CENACOLO DEI COGITANTI |
Da Intesa 15 milioni per
tre film ( da "Italia
Oggi (MarketingOggi)" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: minata alla radice dalla recente
crisi finanziaria che ha sconvolto il pianeta e che è partita proprio dal
sistema del credito, ora dev'essere pazientemente ricostruita. Non senza
difficoltà, s'intende. Un'iniziativa, quella del gruppo Intesa, che esce dai
soliti schemi: anziché investire nella classica campagna pubblicitaria di
prodotto,
Fincantieri Ricavi a più
8% guadagni in calo ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto il profilo dell'attività
commerciale, «sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore
record di 4,2 miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi finanziaria
che ha bloccato i nuovi ordini a partire da settembre 2008». Gli investimenti
pari a 111 milioni sono in diminuzione rispetto ai 116 milioni del 2007.
fincantieri ricavi a più
8% guadagni in calo ( da "Nuova
Venezia, La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto il profilo dell'attività
commerciale, «sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore
record di 4,2 miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi finanziaria
che ha bloccato i nuovi ordini a partire da settembre 2008». Gli investimenti
pari a 111 milioni sono in diminuzione rispetto ai 116 milioni del 2007.
Crisi? Servono lavoro
territorio e coesione ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria per
Cariverona, ha significato una contrazione delle erogazioni sui territori. «Ma
la crisi non ci trova impreparati», ha spiegato Caponi, «ci spinge a lavorare
di più e a distribuire meglio le risorse sottolineando i valori etici e di
solidarietà che animano il nostro compito».
manager, la guerra dei
bonus - tito boeri ( da "Repubblica,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pagina 1 - Prima Pagina MANAGER, LA
GUERRA DEI BONUS TITO BOERI Dal bonus al malus. I banchieri che hanno
beneficiato di compensi milionari nel bel mezzo della crisi finanziaria sono in
tutto il mondo nel mirino dell´opinione pubblica. SEGUE A PAGINA 37
i manager e la guerra dei
bonus - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: perché erano uno schiaffo a chi ha
perso il posto di lavoro a seguito della trasmissione all´economia reale della
crisi finanziaria. C´è solo da augurarsi che anche in Italia si diffonda la
prassi di annullare i bonus del top management nelle banche, seguendo l´esempio
di Unicredit. Di più, bisognerebbe azzerare tutta la parte variabile dei
compensi dei top manager nel 2008.
Il discorso di Silvio
Berlusconi: terza parte ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nostre ultime decisioni per
affrontare la crisi economica e finanziaria globale, la crisi energetica, i
conflitti esplosi in Georgia e in Medio Oriente. Questi valori ci guideranno
anche in futuro. La nostra bussola, come ho detto nella Dichiarazione programmatica
di governo il 13 maggio davanti alle Camere, è la crescita della libertà, della
prosperità e dell'affermazione dell'
finanza etica sinonimo di
trasparenza ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la speculazione e la crisi
finanziaria, il finanziamento a progetti irresponsabili, gli squilibri
Nord-Sud. In particolare, ha affermato che attualmente si sta verificando un
sempre maggiore distacco tra finanza ed economia reale. Ha spiegato che
generalmente molte operazioni bancarie riguardano le esportazioni di armi (come
si può verificare su www.
Fincantieri, via libera
all'aumento di capitale ( da "Stampa,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un contesto di mercato segnato
dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di
settembre 2008». Il consiglio di amministrazione ha proposto all'assemblea
degli azionisti, per poter realizzare il Piano industriale 2007-2011, un
aumento di capitale fino a un importo massimo di 300 milioni di euro.
"Le salsiccie e Arisa
Così vi spiego la crisi" ( da "Stampa,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: origine della crisi, chi ha
sbagliato, di chi è la colpa, perchè la crisi finanziaria Usa ha portato alla
crisi economica globale, quale l'effetto sulla nostra vita e cOsa succederà
adesso?» Manacorda ha ripercorso la storia della crisi a partire dalla metà
degli anni '90: la bolla immobiliare negli Stati Uniti con le famiglie che
s'indebitano per comprare casa e le banche che «
Banco solidarietàraccolta
recorddi tutti gli scolari Dopo cinquant'annia Sestri chiudela Trafileria
Segesta ( da "Secolo
XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha fatto
aumentare anche a "Santa" i nuovi poveri, rappresentati soprattutto
da famiglie monoreddito, anziani soli, disoccupati: soltanto in queste ultime due
settimane altre tre famiglie hanno fatto richiesta del pacco alimentare
mensile.
carige, la cassaforte
resiste alla crisi - aldo lampani
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sterilizzando gli inevitabili
effetti negativi portati dalla crisi finanziaria, perché anche Carige lavora
sul pianeta Terra. Dunque l´utile si è formato in misura soddisfacente dopo
aver contabilizzato minori commissioni sul risparmio gestito, aver iscritto
minusvalenze sul portafoglio di proprietà e svalutazioni di alcuni titoli.
Ordini in calo,ma target
di utile invariato nel 2009 ( da "Secolo
XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha detto il direttore finanziario
Joe Kaeser. Il prossimo mese il gruppo industriale tedesco pubblicherà i
risultati del secondo trimestre da gennaio a marzo. «La crisi finanziaria ha
raggiunto Siemens ma Siemens di per sé non è in crisi», ha aggiunto Kaeser. Gli
analisti si aspettano che il gruppo tagli le sue previsioni per l'utile
operativo per tutte e tre le sue divisioni -
Camfin svaluta Pirelli e
chiude in rosso il 2008 ( da "Milano
Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è stato fortemente influenzato
dalla crisi finanziaria internazionale. Il gruppo prevede una riduzione dei
flussi di cassa nel
La Popolare di Sondrio
resiste alla crisi ( da "Milano
Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Popolare di Sondrio resiste alla
crisi La Banca Popolare di Sondrio presenta sabato 28 marzo ai propri azionisti
i conti di una crisi finanziaria epocale che ha acciaccato anche la solida
scorza dell'istituto valtellinese, senza tuttavia impedire il raggiungimento di
un risultato economico positivo e la consueta remunerazione del capitale.
Bene, vince il pessimista
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetto paradossale di far
diminuire la loro fiducia nei mercati finanziari. E il problema è che questa
crisi finanziaria è nata proprio da una crisi di fiducia. E, se non si risolve
questo problema, non si risolve nulla. D'altra parte quello che pensano gli
investitori privati spesso va intepretato come un segnale contrario di quello
che poi effettivamente sarà.
Fincantieri, utili e
ordini in caloricapitalizzazione da 300 milioni
( da "Secolo XIX, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un contesto di mercato segnato
dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire da settembre
2008» spiega il gruppo. Gli investimento sono a 111 milioni dai 116 del 2007.
Nel 2008 la posizione finanziaria è stata a saldo negativo per 64 milioni di euro
e il piano industriale prevedeva un congruo aumento di capitale nel 2007,
Valpiave raddoppia
( da "Milano Finanza"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i colossi assicurativi fanno i
conti con il fiato corto indotto dalla crisi finanziaria internazionale,
Valpiave ha assorbito le svalutazioni sugli investimenti, contabilizzandoli in
bilancio al valore reale al 31 dicembre (il risultato tecnico è sceso da 1,2
milioni del
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo una crisi finanziaria che ha
polverizzato metà del risparmio azionario mondiale, «se non ci fosse l'Ue
bisognerebbe inventarla». Noi che ci siamo dentro non ci pensiamo spesso: ma
gli Stati falliti, come l'Islanda, e anche il Regno Unito, che sta ripensando
alla sua decisione di non entrare nell'euro, se ne stanno accorgendo eccome.
Banchieri svizzeri
prigionieri in patria "Restate a casa"
( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: preoccuparsi di rabberciare i
bilanci perforati dalla crisi finanziaria globale di cui sono stati
coprotagonisti, e nemmeno trovare un modo per stare alla larga dai disperati
malintenzionati che hanno preso a contestare la categoria in modo anche rude in
quanto «causa di ogni male». Il loro problema extra è che quando attraversano
il confine temono di non tornare indietro con facilità.
Obiettivo centrale del
summit sarà quello di ripulire il sistema bancario dalle attività tossiche e
ridare così fiducia ai mercati finanziari
( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Obiettivo centrale del summit sarà
quello di «ripulire» il sistema bancario dalle attività tossiche e ridare così
fiducia ai mercati finanziari D. Strauss-Kahn
"In Europa fabbriche
a rischio chiusura" ( da "Stampa,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ad spiega che è stato deciso di non
distribuire i dividendi «per ragioni di prudenza finanziaria, ma non appena
tornerà la normalità nei mercati finanziari, la Fiat riprenderà a distribuirli»
(quest'anno 0,31 euro alle sole risparmio). A Piazza Affari il titolo continua
la risalita: ieri +3,33% a 5,27 euro in una giornata positiva per tutto il
comparto auto europeo.
Qualificazioni mondiali,
comincia la gran volata. Stasera, il Montenegro di Savicevic, già rego...
( da "Stampa, La" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il protezionismo che qualcuno
millanta (Toni, per esempio) non mi sembra un atteggiamento «alto»; nello sport
come nella vita la concorrenza va stimolata, non affossata. È morta e sepolta
l'epoca in cui si poteva traslocare da una Nazionale all'altra, oggi la prima
scelta è anche l'ultima, comodo sparare su Amauri,
Compri casa negli Usa E
hai subito la green card ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: evitare il peggioramento della
crisi finanziaria. Ancor oggi, in tempi di crisi, gli Stati Uniti accolgono un
milione di persone all'anno. Non si tratta di aumentare il flusso, ma
modificarne le caratteristiche. I benefici sono evidenti: l'aumento della
domanda servirà ad assorbire l'eccesso di offerta, stabilizzando i prezzi e
ridando ossigeno all'edilizia.
Metti la tripla A E il
monetario ha il vento in poppa ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: europei hanno reagito in maniera
incisiva alla crisi finanziaria, è chiaro che gli investitori in Europa
continuano a essere preoccupati dallo stato dei conti delle banche e dal
rischio potenziale di mantenere i contanti in depositi bancari non garantiti. E
in periodi di instabilità finanziaria, come quello attuale, il fondo monetario
rappresenta una valida alternativa di investimento,
Il recupero dei financial
fa da traino agli industriali ( da "Borsa
e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La recente crisi finanziaria ha
reso di fatto questi strumenti orfani, privi di un naturale compratore. Gli
operatori del mercato obbligazionario, infatti, hanno venduto a man bassa
questi strumenti, non sentendosi più a proprio agio con titoli che, attraverso
un meccanismo di opzionalità sulla data di rimborso e sul pagamento delle
cedole,
obama fa pace con i
banchieri "insieme rifondiamo l'economia" - luca iezzi
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un colloquio durato qualche ora in
cui si è parlato di tutti i temi caldi della crisi finanziaria: riduzione del
livello dei compensi dei banchieri, le regole per l´acquisto degli asset
tossici da parte dello Stato e persino l´ipotesi di un ritorno alla divisione
tra banche commerciali (quelle che si rivolgono ai risparmiatori) e le più
rischiose banche d´affari.
i grandi del mondo al test
del risparmio - alessandro penati
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma si prevede fino al 10%
ALESSANDRO PENATI Come quasi tutte le crisi finanziarie, anche quella attuale
ha come sfondo uno squilibrio dei flussi internazionali di capitale. Fino al
�98, i paesi asiatici avevano finanziato la propria crescita importando
capitali, che hanno alimentato credito facile e bolla immobiliare.
londra assediata dai no
global anti-finanza - anais ginori
( da "Repubblica, La"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Preghiamo per i leader del G20
affinché possano adoperarsi per trovare soluzioni contro la crisi finanziaria.
Preghiamo affinché sappiano formulare un nuovo ordine economico mondiale». Si
comincerà così, con un salmo molto particolare. Il vescovo Richard Chartres
darà stamattina la sua benedizione nel Methodist Central Hall, vicino
Westminster.
ma resta l'incognita degli
stabilimenti - paolo griseri ( da "Repubblica,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Marchionne lamenta il «nuovo
protezionismo che si manifesta nel vecchio continente». L´ad è molto duro: «Di
fronte a questa crisi non c´è l´Europa: ci sono la Francia, l´Inghilterra, la
Germania, ognuno impegnato ad aiutare non il mercato dell´auto ma direttamente le
sue aziende automobilistiche».
Argomenti:
Crisi
Abstract: segretario generale Uil di Bergamo
- è che contro la crisi manchi una strategia complessiva da parte del governo».
Così la crisi finanziaria, divenuta crisi produttiva e occupazionale, «in
particolare per il nostro territorio, è venuta ad assommarsi a una situazione
di difficoltà che riguardava tutta la filiera del tessile - ha continuato
Cicerone -.
Da Intesa 15 milioni per
tre film ( da "Italia
Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: minata alla radice dalla recente
crisi finanziaria che ha sconvolto il pianeta e che è partita proprio dal
sistema del credito, ora dev'essere pazientemente ricostruita. Non senza
difficoltà, s'intende.Un'iniziativa, quella del gruppo Intesa, che esce dai
soliti schemi: anziché investire nella classica campagna pubblicitaria di
prodotto,
La crisi affonda nei vini
del Piemonte ( da "Italia
Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria sembra
incidere ancora maggiormente che in passato sulle vendite anche se sembrano
lontani i tempi , tra il 2003 e il 2004, quando la kermesse veronese aveva
subito un netto calo di visitatori e buyer rispetto al periodo d'oro della fine
degli anni 90.
PER LA CONFERMA a
segretario della Cisl provinciale, Giovanni Bolognini, dovr ...
( da "Nazione, La (Lucca)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quello della crisi finanziaria e
dell'economia reale. Relativamente alla realtà lucchese è stato sottolineato
come permanga un'emergenza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, causata anche
dal numeroso ricorso al lavoro «in nero». «Anche per far fronte a questi
problemi ha affermato Bolognini la Cisl rivendica una contrattazione di secondo
livello e lo sviluppo della bilateralità»
TOLENTINO Il 2009 sarà
l'anno della svolta della Nazareno Gabrielli. Dopo 101 anni di st...
( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Dopo 101 anni di storia e un anno
e mezzo di crisi finanziaria - dichiara l'amministratore dell'azienda di
Tolentino, Michele Spagna - vogliamo definitivamente cambiare le sorti della
Pelletterie 1907 (nome che parla proprio della fondazione) e risaltarne le
potenzialità, le capacità, il valore.
TOLENTINO - Il 2009 sarà
l'anno della svolta della Nazareno Gabrielli. Dopo 101 a...
( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Dopo 101 anni di storia e un anno
e mezzo di crisi finanziaria - dichiara l'amministratore dell'azienda di
Tolentino, Michele Spagna - vogliamo definitivamente cambiare le sorti della
Pelletterie 1907 (nome che parla proprio della fondazione) e risaltarne le
potenzialità, le capacità, il valore.
ANCONA - L'inaugurazione
dell'anno accademico 2008-2009 dell'Istituto Adriano Olivetti ha pe...
( da "Messaggero, Il (Marche)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Istituto Adriano Olivetti ha per
tema la crisi finanziaria internazionale con riflessi sull'economia reale.
Serviva la presenza di Roberto Poli, presidente dell'Eni, ospite ieri mattina a
Villa Favorita, per far luce sulla congiuntura economica sfavorevole. Anche la
regione Marche vive un periodo di crisi e «ci si aspetta proprio da un istituto
qualificato nel panorama internazionale,
ROMA Il traguardo più
importante del G20 di Londra sarà ripulire il sistema b...
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Kahn ha affermato che in una crisi
come questa «c'è sempre il rischio del protezionismo, che però può solo
peggiorare le cose. Chiudersi nelle soluzioni interne non aiuta, anche se a
volta la tentazione può essere forte». E la crisi offre anche «una buona
occasione per agire» contro l'annoso problema dei paradisi fiscali.
Il giorno della
solidarietà è fissato per domani: in tutte le chiese dell'arcidiocesi...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: famiglie che si trovano in
difficoltà economiche a causa della crisi finanziaria. Nella chiesa cattedrale
di Spoleto sarà personalmente l'arcivescovo monsignor Riccardo Fontana a
raccogliere le offerte dei fedeli. Saranno presenti delegazioni di tutte le
Caritas parrocchiali. I soldi che verranno messi insieme, così come quelli già
arrivati da molti Istituti bancari e altre Istituzioni,
Argomenti:
Crisi
Abstract: Notevole il peso delle svalutazioni
e degli accantonamenti per effetto della crisi finanziaria. Le rettifiche nette
di valore «per deterioramento di crediti» sono di 1.065,2 milioni di euro, in
crescita del 20,4% su basi omogenee, comprese le svalutazioni connesse al
gruppo Fingruppo- Hopa, per un importo di 54 milioni.
MILANO - Siamo confidenti
di chiudere il 2009 - anno giusto per le alleanze...
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per ragioni di prudenza
finanziaria», ha precisato Marchionne assicurando che «non appena tornerà la
normalità nei mercati finanziari riprenderemo a distribuirli». Nessuna
indicazione sulla tempistica. Tuttavia secondo il capo azienda a livello
economico e mondiale il peggio è alle spalle e «i veri segnali concreti si
vedranno nella seconda metà dell'
Argomenti:
Crisi
Abstract: del commercialista Gianni Ciotti
che ha parlato della crisi con particolare riferimento alle piccole medie
imprese «vero tessuto economico del nostro territorio», del notaio Stefano
Sabatini, del giudice Fabrizio di Marzio e del sostituto procuratore della
Repubblica Luigi Orsi. «La crisi finanziaria è il naturale epilogo di un modus
operandi non corretto.
Argomenti:
Crisi
Abstract: intervenuto durante il convegno su
«Crisi finanziaria internazionale: riflessi sull'economia reale» che ha dato la
sua "benedizione" alla futura carriera dei ragazzi. «Il ruolo delle
scuole di management è fondamentale ha detto Poli credo nell'integrazione tra
cultura accademica e imprenditoriale per un approccio completo al mondo
aziendale».
ROMA Ha passato in
rassegna e rivendicato le cose fatte dall'esecutivo, dall'operazione A...
( da "Messaggero, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per ripetere ancora una volta che
il nostro Paese può uscire dalla crisi economica e finanziaria meglio di altri.
Il programma economico del nuovo partito, Berlusconi lo enuncerà forse domani:
ieri inaugurando il congresso fondativo del Pdl ha guardato soprattutto
indietro, ai dieci mesi di governo. Anzi, rinverdendo alcuni di quelli che sono
da anni i suoi temi preferiti,
Formazione, strumento per
sconfiggere la crisi ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha parlato a lungo della crisi
finanziaria internazionale e i suoi riflessi sull'economia reale. «Sono
ottimista ha detto Poli anche se i tecnici e la politica hanno fatto molti
errori, siamo vicini ad una soluzione». Ma i nodi da risolvere sono ancora lì
sotto i nostri occhi e riguardano in primis vigilanza, trasparenza dei bilanci
degli operatori finanziari,
L'Alitalia non arriva In
100 restano a terra ( da "Resto
del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma forse una ragione può anche
essere offerta dalla crisi finanziaria...». Ma a proposito di offerte, oltre a
quella di un certo interesse del fondo «F2I» della Cassa Depositi e Prestiti
non si può non sottolineare la presenza di «Airvalle» che è,
nientepopodimenoché, di Federico Wendler ancora dentro il cda di Aerdorica.
Nasce il movimento post-no
global ( da "Manifesto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Di proteste contro la crisi nel
Regno Unito non se ne sono viste molte negli ultimi mesi. In Islanda e Ungheria
i governi sono caduti per la crisi finanziaria, in Francia la gente è scesa in
piazza in massa e in Grecia sappiamo tutti quello che è successo. Però se si
parla del Regno Unito è vero che finora non c'è stata una grande mobilitazione.
Sulle macerie del Bel
Paese ( da "Manifesto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sensibile alla crisi finanziaria,
la pubblicità. Qualche scricchiolio lo rivelano le dichiarazioni dei redditi
del Principale (come lo chiama Ciarrapico) e della sua azienda di famiglia...
Ragionerei sul passaggio di Fiorello a Sky - e sull'improvvisa maleducazione di
Mediaset con Mike Bongiorno (suo ex candidato senatore a vita) - almeno con la
stessa attenzione che molti dedicano all'
Servono 50 miliardi contro
la povertà ( da "Manifesto,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alla vigilia dell'incontro dei
ministri del Lavoro che si svolgerà dal 29 al 31 marzo a Roma. «Finora il
grosso delle risorse dei Paesi del G8 è stato destinato a salvare le banche e i
mercati finanziari, mentre troppo poco è stato investito nella difesa del
lavoro, nella protezione sociale e nel welfare», sottolinea la campagna.
Dagli alle banche
( da "Manifesto, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il piano di liberalizzazione del
mercato globale come soluzione alla crisi, dimostrando come il vangelo
neoliberista, uscito con le ossa rotte dall'esplosione della crisi finanziario,
sia tutt'altro che sconfitto ideologicamente. In particolare Brown ha invitato
i partecipanti al summit a raggiungere un'accordo sul contestato Doha Round
dell'Organizzazione mondiale del commercio,
Argomenti:
Crisi
Abstract: tornerà quando ci sarà «la
normalità nei mercati finanziari». Al futuro dell'industria mondiale dell'auto
guarda invece Marchionne, che ribadisce una teoria già espressa, secondo la
quale «nei prossimi 24 mesi assisteremo a un consolidamento del settore: quando
si sarà completato è probabile che avremo non più di sei costruttori globali ».
Industria, vendite giù del
20% Faissola: imprese senza alibi
( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari induce, almeno,
a una diminuzione del pessimismo» ha detto il presidente dei banchieri
italiani, che ha anche risposto alle nuove punzecchiature della Confindustria.
Con i Tremonti bond, «noi non avremo più alibi per quanto concerne gli aspetti
patrimoniali, ma le imprese non hanno più alibi rispetto alle iniziative che
dovranno assumere per fare investimenti.
BasicNet corre, bene conti
e cedola ( da "Corriere
della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-28 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano BasicNet
corre, bene conti e cedola (a.jac.) — Positivo il bilancio 2008 di BasicNet. Il
gruppo forte dei marchi Kappa, Robe di Kappa, Superga, K-Way e Jesus Jeans ha
realizzato vendite aggregate (dei licenziatari) per oltre 305 milioni di euro,
Piazza Affari frena.
Scatto di Atlantia ( da "Corriere
della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-28 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Piazza
Affari frena. Scatto di Atlantia di Gabriele Dossena Petroliferi giù Il calo
del petrolio ha penalizzato Eni e Saipem. Giornata positiva per Camfin Dopo
sette sedute consecutive in rialzo Piazza Affari ha chiuso ieri in calo,
Barclays vola dopo lo
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-28 num: - pag: 41
categoria: REDAZIONALE Il caso a Londra Barclays vola dopo lo «stress test» (
giu. fer.) — Barclays vola in Borsa a Londra, dove è salito fino a guadagnare
il 24%, a 173,80 pence. A far correre la banca guidata da John S.
L'emergenza riformista
( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 42 autore: di JOSEPH STIGLITZ
categoria: REDAZIONALE LA CRISI E I PAESI POVERI L'emergenza riformista L a
crisi finanziaria innescata dal mercato dei mutui subprime in America si è
ormai tramutata in una recessione globale: la previsione di crescita è di meno
1,5%, un livello mai toccato dai tempi della Grande Depressione.
La mia ricetta: people
first ( da "Corriere
della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rivolto ai temi della
disoccupazione e dell'impoverimento da quando l'instabilità dei mercati
finanziari ha indotto il drastico rallentamento delle economie reali con
pesanti conseguenze su grandi moltitudini di persone. E l'attesa di condizioni
ancor peggiori alimenta ulteriormente il circolo vizioso della sfiducia che è
il motore della crisi.
Bruxelles, fisco e Grande
Fratello ( da "Corriere
della Sera" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: scatenino) reazioni capaci di far
cadere il mondo nel protezionismo e vari Paesi nel caos politico o in regimi
non democratici» («Gli Stati disarmati », Corriere di domenica 22). Condivido
le preoccupazioni di Monti — un amico che stimo — sulle possibili conseguenze
della crisi. Ho qualche dubbio sulla terapia.
I re di Wall Street da
Obama
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che scuote il
Paese. Una sovraesposizione del presidente in parte concepita per sfruttare le
sue grandi doti di comunicatore, essenziali nei momenti più delicati (visto
anche lo scarso carisma dei leader del suo team economico, da Geithner a
Summers), in parte legata all'esigenza di Obama di acquisire tutti i possibili
elementi di valutazione prima di affrontare
Con la cura fiducia primi
fuori dalla crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: pari a quattro punti di Pil, «per
le grandi opere», la protezione dei più deboli e l'estensione delle garanzie
per chi perde il lavoro. La crisi globale richiede risposte globali, ma anche
nuove regole. «Siamo stati i primi a resistere alla tentazione del protezionismo
e a dare misure di sostegno all'economia reale.
Appalto a ditta italiana I
sindacati svizzeri: rischio di lavoro nero
( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lombardi nel mirino Appalto a ditta
italiana I sindacati svizzeri: rischio di lavoro nero «Nessun protezionismo,
noi difendiamo i salari» Polemiche dopo l'affido di lavori per la
ristrutturazione Migros alla Wanzl Italia di Travagliato (Brescia) VARESE — Non
sarà quel maxiappalto inizialmente paventato dagli svizzeri. Ma tanto è bastato
per scatenare la reazione dei ticinesi.
Dal debito rischi per
l'Eurozona ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: singoli Paesi e a livello mondiale
che potrebbero pesare sui mercati finanziari». SteinbrÜck si è quindi chiesto
se il mondo non stia «pre-programmando la prossima crisi». Dal canto suo, Borg
ha puntato il dito contro gli «enormi deficit» di Gran Bretagna e Stati Uniti.
Qualche mese fa, lo stesso ministro delle Finanze tedesco aveva accusato Londra
di praticare un «keynesismo crasso»
Fincantieri, utili in
forte calo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un contesto di mercato segnato
dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di
settembre 2008». Nel settore crocieristico sono stati acquisiti ordini per due
unità di dimensioni medio-piccole destinate alla fascia più alta del mercato,
mentre nel militare si registrano ordini per quattro fregate multi missione
Fremm,
A Cagliari il G-8 delle
imprese ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Proposte anti-crisi A Cagliari il
G-8 delle imprese Nicoletta Picchio ROMA Crisi economica e finanziaria, libertà
di investimenti, cambiamenti climatici: le associazioni imprenditoriali dei
Paesi del G8 ne parleranno a fine aprile, il 23 e il
È partito
( da "Corriere della Sera"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma con una dose di protezionismo
nascosta dentro. La nuova proposta di legge americana dà infatti alla Casa
Bianca l'autorità di far scattare forti dazi sull'import dai Paesi che non
pratichino sistemi di «cap and trade». La minaccia nei confronti di Pechino è
evidente e qualche giorno fa il segretario all'Energia Steven Chu,
Corporate bond, torna la
liquidità ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a dispetto della crisi finanziaria,
emergono come l'unica voce in attivo se confrontate alle Ipo (Initial public
offering) ancora su livelli minimi e all'M&A (Merger and acquisition) in
calo del 33 per cento. Un insieme di fattori, dal calo dei tassi di interesse
alle esigenze delle imprese high yield di finanziare il proprio debito,
Camfin, Tronchetti vara il
rilancio ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è stato fortemente condizionato
dalla crisi finanziaria internazionale, con impatti negativi sui risultati del
gruppo Camfin sia per la contrazione dell'attività delle collegate derivante
dal rallentamento dell'economia mondiale, sia per la repentina contrazione dei
mercati borsistici, che ha penalizzato la valorizzazione degli asset quotati».
Carige conferma gli utili
e la cedola ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e la gestione delle poste
finanziarie, al netto di dividendi per 14,8 milioni, presenta un risultato
negativo per 48,1 milioni a fronte di un risultato positivo di 35,3 milioni del
periodo di raffronto a causa dello sfavorevole andamento dei mercati finanziari
che ha determinato minusvalenze sul portafoglio di proprietà.
Fiat: Gli aiuti pubblici
creano sperequazioni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari sembra per
fortuna allentarsi: giovedì la Cnh, divisione macchine agricole con sede negli
Usa, è tornata sul mercato delle cartolarizzazioni con un'emissione da oltre
500 milioni di dollari (sia pure «a un prezzo elevato») che dovrebbe permettere
di alleggerire la pressione sulle finanze del gruppo: «Considerato che abbiamo
aperto una linea di credito da un miliardo
Dal G-20 una risposta
politica ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Primo, la riforma dei mercati finanziari
è importante adesso perché c'è stato un crollo della fiducia, e regole più
affidabli aiutano a ripartire. Ma, secondo punto, non bisogna illudersi che
nuove regole finanziarie siano capaci di per sé di scongiurare una prossima
crisi.
La nuova Londra parla
arabo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si erano infatti ritirati nel 2007
dopo lo scoppio della crisi finanziaria. Intanto nella City i progetti già
approvati di altre due grattacieli, il cosiddetto "Cheesegrater"
(grattugia) di British Land e il "Walkie Talkie" di Land Securities,
sono stati archiviati a causa del calo della domanda e della mancanza di
finanziamenti.
fincantieri ricavi a più
8% guadagni in calo ( da "Mattino
di Padova, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sotto il profilo dell'attività
commerciale, «sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore
record di 4,2 miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi finanziaria
che ha bloccato i nuovi ordini a partire da settembre 2008». Gli investimenti
pari a 111 milioni sono in diminuzione rispetto ai 116 milioni del 2007.
Diciamo sì a 3 aziende su
4 ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che ha
caratterizzato la seconda metà del 2008 è divenuta nel corso di questi primi
mesi dell'anno a tutti gli effetti una crisi sistemica, con importanti riflessi
negativi sull'economia. Le responsabilità delle banche sono quindi aumentate, e
il gruppo UniCredit ha rinnovato il proprio impegno concreto per non fare
mancare il necessario supporto alle famiglie,
Meno risorse, ma ci siamo
( da "Arena, L'" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: disposizione dovuto alla crisi
finanziaria , si conferma cruciale per città e provincia «Meno risorse, ma ci
siamo» Un sostegno molto forte ai casi di bisogno, a programmi medici e di
salute pubblica. Finiti restauri di straordinaria importanza «La crisi sta pesando
sulla fondazione ma il nostro obbiettivo è quello di continuare a garantire la
nostra consistente presenza nel territorio»
Un calo simile non si
registrava da 34 anni ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: energia rinnovabile La crisi
finanziaria ed economica attacca anche i consumi di energia elettrica delle
aziende italiane. Secondo i dati forniti da Multiutility, il calo dei consumi a
gennaio 2009 si è attestato a -8,5%, per trovare un crollo percentuale comparabile,
bisogna risalire al lontano agosto del 1975, ovvero 34 anni fa,
Aperto un tavolo di
confronto con le banche del territorio
( da "Arena, L'" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria le banche
hanno ridotto il credito all'impresa mettendola in seria difficoltà. Perciò in
autunno Confindustria Verona ha deciso di aprire un tavolo di confronto con le
banche del territorio, per rendere più agevole alle aziende l'accesso ai
finanziamenti, per consentire grazie a un dialogo in chiave locale un
monitoraggio più costante del rapporto banche-
Adattabili, competitivi,
solidi ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e temi forti come la crisi
finanziaria e il federalismo sono oggetto di aggiornati approfondimenti. Al
business occorrono supporti costanti e servizi innovativi: PerInnovare è sempre
più un valido partner per le imprese, la BCC consente acquisti via internet e
rende gli approvvigionamenti più diretti ed economici.
Una guida per acquistare
case ( da "Arena,
L'" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attività edilizia e la promozione
di misure per il sostegno del settore edilizio, fortemente penalizzato a causa
della complessa crisi finanziaria, attraverso interventi finalizzati al
miglioramento della qualità abitativa nonché preservare, mantenere, ricostruite
e rivitalizzare il patrimonio edilizio esistente per favorire anche l'utilizzo
delle fonti di energia rinnovabile.
Spagnoli ci avete
scocciato: pensate ai guai di casa vostra
( da "Giornale.it, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Nasce il Pdl, ma saprà
darsi un'identità?. ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno dei pochi ad aver previsto per
tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente
solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione
dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è
che Washington e Londra vogliono continuare come prima.
Tensione Roma-Madrid.
Spagnoli ci... ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Più di un secolo sulla
rotta dei Cosulich ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi del 1929. Quindi il capitolo
della crisi finanziaria mondiale e la nazionalizzazione della Cosulich come
tante altre compagnie italiane. Infine il periodo che va dal dopoguerra, dopo
il regime fascista, fino ai giorni nostri. In occasione della mostra dedicata
ai Cosulich Comuncarte edizioni ha pubblicato un catalogo breve in vendita
presso il bookshop del Galata a dieci euro
fincantieri: ricavi +8%,
ma utile in calo ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un contesto di mercato segnato
dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di
settembre 2008». Nel settore crocieristico sono stati acquisiti ordini per due
unità di dimensioni medio-piccole destinate alla fascia piú alta del mercato,
mentre nel militare si registrano ordini per 4 fregate multi missione Fremm,
Ma il mercato distorce la
realtà? Soros dice di sì ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno dei pochi ad aver previsto per
tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente
solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione
dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è
che Washington e Londra vogliono continuare come prima.
Elogi a Silviò e
Gianfrancò ( da "Giornale.it,
Il" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la spaventosa crisi finanziaria
in atto, non mostra le sue crepe? Martens lo esclude: «La crisi non rappresenta
la sconfitta del modello capitalista. Al contrario, essa è il risultato di una
deviazione del capitalismo. Noi pensiamo fermamente che il modello ideale sia
un'economia sociale di mercato».
Slalom fra spread e
polizze Vita ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che da quando la crisi finanziaria
ha toccato il suo apice non ha fatto che rafforzarsi. A volerlo cercare, il
vero fenomeno che ha preso corpo negli ultimi mesi e che rischia di estendersi
a macchia d'olio di qui a poco è quello delle assicurazioni che vengono vendute
al cliente in parallelo al mutuo: contratti a favore dell'istituto erogante che
coprono le rate in caso di morte,
I fondi attivi snobbano la
crisi ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: INTERVISTA Piero Marchettini
Adelaide consulting I fondi attivi snobbano la crisi «N on credo che i fondi
che investono secondo criteri etici abbiano perso più degli altri con la crisi
finanziaria internazionale ». Piero Marchettini è il Managing Partner di
Adelaide Consulting, società specializzata in Corporate Governance.
La Norvegia stringe sul
clima ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha colpito
duro anche questo fondo pensione: il ribasso per il 2008 è stato del 23,3%,
ossia l'equivalente di 72,5 miliardi di euro; l'impennata del petrolio ha però
portato circa 44 miliardi di euro nelle sue casse. Ciò non ha frenato gli
interventi: pochi giorni fa la società cinese Dongfeng è stata messa al bando (
Via libera alle perdite
congelate Le Fondazioni verificano i conti
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'eccezionalità della crisi
finanziaria ha spinto il Parlamento italiano ad aprire una sorta di parentesi
contabile. Società ed enti che non usano gli Ias (i principi contabili
internazionali) potranno congelare le potenziali perdite di bilancio per questo
e forse anche per il prossimo anno.
Argomenti:
Crisi
Abstract: Di proteste contro la crisi nel
Regno Unito non se ne sono viste molte negli ultimi mesi. In Islanda e Ungheria
i governi sono caduti per la crisi finanziaria, in Francia la gente è scesa in
piazza in massa e in Grecia sappiamo tutti quello che è successo. Però se si
parla del Regno Unito è vero che finora non c'è stata una grande mobilitazione.
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria per
Cariverona, ha significato una contrazione delle erogazioni sui territori. «Ma
la crisi non ci trova impreparati», ha spiegato Caponi, «ci spinge a lavorare
di più e a distribuire meglio le risorse sottolineando i valori etici e di
solidarietà che animano il nostro compito».
La crisi finanziaria vista
da un ubriacone. ( da "Blogosfere"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mar 0928 La crisi finanziaria vista
da un ubriacone. Pubblicato da Debora Billi alle 12:24 in Finanza Gira in Rete
questa divertente storiella che spiega in parole povere cosa sta accadendo nel
mondo della finanza. Ve la traduco. --- Heidi è la proprietaria di un bar a
Berlino.
CRISI/ FINI CITA TREMONTI:
TORNARE A VALORI TRADIZIONALI
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi/ Fini cita Tremonti: tornare
a valori tradizionali di Apcom Ha origine nella finanza, servono nuove regole
-->Roma, 28 mar. (Apcom) - La crisi finanziaria internazionale ha orgine
nella finanza e per uscirne occorre ritornare ai valori tradizionali
dell'economia.
Crisi/ Fini cita Tremonti:
tornare a valori tradizionali
( da "Virgilio Notizie"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale
ha orgine nella finanza e per uscirne occorre ritornare ai valori tradizionali
dell'economia. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sposa la linea del
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e nel corso del suo intervento al
congresso del Pdl parlando della crisi cita "il bel libro"
PDL/ BERLUSCONI: INIZIA
NUOVA ERA PER UN PAESE PIÙ DEMOCRATICO
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: più democratico di Apcom Permetterà
di far uscire il Paese dalla crisi economica -->Roma, 28 mar. (Apcom) -
"Il Pdl è il punto di arrivo, ma è soprattutto una nuova epoca per fare
ripartire il Paese, renderlo più democratico e uscire dalla crisi finanziaria
economica". È quanto ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi, giunto
alla Nuova Fiera di Roma per il congresso del Pdl.
Polo di Solofra, il
sindaco chiede aiuto alla Regione
( da "Denaro, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si legge nella nota,
"rappresenta con ogni probabilità una delle realtà economiche più
dinamiche del Sud Italia. Condividendo però la sorte del settore manifatturiero
italiano è costretto a fare i conti con gli effetti della crisi finanziaria che
sta falcidiando l'economia mondiale". M.D'A. del 28-03-2009 num.
Ricavi in aumentoma utile
in calo ( da "Sicilia,
La" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un contesto di mercato segnato
dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di
settembre 2008». Nel settore crocieristico sono stati acquisiti ordini per due
unità di dimensioni medio-piccole destinate alla fascia più alta del mercato,
mentre nel militare si registrano ordini per 4 fregate multi missione Fremm,
Scout morto, i capi
davanti ai giudici ( da "Gazzettino,
Il (Treviso)" del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria, anche se
le indicazioni delle famiglie sono state raccolte tra l'estate e l'autunno
dell'anno scorso, non sembra incidere molto e solo il 7 per cento denuncia
situazioni di disagio economico. "Il nulla rispetto a quello che si sente
- conclude il sindaco - ai Servizi sociali sono pervenute una ventina di
richieste,
Il morbo delle filiere
( da "Gazzettino, Il"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mentre le autorità monetarie e i
governi di tutto il mondo sono alla ricerca di come uscire dalla crisi
finanziaria e dalla recessione che sempre più attanagliano l'economia mondiale,
il mondo delle imprese è impegnato nel difficile compito di resistere e di
mettere le basi per costruire il futuro. La preoccupazione delle nostre medie e
piccole imprese, in particolare, è molto forte.
babelick ha detto: e
pensare che volevano darci lezioni...ormai se ne sono accorti tutti,addirittura
i giornalisti...cmq noi abbiamo sempre anticipato gli eventi prima delle notizi
( da "KataWeb News"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
UMBRIA/LORENZETTI:
SOSTENERE CHIESA IN AZIONI DI AIUTO A FAMIGLIE
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nostra regione si stanno facendo
sempre più acute le ripercussioni della crisi finanziaria e a risentirne sono
le famiglie a più basso reddito, il nostro sistema produttivo - scrive la
Lorenzetti - e in modo particolare le piccole e medie imprese. La Ceu (conferenza
episcopale umbra, ndr.) ha deciso di attivare un Fondo di solidarietà al quale
ho fatto la personale scelta di aderire.
G8 LAVORO/ CARD. MARTINO:
BENE SUMMIT SOCIALE DEL GOVERNO
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La profonda crisi finanziaria
manifestatasi nell'autunno scorso e della quale è ancora difficile valutare la
gravità degli sviluppi economici e sociali - afferma il presidente del
Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace in un articolo pubblicato sull''Osservatore
romano' - può essere occasione positiva per ripensare l'assetto globale dell'
Umbria/ Lorenzetti:
Sostenere chiesa in azioni di aiuto a
( da "Virgilio Notizie"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nostra regione si stanno facendo
sempre più acute le ripercussioni della crisi finanziaria e a risentirne sono
le famiglie a più basso reddito, il nostro sistema produttivo - scrive la
Lorenzetti - e in modo particolare le piccole e medie imprese. La Ceu (conferenza
episcopale umbra, ndr.) ha deciso di attivare un Fondo di solidarietà al quale
ho fatto la personale scelta di aderire.
CRISI/ STATO TEDESCO
ACQUISTA 8,7% CAPITALE HYPO REAL ESTATE(FAZ)
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Hypo Real Estate è divenuto
l'emblema della crisi finanziaria in Germania: un istituto in gravissime
difficoltà, nonostante il piano di sostegno di oltre 100 miliardi di euro in
totale, di cui 52 miliardi di garanzie pubbliche fornite da Soffin.
ISLANDA/ PREMIER
SIGURDARDOTTIR ELETTA LEADER SOCIALDEMOCRATICI
( da "Wall Street Italia"
del 28-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sigurdardottir ha affermato che i
valori socialdemocratici devono prevalere di fronte alla gravissima crisi
finanziaria che attraversa il Paese. Ha poi messo la parola fine alle voci che
la volevano come un leader di transizione per arrivare alle elezioni
anticipate, sottolineando che intende "restare al suo posto fin tanto che
i cittadini e il partito avranno bisogno di lei".
Abstract: Da più parti si sente dire che di fronte alla crisi finanziaria bisogna smetterla con le politiche di tutela dell?ambiente, perché la ripresa deve avere la priorità. È un discorso miope: questa invece è proprio un?opportunità, per due motivi: il cambiamento culturale e l?influenza che possiamo avere sui governi per investire.
Abstract: altra parte ha più volte ricordato - come tutti a Vina - che nessuno pensa di abbandonare il mercato, o a bloccare la globalizzazione. Sul tavolo dell'incontro cileno è invece stata posta con determinazione la necessità di più regole, e in tempi rapidi, soprattutto nei mercati finanziari, per chiudere per sempre con le follie degli ultimi anni.>
diciamolochiaro ha detto:
Scusa Babe, ma l'articolo lo hai scritto tu? Cavolo! A parte che alla fine ci
sono un paio di cosette su cui non sarei molto d'accordo, tipo paragonare Ga ( da "KataWeb
News" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
"Bruxelles deve
investire di più sull'agricoltura" ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia globale e della crisi
finanziaria che è in corso, secondo lui non ancora giunta all'apice,
l'agricoltura riveste un ruolo strategico. Ma, ribadisce l'economista, «è molto
importante avere una strategia e progetti d'investimento». Invece l'Unione
Europea spende e spenderà sempre meno per l'agricoltura, passando dai 52,
Ugo La Malfa mio padre e
mio conflitto ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il protezionismo e l'inflazione».
Giorgio La Malfa ritiene possibile, a questo proposito, evitare il primo
pericolo, proprio seguendo la traccia del padre, famoso autore di quella
liberalizzazione degli scambi che aprì la strada al mercato comune europeo, «perché
Keynes, prima di morire, lanciò il Fondo monetario e la Banca mondiale,
Un economista spiega le
strategie anti-crisi ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi Come si combatte la crisi
finanziaria? Domanda difficile di questi tempi, ma Confindustria Vercelli
Valsesia offrirà un'occasione di confronto per le imprese associate. E lo farà
con ospiti del mondo dell'economia e dell'impresa. Martedì, all'Unione industriale,
il professor Marco Fortis, vicepresidente della fondazione Edison,
Per la ripresa Londra
chiede 2000 miliardi ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a resistere al protezionismo e a riformare
i nostri mercati», si legge nel testo, che chiede di sottoporre a regole «tutti
i mercati, gli strumenti e le istituzioni, compresi gli hedge funds». Bocche
cucite alla cancelleria di Berlino sulla bozza inglese, mentre Downing Street
precisa che la cifra «è provvisoria, rappresenta solo la stima del denaro
necessario secondo il Fmi»
Risanamento il rosso
aumenta a 213 milioni ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: al fine di ottenere le risorse
finanziarie necessarie per ridurre l'esposizione finanziaria e migliorare il
risultato economico». A fine anno il valore complessivo di mercato del
portafoglio immobiliare è pari a circa 4,1 miliardi di euro. In particolare, gli
immobili a reddito - a fronte di un valore di bilancio di 1,3 miliardi -
presentano un valore di mercato a fine anno di 1,
La Germania si compra l'8
per cento di Hypo Re ( da "Stampa,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: emblema della crisi finanziaria in
Germania: un istituto in gravissime difficoltà, ritenuto «strategico» per le
interconnessioni con il resto del sistema finanziario tedesco. Prorpio per
evitare un rischio sistemico, Hypo Re è già stata oggetto di un piano di
sostegno di oltre 100 miliardi di euro in totale, di cui 52 miliardi di
garanzie pubbliche fornite da Soffin.
obama vuole un accordo sul
clima entro l'anno - (segue dalla prima pagina) dal nostro corrispondente ( da "Repubblica,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tutto il mondo e stabilire un nuovo
quadro di regole per i mercati finanziari. A Londra i due incontri bilaterali
più importanti saranno quello con il presidente russo Medvedev e quello con il
cinese Hu Jintao. Obama e il leader del Cremlino potrebbero annunciare
l´intenzione di firmare un nuovo trattato sulla riduzione degli arsenali
nucleari (a fine anno scade il trattato Start-
in piazza studenti, operai
e no-global a londra la rabbia contro i banchieri - enrico franceschini ( da "Repubblica,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dei mercati finanziari e miliardi
di euro di aiuti alle economie in crisi. Ma i dimostranti che sfilano in questa
rigida giornata di primavera londinese scandiscono slogan come «tassate i
ricchi, che siano loro a pagare», sintomo di un disagio diffuso, sconfinato
nello sdegno verso i bonus dei banchieri e gli imbrogli delle banche sull´
Finlombarda in aiuto delle
aziende Finanzieremo chi farà richiesta ( da "Provincia
Pavese, La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Finlombarda sfida la crisi
finanziaria e si schiera con imprenditori e artigiani. La priorità è quella di
aiutare il maggior numero di imprese nel minor tempo possibile. «Forniremo
finanziamenti alle imprese lombarde che ne faranno richiesta; il nostro
obiettivo è quello di aiutarle per il loro sviluppo».
Onorevole Ranieri, intesa
vicina tra Pd e gruppo socialista a Strasburgo? Intorno all’... ( da "Unita,
L'" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Peserà la crisi sul voto europeo?
«A giugno le conseguenze della crisi saranno ancora più dirompenti. C'è stata
sottovalutazione da parte delle classi dirigenti. La crisi finanziaria ha
innescato quella economica e industriale che investe pienamente l'Europa e
l'Italia.
la protesta contro la
crisi i sindaci a fianco della cgil - simona poli ( da "Repubblica,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le varie realtà economiche e
sociali per un focus sull´attuale situazione economica e sul ruolo dei vari
soggetti per sostenere il lavoro in un quadro strategico di innovazione e
sviluppo, per riflettere sulle conseguenze nel territorio fiorentino della crisi
finanziaria in atto e per individuare alcune piste operative concrete».
piccole e medie imprese
abbandonate dal governo e dagli istituti di credito ( da "Nuova
Sardegna, La" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dato che la crisi finanziaria sta
corrodendo l'economia reale non sarebbe stato preferibile rinviare
l'applicazione dei nuovi parametri di Basilea 2? Per quanto riguarda la realtà
locale, decisamente povera e peraltro caratterizzata da un tasso di disoccupazione
altissimo, è accettabile soccombere davanti a tanta rigidità e persistente
arroganza dei poteri forti?
turismo, ancora premiata
la provincia verde - luciano onnis ( da "Nuova
Sardegna, La" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con un crollo della componente
straniera a seguito della crisi finanziaria internazionale e della maggiore
competitività e concorrenza di altre destinazioni turistiche. In questo
difficile contesto globale, la Sardegna è riuscita a fare meglio dell'Italia,
registrando nei primi nove mesi (gennaio-settembre 2008) un incremento degli
arrivi (più 1,4%) e delle presenze (più 1,
Pezzo porto di delsanto ( da "Secolo
XIX, Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: oltre che alla crisi finanziaria
globale, anche alla novità di un'operazione che, in parte (oltre il 50%
dell'importo) è garantita dall'extragettito, ovvero dalle maggiori entrate per
Iva che saranno assicurate dall'entrata in funzione del nuovo terminal. Entrate
future, quindi, che si possono considerare acquisite (quando ci sarà la ripresa
degli scambi mondiali)
Banche Usa,21 fallimenti ( da "Secolo
XIX, Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quando la crisi finanziaria è
entrata nella sua fase più virulenta. L'istituto di credito, che ha asset per
956 milioni di dollari e depositi per 796,8 milioni, è passata sotto il
controllo della Fdic (Federal Deposit Insurance Corp). Gli aiuti federali, spiegano
le autorità statunitensi, sono indispensabili a causa di «pratiche poco sicure»
Dollaro e crisi il
sentiero di Obama ( da "Eco
di Bergamo, L'" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: deve risolvere la crisi finanziaria
e ricostituire la fiducia nelle grandi banche americane. Tradotta in spese
aggiuntive a carico del bilancio federale, la via intrapresa, che al momento
pare senza alternative, fa crescere il deficit del bilancio Continua a pagina 6
Tancredi Bianchi 29/03/2009 nascosto-->
Cresce la paura, vigili in
campo ( da "Giorno,
Il (Lecco)" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: IL FUTURO SI PROSPETTA tutt'altro
che roseo, a causa della crisi finanziaria che non fa altro che aumentare il
numero dei disperati pronti a tutto. Ne è almeno convinto il comandante della
Polizia locale Donato Alfiniti, che ha già pronto un piano per cercare di
arginare il fenomeno e correre ai ripari.
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se non cambia subito la gestione
finanziaria del comune Viareggio e Torre del Lago vivranno un' inesorabile
emarginazione nei tumultuosi processi di riposizionamento che la competizione e
la stessa crisi finanziaria, economica e sociale stanno producendo».
AVEZZANO- Le banche hanno
il dovere morale di consentire alle famiglie di andare avanti con le... ( da "Messaggero,
Il (Abruzzo)" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: contro la drammatica crisi
finanziaria e economica a sostegno di cittadini e delle piccole e medie
imprese, tra il vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro, il sindaco di
Avezzano, Antonio Floris, la presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, e
il presidente della Banca di credito cooperativo di Roma, Francesco Liberati.
Lettera della Governatrice
ai colleghi' amministratori
Argomenti:
Crisi
Abstract: ANCHE NELLA NOSTRA regione si
stanno facendo sempre piu' acute dice Maria Rita Lorenzetti le ripercussioni
della crisi finanziaria, e a risentirne sono le famiglie a piu' basso reddito,
il nostro sistema produttivo, ed in modo particolare le piccole e medie
imprese. La Ceu ha deciso di attivare un Fondo di solidarieta' al quale ho
fatto la personale scelta di aderire.
In tempi di crisi, è ora
di battere (nuova) moneta. Una delle tante conseguenze di questa crisi... ( da "Messaggero,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Domenica 29 Marzo 2009 Chiudi In
tempi di crisi, è ora di battere (nuova) moneta. Una delle tante conseguenze di
questa crisi finanziaria, probabilmente, sarà l'avvento di un nuovo sistema
monetario internazionale, non più basato sulla centralità esclusiva del
dollaro. Fantascienza, quella della fine del "dollar standard"?
l'incontro Crisi economica
un summit dall'Arcivescovo ( da "Nazione,
La (Firenze)" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontro Crisi economica un summit
dall'Arcivescovo PER riflettere sulle conseguenze nel territorio fiorentino
della crisi finanziaria ed economica per individuare alcune piste operative
concrete, l'arcivescovo di Firenze, Monsignor Giuseppe Betori, si rende
promotore di un incontro con le varie realtà economiche e sociali per un focus
sull'
Nasce Sinistra per la
Costituzione Spini parla di crisi all'Sms di Rifredi ( da "Nazione,
La (Firenze)" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria, dalle banche al
portafoglio delle famiglie». L'incontro inizierà alle 21. Insieme a Spini,
prenderà parta al convegno anche l'economista Giorgio Ruffolo. Laura Lodigiani
(foto sotto), candidato sindaco della Lega, ha presenziato ieri, in piazza
delle Cure, alla sottoscrizione delle liste elettorali per il Comune e la
Provincia.
LONDRA - Questa volta
tocca al popolo di Google. Così i tabloid hanno definito quella m... ( da "Messaggero,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria mondiale sulla
quale i grandi 20 della terra discuteranno proprio qui il 2 aprile. Ieri sotto
il Big Ben si è avuto il primo assaggio delle proteste, ma non il più temuto.
La marcia ««Put People First»», che ha attraversato il centro della capitale,
ha raccolto oltre 150 sigle e circa 40.
ROMA Il pomeriggio del 14
marzo a Horsham, in Gran Bretagna, dopo due giorni di lavori, i m... ( da "Messaggero,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ribadita anche «la ferma
opposizione al protezionismo». Riparte da qui, da questa dichiarazione
congiunta messa a punto all'unanimità nel West Sussex, il nuovo vertice del 20
che si riunirà mercoledì a Londra. Questa volta al più alto livello politico, quello
dei capi di Stato e di governo.
La cultura del mercato ( da "Corriere
del Veneto" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ora anche questi espedienti nel
mezzo di una travolgente crisi finanziaria universale si sono inceppati e il
confronto col mercato diventa definitivamente ineludibile: o il cine o la cena,
quindi inevitabilmente la cena. Ma davvero, come suggerisce Alessandro Baricco,
la questione va risolta chiudendo il rubinetto e pensando soltanto alla scuola?
ESPLOSIVO SULLA CRISI ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
29-03-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: 10 ESPLOSIVO SULLA CRISI COMMENTO
POLITICI e banchieri continuano a ripeterci che il peggio della crisi
finanziaria è alle nostre spalle. La gente, tuttavia, tende a non fidarsi. E
con buone ragioni. La situazione finanziaria in alcuni paesi dell'Est europeo,
come l'Ungheria, appare esplosiva, e rischia di travolgere anche le banche
occidentali.
Il generale Usa che perse
due figli guiderà la squadra antisuicidi ( da "Corriere
della Sera" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: l'abuso di farmaci e alcool; la
perdita della casa nella crisi finanziaria ed economica. Sono i nemici che Mark
Graham intende sconfiggere. Ennio Caretto Memoria Carol, moglie del generale
Graham, mostra le foto dei figli: Jeff, ucciso in Iraq; Kevin, morto suicida
Argomenti:
Crisi
Abstract: compresi alcuni leader politici e
capi di governo, chiedono nuove regole per regolamentare i mercati finanziari.
Quali sono le misure più urgenti? «Un paio di cose sono fondamentali:
assicurare che le attività finanziarie siano ben supervisionate e regolate;
garantire all'intero sistema finanziario capitale adeguato alla fase del ciclo;
C'è poco da essere
ottimisti ( da "Corriere
della Sera" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La seconda categoria di motivazioni
ottimistiche è rappresentata dal movimento dei mercati finanziari.
Notoriamente, i mercati azionari tendono ad aumentare di valore in previsione
delle svolte nell' economia reale. Questa settimana sono risaliti per la
speranza che l'America abbia infine scovato la soluzione alla sua crisi
bancaria, e che i dati economici vadano stabilizzandosi.
Hypo Re, Berlino comincia
a comprare ( da "Corriere
della Sera" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Hypo Real Estate è divenuto
l'emblema della crisi finanziaria in Germania: un istituto in gravissime
difficoltà, nonostante il piano di sostegno di oltre 100 miliardi di euro. Peer
Steinbrueck ministro delle Finanze tedesco. Entro il 30 giugno 2009 la completa
nazionalizzazione di Hypo Re
Dal G8 mano tesa ai
disoccupati ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto sociale della crisi
finanziaria ed economica. Nelle intenzioni del governo italiano, insomma, sarà
un vero e proprio ?Social Summit? che, ha detto il ministro del Lavoro,
Maurizio Sacconi, punta a riportare l'attenzione sulle persone, contrapponendo
al «circolo vizioso della sfiducia un circolo virtuoso della fiducia» e nel
quale diventi prioritaria anche «
Come tradurre la crisi
finanziaria in opportunità ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con mezzi appropriati i rischi di
future crisi finanziarie sistemiche; le autorità pubbliche devono avere la
forza di essere in grado di gestire effettivamente e con efficienza le crisi
finanziarie; la regolarizzazione deve essere estesa, a questo scopo, agli
attori che manovrano strumenti rilevanti per la stabilità finanziaria e che non
sono stati finora sufficientemente regolati,
La crisi globale
finanziaria al centro del meeting ( da "Avvenire" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Unione europea La crisi globale
finanziaria al centro del meeting DA PRAGA L a visita di Barack Obama a Praga
del 5 aprile per il summit Usa- Ue, non avviene nelle condizioni più
favorevoli. La Repubblica Ceca, presidente di turno dell'Ue, si trova in piena
crisi di governo dopo lo sfiducia del parlamento al premier Mirek Topolánek.
conroe ha detto: Obama:
forum su clima ed energia. Invitati i leader di 16 grandi potenze a Washington
il 27 e 28 aprile. ( da "KataWeb
News" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Venezia Gli artigiani
veneti, di fronte alla crisi, hanno tagliato drasticamente gli investiment... ( da "Gazzettino,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel secondo semestre dello scorso
anno (la crisi finanziaria scoppiò a settembre con il fallimento di Lehman) i
finanziamenti a breve termine garantiti da Confidi erano aumentati, rispetto
allo stesso periodo del 2007, del 16,2%, a 357 milioni di euro. Nel medio e
lungo periodo, invece, diminuiti del 12,9%, a 145 milioni.
In tempi di crisi, è ora
di battere (nuova) moneta. Una delle tante conseguenze di questa crisi... ( da "Gazzettino,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Domenica 29 Marzo
G8 LAVORO/ ALLARME OCSE:
DISOCCUPAZIONE VICINA AL 10% ENTRO 2010 ( da "Wall
Street Italia" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: velocemente e in maniera efficace
per evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi
sociale con effetti molto negativi sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi
più bassi". L'ente parigino ribadisce che le misure di intervento per
contrastare la crisi, anche sul fronte del lavoro adottati dai vari governi,
devono avere alcune caratteristiche indispensabili:
babelick ha detto: conroe
per me va bene anche la germania.se l'est europa fa la fine che molti ormai
pronosticano(collass totale),noi e altri non cadiamo in piedi.bisogna salvare ( da "KataWeb
News" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
La rabbia populista ( da "Foglio,
Il" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria non ha
provocato i disastri sociali della Grande Depressione, ma la rabbia degli
americani per le ingiustizie e le ineguaglianze emerse in quesi mesi è tornata
a essere un fattore politico importante, capace di influenzare e, secondo molti
osservatori, in grado anche di travolgere Washington.
Supremazia del dollaro
addio, si punta a una divisa dell'Fmi ( da "Sicilia,
La" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si punta a una divisa dell'Fmi
Enrico Cisnetto In tempi di crisi, è ora di battere (nuova) moneta. Una delle
tante conseguenze di questa crisi finanziaria, probabilmente, sarà l'avvento di
un nuovo sistema monetario internazionale, non più basato sulla centralità
esclusiva del dollaro. Fantascienza, quella della fine del «dollar standard»?
Ocse: la disoccupazione
nei Paesi membri può arrivare al 10 per cento ( da "Corriere.it" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: velocemente e in maniera efficace
per evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi
sociale con effetti molto negativi sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi
più bassi». SACCONI: PRUDENZA - «Andrei cauto con le diverse previsioni che
continuano ad essere prodotte perché spesso le stesse organizzazioni che le
fanno sono costrette a correggerle -
G8 LAVORO/ ILO: ENTRO FINE
ANNO SI RISCHIA PERDITA 40 MLN POSTI ( da "Wall
Street Italia" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "La crisi è iniziata nel
settore finanziario, ma si è allargata all'economia reale e ora è una crisi
sociale e occupazionale globale". Secondo l'Ilo le risposte a questa crisi
devono quindi riguardare questi tre aspetti: finanza, economia reale e lavoro.
G8 WELFARE, OCSE VEDE
DISOCCUPAZIONE A DUE CIFRE ENTRO 2010 ( da "Wall
Street Italia" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il suggerimento dell'Ocse è
pertanto quello di intervenire "velocemente e in maniera efficace per
evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi sociale
con effetti molto negativi sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi piu'
bassi".
OCSE: LANCIATO ALLARME
DISOCCUPAZIONE ( da "Wall
Street Italia" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Di fronte a queste prospettive,
l'organizzazione suggerisce quindi di intervenire ''velocemente e in maniera
efficace per evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una
crisi sociale con effetti molto negativi sui lavoratori piu' vulnerabili e sui
redditi piu' bassi''.(ANSA).
PDL: BERLUSCONI, LE
MISSIONI PER TERZA RICOSTRUZIONE PAESE ( da "Virgilio
Notizie" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che lo caratterizza ma anche dalle
secche della drammatica crisi finanziaria ed economica internazionale. Un
discorso teso in avanti, ottimista che evidentemente cerca di evitare - il
giorno della ''partenza' formale del nuovo soggetto politico - qualsivoglia
motivo di polemica sia con gli alleati, la Lega su tutti, che con i ''fratelli'
del Popolo della Liberta',
G8 Welfare, Ocse vede
disoccupazione a due cifre entro 2010 ( da "Reuters
Italia" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il suggerimento dell'Ocse è
pertanto quello di intervenire "velocemente e in maniera efficace per
evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi sociale
con effetti molto negativi sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi piu'
bassi".
Oltre la crisi: dieci
ragioni per essere ottimisti ( da "Panorama.it" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: New York University che con largo
anticipo aveva previsto la crisi finanziaria e che è noto per i suoi scenari
apocalittici, qualche motivo di speranza c'è, al di là dell'ottimismo mostrato
dai governi. Secondo Ben Bernanke, presidente della Federal reserve, la banca
centrale Usa, la tempesta ha passato la fase acuta, la calma verrà a fine 2009
e la ripresa l'anno prossimo.
Ocse al G8:
"Disoccupazione al 10% dal 2010". Sacconi: "Serve cautela sulle
previsioni" ( da "Rai
News 24" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: velocemente e in maniera efficace
per evitare che la crisi finanziaria si trasformi pienamente in una crisi
sociale con effetti molto negativi sui lavoratori piu' vulnerabili e sui
redditi piu' bassi". L'allarme dei sindacati mondiali Con la crisi economica
internazionale oltre 200 milioni di lavoratori potrebbero essere spinti in
condizioni di poverta' estrema.
G8 LAVORO/ SI APRE
SUMMIT.SACCONI: PATTO PROTEZIONE SOCIALE-PUNTO ( da "Wall
Street Italia" del
29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: concetto che la stabilità economico
e finanziaria non può che incorporare il valore della stabilità sociale. La
coesione sociale è un modo per superare la crisi finanziaria".
"Nell'organizzazione di questo percorso - ha aggiunto il responsabile del
Welfare - abbiamo ritenuto essenziale l'incontro con le parti sociali, che
precederà anche la riunione dei capi di governo a luglio.
G8 WELFARE AL VIA, OCSE
VEDE DISOCCUPAZIONE A DUE CIFRE ( da "Wall Street
Italia" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ocse è nel suggerimento rivolto ai
governi mondiali anche in vista del prossimo G20 finanziario di Londra.
"Intervenire velocemente e in maniera efficace per evitare che la crisi
finanziaria si trasformi pienamente in una crisi sociale con effetti molto negativi
sui lavoratori più vulnerabili e sui redditi più bassi", dice l'istituto
parigino.
diciamolochiaro ha detto:
Purtroppo non sono la Maglie, Conroe. Magari! Anche l'Annunziata mi andrebbe
bene. ( da "KataWeb
News" del 29-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi Numero 074
pag. 14 del 28/3/2009 | Indietro Da Intesa 15 milioni per
tre film MARKETING Di Massimo Galli cortometraggi Operazione fiducia per Intesa
Sanpaolo. L'istituto bancario guidato da Corrado Passera e presieduto da
Giovanni Bazoli ha finanziato con 15 milioni di euro (comprensivi di produzione
e programmazione pubblicitaria) tre cortometraggi d'autore firmati da Ermanno
Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino. Il leit motiv di queste opere (Il
premio di Olmi, Stella di Salvatores, La partita lenta di Sorrentino) è proprio
quella fiducia che, minata alla radice dalla recente crisi
finanziaria che ha sconvolto il pianeta e che
è partita proprio dal sistema del credito, ora dev'essere pazientemente
ricostruita. Non senza difficoltà, s'intende. Un'iniziativa, quella del gruppo
Intesa, che esce dai soliti schemi: anziché investire nella classica campagna
pubblicitaria di prodotto, si è voluto puntare sull'arte e, attraverso
di essa, far passare un messaggio di positività al grande pubblico. I tre
cortometraggi, della durata di una decina di minuti ciascuno, saranno
proiettati al cinema, visibili sul sito www.perfiducia.com e trasmessi sul
circuito televisivo di Sky.
( da "Tribuna di Treviso, La" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Fincantieri Ricavi a più 8% guadagni in calo
VENEZIA. Nel 2008 Fincantieri ha registrato ricavi in crescita dell'8% a 2,93
miliardi, mentre il risultato ante imposte e il risultato netto si sono ridotti
rispettivamente a 43 milioni e 10 milioni contro gli 87 milioni e i 36 milioni
del 2007. «A causa delle forti tensioni sul mercato delle materie prime,
registrate nei primi nove mesi dell'anno e solo parzialmente attenuate
nell'ultimo trimestre, nonché dei pesanti effetti negativi della crisi
economica e dell'incremento del costo del lavoro» si legge nella nota di
Fincantieri, «l'Ebitda risulta in calo rispetto al 2007 (134 milioni contro i
194)». Sotto il profilo dell'attività commerciale, «sono
stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore record di 4,2
miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire da settembre 2008». Gli
investimenti pari a 111 milioni sono in diminuzione rispetto ai 116 milioni del
2007.
( da "Nuova Venezia, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 15 - Economia Fincantieri Ricavi a più
8% guadagni in calo VENEZIA. Nel 2008 Fincantieri ha registrato ricavi in
crescita dell'8% a 2,93 miliardi, mentre il risultato ante imposte e il
risultato netto si sono ridotti rispettivamente a 43 milioni e 10 milioni
contro gli 87 milioni e i 36 milioni del 2007. «A causa delle forti tensioni
sul mercato delle materie prime, registrate nei primi nove mesi dell'anno e
solo parzialmente attenuate nell'ultimo trimestre, nonché dei pesanti effetti
negativi della crisi economica e dell'incremento del costo del lavoro» si
legge nella nota di Fincantieri, «l'Ebitda risulta in calo rispetto al 2007
(134 milioni contro i 194)». Sotto il profilo dell'attività
commerciale, «sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore
record di 4,2 miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi
finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a
partire da settembre 2008». Gli investimenti pari a 111 milioni sono in
diminuzione rispetto ai 116 milioni del 2007.
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 ECONOMIA Pagina 37
FINANZA E MERCATI. Dibattito alla presentazione del libro di Galli «Nella
giungla degli gnomi» «Crisi? Servono lavoro territorio e coesione» Fratta
Pasini: finanziando solo il debito non si cresce Bolla: le nostre imprese? Un
patrimonio per l'Europa Da questa crisi si esce tornando ai
valori principali dell'economia e dell'etica: prodotto, lavoro e spiritio di
squadra, ma anche territorio, che non significa autarchia ma contatto diretto
con il mercato. Ecco la lezione (per l'Italia e per Verona) emersa ieri sera
dal dibattito tra i rappresentanti di spicco della finanza e dell'imprenditoria
scaligera alla Società Letteraria, in occasione della presentazione del libro
di Giancarlo Galli, «Nella giungla degli gnomi» (Garzanti). L'autore ha
spiegato il suo lavoro di cronista di economia con il quale ha dipinto i
profili dei maggiori protagonisti (« gnomi perché riferiti ai banchieri
svizzeri») della finanza italiana «dall'era Fazio al grande crac». A dialogare
con Galli c'erano Andrea Bolla, vicepresidente (attuale presidente designato)
di Confindustria Verona, Carlo Fratta Pasini, presidente del consiglio di
sorverglianza del Banco Popolare ed Eugenio Caponi, vicepresidente vicario di
Cariverona. Ad introdurre i lavori, moderati dal caporedattore de L'Arena, il
presidente della Società Letteraria, Alberto Battaggia. Verona compare nel
libro solo indirettamente, quando Galli parla del bresciano-camuno Giuseppe
Camadini, il «monaco-finanziere» che ha tessuto la sua tela della finanza
bianca anche nella città scaligera dentro Cattolica. Del resto, come dice
Galli, i banchieri non parlano e quindi non è un caso che nel suo libro non
compaiano né il nome di Paolo Biasi (figura centrale del credito in Italia) e
nemmeno, il più giovane, Carlo Fratta Pasini. «Siamo sicuramente più poveri
oggi», sostiene Galli, «questa crisi è stata la conseguenza di un
gigantesco puzzle dell'inganno dove i gatti e le volpi hanno avuto buon gioco,
ma anche noi i risparmiatori ci siamo lasciati incantare dall'albero degli
zecchini d'oro». E allora che fare? «Dopo l'ubriacatura della globalizzazione
si torna al territorio», replica Galli, «con ricette economiche autarchiche,
vedi Sarkozy ma anche Obama». Secondo Bolla, in questo clima, ci sono due punti
fondamentali da tener presenti: «la consapevolezza e l'orgoglio di essere in un
territorio (il Nordest) che è il più importante patrimonio imprenditoriale non
solo per l'Italia ma anche per l'Europa; e poi la valorizzazione del lavoro e
del prodotto dentro un contesto di mercato. Ma bisogna anche sfruttare la leva
del credito in maniera oculata e ragionare in ottica di filiera, rispettando i
tempi di pagamento e i fornitori, anche quelli piccoli. E i governi? Devono
evitare l'iper-regolamentazione». E le banche? Devono invece, secondo Fratta
Pasini, «tornare a finanziare a fronte di capitali e di patrimoni, perché
finanziando solo il debito non si cresce, bisogna riprendere il concetto di
società di responsabilità limitata, e poi serve un ritorno al territorio che
non è nostalgico e che non implica solo un "pensare locale", infine
la struttura dei costi della banca è da rivedere». La crisi
finanziaria per Cariverona, ha significato
una contrazione delle erogazioni sui territori. «Ma la crisi non ci trova impreparati», ha spiegato Caponi, «ci spinge a
lavorare di più e a distribuire meglio le risorse sottolineando i valori etici
e di solidarietà che animano il nostro compito». P.D.B.
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Prima Pagina
MANAGER, LA GUERRA DEI BONUS TITO BOERI Dal bonus al malus. I banchieri che
hanno beneficiato di compensi milionari nel bel mezzo della crisi finanziaria sono in tutto il mondo nel mirino
dell´opinione pubblica. SEGUE A PAGINA 37
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 37 - Commenti I MANAGER E LA GUERRA DEI
BONUS (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Vengono allertati dalle loro aziende:
"bene guardarsi attorno per identificare individui che sembrano fuori
dall´ordinario" (memorandum interno indirizzato ai dirigenti Aig). Talvolta,
come nel caso del Ceo della Royal Bank of Scotland, Sir Fred Goodwin, sono
anche nel mirino dei vandali: le loro proprietà vengono prese d´assalto o
svaligiate. L´indignazione popolare, prima ancora che le pressioni dei governi
pesantemente intervenuti a sostegno delle banche, hanno spinto molti top
manager a rinunciare volontariamente ai compensi che, per contratto, erano loro
destinati. Bene, perché erano uno schiaffo a chi ha perso
il posto di lavoro a seguito della trasmissione all´economia reale della crisi
finanziaria. C´è solo da augurarsi che anche
in Italia si diffonda la prassi di annullare i bonus del top management nelle
banche, seguendo l´esempio di Unicredit. Di più, bisognerebbe azzerare tutta la
parte variabile dei compensi dei top manager nel 2008. Anticipando
l´entrata in vigore delle nuove disposizioni di Banca d´Italia sulla
governance, dovrebbero essere fin da subito le assemblee degli azionisti a
determinare le modalità di remunerazione dei top manager, da applicare da qui
in poi. Come sempre nel mezzo di una tempesta c´è però ora il rischio di
passare da un eccesso all´altro. Le tasse al 90 per cento sui compensi
variabili, per giunta retroattive, richieste dal Congresso Usa per bloccare i
compensi dei manager di Aig creano precedenti devastanti nel rapporto fra fisco
e contribuente. Come potremo essere sicuri che, un domani, anche i redditi
della classe media, quella che alimenta il grosso delle entrate tributarie, non
vengano tassati retroattivamente per coprire la montagna di debito pubblico che
si sta accumulando? I tetti alla compensazione dei manager rischiano di essere
provvedimento demagogici, che non affrontano la sostanza del problema.
Destinati così a durare quanto la fase più acuta della crisi, per
poi essere spazzati via dalla concorrenza nell´attrarre i migliori talenti
manageriali. Impossibile poi applicare in modo uniforme il principio, che
ispira il decreto che verrà emanato la prossima settimana in Francia: le
aziende che ricevono aiuti di stato non possono erogare premi ai loro
dirigenti. Molti aiuti sono occulti. Ad esempio, dovremmo azzerare il bonus
dell´Amministratore Delegato di Atlantia che dichiara che "Dopo
l´investimento in Alitalia il Governo ci ha favorito"? Bene invece
interrogarsi sul ruolo che avevano i bonus e sul perché hanno fallito. I bonus,
come tutti gli schemi incentivanti, che legano retribuzioni a performance,
servono a motivare i top manager ad aumentare il valore dell´azienda, nella
fattispecie la banca, da loro gestita. Un proprietario, degli azionisti, che
delegano a qualcuno la gestione dell´impresa, vogliono assicurarsi che questo
qualcuno dia il massimo per valorizzarla, non potendo accedere alle stesse
informazioni che ha il manager nel suo operato giornaliero, a contatto con
clienti, fornitori e personale. Incentivando i top manager e concedendo loro
una certa libertà anche nel gestire le remunerazioni dei loro subalterni, si
riesce ad incentivare un´intera organizzazione, anche di grandi dimensioni,
spingendola a superare vincoli e raggiungere nuovi obiettivi. Quindi è
nell´interesse degli azionisti e degli stessi stakeholders (lavoratori,
fornitori, clienti), che ci siano dei bonus che mettano in relazione la
remunerazione del manager coi risultati dell´azienda. E lo è anche del cittadino
generico, nella misura in cui i redditi dell´azienda e dello stesso manager
vengono tassati e dunque permettono di finanziare servizi pubblici. Uno dei
problemi strutturali del nostro paese è proprio legato al fatto di avere troppi
manager che vengono premiati solo per la loro fedeltà alla proprietà, pagati e
confermati indipendentemente da come va l´azienda, in base solo alla loro
capacità di eseguire le disposizioni della proprietà. Ma ci sono bonus e bonus.
La struttura degli schemi incentivanti può avere effetti perversi. Anche qui a
cascata, su tutti i dipendenti, soprattutto su quelli impegnati in posizioni
meno visibili, ma non per questo meno importanti. Un conto è, ad esempio,
premiare un trader che, grazie alla sua professionalità, intuisce che il prezzo
del barile è destinato a scendere da
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 74 del 2009-03-27 pagina 0 Il discorso di
Silvio Berlusconi: terza parte di Redazione Al grande lavoro in patria va unito
anche l'enorme impegno dedicato alla politica estera, che diventa sempre più
politica "interna", per le ricadute che essa ha sui destini del
nostro Paese. Grazie a noi, grazie al nostro governo, l'Italia oggi è forte,
rispettata e autorevole in Europa e nel mondo. Coerenti con i nostri valori,
abbiamo fatto una scelta di campo chiara e netta, che è la stessa da sempre.
Abbiamo scelto di far parte del Partito del Popoli Europeo e di schierarci al
fianco delle grandi democrazie occidentali e degli Stati Uniti d'America. Ve
l'ho già raccontato. C'era una volta un padre che portò suo figlio al cimitero
americano e tra quelle migliaia di lapidi gli fece giurare che avrebbe serbato
eterna gratitudine verso quel popolo che aveva sacrificato tanti suoi giovani
per la nostra libertà, la nostra dignità e il nostro benessere. Quel padre era
mio padre. Quel ragazzo ero io. Sarò sempre grato agli Stati Uniti d'America
per averci salvato dal nazismo e dal comunismo. Sarò sempre grato agli Stati
Uniti d'America per averci consentito attraverso gli aiuti del Piano Marshall
di uscire dall'indigenza e di avviarci ad un vero benessere. Sarò sempre grato agli
Stati Uniti d'America per avere difeso l'Europa dalla minaccia sovietica nei
lunghi decenni della guerra fredda. Ovunque il comunismo sia arrivato al potere
ha prodotto terrore, oppressione e miseria. Soltanto la nostra sinistra non ha
ancora imparato la lezione dei cento milioni di morti del comunismo. E ancora
pretendono di essere loro a darci lezioni storia, di morale e di galateo
costituzionale. La nostra politica estera è coerente con le idee nelle quali
crediamo, con i valori di libertà e di democrazia che sono al cuore del nostro
essere e che noi non abbiamo mai dovuto rinnegare. Questi valori sono la
bussola che ci ha sempre guidato nel prendere ogni decisione, anche le nostre ultime decisioni per affrontare la crisi economica e finanziaria
globale, la crisi energetica,
i conflitti esplosi in Georgia e in Medio Oriente. Questi valori ci guideranno
anche in futuro. La nostra bussola, come ho detto nella Dichiarazione
programmatica di governo il 13 maggio davanti alle Camere, è la crescita della
libertà, della prosperità e dell'affermazione dell'Italia in Europa e
nel mondo, nel segno della responsabilità occidentale. Per noi l'Occidente è
uno e uno solo. Questo è vero sul piano politico, sul piano economico e sul
piano militare. Ed è soprattutto vero sul piano umano e su quello dei valori.
Europa e Stati Uniti sono legati allo stesso destino. L'Europa ha bisogno degli
Stati Uniti, gli Stati Uniti hanno bisogno dell'Europa. Non abbiamo esitazioni
nel pronunciare queste dichiarazioni. Non abbiamo esitazioni ad essere quelli
che siamo. Anzi, ne siamo fieri, soprattutto oggi. è proprio adesso che
dobbiamo guardare con fiducia al futuro. Noi siamo nella condizione di riuscire
prima e meglio di altri a superare la fase di declino che l'economia mondiale
attraversa. Potremo farlo, senza stravolgere i nostri stili di vita, a patto di
ritrovare la forza dei valori che ci hanno consentito, dopo un periodo ben più
grave di quello attuale, dopo una lunga guerra mondiale, di conseguire livelli
allora inimmaginabili di prosperità e di benessere. Noi siamo abituati a
pensare che non esiste una società perfetta e che il compito del buon
governante non è quello di inseguire le utopie visionarie che sono frutto dei
fondamentalismi ideologici. Noi siamo impegnati a revisionare e a correggere di
continuo le possibili degenerazioni di una società imperfetta. In un mondo che
cambia di ora in ora, il riformismo liberale è un lavoro che non finisce mai.
Il nostro riformismo liberale è la formula vincente anche nei rapporti internazionali.
è stato il riformismo liberale a farci dire per primi - noi liberali attenti
alla solidarietà, noi liberali che crediamo nell'economia sociale di mercato -
che lo Stato di fronte alla crisi doveva intervenire per
proteggere le imprese, le famiglie, i più deboli. Sono stato il primo tra i
leader del mondo a dichiarare, lo scorso 10 ottobre, che non avremmo consentito
che neppure una sola banca fallisse o che un solo risparmiatore perdesse i suoi
risparmi. Siamo stati i primi a dire che contro la crisi
globale dovevamo mettere a punto risposte globali, e che dovevamo introdurre un
sistema condiviso di principi e regole comuni sulla trasparenza, sull'integrità
e sulla correttezza delle attività finanziarie ed economiche di tutto il mondo.
Siamo stati i primi a mettere in guardia contro la tentazione del
protezionismo, i primi a studiare misure di sostegno all'economia reale capaci
di stimolare i consumi e dare slancio alle imprese. Siamo stati i primi,
responsabilmente, a dire che quanto più una crisi è
grave, tanto più bisogna contrastarla con la fiducia, con quella che il
presidente Obama ha chiamato "l'audacia della speranza". Io lo
sottoscrivo con convinzione. Tornando al nostro ruolo internazionale possiamo
dire senza tema di smentita che oggi l'Italia è rispettata nel mondo. Presiede
il G8, ed io personalmente lo presiederò per la terza volta. A nessun leader
dei più importanti Paesi del mondo gli elettori hanno assicurato un consenso
così duraturo da consentirgli di presiedere tre volte un G8. Ringrazio gli
italiani che mi hanno così a lungo confermato e rinnovato la loro fiducia. Io
credo di avere ormai una certa esperienza internazionale e rapporti di stima e
amicizia con molti leader che ci hanno consentito e ci consentono di fare del
nostro Paese un protagonista di primo piano della politica internazionale.
Abbiamo contribuito, grazie all'amicizia con i vertici russi, alla soluzione
della crisi georgiana e della crisi
energetica. La nostra azione al fianco del presidente Sarkozy ha scongiurato le
stragi che si annunciavano in Georgia, e che certamente vi sarebbero state e
che avrebbero provocato un divorzio difficilmente sanabile tra la Federazione
russa da una lato e l'Unione Europea, la Nato e gli Stati Uniti dall'altro. Noi
abbiamo sostenuto e sosteniamo la necessità di tornare allo "spirito di
Pratica di Mare", che grazie a noi permise nel maggio 2002 la nascita del
Consiglio Nato-Russia e la stipulazione di importanti accordi con quello storico
vertice che segnò la fine della guerra fredda e di un incubo durato più di
mezzo secolo: l'incubo atomico dell'annientamento reciproco. Ancora, abbiamo
ultimamente evitato che l'Europa si gravasse di un rilevante peso economico
rispetto agli altri giganti dell'economia mondiale, adottando al Consiglio
europeo di fine 2008 un "pacchetto energia" che avrebbe duramente
penalizzato le nostre economie e le nostre imprese. Al G8 e alla Conferenza sul
clima a Copenaghen cercheremo di coordinare un'azione autenticamente
ambientalista e quindi rispettosa dell'ambiente, ma senza il fanatismo
ideologico dell'ambientalismo, con tutti i grandi Paesi del Pianeta e con le
economie emergenti con cui vogliamo rafforzare il dialogo. Lo faremo a luglio
alla Maddalena, dove il G8 si aprirà alla Cina, all'India, al Sud Africa,
all'Egitto, al Brasile e al Messico. Insieme a questi Paesi riceveremo i Paesi
dell'Unione Africana e lavoreremo per lanciare una nuova filosofia degli aiuti
internazionali, affinché non siano più erogati a pioggia senza sapere dove e a
chi finiscono, ma siano davvero efficaci mediante la realizzazione diretta di
infrastrutture e di opere sociali con il coinvolgimento di più strumenti e di
più attori, anche privati. L'ultimo successo che abbiamo ottenuto è stata la
chiusura del contenzioso con la Libia, che durava da quasi un secolo e che i
precedenti governi di sinistra avevano cercato di risolvere, naturalmente senza
riuscirci. Noi ci siamo riusciti, con enormi vantaggi in prospettiva per le
nostre aziende, e con i giusti riconoscimenti ai nostri esuli. Vi ricordate
qualche evento, qualche risultato importante degli ultimi governi della
sinistra in politica estera? Noi ricordiamo, purtroppo, le bandiere di Stati
Uniti e di Israele bruciate e calpestate nelle piazze, addirittura l'ignobile
oltraggio ai manichini dei nostri caduti a Nassiriya. Un ricordo che ancora ci
indigna. Noi siamo fieri dei nostri soldati che contribuiscono alla costruzione
della democrazia e della pace nei Balcani, in Afghanistan, nelle aree calde del
Medio Oriente. Anche da qui vogliamo che i nostri carabinieri, i nostri
bersaglieri, i nostri marinai, i nostri aviatori, tutti i nostri soldati
sentano forte la nostra vicinanza, la nostra gratitudine, il nostro calore. Che
sentano il calore del nostro popolo, del Popolo della Libertà! Noi siamo tra i
Paesi fondatori dell'Europa e crediamo in un'Europa che non è quella arroccata
in una torre d'avorio, lontana dai cittadini, un'Europa dirigista e
centralista: l'Europa dei burocrati. Noi crediamo, invece, nell'Europa che
vogliono i cittadini europei e che è fatta di una grande storia, di valori
condivisi e di una politica comune. Di democrazia e di libertà. Di rigore e di
tolleranza. Di libera iniziativa e di solidarietà. Un'Europa libera, cristiana
e occidentale che pratica e che diffonde la libertà nel mondo. Un'Europa che
dobbiamo rinnovare in linea col Trattato di Lisbona perché deve essere ancora
più autorevole, più democratica e più unita. Per ricostruire la fiducia dei
cittadini europei nell'Europa unita è necessario lavorare ad una riforma
del'Europa che permetta di restituire agli Stati alcune competenze nazionali e,
nello stesso tempo, affidi e rafforzi nelle mani dell'Europa le competenze in
materia di politica estera e di difesa senza delle quali l'Europa non può
esistere, specialmente in un momento di cambiamenti vertiginosi come quello che
stiamo attraversando. Torniamo al nostro movimento. Il Popolo della Libertà è
già nato anche in Parlamento, e il lavoro comune nei gruppi della Camera e del
Senato è stato un banco di prova assolutamente positivo: la nostra grande
compattezza ha reso possibile l'approvazione in tempi record di tanti
provvedimenti varati dal governo nella situazione d'emergenza in cui ci siamo
trovati ad operare. L'asse tra il Popolo della Libertà e il governo, grazie
anche alla leale collaborazione con la Lega Nord è stata, è e sarà la chiave di
volta per garantire all'Italia una stagione di stabilità e di vere riforme e
per superare l'attuale crisi finanziaria internazionale. Il
nostro governo e la nostra maggioranza sono il luogo dove si esprime il massimo
del riformismo possibile, che può realizzarsi grazie a una solidità politica
senza precedenti. Siamo l'unico governo possibile oggi in Italia. Questa situazione
aumenta la responsabilità del nostro movimento che nasce e che inevitabilmente
si pone come legato al governo che esso oggi esprime. Il destino e il futuro
del Popolo della Libertà dipendono dalla capacità del governo di rispondere
alla sfida che grava sul Paese e di incontrare il consenso dei cittadini, anche
di quelli che hanno preferito o preferiscono votare per l'opposizione. E' il
sistema Italia nel suo insieme, al di fuori di ogni divisione di parte a cui
noi facciamo riferimento. Dobbiamo dire, a tutti coloro che ci sostengono con
il loro voto e con la loro simpatia, di schierarsi attorno al governo che oggi
è la chiave del futuro del Paese. I governi oggi hanno in tutti i Paesi
responsabilità assai accresciute rispetto a quelle del passato perché ad essi è
affidato il compito di far riprendere il rapporto virtuoso tra economia finanziaria
ed economia reale. Le istituzioni sono chiamate a giocare un ruolo impensabile
solo fino a pochi mesi fa. Ciò richiede tempi di reazione ben più rapidi dagli abituali
tempi lunghi delle istituzioni. Per questo motivo abbiamo posto il problema di
dare forma al nesso diretto tra corpo elettorale e governo che non era previsto
dal testo della Costituzione del '48. Oggi con maggior ragione sosteniamo che
l'autorità del governo e i tempi brevi a cui essa è obbligata devono trovare la
risposta nelle istituzioni. Noi rispettiamo la Costituzione e in essa ci
riconosciamo. Sentiamo il patriottismo della Costituzione ma non fine a sé
stesso. Sentiamo il patriottismo della nazione e della tradizione, delle radici
cristiane e umanistiche dell'Italia, che è il luogo in cui avvenne la sintesi
tra cristianesimo, tra ellenismo e romanità. Accogliamo nella nostra memoria le
differenti Italie del Medioevo e del Rinascimento così come l'Italia che è
entrata nella modernità con il Risorgimento. Vogliamo superare quei toni da
"guerra civile infinita" che rimangono ancora in Italia nel
linguaggio politico della sinistra. Vogliamo ricordare tutta la passione e la
sofferenza del nostro popolo, che visse in modo più drammatico degli altri la
seconda guerra mondiale. Celebriamo la Resistenza e la Repubblica nella memoria
dell'Italia una ed indivisa la cui storia viene da molto lontano. Questo è il
nostro patriottismo della tradizione e della nazione. Vogliamo così, in questo
spirito, aprire la prima pagina di una nuova stagione. Una stagione che ora
iniziamo e che sarà decisiva per il peso dell'Italia in Europa e nel mondo. E'
con questo convincimento, con questa speranza, con questa ambizione che
dichiaro aperti i lavori del nostro primo congresso, del nostro congresso
fondativo. Invito sul palco i responsabili e i leader dei partiti e dei
movimenti che oggi consegnano a noi le loro bandiere e i loro simboli affinché
si fondano in quello del Popolo della Libertà: - Denis Verdini, coordinatore di
Forza Italia. - Ignazio La Russa, reggente di Alleanza Nazionale. - la Nuova Dc
per le autonomie di Gianfranco Rotondi, - il Nuovo Psi di Stefano Caldoro, - il
Partito Repubblicano di Francesco Nucara, - l'Azione Sociale di Alessandra
Mussolini, - i Popolari Liberali di Carlo Giovanardi, - i Liberaldemocratici di
Lamberto Dini, - il Movimento Politico Italiani nel mondo di Sergio De
Gregorio, - il Movimento Politico per la Liguria di Sandro Biasotti, - la
Destra Libertaria di Luciano Bonocore, - la Federazione dei Cristiano Popolari
di Mario Baccini, - Michela Vittoria Brambilla, presidente dell'Associazione
Circolo della Libertà, - Marcello Dell'Utri, presidente dell'Associazione
Circolo del Buongoverno. Grazie, grazie a tutti voi che siete qui, grazie a
quanti ci seguono via radio, televisione e internet. A tutti un forte abbraccio
e l'augurio di poter realizzare i sogni e i desideri che portate nella mente e
nel cuore. Vi voglio bene, tenetemi nel vostro cuore. Viva il partito degli
italiani. Viva il Popolo della Libertà. Viva l'Italia. © SOCIETà EUROPEA DI
EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Messaggero Veneto, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 6 - Gorizia «Finanza etica sinonimo di
trasparenza» Cormòns: in un incontro in municipio affrontati i temi
dell'economia e delle banche CORMÒNS. Dopo l'incontro con padre Alex Zanotelli
a gennaio, la Botteghina equosolidale si è fatta promotrice di un altro
incontro per focalizzare l'attenzione della cittadinanza su tematiche meno
conosciute. Giovedì scorso è stata proposta una riunione sul tema della finanza
etica nella sala civica del Comune. Una panoramica su questo argomento è stata
proposta dalla dottoressa Alice Pesiri, promotrice finanziaria
di Banca Etica. «La finanza - ha spiegato - è un insieme di movimenti di
denaro. Le banche svolgono attività di intermediazione. Le banche
tradizionalmente operano per ottenere il massimo profitto». Ha poi individuato
e approfondito quattro problematiche che colpiscono il mondo della finanza
tradizionale: la finanziarizzazione dell'economia, la
speculazione e la crisi finanziaria,
il finanziamento a progetti irresponsabili, gli squilibri Nord-Sud. In particolare,
ha affermato che attualmente si sta verificando un sempre maggiore distacco tra
finanza ed economia reale. Ha spiegato che generalmente molte operazioni
bancarie riguardano le esportazioni di armi (come si può verificare su www.banchearmate.it).
«Un modello alternativo a quello tradizionale - ha spiegato - è rappresentato
dalla finanza etica». La finanza etica si propone di dare risposte etiche alle
problematiche precedenti: quindi di ritornare all'economia reale, di dare
attenzione alla valutazione ambientale e sociale, di seguire un'attività etica
lungo tutto il procedimento finanziario. «La finanza etica - ha detto - è
sensibile alle conseguenze non economiche delle azioni, segue i principi
dell'efficienza e della sobrietà della responsabilità etica, della trasparenza
e della partecipazione». La Banca Etica è una delle realtà che si occupa di
finanza etica. In Friuli Venezia Giulia conta circa mille e cento soci. Per
dare risposta all'esigenza di coniugare etica e operatività bancaria, sono
stati creati strumenti e comportamenti che mirano a creare organismi
indipendenti di verifica sulla coerenza delle attività bancarie e a coinvolgere
quella parte della società che crede negli obiettivi della finanza etica (la
rete dei soci, il terzo settore e i movimenti).
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
SINO A 300 MILIONI Fincantieri, via libera
all'aumento di capitale TRIESTE «Abbiamo tenuto»: così Giuseppe Bono, ad di
Fincantieri, commentato i dati del bilancio 2008 approvati dal cda. «Sono molto
soddisfatto della tenuta dell'azienda e fiducioso per il futuro». Il gruppo
Fincantieri nel
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Evento Gli sudenti tortonesi hanno incontrato
l'inviato de La Stampa Manacorda: dai titoli tossici fatti "a fette"
al crollo della sincerità "Le salsiccie e Arisa Così vi spiego la crisi"
MARIA TERESA MARCHESE TORTONA All'origine della crisi ci
sono «salsicce finanziarie» di pessima qualità che le banche non sono riuscite
a digerire. Questa per il giornalista economico Francesco Manacorda la prima
chiave di lettura della crisi che sta sconvolgendo il mondo.
La seconda è la cantante Arisa con la sua «Sincerità»: «Un elemento
imprescindibile per una relazione stabile». Proprio ciò che è venuto meno nel
sistema bancario dove nessuno si fida più di nessuno. Inviato d'economia de La
Stampa, Manacorda ieri mattina ha incontrato gli studenti degli ultimi anni
delle scuole superiori cittadine nella sala convegni della Fondazione Cassa di
RisparMio di Tortona, che collabora alla realizzazione degli incontri con i
giornalisti del quotidiano. «Ad agosto 2007 negli Usa è scoppiata la bolla
immobiliare. Oggi, a meno di due anni, il mondo intero è in recessione. Qual'è
l'origine della crisi, chi ha sbagliato, di chi è la colpa, perchè la crisi
finanziaria Usa ha portato alla crisi economica globale, quale l'effetto sulla nostra vita e cOsa
succederà adesso?» Manacorda ha ripercorso la storia della crisi a partire dalla metà degli anni '90: la bolla immobiliare negli
Stati Uniti con le famiglie che s'indebitano per comprare casa e le banche che
«impacchettano» mutui in strumenti finanziari e li vendono, magari «a
fette», per allontare da sè i rischi d'insolvenza. «Tutto funziona finché
crollano i prezzi delle case che avevano avuto un'impennata del 30%. A questo
punto, chi paga i mutui?» Sì perché nel frattempo sono stati inventati anche i
prestiti Ninjia (senza garanzie) che fanno parte dei mutui «subprime», quelli
della gente meno solvibile. La crisi degli Usa (che grazie al denaro
facile erano diventati il paesi dei compratori, mentre la Cina è quello dei
produttori) contagia l'Europa e il resto del mondo. Così crolla la fiducia e
dalla crisi finanziaria si arriva a quella economica. «L'economia
cade perchè gli Usa stanno seduti su una montagna di debiti: 53 trilioni di
dollari (4,5 volte il Pil)». La colpa è di chi è stato troppo ottimista, cioè
di tutti; poi del sistema di retribuzione dei manager, sempre orientati al
breve periodo («Faccio soldi adesso, poi si vedrà»), della Federal Reserve,
colpevole di aver «drogato» il mercato con tassi troppo bassi. Che accadrà
adesso? «Nessuno lo sa». Al termine la parola passa agli studenti. Anita
Arendarczyk, 5ª A Peano: «Ci sono sistemi economici maggiormente penalizzati
dalla crisi?» «Chi è già in una situazione di instabilità
economica ha problemi maggiori ad affrontare la crisi:
dipende dalla capacità di reagire». Josy Sestoni, 4ª ragioneria: «Il piano
Obama può risolvere il problema dei mercati borsistici negli Usa?» «Non saprei.
Il premier Ceco, Mirek Topolanek, lo ha definito una strada verso l'inferno.
Forse è meglio attendere come andranno le cose». Alberto Cardellini, 5ª sc.
tecn. Marconi: «In quali termini la crisi attuale può essere
confrontata con quella del '29». «Quella fu la prima crisi
globale che dagli Usa si estese agli altri Paesi. Questa è andata più avanti
dal punto di vista finanziario, ma per fortuna non ci sono ancora i problemi
sociali che quella crisi portò: ricordiamoci che finì con
una guerra mondiale». Barbara Molinelli, 5ª A sc. Peano: «Come influirà la crisi
sul mondo del lavoro?» «E' possibile che diventi più difficile per i giovani
trovare occupazione, ma forse un passo indietro sulla globalizzazione potrebbe
anche facilitare l'accesso al mondo del lavoro. Certo il vostro sarà un lavoro
diverso, oggi si dice flessibile, eufemismo per precario. Speriamo più
elastico, ma anche verso l'alto». Dejan Stevanovic, 4ª ragioneria: «Quali
risvolti avrà a livello globale l'interazione fra economia della Cina e degli
Usa?» «I destini di queste due superpotenze sono più incrociati di quello che
pensiamo. La bolla americana in fondo ha aiutato lo sviluppo della Cina».
Chiara Giordano, 4ª A sc. tecn. Marconi: «Quali cambiamenti nel nostro
quotidiano richiederà la crisi?» «Molti dicono che ridurrà i
consumi nell'immediato». Francesco Boggio Sola, 3ª A sc. Peano: «Gli Usa
resteranno al centro dell'economia?» «Forse avranno più voce in capitolo altri
Paesi, ma gli Usa rimarranno il perno». Francesco Agosti, 4ª A sc. Peano: «Dopo
la crisi
si potrà richiedere all'economia maggiore etica?» «Ci sono già tendenze in
questo senso. Ci vorrà più etica delle banche, ma anche del risparmiatore: non
si può pensare che ci siano mutui facili, chi lo fa è anche lui un po'
colpevole». Paolo Ronca, 4ª ragioneria, ha sollevato il problema della mancanza
di adeguati strumenti di controllo sulle società quotate in borsa e Piero
Bellone, 4ª A sc.tecn. Marconi, quello dei meccanismi attraverso i quali un
crollo della borsa può attivare un settore sano e produttivo. «Per ora i
controllori hanno stipendi molto più bassi dei manager controllati: per questo
i cervelli migliori scelgono la seconda strada. Il blocco dei consumi spazza
via le aziende meno solide, ma se si va oltre un certo limite non ci si
riprende più». Francesco Lorenzon, 4ªA sc. Peano: «La crisi
aggraverà i problemi ambientali o aiuterà a risolverli?» «L'aiuterà
probabilmente: l'innovazione tecnologica è uno degli strumenti messi in campo
da Obama». Valentina Boso, 4ª ragioneria: «Mezzi di trasporto a basso impatto
ambientale possono contribuire a creare una situazione positiva?» «Non vedo
nell'economia verde una capacità in più di riattivare il sistema, tuttavia è
meglio investire in infrastrutture che aiutano l'ambiente piuttosto che in
quelle tradizionali». Marco Sorgon, 3^A sc. Peano: «Se non ci fossero state le
fusioni tra banche e si fosse puntato più sul made in Italy...» «E' difficile
remare contro la globalizzazione. E poi il consumatore ha avuto dei benefici:
le magliette a tre euro le producono in Cina. Per le banche è lo stesso: con meno
colossi bancari oggi ci sarebbero meno problemi? Non so». Erdi Cimo, 4^
ragioneria: «Visti i rialzi delle borse si può pensare a investire?» «Non
chieda a me che fare dei suoi risparmi. Comunque personalmente penso che la
borsa sia ancora un posto da cui stare alla larga». Linda Ravazzano, 3ª sc.
Peano: «In che misura si può agire per arginare la disoccupazione?» «Imprese
più competitive, assumono. Ma è come fare? Questo è il problema». Francesco
Arzani, 5^A sc. tecn. Marconi: «E rinunciare a una crescita a tutti i costi?»
«C'è anche chi teorizza la decrescita felice, io penso che si possa trovare un
nuovo equilibrio». Serena Marra, 4^A sc. tecn. Marconi: «E' logico incentivare
il mercato dell'automobile e non altri settori?» «E' logico incentivare le grandi
aziende che danno non solo lavoro ma sono anche volano di sviluppo, di
ricerca». Vladimir Girtu, 4ª ragioneria: «Come si devono comportare i Paesi
entrati di recente nell'unione Europea?» «Quelli dell'Est? Pensavano all'Europa
come punto d'arrivo, invece si sentono soli. Il rischio e che tornino a
rinchiudersi nei confini nazionali. E' ragionevole pensare che l'Unione Europea
nei prossimi anni perda qualche pezzo». Dana Laura Zanfir, 4ª professionale
Carbone: «Il debito pubblico e i vincoli dell'Unione Europea possono costituire
un impedimento per uscire dalla crisi?» «Sì. Questo è il
momento di immettere soldi nell'economia». Alessandro Galia, 4ª professionale
Carbone: «Nel mercato del lavoro quali sono gli interventi che possono aiutare
l'economia?» «Meno precariato, perché chi non ha reddito stabile consuma meno.
Un'ipotesi è il salario unico d'ingresso, con una serie di tutele crescenti man
mano che il lavoratore acquista anzianità».
( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Banco solidarietàraccolta recorddi tutti gli
scolari Dopo cinquant'annia Sestri chiudela Trafileria Segesta s. margherita la
crisi
Cassa integrazione alla Fratelli Lombardo di CarascoLunedì due ore di sciopero
alla Fincantieri di Riva SANTA MARGHERITA. Oltre una tonnellata di prodotti
alimentari donati dagli 818 alunni delle scuole di "Santa": è questo
il grande risultato della seconda edizione della "Settimana del
Donacibo", organizzata dal locale Banco di solidarietà, in collaborazione
con l'Istituto comprensivo "Vittorio G. Rossi" e con la scuola
materna "Elia Rainusso". Dal 16 al 20 marzo gli alunni hanno portato
in tutto 1.067 chili di generi alimentari non deperibili (pacchi di pasta,
latte a lunga conservazione, scatolette di tonno, di carne o di legumi,
biscotti): cioè oltre 200 chili in più di generi alimentari rispetto al già
alto numero (800 chili) raccolto lo scorso anno alla prima edizione della
"Settimana del Donacibo". «È un risultato entusiasmante - afferma
Piera Piu, responsabile del Banco di solidarietà di Santa Margherita - ottenuto
grazie alla sensibile collaborazione di tutti». A partire dal prossimo mese
tutto quanto donato dagli alunni sarà distribuito dal "Banco" alle
famiglie assistite di Santa Margherita, che vengono segnalate dai parroci, dal
Centro di ascolto Caritas, dall'associazione Dame di San Vincenzo e dai Servizi
sociali del Comune. A oggi, il Banco di solidarietà di Santa Margherita assiste
sul territorio oltre sessanta famiglie in difficoltà. La crisi
finanziaria ha fatto aumentare anche a
"Santa" i nuovi poveri, rappresentati soprattutto da famiglie
monoreddito, anziani soli, disoccupati: soltanto in queste ultime due settimane
altre tre famiglie hanno fatto richiesta del pacco alimentare mensile.
Una crisi che colpisce ancora più duramente per chi abita qui,
dove il costo della vita è più alto rispetto ad altre località dello stesso
Levante. S. PED. .x/28/0903
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina IX - Genova Carige, la cassaforte
resiste alla crisi Utile
( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Ordini in calo,ma target di utile invariato
nel 2009 il gruppo MIlano. Siemens mantiene il target di utile per l'esercizio
fiscale 2009 nonostante una flessione degli ordini a partire da gennaio.
«Finché non ci sono nuove cifre, le vecchie sono valide», ha
detto il direttore finanziario Joe Kaeser. Il prossimo mese il gruppo
industriale tedesco pubblicherà i risultati del secondo trimestre da gennaio a
marzo. «La crisi finanziaria ha raggiunto Siemens
ma Siemens di per sé non è in crisi», ha
aggiunto Kaeser. Gli analisti si aspettano che il gruppo tagli le sue
previsioni per l'utile operativo per tutte e tre le sue divisioni -
energia, industria e medicale. Siemens ha preannunciato che l'utile totale
delle tre divisioni, il cosiddetto utile «total sectors», sarà tra 8 e 8,5
miliardi di euro per l'esercizio a settembre 2009. Kaeser ha detto che i nuovi
ordini nel secondo trimestre dovrebbero essere significativamente più bassi
rispetto allo stesso periodo dell'anno prima. Tuttavia, l'utile operativo
dovrebbe migliorare nel periodo grazie alla forte domanda della divisione
energia. 28/03/2009
( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza sezione: Visto & Previsto
data: 28/03/2009 - pag: 7 autore: mediobanca a supporto per ristrutturazione
patrimoniale e riscadenzamento del debito Camfin svaluta Pirelli e chiude in
rosso il 2008 Camfin, principale azionista del gruppo Pirelli con una quota del
26,19%, ha chiuso il 2008 con una perdita di 167,1 milioni contro l'utile di
1,7 milioni dell'anno precedente. Il risultato, si legge nella nota del gruppo,
è stato fortemente influenzato dalla crisi finanziaria internazionale. Il gruppo prevede una riduzione dei flussi di
cassa nel
( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza sezione: Visto & Previsto
data: 28/03/2009 - pag: 7 autore: L'utile consolidato scende a 43,6 milioni di
euro (-70,4%). ma la raccolta sale del 23,4% La Popolare di
Sondrio resiste alla crisi La Banca
Popolare di Sondrio presenta sabato 28 marzo ai propri azionisti i conti di una
crisi finanziaria epocale che ha
acciaccato anche la solida scorza dell'istituto valtellinese, senza tuttavia
impedire il raggiungimento di un risultato economico positivo e la consueta
remunerazione del capitale. La scelta di puntare sull'economia reale e
al sostegno dei territori serviti si è rivelata nuovamente vincente,
consentendo al gruppo guidato da Piero Melazzini di sviluppare del 23,4% la
raccolta diretta da clienti e in titoli, che ha complessivamente raggiunto i
18.326 milioni (+23,4%). L'equilibrio che caratterizza lo sviluppo
dell'attività diretta del gruppo (Banca Popolare di Sondrio e la sua
controllata bancaria elvetica) trova conferma anche negli impieghi alla
clientela che, pur con i consueti criteri prudenziali di assunzione, registrano
una crescita del 21,8% a 16.167 milioni, con sofferenze nette estremamente
ridotte (111 milioni) e pari allo 0,69% dei crediti concessi. La più elevata
incidenza del costo del lavoro di 174,6 milioni e la dilatazione a 67,5 milioni
delle rettifiche nette su crediti (+40,8%) hanno altresì contribuito al
peggioramento del risultato finale, appesantito dalla svalutazione operata
sulla partecipata Banca Italease (38,5 milioni). L'esercizio 2008 chiude
pertanto con un utile consolidato di 43,6 milioni (-70,4%), mentre la
capogruppo salda la gestione con un risultato positivo di 13,7 milioni
(-89,5%). L'adeguata dotazione patrimoniale dell'istituto consente di proporre
la destinazione di 0,35 milioni in beneficenza e la distribuzione di un
dividendo unitario di 0,03 euro (-86,4%), per una remunerazione complessiva di
9,244 milioni, capitalizzando l'importo spettante alle azioni proprie. Patrizia
Morlacchi
( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza sezione: CONGIUNTURA data:
28/03/2009 - pag: 10 autore: di Stefania Peveraro mercati azionari Bene, vince
il pessimista Dall'estate
( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Fincantieri, utili e ordini in
caloricapitalizzazione da 300 milioni navalmeccanica Fatturato record a 2,9
miliardi. L'amministratore delegato Bono: «Abbiamo tenuto». E ai sindacati
dice: dobbiamo stare uniti 28/03/2009 Roma. Boccata d'ossigeno da 300 milioni
per Fincantieri. L'azienda ha annunciato ieri i dati di bilancio 2008 che, a
dispetto di un fatturato record, segnano utili in flessione e una posizione
netta negativa per 64 milioni di euro. Situazione che ha convinto i manager a
chiedere all'azionista (lo Stato) una ricapitalizzazione da 300 milioni, anche
a fronte del fatto che nuovi fondi non possono arrivare da una quotazione in
Borsa al momento accantonata visto lo stato di fibrillazione dei mercati. Anche
il portafoglio ordini è in flessione. «Abbiamo tenuto»è il primo commento
dell'amministratore delegato Giuseppe Bono dopo la riunione del cda. Per il
quinto anno consecutivo, il consiglio d'amministrazione ha proposto la
distribuzione di un dividendo di 10,1 milioni. I ricavi di gruppo pari a 2,9
miliardi sono cresciuti dell'8% rispetto al
( da "Milano Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza sezione: Nordest Finanza data:
28/03/2009 - pag: 74 autore: di Federico Nicoletti Assicurazioni Valpiave
raddoppia Nel primo trimestre 2009 la raccolta della società bellunese è
aumentata del 10%. I clienti sono oltre 50 mila. In programma l'apertura di
nuove agenzie Il 2009 sarà ancora un anno di crescita per Assicuratrice
Valpiave, la piccola società di assicurazioni nel ramo danni, con sede a
Belluno, ripartita dieci anni fa dalla trasformazione in spa della mutua
fondata nel 1961 da un gruppo di autotrasportatori bellunesi, per far fronte
alla nascita della rc auto (l'80% delle quote della spa è ora nelle mani dei
trentini di Itas assicurazioni, mentre il resto è polverizzato tra diecimila
soci in Veneto). «Anche quest'anno stiamo andando bene nella raccolta premi,
che nel primo trimestre è aumentata del 10%», dice Renato Gislimberti,
presidente e amministratore delegato di Valpiave, che continua: «L'obiettivo è
mantenere la crescita su questo livello per tutto l'anno. In più tengono gli investimenti
e migliora la parte tecnica». Risultati che si affiancano a quelli registrati
lo scorso anno e appena approvati dal cda: la raccolta premi è stata di 16,4
milioni di euro, con un aumento del 12,5%, rispetto ai 14,6 del 2007. Nel
dettaglio, l'aumento è stato del 10,3% nei rami auto e del 18,8% negli altri
rami danni. Le riserve premi e sinistri lorde si sono rafforzate dell'1%,
raggiungendo 34,6 milioni di euro. L'utile netto è stato di 328 mila euro, un
dato che ha permesso alla società di proporre all'assemblea dei soci, convocata
per il 22 aprile, un dividendo di 210 mila euro. Così, mentre i colossi assicurativi fanno i conti con il fiato corto indotto
dalla crisi finanziaria internazionale,
Valpiave ha assorbito le svalutazioni sugli investimenti, contabilizzandoli in
bilancio al valore reale al 31 dicembre (il risultato tecnico è sceso da 1,2
milioni del
( da "Secolo XIX, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Sono stato frainteso»E ci casca anche il
vescovo mauro barberis C'è un luogo comune per cui i problemi possono rivelarsi
opportunità. Non è sempre vero: la camorra, per fare un solo esempio, è un
problema e basta. Ma quante volte, in Italia, un terremoto è stato l'occasione
per rilanciare regioni che altrimenti avrebbero continuato a languire?
L'immmigrazione non potrebbe servire, un domani, a pagare le nostre pensioni
messe a rischio dal calo demografico? Certo, per trasformare un problema in
un'opportunità occorre una classe dirigente attenta e ai problemi e alle
opportunità: altrimenti i guai divengono solo il pretesto per foraggiare gli
amici degli amici che falliscono (ieri Catania, domani Palermo, dopodomani
magari Napoli e l'Expo di Milano) e per consumare vendette trasversali. Una
volta tanto, però, qui non si parlerà delle malinconie di casa nostra, bensì di
un'enorme occasione perduta su scala continentale. E' fresca la crisi
del governo della Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno dell'Ue: un
governo euroscettico, la cui crisi potrebbe essere addirittura un
vantaggio per l'Europa, ma che solleva interrogativi su quella ratifica del
Trattato di Lisbona entro il 2009 che sembra divenuta l'ultima spiaggia
dell'integrazione. Difatti gli euroscettici si staranno fregando le mani. In
realtà, come ha scritto Ulrich Beck, dopo una crisi
finanziaria che ha polverizzato metà del
risparmio azionario mondiale, «se non ci fosse l'Ue bisognerebbe inventarla».
Noi che ci siamo dentro non ci pensiamo spesso: ma gli Stati falliti, come
l'Islanda, e anche il Regno Unito, che sta ripensando alla sua decisione di non
entrare nell'euro, se ne stanno accorgendo eccome. L'Europa, con i suoi
meccanismi di welfare, la sanità pubblica, gli ammortizzatori sociali, e la
maggiore propensione al risparmio dei suoi cittadini, italiani in testa, è la
direzione verso la quale l'America di Obama si sta faticosamente avviando, solo
perché costretta dal cataclisma globale. La crisi, in
effetti, potrebbe essere un'enorme opportunità per far uscire l'Europa dalle
sabbie mobili in cui è entrata con l'iniziativa della Costituzione europea:
che, benché in gran parte trasfusa nel Trattato di Lisbona, sembra solo
alimentare l'illusione che il nostro destino siano gli Stati Uniti d'Europa, e
non una sempre maggiore integrazione fra gli Stati. Questa illusione sembra
ancora sottoscritta da qualche commentatore nostrano: come Ernesto Galli della
Loggia sull'ultimo numero del Mulino, che pare condividerla solo per
rinfacciare all'Europa - anzi, alla «supposta Europa», come la chiama incurante
delle associazioni d'idee - un altro fallimento. L'unica veritàè che la crisi
è un'occasione, per cercare soluzioni comuni e forme di integrazione, che sta
andando perduta. Di fatto, la proposta di politiche comuni anti-crisi
venuta dal presidente francese Sarkozy ha incontrato, una volta tanto, il
favore dell'euroscettico Gordon Brown ma il no della cancelliera tedesca Angela
Merkel: molti, in Europa, pensano ancora di uscire dalla crisi da
soli, magari facendo concorrenza sleale a qualche partner. Così, si continua
con i rapporti bilaterali, come quello fra lo stesso Sarkozy e il nostro
premier: con le diplomazie impegnate sino allo sfinimento a stabilire - come mi
ha raccontato una fonte degna di fede - non le modalità dell'accordo sul
nucleare, ma le misure dei tacchi dei due leader, nessuno dei quali vuole
apparire più basso dell'altro. 28/03/2009 GIULIANO GALLETTA 28/03/2009
Monsignor Fort ha proclamato l'inutilità del condom contro l'Aids, salvo poi rettificare
28/03/2009
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Retroscena Gli istituti ordinano ai manager:
non andare all'estero Banchieri svizzeri prigionieri in patria "Restate a
casa" Viaggi a rischio in Europa e Usa "Ci accusano di evasione
fiscale" MARCO ZATTERIN CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Non vanno volentieri a
Parigi e a Francoforte, meno che meno a New York. Hanno paura, i banchieri
svizzeri, come i colleghi europei e anche qualcosa in più. Non devono solo preoccuparsi di rabberciare i bilanci perforati dalla crisi
finanziaria globale di cui sono stati coprotagonisti,
e nemmeno trovare un modo per stare alla larga dai disperati malintenzionati
che hanno preso a contestare la categoria in modo anche rude in quanto «causa
di ogni male». Il loro problema extra è che quando attraversano il confine
temono di non tornare indietro con facilità. Possono essere interrogati,
magari incarcerati, ora che tutti i governi stanno stringendo i controlli su
evasione fiscale e frodi bancarie. La prudenza consiglia allora di restare a
casa, sperano che prima o poi passi la nottata. Succede quando una piccola
confederazione quasi integralmente circondata da montagne è celebre nel mondo
per la cioccolata, i formaggi, gli orologi e 11 mila miliardi di dollari di
capitali che si presuppongono essere sottratti alle verifiche di tutti gli
erari del pianeta. Succede eccome. Il Financial Times ha rivelato, e la notizia
è confermata da fonti concordanti, che alcune fra le più importanti aziende di
credito elvetiche hanno ridotto al minimo, se non bloccato del tutto, le
missioni all'estero dei loro alti dirigenti. «Se oggi io vado in Germania per
incontrare due clienti - ha confessato un banchiere chiedendo l'anonimato - mi
possono fermare alla dogana per interrogarmi». Un'esperienza di cui gli uomini
in gessato preferiscono fare a meno. Lo fanno in molti, non tutti. Però questo
non toglie che il problema è considerato reale e che il fantasma che fa più
spavento è lo zio Sam vestito con l'uniforme grigia da agente del fisco. Lo
scorso anno un pezzo grosso dell'Ubs è finito diritto dalla dogana alla
gattabuia nell'ambito di un'inchiesta federale su una questione di imposte non
pagate. «Oggi, se sei un banchiere svizzero e vai in America, hai paura di
essere fermato e interrogato - ha ammesso un'altra fonte -. Io, prima di
attraversare l'Oceano, ci penso due volte». E ancora: «Certi banchieri non si
spostano nemmeno in Francia, altri non si allontanano più da Ginevra». Alcuni
grandi istituti svizzeri stanno cercando di semplificare i loro rapporti con la
Giustizia degli altri chiedendo la licenza bancaria nei paesi dove operano. È
una mossa che garantisce la tutela del personale, visto che questo si dispone
al rispetto delle regole del sistema che li ospita. Non basta. La grande
lezione della crisi tratta nelle capitali dell'Ue, e oltre Atlantico, è
che nessuna attività, in nessuno luogo o tempo, deve poter essere svolta senza
regole o senza controlli. La minaccia di inserire Berna nella lista nera Ocse
dei paradisi fiscali non cooperativi ha convinto il governo crociato a
promettere un ammorbidimento del segreto bancario, pur se piena trasparenza
resta comunque lontana e i margini di vischiosità non sono del tutto eliminati.
Così mentre si insegue una quadra per il nuovo assetto della governance
internazionale - col sogno di regole e vigilanza più stringenti messe nelle
mani del vertice G20 di giovedì prossimo - le amministrazioni danno un giro di
vite a quello esistente, e comportamenti che magari prima venivano tollerati
adesso sono contestati con decisione. Una volta si diceva «male non fare, paura
non avere». Il presidente svizzero Hans-Rudolph Merz ha affermato che la
riservatezza fa parte della tradizione dell'economia nazionale, cercando in
sostanza di non arretrare più di tanto, cosa che ovviamente raccoglie consensi
fra gli elettori. «Questi controlli non hanno niente a che vedere col segreto
bancario - protesta un banchiere -. I grandi paesi vogliono risolvere un
problema trovando un nemico straniero da colpire». Buona scusa, ma non
funziona. Non a Parigi, a Berlino, a Bruxelles, e nemmeno a Washington.
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Obiettivo centrale del
summit sarà quello di «ripulire» il sistema bancario dalle attività tossiche e
ridare così fiducia ai mercati finanziari D. Strauss-Kahn
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
GLI STABILIMENTI IN ITALIA Analisi Il Lingotto
vuole giocare un ruolo da protagonista «SUGLI AIUTI DEI GOVERNI PARITÀ DI
CONDIZIONI PER TUTTI I COSTRUTTORI». CONFERMATI I TARGET 2009 DEL GRUPPO.
TITOLO IN RIALZO IN BORSA: +3,33% La crisi epocale e il manifesto di Marchionne
«È un problema che riguarda insieme azienda, banche sindacato e governo»
TEODORO CHIARELLI Montezemolo: grazie agli incentivi la filiera dell'auto sta
vedendo i primi risultati positivi "In Europa fabbriche a rischio chiusura"
TORINO Un misto di pragmatismo svizzero-americano, di realismo italiano e -
perché no? - di orgoglio abruzzese. C'è tutto Marchionne nell'intervento che
l'amministratore delegato della Fiat ha fatto ieri all'assemblea del gruppo. Un
vero e proprio manifesto sulla situazione del mercato internazionale dell'auto
e sul ruolo che Fiat può e vuole giocare. Splende un sole primaverile a Torino
mentre un gruppo di operai dispiega striscioni e issa pupazzoni col faccione
rotondo di Sergio Marchionne davanti all'ingresso del Lingotto. Distribuiscono
un volantino agli azionisti che, alla spicciolata, varcano i portoni del centro
congressi per partecipare all'assemblea. «I lavoratori vivono in un clima di
incertezza, c'è il rischio concreto, come è già avvenuto in crisi meno gravi di
questa, che gli stabilimenti vengano messi l'uno contro l'altro». Già, il
crollo del mercato che mette in ginocchio i colossi mondiali dell'auto sta
avendo ripercussioni pesanti, e non potrebbe essere altrimenti, anche sulla
Fiat, nonostante gli incentivi statali facciano intravvedere una seppur flebile
ripresa. Marchionne non si nasconde, anzi rilancia. «La Fiat non vive fuori da
mondo», sibila dal palco. E aggiunge: «Quando, quasi cinque anni fa, avevamo
detto che non avremmo chiuso nessuno stabilimento in Italia, eravamo
consapevoli dei costi che questa scelta avrebbe comportato. Lo abbiamo fatto
con senso di responsabilità, pur sapendo che alcuni nostri stabilimenti
presentano dei gravi svantaggi strutturali. Ma oggi che la crisi ha spinto
oltre al limite quelle condizioni di sostenibilità, è necessario rendersi conto
che non si tratta più di un problema solo della Fiat». L'Ad del Lingotto
sostiene che a livello globale diventa quanto mai necessaria una seria
ristrutturazione di questa industria per portarla a un livello di sostenibilità
economica. La capacità produttiva a livello mondiale è di 94 milioni di vetture
l'anno, almeno 30 milioni in più di quanto il mercato sia in grado di assorbire
in condizioni normali. E un terzo di questa capacità produttiva è installato in
Europa. Ma non siamo in condizioni normali e si stima che la percentuale di
utilizzo degli impianti nel Vecchio Continente scenderà quest'anno al 65%. «La
necessità di una razionalizzazione è evidente - spiega Marchionne -. È difficile
giustificare l'esistenza di una fabbrica quando il dislivello economico è
alto». In America e Canada hanno chiuso 24 fabbriche negli ultimi dodici mesi.
«Dovremo arrivarci anche in Europa. È un problema dell'industria dell'auto, che
non può continuare a distruggere valore». Vuol dire che almeno uno degli
stabilimenti italiani della Fiat è a rischio? Marchionne non lo esplicita e
neppure accetta di fare il nome di Pomigliano nonostante le pressioni di
piccoli azionisti e giornalisti. Insiste: «Non è un problema solo della Fiat. È
un problema che riguarda, come succede in tutto il mondo, azienda, sindacato,
banche e governo». Poi spiega: «Gli ecoincentivi sono stati fatti dal nostro
governo in modo più intelligente che in altri Paesi europei, ma siamo gli unici
in Europa a non avere avuto aiuti finanziari dall'esecutivo».
Cosa significa? Che per quanto riguarda gli interventi sul capitale e sulla
capacità finanziaria l'Italia ha detto di voler seguire la posizione
europea. Peccato che questa non sia mai stata espressa. E che il commissario Ue
abbia avuto altro da fare. In compenso sono arrivati o sono in arrivo
interventi diretti alle proprie aziende da parte di Francia, Svezia, Gran
Bretagna e Germania. «Aiuti a tutti o a nessuno», insiste Marchionne. «Se domani
mattina il governo italiano dovesse dire che garantirà l'indebitamento Fiat per
3 miliardi, il nostro credit default swap scenderebbe alla velocità della
luce». Detto questo, l'Ad del Lingotto insiste sul fatto che la sfida di Torino
passa per alleanze con altre case in un'ottica di concentrazione («Resteranno 5
o 6 competitori globali») e difende la trattativa per l'ingresso nella Chrysler
(lodando l'impegno della task force del governo Usa). E in questo contesto,
come ha detto il presidente Luca Montezemolo, «la Fiat si sta preparando a
giocare un ruolo da protagonista nel lungo periodo in ogni settore in cui è
presente». L'orgoglioso Marchionne solletica a sua volta l'orgoglio degli
azionisti («Posso garantirvi che la Fiat è pronta») e ribadisce che l'obiettivo
è di fare tutto il possibile per salvaguardare «i nostri marchi, i nostri
business e il nostro metodo di gestione». Per i più increduli la ciliegina
finale: la conferma dell'obiettivo di 1 miliardo di utile operativo alla fine
di questo terribile, drammatico, maledetto 2009. [FIRMA]GIANLUCA PAOLUCCI
TORINO Francia, Gran Bretagna, Svezia, presto anche Germania sostengono
l'industria dell'auto ma «noi continuiamo a far finta di niente affidandoci
all'Europa. Ma il problema non è di Fiat ma dell'industria dell'auto,
l'industria non può andare avanti così». Sergio Marchionne, davanti agli
azionisti prima e ai giornalisti poi, torna a chiedere «parità di condizioni»
per i costruttori europei per evitare distorsioni del mercato. Ma ribadisce,
davanti agli azionisti chiamati ad approvare il bilancio del 2008, che si
intravedono dei segnali positivi in fondo al tunnel della crisi e conferma
l'obiettivo di un utile della gestione operativa di oltre un miliardo per fine
anno. Nessuna polemica con il governo, sottolineano tanto l'ad quanto il
presidente, Luca Montezemolo. Proprio Montezemolo, aprendo l'assemblea, ha
voluto ricordare esplicitamente che sul mercato italiano «in virtù delle
decisioni del governo, che vogliamo ringraziare, tutta la filiera dell'auto sta
vedendo i primi risultati positivi». Ma una distorsione che va eliminata: «Gli
ecoincentivi sono stati fatti dal nostro governo in modo più intelligente che
in altri Paesi europei, ma siamo gli unici in Europa a non avere avuto aiuti finanziari
dall'esecutivo», ha aggiunto Marchionne rispondendo alle domande dei
giornalisti. «Per quanto riguarda gli interventi sul capitale e sulla capacità finanziaria
- ha detto Marchionne - l'Italia ha detto di voler seguire la posizione
europea, ma questa non è mai stata espressa. Ci saremmo aspettati un intervento
del commissario europeo, ma non c'è stato». Sostegni che Marchionne aveva poco
prima elencato uno per uno, di fronte agli azionisti: «Mi riferisco alle linee
di credito per circa 7 miliardi per Peugeot Citroën e Renault in Francia, ai
2,6 miliardi di finanziamenti che Svezia ha concesso a Volvo e Saab, alla
garanzia statale sui prestiti per investimenti a favore dei costruttori del
Regno Unito e al prestito ancora in discussione per la Opel in Germania».
Decisioni «molto pericolose», per Marchionne, perché rischiano di disgregare la
costruzione europea mettendo in discussione i valori e i principi sui quali si
fonda. Per questo, l'ad vedrebbe con favore una «task force» europea per le
quattro ruote sul modello di quella messa in piedi dall'amministrazione Obama
per l'auto Usa. D'altronde il settore è destinato a consolidarsi ancora: nel
2009 sono a rischio chiusura molte fabbriche e tra 24 mesi resteranno «non più
di sei costruttori globali», dice l'ad. E «le condizioni per mantenere una Fiat
"stand alone" non ci sono». Intanto prosegue la trattativa per
Chrysler: «Noi siamo pronti», ha detto l'ad, la prima auto frutto della
collaborazione potrebbe essere sul mercato «nel 2011». Montezemolo e Marchionne
parlano di un gruppo «pronto a giocare un ruolo da protagonista nel lungo
periodo, con tutte le carte in regola per affrontare le sfide future». E ai
soci, che prendono la parola in tanti - anche per condividere con la platea
aneddoti singolari, come l'azionista che ha raccontato di un'apparizione di
Gianni Agnelli in sogno per rincuorarlo sulla sua salute -, l'ad spiega che è stato deciso di non distribuire i dividendi «per
ragioni di prudenza finanziaria, ma
non appena tornerà la normalità nei mercati finanziari, la Fiat riprenderà a distribuirli» (quest'anno 0,31 euro alle
sole risparmio). A Piazza Affari il titolo continua la risalita: ieri +3,33% a
5,27 euro in una giornata positiva per tutto il comparto auto europeo.
( da "Stampa, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Qualificazioni mondiali, comincia la gran
volata. Stasera, il Montenegro di Savicevic, già regolato a Lecce per 2-1;
mercoledì, l'Irlanda del Trap. Si riparte da Brasile-Italia 2-
( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ Compri casa negli Usa E hai subito
la «green card» Dico sì alla proposta di Shilling: col bonus «residenza» agli
stranieri il real estate si stabilizzerebbe. E ogni anno avremmo un milione di
nuovi americani in più di Redazione - 28-03-2009 La settimana scorsa, mentre
l'attenzione era concentrata sull'attesa del piano Geithner, The Wall Street
Journal ha pubblicato una proposta del mio amico Gary Shilling per affrontare
la crisi
del mercato immobiliare che a suo avviso (ma anche a mio parere) rischia
un'ulteriore caduta del 20 per cento. Il rimedio è semplice: offrire agli
stranieri che acquistano casa negli Stati Uniti la green card (cioè la
residenza). Mi è sembrata l'idea migliore che ho sentito finora per affrontare
il nodo della bolla immobiliare e, nel contempo, evitare il
peggioramento della crisi finanziaria.
Ancor oggi, in tempi di crisi, gli Stati
Uniti accolgono un milione di persone all'anno. Non si tratta di aumentare il
flusso, ma modificarne le caratteristiche. I benefici sono evidenti: l'aumento
della domanda servirà ad assorbire l'eccesso di offerta, stabilizzando i prezzi
e ridando ossigeno all'edilizia. La ripresa dei valori permetterà a
molte famiglie di rifinanziare i mutui a condizioni più favorevoli; un flusso
di denaro, almeno 12 miliardi di dollari, finirà nelle tasche dei mediatori
immobiliari, innescando un circolo virtuoso nei business locali, sostenuti
dalle esigenze dei nuovi cittadini. E, cosa non da poco, attraendo un milione
di proprietari di casa, noi acquisiremo un altro milione di americani della
classe media. L'alternativa? Mi rifaccio ai numeri di Shilling. Negli Usa, nel
decennio 1996/2005, sono state costruite 6,7 milioni di abitazioni in più della
media storica. Inoltre si sono aperti cantieri per 1,5 milioni di abitazioni,
precipitate a mezzo milione nel 2008, cifra che rischia di cadere
ulteriormente. Nonostante la frenata, secondo Shilling, c'è ancora un'offerta
in eccesso di 2,4 milioni di case. «Se non verrà eliminato questo surplus -
scrive Shilling - i prezzi scenderanno di un altro 20% entro fine 2010,
portando la frana complessiva al 37 per cento. Il risultato potrebbe essere
devastante: 25 milioni di americani, circa la metà dei 51 milioni che hanno un
mutuo, avranno ipoteche superiori al valore della casa. Ci vorranno almeno
mille miliardi di dollari per riportare in equilibrio il valore degli immobili
con le ipoteche, contro i 449 miliardi di sbilancio attuali per le 14 milioni
di famiglie già sott'acqua». A risultati simili conducono gli studi di John Burns
o del professor Robert Shiller di Yale: se non riparte il ciclo degli acquisti
nell'immobiliare, crescerà la paura e la sfiducia dei proprietari di casa. E
come dimostrano i dati dell'osservatorio Case-Shiller, l'unico serio indicatore
del settore, la casa è di gran lunga l'investimento più importante per gli
americani, sia dal punto di vista economico che emotivo: ci sono più cittadini
(68%) che possiedono una casa di quanti possiedano azioni (50%). E questo
spiega perché nei sondaggi la preoccupazione per il valore della casa precede
sempre quella per l'andamento delle azioni. Senza un intervento in questo
settore, perciò, l'uscita dalla crisi dell'economia reale
rischia di essere un'illusione: stime realistiche parlano di una crescita della
disoccupazione oltre il 10% entro l'anno. E così come due anni fa io e pochi
altri lanciammo il monito che la crisi immobiliare avrebbe
gelato la finanza, è facile profezia sostenere che, senza una ripresa
dell'immobiliare, non ha senso immaginare una ripresa economica. E data la
dimensione del problema, non si può confidare nei rimedi tradizionali: ci
vorranno almeno due anni e mezzo per smaltire, grazie ai meccanismi di mercato,
le attuali eccedenze; la leva fiscale o i contributi pubblici possono fare
qualcosa, ma si sta parlando di migliaia di miliardi, un intervento dal costo
politico oltre che finanziario impensabile. A questo punto val la pena di approfondire
la carta «immigrati». In un anno arrivano negli Usa 1,1 milioni di nuovi
cittadini; ma solo il 13% riceve un visto per le sue qualità professionali.
Potremmo gradualmente introdurre nuovi criteri di ammissione: la casa (valore
minimo dell'investimento, diciamo 100mila dollari) non potrà essere rivenduta
prima di un paio d'anni; il diritto alla residenza potrà essere tolto in caso
di reati entro i primi cinque anni; si potranno favorire i candidati con studi
avanzati alle spalle. E così via. Ripeto, è un'idea da approfondire,
rapidamente e con l'energia che richiede una situazione eccezionale. Su un
punto vorrei essere chiaro: non si tratta di importare un milione di stranieri,
bensì di dare spazio a un milione di nuovi americani. Non c'è cittadino degli
Stati Uniti, del resto, che non discenda da un emigrante. È questo melting pot
la vera forza dell'America, che è un'idea prima ancora che una terra.
Un'occasione offerta a tutti: sia a chi apre una pasticceria, sia a chi fonda
Google. Il 25% delle start-up di Silicon Valley nasce dall'iniziativa di un
emigrato. Aprendo le porte del Paese a gente così potremo uscire dalla crisi.
Altrimenti, a vostra scelta, ci sarà il 10% o più di disoccupazione, il prezzo
delle case in calo, gli sfratti in aumento. TERAPIE ANTICRISI/2
( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
FONDI & RISPARMIO Metti la tripla A E il
monetario ha il vento in poppa Le masse gestite hanno raggiunto i 4,38 trilioni
di dollari a livello globale. Il maggior interesse è verso prodotti ad alto
rating e un Nav stabile di Redazione - 28-03-2009 PUNTO DI VISTA Negli ultimi
18 mesi la propensione al rischio degli investitori in tutta Europa è crollata
bruscamente, in risposta agli eventi tumultuosi dei mercati finanziari globali.
Eppure, c'è un settore che ha assistito a una crescita significativa nel
contesto di una straordinaria instabilità di mercato. Negli ultimi 12 mesi,
dall'avvio della crisi di liquidità, gli asset dei fondi che investono sul
mercato monetario globale sono aumentati di circa il 20%, raggiungendo i 4,38
trilioni di dollari (in Europa, i fondi monetari europei con rating tripla A
hanno totalizzato 427,3 miliardi di euro alla fine del 2008). Inoltre, anche la
base dei sottoscrittori si è estesa in maniera significativa. Guardando al
resto del 2009, riteniamo che i fondi monetari continueranno ad attirare
investitori, istituzionali e non. In particolare, notiamo un forte interesse in
quei prodotti che si distinguono per alcune caratteristiche chiave. Queste
comprendono un rating tripla A, un valore stabile del Nav, un alto grado di
liquidabilità e l'obiettivo di massimizzare gli utili correnti preservando nel
contempo il capitale. Le agenzie di rating svolgono un controllo regolare sui
fondi con rating tripla A per assicurare che siano in linea con le rigide linee
guida relative a diversi fattori, compresi la qualità del portafoglio, la
scadenza e la diversificazione. I fondi che seguono queste linee guida hanno
secondo noi un'alta capacità di mantenere il valore nominale e di limitare
l'esposizione alla perdita, con la più bassa sensibilità ai cambiamenti nei
tassi di interesse. All'interno del segmento dei fondi monetari segnato da queste
caratteristiche chiave notiamo un particolare interesse nei fondi investiti in
titoli di Stato. Mentre le tradizionali strategie di investimento in «carta
commerciale» dei prodotti di liquidità sono state largamente accettate sia
dagli investitori istituzionali sia dal retail in Europa, c'è anche stato un
flight to safety che ha spinto alcuni investitori a evitare qualsiasi forma di
esposizione al credito. Di conseguenza, i fondi monetari governativi hanno
visto aumentare la propria rilevanza. Questi prodotti, come si può dedurre dal
nome, investono soprattutto in titoli di Stato ed emissioni sovranazionali
(solo in Europa, circa 70 miliardi di dollari sono confluiti nei fondi
governativi tra agosto e ottobre 2008). E oggi, con i tassi di interesse vicini
allo zero negli Usa e un costo del denaro in discesa in Europa e nel Regno
Unito, i rendimenti dei prodotti liquidità, e delle strategie di investimento
focalizzate sui titoli di Stato in particolare, sono scesi in maniera
drammatica. Ciononostante, anche con rendimenti estremamente bassi, ci sono
stati pochi cambiamenti nei patrimoni dei fondi governativi. La scarsa
propensione degli investitori a lasciare la sicurezza di tali prodotti, dunque,
indica che in Europa rimane ancora elevato il livello di avversione al rischio.
Anche se i governi europei hanno reagito in maniera
incisiva alla crisi finanziaria,
è chiaro che gli investitori in Europa continuano a essere preoccupati dallo
stato dei conti delle banche e dal rischio potenziale di mantenere i contanti
in depositi bancari non garantiti. E in periodi di instabilità finanziaria, come quello attuale, il fondo monetario rappresenta una valida
alternativa di investimento, soprattutto considerando l'obiettivo di
fornire un alto grado di diversificazione della controparte, oltre a una
liquidità giornaliera. In Goldman Sachs, gestiamo prodotti di liquidità da più
di 25 anni, e non abbiamo mai assistito a un interesse così grande nel settore
da parte degli investitori. Ma se da un lato i fondi monetari continuano ad
attirare asset, dall'altro non è mai stato così importante utilizzare nella
gestione di questi prodotti un controllo stringente sul rischio. Nello
specifico, i risk manager dovrebbero essere indipendenti dai team che
gestiscono i fondi e dovrebbero essere in grado di riportare direttamente al
senior management. È anche importante che i gestori dei fondi aderiscano ai più
alti standard di apertura e trasparenza. Per i fondi monetari questo significa
che i titoli in portafoglio dovrebbero essere puntualmente accessibili agli
investitori in modo che possano avere chiarezza sui livelli di liquidità e
sulle scadenze, giorno e notte. Gli investitori che si rivolgono ai prodotti di
liquidità come flight to safety non dovrebbero chiedere nulla di meno.
( da "Borsa e Finanza" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI TECNICA Il recupero dei financial fa
da traino agli industriali di Redazione - 28-03-2009 Finalmente si vedono
segnali di vita nel mondo dei subordinati bancari, che tornano prepotentemente
protagonisti del mercato del credito. Il ritorno a casa del figliol prodigo è
avvenuto in grande stile, con un rialzo molto importante sugli strumenti di
capitale più subordinati, come gli Upper Tier2 e i Tier1. Si tratta di prodotti
ibridi, con caratteristiche che li pongono a metà strada tra debito e capitale.
La recente crisi finanziaria ha reso di fatto questi strumenti orfani, privi di un naturale
compratore. Gli operatori del mercato obbligazionario, infatti, hanno venduto a
man bassa questi strumenti, non sentendosi più a proprio agio con titoli che,
attraverso un meccanismo di opzionalità sulla data di rimborso e sul pagamento
delle cedole, si prestano a condividere il peso dei risultati negativi
dell'emittente. Gli operatori dei mercati azionari, invece, non sono mai
entrati con convinzione su questo mercato, spesso a causa di una elevata
complessità contrattuale degli strumenti e soprattutto non abituati a
combattere con i problemi di illiquidità. A colmare il vuoto e a sbloccare
questa impasse sono intervenute le banche stesse, che hanno iniziato a riacquistare
il proprio debito subordinato approfittando dei prezzi da saldo a cui sono
scivolati questi titoli. Pur con prezzi di riacquisto sostanzialmente più
elevati degli ultimi livelli riportati sul secondario, infatti, gli attuali
prezzi incorporano un elevato sconto rispetto la parità (valore a cui queste
passività sono iscritte a bilancio). Un buon affare, dunque, per gli emittenti,
che hanno disponibilità di capitale da impiegare in operazioni di questo tipo.
Se questo nuovo trend riuscirà a consolidarsi può rappresentare una spinta
molto importante per un segmento di mercato in crisi di
identità. Vanno in questa direzione le operazioni annunciate da Royal Bank of
Scotland, Lyods/Hbos e Banca Popolare di Milano. La boccata d'ossigeno sul
segmento dei finanziari ha fornito ulteriore spinta anche ai corporate bond
industriali, che continuano a registrare buoni flussi con un primario sempre
molto attivo per gli emittenti investment grade. Scendendo nel purgatorio
dell'high yield, invece, ci si imbatte nell'ottimo recupero dei bond Seat 8%
2014 (B3/BB-) e della tedesca Heidelbergcement 6,375% 2012 (B1/CCC+).
Nonostante il downgrade di Fitch, anche le obbligazioni di Fiat hanno fatto
segnare rialzi consistenti, con il bond 6,625% 2013 tornato intorno a quota
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 22 - Economia Obama fa pace con i
banchieri "Insieme rifondiamo l´economia" Il tedesco Steinbrueck:
"Euro a rischio", e il dollaro risale Incontro alla Casa Bianca con i
manager del credito. Lunedì il piano per l´auto LUCA IEZZI ROMA - Il presidente
Barack Obama riallaccia i rapporti con Wall Street. Ieri alla Casa Bianca sono
stati ricevuti gli amministratori delegati delle 16 più grandi banche Usa, un colloquio durato qualche ora in cui si è parlato di tutti i
temi caldi della crisi finanziaria:
riduzione del livello dei compensi dei banchieri, le regole per l´acquisto
degli asset tossici da parte dello Stato e persino l´ipotesi di un ritorno alla
divisione tra banche commerciali (quelle che si rivolgono ai risparmiatori) e
le più rischiose banche d´affari. Con la convocazione di ieri, Obama,
dopo aver a lungo criticato la mentalità "avida" dei banchieri
americani e averla additata come la principale causa della recessione, per la
prima volta si è rivolto direttamente ai big del credito per chiedere collaborazione
nella ricostruzione dell´economia. «Il presidente ha iniziato parlando
dell´importanza di gestire gli asset tossici e far sì che le banche tornino
presto a prestare soldi - ha raccontato il portavoce della Casa Bianca Robert
Gibbs - possiamo dire che tutti hanno concordato sulla necessità di aggiornare
il sistema delle regole». «Il presidente ci ha detto chiaramente che vuole che
il Paese si rimetta in moto - ha dichiarato l´ad di Jp Morgan, Jamie Dimon - E
noi vogliamo aiutarlo». Sono arrivate delle aperture da parte di tutti i
banchieri. E sul fronte degli stipendi il capo di Bank of America Ken Lewis ha
dichiarato: «L´epoca d´oro degli stipendi è finita». I termini dello scambio
tra banche e amministrazione sono chiari anche se da entrambe le parti si
ammette «che non c´è accordo su tutto». L´obiettivo è di evitare raffica di
fallimenti grazie al piano da mille miliardi di dollari di riacquisto dei
titoli svalutati dalla crisi a patto di accettare una
quantità maggiore di sorveglianza. Controllo garantito dal piano di riforma dei
mercati
finanziari del ministro dell´Economia Tim Geithner e dalla
nascente autorità di controllo sull´attività delle banche. La settimana
prossima Obama affronterà l´altro punto debole della corporate America: l´industria
dell´auto. «Il presidente delineerà lunedì quella che secondo lui è la strada
migliore per garantirne la sopravvivenza sia nel breve sia nel lungo termine»
annuncia il suo portavoce. Il piano auto avrà pesanti ripercussioni anche in
Europa: ieri il cancelliere tedesco Angela Merkel ha chiarito che la crisi
della Opel (controllata da Gm) sarà affrontata in «stretta collaborazione» con
il governo americano. Proprio da Berlino è arrivato un colpo all´euro (sceso
sotto quota 1,33 dollari) perché il ministro delle finanze tedesco, Peer
Steinbrueck ha detto che la moneta europea è a rischio per la violazione
sistematica del patto di stabilità «che non tutti prendono sul serio». Chiaro
il riferimento ai deficit di bilancio che molti Paesi dell´eurozona stanno
contraendo in virtù dei piani di spesa messi in campo per contrastare la crisi.
«Se il patto di stabilità non verrà preso seriamente in considerazione - ha
ribadito Steinbrueck - l´euro avrà problemi prima o poi in termini di
credibilità e stabilità».
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 22 - Economia IL MERCATO I grandi del
mondo al test del risparmio Gli americani ora sono costretti a mettere soldi da
parte: 4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%
ALESSANDRO PENATI Come quasi tutte le crisi finanziarie, anche quella attuale ha come sfondo uno squilibrio
dei flussi internazionali di capitale. Fino al �98, i paesi asiatici avevano
finanziato la propria crescita importando capitali, che hanno alimentato
credito facile e bolla immobiliare. Scoppiata la bolla, fuggiti i
capitali, i sistemi finanziari locali sono crollati, causando una devastante crisi
economica. Da allora hanno spinto la crescita attraverso le esportazioni,
accumulando un surplus di risparmio, investito prevalentemente negli Stati
Uniti, che ha permesso agli americani di "vivere al di sopra dei propri
mezzi", alimentando credito facile e bolla immobiliare. La bolla si è
sgonfiata, il sistema finanziario degli Usa è crollato ed è arrivata la crisi.
Stesso film, ruoli invertiti. I paesi asiatici, complessivamente, hanno
accumulato nel decennio un avanzo delle partite correnti (l´eccesso del
risparmio di un paese rispetto ai propri investimenti) di 5.000 miliardi: una
cifra colossale, affluita prevalentemente negli Usa, che nel periodo hanno
importato capitali esteri per 6.500 miliardi. Il modello di sviluppo asiatico è
stato emulato in Europa dalla Germania: 1.200 miliardi di capitali
complessivamente esportati in dieci anni, in parte verso l´Europa dell´Est, ma
soprattutto verso i paesi "periferici" di Eurolandia (Portogallo,
Italia, Spagna, Grecia, e Irlanda). Tutti assieme, questi paesi hanno importato
1.500 miliardi. In Spagna e Irlanda, i capitali esteri hanno finanziato il
settore privato e la bolla immobiliare; in Italia e Portogallo, il disavanzo
pubblico; in Grecia, entrambi. Sono questi i paesi di Eurolandia che gli
investitori percepiscono a più alto rischio. Nessuno ha ostacolato lo sviluppo
di questo imponente squilibrio nei flussi di capitale: agli americani faceva
comodo spendere tutto il reddito e non risparmiare; all´Asia conveniva che la
cicala americana trainasse la loro crescita (anzi l´ha agevolata, sostenendo il
dollaro con acquisti massicci di Treasury Bonds); alla Germania conveniva
spingere la propria industria con le esportazioni, alla Spagna drogare la
crescita con la bolla immobiliare, e all´Italia finanziare più agevolmente il
debito pubblico (oltre la metà del nostro debito, ben 747 miliardi, è in mani
straniere). Così, a fronte di una crescita potenziale di circa il 3%, il mondo
è cresciuto negli anni passati al 5%. E oggi, Cina e Giappone sono i principali
creditori del Governo americano; la Germania, dei paesi di Eurolandia. Ora che
la bolla si è sgonfiata, il consumatore americano è costretto a risparmiare:
4,2% del reddito, ma si prevede fino al 10%. Per evitare che il crollo della
domanda privata causi una depressione, la spesa pubblica si sostituisce a
quella privata. Anche nei paesi europei in deficit, lo Stato aumenta i propri
debiti per evitare un´ondata di dissesti tra i privati. Il Tesoro americano ha
chiesto a gran voce che i paesi in surplus facilitino l´aggiustamento globale,
aumentando lo stimolo fiscale per spingere la loro domanda interna. L´Europa
"periferica" tace, causa i vincoli di Maastricht. Ma Cina e Germania
hanno risposto picche; identico il messaggio della Bce: un ulteriore aumento
dei disavanzi pubblici creerebbe inevitabilmente la tentazione di usare
l´inflazione per risolvere il problema dell´enorme stock titoli di Stato
emessi; e questo danneggerebbe i grandi creditori Cina e Germania. Vero. Ma
richiedendo che l´onere dell´aggiustamento gravi prevalentemente sui paesi in
deficit, si rischia il crollo del dollaro e, in Europa, la crisi finanziaria
di qualche paese. I creditori ci perderebbero comunque. Senza contare che,
venendo meno il traino delle esportazioni, i paesi in surplus rischiano di
importare la deflazione. Riequilibrare i flussi faciliterebbe l´uscita dalla crisi.
Ma dubito che il prossimo G20 produrrà un accordo.
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 23 - Economia Londra assediata dai no
global anti-finanza Partono le proteste in vista del G20: oggi 100 mila in
marcia Sindacalisti, anarchici, ambientalisti e disoccupati si sono organizzati
con Facebook e Twitter. "è il popolo di Google" ANAIS GINORI «Preghiamo per i leader del G20 affinché possano adoperarsi per
trovare soluzioni contro la crisi finanziaria. Preghiamo affinché sappiano formulare un nuovo ordine economico
mondiale». Si comincerà così, con un salmo molto particolare. Il vescovo Richard
Chartres darà stamattina la sua benedizione nel Methodist Central Hall, vicino
Westminster. Soltanto dopo, la protesta avrà ufficialmente inizio. Da
oggi fino a giovedì Londra sarà assediata. E non soltanto da pie invocazioni.
"Put People First" è l´imperativo della manifestazione che nel
pomeriggio attraverserà la capitale. Mettere l´interesse delle persone prima di
quello di banche e grandi corporazioni è diventato il collante simbolico
dell´eterogenea coalizione che sfilerà nel pomeriggio da Embakment a Hyde Park.
La Grande Crisi è riuscita a saldare insieme la rabbia di gruppi politici e
sociali agli antipodi, come sindacalisti, anarchici, Ong, socialisti vecchia
maniera e militanti cristiani, ambientalisti e disoccupati. Coordinati via
Twitter e Facebook, si muovono su mappe interattive. "E´ il popolo di
Google" ha titolato ieri un tabloid. Un raduno molto ben organizzato e
massiccio. Centomila persone previste. Secondo alcuni, si potrebbe anche
superare la partecipazione dei cortei contro la guerra in Iraq del 2003. «E´ un
movimento per la giustizia economica» spiega uno dei promotori, Nick Dearden di
Jubilee Debt Campaign. La concordia sui fini, ma soprattutto sui mezzi della
protesta, reggerà poche ore. La tensione salirà già mercoledì, appena dopo
l´arrivo di Obama e degli altri capi di Stato, per quello che è stato definito
il "Financial Fools Day", ovvero l´attacco alla City. Nel gergo degli
anarchici si chiama il "cuore della Bestia". Tutto lo Square Mile
sarà nel mirino di contestazioni, probabilmente violente. Sul web circolano
piantine dettagliate di "obiettivi capitalistici". Banche, studi
legali, agenzie di lavoro interinale. La polizia ha invitato tutti a non
vestirsi in giacca e cravatta: c´è il rischio di passare per un banker. A
Bishopsgate gli ambientalisti vogliono organizzare un campeggio giocoso con
turbine eoliche e giochi di bambini, davanti all´European Climate Exchange, la
Borsa che emette crediti di emissioni. Il "G20 Meltdown", un raduno
di gruppi anarchici, promette invece un "carnevale" alla Banca
d´Inghilterra con quattro Cavalieri dell´Apocalisse: "Guerra",
"Caos climatico", "Crimine finanziario",
"Senzacasa". Tra i blocchi anarchici c´è anche la sigla Wombles,
guidata dall´italo-britannico Alessio Lunghi. Il trentenne, già schedato dalla
polizia inglese durante precedenti cortei, era sulle prime pagine dei tabloid
nei giorni scorsi. Fonti della polizia dicono che potrebbe essere uno dei
protagonisti dei Black Bloc che assalteranno il "cuore finanziario"
della città, già mal messo di suo.
( da "Repubblica, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 - Economia L´ad: "Troppi
impianti in Europa, con la crisi fabbriche a rischio" Ma resta l´incognita
degli stabilimenti Il Lingotto vuole un accordo tra governo, sindacati e
istituzioni europee PAOLO GRISERI TORINO - Se la crisi continua con le caratteristiche
di oggi, la Fiat da sola non potrà garantire la sopravvivenza di tutti gli
impianti produttivi: «Per risolvere il problema sarà necessario far intervenire
governo, sindacati e le istituzioni europee». Questo è il messaggio che Sergio
Marchionne lancia agli azionisti del gruppo e anche al centinaio di dipendenti
di tutti gli stabilimenti italiani convenuti con striscioni e megafoni di
fronte al Lingotto per chiedere certezze sul loro futuro. «Quando, cinque anni
fa, avevo garantito che nessuno stabilimento italiano sarebbe stato chiuso -
spiega Marchionne - lo avevo fatto in un quadro generale che era molto più
favorevole. Oggi la porta da cui dobbiamo passare è molto più stretta». Dunque
oggi la Fiat non è più in grado di mantenere quell´impegno? L´ad usa ancora
qualche cautela: «Difficilmente la soluzione del problema della sovracapacità
produttiva potrà venire senza un accordo a livello continentale». Marchionne
non fa i nomi degli stabilimenti che sono più a rischio. E lascia cadere le
provocazioni dei giornalisti. A chi gli chiede se Pomigliano è nell´elenco
risponde che «si tratta di una fabbrica con una lunga e travagliata storia,
fatta anche di inefficienze. Ma è uno stabilimento su cui abbiamo investito
molto lo scorso anno. Il fatto è che oggi soffre più di altri perché i modelli
che produce non beneficiano degli incentivi e in questo momento subiscono più
di altri gli effetti della crisi». Come scongiurare dunque la chiusura? Marchionne lamenta il «nuovo protezionismo che si manifesta nel vecchio continente». L´ad è molto duro: «Di
fronte a questa crisi non c´è l´Europa: ci sono la Francia, l´Inghilterra, la
Germania, ognuno impegnato ad aiutare non il mercato dell´auto ma direttamente
le sue aziende automobilistiche». Un invito a Scajola a fare
altrettanto? «Correttamente - risponde l´ad del Lingotto - il governo italiano
ha adottato un sistema di incentivi che non privilegia la Fiat rispetto alla
concorrenza straniera. Ma questo altrove non è avvenuto. Io penso che se si
devono dare incentivi, questi devono essere uguali per tutti in tutta Europa».
Dunque dovrebbe essere Bruxelles a battere un colpo. Ma anche quell´intervento
non sarebbe davvero risolutivo: «La vera soluzione - sostiene Marchionne - è
quella della concentrazione tra produttori. Sopravviverà chi produrrà 5,5-6
milioni di auto all´anno». Anche considerando fatto l´acquisto di Chrysler,
alla Fiat mancherebbero comunque 2-3 milioni di auto. Con chi altri allearsi?
L´ad non si sbilancia. è possibile che sia il futuro partner a chiedere di
tagliare stabilimenti italiani? Marchionne propone una metafora: «Se non so
ancora con chi andrò a ballare, come faccio a decidere come mi vestirò?».
( da "Eco di Bergamo, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Cassa in deroga alla Bergamasca servono 10
milioni» --> Per Cicerone la crisi dopo l'industria investe
i servizi Il segretario nazionale Uil Angeletti: se ne esce solo uniti Sabato
28 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 37 e-mail print Da Luigi Angeletti, segretario
nazionale Uil, un forte richiamo alla coesione foto Bedolis Per descrivere la crisi
attuale è stata usata la metafora del «viaggio nel deserto», durante il quale
si procede aiutandosi e utilizzando al meglio il cibo e l'acqua (risorse
economiche) che si portano nello zaino, con l'obiettivo di giungere alla fine
salvi e con i mezzi funzionanti (le imprese). Con responsabilità, anche nelle
relazioni sindacali, e coinvolgimento di tutti i soggetti industriali e
sociali. Affrontato da prospettive diverse, è questo il messaggio emerso ieri
dai lavori del convegno organizzato dalla Uil di Bergamo, «Dall'Antagonismo al
Protagonismo
alla
Responsabilità». «L'impressione che abbiamo - ha detto Marco Cicerone, segretario generale Uil di
Bergamo - è che contro la crisi
manchi una strategia complessiva da parte del governo». Così la crisi
finanziaria, divenuta crisi produttiva e occupazionale, «in particolare per il nostro
territorio, è venuta ad assommarsi a una situazione di difficoltà che
riguardava tutta la filiera del tessile - ha continuato Cicerone -. Si è
estesa rapidamente a tutti gli altri settori produttivi e, nelle ultime
settimane, ha cominciato a pesare anche nella logistica e nel settore dei
servizi». Con il ricorso del territorio alla cassa integrazione in deroga per
le aziende sotto i 15 dipendenti, «che nel primo trimestre del
( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione: Marketing data: 28/03/2009
- pag: 14 autore: di Massimo Galli cortometraggi Da Intesa 15 milioni per tre
film Operazione fiducia per Intesa Sanpaolo. L'istituto bancario guidato da
Corrado Passera e presieduto da Giovanni Bazoli ha finanziato con 15 milioni di
euro (comprensivi di produzione e programmazione pubblicitaria) tre
cortometraggi d'autore firmati da Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo
Sorrentino. Il leit motiv di queste opere (Il premio di Olmi, Stella di
Salvatores, La partita lenta di Sorrentino) è proprio quella fiducia che, minata alla radice dalla recente crisi finanziaria che ha sconvolto il pianeta e che è partita proprio dal sistema
del credito, ora dev'essere pazientemente ricostruita. Non senza difficoltà,
s'intende.Un'iniziativa, quella del gruppo Intesa, che esce dai soliti schemi:
anziché investire nella classica campagna pubblicitaria di prodotto, si
è voluto puntare sull'arte e, attraverso di essa, far passare un messaggio di
positività al grande pubblico. I tre cortometraggi, della durata di una decina
di minuti ciascuno, saranno proiettati al cinema, visibili sul sito
www.perfiducia.com e trasmessi sul circuito televisivo di Sky.
( da "Italia Oggi" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione: Attualità data: 28/03/2009
- pag: 21 autore: Luciano Scarzello La crisi affonda
nei vini del Piemonte Alla vigilia del Vinitaly, cartina di tornasole per
verificare l'interesse dei vini, i produttori del Piemonte tirano le somme
dell'ultimo anno e il motto sembra essere «avanti piano ma con moderato
ottimismo». La crisi finanziaria sembra incidere ancora maggiormente che in passato sulle vendite
anche se sembrano lontani i tempi , tra il 2003 e il 2004, quando la kermesse
veronese aveva subito un netto calo di visitatori e buyer rispetto al periodo
d'oro della fine degli anni 90. Al di là delle statistiche ufficiali che
danno comunque in buona posizione i vini con un buon rapporto-qualità prezzo è
questa stessa formula che, a volte, zoppica. Da Ghemme, Eugenio Arlunno per
diversi anni presidente del Consorzio di tutela dei nebbiolo dell'Alto Piemonte
che copre la fascia che va dal Canavese fino al novarese, con una punta di
pessimismo annuncia che la situazione è difficile. «Colpa anche», spiega, «dei
molti provvedimenti contro l'alcol e basta curiosare nei luoghi dove, nell'ora di
pranzo, molti consumano il pasto che il vino è quasi scomparso e negativa è
stata la campagna stessa condotta contro il vino quasi fosse il responsabile
degli incidenti stradali e delle stragi del sabato sera». Ma è solo uno degli
elementi della crisi dovuta, innanzitutto, al portafogli. Claudio Rosso,
presidente del Consorzio di tutela dei vini albesi dal quale si percepisce
anche la situazione del vicino astigiano e Monferrato, spiega che «Questo
indubbiamente è il momento dei vini a basso prezzo, dai 2 ai 3 euro la
bottiglia o i vini da tavola mentre in difficoltà sono il dolcetto (peraltro
prodotto in tutto il basso Piemonte) che ha bisogno di un robusto rilancio
mentre continuano ad andare bene invece quelli a fascia alta delle grandi e
note aziende. Anche all'estero, in certi paesi non ricchi, per la stragrande
maggioranza delle altre aziende non si può andare con prezzi medio-alti salvo
tornare a casa con le pive nel sacco o correre rischi nei pagamenti». Con
l'autorizzazione a confezionare le doc nei bag-in-box, Rosso annuncia, altresì,
che in estate si potrà cominciare a vendere ad esempio il «Langhe» senza
denominazione di vitigno o quelli che recano in etichetta la dicitura
«Piemonte» come Barbera o Grignolino. Un'analisi su cui concorda lo stesso
Arlunno sottolineando, e con lui Angelo Dezzani, presidente della «Produttori
Moscato d'Asti Associati», circa 2.300 aziende, che «con difficoltà a vendere
sono i viticoltori di fascia media, cooperative comprese anche se non c'è da
temere che, almeno in Italia, sfondino i vini extraeuropei».
( da "Nazione, La (Lucca)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA LUCCA pag. 7 PER LA CONFERMA a
segretario della Cisl provinciale, Giovanni Bolognini, dovr ... PER LA CONFERMA
a segretario della Cisl provinciale, Giovanni Bolognini, dovrà attendere sino
al 7 aprile prossimo. Il sindacalista, già al timone in questo mandato, ha
fatto da padrone di casa in occasione del congresso che ha chiuso i battenti
ieri. La due giorni che ha visto ha riunito, iscritti, segretari, delegati e
dirigenti all'Hotel Guinigi è iniziata con i saluti delle autorità presenti,
tra cui il presidente della Provincia Stefano Baccelli e con la relazione dello
stesso Bolognini. Il suo intervento ha strappato gli applausi dei presenti sia
per i contenuti sia per l'emotività che ha saputo trasmettere ai presenti e che
ha dato vita al seguente dibattito sui valori, sulla linea da seguire e
soprattutto sugli interventi che il sindacato deve svolgere nella provincia di
Lucca in favore dei lavoratori e dei pensionati, e in particolare per i circa
36mila iscritti. Sono intervenuti anche il segretario generale regionale Cisl
Maurizio Petriccioli e Giorgio Santini come rappresentante della segreteria
regionale. I PRINCIPALI temi affrontati dagli interventi hanno avuto come
sfondo quello della crisi finanziaria e dell'economia reale. Relativamente alla realtà lucchese è
stato sottolineato come permanga un'emergenza sulla sicurezza nei luoghi di
lavoro, causata anche dal numeroso ricorso al lavoro «in nero». «Anche per far
fronte a questi problemi ha affermato Bolognini la Cisl rivendica una
contrattazione di secondo livello e lo sviluppo della bilateralità».
Inoltre, è stata messa in evidenza l'importanza di incalzare le amministrazioni
locali per quanto riguarda i prezzi e le tariffe e lo stato sociale
territoriale di temi che riguardano la casa, la sanità e la tutela degli
anziani e delle famiglie meno abbienti, con l'introduzione di fondi per la non
autosufficienza. Dal punto di vista organizzativo, la Cisl si è proposta
l'obiettivo per i prossimi quattro anni di un rafforzamento della presenza con
presidi distaccati da quello centrale di Sant'Anna nelle altre zone della
Piana, della Media Valle e Garfagnana. Nell'ambito dell'assemblea, è stato
eletto il consiglio generale composto da 36 membri, rappresentanti le varie
categorie e le zone del territorio. All'interno figurano ben 13 donne. Sarà
questo organismo (oltre ai 19 segretari delle categorie) a eleggere il nuovo
segretario. Per Bolognini (candidato unico) la riconferma è pressoché scontata.
( da "Messaggero, Il (Marche)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi TOLENTINO Il 2009
sarà l'anno della svolta della Nazareno Gabrielli. «Dopo
101 anni di storia e un anno e mezzo di crisi finanziaria - dichiara l'amministratore dell'azienda di Tolentino, Michele
Spagna - vogliamo definitivamente cambiare le sorti della Pelletterie 1907
(nome che parla proprio della fondazione) e risaltarne le potenzialità, le
capacità, il valore. Noi siamo convinti di avere prospettive enormi e
crediamo molto nella rivalutazione di un marchio che appare devitalizzato». A
pag. 39
( da "Messaggero, Il (Marche)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi di VALENTINA POLCI
TOLENTINO - Il 2009 sarà l'anno della svolta della Nazareno Gabrielli. «Dopo 101 anni di storia e un anno e mezzo di crisi
finanziaria - dichiara l'amministratore
dell'azienda di Tolentino, Michele Spagna - vogliamo definitivamente cambiare
le sorti della Pelletterie 1907 (nome che parla proprio della fondazione) e
risaltarne le potenzialità, le capacità, il valore. Noi siamo convinti
di avere prospettive enormi e crediamo molto nella rivalutazione di un marchio
che appare devitalizzato». Quella di Spagna è una dichiarazione d'intenti, di
progetti e di risultati portati a casa, nonostante le difficoltà. Ed è una
dichiarazione che arriva nel giorno in cui la Provincia di Macerata e il Comune
di Tolentino hanno presentato un dvd e una mostra fotografica sulla storia
centenaria della Nazareno Gabrielli. «Perché oggi, in un periodo di crisi
dovuta alla finanza speculativa, l'esempio della Gabrielli, come pure quello
della Cecchetti di Civitanova, ci riporta al valore unico del lavoro
dell'uomo», sono state le parole del presidente della Provincia Giulio Silenzi.
Evento a cui Spagna non ha partecipato: «Ho ricevuto l'invito un po' in
ritardo, purtroppo avevo altri impegni». La descrizione dell'azienda di oggi,
fatta dall'ufficio dell'amministrazione, parte da numeri e date. «Primo:
quest'anno abbiamo un fatturato, di origine unicamente industriale, che è lo
stesso dell'anno scorso, e lì - sottolinea Spagna - comparivano anche voci
commerciali. Secondo: stiamo assumendo gente, abbiamo già assunto quattro
persone, e confermiamo che entro aprile ci rimetteremo in linea con gli
stipendi». Un annuncio che finalmente dà respiro a dipendenti che per mesi hanno
subito ritardi nella retribuzione. «Ora dobbiamo salvare 100 posti di lavoro e
crearne ancora altri, vista la quantità di lavoro. Per farlo ci serve l'aiuto
delle banche». Nello specifico, il progetto di ristrutturazione del debito
pensato dalla Pelletterie 1907 («per cui diamo garanzie per diversi milioni di
euro») richiede il sostegno di un pool di istituti di credito. «Per ora abbiamo
un sì di massima da due banche - continua l'amministratore - Stiamo aspettando
il terzo sì, che ci aspettiamo da una banca fortemente radicata sul
territorio». Il riferimento è alla Banca delle Marche, che dovrebbe affiancarsi
alla Banca popolare di Ancona e alla Cassa di risparmio di Fabriano e
Cupramontana. «Dobbiamo portare questi istituti a credere nel nostro progetto
industriale perché non vogliamo mollare la presa, perché si potrà continuare a
correre. Noi mettiamo sul tavolo tutto, ma le banche ci devono seguire». Paolo
Badile, uno dei soci, è disposto a impegnare tutti gli immobili di sua
proprietà per l'azienda di Tolentino: «La devo salvare». Nel futuro della
Nazareno Gabrielli anche una scuola di mastri pellettieri «per formare nuova
linfa».
( da "Messaggero, Il (Marche)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi di ADRIANA
MALANDRINO ANCONA - L'inaugurazione dell'anno accademico 2008-2009 dell'Istituto Adriano Olivetti ha per tema la crisi
finanziaria internazionale con riflessi
sull'economia reale. Serviva la presenza di Roberto Poli, presidente dell'Eni,
ospite ieri mattina a Villa Favorita, per far luce sulla congiuntura economica
sfavorevole. Anche la regione Marche vive un periodo di crisi e «ci si aspetta proprio da un istituto qualificato nel panorama
internazionale, come l'Istao, di formare i nuovi manager del domani»,
dice aprendo l'incontro Adolfo Guzzini, presidente dell'Istituto, «siamo stati
incaricati dall'Ice - continua - di creare un corso istituzionale
sull'internazionalizzazione dell'economia e abbiamo raccolto richieste concrete
di dar vita ad una sinergia con le aziende del pesarese e dell'ascolano al fine
di collaborare insieme perché l'economia della nostra regione cresca anche ora.
E con i 250 mila euro del fondo Carifano stiamo pensando ad una task force di
studio composta dai nostri allievi che effettueranno un check up gratuito a 40
aziende del territorio». Insomma l'Istao non sembra star a guardare
"l'ubriacatura finanziaria", come l'ha definita
Roberto Poli che, dopo aver ricordato Giorgio Fuà, fondatore dell'Istao ed
Enrico Mattei, due marchigiani esempio di imprenditorialità, inquadra il
problema «nella mancanza di sorveglianza e di regolamentazione da parte dei
governi e nella mancanza di percezione della crisi da
parte del mondo accademico», che secondo Poli riveste un ruolo fondamentale.
«Vi era una pluralità di interessi e nessuno si lamentava perché tutti ne
traevano un utile, fino al settembre 2008». Una serie di manifesti errori,
primo il fallimento della Lehman Brothers, e la fiducia cala, si blocca il
sistema interbancario e si innesca «un fenomeno isterico in cui tutti vendono
le azioni buttandosi sui titoli di Stato - delinea Poli - il credito alle
imprese di rarefà e si ha l'aumento del costo del capitale da parte delle
imprese». Fino ai dati preoccupanti degli ultimi mesi su calo di produzione e
disoccupazione, in un avviamento di una spirale recessiva alla quale cercano di
far muro gli ambienti accademici, come l'Istao. E, secondo Poli, ciò che
dovranno fare i nuovi manager che usciranno dall'Istituto marchigiano è
«lavorare per la trasparenza dei bilanci degli operatori finanziari,
contribuire ad istituire un organismo di controllo, eliminare il conflitto di
interessi delle società di rating e imparare che far impresa significa
assumersi il rischio, senza trasferirlo o assicurarlo». Il presidente ha
inoltre ribadito quanto l'Istituto abbia un ruolo chiave per cambiare le sorti
delle aziende locali e non, in una combinazione di impresa e cultura che si
dimostra vincente. Presente anche il vice presidente dell'Istao, Valeriano
Balloni.
( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi ROMA Il traguardo
più importante del G20 di Londra sarà «ripulire» il sistema bancario dalle
attività tossiche, restituendo fiducia al mercato finanziario.
Lo ha detto il direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn parlando a
Parigi, in vista del G20, in diretta tivù anche con Londra e Washington. Per
Strauss-Kahn è molto importante che i leader dei G20 dimostrino «unità»
nell'impegno per fronteggiare la crisi; assistere «a forti contrasti» non
aiuterebbe gli sforzi per «restituire fiducia» ai mercati finanziari.
È invece «assolutamente necessario» trovare il sistema per «ripulire» i bilanci
delle banche dagli asset tossici che hanno congelato il mercato. «Ogni dollaro
speso in questa direzione sarà ben speso - ha detto - Investire risorse
massicce nei pacchetti di stimolo senza operare pure sugli asset tossici può
rivelarsi ricetta sbagliata». «Una crescita dell'economia è possibile nel 2010
se le giuste politiche saranno adottate», ha detto Strauss-Kahn. Il direttore
generale del Fmi ha ammonito che la crisi, «partita dal centro del sistema», ha
raggiunto ora i Paesi più poveri con conseguenze drammatiche che possono
trasformarsi in «questioni di vita o di morte» per i loro abitanti. Strauss-Kahn ha affermato che in una crisi come questa «c'è sempre il
rischio del protezionismo, che
però può solo peggiorare le cose. Chiudersi nelle soluzioni interne non aiuta,
anche se a volta la tentazione può essere forte». E la crisi offre anche «una
buona occasione per agire» contro l'annoso problema dei paradisi fiscali.
Intanto l'amministrazione Obama si prepara ad alzare il velo sul piano di
salvataggio e di ristrutturazione di Detroit. Sarà lo stesso presidente Usa a
fornire i dettagli dell'intervento lunedì 30 marzo, poco prima di partire per
il G20. In vista dell'attesa scadenza GM e Chrysler, che chiedono
complessivamente altri 22 miliardi di dollari di aiuti, continuano a trattare
per ottenere ulteriori concessioni dai sindacati e mostrare di essere in grado
di rispettare gli impegni presi.
( da "Messaggero, Il (Umbria)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi Il giorno della
solidarietà è fissato per domani: in tutte le chiese dell'arcidiocesi in cui
verrà celebrata la messa ci sarà la grande colletta per la costituzione del
"Fondo di solidarietà delle Chiese umbre". Gli otto vescovi chiedono
ai cristiani che vivono nella terra dei santi Benedetto e Francesco di
riprendere l'antica tradizione della "decima". Beneficiari degli
aiuti saranno quelle famiglie che si trovano in difficoltà
economiche a causa della crisi finanziaria. Nella chiesa cattedrale di Spoleto sarà personalmente
l'arcivescovo monsignor Riccardo Fontana a raccogliere le offerte dei fedeli.
Saranno presenti delegazioni di tutte le Caritas parrocchiali. I soldi che
verranno messi insieme, così come quelli già arrivati da molti Istituti bancari
e altre Istituzioni, andranno ad aiutare le famiglie con figli o in
attesa di prole, monoreddito, con capofamiglia che abbia perduto il lavoro e
non sia sufficientemente coperto da ammortizzatori sociali o non abbia sinora avuto
un lavoro stabile. I vescovi sono convinti che la gente dell'Umbria risponderà
fattivamente all'appello della Chiesa, come già accadde per l'emergenza
terremoto del 1997. «Sta arrivando una nuova e diversa emergenza -dice
l'arcivescovo Fontana- Non crollano le case ma i posti di lavoro. Se non
attiviamo la solidarietà rischiamo di compromettere il futuro, soprattutto
delle nuove generazioni. La violenza dei numeri, in questa inevitabile
trasformazione del sistema, rischia di assomigliare davvero ad un terremoto».
Dall'Alto Tevere al comprensorio narnese, dalla nostra Minerva alla ben più
grande Merloni il concetto di fabbrica, il luogo sicuro di lavoro, la
prospettiva di futuro sono oggetto di radicali e profonde mutazioni. «La terra
dei Santi Benedetto e Francesco, nei momenti che contano, riesce ad aggregarsi
nel compiere gesti all'altezza della sue radici cristiane -continua monsignor
Fontana- Siamo sicuri che ogni umbro vorrà fare la sua parte, nei modi e nelle
misure che crederà opportune. Siamo certi che nessuno si tirerà indietro, fosse
anche facendo uno di quei piccoli gesti, di quelli che solo Dio vede». Come
contribuire Al Fondo di solidarietà è possibile contribuire anche dopo la
colletta di domani consegnando un'offerta alla parrocchia di appartenenza;
facendo un bonifico bancario sul conto corrente intestato a "Conferenza
Episcopale Umbra -Fondo di Solidarietà delle Chiese umbre" presso Carispo,
filiale di Perugia, via Martiri dei Lager, 74, codice Iban It F 06315 03000
000000081040; inviando un assegno intestato a "Fondo di Solidarietà delle
Chiese umbre". Ogni utile informazione la si può trovare all'indirizzo:
www.chiesainumbria.it/colletta.
( da "Corriere del Veneto" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto - PADOVA - sezione:
ECOVUOTA - data: 2009-03-28 num: - pag: 13 categoria: REDAZIONALE «Antonveneta
in recupero» Utile 2008 di 170 milioni Il dg Menzi: tremila clienti in più,
presto il piano industriale DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Lo scorso anno Giuseppe
Mussari disse: «Su Antonveneta ci giochiamo la faccia. Se falliamo, ce ne
andiamo a casa». Adesso il presidente sorride a chi gli ricorda quei toni così
enfatici e risponde: «Mi pare che ce la stiamo guadagnando…». I guai delle
banche e della finanza fanno sembrare le critiche al Monte dei Paschi di Siena
per il prezzo pagato sull'istituto padovano (nove miliardi di euro) questioni
protostoriche. Ma il rilancio della controllata - ora diventata presidio
esclusivo del gruppo nel Nord Est - resta sempre di stretta attualità.
Antonveneta ha portato un utile relativamente piccolo nel 2008, ma sempre utile
è: 170 milioni circa, considerando il «vecchio perimetro» dei mille sportelli
sparsi su tutto il territorio nazionale. Il 2009 porta l'onda travolgente della
recessione mondiale e della crisi industriale nel Triveneto, però
le stime su questo esercizio sono di un risultato positivo, inferiore ma non
troppo distante dai 100 milioni. Giuseppe Menzi, il direttore generale della
banca padovana, ripete lo slogan di questi mesi: «Per noi la riconquista di
quote di mercato è molto più importante dell'apporto al bilancio della
capogruppo. Per questo investiremo molto sul territorio. Segnali positivi ce ne
sono: nella rete dei 400 sportelli sparsi nel Triveneto, il saldo clienti è ad
oggi positivo per tremila unità rispetto all'anno scorso». Per il dg del
gruppo, Antonio Vigni, è importante che si sia arrestata «l'emorragia di
clienti». E per dare un segno della vitalità di Antonveneta sotto gestione Mps,
fornisce i numeri sul risparmio gestito aggiornati al 5 marzo: su base annua
c'è un +262% nella rete oggi incorporata nella capogruppo (600 sportelli) e un
+98% (ma in questo caso senza l'apporto della joint venture con Axa) del
network nordestino (400 sportelli). A dominare poi la presentazione dei conti
del gruppo toscano sono i Tremonti bond e le dismissioni. Nel primo caso, viene
ufficializzata la richiesta di autorizzazione al Tesoro per un ammontare di 1,9
miliardi. Bond che saranno rimborsati «anche a step successivi» ma comunque
entro giugno del 2013, assicura il presidente Mussari (ricandidato ieri dalla
Fondazione di Siena alla guida del gruppo), e senza fare ricorso a operazioni
straordinarie sul capitale. Per quanto riguarda le cessioni, il cda ha dato
mandato al direttore Vigni di esplorare la possibilità di farne altre, in modo
da rafforzare ulteriormente il capitale. «Se ce ne saranno - puntualizza Menzi
- non riguarderanno sicuramente le attività di Antonveneta». Ci sono altri
pezzi già in vendita: le 150 filiali di Banca Toscana e gli immobili. Per le
prime, Vigni continua a riferire che «c'è interesse» mentre Mussari fa sapere
che l'Antitrust «può concedere altre proroghe». C'è un termine a settembre,
allungabile secondo durata della crisi che ha fatto crollare il
valore di mercato degli asset in vendita. Il 2008 di Mps si è chiuso con un
utile netto di 953 milioni e un risultato operativo netto di poco superiore,
960,9 milioni. Il confronto con il 2007, anno record, è piuttosto pesante: rispettivamente,
-30,6% e -42,5%. Ma il mercato non ha bocciato i conti: il titolo ha chiuso in
crescita dello 0,37% a 1,09 euro, in controtendenza rispetto al listino. I
vertici sottolineano il buon andamento della raccolta diretta (+2,5% al 31
dicembre scorso) e degli impieghi a famiglie e imprese (+6,9%). Il dividendo
che sarà proposto all'assemblea del 29-30 aprile prossimo è di 0,013 euro, in
caduta rispetto ai 21 centesimi dello scorso anno. Notevole
il peso delle svalutazioni e degli accantonamenti per effetto della crisi
finanziaria. Le rettifiche nette di valore
«per deterioramento di crediti» sono di 1.065,2 milioni di euro, in crescita
del 20,4% su basi omogenee, comprese le svalutazioni connesse al gruppo
Fingruppo- Hopa, per un importo di 54 milioni. Le sofferenze aumentano
anche dentro la nuova Antonveneta, Menzi non dà cifre ma rileva che è un
«fenomeno di sistema» dovuto alla traballante situazione economica. «Ma
continuiamo a prestare soldi a chi è in grado di restituirceli. E siamo
tranquilli sulla qualità complessiva dei nostri crediti». Ora, via al nuovo
piano industriale di Padova: «Ci stiamo lavorando, arriverà dopo l'assemblea
della capogruppo a fine aprile». Claudio Trabona Al vertice Sopra, Giuseppe
Mussari, presidente del gruppo Montepaschi; a sinistra, Giuseppe Menzi, dg di
Antonveneta
( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi di GIULIA LEONI
MILANO - «Siamo confidenti» di chiudere il 2009 - «anno giusto per le alleanze»
il responso spetta a Chrysler «noi siamo pronti» - con un risultato della
gestione ordinaria «superiore ad 1 miliardo». E «possiamo garantire che la Fiat
è pronta ad affrontare nuove sfide». Agli azionisti riuniti ieri in assemblea
Sergio Marchionne, a.d. del Lingotto, ha lanciato un chiaro messaggio di
fiducia. Trovando sponda nelle parole del presidente, Luca di Montezemolo: «La
Fiat è un'azienda che si sta preparando a giocare un ruolo da protagonista nel
lungo periodo in ogni settore in cui è presente. Siamo fermamente convinti di
avere tutte le carte in regola per farlo». Nonostante la crisi globale abbia
falcidiato il settore dell'auto i risultati 2008 - approvati dall'assemblea,
che ha anche confermato i vertici e rinnovato l'ok all'acquisto di azioni
proprie per 18 mesi - «sono di tutto rilievo», ha detto Montezemolo, e
«dimostrano che Fiat è sana e competitiva». Torino ha chiuso l'anno «con il
miglior risultato della gestione ordinaria (3,4 miliardi, ndr) mai raggiunto in
più di un secolo di vita». Il Lingotto, che ha segnato un utile in calo del
16,2% a 1,7 miliardi, non ha distribuito i dividendi. Anche se «era nelle
condizioni di farlo» solo «per ragioni di prudenza finanziaria», ha precisato Marchionne assicurando che «non appena tornerà
la normalità nei mercati finanziari
riprenderemo a distribuirli». Nessuna indicazione sulla tempistica. Tuttavia
secondo il capo azienda a livello economico e mondiale il peggio è alle spalle
e «i veri segnali concreti si vedranno nella seconda metà dell'anno a
partire dagli Stati Uniti». Mentre in Europa, «verso la fine del 2009». In
Italia «in virtù delle decisioni del governo (gli incentivi, ndr), che vogliamo
ringraziare - ha detto Montezemolo - tutta la filiera dell'auto già da marzo
sta vedendo i primi effetti positivi». Che hanno permesso di ridurre, anche
solo parzialmente, il ricorso alla cassa integrazione. «Per ora, malgrado la
crisi - ha aggiunto Marchionne - non abbiamo messo in discussione l'assetto
produttivo delle fabbriche». E per Pomigliano «continuiamo a lavorare per
cercare una soluzione». Marchionne, che ha ricordato «siamo gli unici in Europa
a non avere avuto aiuti finanziari dall'esecutivo», tiene a
ricordare come stanno davvero le cose: «entro la fine del 2009 la sovracapacità
produttiva in Europa sarà un terzo in più di quella strutturale», per questo
anche da questa parte dell'oceano «ci vorrebbe una task force come quella che
si è fatta negli Stati Uniti per risolvere il problema». O si correrà il
rischio che nel vecchio continente «entro quest'anno chiuda più di uno
stabilimento, il problema non è solo italiano». Intanto il Lingotto ha
modificato la strategia delle alleanze: non più mirate ma internazionali
nell'ottica di un consolidamento del settore. E Fiat ora scommette sull'accordo
con Chrysler, alla quale ha offerto le piattaforme A, B e C: «abbiamo fatto
tutto il possibile, la decisione sarà loro», ha detto Marchionne aggiungendo
che «se andrà in porto, per il 2011 vedremo la prima macchina». L'accordo
«potrà portare grandi benefici al gruppo, non comporterà per Fiat alcun
investimento di cassa nè impegni a finanziare Chrysler in futuro». E neanche
l'assunzione del debito attuale o futuro della società americana. Marchionne,
rispondendo alle domande degli azionisti, ha ribadito che non ci sarà aumento
di capitale: «abbiamo aperto una linea di credito da un miliardo e c'è da parte
della Bei l'assistenza ai finanziamenti». Quindi, ha tagliato corto, «spero che
entro l'anno avremo stabilito fondi di finanziamento adeguate». Infine,
all'indomani dell'avvio del processo Ifil-Exor sull'equity swap che nel 2005
permise all'Ifil di mantenere il controllo del 30% della Fiat, Marchionne,
sottolineando di non voler entrare nel merito del caso giudiziario ha osservato
che «l'intervento dell'Ifil allora è stata una cosa essenziale e senza quello
oggi non saremmo qui a parlare del futuro della Fiat».
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ANCONA pag. 6 «Debiti ed economia di carta,
occorre fare sistema» CRISI D'IMPRESA CHI PAGA? CONVEGNO ALLA FIGC CON
L'INTERVENTO DEL COMMISSARIO ALITALIA FANTOZZI SOCIETÀ indebitate, mercati
dopati, economia di carta. Temi quanto mai attuali, sviscerati ancora una volta
nel corso del convegno «Crisi d'impresa, chi paga?» che si è tenuto ieri presso
la sede Figc alla presenza di imprenditori e professionisti avvocati,
commercialisti e notai. Sala strapiena (si sono contate oltre 500 persone)
durante la mattinata quando è intervenuto il commissario straordinario di
Alitalia Augusto Fantozzi che ha auspicato "soluzioni sociali" per i
dipendenti dell'azienda «per assicurare continuità e futuro ai lavoratori che
vantano ottime professionalità». Tra gli altri interventi, quello del
Procuratore Generale Giovanni Lo Cascio, del commercialista
Gianni Ciotti che ha parlato della crisi con particolare riferimento alle piccole medie imprese «vero
tessuto economico del nostro territorio», del notaio Stefano Sabatini, del
giudice Fabrizio di Marzio e del sostituto procuratore della Repubblica Luigi
Orsi. «La crisi finanziaria è il naturale epilogo
di un modus operandi non corretto. Occorre interrogarsi sui reali motivi
del fenomeno» ha detto l'avvocato Michele Andreano, coordinatore del convegno.
«Da questo incontro è emersa l'esigenza di fare sistema tra i vari ordini
professionali qui presenti ha proseguito nella speranza che questa fase di
recessione porti a tutti un maggiore buonsenso». Image: 20090328/foto/75.jpg
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
ANCONA pag. 7 «Io, siciliana, qui per cambiare
vita» Istao, le storie dei 25 allievi del master «Strategia e Management
d'impresa» di ILARIA TRADITI ANCONA GIOVANI, carini e... disoccupati. Ancora
per poco però, visto che per i frequentanti dei corsi Istao il placement è del
95% entro sei mesi. Proprio quello a cui puntano i circa 25 allievi del master
in «Strategia e Manegement d'impresa» giunto alla 42ma edizione, organizzato
dall'Istituto Adriano Olivetti, una delle scuole manegeriali più antiche d'Italia.
Fu fondato nel 67 da Giorgio Fuà, già consigliere economico di Enrico Mattei
all'Eni negli anni 50. E proprio ieri, in occasione dell'inaugurazione del
nuovo anno accademico, i 25 imprenditori di domani hanno avuto la possibilità
di un confronto diretto con il presidente dell'Eni Roberto Poli, intervenuto durante il convegno su «Crisi finanziaria internazionale: riflessi sull'economia reale» che ha dato la sua
"benedizione" alla futura carriera dei ragazzi. «Il ruolo delle
scuole di management è fondamentale ha detto Poli credo nell'integrazione tra
cultura accademica e imprenditoriale per un approccio completo al mondo
aziendale». «Ho un ricordo speciale di Giorgio Fuà ha proseguito anche
se non ho avuto l'onore di conoscerlo di persona». MENTRE i giovani
specializzandi hanno avuto ieri la possibilità di conoscere e intervistare
personalità di spicco del mondo economico e finanziario nazionale, come il
presidente Istao Adolfo Guzzini. «Sono approdata ad Ancona dalla Sicilia ha
raccontato la catanese Rosaria Vassa, laureata in Economia un bel cambiamento
di vita, ma ne è valsa la pena». Rosaria è venuta a conoscenza del master
mentre preparava la tesi in Sicilia, al momento sta portando a termine un
project work e tra poco inizierà il periodo di stage. «Ho il colloquio la
prossima settimana con la Coca-Cola, il mio sogno è lavorare nel settore
marketing» ha rivelato. MENTRE il ventiquattrenne Gabriele Ubaldi, anconetano
doc e neolaureato ha scelto il master «per avere una specializzazione
spendibile sul mercato e perchè un master Istao fa sempre curriculum»: tra poco
inizierà il tirocinio alla Frittelli maritime group. «Cerchiamo giovani ad alto
potenziale che al termine del master saranno in grado di gestire programmi di
sviluppo e innovazione» ha sottolineato il vicepresidente Istao Valeriano
Balloni. I PARTECIPANTI hanno iniziato il master a novembre e le lezioni
termineranno il 22 maggio: durante l'estate si svolgeranno gli stage nelle
aziende per preparare i candidati ad un definitivo inserimento nel mondo del
lavoro. Le attività sono pianificate dai tutor dell'Istao che assicurano il
monitoraggio dei singoli progetti. A coronare l'intensa giornata di ieri una
bella foto di gruppo tra gli allievi, pronti a spiccare il volo e mettere alla
prova le loro abilità.
( da "Messaggero, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 Chiudi ROMA Ha passato in
rassegna e rivendicato le cose fatte dall'esecutivo, dall'operazione Alitalia
agli interventi sulle banche, per ripetere ancora una volta
che il nostro Paese può uscire dalla crisi economica e finanziaria
meglio di altri. Il programma economico del nuovo partito, Berlusconi lo
enuncerà forse domani: ieri inaugurando il congresso fondativo del Pdl ha
guardato soprattutto indietro, ai dieci mesi di governo. Anzi, rinverdendo
alcuni di quelli che sono da anni i suoi temi preferiti, è partito da
ancora più lontano. Parlando ad esempio del debito pubblico, ereditato dai
«famigerati governi consociativi del compromesso storico». Debito che costringe
l'Italia a dirottare in interessi 80 miliardi l'anno che potrebbero essere
spesi in infrastrutture. Oppure del nucleare che il nostro Paese ha abbandonato
per colpa dell'«estremismo ambientalista» nonostante «sia stato con Enrico
fermi il precursore del settore». Tra le eredità ricevute, e questa invece è un
argomento degli ultimi mesi, il premier cita anche l'evasione fiscale che
sottrae al bilancio statale 100 miliardi l'anno. Si passa poi alle azioni
portate a termine dall'esecutivo, a partire dal mantenimento dell'italianità
della compagnia di bandiera, indispensabile a suo avviso in un Paese a
vocazione turistica. Parlando della crisi finanziaria globale, e
del modo in cui l'esecutivo l'ha affrontata, il presidente del Consiglio ha
rivendicato sia il record di velocità («Siamo stati i primi al mondo, il 10
ottobre
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE MARCHE pag. 14 Formazione, strumento
per sconfiggere la crisi «Servono professionalità nuove e
competitive» PROSPETTIVE L'intervento di Francesco Merloni durante la cerimonia
d'apertura dell'anno accademico dell'Istao; accanto Roberto Poli, presidente
Eni di ILARIA TRADITI ANCONA LA FORMAZIONE come elemento chiave per contrastare
la crisi
e immettere sul mercato nuove professionalità competitive e specializzate.
Questo l'obiettivo dell'Istituto Istao di Ancona che ha inauguato ieri l'anno
accademico con una presenza illustre: quella di Roberto Poli, presidente
dell'Eni, che dopo essersi complimentato con i corsisti del master in
"Strategia e management d'impresa" ha parlato a
lungo della crisi finanziaria
internazionale e i suoi riflessi sull'economia reale. «Sono ottimista ha detto
Poli anche se i tecnici e la politica hanno fatto molti errori, siamo vicini ad
una soluzione». Ma i nodi da risolvere sono ancora lì sotto i nostri occhi e
riguardano in primis vigilanza, trasparenza dei bilanci degli operatori
finanziari, eliminazione del conflitto di interessi delle società di
rating. «E' assurdo che guadagnino da società speculative, i loro principali
clienti» ha detto. A far gli onori di casa il presidente Adolfo Guzzini che ha
elencato le prossime iniziative dell'Istituto Adriano Olivetti: i corsi di
internazionalizzazione in collaborazione con l'Ice, i campus estivi e il
viaggio negli Stati Uniti presso il Mit (Massachussets Institute of Technology)
che ospiterà a settembre i giovani imprenditori marchigiani. E ancora, il fondo
di 200.000 euro messo a disposizione dalla Carifano per una task force che
rediga (attraverso un check gratuito di 40 imprese) uno studio sullo stato
dell'arte dell'organizzazione d'impresa, in prospettiva di una riqualificazione.
MA COSA SIGNIFICA, secondo gli esperti di finanza, fare impresa oggi? «Gli
imprenditori devono assumersi i rischi, altrimenti vengono minate le stesse
basi del sistema capitalista ha proseguito Poli . Un capitalismo senza rischi
non è sostenibile per questo è importante ripartire dalla cultura
imprenditoriale che integri la formazione accademica con quella sul campo'».
Guzzini ha quindi elogiato la «marchigianità» come elemento base degli
imprenditori del territorio che «hanno costruito qualcosa di importante», e a
riguardo ha ricordato le figure di Giorgio Fuà ed Enrico Mattei. Numerose le
considerazioni sottoposte ai relatori dalla sala gremita: sul modello
statunitense «più flessibile ma meno garantista», sul debito pubblico alle
stelle «ma gli italiani sono risparmiatori», sulla crisi per le
famiglie «che non si è depauperata più di tanto». «Quello che un po' preoccupa
ha rimarcato infine Poli riguardo alla caduta del Pil è che la verità ce la
stanno dicendo a pezzettini».
( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE MARCHE pag.
( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
JOHN JORDAN Da Reclaim the street al G20
«Nasce il movimento post-no global» «Èvenuto il momento di passare
dall'anti-capitalismo al post-capitali- P.G. LONDRA «È venuto il momento di
passare dall'anti-capitalismo al post-capitalismo. Oramai che il sistema sia
malvagio, non c'è più bisogno di dirlo. Lo dice pure la stampa conservatrice.
Quello di cui abbiamo bisogno è fare vedere che ci sono alternative e metterci
a realizzarle». John Jordan è uno degli «inventori» di Reclaim The Streets, il
celebre movimento per la riappropriazione dello spazio cittadino che fa parte
della mitologia del decennio no global. Negli ultimi anni è stato una delle
menti creative del Climate Camp, il campeggio di protesta contro il cambiamento
climatico, l'espansione degli aeroporti e la costruzione di nuove centrali a
carbone. Per Jordan «il G20 sarà un momento decisivo. Cominceremo a vedere che
cosa viene dopo il movimento anti-globalizzazione». Qual è la differenza tra
gli anti-G20 e il movimento no global? È difficile parlare del movimento nella
sua interezza, a causa della grande diversità delle sue componenti. Tuttavia,
da un punto di vista inglese si può affermare che per noi uno spartiacque
furono le proteste contro il G8 a Gleneagles nel
( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sulle macerie del Bel Paese Renato Nicolini Si
è a lungo sottostimata la forza del populismo di Berlusconi, ma proprio adesso
non la sopravvaluterei. L'impero di Berlusconi (e il suo stesso appeal
politico...) si basa su una merce molto sensibile alla crisi
finanziaria, la pubblicità. Qualche
scricchiolio lo rivelano le dichiarazioni dei redditi del Principale (come lo
chiama Ciarrapico) e della sua azienda di famiglia... Ragionerei sul passaggio
di Fiorello a Sky - e sull'improvvisa maleducazione di Mediaset con Mike
Bongiorno (suo ex candidato senatore a vita) - almeno con la stessa attenzione
che molti dedicano all'Isola dei famosi e al Grande fratello... La terra
bruciata a sinistra (fuori e dentro il Pd) sembra però aver prodotto una
conseguenza molto pericolosa: l'incapacità a comprendere il senso politico
degli avvenimenti. E' avvenuto con il mistero del grande spazio dedicato da
Repubblica alla proposta di Baricco di chiudere i teatri per rafforzare la tv
(derubricata da Giovanna Melandri, neo responsabile del Pd per la cultura, in
un'«intelligente provocazione»). Intelligente da quale punto di vista? Quello
degli editori che cominciano (Fandango e Repubblica/Espresso compresi) a
avvertire le conseguenze della crisi della pubblicità, e vorrebbero
sostituire le entrate perse, senza il coraggio di dirlo esplicitamente, con
iniezioni di denaro pubblico? (cominciando - come i manzoniani polli di Renzo -
a beccare il più debole tra i compagni...). Qualcosa di simile era già avvenuto
con le sparate estive di Tremonti, Gelmini e Brunetta «contro il '68», poi
trasformate in tagli mortali ai bilanci di università e la scuola pubblica,
come per punirle delle riforme mai fatte dopo il '68... E' avvenuto con il mite
Bondi che non protesta per i tagli al bilancio del suo ministero, non pensa
certo a bandire concorsi per rinforzare l'organico tecnico scientifico di
quelle che un tempo erano l'orgoglio d'Italia, le Sopraintendenze, nomina il
presidente del Casinò di Campione direttore generale per la valorizzazione dei
beni culturali, accetta lo sfregio alla dignità professionale di tutti gli
archeologi d'Italia del doppio movimento che vuole portare - per meriti (?)
acquisiti nell'immondizia - Bertolaso a commissario dell'area archeologica
centrale di Roma (quella di Petroselli e Cederna) e realizzare nell'agro romano
uno squallido parco a tema della Roma antica (che certo ha duemila anni di
svantaggio nei confronti della modernità di Disneyland...). Sta avvenendo con una
Rai sempre più integrata al controllo del governo (dallo staff della Presidenza
del consiglio alla Direzione generale...) e all'idea di tv generalista privata
alla Mediaset. Qui non si parla solo di teatri, di scuola, di beni culturali.
Si parla del valore che deve avere il pubblico (inteso come valori condivisi,
libertà di espressione, di dissenso e di conflitto...). Cioè di quello che è il
sale di ogni concezione pubblica della vita associata: l'autonomia della
cultura, il rifiuto di subordinare l'interesse pubblico alla bassa cucina
dell'(effimera...) convenienza politica. Il piano casa di Berlusconi è fatto
della stessa sostanza dell'attacco alla cultura e alla formazione scolastica
pubblica. La soffitta in cui si vuole riporre il concetto di pubblico accoglierà
anche lo spazio pubblico. In questa logica, diventa inutile non solo il lavoro
degli urbanisti, ma l'idea di città su cui l'urbanistica si fonda. Scompare il
progetto dello spazio pubblico, il diritto di edificare nasce dalla proprietà
della casa e si riduce alla casa, che si può ampliare dal 20 al 35 %, in modo
di soddisfare nella propria abitazione le necessità che prima erano affidate
allo spazio pubblico. Chi già ha avrà di più, e chi non ha nulla non avrà
nulla. L'essere si trasforma in avere. «L'italiano produce da sé la propria
casa, come la lumaca dal proprio mantello», scriveva - profeticamente nel 1900
la rivista La casa. Eduardo De Filippo invece scriveva, nel clima della
Resistenza, in Napoli milionaria, che «... la casa era nu poco tutta la città».
Berlusconi avrà forse pensato a Napoleone, al Barone Haussmann e alla
trasformazione di Parigi. Qualcuno si sarà dimenticato di informarlo che si
trattava di Napoleone III, che Victor Hugo aveva ribattezzato «il piccolo»...
Quello che è in gioco non va visto con gli occhiali degli architetti e delle
loro insoddisfazioni e polemiche... E' piuttosto una tappa nello smantellamento
di quell'egemonia culturale della sinistra di cui parlano Bondi e Cicchitto...
Il suo valore simbolico è confermato dal fatto che dal punto di vista tecnico
ancora non esiste, cambia forma ogni giorno, riflettendo la tensione
proteiforme di Berlusconi a intercettare gli umori del pubblico... Anche se,
pur in questa forma labile, uno dei suoi elementi - la liberalizzazione delle
destinazioni d'uso - è immediatamente pericoloso... Di quanti teatri (e ex
cinema) si sta già progettando la trasformazione in luoghi del commercio... E
quanti altri luoghi urbani e superstiti botteghe artigiane sono destinati a
seguire la sorte di Campo de' Fiori... E che possibilità avremo di tutelare il
moderno? Cos'altro siamo destinati a perdere dopo il Velodromo e le Torri di
Cesare Ligini? Perché seguire Berlusconi «sulla sua cattiva strada», quando la
sinistra (anche nella sua attuale forma rabberciata) potrebbe rivendicare un
diritto di primogenitura sulla rottamazione (ho svolto ricerche in merito per
la regione Calabria fin dal 2000...) o su quei terrain vague - che non sono né
città né campagna, ma appartengono alla forma concreta della metropoli, ben
lontana dalle utopie (penso alla rivista Gomorra di Massimo Ilardi, che
purtroppo ha concluso le sue uscite...)? Nella discussione in corso tra regioni
e governo può pesare anche l'autonomia del pensiero tecnico e scientifico... A
condizione di gridare prima forte che il Re è nudo e che compiti seri come
ricreare le condizioni di una vita civile negli orrori dell'abusivismo e
dell'infiltrazione mafiosa e camorristica negli appalti (Roberto Saviano) non
possono essere affidatI al fai da te degli italiani, e a una smisurata
estensione dei diritti edificatori. Di rivendicare, contro il pressapochismo, i
diritti dell'autonomia e del progetto. Chi ben comincia, non chi comincia con
la testa nel sacco, è a metà dell'opera (da tre settimane stiamo cantando il
coro dell'Aida, Partiam partiamo...) Una volta concessi in via prioritaria i
diritti edificatori a tutti i proprietari in quanto tali, senza nessuna
condizione, che possibilità di contrattazione avrebbero le istituzioni, dalle
regioni ai comuni? La posta in gioco non sono le due stanze in più nelle
villette, ma la sostanza dell'identità italiana, di quello che per la qualità
del suo paesaggio, delle sue città e della sua vita era chiamato il Bel Paese.
C'è una filiera economica che parte dall'edilizia, ma può anche essere
distrutta - penso al turismo - dalla cattiva edilizia. Un'arma potente e
eccezionale come un premio del 35%, che potrebbe essere usata per liberare le
coste dagli abusi (in Calabria ne abbiamo censiti quasi 5000...) trasferendo in
altri luoghi la cubatura, o per riqualificare le periferie, non può essere
sprecata sparando a salve, per distrarre gli italiani dai nodi
straordinariamente complicati di questa crisi...
( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
SBILANCIAMOCI «Servono 50 miliardi contro la
povertà» Subito altri 50 miliardi di euro per fronteggiare la disoccupazione e
la povertà. Questa la richiesta avanzata ai Paesi del G8 dalla campagna
Sbilanciamoci!, alla vigilia dell'incontro dei ministri del
Lavoro che si svolgerà dal 29 al 31 marzo a Roma. «Finora il grosso delle
risorse dei Paesi del G8 è stato destinato a salvare le banche e i mercati
finanziari, mentre troppo poco è stato
investito nella difesa del lavoro, nella protezione sociale e nel welfare»,
sottolinea la campagna.
( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Dagli alle banche Finte copie del Financial
Times che annunciano la «fine del capitalismo», volantini contro i banchieri e
gente comune che scrive ai giornali dicendo di essere pronta a unirsi agli
anarchici. Londra si prepara all'esplosione del movimento che non vuole pagare
la crisi
Paolo Gerbaudo LONDRA LONDRA Finti strilloni distribuiscono copie gratuite del
Financial Times davanti alla stazione di Liverpool Street. Banchieri e
operatori finanziari che si avviano di fretta verso i grattacieli della City li
prendono volentieri, ignari dello sberleffo. Sulla colonna di destra
un'affermazione scioccante per il giornale di riferimento del mondo finanziario
anglosassone: «È ufficiale: Il capitalismo non è veramente democratico». Nelle
ore che rimangono all'inizio delle proteste contro l'arrivo del summit del G20,
Londra è attraversata da azioni mediatiche e preparativi febbrili. I locali e
le strade dell'East End, tradizionale rifugio del dissenso nella capitale, sono
ricoperti da poster che incitano a saccheggiare le banche, mentre i passanti
leggono con un sorriso volantini che alla domanda «come riscaldarsi durante la crisi?»
rispondono «brucia un banchiere!». Mentre i diversi gruppi che già oggi
scenderanno in piazza stanno terminando cartelli e striscioni, attivisti
disseminano finte banconote da 20 sterline con il volto di Elisabetta II
sostituito dall'immagine di un buffone di corte. Il summit del G20 costituisce
di fatto il primo summit di risonanza globale dopo l'esplosione della crisi
finanziaria. Un incontro attraverso il quale i leader delle
maggiori economie del pianeta cercheranno di mettersi d'accordo su come
«riparare l'economia globale». Il primo ministro britannico Gordon Brown spera
che sia l'occasione per definire le basi di un sistema di regolamentazione
dell'economia globale che ripensi il ruolo di Fondo monetario internazionale e
Banca mondiale. Negli ultimi giorni il primo ministro ha proposto di riprendere
il piano di liberalizzazione del mercato globale come
soluzione alla crisi, dimostrando
come il vangelo neoliberista, uscito con le ossa rotte dall'esplosione della crisi finanziario, sia tutt'altro che sconfitto ideologicamente. In
particolare Brown ha invitato i partecipanti al summit a raggiungere un'accordo
sul contestato Doha Round dell'Organizzazione mondiale del commercio,
ignorando i dubbi espressi dalla nuova amministrazione americana al riguardo.
«Se il Doha Round venisse concluso 7,5 milioni di posti di lavoro intorno al
mondo verrebbero distrutti», denuncia la Ong inglese War on Want. La speranza
di Brown di usare le luci della ribalta del G20 per ridare ossigeno
all'economia globale e alla propria carriera politica, infangata dalla
responsabilità nella crisi economica, potrebbe però
infrangersi contro la rabbia causata dalla crisi finanziaria,
con un'ampia fascia della classe media infuriata per ipoteche e licenziamenti e
pronta a scendere in piazza. Una rabbia evidenziata da commenti lasciati sui
forum on line di giornali conservatori come il Telegraph e il Daily Mail, dove
tra i lettori c'è pure chi azzarda un «sono stupito da me stesso: sono così
infuriato che questa volta potrei pure unirmi agli anarchici». Le proteste
cominciano oggi con la grande marcia Put People First, organizzata da sindacati
e organizzazioni non-governative. La manifestazione attraverserà la capitale
dalle rive del Tamigi a Embankment, fino ad Hyde Park. Gli organizzatori
chiedono al G20 di eliminare i paradisi fiscali, riformare Fondo monetario e
Banca mondiale e rendere tutte le istituzioni e i prodotti finanziari
trasparenti. Inoltre affermano la necessità di una svolta verde, con una lotta
seria al cambiamento climatico e «grandi investimenti in un Green New Deal»,
sullo stile di quello proposto da Obama. Infine chiedono di «rafforzare i
servizi pubblici» che sono stati tagliati all'osso negli ultimi 30 anni di
credo neo-liberista e di abbandonare la strategia di aggiustamento strutturale
per i paesi che in futuro avranno bisogno di prestiti per fare fronte alla crisi.
Ma ad impensierire la polizia, che si appresta alla più grande operazione di
ordine pubblico dagli scontri del primo maggio 2001, sono le manifestazioni che
si terranno la settimana prossima. Il primo aprile la City sarà attraversata da
quattro marce che convergeranno sulla banca d'Inghilterra per una
festa-protesta contro i «buffoni della finanza». Il gruppo organizzatore dell'evento
- G20 Meltdown - invita tutte le persone colpite da «disoccupazione, ipoteche,
caos finanziario» a scendere in piazza. Per Marina Pepper, una delle portavoci
della protesta, «la nostra manifestazione mette assieme questioni globali con
problemi vissuti nella vita di tutti i giorni. Nel paese c'è molta rabbia e
improvvisamente tutti odiano i banchieri. È venuto il momento di dare voce a
questa rabbia legittima come è stato fatto in Francia e in Grecia». Nella
stessa giornata gli ecologisti del Climate Camp cercheranno di bloccare il
Climate Exchange Market, la borsa in cui vengono trattati i diritti
all'emissione di gas serra. Per Mel Evans, portavoce del gruppo, «il mercato
delle emissioni è una cosa assurda. La crisi finanziaria
è la dimostrazione che il mercato non è la soluzione a tutti i problemi come
qualcuno ha tentato di farci credere. Sicuramente non è la soluzione a quelli
ambientali». Gli attivisti del Climate Camp invitano i partecipanti a portare
tende e sacchi a pelo per bloccare la strada di fronte alla sede del mercato
finanziario. Un'altra componente importante della protesta sarà la coalizione
Stop the War. Decine di migliaia di persone infuriate per l'attacco a Gaza e
per la mancanza di soluzioni politiche al conflitto in Afghanistan prenderanno
l'assedio l'ambasciata americana il primo d'aprile. Il due, giorno in cui si
terrà il G20, Stop the War marcerà invece sull'Excel Centre, nei Docklands,
luogo d'incontro dei grandi. Nella stessa giornata gruppi anarchici promettono
azioni per superare la barriera difensiva delle forze dell'ordine. Controllare
i manifestanti durante le giornate del G20 si rivelerà un compito arduo per la
polizia, che deve affrontare proteste mobili e imprevedibili, in punti diversi
della città. Oltre 7.000 agenti sono stati mobilitati per difendere le
delegazioni e proteggere obiettivi sensibili, come banche, edifici finanziari,
ponti e tunnel sotto la Manica che i manifestanti minacciano di bloccare. La
stampa paventa che la protesta sarà violenta e accusa gli organizzatori delle
manifestazioni di incitare i manifestanti alla violenza contro banchieri e
lavoratori nel settore finanziario. Scotland Yard ha mandato un avviso a tutti
gli uffici della City consigliando agli impiegati di vestirsi con abiti sportivi
durante la settimana di protesta per evitare di essere bersagliati dai
manifestanti. Per i nuovi attivisti eredi del movimento no-global le proteste
contro il summit del G20 rappresentano l'inizio della cosiddetta «offensiva di
primavera», una fitta serie di proteste che promettono di rimettere in moto le
reti sfilacciate della galassia no-global. Subito dopo la fine del G20, dal 3
al 5 aprile il 60esimo anniversario della Nato sarà contrastato da tre giorni
di protesta tra Baden-Baden in Germania e Strasburgo in Francia. E il primo
maggio quest'anno potrebbe rivelarsi una giornata particolarmente calda, per il
montare del dissenso in diversi paesi europei di fronte all'aggravarsi della crisi.
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2009-03-28 num: - pag: 34 categoria: REDAZIONALE Il Lingotto
L'amministratore delegato: per ora non è in discussione l'asset produttivo
delle fabbriche. Obiettivi confermati «Fiat sarà protagonista, basta
pessimismo» Montezemolo: abbiamo saputo sfruttare gli incentivi. Marchionne: un
miliardo dalla gestione 2009 «Nel 2011 la prima auto con Chrysler. I nostri
ecoincentivi meglio di altri, ma siamo gli unici senza aiuti finanziari»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI TORINO — Nonostante un primo trimestre «molto
difficile » (perché l'impatto degli incentivi si è manifestato soltanto da
marzo), la Fiat conferma gli obiettivi per il 2009. E, unica azienda
automobilistica al mondo, li quantifica con una cifra precisa. A fine anno,
afferma l'amministratore delegato Sergio Marchionne, «il target è superiore a
un miliardo di euro di utile operativo». Non solo: per ora non è in discussione
«l'assetto produttivo delle fabbriche», anche se in Italia il quadro è variegato.
E' «inconcepibile», per esempio, chiudere Mirafiori, così vicino al centro
direzionale del gruppo, mentre a Pomigliano occorrerà rivedere tutta la griglia
dei prodotti perché quelli attuali non rispondono alle esigenze del mercato. In
ogni caso, il problema della sovraccapacità produttiva non è solo di Fiat ma di
tutti i produttori (Marchionne parla di un 30% di eccedenza nel mondo). Una
situazione, però, che potrebbe cambiare perché, dopo aver toccato il punto più
basso, si intravvedono «i primi indizi di un processo di risanamento in tutte
le principali economie». Negli Usa a partire dalla seconda metà dell'anno «e, a
seguire, nelle economie asiatiche per arrivare in Europa verso la fine del
2009». Il numero uno operativo del Lingotto ripete questi concetti davanti agli
azionisti nel corso della solita interminabile assemblea, oltre sei ore, che ha
rinnovato tra l'altro il mandato all'intero consiglio e rinnovato
l'autorizzazione al buy back. Da parte sua il presidente Luca Montezemolo,
aprendo il successivo incontro con la stampa, riassume la giornata in pochi
punti essenziali: il bilancio 2008 chiude con un risultato «storico»: 3,4
miliardi di euro di utile nonostante la zavorra del quarto trimestre; le
vendite di auto stanno riprendendo grazie agli incentivi (per i quali ha
ringraziato il governo); il 2009 sarà difficile, ma, la Fiat mette da parte il
«troppo pessimismo ». E il dividendo, che quest'anno sarà distribuito solo alle
azioni di risparmio, tornerà quando ci sarà «la normalità
nei mercati finanziari». Al futuro
dell'industria mondiale dell'auto guarda invece Marchionne, che ribadisce una
teoria già espressa, secondo la quale «nei prossimi 24 mesi assisteremo a un
consolidamento del settore: quando si sarà completato è probabile che avremo
non più di sei costruttori globali ». Dice Montezemolo: «La Fiat è
un'azienda che si sta preparando a giocare un ruolo da protagonista nel lungo
periodo, in ogni settore in cui è presente». Una tappa potrebbe essere
l'accordo con Chrysler, che attende per martedì prossimo il via libera del
governo Usa. Se ci sarà, la prima vettura in comune arriverà nel 2011. «Ogni
costruttore — osserva l'amministratore delegato della holding torinese dovrà
avere un approccio alla Wal-Mart, cioè alla produzione di massa, poiché ogni
nuova piattaforma ha senso soltanto se riguarda almeno un milione di vetture».
Nel frattempo, Fiat non abbandona le alleanze «mirate», ma guarda avanti. A un
azionista che propone lo scorporo dell'auto, Marchionne risponde che per ora
non ce n'è bisogno («lo faremo — dice — soltanto se servirà al processo di
consolidamento »). E a chi chiede se il rifinanziamento da 1 miliardo di euro
ottenuto in febbraio sarà sufficiente, replica che il Lingotto non ha «il peso
dei prestiti captive che hanno i concorrenti » e che, in ogni caso, sta
migliorando in generale «l'accessibilità ai mercati finanziari».
Ciò che invece è tassativamente escluso è il ricorso all'aumento di capitale.
Piazza Affari apprezza: anche ieri il titolo è cresciuto del 3,33%, a quota
5,27 euro. Giacomo Ferrari
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2009-03-28 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Produzione
Nell'Ue calo del 34%. A gennaio il fatturato auto scende del 47,4% Industria,
vendite giù del 20% Faissola: imprese senza alibi Il presidente Abi: ora
investimenti non solo ristrutturazioni La Cgil: «Un milione di posti a rischio.
E dal '93 al 2008 i dipendenti hanno perso 6.738 euro come potere d'acquisto»
ROMA — Crollano il fatturato e gli ordinativi dell'industria italiana, mentre
la Cgil lancia un nuovo allarme, ipotizzando la perdita di un milione di posti
di lavoro. A gennaio, secondo i dati dell'Istat, il fatturato industriale ha
registrato un calo del 19,9% rispetto al gennaio del 2008, mentre gli
ordinativi, che prospettano un futuro non certo roseo, sono diminuiti
addirittura del 35,8%. In entrambi i casi la flessione è stata del 2,1% solo
rispetto al mese di dicembre. E sia per il fatturato che per gli ordini i dati
dell'Istat rappresentano il peggior risultato dal 1991. Il quadro è reso ancor
più fosco dalle previsioni dell'Ires, il centro studi della Cgil, che tra
l'altro denuncia una crescita reale pari a zero dei salari netti negli ultimi
18 anni, secondo il quale il tasso di disoccupazione in Italia è destinato a
crescere quest'anno di «due se non tre punti percentuali». Il governo,
tuttavia, resta ottimista. «I dati Istat di gennaio sono ormai vecchi — dice il
ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola — e tante volte ho
l'impressione che il susseguirsi di dati vecchi possa scoraggiare la ripresa e
rendere più complessa la crisi. In realtà i monitoraggi ci segnalano che ci
sono spiragli. Lontani, ma ci sono» ha detto il ministro, che ha citato
l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. L'industria dell'auto,
tra parentesi, è quella che in questo momento sta soffrendo di più la crisi,
con un fatturato tendenziale in calo del 47,5% a gennaio e gli ordini che
denunciano una flessione del 35,8%. Un certo ottimismo è stato espresso anche
dal presidente dell'Associazione bancaria, Corrado Faissola. «L'andamento dei mercati
finanziari induce, almeno, a una diminuzione
del pessimismo» ha detto il presidente dei banchieri italiani, che ha anche
risposto alle nuove punzecchiature della Confindustria. Con i Tremonti bond,
«noi non avremo più alibi per quanto concerne gli aspetti patrimoniali, ma le
imprese non hanno più alibi rispetto alle iniziative che dovranno assumere per
fare investimenti. Ci sono miliardi di crediti agevolati che giacciono
nella Cassa depositi e prestiti e non vengono utilizzati». Decisamente
preoccupati i sindacati. Per la Uil i dati Istat sono semplicemente
«drammatici», mentre per Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, «confermano
che ci sarebbe bisogno di interventi più forti per sostenere la ripresa
produttiva». Da sin. il presidente Fiat Luca di Montezemolo, l'ad Sergio
Marchionne e il vicepresidente John Elkann Mario Sensini
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-28 num: - pag: 41 categoria:
REDAZIONALE Il caso a Milano BasicNet corre, bene conti e cedola (a.jac.) —
Positivo il bilancio 2008 di BasicNet. Il gruppo forte dei marchi Kappa, Robe
di Kappa, Superga, K-Way e Jesus Jeans ha realizzato vendite aggregate (dei
licenziatari) per oltre 305 milioni di euro, +11%. Di 141 milioni il fatturato
diretto con un aumento del 25% sull'anno scorso mentre l'utile netto ha
registrato un +29% a 15,5 milioni. Nonostante la crisi la società fondata
dall'imprenditore torinese Marco Boglione (che distribuirà un dividendo pari a
0,1 euro) ha in cantiere entro fine anno l'apertura di 30-35 nuovi negozi.
Performance che sono piaciute a Piazza Affari visto che il titolo ha chiuso
ieri con un +10,29%.
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-28 num: - pag: 41
categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Piazza Affari frena. Scatto di
Atlantia di Gabriele Dossena Petroliferi giù Il calo del petrolio ha
penalizzato Eni e Saipem. Giornata positiva per Camfin Dopo sette sedute
consecutive in rialzo Piazza Affari ha chiuso ieri in calo, al pari
delle altre piazze europee, sulla scia della debolezza di Wall Street. Così,
alla fine delle contrattazioni l'indice Mibtel si è attestato a 13.116 punti
(-0,76%) e anche lo S&P Mib, al suo ultimo giorno di operatività prima di
passare il testimone al Ftse Mib, è sceso dello 0,85%. Per quel che può
consolare, hanno fatto peggio Parigi (-1,78%) e Francoforte (-1,31%). Tra le
blue chip, i titoli petroliferi sono stati quelli con i maggiori cali, conseguenza
anche del ridimensionamento dei prezzi del greggio tornato ieri sotto i 52
dollari al barile: Saipem, con un pesante -4,18% a 13,98 euro, si è rivelato il
peggiore, mentre più contenuta (1,7% a 14,97 euro) è stata la perdita Eni.
Decisamente in senso opposto Atlantia, che con un balzo del 4,09% si è rivelato
il titolo migliore. Bene anche Fiat che nel giorno dell'assemblea degli
azionisti, ha guadagnato il 3,33% portandosi a 5,27 euro. Il titolo del
Lingotto ha anche registrato forti volumi di scambi, pari al 5,2% del capitale.
Tra i bancari, hanno perso terreno Unicredit (-2,81% a 1,31 euro), Mediolanum
(-2,22% a 2,64 euro), Ubi Banca (-1,56% a 8,53 euro). Giù Mondadori (2,38% a
2,36 euro), penalizzata dai conti 2008 e dalla decisione di non distribuire dividendi.
Giornata positiva per Pirelli, che ha chiuso con +1,6%. E sul listino completo
Camfin ha guadagnato addirittura il 6,5%, dopo la diffusione dei conti e
l'annuncio della dismissione del 40% di Energie Investimenti.
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
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Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-28 num: - pag: 41 categoria:
REDAZIONALE Il caso a Londra Barclays vola dopo lo «stress test» ( giu. fer.) —
Barclays vola in Borsa a Londra, dove è salito fino a guadagnare il 24%, a
173,80 pence. A far correre la banca guidata da John S. Varley, è stata la
conferma da parte della Fsa, l'autorità di vigilanza finanziaria
britannica, che l'istituto ha superato lo «stress test» e non dovrà perciò
ricorrere a un ulteriore aumento di capitale per far fronte alla difficile
situazione economica e finanziaria. Ora, entro martedì,
Barclays dovrà decidere se accettare l'aiuto del governo attraverso lo schema
di assicurazione dei titoli tossici messo a punto dal Tesoro o tenersi lontana
dalle interferenze dello Stato.
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Opinioni - data: 2009-03-28 num: - pag: 42 autore: di
JOSEPH STIGLITZ categoria: REDAZIONALE LA CRISI E I PAESI POVERI L'emergenza
riformista L a crisi finanziaria innescata
dal mercato dei mutui subprime in America si è ormai tramutata in una
recessione globale: la previsione di crescita è di meno 1,5%, un livello mai
toccato dai tempi della Grande Depressione. Persino i Paesi virtuosi
vedono un forte calo nei tassi di crescita e anche per loro si profila una
profonda recessione. Ma a soffrire di più saranno i Paesi in via di sviluppo.
La commissione di esperti delle Nazioni Unite per la riforma del sistema
monetario e finanziario internazionale, da me presieduta, ha appena pubblicato
un rapporto preliminare, che lancia l'allarme per il grave impatto della crisi
nei Paesi poveri ed emergenti in ogni parte del globo. Circa 30 milioni di
persone in più perderanno il lavoro nel 2009, rispetto al 2007. Il balzo
potrebbe toccare i 50 milioni. Tutti gli interventi per ridurre la povertà
subiranno rallentamenti o si fermeranno. L'analisi avverte che «Quasi venti
milioni di persone, la maggior parte delle quali nelle economie emergenti,
potrebbero cadere in povertà se non si interviene rapidamente per contrastare
l'impatto della crisi ». Siamo davanti a una crisi
globale, ma le risposte vengono fornite dai governi nazionali, che ovviamente
danno la precedenza agli interessi dei propri cittadini. Particolarmente invise
sono le misure protezionistiche, come la condizione di «comprare americano»
posta dagli Stati Uniti nel suo pacchetto di stimoli. La Banca mondiale
riferisce che sul gruppo di 20 Paesi, ben 17 hanno messo in atto misure
protezionistiche, pur essendosi impegnati in senso opposto nell'incontro di
Washington a novembre. Se si limiterà ad alleviare l'impatto nazionale, anziché
globale, lo stimolo all'economia mondiale risulterà indebolito, e la ripresa
globale rallentata. Malgrado il consenso affinché tutti i Paesi mettano in
campo forti interventi per stimolare l'economia, molte nazioni in via di
sviluppo non hanno le risorse per farlo. E' dunque necessario un approccio
concordato per stanziare fondi aggiuntivi, che vadano a sostenere sia la spesa
che la liquidità per i Paesi e le imprese nel mondo emergente, penalizzati
dalla stretta creditizia oggi in corso. I Paesi industrializzati dovrebbero
contribuire alla spesa per una quota dell'1% ed è auspicabile l'emissione
immediata di diritti speciali di prelievo (Sdr) dalle riserve del Fondo
monetario internazionale, per aiutare in particolare i Paesi in difficoltà e
l'espansione dei programmi regionali, come l'iniziativa Chang Mai in Asia. E'
inoltre importante prestare questo tipo di assistenza rinunciando ai soliti
vincoli. Difatti, condizioni come quelle che costringono i Paesi emergenti a
ridurre la spesa pubblica e aumentare i tassi di interesse sono
controproducenti: l'assistenza a questi Paesi si propone infatti di aiutarli a
espandere le loro economie, spingendo verso la ripresa globale. Da molto tempo
si lamentano le incongruenze degli attuali dispositivi istituzionali per
l'assegnazione dei fondi (per esempio tramite il Fmi) ma le riforme proposte
finora si sono rivelate insufficienti. I Paesi ricchi sono spesso riluttanti a
stanziare denaro per istituzioni nelle quali hanno scarsa voce in capitolo, e
che mettono in atto politiche non condivise. Senza contare che molti Paesi in
via di sviluppo sono anche riluttanti a chiedere prestiti, per evitare il
disonore di ricorrere a queste agenzie. La commissione propone la creazione di
un nuovo strumento di credito, che consentirà tanto ai nuovi donatori di
stanziamenti, quanto a coloro che richiedono il prestito, di esprimersi con
maggior chiarezza. Da questa crisi potremo trarre insegnamenti
utilissimi. Il primo è che occorre migliorare la normativa: le riforme non
possono essere solo cosmetiche, ma devono allargarsi oltre il settore
finanziario. Il mancato rispetto delle leggi sulla concorrenza ha consentito
alle banche di diventare troppo grandi per fallire. Una governance d'impresa
inadeguata ha prodotto schemi di incentivi che hanno portato a un'assunzione di
rischi eccessivi e a comportamenti miopi, a scapito degli azionisti. La
commissione raccomanda la creazione di un Consiglio globale per il
coordinamento economico, non solo per strutturare la politica economica, ma per
valutare la situazione economica, individuare le carenze nei dispositivi
istituzionali globali, e per proporre soluzioni. Per esempio, si avverte la necessità
di un Ente di controllo finanziario globale, senza il quale si corre il rischio
di arbitraggio regolativo, che elude i controlli e innesca una spirale
discendente. Si sente la necessità di un'Autorità globale per la concorrenza,
visto che i mercati oggi sono su scala globale. Occorre trovare un modo
migliore per far fronte ai Paesi «falliti», e ne vedremo forse parecchi nel
corso di questa crisi. Senza contare poi l'esigenza di occuparsi dei molti
rischi che minacciano i Paesi emergenti, specie nella gestione del debito e del
conto capitale. L'altra importante raccomandazione riguarda la creazione di un
nuovo sistema di riserve globali. Il sistema esistente, con il dollaro
americano come valuta di riserva, si sta sfilacciando. Il dollaro è stato soggetto
a volatilità e aumentano le preoccupazioni su futuri rischi inflazionistici.
Allo stesso tempo, mettere da parte una certa cifra ogni anno per proteggere i
Paesi dal rischio di instabilità globale crea una tendenza negativa nella
domanda aggregata, indebolendo l'economia globale. Per di più, il sistema è
viziato da una strana anomalia, per cui i Paesi poveri prestano trilioni di
dollari agli Stati Uniti, a interessi quasi pari a zero, mentre in questi
stessi Paesi tali fondi potrebbero essere utilizzati per sanare tante
emergenze. La Commissione sostiene che la nuova Riserva monetaria globale sarà
«flessibile, non inflazionistica e di facile attuazione». Dopo la crisi
in Asia orientale, si era molto parlato di riforme, di una nuova architettura finanziaria
globale. Ma erano solo parole vuote: con la ripresa economica è svanito
l'interesse per il rinnovamento. Quella attuale è una crisi ben
più grave e destinata a durare più a lungo. Speriamo, stavolta, di aver
imparato la lezione. \\ Dopo la crisi in Asia orientale, si era
molto parlato di riforme, di una nuova architettura finanziaria
globale. Ma erano solo parole vuote: con la ripresa economica è svanito ogni
interesse per un vero rinnovamento traduzione di Rita Baldassarre
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Opinioni - data: 2009-03-28 num: - pag: 42 autore: di MAURIZIO SACCONI
categoria: REDAZIONALE IL MANIFESTO DEL G8 SOCIALE La mia ricetta: people first
aro direttore People first: le persone prima C di tutto! Sarà questo il tema
del Summit sociale convocato tra il 29 e il 31 marzo a Roma dalla Presidenza
italiana del G8 con lo scopo di sollecitare una risposta condivisa alla
dimensione umana della crisi globale. Il Vertice sarà preceduto da un incontro
con le Organizzazioni internazionali dei lavoratori e degli imprenditori e,
dopo una prima fase con gli otto Paesi, si allargherà a Cina, India, Brasile,
Egitto, Sudafrica e Messico per garantire alle decisioni da assumere una base
più rappresentativa del mutato quadro geo-politico. Si tratta del primo evento
sovranazionale — al quale parteciperanno Commissione europea, Organizzazione
Internazionale del Lavoro, Ocse e Fondo Monetario — rivolto
ai temi della disoccupazione e dell'impoverimento da quando l'instabilità dei mercati
finanziari ha indotto il drastico
rallentamento delle economie reali con pesanti conseguenze su grandi
moltitudini di persone. E l'attesa di condizioni ancor peggiori alimenta
ulteriormente il circolo vizioso della sfiducia che è il motore della crisi.
L'Oil prevede 40 milioni in più di disoccupati per la fine dell'anno e la Banca
mondiale un rischio di povertà per 53 milioni di persone. Secondo l'Ocse nel
gennaio 2009 si sono registrati 7,2 milioni di disoccupati in più rispetto al
gennaio 2008 nei Paesi sviluppati che aderiscono all'Organizzazione. Anche nei
Paesi emergenti il rallentamento di un pur positivo tasso di crescita può
produrre significativi livelli di malessere sociale in coloro che dopo essersi
inurbati perdono il lavoro. La presidenza italiana intende quindi proporre un
Patto sociale globale fondato sulla chiara assunzione della sostenibilità
sociale tra i parametri della stabilità economica nella dimensione nazionale
come in quella mondiale. La ricostruzione del circuito della fiducia non può
infatti non comprendere, oltre agli interventi rivolti alla tutela del
risparmio e alla stabilità degli intermediari finanziari,
la garanzia di sistemi di protezione del reddito — di quello immediato come di
quello differito con la pensione — e dei bisogni primari quali la salute. E'
ormai riconosciuto del resto il rapporto diretto tra sicurezze sociali e
propensione delle persone al consumo e al risparmio. Gli impegni della nuova
amministrazione americana per l'ampliamento della protezione sanitaria e del
governo cinese per un più robusto sistema previdenziale muovono da questa
consapevolezza. Ne consegue che la stessa riforma del Fondo monetario quale
istituzione primaria a sostegno della stabilità dell'economia globale deve
includere la capacità di apprezzare la sostenibilità dei modelli di welfare,
l'andamento demografico e il grado di coesione sociale di ciascun Paese in
quanto elementi indispensabili per valutare la sua propensione alla crescita.
E' una richiesta che si rivolge direttamente al G20 di Londra che si colloca in
immediata successione con il Vertice di Roma. Nel merito il Patto sociale ha
l'obiettivo primario di sostenere le persone colpite dalla crisi non solo
attraverso forme straordinarie di integrazione del reddito ma anche garantendo
la sopravvivenza dei rapporti di lavoro ed efficaci investimenti formativi in
ambiti produttivi nel tempo di non lavoro. Potremmo dire: provvedere alle
persone, ripartire dalle persone! Nel dopo-crisi avrà infatti un peso
determinante la dotazione di capitale umano che ciascun Paese sarà riuscito a
conservare o, ancor meglio, a incrementare. Così come nel dopo-crisi le
possibilità di crescita non potranno prescindere dai bisogni fondamentali della
persona. Per questo il vertice non potrà non sottolineare come l'adeguatezza e
la riqualificazione delle forme di protezione sociale sia destinata — ove si
produce — a incrementare, anche nel settore privato, quegli white jobs che
corrispondono soprattutto alla domanda di salute e di educazione. Il messaggio
che sarà consegnato quindi al vertice dei capi di Stato de La Maddalena sarà
rivolto da un lato all'adozione ovunque di quelle misure mirate, tempestive e
temporanee che devono rassicurare nell'immediato le comunità nazionali e,
dall'altro, ad un vero e proprio progetto politico e culturale per il dopo
crisi che ricostruisca il volto umano del capitalismo a seguito dei guasti
prodotti dalla finanza sregolata. Si tratta di riconoscere, nel solco di quella
economia sociale di mercato che appartiene alle migliori pratiche della cultura
politica europea, la centralità della persona. People first, appunto! ministro
del Lavoro, Salute e Politiche Sociali
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Opinioni - data: 2009-03-28 num: - pag: 42 categoria: REDAZIONALE Il dubbio di
Piero Ostellino Bruxelles, fisco e Grande Fratello M ario Monti auspica che «la
Ue, il G8 e il G20 (arrivino) ad un certo grado di coordinamento fiscale», a
evitare che le «crescenti disuguaglianze, tra Paesi e all'interno dei Paesi,
(scatenino) reazioni capaci di far cadere il mondo nel protezionismo
e vari Paesi nel caos politico o in regimi non democratici» («Gli Stati
disarmati », Corriere di domenica 22). Condivido le preoccupazioni di Monti —
un amico che stimo — sulle possibili conseguenze della crisi. Ho qualche dubbio
sulla terapia. Primo: combattere il protezionismo con una misura
ultra- dirigistica, come il coordinamento delle politiche fiscali, mi pare una
contraddizione non solo logica, ma anche rispetto a quanto lui stesso ha fatto,
meritoriamente, come Commissario europeo per favorire la libertà di movimento
di uomini e capitali. Scrive Monti: «...se non vi è alcun coordinamento tra le
rispettive fiscalità, gli Stati si trovano in piena concorrenza fra loro; le
basi fiscali più mobili (come capitali e imprese) vanno là dove le porta il
fisco più conveniente». Ma questo Grande Fratello Fiscale — una sorta di
«dispotismo democratico» — mi sembra una «versione allargata» del protezionismo
di Stato ancor più negatrice della libertà di concorrenza. Una risposta
tecnocratica a un problema politico. Secondo: che «i sistemi fiscali ad elevata
progressività (contribuiscano) strutturalmente a ridurre le disuguaglianze » è
un vecchio mito socialista privo di fondamento empirico. E', se mai, nei Paesi
liberali che l'«ascensore sociale» — che porta anche il figlio del contadino a
scalare i vertici della società — funziona meglio. Il problema non è di ridurre
le disuguaglianze, ma di combattere la povertà in modo mirato e di consentire a
ciascuno di migliorare le proprie condizioni di vita come meglio crede.
Attribuire allo Stato — che non è un «Ente morale» — una funzione etica
significa solo dare più potere a chi governa. Terzo: che il coordinamento
fiscale — eliminando il pluralismo, le diversità, la competizione — faciliti la
fuoriuscita dalla crisi non regge per tre ragioni: 1) perché l'adeguamento si
tradurrebbe in una maggiore fiscalità generale; 2) perché scoraggerebbe le
forze politiche dal ridurre la spesa pubblica, che è il vero problema da
risolvere; 3) perché non si libererebbero risorse, ma se ne brucerebbero altre.
Quarto: gli Stati e l'Ue hanno un solo compito; che non è quello di rendere gli
uomini uguali — i coltivatori di pomodori del Nord Europa hanno meno sole di
quelli del Sud; che facciamo? coordiniamo anche la luce del sole? facciamo
pagare più tasse a quelli meridionali ? — ma di fissare migliori regole al
mercato. Non necessariamente più restrittive; sarebbe sufficiente prevedere che
gli imbroglioni finiscano in galera. Le libertà, nelle società aperte e nello
Stato di diritto, hanno una «natura giuridica» che neppure il più radicale
liberista oserebbe negare. La concorrenza è una delle libertà dello Stato
moderno, come quella di coscienza e di parola. Il resto lo aveva già detto Marx
nel Manifesto e nel Capitale. E abbiamo visto come è andata a finire. \\ Il protezionismo
tributario non si combatte con l'esasperato dirigismo postellino@corriere.it
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2009-03-28 num: - pag: 36 categoria: REDAZIONALE Udienza Il
presidente vede i banchieri ma non appare in pubblico con loro I re di Wall
Street da Obama «Sui bonus abbiamo sbagliato» Lewis (Bofa): restituiremo gli
aiuti. Giù il Dow Jones La Borsa cede l'1,87% Bank of America: ridaremo i fondi
al Tesoro per riprenderci la nostra autonomia DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — La
convocazione alla Casa Bianca dei capi delle grandi banche Usa — da Citigroup a
Goldman Sachs, da JP Morgan Chase a Bank of America — è stata, ieri, l'ultima
tappa di una settimana di continui interventi di Obama sulla crisi finanziaria che scuote il Paese. Una sovraesposizione del presidente in
parte concepita per sfruttare le sue grandi doti di comunicatore, essenziali
nei momenti più delicati (visto anche lo scarso carisma dei leader del suo team
economico, da Geithner a Summers), in parte legata all'esigenza di Obama di
acquisire tutti i possibili elementi di valutazione prima di affrontare —
la prossima settimana a Londra — il vertice del G20. Alla fine del lungo pranzo
di lavoro, il presidente è stato bene attento a non farsi vedere in cordiale
compagnia di personaggi che in questo momento sono tutt'altro che popolari,
viste le enormi iniezioni di denaro pubblico praticate dal Tesoro per salvare
il sistema creditizio americano. Uscendo, sono stati gli stessi banchieri a
raccontare i contenuti dell'incontro. Jamie Dimon, amministratore delegato di
JP Morgan Chase, ad esempio, ha detto che Obama ha chiesto loro se fossero ben
consapevoli della rabbia che c'è nel Paese per le retribuzioni eccessive
incassate dai top manager. Lo stesso Dimon, capo di una banca che non è tra le
più criticate per i megabonus concessi ai dirigenti, ha aggiunto che i
banchieri sono ben consapevoli di aver commesso molti errori in passato in
questo campo. E il capo di Bank of America, Ken Lewis, ha aggiunto che, almeno
dallo scorso settembre, i capi degli istituti hanno compreso che l'«età d'oro»
dei megacompensi è finita. Lewis — che a gennaio ha acquisito Merrill Lynch
dopo che questa aveva distribuito «in extremis» 3,6 miliardi di bonus ai suoi
manager — ha comunque ribadito che il suo istituto intende restituire al più
presto i 45 miliardi di dollari ricevuti dal Tesoro, in modo da liberarsi dai
vincoli imposti dal Congresso alle banche sovvenzionate coi soldi dei
contribuenti. L'incontro di Obama era stato concepito anche come il coronamento
di un periodo di sensibile ripresa del mercato borsistico, in forte recupero
rispetto ai minimi del 9 marzo. Ieri, invece, lo Stock Exchange è tornato a
perdere terreno (-1,87%) proprio a causa delle banche che, dopo una ripresa in
gennaio e febbraio, a marzo hanno dovuto fronteggiare nuove difficoltà. è stato
lo stesso Dimon a spiegarlo ai giornalisti incontrati fuori dalla Casa Bianca.
Un'ammissione che ha innescato l'arretramento del listino. Nonostante ciò,
comunque, la seconda parte di marzo rimane, per Wall Street, un periodo di
netta ripresa dopo il lungo e gelido inverno dei crolli a ripetizione. I
banchieri alla Casa Bianca. Da sinistra, Lloyd Blankfein (Goldman Sachs), Ken
Chenault (AmEx), Ken Lewis (Bank of America), Edward Yingling (Bankers
association) Massimo Gaggi
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data:
2009-03-28 - pag: 3 autore: L'economia. Il lavoro fatto, le prossime mosse «Con
la cura fiducia primi fuori dalla crisi» ROMA Fiducia per uscire dalla crisi.
«Siamo stati i primi – osserva Silvio Berlusconi in un passaggio del suo
discorso al congresso fondativo del Pdl – a dire che occorre fiducia». è
l'«audacia della speranza» di cui ha parlato Barack Obama e in cui il premier
si riconosce in pieno. La convinzione del presidente del Consiglio è che
l'Italia sia in grado di riuscire «prima e meglio di altri » a superare la
grave crisi globale in atto. Potremo farlo – ha aggiunto – senza stravolgere «i
nostri stili di vita, a patto di ritrovare la forza dei valori che ci hanno
consentito dopo un periodo ben più grave di quello attuale, dopo una lunga
guerra mondiale, di conseguire livelli allora inimmaginabili di prosperità e di
benessere». L'elenco dei macigni che pesano sull'economia del Paese è noto ma
non per questo meno inquietante: abbiamo il «terzo debito pubblico del mondo,
senza essere la terza economia al mondo», un sommerso pari al 20% del Pil che
si traduce in un'evasione di oltre 100 miliardi l'anno, una pubblica
amministrazione «pletorica e inefficiente» che costa
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - MILANO - sezione:
Lombardia - data: 2009-03-28 num: - pag: 12 categoria: REDAZIONALE Un caso
Total anche a Locarno, artigiani lombardi nel mirino Appalto a ditta italiana I
sindacati svizzeri: rischio di lavoro nero «Nessun protezionismo,
noi difendiamo i salari» Polemiche dopo l'affido di lavori per la
ristrutturazione Migros alla Wanzl Italia di Travagliato (Brescia) VARESE — Non
sarà quel maxiappalto inizialmente paventato dagli svizzeri. Ma tanto è bastato
per scatenare la reazione dei ticinesi. Motivo del contendere: i lavori
affidati ad alcune ditte italiane per la ristrutturazione della Migros di
Locarno. L'azienda che ha distribuito i subappalti degli arredi interni, la
«Wanzl Italia» di Travagliato (Brescia), minimizza la quota «tricolore» nel
cantiere: «Non è vero che abbiamo utilizzato solo artigiani italiani, abbiamo
invece assegnato la maggior parte dei lavori a ditte svizzere su indicazione
della stessa Migros — sottolinea l'amministratore delegato Giuseppe Migliorati
— siamo un'impresa internazionale, abbiamo partecipato a una gara d'appalto
regolare, abbiamo garantito certi standard, dunque non capiamo le polemiche».
Quello che è certo, però, è che tra Svizzera e Italia, c'è da tempo un bel
match, andata e ritorno, su chi «ruba» il lavoro all'altro. Segnato da due
episodi lampanti: a Varese, l'estate scorsa, un'impresa elvetica si aggiudicò
l'appalto per la sicurezza durante i Mondiali di ciclismo. Risultato: proteste,
e il lavoro andò a una ditta varesina. Alla Migros di Locarno accade oggi
l'inverso. Gli svizzeri tuonano contro alcuni subappalti assegnati ad artigiani
lombardi ed esplode la polemica. Strumentale e politica, o reale e giustificata
dalla crisi che comprime il mercato e spaventa tutti? Il sindacato ticinese Unia,
che aveva tuonato contro i lavori assegnati a ditte italiane, non demorde: «Noi
temiamo che dietro queste scelte possano nascondersi questioni di prezzi e di
risparmio a danno dei lavoratori — dice il segretario Saverio Lurati —. Il
nostro non è protezionismo, ma difesa del salario. Non è una battaglia
contro gli stranieri, siamo invece impiegati nella tutela dei diritti di tanti
italiani che lavorano nelle imprese svizzere. Pensate che i dipendenti italiani
sono quasi il 50 per cento nelle ditte artigianali del Canton Ticino». Al di là
della difesa d'ufficio dell'azienda bresciana, lo sconcerto è forte anche tra i
sindacati e le imprese artigiane italiane: «La difesa dei salari non c'entra
nulla — dice Gianmarco Gilardoni, responsabile nazionale dei frontalieri della
Cisl —. C'è una direttiva europea che impedisce il dumping. La verità è che
questo caso è come quello della Total in Inghilterra. Ma anche in Italia
abbiamo fatto degli errori — continua —. Pensiamo ad esempio all'appalto per la
sicurezza ai Mondiali di ciclismo. Ci sono stati molti malumori in Ticino».
L'accusa di guadagnare con i salari bassi è respinta anche dagli arginai
italiani. «In Svizzera ci sono controlli strettissimi — sbotta Giovanni Moretti
della Cna di Como, responsabile di un progetto di collaborazione tra imprese
transfrontaliere —. Le imprese italiane sono controllatissime, non appena
varcano la frontiera". La soluzione? «Sta nella collaborazione reciproca —
dice, salomonico, Gilardoni della Cisl — e nella rigida applicazione dei
controlli per evitare, da entrambe la parti, il dumping o il protezionismo».
Affari e polemiche Uno dei nuovi supermercati della catena Migros Roberto
Rotondo
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-28
- pag: 6 autore: Conti pubblici. SteinbrÜck avverte: stiamo preparando il
terreno per la prossima crisi sui mercati «Dal debito rischi per
l'Eurozona» Scivolone della moneta unica dopo l'allarme del Governo tedesco
Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Il crescente debito
pubblico, sui due lati dell'Atlantico, preoccupa il Governo tedesco: teme per
la solidità della zona euro e per la stabilità dell'economia mondiale.
L'allarme, lanciato dal ministro delle Finanze Peer SteinbrÜck, ha scosso il
mercato valutario e indebolito la moneta unica nei confronti del dollaro. «La
Germania, in quanto membro dell'Unione Europea, ha un enorme interesse nella
credibilità del Patto di stabilità e crescita, che come sapete non è preso
seriamente da alcuni Paesi », ha avvertito SteinbrÜck, riferendosi ai limiti
relativi al deficit e al debito. «Se il Patto non è considerato seriamente,
l'euro un giorno avrà problemi di credibilità e di stabilità». Parlando al
Bundestag, il ministro ha definito la questione di «importanza decisiva».
Successivamente, incontrando la sua controparte svedese Anders Borg, SteinbrÜck
ha fatto un ragionamento più ampio. Prima di tutto ha espresso dubbi sulla
capacità dei piani di aiuti economici di risolvere la grave recessione di
questi mesi. «Sto osservando con crescente allarme - ha poi aggiunto- che
stiamo raggiungendo livelli di indebitamento in singoli
Paesi e a livello mondiale che potrebbero pesare sui mercati finanziari». SteinbrÜck si è quindi chiesto se il mondo non stia
«pre-programmando la prossima crisi». Dal canto suo, Borg ha puntato il dito
contro gli «enormi deficit» di Gran Bretagna e Stati Uniti. Qualche mese fa, lo
stesso ministro delle Finanze tedesco aveva accusato Londra di praticare un
«keynesismo crasso». Il Governo federale è terribilmente preoccupato:
teme che un aumento eccessivo della spesa pubblica provochi la nascita di nuovi
squilibri finanziari e, a medio-lungo termine, una possibile fiammata
dell'inflazione a livello globale. La preoccupazione è seria, ed è per molti
versi condivisa dalle autorità monetarie europee. Giunge dopo che aste di
titoli pubblici nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono state oggetto di un
interesse deludente da parte degli investitori. Secondo le stime di gennaio
della Commissione Europea, il disavanzo inglese balzerà dal 4,6% nel 2008 al
9,6% del Pil nel 2010. Chi ha ragione? Gli Stati Uniti, che hanno deciso di
spendere denaro pubblico pur di evitare una spirale deflazionistica e sostenere
l'economia? O la Germania, che fedele alla cultura della stabilità teme che un
eccesso di indebitamento statale possa mettere a repentaglio la solvibilità degli
Stati? L'interrogativo è quasi culturale e storico più che semplicemente
economico. Sul piano europeo, a Bruxelles come a Francoforte, il timore è
certamente quello di mettere a rischio la credibilità della propria moneta. Non
è un caso se ieri le dichiarazioni di SteinbrÜck, sui pericoli per la solidità
della zona euro, abbiano indebolito la moneta unica: contro il dollaro, l'euro
ha perso due centesimi, scendendo da
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE
data: 2009-03-28 - pag: 20 autore: Shipping. Nel 2008 il fatturato è cresciuto
dell'8% Fincantieri, utili in forte calo MILANO Fatturato in crescita, margini
in netto calo. Fincantieri nel
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE
data: 2009-03-28 - pag: 20 autore: Il summit. Proposte
anti-crisi A Cagliari il G-8 delle imprese
Nicoletta Picchio ROMA Crisi economica e finanziaria, libertà di investimenti, cambiamenti climatici: le associazioni
imprenditoriali dei Paesi del G8 ne parleranno a fine aprile, il 23 e il
( da "Corriere della Sera" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione:
Economia - data: 2009-03-28 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Sotto la
lente Clima e CO2, scelta anti-Cina alla Casa Bianca è partito l'ingranaggio
che dovrebbe portare a un accordo globale per il dopo-Kyoto, previsto in
dicembre a Copenhagen. Domenica a Bonn si incontreranno i rappresentanti di
quasi 200 governi. Lunedì a Washington i parlamentari dei principali Paesi del
G20 parleranno degli stessi problemi, congressisti americani e membri
dell'Assemblea di Pechino inclusi. Con la svolta «verde » di Barack Obama i
rapporti dovrebbero essere più distesi, eppure lo sono di meno.
L'amministrazione intende infatti introdurre un sistema di «cap and trade»,
tetti e scambi sui permessi d'emissione, ma con una dose di
protezionismo nascosta dentro. La nuova
proposta di legge americana dà infatti alla Casa Bianca l'autorità di far
scattare forti dazi sull'import dai Paesi che non pratichino sistemi di «cap
and trade». La minaccia nei confronti di Pechino è evidente e qualche giorno fa
il segretario all'Energia Steven Chu, premio Nobel per la Fisica e
cinese d'origine, non ne ha fatto mistero. Sarà un caso, ma Pechino ha appena
bloccato una grossa acquisizione di Coca Cola in Cina. E dire che si parlava di
raffreddare la Terra, non di surriscaldare nuove guerre commerciali. (F. Fub.)
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2009-03-28 - pag: 35 autore: Capitali. Mentre la Borsa cade e altri
mercati stentano a risollevarsi, esplode l'emissione di debito aziendale negli
Usa e in Europa Corporate bond, torna la liquidità Nei primi tre mesi collocate
obbligazioni per 331,7 miliardi di dollari: primato storico Mara Monti MILANO è
una corsa record quella dei corporate bond che nel primo trimestre sbriciolano
di molte lunghezze i massimi storici toccati in precedenza. Nel panorama desolante
del capital market, le obbligazioni societarie, a dispetto
della crisi finanziaria, emergono come
l'unica voce in attivo se confrontate alle Ipo (Initial public offering) ancora
su livelli minimi e all'M&A (Merger and acquisition) in calo del 33 per cento.
Un insieme di fattori, dal calo dei tassi di interesse alle esigenze delle
imprese high yield di finanziare il proprio debito, ha sostenuto un
comparto nel quale ora anche la Banca centrale europea trova spazio: è dei
giorni scorsi l'ipotesi che la Bce acquisti debito privato sui mercati per
immettere liquidità nel sistema. Una mossa che potrebbe essere imitata anche da
altre banche centrali. Ma soprattutto è stata l'emissione monster di Roche a
fare balzare i bond nella classifica storica. Duramente colpito nei mesi scorsi
dalla crisi di liquidità, il settore del capital market, secondo
i dati di Thomson Reuters, ha trovato ossigeno proprio nei corporate bond che
hanno totalizzato emissioni per un controvalore di 331,7 miliardi di dollari,
un livello mai toccato. Basti pensare che nel primo trimestre del 2008 le
emissioni erano state 125,6 miliardi e nel quarto trimestre 125,6 miliardi.
Sale anche il numero delle emissioni a 253, con un incremento pari al 34,5 per
cento. A spingere sull'acceleratore sono gli Stati Uniti a cui va ascritto il
40% delle nuove obbligazioni in circolazione, seguito dalla Germania ( 16%),
Svizzera (12%), Francia (10%), Inghilterra ( 8%), Spagna (3%). A livello
settoriale è l'energia a collezionare il 32% dei collocamenti, farmaceutico il
17%, consumi 10%, telecomunicazioni 9 per cento. L'emissione monster di Roche
holding (due tranche da 16,4 miliardi di dollari e 14,1 miliardi di dollari) ha
dato slancio al comparto, seguita da Pfizer, ConocoPhillips e At& T. Un
dato, quello delle emissioni obbligazionarie, in controtendenza rispetto al
resto delle attività di capital market, complessivamente arretrate del 59% a
66,3 miliardi di dollari, il livello più basso dal terzo trimestre 2002. Giù le
Ipo che non vanno oltre il miliardo e 300 milioni nel trimestre, con una sola
Initial public offering effettuata alla Borsa di New York, quattro a Hong Kong
e nessuna a Londra. Dimezzati anche i prestiti sindacati a 310,9 miliardi di
dollari dai 670 miliardi del primo trimestre 2008, toccando così il livello più
basso degli ultimi dieci anni. Non va meglio per l'attività di fusioni e
acquisizioni con un trend ancora in calo sia in termini di controvalore (-33%)
a 444 miliardi di dollari che di deal (-28%) a 7.141. Pesano i dati dell'Europa
dove l'M&A è crollato del 52%, mentre segnali di ripresa emergono negli Usa
dove si registra un incremento dell'8 per cento. Le società inglesi sono i
target ritenuti più interessanti a differenza dell'Est Europa, dove le
societàdell'area sono quasi totalmente uscite dai portafogli degli operatori. I
settori farmaceutico e finanziario hanno totalizzato il maggior numero di
operazioni, in particolare il primo ha messo a segno un incremento record del
505% per un controvalore di 120,2 miliardi di dollari. Con l'attivismo delle
banche salgono del 3% le attività di M&A nel settore finanziario, mentre in
quello dei consumi il calo è del 93%, nell'immobiliare del 73% e nelle vendite
al dettaglio del 74 per cento. L'Italia è in linea con l'Europa, con acquisizioni
di società crollate dell'86% per un controvalore di 3,5 miliardi di dollari e
118 operazioni, il livello più contenuto dal 1998. I settori più attivi quello
finanziario, seguito dall'industriale, high tech, media, telecommunication,
real estate e consumi. LA FLESSIONE DELL'M&A Non si ferma il calo di
fusioni e acquisizioni: da gennaio il controvalore delle operazioni mondiali ha
subito un crollo del 33%
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2009-03-28 - pag: 35 autore: Riassetti. Dopo il «rosso» del
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2009-03-28 - pag: 36 autore: La crisi pesa sui risultati che però restano
positivi: in progresso margini e redditività Carige conferma gli utili e la
cedola GENOVA Banca Carige archivia il 2008 con un utile netto consolidato di
205,5 milioni, un risultato in linea (+0,3%) con quello conseguito
nell'esercizio 2007 (204,8 milioni). Incrementa i margini di redditività la
capogruppo, che ha chiuso il 2008 con un utile netto pari 223,5 milioni, in
crescita del 6,4% rispetto al risultato dell'esercizio precedente. Il consiglio
di amministrazione dell'istituto ligure proporrà all'assemblea degli azionisti,
convocata per il 29 aprile, la distribuzione di un dividendo,invariato rispetto
all'esercizio precedente, pari a 0,080 euro per le azioni ordinarie e di 0,100
euro per le azioni di risparmio. Alla prossima assemblea scade il consiglio di
amministrazione: i soci potranno presentare le liste per il rinnovo entro e non
oltre il 14 aprile. Il consiglio di amministrazione uscente ha confermato, fino
alla fine del 2009, Alfredo Sanguinetto nella carica di direttore generale. A
livello consolidato, il progetto di bilancio approvato ieri registra un margine
di interesse pari a 810,7 milioni (+23%), le commissioni nette crescono a 253,2
milioni (+1,2%)e la gestione delle poste finanziarie, al netto di dividendi per 14,8 milioni, presenta un risultato
negativo per 48,1 milioni a fronte di un risultato positivo di 35,3 milioni del
periodo di raffronto a causa dello sfavorevole andamento dei mercati
finanziari che ha determinato minusvalenze
sul portafoglio di proprietà. Il margine di intermediazione, di
conseguenza, è pari a 1.030,6 milioni, in aumento del 6,4%; le rettifiche di
valore nette per il deterioramento dei crediti e altre poste finanziarie,
102,8 milioni (+24,7%), comprendonosvalutazioni di titoli del portafoglio non
di trading per 28 milioni. Il risultato netto della gestione finanziaria
e assicurativa si attesta a 910,7 milioni, in crescita del 4%; i costi
operativi risultano pari a 607,5 milioni, in aumento del 17,9% rispetto all'esercizio
precedente; l'utile dell'operatività corrente al lordo delle imposte si attesta
così a 308,7 milioni, con un decremento del 16,5%. La raccolta complessiva da
clientela ha raggiunto quota 43.124,3 milioni, in crescita del 14,6%: la
raccolta diretta è risultata pari a 22.164,1 milioni (+27,5%); la raccolta
indiretta ha toccato i 20.960,3 milioni (+3,6%). I crediti verso la clientela,
al lordo delle presunte perdite, sono pari a 21.120 milioni, in aumento del
20,8%. D.Ra.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI
data: 2009-03-28 - pag: 37 autore: Auto. Sì dei soci ai conti - «Ipotesi di
accordo con Chrysler in linea col Tesoro Usa» Fiat: «Gli aiuti pubblici creano
sperequazioni» Marchionne: l'Europa affronti la sovracapacità produttiva Andrea
Malan TORINO. Dal nostro inviato «La capacità produttiva di auto al mondo è di
quasi 100 milioni l'anno; ma il mercato ne può assorbire 64 milioni».In questi
due numeri citati dall'amministratore delegato Sergio Marchionne c'è tutta la
crisi del settore industriale più importante d'Europa.Dopo aver spiegato ieri
ai soci i conti 2008 di Fiat, Marchionne ha rilanciato la sua visione di un
momento di svolta per il settore auto.L'eccesso di capacità, aggravato dalla
crisi, è il punto di partenza. In Europa «la necessità di una razionalizzazione
è evidente», e «non si è mai visto » un consolidamento simile a quello che
caratterizzò l'industria dell'acciaio negli anni 90. Tutto questo mentre «in
Usa e Canada sono state chiuse 24 fabbriche in 12 mesi». Ma il paradosso
evocato da Marchionne è che a livello europeo «invece di facilitare questo
processo lo stiamo ostacolando ».Come mai?Oltre all'«eccesso di regolazione » e
a una normativa sul CO2 che «penalizza un costruttore virtuoso come Fiat», il
punto chiave è la mancanza di coordinazione che finora ha caratterizzato gli
aiuti al settore all'interno della Ue; un procedere in ordine sparso che ha
generato, secondo il presidente Luca di Montezemolo, «sperequazioni
inaccettabili». Marchionne gli ha fatto eco elencando tutti gli Stati che
finora hanno aiutato i rispettivi costruttori - dalla Francia alla Svezia alla
Gran Bretagna - e ha sintetizzato con una metafora colorita: «Quando qualcuno
abbassa la fiamma ai miei concorrenti e io rimango l'unico nel pentolone, non
sono contento». Il rischio per Fiat è che l'attuale struttura produttiva non
sia sostenibile. «Quando, quasi cinque anni fa, abbiamo detto che non avremmo
chiuso stabilimenti in Italia, eravamo consci dei costi che questa scelta avrebbe
comportato» ha ricordato Marchionne. Oggi però «la crisi ha spinto oltre il
limite quelle condizioni di sostenibilità; non si tratta più di un problema
solo della Fiat, è un problema che, come succede in ogni altra parte del mondo,
riguarda tutti gli stakeholders ». Un discorso che non ha certamente
tranquillizzato i rappresentanti dei lavoratori presenti ieri di fronte al
Lingotto per chiedere garanzie sul futuro degli stabilimenti italiani del
gruppo. Marchionne non è arrivato a dire che Fiat sarà costretta a chiudere
stabilimenti in Italia, e si è anzi sbilanciato a favore di Mirafiori:
«Chiuderlo sarebbe inconcepibile». Il messaggio generale è però chiaro, sia per
la politica che per i sindacati. Marchionne ha detto che Fiat «è pronta ad
aprire un tavolo di confronto con Governo e parti sociali», e ha avvertito: «Il
territorio che perde le sue attività produttive vede diminuire la sua
competitività strutturale». Ieri Montezemolo, Marchionne e il vicepresidente
John Elkann, hanno affrontato i soci Fiat riuniti in assemblea (con la consueta
nutrita pattuglia di disturbatori) per l'approvazione del bilancio 2008 e la
nomina del consiglio d'amministrazione (i cui membri sono stati tutti
confermati). Quanto al 2009, c'è ancora nebbia fitta, tanto che i vertici non
si sono sbilanciati neppure sui risultati del primo trimestre: «Difficile dire
se sarà positivo o negativo ». Tra i segnali di ottimismo ci sono la ripresa
delle immatricolazioni in Italia dopo il varo degli incentivi alla
rottamazione, la tenuta del Brasile e del settore delle macchine agricole; più
difficile il momento di Iveco e delle macchine da cantiere, che«dovranno
aspettare la ripresa dell'economia ». Anche la tensione sui mercati finanziari sembra per fortuna allentarsi: giovedì la Cnh, divisione
macchine agricole con sede negli Usa, è tornata sul mercato delle
cartolarizzazioni con un'emissione da oltre 500 milioni di dollari (sia pure «a
un prezzo elevato») che dovrebbe permettere di alleggerire la pressione sulle
finanze del gruppo: «Considerato che abbiamo aperto una linea di credito da un
miliardo e che c'è da Bei l'assistenza ai finanziamenti, le fonti di
finanziamento si stanno allineando nella maniera giusta» ha aggiunto il
manager, confermando l'obiettivo di ridurre il debito di 1 miliardo di euro a
fine anno rispetto al livello di fine 2008; l'altro target ribadito è quello di
un risultato operativo consolidato positivo per di 1 miliardo di euro. Ieri la
Borsa ha premiato il quadro dipinto dal management Fiat con un altro rialzo
(+3,3%) che ha portato le azioni ordinarie a 5,27 euro. In attesa dell'atteso
consolidamento del settore, Fiat nel breve periodo guarda Oltreoceano alla
possibile intesa con Chrysler, sulla quale prosegue un «intenso dialogo »con le
autorità Usa;se l'intesa verrà approvata - ha detto Marchionne - è probabile
che lo sarà «in termini che rifletteranno i desideri del Tesoro Usa». Per
vederne i frutti «ci vorranno anni »; ma in caso di via libera rapido – ha
assicurato il manager – la prima vettura Chrysler su piattaforma Fiat potrebbe
arrivare prima della fine del 2011.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data:
2009-03-28 - pag: 10 autore: «Dal G-20 una risposta politica» di Mario
Margiocco U n incontro a porte chiuse tenuto ieri alla Fondazione Mattei, e
organizzato insieme al centro Paolo Baffi della Bocconi, ha portato ieri a
Milano una trentina di economisti, consulenti di Governi e istituzioni
internazionali, l'ex ministro e banchiere centrale Tommaso Padoa- Schioppa, il
direttore del Max Planck Institute di Bonn, Martin Hellwig, Charles Goodhart
della London School of Economics, e numerosi altri economisti. Tema ufficiale
Back from the brink: rethinking financial regulation, (Allontanandoci
dall'abisso: ripensare le regole della finanza). Esperienze americane ed
europee, rischi, aspettative, sono stati dibattuti con conclusioni utili a
capire una stagione ancora confusa e che, si spera, il prossimo G-20 di Londra
aiuterà a chiarire. Attivi nella discussione economisti dei tre atenei
milanesi, Bocconi, Cattolica e Statale, e di altre università. Regola dei
lavori, nessuna attribuzione diretta da parte del cronista, per garantire a
tutti la massima libertà. Tutti d'accordo sulfatto che occorrano nuove regole,
non tutti d'accordo che la mancanza, scarsità o non applicazione delle regole
sia la causa prima di quanto accaduto sui mercati a
partire dall'agosto del 2007. Il crollo sistemico, dovuto alla fine negli Stati
Uniti soprattutto, ma non solo, del modello di crescita basato sul debito,
interno ed estero, sarebbe stato inevitabile anche se regole migliori e più
aggiornate fossero state applicate meglio, secondo alcuni. Le regole avrebbero
segnalato meglio l'allarme, secondo altri. Le conclusioni della giornata,
tratte da Arrigo Sadun del Fondo monetario, sono articolate su cinque punti e
chiariscono anche al non specialista le conclusioni più importanti. Primo, la riforma dei mercati finanziari è importante adesso perché c'è stato un crollo della fiducia, e
regole più affidabli aiutano a ripartire. Ma, secondo punto, non bisogna
illudersi che nuove regole finanziarie
siano capaci di per sé di scongiurare una prossima crisi. Le regole di
Basilea I e Basilea II sui requisiti patrimoniali delle banche, terzo punto,
non sono sufficienti e occorre un approccio sistemico al problema. Servono
"allarmi automatici" da inserire per avvertire automaticamente, ad
esempio, quando il debito diventa eccessivo in una banca, quando un particolare
mercato eccede in un senso o nell'altro. Infine, quinto punto, valutazioni
sulla crisi.Ha fatto centro ieri l'analisi del caso giapponese, dove la bolla
immobiliare scoppiò 20 anni fa, fatta da Naoyuki Yoshino della Keio University
di Tokyo. Mercato azionario, immobiliare e tasso di crescita non si sono ancora
ripresi del tutto adesso. Insieme all'esperienza della Grande Depressione, il
caso giapponese indica che la ripresa questa volta potrà essere lenta. Non una
V o una U, ma una L, sia pure col lato orizzontale che tende verso l'alto. E
allora, le promesse di Barack Obama di una forte ripresa già l'anno prossimo?
Alcune domande a due accademici americani presenti rivelano giudizi divergenti.
Per Anil Kashyap dell'Università di Chicago Washington è schizofrenica. «Non
c'è ancora una linea,e c'è una grossa divergenza fra Congresso ed Esecutivo. La
grossa battaglia è adesso su quanto devono pagare gli obbligazionisti delle
banche. E Washington deve dire quanto deve contribuire al risanamento chi ha le
obbligazioni bancarie, e quanto il contribuente. è un passaggio politico
ineludibile ». Franklin Partnoy, docente di diritto a San Diego, esperto di
regole finanziarie e società di rating, è famoso per aver
denunciato invano nel 1997 con un libro (si intitola
F.i.a.s.c.o.)l'insostenibilità dei nuovi prodotti finanziari.
«Io ho fiducia negli istinti politici di Obama. Anche se non so se, sul fronte
delle regole, arriveremo presto a un nuovo mondo o non ci limiteremo a un
lavoro di tagliae cuci, con dignitose pezze». Anche gli europei sono convinti
che il nodo ormai sia politico, e spetti ai politici definire anche in Europa
chi paga. «Gli azionisti di molte banche sono ormai cancellati, vogliamo sapere
quale sarà il contributo degli obbligazionisti. Non può pagare tutto il
contribuente». L'idea di un Fondo di garanzia europeo che affianchi la Bce ha
raccolto consensi. Qualcuno non esclude una crisi di un major european player,
che verrebbe risolta rinegoziando Maastricht, concedendo aiuti, imponendo
regole. I candidati a questo ruolo sarebbero Spagna e Italia. E Obama? «Essendo
un animale politico, fra alcuni mesi cambierà squadra economica. Quella attuale
non lo porterà molto lontano ». mario.margiocco@ilsole24ore.com PER UNA
RITROVATA FIDUCIA Sono da cambiare le regole di Basilea 2 sui requisiti
patrimoniali delle banche Auspicato dagli esperti un Fondo europeo di garanzia
( da "Sole 24 Ore, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data:
2009-03-28 - pag: 16 autore: Lungo il Tamigi. La ripresa inizia dalla sponda
meridionale - Restano bloccati invece i cantieri nella City La nuova Londra
parla arabo Parte la «scheggia di vetro» di Piano, finanziata dalle banche del
Qatar Nicol Degli Innocenti Londra sfida la crisi con
due progetti avveniristici. A un passo dalla City, sulla riva sud del Tamigi,
sono iniziati da pochi giorni i lavori di costruzione dello Shard of Glass, la
"scheggia di vetro" progettata da Renzo Piano che sarà l'edificio più
alto d'Europa -
( da "Mattino di Padova, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 13 - Economia Fincantieri Ricavi a più
8% guadagni in calo VENEZIA. Nel 2008 Fincantieri ha registrato ricavi in
crescita dell'8% a 2,93 miliardi, mentre il risultato ante imposte e il
risultato netto si sono ridotti rispettivamente a 43 milioni e 10 milioni
contro gli 87 milioni e i 36 milioni del 2007. «A causa delle forti tensioni
sul mercato delle materie prime, registrate nei primi nove mesi dell'anno e
solo parzialmente attenuate nell'ultimo trimestre, nonché dei pesanti effetti
negativi della crisi economica e dell'incremento del costo del lavoro» si
legge nella nota di Fincantieri, «l'Ebitda risulta in calo rispetto al 2007
(134 milioni contro i 194)». Sotto il profilo dell'attività
commerciale, «sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi (contro il valore
record di 4,2 miliardi del 2007) in un contesto segnato dalla crisi
finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a
partire da settembre 2008». Gli investimenti pari a 111 milioni sono in
diminuzione rispetto ai 116 milioni del 2007.
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 82
UNICREDIT. Dalla sede centrale di Verona, che comprende le più importanti
direzioni del Triveneto occidentale, arriva un messaggio di fiducia alle
imprese «Diciamo sì a 3 aziende su 4» Considerate le difficoltà del momento, il
40 per cento delle richieste di credito accettate riguarda ditte con i conti in
rosso La crisi finanziaria che ha caratterizzato
la seconda metà del 2008 è divenuta nel corso di questi primi mesi dell'anno a
tutti gli effetti una crisi sistemica,
con importanti riflessi negativi sull'economia. Le responsabilità delle banche
sono quindi aumentate, e il gruppo UniCredit ha rinnovato il proprio impegno
concreto per non fare mancare il necessario supporto alle famiglie, agli
operatori economici e alle imprese. Un impegno che non è mai mancato -
sostengono in via Garibaldi - come testimoniano i 2,3 miliardi di nuovi crediti
erogati nei primi tre mesi del 2009. Dato ancora più significativo se si
considera che la banca ha risposto positivamente alle richieste di nuova liquidità
di tre aziende su quattro ( a Verona il tasso di accettazione è ancora più alto
della media nazionale), e che il 40 per cento delle imprese finanziate presenta
conti in rosso. D'altronde, come ha più volte commentato l'amministratore
delegato Alessandro Profumo, «sostenere le imprese è nell'interesse delle
banche, che debbono continuare a essere vicine alle imprese» pure essendo
selettive, perchè «solo facendo un buon credito si aiuta davvero l'economia».
INSIEME PER USCIRE DALLA CRISI. Proprio con questa finalità, UniCredit ha
lanciato nel novembre 2008 il progetto 'Impresa Italia', ora entrato nella fase
di piena operatività. Si tratta di un'iniziativa che, attraverso la
collaborazione tra le banche del gruppo, le associazioni di rappresentanza dei settori
produttivi e i confidi, mette a disposizione delle imprese un plafond
complessivo di finanziamenti per 7 miliardi di euro per garantire alle aziende
liquidità e capacità di investimento, contando sul rapporto con gli operatori
delle realtà economiche locali. L'obiettivo di 'Impresa Italia', che conta già
su oltre 140 convenzioni con associazioni e confidi locali, è quindi non far
mancare la disponibilità di credito. Tenendo anche conto, attraverso
l'estensione dei termini di anticipo fattura da
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 83
FONDAZIONE CARIVERONA. L'impegno sul territorio, nonostante il calo dei mezzi a
disposizione dovuto alla crisi finanziaria , si conferma cruciale per città e provincia «Meno risorse, ma
ci siamo» Un sostegno molto forte ai casi di bisogno, a programmi medici e di
salute pubblica. Finiti restauri di straordinaria importanza «La crisi sta pesando sulla fondazione ma il nostro obbiettivo è quello di
continuare a garantire la nostra consistente presenza nel territorio».
Pur nella forte prudenza, c'è comunque fiducia per quanto riguarda il futuro.
Ci rassicura Fondazione Cariverona che non nasconde le conseguenze della crisi
dei mercati finanziari internazionali e la volatilità dei corsi dei titoli
azionari. Nel suo Documento Programmatico Previsionale 2009 - che costituisce
una sorta di Magna Carta per la Fondazione - è previsto un avanzo di 80 milioni
di euro e stanziamenti per l'attività istituzionale pari a 59,7 milioni di euro
e 4,3 milioni per il volontariato. Rispetto al 2008, il calo è piuttosto
significativo: l'anno scorso si stanziavano 93,5 milioni di euro (rispetto ai
50 milioni del 2009) per le nuove risorse che vanno sul territorio e 85 milioni
(contro i 9,7 milioni di quest'anno) per gli interventi diretti che, molto
spesso, sono però progetti pluriennali. Sono terminati alcuni di questi, come
il restauro del Palazzo della Ragione e della Torre dei Lamberti e la Cattedrale
a Verona, mentre stanno proseguendo i progetti avviati negli anni precedenti,
come la ristrutturazione dell'Ospedale Borgo Trento di Verona (103 milioni di
euro), il compendio ex Magazzini Generali (50 milioni di euro) e la
ristrutturazione della Biblioteca Civica (14,7 milioni di euro). Si darà il via
ai nuovi interventi - ci assicurano alla Fondazione - senza «intaccare»
l'importante e vitale Fondo di stabilizzazione delle erogazioni, che registra
una consistenza di 222 milioni di euro e che è nato con la finalità di
assicurare nel tempo l'attività in favore della comunità locale. E' proprio
questa la destinataria principale degli stanziamenti della fondazione previsti
per quest'anno. «Quando diminuiscono le risorse, bisogna fare delle scelte», ci
ricorda la Fondazione. Il Consiglio generale della Fondazione presieduto da
Paolo Biasi, approvando il Documento provvisionale 2009, presentato dal
Direttore generale Fausto Sinagra, ha fissato le linee direttrici dell'attività
istituzionale dell'Ente, scegliendo di privilegiare le persone, soprattutto
quelle che si trovano in situazione di bisogno. Quarantaquattro milioni di
euro, infatti, andranno in questa direzione. La Fondazione sosterrà, con 11
milioni 100mila euro, programmi di salute pubblica, medicina preventiva e
riabilitativa per migliorare la rete di accoglienza, assistenza e recupero di
persone in stato vegetativo e saranno anche valutati interventi parziali di
adeguamento e messa norma di strutture ospedaliere e progetti per lo sviluppo
delle sempre più importanti reti informatiche con particolare riguardo al primo
accesso del paziente al pronto soccorso. Verrà, infine, dato sostegno per
l'acquisizione di attrezzature diagnostiche e terapeutiche. Per il settore del
«Volontariato, filantropia e beneficenza», con 9 milioni 400mila euro, la
Fondazione rinnoverà il Programma Povertà per sopperire le necessità primarie
di coloro che vivono tale condizione e darà priorità a progetti di iniziativa
nel campo dell'housing sociale e del recupero nella fase post acuta di soggetti
con gravi cerebrolesioni, del sostegno al mondo degli handicap e a quello delle
carceri e del servizio di trasporto a favore di categorie sociali deboli. La
terza voce, per fondi previsti, è quella dedicata all'assistenza degli anziani.
La Fondazione darà seguito al Progetto Sperimentale Alzheimer e valuterà
iniziative volte alla messa a norma, adeguamento qualitativo degli standard
previsti per i centri di accoglienza residenziali e a programmi finalizzati a
creare, anche in forma di progetti pilota, centri di servizio a favore di
utenti esterni alle strutture di assistenza residenziali. Le voci «Istruzione e
formazione» e «Arte, attività e beni culturali» seguono, entrambe, con 7
milioni 100 euro di fondi ciascuna. A completare i progetti, la ricerca
scientifica e tecnologica, la protezione e qualità ambientale e il fondo per
urgenti inziative umanitarie. Il periodo per la presentazione delle domande si
conclude il 31 marzo.
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 87
MULTIUTILITY. Al nord contrazione del 9,7% «Un calo simile non si registrava da
34 anni» Sempre più ditte scelgono l'energia rinnovabile La
crisi finanziaria ed economica attacca
anche i consumi di energia elettrica delle aziende italiane. Secondo i dati
forniti da Multiutility, il calo dei consumi a gennaio 2009 si è attestato a
-8,5%, per trovare un crollo percentuale comparabile, bisogna risalire al
lontano agosto del 1975, ovvero 34 anni fa, quando i consumi mensili di
energia elettrica fecero registrare una caduta del 7,6%. A livello territoriale
il calo dei consumi di energia e di energia è stato ampio e diffuso in tutte le
Regioni d'Italia, con un -9.7% al nord ed un -6,2% al sud passando per il -8,6%
di calo dei consumi registrato nelle Regioni centrali dell'Italia. Il dato,
peggiore da 34 anni, è susseguente al crollo della produzione industriale che
ha portato ad una drastica riduzione dei consumi da parte dei grandi e dei
grandissimi utilizzatori. Il calo dei consumi dell'energia elettrica diffusi
dalla società Terna e registrati soprattutto nel Sud Italia con un meno 8 per
cento rispetto all'anno precedente conferma che la crisi
economica colpisce soprattutto le aree più deboli del Paese. «Oggi», dichiara
Germano Zanini, amministratore delegato del gruppo Multiutility «siamo di
fronte a un problema di sostenibilità del sistema energetico che ha i più
rilevanti impatti sul clima e sull'ambiente mai riscontrati. L'Europa, in un
processo cominciato con la strategia di Lisbona e culminato nel Pacchetto
20-20-
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 61 Aperto
un tavolo di confronto con le banche del territorio Con l'aggravarsi della crisi finanziaria
le banche hanno ridotto il credito all'impresa mettendola in seria difficoltà.
Perciò in autunno Confindustria Verona ha deciso di aprire un tavolo di
confronto con le banche del territorio, per rendere più agevole alle aziende
l'accesso ai finanziamenti, per consentire grazie a un dialogo in chiave locale
un monitoraggio più costante del rapporto banche-imprese e per individuare
i problemi più sentiti e le soluzioni più adatte. Sulle organizzazioni di
rappresentanza delle imprese ricade infatti l'onere di sostenere le aziende
associate, soprattutto le Pmi, le più colpite dalla carenza di liquidità.
Verona, che è la seconda piazza finanziaria italiana per
importanza dopo Milano, vuole affrontare l'emergenza senza alzare barricate tra
due sistemi così centrali per l'economia come l'industria e le banche. A un
primo tavolo tecnico, al quale il presidente di Confindustria Verona Gian Luca
Rana ha chiamato i vertici dei principali istituti del territorio, sono seguiti
incontri dedicati all'esame della situazione locale, durante i quali tutti gli
operatori hanno portato un contributo di idee e azioni per uscire dal tunnel
della recessione e far ripartire il manifatturiero, evitando ulteriori danni
all'economia reale. «Abbiamo avviato un'alleanza concreta tra banche e imprese,
attori di un unico sistema economico e produttivo, che devono operare di
concerto per contenere i danni della crisi finanziaria e favorire la
ripresa. Questo dialogo - ha spiegato Rana - rientra nell'azione a sostegno
delle aziende, soprattutto piccole e medie, avviata da Confindustria Verona
anche per fornire un supporto alle imprese che tenga conto delle specificità
della nostra economia». La strategia principale è un filo diretto tra Piazza
Cittadella e le imprese associate per tenere sotto controllo la situazione sul
piano produttivo e congiunturale, ma anche sotto il profilo finanziario.
Convinta che gli imprenditori non possano essere lasciati soli nel contrastare
l'emergenza, l'Associazione ha messo i propri esperti a disposizione delle
aziende per affrontare i delicati aspetti finanziari delle loro attività,
raccogliendo anche attraverso il sito internet informazioni sulle situazioni di
difficoltà e offrendo ascolto e assistenza. Inoltre Confindustria Verona ha
elaborato dati aggiornati sulle crisi delle aziende e sulla
gestione del rapporto con le banche: la sintesi di questa indagine sta offrendo
consigli su come favorire la ripresa, all'interno di una congiuntura locale
che, seppure non ancora pesantemente negativa, soffrirà anche nel 2009 di un
sensibile rallentamento. Un altro effetto del dialogo è la designazione da
parte delle banche di precisi interlocutori per gli imprenditori, con il fine
di assicurare un canale preferenziale alle aziende associate.
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 61
CONFINDUSTRIA VERONA. L'associazione ha puntato a fornire sistemi innovativi ma
anche a fare gioco di squadra con gli enti territoriali. E i risultati sono
arrivati Adattabili, competitivi, solidi Il segreto? Rana: «Credere nelle
nostre capacità. In Italia abbiamo rappresentato sempre una forza trainante»
Nel corso dell'ultimo anno Confindustria Verona ha raggiunto traguardi
importanti e ha consolidato la sua rappresentatività toccando la quota di 1543
aziende associate: ma oltre al numero in forte crescita va notato che le
imprese provengono sempre più da tutto il mondo economico, dal manifatturiero
ai servizi. Una forza che deriva dal territorio ma anche dalla capacità di
cambiare pelle per adattarsi alle mutate esigenze del mercato, messo a dura
prova dalla congiuntura negativa. La situazione comunque non frena le capacità
di reazione e di crescita di Piazza Cittadella. «La crisi che ci
ha colpito segna una forte discontinuità rispetto a un passato di sviluppo, ma
dobbiamo vedere il bicchiere mezzo pieno e credere nelle nostre capacità,
sconfiggendo la miopia del medio periodo - ribadisce infatti il presidente di
Confindustria Verona Gian Luca Rana -. Occorre anzi continuare a investire per
farsi trovare preparati quando le opportunità torneranno a spingere la
produzione e l'economia del territorio. Il Paese ha la capacità di farcela, e
Verona ha sempre dimostrato una forza trainante». L'anno appena trascorso è
stato segnato anche da nuove relazioni con le istituzioni: apertura e dialogo
nei fatti, non solo a parole. Confindustria Verona ha lavorato con la
Provincia, con il Comune capoluogo e con i sindaci del territorio, con le
organizzazioni di categoria e con il sindacato portando a casa risultati
concreti, come dimostra la convergenza sulla figura di Alessandro Bianchi alla
presidenza della Camera di Commercio, sempre più generatore di opportunità per
Verona. Il «core business» di Confindustria Verona resta comunque la cura degli
associati. In un anno si sono registrati 12.500 contatti per prestazione di
servizi, consulenze e supporto. Inoltre più di 4.500 persone hanno preso parte
a incontri, convegni e seminari, e temi forti come la crisi
finanziaria e il federalismo sono oggetto di
aggiornati approfondimenti. Al business occorrono supporti costanti e servizi
innovativi: PerInnovare è sempre più un valido partner per le imprese, la BCC
consente acquisti via internet e rende gli approvvigionamenti più diretti ed
economici. Sono stati varati nuovi servizi come "Cevi 231" che
aiuta le imprese a dotarsi di un modello organizzativo per la tutela legale, o
i supporti per l'ambiente, la sicurezza, l'energia, la privacy e la ricerca del
personale. Un impegno che porta Verona a primeggiare nel Veneto anche con i
suoi Distretti produttivi, per progetti presentati e finanziamenti ottenuti. Ma
è la crisi finanziaria a tenere alta la tensione in questi mesi:
perciò Confindustria Verona fa fronte alle difficoltà delle aziende movendosi
su due strade: da un lato rafforzando lo strumento di Neafidi, in grado di fare
da tramite tra le imprese e il mondo del credito; e dall'altro aprendo un
dialogo concreto con le banche del territorio, predisponendo per gli associati
attività di ascolto e supporto, garantendo canali diretti con gli istituti
bancari, progettando nuovi strumenti di credito. Gli imprenditori comunque
credono nella forza del territorio, e ne hanno evidenziato le eccellenze e le
opportunità, pur senza tacerne le criticità e gli ostacoli. Il benessere, la
capacità di fare squadra e la condivisione dei valori d'impresa sono gli
elementi capaci di incidere sulla crescita delle imprese e del sistema: e su
questi punti di forza si concentra l'azione di Confindustria Verona, che ha
evidenziato grazie a iniziative come "Porte aperte all'innovazione"
il valore aggiunto competitivo del territorio. Al punto che lo stesso Censis,
nell'ultimo rapporto, ci considera come uno dei "fari" del Nord,
sottolineando l'energia e il ruolo trainante di Verona nella macroregione
triveneta e verso la direttrice che ci collega a Milano e Torino. Verona ha
quindi l'occasione di contribuire a rafforzare l'asse del Nord proponendo un
nuovo modello di sviluppo. Il piccolo non è più in grado di affrontare le sfide
del futuro, che sono già in atto con l'internazionalizzazione e l'apertura ai
mercati globali. Oggi servono imprese adattabili, competitive, con solidi
principi e valori, capaci di una gestione prudente e trasparente, di visione
strategica e di innovazione. Ma per coordinare e guidare queste aziende occorre
anche un'organizzazione che sappia avvicinarsi ai propri associati con nuovi
servizi, aprire loro la casa comune e costruire relazioni sul territorio e
oltre: di qui i numerosi protocolli sottoscritti con Finest, con Isa e con le
Agenzie delle Dogane e delle Entrate.
( da "Arena, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 28 Marzo 2009 INSERTI Pagina 63 ATER.
Il presidente Niko Cordioli spiega come si potranno attuare una serie di
interventi di edilizia residenziale pubblica attesi da tempo Una guida per
acquistare case «Garantire il soddisfacimento dell'esigenza abitativa primaria
costituisce l'essenza del ruolo dell'Edilizia Residenziale Pubblica», dice il
presidente Ater, Niko Cordioli, «per questo prestiamo grande attenzione alle
manovre economico-finanziarie che Governo e Regione stanno ponendo in essere per
fronteggiare adeguatamente la sempre maggior richiesta di aiuti da parte delle
fasce più deboli». Questi strumenti forniscono una valida opportunità in
termini di contributi e finanziamenti, grazie ai quali le Ater potranno, nei
prossimi mesi attuare una serie di interventi attesi da tempo e che andranno a
totale vantaggio degli utenti. Tra questi la possibilità di un avanzamento dei
cantieri destinati all'edilizia sociale, il miglioramento dei servizi
soprattutto per quanto concerne il settore della manutenzione edilizia e al
patrimonio nel suo complesso o la riduzione dell'incidenza degli alloggi
sfitti. «In questo momento di particolare necessità per le famiglie», prosegue
Cordioli, «anche la Regione Veneto si sta adoperando per trovare nuove possibilità
di sostegno per l'edilizia abitativa, muovendosi su due fronti». Il primo ha
portato all'approvazione di un disegno di legge da parte della giunta che
consentirà un adeguato rilancio dell'attività edilizia e la
promozione di misure per il sostegno del settore edilizio, fortemente
penalizzato a causa della complessa crisi finanziaria, attraverso interventi finalizzati al miglioramento della
qualità abitativa nonché preservare, mantenere, ricostruite e rivitalizzare il
patrimonio edilizio esistente per favorire anche l'utilizzo delle fonti di
energia rinnovabile. «Il secondo- precisa il presidente- riguarda più da
vicino le Ater venete, che possono contare su nuove linee guida per l'acquisto
di alloggi reperibili nel mercato immobiliare. Questo significa che le aziende,
a fronte di una crescente richiesta di alloggi di edilizia residenziale
pubblica, potranno acquistare le unità abitative disponibili, dando così una
risposta decisa, efficace ed immediata ai differenti bisogni espressi dalla
popolazione, tenendo soprattutto conto di particolari categorie sociali, quali
gli anziani, le giovani coppie e gli studenti». S.B.
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 75 del 2009-03-28 pagina 16 Spagnoli ci
avete scocciato: pensate ai guai di casa vostra di Maria Giovanna Maglie Da «El
País» l'ennesimo attacco. E l'ambasciatore Terracciano scrive una lettera di
protesta al quotidiano di Maria Giovanna Maglie Gentile ambasciatore
Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera
che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della
rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta
da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara,
tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente
scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un
organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in
premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il
Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il
tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a
un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si
sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per
gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati,
che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue
numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei.
Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente
dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la
politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova
versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente
la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a
Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei
socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il
Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come
dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet
naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno
dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel
2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese
agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli
aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un
settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi
internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla
politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere
dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200
organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia
contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati»,
«retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per
l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli
immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una
popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una
disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente
politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure
restrittive: oltre all'aumento da
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nasce il Pdl, bene. E non è difficile
prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da
oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i
partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio
di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post
comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di
appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia
e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà
riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai
militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta
sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc,
che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli
elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca
sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto
in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Non commentato »
(Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Mar 09 Ma il mercato distorce
la realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia
e mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa
affermazione di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la
sterlina negli anni Novanta e che ora è diventato un guru
economico-filosofico-filantropico. Con i mercati ha guadagnato miliardi e i
fondi Hedge da lui creati continuano a guadagnarne molti (pare). Eppure ieri
durante un incontro con il minostro del Tesoro Usa Geithner ha pronunciato
questa frase che ha scioccato l'America: "L'idea che i mercati
(finanziari) siano in grado di correggersi da soli si è dimostrata falsa. I
mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante, la distorgono
sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come, proprio lui fa
queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma, pensandoci
bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un liberale e
penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla via del benessere
intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che i mercati
finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra domanda e
offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria.
Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per
permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di
cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto
leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia
reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a
queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E
l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando
spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie
prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già
sotto i 40, il dollaro che passa da
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 75 del 2009-03-28 pagina 16 Spagnoli ci
avete scocciato: pensate ai vostri guai di Maria Giovanna Maglie Da El PaÍs lennesimo attacco. E
lambasciatore Terracciano scrive una lettera di protesta al quotidiano.
Il nostro Paese descritto come il dominio di un
dittatore stile Pinochet Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio
e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un
disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin
Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva
immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto
determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è
nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se
serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello
stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez,
il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si
praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire
basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui
vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi
di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi
finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che
pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il
Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo
fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo
ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare
la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito
dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia
spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi
profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal
governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom
economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi
ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo
mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di
sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura
generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando
la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa»,
insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di
immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a
5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di
persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato
ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede
severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 75 del 2009-03-28 pagina 4 Più di un secolo
sulla rotta dei Cosulich di Fabrizio Graffione La famiglia imprenditoriale
genovese è ricordata con una mostra al Galata Da quando il comandante Antonio
costruì sull'isoletta di Cherso, vicino alla sua casa di Lussino, il bark,
brigantino a palo, Fides di 500 tonnellate per trasportare pescatori e
commercianti da una parte all'altra dell'Adriatico e del Mediterraneo, sono
passati 150 anni. Eppure i Cosulich sono sempre lì. A trafficare per il mare.
Anzi, dopo l'aumento della flotta e l'apertura della sede nel
( da "Messaggero Veneto, Il" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il cda approva il bilancio 2008 del colosso
navale di Monfalcone: proposto un aumento di capitale di 300 milioni di euro
Fincantieri: ricavi +8%, ma utile in calo Ricavi per 2,9 miliardi di euro con
un risultato di 43 milioni al lordo delle imposte MONFALCONE. Fincantieri nel
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nasce il Pdl, bene. E non è difficile
prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da
oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i
partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio
di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista
(ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un
centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo
stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti,
Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd,
che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha
saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post
comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di
appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia
e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà
riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai
militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta
sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc,
che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli
elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca
sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto
in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia 1 Commento » (Nessun
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realtà? Soros dice di sì. Di questi tempi abbiamo parlato molto di economia e
mi spiace dover restare in tema, ma sono rimasto colpito da questa affermazione
di George Soros, l'ex speculatore che affossò la lira e la sterlina negli anni
Novanta e che ora è diventato un guru economico-filosofico-filantropico. Con i
mercati ha guadagnato miliardi e i fondi Hedge da lui creati continuano a
guadagnarne molti (pare). Eppure ieri durante un incontro con il minostro del
Tesoro Usa Geithner ha pronunciato questa frase che ha scioccato l'America:
"L'idea che i mercati (finanziari) siano in grado di correggersi da soli
si è dimostrata falsa. I mercati, anzichè rispecchiare la realtà sottostante,
la distorgono sempre". La mia prima reazione è stata di stizza: ma come,
proprio lui fa queste considerazioni? Il personaggio non è certo coerente.. ma,
pensandoci bene, forse non ha tutti i torti. Mi spiego: io sono da sempre un
liberale e penso che l'economia di mercato abbia consentito di portare sulla
via del benessere intere nazioni. Ma ho l'impressione - anzi, la certezza - che
i mercati finanziari oggi non siano il risultato del normale incrocio tra
domanda e offerta. E questo a causa dei derivati e dei prodotti di ingegneria finanziaria.
Qualcuno sa dirmi l'utilità di questi strumenti? Nati a fin di bene ovvero per
permettere agli operatori e agli industriali di cautelarsi contro rischi di
cambio o sbalzi nelle quotazioni, sono diventati dei mostri che con l'effetto
leva consentono profitti o perdite inimmaginabili. Ma servono all'economia
reale? Consentono una miglior valutazione delle società quotate? La risposta a
queste domande è no: non servono a nulla se non a una certa finanza. E
l'effetto leva è così vertiginoso da distorgere molte valutazioni, accentuando
spasmodicamente i movimenti al rialzo o al ribasso di borse, valute, materie
prime, obbligazioni. Ricordate il petrolio? Su su fino a 150 dollari, poi già
sotto i 40, il dollaro che passa da
( da "Giornale.it, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 75 del 2009-03-28 pagina 6 Elogi a Silviò e
Gianfrancò «I nostri valori sono gli stessi» di Redazione Il presidente del
Ppe: «La destra democratica che si muove verso il centro e accoglie gli ideali
del popolarismo è un grande risultato» Roma Una bella giornata anche per
Martens perché, dice: «Il Pdl si riconosce nei valori condivisi della grande
famiglia politica del Ppe. Valori forti: la dignità della persona, la libertà,
l'eguaglianza, la giustizia, la solidarietà e la democrazia». Per Forza Italia
il posticino nella casa del Ppe è naturale, un po' meno per gli ex esponenti di
An. E Martens riconosce il cammino di Fini e i suoi: «An sta realizzando un
percorso di avvicinamento ai nostri valori e la nascita del Pdl rappresenta una
tappa fondamentale di questo cammino». Non nasconde la soddisfazione e il
grande merito di Berlusconi: «Questo è un grande risultato: una destra
democratica che si muove verso il centro e accoglie i valori del popolarismo».
L'elogio a Silvio è netto: «Il saper integrare al centro forze che altrimenti
avrebbero potuto seguire percorsi diversi verso posizioni euroscettiche o
nazionalistiche è un merito che gli sarà riconosciuto dalla storia». Nel suo
intervento in sala non sono mancati riferimenti a uno dei padri della nostra
Repubblica, quell'Alcide De Gasperi pietra dell'europeismo. Martens ammette che
lo statista democristiano è stato un faro: «È stato uno dei più grandi uomini
politici e statisti europei e il Pdl si pone nel solco della sua concezione di
partito». Berlusconi: un imprenditore prestato alla politica, ora diventato
statista? Martens scomoda nuovamente De Gasperi: «Proprio lui esigeva che a
rappresentare il partito non vi fossero soltanto i dirigenti politici ma uomini
selezionati sulla base delle loro esperienze, della loro capacità personale e
posizione sociale». Insomma, il leader del Ppe consacra la fusione tra An e Fi
e non sminuisce l'importanza dell'evento che definisce una vera e propria
svolta: «Svolta e arricchimento importante per la politica europea perché può
garantire che la forza politica del Ppe resti la più forte e la più coesa in
grado di determinare le grandi scelte che saremo chiamati ad assumere». E poi
una chicca, una garanzia per il nostro Paese: «Credo che gli eletti del Popolo
della libertà in seno al Ppe potranno giocare un ruolo importante in seno al
Parlamento europeo, ricoprendo incarichi di primaria importanza». E poi un
elogio a Gianfranco Fini: «Come nel caso della Convenzione sul futuro
dell'Europa a cui Gianfranco ha molto contribuito, dando un impulso
fondamentale per creare un'Europa più forte, più trasparente e più efficace».
Pdl forza liberale, di centro, ancorata ai valori del libero mercato. Ma il
capitalismo, con la spaventosa crisi finanziaria in atto, non mostra le sue crepe? Martens lo esclude: «La crisi non rappresenta la sconfitta del modello capitalista. Al
contrario, essa è il risultato di una deviazione del capitalismo. Noi pensiamo
fermamente che il modello ideale sia un'economia sociale di mercato».
Non solo. Per affermare l'importanza dell'anima sociale del capitalismo, il
presidente del Ppe tira in ballo persino don Sturzo: «Proprio il vostro Sturzo
riteneva che il compito di ogni partito popolare fosse quello di contemperare
le esigenze del mercato con quelle della solidarietà». Le lezioni europee si
avvicinano: qualche speranza in più? «Auguro - dice Martens - un grande
successo per il Pdl e spero che i deputati eletti siano numerosi per scrivere
insieme nuove pagine di storia comune». Un ringraziamento particolare a
qualcuno? «Ad Antonio Tajani, vicepresidente del partito, che ha dato e sta
dando un fondamentale contributo alla nostra attività». Una speranza e una
certezza, prima di riprendere l'aereo e lasciare la sala del battesimo del Pdl:
«Il nostro progetto comune continua e il Pdl ne assicurerà la continuità. È
vero, il nome della casa cambia, la famiglia si allarga ma le fondamenta
restano quelle. E noi condividiamo valori comuni. Ed è questa la nostra forza».
FCr © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-28 -
pag: 6 autore: Mutui / 2. Prova sul campo per chi deve scegliere Slalom fra
spread e polizze Vita Margini elevati e l'insidia assicurazione per chi deve
effettuare la scelta S tretta del credito, mutui sempre più difficili da
ottenere, spread alle stelle: Plus24 ha effettuato questa settimana un'indagine
sul campo per scoprire le difficoltà di chi si appresta a stipulare un nuovo
finanziamento per l'abitazione. Una ricognizione presso una decina di filiali milanesi
e anche qualche call center e chat di banche online che ha fornito molte
conferme, ma anche qualche (amara) sorpresa. Cominciamo con le certezze: ormai
è quasi impossibile trovare chi è disposto a finanziare l'intero importo da
pagare per l'acquisto. La gran parte delle banche si ferma all'80% e appare ben
disposta a intervenire solo sotto questa soglia, specie se la rata mensile non
supera il terzo del reddito disponibile. C'è poi una sorta di leggenda sorta in
questi ultimi mesi da sfatare e cioè l'affermazione secondo cui non è più
possibile contrarre mutui a tasso fisso: in ogni filiale nella quale ci siamo
recati la prima domanda è stata inevitabilmente «quale tasso preferisce, fisso
o variabile?». Le banche, insomma, concedono ancora i mutui a tasso fisso,
anche se rispetto a qualche mese fa applicano spread più elevati che finiscono
per annullare in parte i benefici di un abbassamento generale dei tassi Irs (su
un prestito ventennale, in ogni caso, ci siamo sentiti offrire tassi che
spaziavano dal 5 al 5,7%). Quello del rincaro dei margini praticati dalle
banche sui tassi di base è in realtà un po' il tema (peraltro già denunciato da
tempo su Plus24) di questo 2009, indipendentemente dalla tipologia del mutuo. A
marzo, come si può vedere nella tabella qui sotto, la situazione è
ulteriormente peggiorata. Sulla base delle offerte reperibili sul broker
Mutuionline (che, va detto, offre di solito condizioni promozionali rispetto a
quelle delle filiali) si nota un generale inasprimento delle condizioni, tanto
per il fisso (in media l'1,41% rispetto all'1,37% di gennaio e allo 0,98% dello
scorso agosto) quanto per il variabile (1,36% da 1,34% e 0,97%). Fin qui,
dunque, poche novità e molte conferme di una tendenza che
da quando la crisi finanziaria
ha toccato il suo apice non ha fatto che rafforzarsi. A volerlo cercare, il
vero fenomeno che ha preso corpo negli ultimi mesi e che rischia di estendersi
a macchia d'olio di qui a poco è quello delle assicurazioni che vengono vendute
al cliente in parallelo al mutuo: contratti a favore dell'istituto erogante che
coprono le rate in caso di morte, di invalidità o perdita del lavoro di
uno degli intestatari. E qui forse è doveroso un chiarimento: sotto accusa non
è la (presunta o effettiva) utilità di queste polizze, ma il fatto che la
concessione del mutuo stesso venga subordinata alla sottoscrizione di uno
strumento simile. L'unica assicurazione obbligatoria per legge è infatti quella
sull'immobile (incendio e scoppio), le altre dovrebbero essere a discrezione del
mutuatario, che addirittura può scegliere operatori diversi dalla banca con cui
contrae il finanziamento. La ricognizione effettuata dimostra invece che per
diverse banche ( Cariparma, come si può leggere a fianco, ma anche Barclays,
per fare un altro esempio) l'accensione della polizza è inevitabile. E non si
sa bene se arrabbiarsi o piuttosto rallegrarsi, perché almeno in questo caso la
situazione è palese fin da subito. Le polizze supplementari vengono infatti
nominate di rado allo sportello (anche noi abbiamo a volte dovuto introdurre
l'argomento di proposito) e spesso appaiono all'ultimo momento, quando per il
mutuatario è ormai troppo tardi per contestare o rifiutare l'intero pacchetto.
Il problema delle polizze Vita è che il costo non è indifferente: diverse
migliaia di euro a seconda del grado di copertura, da versare in soluzione
unica (con un esborso che non sempre è facile recuperare in caso di successiva
surroga) oppure un tanto al mese insieme alla rata normale (ma in questo caso
si pagano pure gli interessi). A conti fatti un bel fardello che finisce per
pesare ben più dello «sconto » che si ottiene sullo spread per aver acceso
l'assicurazione.
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-28 -
pag: 8 autore: INTERVISTA Piero Marchettini Adelaide
consulting I fondi attivi snobbano la crisi «N on credo che i fondi che investono secondo criteri etici
abbiano perso più degli altri con la crisi finanziaria internazionale ». Piero Marchettini è il Managing Partner di
Adelaide Consulting, società specializzata in Corporate Governance.
Nell'attivismo dei fondi, secondo Marchettini, etica e business possono
beneficiare l'uno dell'altro. «I fondi norvegesi, quelli svedesi o anche quello
irlandese hanno un'ottica di lungo periodo e sono dedicati alle prossime
generazioni». In Irlanda però si discute di prelevare denaro dal fondo che deve
finanziare la maggiore longevità delle classi anagrafiche più giovani per
aiutare lo Stato che deve garantire le banche. Staremo a vedere. Ciò che li
salva è il fatto che non sono fondi a prestazione definita, come quelli Usa o
Uk, con migliaia di pensionati o iscritti vicino al pensionamento e che quindi
sono vincolati ai rendimenti da produrre nel prossimo futuro. Il loro orizzonte
di osservazione e di investimento è molto più ampio. In cosa differiscono tra
loro? I norvegesi si sono mossi in origine forse spinti da un complesso di
colpa: esauriscono oggi le loro risorse naturali, il petrolio, danneggiando
l'ambiente. E per contrappasso si impegnano sul futuro, investendo in aziende
che sviluppano energie alternative o comunque focalizzate su uno sviluppo
compatibile per l'ambiente. Prediligono i criteri di “inclusione” nei
portafogli, mentre la Svezia quelli di “esclusione”, vista la spiccata
sensibilità per i temi legati ai diritti umani, che la porta a penalizzare le
società che fanno affari con i regimi dittatoriali come il Sudan o la Birmania.
è più efficace penalizzare con una messa al bando pubblica e disinvestendo i
titoli oppure investire nelle società e far sentire la propria voce nelle
assemblee o nei Consigli di Amministrazione ? Dipende. La seconda opzione è
percorribile se una società può cambiare nel medio termine la sua strategia
industriale e commerciale (ad esempio progettando veicoli non inquinanti). Chi
invece produce mine anti- uomo non lascia molto spazio al dialogo. In Italia è
pensabile un approccio di questo tipo? Ci sono due ordini di problemi: da noi
c'è una scarsa attenzione per la tutela dell'ambiente e del territorio: non
verrebbe accettata una perdita finanziaria di breve per proteggere
l'ambiente nel lungo periodo. I portafogli dei fondi pensione sono piccoli e il
peso nelle aziende investite risibile. ma sarebbe opportuno che uniti insieme
chiedano rappresentanza nelle aziende quotate, per far crescere la consapevolezza
del ruolo dei fondi pensione tra gli stakeholders. Piero Marchettini, Adelaide
Consulting
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-28 -
pag: 8 autore: Previdenza sostenibile / 1. Le scelte del Norway's Government
Pension Fund Global La Norvegia stringe sul clima Entro il 2020 le società in
cui investire dovranno avere un piano per l'ambiente A qualcuno parrà
singolare, quasi paradossale, che chi vive di petrolio si impegni contro il
riscaldamento climatico. Altri plaudiranno alla scelta del fondo pensione
norvegese di penalizzare chi vìola i limiti di emissione di Co2, escludendone i
titoli dal proprio portafoglio di investimenti. Lo Statens Pensjonsfond –
Utland, meglio conosciuto nella traduzione inglese di Government Pension Fund
Norway, da anni è impegnato in questo tipo di scelte «etiche », che mettono al
bando le società quotate in base ai comportamenti di queste ultime: per quanto
riguarda i rapporti con i dipendenti, sanzionando con la vendita dei titoli chi
sfrutta il lavoro minorile; o per ciò che concerne comportamenti nocivi per la
collettività (tabacco, armamen-ti), oppure per quanto riguarda la tutela
dell'ambiente. La Norvegia e il suo fondo pensione vivono di petrolio: una
fonte di reddito che fa della Norvegia uno dei Paesi più ricchi al mondo e del
fondo pensione il secondo a livello mondiale, dopo quello pubblico giapponese e
il secondo fondo «sovrano» dopo l'Abu Dhabi Investment Authority. Un colosso da
circa 260 miliardi di euro, cinque volte tanto l'inteso sistema dei fondi
pensione italiano, che quando si muove è in grado di determinare le fortune o
le sfortune delle società in cui investe. Il Parlamento di Oslo è chiamato ora
a integrare il Codice Etico del fondo pensione, in vigore da cinque anni, con
alcuni criteri che escludono le società che vìolano i livelli consentiti di
emissione di Co2, dai 7mila titoli di cui è composto il portafoglio. Il
protocollo invita le società in cui il fondo investe – e che quindi finanzia –
a metter in campo entro il 2020 un modello di business sostenibile a livello
ambientale, che sostituisca il carbon fossile come fonte di energia con altre
più efficienti. «Pollution is a bad business », dicono quelli di Bellona,
l'associazione ambientalista tra le più attive nel pressing «etico» sul Governo
e sul fondo pensione pubblico. è una mossa sostenibile anche finanziariamente?
Nel quartier generale del fondo rispondono orgogliosamente ricordando di essere
investitori di lungo termine e responsabili sia per quanto riguarda il reddito
futuro degli aderenti che per le condizioni dell'ambiente in cui costoro
vivranno in futuro. Secondo stime al
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-03-28 -
pag: 9 autore: Bilanci in deroga. Come si muovono gli enti che rappresentano il
52% dei patrimoni (25 miliardi) Via libera alle perdite «congelate» Le
Fondazioni verificano i conti No di Cariverona, Compagnia S.Paolo, Mps e Crt
Mentre Cariplo è ancora indecisa T urbolenze dei mercati, crollo dei prezzi di
azioni e obbligazioni. Conseguenza? Maxisvalutazioni dei titoli in portafoglio
e perdite da brivido. Invece no. L'eccezionalità della crisi
finanziaria ha spinto il Parlamento italiano
ad aprire una sorta di parentesi contabile. Società ed enti che non usano gli
Ias (i principi contabili internazionali) potranno congelare le potenziali
perdite di bilancio per questo e forse anche per il prossimo anno. Tra
di loro vi sono le Fondazioni bancarie. E non si dica che la questione riguarda
solo ragionieri e commercialisti. Perché, a proposito di enti come Cariplo o
Compagnia Sanpaolo di Torino, ci potrebbero essere rilevanti impatti sulle
erogazioni al territorio (vedi anche intervista in basso). «Plus24» ha
monitorato le decisioni delle principali Fondazioni in merito all'utilizzo o
meno della deroga ai criteri di valutazioni: i sei enti analizzati
rappresentano il 52% del patrimonio netto (25 miliardi a fine 2007) dell'associazione
Acri, presieduta da Giuseppe Guzzetti. è emerso che Crt, Cariverona, Compagnia
San Paolo e Mps non utilizzeranno la deroga mentre Cariplo è ancora indecisa in
merito. Nessuna risposta dall'emiliana Carisbo. Quanto ti erogo Senza scendere
troppo nel linguaggio «contabilese», c'è da fare però una precisazione: le
deroghe in questione riguardano soltanto l'attivo circolante ovvero i titoli
detenuti per fini non strategici come sono invece quelli inseriti nelle
«immobilizzazioni finanziarie». Ecco perché, ad esempio, Cariverona non userà
la deroga. Fatta la dovuta precisazione, c'è però da capire come tali regole
asciugheranno o meno il fiume di erogazioni che le Fondazioni convogliano sui
loro territori. Innanzitutto c'è da rilevare che gli enti sanno di questa
possibilità dall'11 marzo: il ministero dell'Economia gli ha dato il via libera
nel decreto che indica le percentuali di avanzo di esercizio (è l'equivalente
degli utili per le società, ndr) da far confluire nelle riserve obbligatorie.
Ecco dunque scoperto l'arcano: chi congela le svalutazioni, vedrà un impatto
minore sui profitti e quindi, in teoria, avrà più spazio per fare erogazioni
(al netto delle riserve pari almeno al 20%). Occhio però, spiegano gli esperti
dell'Organismo italiano di contabilità (Oic, vedi anche il «Sole24Ore » del 26
marzo): vista l'origine di tali utili e la temporaneità degli stessi (uno o al
massimo due anni), è necessaria molta prudenza nella destinazione. Forse è
meglio mettere un po' di fieno in cascina, consigliano dall'Oic, invece di
distribuire a pioggia l'intero tesoretto ricavato post congelamento delle
perdite. Lehman e le perdite durevoli Non tutto però può essere congelato.
Vengono infatti escluse le perdite durevoli: come non considerare tali quelle
legate per esempio al crack dell'istituto americano Lehman Brothers? Le
Fondazioni che hanno in pancia obbligazioni della banca d'affari non potranno
dunque cristallizzare le svalutazioni di questi titoli. Non solo. Sono escluse
dalla deroga le perdite relative a strumenti derivati. Infine la trasparenza
Ultimo punto da sottolineare è la comunicazione al pubblico di tali decisioni.
L'Oic sottolinea che non c'è un obbligo di informativa per chi congela le
perdite. Eppure suggerisce un'opportuna informativa da inserire in particolare
nella nota integrativa con l'indicazione del titolo (obbligazione o
partecipazione azionaria), valore di mercato e valore di bilancio. Il tutto
corredato dalle motivazioni per cui è stato deciso di considerare la perdita
temporanea. Chi lo farà? Attenzione ai bilanci. Vitaliano D'Angerio Maria
Adelaide Marchesoni Giuseppe Guzzetti è il presidente dell'Acri, l'associazione
che riunisce tutte le fondazioni bancarie italiane INFOPHOTO
( da "Manifesto, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
JOHN JORDAN «Nasce il movimento post-no
global» Da Reclaim the street al G20 «È venuto il momento di passare
dall'anti-capitalismo al post-capitali- P. G. LONDRA «È venuto il momento di
passare dall'anti-capitalismo al post-capitalismo. Oramai che il sistema sia
malvagio, non c'è più bisogno di dirlo. Lo dice pure la stampa conservatrice.
Quello di cui abbiamo bisogno è fare vedere che ci sono alternative e metterci
a realizzarle». John Jordan è uno degli «inventori» di Reclaim The Streets, il
celebre movimento per la riappropriazione dello spazio cittadino che fa parte
della mitologia del decennio no global. Negli ultimi anni è stato una delle
menti creative del Climate Camp, il campeggio di protesta contro il cambiamento
climatico, l'espansione degli aeroporti e la costruzione di nuove centrali a
carbone. Per Jordan «il G20 sarà un momento decisivo. Cominceremo a vedere che
cosa viene dopo il movimento anti-globalizzazione». Qual è la differenza tra
gli anti-G20 e il movimento no global? È difficile parlare del movimento nella
sua interezza, a causa della grande diversità delle sue componenti. Tuttavia,
da un punto di vista inglese si può affermare che per noi uno spartiacque
furono le proteste contro il G8 a Gleneagles nel
( da "Arena.it, L'" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Crisi? Servono lavoro territorio e coesione»
FINANZA E MERCATI. Dibattito alla presentazione del libro di Galli «Nella
giungla degli gnomi» Fratta Pasini: finanziando solo il debito non si cresce
Bolla: le nostre imprese? Un patrimonio per l'Europa 28/03/2009 rss e-mail
print Bolla, Fratta Pasini e Battaggia Da questa crisi si
esce tornando ai valori principali dell'economia e dell'etica: prodotto, lavoro
e spiritio di squadra, ma anche territorio, che non significa autarchia ma
contatto diretto con il mercato. Ecco la lezione (per l'Italia e per Verona)
emersa ieri sera dal dibattito tra i rappresentanti di spicco della finanza e
dell'imprenditoria scaligera alla Società Letteraria, in occasione della
presentazione del libro di Giancarlo Galli, «Nella giungla degli gnomi»
(Garzanti). L'autore ha spiegato il suo lavoro di cronista di economia con il
quale ha dipinto i profili dei maggiori protagonisti (« gnomi perché riferiti
ai banchieri svizzeri») della finanza italiana «dall'era Fazio al grande crac».
A dialogare con Galli c'erano Andrea Bolla, vicepresidente (attuale presidente
designato) di Confindustria Verona, Carlo Fratta Pasini, presidente del
consiglio di sorverglianza del Banco Popolare ed Eugenio Caponi, vicepresidente
vicario di Cariverona. Ad introdurre i lavori, moderati dal caporedattore de
L'Arena, il presidente della Società Letteraria, Alberto Battaggia. Verona
compare nel libro solo indirettamente, quando Galli parla del bresciano-camuno
Giuseppe Camadini, il «monaco-finanziere» che ha tessuto la sua tela della
finanza bianca anche nella città scaligera dentro Cattolica. Del resto, come
dice Galli, i banchieri non parlano e quindi non è un caso che nel suo libro
non compaiano né il nome di Paolo Biasi (figura centrale del credito in Italia)
e nemmeno, il più giovane, Carlo Fratta Pasini. «Siamo sicuramente più poveri
oggi», sostiene Galli, «questa crisi è stata la conseguenza di un
gigantesco puzzle dell'inganno dove i gatti e le volpi hanno avuto buon gioco,
ma anche noi i risparmiatori ci siamo lasciati incantare dall'albero degli
zecchini d'oro». E allora che fare? «Dopo l'ubriacatura della globalizzazione
si torna al territorio», replica Galli, «con ricette economiche autarchiche,
vedi Sarkozy ma anche Obama». Secondo Bolla, in questo clima, ci sono due punti
fondamentali da tener presenti: «la consapevolezza e l'orgoglio di essere in un
territorio (il Nordest) che è il più importante patrimonio imprenditoriale non
solo per l'Italia ma anche per l'Europa; e poi la valorizzazione del lavoro e
del prodotto dentro un contesto di mercato. Ma bisogna anche sfruttare la leva
del credito in maniera oculata e ragionare in ottica di filiera, rispettando i
tempi di pagamento e i fornitori, anche quelli piccoli. E i governi? Devono
evitare l'iper-regolamentazione». E le banche? Devono invece, secondo Fratta
Pasini, «tornare a finanziare a fronte di capitali e di patrimoni, perché
finanziando solo il debito non si cresce, bisogna riprendere il concetto di
società di responsabilità limitata, e poi serve un ritorno al territorio che
non è nostalgico e che non implica solo un "pensare locale", infine
la struttura dei costi della banca è da rivedere». La crisi
finanziaria per Cariverona, ha significato
una contrazione delle erogazioni sui territori. «Ma la crisi non ci trova impreparati», ha spiegato Caponi, «ci spinge a
lavorare di più e a distribuire meglio le risorse sottolineando i valori etici
e di solidarietà che animano il nostro compito». P.D.B.
( da "Blogosfere" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mar 0928 La crisi finanziaria vista da un ubriacone. Pubblicato da Debora
Billi alle 12:24 in Finanza Gira in Rete questa divertente storiella che spiega
in parole povere cosa sta accadendo nel mondo della finanza. Ve la traduco. ---
Heidi è la proprietaria di un bar a Berlino. Per incrementare le vendite, decide di offrire ai
clienti -per la maggior parte ubriaconi perdigiorno- la possibilità di bere
pagando in seguito. Tiene i conti su un taccuino, concedendo in pratica agli
avventori un mutuo subprime. Quando la voce si sparge, i clienti affollano il
bar di Heidi. Le vendite esplodono. Approfittando della libertà dei clienti di
pagare con comodo, Heidi aumenta il prezzo per vino e birra, le bevande più
richieste. I suoi profitti crescono. Un giovane e dinamico consulente della
banca locale si accorge che i debiti degli avventori sono una garanzia per il
futuro, e così aumenta il credito di Heidi presso la banca. Non ha ragioni per
preoccuparsi, dato che vede i debiti degli alcolisti come garanzia collaterale.
Nella direzione generale della banca, esperti di finanza trasformano gli asset
del cliente in Bevibonds, Alcoolbonds e Vomitbonds. I bonds sono poi piazzati
sul mercato globale. Nessuno capisce cosa significhino i nomi, o come i bonds
siano garantiti. In ogni caso, il prezzo continua a a salire e si vendono alla
grande. Un bel giorno, malgrado il prezzo sia ancora in salita, un manager del
rischio alla banca (che viene poi licenziato perché pessimista) decide che è
ora di richiedere il pagamento dei debiti contratti dai beoni al bar di Heidi.
Ma loro non possono. Heidi non riesce a ripagare il suo debito bancario e fa
bancarotta. I Bevibonds e gli Alcoolbonds crollano del 95%. I Vomitbonds hanno
una migliore performance, e si stabilizzano dopo una perdita dell'80%. I
fornitori di Heidi, che le avevano garantito pagamenti posticipati, e avevano
investito nei bonds, si trovano davanti ad un disastro. Il fornitore di vino
fallisce, e quello della birra viene acquistato da un concorrente. La banca,
invece, viene salvata dal governo dopo frenetiche consultazioni dei leader dei
vari partiti, e i fondi necessari per l'operazione di salvataggio reperiti
grazie ad una nuova tassa pagata dagli astemi.
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Fini cita Tremonti: tornare a valori
tradizionali di Apcom Ha origine nella finanza, servono nuove regole
-->Roma, 28 mar. (Apcom) - La crisi finanziaria
internazionale ha orgine nella finanza e per uscirne occorre ritornare ai
valori tradizionali dell'economia. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini,
sposa la linea del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e nel corso del suo
intervento al congresso del Pdl parlando della crisi cita
"il bel libro" del titolare di via Venti Settembre 'La paura e la
speranza'. "La crisi - dice Fini - ha origine nella
finanza, e la risposta sono i valori tradizionali perchè c'è una profonda crisi
dei valori di riferimento". Il presidente della Camera è d'accordo con
Tremonti anche sulla necessità di riscrivere nuove regole comuni. "Per
uscire dalla crisi - afferma infatti Fini - servono nuove regole".
( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 28 mar. (Apcom) - La
crisi finanziaria internazionale ha
orgine nella finanza e per uscirne occorre ritornare ai valori tradizionali
dell'economia. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sposa la linea del
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e nel corso del suo intervento al
congresso del Pdl parlando della crisi cita "il bel libro" del titolare di via Venti
Settembre 'La paura e la speranza'. "La crisi - dice
Fini - ha origine nella finanza, e la risposta sono i valori tradizionali
perchè c'è una profonda crisi dei valori di riferimento".
Il presidente della Camera è d'accordo con Tremonti anche sulla necessità di
riscrivere nuove regole comuni. "Per uscire dalla crisi -
afferma infatti Fini - servono nuove regole".
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pdl/ Berlusconi: inizia nuova era per un Paese
più democratico di Apcom Permetterà di far uscire il Paese dalla crisi
economica -->Roma, 28 mar. (Apcom) - "Il Pdl è il punto di arrivo, ma è
soprattutto una nuova epoca per fare ripartire il Paese, renderlo più
democratico e uscire dalla crisi finanziaria economica". È
quanto ha sottolineato il premier Silvio Berlusconi, giunto alla Nuova Fiera di
Roma per il congresso del Pdl.
( da "Denaro, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Avellino industria conciaria Polo di Solofra,
il sindaco chiede aiuto alla Regione Il sindaco di Solofra, Antonio Guarino, e
l'assessore alle attività produttive Antonio De Vita scrivono alla Regione.
L'obiettivo sollecitare un incontro per ragionale sugli strumenti da mettere in
campo a sostegno del polo conciario e della sua economia. "Il polo
conciario solforano", si legge nella nota,
"rappresenta con ogni probabilità una delle realtà economiche più
dinamiche del Sud Italia. Condividendo però la sorte del settore manifatturiero
italiano è costretto a fare i conti con gli effetti della crisi
finanziaria che sta falcidiando l'economia
mondiale". M.D'A. del 28-03-2009 num.
( da "Sicilia, La" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
fincantieri Ricavi in aumento ma utile in calo
Trieste. Fincantieri nel
( da "Gazzettino, Il (Treviso)" del
28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Scout morto, i capi davanti ai giudici Chiusa
l'inchiesta per l'incidente accaduto ad Ospitale dove perse la vita un giovane
Sabato 28 Marzo 2009, Villorba Stanno per arrivare altre 28 telecamere. E alla
fine dell'anno Villorba sarà uno dei territori più video sorvegliato della
Marca. La conferma è arrivata ieri, nel corso della presentazione dei risultati
di un sondaggio, voluto dal Comune, per misurare le necessità dei residenti.
Così, con i 30 già installati, gli occhi elettronici saranno presto 58, per una
spesa che si aggira sui 230 mila euro. Un modo per cercare di rispondere a
oltre un quarto delle famiglie villorbesi che, come emerge dal questionario,
chiedono più attenzione in materia di sicurezza. "Per un cittadino su
quattro è questa la priorità - sottolinea il sindaco Scattolon - abbiamo già
attivato 30 telecamere, un primo stralcio di un intervento che in un anno
porterà il territorio a essere sorvegliato in tutto da 58 occhi
elettronici". Ma sfogliando i risultati del sondaggio, condotto su un
totale di 7.500 famiglie, si tratteggia un piccolo cahier de doléances. Per i
residenti il disagio più grande resta quello del traffico. Un problema
avvertito in tutte le località, da Catena e Fontane sino a Villorba e
Lancenigo. Per oltre il 40 per cento dei cittadini è questo il vero nodo da
risolvere, seguito a ruota dai rischi legati all'alta velocità dei mezzi in
transito e alla carenza di parcheggi. "Il traffico di passaggio sulla
Pontebbana e sulla Postumia indubbiamente pesa, su questo fronte stiamo
cercando di rispondere alle esigenze dei cittadini con la presenza dei vigili
urbani, autovelox fissi, telelaser e photored - elenca il primo cittadino - non
va scordato che in sette anni abbiamo realizzato
( da "Gazzettino, Il" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il morbo delle filiere Sabato 28 Marzo 2009, Mentre le autorità monetarie e i governi di tutto il mondo sono
alla ricerca di come uscire dalla crisi finanziaria e dalla recessione che sempre più attanagliano l'economia
mondiale, il mondo delle imprese è impegnato nel difficile compito di resistere
e di mettere le basi per costruire il futuro. La preoccupazione delle nostre
medie e piccole imprese, in particolare, è molto forte. Si cerca di
capire dagli esperti, dai consulenti le prospettive non tanto di un suo
definitivo superamento, che è giudicato da tutti a tempi non certo brevi, ma
per lo meno di quando si manifesteranno i primi segnali di rimbalzo. Qualcosa,
in certi settori, è forse all'orizzonte poiché si intravede che le grandi
scorte accumulate cominciano a smaltirsi e la produzione dovrebbe quindi, a
breve, dare segni di ripresa. Gli imprenditori cercano anche di carpire i modi
e gli strumenti per superare questa situazione. Qualche mese fa, quando è
scoppiata la crisi finanziaria, il messaggio di breve periodo era quasi
scontato: attenzione alla cassa. Quindi rinviare gli investimenti, serrato
controllo del circolante, evitare spese superflue, sobrietà gestionale,
innanzitutto. Poi in epoca di budget si era detto di adottare un modello
previsivo contingente in grado di adattarsi alle mutevoli situazioni del
contesto. Ora la questione di come concretamente operare non è semplice né
facile perché le situazioni aziendali non sono generalizzabili. Chi ha perso il
mercato si trova certo in una situazione ben diversa da chi mantiene ancora gli
ordini o li ha visti ridursi solo del 5% ma per il settore in cui opera e per
il posizionamento raggiunto, può ragionevolmente immaginare una continuità del
suo business nel futuro. In ogni caso, tutte le aziende cercano una maggiore
flessibilità (riduzione dei costi fissi e quindi abbassamento del punto di
pareggio), nonché una più incisiva semplificazione, selezionando innanzitutto i
fornitori. E qui si innesta purtroppo il morbo che colpisce le filiere. Si sa
che la filiera è costituita da quell'insieme di imprese che concorrono alla
produzione del prodotto finale. Orbene, le scelte indicate tendono a colpire
quelli che nelle filiere hanno posizioni deboli, in genere microimprese,
terzisti, che non hanno un prodotto distintivo e che soffrono ora della
mancanza di liquidità perché strangolati dai clienti che ritardano i pagamenti.
Con questa crisi è facile prevedere che si assisterà ad un ridisegno
delle filiere a livello internazionale con alcune imprese che scompariranno e
con altre che si aggregheranno, per non parlare poi della nascita di nuove o di
forte sviluppo di altre come quella delle energie pulite, ad esempio.
Indispensabile però che mirati aiuti pubblici e accesso al credito siano
applicati tempestivamente affinché l'auspicabile e necessaria trasformazione
del nostro assetto industriale non si traduca in una caduta che vada al di là di
ciò che è accettabile per continuare a giocare un ruolo importante nella
competizione. Attenzione poi ai risvolti sociali di tutto questo perché se è un
bene che il sistema industriale si modernizzi è altrettanto importante
mantenere la coesione sociale aiutando quelli che perdono oggi il posto di
lavoro ad inserirsi comunque nel mondo produttivo.
( da "KataWeb News" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone.. Spagnoli ci avete
scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick —
1 commento Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti
ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El
Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo
spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è
opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo
faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente
filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico
italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di
denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa;
come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli
spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di
stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José
Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei
siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della
Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi
istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia,
crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio
primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama
nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che
ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda
le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla
rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad
altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è
descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino
americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio
eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche
razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero
poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al
mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma,
Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito
«l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea
per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il
sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e
«in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se
l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato
anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel
2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese
agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli
aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un
settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi
internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla
politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere
dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200
organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia
contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati»,
«retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per
l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli
immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una
popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una
disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente
politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure
restrittive: oltre all'aumento da
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Umbria/Lorenzetti: Sostenere chiesa in azioni
di aiuto a famiglie di Apcom Lettera-appello a sindaci, province e consiglio
regionale -->Roma, 28 mar. (Apcom) - Lettera del presidente della Regione
Umbria, Maria Rita Lorenzetti, a sindaci, presidenti delle Province e del
consiglio regionale per invitarli ad aderire alle iniziative della chiesa umbra
a favore dei nuclei familiari in difficoltà. "Anche nella nostra regione si stanno facendo sempre più acute le
ripercussioni della crisi finanziaria
e a risentirne sono le famiglie a più basso reddito, il nostro sistema
produttivo - scrive la Lorenzetti - e in modo particolare le piccole e medie
imprese. La Ceu (conferenza episcopale umbra, ndr.) ha deciso di attivare un
Fondo di solidarietà al quale ho fatto la personale scelta di aderire.
Vorrei dunque rivolgere anche a voi l'invito ad assumere iniziative personali e
volontarie di adesione". "La Regione - ricorda il presidente
Lorenzetti - ha già provveduto, con la manovra di bilancio, a predisporre un
pacchetto integrato di interventi, attraverso la costituzione di un fondo di
garanzia di 5 milioni di euro presso Gepafin per favorire l'accesso al credito
delle piccole e medie imprese, con provvedimenti a sostegno della
patrimonializzazione dei consorzi fidi che impegnano oltre 3,5 milioni di euro,
oltre che una serie di misure a favore dei lavoratori coinvolti da crisi
aziendali, posti in cassa integrazione o mobilità, con uno stanziamento di 2,5
milioni di euro". Lavoratori e famiglie "potranno beneficiare di una
serie di provvedimenti diretti di sostegno, per aiutarli a far fronte alle
improvvise difficoltà, come la sospensione del pagamento di bollette e mutui,
l'abbattimento delle rette per gli asili nido e il contenimento delle tariffe
per il trasporto pubblico. Per tutte le altre famiglie che dovessero trovarsi
in difficoltà - dice il presidente Lorenzetti - abbiamo stanziato altre
rilevantissime risorse per aiutarle, almeno in parte, ad affrontare i disagi
della crisi. Sono state quindi incrementate le risorse per
l'assistenza di persone non autosufficienti e del fondo regionale per il
sostegno ai servizi socio-assistenziali per compensare, in parte, il
pesantissimo taglio effettuato dal Governo Berlusconi con la Finanziaria 2009.
Inoltre, la Regione si sta coordinando con le amministrazioni comunali al fine
di integrare tutte le possibili iniziative". "Non si può e non si
deve dimenticare che questo stato di difficoltà, per famiglie e imprese, è
frutto anche di scelte di questo Governo che ha operato la strategia dei tagli
in settori delicatissimi e fondamentali come le politiche sociali. In ogni caso
- conclude la presidente - ed è questo il significato più importante di questa
grande iniziativa di solidarietà, l'Umbria civile e solidale non si ritrae e fa
la sua parte".
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
G8 lavoro/ Card. Martino: Bene summit sociale
del Governo di Apcom "Centralità della persona a cuore dell'insegnamento
della Chiesa" -->Città del Vaticano, 28 mar. (Apcom) - E'
"apprezzabile", per il cardinale Renato Raffaele Martino,
l'iniziativa del Governo italiano di inserire, "per la prima volta",
fra le tappe di avvicinamento al G8 che si terrà nel mese di luglio del 2009,
uno speciale summit sociale che si apre questa domani. "La profonda crisi finanziaria manifestatasi nell'autunno scorso e della quale è ancora
difficile valutare la gravità degli sviluppi economici e sociali - afferma il
presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace in un articolo
pubblicato sull''Osservatore romano' - può essere occasione positiva per
ripensare l'assetto globale dell'economia e della finanza". In modo
particolare, "merita attenta considerazione il tema scelto per questo
summit sociale: 'La dimensione umana della crisi:
provvedere alla persona, ripartire dalla persona'". "Ciò comporta -
afferma il porporato - provvedere alla persona salvaguardando la sua dignità
con l'adattamento dei sistemi di welfare; ripartire dalla persona creando le
condizioni per la nascita di nuove opportunità di lavoro. Temi, questi, che
stanno a cuore alla Chiesa e che sono al centro del suo insegnamento
sociale".
( da "Virgilio Notizie" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 28 mar. (Apcom) - Lettera del presidente
della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti, a sindaci, presidenti delle
Province e del consiglio regionale per invitarli ad aderire alle iniziative
della chiesa umbra a favore dei nuclei familiari in difficoltà. "Anche
nella nostra regione si stanno facendo sempre più acute le
ripercussioni della crisi finanziaria e
a risentirne sono le famiglie a più basso reddito, il nostro sistema produttivo
- scrive la Lorenzetti - e in modo particolare le piccole e medie imprese. La
Ceu (conferenza episcopale umbra, ndr.) ha deciso di attivare un Fondo di
solidarietà al quale ho fatto la personale scelta di aderire. Vorrei
dunque rivolgere anche a voi l'invito ad assumere iniziative personali e
volontarie di adesione". "La Regione - ricorda il presidente
Lorenzetti - ha già provveduto, con la manovra di bilancio, a predisporre un
pacchetto integrato di interventi, attraverso la costituzione di un fondo di
garanzia di 5 milioni di euro presso Gepafin per favorire l'accesso al credito
delle piccole e medie imprese, con provvedimenti a sostegno della
patrimonializzazione dei consorzi fidi che impegnano oltre 3,5 milioni di euro,
oltre che una serie di misure a favore dei lavoratori coinvolti da crisi
aziendali, posti in cassa integrazione o mobilità, con uno stanziamento di 2,5
milioni di euro". Lavoratori e famiglie "potranno beneficiare di una
serie di provvedimenti diretti di sostegno, per aiutarli a far fronte alle
improvvise difficoltà, come la sospensione del pagamento di bollette e mutui,
l'abbattimento delle rette per gli asili nido e il contenimento delle tariffe
per il trasporto pubblico. Per tutte le altre famiglie che dovessero trovarsi
in difficoltà - dice il presidente Lorenzetti - abbiamo stanziato altre
rilevantissime risorse per aiutarle, almeno in parte, ad affrontare i disagi
della crisi. Sono state quindi incrementate le risorse per
l'assistenza di persone non autosufficienti e del fondo regionale per il
sostegno ai servizi socio-assistenziali per compensare, in parte, il
pesantissimo taglio effettuato dal Governo Berlusconi con la Finanziaria 2009.
Inoltre, la Regione si sta coordinando con le amministrazioni comunali al fine
di integrare tutte le possibili iniziative". "Non si può e non si
deve dimenticare che questo stato di difficoltà, per famiglie e imprese, è
frutto anche di scelte di questo Governo che ha operato la strategia dei tagli
in settori delicatissimi e fondamentali come le politiche sociali. In ogni caso
- conclude la presidente - ed è questo il significato più importante di questa
grande iniziativa di solidarietà, l'Umbria civile e solidale non si ritrae e fa
la sua parte".
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
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Crisi/ Stato tedesco acquista 8,7% capitale
Hypo Real Estate(Faz) di Apcom Il gigante tedesco dei mutui bancari emblema
della crisi -->Berlino, 28 mar. (Apcom) - Lo stato tedesco ha
acquistato l'8,7% del capitale di Hypo Real Estate (HRE), il gigante tedesco
dei mutui bancari in gravissime difficoltà finanziarie. Lo rivela nella sua
edizione di domani il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeinen Zeitung,
secondo il quale la decisione sarebbe stata assunta oggi nel corso di una
riunione del consiglio di amministrazione della banca a Francoforte. Il
giornale indica che il Fondo federale di aiuti al settore bancario (Soffin)
sottoscriverà un aumento di capitale di 60 milioni di euro, pari a 20 milioni
di azioni. Questo sarà il primo passo verso una nazionalizzazione della Hypo,
prevista da una legge varata una settimana fa dal Bundestag, che autorizza la
nazionalizzazione della banca entro il 30 giugno 2009. Il Bundesrat, la camera
alta, voterà il testo il 3 aprile. Hypo Real Estate è
divenuto l'emblema della crisi finanziaria in Germania: un istituto in gravissime difficoltà, nonostante il
piano di sostegno di oltre 100 miliardi di euro in totale, di cui 52 miliardi
di garanzie pubbliche fornite da Soffin.
( da "Wall Street Italia" del 28-03-2009)
Argomenti: Crisi
Islanda/ Premier Sigurdardottir eletta leader
socialdemocratici di Apcom Fra un mese le elezioni legislative anticipate del
25 aprile -->Reykjavik, 28 mar. (Apcom) - Johanna Sigurdardottir, capo del
governo islandese, è stata eletta oggi alla guida del partito
socialdemocratico, formazione in testa nei sondaggi che precedono le elezioni
legislative anticipate del 25 aprile. Sigurdardottir ha avuto le preferenze del
98 per cento degli iscritti riuniti a congresso ed era l'unica candidata alla
successione di Ingibjorg Solrun Gisladottir. Nel suo primo discorso da leader, Sigurdardottir ha affermato che i valori socialdemocratici devono
prevalere di fronte alla gravissima crisi finanziaria che attraversa il Paese. Ha poi messo la parola fine alle voci
che la volevano come un leader di transizione per arrivare alle elezioni
anticipate, sottolineando che intende "restare al suo posto fin tanto che
i cittadini e il partito avranno bisogno di lei". Prima donna alla
guida di un governo in Islanda, questa donna femminista, di 66 anni,
dichiaratamente omosessuale, era stata nominata ad inizio febbraio alla guida
di un governo transitorio di coalizione tra socialdemocratici e verdi, che ha
preso il posto di una coalizione di centrodestra, responsabile del tracollo
finanziario dell'Islanda . (fonte afp)
(
da "EUROPA ON-LINE"
del 29-03-2009)
Argomenti: Crisi
INTERVISTA L?EX CONSULENTE DI TONY BLAIR È TRA GLI ESPERTI INTERNAZIONALI CHE STANNO PREPARANDO LA CONFERENZA ONU SUL CLIMA DI DICEMBRE «Verso Copenhagen, per un?altra Kyoto». Parla David Anthony King LAZZARO PIETRAGNOLI londra David Anthony King, è uno degli scienziati britannici più impegnati nella lotta per contrastare i cambiamenti climatici, tanto sul versante accademico, quanto, soprattutto su quello politico: è stato il consigliere scientifico di Tony Blair ed ora, come direttore della Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford, fa parte del gruppo di esperti internazionali incaricato di preparare la conferenza dell?Onu sul clima, che si svolgerà a Copenhagen nel dicembre prossimo. Che cosa si aspetta da questa conferenza? Sarà un appuntamento fondamentale: è il momento in cui si può provare davvero a definire gli strumenti per affrontare un problema che è globale. Serve un?azione collettiva che coinvolga le popolazioni, le imprese, i governi. Da più parti si sente dire che di fronte alla crisi finanziaria bisogna smetterla con le politiche di tutela dell?ambiente, perché la ripresa deve avere la priorità. È un discorso miope: questa invece è proprio un?opportunità, per due motivi: il cambiamento culturale e l?influenza che possiamo avere sui governi per investire. È l?occasione giusta per rilanciare le nostre ambizioni ambientali, con politiche concrete su scala internazionale. Dalla crisi economica si esce solo con proposte eco-compatibili, non con la solita contrapposizione tra difesa dell?ambiente e sviluppo economico. Crede davvero che questa nuova mentalità ambientale sia dominante? Vedo segnali incoraggianti. Innanzitutto nel mondo degli affari: cinque anni fa l?attenzione all?ambiente era considerata come ?comportamento socialmente responsabile? dalla maggior parte delle imprese. Oggi invece l?introduzione di misure compatibili dal punto di vista ambientale è generalmente vista come uno strumento per aumentare i propri margini di profitto. A differenza della politica, il mondo del business ha una mentalità pratica e ragiona su lunga scadenza: sa che l?inevitabile aumento del prezzo del petrolio dev?essere affrontato subito, e non con palliativi come l?aumento della fornitura di greggio, ma con risposte davvero alternative che possono, con una battuta, ?de-carbonizzare l?economia?. La politica, invece, sembra essere in ritardo C?è una divaricazione tra gli impegni che si assumono e le politiche che si portano avanti. All?ultima riunione del G8 in Giappone si è concordata una riduzione delle emissioni di CO2 del 50 per cento entro il 2050, ma le decisioni dei singoli stati ora devono essere conseguenti. Non si possono adottare misure di breve respiro che vanno in senso opposto, come la decisione del governo inglese di concedere due nuove autorizzazioni per estrazioni petrolifere. Nei piani del governo, questo porterebbe a una lieve riduzione del prezzo del petrolio, ma il conseguente aumento dell?inquinamento è un prezzo che non merita di essere pagato. Anche perché così non si affrontano le situazioni a lunga scadenza e non si promuove davvero la ricerca e l?utilizzo di energie alternative. Con il pretesto di sostenere e rilanciare l?economia, si condanna l?intera società: l?austerità può invece essere l?occasione giusta per aumentare l?efficienza nell?uso di energia, anziché concentrarci sul consumismo. L?impegno ambientale deve essere rafforzato dalla crisi: è proprio nei periodi di difficoltà che è più facile accettare grandi cambiamenti. Che cosa si può fare concretamente? Spendere soldi pubblici per stimolare l?economia verde. In questo periodo tutti i paesi stanno investendo enormi quantità di soldi per uscire dalla crisi finanziaria: è caduto il tabù dell?intervento pubblico in economia. Usiamo al meglio questa opportunità. Non sosteniamo imprese che non siano ecologicamente sostenibili, e che tra una decina d?anni sono destinate a fallire ugualmente. Promuoviamo invece quelle all?avanguardia nella ricerca e nella produzione sostenibile. Un esempio su tutti: il settore automobilistico. Nessun aiuto indiscriminato alle imprese, ma soldi mirati solo a chi introduce la produzione e la commercializzazione su larga scala di automobili elettriche, progetti nuovi. Paradossalmente, su questa strada, l?Europa e gli Stati Uniti sono in ritardo rispetto a paesi come la Cina e la Corea del Sud, dove il pacchetto economico per fare fronte all?emergenza contiene davvero innovativi ?stimoli ambientali?: misure di protezione ambientale, incentivi alla riforestazione, supporto alla ricerca biologica e tecnologica. Serve che la politica si faccia promotrice di questo nuovo ciclo, adottando l?impostazione che molte imprese hanno ormai fatto propria: che non c?è alternativa ad un?economia de-carbonizzata e che quindi bisogna cominciare a promuovere il cambiamento anche dall?alto. Perché questa conferenza dovrebbe riuscire, a differenza di Kyoto, senza troppe defezioni e distinzioni? Si tratta di un auspicio, non di una certezza. C?è stato un profondo mutamento di atteggiamento: non solo nell?amministrazione americana, ma anche complessivamente nell?intero pianeta, dal Brasile alla Cina. Ormai il legame tra i cambiamenti climatici e la produzione di gas inquinanti da parte di attività umane è stabilito scientificamente senza alcun dubbio ed è accettato politicamente in modo deciso da parte dei principali attori internazionali.
( da "AprileOnline.info"
del 29-03-2009)
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( da "KataWeb News"
del 29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Stampa, La" del
29-03-2009)
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( da "Repubblica, La"
del 29-03-2009)
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( da "Repubblica, La"
del 29-03-2009)
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( da "Provincia Pavese, La"
del 29-03-2009)
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( da "Unita, L'" del
29-03-2009)
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( da "Repubblica, La"
del 29-03-2009)
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 29-03-2009)
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( da "Nuova Sardegna, La"
del 29-03-2009)
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( da "Secolo XIX, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Secolo XIX, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Eco di Bergamo, L'"
del 29-03-2009)
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( da "Giorno, Il (Lecco)"
del 29-03-2009)
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( da "Nazione, La (Viareggio)"
del 29-03-2009)
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( da "Messaggero, Il (Abruzzo)"
del 29-03-2009)
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( da "Nazione, La (Umbria)"
del 29-03-2009)
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( da "Messaggero, Il"
del 29-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 29-03-2009)
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( da "Nazione, La (Firenze)"
del 29-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Messaggero, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Messaggero, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Corriere del Veneto"
del 29-03-2009)
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( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)"
del 29-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione,
La (Firenze)) (Giorno, Il (Milano))
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( da "Corriere della Sera"
del 29-03-2009)
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( da "Corriere della Sera"
del 29-03-2009)
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( da "Corriere della Sera"
del 29-03-2009)
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( da "Corriere della Sera"
del 29-03-2009)
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 29-03-2009)
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 29-03-2009)
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( da "Avvenire" del
29-03-2009)
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( da "KataWeb News"
del 29-03-2009)
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( da "Gazzettino, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Gazzettino, Il"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "KataWeb News"
del 29-03-2009)
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( da "Foglio, Il" del
29-03-2009)
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( da "Sicilia, La"
del 29-03-2009)
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( da "Corriere.it"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "Virgilio Notizie"
del 29-03-2009)
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( da "Reuters Italia"
del 29-03-2009)
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( da "Panorama.it"
del 29-03-2009)
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( da "Rai News 24"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "Wall Street Italia"
del 29-03-2009)
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( da "KataWeb News"
del 29-03-2009)
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