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Report "crisi"  25-27 maggio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Nel mondo 1 su 4 senza elettricità ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel mondo 1 su 4 senza elettricità La crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo: 1,6 miliardi di persone non hanno ancora accesso alla luce e all'energia oppure non possono più permettersi di pagarla. L'allarme dell'Agenzia internazionale dell'energia in un rapporto al G8 Energia Nel mondo una persona su quattro,

G8 Energia: nel mondo uno su quattro senza luce ( da "Giornale di Brescia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia, oppure che non possono più permettersi di pagarla nonostante questa costi di meno. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari,

Imprese, il ravvedimento operoso ha più appeal ( da "ItaliaOggi Sette" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il ravvedimento operoso ha più appeal DICHIARAZIONI 2009 dopo il dimezzamento delle sanzioni Se la crisi finanziaria renderà sempre più difficile adeguare i redditi dichiarati a quelli desumibili dagli studi di settore, la riduzione delle sanzioni del ravvedimento operoso, voluta dalla manovra anticrisi, potrebbe alleviare, almeno in parte, le suddette difficoltà.

La crisi finirà solo quando sarà colmato il deficit del Pil ( da "Libertà" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi deve riconoscersi che si parla della crisi finanziaria, dei mercati finanziari, delle banche, degli istituti di credito o di intermediazione finanziaria. Si parla in fondo di liquidità monetarie che potrebbero essere investite con profitto in un mondo finanziario soprattutto americano ed europeo se questo non fosse paralizzato tuttora dall'

nessuna nuova tassa anche se l'aquila muore ( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: se i soldi per il terremoto ce ne sono pochi a causa della crisi finanziaria, essi andavano cercati altrove. Leggendo il decreto si scopre che la somma maggiore, per 4,5 miliardi, è stata attinta dai fondi destinati al Mezzogiorno fino al 2013, precedentemente stanziati per fronteggiare la crisi nel Sud.

Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. ( da "Tempo, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari infatti, ammonisce l'agenzia internazionale dell'energia (Iea) in un rapporto al G8, può bloccare l'accesso ad elettricità ed energia per quel miliardo e seicento milioni di persone nel mondo,

Una persona su quattro nel mondo non ha ancora l'energia elettrica ( da "Adige, L'" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi Una persona su quattro nel mondo non ha ancora l'energia elettrica ROMA - Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia oppure che non possono più permettersi di pagarla nonostante questa

FRANCESCA PATTON BASELGA DI PINÉ - Si è chiuso con un utile d'esercizio di 2 ( da "Adige, L'" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ciò non significa che la crisi finanziaria lasci completamente immune la cassa rurale, dato che dall'anno precedente si è registrato comunque un calo dell'utile d'esercizio di 1.742.756 euro causato appunto dalla sfiducia e insicurezza delle persone che investono sempre meno e alla mancata plusvalenza per l'operazione Dz Bank.

Nord Corea, test nucleare Timori e condanne nel mondo ( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Il Dipartimento di stato Usa ha detto di non avere al momento informazioni sul test nucleare. Un portavoce del ministero degli esteri del Giappone ha fatto sapere che il suo paese risponderà all'iniziativa nordcoreana "

La di Obama va all'incasso in America Latina ( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attenzione dedicata alla Cina coinvolgendola nella gestione della crisi finanziaria e alla Russia riannodando il filo interrotto sui negoziati sul disarmo, Obama ha dimostrato di credere in un mondo «multipolare», in cui i problemi vanno affrontati insieme e senza esasperarli. La stessa cosa ha fatto nei suoi primi contatti con i governanti dell'Europa e poi a Istanbul,

È tornata la voglia di rischio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: maggiore interrogativo del momento riguarda le implicazioni della crisi finanziaria sull'economia reale mentre in un'ottica di medio termine il timore prevalente è il ritorno dell'inflazione: è bassa adesso ma prima o poi tornerà per via delle misure di stimolo fiscale. Per combattere l'inflazione i gestori devono garantire la crescita del capitale e aumentare i rischi in portafoglio.

Europarlamento, potere silenzioso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per i mercati finanziari, in calendario le direttive su hedge funds, private equity e remunerazioni dei top manager delle società quotate. Nei trasporti: più diritti per passeggeri di traghetti e autobus, norme per garantire il pagamento delle multe per infrazioni gravi del codice stradale, anche se commesse in un paese diverso da quello di immatricolazione,

Ci sarà ancora volatilità ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: seguito della crisi finanziaria è utile dedicare almeno la metà di un portafoglio bilanciato a questa asset class. Crede che sia ancora troppo rischioso in questo momento incrementare l'esposizione azionaria? Sì, perché per aumentare l'equity bisognerebbe vedere che le aziende ampliano i margini, invece siamo nella situazione in cui ci sono sicuramente dei miglioramenti strutturali,

Sbagliare non era obbligatorio ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi è scoppiata per via di alcuni specifici problemi tecnici riguardanti il funzionamento e la regolamentazione dei mercati finanziari ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi... Parlare di crisi del capitalismo, di fine della globalizzazione, di crisi di un sistema e di un modo di pensare,

Riforme necessarie per ripartire ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: uscita dalla recessione e dalla crisi finanziaria, fra i partecipanti al "pensatoio" di banchieri centrali ed economisti, uomini di governo e grandi ex, riuniti per due giorni in Banca d'Italia. Il consenso nel G-30, che non è un organismo ufficiale, ma si propone di stimolare la discussione sui grandi temi dell'economia e della finanza globale,

Draghi: regole per le retribuzioni dei manager ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: chiave della crisi finanziaria internazionale. L'occasione sarà la prossima riunione del Fsb che si terrà a Basilea il 26 e il 27 giugno e tra le nuove regole per garantire un assetto appropriato alla finanza sarà centrale l'imposizione di limiti alle maxi-retribuzioni dei manager delle banche, un argomento per il quale,

Fiat migliora la proposta per l'acquisizione di Opel ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La scelta finale sul partner di Opel dipende da Gm, in grave crisi finanziaria, ma è necessario anche il benestare di Berlino perché la nuova società avrà bisogno di garanzie creditizie pubbliche. Il timore del governo è di finanziare un progetto troppo debole. In un anno elettorale sarebbe politicamente suicida.

Ripresa al bivio di Basilea 2 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i mercati finanziari non sono sempre perfetti. I requisiti patrimoniali basati sulla misurazione dei rischi, pertanto, tendono a generare prociclicità. La motivazione, secondo lo studio della Banca d'Italia,va ricercata nel fatto che il rischio è di per sé anticiclico, sia in termini di dimensione sia considerando il suo valore.

La crisi sta bloccando il business del recupero ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il motivo è ovvio: la crisi finanziaria ha cambiato il mondo. Ha aumentato i crediti in sofferenza (perché famiglie e imprese faticano a rimborsare i debiti), ma ha anche reso più difficile il loro recupero (perché ci sono meno soldi e meno possibilità di ottenerli in prestito).

MOSCA Putin che davanti alle tv russe si mette al volante di una Niva, ultimo ... ( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Protezionismo inutile, sostengono, visto che comunque nessuno in Russia compra auto nazionali. Le ultime speranze ora sono riposte nella "Detroit russa" alle porte di San Pietroburgo: sorta grazie agli investimenti Ford, ora aspetta con ansia lo sbarco di GM.

ROMA - La campagna elettorale per le europee non decolla? Meglio. Fuori dal baccano propagan... ( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ambiente, contraffazione delle merci, telecomunicazioni, trasporti, mercati finanziari, musica, settore alimentare. Chi, di fronte a queste materie, cade dalle nuvole o fa scena muta, se ne resti a casa. GIOVANI O VECCHI? Non conta l'anagrafe. Anche se il pensionato di lusso dà poche garanzie d'euro-impegno.

Totti sicuro: ( da "Corriere della Sera" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: agli uffici legali e ai mercati finanziari. Tanto per cambiare a risolverla ci ha pensato Francesco Totti, decimo gol al Milan (177 i centri in campionato), ancora una volta a segno a San Siro. Il capitano giallorosso giallorosso, a fine gara, non ha nascosto la gioia per rete (e vittoria) e il nuovo record che ha messo nel mirino.

LA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE AL SENATO: TRA LE DODICI PROPOSTE DI POLITICA INDUSTRIALE CONTENUTE NEL TESTO DELL'AUDIZIONE LA RICHIESTA DI RIATTIVARE IL CREDI ( da "marketpress.info" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Commissione Industria del Senato tornando a mettere in luce gli impatti della crisi finanziaria internazionale sulla Filiera che rappresenta oltre il 5% dell´occupazione manifatturiera complessiva, e a chiedere interventi di politica industriale per sostenere la competitività e i livelli produttivi delle aziende. Tra le dodici richieste di politica industriale avanzate nel corso dell?

Terza doppietta per la Brawn. Felipe taglia la chicane e ci rimette due posizioni ( da "Stampa, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: organizzatori che già scontano un calo di pubblico causa crisi finanziaria. Persino il Principato fatica a riempire di ricconi e bellone gli yacht da mille e una notte o le suite vista circuito. Sempre più leader del campionato, l'inglese ieri non ha avuto un momento di debolezza, al contrario di Barrichello, che fatica a stargli dietro e sembra rassegnato a una stagione da gregario (

Tema elettorale: il ruolo della Bce ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: delle proposte di riorganizzazione della vigilanza sui mercati finanziari sulla base del rapporto de Larosière. Sappiamo che esse saranno piuttosto timide e che la tendenza dei governi sarà di negoziare al ribasso preservano al massimo le prerogative dei regolatori nazionali. Eppure si tratta di un elemento essenziale per affermare l'autorità dell'Europa nei negoziati internazionali,

Una svolta fondamentale per la ripresa ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: evoluzione dei mercati finanziari globali. Nelle settimane precedenti a tale data, le Borse di tutto il mondo si erano avvitate in una corsa al ribasso apparentemente senza fine, provocando ondate di pessimismo sulle sorti del sistema finanziario e delle economie, e rendendo il compito sin troppo facile a chi volesse ogni giorno individuare nuovi motivi di sconforto.

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sulla gestione finanziaria è doverosa». Quali modifiche apporterebbe? «La normativa sugli investimenti dev'essere resa più flessibile e adeguata alla nuova realtà dei mercati finanziari, che offre molti rischi, ma anche altrettante opportunità. Dev'essere ampliata la gamma degli attivi ammissibili, per esempio fondi di private equity e gestioni assicurative di tipo tradizionale,

R isparmi ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E' il titolo della Videochat di CorrierEconomia in onda oggi, 25 maggio, sul sito www.corriere.it alle ore 11. I lettori potranno rivolgere in diretta le loro domande sulla situazione dei mercati finanziari e della previdenza complementare ad Attilio Ferrari, amministratore delegato di Arca sgr.

Le armi segrete di Mister bond ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quando si è scatenato il panico sui mercati finanziari, nessuno dei 16 tipi di investimenti usati nelle strategie di diversificazione di Research Affiliates ha evitato le perdite, nemmeno quelli considerati più sicuri: i titoli di Stato a uno-tre anni hanno perso lo 0,60% e quelli indicizzati all'inflazione (TIPS) oltre il 12%.

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sono queste le precondizioni per un rally sostenibile dei mercati finanziari. Qual è il segnale che annuncerà senza lasciare dubbi l'inizio della ripresa? «In definitiva un rialzo stabile e duraturo delle Borse si avrà non prima che la volatilità dei listini sia tornata verso una quota fisiologica. Penso a un livello del Vix l'indicatore della volatilità sull'indice americano S&

Quanto vale un consiglio ( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: urto dei mercati finanziari, contenendo le perdite a meno di 10 miliardi di euro (fonte Assoreti, associazione nazionale di banche e sim che collocano prodotti e servizi d'investimento, attraverso promotori finanziari). Numeri E, nel primo trimestre di quest'anno, i professionisti dell'investimento hanno fatto anche meglio,

Cinquanta filiali in Piemonte e Liguria ( da "Stampa, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ad ottobre 2008, nel mezzo della crisi finanziaria, ha festeggiato i dieci anni dalla nascita, presentando alla città e ai soci la futura sede di Banca d'Alba in un antico e prestigioso palazzo nel centro storico, attualmente in fase di ristrutturazione. L'istituto è presente in Piemonte e Liguria con 50 filiali.

L'Europa va alle urne ( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: capi di Stato come ha confermato la recente crisi finanziaria internazionale affrontata in Europa con una serie di vertici dei governi dei paesi più importanti dell'Unione. Sono piuttosto 10 anni di euro e di politica liberista sostenuta dalle istituzioni comunitarie che hanno distrutto il potere di acquisto delle classi medie e popolari a incidere molto profondamente nel giudizio.

Michael Moore farà un film sulla crisi economica ( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Entertainment Michael Moore farà un film sulla crisi economica Lunedí 25.05.2009 11:22 Un documentario sulla crisi finanziaria è il nuovo progetto del regista americano Michael Moore. Lo ha annunciato lo stesso Moore, autore di documentari che hanno scosso l'opinione pubblica americana e mondiale come 'Fahrenheit 9/11' (sui presunti legami della famiglia Bush con la famiglia Bin Laden)

Scenario di previsione dell'economia lombarda: maggio 2009, indagine Prometeia ( da "Sestopotere.com" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il contesto di incertezza derivante dalla crisi finanziaria ha determinato una diminuzione degli investimenti nel 2008 (-2,7%), seguita da una riduzione più consistente nell?anno in corso (-12,5%). Gli investimenti presentano nel prossimo triennio una ripresa dall?avvio più lento rispetto alle altre variabili.

Kpmg: "Questo sarà l'anno delle svalutazioni sui crediti" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avanzata della crisi finanziaria. È l?elemento più interessante che si ricava dallo studio "L?impatto della crisi: rischi e opportunità per le banche italiane" realizzato da Kpmg Advisory. In una fase di liquidity gap dovuta al congelamento del mercato interbancario, infatti, il risparmio delle famiglie ha rappresentato una fonte di finanziamento a buon mercato per le banche.

Torna il sereno in casa Deutsche Bank ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con una quota complessiva del 21%, sei punti in più rispetto a Ubs, che occupa la piazza d?onore. Le transazioni in valuta estera negli anni passato hanno rappresentato una voce importante per i gruppi bancari, prima di essere travolte dalla crisi finanziaria. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

Fincantieri adesso va alla conquista degli Usa ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attività commerciale, sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi di euro (contro il valore record di 4,2 miliardi del 2007) «in un contesto di mercato segnato dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di settembre 2008». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

La prima volta in Rete dei "baroni" così cambia la finanza di Wall Street ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: episodio più clamoroso della crisi finanziaria esplosa con il fallimento della Lehman Brothers il 15 settembre 2008. La categoria delle banche d?investimento in America si è estinta: l?altro celebrato "barron" Morgan Stanley ha chiesto anch?esso la trasformazione in banca commerciale, e la terza grande "barron" superstite, la Merrill Lynch,

Fondi d'investimento in prima linea contro le offerte delle banche online ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accelerazione della crisi finanziaria, culminata nel settembre del 2008, conduce in rosso anche questo subcomparto: meno 5269 milioni nel secondo trimestre 2008, meno 2.059 nel terzo, meno 6224 nel quarto. Anche nei primi mesi di quest?anno predomina il segno negativo: meno 262 milioni a gennaio, meno 139 a marzo, meno 193 ad aprile;

Le compagnie: i rendimenti saranno uguali a quelli del tfr ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che si trovano ad uscire dal sistema in questa fase di crisi finanziaria. Per fare un confronto con le medie di settore basti pensare che, secondo i dati preliminari della Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), nel 2008 i fondi pensione negoziali hanno subito un calo del 6,3%, i fondi aperti sono crollati del 14%, mentre la rivalutazione netta del Tfr ha segnato un +

IL VECCHIO STILE INTOLLERANTE SI STA SFALDANDO: ANCHE CHIUNQUE ABBIA UN BLOG DI DIBATTITO SE NE ACCO... ( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)" del 25-05-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: come il terrorismo politico e la pirateria finanziaria, entrambi fondati sulla legge del più forte e sul disprezzo dell'altro, è entrato finalmente in una crisi profonda. L'individuo «imperiale», protagonista degli anni dell'intolleranza politica e insieme della più plateale ostentazione della ricchezza, o dell'immagine di potenza, ha perso vigore,

Italia, UE approva misure su capitale di rischio per PMI ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e economica. Neelie Kroes, commissario responsabile per la concorrenza, ha dichiarato:"L'attuale crisi esige risposte urgenti. L'Italia ha saputo trarre giusto profitto dal nuovo quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato e me ne compiaccio perché ha dato modo alla Commissione di approvare la misura rapidamente.

Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Minaccia alla pace mondiale" ( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Le reazioni nel mondo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e di altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu,

Il "capitalismo del debito" presenterà un doppio conto ( da "Gazzettino, Il" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che è stato all'origine della crisi finanziaria, sia stato anche il mezzo per tamponarla, per bloccare i suoi effetti che potrebbero essere stati disastrosi per le nostre economie. Gli Stati, Usa in primis, si sono molto indebitati e le prospettive sono di continuare ad erogare fondi per superare la grave recessione in corso.

Alfano: ( da "Sicilia, La" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria della Regione. «Berlusconi è stato molto chiaro nel dire che non un solo euro sarà distolto dalla Sicilia e noi siamo assolutamente lieti di questa linea, ma non avevamo alcun dubbio in proposito». Poi Angelino Alfano, uno dei ministri con il più alto indice di gradimento, si tuffa tra le migliaia di persone che lo aspettano dentro il Palacatania tra squilli di

Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara ">Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara ( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di parole per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il mondo e, contemporaneamente, per impostare la 'ripartenza' con modelli economici diversi ed etici. E' anche lo spot promozionale, riporta il sito RedattoreSociale.it, di Made In No, la nuova linea di intimo sostenibile, biologica ed equosolidale promossa da Fair, che nasce dall'alleanza tra consumatori responsabili,

Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Il mondo dovrà reagire" ( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Le altre reazioni nel mondo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e di altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu,

il capogruppo di maggioranza uscente punta a un percorso di continuità ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria iniziata nel 2008, ha evidenziato che l'economia basata su sterili transazioni di carta non può creare ricchezza stabile. La ricerca delle cause della crisi aiuta a stabilire nuove regole che derivino da un'attenta riflessione sulle finalità che l'economia deve avere e che mettono la finanza al servizio della produzione di beni e servizi e non viceversa.

Marchionne tenta la mossa del cavallo per dare scacco ai paladini della germanicità di Angelo De Mattia ( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per la crisi finanziaria ed economica, possono purtroppo saltare anche i vincoli europei sugli aiuti di Stato, non ci si può scandalizzare se il futuro delle imprese automobilistiche vede i governi in primo piano. Semmai, ciò che emerge, è la mancanza, anche in questa circostanza, di un ruolo dell'Europa che,

Abn Amro perde 886 milioni in tre mesi ( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: olandese finita sotto il controllo pubblico per salvarsi dalla crisi finanziaria, ha accusato nel primo trimestre di quest'anno una perdita netta di 886 milioni. Buona parte del rosso sarebbe legata alle divisioni che stanno per essere trasferite a Royal Bank of Scotland. Le divisioni acquisite dal governo olandese hanno registrato invece un utile complessivo di 87 milioni di euro.

Tutta colpa di quel Fondo trasformato in bancomat ( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, il governo ha posto queste risorse in una sorta di limbo. Sono 2 miliardi già destinati al recupero dei siti inquinati, 1,8 miliardi per i contratti di sviluppo delle aree del Mezzogiorno, 800 milioni per la banda larga, 700 milioni per le fonti rinnovabili, 100 milioni per le zone franche urbane (ma del pacchetto facevano anche parte i 400 milioni per la realizzazione

Marocco in Italia Banca Gbp apre a Milano la prima agenzia ( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Banco Popolare, Banca Popolare di Bergamo, Unicredit e Poste Italiane. «Il gruppo ha raggiunto 3 milioni di clienti ed è cresciuto anche durante la crisi finanziaria: grazie anche alla regolamentazione, che limita gli investimenti all'estero, non abbiamo acquistato titoli tossici», aggiunto Benchauboun.

Ricetta anticrisi: affittasi palestra scolastica, prezzi modici ( da "Italia Oggi" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la scuola è in grave crisi finanziaria», hanno scritto i dirigenti, tutti aderenti all'Asal (Associazione scuole autonome Lazio), guidata da Paolo Mazzoli. I presidi individuano tre cause principali: la mancanza di soldi per i supplenti (c'è già chi non li nomina più), il nuovo obbligo di pagare le visite fiscali, i tagli all'organico.

Agricole cerca deroga dei termini da Antitrust su cessione quota in Intesa ( da "Finanza e Mercati" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «L'Agricole vuole sostenere che la cessione della quota in Isp non sia stata possibile per il crollo dei prezzi registrato in conseguenza della crisi finanziaria», ha detto una fonte a Reuters aggiungendo che «i francesi potrebbero assicurare nel frattempo la sospensione dalla partecipazione agli organi societari».

"nessun freno al credito a latitare sono le imprese" - stefano parola ( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerandoli correttamente una forma di diversificazione del rischio: un fattore che, in una fase di crisi globale, si è tradotto in un ulteriore problema». Cambiando argomento, subito dopo la crisi finanziaria d´autunno si diceva che i clienti erano in fuga dalla grandi banche e cercavano rifugio nelle piccole, considerandole affidabili. è andata così?

pisa by night ( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Enrico Canesi CRISI Ci aspetta un futuro veramente amaro Mentre a quel che sembra forse la crisi finanziaria si sta attenuando, grazie alla pioggia di miliardi pubblici piovuti sulle economie e banche occidentali, la crisi sociale si sta aggravando con fortissimi aumenti della cassa integrazione, della disoccupazione,

La crisi vista da Moore nel giorno del Congresso ( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: analisti finanziari. L'11 febbraio 2008 il cineasta aveva lanciato loro un appello dal suo sito web: sto girando un film sulla crisi, ho bisogno di voi. Nel testo della chiamata a raccolta c'era un indirizzo mail, una sorta di confessionale al quale scrivere per raccontare il proprio ruolo nella crescita della bolla finanziaria.

Ocse: dal 1960 Pil mai così male ( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: del deterioramento della domanda globale a seguito della crisi finanziaria. Nella sola area Ocse, il Pil ha registrato una flessione del 2,1 per cento rispetto al trimestre precedente. Secondo quanto si apprende nel comunicato dell'Organizzazione per lo sviluppo economico, si tratta della peggiore contrazione dal 1960, ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni statistiche dell'

Il Professor Crisi e le tre A d'America ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: PRIMA data: 2009-05-26 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Il Professor Crisi e le tre A d'America di Mario Margiocco N el 2006, quando davanti a un gruppo di economisti del Fondo monetario prevedeva la grande crisi finanziaria del 2007-2009, fu accusato di non giustificare le proprie analisi con adeguati modelli matematici.

Pyongyang sfida il mondo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E la reazione dei mercati finanziari è stata contenuta, in quanto gli investitori sembrano scontare l'irrigidimentodi un regime ormai alle prese con il problema della successione al leader Kim Jong-Il: la stessa Borsa di Seul, dopo una sbandamento iniziale al ribasso di oltre il 6%, ha chiuso con un calo limitato allo 0,

Imprese globali in confini ristretti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultima variabile è il protezionismo. Le imprese globali hanno prosperato perché hanno beneficiato di 15 anni di dazi bassissimi. I sistemi globali di produzione sono in parte un antidoto alle barriere commerciali. Il costo di produzione dei vestiti europei aumenterebbe se venissero rafforzate le barriere nei confronti della Cina.

Geox sale al top per redditività ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «L'azienda del futuro, dopo la crisi finanziaria globale che stiamo attraversando –conclude Polegato – deve avere la volontà di innovarsi e di innovare tanto da sorprendere il cliente, deve essere completamente globalizzata, dalla logistica alla finanza, e deve essere genuina, cioè trasparente».

La Ue approva misure italiane contro la crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria e economica». E il commissario alla concorrenza Neelie Kroes ha dichiarato: «L'attuale crisi esige risposte urgenti. L'Italia ha saputo trarre giusto profitto dal nuovo quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato».

La crisi dei fondi apre il risiko delle Sgr ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spinta della crisi finanziaria, che sta spingendo gli istituti domestici alla ristrutturazione delle attività. è un dato di fatto che negli ultimi mesi, è partito il risiko delle Società di gestione del risparmio (Sgr). Alcune operazioni sono già arrivate in porto, altre sono in fase di trattativa avanzata, altre ancora sono in fase preparatoria con i necessari riassetti interni.

Banche centrali credibili come Madoff ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esuberanza dei mercati finanziari come mai s'era vista alla fine di una recessione; si scontra con il contenuto ottimismo dei banchieri centrali e quello dichiarato dei politici; e infine sembra venir smentita dal ritrovato buon umore dei banchieri americani e dall'effervescenza delle banche che sembrano tutte improvvisamente risanate e in grado di attingere facili capitali sul mercato.

Farmaci in aiuto delle Borse europee ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: introducendo un nuovo elemento di incertezza sui mercati finanziari. Gli effetti si sono fatti sentire sullo yen che si è indebolito contro il dollaro a 95,07, al contrario la Borsa di Tokyo ha guadagnato l'1,31%, Shanghai lo 0,48% e Hong Kong lo 0,35 per cento. In Europa, l'indice Dj stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini,

Perdite sugli hedge? Colpa dei clienti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non risparmia nessuno per spiegare che i fondi specultaivi in realtà «sono stati molto più vittime» che non i carnefici della crisi finanziaria. Si ricorda l'obbligo per le banche d'investimento di ridurre drasticamente la leva a causa delle perdite subìte per i subprime, uno scenario ben lontano da quando si imputava la responsabilità dello scoppio della crisi proprio sugli hedge.

Gli sceicchi vanno a Oriente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche i fondi sovrani del Medio Oriente soffrono la crisi globale: da che è iniziata hanno perso tra il 20 e il 25% del loro valore. Ma questo è solo un dettaglio degli effetti della "tempesta perfetta" su un genere di prodotto finanziario che anche gli esperti faticano a spiegare: «Un fondo sovrano, soprattutto in Medio Oriente, è difficile da definire»,

La tripla A non fa sempre America ( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I mercati finanziari sono ripartiti con cartolarizzazioni e derivati, in attesa di nuove imminenti regole. Vede qualche rischio? Il mercato americano delle cartolarizzazioni era crollato da 2mila miliardi a zero e non poteva restare così. Si tratta di mettere a punto un sistema che dia più garanzie, controlli la solvibilità di chi offre un servizio sul mercato dei derivati,

Merkel convoca Marchionne ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: fa business nel dopo crisi finanziaria, sotto le ali dei governi. Il destino della Opel sarà infatti discusso e forse deciso da tutti i ministri del governo di Grande Coalizione, dai quattro premier dei Länder dove la casa automobilistica ha impianti e in contatto con l'Amministrazione Obama a Washington per coordinare il salvataggio con la probabile bancarotta di General Motors.

Stop agli aiuti pubblici, tonfo di Arcandor ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 Il caso a Francoforte Stop agli aiuti pubblici, tonfo di Arcandor (g.fer.) Il governo tedesco frena sugli aiuti finanziari al gruppo Arcandor (che il management ritiene indispensabili alla sua sopravvivenza) e il titolo della holding, leader in Germania negli ipermercati,

Greggio e Snamprogetti spingono Saipem ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 Il caso a Milano Greggio e Snamprogetti spingono Saipem (g.fer.) Anche se l'incorporazione di Snamprogetti, decisa ieri dal consiglio di amministrazione, non porterà alcun particolare beneficio nell'immediato, la Borsa ha accolto positivamente la notizia.

Giù indici e scambi, recupera Bulgari ( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa Giù indici e scambi, recupera Bulgari di Giacomo Ferrari Frena Atlantia Dopo il massimo annuale toccato venerdì, Atlantia cede il 2,23% Variazioni limitate nel paniere dei 40 titoli più capitalizzati di Piazza Affari, riconducibili in massima parte ad aggiustamenti tecnici.

BOLZANO: DURNWALDER SULLA CRISI ECONOMICA: "IMPEGNO DELL'ENTE PUBBLICO VERSO I CONSUMATORI" ( da "marketpress.info" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: DURNWALDER SULLA CRISI ECONOMICA: "IMPEGNO DELL´ENTE PUBBLICO VERSO I CONSUMATORI" Bolzano, 26 maggio 2009 - Alla crisi finanziaria ed economica e agli effetti sui consumatori è dedicato il convegno promosso il 22 maggio a Bolzano da Provincia e Ctcu. "Abbiamo basato la nostra politica economica su diversi cardini, e i risultati ci hanno dato ragione"

oggi d'alema a prato comizio in piazza e cena ( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: D'Alema non giunge in città per la prima volta. Oltre ai temi di politica nazionale ed europea e della crisi finanziaria, D'Alema si soffermerà sulla situazione pratese. Al comizio seguirà una grande cena popolare gratuita. Sono tutti invitati a partecipare.

ROMA - Il primo trimestre è andato molto male per l'economia mondiale, in arretramento del... ( da "Messaggero, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Segnali positivi, spiega, arrivano dai mercati finanziari. E i mercati finanziari anticipano di 6-8 mesi l'andamento dell'economia reale. E' per questo che tutti gli analisti convergono a collocare la ripresa nel 2010. E a proposito dell'Italia Sadun parla di «performance positiva che è nella media europea».

Arriva la svolta negli assetti proprietari dell'industria del risparmio gestito ( da "Finanza.com" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sulla spinta della crisi finanziaria, che sta spingendo gli istituti domestici alla ristrutturazione delle attività. E? un dato di fatto che negli ultimi mesi, è partito il risiko delle Società di gestione del risparmio. Alcune operazioni sono già arrivate in porto, altre sono in fase di trattativa avanzata, altre ancora sono in fase preparatoria con i necessari riassetti interni.

Istat, Famiglie, nel 2008 scende dello 0,5% il potere d'acquisto ( da "KataWebFinanza" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I redditi da capitale hanno maggiormente risentito della crisi finanziaria e sono rimasti invariati mentre i dividendi percepiti dalle famiglie hanno registrato una contrazione del 13,6%, solo in parte compensata dall'aumento degli interessi netti che ha registrato una salita del 9,6%. Nel 2008 gli interessi pagati dalle famiglie consumatrici sono aumentati del 14,

Pmi, nuova misura anti-crisi ( da "Denaro, Il" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale situazione di crisi finanziaria e economica. La misura italiana a favore del capitale di rischio, la prima del genere autorizzata dalla Commissione europea, consente in particolare a cinque regimi relativi al capitale di rischio di portare fino al 2010 le tranche massime di investimento da 1,5 milioni a 2,5 milioni di euro su un periodo di dodici mesi.

BORSE GIù (MiBTEL -0.58%) Guttenberg: OPEL, nessuna bocciatura GABETTI: NON SCONTATA DILUIZIONE EXOR IN NUOVA SOCIETà AUTO Facebook: spunta investitore russo VW TRATTA AUTO ( da "Dagospia.com" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non risparmia nessuno per spiegare che i fondi specultaivi in realtà «sono stati molto più vittime» che non i carnefici della crisi finanziaria. Si ricorda l'obbligo per le banche d'investimento di ridurre drasticamente la leva a causa delle perdite subìte per i subprime, uno scenario ben lontano da quando si imputava la responsabilità dello scoppio della crisi proprio sugli hedge.

Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa ( da "Avvenire" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il peggioramento delle relazioni con la Corea del Sud, la crisi finanziaria internazionale e il tentativo di Pyongyang di ottenere sempre più ricompense per tenere in piedi un Paese devastato da carestie, povertà e da un'economia al collasso. Si aggiungano le divisioni interne al regime e la voglia di intimidire la nuova Amministrazione Obama.

TUTELA CONSUMATORI. Crisi finanziaria, CTCU: serve nuova regolamentazione dei mercati ( da "HelpConsumatori" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi finanziaria, CTCU: serve nuova regolamentazione dei mercati 26/05/2009 - 15:56 La capacità di autoregolamentazione della finanza globale ha fallito e a farne le spese sono i cittadini di tutto il mondo. È necessaria una ridefinizione delle responsabilità della politica e dell'economia ma anche del ruolo dei consumatori,

Erogazione del credito a imprese e famiglie. Riunione in prefettura di Como ( da "Sestopotere.com" del 26-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: proseguito anche nel corso del primo quadrimestre 2009 a causa del perdurare della crisi finanziaria che si è riversata su tutti gli apparati produttivi. In particolare, si è rilevato come per le imprese persista una grande difficoltà di accesso al credito. Il deterioramento del quadro economico e il connesso incremento del rischio hanno determinato, quale diretta conseguenza nell?

Scandali romanzati In questo periodo, più che mai, si usa spesso la parola crisi rife... ( da "Stampa, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vedi il terremoto e la crisi finanziaria, dove va a parare l'opposizione? Su illazioni, su scandali più o meno romanzati, ed è del tutto incurante di trascinare nella sporca vicenda famiglie e giovani ragazze. Tutto fa brodo, tutto serve a demonizzare per coltivare l'illusione di raccattare qualche misero voto.

le regole da cambiare - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è quello che è successo negli anni 90 in Giappone e Svezia, due paesi che hanno vissuto una lunga recessione originata come questa nei mercati finanziari. Siamo ancora in tempo per evitare che questo succeda anche da noi. Ma non c´è più tempo da perdere.

scuola, falcidiato il tempo prolungato - salvo intravaia ( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i genitori di 800 mila alunni siciliani della grave crisi finanziaria che sta mettendo a repentaglio la funzionalità delle scuole pubbliche statali». Sono quattro le emergenze. «Le scuole, in particolare quelle di competenza dei Comuni di Palermo e di Catania, sono ormai abbandonate a se stesse per la manutenzione, gli acquisti dei prodotti di pulizia,

un occhio di riguardo per imprese e famiglie ( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La pesante crisi finanziaria ed economica ha inciso sull'utile netto che si è ridotto del 21%. «Nonostante ciò, la rendita del capitale investito nelle azioni sociali, per l'anno 2008, è stata del 4,17%. Il merito di questi risultati è in buona parte attribuibile ai principi del localismo e della mutualità i quali hanno creato,

Aziende in crisi, scatta la cigs per Amorelli ( da "MF Sicilia" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ricorrere alla cigs per i suoi dieci dipendenti a causa della crisi finanziaria successiva a un programma d'investimenti sostenuto dallo Stato da anni inspiegabilmente bloccato quando già era in fase di erogazione. Il caso Amorelli, come già anticipato da MF Sicilia, era esploso a inizio aprile quando la ditta aveva presentato un esposto-denuncia per usura contro il Banco di Sicilia,

Caro Tremonti, anche l'autonomia delle banche è un bene prezioso ( da "Milano Finanza (MF)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Si è detto e ripetuto che la crisi finanziaria è sfociata nel contagio dell'economia reale, la quale ora, pure essa, è in crisi, a prescindere dal sostegno o no del sistema bancario. O, meglio, vi è una fascia di iniziative imprenditoriali in difficoltà, per le quali anche un intervento bancario in perdita, alle più favorevoli condizioni,

Investment bank, c'è aria di rivincita ( da "Milano Finanza (MF)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: proprio le attività protagoniste della crisi finanziaria Sui servizi retail pesa invece il boom delle sofferenze sui crediti L'epidemia dei crediti in sofferenza proseguirà nei prossimi mesi e condizionerà l'andamento delle banche commerciali. In termini relativi potrebbe così rafforzarsi il comparto wholesale, che guadagna grazie alle attività di investment banking e di negoziazione.

Generali non sfonda sulla Ingosstrakh Deripaska quasi salvo ( da "Finanza e Mercati" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è stato tra i più colpiti dalla crisi finanziaria di Mosca, sepolto sotto il peso di debiti stimati per 20 miliardi di dollari. Ma la holding Basic Element è stata considerata troppo importante per fallire. Soprattutto dai creditori bancari occidentali. Ecco perché, in un primo tempo, è stato lo stesso Cremlino a muoversi con un intervento da 4,

Gli economisti ci dicono che la crisi è dovuta principalmente alla mancanza di regole ( da "Riformista, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Si sta occupando proprio in questi mesi della crisi e dei suoi effetti. La crisi figlia della mancanza di regole. Il rimedio sta nel farne di più? Direi di no. La crisi non dipende solo dalla mancanza di regole nei mercati finanziari, ma probabilmente anche da errori commessi da chi li vigilava.

SI E' CONCLUSA con un rinvio al prossimo 5 giugno l'udienza in programm... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma da mesi ormai alle prese con una grave crisi finanziaria che ha portato all'interruzione del ciclo produttivo ed alla messa in cassa integrazione degli operai (nella foto una manifestazione di solidarietà per i lavoratori Sirio, con uno striscione dei pensionati). Una situazione che con il trascorrere dei giorni diventa sempre più complicata,

All'Enel decolla l'aumento di capitale, nel Lodigiano interessati 5mila azionisti ( da "Cittadino, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è possibile trarre qualche utile indicazione: «Anche nel mezzo della terribile crisi finanziaria mondiale che nei mesi scorsi ha colpito le Borse di tutto il mondo, gli azionisti Enel hanno sofferto meno di altri investitori - spiega Machetti -. In questo periodo nero per i mercati, le perdite al netto dei dividendi distribuiti per gli azionisti della tedesca E.

In Gran Bretagna rispunta la voglia di proporzionale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dopo la crisi finanziaria, la crisi della politica in un lavacro che spinge tutti a discutere di riforme costituzionali in un Paese che la Costituzione (scritta) continua a non averla. L'iniziativa politica, al di là di Alan Johnson, la tengono i conservatori con David Cameron che ogni giorno propone idee nuove per " dare potere al popolo"

Governi e banche centrali hanno gestito bene la crisi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i massimi vertici istituzionali e finanziari italiani –analizza lo scenario della crisi finanziaria internazionale. Oltre il 60% dei manager internazionali, sostiene una recente ricerca dell'ufficio studi dell'Economist, ritiene che ci saranno cambiamenti fondamentali nel funzionamento del capitalismo: riduzione della disponibilità al rischio,

Mittel, balzo dell'utile con la cessione Moncler ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Guardando al semestre in corso, Mittel ritiene che il quadro di grande tensione sui mercati finanziari «dovrebbe subire una certa attenuazione, in virtù della parziale normalizzazione della situazione di liquidità nel mercato interbancario e della stabilizzazione dei livelli di confidenza da parte degli operatori economici».

Domanda record all'asta dei BoT ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: affidabilità dell'Italia sui mercati finanziari, oscilla stabilmente da alcune settimane intorno ai 90 punti base (dopo essere arrivato ben oltre i 150 punti base nei momenti peggiori della crisi). I bond italiani, inoltre, stanno sfruttando anche le incertezze che gravano sui titoli tedeschi da qualche tempo a questa parte.

Revisori in allarme sui conti 2008 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è una crisi finanziaria, ma c'è anche una crisi contabile. Ne sono consapevoli gli auditors che in questi mesi hanno dovuto verificare nei bilanci 2008 la coerenza dei test di riduzione dei valori ( impairment test) per beni intangibili, avviamenti, partecipazioni, attività finanziarie con i principi contabili di riferimento.

Facebook apre la rete agli investitori russi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanziari impressionanti dei suoi investimenti in internet» ha commentato Zuckerberg. Il fondatore risponde così con l'accordo alle critiche di molti azionisti sulla mancata quotazione in Borsa prima della crisi finanziaria. La scorsa primavera alcuni azionisti avevano cercato di vendere le proprie quote a prezzi da sconto con una valorizzazione della società sotto i 5 miliardi

Imputati economisti, alzatevi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non significa avere previsto la crisi. Accuse, tutte queste, a mio avviso infondate o strumentali. Ci sono però accuse realmente rilevanti. Vediamone alcune. La stragrande maggioranza degli economisti non ha previsto né capito la crisi finanziaria perché era totalmente all'oscuro di alcuni fondamentali sviluppi del mercato del credito.

Mezzocorona Expò è una bella manifestazione fieristica, la principale vetrina dei prodotti, delle aziende, delle nuove iniziative nella Piana Rotaliana ma in questo momento in cui ( da "Adige, L'" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia di tutto il mondo sta attraversando una profonda crisi finanziaria ed economica è anche un atto di fiducia nel futuro, la determinazione a non mollare di fronte alle difficoltà è la dimostrazione della volontà di resistere per uscire da questa crisi più forti e competitivi di prima Mezzocorona Expò è una bella manifestazione fieristica, la principale vetrina dei prodotti,

Banche: utili giù del 56%, ma il sistema resta solido ( da "Finanza.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Meno colpite delle consorelle europee dalla crisi finanziaria, sì. Completamente immuni, non era possibile. Le banche italiane hanno chiuso i bilanci del 2008 con una flessione dell'utile netto pari al 56% e anche nel primo trimestre dell'anno in corso non si è invertito il trend e il calo degli utili risulta intorno al 60 per cento.

Asti maglia nera nella recessione ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indennità di cassa integrazione ai dipendenti delle aziende in grave crisi finanziaria e a quelle sottoposte a procedure fallimentari (tra i più colpiti il settore metalmeccanico, chimico e della gomma-plastica). «Parallelamente – spiega Sergio Didier, segretario della Cisl – è in corso la trattativa con l'Anci per coordinare iniziative di politica tariffaria,

Investimenti bloccati dal Patto ( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: interno di questa continuità di lavoro sono state introdotte innovazioni legate alla crisi finanziaria scatenatasi nello scorso autunno, cioè i provvedimenti sull'emergenza economica che sono utili e importanti, ma insufficienti rispetto alle difficoltà di sistema delle piccole imprese, che segnano il passo dal 2001». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Credit crunch, imprese vigilano sulle banche ( da "Corriere del Veneto" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: successiva alla crisi finanziaria di fine 2008. In base alle risposte fornite, appare che il 56% delle imprese ritiene che gli istituti rispondano «poco» alle esigenze delle aziende, mentre il 12% è convinto che questo non avvenga per nulla. Il 48% sostiene di aver notato negli ultimi mesi un irrigidimento nella concessione del credito che risulterebbe molto evidente per un'

Bilanci 2008, revisori in campo con Cardia ( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Era chiaro che la crisi avrebbe portato al pettine una serie di nodi e situazioni che erano già critiche». Linea dura Gli auditor non hanno certificato il bilancio 2008 di 14 società quotate, una cifra record Lamberto Cardia, presidente della Consob, l'Autorità di vigilanza dei mercati finanziari Paola Pica

Wall Street su del 2,3%, corre l'Europa ( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 La Giornata in Borsa di Paola Pica Wall Street su del 2,3%, corre l'Europa Milano la migliore Piazza Affari la migliore tra i listini europei Dal primo giugno i nuovi indici Ftse Se è ancora vero che i mercati anticipano i cicli economici, allora il rally visto ieri a Wall Street (

Maxiaumento, Danone in caduta ( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 Il caso a Parigi Maxiaumento, Danone in caduta Tonfo di Danone a Parigi sulla notizia che il gruppo alimentare francese intende varare un aumento di capitale da tre miliardi. Le azioni del colosso titolare tra le altre cose del marchio dell' acqua minerale Evian e dello yogurt Activia sono arrivate a perdere fino al 7,

Un patto per Soru, vola Tiscali ( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 Il caso a Milano Un patto per Soru, vola Tiscali Ancora un rialzo per Tiscali che ieri ha aggiunto un altro +3,29% al balzo del 5,5% di lunedì. Ieri Renato Soru, fondatore e maggiore azionista dell'internet company, ha siglato un patto di sindacato con la società stessa conferendo tutte le azioni e impegnandosi ad approvare in assemblea

: Banca Monte pensa ai cassaintegrati ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Banca Monte - fanno sapere dall'istituto - che da sempre sostiene le realtà del territorio, anche nella fase più acuta della crisi finanziaria, conferma così ulteriormente il proprio impegno al servizio delle famiglie e delle imprese locali». Banca Monte Sostegno ai lavoratori in difficoltà.

I giornalisti de L'Arena in sciopero ( da "Corriere del Veneto" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: successiva alla crisi finanziaria di fine 2008. In base alle risposte fornite, appare che il 56% delle imprese ritiene che gli istituti rispondano «poco» alle esigenze delle aziende, mentre il 12% è convinto che questo non avvenga per nulla. Il 48% sostiene di aver notato negli ultimi mesi un irrigidimento nella concessione del credito che risulterebbe molto evidente per un'

La Commissione europea approva un pacchetto di misure temporanee presentato dall'Italia per il capitale di rischio ( da "SardegnaIndustriale.it" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La misura consentirà investimenti più flessibili in capitale di rischio fino al 2010, in linea con il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell?attuale situazione di crisi finanziaria e economica.

Un'altra via per uscire dalla crisi in modo sostenibile ( da "Blogosfere" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Vale la pena ascoltare la loro voce dissonante rispetto ai cantori della crescita: «Questa crisi, dunque, non è solo finanziaria ma è anche ambientale. Non dimentichiamo che nel Luglio 2008 il prezzo del petrolio superò i 140 dollari al barile, riducendo le aspettative di profitto ed innescando, secondo alcuni, la crisi finanziaria.

LA FUGA VERSO LA QUALITA' NON SPIEGA TUTTO ( da "Lavoce.info" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nostro esercizio relativamente al periodo antecedente la deflagrante accelerazione della crisi finanziaria, in coincidenza con il fallimento della Lehman Brothers, e quello immediatamente successivo. Vi si osserva come nel periodo pre-crisi la fuga verso la qualità penalizzava, per circa 6/7 punti base, soprattutto Italia e Grecia, due dei paesi europei a più elevato debito pubblico.

INTERNET DELLE MIE BRAME - SAPETE QUANTO HANNO PAGATO I RUSSI DI DST PER ACQUISIRE 1.96% DI FACEBOOK? 200 MLN $! - LA SOCiETà DI ZUCKERBERG VALE QUINDI 10 MLD $ - LE CRITICHE DI mo ( da "Dagospia.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanziari impressionanti dei suoi investimenti in internet» ha commentato Zuckerberg. Il fondatore risponde così con l'accordo alle critiche di molti azionisti sulla mancata quotazione in Borsa prima della crisi finanziaria. La scorsa primavera alcuni azionisti avevano cercato di vendere le proprie quote a prezzi da sconto con una valorizzazione della società sotto i 5 miliardi

L'ottovolante delle Borse non è gioco per tutti ( da "Avvenire" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: poi ricollocati sui mercati finanziari. Questo, in sostanza, il panorama. È sufficiente a spiegare il subitaneo rialzo delle Borse; e per l'Italia bastano gli exploit internazionali di Fiat, Eni, Enel? Interrogativi senza risposta, che legittimano l'invito ai risparmiatori a non lasciarsi incantare.

Ue, da Commissione nuove norme per mercati finanziari più sicuri ( da "Reuters Italia" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La Commissione europea ha intenzione di monitorare più da vicino gli istituti finanziari, in base al nuovo piano predisposto dall'esecutivo comunitario per una nuova supervisione degli istituti bancari e assicurativi. Il nuovo programma messo a punto da Bruxelles è il caposaldo della risposta della Ue alla crisi finanziaria.

Banche, Moody's rivede outlook sistema bancario italiano a "negativo" ( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. L'agenzia di rating nota come il sistema bancario italiano, ultimo in Europa ad avere un outlook negativo, ha inizialmente dato prova di maggiore resistenza rispetto a quelli di altri Paesi, grazie alla sua minore esposizione agli asset tossici.

Svezia, banca centrale incrementa riserve in valuta ( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La Riksbank ha adottato questa misura come strumento temporaneo con l'intento di alleviare la crisi finanziaria. Immediata la reazione dei mercati valutari, che hanno spinto la corona svedese al ribasso contro l'euro, che ha toccato un massimo di 10,70 SEK per poi attestarsi poi a 10,69 SEK (+1,4%). 27/05/2009 - 12:17

"Berlusconi è un pericolo per l'Italia" ( da "Stampaweb, La" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quale esito di una «combinazione fra la crisi finanziaria più Berlusconi», scrive oggi il Financial Times nella pagina degli editoriali. «Berlusconi non è evidentemente Mussolini: ha squadroni di veline al seguito, non di camicie nere». Ma il capo dell?esecutivo italiano è «un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato.

Sga, 603 mln da recuperare ( da "Denaro, Il" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tempi si sono allungati a causa della crisi finanziaria mondiale (la dismissione doveva completarsi quest'anno), ma il discorso resta aperto. Mediobanca è l'advisor incaricato di seguire l'operazione. Tra fine anno e l'inizio del prossimo dovrebbe essere pronto il bando. Dopo la presentazione delle manifestazioni di interesse seguirà la fase di due diligence,

Banche italiane, Moody's taglia l'outlook da stabile a negativo ( da "Finanza.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per riflettere gli impatti della crisi finanziaria sull'economia reale e il conseguente effetto negativo sulla qualità degli asset bancari e sulla redditività degli istituti. In particolare, l'outlook negativo dell'agenzia di rating internazionale esprime l'aspettativa che i prossimi 12-18 mesi non saranno proprio "rosei" per il mercato del credito.

Banche italiane: Moody's taglia l'outlook ( da "Soldionline" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli analisti hanno considerato il dilagare della crisi finanziaria e i suoi influssi sull'economia reale. Questo avrà conseguenze negative sulla qualità degli asset e sulla redditività delle banche, per tutto il 2009 e per l?anno successivo. Tuttavia Moody?s evidenzia che le banche italiane, comunque, rimangono fra le meno colpite dalla crisi tra quelle dell?

Piazza Affari in lieve rialzo al giro di boa ( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. In cima al listino Parmalat, che guadagna oltre il 3%. A sospingere in rialzo le azioni dell'azienda di Collecchio, le indiscrezioni stampa secondo cui Danone potrebbe usare i 3 miliardi dell'aumento di capitale per fare shopping in Italia.

Piazza Affari archivia la seduta con lievi rialzi ( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: portandolo a "negativo" da "stabile", a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. Pioggia di acquisti su CHL che, sul completo, guadagna quasi dodici punti percentuali, in scia alla sigla dell'accordo per la promozione del servizio di assistenza presso i Bosch Car Service per l'offerta di pneumatici sul WEB.

Prosegue erratica Piazza Affari ( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. Acquistata Parmalat, che guadagna oltre tre punti percentuali; sostenuta dalle indiscrezioni stampa secondo cui Danone potrebbe utilizzare i 3 mld di euro dell'aumento di capitale per rilevare aziende anche in Italia come la stessa Parmalat o Granarolo.

catalan4ever ha detto: sono a Roma, vicino al ponte Duca d'Aosta :D se qcn vuole prendersi una birra con me, fatemi sapere, farà molto piacere, meglio se con una bella romana, anzi ( da "KataWeb News" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Protocollo d'intesa con Federfidi Lombarda per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese ( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In questo contesto di crisi finanziaria ed economica - spiega Ezio Casati, Assessore alle Attività economiche della Provincia di Milano - sono proprio le piccole e piccolissime imprese a subire il colpo più duro, in preda a difficoltà crescenti che si ripercuotono sull?


Articoli

Nel mondo 1 su 4 senza elettricità (sezione: crisi)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Nel mondo 1 su 4 senza elettricità La crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo: 1,6 miliardi di persone non hanno ancora accesso alla luce e all'energia oppure non possono più permettersi di pagarla. L'allarme dell'Agenzia internazionale dell'energia in un rapporto al G8 Energia Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia oppure che non possono più permettersi di pagarla nonostante questa costi di meno. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari infatti, ammonisce l'Agenzia internazionale dell'energia (Iea) in un rapporto al G8 Energia in corso a Roma, può bloccare l'accesso ad elettricità ed energia per quel miliardo e seicento milioni di persone nel mondo, in specie dell'Africa subsahariana e dell'Asia meridionale che ne sono ancora sprovvisti. Un numero che potrebbe inoltre aumentare poiché le abitazioni che avevano accesso all'energia potrebbero non essere più in grado di pagare i servizi mentre i problemi finanziari potrebbero limitare la capacità delle utilities di collegare nuovi clienti alle reti. La crisi agisce infatti sia sul lato della domanda che sull'offerta. La recessione potrebbe portare nel 2009 al primo calo dei consumi elettrici dalla seconda guerra mondiale (-3,5% la stima Iea) a causa del crollo della produzione industriale in specie nei paesi emergenti divenuti la 'fabbrica del mondo' come la Cina o perché la popolazione, alle prese con la perdita del lavoro o con difficoltà economiche riduce i consumi. In Italia, come ha rilevato il presidente dell'Edison Umberto Quadrino, si continua a registrare un calo di elettricità e gas simile rispettivamente di circa l'8 e il 10% e un recupero potrebbe riscontrarsi solo a fine anno con i primi attesi segnali di ripresa. Per il momento tuttavia la conseguenza è che nelle società del settore affluisce meno denaro, il prezzo del petrolio cala e rende non sostenibile economicamente gli investimenti per nuove centrali, perforazioni o impianti che vengono così dilazionati o cancellati. La stretta creditizia, ha ricordato anche il ministro per lo sviluppo economico Claudio Scajola, ha un ulteriore impatto. Il paventato taglio agli investimenti, uno dei temi cruciali del vertice di Roma e che è stato escluso per parte italiana da Eni e Enel, assume quindi una rilevanza sociale oltre che economica e ha riflessi sullo sviluppo delle nuove fonti di energia rinnovabili. Se nel breve termine infatti una minore produzione industriale porta a meno emissioni nel medio lungo le conseguenze sono negative perché tutt'ora, come hanno ricordato gli esponenti delle aziende del comparto, le rinnovabili non sono sostenibili economicamente senza un sistema di incentivi che le renda competitive e sostenga le spese in ricerca e sviluppo. 25 maggio 2009 - TAG: Energia | G8 | Povertà |

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G8 Energia: nel mondo uno su quattro senza luce (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 25/05/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano G8 Energia: nel mondo uno su quattro senza luce ROMANel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia, oppure che non possono più permettersi di pagarla nonostante questa costi di meno. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari, infatti, ammonisce l'agenzia internazionale dell'energia (Iea) in un rapporto al G8 Energia in corso a Roma, può bloccare l'accesso ad elettricità ed energia per quel miliardo e seicento milioni di persone nel mondo, in specie dell'Africa Subsahariana e dell'Asia meridionale che ne sono ancora sprovvisti. Un numero che potrebbe aumentare. La recessione potrebbe portare nel 2009 al primo calo dei consumi elettrici dalla seconda guerra mondiale (-3,5% la stima Iea) a causa del crollo della produzione industriale specie nei paesi emergenti come la Cina o perché la popolazione, alle prese con la perdita del lavoro o con difficoltà economiche riduce i consumi. In Italia, come ha rilevato il presidente dell'Edison Umberto Quadrino, si continua a registrare un calo di elettricità e gas simile rispettivamente di circa l'8 e il 10% e un recupero potrebbe riscontrarsi solo a fine anno con i primi attesi segnali di ripresa. Per il momento tuttavia la conseguenza è che nelle società del settore affluisce meno denaro, il prezzo del petrolio cala e rende non sostenibile economicamente gli investimenti per nuove centrali, perforazioni o impianti che vengono così dilazionati o cancellati. Il paventato taglio agli investimenti, uno dei temi cruciali del vertice di Roma e che è stato escluso per parte italiana da Eni e Enel, assume quindi una rilevanza sociale oltre che economica e ha riflessi sullo sviluppo delle nuove fonti di energia rinnovabili.

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Imprese, il ravvedimento operoso ha più appeal (sezione: crisi)

( da "ItaliaOggi Sette" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Sette Numero 122  pag. 5 del 25/5/2009 | Indietro Imprese, il ravvedimento operoso ha più appeal DICHIARAZIONI 2009 dopo il dimezzamento delle sanzioni Se la crisi finanziaria renderà sempre più difficile adeguare i redditi dichiarati a quelli desumibili dagli studi di settore, la riduzione delle sanzioni del ravvedimento operoso, voluta dalla manovra anticrisi, potrebbe alleviare, almeno in parte, le suddette difficoltà. [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 6      

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La crisi finirà solo quando sarà colmato il deficit del Pil (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi finirà solo quando sarà colmato il deficit del Pil di PAOLO G PENSA Quando si dice che da un anno all'altro il PIL - prodotto interno lordo, cioè al lordo delle tasse - di un paese è diminuito di una certa quantità vuol dire che tra la capacità produttiva, non solo industriale, del paese in questione e ciò che in pratica ha prodotto, dunque il suo diminuito PIL, si è aperto uno scarto negativo, un deficit produttivo. Se sommiamo tutti gli annunciati cali di PIL che dall'inizio della crisi si sono verificati nei paesi membri dell'Unione Europea dovremmo riconoscere che si tratta di un deficit produttivo imponente, una specie di voragine che inghiotte, ahimé, una corrispondente quantità di occupazione con relativa perdita di posti di lavoro, solo parzialmente compensata da assegni (per chi riesce a prenderli) di disoccupazione, calcolati, quelli, come PIL positivo. Quando si sentono o si leggono caute manifestazioni di ottimismo sulla fine - vicina - della crisi deve riconoscersi che si parla della crisi finanziaria, dei mercati finanziari, delle banche, degli istituti di credito o di intermediazione finanziaria. Si parla in fondo di liquidità monetarie che potrebbero essere investite con profitto in un mondo finanziario soprattutto americano ed europeo se questo non fosse paralizzato tuttora dall'indigestione di cattivo credito da esso stesso creato e moltiplicato fino ad astronomiche cifre; l'ultima stima sarebbe di 600 mila miliardi di dollari. E la crisi non finirà solo quando le banche sopravvissute avranno verificato e messo - ricapitalizzando - in bilancio le perdite prodotte dalle insolvenze fino ad allora nascoste nelle falde di cotanta montagna di crediti. La crisi finirà solo quando le economie dei paesi dell'Unione Europea avranno cominciato a colmare il deficit produttivo dei loro PIL, ossia quando le loro rispettive capacità produttive inizieranno a recuperare i tassi di utilizzazione da esse raggiunti, mese più mese meno, nella prima metà del 2008. Ecco perché, più di una severa regolamentazione dei mercati e dell'attività creditizia bancaria, più di iniezioni di liquidità - o addirittura di larvate nazionalizzazioni - a favore, per così dire, di istituti di credito, sarebbero necessari forti stimoli dell'attività produttiva che agissero sia sulla domanda di consumatori, altrimenti in progressivo impoverimento, sia sugli investimenti che il semiparalizzato sistema creditizio non è in grado di sostenere. Ma questo rimedio comporta una aumento smisurato - data la dimensione della crisi - sia della spesa pubblica sia di un corrispondente futuro indebitamento pubblico che apparentemente solo gli Stati Uniti possono permettersi senza darsi troppo pensiero per la inevitabile, anche se per ora contenuta, svalutazione del dollaro. Un tale aumento di spesa pubblica potrebbe permetterselo anche l'Unione Europea se il governo della maggiore economia europea, il governo tedesco, non tenesse ferme le rotative della Banca Centrale europea che stampano eurobanconote su ordinazione dei 16 governi dell'eurozona, tra cui quello italiano che è già per conto suo il più indebitato di tutti. Causa delle esitazioni tedesche, non è tanto il timore dell'inflazione e del debito pubblico, ma la contrapposizione tra chi vuole uscire dalla crisi con tradizionale prudenza fiscale e poca spesa pubblica, la Cancelliera Angela Merkel, democristiana, capo del governo di coalizione con i social democratici guidati dal ministro Steinmeier fautore di un maggior ruolo dello stato, e dei sindacati - come quelli della Opel - e in definitiva della spesa pubblica in economia. Le elezioni politiche tedesche del 27 settembre prossimo decideranno quale dei due componenti della Grosse Koalition sopravviverà e in che misura. Ma allora, si chiederà qualche europeista, a che servono le elezioni europee del 6 e 7 giugno prossimo, il Vertice europeo del 18 e 19 giugno…Meglio aspettare la fine della crisi. 25/05/2009

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nessuna nuova tassa anche se l'aquila muore (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 24 - Commenti Nessuna nuova tassa anche se L´Aquila muore L´11 maggio titolammo questa rubrica «Soldi pochi, maledetti e non subito», indicando con allarme le inadeguate dimensioni degli aiuti ai terremotati dell´Aquila in base al decreto che stava allora approdando nell´aula di Palazzo Madama. Giovedì scorso il testo è stato approvato con l´astensione delle opposizioni. Un gesto compiuto per senso di responsabilità, ha spiegato, a nome del gruppo Pd, il senatore Legnini, motivato soprattutto dal fatto che il punto rilevato da "Repubblica" e sostenuto con molta insistenza dalle opposizioni, aveva alla fine ottenuto un pieno accoglimento di principio. Si tratta del rimborso totale della ricostruzione della prima casa. Una decisione che potrebbe essere pienamente soddisfacente se fosse stata accompagnata da un correlato aumento dei fondi stanziati che, invece, non si è avuto. Questa incerta promessa non bastava, a mio avviso, per concedere l´astensione. Soprattutto perché essa si è accompagnata dal rifiuto di accogliere i pochi altri emendamenti dell´opposizione che riguardavano la certezza e la rapidità degli stanziamenti per far rinascere il centro storico (800 palazzi ed edifici antichi, diecine di chiese e quant´altro) in mancanza di che L´Aquila si tramuterà rapidamente in una città morta; un intervento per colmare le voragini finanziarie degli enti locali che già oggi non sanno come andare avanti e pagare stipendi e ripristino dei servizi; l´accertamento delle necessità per l´Università e le scuole, per gli Uffici giudiziari distrutti e per le altre istituzioni pubbliche prive delle loro storiche sedi. Naturalmente la non accettazione degli emendamenti è stata puntualmente accompagnata da promesse di buona volontà su futuri stanziamenti aggiuntivi se gli attuali non basteranno (il governo giura che si tratta di 8 miliardi... spalmati fino al 2032, mentre l´opposizione è riuscita ad accertarne come realmente impegnati solo 5). Non si tratta, peraltro, di immaginarsi una specie di maligna malafede del governo ma di una questione di fondo che nessuno ha fin qui sollevato, nemmeno l´opposizione. E, cioè, del fatto che l´opera di ricostruzione è stata esplicitamente affrontata, sotto l´imperio ideologico basilare della destra, a cui il centro sinistra non ha il coraggio di controbattere, riassumibile nello slogan: «Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani». Passa, anche in questo caso, come un assioma di fede, che le tasse altro non sono che una malversazione dello Stato nei confronti dei cittadini. Quindi, se i soldi per il terremoto ce ne sono pochi a causa della crisi finanziaria, essi andavano cercati altrove. Leggendo il decreto si scopre che la somma maggiore, per 4,5 miliardi, è stata attinta dai fondi destinati al Mezzogiorno fino al 2013, precedentemente stanziati per fronteggiare la crisi nel Sud. Dunque, per la prima volta nella storia, viene accollato al Mezzogiorno il peso maggiore di un´emergenza nazionale. Il federalismo alla Bossi sarà soddisfatto. Questo spiega, inoltre, perché i terremotati abruzzesi saranno trattati peggio di quelli colpiti da altri sisma devastanti. Tutto questo non è frutto della congiuntura finanziaria ma di un decadimento etico, politico e culturale. Tanto più in un tempo di crisi, e di fronte ad un dimostrato slancio di solidarietà nazionale, uno Stato serio si sarebbe rivolto ai cittadini, proponendo un aumento addizionale straordinario dell´Irpef. Uno sforzo senz´altro possibile se si calcola che per ottenere un miliardo di euro basterebbe un aumento dello 0,12% dell´aliquota media (oggi del 18% sul reddito dichiarato). Abbiamo calcolato che per ogni miliardo dato per ricostruire L´Aquila sarebbero sufficienti 40 euro per contribuente. Moltiplicando il tutto per il numero di anni occorrenti e per i miliardi necessari sarebbe ancora possibile dare certezze di rinascita all´Abruzzo e non incidere sui fondi per il Mezzogiorno. Sempre che il governo non fosse inquinato dal populismo demagogico e l´opposizione non fosse intorpidita dalla subalternità culturale.

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Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari infatti, ammonisce l'agenzia internazionale dell'energia (Iea) in un rapporto al G8, può bloccare l'accesso ad elettricità ed energia per quel miliardo e seicento milioni di persone nel mondo, in specie dell'Africa Subsahariana e dell'Asia meridionale che ne sono ancora sprovvisti.

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Una persona su quattro nel mondo non ha ancora l'energia elettrica (sezione: crisi)

( da "Adige, L'" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il G8 dell'Energia a Roma: calano i consumi a causa della crisi Una persona su quattro nel mondo non ha ancora l'energia elettrica ROMA - Nel mondo una persona su quattro, 1,6 miliardi di persone, vive ancora senza elettricità. Ma la crisi finanziaria rischia di avere un ulteriore effetto negativo per i poveri del mondo che non hanno ancora accesso alla luce e all'energia oppure che non possono più permettersi di pagarla nonostante questa costi di meno. La temuta stretta sugli investimenti nel settore energia a causa della tempesta sui mercati finanziari infatti, ammonisce l'agenzia internazionale dell'energia (Iea) in un rapporto al G8 Energia in corso a Roma, può bloccare l'accesso ad elettricità ed energia per quel miliardo e seicento milioni di persone nel mondo, in specie dell'Africa Subsahariana e dell'Asia meridionale che ne sono ancora sprovvisti. Un numero che potrebbe inoltre aumentare poiché le abitazioni che avevano accesso all'energia potrebbero non essere più in grado di pagare i servizi mentre i problemi finanziari potrebbero limitare la capacità delle utilities di collegare nuovi clienti alle reti. La recessione potrebbe portare nel 2009 al primo calo dei consumi elettrici dalla seconda guerra mondiale (-3,5% la stima Iea). In Italia, come ha rilevato il presidente dell'Edison Umberto Quadrino, si continua a registrare un calo di elettricità e gas rispettivamente di circa l'8 e il 10%. 25/05/2009

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FRANCESCA PATTON BASELGA DI PINÉ - Si è chiuso con un utile d'esercizio di 2 (sezione: crisi)

( da "Adige, L'" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

FRANCESCA PATTON BASELGA DI PINÉ - Si è chiuso con un utile d'esercizio di 2 FRANCESCA PATTON BASELGA DI PINÉ - Si è chiuso con un utile d'esercizio di 2.347.365 euro il bilancio della Cassa rurale Pinetana Fornace e Seregnano del 2008, approvato ieri. Un dato che testimonia la validità delle politiche scelte dalla Cassa Rurale per garantire un andamento positivo anche di fronte alla sostanziale crisi economica. Il presidente Fabio Svaldi ha infatti voluto ribadire, durante l'assemblea ordinaria tenutasi ieri mattina al centro Congressi di Baselga di Piné, «che la cassa rurale pinetana non ha risentito della crisi grazie alla scelta di continuare a sostenere l'economia reale del proprio territorio». Certamente, ciò non significa che la crisi finanziaria lasci completamente immune la cassa rurale, dato che dall'anno precedente si è registrato comunque un calo dell'utile d'esercizio di 1.742.756 euro causato appunto dalla sfiducia e insicurezza delle persone che investono sempre meno e alla mancata plusvalenza per l'operazione Dz Bank. Infatti se la raccolta diretta aumenta del 13,02% quella indiretta cala con una variazione del 26.12%. Anche le sofferenze della banca aumentano con una variazione del 53,03%: si è infatti passati da 2.280 milioni di euro a 3.489 milioni. Questo sembra indicare un aumento dell'impossibilità delle famiglie a ottemperare ai propri debiti. Gli impieghi sono conseguentemente aumentati, vale a dire che i prestiti a terzi sono cresciuti dall'anno scorso, e più specificatamente sono cresciuti del 4,12%. Diminuiscono, però, gli impieghi nel settore estrattivo, ulteriore testimonianza che il settore sta vivendo da diversi anni un momento difficile che unitamente alla crisi finanziaria ed economica in atto, ha fatto riscontrare una contrazione nelle vendite, una flessione dell'occupazione e una conseguente stagnazione degli investimenti. Nel settore del porfido, per esempio, gli impieghi diminuiscono del 15%. Il settore delle costruzioni/immobiliari presenta un tasso di crescita del 11,9%, dovuto, però, principalmente a operazioni immobiliari iniziate nella prima parte del 2008. Infine, nonostante la flessione del mercato immobiliare, i tassi di crescita verso le famiglie hanno registrato un incremento del 6% su base annua contro un incremento dell'esercizio precedente del 12 %. I dati, dunque, sembrano indicare una situazione generalmente positiva, ma che lascia comunque spazio a preoccupazioni per il futuro, causate appunto dall'instabilità dell'economia reale. In ogni caso, però, il presidente Svaldi si dice fiducioso e ottimista, dal momento che le politiche messe in atto finora hanno saputo dare buoni frutti, portando a un incremento dei soci e al conseguente raggiungimento di un altro importante traguardo; si è infatti passati da 2.949 soci a 3.023. Le imprese e le persone fisiche stanno dunque dimostrando fiducia alla cassa rurale che per tale motivo continuerà a impegnarsi per essere «meno banca e più cassa rurale». Anche quest'anno, infatti, si è verificato un aumento del patrimonio netto pari al 3,04% corrispondente a 46.388 milioni di euro. Sembra dunque saldo in sella il presidente Svaldi, la cui carica decade quest'anno assieme a quella del vicepresidente Gianluca Cristofolini di Fornace che non si è riproposto, e di due consiglieri: Claudio Bernardi (che non si è riproposto) e Claudio Ioriatti , entrambi di Piné. Alla fine Svaldi è stato rieletto quasi all'unanimità dai 320 presenti, mentre il suo vice sarà Simone Caresia di Fornace. Confermato in consiglio Ioriatti, mentre i due posti lasciati da Bernardi e Cristofolini sono stati presi da Bruno Casagranda e Lorenzo Stenico . Immutato il collegio sindacale con la presidente Katia Tenni accompagnata da Michele Planchel e Ivo Scartezzini . 25/05/2009

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Nord Corea, test nucleare Timori e condanne nel mondo (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

SEUL - Ancora un test nucleare nordcoreano. Prima una scossa di terremoto a origine artificiale (4,5 gradi Richter) rilevata dalla Corea del Sud che ha lanciato l'allarme. Poi, l'annuncio ufficiale di Pyongyang che ha fatto sapere di aver effettuato "con successo" il suo secondo test nucleare, dopo quello di ottobre 2006. Un gesto che ha tutti gli elementi della ritorsione contro la condanna decisa dall'Onu lo scorso mese per il lancio del missile-satellite lanciato in orbita il 5 aprile da parte di Pyongyang. "In linea con la richiesta dei nostri scienziati e tecnici, la nostra Repubblica ha condotto con successo un test nucleare sotterraneo il 25 maggio, come parte delle misure volte a rafforzare le sue capacità nucleari di autodifesa", ha riferito un funzionario nordoreano alla Kcna. Nessun riferimento sul luogo del test, che segue comunque quanto annunciato dal regime il 29 aprile scorso sul proposito di nuovi esperimenti nucleari dopo la condanna Onu per l'esperimento missilistico. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha convocato una riunione d'emergenza del Comitato di sicurezza per fare il punto sulla delicata situazione. Il test di Pyongyang ha avuto, tra l'altro, un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Il Dipartimento di stato Usa ha detto di non avere al momento informazioni sul test nucleare. Un portavoce del ministero degli esteri del Giappone ha fatto sapere che il suo paese risponderà all'iniziativa nordcoreana "in modo responsabile" alle Nazioni Unite. Per Londra si tratta di una "violazione flagrante " della risoluzione Onu. Probabile che si finisca di nuovo al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di vetro. OAS_RICH('Middle'); (25 maggio 2009

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La di Obama va all'incasso in America Latina (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

La «diplomazia flessibile» di Obama va all'incasso in America Latina --> Lunedì 25 Maggio 2009 GENERALI, pagina 9 e-mail print A soli 100 giorni dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente Barack Obama dopo essersi occupato della crisi economica interna agli Stati Uniti, riuscendo ad arrestare la corsa verso il precipizio, ha avuto il tempo di rivolgere lo sguardo anche al resto del mondo. In aprile, con il vertice del G-20 a Londra sull'economia, e l'attenzione dedicata alla Cina coinvolgendola nella gestione della crisi finanziaria e alla Russia riannodando il filo interrotto sui negoziati sul disarmo, Obama ha dimostrato di credere in un mondo «multipolare», in cui i problemi vanno affrontati insieme e senza esasperarli. La stessa cosa ha fatto nei suoi primi contatti con i governanti dell'Europa e poi a Istanbul, che è ancora fuori dalla Ue. Obama ha puntato, con la sua «diplomazia flessibile», a ricucire i rapporti fortemente deteriorati con gli alleati europei e riparare i guasti di immagine che la «diplomazia inflessibile» e l'approccio unilaterale del suo predecessore Bush avevano provocato, soprattutto sulla guerra in Iraq e la lotta al terrorismo internazionale. Subito dopo è stata la volta dell'America Latina dove era in programma dal 17 al 19 aprile il V summit delle Americhe. Anche qui il nuovo presidente si è presentato facendo sapere di voler ascoltare le opinioni degli altri leader e di voler costruire «relazioni basate sull'eguaglianza», senza progetti egemonici, ma chiamando tutti a collaborare alla soluzione dei problemi comuni (lotta alla povertà, sostenibilità ambientale, sicurezza energetica). Obama non ha neanche menzionato l'Alca e l'idea di riprendere i negoziati per resuscitare il progetto di Accordo di libero scambio delle Americhe che fu fortemente avversato dai nuovi governi democratici e populisti, affermatisi in America Latina dall'inizio del secolo: vi vedevano la perpetuazione di politiche «neoliberiste». Quel progetto fu definitivamente sepolto nel IV vertice delle Americhe nel 2005 a Mar del Plata (Argentina) per la ferma apposizione di Brasile, Argentina, Venezuela e Cile. La cartina di tornasole su cui si dovrà verificare l'efficacia o meno della strategia della Casa Bianca sarà Cuba. Fedele al suo stile pragmatico, Obama prima di recarsi nell' ex colonia inglese dei Carabi dove si è svolto il summit, ha fatto una cauta apertura verso Cuba annullando le restrizioni per i viaggi e l'invio di denaro da parte di cittadini americani di origine cubana ai loro parenti che vivono nell'isola. Una mossa attesa che non ha accontentato in pieno le aspettative del governo dell'Avana e dei Paesi dell'America Latina che chiedevano la soppressione unilaterale dell'embargo che dura ormai da 47 anni. Questa è una questione ben presente anche ai governanti americani e il segretario di Stato Hillary Clinton aveva affermato che «quasi 50 anni di blocco economico e commerciale nei confronti di Cuba non ha prodotto i risultati sperati». Quindi la nuova amministrazione è cosciente che la politica sin qui seguita è stata fallimentare, ma è altrettanto convinta che l'obiettivo finale per Cuba deve essere la transizione alla democrazia da raggiungere non per vie traumatiche con una caduta violenta del regime, ma gradualmente, attraverso aperture negoziali in cui il regime cubano deve fare la maggior parte del cammino. Quindi togliere unilateralmente l'embargo senza chiedere nulla in cambio e rinunciando ad un'arma negoziale preziosa sarebbe stato in questo momento da ingenui. Obama ha fatto capire che si aspetta dalle autorità cubane qualche gesto di reciprocità. Almeno a parole questo non è mancato. Raúl Castro si era dichiarato «pronto a discutere di tutto con gli Stati Uniti, inclusi i diritti umani, la libertà di espressione, e i prigionieri politici». Salvo essere smentito qualche giorno dopo dal lider maximo che, nonostante i suoi 82 anni e le malattie, non rinuncia al suo ruolo di padre della rivoluzione e fa sentire la sua voce attraverso editoriali su giornali. Fidel Castro ha «corretto» il fratello, sostenendo che il vero significato di quelle parole è che Raul «non ha paura di affrontare alcun tema, dimostrando in tal modo coraggio e fiducia nei principi della rivoluzione». Questo significa che il dialogo è impossibile? A parte il fatto che negoziati informali sono iniziati a Washington fra il sottosegretario per gli Affari interamericani Thomas Shannon e l'incaricato del governo cubano negli Stati Uniti Jorge Bolaños su temi immigratori, la via negoziale è oggi un'opzione realista. La pregiudiziale che Cuba pone a qualsiasi negoziato è l'abolizione dell'embargo. Ma queste barriere pregiudiziali possono cadere sia dall'una che dall'altra parte. A Cuba perché, nonostante la presenza ingombrante di Fidel, si sta delineando una nuova mappa del potere, come dimostra la rimozione di due personalità forti del regime come Carlos Lage, già vicepresidente del Consiglio di Stato e Felipe Pérez Roque, ex ministro degli Esteri, e la sostituzione con personaggi più «realisti» legati a Raúl e al vertice delle Forze armate, che potrebbe spingere per una svolta verso un'apertura al pluralismo e la normalizzazione delle relazioni con gli Usa. Dall'altra la relativa autonomia di Obama dalle pressioni delle lobbies degli esuli cubani di Miami, che hanno pesantemente condizionato gli altri presidenti, e l' istintiva ritrosia del nuovo presidente per le dispute ideologiche del passato. L'effetto combinato di questi fattori dovrebbe favorire un'approssimazione pragmatica per chiudere l'ultimo capitolo della Guerra fredda che si è trascinato per 20 anni dopo il crollo del comunismo. Il contrario di quello che «sognano» Fidel Castro e il caudillo venezuelano, i quali «leggono» la crisi attuale come la fine del capitalismo e il preludio per il crollo dell'«altro muro», quello del Rio Grande. Cinque dei presidenti presenti hanno partecipato al recente G20 di Londra parlando di inclusione e giustizia sociale. Questi sono termini che suonano bene ai latinoamericani, cosi come la cooperazione sulle energie alternative e a tutto ciò che riguarda il cambiamento climatico o a un ripensamento delle politiche da adottare contro la droga. Questo vertice può avere confuso tutti quelli che pensano agli Stati Uniti in declino, ma a Port of Spain le luci delle ribalta erano tutte per Obama. Gilberto Bonalumi 25/05/2009 nascosto-->

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È tornata la voglia di rischio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-24 - pag: 24 autore: INTERVISTA Elizabeth Corley Alla guida di Allianz global investors Europe «è tornata la voglia di rischio» Per il manager si è riaperta la caccia al rendimento di lungo periodo Isabella Bufacchi ROMA «Negli ultimi sei mesi si è riaperta la caccia al rendimento e alla crescita del capitale: i grandi investitori istituzionali restano cauti ma sono un po' più propensi a valutare investimenti a maggior rischio, anche perchè hanno tenuto negli ultimi mesi i capitali parcheggiati in strumenti di liquidità che oramai hanno rendimenti praticamente uguali a zero. A questi investitori, per navigare nelle nuove acque di un mondo cambiato strutturalmente dalla crisi, consiglio di seguire alcuni importanti indicatori economici: i livelli degli inventari, della disoccupazione, della produzione, i prezzi delle materie prime, l'andamento dei mutui per la casa e del credito al consumo. La crisi ora è nell'economia reale, non è alle nostre spalle, ci siamo ancora dentro». Il mondo e i mercati non sono più gli stessi, fare previsioni è difficile perchè i vecchi modelli non funzionano: ma per Elizabeth Corley, chief executive officer di Allianz Global Investors Europe, una delle più grandi società di gestione al mondo,una bussola che ancora funziona per orientarsi c'è ed è quella del Pil, dei dati macro economici. In un'intervista al Sole 24 Ore, rilasciata a Roma ai margini di una conferenza su come affrontare "il peggiore contesto economico dagli anni '30", Corley riconosce alla crisi un merito: quello di aver reso gli investitori più consapevoli dei rischi e più desiderosi di essere bene informati per ponderare meglio le proprie scelte. Lei sostiene che la crisi nonè finita. Quali sono le principali preoccupazioni dei grandi investitori istituzionali che si rivolgono ad AllianzGI? Il maggiore interrogativo del momento riguarda le implicazioni della crisi finanziaria sull'economia reale mentre in un'ottica di medio termine il timore prevalente è il ritorno dell'inflazione: è bassa adesso ma prima o poi tornerà per via delle misure di stimolo fiscale. Per combattere l'inflazione i gestori devono garantire la crescita del capitale e aumentare i rischi in portafoglio. è tornata la voglia di rischiare? Quest'anno abbiamo registrato un trend molto forte, in uscita dagli strumenti classici della liquidità - depositi e conti correnti, fondi monetari a basso rendimento - e in entrata in prodotti che rendono. La crisi ha cambiato il modo di investire? Gli investitori sono molto più prudenti, diffidenti, selettivi, chiedono assistenza e strumenti su misura, portafogli misti con investimenti di tipo assicurativo e per la crescita del capitale: non si fidano più delle "scatole nere". Prima si limitavano al prodotto: adesso analizzano anche le istituzioni dietro i prodotti e prediligono i nomi più noti. Tre anni fa abbiamo chiesto ai nostri clienti quale fosse il significato di "brand" e ci risposero che il marchio significa prodotti solidi, tradizionali, degni di fiducia ma anche noiosi e ci dissero che preferivano il rischio ed essere all'avanguardia dell'innovazione. Oggi ci hanno risposto che vogliono tornare al vecchio "brand". "Back to basics"? Ritorno alle origini? Ma allora non è cambiato nulla... I cambiamenti ci sono e sono strutturali. Prima la liquidità non era importante: adesso il rischio di liquidità è una fonte di preoccupazione. Gli investitori chiedono di entrare in mercati e strumenti liquidi e noi eseguiamo dei test dedicati alla liquidità. Inoltre ora la trasparenza è d'obbligo.Gli investitori pretendono di essere più informati: non era così prima della crisi. Nei prossimi tre-cinque anni tutti vorranno essere più informati, per sentirsi sicuri nelle scelte d'investimento. Un altro tema importante nuovo è quello del ri-schio sistemico e strutturale: primadella crisi è stato sottovalutato da tutti mentre adesso è al centro del dibattito sul nuovo assetto normativo. L'opacità dei prodotti strutturati ha creato tanti e tali danni da rendere strumenti come le cartolarizzazioni improponibili in futuro? Il nostro gestore Pimco a partire dal 2006 non si è più fidato del boom delle cartolarizzazioni, soprattutto quelle dei mutui ipotecari residenziali: abbiamo temuto vi fosse una bolla. E quindi eravamo ben posizionati quando è arrivata la crisi. In quanto ai nostri investitori, sono letteralmente polarizzati: ci sono quelli che non vogliono neanche sentire menzionare il nome delle cartolarizzazioni e che non vi investiranno mai, mentre altri ci chiedono di mettere in portafoglio le asset backed securities perchè i prezzi sono stracciati, i bond sottovalutati e c'è un grande potenziale di rendimento e crescita. E i rating? Hanno ancora un peso? Noi in AllianzGI abbiamo sempre fatto la nostra ricerca e la nostra analisi e abbiamo utilizzato i rating come informazione aggiuntiva. Ma noi siamo grandi, abbiamo le economie di scala, possiamo permetterci di fare le nostre analisi: investitori e società di dimensioni medio- piccole invece hanno acquistato prodotti finanziari basandosi solo sul rating e sulla tripla "A". Prima della crisi le scelte non venivano sempre ponderate individualmente dagli investitori: oggi invece c'è più pianificazione. Ma le agenzie di rating non possono essere accusate per aver innescato un rischio sistemico: sono stati uno dei fattori che hanno contribuito alla crisi. Quali strumenti usare per investire ora? Come orientarsi in un mondo nuovo? Fare previsioni usando i vecchi modelli non funzionerà perchè questa crisi ha modificato i mercati in maniera strutturale. La crisi non è alle nostre spalle: stiamo ancora attraversando il peggiore contesto economico dagli anni '30 e saranno le variabili dell'economia a guidarci per navigare nella crisi. A quali variabili si riferisce? Consiglio agli investitori di seguire con attenzione i livelli degli inventari, della produzione, della disoccupazione, l'andamento delle materie prime e anche del credito al consumo e dei nuovi mutui per la casa. E l'inflazione? Non dobbiamo iniziare a preoccuparci dell'inflazione? Prima o poi l'inflazione tornerà, soprattutto in seguito a queste politiche fiscali di stimolo all'economia.Ma grazie al cielo i Governi sono intervenuti: altrimenti sarebbe stata una vera catastrofe. Non possiamo preoccu-parci adesso dell'inflazione: è come se la nostra casa andasse a fuoco e nello spegnere l'incendio ci preoccupassimo dei danni al tappeto... isabella.bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «L'approccio resta cauto ma non si tengono più parcheggiati i capitali senza una resa» «Il timore prevalente è di una fiammata inflazionistica a ridosso della ripresa economica» A capo delle gestioni di Allianz. Elizabeth Corley BLOOMBERG

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Europarlamento, potere silenzioso (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-24 - pag: 16 autore: Europarlamento, potere silenzioso Snobbato dagli elettori, orienta l'80% delle leggi nazionali: i 10 dossier che contano Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro inviato Dovunque in giro per l'Europa c'è generale disinteresse per l'Europa. E ancora di più per il suo parlamento: un oggetto misteriosoe lontano di cui non si coglie esattamente l'utilità, di cui si parla quasi unicamente per denigrarlo, quando qualcuno ne denuncia, anchea sproposito,prebende d'oro, "dolce vita",sprechi, abusi e assenteismi diffusi. Niente di cui stupirsi, allora, se alle europee del 7 giugno i sondaggi danno un unico grande vincitore: l'assenteismo. Secondo il sondaggio Eurobarometro, potrebbe raggiungere il 66% in media, un picco senza precedenti, che in Italia potrebbe toccare oltre il 70%. Ente inutile? Al contrario. Da quando trent'anni fa si decise di eleggerlo a suffragio universale, i suoi poteri co-legislativi non hanno cessato di aumentare anche se paradossalmente i cittadini hanno continuato a snobbarlo con convinzione crescente. Bizzarrie di un'Europa dove, da quando è arrivato il mercato unico, la legislazione nazionale è diventata per oltre l'80% di matrice europea ma dove, con il progredire dell'integrazione, le vecchie spinte federaliste sono state soppiantate da crescenti pulsioni nazionaliste. Per questo la presenza di una delegazione forte e competente all'europarlamento è più importante che mai. In particolare per un paese come il nostro che tradizionalmente non brilla per attenzione alle meccaniche legislative e decisionali europee. Salvo accorgersi in ritardo dei regali avvelenati dei partner e allora giocare disperatamente di rimessa per ridurre i danni. Ma quali sono i dossier più importanti che attendono i 72 eurodeputati italiani che il 14 luglio inaugureranno la nuova assemblea di 736 membri in rappresentanza di quasi mezzo miliardo di cittadini dell'Unione? A Strasburgo a incidere non sono i grandi dibattiti politici ma il duro lavoro nelle commissioni, il lobbismo metodico in difesa degli interessi di un settore economico-industriale o di una politica, dell'immigrazione, ambientale o energetica che sia, in breve degli interessi del sistemapaese. Esattamente come avviene nei parlamenti nazionali, con la differenza che quello europeo spesso detta l'agenda di quelli che oggi a torto si ritengono più sovrani di lui. Sarà amplissima, come sempre,l'agenda del prossimo quinquennio. In parte imprevedibile perché dipenderà dagli eventi. E anche dall'entrata in vigore o meno del Trattato di Lisbona: in caso positivo, gli eurodeputati potranno legiferare anche su immigrazione legale, agricoltura e pesca, sport e su tutte le spesa del bilancio comunitario. Per ora di sicuro dovrà riprendere in mano dossier lasciati pendenti dal parlamento uscente, proposte legislative presentate dalla Commissione ma non ancora licenziate dal Consiglio e nuove iniziative in cantiere. Prendiamo ambiente e energia, dossier tra i più sensibili per gli interessi industriali in gioco e in vista della conferenza di Copenaghen in dicembre sul post-Kyoto. Ci sarà da decidere sulla revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IPPC): sui tempi di entrata in vigore dei nuovi limiti di emissione per i grandi impianti di combustione, sulle licenze nazionali per derogare dai valori limite. Poi sulla modifica delle direttive sull'etichettatura energetica. E sulle apparecchiature elettriche ed elettroniche per regolamentarne i rifiuti e l'uso di sostanze pericolose. Attese le proposte sul carbon leakage, sui settori energivori a rischio delocalizzazione che potranno beneficiare di permessi gratuiti di emissione in base a parametri tecnologici e di efficienza. Sui limiti nazionali alle emissioni di sostanze inquinanti e sui veicoli fuori uso. Sul pacchetto telecom, saltato in maggio, da ridiscutere i diritti degli utenti di internet, spettro radio, nuova Autorità Telecom, separazione funzionale e quadro normativo per le reti di nuova generazione. Nel sociale: direttiva sul congedo di maternità, possibili nuove proposte sull'orario di lavoro, politiche per l'occupazione. E poi diritto per i malati di curarsi in un paese diverso da quello di residenza. Oltre che più qualità nella donazione di organi. Per i mercati finanziari, in calendario le direttive su hedge funds, private equity e remunerazioni dei top manager delle società quotate. Nei trasporti: più diritti per passeggeri di traghetti e autobus, norme per garantire il pagamento delle multe per infrazioni gravi del codice stradale, anche se commesse in un paese diverso da quello di immatricolazione, infine modifica dell'eurobollo per finanziare la tutela ambientale. Anche la politica di immigrazione sarà la croce e delizia del nuovo emiciclo con le nuove regole sul diritto di asilo, più tutela per i rifugiati ma anche più solidarietà tra gli Stati Ue. Con l'adeguamento della banca dati sulle impronte, la lotta all'immigrazione clandestina, il potenziamento di Frontex. Davvero dopo questa rapida carrellata si può concludere che l'europarlamento è lontano, votare non serve e lavorarvi seriamente neppure?. © RIPRODUZIONE RISERVATA I 72 EURODEPUTATI ITALIANI Il congedo di maternità, gli orari di lavoro, i diritti del malato, i biglietti dell'autobus, ma anche hedge fund e private equity: ecco cosa aspetta i nuovi onorevoli Ricambio in vista. I nuovi 736 eurodeputati (nella foto l'assemblea di Strasburgo) si insedieranno il 14 luglio, in rappresentanza di quasi mezzo miliardo di cittadini dell'Unione REUTERS

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Ci sarà ancora volatilità (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2009-05-24 - pag: 27 autore: ...l'equilibrato... «Ci sarà ancora volatilità» «In questo momento un approccio bilanciato agli investimenti è più che mai opportuno ». Così Luca Ramponi, direttore investimenti di Aureo Gestioni, spiega il suo atteggiamento attuale verso i mercati. Perché lei pensa che questo approccio oggi sia particolarmente opportuno? Perché permette di spalmare meglio i rischi. Da due mesi il mercato aspetta tassi in rialzo e questo depone a sfavore dei bond a lungo termine. Fino a poco tempo fa si scontava lo scenario opposto. Insomma si punta su tutte e due le asset class per non sbagliare... Probabilmente ci sarà ancora molta incertezza e avere bond e azioni consente all'investitore di non perdere eventuali occasioni. Inoltre la parte obbligazionaria è particolarmente utile per attutire la volatilità. Che durata ha il portafoglio che ha suggerito? Tra i tre e i cinque anni. In questo modo è possibile cominciare a costruirsi una posizione sull'azionario senza rischiare troppo. Comunque, considerando anche le valutazioni fondamentali raggiunte dalle società quotate a seguito della crisi finanziaria è utile dedicare almeno la metà di un portafoglio bilanciato a questa asset class. Crede che sia ancora troppo rischioso in questo momento incrementare l'esposizione azionaria? Sì, perché per aumentare l'equity bisognerebbe vedere che le aziende ampliano i margini, invece siamo nella situazione in cui ci sono sicuramente dei miglioramenti strutturali, ma gli utili tendono a essere in linea con le attese, che li prevedevano già in ribasso. C'è qualcosa che la preoccupa all'orizzonte dei mercati? è un rischio molto remoto che difficilmente potrà verificarsi, ma potrei temere uno scenario deflattivo tipo quello giapponese. Nei giorni scorsi abbiamo visto un altro brusco calo dei listini europei e americani. Al di là di questi movimenti così forti, lei pensa che il peggio per i mercati sia ormai alle spalle? Credo che la parte più cruenta della crisi sia passata, anche se mi aspetto che la volatilità si mantenga su livelli molto elevati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Luca Ramponi, direttore investimenti di Aureo Gestioni

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Sbagliare non era obbligatorio (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 2 autore: Sbagliare non era obbligatorio Molti avevano intuito la crisi - Ora le banche tornino a fare le banche di Marco Vitale «A bbiamo evitato un grande blow up e ora ci troviamo nel mezzo di un grande tentativo di cover up ». Così riassume l'attuale momento un lucido finanziere svizzero con il quale concordo. Abbiamo evitato una grossa esplosione e questa è un'ottima notizia. Ma non l'abbiamo evitata come qualche anima bella del partito dei talebani del mercato si ostina pateticamente e, contro ogni evidenza, a ripetere, grazie alla capacità di autoregolamentazione dei mercati. L'abbiamo evitata perché i governi hanno buttato nel fuoco trilioni di dollari, a debito dei contribuenti presenti e futuri (per molti anni), scardinando gli equilibri di finanza pubblica di tutti i principali paesi, sacrificando qualunque logica di mercato e di giustizia all'esigenza del "too big to fail", nazionalizzando di fatto gran parte del sistema bancario, sacrificando gli investimenti di cui il mondo ha bisogno, ponendo, quasi sicuramente, le premesse per una prossima severa inflazione. Penso che i governi abbiano fatto bene a fare ciò, ma che dobbiamo essere consapevoli di quanto è realmente successo e incominciare a porci delle domande sulle conseguenze (tipo: resterà la politica fuori dalla gestione delle banche dopo averci messo tanto capitale?) anziché continuare a raccontare fiabe. Oggi è partita a livello internazionale una grande azione di cover up, per evitare sia una corretta resa di conti dei responsabili, sia una seria correzione del sistema. Ho sempre considerato come uno dei sintomi più inequivocabili dell'estrema gravità della crisi il fatto che, questa volta, l'America non abbia, per ora, attaccato i responsabili. L'America,in materia finanziaria,è sempre stata disinvolta e tollerante, salvo poi, in caso di sviluppi infausti, chiamare i responsabili a una dura resa di conto. L'ultima volta è stata con gli scandali societari dal 2001-2003,per i quali l'America usò,nei confronti dei responsabili, il pugno di ferro. In questa crisi, invece, che è tante cose ma nella quale c'è anche certamente il più colossale schema Ponzi di tutti i tempi, di fronte al quale il povero Madoff appare un'educanda,non vi è per ora nessuna seria chiamata al tavolo delle responsabilità. Non esiste segnale più evidente della grande paura che ha attanagliato l'America ufficiale di questa non consueta inerzia. Sarà necessario aspettare le liti furibonde che si scateneranno tra banche, assicurazioni, hedge fund, fondi pensione, gestori di patrimoni, portatori di obbligazioni bidone (tipo Rembs, Residential mortgage backed securities), famiglie mutuatarie che rientrano nei criteri dell'Helping families save their homes act ( circa 4 milioni di famiglie), per sentire parlare seriamente di responsabilità. Ma vi è un altro cover up, più grave e insidioso, che interessa non solo l'America ma tutti noi e che attiene alla natura stessa della crisi. è il cover up intellettuale che tende a descrivere la crisi come un imprevedibile incidente tecnico di percorso. Questa lettura serve per poi poter concludere: e quindi non vi è nulla da fare e nulla da cambiare, ma solo aspettare che la congiuntura passi per riprendere tutto come prima. Su questa linea si pone uno dei maggiori responsabili, l'ex governatore della Fed Alan Greenspan: «Ma prevedere l'insorgere di una crisi è qualcosa che appare al di là delle nostre capacità di previsione». Sulla stessa linea il premio Nobel Vernon L. Smith in una delle più futili, superficiali ancorché, come si dice, eleganti, letture della crisi che mi è capitato di ascoltare in una conferenza a Milano presso l'istituto Bruno Leoni: «I fenomeni di cui stiamo indagando sono intrinsecamente imprevedibili». Su una linea analoga si pone il professor Guido Tabellini: «In molti si aspettavano che la bolla immobiliare americana prima o poi sarebbe scoppiata. Ma ben pochi immaginavano che ciò avrebbe travolto i mercati finanziari di tutto il mondo». E invece la crisi era prevedibile ed è stata prevista dai soliti grilli parlanti che hanno detto, più o meno, quello che il grillo parlante disse a Pinocchio: «Non ti fidare, ragazzo mio, di quelli che promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito o sono matti o sono imbroglioni ». Ma, come capita sempre ai grilli parlanti, non furono ascoltati. è più eccitante ascoltare e seguire il gatto e la volpe, cioè i banchieri d'affari, che promettono raccolti mirabolanti nel Campo dei miracoli ben concimato dai funamboli alla Greenspan. Fu prevista, solo per fare qualche veloce esempio, da Claude Bébéar ( Uccideranno il capitalismo, 2003); da John R. Talbott ( The coming crash in the Housing Market, 2003; e Sell Now! The End of the Housing Bubble, 2006); Jean Peyrelevade ( Capitalismo totale, 2005); Robert J. Shiller ( Irrational Exuberance, 2000); Marco Vitale ( America. Punto e a capo, 2002) e da tutti coloro che sapevano, anche su basi teoriche e storiche ben solide, che: la corsa al gigantismo bancario (come aveva già bene analizzato il rapporto Ferguson nel 1999-2000, tenuto ben nascosto sotto strati di silenzio); l'uso sfrenato del leverage a tutti i livelli: bancario, conti pubblici, private equity, famiglie; la concentrazione spinta della ricchezza legittimata dalla demenziale teoria della trickle down economy con la crescente polarizzazione tra ricchi e poveri che uno studioso americano serio, profondo, documentatissimo, conservatore, repubblicano, consulente di presidenti repubblicani da Nixon a Bush padre ha, in termini molto preoccupati, chiamato senza esitazione: plutocrazia; che l'abnorme, inaccettabile e non contestata posizione di potere e di denaro assunta dai Ceo, veri e propri neofeudatari; che tutto questo non poteva non portare, prima o poi, a un disastro anche se restava incerto il quando e quale sarebbe stato il detonatore. Tabellini attribuisce questo disastro mondiale a un «banale errore di valutazioni tecniche... La crisi è scoppiata per via di alcuni specifici problemi tecnici riguardanti il funzionamento e la regolamentazione dei mercati finanziari ed è stata acuita da una serie di errori commessi durante la gestione della crisi... Parlare di crisi del capitalismo, di fine della globalizzazione, di crisi di un sistema e di un modo di pensare, sarebbe una solenne stupidaggine». Per trovare queste solenni stupidaggini il lettore non deve fare difficili ricerche bibliografiche. è sufficiente che legga i discorsi di Barack Obama nel corso della campagna elettorale, con la quale, il neo-presidente, ha riacceso la speranza nel cuore degli americani, ben riassunti e commentati da John R. Talbott nell'importante libro Obamanomics ( 2008). All'inizio dello scoppio della crisi (Il Sole 24 Ore del 28 settembre 2008) scrissi: «Questa non è la fine o la crisi del capitalismo, ma la fine di una degenerazione del capitalismo e di una concezione che lo ha retto negli ultimi vent'anni..., questa non è la crisi del mercato ma della degenerazione del mercato...; è profondamente errato dire (come allora molti economisti dicevano) che questa è una crisi finanziaria che non tocca l'economia reale, anche se l'impatto sull'economia reale non avrà niente a che fare con quello che ebbe la crisi del '29; la natura della crisi è tale che essa non solo avrà effetti importanti sull'economia reale, ma avrà effetti geopolitici; dalla crisi si sta consolidando l'immagine di un mondo più articolato e con molteplici motori di sviluppo». Questi cinque punti d'orientamento restano a mio avviso più che mai validi dopo quasi un anno di crisi e sugli stessi bisogna esercitare un grande sforzo di pensiero, serio, profondo, indipendente. Altro che «stupidaggini». Per fortuna ci sono studiosi e operatori che, non rientrando tra i menestrelli del supercapitalismo, hanno iniziato una riflessione molto seria sulle reali cause di fondo della crisi ( altro che errori di valutazione tecnica!) come Zamagni, Soros, Attali, Stiglitz, Fitoussi. Questi sono buoni compagni di strada per andare a fondo delle cose e per sforzarci di uscire migliori e quindi profondamente cambiati da prima della crisi. Sono i menestrelli del tutto come primae i talebani del mercato i veri nemici del capitalismo, se vogliamo continuare ad usare questa parola che grandi storicidell'economia come Braudel e Cipolla (ma prima di loro Einaudi) ci hanno insegnato essere molto ambigua e da dismettere. Qualcosa, sia pure lentamente, sta cambiando, come il seguente test può dimostrare. «Le banche non sono fatte per pagare stipendi ai loro impiegati o per chiudere il loro bilancio con un saldo utile; ma devono raggiungere questi giusti fini soltanto con il servire meglio il pubblico». Queste parole furono pronunciate da Luigi Einaudi nella Relazione del Governatore della Banca d'Italia per l'esercizio 1943 letta nell'aprile 1945. Se Luigi Einaudi avesse pronunciato queste parole nell'America di quattro anni fa sarebbe stato, probabilmente, internato al neurodeliri. Oggi rimarrebbe a piede libero, anche se sarebbe irriso a mezza bocca dai Summers, Geithner, Rubin e dai cantori e maggiordomi del supercapitalismo. Ma sarebbe difeso da Barack Obama e da Volcker, forse l'unico personaggio rispettabile del vecchio establishment finanziario americano. www.marcovitale.it © RIPRODUZIONE RISERVATA ESAME DI COSCIENZA Stupiscono due cose: che gli Stati Uniti non abbiano ancora individuato e colpito i responsabili e il movimento intellettuale autogiustificatorio LE PROSPETTIVE è necessario uno sforzo di comprensione sulle cause profonde della bolla: solo così si può tornare a una crescita spinta dai fondamentali

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Riforme necessarie per ripartire (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 3 autore: «Riforme necessarie per ripartire» Appello del G-30 - Trichet: frena la caduta del Pil ma dati positivi solo il prossimo anno Alessandro Merli ROMA «Per vedere la ripresa, serve la voglia di fare le riforme». Jacob Frenkel, presidente del Group of Thirty, ha sintetizzato così il dibattito sulla via d'uscita dalla recessione e dalla crisi finanziaria, fra i partecipanti al "pensatoio" di banchieri centrali ed economisti, uomini di governo e grandi ex, riuniti per due giorni in Banca d'Italia. Il consenso nel G-30, che non è un organismo ufficiale, ma si propone di stimolare la discussione sui grandi temi dell'economia e della finanza globale, è che «la caduta del prodotto interno lordo – ha detto il presidente della Banca centrale europea, JeanClaude Trichet – sta rallentando, ma è probabile che continui per tutto quest'anno. Il ritorno alla crescita positiva arriverà nel 2010». La chiave di volta sarà la volontà di fare le riforme essenziali per l'economia. «La ripresa – ha insistito Frenkel – difficilmente sarà molto rapida. Nel 2009 nessun grande paese industriale vedrà la crescita. Tutto dipenderà dalle misure di politica economica. E per vedere la ripresa, serve la voglia di fare le riforme. La locomotiva della crescita mondiale saranno, come è avvenuto già negli ultimi anni, le economie emergenti». Quanto alla stabilizzazione dei sistemi finanziari, «c'è un consenso molto profondo – ha affermato Trichet – su quello che dev'essere fatto. Ora, siamo alla fase di messa in atto di quello che è stato deciso. Comunque, le autorità non abbassano la guardia e restano in stato di allerta». C'è la consapevolezza, secondo Frenkel, del fatto che nella gestione delle crisi, le politiche nazionali a volte devono essere modificate per tener conto delle conseguenze globali. Nessuna scorciatoia, però, attraverso una maggiore inflazione per accelerare la ripresa o consentire ai governi di ripagare più facilmente il proprio debito pubblico, che si sta gonfiando enormemente in diversi paesi tanto da destare preoccupazione sui mercati finanziari. «La chiave del mantenimento dellafiducia – ha sostenuto Trichet – è che le banche centrali rispettino l'obiettivo di salvaguardare la stabilità dei prezzi nel medio termine». Secondo Trichet, è fuori questione che la Bce modifichi al rialzo la sua definizione di stabilità dei prezzi, che ha un tetto appena al di sotto del 2 per cento. I partecipanti al G-30 sono molto cauti anche sull'evoluzione del dopo-crisi. «Dobbiamo accettare – ha detto il ministro delle Finanze di Singapore, Tharman Shanmugaratnam – che la crescita sarà per diversi anni al di sotto della tendenza di lungo periodo. è il costo inevitabile della necessità per le famiglie americane di ridurre il proprio indebitamento, e quindi consumare di meno, con ripercussioni sul resto del mondo e in particolare sull'Asia, e del riassorbimento delle bolle speculative, che non può compiersi in un anno». Il ministro di Singapore, uno dei paesi che hanno pagato di più in termini di recessione il crollo delle esportazioni a seguito di quello della domanda mondiale per consumi, si è fatto portavoce della preoccupazione del G-30 per il collasso del commercio internazionale. «L'impatto in termini di mancata crescita è pesante – ha detto –. Vogliamo riaffermare l'importanza di resistere al protezionismo. Anche fra i paesi del G-20 (che riunisce i maggiori paesi industriali e le principali economie emergenti, ndr) c'è una netta differenza fra le parole dei comunicati e i fatti. Sono stati proprio molti di questi paesi a mettere in atto misure di restrizione del commercio internazionale. Ricordiamoci che le possibilità di ripresa globale si riducono se si mette in moto uno scambio di ritorsioni commerciali». © RIPRODUZIONE RISERVATA GROUP OF THIRTY Il presidente Frenkel: «Nel 2009 nessun grande paese industriale vedrà lo sviluppo Tutto dipenderà dalle misure di politica economica» Crisi e sistema bancario. Mario Draghi (a sinistra) con il presidente della Bce Jean-Claude Trichet MASSIMO DI VITA

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Draghi: regole per le retribuzioni dei manager (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 3 autore: Il tema sarà al centro dei lavori della prossima riunione del Financial stability board il 26 giugno Draghi: regole per le retribuzioni dei manager Rossella Bocciarelli ROMA Il G-20 di Londra gli ha conferito un mandato forte e adesso il Financial stability board presieduto da Mario Draghi si appresta a tirare le fila in termini operativi su alcuni temi-chiave della crisi finanziaria internazionale. L'occasione sarà la prossima riunione del Fsb che si terrà a Basilea il 26 e il 27 giugno e tra le nuove regole per garantire un assetto appropriato alla finanza sarà centrale l'imposizione di limiti alle maxi-retribuzioni dei manager delle banche, un argomento per il quale, come ha spiegato ieri il Governatore della Banca d'Italia nella conferenza stampa conclusiva della riunione del G-30, è ormai maturato un largo consenso sull'opportunità che la materia ricada sotto il controllo dei supervisori del sistema creditizio. «Gli stipendi dei manager – ha affermato Draghi – sono stati uno dei temi affrontati nel corso della 61esima riunione plenaria del G-30, dalle cui discussioni – ha sottolineato – ho tratto grandi benefici, specialmente per l'agenda della riunione del Fsb. L'agenda beneficerà molto di queste discussioni». Draghi ha ricordato che il Fsb ha pubblicato «un report molto interessante sui principi da seguire per le remunerazioni, e per la prima volta i leader del G- 20 hanno accettato l'idea che le remunerazioni possano diventare oggetto delle autorità di supervisione. Finora – ha aggiunto – le autorità di vigilanza non potevano dire molto sul fatto che i compensi dovessero essere allineati in maniera appropriata agli incentivi delle banche. Solo in condizioni estreme, le autorità avrebbero potuto dire qualcosa su questo argomento. Ora, invece, ci sono autorità che potranno intervenire». Su questo terreno, del resto, la Banca d'Italia si è mossa per prima, con le disposizioni di Vigilanza in materia di corporate governance emanate il 4 marzo del 2008, nelle quali si stabilisce che i sistemi retributivi, a cominciare dalle stock options «non possono essere in contrasto con le politiche di prudente gestione del rischio della banca e con le sue strategie di lungo periodo». Tra le indicazioni impartite dalla Vigilanza c'è quella che stabilisce che gli statuti bancari devono prevedere che spetti all'assemblea ordinaria approvare le politiche di remunerazione a favore dei consiglieri di amministrazione e di gestione nonché i piani finanziari delle stock option. C'è poi l'indicazione che nelle realtà aziendali più complesse sia costituito all'interno del Cda o del consiglio di sorveglianza (a seconda che si sia scelto il sistema monistico o duale) un comitato ad hoc con compiti consultivi e di proposta per la determinazione dei criteri di remunerazione del management della banca. La normativa Bankitalia stabilisce inoltre che compensi basati su strumenti finanziari e bonus siano preclusi ai componenti degli organi di controllo; infine, si prevede che nella definizione dei sistemi di incentivazione e retribuzione di chi riveste «posizioni apicali» nella banca sia coinvolto anche l'organo che ha funzione di supervisione strategica. Non basta: con una recente circolare, Bankitalia ha ribadito che l' assetto di guida societaria delle aziende di credito dovrà essere adeguato entro il termine del 30 giugno di quest'anno: per quella data dovrà essere approvato anche l'iter civilistico delle modifiche agli statuti bancari eventualmente necessarie per adeguarsi alle nuove disposizioni. Le banche italiane stanno dunque recependo a spron battuto nei propri statuti, entro il termine fissato del 30 giugno, le disposizioni emesse da Via Nazionale. Al di là dei compensi ai manager, tuttavia, vi sono altri temi, ai quali l'Fsb dovrà mettere mano. Fra questi, come ha spiegato ieri Draghi «gli strumenti macroprudenziali, quali i requisiti di capitale anti ciclici, i ratio sull'indebitamento, i maggiori requisiti di liquidità, la gestione del rischio e la governance delle banche». A Basilea si discuterà inoltre se estendere il perimetro della regolamentazione fino ad includere anche hedge fund. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PRIORITà DELL'FSB Focus anche su governance delle banche, gestione del rischio, ratio sull'indebitamento, maggiori requisiti di liquidità

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Fiat migliora la proposta per l'acquisizione di Opel (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 5 autore: Fiat migliora la proposta per l'acquisizione di Opel Anche Magna rilancia: meno tagli in Renania Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente La partita per l'acquisizione di Opel è diventata in Germania una corsa all'offerta migliore. Le incertezze che attraversano l'establishment tedesco in un anno elettorale stanno inducendo i principali concorrenti a ritoccare le loro proposte nel tentativo di mettere le mani sulla filiale europea di General Motors. Parlando ieri mattina a Berlino, il ministro dell'Economia KarlTheodor zu Guttenberg ha rivelato che poche ore prima la Fiat aveva aggiornato il suo progetto di fusione con Opel: «è interessante che Fiat abbia ritoccato la sua offerta ancora una volta. Abbiamo ricevuto da parte loro qualche ora fa un piano più completo». Guttenberg ha spiegato che i cambiamenti riguardano la ripartizione dei rischi e la quota di capitale da utilizzare. «Notiamo da parte di tutti i potenziali acquirenti di Opel il desiderio di negoziare ulteriormente», ha aggiunto il ministro. L'annuncio è giunto dopo che mercoledì tre società avevano presentato una proposta di acquisto della filiale di Gm. Oltre alla casa automobilistica italiana hanno fatto pervenire offerte formale anche il gruppo austro- canadese di componenti Magna e il fondo d'investimento Rhj International (a cui si è aggiunta, secondo fonti di stampa, la casa cinese Baic, con una presunta dichiarazione d'interesse). Alla fine di un primo incontro venerdì, tra ministri del governo e rappresentanti delle regioni che ospitano impianti Opel in Germania, Magna è apparsa la società favorita. Molti esponenti politici dell'establishment tedesco hanno preso posizione a favore del gruppo austro-canadese, che agli occhi dei sindacalisti tedeschi dovrebbe garantire meno esuberi di Fiat, almeno in via teorica. Evidentemente, la situazione è però ancora molto in divenire, tanto che la società italiana ha deciso di rilanciare. Fiat ha capito che l'establishment tedesco è ancora malleabile. L'anno elettorale in Germaniasi vota in settembre per il rinnovo del Bundestag-crea tensioni politiche, provoca continue dichiarazioni e smentite, ma crea al tempo stesso inattesi spazi di manovra. Se ne è accorta anche la SÜddeutsche Zeitung che ieri ha chiesto di dare "una chance a Fiat!". Il giornale bavarese ha messo l'accento sul design delle auto italiane, rispetto ai modelli Opel«tutti uguali e tristi». Dal canto suo, pur confermando la sua preferenza per Magna, il premier dell'Assia Roland Koch ha commentato positivamente l'iniziativa della casa automobilistica italiana: «La reazione di Fiat », ha detto, dimostra «che si battono per Opel». In questo contesto, anche Magna vuole migliorare o aggiornare la sua offerta. Secondo la Welt am Sonntag, la società austro- canadese sta mettendo a punto alcuni cambiamenti, su pressione probabilmente di JÜrgen RÜttgers, ministro-presidente del Nord- Reno Vestfalia e unico dei leader regionali a essersi opposto alla sua offerta. Ieri alcuni dirigenti dell'azienda guidata da Siegfried Wolf hanno incontrato lo stesso RÜttgers e i rappresentanti del consiglio di fabbrica di Bochum, lo stabilimento Opel nel Nord-Reno Vestfalia. Magna potrebbe anche decidere di aumentare il suo previsto impegno finanziario per quanto riguarda gli oneri pensionistici della filiale di Gm. Guttenberg ha spiegato ieri che i tre piani a disposizione del governo sono sotto esame: «Vogliamo capire se i tre progetti sono solidi e non semplicemente idee romantiche ». La scelta finale sul partner di Opel dipende da Gm, in grave crisi finanziaria, ma è necessario anche il benestare di Berlino perché la nuova società avrà bisogno di garanzie creditizie pubbliche. Il timore del governo è di finanziare un progetto troppo debole. In un anno elettorale sarebbe politicamente suicida. Tre sono quindi gli aspetti valutati in queste ore:la solidità del progetto industriale, l'impatto sulla forza lavoro in Germania e l'impegno economico richiesto all'esecutivo. Berlino vorrebbe prendere una decisione entro la fine della settimana prossima. IL MINISTRO GUTTENBERG «Qualche ora fa dal Lingotto è giunto un piano più completo con una maggiore assunzione di rischi e una quota superiore di capitale» Vecchie glorie. Il ceo della Opel Hans Demant a bordo di una vettura d'epoca della casa tedesca REUTERS

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Ripresa al bivio di Basilea 2 (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 6 autore: Ripresa al bivio di Basilea 2 I parametri considerati strozzano il credito: modello da superare Enzo Rocca Da inizio anno i grafici sull'andamento della probabilità di default (Pd) delle imprese segnalano che la crisi sta avanzando verso l'economia reale. Lentamente, ma inesorabilmente. La Pd è il principale parametro utilizzato dai modelli di rating, che se ben progettati, sono rilevatori fortemente sensibili ai mutamenti della qualità del credito. Costruiti per essere predittivi, sono in grado di stimare con una buona probabilità se un'impresa andrà in default nel corso, in genere, dei dodici mesi successivi. Essi non solocatturano i casi più gravi di insolvenza, ma anche livelli di difficoltà significativi, come il mancato pagamento di rate o sconfinamenti per un periodo superiore a 90 o 180 giorni, a seconda dei casi. I modelli statistici di valutazione del merito creditizio sono alimentati da molte informazioni, qualitative e quantitative. Tra i dati quantitativi, quelli di bilancio sono molto significativi, tenuto conto che possono pesare nella formazione del rating fino al 30%. Pertanto, l'acquisizione dei dati economici e patrimoniali relativi ai bilanci 2008 potrebbe comportare un ulteriore peggioramento degli indicatori di solvibilità delle imprese italiane. Con un effetto "boomerang" sul patrimonio regolamentare delle banche. Nel periodo di avvio di Basilea 2, infatti, le banche più virtuose, confermando le previsioni del Comitato di Basilea ( si veda il quinto «Quantitative impact study », 16 giugno 2006), hanno ottenuto un beneficio dalle nuove regole (solo in parte compensato dall'introduzione di un ulteriore requisito per il rischio operativo) in termini di minore assorbimento del patrimonio minimo di vigilanza. Ora, però, con lo sviluppo della crisi, questo vantaggio potrebbe vanificarsi, con impatti sulle potenzialità di erogazione del credito. Le informazioni qualitative descrivono le prospettive di sviluppo dell'impresa e il contesto in cui opera. La sua analisi è sempre rilevante; tuttavia, in una situazione di crisi assume una valenza ancora maggiore. Valorizzando la conoscenza e il rapporto diretto con il cliente, questo elemento può consentiredi riequilibrare l'impatto negativo dell'analisi quantitativa. Le aree d'indagine sono molteplici (scelte imprenditoriali, esperienza e professionalità del personale dipendente, tra gli altri). L'analisi qualitativa, inoltre, non perde la sua efficacia nei confronti della piccola e media impresa, che rappresenta il principale operatore nel nostro tessuto economico. In questi casi, inoltre, sopperisce alla naturale minore rilevanza (o mancanza) dei dati di bilancio. La prociclicità di Basilea 2 è la possibilità che l'applicazione delle sue regole nella fase espansiva del ciclo economico possa stimolare il finanziamento di progetti sempre più rischiosi, mentre in quella recessiva scoraggi il sostegno anche di quelli molto promettenti. In teoria, come evidenziato da un recente studio della Banca d'Italia (si veda Banca d'Italia, «Financial sector pro-cyclicality, Lessons from the crisis», Aprile 2009), in un'economia senza "attriti" le regole di determinazione dei requisiti di capitale non dovrebbero generare questo tipo di effetto. Se una banca è in grado di adeguare liberamente il suo capitale, i requisiti di Basilea 2 non dovrebbero indurre a negare il credito ai progetti che generano valore. Tuttavia, come abbiamo osservato nella situazione di crisi corrente, i mercati finanziari non sono sempre perfetti. I requisiti patrimoniali basati sulla misurazione dei rischi, pertanto, tendono a generare prociclicità. La motivazione, secondo lo studio della Banca d'Italia,va ricercata nel fatto che il rischio è di per sé anticiclico, sia in termini di dimensione sia considerando il suo valore. L'esposizione al rischio tende, infatti, ad aumentare durante le contrazioni del ciclo e a diminuire nei periodi di espansione. Allo stesso modo il prezzo del rischio (che misura l'" avversione al rischio" degli investitori) diminuisce durante la fase di espansione e aumenta in quella recessiva. Quindi, nella ricerca di equilibrio tra dotazione di capitale delle banche e capacità di erogazione del credito alle imprese, Basilea 2 potrebbe indurre a comportamenti che spingano l'economia reale nel senso di marcia già intrapreso, anche quando (come nella situazione di crisi attuale) non sarebbe auspicabile. La soluzione? Dare nuova forma e sostanza ai pilastri dell'Accordo con Basilea 3. © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHIO DEFAULT I grafici sull'andamento della probabilità di default indicano senza incertezze che la crisi sta avanzando verso l'economia reale IN CONTRAPPOSIZIONE Al sistema servirebbe un impianto normativo che agevoli l'erogazione di capitali invece di penalizzarla

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La crisi sta bloccando il business del recupero (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-05-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-24 - pag: 7 autore: Sempre più società abbandonano la gestione del contenzioso La crisi sta bloccando il business del recupero Morya Longo «Puntiamo molto sul settore dei crediti in sofferenza, per il quale sono previsti 3,5 miliardi di euro di acquisizioni quest'anno». Era il 2004 quando Carlo Puri Negri annunciava in pompa magna che Pirelli Re, di cui allora era amministratore delegato, avrebbe investito molto per comprare e gestire i crediti dubbi delle banche. Oggi la società immobiliare della Bicocca ha cambiato rotta: sta infatti cercando di cedere, in modo parziale, quella stessa attività su cui cinque anni fa credeva tanto. Il motivo è ovvio: la crisi finanziaria ha cambiato il mondo. Ha aumentato i crediti in sofferenza (perché famiglie e imprese faticano a rimborsare i debiti), ma ha anche reso più difficile il loro recupero (perché ci sono meno soldi e meno possibilità di ottenerli in prestito). Così le tante società che si occupano di recupero-crediti e di gestione del contenzioso stanno facendo scelte diverse: qualcuno esce dal mercato, qualcuno si riorganizza, qualcuno aumenta gli investimenti. La «zavorra» diventa oro Per capire la storia di questo settore bisogna fare un passo indietro nel tempo. Per decenni i crediti in sofferenza erano stati considerati dalle banche come una sorta di "zavorra" da recuperare principalmente per vie legali in Tribunale. Negli ultimi anni i grandi gruppi hanno però iniziato a gestire questa "zavorra" in modo più dinamico, privilegiando per esempio il recupero per vie stragiudiziali. Ma la vera svolta è partita solo quando, nel 1999, in Italia è stata approvata la legge sulle cartolarizzazioni: le sofferenze per la prima volta potevano essere "impacchettate" dalle banche e vendute a investitori internazionali sotto forma di obbligazioni. Così è improvvisamente nato un vero e proprio mercato: in Italia sono arrivati investitori da tutto il mondo prima per comprare i bond derivanti dalle cartolarizzazioni e poi per acquistare direttamente grossi pacchetti di crediti in sofferenza da gestire internamente. La loro speranza era di acquistarli dalle banche a prezzi bassi e di guadagnare poi sul recupero. Banche d'affari, fondi e investitori dell'ultim'ora si strappavano di mano grossi pacchetti di quelli che –come in un mercato che si rispetti – venivano ormai definiti con un termine inglese: «non performing loans». La svolta post-crisi Ma la recessione ha cambiato tutto. Innanzitutto il mercato si è ingessato: da un anno e mezzo le banche non riescono più a vendere quasi nulla.Ci ha provato, l'anno scorso, il Banco Popo-lare, ma senza successo. Molti investitori si sono infatti tirati indietro. Per di più le sofferenze hanno iniziato ad aumentare. Una grande società di ricerca – che preferisce restare anonima –ha calcolato che se il Pil dell'Italia dovesse frenare nel 2009 del 4,4%, come prevede l'Ocse, le nuove sofferenze nei soli bilanci delle prime sei banche italiane potrebbero crescere dell'85%a 35,8 miliardi nel 2009. Insomma: da un lato i crediti non performing "nuovi" aumentano, dall'altro le banche non riescono a vendere quelli "vecchi". E questo pesa sui bilanci.In questo contesto – è ovvio –la gestione delle sofferenze diventa ancora più importante: ridurre i tempi di recupero e mantenere adeguati gli incassi è fondamentale. Ma è anche più difficile. «Questa è un'attività contemporaneamente anticiclica e ciclica – spiega Dino Crivellari, amministratore delegato di UniCredit Credit Management Bank –. Da un lato la recessione aumenta il flusso di crediti in sofferenza, ma dall'altro riduce le possibilità di recupero. Per una società che opera in questo settore, quindi, c'è più lavoro ma è più difficile ottenere risultati». Le sfide della recessione La sfida dei prossimi anni è tutta qui. Alcune società non di matrice bancaria, che erano entrate sul mercato italiano negli anni del boom, hanno già deciso che non ne vale la pena: alcune – magari già in difficoltà per altri motivi – stanno riorganizzando, ridimensionando o vendendo la loro attività. Altre società – storicamente concentrate sul settore – stanno invece aumentando gli sforzi: è il caso di FBS (si veda articolo a fianco) che sta anche per lanciare un fondo chiuso che investa in mutui residenziali in sofferenza di piccolo taglio garantiti da ipoteche di primo grado. Insomma: la speculazione degli ultimi anni sta lasciando il posto all'attività più tradizionale. Ma anche le società dei grandi gruppi bancari si stanno riorganizzando. Lo sta facendo il Montepaschi Gestione Crediti, del gruppo Mps.Lo sta facendo Intesa Sanpaolo, che nel 2005 aveva creato una joint venture con il fondo Usa Fortress (55%) e Merrill Lynch ( 32%)per gestire le sofferenze presenti e future. Sul mercato si dice Merrill Lynch abbia messo in vendita la sua quota della joint venture da mesi, ma non è possibile trovare una conferma ufficiale a questa voce. In ogni caso Intesa sta studiando come riorganizzare l'intero settore, dato che ancora oggi – dopo la fusione con il Sanpaolo – la joint venture gestisce solo le sofferenze della ex rete di Banca Intesa e non quelle del Sanpaolo. UniCredit Credit Management Bank, rivela Crivellari, sta invece lavorando per migliorare l'efficienza: «Noi ci stiamo impegnando per ridurre il costo di recupero, migliorando la nostra capacità competitiva». La risoluzione del problema delle sofferenze nei bilanci bancari passa anche da qui. E chissà: forse da qui, ancora una volta, la «zavorra » potrà ritrasformarsi in oro. m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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MOSCA Putin che davanti alle tv russe si mette al volante di una Niva, ultimo ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)

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Lunedì 25 Maggio 2009 Chiudi di LUCIA SGUEGLIA MOSCA - Putin che davanti alle tv russe si mette al volante di una Niva, ultimo acquisto del suo garage personale che ospita già le vecchie Volga anni 60: l'immagine, con le due icone della storia dell'auto sovietica, riassume l'atteggiamento di Mosca nell'affare per Opel. Anche se per Vedomosti, il Financial Times russo, "le chance del team Magna-Gaz-Sberbank di spuntarla su Fiat sono basse", e l'autorevole Kommersant si chiede "dove mai Gaz possa prendere i soldi per comprare Opel", il premier russo ci conta per rianimare l'agonizzante industria automobilistica nazionale. E darle grazie alla tecnologia occidentale la modernizzazione di cui ha disperato bisogno. Dall'inizio della crisi in Russia, il settore auto è il più martoriato, e insieme alle banche quello che ha ricevuto più aiuti dal governo. La vendita è scesa del 60% rispetto al boom senza precedenti del 2008. A fine marzo Putin è accorso a Toljatti, sede di AvtoVAZ, la maggiore casa automobilistica del paese (200mila dipendenti, il 25% è di Renault), promettendo 1 mld. di dollari. Idem per la tatara Kamaz (camion) e la Sollers. Ma al centro delle attenzioni dell'esecutivo c'è proprio la Gaz di Nizhny Novgorod: la crisi le ha regalato 45 miliardi di rubli di debito, la capitalizzazione di mercato scesa di 20 volte. Proprietario è l'oligarca dei metalli (RusAl) Oleg Deripashka, precipitato in un anno dal trono di uomo piu ricco di Russia a quello di chi ha perso di più (90%). Considerato vicino al primo ministro: che ipotizza garanzie statali per "oltre 4 miliardi di rubli per ristrutturare completamente i debiti" di Gaz. Fino a settembre, va ricordato, Deripashka possedeva anche il 20% di stake in Magna, poi ceduto per tappare i debiti. Gaz ormai gli appartiene solo formalmente: i suoi maggiori creditori sono le banche di Stato. Tra cui Sberbank -il terzo attore dell'opzione Magna. È la prima banca pubblica russa (20mila filiali), 60% appartiene alla Banca Centrale, il resto al businessman Suleiman Kerimov. Gli investitori di GB Usa e Canada si sono ritirati dopo settembre, quando SB, in crescita fino a luglio, finì sull'orlo del crack: a salvarla fu lo stesso Putin donandole, insieme a Vtb e Gazprombank (le altre due controllate dal Cremlino), 190 miliardi di dollari. Presidente è l'ultra-liberale German Gref, ex ministro dello sviluppo economico: a metà maggio è uscito allo scoperto, precisando che nella corsa Opel farà "l'interesse della Russia". Mentre Gaz spera di spostare la produzione Opel sugli Urali, a dubitare delle misure anticrisi sono gli importatori d'auto siberiani. Per fermare l'emoragia Putin ha bloccato l'import di auto straniere. Da Vladivostok a Khabarovsk in migliaia sono scesi in piazza gridandogli "Vattene!" - era la prima volta per l'ex zar in 10 anni di carriera politica. Migliaia, che della rivendita di vetture acquistate in Giappone vivono: in Siberia il 50% tiene la guida a destra. Protezionismo inutile, sostengono, visto che comunque nessuno in Russia compra auto nazionali. Le ultime speranze ora sono riposte nella "Detroit russa" alle porte di San Pietroburgo: sorta grazie agli investimenti Ford, ora aspetta con ansia lo sbarco di GM.

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ROMA - La campagna elettorale per le europee non decolla? Meglio. Fuori dal baccano propagan... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 25-05-2009)

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Lunedì 25 Maggio 2009 Chiudi di MARIO AJELLO ROMA - La campagna elettorale per le europee non decolla? Meglio. Fuori dal baccano propagandistico, ci si può concentrare con più attenzione sulla scelta del candidato da votare. O da evitare. Quello non sa l'inglese? Non gli do la mia x. Quello alle tre del pomeriggio, durante la scorsa legislatura, era in pennica o già pensava in quale ristorante di Strasburgo o di Bruxelles andare a cena insieme all'allegra brigata dei colleghi italiani sempre pronti a fare euro-bisboccia? Lo votino gli altri e «not in my name». Ecco insomma, in questo vademecum per il voto del 6 e 7 giugno, le dieci regole per non sbagliare. OCCHIO ALLE PAGELLE Jas Gawronsky, l'italo-decano dell'Europarlamento, sostiene che un terzo dei deputati sono dei fannulloni totali. Ovvero non seguono i lavori, non capiscono, compromettono l'immagine dell'istituzione. Con il 68 per cento delle presenze in Aula - ma nella black list spiccano il 45 per cento di Iva Zanicchi, il 48 per cento del pidiellino Armando Veneto, il 49 dell'italovaloriale Beniamino Donnici - i nostri rappresentanti detengono il primato dell'assenteismo. Procurarsi il registro delle presenze e delle assenze degli onorevoli uscenti ma ricandidati (che sono la maggior parte), depennare i fannulloni, evidenziare gli stakanovisti e organizzare una sorta di play-off fra questi ultimi. Fino a decretare il personalissimo campione da spedire sulla scena continentale. ATTENTI AL MERITO «Il problema - scrive Alessandro Caprettini nel suo libro «L'eurocasta italiana» (Piemme) - è la composizione delle liste elettorali. Servirebbe che ogni forza politica, anzichè inseguire presunte celebrità dell'"Isola dei Famosi" e comprimari di "Ballarò", o elencare i nominativi di tanti cavalli di Caligola, stilasse una lista con esperti di finanza, studiosi d'informatica, conoscitori dei diritti civili e così via». Ma guardando bene dentro le squadre appena messe in campo, queste eccellenze ci sono. Basta cercarle. Con il lanternino. LA PARSIMONIA I manifesti elettorali 3 metri per 6 costavano sui 500 euro, ora oscillano fra 150 e 170 euro. Hanno subito un ribasso. Ma sono di meno, generalmente, anche i soldi da investire per la campagna elettorale. I preventivi parlano più o meno di 1 milione a candidato. E comunque: da non votare chi mette molti manifesti e spende troppi soldi. Potrebbe volerli recuperare in qualche modo. ONOREVOLE, RISPONDA L'Europarlamento orienta l'80 per cento delle leggi nazionali. Adesso sono dieci i dossier più importanti che riguardano la politica continentale con evidenti riflessi su quelle dei vari Paesi, a cominciare dal nostro. I candidati andrebbero sottoposti, a distanza e accontentandosi di risposte indirette spulciando sulla loro attività e sulle dichiarazioni alla stampa o nei loro siti web o in generale sulla rete, a domande su immigrazione, welfare, sanità, ambiente, contraffazione delle merci, telecomunicazioni, trasporti, mercati finanziari, musica, settore alimentare. Chi, di fronte a queste materie, cade dalle nuvole o fa scena muta, se ne resti a casa. GIOVANI O VECCHI? Non conta l'anagrafe. Anche se il pensionato di lusso dà poche garanzie d'euro-impegno. E neppure vale molto l'esperienza: può esserci un onorevole di lunghissimo corso ma ormai bollito e un novizio o una novizia di straordinaria inesperienza ma di ferrea volontà a farsi valere. Occorre capire in anticipo - più dai i blog che dai poster che mostrano faccioni poco espressivi o finto ispirati a De Gasperi o a Giscard o a Simone Veil o pateticamente sbarazzini del tipo «Partyamo per Strasburgo?» e accompagnati da slogan sempre quelli: «Più Italia in Europa», «Più Europa in Italia» - se c'è vera fede europeista nei vari aspiranti. Lapo Pistelli del Pd, per esempio, contesta il capolista del suo partito Domenici: «Non lo voto, non nutre una passione vera per il lavoro che andrà a svolgere!». EVVIVA LA NOIA L'Europa è pedante, l'Europa è noiosa, l'Europa è nebbiosa. E questo è il suo bello. Dunque, non temere di mandare laggiù personaggi all'apparenza troppo austeri e dallo stile eccessivamente dimesso. L'Europarlamento è l'habitat adatto a loro, più che a gente come Nino Strano: quello che, nell'aula del Senato, festeggiando a mortadella e champagne la caduta del governo Prodi ha vinto un viaggio premio per Strasburgo. DO YOU SPEAK... Emanuele Filiberto, candidato Udc, ha detto di conoscere cinque lingue. Ma poi bisognerà vedere come le userà. Quanto agli altri? Pochi sanno l'inglese. Non importa, visto che in Aula ci sono i traduttori? Invece importa eccome, perchè è parlando informalmente con i colleghi degli altri Paesi, e lavorando dentro le commissioni dove lo scambio lessicale e documentale è tutto, che si fa il lavoro vero. Caprettini, nell'«Eurocasta italiana», narra questa storiella. Due deputati volevano istituire una scuola per doganieri comunitari in Basilicata e chiesero al giornalista: «Presenti tu la proposta?». «Io? E che c'entro?». E quelli: «Facci questo favore, sei l'unico che parla inglese!». Ce ne sono pure altri. Il capogruppo del Pdl, Francesco Zappalà, è diventato celeberrimo su YouTube per aver negato in ventidue lingue che Berlusconi possieda delle tivvù. NOSTALGIA DI CASA Individuare al volo chi ne è vittima e lasciarlo a Mamma Italia. Lilli Gruber, che pure parla tre o quattro lingue, dopo aver fatto il pieno dei voti se n'è tornata guaggiù anzitempo. Così come Michele Santoro (il cui unico idioma è il salernitano) e tanti altri. Oltre il 45 per cento degli eletti cinque anni fa, hanno lasciato il loro incarico, rinunciando al mandato. Ora andrebbero pagati unicamente i biglietti di sola andata. CRITERI MORALI Circolano sui giornali e nel web le liste nere che segnalano i candidati gravati di procedimenti giudiziari. Non fa male dare una sbirciatina a questi elenchi. DIECI Non farsi prendere dalla sindrome dell'omino di Altan: «Stavolta mi turo il naso, e voto per me stesso».

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Totti sicuro: (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-05-2009)

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Corriere della Sera sezione: Sport data: 25/05/2009 - pag: 9 L'obiettivo Il capitano giallorosso è arrivato a 177 reti, una sola in meno dall'ex bianconero Totti sicuro: «Col Toro supero Boniperti» Una boccata d'ossigeno in casa Roma dopo settimane trascorse a parlare di una trattativa ancora con molti lati oscuri. Quella di ieri è stata una partita ricca di emozioni, utile per non pensare, almeno per un giorno, agli uffici legali e ai mercati finanziari. Tanto per cambiare a risolverla ci ha pensato Francesco Totti, decimo gol al Milan (177 i centri in campionato), ancora una volta a segno a San Siro. Il capitano giallorosso giallorosso, a fine gara, non ha nascosto la gioia per rete (e vittoria) e il nuovo record che ha messo nel mirino. «Sono felice per il gol, che dedico a me stresso, e domenica prossima all'Olimpico supererò Boniperti». L'ex giocatore della Juventus è al nono posto dei cannonieri italiani di tutti i tempi con 178 reti: con il Torino Totti pensa, quindi, a una doppietta. Se il numero dieci romanista è stato il match-winner, protagonista a due facce, alternando parate spettacolari a vistose amnesie, è stato Artur. Il brasiliano pensa comunque positivo e chiede la conferma alla società: «Voglio restare a Roma. Per dimostrare il proprio valore un portiere deve giocare e io solo ora sto avendo delle partite a disposizione. Con me in porta, abbiamo perso solo a Firenze. E, di questo, sono contento». Stessa musica da parte di Jérémy Menez, che, come il compagno, reclama maggior spazio. «Gioco poco e mi piacerebbe farlo di più». Anche Philippe Mexès perora la causa del connazionale: «Menez? È fortissimo e cambia la gara in pochi minuti: ha mostrato la voglia di far bene con questa maglia, è giovane e arriva da un infortunio molto grave». Il difensore francese traccia un bilancio della stagione. «Anche se quest'anno non abbiamo fatto benissimo in campionato, siamo comunque riusciti ad arrivare sesti. È, al tempo stesso, un peccato: perché abbiamo fatto vedere che siamo una splendida squadra, ma è andato tutto storto in questa stagione. L'Europa League? Non so cosa sia: chiamiamola Coppa Uefa.Cercheremo di andare avanti il più possibile». Rodrigo Taddei sostiene che con il sesto posto la Roma ha salvato il salvabile. «Non è stato facile, ma siamo riusciti a chiudere il campionato con dignità, a testa alta. Dobbiamo giocare l'ultima partita con professionalità e, poi, avremo un mese di ferie per rilassarci e, poi, ricominciare a lavorare per fare meglio. Abbiamo raggiunto l'obiettivo, anche se resta il rammarico di non aver dato di più ai tifosi che se lo meritano per come ci sono sempre vicini». Sulle vicende societarie il centrocampista brasiliano taglia corto: «Le voci non ci hanno disturbato e siamo tranquilli perché la Roma è guidata da una grande famiglia. Il mio futuro? Ne parleremo presto». D. B.

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LA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE AL SENATO: TRA LE DODICI PROPOSTE DI POLITICA INDUSTRIALE CONTENUTE NEL TESTO DELL'AUDIZIONE LA RICHIESTA DI RIATTIVARE IL CREDI (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 25-05-2009)

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Lunedì 25 Maggio 2009 LA FILIERA CARTA, EDITORIA, STAMPA E TRASFORMAZIONE AL SENATO: TRA LE DODICI PROPOSTE DI POLITICA INDUSTRIALE CONTENUTE NEL TESTO DELL’AUDIZIONE LA RICHIESTA DI RIATTIVARE IL CREDITO AGEVOLATO E IL CREDITO D’IMPOSTA PER GLI INVESTIMENTI IN INNOVAZIONE TECNOLOGICA I rappresentanti di Acimga (produttori di macchine grafiche), Aie (editori di libri), Anes (editoria periodica specializzata), Argi (distributori di macchine, sistemi e prodotti per il settore grafico), Asig (stampatori di giornali), Assocarta (produttori di carta), Assografici (industrie grafiche, cartotecniche e trasformatrici) e della Fieg (editori di quotidiani e di periodici) hanno incontrato oggi la Commissione Industria del Senato tornando a mettere in luce gli impatti della crisi finanziaria internazionale sulla Filiera che rappresenta oltre il 5% dell´occupazione manifatturiera complessiva, e a chiedere interventi di politica industriale per sostenere la competitività e i livelli produttivi delle aziende. Tra le dodici richieste di politica industriale avanzate nel corso dell’incontro l´esigenza di riattivare il credito d´imposta, il credito agevolato per gli investimenti in innovazione tecnologica, la reintroduzione del credito d’imposta sugli acquisti di carta a favore di editori e stampatori e, più in generale, la promozione dei consumi culturali del nostro Paese per salvaguardare le attività di impresa e i livelli occupazionali della Filiera che riguardano oltre 800 mila addetti, se si considera il complesso delle attività collegate. “Il peso della nostra Filiera nel panorama economico italiano è particolarmente rilevante” hanno sottolineato i rappresentanti delle Associazioni “con un fatturato complessivo 2008 di 40,2 miliardi di euro (-4,3% rispetto al 2007) e un saldo positivo della bilancia commerciale che nel periodo 2000-2008 è cresciuto da 1,4 ad oltre 3 miliardi di euro, grazie all´espansione delle esportazioni ”. Le Associazioni hanno espresso forte preoccupazione per un quadro di sintesi dei primi mesi del 2009 che vede cali accentuati del fatturato che, per alcune realtà della Filiera, si collocano intorno al 20% come confermato anche dal forte ridimensionamento dei dati della pubblicità, “motore” principale dei consumi dei prodotti della Filiera: gli investimenti pubblicitari sulla stampa sono infatti crollati del 26% nei primi tre mesi 2009 (-23,6% sui quotidiani, -26,9% sulla free press, -29,2% sui periodici – Fonte: Nielsen Media Research). Per incentivare la pubblicità i settori rappresentati nella Filiera chiedono che venga attivato un sistema di detassazione degli utili reinvestiti in campagne pubblicitarie in misura incrementale. Ulteriore peggioramento sul fronte occupazionale dove i dati Inps sulle ore totali di intervento della cassa integrazione richieste dal settore carta e poligrafici mostrano un incremento del 166% passando dalle 746. 000 ore del primo trimestre 2008 alle 1. 982. 000 ore del primo trimestre 2009, anche per effetto delle sempre più numerose chiusure delle aziende. Molto forte, infine, la preoccupazione per i costi dell’energia. Per contenere il prezzo dal gas dalla speculazione del prezzo del petrolio, potrebbe essere utile introdurre un sistema analogo a quello già previsto per l´aumento dei tassi di interesse. In ogni caso, la strada maestra per avere prezzi del gas competitivi rimane quella del completamento del processo di liberalizzazione. I dati della Filiera Carta, Editoria, Stampa e Trasformazione Fatturato 2008: 40,2 miliardi di €, -4,3% rispetto al 2007 Occupazione totale diretta: 247 mila addetti, pari al 5% dell’occupazione manifatturiera complessiva Occupazione totale indotta: 500 mila addetti fino ad oltre 800 mila unità considerando anche tutte le attività collegate. . <<BACK

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Terza doppietta per la Brawn. Felipe taglia la chicane e ci rimette due posizioni (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

IL FILM DEL GP DI MONTECARLO Alonso Raikkonen superato al via da Barrichello: «Miglioriamo in fretta ma non tutto funziona» A Istanbul F60 evoluta con doppio diffusore Il brasiliano: «Una svolta, adesso punto al successo» Terza doppietta per la Brawn. Felipe taglia la chicane e ci rimette due posizioni «Con il Cavallino corro anche a Indy» Rossa chi si rivede[FIRMA]STEFANO MANCINI INVIATO A MONTECARLO La Ferrari che arriva sul podio e non è soddisfatta, Kimi Raikkonen che va forte, Max Mosley che ritratta (almeno in parte) le sue strampalate nuove regole: dopo i deliri degli ultimi due mesi, a Montecarlo la Formula 1 riprende una fisionomia familiare, noia inclusa. Adesso sì che sembra un campionato normale: c'è una scuderia dominante, la Brawn, e una che insegue: pareva dovesse essere la Red Bull, ma da ieri è il Cavallino, promossa seconda forza del Mondiale anche se continua a complicarsi la vita con errori e omissioni. Jenson Button si avvia a bruciare il Mondiale con qualche mese di anticipo sulle scadenze naturali, per la disperazione degli organizzatori che già scontano un calo di pubblico causa crisi finanziaria. Persino il Principato fatica a riempire di ricconi e bellone gli yacht da mille e una notte o le suite vista circuito. Sempre più leader del campionato, l'inglese ieri non ha avuto un momento di debolezza, al contrario di Barrichello, che fatica a stargli dietro e sembra rassegnato a una stagione da gregario (la sesta della carriera, tenuto conto dei trascorsi con Schumacher). La doppietta della Brawn è la terza della stagione, la vittoria del pilota inglese la quinta su sei. La partita potrebbe chiudersi a Monza, ma soltanto se la Ferrari riuscirà a strappare qualche vittoria agli avversari. Il terzo posto di Kimi Raikkonen e il quarto di Felipe Massa se non altro significano che alle spalle dei fenomeni non c'è una Red Bull che pare aver esaurito lo slancio iniziale, ma una corazzata dalle grandi capacità di recupero. I due piloti hanno fiutato la preda. Il finlandese: «Stiamo migliorando molto in fretta». Il brasiliano: «In Turchia vado per vincere. Purtroppo, come ho sostenuto tempo fa, siamo troppo lontani per pensare a una rimonta». Ma qualcosa ancora non funziona negli ingranaggi del box di Maranello. Detto che il miglioramento è stato enorme e di rado nella storia della Formula 1 si è vista una squadra recuperare quasi un secondo agli avversari in un paio di mesi, rimane qualche recriminazione. Raikkonen non era contentissimo, pur avendo ritrovato il podio (il primo stagionale per la Ferrari): «Quando parti in seconda posizione e finisci terzo non puoi essere soddisfatto, anche se per la squadra è un ottimo risultato». E' successo che il finlandese è stato passato subito da Barrichello. «Non è la prima volta che mi capita - racconta l'ex campione del mondo -. L'asfalto sembrava scivoloso e loro (le Brawn, ndr) avevano le gomme più morbide. Ero più veloce di Rubens, ma non c'era modo di passarlo. E all'ultimo pit stop abbiamo perso tempo, non so perché». Per un problema di avvitamento della gomma posteriore destra se ne sono andati 3 secondi abbondanti: addio sorpasso. Massa, invece, ha commesso un errore nel tentativo temerario di superare Vettel, perdendo altro tempo. Al netto degli errori, le Rosse sarebbero state a un passo dall'impresa. «Serviva un messaggio forte alla squadra - spiega il pilota brasiliano - e l'abbiamo dato. Avrei potuto superare anche Kimi se nei momenti cruciali prima del pit stop non mi fossi trovato davanti Button». Il sorriso di Stefano Domenicali è più disteso. «Ci siamo guardati dentro e abbiamo reagito alla nostra maniera pur in una situazione difficile. Ora abbiamo gli avversari nel mirino», sostiene il capo della gestione sportiva di Maranello. A Istanbul la F60 correrà con una versione evoluta del doppio diffusore, arma di cui a inizio stagione disponevano soltanto Brawn, Toyota e Williams. Adesso che le regole sono uguali per tutti, gli equilibri sono cambiati: la Brawn è rimasta velocissima, le Toyota (disastrose ieri: Glock 10°, Trulli 13°) e Williams sono sparite dallo scacchiere dei top team. Che cosa manca alle Rosse? I piloti chiedono più carico aerodinamico, cioè una macchina che aderisca meglio all'asfalto e sfrutti meglio le gomme. Dettagli rispetto ai problemi di affidabilità e velocità che sembrano essere stati risolti. La delusione per un terzo e quarto posto sono la dimostrazione di una ritrovata competitività. Tra due settimane, su un circuito vero, la prova della verità. Alonso continua a sognare la Ferrari. Mentre i media spagnoli danno per scontato il suo passaggio nel 2010 a Maranello, lui manda un altro messaggio: «Se le Rosse dovessero lasciare la F1, io andrei con loro a correre anche a Indy o Le Mans. Dopo 2 mondiali, quale altro traguardo più prestigioso?».

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Tema elettorale: il ruolo della Bce (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 15 Verso le elezioni Sul tavolo la riorganizzazione della vigilanza Tema elettorale: il ruolo della Bce F ra poche settimane eleggeremo il nuovo Parlamento europeo. Qualche tempo dopo i deputati si riuniranno a Strasburgo. Alcuni si sentiranno in esilio, altri saranno semplicemente impreparati; tutti si dovranno però rendere conto di esercitare un potere molto più importante di quanto pensino, ma solo a patto di riuscire a pensare in termini europei. Questo fatto sarà stato tuttavia accuratamente nascosto all'opinione pubblica da partiti impegnati in una campagna dai toni esclusivamente nazionali. Il risultato sarà probabilmente un tasso di partecipazione basso e il conseguente rafforzamento dei partiti populisti ed estremisti. Nonostante ciò, è prevedibile che le forze tradizionalmente moderate e europeiste popolari, liberali e socialisti conserveranno una solida maggioranza. Il fatto di non doversi dividere per esprimere un esecutivo, consentirà tuttavia a questi partiti di concentrarsi sul loro compito principale: contribuire a dibattere e decidere le priorità e le leggi dell'Unione europea. Per fare cosa, lo scopriremo solo più tardi: nel mezzo della più grave crisi economica dell'ultimo secolo, la campagna elettorale è particolarmente avara di proposte concrete. Tutto ciò nonostante la palese insufficienza degli strumenti di coordinamento delle politiche economiche e il rischio sempre più evidente di rigurgiti protezionisti. Mi permetto quindi di suggerire sommessamente alcuni temi concreti su cui il nuovo Parlamento dovrà esprimersi nei primi mesi se non nelle prime settimane di vita e su cui delle forze politiche che si vogliono «europee » devono essere in grado di confrontarsi. La Commissione si appresta a formulare delle proposte di riorganizzazione della vigilanza sui mercati finanziari sulla base del rapporto de Larosière. Sappiamo che esse saranno piuttosto timide e che la tendenza dei governi sarà di negoziare al ribasso preservano al massimo le prerogative dei regolatori nazionali. Eppure si tratta di un elemento essenziale per affermare l'autorità dell'Europa nei negoziati internazionali, e per garantire che il risanamento del nostro sistema bancario non conduca a chiusure nazionali. Chi in questo negoziato può difendere il ruolo centrale della Bce se non il Parlamento? Inoltre l'industria automobilistica attraversa una crisi strutturale di grandi dimensioni. I coraggiosi progetti di riorganizzazione transnazionale in corso, per esempio da parte della Fiat, rischiano di essere compromessi dalla miopia dei governi, preoccupati unicamente del mantenimento della «propria» occupazione e dei «propri» impianti. Solo una visione europea permetterebbe alla necessaria ristrutturazione di avvenire con criteri di equità e di efficienza. Nei prossimi anni tutti i governi saranno assillati dalla necessità di preservare la propria base fiscale; ciò potrebbe per la prima volta fornire l'occasione per superare con proposte concrete lo sterile dibattito ideologico fra concorrenza e armonizzazione fiscale. Infine, nei prossimi mesi comincerà il negoziato per le nuove prospettive finanziarie del bilancio dell'Unione. I governi ragioneranno solo in termini contabili, preoccupati dai propri «saldi netti»; su questo si cercherà in primo luogo di eccitare le varie opinioni pubbliche. Le parole «solidarietà » e «ambizione» rischiano così di scomparire dal vocabolario europeo: solidarietà verso i paesi più minacciati dalla crisi, ambizione perché l'Europa ritrovi autorità e competitività sul piano internazionale. Solo il Parlamento sarà in grado di indirizzare la discussione verso queste priorità. Nessuno di questi obbiettivi è facile da perseguire. Tuttavia di ciascuno si può dimostrare che è allo stesso tempo necessario e realistico. In questa campagna elettorale i partiti hanno perso l'occasione di rendere palesemente politica la scelta del prossimo Presidente della Commissione. Si rischia ora, con la riconferma di Barroso di consolidare l'immagine di un'istituzione afona e priva di autorità politica. Riempire il vuoto sarà, se la saprà cogliere, la vera sfida del nuovo Parlamento. Con la conferma di Barroso si rischia di consolidare l'immagine di una istituzione afona, mentre la vera sfida sarà riempire il vuoto di RICCARDO PERISSICH Già Funzionario dell'Unione Europea

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Una svolta fondamentale per la ripresa (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Pubblicita' data: 25/05/2009 - pag: 14 IL PUNTO DEI MERCATI, DI VITTORIO GAUDIO* Una svolta fondamentale per la ripresa Dopo il minimo del 6 marzo scorso Wall Street ha ricominciato a crescere C on ogni probabilità, la data di venerdì 6 marzo 2009 passerà nei testi di storia economica per avere rappresentato un radicale ' punto di svolta' nell'evoluzione dei mercati finanziari globali. Nelle settimane precedenti a tale data, le Borse di tutto il mondo si erano avvitate in una corsa al ribasso apparentemente senza fine, provocando ondate di pessimismo sulle sorti del sistema finanziario e delle economie, e rendendo il compito sin troppo facile a chi volesse ogni giorno individuare nuovi motivi di sconforto. Questo accadeva, nonostante nel frattempo potenti medicine fossero state iniettate nel corpo dei mercati: il piano Obama e i piani del T esoro USA, gli stimoli infrastrutturali in Cina, l'aggressività non convenzionale della Federal Reserve e di altre Banche centrali. Nessuna reazione. Poi improvvisamente, la notiziamiccia: alcune grandi banche internazionali stanno facendo profitti da inizio 2009, nonostante i titoli tossici, le Borse, il calo delle commissioni, l'ingessamento del credito, la fuga dei talenti, e via dicendo. Dal livello ' diabolico' di 666 dell'indice S& P 500 di W all Street, che quel venerdì 6 marzo ha fatto toccare il punto minimo per la Borsa americana, si è innescato un rialzo straordinario di quasi 40 punti percen-- tuali, il miglior ' rally' su base bimestrale dagli anni T renta, del secolo scorso. Questo improvviso cambiamento di umore è legato alle leggi arcane della Borsa: il mercato vede il suo minimo quando il pessimismo imperante ha portato anche l'ultimo venditore a liquidare le posizioni. Da quel momento, le quotazioni azionarie possono ripartire da nuove e più solide basi. A dimostrazione dell'ormai strettissima correlazione tra psicologia dei mercati e clima economico, la progressione positiva dei listini sta conducendo a una maggiore fiducia anche sulle prospettive dell'economia reale per i prossimi trimestri. Ci sembra quindi ragionevole affermare che il ' livello 666' sia il minimo di questo ciclo borsistico, non più ripetibile, a meno di situazioni catastrofiche ed esogene ai mercati. Le Borse resteranno, certo, volatili e potranno vivere anche situazioni di rintracciamento nei prossimi mesi: tuttavia, se il punto di svolta è ormai alle nostre spalle, queste correzioni si presenteranno al risparmiatore come occasioni preziose per approfittare del ' bull market' prossimo venturo. * Responsabile gestione Patrimoni di Mediolanum

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 19 L'intervista Per il presidente Mefop necessaria una nuova campagna promozionale. «Poi adesioni semi-obbligatorie se in pochi diranno di sì» «Investite sui fondi, riducono i rischi» Marè: troppo pericoloso far dipendere la propria vecchiaia solo dai risultati dell'Azienda Italia I l sistema pensionistico pubblico presenta rischi, soprattutto per i lavoratori di mezz'età: se il Pil non cresce, si riduce il monte salari e si mette quindi a rischio la sua sostenibilità». Mauro Marè, presidente di Mefop, l'agenzia pubblica per lo sviluppo dei fondi pensione, commenta in maniera preoccupata le elaborazioni della società indipendente di analisi Progetica, sull'impatto della crisi sulle pensioni obbligatorie. E rilancia la necessità di un maggiore sviluppo della previdenza complementare. «Bisogna anche considerare che, in base alla riforma Dini del 1995, dovranno essere rivisti i coefficienti di trasformazione delle pensioni obbligatorie, e questo determinerà vitalizi più bassi». La soluzione? «Allungare l'età pensionabile e sviluppare un pilastro integrativo a capitalizzazione legato ai mercati finanziari, in modo da diversificare il rischio rispetto a quello obbligatorio, che basa la rivalutazione sull'andamento del Pil: del resto, la forte correlazione che si è verificata nel 2008 è destinata a ridursi ». In che senso? «La crisi dell'anno scorso è stata d'eccezionale gravità e tutte le grandezze hanno avuto un andamento negativo, sono andati male i mercati finanziari e l'economia reale. Questo fenomeno, però, è stato assolutamente anomalo e non dovrebbe ripetersi. Inoltre non bisogna dimenticarsi degli anni scorsi, in cui i fondi pensione hanno ottenuto rendimenti positivi: del resto, non vi sono molte alternative per evitare un futuro di pensionati poveri». Perché? «Le pensioni obbligatorie forniranno il 50-60% della retribuzione finale: quelle integrative saranno in grado di dare il 15-20% aggiuntivo, in modo da colmare almeno in parte il divario? Sì, lo spero e lo credo ancora». Per la previdenza complementare esistono problemi di tenuta? «Assolutamente no, i portafogli sono molto diversificati e prudenziali, tanto è vero che l'anno scorso i fondi pensione hanno perso molto meno rispetto al 40% delle Borse. Certo, alla luce di questa crisi, qualche riflessione sulla gestione finanziaria è doverosa». Quali modifiche apporterebbe? «La normativa sugli investimenti dev'essere resa più flessibile e adeguata alla nuova realtà dei mercati finanziari, che offre molti rischi, ma anche altrettante opportunità. Dev'essere ampliata la gamma degli attivi ammissibili, per esempio fondi di private equity e gestioni assicurative di tipo tradizionale, e bisogna permettere una gestione più sofisticata e non legata esclusivamente al benchmark. Il tutto, sia chiaro, sotto l'attenta vigilanza della Covip». Alcuni lavoratori che stanno per incassare la pensione integrativa rischiano di subire perdite nel montante finale. «Per evitare quest'eventualità si può pensare a un fondo di riserva, interno al sistema, costituito con una parte delle plusvalenze acquisite negli anni che hanno offerto rendimenti positivi, in modo da garantire il montante stesso». Cosa si può fare per promuovere uno sviluppo della previdenza complementare? «Alla ripresa dei mercati finanziari bisogna condurre una seria campagna informativa mirata soprattutto sulle imprese più piccole, in cui i tassi di adesione sono stati molto bassi. Bisogna realizzare anche misure di compensazione che, sempre per le aziende di minori dimensioni, rendano indifferente il datore di lavoro rispetto alla perdita di disponibilità del Trattamento di fine rapporto». Alcuni hanno proposto di eliminare l'irreversibilità nel conferimento del Tfr alla previdenza complementare... «Sono favorevole a introdurre anche sotto questo profilo una maggior flessibilità, non certo a permettere di entrare e uscire liberamente. Se però cambiassero le regole del gioco, per esempio con l'introduzione di un vincolo di portafoglio, allora si potrebbe permettere al lavoratore d'interrompere temporaneamente il versamento del Tfr futuro lasciando nel fondo quello già maturato, oppure di modificare l'aliquota di conferimento. Certo, se anche con queste misure il sistema non registrerà uno sviluppo importante, bisognerà pensare a norme più incisive ». Quali? «Sono sempre stato contrario a soluzioni coercitive, ma se dopo quattro o cinque anni gran parte dei lavoratori resterà fuori dal sistema si dovrà arrivare a una sorta di semiobbligatorietà, come esiste in altri paesi: se non esprimono una scelta contraria, vengono iscritti al fondo pensione». Le assicurazioni chiedono la libera portabilità del contributo aziendale. E' d'accordo ? «Sono favorevole a un' effettiva parità, a condizione che vi siano anche la stessa trasparenza e confrontabilità dei costi: dalle indagini effettuate da Covip e Mefop, i costi dei fondi aperti e soprattutto dei Pip risultano più elevati rispetto a quelli dei chiusi. E poi, se si vuole un mercato veramente concorrenziale, perché non liberalizzare l'adesione a quelli aziendali o di categoria? ». I fondi sono molti: non è necessario un accorpamento? «Assolutamente sì, ma senza misure obbligatorie: la Covip dovrebbe stabilire un tetto ai costi e chi sta sopra, perché è inefficiente o ha dimensioni insufficienti, si dovrebbe accorpare». Bisogna convincere i lavoratori delle piccole aziende. E varare compensazioni per le imprese che perdono il Tfr Analisi Mauro Marè guida Mefop, l'organismo governativo che ha come scopo lo sviluppo dei fondi pensione: bisogna rendere più flessibili gli investimenti aprendo ad esempio al private equity e con gestioni meno legate ai benchmark Imago Economica

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R isparmi (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 19 R isparmi e fondi pensione: come investire nella crisi». E' il titolo della Videochat di CorrierEconomia in onda oggi, 25 maggio, sul sito www.corriere.it alle ore 11. I lettori potranno rivolgere in diretta le loro domande sulla situazione dei mercati finanziari e della previdenza complementare ad Attilio Ferrari, amministratore delegato di Arca sgr.

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Le armi segrete di Mister bond (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 20 Rivisitazioni Arnott: le obbligazioni se usate bene rendono più della Borsa. Ma attenti a scegliere la tipologia giusta Le armi segrete di Mister bond Nuovi studi negli Usa mettono in discussione la supremazia di lungo periodo delle azioni... DI MARIA TERESA COMETTO L e obbligazioni sono noiose e rendono meno delle azioni; servono solo ad abbassare il rischio di un portafoglio di investimenti. Allora, perché interessarsene? Perché quei luoghi comuni, ripetuti da tutti, sono falsi miti, sostiene Robert Arnott, stratega della società di ricerca finanziaria Research Affiliates, nel saggio «Bonds: Why Bothers» pubblicato sull'ultimo numero del Journal of Indexes. Dibattito riaperto Subito la sua provocazione ha scatenato accesi dibattiti all'interno della comunità degli investitori professionali, che resta schierata in maggioranza per la tesi opposta di Jeremy Siegel, l'autore del best-seller «Azioni per il lungo termine». Ma molti ammettono che le prove portate da Arnott non possono essere liquidate con slogan. E i risparmiatori fanno bene ad ascoltare il suo consiglio di riconsiderare il ruolo del cosiddetto reddito fisso, facendo attenzione alle trappole che anche questo settore presenta. Arnott ricorda per esempio il boom dei titoli argentini nel 2001, quando erano arrivati a rappresentare il 20% dell'indice obbligazionario dei mercati emergenti: una Bolla il cui scoppio ha causato molte vittime in particolare in Italia. Miti sfatati Il primo mito sfatato da Arnott è che nel lungo termine le azioni rendono il 5% l'anno in più rispetto alle obbligazioni, il che rappresenterebbe il «premio per il rischio » di investire in Borsa. Tutti sanno che da dieci anni le azioni sono in rosso, ma credono che sia un'anomalia. Invece Arnott mostra che in altri periodi Wall Street è stata deludente: dal febbraio 1969 al febbraio 2009 un investimento in titoli di Stato americani ventennali (con il rinnovo e reinvestimento costante dei bond in scadenza e degli interessi) ha battuto quello in azioni. È vero, ammette Arnott, che se si va ancora più indietro i risultati cambiano: dal 1802 allo scorso febbraio la Borsa ha reso 150 volte più dei bond, ma se si calcola la differenza su base annua si vede che è solo di 2,5 punti percentuali, la metà del «premio per il rischio» considerato «normale». Inoltre in questi 207 anni le azioni hanno vissuto crolli spettacolari, come quello del 1929 dopo il quale le azioni hanno impiegato 20 anni per battere di nuovo le obbligazioni e, più recentemente, quelli del 2000 e del 2008. «Dai massimi del 2000 alla fine del 2008 l'investitore in azioni ha perso quasi tre quarti della sua ricchezza rispetto a un investitori in T-bond di lungo termine », sostiene Arnott. E senza tener conto dell'incasso dei dividendi, con la pura variazione dei prezzi le azioni fanno ancora più fatica a battere le obbligazioni. Un altro mito è che i bond servono a diversificare un portafoglio e a ridurne il rischio. «Ma la diversificazione è sopravvalutata e non funziona soprattutto quando ne avremmo bisogno » avverte Arnott. In entrambi i mesi di settembre e ottobre 2008, quando si è scatenato il panico sui mercati finanziari, nessuno dei 16 tipi di investimenti usati nelle strategie di diversificazione di Research Affiliates ha evitato le perdite, nemmeno quelli considerati più sicuri: i titoli di Stato a uno-tre anni hanno perso lo 0,60% e quelli indicizzati all'inflazione (TIPS) oltre il 12%. Le relazioni È vero quindi il vecchio adagio, ricorda Arnott: «L'unica cosa che va su mentre il mercato crolla è la correlazione», cioè tutti gli investimenti seguono lo stesso andamento. «Un fatto poco conosciuto è che il classico portafoglio bilanciato al 60% in azioni e 40% in obbligazioni è correlato al 98% alla Borsa», continua Arnott, ovvero segue quasi perfettamente i saliscendi di Wall Street. Ma il reddito fisso è molto vario e può offrire risultati molto diversi, come si vede dalle performance di tutto il 2008, quando il miglior investimento in assoluto sono stati i Treasury STRIPS (titoli di Stato USA senza cedole) a 20-30 anni (+56%) e il peggiore in assoluto sono state le strategie di arbitraggio con le obbligazioni convertibili (-58%), che dovrebbero invece garantire rendimenti positivi sempre (speculando al ribasso sulle azioni e insieme scommettendo sui bond). I bond insomma non sono noiosi e, a conoscerli e usarli bene, possono dare ottimi risultati, meglio delle azioni, conclude Arnott. Leader Ben Bernanke. A sinistra: Rob Arnott

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 27 Corporate bond/Etienne Gorgeon «In difesa, a caccia di buoni spread» R ipresa del mercato immob iliare negli Stati Uniti, migliora mento dei fondamentali del sistema bancario e ritorno della liquidità. Secondo Etienne Gorgeon, responsabile del reddito fisso e gestore del fondo Euro Corporate Bond di Edmond de Rothschild, sono queste le precondizioni per un rally sostenibile dei mercati finanziari. Qual è il segnale che annuncerà senza lasciare dubbi l'inizio della ripresa? «In definitiva un rialzo stabile e duraturo delle Borse si avrà non prima che la volatilità dei listini sia tornata verso una quota fisiologica. Penso a un livello del Vix l'indicatore della volatilità sull'indice americano S&P 500 inferiore a 25 per un congruo numero di mesi». Qual è la mossa che ha consentito di fronteggiare la crisi? «Siamo usciti dal segmento delle emissioni bancarie, il cosiddetto subordinated debt , con un buon anticipo rispetto all'esplodere della crisi. E ci siamo posizionati sui bond delle aziende che appartengono ai settori più difensivi dell'economia prima del disastroso fallimento di Lehman Brothers». Qual è l'attuale strategia da cui si aspetta buoni risultati entro fine anno? «Continuiamo a rimanere investiti sui corporate bond più difensivi, proprio perché le condizioni strutturali di ripresa dei mercati non sono ancora evidenti. Anche la selezione molto attenta delle emissioni in portafoglio è un elemento chiave nel determinare le performance di fine anno». Il divario di rendimento fra le emissioni societarie e le obbligazioni governative continuerà a generare buoni risultati per chi investe nei corporate bond? «Nell'ultimo mese e mezzo gli spread si sono ridotti notevolmente, ma il premio di rendimento delle obbligazioni societarie continua a essere molto elevato rispetto a tutte le medie storiche». Oggi i tassi di interesse sono sui minimi, ma c'è chi teme un nuovo rialzo a causa delle misure di stimolo dell'economia. Come vi difenderete da questo doppio pericolo? «Noi non pensiamo che la politica monetaria subirà un rovesciamento nel breve termine. In ogni caso, quando sarà il momento, faremo tutte le scelte necessarie per proteggere il valore del nostro portafoglio». Corporate euro Etienne Gorgeon

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Quanto vale un consiglio (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 25/05/2009 - pag: 28 Fondi I consulenti a galla anche nel 2008: -10 miliardi. Ma i fondi ne hanno persi 140 Quanto vale un consiglio Nei primi tre mesi del 2009 le reti di promotori hanno raccolto quasi 465 milioni, mentre il sistema è in passivo per ulteriori 15 DI PATRIZIA PULIAFITO I numeri parlano chiaro. Sono i promotori finanziari a sostenere l'industria dei fondi che da qualche tempo sta vivendo una profonda crisi strutturale e d'identità. Nel 2008 a fronte di un deflusso del sistema, pari a 140 miliardi di euro (fonte Assogestioni, associazione nazionale delle società di gestione), le Reti hanno saputo resistere bene all'urto dei mercati finanziari, contenendo le perdite a meno di 10 miliardi di euro (fonte Assoreti, associazione nazionale di banche e sim che collocano prodotti e servizi d'investimento, attraverso promotori finanziari). Numeri E, nel primo trimestre di quest'anno, i professionisti dell'investimento hanno fatto anche meglio, tornando in terreno positivo, con nuova raccolta di 465 milioni, mentre l'industria ha incassato un'altra perdita di 14,7 miliardi di euro. Tra le principali reti nazionali Mediolanum solo in marzo ha raccolta tra fondi e sicav 104 milioni, mentre il gruppo Azimut ha raccolto 41 milioni. Entrambi i gruppi chiudono in attivo anche il mese di aprile, mentre il bilancio del sistema fondi va ancora in rosso di 826 milioni di euro. Dialogo «Il motivo del buon risultato delle reti spiega Elio Conti Nibali, presidente di Anasf (associazione dei promotori finanziari) è riconducibile al rapporto di fiducia che il promotore ha saputo instaurare con il proprio cliente. La vicinanza costante al risparmiatore, del resto, è l'elemento distintivo della nostra professione, la leva che ha fatto, e farà sempre, la differenza con gli altri intermediari ». E i clienti sembrano soddisfatti. Secondo un sondaggio realizzato da Gfk Eurisko, infatti, dalla crisi che ha messo a dura prova anche il rapporto cliente-intermediario, si sono salvati solo i promotori. Una categoria in genere promossa a pieni voti dai clienti che hanno molto apprezzato la consulenza tecnica ed il supporto psicologico che, in certi casi, ha loro evitato di prendere decisioni sull'onda dell'emotività. «E poiché commenta Nicola Ronchetti, capo del Dipartimento Finanza di Gfk Eurisko chi si affida a un promotore, di solito, è un investitore evoluto, dal palato fine, al quale non si può propinare di tutto. L'elevato grado di soddisfazione dichiarato dai clienti, è una doppia vittoria per il professionista che ha lavorato nell'interesse del risparmiatore ». Per l'economista Giovanni Palladino, il promotore non ha solo il merito di aver saputo gestire l'emotività nei momenti più critici, ma ha saputo avvicinarli ai mercati nel modo giusto, con piani di finanziamento programmato. «A differenza delle banche spiega Palladino il promotore non propone mai un solo prodotto a soluzione unica, ma procede alla pianificazione finanziaria, con investimenti rateizzati. La formula ideale, sia per contenere le perdite nelle fasi negative dei mercati, sia per trarre profitto dalle opportunità che si creano sui listini dopo i crolli». E senza dubbio, prosegue Conti Nibali, la piani- Le cifre dimostrano che chi ha seguito davvero i clienti ha sofferto meno durante la crisi

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Cinquanta filiali in Piemonte e Liguria (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Vasta «rete» Cinquanta filiali in Piemonte e Liguria La Banca di credito cooperativo Alba Langhe Roero, conosciuta come Banca d'Alba, è nata nel 1998 dalla fusione delle tre Casse rurali e artigiane di Diano, Gallo e Vezza d'Alba. Oltre a privilegiare la distribuzione negli stessi territori in cui raccoglie i risparmi, la cooperativa ha sempre valorizzato la relazione con i soci, che sono passati dai 7.399 del 1998 agli attuali 27.007. I soci e il territorio in cui risiedono sono al centro dell'attenzione della banca, che si concretizza attraverso la promozione della partecipazione, la garanzia di servizi bancari specifici, l'offerta di servizi culturali, sociali e di assistenza sanitaria. Ad ottobre 2008, nel mezzo della crisi finanziaria, ha festeggiato i dieci anni dalla nascita, presentando alla città e ai soci la futura sede di Banca d'Alba in un antico e prestigioso palazzo nel centro storico, attualmente in fase di ristrutturazione. L'istituto è presente in Piemonte e Liguria con 50 filiali. Nel 2009 sono previste tre nuove aperture: ad Asti, a Monforte e ad Albenga. Ha 409 dipendenti in totale, tra cui molti giovani. Ha in corso 61.000 rapporti, tra soci e clienti. In occasione dell'assemblea, Banca d'Alba ha offerto ieri una festa s tutti, che ha animato il centro storico fino a tarda sera.

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L'Europa va alle urne (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Ue, gli extra-comunitari fanno trionfare le destre Domenica 24.05.2009 13:00 Di Alessandro Luigi Perna L'Europa va alle urne ma non sarà una rivoluzione. Anzi si tratterà di disamore e di moderato estremismo. Sono questi i dati più appariscenti che vengono fuori dai sondaggi internazionali. L'Unione Europea infatti conta 375 milioni di elettori ma a recarsi alle urne saranno probabilmente meno del 50%. Del resto agli occhi dei cittadini del Vecchio Continente il parlamento di Bruxelles conta molto poco. Un giudizio poco accorto ma molto condiviso che riflette la distanza che le istituzioni comunitarie sono riuscite a scavare con l'uomo della strada. Non si tratta solo dello scarso potere di indirizzo della politica comunitaria che hanno i parlamentari, una debolezza che rende Bruxelles poco protagonista del dibattito politico internazionale. Né del fatto che le vere decisioni sono prese a livello di capi di Stato come ha confermato la recente crisi finanziaria internazionale affrontata in Europa con una serie di vertici dei governi dei paesi più importanti dell'Unione. Sono piuttosto 10 anni di euro e di politica liberista sostenuta dalle istituzioni comunitarie che hanno distrutto il potere di acquisto delle classi medie e popolari a incidere molto profondamente nel giudizio. Ma se è chiaro perché l'europeo medio si rifiuta di entusiasmarsi per Bruxelles è altrettanto chiaro perché i partiti della sinistra radicale hanno la possibilità con queste elezioni di aumentare il proprio peso. Hanno infatti una risposta pronta a chi ha perduto il proprio posto di lavoro e vede cancellarsi il futuro davanti: la lotta sociale. Che forse non è la soluzione migliore ma di certo è quella che meglio interpreta il sentire comune di intere classi di lavoratori che non hanno partecipato alla sbornia finanziaria pre-crisi ma che adesso pagano il conto più salato in termini di occupazione e diritti. Ma niente paura: il fantasma del comunismo non tornerà a vagare per l'Europa disturbando il sonno del capitalisti perché difficilmente i partiti della sinistra radicale prenderanno più del 6%. Anche il variegato popolo di destra batte un colpo e alza la testa a queste elezioni. Nessuna cavalcata travolgente per gli emuli del neofascismo per fortuna ma sicuramente la dimostrazione che anche le loro sirene in tempo di crisi tornano a fare effetto. Sono piuttosto i partiti di destra più istituzionali e con carattere regionale che rischiano di crescere in maniera significativa. pagina successiva >>

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Michael Moore farà un film sulla crisi economica (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Entertainment Michael Moore farà un film sulla crisi economica Lunedí 25.05.2009 11:22 Un documentario sulla crisi finanziaria è il nuovo progetto del regista americano Michael Moore. Lo ha annunciato lo stesso Moore, autore di documentari che hanno scosso l'opinione pubblica americana e mondiale come 'Fahrenheit 9/11' (sui presunti legami della famiglia Bush con la famiglia Bin Laden) e 'Sicko' (sulle distorsioni del sistema sanitario pubblico a stelle e strisce). Micheal Moore inizierà a lavorare al nuovo film il 2 ottobre. I produttori sono Overture Films e Paramount Vantage. tags: michael moore nuovo film crisi finanziaria

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Scenario di previsione dell'economia lombarda: maggio 2009, indagine Prometeia (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Scenario di previsione dell’economia lombarda: maggio 2009, indagine Prometeia (25/5/2009 09:40) | (Sesto Potere) - Milano - 25 maggio 2009 - L’aggiornamento degli indicatori congiunturali relativi ai primi mesi del 2009 segnalano un ulteriore deterioramento del contesto economico nei paesi industrializzati, associato ad un incremento del numero di paesi emergenti in crisi. La ripresa dei prezzi di alcune materie prime e l’andamento di alcuni indicatori congiunturali relativi alle aspettative, possono essere letti come primi segnali di stabilizzazione. Il nuovo scenario Prometeia pone il superamento del punto di minimo tra la fine del 2009 e l’inizio del 2010 implicando, per il 2009, un’importante flessione del PIL e del commercio mondiale. Solo verso il 2013 si prevede il recupero del livello del PIL per i principali paesi industrializzati. Scenario di previsione al 2012 per la Lombardia Tassi di variazione annuali su valori a prezzi concatenati con anno di riferimento 2000 (salvo diversa indicazione). Le tendenze recessive presentate dall’economia italiana nel 2008 non hanno risparmiato nessun territorio, influendo negativamente sul PIL. Secondo il nuovo scenario l’Italia sconterà nell’anno in corso gli effetti più intensi della crisi in atto, con una pesante caduta a livello nazionale del PIL (-4,2%). E’ il settore industriale a registrare la caduta maggiore (-13,4%), seguito delle costruzioni (-10,1%), e dai servizi con una riduzione più contenuta (-1,5%). In Lombardia la perdita è frenata proprio dalla maggior resistenza dei servizi, che calano solo dello 0,2%. Il 2010 si caratterizzerà come un anno di sostanziale stagnazione, ma in Lombardia si presenterà già un recupero (+0,6% il PIL), in vista della ripresa più diffusa ed intensa prevista per il biennio 2011–2012. Le singole componenti della domanda risentono in misura diversa della fase recessiva in atto. Le esportazioni lombarde, già negative nel 2008, raggiungono la massima intensità della caduta nell’anno in corso (-10,8%), in linea con il risultato medio nazionale. La ripresa si manifesterà a partire dal 2010 con una crescita del 2%, che si incrementerà negli anni successivi (+2,3% nel 2011 e +2,4% nel 2012). La spesa per consumi delle famiglie si è ridotta nel 2008 dell’1%, e raggiungerà il massimo della caduta nell’anno in corso (-2,1%). Nel 2010 la variazione sarà ancora negativa ma in recupero (-0,1%), e la svolta è prevista per il 2011 con una moderata ripresa (+0,7%). Rimane costante il ritmo di crescita della spesa per consumi delle amministrazioni e istituzioni pubbliche fino al 2009 (+0,7%). Per il prossimo triennio si prevede un rallentamento della crescita nel 2010 (+0,3%), ed un’accelerazione negli anni successivi fino al +0,9% del 2012. Il contesto di incertezza derivante dalla crisi finanziaria ha determinato una diminuzione degli investimenti nel 2008 (-2,7%), seguita da una riduzione più consistente nell’anno in corso (-12,5%). Gli investimenti presentano nel prossimo triennio una ripresa dall’avvio più lento rispetto alle altre variabili. Per il 2010 la variazione sarà solo del +0,1%, mentre nel 2011 raggiungerà il +1,9% e nel 2012 il +2,1%.

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Kpmg: "Questo sarà l'anno delle svalutazioni sui crediti" (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

FINANZA pag. 17 Kpmg: "Questo sarà l’anno delle svalutazioni sui crediti" LA RICERCA La spiccata propensione al risparmio da parte delle famiglie italiane ha tenuto a galla il sistema bancario italiano, consentendo agli istituti di credito nazionali di reggere meglio degli altri paesi europei l’avanzata della crisi finanziaria. È l’elemento più interessante che si ricava dallo studio "L’impatto della crisi: rischi e opportunità per le banche italiane" realizzato da Kpmg Advisory. In una fase di liquidity gap dovuta al congelamento del mercato interbancario, infatti, il risparmio delle famiglie ha rappresentato una fonte di finanziamento a buon mercato per le banche. Così la redditività del settore in Italia è risultata inferiore a quella della Spagna, ma superiore a quella di Germania, Francia e Gran Bretagna. Gli utili delle grandi banche tricolori sono scesi mediamente dell’80%, soprattutto a causa di rettifiche sui crediti e svalutazioni contabili dei titoli in portafoglio. Lo studio, condotto confrontando i bilanci degli istituti di credito italiani con quelli del Vecchio Continente, mette sotto accusa non solo l’eccessivo indebitamento delle famiglie americane e la politica monetaria espansiva americana, ma anche il ritardo con cui sono state attivate le protezioni sistemiche e la mancanza di pratiche condivise a livello internazionale. I modelli per la misurazione dei rischi, poi, si sono basati su serie storiche di volatilità che non hanno retto all’eccezionalità della crisi abbattutasi sui mercati. Il resto lo hanno fatto un sistema di corporate governance inadeguato e la presenza di conflitti di interesse a tutti i livelli. Quanto al futuro prossimo, domina la prudenza: "Il tema delle svalutazioni resterà caldo per tutto l’anno in corso", commenta Giuseppe Latorre, partner di Kpmg Advisory. "Molti istituti di credito si stanno riposizionando sul mercato attraverso dismissioni di attività non più ritenute core". Sul fronte delle entrate, "ci aspettiamo una contrazione del margine d’interesse e dei margini da commissioni, che saranno solo in parte bilanciati da una frenata dei costi operativi", aggiunge Latorre. Secondo lo studio, la crisi cambierà volto all’industria del credito, favorendo il ritorno di interesse verso le banche del territorio, meno invischiate nella bufera finanziaria e maggiormente in grado di selezionare la clientela, grazie al legame stretto con le comunità locali. Mentre alcune banche più grandi potrebbero riconsiderare l’opportunità di mantenere una dimensione internazionale, che non ha offerto vantaggi nella fase più acuta della crisi. Più in generale, le prospettive di medio periodo per l’Italia sono improntate a un moderato ottimismo: "Molte aziende hanno intrapreso una seria politica di contenimento dei costi che darà i suoi frutti alla fine della crisi", commenta Latorre "Inoltre ci sono molti casi di imprese italiane che hanno saputo imporre la loro leadership sui mercati internazionali. Tutto questo porterà dei benefici sia sul fronte economico generale, sia sui bilanci delle banche, che potranno contare su partner più affidabili e competitivi". (l.d.o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Torna il sereno in casa Deutsche Bank (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

FINANZA pag. 22 Torna il sereno in casa Deutsche Bank LUIGI DELL'OLIO dell’olio Milano Torna il sereno in casa Deutsche Bank. La pubblicazione di una trimestrale migliore delle aspettative e la ritrovata fiducia degli analisti verso i grandi gruppi del Vecchio Continente hanno consentito al titolo di innestare la ripresa, tornando ai livelli di inizio ottobre, con un rialzo di oltre il 100% rispetto ai minimi toccati a marzo. Morgan Stanley ha portato il giudizio sulla banca tedesca da ‘underweight’ a ‘overweight’ affermando di vedere all’orizzonte un ciclo di ripresa per il mondo del credito europeo, con ritorno ai profitti dopo una lunga fase di turbolenza. Stessa posizione per Goldman Sachs che, per la prima volta dall’inizio del 2007, ha cambiato giudizio in positivo sul mercato del credito. Frutto di questa svolta è l’incremento del target price su Deutsche Bank da 39 a 53 euro, mentre resta l’outlook resta ‘neutral’. Nel primo trimestre del 2009, Deutsche Bank ha registrato un utile netto di 1,2 miliardi di euro, rispetto a una perdita di 141 milioni nello stesso periodo del 2008. Il risultato è stato superiore alle attese degli analisti che indicavano un utile di 800 milioni. I ricavi sulle vendite e le negoziazioni sul debito sono triplicati a 3,8 miliardi. La banca ha annunciato anche svalutazioni per un miliardo di euro, soprattutto nei confronti delle assicurazioni monoline. Dati che sono stati accompagnati da dichiarazioni improntate all’ottimismo da parte di Josef Ackermann, chief executive officer del gruppo creditizio: "Siamo ben posizionato non solo per superare la crisi, ma per diventare ancora più forti nel medio termine". Ackermann ha anche detto che il gruppo non ha bisogno di procedere a un aumento di capitale: "Le riserve di liquidità sono solide". Da inizio anno, il colosso bancario ha già ottenuto dal mercato sette miliardi di euro per migliorare i ratios patrimoniali. La ripresa ha consentito ad Ackermann di incassare la conferma fino al 2013, tre anni in più rispetto a quanto previsto finora. La decisione dovrebbe essere formalizzata il 28 luglio. A questa decisione ha contribuito anche la sua scelta di rinunciare ai super bonus degli anni passati, che gli avevano tirato addosso le critiche dei consumatori e del mondo politico tedesco. Intanto BankAmericard (divisione specializzata in carte di credito e servizi di pagamento del Gruppo Deutsche Bank in Italia) ha attivato un processo di convergenza europea nel campo dei pagamenti elettronici, annunciando un accordo di cooperazione con Six Multipay (la principale società di acquiring svizzera) nel settore del cross border acquiring paneuropeo. In questo modo, le aziende italiane con sedi all’estero potranno elaborare tutti i pagamenti effettuati in Europa con carta di credito attraverso una sola interfaccia, senza più dover stipulare accordi con i provider locali di ogni paese. È di pochi giorni fa, infine, la notizia che Deutsche Bank ha confermato la leadership mondiale sul Forex, con una quota complessiva del 21%, sei punti in più rispetto a Ubs, che occupa la piazza d’onore. Le transazioni in valuta estera negli anni passato hanno rappresentato una voce importante per i gruppi bancari, prima di essere travolte dalla crisi finanziaria. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Fincantieri adesso va alla conquista degli Usa (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Fincantieri adesso va alla conquista degli Usa VITO DE CEGLIA Una consegna, il primo dei quattro pattugliatori 701 «Fatah» (Vittoria) alla marina irachena, e un’alleanza, quella con Boeing per aggiudicarsi dal Pentagono la costruzione della nuova flotta di hovercraft — 80 unità per un valore di 4 miliardi di dollari — che la U. S. Navy, la marina militare americana, utilizzerà nei prossimi anni. Fincantieri si avvicina al giro di boa di un annus horribilis, il 2009, con due importanti operazioni conseguite, nel segmento militare, a maggio. In particolare, per il gruppo navalmeccanico italiano, risulta strategica l’espansione oltreoceano: la gara negli States sarà lanciata nel 2010 e operativamente Fincantieri parteciperà attraverso la controllata statunitense Marinette Marine Corporation, parte di Fincantieri Marine Group, costituita dopo l’acquisizione di quattro cantieri nella regione americana dei Grandi Laghi. «Quest’anno, che ha visto il nostro ingresso nel mercato statunitense della difesa — ha dichiarato l’amministratore delegato Giuseppe Bono — è già stato contrassegnato da un primo successo: l’aggiudicazione di un ordine per la realizzazione di una seconda nave nell’ambito del programma Lcs (Littoral Combat Ship), che costruiremo nello stabilimento di Marinette Marine». Per Fincantieri però, la principale incognita rimane la quotazione in Borsa: «L’obiettivo resta, ma solo dopo la crisi e in condizioni più competitive», puntualizza Bono. Congelata, per il momento, anche la cessione di una quota minoritaria della società. In attesa di tempi migliori. Infatti, Fintecna, la società pubblica guidata da Maurizio Prato e cui fa capo Fincantieri, ha fatto marcia indietro dopo che a gennaio aveva dato mandato all’advisor Bnp Paribas di sondare l’interesse di investitori e fondi di private equity a rilevare una quota del 30% della società, attraverso la sottoscrizione, totale o parziale, di un aumento di capitale da 300400 milioni di euro, necessario alla società per sostenere il business plan. A questo punto, Fintecna potrebbe sostenere da sola il rafforzamento patrimoniale della controllata. Fincantieri conta 13 cantieri, 8 dei quali in Italia: Monfalcone (Gorizia), Marghera (Venezia) e Sestri Ponente (Genova) per le navi da crociera; Ancona, Palermo e Castellammare di Stabia (Napoli) per le navi da trasporto; Muggiano (La Spezia) e Riva Trigoso, frazione di Sestri Levante (Genova) per le navi militari. All’interno del gruppo, il cantiere di Marghera occupa una posizione di primaria importanza. Dagli inizi degli anni Novanta in questo stabilimento è stata realizzata una flotta di 18 navi da crociera su un totale di 48 finora consegnate complessivamente da Fincantieri. Questa scelta è risultata positiva anche al di fuori del cantiere, che, impiegando direttamente 1.200 unità e oltre 2000 addetti dell’indotto, si rivela essere una realtà importante per il tessuto economico del Veneto: nell’ultimo biennio, Fincantieri ha distribuito circa 210 milioni di euro. Il gruppo navalmeccanico, nel 2008, ha conseguito ricavi pari a 2,9 miliardi di euro (+8% rispetto al 2007), ma un risultato prima delle imposte e un risultato netto — rispettivamente di 43 milioni di euro e di dieci milioni di euro — in calo rispetto all’anno precedente «a causa — ha precisato il gruppo — della congiuntura internazionale sfavorevole». Il cda di Fincantieri, approvato il bilancio 2008, ha proposto all’assemblea degli azionisti, per poter realizzare il Piano industriale 20072011, un aumento di capitale fino a un importo massimo di 300 milioni di euro. Nel 2008 Fincantieri ha registrato anche un calo dell’Ebitda rispetto al 2007 (134 milioni di euro contro i 194 dell’anno prima), mentre sotto il profilo dell’attività commerciale, sono stati finalizzati ordini per 2,5 miliardi di euro (contro il valore record di 4,2 miliardi del 2007) «in un contesto di mercato segnato dalla crisi finanziaria che ha bloccato i nuovi ordini a partire dal mese di settembre 2008». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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La prima volta in Rete dei "baroni" così cambia la finanza di Wall Street (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

La prima volta in Rete dei "baroni" così cambia la finanza di Wall Street il caso EUGENIO OCCORSIO «In aggiunta ai nostri tradizionali sistemi di Private Wealth Management, noi abbiamo una normale attività di banca commerciale equipaggiata anche online con i migliori servizi, e i nostri depositi di conto corrente sono regolarmente assicurati dalla Federal Deposit Insurance Corporation». Un annuncio del genere non avrebbe fatto nessun effetto se letto sulla homepage in Internet di una delle migliaia banche Usa che contribuiscono a fare del settore del retail banking americano il maggiore del mondo. Ma lascia un po’ sconcertati se è letto sul sito della Goldman Sachs, il "barron" per antonomasia di Wall Street, gloriosissima banca d’investimento fondata nel 1869 dall’immigrato ebreo tedesco Marcus Goldman e dal genero Samuel Sachs, quotata in Borsa dal 1896. Dopo centinaia di operazioni da banca d’investimento di altissimo livello, dal merger del 1906 che portò alla creazione della Sears Roebuck, gigante dei grandi magazzini, fino alle più recenti fusioni multimiliardarie in cui la Goldman Sachs è sempre stata presente come coordinatrice di takeover ed emittente di titoli, l’istituzione più pregiata d’America, i cui presidenti sono sistematicamente diventati ministri del Tesoro come Robert Rubin ed Henry Paulson, ha chiesto alla fine dell’anno scorso la trasformazione in banca commerciale. È stato l’episodio più clamoroso della crisi finanziaria esplosa con il fallimento della Lehman Brothers il 15 settembre 2008. La categoria delle banche d’investimento in America si è estinta: l’altro celebrato "barron" Morgan Stanley ha chiesto anch’esso la trasformazione in banca commerciale, e la terza grande "barron" superstite, la Merrill Lynch, è stata inglobata dalla Bank of America. Così, per tutte si è aperta una nuova era: la sfida è quella di diventare competitivi anche nel banking online. Una sfida delle più difficili perché il retail banking su Internet in America è cominciato tantissimi anni fa e tutte le banche sono perfettamente attrezzate per condurre ogni tipo di operazione bancaria sul web. Hanno tutte sistemi di sicurezza collaudati e ben attrezzati, così sicuri che non è più necessario il metodo del "token" per accedere (quella specie di password ulteriore basata su caratteri che cambiano sempre e che vengono visualizzati una sola volta) ma bastano un normale "user name" e una password. C’è solo un’avvertenza da tener presente, retaggio dei tempi in cui, secondo il GlassSteagall Act abolito nel 1999 esisteva in America una totale divisione fra banche commerciali e banche d’investimento: sui siti degli istituti di credito è possibile effettuare le normali operazioni di banca (depositi, bonifici gratuiti, pagamento bollette, verifica conto, anche la "visione" degli assegni che avevamo emesso e sono stati passati in pagamento) ma non la compravendita dei titoli: per una regola tuttora esistente questa particolare attività deve essere svolta attraverso un’altra società, dello stesso gruppo. Con il nostro conto online possiamo fare tutto, anche essere avvertito dei pagamenti che ho effettuato via cellulare o carta di credito, ma non gli investimenti. Per esempio, se io sono un correntista Citigroup devo aprire, se voglio fare operazioni in titoli, anche un account presso la controllata Smith Barney. Oppure, per restare al caso di cui si parlava, se ho un conto corrente Goldman Sachs devo aprirne un altro presso la Goldman Sachs Dynamic Opportunities Limited. È una delle pochissime residue distinzioni, come quella dura a morire fra "checking" e "saving" account: solo sul primo, a interessi zero, ho il libretto degli assegni. L’altro è normalmente investito sul money market (obbligazioni e cd) e dà un tasso prefissato. Va detto che sia Goldman Sachs che Morgan Stanley per la verità sono agli inizi sotto il profilo del banking online: sul sito "gestione depositi" di Goldman Sachs, per quanto sorprendente in un’istituzione che aveva a fine 2008 un patrimonio di 884,6 miliardi di dollari, è scritto chiaramente che "non tutti i servizi sono ancora disponibili", e la Morgan Stanley è in una condizione simile. Oltretutto, per quanto siano diventate banche commerciali (e abbiano potuto per questo accedere ai fondi del Piano Paulson per il salvataggio statale) le due "barrons" partono da una posizione di inferiorità "numerica" rispetto alle onnipresenti Citigroup o Chase Manhattan Bank, in quanto prive di sportelli aperti al pubblico. Ma proprio per questo stanno accelerando il processo di affinamento delle tecniche di banking online, unico metodo con cui affrontare la nuova sfida del "retail". Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Fondi d'investimento in prima linea contro le offerte delle banche online (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Fondi d’investimento in prima linea contro le offerte delle banche online ADRIANO BONAFEDE Conti di deposito contro fondi d’investimento. L’avessero detto qualche anno fa tutti gli addetti ai lavori si sarebbero fatti una risata. E invece, ormai da qualche anno, e in modo massiccio negli ultimi mesi, i grandi competitor dei fondi d’investimento sono diventati i conti di deposito online ad alto rendimento. Banche del tipo Ing Direct, Che Banca!, Barclays, con le loro allettanti offerte commerciali che arrivano anche a offrire (seppur per un periodo limitato) tassi di rendimento del 4,90 per cento netto, stanno attirando molti risparmiatori. E, parallelamente, soffrono i tradizionali strumenti di liquidità come i fondi monetari, verso i quali cresce la disaffezione. Sono gli stesi dati a mostrarci cosa sta accadendo. In un momento in cui la liquidità sembra essere diventata una delle cose più preziose e i risparmiatori rifuggono da investimenti considerati troppo rischiosi come quelli azionari ma anche obbligazionari, ci si sarebbe aspettati che tutti si fossero buttati sui fondi monetari. E invece no. Secondi i dati di Assogestioni, l’Associazione delle società di gestione del risparmio, i cosiddetti ‘Fondi di liquidità’ soffrono e perdono sottoscrittori. Ciò si inserisce in un trend che da almeno tre anni è negativo per la raccolta dei fondi, anche se fino a qualche anno fa la paura delle azioni avrebbe quantomeno spinto i risparmiatori verso gli strumenti monetari. Ma vediamo i numeri. Fra il secondo trimestre del 2007 e il primo del 2008 ancora i fondi monetari hanno avuto una raccolta positiva: 8.779 milioni nel quarto trimestre 2007, 1.432 nel quarto, 2.034 nel primo trimestre del 2008. Poi l’accelerazione della crisi finanziaria, culminata nel settembre del 2008, conduce in rosso anche questo subcomparto: meno 5269 milioni nel secondo trimestre 2008, meno 2.059 nel terzo, meno 6224 nel quarto. Anche nei primi mesi di quest’anno predomina il segno negativo: meno 262 milioni a gennaio, meno 139 a marzo, meno 193 ad aprile; un solo dato positivo, a febbraio, con un più 572 milioni, ma una rondine non fa primavera. Come si è più volte indicato, la liquidità è stata in gran parte drenata dalle banche, grazie a strumenti come le obbligazioni strutturate e in particolare quelle bancarie. Però a giocare un ruolo sempre più importante sono anche le banche online, capaci di offrire un rendimento netto (scontata l’aliquota fiscale del 27 per cento) del 3 per cento e oltre (a particolari condizioni, normalmente non ripetibili oltre un certo arco di tempo limitato, ma comunque in grado di attrarre un gran numero di clienti, desiderosi di portare a casa un lauto guadagno senza però rischiare nulla). Per contro, i rendimenti dei fondi monetari raramente riescono a sfiorare il 3 per cento lordo (non va dimenticato che l’aliquota fiscale è del 12,5 per cento mentre i conti online scontano l’aliquota del 27 per cento come tutti i conti correnti). Secondo i dati raccolti da Morningstar, la società internazionale che dà un rating ai fondi, quelli monetari area euro "stabili" (ovvero senza ‘cose’ strane come i derivati dentro) hanno avuto nel 2008 un rendimento medio lordo del 3,3 per cento, nel 2007 del 3,2, nel 2006 del 2,2, nel 2005 e nel 2004 dell’1,6. Bastano questi dati per comprendere che la migrazione dei risparmiatori che non vogliono rischiare verso i conti online ad alto rendimento non è affatto una cosa irrazionale. Mentre si comprende anche il perché i fondi monetari siano stati colpiti dalla disaffezione. Per i fondi è una debacle: i deflussi dei risparmiatori colpiscono l’industria del risparmio in tutte le direzioni (fuga dai rischiosi fondi azionari e fuga anche dagli strumenti più sicuri e tranquilli come quelli di liquidità). «Però spiega Marcello Messori, presidente di Assogestioni non sarà sempre così. Io non posso pensare che il futuro per i risparmiatori italiani sia quello di rimanere sui prodotti più liquidi come i conti di liquidità e non credo che potranno continuare a offrire così alti rendimenti quando saremo usciti dalla crisi. Certo, questa è una sfida anche per i gestori dei fondi di liquidità: sono in grado questi prodotti di offrire nel lungo periodo una prospettiva di rendimento superiore a quello di un conto di deposito?». Un fattore temporaneo, dunque. Sembra essere questa la spiegazione proveniente dal mondo del risparmio gestito. Nello stesso tempo, occorre anche che i risparmiatori siano in grado di distinguere i possibili ‘tranelli’ dell’offerta delle banche online. Dice Sara Silano, caporedattore di Morningstar Italy: «Bisogna fare attenzione alle caratteristiche dell’offerta delle banche online, soprattutto alla durata minima e ai limiti al disotto dei quali il rendimento è più basso. Va detto infine che a fare concorrenza ai fondi monetari non sono soltanto i conti di deposito ma anche gli ‘Etf di liquidità’, che hanno commissioni di gestione più bassi dei fondi d’investimento monetari». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Le compagnie: i rendimenti saranno uguali a quelli del tfr (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Le compagnie: i rendimenti saranno uguali a quelli del tfr Le compagnie assicurative che gestiscono i fondi pensione potranno offrire garanzie di rendimento pari alla rivalutazione del Tfr. Lo ha stabilito l’Isvap (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo), con un provvedimento che colma un vuoto normativo che per oltre un anno ha fatto tremare i risparmiatori più prudenti, quelli che avevano scelto le linee garantite, scansando di fatto le turbolenze che hanno travolto i listini finanziari. Per capire come sono andate le cose, occorre fare un passo indietro. Il regolamento Isvap numero 21 del 28 marzo 2008 ha previsto un tasso massimo garantibile per tutti i contratti stipulati dalle assicurazioni sulla base del rendimento dei Btp decennali. «Questa regolamentazione generale — spiega Leonardo Tais, direttore centrale della Covip — avrebbe potuto determinare l’impossibilità da parte delle compagnie di garantire, nei contratti di gestione con i fondi pensione, rendimenti ragguagliati alla rivalutazione del Tfr». Proprio per questo motivo, la stessa Isvap aveva rimandato la definizione di questo settore a un successivo provvedimento. Fatto sta che, in attesa della decisione, una decina di compagnie si era già mossa in questa direzione garantendo la rivalutazione del Tfr nelle loro linee garantite, vale a dire l’1,5% annuo più il 75% dell’inflazione. Questa garanzia è importante soprattutto per i lavoratori che si trovano ad uscire dal sistema in questa fase di crisi finanziaria. Per fare un confronto con le medie di settore basti pensare che, secondo i dati preliminari della Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), nel 2008 i fondi pensione negoziali hanno subito un calo del 6,3%, i fondi aperti sono crollati del 14%, mentre la rivalutazione netta del Tfr ha segnato un +2,7%. Le differenze si sono ridotte, ma non annullate nel primo trimestre 2009: i fondi negoziali hanno registrato un calo ulteriore dell’1%, quelli aperti sono scesi del 2,2%, mentre la rivalutazione del trattamento di fine rapporto ha garantito un modesto, ma pur sempre positivo, 0,3%. Era dunque urgente che l’Isvap integrasse la propria regolamentazione, per consentire alle imprese di assicurazione di mantenere un adeguato livello di garanzia nei contratti di gestione delle risorse dei fondi pensione ed evitare che dovessero essere riviste le convenzioni in essere. Un rischio evitato con il provvedimento numero 2696 del 27 aprile scorso che consente alle compagnie assicurative di garantire sulle somme conferite in gestione da fondi pensione un rendimento pari al Tfr. La copertura di rendimento non riguarda solo le quote di Tfr, ma anche i contributi del datore di lavoro e del lavoratore, laddove previsti. L’autorità di vigilanza sottolinea, comunque, la necessità che le compagnie assicurative non offrano tassi di rivalutazione garantiti «più elevati del rendimento degli attivi a copertura delle riserve tecniche». Le imprese assicurative dovranno, inoltre, tenere conto delle condizioni del mercato finanziario, nonché di ulteriori margini prudenziali volti a fronteggiare l’alea del rischio finanziario assunto. Secondo il testo dell’Isvap, il provvedimento si applica al futuro. «In ogni caso, abbiamo ricevuto dall’Isvap rassicurazioni sul mantenimento delle condizioni previste nei contratti in essere», aggiunge Tais. Il provvedimento dell’Isvap prevede dei limiti: «La garanzia di rendimento offerta dai fondi pensione può essere stabilita contrattualmente per un periodo non superiore a tre anni, e in nessun caso la rivalutazione garantita può essere maggiore del rendimento degli attivi a copertura delle riserve tecniche — commenta Davide Contini, partner dello studio Dewey & LeBoeuf — Le compagnie che optano per la garanzia di rendimento, devono trasmettere all’Isvap una relazione sulle strategie finanziarie adottate che permettono di offrire la predetta garanzia». Misure che il legale legge in chiave positiva: «L’ancoraggio al costo della vita è più aderente alla conservazione del potere di acquisto da parte dei sottoscrittori». (l.d.o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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IL VECCHIO STILE INTOLLERANTE SI STA SFALDANDO: ANCHE CHIUNQUE ABBIA UN BLOG DI DIBATTITO SE NE ACCO... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Circondario Sud1)" del 25-05-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Sud2)) (Mattino, Il (Nazionale))

Argomenti: Crisi

Il vecchio stile intollerante si sta sfaldando: anche chiunque abbia un blog di dibattito se ne accorge. Certo, ci sono sempre i reduci degli anni 70 che mandano messaggi tipo «morirete tutti» accompagnati da insulti irripetibili (magari in nome del pacifismo, o della «non violenza» che giurano viene loro ispirata dall'amato spinello quotidiano), ma sono in netta diminuzione, e palesemente vecchi. La maggior parte chiede, comunica e cerca, speranze. Preferisce verificare se puoi essergli amico, piuttosto che sparare al nemico. Riconosce in se stesso il bisogno di affetto, e maneggia il conflitto per sbarazzarsene, con evidente fastidio. È da quasi mezzo secolo, dal tempo dei «figli dei fiori», degli hippy che dicevano che «tutto è amore», che non si vedeva niente del genere. Nello studio dello psicoanalista, appare un fenomeno parallelo. Il delirio di onnipotenza che aveva ispirato fenomeni solo apparentemente opposti, come il terrorismo politico e la pirateria finanziaria, entrambi fondati sulla legge del più forte e sul disprezzo dell'altro, è entrato finalmente in una crisi profonda. L'individuo «imperiale», protagonista degli anni dell'intolleranza politica e insieme della più plateale ostentazione della ricchezza, o dell'immagine di potenza, ha perso vigore, credibilità, e forza. I suoi figli hanno progetti più a misura d'uomo, e delle risorse oggi effettivamente a disposizione. Hanno imparato che non si può fare quasi nulla da soli, e ancor meno alle spalle degli altri. Sentono il bisogno di ricostruire une rete affettiva, e si servono di quella di Internet per ampliarla e tenerla in vita. Dal punto di vista clinico, è come se una coscienza collettiva tendenzialmente paranoica stesse lasciando finalmente spazio all'ascolto dell'altro, a una visione relazionale. D'altra parte, quest'anno i bambini nati nell'anno in cui veniva abbattuto il muro di Berlino compiono vent'anni. È finita l'epoca della chiusura e della contrapposizione, ma anche quella della conquista senza regole e principi che si cercò di affermare subito dopo. Occorre ascolto e rispetto. I ventenni nati con le rovine del muro di Berlino cercano innanzitutto amici, mentre i loro padri in questi vent'anni avevano cercato soprattutto clienti. Le due cose, naturalmente, non sono in opposizione. I clienti serviranno anche alle nuove generazioni, consapevoli però che, per trovarli, bisogna intanto avere buoni amici. Le coppie di amici fondatori di Google (Page e Brin), di Facebook (Zuckerberg e Moskovitz), e le compagnie amicali di tante altre avventure economiche di oggi sono lì a provarlo. È dal calore e dall'allegria dell'amicizia che nascono le idee, le iniziative, i clienti, e alla fine anche il denaro. Un circuito che ha rovesciato quello prediletto dalla generazione precedente (a cui dobbiamo la più smodata crisi finanziaria dopo il '29 ), che metteva al primo posto l'Io individuale, la sua competizione con il resto del mondo, la vittoria, e il guadagno, sempre strettamente personale, come risultante finale. Ora invece prima di tutto l'amicizia. Il resto verrà. Claudio Risé

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Italia, UE approva misure su capitale di rischio per PMI (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Italia, UE approva misure su capitale di rischio per PMI (Teleborsa) - Roma, 25 mag - La Commissione europea ha approvato, un pacchetto di misure temporanee, presentato dall'Italia, che adatta alcuni regimi esistenti relativi al capitale di rischio per agevolare le possibilità di accesso al finanziamento delle imprese nell'attuale crisi economica. La misura consentirà investimenti più flessibili in capitale di rischio fino al 2010, in linea con il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria e economica. Neelie Kroes, commissario responsabile per la concorrenza, ha dichiarato:"L'attuale crisi esige risposte urgenti. L'Italia ha saputo trarre giusto profitto dal nuovo quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato e me ne compiaccio perché ha dato modo alla Commissione di approvare la misura rapidamente." Agevolare l'accesso al capitale di rischio delle piccole e medie imprese (PMI) che si trovino nelle fasi iniziali del loro ciclo di vita è lo scopo dei regimi di investimento interessati: regime di aiuti a favore del capitale di rischio - Italia; interventi a livello di capitale di rischio a favore di imprese cooperative - Regione Marche; Fondo NEXT - Regione Lombardia; aiuti a favore degli investimenti in private equity - Camera di commercio di Vicenza; Fondo di capitale di rischio per le PMI - Regione Campania. 25/05/2009 - 13:43

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Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Minaccia alla pace mondiale" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

SEUL - Ancora un test nucleare nordcoreano. Prima una scossa di terremoto di origine artificiale (4,5 gradi Richter) rilevata dalla Corea del Sud che ha lanciato l'allarme. Poi l'annuncio ufficiale di Pyongyang che ha fatto sapere di aver effettuato "con successo" il suo secondo test nucleare, dopo quello di ottobre 2006. Una mossa che ha tutti gli elementi della ritorsione contro la condanna decisa dall'Onu il mese scorso per il lancio del missile-satellite lanciato in orbita il 5 aprile da parte di Pyongyang. In concomitanza con il test nucleare, i nordcoreani hanno sperimentato anche tre missili a corto raggio. Immediate le proteste e le preoccupazioni in tutto il mondo. Durissima la reazione del presidente americano Barack Obama. "La Corea del Nord - ha commentato in una nota - sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale" facendo aumentare le tensioni nell'Asia nordorientale. Ma anche la Cina, il più stretto alleato della Corea del Nord, ha detto di essere "fortemente contraria" e ha accusato Pyongyang di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. Corea del Nord: "Test nucleare di autodifesa". "In linea con la richiesta dei nostri scienziati e tecnici, la nostra Repubblica ha condotto con successo un test nucleare sotterraneo il 25 maggio, come parte delle misure volte a rafforzare le sue capacità nucleari di autodifesa", ha riferito un funzionario nordcoreano all'agenzia ufficiale Kcna. Nessun riferimento al luogo del test, che segue comunque quanto annunciato dal regime il 29 aprile scorso sul proposito di nuovi esperimenti nucleari dopo la condanna Onu per quello missilistico. OAS_RICH('Middle'); Corea del Sud, riunione d'emergenza. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha convocato una riunione d'emergenza del Comitato di sicurezza per fare il punto sulla delicata situazione. Il test di Pyongyang ha avuto, tra l'altro, un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Le reazioni nel mondo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e di altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Francia e Gran Bretagna, s'è aggiunta la Russia che, attraverso il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha affermato che Mosca è "preoccupata per l'esperimento nucleare sotterraneo effettuato" dalla Corea del Nord. Una "provocazione pericolosa" e "una minaccia per la pace" l'ha definita il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Onu convoca Consiglio di sicurezza. Un portavoce del ministero degli Esteri giapponese ha fatto sapere che il suo Paese risponderà all'iniziativa nordcoreana "in modo responsabile" alle Nazioni Unite. Per Londra si tratta di una "violazione flagrante " della risoluzione Onu. L'Unione europea si dice "molto, molto turbata" e la Russia annuncia la convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di vetro, imminente dopo la presa di posizione della Cina. La condanna della Cina. Una reazione decisa è arrivata infatti per la prima volta anche da Pechino che si è dichiarata "fortemente contraria" al test nucleare condotto oggi e ha accusato Pyongyang di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. La Cina è alleata della Corea del Nord e finora si è opposta a un inasprimento delle sanzioni economiche già imposte dall'Onu al Paese dopo il suo primo test atomico dell'ottobre 2006. (25 maggio 2009

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Il "capitalismo del debito" presenterà un doppio conto (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il "capitalismo del debito" presenterà un doppio conto Lunedì 25 Maggio 2009, Il debito, camuffato oramai in "leva" per l'anglicismo imperante, è sempre stato "croce e delizia" per chi lo utilizza siano essi individui, aziende o Stati. Si anticipa ad oggi quello che si potrebbe fare domani. Indubbiamente è un ottimo generatore di sviluppo, ma attenzione alla misura. Oltre certi limiti, può essere catastrofico. Questi anni hanno visto una esplosione del debito. Molte imprese ne acquisivano altre, naturalmente "a leva". Non parliamo poi dei private equity, realtà utili per favorire la mobilità del sistema delle imprese, che della leva ne facevano un uso sconsiderato. La Borsa puniva addirittura le aziende che non sfruttavano le potenzialità di indebitamento che esse possedevano. Anche il nostro Stato non ha scherzato, visto che dagli anni ottanta portiamo con noi un debito pubblico costantemente al di sopra del cento per cento del Pil. Una zavorra che ci condiziona da anni. Anche Ralf Dahrendorf coglie in una sua analisi (Il Sole 24 Ore, 26/4) il ruolo devastante che in questi anni ha svolto il debito. Vede un passaggio dal "capitalismo del risparmio", di matrice calvinista (l'aldilà quale il luogo della ricompensa per il sudore versato nell'aldiquà), al "capitalismo del debito". Un capitalismo avanzato che agisce con il "fiato incredibilmente corto", che anticipa tutto, i consumi e gli investimenti tanto da formare una panna montata. Un comportamento diffuso figlio di una frenesia generalizzata. L'assurdo è che il debito, che è stato all'origine della crisi finanziaria, sia stato anche il mezzo per tamponarla, per bloccare i suoi effetti che potrebbero essere stati disastrosi per le nostre economie. Gli Stati, Usa in primis, si sono molto indebitati e le prospettive sono di continuare ad erogare fondi per superare la grave recessione in corso. Il Fondo monetario prevede che nei paesi del G-20 il debito pubblico aumenti dal 75% del Pil al 110% nel 2014 o addirittura al 140% se prevarranno condizioni meno favorevoli. Nell'area euro il debito medio sta aumentando di 14 punti percentuali. Sorgerà a breve il problema di come rientrare da questo enorme debito pubblico. L'inflazione potrebbe essere una soluzione. Ma i mercati finanziari, quando avvertiranno i primi segnali della crisi e i prezzi salire, adotteranno comportamenti volti a spingere al rialzo i tassi a lungo. In tal modo, secondo molti analisti, gli Stati saranno costretti ad incidere sulla riduzione della spesa pubblica e su una più stringente politica fiscale. Così i cittadini dalla crisi saranno colpiti due volte: prosciugati dai risparmi e colpiti dalle imposte. Il debito è pure un bel problema per i governi al fine di conciliare la crescita con la finanza pubblica. In Italia poi la questione è più complessa per il debito pubblico che ci portiamo da anni e che sta crescendo e per la bassa produttività della nostra economia. Necessita, quindi, riprendere la via delle riforme che, andando a toccare la "nervatura degli interessi" nel territorio, alla base del consenso politico, sarà accidentata e lastricata di molte difficoltà. Intanto il troppo debito di molte aziende, la debole posizione delle banche che lo hanno concesso e la disponibilità degli Stati ad intervenire favoriscono operazioni prima d'ora impensabili, come quella della Fiat ma anche di molte altre aziende meno note.

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Alfano: (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Alfano: «Abbassare i toni della polemica bastano Pd e Idv» Tony Zermo Arriva al Palacatania il ministro della Giustizia Angelino Alfano scortato dal coordinatore del Pdl siciliano Giuseppe Castiglione e dal senatore Pino Firrarello. Come non chiedere ad Alfano cosa ne pensa del durissimo attacco di Gianfranco Micciché a Castiglione, accusato di tramare contro Lombardo? «Noi abbiamo votato Lombardo alla presidenza della Regione e non abbiamo alcun motivo per delegittimarlo. Apprezzo il comportamento di Castiglione che tende ad abbassare i toni e ad occuparsi dei programmi europei. Se polemica ci dev'essere, basta e avanza quello che portano avanti il Pd e Italia dei valori». Vicino a lui il senatore Firrarello dice a mezza bocca: «La polemica fa parte della campagna elettorale, ma consiglierei a Micciché di prendersi un po' di bromuro prima di parlare». Alfano poi entra nelle questioni a lui più proprie. Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso dice che c'è compravendita di voti anche alle europee e secondo un sondaggio di Sky per il 91% della gente la mafia è ancora un'emergenza. «La mafia si combatte con la buona politica e selezionando bene le liste dei candidati. Sul piano repressivo abbiamo inasprito le pene per questo tipo di reato e reso più spedite le procedure per lo scioglimento dei consigli comunali inquinati. Le forze dell'ordine hanno colpito duramente l'ala militare, basta pensare agli arsenali d'armi ritrovate anche in pieno centro di Palermo come a Villa Malfitano, ed erano armi di una sola cosca. Abbiamo recuperato 400 milioni di beni mafiosi che sono andati nel fondo unico della Giustizia e saranno usati contro la criminalità organizzata. La lotta alla mafia sarà ancora lunga, ma alla fine dobbiamo vincerla». Come si risolve il problema del sovraffollamento delle carceri? «Il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ci ha consegnato nei giorni scorsi il progetto delle nuove carceri. Avremo 1700 posti letto in più con un investimento di un miliardo e mezzo e saranno luoghi di detenzione moderni rispettando la prescrizione di tendere al recupero sociale del condannato. Ecco perché non vogliamo ripristinare vecchie carceri come l'Asinara e Pianosa». Berlusconi ha annunciato l'intenzione di indire un referendum popolare per dimezzare il numero dei parlamentari. Ne avete parlato prima, o è un'idea tirata fuori dal premier per la campagna elettorale? «Questo progetto di riforma costituzionale risale al 2005, ci fu un referendum che purtroppo non passò per mancanza di quorum. E' una riforma nella quale crediamo e che fa parte della nostra identità». Ma allora perché non viene presentato un disegno di legge alle Camere che ha un iter più spedito? Evidentemente non c'è la sicurezza che venga approvato. «Prima si fa il referendum popolare e poi si presenta il ddl per diminuire il numero dei parlamentari. Il coinvolgimento della gente è un modo più diretto e fa capire che non si tratta di una manovra di palazzo». L'opposizione insiste nel dire che Berlusconi si deve presentare alle Camere per chiarire il «caso Noemi». «L'opposizione si deve rassegnare a fare proposte politiche senza sperare che certi casi privati le possano regalare le dimissioni del premier. Deve saper fare politica, se ci riesce». E' ancora in piedi la querelle relativa ai 4 miliardi di fondi Fas che il governo tarda ancora a versare con il rischio di una crisi finanziaria della Regione. «Berlusconi è stato molto chiaro nel dire che non un solo euro sarà distolto dalla Sicilia e noi siamo assolutamente lieti di questa linea, ma non avevamo alcun dubbio in proposito». Poi Angelino Alfano, uno dei ministri con il più alto indice di gradimento, si tuffa tra le migliaia di persone che lo aspettano dentro il Palacatania tra squilli di tromba e agitar di bandiere pdl.

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Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara ">Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara %0A%0D%0A%0Dhttp://www.affaritaliani.it/economia/crisi-recessione-intimo-marketing25052009.html"> Crisi/ Green, l'intimo-eco salva il tessile di Novara Lunedí 25.05.2009 14:06 "Il mondo è in mutande. E se ci lasciano in mutande, che almeno siano sostenibili". Non è soltanto un gioco di parole per descrivere la crisi finanziaria che attanaglia il mondo e, contemporaneamente, per impostare la 'ripartenza' con modelli economici diversi ed etici. E' anche lo spot promozionale, riporta il sito RedattoreSociale.it, di Made In No, la nuova linea di intimo sostenibile, biologica ed equosolidale promossa da Fair, che nasce dall'alleanza tra consumatori responsabili, artigiani del tessile novarese e la rete brasiliana di produttori equosolidali di Justa Trama per dire No alla crisi. Made In No produce mutande, reggiseni, pigiami, camicie da notte e magliette della salute. Tutti questi prodotti saranno in vendita nell'imminente mostra Terra Futura, in programma a Firenze dal 29 al 31 maggio. Partito in sordina, nell'ultimo anno i prodotti di Made In No ha venduto oltre 10 mila pezzi servendo 90 Gruppi di Acquisto Solidale e 15 Botteghe del Mondo. Il processo che porta alla realizzazione degli intimi è semplice. I prodotti, tutti di puro cotone, vengono realizzati da 800 famiglie di Justa Trama, un'azienda che si trova in Brasile e che si occupa della lavorazione del cotone. Dopodichè il prodotto ancora non finito viene importato in Italia, dove quattro piccole imprese del novarese si occupano della filatura, della tessitura e del confezionamento del prodotto. "L'obiettivo di questa linea bioequa ha detto Alberto Zoratti, membro del direttivo di Agices, l'Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale è fornire risposte all'esclusione sociale attraverso l'economia sostenibile in diverse zone geografiche". Ed ecco così che grazie a Made In No i contadini del Brasile hanno un'occupazione dignitosa e ben retribuita, mentre i lavoratori del tessile della provincia di Novara, contraddistinta da una forte crisi settoriale, riescono a non perdere il loro lavoro". tags: crisi-recessione-intimo-marketing25052009

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Corea del Nord, nuovo test nucleare Obama: "Il mondo dovrà reagire" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 25-05-2009)

Argomenti: Crisi

SEUL - Ancora un test nucleare nordcoreano: Pyongyang ha fatto sapere di aver effettuato "con successo" il suo secondo test nucleare, dopo quello di ottobre 2006. Una mossa che ha tutti gli elementi della ritorsione contro la condanna decisa dall'Onu il mese scorso per il lancio del missile-satellite lanciato in orbita il 5 aprile. In concomitanza con il test nucleare, i nordcoreani hanno sperimentato anche tre missili a corto raggio. E la reazione americana è stata durissima: il mondo deve reagire unito a questa minaccia, ha detto in sostanza Obama. La risposta di Washington. Molto forti le parole del presidente Usa Barack Obama. "La Corea del Nord - ha commentato - sta sfidando direttamente e in modo sconsiderato la comunità internazionale" facendo aumentare le tensioni nell'Asia nordorientale. E ha aggiunto: "Il programma nucleare nordcoreano e i test missilistici rappresentano una grave minaccia alla pace e alla sicurezza del mondo, e io condanno queste irresponsabili azioni. Gli Stati Uniti e la comunità internazionale sono chiamati a reagire". Il commento di Pechino. Anche la Cina, il più stretto alleato della Corea del Nord, ha detto di essere "fortemente contraria" e ha accusato Pyongyang di aver "ignorato le obiezioni della comunità internazionale" al proseguimento del suo programma nucleare. Corea del Nord: "Test nucleare di autodifesa". "In linea con la richiesta dei nostri scienziati e tecnici, la nostra Repubblica ha condotto con successo un test nucleare sotterraneo il 25 maggio, come parte delle misure volte a rafforzare le sue capacità nucleari di autodifesa", ha riferito un funzionario nordcoreano all'agenzia ufficiale Kcna. Nessun riferimento al luogo del test, che segue comunque quanto annunciato dal regime il 29 aprile scorso sul proposito di nuovi esperimenti nucleari dopo la condanna Onu per quello missilistico. OAS_RICH('Middle'); Corea del Sud, riunione d'emergenza. Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha convocato una riunione d'emergenza del Comitato di sicurezza per fare il punto sulla delicata situazione. Il test di Pyongyang ha avuto, tra l'altro, un immediato effetto sui mercati finanziari, con la Borsa di Seul in calo del 4% e il won che si è deprezzato dell'1% contro il dollaro. Le altre reazioni nel mondo. Rispetto al lancio del missile-satellite del 5 aprile, al fronte compatto di condanna di Corea del Sud-Giappone e di altri due membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Francia e Gran Bretagna, s'è aggiunta la Russia che, attraverso il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha affermato che Mosca è "preoccupata per l'esperimento nucleare sotterraneo effettuato" dalla Corea del Nord. Una "provocazione pericolosa" e "una minaccia per la pace" l'ha definita il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. L'Onu. Un portavoce del ministero degli Esteri giapponese ha fatto sapere che il suo Paese risponderà all'iniziativa nordcoreana "in modo responsabile" alle Nazioni Unite. Per Londra si tratta di una "violazione flagrante " della risoluzione Onu. L'Unione europea si dice "molto, molto turbata" e la Russia annuncia la convocazione straordinaria del Consiglio di Sicurezza del Palazzo di vetro, imminente dopo la presa di posizione della Cina. (25 maggio 2009

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il capogruppo di maggioranza uscente punta a un percorso di continuità (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 10 - Udine Il capogruppo di maggioranza uscente punta a un percorso di continuità BASILIANO. Libero professionista con lunga esperienza nell'amministrazione pubblica, in quella bancaria e nel mondo sportivo giovanile, Roberto Micelli di anni 53, coniugato e padre di due figlie è stato per tre lustri Consigliere comunale e capogruppo nell'attuale maggioranza. Si presenta alle urne con l'appoggio di due liste "Impegno al Centro" e "lista Progetto" composta da giovani. Per Roberto Micelli «la crisi finanziaria iniziata nel 2008, ha evidenziato che l'economia basata su sterili transazioni di carta non può creare ricchezza stabile. La ricerca delle cause della crisi aiuta a stabilire nuove regole che derivino da un'attenta riflessione sulle finalità che l'economia deve avere e che mettono la finanza al servizio della produzione di beni e servizi e non viceversa. Gli Enti pubblici hanno un ruolo da protagonisti sia sul piano del disagio sociale per quelli interessati alla perdita del posto di lavoro, sia per quanto attiene a un'iniezione di fiducia provvedendo a cantierare opere pubbliche. Anche l'amministratore locale dovrà essere attento protagonista di questi eventi, pronto a individuarne le opportunità piuttosto che subirne le conseguenze. A queste convinzioni sono ispirate le norme del federalismo fiscale». Con questo si innesca un meccanismo e un legame più stretto tra amministratori e cittadini. Animate da questi richiami le liste "Impegno al Centro" e "Progetto" propongono linee programmatiche impostate con passione civica, spirito di servizio e giust ambizione di far crescere la propria Comunità. Il suo programma si basa sulla continuità di quanto avviato dalle precedenti amministrazioni con un consolidamento di punti fondamentali quali la famiglia, la genitorialità, la sicurezza sul territorio l'ambiente e lo sviluppo. (a.d.a.)

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Marchionne tenta la mossa del cavallo per dare scacco ai paladini della germanicità di Angelo De Mattia (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 26/05/2009 - pag: 2 autore: Marchionne tenta la mossa del cavallo per dare scacco ai paladini della germanicità di Angelo De Mattia Oggi Sergio Marchionne incontra Angela Merkel, a metà settimana è attesa la scelta su quale futuro dell'Opel appoggiare a opera del governo tedesco. Da parte di quest'ultimo, secondo il premier Silvio Berlusconi, sarà effettuato un esame oggettivo, senza alcun motivo di antipatia nei confronti di questa o quell'azienda. La cancelliera Merkel allo stato attuale propenderebbe per l'offerta Fiat, mentre il ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, vedrebbe con favore l'opzione Magna-Gaz. Si intrecciano, in questa vicenda, rapporti politici, equilibri di governo centrale e locale (Assia, Nord Reno-Westfalia, Renania-Palatinato e Turingia), rapporti sindacali. Un groviglio di politica interna, politica estera, politica sociale: il tutto in vista delle non lontane elezioni politiche in Germania e anche di quelle, imminenti, europee.Intanto, secondo la stampa tedesca emergerebbe - nonostante la posizione di Merkel - un favore nell'area governativo-sindacale, sia pure non nettissimo, per la soluzione proposta dalla società austro-canadese, produttrice di componenti d'auto, insieme con Gaz di Oleg Deripaska. Concorre a questo giudizio una serie di valutazioni che probabilmente muovono da una considerazione secondo la quale la soluzione Magna consentirebbe che il «cervello» della nuova aggregazione resti a prevalente influenza tedesca: ciò naturalmente è tutto da dimostrare. In più, contribuisce il fatto che la soluzione in questione potrebbe realizzare una migliore sintesi di interessi tra governo tedesco e gli altri governi interessati (russo e canadese). Sarebbero invece trascurati del tutto il progetto industriale, le sinergie e le integrazioni conseguibili con le nuove tecnologie, i nuovi modelli, i nuovi piani produttivi. Insomma, una temperata «germanicità» e la risposta a immediati interessi politici e sociali farebbero premio su di un piano industriale di lungo respiro. Ha pienamente ragione l'amministratore delegato della Fiat quando afferma che la propria soluzione rappresenterebbe un bastione contro l'esodo di tecnologia automobilistica dalla Germania e dall'Italia. È, questo, uno straordinario punto di forza che dovrebbe costituire il prius di ogni rigorosa valutazione. E invece sembra prevalere la veduta corta. L'esame delle offerte sarà anche oggettivo, come afferma Berlusconi. Sembra però che all'interno del governo di Berlino e nei Länder ciò che è ritenuto più adatto per la Opel è un matrimonio che «denazionalizzi» meno il marchio automobilistico (a riprova del fatto che le disquisizioni sull'italianità non sono certo una specialità nostrana). E che risponda meglio alle richieste dei sindacati senza, tuttavia, restare privo di seguito nelle Regioni. Addirittura si riterrebbe che, se l'ipotesi Magna non dovesse risultare alla fine accoglibile - per i contrasti nel governo tra esponenti cristiano-democratici e socialdemocratici - si passerebbe non all'opzione Fiat, né tantomeno a quella del fondo Ripplewood, ma all'ipotesi dell'insolvenza controllata. Dal canto suo, il ministro dell'Economia, Karl-Thoedor zu Guttenberg, che pure ha presentato un'ipotesi di amministrazione fiduciaria eterodiretta da governo e Regioni, considera inadeguate tutte e tre le offerte presentate. Tuttavia la Fiat, in questa sorta di implicito negoziato, ha compiuto passi avanti significativi, in particolare sul piano degli esuberi in Germania (che sarebbero ridotti a 2 mila), della restituzione dei finanziamenti statali (se ne contrarrebbe l'esigenza a 6 miliardi restituibili in cinque anni), del pieno rispetto delle norme del diritto del lavoro tedesco, in particolare della Mitbestimmung. Il governo italiano, ha detto il premier, si astiene dall'interferire nella vicenda. Intanto altri governi però intervengono e, da ultimo, la stampa dà notizia del colloquio telefonico della Merkel con Vladimir Putin. Nulla si sa della posizione della controllante General Motors, né di eventuali interventi dell'amministrazione americana: è paradossale, ma forse non tanto, considerate le condizioni nelle quali si trova la grande impresa statunitense.In una situazione in cui, per la crisi finanziaria ed economica, possono purtroppo saltare anche i vincoli europei sugli aiuti di Stato, non ci si può scandalizzare se il futuro delle imprese automobilistiche vede i governi in primo piano. Semmai, ciò che emerge, è la mancanza, anche in questa circostanza, di un ruolo dell'Europa che, sul futuro dell'auto, avrebbe, o dovrebbe avere, qualcosa da dire. Se dovesse perdurare l'incertezza, allora occorrerebbe rifarsi alle dichiarazioni rese dal governatore dell'Assia, Roland Koch, che, pur parteggiando per la soluzione Magna, ha tuttavia invitato gli offerenti a un maggiore impegno finanziario, in modo da dimostrare di essere disposti ad assumere rischi in proprio e non solo con le garanzie dello Stato. A questo punto, proprio perché il piano Fiat sotto il profilo industriale-finanziario-societario appare decisamente migliore di quello dell'impresa concorrente, la casa torinese potrebbe rilanciare sull'aspetto del finanziamento. Sarebbe la mossa del cavallo, che rimescolerebbe le carte e creerebbe particolare difficoltà in coloro che sostengono la linea dell'impresa austro-canadese. Si ritorna dunque all'aspetto finanziario e all'opportunità che, come il piano Magna-Gaz è assistito dalla Sberbank, così il progetto Fiat sia sostenuto dalla disponibilità, sin d'ora, di importanti banche, alcune delle quali nei giorni scorsi si sono dichiarate aperte in tal senso. Sarebbe veramente difficile per il governo tedesco, alle prese con il problema del drastico calo del pil e della forte risalita del deficit e debito pubblico, sottovalutare uno sforzo ulteriore della casa torinese sul versante finanziario. Sarebbe, inoltre, opportuno che anche General Motors facesse conoscere la propria posizione di controllante, che non può certamente essere il convitato di pietra. Sono lontanissimi i tempi delle battaglie combattute per impedire le acquisizioni della Comit negli Stati Uniti o del gruppo De Benedetti in Belgio. Non sarebbe tuttavia fuori luogo una calibrata presenza del governo italiano in questa vicenda, che forse sconta anche la non adeguata corresponsabilizzazione, in Italia, delle forze sociali e i ritardi nello svolgimento dei necessari incontri triangolari (governo, sindacati, Fiat) per una trasparente informativa sulle generali strategie.

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Abn Amro perde 886 milioni in tre mesi (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 26/05/2009 - pag: 4 autore: Bernardo Soave Abn Amro perde 886 milioni in tre mesi Abn Amro, la banca olandese finita sotto il controllo pubblico per salvarsi dalla crisi finanziaria, ha accusato nel primo trimestre di quest'anno una perdita netta di 886 milioni. Buona parte del rosso sarebbe legata alle divisioni che stanno per essere trasferite a Royal Bank of Scotland. Le divisioni acquisite dal governo olandese hanno registrato invece un utile complessivo di 87 milioni di euro. Lo scorso ottobre lo Stato olandese ha preso il controllo di Fortis Bank Nederland, compresi i suoi interessi in Abn Amro, per 16,8 miliardi. Il processo di separazione delle attività acquisite dallo Stato da quelle che passeranno a Rbs è ancora in corso ma, hanno dichiarato da Abn Amro, sarà chiuso entro fine anno. La scorsa settimana il gruppo bancario di Amsterdam aveva annunciato tra 4 mila e 5 mila tagli di posti di lavoro e un calo fino a 1,3 miliardi dei costi nell'ambito della propria integrazione con Fortis Bank Nederland.

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Tutta colpa di quel Fondo trasformato in bancomat (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Denaro & Politica data: 26/05/2009 - pag: 6 autore: di Franco Adriano I prelievi del governo Berlusconi hanno raggiunto quota 16,6 mld, senza contare il terremoto. Ma altri 9 mld sono già congelati Tutta colpa di quel Fondo trasformato in bancomat Il primo a utilizzare il termine 1bancomat» per il Fas (Fondo per le aree sottosviluppate) è stato lui. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianfranco Micciché a MF/MilanoFinanza che gli chiedeva: «Come mai in questa legislatura aveva adottato una strategia di così basso profilo? Mai una dichiarazione, una presa di posizione, un lancio di agenzia sulla politica nazionale...», rispondeva di non voler (per allora) fare polemiche, ma la trasformazione del Fas in «una specie di bancomat a disposizione del governo per coprire leggi di ogni tipo, non sarebbe stata priva di conseguenze politiche per gli esponenti politici del Sud». Sono passati alcuni mesi. E da allora la situazione non è che peggiorata. Tanto che oggi la crisi del governo siciliano sembra porre proprio le sue radici in questo problema. Ciò mentre al Nord, il vice-ministro allo Sviluppo economico, Roberto Castelli, ha vantato che «per la prima volta è il Sud a sostenere il resto d'Italia». La radiografia di quanto sta avvenendo è contenuta nella Tavola n.°1 dell'ultima delibera del Cipe (Comitato interministeriale per l'economia) di rimodulazione del Fas. Non si sa ancora con precisione quanti soldi verranno prelevati per la ricostruzione del dopo-terremoto in Abruzzo. Il testo è in via di approvazione alla Camera. Ma per il resto, le riduzioni operate sul Fas e sul Fondo Infrastrutture dal governo di Silvio Berlusconi formano una montagna di 16,6 miliardi. Quasi 8 miliardi sono serviti per coprire la manovra estiva (Decreto legge 25 giugno 2008, n. 112), mentre per l'esenzione dall'Ici per la prima casa, il bancomat del Fas ha fornito altri 1,15 miliardi che sarebbero in gran parte serviti per la viabilità di Sicilia e Calabria. Un altro miliardo circa se n'è andato per la riqualificazione energetica. Per tentare di risolvere i problemi di bilancio delle città di Roma e Catania dal Fas sono stati prelevati 640 milioni di euro, per quelli sanitari delle Regioni più in difficoltà 1,3 miliardi. Di emergenza in emergenza si capisce come il conto sia lievitato alle stelle: 2,4 miliardi (dal Fondo Infrastrutture) sono serviti per rispondere al grido di allarme del presidente di Ferrovie dello stato, Mauro Moretti, Nello stesso tempo 390 milioni sono saliti sui traghetti della Tirrenia in vista di una privatizzazione imminente. E, poi, ancora 45 milioni per le agevolazioni fiscali di Marche e Umbria in seguito al terremoto. Mentre sono quasi 700 i milioni del Fas impiegati per affrontare l'emergenza dei rifiuti in Campania. Accanto a queste risorse ormai stanziate, un capitolo a parte lo merita il Fondo per l'economia reale da 9 miliardi, costituito a inizio marzo dal Cipe nonostante il mal di pancia dei cinque ministri interessati, a cominciare dal titolare allo Sviluppo economico, Claudio Scajola. Sì, perché non si tratta di risorse fresche, ma di una parte del Fas già destinata ai ministeri sull'onda dell'entusiasmo per il tesoretto che il governo di Romano Prodi sosteneva di aver trovato. Giunta la crisi finanziaria, il governo ha posto queste risorse in una sorta di limbo. Sono 2 miliardi già destinati al recupero dei siti inquinati, 1,8 miliardi per i contratti di sviluppo delle aree del Mezzogiorno, 800 milioni per la banda larga, 700 milioni per le fonti rinnovabili, 100 milioni per le zone franche urbane (ma del pacchetto facevano anche parte i 400 milioni per la realizzazione del G8 e i soldi per il termovalorizzatore di Acerra). Anche da qui, in assenza di tagli alla spesa e/o nuove tasse, il governo continuerà ad attingere finché potrà.

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Marocco in Italia Banca Gbp apre a Milano la prima agenzia (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 26/05/2009 - pag: 10 autore: Marocco in Italia Banca Gbp apre a Milano la prima agenzia Il Groupe Banque Populaire du Maroc (Gbp), attraverso la filiale francese Banque Chaabi, ha aperto ieri a Milano la sua prima agenzia in Italia. L'obiettivo di Gdp è offrire servizi bancari per la comunità marocchina, incentivare le rimesse (che costituiscono il 7% del pil del Marocco) e offrire consulenza e prodotti finanziari alle imprese con interessi in Nord Africa. «Le aziende italiane mostrano un interesse crescente per il Marocco, ad esempio nell'immobiliare e nella componentistica auto», spiega a MF/Milano Finanza il presidente del gruppo Mohamed Benchaauboun. Per facilitare la collaborazione tra Paesi, l'istituto ha stretto accordi con Bpm, Banco Popolare, Banca Popolare di Bergamo, Unicredit e Poste Italiane. «Il gruppo ha raggiunto 3 milioni di clienti ed è cresciuto anche durante la crisi finanziaria: grazie anche alla regolamentazione, che limita gli investimenti all'estero, non abbiamo acquistato titoli tossici», aggiunto Benchauboun.

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Ricetta anticrisi: affittasi palestra scolastica, prezzi modici (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Azienda Scuola data: 26/05/2009 - pag: 11 autore: Alessandra Migliozzi viaggi d'italia Ricetta anticrisi: affittasi palestra scolastica, prezzi modici Dal Lazio, la protesta di 300 presidi: senza fondi dal ministero è caccia aperta agli extra Rosso fisso in cassa, zero soldi per comprare i materiali per il lavoro quotidiano. Risultato: si salvi chi può. Sempre più presidi, alle prese con stanziamenti pubblici che si assottigliano di continuo fino ad arrivare allo zero per il capitolo funzionamento di quest'anno, si arrabattano per cercare i soldi per pagare supplenti, visite fiscali, carta igienica e toner per le stampanti. C'è chi affitta le palestre alle associazioni sportive offrendo prezzi superscontati e chi, avendo in dote una location mozzafiato, una bella terrazza affacciata sul Pantheon, fa affari con Hollywood. È il caso del dirigente dell'istituto comprensivo Viscontino di Roma. Uno dei plessi è invia della Palombella, affaccio da cartolina sul mitico monumento di Roma. Qualche mese fa alle porte dell'istituto hanno bussato i fotografi di scena del blockbuster Angeli e Demoni. «Possiamo fare le foto di scena dal terrazzo? Paghiamo, certo». Detto fatto. Per qualche centinaio di euro il preside Pietro Perziani ha aperto la porta. «Dobbiamo fare di tutto per incassare degli extra. Dal ministero», spiega, «arriva sempre meno, abbiamo l'incubo di settembre quando senza compresenze, ad ogni buco dovremo smistare i bambini nelle altre classi». Mentre c'è chi, come nella scuola media Deledda di Roma, ha attivato i genitori con la richiesta di autotassarsi per 4500 euro di spese varie: anche la messa a norma dell'impianto elettrico è affidata alla buona volontà delle famiglie. Il count down, insomma, è cominciato. I presidi avvertono: a settembre tra tagli e mancanza di fondi si collassa. Dopo le proteste dei sindacati, capitanati dalla Flc-Cgil, in trecento l'hanno persino scritto in una lettera inviata all'unisono a 200mila genitori del Lazio. Cari mamme e papà «la scuola è in grave crisi finanziaria», hanno scritto i dirigenti, tutti aderenti all'Asal (Associazione scuole autonome Lazio), guidata da Paolo Mazzoli. I presidi individuano tre cause principali: la mancanza di soldi per i supplenti (c'è già chi non li nomina più), il nuovo obbligo di pagare le visite fiscali, i tagli all'organico. «Da settembre, a poco a poco- dice Mazzoli- salterà tutto. In alcuni casi non si potrà più nemmeno garantire la copertura dell'ora alternativa a religione, alla faccia del Concordato». I presidi li chiamano i «titoli tossici della scuola». Il ministero deve 1,5 miliardi agli istituti per soldi anticipati fino al 2006 per supplenze e altri pagamenti, come i commissari della maturità. Anche ora c'è chi anticipa, ma in molti casi i soldi sono finiti, le scuole boccheggiano e possono fornire solo i servizi minimi. «Si va avanti così fino a che il sistema non collassa», dicono i 300 dirigenti autori delle lettere, «poi scoppierà una bolla finanziaria, anche con le Asl a cui non stiamo pagando le visite fiscali. Gli diciamo che non siamo in grado. O falliscono loro o falliamo noi».

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Agricole cerca deroga dei termini da Antitrust su cessione quota in Intesa (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Agricole cerca deroga dei termini da Antitrust su cessione quota in Intesa da Finanza&Mercati del 26-05-2009 Credit Agricole sta cercando di ottenere dall'Antitrust una deroga dei termini entro i quali ridurre la quota in Intesa Sanpaolo, offrendo in cambio la non partecipazione alla governance della banca. Lo ha riferito ieri Reuters. Giorni fa, l'Antitrust ha aperto una procedura su Isp per inottemperanza alla delibera con la quale, il 20 dicembre 2006, era stata autorizzata la fusione tra Banca Intesa e San Paolo Imi. Il Garante ha contestato all'istituto francese guidato da Georges Pauget il possesso di una quota del 5,823% di Isp nonostante l'impegno a scendere al 5% entro fine 2007 e al 2% entro fine 2009. «L'Agricole vuole sostenere che la cessione della quota in Isp non sia stata possibile per il crollo dei prezzi registrato in conseguenza della crisi finanziaria», ha detto una fonte a Reuters aggiungendo che «i francesi potrebbero assicurare nel frattempo la sospensione dalla partecipazione agli organi societari».

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"nessun freno al credito a latitare sono le imprese" - stefano parola (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XI - Torino "Nessun freno al credito a latitare sono le imprese" Il direttore di Intesa: lavoriamo al 50 per cento In questo momento quando un industriale viene a chiederci un prestito brindiamo perché è un evento raro STEFANO PAROLA «Il sistema produttivo piemontese, con le banche a fianco, deve osare di più per uscire dalla crisi. Le linee di credito sono utilizzate soltanto al 50 per cento, cioè il denaro accordato è circa il doppio di quello utilizzato. Il credito per investimento si è interrotto, così come quello per le scorte». Adriano Maestri, direttore regionale di Intesa Sanpaolo per il Piemonte, la Liguria e la Valle d´Aosta, incita l´imprenditoria piemontese. E di "credit crunch" non vuole sentir parlare. Direttore, proprio non esiste in Piemonte un problema di restrizione del credito da parte degli istituti bancari? «Assolutamente no, e non c´è mai stato. Fino a qualche mese fa c´era la paura, l´allarme. Ma poi non si è verificato. Ciò che è stato interpretato come un diniego da parte degli istituti di credito è dovuto al fatto che un numero molto esiguo di aziende hanno chiesto di mettere delle toppe a situazioni che non evidenziavano segnali di possibile sblocco, casi in cui non solo mancava la certezza del futuro remoto ma anche di quello subito dietro l´angolo. In questo momento quando le imprese vengono a chiederci del credito noi brindiamo, perché è un evento raro». Come si esce da questa impasse? «Dobbiamo dirci in maniera trasparente le cose. La banca deve tornare ad avere quel ruolo di partner qualificato, al quale si racconta tutto e che, dal canto suo, è in grado di dare consigli preziosi. Sono d´accordo con quanto affermato dalla Presidente di Confindustria Piemonte, Mariella Enoc: istituti bancari e imprenditori devono tornare a fare ciascuno il proprio mestiere». Lei è arrivato a Torino a dicembre. Che idea si è fatto del mondo del credito piemontese? «Questa è una delle regioni in cui la qualità del credito è la migliore in assoluto. Da un lato c´è una bassa percentuale di insolvenza, che non sta aumentando più di quanto si potesse prevedere. Dall´altro c´è un livello di rating (grado di solidità finanziaria, ndr) più alto rispetto alla media italiana. In più, l´utilizzo della leva finanziaria non è altissimo, la maggioranza delle società utilizza il credito con oculatezza e non la considera la propria unica fonte di sostentamento». Quali prospettive vede per il tessuto imprenditoriale del Piemonte? «La piccola impresa soffre in media come nel resto del Paese. Una situazione difficile, ma le aziende piemontesi hanno dei fondamentali più solidi rispetto ad altre zone. Se la crisi non avrà durata eccessiva e se già da dopo le ferie appariranno i primi segnali di rilancio, le imprese dovranno accelerare i piani di investimento». E l´impresa medio-grande? «Ha investito molto, spinta da tutta una serie di indicatori che le suggerivano di farlo, e ora sconta il fatto che li deve ammortizzare in una fase di recessione. Inoltre, rispetto ad altre aree, ha affrontato più spesso i mercati internazionali, considerandoli correttamente una forma di diversificazione del rischio: un fattore che, in una fase di crisi globale, si è tradotto in un ulteriore problema». Cambiando argomento, subito dopo la crisi finanziaria d´autunno si diceva che i clienti erano in fuga dalla grandi banche e cercavano rifugio nelle piccole, considerandole affidabili. è andata così? «I nostri depositi sono in crescita. E parte di questo aumento è dovuto a una maggiore prudenza dei risparmiatori, che prediligono forme di risparmio più liquide rispetto alla ricerca di rendimenti alti. Invece la raccolta indiretta e gestita si sta ridimensionando, ma a causa della discesa del valore dei titoli che ha fatto calare la massa e non per l´uscita dei clienti». Nessun problema di fiducia, quindi? «C´è stato qualche sporadico caso prima della fine dello scorso anno, quando si temeva che il sistema bancario italiano avesse in pancia delle esposizioni pericolose. Quando si è capito che la situazione era sotto controllo, l´allarme è rientrato molto velocemente». Ora cosa ha in serbo Intesa Sanpaolo per i propri clienti? «Daremo la possibilità alle Pmi di congelare per un anno mutui e leasing e non è l´unica misura adottata, una settimana fa abbiamo lanciato anche un finanziamento per affrontare gli insoluti con maggior elasticità ed a catalogo ci sono soluzioni adatte a molte situazioni ma il modo migliore rimane mettersi al tavolo di lavoro con la banca e studiare insieme le soluzioni più adatte».

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pisa by night (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 6 - Pisa PISA BY NIGHT PISA BY NIGHT Lasciamo stare i giovani in città Mi è stata inviata una mail per chiedere il mio appoggio all'iniziativa "Argini e Margini". L'appoggio io lo avrei dato comunque, ma proprio l'altra sera, intorno a mezzanotte, girando tranquillamente in bicicletta per Pisa, mi sono sentita privilegiata per la qualità di vita che questa città mi offre. Il centro storico è piacevole e tutti questi bar con i tavolini fuori pieni di giovani che chiacchierano, ridono è una bella novità. Cantano, rendono l'atmosfera gradevolissima... e in più con tutti questi ragazzi per strada il problema sicurezza mi sembra che non esista assolutamente. Pisa è una città vitale, accogliente ed è veramente miope chi pensa di risolvere il problema degli schiamazzi notturni e quello della sicurezza con imposizioni repressive e penalizzanti. Chiedere agli studenti pisani di lasciare il centro storico la sera è come chiedere, per esempio, ai contradaioli senesi di non festeggiare il Palio, prima, durante e dopo. Chi non ama il centro storico vada ad abitare nella zona delle ville di Barbaricina o di Porta a Lucca, dove la sera sicuramente avrei paura a girare in bici; o vada a sentire il rumore e l'inquinamento del traffico di Cisanello e di Pisanova. Io abito nel centro storico di fronte ad un circolo sociale, frequentato dalla buona borghesia pisana: vi assicuro che i raffinati soci di questo circolo, durante le loro partite e le loro cene a finestre aperte, non sono meno rumorosi degli studenti; per non parlare poi dello schiamazzo che fanno quando escono, in piena notte, e si fermano a commentare la serata davanti al portone d'ingresso. Ma io in verità, salvo qualche protesta verbale per altro senza risultati e nonostante un certo disagio che provo più per loro (sempre vestiti con eleganza ricercata) non ho mai pensato di chiedere la chiusura del circolo o di cambiare casa per questo. Irene Giordano CISANELLO Una rotatoria molto pericolosa Quando piove c'è una situazione di pericolo sulla rotonda tra via Maccatella e via Cisanello. Bastano quattro schizzi d'acqua che subito le macchine e soprattutto i motocicli hanno problemi di stabilità, cadendo e creando incidenti. Vorrei sottoporre all'attenzione anche la via che va dalla caserma dei Vigili del Fuoco a Mediaworld. Ho visto che i lavori sono iniziati, ma in quella strada cosa hanno intenzione di fare? A cosa è servito fare quella stradina per le biciclette? Forse ci sono modi migliori per spendere i soldi? Enrico Canesi CRISI Ci aspetta un futuro veramente amaro Mentre a quel che sembra forse la crisi finanziaria si sta attenuando, grazie alla pioggia di miliardi pubblici piovuti sulle economie e banche occidentali, la crisi sociale si sta aggravando con fortissimi aumenti della cassa integrazione, della disoccupazione, dei fallimenti di piccole e medie imprese, fra Treviso e Padova tre imprenditori si sono tolti la vita a causa di problemi economici negli ultimi mesi. I prezzi immobiliari in alcune zone calano vistosamente, le aste giudiziarie aumentano la loro offerta di beni, ma ancora siamo lontani da toccare il fondo. Per salvare banche ed assicurazioni a livello internazionale sono stati versati fiumi di miliardi che si ripercuoteranno sull'inflazione successivamente. A questo dobbiamo sommare un fortissimo rincaro del greggio previsto nel futuro (6-20 mesi) e di conseguenza un forte aumento del prezzo di benzina, bollette varie e di tutto quello connesso a questi fattori. Come accade già oggi in base a quello appena scritto, posso affermare che il futuro sarà amaro per le fasce più deboli ma anche per le fasce medie e medio/alte della popolazione. Andrea Mion LA CRITICA In alcune strade regna il degrado Indecorosa la visione delle rotatorie presenti in città ed in particolare nelle zone periferiche (vale a dire viale D'Annunzio, S. Piero, nuova viabilità sul cavalcavia dell'Aurelia etc). La vegetazione all'interno ed all'esterno degli svincoli stradali ha raggiunto altezze da "jungla africana" dando una visione di forte degrado ambientale, scarso senso di manutenzione e creando gravi problematiche anche per la sicurezza stradale. Ma chi deve provvedere a mantenere decentemente il nostro territorio? Senza entrare nel merito delle competenze specifiche (Provincia, Comune) sollecito chi di dovere a dimostrare buona volontà, verificando e risolvendo una situazione insostenibile ed impresentabile. Ed a proposito di rotatorie, segnalo lo stato di forte degrado e completo abbandono di quella sua via Litoranea zona Lido (purtroppo già testimone di un tragico incidente) senza dimenticare quella di Tirrenia, dove da mesi i cordoli di contenimento sono divelti senza che nessuno provveda a riposizionarli. Paolo Mancini consigliere comunale Pdl

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La crisi vista da Moore nel giorno del Congresso (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Cinema Ritorna il filmaker campione di incassi. Intanto crescono in patria i suoi detrattori La crisi vista da Moore nel giorno del Congresso Truffa. Finita la raccolta online di storie precarie. Il regista di "Fahrenheit 9/11" ha sciolto le riserve sulla data di uscita del suo prossimo documentario. 2 ottobre 2009: a un anno esatto dalla votazione del piano di salvataggio dell'economia Usa. di Ferdinando Cotugno Michael Moore ha finalmente sciolto le riserve: il 2 ottobre 2009 uscirà il suo settimo documentario, atto di accusa del regista sulla crisi economica che ha colpito l'America. «Voglio raccontarvi il perché e il come una truffa di queste proporzioni sia stata possibile» ha detto Moore che per mesi ha raccolto testimonianze e rivelazioni da parte di banchieri, broker, trader, analisti finanziari. L'11 febbraio 2008 il cineasta aveva lanciato loro un appello dal suo sito web: sto girando un film sulla crisi, ho bisogno di voi. Nel testo della chiamata a raccolta c'era un indirizzo mail, una sorta di confessionale al quale scrivere per raccontare il proprio ruolo nella crescita della bolla finanziaria. Quello che cercava, il documentarista di Fahrenheit 9/11, erano testimonianze che gli potessero dare accesso a luoghi e carte nei quali il suo ingombrante corpo non avrebbe mai potuto portarlo. Li cercava coraggiosi e ben inseriti, i testimoni del «più grande crimine della storia degli Stati Uniti», in grado di raccontargli «the real deal», i fatti, punto e basta, sugli abusi che hanno generato l'attuale crisi finanziaria. Un «momento di audacia» che aveva definito «un compito americano». In cambio aveva promesso non solo assoluta riservatezza ma anche l'ebbrezza di trasformarsi da corresponsabili in «eroi». Quante email abbia ricevuto, e quanti segreti e misfatti siano stati confessati a padre Moore, lo sapremo con esattezza soltanto a ottobre. Il film - dal titolo ancora da scegliere - analizzerà le cause e descriverà le conseguenze del meltdown, dello scoppio della bolla finanziaria. Partirà dal momento in cui «i ricchi hanno deciso di diventare sempre più ricchi, spennando tutti gli altri». Indagherà sulle responsabilità dei manager e dei politici. E si mescolerà a quella classe operaia che sempre o quasi viene interpellata nei suoi racconti americani, che si parli di industrie di armi o di sanità. La data annunciata oggi è tutt'altro che causale. Il 2 ottobre del 2008 il Congresso votava il piano di salvataggio dell'economia americana da 700 miliardi di dollari. Moore ha deciso di far coincidere il battage sull'uscita, con tutte le scottanti rivelazioni che sarà riuscito a raccogliere, proprio in occasione di questo primo anniversario, quando i primi veri bilanci verranno fatti. Per sfruttare il surplus di marketing che ne deriverà e per denunciare quella che lui considera «una rapina ai danni dei contribuenti americani». Per capire con che spirito Moore si sia avvicinato a questo tema, si può leggere un articolo che ha scritto per Time, dedicato a Bernie Madoff, uno che secondo lui sta pagando per tutti, solo perché «così ingenuo da fare illegalmente quello che tutti facevano nel rispetto della legge». Moore si chiede dove siano le foto segnaletiche di tutti i finanzieri che hanno avvelenato il sistema e dei politici che lo hanno permesso. Gli stessi che probabilmente lo vedremo braccare, microfono e cinepresa in mano, nel suo stile tanto amato quanto odiato. Pochi negli Usa possono vantare tanti detrattori quanti ne ha lui. Negli ultimi anni, quello anti- Moore è diventato un vero e proprio sottogenere: cinque film interamente dedicati a demolire la sua persona, ad accusarlo di essere un bugiardo, un manipolatore e soprattutto un antiamericano. Un movimento di opinione che Moore ha sempre potuto schivare soprattutto forte dei suoi risultati al botteghino. I suoi tre ultimi titoli usciti in sala, Bowling a Columbine, Fahrenheit 9/11 e Sicko, sono tre dei cinque più grandi incassi di tutti i tempi della categoria documentario, dato che fa di lui l'unico ad essere riuscito a trasformare un genere di nicchia in un marchio da blockbuster. Dopo aver raccontano la circolazione di armi in America, i lati oscuri dell'11 settembre e le ingiustizie del sistema sanitario, Moore tornerà lì dove la sua carriera era partita, nel 1989. Il suo primo documentario, Roger & Me, raccontava il tentativo di intervistare l'amministratore delegato della General Motors, reo di aver chiuso uno stabilimento a Flint, Michigan, sua città natale, mandando in rovina migliaia di persone. Una delle accuse anti Moore più citate dai suoi detrattori, presente in Manifacturing dissent, riguarda proprio questo suo primo lavoro. Secondo gli autori Debbie Melnyk e Rick Caine, Roger & Me sarebbe basato su un falso, perché Roger Smith avrebbe effettivamente risposto alle domande di Moore, che si sarebbe liberato di quel girato per poter meglio dimostrare la sua tesi sui manager della General Motors. «Chiunque dica questo - ha replicato senza giri di parole Moore - è un maledetto bugiardo». Venti anni dopo, siamo ancora qui, con la General Motors che licenzia migliaia di persone, e i film di Michael Moore pieni di quelle che per alcuni saranno bugie inventate di sana pianta, per altri le scomode verità di un grande cineasta. 26/05/2009

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Ocse: dal 1960 Pil mai così male (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Le notizie Ocse: dal 1960 Pil mai così male I dati sul primo trimestre 2009 continuano a risentire del deterioramento della domanda globale a seguito della crisi finanziaria. Nella sola area Ocse, il Pil ha registrato una flessione del 2,1 per cento rispetto al trimestre precedente. Secondo quanto si apprende nel comunicato dell'Organizzazione per lo sviluppo economico, si tratta della peggiore contrazione dal 1960, ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni statistiche dell'organismo con sede a Parigi. Su base annua il Pil è calato del 4,2 per cento. Le peggiori performance sono state registrate in Giappone e Germania, sia su basi congiunturali (-4 per cento e -3,8 per cento) sia su basi tendenziali (-9,1 per cento e -6,9 per cento). Sul versante italiano, invece, Il Pil si è contratto del 2,4 per cento nel trimestre e del 5,9 per cento nell'anno. Più contenuta la perdita della Francia nel primo trimestre 2009(-1,2 per cento). Nel complesso, il tre mesi iniziali del 2009 hanno visto la zona euro perdere il 2,5 per cento. Di contro, gli Stati Uniti, in flessione dell'1,6 per cento. Nell'ultimo trimestre, il Pil delle sette maggiori economie mondiali è diminuito, secondo la nota Ocse, del 2,2 per cento (-2 per cento in ottobre-dicembre 2008), mentre su base annua si è scesi del 4,4 per cento. Hera e Iride. L'Antitrust ha avviato un procedimento verso Hera ed Iride per un presunto abuso di posizione dominante nel settore del mercato elettrico e del gas. Lo si evince dal bollettino dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, pubblicato ieri. Le due istruttorie sono state avviate separatamente, a seguito della denuncia arrivata dalla società Sorgenia, controllata di CIR. Le condotte oggetto di contestazione da parte di Sorgenia riguarderebbero ostacoli e ritardi messi in atto dalle società di distribuzione del gruppo Hera ed Iride. Nella fattispecie le due società avrebbero ostacolato i nuovi entranti nella vendita ai clienti del mercato elettrico domestico, in quello delle piccole imprese e dei clienti gas con consumi inferiori a 200.000 mc/anno. Tali condotte avrebbero limitato la concorrenza nel mercato del gas naturale e l'Antitrust prevede di chiudere l'istruttoria in un paio di mesi. Telecom e Vodafone. L'Autorità Garante per le Telecomunicazioni ha multato Telecom Italia e Vodafone per pratiche commerciali scorrette. L'Antitrust ha sanzionato Telecom per 200mila euro in merito alla campagna pubblicitaria relativa all'offerta "Alice senza canone" e Vodafone per 260mila euro in relazione alla promozione di servizi di telefonia fissa in modalita' Adsl con l'offerta "Vodafone Casa". Nel complesso si tratta di sanzioni per 460mila euro. La sentenza finale dell'istruttoria dell'Authority, aperta dopo la denuncia di Fastweb, arriva dopo la sanzione comminata il mese scorso ad entrambe le società, che non hanno commentato la decisione. 26/05/2009

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Il Professor Crisi e le tre A d'America (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-05-26 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Il Professor Crisi e le tre A d'America di Mario Margiocco N el 2006, quando davanti a un gruppo di economisti del Fondo monetario prevedeva la grande crisi finanziaria del 2007-2009, fu accusato di non giustificare le proprie analisi con adeguati modelli matematici. Nouriel Roubini, 50 anni, è stato la grande e attendibile Cassandra degli attuali guai finanziari americani e mondiali. Si era fatto notare ad Harvard per le sue competenze matematiche, ma ha seguito una strada opposta a quella della maggioranza degli economisti: meno modelli matematici, più storia dell'economia, interpretazione, e una sana sfiducia nelle teorie onnicomprensive, anche in quella che proclama la razionalità dei mercati. Oggi vede segnali di ripresa, ma non sarà rapida, sostiene: troppo alto ancora il debito da far rientrare. E gli Stati, impegnati spesso a garantire tutto? La loro credibilità finanziaria è in gioco, anche se gli Stati Uniti si impegneranno a fondo per non rischiare una tripla A che detengono dal 1917. Intervista u pagina 2 Il dibattito online su www.ilsole24ore.com l'articolo prosegue in altra pagina

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Pyongyang sfida il mondo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-26 - pag: 13 autore: Nucleare. La potenza dell'esplosione sotterranea è venti volte superiore a quella della prova di tre anni fa Pyongyang sfida il mondo Nuovo test atomico in Corea del Nord - Obama: serve una risposta Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Con un nuovo e più potente test nucleare sotterraneo, la Corea del Nord rafforza la sfida alla comunità internazionale e rischia di far naufragare in partenza le prospettive di riduzione degli arsenali atomici. Il consiglio di sicurezza dell'Onu,convocato d'urgenza ieri sera,ha poi espresso una «forte condanna» e l'ambasciatore Usa Susan Rice ha chiesto al consiglio di adottare «dure misure» contro Pyongyang. Nelle ore precedenti era stato il presidente Barack Obama dire che la comunità internazionale deve reagire unita contro la Corea del Nord. E la reazione dei mercati finanziari è stata contenuta, in quanto gli investitori sembrano scontare l'irrigidimentodi un regime ormai alle prese con il problema della successione al leader Kim Jong-Il: la stessa Borsa di Seul, dopo una sbandamento iniziale al ribasso di oltre il 6%, ha chiuso con un calo limitato allo 0,3%, mentre l'indice Nikkei di Tokyo ha terminato in rialzo dell'1,3 percento. è stata l'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap a dare per prima la notizia del test - effettuato alle 9.54 del mattino (quasi le 3 di notte ora italiana) in una remota località circa 370 km a Nord-Est di Pyongyang - dopo il rilevamento di una scossa sismica intorno ai 4,5 gradi della scala Richter. Poco dopo è stata l'agenzia nordcoreana Kcna ad annunciare il «successo» del test atomico «a un nuovo più alto livello in termini di potenza di esplosione e di tecnologia per il suo controllo ». In più, poco dopo, senza confermarlo ufficialmente, Pyongyang ha lanciato tre missili a corto raggio. Se il test precedente del 2006 aveva avuto una potenza di un chilotone, quello di ieri sembra poter essere arrivato fino a 20 chilotoni, ossia a una potenza superiore a quella dell'atomica che distrusse Nagasaki. «Una minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale», ha commentato Obama, che di recente ha lanciato una proposta per il disarmo nucleare. Questa volta anche la Cina ha usato un linguaggio forte, affermando che si «oppone risolutamente» al test. Ma Pechino non pare intenzionata ad approvare precise sanzioni e ha di nuovo invitato tutti alla calma (e Pyongyang a tornare al tavolo dei negoziati a sei). Condanna e preoccupazione sono state espresse anche dal Cremlino, che in passato si era anch'esso distinto nel frenare iniziative concrete di ritorsione internazionale. Il regime nordcoreano aveva preannunciato imminenti mosse se il consiglio di sicurezza dell'Onu non si fosse scusato per la dichiarazione presidenziale di censura seguita al lancio di un vettore a lungo raggio il 5 aprile scorso. «Seguono una logica mili-tare, non diplomatica - ha osservato Hideshi Takesada, esperto al National Institute of Defense Studies giapponese- vogliono essere riconosciuti come potenza nucleare prima di trattare». A Tokyo il governo è furioso: il premier Taro Aso ha definito inaccettabile una così palese violazione della risoluzione Onu del 2006. Secondo le indiscrezioni, una commissione del Partito liberaldemocratico al potere sta preparando la proposta di dotare le forze armate della capacità di colpire basi in territorio nemico, rivoluzionando l'approccio pacifista incardinato nella costituzione del paese. Giappone e Francia hanno parlato di rafforzamento delle sanzioni, Obama e il responsabile esteri della Ue Javier Solana, per il momento, si sono riferiti più genericamente alla necessità di una decisa risposta della comunità internazionale. Il rischio di perdere aiuti economici non sembra frenare la corsa di Pyongyang a rialzare la posta prima di tornare ai negoziati: secondo quanto molti esperti ipotizzano, il leader Kim Jong-Il sta scegliendo una linea dura per consolidare il suo potere in vista della sua successione, probabilmente in favore del terzo figlio, Kim Jong Un, mentre pare in ascesa anche il cognato Jang Seong Taek. © RIPRODUZIONE RISERVATA SANZIONE GLOBALE Sono stati anche lanciati tre missili a corto raggio Il consiglio di sicurezza Onu, riunito d'urgenza, esprime una «forte condanna» Vicini di casa in piazza. Le proteste a Seul, capitale della Corea del Sud, dopo il test sotterraneo nucleare condotto dalla Corea del Nord AFP

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Imprese globali in confini ristretti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-26 - pag: 17 autore: Imprese globali in confini ristretti Export in calo e neoprotezionismi ridimensionano le delocalizzazioni di Giorgio Barba Navaretti L' impresa globale è stata il pilastro della crescita economica pre-crisi: non solo le grandi corporation, ma tante mediee piccole imprese che con sforzo,tenacia e investimenti sono riuscite a crescere sul mercato internazionale, a esportare in più continenti e a frammentare geograficamente la produzione. I nostri eroi, le aziende di successo, dal tessile alle macchine utensili, hanno seguito questa strada, fatta di tre ingredienti: crescita dimensionale, presenza sul mercato globale e grande qualità, possibilmente in nicchie ben definite. Tanti rapporti e studi hanno documentato questo processo, che ha permesso all'Italia di stabilizzare le proprie quote sul mercato mondiale delle esportazioni. Un processo duro ma efficace, anche se ben lontano dall'essere completo, di transizione da un mondo dove l'eccessiva frammentazione delle imprese si era trasformata da un punto di forza a una fonte di debolezza. E questo fenomeno si è verificato in quasi tutti gli altri paesi. Gli studi di Andrew Bernard e Bradford Jensen sugli Stati Uniti, e quelli sull'Europa promossi dal think tank Bruegel di Bruxelles con il Cepr di Londra, mettono in evidenza come ovunque le imprese esportatrici sono generalmente più grandi, più efficienti e con caratteristiche diverse da quelle che operano sul mercato domestico. Un attento studio di Jonathan Eaton, Samuel Kortum e Francis Kramarz basato sui dati francesi ( i più accurati disponibili in Europa)mostra come l'efficienza spieghi il 57%delle probabilità che un'impresa riesca a entrare sul mercato internazionale. I costi di essere presenti in più paesi, la crescita della concorrenza globale, i maggiori vincoli macro, ad esempio l'introduzione dell'euro, obbligano le aziende a trovare vie per diventare più efficienti, crescere o morire. Ora, la questione da un milione di dollari per il mondo di domani è: che cosa ne sarà di questo modello di impresa? Sarà ancora valido quando finirà la crisi? Dipende da chi riuscirà a sopravvivere al crollo drammatico della domanda. Da un lato, la dimensione globale dell'arretramento toglie alle imprese internazionalizzate l'ancora di salvezza della diversificazione dei mercati: un tempo se un paese andava male, un altro cresceva. Oggi, la fortissima correlazione del ciclo, almeno in questa fase, chiude le valvole di sfogo e gli esportatori soffrono ovunque. D'altra parte, se i campioni riescono a mantenere le proprie attività internazionali, orizzonti geografici più ampi permettono di essere pronti a cogliere i primi segnali di ripresa, che non sarà ovunque uguale. La durata della crisi e la capacità di resistenza delle imprese sono dunque le variabili cruciali.Se la domanda continuerà a stagnare ( le esportazioni italiane sono calate all'inizio del 2009 del 27,5% verso l'Europa e del 13% verso il resto del mondo rispetto all'anno precedente), la capacità produttiva globale inevitabilmente si ridurrà. Già il calo degli investimenti degli ultimi due trimestri avrà comunque effetti prolungati sul potenziale di crescita di medio periodo delle aziende. Certo, le imprese migliori hanno tasche più profonde delle altre: sono più grandi e hanno una redditività maggiore. Ma, allo stesso tempo, molte di loro hanno finanziato la crescita globale con debito e sono esposte verso il sistema creditizio. In queste condizioni fanno più fatica a sostenere un calo di domanda. Se le banche non continuano a sostenerle, rischiamo di perdere un buon numero dei nostri campioni o di vederli molto ridimensionati. Un secondo aspetto riguarda la stabilità del modello di produzione globale nel suo complesso. Questo si fonda su poli geografici in grado di svolgere determinate funzioni produttive a un costo più basso che altrove: la manifattura in Cina, il software a Bangalore. L'Ibm ha oggi più addetti in India che negli Stati Uniti, perché per molte funzioni il subcontinente asiatico è il polo di produzione più efficiente. Allo stesso modo, tutti i produttori di scarponi da sci hanno impianti a Montebelluna perché solo qui è possibile trovare tecnologie e competenze adeguate. La localizazione dei vantaggi produttivi è stata infatti anche la fortuna dei nostri distretti industriali. Ma questi poli stanno in piedi solo se c'è un sufficiente numero di aziende, una massa critica che produce e che genera quelle economie di scala nel territorio che ne garantiscono la competitività e ne giustificano l'esistenza. Ad esempio, se non ci sono abbastanza aziende, non ci sono le risorse per costruire le infra-strutture (strade, telecomunicazioni ecc.) necessarie a produrre. Ora, il crollo drammatico del commercio in-ternazionale, riflette anche un arretramento dei processi produttivi globali: sa cala la domanda di automobili negli Stati Uniti e in Europa, crolla la produzione di componenti in Cina e in Polonia. I componenti e i semilavorati contano per circa un terzo del commercio di manufatti. In alcuni settori anche di più. L'aumento vertiginoso degli scambi globali degli ultimi vent'anni è in gran parte spiegato dalla frammentazione dei processi produttivi che ha moltiplicato il numero di transazioni internazionali necessarie a completare un prodotto finito. Se il calo di doman-da persiste, interi poli produttivi rischiano di chiudere, con una riduzione strutturale di capacità produttiva. Infine, l'ultima variabile è il protezionismo. Le imprese globali hanno prosperato perché hanno beneficiato di 15 anni di dazi bassissimi. I sistemi globali di produzione sono in parte un antidoto alle barriere commerciali. Il costo di produzione dei vestiti europei aumenterebbe se venissero rafforzate le barriere nei confronti della Cina. Ma se le attività oltrefrontiera iniziassero ad arretrare, la spinta alla difesa delle aziende nazionali crescerebbe. Il rischio è un rovesciamento del processo di liberalizzazione nell'ambito delle regole esistenti. La World Trade Organisation concede ampi margini, soprattutto ai paesi emergenti, per aumentare i dazi. Infatti, gli accordi globali vincolano i paesi a non superare delle soglie di dazio teoriche che sono molto più alte per i paesi emergenti che per quelli industrializzati. I primi, dunque, hanno ampi margini per alzare le tariffe effettive al livello di quelle teoriche, mentre Europa e Stati Uniti hanno pochissimo margine di manovra. In sintesi, il futuro dell'impresa globale dipende in modo cruciale dai tempi della crisi. Se la domanda stagna troppo a lungo, si rischia una riduzione strutturale della capacità produttiva globale. Se riprende relativamente in fretta, allora presto potremo ritrovare i successi dei nostri campioni. barba@unimi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA REGOLE DIFFERENTI I processi di liberalizzazione rischiano uno stop: i paesi emergenti possono alzare i dazi mentre Europa e Usa hanno pochi margini di manovra

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Geox sale al top per redditività (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-26 - pag: 25 autore: Con Faber vince il premio Mediobanca Geox sale al top per redditività Marika Gervasio MILANO è Geox l'azienda più dinamica d'Italia secondo l'Ufficio studi di Mediobanca che ha premiato il gruppo veneto per crescita e redditività degli ultimi tre anni dopo aver raggiunto, nel 2007, un fatturato pari a 770 milioni di euro, segnando così un incremento del 126,5% rispetto al 2004. Geox è stata selezionata come vincitrice della categoria senior (oltre 499 dipendenti e fatturato compreso tra 290 milioni e due miliardi), risultando la migliore tra le altre aziende che rispettavano i criteri di accesso al premio: realizzare nell'ultimo triennio un tasso d'incremento del fatturato non inferiore al 40%, di cui almeno il 20%nell'ultimo esercizio, e con un tasso di redditività netta non inferiore al 4% del fatturato. La scelta è avvenuta anche privilegiando le aziende che si sono distinte per governance, organizzazione interna, orientamento all'innovazione, design e conquista di quote significative di mercati nazionali ed esteri. «è per me un grandissimo onore aver ritirato questo premio – commenta il presidente di Geox, Mario Moretti Polegato – che è un riconoscimento per l'ottimo lavoro svolto dalle persone che operano in Geoxe un incentivo all'entusiasmo e alla voglia di fare. In tutti questi anni abbiamo investito molto proprio nelle persone e nella formazione, trasformando le risorse umane in uno dei capitali più grandi che oggi la nostra azienda possa vantare». Risorse umane e innovazione sono la ricetta del successo di Geox: «Sappiamo gestire bene creatività e idee – aggiunge Polegato –e abbiamo fatto capire al mercato quanto sia importante la tecnologia applicata alla moda che ha permesso di rendere Geox l'azienda leader in Italia e la seconda al mondo nel settore delle calzature da città». Nei primi tre mesi del 2009 i ricavi di Geox sono arrivati a 384,2 milioni di euro (+5% a cambi correnti) con un ebitda di 124,9 milioni e un margine del 32,5%. «L'azienda del futuro, dopo la crisi finanziaria globale che stiamo attraversando –conclude Polegato – deve avere la volontà di innovarsi e di innovare tanto da sorprendere il cliente, deve essere completamente globalizzata, dalla logistica alla finanza, e deve essere genuina, cioè trasparente». Oltre che Geox, Mediobanca ha premiato anche la friulana Faber Industrie, produttrice di bombole per gas compressi ad alta pressione, da quelle per le auto a metano a quelle per subacquei. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Ue approva misure italiane contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-05-26 - pag: 37 autore: AIUTI DI STATO La Ue approva misure italiane contro la crisi Via libera della commissione Ue a un pacchetto di misure temporanee, presentato dall'Italia per agevolare le possibilità di accesso al finanziamento delle imprese nell'attuale crisi economica. La misura consentirà – secondo il comunicato della Ue – investimenti più flessibili in capitale di rischio fino al 2010, «in linea con il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria e economica». E il commissario alla concorrenza Neelie Kroes ha dichiarato: «L'attuale crisi esige risposte urgenti. L'Italia ha saputo trarre giusto profitto dal nuovo quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato». La prima misura approvata permette a cinque regimi relativi al capitale di rischio di portare, fino al 2010, le tranche massime di investimento da 1,5 milioni a 2,5 milioni di euro su un periodo di 12 mesi. Il minimo da privati passerà temporaneamente dal 50 al 30 per cento. Le misure approvate agevolano l'accesso al capitale di rischio delle piccole e medie imprese che si trovino nelle fasi iniziali del loro ciclo di vita e riguardano: il regime di aiuti a favore del capitale di rischio (per tutta l'Italia); interventi a livello di capitale di rischio a favore di imprese cooperative (Marche); fondo Next (Lombardia); aiuti a favore degli investimenti in private equity (Camera di commercio di Vicenza); fondo di capitale di rischio per le Pmi (Campania). © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La crisi dei fondi apre il risiko delle Sgr (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-26 - pag: 41 autore: Riassetti. Vendere o creare nuovi poli: da Arca a Pioneer, tutte le banche trattano La crisi dei fondi apre il risiko delle Sgr Alessandro Graziani MILANO L'industria del risparmio gestito si avvia a una svolta negli assetti proprietari. I continui moniti rivolti alle banche dalla Banca d'Italia sulla separazione della produzione dalla distribuzione stanno per essere accolti. Anche sulla spinta della crisi finanziaria, che sta spingendo gli istituti domestici alla ristrutturazione delle attività. è un dato di fatto che negli ultimi mesi, è partito il risiko delle Società di gestione del risparmio (Sgr). Alcune operazioni sono già arrivate in porto, altre sono in fase di trattativa avanzata, altre ancora sono in fase preparatoria con i necessari riassetti interni. A dare il via alle danze è stato il Monte Paschi di Siena, che ha ceduto la maggioranza delle sue Sgr (comprese quella della ex AntonVeneta) al fondo chiuso Clessidra di Claudio Sposito. Ne è nata una partnership che vede la banca nel ruolo di distributore dei prodotti (ma non in esclusiva) e la nuova Prima Sgr (66,7% Clessidra, 33,3% Mps) in veste di "produttore". E proprio la nascita di Prima Sgr, che ha già detto esplicitamente di porsi come catalizzatore di altre realtà bancarie, ha dato un'accelerazione al processo di aggregazione tra le società di gestione del risparmio. Gli occhi sono puntati sulle mosse delle banche di media dimensione, dove un po' tutti stanno lavorando concretamente alla ricerca di partnership. A partire da Arca Sgr, la ex società consortile delle banche popolari. I maggiori soci ( in primis Banco Popolare e Bper) spingono per un'aggregazione che crei un polo del risparmio più forte e più distaccato dalle banche azioniste, che resteranno comunque distributrici. Da tempo è stata avviata una gara, seguita dagli advisor Goldman Sachs e Citigroup, che vedrebbe in lizza almeno quattro interessati: la stessa Prima Sgr, Banca Leonardo, il fondo 3i, e altri due gruppi esteri. Le trattative hanno risentito degli stop finora imposti da altri due soci: Popolare Vicenza e Ubi Banca. Nessun veto, il problema è il prezzo di uscita. Sempre difficile da determinare, quando la banca è solo azionista ma non distributore dei prodotti della Sgr. Entrambi gli istituti, infatti, non intendono partecipare al progetto SuperArca. Nel caso di Ubi, perchè il gruppo bresciano-bergamasco ha già una partnership internazionale in esclusiva con il gruppo Pramerica. Nel caso della Popolare Vicenza, perchè resta aperta l'opzione dell'accordo a tre con Azimut e Cattolica Assicurazioni (annunciato 9 mesi fa, ma ancora non esecutivo). Tra le altre banche medie, anche Carige ha una propria Sgr su cui sono in corso valutazioni. Più avanti nel riassetto pre-aggregazione è di sicuro la Banca Popolare di Milano. Oggi il cda della Bpm dovrebbe deliberare la fusione tra Bipiemme Gestioni e Anima Sgr ( quest'ultima delistata dopo l'Opa). L'integrazione industriale è già in corso d'opera, anche se la fusione avrà efficacia sola da ottobre. La tempistica è accelerata proprio per la volontà di arrivare a siglare partnership. Bpm ha dato mandato all'advisor Rothschild di selezionare banche italiane di piccola media-dimensione, interessate a confluire nel progetto, e operatori internazionali che si candidino al ruolo di partner industriale. Bpm intende però rimanere con il 51% del capitale, aprendo però la strada a collaborazioni industriali che aumentino la scala dimensionale della Sgr. Per tutti vale lo stesso ragionamento. Il crollo dei flussi di raccolta degli ultimi anni, cui poi siè aggiunto il calo delle masse dovuto al ribasso dei mercati, ha ridotto sensibilmente l'apporto commissionale. Tanto da non giustificare più, in molti casi, l'esistenza di strutture articolate, quasi sempre nate sul finire degli anni '80 insieme alla rapida crescita dell'industria dei fondi. L'esigenza della dimensione, d'altra parte, è ben presente anche alle due big del credito ( Uni Credit e Intesa Sanpaolo) che da tempo stanno valutando la prospettiva dei propri asset manager. UniCredit ha giocato da anni la carta del polo internazionale del risparmio, rilevando la statunitense Pioneer cui ora fa capo tutto l'asset management del gruppo. Pur disponendo di dimensioni rilevanti, Pioneer è da mesi oggetto di valutazioni al vertice di UniCredit. Che, in prospettiva, potrebbe tentare di valorizzare la società con una partnership internazionale. In attesa di una prospettiva definita è anche il polo Eurizon di Intesa Sanpaolo. Dopo aver ceduto Nextra al Credit Agricole, la prima banca italiana ha tentato di crescere rilevando asset della svizzera Julius Baer. Poi la crisi finanziaria ha bloccato ogni riassetto. Ma ora il dossier dell'asset management, insieme a quello della bancassurance con cui potrebbe intrecciarsi, è tornato d'attualità.E anche Intesa Sanpaolo sta valutando le opzioni migliori per valorizzare il polo Eurizon-Fideuram. © RIPRODUZIONE RISERVATA QUADRO IN EVOLUZIONE A dare il via alle «danze» è stato il Montepaschi, ma altri deal sono in arrivo: oggi il via libera alla fusione Bipiemme Gestioni-Anima

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Banche centrali credibili come Madoff (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-26 - pag: 42 autore: INCHIESTA Per Hugh Hendry,fondatore dell'hedge fund Eclectica,i listini resteranno sotto tensione-E se il mercato salisse?«Allora,cambierei idea» «Banche centrali credibili come Madoff» Parla il finanziere che ha «affondato» l'Islanda: per lui la fase ribassista non è terminata Walter Riolfi Strana cosa ricordare la «volubilità della fortuna» e la «caducità della ricchezza» per uno che, come Hugh Hendry, pretende di guadagnare il massimo da ogni situazione. La citazione di Solone, tratta dalle Vite di Plutarco (in risposta alla vanità del re Creso), campeggia come un monito nel sito Web di Eclectica Asset Management, uno dei più originali e stimati hedge fund londinesi. Probabilmente a Hendry piace stupire la gente e il mercato: specie quando prevede che «i prossimi 15 anni saranno assai duri per l'economia e per le Borse ». Finora, come a Creso, gli è andata bene ogni cosa: ha guadagnato un mucchio di soldi nel 2002 quando gli altri perdevano; ha scommesso contro la Corona islandese nel 2006, vantandosi di poter «essere ricordato come quello che ha mandato in bancarotta il Paese»; ha fatto rendere il 30% ai suoi fondi nel 2008, quando le Borse sono crollate. E si sta preparando adesso a un «mercato Orso di lungo periodo», a un «cambiamento epocale», come fu negli anni che seguirono il crollo di Wall Street nel 1929. è proprio la storia della Grande depressione che gli fa da guida. Come allora, la crisi è stata generata dal troppo debito esistente. Oggi è anche peggio: perché il debito complessivo negli Usa (pubblico, privato e societario) ammonta almeno al 350% del Pil, perché il sistema bancario ombra è più vasto e pervasivo e s'è complicato con la leva dei derivati. «Dopo il 1929 ci vollero 30 anni per ridurre la leva finanziaria, eliminata del tutto solo nel '74». E come avvenne allora, «non ci si può aspettare crescita economica quando il sistema è alle prese con la riduzione dei debiti». Può essere. Ma è facile obiettare che la storia non si ripete mai allo stesso modo e che tante cose sono diverse adesso. «Verissimo», risponde. «Allora proviamo a ritornare indietro solo di qualche anno, al 2001 quando, alle avvisaglie di quella imperfetta recessione, le aziende cominciarono a tagliare i costi e a licenziare gente». «Ma anche chi aveva perso il posto di lavoro – prosegue Hendry – continuò a spendere prendendo soldi a prestito: tanto c'erano le case che aumentavano di prezzo e dalle quali si poteva estrarre reddito con i rifinanziamenti ». Non succederà questa volta. «I licenziati hanno visto diminuire il valore delle loro case, persino sotto il livello del debito, e in tanti si sono visti portar via l'abitazione dalla banca. Tutti stanno facendo i conti con una minore sensazione di ricchezza, perché oltre agli immobili sono calate le azioni e si sono impoveriti i fondi pensione». Così sono svaniti circa 15 mila miliardi di $ e adesso occorre risparmiare visto che i debiti delle famiglie (25mila miliardi circa) sono rimasti intatti. è sempre successo così dopo una recessione seguita allo scoppio della bolla sulla liquidità. Come mostra uno studio del Credit Suisse (rielaborato dagli specialisti del sito Usa Zero Hedge), nel dopo bolla si contrae la liquidità «ombra» creata dai privati e aumenta quella iniettata dal Governo tra salvataggi bancari e stimoli fiscali. In queste condizioni le imprese faranno meno utili («il picco del 2007 resterà a lungo inviolato », sostiene Hendry) e l'economia stagnerà per anni. «Le previsioni sulla crescita economica formulate dai Governi e dalle banche centrali sono credibili tanto quanto gli alti rendimenti promessi da Bernie Madoff», dice provocatoriamente: la crescita del Pil Usa resterà sostanzialmente piatta fino al 2018, così come è avvenuto in Giappone dopo il 1991. La tesi, così come la dipinge Hendry e la drammatizza l'analisi di Zero Hedge,è maledettamente suggestiva. Ma per il momento cozza contro un'esuberanza dei mercati finanziari come mai s'era vista alla fine di una recessione; si scontra con il contenuto ottimismo dei banchieri centrali e quello dichiarato dei politici; e infine sembra venir smentita dal ritrovato buon umore dei banchieri americani e dall'effervescenza delle banche che sembrano tutte improvvisamente risanate e in grado di attingere facili capitali sul mercato. Come se non fosse successo niente, come se la crisi peggiore dagli anni Trenta, così la si dipingeva non più tardi di due mesi fa, si fosse risolta d'incanto. Tanto rumore per nulla. Il sospetto è che si stia cercando di esorcizzare la crisi, nel tentativo di ritornare alla situazione precedente. «Non è possibile», esclama Hendry. «E di quale veicolo si servirebbero? Le case, i cui prezzi continuano a scendere? I derivati, come se fosse possibile ritornare a costruire i Cdo (collateralized debt obligation)? Costringendo i governi a garantire il debito delle società e dei privati?» Hendry ha ragione ma viene da pensare che questa diffusa compiacenza all'idea che il peggio sia passato sottintenda la volontà di lasciare le cose come stanno. Anzi come stavano prima della crisi, perché per far ripartire i consumi, l'economia e i profitti societari non c'è altra strada se non mantenere a leva il sistema e semmai cercare di oliare ancora i canali del credito. Gli entusiastici commenti sentiti a Wall Street dopo il facile aumento di capitale di Bank of America farebbero credere che il sistema bancario sia tutt'altro che insolvente: anzi «è sulla strada di diventare sovracapitalizzato», ha esclamato un noto commentatore americano (Matt Stichnoth). Barton Biggs, l'ex strategist di Morgan Stanley, vede un nuovo ciclo di crescita per le Borse grazie all'enorme liquidità che è rimasta nei portafogli degli investitori. I rendimenti dei bond, anche di quelli a maggior rischio, stanno rapidamente calando. E, soprattutto, si sta dissolvendo quella volontà di imporre nuove regole al sistema finanziario che sembrava improrogabile poco tempo fa. è la stessa preoccupazione avanzata la scorsa settimana dal premio Nobel Paul Krugman. Il quale, alla dichiarazione di Rodgin Cohen, uno dei maggiori avvocati neworkesi e una specie di eminenza grigia a Wall Street («Sono bel lontano dal credere che ci sia stata qualcosa di intrinsecamente sbagliato nel sistema»), ha esclamato: «Ah, quel qualcosa è semplicemente la causa della peggior crisi mondiale dopo la Grande Depressione». Dunque non crede signor Hendry che tanti stiano lavorando per riportare le cose a come erano prima, ricreando la medesima bolla speculativa? «è solo un'illusione – risponde – Nel 1932, quando i rendimenti dei titoli del Tesoro erano risaliti al 4,4%, in molti s'erano convinti che il peggio fosse passato. Ma 9 anni dopo i Treasury erano già ritornati a 2,2%». E se invece il mercato nella sua attuale esuberanza avesse davvero ragione? «Allora cambierei idea. Ci vuole duttilità nelle cose». Già, è scritto anche questo sul Web di Eclectica a proposito della "filosofia" di gestione: «Pragmatismo, non idealismo. Le convinzioni non contano nulla se il mercato non le conferma ». Ragionamento ineccepibile, sebbene poco consono alla morale di Solone. © RIPRODUZIONE RISERVATA STORIA DI WALL STREET «Per ridurre la leva finanziaria che ha causato la crisi del 1929 sono serviti 30 anni: il taglio dei debiti non produce ricchezza» PREVISIONI NEGATIVE «Il record di utili del 2007 resterà a lungo inviolato mentre il Pil statunitense si manterrà sostanzialmente piatto fino al 2018» GLI INTERROGATIVI «Quali dovrebbero essere i driver dell'attuale euforia che si respira nelle Borse? Le case, i derivati o le garanzie pubbliche?»

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Farmaci in aiuto delle Borse europee (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-26 - pag: 43 autore: Mercati. Sanofi-Aventis (+1,6%) annuncia la commessa Usa per il vaccino sulla febbre suina Farmaci in aiuto delle Borse europee MILANO I settori farmaceutico e automobilisticohanno calamitato l'interesse dei traders europei, in una seduta assolutamente tranquilla con le Borse americane e inglesi chiuse per festività. La francese Sanofi-Aventis (+1,6%) ha annunciato di avere ottenuto dal governo americano un importante contratto per lo studio del vaccino per debellare l'influenza suina del valore 190 milioni di dollari, una notizia che ha sostenuto tutto il settore farmaceutico. Sul fronte dell'auto, in attesa di novità sulla partita Opel che potrebbero arrivare già domani, il comparto si è mostrato piuttosto sottotono in tutta Europa visto il susseguirsi di indicazioni preoccupanti provenienti da più parti. A cominciare da Ford che ha sospeso per dieci giorni la produzione nell'impianto russo di Vsevolozhsk. Ma è soprattutto Porsche ad avere sofferto in Borsa dopo l'annuncio di aver preso a prestito 700 milioni di euro dalla controllata Volkswagen (-0,55%), mentre Fiat ha ceduto lo 0,9 per cento. Le tensioni geopolitiche hanno dominato ieri la scena internazionale con l'annuncio della Corea del Nord di avere effettuato il test di altri due missili nucleari,introducendo un nuovo elemento di incertezza sui mercati finanziari. Gli effetti si sono fatti sentire sullo yen che si è indebolito contro il dollaro a 95,07, al contrario la Borsa di Tokyo ha guadagnato l'1,31%, Shanghai lo 0,48% e Hong Kong lo 0,35 per cento. In Europa, l'indice Dj stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini, è salito di un marginale 0,17%, con Madrid (+0,42%) e, soprattutto, Zurigo (+0,68%) che hanno registrato qualche acquisto più consistente. In pareggio rispetto a venerdì Francoforte, Parigi ha messo a segno lo 0,25% e a Milano il Mibtel lo 0,25 per cento. Tra i titoli dell'S&P/Mib, vivace Autogrill (+1,06%) che ha raggiunto un accordo per la gestione di undici punti vendita sulla rete autostradale tedesca. Positiva la giornata di St (+0,96%) nella seduta di stacco del dividendo, guadagni di mezzo punto percentuale per A2A e Enel mentre il mercato attende i particolari dell'aumento di capitale di quest'ultima e la sigla dell'accordo per la cessione dell'80%di Enel Rete Gas alla cordata F2i- Axa Private Equity. Tra i peggiori dell'S&P/Mib, Atlantia (-2,23%) e Mondadori (-2,15%) dopo le parole dell'ad Maurizio Costa sul difficile secondo trimestre sul fronte della raccolta pubblicitaria. Guardando ai titoli a minore capitalizzazione, ancora una seduta vivace per Rcs Mediagroup (+1,76%) che prosegue il trend rialzista innescato dall'annuncio del piano da 200 milioni. Sugli scudi anche Tiscali (+5,5%) mentre si avvicinano le scadenze annunciate dalla società per la definizione del piano di ristrutturazione del debito. Seduta con il turbo per Aedes (+26,5%), Risanamento (+ 12,7%) e Igd (+7,2%) nel comparto immobiliare. R.FI. < © RIPRODUZIONE RISERVATA IL VECCHIO CONTINENTE Con Wall Street chiusa per festività, l'indice Stoxx sale di un modesto 0,17% Piazza Affari in positivo (+0,25%), bene Zurigo

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Perdite sugli hedge? Colpa dei clienti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-26 - pag: 43 autore: 000 Perdite sugli hedge? Colpa dei clienti L a crisi degli hedge fund? Un effetto ad imbuto provocato dall'ondata di riscatti forzati delle banche d'investimento ma soprattutto dai clienti «finali avidi di liquidità». Un'analisi sofisticata della svizzera Union Bancaire Privée (Ubp) non risparmia nessuno per spiegare che i fondi specultaivi in realtà «sono stati molto più vittime» che non i carnefici della crisi finanziaria. Si ricorda l'obbligo per le banche d'investimento di ridurre drasticamente la leva a causa delle perdite subìte per i subprime, uno scenario ben lontano da quando si imputava la responsabilità dello scoppio della crisi proprio sugli hedge. Peccato che tra i sottoscrittori di prodotti sofisticati ci fosse la stessa Ubp caduta nelle maglie della truffa Madoff con un'esposizione per conto dei «clienti», pari a circa l'1% degli asset gestiti. (R.Fi.)

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Gli sceicchi vanno a Oriente (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-05-26 - pag: 32 autore: Gli sceicchi vanno a Oriente Dopo la crisi i fondi sovrani del Golfo investono meno nell'area Ocse Ugo Tramballi AMMAN. Dal nostro inviato Spesso nebbiosi- difficile dire dove incominci la ricchezza nazionale e dove quella personale degli emiri; se siano solo investimenti o strumenti politici- anche i fondi sovrani del Medio Oriente soffrono la crisi globale: da che è iniziata hanno perso tra il 20 e il 25% del loro valore. Ma questo è solo un dettaglio degli effetti della "tempesta perfetta" su un genere di prodotto finanziario che anche gli esperti faticano a spiegare: «Un fondo sovrano, soprattutto in Medio Oriente, è difficile da definire», ammette un'analisi presentata all'ultimo World Economic Forum sulle rive del Mar Morto giordano. Tuttavia lo studio, "Testing Time" di Monitor Group, società di analisi e servizi di Cambridge (Massachusetts) è la più esauriente finestra mai aperta su questi strumenti fra il Golfo e il Nord Africa. La grande crisi, per cominciare, aiuta a dissolvere una preoccupazione occidentale: gli arabi con i soldi non vogliono conquistare i nostri settori strategici. Ancora l'anno scorso Nicolas Sarkozy continuava a sostenere che i fondi sovrani non erano che dei "predatori" stranieri. Ma l'episodio dei Porti di Dubai che quattro anni fa stavano acquisendo il controllo delle operazioni negli scali Usa, prima di essere fermati da un'ondata di indignazione patriottica, ha lasciato un segno. «La realtà – spiega Mark Fuller, amministratore delegato di Monitor Group – è che molte di queste preoccupazioni sono senza fondamento. I fondi sovrani mediorientali hanno comportamenti molto cauti, preferiscono essere attori non protagonisti». Ma la crisi finanziaria ha cambiato alcuni nostri atteggiamenti. Gli stessi Paesi occidentali e le banche che prima denunciavano i predatori arabi, ora sono felici di accogliere i loro investimenti. «Si sono rivelati gli stabilizzatori di molte istituzioni finanziarie in difficoltà», ricorda Fuller. Difficilmente Credit Suisse e Barclay avrebbero ancora gli sportelli aperti senza il contributo di Qatar investment autority (Qia), il fondo sovrano gestito da Sheikh Hamad bin Jassem bin Jabr al Thani, cugino dell'emiro. «I prodotti finanziari e subito dopo l'edilizia, rimangono gli obiettivi più importanti in termini di valore degli investimenti dei fondi sovrani mediorientali: non cercano pubblicità andando a toccare le industrie strategiche. E a medio termine niente cambierà», spiega ancora Mark Fuller. "Testing Time" prende in esame i 13 fondi più importanti con la più alta capitalizzazione: tutti del Golfo. Ma il numero cresce costantemente. Alla fine di quest'anno inizierà ad operare Sanabil al-Saudia con una capitalizzazione iniziale di 5,3 miliardi di dollari. Non di tutti si conosce la sostanza né gli investimenti. Ma solo nel 2007 i sei Paesi del Golfo avevano guadagnato 381 miliardi di dollari dall'esportazione di petrolio e 26 dal gas: e questo era solo la metà del loro Pil combinato di 800 miliardi. Alcuni fondi sovrani, soprattutto di Dubai, hanno avuto pesanti rovesci; ma Qia ha continuato ad andare bene nonostante tra la fine del 2007 e oggi il suo valore sia passato da 65 a 58 miliardi di dollari. A dispetto della crisi che ha colpito anche il Golfo, tanta disponibilità di mezzi permette di affrontare con ottimismo ogni avversità. Ma la grande crisi ha anche generato la necessità di maggiore trasparenza. «La richiesta non viene solo dall'Occidente – aggiunge Mark Fuller –. C'è anche una pressione interna: l'opinione pubblica del Golfo vuole essere certa della buona governance dei fondi che rappresentano il loro futuro». A causa della tempesta finanziaria in Occidente molti fondi hanno spostato i loro capitali in Medio Oriente e Nord Africa e, soprattutto, nei loro stessi Paesi: è la tendenza a breve e medio termine. A più lungo i fondi tendono a guardare a Oriente. «Uno dei fenomeni registrati negli ultimi 12-18 mesi é che aumentano gli investimenti locali – aggiunge Fuller –. Ma ciò avviene a spese delle operazioni nei Paesi Ocse, soprattutto gli Usa: la percentuale degli investimenti in Asia resta invece uguale, a volte cresce. In fondo una delle vocazioni dei fondi del Golfo è aiutare a far crescere le istituzioni locali». Il fondo del Qatar, si legge in "Testing Time", è «determinato a stabilire un?immagine pubblica prominente, selezionando i prodotti non solo per la loro logica finanziaria ma anche per il ruolo che possono giocare nel promuovere il riconoscimento internazionale del marchio Qatar». ugo.tramballi@ilsole24ore. © RIPRODUZIONE RISERVATAcom TRASPARENZA OBBLIGATA Le difficoltà hanno generato pressioni dell'opinione pubblica anche interna per una buona governance a tutela dello sviluppo futuro GRANDE CAUTELA Finanza ed edilizia, non gli asset strategici, sono gli obiettivi prioritari ( nella foto, a sinistra, Bedar Al Ajeel, direttore del Kuwait Investment Authority's Reserve Fund) REUTERS

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La tripla A non fa sempre America (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-26 - pag: 2 autore: La tripla A non fa sempre America Nouriel Roubini: «Per effetto del debito, prevedo due anni pieni di crescita debole» di Mario Margiocco «A questo punto, è il caso di bere qualcosa di forte», disse chi presiedeva una sessione dei lavori la sala non era stracolma - a un incontro del Fondo monetario, a Washington, il 7 settembre 2006. Nouriel Roubini aveva appena detto, tra l'incredulità e qualche sorriso, che il mercato immobiliare americano sarebbe crollato e che l'effetto impoverimento avrebbe fatto sparire il grande consumatore americano, tolto credibilità a centinaia di miliardi di titoli immobiliari cartolarizzati sparsi per il mondo, e portato a una grande recessione globale. Esattamente quanto è successo. Roubini non era molto in alto allora nella gerarchia accademica ma, uomo di punta di una piccola pattuglia che ha visto sostanzialmente giusto e per tempo, adesso vola da un continente all'altro,richiestissimo da convegni blasonati, grandi gruppi, banche centrali e governi. Ha parlato al Congresso, al Council on Foreign Relations, a Davos, e in dozzine di club ancora più esclusivi in giro per il mondo. Di famiglia ebrea iraniana, cresciuto in Turchia e in Italia, allievo di Jeffrey Sachs ad Harvard, scapolo, cinquantenne da due mesi, Roubini è un cittadino del mondo e un inveterato giramondo, che ama parlare di un paese dopo averlo visto. Per la rivista «American prospect» è il numero due tra i 100 intellettuali che più contano, secondo solo al generale David Petraeus. Il suo sito e la sua società di consulenza, Rge Monitor, sono richiestissimi. è sempre interessante ascoltare l'opinione di chi, nuotando controcorrente, è andato avanti per la propria strada. Questo non perché ha vinto alla lotteria delle previsioni, ma perché ha dimostrato di avere criteri di analisi più giusti di altri, che non garantiscono automaticamente la stessa capacità in futuro, ma valgono certamente di più della griglia interpretativa di chi non aveva capito nulla, o poco. Con il peso della crisi spostato ora dal mercato ai bilanci pubblici scattati in soccorso, ci sarà il nodo del rating finanziario, anche dei maggiori Paesi, cioè del livello della loro solvibilità di lungo periodo, assoluta, buona, discreta o debole. La perdita della tripla A, il punteggio massimo, è una possibilità che S&P prevede per la Gran Bretagna fra tre anni se il debito pubblico sarà pari al 100% del Pil, ed è una prospettiva non più impensabile per gli stessi Stati Uniti, che questo rating d'affidibilità finanziaria hanno dal 1917, ininterrottamente. «Washington farà di tutto per evitarlo, e conosce il rischio. Ma questo - dice Roubini, secondo cui l'uscita dalla crisi non sarà né semplice né rapida- potrebbe essere un elemento cruciale ». Siamo o no alla vigilia di una ripresa consistente, e possiamo dire che la crisi è finita? Io penso che l'uscita dalla crisi sia un processo lento. Adesso abbiamo gli ottimisti secondo i quali siamo già in ripresa, comunque ci saremmo fra pochissimi mesi. E i meno ottimisti, fra i quali mi pongo, che non negano qualche fenomeno positivo, il rallentamento della caduta, ma sono convinti che il peso del debito è così alto che avremo circa due anni di crescita molto debole. Quindi, il meltdown è stato arrestato, ma la ripresa, quella vera, è ancora piuttosto lontana. Prevedo quindi due anni pieni di crescita debole. Ma l'ottimismo che si manifesta da più parti? Si può essere un po' meno pessimisti di qualche mese fa, ma occorre realismo. è un debito abnorme ad averci ridotto così male, e questo debito deve essere ancora riassorbito. Tutto il sistema sta continuando a rientrare dai debiti, e ne avrà ancora per un bel pezzo. Da chi dovrebbe venire una ripresa pimpante, dalle famiglie americane, britanniche, australiane, neozelandesi, spagnole, irlandesi o islandesi che stanno onorando, quando ci riescono, esposizioni debitorie senza precedenti? Lo slancio di una vera ripresa non può venire dal sistema bancario e finanziario, che come dice il Fondo monetario ha ancora qualche migliaia di miliardi, circa tre secondo il Fondo, qualcosa di più secondo me, di perdite da colmare. Non può venire dal settore corporate, dalle imprese, a loro volta indebitate eccessivamente. I governi, che hanno salvato la situazione, hanno messo gli Stati a garanzia di tutto questo debito, e i mercati stanno reagendo positivamente, ma il debito resta, e diventa in molti casi debito pubblico; un costo molto basso del denaro aiuta, ma non so fino a che punto gli Stati riusciranno a raccogliere denaro remunerandolo così poco. C'è poi il fatto che alcuni paesi, Gran Bretagna e Stati Uniti fra questi, monetizzano il debito o sono pronti a farlo, e questa è una ricetta per trasformare l'attuale deflazione, o rischio di deflazione, in inflazione. Quindi, la situazione è complessa e impone di procedere con tempi non rapidi. Vede il rischio di nuove forti perdite bancarie negli Stati Uniti e in Europa? Direi che i rischi sistemici sono stati superati. Non vedo più situazioni da sala di rianimazione. Ma la possibilità di numerose embolie locali. A fine aprile il senatore Richard Durbin, democratico dell'Illinois, dopo un voto del Senato che favoriva il punto di vista di Wall Street sulle norme per la rinegoziazione dei mutui diceva: le grandi banche comandano a Washington. è vero? Le grandi banche hanno avuto molto peso a Washington e non solo al Congresso in passato, negli ultimi 15 anni almeno, e certamente la loro influenza non svanisce presto. Ma direi che, rispetto a quando ottenevano tutte le leggi che volevano, hanno un po' meno spazio, dopo quanto successo. Il budget presentato dall'amministrazioone Obama è ritenuto da molti insostenibile sul lungo periodo, perché porterebbe a un raddoppio del debito pubblico in una decina d'anni. E' d'accordo? Credo che a Washginton considerino i deficit annuali che si stanno preparando sostenibili per un anno o due, data l'eccezionalità della situazione, e non per più tempo. Credo quindi che correranno ai ripari, e non possono essere solo le tasse sui più ricchi a risolvere la situazione. Un debito pubblico pari al 100% del Pil è incompatibile con lo status di tripla AAA, ha ricordato la settimana scorsa la società di rating Standard&Poor riferendosi alla situazione britannica. Non esiste un rischio analogo per gli Stati Uniti? Fra due o tre anni la situazione potrebbe diventare a rischio. Ma credo che togliere la tripla A agli Stati Uniti sia un passaggio così delicato da non venire affrontato se non con molta cautela. Gli Stati Uniti poi hanno parecchia influenza sulle societò di rating, e sono già intervenuti per aiutare a mantenere il ratingdi Stati dell'Unione e altri emittenti di debito. Ma certamente l'evoluzione della crisi impone di prestare attenzione anche a questi aspetti. I mercati finanziari sono ripartiti con cartolarizzazioni e derivati, in attesa di nuove imminenti regole. Vede qualche rischio? Il mercato americano delle cartolarizzazioni era crollato da 2mila miliardi a zero e non poteva restare così. Si tratta di mettere a punto un sistema che dia più garanzie, controlli la solvibilità di chi offre un servizio sul mercato dei derivati, ed è un processo che richiederà anni. è stato saggio lasciare alla guida di grandi banche che hanno avuto bisogno di aiutati pubblici lo stesso management che è responsabile della situazione? In alcuni casi il management è stato cambiato. In altri no. Non credo si possa avere una regola generale, ma ogni situazione va vista caso per caso. mario.margiocco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA RISCHI SISTEMICI «Ormai sono stati superati: non vedo più situazioni da sala di rianimazione, ma la possibilità di numerose embolie locali» COSTO DEL DENARO «Tassi molto bassi aiutano, ma non so fino a che punto gli Stati riusciranno a raccogliere capitali remunerandoli così poco» DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR Nouriel Roubini

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Merkel convoca Marchionne (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Primo Piano data: 26/05/2009 - pag: 6 Merkel convoca Marchionne «Decisione entro domani» Il verdetto del governo e dei Länder. Il ruolo di Obama DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO La cancelliera Angela Merkel è finalmente scesa in campo nella battaglia per Opel. Oggi incontrerà l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Domenica sera dopo che sabato aveva parlato al telefono con il primo ministro russo Vladimir Putin ha incontrato Frank Stronach e Siegfried Wolf, i rappresentanti di Magna, la società che guida la cordata russo-canadese che vuole comprare Opel in competizione con Fiat e Ripplewood. Soprattutto, domani presiederà una riunione, che probabilmente sarà tesa e lunghissima, per decidere l'orientamento del suo governo sul salvataggio della casa automobilistica tedesca e probabilmente per scegliere uno dei tre offerenti e aprire con esso trattative esclusive. Lo showdown di domani potrebbe essere una delle immagini più straordinarie di come si fa business nel dopo crisi finanziaria, sotto le ali dei governi. Il destino della Opel sarà infatti discusso e forse deciso da tutti i ministri del governo di Grande Coalizione, dai quattro premier dei Länder dove la casa automobilistica ha impianti e in contatto con l'Amministrazione Obama a Washington per coordinare il salvataggio con la probabile bancarotta di General Motors. Forse, sarà chiesto ai rappresentanti dei tre gruppi interessati a Opel di rimanere a Berlino per dare chiarimenti se necessario. Comunque, non è un affare che si decide tra un venditore Gm e un compratore uno dei tre offerenti: è questione decisa dalla politica perché Berlino dovrà dare garanzie finanziarie al progetto che risulterà vincente. Entro la notte di mercoledì, dunque, il governo tedesco dovrebbe fare sapere chi ha scelto per assicurare un futuro alla Opel. Al momento, prima cioè dell'incontro Merkel-Marchionne, la proposta di Magna e del produttore di auto russo Gaz, pesantemente sostenuta dal Cremlino, sembra la preferita. Ma la situazione è in movimento. Oggi, tra l'altro, il vicepresidente della Fiat John Elkann, già a Berlino per un impegno non rilevante, incontrerà il ministro dell'Economia Karl-Theodor zu Guttenberg. La Fiat ce la può ancora fare ad affermare la sua idea che punta alla creazione del secondo gruppo dell'auto nel mondo, dopo Toyota. Ma non sarà facile. Secondo i più seri analisti economici e politici, la situazione, al momento, è la seguente. La proposta della casa torinese è la migliore dal punto di vista industriale, quella che potrebbe dare a Opel un ruolo in un gruppo globale. La proposta di Magna e Gaz, che vede la partecipazione rilevante della banca vicina a Putin Sberbank, è invece la più forte dal punto di vista della politica tedesca, perché evita una rottura nella Grosse Koalition di governo, tra i cristiano-democratici di Frau Merkel e i socialdemocratici di Frank-Walter Steinmeier decisamente schierati con il progetto Magna- Gaz. E anche dal punto di vista del venditore formale di Opel, la Gm americana, la soluzione russo-canadese di Magna è la migliore perché impedisce la creazione di un gruppo globale e forte che sarebbe suo concorrente diretto. La scelta di Berlino si gioca, domani, in questa cornice. Sullo sfondo, le elezioni federali del 27 settembre nelle quali il salvataggio Opel avrà un ruolo decisivo. Il mercato... un'altra volta. Sergio Marchionne Danilo Taino

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Stop agli aiuti pubblici, tonfo di Arcandor (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 Il caso a Francoforte Stop agli aiuti pubblici, tonfo di Arcandor (g.fer.) Il governo tedesco frena sugli aiuti finanziari al gruppo Arcandor (che il management ritiene indispensabili alla sua sopravvivenza) e il titolo della holding, leader in Germania negli ipermercati, precipita alla Borsa di Francoforte. L'indiscrezione, riportata dal Financial Times nel corso del fine settimana, ha determinato una perdita del 19,55%, con una quotazione finale di 1,77 euro, dopo che nel corso della seduta aveva toccato un minimo di 1,63 euro. Quintuplicati i volumi: oltre 5,2 milioni le azioni scambiate ieri, contro una media di circa 1 milione negli ultimi tre mesi. Thomas Middelhoff presidente Arcandor

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Greggio e Snamprogetti spingono Saipem (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 Il caso a Milano Greggio e Snamprogetti spingono Saipem (g.fer.) Anche se l'incorporazione di Snamprogetti, decisa ieri dal consiglio di amministrazione, non porterà alcun particolare beneficio nell'immediato, la Borsa ha accolto positivamente la notizia. E Saipem (che già controllava al 100% la società assorbita) ha potuto così mettere a segno il maggiore rialzo della giornata, limitatamente ai titoli dell'S& P-Mib, con una crescita del 2,36% e 2,8 milioni di azioni scambiate. In realtà la società del gruppo Eni ha beneficiato anche della ripresa del prezzo del greggio, che nell'ultima chiusura di New York ha superato quota 61 dollari il barile. Marco Mangiagalli presidente Saipem

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Giù indici e scambi, recupera Bulgari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 26/05/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa Giù indici e scambi, recupera Bulgari di Giacomo Ferrari Frena Atlantia Dopo il massimo annuale toccato venerdì, Atlantia cede il 2,23% Variazioni limitate nel paniere dei 40 titoli più capitalizzati di Piazza Affari, riconducibili in massima parte ad aggiustamenti tecnici. Con le Borse di Londra e New York chiuse per festività, anche gli indici si sono mossi poco (l'S&P-Mib ha ceduto lo 0,2% e il Mibtel è sceso dello 0,27%), mentre il controvalore degli scambi non è andato oltre i 2 miliardi di euro. Fra i segni positivi di una certa consistenza, soltanto Saipem (+2,36%) si è staccato dalla media, grazie all'ok del consiglio di amministrazione all'incorporazione di Snamprogetti Sud, ma anche al parziale recupero del prezzo del petrolio (che peraltro non ha avuto gli stessi effetti su Eni, Snam Rete Gas e Tenaris, tutti in leggero calo). Rimbalzo, invece, per i titoli del lusso dopo le perdite di venerdì scorso: Bulgari ha recuperato l'1,83% e Luxottica l'1,30%. Fin qui i miglioramenti più significativi all'interno dell'S&P-Mib; nel resto del listino, invece, Rcs MediaGroup ha guadagnato il 3,34% dopo la pausa di venerdì e i forti rialzi che avevano caratterizzato il titolo nel corso della passata settimana. Quanto ai principali ribassi della giornata, si parte da Banca Popolare di Milano (-3,15%) per arrivare a valori appartenenti ai più diversi comparti. Atlantia per esempio, la ex Autostrade, che venerdì aveva toccato il nuovo massimo dell'anno, ieri ha ceduto il 2,23%. Giù del 2,79%, inoltre, Geox, mentre sia Campari sia Mondadori sono scese del 2,15%. Fiat, infine, sempre sotto i riflettori per la vicenda Opel, ha lasciato sul campo soltanto lo 0,9%.

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BOLZANO: DURNWALDER SULLA CRISI ECONOMICA: "IMPEGNO DELL'ENTE PUBBLICO VERSO I CONSUMATORI" (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 26 Maggio 2009 BOLZANO: DURNWALDER SULLA CRISI ECONOMICA: "IMPEGNO DELL´ENTE PUBBLICO VERSO I CONSUMATORI" Bolzano, 26 maggio 2009 - Alla crisi finanziaria ed economica e agli effetti sui consumatori è dedicato il convegno promosso il 22 maggio a Bolzano da Provincia e Ctcu. "Abbiamo basato la nostra politica economica su diversi cardini, e i risultati ci hanno dato ragione", ha sottolineato il presidente Durnwalder ribadendo l´impegno dell´ente pubblico per la tutela dei consumatori e dei posti di lavoro. Nel suo intervento introduttivo Luis Durnwalder ha ribadito l´importanza di informare e accompagnare i consumatori, specie nei momenti di recessione economica. Un anno fa la crescita del Pil in Alto Adige si era assestata sull´1,8%, nel periodo di crisi è scesa fino a 0,5%. "La crisi durerà ancora e vanno valutati eventuali correttivi sul piano economico - ha detto Durnwalder - ma sappiamo che la politica economica in Alto Adige può contare su un vantaggio importante, quello di poggiare su diversi cardini e non si concentra su un inico settore. " Durnwalder ha citato il turismo, l´artigianato, le Pmi e il settore dei servizi. "L´ente pubblico - ha aggiunto Durnwalder - ha un compito importante, quello di evitare indebitamenti per potersi impegnare con misure adeguate a favore della popolazione quando la situazione lo richiede. " Il pacchetto varato dalla Provincia per rilanciare l´economia e tutelare i posti di lavoro prevede un impegno finanziario di oltre un miliardo di euro. A tale proposito il presidente Durnwalder ha ripercorso le principali misure e i programmi speciali da realizzare nei prossimi due anni, oltre agli interventi immediati per i lavoratori in cassa integrazione e disoccupazione. Il Presidente della Provincia si è poi appellato alle banche chiedendo di confermare la disponibilità fin qui dimostrata per elaborare con la Giunta un piano di accesso al credito. Per capire come affrontare questo periodo difficile, anche in una realtà particolare come quella altoatesina, la parola è passata poi agli esperti. Nel convegno l´Ufficio provinciale affari di gabinetto e il Ctcu hanno puntato sull´analisi degli effetti e delle strategie per i consumatori e sulle responsabilità della politica e dell´economia. . <<BACK

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oggi d'alema a prato comizio in piazza e cena (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 5 - Prato Oggi D'Alema a Prato Comizio in piazza e cena PRATO. La carrellata dei big della politica prosegue con la tappa pratese di Massimo D'Alema". Sarà oggi in piazza del Duomo a partire dalle 17,45 per un comizio. Sul palco, con l'ex presidente del consiglio, ci saranno la segretaria del Pd Benedetta Squittieri, il candidato sindaco Massimo Carlesi e il candidato presidente della Provincia Lamberto Gestri. D'Alema non giunge in città per la prima volta. Oltre ai temi di politica nazionale ed europea e della crisi finanziaria, D'Alema si soffermerà sulla situazione pratese. Al comizio seguirà una grande cena popolare gratuita. Sono tutti invitati a partecipare.

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ROMA - Il primo trimestre è andato molto male per l'economia mondiale, in arretramento del... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 26 Maggio 2009 Chiudi ROMA - Il primo trimestre è andato molto male per l'economia mondiale, in arretramento del 2,1%, il peggior dato dal 1960. Un calo che segue quello del 2% degli ultimi tre mesi del 2008. Rispetto al primo trimestre dell'anno scorso l'arretramento è del 4,2%. I dati Ocse vedono l'Italia in linea con la media Ue, con un calo del Pil del 2,4% rispetto all'ultimo trimestre 2008, ma la caduta annuale del -5,9% è più forte. A soffrire maggiormente la crisi sono stati Giappone e Germania, sia su basi congiunturali (-4% e -3,8%) che tendenziali (-9,1% e -6,9%). Gli Stati Uniti hanno fatto una marcia indietro dell'1,6% sia nell'ultimo trimestre dell'anno scorso che nel primo di quest'anno. «Questo è l'inverno più duro degli ultimi cinquant'anni, e questi sono i numeri più brutti che vedremo in questa crisi - commenta Arrigo Sadun, direttore dell'Fmi-. In futuro andrà molto meglio. Il peggio è alle spalle, siamo in convalescenza, ma non si passa da una broncopolomonite allo scoppiare di salute». Segnali positivi, spiega, arrivano dai mercati finanziari. E i mercati finanziari anticipano di 6-8 mesi l'andamento dell'economia reale. E' per questo che tutti gli analisti convergono a collocare la ripresa nel 2010. E a proposito dell'Italia Sadun parla di «performance positiva che è nella media europea». «C'è chi sta un po' meglio come la Francia, ma anche chi sta molto peggio come Germania, Inghilterra e Spagna». Il peggioramento della congiuntura è stato molto forte dall'inizio dell'anno. Le sette maggiori economie del mondo hanno lasciato sul terreno, rileva l'Ocse, il 2,2% del loro prodotto lordo, che significa una contrazione del 4,4% rispetto al primo trimestre 2008. R. La.

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Arriva la svolta negli assetti proprietari dell'industria del risparmio gestito (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Arriva la svolta negli assetti proprietari dell’industria del risparmio gestito (26 Maggio 2009 - 08:24) MILANO (Finanza.com) - Svolta negli assetti proprietari dell’industria del risparmio gestito. I continui moniti rivolti alle banche della Banca d’Italia sulla separazione della produzione dalla distribuzione stanno per essere accolti. Anche sulla spinta della crisi finanziaria, che sta spingendo gli istituti domestici alla ristrutturazione delle attività. E’ un dato di fatto che negli ultimi mesi, è partito il risiko delle Società di gestione del risparmio. Alcune operazioni sono già arrivate in porto, altre sono in fase di trattativa avanzata, altre ancora sono in fase preparatoria con i necessari riassetti interni. A dare il via alle danze è stato il Monte dei Paschi di Siena, che ha ceduto la maggioranza delle sue Sgr al fondo chiuso Clessidra di Claudio Sposito. E adesso gli occhi sono puntati sulle mosse delle banche di media dimensione, dove un po’ tutti stanno lavorando concretamente alla ricerca di una partnership. (Riproduzione riservata)

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Istat, Famiglie, nel 2008 scende dello 0,5% il potere d'acquisto (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Istat, Famiglie, nel 2008 scende dello 0,5% il potere d'acquisto (Teleborsa) - Roma, 26 mag - Nel 2008 il reddito disponibile delle famiglie italiane aumentato del 2,7% con un rallentamento rispetto al 3,2% del 2007. Considerando l'inflazione il potere d'acquisto ha accusato una contrazione dello 0,5%. E'quanto emerge dal rapporto annuale dell'Istat che sottolinea che la flessione del potere d'acquisto si manifesta per la prima volta da quasi un decennio. Il rallentamento significativo della dinamica del reddito primario, cresciuto del 2,9% contro il 3,8% dell'anno precedente. I redditi da capitale hanno maggiormente risentito della crisi finanziaria e sono rimasti invariati mentre i dividendi percepiti dalle famiglie hanno registrato una contrazione del 13,6%, solo in parte compensata dall'aumento degli interessi netti che ha registrato una salita del 9,6%. Nel 2008 gli interessi pagati dalle famiglie consumatrici sono aumentati del 14,9% con un deciso rallentamento sul 2007 per effetto di un minore accesso al credito ed aumenti dei tassi di interesse nella prima parte dell'anno. 26/05/2009 - 11:32

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Pmi, nuova misura anti-crisi (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Campania finanza. 1 Pmi, nuova misura anti-crisi Dalla Regione un fondo di capitale di rischio: c'è l'ok di Bruxelles E' in arrivo per le piccole e medie imprese un "fondo di capitale di rischio". A vararlo è la Regione Campania. L'obiettivo è quello di rafforzare la patrimonializzazione delle Pmi che si trovano nelle fasi iniziali del loro ciclo di vita e di sostenerne finanziariamente lo sviluppo. La misura, che rappresenta uno strumento concreto per far uscire quanto prima il tessuto produttivo regionale dalla difficile congiuntura economica, riceve il via libera di Bruxelles, come si legge sul sito dell'Unione europea. Il fondo va ad aggiungersi alle misure anti-crisi approvate dalla Giunta regionale presieduta da Antonio Bassolino a febbraio scorso e fa parte di un pacchetto di iniziative con cui il Governo italiano intende facilitare l'accesso delle piccole e medie imprese al capitale di rischio. Sergio Governale La Commissione europea approva il pacchetto di misure temporanee presentato dall'Italia che adatta alcuni regimi esistenti relativi al capitale di rischio per agevolare le possibilità di accesso al finanziamento delle imprese nell'attuale crisi economica. Tra questi regimi compare il fondo di capitale di rischio per le Pmi della Regione Campania, come comunica la Commissione europea sul suo sito Internet. La misura, rivolta alle piccole e medie imprese, consentirà investimenti più flessibili in capitale di rischio fino al 2010, in linea con il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell'attuale situazione di crisi finanziaria e economica. La misura italiana a favore del capitale di rischio, la prima del genere autorizzata dalla Commissione europea, consente in particolare a cinque regimi relativi al capitale di rischio di portare fino al 2010 le tranche massime di investimento da 1,5 milioni a 2,5 milioni di euro su un periodo di dodici mesi. L'importo minimo di finanziamento proveniente da privati si abbasserà temporaneamente dal 50 al 30 per cento. La durata e le soglie sono in linea con le disposizioni sul capitale di rischio previste dal quadro di riferimento temporaneo della Commissione europea per gli aiuti di Stato. Agevolare l'accesso al capitale di rischio delle piccole e medie imprese che si trovino nelle fasi iniziali del loro ciclo di vita è lo scopo dei regimi di investimento interessati. Le cinque misure sono il "regime di aiuti a favore del capitale di rischio dell'Italia; interventi a livello di capitale di rischio a favore di imprese cooperative della Regione Marche; il fondo Next della Regione Lombardia; aiuti a favore degli investimenti in private equity della Camera di commercio di Vicenza; infine, il fondo di capitale di rischio per le Pmi della Regione Campania", la cui Giunta è presieduta da Antonio Bassolino. "L'attuale crisi esige risposte urgenti e l'Italia ha saputo trarre giusto profitto dal nuovo quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato: di ciò mi compiaccio perché ha dato modo alla Commissione di approvare la misura rapidamente", dichiara Neelie Kroes, commissario europeo responsabile per la Concorrenza. Il nuovo organismo regionale Alfonsina De Felice assessore regionale alle Politiche sociali Carlo Neri responsabile dell'Autorità di gestione dei fondi europei-Regione Campania Giuseppe Allocca capo Area Agricoltura e ad interim Attività produttive-Regione Campania Fernando De Angelis coordinatore dell'Area Bilancio-Regione Campania del 26-05-2009 num.

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BORSE GIù (MiBTEL -0.58%) Guttenberg: OPEL, nessuna bocciatura GABETTI: NON SCONTATA DILUIZIONE EXOR IN NUOVA SOCIETà AUTO Facebook: spunta investitore russo VW TRATTA AUTO (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> BORSE GIù (MiBTEL -0.58%) – Guttenberg: OPEL, nessuna bocciatura – GABETTI: NON SCONTATA DILUIZIONE EXOR IN NUOVA SOCIETà AUTO – Facebook: spunta investitore russo – VW TRATTA AUTO IBRIDA CON I CINESI DI BYD - Tatò milionario (IPI) - rischio cinese… 1 - Borsa, piazze europee in calo. Milano debole con i bancari... Da "ilsole24ore.com" - Apertura in calo per le Borse europee sulla scia di Tokyo, all'indomani di una giornata senza spunti a causa della chiusura di Londra e Wall Street. Gli indici aspettano una direzione dall'apertura dei listini Usa e dalla pubblicazione di alcuni dati macro. Parigi cede lo 0,81%, Francoforte lo 0,95% e Londra lo 0,27 per cento. A Milano il Mibtel arretra dello 0,58% e l'S&P/Mib dello 0,79 per cento. KARL-THEODOR ZU GUTTENBERG (MIN. ECONOMIA TEDESCO) Gli indici sono indeboliti soprattutto dal settore bancario e assicurativo: Monte dei Paschi cede l'1,55%, Unicredit l'1,31%, Generali l'1,25%, Alleanza l'1,06 per cento. In negativo anche Mediobanca e Intesa SanPaolo, che perdono rispettivamente lo 0,88% e lo 0,77 per cento. In controtendenza in avvio la sola Banca popolare di Milano (+0,16%), molto pesante nella seduta di ieri. Nelle ore che appaiono decisive per la soluzione dell'affare Opel, Fiat è partita attorno alla parità, per poi cedere qualcosa e quindi recuperare lo 0,45% a 7,77 euro. Debole Mediaset: in partenza della Borsa di Milano il titolo della società televisiva cede l'1,91% a un prezzo di 4,11 euro. A Londra sono deboli i finanziari con Prudential (-1,8%), Rbs (-1,3%) e Lloyds Banking (-1,1%), mentre sono in controtendenza le materie prime con Xstrata (+4%) ed Eurasian (+3,4%). A Francoforte soffrono i tecnologici con Infineon (-2%), le auto con Volkswagen (-1,6%) e Daimler (-1,2%) e i finanziari con Allianz (-1,4%). A Parigi crolla Danone (-6,4%) dopo l'annuncio dell'aumento di capitale da tre miliardi di euro, in controtendenza Michelin (+3%). 2 - Opel: Guttenberg, nessuna bocciatura... (ANSA) - Il portavoce del ministro dell'Economia tedesco nega che Guttenberg abbia bocciato le tre offerte presentate per Opel. Secondo la Bild, che citava una 'nota interna' del ministro, Guttenberg aveva definito le tre proposte 'non economicamente sostenibili'. 'Il documento proviene da una societa' di consulenza esterna', ha detto il portavoce, quindi non puo' essere attribuito al ministro. Gianluigi Gabetti 3 - GABETTI, NON SCONTATA DILUIZIONE EXOR IN NUOVA SOCIETA' AUTO... (Adnkronos) - La diluizione di Exor nella nuova societa' che potrebbe nascere tra Fiat, Chrysler e Opel "non e' scontata". Lo ha affermato Gianluigi Gabetti, presidente d'onore di Exor, societa' che controlla il 30% di Fiat, che a margine della commemorazione dell'ex presidente della compagnia di SanPaolo Gianni Merlini ha aggiunto: "Molto dipendera' dalle modalita' di spin off dell'auto e dalla futura composizione della nuova societa'". 4 - BERLUSCONI, MERKEL FARA' QUELLO CHE E' PIU' GIUSTO PER LA OPEL... (Adnkronos) - La Germania e' sfavorevole alla Fiat? "No", replica con sicurezza Silvio Berlusconi in una intervista alla Cnn. "Anche per i rapporti che abbiamo con il governo tedesco, credo che saranno esaminate oggettivamente le varie offerte, poi sara' scelta quella che a loro sembrera' migliore. Certamente escludo che possano esservi motivazioni di antipatia nei confronti di un'azienda piuttosto che un'altra. Penso che faranno quello che a loro sembrera' piu' giusto per la Opel", dice il premier che alla domanda se ha parlato con la Merkel replica: "No, non ho parlato con la Merkel, non voglio interferire, ma la conosco e so che si comportera' cosi'". Angela Merkel 5 - Fiat- Opel: Merkel, valutare aspetti... (ANSA) - 'Bisogna valutare la trattativa in tutti i suoi aspetti', ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. Al previsto incontro di domani fra Marchionne e il ministro dell'Economia tedesco Guttenberg, partecipera' anche il vice presidente della Fiat, John Elkann. E' la prima volta che Elkann incontra Guttenberg nell'ambito delle trattative per la Opel. Il governo tedesco conta di prendere una decisione preliminare entro meta' settimana, ha detto Merkel. 6 - Fiat: stop produzione Punto a Melfi... (ANSA) - Uno sciopero ad un'azienda di componenti - ha bloccato la produzione della Grande Punto nella fabbrica Fiat di Melfi. Lo sciopero e' stato deciso dopo che a 25 lavoratori non e' stato rinnovato il contratto e sono stati sostituiti con operai provenienti da Pomigliano D'Arco. Secondo i sindacati, che paventano altre proteste, la responsabilita' di quanto e' avvenuto e' della Fiat, in quanto l'aumento di produzione a Melfi doveva tradursi in aumento dell'occupazione locale. 7 - Facebook, spunta un investitore russo... Da "Il Sole 24 Ore" - Un investitore russo per Facebook. Secondo il Wall Street Journal online, il gruppo Digital Sky Technologies si è fatto avanti per investire 200 milioni di dollari in azioni privilegiate del sito di social network fondato da Mark Zuckerberg. 8 - Per Abn Amro perdita da 886 milioni nel primo trimestre dell'anno... Da "Il Sole 24 Ore" - La banca olandese Abn Amro ( nella foto il Ceo Gerrit Zalm), ora controllata dal governo dei Paesi Bassi, ha riportato una perdita prima delle tasse di 886 milioni di euro nel primo trimestre. La maggior parte delle perdite è legata alle attività acquisite da Royal Bank of Scotland (Rbs), laddove gli asset in mano allo stato olandese hanno fruttato un utile di 87 milioni di euro. Abn Amro ha inoltre comunicato che lo scorporo degli asset nazionalizzati da quelli controllati da Rbs sarà completato entro la fine dell'anno. Groenink Abn-amro 9 - Toyota si lucida il motore ibrido... Da "Il Sole 24 Ore" - L' approccio della cessione di tecnologia come strada per una stretta alleanza, seguito da Fiat con Chrysler, potrebbe fare scuola. Toyota ha lasciato filtrare al quotidiano «Yomiuri» - per poi smentire debolmente- che è pronta ad aiutare la General Motors cedendole la sua tecnologia per auto ibride, anche se la casa di Detroit dovesse finire in Chapter 11. L'idea ufficiosa sarebbe quella di far diventare la sua tecnologia lo standard mondiale di fatto per gli ibridi, oltre a sostenere il mercato Usa ed evitare potenziali future frizioni commerciali tra Stati Uniti e Giappone. Toyota sembra lanciare un messaggio a creditori e governo Usa: se tutti saranno d'accordo, Toyota potrà scendere in campo per agevolare la ristrutturazione Gm. Ma come potrebbe pagare Gm, se non con una quota azionaria post-amministrazione controllata? Una prospettiva finora mai affiorata. (S.Car.) 10 - VOLKSWAGEN, TRATTA CON CINESE BYD SVILUPPO AUTO IBRIDA... (AGI/REUTERS) - Volkswagen tratta con la cinese Byd (Build Your Dreams) per lo sviluppo di auto ibride. La Casa tedesca studia varia opzioni di collaborazione nel settore delle auto ibride ed elettriche con batterie a ioni di litio. 11 - Tnk-Bp in cerca di un leader russo... Da "Il Sole 24 Ore" - Tnk Bp è in cerca del suo amministratore delegato da settembre. All'epoca le due anime della compagnia petrolifera, BritishPetroleum e quattro imprenditori russi raccolti nel gruppo Alfa- Access-Renova, misero fine a una disputa di mesi mettendo alla porta Robert Dudley e stabilendo che il futuro Ceo avrebbe dovuto essere indipendente, ma «con esperienza e conoscenza del russo». Gli equilibri nella jointventure sono cambiati, malgrado la nomina spetti a Bp. E la compagnia britannica ha fatto la sua scelta: Pavel Skitovich, 44 anni, nato a Mosca. È stato dirigente nel gruppo Interros dell'oligarca Vladimir Potanin, e chief executive per cinque mesi a Polyus Gold. Sembra avere le carte in regola, ma ora la parola spetta al board di Tnk-Bp. I russi avrebbero sollevato dubbi sulla mancanza di esperienza di Skitovich, e intendono proporre un Ceo ad interim, Viktor Vekselberg. Non proprio indipendente: Vekselberg è uno dei quattro grandi azionisti russi. (A.S.) franco tato 12 - Abn prepara il bilancio delle «folies merger»... Da "Il Sole 24 Ore" - Scorpora, vendi, salva e assembla, il sistema bancario olandese inizia a fare i conti delle stagioni folli di M&A e nazionalizzazioni: Abn Amro, ora controllata dal governo dei Paesi Bassi, ha annunciato ieri una perdita prima delle tasse di 886 milioni di euro nel primo trimestre del 2009. La maggior parte delle perdite è legata alle attività acquisite da Royal Bank of Scotland (Rbs), laddove gli asset in mano allo stato olandese hanno fruttato un utile di 87 milioni di euro. Amsterdam ha preso il controllo di Abn Amro attraverso la nazionalizzazione delle attività olandesi di Fortis Bank la quale, consorziata con Rbs e la spagnola Santander, aveva rilevato la società nel 2007 per 70 miliardi di euro. Abn Amro ha comunicato che lo scorporo degli asset nazionalizzati da quelli controllati da Rbs sarà completato entro la fine dell'anno. (R.Fi.) 13 - Perdite sugli hedge? Colpa dei clienti... Da "Il Sole 24 Ore" - La crisi degli hedge fund? Un effetto ad imbuto provocato dall'ondata di riscatti forzati delle banche d'investimento ma soprattutto dai clienti «finali avidi di liquidità». Un'analisi sofisticata della svizzera Union Bancaire Privée (Ubp) non risparmia nessuno per spiegare che i fondi specultaivi in realtà «sono stati molto più vittime» che non i carnefici della crisi finanziaria. Si ricorda l'obbligo per le banche d'investimento di ridurre drasticamente la leva a causa delle perdite subìte per i subprime, uno scenario ben lontano da quando si imputava la responsabilità dello scoppio della crisi proprio sugli hedge. Peccato che tra i sottoscrittori di prodotti sofisticati ci fosse la stessa Ubp caduta nelle maglie della truffa Madoff con un'esposizione per conto dei «clienti», pari a circa l'1% degli asset gestiti. (R.Fi.) 14 - Tatò milionario con l'Ipi... Da "Il Sole 24 Ore" - Franco Tatò torna nella classifica dei manager più pagati delle società quotate italiane. Grazie al milione lordo di euro ricevuto nel 2008, come presidente e amministratore delegato dell'Ipi, l'ex immobiliare Fiat passata per le mani di Luigi Zunino e poi di Danilo Coppola, «Kaiser Franz» è 158mo nella graduatoria 2008, tra Alberto Pirelli (1,007 milioni) e Piero Gnudi (997mila). Tatò è stato a metà 2007 da Coppola, ma adesso è di nuovo cambiato l'azionista di controllo dell'Ipi, società che pochi mesi fa ha avuto bisogno di una ricapitalizzazione di 30 milioni. Il 30 marzo la Banca Intermobiliare (Bim) ha escusso quasi 12 milioni di azioni Ipi che deteneva per il contratto di pegno a garanzia di crediti verso Coppola. Bim possiede il 45,33% dell'Ipi. A questo pacchetto si aggiunge un 5,46% posseduto da tre amministratori e azionisti di controllo della banca, Mario Scanferlin, Pietro D'Aguì e Gianclaudio Giovannone. In seguito all'acquisizione del controllo, la banca torinese ha dovuto lanciare un'Opa totalitaria sull'Ipi, in corso fino al 9 giugno, a 1,3 euro per azione. Nato a Lodi nel 1932, laureato in filosofia a Pavia, Tatò ha un curriculum di incarichi prestigiosi. Ha guidato varie società dell'Olivetti, è stato amministratore delegato di Mondadori e Fininvest, infine dell'Enel. È apparso nella «hit parade» degli stipendi l'ultima volta nel 2002, quando ha lasciato l'Enel (il governo Berlusconi gli preferì Paolo Scaroni) con 2,078 milioni lordi, tra stipendio di cinque mesi, liquidazione e bonus di 650mila euro per i risultati del 2001. Attualmente è anche amministratore delegato dell'Enciclopedia Treccani e siede nel cda di Prada Spa. Toyota Nel 2008 l'Ipi è tornata in attivo, con un utile netto di 10,1 milioni su 50,47 milioni di ricavi, dopo il rosso di 19 milioni nel 2007, ma non ha pagato dividendo. Kpmg ha certificato il bilancio, con un «richiamo di informativa» per «incertezze» sulla continuità aziendale. Il direttore generale è Fosco Ferrato, 263.567 euro lordi di compenso nel 2008. La Bim ha perso 61,8 milioni nel bilancio consolidato 2008. È presieduta da Franca Bruna Segre, compenso lordo di 323mila euro nel 2008, identico all'a.d. Pietro d'Aguì. (G.D.) 15 - L´ETERNO RITORNO... Vittoria Puledda per "la Repubblica" - La notizia è passata un po´ in sordina ma è ufficiale: Fideuram avrà di nuovo la sua compagnia di assicurazioni. Nei prossimi due-tre mesi verranno risolti gli ultimi aspetti gestionali e organizzativi; entro la fine dell´anno, ragionevolmente, sarà completato l´iter autorizzativo. Ma già da ora sono chiari i paletti: la compagnia sarà di Fideuram, avrà i suoi clienti e il suo portafoglio; più o meno come era prima del delisting. E Eurizon vita? Come si muoverà il gruppo - che poi è sempre lo stesso, Intesa Sanpaolo - alle prese con gli ultimi atti (il pagamento) prima del divorzio con Generali proprio sull´accordo di bancassurance? Del futur non v´è certezza ma, per quanto riguarda Fideuram, siamo all´eterno ritorno. Meglio di così non l´avrebbe pensata nemmeno Nietzsche. 16 - Il risiko finanziario punta i riflettori su Torino e Trieste... Giovanni Pons per "la Repubblica" - Saranno dieci mesi caldi quelli che si prospettano per i grandi giochi della finanza italiana. Tra il rinnovo del patto di sindacato Mediobanca, entro fine anno, e quelli dei consigli di amministrazione di Generali e Intesa Sanpaolo, previsti per l´aprile 2010, la carne al fuoco è parecchia. Qualcuno giura che tra dieci mesi il sistema di potere sarà completamente diverso dall´attuale. Per il momento, i punti fermi sono pochi. C´è sicuramente una volontà della Compagnia San Paolo, attraverso la nuova guida forte di Angelo Benessia, per tornare a essere protagonista nelle banche, in primis Intesa. E poi c´è il nodo Generali, un crocevia dove le diversità di vedute stanno già venendo alla luce complice il contorto patto con l´Agricole sul capitale Intesa. E proprio le mosse su Trieste e sul suo management potrebbero dare il via ai fuochi d´artificio. 17 - rischio cinese... Federico Rampini per "la Repubblica" - Si moltiplicano le preoccupazioni sullo stato di salute del settore creditizio cinese. L´agenzia Fitch avverte che le banche della Repubblica Popolare, finanziati i progetti di investimento voluti dal governo, hanno visto aumentare la rischiosità dei propri portafogli-fidi. Da gennaio ad aprile le banche hanno erogato nuovi finanziamenti per 757 miliardi di dollari, superando il volume dello stesso periodo del 2008. Le autorità cinesi hanno qualche timore sulla "qualità" di questo boom del credito. Si teme che le banche abbiano aperto troppo i rubinetti, concedendo prestiti per investimenti speculativi diretti alla Borsa e al mercato immobiliare. La Commissione di vigilanza sulle banche ha segnalato alcuni fidi bancari "dirottati" verso progetti ben diversi da quelli indicati nel piano di rilancio economico del governo. 18 - Antitrust multa Telecom e Vodafone... (ANSA) - L'Antitrust multa ancora Telecom Italia e Vodafone per pratiche commerciali scorrette. L'Autorita' garante ha sanzionato Telecom per 200mila euro in merito alla campagna pubblicitaria relativa all'offerta 'Alice senza canone' e Vodafone per 260mila euro in relazione alla promozione di servizi di telefonia fissa in modalita' Adsl con l'offerta 'Vodafone Casa'. In totale si tratta dunque di sanzioni per 460mila euro. 19 - Coin: utile a 38, 2 mln, calo vendite... (ANSA) - Vendite sotto insegna a 1.173,4 mln di euro (meno 0,7% rispetto all'esercizio precedente) per il gruppo Coin. E vendite nette a 1.145,4 mln di euro in flessione del 2,3%, margine operativo a 133,7 milioni di euro (11,7%) sulle vendite. Sono i risultati dell'esercizio 2008 (da febbraio a gennaio 2009) resi noti oggi dall'ad Stefano Beraldo, prima della riunione del Cda. 20 - Ucraina: crollo pil 23%... (ANSA) - Il prodotto interno lordo dell'Ucraina potrebbe segnare un tracollo del 23% nel primo trimestre dell'anno a causa della crisi economica. Lo ha detto oggi il presidente Viktor Yushchenko. 'Prevediamo una contrazione del Pil tra il 20% e il 23% nei primi tre mesi dell'anno', ha detto Yushchenko in un comunicato diramato sul sito presidenziale. Nel quarto quarto trimestre Kiev aveva gia' registrato una contrazione dell'8% del Pil. 21 - Philips: accordo acquisizione Saeco... (ANSA) - E' stato raggiunto l'accordo vincolante per il passaggio di Saeco International (950 dipendenti) alla Philips. La Pai, gruppo finanziario proprietario della Saeco, ha ritenuto la proposta del gruppo olandese la migliore ed ha pertanto ceduto il 100% della controllata. Lo conferma in una nota la Fim Cisl di Bologna, precisando che ora si attende il parere dell'Antitrust e degli istituti finanziari creditori. [26-05-2009]

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Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

POLITICA 26-05-2009 COREA DEL NORD, TEST EQUIVALENTE ALLA BOMBA DI HIROSHIMA Non ha nulla da perdere Per questo oggi è pericolosa RICCARDO REDAELLI C ome in uno di quei giochi impossibili da risolvere, in cui ci si ritrova sempre al punto di partenza, così sembrano essere i negoziati con la Corea del Nord, da anni passati ciclicamente da fasi di ottimismo al più cupo pessimismo, da intese per lo smantellamento del programma nucleare militare alle minacce di guerra. Era ormai chiaro da mesi che le trattative con il Paese forse più imprevedibile e chiuso al mondo esterno si erano arenate, e che le fazioni più aggressive e militariste di quel regime si fossero rafforzate. Lo scorso aprile, il lancio di un missile per la messa in orbita di un satellite da parte di Pyongyang aveva suscitato le aspre reazioni internazionali, dato che si trattava di una violazione della risoluzione 1718 dell'Onu, adottata dopo il primo test nucleare nordcoreano del 2006. Quell'esplosione, peraltro debole e mal riuscita, aveva rappresentato il punto più basso nelle relazioni con la comunità internazionale e in particolare con gli Stati Uniti, i quali per anni dai tempi della presidenza Clinton avevano alternato aperture diplomatiche, offerte economiche, minacce di attacchi militari preventivi e isolamento del regime. Proprio da quel test nucleare, tuttavia, erano ripartiti i contatti, nella forma usuale di negoziati a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Usa, Russia, Cina e Giappone), che avevano portato all'accordo del 2007 per la chiusura del reattore nucleare nordcoreano e per lo smantellamento del programma militare atomico in cambio di aiuti. Alla fine del 2008, tuttavia, i rapporti hanno nuovamente cominciato a deteriorarsi, per una pluralità di ragioni: il peggioramento delle relazioni con la Corea del Sud, la crisi finanziaria internazionale e il tentativo di Pyongyang di ottenere sempre più ricompense per tenere in piedi un Paese devastato da carestie, povertà e da un'economia al collasso. Si aggiungano le divisioni interne al regime e la voglia di intimidire la nuova Amministrazione Obama. Si è arrivati così a questo nuovo test nucleare che, secondo le prime analisi, è molto più consistente del precedente, nell'ordine di 10-20 chilotoni (comparabile, per capirci, con la bomba di Hiroshima). Se lo si abbina ai progressi in campo missilistico e al fatto che i nordcoreani possiedono uranio altamente arricchito sufficiente per circa sette bombe, ne risulta un quadro davvero preoccupante. Come sempre alle nette condanne da parte di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, si contrappone la prudenza di Cina e Russia, più vicine sia pure con malcelata rassegnazione a Pyongyang. Ma non è chiaro cosa si possa ora fare, oltre a nuove e sterili risoluzioni di condanna. Per quanto isolato, affamato, sull'orlo del collasso, il regime comunista al potere dispone di strumenti di pressione, e sa usarli con cinismo e determinazione. Vi sono innanzitutto le migliaia di pezzi di artiglieria schierati sul confine, in grado di devastare la capitale sudcoreana, Seul. Esiste poi la consapevolezza di non aver quasi nulla da perdere, e di saper trascinare in un conflitto distruttivo tutta la regione, in caso di tracollo definitivo. Vi è infine la minaccia di milioni di profughi in marcia verso i propri riluttanti alleati, Cina e Russia, a seguito di nuove grandi carestie. Il declino del leader Kim Jong-Il, colpito da un ictus lo scorso anno, accentua inoltre la rivalità fra le opposte fazioni interne, e favorisce un atteggiamento più aggressivo e tracotante, tipico delle fasi in cui Pyongyang si sente vulnerabile. Il presidente Obama aveva offerto nuovi negoziati; certo, trattare dopo questa nuova provocazione è più difficile, anche perché un cedimento alle richieste nordcoreane sembrerebbe avallare le tesi di chi ritiene l'arma atomica un utile strumento di ricatto politico, dando forse un colpo mortale al traballante Trattato di non-proliferazione nucleare. Ma l'alternativa è rischiare il disastro nell'Asia nord-orientale.

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TUTELA CONSUMATORI. Crisi finanziaria, CTCU: serve nuova regolamentazione dei mercati (sezione: crisi)

( da "HelpConsumatori" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

News TUTELA CONSUMATORI. Crisi finanziaria, CTCU: serve nuova regolamentazione dei mercati 26/05/2009 - 15:56 La capacità di autoregolamentazione della finanza globale ha fallito e a farne le spese sono i cittadini di tutto il mondo. È necessaria una ridefinizione delle responsabilità della politica e dell'economia ma anche del ruolo dei consumatori, che devono diventare più consapevoli. Per uscire dalla crisi e fronteggiare il "caos del neoliberismo" la richiesta generale è quella di una democratizzazione a tutti i livelli, a partire dal controllo dei mercati finanziari. Sono i temi sviluppati dal Centro Tutela Consumatori Utenti che ha elaborato un vademecum di proposte per uscire dalla crisi: queste prevedono differenti politiche su prezzi e tariffe, una maggiore competenza da parte dei consumatori e interventi rivolti ai mercati finanziari. Ecco in dettaglio le proposte del CTCU: Migliore politica dei prezzi e delle tariffeRafforzamento delle competenze e della consapevolezza di consumatori e famiglieEducazione al consumo fondata su criteri di eticità e sostenibilitàPrevenzione dell'indebitamento delle famiglieNessuna operazione fuori bilancioValutazione preventiva dei prodotti finanziari complessi da parte di un apposito ente di controllo, così come accade per i medicinaliControllo pubblico sulle agenzie di ratingMaggiore consulenza finanziaria e previdenziale sostenuta con risorse pubblicheTutela efficiente contro la malaconsulenza degli intermediari finanziariRiforma delle pensioni, considerato che solo un sistema pubblico offre reali garanzie di sicurezza permettendo ai cittadini un tenore di vita dignitoso: la previdenza complementare non può rappresentare la previdenza di base, e deve comunque essere vincolata a criteri di eticità e trasparenza.Maggiore sostegno al potere d'acquisto (la discesa dei tassi deve tradursi in rate del mutuo più basse) e ai salari (con la collaborazione dei datori di lavoro e del fisco), ma anche provvedimenti nell'edilizia, nell'assistenza all'infanzia e agli anziani. 2009 - redattore: BS

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Erogazione del credito a imprese e famiglie. Riunione in prefettura di Como (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 26-05-2009)

Argomenti: Crisi

Erogazione del credito a imprese e famiglie. Riunione in prefettura di Como (26/5/2009 20:38) | (Sesto Potere) - Como - 26 maggio 2009 - Prima riunione in Prefettura di Como del Tavolo provinciale dell’osservatorio per il credito, presieduto dal Prefetto, Sante Frantellizzi, cui hanno preso parte il presidente dell’Unione Industriali, il presidente dell’Associazione piccole e medie industrie, il presidente dell’Unione provinciale commercio e turismo, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza, nonché rappresentanti della Camera di commercio, della Banca d’Italia, dell’Associazione bancaria italiana e delle organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil. Nel corso dell’incontro è stata effettuata una prima analisi, sulla base degli elementi presentati dagli intervenuti, in merito allo stato generale dell’erogazione del credito alle imprese e alle famiglie in provincia di Como. Dall’esame congiunto della situazione si è potuto verificare che il ciclo economico discendente manifestatosi durante tutto il 2008 è proseguito anche nel corso del primo quadrimestre 2009 a causa del perdurare della crisi finanziaria che si è riversata su tutti gli apparati produttivi. In particolare, si è rilevato come per le imprese persista una grande difficoltà di accesso al credito. Il deterioramento del quadro economico e il connesso incremento del rischio hanno determinato, quale diretta conseguenza nell’ambito del credito bancario, un irrigidimento dei criteri adottati per l’erogazione dei prestiti alle imprese, che si è riflesso soprattutto in una riduzione delle quantità erogate e in un aumento dei margini applicati. Anche le politiche di offerta dei prestiti alle famiglie si sono evidenziate in moderata restrizione. Le condizioni di erogazione di mutui e credito al consumo sono divenute meno accomodanti in connessione con le sfavorevoli prospettive del quadro economico generale e del mercato immobiliare. In tale ottica ha continuato ad influire l’aumento della percezione del rischio sul valore delle garanzie ricevute dalle famiglie. Per tutto il 2008 la domanda di mutui è stata indicata in decisa frenata, mentre quella di credito al consumo in rallentamento.

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Scandali romanzati In questo periodo, più che mai, si usa spesso la parola crisi rife... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Scandali romanzati In questo periodo, più che mai, si usa spesso la parola crisi riferendosi principalmente all'ambito economico che ha un carattere globale. Io vorrei limitarmi però al nostro Paese nel quale si deve registrare anche una crisi di coscienze, di dignità, di onestà e di tanti altri valori dei quali spesso noi italiani ci siamo dimenticati. In pieno clima elettorale e con gravi problemi, vedi il terremoto e la crisi finanziaria, dove va a parare l'opposizione? Su illazioni, su scandali più o meno romanzati, ed è del tutto incurante di trascinare nella sporca vicenda famiglie e giovani ragazze. Tutto fa brodo, tutto serve a demonizzare per coltivare l'illusione di raccattare qualche misero voto. Questa è la grossa e preoccupante crisi, la crisi delle coscienze, di quei valori che tanti richiamano senza neanche sapere cosa sono e cosa rappresentano. I leader storici della sinistra potevano avere idee non condivisibili, ma sicuramente le portavano avanti con maggiore stile e dignità. LEONARDO CECCA RIVALTA (PIACENZA) Altri tipi di violenza Una considerazione in merito alla lettera scritta da Elio Sandri il 25 maggio. È vero che Berlusconi non è un personaggio malvagio e che il suo non può essere considerato un regime vero e proprio, perché in questo paese chiunque può dire ciò che pensa e le idee dei non allineati non sono assolutamente perseguite in maniera violenta, fisicamente parlando. Ma esistono anche altri tipi di violenza. 1) Quella verbale, dove con prepotenza e arroganza si tacciono le domande scomode dei giornalisti. 2) La violenza dell'ignoranza: il premier controlla la quasi totalità dell'informazione in Italia, soprattutto in ambito televisivo. Molti non si rendono conto di cosa sta accadendo perché credono ciecamente in ciò che vedono e sentono in tv, spesso si raccontano solo mezze verità se non addirittura sonore bugie. 3) La violenza dei numeri: io ho la maggioranza, il popolo è con me e faccio quello che mi pare, in barba alle leggi e alla costituzione (se non era per il lodo Alfano e santa prescrizione...). Trovo sia giustissimo governare in nome del popolo sovrano, magari lo si facesse sempre per davvero, ma mai travalicando e stravolgendo valori etici e morali che sono le fondamenta della democrazia. Sono convinto che Berlusconi sia pure una persona simpatica, io assolutamente non lo odio e neanche lo invidio, ma trovo sia assolutamente inadatto a guidare un Paese. STEFANO MORETTI Clima preelettorale Ci risiamo! In clima preelettorale tutti i partiti parlano di ridurre - chi più chi meno - il numero dei parlamentari. È un film già visto altre volte in passato, come l'abolizione delle Province, delle Comunità montane e quant'altro. Di una cosa si può essere certi: non se ne farà niente e finalmente una volta chiusa la campagna elettorale si parlerà di qualcos'altro. MARIO FEDERIGHI, MILANO Più attenzione per le fasce deboli In merito alla lettera del 23 maggio («Una strada chiamata accoglienza»), sarebbe opportuno ricordare che le istituzioni hanno precisi obblighi al fine di riconoscere e garantire «i diritti inviolabili dell'uomo» (art. 2 della Costituzione). Per esempio, in materia di assistenza è previsto che «ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale» (38, primo comma della Costituzione). Dal punto di vista attuativo, però, purtroppo oggi chi è nelle succitate condizioni (invalido civile al 100%) può contare per vivere su una pensione di circa 255 euro al mese! Questo misero importo è inferiore addirittura alla soglia della povertà assoluta (724,29 euro per una persona di età compresa tra i 18 e i 59 anni residente in un'area metropolitana nel Nord Italia, come evidenziato nella pubblicazione La povertà assoluta in Italia nel 2007, Istat, Statistiche in breve, 22 aprile 2009). Allora, nessuno chiede ai cittadini di accogliere tutti. Ma sarebbe assai urgente focalizzare una volta per tutte l'attenzione sulle fasce più deboli. E per loro, non per tutti, attuare - in tutta la misura del possibile - interventi garantiti e adeguati. GIUSEPPE D'ANGELO, TORINO ULCES, UNIONE PER LA LOTTA CONTRO L'EMARGINAZIONE SOCIALE Tu quoque Avis... L'assemblea nazionale dell'Avis, l'associazione volontari italiani sangue, conclusasi domenica a Roma, ha eletto per conto di oltre un milione di soci (1.157.000, per la precisione) il nuovo consiglio nazionale. Il consiglio è composto da 45 persone provenienti da tutta Italia. Di queste solo 3 (tre) sono donne, nominate da Avis regionali del Centro-Nord. Sono scandalizzata e demoralizzata dal sapere che persino in un consesso di volontari così grande il genere femminile viene così poco rappresentato e, probabilmente, considerato. ENRICA CHIODI Obama e il sogno americano Sono trascorsi più di 5 mesi dall'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, e fino ad ora non ho visto un significativo cambiamento di strategia della politica estera americana. Nonostante il 20 gennaio i media ci proponevano il sogno americano che si realizzava, in verità non è andata in modo così fiabesco. L'attuale presidente Usa non è uscito dal nulla, non si tratta di un afroamericano che ha iniziato lustrando scarpe: Barack Hussein Obama nasce a Honolulu il 4 agosto 1961 da Hussein Obama Senior e Ann Dunham, quasi subito (nel 1963) i genitori si separarono e successivamente divorziarono; il padre andò all'Università di Harvard per conseguire un dottorato e infine tornò in Kenya, dove morì in un incidente stradale nel 1982, rivide il figlio solo in un'occasione. Furono Stanley Dunham e Madelyn Payne Rolla McCurry, nonni materni a crescere il piccolo Obama. I Payne Rolla sono rinomati petrolieri del Kansas, imparentati con le più grandi stirpi nobiliari. FABRIZIO VINCI, MESSINA

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le regole da cambiare - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 35 - Commenti LE REGOLE DA CAMBIARE (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Documenta come le imprese italiane siano entrate nella crisi molto indebitate, dunque fortemente vulnerabili alla stretta creditizia. Ci dice anche che l´esercito del precariato, a basso salario e a forte rischio di disoccupazione, è una platea di circa 4 milioni. Mettendo insieme questi due fatti, l´invito di Sacconi alle imprese a fare una moratoria dei licenziamenti sembra il richiamo di un bagnino che invita le persone accalcate sulla spiaggia ad aprire gli ombrelloni per proteggersi da un´onda anomala. Ci sono due dati fondamentali per capire il benessere delle famiglie italiane. Il primo è quello sul lavoro: quanti sono gli occupati, quanti i disoccupati, quante le persone che operano a orari (e salari) ridotti. Il secondo dato è quello sui consumi: quanto stanno le famiglie italiane tirando la cinghia, di quanto hanno abbassato il loro tenore di vita. Senza questi due dati è difficile valutare quanto intensamente le famiglie italiane stiano vivendo la recessione. Purtroppo l´annuario presentato ieri a Roma non ci dice nulla a riguardo. I dati sul mercato del lavoro sono fermi al 2008, quelli sui redditi e consumi delle famiglie addirittura al 2006-2007. In Italia dovremo aspettare fino a luglio per avere i primi rilievi seri sull´occupazione nell´anno in corso. I dati delle indagini sulle forze lavoro vengono raccolti ogni settimana. Con un piccolo sforzo in più, come in altri paesi, si potrebbero produrre statistiche aggiornate mese per mese. Grave che né il governo né l´opposizione sollecitino l´Istat in questo senso: dati più tempestivi sul mercato del lavoro sono indispensabili per calibrare meglio la risposta alla crisi. Ci sono comunque due parti dell´annuario che sono molto utili per valutare la vulnerabilità dell´economia italiana di fronte alla crisi. La prima è quella relativa ai bilanci delle imprese italiane. Si sostiene spesso che l´economia italiana è meno vulnerabile alla crisi perché in Italia c´è poco debito privato. Questo è vero per le famiglie, ma non per le imprese. L´annuario Istat documenta come le società di capitale, soprattutto quelle medio-piccole, siano fortemente indebitate (in molti casi più del 50 per cento dei finanziamenti consiste in debito) e come tutte le imprese, grandi e piccole, siano soprattutto indebitate a breve. La stretta creditizia sta perciò pesando molto sui piani di queste imprese. Non a caso, proprio le imprese più indebitate già a fine 2008 avevano ridotto fortemente il personale (-4 per cento). Quando Sacconi chiede alle imprese di fare una moratoria sui licenziamenti, forse intende proporre una moratoria dei debiti, vuole proclamare un anno sabbatico come quello prescritto dalla Bibbia ogni 7 anni, in cui ogni creditore deve lasciar cadere il suo diritto? La seconda parte del rapporto utile per capire come evolverà la crisi è quella sulla contabilità del lavoro atipico. Ci dice che i lavoratori con contratti a tempo determinato, quelli con contratti di collaborazione (occasionale, a progetto o coordinata e continuativa) e i lavoratori autonomi a tempo parziale erano quasi tre milioni e mezzo nel 2008. Se a questi si aggiungono i lavoratori part-time (con contratto a tempo indeterminato) che vorrebbero lavorare full time si arriva a più di 4 milioni e mezzo di persone sottoccupate, quasi un occupato su quattro. Una enormità. I dati più interessanti riguardano comunque la durata del precariato e i salari. Nel 70 per cento dei casi non si tratta del primo impiego. Al contrario, la precarietà ha le caratteristiche di una condizione che si protrae per molti anni dopo l´ingresso nel mercato del lavoro. Inoltre, è una condizione che comporta salari più bassi. I lavoratori dipendenti con contratti temporanei guadagnano circa un quarto di meno di lavoratori con lo stesso livello di istruzione, esperienza, mansione, etc. che hanno invece un contratto a tempo indeterminato. E rischiano molto più degli altri di perdere il posto di lavoro. In questo caso non hanno accesso alle forme di integrazione al reddito per i disoccupati previste dai nostri ammortizzatori sociali. Sono, dunque, doppiamente discriminati: sul mercato del lavoro e fuori dal mercato del lavoro. Eppure il decreto attuativo delle misure anticrisi varate a novembre prevede che i cosiddetti ammortizzatori sociali in deroga vengano concessi solo a fronte di una scelta esplicita dei cosiddetti enti bilaterali (organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori), notoriamente assenti dove il precariato è più esteso. Ci vogliono invece ammortizzatori sociali con trattamenti uguali per tutti e che comportino un diritto soggettivo ad essere aiutati quando si perde il lavoro, a fronte di un impegno di chi riceve l´aiuto a cercare un impiego alternativo. Questa mobilità è fondamentale. Come dimostra la rivoluzione in atto nell´industria dell´auto, le recessioni servono a ristrutturare il nostro apparato produttivo. Il Governo continua anche a sostenere che non è il momento di riformare i percorsi di ingresso nel mercato del lavoro, nonostante molte voci nel sindacato si siano levate in queste settimane a favore di interventi che riducano il dualismo del nostro mercato del lavoro. Anche su questo l´esecutivo si sbaglia: durante le crisi le imprese continuano ad assumere. Meno che in tempi normali, ma continuano ad assumere. Se non si cambiano le regole in ingresso, vista l´incertezza sulla congiuntura, assumeranno solo con contratti temporanei. Rischiamo perciò di uscire da questa crisi non solo con una disoccupazione gonfiata dai licenziamenti a costo zero per le imprese dei lavoratori precari, ma anche con una quota più alta di lavoratori con contratti temporanei. è quello che è successo negli anni 90 in Giappone e Svezia, due paesi che hanno vissuto una lunga recessione originata come questa nei mercati finanziari. Siamo ancora in tempo per evitare che questo succeda anche da noi. Ma non c´è più tempo da perdere.

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scuola, falcidiato il tempo prolungato - salvo intravaia (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina VIII - Palermo Scuola, falcidiato il tempo prolungato Via 160 classi della media: la percentuale scende alla metà del Nord SALVO INTRAVAIA Taglio netto all´orario pomeridiano della scuola media siciliana e guai in vista in termini di finanziamenti. Il prossimo anno, famiglie e studenti dell´Isola dovranno fare i conti con una scuola secondaria di primo grado ancora più povera. Per effetto della cura dimagrante imposta alla scuola dalla coppia Tremonti-Gelmini, infatti, le cosiddette classi a tempo prolungato (con lezioni fino alle 16) subiranno una drastica diminuzione. Il tutto, mentre i presidi siciliani parlano di «quattro bombe ad orologeria che minacciano le scuole statali». Con il trascorrere delle settimane gli effetti del colpo di scure imposto all´istruzione statale dal governo Berlusconi si fanno sempre più chiari. Il prossimo mese di settembre, verranno chiuse in Sicilia 160 classi di scuola media, 158 delle quali a tempo prolungato. In pratica, in un colpo solo svanisce il 7 per cento delle classi con orario pomeridiano funzionante nell´Isola. E dall´attuale 30 per cento, la percentuale di tempo prolungato passerà al 23 per cento, accentuando il divario della scuola isolana con l´analogo servizio offerto dalle regioni settentrionali. Basta citare i dati di Lombardia e Piemonte per averne conferma. Nella terra del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, le classi di scuola media che prolungano le attività didattiche anche nel pomeriggio sono 41 su 100, in Piemonte si attestano al 37 per cento. Un calo, quello delle classi a tempo prolungato, la cui responsabilità è tuttavia da addebitare anche ai Comuni siciliani e alla cronica carenza di strutture. Nel predisporre, la scorsa estate, i provvedimenti che hanno prodotto un taglio di 42 mila cattedre in appena un anno, il governo ha stabilito che per attivare una classe a tempo prolungato dall´anno scolastico 2009/2010 l´istituzione scolastica dovrà essere in possesso di tutti i locali necessari per lo svolgimento delle relative attività. E per il tempo prolungato occorre in primo luogo il refettorio. Ma dalle nostre parti, purtroppo, gli enti locali (i Comuni per la scuola primaria e media, le Province per la scuola superiore) che dovrebbero provvedere alla manutenzione e alla costruzione delle scuole, così come alle cosiddette spese di funzionamento delle stesse, spesso hanno le casse quasi vuote e non riescono ad assicurare alla scuola neppure il minimo. Con scuole che cadono a pezzi, senza un soldo per riparare porte e finestre. è di pochissimi giorni fa, l´allarme lanciato dall´Asasi (l´Associazione scuole autonome della Sicilia) attraverso il suo presidente, Roberto Tripodi. «Vogliamo informare - spiega Tripodi - i genitori di 800 mila alunni siciliani della grave crisi finanziaria che sta mettendo a repentaglio la funzionalità delle scuole pubbliche statali». Sono quattro le emergenze. «Le scuole, in particolare quelle di competenza dei Comuni di Palermo e di Catania, sono ormai abbandonate a se stesse per la manutenzione, gli acquisti dei prodotti di pulizia, la fornitura delle attrezzature per uffici». Ma non solo: in Sicilia «le scuole superiori sono ormai costrette ad assistere impotenti alla dispersione scolastica poiché i centri di formazione professionale privati iscrivono direttamente gli studenti in uscita dalla scuola media per poi lasciarli in mezzo alla strada da settembre a marzo». E gli alunni sempre più spesso sono destinati a rimanere senza docente «poiché il ministero ha ribadito che i soldi per le supplenze sono stati tagliati del 40 per cento». Così durante l´ora di Religione, coloro che «non si avvalgono» possono restare a girovagare per i corridoi della scuola perché non ci sono soldi per organizzare le cosiddette «attività alternative».

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un occhio di riguardo per imprese e famiglie (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Pontedera Un occhio di riguardo per imprese e famiglie «Gestiamo l'istituto con i princìpi del mutualismo» CENAIA. Per la Banca di Lajatico continua, dunque, l'impegno sul territorio. «La nostra è una banca locale - ha spiegato l'avvocato Enrico Fabbri, presidente della Lajatico - che appartiene alla categoria delle Banche Popolari e che - conseguentemente - persegue lo scopo mutualistico. Banca locale è quella che opera localmente, in una determinata zona (città, provincia, regione); ma, più che altro (circostanza essenziale ed importantissima) è quella Banca che appartiene esclusivamente ai residenti in quella zona; ed essendo la loro Banca, deve impegnarsi per il sostegno della popolazione e per la valorizzazione del territorio della zona medesima». Quanto al rapporto mutualistico, esso consiste nella reciproca, «sistematica collaborazione ed assistenza, finalizzate al miglioramento delle condizioni economiche di tutti i soci e, indirettamente, della collettività locale - continua il presidente - La nostra Banca è stata sempre gestita rispettando i principi di mutualità e localismo. E grazie a questi criteri gestionali, abbiamo ottenuto dei risultati veramente notevoli». L'avvocato Fabbri elenca alcuni numeri. «Negli ultimi otto anni, i nostri volumi operativi (ovverosia: raccolta impieghi e utili) sono triplicati.- Ed anche nell'anno 2008 si è avuto un buon risultato, infatti la raccolta è crescita in misura del 23%, gli impieghi sono cresciuti del 21%, il patrimonio è cresciuto del 10%; mentre le sofferenze sono scese addirittura sotto l'1% degli impieghi». La pesante crisi finanziaria ed economica ha inciso sull'utile netto che si è ridotto del 21%. «Nonostante ciò, la rendita del capitale investito nelle azioni sociali, per l'anno 2008, è stata del 4,17%. Il merito di questi risultati è in buona parte attribuibile ai principi del localismo e della mutualità i quali hanno creato, fra tutti i soci di questa Banca, e quindi fra dipendenti, amministratori e clienti, un rapporto di confidenza, di cordialità e di fiducia; un rapporto idoneo a far comprendere ai soci e clienti che questa è la loro Banca, che qui troveranno la migliore assistenza, la massima disponibilità e la piena collaborazione per la tutela dei loro interessi personali, come impongono i principi del rapporto mutualistico», continua il presidente. Poi Fabbri aggiunge: «L'altro nostro requisito, che desidero evidenziare, è l'alto livello tecnologico e professionale che ci consente di offrire, alla clientela, i servizi ed i prodotti finanziari più moderni e qualificati al livello mondiale.- E tutto questo è possibile grazie alla tecnologia Cabel, che è un importante gruppo bancario, con sede in Empoli e del quale fa parte anche la nostra Banca ormai da svariati anni. Questa tecnologia Cabel è utilizzata ed apprezzata non solo da svariate Banche italiane, ma anche da importantissime Banche estere fra le quali posso citare la Deutsche Bank e la Banca di Tokio». Infine, nel suo discorso, il presidente ha concluso con un augurio. «Spero che tanto gli imprenditori, quanto le famiglie residenti in questo comprensorio abbiano la possibilità di apprezzare questa nostra collaborazione fiduciaria, confidenziale e di alto livello tecnologico - professionale».

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Aziende in crisi, scatta la cigs per Amorelli (sezione: crisi)

( da "MF Sicilia" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF Sicilia sezione: Sicilia Territorio & Imprese data: 27/05/2009 - pag: 3 autore: Carlo Lo Re Aziende in crisi, scatta la cigs per Amorelli In accordo con la Cgil siciliana, che ha coordinato le organizzazioni sindacali nissene nella gestione dell'atipico caso, è stata firmata presso l'ufficio regionale del lavoro di Palermo la cigs (cassa integrazione guadagni straordinaria) per la ditta Amorelli di Caltanissetta, nota in tutto il mondo per le sue pipe di alto valore artistico possedute da uomini del calibro di Bill Clinton e Papa Wojtyla. La Amorelli è stata costretta a ricorrere alla cigs per i suoi dieci dipendenti a causa della crisi finanziaria successiva a un programma d'investimenti sostenuto dallo Stato da anni inspiegabilmente bloccato quando già era in fase di erogazione. Il caso Amorelli, come già anticipato da MF Sicilia, era esploso a inizio aprile quando la ditta aveva presentato un esposto-denuncia per usura contro il Banco di Sicilia, sollevando il problema del credito alle imprese, che spesso si trovano travolte da tassi d'interesse troppi alti.

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Caro Tremonti, anche l'autonomia delle banche è un bene prezioso (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 27/05/2009 - pag: 7 autore: di Angelo de Mattia Caro Tremonti, anche l'autonomia delle banche è un bene prezioso Le già famose elaborazioni degli artigiani di Mestre hanno ottenuto, ieri, dal ministro dell'Economia, per la parte che riguarda i tassi bancari, la primazia su quelle dell'Abi. Il ministro ha detto che si fida delle medie calcolate dai primi piuttosto che di quelle prodotte dai banchieri. È tornato, così, nel dibattito politico-economico, il tema del credito alle imprese e dei relativi oneri, a proposito dei quali Giulio Tremonti, nei giorni scorsi, aveva invitato le banche a uniformarsi alla media europea, dopo l'abbassamento dei tassi ufficiali da parte della Bce e l'ammissione degli istituti di credito ai bond che portano, nella vulgata corrente, il suo nome. Anche perché l'argomento ha un forte richiamo elettoralistico, sarebbe ragionevole chiudere la discussione su questo tema, affermando che sarebbe più conveniente fidarsi, prima di tutto, delle elaborazioni della Banca d'Italia, rinviando ai dati che potrebbero essere forniti anche dalla sua Relazione e dalle Considerazioni finali del governatore, venerdì prossimo. Sarebbe il modo più corretto per sottrarre alle tentazioni elettorali e del consenso, soprattutto in determinate aree del corpo degli elettori, una materia che dovrebbe essere affrontata innanzitutto in maniera serena ed oggettiva.Intanto, ci sarebbe da chiedersi per quale ragione aumenterebbe la raccolta bancaria – come si segnala – ma non anche gli impieghi alle imprese industriali (in precedenza, ci si era concentrati solo sulle imprese minori). In sostanza, non appare così scontato che ciò accada perché si intenda, da parte dei banchieri, dare impulso – come si dice – solo agli impieghi finanziari, con un ritorno di fiamma per la finanziarizzazione. Se, infatti, si considera, da ultimo, ciò che dice Prometeia, che segnala un forte aumento delle sofferenze - le quali crescerebbero del 20%in due anni, con una forte contrazione degli utili – ci si deve domandare se il problema stia solo dal lato dell'offerta o se non stia anche da quello della domanda. Prima di Prometeia, il Bollettino economico della Banca d'Italia aveva segnalato il significativo deterioramento in atto della qualità del credito. Si è detto e ripetuto che la crisi finanziaria è sfociata nel contagio dell'economia reale, la quale ora, pure essa, è in crisi, a prescindere dal sostegno o no del sistema bancario. O, meglio, vi è una fascia di iniziative imprenditoriali in difficoltà, per le quali anche un intervento bancario in perdita, alle più favorevoli condizioni, non farebbe altro che ritardare il momento dell'espulsione dal mercato. Altre iniziative, invece, sono recuperabili con un apporto bancario meno cauto, meno legato alla panoplia delle garanzie, in specie reali, e più concentrato su validità e prospettive del progetto, che sappia puntare su politiche dei tassi e condizioni di veduta lunga. Poi, naturalmente, vi sono tutte le altre iniziative che godono pienamente del merito di credito. C'è un problema, dunque, di quantità e di trattamenti complessivi, dunque di tassi, ma non uguale per tutti. Il prius è chiarire se anche iniziative fatalmente destinate all'insuccesso debbano ugualmente essere sostenute dalle banche e conseguentemente spiegare come, nel caso di risposta positiva, trovino applicazione i principi della sana e prudente gestione e della tutela del risparmio, null'altro essendo il denaro dato in prestito che i fondi depositati dalla clientela. Qual è il limite dell'intervento delle banche? Qual è il discrimine tra dirigismo e autonomia del banchiere? Dicono qualcosa i rischi, per gli istituti di credito, di essere coinvolti in vicende fallimentari quando vengono erogati finanziamenti in particolari circostanze? E che fare se è la domanda di credito a contrarsi? Costringere con la forza il cavallo a bere?Sulla base di queste premesse, è comunque necessaria un'analisi differenziale che tenga anche conto dell'apporto dei Tremonti bond, l'ammissione ai quali se non è richiesta da diverse banche, evidentemente è valutata non conveniente o non necessaria. Non si può insistere molto su una visione della banca/passa-finanziamenti, come se essa rappresentasse il mero transito dai Tremonti bond alle imprese (allora, sarebbe stato preferibile ricorrere a qualche altro sistema per far affluire i fondi alle aziende, al limite resuscitando i meccanismi di un tempo del Mediocredito Centrale). Ma, poi, occorre anche mettersi d'accordo sull'elaborazione dei dati: non può esserci una continua querelle sulla loro affidabilità a seconda di chi li produce. La via maestra è quella di fare riferimento ad un'autorità super partes, la Banca d'Italia. In ogni caso, l'Abi potrebbe rendere noti criteri e metodi dei suoi calcoli e delle fonti alle quali fa riferimento. Così, almeno, verrebbe meno il motivo del contendere sui profili tecnici.Ciò non significa - tutt'altro - che non vi sia la necessità di progressi nell'operare degli istituti di credito, sui piani del sostegno alle imprese e alle famiglie e della tutela del risparmio. Le norme secondarie, l'opera e gli impulsi della Vigilanza, gli stimoli concorrenziali muovono nel senso di far progredire trasparenza, competitività, condizioni contrattuali e tassi. Occorre, dunque, proseguire nella linea della moral suasion, elevando anche il livello degli interventi. Dopo la lezione della crisi, le banche devono dimostrarsi più compenetrate negli interessi generali, con una migliore visione di sistema, più capace di selezionare l'effettivo merito di credito, di innovare e di sostenere l'impresa, non solo con i tradizionali finanziamenti. È una linea sostenuta dalle Autorità monetarie. Ma sarebbe singolare trascurare i problemi propri dell'economia reale e lasciare intendere che con un credito più lasco si possono superare quelle difficoltà delle imprese, che, invece, esigono interventi di politica economica e di politica fiscale. Le banche diverrebbero, così, un comodo alibi. È illusorio ritenere che, per contrastare la crisi e promuovere il rilancio, esse possano surrogare altre leve che devono funzionare e dar conto del proprio operato. I banchieri tornino a fare i banchieri: ben detto. Ma fondamento dell'arte del banchiere è la selezione. C'è un'enorme distanza tra il dovere di fare di più, che oggi gli incombe, e la pretesa di considerarlo parte di un sistema nelle sembianze di Atlante che regge il mondo dell'economia. Servirebbe solo, quest'ultima rappresentazione, a épater les bourgeois.

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Investment bank, c'è aria di rivincita (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 27/05/2009 - pag: 18 autore: di Francesco Ninfole per nomura gli istituti wholesale ora sono avvantaggiati rispetto a quelli commerciali Investment bank, c'è aria di rivincita L'andamento dei tassi e la diminuzione della concorrenza spingono proprio le attività protagoniste della crisi finanziaria Sui servizi retail pesa invece il boom delle sofferenze sui crediti L'epidemia dei crediti in sofferenza proseguirà nei prossimi mesi e condizionerà l'andamento delle banche commerciali. In termini relativi potrebbe così rafforzarsi il comparto wholesale, che guadagna grazie alle attività di investment banking e di negoziazione. È questa la tesi di un report pubblicato ieri di Nomura, che pure ha recentemente aumentato l'esposizione nell'investment banking con l'acquisto di attività da Lehman Brothers. Le osservazioni degli analisti si basano sulla constatazione che i fattori che hanno spinto il wholesale non si arresteranno, mentre quelli che hanno penalizzato le commerciali si accentueranno. Innanzitutto, il wholesale è stato favorito dall'andamento dei tassi. La curva dei rendimenti è ripida, con bassi tassi a breve (per effetto delle politiche monetarie) e alti tassi a lungo termine (per le attese di una risalita, spinta dall'eccesso di offerta sui titoli di Stato). Tale squilibrio ha favorito un aumento i profitti delle investment bank nel reddito fisso. La curva dei rendimenti, secondo gli analisti, non subirà un appiattimento nei prossimi trimestri, perciò persisterà la posizione di vantaggio degli istituti attivi nel fixed income. In generale, sono aumentati i profitti derivanti dalla negoziazione in conto proprio, grazie anche al buon andamento dell'attività su valute e commodity. Insomma, proprio il trading, che aveva affossato le banche durante la crisi finanziaria, oggi è una fonte significativa di profitto. Ma l'investment banking approfitterà anche di altri fattori. I margini di guadagno sono aumentati a causa della riduzione della concorrenza dopo l'uscita di alcuni rilevanti operatori. Inoltre il rischio controparte per gli operatori è diminuito: Nomura rileva che gli indici Abx e Cmbx (relativi ai prodotti finanziari legati ai mutui) scontano livelli attesi di nuove svalutazioni limitate rispetto a quelle del passato (che peraltro hanno giovato delle nuove norme sulla valutazione di asset in bilancio). Tutti questi elementi si sono già tradotti nel primo trimestre 2009 in profitti medi del wholesale superiori del 67% rispetto all'anno scorso. Ben diversa la situazione per le banche commerciali: «Le sofferenze aumenteranno nel secondo trimestre, con un picco atteso nel 2010», hanno previsto gli analisti. «La discesa dei tassi di copertura delle riserve sui prestiti deteriorati non è sostenibile e può condurre a un deciso declino dei profitti, considerando anche che i bassi tassi comprimono i margini per le banche commerciali». Perciò, gli istituti più tradizionali corrono maggiori rischi di aumenti di capitale: una situazione opposta a quella di qualche mese fa, dovuta alla recessione economica che si è sostituita alla crisi finanziaria. Sulla base di queste considerazioni, Nomura consiglia i titoli Credit Suisse e Deutsche Bank, due tra le banche europee con i maggiori capitali investiti nel wholesale.

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Generali non sfonda sulla Ingosstrakh Deripaska quasi salvo (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Generali non sfonda sulla Ingosstrakh Deripaska quasi salvo da Finanza&Mercati del 27-05-2009 Il ciclone che ha investito l'economia e la finanza russa non sembra essere stato sufficiente a Generali. Dalla tempesta, infatti, esce ancora in piedi Oleg Deripaska. Secondo quanto riportato ieri dal Wsj, la sua holding, la Basic Element sembra vicina alla fine del tunnel. «Ci sono ancora alcune situazioni difficili - ha detto la ceo Olga Zinovieva - ma dovremmo essere a un passo dall'accordo coi creditori». Il che rende meno vicina l'ipotesi che Trieste riesca a mettere le mani sulla compagnia di assicurazioni russa Ingosstrakh. La battaglia del Leone a Mosca è cominciata un paio d'anni fa, quando Generali ha messo un piede nel gruppo moscovita rilevando per 700 milioni di dollari il 38,5% attraverso il veicolo Ppf Beta costituito col partner ceco Petr Kellner (49% il Leone, 51 il gruppo Ceska pojistovna). La mossa ha scatenato la reazione del socio di maggioranza (col 54%), la Basic Element di Oleg Vladimirovic Deripaska che ha cercato un pesante taglia-fuori con colpi proibiti. Tra cui un aumento di capitale ad excludendum, poi annullato dalla magistratura russa. Dopo la durissima battaglia legale vinta da Ppf (che ha ottenuto l'etrata nel board dei suoi rappresentanti), era emersa l'ipotesi di un'uscita di Deripaska dal capitale. L'oligarca, infatti, è stato tra i più colpiti dalla crisi finanziaria di Mosca, sepolto sotto il peso di debiti stimati per 20 miliardi di dollari. Ma la holding Basic Element è stata considerata troppo importante per fallire. Soprattutto dai creditori bancari occidentali. Ecco perché, in un primo tempo, è stato lo stesso Cremlino a muoversi con un intervento da 4,5 miliardi di dollari. Adesso, sembra che Mosca abbia ottenuto la quadratura del cerchio: i creditori accetteranno la ristrutturazione del debito e la Basic Element manterrà gli asset più preziosi. Deripaska ha già ceduto quote in Magna (il gruppo automobilistico in corsa per Opel), Hochtief e Strabag, ha venduto la Bank Soyuz allo Stato russo, ma di certo punta a mantenere il colosso dell'alluminio Rusal, nonché Ingosstrakh.

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Gli economisti ci dicono che la crisi è dovuta principalmente alla mancanza di regole (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Gli economisti ci dicono che la crisi è dovuta principalmente alla mancanza di regole Gli economisti ci dicono che la crisi è dovuta principalmente alla mancanza di regole. Tocca anche ai giuristi allora dire quali sono le prospettive della crisi. Fabio Cintioli è professore di diritto amministrativo e vanta anche le esperienze di consigliere di Stato e segretario generale dell'Antitrust. Ai suoi scritti aggiunge la conoscenza delle istituzioni ed è uno dei maggiori esperti di diritto pubblico dell'economia nel Paese. Si sta occupando proprio in questi mesi della crisi e dei suoi effetti. La crisi figlia della mancanza di regole. Il rimedio sta nel farne di più? Direi di no. La crisi non dipende solo dalla mancanza di regole nei mercati finanziari, ma probabilmente anche da errori commessi da chi li vigilava. Sembra ormai chiaro che in Europa e soprattutto in Italia la situazione non era così viziata. In Italia abbiamo sempre avuto abbondanza di regole, forse addirittura troppe. Non abbiamo bisogno di farne di nuove? Distinguiamo il piano della cooperazione internazionale da quello comunitario-nazionale. Il primo risente della globalità dei mercati. La crisi ha reso possibile una collaborazione tra governi per coordinarli ed è questa la strada per rinsaldare i sistemi di controllo. Beninteso, siamo lontani da un mondo ideale nel quale una comunità sovranazionale incarna i principi di giustizia ed esprime dei veri controllori globali. In mancanza dell'utopia, dovremo accontentarci di efficaci collaborazioni tra le autorità dei vari paesi. Mi sembra evidente che la crisi ha rilanciato i temi della sovranità nazionale e del primato della politica. Se la crisi finanziaria e bancaria non ha investito il nostro Paese così come altri, è anche perché da noi il mercato è rimasto sempre sullo sfondo. La realtà è quella di un sistema socio-economico molto rigido. In questi ultimi 15 anni si è fatto un grande uso delle parole privatizzazione e liberalizzazione, ma spesso le si è declinate in modo formale. Si è pensato: apriamo alla competizione, ma lasciamo che la sfera pubblica sia sempre presente, con il suo sostegno ed i suoi controlli. Bastano università e servizi pubblici locali? Direi che bastano. Ma qual è la relazione con la crisi? Una società come quella italiana resiste meglio alla tempesta della crisi. Ma il suo assetto resta un ostacolo a partecipare alla ripresa e rischia di condannarci a molti altri anni di crescita comparativa ridotta in Europa. Per non parlare di India e Cina. Lei conosce bene, per esserne stato consulente, il Senato. Pensa anche al Parlamento quando parla di eccessi di regole? Condivide la politica del taglialeggi? Oltre che di numero il problema è di qualità. Il rimedio alla prassi dei maxi emendamenti sta nella riforma dei regolamenti parlamentari. Il nostro ordinamento è diventato complicatissimo, ma questo succede anche a causa del groviglio di leggi regionali, regolamenti locali e di autorità indipendenti. È per questo che tagliare le leggi statali temo non servirà a ridurre le complicazioni. Ma questo è un discorso diverso. La sua tesi è che la concorrenza da noi sarebbe stata come un "paradosso", come scrive in un saggio di imminente pubblicazione. Da un lato abbiamo avuto davvero troppe regole. Dall'altro abbiamo avuto la difficoltà solo di concepire una società davvero meritocratica. Come può esservi mercato e concorrenza in una società nella quale la regola principale è la mobilità-zero nell'esperienza lavorativa dell'individuo? E poi ci siamo rifugiati in una idea di concorrenza strutturale e predisegnata, ben lontana dalla "società aperta". Sicché la concorrenza è diventata, paradossalmente, la motivazione per imporre i vincoli più svariati, per far crescere numericamente le amministrazioni, per aumentare la sfera pubblica. E la mancanza di un vero dibattito sull'Europa e le sue opportunità non ha aiutato. La ricetta per il futuro? I giuristi possono ricordare che, prima della concorrenza come struttura, vi è la libertà economica individuale, che non a caso la Costituzione riconosce nell'art. 41 come valore fondante. In questo scenario le nuove tecnologie e i diritti di proprietà intellettuale devono avere una protezione adeguata, perché è da qui che passerà il vento della ripresa. Poi, dobbiamo ricordare che la spina dorsale e la storia del nostro Paese ha anche bisogno di istituzioni amministrative tradizionali che non siano pletoriche, che siano dichiaratamente fuori dal mercato (perché con loro il mercato c'entra poco), che siano autonome ma responsabili verso la politica, e che siano efficienti e competenti. In che modo si può valorizzare la libertà d'impresa individuale? Pensiamo al diritto antitrust. È dubbio se i piccoli concorrenti possano pretendere di condividere le scoperte scientifico-imprenditoriali coperte da brevetto. Forse la crisi suggerisce una risposta negativa, come quella che è stata data in Usa nel caso Microsoft. Come giudica l'azione dell'Antitrust? Anche l'Antitrust nazionale, come la Commissione, "subisce" la crisi. Non è facile colpire gli illeciti anticoncorrenziali di imprese costrette a porre in cassa integrazione molti dipendenti. Però, la crisi suggerisce anche qualche adattamento e la saggezza della nostra Autorità potrebbe ben tornare utile. Si potrebbe attenuare la rigidità di quei settori che altrimenti ostacoleranno la ripresa post crisi. Si potrebbe favorire la ricerca e sviluppo incidendo sul rapporto antitrust-proprietà intellettuale. Mi convince meno la politica di sostituire le sanzioni con impegni "per il mercato", che fa dell'Antitrust un produttore di nuove regole in un sistema che ne ha già tante. E i consumatori? L'Antitrust garantisce la libertà di concorrenza delle imprese e per conseguenza tutela anche i consumatori. Però non dimentichiamo che la protezione dei ceti deboli non riguarda l'Antitrust, ma le istituzioni della politica. G.P. 27/05/2009

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SI E' CONCLUSA con un rinvio al prossimo 5 giugno l'udienza in programm... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

GUBBIO / GUALDO / NOCERA pag. 11 SI E' CONCLUSA con un rinvio al prossimo 5 giugno l'udienza in programm... SI E' CONCLUSA con un rinvio al prossimo 5 giugno l'udienza in programma ieri dinanzi al Giudice della sezione fallimentare del Tribunale civile di Perugia nel corso della quale si sarebbe dovuta assumere una decisione in ordine alla richiesta di concordato avanzata a suo tempo dalla società Sirio Ecologica: l'azienda eugubina con sede a Padule, per oltre 25 anni tra le realtà più importanti nel settore della raccolta e smaltimento dei rifiuti speciali ed ospedalieri, ma da mesi ormai alle prese con una grave crisi finanziaria che ha portato all'interruzione del ciclo produttivo ed alla messa in cassa integrazione degli operai (nella foto una manifestazione di solidarietà per i lavoratori Sirio, con uno striscione dei pensionati). Una situazione che con il trascorrere dei giorni diventa sempre più complicata, come dimostra il fatto che oltre 7 mesi di incontri e trattative, con la sollecitazione e la mediazione del «tavolo istituzionale» riunitosi a più riprese presso la Regione non sono approdati a sbocchi condivisi. La prospettiva dell'affitto del «ramo d'azienda» da parte di una nuova società guidata da una immobiliare padovana e con la presenza del vecchio proprietario, non ha ottenuto la condivisione delle forse sindacali e dei lavoratori perché non hanno trovato nel piano industriale gli elementi in grado di fornire le garanzie e le prospettive indispensabili per un reale rilancio. «Se l'azienda fallirà aveva dichiarato in una recente conferenza stampa il segretario generale della Filcem Renzo Basili non sarà certo per colpa dei lavoratori, sempre compatti e impegnati in prima linea per il rilancio dell'attività. La proprietà ha sempre privilegiato scelte e opzioni che salvassero se stessa, piuttosto che i dipendenti». Per quello che potrà essere il futuro della Sirio Ecologica e dell'eventuale efficacia operativa dell' affitto del ramo di azienda, si tratta di attendere qualche giorno. Nel frattempo le maestranze rimaste senza occupazione sono 64, con la cassa integrazione in deroga che li tutelerà fino al prossimo ottobre essendo scattata il 1 novembre scorso per la durata di un anno. L'azienda aveva sedi e filiali anche in Piemonte, Toscana e Lombardia con un portafoglio ricco di circa 7mila contratti con diverse aziende, molte pubbliche. Giampiero Bedini

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All'Enel decolla l'aumento di capitale, nel Lodigiano interessati 5mila azionisti (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

All'Enel decolla l'aumento di capitale, nel Lodigiano interessati 5mila azionisti n Sarà l'aumento di capitale fino a 8 miliardi deciso il 6 maggio scorso l'argomento clou del consiglio di amministrazione dell'Enel previsto per domani. L'aumento di capitale avverrà attraverso l'emissione di azioni ordinarie da offrire in opzione agli azionisti Enel in proporzione al numero di azioni possedute: un'operazione che nel solo Lodigiano potrebbe riguardare circa 5mila e 200 azionisti, e che il Responsabile finanza di Enel, Claudio Machetti, spiega così. «L'aumento di capitale è uno dei cardini del nuovo piano strategico Enel che punta a portare il risultato di gruppo a 4 miliardi di euro nel 2010 e a 5 miliardi di euro nel 2013. Unita a una politica selettiva di cessione di attività non strategiche e all'ottimizzazione degli investimenti, la prevista ricapitalizzazione ha consentito a Enel di annunciare che, a cominciare dai risultati 2009, distribuirà ai suoi azionisti il 60 per cento dell'utile netto consolidato ordinario. Enel ha distribuito 0,64 centesimi di dividendo per azione nel 2006 e 0,49 centesimi per azione nel 2007 e 2008: in tutto 1,62 euro per azione in tre anni, che portano il totale dalla privatizzazione a oggi a 4,08 euro per azione. La nuova politica dei dividendi, anche per il futuro continuerà verosimilmente a collocare Enel tra le aziende che offrono un dividendo con un rendimento tra i più significativi in Italia». Complice l'impossibilità di prevedere con certezza l'andamento dei mercati, l'investimento in azioni secondo Machetti «non può offrire ritorni garantiti». Ma proprio dalla sofferenze patite dalle borse in questi mesi, secondo Machetti, è possibile trarre qualche utile indicazione: «Anche nel mezzo della terribile crisi finanziaria mondiale che nei mesi scorsi ha colpito le Borse di tutto il mondo, gli azionisti Enel hanno sofferto meno di altri investitori - spiega Machetti -. In questo periodo nero per i mercati, le perdite al netto dei dividendi distribuiti per gli azionisti della tedesca E.On sono state del 47 per cento, quelle per gli azionisti di Gaz de France sono state del 34 per cento, mentre le perdite per i titoli che compongono l'indice Mibtel della Borsa di Milano sono state del 42 per cento e quelle per le società europee ricomprese nell'indice Dow Jones Eurostoxx Utilities sono state del 34 per cento; quelle per gli azionisti Enel, invece, sono state ridotte al 28 per cento».

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In Gran Bretagna rispunta la voglia di proporzionale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-05-27 - pag: 11 autore: Riforme a Londra. Dopo la crisi sui rimborsi spese In Gran Bretagna rispunta la voglia di proporzionale Leonardo Maisano LONDRA. Dal nostro corrispondente Pr in Inghilterra non significa più Pubbliche relazioni. In questi giorni di espiazione nazionale è diventato solo l'acronimo di proportional representation, il sistema elettorale proporzionale. Quello che noi italiani abbiamo abbandonato quindici e più anni fa e che Westminster aborrisce, scolpito com'è dal maggioritario secco, trova nuovi supporter sull'onda delle spese illecite di deputati fantasiosi. A guidare la lotta per una House of Commons in abito proporzionale, e quindi democraticamente rispettosa della volontà popolare, è Alan Johnson, ministro della Sanità e possibile sfidante di Gordon Brown per la leadership del partito. Chiede un referendum popolare, ha allineato dietro la sua proposta cento deputati, intende infilarla nel programma del partito. Un'altra crociata modernista? Senz'altro una nuova mazzata all'immagine che l'Inghilterra da decenni offre di sé stessa. Crollato il mito della finanza, abbandonata la terza via del socialismo riformista, restava solo il pendolo di un'alternanza parlamentare irregolare, ma netta, a fare di questo Paese un'eccentricità europea. Conservatori o laburisti, senza i puntelli di coalizioni tremule. Con i liberaldemocratici terzi, a molte lunghezze. Tutto questo non finirà, ma l'elaborato progetto di Johnson che prevede quote di deputati "proporzionali" a fianco di quelli eletti nei collegi maggioritari, rischia di far impazzire il pendolo. O almeno di riempire di volti nuovi dall'ultra destra del Bnp ai populisti dell'Ukip - gli antichi scranni dei Comuni. Il dibattito irrita gli elettori, a dar retta al Times, che in un solo giorno ha pubblicato sei lettere di condanna per l'idea di Johnson. Ma tant'è, l'Inghilterra scopre il contrappasso e l'urgenza della pena, in questa congiuntura in cui tutto sembra andare male. Dopo la crisi finanziaria, la crisi della politica in un lavacro che spinge tutti a discutere di riforme costituzionali in un Paese che la Costituzione (scritta) continua a non averla. L'iniziativa politica, al di là di Alan Johnson, la tengono i conservatori con David Cameron che ogni giorno propone idee nuove per " dare potere al popolo": deputati indipendenti in lista, limiti alle prerogative del premier e maggiore voce ai Comuni. Un menù infinito a cui Jack Straw, ministro della Giustizia, ha dato la sua approvazione in un esercizio trasversale raro in Gran Bretagna. C'è voglia di rifondare uno Stato intero. Lo scandalo delle spese parlamentari è stato il più grave nella storia recente del Regno e l'esigenza di introdurre correttivi è indispensabile. Ma altro si muove sullo sfondo di un Paese provato più tutti gli altri dalla sequenza di crisi. Tanto discettare e l'enfasi che vi è posta è legata alla campagna elettorale in vista di europee e amministrative di giugno. Sia i conservatori sia laburisti pagheranno il prezzo dello scandalo con voti di protesta a favore dei partiti minori e più radicali. Alle europee passeranno il Bnp e Ukip perché il proporzionale - sistema in vigore anche in Inghilterra per l'assemblea di Strasburgo - li premierà. E forse non più solo alle europee. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL LEADER Il fronte del cambiamento è guidato dal ministro della Sanità Alan Johnson, possibile sfidante di Brown nel Labour

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Governi e banche centrali hanno gestito bene la crisi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-27 - pag: 41 autore: Alta finanza. Parla David de Rothschild, numero uno della banca d'affari anglo-francese «Governi e banche centrali hanno gestito bene la crisi» Il banchiere: un fondo di merchant banking da 500 milioni Alessandro Graziani MILANO Se è vero che è banchiere solo chi ha il nome " in ditta", David de Rothschild è certamente uno dei pochi veri banchieri internazionali in un mondo pieno di manager bancari. Il barone David de Rothschild, 66 anni, nato a New York ma cresciuto in Francia, è l'uomo che ha riunificato – dopo le tensioni tra il ramo francese e quello inglese – le varie anime di una delle più blasonate e storiche famiglie del credito. è l'erede di una dinastia di banchieri che nell' 800 ha finanziato il canale di Suez ed è stata decisiva nel tramonto di Napoleone. Altri tempi, il mondo non era ancora globalizzato. Ma la storica banca d'affari fondata da Mayer Amschel Rothschild –che tuttora conserva l'antico simbolo dello scudo rosso con cinque frecce, a ricordare i cinque figli che furono mandati a fare fortuna a Londra, Parigi, Napoli, Viennae Francoforte – è rimasta attaccata alla tradizione. Evitando le contaminazioni delle banche d'investimento americane, diventate negli ultimi decenni iperesposte alla finanza. Tuttora la Rothschild è una banca d'affari non quotata in Borsa, non concede finanziamenti e non è attiva sul mercato dei capitali. Il core business resta quello tradizionale, ovvero soprattutto l'advisoring per società e Governi (tra i quali,in questo momento,c'è anche l'Amministrazione Usa per i complessi salvataggi di Chrysler e General Motors). Rothschild opera a livello internazionale, attraverso un network di oltre 900 bankers presenti in 34 Paesi del mondo. All'advisoring, si affiancano attività mirate nel private banking e nel merchant banking. Attività, quest'ultima, che David de Rothschild annuncia di volerrilanciare con un fondo chiuso da 500 milioni di euro. Ecco come il banchiere francese – che nei giorni scorsi era a Milano e Roma per incontrare, insieme all'amministratore delegato di Rothschild Italia Alessandro Daffina, i massimi vertici istituzionali e finanziari italiani –analizza lo scenario della crisi finanziaria internazionale. Oltre il 60% dei manager internazionali, sostiene una recente ricerca dell'ufficio studi dell'Economist, ritiene che ci saranno cambiamenti fondamentali nel funzionamento del capitalismo: riduzione della disponibilità al rischio, aumento della regolamentazione e rallentamento della crescita. Lei che ne pensa? è difficile credere che dopo una crisi economica di questa gravità non ci saranno dei cambiamenti. Chiaramente adesso chi opera nel mondo capitalista sarà più attento a valutarne i rischi. Ci sarà più attenzione alla leva finanziaria, cioè al livello di indebitamento che una determinata iniziativa di investimento può sopportare. E questo avrà probabilmente un impatto sulla crescita economica, che sarà però più sana e più stabile con un orizzonte di lungo termine, che è una buona cosa perché riduce i comportamenti speculativi. La speculazione è però una componente del mercato. Passata la paura del grande crack, non c'èilrischio che tutto torni come prima o quasi? Non credo. Durante i periodi di crisi più recenti, ed in particolare durante quelli che sono stati causati dallo scoppio di bolle speculative, la memoria della gente è stata corta e si è tornati a commettere gli stessi errori. Tuttavia ritengo che questa volta la lezione sarà molto più duratura. Veniamo al tema delle regole. In vista del prossimo G8 in Italia, i Governi stanno preparando i nuovi global standard. Per evitare che, superata la crisi, tutto torni come era prima. In attesa di conoscere i dettagli, è d'accordo che siano i Governi a scrivere le regole? Chiaramente alcune regole dovranno essere cambiate. Non sono però sicuro che queste nuove regole debbano essere di esclusiva responsabilità dei Governi. I Governi dovranno indicare il framework entro il quale i regulators, le banche centrali, se parliamo di istituzioni finanziarie, e l'industria stessa dovranno lavorare tutti insieme per avere leggi che funzionino meglio. Il più delle volte la gente aderisce meglio alle regole se ha fatto parte del gruppo di lavoro che le ha istituite. Tra qualche anno, la storia darà un giudizio sul comportamento di Banche centrali e Governi nella gestione della più grave crisi degli ultimi 80 anni. Lei,per il momento,che opinione si è fatto? Quando la crisi si è manifestata in tutta la sua gravità, esistevano due rischi principali: il collasso di alcune grandi banche e la trasformazione della recessione in deflazione. Mi pare si possa dire già ora che entrambi questi rischi sono stati evitati. Le banche, in generale, sono state salvate. La recessione è severa, ma lentamente ne usciremo. Dobbiamo riconoscere che Governi e Autorità hanno azionato tutte le leve possibili e sono riusciti in un'impresa non facile. Certo, qualche sbaglio è stato fatto. Per esempio? Lehman Brothers non doveva essere lasciata fallire. Il mancato salvataggio, in quel momento, è stato decisivo nel peggiorare una situazione generale già difficile. I salvataggi però hanno portato i Governi nel capitale delle banche. Tra Stato e mercato, sta vincendo il primo? I Governi non sono entrati nel capitale delle banche o di alcune aziende per una decisione politica, come avvenne in Francia con le nazionalizzazioni decise da Mitterand. In questo caso, i Governi sono stati costretti a nazionalizzare. Credo che appena potranno, gli Stati usciranno dalle banche.L'ingente utilizzo di capitali da parte gli Stati potrà portare, purtroppo, altre conseguenze negative. Quali? La gravità della crisi richiederebbe maggiori interventi a sostegno dell'economia. Ma le risorse non sono infinite e gli Stati non possono indebitarsi oltre certi livelli. La conseguenza è che avremo una ripresa economica più lenta e più lunga rispetto a quanto avvenuto in altre occasioni. Nel medio-lungo periodo, l'aver evitato il fallimento di tante banche e tante industrie sarà pagato con meno crescita e meno prosperità. Come conseguenza della crisi, si dice che niente sarà più come prima per le banche. Un tema che vale per tutti, ma che colpisce in modo particolare le grandi banche d'investimento Usa. Per Rothschild nascono nuove opportunità? Non si costruisce mai il proprio successo sul fallimento degli altri. Per quanto riguarda Rothschild, la nostra forza dipende dalla certezza di avere un azionista di controllo rappresentato dalla mia famiglia, che lo è da oltre 200 anni, e dal poter contare su un network di manager capaci e coesi. Questi due fattori sono sempre importanti, ma diventano determinanti nelle fasi di crisi. Le difficoltà degli altri vi avvantaggiano in qualche modo? La crisi che ha colpito molte grandi banche d'investimento ha portato l'uscita di tanti bankers di qualità. Per noi è l'occasione di reclutare nuovi talenti. Le posso garantire che in questi mesi sono in tanti a proporsia Rothschild. Il vostro modello di business resterà comunque basato essenzialmente sull'advisoring? è da sempre il nostro mestiere principale e sarà così anche in futuro. A fianco del private banking e del merchant banking, che ora pensiamo di sviluppare. In che modo? Entro l'estate lanceremo un fondo di merchant banking che avrà inizialmente una dotazione di 500 milioni di euro. Sarà sottoscritto dalla famiglia Rothschild, dagli oltre 900 professionisti che lavorano da noi a livello internazionale e dai nostri clienti più stretti. Non sarà un fondo di private equity, ma di puro merchant banking. Non acquisteremo aziende,ma piccole partecipazioni in società in cui crediamo. Riteniamo che i prezzi attuali possano rappresentare un'opportunità storica. è un segnale di fiducia sulla ripresa dell'economia. I mercati si stanno riprendendo o, comunque, stabilizzando. è una condizione che permetterà di vedere una ripresa nel merger & acquisition? Nel 2009 non prevediamo che ci saranno molte grandi transazioni anche se sulla scia di quanto sta facendo la Fiat, per esempio, potrebbero esserci delle sorprese. Ma in generale l'm&a riguarderà essenzialmente mid e small cap. E vedremo, anzi stiamo già vedendo, tante operazioni di ristrutturazione dove proprio grazie al nostro modello di business siamo leader mondiali. Come tendenza, anche nei prossimi anni il leveragescenderà e questo avrà l'effetto di rendere le operazioni più difficili da realizzare. Tra gli operatori globali, sono rimaste solo due grandi banche d'affari indipendenti. Voie Lazard. Avete mai pensato, come ha fatto Lazard, di quotarvi in Borsa? Ovviamente una persona con il mio ruolo pensa a cosa deve fare. L'opinione mia e dei miei colleghi più senior è che vediamo maggiore stabilità e maggiori vantaggi se rimaniamo come siamo, quindi non quotati. Ci rendiamo conto che essere quotati permette la distribuzione di stock option o azioni molto più facilmente rispetto ad una società come la nostra, ma essere quotati significa anche essere maggiormente esposti alla volatilità. In Rothschild abbiamo preferito optare per la stabilità di lungo termine. Quando ha assunto la guida di Rothschild ha dichiarato: «Concordia, integritas e industria è il motto della mia famiglia da oltre 200 anni». A due anni dalla riunificazione dei rami francesi e inglesi della famiglia Rothschild, quale è il grado di coesione tra i soci? Siamo molto fortunati perché dopo 200 anni Rothschild è controllata dagli stessi gruppi familiari di origine ed il livello di coesione è massimo. A tutti i livelli, fondatori ed eredi. Abbiamo una relazione fra tutti noi molto amichevole e stiamo strutturando il gruppo per le sfide future. E anche in questo caso condividiamo gli obiettivi di lungo termine. Conosce bene l'Italia, anche perché sua moglie è italiana. Senza entrare nelle varie partite in corso ( da Telecom a Gene-rali), che giudizio dà del capitalismo italiano? E che ruolo può avere Rothschild in Italia? Non sta a me, in quanto straniero, giudicare il capitalismo italiano. Le posso però dire che i vostri manager ed imprenditori rispecchiano le caratteristiche più note degli italiani e cioè sono molto intelligenti, fantasiosi e coraggiosi ed i risultati delle aziende italiane lo dimostrano sul campo internazionale, e non mi riferisco solo alla Fiat. Per quanto riguarda le nostre attività in Italia, grazie al team di grandissima qualità che abbiamo, godiamo di una posizione molto forte nell'ambito della consulenza finanziaria al mondo pubblico e privato, della grande come della medio-piccola impresa. Sono molto orgoglioso per quanto abbiamo fatto in Italia, dove abbiamo ormai tanti amici veri ai quali siamo molto legati, e continueremo arafforzarci dovessero capitare le occasioni giuste. © RIPRODUZIONE RISERVATA M&A E BORSA «Nel 2009 transazioni solo su mid e small cap. Noi quotati? No, così la banca è più stabile» L'ECONOMIA «La ripresa sarà più lenta del solito, il debito statale cumulato per i salvataggi riduce gli spazi di manovra» DISEGNO DI DARIUSH RADPOUR

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Mittel, balzo dell'utile con la cessione Moncler (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-27 - pag: 42 autore: Holding. Profitti a 58,6 milioni Mittel, balzo dell'utile con la cessione Moncler MILANO Mittel chiude il primo semestre 2008- 09 con un utile netto consolidato di 58,6 milioni a fronte di 2,4 milioni riportati nel corrispondente periodo dell'esercizio precedente,mentre la capogruppo torna in utile per 51,2 milioni (da una perdita netta di 0,1 milioni). Il risultato – spiega la nota della società – beneficia dagli utili derivanti dalla cessione di Moncler (113,8 milioni di cui 71,6 di pertinenza terzi),dall'incremento dei valore della partecipazione Tethys (21 milioni) e dall'incremento nel fair value della call detenuta su una quota della stessa Tethys. Pesa, invece, per 18,3 milioni la svalutazione della quota in Rcs Mediagroup, di cui Mittel è tra i soci pattisti con l'1,28%. Il patrimonio netto del gruppo a fine marzo, comprensivo dell'utile di periodo e al netto dei dividendi pagati nell'esercizio per 10,6 milioni, è pari a 393,7 milioni contro i 363,4 milioni del corrispondente periodo dello scorso esercizio. Guardando al semestre in corso, Mittel ritiene che il quadro di grande tensione sui mercati finanziari «dovrebbe subire una certa attenuazione, in virtù della parziale normalizzazione della situazione di liquidità nel mercato interbancario e della stabilizzazione dei livelli di confidenza da parte degli operatori economici». In tale contesto, la finanziaria - si legge nella nota - continua a dedicare grande attenzione alla gestione attiva delle proprie partecipazioni mantenendo un atteggiamento di prudenza nei nuovi investimenti». Ieri il titolo in Borsa ha chiuso in lieve calo dello 0,54%. R. Fi.

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Domanda record all'asta dei BoT (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-27 - pag: 43 autore: Titoli di Stato. Richieste per 23 miliardi di euro - Rendimenti semestrali all'1,023% Domanda record all'asta dei BoT Claudio Celio ROMA I rendimenti dei BoT continuano la loro retromarcia ma la domanda per i titoli a breve terminedel Tesoro non accenna a diminuire. Anzi nell'asta di ieri, che ha visto il BoT semestrale e il CTz segnare due nuovi minimi storici ( rispettivamente all'1,023 e all'1,705 per cento),c'è stato un vero e proprio boom delle richieste: oltre 23 miliardi di euro per i soli BoT, a fronte dei 12 miliardi offerti dal ministero dell'Economia; circa 5 miliardi per i CTz contro i 3 miliardi offerti.Se la domanda tende ad aumentare, la sua composizione non evidenzia cambiamenti signi-ficativi: il retail c'è,dicono gli operatori interpellati da Radiocor, ma la sua presenza si assottiglia; a fare la parte del leone ora sono le banche e gli investitori istituzionali. «Uno zoccolo duro di piccoli risparmiatori continua ad acquistare », è la sintesi, ma la presenza del retail in generale si sta progressivamente riducendo. «In asta- si fa notare da una sala operativa - si è visto un discreto interesse per il BoT flessibile con scadenza a 3 mesi ma,sia sul semestrale che sul CTz, la domanda del retail è stata in linea con gli ultimi collocamenti, ovvero contenuta». E non potrebbe essere diversamente considerando che i rendimenti continuano a contrarsi mese dopo mese. Con il calo di ieri,secondo i calcoli dell'Assiom, la remunerazione netta garantita dal BoT semestrale si è ridotta allo 0,51%. Per il BoT trimestrale si scende ancora, fino allo 0,42%. «Ad acquistare i BoT a mani basse- dice un operatore - sono state le tesorerie delle banche e in parte anche gli investitori istituzionali come i fondi, che vedono nei titoli del Tesoro, e nel BoT semestrale in particolare, uno strumento di investimento conveniente considerando lo spread rispetto all'Eonia». L'asta di ieri, dicono i trader, rappresenta comunque l'ulteriore conferma del gradimento che il debito italiano incontra sui mercati internazionali: «Il Tesoro italiano - aggiungono- continua a piazzare tutta la carta che reputa necessaria sul mercato senza incontrare difficoltà. è un fatto che l'Italia sta attraversando una fase molto positiva sul mercato primario, con prezzi stabili e domanda molto tonica ».A dimostrarlo c'è anche il progressivo restringimento dello spread tra Bund e BTp:il differenziale, che rappresenta da sempre il termometro dell'affidabilità dell'Italia sui mercati finanziari, oscilla stabilmente da alcune settimane intorno ai 90 punti base (dopo essere arrivato ben oltre i 150 punti base nei momenti peggiori della crisi). I bond italiani, inoltre, stanno sfruttando anche le incertezze che gravano sui titoli tedeschi da qualche tempo a questa parte. «Le criticità che sembrano emergere sui conti pubblici di Berlino - commenta un operatore - inducono molti a pensare che la Germania potrebbe aumentare le proprie necessità di funding nella seconda metà dell'anno». Questo sta condizionando in modo negativo il Bund e gli altri titoli tedeschi. Anche per questo ragione il mercato si aspetta una domanda decisamente tonica in occasione delle prossime aste italiane sul medio-lungo termine. Domani toccherà al BTp indicizzato all'inflazione dell'area euro mentre giovedì sarà la volta dei BTp a 3 e 10 anni, che saranno offerti fino ad un massimo di 7 miliardi di euro. Intanto si segnala che l'Euribor a tre mesi, il tasso che le banche applicano fra loro per i prestiti trimestrali,ieri è salito di un punto base all' 1,27%. © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com La tabella sull'asta del Tesoro COLLOCAMENTI FACILI Corsa all'acquisto da parte di banche e investitori istituzionali anche per i CTz Si restringono gli spread con i Bund tedeschi

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Revisori in allarme sui conti 2008 (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-27 - pag: 43 autore: Regole. Il numero uno di Pwc DiPiazza: «Trasparenza a rischio» Revisori in allarme sui conti 2008 Mara Monti MILANO C'è una crisi finanziaria, ma c'è anche una crisi contabile. Ne sono consapevoli gli auditors che in questi mesi hanno dovuto verificare nei bilanci 2008 la coerenza dei test di riduzione dei valori ( impairment test) per beni intangibili, avviamenti, partecipazioni, attività finanziarie con i principi contabili di riferimento. Un esercizio non solo tecnico, ma che implica precise responsabilità penali qualora risultassero iscritte partite contabili «poco trasparenti». A lanciare l'allarme di un'escalation delle azioni legali è stato il numero uno della società di revisione PriceWaterhouseCoopers, Samuel DiPiazza secondo il quale enfatizzare l'importanza della stabilità delle società a scapito della trasparenza, comporta la perdita di informazioni essenziali per gli investitori. Le dichiarazioni rilasciate nel corso di un'intervista al Financial Times, giungono in un momento in cui politici e autorità di controllo stanno discutendo la riforma delle regole di funzionamento dei mercati per evitare il ripetersi della crisi recente. Qualità e trasparenza delle informazioni sono aspetti determinanti «perché gli investitori nella lettura del bilancio di una società quotata guardano all'affidabilità dell'informazione contabile e alla sua rilevanza economica », e l'opacità dei bilanci è ilprimo aspetto a essere penalizzato. Le critiche più accese sono state contro l'applicazione del principio del fair value alle attività di bilancio, al quale sarebbe imputabile l'aggravamento dello stato crisi delle banche, costrette a pesanti svalutazioni per riportate gli indici di solidità patrimoniale al livello prescritto dalle autorità di controllo. La conseguenza potrebbe essere l'introduzione di una nuova regola che riconosca in primo luogo la stabilità finanziaria della società, un passaggio che comporta il cambiamento della metodologia di calcolo degli asset finanziari iscritti a bilancio. Il procedimento allontanerebbe la valorizzazione ai prezzi di mercato, una misura oggettiva quando i mercati funzionano. «I documenti contabili sono essenziali per fornire informazioni trasparenti agli investitori – ha aggiunto DiPiazza –. In caso contrario, si rischia di alterare le performace della società a discapito della nostra professionalità». Aggiunge DiPiazza: «Trascurando la trasparenza, le azioni legali trovano argomentazioni plausibili con ricadute inevitabili anche sui revisori». Nel recente passato non sono mancati i casi in cui gli auditors sono stati chiamati a risarcire in parte i crack delle società perché considerati corresponsabili delle false comunicazioni al mercato. DiPiazza difende la necessità di utilizzare strumenti trasparenti nella valutazione dei dati di bilancio perché «il riconoscimento dell'utilizzo di criteri contabili corretti aiuta a superare più velocemente la crisi e crea le opportunità per trovare soluzioni salutari». Il manager è arrivato alla Price nel 2001 nel pieno degli scandali Enron e WorldCom dove gli stessi auditors hanno pagato un prezzo salato. «Questa crisi, invece, non ha coinvolto le società di revisione perchè provocata da un'eccessiva esposizione al rischio finanziario. Ecco perché la nostra professione deve essere in prima linea per promuovere la trasparenza contabile». © RIPRODUZIONE RISERVATA AZIONISTI IN TRIBUNALE L'attenzione delle authority sulla stabilità societaria va a discapito dei bilanci: si temono le azioni legali contro i certificatori

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Facebook apre la rete agli investitori russi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-27 - pag: 47 autore: Riassetti. Dst paga 200 milioni di dollari per l'1,96% delle azioni privilegiate Facebook apre la rete agli investitori russi Il nuovo socio non entra nel cda La società oggi vale 10 miliardi Monica D'Ascenzo MILANO Facebook diventa sempre più globale. Dopo l'americana Microsoft, il magnate di Hong Kong Li Ka-shing e i tedeschi Samwer ieri è stata la volta del gruppo russo Digital Sky Technologies (Dst). L'operazione prevede un investimento di 200 milioni di dollari per rilevare una quota pari all'1,96% delle azioni privilegiate. La conferma ufficiale offre un'altra indicazione indiretta. Facebook viene valutato complessivamente dall'operazione 10 miliardi di dollari con una svalutazione di oltre il 30% rispetto a due anni fa. Nel 2007, infatti, Microsoft investì 240 milioni per l'1,6% del capitale valorizzando la società 15 miliardi di dollari, ben 5 miliardi più di oggi. L'investimento dell'ottantenne Li Ka-shing, presidente di Cheung Kong Holdings e di Hutchison Whampoa, fu più ridotto: 60 milioni di dollari. Qualche tempo dopo arrivò l'ingresso dei fratelli Samwer, che hanno investito in diverse società internet, con un impegno di 10-15 milioni. Il fondatore del social network più famoso al mondo, Mark Zuckerberg, ha ora piazzato un nuovo colpo magistrale siglando l'accordo con i russi della Dst. In una congiuntura di mercato di difficile interpretazione e con la pubblicità in internet ai minimi storici, Zuckerberg ha trovato il modo per ricapitalizzare l'azienda senza cedere troppo a livello di capitale sociale. Il gruppo russo sarà trattato come gli altri azionisti: nessuna rappresenza nel consiglio di amministrazione (controllato per i tre quinti dal fondatore) e nessun diritto speciale. Nonostante questo l'impegno finanziario potrebbe crescere già entro il 2009. Dst ha, infatti, in programma di offrire altri 100 milioni di dollari per rilevare questa volta una quota di azioni ordinarie di Facebook, che saranno cedute dagli attuali azionisti. Maggiori dettagli su questo progetto, secondo quanto è stato comunicato ieri, saranno resi noti durante la prossima estate. «Diverse società ci hanno contattati, ma Dst si distingueva per la prospettiva globale che è in grado di apportare, sostenuta dalla crescita e da risultati finanziari impressionanti dei suoi investimenti in internet» ha commentato Zuckerberg. Il fondatore risponde così con l'accordo alle critiche di molti azionisti sulla mancata quotazione in Borsa prima della crisi finanziaria. La scorsa primavera alcuni azionisti avevano cercato di vendere le proprie quote a prezzi da sconto con una valorizzazione della società sotto i 5 miliardi di dollari. L'operazione allora non andò in porto e forse ora gli azionisti che volevano usciredall'affare Facebook sono tutto sommato soddisfatti di quell'insuccesso considerato il valore che in piena crisi viene attribuito alla società. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Imputati economisti, alzatevi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-27 - pag: 2 autore: Imputati economisti, alzatevi Dove eravate quando Greenspan e Bernanke erano contrari a regolamentare? di Roberto Perotti u Continua da pagina 1 A nche questa critica è frutto di una profonda ignoranza degli sviluppi dell'economia degli ultimi 30 anni, che si è dedicata in gran parte proprio allo studio di miriadi di deviazioni dall'ipotesi d'efficienza e d'informazione perfetta. Solo per fare un esempio, un'enorme ricerca studia teoricamente ed empiricamente come e perché vi possano essere bolle nei prezzi degli asset; e una enorme letteratura studia gli incentivi dei manager in presenza di asimmetrie informative. u «Molti non economisti hanno previsto la crisi». Questo è falso. Dire per anni «la globalizzazione ha effetti perversi», «la nostra economia è eccessivamente finanziarizzata », oppure «l'economia finanziaria ha preso il sopravvento sull'economia reale » o ancora «il liberismo sfrenato comporta problemi sociali che solo gli economisti possono ignorare», non significa avere previsto la crisi. Accuse, tutte queste, a mio avviso infondate o strumentali. Ci sono però accuse realmente rilevanti. Vediamone alcune. La stragrande maggioranza degli economisti non ha previsto né capito la crisi finanziaria perché era totalmente all'oscuro di alcuni fondamentali sviluppi del mercato del credito. Per mesi e anni siamo andati avanti a dibattere le spiegazioni e le implicazioni del fenomeno chiave dei primi anni 2000: il basso tasso d'interesse. Ma mentre avveniva questo dibattito, i macroeconomisti hanno perso di vista completamente uno sviluppo ben più importante, cioè l'enorme evoluzione del mercato del credito. Con tassi d'interesse molto bassi,l'unico modo di rendere redditizia l'attività d'intermediazione delle banche era indebitarsi molto per comprare attività finanziarie, cioè aumentare la leva finanziaria. Ma per fare questo, le banche dovevano trovare modi per sbarazzarsi del rischio di queste attività, sia perché in alcuni casi i regolatori non permettevano di eccedere una certa leva finanziaria per le attività più rischiose, sia perché le banche stesse non volevano detenere troppe attività rischiose. Ciò portò a due sviluppi: 1) Le banche crearono un sistema bancario ombra, delle entità formalmente fuori bilancio in cui piazzarono le attività più rischiose; dotarono queste entità di un minimo di capitale, ma la gran parte dei fondi la raccolsero sul mercato con scadenza brevissima, anche giornaliera ( commercial papers e repurchase agreements). Queste entità fuori bilancio avevano una garanzia esplicita o implicita delle banche, ma permisero di ridurre il capitale che le banche dovevano detenere, cioè di aumentare la leva finanziaria. Le entità spesso cartolarizzarono le attività trasferite dalle banche e le vendettero, spesso alle banche stesse. 2) Le banche decisero di detenere quantità sempre crescenti di titoli cartolarizzati, cioè di titoli creati dall'impacchettamento di centinaia o migliaia di mutui sottostanti, oppure di prestiti ai consumatori o alle imprese. Per capire lo sviluppo successivo, è importante comprendere com'erano strutturati questi titoli cartolarizzati. Per consentire di ottenere rendimenti elevati da titoli apparentemente poco rischiosi, questi titoli erano divisi in tranche. La prima tranche (junior tranche) è la più rischiosa; se qualche mutuo sottostante va in default, la prima a esserne toccata è la junior tranche. L'ultima tranche (senior tranche) è apparentemente molto poco rischiosa: comincia a perdere valore solo se più del 10% dei muti va in default- una percentuale impensabile fino a tre anni fa. Il 99% degli economisti italiani, ancora nell'estate del 2007, era all'oscuro di questi sviluppi, o al massimo ne aveva un'idea molto confusa. Ma ancora più vaga era la consapevolezza degli sviluppi e delle implicazioni successive. La teoria prevalente era che la cartolarizzazione permettesse di spandere il rischio dei vari tipi di credito al di fuori del sistema bancario, cioè da soggetti ad alta leva finanziaria a soggetti (come fondi pensione e fondi del mercato monetario) a bassa leva finanziaria. Ma mentre i titoli più rischiosi (le junior tranche) vanno a ruba perché, essendo più rischiosi, danno rendimenti più alti, le senior tranche spesso rimangono nei portafogli delle banche o delle entità fuori bilancio. Con poche eccezioni (JP Morgan), le banche non se ne curano,perché sono ritenuti assolutamente sicuri. Nel 2008, banche ed entità fuori bilancio detenevano probabilmente il 50% di queste senior tranche.Lungi dall'aver diversificato i rischi, banche e shadow banking system avevano fatto un enorme investimento in economic catastrophe bonds, cioè in titoli di fatto rischiosissimi perché davano un rendimento generalmente elevato ma molto basso proprio nel momento peggiore, cioè nel caso di una recessione globale. Gli acquirenti di questi titoli spesso cercarono di assicurarsi contro il rischio di default dei sottostanti. Lo fanno assicurandosi con monolines, compagnie di assicurazione precedentemente dedite all'assicurazione dei titoli municipali ma che ora tentano di espandersi. Ma le monolines avevano un leverage di 150, e fu presto chiaro a molti che non erano in grado di assicurare niente. Ma non fu chiaro per esempio a Merrill Lynch, i cui dirigenti pensavano di essersi assicurati con le monolines. Altri si assicurano con i credit default swaps, il cui mercato raggiunge a un certo punto quattro volte il Pil statunitense! Ma anche questi titoli sono esposti al rischio sistemico. Singolarmente, una banca poteva ritenere di aver fatto hedging; ma da un punto di vista macroeconomico il mercato non stava fornendo alcun hedge, anzi stava incrementando il rischio. Questo aspetto era compito dei macroeconomisti, ma essi non se ne resero conto a causa della AFP loro mancanza d'informazione sui recenti sviluppi del mercato del credito. Anche di questi due ultimi sviluppi gli economisti erano sostanzialmente ignari. Ancora nell'estate del 2008 è lecito affermare che la stragrande maggioranza degli economisti non si resero conto che il sistema finanziario aveva misspriced il rischio in un modo abissale consentendo alle banche di investire percentuali gigantesche del proprio attivo in catastrophe bonds, e l'irrilevanza (anzi la pericolosità) macroeconomica delle assicurazioni fornite dal mercato. Come abbiamo imparato dal marzo del 2008, le banche centrali erano male equipaggiate a intervenire in questi mercati a difesa di queste istituzioni. Nel marzo del 2008 i problemi di Bear Stearns misero a nudo il quasi collasso dei mercati dei Cds e dei repos. Ma questi sono mercati di cui gli economisti non si sono mai occupati, perché in condizioni normali funzionano senza alcun problema, e di cui non avevano compreso il ruolo fondamentale nel nuovo sistema del credito. L'esempio più lampante fu la decisione della Bce di alzare itassi nell'estate del 2008, quando già Bear Stearns era saltata esattamente per i motivi esposti sopra. Molti economisti accademici appoggiarono la decisione della Bce, perché così suggeriva la Taylor rule. Ma molta acqua era passata sotto i ponti, e per parlare di politica monetaria non era più sufficiente essere esperti di Taylor rule. Semplicemente, non avevamo idea di quanto lontano dal classico modello delle banche commerciali il mercato del credito era arrivato. Non avevamo idea delle grandezze e delle implicazioni macroeconomiche di tutto questo. Eppure continuavamo a parlare di politica monetaria, quando era impossibile parlare di politica monetaria se non si conoscevano degli sviluppi recenti del mercato del credito. Come ha sostenuto con forza John Taylor in Getting Off Track, il problema non era tanto un classico problema di liquidità, quanto un problema di rischio di controparte in mercati a brevissimo termine. Ma il rischio di controparte non ha mai giocato il minimo ruolo nelle teorie monetarie più accreditate. Poiché economisti di valore erano alla guida delle maggiori banche centrali, ci siamo convinti che il mondo fosse in buone mani. Ma non ci siamo resi conto che anch'essi, come gli altri, all'inizio sono stati tremendamente impreparati a comprendere i nuovi sviluppi. Gli economisti hanno giocato troppo facilmente allo scaricabarile con politici e regolatori. Invece di studiare i dettagli del mercato del credito, hanno cercato di cavarsi dall'impiccio con facilità usando facili riferimenti al problema del moral hazard causato dai politici e a quello della regolamentazione. Il moral hazard avviene quando le banche e le altre istituzioni finanziarie sanno che i po-litici, di fronte a una crisi, le salveranno. Questo ovviamente le incoraggia a prendere rischi molto maggiori di quanto sarebbe prudente e ottimale dal punto di vista del sistema economico nel suo complesso. Il moral hazard è un vecchio cavallo di battaglia degli economisti, che generalmente si oppongono ai salvataggi bancari. Salvo poi criticare i policy makers per non avere salvato Lehman Brothers, causando il caos che è seguito al 14 settembre. Ma molti economisti hanno cambiato idea sul mancato salvataggio di Lehman Brothers proprio perché non si erano resi conto di cosa comportasse lasciar fallire una banca di investimento in un mercato del credito completamente cambiato. Proprio perché avevano una vaga idea dell'estensione e del ruolo del mercato dei Cds, pochissimi economisti si erano resi conto delle conseguenze quasi fatali che vi sarebbero state nel mercato dei Cds. Alle prime avvisaglie di difficoltà, gli economisti hanno anche cercato di salvarsi con frasi del tipo «gli eccessi nel mercato del credito possono essere corretti con un'appropriata regolamentazione». Ma fino al 2006, finché Greenspan e poi Bernanke erano nettamente contrari a qualsiasi regolamentazione, dove erano gli economisti? Se ipolitici avessero tentato d'imporre più regolamentazione, cosa avrebbero detto gli economisti? Ma soprattutto, pochi economisti hanno avuto il coraggio di sporcarsi lemani dicendo esattamente quale regolamentazione si sarebbe dovuta imporre. Né poteva essere altrimenti, perché la stragrande maggioranza aveva una comprensione così limitata degli aspetti tecnici da non poter offrire suggerimenti competenti in materia di regolamentazione. è stato anche facile per gli economisti scaricare le colpe sulla Greenspan put. Ma tutto questo ex post. Dove erano gli economisti quando il mondo inneggiava a Greenspan come il salvatore dell'economia mondiale? LA SORPRESA Nel marzo del 2008 abbiamo imparato che le banche centrali erano male equipaggiate a intervenire in mercati dominati dai «catastrophe bond» Governatore. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve dal 1Úfebbraio 2006

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Mezzocorona Expò è una bella manifestazione fieristica, la principale vetrina dei prodotti, delle aziende, delle nuove iniziative nella Piana Rotaliana ma in questo momento in cui (sezione: crisi)

( da "Adige, L'" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Mezzocorona Expò è una bella manifestazione fieristica, la principale vetrina dei prodotti, delle aziende, delle nuove iniziative nella Piana Rotaliana ma in questo momento in cui l'economia di tutto il mondo sta attraversando una profonda crisi finanziaria ed economica è anche un atto di fiducia nel futuro, la determinazione a non mollare di fronte alle difficoltà è la dimostrazione della volontà di resistere per uscire da questa crisi più forti e competitivi di prima Mezzocorona Expò è una bella manifestazione fieristica, la principale vetrina dei prodotti, delle aziende, delle nuove iniziative nella Piana Rotaliana ma in questo momento in cui l'economia di tutto il mondo sta attraversando una profonda crisi finanziaria ed economica è anche un atto di fiducia nel futuro, la determinazione a non mollare di fronte alle difficoltà è la dimostrazione della volontà di resistere per uscire da questa crisi più forti e competitivi di prima. Mezzocorona Expò vuole essere anche uno stimolo per ogni azienda e per ogni imprenditore, anche per chi vi partecipa solo come visitatore, ad innovare e crescere nel proprio mercato di riferimento e nei nuovi mercati, a cogliere le nuove opportunità, sempre con la consapevolezza che alla base di tutto ci sono persone che nell'ambiente di lavoro devono trovare sicurezza e considerazione per potersi esprimere e crescere professionalmente. Anche in questa difficile situazione economica è bello pensare che Mezzocorona Expò possa essere l'occasione per festeggiare chi «fa impresa» perchè che gestisce un'azienda di qualunque dimensione essa sia sa quanto impegno e dedizione richieda ma sa anche quanto sia entusiasmante vedere la propria azienda «vincere» perchè un'azienda che vince da lavoro, benessere e soddisfazione alle persone, le fa crescere dal punto di vista professionale e umano. E' bello pensare che questa manifestazione sia anche uno stimolo verso i giovani per far crescere nuove imprese e nuove iniziative, perchè se c'è impresa c'è benessere economico per ogni nazione. 27/05/2009

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Banche: utili giù del 56%, ma il sistema resta solido (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Banche: utili giù del 56%, ma il sistema resta solido (25 Maggio 2009 - 07:57) MILANO (Finanza.com) - Da Il Sole 24 Ore: Meno colpite delle consorelle europee dalla crisi finanziaria, sì. Completamente immuni, non era possibile. Le banche italiane hanno chiuso i bilanci del 2008 con una flessione dell'utile netto pari al 56% e anche nel primo trimestre dell'anno in corso non si è invertito il trend e il calo degli utili risulta intorno al 60 per cento. I calcoli sono del rapporto Abi con le elaborazioni realizzate sui bilanci di 41 gruppi italiani al 31 dicembre. Sistema bancario in tenuta se si considera che a livello internazionale il calo medio degli utili nell'esercizio 2008 è stato del 123% circa rispetto all'anno precedente. Tenuta delle banche italiane che si spiega con la differente composizione del business delle banche italiane: mentre la media delle aziende di credito europee destina a impieghi il 38% del suo giro d'affari e investe il 47% dei mezzi amministrati in attività finanziarie, i gruppi creditizi italiani destinano il 63% agli impieghi a clienti e solo il 18% in attività finanziarie, un quarto delle quali è rappresentato da titoli di Stato. "La nostra vera preoccupazione è quanti crediti andranno persi nel 2009 sul fronte delle imprese", ha dichiarato Giuseppe Zadra, direttore generale dell'Abi. (Riproduzione riservata)

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Asti maglia nera nella recessione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Ovest)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Nord-Ovest sezione: ECONOMIA e IMPRESE Piemonte data: 2009-05-27 - pag: 8 autore: Sul territorio. La Cig corre più veloce della media regionale (+1.360%) - Giù il numero di Pmi agricole Asti maglia nera nella recessione Male metalmeccanica, chimica e plastica - Dal commercio paniere «salvatasche» ASTI Roberta Favrin La crisi economica picchia duro nell'Astigiano. Tra gennaio e marzo la produzione industriale è scesa del 25,7%, è il record negativo tra le province del Piemonte dove il calo si è attestato su una media del 19 per cento. Decisamente preoccupante l'incremento della cassa integrazione ordinaria: +1.360,1% rispetto al primo quadrimestre del 2008, quasi il doppio della media regionale (+840%). «Nei prossimi mesi, quando finirà la cassa integrazione ordinaria, le ripercussioni sul territorio saranno particolarmente gravi, soprattutto nel settore automotive – afferma il presidente dell'Unione industriale, Franco De Gennaro –. Non si vedono affatto segnali di ottimismo: nonostante l'attenzione della banca locale, il credito è fermo». I timori per la tenuta del sistema economico, fatto prevalentemente di piccole imprese, sono forti. Già a fine 2008 il numero delle imprese registrate alla Camera di Commercio è sceso dell'1,3% attestandosi a quota 26.312. Soffre il settore agricolo che, pur mantendo il primato per numero di aziende (8.531), ha chiuso l'anno con un saldo negativo del 2,8 per cento. Soffre pure il commercio che conta 5.262 imprese, in calo del 1,5% rispetto all'anno prima. Gianna Grillone, presidente del Comitato per l'imprenditoria femminile ha lanciato un allarme: «Tra stretta creditizia e calo dei consumi, le donne rischiano di pagare il prezzo più alto alla crisi. Nel 2008 le imprese a conduzione femminile sono calate del 2,5 per cento». Le fa eco Adriana Bucco, imprenditrice e leader nazionale del Coordinamento Donne Impresa di Coldiretti: «L'aumento dei costi di produzione ha ridotto i margini al limite della sopravvivenza: per ogni euro speso in prodotti agricoli dal consumatore finale, solo 17 centesimi vanno nelle tasche di chi coltiva e alleva». Se il mondo del credito «ha scarsa fiducia nella piccola imprenditoria », l'accesso ai consorzi di garanzia è ancora troppo «macchinoso» e «oneroso», ha denunciato il forum delle imprenditrici riunitosi pochi giorni fa. Il rapporto con le banche è tra i punti cardine del patto anti- crisi siglato a fine marzo dalla Provincia, dal Comune di Asti e da quello di Villanova d'Asti (sede di uno dei principali poli industriali) con i sindacati confederali – Cgil, Cisle Uil –e con le principali associazioni di categoria del territorio. Un tavolo ristretto sta negoziando da settimane con le principali banche attive sul territorio «il consolidamento dei mutui e delle linee di credito delle aziende» ed un ruolo più attivo dei consorzi fidi. Su forte pressione dei sindacati si sta inoltre definendo l'accordo con l'Inps e con gli istituti di credito per fare in modo che questi ultimi anticipino l'indennità di cassa integrazione ai dipendenti delle aziende in grave crisi finanziaria e a quelle sottoposte a procedure fallimentari (tra i più colpiti il settore metalmeccanico, chimico e della gomma-plastica). «Parallelamente – spiega Sergio Didier, segretario della Cisl – è in corso la trattativa con l'Anci per coordinare iniziative di politica tariffaria, di sostegno al reddito, di tutela dei disoccupati e dei lavoratori posti in mobilità non volontaria ».Altro tema su cui i firmatari dell'accordo stanno lavorando è il blocco dei prezzi su beni e servizi di maggiore consumo. Un esempio concreto è il paniere "Salvatasche": 30 prodotti di prima necessità, dal pane al latte alla pasta, a prezzo calmierato e bloccato fino al 30 giugno. Una novantina i punti vendita coinvolti tra città e provincia: in maggioranza botteghe e supermercati a marchio Sma (Gruppo 3A), ma anche trenta dettaglianti del mercato coperto che ha sede nel centro del capoluogo. «La risposta ha superato le migliori aspettative, tanto da farci pensare non solo ad un suo "bis" ma ad un intervento permanente nei prossimi anni», afferma Mario Sacco, presidente della Camera di Commercio, che insieme alla Prefettura ha coordinato l'iniziativa promossa da Cgil, Cisl e Uil pensionati, con il sostegno delle associazioni di categoria, dei consumatori e della Cassa di Risparmio di Asti (unico sponsor). Non mancano, infine, le proposte sul fronte delle infrastrutture. L'Ance ha presentato agli enti locali un piano di 50 opere immediatamente cantierabili. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Investimenti bloccati dal Patto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Centro Nord)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Centro-Nord sezione: ECO-IMP Toscana data: 2009-05-27 - pag: 10 autore: Bilancio. Allarme della Regione: nel 2009 non spendibili 300 milioni per opere e aiuti alle Pmi «Investimenti bloccati dal Patto» Nel Dpef 2010 riproposta l'invarianza fiscale - Il 75% dei fondi alla sanità FIRENZE Andrea Gennai Nel 2009 la Regione Toscana avrebbe 300 milioni di euro aggiuntivi da investire in infrastrutture e aiuti alle imprese, ma non può farlo per colpa del Patto di stabilità. L'allarme è contenuto nel Dpef 2010, il documento di programmazione economica, appena varato dalla Giunta e trasmesso al Consiglio per l'approvazione. L'impatto esatto è stato calcolato solo ora visto che il documento di programmazione economica, da alcuni esercizi, deve garantire un equilibrio strutturale rispetto al bilancio: ogni variazione di bilancio, anche per l'anno in corso, deve essere contenuta nel Dpef e viceversa. Gli investimenti complessivamente previsti per l'anno in corso sono stimati intorno ai 2 miliardi di euro: con l'aggiunta dei 300 milioni " bloccati" la dotazione sarebbe salita di un 15 per cento. «Soprattutto in una fase di crisi come questa - commenta l'assessore al Bilancio della Toscana, Giuseppe Bertolucci - sarebbe opportuno poter avere questi fondi. Ci sarebbero tutte le disponibilità ma per effetto del meccanismo previsto dal Patto di stabilità non possiamo far niente ».Per l'anno in corso, secondo quanto riferiscono i tecnici della Regione, il Patto prevede una riduzione della spesa per investimenti rispetto all'anno precedente: mantenendo almeno la stessa capacità di spesa dell'anno scorso,quindi, la Regione avrebbe a disposizione circa 300 milioni in più da spendere. Venendo al Dpef per il 2010, la linea guida ancora una volta è quella dell'invarianza fiscale: le aliquote principali, dall'Irap all'addizionale Irpef, non verranno toccate. «Siamo l'unica regione a statuto ordinario insieme alla Basilicata- aggiunge l'assessore - ad avere l'addizionale Irpef al minimo senza averla mai ritoccata». Per quanto riguarda le risorse a disposizione, nel 2010 le entrate e le spese saranno pari a 8,73 miliardi di euro, calcolando ovviamente il bilancio a pareggio. Le risorse sono all'incirca quelle previste per l'anno in corso. Circa il 75% delle spese sarà destinato alla spesa sanitaria (finanziata con entrate tributarie). Uno dei punti chiave per lo sviluppo regionale saranno i fondi comunitari: la Regione prevede che da ora fino al 2013 ci saranno a disposizione 3,5 miliardi di euro suddivisi tra Fas, Fesr e altre misure. Fondi che prevalentemente serviranno a finanziare la realizzazione di infrastrutture. Per quanto riguarda i trasferimenti statali, nel 2010 la Regione Toscana riceverà 70 milioni in meno dallo Stato (le voci più penalizzate sono le risorse per la manutenzione stradale, il fondo per la non au-tosufficienza e la dote per la protezione civile). Infine a fine 2009 l'indebitamento dell'ente potrà per la prima volta ridursi passando da 1,45 a 1,35 miliardi. Giudizi positivi sul documento arrivano dalla Cna Toscana. «Esprimiamo il nostro apprezzamento- spiega Marco Baldi, presidente Cna Toscana - perché il Dpef prevede il pareggio di bilancio e l'invarianza della pressione fiscale. Essendo l'ultimo Dpef di questa legislatura si muove come ponte fra l'attuale e la prossima legislatura; inoltre eredita le linee di indirizzo del Piano regionale di sviluppo. All'interno di questa continuità di lavoro sono state introdotte innovazioni legate alla crisi finanziaria scatenatasi nello scorso autunno, cioè i provvedimenti sull'emergenza economica che sono utili e importanti, ma insufficienti rispetto alle difficoltà di sistema delle piccole imprese, che segnano il passo dal 2001». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Credit crunch, imprese vigilano sulle banche (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: PRIMOPIANO data: 27/05/2009 - pag: 3 A Treviso Credit crunch, imprese vigilano sulle banche TREVISO I consorzi di garanzia fidi che fanno capo alle associazioni imprenditoriali del Trevigiano stanno per varare un «Comitato del credito» per monitorare costantemente le condizioni poste dai diversi istituti di credito nell'erogazione di finanziamenti alle imprese. Lo ha annunciato ieri il presidente di Confartigianato della Marca, Mario Pozza, illustrando i risultati di un'indagine condotta fra 300 aziende associate relativa ai rapporti con le banche, in particolare alla luce della stretta del credito, il cosidetto credit crunch, successiva alla crisi finanziaria di fine 2008. In base alle risposte fornite, appare che il 56% delle imprese ritiene che gli istituti rispondano «poco» alle esigenze delle aziende, mentre il 12% è convinto che questo non avvenga per nulla. Il 48% sostiene di aver notato negli ultimi mesi un irrigidimento nella concessione del credito che risulterebbe molto evidente per un'altra fetta del 7%, mentre per il 71% vi sarebbe stata anche una variazione dei tassi d'interesse.

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Bilanci 2008, revisori in campo con Cardia (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 27/05/2009 - pag: 27 Le iniziative di Price e Deloitte Bilanci 2008, revisori in campo con Cardia MILANO «I revisori non sono più 'cattivi' è il quadro che è peggiorato e divenuto in un certo senso patologico». Così il presidente e amministratore delegato di PricewaterhouseCoopers Italia, Pierangelo Schiavi, spiega quella cosiddetta linea dura che ha portato gli auditor a «non esprimersi» sul bilancio 2008 di 14 società quotate (un numero mai visto prima) e a moltiplicare le segnalazioni alla Consob sulle criticità, anche non così gravi da determinare la mancata certificazione. «Il presupposto della continuità aziendale e le valutazioni di mercato di titoli o asset» restano per Schiavi i nodi del2008, tanto che ora c'è «forte attesa per il giro di boa delle semestrali». L' Autorità di Vigilanza, che sui bilanci ha acceso il faro, ha fatto sapere di «far tesoro» delle indicazioni giunte dai revisori tra l'altro sollecitati, nel febbraio scorso, a informare senza indugio e preventivamente la Commissione oltre che sui casi di bocciatura dei bilanci come previsto dalla legge Draghi anche in quelli che hanno lasciato emergere un quadro meno rischioso. «C'è un rapporto di collaborazione con la Consob, nel rispetto dei reciproci ruoli di controllore e di soggetti vigilati spiega Gianmario Crescentino, reputation e risk leader di Deloitte ma non è un mistero che le raccomandazioni del febbraio scorso delle Autorità di Vigilanza agli amministratori, che sono il primo anello della catena della trasparenza raccogliessero già le nostre indicazioni. L' appello della Commissione è stato ascoltato, si è instaurato un circolo virtuoso». Conferma l'attivismo dei revisori Simone Scettri, professional practice director di Ernst&Young, vicepresidente di Assirevi ed ex funzionario Consob: «Tenuto conto del contesto di crisi i messaggi di allerta ai nostri team sono stati trasmessi ampiamente per tempo. Insomma, non abbiamo adottato 'la linea dura' dopo le sollecitazioni della Commissione. Era chiaro che la crisi avrebbe portato al pettine una serie di nodi e situazioni che erano già critiche». Linea dura Gli auditor non hanno certificato il bilancio 2008 di 14 società quotate, una cifra record Lamberto Cardia, presidente della Consob, l'Autorità di vigilanza dei mercati finanziari Paola Pica

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Wall Street su del 2,3%, corre l'Europa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 La Giornata in Borsa di Paola Pica Wall Street su del 2,3%, corre l'Europa Milano la migliore Piazza Affari la migliore tra i listini europei Dal primo giugno i nuovi indici Ftse Se è ancora vero che i mercati anticipano i cicli economici, allora il rally visto ieri a Wall Street (+2,37% il Dj; +3,45% il Nasdaq) può essere una buona notizia, non solo una fiammata di assestamento. E almeno così pare l'abbiano presa le Borse europee che dopo il dato sulla fiducia dei consumatori americani balzato a sorpresa al massimo degli ultimi nove mesi hanno invertito senza indugio la rotta. Piazza Affari, forte delle aspettative sulla Fiat (+2,52%) che oggi saprà se è stata scelta come partner di Opel, ne ha approfittato più degli altri, chiudendo con le migliori performance tra gli indici europei (Mibtel +1,46%, S&P/MIB +1,65%) tra scambi per poco più di 4 miliardi di controvalore. Diversi i temi d'interesse nelle sale operative. Il fronte bancario, sott'acqua fino al primo pomeriggio insieme alla gran parte del listino, è stato trainato da Ubi (+7,33%), maglia rosa del listino. Bene anche Unicredit (+1,64%), mentre è rimasta al palo Mps (-2,25%). Contrastati anche gli assicurativi, con Generali in tensione (+1,94%), Unipol (-0,68%) e Fondiaria Sai (-1,99%) in controtendenza. Per l'energia, il rialzo del prezzo del greggio ha fatto bene all'Eni (+3,29%, uno dei maggiori rialzi tra i titoli guida, mentre Enel ha accolto con un rialzo dell'1,27% le parole dei vertici sulla ricapitalizzazione: «È interessante per il mercato», ha detto il presidente Piero Gnudi; «rafforzerà la solidità » per l'Ad, Fulvio Conti. Nel lusso, ha brillato Bulgari (+3,46%), nelle utilities Atlantia (4,56%).

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Maxiaumento, Danone in caduta (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 Il caso a Parigi Maxiaumento, Danone in caduta Tonfo di Danone a Parigi sulla notizia che il gruppo alimentare francese intende varare un aumento di capitale da tre miliardi. Le azioni del colosso titolare tra le altre cose del marchio dell' acqua minerale Evian e dello yogurt Activia sono arrivate a perdere fino al 7,6% in apertura per stabilizzarsi poi in calo del 6 e ridurre in chiusura la flessione al 5% comunque sui minimi delle ultime settimane. Lunedì sera il gruppo ha annunciato che chiederà mezzi freschi al mercato «nel prossimo futuro» sotto forma di azioni privilegiate. Il ricavato sarà utilizzato per ridurre l'indebitamento che a fine 2008 ammontava a 8,2 miliardi. Franck Riboud, numero uno di Danone

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Un patto per Soru, vola Tiscali (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 27/05/2009 - pag: 31 Il caso a Milano Un patto per Soru, vola Tiscali Ancora un rialzo per Tiscali che ieri ha aggiunto un altro +3,29% al balzo del 5,5% di lunedì. Ieri Renato Soru, fondatore e maggiore azionista dell'internet company, ha siglato un patto di sindacato con la società stessa conferendo tutte le azioni e impegnandosi ad approvare in assemblea qualsiasi decisione futura presa dal management. Secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore la decisione troverebbe spiegazione nella volontà degli istituti di credito di assicurare il percorso di risanamento, dopo la cessione delle attività britanniche e il ritorno di Soru alla guida della società. Renato Soru, fondatore di Tiscali

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: Banca Monte pensa ai cassaintegrati (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 27-05-2009 CRISI AGEVOLAZIONI PER LE FAMIGLIE «Pacchetto fiducia»: Banca Monte pensa ai cassaintegrati II Risposte concrete alle famiglie e alle imprese del territorio. E' questo l'obiettivo dell'iniziativa di Banca Monte Parma, che, in un contesto economico delicato come quello attuale, ha messo a punto una serie di facilitazioni e prodotti specifici. Ai clienti privati che da ottobre scorso sono entrati in cassa integrazione, rimasti senza lavoro o con una riduzione oraria dell'attività di almeno il 30% , Banca Monte offre la possibilità di richiedere, in relazione ai mutui in corso, la sospensione del pagamento della quota capitale fino a 12 mesi, posticipandone la restituzione. Questa opportunità è riservata anche alle famiglie numerose (con tre o più figli) con reddito Ise inferiore a 55 mila euro e ai pensionati con entrate inferiori a 600 euro mensili. A sostegno delle famiglie che si trovano in queste situazioni, la Banca propone, inoltre, un nuovo prestito personale a tasso agevolato, di importo massimo di 5 mila euro e con durata fino a quattro anni. Per supportare il mondo imprenditoriale locale, Banca Monte Parma mette a disposizione anche delle aziende la possibilità di usufruire, per quanto riguarda i mutui già accesi, della sospensione del pagamento della quota capitale per un periodo della durata massima di 12 mesi, posticipandone la restituzione. L' iniziativa va ad aggiungersi all'importante sostegno già assicurato dalla Banca agli interventi a favore delle aziende in difficoltà promossi dalla Regione Emilia Romagna, da Unioncamere, dalla Provincia di Parma, dalla locale Camera di Commercio e dalle associazioni di categoria. «Banca Monte - fanno sapere dall'istituto - che da sempre sostiene le realtà del territorio, anche nella fase più acuta della crisi finanziaria, conferma così ulteriormente il proprio impegno al servizio delle famiglie e delle imprese locali». Banca Monte Sostegno ai lavoratori in difficoltà.

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I giornalisti de L'Arena in sciopero (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: PRIMOPIANO data: 27/05/2009 - pag: 5 La protesta Credit crunch, imprese vigilano sulle banche I giornalisti de L'Arena in sciopero TREVISO I consorzi di garanzia fidi che fanno capo alle associazioni imprenditoriali del Trevigiano stanno per varare un «Comitato del credito» per monitorare costantemente le condizioni poste dai diversi istituti di credito nell'erogazione di finanziamenti alle imprese. Lo ha annunciato ieri il presidente di Confartigianato della Marca, Mario Pozza, illustrando i risultati di un'indagine condotta fra 300 aziende associate relativa ai rapporti con le banche, in particolare alla luce della stretta del credito, il cosidetto credit crunch, successiva alla crisi finanziaria di fine 2008. In base alle risposte fornite, appare che il 56% delle imprese ritiene che gli istituti rispondano «poco» alle esigenze delle aziende, mentre il 12% è convinto che questo non avvenga per nulla. Il 48% sostiene di aver notato negli ultimi mesi un irrigidimento nella concessione del credito che risulterebbe molto evidente per un'altra fetta del 7%, mentre per il 71% vi sarebbe stata anche una variazione dei tassi d'interesse. VERONA Ieri all'assemblea degli industriali era presente anche una delegazione dei giornalisti del quotidiano l'Arena, che proprio ieri, attraverso il suo cdr ha annunciato due giorni di sciopero (non sarà in edicola oggi e giovedì) «contro i tagli annunciati dalla proprietà». «La decisione - spiega la nota diffusa ieri dal comitato di redazione - è stata presa alla luce dell'incontro con l'azienda, avuto in mattinata, nel corso del quale Athesis ha ribadito la volontà di presentare un piano di ristrutturazione. Il piano era già stato bocciato un mese fa dalle assemblee di redazione in quanto mirato esclusivamente ad una politica di tagli senza nessuna reale proposta di rilancio delle testate». La Fnsi e il Sindacato dei giornalisti del Veneto esprimono «totale appoggio» alla redazione de L'Arena. Per il sindacato serve «un confronto sindacale che garantisca la verifica dell'effettivo stato di crisi dell'azienda e un rilancio».

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La Commissione europea approva un pacchetto di misure temporanee presentato dall'Italia per il capitale di rischio (sezione: crisi)

( da "SardegnaIndustriale.it" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

SardegnaIndustriale.it - News 27/5/2009 – La Commissione europea approva un pacchetto di misure temporanee presentato dall’Italia per il capitale di rischio La Commissione europea ha approvato, ai sensi delle norme del trattato CE in materia di aiuti di Stato, un pacchetto di misure temporanee, presentato dall’Italia, che adatta alcuni regimi esistenti relativi al capitale di rischio per agevolare le possibilità di accesso al finanziamento delle imprese nell’attuale crisi economica. La misura consentirà investimenti più flessibili in capitale di rischio fino al 2010, in linea con il quadro di riferimento temporaneo comunitario per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'accesso al finanziamento nell’attuale situazione di crisi finanziaria e economica.

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Un'altra via per uscire dalla crisi in modo sostenibile (sezione: crisi)

( da "Blogosfere" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Mag 0927 Un'altra via per uscire dalla crisi in modo sostenibile Pubblicato da Marco Pagani alle 09:30 in Economia e ambiente, Sostenibilità - decrescita «Siamo sicuri che la Obamaeconomics sia il solo modo per uscire dalla crisi?» E' la domanda che si pongono tre economisti "eterodossi", Mauro Bonaiuti , Joan Martinez Alier e Francois Schneider. Vale la pena ascoltare la loro voce dissonante rispetto ai cantori della crescita: «Questa crisi, dunque, non è solo finanziaria ma è anche ambientale. Non dimentichiamo che nel Luglio 2008 il prezzo del petrolio superò i 140 dollari al barile, riducendo le aspettative di profitto ed innescando, secondo alcuni, la crisi finanziaria. Tuttavia le politiche contro la crisi prevedono investimenti per aumentare la capacità produttiva, attraverso sussidi per produrre automobili, bulldozer, TIR, aerei, che dovrebbero contribuire a rendere più “verdi” queste industrie. Ma “bulldozer verdi” continueranno ad estrarre risorse naturali, le automobili “verdi” continueranno ad incrementare il traffico e l'inquinamento, i “TIR verdi” continueranno a trasportare merci in tutta Europa. » Le politiche neokeynesiane, volte a sostenere i consumi con un intervento pubblico, possono servire nella fase più acuta della crisi, ma a lungo andare non risolvono nulla e peggiorano solo la situazione. Qui di seguito riporto alcune delle loro proposte; sono tutte proposte di decrescita. Leggete il testo integrale sul sito della Rete per la decrescita. Alcune delle proposte formulate da Buonaiuti, Martinez Allier e Schneider per uscire in modo sosteibile dalla crisi. Ogni proposta meriterebbe un post a sè (e non è detto che non lo faccia...). Leggi il testo integrale delle proposte su www.decrescita.it Sostenere, praticare ed istituzionalizzare la condivisione del lavoro (Job Sharing) favorendo di conseguenza una riduzione dell'orario di lavoro.Sostenere il lavoro domestico, volontario, e la creazioni di reti di economia sociale e solidale.Sostenere la riduzione nell'uso di risorse, la condivisione di beni e servizi, il riutilizzo e più in generale modelli culturali e stili di vita orientati alla sobrietà e alla gioia di vivere.Ridurre le ineguaglianze attraverso la redistribuzione della ricchezza e delle conoscenze nei paesi del Nord, del Sud, e tra Nord e Sud.Rilocalizzare l'economia, riducendo la polarizzazione tra centro e periferia, tra città e campagna, e valorizzando risorse e conoscenze locali.

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LA FUGA VERSO LA QUALITA' NON SPIEGA TUTTO (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

>LA FUGA VERSO LA QUALITA' NON SPIEGA TUTTO di Vincenzo Chiorazzo e Carlo Milani 27.05.2009 La fuga verso la qualità sembra dar conto di circa un quinto dello spread Btp-Bund tedeschi. La maggior parte del differenziale è dunque dovuta a un effettivo maggior rischio paese avvertito dai mercati finanziari. Lo spread è tornato a livelli non dissimili da quelli sperimentati nella crisi del marzo 1995. E' la riconferma della necessità di mantenere un rigoroso controllo della dinamica del debito nel nostro paese. E del fatto che il necessario uso della leva fiscale non deve significare il ritorno a una spesa pubblica senza freni. La crisi finanziaria degli ultimi mesi ha avuto ripercussioni anche sui titoli emessi da Stati sovrani (LINKDe Novellis  e Vaciago su laVoce del 13.02.2009). Prima del default della Lehman Brothers, lo spread tra Btp e Bund si attestava sui 20 punti base, nel periodo successivo è cresciuto di cinque volte in media, fino a toccare anche i 150 punti. Gli interventi di salvataggio delle banche e le azioni di politica fiscale volte a sostenere l’economia reale hanno fatto sorgere dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico di molte economie avanzate, anche appartenenti all’area euro. Non si può dire che tali dubbi siano infondati: se è vero, infatti, che l’intonazione dei tassi di interesse sta alleviando, al momento, il peso delle passività delle pubbliche amministrazioni (LINK Baglioni  e Colombo su laVoce del  25.11.2008), è altrettanto vero che la differenza tra il costo medio del debito e il tasso di crescita delle economie si va allargando e questo, in un ambiente in cui gli avanzi primari tendono ad assottigliarsi, spinge verso l’alto il rapporto debito/Pil. IL DIFFERENZIALE VERSO IL BUND COME MISURA DI RISCHIO PAESE Il rischio paese, nell’ambito dell’area euro, viene spesso misurato dal differenziale tra rendimenti dei titoli domestici e rendimenti del Bund tedesco. Agli inizi di aprile, per l’Italia lo spread sui Btp, con scadenza pari a 5 anni, era intorno ai 100 punti base; meglio di noi si posizionavano Francia, Olanda e Spagna (tra i 30 e i 70 punti), mentre Irlanda e Grecia si trovavano sul margine opposto (200 e 250 punti base). Tuttavia, a incidere sul differenziale vi è il fenomeno noto in letteratura come flight-to-quality: in contesti difficili e incerti, gli investitori preferiscono migrare verso titoli particolarmente solidi, come appunto quelli tedeschi. (1) L’eccesso di domanda che ne consegue determina un riduzione dei rendimenti offerti da tali titoli, mentre, di converso, il calo della domanda di titoli ritenuti meno affidabili ne provoca l’aumento dei rendimenti. Determinare la dimensione di questo effetto è funzionale a stabilire quanto margine di manovra hanno oggi a disposizione le autorità di politica fiscale per porre in atto azioni di contrasto al difficile momento congiunturale: se lo spread rispetto al Bund è determinato quasi esclusivamente dall’effetto flight-to-quality, allora le autorità fiscali possono permettersi un maggiore attivismo in interventi temporanei di natura anticiclica in quanto quell’effetto tenderà prima o poi ad assestarsi. Viceversa, nel caso in cui tale effetto sia nel complesso contenuto, i rischi di stabilità finanziaria dovrebbero indurre a una politica fiscale più accorta. UNA MISURA DEL FLIGHT-TO-QUALITY Una possibile misura dell’entità del flight-to-quality può ricavarsi avvalendosi delle informazioni che si traggono dal mercato dei credit default swap: il prezzo di un Cds non risente del fenomeno perché si tratta di un derivato che permette di assicurarsi contro il default di un’obbligazione emessa da una terza parte, quale ad esempio uno Stato sovrano. (2) Per ottenere una stima del flight-to-quality abbiamo calcolato la differenza tra lo spread dei titoli benchmark a 5 anni dei paesi dell’area euro verso il titolo Bund di pari durata, e lo spread tra i prezzi dei Cds a 5 anni sui titoli di Stato degli stessi paesi rispetto al prezzo del Cds per la Germania. In altri termini, la parte di differenziale calcolato sui titoli di Stato che non è spiegata dallo spread esistente sui Cds – spread che dovrebbe, in situazione normali, misurare esclusivamente il rischio paese – può essere imputata alla “fuga verso la qualità”. Nel grafico 1 riportiamo i risultati del nostro esercizio relativamente al periodo antecedente la deflagrante accelerazione della crisi finanziaria, in coincidenza con il fallimento della Lehman Brothers, e quello immediatamente successivo. Vi si osserva come nel periodo pre-crisi la fuga verso la qualità penalizzava, per circa 6/7 punti base, soprattutto Italia e Grecia, due dei paesi europei a più elevato debito pubblico. Spagna e Irlanda, per contro, si evidenziano come due paesi che prima della crisi beneficiavano di un volume di acquisti dei propri titoli di Stato così ampio da determinare un rendimento di mercato inferiore a quello corrispondente all’effettiva misurazione del rischio paese, così come emerge dalle quotazioni dei rispettivi Cds. Grafico 1 Nella fase successiva alla “deflagrazione”, si riscontra un generalizzato incremento dei rendimenti ascrivibile alla fuga verso la qualità. Il paese più svantaggiato dal fenomeno risulta la Grecia, con uno spread aggiuntivo sul costo del debito di oltre 60 punti base; seguono Portogallo e Belgio. Èinteressante notare come in questo ranking laFrancia risulti più penalizzata dell’Italia, a evidenza del fatto che del flight-to-quality possono soffrire anche titoli sulla carta apparentemente molto solidi. Quanto all’Italia, il prezzo che abbiamo dovuto pagare per la fuga verso la qualità è di circa 20 punti base, un valore in linea con quello che si riscontra per la Spagna. Si noti infine che sulla base delle nostre elaborazioni, con l’acuirsi della crisi Irlanda e Austria avrebbero migliorato il loro posizionamento relativo rispetto alla Germania. È bene tener presente, che, in realtà, sottostante a tale ultimo risultato potrebbero esservi movimenti speculativi, legati alla particolare situazione di crisi finanziaria attraversata dai due paesi – di cui potrebbe essere evidenza la forte volatilità dei prezzi dei Cds irlandesi e austriaci – nonché una diversa liquidità presente sui mercati. Dalle analisi presentate emerge come la crisi abbia messo in moto un processo di flight-to-quality che spiega tuttavia solo una parte dell’allargamento del differenziale di tasso tra titoli dei diversi paesi europei e corrispettivi titoli della Germania. Considerando in particolare l’Italia, la fuga verso la qualità sembrerebbe spiegare circa un quinto dello spread Btp-Bund, mentre la maggior parte di tale differenziale è dovuto a un effettivo maggior rischio paese avvertito dai mercati finanziari. Nella crisi del marzo 1995 lo spread tra Btp e Bund (decennale) superò i 650 punti: 520 rappresentavano rischio di cambio e 130 rischio paese. (3) Un livello, quest’ultimo, non dissimile dunque da quello che abbiamo sperimentato nelle settimane e nei mesi scorsi. È la riconferma della necessità di mantenere un rigoroso controllo della dinamica del nostro debito e del fatto che, oggi, il necessario uso della leva fiscale dovrà essere comunque molto attento alla qualità degli interventi e non potrà certamente interpretarsi come necessità di lasciare le briglie della spesa corrente. (1) Va detto, comunque, che anche i Bund possono potenzialmente perdere di “appetibilità” da parte degli investitori. Un segnale, al riguardo, è la debole domanda che si è registrata in una recente riemissione di titoli quinquennali (5,7 miliardi di euro collocati il 25 marzo 2009). Le annunciate nuove emissioni da parte del governo tedesco, che nell’arco del 2009 dovrebbero superare i 20 miliardi di euro, hanno probabilmente spinto parte degli investitori a ritardare l’acquisto di Bund. (2) Non va dimenticato, peraltro, che la quotazione del Cds può risentire delle influenze dovute a possibili comportamenti speculativi, soprattutto attuati da hedge funds che potrebbero scommettere sul default di un emettente. Affinché il prezzo del Cds venga influenzato da operazioni speculative è però necessario che le contrattazioni sul mercato di interesse siano sufficientemente ridotte, cioè, in altri termini che il mercato sia poco spesso. (3) La decomposizione dei due effetti è ricavata eliminando dallo spread complessivo quello riscontrabile sui contratti swap decennali, così come suggerito da F. Giavazzi, C. Favero, L. Spaventa (1997), “High Yields: the Spread on German Interest Rates”, Economic Journal.

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INTERNET DELLE MIE BRAME - SAPETE QUANTO HANNO PAGATO I RUSSI DI DST PER ACQUISIRE 1.96% DI FACEBOOK? 200 MLN $! - LA SOCiETà DI ZUCKERBERG VALE QUINDI 10 MLD $ - LE CRITICHE DI mo (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> INTERNET DELLE MIE BRAME - SAPETE QUANTO HANNO PAGATO I RUSSI DI DST PER ACQUISIRE 1.96% DI FACEBOOK? 200 MLN $! - LA SOCiETà DI ZUCKERBERG VALE QUINDI 10 MLD $ - LE CRITICHE DI molti azionisti sulla mancata quotazione in Borsa prima della crisi… Monica D'Ascenzo per "la Repubblica" ZUCKERBERG Facebook diventa sempre più globale. Dopo l'americana Microsoft, il magnate di Hong Kong Li Ka-shing e i tedeschi Samwer ieri è stata la volta del gruppo russo Digital Sky Technologies (Dst). L'operazione prevede un investimento di 200 milioni di dollari per rilevare una quota pari all' 1,96% delle azioni privilegiate. La conferma ufficiale offre un'altra indicazione indiretta. Facebook viene valutato complessivamente dall'operazione 10 miliardi di dollari con una svalutazione di oltre il 30% rispetto a due anni fa. Nel 2007, infatti, Microsoft investì 240 milioni per l'1,6% del capitale valorizzando la società 15 miliardi di dollari, ben 5 miliardi più di oggi. L'investimento dell'ottantenne Li Ka-shing, presidente di Cheung Kong Holdings e di Hutchison Whampoa, fu più ridotto: 60 milioni di dollari. Qualche tempo dopo arrivò l'ingresso dei fratelli Samwer, che hanno investito in diverse società internet, con un impegno di 10-15 milioni. Il fondatore del social network più famoso al mondo, Mark Zuckerberg, ha ora piazzato un nuovo colpo magistrale siglando l'accordo con i russi della Dst. In una congiuntura di mercato di difficile interpretazione e con la pubblicità in internet ai minimi storici, Zuckerberg ha trovato il modo per ricapitalizzare l'azienda senza cedere troppo a livello di capitale sociale. logo facebook Il gruppo russo sarà trattato come gli altri azionisti: nessuna rappresenza nel consiglio di amministrazione (controllato per i tre quinti dal fondatore) e nessun diritto speciale. Nonostante questo l'impegno finanziario potrebbe crescere già entro il 2009. Dst ha, infatti, in programma di offrire altri 100 milioni di dollari per rilevare questa volta una quota di azioni ordinarie di Facebook, che saranno cedute dagli attuali azionisti. Maggiori dettagli su questo progetto, secondo quanto è stato comunicato ieri, saranno resi noti durante la prossima estate. «Diverse società ci hanno contattati, ma Dst si distingueva per la prospettiva globale che è in grado di apportare, sostenuta dalla crescita e da risultati finanziari impressionanti dei suoi investimenti in internet» ha commentato Zuckerberg. Il fondatore risponde così con l'accordo alle critiche di molti azionisti sulla mancata quotazione in Borsa prima della crisi finanziaria. La scorsa primavera alcuni azionisti avevano cercato di vendere le proprie quote a prezzi da sconto con una valorizzazione della società sotto i 5 miliardi di dollari. L'operazione allora non andò in porto e forse ora gli azionisti che volevano uscire dall'affare Facebook sono tutto sommato soddisfatti di quell'insuccesso considerato il valore che in piena crisi viene attribuito alla società. [27-05-2009]

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L'ottovolante delle Borse non è gioco per tutti (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

POLITICA 27-05-2009 RIALZI, RITORNO DELLA LIQUIDITÀ E NODI NON ANCORA VENUTI AL PETTINE L'ottovolante delle Borse non è gioco per tutti GIANCARLO GALLI A partire da marzo, quando toccavano il gradino più basso, le Borse mondiali hanno registrato consistenti rimbalzi. Mediamente intorno al 33%; in Italia di oltre il 55%. Trainate dai titoli più duramente penalizzati. Esempio: le Fiat da un minimo di 3,31 euro a quasi 8; Unicredit da 0,59 a 1,8. Il che non deve far dimenticare la situazione di un anno fa: Fiat a 18,3, Unicredit a 5,09. Occorre fare molta attenzione nel celebrare la resurrezione della Borsa, prestando ascolto a quegli operatori che, con testa ed esperienza sulle spalle, affermano: «Il malato ha preso un brodino!». E prestando orecchio ai rari grilli parlanti di collodiana memoria: «Qui si rischia una nuova bolla». Traducendo: manovre speculative di coloro che tentano di rifarsi di quanto perso, accendendo fuochi che potrebbero rivelarsi di paglia. Al di là delle valutazioni che spesso nascono all'alba (con l'apertura della Borsa di Tokyo, e muoiono a sera con la chiusura a Wall Street, Usa, madre di tutti i mercati), il recupero c'è stato. È consistente, nonostante un susseguirsi di nevrotici alti e bassi, e nel limite del possibile (in Finanza non esistono certezze), va interpretato. Nemmeno disdegnando quelle massime ben note a coloro che hanno una qualche dimestichezza con Piazza Affari. Tipo la legge di Bertoldo: «Dopo il brutto viene il bello». Oppure: «Nel bene e nel male, le Borse anticipano». Fermiamoci su quest'ultima profezia, confortante: i mercati, con la loro sensibilità avrebbero colto un prossimo superamento della crisi; quindi scommettono su una generale ripresa dell'economia. Linea di tendenza percepibile anche fra le righe dei discorsi dei governatori delle banche centrali americana, europea, giapponese. Controprova, il vertiginoso recupero del petrolio (da 30 a 60 dollari il barile), dopo la brutale caduta dal tetto di 147 dollari. Fin qui, la fotografia dello scenario. Ma dietro le quinte, cosa è accaduto, cosa sta accadendo, cosa si immagina accadrà? Partiamo dall'accaduto. L'intero sistema finanziario è andato a un passo dal collasso, ma l'intervento pubblico ha evitato quasi ovunque il peggio. Da parte loro i banchieri hanno approfittato della crisi per ripulire i bilanci, gettando sulle spalle dei loro azionisti i crediti inesigibili. I pesci grossi se la sono cavata, more solito; i piccoli risparmiatori, terrorizzati di perdere tutto, hanno svenduto. Alcune «mani forti» hanno raccolto quei titoli che poche stagioni fa erano stati proposti come investimenti sicuri e ora valgono meno di un quarto. Giro di valzer davvero lucroso. Gli analisti registrano un fatto interessante, riassumibile nel «ritorno della liquidità». In pratica: c'è qualcuno (persone ed entità societarie), col portafoglio gonfio che ha preso ad acquistare, a fare trading (comperarevenderericomperare, seguendo l'onda). Da dove provengono questi fiumi di denaro? Più di una le sorgenti, ad ascoltare le «voci» di Piazza Affari. In primo luogo, almeno per l'Italia, la migrazione dall'investimento immobiliare (case e uffici) in gravissima difficoltà, all'investimento mobiliare (azioni, obbligazioni) che si riterrebbe di maggiore sicurezza. Banche e aziende, giudicate in rapido risanamento dopo l'energica cura dimagrante, divengono pertanto opportunità. Anche nella prospettiva, da parecchi adombrata, di una prossima ondata inflazionistica; quando la troppa moneta messa in circolazione farà venire al pettine più di un nodo. Ultima, e non marginale suggestione: gli Stati sovrani hanno lanciato una campagna contro i paradisi fiscali. A evitare guai, sarebbe in atto un rientro massiccio di capitali, poi ricollocati sui mercati finanziari. Questo, in sostanza, il panorama. È sufficiente a spiegare il subitaneo rialzo delle Borse; e per l'Italia bastano gli exploit internazionali di Fiat, Eni, Enel? Interrogativi senza risposta, che legittimano l'invito ai risparmiatori a non lasciarsi incantare. Troppe volte si sono bruciati le dita. In Borsa, ma non solo: financo coi Bot, i Cct, le obbligazioni societarie, i risparmiatori sono stati ridotti a donatori di sangue. Ora, in banca poco manca ci facciano pagare il biglietto d'ingresso. Perciò, se sotto sotto ci fanno intendere di «comprare in Borsa», è meglio fare attenzione...

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Ue, da Commissione nuove norme per mercati finanziari più sicuri (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

BRUXELLES (Reuters) - La Commissione europea ha intenzione di monitorare più da vicino gli istituti finanziari, in base al nuovo piano predisposto dall'esecutivo comunitario per una nuova supervisione degli istituti bancari e assicurativi. Il nuovo programma messo a punto da Bruxelles è il caposaldo della risposta della Ue alla crisi finanziaria. L'obiettivo è poter individuare ogni possibile rischio il prima possibile, evitando nuovi interventi dei governi a favore delle banche. Nell'ambito del programma, la Commissione ha proposto la costituzione di due organismi pan-europei per eliminare quello che considera un vuoto legislativo. Un consiglio europeo sul rischio sistemico, composto da banchieri centrali e autorità di regolamentazione nazionali, avrebbe il compito di monitorare la possibilità di eventuali rischi, in modo che venga individuata e messa in atto un'azione per evitare che il rischio diventi ingestibile. La Banca centrale europea dovrebbe ospitare e presiedere il consiglio. Si tratta di un'idea contestata dalla Gran Bretagna che teme un eccessivo potere in mano all'istituto di Francoforte. Il programma di supervisione prevede anche un gruppo composto da tre nuove autorità il cui compito dovrebbe essere quello di garantire il rispetto delle norme Ue nei 27 paesi membri, con l'autorità di intervenire nei confronti di uno stato che non ha rispettato le leggi comunitarie. L'attività di intervento riguarda i settori bancario, assicurativo e mercato dei titoli. Il programma predisposto dalla Commissione sarà sottoposto all'esame dei leader Ue in occasione di un vertice a giugno, con l'obiettivo di arrivare a una bozza di legge verso fine anno, in modo che il nuovo sistema di regolamentazione diventi operativo entro la fine del 2010. Il parlamento europeo e i paesi Ue avranno la parola definitiva sulle riforme.

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Banche, Moody's rivede outlook sistema bancario italiano a "negativo" (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Banche, Moody's rivede outlook sistema bancario italiano a "negativo" (Teleborsa) - Roma, 27 mag - Moody's ha rivisto al ribasso l'outlook sulle banche italiane, portandolo a "negativo" da "stabile", a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. L'agenzia di rating nota come il sistema bancario italiano, ultimo in Europa ad avere un outlook negativo, ha inizialmente dato prova di maggiore resistenza rispetto a quelli di altri Paesi, grazie alla sua minore esposizione agli asset tossici. Tuttavia, la crisi finanziaria si ora propagata all'economia reale, producendo come conseguenza un peggioramento degli indicatori sulla qualit degli attivi ed una riduzione della redditivit delle banche, che sembra destinata a perdurare anche nel 2009 e 2010. Le banche italiane, comunque, restano fra le meno colpite dalla crisi. 27/05/2009 - 13:19

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Svezia, banca centrale incrementa riserve in valuta (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Svezia, banca centrale incrementa riserve in valuta (Teleborsa) - Roma, 27 mag - La banca centrale della Svezia ha incrementato le sue riserve valutarie di 100 miliardi di corone, con l'intento di facilitare i prestiti in valuta alle banche del Paese nordico. La Riksbank ha adottato questa misura come strumento temporaneo con l'intento di alleviare la crisi finanziaria. Immediata la reazione dei mercati valutari, che hanno spinto la corona svedese al ribasso contro l'euro, che ha toccato un massimo di 10,70 SEK per poi attestarsi poi a 10,69 SEK (+1,4%). 27/05/2009 - 12:17

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"Berlusconi è un pericolo per l'Italia" (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

LONDRA Sul futuro dell’Italia non aleggia l’ombra di un nuovo fascismo, quale esito di una «combinazione fra la crisi finanziaria più Berlusconi», scrive oggi il Financial Times nella pagina degli editoriali. «Berlusconi non è evidentemente Mussolini: ha squadroni di veline al seguito, non di camicie nere». Ma il capo dell’esecutivo italiano è «un uomo molto ricco, molto potente e sempre più spietato. Non un fascista, ma un pericolo, in primo luogo per l’Italia, e un esempio deleterio per tutti». Il pericolo rappresentato dal presidente del Consiglio italiano è di «ordine diverso da quello di Mussolini». Secondo il quotidiano economico londinese «è quello del potere dei media che mina i contenuti seri della politica e li sostituisce con lo spettacolo. È quello di una spietata demonizzazione dei nemici e del diniego di garantire basi autonome ai poteri concorrenti. È quello di mettere una fortuna economica al servizio della creazione di un’immagine forte, fatta di asserzioni di infinito successo e sostegno popolare». Il Ft mette sotto accusa anche «l’assenza» della sinistra, le «istituzioni deboli e talvolta politicizzate» e soprattutto «un giornalismo che ha accettato spesso un ruolo subalterno», tutti elementi che hanno reso così «dominante» la posizione del Cavaliere.

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Sga, 603 mln da recuperare (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Campania credito Sga, 603 mln da recuperare L'ex bad bank del Banco Napoli ritrova 5,25 mld. Sarà ceduta nel 2010 Sga, l'ex bad bank del Banco di Napoli, recupera 5,25 miliardi di euro sugli oltre 6,7 miliardi di crediti in sofferenza e incagliati acquisiti nel 1996. La Società per la Gestione di Attività stima di riuscire a ritrovare almeno altri 603 milioni. E' quanto è emerso nei giorni scorsi dall'assemblea dei soci, che ha archiviato un bilancio d'esercizio 2008 in utile per 33,4 milioni di euro. Sga, guidata da Marcello Valignani, nel tempo potrebbe riuscire a recuperare ulteriori crediti, ma gli azionisti hanno deciso di vendere la società, come anticipato dal Denaro il 14 maggio del 2008. La crisi ha però allungato i tempi di cessione. Si prevede che il bando possa essere pronto entro fine anno. La dismissione dovrebbe essere completata nel 2010. L'assemblea ha nel frattempo prorogato la vita della società al 31 dicembre dell'anno venturo. Sergio Governale Mancano all'appello altri 603 milioni di euro e poi Sga, l'ex bad bank del Banco di Napoli, avrà recuperato quasi il 90 per cento dei crediti in sofferenza e incagliati originariamente acquisiti da via Toledo. Lo prevedono i soci della Società per la Gestione di Attività, che si sono riuniti nei giorni scorsi per approvare, tra l'altro, il bilancio 2008. Dal documento si evince che Sga, nei suoi dodici anni di attività, ha ritrovato oltre 10mila miliardi delle vecchie lire, precisamente 10.160 miliardi di lire, pari a circa 5,25 miliardi di euro. Attualmente ha quindi recuperato oltre il 78 per cento dei crediti originari, equivalenti a 13mila miliardi di vecchie lire (12.500 miliardi di lire ex Banco di Napoli e poco più di 500 miliardi di lire ex Isveimer). La società ha superato così ogni previsione. Nel 1996 l'allora ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi (diventato in seguito presidente della Repubblica), prevedeva infatti un recupero massimo dei crediti del Banco di Napoli incagliati o in sofferenza pari al 50 per cento del totale. Nel 2008 la società ha recuperato circa 200 milioni di euro e stima di poter conseguire buoni risultati anche quest'anno. Alcuni crediti sono in dirittura d'arrivo. Sga per altri due o tre anni è in grado di svolgere proficuamente la propria attività. Dopo, considerando i costi della struttura e il fatto che giorno dopo giorno si riduce il monte crediti da recuperare, la società non avrebbe più ragione economica di esistere. Anche perché i tempi di recupero dei crediti, che richiedono una gestione oculata delle pratiche derivanti dalle procedure concorsuali o esecutive, sono lunghi e dipendono dalla magistratura. Per consentire alla società di non chiudere i battenti dopo i brillanti risultati e ai suoi addetti di non restare senza lavoro, gli azionisti hanno quindi deciso di prorogare la scadenza della società da quest'anno al 31 dicembre 2010 e collocare la società sul mercato, come anticipato dal Denaro il 14 maggio dell'anno scorso. I?tempi si sono allungati a causa della crisi finanziaria mondiale (la dismissione doveva completarsi quest'anno), ma il discorso resta aperto. Mediobanca è l'advisor incaricato di seguire l'operazione. Tra fine anno e l'inizio del prossimo dovrebbe essere pronto il bando. Dopo la presentazione delle manifestazioni di interesse seguirà la fase di due diligence, ovvero la verifica contabile da parte degli acquirenti. Infine, la vendita al miglior offerente. Per stabilire il valore di Sga si terranno in considerazione in primis i crediti da recuperare, i 603 milioni previsti, anche se non per il loro valore intero. La società ha un patrimonio netto al 31 dicembre del 2008 superiore ai 482 milioni di euro. Interessati alla Società per la Gestione di Attività sono operatori di rilevanza internazionale, oltre ad attori italiani di primo piano. L'operazione è complessa, visti gli intrecci di natura contrattuale e pubblicistica. Sono questi ultimi i nodi più difficili da sciogliere. Sga infatti è di proprietà del gruppo Intesa Sanpaolo, ma le azioni le ha in pegno il Tesoro, che esercita il controllo sulla società di concerto con la Banca d'Italia. La trattativa di vendita dovrà pertanto essere condotta con il ministero dell'Economia e Palazzo Koch. Mediobanca sta studiando tre alternative: la vendita tout court di Sga, la scissione della società e la cessione di ramo d'azienda. Al Tesoro e a Via Nazionale la scelta della forma della cessione. Nell'ultimo caso c'è una complicazione in più: nelle vertenze in corso in cui compaiono i nomi di Sga e di Intesa Sanpaolo dovrà infatti essere aggiunto il nome dell'acquirente. Nella Società per la Gestione di Attività lavorano circa cento addetti, di cui settanta con contratto a tempo indeterminato, oltre a 110-112 unità dislocate sul territorio, messe a disposizione prima dal Banco di Napoli e ora da Intesa Sanpaolo. Trenta lavoratori, tutto personale con ampia esperienza bancaria nel settore del recupero crediti, sono collaboratori e seguono le vertenze in essere. Sga chiude intanto il suo sesto bilancio consecutivo in utile. Nel 2008 il risultato netto ammonta a 33,4 milioni di euro, interamente destinati a riserva. Gli organi sociali Il consiglio di amministrazione Marco Zanzi presidente Sabino Fortunato vice presidente Marcello Valignani amministratore delegato Il collegio sindacale Arnaldo Felli presidente Maurizio Ganelli sindaco effettivo Enrico Amodeo sindaco effettivo Obiettivo: il 90% dei crediti Crediti acquisiti 6,71 mld € 100,0% - crediti recuperati 5,25 mld € 78,2% - crediti recuperabili 0,60 mld € 9,0% = partite perse 0,86 mld € 12,8% del 27-05-2009 num.

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Banche italiane, Moody's taglia l'outlook da stabile a negativo (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Banche italiane, Moody's taglia l'outlook da stabile a negativo (27 Maggio 2009 - 14:11) MILANO (Finanza.com) - In una nota diramata oggi, gli analisti di Moody's Investors Service fanno sapere di avere tagliato l'outlook sulle banche italiane coperte, portandolo da "stabile" a "negativo", per riflettere gli impatti della crisi finanziaria sull'economia reale e il conseguente effetto negativo sulla qualità degli asset bancari e sulla redditività degli istituti. In particolare, l'outlook negativo dell'agenzia di rating internazionale esprime l'aspettativa che i prossimi 12-18 mesi non saranno proprio "rosei" per il mercato del credito. (Carlotta Scozzari - Riproduzione riservata)

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Banche italiane: Moody's taglia l'outlook (sezione: crisi)

( da "Soldionline" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Banche italiane: Moody's taglia l'outlook Le tags: bancari Commenta l'articolo Mauro Introzzi mercoledì, 27 maggio 2009 - 14:19 L’agenzia di rating Moody's ha portato a “negativo”, dal precedente “stabile”, il suo outlook sul comparto bancario italiano. Gli analisti hanno considerato il dilagare della crisi finanziaria e i suoi influssi sull'economia reale. Questo avrà conseguenze negative sulla qualità degli asset e sulla redditività delle banche, per tutto il 2009 e per l’anno successivo. Tuttavia Moody’s evidenzia che le banche italiane, comunque, rimangono fra le meno colpite dalla crisi tra quelle dell’Unione Europee. Secondo l’agenzia di rating i fondamentali dei big del comparto sono peggiorati (e potrebbero farlo ancora) anche se potrebbe non essere necessario un forte intervento governativo. -->

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Piazza Affari in lieve rialzo al giro di boa (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari in lieve rialzo al giro di boa (Teleborsa) - Roma, 27 mag - Continua in lieve rialzo Piazza Affari, comunque rallentando e azzerando i guadagni dell'avvio che avevano caratterizzato l'inizio di giornata. A dire il vero, il Listino italiano ha avuto, nel corso della mattinata, qualche momento di incertezza che poi svanito per lasciare ancora spazio agli acquisti. I riflettori restano puntati sul settore dell'auto e sulle sorti di GM, Fiat ed Opel. Stamane l'ACEA ha pubblicato i consueti dati mensili sulle immatricolazioni di veicoli commerciali, che evidenziano un altro crollo del 42%. Nel Vecchio Continente i listini propendono ancora dalla parte dei guadagni, mentre segnali contrastanti giungono d'oltreoceano, dove i Future USA, contrastati, non danno indicazioni precise sull'apertura della borsa di Wall Street. Sul mercato valutario, la giornata iniziata all'insegna della correzione per l'euro, che ora scambia a 1,3947 USD, in calo dello 0,30% rispetto alla chiusura di ieri sopra la soglia di 1,40 dollari. Oggi si aspettano i dati sul mercato immobiliare, con le statistiche sulle vendite di case esistenti. A Milano l'indice Mibtel in rialzo dello 0,17%, l'S&P/Mib mostra un vantaggio dello 0,12% , il Midex avanza dello 0,34%.L'All-Star sale dello 0,42%. Ancora una giornata di riflettori puntati sul titolo Fiat. Le azioni del Lingotto, ora deboli, hanno avviato la seduta con un rialzo frazionale. Ieri, Marchionne ha giudicato costruttivo con Angela Merkel, dicendo che la decisione sul destino della Opel rimane una sorta di "lotteria". Il governo tedesco si aspetta che una decisione preliminare sull'offerta per Opel possa essere presa oggi, ma le discussioni procederanno anche successivamente con pi di un interessato. Per Berlino non ci sono favoriti ma tutte le offerte vanno riviste e migliorate. Intanto, il presidente di Fiat Luca Cordero di Montezemolo riferendosi alla vicenda Opel ha dichiarato "Marchionne ha fatto tutto quello che si doveva e si poteva fare". Tra gli industriali in rosso Finmeccanica, nonostante l'anunci che DRS Technologies, una societ Finmeccanica si aggiudicata un contratto del valore di 217 milioni di dollari con l'Esercito USA. Banche a due velocit. Fa bene la Popolare di Milano che sale di oltre 3 punti, in frazionale rialzo il Banco Popolare e Unicredit. In retromarcia Intesa San Paolo. Moody's ha rivisto al ribasso l'outlook sulle banche italiane, portandolo a "negativo" da "stabile", a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. In cima al listino Parmalat, che guadagna oltre il 3%. A sospingere in rialzo le azioni dell'azienda di Collecchio, le indiscrezioni stampa secondo cui Danone potrebbe usare i 3 miliardi dell'aumento di capitale per fare shopping in Italia. il Sole 24 Ore scrive infatti che gli "esperti del settore" non escludono, tra le prede, anche Parmalat stessa o Granarolo. Acqua e fuoco sui petroliferi. Eni in ribasso, mentre sale Tenaris e lima Saipem. Tra gli altri energetici, sale di oltre due punti Edison. La societ ha sottoscritto oggi un contratto di finanziamento a 3 anni per un ammontare di 600 milioni di euro con un pool di banche internazionali allo scopo di rafforzare la sua struttura finanziaria. Sale frazionalmente A2A. La societ ha annunciato l'acquisizione di pacchetti azionari di minoranza in EPCG Montenegro. CHL sopesa al rialzo ora mostra un guadagno teorico del 14,58%. L'azienda leader mondiale nella fornitura di tecnologie e servizi, ha siglato un accordo per la promozione del servizio di assistenza presso i Bosch Car Service per l'offerta di pneumatici sul WEB. 27/05/2009 - 13:33

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Piazza Affari archivia la seduta con lievi rialzi (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari archivia la seduta con lievi rialzi (Teleborsa) - Roma, 27 mag - Chiusura in lieve rialzo per i listini di Piazza Affari, che sul finale sono riusciti a lasciarsi alle spalle il segno negativo. I riflettori sono rimasti puntati sul settore dell'auto. Come nel resto del Vecchio Continente hanno tenuto banco le sorti di GM, Fiat ed Opel. Secondo il ministro tedesco dell'Economia Guttenberg sia Fiat che Magna International devono migliorare le loro offerte per Opel in modo significativo. A un passo dal chapter 11 General Motors. La casa di Detroit non riuscita a convincere gli obbligazionisti a convertire i 27 mld di dollari di debiti in nuove azioni come era nelle attese. A Milano l'indice Mibtel archivia gli scambi con un rialzo dello 0,08% a 16002, l'S&P/Mib con un + 0,07% a 20312, il Midex con un +0,36% a 19890 punti. L'All-Star chiude con un vantaggio dello 0,65% a 9972 punti. Frenata Fiat. Le azioni del Lingotto hanno registrato una perdita frazionale in una giornata caratterizzata dall'attesa per Opel. Il ministro delle Finanze Steinbrueck ha reso noto che il Governo tedesco non ha ancora un candidato per l'acquisizione della controllata europea di GM. Dal vertice di stasera per potrebbe emergere una preferenza. Tra i migliori titoli dell'S&P/Mib spicca Fondiaria-SAI che ha chiuso con un rialzo superiore ai cinque punti percentuali. Acquistata Parmalat, che archivia la seduta in rialzo di oltre quattro punti percentuali. La giornata di Parmalat stata caratterizzata dai rumors riguardanti Danone che potrebbe utilizzare i 3 mld di euro dell'aumento di capitale per rilevare aziende anche in Italia come la stessa Parmalat o Granarolo. In rosso Atlantia, che cede circa due punti percentuali. Banche a due velocit. Fa bene la Popolare di Milano che si congeda con un rialzo di quasi cinque punti, frazionali guadagni per Unicredit, mentre sale di quasi un punto e mezzo Banco Popolare. In retromarcia Intesa SanPaolo che cede quasi un punto e Ubi Banca che perde quasi un punto e mezzo. Moody's ha rivisto al ribasso l'outlook sulle banche italiane, portandolo a "negativo" da "stabile", a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. Pioggia di acquisti su CHL che, sul completo, guadagna quasi dodici punti percentuali, in scia alla sigla dell'accordo per la promozione del servizio di assistenza presso i Bosch Car Service per l'offerta di pneumatici sul WEB. 27/05/2009 - 18:00

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Prosegue erratica Piazza Affari (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Prosegue erratica Piazza Affari (Teleborsa) - Roma, 27 mag - Continua incerta Piazza Affari, dopo l'avvio stentato della borsa di Wall Street. Anche nel resto del Vecchio Continente a prevalere una certa erraticit. I riflettori restano puntati sul settore dell'auto e sulle sorti di GM, Fiat ed Opel. Oltreoceano General Motors ormai a un passo dal chapter 11. La casa di Detroit non riuscita a convincere gli obbligazionisti a convertire i 27 mld di dollari di debiti in nuove azioni come era nelle attese. Dal fronte macroeconomico risultato inrialzo del 2,9% il dato relativo alle vendite di case esistenti in USA nel mese di aprile, che si attestano a 4,68 milioni di unit, rispetto ai 4,55 mln rivisti del mese precedente. Le attese degli analisti indicavano 4,65 mln di unit. Sul mercato valutario, prosegue il calo dell'euro nei confronti della divisa statunitense. La moneta unica scanbia a 1,3932 dollari con un ribasso dello 0,53%. A Milano l'indice Mibtel in ribasso dello 0,4%, l'S&P/Mib mostra uno svantaggio dello 0,2%, il Midex avanza dello 0,32%.L'All-Star sale dello 0,42%. Ancora riflettori puntati sul titolo Fiat. Le azioni del Lingotto, proseguono con cali frazionali. Il ministro delle Finanze Steinbrueck ha reso noto che il Governo tedesco non ha ancora un candidato per l'acquisizione della Opel. Dal vertice di stasera per potrebbe emergere una preferenza. In rosso Finmeccanica, che cede lo 0,60%, nonostante l'anuncio che DRS Technologies, una societ Finmeccanica si aggiudicata un contratto del valore di 217 milioni di dollari con l'Esercito USA. Banche in bianco e nero. Fa bene la Popolare di Milano che sale di oltre 4 punti, frazionali rialzi per Banco Popolare e Unicredit. In retromarcia Intesa SanPaolo che cede quasi un punto e mezzo. Moody's ha rivisto al ribasso l'outlook sulle banche italiane, portandolo a "negativo" da "stabile", a causa del propagarsi della crisi finanziaria sull'economia reale. Acquistata Parmalat, che guadagna oltre tre punti percentuali; sostenuta dalle indiscrezioni stampa secondo cui Danone potrebbe utilizzare i 3 mld di euro dell'aumento di capitale per rilevare aziende anche in Italia come la stessa Parmalat o Granarolo. Rally per il titolo CHL che, dopo la sopensione per eccesso di rialzo, sul completo guadagna olte tredici punti percentuali. L'azienda, leader mondiale nella fornitura di tecnologie e servizi, ha siglato un accordo per la promozione del servizio di assistenza presso i Bosch Car Service per l'offerta di pneumatici sul WEB. 27/05/2009 - 16:31

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catalan4ever ha detto: sono a Roma, vicino al ponte Duca d'Aosta :D se qcn vuole prendersi una birra con me, fatemi sapere, farà molto piacere, meglio se con una bella romana, anzi (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 287 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Protocollo d'intesa con Federfidi Lombarda per favorire l'accesso al credito delle piccole e medie imprese (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 27-05-2009)

Argomenti: Crisi

Protocollo d’intesa con Federfidi Lombarda per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese (27/5/2009 19:10) | (Sesto Potere) - Milano - 27 maggio 2009 -Sostenere il tessuto economico locale per permettere alle piccole e medie imprese di reagire, facendo fronte ad una crisi che rischia oggi di travolgerle. Questo l’impegno della Provincia di Milano che sigla oggi un protocollo d’intesa con Federfidi Lombarda per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese. Dopo aver approvato nei mesi scorsi aiuti concreti alle famiglie e alle aziende con il piano “Alziamo la testa” (19 milioni di euro alle famiglie, 1 milione alle associazioni del volontariato e 5 milioni di euro alle imprese per la stabilizzazione dei lavoratori precari e per favorire nuova occupazione), si pensa oggi a facilitare le concessioni di credito. “Grazie a questo accordo la Provincia di Milano – dichiara Filippo Penati, Presidente della Provincia di Milano - investe 1 milione di euro per creare un “Fondo di Garanzia” destinato al rilascio di controgaranzie per il riequilibrio finanziario delle microimprese che hanno sede legale ed operativa nell’area metropolitana milanese”. L’intesa firmata con Federfidi Lombarda, oltre ad incentivare l’azione dei Consorzi Fidi che si occupano di concedere apposite garanzie per facilitare l’accesso al credito nel sistema bancario, permetterà di incrementare il volume dei finanziamenti concessi dal sistema bancario alle pmi. Si prevede di facilitare finanziamenti pari a 22 milioni di euro, che andranno a sostenere almeno 560 imprese. “La Provincia è l’unica istituzione che sta affrontando la crisi con proposte concrete – continua Penati – sostenendo le imprese in difficoltà. Compito delle istituzioni è mettere in campo una politica di interventi che sia in grado di invertire questo circolo vizioso che si è venuto a creare, ridando ossigeno al mondo del lavoro, rilanciando l’economia del nostro territorio, favorendo non solo il sostegno alle aziende in difficoltà ma anche la creazione di nuove imprese che puntino all’innovazione”. “In questo contesto di crisi finanziaria ed economica - spiega Ezio Casati, Assessore alle Attività economiche della Provincia di Milano - sono proprio le piccole e piccolissime imprese a subire il colpo più duro, in preda a difficoltà crescenti che si ripercuotono sull’intero tessuto sociale ed economico, vanno agevolate nella concessione del credito. Il protocollo d’Intesa, siglato dalla Provincia e da Federfidi, parte da un dato di fatto: oggi è sempre più difficile per le pmi ottenere crediti dalle banche, con conseguente incapacità di investire. Sempre più aziende rischiano di uscire dal mercato, con gravi ripercussioni a livello occupazionale, licenziamenti e corse agli ammortizzatori sociali”.

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