisano finalmente una maturità nuova nel
personaggio. Lui ha confidato a Le Figaro che le sue ambizioni personali sono
«soddisfatte» e che ora gliene restano solo di «collettive»: «Non mi agito più
- ha aggiunto - sono in sintonia con il Paese. Il mio ruolo è di essere un
punto fisso, un riferimento, di dare prospettiva». Fra alti e bassi, l'ultimo
sondaggio dice che - se si votasse oggi Sarkozy avrebbe il 28% (- 3 rispetto al
2007) e Ségolène Royal il 20%. A consacrare questo nuovo Sarkozy più saggio e
più «regnante» non poteva mancare - come fu all'epoca del «monarca» Francois
Mitterrand - un'epopea di «grand travaux» parigini. La capitale si prepara a
una rivoluzione verde, tecnologica e dell'intero sistema dei trasporti come non
si vedeva dai tempi del barone Haussmann, nell'800. Sarkozy annuncerà uno dei
due progetti di metropolitana che raddoppia il chilometraggio su rotaia fra la
capitale e l'enorme regione Ile-de-France, 12 milioni di abitanti. Sarà il
cosiddetto «grande otto».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-29 - pag: 41 autore: Parla Guzzetti
(Fondazione Cariplo). Sintonia tra i presidenti dei cinque enti che hanno il
25% «Nessuno strappo tra i soci di Intesa» Alessandro Graziani MILANO «Tra i
presidenti delle cinque maggiori Fondazioni azioniste di Intesa Sanpaolo c'è
grande sintonia. In particolare nel dare pieno supporto all'azione del vertice
e del management della banca». Il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe
Guzzetti, azionista di Intesa con il 4,68%, non è affatto turbato per i recenti
movimenti nell'azionariato della banca: il patto di consultazione Agricole-
Generali sul 10% e l'ascesa al 10% della Compagnia San Paolo. L'ente torinese
ha ora una quota che è pari al doppio della Cariplo. Ma secondo Guzzetti poco
cambierà tra i due grandi azionisti della banca, «perchè con la Compagnia San
Paolo, e in particolare con il suo presidente Angelo Benessia, c'è una totale
intesa strategica sia sul sostegno da dare alla banca sia sulle iniziative congiunte
delle due Fondazioni ». I 5 enti, cui si riferisce Guzzetti, sono oltre a
Torino e Milano anche quelli di Bologna, Firenze e Padova-Rovigo. In totale, le
5 Fondazioni detengono il 25,45% del capitale di Intesa Sanpaolo e
rappresentano l'architrave azionaria su cui si basa la governance del gruppo.
«Vedrete che domani nell'assemblea dei soci della banca, l'unità di intenti tra
i grandi soci sarà chiara». Guzzetti esclude che gli enti stipulino in futuro
un patto di sindacato o di consultazione. «Non ce n'è bisogno,proprio perchè
c'è totale concordia». Ma la Fondazione Cariplo seguirà l'esempio della
Compagnia San Paolo e rafforzerà anch'essa la sua quota in Intesa Sanpaolo?
«No, non ce n'è necessità – spiega Guzzetti – è evidente che se io fossi un privato
cittadino, a questi prezzi, comprerei. Ma la Cariplo ha precise regole in
materia di investimenti: il tetto alle partecipazioni è pari al 33% del
patrimonio. E rimarremo entro questo limite, rispettando le regole prudenziali
sulla diversificazione degli investimenti». Diverso il percorso scelto dalla
Fondazione Cariparma (1,4% di Intesa), che in Italia è alleato del gruppo
francese in Cariparma- Friuladria. Ieri si è riunito il consiglio dell'ente
parmense presieduto da Carlo Gabbi, che ha avviato una prima valutazione del
patto Generali-Agricole, riservandosi di decidere tra qualche mese. Ieri
intanto la Commissione Centrale di Beneficenza della Fondazione Cariplo ha
approvato il bilancio
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-29 - pag: 45 autore: Assemblee. Guida
oggi in edicola I risultati delle quotate nello «Speciale bilanci» è in edicola
oggi, in abbinamento al Sole 24 Ore al prezzo di 3,90 euro, l'edizione 2008
dello Speciale Bilanci. Come di consueto lo Speciale analizza i conti delle
principali società quotate a Piazza Affari in vista della campagna assembleare
di fine aprile. I testi, curati dal servizio Analisi
Mercati Finanziari, sono corredati dalle tabelle riassuntive sui conti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: SYSTEM (SOLAREXPO) data: 2009-04-29 - pag: 23 autore: INFORMAZIONE
PUBBLICITARIA EnerSolar+,l'era solare inizia in fiera Continua il segno
positivo per un settore in crescita esponenziale. E Milano, che si propone ora
anche come "città solare", offre una nuova interessante vetrina
espositiva alle aziende alla ricerca di business L' Italia è il terzo mercato
al mondo nel settore fotovoltaico e nel solare termico è in forte sviluppo. Di
qui l'esigenza di realizzare un nuovo salone focalizzato sugli impianti solari
fotovoltaici e termici quale EnerSolar+, che si terrà dal 25 al 28 novembre
( da "marketpress.info"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 29 Aprile
2009 FONDAZIONE CARIPLO: APPROVATO IL BILANCIO 2008 OLTRE 211 MILIONI DI EURO
NEL
( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord sezione:
ECO-IMP (Toscana) data: 2009-04-29 - pag: 11 autore: Finanziamenti. Irpet: il
44% delle aziende fiorentine che ha rapporti con il credito sente il rincaro
Pmi in affanno sui costi bancari Bernardini (Confindustria): gli spread degli
istituti sono in media troppo alti FIRENZE Andrea Gennai Per i prossimi mesi le
imprese fiorentine prevedono un peggioramento delle condizioni bancarie: il 44%
delle Pmi che ha rapporti con il mondo del credito teme in futuro un accesso
più difficile alle fonti di finanziamento e costi in crescita. L'indicazione è
contenuta in un'indagine condotta dall'Irpet su un campione rappresentativo
della provincia fiorentina. L'indagine è stata condotta tra la fine di febbraio
e gli inizi di marzo: un termometro recente, in piena fase recessiva, per
capire l'umore delle aziende. Il quadro è confermato dagli stessi imprenditori
che al momento non vedono segnali di miglioramento nel rapporto tra banche e
imprese. Proprio sul versante dei costi, Franco Bernardini, consigliere
delegato per il credito di Confindustria Toscana, ricorda che «gli spread
restano ancora troppo alti. Con un Euribor che mediamente sta intorno all'1,5%,
i differenziali molto spesso superano questo livello. Pur comprendendo le
difficoltà e la prudenza dettata dalla situazione - ricorda Bernardini -
bisogna evitare la preclusione che oggi il mondo bancario ha verso alcuni
interi settori che risultano più deboli. Se necessario, vengano stanziate
ulteriori risorse pubbliche come è stato fatto in passato. L'altro aspetto è la
maggiore difficoltà ad avere fondi per gli investimenti». Secondo l'Irpet, «la
maggior parte delle imprese ha percepito gli effetti della crisi,
ma solo in una quota limitata di casi gli effetti sono molto seri: solo il 6,6%
delle imprese che hanno un rapporto di finanziamento con le banche dichiara di
aver ricevuto una richiesta di rientro dal proprio scoperto bancario. In conclusione, si registrano oggi i primi effetti della crisi finanziaria ed economica; tuttavia
è presto per quantificare la totalità delle sue conseguenze: queste saranno
visibili solo nei prossimi mesi » Dall'indagine emerge anche che a Firenze
un'azienda su due non si finanzia con il canale bancario. «Il dato - rileva
Andrea Taddei, ricercatore Irpet - è confermato anche da altre ricerche
nazionali ed è in linea con quello che succede nel resto ella Toscana.
L'indicatore può apparire sorprendente ma non lo è visto che molte aziende sono
di piccolissime dimensioni». Dal rapporto Irpet viene fuori poi che nel periodo
settembre 2008-settembre
( da "Corriere Alto Adige"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere dell'Alto
Adige sezione: 1AECONOMIA data: 29/04/2009 - pag: 9 Previdenza complementare
L'assessora Stocker annuncia: «In futuro amplieremo i servizi» Pensplan,
«rosso» di 12 milioni Calo del 4,39 per cento. Tappeiner: «Poteva andare
peggio» Il presidente si dice ottimista: «Il nostro progetto sta tenendo»
L'anno scorso ridotti i costi per gli iscritti BOLZANO PensPlan Centrum ha
perso 12 milioni di euro nel 2008. Il dato è emerso ieri, in occasione della
presentazione del rapporto annuale da parte dell'assessora regionale Martha
Stocker e del presidente di PensPlan Gottfried Tappeiner. Quest'ultimo ha però
voluto ricordare che, alla luce della crisi
internazionale, la perdita non va interpretata come il sintomo di una cattiva
gestione, anzi. «Con un 4,39% la perdita da noi registrata nel
( da "Corriere della Sera"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Giù gli indici, StM maglia nera Dopo un
avvio difficile, il parziale rimbalzo dell'ultima mezz'ora ha permesso agli
indici di Piazza Affari di arrivare alla chiusura con flessioni contenute. L'S&P-Mib ha ceduto infatti
l'1,73% e il Mibtel l'1,39%, sostanzialmente in linea con le altre Borse
europee. La svolta è arrivata dopo l'apertura di Wall Street (positiva grazie
al miglioramento della fiducia dei consumatori americani) e la notizia della
prima intesa tra i creditori di Chrysler e il Tesoro Usa, che ha contribuito a
risollevare la quotazione di Fiat (-2,6% a quota 7,83 euro). Gran parte dei 40
titoli principali ha comunque chiuso in perdita. A partire da
StMicroelectronics (StM), maglia nera con un prezzo di riferimento in calo del
4,69%. Giù del 4,03% anche Mondadori. Nello stesso comparto editoriale, ma fuori
dal paniere dell'S&P-Mib, in calo anche l'Espresso (-2,88%) e Rcs
MediaGroup (-3,53%) nel giorno dell'assemblea dei soci. Numerose, inoltre, le
flessioni superiori ai tre punti percentuali, trasversali a diversi settori: si
va da Ansaldo Sts (-3,92%) a Bulgari (-3,85%), da Buzzi-Unicem (-3,31%) a
Intesa-Sanpaolo (-3,44%), da Snam Rete Gas (-3,54%) a Tenaris (-3,68%).
Nell'ambito dei telefonici soltanto Telecom Italia ha ceduto il 3,51%, mentre
Fastweb è salita dell'1,07% dopo la trimestrale e Tiscali è rimbalzata del
2,90% in attesa di novità sulla cessione delle attività inglesi. Quanto ai
segni positivi, spicca soprattutto Eni (+1,47%), nonostante il calo del prezzo
del petrolio, grazie a un report positivo di Ing che conferma l'indicazione buy
(comprare) e aumenta, anche se di poco, il target-price. Editoriali in frenata
Mondadori cede il 4,03%. In calo anche Espresso (-2,88%) e Rcs MediaGroup
(-3,53%)
( da "Corriere della Sera"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il
caso a Francoforte Trimestre in rosso, Daimler cade (g. fer.) Così come la gran
parte delle Case automobilistiche europee (e non solo) la tedesca Daimler ha
chiuso in rosso il primo trimestre dell'anno. La perdita è stata di 1,28
miliardi di euro, che si confronta con un utile di 1,3 miliardi nello stesso
periodo dell'anno precedente. Giù anche i ricavi, che il gruppo di Stoccarda
prevede «in calo significativo» per l'intero 2009. I dati, comunicati ieri,
hanno spinto al ribasso il titolo alla Borsa di Francoforte. Dopo aver toccato
nel corso della seduta un minimo di 25 euro, la quotazione è poi terminata a
26,38 euro, il 3,67% in meno rispetto alla vigilia. Dieter Zetsche presidente
Daimler
( da "Corriere della Sera"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 29/04/2009 - pag: 31 Il
caso a Milano Eni controcorrente, sale per i conti (g. fer.) I conti
trimestrali migliori delle attese, che la società ha presentato venerdì scorso,
hanno indotto gli analisti di Ing a confermare il giudizio positivo su Eni. Ieri la banca olandese ha
ritoccato al rialzo il target-price (prezzo obiettivo) del colosso petrolifero
italiano, portandolo da
( da "Corriere della Sera"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Opinioni data: 29/04/2009 - pag: 32 LE BANCHE DOPO LA CRISI Una
vigilanza sovranazionale di SALVATORE BRAGANTINI G li sviluppi della crisi svelano sempre nuovi aspetti: ora scopriamo le
conseguenze della struttura della vigilanza sull'efficienza delle banche. Ogni
Stato vigila sulle sue banche, e la Banca centrale è prestatore di ultima
istanza a quelle banche; se una di queste, in crisi,
non riesce a raccogliere capitali sul mercato, lo Stato è anche, direttamente,
ricapitalizzatore di ultima istanza, come scrive Willem Buiter. Ognuno, in
sostanza, veglia sui propri pargoli e ne paga gli errori, con una conseguenza
importante ma trascurata. Dopo il botto delle banche islandesi, e il
salvataggio dell'Islanda ad opera del Fmi, è chiaro a tutti che le banche non
devono diventare troppo grandi rispetto allo Stato che le ospita, per non causarne la crisi finanziaria. Ciò avviene anche nella zona euro; proprio perché i salvataggi
bancari sono a carico degli Stati nazionali, la vigilanza prudenziale continua,
anche per i grandi gruppi transnazionali, e contro ogni altra logica, ad essere
prerogativa dei singoli Stati e non di entità sovranazionali. La Bce
s'era sì candidata a tale ruolo per i grandi gruppi, ma il recente rapporto del
gruppo de Larosière respinge la richiesta, limitandosi a rafforzare il ruolo
dei collegi internazionali di supervisione. Questo è lo stato dei fatti, oltre
per il momento non si va; semmai c'è il pericolo che anche il rapporto de
Larosière sia troppo audace per gli Stati membri, gelosi delle proprie
prerogative. Solo grandi Stati, dunque, potranno ospitare grandi banche, mentre
quelli piccoli dovranno guardarsi bene dal farlo. Oltre al caso islandese,
anche le difficoltà della svizzera Ubs ne sono testimonianza. Si fa ormai
strada, è vero, l'idea che la crescita non debba superare certe dimensioni; ciò
per controllare i rischi, limitare il potere di mercato delle banche e il
viluppo dei conflitti di interesse. Va anche definito se le banche del futuro
torneranno a fare i molti mestieri che svolgevano prima della crisi, o si limiteranno, come nel buon tempo antico, a
raccogliere depositi e a erogare prestiti. Anche il recente rapporto di Turner,
presidente della britannica Financial Services Authority, pur non sposando il
puro e semplice ritorno alle placide banche utility, chiede che esse non
operino come fondi speculativi e si limitino, nella negoziazione in titoli o
nella garanzia di operazioni sul capitale delle imprese, alla sola assistenza
ai clienti. La prudenza porrà limiti alla dimensione non si vuol avere in
carico giganti troppo grandi per essere salvati e alle operazioni che le banche
potranno fare, ma il problema resta: la segmentazione nazionale della vigilanza
è inefficiente e va superata. Così, infatti, si condanna il settore bancario a
una segmentazione dimensionale inefficiente ed iniqua, legata alla dimensione
dello Stato ospitante. Ciò non vale solo in un caso: se si ritiene che
l'attività bancaria sia priva di economie di scala e che la dimensione sia
sostanzialmente irrilevante. A parte il citato Buiter, però, questa opinione
non è condivisa. Anche se l'abbiamo detto i tempi non sono i più propizi, a
questa carenza va posto rimedio: altrimenti il cavallo salterà l'ostacolo,
davanti al quale ora si impunta, nella confusione di qualche caso simile a
quello islandese, o più clamoroso ancora. È istruttivo il contrasto fra la
Bundesbank e il Commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes che, per
approvare gli aiuti della Germania a Commerzbank, pone condizioni ivi compresa
l'uscita da alcuni mercati esteri volte ad evitare che tali aiuti danneggino la
concorrenza. Per la Bundesbank, che pure non vuol affidare la vigilanza alla
Bce, tutta la zona euro è mercato interno; la Kroes ribatte difendendo la
concorrenza contro gli aiuti di Stato. Se ne esce solo affidando la vigilanza
prudenziale sui grandi gruppi dell'eurozona a un'autorità sovranazionale.
Trovare il modo di far pagare ad ogni Stato membro il costo dell'eventuale
salvataggio delle «sue» banche non sarà poi tanto più difficile che spartire
gli incassi dello Skipass Dolomiti fra i diversi gestori. E soprattutto, sarà
meglio della terribile alternativa: un'improvvisa crisi
bancaria cross-border nella quale uno Stato, per salvare la propria banca o
ridurre il costo del salvataggio, occulta le realtà causando al sistema danni
assai maggiori. Il Financial Times, che pure non è un fan dell'eurozona,
sottolinea l'assurdità della situazione: è come se ogni Stato Usa vigilasse le
banche per conto suo. E conclude così: «Finché ogni Stato avrà la
responsabilità di ricapitalizzare le banche insolventi, ci saranno ostacoli
politici ad un approccio comune; il che non toglie il fatto che solo un
approccio comune funzionerà». Qui si vedrà la capacità di leadership della
classe dirigente europea. Sarebbe bene provvedere a mente fredda, prima che sia
tardi.
( da "Corriere della Sera"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Cronaca di Milano data: 29/04/2009 - pag: 3 Tendenze Ma la crisi adesso rischia di frenare il baby boom La progressione
è lenta ma costante: dagli 11.393 neonati del 2004 ai 12.150 dell'anno scorso.
Per parlare di bay-boom è presto, ma la tendenza è chiara: il tasso di natalità
a Milano è tornato a crescere. E che le culle stessero tornando a riempirsi lo
conferma anche un altro dato. Pochi giorni fa Palazzo Marino ha diffuso i dati
delle preiscrizioni alle scuole materne per l'anno scolastico 2009-2010:
ottomila domande accolte, quasi duemila da soddisfare. Quasi uno su tre è
figlio d'immigrati. Nel frattempo, però, è arrivata la crisi.
La Mangiagalli ha lanciato l'allarme: nei primissimi mesi del 2009 sono
aumentate le richieste di abortire per difficoltà economiche. «Mai come adesso
la mancanza di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche
e soprattutto tra le italiane. È uno degli effetti della crisi finanziaria», aveva denunciato il
direttore sanitario Basilio Tiso. Eppure era stato proprio l' ospedale di via
Commenda ad essere al centro a inizio del 2008, del baby boom più sorprendente.
Racconta un dossier della stessa Mangiagalli che il 12% delle donne che
chiedono di abortire sono disoccupate, il 3% è in cerca di lavoro, il
10% studentesse, il 12% casalinghe. La crisi, ma anche
i costi. Solo nel primo anno di vita, raccontano gli esperti, un neonato a
Milano costa cinquemila euro tra lettino, carrozzina, pannolini, tutine, latte
in polvere e omogeneizzati. A.Se.
( da "Stampa, La" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Ronde Padane, Obama
a lezione da Borghezio Vuole vedere la mia arma, mr. Kidwell? Eccola qui"
esclama Francesco Picciotto con un inconfondibile accento siciliano. E dalla
tasca dei pantaloni estrae un fischietto nero. Settant'anni, due by-pass,
Picciotto è a Torino dal 1959. "Sono ultrasuoni - spiega - Quando siamo in
giro per una ronda e ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va soffiamo con
tutto il fiato che abbiamo in gola. I proprietari dei nostri cani lupo,
vedendoli in agitazione, li fanno scendere in strada. Ma è un'invenzione
recente. Quando ho cominciato a pattugliare il quartiere, vent'anni fa, ero un
Don Chisciotte solitario". Sede della Lega Nord di largo Saluzzo, nel
cuore di San Salvario. E' proprio qui che qualche giorno fa due funzionari
della nuova diplomazia Usa targata Barack Obama hanno iniziato il loro giro
nell'Italia della "sicurezza fai da te". Già, persino Washington
vuole guardare in faccia il popolo delle ronde. Gli americani mi hanno chiesto
un incontro e sono stato ben lieto di accontentarli - racconta
l'europarlamentare Mario Borghezio, che dei rondisti piemontesi è il grande
organizzatore -. Prima ci siamo bevuti un Bicerin con il nostro consulente
tecnico, l'avvocato Claudio Maria Polidori, che ha spiegato ai nostri ospiti il
quadro giuridico del nuovo decreto anti-stupri. Poi, dalla teoria, hanno voluto
guardare da vicino anche la pratica". E così Peter Brownfeld e Michael
Kidwell, "political officer" dell'ambasciata americana di Roma e
console per gli affari politici del Consolato Usa di Milano, si sono seduti fra
i manifesti elettorali e le foto di Bossi per ascoltare il punto di vista dei
rondisti torinesi. "Perché siamo qui? Negli Usa non esiste nulla di simile
- spiega Kidwell -. Per noi è importante conoscere da vicino quello che accade
in Italia, nelle comunità e nei quartieri. Oggi la sicurezza è un tema di
centrale importanza e, per capire le cose, non basta certo con i rappresentanti
istituzionali". Con Francesco Picciotto, per raccontare la Torino delle
ronde, c'erano Roberto Zenga, capogruppo della Lega a Porta Palazzo, Alexadro
Gorum, italiano di origini rumene, executive manager della società di sicurezza
privata Condor, Roberto Periolo, ex ambulante di Porta Palazzo in prima linea
contro lo spaccio fra le bancarelle del mercato e Benito "Luigi"
Sinatora, 70 anni, un passato da saragattiano e un presente da discepolo del
senatùr. Ognuno ha spiegato il suo punto di vista, poi Zenga ha offerto agli
americani una rapida sintesi: "La gente è stufa dell'illegalità diffusa,
della prostituzione e dello spaccio. Se non interveniamo noi, qualcuno è pronto
a passare oltre". Borghezio rincara: "Il rischio è arrivare alle
banlieu francesi. C'è una saldatura fra sinistra estrema e clandestini. Cercano
di intimidirci con minacce e gli attacchi personali". I leghisti, poi, galvanizzati dagli ultimi provvedimenti dell'amministrazione Usa
su immigrazione e protezionismo, si sono spinti oltre: "Guardiamo a Barack con interesse, è
un uomo che sta dalla parte del popolo, come la Lega" azzarda Luigi
Sinatora. E Borghezio promette: "Il 4 luglio appenderemo una gigantesca
bandiera a stelle e strisce fuori dalla sezione". CONTINUA A PAGINA
67
( da "Giornale.it, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Non mi piace
scrivere più post sullo stesso argomento a distanza di poche ore. Ma non posso
esimermi dal farlo. L'Oms ha dichiarato oggi che i morti provocati
dall'influenza suina sono sette. Tutti gli altri sono solo sospetti. Ciò
nonostante la California proclama lo stato d'emergenza, Obama chiede fondi
straordinari per 1,5 miliardi di dollari e, come previsto, spuntano casi
inquietanti in tutta Europa. Un panico mondiale per 7 morti, mentre la Novartis
ci fa sapere che entro due mesi sarà pronto il vaccino e gli infettologi
raccomandano "farmaci specifici per il trattamento-prevenzione
dell'influenza umana da virus suino come l'Oseltamivir (ovvero l'immancabile
Tamiflu della Roche, già prescritto contro l'aviaria) e lo Zanimivir"
(fonte: dieci domane e risposte pubblicate oggi dal Giornale a firma di Manila
Alfano e Matthias Pfaender). Se non è spin questo. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin,
manipolazione, notizie nascoste, globalizzazione, società, era obama, gli usa e
il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5)
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diventa sempre più influente nel mondo Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta
di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le
propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi
commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.
Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello
di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo .
Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di
reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto,
secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in
capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina,
notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio
è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza
suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in
Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la
notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario.
Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su
improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza?
E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che
l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob,
avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di
decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto
il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine
animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma
l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini
sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a
quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto
il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste
dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel
2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di
riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia;
per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di
Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il
mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da
copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per
arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse
per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico
di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà
della crisi economica. Scritto in crisi,
comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione,
economia, società, notizie nascoste Commenti ( 91 ) » (7 voti, il voto medio è:
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa
Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune
notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto
emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama
gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente
(ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il
costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei
mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della
società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i
rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita,
ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack
Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di
Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il
presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro
Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi
difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative
per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato
le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite
sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più
del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la
Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che
il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul
defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di
mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli.
Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi?
Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di
consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le
stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi:
gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Nuova Ecologia.it, La"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Muore il mare d'Aral
è naufragato in una vaga dichiarazione d'intenti finale il vertice dei
presidenti dei cinque Paesi dell'Asia centrale riunitisi ad Almaty, in
Kazakhstan, per discutere di come salvare il grande lago salato teatro di uno
dei più gravi disastri ambientali causati dall'uomo è naufragato in una vaga
dichiarazione d'intenti finale il vertice dei presidenti dei cinque Paesi
dell'Asia centrale riunitisi ad Almaty, in Kazakhstan, per discutere di come
salvare il Mare di Aral, il grande lago salato teatro di uno dei più gravi
disastri ambientali causati dall'uomo, in questo caso dalla pianificazione
sovietica. I leader di Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan,
Tagikistan si sono impegnati a trovare il modo di unificare le loro posizioni
in futuro. Ma per il presente sono emersi solo i conflitti tra i primi tre
Stati, in gran parte desertici ma ricchi di idrocarburi e grandi consumatori
d'acqua, e gli ultimi due, che controllano l'80% delle risorse d'acqua nella
regione non riuscendo però a sviluppare il loro potenziale idroelettrico per
l'opposizione dei vicini. La costruzione di centrali, infatti, aggraverebbe la
penuria d'acqua e metterebbe a rischio la lucrativa cultura uzbeka del cotone.
Per non parlare di quella ancor più redditizia della trivellazione: i terreni
lasciati scoperti dall'acqua si sono rivelati ricchissimi di giacimenti di gas
naturale ed esiste già un accordo per lo sfruttamento del sottosuolo in
territorio uzbeko che mal si concilia con un eventuale ritorno dell'acqua al
livello originario. Il vertice sul Mare di Aral, al quale non è stata invitata
Mosca nonostante il suo tentativo di mantenere la sua influenza nell'Asia
centrale, è diventato così una cartina di tornasole della potenziale
instabilità nella regione legata all'uso dell'acqua. Il presidente kazako
Nursultan Nazarbaiev ha promesso che, nonostante la crisi finanziaria, continueranno gli
sforzi del suo Paese per salvare lo specchio d'acqua, condiviso con
l'Uzbekistan anche se ormai dal 1987 si tratta di due laghi distinti, isolati
da una diga finita nel 2005. "Realizzeremo gli otto elementi del programma
per oltre 191 milioni di dollari", ha garantito. Ma Nazarbaiev ha
anche ammesso che "nonostante l'impegno, i tassi di crescita dei fattori
che mettono a rischio l'ambiente superano la dimensione degli sforzi
fatti". Il Mare di Aral, un tempo il quarto lago più grande del mondo, ha
perso il 90% della sua superficie dalla metà del secolo scorso a causa
principalmente del piano di coltura intensiva voluta dal regime sovietico
nell'immediato dopoguerra: l'acqua dei due fiumi che alimentavano il lago fu
prelevata tramite canali per irrigare i neonati vasti campi di cotone delle
zone circostanti. Il responsabile del piano, Grigori Voropaev, ammise
tranquillamente che il suo scopo era "far morire serenamente il lago
d'Aral", definito "un errore della natura". La linea della costa
è arrestrata in alcuni punti anche di
( da "PubblicitàItalia.it"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
29/04/2009 Wpp,
primo trimestre a 5,8% A perimetro omogeneo, calano i ricavi della holding
guidata da Sir Martin Sorrell (nella foto). In Europa, hanno sofferto in
particolare Spagna, Italia e Danimarca, mentre Russia e Polonia hanno
continuato nel trend di crescita. Escludendo l'impatto delle nuove acquisizioni
e le fluttuazioni del cambio, i ricavi del gruppo Wpp sono scesi del 5,8% nel
primo trimestre del 2009. Il calo, come ha spiegato ieri in una nota la holding
guidata da Sir Martin Sorrell (nella foto), è da attribuire alla riduzione della spesa in comunicazione da parte dei clienti come
reazione alla crisi finanziaria ed economica globale. L'effetto negativo della crisi è stato maggiormente sentito negli
Stati Uniti, mentre è stato meno colpito il business in UK, Asia Pacific,
America Latina, Africa e Medio Oriente. In Europa, a perimetro omogeneo, hanno
sofferto in particolare Spagna, Italia e Danimarca, mentre Russia e
Polonia hanno continuato nel trend di crescita. La holding non prevede un
miglioramento nei prossimi mesi: la prima metà del 2009 sarà "chiaramente
molto difficile", mentre la seconda "parte dell'anno potrebbe
mostrare qualche segnale di miglioramento, seppur all'interno di un quadro
ancora duro. Qualche spiraglio di ripresa si vedrà, probabilmente, nel
2010". I conti di Wpp sono arrivati proprio all'indomani della trimestrale
del gruppo Omnicom, che ha mostrato invece un calo a doppia cifra con ricavi
globali scesi del 14% nei primi tre mesi dell'anno.
( da "Targatocn.it"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fossano: novità in
casa CRF, Ghisolfi ancora Presidente Novità in arrivo per la CRF, Beppe
ghisolfi è stato nominato Amministratore del Centro Leasing Banca SpA di
Firenze, è stato approvato il Bilancio 2008 della Cassa di Risparmio di Fossano
SpA ed sono state rinnovate le cariche del Consiglio di Amministrazione della
Cassa. L'Assemblea degli Azionisti della Cassa di Risparmio di Fossano SpA,
nella seduta di martedì ha nominato il Consiglio di Amministrazione ed il
Collegio Sindacale della Banca per il triennio 2009 - 2011. Ieri invece si è
riunito il Consiglio di Amministrazione che ha eletto Presidente il commendator
Giuseppe Ghisolfi e Vice Presidente Mario Bassino. Nei giorni scorsi il prof.
Beppe Ghisolfi, su indicazione della Cassa di Risparmio di Firenze in accordo
con la Capogruppo Intesa - San Paolo, è stato nominato Consigliere di
Amministrazione della Centro Leasing Banca SpA e confermato Consigliere di
Amministrazione del Centro Factoring SpA. Entrambi gli istituti hanno sede a
Firenze. Lunedì infine lAssemblea degli Azionisti ha approvato il
bilancio 2008 della Cassa di Risparmio di Fossano SpA in positivo se
raffrontato al 2007. Gli indicatori afferma il Prof. Beppe
Ghisolfi, Presidente della
Banca sono in notevole crescita confermando gli andamenti positivi
degli ultimi anni. Sono soddisfatto e ringrazio la clientela in continuo
aumento". La tradizionale prudenza negli investimenti della banca
dichiara il Dr. Gianfranco Mondino, Direttore Generale
lha tenuta indenne dalla crisi finanziaria. Ringrazio il personale
per limpegno profuso". Laumento dei dividendi
concluse il Dr. Antonio Miglio, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio
di Fossano ci consentirà di continuare lattività sul territorio molto
apprezzata dalla comunità locale. Ringrazio lAmministrazione,
la Direzione ed il Personale della Banca per gli ottimi risultati
raggiunti".
( da "Articolo21.com"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Testo unico. Lettera
aperta al Ministro Sacconi di Marco Bazzoni* Egregio Ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi, leggendo la nota di agenzia di stampa dal titolo
"Infortuni, Sacconi, incoraggiante calo costante dei casi", non posso
fare a meno di intervenire. Lei si rallegra, che per la prima volta siamo scesi
sotto i 1200 infortuni mortali sul lavoro. Premesso che queste sono stime
Inail, quindi sono ancora dati provvisori, e che a me non piace commentare i
dati provvisori, ma aspettare quelli definitivi, vorrei ricordarLe che nel 2008
c'è stata la più grossa crisi
finanziaria dal secondo dopoguerra ad oggi, che ha
prodotto chiusure di aziende, licenziamenti, cassaintegrazione. Forse il calo
sotto 1200 infortuni mortali dipende più da questo, non crede caro ministro
Sacconi? A parte che sia che si tratti di 1140 o 1207 morti sul lavoro come per
l'anno 2007, sono sempre numeri inaccettabili per una paese come
l'Italia che si definisce civile. Lei caro Ministro, nella sua audizione
davanti alla Commissione speciale sulle morti bianche al Senato (per favore,
smettetela di chiamarle morti bianche: sono omicidi sul lavoro), ha detto che
questo calo degli infortuni non è merito del Governo Prodi, perchè il Dlgs
81/08 è in parte ancora da attuare. Io voglio dire anche di più: non sarà
merito del Governo Prodi questo calo di infortuni mortali, ma neanche del
Governo Berlusconi. Anzi, il Governo Berlusconi ha contribuito in maniera
determinante perchè il testo unico per la sicurezza sul lavoro sia ancora in
parte da attuare: voglio ricordare che dei 38 decreti attuativi perchè il testo
funzioni, non ne è stato emanato neanche uno. Inoltre si è cercato di
peggiorare il testo unico per la sicurezza sul lavoro. E il decreto correttivo
approvato dal Cdm il 27 marzo 2009 ne è un esempio lampante. Non voglio
addentrarmi in tutte le modifiche peggiorative contenute nel decreto correttivo
al Dlgs 81, anche perchè non la si finirebbe più. Va però ricordato che il
decreto correttivo stravolge il Dlgs 81/08 (vengono modificati 136 articoli su
306, quindi quasi la metà, e tutti gli allegati al testo unico). Le sanzioni
sono state per la maggior parte dimezzate: prima la sanzione massima per un
datore di lavoro era di 15 mila euro, adesso 6400 euro. Si sono introdotte le
visite preassuntive, andando contro l'art 5 legge 300 del 20 maggio 1970
(Statuto dei lavoratori) che le vieta. Si è equiparato la maggior parte dei
volontari a lavoratori autonomi (esclusi volontari croce rossa, vigili del
fuoco e del corpo nazionale soccorso alpino), quindi per questo tipo di
lavoratori non è più obbligatoria la sorveglianza sanitaria (visite mediche,
ecc). Inoltre, una delle più gravi, è la norma salva manager (art 10 bis
decreto correttivo Dlgs 81/08), che dopo le critiche dei familiari delle
vittime della Thyssenkrupp e del Presidente della Repubblica Lei si è impegnato
a riscrivere. Però io voglio associarmi all'appello inviato al Capo dello Stato
dal professor Marinucci, insieme ad una settantina di colleghi "professori
di diritto penale e di altre discipline giuridiche". Caro Ministro
Sacconi, questa norma non è da riscrivere, ma proprio da cancellare, perchè è
retroattiva, e quindi si applica anche ai processi in corso, vedi Thyssenkrupp,
Umbria Olii, Eternit, Truck Center, tanto per farle alcuni esempi. Nell'attesa
di una sua risposta, Le porgo i più cordiali saluti. *Operaio metalmeccanico,
Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Email: bazzoni_m@tin.it
( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
I mercati risalgono,
ma il compito dei governi non è finito PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la
rassegna di ilsussidiario.net , 29.04.2009 08:07 Scopri le migliori azioni per
fare trading questa settimana!! Onore al merito, il titolo più azzeccato lo ha
fatto il Foglio riferendosi alla crisi del partito della crisi, sabato 18 aprile. È vero che siamo ancora
in tempo di recessione economica e che gli effetti della crisi
finanziaria sono ancora in parte da scontare. Il 2009 sarà un anno tuttaltro
che facile e le previsioni sulla disoccupazione e la crescita non sono affatto
confortanti. Ma è anche vero, e sarebbe superficiale non considerarlo, che il
rally della Borse mondiali, cominciato dopo l11 marzo, non si può ritenere solo un fuoco
di paglia, un periodo di realizzazioni dove i traders hanno fatto grandi
affari. Lindice S&P
Mib di piazza Affari è ritornato ampiamente sopra i 18mila punti e se si guarda
al saldo dallinizio dellanno si può valutare la perdita complessiva a un 4 punti
e mezzo in percentuale. Se si considera che, tra la fine di febbraio e la prima
decade di marzo, si registravano perdite intorno al 25%, si può almeno
affermare che cè stata una significativa inversione di
tendenza alla Borsa di
Milano, e in generale su tutte le piazze borsistiche del mondo. Occorre a
questo punto dire che lazione dei governi ha ottenuto in parte
limpatto sperato. Al momento non si può affermare che banche e
assicurazioni (il cuore malato della grande crisi
finanziaria mondiale) siano riuscite completamente a ristabilire un
clima di fiducia con imprese, clienti e risparmiatori. Ci sono ancora questioni
problematiche sul mercato del credito e i criteri di finanziamento sono
diventati molto accorti, a volte occhiuti nei confronti delle
imprese. Ma è pur vero che le iniezioni di liquidità operate dai governi e
dagli organismi internazionali, le garanzie degli Stati nei confronti dei
risparmiatori, lintervento dei governi nel capitale stesso delle banche hanno infranto un muro di
diffidenza che aveva segue pagina >>
( da "Trend-online" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
I mercati risalgono,
ma il compito dei governi non è finito PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la
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fare trading questa settimana!! creato una volatilità inquietante e quasi una
autentica fuga dalla voglia di rischio sul mercato
azionario. A conti fatti e a grandi linee, se si paragona latmosfera di
sfiducia e di pessimismo in mesi come ottobre e novembre 2008 (momento più
acuto della crisi finanziaria sia negli Stati Uniti che in Europa) e la gelata
di inizio
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Unicredit/ Rampl:
2009 sarà difficile ma fiduciosi su risultati di Apcom "Con gestione
accorta rischi ridurremo impatto crisi su conti"
-->Roma, 29 apr. (Apcom) - Il 2009 sarà un anno "difficile" per
l'economia ma Unicredit riuscirà ad attenuare "l'impatto" della crisi sui risultati societari. Lo ha assicurato il
presidente del gruppo Dieter Rampl aprendo i lavori dell'assemblea degli
azionisti. "La crisi
finanziaria - ha detto Rampl - si è trasmessa
all'economia reale" e, anche se nell'ultimo periodo c'è stato
"qualche segnale di miglioramento, il prosieguo dell'anno sarà
difficile". "Davanti a queste difficoltà - ha aggiunto il presidente
di Unicredit - una gestione accorta dei rischi, che ci ha sempre
caratterizzato, ci permetterà di ridurre l'impatto della crisi sul conto economico".
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Rampl: Unicredit ben
attrezzata per affrontare 2009 difficile -->ROMA (Reuters) - Il 2009 sarà un
altro anno difficile per l'economia reale e per i mercati finanziari il cui
normale funzionamento non è ancora stato ripristinato ma Unicredit è ben
attrezzata per limitare l'impatto negativo sul conto economico. Lo ha detto il
presidente Dieter Rampl aprendo l'assemblea degli azionisti a Roma che deve
approvare il bilancio 2008 chiuso con un utile 4,012 miliardi da 6,566 miliardi
nel 2007 su ricavi per 26,866 miliardi da 29,5. "Ancora
una volta il sistema finanziario si trova a navigare in una situazione di
turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati...
Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare
che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.
"Siamo estremamente fiduciosi che la gestione accorta del rischio ci
permetta di limitare l'impatto negativo della recessione sul conto
economico".
( da "Manifesto, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA CRISI
Usa più fiduciosi Iata: meno voli Italia: crolla l'import Galapagos Spira un
venticello di fiducia negli Stati uniti: ieri il Conference board ha fatto
sapere che in aprile la fiducia delle famiglie è risalita a quota 39,2 contro i
26,9 punti di marzo. L'incremento mensile della fiducia è il più elevato dal
novembre 2005 e contrasta visibilmente con il dato del mese precedente,
storicamente il peggiore da quando nel 1967 è iniziata questa rilevazione.
Difficile capire cosa abbia fatto cambiare opinione ai consumatori Usa. Visto,
tra l'altro, che continua a salire il numero dei senza lavoro. Un altro dato
che ha riacceso un po' di speranza di rallentamento della recessione è arrivato
dall'indice Standard & Poor/Case Shiller sui prezzi delle case: in febbraio
segnala un proseguimento nella discesa dei prezzi delle case, ma con una
diminuzione del ritmo del declino. Nel mese infatti, l'indice ha registrato un
decremento tendenziale del 18,6% (contro il 19% di gennaio) dei prezzi delle
abitazioni nelle 20 principali aree metropolitane Usa e un ulteriore calo del
2,8% rispetto al mese precedente. Per la prima volta in sedici mesi, tuttavia,
il dato tendenziale non fa segnare un nuovo record negativo. Rispetto al picco
toccato nel luglio 2006, i prezzi delle abitazioni sono crollati del 30.7%. Una
novità arriva anche (lo scrive il Wall street journal) dalla richiesta avanzata
dalla Fed a Citigroup e Bank of America che sarebbero costrette a dover
lanciare un aumento di capitale (da parecchi miliardi di dollari) in seguito
all'esito degli stress test. Insomma, le banche sono ancora piene di
«schifezze» e secondo il quotidiano altri istituti potrebbero essere nella
stessa situazione di Citi e BofA a conferma che la crisi finanziaria non è risolta. Una
ulteriore conferma della crisi in atto è stata fornita ieri dalla Iata: per l'associazione
delle compagnie aeree mondiali in marzo il traffico passeggeri è diminuito
dell'11,1%. Intanto in Germania i prezzi al consumo non si muovono: l'indice
provvisorio in aprile non ha registrato aumenti rispetto al mese precedente,
mentre su base annua la variazione è diminuita allo 0,7%. Anche per un paese
che ha il terrore dell'inflazione, la caduta dei prezzi non è una buona cosa:
sta a significare che i consumi interni ristagnano. Brutte notizie arrivano
anche dalla Daimler: la casa automobilistica di Stoccarda famosa per il marchio
Mercedes nei primi tre mesi del
( da "Manifesto, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il
banco di prova La gestione della crisi finanziaria e della
recessione fanno scendere la media alta di Obama nella pagella dei primi 100
giorni, che si compiono oggi. Discordanti i giudizi mentre si fa più scandaloso
il conflitto di interessi della squadra economica del presidente Marco d'Eramo
INVIATO A NEW YORK L'ex direttore di The Nation, Victor Navasky, è forse l'unico
esponente di spicco della sinistra statunitense che non è ferocemente critico
nei confronti della politica finanziaria di Obama.
«Poteva essere migliore, ma se non si fosse fatto nulla, sarebbe stato peggio»,
mi dice nel suo ufficio vicino a Union Square. Molto più corrispondente
all'opinione comune dei progressisti americani è il tagliente giudizio di
Robert Reich che circola di bocca in bocca: «Il pacchetto di stimolo per
l'economia merita un 8, la finanziaria un 6 e il
salvataggio delle banche un 3» ( negli Usa i voti rispettivi sono una A, B e
F). Reich fu per breve tempo ministro del lavoro sotto Bill Clinton e, in
quanto tale, protagonista (sconfitto) di una storica disputa con l'allora
ministro del Tesoro Robert Rubin, esponente della grande finanza, ex
vicepresidente della banca di affari Goldman Sachs (dopo aver lasciato il
Tesoro, Rubin sarebbe diventato uno dei dirigenti del colosso bancario
Citicorp). Rubin rappresentava gli interessi di Wall street, Reich quelli dei
sindacati e del mondo del lavoro; vinse Rubin e la presidenza Clinton varò
quella deregulation finanziaria che ha contribuito al
disastro dell'ultimo anno. Al pari dei premi Nobel Joseph Stiglitz e Paul
Krugman, o di Nouriel Roubini della New York University, Reich è uno degli
economisti di sinistra snobbati da Barack Obama che si è invece circondato di
esponenti di Wall Street, tutti discepoli e seguaci di Rubin. Perché - retorica
dei 100 giorni a parte - la gestione della crisi finanziaria
e della recessione economica è il vero banco di prova su cui sarà giudicata la
presidenza Obama e su cui gli elettori daranno il proprio verdetto fra poco più
di 18 mesi, nel novembre 2010, per le elezioni di metà mandato. D'altronde,
senza la spaventosa crisi che ha colpito la finanza
globale, sarebbe stata molto più problematica, e forse non sarebbe mai
avvenuta, l'elezione del primo nero alla Casa bianca. La crisi
è dunque un' arma a doppio taglio: ha reso possibile la svolta nella politica
americana, ma nello stesso tempo rende problematica questa stessa svolta. Però
la crisi, come ripete sempre Rahm Emanuel, capo dello
staff della nuova Casa bianca, «è un'opportunità che va sfruttata». Senza la crisi, fa notare Navasky, il keynesismo non sarebbe mai
tornato all'ordine del giorno; l'idea che lo stato possa prendere
partecipazioni azionare nei colossi bancari sarebbe parsa una bestemmia, mentre
oggi se ne discute come di una possibilità reale. «Ti saresti mai immaginato un
anno fa che un ministro potesse licenziare l'amministratore delegato di un
colosso come General Motors? Sarebbe stato impensabile, eppure è successo. O se
qualcuno avesse proposto un programma di grandi opere pubbliche?» Navasky ha
ragione quando prende le distanze dall'anima punitiva che da sempre perseguita
la sinistra, quell'atteggiamento che anela a ghigliottinare gli sfruttatori del
popolo, mai abbastanza puniti per le loro ruberie. Sono i radicals che
vorrebbero vedere i banchieri di Wall street impiccati e pendere al vento dai
viadotti delle autostrade urbane. O, più civilmente, spingono (come fa il
pugnace Alexander Cockburn, direttore della pungente newsletter Counterpunch)
perché la presidentessa della Camera dei rappresentanti, la deputata
californiana Nancy Pelosi, vari una commissione d'inchiesta sulle malefatte
della Borsa e delle grandi banche di affari, che spiani la via a processi
penali. Ma se il problema fosse solo la scarsa punitività nei confronti dei
banchieri, potrebbe sempre essere risolto. Certo, ogni giorno che passa diventa
sempre più scandaloso il conflitto di interessi che coinvolge la squadra
economica del presidente Obama. Non può essere considerato un dettaglio
trascurabile: che il suo mentore dichiarato, Paul Volcker, dopo aver lasciato
la guida della Federal Reserve nel 1987, sia stato presidente della Banca
Rotschild, Wolfensohn & Co. Oppure che il suo consulente speciale per
l'economia (il suo «economista in capo», come si dice qui), Larry Summers, dopo
aver abbandonato il posto di ministro del Tesoro sotto Clinton, abbia ricevuto
milioni di dollari dai colossi di Wall street in consulenze e conferenze e sia
stato fino all'anno scorso direttore operativo part-time del private equity
fund D. E. Shaw Co., che gestisce 30 miliardi di dollari. O che il ministro del
tesoro Timothy Geithner sia stato per anni, fino a dicembre, presidente della
Federal Riserve di New York che ha compiti istituzionali di sorveglianza sulle
grandi banche che operano a Wall street, ma che nello stesso tempo ha tra i
suoi maggiori azionisti queste stesse banche i cui dirigenti siedono nel suo
consiglio di amministrazione. Proprio due giorni fa il New York Times ha
dettagliato in uno sterminato articolo le strettissime relazioni pericolose,
gli innumerevoli pranzi di affari, prime colazioni di lavoro, cene private tra
Geithner e i presidenti dei colossi newyorkesi, mostrando come fin dall'inizio
Geithner abbia mirato a un obiettivo che solo un anno fa sarebbe sembrato
folle: quello di rendere lo stato garante di tutti i debiti accumulati dalle
banche, fare in modo cioè che i contribuenti si accollassero tutte le passività
e tutti i rischi mentre le banche si terrebbero gli utili. Era la realizzazione
perfetta del vecchio sogno capitalista: privatizzare i profitti e socializzare
le perdite. Quando propose questa misura nel giugno 2008, Geithner fu preso per
visionario. In realtà, con le varie misure di salvataggio, prima i 70 miliardi
di dollari stanziati a ottobre, e poi i 2.500 miliardi di dollari di febbraio,
proprio a questo si è arrivati. Per esempio, quando lo stato ha salvato il
colosso assicurativo Aig (American International Group), in cui ha profuso
finora ben 182 miliardi di dollari, ha deciso che questi soldi sarebbero
serviti a rifondere integralmente le banche creditrici di Aig (cioè le sue
complici in speculazione), quando invece è norma che i crediti in sofferenza di
istituzioni fallimentari vengano rimborsati solo in parte (adesso i creditori
della Chrysler hanno rifiutato di essere rimborsati al 15% e sarebbero ben
felici di ottenere indietro il 70% dei quel che avevano prestato). Invece il
Tesoro Usa e la Federal Reserve hanno rimborsato le banche al 100%. «Che credi?
I risultati positivi annunciati dalle banche per il primo trimestre 2009 sono
dovuti ai debit Aig saldati dallo stato. Sono questi più che generosi rimborsi
ad avere rimpinguato i bilanci» mi dice l'economista Doug Henwood nella sua
casa di Brooklyn (sempre più newyorkesi emigrano da Manhattan, ormai carissima,
e vanno ad abitare a Brooklyn). «Certo che a Wall street hanno fatto un
affarone. Con pochi milioni di dollari si sono comprati un Larry Summers che
ora gli dà tutto quello che vogliono, li ripaga con miliardi di dollari. Chi
non farebbe un simile investimento?» Il fatto è che le migliaia di miliardi di
dollari del salvataggio per il momento sono create dal nulla, ma poi alla fine
qualcuno dovrà pagarle e il più che fondato sospetto è che il conto cadrà sulle
spalle dei contribuenti. Secondo una valutazione dell'agenzia di stampa Bloomberg
(di proprietà del sindaco di New York), finora le varie misure di stimolo
all'economia e di salvataggio finanziario ammontano a quasi 13.000 miliardi di
dollari, poco meno dell'intero Prodotto lordo (Pil) annuo degli Stati uniti.
«Per il momento questa è moneta magica» dice Henwood, nel senso che non solo la
Fed la crea dal nulla, ma non si capisce bene dove va a finire: ok, serve a
riempire i buchi di bilancio, ma cosa significa, dove finiscono materialmente i
soldi? In quali tasche? o vengono semplicemente bruciati e spariscono nei buchi
neri delle contabilità? Il problema più serio di quest'azione di salvataggio,
dice Henwood, è che non si capiscono bene i suoi obiettivi. «Intanto non è
detto che salvare le banche significhi per ciò stesso far ripartire l'economia.
Al di là dello stato di salute finanziaria, rimangono
inalterate le ragioni strutturali per cui l'economia è depressa. Certo, il
rilancio del credito è una condizione necessaria, ma non è sufficiente. E
soprattutto, cosa vogliamo? Far ritornare l'economia al 2006, cioè far
ripartire la bolla creditizia? Ricominciare un altro giro di giostra, bolla
immobiliare, bolla delle carte di credito, bolla speculativa? Ma se così non è,
è immaginabile un altro modello di capitalismo americano? E cosa vuol dire un
altro modello? Che la borghesia accetti di vedere ridotti i suoi margini di
profitto, che i finanzieri si riducano gli emolumenti, che i consumi rientrino
nei limiti di quel che l'America può affrontare, che gli americani spendano
diversamente? Non so se gli Stati uniti sono attrezzati per una simile svolta.
Obama parla di modello verde, di posti di lavoro verdi, ma è una partita ancora
tutta da giocare». Tutto ciò sperando che la valanga di migliaia di miliardi
infusa faccia davvero ripartire l'economia. E non è detto, a stare agli ultimi
dati sulla disoccupazione. «Il rialzo delle borse dell'ultimo mese rientra nei
limiti tecnici di recupero temporaneo delle fasi Orso (cioè di ribasso) in cui
gli indici azionari possono lievitare anche del 20-30%». Già nell'agosto scorso
tutti scrivevano che il peggio era passato e che si vedeva la luce in fondo al
tunnel, e poi c'è stata la catastrofe di settembre. Adesso nessuno obietta se
Obama vara deficit di bilancio mostruosi (quadruplicando quelli lasciati da
George Bush che erano già voragini senza fondo). Gli si passa tutto purché
l'economia riparta. Ma a un certo punto qualcuno dovrà pur pagare questo
deficit e allora si porrà un problema di tasse. E soprattutto di progressività,
d'imposizione sui ricchi. Perché il paradosso della politica economica obamiana
è che è keynesiana sul fronte della spesa ma friedmaniana sulle entrate: Obama
ha tagliato ulteriormente le tasse per il ceto medio e il livello di prelievo
fiscale è il più basso da 70 anni a questa parte. Già solo tornare ai livelli
di tassazione di Clinton sembra una prospettiva politica inagibile. Ancora una
volta si tratta per Obama di saggiare i limiti del politicamente possibile, in
questo caso nella funzione redistributrice dello stato. (4-continua)
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
CALABRIA: IORNO
ELETTO SEGRETARIO REGIONALE CGIL PUBBLICO IMPIEGO (ASCA) - Catanzaro, 29 apr -
Presenti il Segretario Generale Nazionale della Funzione Pubblica CGIL, Carlo
Podda, ed il Segretario Generale della CGIL Calabria, Sergio Genco, si e'
svolta, a Cosenza, la riunione del Comitato Direttivo della Fp CGIL calabrese
per rinnovare l'incarico di Segretario Regionale del sindacato. A conclusione
dei lavori, con 40 voti favorevoli e un'astensione, e' stato eletto Alfredo
Iorno nuovo Segretario Generale della Fp CGIL Calabria, il quale assume
l'incarico che, per otto anni, e' stato svolto da Gigi Veraldi, che ha
raggiunto il limite temporale consentito dallo Statuto della CGIL per gli
incarichi di direzione di una categoria. Nella dichiarazione programmatica il
neo Segretario Alfredo Iorno ha tracciato un quadro completo dei problemi che
la categoria CGIL Funzione Pubblica calabrese deve, nella continuita' di
un'azione positiva sin qui svolta , portare avanti con determinazione e grande
impegno in un quadro di azione confederale di tutta la CGIL. Tra l'altro Iorno
- informa il comunicato - ha evidenziato come ''la
drammatica crisi finanziaria mondiale non puo' e non deve incidere, attraverso scelte dettate
dall'emergenza, sulla riduzione dei diritti collettivi..Ci opporremo, con ferma
convinzione, all'idea del Governo, ormai palesata con ovvia determinazione di
indebolire il ruolo dei servizi e del lavoro pubblico, idea perpetrata
soprattutto dal Ministro della Funzione Pubblica''. red/rg/alf (Asca)
( da "Reuters Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA (Reuters) - Il
2009 sarà un altro anno difficile per l'economia reale e per i mercati
finanziari il cui normale funzionamento non è ancora stato ripristinato ma
Unicredit è ben attrezzata per limitare l'impatto negativo sul conto economico.
Lo ha detto il presidente Dieter Rampl aprendo l'assemblea degli azionisti a
Roma che deve approvare il bilancio 2008 chiuso con un utile 4,012 miliardi da
6,566 miliardi nel 2007 su ricavi per 26,866 miliardi da 29,5. "Ancora una volta il sistema finanziario si trova a navigare
in una situazione di turbolenza. La crisi finanziaria continua a impedire il normale funzionamento dei mercati...
Nonostante i recenti segnali di miglioramento dell'economia non possiamo negare
che il prosieguo dell'anno sarà difficile", ha detto Rampl.
"Siamo estremamente fiduciosi che la gestione accorta del rischio ci
permetta di limitare l'impatto negativo della recessione sul conto
economico".
( da "Tempi" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il problema del Pd è
ispirarsi a qualche modello in un mondo in crisi che
procede in ordine sparso Imitare la Spd che difende il sistema tedesco contro
ogni logica di uscita comune dall'impasse? Chiedere più tasse come Gordon
Brown? E sulle pensioni a chi dare retta, a Giavazzi o al governo? di Oscar
Giannino Mettetevi per un secondo nei panni di chi oggi guida il Partito
democratico in Italia. A qualunque schieramento o formazione vada la vostra
preferenza, o almeno la minor disillusione, provate un secondo a riflettere sui
punti di riferimento che dovrebbero ispirare oggi la sinistra italiana. Non è
davvero facile indicarne di vincenti. Sotto i colpi della crisi finanziaria ed economica globale,
gli unici modelli a sinistra di apparente successo sono quelli del chavismo in
Venezuela, o del più che discutibile Jacob Zuma in Sudafrica. Quelli cioè di
paesi che certo non possono costituire un valido riferimento per il contesto italiano.
Quanto all'Europa, guardando ai maggiori paesi, in Francia per evitare
l'eclisse totale la sinistra si riduce a inneggiare ai sequestri dei manager.
Nel Regno Unito i sondaggi sono implacabili verso lo statalizzatore Gordon
Brown, e il tentativo di rilancio ripristinando l'aliquota fiscale marginale
del 50 per cento "per i ricchi" fa disperare Tony Blair. In Spagna
l'ammosciarsi della bolla immobiliare è tale da spargere polvere sull'astro un
tempo lucente di Zapatero, e la disoccupazione a due cifre rischia di toccare
il 20 per cento a fine anno. C'è Barack Obama negli Stati Uniti, certo. Ma al
di là del fatto che la sua luna di miele con il popolo americano è già finita,
è davvero al di là dell'oceano che va ricercato il modello della nostra sinistra?
Sinceramente, non credo. In realtà, per la storia recente di cui è espressione
il Pd italiano, per il tentativo cioè di mettere insieme culture politiche
tanto diverse e quasi ovunque altrove concorrenti alle urne, Dario Franceschini
e i suoi dovrebbero essi per primi dare risposte "in proprio", per
tentare di capire e far capire se la sinistra italiana possa rappresentare un
punto di riferimento per le esperienze altrui. O se invece tra la forza di
Silvio Berlusconi e i colpi della crisi essa sia entrata
in una fase oggettiva di ripiegamento, al termine della quale socialisti e non
socialisti del Partito democratico torneranno ciascuno sotto altre bandiere.
Esempi concreti, di domande alle quali Franceschini potrebbe utilmente
rispondere. Il Pd si riconosce nei 14 punti per la riforma dei mercati
approvati dal gruppo di lavoro della Spd presieduto da Peer Steinbrück,
capodelegazione dei socialdemocratici nel governo presieduto da Angela Merkel,
che però non ne segue la linea? È un programma di totale difesa del sistema
bancario e industriale tedesco, contro ogni logica di uscita dalla crisi "comune", anche con la razionalizzazione di
un'industria dell'auto che non può vivere solo di difesa di ciascun impianto di
ogni gruppo nazionale. Ed è una statalizzazione del credito a tutti i livelli,
con innalzamenti proposti dei margini per partecipare ai mercati dei derivati
tali non da impedire eccessi speculativi irresponsabili, ma semplicemente da
uccidere l'idea stessa di mercati di futures e options. Servono ancora più
tasse, come dice Gordon Brown? E ancora, chi ha ragione: Francesco Giavazzi e
gli economisti de lavoce.info, che continuano a martellare per la riforma delle
pensioni, oppure il governo, che dice che non è il momento? Continuare con il
vecchio spirito delle liberalizzazioni annunciate come bandiera da Pierluigi
Bersani, o invece optare per la sospensione generale della concorrenza
praticata oggi, come scudo per non aggravare le difficoltà dei grandi gruppi?
Misure pubbliche a vantaggio dei soliti noti, oppure una svolta che sposi
milioni di piccole imprese e ditte individuali come la vera forza propulsiva
del paese, da incentivare e non da bastonare con tasse e credito? Importa poco
quel che penso io, che è sottinteso nelle domande che faccio. Il punto è che
nessuno, oggi, tra gli elettori italiani, dal Pd ottiene risposte concrete a
domande come queste. E questo temo che sia peggio per il Pd, e non è affatto
detto che sia meglio per l'Italia.
( da "Arena.it, L'"
del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Brescia
Oggi)
Argomenti: Crisi
STARBUCKS, FENOMENI.
UN LIBRO DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI 13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE
CHIESE IL BUONO DEL CAFFÈ 29/04/2009 rss e-mail print La curiosa architetttura
costruita con i marchi Starbucks, una catena di 13mila locali «Abbiamo creato
un settore che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua
preparazione e i suoi ingredienti italiani, in un'esperienza di vita. Abbiamo
creato un linguaggio che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e
migliorato la vita della gente con una semplice tazza di caffè non solo in
America, ma in tutto il mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks
secondo il suo numero uno Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il
libro, edito in Italia da Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è
chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi
famosi in tutto il mondo e che la stessa catena di caffè di Seattle possa
essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce
che nei paesi dove maggiore è la concentrazione di Starbucks, più gravi saranno
le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto da un'insaziabile ambizione, non pensa
affatto così seppure, lo scorso dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più
di un milione di dollari a meno di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet
della compagnia. Starbucks è come McDonald's senza Burger King, Wendy's
o Subway. Ha un fatturato di quasi 8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti
alla settimana. È partito quindici anni fa da un nucleo di soli cento negozi,
ha costruito una flotta di 13 mila caffetterie, presenti in 50 stati americani
e in 43 nazioni, in aeroporti, biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese.
Da Starbucks i freni non esistono e non è mai stato contemplato un
rallentamento. Chi avrebbe, infatti, potuto pensare che Starbucks potesse
aprire più di duecento caffetterie a Londra, entrare nella Città Proibita di
Pechino e diventare il simbolo della gioventù urbana americana e dei «piccoli
imperatori» cinesi? E qui entrano in gioco due storie che ci fanno capire il
segreto di Starbucks: quella del caffè in America e quella personale di
Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti una tazza di caffè nero filtrato
costava 50 centesimi e la neonata catena di Seattle riusciva a farsela pagare
un dollaro e sessanta. È come se per un espresso si dovesse sborsare, invece di
un euro, tre. Clark svela come Schultz si era reso conto della pazzesca e
inesauribile voglia di caffè che serpeggiava nella società americana.
«Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di americani che sapeva cosa fosse
un caffè macchiato non ci avresti riempito la palestra di una scuola. Ora, invece,
l'America si è riscoperta una nazione dipendente dalla caffeina. Compra più di
qualsiasi altro paese del mondo - quasi un terzo della produzione planetaria -
e ne consuma all'incirca 11 miliardi di tazze all'anno». Clark conclude che,
dopo il petrolio, il caffè è la materia prima con il più grande mercato
mondiale; quattro adulti americani su cinque bevono regolarmente caffè.
Starbucks, naturalmente come molti di voi staranno pensando, non ha inventato
il caffè, ma ne ha fatto qualcosa che nessuno riteneva possibile. Ha preso una
materia prima che gli americani erano abituati a prendersi con pochi centesimi
e l'ha trasformata in un prodotto di lusso, ha convinto i clienti a comprarla a
prezzi gonfiati e ha riempito di propri punti vendita ogni città importante,
prima in America, poi nel mondo, ad eccezione dell'Italia, la nazione che,
nella primavera del 1983, aveva dato l'idea a Schultz, ex venditore di
casalinghi, cresciuto in mezzo alle ristrettezze nelle case popolari di
Brooklyn. Il numero uno di Starbucks, all'epoca, era a Milano per una fiera di
casalinghi. Entrò per caso in un bar e si rese conto che, mentre l'azienda per
cui lavorava, offriva caffè in rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano
luoghi di socializzazione, animati per tutto il giorno. E invece di venirci una
volta alla settimana per i chicchi, gli italiani visitavano i loro bar
parecchie volte al giorno. E qui l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare
in America l'autenticità del bar italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani
come aveva colpito lui. Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark,
nonostante le smentite sul Financial Times, di aver trovato la città italiana
da cui lanciare, a colpi di Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso.
Molto presto queste due diverse tradizioni si confronteranno a viso aperto e,
come ricorda l'Istituto nazionale espresso italiano, il Belpaese potrebbe
costituire un ideale campo di battaglia dato che ogni giorno in Italia si
consumano circa 70 milioni di tazzine di espresso al bar. Presto la sfida
potrebbe avere inizio. Simone Incontro Simone Incontro
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
EUROPEE: VESCOVI
FRANCIA, VOTO E' DOVERE MA SERVE PIU' INFORMAZIONE (ASCA) - Roma, 29 apr - ''Il
voto e' sempre un dovere per il cittadino, ma per non sbagliarsi, e' necessaria
una informazione seria''. In una dichiarazione diffusa oggi, i vescovi francesi
riaffermano con forza l'importanza della partecipazione popolare al voto per il
rinnovo del Parlamento europeo, invitando a recarsi alle urne il prossimo 7
giugno. ''Anche se i sentimenti dei francesi riguardo all'Europa restano divisi
- si legge nella dichiarazione - queste elezioni rivestono un momento di grande
importanza, soprattutto nelle circostante attuali''. Ed aggiungono: ''Il
Parlamento Europeo e' l'unica istituzione dell'Unione europea ad essere eletta
a suffragio universale, dal 1979''. I vescovi ovviamente non danno alcuna
indicazione di voto ma sottolineano tre orientamenti da tenere presenti al
momento del voto: la promozione della pace, lo sviluppo della solidarieta', un
incoraggiamento a ''cambiare i nostri stili di vita''. La Conferenza episcopale
francese riafferma anche il proprio sostegno al progetto europeo che, da piu'
di 50 anni, e' ''un fattore di pace e di prosperita' per l'insieme dei paesi
che ne sono stati i fondatori e per quelli che vi si sono aggiunti'' e mette in
guardia dalle ''tentazioni di ripiegarsi nei particolarismi
nazionali e regionali'' a causa della ''crisi
finanziaria e alle sua gravi conseguenze''. In un
momento in cui invece occorre piuttosto incoraggiare la ''concertazione'' ed ''una
piu' grande solidarieta'''. Pero', aggiungono, ''non possiamo pretendere
solidarieta' solo per noi stessi o limitarla ai confini dell'Unione.
Essa dovrebbe concretizzarsi in azione esterna all'Europa, nella sua politica
di sviluppo, delle migrazioni e dell'ambiente''. asp/sam/alf
( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
DeA Capital:
l'esercizio 2008 si chiude con una perdita di 81 mln NOTIZIE, clicca qui per
leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 29.04.2009 13:40 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! è esclusivamente dovuto al
riallineamento del valore delle partecipazioni, prevalentemente legato alla crisi finanziaria in atto nel 2008. Alla fine dellesercizio
il NAV per azione è pari a 2,55 Euro per azione, rispetto a 2,78 Euro per
azione al 31 dicembre 2007. La performance del NAV di DeA Capital di -8,3% è
stata, in un difficile contesto, nettamente migliore rispetto allandamento dei NAV
dei principali titoli di riferimento del settore private equity in Europa.
( da "Trend-online" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Zignago Vetro:
approvati i risultati al 31 marzo NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna
di Pierpaolo Molinengo , 29.04.2009 12:22 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Zignago Vetro,
riunitosi in data odierna sotto la presidenza di Franco Grisan, ha approvato il
Resoconto Intermedio di Gestione al 31 marzo 2009, documento che verrà reso
pubblico nei termini di legge. I primi mesi del 2009 risentono della importante
turbolenza che si è creata nel mercato globale a seguito della crisi finanziaria, con sensibile rallentamento della domanda
di contenitori in vetro, dovuta a riduzione del consumo, ma anche ad una
significativa riduzione delle scorte nella filiera. I Ricavi consolidati del
Gruppo nel primo trimestre 2009 ammontano a 48,6 milioni di euro, rispetto a
60,9 milioni del corrispondente periodo dellanno precedente
(-20,2%). Il fatturato al di fuori del territorio nazionale è pari a 14 milioni
di euro (19,7 milioni
nel primo trimestre 2008; -28,9%). LEbitda consolidato del
Gruppo nel primo trimestre 2009, pari a 14,1 milioni di euro, è inferiore
dell8,7% rispetto allo stesso periodo del 2008 (15,5 milioni).
Rappresenta il 29% dei Ricavi (25,4% nel primo trimestre 2008). LEbit
consolidato è pari a 8,5 milioni di euro (-14,1% rispetto a 9,9 milioni del
primo trimestre 2008), con unincidenza sui Ricavi del 17,4% rispetto a
16,2% al 31 marzo 2008. Il Risultato operativo consolidato nel periodo di
riferimento si attesta
a 8,8 milioni di euro, in diminuzione del 13,6% sul pari periodo 2008 (10,2
milioni) e rappresenta il 18% dei Ricavi (16,7% al 31 marzo 2008). LUtile
netto consolidato del primo trimestre 2009 è pari a 5,4 milioni di euro,
inferiore del 10,5% rispetto
a 6,1 milioni al 31 marzo 2008, con unincidenza del 11,1% sui
Ricavi (9,9% al 31 marzo 2008).
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Santander/ Utili I
trim -5% a riflesso di crisi globale di Apcom
Aumentano sofferenze e gruppo effettua accantonamenti -->Madrid, 29 apr.
(Ap) - Utili in calo del 5 per cento nel primo trimestre per Santander, primo
gruppo bancario della Spagna. Il risultato netto si è assottigliato a 2,096
miliardi di euro con "la crisi
finanziaria e il rallentamento dell'economia che
hanno determinato progressi più ridotti nell'attività e aumenti delle
sofferenze, che hanno richiesto maggiori accantonamenti", spiega la banca
con un comunicato. Gli accantonamenti effettuati per copririsi da eventuali
future perdite sono stati aumentati del 73,2 per cento su base annua, a
quota 2,234 miliardi di euro. Negli scambi mattutini a Madrid le azioni
Santander segnano un balzo del 5,18 per cento a 6,90 euro.
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Finmeccanica/Guarguaglini:Risponderemo
bene difficoltà mercato di Apcom Budget difesa in Usa, Uk e Italia stabili nei
prossimi anni -->Roma, 29 apr. (Apcom) - Finmeccanica "è in grado di
rispondere adeguatamente a condizioni avverse del mercato". Lo ha
affermato il presidente e amministratore delegato della società, Pier Francesco
Guarguaglini nel corso dell'assemblea degli azionisti. Per quanto riguarda i
tre mercati domestici, Italia, Usa e Uk, ha quindi aggiunto Guarguaglini,
"questi pesano per circa il 60% dei ricavi. Nei prossimi anni - ha
aggiunto - i budget della difesa sono attesi sostanzialmente
stabili malgrado la crisi finanziaria". Inoltre, ha proseguito "E' prevista una crescita dei
fondi destinati alla sicurezza anche se con fondi diversi da quelli della
Difesa. Finmeccanica intende proseguire nella politica di un'ampia
diversificazione geografica e di business con scarsa dipendenza da singoli
programmi per le aziende del Gruppo".
( da "Denaro, Il" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
professioni
l'avvocatura che cambia Mega-studi legali: emerge un nuovo modello I grandi
studi sono il futuro della professione forense? Se ne è discusso in occasione
del recente congresso dell'Anf (Associazione nazionale forense) che si è svolto
a Napoli. Di seguito pubblichiamo una sintesi della relazione presentata su
questo argomento all'assise partenopea. palma balsamo Le grandi law firm e gli
studi di minori dimensioni; la contrapposizione tra questi due modelli non è
l'unica presente nel mondo forense. All'interno degli studi grandi e
medio-grandi si verifica un ulteriore fenomeno di polarizzazione: da un lato i
professionisti "ordinari" che sono impegnati in attività di routine e
sono sempre più esposti alla autorità del manager e alle pressioni del mercato,
dall'altro una elite professionale che si é assicurata una solida presa su
tutte le posizioni esecutive e di controllo. I primi devono confrontarsi con i
problemi di routine giorno per giorno mentre gli altri affrontano esperienze
completamente diverse, come la pianificazione strategica, il controllo
operativo, e lo sviluppo organizzativo e occupazionale. Le loro condizioni
occupazionali e prospettive sono opposte, mentre per i primi l'attività
professionale significa lavoro sostanzialmente salariato e sempre più
controllato, all'interno di una organizzazione burocratizzata e su scala
gerarchica; gli altri conservano la maggior parte del loro potere e prestigio e
continuano a vivere secondo le regole dell'etica professionale. Neolaureati che
non si possono permettere di vivere per molti anni con un rimborso spese o una
remunerazione irrisoria (quando presenti) finiscono per integrarsi nelle law
firm, in cui normalmente il dominus o i soci fondatori tendono a mantenere il
massimo controllo sui clienti e sul mercato, in strutture fortemente
piramidali, in cui è lasciato pochissimo spazio alle autonomie dei singoli.
Nonostante siano oggetto di grande attenzione, le law firm, però, sia in campo
internazionale che in Italia, non costituiscono il modello dominate di
esercizio della professione legale. Si può stimare, anzi, che gli studi legali
presenti in Italia che contano complessivamente più di duecento avvocati tra
soci e collaboratori siano più di dieci e meno di venti. Il mercato di
riferimento delle law firm, concentrato soprattutto su fusioni e acquisizioni,
capital markets, diritto comunitario e antitrust, è elevato per valore, ma
ristretto per volume di attività. Si tratta di studi con una clientela molto
sofisticata e spesso internazionale, cui forniscono competenze specialistiche
multidisciplinari e plurigiurisdizionali. Il mercato cui si rivolge, invece, la
restante generalità degli avvocati è costituito da affari interni, a dimensione
particolare, regolato soprattutto da legislazione nazionale. E ciò vale sia per
il contenzioso che per la consulenza. I migliori avvocati d'affari italiani
sono i più pagati d'Europa, superando con i loro 1,3 milioni di euro l'anno non
solo i colleghi tedeschi e spagnoli ma anche i professionisti della City. A ciò
contribuisce anche il forte divario in Italia fra la remunerazione degli
avvocati con più esperienza e quella dei più giovani. Secondo la classifica
stilata dalla rivista Top Legal nel 2008, le prime 100 law firm che operano in
Italia, delle cui prime dieci la metà è rappresentata da filiali di importanti
studi inglesi, hanno raggiunto un fatturato complessivo di 1,74 miliardi di
euro: ciò significa che il 13% del mercato legale italiano è legato alla
attività del 3% dell'intero corpo forense. Si tende a sostenere che queste due
realtà possano tranquillamente coesistere, senza il timore che le law firm
finiscano per sottrarre clientela agli studi di minori dimensioni, giacché
operano su segmenti del tutto diversi di mercato. In realtà, se il ragionamento
vale nel rapporto fra la law firm internazionale e il piccolo studio legale di
provincia, la differenziazione del mercato di riferimento risulta assai meno
marcata allorché il confronto avviene con studi di medie dimensioni, con sede
in grandi città italiane, operanti in settori legali specializzati. Peraltro, come vedremo, è proprio la crisi
finanziaria a determinare una nuova attenzione delle
law firm verso settori di attività per loro prima marginali, appannaggio quasi
esclusivo dei piccoli e medi studi. Le law firm indipendenti, e più piccole, in
Europa potrebbero trovarsi seriamente minacciate dalla crisi. Per la loro natura, molte
non hanno la dimensione sufficiente per affrontare una recessione profonda e
prolungata, laddove gli studi internazionali saranno in grado di assorbire
qualche colpo e perdere parte dello staff, limitando le perdite. In Italia la
situazione non è differente: come già si evinceva dalle classifiche
Mergermarket di fine settembre 2008, il giro d'affari dell'M&A (fusioni e
acquisizioni, uno dei principali settori di mercato delle law firm) per gli
avvocati, è calato ancor più vistosamente, con crolli verticali del fatturato.
Un altro dei filoni che oggi sta risentendo di più delle difficoltà dei mercati
finanziari è il private equity che, tra il 2006 e il 2007, aveva fatto produrre
rilevanti fatturati alle law firm. I volumi però si sono quasi dimezzati
rispetto allo stesso periodo del 2007. Improvvisamente le law firm scoprono che
un mercato con enormi potenzialità di crescita é la litigation, sì proprio il
vecchio contenzioso. Ad esempio Allen & Overy, che nel 2007 traeva dal
contenzioso il 9% degli affari generati dallo studio (rispetto al 33% dal
settore societario e al 44% da quello finanziario), ha dichiarato di avere
lanciato un programma per arrivare a fatturare nel settore contenzioso il 40%
dei propri introiti dei prossimi quattro anni. Per quanto riguarda il resto
degli avvocati, quelli non organizzati in law firm, da un indagine del Censis
apprendiamo: -che la loro clientela è composta al 56% da privati, al 41,9% da
imprese, dal 20,8% da pubbliche amministrazioni; -che l'ambito di attività
ampiamente prevalente è quello giudiziale, pari in media al 72,9% del totale,
con marcate differenze territoriali che spaziano dal 65,3% del Nord-Ovest
all'83,9% dell'Italia meridionale e insulare; - che l'area disciplinare del
diritto civile risulta prevalente per oltre l'86% degli intervistati, rispetto
al 9,1% di diritto penale ed al 4,7% diritto amministrativo; - che fra i
civilisti la maggior parte o non ha un'area di specializzazione (32,4%) o è
orientato alla contrattualistica (22,6%). A grande distanza gli specializzati
in diritto di famiglia e minori (9,8%) e del Lavoro (9,3%), e ancor meno
diffuse le specializzazioni in diritto societario, esecuzioni, bancario e
fallimentare, con percentuali che variano dal 3 all'1,4%. Il fatturato
complessivamente prodotto dall'avvocatura italiana negli ultimi dieci anni è
più che raddoppiato passando da circa 4 miliardi di euro del
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
FENOMENI. UN LIBRO
DEL NUMERO UNO DELLA CATENA DEI 13MILA LOCALI OSPITATI PERIFNO NELLE CHIESE IL
BUONO DEL CAFFÈ 29/04/2009 rss e-mail print La curiosa architetttura costruita
con i marchi Starbucks, una catena di 13mila locali «Abbiamo creato un settore
che non esisteva. Abbiamo trasformato una bevanda, la sua preparazione e i suoi
ingredienti italiani, in un'esperienza di vita. Abbiamo creato un linguaggio
che non esisteva. Abbiamo trasformato la cultura e migliorato la vita della
gente con una semplice tazza di caffè non solo in America, ma in tutto il
mondo. Questa è la verità». Tutto questo è Starbucks secondo il suo numero uno
Howard Schultz, intervistato da Taylor Clark per il libro, edito in Italia da
Egea, Starbucks. Il buono e il cattivo del caffè. C'è chi sostiene che la crisi rischi di cancellare marchi famosi in tutto il mondo e
che la stessa catena di caffè di Seattle possa essere ridimensionata. Il settimanale Newsweek suggerisce che nei paesi dove maggiore è la
concentrazione di Starbucks, più gravi saranno le conseguenze della crisi finanziaria. Schultz, uomo spinto
da un'insaziabile ambizione, non pensa affatto così seppure, lo scorso
dicembre, abbia ridotto il suo stipendio da più di un milione di dollari a meno
di diecimila e abbia venduto uno dei tre jet della compagnia. Starbucks
è come McDonald's senza Burger King, Wendy's o Subway. Ha un fatturato di quasi
8 miliardi di dollari, 40 milioni di clienti alla settimana. È partito quindici
anni fa da un nucleo di soli cento negozi, ha costruito una flotta di 13 mila
caffetterie, presenti in 50 stati americani e in 43 nazioni, in aeroporti,
biblioteche, casinò, ospedali e persino chiese. Da Starbucks i freni non
esistono e non è mai stato contemplato un rallentamento. Chi avrebbe, infatti,
potuto pensare che Starbucks potesse aprire più di duecento caffetterie a
Londra, entrare nella Città Proibita di Pechino e diventare il simbolo della
gioventù urbana americana e dei «piccoli imperatori» cinesi? E qui entrano in
gioco due storie che ci fanno capire il segreto di Starbucks: quella del caffè
in America e quella personale di Schultz. Negli anni Ottanta negli Stati Uniti
una tazza di caffè nero filtrato costava 50 centesimi e la neonata catena di
Seattle riusciva a farsela pagare un dollaro e sessanta. È come se per un
espresso si dovesse sborsare, invece di un euro, tre. Clark svela come Schultz
si era reso conto della pazzesca e inesauribile voglia di caffè che serpeggiava
nella società americana. «Vent'anni fa - scrive Clark - con il numero di
americani che sapeva cosa fosse un caffè macchiato non ci avresti riempito la
palestra di una scuola. Ora, invece, l'America si è riscoperta una nazione
dipendente dalla caffeina. Compra più di qualsiasi altro paese del mondo -
quasi un terzo della produzione planetaria - e ne consuma all'incirca 11
miliardi di tazze all'anno». Clark conclude che, dopo il petrolio, il caffè è
la materia prima con il più grande mercato mondiale; quattro adulti americani
su cinque bevono regolarmente caffè. Starbucks, naturalmente come molti di voi
staranno pensando, non ha inventato il caffè, ma ne ha fatto qualcosa che
nessuno riteneva possibile. Ha preso una materia prima che gli americani erano
abituati a prendersi con pochi centesimi e l'ha trasformata in un prodotto di
lusso, ha convinto i clienti a comprarla a prezzi gonfiati e ha riempito di
propri punti vendita ogni città importante, prima in America, poi nel mondo, ad
eccezione dell'Italia, la nazione che, nella primavera del 1983, aveva dato
l'idea a Schultz, ex venditore di casalinghi, cresciuto in mezzo alle
ristrettezze nelle case popolari di Brooklyn. Il numero uno di Starbucks,
all'epoca, era a Milano per una fiera di casalinghi. Entrò per caso in un bar e
si rese conto che, mentre l'azienda per cui lavorava, offriva caffè in
rivendite al dettaglio, i bar milanesi erano luoghi di socializzazione, animati
per tutto il giorno. E invece di venirci una volta alla settimana per i
chicchi, gli italiani visitavano i loro bar parecchie volte al giorno. E qui
l'illuminazione. Se fosse riuscito a ricreare in America l'autenticità del bar
italiano, essa avrebbe potuto colpire altri americani come aveva colpito lui.
Ventisei anni dopo, Schultz ha confessato a Clark, nonostante le smentite sul
Financial Times, di aver trovato la città italiana da cui lanciare, a colpi di
Lattes e Frappuccinos, la guerra all'espresso. Molto presto queste due diverse
tradizioni si confronteranno a viso aperto e, come ricorda l'Istituto nazionale
espresso italiano, il Belpaese potrebbe costituire un ideale campo di battaglia
dato che ogni giorno in Italia si consumano circa 70 milioni di tazzine di
espresso al bar. Presto la sfida potrebbe avere inizio. Simone Incontro Simone
Incontro
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (Circondario Nord))
Argomenti: Crisi
Massimo Lo Cicero Le
cronache descrivono con toni allarmati i livelli che ha raggiunto la
disoccupazione negli Stati Uniti. Si parla di un livello pari al 10% delle
forze di lavoro che, per la cronaca sono la somma di chi lavora, gli occupati,
e di chi è in cerca di occupazione, i disoccupati. L'Istat ha pubblicato i dati
del mercato del lavoro in Italia aggiornati al 2008. Un anno difficile eprchè è
l'anno in cui deflagra l'effetto economico della prima crisi finanziaria globale. Il secondo
semestre del 2008 rappresenta la fase in cui l'economia si contrae: in Italia e
nel Sud, e quindi anche in Campania. L'Istat ci offre un quadro delle forze di
lavoro molto articolato, per regioni e per province, che ci permette di dare un
ordine di grandezza al mercato del lavoro, a Napoli e nella Campania.
Come abbiamo detto le forze di lavoro sono la somma di chi lavora, è occupato,
e di chi l'occupazione la cerca. Questa somma rappresenta il numero di coloro
che sono potenzialmente in grado di lavorare, l'offerta disponibile, mentre il
numero degli occupati rappresenta il numero di coloro ai quali è stato
domandato, dalle imprese e dalle altre organizzazioni, di lavorare. Una misura
della domanda di lavoro espressa dal sistema. Ovviamente dalle forze di lavoro
si escludono i troppo giovani, quelli che non hanno ancora 15 anni. In Campania
la popolazione di età superiore ai 15 anni era di poco inferiore ai cinque
milioni nel 2008 (4.812) ma la offerta potenziale di lavoro, la somma di
occupati e di coloro che ne erano in cerca, era solo di quasi due milioni
(1.923): questi rappresentano le forze di lavoro, coloro che si presentano, ma
non sempre riescono a partecipare al mercato del lavoro. La domanda effettiva
di lavoro legale, gli occupati, erano poco più di un milione e mezzo (1.681).
SEGUE A PAGINA 43
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 29-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino,
Il (City))
Argomenti: Crisi
OLGA FERNANDES La
ricerca e i fondi per sostenerla: sono questi i veri componenti di un'equazione
che vale in tutti i campi, anche in medicina, anche e soprattutto per gli studi
sulle terapie per guarire i tumori. L'incubo, di milioni di uomini e donne, il
cancro, potrebbe e può essere sconfitto, debellato, ma occorre non lesinare sui
fondi destinati alla ricerca. Questo il filo conduttore di un incontro
scientifico su: «Il ruolo del farmaco in oncologia», che si è svolto
all'Istituto Pascale di Napoli. Un dibattito che è iniziato con i saluti
dell'assessore regionale alla Sanità, Mario Santangelo: «Ridurre la mortalità,
migliorare la qualità della vita - ha sottolineato l'assessore - sono gli
obiettivi che si pone la ricerca in questo settore, che va indispensabilmente
sostenuta in maniera adeguata». Soldi e ricerca, soldi e salute, dunque. La
ricerca oncologica negli ultimi anni ha portato all'impiego di nuovi farmaci
antitumorali suscitando un cauto ottimismo. Tuttavia è evidente che il sistema
di ricerca e sviluppo dei nuovi farmaci non è ottimizzato. Negli Stati Uniti
gli investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentati, negli ultimi decenni, in
maniera esponenziale. Solo nel 2007 sono stati investiti circa 45 miliardi di
dollari. È sempre di più sentita la necessità di coinvolgere la ricerca clinica
dell'accademia nello sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Il prevalere
delle logiche del marketing sull'impiego razionale e ottimale del farmaco, a
volte si traduce in un fallimento terapeutico impedendo ai ricercatori un più
appropriato sviluppo nell'ambito oncologico: «È questo l'esempio di alcune
molecole interessanti sviluppate sino ad un certo punto e poi messe in stand by
dalle stesse aziende dopo i risultati negativi dei trials - spiega Paolo
Ascierto, direttore dell'oncologia medica del Pascale - e parlo del CpG, del
tremelimumab, dello stesso Sorafenib nel melanoma, la cui attività è invece
riconosciuta: nel 2002/2003 abbiamo effettuato uno studio di fase I (First in
man) nel melanoma con un farmaco interessante: l'adi-peg20. Purtroppo la
mancanza di fondi della Company non ha permesso l'ulteriore sviluppo di questo
farmaci». «La crisi finanziaria è gravissima - sottolinea Claudio Cavazza, vicepresidente di
Farmindustria - bisogna incentivare la ricerca anche per rilanciare l'economia.
Il settore farmaceutico ha molte potenzialità inesplorate e se adeguatamene
sviluppate potrebbero migliorare la qualità della vita».
( da "Lavoce.info"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
>IL CONTO DELLE
PERDITE A EST* di Raphael Auer e Simon Wehrmüller 29.04.2009 I debiti
denominati in valuta straniera dei paesi dell'Europa centrale e orientale
ammontano a 250 miliardi di dollari. Quello che era stato presentato come un
affare, si rivela oggi una dura lezione per le imprese e le famiglie che hanno
fatto ricorso a quei prestiti. Il totale delle perdite è di circa 60 miliardi
di dollari. Ma quali sono le conseguenze per le finanze pubbliche? E per la
valutazione del rischio di default di Stati sovrani? Si allargano gli spread
sui credit default swap. Anche se non tutti i paesi sono uguali. Delle ricadute
della crisi nelle diverse aree dell'economia globale si parlerà al Festival
dell'Economia di Trento, dal 29 maggio al 31 giugno. Spinte dal
desiderio di raggiungere l'Europa occidentale negli investimenti e nei consumi
e ingannate dai bassi tassi di interesse nominali di franco svizzero, euro e
dollaro americano, le famiglie e le imprese del settore non bancario di molti
paesi dell'Europa centrale e orientale hanno accumulato l'equivalente di 250
miliardi di dollari di debiti denominati in valuta straniera. In Austria,
essenzialmente a causa della vicinanza alla Svizzera e del significativo
differenziale tra tassi di interesse di euro e franco svizzero, il totale
dell'esposizione in valuta straniera è pari a 100 miliardi di dollari. UN
PESSIMO AFFARE Quello che era stato presentato come un affare dalle banche
locali e internazionali si è rivelato una dura lezione per le imprese e le
famiglie che hanno fatto ricorso a quei prestiti. Per esempio, negli ultimi sei
mesi, il franco svizzero si è apprezzato del 31 per cento rispetto allo zloty
polacco e il fiorino ungherese ha perso il 14 per cento rispetto all'euro. Data
l'ampiezza delle posizioni finanziarie, i rapidi
apprezzamenti delle monete hanno determinato enormi perdite aggregate per i
paesi che hanno contratto i prestiti. A sostenere larga parte delle perdite
sono state famiglie e imprese, ma la maggior parte dell'esposizione è
concentrata in quelle famiglie e imprese che sono meglio attrezzate a sostenere
il rischio, mitigando così in parte gli effetti negativi reali delle
esposizioni. (1) Tuttavia, gli operatori del mercato hanno anticipato che alla
fine sarà lo Stato a pagare il conto del settore privato nei confronti
delle banche locali, con gravi ripercussioni sulle previsioni di finanza
pubblica e sulla percezione che il mercato ha della possibilità di fallimento
di uno Stato sovrano. In un recente lavoro, abbiamo quantificato le perdite del
settore non bancario per debiti denominati in valuta straniera in nove paesi
dell'Europa centrale e orientale e in Austria. (2) E abbiamo stimato l'effetto
che le perdite hanno avuto sulle valutazioni implicite del mercato relative al
rischio default degli Stati sovrani, ovvero sugli spread dei credit default
swap. LE PERDITE DI DIECI PAESI La figura 1 mostra la perdita cumulata del
settore non bancario attribuibile alla rivalutazione dei prestiti in valuta
straniera a partire da agosto
( da "Gazzettino, Il (Belluno)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Trasporto pubblico, il rilancio dopo la crisi da nuovi investimenti e partnership a lungo termine Mercoledì 29
Aprile 2009, Interrogandosi su quale impatto abbia avuto la crisi finanziaria ed economica anche sul
trasporto pubblico, sia dal punto di vista dei passeggeri che dei
finanziamenti, il trasporto pubblico si rilancia proponendosi come alternativa
a quello privato per salvare l'ambiente, in perfetto stile Obama, ma
chiedendo anche alle pubbliche amministrazioni di non tagliare gli
investimenti. E' questo lo scenario delineato nella due giorni del 79. meeting
internazionale della Commissione economica dei trasporti in seno all'Unione
internazionale trasporti pubblici, che ha scelto Belluno per la sua edizione
italiana di quest'anno. A Palazzo Piloni, con il presidente della Commissione
Jeoff Hobbs, erano presenti una quindicina di aziende europee. L'opportunità di
ospitare questo forum è venuta da Transdev Italia, amministrata da
Franck-Olivier Rossignolle, partner fondamentale di Dolomitibus. Non tutti i
Paesi comunitari hanno risentito allo stesso modo della recessione. Per
esempio, in Austria e in Svizzera si è registrato un aumento del consumo di
trasporto pubblico, perché i governi ne hanno fatto una priorità, migliorandone
l'offerta e la qualità. Nessuno al forum ha fatto cifre sulle perdite dovute
alla crisi, ma invece c'è stata chiarezza
nell'indicare e sollecitare soluzioni finanziarie ed energetiche per il
"pubblico" non dimenticando i suoi benefici sul sistema. Più
efficienza nelle risorse, partnership di lungo termine e ricorso ai fondi d'investimento
sono le tre vie ritenute fondamentali per ridare ossigeno al settore. Proprio
la crisi può tasformarsi in una risorsa nel momento in
cui si ripensano modelli di sviluppo. Città metropolitane ma anche territori
diffusi come il nostro si prestano a un potenziamento del trasporto collettivo,
che deve però spuntare anche costi energetici migliori di quelli attuali. Al
riguardo sono in corso contatti con l'Opec.
( da "Gazzettino, Il (Treviso)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Plastal, sì del
tribunale al concordato La decisione comunicata ieri ai fornitori, entro il 30
maggio invece saranno chiamati i creditori Mercoledì 29 Aprile 2009, Oderzo La
richiesta di concordato preventivo da parte di Plastal spa è stata accettata
dal Tribunale di Treviso il giorno 27 aprile. Entro il 30 maggio verrà
convocata l'adunanza dei creditori, ai quali sarà comunicata la percentuale di
pagamento dei loro crediti, procedura che dovrebbe ridare una certa
tranquillità alle aziende che lavorano per Plastal, le quali quasi tutte, al
momento, chiedono pagamenti alla consegna. La comunicazione dell'ok del
Tribunale di Treviso è giunta ieri mattina ai fornitori dell'azienda di via
Verdi, firmata dall'amministratore delegato Manuela Pes e dal dirigente Martin
Hallberg. Fin dall'inizio della crisi
finanziaria maturata nell'azienda a causa del
tracollo della casa-madre svedese, la Plastal Holding AB, il consiglio di
amministrazione si è indirizzato verso il concordato preventivo. A seguito
delle verifiche del revisore dei conti sugli aspetti finanziari della Plastal
italiana, il consiglio di amministrazione ha scelto la strada del concordato.
Inoltre il socio svedese dell'azienda avrebbe annunciato la volontà di
trasformare una parte consistente del proprio debito verso Plastal in
"equity". Sono queste le condizioni che di fatto hanno reso
impossibile il ricorso alla cosiddetta amministrazione straordinaria
controllata - regolata dalla legge Prodi - poiché il volume di indebitamento
dell'azienda è inferiore a quanto previsto dalla normativa. «Attendiamo ora con
fiducia la nomina del commissario che dovrà occuparsi del concordato preventivo
e dunque del pagamento dei nostri crediti pregressi» dicono diversi fornitori.
La maggior parte di loro ha comunque continuato a produrre per lo stabilimento
opitergino, in attesa dell'evolversi della situazione. Plastal, per parte sua,
ha richiesto il pagamento alla consegna di tutto il materiale fornito ai
clienti, un sistema che ha permesso, nell'emergenza, di saldare i nuovi ordini
fatti ai fornitori. Nell'ambito del concordato preventivo intanto le voci
ufficiose parlando anche di una nuova società che potrebbe sorgere sulla parte
sana della vecchia Plastal, della quale la Svenska Handelsbank (vale a dire il
principale creditore svedese della società ndr) potrebbe diventare azionista.
Al momento però non è esclusa nessuna opzione. I legali della Plastal, nel
corso delle riunioni tenutesi al Ministero dello Sviluppo economico, hanno
sempre sottolineato la volontà di arrivare nel più breve tempo possibile alla
domanda di concordato preventivo. Questo anche per garantire la continuità
produttiva. Da parte loro le organizzazioni sindacali hanno sempre evidenziato
con forza la necessità di tutelare i lavoratori, insistendo sull'ingresso di un
nuovo investitore che rilevando Plastal o affittandola di continuità alla
produzione assicurando così il pagamento degli stipendi. Annalisa Fregonese
( da "Gazzettino, Il (Venezia)"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 29 Aprile
2009, Venezia Non si può fare udienza di sabato. E così rischia di bloccarsi
per l'ennesima volta il processo relativo al crac delle società Cdc e
Manifatture Venete di Eraclea. L'udienza di ieri, dopo l'audizione di alcuni
testimoni, si è conclusa con un rinvio al prossimo 28 settembre. E, in
quell'occasione, con molte probabilità, sarà tutto da rifare. Infatti uno dei
tre giudici che compongono il collegio giudicante è in procinto di trasferirsi
al Tribunale civile e sarà necessario sostituirlo. La difesa ha già dichiarato
che non accetterà di inserire nel fascicolo le prove già acquisite e, di
conseguenza, si renderà necessario ascoltare nuovamente tutti i testimoni. Nel
frattempo si avvicina la prescrizione dei reati: gli episodi finiti sotto
accusa, infatti, risalgono al periodo compreso tra il 2000 e il 2002 e il
processo ha già subito numerosi rinvii. Per due anni non fu possibile trovare tre
giudici che non avessero motivi di incompatibilità (tutti si erano già occupati
del caso in qualità di gip o in sede di riesame). E, dopo il 29 aprile del
2008, si rese necessaria una sospensione di sei mesi perché uno dei giudici fu
applicato in Corte d'Appello. Il presidente del collegio, Savina Caruso, ha
tentato ieri di scongiurare l'ennesimo stop al processo, proponendo di
celebrare le prossime udienze di sabato, soluzione che aveva trovato il
consenso di tutte le parti processuali. Ma un accordo sindacale firmato dal
presidente e dal dirigente del Tribunale prevede che, a causa della carenza di
personale, le udienze di sabato si possano celebrare soltanto in caso di
imputati detenuti. «È una situazione incredibile, che si commenta da sola», ha
protestato l'avvocato Giorgio Bortolotto, il legale di parte civile per il
curatore fallimentare della Cdc, che dal crac ha subito un danno stimato in 7
milioni di euro. Sotto processo sono finite dieci persone, accusate a vario
titolo di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di «una
serie indeterminata di delitti di bancarotta fraudolenta per distrazione, mediante operazioni di acquisizione di imprese in crisi finanziaria compiute anche
avvalendosi di prestanome». Nel 2003 furono arrestate otto persone in relazione
a reati commessi nella gestione di ditte di abbigliamento di mezza Italia:
oltre a Cdc e Manifatture Venete, figurano la Juvenilia spa di Rovigo, le
marchigiane Silver confezioni spa, Gmf spa, Kara srl, e la piemontese
Carlo spa. Quattro imputati sono usciti dal processo patteggiando pene che
vanno da 14 mesi a due anni e 11 mesi. Gianluca Amadori
( da "Gazzettino, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì
29 Aprile 2009, Almeno questo: voi non avete bisogno di studiare come uscire
dalla crisi finanziaria, non l'avete mai sentita, però...
cominciate a pensare all'autunno. Oggi, via! Luna molto severa vi chiama ai
doveri affettivi.
( da "Virgilio Notizie"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Sono oltre 1.500 i
posti di lavoro a rischio a causa della crisi nelle
aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S.
Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di
Ravenna. E' l'allarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici
della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il
punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le ricadute sull'occupazione.
"Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l'anno scorso aziende italiane del
settore elettromeccanico - spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl
Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle
strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite
azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per
il futuro dei dipendenti". Il sindacato sollecita un incontro
urgente con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle
aziende italiane e quali prospettive si aprono. "I segnali sono
preoccupanti - aggiunge Dedei -. Ai
( da "Sestopotere.com"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Cisl lombarda, 1.500
posti a rischio tra Franco Tosi, Sadelmi, Sofinter (29/4/2009 13:09) | (Sesto
Potere) - Milano - 29 aprile 2009 - Sono oltre 1.500 i posti di lavoro a
rischio a causa della crisi nelle aziende del gruppo
indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di Sesto S. Giovanni, Sofinter
di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e Benelli di Ravenna. E
lallarme lanciato questa mattina dal sindacato metalmeccanici della Cisl
lombarda, nel corso di una conferenza stampa organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle
aziende del gruppo e le ricadute sulloccupazione. “Il gruppo
indiano Gammon ha acquisito lanno scorso aziende italiane del settore
elettromeccanico - spiega Luigi Dedei, segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi
finanziaria globale rischia oggi di avere ripercussioni anche sulle
strategie del gruppo. Ai primi interventi finanziari, infatti, non sono seguite
azioni industriali ed emergono difficoltà che destano forti preoccupazioni per
il futuro dei dipendenti”. Il sindacato sollecita quindi un incontro urgente
con la proprietà, per chiarire se intende ancora investire nelle aziende
italiane e quali prospettive si aprono. “I segnali sono preoccupanti - aggiunge
Dedei -. Ai 150 operai messi in cassa integrazione alla Franco Tosi da due
settimane si è aggiunto nei giorni scorsi il fatto che la Sadelmi, al 50%
proprietà del gruppo, ha chiesto il concordato preventivo e affitterà le
attività ad altre società. Gammon in questo modo esce di scena e non vorremmo
che fosse solo linizio di una fase di disimpegno”. Gammon
India Limited è una società con sede in India con attività nelle
infrastrutture: immobili, ponti, aeroporti, sistemi di trasporto rapido di
massa, centrali elettriche, linee di trasmissione di potenza. Fornisce siatemi di
progettazione e costruzione di ingegneria sia in India, così come all'estero.
( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Wall Street si
candida ad un avvio in rialzo nonostante la delusione del PIl PRIMO PIANO,
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le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Dopo lincertezza
delle ultime due giornate, la piazza azionaria americana sembra intenzionata ad
imboccare nuovamente la via dei guadagni secondo quanto anticipato dei futures
che restituiscono un quadro
piuttosto incoraggiante. Il contratto sullS&P500 avanza infatti dell1%,
seguito da quello sul Nasdaq100 che procede in maniera più cauta con un
progresso dello 0,7%. Il mercato non si è fatto condizionare oltre il dovuto
dal dato macro sul PIL preliminare del primo trimestre che ha evidenziato una flessione del 6,1%,
in lieve recupero rispetto al calo del 6,3% degli ultimi tre mesi del 2008, ma
ben al di sotto delle previsioni degli analisti che puntavano ad una
contrazione più contenuta del 4,7%. Unora dopo lavvio
degli scambi sarà diffuso il consueto report sulle scorte strategiche di
petrolio, mentre in serata, alle 20.15 ora italiana, è attesa la decisione
della Fed sui tassi di interesse che dovrebbero rimanere fermi nel range tra lo
0% e lo 0,25%. Molta
attenzione sarà riservata alla lettura del comunicato che accompagnerà lannuncio
ufficiale perché è probabile che siano indicate nuove misure nuove non
convenzionali contro la
crisi finanziaria e a sostegno delleconomia.
Per quanto riguarda invece
le novità che giungono dal fronte societario, da seguire Time Warner che ha
chiuso il primo trimestre con utili in flessione a 690 milioni di dollari, ma leps
pro-forma è stato pari a 0,45 dollari, superiore ai 38 cents previsti dal
mercato. La società ha
poi confermato loutlook per lesercizio 2009,
palesando la sua intenzione di acquisire il 5% di Google in Aol. Da seguire
ancora i titoli del settore finanziario in attesa dellesito degli stress
test che sarà comunicato nei prossimi giorni. Questoggi inoltre si svolgerà il meeting
degli azionisti di Bank of America e di Morgan Stanley.
( da "Panorama.it"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
- Economia -
http://blog.panorama.it/economia - Ambiente: il treno verde viaggia in ritardo
Posted By antonella bersani On 26/4/2009 @ 19:10 In Headlines | 2 Comments [1]
I riccioli sono quelli, ma ci sono tanti modi di essere un Tronchetti Provera.
Si può anche essere laziali e preferire treno e metropolitane al trasporto su
gomma. E questo è il modo di Nino Tronchetti Provera, cugino di Marco
("Mister Pirelli") e presidente e fondatore del[2] fondo Ambienta, in
Italia il primo specializzato nel settore ambientale. Nino Tronchetti Provera
discute con il principe di Galles della prima lobby del green al mondo e alla
famiglia ha già dato il [3] Gecam, il "gasolio ecologico" con cui la
Cam (controllata dalla Pirelli Technologies) fa metà cento del fatturato. Se ci
mettiamo anche una tesi di laurea profetica nel 1992, la prima sul tema del
business green, che gli valse la lode e l'ingresso in [4] McKinsey, le
credenziali aumentano. E sentirgli dire che l'Italia rischia di perdere il treno
verde non fa piacere. Soprattutto se in mano ha 175 milioni da investire.
"Sulle fonti rinnovabili abbiamo un sistema di incentivi molto avanzato,
però green economy non vuol dire soltanto questo. Nel mondo c'è fermento,
mentre in Italia il valore del settore ambientale non è ancora stato compreso.
Eppure, il grande interesse che si è creato sulle energie rinnovabili e sulla
tutela dell'ambiente non è una bolla: se internet significa comunicare, il
green vuol dire sopravvivere". I [5] 150 miliardi messi a disposizione da
Barack Obama e la svolta ambientalista annunciata dal premier spagnolo José
Luis Zapatero sono due esempi di quel piano organico nazionale che in Italia
ancora manca. "Gli spazi nell'eolico e nel solare sono ormai pochi"
continua Tronchetti Provera. "Nel mondo esistono 13 società che in questi
settori fatturano oltre il miliardo ed è difficile competere con giganti come
Vestas, Gamesa, Q-Cells. Possiamo ancora giocarci la partita nei settori
dell'efficienza energetica e della componentistica. Anche dell'auto elettrica.
Su quest'ultimo fronte, la filiera asiatica è già partita ma abbiamo un
know-how nel settore dell'auto o nel settore delle batterie che ci permette di
sperare". Tronchetti Provera tace sulle voci di contatti che avrebbe avviato
nella Ue e in Cina proprio per l'auto elettrica; e sulla ventilata trattativa
con la bresciana Turboden, azienda che produce turbogeneratori che utilizzano
scarti industriali. Gli preme di più dare la sveglia all'imprenditoria
italiana. "Il web è nato lontano, nella Silicon Valley californiana. Il
green invece ha molti pionieri in Italia: pochi sanno per esempio che i
biocarburanti nascono con la Novaoil dei Ferruzzi". Purtroppo, lamenta,
l'inventiva italiana si è scontrata spesso "con il protezionismo delle grandi imprese
dell'energia e con gli errori di un certo nostro ambientalismo, troppo
politicizzato e spesso soltanto contro". E se lo dice uno che è tra i
fondatori del Kyoto club.In gioco ci sono i posti di lavoro promessi dalla
green economy, che le due società nel portafoglio del fondo Ambienta non
smentiscono: "La Icq (eolico) e l'Italiana Pellets (biomasse)
fatturavano 24 milioni nel 2006 e ne prevediamo 90 nel 2010. Totalizzavano 53
dipendenti, ne avranno 1753. LEGGI ANCHE: [6] Aziende verdi in Italia chi sono,
cosa fanno, quanto rendono
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Cisl: oltre
1.500 posti a rischio in aziende gruppo Gammon di Apcom Dedei (Fim-Cisl
Lombardia): Subito incontro con proprietà -->Milano, 29 apr. (Apcom) - Sono
oltre 1.500 i posti di lavoro a rischio a causa della crisi
nelle aziende del gruppo indiano Gammon: Franco Tosi di Legnano, Sadelmi di
Sesto S. Giovanni, Sofinter di Gallarate e Fagnano Olona, Sae di Milano e
Benelli di Ravenna. E' l'allarme lanciato questa mattina dal sindacato
metalmeccanici della Cisl lombarda, nel corso di una conferenza stampa
organizzata per fare il punto sulle difficoltà delle aziende del gruppo e le
ricadute sull'occupazione. "Il gruppo indiano Gammon ha acquisito l'anno
scorso aziende italiane del settore elettromeccanico - spiega Luigi Dedei,
segretario regionale Fim Cisl Lombardia -. La crisi finanziaria globale rischia oggi
di avere ripercussioni anche sulle strategie del gruppo. Ai primi interventi
finanziari, infatti, non sono seguite azioni industriali ed emergono difficoltà
che destano forti preoccupazioni per il futuro dei dipendenti". Il
sindacato sollecita un incontro urgente con la proprietà, per chiarire se
intende ancora investire nelle aziende italiane e quali prospettive si aprono.
"I segnali sono preoccupanti - aggiunge Dedei -. Ai
( da "Sicilia, La"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Finanziaria, è
saltata la nomina dei cinquecento nuovi dirigenti Giovanni Ciancimino Palermo.
Con un emendamento dell'assessore Cimino, sono stati soppressi gli articoli
della finanziaria che prevedevano la creazione di 500
nuovi dirigenti della Regione. Saranno oggetto di un apposito ddl. Come
sostengono i sindacati Cobas-Codir, Sadirs e Siad «il tutto era stato ordito
per finanziare la creazione di 500 nuovi dirigenti "ope legis" di
seconda fascia, che si sarebbero aggiunti ai 2.300 di terza fascia in
servizio». Con un emendamento a firma De Luca (Mpa), per cui lo stesso ha
chiesto lo scrutinio segreto e sul quale il governo si è disunito come del
resto la maggioranza, è stato soppresso anche l'art.9 sul personale della
protezione civile. Intanto, i comuni siciliani non avranno più l'onere per il
ricovero dei minori in centri di accoglienza disposto dal tribunale. É frutto
di un emendamento, primo firmatario il capogruppo Udc Maira. Il costo della
retta, a quasi 40 mila euro l'anno per ciascun minore, sarà sostenuto all'80%
dalla Regione tramite un fondo presso assessorato alla Famiglia. «Grazie a
questa norma afferma Maira gli Enti locali
avranno maggiori risorse nei loro bilanci per le politiche sociali e si pone fine ad una situazione
che li obbligava a caricarsi di un costo eccessivo togliendo risorse alle
politiche di welfare a vantaggio di soggetti deboli come gli anziani e i
disoccupati». Con un emendamento a firma Caputo (Pdl) e con un altro a firma
Cracolici-Apprendi (Pd) sarà dato sostegno agli imprenditori sui crediti
vantati nei confronti degli enti pubblici. Varato anche un emendamento che
prevede la stipula di convenzioni con Inps, Inail e Cassa edile per consentire
alle imprese la compensazione dei crediti vantati con la Regione. Caputo: «La
norma come era stata prevista avrebbe arrecato un ulteriore danno alle imprese
e all'economia siciliana». Cracolici-Apprendi: «Grazie al nostro emendamento la
certificazione del credito da parte della Regione adesso è obbligatoria, e
riguarda tutti gli enti locali, ma anche le loro società e i consorzi».
Soddisfazione del presidente di Confindustria Sicilia, Lo Bello:«Il governo
regionale ha assunto l'impegno di consentire ai Comuni, e alle pubbliche amministrazioni
(Ato, Ausl, Consorzi e Province) di certificare i crediti vantati dalle imprese
e finora non pagati, avendo con l'occasione verificato che tale strumento non
comporta incremento di spesa. Si tratta non di assistenza, ma di convertire i
crediti (per servizi resi e opere realizzate) in
anticipazioni bancarie che daranno ossigeno alle attività produttive affinché
possano affrontare la grave crisi finanziaria». In serata è arrivato il cosiddetto signori si cambia. Il non
stop è rinviato ad oggi. Nel complesso, il dibattito sulla manovra è stato
serrato, si sono fatti passi avanti. Ma entro oggi giocoforza si deve
raggiungere il traguardo. I tempi ormai non ci sono più. Peraltro va
aggiunto che domani scade l'esercizio provvisorio, quindi la macchina amministrativa
della Regione resterà ferma almeno fino al 10 maggio. Stando ai tempi tecnici
degli uffici dell'Ars e del Commissario dello Stato. E sempre che la manovra
non dia adito a censura. In quel caso l'Ars dovrà riunirsi per cassare le
eventuali parti conteste, per cui si allungano tempi della promulgazione della
manovra. E, considerata l'allegria che spesso caratterizza i lavori dell'Ars,
la mannaia del Commissario dello Stato pesa come un macigno. Ieri si è andati
avanti con l'esame degli articoli con meno contrasti, ma per il rush finale si
aspetta il maxiemendamento che dovrebbe mettere tutti d'accordo. Vi lavorano i
tecnici da due giorni, il suo arrivo in Aula è atteso per chiudere il non stop.
( da "Asca" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
UNICREDIT: PROFUMO,
RISCHI EST EUROPA INFERIORI A QUANTO PREVISTO (ASCA) - Roma, 29 apr - Unicredit
''non sottovaluta i rischi nell'area dell'est e centro
Europa ma oggi i rischi sono inferiori rispetto a quelli percepiti nel momento
piu' acuto della crisi finanziaria''. E' quanto ha affermato l'a.d. di Unicredit Alessandro Profumo
rispondendo alle domande degli azionisti. Profumo inoltre ha rilevato che le
attivita' nell'est e centro Europa nel secondo semestre del 2008 hanno prodotto
un aumento del reddito operativo del 30%. ''Ci sono rischi che non
sottovalutiamo - ha detto Profumo - ma c'e' anche un importante contributo per
il gruppo''. Rispondendo poi a quesiti su specifici paesi, Profumo ha indicato
che in Ucraina nel secondo semestre del 2008 reddito operativo e utile netto
sono aumentati di oltre il 50% sul primo semstre e in Kazakhstan nel secondo
semestre il reddito operativo e' migliorato del 60% sulla prima parte dell'anno
e stesso trend per l'utile netto. did/cam/bra
( da "KataWeb News"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 165 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fiat-Chrysler: ecco
perché l'accordo si deve fare PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna
di ilsussidiario.net , 29.04.2009 17:46 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! sulle auto piccole, e poi una tecnologia molto
aggiornata anche sui motori ibridi, e quindi si è trovata anche motori a
metano, che sono una grande novità. Insomma, si è trovata con delle ciliegine
di impatto che possono essere infilate nel corpaccione malato del gigante
Chrysler, che li può produrre probabilmente a costi molto bassi. Guardando
anche al rapporto con Opel, come potrebbe cambiare Fiat nel futuro? Innanzitutto bisogna
tenere ben presente che la configurazione che sembra delinearsi non vede più le
identità aziendali così marcatamente delineate, ma vede piuttosto delle
coalizioni che possono avere delle aree abbastanza imprecisate. Per esempio,
Renault si è presa il 30% di una grossa casa giapponese portandola allutile,
ma non abbiamo saputo,
almeno sul piano delle vendite in Europa, di unidentità
Renault + Giappone. Quello che abbiamo visto è che le identità a
livello di consumo possono rimanere quello che sono, ma poi ci possono essere delle intese
trasversali che son poi quelle dove si risparmiano i soldi. Basti pensare che
escono pianali da uno stesso stabilimento per Renault e Fiat che si fanno
concorrenza. Per Fiat cosa possiamo immaginarci? Tata sembra avere una
vocazione simile a quella di Fiat, e per Fiat e Tata ci sono già degli accordi.
Più incerto è il caso di Opel, perché costruisce auto simili a quelle della
Fiat, ma con una qualità inferiore. Il primo punto quindi non potrebbe che
essere una riduzione per la casa tedesca. Possiamo dire che la situazione
positiva per Fiat viene dalla crisi finanziaria che ha
indebolito tutti? Assolutamente sì; basti vedere che inizialmente Fiat doveva
essere venduta a GM, e sembrava uscire dal settore automobilistico, rimanendo
legata solo al settore dei veicoli industriali. Ora non solo non esce, ma
comprerà segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Morgan Stanley:
rieletti tutti i vertici del gruppo ANSA NEWS, clicca qui per leggere la
rassegna di Ansa , 29.04.2009 17:13 Scopri le migliori azioni per fare trading
questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 29 APR - Gli azionisti di Morgan Stanley
hanno rieletto oggi, durante l'assemblea annuale, tutti i vertici del gruppo. La decisione nonostante la banca abbia tagliato dell'81% il
dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in perdita. John Mack e'
stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che detiene dal 2005,
riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto aiuti statali per 10
miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Russia/ Gazprom,
incremento dell'11% degli utili nel 2008 di Apcom Ma il titolo è crollato a
causa della crisi globale -->Mosca, 29 apr.
(Apcom-Nuova Europa) - Il colosso russo del gas Gazprom ha pubblicato i dati
relativi al 2008, dichiarando un utile netto di 771,38 miliardi di rubli (17,6
miliardi di euro), con un incremento dell'11% rispetto all'anno precedente,
dovuta ad una maggiore vendita di gas, soprattutto in Europa. Il fatturato
segna un aumento del 45,2% a 3519 miliardi di rubli (80,3 miliardi di euro), si
apprende dal gruppo. Il 'salto' è dovuto ad una situazione favorevole in tutte
le aree geografiche di distribuzione, che ha portato ad un aumento
significativo delle vendite di gas, e di conseguenza a un "aumento dei
prezzi", spiega il gigante russo. La vendita di gas per l'Europa e altri
paesi occidentali è balzata del 64% a 32,6 miliardi di euro, mentre quelle
verso i paesi dell'ex Unione Sovietica è aumentato del 40% a 8,1 miliardi di
euro. In Russia le vendite sono salite del 20% fino a 10,9 miliardi di euro. L'influenza della "crisi
finanziaria" sui "mercati" e il
rublo, alla fine dell'anno, tuttavia, ha procurato una frenata nell'ultima
parte dell'anno. La questione più emblematica è stata il crollo dei prezzi del
petrolio, che provocato la caduta del titolo Gazprom di quasi il 70% dal suo
picco a metà maggio 2008. Gazprom è anche un attore importante sul
mercato del petrolio in Russia, attraverso la sua controllata GazpromNeft.
( da "Wall Street Italia"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Morgan Stanley:
rieletti tutti i vertici del gruppo di ANSA Malgrado dividendo tagliato
dell'81% e trimestri in perdita -->(ANSA) - ROMA, 29 APR - Gli azionisti di
Morgan Stanley hanno rieletto oggi, durante l'assemblea annuale, tutti i
vertici del gruppo. La decisione nonostante la banca abbia
tagliato dell'81% il dividendo ed abbia segnato due trimestri consecutivi in
perdita. John Mack e' stato confermato presidente e ad del gruppo, cariche che
detiene dal 2005, riferisce l'agenzia Bloomberg. Morgan Stanley ha ricevuto
aiuti statali per 10 miliardi di dollari in seguito alla crisi finanziaria.
( da "Morningstar IT"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 27 aprile, il
risveglio delle Borse è stato brusco. Per un attimo è sembrato che il rialzo di
oltre il 20% realizzato dall'indice Msci mondiale nell'ultimo mese e mezzo
fosse un sogno. Colpa dell'influenza suina, si è detto, ma nella realtà sono il
sistema finanziario e quello economico che non sono ancora del tutto guariti
dagli squilibri degli anni scorsi. Inoltre, c'è grande incertezza sul successo
delle politiche monetarie e governative di aiuto e sulle conseguenze
"indesiderate" che potranno avere. Intervenendo a un convegno
organizzato da Bnp Paribas, Harewood Am e Morningstar, Luigi Speranza, capo
economista di Bnp Paribas, ha detto che il peggio è passato, ma la ripresa non
è dietro l'angolo. I mercati obbligazionari scontano una recessione normale,
mentre quella che stiamo vivendo ha un carattere eccezionale sotto molti
aspetti. In primo luogo, l'esperienza passata insegna che
le fasi depressive della congiuntura che sono associate a una crisi finanziaria durano più a lungo,
generalmente 6-7 trimestre contro una media di
Attenzione: Morningstar e i suoi dipendenti non forniscono alcun tipo di
consulenza, né su investimenti in generale né su specifici fondi. Puoi mandare
un commento all'Autore cliccando qui. Utimi Articoli Per una finanza non dopata
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ufficiale. La crisi tocca l'uomo... Regole globali per
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( da "Dagospia.com"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> BORSE POSITIVE - CROLLA IL PIL USA: -6,1%
GERMANIA: atteso calo pil DEL 6% - ok DI FORTIS a cessione 75% a Bnp Paribas
Calta: vediamo il piano Suez su Acea - SI DIMETTE IL PRESIDENTE DI
SOCGEN - dividendo Telecom IN FORSE
1 - BORSA: RECUPERA CON LISTINI INTERNAZIONALI, MIBTEL
+2,2%... (AGI) - Dopo i due giorni della "paura" per i possibili
effetti sull'economia mondiale di una diffusione dell'influenza dal Messico, la
Borsa recupera terreno e lo fa a livello internazionale nonostante i dati
macroeconomici anche peggiori delle previsioni (il Pil americano e' sceso del
6,1% nel primo trimestre). In piazza Affari, il Mibtel sale a fine giornata del
2,2%, in linea con i rimbalzi delle altre piazze europee e di Wall Street, i
cui occhi sono puntati alla decisione che la Fed prendera' stasera sui tassi
Usa. Morgan Stanley Il listino milanese registra alcune performance
particolarmente significative, come quella di Finmeccanica (+5,69%)che
beneficia delle stime migliori del previsto per l'andamento di questo e del
prossimo esercizio, o Buzzi Unicem (+12,58%), i cui vertici hanno rassicurato
sulla situazione delle attivita' in Messico. Bene anche le piu' capitalizzate
Eni e Fiat, in cima alla classifica dei piu' scambiati, con rialzi del 2%
ciascuna. 2 - BORSE EUROPEE: POSITIVE SOSTENUTE DA TRIMESTRALI. BENE
ASSICURATIVI... (ASCA-Teleborsa) - Chiusura all'insegna degli acquisti per le
principali borse del Vecchio Cointinente. I mercati europei sono riusciti nel
tentativo di rimbalzo, grazie anche all'andamento positivo dei listini a stelle
e strisce, tonici nonostante il dato sul Pil che ha registrato una flessione
del 6,1%. Bruxelles ha chiuso con un rialzo dell'1,57% a 1950,98 punti, Zurigo
con un incremento dello 0,66% a 5142,56 punti, Parigi con un vantaggio del
2,16% a 3116,94 punti e Amsterdam con un progresso dell' 1,38% a 238,07 punti.
Bene anche Francoforte +2,11% a 4704,56 punti, Londra +2,18% a 4185,6 punti e
Madrid +2,99% a quota 8914,8. 3 - CRISI: PIL USA -6,1% NEL PRIMO TRIMESTRE...
(ANSA) - Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel primo trimestre
( da "Velino.it, Il" del
29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
*Borsa +2,20% malgrado dati su pil americano e stress-text su banche --IL
VELINO AZIENDE-- milano, 29 apr (Velino) - I mercati reagiscono ancora bene,
nonostante dati e stime di carattere macro-economico che sono ancora orientati
più al pessimismo che alla stabilizzazione. Milano conclude una seduta che la
vede in linea con tutto il vecchio continente. Se il Mibtel a piazza Affari
avanza del 2, 20 per cento, c è lindice S&P Mib che si riavvicina ai
diciannovemila punti, per lesattezza oggi segna in chiusura
18.904, con un incremento del 2.19. In sostanza, mentre la Borsa di Milano
attende anche una soluzione positiva dellaccordo tra Fiat e Chrysler, il mercato recupera sulle
perdite accumulate dallinizio dellanno. Ormai tra marzo e
aprile il recupero di piazza Affari è stato del 20 per cento e la perdita
dallinizio dellanno è limitata al 2 per cento. Dopo il rally partito dall11
marzo, è inutile nascondersi che si aspettava proprio lultima decade di
aprile per vedere se la Borsa tenesse valori accettabili. Molti pensavano a un
“bad rally” che avrebbe portato poi a realizzi che potevano produrre
unaltra ondata ribassista. In più si sapeva che proprio alla fine di aprile sarebbero comparsi
altri dati importanti per valutare landamento della
situazione finanziaria ed economica, congiuntamente al fatto che le
banche americane dovevano essere sottoposte allo “stress-text” e si sarebbero
ricavate le prime importanti valutazioni. Tutto questo sta avvenendo e in modo
non proprio confortante. I risultati dello “stress-text” per due grandi
istituti come Citigroup e Bank of America non sono stati confortanti: cè
bisogno di un aumento
di capitale e i timori su un periodo prolungato di mercato del credito
sofferente esiste sempre. Poi ci sono i dati sul pil americano che non sono
affatto positivi, anzi peggiori di quelli che si predevano. Si condisca il
tutto con le solite previsioni raggelanti del Fondo Monetario Internazionale su
crescita e tenuta del sistema finanziario e ci sarebbero tutti gli elementi per
non essere ottimisti. Il Fmi continua a rivedere, allinsù,
la portata degli asset tossici per quanto riguarda gli Stati Uniti ma anche lEurozona.
Eppure sul mercato cè più ottimismo e anche più fiducia, come se i dati
rivelassero in tutta la loro chiarezza una situazione che prima sembrava
nascosta, quasi avvolta da frasi evasive o da misteri. La conclusione che si
può trarre è quella di
una ritrovata “voglia di rischio , malgrado tutto e malgrado quello che si
dovrà ancora affrontare”. Nessuno può escludere che, nel giro di un paio di
mesi la situazione possa bruscamente richiamarci alla realtà e allentità
della crisi che stiamo vivendo. Ma non bisogna neppure trascurare
la reazione generale dei mercati che di fatto scommette sullazione
che stanno conducendo i governi di tutto il mondo nel risanare la crisi
finanziaria. Cè una frase che si sente ripetere spesso a
piazza Affari: “Non
siamo affatto fuori da tunnel della crisi.
Probabilmente siamo a metà o a poco più della metà. Ma se anche non si vide
ancora la luce, tutti hanno compreso che la grande crisi
è sotto controllo, che la macchina che sta percorrendo il tunnel ha tutti gli
strumenti a posto. Questo non era affatto sicuro ancora due mesi fa, solamente
a febbraio”. (eda) 29 apr 2009 18:21
( da "Finanza.com"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Morgan Stanley:
rieletti tutti i vertici del gruppo (29 Aprile 2009 - 19:12) MILANO
(Finanza.com) - Nonostante Morgan Stanley abbia registrato
due trimestri consecutivi in perdita e abbia tagliato il dividendo dell'81%,
durante l'assemblea annuale tenutasi oggi sono stati riconfermati tutti i
vertici del gruppo. Lo riporta Bloomberg aggiungendo che, in seguito alla crisi finanziaria, Morgan Stanley ha
ricevuto aiuti statali per 10 miliardi di dollari. (Riproduzione riservata)
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
Impresa, Fuscaldo: i
premiati del Vienna doro 2009 FUSCALDO.
Lamministrazione comunale di Fuscaldo, in occasione dei festeggiamenti
civili in onore della Madre di San Francesco da Paola, ha istituito il premio
imprenditori Vienna doro. Liniziativa, è scritto in un comunicato, ha lo
scopo di riconoscere ed individuare, consacrandone i giusti meriti,
leccellenza ed i meriti di realtà imprenditoriali che operano per lo
sviluppo del tessuto produttivo della nostra regione. In un momento di grave crisi
finanziaria è di fondamentale importanza costruire
ed edificare luoghi allinterno dei quali far incontrare e
dialogare gli imprenditori calabresi. Vincitori della prima edizione del
Vienna doro sono Pippo Callipo (azienda tonno Callipo),
Maurizio Mauro (caffé
Mauro), Giuseppe Giovanni Caffo (azienda produttrice Amaro del Capo), Tonino
Gatto (Despar), Umberto De Rose (presidente Confindustria Calabria e tipografia
De Rose), Francesco Manna (Metropolis - Rende). La cerimonia di consegna del
premio si terrà nel centro storico di Fuscaldo, martedì 12 maggio 2009, allinterno
del nuovo auditorium comunale intitolato a Mino Reitano.
Levento - talk show sarà ripreso dalle televisioni locali e si
snoderà - prosegue la nota - come un vero e proprio programma televisivo, basato su
interviste e dialoghi tra il giornalista-presentatore, Attilio Sabato
(direttore di Teleuropa Network), e gli imprenditori calabresi.
(29-04-09)
( da "Sestopotere.com"
del 29-04-2009)
Argomenti: Crisi
La via Toscana
contro la crisi: fondi di garanzia e il progetto
Fabrica Ethica (29/4/2009 20:15) | (Sesto Potere) - Firenze - 29 aprile 2009
-Etica e responsabilità nel sistema dell'accesso al credito? La Toscana ha
trovato la quadratura del cerchio attraverso una consolidata esperienza di
protocolli capaci di garantire tassi agevolati alle imprese - ma anche a giovani
professionisti, atipici, studenti universitari, disoccupati o a chi investe
nelle energie rinnovabili – e con fondi di rotazione che forniscono
gratuitamente alle imprese stesse, in Toscana quasi sempre piccole imprese,
garanzie che non hanno. L'assessore al bilancio della Regione spiega così a
Perugia la via scelta dalla Toscana per sostenere lo sviluppo
economico ed affrontare la crisi finanziaria in atto. Lo ha fatto oggi durante un convegno che si è svolto
presso la sede della Regione Umbria. Dal 12 febbraio ci sono a disposizione
delle imprese toscane 48,5 milioni capaci di garantire oltre 500 milioni di
finanziamenti concessi dalle banche, per nuovi investimenti ma anche a
vantaggio di una liquidità che tante imprese, sane o che hanno già
investito, in questo momento non hanno. Sono già arrivate oltre 1800 domande.
Dal 24 aprile si è aggiunto un ulteriore fondo con i residui dei fondi
strutturali 2000-2006. Un'esperienza, quella delle misure di garanzia attivate
e della disponibilità delle banche a concedere di conseguenza finanziamenti a
tassi agevolati, praticamente unica nel panorama delle regioni italiane. E per
questo osservata con grande interesse a Perugia, quale risposta concreta ed
efficace ala crisi finanziaria delle imprese.
L'assessore, a proposito di etica e responsabilità, ricorda anche il successo
del microcredito: 402 milioni erogati in Toscana dal 2007 e molti immigrati,
donne e giovani tra i beneficiari. E poi il progetto Fabrica Ethica, diventato
un punto di riferimento nel settore della piccola e media impresa: sviluppo
coniugato alla responsabilità sociale. Alle Pmi certificate SA8000, la sigla
usata per le imprese 'etiche e responsabili', è stato garantito in Toscana un
abbattimento dell'Irap, l'imposta sulle attività produttive, dello 0,50% e
priorità nei progetti presentati nei diversi bandi regionali. Le aziende così
certificate sono