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Report "crisi"   25-27 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

"Ma il 2009 sarà un anno difficile" ( da "Stampa, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: lo stato della crisi finanziaria e del credit crunch, con le proposte per uscirne; la posizione contro il protezionismo; la via su come arrivare ad una posizione condivisa sulla lotta ai cambiamenti climatici. Temi globali, nell'ambito dei quali il mondo delle imprese evidenzia anche «la responsabilità sociale - sottolinea Marcegaglia -

Generali: usciremo più forti dalla crisi ( da "Tribuna di Treviso, La" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: La tempesta finanziaria «sarà ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici. Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe stato di circa 3 miliardi».

Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute ( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

I "trafficanti di uomini" ( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

"tutti contro il protezionismo" ma lo scontro roma-berlino fa litigare le due confindustrie - roberto mania ( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Botta e risposta tra Marcegaglia e il suo collega tedesco "Tutti contro il protezionismo" ma lo scontro Roma-Berlino fa litigare le due Confindustrie ROBERTO MANIA dal nostro inviato SANTA MARGHERITA DI PULA (CAGLIARI) - Il protezionismo è il male e le nazionalizzazioni ancora peggio. Il mercato è ancora il mercato.

generali: usciremo più forti dalla crisi ( da "Tirreno, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La tempesta finanziaria «sarà ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici. Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe stato di circa 3 miliardi».

Deal torinesi e sagre milanesi ( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Basta questo per capire che la crisi finanziaria non è la causa bensì il sintomo di uno squilibrio delle economie che va rimosso nel tempo. Lo stesso Tim Geithner, segretario del Tesoro Usa, ha ammonito i colleghi che in futuro non potranno più basarsi sui consumatori americani, unico motore della crescita.

"sulla risposta alla crisi l'europa ha un deficit politico" - gaia rau ( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Si è verificato un protezionismo a due livelli: quello del continente nei confronti del resto del mondo, e quello dei singoli Stati l´uno verso l´altro». La colpa, dunque, è di un deficit politico. «Se la politica, davanti alle deficienze dei mercati, non si prende le proprie responsabilità, significa che c´è un problema.

La regina del cash parla francese ( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E in tempi di crisi finanziaria, avere cash è sicuramente un ottimo atout. Come dimostra anche il precedente portafoglio costruito con i medesimi criteri (vedere B&F n.756 del 1° novembre 2008), che ha realizzato una performance del +8,1% contro il calo del 12% accusato dal Dj Eurostoxx.

Sul monitor il pil Usa e la Fed ( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come può essere diversamente: il conto della crisi finanziaria aumenta ogni giorno. Per l'Fmi il costo in termini di svalutazioni di asset globali sarà di ben 4mila miliardi di dollari entro il 2010. Di cui 2.700 su asset americani. E alla Fed di Ben Bernanke non resta che continuare ad aumentare il passivo.

il grande bluff della lotta al protezionismo ( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Global market Il grande bluff della lotta al protezionismo Il 2009 rappresenta uno stress test per l´euro perché la moneta unica conosce la prima recessione della storia. Ma sta tenendo, mentre molti pensavano si sgretolasse alla prima difficoltà Il bluff è stato chiamato subito. Tre settimane dopo aver solennemente proclamato, al summit londinese del G20,

E la Marcegaglia sfida il collega Keitel ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono aziende del proprio Paese». Per il presidente delle Camere di commercio Usa Thomas Donohue «l'acquisizione della Chrysler sembra un affare per la Fiat, anche se non sono sicuro che questa operazione possa funzionare negli Stati Uniti se il Lingotto non si assume parte del debito dell'

La crisi mondiale rallenta Tremonti: è ancora Quaresima ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche se il comunicato finale del G7 finanziario, che si è svolto ieri a Washington, ha continuato a rimarcare le difficoltà dell'attuale fase di recessione. «La crisi è crisi» ha spiegato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, per il quale però l'ipotesi di una Apocalisse, formulata sempre dal G7 nell'ottobre scorso, non c'è più.

G-7: la recessione rallenta il passo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria si è trasformata ormai in un'emergenza umanitaria: nel solo 2009, 90 milioni di persone verranno spinte al di sotto della soglia di povertà estrema, vivono cioè con meno di 1,25 dollari al giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIORITà ALLA FINANZA Preoccupa la situazione dell'Europa dell'Est Una crescita duratura si avrà solo mettendo ordine nei bilanci delle banche

Tremonti: finita la paura, ora Quaresima ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il signor mercato, il signor mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute di questi signori. Lo stato di salute viene fuori dai numeri, come è per la febbre con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci diranno nei palazzi, sono le persone.

Marcegaglia: un atto grave ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: al protezionismo. Con la preoccupazione, condivisa, di far seguire i fatti alle dichiarazioni. Ed è forse proprio per questo che le dure parole del commissario europeo all'Industria Gunter Verheugen, tedesco, contro l'operazione Fiat-Opel hanno creato imbarazzo e irritazione: troppo indebitata, ha detto il commissario,

Dice solo Verboten ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le parole di Verheugen suonano stonate, tanto più dopo tutti gli impegni presi (anche dai tedeschi) contro il protezionismo. E le bacchettate, una volta tanto bipartisan, che sono arrivate al commissario dall'Italia sono meritatissime. Orazio Carabini

Ripartire dall'impegno globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Stiamo agendo per limitare gli effetti degli sconvolgimenti dei mercati finanziari sul finanziamento degli scambi globali in beni e servizi. Il nostro compito adesso è di assicurare l'implementazione effettiva di questi programmi e contenere l'arretramento della crescita. L'Fmi deve impegnarsi per obbligarci a tener fede alle nostre buone intenzioni.

Respinto il protezionismo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria non è finita, esiste ancora una condizione di credit crunch e per fronteggiarla le imprese chiedono di rivedere Basilea 2: «Ha un effetto prociclico, invece serve una maggiore flessibilità». Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, parla sintetizzando il pensiero degli altri numeri uno delle associazioni imprenditoriali europee,

Doha Round entro l'anno ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno e nel lottare contro il riemergere del protezionismo. Uno dei tre delegati Usa, Thomas Donohue, si è detto contrario allo slogan di Obama sul «Buy American ». Qualche differenziazione è emersa anche sull'energia e, soprattutto, sul clima, specie sugli aspetti metodologici. Ognuno ha illustrato le sue legittime strategie.

I mercati restino aperti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi è destinata a scatenare rigurgiti protezionisti? Ci sono pressioni protezioniste che emergono in molti Paesi, sia sviluppati sia emergenti. Si tratta soprattutto del risultato della perdita di posti di lavoro innescata dalla recessione. Siamo però tutti consapevoli che ricercare soluzioni protezioniste a problemi globali sarebbe un autogol.

In autunno un nuovo fair value ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla risoluzione della crisi finanziaria, è stato chiesto agli standard setter internazionali di ridurre la complessità delle norme contabili degli strumenti finanziari. Si prevede il coinvolgimento del Fasb statunitense ( Financial Accounting Standards Board) e l'utilizzo delle raccomandazioni che verranno formulate (entro luglio) dal gruppo consultivo sulla crisi finanziaria (

Ancora pochi istituzionali nei fondi immobiliari italiani ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esponenti del mondo previdenziale italiano ed operatori del mondo finanziario hanno fornito scenari e spunti interessanti per l'identificazione di soluzioni da intraprendere nel breve termine. Tutti i relatori si sono trovati d'accordo su un punto: il 2009 sarà un anno difficile, ma alla fine i mercati finanziari si aggiusteranno, più autonomamente che grazie agli interventi pubblici.

Nomura paga il conto degli asset Lehman ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dal nostro inviato Nomura paga il conto della crisi finanziaria internazionale e dei costi di integrazione delle operazioni Lehman Brothers con la peggiore perdita della storia: l'esercizio chiusosi a fine marzo evidenzia un rosso record di 709,4 miliardi di yen (oltre 7,2 miliardi di dollari) a fronte di ricavi netti annuali in calo del 60,3% a 312,

Le scorte d'oro cinesi toccano 1.054 tonnellate ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dalle miniere del Paese sono uscite 282 tonnellate di metallo giallo. Una parte è stata assorbita dagli acquisti della Safe. L'altra dalla domanda interna, che l'anno scorso, complice anche la crisi finanziaria internazionale, è quasi triplicata rispetto al 2007. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

Finmeccanica in volata ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Finmeccanica in volata Con quella che si è chiusa ieri, sono sette le settimane consecutive di rialzo messe insieme da Piazza Affari. Un traguardo raggiunto grazie anche al progresso della seduta di ieri (+2,79% l'indice S&P-Mib,

L'intesa con le banche spinge Gabetti ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il caso a Milano L'intesa con le banche spinge Gabetti (g.fer.) Balzo a Piazza Affari per Gabetti (+14,5% la quotazione di riferimento) dopo l'accordo con le banche creditrici sulla ristrutturazione dei debiti.

Microsoft, utili in calo. Ma il titolo corre ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il caso a New York Microsoft, utili in calo. Ma il titolo corre (g.fer.) I conti del trimestre arrancano (la società ha registrato un calo dei ricavi rispetto all'anno precedente per la prima volta in 23 anni e una contrazione dei profitti del 32%) ma il mercato premia Microsoft,

Finanziari ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 43 Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Sabato 25 Aprile 2009

In Italia il debutto di Lukashenko ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Colpito dalla crisi finanziaria, Paese di Putin investe a Minsk meno di prima. E' intravedendo un vuoto in cui l'Unione potrebbe inserirsi che l'Italia ha premuto su Bruxelles affinché la Bielorussia fosse invitata a Praga. In più, Lukashenko ha in programma privatizzazioni.

Gli ebrei ultraortodossi e la disfida del cappello (griffato) ( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di sano protezionismo. Il mercato è ghiotto: questo tipo di cappello è ormai il 30 per cento della produzione dei mastri piemontesi ed è per questo che la Borsalino, che prima utilizzava Frester come distributore, ha deciso l'anno scorso d'aprire anche negozi in proprio, assoldando un'agenzia di pubblicità «per raggiungere soprattutto i giovani delle scuole religiose»

La bussola , il 703 e le altre riforme nel cassetto ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli effetti della crisi finanziaria La «bussola», il 703 e le altre riforme nel cassetto P er quest'anno solo una manciata di fondi pensione spediscono ai propri iscritti il Progetto esemplificativo, ossia quella «bussola» previdenziale che consente di stimare la pensione dei scorta futura.

Finestra sull'America ( da "Stampaweb, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mentre il titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz.

Zir, ora i dipendenti avviano le azioni legali ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: Nei giorni scorsi il commissario liquidatore ha incontrato i collaboratori dell'assessore regionale all'industria per discutere della drammatica crisi finanziaria dell'ente. Per ora restano bloccati i 2 milioni e mezzo di euro destinati al Consorzio industriale tempiese, mentre si fanno sempre più insistenti le richieste di creditori e fornitori. ( a. b. )

Fiat, scontro Italia-Ue "Grave interferenza" ( da "Stampa, La" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese», attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal G8 delle imprese, in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali tedeschi, Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela: «Parliamo del posto di oltre 27 mila lavoratori,

La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? ( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

I VERI NEMICI SONO IN CASA ( da "Stampa, La" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: mentre il titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz.

Frattini Mi aspetto che Barroso faccia una smentita . E Berlusconi concorda col ministro degli Esteri ( da "Stampa, La" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo corrispondono atteggiamenti di tipo opposto» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO Sul «dossier Opel» l'entrata a gamba tesa è arrivata dal Commissario Ue all'Industria e vicepresidente della Commissione europea, Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha detto riferendosi alla Fiat - dove questa società altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni

Tremonti: "L'Apocalisse è passata" ( da "Stampa, La" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: 7 è compatto nella lotta contro tutte le forme di protezionismo e sulle valute ribadisce: «l'eccesso di volatilità danneggia le economie». I Paesi del G7 confermano il loro impegno a stabilizzare il sistema bancario e sciogliere il nodo degli asset tossici tra i più complessi della crisi. L'obiettivo è «estendere la regolamentazione alle istituzioni,

Seren, i risparmi per i bisognosi ( da "Corriere delle Alpi" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La cifra è importante soprattutto in periodo di crisi finanziaria e Seren è il primo comune ad approvare una delibera per un fondo di solidarietà del genere. Come capogruppo di minoranza è un orgoglio personale e spero che diventi uno stimolo per le altre amministrazioni della provincia ad adottare provvedimenti a sostegno della disoccupazione».

La Rurale regge ai venti della crisi ( da "Trentino" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Assemblea che arriva nel bel mezzo di una situazione di crisi finanziaria mondiale, che in modi e forme diverse si è fatta sentire anche in Italia e in Trentino. Alla vigilia di questo sempre importante appuntamento con l'economia locale ecco considerazioni e valutazioni del direttore della Cassa rurale Mauro de Manincor, con alcuni dati del bilancio.

PopVi, utile record: +37% ( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante gli effetti della crisi finanziaria ed economica abbiano influenzato i risultati di alcune realtà (come Cariprato). Così, chiude Gronchi «terminiamo il 2008 con una struttura patrimoniale molto solida, e ben impostata anche per il 2009, che ci consente di continuare a erogare credito alla nostra clientela».

draghi: segnali di fiducia, banche italiane ok - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi dei governi stanno aiutando a stabilizzare la situazione «i mercati finanziari e le istituzioni restano sotto pressione; la fiducia nel settore bancario è relativamente bassa». Sul versante banche Draghi, che conduce regolarmente degli stress test, sembra tranquillo: «Se avessimo rilevato una sottocapitalizzazione saremmo intervenuti».

gli appuntamenti ( da "Tirreno, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Tavolo regionale istituzioni-sindacati sulla crisi finanziaria della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino. Intervengono Claudio Martini, Leonardo Domenici e l'assessore regionale alla cultura (domani ore 9, sala Giunta, Palazzo Strozzi Sacrati). CONFESERCENTi. «Guardare in faccia la realtà, risalire la china».

Per chi la sta vivendo da vittima la crisi economica odierna ha tutto l'aspetto di un gioco ges... ( da "Unita, L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanza creativa» a produrre la crisi, forse un gioco può aiutarci a risolverla, o quanto meno a capirla. È quanto hanno pensato alcune etichette indipendenti, facendo circolare in rete diversi videogame ispirati alla crisi finanziaria globale. Fra questi, il più duro e il più intriso di humor nero è senza dubbio Layoff («licenziare»).

LA POESIA NON È GIOCO: è POLITICA ( da "Unita, L'" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dove la crisi finanziaria c'è già stata o è da sempre immanente; in quei Paesi devastati dalla shock economy, dove denaro e scambio economico sono finiti e falliti, si staglia nitido e coinvolgente lo scambio affettivo e caloroso di parole il cui ascolto coinvolge il corpo, e dove «ci si aggrappa a quello che resta di umano nell'

Di Bartolomeo, prime idee per la città ( da "Tempo, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la poposta di realizzazione della rete Adsl nella zona industriale, insieme a una rivisitazione logistica di quest'area e di quelle non ancora servite dalla connessione veloce. Per Di Bartolomeo occorre anche verificare le condizioni per stipulare accordi con i comuni confinanti, per dare risposte più concrete alle aziende in tempi di crisi finanziaria. C.S.

chi alza la voce vince - sergio d'angelo e giovanni laino ( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria è anche crisi di governo. Da qualche anno cerchiamo di sensibilizzare gli amministratori pubblici sulle condizioni sempre più croniche in cui versano le organizzazioni e le imprese sociali che, a differenza di tutte le altre che lavorano per gli enti pubblici, sono senza scopo di lucro e in città lavorano praticamente sempre solo con il rimborso delle spese riconosciute

Cucchiani: interferenze inaccettabili ma in Germania sempre ben accolti ( da "Corriere della Sera" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: meglio evitare sia il ricorso al protezionismo, sia gli interventi a sostegno di aziende che non vanno bene, perché la concessione di sussidi a pioggia sottrae risorse ai gruppi competitivi». Marika de Feo Cucchiani \\ Italia e Germania sono economie strettamente interconnesse E simili anche nel profilo della crisi 32% La quota di Pil della Ue realizzato insieme da Italia e Germania

Il commento Non tramonta in Turchia la voglia d'Europa ( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha ben resistito alla crisi finanziaria internazionale. Ankara usa sapientemente le relazioni economiche e la rilevanza strategica per trovare alleati e in questo sforzo rientra lo "shopping" della Difesa. La Turchia ha potenti Forze armate, che continua ad ammodernare, investendo ogni anno miliardi di dollari.

Il Vaticano fa interrompere lo show tv blasfemo in Israele. ( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

Intervista negazionista di Williamson, caso chiuso ( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

Requiem per Eluana con le parole del Concilio ( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

Un pensiero per Eluana ( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

Barroso: "L'Europa imparziale su Opel" ( da "Stampa, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in cui la crisi finanziaria globale ha messo i governi, più che i dirigenti dell'auto, al posto di guida, Marchionne potrebbe aver trovato il modo di costruire un impero senza spendere (quasi) un soldo». Ma l'ad della Fiat non starebbe giocando questa complessa partita «per essere ricordato come il dirigente auto più audace della sua generazione»

"Non l'ideale ma la forza ciò che manca all'Europa" ( da "Stampa, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: idea sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto,

L'impresa è Fiera di guardare al futuro ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: In questo periodo di crisi globale, occorre esporsi, credere nelle proprie aziende». LA FIDUCIA È questo il punto che accomuna tutti gli espositori presenti in Fiera: la crisi finanziaria sta creando problemi in tutti i settori. Ma per ripartire serve proprio la fiducia, la consapevolezza che i propri prodotti potranno riprendere la loro collocazione sul mercato.

La Costa Smeralda è in vendita ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una necessità dettata dal quadro internazionale, la pesante crisi finanziaria mondiale, oppure semplicemente una cessione senza alcun risvolto ulteriore per la Colony. Di certo ad Arzachena le notizie delle ultime settimane stanno complicando, e non di poco, il percorso di approvazione definitiva dell'accordo di programma.

Future S&PMib: la forza del rimbalzo è in discussione ( da "Trend-online" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Intanto la crisi finanziaria ha ridotto la propensione al rischio, come detto generando un allargamento del differenziale tra Bund tedeschi e titoli degli altri paesi della zona euro; si può cominciare a valutare che i titoli tossici non sono più in grado di bloccare l'azione dei governi, primo risultato è che le banche non falliscono.

In chiave di solidarietà logico chiedere un contributo in un momento difficile ( da "Stampa, La" del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: idea sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto,

E Berlino scopre una voragine dentro le banche ( da "Stampa, La" del 26-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: miliardi di euro BERLINO Per le banche tedesche la luce in fondo al tunnel della crisi finanziaria potrebbe essere più lontana di quanto sperato. Nei loro bilanci, infatti, si nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi di euro. Una zavorra che non risparmia nessuno, da giganti come Commerzbank alle banche popolari, fino alle Landesbanken, gli istituti pubblici regionali.

idee per un'expo senza sprechi - stefano pareglio ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la disponibilità di cibo, i modelli nutrizionali, il protezionismo e il neo-colonialismo agricolo, la competizione tra cibo ed energia, la sicurezza alimentare, il rapporto con il territorio. La stessa Milano ha dentro di sé un´importante attività agricola: quella del Parco Sud. Ecco il secondo tassello di un altro Expo.

per le cinque fabbriche italiane è arrivato il momento della verità - paolo griseri ( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: effetto della crisi finanziaria che ha bloccato tutti gli stabilimenti per diverse settimane a partire dall´inizio dell´autunno. Nel 2007, senza crisi e fermate straordinarie per ristrutturazione, la produzione degli stabilimenti italiani è stata di circa 900 mila pezzi, il 70 per cento del milione e trecento mila vetture che,

Avviso ai naviganti! pag.9 ( da "Trend-online" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno non sarà accompagnato da alcuna ripresa dell'occupazione, probabilmente neanche il prossimo anno, ci sono due tipi di recessione che fanno male ha proseguito Krugman, quelle finanziarie e quelle sincronizzate in maniera globale ed emtrambe sono in corso. Krugman ricorda che quasi sempre un'uscita da una crisi finanziaria è aiutata segue pagina >>

Il G-7 a caccia di fiducia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E fiducia che il peggio della crisi finanziaria e della recessione sia passato. «Gli scenari peggiori sembrano superati » ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, anche se appare prematuro parlare di inversione di tendenza. Dai test sulle banche italiane, ha rassicurato, non emergono casi di sottocapitalizzazione.

Solo la riforma pensioni cambia i conti dell'Italia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: devono presentare piani di rientro di medio termine per evitare pesanti reazioni negative dei mercati finanziari, mentre a livello globale la priorità è spezzare il circolo vizioso nel quale crisi finanziaria e recessione si alimentano a vicenda. Al G-7, i ministri finanziari hanno dato una valutazione più ottimista di quella del Fondo sull'uscita dalla crisi.

I primi risultati degli stress test. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per la stabilizzazione della crisi finanziaria, per la mobilitazione del credito e per il rilancio della crescita economica sostenibile, su fondamenta solide. Le indiscrezioni raccolte anticipano che fra le 19 banche con almeno 100 miliardi di dollari di attività di bilancio messe sotto osservazione dal Tesoro, non si sono avuti in generale risultati drammatici,

G-7: segni di miglioramento ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia globale e il sistema finanziario non siano più così rilevanti per gli attori del mercato ». Ma non bisogna sprecare l'occasione positiva. Il sospiro di sollievo dei mercati, infatti, aveva spiegato Draghi «offre un'opportunità unica per azioni di breve periodo, allo scopo di stabilizzare il ruolo delle istituzioni finanziarie,

Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 7 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Nessun dazio ma monopoli legali Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti di Riccardo Sorrentino T utti temono il protezionismo, in questi tempi di crisi. Spesso però si guarda dalla parte sbagliata. Perché nell'economia della conoscenza non contano i dazi o i sussidi all'export.

Ciak sulla Wall Street da biscazzieri ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il primo filmdocumentario sulla crisi finanziaria di Andrew e Leslie Cockburn che debutterà questa notte al Tribeca Film Festival di New York. Il film, che abbiamo visto in un'anteprima - immagini forti, musiche a sfondo blues e jazz condite di rap - ricostruisce come in America si è affermata la mentalità della "sala da gioco", della scommessa,

CHIÈ ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: coesione sociale e libertà politica, arricchito da dieci contributi di intellettuali italiani. In omaggio a Lord Ralf Dahrendorf, Il Sole 24 Ore presenta in anteprima italiana l'estratto di un suo saggio dedicato all'attuale crisi finanziaria, apparso sull'ultimo numero della rivista tedesca «Merkur».

Il successo del passato torna vincente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: immagine pubblica intaccata dalla più grave crisi finanziaria mai vissuta negli ultimi sessant'anni. Una rinnovata attenzione sottolineata anche dal punto di vista istituzionale. è il caso di «MuseoImpresa», un progetto promosso da Confindustria e Assolombarda che ha realizzato, oltre a una serie di workshop legati alla Settimana dell'impresa che si svolge ogni autunno dal 2001,

Attenzione alle offerte civetta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un ottimo rendimento se confrontato al mercato monetario: però prima della crisi finanziaria i rendimenti di questi strumenti non reggevano il confronto con i BoT. Dunque sono consigliati a tutti, ma solo nei limiti della gestione della liquidità. E la quota di liquidità in portafoglio dipende dalla propria pianificazione finanziaria e dalle strategie d'investimento.

Condizioni del mercato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è tuttavia facile osservare che la crisi finanziaria in corso è dovuta essenzialmente al fatto che tutti i frutti dell'innovazione finanziaria degli ultimi venti anni sono in sostanza cresciuti su terreni privi di ogni regola. Erano non regolamentati i veicoli della securitisation (che hanno alimentato il cosiddetto «sistema bancario ombra»);

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: allarme della Banca Mondiale Nel 2009 fino a 90 milioni di indigenti per la bufera finanziaria «Ora la crisi morderà i Paesi poveri» Draghi: ha una nuova direzione. «Duro impatto» sulle economie in via di sviluppo DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON Se i Paesi più ricchi possono far conti su alcuni segnali di miglioramento, i più poveri sono nel bel mezzo della tempesta.

La Cina conquista il mondo. ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è nota,

Un socio occulto per la ? ( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: organismo di vigilanza sui mercati finanziari, che sta monitorando con attenzione l'evoluzione della trattativa. Dalla Lupa alla Fiera di Roma, intesa come quartiere espositivo e non come belva. Nella società di gestione, aspettando il socio straniero (francese?), potrebbe esserci a breve una new entry: ovvero un amministratore delegato da affiancare al presidente Roberto Bosi.

Il freno della Kroes sul caso Northern Rock ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanziario anglo-olandese-irlandese, potentissimo a Bruxelles fino a prima della crisi originata dalla finanza da «casinò» e dal liberismo sregolato. Il nuovo piano di ristrutturazione della Northern Rock, spuntato proprio nell'imminenza della decisione della Kroes, sembra avvalorare l'opinione di quanti consideravano quello precedente in netta violazione con la normativa Ue sulla

Estero, chi non paga più ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Da quando la crisi finanziaria ha messo alle corde il sistema industriale, anche i mercati internazionali si sono trasformati in una potenziale fonte di rischio. Ciò che mette più in pericolo i bilanci delle Pmi italiane è la liquidità dei clienti stranieri oltre che la loro solidità economica.

U n ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in una delle stagioni più difficili per i mercati finanziari. Nell'anno del grande Orso il premio Morningstar-CorrierEconomia ai migliori gestori di fondi italiani porta questo sotto titolo. Tra i fondi selezionati cinque per ognuna delle undici grandi categorie, Etf compresi verrà proclamato un vincitore.

Dai titoli ai neuroni tossici ( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la caduta in liquidità dei mercati finanziari avrebbe reso la vita difficile per le economie internazionali, ma non impossibile. L'incertezza può essere di due tipi: nota e quindi calcolabile; ignota e quindi imponderabile. Nel primo caso (in cui tradizionalmente si preferisce il termine rischio) le probabilità associate agli eventi possibili sono note al decisore.

La Cina conquista il mondo ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è nota,

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mettete la sicura al mattone» Shiller: la crisi può aggravarsi. E lancia due Etf utili a chi si indebita per la casa DI MARIA TERESA COMETTO I prezzi immobiliari sono alla base della crisi finanziaria ed economica. Il loro crollo ha messo in difficoltà chi deve pagare un mutuo, che oggi costa più del valore della sua casa.

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i mercati finanziari sono globali e la risposta non può essere locale. Una normale triangolazione finanziaria con paesi terzi permetterebbe di aggirare anche il più severo provvedimento nazionale. E poi l'idea di questo secondo scudo fiscale, dopo quello del 2001, è nata proprio in ambito di cooperazione internazionale.>

Dentro Global Megatrend un paniere di legno e acqua ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria – racconta Di Patrizi – è la necessità di stimolare un approccio previdenziale di lungo periodo, attraverso investimenti regolari nel tempo. E proprio al fine di incoraggiare una logica di utilizzo dell'investimento tematico più sostenibile, il fondo è stato collocato in Italia attraverso piani di investimento programmati (

IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE ( da "Trend-online" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Le riforme attuate dal governo brasiliano nel corso dell?ultimo decennio hanno permesso al Paese di fronteggiare la crisi economica globale e,

IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE pag.1 ( da "Trend-online" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! e gli investitori privati stanno pianificando decisioni a lungo termine con maggiore serenità ed esistono già le basi per ulteriori crescite del reddito reale e della produttività?

E la Cina diventa sempre più influente nel mondo. ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.

Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità. ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;

Influenza suina, una psicosi molto sospetta ( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina.

L'allarme di Draghi "Sarà crisi pesante nei Paesi emergenti" ( da "Stampa, La" del 27-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Il mondo avrà novanta milioni di poveri in più a causa della crisi finanziaria. Mentre i Grandi della Terra riuniti a Washington vedono timidi spiragli di luce dopo mesi di buio, i dossier della Banca mondiale mettono a nudo i drammatici effetti sui Paesi in via di sviluppo del terremoto con epicentro Wall Street.


Articoli

"Ma il 2009 sarà un anno difficile" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

MARCEGAGLIA AL G8 DELLE IMPRESE: SOLO PICCOLI PASSI AVANTI "Ma il 2009 sarà un anno difficile" Gli industriali chiedono ai governi più dialogo coi Paesi emergenti [FIRMA]FABIO POZZO INVIATO A S. MARGHERITA DI PULA Emma Marcegaglia conferma i timidi segnali di miglioramento dell'economia (gli ordini a febbraio calati meno delle attese) e la stima per l'Italia di un possibile passo avanti nella seconda metà dell'anno, ma affina il tiro: «Non si può parlare di ripresa, il 2009 sarà ancora un anno pesante». Quanto ai tempi d'uscita della crisi, il leader degli industriali italiani e gli altri membri del «panel» del G8 dell'impresa, riunito in Sardegna, parlano di 2010. Salvo il presidente della Camera di Commercio Usa, Thomas J. Donohue, per il quale «forse negli Stati Uniti una schiarita potrebbe venire già nell'ultima parte di quest'anno». Comunque sia, le confindustrie degli Otto Grandi del mondo non stanno a guardare. Si fanno parti attive, con una dichiarazione congiunta che consegnano al premier Silvio Berlusconi - giunto anche lui al summit - «in qualità di presidente di turno del G8, che si svolgerà a luglio in Abruzzo» spiega Marcegaglia (che condivide la scelta del Cavaliere di spostare il vertice dalla Maddalena all'Aquila). Il documento, sottoscritto non senza discussioni (Ue e Giappone non concordano ad esempio sulla metodologia per la riduzione del gas serra), è concentrato su tre temi: lo stato della crisi finanziaria e del credit crunch, con le proposte per uscirne; la posizione contro il protezionismo; la via su come arrivare ad una posizione condivisa sulla lotta ai cambiamenti climatici. Temi globali, nell'ambito dei quali il mondo delle imprese evidenzia anche «la responsabilità sociale - sottolinea Marcegaglia - di creare e mantenere posti di lavoro» e la necessità di mantenere «il dialogo con tutte le parti sociali». In vista, è la previsione a lungo termine del presidente di Confindustria, di una trasformazione dell'impresa stessa: «Ci sarà un ritorno all'etica, ai lavoratori, al territorio. Serviranno una gestione più efficiente, un rapporto d'indebitamento più basso (dunque, più capitalizzazione) e investimenti nell'economia verde», che significa meno inquinamento, utilizzo delle risorse naturali, ma anche «opportunità di innovazione e di nuovi prodotti». Quanto alla ricetta, Marcegaglia e colleghi chiedono ai Grandi del G8 - sul fronte della crisi - di coordinare le misure e di dialogare con le economie Emergenti; di ridurre la spesa pubblica, quando la «tempesta» sarà meno forte, perchè è un freno alla crescita, e di pensare ad una «strategia d'uscita» dei governi dal sistema bancario (interventi utili, ma che in molti casi si sono tradotti in una nazionalizzazione), favorendo il prima possibile un ritorno al settore privato. E ancora, per allentare la stretta creditizia, bisogna rendere più flessibile "Basilea 2", mentre «per evitare che le banche tornino al gioco d'azzardo» come dice il tedesco Hans Peter Keitel, occorre una buona regolamentazione. «Che non significa - spiega Marcegaglia - una nuova Bretton Woods». Le otto confindustrie, poi, ribadiscono il loro «no» al protezionismo e chiedono che agli impegni politici seguano comportamenti coerenti («Troppo spesso hanno prevalso gli interessi nazionali dietro dichiarazioni di facciata»).

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Generali: usciremo più forti dalla crisi (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 25-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)

Argomenti: Crisi

Generali: usciremo più forti dalla crisi Per ora niente aumenti di capitale. Il presidente Bernheim resta TRIESTE. Le Generali vogliono uscire più forti dalla crisi e incassano nel primo trimestre 2008 una raccolta premi di oltre 18 miliardi stabile nonostante la tempesta perfetta che ha colpito i mercati. Ieri in assemblea non c'è stato il colpo a sorpresa: il Leone non cerca prede, e per ora esclude aumenti di capitale che potrebbero diluire l'assetto di controllo. Ma se ci saranno buone occasioni il gruppo triestino è pronto. L'assemblea ha approvato un bilancio segnato dalla crisi con il pagamento di un dividendo di 0,75 euro di cui 0,15 in contanti e il resto in azioni. La crisi ha spazzato via anche le tensioni con Algebris che l'anno scorso innescò uno scontro con il presidente Bernheim: l'hedge fund, come ha annunciato ieri Davide Serra, ha venduto tutto il suo 0,5%. Il presidente francese, 84 anni, non intende ricandidarsi (il suo mandato scadrà nel 2010), ma ancora una volta tiene la scena: «Non sono ancora rimbambito. Il prossimo anno avrò 85 anni. Solo chi sta lassù in alto può decidere». Bernheim non accetta l'idea di una carica onoraria: «Un presidente senza poteri? Non lo prendo neppure in considerazione. Io sono al servizio di Generali. Se i soci pensano che io sia di aiuto, vedremo, altrimenti me ne vado». Francesco Gaetano Caltagirone, azionista della compagnia (e protagonista di ripetuti acquisti negli ultimi tempi), ha promosso la governance della compagnia triestina: «Due amministratori delegati a Trieste non sono troppi». E gli acquisti di Generali? «Un investimento in cui credo». Bernheim non sembra avere voglia di ricevere l'ultimo applauso dell'assemblea. Sottolinea il destino impietoso capitato a Citigroup o Lehman Brothers nonostante le banche Usa abbiamo «una governance perfetta». Si compiace quando l'ad Perissinotto gli riconosce doti divinatorie: «Il presidente è stato fra i primi a segnalare la pericolosità della crisi. è stato una guida preziosa». A qualche azionista inquieto, deluso per il dividendo sottile, Bernheim spiega che la crisi è stata causata da «giovani banchieri ricchi privi di immaginazione che hanno investito nei subprime». La tempesta finanziaria «sarà ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici. Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe stato di circa 3 miliardi». Ma anche il Leone ha sofferto: le svalutazioni nette sui titoli hanno inciso per 3,1 miliardi sul patrimonio netto. La risposta di Trieste è stata rapida. La fusione fra Alleanza e Toro sarà solo una tappa: «Se va bene potrebbe in futuro estendersi anche a Ina e Assitalia», ha detto Bernheim. Perissinotto pensa poi di chiudere anche prima dell'estate la vendita del 50% di Intesa vita. Tocca a Sergio Balbinot, l'amministratore delegato «globetrotter» artefice dello sbarco in Cina, spiegare in assemblea che le Generali con i loro 177 anni di storia non si fanno piegare dalla crisi del secolo: «Siamo stati toccati dalla crisi ma meno di altri. La nostra strategia non cambia anche perchè la situazione è diversa in ciascun Paese. Non rinunciamo a crescere ma il nostro obiettivo è la redditività». (p.f.)

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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 88 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 72 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (345) Ultime discussioni Quixote: Perdonami Mauro ma dal documento che hai linkato risulta che il monaco buddista ha citato la lettera di... bo.mario: Dario non ho capito cosa volevi dire. Me ne scuso ma siete come scrive Gladiator tutto e nulla. Il papa... Artefice1: Caro Dario le Rivendicazioni Puzzano di Potere non d'Amore. Direi che Dio Padre Creatore abbia... Dario: Cara Marina. "Un contributo per il bene dell'Umanità,il papa e i suoi potrebbero... Dario: Scusa bo.mario.. "Tornielli spero che quello che verrà scritto sia aderente alla realtà. Parla... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone I "trafficanti di uomini" Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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I "trafficanti di uomini" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 27 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 88 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 72 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... 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E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (345) Ultime discussioni Quixote: Perdonami Mauro ma dal documento che hai linkato risulta che il monaco buddista ha citato la lettera di... bo.mario: Dario non ho capito cosa volevi dire. Me ne scuso ma siete come scrive Gladiator tutto e nulla. Il papa... Artefice1: Caro Dario le Rivendicazioni Puzzano di Potere non d'Amore. Direi che Dio Padre Creatore abbia... Dario: Cara Marina. "Un contributo per il bene dell'Umanità,il papa e i suoi potrebbero... Dario: Scusa bo.mario.. "Tornielli spero che quello che verrà scritto sia aderente alla realtà. Parla... 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"tutti contro il protezionismo" ma lo scontro roma-berlino fa litigare le due confindustrie - roberto mania (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 2 - Economia Botta e risposta tra Marcegaglia e il suo collega tedesco "Tutti contro il protezionismo" ma lo scontro Roma-Berlino fa litigare le due Confindustrie ROBERTO MANIA dal nostro inviato SANTA MARGHERITA DI PULA (CAGLIARI) - Il protezionismo è il male e le nazionalizzazioni ancora peggio. Il mercato è ancora il mercato. A parole. I leader delle confindustrie dei paesi del G8 si riuniscono per due giorni a Santa Margherita di Pula, concordano una dichiarazione finale che poi consegnano, appena arrivato, al presidente Silvio Berlusconi in vista del G8 di luglio all´Aquila. Ma alla prova-Verheugen, il commissario (tedesco di nascita) della Ue che boccia le potenzialità espansionistiche dell´italiana Fiat per difendere la connazionale Opel, quella dichiarazione diventa fragile, retorica, superata. Ciascuno va per la sua strada, o per la sua bandiera. L´italiana Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, si scaglia contro Guenter Verheugen; il tedesco Hans Peter Keitel, presidente della Bdi, critica il protagonismo dell´italo-canadese Sergio Marchionne; e l´americano, Thomas Donohue, presidente della potente Camera di commercio a stelle e strisce, sostiene che il Lingotto farà l´affare ma non è affatto detto che anche gli Usa ne traggano beneficio. Viene in mente Montesquieu. «L´interesse è il più grande monarca della Terra». E ognuno, tanto più al Business Summit, ha il suo. Molto nazionale. A sollevare il coperchio, in piena conferenza stampa finale con tutti gli otto big schierati allo stesso tavolo, è la Marcegaglia: «Quello di Verheugen è un atteggiamento grave che distrugge l´Europa. Non capisco con un commissario Ue possa esprimere scetticismo sull´operazione e un parere pesantemente negativo su un´azienda, che sia Fiat o un´altra». E poi: «E´ uno di quei casi che dimostra come alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrisponda un atteggiamento di protezione delle aziende del proprio Paese». Appunto. Ma alla destra della Marcegaglia, anche Keitel vuole dire la sua: più o meno invita la Fiat a una maggiore riservatezza, precisando, comunque, che non ce l´ha con Marchionne («simpatico»). «Se tratta con Chrysler e poi con Opel - dice - e queste voci di interesse girano, può essere difficile arrivare a un accordo. Se c´è un aspetto propagandistico non aiuta». Conclusione: il mercato può attendere.

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generali: usciremo più forti dalla crisi (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 16 - Montecatini Generali: usciremo più forti dalla crisi Per ora niente aumenti di capitale. Il presidente Bernheim resta TRIESTE. Le Generali vogliono uscire più forti dalla crisi e incassano nel primo trimestre 2008 una raccolta premi di oltre 18 miliardi stabile nonostante la tempesta perfetta che ha colpito i mercati. Ieri in assemblea non c'è stato il colpo a sorpresa: il Leone non cerca prede, e per ora esclude aumenti di capitale che potrebbero diluire l'assetto di controllo. Ma se ci saranno buone occasioni il gruppo triestino è pronto. L'assemblea ha approvato un bilancio segnato dalla crisi con il pagamento di un dividendo di 0,75 euro di cui 0,15 in contanti e il resto in azioni. La crisi ha spazzato via anche le tensioni con Algebris che l'anno scorso innescò uno scontro con il presidente Bernheim: l'hedge fund, come ha annunciato ieri Davide Serra, ha venduto tutto il suo 0,5%. Il presidente francese, 84 anni, non intende ricandidarsi (il suo mandato scadrà nel 2010), ma ancora una volta tiene la scena: «Non sono ancora rimbambito. Il prossimo anno avrò 85 anni. Solo chi sta lassù in alto può decidere». Bernheim non accetta l'idea di una carica onoraria: «Un presidente senza poteri? Non lo prendo neppure in considerazione. Io sono al servizio di Generali. Se i soci pensano che io sia di aiuto, vedremo, altrimenti me ne vado». Francesco Gaetano Caltagirone, azionista della compagnia (e protagonista di ripetuti acquisti negli ultimi tempi), ha promosso la governance della compagnia triestina: «Due amministratori delegati a Trieste non sono troppi». E gli acquisti di Generali? «Un investimento in cui credo». Bernheim non sembra avere voglia di ricevere l'ultimo applauso dell'assemblea. Sottolinea il destino impietoso capitato a Citigroup o Lehman Brothers nonostante le banche Usa abbiamo «una governance perfetta». Si compiace quando l'ad Perissinotto gli riconosce doti divinatorie: «Il presidente è stato fra i primi a segnalare la pericolosità della crisi. è stato una guida preziosa». A qualche azionista inquieto, deluso per il dividendo sottile, Bernheim spiega che la crisi è stata causata da «giovani banchieri ricchi privi di immaginazione che hanno investito nei subprime». La tempesta finanziaria «sarà ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici. Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe stato di circa 3 miliardi». Ma anche il Leone ha sofferto: le svalutazioni nette sui titoli hanno inciso per 3,1 miliardi sul patrimonio netto. La risposta di Trieste è stata rapida. La fusione fra Alleanza e Toro sarà solo una tappa: «Se va bene potrebbe in futuro estendersi anche a Ina e Assitalia», ha detto Bernheim. Perissinotto pensa poi di chiudere anche prima dell'estate la vendita del 50% di Intesa vita. Tocca a Sergio Balbinot, l'amministratore delegato «globetrotter» artefice dello sbarco in Cina, spiegare in assemblea che le Generali con i loro 177 anni di storia non si fanno piegare dalla crisi del secolo: «Siamo stati toccati dalla crisi ma meno di altri. La nostra strategia non cambia anche perchè la situazione è diversa in ciascun Paese. Non rinunciamo a crescere ma il nostro obiettivo è la redditività». (p.f.)

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Deal torinesi e sagre milanesi (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

UP & DOWN Deal torinesi e sagre milanesi di Redazione - 25-04-2009 Ci mancava il richiamo al 25 aprile. C'è da sorridere all'idea che a Milano, nell'anniversario della Liberazione, i 15-16 o magari 20mila soci di Bpm debbano decidere, a suon di voti, se emanciparsi dai diktat sindacali piuttosto che dalle grinfie di chissà quale lobby dei poteri forti. Eppure, anche questo si è visto e letto su quotidiani, social network e spot di vario tipo, che hanno preceduto la sfida tra Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini. A metà tra la sagra paesana e passioni che, a pensar male, lasciano intendere quanto conti per davvero quella poltrona di piazza Meda. Bpm, in un certo senso, è un simbolo: è l'ultima fortezza sindacale dei «vecchi tempi»; un modello che funziona così com'è, senza «guru forestieri», sostiene Ponzellini; un campo di battaglia contro «l'invadenza della politica e a difesa della milanesità», a detta di Mazzotta che al mestiere di banchiere c'è arrivato da ex segretario della Dc, dopo l'ultima notte delle spartizioni bancarie della Prima Repubblica. Bpm, in un altro senso, è soprattutto uno degli ultimi capitoli del consolidamento bancario degli anni dell'apertura del sistema, ma è anche il primo della nuova fase, in cui si riscopre il localismo e la necessità di tornare alla banca di un tempo, più impieghi meno finanza. Mazzotta è stato protagonista sfortunato della stagione del grande balzo che, per un verso o per l'altro, non è mai avvenuto. Per anni ha inseguito il sogno della superPopolare a quattro: Verona più Modena, Lodi più Milano. Gli è andata male a Lodi e a Modena. E se si pensa ai guai che il matrimonio Lodi/Verona ha portato allo staff di Fabio Innocenzi (pupillo di Giovanni Bazoli, già recuperato in Intesa), c'è da pensare che Mazzotta, alla fin fine, sia un uomo fortunato. Il dato di fatto è che la strada della superPopolare, modello Crédit Agricole, non ha preso piede. Colpa dei sindacati meneghini? Senz'altro ci hanno messo del loro, il più delle volte per i motivi più miseri. Ma da soli non ce l'avrebbero fatta, se a complicare la governance non ci si fossero messi in tanti: che fine ha fatto, ad esempio, la collaborazione con il partner parigino? Per uscire dall'impasse, Mazzotta ha ribaltato le alleanze: basta lobby interne, sì a fondi attivisti, investitori istituzionali e soci non dipendenti; forse è la strada giusta, resta difficile giustificare alcune scelte degli ultimi anni (un polo del «gestito» costruito a peso d'oro, soprattutto). Non è dato di sapere se dietro alla candidatura di Massimo Ponzellini ci siano oscuri disegni. Sta di fatto che il banchiere/manager è senz'altro assai gradito al ministro Giulio Tremonti (così contestato sugli Alitalia bond da Anima, fresca partecipata di Bpm), cui non dispiacerebbe poter contare su un prim'attore di piena fiducia. E non ci vuole la testa di Alessandro Profumo (che a lungo studiò il dossier Bpm...) per capire che la banca dei milanesi ha tutto per piacere a chi tratta grandi affari, ma ha bisogno di canali di distribuzione retail. Vedi Mediobanca, alleata da sempre nel leasing alla Popolare milanese. Senza scomodare oscure trame di potere di Cesare Geronzi (tramite l'asse Tremonti), il possibile business plan sta lì, alla luce del sole: un accordo con Bpm (non necessariamente azionario) costerebbe un decimo a Mediobanca della pubblicità di «Che banca!»; il know how di piazzetta Cuccia nel montare operazioni per la clientela corporate sarebbe, per piazza Meda, assai più conveniente che investire in iniziative concorrenti, buone solo per alimentare consigli di amministrazione. È una strada possibile, non la sola. L'importante è che dalle urne esca una maggioranza solida, capace di durare nel tempo. La cosa peggiore sarebbe ritrovarsi, di qui a 12 mesi, a rifare la conta delle azioni: il tempo vale davvero oro ai tempi della grande crisi. Lo stesso vale, naturalmente, per le grandi questioni del pianeta. Non passa giorno senza che, con dovizia di buoni argomenti, ottimisti e pessimisti si confrontino sui giornali dell'intero mondo. Con il risultato di confondere le idee. Ma, una volta tamponata l'emergenza finanziaria a suon di quantitative easing (manca ancora all'appello, ma per poco, la Bce) e di stress test bancari (a poco a poco si prepara l'opinione pubblica a digerire nuovi, speriamo gli ultimi, crack), finalmente arrivano sul tappeto i nodi veri. A partire dal rapporto perverso tra il grande consumatore Usa (il debito dei privati è salito dal 112% del pil del 1976 al 295% addirittura) e la Cina: solo nei mesi scorsi, fonte The Wall Street Journal, i massimi leader cinesi hanno appreso per la prima volta nei dettagli che le esposizioni del Paese sui debiti di Fannie Mae e Freddie Mac da sole totalizzavano circa 400 miliardi di dollari. Da quel momento, pare che la Cina abbia preteso e ricevuto regolarmente dal Tesoro Usa informative sull'andamento del mercato statunitense delle obbligazioni federali e in particolare sul destino dei due colossi dei mutui. Basta questo per capire che la crisi finanziaria non è la causa bensì il sintomo di uno squilibrio delle economie che va rimosso nel tempo. Lo stesso Tim Geithner, segretario del Tesoro Usa, ha ammonito i colleghi che in futuro non potranno più basarsi sui consumatori americani, unico motore della crescita. E in una rara intervista al Financial Times, Axel Weber, governatore della Bundesbank, sottolinea che il modello tedesco, basato sull'export, mostra ormai la corda. «Ma mi domando se in un momento di crisi così grave sia possibile avviare questa trasformazione». A giudicare dalle reazioni tedesche a un eventuale sbarco di Fiat in Opel, si direbbe di no. In sostanza, dopo aver tamponato il rischio della depressione alla giapponese, si prende atto che non funziona più il modello Wal-Mart all'americana (bassi salari, ma anche bassi prezzi grazie alla Cina, e qualche soldo in tasca grazie al credito facile) ma nemmeno l'alternativa a tutto export, ancor più fragile, se i clienti hanno il portafoglio vuoto. Il mondo, Italia compresa, cerca nuove formule che, per ora, non si vedono. Sergio Marchionne, sognatore, pokerista o gambler che sia, ha almeno il merito di provarci.

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"sulla risposta alla crisi l'europa ha un deficit politico" - gaia rau (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina V - Firenze Fitoussi tiene una lezione al polo delle Scienze Sociali "Sulla risposta alla crisi l´Europa ha un deficit politico" GAIA RAU Riuscirà l´Europa, nel giro dei prossimi trent´anni, a farsi portatrice di una risposta alla crisi mondiale? E´ l´interrogativo sollevato da Jean Paul Fitoussi, celebre docente di economia all´Institut d´Etudes Politiques di Parigi, nel corso della lezione che ha tenuto ieri al polo delle Scienze Sociali, per la lettura annuale della Cesare Alfieri. Tante le domande degli studenti che hanno partecipato all´incontro in un´aula magna gremita. Professore, qual è il punto di partenza della sua riflessione? «Sono partito dalla risposta europea alla crisi in corso, tentando di dimostrare che, se è stata così deludente, è a causa di un sistema di regole che non permettono all´Europa una discrezionalità politica. Si è verificato un protezionismo a due livelli: quello del continente nei confronti del resto del mondo, e quello dei singoli Stati l´uno verso l´altro». La colpa, dunque, è di un deficit politico. «Se la politica, davanti alle deficienze dei mercati, non si prende le proprie responsabilità, significa che c´è un problema. Se ogni Paese cerca una risposta personale per minimizzare le conseguenze della crisi al suo interno, allora la cooperazione non funziona». Nella sua lezione ha parlato dell´Europa nel 2040: quali gli scenari futuri? «Ne intravedo tre. Il primo, che chiamo "l´impero del vuoto", è il semplice prolungamento della situazione attuale. Il secondo, un ritorno al separatismo delle città-nazioni, una frammentazione già in corso in alcuni Stati. Il terzo, l´unico auspicabile ma anche il meno probabile, è una sorta di Rinascimento che implica la costituzione di un governo europeo».

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La regina del cash parla francese (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

ANALISI TECNICA La regina del cash parla francese BATTERE IL MERCATO Ben quattro le società d'Oltralpe nel portafoglio che premia la cassa e i multipli contenuti sull'Eurostoxx: le polizze di Axa e di Scor, gli aerei Eads, gli impianti oil di Technip. E infine Parmalat. Il paniere precedente ha reso l'8% (Stoxx -12%) di Massimiliano Malandra - 25-04-2009 Da Eads a Technip, da Axa a Scor. È decisamente un portafoglio che parla francese questo, con l'unico spruzzo di italianità rappresentato da Parmalat. I cinque titoli hanno una caratteristica comune: la liquidità netta a disposizione di ogni singolo gruppo vale almeno il 30% della capitalizzazione. E in tempi di crisi finanziaria, avere cash è sicuramente un ottimo atout. Come dimostra anche il precedente portafoglio costruito con i medesimi criteri (vedere B&F n.756 del 1° novembre 2008), che ha realizzato una performance del +8,1% contro il calo del 12% accusato dal Dj Eurostoxx. Il criterio della liquidità rappresenta il primo filtro, ma non certo l'unico: è necessario che le società non brucino cash e non abbiano in vista progetti costosi. Quindi un p/e in calo fra 2008 e 2009 e un Roe superiore al p/e; infine un rapporto fra capitalizzazione e mezzi propri non superiore alle 1,5 volte. Vediamo ora le cinque società emerse dalla selezione. Eads è il consorzio europeo aerospaziale che ha come competitor la statunitense Boeing e che opera sia nel settore civile sia in quello militare. Il management della società (di diritto olandese) è seduto su una cassa di oltre 6 miliardi di euro - a fronte di una market cap di 7,6 - ma di recente ha rinunciato a un'importante acquisizione negli Usa per preservare la preziosa liquidità, utilizzata per agevolare i propri clienti negli acquisti di aerei. Seduta anche sul nuovo modello A400M, però: il ritardo accumulato sfiora ormai i tre anni e sulle consegne originariamente previste per la fine 2008, la società ha ottenuto una moratoria di tre mesi prima di eventuali cancellazioni dai clienti. «Eads si deve scontrare con un 2009 molto difficile a causa della situazione dell'economia globale e dei problemi interni», ha dichiarato il presidente Ruediger Grube. Tuttavia la società ritiene molto improbabile che l'Occar (l'ente europeo che si occupa di forniture militari) annulli il programma, stipulato nel 2003, che prevede un ordine da 20 miliardi di euro per la consegna di 180 A400M a sette Paesi europei, 60 per la sola Germania e 50 per la Francia. Technip opera invece nel settore dell'oil equipment: costruisce impianti per la raffinazione dei prodotti petroliferi, per processi chimici e per la generazione di elettricità. Con 3 miliardi di market cap la società che ha sede a Parigi passa di mano in Borsa a meno di nove volte gli utili attesi per quest'anno. Nel 2008 (i risultati del primo trimestre saranno comunicati il prossimo 30 aprile) i ricavi sono scesi del 5% a 7,5 miliardi, mentre i profitti sono più che triplicati a 448 milioni. Il gruppo, che può contare su 1,6 miliardi di liquidità netta, passa di mano a 1,2 volte il patrimonio e a 0,39 volte i ricavi. I due titoli assicurativi sono Axa e Scor. Il primo è uno dei tre colossi europei del settore insieme ad Allianz e Generali. Nel 2008 il gruppo francese ha realizzato quasi 107 miliardi di ricavi ma utili in contrazione dell'84% a 923 milioni. Il titolo passa ora di mano a poco più di sei volte gli utili attesi per quest'anno e 0,6 volte il patrimonio netto, mentre il surplus di denaro a disposizione supera i 6 miliardi di euro. Nel frattempo, per preservare la liquidità, in questo periodo bene prezioso come non mai, la società ha tagliato di due terzi il dividendo, da 1,20 a 0,40 euro per azione, che sarà staccato il prossimo 7 maggio. Inoltre, il management ha anche previsto l'emissione di azioni privilegiate per irrobustire il capitale proprio senza diluire troppo gli attuali azionisti. Scor invece opera principalmente nel settore della riassicurazione; di dimensione media (la market cap è di circa 2,6 miliardi) è attiva in tutto il mondo in vari settori, dal vita ai danni. Nel 2008 i ricavi hanno superato i 6,1 miliardi (+16%) con 315 milioni di utile netto (erano 407 un anno prima), un Roe del 9% e 3,7 miliardi di liquidità (847 al netto dell'indebitamento). Il gruppo è contendibile - il primo azionista ha poco più del 7% del capitale - e i multipli cui passa di mano sono contenuti: otto volte gli utili e 0,8 volte i mezzi propri. Infine Parmalat. Il gruppo italiano può contare su 1,1 miliardi di liquidità netta, che rappresenta il 44% della capitalizzazione a Piazza Affari. La società punta ora a Sud Africa e Australia per eventuali nuove acquisizioni e il management, nel corso dell'assemblea che ha approvato il bilancio, ha confermato la guidance per il 2009: sulla base dell'andamento dei primi tre mesi vengono indicati risultati sostanzialmente in linea con l'esercizio precedente. Vale a dire 4,12 miliardi di ricavi, in crescita del 6,9% e utili per 673,1 milioni. Il dividendo 2008, fra anticipo e saldo, si attesta a oltre 0,17 euro, con un rendimento superiore al 10 per cento.

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Sul monitor il pil Usa e la Fed (sezione: crisi)

( da "Borsa e Finanza" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

SETTIMANA IN NUMERI Sul monitor il pil Usa e la Fed di Redazione - 25-04-2009 Allacciarsi le cinture di sicurezza, stringere gli stop loss e tenersi forti ai monitor di Borsa: nei prossimi giorni è previsto tempo molto variabile sui listini Usa. Non ci vuole certo la sfera di cristallo. Basta gettare uno sguardo sull'agenda fitta di dati macro. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Fiducia dei consumatori e prezzi delle case martedì 28, indice Ism manifatturiero venerdì 1 maggio. Ma il piatto forte verrà servito mercoledì 29 aprile con la prima lettura dell'andamento del Pil Usa nel periodo gennaio-marzo 2009. Inutile illudersi. Saranno dati un po' indigesti. E ciò vale per il Pil al -4,9% atteso su base annuale. Se fosse confermato dai fatti si unirebbe al -6,3% del trimestre precedente. Il risultato? Una recessione che continua e non si sa ancora quando finirà. D'altronde, che la crisi sia la peggiore dal 1929 sono ormai in pochi a metterlo in discussione. Gli indizi sono troppi. Come il superindice economico, utilizzato come indicatore dell'evoluzione della congiuntura nei sei mesi successivi, che ha registrato a marzo una flessione congiunturale dello 0,3 per cento. Una delusione, a fronte del -0,2% scontato dal consenso (già -0,2% di febbraio). Ma non è un disastro su tutta la linea. Ken Goldstein, economista del Conference Board che pubblica il dato, si è infatti sbilanciato: «La recessione potrebbe continuare durante l'estate, ma l'intensità diminuirà». E ha aggiunto: «Durante il mese di aprile c'è stato qualche segnale intermittente di miglioramento nell'economia». Si vedrà. In ogni caso guai a limitare l'attenzione solo al Pil. È fissata anche la riunione di politica monetaria della Fed. Per carità, non che ci si debba attendere novità particolari. C'è chi sostiene che dallo 0,25% i tassi saranno portati allo 0,13%, ma è una discussione che appare solo tecnica. Di fatto siamo a tassi zero. Del resto, come può essere diversamente: il conto della crisi finanziaria aumenta ogni giorno. Per l'Fmi il costo in termini di svalutazioni di asset globali sarà di ben 4mila miliardi di dollari entro il 2010. Di cui 2.700 su asset americani. E alla Fed di Ben Bernanke non resta che continuare ad aumentare il passivo.

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il grande bluff della lotta al protezionismo (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 23 - Economia Global market Il grande bluff della lotta al protezionismo Il 2009 rappresenta uno stress test per l´euro perché la moneta unica conosce la prima recessione della storia. Ma sta tenendo, mentre molti pensavano si sgretolasse alla prima difficoltà Il bluff è stato chiamato subito. Tre settimane dopo aver solennemente proclamato, al summit londinese del G20, il loro secco rifiuto del protezionismo, nove dei venti paesi firmatari della dichiarazione hanno preso o stanno per prendere "misure che restringono il commercio ai danni di altri paesi". La denuncia viene da Robert Zoellick, il presidente della World Bank, una delle due organizzazioni (l´altra è il Wto) a cui lo stesso G20 aveva chiesto, a Londra, di monitorare la situazione. Zoellick lo ha fatto e fra i reprobi ci sono tutti i cinque Grandi dell´Occidente: Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia. Gli altri sono Brasile, Argentina, Russia e India. Solo quattro paesi del G20 hanno ridotto le restrizioni al commercio. Zoellick riconosce che le 23 misure restrittive identificate dalla World Bank sono per lo più provvedimenti antidumping che non contravvengono alle regole del Wto, ma il loro effetto va comunque in direzione di una restrizione dei flussi commerciali. Maurizio Ricci

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E la Marcegaglia sfida il collega Keitel (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 25/04/2009 - pag: 2 Botta e risposta E la Marcegaglia sfida il collega Keitel DAL NOSTRO INVIATO SANTA MARGHERITA DI PULA (Cagliari) L'affare Fiat-Chrysler-Opel piomba sul G8 degli imprenditori. Le dichiarazioni del commissario europeo all'Industria Guenter Verheugen fanno discutere i responsabili delle «confindustrie» mondiali e danno vita a uno scambio di battute tra Emma Marcegaglia che considera l'uscita del commissario un «atteggiamento grave che distrugge l'Europa» e il presidente degli industriali tedeschi Hans Peter Keitel che sostanzialmente lo giustifica. Nella conferenza stampa finale a Keitel viene chiesto come giudica l'intervento di Verheugen. «Conosco benissimo Sergio Marchionne afferma e nessuno in Germania è contrario all'operazione Fiat-Opel, ma occorrono procedure appropriate, ci vuole un interesse serio e si deve gestire questa operazione non in pubblico, davanti a tutti, se c'è un elemento propagandistico non ci aiuta». Keitel non risponde ai dubbi di Verheugen sull'indebitamento Fiat con un escamotage legato alla sua scarsa conoscenza dell'italiano (le agenzie gliele avrebbero fatte vedere nella nostra lingua, ndr) e la Marcegaglia lo riprende subito: «Se vuoi te le traduco io in inglese o in tedesco». Il leader di Confindustria entra poi direttamente nel merito. «Se quanto riportato dalle agenzie è corretto spiega l'atteggiamento del commissario è grave, in un certo senso distrugge l'Europa». «Non riesco a capire come possa esprimere un parere pesantemente negativo su una azienda, sia la Fiat o altro continua è uno di quei casi dove alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono aziende del proprio Paese». Per il presidente delle Camere di commercio Usa Thomas Donohue «l'acquisizione della Chrysler sembra un affare per la Fiat, anche se non sono sicuro che questa operazione possa funzionare negli Stati Uniti se il Lingotto non si assume parte del debito dell'azienda di Detroit». Il summit degli imprenditori internazionali si è concluso con un documento comune che è stato consegnato personalmente dalla Marcegaglia a Berlusconi. La richiesta è di rivedere le regole di Basilea2 e dicono no a una nuova Bretton Woods ma una migliore e buona regolamentazione. Sì, dunque a un nuovo legal standard senza azzerare completamente le regole. Roberto Bagnoli Emma Marcegaglia Hans Peter Keitel

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La crisi mondiale rallenta Tremonti: è ancora Quaresima (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 25/04/2009 - pag: 5 La crisi mondiale rallenta Tremonti: è ancora Quaresima Il rapporto Draghi sulla finanza. Volano le Borse DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON La crisi «ha rallentato il passo» e «stanno emergendo segnali di stabilizzazione »: i ministri dell'Economia e delle Finanze coi governatori delle banche centrali dei Sette paesi più ricchi del mondo hanno deciso di mandare un messaggio positivo ai mercati. Anche se il comunicato finale del G7 finanziario, che si è svolto ieri a Washington, ha continuato a rimarcare le difficoltà dell'attuale fase di recessione. «La crisi è crisi» ha spiegato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, per il quale però l'ipotesi di una Apocalisse, formulata sempre dal G7 nell'ottobre scorso, non c'è più. «Non siamo però ancora a Pasqua. Dobbiamo superare la Quaresima » ha aggiunto precisando con altre parole che «la velocità di caduta dell'economia sta progressivamente rallentando e ci sono anche alcuni segnali positivi ». Molto dipenderà dalle politiche dei governi e dalla loro capacità di stabilizzare i mercati finanziari. E su questo terreno ieri, al G7 è stato il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi nella sua veste di presidente del Financial Stability Board a illustrare le linee tecniche di percorso. «Ci sono segnali di stabilizzazione» sui mercati finanziari, «la volatilità dei mercati è diminuita e gli spread sono tornati ai livelli di prima del fallimento della Lehman», ha detto il governatore confermando che «la velocità del deterioramento dell'economia sta rallentando ». In ogni caso ha aggiunto, «per lavoro non faccio profezie ma analizzo i fatti». L'importante per uscire dalla crisi secondo Draghi è che riparta il credito, cosa che richiede in via prioritaria la trasparenza e la pulizia dei bilanci delle banche. Solo così si potrà spezzare «il circolo vizioso» tra crisi finanziaria e dell'economia reale. In serata è intervenuto anche il commissario europeo, Joaquin Almunia, che ha parlato per la Ue a breve di «iniziative abbastanza simili a quelle prese dagli Usa». A Washington è dunque prevalsa la volontà di dare un segnale positivo rispetto a quella di mettere l'accento sulla pesantezza, che permane, della congiuntura. Così come ha fatto nei giorni scorsi, con le sue analisi e le sue previsioni, l'Fmi. Nelle ultime settimane «ci sono stati segni incoraggianti» ha osservato il segretario al Tesoro Usa, Tim Geithner ed anche il cancelliere dello Scacchiere, Alistair Darling ha detto che «ci sono motivi per essere fiduciosi». La ripresa, per il G7, potrebbe arrivare «alla fine di quest' anno», anche se «le prospettive » «restano deboli» e «persistono rischi al ribasso». Per questo i Sette continuano a schierarsi «contro il protezionismo ». «Faremo tutti i passi necessari per assicurare la solidità delle istituzioni di importanza sistemica» affermano i Grandi assicurando «l'estensione della regolamentazione e della supervisione a tutte le istituzioni, mercati e strumenti di importanza sistemica» compresi quindi gli Hedge Funds. Senza contare che «sarà affrontato il problema degli asset tossici» nelle banche. In sintonia con i segnali positivi del G7, ieri le Borse hanno chiuso tutte col segno positivo. Così Wall Street, influenzata positivamente dai dati di alcune società, ha registrato un progresso dell'1,5% mentre in Europa le piazze di Londra e Francoforte hanno chiuso rispettivamente con guadagni pari rispettivamente al 3,43% e al 3%. Milano ha messo a segno un vantaggio del 2,79%. E per quel che riguarda l'Italia ieri Tremonti si è soffermato sulla salita del debito messa in rilievo dal Fmi. «Non dipende da azioni politiche sbagliate ma è la semplice conseguenza dell'abbattimento del Pil. Tanto che per i mercati è stato indifferente» ha detto il ministro. Stefania Tamburello La crisi Il governatore di Bankitalia Mario Draghi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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G-7: la recessione rallenta il passo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 3 autore: G-7: la recessione rallenta il passo I sette Grandi vedono segni di stabilizzazione e una ripresa a fine 2009 Alessandro Merli Mario Platero WASHINGTON. Dai nostri inviati La morsa della recessione sull'economia mondiale dà qualche segno di allentarsi, hanno osservato ieri con qualche sollievo i ministri finanziari e i governatori riuniti a Washington, prima a sette, nel vecchio club dei grandi Paesi industriali che sta diventando rapidamente obsoleto, e poi a venti, con la partecipazione delle principali economie emergenti. «Dati recenti –ha detto nel suo comunicato il G-7 – suggeriscono che il ritmo del declino delle nostre economie ha rallentato e stanno emergendo alcuni segni di stabilizzazione». Il G-7 vede la ripresa a fine 2009, anche se lo scenario resta «debole» e con molti rischi. Il padrone di casa, il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner, ha definito quella attuale «una severa caduta dell'economia globale.Senza sottostimare le sfide ancora davanti a noi, ci sono segnali che indicano come il ritmo di deterioramento dell'attività economica e dei flussi commerciali è diminuito. Le condizioni finanziarie in alcuni mercati hanno mostrato modesti miglioramenti e ci sono segnali che il settore immobiliare americano sta cominciando a stabilizzarsi ». I barlumi di speranza indicati nei giorni scorsi anche dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, trovano posto nel comunicato del G-7, e ministri e governatori ribadiscono l'impegno a perseguire le politiche monetarie, fiscali e finanziarie necessarie per «rilanciare crescita e occupazione». Nei giorni scorsi, il Fondo monetario, il cui direttore Dominique Strauss-Kahn ha presentato il suo quadro dell'economia mondiale nelle due sessioni, quella pomeridiana del G-7 e quella serale del G-20, aveva previsto una contrazione dell'1,3%del prodotto interno lordo globale, la prima da sessant'anni, e offerto una valutazione più pessimista di quella emersa dalle riunioni ministeriali. E ieri il responsabile del dipartimento europeo, Marek Belka, ha ripetuto che il Vecchio continente resta in «profonda recessione », con una preoccupazione particolare per le economie dell'Europa centrale e orientale. Proprio dall'Europa, tuttavia, sono venute in giornata alcune indicazioni confortanti, dal dato di questo mese dell'indagine Ifo in Germania all'indice Eurocoin, elaborato da Banca d'Italia e dal Centre for Economic Policy Research, che segnala in aprile per l'area dell'euro, pur restando in territorio negativo, il primo rimbalzo dal giugno 2008. Il G-7 ha riconosciuto che una ripresa duratura passa dalla pulizia dei bilanci bancari. «Il problema principale è riparare il sistema finanziario, rimettere a posto le banche», ha detto il ministro delle Finanze canadese, Jim Flaherty. Nei giorni scorsi l'Fmi ha parlato di perdite potenziali complessive, per il sistema finanziario, di 4.100 miliardi di dollari. Su questo non tutti sono ottimisti. «Ci sono stati minori progressi, da gennaio, di quelli che era le-cito aspettarsi », ha detto il governatore della Banca del Canada, Mark Carney. La ripresa passa anche da un'inversione del collasso del commercio mondiale e per questo ministri e governatori hanno ripetuto l'impegno ad attivare linee di credito per 250 miliardi di dollari e ad astenersi dal protezionismo, impegno ampiamente disatteso anche nelle ultime settimane. «Nove dei Paesi del G-20ha detto il presidente della Banca mondiale, Robert Zoellick hanno adottato misure restrittive del commercio dal vertice di Londra del 2 aprile». Si tratta di Argentina, Brasile, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, India, Russia, Stati Uniti. Nel G-20 (che ha scelto di non fare un comunicato), sono state esaminate anche le ripercussioni sul resto del mondo della crisi che si è originata nelle economie avanzate. Il summit di Londra ha deciso di triplicare, a 750 miliardi di dollari, le risorse a disposizione dell'Fmi per assistere i Paesi in difficoltà, ma molti dettagli restano da definire. Fra questi il contributo della Cina, che ieri ha fatto capire ancora una volta che intende assumere un ruolo centrale nel sistema delle relazioni economiche e finanziario internazionale con l'annuncio dell'acquisto di 450 tonnellate di oro. Sui cinesi si è allentata la pressione per la rivalutazione dello yuan, circostanza riconosciuta al precedente incontro e ribadita ieri. Preoccupano invece le pesanti conseguenze sui Paesi più poveri. Fondo monetario e Banca mondiale hanno dovuto constatare che la crisi finanziaria si è trasformata ormai in un'emergenza umanitaria: nel solo 2009, 90 milioni di persone verranno spinte al di sotto della soglia di povertà estrema, vivono cioè con meno di 1,25 dollari al giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIORITà ALLA FINANZA Preoccupa la situazione dell'Europa dell'Est Una crescita duratura si avrà solo mettendo ordine nei bilanci delle banche Al vertice. Il presidente Fed Bernanke (secondo da sinistra) e, dietro di lui, il ministro del Tesoro Usa Geithner REUTERS

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Tremonti: finita la paura, ora Quaresima (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 3 autore: Tremonti: finita la paura, ora Quaresima Rossella Bocciarelli WASHINGTON. Dal nostro inviato «Finita la fase dell'Apocalisse non è subito Pasqua: c'è di mezzo una Quaresima». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo aver incontrato ieri mattina il suo collega canadese Jim Flaherty e dopo aver condiviso il giudizio molto favorevole sulle prospettive dell'accordo Fiat- Chrysler, a poche ore dall'inizio del vertice dei ministri finanziari del G-7-G-20, si è mostrato cauto sui tempi e i modi della ripresa economica mondiale. Ma ha anche segnalato con chiarezza che l'intensità della crisi che ha colpito duramente tutti i Paesi industrializzati è in via di attenuazione. Certo, la durata della Quaresima economica non è ancora possibile conoscerla: «Quanto lunga e in che termini dipende da tanti fattori che ormai agiscono sul piano globale. E quindi dai Governi del mondo, dai sentimenti dei popoli del mondo e dalle loro paure e speranze. Dipende da noi ». Tremonti sottolinea che il punto di svolta della fine dell'Apocalisse finanziaria ha una collocazione precisa: il vertice del Fondo monetario dello scorso ottobre. «L'ultima volta che sono stato qui a Washington –ricorda –il messaggio era l'incubo: non garantiamo che lunedì i mercati riaprano. La prospettiva era il meltdown. Poi, sono scesi in campo i Governi». Le scelte dei Governi, il vertice di Parigi, il ruolo fondamentale giocato da Sarkozy e Berlusconi hanno permesso il ritorno della fiducia. «Ed è sulla fiducia – ha osservato Tremonti – che si può gestire anche una crisi lunga e difficile come quella attuale..». I Governi, torna a ricordare il ministro, hanno continuato a stare in campo: «Da soli nazionalmente, in Europa collegialmente e, alla fine, nei due G-20 collettivamente». Anche il messaggio del G-7 di oggi, aggiunge, offrirà una conferma che la velocità di caduta dell'economia internazionale sta rallentando e che emergono anche segni positivi. A chi gli chiede se si registri preoccupazione per il veloce aumento del debito pubblico che sta colpendo vari Paesi, tra i quali il nostro, per il quale il Fmi "vede" un livello pari al 121% del prodotto nel 2010, il ministro risponde che non a caso la reazione dei mercati finanziari alla pubblicazione di queste cifre è stata pari a zero: «I mercati hanno capito che questo aumento non dipende dalle politiche dei Governi, ma si tratta di una reazione lineare al fatto che c'è in corso una riduzione del Pil». Tremonti si sofferma quindi sulle previsioni che si sono susseguite in questi mesi: «Oggi - afferma ironico - devo incontrare molte persone: il signor capitalismo, il signor mercato, il signor mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute di questi signori. Lo stato di salute viene fuori dai numeri, come è per la febbre con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci diranno nei palazzi, sono le persone. I numeri sono un modo per agire, ma non sono un fine. I numeri sono necessari, ma soprattutto è essenziale la vita delle persone, come indica il caso dell'Abruzzo e del decreto del Governo ». Ogni previsione va presa con la necessaria cautela. «Chi dà i numeri», sostiene Tremonti, «o lo fa per mestiere, come il Fondo monetario internazionale, e allora è il suo dovere, o lo fa per convinzione e allora è meglio suggerirgli un lungo periodo di riposo». Tremonti è però sicuro che il peggio sia passato. Dalle riunioni di questi giorni, conclude, «penso di avere, anche per i contatti avuti ieri come con il ministro Usa Geithner, confermata la nostra visione di base: è finita la fase della potenziale Apocalisse, l'incubo degli incubi ». Infine, una notazione sul "peso" economico dell'Italia: «è bene ricordare che il Pil italiano è come quello del Brasile e dell'India messo insieme. Però noi siamo 60 milioni e loro sono più di un miliardo. Certo, il Pil cinese è maggiore di quello italiano del 20%. Ma anche in questo caso noi siamo 60 milioni e loro sono un miliardo e mezzo». © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCENARIO Passata l'Apolicasse, ma non è ancora Pasqua Per il ministro fondamentali le iniziative dei Governi che hanno ridato fiducia

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Marcegaglia: un atto grave (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 5 autore: Il presidente di Confindustria: «Così si distrugge l'Europa» Marcegaglia: un atto grave Nicoletta Picchio SANTA MARGHERITA DI PULA. Dal nostro inviato Il caso Fiat è piombato sul tavolo della riunione delle Confindustrie del G-8: due giorni di dibattito in cui tutti hanno detto «no» al protezionismo. Con la preoccupazione, condivisa, di far seguire i fatti alle dichiarazioni. Ed è forse proprio per questo che le dure parole del commissario europeo all'Industria Gunter Verheugen, tedesco, contro l'operazione Fiat-Opel hanno creato imbarazzo e irritazione: troppo indebitata, ha detto il commissario, non ha i soldi, è un'azienda concorrente. «è proprio il caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese», ha commentato da Santa Margherita di Pula Emma Marcegaglia, nella conferenza stampa conclusiva del G- 8 Business. Ancora più pesante il fatto che ad intervenire sia stato un Commissario europeo all'Industria: «Se quanto riportato corrisponde alle parole di Verheugen è un atteggiamento grave che distrugge l'Europa: non riesco a capire come un commissario europeo possa esprimere scetticismo su un'operazione portata avanti da un gruppo privato, quale esso sia, con un giudizio negativo su uno dei potenziali acquisitori », ha insistito la presidente di Confindustria. Il presidente della Confindustria tedesca, Hans-Peter Keitel, si sente chiamato in causa. Precisa subito, sia al microfono sia informalmente, di non condividere la posizione del Commissario europeo. «In Germania si può venire, nessuno è contrario all'operazione e all'interesse di un'azienda concorrente. Purchè abbia intenzioni serie». E qui arriva un implicito rimprovero al Lingotto: «Sono un grande amico di Marchionne – ha detto –ma le trattative devono restare riservate, senza avere eco sulle pagine dei giornali. Parlarne in pubblico, se c'è solo propaganda, non aiuta. Ho letto, qui in Italia, dell'interesse della Fiat per Chrysler e per Opel: se queste voci girano può essere difficile arrivare ad un accordo. Bisogna essere cauti, Opel è un'azienda dove lavorano 27mila persone». © RIPRODUZIONE RISERVATA apagina17 Il vertice del G-8 Business di Cagliari IL VERTICE G-8 BUSINESS Il caso è esploso nel pieno del meeting di Santa Margherita di Pula: il leader degli industriali tedeschi prende le distanze Al G-8 imprese. Emma Marcegaglia con Silvio Berlusconi FRANCESCHIN

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Dice solo Verboten (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 5 autore: DALLA PRIMA Dice solo Verboten Temono infatti che l'integrazione comporti la chiusura di impianti in Germania e la conseguente perdita di posti di lavoro. Per questo si sono schierati a favore di un altro potenziale acquirente come la canadese Magna. O comunque di compratori che non siano diretti concorrenti della Opel. Ma se è normale che i sindacati puntino sulla soluzione potenzialmente meno dolorosa in termini di costi sociali, non è normale che il "ministro dell'Industria" della Ue in carica esprima un pregiudiziale "Verboten" e faccia la sua personale lista di proscrizione. Mettendo all'indice un gruppo europeo che sta cercando di realizzare un progetto vitale, oltre che per il suo futuro, per l'intera industria automobilistica. Le parole di Verheugen suonano stonate, tanto più dopo tutti gli impegni presi (anche dai tedeschi) contro il protezionismo. E le bacchettate, una volta tanto bipartisan, che sono arrivate al commissario dall'Italia sono meritatissime. Orazio Carabini

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Ripartire dall'impegno globale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-25 - pag: 12 autore: Ripartire dall'impegno globale di Timothy Geithner u Continua da pagina 1 P er prima cosa, le nazioni del G-20 devono dar seguito agli impegni assunti, mettendo in pratica le misure fiscali, monetarie e finanziarie necessarie per far ripartire la crescita. Qui negli Stati Uniti abbiamo approvato il programma di rilancio dell'economia di più ampio respiro di tutto il dopoguerra. Ci stiamo muovendo con decisione per stabilizzare e riparare il nostro sistema finanziario e per ripristinare i flussi di credito da cui imprese e consumatori dipendono. Anche la maggior parte degli altri Paesi ha messo in moto misure analoghe. La risposta collettiva del G-20 per il 2008-2010 è stimata dal Fondo monetario internazionale in 5mila miliardi di dollari. Stiamo agendo per limitare gli effetti degli sconvolgimenti dei mercati finanziari sul finanziamento degli scambi globali in beni e servizi. Il nostro compito adesso è di assicurare l'implementazione effettiva di questi programmi e contenere l'arretramento della crescita. L'Fmi deve impegnarsi per obbligarci a tener fede alle nostre buone intenzioni. In secondo luogo, un Fmi più forte e reattivo gioca un ruolo centrale nella strategia che abbiamo concordato per stimolare la ripresa. L'obiettivo non è soltanto quello di mitigare gli effetti della recessione globale e del prosciugamento dei flussi internazionali di capitale, ma anche quello di supportare una crescita robusta. Questo fine settimana faremo dei passi avanti su quegli elementi del pacchetto di misure che sono state concordate a Londra maggiormente legate all'Fmi. L'obiettivo di mettere in campo 250 miliardi di dollari di risorse finanziarie immediate, addizionali e temporanee per sostenere le attività di prestito dell'Fmi è sostanzialmente completato. Siamo anche a buon punto per quanto riguarda l'obiettivo di una rimodulazione dei Nab (New arrangements to borrow - Nuovi accordi per i prestiti) e di un'espansione di questo meccanismo finanziario fino a 500 miliardi di dollari, incorporando nei Nab i 250 miliardi di finanziamenti immediati. La disponibilità effettiva e potenziale di risorse di queste proporzioni presso l'Fmi ha incoraggiato il Messico, la Polonia e la Colombia a presentare al Fondo richieste di assistenza finanziaria precauzionale, sfruttando il meccanismo della Flexible credit line, per quasi 80 miliardi di dollari. Questi finanziamenti consentiranno di rafforzare la fiducia all'interno di questi Paesi e inoltre rappresenteranno una polizza assicurativa contro ulteriori indebolimenti dell'economia globale. Oltre a questo, l'Fmi ha compiuto i primi passi verso l'implementazione dell'accordo di Londra a sostegno dello stanziamento generale di 250 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo. Cento miliardi di questi fondi andrebbero alle economie dei Paesi emergenti e dei Paesi in via di sviluppo per aiutarli a rispettare, come necessario, i loro obblighi valutari. Il presidente Barack Obama la scorsa settimana ha scritto ai leader del Congresso per chiedere il loro appoggio a un'azione spedita degli Stati Uniti su questi provvedimenti, sottolineando la loro fondamentale importanza ai fini di un ripristino dello stato di salute dell'economia globale, e di conseguenza della nostra economia. In terzo luogo, la riunione del G-20 di Londra ha trasformato il quadro generale della cooperazione economica e finanziaria mondiale. Oltre alle misure per rafforzare l'economia globale e sostenere le istituzioni finanziarie internazionali, i leader hanno concordato di assegnare al Forum per la stabilità finanziaria, ribattezzato Comitato per la stabilità finanziaria (Fsb) e allargato a tutte le nazioni del G-20, maggiori responsabilità per la stabilità del sistema finanziario internazionale. Noi, Governo americano, stiamo dando il via a una riforma a 360 gradi del nostro sistema di regolamentazione finanziaria, nel quadro di uno sforzo deciso per avviare una corsa al rialzo dei parametri di regolamentazione e supervisione. Ma perché questo sforzo possa avere pieno successo servono iniziative parallele a questa negli altri sistemi finanziari. L'Fsb giocherà un ruolo decisivo in questa cooperazione internazionale. (Traduzione di Fabio Galimberti) OBIETTIVI RIGOROSI Decisiva la realizzazione dei programmi assunti al summit di Londra per far ripartire la crescita economica

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Respinto il protezionismo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: Il summit di Cagliari. Marcegaglia: non serve un'altra Bretton Woods - Resta alta l'attenzione sul credito «Respinto il protezionismo» Berlusconi sulla crisi: manifatturiero forte, meglio di altri Paesi Nicoletta Picchio CAGLIARI. Dal nostro inviato L'imperativo è il no al protezionismo: commercio libero e investimenti senza confini sono necessari per riprendere la crescita, evitando che gli impegni politici presi dai Governi vengano aggirati. Bene sarebbe chiudere i negoziati del Doha Round entro il 2009. Ma non ba-sta: la crisi finanziaria non è finita, esiste ancora una condizione di credit crunch e per fronteggiarla le imprese chiedono di rivedere Basilea 2: «Ha un effetto prociclico, invece serve una maggiore flessibilità». Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, parla sintetizzando il pensiero degli altri numeri uno delle associazioni imprenditoriali europee, arrivati in Italia per il G-8 Business. Clima, crisi, protezionismo: sono i capitoli della dichiarazione congiunta firmata ieri e consegnata a cena al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, perché ne tenga conto nel G-8 di luglio. E sulla congiuntura è tornato a parlare sempre ieri Berlusconi: «Sono convinto che l'Italia sia messa meglio di altri Paesi perché abbiamo un'impresa manifatturiera forte e famiglie che risparmiano ». Ma non basta fronteggiare l'emergenza: bisogna guardare avanti per evitare altre crisi. E l'indicazione del G-8 delle imprese è su una maggiore trasparenza dei mercati finanziari ma senza un aumento delle regole che potrebbe ingessare il sistema e senza rivoluzioni. «Non serve una nuova Bretton Woods, non bisogna ricominciare daccapo nella definizione delle regole. C'è bisogno di una maggiore cooperazione e trasparenza, specie nei settori non regolati », ha detto la Marcegaglia. Guardando al futuro, può essere la green economy uno dei driver della crescita. La sfida ambientale ha tenuto banco nei due giorni di lavori (è stato l'argomento più controverso). Tutte le associazioni industriali del G-8 Business si sono impegnate a ridurre le emissioni di Co2. Un risultato non scontato che non era stato raggiunto nelle precedenti due riunioni (la prima è avvenuta nel 2007, a Berlino). «L'industria crede nel cambiamento, l'impegno sul clima può essere una nuova frontiera per lo sviluppo», ha spiegato la Marcegaglia. La strada percorribile per la riduzione di anidride carbonica è il carbon trade, ma su come realizzarlo bisognerà ancora discutere. L'obiettivo è arrivare a un accordo per il vertice sul clima di Copenhagen, a fine anno. Tutti sanno che è difficile. «Ma se fallisse sarebbe un disastro», ha commentato Laurence Parisot, presidente della Confindustria francese. Occorrono incentivi al risparmio energetico e all'innovazione tecnologica, coinvolgendo tutti i settori «compresi trasporti ed edilizia », ha sottolineato la Marcegaglia. Una spinta alla crescita che arriva lentamente. «C'è qualche debole segnale di miglioramento, il nostro Centro studi indica che dalla seconda metà 2009 qualcosa si muove». Ma la presidente di Confindustria evita di parlare di ripresa: «Siamo sempre nell'ambito di un anno in cui perderemo tra il 3,4 e il 4% del Pil». Dei tempi della crisi si è parlato nel G-8: c'è molta incertezza, ha riferito la Marcegaglia. Oltre alla preoccupazione dell'alto debito pubblico raggiunto nei vari Stati. Bisogna pensare a interventi strutturali di riduzione di spesa. Come bisogna individuare una «exit strategy» nei casi di intervento pubblico, a partire dalle banche. Nella convinzione che solo dal mercato può arrivare lo sviluppo. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOCUMENTO FINALE Consegnata la Dichiarazione congiunta delle industrie Il premier: «Per il G8 di luglio ascolteremo con attenzione la voce degli imprenditori»

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Doha Round entro l'anno (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: INTERVISTA Ernest-Antoine Seillière Presidente Business Europe Doha Round entro l'anno Franco Vergnano CAGLIARI. Dal nostro inviato Il barone Ernest-Antoine Seillière, presidente della francese Wendel, è oggi il leader di Business Europe (la Confindustria Ue), dopo aver guidato gli imprenditori francesi del Medef dal 1997 al 2005. Alto, con le spalle larghe e una corporatura massiccia, il barone porta molto bene i suoi 72 anni e parla con voce bassa accompagnata da un tono rassicurante quanto assertivo. In una pausa dei lavori a porte chiuse del G8 di Forte Village a Santa Margherita di Pula, Seillière accetta di spiegare i dettagli (e alcuni retroscena) sui lavori, compresa la mancanza di alcuni Paesi chiave come Brasile, India e Cina. Presidente Seillière, sono emerse posizioni articolate all'interno dei lavori del G8 Business summit? C'è stata una grande unità d'intenti.Certo,anche sfumature diverse, ma nessuna tensione o posizioni inconciliabili. Lei si esprime in maniera molto diplomatica... Le assicuro che è la verità. In primo luogo tutti sono stati d'accordonell'apportare solo piccole limature al testo inizialmente presentato, frutto dei lavori preparatori e della pazienza degli sherpa. In secondo luogo è stato sottolineato come sia positivo il fatto che il mondo industriale risponda in maniera corale alla crisi. Ormai, dopo Berlino, Tokio e il summit straordinario di Parigi è la quarta volta in tre anni che ci riuniamo. D'accordo. Ma ci saranno pure state articolazioni differenti, da parte dei singoli Stati, visti gli interessi in gioco. Sui termini generali del documento c'è l'unanimità. Qualche differenziazione è emersa nelle singole politiche, ma si tratta più di sfumature, spesso anche temporali per la diversa velocità delle singole economie, che di vere contrapposizioni. Per esempio, sono tutti d'accordo sul fatto che il G8 rappresenti il cuore del G20 per i numeri che rappresenta. Qualcuno però, commentando le previsioni dell' Fmi, ha ricordato come mancassero al dibattito proprio le voci dei sistemi produttivi che sembrano sentire meno di altri la crisi. Nel senso che alcuni Paesi, pur avendo rallentato lo sviluppo, continuano a crescere. Tra questi possiamo citare l'India, la Cina e anche il Brasile che ha frenato meno di altri. Quali sono stati i punti di maggior dialettica? C'è l'impegno di tutti per concludere i negoziati commerciali sul Doha Round entro l'anno e nel lottare contro il riemergere del protezionismo. Uno dei tre delegati Usa, Thomas Donohue, si è detto contrario allo slogan di Obama sul «Buy American ». Qualche differenziazione è emersa anche sull'energia e, soprattutto, sul clima, specie sugli aspetti metodologici. Ognuno ha illustrato le sue legittime strategie. La Russia, per esempio, preferirebbe tenersi le mani più libere. Il Giappone vorrebbe evitare di entrare nei dettagli delle emissioni. La posizione degli Usa su Kyoto la conosciamo tutti. I Paesi più rigorosi, e avanzati, su questo versante sono quelli europei che hanno preso impegni precisi, e ambiziosi, da tempo. Intende dire che sul clima sono tutti preoccupati, ma solo a parole, per paura di danneggiare le singole industrie? è più difficile trovare su questo tema una posizione comune a livello mondiale che possa essere applicabile a tutti e che venga implementata con la medesima velocità in ogni Paese. «Questo è un elemento di unione, nonostante le differenze di posizione tra i vari Paesi» BLOOMBERG Ernest-Antoine Seillière

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I mercati restino aperti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: INTERVISTA William Parrett Presidente Council for international business I mercati restino aperti CAGLIARI. Dal nostro inviato Negli Stati Uniti serpeggia la voglia di protezionismo, sintetizzata dal «Buy American». Ne parliamo con William Parrett (orgoglioso di avere una madre italiana), 63 anni ben portati su un fisico robusto, una carriera nelle società di revisione, oggi presidente del Council for international business Usa che rappresenta oltre 300 grandi multinazionali. Parrett non ha difficoltà ad ammettere questo "vizietto Usa" che, quasi come un fenomeno carsico, emerge periodicamente, a cominciare dall'acciaio e allargandosi anche ad altri prodotti che toccano da vicino il nostro Paese, dalla pasta alle conserve alimentari fino all'ultima mossa sull'acqua minerale. Presidente Parrett, la crisi è destinata a scatenare rigurgiti protezionisti? Ci sono pressioni protezioniste che emergono in molti Paesi, sia sviluppati sia emergenti. Si tratta soprattutto del risultato della perdita di posti di lavoro innescata dalla recessione. Siamo però tutti consapevoli che ricercare soluzioni protezioniste a problemi globali sarebbe un autogol. Il G20 di Londra mi sembra sia stato chiaro su questo punto, almeno in teoria. Siamo infatti molto soddisfatti delle decisioni del summit londinese del 2 aprile. Che fa seguito all'impegno preso a Washington in novembre. Siamo decisamente liberisti e quindi abbiamo condiviso e apprezzato quelle parti del documento che condannano il protezionismo. Secondo lei, la presidenza Obama, ha accentuato le spinte protezioniste? è da circa un anno che la pressione su questo tema aumenta. Nel Congresso Usa circolano molto idee che possono essere un freno al flusso del commercio e degli investimenti. Qualche esempio? Le posso citare il «Buy American provisions», ma anche la questione dei «Mexican trucking" (in effetti ho sentito che anche da voi ci sono analoghe proteste di operatori contro i trasportatori dell'Est Europa). Noi però crediamo che Obama farà del suo meglio per mantenere la tradizionale apertura Usa all'interscambio, anche se potrebbero esserci problemi al Congresso, dove le lobby sono forti. Siamo fiduciosi. Ci può dettagliare qual è stata la posizione dell'industria Usa in questo summit? Noi, insieme alla Camera di commercio Usa e alla Business Roundtable, siamo assolutamente allineati a lavorare per tenere aperti i mercati e gli investimenti e per preparare una positiva conclusione della conferenza di Copenhagen sul clima, un altro dei temi caldi dove i Paesi possono avere posizioni differenziate. Come vede le relazioni economiche tra gli Stati Uniti e l'Europa? Sono molto sane. I governi si incontrano spesso per risolvere i problemi che emergono e per spianare la strada a un approccio unificato e positivo a largo spettro. Naturalmente qualche volta ci sono punti di vista diversi, ma si cerca sempre di appianare i problemi. Sul versante commerciale abbiamo il «Transatlantic business dialogue » che ha dato prova di essere un utile strumento per coordinare le posizioni delle nostre "business community" e di trasmettere questa visione ai rispettivi governi. F.V. «Il G20 di Londra ha ribadito la necessità del liberismo anche in tempi di recessione» BLOOMBERG William Parrett

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In autunno un nuovo fair value (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-25 - pag: 25 autore: Contabilità. Il board di Londra ha precisato i tempi di intervento sullo Ias 39 In autunno un nuovo «fair value» Enzo Rocca Con una decisione auspicata da molti, lo Iasb ha ieri divulgato un dettagliato piano d'azione per sostituire lo Ias 39 ( Financial Instruments: Recognition and Measurement), ossia il principio contabile più controverso tra quelli adottati dalle imprese quotate europee, che include anche il contestato criterio del fair value. L'intervento, che si prospetta di ampia portata, dovrebbe concludersi rapidamente, perché il documento de-finitivo, da sottoporre a consultazione pubblica, dovrebbe essere rilasciato entro ottobre. Le novità, quindi, potrebbero avere efficacia sui bilanci di fine anno, se le nuove regole verranno omologate rapidamente dalla Commissione europea e non implicheranno pesanti impatti procedurali. Dopo il limitato intervento dello scorso anno, che ha consentito la riclassificazione di taluni strumenti finanziari, si avrà quindi un ulteriore, forse definitivo, cambiamento ai criteri contabili della finanza. La sostituzione dello Ias 39 Il progetto dello Iasb risponde alle raccomandazioni del G20 emanate a Londra il 2 aprile. In quella sede, quale contributo alla risoluzione della crisi finanziaria, è stato chiesto agli standard setter internazionali di ridurre la complessità delle norme contabili degli strumenti finanziari. Si prevede il coinvolgimento del Fasb statunitense ( Financial Accounting Standards Board) e l'utilizzo delle raccomandazioni che verranno formulate (entro luglio) dal gruppo consultivo sulla crisi finanziaria (Fcag, Financial Crisis Advisory Group). Lo Iasb, inoltre, si è impegnato a coinvolgere, con molteplici modalità, tutte le parti interessate, incluso il Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria. L'obiettivo è emanare criteri contabili globalmente accettati. L'intervento sullo Ias 39 è a 360 gradi. Verranno, innanzitutto, rivisti i metodi di valutazione degli strumenti finanziari. Con particolare attenzione alla determinazione delle perdite attese ( expected loss), alle svalutazioni degli attivi ( impairment) e all'utilizzo del tasso di interesse effettivo da applicare al criterio del «costo ammortizzato». Questioni emerse come rilevanti a seguito della crisi finanziaria, anche per il loro supposto effetto di «prociclicità». Sotto osservazione sono anche i criteri di classificazione e riclassificazione dei portafogli finanziari, l'applicazione del fair value e il trattamento dei contratti derivati ( inclusi quelli «incorporati »). Su questi argomenti potrebbero esserci importanti novità, per raggiungere l'auspicata semplificazione delle regole contabili. Verrà rivista, infine, l'informativa in bilancio. Parere sui documenti Fasb Lo Iasb ha annunciato anche i risultati della consultazione sui documenti del Fasb (emanati il 2 aprile) relativi all'utilizzo del fair value con mercati inattivi e alla svalutazione dell'attivo (impairment). Sull'utilizzo del fair value (Fsp Fas 157-4), lo Iasb ha dichiarato che i principi contenuti nel documento consultivo redatto dai propri esperti ( Measuring and disclosing the fair value of financial instruments in markets that are no longer active) risultano coerenti con quelli enunciati dal Fasb. Non dovrebbero, quindi, determinarsi differenti applicazioni pratiche del criterio del fair value nei mercati finanziari. Per garantire tuttavia piena coerenza tra i diversi standard internazionali, lo Iasb terrà conto delle osservazioni contenute nel Fsp Fas 157-4 nel proprio documento sul fair value, che sarà emanato nel mese di maggio. Sul tema della svalutazione degli attivi (Fsp Fas 115-2 e Fas 124-2, Recognition and Presentation of Other-Than-Temporary Impairments), lo Iasb ha riconosciuto che tra i propri standarde quelli statunitensi sussistono molteplici diversità. In particolare, il meccanismo che avvia l'impairment test e le regole di rilevazione delle riprese di valore. Nei principi dello Iasb manca, inoltre, il concetto di «perdita temporanea ». Per tale ragione, ha escluso di intervenire sui singoli elementi di difformità, preferendo trovare una soluzione strutturata nell'ambito del progetto di revisione dello Ias 39. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ancora pochi istituzionali nei fondi immobiliari italiani (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-25 - pag: 34 autore: Real estate. Convegno a Cagliari organizzato dalla Fimit Ancora pochi «istituzionali» nei fondi immobiliari italiani Animato dibattito al Seminario organizzato da Fimit SGR al Forte Village in Sardegna sui nuovi percorsi e modelli di investimento per gli Investitori istituzionali. Alberto Alesina (Economista dell'Università di Harvard), Dario Scannapieco ( Vice-presidente Banca Europea degli Investimenti), Samy Gattegno (Vicepresidente Confindustria), altri importanti esponenti del mondo previdenziale italiano ed operatori del mondo finanziario hanno fornito scenari e spunti interessanti per l'identificazione di soluzioni da intraprendere nel breve termine. Tutti i relatori si sono trovati d'accordo su un punto: il 2009 sarà un anno difficile, ma alla fine i mercati finanziari si aggiusteranno, più autonomamente che grazie agli interventi pubblici. Per Alesina per affrontare l'attuale congiuntura ci si deve concentrare sui problemi in ordine di priorità assoluta. L'eccessiva attenzione all'ambientalismo ostacola lo sviluppo, le grandi infrastrutture spesso sono faraoniche e, in tal senso, non bisogna sopravvalutare il ruolo della spesa pubblica per infrastrutture e grandi progetti. Altro tema sensibile è il fatto che molti Governi stanno malauguratamente sostituendo il debito privato con il debito pubblico, con l'obiettivo di far ripartire l'economia.Una delle vere priorità di oggi è, invece, risolvere il problema di mezzo milione di precari. Gattegno ha invece lanciato un'idea forte ed innovativa per il sostegno alla media impresa italiana: far investire una piccola parte dell'immenso patrimonio delle Casse Private e dei Fondi Pensione (pari ad oltre 70 miliardi) in equity in grado di supportare il processo di rilancio e sviluppo di società (quotate e quotande), anche ricorrendo ad innovativi strumenti di investimento. L'idea è stata raccolta anche da Dario Scannapieco, che ha fatto uno scenario dell'attività della BEI e delle numerose opportunità di sinergia con gli investitori istituzionali. Sul fronte immobiliare è emerso che gli investitori istituzionaliitaliani preferiscono ancora acquistare i palazzi direttamente, mentre nel resto d'Europa gli investimenti immobiliari dei fondi pensione avvengono per via indiretta (ossia tramite fondi immobiliari): in Italia tale quota ammonta solo al 9%. Brambilla, Presidente del Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale, ha sostenuto il fatto che la previdenza ha necessità di individuare strumenti innovativi e complementari agli attuali sostegni del welfare. Un esempio è il Fondo Senior, fondo immobiliare gestito da Fimit recentemente avviato e destinato a quella parte di popolazione, in continua crescita in Italia, con oltre 65 anni di età. IL QUADRO In Europa gli operatori preferiscono investire nei fondi piuttosto che direttamente nei palazzi: da noi solo il 9% lo fa

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Nomura paga il conto degli asset Lehman (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-25 - pag: 35 autore: Credito. Perdite per 7,2 miliardi $ Nomura paga il conto degli asset Lehman Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Nomura paga il conto della crisi finanziaria internazionale e dei costi di integrazione delle operazioni Lehman Brothers con la peggiore perdita della storia: l'esercizio chiusosi a fine marzo evidenzia un rosso record di 709,4 miliardi di yen (oltre 7,2 miliardi di dollari) a fronte di ricavi netti annuali in calo del 60,3% a 312,6 miliardi di yen. Un bilancio disastroso che chiama in causa la tempistica e le modalità di una acquisizione – quella del business Lehman in Europa e Asia – che finora non ha potuto esprimere risultati in presenza di condizioni depresse di mercato, oltre ad aver creato tensioni all'interno della struttura societaria. Ma se il bilancio sconta oneri per 230 miliardi di yen relativi per lo più all'acquisizione Lehman, altre voci hanno pesato in modo significativo: dalle perdite su trading per 250 miliardi al rosso di importo equivalente legato alle attività di merchant banking e alle svalutazioni di partecipazioni immobiliari. Una performance destinata a mettere sotto pressione il Ceo Kenichi Watanabe per un ulteriore taglio dei costi. Ieri, comunque, la società ha negato di avere in programma altri ridimensionamenti di personale a Londra oltre ai mille già programmati. Tuttavia il direttore finanziario Masafumi Nakada ha sottolineato: «Continueremo ad aggiustare la dimensione del personale agli sviluppi del business». Da ottobre il gruppo ha tagliato 2.100 posti a 25.600 circa. Dopo le recenti maxiricapitalizzazioni che hanno pesato sul titolo in Borsa, Nomura ha dichiarato di non avere al momentoaltri aumenti di capitale in programma e per la prima volta ha rivelato di avere un capital ratio del 18,1% (secondo i parametri di Basilea II) e un Tier-1 dell'11,3%. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PERFORMANCE Il bilancio del gruppo nipponico è appesantito dalle perdite sul trading e dalle esposizioni su Madoff e crisi islandese

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Le scorte d'oro cinesi toccano 1.054 tonnellate (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-25 - pag: 48 autore: Preziosi. Hu Xiaolian, a capo del Safe, conferma un aumento del 76% in 6 anni Le scorte d'oro cinesi toccano 1.054 tonnellate Però la quota nelle riserve valutarie è solo dell'1,6% Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La Cina scavalca la Svizzera e diventa la quinta potenza aurifera mondiale (sesta, se si considera il Fondo Monetario Internazionale). Dal 2003 a oggi, Pechino ha accumulato nei suoi forzieri 454 tonnellate di oro, aumentando così del 76% le proprie riserve. Che ora ammontano complessivamente a 1.054 tonnellate e sono inferiori per consistenza solo a quelle di Stati Uniti (i primi nella classifica), Germania, Francia e Italia. Lo ha reso noto ieri una delle donne più potenti del Paese, Hu Xiaolian, il direttore dello State Administration of Foreign Exchange (Safe),l'Ufficio Cambi cinese. La notizia, che ha spinto leggermente al rialzo le quotazioni dell'oro sui mercati asiatici, è stata subito oggetto di speculazioni. C'è chi ha parlato di«accumulazione segreta» da parte dei tesorieri cinesi. E chi, addirittura, vi ha visto una conferma della volontà politico-strategica di Pechino di diversificare le proprie riserve valutarie, con l'obiettivo di alleggerire le proprie posizioni in dollari. Ma, in realtà, la lievitazione delle riserve aurifere del Dragone sembra uno dei tanti corollari della straordinaria crescita economica e commerciale registrata dal Paese nell'ultimo lustro. Se si considera che nel 2003 le riserve valutarie cinesi erano pari a un quarto di quelle odierne – che sfiorano 2mila miliardi di dollari – non c'è infatti niente di anomalo in un'espansione del 76% del tesoretto aurifero nazionale. Tesoretto che, a conti fatti, nonostante il forte aumento registrato negli ultimi cinque anni, ammonta a una frazione del totale delle riserve valutarie di Pechino: solo l'1,6%, cioè perfino meno rispetto al 2003, quando il suo peso sulla provvista nazionale di valuta "pesante" ammontava a poco più del 2% (a prezzi costanti). C'è poi un altro fattore che conferma la natura fisiologica dell'incremento delle riserve auree cinesi. Come ha spiegato la signora Hu Xiaolian, smentendo chi sostiene che Pechino di recente abbia comprato oro a mani basse sui mercati internazionali, l'aumento dello stock aurifero è avvenuto principalmente tramite acquisti da produttori domestici. In effetti, negli ultimi anni la Cina è diventata il principale produttore mondiale di oro: solo nel 2008, dalle miniere del Paese sono uscite 282 tonnellate di metallo giallo. Una parte è stata assorbita dagli acquisti della Safe. L'altra dalla domanda interna, che l'anno scorso, complice anche la crisi finanziaria internazionale, è quasi triplicata rispetto al 2007. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Finmeccanica in volata (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Finmeccanica in volata Con quella che si è chiusa ieri, sono sette le settimane consecutive di rialzo messe insieme da Piazza Affari. Un traguardo raggiunto grazie anche al progresso della seduta di ieri (+2,79% l'indice S&P-Mib, +2,89% il Mibtel), sulla scia del rimbalzo di tutte le Borse europee, spinte da alcuni indicatori macroeconomici positivi (in particolare l'Ifo, che misura la fiducia delle imprese in Germania). A livello dei singoli titoli, il balzo più consistente è stato quello di Fondiaria- Sai, che nel giorno dell'assemblea degli azionisti ha registrato un miglioramento del 9,18%. L'ottimismo dell'amministratore delegato Marchionni per quanto riguarda l'esercizio in corso, è alla base del rinnovato interesse degli operatori. Da parte sua Finmeccanica ha superato di slancio i 10 euro, chiudendo a quota 10,44 (+6,8%) grazie all'acquisizione di un contratto in Francia per strumenti di controllo aereo e ai buoni risultati della controllata Ansaldo Sts (a sua volta cresciuta del 3,77%). Balzo del 6,11% anche per Luxottica, mentre tra i petroliferi dell'S&P-Mib si va dal +5,07% di Eni (che ieri ha comunicato i risultati trimestrali) al +5,01% di Tenaris e al +4,83% di Saipem. Nuovo massimo dell'anno, inoltre, per Cir, a 0,96 euro, con un progresso del 5,32%, sulla spinta della performance realizzata dalla controllata L'Espresso (+15,47%) che guida i rialzi nel comparto editoriale (fuori dall' S&P-Mib bene anche Rcs MediaGroup, cresciuta del 7%, e Poligrafici Editoriale, +6,6%). Oltre i quattro punti gli incrementi, infine, di Pirelli (+4,91%), Terna (+4,78%), Autogrill (+4,59%) e Unipol (+4,07%). Rialzo prolungato Con quella chiusa ieri sono sette le settimane consecutive di rialzo a Piazza Affari

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L'intesa con le banche spinge Gabetti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il caso a Milano L'intesa con le banche spinge Gabetti (g.fer.) Balzo a Piazza Affari per Gabetti (+14,5% la quotazione di riferimento) dopo l'accordo con le banche creditrici sulla ristrutturazione dei debiti. L'intesa prevede sostanzialmente il riscadenziamento del debito finanziario chirografario consolidato (circa 150 milioni di euro), la riduzione dei tassi di interesse su quasi tutto l'indebitamento finanziario consolidato, il rinvio nel tempo del pagamento degli interessi sull'indebitamento chirografario. Prevista, inoltre, la conversione in capitale di una parte del debito finanziario chirografario, per 25 milioni di euro, attraverso un aumento di capitale a pagamento riservato alle banche creditrici. Ugo Giordano ad di Gabetti Ps

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Microsoft, utili in calo. Ma il titolo corre (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il caso a New York Microsoft, utili in calo. Ma il titolo corre (g.fer.) I conti del trimestre arrancano (la società ha registrato un calo dei ricavi rispetto all'anno precedente per la prima volta in 23 anni e una contrazione dei profitti del 32%) ma il mercato premia Microsoft, che al Nasdaq, il listino Usa dei titoli tecnologici, chiude con un progresso del 10,5% a 20,91 dollari. In realtà gli analisti avevano previsto risultati peggiori. Inoltre i tagli occupazionali annunciati hanno convinto gli operatori che il colosso dell'informatica ha già messo in atto le contromisure. Caute aperture, infine, dall'amministratore delegato Steve Ballmer su una possibile collaborazione con Yahoo. Steve Ballmer ceo di Microsoft

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Finanziari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 43 Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Sabato 25 Aprile 2009

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In Italia il debutto di Lukashenko (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 25/04/2009 - pag: 16 Diplomazia Visita ufficiale a Roma dell'«ultimo dittatore europeo». Poi vertice con l'Ue a Praga In Italia il debutto di Lukashenko Amnesty: Bielorussia maglia nera sui diritti umani. I radicali: non legittimatelo ROMA Mantiene il potere dal 1994, si fa rinnovare la carica di capo dello Stato con elezioni plebiscitarie. Da giovane fu militare nell'esercito sovietico, ma in seguito apprezzò la «mano ferma» di Adolf Hitler. Ai concittadini diceva: «Votate per me altrimenti arriveranno le idee occidentali e il terrorismo». Adesso, in una sua biografia non ufficiale, salvo imprevisti si potrà aggiungere un'altra notazione: sdoganato dall- 'Italia. Da domani a martedì sarà a Roma Aleksandr Grigorievic Lukashenko, 54 anni. Lunedì sarà ricevuto dal Papa, martedì dal ministro degli Esteri Franco Frattini. Benché fino a ieri un colloquio con Silvio Berlusconi non fosse certo, per uno degli ultimi dittatori d'Europa il viaggio si profila già come un vantaggioso primo passo per uscire dall'angolo. È dal 1995 che Lukashenko non entra ufficialmente in una nazione dell'Unione europea. La sola possibilità che il 7 maggio l'uomo forte di Minsk possa andare a Praga per un vertice del cosiddetto «Partenariato orientale» tra Ue e sei Paesi vicini sta creando scompiglio. A differenza del presidente del Consiglio italiano (che ci sarà), pur di non incontrarlo vari capi di Stato e di governo sarebbero orientati a farsi rappresentare da persone di seconda o terza fila. Intanto, ad alcuni bielorussi che non vorrebbero vederlo accolto a Praga Lukashenko ha rivolto un'accusa usata in Urss per giustificare l'invio nel Gulag: «Non sono opposizione. Sono nemici del popolo». Dice Matteo Mecacci, deputato radicale: «Le carceri bielorusse sono piene di dissidenti. Spero che Berlusconi non riservi all'ospite una conferenza stampa come quella con Vladimir Putin nella quale fece il gesto di sparare a una giornalista russa ». Aggiunge Riccardo Noury, Amnesty International: «Il Paese di Lukashenko è la pecora nera che impedisce all'Europa di essere libera dalla pena di morte. Nel 2008 ne sono state eseguite quattro. Colpi alla nuca, niente salma alle famiglie». È sulla base di moventi geopolitici ed economici che la diplomazia italiana si è candidata a sdoganare Lukashenko almeno da gennaio, quando il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica andò a Minsk. Ad alto livello, la Bielorussia ha fatto sapere al governo italiano che teme di essere soffocata da Mosca, di perdere pezzi di sovranità. Pur rimanendo nella Confederazione degli Stati Indipendenti con la Russia, vorrebbe bilanciare l'influenza russa sviluppando rapporti con l'Ue. Colpito dalla crisi finanziaria, Paese di Putin investe a Minsk meno di prima. E' intravedendo un vuoto in cui l'Unione potrebbe inserirsi che l'Italia ha premuto su Bruxelles affinché la Bielorussia fosse invitata a Praga. In più, Lukashenko ha in programma privatizzazioni. Soprattutto nell'energia e nei trasporti. Maurizio Caprara Al timone Il presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, 54 anni, in carica dal 1994 e considerato «l'ultimo dittatore d'Europa»: durante la sua presidenza la situazione economica dell'ex Repubblica sovietica è migliorata ma il regime ha limitato le libertà fondamentali. Alleato storico di Mosca, Lukashenko è stato invitato al prossimo vertice europeo (Reuters)

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Gli ebrei ultraortodossi e la disfida del cappello (griffato) (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 25/04/2009 - pag: 17 Gerusalemme Scoppia la moda del copricapo costoso: e la Borsalino, copiata da Brandolino, porta i rivali in tribunale Gli ebrei ultraortodossi e la disfida del cappello (griffato) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME Quelli di Borsalino hanno un diavolo per cappello. Perché di cappelli ce n'è in palio centinaia di migliaia: quanti ne servono a coprire le teste degli ultraortodossi, il dieci per cento degli ebrei d'Israele. Cappelloni neri. Di feltro, ricavato dal coniglio australiano o argentino. Sempre più eleganti, sempre più costosi. Il mercato è esploso negli ultimi quindici-vent'anni, da quando l'abito ha ricominciato a fare l'ebreo, da Gerusalemme a Brooklyn, e i copricapo degli haredi sono diventati un affare. Finora i cappellai alessandrini di Spinetta Marengo, che già coprirono le crape di Bogart e di Belmondo, d'Alain Delon e di Harrison Ford, di Reagan e di Gorbaciov, non avevano faticato a conquistare i più dandy dei rabbini. Imponendo anche qui la legge del made in Italy. Fino all'ultima Pasqua, però. Fino a quando una ditta concorrente non ha spinto sul mercato un suo cappello dal nome vagamente simile, Brandolino, ricorrendo addirittura allo sfottò nella pubblicità: «Borsalino, il cappello che ispira rispetto», diceva sui poster un giovanotto dall'importante sigaro in bocca? «Brandolino, il cappello che ispira tutti», faceva il verso un sorridente concorrente. Hanno subito preso cappello. E la silenziosa guerra delle griffe, che si combatteva a suon d'offerte speciali fra le vetrine di Mea Sharim e di Bnei Barak, i quartieri ortodossi gerosolimitani e telavivi, alla fine è arrivata in tribunale. Col rivenditore locale di Borsalino, Mendi Bastumoski, che naturalmente non ha gradito la confusione dei marchi. E con Yitzahk Meir Frester, il produttore del Brandolino, che rivendica l'antichità della sua azienda («non prendo lezioni da nessuno: facciamo cappelli da 152 anni, mio nonno li fabbricava a Varsavia nel 1912, i nostri modelli li portavano Ben Gurion e Begin ») e chiede un po' di sano protezionismo. Il mercato è ghiotto: questo tipo di cappello è ormai il 30 per cento della produzione dei mastri piemontesi ed è per questo che la Borsalino, che prima utilizzava Frester come distributore, ha deciso l'anno scorso d'aprire anche negozi in proprio, assoldando un'agenzia di pubblicità «per raggiungere soprattutto i giovani delle scuole religiose». Ogni ortodosso ne ha in genere due, uno per la settimana e uno per le feste. E il Knaitesh, il modello italiano di gran moda fra i lituani e i Lubavich, è considerato l'oggetto di desiderio di qualunque ragazzino ortodosso dai 13 anni in su: è normale, il sabato, vedere per le strade di Mea Sharim gli adolescenti che corrono a casa con la cappelliera griffata. Dice un Midrash che gli ebrei cacciati dall'Egitto non cambiarono il loro modo di vestire: è per questo che gli ultrà amano indossare i cappottoni scuri e i cappelli enormi che a inizio secolo s'usavano nei ghetti di tutt'Europa. Chiaro perché gli stilisti non possano sbizzarrirsi più di tanto: ogni anno, a Pasqua, è tradizione concedersi l'ultimo grido e anche se a noi gentili possono sembrare tutti uguali, ci sono almeno cento tipi diversi di cappello, che variano di qualche millimetro nell'ala, nella cinta, nella tesa o nell'altezza. C'è chi spende mille-duemila dollari. E il capo (nel senso della testa) firmato piace di più: Borsalino o Brandolino? Ai poster, e ai giudici, l'ardua sentenza. Francesco Battistini Rito Ebrei ultraortodossi preparano il pane azzimo per la Pasqua ebraica (David Silverman/Reuters)

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La bussola , il 703 e le altre riforme nel cassetto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-04-25 - pag: 11 autore: Previdenza complementare / 2. Gli effetti della crisi finanziaria La «bussola», il 703 e le altre riforme nel cassetto P er quest'anno solo una manciata di fondi pensione spediscono ai propri iscritti il Progetto esemplificativo, ossia quella «bussola» previdenziale che consente di stimare la pensione dei scorta futura. Su richiesta degli stessi fondi, la Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha fatto slittare al prossimo anno l'obbligo di comunicazione di questa stima personalizzata di pari passo quindi con quella di primo pilastro, come anticipato di recente dal Ministro del Welfare Maurizio Sacconi); quella standard viene allegata nella nota informativa dei fondi stessi. La nascita di questo strumento è stata particolarmente travagliata: le parti sociali e gli operatori di mercato da anni discutono sui meccanismi di calcolo con cui stimare la conversione in rendita della contribuzione dei lavoratori, rivalutata periodicamente. L'ultima versione suppone che il mercato obbligazionario cresca del 2% medio annuo, al netto dell'inflazione e quello azionario del 4% (idem): percentuali che la recente crisi finanziaria ha rimesso in discussione. Per non parlare del tema dei coefficienti di conversione, che secondo i sindacati devono esser oggetto di valutazione in sede di di politica economica e non implementati in modo automatico. Ma nel cassetto della riforma della previdenza complementare c'è anche quella del decreto 703/96, che definisce limiti e criteri di investimento, oltre alle norme sui conflitti di interesse. L'ultimo (il terzo) testo definito dal Ministero dell'Economia, ampliava il novero degli strumenti agli hedge fund e degli strumenti di analisi al Var (value at risk): spazzati via anch'essi dalla crisi. In panchina attendono anche i dipendenti pubblici: solo chi è attivo nel settore scuola può contare su un fondo complementare, Espero. I vincoli di bilancio rendono difficile che lo Stato si privi del Tfr di oltre tre milioni di dipendenti. Anche se in questa direzione va una recente proposta dell'ex ministro del Welfare Cesare Damiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Obbligatorio solo dal 2010 il progetto esemplificativo

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Finestra sull'America (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

WASHINGTON Senza giacca nello Studio Ovale, in raccoglimento di fronte al ritratto di John F. Kennedy nella West Wing, circondato da uno staff che lavora online e seguito ovunque dal teleprompter che lo aiuta a leggere i discorsi, Barack H. Obama nei primi cento giorni di governo ha incarnato lo stile di un presidente quarantenne, lavorando su due priorità. Affidare la ripresa alla realizzazione di un modello economico incentrato sul sostegno alla classe media e rilanciare la leadership Usa nel mondo contando sulla capacità di dialogare con gli avversari. Eletto da una nazione atterrita dall’incubo della povertà, Obama ha mobilitato le finanze pubbliche per sostenere la crescita nel breve periodo ma ciò che per lui conta di più è l’obiettivo di medio termine: la creazione di un nuovo modello di crescita che aiuti le famiglie della classe media a spendere meno e vivere meglio. Basta scorrere la lista delle iniziative prese per rendersene conto: più sanità pubblica per ridurre le spese per anziani e bambini, più borse di studio per spingere verso il college i figli dei poveri, alta velocità per abbattere le mura geografiche che isolano i centri meno sviluppati, rete a banda larga per dare pari opportunità online a ogni cittadino, fonti rinnovabili per abbattere le bollette energetiche, interessi più bassi per le carte di credito. Ordini esecutivi, leggi al Congresso e decreti puntano a trasformare il ceto medio flagellato dalla recessione nel pilastro di una nuova stagione di crescita. Il regista è Larry Summers, il ministro del benessere clintoniano, mentre il titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz. Se il piano di lungo termine per la classe media spiega l’ottimismo della maggioranza degli americani sulla direzione in cui va la nazione, le perduranti incertezze economiche sono all’origine delle lunghe file di disoccupati alle «job fairs» di città in città. Il risultato è che il presidente consolida un personale rapporto con la base attraverso meeting via Internet, messaggi su Youtube e mail ai fan di «Organizing for America» mentre al Congresso ha difficoltà a trovare i voti per far passare il bilancio federale. La base elettorale è ancora con lui e crede nei cambiamenti che promette mentre i problemi sono nelle battaglie politiche quotidiane con l’opposizione repubblicana sulle barricate e i democratici spaccati sul «tassa e spendi». Anche sul fronte della politica internazionale Obama appare in mezzo al guado. I primi cento giorni sono serviti per presentare, da Londra a Strasburgo, da Praga e Trinidad, un’idea di leadership americana nel mondo che si riassume nella «responsabilità di aiutare la comunità internazionale a trovare le risposte migliori ai problemi più urgenti», dalla salute del Pianeta alla lotta al terrorismo, dalla recessione alla proliferazione nucleare. è un approccio pragmatico, basato sulla necessità delle alleanze e sul dialogo con gli avversari, che ha portato Obama a promuovere «mutuo rispetto» con l’Islam, stringere la mano al venezuelano Hugo Chavez, scambiarsi messaggi con l’iraniano Mahmud Ahmadinejad e far accogliere i suoi inviati dal siriano Bashar Assad, ma tale slancio finora ha dato scarsi risultati: l’Europa è contro lo stimolo globale per l’economia, la Nato non manda più soldati in Afghanistan, la Nord Corea ha testato un nuovo missile intercontinentale, l’Iran ha inaugurato la prima centrale nucleare e il Pakistan appare in balia dei gruppi jihadisti. La differenza fra propositi è risultati è tale che Karl Rove, ex guru elettorale di Bush oggi polemista conservatore, infierisce dalle colonne del «Wall Street Journal» accusando Obama di «farsi largo nel mondo parlando male della propria nazione» con effetti disastrosi. Ma ciò che più minaccia Obama è il rischio di una guerra intestina a Washington: lo scontento degli agenti della Cia per la divulgazione dei memo sulle «tecniche rafforzate» degli interrogatori durante gli anni di Bush e gli attacchi al vetriolo lanciati da Dick Cheney su sicurezza ed economia preannunciano una resa dei conti dentro l’establishment che potrebbe essere innescato dalle commissioni di inchiesta del Congresso invocate dai leader democratici. FOTO Usa, i primi 100 giorni di Obama: ecco le cose fatte commenti (0) scrivi

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Zir, ora i dipendenti avviano le azioni legali (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 25-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione Sarda, L' (Nazionale))

Argomenti: Crisi

Prov Gallura Pagina 8034 tempio Zir, ora i dipendenti avviano le azioni legali Tempio --> L'appuntamento è fissato per lunedì mattina: i dipendenti della Zir di Tempio, così come avevano annunciato, chiederanno ai sindacati di avviare le azioni legali a loro tutela. Nonostante le iniziative di protesta e l'occupazione dei locali del Consorzio, l'ente ha pagato la tredicesima e un anticipo sullo stipendio di gennaio. Per il resto il personale della Zir non ha ricevuto un quattrino. Nei giorni scorsi il commissario liquidatore ha incontrato i collaboratori dell'assessore regionale all'industria per discutere della drammatica crisi finanziaria dell'ente. Per ora restano bloccati i 2 milioni e mezzo di euro destinati al Consorzio industriale tempiese, mentre si fanno sempre più insistenti le richieste di creditori e fornitori. ( a. b. )

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Fiat, scontro Italia-Ue "Grave interferenza" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

LINGOTTO Fiat, scontro Italia-Ue "Grave interferenza" TRATTATIVE E ALLEANZE Giustificazioni «Il commissario voleva solo dire che servono più informazioni sull'operazione» Da Torino si precisa «Al momento nessuna nostra offerta per la casa di Russelheim» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO Sul «dossier Opel» l'entrata a gamba tesa è arrivata dal Commissario Ue all'Industria e vicepresidente della Commissione europea, Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha detto riferendosi alla Fiat - dove questa società altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni di questo genere». L'altra operazione a cui il Commissario accennava, parlando ieri mattina all'emittente radio Bayerischen Rundfunk, è naturalmente quella su Chrysler. Appena l'amministratore del Lingotto, Sergio Marchionne, ha letto sul suo portatile i lanci d'agenzia che riferivano le esternazioni del Commissario ha dettato una risposta di insolita durezza: «Sono stupito dal tono e dal contenuto delle dichiarazioni del Commissario Verheugen. Credevo che il suo ruolo fosse super partes, indipendentemente dalla sua nazionalità. È la seconda volta nel giro di pochi mesi che il Commissario esprime opinioni non costruttive per l'industria dell'auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei sopravviveranno. Dal Commissario all'Industria mi sarei aspettato un dialogo costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno impattando negativamente sull'industria invece di lanciare sentenze di morte, scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere». A poco più di un'ora dalla bordata di Marchionne una precisazione conciliante arrivava dal portavoce di Verheugen: «Il Commissario non voleva essere scortese con la Fiat, ma solo dire che servono più informazioni». Parole di giustificazione che non sono però servite a evitare il caso diplomatico: il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini interveniva sottolineando che «le dichiarazioni costituiscono un'interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa nazionalità del Commissario. Spero che il presidente Barroso vorrà smentire quanto detto da Verheugen». Posizione totalmente condivisa dal premier Silvio Berlusconi. Altrettanto imediato il commento del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Capisco che per un politico tedesco sia fastidioso dover accettare l'aiuto di un'impresa italiana, ma le dichiarazioni del Commissario, sia pure corrette dal suo portavoce, sono inaccettabili». Andrea Ronchi, ministro delle Politiche europee, assicura: «Se non ci saranno le opportune rettifiche non potremo non chiederne conto nelle sedi opportune». E il vicepresidente Ue, Antonio Tajani aggiunge: «Quella del Commissario è una posizione personale». Altrettanto rapida e forte la reazione del mondo delle imprese: «Le affermazioni sulla Fiat rappresentano un caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese», attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal G8 delle imprese, in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali tedeschi, Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela: «Parliamo del posto di oltre 27 mila lavoratori, bisogna stare attenti alle affermazioni che si fanno in pubblico. Gestire l'operazione Chrysler ed Opel è possibile, in Germania nessuno è contrario, ma tutto va fatto in maniera riservata». Linea che, dal G7 finanziario di Washington il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, sottoscrive appieno: «Non conosco il dossier, ma so che se la parola è d'argento il silenzio è d'oro». E proprio per far chiarezza dopo le numerose voci riportate dagli organi di stampa, il Lingotto, su richiesta di Consob, precisava: «Fiat non ha al momento predisposto alcuna offerta per l'acquisizione di quote di partecipazione in Opel. È peraltro noto - aggiunge il comunicato - che nell'attuale contesto competitivo la società, così come gli altri concorrenti, esamina, nel normale andamento della gestione, ogni opportunità delle più varie forme di accordi per ottenere sinergie produttive ed accedere a nuovi mercati».

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La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 25-04-2009)

Argomenti: Crisi

Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 9 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 57 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 51 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 41 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (13) blog (2) capitalismo (14) cina (20) comunicazione (6) crisi (21) democrazia (64) economia (36) era obama (20) europa (15) francia (26) germania (6) giornalismo (55) giustizia (2) gli usa e il mondo (69) globalizzazione (50) immigrazione (41) influenza suina (1) islam (20) israele (2) Italia (157) lega (1) manipolazione (10) medio oriente (13) notizie nascoste (50) partito democratico (5) pdl (4) politica (4) presidenziali usa (23) progressisti (3) psicosi (1) referendum (1) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (31) spin (10) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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I VERI NEMICI SONO IN CASA (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-04-2009)
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Argomenti: Crisi

Maurizio Molinari I VERI NEMICI SONO IN CASA Senza giacca nello Studio Ovale, in raccoglimento di fronte al ritratto di John F. Kennedy nella West Wing, circondato da uno staff che lavora online e seguito ovunque dal teleprompter che lo aiuta a leggere i discorsi, Barack H. Obama nei primi cento giorni di governo ha incarnato lo stile di un presidente quarantenne, lavorando su due priorità. Affidare la ripresa alla realizzazione di un modello economico incentrato sul sostegno alla classe media e rilanciare la leadership Usa nel mondo contando sulla capacità di dialogare con gli avversari. Eletto da una nazione atterrita dall'incubo della povertà, Obama ha mobilitato le finanze pubbliche per sostenere la crescita nel breve periodo ma ciò che per lui conta di più è l'obiettivo di medio termine: la creazione di un nuovo modello di crescita che aiuti le famiglie della classe media a spendere meno e vivere meglio. Basta scorrere la lista delle iniziative prese per rendersene conto: più sanità pubblica per ridurre le spese per anziani e bambini, più borse di studio per spingere verso il college i figli dei poveri, alta velocità per abbattere le mura geografiche che isolano i centri meno sviluppati, rete a banda larga per dare pari opportunità online a ogni cittadino, fonti rinnovabili per abbattere le bollette energetiche, interessi più bassi per le carte di credito. Ordini esecutivi, leggi al Congresso e decreti puntano a trasformare il ceto medio flagellato dalla recessione nel pilastro di una nuova stagione di crescita. Il regista è Larry Summers, il ministro del benessere clintoniano, mentre il titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz. Se il piano di lungo termine per la classe media spiega l'ottimismo della maggioranza degli americani sulla direzione in cui va la nazione, le perduranti incertezze economiche sono all'origine delle lunghe file di disoccupati alle «job fairs» di città in città. Il risultato è che il presidente consolida un personale rapporto con la base attraverso meeting via Internet, messaggi su Youtube e mail ai fan di «Organizing for America» mentre al Congresso ha difficoltà a trovare i voti per far passare il bilancio federale. La base elettorale è ancora con lui e crede nei cambiamenti che promette mentre i problemi sono nelle battaglie politiche quotidiane con l'opposizione repubblicana sulle barricate e i democratici spaccati sul «tassa e spendi». Anche sul fronte della politica internazionale Obama appare in mezzo al guado. I primi cento giorni sono serviti per presentare, da Londra a Strasburgo, da Praga e Trinidad, un'idea di leadership americana nel mondo che si riassume nella «responsabilità di aiutare la comunità internazionale a trovare le risposte migliori ai problemi più urgenti», dalla salute del Pianeta alla lotta al terrorismo, dalla recessione alla proliferazione nucleare. È un approccio pragmatico, basato sulla necessità delle alleanze e sul dialogo con gli avversari, che ha portato Obama a promuovere «mutuo rispetto» con l'Islam, stringere la mano al venezuelano Hugo Chavez, scambiarsi messaggi con l'iraniano Mahmud Ahmadinejad e far accogliere i suoi inviati dal siriano Bashar Assad, ma tale slancio finora ha dato scarsi risultati: l'Europa è contro lo stimolo globale per l'economia, la Nato non manda più soldati in Afghanistan, la Nord Corea ha testato un nuovo missile intercontinentale, l'Iran ha inaugurato la prima centrale nucleare e il Pakistan appare in balia dei gruppi jihadisti. La differenza fra propositi è risultati è tale che Karl Rove, ex guru elettorale di Bush oggi polemista conservatore, infierisce dalle colonne del «Wall Street Journal» accusando Obama di «farsi largo nel mondo parlando male della propria nazione» con effetti disastrosi. Ma ciò che più minaccia Obama è il rischio di una guerra intestina a Washington: lo scontento degli agenti della Cia per la divulgazione dei memo sulle «tecniche rafforzate» degli interrogatori durante gli anni di Bush e gli attacchi al vetriolo lanciati da Dick Cheney su sicurezza ed economia preannunciano una resa dei conti dentro l'establishment che potrebbe essere innescato dalle commissioni di inchiesta del Congresso invocate dai leader democratici.

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Frattini Mi aspetto che Barroso faccia una smentita . E Berlusconi concorda col ministro degli Esteri (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-04-2009)
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Argomenti: Crisi

Frattini «Mi aspetto che Barroso faccia una smentita». E Berlusconi concorda col ministro degli Esteri Tremonti «Non conosco il dossier ma invece so che se la parola è d'argento il silenzio è d'oro» Marcegaglia «Ai discorsi contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti di tipo opposto» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO Sul «dossier Opel» l'entrata a gamba tesa è arrivata dal Commissario Ue all'Industria e vicepresidente della Commissione europea, Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha detto riferendosi alla Fiat - dove questa società altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni di questo genere». L'altra operazione a cui il Commissario accennava, parlando ieri mattina all'emittente radio Bayerischen Rundfunk, è naturalmente quella su Chrysler. Appena l'amministratore del Lingotto, Sergio Marchionne, ha letto sul suo portatile i lanci d'agenzia che riferivano le esternazioni del Commissario ha dettato una risposta di insolita durezza: «Sono stupito dal tono e dal contenuto delle dichiarazioni del Commissario Verheugen. Credevo che il suo ruolo fosse super partes, indipendentemente dalla sua nazionalità. È la seconda volta nel giro di pochi mesi che il Commissario esprime opinioni non costruttive per l'industria dell'auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei sopravviveranno. Dal Commissario all'Industria mi sarei aspettato un dialogo costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno impattando negativamente sull'industria invece di lanciare sentenze di morte, scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere». A poco più di un'ora dalla bordata di Marchionne una precisazione conciliante arrivava dal portavoce di Verheugen: «Il Commissario non voleva essere scortese con la Fiat, ma solo dire che servono più informazioni». Parole di giustificazione che non sono però servite a evitare il caso diplomatico: il nostro ministro degli Esteri, Franco Frattini interveniva sottolineando che «le dichiarazioni costituiscono un'interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa nazionalità del Commissario. Spero che il presidente Barroso vorrà smentire quanto detto da Verheugen». Posizione totalmente condivisa dal premier Silvio Berlusconi. Altrettanto imediato il commento del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «Capisco che per un politico tedesco sia fastidioso dover accettare l'aiuto di un'impresa italiana, ma le dichiarazioni del Commissario, sia pure corrette dal suo portavoce, sono inaccettabili». Andrea Ronchi, ministro delle Politiche europee, assicura: «Se non ci saranno le opportune rettifiche non potremo non chiederne conto nelle sedi opportune». E il vicepresidente Ue, Antonio Tajani aggiunge: «Quella del Commissario è una posizione personale». Altrettanto rapida e forte la reazione del mondo delle imprese: «Le affermazioni sulla Fiat rappresentano un caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese», attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal G8 delle imprese, in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali tedeschi, Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela: «Parliamo del posto di oltre 27 mila lavoratori, bisogna stare attenti alle affermazioni che si fanno in pubblico. Gestire l'operazione Chrysler ed Opel è possibile, in Germania nessuno è contrario, ma tutto va fatto in maniera riservata». Linea che, dal G7 finanziario di Washington il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, sottoscrive appieno: «Non conosco il dossier, ma so che se la parola è d'argento il silenzio è d'oro». E proprio per far chiarezza dopo le numerose voci riportate dagli organi di stampa, il Lingotto, su richiesta di Consob, precisava: «Fiat non ha al momento predisposto alcuna offerta per l'acquisizione di quote di partecipazione in Opel. È peraltro noto - aggiunge il comunicato - che nell'attuale contesto competitivo la società, così come gli altri concorrenti, esamina, nel normale andamento della gestione, ogni opportunità delle più varie forme di accordi per ottenere sinergie produttive ed accedere a nuovi mercati».

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Tremonti: "L'Apocalisse è passata" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-04-2009)
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Argomenti: Crisi

AL G7 DI WASHINGTON L'IMPEGNO AD AFFRONTARE IL PROBLEMA DEGLI ASSET TOSSICI Tremonti: "L'Apocalisse è passata" La fase da incubo è alle spalle È l'intervento dei governi che ha riportato la fiducia Il segretario Usa Geithner condivide l'ottimismo, ma dice «Serve ancora tempo» Giulio Tremonti [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Timidi segnali di schiarita si intravedono sugli orizzonti economici. Da Washington i Sette grandi della Terra inviano un messaggio di tiepida speranza dopo le devastanti turbolenze della peggiore crisi dalla Grande depressione. «Il tasso di declino delle economie ha rallentato e stanno emergendo alcuni segnali di stabilizzazione», spiega il comunicato del G-7, ma le prospettive «restano deboli mentre persistono rischi al ribasso». Durante i lavori di Washington si parla anche di ripresa, prevista «già alla fine di quest'anno» mentre i Sette ministri delle Finanze confermano il loro impegno comune nel «rilanciare la crescita e l'occupazione ed evitare che una crisi di tale portata possa avvenire di nuovo». Il G-7 è compatto nella lotta contro tutte le forme di protezionismo e sulle valute ribadisce: «l'eccesso di volatilità danneggia le economie». I Paesi del G7 confermano il loro impegno a stabilizzare il sistema bancario e sciogliere il nodo degli asset tossici tra i più complessi della crisi. L'obiettivo è «estendere la regolamentazione alle istituzioni, ai mercati e agli strumenti di importanza sistemica»: compresi i fondi speculativi. In linea con i contenuti del comunicato sono le dichiarazioni rese dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti secondo cui «la fase dell'incubo dell'apocalisse, è alle spalle». «L'ultima volta che sono venuto all'Fmi - dice il ministro - non era garantita la riapertura dei mercati il lunedì, eravamo nel meltdown». E' stato «l'intervento dei governi» a cambiare il corso degli eventi riportando la fiducia e così «la fase dell'incubo e del crollo è alle spalle». Attenzione però perché «finita l'Apocalisse, non é subito Pasqua, c'é di mezzo la Quaresima, anche se credo che la velocità di caduta stia progressivamente rallentando mentre emergono anche dei segni positivi». Siamo ancora in crisi quindi e «quanto sarà lunga dipenderà da tanti fattori che ormai agiscono sul piano globale - ha aggiunto il ministro - Dai governi del mondo, dai sentimenti dei popoli e dalle loro paure e speranze». C'è spazio anche per un riferimento alle previsioni dell'Fmi sul rapporto debito/Pil italiano: «Sono numeri che dipendono non da politiche sbagliate ma dalla caduta del Pil, e il comportamento dei mercati lo confermano». Per Timothy Geithner si intravedono «segnali di una riduzione del deterioramento della attività economica e dei flussi commerciali ma sarebbe errato concludere che siamo vicini ad uscire dal periodo buio disceso sulla economia globale dall'autunno». Percepisce qualche miglioramento di condizioni finanziarie, banche mentre i mercati immobiliari Usa stanno cominciando a stabilizzarsi». Il capo del Tesoro invoca al rigore: «La necessità di una ripresa più bilanciata e di un'espansione più focalizzata su una crescita sostenibile e non dipendente dai consumatori americani». Prudente anche il commissario Joaquin Almunia: «E' troppo presto per dire se la crisi ha toccato il fondo». Così come da Axel Weber, presidente della Bundesbank, convinto che «il punto minimo della crisi dovrebbe essere superato nei mesi estivi». Durante i lavori di Washington il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, è intervenuto in qualità di presidente del Financial Stability Board presentato nella nuova veste. «Due mesi fa ho detto che la velocità di peggioramento della crisi stava rallentando: non c'é motivo per cambiare questa affermazione. Ci sono segnali di stabilizzazione, gli spread stanno diminuendo e la volatilità sta tornando a livelli pre Lehman», dice il governatore secondo cui «é importante rompere il circolo vizioso fra settore finanziario e economia». Per fare questo «dobbiamo ripristinare i flussi di credito», ovvero le banche devono dotarsi di «abbastanza capitale, abbastanza capacità di finanziamento e aumentare la propensione al rischio». Oltre a questo la condizione imprescindibile per la ripresa - dice Draghi - è «la trasparenza» nel settore finanziario e nei bilanci bancari come ha chiesto chiaramente l'Fmi.

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Seren, i risparmi per i bisognosi (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Accolta la proposta di Diego Pauletti. Nel fondo anche i gettoni 2009 e l'indennità di Scopel Seren, i risparmi per i bisognosi L'avanzo di cassa andrà a disoccupati e terremotati SEREN DEL GRAPPA. Oltre 63 mila euro per aiutare i lavoratori disoccupati e la popolazione dell'Aquila colpita dal terremoto, finanziare incarichi professionali e interventi di manutenzione delle malghe e di altri edifici. Il comune ha un tesoretto da reinvestire grazie all'avanzo di di 166 mila 904 euro rimasto in cassa dallo scorso anno, ed una somma considerevole di quei 63 mila 417 euro di maggiori entrate complessive sarà destinata al sostegno della disoccupazione e dei terremotati in Abruzzo. L'apertura del fondo di solidarietà è stata approvata mercoledì sera dal consiglio comunale su proposta del capogruppo della minoranza Diego Pauletti. Da aggiungere ai risparmi del municipio ci sono anche i gettoni di presenza degli amministratori nei consigli del 2009 ed un mese di indennità di carica del sindaco Scopel. «Il fatto che un comune come il nostro approvi un ordine del giorno della minoranza è molto positivo e significa che c'è sensibilità verso quei lavoratori e quelle lavoratrici che sono rimasti disoccupati, ma anche verso quelle persone che hanno perso la casa per colpa del terremoto. Senza dimenticare l'impegno di realizzare opere sociali nel territorio. Per questo ci assumiamo la responsabilità di aver votato all'unanimità il rendiconto economico», dice Pauletti. «Avevo scritto una lettera in cui richiedevo che i soldi in avanzo dal bilancio fossero destinati a favore dei bisognosi. La cifra è importante soprattutto in periodo di crisi finanziaria e Seren è il primo comune ad approvare una delibera per un fondo di solidarietà del genere. Come capogruppo di minoranza è un orgoglio personale e spero che diventi uno stimolo per le altre amministrazioni della provincia ad adottare provvedimenti a sostegno della disoccupazione». Mercoledì la seduta del consiglio si era chiusa con le dimissioni del consigliere di maggioranza Filippo Marchesan in forte polemica con alcuni colleghi a causa delle modifiche al documento sulle politiche giovanili. «Mi dispiace che sia uscito dall'amministrazione», commenta infine Pauletti. «Nonostante la mia posizione su determinati punti non fosse esattamente in accordo con la sua, devo riconoscere l'impegno di Marchesan, specialmente nella stesura della Carta del Grappa. Comunque sarò sempre disposto a confrontarmi con i giovani e a portare il mio contributo alla consulta intercomunale».

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La Rurale regge ai venti della crisi (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

La Rurale regge ai venti della crisi Il direttore: «La raccolta è in calo, ma la Cassa rimane solida» Il bilancio di fine 2008 dell'istituto di credito segna 6 milioni di utile FERNANDO VALCANOVER PERGINE. La Cassa rurale di Pergine ha convocato per sabato 2 maggio alle 15 al teatro Artigianelli di Susà i soci per l'assemblea generale. Assemblea che arriva nel bel mezzo di una situazione di crisi finanziaria mondiale, che in modi e forme diverse si è fatta sentire anche in Italia e in Trentino. Alla vigilia di questo sempre importante appuntamento con l'economia locale ecco considerazioni e valutazioni del direttore della Cassa rurale Mauro de Manincor, con alcuni dati del bilancio. Come è stato il 2008 per la Cassa rurale? «L'anno che abbiamo concluso, al quale fanno riferimento bilanci e relazioni, è stato positivo per la nostra Cassa, pur avendo avuto un andamento che definirei a due velocità. è stato assai positivo fino alla fine dell'estate, ma poi è andato in calando in seguito alla crisi finanziaria arrivata dagli Stati Uniti. Un calo che per la nostra realtà va inteso come diminuzione del livello di fiducia dei risparmiatori verso le nostre istituzioni, riscontrato in concreto nella minor raccolta di denaro e nel calo degli investimenti». Come è iniziato il 2009? «Alla situazione finanziaria accennata si aggiunta nei primi mesi di quest'anno una crisi economica, che sta avendo ripercussioni sulla maggior parte dei settori del bilancio in corso, le cui risultanze finali vedremo solo tra un anno. Per quanto ci riguarda, c'è tuttavia uno spiraglio dal punto di vista bancario, poiché la nostra Cassa è solida, e la buona amministrazione accumulata negli anni passati fa da scudo all'attuale situazione di crisi che si comincia ad avvertire anche in Trentino. La nostra è tuttavia una situazione che dà tranquillità, perché può fare riferimento ai buoni risultati dell'attenta gestione degli anni passati». Nell'attuale situazione quali speranze ha il cliente di ottenere un sostegno economico per le sue attività e necessità? «Per quanto riguarda la Cassa rurale di Pergine il cliente e il socio che ricorrono per avere un sostegno alle proprie imprese possono realmente ottenere un aiuto, esteso anche alle necessità familiari per far fronte alle eventuali difficoltà nei pagamenti. Dalla crisi in atto finora non ci risultano situazioni di grave disagio economico, anche perché la Cassa ha messo in atto varie iniziative di sostegno alle aziende e alle famiglie. Sono invece leggermente aumentate le sofferenze bancarie, anche se in misura controllabile». Quale messaggio si sente di dare sabato in assemblea ai soci sull'attuale situazione? «Confermando quanto ho detto, vorrei che i soci si rendessero conto e si convincessero che la nostra Cassa rurale è in grado di far fronte all'attuale situazione, e anche di contribuire a risolvere i problemi di azienda e personali per uscire dalla crisi. Una convinzione che va al di là della relatività i numeri. Infatti, i dati del bilancio 2008 potrebbero trarre in inganno nel confronto con la situazione attuale». Il bilancio 2008 pareggia sulla cifra di 635.774.000 di euro, con un risultato netto della gestione finanziaria di oltre 18.000.000, con un utile superiore ai sei milioni, un risultato quest'ultimo che il direttore assicura sarà sensibilmente inferiore nel prossimo bilancio.

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PopVi, utile record: +37% (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Zonin: «La priorità è il sostegno alle aziende. A settembre sapremo se la crisi è davvero passata» PopVi, utile record: +37% Ma il dividendo distribuito in azioni non entusiasma i soci Divo Gronchi: «Abbiamo perseguito una politica di vera banca popolare riuscendo a frazionare bene il rischio» DANIELE PAJAR VICENZA. Qualche mugugno c'è stato: il dividendo di un euro e quindici pagato in azioni è una novità per i soci di Banca Popolare di Vicenza. Ma è stata l'unica distonia, infinitesimale, consumatasi durante la giornata in cui si è celebrato il rito primaverile dell'assemblea degli azionisti per la chiusura del 142esimo esercizio dell'istituto berico. Il presidente Gianni Zonin, ha snocciolato dati che sembrano ben distanti dalla crisi che ha lasciato molte vittime sul campo; così gli utili cresciuti del 37% (a 151 milioni) non possono far altro che ben sperare: «Nonostante qualcuno dica che è tornato il sereno, è meglio essere prudenti». Per Zonin il primo punto dell'agenda, almeno per i prossimi sei mesi, deve continuare ad essere il sostegno alle aziende «e trovo che non si sia sottolineato a sufficienza che in questo momento difficile noi sosteniamo il sistema impresa». Sul fronte crisi «penso che a settembre si sarà in grado di dare un giudizio corretto su come si sta muovendo l'economia mondiale: se vedremo che le aziende riaprono, non ci sono licenziamenti, cala la cassa integrazione, possiamo cominciare a sperare che il momento difficile stia finendo altrimenti la crisi sarà ancora più lunga; comunque non è il caso di fasciarsi la testa: aspettiamo». C'è da rilevare però che per BpVi «il primo trimestre sta andando bene e guardiamo con fiducia al 2009 perché abbiamo lavorato bene nel 2008». Le azioni della Banca Popolare di Vicenza, spiega Zonin «sono una risorsa per oltre 56mila famiglie che considerano il titolo un risparmio sicuro», una sorta di cassaforte ("musina" dice il presidente) e ad oggi questa mission, basata su un rapporto fiduciario non è mai stata tradita, nonostante le difficoltà. Volendo monetizzare il concetto il bilancio di BpVi vede crescere i mutui ma anche i conti: si legge 8000 alla voce saldo clienti tra estinzioni e accensioni, e a fare la differenza non è certo il tasso vantaggioso. Per Zonin «non è il mezzo punto che cambia»; occorre una grande tradizione e sapere fare delle scelte che mettono davanti il territorio: tra queste, per il 2008, anche quella di rendere il dividendo ai soci ma sotto forma di azioni (solo il 12,5% in contanti); «Questa è stata una scelta - dice Zonin - molto discussa e sofferta ma intervenire così ci permette di migliorare ulteriormente i nostri ratios patrimoniali, consentendo di incrementare gli impieghi alle famiglie e alle imprese. Forse non ci rendiamo conto della fortuna ad avere una banca popolare a Vicenza cosa che molte città hanno invece perso». Il tempo poi darà le sue ragioni: «Anche quando abbiamo acquistato Ubi gli sportelli li abbiamo pagati "caretti" ma oggi ci danno le migliori performance». Ma veniamo ai numeri. Il consigliere delegato, Divo Gronchi, ha spiegato che «Il Gruppo ha chiuso il 2008 con risultati positivi. Abbiamo perseguito una politica di vera banca popolare, frazionando bene il rischio e oggi abbiamo indici di concentrazione assolutamente trascurabili. Gli impieghi sono stati finanziati con una raccolta sana». Il tutto si riassume in una buona crescita del margine d'interesse (pari a 405,6 milioni di Euro, +14,2%), del risultato della gestione finanziaria, dopo le rettifiche di valore su crediti e sulle altre attività finanziarie, salito di oltre il 12%. In BpVi la raccolta diretta al 31 dicembre 2008 ha superato 15 miliardi e ha registrato, escludendo le «passività a fronte di attività cedute non cancellate», una crescita del 12,2% rispetto all'anno precedente, mentre la consistenza della raccolta indiretta a valori di mercato, che ha inevitabilmente risentito delle turbolenze sui mercati finanziari, è ammontata a 12,9 miliardi di euro (-14,4%). L'esercizio appena chiuso ha confermato un soddisfacente sviluppo pure degli impieghi che si sono attestati a oltre 16 miliardi, segnando un incremento del 7,4%, mentre il conto economico consolidato si è chiuso con un utile netto di 108,7 milioni di euro, in leggera flessione rispetto a 113,7 milioni del 2007. Così la maggior parte delle società controllate del gruppo (637 sportelli in Italia) chiudono in utile, nonostante gli effetti della crisi finanziaria ed economica abbiano influenzato i risultati di alcune realtà (come Cariprato). Così, chiude Gronchi «terminiamo il 2008 con una struttura patrimoniale molto solida, e ben impostata anche per il 2009, che ci consente di continuare a erogare credito alla nostra clientela».

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draghi: segnali di fiducia, banche italiane ok - elena polidori (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 9 - Economia Tremonti Draghi Draghi: segnali di fiducia, banche italiane ok Da Trichet invito alla cautela. Tremonti: nuove regole strategiche contro la crisi In Italia non sono in vista altri interventi sull´occupazione. Riteniamo quanto messo in campo sufficiente Nuovo clima sui mercati, abbiamo una opportunità unica di agire per rafforzare il sistema e stabilizzare le istituzioni ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON - Fiducia e regole per uscire dalla crisi. «Le regole sono strategiche come base di fiducia per uscire dal tunnel e come base di sicurezza per scongiurare crisi future», avverte Giulio Tremonti, ministro dell´economia al termine della riunione dell´Imfc, il braccio politico del Fondo monetario. Importantissima anche «l´azione» coordinata dei governi. E come lui la pensa anche il governatore Mario Draghi che, nella sua veste di presidente del Financial Stability Board, propone ai Grandi un piano in tre mosse per ristabilire la pace e dunque appunto la fiducia sui mercati travolti dalla crisi. Entrambi ritengono che vi siano «segnali di miglioramento» nell´economia, pur persistendo ancora molti rischi, a cominciare dalla deflazione, puntualizza il governatore. Entrambi si riconoscono nel comunicato finale del G7 laddove si dice che una ripresa potrebbe concretizzarsi «entro la fine dell´anno» e dunque prima del previsto 2010. Tremonti dice anche che «non sono in vista» ulteriori interventi a sostegno dell´occupazione, piegata dalla crisi che ormai sta colpendo l´economia reale: «Se servirà altro lo metteremo in campo». Si mostrano compatti, ministro e governatore, nel valutare la situazione economica e dunque i risultati della trasferta Usa. Ma Jean Claude Trichet, governatore della Bce, invita alla cautela. I segni ci sono, è vero. «Però non è detto che l´Europa si riprenda presto. Faremo di tutto perché l´economia possa ricominciare a crescere nel 2010». Cauto anche il commissario Ue, Joaquin Almunia: «Le prospettive economiche europee restano eccezionalmente incerte». Anche se i piani anti-crisi dei governi stanno aiutando a stabilizzare la situazione «i mercati finanziari e le istituzioni restano sotto pressione; la fiducia nel settore bancario è relativamente bassa». Sul versante banche Draghi, che conduce regolarmente degli stress test, sembra tranquillo: «Se avessimo rilevato una sottocapitalizzazione saremmo intervenuti». Dunque, le regole. Dunque i tre suggerimenti tecnici del governatore, presentati proprio ora che le tensioni s´allentano. Primo: entro quest´anno saranno semplificate «in modo sostanziale» le regole sugli standard contabili per arrivare ad un approccio comune Europa-Usa sulla valutazione delle perdite legate ad investimenti in azioni e obbligazioni e quindi pure sulla valutazione dei titoli tossici. Secondo: insieme con le diverse autorità nazionali saranno sviluppati e attuati «approcci coerenti» per assicurare una supervisione sugli hedge funds, i fondi speculativi per eccellenza e ai loro manager. Terzo. Sarà definito «il perimetro» della regolamentazione per estenderlo a tutti i soggetti di rilevanza sistemica. Nell´attesa, i Grandi valutano questi segnali di miglioramento. L´ala europea del G7 e del G20 sembra cauta. A cominciare proprio da Trichet che accetta di commentare con un ristretto gruppo di giornalisti l´esito di questo lungo week-end di riunioni dedicate alla recessione. Così, quando gli si chiede se la ventata di ottimismo ha a che fare anche con la necessità di ribaltare le aspettative anche di tipo psicologico di questa crisi risponde: «Noi siamo persone responsabili: i segni di miglioramento ci sono davvero». Tra i tanti cita un indice denominato Pmi, caro allo autorità monetarie, sullo stato d´animo dei responsabili degli acquisti delle imprese. Ebbene, da qui si vede «che la velocità di peggioramento della crisi s´è fermata». Aggiunge anche che gli spread sono tornati «ai livelli precedenti al fallimento della Lehman». Tuttavia insiste: «Ci vuole prudenza». La ricostruzione di un clima di fiducia, «indispensabile» per uscire dal tunnel, richiede tempo. Per questo non è detto che la ripresa si materializzi prima, specie in Europa che è entrata in recessione in una seconda fase. «Continuiamo a prevedere che arriverà nel corso del 2010. Ma molto dipenderà dalla rapidità con cui diventeranno realtà le decisioni prese al G20 di Londra». Tra queste, anche la definizione di una "exit-strategy" per uscire dalla crisi che riguarda in primo luogo i bilanci pubblici, aggravati in questi mesi dalla recessione: quelli europei, prima o poi, dovranno rientrare nei ranghi dei parametri di Maastricht. «Segnali positivi per l´economia Usa» sono indicati anche da Tim Geithner. Il ministro americano precisa che comunque è presto per parlare di ripresa e prevede per febbraio una stabilizzazione dell´attività immobiliare.

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gli appuntamenti (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Empoli GLI APPUNTAMENTI 25 MAGGIO MUSICALE. Tavolo regionale istituzioni-sindacati sulla crisi finanziaria della Fondazione del Maggio Musicale Fiorentino. Intervengono Claudio Martini, Leonardo Domenici e l'assessore regionale alla cultura (domani ore 9, sala Giunta, Palazzo Strozzi Sacrati). CONFESERCENTi. «Guardare in faccia la realtà, risalire la china». Assemblea elettiva regionale di Confesercenti Toscana. Interventi di Claudio Martini, Pierfrancesco Pacini, dell'assessore Paolo Cocchi. Saluti di Leonardo Domenici e Riccardo Nencini. Conclusioni di Marco Venturi, presidente nazionale Confesercenti (domani dalle ore 9.30, Istituto degli Innocenti). BIOTESTAMENTO. "Testamento biologico. Referendum, Libertà e laicita». Iniziativa di Sinistra e Libertà con Beppino Englaro. Le conclusioni saranno di Riccardo Nencini (Hotel Jolly, domani, ore 9.30). LIBRO. Presentazione del progetto "Barbiana e il Mugello, una scuola per l'integrazione" e del libro "Il libro dimenticato dalla scuola" (domani, ore 12.30, Istituto degli Innocenti, sala San Giovanni). SERVIZI PUBBLICI. Convegno - organizzato da Cispel e Anci Toscana - su "Servizi pubblici locali fra modalità di affidamento, cattiva regolazione e governance delle imprese pubbliche" (domattina, ore 11-13.30, Auditorium Mps).

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Per chi la sta vivendo da vittima la crisi economica odierna ha tutto l'aspetto di un gioco ges... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

DOMENICO QUARANTA Per chi la sta vivendo da vittima la crisi economica odierna ha tutto l'aspetto di un gioco gestionale giocato male da amministratori incompetenti e più attenti al proprio guadagno che al benessere della società. Ma se sono stati una serie di giochi di «finanza creativa» a produrre la crisi, forse un gioco può aiutarci a risolverla, o quanto meno a capirla. È quanto hanno pensato alcune etichette indipendenti, facendo circolare in rete diversi videogame ispirati alla crisi finanziaria globale. Fra questi, il più duro e il più intriso di humor nero è senza dubbio Layoff («licenziare»). Prodotto da Tiltfactor Lab e dal Rochester Institute of Technology (Rit) e distribuito da Tiltfactor e Values at Play - un'iniziativa che supporta «videogiochi al servizio di principi umanistici» - Layoff adotta i meccanismi del classico Bejeweled. Lì, diversi gioielli vanno ordinati in una scacchiera: ogni volta che si allineano, con una mossa, tre o più gioielli la scacchiera si riconfigura e il gioco prosegue. In Layoff i gioielli sono sostituiti da persone, con storie umane molto diverse che ci vengono raccontate nel dettaglio ogni volta che le puntiamo col mouse. Il giocatore è un manager che deve riconfigurare l'assetto aziendale, accorpando lavoratori simili in gruppi di tre e lasciandoli a casa per migliorare l'efficienza del processo produttivo. I lavoratori licenziati vanno a intasare un ufficio di collocamento sorta di bolgia infernale pronta ad accogliere le vittime della crisi. Il gioco è complicato dal fatto che nella scacchiera compare un numero crescente di banchieri e finanzieri, che a poco a poco sostituiscono le classi lavoratrici e che non possono essere licenziati. Quando il gioco arriva a un punto morto, possiamo chiedere aiuto alle banche: l'assetto aziendale si riconfigura e il gioco può riprendere. DIPENDENTI O PEDINE? Layoff è stato definito deprimente, ma sarebbe più esatto parlare di sadismo. A poco a poco, infatti, le dinamiche di gioco rendono il giocatore indifferente all'umanità delle sue vittime, solo le pedine di un organigramma che va mantenuto pulito e efficiente. Gli autori sottolineano come il sistema di salvataggio delle aziende abbia portato gli Stati Uniti a spendere più risorse di quante ne abbiano investite nelle guerre, nel Piano Marshall, nel New Deal e nel programma spaziale della Nasa messi assieme. Questa logica demenziale è al centro di The Bailout Game, prodotto da Blue Earth Interactive Llc. Qui vestiamo i panni del governo americano, decidendo come rispondere alle richieste di finanziamento che fioccano da gruppi bancari e grandi aziende - nella consapevolezza che troppi salvataggi possono generare insoddisfazione sociale, ma che rispondendo negativamente possiamo causare fallimenti, e quindi licenziamenti. Se siamo lacerati dai dubbi possiamo sempre «chiedere un Greenspan», ma non contate troppo sui surreali suggerimenti dell'ex capo della Federal Reserve. Il gioco, condito di notizie, informazioni e ironici contributi video, è divertente e didattico, ma anche un tantino propagandistico, sbilanciato com'è a favore dei salvataggi. Layoff: http://tiltfactor.org/layoff/ The Bailout Game: http://www.thebailoutgame.us/

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LA POESIA NON È GIOCO: è POLITICA (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

LA POESIA NON È GIOCO: è POLITICA L'ACCHIAPPA FANTASMI Qualche giorno fa ho partecipato alla presentazione di un piccolo, sorprendente libro: Non è un gioco. Appunti di viaggio sulla poesia in America Latina. Autore il poeta Carlo Bordini, editore Luca Sossella. Assieme a me una docente di letteratura ispanica, la colombiana Martha Canfield. E principalmente di Colombia (oltre che di Argentina ecc.) parla il libro - una raccolta di appunti, dispacci, cronache a partire dal Festival di Poesia di Medellin cui Bordini ha partecipato in rappresentanza dell'Italia. Il nocciolo della questione è questo: in quelle realtà periferiche dove la vita è feroce, dove la crisi finanziaria c'è già stata o è da sempre immanente; in quei Paesi devastati dalla shock economy, dove denaro e scambio economico sono finiti e falliti, si staglia nitido e coinvolgente lo scambio affettivo e caloroso di parole il cui ascolto coinvolge il corpo, e dove «ci si aggrappa a quello che resta di umano nell'umanità». Il libro di Bordini ci mostra una realtà in cui poesia è la forma condivisa più alta di comunicazione, o meglio, la comunicazione per essere tale è poesia: che si ascolta alla radio o in raduni da concerto rock. Ai poeti si chiede inoltre (lo fanno anche soldati armati) di raccontare la loro esperienza, come se fossero testimoni e portatori di una comunicazione col sacro, appunto, cioè con la vita vera. Non so se un visitatore straniero a metà degli anni 70 in Italia, all'epoca dei reading di poesia sparsi dovunque (prima però di Castelporziano) avvertisse in piccolo qualcosa di simile: una condivisione comunitaria di parole libere e gratuite, un «poeticamente abitare» (Holderlin) agli antipodi dell'alienante regime pubblicitario che grava oggi sui nostri corpi e svilisce ogni parola. La poesia non è un gioco, ma in un programma politico (altri direbbero utopia) lo sarebbe.

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Di Bartolomeo, prime idee per la città (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Di Bartolomeo, prime idee per la città Amministrative Il candidato sindaco del centrodestra plaude all'iniziativa della famiglia Ferro e propone interventi a corso Bucci e nella zona industriale CAMPOBASSO Un plauso al gruppo Ferro per la proposta di acquisto del pastificio La Molisana e due proposte per migliorare la qualità dei servizi a Campobasso, dal prolungamento della rete Adsl nella zona industriale ad una sistemazione più decorosa del mercato ambulante di corso Bucci. Prime «pillole» del programma di governo del candidato sindaco del centrodestra Gino Di Bartolomeo, che rivolge le sue prime considerazioni alla situazione delle attività produttive e del commercio. «Voglio fare un plauso sincero alla famiglia Ferro - ha dichiarato Di Bartolomeo - che da oltre un secolo rappresenta un punto fermo per la vita di centinaia di famiglie campobassane, e che sta portando a termine l'acquisizione de «La Molisana» un marchio storico nel mondo, che ha sempre legato la sua immagine alla città di Campobasso. La decisione di una famiglia a cui va da sempre riconosciuta laboriosità e riservatezza, è un segnale forte che deve farci riflettere sulla bontà della nostra classe di imprenditori, che pur nella logica dell'interesse privato raggiungono comunque un bisogno collettivo». Sono invece piccoli commercianti quelli che allestiscono i loro banchi in corso Bucci. Operatori che rappresentano «un'istituzione» per Campobasso, che per il candidato sindaco del centrodestra meritano rispetto e decoro, con la realizzazione di interventi poco costosi per l'ente. E dal commercio ambulante alle nuove tecnologie, con la poposta di realizzazione della rete Adsl nella zona industriale, insieme a una rivisitazione logistica di quest'area e di quelle non ancora servite dalla connessione veloce. Per Di Bartolomeo occorre anche verificare le condizioni per stipulare accordi con i comuni confinanti, per dare risposte più concrete alle aziende in tempi di crisi finanziaria. C.S.

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chi alza la voce vince - sergio d'angelo e giovanni laino (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XIX - Napoli CHI ALZA LA VOCE VINCE SERGIO D´ANGELO E GIOVANNI LAINO H a poca eco nell´opinione pubblica il dibattito sul bilancio del Comune di Napoli. La stampa ha riportato le legittime reazioni dei responsabili del San Carlo che temono un forte taglio dei fondi comunali. L´assessore Oddati ha proposto di prendere soldi dalle «risorse aggiuntive per le politiche sociali» che in realtà la Regione ha stanziato per sopperire a una parte del disastro finanziario del settore. La situazione generale è certamente critica, siamo dinanzi a una fase difficile della finanza locale per tutti gli enti pubblici ma, dai dati sulle quote pro capite per i servizi sociali a quelli sulle condizioni di vita, è indiscutibile che Napoli è una città con alcune centinaia di migliaia di persone in condizioni di forte disagio, oltre la soglia di povertà. La diffusione del forte disagio sociale non giustifica un´inopportuna competizione con rilevanti politiche culturali o con la manutenzione stradale. Certo è che non può ottenere di più chi ha più voce, con i tenori non vi sarebbe competizione. La crisi finanziaria è anche crisi di governo. Da qualche anno cerchiamo di sensibilizzare gli amministratori pubblici sulle condizioni sempre più croniche in cui versano le organizzazioni e le imprese sociali che, a differenza di tutte le altre che lavorano per gli enti pubblici, sono senza scopo di lucro e in città lavorano praticamente sempre solo con il rimborso delle spese riconosciute e effettivamente pagate in tempi biblici. Inoltre il sindaco e gli assessori ancora non riconoscono che, rispetto alla media della massima parte delle città italiane, anche meridionali, i tempi di pagamento delle diverse tipologie di progetti per il sociale del Comune sono molto più dilatati. Mentre per le imprese profit questo significa un danno che erode i margini di profitto, per le onlus il prolungamento di questa situazione determina la costruzione di un fallimento collettivo, di qualità sociale prima che economico. Le associazioni, gli istituti religiosi e le cooperative chiedono da tempo, senza buoni esiti, una reale trasparenza sui conti e sui flussi, la tracciabilità delle poste di bilancio, chiarezza sul perché progetti finanziati da altri enti vengono pagati comunque molto dopo che il Comune ha incassato le risorse pertinenti dagli enti terzi, oppure come mai per le azioni finanziate con il bilancio comunale siamo a oltre 24 mesi per pagare le fatture. Occorre lavorare su più fronti. Occorre razionalizzare seriamente l´esistente e l´Amministrazione deve avere il coraggio di proporre scelte oculate, necessariamente selettive. è evidente che il fabbisogno di risorse pubbliche non può riguardare solo la finanza comunale: senza un intervento serio e poderoso della Regione e dello Stato, che attinga a risorse ordinarie, ai fondi per le aree sotto utilizzate e alle risorse europee, dalla crisi non si esce. è altrettanto evidente che occorre intervenire sui vincoli del patto di stabilità interno. è necessario, poi, costruire dispositivi di anticipazione dei pagamenti con il coinvolgimento di attori del sistema bancario, attratti da interventi della Regione e del Comune che offrano garanzie e riducano il costo del denaro per le imprese. La Regione è disponibile a istituire due fondi, uno di garanzia che faciliti l´accesso al credito delle imprese sociali e l´altro per abbattere gli interessi sul credito, e ad abbassare l´Irap per le onlus e le cooperative sociali, per seguire finalmente l´esempio di quasi tutte le Regioni d´Italia e togliersi l´imbarazzo di essere, contemporaneamente, tra le regioni con il welfare maggiormente in crisi e quella dove l´Irap è la più alta di tutto il Paese. In parallelo occorre rivedere i contratti allineando il costo del lavoro riconosciuto dai capitolati a quello dei contratti nazionali di categoria. Con l´avvicinarsi delle scadenze elettorali, avvertiamo il timore che su questa crisi di Napoli si stiano giocando calcoli politici più ampi, di scala regionale e nazionale. La sottovalutazione dei problemi non si spiega diversamente. Se così fosse ci troveremmo in un clima di cinismo irresponsabile.

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Cucchiani: interferenze inaccettabili ma in Germania sempre ben accolti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 26/04/2009 - pag: 22 L'intervista Parla il numero uno di Allianz in Italia Cucchiani: interferenze inaccettabili ma in Germania sempre ben accolti FRANCOFORTE «Se la Fiat è in grado di formulare proposte interessanti anche per Opel è bene lasciare ogni decisione ai diretti interessati, vale a dire gli unici in grado di valutare un possibile accordo sotto il profilo industriale, commerciale e della sostenibilità finanziaria». Così Enrico Cucchiani, manager di lungo corso sulla rotta Italia-Germania e consigliere del colosso assicurativo Allianz e presidente di Allianz Italia, raggiunto al telefono a Tokyo, dove si trova per la riunione mondiale della Trilateral, di cui è consigliere. «La casa di Torino osserva Cucchiani si accinge a fare un accordo importante con un altro player di Detroit in situazione altamente problematica, la Chrysler, con il pieno supporto delle autorità governative e dei sindacati, che evidentemente apprezzano l'apporto di know how e risorse fornito dalla Fiat, mentre Opel da tempo sta attraversando una situazione di crisi e il suo caso è certamente stato analizzato da tutti i maggiori gruppi del settore». Dunque? «E' opportuno che il mercato operi liberamente, senza interferenze o pressioni». Come va interpretato l'intervento del commissario Ue Verheugen? «Non mi sembra opportuno cogliere nell'espressione preoccupata di un alto esponente tedesco un segnale di preclusione alle nostre aziende; i fatti parlano chiaro: la presenza italiana in Germania è forte, il caso Unicredit è emblematico, e le nostre imprese sono sempre state ben accolte dal mercato». Lei ha ricordato il legame tra Roma e Berlino nel corso della sessione organizzata dal-- l'Ispi del Foro Italo-Tedesco di cui è presidente per l'Italia... «Italia e Germania sono economie strettamente interconnesse. E abbastanza simili anche nel profilo della crisi. Al punto che, per uscirne, debbono affrontare problematiche analoghe. È necessario abbandonare schemi mentali da vecchia Europa. E ampliare gli orizzonti oltre la tradizionale triade di riferimento Ue, Usa e Giappone per considerare i Paesi emergenti come importanti mercati di sbocco e di investimento e come fornitori di capitali». Quali sono i maggiori punti di interconnessione fra Italia e Germania, due Paesi che, da soli, generano il 32% del pil Ue? «La Germania è il primo Paese di destinazione delle nostre merci. È dal porto di Amburgo che parte l'industrial belt, la cintura industriale più importante del continente, che si estende sino a Bologna e dintorni. Nel settore finanziario Unicredit e Generali hanno importanti presidi nel mercato tedesco, così come Deutsche Bank ed Allianz, in assoluto primo investitore estero, in quello italiano. Due Paesi con robusti ammortizzatori sociali e un elevato stock di risparmio privato». Cosa vede oltre la crisi? «Si arriverà per gradi, forse con qualche scossone, a un nuovo ordine economico. Non più incentrato su un'unica locomotiva, gli Usa, ma più bilanciato, con un ruolo trainante dei Paesi emergenti, quali Cina e India. Quindi è sbagliato considerarli come concorrenti che ci rubano lavoro? «Senz'altro. I Paesi emergenti hanno accumulato enormi riserve e sono diventati propulsori dello sviluppo mondiale. Vanno valorizzati quali partner evoluti e strategici, come opportunità per Italia e Germania» E come vanno colte queste opportunità? «Con una classe dirigente rinvigorita e multiculturale. Poi è necessario rafforzare le imprese di qualità, con posizioni di leadership, come nel nostro settore delle macchine utensili. Dobbiamo investire nei Paesi emergenti e, al tempo stesso, attrarre capitali». Ma i governi sono occupati a salvare interi settori... «I governi devono intervenire, se necessario, nei settori essenziali per l'economia, come banche, assicurazioni, energia e trasporti. Ma è meglio evitare sia il ricorso al protezionismo, sia gli interventi a sostegno di aziende che non vanno bene, perché la concessione di sussidi a pioggia sottrae risorse ai gruppi competitivi». Marika de Feo Cucchiani \\ Italia e Germania sono economie strettamente interconnesse E simili anche nel profilo della crisi 32% La quota di Pil della Ue realizzato insieme da Italia e Germania

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Il commento Non tramonta in Turchia la voglia d'Europa (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 100 del 2009-04-26 pagina 12 Il commento Non tramonta in Turchia la voglia d'Europa di Redazione La Turchia punta all'Europa e per ottenere questo risultato è pronta a (quasi) ogni sacrificio. Lo conferma l'apertura nei confronti dell'Armenia, con la definizione di una roadmap per la normalizzazione delle relazioni politiche e il rapido potenziamento di quelle economiche. C'è anche un timido ammorbidimento sulla questione dello sterminio della popolazione armena operato nel 1915 dai soldati turchi, che Ankara rifiuta di ammettere, come rifiuta la parola "genocidio". Ma il dialogo con Erevan potrebbe permettere di aggirare questo ostacolo. E quindi di spuntare le armi alla opposizione francese e tedesca all'ingresso della Turchia alla Ue. L'avvicinamento tra Armenia e Turchia ha mandato su tutte le furie l'Azerbaijan, fino a oggi sostenuto dalla Turchia nella sua contesa territoriale/etnica con l'Armenia relativa al Nagorno-Karabakh. Il che potrebbe avere ripercussioni sul fronte energetico. Ma questo è un prezzo che il governo di Tayyip Erdogan è pronto a pagare. La volontà turca di superare l'impasse è stata confermata dall'astro nascente del partito di maggioranza Akp, Egemen Bagis, ministro e capo negoziatore con la Unione europea, nel corso del Media and Economic Forum svoltosi a Istanbul il 17-18 aprile, durante il quale è stato anche ribadito il sostegno che l'Italia garantisce alla candidatura della Turchia. Contano certamente anche i rapporti personali tra Erdogan e il premier italiano Berlusconi, ma c'è di più, basta pensare che l'interscambio tra i due Paesi sfiora i 19 miliardi di dollari e continua a crescere. Bagis ha confermato, come del resto il ministro dell'Economia Mehmet Simsek, che la Turchia vuole accelerare sul fronte delle riforme legislative e istituzionali per rendere possibile un'integrazione con l'Europa, ha sottolineato i passi avanti compiuti nei rapporti con la Grecia, riconoscendo però che molto rimane da fare. Sul versante economico la Turchia rappresenta non solo un enorme mercato, ma anche un Paese che, almeno per ora, ha ben resistito alla crisi finanziaria internazionale. Ankara usa sapientemente le relazioni economiche e la rilevanza strategica per trovare alleati e in questo sforzo rientra lo "shopping" della Difesa. La Turchia ha potenti Forze armate, che continua ad ammodernare, investendo ogni anno miliardi di dollari. Le commesse vanno principalmente a chi sostiene la causa turca: quindi in primo luogo gli Stati Uniti, ma anche l'Italia. Il "made in France" invece... ha poco successo. Di tutto questo si avrà prova la prossima settimana, quando, a Istanbul, aprirà i battenti la mostra della difesa Idef 2009. L'industria della difesa italiana, che già ha in Turchia uno dei suoi mercati principali, ha buone probabilità ottenere nuovi successi in campo aeronautico, navale, elettronico, spaziale e degli armamenti. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Il Vaticano fa interrompere lo show tv blasfemo in Israele. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 91 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 73 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni Francesco73: Magnifico. Argomento cruciale. Comprare, regalare, diffondere. fedenrico: Splendido accordo col Socrate nel Teeteto di Platone (v. paragrafo VII). Artefice1: ./. Pensa anche che se decidi di Praticare il Senso Qualunque Cosa accada ti resta il TUTTO, come dire la... Artefice1: BO - Mario .Ti sei fulminato le Valvole! Sai che sarebbe tua (da Individuo) la colpa della... bo.mario: Artefice l'inutile o il dannoso è una questione di lana caprina. La chiesa vuole pontificare su... 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Intervista negazionista di Williamson, caso chiuso (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 91 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 73 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni Francesco73: Magnifico. Argomento cruciale. Comprare, regalare, diffondere. fedenrico: Splendido accordo col Socrate nel Teeteto di Platone (v. paragrafo VII). Artefice1: ./. Pensa anche che se decidi di Praticare il Senso Qualunque Cosa accada ti resta il TUTTO, come dire la... Artefice1: BO - Mario .Ti sei fulminato le Valvole! Sai che sarebbe tua (da Individuo) la colpa della... bo.mario: Artefice l'inutile o il dannoso è una questione di lana caprina. La chiesa vuole pontificare su... 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Esce (forse) a fine giugno Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone I "trafficanti di uomini" Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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Requiem per Eluana con le parole del Concilio (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 91 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... 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E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni Francesco73: Magnifico. Argomento cruciale. Comprare, regalare, diffondere. fedenrico: Splendido accordo col Socrate nel Teeteto di Platone (v. paragrafo VII). Artefice1: ./. Pensa anche che se decidi di Praticare il Senso Qualunque Cosa accada ti resta il TUTTO, come dire la... Artefice1: BO - Mario .Ti sei fulminato le Valvole! Sai che sarebbe tua (da Individuo) la colpa della... bo.mario: Artefice l'inutile o il dannoso è una questione di lana caprina. La chiesa vuole pontificare su... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia - 9 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Caso Williamson, Benedetto XVI scrive ai vescovi - 8 Emails Amato ai santi e il gesuita spagnolo Ladaria al Sant'Uffizio - 7 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Ultime news Seychelles, la nave da crociera Melody sfugge all'assalto dei pirati somaliOggi mille clandestini liberi grazie al Parlamento"Papa a Nazareth, la sua incolumità è a rischio"Un 15enne accoltellato dopo la rapina: è graveIl nuovo 25 aprile, la sfida di Berlusconi Il tricolore al collo per riunificare l’ItaliaBranco di slavi assale una coppietta: picchiano a sangue lui, violentano leiL’uomo che fa camminare 80 Paesi del mondo su specchi rotti e pc usuratiF1, Trulli davanti a tutti nel BahrainMotoGp, vince Lorenzo davanti a Rossi e Pedrosa Più forti del terremoto: maratona per Michela Blog Amici Dio: pace o dominio Il blog di Accattoli Il blog di Francesco Agnoli il blog di Fratel Ettore Il blog di Giacomo Galeazzi il blog di Jesùs Bastante Il blog di Magister il blog di Marcello Foa Il blog di Marco Tosatti Il blog di Matteo L. Napolitano Il blog di Phil Pullella Il blog di Raffaella il blog di Riccardo Bonacina Il blog di Rodari il blog di Stefano Tramezzani Blogroll Il sito di Radio Maria Siti Utili Avvenire Fides Il sito di Radio Maria Il sito sul cardinale Siri Korazym La Santa Sede Sito web ilGiornale.it Sussidiario.net April 2009 M T W T F S S « Mar 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 Archivio dei post April 2009 (11) March 2009 (15) February 2009 (13) January 2009 (14) December 2008 (13) November 2008 (13) October 2008 (18) September 2008 (14) August 2008 (8) July 2008 (17) June 2008 (17) May 2008 (19) April 2008 (16) March 2008 (15) February 2008 (15) January 2008 (14) December 2007 (13) November 2007 (18) October 2007 (16) September 2007 (18) August 2007 (19) July 2007 (30) Trackback recenti den Fall Williamson exsultet.net: Papstbrief als Reaktion blogring.org: Blogring per andrea... phalaris: sul Filioque, ma sui dogmi la sostanza cambia ben poco?? Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone I "trafficanti di uomini" Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Pagine About Disclaimer I miei libri Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

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Un pensiero per Eluana (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 91 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 73 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni Francesco73: Magnifico. Argomento cruciale. Comprare, regalare, diffondere. fedenrico: Splendido accordo col Socrate nel Teeteto di Platone (v. paragrafo VII). Artefice1: ./. Pensa anche che se decidi di Praticare il Senso Qualunque Cosa accada ti resta il TUTTO, come dire la... Artefice1: BO - Mario .Ti sei fulminato le Valvole! Sai che sarebbe tua (da Individuo) la colpa della... bo.mario: Artefice l'inutile o il dannoso è una questione di lana caprina. La chiesa vuole pontificare su... Gli articoli più inviati Il voto "veltroniano" di Maria: lettera blasfema di don Farinella - 13 Emails Messe show, facciamo un catalogo? - 10 Emails Accordo tra S.Sede e lefebvriani, conto alla rovescia - 9 Emails Nasce a Roma la prima parrocchia personale in rito antico - 8 Emails Caso Williamson, Benedetto XVI scrive ai vescovi - 8 Emails Amato ai santi e il gesuita spagnolo Ladaria al Sant'Uffizio - 7 Emails Neocatecumenali, il Papa ha approvato gli statuti - 6 Emails Neocatecumenali, faranno la comunione in piedi - 6 Emails La battaglia finale - 5 Emails Dopo la messa tridentina, in Cattolica cambiano l'altare - 5 Emails Ultime news Seychelles, la nave da crociera Melody sfugge all'assalto dei pirati somaliOggi mille clandestini liberi grazie al Parlamento"Papa a Nazareth, la sua incolumità è a rischio"Un 15enne accoltellato dopo la rapina: è graveIl nuovo 25 aprile, la sfida di Berlusconi Il tricolore al collo per riunificare l’ItaliaBranco di slavi assale una coppietta: picchiano a sangue lui, violentano leiL’uomo che fa camminare 80 Paesi del mondo su specchi rotti e pc usuratiF1, Trulli davanti a tutti nel BahrainMotoGp, vince Lorenzo davanti a Rossi e Pedrosa Più forti del terremoto: maratona per Michela Blog Amici Dio: pace o dominio Il blog di Accattoli Il blog di Francesco Agnoli il blog di Fratel Ettore Il blog di Giacomo Galeazzi il blog di Jesùs Bastante Il blog di Magister il blog di Marcello Foa Il blog di Marco Tosatti Il blog di Matteo L. 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità Summit sull'enciciclica sociale. 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Barroso: "L'Europa imparziale su Opel" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

L' HERALD TRIBUNE Le esternazioni del Commissario Verheugen il caso Il presidente si fa garante dopo l'attacco a Fiat «Marchionne trova la strada per costruire un impero» Barroso: "L'Europa imparziale su Opel" VANNI CORNERO TORINO Ogni offerta per Opel sarà valutata in maniera costruttiva e imparziale, con un approccio collegiale e rigoroso», il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, scende personalmente in campo per raffreddare la tensione generata dalle parole del Commissario Ue all'Industria, Guenter Verheugen, che venerdì si era chiesto dove la Fiat potesse trovare i soldi per condurre contemporaneamente le operazioni di partnership con Opel e Chrysler. «Svolgere trattative - sottolinea una nota - spetta alle parti interessate e la Commissione valuterà ogni dossier che le sarà sottoposto nel quadro delle sue competenze». Un richiamo all'imparzialità della quale lo stesso Barroso si fa garante. Appello, a quanto pare, raccolto dal ministro tedesco dell'Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, che, dalle pagine del settimanale «Der Spiegel» in uscita domani, assicura l'assoluta attenzione del governo federale ad un eventuale piano industriale della Fiat per la casa di Ruesselheim controllata da General Motors. E il suo collega ai Trasporti, Wolfgang Tiefensee, aggiunge col tono di avvertimento sul «Bild am Sonntag»: «Qualunque investitore dovrà rafforzare la Opel. Chi vuole chiudere impianti e tagliare posti di lavoro in Germania, non è un partner adatto». Guttenberg ha anche criticato la dura accoglienza riservata alla Fiat da parte dei sindacati, notando che così si indebolisce la posizione negoziale della Germania, ma il responsabile del consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz, ha ribadito il suo «no» al Lingotto, perchè, secondo lui «Una partecipazione ad Opel darebbe modo a Fiat di risanarsi coi soldi dei nostri contribuenti, vista la sua situazione finanziaria drammatica». Tra i contrari ad un possibile ingresso, comunque sinora smentito, del gruppo di Torino nella Opel c'è anche Roland Koch, governatore dell'Assia dove il marchio del fulmine è di casa. Koch, come parte del management Opel, preferirebbe l'opzione di partnership con il gruppo austriaco-canadese Magna, ma sottolinea anche, pur senza fare nomi, che ci sarebbero altre due società europee pronte ad entrare nella partita. Un'analisi della strategia del Lingotto sui fronti Chrysler e General Motors l'ha fatta intanto «International Herald Tribune», intitolandola: «La Fiat traccia l'audace strada per l'impero». Secondo il quotidiano «in un momento straordinario, in cui la crisi finanziaria globale ha messo i governi, più che i dirigenti dell'auto, al posto di guida, Marchionne potrebbe aver trovato il modo di costruire un impero senza spendere (quasi) un soldo». Ma l'ad della Fiat non starebbe giocando questa complessa partita «per essere ricordato come il dirigente auto più audace della sua generazione», bensì per un fatto dimensionale. Sergio Marchionne, infatti, prosegue l'analisi «ha a lungo sostenuto che Fiat ha bisogno di essere molto più grande se vuole essere fortemente profittevole, producendo tra 5,5 e 6 milioni di auto l'anno, contro gli attuali 2,2 milioni. Obiettivo che con Opel e Chrysler sarebbe centrato perfettamente, in caso contrario «Fiat finirà col diventare una vittima del consolidamento del settore auto».

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"Non l'ideale ma la forza ciò che manca all'Europa" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

GLI ERRORI L'INFLAZIONE Intervista Tommaso Padoa-Schioppa "Non l'ideale ma la forza ciò che manca all'Europa" «È opportuno processare gli economisti per la loro imprevidenza» «Potrebbe scoppiare dopo la quiete della recessione e rendere tutti più poveri» LUIGI LA SPINA TORINO Dàgli all'economista!». Di questi tempi, c'è un brutto clima per la sua categoria e Tommaso Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza nell'ambito di Biennale democrazia, non solo ne è consapevole, ma lo ritiene pienamente giustificato. L'ex ministro dell'ultimo governo Prodi ammette, con un sorriso autoironico: «È del tutto opportuno processare gli economisti per i loro errori di imprevidenza, individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno sbagliato. Non tutti, naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo, allarmi e ammonimenti, ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi, bisognerebbe distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si sono occupati d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia, l'accademico esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e tre questi ruoli e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I primi, hanno seguito forse troppo un andamento pendolare degli studi, dall'interventismo keynesiano al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso, hanno commentato i fatti come esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei vincoli della realtà. I terzi, hanno avuto troppa paura di dire cose che potessero dispiacere al mercato». Visti gli errori di previsione sul passato, ci si può fidare dei pronostici sul futuro? Il peggio è alle spalle o no? «Preferirei che si parlasse un po' più del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento del tifone. La cosa fondamentale saranno gli aspetti dell'economia, dei comportamenti istituzionali, delle regole, delle politiche nel prossimo decennio. Questa crisi non è congiunturale, fisiologica, ma chiude un ciclo ed è una svolta. Bisogna capire le cause profonde di quello che è avvenuto e affrontarle». Quali sono i motivi fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono sostanzialmente quattro. Una crescita basata, soprattutto negli Usa, sul consumo e sul debito, non quello per investire ma quello per consumare. L'idea sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto, di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile andamento dei sondaggi. Così, le dinamiche con le quali l'economia si è mossa in una direzione sbagliata si sono prolungate al punto tale che, quando la correzione è arrivata, è stata drammatica e brutale». Dopo la crisi, i politici hanno coordinato gli interventi in modo sufficiente? «Il giudizio va meditato. Il problema non è valutare se i pacchetti di sostegno siano stati robusti o troppo miseri, ma constatare la volontà di accettare regole comuni, anche quando sono amare. A questo proposito, vedo ancora risposte troppo protezioniste e intese ancora inadeguate, anche in Europa». Si dice che l'Europa sia debole, perchè non c'è uno spirito europeo che costringa all'unità politica. «Sì, sento che questa è la tesi prevalente, ma io non sono d'accordo. All'Europa non manca il "demos", manca il "kratos". Il demos della ragione è dato dalla tensione tra le cose di interesse comune e il fatto che non si sia d'accordo su come regolarle. Il demos del cuore, lo spirito comune, l'idem sentire sono retoriche nazionaliste che vengono usate, in realtà, in chiave antieuropea, sulla scorta di quella stessa ideologia dell'onnipotenza dello Stato nazionale che ha scatenato le guerre mondiali. La democrazia europea può morire perché c'è un governo autoritario, non voluto dal popolo, ma anche perché non c'è un governo, perchè il diritto di veto gli impedisce di agire». Scendiamo da queste altezze ideologiche e torniamo a urgenze più contingenti. C'è il rischio di uscire da questa crisi con una inflazione pesantissima? «Il rischio c'è, perché l'eccesso di liquidità rimane. Prima, la bolla speculativa non ha colpito i generi di consumo, ma i beni capitali e, così, ha dato l'impressione non di un impoverimento, ma di un arricchimento generale. Oggi, la recessione blocca i prezzi. Ma potrebbe essere la calma che precede la tempesta: quella di una inflazione che rende più poveri». Ultima domanda, un po' provocatoria. Lei ha parlato, da ministro, della «bellezza delle tasse». Condivide l'idea di una tassa sui ricchi? «L'ipotesi può essere vista nella chiave di una spedizione punitiva contro una categoria. Ma è sbagliato criminalizzare una categoria. Io non l'ho mai fatto con i professionisti, i medici, gli autonomi in genere. Anzi, ho chiamato veri eroi del fisco quella metà di loro che pagano tutte le tasse. Perchè, al contrario dei lavoratori dipendenti, possono evaderle e non lo fanno. La stessa cosa vale per i ricchi, per i manager. Però, in una chiave di solidarietà, è perfettamente logico chiedere un maggior contributo in un momento di difficoltà, soprattutto per i più poveri».

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L'impresa è Fiera di guardare al futuro (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione Sarda, L' (Nazionale))

Argomenti: Crisi

Cronaca di Cagliari Pagina 1018 Pochi gli affari ma le aziende credono nella necessità di presentare i propri prodotti L'impresa è Fiera di guardare al futuro Pochi gli affari ma le aziende credono nella necessità di presentare i propri prodotti Gli espositori: «Bisogna esserci in un momento di crisi» --> Gli espositori: «Bisogna esserci in un momento di crisi» Un giro tra gli stand della 61ª edizione della Fiera internazionale. Nonostante tutto, si investe nel futuro. «In due giorni ho già fatto sei preventivi: per ottenere lo stesso risultato, avrei avuto bisogno di girare per 500 chilometri in due mesi». In fondo, la presenza alla Fiera internazionale della Sardegna sta tutta qui. A riassumerla è Davide Cogoni: alla rassegna propone camion e gru della sua azienda. «È proprio questo il momento di partecipare alle fiere: non serve farlo quando le cose vanno bene. In questo periodo di crisi globale, occorre esporsi, credere nelle proprie aziende». LA FIDUCIA È questo il punto che accomuna tutti gli espositori presenti in Fiera: la crisi finanziaria sta creando problemi in tutti i settori. Ma per ripartire serve proprio la fiducia, la consapevolezza che i propri prodotti potranno riprendere la loro collocazione sul mercato. «Se non credessimo in questo», interviene Luigi De Fazio, giunto da Lamezia Terme per proporre i suoi termocamini Ftl, «saremmo rimasti chiusi nelle nostre officine. Partecipare alle fiere è, invece, un investimento indispensabile per far conoscere i prodotti». D'altronde, lui non è un novellino della rassegna cagliaritana. «Questo è il terzo anno in cui veniamo: abbiamo annullato la partecipazione ad altre fiere perché non era conveniente. Ma in Sardegna i nostri prodotti vanno». LA CRESCITA La crisi globale sta investendo tutti i settori. O quasi. C'è chi proprio non ne risente: il settore delle energie rinnovabili è in piena crescita. Forse perché puntare sull'eolico o sul fotovoltaico non è una spesa ma un investimento. «Di anno in anno», interviene Alessandro Riccardi della Ser group Sardegna, «abbiamo una crescita del 400 per cento. Anche in un periodo di crisi, le cose vanno bene perché proponiamo prodotti convenienti: ogni anno, l'investimento fatto produce il dieci per cento del capitale». IL LAMENTO Imprenditori coraggiosi, fiduciosi. Ma, alla Fiera, c'è anche chi si lamenta. «È presto per fare i conti», riflette Mamadou Khouma che, con “Cuore dell'Africa”, propone l'artigianato del Continente Nero, «ma, se il buon giorno si vede dal mattino, c'è poco da stare allegri: in questi giorni, c'è stato il deserto». Colpa della crisi ma anche, secondo l'imprenditore, dell'organizzazione. «Amo la Sardegna, vengo qui volentieri ma sembra quasi che si faccia il possibile per far fallire la rassegna». Lamenta una serie di lacune. E, in particolare, il fatto che «pur di riempire gli stand, hanno messo dentro di tutto». Be', visto il padiglione che ospita il suo stand, difficile dargli torto: a pochi metri di distanza, un espositore russo propone oggettistica del suo paese, magliette (sulla cui originalità c'è da dubitare) delle squadre sportive sovietiche, del Che, di Lenin. E, a fianco a questo, anche una t-shirt con il volto di Benito Mussolini. Difficile capire il suo collegamento con l'Unione Sovietica. LA TRADIZIONE Se Khouma propone prodotti africani, Rita Cossu, dell'omonima sartoria di Pabillonis, punta sulla tradizione: vestita con l'abito tipico del suo paese, mentre cuce, parla della crisi. «Ci sono pochi soldi in giro? È vero. Ma, se ci chiudiamo in noi, tutto muore». E lei proprio non ci sta a far morire il suo settore. «Anche perché le cose belle pagano: noi lavoriamo usando le stesse tecniche delle nostre nonne. I costumi non sono fatti a macchina o con il poliestere. Per fortuna, le istituzioni, i Comuni che vogliono ritrovare le proprie tradizioni aumentano. E ci contattano». LA VETRINA È in cerca di contatti anche Mario Collu, dell'omonimo liquorificio di Villasor: a qualunque persona passi da quelle parti, propone le ultime creazioni della sua società, il liquore di carruba e quello di Maria Luisa. «Secondo me», sostiene, «si parla talmente tanto di crisi che la gente finisce con lo spaventarsi più di quanto sarebbe giusto». Lui, comunque, ci prova. «Visto che dobbiamo far conoscere i nostri nuovi prodotti, non potevamo perdere un'occasione come la Fiera. Anche se, francamente, non mi aspetto granché». L'AFFETTO Quando la crisi investe un territorio, a risentirne per primi sono i settori che vendono prodotti voluttuari. Ma, alla Fiera, c'è chi resiste, nonostante tutto. Magari per ragioni affettive: Carmen Duville rappresenta la terza generazione di giostrai che lavorano nel quartiere fieristico. «Il primo è stato mio nonno: parlo delle giostre Rossi». Adesso è lei che, insieme a tutta la famiglia, si occupa del luna park. «L'altro giorno, in giro per i nostri giochi c'erano al massimo dieci ragazzini». Ieri, sabato festivo, invece, erano in tanti a girare qua e la per le attrazioni. «Anche perché, ogni anno, dobbiamo proporre qualcosa di nuovo: in questa edizione, sta suscitando una certa curiosità la “giostra del bacio”, l'unica presente in Sardegna». Le novità servono ma non sono la panacea. «Ormai ci sogniamo i guadagni che facevamo una volta». Ma la Fiera non si molla. «D'altronde, è quello che facciamo da sempre: non possiamo andarcene». MARCELLO COCCO

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La Costa Smeralda è in vendita (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Prov Gallura Pagina 8044 Arzachena. Preoccupazioni in Comune per l'atteggiamento poco chiaro del gruppo di Tom Barrack La Costa Smeralda è in vendita Arzachena.. Preoccupazioni in Comune per l'atteggiamento poco chiaro del gruppo di Tom Barrack La Colony tratta anche l'accordo di programma --> La Colony tratta anche l'accordo di programma Timori per il futuro delle Costa Smeralda. La Colony Capital sta cercando di vendere parte dei terreni di proprietà e, contestualmente, tratta con la Regione per l'accordo di programma che prevede volumetrie aggiuntive di circa il 25 per cento dell'esistente. Qualche gioiello di famiglia in vendita e contemporaneamente la trattativa per l'accordo di programma. Se, per la Colony Capital tutto questo può anche andare bene, il comune di Arzachena non sembra gradire. Mentre, infatti, ci sono stati i primi abboccamenti per un faccia a faccia tra i manager di Tom Barrak e i nuovi amministratori regionali, il sindaco Piero Filigheddu vuole vederci chiaro sulle voci insistenti di vendita al miglior offerente di alcune aree di proprietà delle società controllate dalla Colony. Trattative, qualcuna andata già a buon fine, che vengono viste con preoccupazione dagli amministratori comunali. Il problema per Filigheddu e la sua maggioranza è interpretare queste scelte del proprietario della Costa Smeralda. L'avvio di una smobilitazione, una necessità dettata dal quadro internazionale, la pesante crisi finanziaria mondiale, oppure semplicemente una cessione senza alcun risvolto ulteriore per la Colony. Di certo ad Arzachena le notizie delle ultime settimane stanno complicando, e non di poco, il percorso di approvazione definitiva dell'accordo di programma. L'amministrazione teme una trattativa parallela o, comunque, dei passaggi che non vedono sindaco e assessori protagonisti delle decisioni importanti per il futuro di Porto Cervo e dintorni. Sarebbe stata già ceduta per diversi milioni di euro, tra i 4 e i 5, un'area a Liscia di Vacca. Un lotto nelle vicinanze di una struttura in via di realizzazione da parte di altri soggetti. Gli amministratori considerano l'ipotesi di una offerta delle aree della Colony, anche di una piccola parte del patrimonio, un segnale che va in netta controtendenza rispetto al quadro delineato negli ultimi mesi. In sostanza, il Comune può anche sostenere in tutti i modi una trattativa con la Regione che prevede un bonus di volumetrie per la Colony, ma tutto questo non si concilia con la cessione di pezzi del patrimonio del fondo d'investimento. Ma ci sono anche altri fatti che rischiano di raffreddare i rapporti tra Filigheddu e i manager di Barrak. Alexandra Dubrova, uno dei nomi che contano a Porto Cervo, avrebbe infatti già incontrato l'assessore regionale all'urbanistica Gabriele Asunis. Un confronto preliminare ed informale che, però, pone qualche interrogativo, perlomeno negli ambienti del Comune, su questa fase dell'iter di approvazione dell'accordo per la ristrutturazione degli alberghi di Porto Cervo. In municipio attendono qualche segnale da Cagliari e ora sanno che se contatti ci sono stati, non hanno certo visto gli amministratori comunali in prima fila. Pessima situazione perché, anche se i tempi sono cambiati, ad Arzachena ci tengono ad evidenziare un fatto. Alla fine qualsiasi tipo di decisione per Porto Cervo dovrà passare inevitabilmente dal Comune. Nessuno ha dimenticato altre storie con diversi protagonisti, ma dallo stesso significato. Chi ha forzato la mano sulla Costa Smeralda non ha portato a casa neanche un metro cubo di volumetria. ANDREA BUSIA

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Future S&PMib: la forza del rimbalzo è in discussione (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

Future S&PMib: la forza del rimbalzo è in discussione DERIVATI, clicca qui per leggere la rassegna di Roberto Ercolino , 26.04.2009 17:58 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Analisi settimanale al 24 aprile 2009 Pivot Supporti: 17.600 - 16.300 Pivot Resistenze: 18.550 - 20.000 Sotto il profilo grafico, l’ottava appena trascorsa ha confermato quanto indicavamo nella precedente nota in merito al cross rialzista della media a 21 giorni nei confronti della 65. Il derivato non ha però trovato la forza per l’attacco alla successiva resistenza ai 18.550 punti; pur reggendo il supporto ai 17.600, il future non ha segnato tutte le chiusure daily oltre tale livello. Inoltre, tenendo conto che la chiusura di fine settimana indica la migliore tra le ultime 50 sessioni di Borsa aperta, la media a 65 giorni per la prima volta dal maggio del 2008, presenta un valore positivo, ma vi è da tener conto che in quella fase, facciamo riferimento al periodo aprile/giugno, abbiamo assistito ad un movimento laterale preludio di una successiva fase di pesante debolezza. Evidenziare tale mutamento nel medio termine equivale al riaffermare che il sentiment volge in positivo, ma ancora occorre considerare se il rimbalzo, partito dopo la prima settimana di marzo, resta fragile prestando il fianco a possibili capovolgimenti di fronte nel volgere di qualche seduta. Se non vi sono quindi certezze di un allungo, allo stesso tempo non si è in grado di affermare il contrario; troppe variabili esterne al mercato possono avere la forza di incidere in un senso o nell’altro. Intanto la crisi finanziaria ha ridotto la propensione al rischio, come detto generando un allargamento del differenziale tra Bund tedeschi e titoli degli altri paesi della zona euro; si può cominciare a valutare che i titoli tossici non sono più in grado di bloccare l'azione dei governi, primo risultato è che le banche non falliscono. I peggiori scenari sulle prospettive dell'economia globale e del sistema finanziario non appaiono segue pagina >>

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In chiave di solidarietà logico chiedere un contributo in un momento difficile (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 26-04-2009)

Argomenti: Crisi

LA TASSA SUI RICCHI «In chiave di solidarietà logico chiedere un contributo in un momento difficile» Dàgli all'economista!». Di questi tempi, c'è un brutto clima per la sua categoria e Tommaso Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza nell'ambito di Biennale democrazia, non solo ne è consapevole, ma lo ritiene pienamente giustificato. L'ex ministro dell'ultimo governo Prodi ammette, con un sorriso autoironico: «È del tutto opportuno processare gli economisti per i loro errori di imprevidenza, individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno sbagliato. Non tutti, naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo, allarmi e ammonimenti, ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi, bisognerebbe distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si sono occupati d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia, l'accademico esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e tre questi ruoli e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I primi, hanno seguito forse troppo un andamento pendolare degli studi, dall'interventismo keynesiano al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso, hanno commentato i fatti come esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei vincoli della realtà. I terzi, hanno avuto troppa paura di dire cose che potessero dispiacere al mercato». Visti gli errori di previsione sul passato, ci si può fidare dei pronostici sul futuro? Il peggio è alle spalle o no? «Preferirei che si parlasse un po' più del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento del tifone. La cosa fondamentale saranno gli aspetti dell'economia, dei comportamenti istituzionali, delle regole, delle politiche nel prossimo decennio. Questa crisi non è congiunturale, fisiologica, ma chiude un ciclo ed è una svolta. Bisogna capire le cause profonde di quello che è avvenuto e affrontarle». Quali sono i motivi fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono sostanzialmente quattro. Una crescita basata, soprattutto negli Usa, sul consumo e sul debito, non quello per investire ma quello per consumare. L'idea sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto, di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile andamento dei sondaggi. Così, le dinamiche con le quali l'economia si è mossa in una direzione sbagliata si sono prolungate al punto tale che, quando la correzione è arrivata, è stata drammatica e brutale». Dopo la crisi, i politici hanno coordinato gli interventi in modo sufficiente? «Il giudizio va meditato. Il problema non è valutare se i pacchetti di sostegno siano stati robusti o troppo miseri, ma constatare la volontà di accettare regole comuni, anche quando sono amare. A questo proposito, vedo ancora risposte troppo protezioniste e intese ancora inadeguate, anche in Europa». Si dice che l'Europa sia debole, perchè non c'è uno spirito europeo che costringa all'unità politica. «Sì, sento che questa è la tesi prevalente, ma io non sono d'accordo. All'Europa non manca il "demos", manca il "kratos". Il demos della ragione è dato dalla tensione tra le cose di interesse comune e il fatto che non si sia d'accordo su come regolarle. Il demos del cuore, lo spirito comune, l'idem sentire sono retoriche nazionaliste che vengono usate, in realtà, in chiave antieuropea, sulla scorta di quella stessa ideologia dell'onnipotenza dello Stato nazionale che ha scatenato le guerre mondiali. La democrazia europea può morire perché c'è un governo autoritario, non voluto dal popolo, ma anche perché non c'è un governo, perchè il diritto di veto gli impedisce di agire». Scendiamo da queste altezze ideologiche e torniamo a urgenze più contingenti. C'è il rischio di uscire da questa crisi con una inflazione pesantissima? «Il rischio c'è, perché l'eccesso di liquidità rimane. Prima, la bolla speculativa non ha colpito i generi di consumo, ma i beni capitali e, così, ha dato l'impressione non di un impoverimento, ma di un arricchimento generale. Oggi, la recessione blocca i prezzi. Ma potrebbe essere la calma che precede la tempesta: quella di una inflazione che rende più poveri». Ultima domanda, un po' provocatoria. Lei ha parlato, da ministro, della «bellezza delle tasse». Condivide l'idea di una tassa sui ricchi? «L'ipotesi può essere vista nella chiave di una spedizione punitiva contro una categoria. Ma è sbagliato criminalizzare una categoria. Io non l'ho mai fatto con i professionisti, i medici, gli autonomi in genere. Anzi, ho chiamato veri eroi del fisco quella metà di loro che pagano tutte le tasse. Perchè, al contrario dei lavoratori dipendenti, possono evaderle e non lo fanno. La stessa cosa vale per i ricchi, per i manager. Però, in una chiave di solidarietà, è perfettamente logico chiedere un maggior contributo in un momento di difficoltà, soprattutto per i più poveri».

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E Berlino scopre una voragine dentro le banche (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 26-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa, La)

Argomenti: Crisi

il caso Fuga di notizie imbarazza le autorità 268 E Berlino scopre una voragine dentro le banche Nei bilanci si nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi di euro ALESSANDRO ALVIANI miliardi di euro BERLINO Per le banche tedesche la luce in fondo al tunnel della crisi finanziaria potrebbe essere più lontana di quanto sperato. Nei loro bilanci, infatti, si nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi di euro. Una zavorra che non risparmia nessuno, da giganti come Commerzbank alle banche popolari, fino alle Landesbanken, gli istituti pubblici regionali. La cifra non sarebbe mai dovuta diventare pubblica. Gli 816 miliardi sono il risultato di un'analisi condotta dal Bafin (l'autorità di vigilanza finanziaria) e confluita in un documento classificato come «strettamente riservato». Dentro c'è, dettagliata, la lista dei titoli tossici e degli asset non liquidi ancora tra le mani di 17 banche tedesche. Però quel dossier è finito sulla prima pagina del quotidiano Süddeutsche Zeitung di ieri. Una rivelazione che ha spinto il Bafin a sporgere denuncia contro ignoti presso la procura di Monaco di Baviera. Leggendo il documento si scopre che tra le più colpite c'è Commerzbank, il secondo istituto di credito del Paese, che ha già ottenuto l'aiuto di Berlino. I bilanci di Commerz sono appesantiti da titoli problematici per 101 miliardi di euro, 49 dei quali portati in dote da Dresdner Bank, appena acquisita. Va meglio a Deutsche Bank (21 miliardi) e a Postbank e Hypovereinsbank (5 miliardi l'una). Lbbw, la più grande banca pubblica regionale tedesca, ha accumulato rischi per 92 miliardi. La più esposta è Hypo Real Estate, con 268 miliardi. Il governo federale sta forzando le tappe per rilevare il controllo dell'istituto, salvato dal tracollo grazie a un intervento coordinato da Stato e banche e costato oltre 100 miliardi: dopo aver approvato una legge che rende possibile l'esproprio degli azionisti, Berlino ha annunciato venerdì di volersi assicurare il 90% di Hypo Re nel corso di un'assemblea straordinaria in programma il 2 giugno. Dopo la fuga di notizie, il Bafin ha provato a limitare i danni e messo in guardia da interpretazioni sbagliate dei dati. «La lista non consente di trarre nessuna deduzione su eventuali rischi e perdite o sulla solidità finanziaria degli istituti elencati», si legge in una breve nota. Identici i toni scelti dal ministro delle Finanze Peer Steinbrück: la lista non rispecchia l'attuale situazione delle banche, ha detto ieri all'agenzia Reuters. Steinbrück non ha però nascosto una certa irritazione: «Non è divertente» che quei dati siano stati pubblicati, ha ammesso. Proprio in questi giorni Berlino discute come aiutare gli istituti a recuperare la fiducia reciproca e a ristabilire appieno i meccanismi di concessione del credito alle imprese. In discussione c'è la creazione di «bad bank» in cui ogni banca possa parcheggiare i titoli tossici nascosti nei propri bilanci. I modelli in discussione sono diversi. Il governo, comunque, ha fretta - le elezioni di settembre si fanno sempre più vicine. L'intervento più urgente sembra essere quello a sostegno delle Landesbanken: i soli titoli tossici posseduti dalle sette banche pubbliche regionali ammontano a 180 miliardi di euro, scrive lo Spiegel. Già domani Steinbrück incontrerà i governatori regionali interessati per trovare una soluzione. In caso di fallimento, rivela il giornale, la Germania potrebbe ritrovarsi nei prossimi mesi con una Landesbank in meno. E con qualche problema in più.

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idee per un'expo senza sprechi - stefano pareglio (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XXI - Milano IDEE PER UN´EXPO SENZA SPRECHI STEFANO PAREGLIO Come fare? Valorizzando gli spazi esistenti: Fiera, FieraMilanoCity, ex-Ansaldo, Hangar Bicocca, Triennale, Museo della Scienza, Fondazione Pomodoro, Fondazione Prada... Adottando il modello del Fuori Salone per le mostre e i progetti concordati con gli Stati partecipanti. Migliorando il sistema di mobilità extra-urbano. Recuperando il terziario inutilizzato (300mila metri quadrati) a fini espositivi o di accoglienza, magari low-cost e per future residenze universitarie. Non è un´eresia, quella di impiegare le risorse disponibili per preparare Milano al suo futuro. Una scelta capace di mobilitare le energie e le risorse private, di rianimare entusiasmi ormai spenti, di coinvolgere la città. E di riportare la discussione sui contenuti di questo Expo: la disponibilità di cibo, i modelli nutrizionali, il protezionismo e il neo-colonialismo agricolo, la competizione tra cibo ed energia, la sicurezza alimentare, il rapporto con il territorio. La stessa Milano ha dentro di sé un´importante attività agricola: quella del Parco Sud. Ecco il secondo tassello di un altro Expo. Cogliere questa occasione non ripetibile per avviare una filiera corta, tracciabile, a basso impatto. Consolidando un patrimonio, alle porte di Milano, fatto di paesaggio, di arte, di flora e fauna, di testimonianza del lavoro dell´uomo.

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per le cinque fabbriche italiane è arrivato il momento della verità - paolo griseri (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 13 - Economia Per le cinque fabbriche italiane è arrivato il momento della verità Impianti a ritmo ridotto, si teme per Termini e Pomigliano Il dossier Nel 2008 le auto Fiat prodotte nel nostro paese sono state appena la metà della capacità produttiva installata. Ma è stato un anno particolare è stato lo stesso Marchionne ad annunciare agli azionisti che non è più garantita la sopravvivenza di tutti gli stabilimenti PAOLO GRISERI TORINO - I progetti nascono a Torino, il fatturato si fa a Melfi e in Polonia, gli utili a Cassino e sulle linee di Mirafiori, dove vengono prodotte le auto di media e alta gamma. I punti di sofferenza sono a Pomigliano e a Termini Imerese. Con questo schema, e con i sindacati in pre-allarme, gli stabilimenti italiani di assemblaggio del gruppo Fiat entrano nelle settimane decisive per il futuro dell´alleanza a tre con Chrysler e (forse) con Opel. Come uscirà questa mappa dalla stagione delle fusioni? Chi rischia in Italia nei prossimi mesi? Nel 2008 i cinque stabilimenti italiani di assemblaggio della Fiat hanno prodotto 665.000 automobili. Molto poco, metà della capacità produttiva installata. «Ma il 2008 è stato un anno molto particolare», precisa Enzo Masini, responsabile nazionale del settore auto della Fiom-Cgil. Anno particolare per due ragioni: lo stabilimento di Pomigliano è rimasto fermo due mesi con l´obiettivo di riqualificare i dipendenti e di ristrutturare le linee. Sforzo notevole che, al momento, attende ancora di essere premiato con risultati concreti. La seconda spiegazione della bassa produttività è, naturalmente, l´effetto della crisi finanziaria che ha bloccato tutti gli stabilimenti per diverse settimane a partire dall´inizio dell´autunno. Nel 2007, senza crisi e fermate straordinarie per ristrutturazione, la produzione degli stabilimenti italiani è stata di circa 900 mila pezzi, il 70 per cento del milione e trecento mila vetture che, teoricamente, le linee installate potrebbero sfornare. «L´Italia - sottolinea Masini - è l´unico dei grandi paesi d´Europa a produrre meno della metà delle auto che acquista (circa 2 milioni all´anno n.d.r.). Per questo penso che, nonostante quel che appare, non ci sia da noi un´eccedenza di capacità produttiva installata». Sergio Marchionne, che era sulla stessa linea fino alla vigilia della crisi finanziaria, sembra adesso aver modificato posizione. Tanto da aver annunciato agli azionisti che non è più garantita la sopravvivenza di tutti gli stabilimenti italiani. Negli anni bui della crisi Fiat, uno degli stabilimenti più a rischio era quello simbolo di Mirafiori. Un consistente finanziamento degli enti locali torinesi e la scelta di Marchionne di tornare a puntare su quello che resta il più grande insediamento industriale d´Europa, hanno modificato la situazione. Oggi si teme soprattutto a Termini e a Pomigliano. Nello stabilimento siciliano il problema principale è la logistica: un ridotto numero di aziende dell´indotto e i collegamenti difficili via nave e via treno impongono al Lingotto di realizzare a Melfi buona parte del lavoro preparatorio che serve a produrre la Lancia Y, l´unico modello sfornato dalle linee siciliane. Il confronto tra Torino e la Regione guidata da Raffaele Lombardo non è servito fino ad oggi a migliorare la situazione. Ma il vero nodo da sciogliere è Pomigliano. Nella fabbrica dell´interland napoletano l´unico modello di punta è l´Alfa 159. La Gt è infatti una vettura di nicchia e la 147 è ormai a fine corsa. Dovrebbe essere sostituita dalla nuova Alfa 149 ma dove verrà realizzata quest´ultima? I lavoratori napoletani temono che venga assegnata ai colleghi di Cassino, che già realizzano Delta, Croma e Bravo. «Quel che non riusciamo a capire - dice Masini - è quali saranno le scelte produttive dell´azienda nei prossimi mesi. Sappiamo solo che la nuova Y, che doveva essere prodotta a Termini da quest´anno, è stata rinviata e che la stessa nuova Grande Punto, che doveva partire a Melfi nel 2010, è stata rinviata». Il Lingotto prende tempo, certamente per via della crisi ma anche per capire che cosa accadrà sulla scacchiera delle alleanze. Nel frattempo i sindacati si preparano e hanno già in calendario due importanti appuntamenti. Il primo è giovedì con i presidenti di Regione italiani per provare a concordare una strategia comune ed evitare una guerra di campanile tra territori che difendono i loro stabilimenti a scapito di quelli del vicino. Il secondo appuntamento è per metà giugno a Torino con tutti i sindacalisti dell´impero Fiat: «Per prudenza - dice Masini - abbiamo invitato anche americani e canadesi». In attesa di conoscere l´esito della trattativa di Detroit.

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Avviso ai naviganti! pag.9 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Avviso ai naviganti! BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Andrea Mazzalai , 27.04.2009 07:52 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! senza consumi e investimenti l'economia cosi come è stata concepita non andrà da nessuna parte, nel post dedicato lo vedremo insieme. Summers alla televisione Fox dopo essersi riposato, dice che l'economia continuerà a diminuire con un forte calo dell'occupazione per il resto dell'anno. Sostiene inoltre che non appena saranno ricostituiti i magazzini e i consumatori riprenderanno le abitudini vi sarà un forte impulso all'economia, questi squilibri non possono durare per sempre. Si continua ad evidenziare la ripresa degli ultimi mesi ma al di la di una ricostituzione delle scorte e dei magazzini, al di la di una possibile stabilizzazione delle sole vendite di case nuove non intravedo ancora nulla. Le vendite di case sono per il 50 % ormai determinate da vendite in seguito a foreclosures o distressed sales e gli inventari sono ancora a livelli storicamente elevati. Ricordo che le vendite di case esistenti costituiscono oltre l' 80 % del volume di affari e che l'economia non si riprenderà senza l'apporto degli investimenti residenziali. Paul Krugman invece sussurra che le propsettive dell'economia a mericana assumo le sembianze di una lunga elle, speriamo che non lo sia ma ha tutte le sembianze per esserlo e i segnali che provengono dalla storia aggiungo io. Questa è un tipo di crisi che ha tutte le caratteristiche di un recupero molto ma molto debole e sarà difficile capire da dove proviene questo recupero. Qualsiasi recupero nella seconda parte dell'anno non sarà accompagnato da alcuna ripresa dell'occupazione, probabilmente neanche il prossimo anno, ci sono due tipi di recessione che fanno male ha proseguito Krugman, quelle finanziarie e quelle sincronizzate in maniera globale ed emtrambe sono in corso. Krugman ricorda che quasi sempre un'uscita da una crisi finanziaria è aiutata segue pagina >>

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Il G-7 a caccia di fiducia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-26 - pag: 1 autore: Draghi: il peggio è superato, nessuna sottocapitalizzazione in Italia - Tremonti: servono nuove regole Il G-7 a caccia di fiducia Stress test meglio del previsto per le 19 grandi banche americane Fiducia. è la parola chiave uscita dai vertici del G-7 e G-20, e dalle sessioni di Fondo monetario e Banca mondiale chiusi ieri a Washington. Fiducia nei mercati, che danno segnali di miglioramento. E fiducia che il peggio della crisi finanziaria e della recessione sia passato. «Gli scenari peggiori sembrano superati » ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, anche se appare prematuro parlare di inversione di tendenza. Dai test sulle banche italiane, ha rassicurato, non emergono casi di sottocapitalizzazione. Anche negli Usa gli stress test sulle 19 grandi banche sarebbero meno allarmanti del previsto: solo tre dovrebbero ricapitalizzare, nessuna rischia di fallire. Per il ministro Giulio Tremonti ora servono «nuove regole: sono strategiche, base di fiducia per uscire dalla crisi» Bocciarelli, Merli e Platero u pagina 3 l'articolo prosegue in altra pagina

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Solo la riforma pensioni cambia i conti dell'Italia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: INTERVISTA Olivier Blanchard Capo economista Fmi «Solo la riforma pensioni cambia i conti dell'Italia» Alessandro Merli WASHINGTON. Dal nostro inviato «Riforme serie», a partire da quella delle pensioni, per ritrovare gli spazi di manovra per la politica di bilancio. è la sollecitazione all'Italia del capo economista del Fondo monetario, Olivier Blanchard, il quale, in un'intervista al Sole 24 Ore,insiste che tutti i Paesi ad alto debito, il nostro compreso, devono presentare piani di rientro di medio termine per evitare pesanti reazioni negative dei mercati finanziari, mentre a livello globale la priorità è spezzare il circolo vizioso nel quale crisi finanziaria e recessione si alimentano a vicenda. Al G-7, i ministri finanziari hanno dato una valutazione più ottimista di quella del Fondo sull'uscita dalla crisi. Il nostro lavoro è di dire le cose come le vediamo. I Governi hanno un compito un po' diverso. Se in qualche modo riescono a istillare fiducia, allora la gente potrebbe spendere di più e questo può avere un effetto sull'economia. è un esercizio delicato, perché dev'essere credibile. Ma confermo le nostre previsioni. Noi diciamo: le crescita non tornerà prima di fine anno, ma dopo lo farà. Le cose peggioreranno prima di migliorare. Poi avverrà e noi indichiamo una tempistica. Se le politiche monetarie e fiscali non fossero state adottate, le nostre previsioni sarebbero state più pessimiste, saremmo in una grande depressione. Invece diciamo semplicemente che la disoccupazione non calerà da domani, ma c'è un percorso credibile e accadrà se le politiche giuste sono adottate. Lei (come altri, fra cui il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi) insiste sulla priorità di interrompere il circolo vizioso fra il sistema finanziario e l'economia reale. Maè uno dei punti dell'agenda del G-20 di Londra su cui si procede più lentamente. Come fare? In due modi.Rilanciando l'attività economica, riducendo così insolvenze, prestiti in sofferenza, perdite delle banche. Ma questa è solo metà della soluzione. Bisogna anche assicurarsi che le banche siano ricapitalizzate e vogliano fare prestiti. Per far questo bisogna risolvere il problema delle attività " cattive"e ricapitalizzare quando ce n'è bisogno. I Governi non stanno procedendo molto rapidamente. Qualcuno spera che il problema si risolva da solo, qualcun altro ha vincoli di tipo politico e fatica a stanziare fondi per le banche. è molto difficile spiegare alla gente perché questo è essenziale. Le nostre previsioni indicano che questo avverrà, non dalla sera alla mattina, ma con sufficiente rapidità da far migliorare le condizioni del credito.L'opinione pubblica americana non è d'accordo con l'idea che i propri soldi vengano usati per i salvataggi bancari, per questo il Tesoro ha un piano in cui cerca di utilizzare un basso ammontare dei fondi pubblici. Secondo le nostre stime, la somma necessaria per ricapitalizzare le banche Usa sono circa 275 miliardi di dollari. Credo che siano in grado di finanziarla. Nel World Economic Outlook sostenete che la risposta di politica economica in Europa è stata più lenta che altrove. Non enfatizzerei troppo le differenze fra Europa e Stati Uniti. è vero che in Europa lo shock è arrivato più tardi e c'è voluto tempo per comprenderne le dimensioni. Sono stato in Germania ai primi di dicembre e mi hanno detto che il Paese non sarebbe stato colpito. All'epoca si pensava che la crisi fosse un fatto americano e non avrebbe attraversato l'Atlantico. La Federal Reserve è stata più aggressiva e più creativa, ma la Banca centrale europea ha fatto molto, l'idea che sia un'istituzione conservatrice va rivista. Ha preso una strada diversa, accetta molti più titoli come collaterale invece di fare acquisti diretti. Il dibattito se i tassi ufficiali debbano scendere a zero è simbolico: non credo che i tassi a zero farebbero una gran differenza. Sulla politica fiscale, gli Usa sono stati più aggressivi sulle misure discrezionali, ma l'Europa ha maggiori stabilizzatori automatici. La media europea dello stimolo fiscale non è molto lontana dagli Usa. Il Fondo appare anche preoccupato che gli stimoli fiscali mettano a rischio la sostenibilità di medio periodo dei conti pubblici, con la possibilità di crisi di mercato. è essenziale avere una "strategia d'uscita", di stabilizzazione del debito a medio termine. Stiamoandando verso livelli di debito molto alti e mi preoccupa che, se oggi si fa un'espansione fiscale e non c'è un piano di rientro, i mercati possano reagire molto male. Così quello che guadagni con più spesa, lo perdi perché i tassi d'interesse sul tuo debito salgono. Qualche Paese ha già un piano di rientro insieme all'espansione fiscale. Il budget britannico appena presentato, per esempio, è credibile. Però il direttore dell'Fmi, Dominque Strauss-Kahn, ha presentato un grafico in cui gli spread su debito pubblico e banche di molti Paesi (Italia compresa) salgono. Siamo in una situazione in cui non c'è una strategia priva di rischi. Ci vuole equilibrio fra il rischio di fare troppo poco e innestare un circolo vizioso con un'ulteriore caduta della crescita e altri rischi. Una delle implicazioni delle misure prese in alcuni Paesi è che sono più rischiose per le finanze pubbliche. L'Italia ha meno spazio sulla politica fiscale di altri Paesi. Una buona ragione per ricrearlo intraprendendo serie riforme. Qualcuno, fra cui il suo ex collega all'Mit, Francesco Giavazzi, sostiene che l'Italia dovrebbe approfittare della crisi per fare riforme strutturali che altrimenti non passerebbero. L'Italia dovrebbe fare riforme che migliorino le prospettive dei conti pubblici, come quella delle pensioni. Si può fare di più, come riformare il mercato del lavoro, ma è estremamente difficile in una fase di crisi, se crea più incertezza per i lavoratori. Questo non è quello che si vuole, che la gente sia spinta dalla paura a risparmiare di più e ridurre la domanda ancor più di ora. Ci sono riforme necessarie che si possono giustificare con l'eventualità di "punizioni"dei mercati,anche se restano politicamente difficili, ma altre, come per i mercati dei prodotti, o le liberalizzazioni, ora non sono fattibili. Un'altra area di preoccupazione, anche in Italia, è la situazione in Europa del'Est e l'impatto che può avere in Occidente, attraverso le banche che vi hanno investito. I maggiori fondi che l'Fmi ha ottenuto in queste settimane rendono il futuro della regione più favorevole, perché saremo in grado di aiutare questi Paesi. Dovranno comunque passare da un aggiustamento doloroso, ci saranno bassa crescita e maggiori insolvenze, perdite per le banche. Difficile che i Paesi possano assorbirle da soli e le case madri di queste banche saranno chiamate a contribuire. è un problema per alcune banche e alcuni Paesi, come l'Austria, ma anche l'Austria può farcela senza aiuti dall'Unione europea. E per la Ue nel suo complesso i problemi dell'Est sono di dimensioni relativamente piccole. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sulla politica fiscale America più aggressiva ma l'Europa ha più stabilizzatori automatici

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I primi risultati degli stress test. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: I primi risultati degli stress test. Secondo il pool di valutatori il quadro è meno grave del previsto e non ci saranno altri fallimenti Grandi banche Usa devono ricapitalizzare Mario Platero WASHINGTON. Dal nostro inviato I risultati degli stress test del Tesoro, che porteranno a una delle più grandi riorganizzazioni finanziarie delle banche americane, hanno assunto da ieri contorni più definiti ai margini delle riunioni di primavera del Fondo monetario- Banca mondiale: se ne è parlato al G-7, al G-20, nelle varie riunioni del Fondo e negli incontri dei banchieri centrali. Perché il problema banche resta il più urgente, per la stabilizzazione della crisi finanziaria, per la mobilitazione del credito e per il rilancio della crescita economica sostenibile, su fondamenta solide. Le indiscrezioni raccolte anticipano che fra le 19 banche con almeno 100 miliardi di dollari di attività di bilancio messe sotto osservazione dal Tesoro, non si sono avuti in generale risultati drammatici, come temevano alcuni. Nessuna delle banche fallirà. Ma parecchie dovranno rafforzare il loro capitale per far fronte con "comodità" al rischio di un peggioramento della situazione. Al progetto hanno partecipato 150 agenti federali. Hanno usato lo Scalp (Supervisory Capital Assessment Program) formulando proiezioni macroeconomiche fino al 2011-2012 per poi gradualmente approfondire l'analisi dei bilanci delle banche, dei loro portafogli immobiliari e derivati, con un obiettivo: «Valutare i bisogni di capitale in un mondo incerto». Fra le 19 banche sottoposte allo stress test alcune delle grandi, J.P. Morgan Chase e Goldman Sachs, sono risultate le più forti. Potranno rimborsare al più presto i crediti concessi dallo Stato, per poter recuperare completa autonomia d'azione, anche sul fronte di bonus e stipendi pagati agli executive, oggi sottoposti a un tetto massimo di 500mila dollari. Citigroup, Bank of America e Wells Fargo potrebbero essere più vulnerabili, seppure con gradazioni diverse e dovrebbero procedere con aumenti di capitale. Complessivamente hanno un'esposizione di 120 miliardi di dollari nei confronti dello Stato. Sul piano tecnico, gli aumenti di capitale potrebbero avvenire trasformando azioni privilegiate, sottoscritte in gran parte dal Governo in azioni ordinarie. Citigroup lo aveva in parte già fatto, adesso si tratterebbe di farlo per Bank of America e Wells Fargo, un'operazione che porterà a una diluizione delle partecipazioni azionarie attuali, ma che risparmierà la difficoltà di doversi rivolgere direttamente a un mercato molto difficile, anche se si incoraggeranno investitori privati a partecipare alle operazioni. Fra le medio grandi, i nomi più chiacchierati dagli analisti sono quelli della Regions Financial Corp di Birmingham, in Alabama e della Fifth Third Bancorp di Cincinnati. Nessuna delle banche, messa in una lista di osservazione da un'agenzia di ricerca specializzata, la Howe Barnes Hoefer & Arnett, ha tuttavia risposto alle indiscrezioni. Il rafforzamento del capitale delle banche diventa una prioritàper tutti i Paesi che partecipano a questi incontri di primavera. Anche per far fronte al pericolo, che alcuni analisti temono imminente, di nuovi crediti problematici per le difficoltà economiche di molte aziende medio piccole. Un fenomeno questo che si registra in ogni parte del mondo, in Europa, in Asia ieri la Icici Bank, la più grande privata indiana ha segnalato un calo dei profitti del 35% per una caduta dei prestiti e per aumenti delle riserve contro prestiti inesigibili - e ovviamente in America. Ieri altre due piccole banche americane, l'American Southern Bank of Kennesaw, in Georgia, e la Michigan Heritage Bank di Farmington Hills, in Michigan, sono state chiuse dalla Federal deposit insurance corporation che ne ha rilevato le attività, complessivamente 256 milioni di dollari di depositi e 269 di attivo di bilancio, garantendo la continuità delle attività bancarie per i clienti. La scelta delle autorità americane è di procedere con un consolidamento del settore eliminando le banche più piccole e più fragili, che non vengono salvate. Con le chiusure di ieri, quest'anno hanno chiuso i battenti 27 banche in America, tutte molto piccole, contro le 25 dell'intero 2008: «Abbiamo passato la fase critica. Ora siamo in quella in cui si fa pulizia », ha dichiarato Sheila Bair, la responsabile della Fdic. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE VULNERABILITà Citigroup, Bank of America e Wells Fargo dovranno procedere con aumenti Chiusi ieri altri due piccoli istituti di credito

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G-7: segni di miglioramento (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: G-7: segni di miglioramento Draghi: superati gli scenari peggiori - Tremonti: ora le nuove regole Rossella Bocciarelli WASHINGTON. Dal nostro inviato «Nell'ultimo mese abbiamo assistito a una lunga lista di indicatori meno brutti del solito: il mercato è migliorato gli spread si sono ridotti, ci sono segni di miglioramento del mercato degli immobili negli Usa. Su questi elementi ognuno, poi, fa le sue analisi. Noi non abbiamo visto inversioni di tendenza. C'è però il rallentamento del peggioramento». Il Governatore della Banca d'Italia ha ribadito,nella conferenza stampa tenuta insieme al ministro dell'Economia,Giulio Tremonti, quanto aveva spiegato, nella mattinata, prima ai ministri del G-20 e poi all'Imfc (l'organismo di governo del Fondo) dov'era intervenuto nella sua veste di presidente del Financial stability Board: il dato nuovo dell'ultimo mese è che «i peggiori scenari sulle prospettive per l'economia globale e il sistema finanziario non siano più così rilevanti per gli attori del mercato ». Ma non bisogna sprecare l'occasione positiva. Il sospiro di sollievo dei mercati, infatti, aveva spiegato Draghi «offre un'opportunità unica per azioni di breve periodo, allo scopo di stabilizzare il ruolo delle istituzioni finanziarie, di promuovere l'espansione dei flussi di credito e di attuare misure di rafforzamento del sistema nel lungo periodo». Dal canto suo Tremonti, nel tracciare il bilancio degli incontri G-7 e G-20, ha ricordato i tre aspetti positivi dell'azione di politica economica:l'aver messo a fuoco l'esistenza diella crisi nelle sue esatte dimensioni, il fatto che i Governi sono scesi in campo a sostegno del ciclo, nonché la scelta di riformare il piano delle regole: «Le regole – ha sottolineato il ministro – sono strategiche come base di fiducia per uscire dalla crisi e come base di sicurezza per scongiurare crisi future». E ha annunciato che l' 11 maggio prossimo a Roma si riuniranno i maggiori giuristi del mondo in un seminario dedicato alla definizione di un nuovo set di regole generali. Tremonti è anche toranto sulla questione delle geometrie variabili dei meeting internazionali (G-7/G-8/G-20) e ha espresso l'auspicio che in futuro si possa fare «una riflessione dell'Europa su come l'Europa si presenta a queste riunioni ». Quanto alle misure per prevenire rischi sempre esistenti di un appronfondimento della crisi,come quelle per l'occupazione, Tremonti ha detto che «non sono in vista nuovi interventi » e che l'orizzonte di riferimento per un Paese europeo come l'Italia resta il recovery plan definito a ottobre. Nella conferenza, Draghi ha lsciato emergere un certo scetticismo sulle stime formulate dal Fmi in relazione alle perdite potenziali delle banche europee e anche rispetto ai calcoli sul fabbisogno di capitale. Poi ha comunque sottolineato che, per quel che riguarda le banche ita-liane, la situazione del capitale è positiva: «Conduciamo regolarmente stress test: se avessero rilevato una situazione di sottocapitalizzazione, l'autorità di vigilanza avrebbe reagito », ha fatto notare. Nel suo intervento della mattina, Draghi aveva tracciato tre linee d'azione per il Financial Stability Board, in coerenza con il mandato ottenuto dall'organismo in occasione del vertice di Londra. Innanzitutto, sugli standard contabili, l'obiettivo dell'organismo che riunisce tutte le autorità di vigilanza è quello di far convergere il più possibile i sistemi statunitense ed europeo. Sulla questione del se e come lasciare operare il criterio del fair value quando i mercati sono illiquidi, infatti lo Iasb (l'organismo dei contabili europei) non ha seguito la strada scelta dai contabili americani per leperdite sui crediti derivanti dai titoli di debito destinati alla negoziazione; tuttavia si è deciso di «arrivare entro quest'anno a una proposta per semplificare in modo sostanziale le regole sugli strumenti finanziari, che dovrebbe includere un approccio comune sulla valutazione delle perdite sugli impieghi e sulle obbligazioni». Sul fronte dgli hedge funds, il Board lavorerà con le autorità nazionali per «sviluppare e attuare approcci coerenti sulla regolamentazione e la supervisione » dei fondi e dei loro manager e per realizzare «meccanismi di cooperazione e condivisione delle informazioni tra autorità sulle loro esposizioni» (ed è atteso anche per agosto il documento finale dello Iosco, l'organismo che riunisce le autorità di controllo dei mercati finanziari, con le raccomandazioni di policy). © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MINISTRO «Non sono previsti nuovi interventi sull'occupazione La base è il recovery plan europeo ed è sufficiente» Previsioni migliori e nuove regole. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, e il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella conferenza stampa congiunta a Washington REUTERS

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Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-26 - pag: 7 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Nessun dazio ma monopoli legali Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti di Riccardo Sorrentino T utti temono il protezionismo, in questi tempi di crisi. Spesso però si guarda dalla parte sbagliata. Perché nell'economia della conoscenza non contano i dazi o i sussidi all'export. Si osservino invece i flussi del sapere scientifico e tecnico e la libertà economica di utilizzarli. La conclusione può essere sorprendente: il protezionismo è con noi da tempo, e ha contribuito alla crisi. Questa tesi è stata consegnata da Ugo Pagano, docente all'Università di Siena al blog Goodwin Box (www.econ-pol.unisi. it/blog) del dipartimento di Economia politica dell'ateneo, e poi discusso in sede accademica. L'idea è semplice:gli Ipr ( Intellectual property rights), i diritti di proprietà intellettuale, incentivano la ricerca delle aziende, ma poi creano anche un monopolio. «è un tipo di proprietà particolare: possedere un pezzo di conoscenza significa impedirne l'uso in tutto il mondo, anche a chi la raggiunge autonomamente», spiega Pagano che parla di superprotezionismo: «Un Ipr è più forte di qualsiasi tariffa, che non impedisce mai di produrre i beni». Questi diritti hanno cambiato il mondo. Dal '94 in poi, sotto la tutela della Wto, l'organizzazione per il commercio internazionale, gli Ipr hanno ricevuto una protezione fortissima e, in un primo tempo, gli investimenti si sono moltiplicati. I Paesi ricchi di brevetti, come gli Usa e la Gran Bretagna,hanno dominato l'economia attraverso i monopoli legali delle loro multinazionali mentre «i Paesi più a valle nei processi di innovazione come la Germania, il Giappone, le Tigri asiatiche hanno subìto un calo di investimenti o sono andati in crisi ». La Wto, quindi, non avrebbe portato ovunque il libero mercato ma i monopoli che, una volta riempito il mondo, hanno dato vita a un «blocco reciproco» degli investimenti: poche aziende possono oggi inventare senza usare i brevetti di altre imprese e quindi godere di tutti i frutti delle loro innovazioni. Questo processo non è il frutto di un piano, ma di un po' di «lobbying, di strategie sofisticate e di convinzioni ideologiche». Tra conseguenze volute e non volute, «la globalizzazione- spiega Pagano - è stata questo: proprietà intellettuale Usa, servizi indiani e produzione cinese. Gli investimenti erano fatti dai proprietari di conoscenze, e i risparmi di tutti venivano " riciclati" dagli Stati Uniti». Finché è stato possibile: le opportunità di investimento hanno presto iniziato a scarseggiare: è stata l'altra faccia di quel savingglut, l'eccesso di risparmi, segnalato anni fa da Ben Bernanke. Quando poi, dal 2005, anche le aziende hanno iniziato a risparmiare perché non trovavano sbocchi per i profitti, l'effetto è stata la creazione di bolle speculative e poi la crisi. Ora un intervento è necessario. Pagano ricorda il paragone di Jefferson: «La conoscenza è come la fiamma della candela: accenderne una nuova non diminuisce la fiamma delle candele già accese. Ogni volta che impediamo l'uso della conoscenza creiamo allora uno spreco ». Non sarebbe però opportuna la soluzione di quei liberisti americani che vogliono abolire la proprietà intellettuale. Pagano propone l'intervento statale. Innanzitutto il rilancio della "scienza aperta" - quella delle università in cui i ricercatori corrono subito ad annunciare le loro scoperte. Poi, e da subito, misure per sbloccare la situazione: gli Stati (ma anche le Regioni) potrebbero acquisire brevetti dalle imprese private e metterli a disposizione di tutti. Senza nazionalizzare né penalizzare nessuno, si creerebbe un enorme volano per gli investimenti, e un grande incentivo a innovare: un "super-moltiplicatore", quindi, in grado di sbloccare il superprotezionismo. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA USCIRE DALL'IMPASSE La proposta: i poteri pubblici potrebbero acquistare proprietà intellettuale dai privati per rilanciare l'economia

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Ciak sulla Wall Street da biscazzieri (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 8 autore: Al Tribeca Film Festival. Debutta «American Casino», il primo documentario sulla crisi Ciak sulla Wall Street da biscazzieri Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Un'America fatta di biscazzieri ingordi, che ha perso il senso dei suoi valori di fondo. Valori che vanno recuperati in parallelo alla "ricostruzione". è questo il senso di American Casino, il primo filmdocumentario sulla crisi finanziaria di Andrew e Leslie Cockburn che debutterà questa notte al Tribeca Film Festival di New York. Il film, che abbiamo visto in un'anteprima - immagini forti, musiche a sfondo blues e jazz condite di rap - ricostruisce come in America si è affermata la mentalità della "sala da gioco", della scommessa, anzi, del "Metodo Ponzi". Con un colpevole principale: la Federal Reserve di Alan Greenspan. «Non vi sono dubbi, i controlli sono mancati. Gli avvertimenti sulla fragilità del settore immobiliare erano chiarissimi, persino fra gli stessi consiglieri della Fed. Greenspan ha voluto ignorarli», ci dice Leslie Cockburn, la regista del film. Leslie e il marito Andrew, il produttore del film, sono fra i più noti giornalisti e scrittori nella Capitale americana. Lei ha lavorato a numerose inchieste per Cbs 60 minutes e poi per Abc sulle attività finanziarie dei cartelli colombiani e afgani; lui ha girato per Pbs un film sulla guerra in Iraq. American Casino apre con le immagini di Wall Street, dei grattacieli, con le grandi scritte verdi luminose di Lehman Brothers, poi le interviste e gli approfondimenti con immagini inedite di ricadute reali di questa crisi, di cui si parla poco. Mark Pittman, un esperto finanziario, ricostruisce sugli schermi di Bloomberg gli "spread" sui tassi, confronta dati e mostra come certi rapporti erano insostenibili. C'è un executive di Bear Stearns,una gola profonda che appare sempre nell'oscurità, e c'è Michael Greenberg ex responsabile dei futures al Commodity Futures Trading Commission. «Wall Street ha peccato di leggerezza - dice la gola profonda dall'oscurità - devo anche dire però che chi comprava era un idiota, anche lui motivato dalla stessa molla, l'avidità». American Casino. La locandina del film-documentario di Leslie Cockuburn, la prima pellicola dedicata alla crisi finanziaria del 2007-2009

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CHIÈ (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 8 autore: CHIè p Nato nel 1929 pochi mesi prima della grande crisi economica che avrebbe scosse il secolo scorso, Ralf Dahrendorf, studioso e uomo politico tedesco, autore di celebri opere come Classi e conflitti di classe nella società industriale e Homo sociologicus, considerati dei classici del pensiero sociologico, festeggia il prossimo 1Ú maggio ottant'anni. Membro liberale nei primi anni 70 del Bundestag, poi commissario europeo, Dahrendorf si è trasferito in Inghilterra dove ha diretto la London School of Economics ed è stato rettore del St. Antony's College di Oxford, divenendo nel 1988 cittadino britannico. Cinque anni dopo è stato insignito del titolo di Lord a vita dalla regina Elisabetta II. Oggi Ralf Dahrendorf siede nella Camera dei Pari del Regno Unito. Per celebrare i suoi ottant'anni in questi giorni Laterza ha pubblicato Quadrare il cerchio ieri e oggi, una nuova edizione del suo saggio uscito negli anni 90 e dedicato al rapporto tra ricchezza, coesione sociale e libertà politica, arricchito da dieci contributi di intellettuali italiani. In omaggio a Lord Ralf Dahrendorf, Il Sole 24 Ore presenta in anteprima italiana l'estratto di un suo saggio dedicato all'attuale crisi finanziaria, apparso sull'ultimo numero della rivista tedesca «Merkur».

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Il successo del passato torna vincente (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MANAGER E IMPRESE data: 2009-04-26 - pag: 16 autore: Il successo del passato torna vincente Cresce il numero delle grandi aziende che riscoprono le fortune di marchi o modelli di Massimiliano Del Barba S ull'onda della crisi,le aziende stanno riscoprendo la loro "radici". Il fenomeno è comune sulle due sponde dell'Atlantico. Insomma,la storia alservizio dell'economia reale in difficoltà. Il mondo della ricerca documentale scende in campo a fianco delle imprese per dare il proprio apporto ai tentativi di ricostruire un'immagine pubblica intaccata dalla più grave crisi finanziaria mai vissuta negli ultimi sessant'anni. Una rinnovata attenzione sottolineata anche dal punto di vista istituzionale. è il caso di «MuseoImpresa», un progetto promosso da Confindustria e Assolombarda che ha realizzato, oltre a una serie di workshop legati alla Settimana dell'impresa che si svolge ogni autunno dal 2001, una mappatura (in costante divenire e aggiornamento) delle strutture archivistico- museali italiane correlate alle imprese. O del centro per la Cultura d'impresa di Milano, che presenta un elenco degli archivi aziendali e degli enti economici italiani. Senza voler essere esaustivi, solo a titolo di esempio, ci sono anche molti atenei che più da vicino si stanno occupando della preparazione professionale degli storici d'impresa. A cominciare dall'università Statale di Milano che da anni ha attivato un corso di Storia dell'industria coordinato da Roberto Romano, e dalla Bocconi che,con Giuseppe Berta,propone anch'essa un corso in Storia dell'industria (che ha realizzato diverse monografie aziendali sulle culture d'impresa di molti campioni del made in Italy). A Torino, invece, è stato attivato, sotto la direzione di Luciano Gallino, il centro online Storia e cultura dell'industria, un progetto che promuove la conoscenza della storia industriale e del lavoro di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta attraverso tecnologie multimediali. Sui percorsi di studio post laurea, da segnalare l'Icsim, l'Istituto per la cultura e la storia d'impresa di Terni,dall'anno scorso attivo con un master in Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale. «Che negli ultimi anni l'interessealla storia d'impresa sia aumentato è un fatto incontrovertibile – spiega lo storico Valerio Castronovo –. Entrata vent'anni fa nelle università,la disciplina è cresciuta d'importanza fino al punto che, oggi, alla Bocconi, alla Luiss e negli atenei statali molti argomenti trattati durante i corsi di storia dell'Economia riguardano in realtà storie d'impresa.Un cambiamento reso possibile innanzitutto dalle aziende, che hanno aperto i loro archivi lasciando agli storici il compito di inventariarli». Il modello,messo a punto all'inizio degli anni Ottanta sull'esempio della Gran Bretagna, prevede che il materiale documentale, pur rimanendo di proprietà delle aziende, possa essere " ricondizionato" in base ai parametri stabiliti dalle Sovrintendenze archivistiche da équipe di ricercatori selezionati. «Uno schema che funziona anche oggi – prosegue Castronovo – e che ha portato a inaugurare pochi mesi fa a Napoli l'archivio storico dell'Enel e che permetterà, fra tre-quattro anni, di pubblicare una storia dell'Iri». Se, In Italia, i pionieri della catalogazione aziendale erano gli istituti bancari ( Banca d'Italia,Comit e Credito italiano in testa), nel mondo delle imprese il quadro, fino a qualche anno fa, si presentava più complicato: «Sotto ilprofilo culturale – ricorda Castronovo –, siamo passati da un atteggiamento di scettica chiusura verso la legittimazione dell'impresa a elemento propagatore di innovazione e lavoro, alla esagerata enfatizzazione, negli anni Ottanta,della figura dell'imprenditore. Questi due aspetti si sono saldati cronologicamente con la generale incuria dei vecchi imprenditori nei confronti dei propri archivie con la disaffezione dei nuovi manager alle vicende storiche di aziende amministrate spesso per lassi di tempo troppo brevi. Oggi, invece, l'approccio metodologico degli storici è dominato dalla coscienza della complessità e delle problematicità del fare impresa ». Ma l'idea nuova,ancora una volta,viene dagli Stati Uniti. Negli ultimi tre mesi, più di un terzo delle inserzioni pubblicitarie commerciali raccolte dai principali quotidiani Usa si sono concentrate non tanto sulle caratteristiche dei prodotti presentati, quanto invece sull'affidabilità dimostrata negli anni dalle imprese e sul particolare filo rosso che le unisce al proprio (spesso illustre) passato. Il messaggio lanciato ai lettori e, di conseguenza, ai possibili consumatori è chiaro: «Non c'è motivo di temere. La lunga storia che la nostra azienda può vantare è una prova di stabilità e continuità, anche nei momenti difficili come quello che stiamo vivendo». I principali gruppi industriali e commerciali, di conseguenza, stanno investendo risorse per ricalibrare la struttura dei propri uffici marketing al fine di individuare nuovi modelli di comunicazione capaci di enfatizzare la tradizione e i successi conseguiti in passato, cercando così di arginare l'ondata di panico che ha depresso i consumi. E una grossa mano la stanno dando proprio gli storici che si sono messi a disposizione del mercato intercettando la crescente richiesta di storie aziendali, profili biografici e ricostruzioni monografiche proveniente dal mondo del business. Fra le diverse realtà che si stanno muovendo con più dinamismo, si è fatta notare «The history factory», società nata in Virginia nel 1979:«Se fino a qualche tempo fa il nostro mercato era principalmente costituito da realtà che ci richiedevano ricostruzioni documentali e archivistiche da trasformare in pubblicazioni patinate da esibire alla clientela e ai fornitori – racconta Bruce Weindruch, ideatore e Ceo di The history factory –oggi sono sempre di più le società che ci contattano per essere aiutate a ricostruire il loro passato e presentare così alla clientela un'immagine pubblica di solidità e affidabilità». Per venire incontro a queste esigenze è stato creato uno specifico prodotto, l'Heritage swat,che si configura come una specie di ricerca prêt- à-porter in grado in breve tempo di fornire alle imprese una documentazione fatta di immagini e racconti evocatori di perseveranza e solidità. «Le nostre ricerche trasformano il passato in un vantaggio strategico – continua Weindruch - . Negli ultimi mesi abbiamo accompagnato molti dei nostri clienti nei loro archivi per capire insieme come i loro predecessori avevano risposto alle passate situazioni di crisi e ricercare analogie che, in prospettiva, possano dare un aiuto nell'affrontare la delicata congiuntura che stiamo vivendo ». Il meccanismo è innanzitutto psicologico: quando si vive una situazione tanto rilevante da essere considerata di portata storica (e questo è il caso dell'attuale crisi finanziaria) gli esempi del passato finiscono per acquisire maggiore importanza, trasformandosi in modelli o, più precisamente, in matrici dalle quali partire per analizzare il presente: «Se consideriamo l'aumento degli accessi al nostro sito, delle chiamate al centralino e delle mail che stiamo ricevendo – conclude il Ceo di The history factory – sembra proprio che stiamo attraversando uno di quei momenti. In questo modo la ricerca storico-archivistica non rimane solo un modo per conoscere e capire come nel passato si è sopravvissuti alle fasi di depressione e recessione, ma soprattutto in che modo se ne può uscire oggi ». © RIPRODUZIONE RISERVATA PROGETTI VINCENTI Il consumatore apprezza la riproposizione di articoli che nascano dalla grande capacità di intercettare le moderne tendenze emergenti

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Attenzione alle offerte civetta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2009-04-26 - pag: 25 autore: «Attenzione alle offerte civetta» I conti deposito convengono. A patto però di non considerarli un investimento di lunga durata. E di non cadere del tranello dei conti "civetta". Alessandro Pedone, responsabile Aduc per la tutela del risparmio, a cosa si riferisce? «Bisogna fare attenzione: scegliere i conti autentici e rifiutare invece tutte le offerte che legano un rendimento interessante alla sottoscrizione di altri prodotti di risparmio gestito. I migliori conti di deposito non hanno costi e vincoli di alcun tipo. Li consiglierebbe? In una fase come l'attualei conti di deposito rappresentano una buona soluzione per parcheggiare la liquidità: convengono quando il rendimento, al netto della tassazione pari al 27%, è superiore al rendimento dei titoli di stato a breve e dei pronti contro termine. Quali sono i rischi e le garanzie connesse a questi strumenti? Bisogna verificare che la banca aderisca al Fondo interbancario di tutela dei depositi (www.fitd.it). Se l'importo depositato è inferiore a 103 mila euro, i rischi non esistono. Se la banca "fallisse", la somma sarebbe comunque garantita. A chi e in quale misura può essere consigliato scegliere un conto deposito? Il punto importante è non considerare il conto di deposito come una forma d'investimento. In certe fasi possono essere ottimi strumenti per gestire la liquidità, ma se mantenuti per anni riescono a coprire l'inflazione e poco più. In questa fase, del tutto eccezionale, questi conti offrono circa il 3% netto. Un ottimo rendimento se confrontato al mercato monetario: però prima della crisi finanziaria i rendimenti di questi strumenti non reggevano il confronto con i BoT. Dunque sono consigliati a tutti, ma solo nei limiti della gestione della liquidità. E la quota di liquidità in portafoglio dipende dalla propria pianificazione finanziaria e dalle strategie d'investimento. L. D. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Evitare le proposte "intriganti" che legano performance interessanti all'andamento di prodotti differenti» Alessandro Pedone Responsabile Aduc tutela del risparmio

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Condizioni del mercato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-04-26 - pag: 35 autore: Finanza / 1 Condizioni del mercato Un incontro in Bankitalia per riflettere sulla crisi e sulle lezioni della storia. L'innovazione dei titoli e il ruolo delle banche sono cresciuti negli ultimi anni senza darsi regole adeguate. Non era accaduto in altre epoche di Giangiacomo Nardozzi e Marco Onado S erve discutere di storia per decidere su un argomento tra i più tecnici come le nuove regole per la finanza dopo la crisi che questa ha provocato? Sì, per almeno due ragioni. Prima di tutto, lo studio del passato consente non solo di cogliere nel tempo il nesso tra crisi e regolamentazione, ma anche di mettere a raffronto diverse esperienze, valutandone i pro e i contro e prospettando quindi gli errori da evitare e gli esempi da imitare. In secondo luogo, la storia economica costringe a scavare nei fatti e ciò può fornire preziose indicazioni sulla realizzabilità politica degli interventi nonché sui divari che possono aprirsi tra norme e loro effettiva applicazione. Spesso non basta conoscere le giuste ricette; bisogna anche ingegnarsi per renderle accettabili. E le norme debbono pur sempre essere interpretate, e poi inserirsi nella vita di tutti i giorni. Questa concretezza favorisce il dialogo con i politici e le istituzioni cui spetta disegnare le nuove architetture, assai più delle proposte che provengono dagli schemi astratti o dalle analisi di dati, e non di fatti, da parte di economisti senza sensibilità storica. Molto opportuno, quindi, l'incontro internazionale organizzato dalla Banca d'Italia il 16 e il 17 aprile sulle esperienze storiche della regolamentazione finanziaria dopo le crisi. Storici, economisti, esponenti della nostra e di altre banche centrali hanno discusso del passato, ma con l'occhio all'esigenza presente di rivedere ciò che non ha funzionato e ci ha portato al disastro: le formule d'azione della finanza e dei vigilanti su di esse. Un compito non facile, questa saldatura tra passato e presente. Perché occorre trarre dalla storia risposte a domande sufficientemente generali da trovare riscontro nei racconti che essa propone e, al contempo, precise abbastanza per riuscire utili al disegno di nuove regole. Nella conferenza sono state sollevate molte questioni, incrociando fatti storici e teorie. La più feconda è quella relativa alle capacità, e ai limiti, della "disciplina di mercato". Quanto si può contare, per assicurare efficienza e stabilità finanziaria, sulla pressione esercitata dalla "mano invisibile" anziché su una regolamentazione indipendente dal mercato? Si tratta di una domanda cruciale poiché la globalizzazione ha comportato – e continuerà a comportare a meno di un drammatico ritorno ai nazionalismi – il superamento degli innumerevoli "linguaggi" con i quali nei vari Paesi si sono espresse le comuni esigenze di una finanza stabile e capace di sostenere l'economia. Un linguaggio universale può essere solo quello dei mercati. Ma quali sono le condizioni che consentono al mercato di funzionare al meglio? La conferenza di Roma ha dimostratoancora una volta che i mercati finanziari sono fisiologicamente instabili e devono essere analizzati ricordando sempre le lezioni che vengono da Keynes, Hyman Minsky e dall'analisi storica di Charles Kindleberger. Pur partendo da questa premessa, è tuttavia facile osservare che la crisi finanziaria in corso è dovuta essenzialmente al fatto che tutti i frutti dell'innovazione finanziaria degli ultimi venti anni sono in sostanza cresciuti su terreni privi di ogni regola. Erano non regolamentati i veicoli della securitisation (che hanno alimentato il cosiddetto «sistema bancario ombra»); erano non regolamentati i titoli che questi emettevano (e che solo ora vengono definiti "tossici"), erano non regolamentati i mercati in cui sono trattati quei titoli e che non a caso da oltre due anni (ma forse bisognerebbe dire da sempre) esprimono prezzi assolutamente inattendibili. Mancavano cioè le condizioni di base perché la disciplina di mercato potesse funzionare: e dunque il mondo si è avviato allegramente verso il disastro, spinto dagli incentivi di profitto delle banche e dei banchieri. La conferenza ha dimostrato che ci sono state condizioni storiche in cui la disciplina di mercato ha funzionato ragionevolmente bene. Cosa che non è avvenuta nell'esperienza più recente, in cui ci si è illusi di aver disegnato un sistema di regole di rara efficacia, salvo poi trovarsi a convivere con la più grave crisi finanziaria della storia. Ma questo significa anche che non è necessario riscrivere da capo il sistema delle regole, correndo il rischio di ostacolare l'innovazione finanziaria. Occorrono piuttosto regole semplici, ma omogenee e applicate in modo uniforme. Sono queste che rendono la disciplina di mercato un meccanismo severo e non una semplice formula astratta. è poco, è tanto, per giungere alla soluzione dei problemi po-sti dall'attuale crisi? Lo giudicheranno i responsabili del non facile lavoro di dare un nuovo ordine alla finanza. Rimane lo sforzo dei partecipanti alla conferenza di fondere insieme sia le varie esperienze storiche, sia i diversi orientamenti degli studiosi che le hanno ana-lizzate e discusse. Un fatto culturale, che merita l'attenzione dei lettori del «Domenicale», che potranno trovare i paper sul sito della Banca d'Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MISSIERI

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 17 L'allarme della Banca Mondiale Nel 2009 fino a 90 milioni di indigenti per la bufera finanziaria «Ora la crisi morderà i Paesi poveri» Draghi: ha una nuova direzione. «Duro impatto» sulle economie in via di sviluppo DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON Se i Paesi più ricchi possono far conti su alcuni segnali di miglioramento, i più poveri sono nel bel mezzo della tempesta. «La crisi ha preso una nuova direzione. Quella che era una crisi delle economie avanzate sta ora avendo un grave impatto su quelle in via di sviluppo » ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, intervenendo ieri al Development committee della Banca Mondiale. Gli effetti saranno drammatici secondo i dati diffusi proprio dalla Banca Mondiale che parlano di 90 milioni di poveri in più nel 2009 a causa della crisi. E quando si fa riferimento ai poveri si intendono persone che vivono con poco più di un dollaro al giorno. I più sfortunati, coloro che soffrono la fame potranno toccare il miliardo. Cos'è successo? Perché la crisi si è trasferita in questo modo sui Paesi in via di sviluppo? Negli ultimi sei mesi, dice Draghi, i meccanismi di trasmissione hanno agito in modo negativo. In particolare, da un lato, «gli intermediari finanziari eccessivamente esposti al rischio hanno diminuito i loro impieghi» e dall'altro lato la paura dei rischi «ha massicciamente ridotto i flussi di capitale verso le economie emergenti». Senza contare il crollo del valore delle esportazioni e il cambiamento di rotta dell'andamento delle rimesse degli emigrati la cui crescita ha rappresentato sempre un fattore anticiclico nei Paesi poveri. La banca mondiale, come ha annunciato il presidente Robert Zoellick, ha aumentato i prestiti ai Paesi più poveri da 13 a 35 miliardi di dollari proprio per arginare la caduta dell'economia e ha programmato di salire a 100 miliardi nei prossimi due anni. Ma l'obiettivo di dimezzare la povertà entro il 2015 (Millennium goal) è a rischio. La Banca mondiale, così come il Fmi che sta valutando l'ipotesi di emettere obbligazioni per rafforzarsi, sta discutendo di un riallineamento delle quote del suo capitale e Draghi sollecita un accordo a favore dei Paesi in via di sviluppo. Sul fronte delle economie più avanzate, del G20, invece il Fondo monetario ha calcolato che mobiliteranno, in termini di stimoli fiscali per contrastare gli effetti della crisi finanziaria sull'economia 820 miliardi di dollari nel 2009 e 660 miliardi nel 2010 pari al 2% del Pil complessivo di tali Paesi. Le nuove cifre prendono in considerazione i nuovi pacchetti di stimolo decisi da alcuni Paesi, tra cui Giappone, Corea e Russia, che hanno visto salire l'impatto delle misure nel 2009 rispettivamente dall'1,4 al 2,4%, dal 2,3 al 3,9% e dal 2,3 al 4,1% del Pil. Per l'Italia il Fondo stima un impatto delle misure discrezionali pari allo 0,2% del Pil nel 2009 e allo 0,1% nel 2010. Il dato, che è al netto dei cosiddetti Tremonti bond, non comprende però l'operare degli stabilizzatori automatici, calcolando il quale il peso del pacchetto sale nel triennio 2008-2010 al 3,2% del Pil. Stefania Tamburello D'ARCO Gli stimoli ai grandi Per le economie avanzate il Fmi stima la mobilitazione di 820 miliardi nel 2009 e di 660 nel 2010, pari al 2% del Pil dei G20 Il governatore della Banca d'Italia Mario DRAGHI I dati diffusi dalla Banca Mondiale

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La Cina conquista il mondo. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 17 del 2009-04-27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E l’Occidente senza liquidità assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Finanze della Corea del Sud, un mese fa: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è nota, ma sempre meno popolare: privatizzazioni, libero commercio, diminuzione del ruolo dello Stato e deregolamentazione. Pechino, invece, propone un approccio che, senza rinnegare l'economia di mercato, è più politico. Lo studioso cinese Cheng Enfu, citato recentemente dalla Washington Post, lo descrive così: lo Stato mantiene una presenza importante in alcuni settori strategici; incoraggia riforme graduali preferendole alle terapie di choc; partecipa al commercio mondiale ma mantenendo come riferimento e risorsa primaria l'economia interna. Infine, non antepone i cambiamenti culturali e politici allo sviluppo dei mercati su ampia scala. Come dire: si può essere consumisti mantenendo la propria identità e, soprattutto, senza concedere democrazia e libertà. Un modello, battezzato «consenso di Pechino», che risulta seducente non solo per i danni provocati da Wall Street, che ha eroso la credibilità della Casa Bianca, ma innanzitutto perché sostenuto da una risorsa ormai rara: la disponibilità finanziaria. La Cina è uno dei pochi Paesi a disporre di ingenti riserve valutarie, che da qualche mese usa in maniera più articolata. Per rilanciare l'economia interna? Certo, ma non solo. Pechino compra meno Treasury bonds americani, mentre aumenta rapidamente le riserve d'oro e, soprattutto, gli aiuti ai Paesi internazionali. Non solo in Africa dove, da tempo, sottrae zone d'influenza agli Stati uniti e alla Francia. Fino a qualche tempo fa, i Paesi in difficoltà potevano contare solo sull'aiuto degli Usa, diretto o tramite il Fondo monetario internazionale. Ma l'America, indebolita dalla recessione, non può più rispondere agli Sos altrui; Pechino, invece, sì. E generosamente, anche con Stati tradizionalmente amici di Washington. Ad esempio, la piccola e lontana (da Pechino) Giamaica, che qualche settimana fa era sull'orlo del fallimento. I cinesi l'hanno salvata accordandole un prestito da 128 milioni di dollari. Nell'America Latina hanno stretto rapporti economici privilegiati con il Venezuela (ricco di petrolio), la Bolivia (per le materie prime), strizzano l'occhio al Brasile e hanno aderito all'Inter-American Development Bank, la banca che promuove lo sviluppo economico nel Sud e nel centro America, nelle vesti di Paese donatore. La stessa strategia viene applicata nel cortile di casa, ovvero in Asia e con Paesi importanti come il Kazakhstan e persino la Russia, dove molte società petrolifere azzoppate dal crollo delle quotazioni del greggio hanno trovato i fondi necessari per sopravvivere a Pechino anziché ad Alma Ata o a Mosca. Le cifre investite non sono enormi - 10 miliardi di dollari ai kazakhi, 25 ai russi - ma sufficienti per stabilire nuovi, insperati legami. L'espansionismo cinese avviene a prezzi di saldo e nell'ambito di un progetto a lungo termine che mira a modificare gli equilibri della finanza internazionale. Già perché Pechino concede i prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan. E negli ultimi cinque mesi ha firmato accordi valutari per 95 miliardi di dollari con sette Paesi, che, in cambio, hanno convertito in valuta cinese una parte delle proprie riserve. Pechino è in agguato e si rafforza, mentre l'America, nonostante Obama, soffre. http://blog.ilgiornale.it/foa/ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Un socio occulto per la ? (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronaca di Roma data: 27/04/2009 - pag: 7 Capitalisti della Capitale di PAOLO FOSCHI Un socio occulto per la «Magica»? C'è qualche socio italiano che si muove dietro Volker Flick, l'imprenditore tedesco che tramite un fondo di investimento si è fatto avanti per rilevare la As Roma Calcio guidata da Rosella Sensi? La domanda rimbalza con frequenza sempre maggiore nei salotti capitolini. E secondo rumors non confermati un grande costruttore romano potrebbe essere già in contatto con il gruppo tedesco, per sfruttare insieme non tanto il business pallonaro, quanto quello del mattone collegato alla squadra: ovvero la realizzazione del nuovo stadio, operazione che il sindaco Gianni Alemanno è pronto a benedire, a patto che il progetto venga presentato in tempi brevissimi. Chi sarebbe il misterioso socio occulto? Ancora è tutto top secret. Ma la questione non è sfuggita alla Consob, l'organismo di vigilanza sui mercati finanziari, che sta monitorando con attenzione l'evoluzione della trattativa. Dalla Lupa alla Fiera di Roma, intesa come quartiere espositivo e non come belva. Nella società di gestione, aspettando il socio straniero (francese?), potrebbe esserci a breve una new entry: ovvero un amministratore delegato da affiancare al presidente Roberto Bosi. E in pole position per la poltrona ci sarebbe Michele Porcelli, ex Bologna Fiere. Unico dubbio: ha senso, si chiedono gli azionisti, appesantire budget e organigramma con una carica così «pesante» proprio in questa fase di crisi? pfoschi@rcs.it Rosella Sensi

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Il freno della Kroes sul caso Northern Rock (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 7 Offshore a cura di Ivo Caizi Il freno della Kroes sul caso Northern Rock icaizzi@corriere.it Un nuovo piano di Brown convince Bruxelles a riconsiderare il discusso salvataggio della banca D iventa sempre più sorprendente la già discussa indagine della Commissione europea di Bruxelles sul salvataggio della Northern Rock, attuato dal governo di Gordon Brown con molti miliardi di sterline dei contribuenti britannici quando questa banca con sede a Newcastle fu travolta dallo scandalo dei mutui immobiliari speculativi subprime degli Stati Uniti e divenne famosa nel mondo per le file di depositanti ansiosi di recuperare il loro denaro. La decisione del commissario per la Concorrenza, l'olandese Neelie Kroes, che era stata annunciata «intorno alla Pasqua 2009», è stata ancora rinviata. «La stima temporale era basata sul piano di ristrutturazione della Northern Rock presentato alla Commissione dal Regno Unito un anno fa ha fatto sapere la Kroes al Corriere . Ma ora il Regno Unito ha presentato, molto recentemente, un nuovo piano di ristrutturazione, che richiederà una nuova analisi». L'indagine sulle possibili violazioni alle regole Ue sulla concorrenza nel salvataggio con denaro pubblico di una banca privata, collassata a causa di spericolate operazioni speculative, potrebbe così protrarsi perfino oltre la scadenza nel 2009 del mandato della attuale Commissione. In pratica c'è il rischio che resti nel silenzio, fino all'insediamento del successore della Kroes, un caso considerato delicatissimo: perché potrebbe costituire un precedente in grado di ripercuotersi non solo nei piani di aiuti di Stato al disastrato apparato bancario britannico, ma anche sull'intero sistema di potere finanziario anglo-olandese-irlandese, potentissimo a Bruxelles fino a prima della crisi originata dalla finanza da «casinò» e dal liberismo sregolato. Il nuovo piano di ristrutturazione della Northern Rock, spuntato proprio nell'imminenza della decisione della Kroes, sembra avvalorare l'opinione di quanti consideravano quello precedente in netta violazione con la normativa Ue sulla concorrenza. Ma per motivi ancora non noti, che hanno spinto vari politici britannici a sollecitare un'inchiesta sulla banca di Newcastle, Brown smentì la sua politica liberista varando la imbarazzante nazionalizzazione di un simbolo delle manovre d'azzardo generatrici della bolla immobiliare e dei titoli tossici, alla base della più grave crisi finanziaria dal dopoguerra. Emblematico appare anche il ruolo del governatore della Bank of England Mervyn King, che per la Northern Rock conscio delle responsabilità sue e dell'organo di controllo Fsa annunciò una linea dura e coerente con i principi del liberismo anglosassone. King si è poi rimangiato tutto davanti alle pressioni di Brown e al suo mandato in scadenza: puntualmente rinnovato dopo l'elargizione dei finanziamenti della Bank of England alla Northern Rock, che nel 2008 ha perso 1,4 miliardi di sterline, prevede di perdere anche nel 2009 e ha scandalizzato per le mega-retribuzioni dei suoi disastrosi dirigenti. Premier Gordon Brown, capo del governo britannico Agence France Presse

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Estero, chi non paga più (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 14 Le spine della crisi Nuovi rischi per l'internazionalizzazione delle piccole imprese Estero, chi non paga più Dallo Zimbabwe alla Spagna. La mappa dei Paesi a rischio DI ISIDORO TROVATO I nternazionalizzare per non rimanere piccoli. Fino a l'anno scorso era questo uno degli imperativi rivolti alle piccole e medie imprese a caccia di nuovi mercati stranieri per compiere un salto di qualità in termini di volumi e quote di mercato. Da quando la crisi finanziaria ha messo alle corde il sistema industriale, anche i mercati internazionali si sono trasformati in una potenziale fonte di rischio. Ciò che mette più in pericolo i bilanci delle Pmi italiane è la liquidità dei clienti stranieri oltre che la loro solidità economica. A tracciare una mappa dei mercati più sicuri e di quelli più a rischio ci prova da anni Dun & Bradstreet, una società americana che analizza le imprese di tutto il mondo studiando i bilanci e l'andamento dei loro affari. D&B ha svolto una ricerca da cui emergono i Paesi in cui è ancora consigliabile fare investimenti, in grado di garantire affidabilità sotto il profilo politico, commerciale, macroeconomico (cioè tasso d'inflazione e deficit fiscale) sia delle riserve in valuta che dell'ammontare del debito. E così scopriamo che l'Argentina dopo il miglioramento del 2007 è ripiombata nell'inaffidabilità, che la Corea ha rallentato la sua corsa e che il Brasile ha assorbito male la crisi economica. Il tasso di «rischio Paese » invece, è peggiorato a sorpresa in Spagna, Danimarca, Finlandia e Thailandia. «Il punto è che negli ultimi dieci anni è cambiato profondamente il sistema per internazionalizzare un'impresa afferma Sandro Trento, docente di Economia all'Università di Trento prima bastava attraversare le Alpi per trovare mercati appetibili. Adesso bisogna fare i conti con Paesi emergenti che hanno culture e abitudini profondamente diversi. Per conquistare e fidelizzare quei mercati in sarebbe meglio essere presenti: avere stabilimenti produttivi, reti di distribuzione e vendita diretta. Ma per farlo bisogna avere anche un sistema Paese che supporti le nostre Pmi: servono banche, agenzie di viaggi e assicurazioni italiane che supportino i nostri imprenditori all'estero». Resta il vecchio sistema delle missioni di gruppo organizzate dalle associazioni di categoria. «Le missioni di massa all'estero lasciano il tempo che trovano obietta Luisella Lovecchio, ad di CNI, braccio operativo e commerciale di IC&Partners Group, consorzio che supporta 500 imprese italiane all'estero . Possono risultare utili solo per alcune aziende che non si sono mai affacciate sui mercati esteri. Il nostro approccio è diametralmente opposto: garantire all'imprenditore una cura quasi sartoriale del proprio business all'estero, accompagnandolo in tutte le fasi del progetto: fiscale, legale e operativa». No, non è più come quando bastava attraversare le Alpi.

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U n (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 16 Dietro le quinte U n riconoscimento per chi ha saputo contenere il rischio e le perdite meglio degli altri concorrenti, in una delle stagioni più difficili per i mercati finanziari. Nell'anno del grande Orso il premio Morningstar-CorrierEconomia ai migliori gestori di fondi italiani porta questo sotto titolo. Tra i fondi selezionati cinque per ognuna delle undici grandi categorie, Etf compresi verrà proclamato un vincitore. Le categorie sono azionarie (Italia, Europa, Euro, mercati internazionali, Usa, Paesi Emergenti, Asia Pacifico) e obbligazionarie (bond governativi, internazionali, high yield, corporate). La cerimonia del «The winner is...» si terrà anche questa volta a Rimini, i prossimi 20, 21 e 22 maggio, nell'ambito dell'Investment and Trading Forum, la Fiera del risparmio gestito. Un altro riconoscimento andrà ai migliori gruppi, grandi e piccoli, che sono stati distinti in base al numero di prodotti offerti dalla casa dotati di rating Morningstar. Saranno quindi premiate, oltre agli undici gestori, cinque società: le miglior azionarie e obbligazionarie (di taglia small e large) e la migliore multi asset. Lunedì prossimo, 4 maggio, CorrierEconomia pubblicherà le nuove rose di possibili vincitori e così farà fino ad arrivare alla vigilia del premio. Il «Fund Awards» è una tradizione della casa americana che viene celebrata in ciascuno dei 21 Paesi in cui la società di analisi è presente. Per i lettori di «CorrierEconomia» sarà inoltre possibile contribuire all'assegnazione di un premio speciale, che verrà sempre consegnato durante la serata degli Oscar, al fondo più promettente votato su Internet.

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Dai titoli ai neuroni tossici (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 18 Paradossi Il rischio calcolato muove i mercati. L'assoluta incertezza, come quella che ha regnato finora, li paralizza Dai titoli ai neuroni tossici L a crisi genera incertezza. L'incertezza influisce sui comportamenti. I comportamenti esasperano la crisi. Senza l'incertezza, dice Olivier Blanchard, la caduta in liquidità dei mercati finanziari avrebbe reso la vita difficile per le economie internazionali, ma non impossibile. L'incertezza può essere di due tipi: nota e quindi calcolabile; ignota e quindi imponderabile. Nel primo caso (in cui tradizionalmente si preferisce il termine rischio) le probabilità associate agli eventi possibili sono note al decisore. Nel secondo queste probabilità sono sconosciute. Ad esempio, prendiamo una decisione rischiosa quando puntiamo su un numero della roulette; una decisione incerta quando scommettiamo sul risultato di una partita di calcio. La crisi ha trasformato il primo tipo di incertezza nel secondo: «il noto ignoto» nell' «ignoto ignoto»! Sui mercati finanziari è scomparsa la liquidità, e con essa sono spariti i prezzi. La realtà economica è diventata così complessa e indecifrabile che la rischiosità dei titoli si è fatta imponderabile. Fermi tutti Il risultato è la paralisi. Decidere di non decidere. Autorevoli economisti ortodossi hanno spiegato che quanto sta accadendo in Borsa si spiega solo con il panico e l'incertezza; e che l'obbiettivo primario e urgente di governi e banche centrali non è unicamente di tipo finanziario, ma anche psicologico: cioè di mettere fine al panico. Solo in questo modo si potranno stimolare le decisioni di investimento e consumo, e quindi evitare il collasso della domanda e la lunga depressione che si trascinerebbe dietro. Queste considerazioni trovano perfetto riscontro nel modo in cui funziona la mente umana. Brian Knutson, neuroeconomista alla Stanford University, ha recentemente mostrato come per il nostro cervello vivere nell'incertezza sia come vivere all'inferno. Infatti per alleviare questa pena molti di noi, inclusi gli esperti, arrivano a ingannarsi sistematicamente che le cose siano più certe di quanto in realtà non siano. Ho già scritto su queste colonne riguardo alla adesione fideistica alla curva a campana e alla connessa sottostima di eventi estremamente rari. Il cervello risponde all' incertezza dei prospetti futuri attivando una specifica area, l' insula, deputata a intercettare stati emotivi negativi. Più la situazione è ambigua e complessa, vale a dire meno si conoscono le probabilità associate agli eventi futuri, e più si assiste a una forte eccitazione di questa regione. L'ansia che ne deriva è un meccanismo d'allarme di cui ci ha dotato l'evoluzione per stare alla larga dai pericoli. Infatti è proprio l'attivazione di questo gruppo di neuroni a precedere una scelta di investimento di netta avversione al rischio, come l'acquisto di obbligazioni rispetto ad azioni. Con le parole di Knutson: «infliggete una sufficiente dose di ambiguità e incertezza alle persone, e le vedrete immediatamente scappare dal rischio». Neuroni dedicati Fanno eccezione le persone cerebrolese: si è visto che, a differenza dei soggetti sani, i pazienti con un danno selettivo all'insula, a causa di un ictus o di un tumore, risultano insensibili al rischio, continuando a scommettere su opzioni rischiose anche dopo aver perso, e molto, nei turni precedenti. Non è tutto: in una lotteria disegnata proprio con lo scopo di distinguere scommesse dalle probabilità di vincita note e dalle probabilità di vincita ignote, si è potuto osservare come nel secondo caso le parti del cervello emotivo siano molto più attive; mentre nel primo caso si assiste a una attivazione della corteccia prefrontale, sede delle nostre facoltà razionali. E' come se «conoscere quello che non conosciamo» riducesse in qualche misura l'ansia, facendo appello alle nostre capacità di analisi per «calcolare il rischio». In questo caso la corteccia prefrontale è in grado di fronteggiare la risposta atavica che proviene dal cervello limbico. Che cosa insegna la comprensione dei meccanismi cerebrali dell'incertezza riguardo all'attuale crisi economica? Essa suggerisce che occorre intervenire con urgenza per fare in modo che «l'ignoto ignoto» si trasformi nel «noto ignoto», l'incertezza in rischio. Proprio ciò a cui mira il piano di Tim Geithner il segretario del Tesoro USA affinché si arrivi ad attribuire un prezzo ai titoli tossici in una contrattazione tipo asta. E' solo un primo passo, ma è ineludibile per evitare che i vuoti lasciati dalla mancanza di informazioni siano colmati dalla paura. L'incertezza logora; chi ce l'ha e chi non ce l'ha. Il piano Geithner per dare un prezzo ai titoli tossici potrebbe essere un primo passo per spegnere l'ansia eccessiva degli investitori di MATTEO MOTTERLINI Università San Raffaele

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La Cina conquista il mondo (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)
Pubblicato anche in: (Giornale.it, Il)

Argomenti: Crisi

n. 17 del 2009-04-27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E l’Occidente senza liquidità assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Finanze della Corea del Sud, un mese fa: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è nota, ma sempre meno popolare: privatizzazioni, libero commercio, diminuzione del ruolo dello Stato e deregolamentazione. Pechino, invece, propone un approccio che, senza rinnegare l'economia di mercato, è più politico. Lo studioso cinese Cheng Enfu, citato recentemente dalla Washington Post, lo descrive così: lo Stato mantiene una presenza importante in alcuni settori strategici; incoraggia riforme graduali preferendole alle terapie di choc; partecipa al commercio mondiale ma mantenendo come riferimento e risorsa primaria l'economia interna. Infine, non antepone i cambiamenti culturali e politici allo sviluppo dei mercati su ampia scala. Come dire: si può essere consumisti mantenendo la propria identità e, soprattutto, senza concedere democrazia e libertà. Un modello, battezzato «consenso di Pechino», che risulta seducente non solo per i danni provocati da Wall Street, che ha eroso la credibilità della Casa Bianca, ma innanzitutto perché sostenuto da una risorsa ormai rara: la disponibilità finanziaria. La Cina è uno dei pochi Paesi a disporre di ingenti riserve valutarie, che da qualche mese usa in maniera più articolata. Per rilanciare l'economia interna? Certo, ma non solo. Pechino compra meno Treasury bonds americani, mentre aumenta rapidamente le riserve d'oro e, soprattutto, gli aiuti ai Paesi internazionali. Non solo in Africa dove, da tempo, sottrae zone d'influenza agli Stati uniti e alla Francia. Fino a qualche tempo fa, i Paesi in difficoltà potevano contare solo sull'aiuto degli Usa, diretto o tramite il Fondo monetario internazionale. Ma l'America, indebolita dalla recessione, non può più rispondere agli Sos altrui; Pechino, invece, sì. E generosamente, anche con Stati tradizionalmente amici di Washington. Ad esempio, la piccola e lontana (da Pechino) Giamaica, che qualche settimana fa era sull'orlo del fallimento. I cinesi l'hanno salvata accordandole un prestito da 128 milioni di dollari. Nell'America Latina hanno stretto rapporti economici privilegiati con il Venezuela (ricco di petrolio), la Bolivia (per le materie prime), strizzano l'occhio al Brasile e hanno aderito all'Inter-American Development Bank, la banca che promuove lo sviluppo economico nel Sud e nel centro America, nelle vesti di Paese donatore. La stessa strategia viene applicata nel cortile di casa, ovvero in Asia e con Paesi importanti come il Kazakhstan e persino la Russia, dove molte società petrolifere azzoppate dal crollo delle quotazioni del greggio hanno trovato i fondi necessari per sopravvivere a Pechino anziché ad Alma Ata o a Mosca. Le cifre investite non sono enormi - 10 miliardi di dollari ai kazakhi, 25 ai russi - ma sufficienti per stabilire nuovi, insperati legami. L'espansionismo cinese avviene a prezzi di saldo e nell'ambito di un progetto a lungo termine che mira a modificare gli equilibri della finanza internazionale. Già perché Pechino concede i prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan. E negli ultimi cinque mesi ha firmato accordi valutari per 95 miliardi di dollari con sette Paesi, che, in cambio, hanno convertito in valuta cinese una parte delle proprie riserve. Pechino è in agguato e si rafforza, mentre l'America, nonostante Obama, soffre. http://blog.ilgiornale.it/foa/ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 19 Idee La proposta dell'economista che aveva previsto sia la Bolla Internet che quella dei subprime «Mettete la sicura al mattone» Shiller: la crisi può aggravarsi. E lancia due Etf utili a chi si indebita per la casa DI MARIA TERESA COMETTO I prezzi immobiliari sono alla base della crisi finanziaria ed economica. Il loro crollo ha messo in difficoltà chi deve pagare un mutuo, che oggi costa più del valore della sua casa. E le banche che sui mutui hanno creato complessi strumenti finanziari oggi illiquidabili e incagliati nei bilanci. Ora arrivano sul mercato prodotti molto diversi, semplici e trasparenti, che permettono a un comune risparmiatore di proteggersi in parte dai saliscendi delle quotazioni del mattone: li ha inventati MacroShares, finanziaria co-fondata da Robert Shiller, il professore di Yale famoso per il best-seller «Esuberanza irrazionale», che ha anticipato sia la Bolla di Internet sia quella immobiliare. Sono due Etf (Exchange traded fund) MacroShares Major Metro Housing Up (UMM) e Down (DMM) e sono offerti al pubblico dal 28 aprile. Cominceranno ad essere scambiati alla Borsa di New York l'11 maggio e sono disegnati per realizzare il 300% della variazione, all'insù o all'ingiù, dell'indice S&P/Case-Shiller Composite 10 House Price, messo a punto dallo stesso economista, che misura il prezzo medio di una casa in dieci importanti aree metropolitane degli Stati Uniti. I due Etf non sono investiti in vere case, ma in titoli di Stato americani di breve termine, e funzionano con una struttura ad altalena: quando l'indice sale, i titoli vengono trasferiti dal fondo Down a quello Up, facendo crescere il suo valore e viceversa se l'indice scende. Shiller ha spiegato a CorrierE- conomia perché questo tipo di innovazione finanziaria è utile. E mette in guardia: la crisi può ancora aggravarsi. Chi può comprare questi Etf e perché lo dovrebbe fare? «Sono pensati per il pubblico generale, per qualsiasi risparmiatore che voglia diversificare il suo portafoglio di investimenti e ridurre il suo livello di rischio. Servono in particolare per bilanciare la propria esposizione al mercato immobiliare. Chi è padrone di una casa e deve pagare un cospicuo mutuo, può proteggersi dalla svalutazione del mattone comprando MacroShares Major Metro Housing Down. Viceversa, chi è in affitto e pensa di comprarsi in futuro una casa, può proteggersi da nuovi rincari dei prezzi del mattone comprando l'Etf Up». Quanto bisognerebbe investire in rapporto al valore della propria casa? «Il valore sottostante gli Etf rispecchia tre volte le variazioni percentuali dell'indice immobiliare. Chi volesse completamente proteggersi dalle fluttuazioni del mercato dovrebbe quindi investire nell'Etf un terzo del prezzo della propria casa, ma in realtà per diversificare il rischio probabilmente basta un decimo». Che differenza c'è con le opzioni e i future sugli indici immobiliari già disponibili alla Borsa di Chicago? «Quei derivati sono complessi, con i margini e le scadenze da rispettare. Questi Etf sono facili da usare da parte di un comune investitore». A fine gennaio 2009, ultimo dato disponibile, l'indice dei prezzi delle case da lei calcolato era tornato ai livelli del 2003. Dopo tanto allarme sul crollo delle quotazioni immobiliari non sembra tanto grave. «E' vero, ma i prezzi possono scendere ancora parecchio. Come del resto possono anche risalire. Ma non faccio previsioni su questo». Il mercato può ulteriormente crollare se davvero l'economia entra in Depressione: lo ritiene ancora possibile? «Non è escluso. Non abbiamo esperienza di un uso così massiccio degli stimoli fiscali e monetari come l'attuale. Possiamo solo aspettare e vedere che effetto avrà. Il livello di fiducia della gente è ancora basso e può deteriorarsi ulteriormente se il tasso di disoccupazione peggiora in modo sensibile. Oggi gran parte degli americani non è ancora toccato dalla perdita del posto di lavoro, ma questo può cambiare e peggiorare l'intero quadro economico». Lei misura anche il livello di fiducia degli investitori: non vede alcun miglioramento? «No. Per esempio il Crash Confidence index la fiducia che non ci sarà un crac di Borsa nei prossimi sei mesi è ai minimi da 20 anni. Significa che l'umore degli investitori è ancora instabile e, di fronte a cattive sorprese, possono vendere le azioni molto velocemente». Nel suo ultimo libro appena uscito «Spiriti Animali» spiega quanto sia importante la psicologia nel muovere l'economia: che cosa ci vuole oggi per far tornare l'ottimismo e favorire la ripresa? «Non basta la politica monetaria, ma bisogna appunto ridare fiducia alla gente. L'amministrazione Obama deve insistere con l'intervento pubblico, perché i mercati da soli non bastano ». Ma i critici obiettano che troppa mano pubblica riduce la voglia di rischiare degli individui e non stimola la crescita. «La risposta alla crisi non è solo l'intervento pubblico. Nel mio libro precedente, 'Subprime Solution', uscito nel 2008, spiegavo che c'è una soluzione di breve termine, il salvataggio delle banche, e una di lungo termine: sviluppare meglio il settore finanziario. Gli Etf sugli indici immobiliari fanno parte di questo progetto, sono un mezzo per gestire meglio i rischi del mercato delle case».

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 23 Il punto Tommaso Di Tanno giudica il progetto di facilitare di nuovo il rientro dei capitali esteri «Un nuovo scudo fiscale? Solo se fatto da tutta l'Europa» Il tributarista: «Serve un accordo tra i Paesi dell'Unione e un'aliquota unica. Altrimenti sarebbe un condono mascherato e facilmente aggirabile» DI STEFANO RIGHI L o scudo fiscale prospettato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti? Ha senso solo se inserito in un provvedimento più ampio, adottato dalla maggioranza degli stati occidentali, altrimenti è un banale palliativo, facilmente aggirabile da una triangolazione finanziaria. Manovra comune Lo sottolinea Tommaso Di Tanno, tra i maggiori fiscalisti italiani, con incarichi di amministratore in Mps, Alitalia, Vodafone e di presidente in Sisal. «Se pensiamo a un provvedimento che faciliti il rientro di capitali detenuti all'estero, questo produrrà effetti solo se concordato con gli altri stati spiega Di Tanno . La finanza è da tempo sovranazionale, >i mercati finanziari sono globali e la risposta non può essere locale. Una normale triangolazione finanziaria con paesi terzi permetterebbe di aggirare anche il più severo provvedimento nazionale. E poi l'idea di questo secondo scudo fiscale, dopo quello del 2001, è nata proprio in ambito di cooperazione internazionale. È stato in occasione del recente G20 che si è individuato nella lotta ai vantaggi prospettati da alcuni cosiddetti paradisi fiscali un minimo comune denominatore tra tutti i paesi del G20, al fine di orientare diversamente i mercati del futuro». Un provvedimento sovranazionale, dunque, che raccolga l'adesione dei paesi del G20 o quantomeno dei 27 membri della Ue, altrimenti, dice Di Tanno «le finalità vanno a farsi friggere e ci troveremo davanti a un condono fiscale mascherato. ». Le difficoltà però non mancano, anche perché è difficile attendersi collaborazione dalle controparti. Serve armonizzazione tra gli stati occidentali e un accordo anche sull'aliquota. Il precedente scudo fiscale applicato per favorire il rientro dei capitali in Italia nel 2001 prevedeva un prelievo del 2,5%. La Germania ha varato un provvedimento simile con aliquota al 25%. «Le aliquote del passato sottolinea Di Tanno non sono riproponibili. Nel 2001 il provvedimento venne giustificato dal passaggio dalla lira all'euro e allora venne anche fatto pesare che le pericolose fluttuazioni della lira sarebbero venute meno con il passaggio alla moneta comune. Oggi credo che ci si dovrebbe orientare verso il 12,5 per cento, che è la metà del livello tedesco, ma che sarebbe allineato al capital gain e in linea con gli ultimi condoni. Il vero problema è capire quali argomenti potrebbero essere spesi, a livello nazionale, per giustificare il provvedimento, perché se non c'è unità di intenti a livello internazionale, in ambito nazionale ci troveremo con una norma che assomiglierebbe a un condono, votato solo a fare cassa, praticamente una sanatoria riservata ai più ricchi». Paradisi fiscali E mentre l'Occidente si interroga sul da farsi, il fronte dei paradisi fiscali si riorganizza. Offrendo soluzioni diverse alle necessità della potenziale clientela. «Sì, ci sono paesi più sfacciati conclude Di Tanno , come Cayman, Panama, le Isole Vergini Britanniche e altri più vicini alle invocate esigenze di trasparenza dell'occidente, come Hong Kong e Singapore. Ciò non toglie che per colpirli serve un fronte comune, un provvedimento il più ampio possibile altrimenti sarebbe inefficace». Fiscalista Tommaso Di Tanno, docente di Diritto tributario all'università di Siena, presidente di Sisal e del collegio sindacale di Mps Imago economica

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Dentro Global Megatrend un paniere di legno e acqua (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: FINANZA data: 2009-04-27 - pag: 19 autore: Vetrina dei prodotti. Fondo azionario Pictet Dentro «Global Megatrend» un paniere di legno e acqua Daniele Lepido Un fondo azionario che scommette sulle grandi "tendenze" dell'economia, prima che delle Borse,partendo dai bisogni delle persone e dell'industria: dall'acqua al legno, dall'energia pulita alla sicurezza, passando per biotech, comunicazioni digitali, farmaci generici e marchi rinomati. Si chiama «Global Megatrend Selection » ed è il nuovo prodotto lanciato da Pictet per i risparmiatori che hanno orizzonte d'investimento lungo (almeno 7 anni) e profilo di rischio alto, visto che si parla di uno strumento azionario che non ha protezione del capitale. L'idea, come fanno sapere dalla Casa, è appunto partire da un approccio tematico, focalizzandosi sulle aree a maggiore crescita, con un chip minimo di mille euro. «I pesi dei diversi titoli, così come i temi, vengono ribilanciati ogni mese – spiega il gestore Hans Peter Portner – e i settori troppo cari vengono sostituiti con quelli a più buon mercato, ma con delle potenzialità di crescita alte». Luca Di Patrizi, direttore generale di Pictet in Italia, aggiunge che, pur con tutte le tutele che nei confronti di un prodotto azionario si devono avere, un fondo di questo tipo può essere utilizzato anche «in chiave previdenziale». «Una lezione importante ricavabile dall'attuale crisi finanziaria – racconta Di Patrizi – è la necessità di stimolare un approccio previdenziale di lungo periodo, attraverso investimenti regolari nel tempo. E proprio al fine di incoraggiare una logica di utilizzo dell'investimento tematico più sostenibile, il fondo è stato collocato in Italia attraverso piani di investimento programmati (Pac). Si tratta di una scelta molto forte e, per quanto ci consta, unica sul mercato». Una scelta «forte», come sostiene il direttore generale italiano, ma non indicata per tutti. Perché se è vero che l'investimento azionario dovrebbe essere scelto in un'ottica temporale di ampio respiro, il lungo periodo indicato dalle statistiche non è certo quello di sette anni, ma almeno di venti. Senza contare che le performance passate non danno alcun suggerimento su quelle future. è chiaro allora che, proprio su un fondo del genere, la capacità del gestore di scegliere i settori giusti nel momento giusto e di anticipare questi " megatrend" diventa cruciale. L'investimento minimo è di mille euro e il Ter stimato ( Total expense ratio) non dovrebbe essere lontano dal 2 per cento. Adatto a chi vuole dare un po' di sprint al portafoglio, dedicandovi solo una piccolissima parte del patrimonio. La chiave "previdenziale", poi, è da valutare attentamente: per chi non può rischiare, meglio forse un Pac su un Etf semplice semplice che replica, magari, un indice di liquidità: sulla carta i rendimenti saranno inferiori di un bel po', ma anche i rischi per i clienti. daniele.lepido@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Le riforme attuate dal governo brasiliano nel corso dell’ultimo decennio hanno permesso al Paese di fronteggiare la crisi economica globale e, secondo BNY Mellon ARX, la boutique di BNY Mellon Asset Management specializzata in investimenti sul mercato brasiliano, molti fattori suggeriscono che i mercati azionari stiano fornendo opportunità agli investitori. “I benefici del Real Plan degli anni ‘90, il boom delle materie prime e la crescita del potere d’acquisto della classe media hanno contribuito a rafforzare l’economia del Paese”, afferma José Alberto Tovar, Managing Director di BNY Mellon ARX. “Il Real Plan ha tenuto a bada l’inflazione e ha migliorato in modo significativo l’esposizione finanziaria verso l’estero del Paese. La domanda crescente di materie prime ha permesso al Brasile di creare consistenti riserve di valuta estera e l’economia si è diversificata con la crescita del settore manifatturiero e dei servizi”. Quanto alle valutazioni dei corsi azionari, Tovar commenta: “Sono al livello più basso di tutto il decennio e ci sono molte ragioni per concludere che i mercati offrono buone opportunità”. Il team di BNY Mellon ARX evidenzia che il debito del Brasile ha ottenuto un rating di tipo investment grade da parte di Standard & Poor’s e di Fitch, che gli investimenti esteri diretti rimangono considerevoli e che la politica monetaria ha messo il Paese in condizione di avere ampio spazio di manovra per operare sui tassi di interesse. “Ci aspettiamo che l’economia del Brasile si riprenda più velocemente rispetto alla media mondiale; l’Istituto di Statistica del Brasile prevede una crescita del PIL del 4% nel 2010”, afferma Tovar. L’inflazione mantenuta sotto controllo ha generato effetti positivi per tutta l’economia. “Oltre ai tassi d’interesse più bassi abbiamo visto un’espansione del credito. Le aziende segue pagina >>

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IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE pag.1 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! e gli investitori privati stanno pianificando decisioni a lungo termine con maggiore serenità ed esistono già le basi per ulteriori crescite del reddito reale e della produttività”, conclude Tovar.

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E la Cina diventa sempre più influente nel mondo. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 78 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Esce martedì in libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore (Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine): «Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo - cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (5 votes, average: 3.8 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 48 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli), comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 42 ) » (10 votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (11 votes, average: 3.73 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 92 ) » (17 votes, average: 3.41 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 73 ) » (14 votes, average: 3.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (14 votes, average: 4.21 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (11 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (13 votes, average: 4.92 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (346) Ultime discussioni Artefice1: Ester .saresti d'ammirare. Ma Se CON-Senti. Non certo i miei significati. Ma il Senso. Che... Ester: La mia coscienza mi dice: "Solo la Chiesa può condurti alla Verità". Artefice1: Aldo...&823 0;..Lo "Spirito Santo" (che mi piace chiamare Sentimento) aleggia sul... annarita: Oggi la coscienza di molti cattolici è errata, perchè i cattolici, che gregge sono, da agnelli, che... Barbalbero: Ripeto, non capisco cosa ci sia di vergognoso nelle dichiarazioni di M. Ahmadinejad..sprigion... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Se il Papa brinda alla coscienza prima che alla sua autorità Summit sull'enciciclica sociale. 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Influenza suina, una psicosi molto sospetta (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mondo è angosciato dalla crisi economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina, ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e persino nell'America Latina. Concede prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan e propone un modello di sviluppo alternativo a quello anglosassone, come spiego in questo articolo . Il tutto con discrezione ed efficacia, mentre l'America si dimostra incapace di reagire. Pechino potrebbe diventare una superpotenza molto prima del previsto, secondo l'economista Nouriel Roubini addirittura entro dieci anni. Scritto in capitalismo, crisi, era obama, globalizzazione, cina, notizie nascoste, gli usa e il mondo Commenti ( 7 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 25Apr 09 Influenza suina, una psicosi molto sospetta. Nelle ultime 24 ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime, ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora: l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme. Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società, notizie nascoste Commenti ( 83 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o% del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre 2009 in tredici dei più grandi istituti. Ma le Borse continuano a salire; già, il peggio è proprio passato. Scritto in banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, cina, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 65 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 E' nel blog il futuro del giornalismo? Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 42 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 53 ) » (12 voti, il voto medio è: 4.92 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (11 voti, il voto medio è: 3.09 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 63 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.63 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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L'allarme di Draghi "Sarà crisi pesante nei Paesi emergenti" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 27-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa, La)

Argomenti: Crisi

L'ISTITUTO SOLLECITA AIUTI SUPPLEMENTARI PER EVITARE DANNI PIÙ GRAVI L'allarme di Draghi "Sarà crisi pesante nei Paesi emergenti" Il governatore La crisi economica sta prendendo una nuova direzione Avrà un impatto molto grave sui Paesi in via di sviluppo Il ministro Conoscere le cause della crisi è un contributo alla soluzione Le regole sono la base di fiducia per uscire dalla recessione Dal G20 stimoli fiscali per 1.480 miliardi di dollari in due anni «Però non bastano» Mario Draghi Giulio Tremonti [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Il mondo avrà novanta milioni di poveri in più a causa della crisi finanziaria. Mentre i Grandi della Terra riuniti a Washington vedono timidi spiragli di luce dopo mesi di buio, i dossier della Banca mondiale mettono a nudo i drammatici effetti sui Paesi in via di sviluppo del terremoto con epicentro Wall Street. Sulle economie più deboli del Pianeta l'impatto della crisi sarà «grave», come dice il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, parlando al Development Committee, l'organismo che detta le linee politiche della Bm. Il numero di persone destinate a entrare in condizioni di estrema povertà aumenterà fra i 55 e i 90 milioni entro la fine dell'anno. Secondo i dati dell'Istituto di Washington nel 2005 erano un miliardo e 375 milioni le persone che vivevano con 1,25 dollari al giorno, ovvero il 25% della popolazione mondiale. L'obiettivo è dimezzare i livelli degli Anni Novanta portando il tasso di povertà al 20,9% entro il 2015. Le cause sono il peggioramento del credito, il ridursi dei flussi di capitale verso i Paesi emergenti e la caduta dei ricavi dell'export. «L'economia globale si è deteriorata drammaticamente dall'ultimo incontro» spiega il comunicato del Development Committee, secondo cui «la crisi si è trasformata in un disastro umanitario», con già 50 milioni di nuovi poveri, in particolare donne e bambini. I Grandi della Terra devono intervenire per alleviare questo drammatico effetto, è l'appello della Banca mondiale. Ecco allora che i Paesi del G20 mobiliteranno, in termini di stimoli fiscali, 820 miliardi di dollari nel 2009 e 660 miliardi nel 2010. La stima è dell'Fmi che rivede al rialzo le previsioni «relative alla metà di marzo» portando dall'1,8% al 2,0% del Pil complessivo del G20 il peso degli stimoli fiscali per l'anno in corso. Per il 2010 il peso degli stimoli è ritoccato dall'1,3% all'1,5%. In base alla revisione, le misure discrezionali decise dall'Italia risultano, al netto degli stabilizzatori automatici, pari allo 0,2% del Pil nel 2009 e allo 0,1 per cento nel 2010. Data la possibilità di una ripresa lenta, è stata considerata però la necessità di «possibili risorse addizionali», oltre ai cento miliardi per i prossimi tre anni. Sulla questione degli aiuti al Sud del mondo è intervenuto Timothy Geithner che ha chiesto alle istituzioni internazionali che si occupano di sviluppo di attuare una revisione ampia e condivisa delle loro politiche di azione assicurando di aver adeguate risorse per affrontare la crisi, una sorta di «stress test» per le «development bank». Geithner ha inoltre detto che gli Stati Uniti agiranno sino a quando «sarà necessario per riavviare la crescita» sia interna che globale, contrastando allo stesso tempo le emergenze economico-sociali dei Paesi in via di sviluppo. A questo proposito Washington destinerà allo sviluppo dell'Africa Sub-sahariana circa 8,7 miliardi di dollari entro il 2010.

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