CENACOLO
DEI COGITANTI |
"Ma il 2009 sarà un
anno difficile" ( da "Stampa,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lo stato della crisi finanziaria e
del credit crunch, con le proposte per uscirne; la posizione contro il
protezionismo; la via su come arrivare ad una posizione condivisa sulla lotta
ai cambiamenti climatici. Temi globali, nell'ambito dei quali il mondo delle
imprese evidenzia anche «la responsabilità sociale - sottolinea Marcegaglia -
Generali: usciremo più
forti dalla crisi ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 25-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: La tempesta finanziaria «sarà
ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli
tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici.
Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe stato
di circa 3 miliardi».
Il vescovo polacco
Zimowski nuovo ministro della salute
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel
momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento
etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi
finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono
creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,
I "trafficanti di
uomini" ( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel
momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento
etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi
finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono
creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,
"tutti contro il
protezionismo" ma lo scontro roma-berlino fa litigare le due confindustrie
- roberto mania ( da "Repubblica,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Botta e risposta tra
Marcegaglia e il suo collega tedesco "Tutti contro il protezionismo"
ma lo scontro Roma-Berlino fa litigare le due Confindustrie ROBERTO MANIA dal
nostro inviato SANTA MARGHERITA DI PULA (CAGLIARI) - Il protezionismo è il male
e le nazionalizzazioni ancora peggio. Il mercato è ancora il mercato.
generali: usciremo più
forti dalla crisi ( da "Tirreno,
Il" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: La tempesta finanziaria «sarà
ancora lunga» perchè le banche avranno bisogno di anni per liberarsi dai titoli
tossici. Un problema che le Generali non hanno: «Mai avuto titoli tossici.
Senza l'impatto della crisi finanziaria l'utile 2008 (861 milioni) sarebbe
stato di circa 3 miliardi».
Deal torinesi e sagre
milanesi ( da "Borsa
e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Basta questo per capire che la
crisi finanziaria non è la causa bensì il sintomo di uno squilibrio delle
economie che va rimosso nel tempo. Lo stesso Tim Geithner, segretario del
Tesoro Usa, ha ammonito i colleghi che in futuro non potranno più basarsi sui
consumatori americani, unico motore della crescita.
"sulla risposta alla
crisi l'europa ha un deficit politico" - gaia rau
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Si è verificato un protezionismo a
due livelli: quello del continente nei confronti del resto del mondo, e quello
dei singoli Stati l´uno verso l´altro». La colpa, dunque, è di un deficit
politico. «Se la politica, davanti alle deficienze dei mercati, non si prende
le proprie responsabilità, significa che c´è un problema.
La regina del cash parla
francese ( da "Borsa
e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E in tempi di crisi finanziaria,
avere cash è sicuramente un ottimo atout. Come dimostra anche il precedente
portafoglio costruito con i medesimi criteri (vedere B&F n.756 del 1°
novembre 2008), che ha realizzato una performance del +8,1% contro il calo del
12% accusato dal Dj Eurostoxx.
Sul monitor il pil Usa e
la Fed ( da "Borsa
e Finanza" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come può essere diversamente: il
conto della crisi finanziaria aumenta ogni giorno. Per l'Fmi il costo in
termini di svalutazioni di asset globali sarà di ben 4mila miliardi di dollari
entro il 2010. Di cui 2.700 su asset americani. E alla Fed di Ben Bernanke non
resta che continuare ad aumentare il passivo.
il grande bluff della
lotta al protezionismo ( da "Repubblica,
La" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Global market Il grande
bluff della lotta al protezionismo Il 2009 rappresenta uno stress test per
l´euro perché la moneta unica conosce la prima recessione della storia. Ma sta
tenendo, mentre molti pensavano si sgretolasse alla prima difficoltà Il bluff è
stato chiamato subito. Tre settimane dopo aver solennemente proclamato, al
summit londinese del G20,
E la Marcegaglia sfida il
collega Keitel ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alle dichiarazioni altisonanti
contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono aziende del
proprio Paese». Per il presidente delle Camere di commercio Usa Thomas Donohue
«l'acquisizione della Chrysler sembra un affare per la Fiat, anche se non sono
sicuro che questa operazione possa funzionare negli Stati Uniti se il Lingotto
non si assume parte del debito dell'
La crisi mondiale rallenta
Tremonti: è ancora Quaresima ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: Anche se il comunicato finale del
G7 finanziario, che si è svolto ieri a Washington, ha continuato a rimarcare le
difficoltà dell'attuale fase di recessione. «La crisi è crisi» ha spiegato il
ministro dell'Economia Giulio Tremonti, per il quale però l'ipotesi di una
Apocalisse, formulata sempre dal G7 nell'ottobre scorso, non c'è più.
G-7: la recessione
rallenta il passo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria si è trasformata
ormai in un'emergenza umanitaria: nel solo 2009, 90 milioni di persone verranno
spinte al di sotto della soglia di povertà estrema, vivono cioè con meno di
1,25 dollari al giorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIORITà ALLA FINANZA
Preoccupa la situazione dell'Europa dell'Est Una crescita duratura si avrà solo
mettendo ordine nei bilanci delle banche
Tremonti: finita la paura,
ora Quaresima ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il signor mercato, il signor
mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute
di questi signori. Lo stato di salute viene fuori dai numeri, come è per la
febbre con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci
diranno nei palazzi, sono le persone.
Marcegaglia: un atto grave
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: al protezionismo. Con la
preoccupazione, condivisa, di far seguire i fatti alle dichiarazioni. Ed è
forse proprio per questo che le dure parole del commissario europeo
all'Industria Gunter Verheugen, tedesco, contro l'operazione Fiat-Opel hanno
creato imbarazzo e irritazione: troppo indebitata, ha detto il commissario,
Dice solo Verboten
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le parole di Verheugen suonano
stonate, tanto più dopo tutti gli impegni presi (anche dai tedeschi) contro il
protezionismo. E le bacchettate, una volta tanto bipartisan, che sono arrivate
al commissario dall'Italia sono meritatissime. Orazio Carabini
Ripartire dall'impegno
globale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: Stiamo agendo per limitare gli
effetti degli sconvolgimenti dei mercati finanziari sul finanziamento degli
scambi globali in beni e servizi. Il nostro compito adesso è di assicurare
l'implementazione effettiva di questi programmi e contenere l'arretramento
della crescita. L'Fmi deve impegnarsi per obbligarci a tener fede alle nostre
buone intenzioni.
Respinto il protezionismo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria non è finita,
esiste ancora una condizione di credit crunch e per fronteggiarla le imprese
chiedono di rivedere Basilea 2: «Ha un effetto prociclico, invece serve una
maggiore flessibilità». Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, parla
sintetizzando il pensiero degli altri numeri uno delle associazioni
imprenditoriali europee,
Doha Round entro l'anno
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: anno e nel lottare contro il
riemergere del protezionismo. Uno dei tre delegati Usa, Thomas Donohue, si è
detto contrario allo slogan di Obama sul «Buy American ». Qualche
differenziazione è emersa anche sull'energia e, soprattutto, sul clima, specie
sugli aspetti metodologici. Ognuno ha illustrato le sue legittime strategie.
I mercati restino aperti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi è destinata a scatenare
rigurgiti protezionisti? Ci sono pressioni protezioniste che emergono in molti
Paesi, sia sviluppati sia emergenti. Si tratta soprattutto del risultato della
perdita di posti di lavoro innescata dalla recessione. Siamo però tutti
consapevoli che ricercare soluzioni protezioniste a problemi globali sarebbe un
autogol.
In autunno un nuovo fair
value ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alla risoluzione della crisi
finanziaria, è stato chiesto agli standard setter internazionali di ridurre la
complessità delle norme contabili degli strumenti finanziari. Si prevede il
coinvolgimento del Fasb statunitense ( Financial Accounting Standards Board) e
l'utilizzo delle raccomandazioni che verranno formulate (entro luglio) dal
gruppo consultivo sulla crisi finanziaria (
Ancora pochi istituzionali
nei fondi immobiliari italiani ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esponenti del mondo previdenziale
italiano ed operatori del mondo finanziario hanno fornito scenari e spunti
interessanti per l'identificazione di soluzioni da intraprendere nel breve
termine. Tutti i relatori si sono trovati d'accordo su un punto: il 2009 sarà
un anno difficile, ma alla fine i mercati finanziari si aggiusteranno, più
autonomamente che grazie agli interventi pubblici.
Nomura paga il conto degli
asset Lehman ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dal nostro inviato Nomura paga il
conto della crisi finanziaria internazionale e dei costi di integrazione delle
operazioni Lehman Brothers con la peggiore perdita della storia: l'esercizio
chiusosi a fine marzo evidenzia un rosso record di 709,4 miliardi di yen (oltre
7,2 miliardi di dollari) a fronte di ricavi netti annuali in calo del 60,3% a
312,
Le scorte d'oro cinesi
toccano 1.054 tonnellate ( da "Sole
24 Ore, Il" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalle miniere del Paese sono uscite
282 tonnellate di metallo giallo. Una parte è stata assorbita dagli acquisti
della Safe. L'altra dalla domanda interna, che l'anno scorso, complice anche la
crisi finanziaria internazionale, è quasi triplicata rispetto al 2007.
ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Finmeccanica in volata
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
25/04/2009 - pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Finmeccanica in
volata Con quella che si è chiusa ieri, sono sette le settimane consecutive di
rialzo messe insieme da Piazza Affari. Un traguardo raggiunto grazie anche al
progresso della seduta di ieri (+2,79% l'indice S&P-Mib,
L'intesa con le banche
spinge Gabetti ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il caso a Milano
L'intesa con le banche spinge Gabetti (g.fer.) Balzo a Piazza Affari per
Gabetti (+14,5% la quotazione di riferimento) dopo l'accordo con le banche
creditrici sulla ristrutturazione dei debiti.
Microsoft, utili in calo.
Ma il titolo corre ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
25/04/2009 - pag: 43 Il caso a New York Microsoft, utili in calo. Ma il titolo
corre (g.fer.) I conti del trimestre arrancano (la società ha registrato un
calo dei ricavi rispetto all'anno precedente per la prima volta in 23 anni e
una contrazione dei profitti del 32%) ma il mercato premia Microsoft,
Finanziari
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 43 Economia/Mercati
Finanziari Corriere della Sera Sabato 25 Aprile 2009
In Italia il debutto di
Lukashenko ( da "Corriere
della Sera" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: Colpito dalla crisi finanziaria,
Paese di Putin investe a Minsk meno di prima. E' intravedendo un vuoto in cui
l'Unione potrebbe inserirsi che l'Italia ha premuto su Bruxelles affinché la
Bielorussia fosse invitata a Praga. In più, Lukashenko ha in programma
privatizzazioni.
Gli ebrei ultraortodossi e
la disfida del cappello (griffato)
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di sano protezionismo. Il mercato è
ghiotto: questo tipo di cappello è ormai il 30 per cento della produzione dei
mastri piemontesi ed è per questo che la Borsalino, che prima utilizzava
Frester come distributore, ha deciso l'anno scorso d'aprire anche negozi in
proprio, assoldando un'agenzia di pubblicità «per raggiungere soprattutto i
giovani delle scuole religiose»
La bussola , il 703 e le
altre riforme nel cassetto ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 25-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gli effetti della crisi finanziaria
La «bussola», il 703 e le altre riforme nel cassetto P er quest'anno solo una
manciata di fondi pensione spediscono ai propri iscritti il Progetto
esemplificativo, ossia quella «bussola» previdenziale che consente di stimare
la pensione dei scorta futura.
Finestra sull'America
( da "Stampaweb, La"
del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: mentre il titolare del Tesoro Tim
Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora
non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo»
rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni»
giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz.
Zir, ora i dipendenti
avviano le azioni legali ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
25-04-2009) + 1 altra fonte
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Crisi
Abstract: Nei giorni scorsi il commissario
liquidatore ha incontrato i collaboratori dell'assessore regionale
all'industria per discutere della drammatica crisi finanziaria dell'ente. Per
ora restano bloccati i 2 milioni e mezzo di euro destinati al Consorzio industriale
tempiese, mentre si fanno sempre più insistenti le richieste di creditori e
fornitori. ( a. b. )
Fiat, scontro Italia-Ue
"Grave interferenza" ( da "Stampa,
La" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: dichiarazioni altisonanti contro il
protezionismo corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del
proprio Paese», attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal
G8 delle imprese, in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali
tedeschi, Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela:
«Parliamo del posto di oltre 27 mila lavoratori,
La Casa Bianca e la Fed
truccano i conti? ( da "Giornale.it,
Il" del 25-04-2009)
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Crisi
Abstract: che nella crisi finanziaria inizia
a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo
Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia
risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e
costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie
responsabilità questo può essere positivo»
I VERI NEMICI SONO IN CASA
( da "Stampa, La" del
25-04-2009) + 1 altra fonte
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Crisi
Abstract: mentre il titolare del Tesoro Tim
Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora
non convincono Wall Street, esponendo il presidente alle accuse di «statalismo»
rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver adottato false soluzioni»
giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph Stiglitz.
Frattini Mi aspetto che
Barroso faccia una smentita . E Berlusconi concorda col ministro degli Esteri
( da "Stampa, La" del
25-04-2009) + 1 altra fonte
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Crisi
Abstract: protezionismo corrispondono
atteggiamenti di tipo opposto» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO Sul «dossier Opel»
l'entrata a gamba tesa è arrivata dal Commissario Ue all'Industria e
vicepresidente della Commissione europea, Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha
detto riferendosi alla Fiat - dove questa società altamente indebitata trovi i
mezzi per portare avanti allo stesso tempo due operazioni
Tremonti:
"L'Apocalisse è passata"
( da "Stampa, La" del
25-04-2009) + 1 altra fonte
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Crisi
Abstract: 7 è compatto nella lotta contro
tutte le forme di protezionismo e sulle valute ribadisce: «l'eccesso di
volatilità danneggia le economie». I Paesi del G7 confermano il loro impegno a
stabilizzare il sistema bancario e sciogliere il nodo degli asset tossici tra i
più complessi della crisi. L'obiettivo è «estendere la regolamentazione alle
istituzioni,
Seren, i risparmi per i
bisognosi ( da "Corriere
delle Alpi" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La cifra è importante soprattutto
in periodo di crisi finanziaria e Seren è il primo comune ad approvare una
delibera per un fondo di solidarietà del genere. Come capogruppo di minoranza è
un orgoglio personale e spero che diventi uno stimolo per le altre
amministrazioni della provincia ad adottare provvedimenti a sostegno della
disoccupazione».
La Rurale regge ai venti
della crisi ( da "Trentino"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Assemblea che arriva nel bel mezzo
di una situazione di crisi finanziaria mondiale, che in modi e forme diverse si
è fatta sentire anche in Italia e in Trentino. Alla vigilia di questo sempre
importante appuntamento con l'economia locale ecco considerazioni e valutazioni
del direttore della Cassa rurale Mauro de Manincor, con alcuni dati del
bilancio.
PopVi, utile record: +37%
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante gli effetti della crisi
finanziaria ed economica abbiano influenzato i risultati di alcune realtà (come
Cariprato). Così, chiude Gronchi «terminiamo il 2008 con una struttura
patrimoniale molto solida, e ben impostata anche per il 2009, che ci consente
di continuare a erogare credito alla nostra clientela».
draghi: segnali di
fiducia, banche italiane ok - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi dei governi stanno aiutando a
stabilizzare la situazione «i mercati finanziari e le istituzioni restano sotto
pressione; la fiducia nel settore bancario è relativamente bassa». Sul versante
banche Draghi, che conduce regolarmente degli stress test, sembra tranquillo:
«Se avessimo rilevato una sottocapitalizzazione saremmo intervenuti».
gli appuntamenti
( da "Tirreno, Il" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Tavolo regionale
istituzioni-sindacati sulla crisi finanziaria della Fondazione del Maggio
Musicale Fiorentino. Intervengono Claudio Martini, Leonardo Domenici e
l'assessore regionale alla cultura (domani ore 9, sala Giunta, Palazzo Strozzi
Sacrati). CONFESERCENTi. «Guardare in faccia la realtà, risalire la china».
Per chi la sta vivendo da
vittima la crisi economica odierna ha tutto l'aspetto di un gioco ges...
( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanza creativa» a produrre la
crisi, forse un gioco può aiutarci a risolverla, o quanto meno a capirla. È
quanto hanno pensato alcune etichette indipendenti, facendo circolare in rete
diversi videogame ispirati alla crisi finanziaria globale. Fra questi, il più
duro e il più intriso di humor nero è senza dubbio Layoff («licenziare»).
LA POESIA NON È GIOCO: è
POLITICA ( da "Unita,
L'" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dove la crisi finanziaria c'è già
stata o è da sempre immanente; in quei Paesi devastati dalla shock economy,
dove denaro e scambio economico sono finiti e falliti, si staglia nitido e
coinvolgente lo scambio affettivo e caloroso di parole il cui ascolto coinvolge
il corpo, e dove «ci si aggrappa a quello che resta di umano nell'
Di Bartolomeo, prime idee
per la città ( da "Tempo,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la poposta di realizzazione
della rete Adsl nella zona industriale, insieme a una rivisitazione logistica
di quest'area e di quelle non ancora servite dalla connessione veloce. Per Di
Bartolomeo occorre anche verificare le condizioni per stipulare accordi con i
comuni confinanti, per dare risposte più concrete alle aziende in tempi di
crisi finanziaria. C.S.
chi alza la voce vince -
sergio d'angelo e giovanni laino ( da "Repubblica,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria è anche crisi di
governo. Da qualche anno cerchiamo di sensibilizzare gli amministratori
pubblici sulle condizioni sempre più croniche in cui versano le organizzazioni
e le imprese sociali che, a differenza di tutte le altre che lavorano per gli
enti pubblici, sono senza scopo di lucro e in città lavorano praticamente
sempre solo con il rimborso delle spese riconosciute
Cucchiani: interferenze
inaccettabili ma in Germania sempre ben accolti
( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: meglio evitare sia il ricorso al
protezionismo, sia gli interventi a sostegno di aziende che non vanno bene,
perché la concessione di sussidi a pioggia sottrae risorse ai gruppi
competitivi». Marika de Feo Cucchiani \\ Italia e Germania sono economie
strettamente interconnesse E simili anche nel profilo della crisi 32% La quota
di Pil della Ue realizzato insieme da Italia e Germania
Il commento Non tramonta in
Turchia la voglia d'Europa ( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha ben resistito alla crisi
finanziaria internazionale. Ankara usa sapientemente le relazioni economiche e
la rilevanza strategica per trovare alleati e in questo sforzo rientra lo
"shopping" della Difesa. La Turchia ha potenti Forze armate, che
continua ad ammodernare, investendo ogni anno miliardi di dollari.
Il Vaticano fa
interrompere lo show tv blasfemo in Israele.
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali
Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo
Scola, patriarca di Venezia;
Intervista negazionista di
Williamson, caso chiuso ( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i
cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo
predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;
Requiem per Eluana con le
parole del Concilio ( da "Giornale.it,
Il" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i
cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo
predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;
Un pensiero per Eluana
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i
cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo
predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;
Barroso: "L'Europa
imparziale su Opel" ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in cui la crisi finanziaria globale
ha messo i governi, più che i dirigenti dell'auto, al posto di guida,
Marchionne potrebbe aver trovato il modo di costruire un impero senza spendere
(quasi) un soldo». Ma l'ad della Fiat non starebbe giocando questa complessa
partita «per essere ricordato come il dirigente auto più audace della sua
generazione»
"Non l'ideale ma la
forza ciò che manca all'Europa"
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: idea sbagliata che i mercati
finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e
politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta",
come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi,
quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto,
L'impresa è Fiera di
guardare al futuro ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
26-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: In questo periodo di crisi globale,
occorre esporsi, credere nelle proprie aziende». LA FIDUCIA È questo il punto
che accomuna tutti gli espositori presenti in Fiera: la crisi finanziaria sta
creando problemi in tutti i settori. Ma per ripartire serve proprio la fiducia,
la consapevolezza che i propri prodotti potranno riprendere la loro
collocazione sul mercato.
La Costa Smeralda è in
vendita ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una necessità dettata dal quadro
internazionale, la pesante crisi finanziaria mondiale, oppure semplicemente una
cessione senza alcun risvolto ulteriore per la Colony. Di certo ad Arzachena le
notizie delle ultime settimane stanno complicando, e non di poco, il percorso
di approvazione definitiva dell'accordo di programma.
Future S&PMib: la
forza del rimbalzo è in discussione
( da "Trend-online" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Intanto la crisi finanziaria ha
ridotto la propensione al rischio, come detto generando un allargamento del
differenziale tra Bund tedeschi e titoli degli altri paesi della zona euro; si
può cominciare a valutare che i titoli tossici non sono più in grado di
bloccare l'azione dei governi, primo risultato è che le banche non falliscono.
In chiave di solidarietà
logico chiedere un contributo in un momento difficile
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: idea sbagliata che i mercati
finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e
politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta",
come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi,
quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto,
E Berlino scopre una
voragine dentro le banche ( da "Stampa,
La" del 26-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: miliardi di euro BERLINO Per le
banche tedesche la luce in fondo al tunnel della crisi finanziaria potrebbe
essere più lontana di quanto sperato. Nei loro bilanci, infatti, si
nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi di euro. Una zavorra che
non risparmia nessuno, da giganti come Commerzbank alle banche popolari, fino
alle Landesbanken, gli istituti pubblici regionali.
idee per un'expo senza
sprechi - stefano pareglio ( da "Repubblica,
La" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la disponibilità di cibo, i modelli
nutrizionali, il protezionismo e il neo-colonialismo agricolo, la competizione
tra cibo ed energia, la sicurezza alimentare, il rapporto con il territorio. La
stessa Milano ha dentro di sé un´importante attività agricola: quella del Parco
Sud. Ecco il secondo tassello di un altro Expo.
per le cinque fabbriche
italiane è arrivato il momento della verità - paolo griseri
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetto della crisi finanziaria che
ha bloccato tutti gli stabilimenti per diverse settimane a partire dall´inizio
dell´autunno. Nel 2007, senza crisi e fermate straordinarie per
ristrutturazione, la produzione degli stabilimenti italiani è stata di circa
900 mila pezzi, il 70 per cento del milione e trecento mila vetture che,
Avviso ai naviganti! pag.9
( da "Trend-online" del
27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anno non sarà accompagnato da
alcuna ripresa dell'occupazione, probabilmente neanche il prossimo anno, ci
sono due tipi di recessione che fanno male ha proseguito Krugman, quelle
finanziarie e quelle sincronizzate in maniera globale ed emtrambe sono in corso.
Krugman ricorda che quasi sempre un'uscita da una crisi finanziaria è aiutata
segue pagina >>
Il G-7 a caccia di fiducia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E fiducia che il peggio della crisi
finanziaria e della recessione sia passato. «Gli scenari peggiori sembrano
superati » ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, anche se
appare prematuro parlare di inversione di tendenza. Dai test sulle banche
italiane, ha rassicurato, non emergono casi di sottocapitalizzazione.
Solo la riforma pensioni
cambia i conti dell'Italia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: devono presentare piani di rientro
di medio termine per evitare pesanti reazioni negative dei mercati finanziari,
mentre a livello globale la priorità è spezzare il circolo vizioso nel quale
crisi finanziaria e recessione si alimentano a vicenda. Al G-7, i ministri
finanziari hanno dato una valutazione più ottimista di quella del Fondo
sull'uscita dalla crisi.
I primi risultati degli
stress test. ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per la stabilizzazione della crisi
finanziaria, per la mobilitazione del credito e per il rilancio della crescita
economica sostenibile, su fondamenta solide. Le indiscrezioni raccolte
anticipano che fra le 19 banche con almeno 100 miliardi di dollari di attività
di bilancio messe sotto osservazione dal Tesoro, non si sono avuti in generale
risultati drammatici,
G-7: segni di
miglioramento ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia globale e il sistema
finanziario non siano più così rilevanti per gli attori del mercato ». Ma non
bisogna sprecare l'occasione positiva. Il sospiro di sollievo dei mercati,
infatti, aveva spiegato Draghi «offre un'opportunità unica per azioni di breve
periodo, allo scopo di stabilizzare il ruolo delle istituzioni finanziarie,
Il protezionismo dei
brevetti blocca gli investimenti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 7 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Nessun
dazio ma monopoli legali Il protezionismo dei brevetti blocca gli investimenti
di Riccardo Sorrentino T utti temono il protezionismo, in questi tempi di
crisi. Spesso però si guarda dalla parte sbagliata. Perché nell'economia della
conoscenza non contano i dazi o i sussidi all'export.
Ciak sulla Wall Street da
biscazzieri ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il primo filmdocumentario sulla
crisi finanziaria di Andrew e Leslie Cockburn che debutterà questa notte al
Tribeca Film Festival di New York. Il film, che abbiamo visto in un'anteprima -
immagini forti, musiche a sfondo blues e jazz condite di rap - ricostruisce
come in America si è affermata la mentalità della "sala da gioco",
della scommessa,
CHIÈ
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: coesione sociale e libertà
politica, arricchito da dieci contributi di intellettuali italiani. In omaggio
a Lord Ralf Dahrendorf, Il Sole 24 Ore presenta in anteprima italiana
l'estratto di un suo saggio dedicato all'attuale crisi finanziaria, apparso
sull'ultimo numero della rivista tedesca «Merkur».
Il successo del passato
torna vincente ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immagine pubblica intaccata dalla
più grave crisi finanziaria mai vissuta negli ultimi sessant'anni. Una
rinnovata attenzione sottolineata anche dal punto di vista istituzionale. è il
caso di «MuseoImpresa», un progetto promosso da Confindustria e Assolombarda
che ha realizzato, oltre a una serie di workshop legati alla Settimana
dell'impresa che si svolge ogni autunno dal 2001,
Attenzione alle offerte
civetta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un ottimo rendimento se confrontato
al mercato monetario: però prima della crisi finanziaria i rendimenti di questi
strumenti non reggevano il confronto con i BoT. Dunque sono consigliati a
tutti, ma solo nei limiti della gestione della liquidità. E la quota di
liquidità in portafoglio dipende dalla propria pianificazione finanziaria e
dalle strategie d'investimento.
Condizioni del mercato
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è tuttavia facile osservare che la
crisi finanziaria in corso è dovuta essenzialmente al fatto che tutti i frutti
dell'innovazione finanziaria degli ultimi venti anni sono in sostanza cresciuti
su terreni privi di ogni regola. Erano non regolamentati i veicoli della securitisation
(che hanno alimentato il cosiddetto «sistema bancario ombra»);
Argomenti:
Crisi
Abstract: allarme della Banca Mondiale Nel
2009 fino a 90 milioni di indigenti per la bufera finanziaria «Ora la crisi
morderà i Paesi poveri» Draghi: ha una nuova direzione. «Duro impatto» sulle
economie in via di sviluppo DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON Se i Paesi più ricchi
possono far conti su alcuni segnali di miglioramento, i più poveri sono nel bel
mezzo della tempesta.
La Cina conquista il
mondo. ( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la Cina sta approfittando della
crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza
dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni
osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a
rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus»,
la cui formula è nota,
Un socio occulto per la
Argomenti:
Crisi
Abstract: organismo di vigilanza sui mercati
finanziari, che sta monitorando con attenzione l'evoluzione della trattativa.
Dalla Lupa alla Fiera di Roma, intesa come quartiere espositivo e non come
belva. Nella società di gestione, aspettando il socio straniero (francese?),
potrebbe esserci a breve una new entry: ovvero un amministratore delegato da
affiancare al presidente Roberto Bosi.
Il freno della Kroes sul
caso Northern Rock ( da "Corriere
Economia" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanziario
anglo-olandese-irlandese, potentissimo a Bruxelles fino a prima della crisi
originata dalla finanza da «casinò» e dal liberismo sregolato. Il nuovo piano
di ristrutturazione della Northern Rock, spuntato proprio nell'imminenza della
decisione della Kroes, sembra avvalorare l'opinione di quanti consideravano
quello precedente in netta violazione con la normativa Ue sulla
Estero, chi non paga più
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Da quando la crisi finanziaria ha
messo alle corde il sistema industriale, anche i mercati internazionali si sono
trasformati in una potenziale fonte di rischio. Ciò che mette più in pericolo i
bilanci delle Pmi italiane è la liquidità dei clienti stranieri oltre che la
loro solidità economica.
U n
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in una delle stagioni più difficili
per i mercati finanziari. Nell'anno del grande Orso il premio
Morningstar-CorrierEconomia ai migliori gestori di fondi italiani porta questo
sotto titolo. Tra i fondi selezionati cinque per ognuna delle undici grandi categorie,
Etf compresi verrà proclamato un vincitore.
Dai titoli ai neuroni
tossici ( da "Corriere
Economia" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la caduta in liquidità dei mercati
finanziari avrebbe reso la vita difficile per le economie internazionali, ma
non impossibile. L'incertezza può essere di due tipi: nota e quindi
calcolabile; ignota e quindi imponderabile. Nel primo caso (in cui
tradizionalmente si preferisce il termine rischio) le probabilità associate agli
eventi possibili sono note al decisore.
La Cina conquista il mondo
( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: la Cina sta approfittando della
crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza
dare nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni
osservatori sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a
rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus»,
la cui formula è nota,
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mettete la sicura al mattone»
Shiller: la crisi può aggravarsi. E lancia due Etf utili a chi si indebita per
la casa DI MARIA TERESA COMETTO I prezzi immobiliari sono alla base della crisi
finanziaria ed economica. Il loro crollo ha messo in difficoltà chi deve pagare
un mutuo, che oggi costa più del valore della sua casa.
Abstract: i mercati finanziari sono globali e la risposta non può essere locale. Una normale triangolazione finanziaria con paesi terzi permetterebbe di aggirare anche il più severo provvedimento nazionale. E poi l'idea di questo secondo scudo fiscale, dopo quello del 2001, è nata proprio in ambito di cooperazione internazionale.>
Dentro Global Megatrend un
paniere di legno e acqua ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria –
racconta Di Patrizi – è la necessità di stimolare un approccio previdenziale di
lungo periodo, attraverso investimenti regolari nel tempo. E proprio al fine di
incoraggiare una logica di utilizzo dell'investimento tematico più sostenibile,
il fondo è stato collocato in Italia attraverso piani di investimento
programmati (
IL BRASILE E LA CRISI
FINANZIARIA GLOBALE ( da "Trend-online"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA
GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo ,
27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!!
Le riforme attuate dal governo brasiliano nel corso dell?ultimo decennio hanno
permesso al Paese di fronteggiare la crisi economica globale e,
IL BRASILE E LA CRISI
FINANZIARIA GLOBALE pag.1 ( da "Trend-online"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: IL BRASILE E LA CRISI FINANZIARIA
GLOBALE NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo ,
27.04.2009 10:46 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!!
e gli investitori privati stanno pianificando decisioni a lungo termine con
maggiore serenità ed esistono già le basi per ulteriori crescite del reddito
reale e della produttività?
E la Cina diventa sempre
più influente nel mondo. ( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi
economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli
Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina.
Se il Papa brinda alla
coscienza prima che alla sua autorità.
( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie
mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i
cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo
predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia;
Influenza suina, una
psicosi molto sospetta ( da "Giornale.it,
Il" del 27-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mondo è angosciato dalla crisi
economica, ma c'è chi approfitta di questa situazione - e del declino degli
Stati Uniti - per ampliare le propria influenza nel mondo. Chi? La Cina,
ovviamente, che stringe accordi commerciali e finanziari in Asia, in Africa e
persino nell'America Latina.
L'allarme di Draghi
"Sarà crisi pesante nei Paesi emergenti"
( da "Stampa, La"
del 27-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Il
mondo avrà novanta milioni di poveri in più a causa della crisi finanziaria.
Mentre i Grandi della Terra riuniti a Washington vedono timidi spiragli di luce
dopo mesi di buio, i dossier della Banca mondiale mettono a nudo i drammatici
effetti sui Paesi in via di sviluppo del terremoto con epicentro Wall Street.
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Argomenti: Crisi
MARCEGAGLIA AL G8
DELLE IMPRESE: SOLO PICCOLI PASSI AVANTI "Ma il 2009 sarà un anno
difficile" Gli industriali chiedono ai governi più dialogo coi Paesi
emergenti [FIRMA]FABIO POZZO INVIATO A S. MARGHERITA DI PULA Emma Marcegaglia
conferma i timidi segnali di miglioramento dell'economia (gli ordini a febbraio
calati meno delle attese) e la stima per l'Italia di un possibile passo avanti
nella seconda metà dell'anno, ma affina il tiro: «Non si può parlare di
ripresa, il 2009 sarà ancora un anno pesante». Quanto ai tempi d'uscita della crisi, il leader degli industriali italiani e gli altri
membri del «panel» del G8 dell'impresa, riunito in Sardegna, parlano di 2010.
Salvo il presidente della Camera di Commercio Usa, Thomas J. Donohue, per il
quale «forse negli Stati Uniti una schiarita potrebbe venire già nell'ultima
parte di quest'anno». Comunque sia, le confindustrie degli Otto Grandi del
mondo non stanno a guardare. Si fanno parti attive, con una dichiarazione
congiunta che consegnano al premier Silvio Berlusconi - giunto anche lui al
summit - «in qualità di presidente di turno del G8, che si svolgerà a luglio in
Abruzzo» spiega Marcegaglia (che condivide la scelta del Cavaliere di spostare
il vertice dalla Maddalena all'Aquila). Il documento, sottoscritto non senza
discussioni (Ue e Giappone non concordano ad esempio sulla metodologia per la
riduzione del gas serra), è concentrato su tre temi: lo
stato della crisi
finanziaria e del credit crunch, con le
proposte per uscirne; la posizione contro il protezionismo; la
via su come arrivare ad una posizione condivisa sulla lotta ai cambiamenti
climatici. Temi globali, nell'ambito dei quali il mondo delle imprese evidenzia
anche «la responsabilità sociale - sottolinea Marcegaglia - di creare e
mantenere posti di lavoro» e la necessità di mantenere «il dialogo con tutte le
parti sociali». In vista, è la previsione a lungo termine del presidente di
Confindustria, di una trasformazione dell'impresa stessa: «Ci sarà un ritorno
all'etica, ai lavoratori, al territorio. Serviranno una gestione più
efficiente, un rapporto d'indebitamento più basso (dunque, più
capitalizzazione) e investimenti nell'economia verde», che significa meno
inquinamento, utilizzo delle risorse naturali, ma anche «opportunità di
innovazione e di nuovi prodotti». Quanto alla ricetta, Marcegaglia e colleghi
chiedono ai Grandi del G8 - sul fronte della crisi -
di coordinare le misure e di dialogare con le economie Emergenti; di ridurre la
spesa pubblica, quando la «tempesta» sarà meno forte, perchè è un freno alla
crescita, e di pensare ad una «strategia d'uscita» dei governi dal sistema
bancario (interventi utili, ma che in molti casi si sono tradotti in una
nazionalizzazione), favorendo il prima possibile un ritorno al settore privato.
E ancora, per allentare la stretta creditizia, bisogna rendere più flessibile
"Basilea 2", mentre «per evitare che le banche tornino al gioco
d'azzardo» come dice il tedesco Hans Peter Keitel, occorre una buona
regolamentazione. «Che non significa - spiega Marcegaglia - una nuova Bretton
Woods». Le otto confindustrie, poi, ribadiscono il loro «no» al protezionismo e chiedono che agli impegni politici seguano
comportamenti coerenti («Troppo spesso hanno prevalso gli interessi nazionali
dietro dichiarazioni di facciata»).
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 25-04-2009)
Pubblicato anche in: (Trentino)
Argomenti: Crisi
Generali:
usciremo più forti dalla crisi Per ora niente aumenti
di capitale. Il presidente Bernheim resta TRIESTE. Le Generali vogliono uscire
più forti dalla crisi e incassano nel primo trimestre
2008 una raccolta premi di oltre 18 miliardi stabile nonostante la tempesta
perfetta che ha colpito i mercati. Ieri in assemblea non c'è stato il colpo a
sorpresa: il Leone non cerca prede, e per ora esclude aumenti di capitale che
potrebbero diluire l'assetto di controllo. Ma se ci saranno buone occasioni il
gruppo triestino è pronto. L'assemblea ha approvato un bilancio segnato dalla crisi con il pagamento di un dividendo di 0,75 euro di cui
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
La data prevista
per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno,
ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi
finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato
scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo
Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola,
patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono
porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della
Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere
stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato
allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio
ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio
Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che,
ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie
Commenti ( 27 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala
Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre
Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto
XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che
ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la
legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo
forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro
qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità
inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per
dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre
adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza
che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti,
popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi
Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno
disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del
documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono
stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma
restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato
davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di
essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con
il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania,
Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa
confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il
diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la
bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10
votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa
la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul
Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di
oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del
sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
La data prevista
per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno,
ma la decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi
finanziaria che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato
scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo
Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola,
patriarca di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono
porporati particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della
Cei, è impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere
stimato e ascoltato, Scola si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato
allievo del Papa. Questo è l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio
ieri, all'udienza generale, parlando della figura del santo monaco Ambrogio
Autperto, Benedetto XVI ha accennato alla crisi, che,
ha spiegato, è stata causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie
Commenti ( 27 ) » (3 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea
Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un
amico 21Apr 09 Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala
Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre
Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto
XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che
ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la
legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo
forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro
qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità
inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per
dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre
adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza
che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti,
popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi
Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno
disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del
documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono
stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma
restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato
davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di
essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di
Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con
il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania,
Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa
confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il
diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la
bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 39 ) » (10
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Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09
Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa
la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul
Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di
oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del
sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 2 - Economia Botta e risposta tra Marcegaglia e il suo collega
tedesco "Tutti contro il protezionismo" ma lo scontro
Roma-Berlino fa litigare le due Confindustrie ROBERTO MANIA dal nostro inviato
SANTA MARGHERITA DI PULA (CAGLIARI) - Il protezionismo è il
male e le nazionalizzazioni ancora peggio. Il mercato è ancora il mercato.
A parole. I leader delle confindustrie dei paesi del G8 si riuniscono per due
giorni a Santa Margherita di Pula, concordano una dichiarazione finale che poi
consegnano, appena arrivato, al presidente Silvio Berlusconi in vista del G8 di
luglio all´Aquila. Ma alla prova-Verheugen, il commissario (tedesco di nascita)
della Ue che boccia le potenzialità espansionistiche dell´italiana Fiat per difendere
la connazionale Opel, quella dichiarazione diventa fragile, retorica, superata.
Ciascuno va per la sua strada, o per la sua bandiera. L´italiana Emma
Marcegaglia, presidente della Confindustria, si scaglia contro Guenter
Verheugen; il tedesco Hans Peter Keitel, presidente della Bdi, critica il
protagonismo dell´italo-canadese Sergio Marchionne; e l´americano, Thomas
Donohue, presidente della potente Camera di commercio a stelle e strisce,
sostiene che il Lingotto farà l´affare ma non è affatto detto che anche gli Usa
ne traggano beneficio. Viene in mente Montesquieu. «L´interesse è il più grande
monarca della Terra». E ognuno, tanto più al Business Summit, ha il suo. Molto
nazionale. A sollevare il coperchio, in piena conferenza stampa finale con tutti
gli otto big schierati allo stesso tavolo, è la Marcegaglia: «Quello di
Verheugen è un atteggiamento grave che distrugge l´Europa. Non capisco con un
commissario Ue possa esprimere scetticismo sull´operazione e un parere
pesantemente negativo su un´azienda, che sia Fiat o un´altra». E poi: «E´ uno
di quei casi che dimostra come alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrisponda un atteggiamento di protezione
delle aziende del proprio Paese». Appunto. Ma alla destra della Marcegaglia,
anche Keitel vuole dire la sua: più o meno invita la Fiat a una maggiore
riservatezza, precisando, comunque, che non ce l´ha con Marchionne
(«simpatico»). «Se tratta con Chrysler e poi con Opel - dice - e queste voci di
interesse girano, può essere difficile arrivare a un accordo. Se c´è un aspetto
propagandistico non aiuta». Conclusione: il mercato può attendere.
( da "Tirreno, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 16 -
Montecatini Generali: usciremo più forti dalla crisi
Per ora niente aumenti di capitale. Il presidente Bernheim resta TRIESTE. Le
Generali vogliono uscire più forti dalla crisi e
incassano nel primo trimestre 2008 una raccolta premi di oltre 18 miliardi
stabile nonostante la tempesta perfetta che ha colpito i mercati. Ieri in
assemblea non c'è stato il colpo a sorpresa: il Leone non cerca prede, e per
ora esclude aumenti di capitale che potrebbero diluire l'assetto di controllo.
Ma se ci saranno buone occasioni il gruppo triestino è pronto. L'assemblea ha
approvato un bilancio segnato dalla crisi con il
pagamento di un dividendo di 0,75 euro di cui
( da "Borsa e Finanza"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
UP & DOWN
Deal torinesi e sagre milanesi di Redazione - 25-04-2009 Ci mancava il richiamo
al 25 aprile. C'è da sorridere all'idea che a Milano, nell'anniversario della
Liberazione, i 15-16 o magari 20mila soci di Bpm debbano decidere, a suon di
voti, se emanciparsi dai diktat sindacali piuttosto che dalle grinfie di chissà
quale lobby dei poteri forti. Eppure, anche questo si è visto e letto su
quotidiani, social network e spot di vario tipo, che hanno preceduto la sfida
tra Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini. A metà tra la sagra paesana e
passioni che, a pensar male, lasciano intendere quanto conti per davvero quella
poltrona di piazza Meda. Bpm, in un certo senso, è un simbolo: è l'ultima
fortezza sindacale dei «vecchi tempi»; un modello che funziona così com'è,
senza «guru forestieri», sostiene Ponzellini; un campo di battaglia contro
«l'invadenza della politica e a difesa della milanesità», a detta di Mazzotta
che al mestiere di banchiere c'è arrivato da ex segretario della Dc, dopo
l'ultima notte delle spartizioni bancarie della Prima Repubblica. Bpm, in un
altro senso, è soprattutto uno degli ultimi capitoli del consolidamento
bancario degli anni dell'apertura del sistema, ma è anche il primo della nuova
fase, in cui si riscopre il localismo e la necessità di tornare alla banca di
un tempo, più impieghi meno finanza. Mazzotta è stato protagonista sfortunato
della stagione del grande balzo che, per un verso o per l'altro, non è mai
avvenuto. Per anni ha inseguito il sogno della superPopolare a quattro: Verona
più Modena, Lodi più Milano. Gli è andata male a Lodi e a Modena. E se si pensa
ai guai che il matrimonio Lodi/Verona ha portato allo staff di Fabio Innocenzi
(pupillo di Giovanni Bazoli, già recuperato in Intesa), c'è da pensare che
Mazzotta, alla fin fine, sia un uomo fortunato. Il dato di fatto è che la
strada della superPopolare, modello Crédit Agricole, non ha preso piede. Colpa
dei sindacati meneghini? Senz'altro ci hanno messo del loro, il più delle volte
per i motivi più miseri. Ma da soli non ce l'avrebbero fatta, se a complicare
la governance non ci si fossero messi in tanti: che fine ha fatto, ad esempio,
la collaborazione con il partner parigino? Per uscire dall'impasse, Mazzotta ha
ribaltato le alleanze: basta lobby interne, sì a fondi attivisti, investitori
istituzionali e soci non dipendenti; forse è la strada giusta, resta difficile
giustificare alcune scelte degli ultimi anni (un polo del «gestito» costruito a
peso d'oro, soprattutto). Non è dato di sapere se dietro alla candidatura di Massimo
Ponzellini ci siano oscuri disegni. Sta di fatto che il banchiere/manager è
senz'altro assai gradito al ministro Giulio Tremonti (così contestato sugli
Alitalia bond da Anima, fresca partecipata di Bpm), cui non dispiacerebbe poter
contare su un prim'attore di piena fiducia. E non ci vuole la testa di
Alessandro Profumo (che a lungo studiò il dossier Bpm...) per capire che la
banca dei milanesi ha tutto per piacere a chi tratta grandi affari, ma ha
bisogno di canali di distribuzione retail. Vedi Mediobanca, alleata da sempre
nel leasing alla Popolare milanese. Senza scomodare oscure trame di potere di
Cesare Geronzi (tramite l'asse Tremonti), il possibile business plan sta lì,
alla luce del sole: un accordo con Bpm (non necessariamente azionario) costerebbe
un decimo a Mediobanca della pubblicità di «Che banca!»; il know how di
piazzetta Cuccia nel montare operazioni per la clientela corporate sarebbe, per
piazza Meda, assai più conveniente che investire in iniziative concorrenti,
buone solo per alimentare consigli di amministrazione. È una strada possibile,
non la sola. L'importante è che dalle urne esca una maggioranza solida, capace
di durare nel tempo. La cosa peggiore sarebbe ritrovarsi, di qui a 12 mesi, a
rifare la conta delle azioni: il tempo vale davvero oro ai tempi della grande crisi. Lo stesso vale, naturalmente, per le grandi questioni
del pianeta. Non passa giorno senza che, con dovizia di buoni argomenti,
ottimisti e pessimisti si confrontino sui giornali dell'intero mondo. Con il
risultato di confondere le idee. Ma, una volta tamponata l'emergenza finanziaria a suon di quantitative easing (manca ancora
all'appello, ma per poco, la Bce) e di stress test bancari (a poco a poco si
prepara l'opinione pubblica a digerire nuovi, speriamo gli ultimi, crack),
finalmente arrivano sul tappeto i nodi veri. A partire dal rapporto perverso
tra il grande consumatore Usa (il debito dei privati è salito dal 112% del pil
del 1976 al 295% addirittura) e la Cina: solo nei mesi scorsi, fonte The Wall
Street Journal, i massimi leader cinesi hanno appreso per la prima volta nei
dettagli che le esposizioni del Paese sui debiti di Fannie Mae e Freddie Mac da
sole totalizzavano circa 400 miliardi di dollari. Da quel momento, pare che la
Cina abbia preteso e ricevuto regolarmente dal Tesoro Usa informative
sull'andamento del mercato statunitense delle obbligazioni federali e in
particolare sul destino dei due colossi dei mutui. Basta
questo per capire che la crisi
finanziaria non è la causa bensì il sintomo
di uno squilibrio delle economie che va rimosso nel tempo. Lo stesso Tim
Geithner, segretario del Tesoro Usa, ha ammonito i colleghi che in futuro non
potranno più basarsi sui consumatori americani, unico motore della crescita.
E in una rara intervista al Financial Times, Axel Weber, governatore della
Bundesbank, sottolinea che il modello tedesco, basato sull'export, mostra ormai
la corda. «Ma mi domando se in un momento di crisi
così grave sia possibile avviare questa trasformazione». A giudicare dalle
reazioni tedesche a un eventuale sbarco di Fiat in Opel, si direbbe di no. In
sostanza, dopo aver tamponato il rischio della depressione alla giapponese, si
prende atto che non funziona più il modello Wal-Mart all'americana (bassi
salari, ma anche bassi prezzi grazie alla Cina, e qualche soldo in tasca grazie
al credito facile) ma nemmeno l'alternativa a tutto export, ancor più fragile,
se i clienti hanno il portafoglio vuoto. Il mondo, Italia compresa, cerca nuove
formule che, per ora, non si vedono. Sergio Marchionne, sognatore, pokerista o
gambler che sia, ha almeno il merito di provarci.
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina V -
Firenze Fitoussi tiene una lezione al polo delle Scienze Sociali "Sulla
risposta alla crisi l´Europa ha un deficit politico" GAIA RAU Riuscirà
l´Europa, nel giro dei prossimi trent´anni, a farsi portatrice di una risposta
alla crisi mondiale? E´ l´interrogativo sollevato da Jean Paul Fitoussi,
celebre docente di economia all´Institut d´Etudes Politiques di Parigi, nel
corso della lezione che ha tenuto ieri al polo delle Scienze Sociali, per la
lettura annuale della Cesare Alfieri. Tante le domande degli studenti che hanno
partecipato all´incontro in un´aula magna gremita. Professore, qual è il punto
di partenza della sua riflessione? «Sono partito dalla risposta europea alla
crisi in corso, tentando di dimostrare che, se è stata così deludente, è a
causa di un sistema di regole che non permettono all´Europa una discrezionalità
politica. Si è verificato un protezionismo a
due livelli: quello del continente nei confronti del resto del mondo, e quello
dei singoli Stati l´uno verso l´altro». La colpa, dunque, è di un deficit
politico. «Se la politica, davanti alle deficienze dei mercati, non si prende
le proprie responsabilità, significa che c´è un problema. Se ogni Paese
cerca una risposta personale per minimizzare le conseguenze della crisi al suo
interno, allora la cooperazione non funziona». Nella sua lezione ha parlato
dell´Europa nel 2040: quali gli scenari futuri? «Ne intravedo tre. Il primo,
che chiamo "l´impero del vuoto", è il semplice prolungamento della
situazione attuale. Il secondo, un ritorno al separatismo delle città-nazioni,
una frammentazione già in corso in alcuni Stati. Il terzo, l´unico auspicabile
ma anche il meno probabile, è una sorta di Rinascimento che implica la
costituzione di un governo europeo».
( da "Borsa e Finanza"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI TECNICA
La regina del cash parla francese BATTERE IL MERCATO Ben quattro le società
d'Oltralpe nel portafoglio che premia la cassa e i multipli contenuti
sull'Eurostoxx: le polizze di Axa e di Scor, gli aerei Eads, gli impianti oil
di Technip. E infine Parmalat. Il paniere precedente ha reso l'8% (Stoxx -12%)
di Massimiliano Malandra - 25-04-2009 Da Eads a Technip, da Axa a Scor. È
decisamente un portafoglio che parla francese questo, con l'unico spruzzo di
italianità rappresentato da Parmalat. I cinque titoli hanno una caratteristica
comune: la liquidità netta a disposizione di ogni singolo gruppo vale almeno il
30% della capitalizzazione. E in tempi di crisi finanziaria, avere cash è sicuramente un ottimo atout. Come dimostra anche
il precedente portafoglio costruito con i medesimi criteri (vedere B&F n.756
del 1° novembre 2008), che ha realizzato una performance del +8,1% contro il
calo del 12% accusato dal Dj Eurostoxx. Il criterio della liquidità
rappresenta il primo filtro, ma non certo l'unico: è necessario che le società
non brucino cash e non abbiano in vista progetti costosi. Quindi un p/e in calo
fra 2008 e 2009 e un Roe superiore al p/e; infine un rapporto fra
capitalizzazione e mezzi propri non superiore alle 1,5 volte. Vediamo ora le
cinque società emerse dalla selezione. Eads è il consorzio europeo aerospaziale
che ha come competitor la statunitense Boeing e che opera sia nel settore
civile sia in quello militare. Il management della società (di diritto
olandese) è seduto su una cassa di oltre 6 miliardi di euro - a fronte di una
market cap di 7,6 - ma di recente ha rinunciato a un'importante acquisizione
negli Usa per preservare la preziosa liquidità, utilizzata per agevolare i
propri clienti negli acquisti di aerei. Seduta anche sul nuovo modello A400M,
però: il ritardo accumulato sfiora ormai i tre anni e sulle consegne
originariamente previste per la fine 2008, la società ha ottenuto una moratoria
di tre mesi prima di eventuali cancellazioni dai clienti. «Eads si deve
scontrare con un 2009 molto difficile a causa della situazione dell'economia
globale e dei problemi interni», ha dichiarato il presidente Ruediger Grube.
Tuttavia la società ritiene molto improbabile che l'Occar (l'ente europeo che
si occupa di forniture militari) annulli il programma, stipulato nel 2003, che
prevede un ordine da 20 miliardi di euro per la consegna di 180 A400M a sette
Paesi europei, 60 per la sola Germania e 50 per la Francia. Technip opera
invece nel settore dell'oil equipment: costruisce impianti per la raffinazione
dei prodotti petroliferi, per processi chimici e per la generazione di
elettricità. Con 3 miliardi di market cap la società che ha sede a Parigi passa
di mano in Borsa a meno di nove volte gli utili attesi per quest'anno. Nel 2008
(i risultati del primo trimestre saranno comunicati il prossimo 30 aprile) i
ricavi sono scesi del 5% a 7,5 miliardi, mentre i profitti sono più che
triplicati a 448 milioni. Il gruppo, che può contare su 1,6 miliardi di
liquidità netta, passa di mano a 1,2 volte il patrimonio e a 0,39 volte i
ricavi. I due titoli assicurativi sono Axa e Scor. Il primo è uno dei tre
colossi europei del settore insieme ad Allianz e Generali. Nel 2008 il gruppo
francese ha realizzato quasi 107 miliardi di ricavi ma utili in contrazione
dell'84% a 923 milioni. Il titolo passa ora di mano a poco più di sei volte gli
utili attesi per quest'anno e 0,6 volte il patrimonio netto, mentre il surplus
di denaro a disposizione supera i 6 miliardi di euro. Nel frattempo, per
preservare la liquidità, in questo periodo bene prezioso come non mai, la società
ha tagliato di due terzi il dividendo, da
( da "Borsa e Finanza"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
SETTIMANA IN
NUMERI Sul monitor il pil Usa e la Fed di Redazione - 25-04-2009 Allacciarsi le
cinture di sicurezza, stringere gli stop loss e tenersi forti ai monitor di
Borsa: nei prossimi giorni è previsto tempo molto variabile sui listini Usa.
Non ci vuole certo la sfera di cristallo. Basta gettare uno sguardo sull'agenda
fitta di dati macro. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Fiducia dei consumatori
e prezzi delle case martedì 28, indice Ism manifatturiero venerdì 1 maggio. Ma
il piatto forte verrà servito mercoledì 29 aprile con la prima lettura
dell'andamento del Pil Usa nel periodo gennaio-marzo 2009. Inutile illudersi. Saranno
dati un po' indigesti. E ciò vale per il Pil al -4,9% atteso su base annuale.
Se fosse confermato dai fatti si unirebbe al -6,3% del trimestre precedente. Il
risultato? Una recessione che continua e non si sa ancora quando finirà.
D'altronde, che la crisi sia la peggiore dal 1929 sono
ormai in pochi a metterlo in discussione. Gli indizi sono troppi. Come il
superindice economico, utilizzato come indicatore dell'evoluzione della
congiuntura nei sei mesi successivi, che ha registrato a marzo una flessione
congiunturale dello 0,3 per cento. Una delusione, a fronte del -0,2% scontato
dal consenso (già -0,2% di febbraio). Ma non è un disastro su tutta la linea.
Ken Goldstein, economista del Conference Board che pubblica il dato, si è
infatti sbilanciato: «La recessione potrebbe continuare durante l'estate, ma
l'intensità diminuirà». E ha aggiunto: «Durante il mese di aprile c'è stato
qualche segnale intermittente di miglioramento nell'economia». Si vedrà. In
ogni caso guai a limitare l'attenzione solo al Pil. È fissata anche la riunione
di politica monetaria della Fed. Per carità, non che ci si debba attendere
novità particolari. C'è chi sostiene che dallo 0,25% i tassi saranno portati
allo 0,13%, ma è una discussione che appare solo tecnica. Di fatto siamo a tassi
zero. Del resto, come può essere diversamente: il conto
della crisi
finanziaria aumenta ogni giorno. Per l'Fmi il
costo in termini di svalutazioni di asset globali sarà di ben 4mila miliardi di
dollari entro il 2010. Di cui 2.700 su asset americani. E alla Fed di Ben
Bernanke non resta che continuare ad aumentare il passivo.
( da "Repubblica, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 23 - Economia Global market Il grande bluff della lotta al protezionismo Il 2009 rappresenta uno stress test per l´euro perché la moneta
unica conosce la prima recessione della storia. Ma sta tenendo, mentre molti
pensavano si sgretolasse alla prima difficoltà Il bluff è stato chiamato
subito. Tre settimane dopo aver solennemente proclamato, al summit londinese
del G20, il loro secco rifiuto del protezionismo,
nove dei venti paesi firmatari della dichiarazione hanno preso o stanno per
prendere "misure che restringono il commercio ai danni di altri
paesi". La denuncia viene da Robert Zoellick, il presidente della World
Bank, una delle due organizzazioni (l´altra è il Wto) a cui lo stesso G20 aveva
chiesto, a Londra, di monitorare la situazione. Zoellick lo ha fatto e fra i
reprobi ci sono tutti i cinque Grandi dell´Occidente: Usa, Germania, Francia,
Gran Bretagna e Italia. Gli altri sono Brasile, Argentina, Russia e India. Solo
quattro paesi del G20 hanno ridotto le restrizioni al commercio. Zoellick
riconosce che le 23 misure restrittive identificate dalla World Bank sono per
lo più provvedimenti antidumping che non contravvengono alle regole del Wto, ma
il loro effetto va comunque in direzione di una restrizione dei flussi
commerciali. Maurizio Ricci
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 25/04/2009 - pag: 2 Botta e risposta E la
Marcegaglia sfida il collega Keitel DAL NOSTRO INVIATO SANTA MARGHERITA DI PULA
(Cagliari) L'affare Fiat-Chrysler-Opel piomba sul G8 degli imprenditori. Le
dichiarazioni del commissario europeo all'Industria Guenter Verheugen fanno
discutere i responsabili delle «confindustrie» mondiali e danno vita a uno
scambio di battute tra Emma Marcegaglia che considera l'uscita del commissario
un «atteggiamento grave che distrugge l'Europa» e il presidente degli
industriali tedeschi Hans Peter Keitel che sostanzialmente lo giustifica. Nella
conferenza stampa finale a Keitel viene chiesto come giudica l'intervento di
Verheugen. «Conosco benissimo Sergio Marchionne afferma e nessuno in Germania è
contrario all'operazione Fiat-Opel, ma occorrono procedure appropriate, ci
vuole un interesse serio e si deve gestire questa operazione non in pubblico,
davanti a tutti, se c'è un elemento propagandistico non ci aiuta». Keitel non
risponde ai dubbi di Verheugen sull'indebitamento Fiat con un escamotage legato
alla sua scarsa conoscenza dell'italiano (le agenzie gliele avrebbero fatte
vedere nella nostra lingua, ndr) e la Marcegaglia lo riprende subito: «Se vuoi
te le traduco io in inglese o in tedesco». Il leader di Confindustria entra poi
direttamente nel merito. «Se quanto riportato dalle agenzie è corretto spiega
l'atteggiamento del commissario è grave, in un certo senso distrugge l'Europa».
«Non riesco a capire come possa esprimere un parere pesantemente negativo su
una azienda, sia la Fiat o altro continua è uno di quei casi dove alle dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti che proteggono aziende del proprio
Paese». Per il presidente delle Camere di commercio Usa Thomas Donohue
«l'acquisizione della Chrysler sembra un affare per la Fiat, anche se non sono
sicuro che questa operazione possa funzionare negli Stati Uniti se il Lingotto
non si assume parte del debito dell'azienda di Detroit». Il summit degli
imprenditori internazionali si è concluso con un documento comune che è stato
consegnato personalmente dalla Marcegaglia a Berlusconi. La richiesta è di
rivedere le regole di Basilea2 e dicono no a una nuova Bretton Woods ma una
migliore e buona regolamentazione. Sì, dunque a un nuovo legal standard senza
azzerare completamente le regole. Roberto Bagnoli Emma Marcegaglia Hans Peter
Keitel
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Primo Piano data: 25/04/2009 - pag: 5 La crisi
mondiale rallenta Tremonti: è ancora Quaresima Il rapporto Draghi sulla
finanza. Volano le Borse DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON La crisi
«ha rallentato il passo» e «stanno emergendo segnali di stabilizzazione »: i
ministri dell'Economia e delle Finanze coi governatori delle banche centrali
dei Sette paesi più ricchi del mondo hanno deciso di mandare un messaggio
positivo ai mercati. Anche se il
comunicato finale del G7 finanziario, che si è svolto ieri a Washington, ha continuato a rimarcare
le difficoltà dell'attuale fase di recessione. «La crisi è crisi» ha spiegato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, per il
quale però l'ipotesi di una Apocalisse, formulata sempre dal G7 nell'ottobre
scorso, non c'è più. «Non siamo però ancora a Pasqua. Dobbiamo superare
la Quaresima » ha aggiunto precisando con altre parole che «la velocità di
caduta dell'economia sta progressivamente rallentando e ci sono anche alcuni
segnali positivi ». Molto dipenderà dalle politiche dei governi e dalla loro
capacità di stabilizzare i mercati finanziari. E su
questo terreno ieri, al G7 è stato il governatore della Banca d'Italia, Mario
Draghi nella sua veste di presidente del Financial Stability Board a illustrare
le linee tecniche di percorso. «Ci sono segnali di stabilizzazione» sui mercati finanziari, «la volatilità dei mercati
è diminuita e gli spread sono tornati ai livelli di prima del fallimento della
Lehman», ha detto il governatore confermando che «la velocità del
deterioramento dell'economia sta rallentando ». In ogni caso ha aggiunto, «per
lavoro non faccio profezie ma analizzo i fatti». L'importante per uscire dalla crisi secondo Draghi è che riparta il credito, cosa che
richiede in via prioritaria la trasparenza e la pulizia dei bilanci delle
banche. Solo così si potrà spezzare «il circolo vizioso» tra crisi
finanziaria e dell'economia reale. In serata è intervenuto anche il
commissario europeo, Joaquin Almunia, che ha parlato per la Ue a breve di
«iniziative abbastanza simili a quelle prese dagli Usa». A Washington è dunque
prevalsa la volontà di dare un segnale positivo rispetto a quella di mettere
l'accento sulla pesantezza, che permane, della congiuntura. Così come ha fatto
nei giorni scorsi, con le sue analisi e le sue previsioni, l'Fmi. Nelle ultime
settimane «ci sono stati segni incoraggianti» ha osservato il segretario al
Tesoro Usa, Tim Geithner ed anche il cancelliere dello Scacchiere, Alistair
Darling ha detto che «ci sono motivi per essere fiduciosi». La ripresa, per il
G7, potrebbe arrivare «alla fine di quest' anno», anche se «le prospettive »
«restano deboli» e «persistono rischi al ribasso». Per questo i Sette
continuano a schierarsi «contro il protezionismo ».
«Faremo tutti i passi necessari per assicurare la solidità delle istituzioni di
importanza sistemica» affermano i Grandi assicurando «l'estensione della
regolamentazione e della supervisione a tutte le istituzioni, mercati e strumenti di importanza sistemica» compresi quindi
gli Hedge Funds. Senza contare che «sarà affrontato il problema degli asset
tossici» nelle banche. In sintonia con i segnali positivi del G7, ieri le Borse
hanno chiuso tutte col segno positivo. Così Wall Street, influenzata
positivamente dai dati di alcune società, ha registrato un progresso dell'1,5%
mentre in Europa le piazze di Londra e Francoforte hanno chiuso rispettivamente
con guadagni pari rispettivamente al 3,43% e al 3%. Milano ha messo a segno un
vantaggio del 2,79%. E per quel che riguarda l'Italia ieri Tremonti si è
soffermato sulla salita del debito messa in rilievo dal Fmi. «Non dipende da
azioni politiche sbagliate ma è la semplice conseguenza dell'abbattimento del
Pil. Tanto che per i mercati è stato indifferente» ha
detto il ministro. Stefania Tamburello La crisi Il
governatore di Bankitalia Mario Draghi e il ministro dell'Economia Giulio
Tremonti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 3 autore: G-7: la recessione
rallenta il passo I sette Grandi vedono segni di stabilizzazione e una ripresa
a fine 2009 Alessandro Merli Mario Platero WASHINGTON. Dai nostri inviati La
morsa della recessione sull'economia mondiale dà qualche segno di allentarsi,
hanno osservato ieri con qualche sollievo i ministri finanziari e i governatori
riuniti a Washington, prima a sette, nel vecchio club dei grandi Paesi
industriali che sta diventando rapidamente obsoleto, e poi a venti, con la
partecipazione delle principali economie emergenti. «Dati recenti –ha detto nel
suo comunicato il G-7 – suggeriscono che il ritmo del declino delle nostre
economie ha rallentato e stanno emergendo alcuni segni di stabilizzazione». Il
G-7 vede la ripresa a fine 2009, anche se lo scenario resta «debole» e con
molti rischi. Il padrone di casa, il segretario al Tesoro americano Timothy
Geithner, ha definito quella attuale «una severa caduta dell'economia
globale.Senza sottostimare le sfide ancora davanti a noi, ci sono segnali che
indicano come il ritmo di deterioramento dell'attività economica e dei flussi
commerciali è diminuito. Le condizioni finanziarie in alcuni mercati hanno
mostrato modesti miglioramenti e ci sono segnali che il settore immobiliare
americano sta cominciando a stabilizzarsi ». I barlumi di speranza indicati nei
giorni scorsi anche dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, trovano
posto nel comunicato del G-7, e ministri e governatori ribadiscono l'impegno a
perseguire le politiche monetarie, fiscali e finanziarie necessarie per
«rilanciare crescita e occupazione». Nei giorni scorsi, il Fondo monetario, il
cui direttore Dominique Strauss-Kahn ha presentato il suo quadro dell'economia
mondiale nelle due sessioni, quella pomeridiana del G-7 e quella serale del
G-20, aveva previsto una contrazione dell'1,3%del prodotto interno lordo
globale, la prima da sessant'anni, e offerto una valutazione più pessimista di
quella emersa dalle riunioni ministeriali. E ieri il responsabile del
dipartimento europeo, Marek Belka, ha ripetuto che il Vecchio continente resta
in «profonda recessione », con una preoccupazione particolare per le economie
dell'Europa centrale e orientale. Proprio dall'Europa, tuttavia, sono venute in
giornata alcune indicazioni confortanti, dal dato di questo mese dell'indagine
Ifo in Germania all'indice Eurocoin, elaborato da Banca d'Italia e dal Centre
for Economic Policy Research, che segnala in aprile per l'area dell'euro, pur
restando in territorio negativo, il primo rimbalzo dal giugno 2008. Il G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 3 autore: Tremonti: finita la
paura, ora Quaresima Rossella Bocciarelli WASHINGTON. Dal nostro inviato
«Finita la fase dell'Apocalisse non è subito Pasqua: c'è di mezzo una
Quaresima». Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, dopo aver incontrato
ieri mattina il suo collega canadese Jim Flaherty e dopo aver condiviso il
giudizio molto favorevole sulle prospettive dell'accordo Fiat- Chrysler, a
poche ore dall'inizio del vertice dei ministri finanziari
del G-7-G-20, si è mostrato cauto sui tempi e i modi della ripresa economica
mondiale. Ma ha anche segnalato con chiarezza che l'intensità della crisi che
ha colpito duramente tutti i Paesi industrializzati è in via di attenuazione.
Certo, la durata della Quaresima economica non è ancora possibile conoscerla:
«Quanto lunga e in che termini dipende da tanti fattori che ormai agiscono sul
piano globale. E quindi dai Governi del mondo, dai sentimenti dei popoli del
mondo e dalle loro paure e speranze. Dipende da noi ». Tremonti sottolinea che
il punto di svolta della fine dell'Apocalisse finanziaria
ha una collocazione precisa: il vertice del Fondo monetario dello scorso
ottobre. «L'ultima volta che sono stato qui a Washington –ricorda –il messaggio
era l'incubo: non garantiamo che lunedì i mercati
riaprano. La prospettiva era il meltdown. Poi, sono scesi in campo i Governi».
Le scelte dei Governi, il vertice di Parigi, il ruolo fondamentale giocato da
Sarkozy e Berlusconi hanno permesso il ritorno della fiducia. «Ed è sulla
fiducia – ha osservato Tremonti – che si può gestire anche una crisi lunga e
difficile come quella attuale..». I Governi, torna a ricordare il ministro,
hanno continuato a stare in campo: «Da soli nazionalmente, in Europa collegialmente
e, alla fine, nei due G-20 collettivamente». Anche il messaggio del G-7 di
oggi, aggiunge, offrirà una conferma che la velocità di caduta dell'economia
internazionale sta rallentando e che emergono anche segni positivi. A chi gli
chiede se si registri preoccupazione per il veloce aumento del debito pubblico
che sta colpendo vari Paesi, tra i quali il nostro, per il quale il Fmi
"vede" un livello pari al 121% del prodotto nel 2010, il ministro
risponde che non a caso la reazione dei mercati finanziari
alla pubblicazione di queste cifre è stata pari a zero: «I mercati
hanno capito che questo aumento non dipende dalle politiche dei Governi, ma si
tratta di una reazione lineare al fatto che c'è in corso una riduzione del
Pil». Tremonti si sofferma quindi sulle previsioni che si sono susseguite in
questi mesi: «Oggi - afferma ironico - devo incontrare molte persone: il signor
capitalismo, il signor mercato, il signor mercato finanziario, il signor governo e dobbiamo verificare lo stato di salute di
questi signori. Lo stato di salute viene fuori dai numeri, come è per la febbre
con il termometro, però quello che conta per noi, più dei numeri che ci diranno
nei palazzi, sono le persone. I numeri sono un modo per agire, ma non
sono un fine. I numeri sono necessari, ma soprattutto è essenziale la vita
delle persone, come indica il caso dell'Abruzzo e del decreto del Governo ».
Ogni previsione va presa con la necessaria cautela. «Chi dà i numeri», sostiene
Tremonti, «o lo fa per mestiere, come il Fondo monetario internazionale, e
allora è il suo dovere, o lo fa per convinzione e allora è meglio suggerirgli
un lungo periodo di riposo». Tremonti è però sicuro che il peggio sia passato.
Dalle riunioni di questi giorni, conclude, «penso di avere, anche per i
contatti avuti ieri come con il ministro Usa Geithner, confermata la nostra
visione di base: è finita la fase della potenziale Apocalisse, l'incubo degli
incubi ». Infine, una notazione sul "peso" economico dell'Italia: «è
bene ricordare che il Pil italiano è come quello del Brasile e dell'India messo
insieme. Però noi siamo 60 milioni e loro sono più di un miliardo. Certo, il
Pil cinese è maggiore di quello italiano del 20%. Ma anche in questo caso noi
siamo 60 milioni e loro sono un miliardo e mezzo». © RIPRODUZIONE RISERVATA LO
SCENARIO Passata l'Apolicasse, ma non è ancora Pasqua Per il ministro
fondamentali le iniziative dei Governi che hanno ridato fiducia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 5 autore: Il presidente di
Confindustria: «Così si distrugge l'Europa» Marcegaglia: un atto grave
Nicoletta Picchio SANTA MARGHERITA DI PULA. Dal nostro inviato Il caso Fiat è
piombato sul tavolo della riunione delle Confindustrie del G-8: due giorni di
dibattito in cui tutti hanno detto «no» al protezionismo. Con la preoccupazione, condivisa, di far seguire i fatti alle
dichiarazioni. Ed è forse proprio per questo che le dure parole del commissario
europeo all'Industria Gunter Verheugen, tedesco, contro l'operazione Fiat-Opel
hanno creato imbarazzo e irritazione: troppo indebitata, ha detto il
commissario, non ha i soldi, è un'azienda concorrente. «è proprio il
caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo
corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese»,
ha commentato da Santa Margherita di Pula Emma Marcegaglia, nella conferenza
stampa conclusiva del G- 8 Business. Ancora più pesante il fatto che ad
intervenire sia stato un Commissario europeo all'Industria: «Se quanto
riportato corrisponde alle parole di Verheugen è un atteggiamento grave che
distrugge l'Europa: non riesco a capire come un commissario europeo possa
esprimere scetticismo su un'operazione portata avanti da un gruppo privato,
quale esso sia, con un giudizio negativo su uno dei potenziali acquisitori »,
ha insistito la presidente di Confindustria. Il presidente della Confindustria
tedesca, Hans-Peter Keitel, si sente chiamato in causa. Precisa subito, sia al
microfono sia informalmente, di non condividere la posizione del Commissario
europeo. «In Germania si può venire, nessuno è contrario all'operazione e
all'interesse di un'azienda concorrente. Purchè abbia intenzioni serie». E qui
arriva un implicito rimprovero al Lingotto: «Sono un grande amico di Marchionne
– ha detto –ma le trattative devono restare riservate, senza avere eco sulle
pagine dei giornali. Parlarne in pubblico, se c'è solo propaganda, non aiuta.
Ho letto, qui in Italia, dell'interesse della Fiat per Chrysler e per Opel: se
queste voci girano può essere difficile arrivare ad un accordo. Bisogna essere
cauti, Opel è un'azienda dove lavorano 27mila persone». © RIPRODUZIONE
RISERVATA apagina17 Il vertice del G-8 Business di Cagliari IL VERTICE G-8
BUSINESS Il caso è esploso nel pieno del meeting di Santa Margherita di Pula:
il leader degli industriali tedeschi prende le distanze Al G-8 imprese. Emma
Marcegaglia con Silvio Berlusconi FRANCESCHIN
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-25 - pag: 5 autore: DALLA PRIMA Dice solo
Verboten Temono infatti che l'integrazione comporti la chiusura di impianti in
Germania e la conseguente perdita di posti di lavoro. Per questo si sono
schierati a favore di un altro potenziale acquirente come la canadese Magna. O
comunque di compratori che non siano diretti concorrenti della Opel. Ma se è
normale che i sindacati puntino sulla soluzione potenzialmente meno dolorosa in
termini di costi sociali, non è normale che il "ministro
dell'Industria" della Ue in carica esprima un pregiudiziale
"Verboten" e faccia la sua personale lista di proscrizione. Mettendo
all'indice un gruppo europeo che sta cercando di realizzare un progetto vitale,
oltre che per il suo futuro, per l'intera industria automobilistica. Le parole di Verheugen suonano stonate, tanto più dopo tutti gli
impegni presi (anche dai tedeschi) contro il protezionismo. E
le bacchettate, una volta tanto bipartisan, che sono arrivate al commissario dall'Italia
sono meritatissime. Orazio Carabini
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-25 - pag: 12 autore: Ripartire
dall'impegno globale di Timothy Geithner u Continua da pagina 1 P er prima
cosa, le nazioni del G-20 devono dar seguito agli impegni assunti, mettendo in
pratica le misure fiscali, monetarie e finanziarie
necessarie per far ripartire la crescita. Qui negli Stati Uniti abbiamo
approvato il programma di rilancio dell'economia di più ampio respiro di tutto
il dopoguerra. Ci stiamo muovendo con decisione per stabilizzare e riparare il
nostro sistema finanziario e per ripristinare i flussi
di credito da cui imprese e consumatori dipendono. Anche la maggior parte degli
altri Paesi ha messo in moto misure analoghe. La risposta collettiva del G-20
per il 2008-2010 è stimata dal Fondo monetario internazionale in 5mila miliardi
di dollari. Stiamo agendo per limitare gli effetti degli
sconvolgimenti dei mercati
finanziari sul finanziamento degli scambi
globali in beni e servizi. Il nostro compito adesso è di assicurare
l'implementazione effettiva di questi programmi e contenere l'arretramento
della crescita. L'Fmi deve impegnarsi per obbligarci a tener fede alle nostre
buone intenzioni. In secondo luogo, un Fmi più forte e reattivo gioca un
ruolo centrale nella strategia che abbiamo concordato per stimolare la ripresa.
L'obiettivo non è soltanto quello di mitigare gli effetti della recessione
globale e del prosciugamento dei flussi internazionali di capitale, ma anche
quello di supportare una crescita robusta. Questo fine settimana faremo dei
passi avanti su quegli elementi del pacchetto di misure che sono state
concordate a Londra maggiormente legate all'Fmi. L'obiettivo di mettere in
campo 250 miliardi di dollari di risorse finanziarie
immediate, addizionali e temporanee per sostenere le attività di prestito
dell'Fmi è sostanzialmente completato. Siamo anche a buon punto per quanto
riguarda l'obiettivo di una rimodulazione dei Nab (New arrangements to borrow -
Nuovi accordi per i prestiti) e di un'espansione di questo meccanismo finanziario fino a 500 miliardi di dollari, incorporando nei
Nab i 250 miliardi di finanziamenti immediati. La disponibilità effettiva e
potenziale di risorse di queste proporzioni presso l'Fmi ha incoraggiato il
Messico, la Polonia e la Colombia a presentare al Fondo richieste di assistenza
finanziaria precauzionale, sfruttando il meccanismo
della Flexible credit line, per quasi 80 miliardi di dollari. Questi
finanziamenti consentiranno di rafforzare la fiducia all'interno di questi
Paesi e inoltre rappresenteranno una polizza assicurativa contro ulteriori
indebolimenti dell'economia globale. Oltre a questo, l'Fmi ha compiuto i primi
passi verso l'implementazione dell'accordo di Londra a sostegno dello
stanziamento generale di 250 miliardi di dollari in diritti speciali di
prelievo. Cento miliardi di questi fondi andrebbero alle economie dei Paesi
emergenti e dei Paesi in via di sviluppo per aiutarli a rispettare, come
necessario, i loro obblighi valutari. Il presidente Barack Obama la scorsa
settimana ha scritto ai leader del Congresso per chiedere il loro appoggio a
un'azione spedita degli Stati Uniti su questi provvedimenti, sottolineando la
loro fondamentale importanza ai fini di un ripristino dello stato di salute
dell'economia globale, e di conseguenza della nostra economia. In terzo luogo,
la riunione del G-20 di Londra ha trasformato il quadro generale della
cooperazione economica e finanziaria mondiale. Oltre
alle misure per rafforzare l'economia globale e sostenere le istituzioni finanziarie internazionali, i leader hanno concordato di
assegnare al Forum per la stabilità finanziaria,
ribattezzato Comitato per la stabilità finanziaria
(Fsb) e allargato a tutte le nazioni del G-20, maggiori responsabilità per la
stabilità del sistema finanziario internazionale. Noi,
Governo americano, stiamo dando il via a una riforma a 360 gradi del nostro
sistema di regolamentazione finanziaria, nel quadro di
uno sforzo deciso per avviare una corsa al rialzo dei parametri di
regolamentazione e supervisione. Ma perché questo sforzo possa avere pieno
successo servono iniziative parallele a questa negli altri sistemi finanziari. L'Fsb giocherà un ruolo decisivo in questa
cooperazione internazionale. (Traduzione di Fabio Galimberti) OBIETTIVI
RIGOROSI Decisiva la realizzazione dei programmi assunti al summit di Londra
per far ripartire la crescita economica
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: Il summit di
Cagliari. Marcegaglia: non serve un'altra Bretton Woods - Resta alta
l'attenzione sul credito «Respinto il protezionismo»
Berlusconi sulla crisi: manifatturiero forte, meglio
di altri Paesi Nicoletta Picchio CAGLIARI. Dal nostro inviato L'imperativo è il
no al protezionismo: commercio libero e investimenti
senza confini sono necessari per riprendere la crescita, evitando che gli
impegni politici presi dai Governi vengano aggirati. Bene sarebbe chiudere i
negoziati del Doha Round entro il 2009. Ma non ba-sta: la crisi finanziaria non è finita, esiste ancora una condizione di credit crunch e
per fronteggiarla le imprese chiedono di rivedere Basilea 2: «Ha un effetto
prociclico, invece serve una maggiore flessibilità». Emma Marcegaglia,
presidente di Confindustria, parla sintetizzando il pensiero degli altri numeri
uno delle associazioni imprenditoriali europee, arrivati in Italia per
il G-8 Business. Clima, crisi, protezionismo:
sono i capitoli della dichiarazione congiunta firmata ieri e consegnata a cena
al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, perché ne tenga conto nel G-8
di luglio. E sulla congiuntura è tornato a parlare sempre ieri Berlusconi:
«Sono convinto che l'Italia sia messa meglio di altri Paesi perché abbiamo
un'impresa manifatturiera forte e famiglie che risparmiano ». Ma non basta
fronteggiare l'emergenza: bisogna guardare avanti per evitare altre crisi. E l'indicazione del G-8 delle imprese è su una
maggiore trasparenza dei mercati finanziari ma senza
un aumento delle regole che potrebbe ingessare il sistema e senza rivoluzioni.
«Non serve una nuova Bretton Woods, non bisogna ricominciare daccapo nella
definizione delle regole. C'è bisogno di una maggiore cooperazione e
trasparenza, specie nei settori non regolati », ha detto la Marcegaglia.
Guardando al futuro, può essere la green economy uno dei driver della crescita.
La sfida ambientale ha tenuto banco nei due giorni di lavori (è stato
l'argomento più controverso). Tutte le associazioni industriali del G-8
Business si sono impegnate a ridurre le emissioni di Co2. Un risultato non
scontato che non era stato raggiunto nelle precedenti due riunioni (la prima è
avvenuta nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: INTERVISTA
Ernest-Antoine Seillière Presidente Business Europe Doha Round entro l'anno
Franco Vergnano CAGLIARI. Dal nostro inviato Il barone Ernest-Antoine
Seillière, presidente della francese Wendel, è oggi il leader di Business
Europe (la Confindustria Ue), dopo aver guidato gli imprenditori francesi del
Medef dal 1997 al 2005. Alto, con le spalle larghe e una corporatura massiccia,
il barone porta molto bene i suoi 72 anni e parla con voce bassa accompagnata
da un tono rassicurante quanto assertivo. In una pausa dei lavori a porte
chiuse del G8 di Forte Village a Santa Margherita di Pula, Seillière accetta di
spiegare i dettagli (e alcuni retroscena) sui lavori, compresa la mancanza di
alcuni Paesi chiave come Brasile, India e Cina. Presidente Seillière, sono
emerse posizioni articolate all'interno dei lavori del G8 Business summit? C'è
stata una grande unità d'intenti.Certo,anche sfumature diverse, ma nessuna
tensione o posizioni inconciliabili. Lei si esprime in maniera molto
diplomatica... Le assicuro che è la verità. In primo luogo tutti sono stati
d'accordonell'apportare solo piccole limature al testo inizialmente presentato,
frutto dei lavori preparatori e della pazienza degli sherpa. In secondo luogo è
stato sottolineato come sia positivo il fatto che il mondo industriale risponda
in maniera corale alla crisi. Ormai, dopo Berlino, Tokio e il summit
straordinario di Parigi è la quarta volta in tre anni che ci riuniamo. D'accordo.
Ma ci saranno pure state articolazioni differenti, da parte dei singoli Stati,
visti gli interessi in gioco. Sui termini generali del documento c'è
l'unanimità. Qualche differenziazione è emersa nelle singole politiche, ma si
tratta più di sfumature, spesso anche temporali per la diversa velocità delle
singole economie, che di vere contrapposizioni. Per esempio, sono tutti
d'accordo sul fatto che il G8 rappresenti il cuore del G20 per i numeri che
rappresenta. Qualcuno però, commentando le previsioni dell' Fmi, ha ricordato
come mancassero al dibattito proprio le voci dei sistemi produttivi che
sembrano sentire meno di altri la crisi. Nel senso che alcuni Paesi, pur avendo
rallentato lo sviluppo, continuano a crescere. Tra questi possiamo citare l'India,
la Cina e anche il Brasile che ha frenato meno di altri. Quali sono stati i
punti di maggior dialettica? C'è l'impegno di tutti per concludere i negoziati
commerciali sul Doha Round entro l'anno e nel lottare
contro il riemergere del protezionismo. Uno dei tre delegati Usa, Thomas Donohue, si è detto contrario
allo slogan di Obama sul «Buy American ». Qualche differenziazione è emersa
anche sull'energia e, soprattutto, sul clima, specie sugli aspetti
metodologici. Ognuno ha illustrato le sue legittime strategie. La
Russia, per esempio, preferirebbe tenersi le mani più libere. Il Giappone
vorrebbe evitare di entrare nei dettagli delle emissioni. La posizione degli
Usa su Kyoto la conosciamo tutti. I Paesi più rigorosi, e avanzati, su questo
versante sono quelli europei che hanno preso impegni precisi, e ambiziosi, da
tempo. Intende dire che sul clima sono tutti preoccupati, ma solo a parole, per
paura di danneggiare le singole industrie? è più difficile trovare su questo
tema una posizione comune a livello mondiale che possa essere applicabile a
tutti e che venga implementata con la medesima velocità in ogni Paese. «Questo
è un elemento di unione, nonostante le differenze di posizione tra i vari
Paesi» BLOOMBERG Ernest-Antoine Seillière
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-25 - pag: 17 autore: INTERVISTA
William Parrett Presidente Council for international business I mercati restino
aperti CAGLIARI. Dal nostro inviato Negli Stati Uniti serpeggia la voglia di protezionismo, sintetizzata dal «Buy American». Ne parliamo
con William Parrett (orgoglioso di avere una madre italiana), 63 anni ben
portati su un fisico robusto, una carriera nelle società di revisione, oggi
presidente del Council for international business Usa che rappresenta oltre 300
grandi multinazionali. Parrett non ha difficoltà ad ammettere questo
"vizietto Usa" che, quasi come un fenomeno carsico, emerge
periodicamente, a cominciare dall'acciaio e allargandosi anche ad altri
prodotti che toccano da vicino il nostro Paese, dalla pasta alle conserve
alimentari fino all'ultima mossa sull'acqua minerale. Presidente Parrett, la crisi è destinata a scatenare rigurgiti protezionisti? Ci sono
pressioni protezioniste che emergono in molti Paesi, sia sviluppati sia emergenti.
Si tratta soprattutto del risultato della perdita di posti di lavoro innescata
dalla recessione. Siamo però tutti consapevoli che ricercare soluzioni
protezioniste a problemi globali sarebbe un autogol. Il G20 di Londra mi
sembra sia stato chiaro su questo punto, almeno in teoria. Siamo infatti molto
soddisfatti delle decisioni del summit londinese del 2 aprile. Che fa seguito
all'impegno preso a Washington in novembre. Siamo decisamente liberisti e
quindi abbiamo condiviso e apprezzato quelle parti del documento che condannano
il protezionismo. Secondo lei, la presidenza Obama, ha
accentuato le spinte protezioniste? è da circa un anno che la pressione su
questo tema aumenta. Nel Congresso Usa circolano molto idee che possono essere
un freno al flusso del commercio e degli investimenti. Qualche esempio? Le
posso citare il «Buy American provisions», ma anche la questione dei «Mexican
trucking" (in effetti ho sentito che anche da voi ci sono analoghe
proteste di operatori contro i trasportatori dell'Est Europa). Noi però
crediamo che Obama farà del suo meglio per mantenere la tradizionale apertura
Usa all'interscambio, anche se potrebbero esserci problemi al Congresso, dove
le lobby sono forti. Siamo fiduciosi. Ci può dettagliare qual è stata la
posizione dell'industria Usa in questo summit? Noi, insieme alla Camera di
commercio Usa e alla Business Roundtable, siamo assolutamente allineati a
lavorare per tenere aperti i mercati e gli investimenti e per preparare una
positiva conclusione della conferenza di Copenhagen sul clima, un altro dei
temi caldi dove i Paesi possono avere posizioni differenziate. Come vede le
relazioni economiche tra gli Stati Uniti e l'Europa? Sono molto sane. I governi
si incontrano spesso per risolvere i problemi che emergono e per spianare la
strada a un approccio unificato e positivo a largo spettro. Naturalmente
qualche volta ci sono punti di vista diversi, ma si cerca sempre di appianare i
problemi. Sul versante commerciale abbiamo il «Transatlantic business dialogue
» che ha dato prova di essere un utile strumento per coordinare le posizioni
delle nostre "business community" e di trasmettere questa visione ai
rispettivi governi. F.V. «Il G20 di Londra ha ribadito la necessità del
liberismo anche in tempi di recessione» BLOOMBERG William Parrett
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-25 - pag: 25 autore: Contabilità. Il
board di Londra ha precisato i tempi di intervento sullo Ias
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-25 - pag: 34 autore: Real estate.
Convegno a Cagliari organizzato dalla Fimit Ancora pochi «istituzionali» nei
fondi immobiliari italiani Animato dibattito al Seminario organizzato da Fimit
SGR al Forte Village in Sardegna sui nuovi percorsi e modelli di investimento
per gli Investitori istituzionali. Alberto Alesina (Economista dell'Università
di Harvard), Dario Scannapieco ( Vice-presidente Banca Europea degli
Investimenti), Samy Gattegno (Vicepresidente Confindustria), altri importanti esponenti del mondo previdenziale italiano ed operatori del mondo
finanziario hanno fornito scenari e spunti interessanti per
l'identificazione di soluzioni da intraprendere nel breve termine. Tutti i
relatori si sono trovati d'accordo su un punto: il 2009 sarà un anno difficile,
ma alla fine i mercati
finanziari si aggiusteranno, più
autonomamente che grazie agli interventi pubblici. Per Alesina per
affrontare l'attuale congiuntura ci si deve concentrare sui problemi in ordine
di priorità assoluta. L'eccessiva attenzione all'ambientalismo ostacola lo
sviluppo, le grandi infrastrutture spesso sono faraoniche e, in tal senso, non
bisogna sopravvalutare il ruolo della spesa pubblica per infrastrutture e
grandi progetti. Altro tema sensibile è il fatto che molti Governi stanno
malauguratamente sostituendo il debito privato con il debito pubblico, con
l'obiettivo di far ripartire l'economia.Una delle vere priorità di oggi è,
invece, risolvere il problema di mezzo milione di precari. Gattegno ha invece
lanciato un'idea forte ed innovativa per il sostegno alla media impresa
italiana: far investire una piccola parte dell'immenso patrimonio delle Casse
Private e dei Fondi Pensione (pari ad oltre 70 miliardi) in equity in grado di supportare
il processo di rilancio e sviluppo di società (quotate e quotande), anche
ricorrendo ad innovativi strumenti di investimento. L'idea è stata raccolta
anche da Dario Scannapieco, che ha fatto uno scenario dell'attività della BEI e
delle numerose opportunità di sinergia con gli investitori istituzionali. Sul
fronte immobiliare è emerso che gli investitori istituzionaliitaliani
preferiscono ancora acquistare i palazzi direttamente, mentre nel resto
d'Europa gli investimenti immobiliari dei fondi pensione avvengono per via
indiretta (ossia tramite fondi immobiliari): in Italia tale quota ammonta solo
al 9%. Brambilla, Presidente del Nucleo di Valutazione della Spesa
Previdenziale, ha sostenuto il fatto che la previdenza ha necessità di
individuare strumenti innovativi e complementari agli attuali sostegni del
welfare. Un esempio è il Fondo Senior, fondo immobiliare gestito da Fimit
recentemente avviato e destinato a quella parte di popolazione, in continua
crescita in Italia, con oltre 65 anni di età. IL QUADRO In Europa gli operatori
preferiscono investire nei fondi piuttosto che direttamente nei palazzi: da noi
solo il 9% lo fa
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-25 - pag: 35 autore: Credito. Perdite
per 7,2 miliardi $ Nomura paga il conto degli asset Lehman Stefano Carrer
TOKYO. Dal nostro inviato Nomura paga il conto della crisi finanziaria internazionale e dei costi di integrazione delle operazioni
Lehman Brothers con la peggiore perdita della storia: l'esercizio chiusosi a
fine marzo evidenzia un rosso record di 709,4 miliardi di yen (oltre 7,2
miliardi di dollari) a fronte di ricavi netti annuali in calo del 60,3% a 312,6
miliardi di yen. Un bilancio disastroso che chiama in causa la tempistica e le
modalità di una acquisizione – quella del business Lehman in Europa e Asia – che
finora non ha potuto esprimere risultati in presenza di condizioni depresse di
mercato, oltre ad aver creato tensioni all'interno della struttura societaria.
Ma se il bilancio sconta oneri per 230 miliardi di yen relativi per lo più
all'acquisizione Lehman, altre voci hanno pesato in modo significativo: dalle
perdite su trading per 250 miliardi al rosso di importo equivalente legato alle
attività di merchant banking e alle svalutazioni di partecipazioni immobiliari.
Una performance destinata a mettere sotto pressione il Ceo Kenichi Watanabe per
un ulteriore taglio dei costi. Ieri, comunque, la società ha negato di avere in
programma altri ridimensionamenti di personale a Londra oltre ai mille già
programmati. Tuttavia il direttore finanziario Masafumi Nakada ha sottolineato:
«Continueremo ad aggiustare la dimensione del personale agli sviluppi del
business». Da ottobre il gruppo ha tagliato 2.100 posti a 25.600 circa. Dopo le
recenti maxiricapitalizzazioni che hanno pesato sul titolo in Borsa, Nomura ha
dichiarato di non avere al momentoaltri aumenti di capitale in programma e per
la prima volta ha rivelato di avere un capital ratio del 18,1% (secondo i
parametri di Basilea II) e un Tier-1 dell'11,3%. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA
PERFORMANCE Il bilancio del gruppo nipponico è appesantito dalle perdite sul
trading e dalle esposizioni su Madoff e crisi
islandese
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-25 - pag: 48 autore: Preziosi. Hu
Xiaolian, a capo del Safe, conferma un aumento del 76% in 6 anni Le scorte
d'oro cinesi toccano 1.054 tonnellate Però la quota nelle riserve valutarie è
solo dell'1,6% Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La Cina
scavalca la Svizzera e diventa la quinta potenza aurifera mondiale (sesta, se
si considera il Fondo Monetario Internazionale). Dal
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009
- pag: 43 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Finmeccanica in volata Con
quella che si è chiusa ieri, sono sette le settimane consecutive di rialzo
messe insieme da Piazza Affari. Un traguardo raggiunto grazie anche al
progresso della seduta di ieri (+2,79% l'indice S&P-Mib, +2,89% il
Mibtel), sulla scia del rimbalzo di tutte le Borse europee, spinte da alcuni
indicatori macroeconomici positivi (in particolare l'Ifo, che misura la fiducia
delle imprese in Germania). A livello dei singoli titoli, il balzo più
consistente è stato quello di Fondiaria- Sai, che nel giorno dell'assemblea
degli azionisti ha registrato un miglioramento del 9,18%. L'ottimismo
dell'amministratore delegato Marchionni per quanto riguarda l'esercizio in
corso, è alla base del rinnovato interesse degli operatori. Da parte sua
Finmeccanica ha superato di slancio i 10 euro, chiudendo a quota 10,44 (+6,8%)
grazie all'acquisizione di un contratto in Francia per strumenti di controllo
aereo e ai buoni risultati della controllata Ansaldo Sts (a sua volta cresciuta
del 3,77%). Balzo del 6,11% anche per Luxottica, mentre tra i petroliferi
dell'S&P-Mib si va dal +5,07% di Eni (che ieri ha comunicato i risultati
trimestrali) al +5,01% di Tenaris e al +4,83% di Saipem. Nuovo massimo dell'anno,
inoltre, per Cir, a 0,96 euro, con un progresso del 5,32%, sulla spinta della
performance realizzata dalla controllata L'Espresso (+15,47%) che guida i
rialzi nel comparto editoriale (fuori dall' S&P-Mib bene anche Rcs
MediaGroup, cresciuta del 7%, e Poligrafici Editoriale, +6,6%). Oltre i quattro
punti gli incrementi, infine, di Pirelli (+4,91%), Terna (+4,78%), Autogrill
(+4,59%) e Unipol (+4,07%). Rialzo prolungato Con quella chiusa ieri sono sette
le settimane consecutive di rialzo a Piazza Affari
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 Il
caso a Milano L'intesa con le banche spinge Gabetti (g.fer.) Balzo a Piazza
Affari per Gabetti (+14,5% la quotazione di riferimento) dopo l'accordo con le
banche creditrici sulla ristrutturazione dei debiti. L'intesa prevede sostanzialmente
il riscadenziamento del debito finanziario
chirografario consolidato (circa 150 milioni di euro), la riduzione dei tassi
di interesse su quasi tutto l'indebitamento finanziario
consolidato, il rinvio nel tempo del pagamento degli interessi
sull'indebitamento chirografario. Prevista, inoltre, la conversione in capitale
di una parte del debito finanziario chirografario, per
25 milioni di euro, attraverso un aumento di capitale a pagamento riservato
alle banche creditrici. Ugo Giordano ad di Gabetti Ps
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
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Corriere della
Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009
- pag: 43 Il caso a New York Microsoft, utili in calo. Ma il titolo corre
(g.fer.) I conti del trimestre arrancano (la società ha registrato un calo dei
ricavi rispetto all'anno precedente per la prima volta in 23 anni e una
contrazione dei profitti del 32%) ma il mercato premia Microsoft, che al
Nasdaq, il listino Usa dei titoli tecnologici, chiude con un progresso del
10,5% a 20,91 dollari. In realtà gli analisti avevano previsto risultati
peggiori. Inoltre i tagli occupazionali annunciati hanno convinto gli operatori
che il colosso dell'informatica ha già messo in atto le contromisure. Caute
aperture, infine, dall'amministratore delegato Steve Ballmer su una possibile
collaborazione con Yahoo. Steve Ballmer ceo di Microsoft
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/04/2009 - pag: 43 43
Economia/Mercati Finanziari Corriere della Sera Sabato 25 Aprile 2009
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
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Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 25/04/2009 - pag: 16 Diplomazia Visita ufficiale a
Roma dell'«ultimo dittatore europeo». Poi vertice con l'Ue a Praga In Italia il
debutto di Lukashenko Amnesty: Bielorussia maglia nera sui diritti umani. I
radicali: non legittimatelo ROMA Mantiene il potere dal 1994, si fa rinnovare
la carica di capo dello Stato con elezioni plebiscitarie. Da giovane fu
militare nell'esercito sovietico, ma in seguito apprezzò la «mano ferma» di
Adolf Hitler. Ai concittadini diceva: «Votate per me altrimenti arriveranno le
idee occidentali e il terrorismo». Adesso, in una sua biografia non ufficiale,
salvo imprevisti si potrà aggiungere un'altra notazione: sdoganato dall- 'Italia.
Da domani a martedì sarà a Roma Aleksandr Grigorievic Lukashenko, 54 anni.
Lunedì sarà ricevuto dal Papa, martedì dal ministro degli Esteri Franco
Frattini. Benché fino a ieri un colloquio con Silvio Berlusconi non fosse
certo, per uno degli ultimi dittatori d'Europa il viaggio si profila già come
un vantaggioso primo passo per uscire dall'angolo. È dal 1995 che Lukashenko
non entra ufficialmente in una nazione dell'Unione europea. La sola possibilità
che il 7 maggio l'uomo forte di Minsk possa andare a Praga per un vertice del
cosiddetto «Partenariato orientale» tra Ue e sei Paesi vicini sta creando
scompiglio. A differenza del presidente del Consiglio italiano (che ci sarà),
pur di non incontrarlo vari capi di Stato e di governo sarebbero orientati a farsi
rappresentare da persone di seconda o terza fila. Intanto, ad alcuni bielorussi
che non vorrebbero vederlo accolto a Praga Lukashenko ha rivolto un'accusa
usata in Urss per giustificare l'invio nel Gulag: «Non sono opposizione. Sono
nemici del popolo». Dice Matteo Mecacci, deputato radicale: «Le carceri
bielorusse sono piene di dissidenti. Spero che Berlusconi non riservi
all'ospite una conferenza stampa come quella con Vladimir Putin nella quale
fece il gesto di sparare a una giornalista russa ». Aggiunge Riccardo Noury,
Amnesty International: «Il Paese di Lukashenko è la pecora nera che impedisce
all'Europa di essere libera dalla pena di morte. Nel 2008 ne sono state
eseguite quattro. Colpi alla nuca, niente salma alle famiglie». È sulla base di
moventi geopolitici ed economici che la diplomazia italiana si è candidata a
sdoganare Lukashenko almeno da gennaio, quando il sottosegretario agli Esteri
Alfredo Mantica andò a Minsk. Ad alto livello, la Bielorussia ha fatto sapere
al governo italiano che teme di essere soffocata da Mosca, di perdere pezzi di
sovranità. Pur rimanendo nella Confederazione degli Stati Indipendenti con la
Russia, vorrebbe bilanciare l'influenza russa sviluppando rapporti con l'Ue. Colpito dalla crisi finanziaria, Paese di Putin
investe a Minsk meno di prima. E' intravedendo un vuoto in cui l'Unione
potrebbe inserirsi che l'Italia ha premuto su Bruxelles affinché la Bielorussia
fosse invitata a Praga. In più, Lukashenko ha in programma privatizzazioni.
Soprattutto nell'energia e nei trasporti. Maurizio Caprara Al timone Il
presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, 54 anni, in carica dal 1994 e
considerato «l'ultimo dittatore d'Europa»: durante la sua presidenza la
situazione economica dell'ex Repubblica sovietica è migliorata ma il regime ha
limitato le libertà fondamentali. Alleato storico di Mosca, Lukashenko è stato
invitato al prossimo vertice europeo (Reuters)
( da "Corriere della Sera"
del 25-04-2009)
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Corriere della
Sera sezione: Esteri data: 25/04/2009 - pag: 17 Gerusalemme Scoppia la moda del
copricapo costoso: e la Borsalino, copiata da Brandolino, porta i rivali in
tribunale Gli ebrei ultraortodossi e la disfida del cappello (griffato) DAL
NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME Quelli di Borsalino hanno un diavolo per
cappello. Perché di cappelli ce n'è in palio centinaia di migliaia: quanti ne
servono a coprire le teste degli ultraortodossi, il dieci per cento degli ebrei
d'Israele. Cappelloni neri. Di feltro, ricavato dal coniglio australiano o
argentino. Sempre più eleganti, sempre più costosi. Il mercato è esploso negli
ultimi quindici-vent'anni, da quando l'abito ha ricominciato a fare l'ebreo, da
Gerusalemme a Brooklyn, e i copricapo degli haredi sono diventati un affare.
Finora i cappellai alessandrini di Spinetta Marengo, che già coprirono le crape
di Bogart e di Belmondo, d'Alain Delon e di Harrison Ford, di Reagan e di
Gorbaciov, non avevano faticato a conquistare i più dandy dei rabbini. Imponendo
anche qui la legge del made in Italy. Fino all'ultima Pasqua, però. Fino a
quando una ditta concorrente non ha spinto sul mercato un suo cappello dal nome
vagamente simile, Brandolino, ricorrendo addirittura allo sfottò nella
pubblicità: «Borsalino, il cappello che ispira rispetto», diceva sui poster un
giovanotto dall'importante sigaro in bocca? «Brandolino, il cappello che ispira
tutti», faceva il verso un sorridente concorrente. Hanno subito preso cappello.
E la silenziosa guerra delle griffe, che si combatteva a suon d'offerte
speciali fra le vetrine di Mea Sharim e di Bnei Barak, i quartieri ortodossi
gerosolimitani e telavivi, alla fine è arrivata in tribunale. Col rivenditore
locale di Borsalino, Mendi Bastumoski, che naturalmente non ha gradito la confusione
dei marchi. E con Yitzahk Meir Frester, il produttore del Brandolino, che
rivendica l'antichità della sua azienda («non prendo lezioni da nessuno:
facciamo cappelli da 152 anni, mio nonno li fabbricava a Varsavia nel 1912, i
nostri modelli li portavano Ben Gurion e Begin ») e chiede un po' di sano protezionismo. Il mercato è ghiotto: questo tipo di cappello è ormai il 30 per
cento della produzione dei mastri piemontesi ed è per questo che la Borsalino,
che prima utilizzava Frester come distributore, ha deciso l'anno scorso
d'aprire anche negozi in proprio, assoldando un'agenzia di pubblicità «per
raggiungere soprattutto i giovani delle scuole religiose». Ogni
ortodosso ne ha in genere due, uno per la settimana e uno per le feste. E il
Knaitesh, il modello italiano di gran moda fra i lituani e i Lubavich, è
considerato l'oggetto di desiderio di qualunque ragazzino ortodosso dai 13 anni
in su: è normale, il sabato, vedere per le strade di Mea Sharim gli adolescenti
che corrono a casa con la cappelliera griffata. Dice un Midrash che gli ebrei
cacciati dall'Egitto non cambiarono il loro modo di vestire: è per questo che
gli ultrà amano indossare i cappottoni scuri e i cappelli enormi che a inizio
secolo s'usavano nei ghetti di tutt'Europa. Chiaro perché gli stilisti non
possano sbizzarrirsi più di tanto: ogni anno, a Pasqua, è tradizione concedersi
l'ultimo grido e anche se a noi gentili possono sembrare tutti uguali, ci sono
almeno cento tipi diversi di cappello, che variano di qualche millimetro nell'ala,
nella cinta, nella tesa o nell'altezza. C'è chi spende mille-duemila dollari. E
il capo (nel senso della testa) firmato piace di più: Borsalino o Brandolino?
Ai poster, e ai giudici, l'ardua sentenza. Francesco Battistini Rito Ebrei
ultraortodossi preparano il pane azzimo per la Pasqua ebraica (David
Silverman/Reuters)
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
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ATTUALITA data: 2009-04-25 - pag: 11 autore: Previdenza complementare / 2. Gli effetti della crisi finanziaria La
«bussola», il 703 e le altre riforme nel cassetto P er quest'anno solo una
manciata di fondi pensione spediscono ai propri iscritti il Progetto
esemplificativo, ossia quella «bussola» previdenziale che consente di stimare
la pensione dei scorta futura. Su richiesta degli stessi fondi, la
Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha fatto slittare al
prossimo anno l'obbligo di comunicazione di questa stima personalizzata di pari
passo quindi con quella di primo pilastro, come anticipato di recente dal
Ministro del Welfare Maurizio Sacconi); quella standard viene allegata nella
nota informativa dei fondi stessi. La nascita di questo strumento è stata
particolarmente travagliata: le parti sociali e gli operatori di mercato da
anni discutono sui meccanismi di calcolo con cui stimare la conversione in
rendita della contribuzione dei lavoratori, rivalutata periodicamente. L'ultima
versione suppone che il mercato obbligazionario cresca del 2% medio annuo, al
netto dell'inflazione e quello azionario del 4% (idem): percentuali che la
recente crisi finanziaria ha rimesso in discussione.
Per non parlare del tema dei coefficienti di conversione, che secondo i
sindacati devono esser oggetto di valutazione in sede di di politica economica
e non implementati in modo automatico. Ma nel cassetto della riforma della
previdenza complementare c'è anche quella del decreto 703/96, che definisce
limiti e criteri di investimento, oltre alle norme sui conflitti di interesse.
L'ultimo (il terzo) testo definito dal Ministero dell'Economia, ampliava il
novero degli strumenti agli hedge fund e degli strumenti di analisi al Var
(value at risk): spazzati via anch'essi dalla crisi.
In panchina attendono anche i dipendenti pubblici: solo chi è attivo nel
settore scuola può contare su un fondo complementare, Espero. I vincoli di
bilancio rendono difficile che lo Stato si privi del Tfr di oltre tre milioni
di dipendenti. Anche se in questa direzione va una recente proposta dell'ex
ministro del Welfare Cesare Damiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Obbligatorio solo
dal 2010 il progetto esemplificativo
( da "Stampaweb, La"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
WASHINGTON Senza
giacca nello Studio Ovale, in raccoglimento di fronte al ritratto di John F.
Kennedy nella West Wing, circondato da uno staff che lavora online e seguito
ovunque dal teleprompter che lo aiuta a leggere i discorsi, Barack H. Obama nei
primi cento giorni di governo ha incarnato lo stile di un presidente
quarantenne, lavorando su due priorità. Affidare la ripresa alla realizzazione
di un modello economico incentrato sul sostegno alla classe media e rilanciare
la leadership Usa nel mondo contando sulla capacità di dialogare con gli
avversari. Eletto da una nazione atterrita dallincubo
della povertà, Obama ha mobilitato le finanze pubbliche per sostenere la
crescita nel breve periodo ma ciò che per lui conta di più è lobiettivo
di medio termine:
la creazione di un nuovo modello di crescita che aiuti le famiglie della classe
media a spendere meno e vivere meglio. Basta scorrere la lista delle iniziative
prese per rendersene conto: più sanità pubblica per ridurre le spese per
anziani e bambini, più borse di studio per spingere verso il college i figli
dei poveri, alta velocità per abbattere le mura geografiche che isolano i
centri meno sviluppati, rete a banda larga per dare pari opportunità online a
ogni cittadino, fonti rinnovabili per abbattere le bollette energetiche,
interessi più bassi per le carte di credito. Ordini esecutivi, leggi al
Congresso e decreti puntano a trasformare il ceto medio flagellato dalla
recessione nel pilastro di una nuova stagione di crescita. Il regista è Larry
Summers, il ministro del benessere clintoniano, mentre il
titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente
alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver
adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph
Stiglitz. Se il piano di lungo termine per la classe media spiega lottimismo
della maggioranza degli americani sulla direzione in cui va la nazione, le perduranti incertezze economiche sono
allorigine delle lunghe file di disoccupati alle «job fairs» di
città in città. Il risultato è che il presidente consolida un personale
rapporto con la base attraverso meeting via Internet, messaggi su Youtube e
mail ai fan di
«Organizing for America» mentre al Congresso ha difficoltà a trovare i voti per
far passare il bilancio federale. La base elettorale è ancora con lui e crede
nei cambiamenti che promette mentre i problemi sono nelle battaglie politiche
quotidiane con lopposizione repubblicana sulle barricate e
i democratici spaccati sul «tassa e spendi». Anche sul fronte della politica
internazionale Obama appare in mezzo al guado. I primi cento giorni sono
serviti per presentare, da Londra a Strasburgo, da Praga e Trinidad, unidea
di leadership americana nel mondo che si riassume nella «responsabilità di
aiutare la comunità internazionale a trovare le risposte migliori ai problemi
più urgenti», dalla salute del Pianeta alla lotta al terrorismo, dalla
recessione alla
proliferazione nucleare. è un approccio pragmatico, basato sulla necessità
delle alleanze e sul dialogo con gli avversari, che ha portato Obama a
promuovere «mutuo rispetto» con lIslam, stringere la
mano al venezuelano Hugo Chavez, scambiarsi messaggi con liraniano
Mahmud Ahmadinejad e far accogliere i suoi inviati dal siriano Bashar Assad, ma
tale slancio finora ha dato scarsi risultati: lEuropa è contro lo stimolo
globale per leconomia, la Nato non manda più soldati in Afghanistan, la Nord
Corea ha
testato un nuovo missile intercontinentale, lIran
ha inaugurato la prima centrale nucleare e il Pakistan appare in balia dei
gruppi jihadisti. La differenza fra propositi è risultati è tale che Karl Rove,
ex guru elettorale di Bush oggi polemista conservatore, infierisce dalle colonne del
«Wall Street Journal» accusando Obama di «farsi largo nel mondo parlando male
della propria nazione» con effetti disastrosi. Ma ciò che più minaccia Obama è
il rischio di una guerra intestina a Washington: lo scontento degli agenti
della Cia per la divulgazione dei memo sulle «tecniche rafforzate» degli
interrogatori durante gli anni di Bush e gli attacchi al vetriolo lanciati da
Dick Cheney su sicurezza ed economia preannunciano una resa dei conti dentro lestablishment
che potrebbe
essere innescato dalle commissioni di inchiesta del Congresso invocate dai
leader democratici. FOTO Usa, i primi 100 giorni di Obama: ecco le cose fatte
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( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 25-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione
Sarda, L' (Nazionale))
Argomenti: Crisi
Prov Gallura
Pagina 8034 tempio Zir, ora i dipendenti avviano le azioni legali Tempio -->
L'appuntamento è fissato per lunedì mattina: i dipendenti della Zir di Tempio,
così come avevano annunciato, chiederanno ai sindacati di avviare le azioni
legali a loro tutela. Nonostante le iniziative di protesta e l'occupazione dei
locali del Consorzio, l'ente ha pagato la tredicesima e un anticipo sullo
stipendio di gennaio. Per il resto il personale della Zir non ha ricevuto un
quattrino. Nei giorni scorsi il commissario liquidatore ha
incontrato i collaboratori dell'assessore regionale all'industria per discutere
della drammatica crisi
finanziaria dell'ente. Per ora restano
bloccati i 2 milioni e mezzo di euro destinati al Consorzio industriale
tempiese, mentre si fanno sempre più insistenti le richieste di creditori e
fornitori. ( a. b. )
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Argomenti: Crisi
LINGOTTO Fiat,
scontro Italia-Ue "Grave interferenza" TRATTATIVE E ALLEANZE
Giustificazioni «Il commissario voleva solo dire che servono più informazioni
sull'operazione» Da Torino si precisa «Al momento nessuna nostra offerta per la
casa di Russelheim» [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO Sul «dossier Opel» l'entrata a
gamba tesa è arrivata dal Commissario Ue all'Industria e vicepresidente della
Commissione europea, Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha detto riferendosi alla
Fiat - dove questa società altamente indebitata trovi i mezzi per portare
avanti allo stesso tempo due operazioni di questo genere». L'altra operazione a
cui il Commissario accennava, parlando ieri mattina all'emittente radio
Bayerischen Rundfunk, è naturalmente quella su Chrysler. Appena
l'amministratore del Lingotto, Sergio Marchionne, ha letto sul suo portatile i
lanci d'agenzia che riferivano le esternazioni del Commissario ha dettato una
risposta di insolita durezza: «Sono stupito dal tono e dal contenuto delle
dichiarazioni del Commissario Verheugen. Credevo che il suo ruolo fosse super
partes, indipendentemente dalla sua nazionalità. È la seconda volta nel giro di
pochi mesi che il Commissario esprime opinioni non costruttive per l'industria
dell'auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei
sopravviveranno. Dal Commissario all'Industria mi sarei aspettato un dialogo
costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno
impattando negativamente sull'industria invece di lanciare sentenze di morte,
scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere». A poco più di un'ora dalla
bordata di Marchionne una precisazione conciliante arrivava dal portavoce di
Verheugen: «Il Commissario non voleva essere scortese con la Fiat, ma solo dire
che servono più informazioni». Parole di giustificazione che non sono però
servite a evitare il caso diplomatico: il nostro ministro degli Esteri, Franco
Frattini interveniva sottolineando che «le dichiarazioni costituiscono
un'interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più
inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa
nazionalità del Commissario. Spero che il presidente Barroso vorrà smentire
quanto detto da Verheugen». Posizione totalmente condivisa dal premier Silvio
Berlusconi. Altrettanto imediato il commento del ministro dello Sviluppo
economico, Claudio Scajola: «Capisco che per un politico tedesco sia fastidioso
dover accettare l'aiuto di un'impresa italiana, ma le dichiarazioni del
Commissario, sia pure corrette dal suo portavoce, sono inaccettabili». Andrea
Ronchi, ministro delle Politiche europee, assicura: «Se non ci saranno le
opportune rettifiche non potremo non chiederne conto nelle sedi opportune». E
il vicepresidente Ue, Antonio Tajani aggiunge: «Quella del Commissario è una
posizione personale». Altrettanto rapida e forte la reazione del mondo delle
imprese: «Le affermazioni sulla Fiat rappresentano un caso in cui a dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo
corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese»,
attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal G8 delle imprese,
in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali tedeschi,
Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela: «Parliamo del
posto di oltre 27 mila lavoratori, bisogna stare attenti alle
affermazioni che si fanno in pubblico. Gestire l'operazione Chrysler ed Opel è
possibile, in Germania nessuno è contrario, ma tutto va fatto in maniera
riservata». Linea che, dal G7 finanziario di Washington il ministro del Tesoro,
Giulio Tremonti, sottoscrive appieno: «Non conosco il dossier, ma so che se la
parola è d'argento il silenzio è d'oro». E proprio per far chiarezza dopo le
numerose voci riportate dagli organi di stampa, il Lingotto, su richiesta di
Consob, precisava: «Fiat non ha al momento predisposto alcuna offerta per
l'acquisizione di quote di partecipazione in Opel. È peraltro noto - aggiunge
il comunicato - che nell'attuale contesto competitivo la società, così come gli
altri concorrenti, esamina, nel normale andamento della gestione, ogni
opportunità delle più varie forme di accordi per ottenere sinergie produttive
ed accedere a nuovi mercati».
( da "Giornale.it, Il"
del 25-04-2009)
Argomenti: Crisi
Nelle ultime 24
ore è scattato l'allarme in Messico per l'influenza suina e i media di tutto il
mondo hanno ripreso la notizia con toni drammatici evocando il rischio di un
contagio planetario. Sarà, ma gli studi sullo spin mi hanno insegnato a
diffidare degli allarmi su improvvise epidemie provocate da malattie
misteriose. Ricordate la Mucca pazza? E quelle immagini angoscianti dei bovini
tremanti? All'epoca ci dissero che l'encefalopatia spongiforme bovina, variante
del morbo di Creutzfeldt-Jakob, avrebbe provocato la morte di migliaia di
persone, nonostante l'abbattimento di decine di migliaia di capi. Ma a oggi
sono stati registrati 183 casi in tutto il mondo. Le autorità fecero bene a
mettere al bando le farine di origine animale, che costringevano degli erbivori
a trasformarsi in carnivori; ma l'allarme fu eccessivo. E la Sars? Vi ricordate
le immagini dei condimini sigillati, con i medici che vi entravano indossando
degli scafandri simili a quelli degli astronauti? Furono pochissime le vittime,
ma ci fu panico in tutto il mondo. Oggi il virus pare sia scomparso. Ancora:
l'influenza aviaria, Esiste dal 1878 e i casi di trasmissione all'uomo sono
rarissimi. Eppure il mondo nel 2005 non parlava d'altro; i governi decisero di
rendere obbligatorie stock di riserva del Tamiflu, un farmaco in realtà poco
efficiente contro la malattia; per la gioia della Roche ( su quella vicenda
segnalo la splendida inchiesta di Sabrina Giannini, trasmessa nel 2006 da
report) Ora improvvisamente tutto il mondo parla dell'influenza suina e da
Città del Messico arrivano, come da copione, notizie molto allarmanti. Gli Usa
sostengono che sia troppo tardi per arignare il virus, l'Europa è in allarme.
Si stanno creando tutte le premesse per diffondere una piscosi mondiale. Sarà
ingiustificata come le altre? Io dico di sì, con una conseguenza facilmente
prevedibile: per un po' ci si scorderà della crisi
economica. Scritto in crisi, comunicazione, influenza
suina, psicosi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, società,
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23Apr 09 La Casa Bianca e la Fed truccano i conti? Navigando su Internet ho
trovato alcune notizie assai interessanti. Il suicidio del top manager
Kellermann ha fatto emergere un retroscena sconcertante sul modo in cui
l'Amministrazione Obama gestisce gli interventi di risanamento. Il mese scorso
ha tentato ripetutamente (ed energicamente) di convincere il management di
Freddie Mac di nascondere il costo reale del programma varato per arginare la
confisca degli immobili dei mutuatari insolventi. E che costo: 30 miliardi di
dollari a carico della società. Il management (Kellermann incluso) si è opposto
strenuamente e i rappresentanti del Tesoro hanno dovuto rinunciare. Alla fine
la cifra è uscita, ma è stata subito relativizzata dalle rassicurazioni del
presidente Barack Obama e del ministro del Tesoro Timothy Geithner. Ieri sera
il numero uno di Bank of America, Kennet Lewis, ha rivelato che lo scorso
settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, e l'allora
ministro del Tesoro Paulson fecero forti pressioni affinchè lo stesso Lewis non
rivelasse le gravi difficoltà finanziarie di Merril Lynch, scoperte nell'ambito
delle trattative per la fusione tra i due istituti. E se si considera che il
governo ha autorizzato le banche a cambiare le regole contabili - e dunque ad
annacquare le perdite sui debiti tossici - il quadro non è affatto
rassicurante. Nessuno parla più del debito complessivo americano (pari al 35o%
del Pil); pochi rilevano che la Cina da tre mesi sta riducendo l'acquisto di
Buoni del tesoro americani o che il gettito fiscale sarà inferiore alle attese
con inevitabili ripercussioni sul defiti pubblico. L'impressione è che le
autorità Usa stiano tentando di mascherare i problemi o addirittura di indurre
l'opinione pubblica a ignorarli. Ma basta truccare le carte per spingere il
mondo fuori dalla crisi? Io dico di no: l'ipnosi aiuta
ma non risolve. AGGIORNAMENTO: Una società di consulenza privata, la PNC
Financial Services Group Inc, ha pubblicato ieri le stime sui debiti tossici
delle banche americane. I risultati sono disastrosi: gli asset che non danno
interessi sono aumentati del 169% nel primo trimestre
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Crisi
Maurizio Molinari
I VERI NEMICI SONO IN CASA Senza giacca nello Studio Ovale, in raccoglimento di
fronte al ritratto di John F. Kennedy nella West Wing, circondato da uno staff
che lavora online e seguito ovunque dal teleprompter che lo aiuta a leggere i discorsi,
Barack H. Obama nei primi cento giorni di governo ha incarnato lo stile di un
presidente quarantenne, lavorando su due priorità. Affidare la ripresa alla
realizzazione di un modello economico incentrato sul sostegno alla classe media
e rilanciare la leadership Usa nel mondo contando sulla capacità di dialogare
con gli avversari. Eletto da una nazione atterrita dall'incubo della povertà,
Obama ha mobilitato le finanze pubbliche per sostenere la crescita nel breve
periodo ma ciò che per lui conta di più è l'obiettivo di medio termine: la
creazione di un nuovo modello di crescita che aiuti le famiglie della classe
media a spendere meno e vivere meglio. Basta scorrere la lista delle iniziative
prese per rendersene conto: più sanità pubblica per ridurre le spese per
anziani e bambini, più borse di studio per spingere verso il college i figli
dei poveri, alta velocità per abbattere le mura geografiche che isolano i
centri meno sviluppati, rete a banda larga per dare pari opportunità online a
ogni cittadino, fonti rinnovabili per abbattere le bollette energetiche,
interessi più bassi per le carte di credito. Ordini esecutivi, leggi al
Congresso e decreti puntano a trasformare il ceto medio flagellato dalla
recessione nel pilastro di una nuova stagione di crescita. Il regista è Larry
Summers, il ministro del benessere clintoniano, mentre il
titolare del Tesoro Tim Geithner ha confezionato un piano di rimedi alla crisi finanziaria che ancora non convincono Wall Street, esponendo il presidente
alle accuse di «statalismo» rivoltegli dai repubblicani come a quelle di «aver
adottato false soluzioni» giuntegli da liberal come Paul Krugman e Joseph
Stiglitz. Se il piano di lungo termine per la classe media spiega
l'ottimismo della maggioranza degli americani sulla direzione in cui va la
nazione, le perduranti incertezze economiche sono all'origine delle lunghe file
di disoccupati alle «job fairs» di città in città. Il risultato è che il
presidente consolida un personale rapporto con la base attraverso meeting via
Internet, messaggi su Youtube e mail ai fan di «Organizing for America» mentre
al Congresso ha difficoltà a trovare i voti per far passare il bilancio
federale. La base elettorale è ancora con lui e crede nei cambiamenti che
promette mentre i problemi sono nelle battaglie politiche quotidiane con
l'opposizione repubblicana sulle barricate e i democratici spaccati sul «tassa
e spendi». Anche sul fronte della politica internazionale Obama appare in mezzo
al guado. I primi cento giorni sono serviti per presentare, da Londra a
Strasburgo, da Praga e Trinidad, un'idea di leadership americana nel mondo che
si riassume nella «responsabilità di aiutare la comunità internazionale a
trovare le risposte migliori ai problemi più urgenti», dalla salute del Pianeta
alla lotta al terrorismo, dalla recessione alla proliferazione nucleare. È un
approccio pragmatico, basato sulla necessità delle alleanze e sul dialogo con
gli avversari, che ha portato Obama a promuovere «mutuo rispetto» con l'Islam,
stringere la mano al venezuelano Hugo Chavez, scambiarsi messaggi con
l'iraniano Mahmud Ahmadinejad e far accogliere i suoi inviati dal siriano
Bashar Assad, ma tale slancio finora ha dato scarsi risultati: l'Europa è
contro lo stimolo globale per l'economia, la Nato non manda più soldati in
Afghanistan, la Nord Corea ha testato un nuovo missile intercontinentale,
l'Iran ha inaugurato la prima centrale nucleare e il Pakistan appare in balia
dei gruppi jihadisti. La differenza fra propositi è risultati è tale che Karl
Rove, ex guru elettorale di Bush oggi polemista conservatore, infierisce dalle
colonne del «Wall Street Journal» accusando Obama di «farsi largo nel mondo
parlando male della propria nazione» con effetti disastrosi. Ma ciò che più
minaccia Obama è il rischio di una guerra intestina a Washington: lo scontento
degli agenti della Cia per la divulgazione dei memo sulle «tecniche rafforzate»
degli interrogatori durante gli anni di Bush e gli attacchi al vetriolo
lanciati da Dick Cheney su sicurezza ed economia preannunciano una resa dei
conti dentro l'establishment che potrebbe essere innescato dalle commissioni di
inchiesta del Congresso invocate dai leader democratici.
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
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Argomenti: Crisi
Frattini «Mi
aspetto che Barroso faccia una smentita». E Berlusconi concorda col ministro
degli Esteri Tremonti «Non conosco il dossier ma invece so che se la parola è
d'argento il silenzio è d'oro» Marcegaglia «Ai discorsi contro il protezionismo corrispondono atteggiamenti di tipo opposto» [FIRMA]VANNI
CORNERO TORINO Sul «dossier Opel» l'entrata a gamba tesa è arrivata dal
Commissario Ue all'Industria e vicepresidente della Commissione europea,
Guenter Verheugen: «Mi chiedo - ha detto riferendosi alla Fiat - dove questa
società altamente indebitata trovi i mezzi per portare avanti allo stesso tempo
due operazioni di questo genere». L'altra operazione a cui il
Commissario accennava, parlando ieri mattina all'emittente radio Bayerischen
Rundfunk, è naturalmente quella su Chrysler. Appena l'amministratore del
Lingotto, Sergio Marchionne, ha letto sul suo portatile i lanci d'agenzia che
riferivano le esternazioni del Commissario ha dettato una risposta di insolita
durezza: «Sono stupito dal tono e dal contenuto delle dichiarazioni del
Commissario Verheugen. Credevo che il suo ruolo fosse super partes,
indipendentemente dalla sua nazionalità. È la seconda volta nel giro di pochi
mesi che il Commissario esprime opinioni non costruttive per l'industria
dell'auto, affermando a un certo punto che non tutti i costruttori europei
sopravviveranno. Dal Commissario all'Industria mi sarei aspettato un dialogo
costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno
impattando negativamente sull'industria invece di lanciare sentenze di morte,
scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere». A poco più di un'ora dalla
bordata di Marchionne una precisazione conciliante arrivava dal portavoce di
Verheugen: «Il Commissario non voleva essere scortese con la Fiat, ma solo dire
che servono più informazioni». Parole di giustificazione che non sono però
servite a evitare il caso diplomatico: il nostro ministro degli Esteri, Franco
Frattini interveniva sottolineando che «le dichiarazioni costituiscono
un'interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più
inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa
nazionalità del Commissario. Spero che il presidente Barroso vorrà smentire
quanto detto da Verheugen». Posizione totalmente condivisa dal premier Silvio
Berlusconi. Altrettanto imediato il commento del ministro dello Sviluppo
economico, Claudio Scajola: «Capisco che per un politico tedesco sia fastidioso
dover accettare l'aiuto di un'impresa italiana, ma le dichiarazioni del Commissario,
sia pure corrette dal suo portavoce, sono inaccettabili». Andrea Ronchi,
ministro delle Politiche europee, assicura: «Se non ci saranno le opportune
rettifiche non potremo non chiederne conto nelle sedi opportune». E il
vicepresidente Ue, Antonio Tajani aggiunge: «Quella del Commissario è una
posizione personale». Altrettanto rapida e forte la reazione del mondo delle
imprese: «Le affermazioni sulla Fiat rappresentano un caso in cui a
dichiarazioni altisonanti contro il protezionismo
corrispondono poi atteggiamenti che proteggono le aziende del proprio Paese»,
attacca la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dal G8 delle imprese,
in Sardegna. Dalla stessa tribuna il leader degli industriali tedeschi,
Hans-Peter Keitel, ha rivolto un appello generale alla cautela: «Parliamo del
posto di oltre 27 mila lavoratori, bisogna stare attenti alle affermazioni che
si fanno in pubblico. Gestire l'operazione Chrysler ed Opel è possibile, in
Germania nessuno è contrario, ma tutto va fatto in maniera riservata». Linea
che, dal G7 finanziario di Washington il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti,
sottoscrive appieno: «Non conosco il dossier, ma so che se la parola è
d'argento il silenzio è d'oro». E proprio per far chiarezza dopo le numerose
voci riportate dagli organi di stampa, il Lingotto, su richiesta di Consob,
precisava: «Fiat non ha al momento predisposto alcuna offerta per
l'acquisizione di quote di partecipazione in Opel. È peraltro noto - aggiunge
il comunicato - che nell'attuale contesto competitivo la società, così come gli
altri concorrenti, esamina, nel normale andamento della gestione, ogni
opportunità delle più varie forme di accordi per ottenere sinergie produttive
ed accedere a nuovi mercati».
( da "Stampa, La" del
25-04-2009)
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Argomenti: Crisi
AL G7 DI
WASHINGTON L'IMPEGNO AD AFFRONTARE IL PROBLEMA DEGLI ASSET TOSSICI Tremonti:
"L'Apocalisse è passata" La fase da incubo è alle spalle È
l'intervento dei governi che ha riportato la fiducia Il segretario Usa Geithner
condivide l'ottimismo, ma dice «Serve ancora tempo» Giulio Tremonti
[FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI WASHINGTON Timidi segnali di schiarita si intravedono
sugli orizzonti economici. Da Washington i Sette grandi della Terra inviano un
messaggio di tiepida speranza dopo le devastanti turbolenze della peggiore
crisi dalla Grande depressione. «Il tasso di declino delle economie ha
rallentato e stanno emergendo alcuni segnali di stabilizzazione», spiega il
comunicato del G-7, ma le prospettive «restano deboli mentre persistono rischi
al ribasso». Durante i lavori di Washington si parla anche di ripresa, prevista
«già alla fine di quest'anno» mentre i Sette ministri delle Finanze confermano
il loro impegno comune nel «rilanciare la crescita e l'occupazione ed evitare
che una crisi di tale portata possa avvenire di nuovo». Il G-7 è compatto nella lotta contro tutte le forme di protezionismo e sulle valute ribadisce: «l'eccesso di volatilità danneggia le
economie». I Paesi del G7 confermano il loro impegno a stabilizzare il sistema
bancario e sciogliere il nodo degli asset tossici tra i più complessi della
crisi. L'obiettivo è «estendere la regolamentazione alle istituzioni, ai
mercati e agli strumenti di importanza sistemica»: compresi i fondi
speculativi. In linea con i contenuti del comunicato sono le dichiarazioni rese
dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti secondo cui «la fase dell'incubo
dell'apocalisse, è alle spalle». «L'ultima volta che sono venuto all'Fmi - dice
il ministro - non era garantita la riapertura dei mercati il lunedì, eravamo nel
meltdown». E' stato «l'intervento dei governi» a cambiare il corso degli eventi
riportando la fiducia e così «la fase dell'incubo e del crollo è alle spalle».
Attenzione però perché «finita l'Apocalisse, non é subito Pasqua, c'é di mezzo
la Quaresima, anche se credo che la velocità di caduta stia progressivamente
rallentando mentre emergono anche dei segni positivi». Siamo ancora in crisi
quindi e «quanto sarà lunga dipenderà da tanti fattori che ormai agiscono sul
piano globale - ha aggiunto il ministro - Dai governi del mondo, dai sentimenti
dei popoli e dalle loro paure e speranze». C'è spazio anche per un riferimento
alle previsioni dell'Fmi sul rapporto debito/Pil italiano: «Sono numeri che
dipendono non da politiche sbagliate ma dalla caduta del Pil, e il
comportamento dei mercati lo confermano». Per Timothy Geithner si intravedono
«segnali di una riduzione del deterioramento della attività economica e dei
flussi commerciali ma sarebbe errato concludere che siamo vicini ad uscire dal
periodo buio disceso sulla economia globale dall'autunno». Percepisce qualche
miglioramento di condizioni finanziarie, banche mentre i mercati immobiliari
Usa stanno cominciando a stabilizzarsi». Il capo del Tesoro invoca al rigore:
«La necessità di una ripresa più bilanciata e di un'espansione più focalizzata
su una crescita sostenibile e non dipendente dai consumatori americani».
Prudente anche il commissario Joaquin Almunia: «E' troppo presto per dire se la
crisi ha toccato il fondo». Così come da Axel Weber, presidente della
Bundesbank, convinto che «il punto minimo della crisi dovrebbe essere superato
nei mesi estivi». Durante i lavori di Washington il governatore della Banca
d'Italia, Mario Draghi, è intervenuto in qualità di presidente del Financial
Stability Board presentato nella nuova veste. «Due mesi fa ho detto che la
velocità di peggioramento della crisi stava rallentando: non c'é motivo per
cambiare questa affermazione. Ci sono segnali di stabilizzazione, gli spread
stanno diminuendo e la volatilità sta tornando a livelli pre Lehman», dice il
governatore secondo cui «é importante rompere il circolo vizioso fra settore
finanziario e economia». Per fare questo «dobbiamo ripristinare i flussi di
credito», ovvero le banche devono dotarsi di «abbastanza capitale, abbastanza
capacità di finanziamento e aumentare la propensione al rischio». Oltre a
questo la condizione imprescindibile per la ripresa - dice Draghi - è «la
trasparenza» nel settore finanziario e nei bilanci bancari come ha chiesto
chiaramente l'Fmi.
( da "Corriere delle Alpi"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Accolta la
proposta di Diego Pauletti. Nel fondo anche i gettoni 2009 e l'indennità di
Scopel Seren, i risparmi per i bisognosi L'avanzo di cassa andrà a disoccupati
e terremotati SEREN DEL GRAPPA. Oltre 63 mila euro per aiutare i lavoratori
disoccupati e la popolazione dell'Aquila colpita dal terremoto, finanziare
incarichi professionali e interventi di manutenzione delle malghe e di altri
edifici. Il comune ha un tesoretto da reinvestire grazie all'avanzo di di 166
mila 904 euro rimasto in cassa dallo scorso anno, ed una somma considerevole di
quei 63 mila 417 euro di maggiori entrate complessive sarà destinata al
sostegno della disoccupazione e dei terremotati in Abruzzo. L'apertura del
fondo di solidarietà è stata approvata mercoledì sera dal consiglio comunale su
proposta del capogruppo della minoranza Diego Pauletti. Da aggiungere ai
risparmi del municipio ci sono anche i gettoni di presenza degli amministratori
nei consigli del 2009 ed un mese di indennità di carica del sindaco Scopel. «Il
fatto che un comune come il nostro approvi un ordine del giorno della minoranza
è molto positivo e significa che c'è sensibilità verso quei lavoratori e quelle
lavoratrici che sono rimasti disoccupati, ma anche verso quelle persone che
hanno perso la casa per colpa del terremoto. Senza dimenticare l'impegno di
realizzare opere sociali nel territorio. Per questo ci assumiamo la
responsabilità di aver votato all'unanimità il rendiconto economico», dice
Pauletti. «Avevo scritto una lettera in cui richiedevo che i soldi in avanzo
dal bilancio fossero destinati a favore dei bisognosi. La
cifra è importante soprattutto in periodo di crisi finanziaria e
Seren è il primo comune ad approvare una delibera per un fondo di solidarietà
del genere. Come capogruppo di minoranza è un orgoglio personale e spero che
diventi uno stimolo per le altre amministrazioni della provincia ad adottare
provvedimenti a sostegno della disoccupazione». Mercoledì la seduta del
consiglio si era chiusa con le dimissioni del consigliere di maggioranza
Filippo Marchesan in forte polemica con alcuni colleghi a causa delle modifiche
al documento sulle politiche giovanili. «Mi dispiace che sia uscito
dall'amministrazione», commenta infine Pauletti. «Nonostante la mia posizione
su determinati punti non fosse esattamente in accordo con la sua, devo
riconoscere l'impegno di Marchesan, specialmente nella stesura della Carta del
Grappa. Comunque sarò sempre disposto a confrontarmi con i giovani e a portare
il mio contributo alla consulta intercomunale».
( da "Trentino" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
La Rurale regge
ai venti della crisi Il direttore: «La raccolta è in
calo, ma la Cassa rimane solida» Il bilancio di fine 2008 dell'istituto di
credito segna 6 milioni di utile FERNANDO VALCANOVER PERGINE. La Cassa rurale
di Pergine ha convocato per sabato 2 maggio alle 15 al teatro Artigianelli di
Susà i soci per l'assemblea generale. Assemblea che arriva
nel bel mezzo di una situazione di crisi finanziaria
mondiale, che in modi e forme diverse si è fatta sentire anche in Italia e in
Trentino. Alla vigilia di questo sempre importante appuntamento con l'economia
locale ecco considerazioni e valutazioni del direttore della Cassa rurale Mauro
de Manincor, con alcuni dati del bilancio. Come è stato il 2008 per la
Cassa rurale? «L'anno che abbiamo concluso, al quale fanno riferimento bilanci
e relazioni, è stato positivo per la nostra Cassa, pur avendo avuto un
andamento che definirei a due velocità. è stato assai positivo fino alla fine
dell'estate, ma poi è andato in calando in seguito alla crisi
finanziaria arrivata dagli Stati Uniti. Un calo che per la nostra realtà
va inteso come diminuzione del livello di fiducia dei risparmiatori verso le
nostre istituzioni, riscontrato in concreto nella minor raccolta di denaro e
nel calo degli investimenti». Come è iniziato il 2009? «Alla situazione finanziaria accennata si aggiunta nei primi mesi di
quest'anno una crisi economica, che sta avendo
ripercussioni sulla maggior parte dei settori del bilancio in corso, le cui
risultanze finali vedremo solo tra un anno. Per quanto ci riguarda, c'è
tuttavia uno spiraglio dal punto di vista bancario, poiché la nostra Cassa è
solida, e la buona amministrazione accumulata negli anni passati fa da scudo
all'attuale situazione di crisi che si comincia ad
avvertire anche in Trentino. La nostra è tuttavia una situazione che dà
tranquillità, perché può fare riferimento ai buoni risultati dell'attenta
gestione degli anni passati». Nell'attuale situazione quali speranze ha il
cliente di ottenere un sostegno economico per le sue attività e necessità? «Per
quanto riguarda la Cassa rurale di Pergine il cliente e il socio che ricorrono
per avere un sostegno alle proprie imprese possono realmente ottenere un aiuto,
esteso anche alle necessità familiari per far fronte alle eventuali difficoltà
nei pagamenti. Dalla crisi in atto finora non ci
risultano situazioni di grave disagio economico, anche perché la Cassa ha messo
in atto varie iniziative di sostegno alle aziende e alle famiglie. Sono invece
leggermente aumentate le sofferenze bancarie, anche se in misura
controllabile». Quale messaggio si sente di dare sabato in assemblea ai soci
sull'attuale situazione? «Confermando quanto ho detto, vorrei che i soci si
rendessero conto e si convincessero che la nostra Cassa rurale è in grado di
far fronte all'attuale situazione, e anche di contribuire a risolvere i
problemi di azienda e personali per uscire dalla crisi.
Una convinzione che va al di là della relatività i numeri. Infatti, i dati del
bilancio 2008 potrebbero trarre in inganno nel confronto con la situazione
attuale». Il bilancio 2008 pareggia sulla cifra di 635.774.000 di euro, con un
risultato netto della gestione finanziaria di oltre
18.000.000, con un utile superiore ai sei milioni, un risultato quest'ultimo
che il direttore assicura sarà sensibilmente inferiore nel prossimo bilancio.
( da "Tribuna di Treviso, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Zonin: «La
priorità è il sostegno alle aziende. A settembre sapremo se la crisi è davvero passata» PopVi, utile record: +37% Ma il
dividendo distribuito in azioni non entusiasma i soci Divo Gronchi: «Abbiamo
perseguito una politica di vera banca popolare riuscendo a frazionare bene il
rischio» DANIELE PAJAR VICENZA. Qualche mugugno c'è stato: il dividendo di un
euro e quindici pagato in azioni è una novità per i soci di Banca Popolare di
Vicenza. Ma è stata l'unica distonia, infinitesimale, consumatasi durante la
giornata in cui si è celebrato il rito primaverile dell'assemblea degli
azionisti per la chiusura del 142esimo esercizio dell'istituto berico. Il
presidente Gianni Zonin, ha snocciolato dati che sembrano ben distanti dalla crisi che ha lasciato molte vittime sul campo; così gli
utili cresciuti del 37% (a 151 milioni) non possono far altro che ben sperare:
«Nonostante qualcuno dica che è tornato il sereno, è meglio essere prudenti».
Per Zonin il primo punto dell'agenda, almeno per i prossimi sei mesi, deve
continuare ad essere il sostegno alle aziende «e trovo che non si sia
sottolineato a sufficienza che in questo momento difficile noi sosteniamo il
sistema impresa». Sul fronte crisi «penso che a
settembre si sarà in grado di dare un giudizio corretto su come si sta muovendo
l'economia mondiale: se vedremo che le aziende riaprono, non ci sono
licenziamenti, cala la cassa integrazione, possiamo cominciare a sperare che il
momento difficile stia finendo altrimenti la crisi
sarà ancora più lunga; comunque non è il caso di fasciarsi la testa:
aspettiamo». C'è da rilevare però che per BpVi «il primo trimestre sta andando
bene e guardiamo con fiducia al 2009 perché abbiamo lavorato bene nel 2008». Le
azioni della Banca Popolare di Vicenza, spiega Zonin «sono una risorsa per
oltre 56mila famiglie che considerano il titolo un risparmio sicuro», una sorta
di cassaforte ("musina" dice il presidente) e ad oggi questa mission,
basata su un rapporto fiduciario non è mai stata tradita, nonostante le difficoltà.
Volendo monetizzare il concetto il bilancio di BpVi vede crescere i mutui ma
anche i conti: si legge 8000 alla voce saldo clienti tra estinzioni e
accensioni, e a fare la differenza non è certo il tasso vantaggioso. Per Zonin
«non è il mezzo punto che cambia»; occorre una grande tradizione e sapere fare
delle scelte che mettono davanti il territorio: tra queste, per il 2008, anche
quella di rendere il dividendo ai soci ma sotto forma di azioni (solo il 12,5%
in contanti); «Questa è stata una scelta - dice Zonin - molto discussa e
sofferta ma intervenire così ci permette di migliorare ulteriormente i nostri
ratios patrimoniali, consentendo di incrementare gli impieghi alle famiglie e
alle imprese. Forse non ci rendiamo conto della fortuna ad avere una banca
popolare a Vicenza cosa che molte città hanno invece perso». Il tempo poi darà
le sue ragioni: «Anche quando abbiamo acquistato Ubi gli sportelli li abbiamo
pagati "caretti" ma oggi ci danno le migliori performance». Ma
veniamo ai numeri. Il consigliere delegato, Divo Gronchi, ha spiegato che «Il
Gruppo ha chiuso il 2008 con risultati positivi. Abbiamo perseguito una
politica di vera banca popolare, frazionando bene il rischio e oggi abbiamo
indici di concentrazione assolutamente trascurabili. Gli impieghi sono stati
finanziati con una raccolta sana». Il tutto si riassume in una buona crescita
del margine d'interesse (pari a 405,6 milioni di Euro, +14,2%), del risultato
della gestione finanziaria, dopo le rettifiche di
valore su crediti e sulle altre attività finanziarie, salito di oltre il 12%.
In BpVi la raccolta diretta al 31 dicembre
( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 9 -
Economia Tremonti Draghi Draghi: segnali di fiducia, banche italiane ok Da
Trichet invito alla cautela. Tremonti: nuove regole strategiche contro la crisi
In Italia non sono in vista altri interventi sull´occupazione. Riteniamo quanto
messo in campo sufficiente Nuovo clima sui mercati,
abbiamo una opportunità unica di agire per rafforzare il sistema e stabilizzare
le istituzioni ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO WASHINGTON - Fiducia e regole
per uscire dalla crisi. «Le regole sono strategiche come base di fiducia per
uscire dal tunnel e come base di sicurezza per scongiurare crisi future»,
avverte Giulio Tremonti, ministro dell´economia al termine della riunione
dell´Imfc, il braccio politico del Fondo monetario. Importantissima anche
«l´azione» coordinata dei governi. E come lui la pensa anche il governatore
Mario Draghi che, nella sua veste di presidente del Financial Stability Board,
propone ai Grandi un piano in tre mosse per ristabilire la pace e dunque
appunto la fiducia sui mercati travolti dalla crisi.
Entrambi ritengono che vi siano «segnali di miglioramento» nell´economia, pur
persistendo ancora molti rischi, a cominciare dalla deflazione, puntualizza il
governatore. Entrambi si riconoscono nel comunicato finale del G7 laddove si
dice che una ripresa potrebbe concretizzarsi «entro la fine dell´anno» e dunque
prima del previsto 2010. Tremonti dice anche che «non sono in vista» ulteriori
interventi a sostegno dell´occupazione, piegata dalla crisi che ormai sta
colpendo l´economia reale: «Se servirà altro lo metteremo in campo». Si
mostrano compatti, ministro e governatore, nel valutare la situazione economica
e dunque i risultati della trasferta Usa. Ma Jean Claude Trichet, governatore
della Bce, invita alla cautela. I segni ci sono, è vero. «Però non è detto che
l´Europa si riprenda presto. Faremo di tutto perché l´economia possa
ricominciare a crescere nel 2010». Cauto anche il commissario Ue, Joaquin
Almunia: «Le prospettive economiche europee restano eccezionalmente incerte».
Anche se i piani anti-crisi dei governi stanno aiutando a
stabilizzare la situazione «i mercati finanziari e le istituzioni
restano sotto pressione; la fiducia nel settore bancario è relativamente
bassa». Sul versante banche Draghi, che conduce regolarmente degli stress test,
sembra tranquillo: «Se avessimo rilevato una sottocapitalizzazione saremmo
intervenuti». Dunque, le regole. Dunque i tre suggerimenti tecnici del
governatore, presentati proprio ora che le tensioni s´allentano. Primo: entro
quest´anno saranno semplificate «in modo sostanziale» le regole sugli standard
contabili per arrivare ad un approccio comune Europa-Usa sulla valutazione
delle perdite legate ad investimenti in azioni e obbligazioni e quindi pure
sulla valutazione dei titoli tossici. Secondo: insieme con le diverse autorità
nazionali saranno sviluppati e attuati «approcci coerenti» per assicurare una
supervisione sugli hedge funds, i fondi speculativi per eccellenza e ai loro
manager. Terzo. Sarà definito «il perimetro» della regolamentazione per estenderlo
a tutti i soggetti di rilevanza sistemica. Nell´attesa, i Grandi valutano
questi segnali di miglioramento. L´ala europea del G7 e del G20 sembra cauta. A
cominciare proprio da Trichet che accetta di commentare con un ristretto gruppo
di giornalisti l´esito di questo lungo week-end di riunioni dedicate alla
recessione. Così, quando gli si chiede se la ventata di ottimismo ha a che fare
anche con la necessità di ribaltare le aspettative anche di tipo psicologico di
questa crisi risponde: «Noi siamo persone responsabili: i segni di
miglioramento ci sono davvero». Tra i tanti cita un indice denominato Pmi, caro
allo autorità monetarie, sullo stato d´animo dei responsabili degli acquisti
delle imprese. Ebbene, da qui si vede «che la velocità di peggioramento della
crisi s´è fermata». Aggiunge anche che gli spread sono tornati «ai livelli
precedenti al fallimento della Lehman». Tuttavia insiste: «Ci vuole prudenza».
La ricostruzione di un clima di fiducia, «indispensabile» per uscire dal
tunnel, richiede tempo. Per questo non è detto che la ripresa si materializzi
prima, specie in Europa che è entrata in recessione in una seconda fase.
«Continuiamo a prevedere che arriverà nel corso del 2010. Ma molto dipenderà
dalla rapidità con cui diventeranno realtà le decisioni prese al G20 di
Londra». Tra queste, anche la definizione di una "exit-strategy" per
uscire dalla crisi che riguarda in primo luogo i bilanci pubblici, aggravati in
questi mesi dalla recessione: quelli europei, prima o poi, dovranno rientrare
nei ranghi dei parametri di Maastricht. «Segnali positivi per l´economia Usa»
sono indicati anche da Tim Geithner. Il ministro americano precisa che comunque
è presto per parlare di ripresa e prevede per febbraio una stabilizzazione
dell´attività immobiliare.
( da "Tirreno, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Empoli
GLI APPUNTAMENTI 25 MAGGIO MUSICALE. Tavolo regionale
istituzioni-sindacati sulla crisi finanziaria della Fondazione
del Maggio Musicale Fiorentino. Intervengono Claudio Martini, Leonardo Domenici
e l'assessore regionale alla cultura (domani ore 9, sala Giunta, Palazzo
Strozzi Sacrati). CONFESERCENTi. «Guardare in faccia la realtà, risalire la
china». Assemblea elettiva regionale di Confesercenti Toscana.
Interventi di Claudio Martini, Pierfrancesco Pacini, dell'assessore Paolo
Cocchi. Saluti di Leonardo Domenici e Riccardo Nencini. Conclusioni di Marco
Venturi, presidente nazionale Confesercenti (domani dalle ore 9.30, Istituto
degli Innocenti). BIOTESTAMENTO. "Testamento biologico. Referendum,
Libertà e laicita». Iniziativa di Sinistra e Libertà con Beppino Englaro. Le
conclusioni saranno di Riccardo Nencini (Hotel Jolly, domani, ore 9.30). LIBRO.
Presentazione del progetto "Barbiana e il Mugello, una scuola per
l'integrazione" e del libro "Il libro dimenticato dalla scuola"
(domani, ore 12.30, Istituto degli Innocenti, sala San Giovanni). SERVIZI
PUBBLICI. Convegno - organizzato da Cispel e Anci Toscana - su "Servizi
pubblici locali fra modalità di affidamento, cattiva regolazione e governance
delle imprese pubbliche" (domattina, ore 11-13.30, Auditorium Mps).
( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
DOMENICO QUARANTA
Per chi la sta vivendo da vittima la crisi economica
odierna ha tutto l'aspetto di un gioco gestionale giocato male da
amministratori incompetenti e più attenti al proprio guadagno che al benessere
della società. Ma se sono stati una serie di giochi di «finanza
creativa» a produrre la crisi, forse un gioco può aiutarci a risolverla, o quanto meno a
capirla. È quanto hanno pensato alcune etichette indipendenti, facendo
circolare in rete diversi videogame ispirati alla crisi finanziaria
globale. Fra questi, il più duro e il più intriso di humor nero è senza dubbio
Layoff («licenziare»). Prodotto da Tiltfactor Lab e dal Rochester
Institute of Technology (Rit) e distribuito da Tiltfactor e Values at Play -
un'iniziativa che supporta «videogiochi al servizio di principi umanistici» -
Layoff adotta i meccanismi del classico Bejeweled. Lì, diversi gioielli vanno
ordinati in una scacchiera: ogni volta che si allineano, con una mossa, tre o
più gioielli la scacchiera si riconfigura e il gioco prosegue. In Layoff i
gioielli sono sostituiti da persone, con storie umane molto diverse che ci
vengono raccontate nel dettaglio ogni volta che le puntiamo col mouse. Il
giocatore è un manager che deve riconfigurare l'assetto aziendale, accorpando
lavoratori simili in gruppi di tre e lasciandoli a casa per migliorare
l'efficienza del processo produttivo. I lavoratori licenziati vanno a intasare
un ufficio di collocamento sorta di bolgia infernale pronta ad accogliere le
vittime della crisi. Il gioco è complicato dal fatto
che nella scacchiera compare un numero crescente di banchieri e finanzieri, che
a poco a poco sostituiscono le classi lavoratrici e che non possono essere
licenziati. Quando il gioco arriva a un punto morto, possiamo chiedere aiuto
alle banche: l'assetto aziendale si riconfigura e il gioco può riprendere.
DIPENDENTI O PEDINE? Layoff è stato definito deprimente, ma sarebbe più esatto
parlare di sadismo. A poco a poco, infatti, le dinamiche di gioco rendono il
giocatore indifferente all'umanità delle sue vittime, solo le pedine di un
organigramma che va mantenuto pulito e efficiente. Gli autori sottolineano come
il sistema di salvataggio delle aziende abbia portato gli Stati Uniti a
spendere più risorse di quante ne abbiano investite nelle guerre, nel Piano
Marshall, nel New Deal e nel programma spaziale della Nasa messi assieme.
Questa logica demenziale è al centro di The Bailout Game, prodotto da Blue
Earth Interactive Llc. Qui vestiamo i panni del governo americano, decidendo
come rispondere alle richieste di finanziamento che fioccano da gruppi bancari
e grandi aziende - nella consapevolezza che troppi salvataggi possono generare
insoddisfazione sociale, ma che rispondendo negativamente possiamo causare
fallimenti, e quindi licenziamenti. Se siamo lacerati dai dubbi possiamo sempre
«chiedere un Greenspan», ma non contate troppo sui surreali suggerimenti
dell'ex capo della Federal Reserve. Il gioco, condito di notizie, informazioni
e ironici contributi video, è divertente e didattico, ma anche un tantino
propagandistico, sbilanciato com'è a favore dei salvataggi. Layoff:
http://tiltfactor.org/layoff/ The Bailout Game: http://www.thebailoutgame.us/
( da "Unita, L'" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
LA POESIA NON È
GIOCO: è POLITICA L'ACCHIAPPA FANTASMI Qualche giorno fa ho partecipato alla
presentazione di un piccolo, sorprendente libro: Non è un gioco. Appunti di
viaggio sulla poesia in America Latina. Autore il poeta Carlo Bordini, editore
Luca Sossella. Assieme a me una docente di letteratura ispanica, la colombiana
Martha Canfield. E principalmente di Colombia (oltre che di Argentina ecc.)
parla il libro - una raccolta di appunti, dispacci, cronache a partire dal
Festival di Poesia di Medellin cui Bordini ha partecipato in rappresentanza
dell'Italia. Il nocciolo della questione è questo: in quelle realtà periferiche
dove la vita è feroce, dove la crisi finanziaria
c'è già stata o è da sempre immanente; in quei Paesi devastati dalla shock
economy, dove denaro e scambio economico sono finiti e falliti, si staglia
nitido e coinvolgente lo scambio affettivo e caloroso di parole il cui ascolto
coinvolge il corpo, e dove «ci si aggrappa a quello che resta di umano nell'umanità».
Il libro di Bordini ci mostra una realtà in cui poesia è la forma condivisa più
alta di comunicazione, o meglio, la comunicazione per essere tale è poesia: che
si ascolta alla radio o in raduni da concerto rock. Ai poeti si chiede inoltre
(lo fanno anche soldati armati) di raccontare la loro esperienza, come se
fossero testimoni e portatori di una comunicazione col sacro, appunto, cioè con
la vita vera. Non so se un visitatore straniero a metà degli anni
( da "Tempo, Il" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Di
Bartolomeo, prime idee per la città Amministrative Il candidato sindaco del
centrodestra plaude all'iniziativa della famiglia Ferro e propone interventi a
corso Bucci e nella zona industriale CAMPOBASSO Un plauso al gruppo Ferro per
la proposta di acquisto del pastificio La Molisana e due proposte per
migliorare la qualità dei servizi a Campobasso, dal prolungamento della rete
Adsl nella zona industriale ad una sistemazione più decorosa del mercato
ambulante di corso Bucci. Prime «pillole» del programma di governo del
candidato sindaco del centrodestra Gino Di Bartolomeo, che rivolge le sue prime
considerazioni alla situazione delle attività produttive e del commercio.
«Voglio fare un plauso sincero alla famiglia Ferro - ha dichiarato Di
Bartolomeo - che da oltre un secolo rappresenta un punto fermo per la vita di
centinaia di famiglie campobassane, e che sta portando a termine l'acquisizione
de «La Molisana» un marchio storico nel mondo, che ha sempre legato la sua
immagine alla città di Campobasso. La decisione di una famiglia a cui va da
sempre riconosciuta laboriosità e riservatezza, è un segnale forte che deve
farci riflettere sulla bontà della nostra classe di imprenditori, che pur nella
logica dell'interesse privato raggiungono comunque un bisogno collettivo». Sono
invece piccoli commercianti quelli che allestiscono i loro banchi in corso
Bucci. Operatori che rappresentano «un'istituzione» per Campobasso, che per il
candidato sindaco del centrodestra meritano rispetto e decoro, con la
realizzazione di interventi poco costosi per l'ente. E dal commercio ambulante
alle nuove tecnologie, con la poposta di realizzazione
della rete Adsl nella zona industriale, insieme a una rivisitazione logistica
di quest'area e di quelle non ancora servite dalla connessione veloce. Per Di
Bartolomeo occorre anche verificare le condizioni per stipulare accordi con i
comuni confinanti, per dare risposte più concrete alle aziende in tempi di crisi finanziaria. C.S.
( da "Repubblica, La"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XIX -
Napoli CHI ALZA LA VOCE VINCE SERGIO D´ANGELO E GIOVANNI LAINO H a poca eco nell´opinione
pubblica il dibattito sul bilancio del Comune di Napoli. La stampa ha riportato
le legittime reazioni dei responsabili del San Carlo che temono un forte taglio
dei fondi comunali. L´assessore Oddati ha proposto di prendere soldi dalle
«risorse aggiuntive per le politiche sociali» che in realtà la Regione ha
stanziato per sopperire a una parte del disastro finanziario del settore. La
situazione generale è certamente critica, siamo dinanzi a una fase difficile
della finanza locale per tutti gli enti pubblici ma, dai dati sulle quote pro
capite per i servizi sociali a quelli sulle condizioni di vita, è indiscutibile
che Napoli è una città con alcune centinaia di migliaia di persone in
condizioni di forte disagio, oltre la soglia di povertà. La diffusione del
forte disagio sociale non giustifica un´inopportuna competizione con rilevanti
politiche culturali o con la manutenzione stradale. Certo è che non può
ottenere di più chi ha più voce, con i tenori non vi sarebbe competizione. La crisi finanziaria è anche crisi di governo. Da qualche anno cerchiamo di sensibilizzare gli
amministratori pubblici sulle condizioni sempre più croniche in cui versano le
organizzazioni e le imprese sociali che, a differenza di tutte le altre che
lavorano per gli enti pubblici, sono senza scopo di lucro e in città lavorano
praticamente sempre solo con il rimborso delle spese riconosciute e
effettivamente pagate in tempi biblici. Inoltre il sindaco e gli assessori
ancora non riconoscono che, rispetto alla media della massima parte delle città
italiane, anche meridionali, i tempi di pagamento delle diverse tipologie di
progetti per il sociale del Comune sono molto più dilatati. Mentre per le
imprese profit questo significa un danno che erode i margini di profitto, per
le onlus il prolungamento di questa situazione determina la costruzione di un
fallimento collettivo, di qualità sociale prima che economico. Le associazioni,
gli istituti religiosi e le cooperative chiedono da tempo, senza buoni esiti,
una reale trasparenza sui conti e sui flussi, la tracciabilità delle poste di
bilancio, chiarezza sul perché progetti finanziati da altri enti vengono pagati
comunque molto dopo che il Comune ha incassato le risorse pertinenti dagli enti
terzi, oppure come mai per le azioni finanziate con il bilancio comunale siamo
a oltre 24 mesi per pagare le fatture. Occorre lavorare su più fronti. Occorre
razionalizzare seriamente l´esistente e l´Amministrazione deve avere il
coraggio di proporre scelte oculate, necessariamente selettive. è evidente che
il fabbisogno di risorse pubbliche non può riguardare solo la finanza comunale:
senza un intervento serio e poderoso della Regione e dello Stato, che attinga a
risorse ordinarie, ai fondi per le aree sotto utilizzate e alle risorse
europee, dalla crisi non si esce. è altrettanto
evidente che occorre intervenire sui vincoli del patto di stabilità interno. è
necessario, poi, costruire dispositivi di anticipazione dei pagamenti con il
coinvolgimento di attori del sistema bancario, attratti da interventi della
Regione e del Comune che offrano garanzie e riducano il costo del denaro per le
imprese. La Regione è disponibile a istituire due fondi, uno di garanzia che
faciliti l´accesso al credito delle imprese sociali e l´altro per abbattere gli
interessi sul credito, e ad abbassare l´Irap per le onlus e le cooperative
sociali, per seguire finalmente l´esempio di quasi tutte le Regioni d´Italia e
togliersi l´imbarazzo di essere, contemporaneamente, tra le regioni con il
welfare maggiormente in crisi e quella dove l´Irap è la
più alta di tutto il Paese. In parallelo occorre rivedere i contratti
allineando il costo del lavoro riconosciuto dai capitolati a quello dei
contratti nazionali di categoria. Con l´avvicinarsi delle scadenze elettorali,
avvertiamo il timore che su questa crisi di Napoli si
stiano giocando calcoli politici più ampi, di scala regionale e nazionale. La
sottovalutazione dei problemi non si spiega diversamente. Se così fosse ci
troveremmo in un clima di cinismo irresponsabile.
( da "Corriere della Sera"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 26/04/2009 - pag:
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 100 del
2009-04-26 pagina 12 Il commento Non tramonta in Turchia la voglia d'Europa di
Redazione La Turchia punta all'Europa e per ottenere questo risultato è pronta
a (quasi) ogni sacrificio. Lo conferma l'apertura nei confronti dell'Armenia,
con la definizione di una roadmap per la normalizzazione delle relazioni
politiche e il rapido potenziamento di quelle economiche. C'è anche un timido ammorbidimento
sulla questione dello sterminio della popolazione armena operato nel 1915 dai
soldati turchi, che Ankara rifiuta di ammettere, come rifiuta la parola
"genocidio". Ma il dialogo con Erevan potrebbe permettere di aggirare
questo ostacolo. E quindi di spuntare le armi alla opposizione francese e
tedesca all'ingresso della Turchia alla Ue. L'avvicinamento tra Armenia e
Turchia ha mandato su tutte le furie l'Azerbaijan, fino a oggi sostenuto dalla
Turchia nella sua contesa territoriale/etnica con l'Armenia relativa al
Nagorno-Karabakh. Il che potrebbe avere ripercussioni sul fronte energetico. Ma
questo è un prezzo che il governo di Tayyip Erdogan è pronto a pagare. La
volontà turca di superare l'impasse è stata confermata dall'astro nascente del
partito di maggioranza Akp, Egemen Bagis, ministro e capo negoziatore con la
Unione europea, nel corso del Media and Economic Forum svoltosi a Istanbul il
17-18 aprile, durante il quale è stato anche ribadito il sostegno che l'Italia
garantisce alla candidatura della Turchia. Contano certamente anche i rapporti
personali tra Erdogan e il premier italiano Berlusconi, ma c'è di più, basta
pensare che l'interscambio tra i due Paesi sfiora i 19 miliardi di dollari e
continua a crescere. Bagis ha confermato, come del resto il ministro
dell'Economia Mehmet Simsek, che la Turchia vuole accelerare sul fronte delle
riforme legislative e istituzionali per rendere possibile un'integrazione con
l'Europa, ha sottolineato i passi avanti compiuti nei rapporti con la Grecia, riconoscendo
però che molto rimane da fare. Sul versante economico la Turchia rappresenta
non solo un enorme mercato, ma anche un Paese che, almeno per ora, ha ben resistito alla crisi finanziaria
internazionale. Ankara usa sapientemente le relazioni economiche e la rilevanza
strategica per trovare alleati e in questo sforzo rientra lo
"shopping" della Difesa. La Turchia ha potenti Forze armate, che
continua ad ammodernare, investendo ogni anno miliardi di dollari. Le
commesse vanno principalmente a chi sostiene la causa turca: quindi in primo
luogo gli Stati Uniti, ma anche l'Italia. Il "made in France"
invece... ha poco successo. Di tutto questo si avrà prova la prossima
settimana, quando, a Istanbul, aprirà i battenti la mostra della difesa Idef
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei
comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile
concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è
stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo
ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la
coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone
dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e
predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa
nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of
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Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica
sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova
enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria
che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a
Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco,
presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca
di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati
particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è
impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi
(con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola
si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata
causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4
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RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il
Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede
ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che,
riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur
senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a
Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è
un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei
Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le
critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In
particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato
di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla
vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza programmi
e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Esce martedì in
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(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
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dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
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«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei
comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile concezione
moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare l'autentico
significato teologico del papato». La «voce della verità», dice Benedetto XVI,
non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è stato impresso in
noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo ora in grado di
comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la coscienza e solo
dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone dall'esterno, ma sviluppa
la memoria cristiana e la difende, insegnando e predicando ciò che corrisponde
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fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova enciclica sociale è stata
stabilita per fine giugno, ma la decisione non può dirsi
ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto "ristrutturare" il
paragrafo dedicato alla crisi
finanziaria che ha messo in ginocchio le
economie mondiali. Sabato scorso, a Castelgandolfo, sono arrivati per un
mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco, presidente della Cei; Camillo Ruini,
suo predecessore; Angelo Scola, patriarca di Venezia; Christoph
Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati particolarmente legati a
Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è impegnato nell'azione in
favore delle famiglie colpite dalla crisi (con un
fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola si è
occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
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ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che,
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senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a
Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è
un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei
Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le
critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In
particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato
di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla
vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei
lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio
Romano, pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto
andare a Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole
di Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
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( da "Giornale.it, Il"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Esce martedì in
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(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei
comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile
concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è
stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo
ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la
coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone
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enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
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"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria
che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a
Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco,
presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca
di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati
particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è
impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi
(con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola
si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
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Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede
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riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur
senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a
Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è
un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei
Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le
critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In
particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato
di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla
vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori.
Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano,
pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a
Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di
Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Giornale.it, Il"
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Esce martedì in
libreria il volume Elogio della coscienza. La verità interroga il cuore
(Edizioni Cantagalli, pp. 176, euro 13,50), che raccoglie alcuni importanti
testi di Joseph Ratzinger. Quello che gli dà il titolo, è una conferenza tenuta
dal futuro Pontefice nel 1990 e riguarda il concetto moderno di coscienza in
rapporto a ciò che sulla coscienza insegna e crede la Chiesa. Il Papa aveva
fatto propria la celebre frase del cardinale John Henry Newman (nell'immagine):
«Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo -
cosa che non è molto indicato fare - allora io brinderei per il Papa. Ma prima
per la coscienza e poi per il Papa». Spiegandola nel suo significato più
profondo e mostrando come il Papa «non può imporre ai fedeli cattolici dei
comandamenti, solo perché egli lo vuole o perché lo ritiene utile. Una simile
concezione moderna e volontaristica dell'autorità può soltanto deformare
l'autentico significato teologico del papato». La «voce della verità», dice
Benedetto XVI, non è qualcosa di imposto dal di fuori, «il senso del bene è
stato impresso in noi», come dichiara sant'Agostino. «A partire da ciò siamo
ora in grado di comprendere correttamente il brindisi di Newman prima per la
coscienza e solo dopo per il Papa». Quest'ultimo, infatti, non impone
dall'esterno, ma sviluppa la memoria cristiana e la difende, insegnando e
predicando ciò che corrisponde a quella scintilla di Dio che è stata impressa
nel cuore umano. Scritto in Varie Commenti ( 2 ) » (2 votes, average: 3 out of
5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 23Apr 09 Summit sull'enciciclica
sociale. Esce (forse) a fine giugno La data prevista per l'uscita della nuova
enciclica sociale è stata stabilita per fine giugno, ma la
decisione non può dirsi ancora definitiva perché Benedetto XVI ha voluto
"ristrutturare" il paragrafo dedicato alla crisi finanziaria
che ha messo in ginocchio le economie mondiali. Sabato scorso, a
Castelgandolfo, sono arrivati per un mini-summit i cardinali Angelo Bagnasco,
presidente della Cei; Camillo Ruini, suo predecessore; Angelo Scola, patriarca
di Venezia; Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna. Sono porporati
particolarmente legati a Ratzinger. Bagnasco, come presidente della Cei, è
impegnato nell'azione in favore delle famiglie colpite dalla crisi
(con un fondo di solidarietà), Ruini è consigliere stimato e ascoltato, Scola
si è occupato di etica e impresa, Schoenborn è stato allievo del Papa. Questo è
l'articolo che pubblico oggi sul Giornale. Proprio ieri, all'udienza generale,
parlando della figura del santo monaco Ambrogio Autperto, Benedetto XVI ha
accennato alla crisi, che, ha spiegato, è stata
causata dalla "cupidigia". Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (4
votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed
RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Apr 09 Il
Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad La Sala Stampa della Santa Sede
ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che,
riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur
senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a
Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere:
"La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per
assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato.
Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si
tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme,
secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di
una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi
colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene,
ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i
quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di
Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che
è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è
un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei
Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le
critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In
particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato
di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla
vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori
sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una
cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad
esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di
documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna
affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del
presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori.
Ma non è detta l'ultima parola. Aggiungo queste parole di Sergio Romano,
pubblicate sul "Corriere" di oggi: "Avremmo dovuto andare a
Ginevra per affermare le nostre verità, rintuzzare le faziose parole di
Ahmadinejad, separare i faziosi dai ragionevoli (esistono anche quelli),
comprendere le ragioni degli altri, lasciare agli atti della Conferenza
programmi e concetti a cui avremmo potuto fare riferimento in altri momenti e
circostanze. La Santa Sede lo ha fatto e ci ha dato, in questo caso, una
lezione di laico buon senso". Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (10
votes, average: 4.1 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009
Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09
Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato
ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo
belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di
Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice
sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state
rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha
dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte
nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e
disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche
l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed
educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che
pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse
già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del
Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt
Zimowski, che dal 1983 al
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
L' HERALD TRIBUNE
Le esternazioni del Commissario Verheugen il caso Il presidente si fa garante
dopo l'attacco a Fiat «Marchionne trova la strada per costruire un impero»
Barroso: "L'Europa imparziale su Opel" VANNI CORNERO TORINO Ogni
offerta per Opel sarà valutata in maniera costruttiva e imparziale, con un
approccio collegiale e rigoroso», il presidente della Commissione europea, Josè
Manuel Barroso, scende personalmente in campo per raffreddare la tensione
generata dalle parole del Commissario Ue all'Industria, Guenter Verheugen, che
venerdì si era chiesto dove la Fiat potesse trovare i soldi per condurre
contemporaneamente le operazioni di partnership con Opel e Chrysler. «Svolgere
trattative - sottolinea una nota - spetta alle parti interessate e la Commissione
valuterà ogni dossier che le sarà sottoposto nel quadro delle sue competenze».
Un richiamo all'imparzialità della quale lo stesso Barroso si fa garante.
Appello, a quanto pare, raccolto dal ministro tedesco dell'Economia,
Karl-Theodor zu Guttenberg, che, dalle pagine del settimanale «Der Spiegel» in
uscita domani, assicura l'assoluta attenzione del governo federale ad un
eventuale piano industriale della Fiat per la casa di Ruesselheim controllata
da General Motors. E il suo collega ai Trasporti, Wolfgang Tiefensee, aggiunge
col tono di avvertimento sul «Bild am Sonntag»: «Qualunque investitore dovrà
rafforzare la Opel. Chi vuole chiudere impianti e tagliare posti di lavoro in
Germania, non è un partner adatto». Guttenberg ha anche criticato la dura
accoglienza riservata alla Fiat da parte dei sindacati, notando che così si
indebolisce la posizione negoziale della Germania, ma il responsabile del
consiglio di fabbrica di Opel, Klaus Franz, ha ribadito il suo «no» al
Lingotto, perchè, secondo lui «Una partecipazione ad Opel darebbe modo a Fiat
di risanarsi coi soldi dei nostri contribuenti, vista la sua situazione finanziaria drammatica». Tra i contrari ad un possibile
ingresso, comunque sinora smentito, del gruppo di Torino nella Opel c'è anche
Roland Koch, governatore dell'Assia dove il marchio del fulmine è di casa.
Koch, come parte del management Opel, preferirebbe l'opzione di partnership con
il gruppo austriaco-canadese Magna, ma sottolinea anche, pur senza fare nomi,
che ci sarebbero altre due società europee pronte ad entrare nella partita.
Un'analisi della strategia del Lingotto sui fronti Chrysler e General Motors
l'ha fatta intanto «International Herald Tribune», intitolandola: «La Fiat
traccia l'audace strada per l'impero». Secondo il quotidiano «in un momento
straordinario, in cui la crisi finanziaria
globale ha messo i governi, più che i dirigenti dell'auto, al posto di guida,
Marchionne potrebbe aver trovato il modo di costruire un impero senza spendere
(quasi) un soldo». Ma l'ad della Fiat non starebbe giocando questa complessa
partita «per essere ricordato come il dirigente auto più audace della sua
generazione», bensì per un fatto dimensionale. Sergio Marchionne,
infatti, prosegue l'analisi «ha a lungo sostenuto che Fiat ha bisogno di essere
molto più grande se vuole essere fortemente profittevole, producendo tra 5,5 e
6 milioni di auto l'anno, contro gli attuali 2,2 milioni. Obiettivo che con
Opel e Chrysler sarebbe centrato perfettamente, in caso contrario «Fiat finirà
col diventare una vittima del consolidamento del settore auto».
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
GLI ERRORI
L'INFLAZIONE Intervista Tommaso Padoa-Schioppa "Non l'ideale ma la forza
ciò che manca all'Europa" «È opportuno processare gli economisti per la
loro imprevidenza» «Potrebbe scoppiare dopo la quiete della recessione e
rendere tutti più poveri» LUIGI LA SPINA TORINO Dàgli all'economista!». Di
questi tempi, c'è un brutto clima per la sua categoria e Tommaso
Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza nell'ambito di Biennale democrazia,
non solo ne è consapevole, ma lo ritiene pienamente giustificato. L'ex ministro
dell'ultimo governo Prodi ammette, con un sorriso autoironico: «È del tutto
opportuno processare gli economisti per i loro errori di imprevidenza,
individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno sbagliato. Non tutti,
naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo, allarmi e ammonimenti,
ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi, bisognerebbe
distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si sono occupati
d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia, l'accademico
esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e tre questi
ruoli e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I primi, hanno
seguito forse troppo un andamento pendolare degli studi, dall'interventismo keynesiano
al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso, hanno commentato i fatti come
esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei vincoli della realtà. I terzi,
hanno avuto troppa paura di dire cose che potessero dispiacere al mercato».
Visti gli errori di previsione sul passato, ci si può fidare dei pronostici sul
futuro? Il peggio è alle spalle o no? «Preferirei che si parlasse un po' più
del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento del tifone. La cosa fondamentale
saranno gli aspetti dell'economia, dei comportamenti istituzionali, delle
regole, delle politiche nel prossimo decennio. Questa crisi non è
congiunturale, fisiologica, ma chiude un ciclo ed è una svolta. Bisogna capire
le cause profonde di quello che è avvenuto e affrontarle». Quali sono i motivi
fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono sostanzialmente quattro. Una crescita
basata, soprattutto negli Usa, sul consumo e sul debito, non quello per
investire ma quello per consumare. L'idea sbagliata che i mercati finanziari si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato
globalizzato e politiche economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta
corta", come dice il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di
tutti i tempi, quelli di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto,
di una politica che appende la sorte di un governo al febbrile andamento dei
sondaggi. Così, le dinamiche con le quali l'economia si è mossa in una
direzione sbagliata si sono prolungate al punto tale che, quando la correzione
è arrivata, è stata drammatica e brutale». Dopo la crisi, i politici hanno
coordinato gli interventi in modo sufficiente? «Il giudizio va meditato. Il
problema non è valutare se i pacchetti di sostegno siano stati robusti o troppo
miseri, ma constatare la volontà di accettare regole comuni, anche quando sono
amare. A questo proposito, vedo ancora risposte troppo protezioniste e intese
ancora inadeguate, anche in Europa». Si dice che l'Europa sia debole, perchè
non c'è uno spirito europeo che costringa all'unità politica. «Sì, sento che
questa è la tesi prevalente, ma io non sono d'accordo. All'Europa non manca il
"demos", manca il "kratos". Il demos della ragione è dato
dalla tensione tra le cose di interesse comune e il fatto che non si sia
d'accordo su come regolarle. Il demos del cuore, lo spirito comune, l'idem
sentire sono retoriche nazionaliste che vengono usate, in realtà, in chiave
antieuropea, sulla scorta di quella stessa ideologia dell'onnipotenza dello
Stato nazionale che ha scatenato le guerre mondiali. La democrazia europea può
morire perché c'è un governo autoritario, non voluto dal popolo, ma anche
perché non c'è un governo, perchè il diritto di veto gli impedisce di agire».
Scendiamo da queste altezze ideologiche e torniamo a urgenze più contingenti.
C'è il rischio di uscire da questa crisi con una inflazione pesantissima? «Il
rischio c'è, perché l'eccesso di liquidità rimane. Prima, la bolla speculativa
non ha colpito i generi di consumo, ma i beni capitali e, così, ha dato
l'impressione non di un impoverimento, ma di un arricchimento generale. Oggi,
la recessione blocca i prezzi. Ma potrebbe essere la calma che precede la
tempesta: quella di una inflazione che rende più poveri». Ultima domanda, un
po' provocatoria. Lei ha parlato, da ministro, della «bellezza delle tasse».
Condivide l'idea di una tassa sui ricchi? «L'ipotesi può essere vista nella
chiave di una spedizione punitiva contro una categoria. Ma è sbagliato
criminalizzare una categoria. Io non l'ho mai fatto con i professionisti, i
medici, gli autonomi in genere. Anzi, ho chiamato veri eroi del fisco quella
metà di loro che pagano tutte le tasse. Perchè, al contrario dei lavoratori
dipendenti, possono evaderle e non lo fanno. La stessa cosa vale per i ricchi,
per i manager. Però, in una chiave di solidarietà, è perfettamente logico
chiedere un maggior contributo in un momento di difficoltà, soprattutto per i
più poveri».
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Pubblicato anche in: (Unione
Sarda, L' (Nazionale))
Argomenti: Crisi
Cronaca di
Cagliari Pagina 1018 Pochi gli affari ma le aziende credono nella necessità di
presentare i propri prodotti L'impresa è Fiera di guardare al futuro Pochi gli
affari ma le aziende credono nella necessità di presentare i propri prodotti
Gli espositori: «Bisogna esserci in un momento di crisi»
--> Gli espositori: «Bisogna esserci in un momento di crisi»
Un giro tra gli stand della 61ª edizione della Fiera internazionale. Nonostante
tutto, si investe nel futuro. «In due giorni ho già fatto sei preventivi: per
ottenere lo stesso risultato, avrei avuto bisogno di girare per
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Prov Gallura
Pagina 8044 Arzachena. Preoccupazioni in Comune per l'atteggiamento poco chiaro
del gruppo di Tom Barrack La Costa Smeralda è in vendita Arzachena..
Preoccupazioni in Comune per l'atteggiamento poco chiaro del gruppo di Tom
Barrack La Colony tratta anche l'accordo di programma --> La Colony tratta
anche l'accordo di programma Timori per il futuro delle Costa Smeralda. La
Colony Capital sta cercando di vendere parte dei terreni di proprietà e,
contestualmente, tratta con la Regione per l'accordo di programma che prevede
volumetrie aggiuntive di circa il 25 per cento dell'esistente. Qualche gioiello
di famiglia in vendita e contemporaneamente la trattativa per l'accordo di programma.
Se, per la Colony Capital tutto questo può anche andare bene, il comune di
Arzachena non sembra gradire. Mentre, infatti, ci sono stati i primi
abboccamenti per un faccia a faccia tra i manager di Tom Barrak e i nuovi
amministratori regionali, il sindaco Piero Filigheddu vuole vederci chiaro
sulle voci insistenti di vendita al miglior offerente di alcune aree di
proprietà delle società controllate dalla Colony. Trattative, qualcuna andata
già a buon fine, che vengono viste con preoccupazione dagli amministratori
comunali. Il problema per Filigheddu e la sua maggioranza è interpretare queste
scelte del proprietario della Costa Smeralda. L'avvio di una smobilitazione, una necessità dettata dal quadro internazionale, la pesante crisi finanziaria mondiale, oppure semplicemente una cessione senza alcun risvolto
ulteriore per la Colony. Di certo ad Arzachena le notizie delle ultime
settimane stanno complicando, e non di poco, il percorso di approvazione
definitiva dell'accordo di programma. L'amministrazione teme una
trattativa parallela o, comunque, dei passaggi che non vedono sindaco e
assessori protagonisti delle decisioni importanti per il futuro di Porto Cervo
e dintorni. Sarebbe stata già ceduta per diversi milioni di euro, tra i 4 e i
5, un'area a Liscia di Vacca. Un lotto nelle vicinanze di una struttura in via
di realizzazione da parte di altri soggetti. Gli amministratori considerano
l'ipotesi di una offerta delle aree della Colony, anche di una piccola parte
del patrimonio, un segnale che va in netta controtendenza rispetto al quadro
delineato negli ultimi mesi. In sostanza, il Comune può anche sostenere in
tutti i modi una trattativa con la Regione che prevede un bonus di volumetrie
per la Colony, ma tutto questo non si concilia con la cessione di pezzi del
patrimonio del fondo d'investimento. Ma ci sono anche altri fatti che rischiano
di raffreddare i rapporti tra Filigheddu e i manager di Barrak. Alexandra
Dubrova, uno dei nomi che contano a Porto Cervo, avrebbe infatti già incontrato
l'assessore regionale all'urbanistica Gabriele Asunis. Un confronto preliminare
ed informale che, però, pone qualche interrogativo, perlomeno negli ambienti
del Comune, su questa fase dell'iter di approvazione dell'accordo per la
ristrutturazione degli alberghi di Porto Cervo. In municipio attendono qualche
segnale da Cagliari e ora sanno che se contatti ci sono stati, non hanno certo
visto gli amministratori comunali in prima fila. Pessima situazione perché,
anche se i tempi sono cambiati, ad Arzachena ci tengono ad evidenziare un
fatto. Alla fine qualsiasi tipo di decisione per Porto Cervo dovrà passare
inevitabilmente dal Comune. Nessuno ha dimenticato altre storie con diversi
protagonisti, ma dallo stesso significato. Chi ha forzato la mano sulla Costa
Smeralda non ha portato a casa neanche un metro cubo di volumetria. ANDREA
BUSIA
( da "Trend-online"
del 26-04-2009)
Argomenti: Crisi
Future S&PMib:
la forza del rimbalzo è in discussione DERIVATI, clicca qui per leggere la
rassegna di Roberto Ercolino , 26.04.2009 17:58 Scopri le migliori azioni per
fare trading questa settimana!! Analisi settimanale al 24 aprile 2009 Pivot
Supporti: 17.600 - 16.300 Pivot Resistenze: 18.550 - 20.000 Sotto il profilo
grafico, lottava appena trascorsa ha confermato
quanto indicavamo nella precedente nota in merito al cross rialzista della
media a 21 giorni nei confronti della 65. Il derivato non ha però trovato la forza
per lattacco alla successiva resistenza ai 18.550 punti; pur reggendo
il supporto ai 17.600, il future non ha segnato tutte le chiusure daily oltre
tale livello. Inoltre, tenendo conto che la chiusura di fine settimana indica la migliore tra le ultime 50
sessioni di Borsa aperta, la media a 65 giorni per la prima volta dal maggio
del 2008, presenta un valore positivo, ma vi è da tener conto che in quella
fase, facciamo riferimento al periodo aprile/giugno, abbiamo assistito ad un
movimento laterale preludio di una successiva fase di pesante debolezza.
Evidenziare tale mutamento nel medio termine equivale al riaffermare che il
sentiment volge in positivo, ma ancora occorre considerare se il rimbalzo,
partito dopo la prima settimana di marzo, resta fragile prestando il fianco a
possibili capovolgimenti di fronte nel volgere di qualche seduta. Se non vi
sono quindi certezze di un allungo, allo stesso tempo non si è in grado di
affermare il contrario; troppe variabili esterne al mercato possono avere la
forza di incidere in un senso o nellaltro. Intanto la crisi finanziaria ha ridotto la propensione al rischio, come detto generando un
allargamento del differenziale tra Bund tedeschi e titoli degli altri paesi
della zona euro; si può cominciare a valutare che i titoli tossici non sono più
in grado di bloccare l'azione dei governi, primo risultato è che le banche non
falliscono. I peggiori scenari sulle prospettive dell'economia globale e
del sistema finanziario non appaiono segue pagina >>
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Argomenti: Crisi
LA TASSA SUI
RICCHI «In chiave di solidarietà logico chiedere un contributo in un momento
difficile» Dàgli all'economista!». Di questi tempi, c'è un brutto clima per la
sua categoria e Tommaso Padoa-Schioppa, a Torino per una conferenza nell'ambito
di Biennale democrazia, non solo ne è consapevole, ma lo ritiene pienamente
giustificato. L'ex ministro dell'ultimo governo Prodi ammette, con un sorriso
autoironico: «È del tutto opportuno processare gli economisti per i loro errori
di imprevidenza, individuare dove hanno sbagliato e perchè hanno sbagliato. Non
tutti, naturalmente, perché alcuni avevano lanciato, in tempo, allarmi e
ammonimenti, ma gran parte di noi è stata sorpresa dalla crisi. Poi,
bisognerebbe distinguere tra gli scienziati, i commentatori, i politici che si
sono occupati d'economia. Ma questo è difficile perché, soprattutto in Italia,
l'accademico esercita, magari di seguito e magari contemporaneamente, tutti e
tre questi ruoli e, quindi, non sempre si capisce in quale vesta parli. I
primi, hanno seguito forse troppo un andamento pendolare degli studi,
dall'interventismo keynesiano al liberismo più sfrenato. I secondi, spesso,
hanno commentato i fatti come esercizi di laboratorio, senza tenere conto dei
vincoli della realtà. I terzi, hanno avuto troppa paura di dire cose che
potessero dispiacere al mercato». Visti gli errori di previsione sul passato,
ci si può fidare dei pronostici sul futuro? Il peggio è alle spalle o no?
«Preferirei che si parlasse un po' più del dopo-crisi e un po' meno dell'andamento
del tifone. La cosa fondamentale saranno gli aspetti dell'economia, dei
comportamenti istituzionali, delle regole, delle politiche nel prossimo
decennio. Questa crisi non è congiunturale, fisiologica, ma chiude un ciclo ed
è una svolta. Bisogna capire le cause profonde di quello che è avvenuto e
affrontarle». Quali sono i motivi fondamentali di quanto è avvenuto? «Sono
sostanzialmente quattro. Una crescita basata, soprattutto negli Usa, sul
consumo e sul debito, non quello per investire ma quello per consumare. L'idea sbagliata che i mercati finanziari
si regolassero da soli. Lo squilibrio tra un mercato globalizzato e politiche
economiche che sono rimaste nazionali. La "veduta corta", come dice
il titolo del mio recente libro. Cioè l'accorciamento di tutti i tempi, quelli
di produzione, di trasporto, di absolescenza del prodotto, di una
politica che appende la sorte di un governo al febbrile andamento dei sondaggi.
Così, le dinamiche con le quali l'economia si è mossa in una direzione
sbagliata si sono prolungate al punto tale che, quando la correzione è
arrivata, è stata drammatica e brutale». Dopo la crisi, i politici hanno
coordinato gli interventi in modo sufficiente? «Il giudizio va meditato. Il
problema non è valutare se i pacchetti di sostegno siano stati robusti o troppo
miseri, ma constatare la volontà di accettare regole comuni, anche quando sono
amare. A questo proposito, vedo ancora risposte troppo protezioniste e intese
ancora inadeguate, anche in Europa». Si dice che l'Europa sia debole, perchè
non c'è uno spirito europeo che costringa all'unità politica. «Sì, sento che
questa è la tesi prevalente, ma io non sono d'accordo. All'Europa non manca il
"demos", manca il "kratos". Il demos della ragione è dato
dalla tensione tra le cose di interesse comune e il fatto che non si sia
d'accordo su come regolarle. Il demos del cuore, lo spirito comune, l'idem
sentire sono retoriche nazionaliste che vengono usate, in realtà, in chiave
antieuropea, sulla scorta di quella stessa ideologia dell'onnipotenza dello
Stato nazionale che ha scatenato le guerre mondiali. La democrazia europea può
morire perché c'è un governo autoritario, non voluto dal popolo, ma anche
perché non c'è un governo, perchè il diritto di veto gli impedisce di agire».
Scendiamo da queste altezze ideologiche e torniamo a urgenze più contingenti.
C'è il rischio di uscire da questa crisi con una inflazione pesantissima? «Il
rischio c'è, perché l'eccesso di liquidità rimane. Prima, la bolla speculativa
non ha colpito i generi di consumo, ma i beni capitali e, così, ha dato
l'impressione non di un impoverimento, ma di un arricchimento generale. Oggi,
la recessione blocca i prezzi. Ma potrebbe essere la calma che precede la
tempesta: quella di una inflazione che rende più poveri». Ultima domanda, un
po' provocatoria. Lei ha parlato, da ministro, della «bellezza delle tasse».
Condivide l'idea di una tassa sui ricchi? «L'ipotesi può essere vista nella
chiave di una spedizione punitiva contro una categoria. Ma è sbagliato
criminalizzare una categoria. Io non l'ho mai fatto con i professionisti, i
medici, gli autonomi in genere. Anzi, ho chiamato veri eroi del fisco quella
metà di loro che pagano tutte le tasse. Perchè, al contrario dei lavoratori
dipendenti, possono evaderle e non lo fanno. La stessa cosa vale per i ricchi,
per i manager. Però, in una chiave di solidarietà, è perfettamente logico
chiedere un maggior contributo in un momento di difficoltà, soprattutto per i
più poveri».
( da "Stampa, La" del
26-04-2009)
Pubblicato anche in: (Stampa,
La)
Argomenti: Crisi
il caso Fuga di
notizie imbarazza le autorità 268 E Berlino scopre una voragine dentro le
banche Nei bilanci si nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi
di euro ALESSANDRO ALVIANI miliardi di euro BERLINO Per le
banche tedesche la luce in fondo al tunnel della crisi finanziaria
potrebbe essere più lontana di quanto sperato. Nei loro bilanci, infatti, si
nasconderebbero ancora titoli a rischio per 816 miliardi di euro. Una zavorra
che non risparmia nessuno, da giganti come Commerzbank alle banche popolari,
fino alle Landesbanken, gli istituti pubblici regionali. La cifra non
sarebbe mai dovuta diventare pubblica. Gli 816 miliardi sono il risultato di
un'analisi condotta dal Bafin (l'autorità di vigilanza finanziaria)
e confluita in un documento classificato come «strettamente riservato». Dentro
c'è, dettagliata, la lista dei titoli tossici e degli asset non liquidi ancora
tra le mani di 17 banche tedesche. Però quel dossier è finito sulla prima
pagina del quotidiano Süddeutsche Zeitung di ieri. Una rivelazione che ha
spinto il Bafin a sporgere denuncia contro ignoti presso la procura di Monaco
di Baviera. Leggendo il documento si scopre che tra le più colpite c'è
Commerzbank, il secondo istituto di credito del Paese, che ha già ottenuto
l'aiuto di Berlino. I bilanci di Commerz sono appesantiti da titoli
problematici per 101 miliardi di euro, 49 dei quali portati in dote da Dresdner
Bank, appena acquisita. Va meglio a Deutsche Bank (21 miliardi) e a Postbank e
Hypovereinsbank (5 miliardi l'una). Lbbw, la più grande banca pubblica
regionale tedesca, ha accumulato rischi per 92 miliardi. La più esposta è Hypo
Real Estate, con 268 miliardi. Il governo federale sta forzando le tappe per
rilevare il controllo dell'istituto, salvato dal tracollo grazie a un
intervento coordinato da Stato e banche e costato oltre 100 miliardi: dopo aver
approvato una legge che rende possibile l'esproprio degli azionisti, Berlino ha
annunciato venerdì di volersi assicurare il 90% di Hypo Re nel corso di
un'assemblea straordinaria in programma il 2 giugno. Dopo la fuga di notizie,
il Bafin ha provato a limitare i danni e messo in guardia da interpretazioni
sbagliate dei dati. «La lista non consente di trarre nessuna deduzione su
eventuali rischi e perdite o sulla solidità finanziaria
degli istituti elencati», si legge in una breve nota. Identici i toni scelti
dal ministro delle Finanze Peer Steinbrück: la lista non rispecchia l'attuale
situazione delle banche, ha detto ieri all'agenzia Reuters. Steinbrück non ha
però nascosto una certa irritazione: «Non è divertente» che quei dati siano
stati pubblicati, ha ammesso. Proprio in questi giorni Berlino discute come
aiutare gli istituti a recuperare la fiducia reciproca e a ristabilire appieno
i meccanismi di concessione del credito alle imprese. In discussione c'è la
creazione di «bad bank» in cui ogni banca possa parcheggiare i titoli tossici
nascosti nei propri bilanci. I modelli in discussione sono diversi. Il governo,
comunque, ha fretta - le elezioni di settembre si fanno sempre più vicine.
L'intervento più urgente sembra essere quello a sostegno delle Landesbanken: i
soli titoli tossici posseduti dalle sette banche pubbliche regionali ammontano
a 180 miliardi di euro, scrive lo Spiegel. Già domani Steinbrück incontrerà i
governatori regionali interessati per trovare una soluzione. In caso di
fallimento, rivela il giornale, la Germania potrebbe ritrovarsi nei prossimi
mesi con una Landesbank in meno. E con qualche problema in più.
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XXI -
Milano IDEE PER UN´EXPO SENZA SPRECHI STEFANO PAREGLIO Come fare? Valorizzando
gli spazi esistenti: Fiera, FieraMilanoCity, ex-Ansaldo, Hangar Bicocca,
Triennale, Museo della Scienza, Fondazione Pomodoro, Fondazione Prada...
Adottando il modello del Fuori Salone per le mostre e i progetti concordati con
gli Stati partecipanti. Migliorando il sistema di mobilità extra-urbano.
Recuperando il terziario inutilizzato (300mila metri quadrati) a fini
espositivi o di accoglienza, magari low-cost e per future residenze
universitarie. Non è un´eresia, quella di impiegare le risorse disponibili per
preparare Milano al suo futuro. Una scelta capace di mobilitare le energie e le
risorse private, di rianimare entusiasmi ormai spenti, di coinvolgere la città.
E di riportare la discussione sui contenuti di questo Expo: la disponibilità di cibo, i modelli nutrizionali, il protezionismo e il neo-colonialismo agricolo, la competizione tra cibo ed
energia, la sicurezza alimentare, il rapporto con il territorio. La stessa
Milano ha dentro di sé un´importante attività agricola: quella del Parco Sud.
Ecco il secondo tassello di un altro Expo. Cogliere questa occasione non
ripetibile per avviare una filiera corta, tracciabile, a basso impatto.
Consolidando un patrimonio, alle porte di Milano, fatto di paesaggio, di arte,
di flora e fauna, di testimonianza del lavoro dell´uomo.
( da "Repubblica, La"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 13 -
Economia Per le cinque fabbriche italiane è arrivato il momento della verità
Impianti a ritmo ridotto, si teme per Termini e Pomigliano Il dossier Nel 2008
le auto Fiat prodotte nel nostro paese sono state appena la metà della capacità
produttiva installata. Ma è stato un anno particolare è stato lo stesso
Marchionne ad annunciare agli azionisti che non è più garantita la
sopravvivenza di tutti gli stabilimenti PAOLO GRISERI TORINO - I progetti
nascono a Torino, il fatturato si fa a Melfi e in Polonia, gli utili a Cassino
e sulle linee di Mirafiori, dove vengono prodotte le auto di media e alta
gamma. I punti di sofferenza sono a Pomigliano e a Termini Imerese. Con questo
schema, e con i sindacati in pre-allarme, gli stabilimenti italiani di
assemblaggio del gruppo Fiat entrano nelle settimane decisive per il futuro
dell´alleanza a tre con Chrysler e (forse) con Opel. Come uscirà questa mappa
dalla stagione delle fusioni? Chi rischia in Italia nei prossimi mesi? Nel 2008
i cinque stabilimenti italiani di assemblaggio della Fiat hanno prodotto
665.000 automobili. Molto poco, metà della capacità produttiva installata. «Ma
il 2008 è stato un anno molto particolare», precisa Enzo Masini, responsabile
nazionale del settore auto della Fiom-Cgil. Anno particolare per due ragioni:
lo stabilimento di Pomigliano è rimasto fermo due mesi con l´obiettivo di
riqualificare i dipendenti e di ristrutturare le linee. Sforzo notevole che, al
momento, attende ancora di essere premiato con risultati concreti. La seconda
spiegazione della bassa produttività è, naturalmente, l´effetto
della crisi
finanziaria che ha bloccato tutti gli
stabilimenti per diverse settimane a partire dall´inizio dell´autunno. Nel
2007, senza crisi e fermate straordinarie per ristrutturazione, la produzione
degli stabilimenti italiani è stata di circa 900 mila pezzi, il 70 per cento del
milione e trecento mila vetture che, teoricamente, le linee installate
potrebbero sfornare. «L´Italia - sottolinea Masini - è l´unico dei grandi paesi
d´Europa a produrre meno della metà delle auto che acquista (circa 2 milioni
all´anno n.d.r.). Per questo penso che, nonostante quel che appare, non ci sia
da noi un´eccedenza di capacità produttiva installata». Sergio Marchionne, che
era sulla stessa linea fino alla vigilia della crisi
finanziaria, sembra adesso aver modificato posizione. Tanto da aver annunciato
agli azionisti che non è più garantita la sopravvivenza di tutti gli
stabilimenti italiani. Negli anni bui della crisi
Fiat, uno degli stabilimenti più a rischio era quello simbolo di Mirafiori. Un
consistente finanziamento degli enti locali torinesi e la scelta di Marchionne
di tornare a puntare su quello che resta il più grande insediamento industriale
d´Europa, hanno modificato la situazione. Oggi si teme soprattutto a Termini e
a Pomigliano. Nello stabilimento siciliano il problema principale è la
logistica: un ridotto numero di aziende dell´indotto e i collegamenti difficili
via nave e via treno impongono al Lingotto di realizzare a Melfi buona parte
del lavoro preparatorio che serve a produrre la Lancia Y, l´unico modello
sfornato dalle linee siciliane. Il confronto tra Torino e la Regione guidata da
Raffaele Lombardo non è servito fino ad oggi a migliorare la situazione. Ma il
vero nodo da sciogliere è Pomigliano. Nella fabbrica dell´interland napoletano
l´unico modello di punta è l´Alfa 159. La Gt è infatti una vettura di nicchia e
la 147 è ormai a fine corsa. Dovrebbe essere sostituita dalla nuova Alfa 149 ma
dove verrà realizzata quest´ultima? I lavoratori napoletani temono che venga
assegnata ai colleghi di Cassino, che già realizzano Delta, Croma e Bravo.
«Quel che non riusciamo a capire - dice Masini - è quali saranno le scelte
produttive dell´azienda nei prossimi mesi. Sappiamo solo che la nuova Y, che
doveva essere prodotta a Termini da quest´anno, è stata rinviata e che la
stessa nuova Grande Punto, che doveva partire a Melfi nel 2010, è stata
rinviata». Il Lingotto prende tempo, certamente per via della crisi ma anche per capire che cosa accadrà sulla scacchiera
delle alleanze. Nel frattempo i sindacati si preparano e hanno già in calendario
due importanti appuntamenti. Il primo è giovedì con i presidenti di Regione
italiani per provare a concordare una strategia comune ed evitare una guerra di
campanile tra territori che difendono i loro stabilimenti a scapito di quelli
del vicino. Il secondo appuntamento è per metà giugno a Torino con tutti i
sindacalisti dell´impero Fiat: «Per prudenza - dice Masini - abbiamo invitato
anche americani e canadesi». In attesa di conoscere l´esito della trattativa di
Detroit.
( da "Trend-online"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
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senza consumi e investimenti l'economia cosi come è stata concepita non andrà
da nessuna parte, nel post dedicato lo vedremo insieme. Summers alla
televisione Fox dopo essersi riposato, dice che l'economia continuerà a
diminuire con un forte calo dell'occupazione per il resto dell'anno. Sostiene
inoltre che non appena saranno ricostituiti i magazzini e i consumatori
riprenderanno le abitudini vi sarà un forte impulso all'economia, questi
squilibri non possono durare per sempre. Si continua ad evidenziare la ripresa
degli ultimi mesi ma al di la di una ricostituzione delle scorte e dei
magazzini, al di la di una possibile stabilizzazione delle sole vendite di case
nuove non intravedo ancora nulla. Le vendite di case sono per il 50 % ormai
determinate da vendite in seguito a foreclosures o distressed sales e gli
inventari sono ancora a livelli storicamente elevati. Ricordo che le vendite di
case esistenti costituiscono oltre l' 80 % del volume di affari e che
l'economia non si riprenderà senza l'apporto degli investimenti residenziali.
Paul Krugman invece sussurra che le propsettive dell'economia a mericana assumo
le sembianze di una lunga elle, speriamo che non lo sia ma ha tutte le
sembianze per esserlo e i segnali che provengono dalla storia aggiungo io.
Questa è un tipo di crisi che ha tutte le
caratteristiche di un recupero molto ma molto debole e sarà difficile capire da
dove proviene questo recupero. Qualsiasi recupero nella seconda parte dell'anno
non sarà accompagnato da alcuna ripresa dell'occupazione, probabilmente neanche
il prossimo anno, ci sono due tipi di recessione che fanno male ha proseguito
Krugman, quelle finanziarie e quelle sincronizzate in maniera globale ed
emtrambe sono in corso. Krugman ricorda che quasi sempre un'uscita da una crisi finanziaria è aiutata segue pagina >>
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-04-26 - pag: 1 autore: Draghi: il peggio è superato,
nessuna sottocapitalizzazione in Italia - Tremonti: servono nuove regole Il G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: INTERVISTA Olivier
Blanchard Capo economista Fmi «Solo la riforma pensioni cambia i conti
dell'Italia» Alessandro Merli WASHINGTON. Dal nostro inviato «Riforme serie», a
partire da quella delle pensioni, per ritrovare gli spazi di manovra per la
politica di bilancio. è la sollecitazione all'Italia del capo economista del
Fondo monetario, Olivier Blanchard, il quale, in un'intervista al Sole 24
Ore,insiste che tutti i Paesi ad alto debito, il nostro compreso, devono presentare piani di rientro di medio termine per evitare
pesanti reazioni negative dei mercati finanziari, mentre a livello
globale la priorità è spezzare il circolo vizioso nel quale crisi finanziaria e recessione si alimentano a vicenda. Al G-7, i ministri finanziari hanno dato una valutazione più ottimista di quella del Fondo
sull'uscita dalla crisi. Il nostro lavoro è di dire le cose come le vediamo. I
Governi hanno un compito un po' diverso. Se in qualche modo riescono a
istillare fiducia, allora la gente potrebbe spendere di più e questo può avere
un effetto sull'economia. è un esercizio delicato, perché dev'essere credibile.
Ma confermo le nostre previsioni. Noi diciamo: le crescita non tornerà prima di
fine anno, ma dopo lo farà. Le cose peggioreranno prima di migliorare. Poi
avverrà e noi indichiamo una tempistica. Se le politiche monetarie e fiscali non
fossero state adottate, le nostre previsioni sarebbero state più pessimiste,
saremmo in una grande depressione. Invece diciamo semplicemente che la
disoccupazione non calerà da domani, ma c'è un percorso credibile e accadrà se
le politiche giuste sono adottate. Lei (come altri, fra cui il governatore
della Banca d'Italia, Mario Draghi) insiste sulla priorità di interrompere il
circolo vizioso fra il sistema finanziario e
l'economia reale. Maè uno dei punti dell'agenda del G-20 di Londra su cui si
procede più lentamente. Come fare? In due modi.Rilanciando l'attività
economica, riducendo così insolvenze, prestiti in sofferenza, perdite delle
banche. Ma questa è solo metà della soluzione. Bisogna anche assicurarsi che le
banche siano ricapitalizzate e vogliano fare prestiti. Per far questo bisogna
risolvere il problema delle attività " cattive"e ricapitalizzare
quando ce n'è bisogno. I Governi non stanno procedendo molto rapidamente.
Qualcuno spera che il problema si risolva da solo, qualcun altro ha vincoli di
tipo politico e fatica a stanziare fondi per le banche. è molto difficile
spiegare alla gente perché questo è essenziale. Le nostre previsioni indicano
che questo avverrà, non dalla sera alla mattina, ma con sufficiente rapidità da
far migliorare le condizioni del credito.L'opinione pubblica americana non è
d'accordo con l'idea che i propri soldi vengano usati per i salvataggi bancari,
per questo il Tesoro ha un piano in cui cerca di utilizzare un basso ammontare
dei fondi pubblici. Secondo le nostre stime, la somma necessaria per
ricapitalizzare le banche Usa sono circa 275 miliardi di dollari. Credo che
siano in grado di finanziarla. Nel World Economic Outlook sostenete che la
risposta di politica economica in Europa è stata più lenta che altrove. Non enfatizzerei
troppo le differenze fra Europa e Stati Uniti. è vero che in Europa lo shock è
arrivato più tardi e c'è voluto tempo per comprenderne le dimensioni. Sono
stato in Germania ai primi di dicembre e mi hanno detto che il Paese non
sarebbe stato colpito. All'epoca si pensava che la crisi
fosse un fatto americano e non avrebbe attraversato l'Atlantico. La Federal
Reserve è stata più aggressiva e più creativa, ma la Banca centrale europea ha
fatto molto, l'idea che sia un'istituzione conservatrice va rivista. Ha preso
una strada diversa, accetta molti più titoli come collaterale invece di fare
acquisti diretti. Il dibattito se i tassi ufficiali debbano scendere a zero è
simbolico: non credo che i tassi a zero farebbero una gran differenza. Sulla
politica fiscale, gli Usa sono stati più aggressivi sulle misure discrezionali,
ma l'Europa ha maggiori stabilizzatori automatici. La media europea dello
stimolo fiscale non è molto lontana dagli Usa. Il Fondo appare anche
preoccupato che gli stimoli fiscali mettano a rischio la sostenibilità di medio
periodo dei conti pubblici, con la possibilità di crisi
di mercato. è essenziale avere una "strategia d'uscita", di
stabilizzazione del debito a medio termine. Stiamoandando verso livelli di
debito molto alti e mi preoccupa che, se oggi si fa un'espansione fiscale e non
c'è un piano di rientro, i mercati possano reagire
molto male. Così quello che guadagni con più spesa, lo perdi perché i tassi
d'interesse sul tuo debito salgono. Qualche Paese ha già un piano di rientro
insieme all'espansione fiscale. Il budget britannico appena presentato, per
esempio, è credibile. Però il direttore dell'Fmi, Dominque Strauss-Kahn, ha
presentato un grafico in cui gli spread su debito pubblico e banche di molti
Paesi (Italia compresa) salgono. Siamo in una situazione in cui non c'è una
strategia priva di rischi. Ci vuole equilibrio fra il rischio di fare troppo
poco e innestare un circolo vizioso con un'ulteriore caduta della crescita e
altri rischi. Una delle implicazioni delle misure prese in alcuni Paesi è che
sono più rischiose per le finanze pubbliche. L'Italia ha meno spazio sulla
politica fiscale di altri Paesi. Una buona ragione per ricrearlo intraprendendo
serie riforme. Qualcuno, fra cui il suo ex collega all'Mit, Francesco Giavazzi,
sostiene che l'Italia dovrebbe approfittare della crisi
per fare riforme strutturali che altrimenti non passerebbero. L'Italia dovrebbe
fare riforme che migliorino le prospettive dei conti pubblici, come quella
delle pensioni. Si può fare di più, come riformare il mercato del lavoro, ma è
estremamente difficile in una fase di crisi, se crea
più incertezza per i lavoratori. Questo non è quello che si vuole, che la gente
sia spinta dalla paura a risparmiare di più e ridurre la domanda ancor più di
ora. Ci sono riforme necessarie che si possono giustificare con l'eventualità
di "punizioni"dei mercati,anche se restano
politicamente difficili, ma altre, come per i mercati
dei prodotti, o le liberalizzazioni, ora non sono fattibili. Un'altra area di
preoccupazione, anche in Italia, è la situazione in Europa del'Est e l'impatto
che può avere in Occidente, attraverso le banche che vi hanno investito. I
maggiori fondi che l'Fmi ha ottenuto in queste settimane rendono il futuro
della regione più favorevole, perché saremo in grado di aiutare questi Paesi.
Dovranno comunque passare da un aggiustamento doloroso, ci saranno bassa
crescita e maggiori insolvenze, perdite per le banche. Difficile che i Paesi
possano assorbirle da soli e le case madri di queste banche saranno chiamate a
contribuire. è un problema per alcune banche e alcuni Paesi, come l'Austria, ma
anche l'Austria può farcela senza aiuti dall'Unione europea. E per la Ue nel
suo complesso i problemi dell'Est sono di dimensioni relativamente piccole. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA Sulla politica fiscale America più aggressiva ma
l'Europa ha più stabilizzatori automatici
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: I primi risultati
degli stress test. Secondo il pool di valutatori il quadro è meno grave del
previsto e non ci saranno altri fallimenti Grandi banche Usa devono
ricapitalizzare Mario Platero WASHINGTON. Dal nostro inviato I risultati degli
stress test del Tesoro, che porteranno a una delle più grandi riorganizzazioni
finanziarie delle banche americane, hanno assunto da ieri contorni più definiti
ai margini delle riunioni di primavera del Fondo monetario- Banca mondiale: se
ne è parlato al G-7, al G-20, nelle varie riunioni del Fondo e negli incontri
dei banchieri centrali. Perché il problema banche resta il più urgente, per la stabilizzazione della crisi finanziaria,
per la mobilitazione del credito e per il rilancio della crescita economica
sostenibile, su fondamenta solide. Le indiscrezioni raccolte anticipano che fra
le 19 banche con almeno 100 miliardi di dollari di attività di bilancio messe
sotto osservazione dal Tesoro, non si sono avuti in generale risultati
drammatici, come temevano alcuni. Nessuna delle banche fallirà. Ma
parecchie dovranno rafforzare il loro capitale per far fronte con
"comodità" al rischio di un peggioramento della situazione. Al
progetto hanno partecipato 150 agenti federali. Hanno usato lo Scalp
(Supervisory Capital Assessment Program) formulando proiezioni macroeconomiche
fino al 2011-2012 per poi gradualmente approfondire l'analisi dei bilanci delle
banche, dei loro portafogli immobiliari e derivati, con un obiettivo: «Valutare
i bisogni di capitale in un mondo incerto». Fra le 19 banche sottoposte allo
stress test alcune delle grandi, J.P. Morgan Chase e Goldman Sachs, sono
risultate le più forti. Potranno rimborsare al più presto i crediti concessi
dallo Stato, per poter recuperare completa autonomia d'azione, anche sul fronte
di bonus e stipendi pagati agli executive, oggi sottoposti a un tetto massimo
di 500mila dollari. Citigroup, Bank of America e Wells Fargo potrebbero essere
più vulnerabili, seppure con gradazioni diverse e dovrebbero procedere con
aumenti di capitale. Complessivamente hanno un'esposizione di 120 miliardi di
dollari nei confronti dello Stato. Sul piano tecnico, gli aumenti di capitale
potrebbero avvenire trasformando azioni privilegiate, sottoscritte in gran
parte dal Governo in azioni ordinarie. Citigroup lo aveva in parte già fatto,
adesso si tratterebbe di farlo per Bank of America e Wells Fargo, un'operazione
che porterà a una diluizione delle partecipazioni azionarie attuali, ma che
risparmierà la difficoltà di doversi rivolgere direttamente a un mercato molto
difficile, anche se si incoraggeranno investitori privati a partecipare alle
operazioni. Fra le medio grandi, i nomi più chiacchierati dagli analisti sono
quelli della Regions Financial Corp di Birmingham, in Alabama e della Fifth
Third Bancorp di Cincinnati. Nessuna delle banche, messa in una lista di
osservazione da un'agenzia di ricerca specializzata, la Howe Barnes Hoefer
& Arnett, ha tuttavia risposto alle indiscrezioni. Il rafforzamento del
capitale delle banche diventa una prioritàper tutti i Paesi che partecipano a
questi incontri di primavera. Anche per far fronte al pericolo, che alcuni
analisti temono imminente, di nuovi crediti problematici per le difficoltà
economiche di molte aziende medio piccole. Un fenomeno questo che si registra
in ogni parte del mondo, in Europa, in Asia ieri la Icici Bank, la più grande
privata indiana ha segnalato un calo dei profitti del 35% per una caduta dei
prestiti e per aumenti delle riserve contro prestiti inesigibili - e ovviamente
in America. Ieri altre due piccole banche americane, l'American Southern Bank
of Kennesaw, in Georgia, e la Michigan Heritage Bank di Farmington Hills, in
Michigan, sono state chiuse dalla Federal deposit insurance corporation che ne
ha rilevato le attività, complessivamente 256 milioni di dollari di depositi e
269 di attivo di bilancio, garantendo la continuità delle attività bancarie per
i clienti. La scelta delle autorità americane è di procedere con un
consolidamento del settore eliminando le banche più piccole e più fragili, che
non vengono salvate. Con le chiusure di ieri, quest'anno hanno chiuso i
battenti 27 banche in America, tutte molto piccole, contro le 25 dell'intero
2008: «Abbiamo passato la fase critica. Ora siamo in quella in cui si fa
pulizia », ha dichiarato Sheila Bair, la responsabile della Fdic. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LE VULNERABILITà Citigroup, Bank of America e Wells
Fargo dovranno procedere con aumenti Chiusi ieri altri due piccoli istituti di
credito
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-26 - pag: 3 autore: G-7: segni di
miglioramento Draghi: superati gli scenari peggiori - Tremonti: ora le nuove
regole Rossella Bocciarelli WASHINGTON. Dal nostro inviato «Nell'ultimo mese
abbiamo assistito a una lunga lista di indicatori meno brutti del solito: il
mercato è migliorato gli spread si sono ridotti, ci sono segni di miglioramento
del mercato degli immobili negli Usa. Su questi elementi ognuno, poi, fa le sue
analisi. Noi non abbiamo visto inversioni di tendenza. C'è però il
rallentamento del peggioramento». Il Governatore della Banca d'Italia ha
ribadito,nella conferenza stampa tenuta insieme al ministro
dell'Economia,Giulio Tremonti, quanto aveva spiegato, nella mattinata, prima ai
ministri del G-20 e poi all'Imfc (l'organismo di governo del Fondo) dov'era
intervenuto nella sua veste di presidente del Financial stability Board: il
dato nuovo dell'ultimo mese è che «i peggiori scenari sulle prospettive per l'economia globale e il sistema finanziario non
siano più così rilevanti per gli attori del mercato ». Ma non bisogna sprecare
l'occasione positiva. Il sospiro di sollievo dei mercati, infatti,
aveva spiegato Draghi «offre un'opportunità unica per azioni di breve periodo,
allo scopo di stabilizzare il ruolo delle istituzioni finanziarie,
di promuovere l'espansione dei flussi di credito e di attuare misure di
rafforzamento del sistema nel lungo periodo». Dal canto suo Tremonti, nel
tracciare il bilancio degli incontri G-7 e G-
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-04-26 - pag: 7 autore: LENTE
D'INGRANDIMENTO Nessun dazio ma monopoli legali Il protezionismo dei
brevetti blocca gli investimenti di Riccardo Sorrentino T utti temono il protezionismo, in questi tempi di crisi. Spesso però si guarda dalla parte
sbagliata. Perché nell'economia della conoscenza non contano i dazi o i sussidi
all'export. Si osservino invece i flussi del sapere scientifico e
tecnico e la libertà economica di utilizzarli. La conclusione può essere sorprendente:
il protezionismo è con noi da tempo, e ha contribuito
alla crisi. Questa tesi è stata consegnata da Ugo Pagano, docente
all'Università di Siena al blog Goodwin Box (www.econ-pol.unisi. it/blog) del
dipartimento di Economia politica dell'ateneo, e poi discusso in sede
accademica. L'idea è semplice:gli Ipr ( Intellectual property rights), i
diritti di proprietà intellettuale, incentivano la ricerca delle aziende, ma
poi creano anche un monopolio. «è un tipo di proprietà particolare: possedere
un pezzo di conoscenza significa impedirne l'uso in tutto il mondo, anche a chi
la raggiunge autonomamente», spiega Pagano che parla di superprotezionismo:
«Un Ipr è più forte di qualsiasi tariffa, che non impedisce mai di produrre i
beni». Questi diritti hanno cambiato il mondo. Dal '
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 8 autore: Al Tribeca Film
Festival. Debutta «American Casino», il primo documentario sulla crisi Ciak sulla Wall Street da biscazzieri Mario Platero
NEW YORK. Dal nostro corrispondente Un'America fatta di biscazzieri ingordi,
che ha perso il senso dei suoi valori di fondo. Valori che vanno recuperati in
parallelo alla "ricostruzione". è questo il senso di American Casino,
il primo filmdocumentario sulla crisi finanziaria
di Andrew e Leslie Cockburn che debutterà questa notte al Tribeca Film Festival
di New York. Il film, che abbiamo visto in un'anteprima - immagini forti,
musiche a sfondo blues e jazz condite di rap - ricostruisce come in America si
è affermata la mentalità della "sala da gioco", della scommessa,
anzi, del "Metodo Ponzi". Con un colpevole principale: la Federal
Reserve di Alan Greenspan. «Non vi sono dubbi, i controlli sono mancati. Gli
avvertimenti sulla fragilità del settore immobiliare erano chiarissimi, persino
fra gli stessi consiglieri della Fed. Greenspan ha voluto ignorarli», ci dice
Leslie Cockburn, la regista del film. Leslie e il marito Andrew, il produttore
del film, sono fra i più noti giornalisti e scrittori nella Capitale americana.
Lei ha lavorato a numerose inchieste per Cbs 60 minutes e poi per Abc sulle
attività finanziarie dei cartelli colombiani e afgani; lui ha girato per Pbs un
film sulla guerra in Iraq. American Casino apre con le immagini di Wall Street,
dei grattacieli, con le grandi scritte verdi luminose di Lehman Brothers, poi
le interviste e gli approfondimenti con immagini inedite di ricadute reali di
questa crisi, di cui si parla poco. Mark Pittman, un
esperto finanziario, ricostruisce sugli schermi di Bloomberg gli
"spread" sui tassi, confronta dati e mostra come certi rapporti erano
insostenibili. C'è un executive di Bear Stearns,una gola profonda che appare
sempre nell'oscurità, e c'è Michael Greenberg ex responsabile dei futures al
Commodity Futures Trading Commission. «Wall Street ha peccato di leggerezza -
dice la gola profonda dall'oscurità - devo anche dire però che chi comprava era
un idiota, anche lui motivato dalla stessa molla, l'avidità». American Casino.
La locandina del film-documentario di Leslie Cockuburn, la prima pellicola dedicata
alla crisi finanziaria del 2007-2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-26 - pag: 8 autore: CHIè p Nato nel
1929 pochi mesi prima della grande crisi economica che
avrebbe scosse il secolo scorso, Ralf Dahrendorf, studioso e uomo politico
tedesco, autore di celebri opere come Classi e conflitti di classe nella
società industriale e Homo sociologicus, considerati dei classici del pensiero
sociologico, festeggia il prossimo 1Ú maggio ottant'anni. Membro liberale nei
primi anni 70 del Bundestag, poi commissario europeo, Dahrendorf si è
trasferito in Inghilterra dove ha diretto la London School of Economics ed è
stato rettore del St. Antony's College di Oxford, divenendo nel 1988 cittadino
britannico. Cinque anni dopo è stato insignito del titolo di Lord a vita dalla
regina Elisabetta II. Oggi Ralf Dahrendorf siede nella Camera dei Pari del
Regno Unito. Per celebrare i suoi ottant'anni in questi giorni Laterza ha
pubblicato Quadrare il cerchio ieri e oggi, una nuova edizione del suo saggio
uscito negli anni 90 e dedicato al rapporto tra ricchezza, coesione
sociale e libertà politica, arricchito da dieci contributi di intellettuali
italiani. In omaggio a Lord Ralf Dahrendorf, Il Sole 24 Ore presenta in
anteprima italiana l'estratto di un suo saggio dedicato all'attuale crisi finanziaria, apparso sull'ultimo numero della rivista tedesca «Merkur».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MANAGER E IMPRESE data: 2009-04-26 - pag: 16 autore: Il successo del
passato torna vincente Cresce il numero delle grandi aziende che riscoprono le
fortune di marchi o modelli di Massimiliano Del Barba S ull'onda della crisi,le aziende stanno riscoprendo la loro
"radici". Il fenomeno è comune sulle due sponde dell'Atlantico.
Insomma,la storia alservizio dell'economia reale in difficoltà. Il mondo della
ricerca documentale scende in campo a fianco delle imprese per dare il proprio
apporto ai tentativi di ricostruire un'immagine pubblica
intaccata dalla più grave crisi finanziaria mai vissuta negli
ultimi sessant'anni. Una rinnovata attenzione sottolineata anche dal punto di
vista istituzionale. è il caso di «MuseoImpresa», un progetto promosso da
Confindustria e Assolombarda che ha realizzato, oltre a una serie di workshop
legati alla Settimana dell'impresa che si svolge ogni autunno dal 2001,
una mappatura (in costante divenire e aggiornamento) delle strutture
archivistico- museali italiane correlate alle imprese. O del centro per la
Cultura d'impresa di Milano, che presenta un elenco degli archivi aziendali e
degli enti economici italiani. Senza voler essere esaustivi, solo a titolo di
esempio, ci sono anche molti atenei che più da vicino si stanno occupando della
preparazione professionale degli storici d'impresa. A cominciare
dall'università Statale di Milano che da anni ha attivato un corso di Storia
dell'industria coordinato da Roberto Romano, e dalla Bocconi che,con Giuseppe
Berta,propone anch'essa un corso in Storia dell'industria (che ha realizzato
diverse monografie aziendali sulle culture d'impresa di molti campioni del made
in Italy). A Torino, invece, è stato attivato, sotto la direzione di Luciano
Gallino, il centro online Storia e cultura dell'industria, un progetto che
promuove la conoscenza della storia industriale e del lavoro di Piemonte,
Liguria e Valle d'Aosta attraverso tecnologie multimediali. Sui percorsi di
studio post laurea, da segnalare l'Icsim, l'Istituto per la cultura e la storia
d'impresa di Terni,dall'anno scorso attivo con un master in Conservazione,
gestione e valorizzazione del patrimonio industriale. «Che negli ultimi anni
l'interessealla storia d'impresa sia aumentato è un fatto incontrovertibile –
spiega lo storico Valerio Castronovo –. Entrata vent'anni fa nelle
università,la disciplina è cresciuta d'importanza fino al punto che, oggi, alla
Bocconi, alla Luiss e negli atenei statali molti argomenti trattati durante i
corsi di storia dell'Economia riguardano in realtà storie d'impresa.Un
cambiamento reso possibile innanzitutto dalle aziende, che hanno aperto i loro
archivi lasciando agli storici il compito di inventariarli». Il modello,messo a
punto all'inizio degli anni Ottanta sull'esempio della Gran Bretagna, prevede
che il materiale documentale, pur rimanendo di proprietà delle aziende, possa
essere " ricondizionato" in base ai parametri stabiliti dalle
Sovrintendenze archivistiche da équipe di ricercatori selezionati. «Uno schema
che funziona anche oggi – prosegue Castronovo – e che ha portato a inaugurare
pochi mesi fa a Napoli l'archivio storico dell'Enel e che permetterà, fra
tre-quattro anni, di pubblicare una storia dell'Iri». Se, In Italia, i pionieri
della catalogazione aziendale erano gli istituti bancari ( Banca d'Italia,Comit
e Credito italiano in testa), nel mondo delle imprese il quadro, fino a qualche
anno fa, si presentava più complicato: «Sotto ilprofilo culturale – ricorda
Castronovo –, siamo passati da un atteggiamento di scettica chiusura verso la
legittimazione dell'impresa a elemento propagatore di innovazione e lavoro,
alla esagerata enfatizzazione, negli anni Ottanta,della figura
dell'imprenditore. Questi due aspetti si sono saldati cronologicamente con la
generale incuria dei vecchi imprenditori nei confronti dei propri archivie con
la disaffezione dei nuovi manager alle vicende storiche di aziende amministrate
spesso per lassi di tempo troppo brevi. Oggi, invece, l'approccio metodologico
degli storici è dominato dalla coscienza della complessità e delle
problematicità del fare impresa ». Ma l'idea nuova,ancora una volta,viene dagli
Stati Uniti. Negli ultimi tre mesi, più di un terzo delle inserzioni
pubblicitarie commerciali raccolte dai principali quotidiani Usa si sono
concentrate non tanto sulle caratteristiche dei prodotti presentati, quanto
invece sull'affidabilità dimostrata negli anni dalle imprese e sul particolare
filo rosso che le unisce al proprio (spesso illustre) passato. Il messaggio
lanciato ai lettori e, di conseguenza, ai possibili consumatori è chiaro: «Non
c'è motivo di temere. La lunga storia che la nostra azienda può vantare è una
prova di stabilità e continuità, anche nei momenti difficili come quello che
stiamo vivendo». I principali gruppi industriali e commerciali, di conseguenza,
stanno investendo risorse per ricalibrare la struttura dei propri uffici
marketing al fine di individuare nuovi modelli di comunicazione capaci di
enfatizzare la tradizione e i successi conseguiti in passato, cercando così di
arginare l'ondata di panico che ha depresso i consumi. E una grossa mano la
stanno dando proprio gli storici che si sono messi a disposizione del mercato
intercettando la crescente richiesta di storie aziendali, profili biografici e
ricostruzioni monografiche proveniente dal mondo del business. Fra le diverse
realtà che si stanno muovendo con più dinamismo, si è fatta notare «The history
factory», società nata in Virginia nel 1979:«Se fino a qualche tempo fa il
nostro mercato era principalmente costituito da realtà che ci richiedevano
ricostruzioni documentali e archivistiche da trasformare in pubblicazioni
patinate da esibire alla clientela e ai fornitori – racconta Bruce Weindruch,
ideatore e Ceo di The history factory –oggi sono sempre di più le società che
ci contattano per essere aiutate a ricostruire il loro passato e presentare
così alla clientela un'immagine pubblica di solidità e affidabilità». Per
venire incontro a queste esigenze è stato creato uno specifico prodotto,
l'Heritage swat,che si configura come una specie di ricerca prêt- à-porter in
grado in breve tempo di fornire alle imprese una documentazione fatta di
immagini e racconti evocatori di perseveranza e solidità. «Le nostre ricerche
trasformano il passato in un vantaggio strategico – continua Weindruch - .
Negli ultimi mesi abbiamo accompagnato molti dei nostri clienti nei loro
archivi per capire insieme come i loro predecessori avevano risposto alle
passate situazioni di crisi e ricercare analogie che,
in prospettiva, possano dare un aiuto nell'affrontare la delicata congiuntura
che stiamo vivendo ». Il meccanismo è innanzitutto psicologico: quando si vive
una situazione tanto rilevante da essere considerata di portata storica (e
questo è il caso dell'attuale crisi finanziaria) gli
esempi del passato finiscono per acquisire maggiore importanza, trasformandosi
in modelli o, più precisamente, in matrici dalle quali partire per analizzare
il presente: «Se consideriamo l'aumento degli accessi al nostro sito, delle
chiamate al centralino e delle mail che stiamo ricevendo – conclude il Ceo di
The history factory – sembra proprio che stiamo attraversando uno di quei
momenti. In questo modo la ricerca storico-archivistica non rimane solo un modo
per conoscere e capire come nel passato si è sopravvissuti alle fasi di
depressione e recessione, ma soprattutto in che modo se ne può uscire oggi ». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA PROGETTI VINCENTI Il consumatore apprezza la
riproposizione di articoli che nascano dalla grande capacità di intercettare le
moderne tendenze emergenti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2009-04-26 - pag: 25 autore: «Attenzione
alle offerte civetta» I conti deposito convengono. A patto però di non
considerarli un investimento di lunga durata. E di non cadere del tranello dei
conti "civetta". Alessandro Pedone, responsabile Aduc per la tutela
del risparmio, a cosa si riferisce? «Bisogna fare attenzione: scegliere i conti
autentici e rifiutare invece tutte le offerte che legano un rendimento
interessante alla sottoscrizione di altri prodotti di risparmio gestito. I
migliori conti di deposito non hanno costi e vincoli di alcun tipo. Li
consiglierebbe? In una fase come l'attualei conti di deposito rappresentano una
buona soluzione per parcheggiare la liquidità: convengono quando il rendimento,
al netto della tassazione pari al 27%, è superiore al rendimento dei titoli di
stato a breve e dei pronti contro termine. Quali sono i rischi e le garanzie
connesse a questi strumenti? Bisogna verificare che la banca aderisca al Fondo
interbancario di tutela dei depositi (www.fitd.it). Se l'importo depositato è
inferiore a 103 mila euro, i rischi non esistono. Se la banca
"fallisse", la somma sarebbe comunque garantita. A chi e in quale
misura può essere consigliato scegliere un conto deposito? Il punto importante
è non considerare il conto di deposito come una forma d'investimento. In certe
fasi possono essere ottimi strumenti per gestire la liquidità, ma se mantenuti
per anni riescono a coprire l'inflazione e poco più. In questa fase, del tutto
eccezionale, questi conti offrono circa il 3% netto. Un
ottimo rendimento se confrontato al mercato monetario: però prima della crisi finanziaria i rendimenti di questi strumenti non reggevano il confronto con
i BoT. Dunque sono consigliati a tutti, ma solo nei limiti della gestione della
liquidità. E la quota di liquidità in portafoglio dipende dalla propria
pianificazione finanziaria e dalle strategie d'investimento. L. D. © RIPRODUZIONE
RISERVATA «Evitare le proposte "intriganti" che legano performance
interessanti all'andamento di prodotti differenti» Alessandro Pedone
Responsabile Aduc tutela del risparmio
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-04-26 - pag: 35 autore: Finanza / 1
Condizioni del mercato Un incontro in Bankitalia per riflettere sulla crisi e sulle lezioni della storia. L'innovazione dei titoli
e il ruolo delle banche sono cresciuti negli ultimi anni senza darsi regole
adeguate. Non era accaduto in altre epoche di Giangiacomo Nardozzi e Marco
Onado S erve discutere di storia per decidere su un argomento tra i più tecnici
come le nuove regole per la finanza dopo la crisi che
questa ha provocato? Sì, per almeno due ragioni. Prima di tutto, lo studio del
passato consente non solo di cogliere nel tempo il nesso tra crisi
e regolamentazione, ma anche di mettere a raffronto diverse esperienze,
valutandone i pro e i contro e prospettando quindi gli errori da evitare e gli
esempi da imitare. In secondo luogo, la storia economica costringe a scavare
nei fatti e ciò può fornire preziose indicazioni sulla realizzabilità politica
degli interventi nonché sui divari che possono aprirsi tra norme e loro
effettiva applicazione. Spesso non basta conoscere le giuste ricette; bisogna
anche ingegnarsi per renderle accettabili. E le norme debbono pur sempre essere
interpretate, e poi inserirsi nella vita di tutti i giorni. Questa concretezza
favorisce il dialogo con i politici e le istituzioni cui spetta disegnare le
nuove architetture, assai più delle proposte che provengono dagli schemi
astratti o dalle analisi di dati, e non di fatti, da parte di economisti senza
sensibilità storica. Molto opportuno, quindi, l'incontro internazionale
organizzato dalla Banca d'Italia il 16 e il 17 aprile sulle esperienze storiche
della regolamentazione finanziaria dopo le crisi. Storici, economisti, esponenti della nostra e di
altre banche centrali hanno discusso del passato, ma con l'occhio all'esigenza
presente di rivedere ciò che non ha funzionato e ci ha portato al disastro: le
formule d'azione della finanza e dei vigilanti su di esse. Un compito non
facile, questa saldatura tra passato e presente. Perché occorre trarre dalla
storia risposte a domande sufficientemente generali da trovare riscontro nei
racconti che essa propone e, al contempo, precise abbastanza per riuscire utili
al disegno di nuove regole. Nella conferenza sono state sollevate molte questioni,
incrociando fatti storici e teorie. La più feconda è quella relativa alle
capacità, e ai limiti, della "disciplina di mercato". Quanto si può
contare, per assicurare efficienza e stabilità finanziaria,
sulla pressione esercitata dalla "mano invisibile" anziché su una
regolamentazione indipendente dal mercato? Si tratta di una domanda cruciale
poiché la globalizzazione ha comportato – e continuerà a comportare a meno di
un drammatico ritorno ai nazionalismi – il superamento degli innumerevoli
"linguaggi" con i quali nei vari Paesi si sono espresse le comuni
esigenze di una finanza stabile e capace di sostenere l'economia. Un linguaggio
universale può essere solo quello dei mercati. Ma
quali sono le condizioni che consentono al mercato di funzionare al meglio? La
conferenza di Roma ha dimostratoancora una volta che i mercati
finanziari sono fisiologicamente instabili e devono essere analizzati
ricordando sempre le lezioni che vengono da Keynes, Hyman Minsky e dall'analisi
storica di Charles Kindleberger. Pur partendo da questa premessa, è tuttavia facile osservare che la crisi finanziaria
in corso è dovuta essenzialmente al fatto che tutti i frutti dell'innovazione finanziaria degli ultimi venti anni sono in sostanza cresciuti su terreni
privi di ogni regola. Erano non regolamentati i veicoli della securitisation
(che hanno alimentato il cosiddetto «sistema bancario ombra»); erano non
regolamentati i titoli che questi emettevano (e che solo ora vengono definiti
"tossici"), erano non regolamentati i mercati
in cui sono trattati quei titoli e che non a caso da oltre due anni (ma forse
bisognerebbe dire da sempre) esprimono prezzi assolutamente inattendibili.
Mancavano cioè le condizioni di base perché la disciplina di mercato potesse
funzionare: e dunque il mondo si è avviato allegramente verso il disastro,
spinto dagli incentivi di profitto delle banche e dei banchieri. La conferenza
ha dimostrato che ci sono state condizioni storiche in cui la disciplina di
mercato ha funzionato ragionevolmente bene. Cosa che non è avvenuta
nell'esperienza più recente, in cui ci si è illusi di aver disegnato un sistema
di regole di rara efficacia, salvo poi trovarsi a convivere con la più grave crisi finanziaria della storia. Ma questo significa anche
che non è necessario riscrivere da capo il sistema delle regole, correndo il
rischio di ostacolare l'innovazione finanziaria.
Occorrono piuttosto regole semplici, ma omogenee e applicate in modo uniforme.
Sono queste che rendono la disciplina di mercato un meccanismo severo e non una
semplice formula astratta. è poco, è tanto, per giungere alla soluzione dei
problemi po-sti dall'attuale crisi? Lo giudicheranno i
responsabili del non facile lavoro di dare un nuovo ordine alla finanza. Rimane
lo sforzo dei partecipanti alla conferenza di fondere insieme sia le varie
esperienze storiche, sia i diversi orientamenti degli studiosi che le hanno
ana-lizzate e discusse. Un fatto culturale, che merita l'attenzione dei lettori
del «Domenicale», che potranno trovare i paper sul sito della Banca d'Italia. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MISSIERI
( da "Corriere della Sera"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag:
( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 17 del
2009-04-27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica
al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare
e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E lOccidente
senza liquidità assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro
delle Finanze della Corea del Sud, un mese fa: la Cina sta
approfittando della crisi
finanziaria per espandere la propria
influenza nel mondo. E lo fa senza dare nell'occhio, ma con notevole efficacia,
al punto che secondo alcuni osservatori sta proponendo un nuovo modello di
sviluppo, destinato a rivaleggiare con quello anglosassone, meglio noto come
«Washington consensus», la cui formula è nota, ma sempre meno popolare:
privatizzazioni, libero commercio, diminuzione del ruolo dello Stato e
deregolamentazione. Pechino, invece, propone un approccio che, senza rinnegare
l'economia di mercato, è più politico. Lo studioso cinese Cheng Enfu, citato
recentemente dalla Washington Post, lo descrive così: lo Stato mantiene una
presenza importante in alcuni settori strategici; incoraggia riforme graduali
preferendole alle terapie di choc; partecipa al commercio mondiale ma
mantenendo come riferimento e risorsa primaria l'economia interna. Infine, non
antepone i cambiamenti culturali e politici allo sviluppo dei mercati su ampia
scala. Come dire: si può essere consumisti mantenendo la propria identità e,
soprattutto, senza concedere democrazia e libertà. Un modello, battezzato
«consenso di Pechino», che risulta seducente non solo per i danni provocati da
Wall Street, che ha eroso la credibilità della Casa Bianca, ma innanzitutto
perché sostenuto da una risorsa ormai rara: la disponibilità finanziaria.
La Cina è uno dei pochi Paesi a disporre di ingenti riserve valutarie, che da
qualche mese usa in maniera più articolata. Per rilanciare l'economia interna?
Certo, ma non solo. Pechino compra meno Treasury bonds americani, mentre
aumenta rapidamente le riserve d'oro e, soprattutto, gli aiuti ai Paesi
internazionali. Non solo in Africa dove, da tempo, sottrae zone d'influenza
agli Stati uniti e alla Francia. Fino a qualche tempo fa, i Paesi in difficoltà
potevano contare solo sull'aiuto degli Usa, diretto o tramite il Fondo
monetario internazionale. Ma l'America, indebolita dalla recessione, non può
più rispondere agli Sos altrui; Pechino, invece, sì. E generosamente, anche con
Stati tradizionalmente amici di Washington. Ad esempio, la piccola e lontana
(da Pechino) Giamaica, che qualche settimana fa era sull'orlo del fallimento. I
cinesi l'hanno salvata accordandole un prestito da 128 milioni di dollari.
Nell'America Latina hanno stretto rapporti economici privilegiati con il
Venezuela (ricco di petrolio), la Bolivia (per le materie prime), strizzano
l'occhio al Brasile e hanno aderito all'Inter-American Development Bank, la
banca che promuove lo sviluppo economico nel Sud e nel centro America, nelle
vesti di Paese donatore. La stessa strategia viene applicata nel cortile di
casa, ovvero in Asia e con Paesi importanti come il Kazakhstan e persino la
Russia, dove molte società petrolifere azzoppate dal crollo delle quotazioni
del greggio hanno trovato i fondi necessari per sopravvivere a Pechino anziché
ad Alma Ata o a Mosca. Le cifre investite non sono enormi - 10 miliardi di
dollari ai kazakhi, 25 ai russi - ma sufficienti per stabilire nuovi, insperati
legami. L'espansionismo cinese avviene a prezzi di saldo e nell'ambito di un
progetto a lungo termine che mira a modificare gli equilibri della finanza
internazionale. Già perché Pechino concede i prestiti non più solo in dollari,
ma anche in yuan. E negli ultimi cinque mesi ha firmato accordi valutari per 95
miliardi di dollari con sette Paesi, che, in cambio, hanno convertito in valuta
cinese una parte delle proprie riserve. Pechino è in agguato e si rafforza,
mentre l'America, nonostante Obama, soffre. http://blog.ilgiornale.it/foa/ ©
SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Corriere della Sera"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della
Sera sezione: Cronaca di Roma data: 27/04/2009 - pag: 7 Capitalisti della
Capitale di PAOLO FOSCHI Un socio occulto per la «Magica»? C'è qualche socio
italiano che si muove dietro Volker Flick, l'imprenditore tedesco che tramite
un fondo di investimento si è fatto avanti per rilevare la As Roma Calcio
guidata da Rosella Sensi? La domanda rimbalza con frequenza sempre maggiore nei
salotti capitolini. E secondo rumors non confermati un grande costruttore
romano potrebbe essere già in contatto con il gruppo tedesco, per sfruttare
insieme non tanto il business pallonaro, quanto quello del mattone collegato
alla squadra: ovvero la realizzazione del nuovo stadio, operazione che il
sindaco Gianni Alemanno è pronto a benedire, a patto che il progetto venga
presentato in tempi brevissimi. Chi sarebbe il misterioso socio occulto? Ancora
è tutto top secret. Ma la questione non è sfuggita alla Consob, l'organismo di vigilanza sui mercati finanziari,
che sta monitorando con attenzione l'evoluzione della trattativa. Dalla Lupa
alla Fiera di Roma, intesa come quartiere espositivo e non come belva. Nella
società di gestione, aspettando il socio straniero (francese?), potrebbe
esserci a breve una new entry: ovvero un amministratore delegato da affiancare
al presidente Roberto Bosi. E in pole position per la poltrona ci
sarebbe Michele Porcelli, ex Bologna Fiere. Unico dubbio: ha senso, si chiedono
gli azionisti, appesantire budget e organigramma con una carica così «pesante»
proprio in questa fase di crisi? pfoschi@rcs.it Rosella Sensi
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 7 Offshore a cura di Ivo Caizi Il
freno della Kroes sul caso Northern Rock icaizzi@corriere.it Un nuovo piano di
Brown convince Bruxelles a riconsiderare il discusso salvataggio della banca D
iventa sempre più sorprendente la già discussa indagine della Commissione
europea di Bruxelles sul salvataggio della Northern Rock, attuato dal governo
di Gordon Brown con molti miliardi di sterline dei contribuenti britannici
quando questa banca con sede a Newcastle fu travolta dallo scandalo dei mutui
immobiliari speculativi subprime degli Stati Uniti e divenne famosa nel mondo
per le file di depositanti ansiosi di recuperare il loro denaro. La decisione
del commissario per la Concorrenza, l'olandese Neelie Kroes, che era stata
annunciata «intorno alla Pasqua 2009», è stata ancora rinviata. «La stima
temporale era basata sul piano di ristrutturazione della Northern Rock
presentato alla Commissione dal Regno Unito un anno fa ha fatto sapere la Kroes
al Corriere . Ma ora il Regno Unito ha presentato, molto recentemente, un nuovo
piano di ristrutturazione, che richiederà una nuova analisi». L'indagine sulle
possibili violazioni alle regole Ue sulla concorrenza nel salvataggio con
denaro pubblico di una banca privata, collassata a causa di spericolate
operazioni speculative, potrebbe così protrarsi perfino oltre la scadenza nel
2009 del mandato della attuale Commissione. In pratica c'è il rischio che resti
nel silenzio, fino all'insediamento del successore della Kroes, un caso
considerato delicatissimo: perché potrebbe costituire un precedente in grado di
ripercuotersi non solo nei piani di aiuti di Stato al disastrato apparato
bancario britannico, ma anche sull'intero sistema di potere finanziario anglo-olandese-irlandese, potentissimo a Bruxelles
fino a prima della crisi originata dalla finanza da «casinò» e dal liberismo sregolato.
Il nuovo piano di ristrutturazione della Northern Rock, spuntato proprio
nell'imminenza della decisione della Kroes, sembra avvalorare l'opinione di
quanti consideravano quello precedente in netta violazione con la normativa Ue
sulla concorrenza. Ma per motivi ancora non noti, che hanno spinto vari
politici britannici a sollecitare un'inchiesta sulla banca di Newcastle, Brown
smentì la sua politica liberista varando la imbarazzante nazionalizzazione di
un simbolo delle manovre d'azzardo generatrici della bolla immobiliare e dei
titoli tossici, alla base della più grave crisi finanziaria
dal dopoguerra. Emblematico appare anche il ruolo del governatore della Bank of
England Mervyn King, che per la Northern Rock conscio delle responsabilità sue
e dell'organo di controllo Fsa annunciò una linea dura e coerente con i
principi del liberismo anglosassone. King si è poi rimangiato tutto davanti
alle pressioni di Brown e al suo mandato in scadenza: puntualmente rinnovato
dopo l'elargizione dei finanziamenti della Bank of England alla Northern Rock,
che nel
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 14 Le spine della crisi
Nuovi rischi per l'internazionalizzazione delle piccole imprese Estero, chi non
paga più Dallo Zimbabwe alla Spagna. La mappa dei Paesi a rischio DI ISIDORO
TROVATO I nternazionalizzare per non rimanere piccoli. Fino a l'anno scorso era
questo uno degli imperativi rivolti alle piccole e medie imprese a caccia di
nuovi mercati stranieri per compiere un salto di qualità in termini di volumi e
quote di mercato. Da quando la crisi finanziaria ha
messo alle corde il sistema industriale, anche i mercati internazionali si sono
trasformati in una potenziale fonte di rischio. Ciò che mette più in pericolo i
bilanci delle Pmi italiane è la liquidità dei clienti stranieri oltre che la
loro solidità economica. A tracciare una mappa dei mercati più sicuri e
di quelli più a rischio ci prova da anni Dun & Bradstreet, una società
americana che analizza le imprese di tutto il mondo studiando i bilanci e
l'andamento dei loro affari. D&B ha svolto una ricerca da cui emergono i
Paesi in cui è ancora consigliabile fare investimenti, in grado di garantire
affidabilità sotto il profilo politico, commerciale, macroeconomico (cioè tasso
d'inflazione e deficit fiscale) sia delle riserve in valuta che dell'ammontare del
debito. E così scopriamo che l'Argentina dopo il miglioramento del 2007 è
ripiombata nell'inaffidabilità, che la Corea ha rallentato la sua corsa e che
il Brasile ha assorbito male la crisi economica. Il
tasso di «rischio Paese » invece, è peggiorato a sorpresa in Spagna, Danimarca,
Finlandia e Thailandia. «Il punto è che negli ultimi dieci anni è cambiato
profondamente il sistema per internazionalizzare un'impresa afferma Sandro
Trento, docente di Economia all'Università di Trento prima bastava attraversare
le Alpi per trovare mercati appetibili. Adesso bisogna fare i conti con Paesi
emergenti che hanno culture e abitudini profondamente diversi. Per conquistare
e fidelizzare quei mercati in sarebbe meglio essere presenti: avere
stabilimenti produttivi, reti di distribuzione e vendita diretta. Ma per farlo
bisogna avere anche un sistema Paese che supporti le nostre Pmi: servono
banche, agenzie di viaggi e assicurazioni italiane che supportino i nostri
imprenditori all'estero». Resta il vecchio sistema delle missioni di gruppo
organizzate dalle associazioni di categoria. «Le missioni di massa all'estero
lasciano il tempo che trovano obietta Luisella Lovecchio, ad di CNI, braccio
operativo e commerciale di IC&Partners Group, consorzio che supporta 500 imprese
italiane all'estero . Possono risultare utili solo per alcune aziende che non
si sono mai affacciate sui mercati esteri. Il nostro approccio è diametralmente
opposto: garantire all'imprenditore una cura quasi sartoriale del proprio
business all'estero, accompagnandolo in tutte le fasi del progetto: fiscale,
legale e operativa». No, non è più come quando bastava attraversare le Alpi.
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 16 Dietro le quinte U n
riconoscimento per chi ha saputo contenere il rischio e le perdite meglio degli
altri concorrenti, in una delle stagioni più difficili per
i mercati finanziari. Nell'anno del grande Orso il premio Morningstar-CorrierEconomia
ai migliori gestori di fondi italiani porta questo sotto titolo. Tra i fondi
selezionati cinque per ognuna delle undici grandi categorie, Etf compresi verrà
proclamato un vincitore. Le categorie sono azionarie (Italia, Europa,
Euro, mercati internazionali, Usa, Paesi Emergenti,
Asia Pacifico) e obbligazionarie (bond governativi, internazionali, high yield,
corporate). La cerimonia del «The winner is...» si terrà anche questa volta a
Rimini, i prossimi 20, 21 e 22 maggio, nell'ambito dell'Investment and Trading
Forum, la Fiera del risparmio gestito. Un altro riconoscimento andrà ai
migliori gruppi, grandi e piccoli, che sono stati distinti in base al numero di
prodotti offerti dalla casa dotati di rating Morningstar. Saranno quindi
premiate, oltre agli undici gestori, cinque società: le miglior azionarie e
obbligazionarie (di taglia small e large) e la migliore multi asset. Lunedì
prossimo, 4 maggio, CorrierEconomia pubblicherà le nuove rose di possibili
vincitori e così farà fino ad arrivare alla vigilia del premio. Il «Fund
Awards» è una tradizione della casa americana che viene celebrata in ciascuno
dei 21 Paesi in cui la società di analisi è presente. Per i lettori di «CorrierEconomia»
sarà inoltre possibile contribuire all'assegnazione di un premio speciale, che
verrà sempre consegnato durante la serata degli Oscar, al fondo più promettente
votato su Internet.
( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 18 Paradossi Il rischio calcolato
muove i mercati. L'assoluta incertezza, come quella
che ha regnato finora, li paralizza Dai titoli ai neuroni tossici L a crisi
genera incertezza. L'incertezza influisce sui comportamenti. I comportamenti
esasperano la crisi. Senza l'incertezza, dice Olivier Blanchard, la caduta in liquidità dei mercati finanziari
avrebbe reso la vita difficile per le economie internazionali, ma non
impossibile. L'incertezza può essere di due tipi: nota e quindi calcolabile;
ignota e quindi imponderabile. Nel primo caso (in cui tradizionalmente si
preferisce il termine rischio) le probabilità associate agli eventi possibili
sono note al decisore. Nel secondo queste probabilità sono sconosciute.
Ad esempio, prendiamo una decisione rischiosa quando puntiamo su un numero
della roulette; una decisione incerta quando scommettiamo sul risultato di una
partita di calcio. La crisi ha trasformato il primo tipo di incertezza nel
secondo: «il noto ignoto» nell' «ignoto ignoto»! Sui mercati
finanziari è scomparsa la liquidità, e con essa sono spariti i prezzi.
La realtà economica è diventata così complessa e indecifrabile che la
rischiosità dei titoli si è fatta imponderabile. Fermi tutti Il risultato è la
paralisi. Decidere di non decidere. Autorevoli economisti ortodossi hanno
spiegato che quanto sta accadendo in Borsa si spiega solo con il panico e
l'incertezza; e che l'obbiettivo primario e urgente di governi e banche
centrali non è unicamente di tipo finanziario, ma
anche psicologico: cioè di mettere fine al panico. Solo in questo modo si
potranno stimolare le decisioni di investimento e consumo, e quindi evitare il
collasso della domanda e la lunga depressione che si trascinerebbe dietro.
Queste considerazioni trovano perfetto riscontro nel modo in cui funziona la
mente umana. Brian Knutson, neuroeconomista alla Stanford University, ha
recentemente mostrato come per il nostro cervello vivere nell'incertezza sia
come vivere all'inferno. Infatti per alleviare questa pena molti di noi,
inclusi gli esperti, arrivano a ingannarsi sistematicamente che le cose siano
più certe di quanto in realtà non siano. Ho già scritto su queste colonne
riguardo alla adesione fideistica alla curva a campana e alla connessa
sottostima di eventi estremamente rari. Il cervello risponde all' incertezza
dei prospetti futuri attivando una specifica area, l' insula, deputata a
intercettare stati emotivi negativi. Più la situazione è ambigua e complessa,
vale a dire meno si conoscono le probabilità associate agli eventi futuri, e
più si assiste a una forte eccitazione di questa regione. L'ansia che ne deriva
è un meccanismo d'allarme di cui ci ha dotato l'evoluzione per stare alla larga
dai pericoli. Infatti è proprio l'attivazione di questo gruppo di neuroni a
precedere una scelta di investimento di netta avversione al rischio, come
l'acquisto di obbligazioni rispetto ad azioni. Con le parole di Knutson:
«infliggete una sufficiente dose di ambiguità e incertezza alle persone, e le
vedrete immediatamente scappare dal rischio». Neuroni dedicati Fanno eccezione
le persone cerebrolese: si è visto che, a differenza dei soggetti sani, i
pazienti con un danno selettivo all'insula, a causa di un ictus o di un tumore,
risultano insensibili al rischio, continuando a scommettere su opzioni
rischiose anche dopo aver perso, e molto, nei turni precedenti. Non è tutto: in
una lotteria disegnata proprio con lo scopo di distinguere scommesse dalle
probabilità di vincita note e dalle probabilità di vincita ignote, si è potuto
osservare come nel secondo caso le parti del cervello emotivo siano molto più
attive; mentre nel primo caso si assiste a una attivazione della corteccia
prefrontale, sede delle nostre facoltà razionali. E' come se «conoscere quello
che non conosciamo» riducesse in qualche misura l'ansia, facendo appello alle
nostre capacità di analisi per «calcolare il rischio». In questo caso la
corteccia prefrontale è in grado di fronteggiare la risposta atavica che
proviene dal cervello limbico. Che cosa insegna la comprensione dei meccanismi
cerebrali dell'incertezza riguardo all'attuale crisi economica? Essa suggerisce
che occorre intervenire con urgenza per fare in modo che «l'ignoto ignoto» si
trasformi nel «noto ignoto», l'incertezza in rischio. Proprio ciò a cui mira il
piano di Tim Geithner il segretario del Tesoro USA affinché si arrivi ad
attribuire un prezzo ai titoli tossici in una contrattazione tipo asta. E' solo
un primo passo, ma è ineludibile per evitare che i vuoti lasciati dalla
mancanza di informazioni siano colmati dalla paura. L'incertezza logora; chi ce
l'ha e chi non ce l'ha. Il piano Geithner per dare un prezzo ai titoli tossici
potrebbe essere un primo passo per spegnere l'ansia eccessiva degli investitori
di MATTEO MOTTERLINI Università San Raffaele
( da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
Pubblicato anche in: (Giornale.it,
Il)
Argomenti: Crisi
n. 17 del
2009-04-27 pagina 14 La Cina conquista il mondo di Marcello Foa Dalla Giamaica
al Kazakhstan, Pechino usa le sue immense disponibilità finanziarie per aiutare
e quindi attrarre nella propria orbita nazioni in difficoltà economica. E lOccidente
senza liquidità
assiste impotente A lanciare l'allarme è stato il ministro delle Finanze della
Corea del Sud, un mese fa: la Cina sta approfittando della crisi finanziaria per espandere la propria influenza nel mondo. E lo fa senza dare
nell'occhio, ma con notevole efficacia, al punto che secondo alcuni osservatori
sta proponendo un nuovo modello di sviluppo, destinato a rivaleggiare con
quello anglosassone, meglio noto come «Washington consensus», la cui formula è
nota, ma sempre meno popolare: privatizzazioni, libero commercio,
diminuzione del ruolo dello Stato e deregolamentazione. Pechino, invece,
propone un approccio che, senza rinnegare l'economia di mercato, è più
politico. Lo studioso cinese Cheng Enfu, citato recentemente dalla Washington
Post, lo descrive così: lo Stato mantiene una presenza importante in alcuni
settori strategici; incoraggia riforme graduali preferendole alle terapie di
choc; partecipa al commercio mondiale ma mantenendo come riferimento e risorsa
primaria l'economia interna. Infine, non antepone i cambiamenti culturali e
politici allo sviluppo dei mercati su ampia scala. Come dire: si può essere
consumisti mantenendo la propria identità e, soprattutto, senza concedere
democrazia e libertà. Un modello, battezzato «consenso di Pechino», che risulta
seducente non solo per i danni provocati da Wall Street, che ha eroso la
credibilità della Casa Bianca, ma innanzitutto perché sostenuto da una risorsa
ormai rara: la disponibilità finanziaria. La Cina è
uno dei pochi Paesi a disporre di ingenti riserve valutarie, che da qualche
mese usa in maniera più articolata. Per rilanciare l'economia interna? Certo,
ma non solo. Pechino compra meno Treasury bonds americani, mentre aumenta
rapidamente le riserve d'oro e, soprattutto, gli aiuti ai Paesi internazionali.
Non solo in Africa dove, da tempo, sottrae zone d'influenza agli Stati uniti e
alla Francia. Fino a qualche tempo fa, i Paesi in difficoltà potevano contare
solo sull'aiuto degli Usa, diretto o tramite il Fondo monetario internazionale.
Ma l'America, indebolita dalla recessione, non può più rispondere agli Sos
altrui; Pechino, invece, sì. E generosamente, anche con Stati tradizionalmente
amici di Washington. Ad esempio, la piccola e lontana (da Pechino) Giamaica,
che qualche settimana fa era sull'orlo del fallimento. I cinesi l'hanno salvata
accordandole un prestito da 128 milioni di dollari. Nell'America Latina hanno
stretto rapporti economici privilegiati con il Venezuela (ricco di petrolio),
la Bolivia (per le materie prime), strizzano l'occhio al Brasile e hanno
aderito all'Inter-American Development Bank, la banca che promuove lo sviluppo
economico nel Sud e nel centro America, nelle vesti di Paese donatore. La
stessa strategia viene applicata nel cortile di casa, ovvero in Asia e con Paesi
importanti come il Kazakhstan e persino la Russia, dove molte società
petrolifere azzoppate dal crollo delle quotazioni del greggio hanno trovato i
fondi necessari per sopravvivere a Pechino anziché ad Alma Ata o a Mosca. Le
cifre investite non sono enormi - 10 miliardi di dollari ai kazakhi, 25 ai
russi - ma sufficienti per stabilire nuovi, insperati legami. L'espansionismo
cinese avviene a prezzi di saldo e nell'ambito di un progetto a lungo termine
che mira a modificare gli equilibri della finanza internazionale. Già perché
Pechino concede i prestiti non più solo in dollari, ma anche in yuan. E negli
ultimi cinque mesi ha firmato accordi valutari per 95 miliardi di dollari con
sette Paesi, che, in cambio, hanno convertito in valuta cinese una parte delle
proprie riserve. Pechino è in agguato e si rafforza, mentre l'America,
nonostante Obama, soffre. http://blog.ilgiornale.it/foa/ © SOCIETà EUROPEA DI
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( da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia
sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 19 Idee La proposta dell'economista
che aveva previsto sia la Bolla Internet che quella dei subprime «Mettete la sicura al mattone» Shiller: la crisi può aggravarsi. E lancia due Etf utili a chi si indebita per la
casa DI MARIA TERESA COMETTO I prezzi immobiliari sono alla base della crisi finanziaria ed economica. Il loro crollo ha messo in difficoltà chi deve
pagare un mutuo, che oggi costa più del valore della sua casa. E le
banche che sui mutui hanno creato complessi strumenti finanziari oggi
illiquidabili e incagliati nei bilanci. Ora arrivano sul mercato prodotti molto
diversi, semplici e trasparenti, che permettono a un comune risparmiatore di
proteggersi in parte dai saliscendi delle quotazioni del mattone: li ha
inventati MacroShares, finanziaria co-fondata da
Robert Shiller, il professore di Yale famoso per il best-seller «Esuberanza
irrazionale», che ha anticipato sia la Bolla di Internet sia quella
immobiliare. Sono due Etf (Exchange traded fund) MacroShares Major Metro
Housing Up (UMM) e Down (DMM) e sono offerti al pubblico dal 28 aprile.
Cominceranno ad essere scambiati alla Borsa di New York l'11 maggio e sono
disegnati per realizzare il 300% della variazione, all'insù o all'ingiù,
dell'indice S&P/Case-Shiller Composite 10 House Price, messo a punto dallo
stesso economista, che misura il prezzo medio di una casa in dieci importanti
aree metropolitane degli Stati Uniti. I due Etf non sono investiti in vere
case, ma in titoli di Stato americani di breve termine, e funzionano con una
struttura ad altalena: quando l'indice sale, i titoli vengono trasferiti dal
fondo Down a quello Up, facendo crescere il suo valore e viceversa se l'indice
scende. Shiller ha spiegato a CorrierE- conomia perché questo tipo di
innovazione finanziaria è utile. E mette in guardia:
la crisi può ancora aggravarsi. Chi può comprare
questi Etf e perché lo dovrebbe fare? «Sono pensati per il pubblico generale,
per qualsiasi risparmiatore che voglia diversificare il suo portafoglio di
investimenti e ridurre il suo livello di rischio. Servono in particolare per
bilanciare la propria esposizione al mercato immobiliare. Chi è padrone di una
casa e deve pagare un cospicuo mutuo, può proteggersi dalla svalutazione del
mattone comprando MacroShares Major Metro Housing Down. Viceversa, chi è in
affitto e pensa di comprarsi in futuro una casa, può proteggersi da nuovi
rincari dei prezzi del mattone comprando l'Etf Up». Quanto bisognerebbe
investire in rapporto al valore della propria casa? «Il valore sottostante gli
Etf rispecchia tre volte le variazioni percentuali dell'indice immobiliare. Chi
volesse completamente proteggersi dalle fluttuazioni del mercato dovrebbe
quindi investire nell'Etf un terzo del prezzo della propria casa, ma in realtà
per diversificare il rischio probabilmente basta un decimo». Che differenza c'è
con le opzioni e i future sugli indici immobiliari già disponibili alla Borsa
di Chicago? «Quei derivati sono complessi, con i margini e le scadenze da
rispettare. Questi Etf sono facili da usare da parte di un comune investitore».
A fine gennaio 2009, ultimo dato disponibile, l'indice dei prezzi delle case da
lei calcolato era tornato ai livelli del 2003. Dopo tanto allarme sul crollo
delle quotazioni immobiliari non sembra tanto grave. «E' vero, ma i prezzi
possono scendere ancora parecchio. Come del resto possono anche risalire. Ma
non faccio previsioni su questo». Il mercato può ulteriormente crollare se
davvero l'economia entra in Depressione: lo ritiene ancora possibile? «Non è
escluso. Non abbiamo esperienza di un uso così massiccio degli stimoli fiscali
e monetari come l'attuale. Possiamo solo aspettare e vedere che effetto avrà.
Il livello di fiducia della gente è ancora basso e può deteriorarsi
ulteriormente se il tasso di disoccupazione peggiora in modo sensibile. Oggi
gran parte degli americani non è ancora toccato dalla perdita del posto di
lavoro, ma questo può cambiare e peggiorare l'intero quadro economico». Lei
misura anche il livello di fiducia degli investitori: non vede alcun
miglioramento? «No. Per esempio il Crash Confidence index la fiducia che non ci
sarà un crac di Borsa nei prossimi sei mesi è ai minimi da 20 anni. Significa
che l'umore degli investitori è ancora instabile e, di fronte a cattive
sorprese, possono vendere le azioni molto velocemente». Nel suo ultimo libro
appena uscito «Spiriti Animali» spiega quanto sia importante la psicologia nel
muovere l'economia: che cosa ci vuole oggi per far tornare l'ottimismo e
favorire la ripresa? «Non basta la politica monetaria, ma bisogna appunto
ridare fiducia alla gente. L'amministrazione Obama deve insistere con
l'intervento pubblico, perché i mercati da soli non bastano ». Ma i critici
obiettano che troppa mano pubblica riduce la voglia di rischiare degli
individui e non stimola la crescita. «La risposta alla crisi
non è solo l'intervento pubblico. Nel mio libro precedente, 'Subprime
Solution', uscito nel 2008, spiegavo che c'è una soluzione di breve termine, il
salvataggio delle banche, e una di lungo termine: sviluppare meglio il settore
finanziario. Gli Etf sugli indici immobiliari fanno parte di questo progetto,
sono un mezzo per gestire meglio i rischi del mercato delle case».
(
da "Corriere Economia"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia sezione: Economia data: 27/04/2009 - pag: 23 Il punto Tommaso Di Tanno giudica il progetto di facilitare di nuovo il rientro dei capitali esteri «Un nuovo scudo fiscale? Solo se fatto da tutta l'Europa» Il tributarista: «Serve un accordo tra i Paesi dell'Unione e un'aliquota unica. Altrimenti sarebbe un condono mascherato e facilmente aggirabile» DI STEFANO RIGHI L o scudo fiscale prospettato dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti? Ha senso solo se inserito in un provvedimento più ampio, adottato dalla maggioranza degli stati occidentali, altrimenti è un banale palliativo, facilmente aggirabile da una triangolazione finanziaria. Manovra comune Lo sottolinea Tommaso Di Tanno, tra i maggiori fiscalisti italiani, con incarichi di amministratore in Mps, Alitalia, Vodafone e di presidente in Sisal. «Se pensiamo a un provvedimento che faciliti il rientro di capitali detenuti all'estero, questo produrrà effetti solo se concordato con gli altri stati spiega Di Tanno . La finanza è da tempo sovranazionale, >i
mercati
finanziari
sono globali e la risposta non può essere locale. Una normale triangolazione finanziaria con paesi terzi permetterebbe di
aggirare anche il più severo provvedimento nazionale. E poi l'idea di questo
secondo scudo fiscale, dopo quello del 2001, è nata proprio in ambito di
cooperazione internazionale.
È stato in occasione del recente G20 che si è individuato nella lotta ai
vantaggi prospettati da alcuni cosiddetti paradisi fiscali un minimo comune
denominatore tra tutti i paesi del G20, al fine di orientare diversamente i mercati del futuro». Un provvedimento sovranazionale,
dunque, che raccolga l'adesione dei paesi del G20 o quantomeno dei 27 membri
della Ue, altrimenti, dice Di Tanno «le finalità vanno a farsi friggere e ci
troveremo davanti a un condono fiscale mascherato. ». Le difficoltà però non
mancano, anche perché è difficile attendersi collaborazione dalle controparti.
Serve armonizzazione tra gli stati occidentali e un accordo anche
sull'aliquota. Il precedente scudo fiscale applicato per favorire il rientro
dei capitali in Italia nel 2001 prevedeva un prelievo del 2,5%. La Germania ha
varato un provvedimento simile con aliquota al 25%. «Le aliquote del passato
sottolinea Di Tanno non sono riproponibili. Nel 2001 il provvedimento venne
giustificato dal passaggio dalla lira all'euro e allora venne anche fatto
pesare che le pericolose fluttuazioni della lira sarebbero venute meno con il
passaggio alla moneta comune. Oggi credo che ci si dovrebbe orientare verso il
12,5 per cento, che è la metà del livello tedesco, ma che sarebbe allineato al
capital gain e in linea con gli ultimi condoni. Il vero problema è capire quali
argomenti potrebbero essere spesi, a livello nazionale, per giustificare il
provvedimento, perché se non c'è unità di intenti a livello internazionale, in
ambito nazionale ci troveremo con una norma che assomiglierebbe a un condono,
votato solo a fare cassa, praticamente una sanatoria riservata ai più ricchi».
Paradisi fiscali E mentre l'Occidente si interroga sul da farsi, il fronte dei
paradisi fiscali si riorganizza. Offrendo soluzioni diverse alle necessità
della potenziale clientela. «Sì, ci sono paesi più sfacciati conclude Di Tanno
, come Cayman, Panama, le Isole Vergini Britanniche e altri più vicini alle
invocate esigenze di trasparenza dell'occidente, come Hong Kong e Singapore.
Ciò non toglie che per colpirli serve un fronte comune, un provvedimento il più
ampio possibile altrimenti sarebbe inefficace». Fiscalista Tommaso Di Tanno,
docente di Diritto tributario all'università di Siena, presidente di Sisal e
del collegio sindacale di Mps Imago economica
(
da "Sole 24 Ore, Il
(Del Lunedi)" del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Trend-online"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Trend-online"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
Argomenti: Crisi
(
da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
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(
da "Giornale.it, Il"
del 27-04-2009)
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(
da "Stampa, La"
del 27-04-2009)
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La)
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