CENACOLO DEI COGITANTI |
In
Bhutan non ci sono semafori e la democrazia è imposta dal re
( da "Stampa,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
In Bhutan non
ci sono semafori e la democrazia è imposta dal re C'è la ricetta per superare
la crisi finanziaria internazionale. Dove? In Bhutan. Lì non c'è più il Pil a
segnalarci che siamo meno ricchi. C'è invece il FIL: Felicità Interna Lorda,
misura la crescita spirituale perché, come sostengono gli economisti del luogo,
solo da quella può nascere anche il benessere materiale.
Cemar:
sostanziale tenuta per le crociere 2009
( da "Agenzia
di Viaggi, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Uno dei primi
effetti della forte crisi finanziaria è infatti la riduzione della domanda
delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti
aereo, hotel e villaggi turistici. In queste ultime settimane si sta però
verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico,
grazie anche all?
A
spese di città e territorio ( da "EUROPA ON-LINE"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Lo tsunami
della crisi finanziaria ha azzerato le possibilità di impiego che già gli
scandali dei primi anni del secolo avevano ridotto al lumicino. Più di prima si
santifica il mattone come bene rifugio. Non a vantaggio di un mercato delle
abitazioni che dopo l?
Marchionne:
"Il peggio è passato" ( da "Stampa, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
In Europa,
invece, mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per
le industrie e le politiche generali, che rallenta il processo di ripresa nel
vecchio continente». Ma quando ci sarà il giro di boa? Quando si potrà dire con
sicurezza che la risalita è incominciata?
Gli
scommettitori oggi giocano sulla finanza
( da "Finanza
e Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
a proposito
di questo secondo punto, è emerso che in un momento di profonda crisi
finanziaria come quello attuale, nel quale l'atteggiamento dominante nei
confronti del mondo dell'economia risulta particolarmente critico, il 19,7%
degli utenti online chiede la possibilità di poter scommettere proprio sulle
tematiche finanziarie.
Ok
al piano Geithner. Purché arrivino le regole
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
il cui
superamento alla fine degli anni 90 è stato una delle cause della crisi
finanziaria. Per di più, viene previsto un importante ruolo per le società di
rating, senza una loro, necessaria, profonda riforma. E tutto ciò accade mentre
ci si prepara al vertice del G20 di Londra, che dovrebbe assumere importanti
impegni sul tema delle nuove regole.
Bpm,
500 mln di Tremonti bond dopo la sforbiciata sull'utile (-77%)
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
la crisi
finanziaria ha inciso pesantemente sui profitti del gruppo, scesi del 77% a
75,3 milioni. Hanno pesato alcune rettifiche su attività finanziarie per 28,4
milioni (principalmente Italease e Aedes), la svalutazione sulla partecipazione
in Anima sgr (-36 milioni, registrata nel primo semestre 2008) e l'impairment
sull'
Aumento
di capitale da 35 mln per Banca Network Investimenti
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Sturmann non
sembra temere eccessivamente gli effetti della crisi finanziaria: «Siamo la
quinta realtà italiana a livello di crescita e abbiamo appena lanciato una
nuova sicav. Consideriamo quindi l'instabilità di questi mesi come un
importante banco di prova da cui la nostra professionalità uscirà ulteriormente
rafforzata»
C/c
e mutui con lo sconto ( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
perché alla
redditività in calo da tempo si è aggiunta la crisi finanziaria mondiale. «I
grandi utenti italiani sostengono già costi più bassi rispetto a quelli medi
europei. Lo stesso avviene per i mutui, la cui redditività per le banche è
calata dal 2,8% del
Porti,
la recessione travolge l'Asia ( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Si tratta di
una flessione dovuta esclusivamente alla crisi finanziaria», hanno commentato i
vertici del porto. Tralasciando, tuttavia, un particolare: l'apertura dello
scalo di Taipei, progettata negli anni scorsi per fare fronte
all'impressionante boom di traffici marittimi, oggi rischia di creare problemi
di sovracapacità al sistema portuale del paese.
banche
e imprese un rapporto in crisi ( da "Nuova Sardegna, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
interventi
saranno la crisi finanziaria e Basilea 2, Imprese, credito e garanzie, il ruolo
del Confidi nella crisi e per le microimprese, le nuove banche a sostegno
dell'economia nell'isola. Il convegno pomeridiano segue un incontro in
mattinata riservato alla imprese inserite nel progetto servizi finanziari
innovativi anche con riguardo a Basilea 2 e condotto da Salvatore Carotti,
Veneto,
stretta al credito per il 34% delle imprese
( da "Arena,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
si è riflesso
a livello regionale con un ritardo di 4-5 mesi dall'inizio della crisi
finanziaria, che convenzionalmente può essere datata nel mese di giugno 2008, e
a 1-2 mesi dall'inizio della fase acuta, che tutti identificano a metà
settembre
Così
si può sconfiggere la recessione ( da "Nuova Ferrara, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
INTERVENTO
Così si può sconfiggere la recessione Il governo Berlusconi ha deciso di
intervenire contro la grave crisi finanziaria e le sue pesanti conseguenze
continuando ad erogare ingenti risorse pubbliche a banche e grandi lavori.
Sembra incomprensibile che per uscire dalla crisi si diano ancor più soldi
pubblici proprio a quelli che la crisi l'ha fatta.
CRISI:
ACCORDO TRA GRUPPO MONTEPASCHI E CREDITAGRI COLDIRETTI
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
attuale
scenario di forte crisi finanziaria, si ripropone come direttrice di sviluppo
per l?economia ?reale? attraendo molti giovani imprenditori che trovano ottime
motivazioni per iniziare l?attività nel settore. Da qui la necessità di
assistere le imprese, vecchie e nuove, con servizi all?
GORDON
BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE
SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE L'UE
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
nonostante la
crisi finanziaria globale, «non possiamo dimenticare i successi degli ultimi
quindici anni». A suo parere, infatti, vi è la necessità di costruire un
sistema finanziario basato sui «successi del passato e il riconoscimento dei
fallimenti, assicurandoci che si possa tracciare un ambizioso programma per il
futuro».
PARLAMENTO
EUROPEO: UN QUADRO EUROPEO PER PROMUOVERE IL MICROCREDITO OCCORRE UN QUADRO UE
PER GLI ISTITUTI MICROFINANZIARI NON BANCARI
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
attuale crisi
finanziaria e le sue possibili ripercussioni sull?economia nel suo insieme
«mostrano gli inconvenienti dei prodotti finanziari complessi» e la necessità
di esaminare vie «per migliorare l?efficienza e porre in essere ogni possibile
canale di finanziamento quando le imprese hanno un accesso ridotto al capitale
causato dalla crisi di liquidità»
crolla
l'utile fonsai, tod's conferma cedola bpm prende 500 milioni di tremonti bond
( da "Repubblica,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Finanziari in
difficoltà, con utili in picchiata per Bpm e FonSai, mentre "tiene"
il lusso. Nonostante la crisi dei consumi, infatti, Tod´s ha approvato un
bilancio con un fatturato consolidato, a cambi correnti, in crescita del 7,7%
(a 707,6 milioni) un risultato operativo sostanzialmente stabile e un utile
netto in crescita del 7,
Il
peggio della crisi mondiale è passato
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
in Europa mi
preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie
e le politiche generali, che rallenta il processo di ripresa» nel Vecchio
continente. Riferendosi all'accordo con la Chrysler - il 31 marzo il governo
americano dovrà dire se intende salvarla insieme alla Gm o se i due costruttori
americani finiranno in bancarotta -
Guidi:
Dalle banche italiane derivati peggio di Madoff
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
il manager di
Intesa Sanpaolo ha indicato quelle banche Usa che sono state all'origine
dell'attuale crisi finanziaria. In tema al convegno, Miccichè ha affermato che
«il merchant banking è un'area di business fondamentale» per Intesa Sanpaolo,
che fa investimenti di private equity direttamente, mettendoli a libro.
«Abbiamo circa 2,7 miliardi investiti in private equity».
Obama:
solo insieme rilanceremo l'economia
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
resistendo al
protezionismo che approfondirebbe la crisi». Secondo, «dobbiamo ripristinare il
credito da cui dipendono gli imprenditori e i consumatori». Gli Usa stanno
«lavorando per stabilizzare il sistema finanziario» e così devono fare tutti i
G20, in un quadro comune di «trasparenza, responsabilità».
Terra
PIATTA ( da "Manifesto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
stato del
principe come cornice politica che avvolge di incrostazioni feudali e
protezionismo le economie capitalistiche che si sviluppano al suo interno. Si
disegna così un conflitto latente fra cosmpolitismo del capitale e nazionalismo
della politica, fra interessi dei gruppi sociali più significativi, dalla
classe operaia fino ai capitalisti e agli imprenditori nel loro complesso,
Marco
Cordone :
Argomenti: Crisi
Abstract:
che secondo
Cordone porterebbe benefici economici ai commercianti soprattutto in questi
chiari di luna contrassegnati dalla grave crisi finanziaria: «Bisogna sapere
una volta per tutte se sindaco e giunta sono d'accordo con questa ipotesi
oppure no. Ho proposto un orario più ampio rispetto a quello attuale». Image:
20090325/foto/2546.jpg
Risparmi,
la via dell'autodifesa ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
cambiamento
epocale che la crisi subprime, unita a una serie di crack finanziari, sta
inducendo nelle attitudini di milioni di risparmiatori. I quali sono stati
prima di tutto vittime d'intermediari in conflitto d'interesse, incuria dei
policymakers, e di un sistema finanziario che per lustri ha fondato i suoi Roe
a doppia cifra sulle differenze cognitive tra domandae offerta di servizi d'
Per
banche e assicurazioni più premi ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Ma niente
allarmismi, «il mercato italiano è colpito dalla crisi, ma meno che negli Stati
Uniti e in Gran Bretagna, dove le attività finanziarie sono state più
aggressive spiega Tamagni - Da noi anche il mondo delle assicurazioni ad
esempio risente meno del disastro dei mercati finanziari.
NEW
YORK - Usciremo dalla crisi, e con il tempo e la pazienza ci riprenderemo dalla
re... ( da "Messaggero, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
avrebbe avuto
conseguenze catastrofiche per i mercati finanziari. Tesoro e Fed hanno chiesto
ieri che il Congresso dia loro nuovi margini di intervento presso le
istituzioni finanziarie non bancarie fino ad autorizzare la loro liquidazione,
se necessaria. Nel caso della AIG tale facoltà avrebbe permesso al Tesoro
americano ad esempio di annullare i contratti che hanno obbligato l'
Deutsche
Bank torna ottimista ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
in generale
di mercati finanziari un po' più stabili. Per ora, le grandi banche hanno
resistito al crollo finanziario del
Lehman
pesa su Mediolanum ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
MERCATI data:
2009-03-25 - pag: 41 autore: Il risultato netto cala a 23,6 milioni Lehman
«pesa» su Mediolanum Monica D'Ascenzo MILANO «Il pessimo andamento dei mercati
finanziari durante tutto l'anno e in particolare nell'ultimo trimestre, che ha
influito sui ricavi da commissioni del settore del risparmio gestito» ha avuto
un impatto sui conti di Mediolanum relativi allo scorso
Caucciù,
rialzi targati Pechino ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
legata alla
crisi finanziaria e alla frenata dei consumi – era stata ingigantita anche
dalla cancellazione di contratti d'acquisto da parte di diversi compratori
cinesi poco propensi a pagare le cifre concordate in precedenza e divenute
eccessivamente elevate rispetto a quelle correnti.
La
mina dei fondi pensione ( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi
finanziaria ha messo a nudo questo modello di fondo pensione, garantito nella
sua efficienza e gestito nella sua strategia dall'azienda stessa, che gioca
tutte le sue carte sull'esposizione all'equity. Sopravviveranno alla crisi e ai
suoi strascichi?
LA
crisi finanziaria esplosa nell'agosto del 2007 ha ormai contagiato l'economia
reale. Ovun... ( da "Messaggero, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Mercoledì 25
Marzo 2009 Chiudi di LAMBERTO DINI LA crisi finanziaria esplosa nell'agosto del
Arezzo
crea una rete tra i poli dell'oreficeria
( da "Sole
24 Ore, Il (Centro Nord)" del
25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
1%
nell'ultimo trimestre dell'anno, proprio nel bel mezzo della crisi finanziaria
che ha rischiato di travolgere le economia mondiali. Anche su scala nazionale
gli Emirati Arabi hanno dato un contributo determinante, con un incremento del
23,8 per cento, facendo segnare addirittura un +50,6% nell'ultimo trimestre.
Il
private equity raddoppia ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Romagna al
top PAGINA A CURA DI Marco Marcatili Nonostante la crisi finanziaria abbia
colpito tutti i comparti dell'economia reale,il
MENO
CENTRI MENO SPRECHI ( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
intervento
finanziario e la centralizzazione dei relativi provvedimenti. Dovrebbe essere
una cosa scontata, e di buon senso, l'opportunità di rivedere i programmi, di
fronte alla radicale novità portata dalla crisi finanziaria internazionale.
Adeguare i programmi, approvati prima dell'esplodere della crisi, significa
renderli più efficaci.
Indici
stabili, balzo di Bulgari ( da "Corriere della Sera"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Economia
Mercati Finanziari - data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici stabili, balzo di Bulgari Richard
Ginori Nel secondo giorno dopo la riammissione Richard Ginori cresce del 44,74%
Piazza Affari si conferma positiva (S&P-Mib +0,16%, Mibtel +0,24%)
nonostante l'incertezza delle altre Borse europee e di Wall Street.
Giù
l'utile, ma Mediolanum sale ( da "Corriere della Sera"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Economia
Mercati Finanziari - data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Il
caso a Milano/1 Giù l'utile, ma Mediolanum sale (giu.fer.) — Nonostante un calo
dei profitti del 38%, la Borsa premia Mediolanum con un rialzo del 10%. Il
gruppo guidato da Ennio Doris nel
Soru
in visita da Intesa, Tiscali corre
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Mercati
Finanziari - data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Il caso a
Milano/2 Soru in visita da Intesa, Tiscali corre (g.fer.) — è bastata la
notizia di una visita alla sede di Intesa Sanpaolo da parte dell'amministratore
delegato di Tiscali Mario Rosso e del principale azionista Renato Soru per
riaccendere le voci di una svolta nelle trattative sul debito
Tod's,
cresce l'utile Fonsai, nuovo piano e mantiene la cedola
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi
finanziaria penalizza il gruppo Fonsai, che archivia l'esercizio 2008 con un
risultato consolidato di 90,8 milioni in calo dai 620,1 milioni del 2007 e un
utile netto di gruppo di 87,4 milioni da 507 milioni, a fronte di una raccolta
premi pari a 11,5 miliardi (-3,2%).
via
al pavan bis, subito un patto ( da "Messaggero Veneto, Il"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
è il rischio
reale che le conseguenze negative che la crisi finanziaria mondiale provoca
sull'economia reale e sul mondo della produzione e dei consumi, abbia proprio
qui a Pordenone le conseguenze più pesanti». A essere maggiormente colpiti «i
settori che rappresentano i pilastri della nostra struttura economica: legno,
metalmeccanica e costruzioni».
Hsbc:
nuovi tagli in arrivo a causa della crisi; per analisti sta cercando strategia
costi ( da "Finanza.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
nuovi tagli
in arrivo a causa della crisi; per analisti sta cercando strategia costi (25
Marzo 2009 - 10:34) MILANO (Finanza.com) - La banca inglese, Hsbc, potrebbe
tagliare 1.000 posti di lavoro nel Regno Unito a causa della prolungata crisi
finanziaria. "Sono decisioni difficili che vanno prese per tener conto
della situazione", ha spiegato il direttore gestionale,
Licenziamenti
in vista per HSBC? ( da "KataWebFinanza"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
000 posti di
lavoro nel Regno Unito a causa del perdurare della crisi finanziaria. Si tratta
di rumors che stanno circolando nelle sale operative e che indicano anche la
possibilit di chiusura di alcuni siti amministrativi. Sulla piazza di Londra le
azioni HSBC stanno salendo di quasi un punto percentuale.
Licenziamenti
in vista per HSBC? ( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
000 posti di
lavoro nel Regno Unito a causa del perdurare della crisi finanziaria. Si tratta
di rumors che stanno circolando nelle sale operative e che indicano anche la
possibilità di chiusura di alcuni siti amministrativi. Sulla piazza di Londra
le azioni HSBC stanno salendo di quasi un punto percentuale.
Ortis
conferma calo prezzi e auspica investimenti
( da "Energy
Saving" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
importanza di
investimenti nel settore per superare la crisi finanziaria. "Non c'è
dubbio che nel corso dell'anno saranno operate delle riduzioni, immagino si
possa annunciare ai nostri cittadini ulteriori riduzioni ma l'entità sarà
calcolata nei prossimi giorni, a fine mese". Ha proseguito affermando che
"la spesa dei consumatori italiani sarà inferiore a quella del 2008".
G20/
BRAZZAVILLE: PROFONDAMENTE INGIUSTA ESCLUSIONE DELL'AFRICA
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi
finanziaria mondiale sta toccando oggi l'economia reale e naturalmente tutti i
settori in crisi registrano un crollo del prezzo delle materie prime. Ma, in
Africa, la maggior parte delle economie poggia sulla vendita delle materie
prime e dunque sono i nostri paesi a risentirne di più - sottolinea
Sassou-Nguesso - non vedo come i paesi africani possano,
CRISI:
COLANINNO (PD), E' EPOCALE. CI VUOLE UN CONFRONTO
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
responsabile
finanza e mercati del Pd, chiede alla maggioranza davanti a questa crisi
finanziaria ed economica ''epocale''. In un'intervista a Il Corriere della Sera
Colaninno sostiene che ''di fronte ad una crisi come questa la maggioranza numerica
in Parlamento che ha il Pdl in questo momento rischia di non essere piu'
sufficiente''.
UNICREDIT:
PROFUMO, MOLTI VANTAGGI PER BANCHE TRANSNAZIONALI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
non crede che
con l'attuale crisi finanziaria l'idea di banche transnazionali sia destinata a
tramontare. E, in un'intervista al Financial Times, elenca i vantaggi collegati
a uno schema che il suo istituto è stato tra i primi in Europa ad applicare.
"Penso che esistano molti vantaggi dall'avere un 'giocatore' in più Paesi.
UNICREDIT/
PROFUMO, MOLTI VANTAGGI PER BANCHE TRANSNAZIONALI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
non crede che
con l'attuale crisi finanziaria l'idea di banche transnazionali sia destinata a
tramontare. E, in un'intervista al Financial Times, elenca i vantaggi collegati
a uno schema che il suo istituto è stato tra i primi in Europa ad applicare. "Penso
che esistano molti vantaggi dall'avere un 'giocatore' in più Paesi.
G20/
Brazzaville: "profondamente ingiusta" esclusione
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi
finanziaria mondiale sta toccando oggi l'economia reale e naturalmente tutti i
settori in crisi registrano un crollo del prezzo delle materie prime. Ma, in
Africa, la maggior parte delle economie poggia sulla vendita delle materie
prime e dunque sono i nostri paesi a risentirne di più - sottolinea
Sassou-Nguesso - non vedo come i paesi africani possano,
Guidi:
Argomenti: Crisi
Abstract:
il manager di
Intesa Sanpaolo ha indicato quelle banche Usa che sono state all'origine
dell'attuale crisi finanziaria. In tema al convegno, Miccichè ha affermato che
«il merchant banking è un'area di business fondamentale» per Intesa Sanpaolo,
che fa investimenti di private equity direttamente, mettendoli a libro. «Abbiamo
circa 2,7 miliardi investiti in private equity».
Veneto,
stretta al credito per il 34% delle imprese
( da "Arena.it,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
si è riflesso
a livello regionale con un ritardo di 4-5 mesi dall'inizio della crisi
finanziaria, che convenzionalmente può essere datata nel mese di giugno 2008, e
a 1-2 mesi dall'inizio della fase acuta, che tutti identificano a metà
settembre
Qualche
dubbio sul Piano Obama Troppo facile. Chi pagherà?
( da "Avvenire"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
autarchia e
il protezionismo) agli individui (nascondendo i risparmi nel materasso), cada
nella spirale dell'egoismo. In questo, Obama ha sicuramente segnato un punto.
Ma se lo Stato entra nel «sistema», una volta realizzato il salvataggio, non si
trasformerà, come la Storia ammonisce, in un cieco burocrate frenatore di ogni
spinta propulsiva?
L'Ue
ammonisce 5 Paesi, non l'Italia ( da "Avvenire"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
Si tratta in
realtà di ingiunzioni in buona parte indicative perché la possibilità di
rispettarle è subordinata alla durata della crisi finanziaria ed economica in
corso. Toccherà del resto ai ministri finanziari dei Ventisette, il 3 e 4
aprile a Praga, valutare i percorsi di rientro che i Paesi ammoniti dovranno
seguire per riportare i deficit nei limiti del Patto di stabilità.
Btp
prudenti in attesa di asta T-bond, limano spread con Bund
( da "BlueTG
online" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
italiani
stanno gradualmente riducendo lo spread contro Bund schizzato ai massimi degli
ultimi anni nelle ultime settimane con l'acuirsi della crisi finanziaria sui
mercati e il lancio di nuovi piani di soccorso pubblico all'economia dei vari
paesi. Sul benchmark a 10 anni nel corso della mattinata lo spread è calato
sino a 120 basis point, cosa che non succedeva dai primi di febbraio.
Serbia/
Governo 'si restringe': tagli per ottenere prestito...
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
insufficiente
per far fronte alla crisi finanziaria. L'istituzione di Washington ha posto la
riduzione della spesa pubblica come condizione chiave che Belgrado è tenuta a
rispettare per ottenere il nuovo credito. Oltre allo snellimento del numero dei
ministeri, l'esecutivo serbo ha messo a punto un 'pacchetto risparmio' che
dispone il congelamento delle assunzioni nel settore pubblico,
SERBIA/
GOVERNO 'SI RESTRINGE': TAGLI PER OTTENERE PRESTITO FMI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
insufficiente
per far fronte alla crisi finanziaria. L'istituzione di Washington ha posto la
riduzione della spesa pubblica come condizione chiave che Belgrado è tenuta a
rispettare per ottenere il nuovo credito. Oltre allo snellimento del numero dei
ministeri, l'esecutivo serbo ha messo a punto un 'pacchetto risparmio' che
dispone il congelamento delle assunzioni nel settore pubblico,
CRISI/
BANCHE NIGERIANE SOLIDE , MA ANALISTI SI DICONO SCETTICI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
le autorità
nigeriane rassicurano sulla tenuta del settore bancario del Paese di fronte
alla crisi finanziaria mondiale, dando prova di un ottimismo non condiviso da
analisti e operatori. "Le banche nigeriane sono abbastanza solide per
affrontare gli shock e le sfide della crisi", ha detto la scorsa settimana
il governatore della Banca centrale nigeriana, Chukwuma Soludo.
Sony
Ericsson risponde alle malelingue: nessun divorzio in vista
( da "Cellulari.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
sarebbe
alcuna chiusura in vista di Sony Ericsson e le previsioni cupe per il primo
trimestre di quest'anno non sarebbero altro che il frutto della crisi
finanziaria globale. La joint venture, quindi appare ottimista per il futuro, e
starebbe puntando già sui prodotti touchscreen per la ripresa e, ovviamente,
sulle serie più importanti della sua offerta, come la Walkman e la CyberShot.
AGRICOLTURA/L'MPA
CONVOCA A CALTANISSETTA OPERATORI SICILIANI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi
finanziaria, infatti, sta determinando anche per le aziende agricole un arresto
nell'erogazione del credito che rischia di ripercuotersi gravemente sulle
attività imprenditoriali. Per affrontare tali questioni, ma anche per discutere
delle problematiche strutturali del comparto e cercare di dare risposte
concrete al mondo agricolo,
Agricoltura/
L'Mpa convoca a Caltanissetta operatori
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
La crisi finanziaria,
infatti, sta determinando anche per le aziende agricole un arresto
nell'erogazione del credito che rischia di ripercuotersi gravemente sulle
attività imprenditoriali. Per affrontare tali questioni, ma anche per discutere
delle problematiche strutturali del comparto e cercare di dare risposte
concrete al mondo agricolo,
BANCO
POPOLARE/ SAVIOTTI: E' SANO E SODDISFERÀ STAKEHOLDERS-PUNTO
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
2008 è dovuto
alla crisi finanziaria globale e alle conseguenti iniziative prese.
"Iniziative - ha detto - necessarie per un rilancio che è già cominciato e
che trova il suo fondamento nella solidità del Banco, in un portafoglio crediti
bianco quasi come la neve, in un management coeso e in una squadra orientata a
far crescere il Banco per riportarlo ai livelli di alcuni anni fa.
CINETERAPIA/
I FILM CHE CURANO LE CRISI... DI NERVI
( da "Wall
Street Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
CINETERAPIA/
I film che curano le crisi... di nervi -->Può un film lenire gli stati
negativi acuiti dalla crisi finanziaria? Se volete rallegrare i vostri animi
senza intaccare il conto in banca, potete provare con la cineterapia, la...
Brown: Abstract: la più grande riforma del sistema finanziario internazionale, la prima regolamentazione sulle remunerazioni bancarie, la prima azione globale contro i paradisi fiscali. Ed è la prima volta - ha aggiunto - che in una crisi mondiale si potrà aiutare tutti insieme i Paesi più poveri, raddoppiando gli sforzi per sostenerli».
Argomenti: Crisi
Abstract: Purtroppo la crisi finanziaria generale di questi mesi e la mancanza di strategie politiche mirate ai PVS conducono ad una carenza di fondi necessari al pieno conseguimento del progetto. In realtà i fondi necessari ammontano a circa 150 mila euro, cifra per l'Occidente quasi irrisoria se riferita ad una comunità di oltre 30 mila unità,>
I
due voltidi Obama ( da "Sicilia, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
commerciale trasformerebbero un episodio grave ma temporaneo di crisi
economica in una tragedia profonda e duratura. E non possiamo certo augurarci
che anche questa volta una guerra mondiale ci tragga fuori dai guai. Quanto ai
provvedimenti volti a curare la crisi finanziaria, sollevando banche ed
istituzioni finanziarie dalla zavorra dei titoli "tossici" (crediti
difficilmente esigibili)
Crisi,
Frattini: Serve un'Europa più forte e più coesa ( da "Velino.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
EST - Crisi, Frattini: Serve un'Europa più forte e più coesa Roma, 25 mar
(Velino) - L?approccio dell?Unione europea alla crisi finanziaria globale
mostra punti di forza da valorizzare ma anche limiti evidenti da superare. è il
pensiero del ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenuto a un dibattito
sul futuro dell?
Mutui,
accordo ABI-Tesoro prevede sospensione rata per chi perde lavoro ( da "KataWebFinanza" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
riflessi della crisi finanziaria. In perticolare, le banche si impegnano
a "prevedere - nei casi in cui il sottoscrittore del mutuo per l'acquisto
dell'abitazione principale, o un componente del nucleo familiare convivente
abbia usufruito di interventi di sostegno al reddito per la sospensione dal
lavoro, ovvero abbia subito la perdita della propria occupazione da lavoro
dipendente,
Federalismo,
Talarico (Udc): "Va contro l'idea di unità del Paese" ( da "Giornale di Calabria, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
dove gli esiti nefasti della crisi finanziaria ed economica
internazionale e nazionale si abbattono con più forte ?valore aggiunto? (in
senso negativo). Dinanzi, dunque, alla necessità di rafforzare la coesione e lo
spirito nazionale dentro cui trovano posto senza dubbio le istanze della
Calabria - conclude Francesco Talarico - si è scelta,
Ma
il mercato distorce la realtà? Soros dice di sì. ( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la
crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole
che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la
ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono
continuare come prima.
Elezioni
europee, ritorna la proposta delle due velocità ( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Abstract:
euro alla prova della crisi finanziaria ? alla necessità di proseguire
sul cammino della costruzione politica del continente: dal Mercato comune
europeo all?Unione europea e da questa, in un futuro che dovrà essere non
remoto, agli Stati uniti d?Europa. Era l?obbiettivo iniziale (e mai dimenticato)
dei federalisti italiani fin dal manifesto di Ventotene.
( da "Stampa, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
In Bhutan non ci sono semafori e la democrazia è
imposta dal re C'è la ricetta per superare la crisi finanziaria
internazionale. Dove? In Bhutan. Lì non c'è più il Pil a segnalarci che siamo
meno ricchi. C'è invece il FIL: Felicità Interna Lorda, misura la crescita
spirituale perché, come sostengono gli economisti del luogo, solo da quella può
nascere anche il benessere materiale. Ecco cosa mi dice Jigmi
Thinley, Primo Ministro del Bhutan, uno che non si troverebbe a disagio nella
Camera dei Lords a Londra: «Lo sviluppo deve avere un obiettivo, non può essere
fine a se stesso, l'uomo va rimesso al centro della nostra attenzione». E
assicura «L'autunno scorso ero all'Assemblea dell'Onu e tutti parlavano della crisi
economica, io nel mio discorso ho illustrato il nostro FIL, ho detto che tutti
questi problemi finanziari, ecologici, alimentari dipendono da noi, ce li siamo
creati noi con la nostra continua ricerca della crescita, con il consumo senza
etica, il desiderio di possedere cose di cui non abbiamo bisogno. Molti leaders
mondiali si sono detti d'accordo con me». Troppo avanti per noi il Bhutan?
Troppo indietro perché fermo ad un arcaico buddismo isolato dall'odierna
civiltà di massa? Difficile dirlo, però forse ci aiuta dare un'occhiata a
questo paese. In tutto il Bhutan non c'e un semaforo, hanno provato a
installarne uno all'incrocio principale della capitale Thimphu, ma la
cittadinanza si è ribellata: troppo brutto e anche inutile e dopo qualche
settimana l'hanno tolto. Non troverete un tabaccaio, è vietato vendere
sigarette anche se è permesso fumare, il riso c'è ed è abbondante ma non è
bianco, è rosso come le utopie egualitarie dell'umanità. Non c'è un binario, un
treno e nemmeno un McDonald, E' il paese che ha la più stravagante ed esotica
produzione di francobolli: al profumo di rosa, a 3 dimensioni, in basso
rilievo, di metallo, di seta, di plastica. Il primo quotidiano è apparso
quattro mesi fa, in un paese che, ultimo al mondo, ha legalizzato la
televisione e Internet meno di 10 anni fa, e poi ne ha subito bandito programmi
violenti, come quelli di lotta libera professionale: influenze nocive sulla
gioventù. Ma neanche il Bhutan ha trovato riparo alle telenovelas made in
Bollywood: «una volta la sera si mangiava insieme e si parlava, ora tutti guardano
la televisione e noi la sera preferiamo uscire», spiega una giovane studentessa
incontrata all' Om Bar di Thimphu mentre addenta un hamburger di Yak. Una
ragazza che forse rappresenta quel 49 per cento della popolazione che ha meno
di 21 anni e quel 60 per cento che sa leggere e scrivere, contro il 20 per
cento del 1992. Forse anche lei come molti altri giovani di qui andrà a
studiare all'estero, in India e in Australia, attratta da borse di studio che
premiano la dedizione che in Bhutan insegnano dalla nascita. I visitatori
stranieri, che fino a 30 anni fa non erano ammessi, devono pagare 200 euro al
giorno: il paese più caro al mondo. Il Ministro delle Finanze Lyonpo Wangdi
Norbu spiega: «Vogliamo scoraggiare i campeggiatori, e tutti quei turisti che inquinerebbero
il nostro ambiente». Li scoraggia anche l' aeroporto, riconosciuto come il più
pericoloso del mondo, nessuna compagnia straniera si sogna di atterrarci. Solo
la Daikur, la compagnia aerea nazionale ha 2 Airbus che decollano da Calcutta e
osano sfidare il labirinto di valli sfiorando i monti e atterrando in acrobazia
fra «s» e raddrizzamenti in quell'unica striscia di terreno piatto che è
l'aeroporto di Paro. Un paese, come direbbe Gaber, di democrazia obbligatoria.
Con il re, Jigme Singye Wangchuck, che si spoglia del suo potere assoluto per
consegnarlo al popolo e il popolo che si ribella e lo implora di mantenerselo,
forse anche spaventato perché nei paesi vicini come Bangladesh e Nepal,
democrazia vuol dire turbolenza e corruzione. E allora il monarca,
dittatorialmente, impone le elezioni. Ma non basta, poiché i bhutanesi sembrano
impreparati alla democrazia, il re, un anno prima del voto vero, organizza in
tutto il paese delle elezioni-prova, finte, con tanto di finta manifestazione
di protesta, chiamando gli elettori a votare per dei partiti finti, il Blu, il
Verde, il Rosso e il Giallo. Alle elezioni vere, svoltesi l'anno scorso, hanno
partecipato solo due partiti con programmi sostanzialmente identici, ma ha
stravinto, con 45 seggi contro 2, quello che nelle sue liste aveva 5 candidati
già stati ministri nel governo del re. Dichiarazione dei vincitori: «Abbiamo
formato un partito non perché abbiamo idee particolari o programmi per lo
sviluppo del Bhutan, ma solo perché il re ce lo ha ordinato». Ancora dopo il
voto, centinaia di cittadini hanno manifestato per le strade in saliscendi di
Thimphu chiedendo al re di annullare l'esperimento elettorale e ritornare alla
monarchia assoluta. Invece il potere è andato ai laureati, solo loro potevano candidarsi,
anche se sono il 5 per cento della popolazione. «So che ci accusano di
elitarismo e discriminazione» mi dice il Presidente della commissione che ha
organizzato le elezioni, Daho Kunzang Wangdi, «ma noi vogliamo dare importanza
all'educazione e poi abbiamo visto cosa succede nei parlamenti di alcuni paesi
a noi vicini!». D'altra parte, dice il primo ministro Thinkey «Ora la
democrazia formalmente è perfetta, prima però che gli elettori capiscano che
gli eletti rappresentano la loro volontà, c'è molto da lavorare». Forse sarebbe
più facile per i bhutanesi esprimere volontà e idee diverse se non fossero
uniformati già dal costume tradizionale imposto dal re negli uffici, nei
templi, nelle scuole e in tutte le cerimonie ufficiali. Per gli uomini e il
«gho», che ricorda per il taglio fino alle ginocchia e per la stoffa i kilt
scozzesi, per le donne la «kira», che arriva fino ai piedi. Gli strati più alti
della società portano anche uno scialle il cui colore denota il loro rango. Non
è facile per i 700 mila bhutanesi correre verso la democrazia stretti come sono
fra i due paesi più popolati del mondo, India e Cina, cioè in un posto del
globo dove per mantenere una sovranità nazionale e un'identità hai un solo
modo: l'isolamento. Altro che aperture democratiche o peggio alla
globalizzazione. Rinchiusi fra le paure di finire come il Tibet occupato dalla
Cina nel 1950 o come il piccolo regno himalayano del Sikkim che l'India si è
annessa nel
( da "Agenzia di
Viaggi, L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
NAVIGARE Cemar: sostanziale tenuta per le crociere 2009 Primo, seppur
lieve, stop alla crescita del segmento crociere: nel corso della Seatrade
Mediterranean Conference, conclusa nei giorni scorsi a Miami, Sergio Senesi,
presidente di Cemar Agency Network di Genova, ha presentato il consueto quadro
analitico sulla previsione del movimento crocieristico previsto per il 2009 nei
porti italiani. Dopo una stagione 2008 che ha visto il record assoluto di
movimenti passeggeri nei porti italiani, 8.534.015 unità e un importante +11,6%
rispetto al 2007, il 2009 farà registrare una leggera flessione sulla
movimentazione dei crocieristi (meno 2% circa), con una previsione di 8.380.000
passeggeri e 4.175 scali nave nei porti italiani per lanno in corso. Uno dei primi effetti della
forte crisi finanziaria è infatti la riduzione della domanda
delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti
aereo, hotel e villaggi turistici. In queste ultime settimane si sta però
verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico,
grazie anche allulteriore ribasso
del costo della crociera: un trend che fa ben sperare in un recupero delle
posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nellestate 2009 faranno scalo le due nuove
superammiraglie di MSC Crociere – MSC Fantasia e MSC Splendida (137.936
tonnellate di stazza) – la nuova ammiraglia Costa Pacifica (114.500 tonnellate
di stazza) e, a partire da settembre, anche Costa Luminosa (92.600
tonnellate di stazza) per Costa Crociere. LItalia
si conferma al vertice per quanto riguarda il movimento passeggeri per singolo
porto, pur con alcune variazioni di itinerari operati da diverse compagnie di
navigazione. Sarà ancora Civitavecchia il principale porto crocieristico
italiano nel 2009, seguita a breve distanza da Venezia. Al terzo posto il porto
di Napoli. Diverso invece è il trend in altre aree geografiche, come il Nord
Europa, dove lofferta è
decisamente superiore alla domanda. Un altro aspetto che crea qualche
preoccupazione è la riduzione della presenza di piccole navi nei porti italiani
rispetto agli anni precedenti. «Sicuramente non è un fenomeno riconducibile
alla situazione di crisi attuale – sostiene Senesi – ma
negli ultimi anni si è verificato un decremento di scali di compagnie quali
Star Clippers, Windstar, Seabourn, Sea Dream». «Si tratta di compagnie che
dispongono di navi in grado di ospitare dai 100 ai 300 passeggeri: a seguito
dellofferta di destinazioni in
altre aree a costi decisamente inferiori – conclude Senesi – queste realtà
hanno pian piano abbandonato il loro interesse per il nostro Paese».
http://www.crociereonline.net - http://www.traghettiweb.it NUMERO: Giornale
online DATA: 25-03-2009 CATEGORIA: NAVIGARE
( da "EUROPA
ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
A spese di città e territorio DOMENICO CECCHINI Limpatto dellannunciato
decreto sulledilizia in particolare ove
prevede la possibilità di ampliare del 20% abitazioni e stabilimenti in deroga
a qualsiasi norma o legge sarà probabilmente rilevante. Il Cresme ha
stimato che oggi 11,8 milioni di alloggi, ben il 40 % di
quelli esistenti in Italia, stanno in edifici mono o bi-familiari. In questi
casi, diversamente che nei grandi edifici condominiali, lampliamento ottenibile con semplice
dichiarazione di inizio di attività (Dia), può essere di facile realizzazione.
Cè da attendersi che una parte significativa di famiglie decida per
lampliamento. Sempre il Cresme ha stimato nei giorni scorsi che se anche
solo uno su dieci dei proprietari rispondesse, linvestimento complessivo
che potrebbe arrivare allindustria delle costruzioni, soprattutto
alle piccole imprese, sarebbe dellordine
di 50/60 milioni di euro. Circa metà di queste villette sono nel
Lazio e nelle regioni meridionali: territori nei quali labusivismo da
mezzo secolo lha fatta da padrone. Dopo tre condoni
edilizi (parola e leggi che in Europa conosciamo solo noi, varati nel 1985 da
Craxi- Nicolazzi, nel 1994 da Berlusconi-Radice, nel 2003 ancora da Berlusconi)
anche gli ex abusivi possono ripartire, alla grande. Nel 1920 leconomia, distrutta insieme a tutto il
resto dalla guerra mondiale, esigeva un rilancio. A Roma il comune pensò che ledilizia avrebbe potuto dare un buon
contributo, soprattutto se nei terreni dove il piano regolatore di Nathan e
Sanjust (1909) aveva previsto villini, si fossero invece
costruite palazzine. Edifici ben più
grandi dei villini, più rendita per i proprietari, più lavoro, ripresa
economica. Si cambiò il regolamento edilizio autorizzando la costruzione di
palazzine al posto dei villini «purché i lavori inizino entro 6 mesi e
finiscano entro i successivi 18». Iniziò così la quasi secolare storia delle
palazzine romane e dei palazzinari.
Il regolamento fu prorogato; nel 1931 il piano regolatore fascista lo eternò
peggiorandolo e prevedendo il raddoppio della città esistente basato
sui tipi edilizi della palazzina e
dellintensivo. Si sa poi come è andata la storia: nonostante
qualche esempio dautore, le parti peggiori della città consolidata in cui
vive 1 milione e mezzo di romani, sono fatte di intensivi e di palazzine, senza
verde e con strade labirintiche. Anche i condoni furono invocati per motivi
economici: si doveva fare cassa per uno stato con debito pubblico alle stelle
ed una evasione fiscale considerata ineluttabile. Ogni volta che in nome di una
emergenza economica si sono imposte regole per le città e il territorio si sono
fatti disastri. Gli esempi sono infiniti. Quello odierno è ancor più
insostenibile; gli argomenti più subdoli; gli effetti più gravi. Lappello al piccolo risparmio è allettante. Una
famiglia che disponga di 40/50.000 euro messi da parte, cosa ne fa? Lo tsunami
della crisi finanziaria ha azzerato le possibilità di impiego che
già gli scandali dei primi anni del secolo avevano ridotto al lumicino. Più di
prima si santifica il mattone come bene rifugio. Non a vantaggio di un mercato
delle abitazioni che dopo labbuffata
non risalirà in tempi brevi, bensì per le famiglie che, se possono
permetterselo, metteranno quei soldi nellampliamento. E per le piccole
imprese, i produttori di materiali e componenti che forse avranno una
boccata dossigeno. Dietro di loro un esercito
di speculatori e abusivi, tutti con alto senso estetico assicura il capo del
governo, è pronto ad agire. Così ancora una volta territorio e città faranno le
spese di un sistema che non sa più difendere né impiegare il risparmio.
Linsostenibilità del decreto per
ledilizia è tutta qui. La crisi squaderna le drammatiche
contraddizioni e i limiti del sistema economico e del mercato. E che si fa? Da
noi si ricorre, ancora una volta, lennesima,
alledilizia e quindi al territorio e alla città. Quasi fossero beni
correnti e non risorse scarse e irriproducibili. Negli Stati Uniti,
dopo le follie contro lambiente
dellera Bush, la nuova amministrazione di Obama mette al centro di tutto
la sostenibilità, lenergia rinnovabile, il contrasto al cambiamento
climatico. In Cina lesposizione mondiale di Shangai 2010
è dedicata alla città: Better City, Better Life il titolo. Da noi si chiudono
balconi e terrazze, si cuba sempre
di più, e in autocertificazione. Lunico aspetto positivo di questo pluri
annunciato decreto potrebbe essere lincentivo alla demolizione e
ricostruzione. Per queste iniziative laumento
salirebbe al 35% dei volumi esistenti purché siano introdotte tecniche di bio
edilizia e risparmio energetico. Diversi studi ed anche alcune esperienze
dimostrano che con un incentivo di queste dimensioni si possono ottenere
risultati di qualità ambientale e sociale (quote di edilizia di proprietà
privata in affitto convenzionato). Ma affinché la sostituzione edilizia produca
quartieri e città davvero migliori, occorrerebbe la collaborazione attiva delle
amministrazioni preposte al governo del territorio e delle città. Non il loro
esautoramento. Su questo terreno comuni e regioni potrebbero dimostrare di
saper far meglio di un governo che sa ragionare solo in termini di condoni
edilizi, posticipati o anticipati.
( da "Stampa, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
«IN ITALIA ED EUROPA GLI ECOINCENTIVI HANNO RILANCIATO LA DOMANDA. CONFERMO
IL TARGET 2009 SUL RISULTATO OPERATIVO DEL GRUPPO» Marchionne: "Il peggio
è passato" «Per trovare l'intesa con Chrysler ho fatto tutto il possibile:
ora decida Washington» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO «Il peggio è passato».
L'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, scioglie la prognosi
sullo stato di salute dell'economia mondiale. «Certo - puntualizza - le
conseguenze restano pesanti, ma è partito il processo di risanamento. Diciamo
che è stata individuata la ferita, ora bisogna ripulire». Marchionne ha
affrontato l'argomento a Ginevra, al termine dell'assemblea degli azionisti
della società svizzera Sgs, di cui è presidente. Una lancia spezzata in favore
di un ragionato ottimismo: «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella
sfera di cristallo - ha detto, con un po' di humour, Marchionne - e secondo me
una gran parte dei problemi che hanno impattato sull'economia a livello globale
si è già verificata. Il peggio della crisi è passato». Naturalmente molto hanno
contato le importanti iniziative avviate per contrastare la recessione ed
intervenire sulle banche «malate» da parte delle istituzioni internazionali e
dei governi. Prima fra tutte l'azione di contrasto che ha portato al maxi-piano
di aiuti deciso dal governo americano: «Nei giorni scorsi ho avuto
l'opportunità di parlare con il dipartimento del Tesoro Usa - ha spiegato l'Ad
Fiat - e ho visto l'elevato impegno che a Washington perseguono nel trovare
soluzioni realizzabili. In Europa, invece, mi preoccupa il protezionismo a livello nazionale, in particolare per le industrie e le
politiche generali, che rallenta il processo di ripresa nel vecchio
continente». Ma quando ci sarà il giro di boa? Quando si potrà dire con
sicurezza che la risalita è incominciata? «Io credo - valuta Marchionne
- che nella seconda metà di quest'anno si comincerà a vedere qualche segnale di
inversione di tendenza negli Usa, poi in Asia e infine in Europa, che è più
lenta e dove qualcosa di positivo si concretizzerà non prima di fine 2009». In
questo outlook ci sono anche indicazioni sulla Fiat: «Per il 2009 - dice
Marchionne - abbiamo annunciato un risultato di oltre un miliardo di operativo
e da quello che vedo adesso posso confermarlo. Però, come ho già detto, il
primo trimestre sarà strutturalmente debole, a gennaio i mercati sono scesi di
più del 20%. Sono bravo, buono, lavoro, non spendo, ma in certi momenti è
difficile». Quello a cui l'Ad Fiat si riferisce come base della conferma sul
risultato 2009 è una prima stima delle vendite del gruppo a marzo: «Spero che
le cifre di previsione siano in linea con quelle di fine mese - si augura il
top manager del Lingotto - Fiat è migliorata anche in Europa, nei paesi che
hanno creato una struttura di ecoincentivi». Insomma, mette in chiaro Marchionne:
«Un miglioramento sostanziale per quota e volumi rispetto a questo febbraio, ma
anche rispetto al marzo 2008. Come abbiamo sempre detto questi incentivi
avrebbero spronato la domanda e ora cominciamo a vedere i risultati». Intanto
dalla sponda americana dell'Atlantico si attende una decisione per l'alleanza
con Chrysler: «Il mercato è una scacchiera che si muove alla velocità della
luce, è inutile essere ottimisti fino a quando non c'è un annuncio», avverte
l'Ad Fiat e aggiunge: «Tutto quello che dovevamo fare riguardo alla proposta
per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato negli Usa due volte e ho parlato a
lungo con i due commissari nominati per valutare le soluzioni nel settore auto:
abbiamo spiegato in maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per
Chrysler. Adesso dipende da loro, io ho l'animo in pace». Tra i dossier aperti
resta anche quello cinese. Alleanze? Marchionne non dice se, dopo il
congelamento dei colloqui con Chery, il nuovo partner di Fiat nel grande paese
asiatico sarà Guangzhou Automobile: «Abbiamo deciso in maniera intelligente di
allungare un pò i tempi - si limita a spiegare - fino a quando la domanda non
si stabilizza, non si può dir nulla sui progetti di Fiat in Cina. Parliamo con
tutti, veramente con tutti».
( da "Finanza e
Mercati" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Gli scommettitori oggi giocano sulla finanza da Finanza&Mercati del
25-03-2009 La situazione dei mercati finanziari affama gli scommettitori.
Parola di Betfair Italia. La filiale italiana del bookmaker inglese che nel
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti & Analisi data: 25/03/2009 - pag: 8 autore: di
Angelo De Mattia Ok al piano Geithner. Purché arrivino le regole Ieri la
seconda risposta di Wall Street (dopo la fiammata di lunedì) alle iniziative
del governo americano non è stata esaltante. Ripensamenti del mercato, pausa,
incertezze? È ancora presto per dirlo. Cash for trash: è veramente
configurabile così il piano Geithner-Obama, secondo il giudizio destruens del
premio Nobel Paul Krugman? In verità, si tratta di una valutazione ingenerosa,
chiaramente esagerata o, comunque, tale da poter essere espressa solo ex post,
cioè quando effettivamente le due specie tossiche (legacy loans e legacy
securities) dovessero risultare trash. Per ora, il piano poggia sostanzialmente
su di una scommessa: che nascerà, cioè, un mercato di questi asset e che il
loro valore sarà superiore o in ogni caso non enormemente inferiore a quello di
acquisto da parte dei fondi di investimento che saranno all'uopo costituiti con
un apporto della mano pubblica del 50% e la cui operatività beneficerà di
prestiti pubblici e di garanzie dello Stato, con oneri del solo 6% circa
sopportati dai privati. Certamente un primo obiettivo il piano lo consegue:
creare le condizioni per fare emergere tutti i titoli tossici presenti nei
bilanci delle banche. Un secondo obiettivo, pure raggiunto, è di fornire
un'immagine non più incerta, indugiante, dell'amministrazione che, nonostante
le critiche espresse peraltro in ristrettissimi circoli accademici, appare ora
determinata in una battaglia campale contro gli asset cattivi. Inoltre, poiché
si opera a valere su fondi già stanziati a livello parlamentare, il piano può
essere avviato senza che debba venire sottoposto ad alcun altro vaglio, che
avrebbe comportato non pochi rischi, salva l'eventualità di iniziative di
contrasto sempre esperibili dall'opposizione repubblicana. Ma la filosofia di
fondo del piano è identica a quella dei programmi Paulson dell'amministrazione
Bush, fondati cioè sull'acquisto, da parte dello Stato, dei titoli tossici,
anziché sul rilievo della proprietà delle banche che li posseggono facendo
diventare la mano pubblica titolare anche della good bank, della «parte buona»
dell'intermediario? Non possono nascondersi diversi elementi di somiglianza, ma
il piano Geithner, che prevede interventi in una prima fase per 100 miliardi di
dollari aumentabili fino a 500 miliardi e, poi, ancora più avanti, fino a 1.000
miliardi, si fonda su di un impianto relativo all'acquisizione dei titoli e su
di un ruolo, ancorché agevolato, dei privati, del tutto assenti, invece,
nell'ipotesi elaborata dal segretario al Tesoro della cessata amministrazione.
Probabilmente, la scelta della nazionalizzazione, oggi, avrebbe dovuto essere
particolarmente estesa (per la diffusione dei titoli tossici); avrebbe
comportato un radicale capovolgimento nel rapporto tra Stato, economia e
sistema creditizio e finanziario; avrebbe, ugualmente, posto il problema
dell'appropriatezza delle valutazioni, per di più riguardanti l'intero istituto
di credito, anziché soltanto una parte degli asset. Non è detto, tuttavia, che
sia fugato il rischio che si debba ricorrere a questa extrema ratio, qualora le
prime verifiche sull'attuazione del piano del segretario al Tesoro risultassero
insoddisfacenti. Sarebbe, allora, necessario ricorrere a una soluzione di
appello che non potrebbe non essere, appunto, definitiva, dopo le diverse
versioni dei possibili interventi succedutisi nei mesi scorsi. Un
piano-scommessa, dunque, quello di Geithner che, a prescindere dalle
specificazioni tecniche tutte ancora da chiarire, nella migliore delle ipotesi
può soddisfare l'insieme delle diverse parti interessate; nella peggiore,
accolla l'onere dell'operazione al bilancio pubblico, dunque al contribuente
(che avrebbe, ovviamente, subìto oneri pure nell'ipotesi della
nazionalizzazione, anche se, in contropartita, avrebbe potuto indirettamente
beneficiare degli introiti da parte dello Stato derivanti dall'operatività
della good bank). Una carenza del piano in questione è, tuttavia, rappresentata
dal fatto che agli stanziamenti pubblici e ai meccanismi di sistemazione dei
titoli tossici non si accompagna alcunché in materia di riforma della normativa
e dell'architettura di vigilanza e delle sue funzioni, nonché delle regole che
presiedono alla specifica operatività delle banche e degli altri intermediari.
Non viene, in particolare, affrontata la questione di un ritorno o no a una
disciplina che si avvicini al Glass Steagall Act, il cui
superamento alla fine degli anni 90 è stato una delle cause della crisi
finanziaria. Per di più, viene previsto un
importante ruolo per le società di rating, senza una loro, necessaria, profonda
riforma. E tutto ciò accade mentre ci si prepara al vertice del G20 di Londra,
che dovrebbe assumere importanti impegni sul tema delle nuove regole. Al
summit sarebbe opportuno che il Paese che si è dichiarato pronto ad assumere la
guida per la promozione della governance della globalizzazione si presenti
avendo già adottato in casa propria alcuni elementi di riforma. È trasponibile
la filosofia del piano Obama in Europa? L'ispirazione di fondo potrebbe essere
mutuata soprattutto nei Paesi tempestati dal problema dei titoli tossici e
della loro non ancora intervenuta emersione. Sarebbe bene promuovere una
riflessione al riguardo, anche per i necessari raccordi tra Europa e Usa.
Quanto all'Italia, più volte è stato autorevolmente sostenuto che il sistema
bancario e finanziario è solo marginalmente toccato dai problemi del passato e
che prioritaria è l'esigenza di affrontare in migliori condizioni l'avvenire,
in particolare prevedendo forme di garanzia della stessa mano pubblica sulla
gestione di crediti futuri (in questa linea un passo è stato compiuto con il
rifinanziamento del fondo di garanzia per le medie e piccole imprese). Oggi si
tiene la seconda giornata del credito e della liquidità. Dalle decisioni degli
Stati Uniti (per l'esame dei cui effetti non si può che rimanere in attesa di
più affidabili orientamenti del mercato) si ricava comunque l'esigenza di
organicità e non prorogabilità degli interventi anticrisi sul
terreno finanziario; esigenza, in gradi minori, avvertibile anche in Italia.
Occorre, ora, passare a dare piena attuazione ai provvedimenti adottati, in
particolare per i Tremonti-bond, completando i previsti adempimenti
amministrativi: innanzitutto la stipula del protocollo con le banche sulle
relative condizioni. È tempo di dare segnali netti.
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati Globali data: 25/03/2009 - pag: 10 autore: Francesco
Ninfole Bpm, 500 mln di Tremonti bond dopo la sforbiciata sull'utile (-77%) Bpm
ha chiuso il 2008 con un netto calo dell'utile (-77%) e ha varato la
ristrutturazione del capitale, che prevede la sottoscrizione di Tremonti bond
per 500 milioni. Ma Bpm guarda oltre la durata dei titoli del Tesoro: nel
secondo trimestre saranno emesse obbligazioni fino a 700 milioni da convertire
in azioni alla scadenza dei Tremonti-bond (che avranno una cedola dell'8,5% e
saranno rimborsati alla pari entro 4 anni). Assieme alle obbligazioni, saranno
offerti gratuitamente ai soci fino a un massimo di 500 milioni in warrant. Il
programma di Bpm, elaborato con il financial advisor Goldman Sachs, consente di
ottenere una garanzia di capitale alla scadenza degli strumenti del Tesoro,
quando le banche dovranno trovare sul mercato le risorse per rimborsarli.
Nell'ambito dell'operazione annunciata ieri, è previsto inoltre l'acquisto di
strumenti innovativi emessi da Bpm per 460 milioni: il gruppo potrà rilevare i
titoli ai prezzi di saldo attuali e bilanciare meglio la componente ibrida con
quella «Core» del capitale. I tempi? Il 25 aprile l'assemblea straordinaria
dovrà dare la delega al cda per obbligazioni, warrant e relativi aumenti di
capitale. Entro settembre partirà il periodo di sottoscrizione dei bond e
l'offerta pubblica di acquisto degli strumenti innovativi di capitale: alla
fine dell'operazione Bpm stima di raggiungere un incremento del Core Tier 1 del
2%. Quanto al 2008, la crisi finanziaria ha inciso pesantemente sui profitti del gruppo, scesi del 77% a
75,3 milioni. Hanno pesato alcune rettifiche su attività finanziarie per 28,4
milioni (principalmente Italease e Aedes), la svalutazione sulla partecipazione
in Anima sgr (-36 milioni, registrata nel primo semestre 2008) e l'impairment
sull'avviamento di Cassa di Risparmio di Alessandria (-9 milioni). Bpm
non si è avvalsa della facoltà di riclassificare strumenti finanziari, come
previsto dalle modifiche degli Ias. Il risultato della gestione operativa è
sceso del 27% a 532 milioni. Gli impieghi alla clientela sono cresciuti di
oltre il 10%. In peggioramento invece la qualità del credito: le attività
deteriorate sono arrivate al 2,3% del portafoglio crediti (rispetto all'1,7% di
fine 2007). La banca ha inoltre fornito un aggiornamento sul primo trimestre
dell'anno in corso: «E' previsto un andamento ancora favorevole dei volumi sul
commercial e sul corporate banking, in particolare per la raccolta diretta,
senza variazioni significative in termini di spread rispetto al quarto
trimestre 2008. Il contributo del comparto finanza risulta decisamente
positivo. Per quanto riguarda la qualità del credito, il flusso di nuove
sofferenze è in linea rispetto al quarto trimestre 2008». Nell'ultimo anno Bpm ha
aumentato la presenza sul territorio con 60 sportelli in più (in tutto sono
816). Il cda proporrà all'assemblea un dividendo di 0,10 euro per azione (da
0,40 euro dell'anno precedente). Il titolo è salito anche ieri, prima della
comunicazione dei conti: +1,74% a 3,8 euro.
( da "Milano
Finanza (MF)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati Globali data: 25/03/2009 - pag: 10 autore: Bernardo
Soave Aumento di capitale da 35 mln per Banca Network Investimenti Banca
Network Investimenti (la società di risparmio gestito partecipata da Aviva,
Banco Popolare, De Agostini e Sopaf) si rafforza patrimonialmente per
realizzare gli obiettivi di crescita. Il consiglio di amministrazione ha
deliberato un aumento del capitale di 35 milioni, di cui 15 già versati, per
potenziare le attività previste nel nuovo piano industriale. «L'operazione», ha
dichiarato il presidente Angelo Testori, «è la conferma della fiducia che gli
azionisti ripongono nelle strategie messe in atto per consentire alla banca di
continuare a crescere con l'obiettivo di raggiungere l'eccellenza sia in
termini di servizi offerti sia nella qualità dei prodotti proposti,
nell'interesse degli oltre 40 mila clienti gestiti dalla rete dei nostri
promotori finanziari. L'aumento di capitale», ha aggiunto Testori, «va a
sostenere l'attuazione di un importante piano industriale, che ha avuto quale
advisor industriale ATKearney, presentato a tutta la rete distributiva in road
show effettuati sul territorio». L'obiettivo di raggiungere il break even alla
fine del 2010», ha aggiunto Marco Sturmann, amministratore delegato di Banca
Network, «così come fissato dal piano triennale, sta già trovando le prime
positive verifiche nell'andamento della raccolta netta, che posiziona Banca
Network Investimenti ai primi posti già nei primi mesi dell'anno in corso,
nonostante il difficile momento che caratterizza l'andamento finanziario
internazionale. La nostra ambizione è avere una rete di professionisti esperti
del risparmio gestito, per questo abbiamo inserito quale pilastro centrale del
piano industriale il reclutamento, perché è sul versante della qualità del
servizio offerto e sui risultati che intendiamo assicurare ai nostri clienti il
valore della nostra scommessa imprenditoriale di banca indipendente». Sturmann non sembra temere eccessivamente gli effetti della crisi
finanziaria: «Siamo la quinta realtà italiana
a livello di crescita e abbiamo appena lanciato una nuova sicav. Consideriamo
quindi l'instabilità di questi mesi come un importante banco di prova da cui la
nostra professionalità uscirà ulteriormente rafforzata»
( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 25/03/2009 - pag: 39 autore:
di Carlo Arcari I risultati di un'indagine mondiale di Capgemini, Unicredit ed
Efma C/c e mutui con lo sconto Grazie alla concorrenza e all'uso di Internet In
Italia i costi dei conti correnti e dei muti continuano a calare e caleranno
ancora nel
( da "Italia Oggi"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione: Economia e Porti data: 25/03/2009 - pag: 9 autore: di
Oscar Medusa Shipping in crisi/Crollano a febbraio i traffici
merci a Taiwan (-11%) e Singapore (-19,8%) Porti, la recessione travolge l'Asia
Timori a Barcellona e Marsiglia. In Francia monta la protesta La crisi
dello shipping non risparmia nessuno, arrivando a travolgere anche i «mostri
sacri» della portualità. È di ieri la notizia che il porto di Kaoshiung
(Taiwan), considerato uno dei termometri dello stato di salute del trasporto
marittimo, a febbraio ha movimentato appena 551 mila teu (unità di misura
equivalente a un container da
( da "Nuova
Sardegna, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 6 - Nuoro Banche e imprese un rapporto in crisi NUORO.
Si terrà domani alle 15.30 nella alla Camera di commercio di Nuoro il convegno
sul rapporto tra banche ed impresa organizzato da Confindustria Sardegna
Centrale in collaborazione con la Cciaa di Nuoro e Confartigianato. «Il
convegno - spiega il presidente provinciale di Confindustria Salvatore Nieddu
(foto) - giunge in un momento di particolare difficoltà nel rapporto tra
imprese e credito e, proprio per questo motivo, sarà un importante tavolo di
confronto per ricercare sinergie e accordi che sostengano e rilancino
l'economia. E' importante aprire un confronto diretto tra banche ed imprese per
trovare punti in comune che garantiscano sia un'accurata gestione finanziaria
da parte delle imprese sia aprendo al massimo la possibilità di accesso al
credito, soprattutto perché, come abbiamo detto nei giorni scorsi le nostre
imprese sono maggiormente penalizzate e non è certamente perché i nostri
imprenditori sono diventati all'improvviso incapaci di gestire la finanza
aziendale ma perché abbiamo sommato una crisi
globale a problemi strutturali nostri. Le imprese vanno difese e sostenute. Per
questo giovedi' metteremo sul tavolo le nostre iniziative e cercheremo accordi
e soluzioni condivise con mondo del credito». Condotto e coordinato da Nieddu
il convegno prevede i saluti di apertura del Presidente della Cciaa, Romolo
Pisano, gli interventi di Giuseppe Genovese, direttore Banca d'Italia a Nuoro,
Franco Antonio Farina, presidente Banco di Sardegna, Giovanni Cavalieri,
presidente Confidi Sardegna, Luigi Talongu Direttore generale Banca di Credito
Sardo, Pietro Contena presidente Artigianfidi Nuoro. Argomenti degli interventi saranno la crisi finanziaria e Basilea 2, Imprese, credito e garanzie, il ruolo del Confidi
nella crisi e per le microimprese, le nuove
banche a sostegno dell'economia nell'isola. Il convegno pomeridiano segue un
incontro in mattinata riservato alla imprese inserite nel progetto servizi
finanziari innovativi anche con riguardo a Basilea 2 e condotto da Salvatore
Carotti, vicepresidente Confindustria Sardegna Centrale e Guido Espis,
esperto di direzione ed organizzazione aziendale.
( da "Arena, L'"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 ECONOMIA Pagina 37 CRISI. Indagine Unioncamere
tra luglio e dicembre del 2008 con un questionario fatto in gennaio a oltre
mille imprese manifatturiere, soprattutto piccole e medie Veneto, stretta al
credito per il 34% delle imprese L'inasprimento delle condizioni applicate dal
sistema bancario, soprattutto alle pmi, dopo agosto con un massimo a novembre
Tra luglio e dicembre 2008 oltre un terzo (34,1%) degli imprenditori veneti
operanti nel settore manifatturiero hanno registrato un inasprimento delle
condizioni di credito loro riservate dalle banche. Lo rivela un'indagine
condotta da Unioncamere del Veneto che ha diffuso alcuni dati sulle condizioni
di indebitamento dell'industria veneta per il periodo luglio-dicembre 2008. La
rilevazione è stata condotta nel mese di gennaio 2009 inserendo alcune domande
nel questionario dell'indagine VenetoCongiuntura somministrato ad un campione
di 1.046 imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. La stretta creditizia
registrata nel Nordest si è fatta sentire con maggiore forza rispetto a quella
segnalata in altre aree del Paese. In Veneto l'inasprimento delle condizioni di
credito ha colpito maggiormente le imprese di media dimensione (50-249
addetti). Nel periodo considerato ben il 37,3% delle medie imprese venete hanno
infatti lamentato un peggioramento dell'offerta di credito, a fronte del 33,8%
registrato tra le imprese di dimensioni più piccole (10-49 addetti) e del 25,2%
tra quelle di maggiori dimensioni (250 addetti e più). L'inasprimento delle
condizioni di credito riservate alle pmi venete è diventato progressivamente
più significativo a partire dal mese di agosto per raggiungere il punto massimo
a novembre (piccole imprese 28,4%, medie imprese 34,9%). Tra le imprese del
Veneto che hanno evidenziato un inasprimento delle condizioni di credito, tre
su quattro hanno menzionato fra i motivi la richiesta di maggiori garanzie sui
prestiti già concessi (74,2%). Gli altri fattori che hanno inciso
significativamente sono stati la richiesta di rientro, anche parziale, sui
prestiti già concessi (66,8%), il rifiuto di nuovi finanziamenti da parte degli
istituti di credito e la richiesta di maggiori garanzie su nuovi finanziamenti
(62% entrambe). Per il Presidente di Unioncamere del Veneto, Federico Tessari,
«tra luglio e dicembre 2008 oltre un terzo degli imprenditori veneti operanti
nel settore manifatturiero (34,1%) hanno registrato un inasprimento delle
condizioni di credito loro riservate dalle banche, che ha colpito maggiormente
le imprese di media dimensione (50-249 addetti). Tra le imprese del Veneto che
hanno evidenziato un inasprimento delle condizioni di credito, tre su quattro
hanno menzionato fra i motivi la richiesta di maggiori garanzie sui prestiti
già concessi (74,2%)» dice Tessari nella nota. «Gli altri fattori che hanno
inciso significativamente sono stati la richiesta di rientro, anche parziale,
sui prestiti già concessi (66,8%), il rifiuto di nuovi finanziamenti da parte
degli istituti di credito e la richiesta di maggiori garanzie su nuovi
finanziamenti (62% entrambe)». Il nostro sistema economico, prosgue Tessari,
«sottoposto ad un duro processo di selezione e riposizionamento, ha bisogno di
avere il credito in tempi brevissimi. Bisogna assolutamente evitare che si
interrompano i flussi di credito al sistema delle piccole e medie imprese
altrimenti l'economia si fermerà. Per questo motivo le Camere di Commercio del
Veneto hanno stanziato fino ad oggi circa 7,5 milioni di euro a supporto
dell'azione dei Consorzi Fidi». I risultati dell'indagine verranno diffusi
integralmente nel corso della presentazione dell'anteprima alla Relazione sulla
situazione economica del Veneto nel 2008 e previsioni
( da "Nuova
Ferrara, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'INTERVENTO Così si può sconfiggere la recessione Il
governo Berlusconi ha deciso di intervenire contro la grave crisi
finanziaria e le sue pesanti conseguenze
continuando ad erogare ingenti risorse pubbliche a banche e grandi lavori.
Sembra incomprensibile che per uscire dalla crisi si diano ancor più soldi pubblici proprio a quelli che la crisi l'ha fatta. Noi di Pbc abbiamo invece chiesto la
nazionalizzazione di Bankitalia, dando attuazione alla legge 262 del 28
dicembre 2005 che ne aveva deciso la nazionalizzazione entro il 2008; ma Pdl,
Pd, Di Pietro, Lega e Udc, fanno orecchie da mercante. Per la tenuta,
l'innovazione e la crescita del nostro apparato produttivo, servono enormi
risorse, sprecarle in opere inutili (o protempore, come il ponte sullo stretto
destinato a crollare al primo, già previsto, movimento tellurico), dannose per
l'ambiente e la salute, e distruttrici di attività economiche è una scelta
grave e irresponsabile. Il loro alibi culturale supportato dagli economisti di
regime (gli stessi che osannavano la creatività finanziaria
che ora ci ha travolto) è che anche l'America del New Deal uscì dalla crisi
del 1929 con le grandi opere pubbliche; ma quella fase storica era dominata
dall'isolazionismo americano, mentre oggi siamo in piena, e selvaggia,
globalizzazione. La nostra proposta è che tali risorse, previste per banche,
grandi lavori e auto, vadano utilizzate per garantire liquidità a nuove imprese
ed a piccole e medie imprese già operanti, in modo da bypassare la stretta
creditizia, difendere l'occupazione e liberare risorse verso ricerca e
innovazione. Di risorse pubbliche per l'industria i vari governi ne hanno bruciate
una quantità incredibile, quindi vanno urgentemente introdotti criteri e
modalità innovative. Ad esempio: oggi in caso di fallimento, di
delocalizzazione produttiva o di reati che portino alla chiusura dell'azienda,
delle risorse pubbliche investite non rimane traccia o beneficio; con la nostra
proposta il Comune continuerebbe a disporre di immobili da girare a nuove
attività produttive o all'ampliamento di attività in essere. Proponiamo la
costituzione di un fondo nazionale, ma che il momento di valutazione e di
erogazione sia comunale, in modo che l'intera comunità sia partecipe della
scelta e garante degli impegni che l'azienda va ad assumersi. Il tipo di
finanziamento ottimale, è quello dell'acquisto pubblico di parte degli immobili
produttivi, rigirati in affitto alla stessa azienda. In tal modo quella quota
parte di immobile entra nel demanio comunale portando a pareggio l'investimento
e dando maggiore elasticità al bilancio comunale. Le caratteristiche delle
aziende richiedenti, o gli impegni che le nuove aziende devono assumere e
sottoscrivere, sono quelle del rispetto dei diritti dei lavoratori,
dell'ambiente, della sicurezza e della regolarità della propria posizione
tributaria. Se la domanda delle aziende dovesse essere ben oltre lo stanziamento
messo a disposizione dallo Stato, la priorità andrebbe data agli effetti
positivi dell'attività aziendale; assieme alle ricadute occupazionali
andrebbero valutate riduzione di kilometraggio su gomma nei trasporti di merci
e persone, impatto ambientale, uso di fonti energetiche rinnovabili.
Sviluppando questa politica economica l'Italia reggerebbe la crisi e ne
uscirebbe più forte di altri sistemi-paese. Fernando Rossi Per il Bene comune
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 CRISI: ACCORDO TRA GRUPPO MONTEPASCHI E
CREDITAGRI COLDIRETTI E stato siglato a
Siena, il 24 marzo, laccordo quadro tra il Gruppo Montepaschi e
Creditagri Coldiretti che sancisce lavvio di una partnership finalizzata
al miglioramento nellaccesso al
credito per le imprese, la messa a punto di prodotti e servizi della Banca
specifici per il comparto e lallineamento dei processi necessari alla
valutazione creditizia delle richieste di finanziamento delle imprese agricole.
Laccordo quadro costituisce la base progettuale per la
sottoscrizione delle convenzioni operative che i Confidi e le società di
servizio di Creditagri andranno a sottoscrivere con le Banche del Gruppo, a
partire da Banca Antonveneta che nei prossimi giorni andrà a stipulare i primi
accordi. Il Presidente di Creditagri Coldiretti Giorgio Piazza ha sottolineato
limportanza del settore agricolo che,
soprattutto nellattuale scenario di forte crisi finanziaria,
si ripropone come direttrice di sviluppo per leconomia reale
attraendo molti giovani imprenditori che trovano ottime motivazioni per
iniziare lattività nel settore. Da qui la necessità di assistere le
imprese, vecchie e nuove, con servizi allavanguardia e che consentano un
accesso al credito funzionale alle loro aspettative. Il
Responsabile Nazionale Credito e Confidi di Coldiretti Roberto Grassa ha
ricordato le linee strategiche che condurranno il sistema dei Confidi dellassociazione verso unintegrazione sempre
più forte, sino alla nascita di un unico organismo nazionale con delegazioni
regionali, iscritto allalbo degli
intermediari vigilati e che consentirà alle imprese associate di beneficiare di
garanzie elegible ai fini di Basilea
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 GORDON BROWN AL PARLAMENTO EUROPEO: UNA RISPOSTA
GLOBALE A UNA CRISI GLOBALE SOTTOLINEATO IL RUOLO DA LEADER CHE DEVE PRENDERE
L´UE Strasburgo, 25 marzo 2009 - Presentando i temi che saranno discussi al G20
di Londra, il Primo Ministro britannico, Gordon Brown, ha sottolineato il ruolo
da leader che deve prendere l´Ue per rispondere alla crisi
globale con una soluzione globale, inclusa la lotta ai paradisi fiscali, senza
tralasciare la lotta ai cambiamenti climatici e il sostegno ai paesi più poveri
del pianeta. I leader dei maggiori gruppi hanno accolto con favore il suo
intervento, mentre gli altri non hanno lesinato critiche. Nell´aprire il
dibattito, il Presidente Pöttering ha sottolineato come il prossimo G20 di Londra
offra l´opportunità ai leader mondiali di collaborare a un obiettivo comune che
consenta l´immediato ripristino della stabilità economica e una ripresa a lungo
termine. Il vertice, ha proseguito, dovrà accordarsi sulle politiche
macroeconomiche e sulle strutture regolamentari che possono farci uscire
dall´attuale crisi e instaurare un migliore e più sostenibile quadro per
il futuro. Dichiarazione del Primo ministro britannico - Il Primo ministro
britannico, Gordon Brown, ha ricordato che «oggi possiamo godere di un´Europa
di pace e unità che sarà correttamente annoverata tra i migliori traguardi
umani raggiunti e che rappresenta un faro di speranza per il mondo intero».
Nessuno, ha aggiunto, può mettere in dubbio che «oggi, dopo tanti anni di
cooperazione e pace, siamo più forti e al sicuro insieme di quanto lo fossimo
mai stati separatamente». Ha anche affermato che ora «non ci sono una vecchia e
una nuova Europa, bensì una sola Europa, che è la nostra casa». Si è quindi
detto orgoglioso di come la Gran Bretagna sia un paese «non sulla scia
dell´Europa ma decisamente nella sua corrente principale» e si è rallegrato
della ratifica del trattato di Lisbona da parte del parlamento britannico. In
Europa, ha proseguito, siamo al posto giusto per condurre il mondo contro le
sfide della globalizzazione, in quanto abbiamo raggiunto «il più importante e
grande mercato unico mondiale», «la più ampia struttura di protezione
ambientale», «il più grande programma di aiuti nel mondo» e «la più ampia
struttura di protezione sociale mondiale». Sottolineando poi che «tutta la
nostra esperienza a livello di Unione europea ci ha insegnato che la libertà,
il progresso economico e la giustizia sociale o avanzano insieme oppure non
avanzano per nulla», ha rilevato che «il benessere ha poco valore se va solo a
vantaggio dei più abbienti». Ha quindi espresso il desiderio di discutere su
come l´applicazione di questi valori potrebbe aiutare l´Europa e il mondo nelle
«quattro grandi sfide della globalizzazione»: instabilità finanziaria,
degradazione ambientale, estremismo e le minacce per la sicurezza nonché
l´aumento della povertà nel mondo. «Il nostro sistema economico globale non si
è solamente sviluppato ma è stato distorto in maniera contraria ai valori che
proclamiamo e sosteniamo in altri ambiti delle nostre vite», ha aggiunto,
osservando come la globalizzazione non abbia solo varcato i confini nazionali,
ma anche «le nostre frontiere morali». Occorre pertanto portare nel mercato i
valori quali l´onestà, la responsabilità, la correttezza e il valore del duro
lavoro - «virtù che non vengono dal mercato, bensì dal cuore». Ha poi auspicato
che l´Europa si assuma un ruolo centrale nella sostituzioni del «Washington
Consensus» con «un nuovo consensus per la nostra epoca». Respingendo il
protezionismo in quanto rappresenta «la politica del disfattismo, del ritiro e
del timore e, in definitiva, non protegge affatto», ha rilevato la necessità di
introdurre cambiamenti nei sistemi bancari mondiali, cooperare nella creazione
di standard globali per la regolamentazione finanziaria
e immettere risorse nell´economia per sostenere la crescita e la creazione di
posti di lavoro. Ma ha anche chiesto «la fine dei paradisi fiscali», sostenendo
che le nuove regole andranno applicate «a tutte le banche, dovunque e sempre,
senza opt-out per il sistema bancario ombra e senza rifugi da nessuna parte del
mondo per gli evasori fiscali». Ha poi rilevato che ogni stimolo fiscale e
monetario all´economia «può raddoppiare l´efficacia in ogni paese se adottato da
tutti». A suo parere, al contempo occorre prendere urgenti e ampie misure per
«costruire una ripresa a basso carbonio e rendere sostenibili le nostre
economie attraverso investimenti nell´efficienza energetica, l´espansione delle
fonti rinnovabili e dell´energia nucleare, la cattura del carbonio, lo sviluppo
di reti intelligenti e la commercializzazione di veicoli elettrici e con basse
emissioni di carbonio». Assicurando che i paesi dell´Europa centrale ed
orientale non saranno abbandonati nel momento del bisogno, ha auspicato una
riforma del Fondo Monetario Internazionale in cui siano maggiormente
rappresentati i paesi emergenti e che sia dotato del doppio delle risorse
attuali per poter aiutare i paesi che affrontano difficoltà. Inoltre, l´Fmi non
dovrà solo reagire alle crisi, bensì prevenirle. La necessità
di mantenere l´aiuto ai paesi più poveri è stato uno degli altri temi
affrontati dal Primo ministro, il quale ha sottolineato come milioni di bambini
stiano morendo a causa della crisi mondiale. Ha quindi ripetuto il
suo ben noto appello al mondo affinché «la povertà appartenga al passato».
Infine, ha sottolineato l´importanza della cooperazione Ue-usa su tutti i
fronti (inclusi clima, sviluppo, Medio oriente, lotta al terrorismo, riduzione
degli arsenali nucleari, ecc. ), affermando che i risultati di tale
cooperazione sarebbero «più lavoro, più affari, più commercio, in quanto
insieme possiamo affrontare le più grandi sfide del nostro tempo».
Dichiarazione della Commissione José Manuel Barroso ha anzitutto rilevato che
il G20 di Londra rappresenterà una pietra miliare della risposta globale alla crisi
globale, dicendosi sicuro che sarà coronato dal successo. Ha quindi ricordato
che l´iniziativa per una risposta internazionale coordinata è stata presa dall´Ue
e che, pertanto, sull´Unione grava «una particolare responsabilità» nel
processo del G20. Il Presidente ha anche sottolineato che, a Londra, l´Unione
si presenterà unita e «con un messaggio comune». Si attenderà risultati
concreti quanto allo «stimolo dell´economia mondiale e alla regolazione di
tutti gli attori finanziari, dalle banche agli hedge funds, fino a nuove norme
sulle agenzie di rating». Ha infatti sottolineato che è necessario sia
stimolare l´economia sia migliorare la normativa, «respingendo tutte le forme
di nazionalismo e protezionismo economico» e fornendo il sostegno ai paesi in
via di sviluppo. Più in particolare, a suo parere occorre sostenere la domanda.
In proposito, ha rilevato che se l´Ue ha già fornito uno sforzo fiscale vicino al
4% del Pil, occorre ora attuare vigorosamente il piano di ripresa economica, al
fine di riattivare i crediti, garantire l´occupazione, migliorare la formazione
professionale, nonché continuare a investire nella produttività e la
competitività. Riguardo ai mercati finanziari, il Presidente ha affermato che
«nessun prodotto finanziario, nessuna istituzione e nessun mercato dovrà essere
esentato dalla regolamentazione». Abbiamo bisogno di regole «affinché i mercati
funzionino meglio finanziando posti di lavoro e investimenti». Solo così, ha
precisato, «si potrà ripristinare la fiducia» e, in tale ottica, «l´etica dei
sistemi finanziari è una precondizione». Al riguardo, ha citato le prossime
iniziative della Commissione riguardo agli hedge funds e alle private equity,
nonché a un sistema di supervisione europeo. Ha poi sottolineato la necessità
di definire regole globali e, in tale quadro, di collaborare con gli Usa.
L´occupazione, ha proseguito Barroso, «è la priorità numero uno» e, in
proposito, ha ricordato che a maggio si terrà un Vertice dedicato a questo tema
volto a far emergere idee, fondi e azioni in questo senso. Interventi in nome
dei gruppi politici Per Joseph Daul (Ppe/de, Fr), la prima lezione da trarre
dalla crisi è che «le economie sono ora talmente interconnesse
che delle soluzioni nazionali sono diventate impensabili». Le difficoltà venute
dagli Usa, a causa dell´assenza di regole, «si sono propagate a macchia
d´olio», ha aggiunto. L´europa deve quindi parlare con una sola voce per
difendere i suoi interessi comuni e anche «essere abbastanza forte per
trascinare le economie regionali verso una nuova crescita». Accennando a quanto
fatto dall´Ue, con l´impulso di Sarkozy, per «rimettere ordine nel sistema
finanziario che ha perso la bussola», ha rilevato che «solidarietà e
responsabilità sono due principi importanti dell´Europa» e che, pertanto,
occorre essere pronti ad aiutare gli Stati membri che affrontano maggiori
difficoltà. Anticipando gli appelli della sinistra a favore di una maggiore Europa
sociale e una maggiore protezione, il leader popolare ha sottolineato che
«questi slogan semplicisti - che consistono nello spendere soldi che non si
hanno - sono gli stessi che hanno portato al fallimento delle politiche degli
anni ´80 in molti paesi europei». Ha poi posto in luce che «è questa economia
di mercato che ha aumentato del 40% il reddito medio dei cittadini negli ultimi
40 anni», mentre dall´altra parte del muro di Berlino «i popoli hanno
conosciuto la sorte che conosciamo». Sostenere le banche «è stato necessario»,
ha proseguito, «ma non è sufficiente». La nostra preoccupazione, ha spiegato,
«deve essere la solidarietà verso coloro che perdono il posto di lavoro e che
hanno difficoltà alla fine del mese». Ed è solo con la crescita, dando agli
imprenditori l´ambiente economico e fiscale adatto, «che si potranno ritrovare
la fiducia e i posti di lavoro». In tale contesto, ha rilevato che il programma
europeo di 400 miliardi «ci aiuterà a sormontare la crisi,
permetterà di generare nuovi investimenti, rafforzerà la domanda e, di
conseguenza, sosterrà la crescita e creerà occupazione». Inoltre, il mercato
unico rappresenta un´importante leva, «mentre il protezionismo non potrà che
aggravare la situazione». Per questo, ha detto rivolgendosi al Primo ministro
britannico, «bisogna evitare di avallare slogan quali "posti di lavoro
britannici per lavoratori britannici"». E, in proposito, ha affermato di
aver fiducia nella Commissione «affinché sia garantito alle imprese di poter
operare in un mercato libero e leale». Ha poi concluso sostenendo che la
priorità deve essere di «istituire una nuova architettura finanziaria
globale, con maggiore stabilità, supervisione e, soprattutto, trasparenza»
Martin Schulz (Pse, De) ha sottoscritto appieno il discorso del Primo Ministro,
sottolineando come sia stato «coraggioso» e abbia fornito «una descrizione
brillante delle necessità dei nostri tempi». Ha poi aggiunto che «il minimo che
ci si possa aspettare da un presidente di un gruppo politico del Parlamento
europeo è che conosca la differenza tra protezionismo e protezione sociale»,
osservando come il Presidente Sarkozy «sappia forse qualcosa sul protezionismo,
ma non sappia niente della protezione sociale». A suo parere, il fatto che il
Primo Ministro Brown abbia deciso di presentare all´Aula l´agenda del G20
dimostra che il Parlamento europeo è ora un vero forum di politica
internazionale e multinazionale. Il leader socialdemocratico ha poi aggiunto
che «non è stata l´ingordigia a essere decisiva, bensì il modo in cui il
sistema ha consentito all´ingordigia di espandersi» e, ora, «il radicalismo
liberale ha fallito. Occorrono quindi regole mondiali sui mercati finanziaria
e sui paradisi fiscali. Nel sottolineare poi l´importanza di garantire la
solidarietà tra gli Stati e tra le persone, ha affermato che i nuovi Stati
membri devono poter contare sugli altri. Ha anche auspicato che le rinnovate
relazioni con gli Usa aprano la porta alla solidarietà, ammonendo che «chiunque
tenti di contrapporre la politica ambientale a quella economica farà un grave
errore», visto il potenziale di creazione di posti di lavoro delle misure volte
a mitigare il cambiamento climatico. Infine, rivolgendosi a Gordon Brown, ha
affermato: «tanto più la destra lotterà contro questi principi, tanto più saprà
che sta sulla buona strada». Graham Watson (Alde/adle, Uk) ha affermato che
«per il G20 avete delineato una grande agenda che spazia dalla lotta alla
povertà nel mondo, al disarmo nucleare, alla pace in Medio Oriente e vi auguro
di avere successo». «Le opportunità di lavorare con l´Amministrazione Obama non
dovrebbero essere invalidate da una guerra verbale transatlantica. So che
condividiamo quella visione, ma l´America mantiene il suo attaccamento a una regolamentazione
minima e la realtà di questa recessione mostra che quelli che hanno
ostinatamente ignorato la "bad practice" sono quelli che ora soffrono
di più. Inoltre, ha rilevato la necessità di «un´economia nuova e sostenibile
che sia custodita in un contratto sociale globale. «L´era dei soldi facili è
finita», ha concluso. Brian Crowley (Uen, Ie) ha affermato che, nonostante la crisi finanziaria globale, «non possiamo dimenticare i successi degli ultimi
quindici anni». A suo parere, infatti, vi è la necessità di costruire un
sistema finanziario basato sui «successi del passato e il riconoscimento dei
fallimenti, assicurandoci che si possa tracciare un ambizioso programma per il
futuro». Il nuovo sistema finanziario dovrebbe innanzitutto garantire
«cose migliori per gli individui, non per i mercati». Monica Frassoni
(Verdi/ale, It), in inglese, si è rallegrata della presenza del Primo Ministro,
«tenuto conto della poca considerazione che egli ha attribuito per lungo tempo
all´Ue e al Parlamento europeo». Si quindi detta fiduciosa che, in seguito,
«annuncerà la fine di un paio di opt-out se non addirittura l´entrata del Regno
Unito nell´euro». Tuttavia, ha ricordato che il suo governo «era dalla parte
sbagliata riguardo a molti dei temi citati - riforme democratiche, questioni
sociali, direttiva sull´orario di lavoro e tasse». Continuando in italiano, la
leader dei Verdi ha sottolineato che Gordon Brown - con un buon numero di
colleghi e con il Presidente Barroso - «è responsabile del fatto che l´Unione europea
non dispone degli strumenti di regolamentazione finanziaria
e delle politiche fiscali e di bilancio che oggi sarebbero così preziose per
permetterci di affrontare la crisi. » È bene ricordarselo, ha
insistito, «perché quando si vuole essere credibili nel proporre soluzioni è
buona creanza ammettere che prima si era sbagliato». In proposito, ha messo in
dubbio la credibilità della «crociata» contro i paradisi fiscali, sostenendo
che occorre «smettere di pensare che non è possibile limitare la libera circolazione
dei capitali, che non si possono ridirigere in modo virtuoso i milioni di euro
sprecati in speculazioni». Ha poi aggiunto che «dobbiamo fermare, non regolare
l´azione dei fondi speculativi, e riportare le banche a fare quello per cui
sono state inventate in Toscana molti secoli fa: finanziare l´economia reale».
A suo parere, non basta quindi rafforzare la sorveglianza dei mercati, ma
occorre «ridurre il rendimento di coloro che speculano e ricordarsi che la
mafia, oggi, ha a disposizione 120 miliardi di euro nei forzieri dei paradisi
fiscali». Inoltre, è necessario «puntare decisamente sulla doppia dichiarazione
e sulla doppia trasparenza: chi deposita denaro in un altro paese lo deve
dichiarare, mentre le banche che ricevono depositi li devono dichiarare».
Rimproverando poi al Primo ministro di aver «speso delle parole forti e
commoventi» ma di aver formulato «poche proposte concrete», ha sottolineato che
nel Regno Unito solo il 7% degli investimenti vanno a investimenti verdi,
mentre la Corea del Sud e la Cina e perfino gli Stati Uniti stanno correndo ad
una velocità che le nostre belle parole non potranno coprire». Ha poi rilevato
che il Consiglio europeo non si è trovato d´accordo su un fondo per il clima
per i paesi in via di sviluppo, nonostante sia evidente che «senza un impegno
finanziario importante, Copenaghen è destinato all´insuccesso e con Copenaghen
anche le nostre ambizioni di governare i cambiamenti climatici». Ha quindi
concluso affermando: «Nice speech, mister Brown, but what are you ready to do,
really?». Condannando «una volta per tutte» il modello al di là del muro di
Berlino, Francis Wurtz (Gue/ngl, Fr) ha sottolineato che, in tale contesto, «la
tentazione era troppo forte di allentare le briglie a un capitalismo senza
limiti», come ha fatto l´Ue. I padri di questo nuovo modello e i loro
successori, ha aggiunto, «sono stati superati da una creatura diventata
indomabile». Ma per uscire da una crisi «così esistenziale»
occorre prima rimettersi in causa. In proposito, ha citato la soddisfazione di
Barroso dopo il Consiglio europeo e l´affermazione di Silvio Berlusconi secondo
cui l´Ue "è un corpo sano attaccato da un virus". Le rare
autocritiche, ha invece rilevato, sono venute dal mondo economico. Ha però
riconosciuto che il Primo Ministro britannico ha fatto un accenno di mea culpa
sul proprio atteggiamento durante la crisi asiatica di dieci anni
orsono. A suo parere, «il dogma applicato nel corso degli ultimi vent´anni ha
fallito in maniera spettacolare». Per tale motivo «coloro che hanno
pomposamente annunciato il G20 come un nuovo Bretton Woods dove si rifonderebbe
il capitalismo, o anche lo si moralizzerebbe, hanno ingannato i nostri
concittadini». Ha quindi concluso avallando lo slogan scelto da un sindacato
per una manifestazione a Londra: "mettere prima la gente". Nigel
Farage (Ind/dem, Uk) ha accusato Brown di non aver tenuto fede alla promessa di
indire un referendum sul trattato di Lisbona, affermando che così ha «svalutato
la democrazia». Ha poi sottolineato che «una chiara maggioranza degli inglesi
chiede che si istaurino buone relazioni e il libero commercio con l´Unione
europea, ma non desidera far parte di questa unione politica». Ha infine
invitato gli europei a decidere del proprio destino, piuttosto che ciò sia
fatto «da parlamenti come questo o come Westminster». Replica del Primo
ministro britannico - A conclusione del dibattito, il Primo ministro britannico
ha sottolineato tre punti. Innanzitutto, «è importante che il mondo faccia
fronte comune contro questa crisi» e l´Europa ha già mostrato la
via con alcune misure pratiche. In secondo luogo, la cooperazione globale deve
riguardare non soltanto gli istituti bancari ma anche la politica fiscale e il
commercio: «abbiamo bisogno che il commercio globale sia libero e imparziale».
Infine, «per giungere a soluzioni globali su problemi globali ci vogliono
solide istituzioni globali». Da ultimo, rilevando che il mondo è cambiato da
quanto le attuali strutture mondiali furono istituite negli anni ´40, ha
sottolineato che la lezione da trarre da questa crisi è che
«in un´economia globale, i problemi sono globali e richiedono soluzioni globali
e ciò richiede di modellare istituzioni globali». E l´Europa deve prenda la
guida nella revisione del sistema. . <<BACK
( da "marketpress.info"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 PARLAMENTO EUROPEO: UN QUADRO EUROPEO PER
PROMUOVERE IL MICROCREDITO OCCORRE UN QUADRO UE PER GLI ISTITUTI
MICROFINANZIARI NON BANCARI Strasburgo, 25 marzo 2009 - Il Parlamento europeo
chiede alla Commissione di presentare proposte legislative volte ad agevolare
l´erogazione di microcrediti alle imprese in crisi di
liquidità e alle persone svantaggiate (immigrati, minoranze, precari e donne)
per promuovere il lavoro autonomo. Al contempo occorre un quadro Ue per gli istituti
microfinanziari non bancari, far sì che le norme antiriciclaggio non ostacolino
i microcrediti a chi è senza documenti e adeguare le regole sulla concorrenza.
Nell´ue vi è una domanda potenziale significativa per il microcredito «che non
è ancora stata soddisfatta». E´ quanto afferma la relazione di Zsolt Becsey
(Ppe/de, Hu) che, approvata con 574 voti favorevoli, 23 contrari e 12
astensioni, chiede alla Commissione di presentare una o più proposte
legislative in materia sulla base di raccomandazioni particolareggiate. Anche
perché lattuale crisi finanziaria
e le sue possibili ripercussioni sulleconomia
nel suo insieme «mostrano gli inconvenienti dei prodotti finanziari complessi»
e la necessità di esaminare vie «per migliorare lefficienza e porre in
essere ogni possibile canale di finanziamento quando le imprese hanno un
accesso ridotto al capitale causato dalla crisi di
liquidità». La Commissione definisce attualmente come microcredito un prestito
di importo pari o inferiore a 25. 000 euro, mentre la raccomandazione
2003/361/Ce stabilisce che una microimpresa è unimpresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo
oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2. 000. 000 di euro. Per i
deputati, queste definizioni «non sembrano pertinenti per tutti i
mercati nazionali e non consentono di stabilire una chiara distinzione tra
microcrediti e microprestiti alle microimprese, microcredito per i mutuatari
non bancabili e microcredito per le microimprese bancabili». Finanziamento Ue,
soprattutto ai più svantaggiati - Il Parlamento suggerisce il finanziamento o
cofinanziamento di una serie di progetti, purché lo scopo specifico sia di
promuovere la disponibilità di microcredito per tutte le persone e le imprese
che non abbiano accesso diretto al credito, quali gruppi bersaglio svantaggiati
(comunità rom, immigrati, persone che vivono in aree rurali svantaggiate,
persone che si trovano in situazioni di lavoro precario e donne). Questi
progetti, più in particolare, dovrebbero riguardare il rilascio di garanzie per
gli erogatori di microcredito da parte di fondi nazionali o dellUe, la prestazione di servizi aggiuntivi per i
beneficiari di microcredito che includa una formazione mirata obbligatoria
finanziata mediante i Fondi strutturali e lo scambio delle migliori
pratiche di gestione. I progetti potrebbero anche consistere nella creazione di
un sito web in cui i potenziali beneficiari di microcredito possano presentare
i propri progetti a coloro che sono disposti a prestare denaro per sostenerli e
di un database comunitario che includa le informazioni creditizie sia positive
che negative riguardanti i beneficiari di microcredito. Al fine di evitare
sovrapposizioni, i deputati precisano che la Commissione dovrebbe designare
un´unica entità di coordinamento che riunisca tutte le attività finanziarie Ue
connesse al microcredito e finanziare o cofinanziare solo i progetti associati
al mantenimento dei diritti di sicurezza sociale quali l´assegno di
disoccupazione e l´aiuto al reddito. Un quadro comunitario armonizzato per gli
istituti microfinanziari non bancari - Il Parlamento suggerisce alla
Commissione di proporre atti legislativi che forniscano un quadro a livello
europeo per gli istituti microfinanziari (Mfi) bancari e non bancari. Per quanto
riguarda questi ultimi, il quadro dovrebbe includere una chiara definizione di
erogatori di microcredito, «che stabilisca che questi non accettano depositi e
non si possono pertanto considerare istituzioni finanziarie ai sensi della
direttiva sui requisiti di capitale», la capacità di condurre esclusivamente
attività di erogazione di credito e di concedere nuovamente crediti, nonché
regole armonizzate e basate su criteri di rischio per quanto concerne
l´autorizzazione, la registrazione, la comunicazione di informazioni e la
vigilanza prudenziale. Le norme antiriciclaggio non ostacolino i microcrediti a
chi è senza carta d´identità - Per i deputati, in sede di revisione della
direttiva relativa alla prevenzione dell´uso del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del
terrorismo (2005/60/Ce), la Commissione dovrebbe assicurare che le disposizioni
ivi contenute «non siano d´ostacolo nell´accesso al microcredito a quelle
persone che non dispongano di un indirizzo permanente o di documenti d´identità
personali». Occorrerebbe quindi prevedere «una deroga speciale alle
disposizioni riguardanti gli obblighi di diligenza nei confronti della
clientela». Regole di concorrenza più adeguate - Il Parlamento chiede alla
Commissione di prevedere, in sede di revisione delle norme sugli aiuti "de
minimis", la differenziazione dei limiti degli aiuti "de
minimis" fra uno Stato membro e l´altro allorché si tratta di supporto
finanziario per gli erogatori di microcredito, l´abolizione della
discriminazione nella concessione di aiuti "de minimis" alle imprese
del settore agricolo, se l´aiuto viene concesso nel quadro del microcredito,
nonché la riduzione degli oneri amministrativi se l´aiuto viene concesso nel
quadro del microcredito. Dovrebbe inoltre sancire in diritto che il ruolo
svolto dagli erogatori di microcredito non bancari, e se del caso il sostegno
pubblico che tali istituzioni ricevono, «sono in linea con le regole
comunitarie di concorrenza» e applicare norme che consentano un trattamento
preferenziale ai beni e servizi forniti dai beneficiari di microcredito nelle
procedure pubbliche di appalto. Sensibilizzazione in materia di microcredito -
Il Parlamento chiede alla Commissione di prevedere l´introduzione del concetto
di microcredito nelle statistiche e nella legislazione attinenti alle
istituzioni finanziarie, elaborare una strategia di comunicazione allo scopo di
promuovere il lavoro autonomo come alternativa al salariato, «in particolare
come modo di sfuggire alla disoccupazione per le categorie svantaggiate di
destinatari» e vagliare, alla luce della recente crisi dei
subprime, i vantaggi e gli svantaggi delle forme dirette di microcredito
rispetto agli strumenti di credito cartolarizzato. Infine, gli Stati membri
dovrebbero poter applicare un meccanismo capace di «escludere tassi dinteresse eccezionalmente elevati». .
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( da "Repubblica,
La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 20 - Economia Il fatturato dell´azienda di Della Valle è cresciuto
del 7,7% nel 2008 Crolla l´utile FonSai, Tod´s conferma cedola Bpm prende 500
milioni di Tremonti bond MILANO - Finanziari in difficoltà,
con utili in picchiata per Bpm e FonSai, mentre "tiene" il lusso.
Nonostante la crisi dei consumi,
infatti, Tod´s ha approvato un bilancio con un fatturato consolidato, a cambi
correnti, in crescita del 7,7% (a 707,6 milioni) un risultato operativo
sostanzialmente stabile e un utile netto in crescita del 7,4%, a quota
84,6 milioni. Ma nonostante il patron del gruppo, Diego Della Valle, abbia
aggiunto che i primi segnali del 2009 «sono da considerare positivi» in Borsa
il titolo non ha vissuto una giornata positiva: in chiusura, Tod´s ha lasciato
sul terreno il 3,36% nonostante la conferma della cedola invariata (1,25 euro).
Stesso destino in Borsa - anzi peggio: meno 5,53% - per Fonsai. La compagnia di
assicurazioni ha approvato un bilancio che vede il risultato netto consolidato
passare da
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
MARCHIONNE (FIAT) «Il peggio della crisi mondiale è passato»
L'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, interpellato
dall'agenzia Radiocor al termine dell'assemblea degli azionisti della svizzera
Sgs, di cui è presidente, comincia a vedere la luce. «È partito il processo di
risanamento. Il peggio della crisi è passato a livello economico e globale, poi
ci sono le conseguenze. Passata la tempesta, bisogna ripulire. Prima cercavamo
di individuare la ferita. Ora l'abbiamo trovata», ha detto parlando della crisi
globale. «Secondo me nella seconda metà del 2009 si comincerà a vedere qualcosa
negli Usa. Poi in Asia e infine in Europa, che è più lenta», «non prima di fine
2009». E ancora: «Sono uno dei pochissimi che cerca di leggere nella sfera di cristallo
e ritengo che si è già verificata una gran parte dei problemi che hanno
impattato sull'economia a livello globale», ha proseguito Marchionne,
sottolineando in particolare il maxi-piano di aiuti deciso dal governo
americano: «Ho avuto l'opportunità di parlare con il dipartimento del Tesoro
Usa - ha indicato Marchionne - e ho visto l'elevato impegno che perseguono nel
trovare soluzioni realizzabili», mentre «in Europa mi
preoccupa il protezionismo a
livello nazionale, in particolare per le industrie e le politiche generali, che
rallenta il processo di ripresa» nel Vecchio continente. Riferendosi
all'accordo con la Chrysler - il 31 marzo il governo americano dovrà dire se
intende salvarla insieme alla Gm o se i due costruttori americani finiranno in
bancarotta - Marchionne ha detto: «È inutile essere ottimisti fino a
quando non c'è un annuncio. Il mercato è una scacchiera che si muove alla
velocità della luce. Credo che abbiamo fatto il massimo possibile. Non potevamo
fare di più. Ho l'animo in pace. Tutto quello che dovevamo fare riguardo alla
proposta per Chrysler l'abbiamo fatto. Sono andato giù negli Usa due volte e ho
parlato parecchio tempo con i due commissari nominati. Abbiamo spiegato in
maniera piuttosto chiara quali sono i vantaggi per Chrysler. Adesso dipende da
loro». Infine, l'ad conferma i target 2009 per il gruppo Fiat.
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
LA POLEMICA Il presidente di Anie-Confindustria attacca il sistema del
credito. Finora avaro con le piccole imprese Guidi: «Dalle banche italiane
derivati peggio di Madoff» Bruno Perini Alcune banche italiane hanno venduto
derivati molto peggiori dei fondi collocati da Bernard Madoff. O meglio: «I
derivati venduti da alcuni istituti italiani sono roba che a Madoff faceva
ridere. Per comprare certi prodotti ci voleva la tessera di un casinò di Las
Vegas». L'accusa è pesantissima. E non è stata pronunciata in privato, in uno
sfogo personale magari a bassa voce. No, quelle parole sono di un imprenditore
di livello e la cosa che sconcerta è che siano cadute nel vuoto più totale.
Già, perché a formulare quell'atto d'accusa contro il comportamento di alcuni
istituti bancari italiani è stato Guidalberto Guidi, presidente di Ducati
Energia e numero uno dell'Anie, l'associazione delle imprese elettrotecniche ed
elettroniche (parte di Confindustria). Intervenendo al convegno annuale
dell'Aifi, l'associazione italiana del private equity e del venture capital,
Guidi ha messo sul banco degli imputati il sistema bancario e in particolare ha
puntato il dito contro gli istituti italiani. Quelle frasi non sono state
pronunciate ieri ma l'altro ieri. La cosa che ha colpito maggiormente è che
nessun organo di stampa abbia ripreso l'atto d'accusa del noto imprenditore. E
dire che Guidi ha detto quelle cose in pubblico e subito dopo l'agenzia Reuters
ha messo le sue parole in rete. Eppure dopo quell'accusa è calato il silenzio.
D'altronde il j'accuse dell'imprenditore cade in un momento delicato e di
grande tensione tra gli istituti di credito e le imprese italiane. Dopo aver
gettato sul mercato prodotti ad alto contenuto tossico, le banche hanno tirato
i remi in barca a proposito del credito, colpendo in particolare il tessuto
delle piccole e medie imprese che in questo momento ha più bisogno del
finanziamento bancario. E' forse questo il messaggio che voleva dare il
presidente di Anie al mondo bancario e allo stesso mondo imprenditoriale. Alle
parole di Guidi sono seguire quelle di un altro banchiere, Gaetano Miccichè,
responsabile della divisione corporate e investment banking di Intesa Sanpaolo.
Miccichè ha tentato un'autodifesa. Intervenendo dopo l'industriale, Miccichè ha
sottolineato che negli anni scorsi «c'erano due mondi di banche completamente
diversi», ovvero gli istituti che «si sono organizzati mettendo al centro il
rapporto con il cliente, e fra queste quasi tutte le banche italiane», e le banche
che «hanno messo al centro il prodotto».In questa seconda categoria, il manager di Intesa Sanpaolo ha indicato quelle banche Usa che
sono state all'origine dell'attuale crisi finanziaria. In tema al convegno, Miccichè ha affermato che «il merchant
banking è un'area di business fondamentale» per Intesa Sanpaolo, che fa
investimenti di private equity direttamente, mettendoli a libro. «Abbiamo circa
2,7 miliardi investiti in private equity». Miccichè ha evidenziato
l'impatto della crisi del credito sui buyout, prevedendo «tempi di exit più
lunghi». La partita che si è aperta tra imprenditori e banche comunque non è
ancora chiusa, malgrado le rassicurazoni del governo in materia di credito alle
piccole imprese. Si tratta di capire in che misura alle parole seguiranno i
fatti.
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
GRUPPO DEI 20 Obama: solo insieme rilanceremo l'economia «Viviamo tempi
di sfide economiche globali che non possono essere affrontate con mezze
misure». Così esordisce il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, in un
commento pubblicato ieri da alcuni grandi quotidiani internazionali e rivolto
ai colleghi del «Gruppo dei 20», che riunisce i paesi più industrializzati e
quelli «emergenti». Alla vigilia del summit di Londra, il 2 aprile, Obama
afferma che il G20 «ha la responsabilità di prendere misure coraggiore,
complessive e coordinate» per rilanciare le economie e per impedire che una
simile crisi si ripeta. Il successo dell'economia americana è legato
all'economia globale, ricorda il presidente Usa. «Il mio messaggio è chiaro:
gli Stati uniti sono pronti a prendere l'iniziativa, e chiamiamo i nostri
partners a unirsi a noi con senso di urgenza e di uno scopo comune». Obama, si
impegna ad agire per «risollevare l'economia americana e per riformare il
nostro sistema di regolamentazione». E questo deve diventare obiettivo comune
dei G20. Primo, «azioni pronte per stimolare la crescita», come hano fatto gli
Usa e molti altri paesi del gruppo, e «prendere un impegno collettivo a
incoraggiare commercio e investimenti aperti, resistendo al
protezionismo che approfondirebbe la
crisi». Secondo, «dobbiamo ripristinare il credito da cui dipendono gli
imprenditori e i consumatori». Gli Usa stanno «lavorando per stabilizzare il
sistema finanziario» e così devono fare tutti i G20, in un quadro comune di
«trasparenza, responsabilità». Terzo, «abbiamo l'obbligo economico, di
sicurezza e morale di dare una mano ai paesi e popoli più a rischio», cioè
aiutare a stabilizzare i mercati emergenti e investire in sicurezza alimentare.
Il presidente degli Stati uniti insiste infine sulla necessità di dare un
quadro di regolamentazione maggiore al sistema finanziario - e questa è
senz'altro una novità rispetto al linguaggio politico-economico americano.
«Dobbiamo mettere fine alla speculazione senza scrupoli e alla spesa al di là
delle nostre possibilità, ai «cattivi crediti», alle banche sovraccariche e
alla mancanza di controllo», dice Obama: «Tutte le nostre istituzioni
finanziarie, a Wall street e in giro per il mondo, hanno bisogno di un forte
controllo». Il G20, auspica Obama, sia «un forum per un nuovo tipo di
cooperazione economica»
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Terra PIATTA Nuova edizione per i saggi dell'economista austriaco Joseph
A. Schumpeter sugli imperialismi e le classi sociali. Scritti per sostenere che
lo sviluppo capitalistico avrebbe portato alla scomparsa delle politiche di
potenza, sono testi che aiutano a una lettura critica di alcune tesi mainstream
attuali che guardano ai conflitti tra gli stati nazionali come residuo antico
di politiche nazionalistiche LE VIRTÙ DEL MERCATO CHE PORTANO LA CIVILTÀ TRA I
POPOLI GUERRIERI Massimliano Guareschi Ad Auguste Compte, in pieno Ottocento,
la guerra appariva come un residuo del passato, destinato a scomparire con
l'affermarsi della società degli scienziati e degli industriali. All'epoca dei
sacerdoti e dei guerrieri, il ricorso all'atto bellico avrebbe avuto una chiara
convenienza economica, in quanto rappresentava il metodo più redditizio per
procurarsi beni e schiavi. Diversamente, per il profeta del positivismo, lo
sviluppo della società industriale rendeva la guerra un inutile sperpero, in
quanto il saldo fra i danni subiti e i vantaggi ottenuti era inevitabilmente
negativo, anche in caso di vittoria. Il moto della storia, quindi, se la
sarebbe inevitabilmente lasciata alle spalle, una volta ultimando un percorso
che avrebbe condotto al governo degli scienziati e degli industriali e al
tramonto di vecchie mentalità e superstizioni. Oltre le frontiere Un analogo
ottimismo si sarebbe manifestato in seguito anche tra chi non faceva
riferimento a visioni così grandiose o a una filosofia della storia dalla
traiettoria lineare. Per esempio, Normann Angell, che nel 1910 pubblicava La
grande illusione, un libro destinato a un clamoroso successo mondiale, e a
un'altrettanto clamorosa smentita da parte dei fatti, nel quale si argomentava
l'incompatibilità della guerra con un'economia improntata al libero mercato. In
regime liberoscambista, il tracciato delle frontiere, il fatto che un
territorio appartenga o meno a una determinata unità statale sarebbe infatti
risultato insignificante, visto che in entrambi i casi ci si potrà
approvvigionare dei suoi prodotti ed esportandovi in propri. Molti dei temi a
cui si è accennato emergono da Sociologia degli imperialismi, di Joseph
Schumpeter, un testo pubblicato dall'economista austriaco nel 1918-1919 e
riproposto recentemente da ombre corte in un volume dal titolo Sociologia degli
imperialismi e teoria delle classi sociali (ombre corte, pp. 154, euro 18) a
cura di Adelino Zanini. Il saggio di Schumpeter è senza dubbio, al pari di
Imperialismo fase suprema del capitalismo di Lenin e Imperialismo di Hobson,
uno dei classici del dibattito sull'imperialismo. Allo stesso tempo, però, esso
può essere assunto come riferimento per porre la questione del rapporto fra
guerra ed economia, fra razionalità della decisione politica e logica dello
sviluppo capitalistico. Lenin, impegnato a forzare la lettera, e la sostanza,
di Marx per rendere conto del fatto che lo scontro interstatale sembrava
assumere la centralità che avrebbe dovuto spettare al conflitto di classe,
sviluppa l'ipotesi dell'immanenza della guerra ai rapporti di produzione
capitalistici a un certo grado del loro sviluppo. Imperialismo come fase
suprema del capitalismo, quindi, a partire dall'idea che i meccanismi inerenti
la realizzazione (accesso ai mercati) e la capitalizzazione (acquisizione di
materie prime) avrebbero condotto i vari capitali nazionali a un'inevitabile
resa dei conti sul piano militare. Schumpeter, da parte sua, si muove in una
prospettiva affatto diversa, secondo la quale l'imperialismo non può essere
spiegato in termini economici. Ai suoi occhi, così come a quelli di Normann
Angell, i meccanismi dell'economia di mercato e del libero scambio si
opporrebbero alla guerra. Unica eccezione, in proposito, sarebbe rappresentata
dall'«exportmonopolismo», ossia dalle pratiche aggressive, in termini di
dumping ed esportazioni sottocosto, sviluppate da soggetti industriali dotati
di posizioni monopolistiche in un dato paese. Schumpeter riprende qui le
analisi di Rudolf Hilferding sul capitale monopolistico, ma con un
significativi punto di dissenso. A suo parere, infatti, la tendenza al
monopolio non è iscritta nella dinamica capitalistica ma deriva
dall'intromissione di un fattore esogeno, ossia dalla politica, dalle scelte
protezionistiche degli stati. Se si esclude la possibilità di spiegare
integralmente le tendenze aggressive degli stati sulla base di interessi
concreti, si devono chiamare in causa meccanismi di diversa natura. Schumpeter
è così spinto ad offrire una strana definizione di imperialismo, presentandolo
in termini di «disposizione priva di oggetto» all'espansione da parte di
un'unità politica. Priva di oggetto in quanto non riducibile integralmente a
una logica economica ma correlata «all'espansione per l'espansione, la lotta
per la lotta, la vittoria per la vittoria». A quel punto, l'economista cede
così il passo all'etnologo o allo storico per intraprendere un itinerario lungo
i sentieri della storia universale, dagli egizi agli arabi, volto a
identificare le specificità dei diversi imperialismi che si sono succeduti nel
corso dei millenni. Lo stile di vita di popoli non stanziali, per cui la razzia
rappresenta una risorsa indispensabile, appare così il fondamento di
un'etologia guerriera che pur diluendosi a contatto con le lusinghe della
conquista non cessa di riemergere. La sua ultima manifestazione ci riporta alle
vicende della modernità. Lo stile perduto della guerra Schumpeter si sofferma
sullo stato del principe come cornice politica che avvolge
di incrostazioni feudali e protezionismo le economie capitalistiche che si sviluppano al suo interno. Si
disegna così un conflitto latente fra cosmpolitismo del capitale e nazionalismo
della politica, fra interessi dei gruppi sociali più significativi, dalla
classe operaia fino ai capitalisti e agli imprenditori nel loro complesso,
per il gioco win to win del libero mercato, e mentalità aristocratiche e
guerriere, residuo di epoche precedenti, che inerzialmente orientano le
decisioni politiche in un'ottica precapitalistica. In tal senso, la storia
appare in ritardo su se stessa, con le forme del passato che finiscono per
gravare e sovradeterminare il presente. Schumpeter non mette in discussione che
determinati schemi di rappresentazione e azione possano essere il riflesso di
una struttura materiale, ma contesta che la loro diffusione declini in
coincidenza con il venir meno delle condizioni che le avevano generate. Per
Schumpeter l'attitudine bellicosa degli stati sarebbe un retaggio dello stato
autocratico e delle mentalità feudali, necessariamente destinato, si potrebbe
aggiungere, traendo una conclusione implicita nel testo, a scomparire in forza
della piena affermazione dei meccanismi dell'economia di mercato. Al di là
della differenza di impianto concettuale, forti appaiono le assonanze, come
sottolineato da Raymond Aron, con il discorso sulla guerra sviluppato da
Compte. Le vicende del resto del Novecento non sembrano però avvalorare la
disgnosi schumpeteriana. Quello che poteva valere per il Reich gugliemino, in
termine di autorità degli Junker o di egemonia del prussianesimo, ben
difficilmente poteva essere applicato alla mobilitazione totale della Germania
hitleriana. Anche l'opzione teorica della neutralità politica dell'economia,
che incontrò già le critiche di Carl Schmitt, appare oggi difficilmente
sottoscrivibile. Ciò nonostante il testo di Schumpeter, con tutti i suoi
limiti, continua a presentare un notevole interesse in quanto insiste,
criticamente e provocatoriamente, su una relazione, quella fra guerra e
interessi economici, facile da affermare, a livello di senso comune, ma ben più
difficile da articolare in termini analitici.
( da "Nazione, La
(Empoli)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
VALDARNO / VALDELSA pag. 5 Marco Cordone :«Riapriamo il centro» GAMBASSI
TERME INTERROGAZIONE IN CONSIGLIO COMUNALE GAMBASSI TERME IL TRAFFICO tra i
punti all'ordine del giorno del consiglio comunale convocato per stasera alle
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-25 - pag: 14
autore: Risparmi, la via dell'autodifesa di Marco Liera N on resti ingannato il
lettore dal titolo del libro. Generazione no risk non è un inno
all'investimento senza rischi come unica via d'uscita ai crolli dei mercati
e ai vari default che hanno eroso i risparmi dei cittadini. Le 200 pagine
scritte da Orazio Carabini vogliono fissare il cambiamento
epocale che la crisi subprime,
unita a una serie di crack finanziari,
sta inducendo nelle attitudini di milioni di risparmiatori. I quali sono stati
prima di tutto vittime d'intermediari in conflitto d'interesse, incuria dei
policymakers, e di un sistema finanziario
che per lustri ha fondato i suoi Roe a doppia cifra sulle differenze cognitive
tra domandae offerta di servizi d'investimento. Lo tsunami dei mercati
è assieme capitolo finale e evento-chiave che porterà i risparmiatori a farsi
molto più diffidenti nei confronti di qualsiasi proposta d'impiego dei risparmi
proveniente dall'industria finanziaria. No-risk significa dire di
no soprattutto ai rischi inutili, alle operazioni incomprensibili e costose,
alle illusioni di rendimenti elevati. Alla banca che si finge amica, al
promotore che mostra proiezioni di risultati eccezionali, al gestore che si
vanta delle performance degli ultimi mesi, ai banker arricchiti che propongono
derivati che anziché proteggere dai rischi li amplificano. C'è un segnale nuovo
importante che dà la dimensione del cambiamento in atto. Con la grande crisi
è diventato molto più frequente sentire risparmiatori preoccupati della
solidità della propria banca. In tutto il dopoguerra, questo
"metavalore" non era stato mai messo in dubbio. Carabini parte da
questo punto di svolta per sviluppare la discussione sulle varie formule e
sugli strumenti finanziari che negli ultimi anni hanno procurato danni e
perdite inattese nelle tasche degli italiani. Argentina, Cirio, Parmalat. Per
arrivare alle polizze Vita con sottostanti bond Lehman Brothers, alle azioni,
ai deludenti fondi comuni d'investimento, alle obbligazioni strutturate. Ma
Generazione no risk sarebbe un testo incompleto ancorché tutto da leggere - se
fosse solamente finalizzato a denunciare le patologie del sistema finanziario.
I risparmiatori sono più che mai disorientati sulle direzioni da prendere, e
hanno bisogno di risposte precise. è per questo che il contenuto prevede anche
«elementi di autodifesa». Che sono sostanzialmente due: un aumento della
consapevolezza dei risparmiatori, da attuare anche con campagne
d'alfabetizzazione finanziaria. E poi l'attesa sul ruolo
dei consulenti finanziari indipendenti, più volte ricordati nelle pagine
del libro, come possibile alternativa all'intermediazione tradizionale in conflitto
d'interessi. Il tutto, come scrive Carabini, con grande realismo: i
risparmiatori «mugugnano, protestano sui giornali e alla televisione, ricorrono
anche ai tribunali... ma poi, appena passata la buriana, sono di nuovo lì, in
gregge, pronti a cavalcare il prossimo ciclo positivo dei mercati.
Fino alla stangata successiva». Pubblichiamo un ampio stralcio delle
conclusioni di Generazione no risk. Elementi di autodifesa per i risparmiatori.
Il libro di Orazio Carabini analizza gli effetti della crisi finanziaria
sul risparmio delle famiglie e fornisce delle indicazioni agli investitori su
come affrontare le scelte che li attendono. di Orazio Carabini N on è solo una
questione di buon senso. E non basta nemmeno disciplinare meglio i rapporti tra
le famiglie e gli intermediari. Quello della gestione del risparmio è un
problema politico a tutti gli effetti. Di cui, peraltro, nessun politico si
occupa. Perché in gioco non c'è solo l'equilibrio del bilancio delle famiglie,
ma il funzionamento del capitalismo. I risparmiatori italiani hanno
sperimentato sulla loro pelle che cosa significa investire in titoli rischiosi.
Hanno guadagnato nei periodi di boom e hanno perso durante le crisi,
imparando che gli "strappi" sono frequenti e che per ottenere buoni
rendimenti bisogna essere tempestivi, cioè comprare e vendere al momento
giusto. Hanno conosciuto le insidie del mercato, che non è un club di bridge
per ricchi galantuomini dove prevalgono la correttezza, la trasparenza e la
dedizione al cliente, ma un'arena in cui le banche e gli altri intermediari
devono recuperare quello che hanno perso quando si è ridotto il circuito del
credito. Ecco allora che gli intermediari si presentano sotto un'altra veste:
confezionano prodotti complessi ( spesso poco trasparenti), li vendono a caro
prezzo, danno consigli alle famiglie su come impiegare il risparmio. Sanno
anche che gli italiani vengono da un lungo periodo d'inflazione a due cifre e
sono abituati a rendimenti nominali, cioè al lordo dell'inflazione, elevati.
Così chiedono titoli che promettono rendimenti più alti senza tener conto del
maggior rischio che comportano. Il risparmiatore tuttavia è in soggezione.
Scegliere gli fa paura perché è difficile e perché gli errori hanno conseguenze
importanti sul bilancio della sua famiglia. Si appoggia alla banca, e tende a
fidarsi. Ma le banche sono imprese come tutte le altre. Sono società per
azioni, non enti di beneficenza. E pensano ad aumentare i propri profitti senza
guardare in faccia nessuno. Il cliente è una comparsa che si rimpiazza.
L'importante, per la banca, è vendere il prodotto che rende di più, non quello
più adatto al risparmiatore e alla sua famiglia. Non c'è necessariamente un
movente doloso in tutto questo: le vere e proprie truffe sono poche. è il
sistema che funziona così: si prospetta al risparmiatore la possibilità di
guadagnare di più ma il rischio è tutto suo. Se le cose vanno male, è lui che
ci rimette. E quando arriva un ciclone come quello del 2008 le conseguenze sono
pesanti. Ora s'impone una riflessione. Anche chi credeva nel modello
anglosassone deve fare autocritica: il mercato non porta sempre benessere.
Anzi, è "imploso" a causa dell'avidità dei suoi stessi attori,
dell'inefficacia delle regole, della debolezza delle autorità di vigilanza.
L'Italia ha pagato un prezzo elevato anche se l'origine della crisi
finanziaria era altrove. Ma adesso è urgente ripristinare il
circuito che porta il denaro delle famiglie alle imprese. Il problema è come.
La gran parte dei risparmiatori dispone di somme modeste ed è indifesa di
fronte alle banche, perché non ha una sufficiente educazione finanziaria
e non ha accesso alle informazioni che servono per muoversi sui mercati.
Ha senso che queste persone investano in strumenti rischiosi mettendo a
repentaglio il loro intero capitale? Che si affidino alle banche salvo poi
lamentarsi del risultato? Che, com'è accaduto talvolta, debba intervenire lo
Stato, cioè i contribuenti, per limitare i danni? è evidente che non è sensato
e non è giusto. Il risparmio delle famiglie va incoraggiato, e bisogna fare di
tutto perché non diminuisca la propensione degli italiani ad accantonare una
parte del reddito. Tuttavia è necessario ridurre al minimo la possibilità che
si sentano traditi o presi in giro. Ed è indispensabile che possano risparmiare
mantenendo almeno intatto il capitale, recupero dell'inflazione compreso, in
qualsiasi circostanza. Solo così le prossime saranno generazioni no risk. Per
ottenere questo risultato servono quattro passaggi: e Una campagna informativa
mirata a spiegare che tutti gli strumenti finanziari
comportano un rischio per l'investitore. r Una volta chiarito che tutto è
rischioso, per incentivare il risparmio bisogna decidere quali forme sono
garantite e in che modo. Dev'essere il Governo ad annunciare solennemente che
per ogni persona fisica sono assicurati soltanto i depositi bancari fino a
100mila o a 200mila euro. t Va eliminata la differenza di tassazione che esiste
tra i depositi bancari e gli altri titoli: oggi si paga il 27% sugli interessi
sul conto corrente contro il 12,5% prelevato su tutte le altre rendite finanziarie.
Se il conto corrente diventa l'unica forma garantita di risparmio, non ha senso
penalizzarlo sotto il profilo fiscale. Le aliquote vanno unificate al 12,5%
oppure a un livello più alto, se si vuole mantenere invariato il gettito. u
Bisogna incentivare anche forme d'investimento di natura previdenziale, a lunga
scadenza, soprattutto per i più giovani. Si possono incoraggiare piani
d'accumulazione in fondi pensione o in fondi comuni d'investimento, anche a
contenuto azionario, di una parte del reddito, purché l'orizzonte sia lontano
nel tempo e i versamenti siano periodici, non in un'unica soluzione, per
evitare che il momento dell'investimento sia determinante nel calcolo del
rendimento. Così tutto sarebbe più chiaro: chi vuole stare tranquillo, può
avere la certezza che in nessun caso perderà il capitale; chi vuole rischiare,
sarà libero di farlo e avrà tutte le garanzie di trasparenza che già oggi sono
previste e che, nei limiti del possibile, danno all'investitore la possibilità
d'informarsi e di valutare i rischi cui va incontro. Non sarà, quindi, come
puntare al casinò. Tuttavia non ci sarebbe spazio per recriminazioni in caso di
perdite che non siano dovute al dolo o alla truffa vera e propria. Il nuovo
capitalismo non sarà più quello puro dei mercati finanziari
e delle privatizzazioni, della democrazia economica e dell'azionariato diffuso
(public company). Sarà un capitalismo imperniato, in una prima fase, sullo
Stato proprietario di banche che filtreranno il denaro nel suo percorso dai
risparmiatori alle imprese. Successivamente, su una regolamentazione e su una
vigilanza pubblica dell'attività finanziaria particolarmente
attenta. Sarà un capitalismo migliore di quello attuale? Non è detto. Ma non
resta che tentare con questa formula. Perché quella precedente ha deciso di
suicidarsi.
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: JOB 24 data: 2009-03-25 - pag: 27 autore:
Crescita ridotta (+0,2%) ma il settore ha tenuto senza registrare il calo dei
servizi Per banche e assicurazioni più premi Nonostante la crisi, sono le
banche e le assicurazioni a elargire gli stipendi più alti ai propri dirigenti
e funzionari. Secondo i dati elaborati da Od&M Consulting, nel 2008 la
busta paga dei manager è di 108.581 euro, mentre quella dei quadri è di 52.935.
Retribuzioni che sono rimaste stabili rispetto al 2007 (registrano infatti un
trend di crescita pari allo 0,2%), ma risultano elevate se confrontate con
quelle del settore delle società dei servizi, i cui valori sono al di sotto
della media nazionale in tutte le categorie, dai dirigenti con 95.714 ai
quadri: 47.875 euro all'anno. Cifre che secondo Giordano Tamagni, partner di
Key 2 People (società di executive search), fanno parte della tradizione
delmercato del lavoro italiano e ne confermano l'andamento storico: «Il mondo
del credito e delle assicurazioni ha sempre pagato meglio i propri dipendenti,
anche perché a livello sindacale questi settori hanno avuto un potere
contrattuale più forte rispetto a industria e servizi». Se poi la retribuzione
dipende dalla domanda e dall'offerta,bisogna considerare che in questo settore
è richiesto un alto livello di expertise, che non tutti i manager hanno, e che
diventa un valore aggiunto. «Chi ha tali capacità, non facilmente riscontrabili
sul mercato, chiede all'azienda che lo vorrebbe arruolare un riconoscimento
economico elevato spiega Andrea Pettinelli, business development manager di
Seltis - . Richiesta retributiva accordata dagli stessi azionisti dell'azienda
che premiano così la capacità del manager di generare ricavi e utili». é il
mercato, quindi, che detta il trend. Inoltre «quello bancario e assicurativo
sono settori che hanno sempre richiesto specifici profili provenienti dal
medesimo comparto. E così le possibilità di scelta si restringono - racconta
Pettinelli - Ciò determina una concezione a piramide che fa lievitare i
compensi. Ecco perché il trasferimento di un dirigente all'interno del settore
creditizio comporta un aumento della sua retribuzione del 20 per cento». Una
posizione privilegiata che è agevolata anche da una minore competitività, tutta
italiana, del settore: «Nel mondo finanziario, più che
nell'industria e nei servizi, è sempre stato più facile per il management
conseguire i risultati necessari per ottenere bonus e incentivi. Una minore
concorrenza, giustificata dal fatto che in Italia il mondo del credito è quasi
un oligopolio, che ha fatto lievitare questa differenza retributiva », commenta
Tamagni. Benefit che dipendono comunque dalle dimensioni dell'azienda:
«Dirigenti che lavorano in una banca di credito cooperativa o regionale, non
guadagneranno mai come i manager delle banche multinazionali, sebbene operino
nello stesso settore», dice Pia Sgualdino, responsabile della divisione banking
della Michael Page. Nonostante le differenze tra le aziende, il settore finanziario
resta comunque tra i più remunerativi anche perché «a livello internazionale,
soprattutto nell'investment banking, le retribuzioni dei trader e dei dirigenti
delle società hanno beneficiato del meccanismo fondato sulle speculazioni finanziarie
», commenta Tamagni. Ma ora queste retribuzioni subiranno un arresto: «Il mondo
del credito sta soffrendo di più ma in Italia rimarrà stabile per tutto il
2009. Anche chi non è in crisi per ora non si muove», racconta Sgualdino.
Secondo le previsioni delle società di ricerca e selezione, nel 2009 se la
retribuzione fissa non subirà incrementi, i bonus legati agli obiettivi
prefissati nel 2008 non saranno raggiunti e quindi sarà la componente variabile
a subire un decremento. Ma niente allarmismi, «il mercato
italiano è colpito dalla crisi, ma meno che negli Stati Uniti e in Gran
Bretagna, dove le attività finanziarie
sono state più aggressive spiega Tamagni - Da noi anche il mondo delle
assicurazioni ad esempio risente meno del disastro dei mercati
finanziari. Non abbiamo avuto un caso
Aig, le stesse assicurazioni hanno fatto meno avventure con i derivati, sono
state più prudenti e conservative. E oggi questo atteggiamento premia e i primi
a goderne sono proprio i dirigenti», conclude. IL RECLUTAMENTO Le società di
selezione: il comparto è sostenuto dalla buone relazioni sindacali e
dall'assenza di concorrenza sui talenti
( da "Messaggero,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi di FLAVIO POMPETTI NEW YORK - «Usciremo
dalla crisi, e con il tempo e la pazienza ci riprenderemo dalla recessione».
Obama è tornato a parlare agli americani ieri sera nella prima fascia di
ascolto televisiva a rete unificate, e ha detto che vede «segni di progresso»
che indicano una via d'uscita. Ha chiesto collaborazione agli americani e al
Congresso ha chiesto nuovi poteri di controllo sugli istituti finanziari
non prettamente bancari. Ha ripetuto, in sostanza, quanto il Tesoriere Geithner
e il presidente della Banca Centrale Bernanke avevano già detto in Commissione
Finanze della Camera, in risposta alla rabbia dei politici per il recente
scandalo sula salvataggio da 170 miliardi di dollari della società di
assicurazioni AEG. I due amministratori hanno difeso l'operato del governo: «Se
avessimo potuto - ha detto Bernanke - avrei preferito commissionare la AIG e
guidarla ad una liquidazione pilotata. Ci è stato impossibile perché non ne
avevamo la facoltà». A chi chiedeva perché i soldi pubblici sono stati usati
per pagare i debiti della AIG con grandi banche estere come la Deutsche Bank,
la Societé General e la UBS, Geithner ha ricordato che l'insolvenza del gigante
assicurativo avrebbe avuto conseguenze catastrofiche per i mercati
finanziari. Tesoro e Fed hanno chiesto ieri
che il Congresso dia loro nuovi margini di intervento presso le istituzioni finanziarie non bancarie fino ad autorizzare la loro liquidazione, se
necessaria. Nel caso della AIG tale facoltà avrebbe permesso al Tesoro
americano ad esempio di annullare i contratti che hanno obbligato l'azienda
ad elargire 165 milioni di premi ai propri manager, e risparmiare ai
contribuenti l'onta di vedere premiare alcuni degli artefici del tracollo della
società. La rabbia per i buoni premio è stata comunque mitigata ieri dalla
notizia di un accordo negoziato dal ministro della Giustizia dello stato di New
York Andrew Cuomo, il quale ha già ottenuto la restituzione volontaria di 50
milioni di dollari da parte di alcuni dei manager della AIG. La stessa
posizione di Geithner è sembrata più solida nella seduta parlamentare di ieri,
dopo gli attacchi personali degli ultimi giorni e dopo il rinnovo della fiducia
di Obama nei suoi confronti. Giovedì il tesoriere tornerà al Campidoglio per
perorare la causa della espansione dei poteri, mentre il team economico della
Casa Bianca sta formulando la proposta di regolamentazione internazionale che
Obama vuole portare al G20 di Londra. Anche i leader europei sono pronti ad
applicare uno stretto giro di vite sui controlli: Gordon Brown ieri ha promesso
"L'inizio della fine per i paradisi fiscali" e per le banche ombra,
mentre il presidente della Commissione Ue Barroso ha promesso la fine del
"Far West" per private equity ed hedge funds.
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-25 - pag: 40
autore: Credito. Anche Credit Suisse registra un inizio d'anno in ripresa,
rafforzando le speranze che il peggio sia alle spalle Deutsche Bank torna
ottimista Il Ceo Ackermann rinuncia al bonus - Il 55% della banca in mani
tedesche Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Deutsche Bank e
Credit Suisse hanno annunciato ieri che i primi mesi dell'anno si sono chiusi
in ripresa, dopo un 2008 drammatico, segnato da un tracollo dei mercati
e dal fallimento di Lehman Brothers. Sul futuro dei conti bancari, in Europa e
negli Stati Uniti, pesa tuttavia l'andamento di un'economia che rimane
fragilissima. Nel rapporto annuale pubblicato ieri, il presidente di Deutsche
Bank Josef Ackermann ha spiegato che l'anno ha registrato una «buona partenza».
Il banchiere ha ribadito che l'istituto tedesco non ha bisogno di un aumento di
capitale. «Se l'economia globale, i mercati finanziari e il
contesto normativo si svilupperanno come previsto, la banca tornerà in utile
nel 2009». Un aspetto interessante emerso ieri è il ritorno della maggioranza
del capitale della banca in mani tedesche. L'anno scorso,e in particolare negli
ultimi tre mesi del 2008 quando il prezzo del titolo della banca era caduto ai minimi
sul casoLehman, oltre 220.000 investitori tedeschi hanno acquistato azioni
dell'istituto, raddoppiando così la quota in mano al retail al 29% del
capitale: a fine anno, il 55% di Deutsche Bank è così tornato in mano ad
azionisti tedeschi (a fine 2007, erano al 45%). Deutsche Bank ha registrato nel
2008 la prima perdita annuale dell'ultimo mezzo secolo, pari a 3,9 miliardi di
euro, complice il crollo dei mercati. Da allora, la banca che ieri
in Borsa ha chiuso in rialzo del 4,5% a 32,08 euro- sta riducendo i costi,
svalutando il prezzo di molte attività finanziarie,
chiudendo alcune divisioni. Ackermann, che per anni è stato uno dei dirigenti
d'impresa più pagati d'Europa, ha deciso di ridurre il suo stipendio del 90%:
nel
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data:
2009-03-25 - pag: 41 autore: Il risultato netto cala a 23,6 milioni Lehman
«pesa» su Mediolanum Monica D'Ascenzo MILANO «Il pessimo andamento dei mercati
finanziari durante tutto l'anno e in
particolare nell'ultimo trimestre, che ha influito sui ricavi da commissioni
del settore del risparmio gestito» ha avuto un impatto sui conti di Mediolanum
relativi allo scorso esercizio. L'anno si è chiuso, infatti, con un
utile netto di 23,6 milioni dai 212 milioni del
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-25 - pag: 46 autore:
Coloniali. Le quotazioni si staccano dai minimi grazie alla ripresa del settore
auto in Cina Caucciù, rialzi targati Pechino La richiesta mondiale però è
prevista ancora in discesa Roberto Capezzuoli Da diverse settimane i mercati
della gomma naturale presentano una situazione di stallo. Dal lato
dell'offerta, si attende la conclusione dell'inverno nel Sud Est asiatico,
l'area geografica da cui proviene più del 70% di tutto il caucciù. La domanda
invece è legata a doppio filo al settore auto, che assorbe un'analoga
percentuale del totale mondiale. Le quotazioni però danno qualche segnale
incoraggiante, dopo il tracollo registrato nell'ultima parte dell'anno scorso.
Allora i prezzi della Rss3 al Sicom di Singapore passarono in sei mesi dal
record assoluto di 331,50 cents Usa per kg (picco del 16 giugno) al minimo
quinquennale di 101 cents del 12 dicembre. La caduta – legata alla crisi
finanziaria e alla frenata dei consumi – era stata ingigantita
anche dalla cancellazione di contratti d'acquisto da parte di diversi
compratori cinesi poco propensi a pagare le cifre concordate in precedenza e
divenute eccessivamente elevate rispetto a quelle correnti. Ieri a Singapore il
future per consegna vicina ha chiuso a 147 cents, recuperando il 45% in poco
più di tre mesi, sorretto dai piani di contenimento dell'offerta e dai
miglioramenti nella richiesta cinese. Pechino è il primo importatore mondiale e
in febbraio i suoi acquisti di gomma all'estero sono scesi del 40%, ma il piano
di stimolo dell'economia ha già migliorato la produzione di automobili.
L'Associazione cinese delle industrie della gomma ritiene che quest'anno i
consumi di caucciù possano arrivare a 2,65 milioni di tonnellate, in aumento del
4,7% sul 2008, mentre lo State Reserve Bureau pare intenzionato ad acquistare
fino a 80mila tonnellate di gomma naturale dai produttori locali per costituire
riserve strategiche e sostenere contemporaneamente il settore. Dagli altri
consumatori però non giungono segni di rilancio. Hidde Smit, segretario
generale dell'International Rubber Study Group, ha appena corretto al ribasso
la stima sui consumi di gomma nel 2009, indicando un calo generale che, nel
migliore dei casi, sarà del 6,4%. Una flessione sensibile toccherà alla gomma
sintetica, mentre il caucciù dovrebbe fermarsi a 9,3 nilioni di tonnellate, il
2,7% in meno rispetto al 2008. Thailandia, Indonesia e Ma-laysia, i tre big,
intendono ridurre l'offerta di 700mila tonnellate e un taglio analogo, del
9-10%, dovrebbe essere applicato all'offerta vietnamita. Però Mike Coleman,
della Aisling Analytics, ci crede poco: con prezzi a 140-150 cents di fronte a
costi di 50-60 cents, tagliare davvero è difficile, a meno che le quotazioni
non scendano sotto i 100 cents. I TAGLI DEI PRODUTTORI L'intenzione di
Thailandia, Indonesia, Malaysia e Vietnam quest'anno è quella di ridimensionare
l'export del 10%
( da "Sole 24
Ore, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-25 - pag: 8 autore:
La mina dei fondi pensione Deficit a 400 miliardi di dollari per le società
quotate in Europa e Usa Marco lo Conte Fabio Pavesi Chi considera il piano
Geithner il punto di svolta della crisi finanziaria che da un
anno e mezzo ha travolto il mondo della finanza e l'economia globale, potrebbe
ricredersi. Perché, negli Stati Uniti ma anche al di qua dell'Atlantico, c'è
una mina ancora da disattivare: è il deficit dei fondi pensione, ossia delle
strutture previdenziali messe a disposizione dalle aziende Usa ed europee ai
propri dipendenti. Un rosso ancora celato nei bilanci aziendali e che ha per
ora un sapore virtuale. Che rischia però di trasformarsi in perdite reali con i
maxi-esodi annunciati da molte aziende. Il fardello inesploso A quanto ammonta
il fardello inesploso dei fondi? Le stime parlano di circa 320 miliardi di
dollari di deficit solo per le compagnie dell'S&P500; cui vanno aggiunti i
69 miliardi stimati da Ubs per le società europee a fine 2008, cresciuti con
tutta probabilità nel primo bimestre del 2009 fino a 80 miliardi circa. In
tutto 400 miliardi di dollari, che equivale alla differenza tra gli asset investiti
dal fondo pensione e il denaro che il fondo stesso utilizza per pagare le
prestazioni pensionistiche dei dipendenti, secondo il modello a prestazione
definita tipicamente anglosassone. Che con le Borse in salita ha retto, ma ora
è in prossimità di diventare un boomerang. Il deficit è esploso con lo tsunami
dei listini, vanificando in un colpo solo i buoni risultati raggiunti tra il
2002 e il 2007, tanto che negli Usa l'attivo aveva superato dell'8%, a inizio
2008, il totale delle passività. Le sfumature del «rosso» Il «rosso»
previdenziale ha tonalità differenti per le diverse società: c'è quello acceso
di Exxon, che sitrova con un deficit pari al 15,4%, ma che con un'esposizione
al mercato azionario per il 75% del portafoglio non fa certo dormire sonni tranquilli.
C'è il rosso fuoco Bae System, con circa 2 miliardi di rosso e passività pari
alla propria capitalizzazione di Borsa. E poi il rosso incandescente delle
società automobilistiche statunitensi: quello di Ford, in deficit di circa 12
miliardi, ossia circa cinque volte la capitalizzazione di mercato della società
di Detroit; e quello clamoroso e che rischia di provocare la bancarotta di
General Motors, che vola ormai a 25,5 miliardi e mezzo di passivo, 12 volte
circa il suo valore di Borsa. E poi c'è il rosso lampeggiante di General
Electric, da sempre simbolo e vanto dell'affidabilità a stelle e strisce e ora
fresca di downgrading ad AA-: in un anno è passato da un saldo tra attivo e
passivo di 59,7 miliardi di dollari ad un deficit di circa 6,8 miliardi. Cifre
che possono ampliarsi in una spirale negativa, in caso di proseguimento della crisi.
Tocca alle aziende ripianare questi deficit, secondo quanto prescrivono le
autorità di vigilanza. Le quali – così come in altri contesti – mostrano una
certa benevolenza nei confronti di queste strutture, dilazionando, come nel
caso britannico, il periodo concesso per il ripianamento del deficit fino a 5
anni. Le contromisure C'è chi invece è intervenuto: Ing Group, che ha già
ottenuto la garanzia dello Stato sui propri asset tossici, ha recentemente
stanziato 814 milioni di euro per rifinanziare il suo fondo pensione; per il
gruppo olandese non è il primo intervento, visto che negli ultimi due anni ha
iniettato quasi due miliardi nel fondo. La crisi
finanziaria ha messo a nudo questo modello di
fondo pensione, garantito nella sua efficienza e gestito nella sua strategia
dall'azienda stessa, che gioca tutte le sue carte sull'esposizione all'equity.
Sopravviveranno alla crisi e ai suoi
strascichi? Non ne è convinta la Nafp, l'associazione che rappresenta
1.200 fondi pensione inglesi che con i loro acquisti posseggono il 15%
dell'intero mercato azionario britannico: il 52% dei fondi a prestazione
definita, sostiene in un recente studio, potrebbero chiudere. Tra le vie
d'uscita indicate, la trasformazione in fondi a contribuzione definita, come
quelli italiani, che offrono meno garanzie a priori e scaricano sugli aderenti
i rischi connessi ai mercati. Ma che nel 2008 hanno contenuto le perdite medie
all'8,4%. Sarà anche un modello giovane e di un Paese antico i cui uomini di
finanza «non parlano inglese »; ma per ora la grande crisi lo
sfiora appena. CONTROMISURE La perdita «virtuale» rischia di diventare reale
con i tagli ai posti di lavoro Ing Group corre ai ripari con 814 milioni di
euro
( da "Messaggero,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 25 Marzo 2009 Chiudi di LAMBERTO DINI LA crisi finanziaria esplosa
nell'agosto del
( da "Sole 24
Ore, Il (Centro Nord)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord sezione: ECO-IMP Toscana data: 2009-03-25 - pag: 7 autore:
Manifattura. Iniziativa Cdc al termine della fiera cittadina Arezzo crea una
rete tra i poli dell'oreficeria Gianluca Baccani AREZZO Una rete dei distretti
orafi per rilanciare il Made in Italy. Parte da Arezzo l'avventuradi “Gioiello
Italiano”, il nuovo marchio che nasce da una iniziativa di Assicor,
l'associazione delle Camere di Commercio delleprovince orafe per garantire una
promozione unitaria. L'iniziativa è stata lanciata in chiusura della trentesima
edizione di OroArezzo, la mostra orafa del distretto aretino. Ora le tre 3
province (Arezzo, Vicenza e Alessandria) di riferimento del settore dovranno
definire i dettagli. «I dati che abbiamo a disposizione- commenta Giovanni
Tricca, neo presidente della Camera di commercio, nonché del Centro promozioni
e servizi, società organizzatrice della rassegna- confermano l'assoluta
necessità di rifiutare logiche di frazionamento e di particolarismo. L'incontro
va in questa direzione. è chiaro a tutti che se non si riesce a fare sistema, a
fronte di una crisi complessa, difficilmente potremo sperare in un futuro
meno problematico ». Intanto, la fiera aretina ha chiuso i battenti ieri con un
bi-lancio in linea con le attese, dopo gli andamenti decisamente negativi degli
appuntamenti che avevano preceduto OroArezzo. A tenere a galla la produzione
orafa aretina sono sempre di più i paesi arabi. Se, infatti, i numeri della crisi
per la provincia orafa leader a livello nazionale non assumono toni drammatici
è proprio grazie alle performance che le aziende “Made in Arezzo” sono riuscite
a conseguire nei paesi medio- orientali nel 2008. Già da tempo, i paesi arabi
sono il primo cliente del distretto toscano e nel 2008 hanno aumentato i loro
acquisti del 31%, con un picco del più 43,1% nell'ultimo
trimestre dell'anno, proprio nel bel mezzo della crisi finanziaria che ha rischiato di travolgere le economia mondiali. Anche su
scala nazionale gli Emirati Arabi hanno dato un contributo determinante, con un
incremento del 23,8 per cento, facendo segnare addirittura un +50,6%
nell'ultimo trimestre. Un dato incoraggiante, non fosse che a questo
corrisponde l'ormai inarrestabile discesa degli acquisti da parte degli Stati
Uniti, con un meno 36,9% nel 2008, che diventa –43,5% nell'ultimo trimestre
dell'anno 2008. Nel complesso, il valore delle vendite all'estero dei gioielli
italiani è calato nel 2008 dell'8,3 per cento. Migliore l'andamento nel
distretto aretino, che nel
( da "Sole 24
Ore, Il (Centro Nord)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Centro-Nord sezione: IN PRIMO PIANO Aifi data: 2009-03-25 - pag: 2
autore: Il private equity raddoppia Operazioni per 1,43 miliardi nel 2008 -
Emilia-Romagna al top PAGINA A CURA DI Marco Marcatili
Nonostante la crisi finanziaria
abbia colpito tutti i comparti dell'economia reale,il
( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: 1PAGINA - data: 2009-03-25
num: - pag: 1 categoria: REDAZIONALE POLITICHE PER IL SUD MENO CENTRI MENO
SPRECHI di GIANNI DONNO N on pochi osservatori, anche vicini alla sinistra
politica, concordano in queste settimane, circa l'orientamento assunto dal
governo nazionale verso la riformulazione di piani d'intervento
finanziario e la centralizzazione dei relativi provvedimenti. Dovrebbe essere
una cosa scontata, e di buon senso, l'opportunità di rivedere i programmi, di
fronte alla radicale novità portata dalla crisi finanziaria internazionale. Adeguare i programmi, approvati prima
dell'esplodere della crisi, significa
renderli più efficaci. Ma le esigenze della politica politicante
annebbiano la mente di molti e il buon senso passa, ancora una volta, in
cavalleria. E tuttavia già il fatto che parte dell'opposizione ritenga
inevitabili, e quasi obbligati, alcuni passi — di fronte alla crisi
mondiale — fa ben sperare circa una sempre più diffusa laicizzazione del
pensiero e del comportamento politico. La crisi almeno
a questo dovrebbe servire: sollecitare una revisione di consolidati luoghi
comuni, verso un'analisi de-ideologizzata delle questioni. Così che se il
ministro Fitto sostiene la necessità di rivedere i programmi approvati nel
2007, per renderli adeguati alle nuovissime situazioni — cosa, ripeto, di buon
senso — una parte del mondo politico ritorna a leggere in ciò chi sa quali mene
segrete e orientamenti strumentali a fini inconfessabili. Nulla di nuovo: il «complottismo»
è un male della politica italiana, che ha antiche radici in una visione
manichea: bene e male; classi dirigenti e classi subalterne, sfruttatori e
sfuttati, doppio Stato, e via ricordando le antiche giaculatorie. Così sta
accadendo anche per gli orientamenti alla centralizzazione delle iniziative
politiche. Avvinghiati al passato di fallite ideologie, molti denunciano la
deriva del governo verso forme autoritarie, antidemocratiche, addirittura
dittatoriali, nel momento in cui esso presenta la necessità — di fronte alla crisi
internazionale — che molte decisioni vengano adottate dal «centro», per
raggiungere diversi fini. Primo fra questi il contenimento degli sprechi. Lo
sanno anche i bambini che quando si aumentano di numero i centri di spesa, questa
sicuramente cresce. Così è avvenuto dopo la istituzione delle Regioni. E questo
può andar bene — in nome del sacro principio del decentramento — finché le
vacche sono grasse. Ma oggi è necessaria la «politica della lesina», che solo
nella centralizzazione delle decisioni può trovare il giusto strumento. Un
esempio, in merito alla contestata notizia della re-istituzione di un Ministero
per il Turismo: sono state capaci le cinque regioni meridionali, conquistate
dal centro sinistra nel 2005, di impostare politiche turistiche coordinate, che
risultassero efficaci? Solo la Puglia ha avuto un incremento turistico. Le
altre regioni son ferme o arretrano. E quindi: non far nulla per rilanciare
questa primaria potenzialità del Sud? Valuti il lettore.
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia
Mercati Finanziari - data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici stabili, balzo di Bulgari Richard
Ginori Nel secondo giorno dopo la riammissione Richard Ginori cresce del 44,74%
Piazza Affari si conferma positiva (S&P-Mib +0,16%, Mibtel +0,24%)
nonostante l'incertezza delle altre Borse europee e di Wall Street. Da
qualche giorno, inoltre, crescono anche gli scambi, che ieri hanno toccato un
controvalore di 2,2 miliardi di euro. Nel paniere del-l'S& P-Mib spicca
innanzi tutto il Banco Popolare, protagonista di un rally che ha portato il
prezzo di riferimento a guadagnare il 13,63%. Il balzo si aggiunge al rialzo
della vigilia e si spiega in parte con fattori tecnici (il titolo aveva perso
molto nelle scorse settimane) e in parte con l'attesa dei conti di fine anno,
che saranno comunicati oggi. Ma nel comparto bancario c'è un altro rialzo a due
cifre percentuali: quello di Mediolanum, pari al 10%. Minime, invece, le
variazioni, in entrambe le direzioni, per gli altri titoli del credito.
Superiore al 10% (per la precisione +10,9%) anche il balzo di Bulgari. Stabile
la Fiat (-0,58%) mentre si avvicina la data dell'assemblea dei soci. Numerosi i
titoli non appartenenti all'S&P-Mib che hanno messo a segno performance
consistenti. Nuovo balzo, per esempio, di Richard Ginori (+44,74%) nel secondo
giorno di quotazione, mentre Aedes è salita del 18,14% e Interpump, sotto i
riflettori nella giornata dedicata al segmento Star, ha guadagnato il 10,02%.
Poltrona Frau è cresciuta a sua volta del 9,52%. Pochi, infine, i ribassi a
livello dei titoli principali. Fra questi Fondiaria-Sai (-5,53%) seguita da
Buzzi-Unicem (-3,02%) e Campari (-2,99%).
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari -
data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Giù
l'utile, ma Mediolanum sale (giu.fer.) — Nonostante un calo dei profitti del
38%, la Borsa premia Mediolanum con un rialzo del 10%. Il gruppo guidato da
Ennio Doris nel
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari -
data: 2009-03-25 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/2 Soru
in visita da Intesa, Tiscali corre (g.fer.) — è bastata la notizia di una
visita alla sede di Intesa Sanpaolo da parte dell'amministratore delegato di
Tiscali Mario Rosso e del principale azionista Renato Soru per riaccendere le
voci di una svolta nelle trattative sul debito della società telefonica. I due
manager hanno avuto ieri un colloquio con i vertici dell'istituto bancario,
probabilmente con Gaetano Miccichè, responsabile del Corporate Banking. E il
titolo in Borsa (fa parte dell'indice Midex) ha preso il volo. A fine seduta il
prezzo di riferimento di Tiscali ha segnato infatti un miglioramento del
19,44%, a 0,4055 euro.
( da "Corriere
della Sera" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-25
num: - pag: 30 categoria: REDAZIONALE I conti a Piazza Affari Tod's, cresce
l'utile Fonsai, nuovo piano e mantiene la cedola MILANO — Nonostante il mercato
difficile, utile netto in crescita del 7,9% a 83,4 milioni e dividendo di 1,25
euro per azione, come nell'anno precedente per il gruppo Tod's nel 2008, chiuso
con un fatturato salito del 7,7% a 707,6 milioni. In particolare, la capogruppo
ha registrato ricavi di vendita per 558 milioni (+10,2%) rispetto ai 506,3
milioni del 2007. La crisi finanziaria penalizza il gruppo Fonsai, che archivia l'esercizio 2008 con un
risultato consolidato di 90,8 milioni in calo dai 620,1 milioni del 2007 e un
utile netto di gruppo di 87,4 milioni da 507 milioni, a fronte di una raccolta
premi pari a 11,5 miliardi (-3,2%). Sarà proposta la distribuzione di un
dividendo unitario di 0,70 euro alle azioni ordinarie e di 0,752 euro per le
risparmio. Prudenza da parte del gruppo assicurativo, che ha maggio presenterà
il nuovo piano triennale 2009-2011, anche sulle prospettive 2009, ma con
l'attesa di «congrui margini reddituali» nei ramo danni. Finisce in rosso il
2008 per Monrif Group, holding che tra l'altro controlla la Poligrafici. Il
gruppo ha chiuso l'esercizio con una perdita di 15,4 milioni, dopo ammortamenti
per 17,7 milioni e oneri finanziari netti per 9,4 milioni, ricavi netti
consolidati per 285,2 milioni (290,1 milioni nel 2007) e un margine operativo
lordo consolidato di 11,6 milioni (12 milioni nel 2007, comprensivi di un
provento straordinario di 3,5 milioni). Quanto al Poligrafici Editoriale, il
conto economico consolidato ha registrato una perdita netta di 12,2 milioni,
dopo ammortamenti per 11,9 milioni, accantonamenti rischi per 4 milioni, un
saldo negativo tra oneri e proventi finanziari per 4,9 milioni e imposte per
0,9 milioni. Negativo anche il 2008 di Caltagirone Editore, che conclude l'anno
con una perdita di 10,9 milioni (61,2 milioni di utili nel 2007). Perdita che
si registra dopo ammortamenti, accantonamenti e svalutazioni per 29,7 milioni.
La crisi
economica, commenta il gruppo che fa capo alla famiglia di Francesco Gaetano
Caltagirone, «sta causando incertezza, contrazione dei consumi e riduzione
degli investimenti pubblicitari da parte delle imprese. Andamento che si è
accentuato nella seconda metà dell'anno». L'agenzia Moody's, infine, ha
confermato il rating (Aa3 con prospettiva stabile) su Generali dopo i risultati
2008. Generali Invariato il rating Moody's: Aa3 con prospettiva stabile Giu.
Fer.
( da "Messaggero
Veneto, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Camera di commercio. Ieri il rinnovo dei vertici: Marchiori
"sale" alla carica vicaria. «Fondi per infrastrutture ed export» Il
presidente: ci aspettano mesi difficili Nel Pordenonese gli effetti più pesanti
Appello a deputati, Regione ed enti locali affinché il territorio faccia
sistema Via al Pavan bis, subito un patto «Serve un tavolo permanente anti-crisi
con la partecipazione della politica» di STEFANO POLZOT Un segnale di unità in
un momento di grave crisi. Giovanni Pavan commenta in
questo modo la sua riconferma alla guida della Camera di commercio, un voto,
all'unanimità, annunciato, così come corrisponde alle previsioni la scelta del
responsabile dell'Ascom, Alberto Marchiori, quale vice presidente. L'obiettivo
è fare sistema. Il consiglio camerale ha effettuato le nomine ieri mattina,
sancendo l'accordo raggiunto tra le categorie economiche che, nel segno della
continuità, riconferma per altri quattro anni Giovanni Pavan, mentre l'Ascom,
che aveva chiesto maggiore visibilità, ottiene la vice presidenza per Alberto
Marchiori. «L'obiettivo è fare sistema - afferma Pavan, indicato dall'Unione
degli industriali e già presidente del Collegio costruttori - un modus operandi
aperto nel confronto con tutti gli interlocutori istituzionali». Il
riconfermato presidente dell'ente camerale immagina «un tavolo permanente in
cui ci si confronta, si costruiscono i progetti, si individuano le priorità
nonché gli strumenti per affrontarle e si portano a compimento le scelte». Tra
coloro che dovrebbero sedere attorno al tavolo le rappresentanze parlamentari,
l'amministrazione regionale e gli enti locali dell'intero territorio
pordenonese. «Si propone - continua - che la Camera di commercio rappresenti il
raccordo istituzionale tra il mondo dell'economia pordenonese, articolato nelle
sue varie espressioni e rappresentanze, e quello della politica». Un dialogo
che la difficile congiuntura economica impone. «Siamo di fronte - sottolinea
Pavan - a una situazione economica di una gravità non prevedibile e non
raffrontabile con quelle che abbiamo vissuto negli anni scorsi. C'è il rischio reale che le conseguenze negative che la crisi
finanziaria mondiale provoca sull'economia
reale e sul mondo della produzione e dei consumi, abbia proprio qui a Pordenone
le conseguenze più pesanti». A essere maggiormente colpiti «i settori che
rappresentano i pilastri della nostra struttura economica: legno,
metalmeccanica e costruzioni». Secondo Pavan «la durata di questa fase
congiunturale non sarà purtroppo breve e probabilmente il punto più acuto deve
ancora arrivare. Appare pertanto necessario - sostiene - che la Camera di
commercio, in sinergia con gli altri enti, metta in atto delle iniziative in
grado di arginare la crisi creando contestualmente i
presupposti per un consolidamento e uno sviluppo futuro di quelle attività e
imprese che hanno la forza e la voglia di scommettere per il proprio rilancio».
Le parole d'ordine sono sostegno all'internazionalizzazione, marketing
territoriale e snellimento della burocrazia, ma anche la sollecitazione a Stato
e Regione «affinché vengano realizzate o portate a completamento tutte le opere
infrastrutturali di collegamento che continuano a penalizzare la provincia
rispetto ad altre aree». L'appello è anche a «progettare e realizzare opere
pubbliche, anche di piccola dimensione, che da un lato riqualifichino il
territorio e dall'altro mettano in moto un volano di attività e di lavoro per
le imprese in un momento particolarmente difficile». Essenziali, poi, la patrimonializzazione
delle aziende, la facilitazione dell'accesso al credito e l'attività di lobbyng
anche a livello europeo.
( da "Finanza.com"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Hsbc: nuovi tagli in arrivo a causa della crisi; per analisti sta cercando strategia costi (25 Marzo 2009 -
10:34) MILANO (Finanza.com) - La banca inglese, Hsbc, potrebbe tagliare 1.000
posti di lavoro nel Regno Unito a causa della prolungata crisi
finanziaria. "Sono decisioni difficili
che vanno prese per tener conto della situazione", ha spiegato il
direttore gestionale, Paul Thurston. Hsbc, solo in Gran Bretagna, ha 58
mila addetti e 330 mila in tutto il mondo. HSBC,
come tutte le banche, deve pensare a come attrezzarsi per affrontare quest'anno
e sta cercando di definire una strategia che le permetta di
risparmiare", ha commentato Leigh Goodwin, analista della casa
d'investimento Fox-Pitt Kelton Ltd. che ha mantenuto la raccomandazione
underperform sul titolo. "La banca è sempre stata molto attenta ai
costi", ha aggiunto. (Micaela Osella - Riproduzione riservata)
( da "KataWebFinanza"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Licenziamenti in vista per HSBC? (Teleborsa) - Roma, 25 mar - L'istituto
britannico HSBC potrebbe tagliare 1.000 posti di lavoro nel
Regno Unito a causa del perdurare della crisi finanziaria. Si tratta di rumors che stanno circolando nelle sale operative
e che indicano anche la possibilit di chiusura di alcuni siti amministrativi.
Sulla piazza di Londra le azioni HSBC stanno salendo di quasi un punto
percentuale. 25/03/2009 - 10:52
( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Licenziamenti in vista per HSBC? (Teleborsa) - Roma, 25 mar - L'istituto
britannico HSBC potrebbe tagliare 1.000 posti di lavoro nel
Regno Unito a causa del perdurare della crisi finanziaria. Si tratta di rumors che stanno circolando nelle sale operative
e che indicano anche la possibilità di chiusura di alcuni siti amministrativi. Sulla
piazza di Londra le azioni HSBC stanno salendo di quasi un punto percentuale.
25/03/2009 - 10:52
( da "Energy
Saving" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
« Indice generale --> Ortis conferma calo prezzi e auspica
investimenti Data di pubblicazione: 25/03/2009 A margine di un convegno
organizzato a Milano dalla Commissione europea sulle infrastrutture
energetiche, Alessandro Ortis ha confermato ulteriori cali della spesa energetica
e limportanza
di investimenti nel settore per superare la crisi finanziaria.
"Non c'è dubbio che nel corso dell'anno saranno operate delle riduzioni,
immagino si possa annunciare ai nostri cittadini ulteriori riduzioni ma
l'entità sarà calcolata nei prossimi giorni, a fine mese". Ha proseguito
affermando che "la spesa dei consumatori italiani sarà inferiore a quella
del 2008". Il presidente dell'Authority ha anche ricordato
come nel primo trimestre dell'anno le tariffe per la luce siano calate del 5,1%
e quelle del gas dell'1% e detto che per il secondo trimestre si aspetta una
diminuzione più consistente per il gas. Secondo quanto ha detto Ortis durante
il suo intervento al convegno milanese, gli investimenti nel settore energetico
possono diventare "leve importanti per l'attenuazione e il superamento
della crisi "Gli investimenti energetici dovrebbero
considerarsi non solo strumento irrinunciabile e anticiclico per il superamento
della crisi, ma anche, nell'attuale contesto internazionale di
instabilità, approdo sicuro e valida opportunità per iniziative industriali e
finanziarie che soddisfino operatori e consumatori finali". Secondo il
presidente dell'Autorità, "scommettere sugli investimenti nell'energia può
consentire di aprire nuovi cantieri e garantire occupazione per opere più che
necessarie, migliorando ancora la qualità dei servizi essenziali, con bollette
sempre più convenienti". Autore/Fonte: Rita Imwinkelried ( - apcom)
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
G20/ Brazzaville: "profondamente ingiusta" esclusione
dell'Africa di Apcom Presidente Sassou-Nguesso: servono "soluzioni
globali" alla crisi -->Roma, 25 mar. (Apcom) -
L'esclusione dell'Africa dal vertice del G20 di Londra è "profondamente
ingiusta". A sostenerlo è il Presidente della Repubblica del Congo, Denis
Sassou-Nguesso, in un'intervista concessa al quotidiano Le Figaro alla vigilia
della visita a Brazzaville del Presidente francese Nicolas Sarkozy. "La crisi finanziaria
mondiale sta toccando oggi l'economia reale e naturalmente tutti i settori in crisi registrano un crollo del prezzo delle materie prime. Ma, in
Africa, la maggior parte delle economie poggia sulla vendita delle materie
prime e dunque sono i nostri paesi a risentirne di più - sottolinea
Sassou-Nguesso - non vedo come i paesi africani possano, da soli, far
fronte a questa situazione. E' imperativo che si arrivi a soluzioni globali. In
Africa si dice spesso che 'quando gli elefanti si battono, sono le piccole erbe
sotto le loro zampe a morire'. E' quanto sta accadendo oggi alle economie africane".
Per questo, continua, "è profondamente ingiusto che l'Africa non sia
associata al vertice di Londra". Alla domanda su quali siano le grandi
sfide che il Congo e tutto il continente africano sono chiamati ad affrontare
nei prossimi anni, il Presidente risponde: "Il Congo deve attuare il
progetto di integrazione economica regionale; non possiamo vivere isolati senza
cooperare con i nostri vicini. Occorre proseguire sulla via dello sviluppo
infrastrutturale, ma dobbiamo anche sviluppare l'agricoltura e l'industria
agroalimentare, risolvere i problemi dell'istruzione e della sanità e
riconoscere particolare importanza alla formazione professionale. Abbiamo
bisogno di uomini e donne qualificati. Soprattutto per arginare la
disoccupazione giovanile".
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
(ASCA) - Roma, 25 mar - Un confronto vero con l'opposizione. E' quanto
Matteo Colaninno, responsabile finanza e mercati del Pd,
chiede alla maggioranza davanti a questa crisi finanziaria ed economica ''epocale''. In un'intervista a Il Corriere della
Sera Colaninno sostiene che ''di fronte ad una crisi come questa la maggioranza numerica in Parlamento che ha il Pdl
in questo momento rischia di non essere piu' sufficiente''. ''Non e'
pensabile - aggiunge - basarsi sull'autosufficienza dei numeri. Non sto
proponendo un inciucio o di nuovo il tormentone del dialogo ma ci vorrebbe un
confronto vero con l'opposizione e le forze del Paese, perche' fino ad oggi e'
mancato totalmente''.
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
UNICREDIT: PROFUMO, MOLTI VANTAGGI PER BANCHE TRANSNAZIONALI di WSI
L'amministratore delegato del gruppo elenca i benefici collegati a uno schema
che il suo istituto è stato tra i primi in Europa ad applicare. -->Roma, 25
mar. (Apcom) - Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, non crede che con l'attuale crisi finanziaria l'idea di banche transnazionali sia destinata a tramontare. E,
in un'intervista al Financial Times, elenca i vantaggi collegati a uno schema
che il suo istituto è stato tra i primi in Europa ad applicare. "Penso che
esistano molti vantaggi dall'avere un 'giocatore' in più Paesi.
Sopravvivere non e' sufficiente: ci sono sempre grandi opportunita' di guadagno.
Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Costa meno di 1 euro al giorno. Clicca
sul link INSIDER E credo che ci siano tre vantaggi principali: il primo sono le
economie di scala, il secondo è che possiamo diversificare i rischi per i
nostri azionisti e il terzo grande vantaggio è quello che possiamo attrarre
talenti migliori". Profumo esprime poi un giudizio positivo al maggior
ruolo dei governi, in questa fase di crisi economica, nel settore
bancario. "Penso che sia abbastanza positivo perchè sta restituendo
fiducia alle famiglie e ai clienti. Chiaramente nel lungo periodo dobbiamo
tornare a contesti privati". Unicredit probabilmente sarà la prima banca a
chiedere fondi pubblici di sostegno in due Paesi: Italia e Austria, dalla quale
le sue attività in Paesi come Polonia e Ucraina sono gestite. Il banchiere
ridimensiona la portata di tali decisioni sostenendo che il fatto di chiedere
aiuto ai governi attiene con l'avere "parità di condizioni"
competitive con altre banche europee che hanno fatto lo stesso.
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Unicredit/ Profumo, molti vantaggi per banche transnazionali di Apcom
Intervista al Ft: giudizio positivo su aiuti governi -->Roma, 25 mar.
(Apcom) - Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, non crede che con l'attuale crisi finanziaria l'idea di banche transnazionali sia destinata a tramontare. E,
in un'intervista al Financial Times, elenca i vantaggi collegati a uno schema
che il suo istituto è stato tra i primi in Europa ad applicare. "Penso che
esistano molti vantaggi dall'avere un 'giocatore' in più Paesi. E credo
che ci siano tre vantaggi principali: il primo sono le economie di scala, il
secondo è che possiamo diversificare i rischi per i nostri azionisti e il terzo
grande vantaggio è quello che possiamo attrarre talenti migliori". Profumo
esprime poi un giudizio positivo al maggior ruolo dei governi, in questa fase
di crisi
economica, nel settore bancario. "Penso che sia abbastanza positivo perchè
sta restituendo fiducia alle famiglie e ai clienti. Chiaramente nel lungo
periodo dobbiamo tornare a contesti privati". Unicredit probabilmente sarà
la prima banca a chiedere fondi pubblici di sostegno in due Paesi: Italia e
Austria, dalla quale le sue attività in Paesi come Polonia e Ucraina sono
gestite. Il banchiere ridimensiona la portata di tali decisioni sostenendo che
il fatto di chiedere aiuto ai governi attiene con l'avere "parità di
condizioni" competitive con altre banche europee che hanno fatto lo
stesso.
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 25 mar. (Apcom) - L'esclusione dell'Africa dal vertice del G20 di
Londra è "profondamente ingiusta". A sostenerlo è il Presidente della
Repubblica del Congo, Denis Sassou-Nguesso, in un'intervista concessa al
quotidiano Le Figaro alla vigilia della visita a Brazzaville del Presidente
francese Nicolas Sarkozy. "La crisi
finanziaria mondiale sta toccando oggi
l'economia reale e naturalmente tutti i settori in crisi registrano un crollo del prezzo delle materie prime. Ma, in
Africa, la maggior parte delle economie poggia sulla vendita delle materie
prime e dunque sono i nostri paesi a risentirne di più - sottolinea
Sassou-Nguesso - non vedo come i paesi africani possano, da soli, far
fronte a questa situazione. E' imperativo che si arrivi a soluzioni globali. In
Africa si dice spesso che 'quando gli elefanti si battono, sono le piccole erbe
sotto le loro zampe a morire'. E' quanto sta accadendo oggi alle economie
africane". Per questo, continua, "è profondamente ingiusto che
l'Africa non sia associata al vertice di Londra". Alla domanda su quali
siano le grandi sfide che il Congo e tutto il continente africano sono chiamati
ad affrontare nei prossimi anni, il Presidente risponde: "Il Congo deve
attuare il progetto di integrazione economica regionale; non possiamo vivere
isolati senza cooperare con i nostri vicini. Occorre proseguire sulla via dello
sviluppo infrastrutturale, ma dobbiamo anche sviluppare l'agricoltura e
l'industria agroalimentare, risolvere i problemi dell'istruzione e della sanità
e riconoscere particolare importanza alla formazione professionale. Abbiamo
bisogno di uomini e donne qualificati. Soprattutto per arginare la
disoccupazione giovanile".
( da "Manifesto,
Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
LA POLEMICA Guidi: «Dalle banche italiane derivati peggio di Madoff» Il
presidente di Anie-Confindustria attacca il sistema del credito. Finora avaro
con le piccole imprese Bruno Perini Alcune banche italiane hanno venduto
derivati molto peggiori dei fondi collocati da Bernard Madoff. O meglio: «I
derivati venduti da alcuni istituti italiani sono roba che a Madoff faceva
ridere. Per comprare certi prodotti ci voleva la tessera di un casinò di Las
Vegas». L'accusa è pesantissima. E non è stata pronunciata in privato, in uno
sfogo personale magari a bassa voce. No, quelle parole sono di un imprenditore
di livello e la cosa che sconcerta è che siano cadute nel vuoto più totale.
Già, perché a formulare quell'atto d'accusa contro il comportamento di alcuni
istituti bancari italiani è stato Guidalberto Guidi, presidente di Ducati
Energia e numero uno dell'Anie, l'associazione delle imprese elettrotecniche ed
elettroniche (parte di Confindustria). Intervenendo al convegno annuale
dell'Aifi, l'associazione italiana del private equity e del venture capital,
Guidi ha messo sul banco degli imputati il sistema bancario e in particolare ha
puntato il dito contro gli istituti italiani. Quelle frasi non sono state
pronunciate ieri ma l'altro ieri. La cosa che ha colpito maggiormente è che
nessun organo di stampa abbia ripreso l'atto d'accusa del noto imprenditore. E
dire che Guidi ha detto quelle cose in pubblico e subito dopo l'agenzia Reuters
ha messo le sue parole in rete. Eppure dopo quell'accusa è calato il silenzio.
D'altronde il j'accuse dell'imprenditore cade in un momento delicato e di
grande tensione tra gli istituti di credito e le imprese italiane. Dopo aver
gettato sul mercato prodotti ad alto contenuto tossico, le banche hanno tirato
i remi in barca a proposito del credito, colpendo in particolare il tessuto
delle piccole e medie imprese che in questo momento ha più bisogno del
finanziamento bancario. E' forse questo il messaggio che voleva dare il
presidente di Anie al mondo bancario e allo stesso mondo imprenditoriale. Alle
parole di Guidi sono seguire quelle di un altro banchiere, Gaetano Miccichè,
responsabile della divisione corporate e investment banking di Intesa Sanpaolo.
Miccichè ha tentato un'autodifesa. Intervenendo dopo l'industriale, Miccichè ha
sottolineato che negli anni scorsi «c'erano due mondi di banche completamente
diversi», ovvero gli istituti che «si sono organizzati mettendo al centro il
rapporto con il cliente, e fra queste quasi tutte le banche italiane», e le
banche che «hanno messo al centro il prodotto».In questa seconda categoria, il manager di Intesa Sanpaolo ha indicato quelle banche Usa che
sono state all'origine dell'attuale crisi finanziaria. In tema al convegno, Miccichè ha affermato che «il merchant
banking è un'area di business fondamentale» per Intesa Sanpaolo, che fa
investimenti di private equity direttamente, mettendoli a libro. «Abbiamo circa
2,7 miliardi investiti in private equity». Miccichè ha evidenziato
l'impatto della crisi del credito sui buyout, prevedendo «tempi di exit più
lunghi». La partita che si è aperta tra imprenditori e banche comunque non è
ancora chiusa, malgrado le rassicurazoni del governo in materia di credito alle
piccole imprese. Si tratta di capire in che misura alle parole seguiranno i
fatti.
( da "Arena.it,
L'" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Veneto, stretta al credito per il 34% delle imprese CRISI. Indagine
Unioncamere tra luglio e dicembre del 2008 con un questionario fatto in gennaio
a oltre mille imprese manifatturiere, soprattutto piccole e medie
L'inasprimento delle condizioni applicate dal sistema bancario, soprattutto
alle pmi, dopo agosto con un massimo a novembre 25/03/2009 rss e-mail print
Veneto, stretta al credito per il 34% delle imprese Tra luglio e dicembre 2008
oltre un terzo (34,1%) degli imprenditori veneti operanti nel settore
manifatturiero hanno registrato un inasprimento delle condizioni di credito
loro riservate dalle banche. Lo rivela un'indagine condotta da Unioncamere del
Veneto che ha diffuso alcuni dati sulle condizioni di indebitamento
dell'industria veneta per il periodo luglio-dicembre 2008. La rilevazione è
stata condotta nel mese di gennaio 2009 inserendo alcune domande nel
questionario dell'indagine VenetoCongiuntura somministrato ad un campione di
1.046 imprese manifatturiere con almeno 10 addetti. La stretta creditizia
registrata nel Nordest si è fatta sentire con maggiore forza rispetto a quella
segnalata in altre aree del Paese. In Veneto l'inasprimento delle condizioni di
credito ha colpito maggiormente le imprese di media dimensione (50-249
addetti). Nel periodo considerato ben il 37,3% delle medie imprese venete hanno
infatti lamentato un peggioramento dell'offerta di credito, a fronte del 33,8%
registrato tra le imprese di dimensioni più piccole (10-49 addetti) e del 25,2%
tra quelle di maggiori dimensioni (250 addetti e più). L'inasprimento delle
condizioni di credito riservate alle pmi venete è diventato progressivamente
più significativo a partire dal mese di agosto per raggiungere il punto massimo
a novembre (piccole imprese 28,4%, medie imprese 34,9%). Tra le imprese del Veneto
che hanno evidenziato un inasprimento delle condizioni di credito, tre su
quattro hanno menzionato fra i motivi la richiesta di maggiori garanzie sui
prestiti già concessi (74,2%). Gli altri fattori che hanno inciso
significativamente sono stati la richiesta di rientro, anche parziale, sui
prestiti già concessi (66,8%), il rifiuto di nuovi finanziamenti da parte degli
istituti di credito e la richiesta di maggiori garanzie su nuovi finanziamenti
(62% entrambe). Per il Presidente di Unioncamere del Veneto, Federico Tessari,
«tra luglio e dicembre 2008 oltre un terzo degli imprenditori veneti operanti
nel settore manifatturiero (34,1%) hanno registrato un inasprimento delle
condizioni di credito loro riservate dalle banche, che ha colpito maggiormente
le imprese di media dimensione (50-249 addetti). Tra le imprese del Veneto che
hanno evidenziato un inasprimento delle condizioni di credito, tre su quattro
hanno menzionato fra i motivi la richiesta di maggiori garanzie sui prestiti
già concessi (74,2%)» dice Tessari nella nota. «Gli altri fattori che hanno
inciso significativamente sono stati la richiesta di rientro, anche parziale,
sui prestiti già concessi (66,8%), il rifiuto di nuovi finanziamenti da parte
degli istituti di credito e la richiesta di maggiori garanzie su nuovi
finanziamenti (62% entrambe)». Il nostro sistema economico, prosgue Tessari,
«sottoposto ad un duro processo di selezione e riposizionamento, ha bisogno di
avere il credito in tempi brevissimi. Bisogna assolutamente evitare che si interrompano
i flussi di credito al sistema delle piccole e medie imprese altrimenti
l'economia si fermerà. Per questo motivo le Camere di Commercio del Veneto
hanno stanziato fino ad oggi circa 7,5 milioni di euro a supporto dell'azione
dei Consorzi Fidi». I risultati dell'indagine verranno diffusi integralmente
nel corso della presentazione dell'anteprima alla Relazione sulla situazione
economica del Veneto nel 2008 e previsioni
( da "Avvenire"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
POLITICA 25-03-2009 BENE AGIRE SUI TITOLI TOSSICI, MA C'È IL RISCHIO
INFLAZIONE Qualche dubbio sul Piano Obama Troppo facile. Chi pagherà? GIANCARLO
GALLI P er l'economia e la finanza mondiale che da molti mesi e con una
accelerazione nelle ultime settimane apparivano allo sbando, prossime a un
collasso globale simile o forse addirittura peggiore di quello degli Anni
Trenta, il Piano Obama è stato accolto con vastissimo consenso. A giudicare
dallo spettacolare rimbalzo delle Borse (+20%, in media, in quattro sedute),
non una «zattera di salvataggio», ma qualcosa di molto simile a una miracolosa
medicina perfusa in un corpo malato. È arduo spiegare quel che sta accadendo;
ancora di più valutare, in prospettiva, la bontà della ricetta. Infatti, per
l'ennesima volta nella storia del moderno capitalismo, economia ed economisti
hanno mostrato i loro limiti. Incapaci di prevedere l'arrivo del ciclo
negativo. Al contrario, s'erano cullati nell'illusione dello sviluppo
ininterrotto, della crescita illimitata. Sino a determinare, con orgogliosa e
diabolica sicumera, il formarsi di una Babele cartacea. Dove i soldi,
attraverso sofisticati giochi di prestigio, parevano moltiplicarsi
all'infinito. In che cosa consiste, sfrondato dagli orpelli tecnicistici, il
Piano Obama? In sintesi estrema: lo Stato americano, stanziando per ora 500
miliardi di dollari (mille in prospettiva), presterà fondi agli investitori
privati perché possano acquistare (mettendo in proprio solo il 7% della cifra)
dalle banche in difficoltà (cioè da quegli organismi in cui è maturata la
crisi) i cosiddetti «titoli tossici»: quei crediti, di ogni natura, divenuti
carta straccia o quasi. Così, in teoria, liberati dalla zavorra, dalle scorie
da loro stessi prodotte con ogni sorta di follie speculative, gli Istituti
dovrebbero ritrovare la strada maestra e virtuosa: raccogliere il risparmio e
con questo finanziarie imprese, consumi, famiglie. Scenario che, almeno in
prima battuta, si è portati a condividere. Salvo su un punto: se la medicina
era a portata di mano, perché non prima? Di fronte a questa elementare domanda,
spuntano altri interrogativi. Certo, il fatto che il presidente Usa sia
intervenuto in presa diretta, giocandosi la faccia, rassicura e conforta.
Genera fiducia. E la fiducia è essenziale per rimettersi in moto, evitando che
ciascuno, dagli Stati (con l'autarchia e il protezionismo) agli individui (nascondendo i risparmi nel materasso), cada
nella spirale dell'egoismo. In questo, Obama ha sicuramente segnato un punto.
Ma se lo Stato entra nel «sistema», una volta realizzato il salvataggio, non si
trasformerà, come la Storia ammonisce, in un cieco burocrate frenatore di ogni
spinta propulsiva? Quel che si è verificato in passato con le economie
socialiste o regolate, non va dimenticato. Andando oltre, con domande solo in
apparenza semplicistiche. Da dove vengono le montagne di miliardi stanziati per
i salvataggi e chi, in ultima istanza, ne beneficerà? Qui si entra in terreno
minato. Lo Stato, i soldi per fronteggiare la crisi, li può reperire aumentando
il debito, ma per rientrare poi ha solo due modi: aumentare massicciamente il
prelievo fiscale (il che si tende a escludere), oppure fare girare i torchi.
Ovvero stampare banconote. In Gran Bretagna sta già avvenendo; ed ha subito
provocato un forte deprezzamento della sterlina. Ma gettando enorme masse di
«liquido» nel braciere, si finisce con alimentare la fiamma dell'inflazione. Un
rogo tristemente noto nella Storia: brucia i debiti ma anche i risparmi. E
questo timore, sia pure in prospettiva, comincia ad aleggiare fra gli
osservatori. Dato atto a Obama di avere compiuto un gesto di rottura,
constatato il gradimento dell'Alta Finanza, delle Borse, permangono dunque gli
interrogativi: uno sopra tutti: chi pagherà la fattura della crisi? Vediamo che
le banche vanno azzerando la remunerazione dei risparmi, e i salari sono
bloccati e le aziende licenziano. Mentre gli Stati sono orientati verso
politiche di spesa facile. Alla fine resteremo noi, come contribuenti; o tosati
da un'inflazione virulenta. Certo, a pensare male si fa peccato, però...
( da "Avvenire"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 25-03-
( da "BlueTG
online" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Btp prudenti in attesa di asta T-bond, limano spread con Bund 25-03-2009
12:10 - Il mondo dei bond trattiene il respiro in attesa di vedere quale sarà
l'effetto combinato, in giornata, dell'offerta record (nel pomeriggio) per 34
miliardi di dollari di T-bond a 5 anni e contemporaneamente del possibile avvio
degli acquisti di titoli da parte della Federal Reserve. In questo quadro i Btp
italiani stanno gradualmente riducendo lo spread contro
Bund schizzato ai massimi degli ultimi anni nelle ultime settimane con
l'acuirsi della crisi finanziaria
sui mercati e il lancio di nuovi piani di soccorso pubblico all'economia dei
vari paesi. Sul benchmark a 10 anni nel corso della mattinata lo spread è
calato sino a 120 basis point, cosa che non succedeva dai primi di febbraio.
Da notare che stamane il Bund sconta anche un collocamento di titoli a 5 anni
che ha visto un riacquisto da parte della Bundesbank in crescita dai 600
milioni dell'asta precedente a 1,3 miliardi (sui 7 complessivamente offerti).
(l.s.)
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Belgrado, 25 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Su indicazione del Fondo
monetario internazionale (Fmi), il governo serbo si mette a risparmio e punta a
'fare cassa', vagliando una serie di misure volte contemporaneamente alla
riduzione della spesa pubblica e all'incremento degli introiti fiscali. I
partiti della coalizione di maggioranza sono pronti a rinunciare ad alcuni dei
loro rappresentanti nella squadra dell'Esecutivo, al fine di ridurre il numero
dei dicasteri dagli attuali
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Serbia/ Governo 'si restringe': tagli per ottenere prestito Fmi di Apcom
Pronta riduzione dei ministeri e misure riduzione spesa pubblica
-->Belgrado, 25 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Su indicazione del Fondo
monetario internazionale (Fmi), il governo serbo si mette a risparmio e punta a
'fare cassa', vagliando una serie di misure volte contemporaneamente alla
riduzione della spesa pubblica e all'incremento degli introiti fiscali. I
partiti della coalizione di maggioranza sono pronti a rinunciare ad alcuni dei
loro rappresentanti nella squadra dell'Esecutivo, al fine di ridurre il numero
dei dicasteri dagli attuali
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Banche nigeriane "solide", ma analisti si dicono
scettici di Apcom Banca centrale pronta ad aiutare gli istituti in difficoltà
-->Lagos, 25 mar. (Apcom) - Da mesi, le autorità
nigeriane rassicurano sulla tenuta del settore bancario del Paese di fronte
alla crisi finanziaria mondiale, dando prova
di un ottimismo non condiviso da analisti e operatori. "Le banche
nigeriane sono abbastanza solide per affrontare gli shock e le sfide della crisi", ha detto la scorsa settimana il governatore della Banca
centrale nigeriana, Chukwuma Soludo. A suo giudizio, gli istituti
finanziari hanno tratto beneficio dal programma di consolidamento avviato nel
2004, che ha fatto scendere il numero delle banche da
( da "Cellulari.it"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sony Ericsson risponde alle malelingue: nessun divorzio in vista Silvio
Spina mercoledì 25 marzo 2009 Qualche giorno fa' abbiamo dedicato un articolo
alle voci riguardo ad un possibile divorzio tra Sony e Ericsson, decretando la
fine della joint venture nippo svedese dopo ben 8 anni di lavoro. Un notizia,
questa, già nell'aria dallo scorso anno e alimentata dal periodo non certo
d'oro per i due gruppi e per la joint venture stessa. Le recenti dimissioni del
presidente della sede USA di Sony Ericsson, Usa, Najimi Jarwala, potrebbero
essere per molti un'ulteriore conferma della fine di questa realtà commerciale
anche se c'è da dire che tutte e due le aziende hanno rilasciato dichiarazioni
ufficiali in cui vengono smentite categoricamente le voci finora circolate. Non
vi sarebbe alcuna chiusura in vista di Sony Ericsson e le
previsioni cupe per il primo trimestre di quest'anno non sarebbero altro che il
frutto della crisi finanziaria
globale. La joint venture, quindi appare ottimista per il futuro, e starebbe puntando
già sui prodotti touchscreen per la ripresa e, ovviamente, sulle serie più
importanti della sua offerta, come la Walkman e la CyberShot.
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Agricoltura/L'Mpa convoca a Caltanissetta operatori siciliani di Apcom
Sabato incontro con addetti al settore, presente Lombardo -->Palermo, 25
mar. (Apcom) - Il settore agricolo siciliano vive un periodo di particolare
difficoltà accentuato dalla grave congiuntura economica. La
crisi finanziaria, infatti, sta
determinando anche per le aziende agricole un arresto nell'erogazione del
credito che rischia di ripercuotersi gravemente sulle attività imprenditoriali.
Per affrontare tali questioni, ma anche per discutere delle problematiche
strutturali del comparto e cercare di dare risposte concrete al mondo agricolo,
il Dipartimento Agricoltura del Movimento per le Autonomie, coordinato da
Filippo Misuraca, ha chiamato a raccolta il 28 marzo alle 9,30 presso il Cefpas
a Caltanissetta, gli operatori del settore agricolo siciliano. Diversi e di
cruciale importanza, per il rilancio dell'agricoltura siciliana, saranno i temi
affrontati tra i quali: opportunità per le imprese e gli enti locali offerte
dal Piano di Sviluppo Rurale, tempi e procedure per la partecipazione ai bandi,
credito agrario a favore delle imprese, accelerazione delle procedure per la
erogazione delle indennità per calamità naturali, rilancio dei Consorzi di
Bonifica, potenziamento delle infrastrutture irrigue, ricerca e trasferimento
delle innovazioni alle imprese, agevolazione all'aggregazione dei produttori,
promozione dei prodotti agricoli siciliani. A concludere il lavori sarà il
Presidente della Regione e Presidente dell'Mpa Raffaele Lombardo, il quale farà
il punto sulle azioni intraprese dal Governo Regionale a favore del comparto
agricolo siciliano ed illustrerà quelle che intende intraprendere per
rilanciare questo importante settore dell'economia isolana.
( da "Virgilio
Notizie" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Palermo, 25 mar. (Apcom) - Il settore agricolo siciliano vive un periodo
di particolare difficoltà accentuato dalla grave congiuntura economica. La crisi finanziaria,
infatti, sta determinando anche per le aziende agricole un arresto
nell'erogazione del credito che rischia di ripercuotersi gravemente sulle
attività imprenditoriali. Per affrontare tali questioni, ma anche per discutere
delle problematiche strutturali del comparto e cercare di dare risposte
concrete al mondo agricolo, il Dipartimento Agricoltura del Movimento
per le Autonomie, coordinato da Filippo Misuraca, ha chiamato a raccolta il 28
marzo alle 9,30 presso il Cefpas a Caltanissetta, gli operatori del settore
agricolo siciliano. Diversi e di cruciale importanza, per il rilancio
dell'agricoltura siciliana, saranno i temi affrontati tra i quali: opportunità
per le imprese e gli enti locali offerte dal Piano di Sviluppo Rurale, tempi e
procedure per la partecipazione ai bandi, credito agrario a favore delle
imprese, accelerazione delle procedure per la erogazione delle indennità per
calamità naturali, rilancio dei Consorzi di Bonifica, potenziamento delle
infrastrutture irrigue, ricerca e trasferimento delle innovazioni alle imprese,
agevolazione all'aggregazione dei produttori, promozione dei prodotti agricoli
siciliani. A concludere il lavori sarà il Presidente della Regione e Presidente
dell'Mpa Raffaele Lombardo, il quale farà il punto sulle azioni intraprese dal
Governo Regionale a favore del comparto agricolo siciliano ed illustrerà quelle
che intende intraprendere per rilanciare questo importante settore
dell'economia isolana.
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Banco Popolare/ Saviotti: E' sano e soddisferà stakeholders-punto di
Apcom Chiuso
( da "Wall Street
Italia" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
CINETERAPIA/ I film che curano le crisi... di
nervi -->Può un film lenire gli stati negativi acuiti dalla crisi
finanziaria? Se volete rallegrare i vostri animi senza intaccare
il conto in banca, potete provare con la cineterapia, la...
(
da "Sicilia, La"
del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
Brown: «Nessun Paese resterà senza difese contro l'uragano >crisi»
Ugo Caltagirone Strasburgo. «Faremo tutto il necessario per favorire la
crescita e l'occupazione» e per non lasciare nessun Paese da solo di fronte
all'«uragano» che si sta abbattendo in ogni angolo del mondo: il presidente di
turno del G20, il premier britannico Gordon Brown, alla vigilia
dell'appuntamento di Londra del prossimo 2 aprile, si mostra determinato
davanti al Parlamento europeo. E si dice d'accordo col presidente statunitense,
Barack Obama, «sulla necessità di un'azione sostenuta e robusta». Intervenendo
davanti agli eurodeputati, Brown respinge le critiche di chi parla di un G20
partito con grandissime ambizioni e che rischia di produrre solo un accordo al
ribasso a causa delle divisioni tra le due parti dell'Atlantico. Invece, si
mostra più che fiducioso sul fatto che una nuova era si può davvero aprire nei
rapporti tra Ue e Usa, e non solo sul fronte della collaborazione per
ripristinare la stabilità finanziaria. «Mai da decenni si era
vista un'amministrazione statunitense così entusiasta e desiderosa di cooperare
con l'Europa». Il G20 è dunque un'occasione irripetibile per gettare le basi di
«un nuovo ordine mondiale». Può essere «la svolta» - ha sottolineato il premier
britannico - per evitare che in futuro si ripetano crisi del
genere. E l'Europa - ha aggiunto - si presenterà a questo appuntamento unita.
Brown invita tutti a non nascondersi dietro un dito e parla di un «uragano
internazionale» al quale nessun Paese può sfuggire, che «sta colpendo direttamente
ogni impresa, ogni lavoratore, ogni proprietario di casa, ogni famiglia» . Per
questo serve lo sforzo convinto di tutti per coordinare le proprie strategie
anticrisi, senza difendersi dietro politiche di tipo
protezionista. «Noi possiamo insieme realizzare il più grande stimolo fiscale
mai visto - ha detto il premier britannico - il più grande taglio nei tassi di
interesse, la più grande riforma del sistema finanziario
internazionale, la prima regolamentazione sulle remunerazioni bancarie, la
prima azione globale contro i paradisi fiscali. Ed è la prima volta - ha
aggiunto - che in una crisi mondiale si
potrà aiutare tutti insieme i Paesi più poveri, raddoppiando gli sforzi per
sostenerli». Un auspicio, questo, col pensiero rivolto anche alle tante
manifestazioni anti-G20 attese a Londra per il giorno del vertice. Punto di
partenza per Brown è risolvere la crisi finanziaria che sta
provocando una stretta creditizia e strangolando imprese e famiglie bisognose
di prestiti. «Ognuno deve assumersi le sue responsabilità », ha detto, a
partire dalle banche che devono ripulire i propri bilanci dagli asset tossici
rivelando la loro reale esposizione. Il G20 dovrà quindi essere l'occasione per
gettare le basi per «un accordo su regole standard» sul fronte contabile, su
quello della vigilanza e su quello della remunerazione dei dirigenti. Poi, per
Brown, dovrà arrivare chiaro il segnale che «siamo all'inizio della fine» per i
paradisi fiscali: regole comuni dovranno essere applicate «a ogni banca e
ovunque, senza più banche ombra e senza più posti in cui potrà nascondersi chi
evade il fisco». E per venire in soccorso dei Paesi più in difficoltà va
rafforzato il ruolo dell'Fmi, «raddoppiando le sue risorse» e portandole
«almeno a 500 miliardi» di dollari.
( da "Sicilia, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Sicilia, La" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Velino.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "KataWebFinanza" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Giornale di Calabria, Il" del
25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "Giornale.it, Il" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi
( da "EUROPA ON-LINE" del 25-03-2009)
Argomenti: Crisi