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Report "crisi"   23-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

I non studenti dell'Onda sono teppisti ( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha detto di non voler «parlare della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.

Target UMANITARIO I FRUTTI AVVELENATI DELLA GUERRA ( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere sostenuta da robuste protesi militari.

Anche in Rbs scoppia il caso delle regalie ai manager ( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria che ha messo in ginocchio la City. A chiamare in causa Goodwin sono alcuni membri del consiglio d'amministrazione di Rbs che avrebbero rivelato un retroscena inquietante del crac: la Royal Bank of Scotland, nonostante il bilancio 2008 con un buco di 24 miliardi di sterline, pagò bonus a sei zeri ai banchieri responsabili di aver comprato i titoli subprime,

"Spazziamo via i titoli tossici" ( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: offensiva del governo per la stabilizzazione dei mercati finanziari è su vari livelli. Secondo gli analisti i bond tossici legati ai mutui e senza un prezzo di mercato varrebbero circa 2 mila miliardi di dollari. I 100 miliardi anticipati da Romer, quindi, sembrerebbero poca cosa se non inseriti nell'intero programma che prevede tre diversi interventi,

Crisi economica Negli Stati Uniti le vendite sono calate del 30%, molti clienti non riescono più a pagare le rate ( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contraccolpi di una crisi economica che è riuscita a scoraggiare molti dei suoi clienti più fedeli: sovrapproduzione, scelte finanziarie errate o controproducenti, ma soprattutto una poca attenzione verso il mercato delle nuove generazioni che le è costata la perdita di interesse da parte di molti acquirenti sotto i 40, con un conseguente impietoso titolo a tutta pagina sul New York Times:

Hedge fund addio senza rimpianti ( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma bisogna distinguere tra il rischio finanziario di per sé, legato agli andamenti dei mercati, e i pericoli di incorrere in incidenti d'investimento impropri. L'occasione della riscrittura delle regole generali dei mercati finanziari, fornita dalla recessione globale, non va sprecata ma neppure esasperata fino a stroncare ogni innovazione.

Plastal, oggi l'incontro con la banca svedese ( da "Tribuna di Treviso, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nessuno ha svelato a quanto ammonta il buco che ha creato la crisi finanziaria fino al tracollo, ma si tratta senza dubbio di una cifra molto ingente. Nel tavolo romano si parlerà delle possibilità esistenti al momento, con il concordato preventivo come soluzione gettonata dalla Svezia e l'amministrazione controllata invece come opzione sostenuta da governo, sindacati e parti sociali.

strane presenze ( da "Centro, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: lo stesso che ha generato la crisi finanziaria di cui stiamo pagando le conseguenze. Il duo ha sancito che l'acqua in Italia non sarà più un bene pubblico (come l'aria che respiriamo) ma semplicemente una merce sulla quale già di stanno aizzando multinazionali che ci faranno rimpiangere persino la famelica gestione dei politici nostrani.

no alla chiusura della banca d'italia ( da "Nuova Sardegna, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche alla luce della grave crisi finanziaria in atto che si rimedi su quanto accade, puntando sulla grande opportunità di nuove funzioni che potrebbero interessare la Banca d'Itaia». Insomma, la richiesta è verso una sospensione del processo di ridimensinamento, anche se ormai, per Oristano, le speranze che si scongiuri la chiusura sono praticamente inesistenti.

POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DELLA PICCOLA IMPRESA PUGLIESE IN USA:SEMINARIO MARTEDÌ ( da "marketpress.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un risultato estremamente significativo se si considerano gli effetti che la crisi finanziaria internazionale sta producendo proprio a partire dallo scenario economico degli Stati Uniti?. Il seminario Paese si articolerà in due sessioni: la prima sarà incentrata sulla presentazione del mercato statunitense e sugli strumenti ed opportunità d?

LA CRISI METTE IN GINOCCHIO L'ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL'INDAGINE CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 ( da "marketpress.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lunedì 23 Marzo 2009 LA CRISI METTE IN GINOCCHIO L´ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL´INDAGINE CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 Torino, 23 marzo 2009 - La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?

Stanno pagando il prezzo più alto della crisi dell'edilizia nella provincia di Terni: g... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ha bloccato la realizzazione di nuovi appartamenti in quanto quelli invenduti sono a livelli preoccupanti. «Alcune grandi imprese del territorio, intorno alle quali ruota la gran parte degli investimenti nell'edilizia residenziale privata - spiega ancora Andrea Farinelli - hanno pensato bene di rimandare a tempi migliori questi investimenti con la conseguenza che

Obama riuscirà nell'impresa? ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il tema è stato finora comprensibilmente «oscurato» a causa della prevalente attenzione sulla recessione economica e sulla crisi finanziaria; non solo perché questa è e resta di emergenza assoluta, ma anche perché di idee chiare ce ne sono in giro ben poche nel mondo e men che meno in America segue PAG.

ROMA Forse il peggio è passato . Arriva un messaggio di speranza da Guido T... ( da "Messaggero, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche perché nel frattempo, dopo la crisi dei mercati finanziari, sono nati altri rischi: l'economia reale è stata danneggiata e questo porta nuove perdite, nuove paure». Anche il mercato dell'auto dà segnali di ripresa. «Sono ancora troppo deboli. Il settore dell'auto ha un eccesso di capacità produttiva che va smaltita.

Costi più alti di una guerra ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per contrastare la recessione e superare la crisi finanziaria, sotto tutte le voci, si aggira attorno ai 23mila miliardi di dollari. Un costo molto più alto di quello della Guerra mondiale o del Vietnam. Si tratta di risorse pubbliche di varia provenienza e gestione. Oltre la metà del "conto" complessivo, circa 13mila miliardi, compete agli Usa.

Alleanza nazionale si scioglie Destra verso la fusione nel Pdl ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: u pagina 16 Si dimette il premier ungherese Gyurcsany Il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany ha presentato ieri le dimissioni per permettere la formazione di un nuovo Governo in grado di affrontare la crisi finanziaria che ha travolto l'Ungheria. L'opposizione ha invece chiesto elezioni anticipate. u pagina

Un salvataggio da 23mila miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 23mila miliardi Oltre metà dei fondi pubblici stanziati nel mondo per uscire dalla crisi arriva dagli Usa Mario Margiocco In un colpo solo la Federal Reserve ha aumentato del 10% i fondi disponibili per contrastare la crisi finanziaria e rilanciare l'economia. I 1.150 miliardi di dollari aggiuntivi che, è stato annunciato mercoledì 18, entreranno in circolo si aggiungono infatti a 11.

Su Madoff e Aig la politica Usa dà il peggio di sé ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari si è diffusa la vulgata che i Governi dovevano fare qualcosa e riprendere in mano le redini dell'economia che, lasciata alle selvagge forze del mercato, era implosa. Peccato che, dopo aver tuonato contro le lobby che impedivano le sue coraggiose riforme, Obama si è visto passare dal Campidoglio un pacchetto di misure comprendenti centinaia di miliardi di dollari

Arezzo più forte in Medio Oriente ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Speriamo che il mondo non torni verso il protezionismo – commenta Zucchi –. Intanto, il nostro settore, che ha affrontato una trasformazione strutturale fin dai primi anni 2000, è attrezzato meglio di altri per superare questa crisi». E il distretto di Arezzo non fa eccezione.

La Milano in utile per 167 milioni ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le forti turbolenze che continuano a interessare i mercati finanziari non consentono, al momento, di fare previsioni sul contributo al risultato da parte della gestione patrimoniale e finanziaria ». FORZA PATRIMONIALE La crisi dei mercati riduce la redditività, ma la raccolta tiene e la compagnia ha un margine di solvibilità del 199 per cento

Sulle ali della moneta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «I mercati finanziari –scrive –sono lo specchio del genere umano. Rivelano in ogni ora del giorno come valutiamo noi stessi e le risorse che ci circondano. Non è colpa dello specchio se riflette tanto i nostri difetti quanto la nostra bellezza».

<Crisi, allarme disoccupazione> Oggi vertice Formigoni-Tremonti ( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche lui agli Stati generali) gli industriali chiederanno un chiaro «no» al protezionismo e rassicurazioni sul futuro del sistema aeroportuale lombardo. Una posizione — quella del no al protezionismo — non condivisa dalla Confapi. «Basta con gli interventi a pioggia — taglia corto il presidente Paolo Galassi —

Geithner, l'esame di Wall Street I primi dubbi sul piano-banche ( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria spaventosa. Impresa tutt'altro che agevole: a dieci giorni dal G20 di Londra dove gli Usa devono presentare una ricetta economica ben definita, e nel bel mezzo della tempesta per i "bonus" pagati ai dirigenti di AIG, Geithner (difeso anche ieri dal presidente che ha smentito ogni ipotesi di dimissioni) si gioca tutto proprio sulla scommessa di coinvolgere il grande

Mercedes, maggioranza agli arabi ( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche perché la crisi finanziaria abbatte il valore dei grandi gruppi e li costringe ad alzare le difese contro azionisti indesiderati. Infatti, da tempo il mercato speculava sulla possibilità di un passo analogo, inteso a rafforzare le difese da scalate ostili.

Staminali gay, aborto La crisi spazza via le crociate ( da "Unita, L'" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Staminali gay, aborto La crisi spazza via le crociate ROBERTO REZZO Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da tutelare, le coppie da santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti.

Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da t... ( da "Unita, L'" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso dibattito sulla questioni morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton e che sotto George W. Bush aveva assunto toni da crociata non interessa più a nessuno.

conteranno poco ( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dare prove coerenti di rifiuto del protezionismo sul piano europeo e mondiale. Richiedere l'applicazione senza arretramenti delle proposte del rapporto de Larozière sulla vigilanza bancaria, che già si possono considerare molto timide; è una precondizione per evitare la frammentazione dei mercati finanziari europei.

Borse e mattone, recupero a rilento ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Vi è anche da considerare che questa crisi, a differenza di altre avvenute nel passato, non è dovuta all'esplosione di una bolla settoriale (come fu, ad esempio, nel 2000-2001 per la febbre di Internet), ma a una crisi sistemica finanziaria. Una di quelle crisi in grado di far vacillare l'intero meccanismo che da parecchi decenni sostiene lo sviluppo capitalistico mondiale.

I Paesi emergenti e i limiti del Fmi ( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i paesi emergenti sono vittime innocenti di questa crisi finanziaria ed economica. Il Fondo monetario internazionale, malgrado lo stanziamento di 250 miliardi di dollari (e la promessa di altri 100 miliardi dal Giappone), non possiede risorse adeguate e accesso alle riserve per rovesciare il deflusso di capitali, e per finanziare anche i paesi dell'Europa orientale.

Al lavoro entro sei mesi o diventa dura ( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: già prima della crisi finanziaria, le vendite residenziali si sono andate riducendo, e nel 2008 la diminuzione nelle vendite è stata da 810mila a 690mila alloggi. A questo punto se si vuole mantenere vivo il fondamentale contributo dell'edilizia alla tenuta del Paese bisogna agire subito e con efficacia.

Polizze vita, il Fisco resta amico ( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il Fisco resta amico I n questi momenti di tempesta sui mercati finanziari, è conveniente conservare la polizza vita-risparmio con rendimento minimo, che avevo stipulato 10 anni fa per ritirare un capitale o una rendita dopo 20 anni di versamenti? La mia polizza ha un rendimento minimo del 3% e caricamenti pari al 9%.

L'Inghilterra è un partner strategico per lo sviluppo delle aziende italiane ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il settore finanziario è stato una componente molto importante nel prodotto interno lordo del Paese, cresciuto nel dopoguerra per il ruolo della City nella finanza internazionale. La crisi iniziata fin dall'estate del 2008 con i problemi della Northern Rock e subito dopo della Bradford & Bingley (grandi istituzioni adesso nazionalizzate,

Meno protezionismo più collaborazione ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: da Italia e Regno Unito per affrontare la crisi globale che sta mettendo a dura prova le nostre economie N el 2008 l'economia britannica è entrata in un periodo di forte rallentamento, aggravato dalla crisi finanziaria globale. Tuttavia, come ha sottolineato il Premier inglese Gordon Brown al recente incontro a Villa Madama con il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,

Ecuador, Correa conferma la "dollarizzazione" dell'economia ( da "Velino.it, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il capo di Stato ha sostenuto che, nonostante la crisi finanziaria mondiale, la moneta di scambio nel paese rimarrà il dollaro statunitense e ha difeso le limitazioni imposte alle importazioni recentemente introdotte. La risalita della moneta statunitense sulle valute regionali ha portato l?

Per Trichet non servono ulteriori stimoli ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate per uscire dalla crisi. Non è giustificato accusare la zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore della banca centrale.

G20, PARADISI FISCALI: CACCIA AL TESORO - KOSOVO, LA SPAGNA SI RITIRA, ANZI NO DAIMLER ARABA TIBET, SCONTRI OBAMA NON SI FIDA DI KARZAI (PENSA A UN PREMIER AFGANO) LA SVEZI ( da "Dagospia.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, allarme per il rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del Golfo". AL HAYAT - quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo piano la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: "la Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'

Per Trichet non servono ulteriori stimoli ( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate per uscire dalla crisi. Non giustificato accusare la zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore della banca centrale.

RASSEGNA STAMPA ARABA ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, allarme per il rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del Golfo". AL HAYAT, quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo piano la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: "la Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'

AGENDA DEGLI AVVENIMENTI DI LUNEDÌ 23 MARZO ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi finanziaria. Innovare: regole, comportamenti, etica" ECONOMIA INTERNAZIONALE Usa - Attesi i dati sulle vendite di abitazioni esistenti nel mese di febbraio Città del Messico - IV seminario di altro livello tra Eurosistema e Banche centrali dell'America Latina, interviene il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ESTERO UNIONE EUROPEA Bruxelles -

La Cina presenta la sua ricerca sull'energia ( da "Energy Saving" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: continua estensione della crisi finanziaria globale e dell'aggravarsi dell'andamento economico, il governo cinese intende privilegiare il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni e lo sviluppo delle nuove risorse, considerando tale politica un importante contributo per la trasformazione del modello di sviluppo e la promozione del riaggiustamento della struttura economica.

<I non studenti dell'Onda sono teppisti> ( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha detto di non voler «parlare della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.

Target UMANITARIO ( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere sostenuta da robuste protesi militari.

MyAir, le scatole cinesi della famiglia Soddu ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 17 ottobre scorso ha sospeso tutti i voli per una esiziale crisi finanziaria. Anche in questo caso il debito erariale con lo stato iberico è piuttosto pesante. Fino allo scorso autunno il gruppo aereo contava su 650 dipendenti, ma quasi metà con il tracollo di LTE sono rimasti senza lavoro. Nei decreti di perquisizione la procura di Vicenza ipotizza la bancarotta prefallimentare,

Crisi, Francia studia legge per ridurre bonus ai dirigenti ( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche,

Bot e depositi rifugio anticrisi IL RAPPORTO ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e a comprare direttamente bond assicurando liquidità al sistema creditizio. Una fortuna per il sistema bancario italiano, che ha potuto fare funding a bassissimo costo, ma non per le famiglie italiane. Le quali adesso hanno perso dimestichezza non soltanto con i gestori professionali del risparmio ma anche con strumenti che servano a soddisfare le esigenze di lungo

Messori: "Passata la crisi i fondi torneranno appetibili" L'INTERVISTA/1 ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Io credo che una volta superata la crisi finanziaria, i prodotti del risparmio gestito potranno tornare a essere appetibili, perché sono trasparenti, diversificati e dotati di un alto grado di liquidabilità. Ma è presto per dire se i segnali di miglioramento attuali rappresentino o meno una inversione di tendenza».

Cdp pigliatutto, nasce il Moloch del credito L'INTERVENTO PUBBLICO/ Non sarà facile far funzionare le diverse anime dell'istituto che fa capo al ministero dell'Economia ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Al momento nessuno si pone questi problemi e il loro sviluppo nel tempo. Certo oggi siamo in piena crisi finanziaria ed economica ed è comodo che ci sia qualcuno che tira fuori dei soldi. Ma le emergenze prima o poi passano, i Moloch restano. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

La rivincita dei prestiti personali IL TREND / La tendenza a erogare direttamente il credito dura ormai da diverso tempo e fa assomigliare sempre di più l'Italia al resto d'Europa ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: intero debito e chiede alla banca o alla finanziaria un?unica rata onnicomprensiva invece di tante piccole rate per cose diverse». Nel corso dello scorso mese di gennaio che rispecchia interamente la profondità della crisi finanziaria ed economica in atto hanno comunque subito una flessione consistente (rispetto allo stesso mese dell?

La crisi intacca anche i portafogli più ricchi IL TREND/Le difficoltà del settore stanno portando a una rivisitazione degli approcci adottati: torna a fare premio la centralità del ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria in atto, se per molti versi ha causato situazioni a dir poco critiche per investitori e società prodotto, dall?altra ha avuto il merito di far emergere le esigenze di base degli investitori stessi e soprattutto ha permesso agli operatori di ripensare al concetto di centralità del cliente.

Banche d'affari tra restyling e alleanze fanno cassa con il private banking ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una spinta al consolidamento è arrivato dai matrimoni più o meno forzati che la crisi finanziaria ha reso necessari al di là dell?Oceano. Fusioni e joint venture tra big che hanno rafforzato i leader mondiali del settore e che non mancheranno col tempo di condizionare la mappa del private banking. Banche commerciali che si sono unite a banche d?

L'alta formazione cambia strategia l'obiettivo è il rilancio delle aziende ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria è nata proprio dal cedimento su questo versante ? riflette Castellani ? per cui notiamo un grande interesse per lo scambio di pratiche che fanno della responsabilità sociale più che un adempimento normativo un processo costante nella vita aziendale».

Sorridono ancora le borse europee ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,

Sorridono ancora le borse europee ( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,

MITSUBISHI UFJ/ CHIUDE DECINE DI SPORTELLI E TAGLIA 1.000 POSTI ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: piuttosto che alla congiuntura derivante dalla crisi finanziaria ed economica globale. Il gigante del credito nippon è stato creato nel 2006, mediante la fusione della Bank of Tokyo-Mitsubishi con la UFJ Bank. Da allora ha avviato un programma di riassetti post consolidamento. Complessivamente Mitsubishi UFJ conta 78.

CRISI, FRANCIA STUDIA LEGGE PER RIDURRE BONUS AI DIRIGENTI ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche,

ZTE in crescita nonostante la crisi globale ( da "Telefonino.net" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Notizie ZTE in crescita nonostante la crisi globale 23 Marzo 2009 ZTE Corporation, leader nella fornitura di apparati di telecomunicazioni e soluzioni di rete, ha annunciato i risultati finanziari per l?anno 2008. ZTE ha registrato nel 2008 un fatturato di 44.293 milioni di RMB (circa 5 miliardi di Euro), con una crescita del 27,37% rispetto al 2007.

Crisi globale colpisce i grattacieli: molti progetti interrotti ( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è fermo da gennaio a causa della crisi finanziaria che sta colpendo il settore dell'edilizia in tutto il mondo. Chicago è famosa per le sue altissime torri dai tempi del primo grattacielo con struttura in acciaio, e la sua storia è piena di costruttori ambiziosi che si sono dovuti scontrare con momenti di crisi economica, ha detto John Norquist,

Venezia Stangata sulle vacanze estive con rincari medi del 10 per cento sulle spiagge venete per... ( da "Gazzettino, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spariti gli inglesi, travolti dalla crisi finanziaria "anche se c'è qualche cenno di ripresa e poi contiamo sui tedeschi, il 40 per cento delle nostre presenze - auspica il presidente degli albergatori gardesani Antonio Pasotti - e le premesse per confermare i quasi 10 milioni di presenze dell'anno scorso ci sono".

Monetario, segnali positivi ma normalità ancora lontana ( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi.

Crisi (2), rate sospese e indennità in tempo reale. Negli sportelli di Unicredit, S.Geminiano e Bper ( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: domanda di Cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale o cessazione, per sottoposizione a procedure concorsuali o per riorganizzazione e ristrutturazione e che, essendo in condizioni di crisi finanziaria e di liquidità aziendale, hanno richiesto il pagamento diretto ai lavoratori da parte dell?

CRISI/ WASHINGTON LANCIA PIANO SALVA BANCHE PER RISANARE BILANCI ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: peggiore crisi finanziaria da 70 anni e scongelare il mercato del credito che sta spingendo l'economia in una recessione sempre piu' profonda. Il piano annunciato dal segretario del Tesoro Timothy Geithner avra' un valore complessivo compreso tra i 500 miliardi e i mille miliardi di dollari, provenienti in parte dai versamenti dei contribuenti e in parte dagli investitori privati.

MONETARIO, SEGNALI POSITIVI MA NORMALITÀ ANCORA LONTANA ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi.

L'Europa sorride a fine giornata ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate. Bruxelles ha chiuso con un rialzo del 2,65% a 1754,02 punti, Zurigo con un incremento del 2,68% a 4915,46 punti, Parigi con un vantaggio dello 2,81% a 2869,57 punti ed Amsterdam, con un progresso dello 3,

G20/ Premier francese Fillon a New York e Washington ( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence Summers e il vice presidente Joe Biden.

FONDI SOVRANI/ CASO DAIMLER, TORNA IN GIOCO COMPARTO DA 3.600 -2- ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha subito perdite per oltre 71 miliardi di euro a causa della crisi finanziaria, con un calo del 23,3 per cento sul valore degli investimenti su azioni e obbligazioni. Questo veicolo ha un portafoglio stimato a oltre 300 miliardi di dollari. E oltre ai problemi all'estero ora i fondi sovrani appaiono sempre più impegnati in operazioni di aiuto per le rispettive economie interne.

CRISI, WASHINGTON LANCIA PIANO PER SCONGELARE MERCATO DEL CREDITO ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I restanti 86 veranno coperti grazie ad un prestito, che nella maggior parte dei casi sara' messo a disposizione dalla FDIC. "Non c'e' alcun dubbio: il governo sta assumendo dei rischi", ha riferito Geithner ai giornalisti. "Non si puo' risolvere una crisi finanziaria senza che il governo assuma dei rischi".

G20/ PREMIER FRANCESE FILLON A NEW YORK E WASHINGTON ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence Summers e il vice presidente Joe Biden.

ROMANIA/ FMI VALUTA RECESSIONE A -4% E DEFICIT BILANCIO 6% SU PIL ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il Fondo ha basato le proprie previsioni sul peggioramento della crisi finanziaria internazionale, in particolare sui mercati dei Paesi che sono segnalati come principali partner commerciali della Romania. Le cause principali della riduzione del Pil saranno quindi la riduzione dell'export e le infrastrutture di scarso livello.

No money no nuke - Il nucleare inglese a rischio per problemi finanziari ( da "e-gazette" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria e anche le incertezze in termini di costo dei rischi di gestione degli impianti potrebbero avere un ruolo determinante nello sviluppo del programma nucleare civile inglese. Il problema sarebbe legato alla perdita di valore delle azioni delle società elettriche che intendono investire nel nucleare in Gran Bretagna causato dalla crisi internazionale.

Analisi: ricavi 2008 da incorniciare per le rinnovabili. Lo dice uno studio californiano ( da "e-gazette" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: exploit non si ripeterà nel 2009 a causa della profonda crisi finanziaria. La crescita dello scorso anno è stata trainata da vari fattori: un'espansione a due cifre dei mercati di riferimento, ma anche una crescita dei costi di sviluppo degli impianti eolici, legata a una domanda superiore all'offerta.

Pdl e Sinistra: sfida per l'egemonia ( da "AprileOnline.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: elezioni europee che si collocano al centro della grande crisi finanziaria ed economica internazionale e all'avvio di un tentativo di ristrutturazione dell'insieme dei rapporti internazionali attuato dalla nuova amministrazione USA, la destra italiana sviluppa un'importante operazione politica, ponendo in essere una inedita soggettività, formata dalla confluenza di diverse storie,

Negri Bossi archivia 2008 con risultati in calo ( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: derivanti dalla situazione di crisi finanziaria e dei mercati che ha determinato una sensibile contrazione dei volumi e dei margini del settore delle presse ad iniezione. E' quanto si legge in un comunicato reso noto dalla societ. I Ricavi totali consolidati del 2008 sono pari a 97,8 milioni di euro, in calo del 24,0% rispetto al 2007 (128,

##Crisi/ Centro-Est Europa, dopo Ungheria tremano diversi ( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi economica. Dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota la sfiducia al premier Mirek Topolanek.

CRISI/ GERMANIA, MERKEL: DIECI ANNI PER RICOSTRUIRE SISTEMA ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con un vasto programma di aiuti finanziari alle banche e ad altre aziende in difficoltà e la possibile nazionalizzazione della Hypo Real Estate Holding, gigante dei mutui bancari: una tale interferenza nel mercato dovrà essere eliminata non appena la crisi finanziaria globale sarà tornata sotto controllo, ha assicurato Merkel.

CRISI/ EUROPARLAMENTO, PRIMO VOTO SU AGENZIE DI RATING-2 ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La proposta di regolamento sul rating fa parte di un pacchetto di misure volte a far fronte alla crisi finanziaria, comprendente le proposte della Commissione relative alla direttiva Solvibilità II, alla direttiva sui requisiti patrimoniali, e alla direttiva sulla garanzia dei depositi e in materia contabile.

##USA, PIANO GEITHNER PER SALVARE BANCHE. OBAMA: MOLTO FIDUCIOSI ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: presente nel sistema finanziario, come precisa il Tesoro. Il piano scatena così l'entusiasmo dei trader, che sperano nella fine della peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. D'altronde, i numeri dimostrano l'impegno del governo di Obama a scongiurare la crisi: il valore del piano, che inizialmente sarà di 500 miliardi di dollari,

##CRISI/ CENTRO-EST EUROPA, DOPO UNGHERIA TREMANO DIVERSI GOVERNI ( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi economica. Dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota la sfiducia al premier Mirek Topolanek.

Formigoni/Tremonti, impegno anti-crisi con il gotha dell'economia ( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Formigoni/Tremonti, impegno anti-crisi con il gotha dell'economia (23/3/2009 20:34) | (Sesto Potere) - Milano - 23 marzo 2009 - "La crisi finanziaria, diventata crisi economica, non deve diventare crisi sociale. E' volontà di tutti e abbiamo gli strumenti per centrare questo obiettivo.


Articoli

I non studenti dell'Onda sono teppisti (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

LA LETTERA DI BRUNETTA «I non studenti dell'Onda sono teppisti» >(s. mil.) Prima «guerriglieri», poi ha corretto il tiro chiamandoli «ragazzotti in cerca di emozioni forti». Non contento ha trovato un'altra definizione per i «non studenti» dell'Onda, si tratta di «teppisti che giocano alla guerriglia». Il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, in una lettera a La Stampa, continua la sua personale battaglia verbale contro gli studenti universitari manganellati e caricati dalle forze dell'ordine mercoledì scorso alla Sapienza, rei dio voler manifestare nel giorno dello sciopero indetto dalla Cgil sulla conoscenza. «Si tratta di un fenomeno grave, di un sintomo preoccupante - aggiunge Brunetta sul quotidiano torinese - da non trascurare, da comprendere nella sua vera natura». E la sua vera natura sarebbe quella della necessità di autorappresentarsi. E si inoltra in paragoni arditi. «L'Onda mi ricorda la violenza negli stadi, dove il tifo vela il vero fine: la violenza», aggiunge. Il ministro descrive il movimento la cui azione «è tutta indirizzata a togliere diritti agli studenti». Poi il botto finale: l'azione dell'Onda è «un'evocazione d'avventure che anche il Sud America ha superato». Alle ultime esternazioni risponde il segretario del Pd, Dario Franceschini, che ha «un problema con il prossimo, con il mondo». Pur senza mai nominare il titolare della Funzione Pubblica, Franceschini, in uno dei passaggi del suo intervento durante l'assemblea dei circoli del Pd, ha detto di non voler «parlare della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.

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Target UMANITARIO I FRUTTI AVVELENATI DELLA GUERRA (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Target UMANITARIO I FRUTTI AVVELENATI DELLA GUERRA Dieci anni fa, il 24 marzo 1999, i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia. Durarono per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta dell'Onu. Fu un sanguinoso vulnus del diritto internazionale che aprì la stagione delle guerre «umanitarie» Danilo Zolo Sono trascorsi dieci anni da quando, il 24 marzo 1999, iniziarono i bombardamenti della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava. Durarono ininterrottamente per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta delle Nazioni Unite. Oltre diecimila furono le missioni d'attacco da parte di circa mille aerei alleati, furono usati più di 23 mila ordigni esplosivi, fra missili e bombe, senza contare le decine di migliaia di proiettili all'uranio impoverito. Ormai è ampiamente riconosciuto che la motivazione umanitaria della guerra - la liberazione del Kosovo dalla «pulizia etnica» praticata dalla Serbia - erano infondate e pretestuose . Tanto che potrebbe ricredersi persino l'allora presidente del consiglio italiano, Massimo d'Alema, che di quella aggressione fu un convintissimo sostenitore. Lo strumento bellico si è subito rivelato, com'era facile prevedere, incommensurabile e contradditorio rispetto alla difesa dei diritti della minoranza kosovaro-albanese, che gli aggressori proclamavano come il loro nobile obiettivo. La «guerra dal cielo» voluta dal presidente Clinton non ha portato la pace, la democrazia e la stabilità nei Balcani. L'odio, la violenza, la corruzione, la povertà, la prostituzione, lo squallore ambientale sono stati il lascito di questa guerra, come di molte altre guerre di aggressione. I territori e i centri urbani colpiti dai bombardamenti - da Pristina a Nis, a Belgrado, a Novi Sad, all'area danubiana - sono stati ridotti in condizioni preindustriali e ancora oggi, dopo dieci anni, portano i segni profondi della «guerra umanitaria». Migliaia di serbi e di albanesi hanno perso la vita o hanno subito gravi mutilazioni a causa dei bombardamenti. Ed altre persone innocenti hanno continuato ad essere vittime delle mine che le cluster bomb hanno lasciato sul terreno, e della contaminazione prodotta dai proiettili all'uranio impoverito sparati dagli aerei statunitensi. Com'è noto, nel Kosovo la «pulizia etnica» non è stata fermata dalla guerra: ha soltanto mutato direzione. Dopo la «liberazione» sono stati gli estremisti kosovaro-albanesi ad usare spietatamente la violenza contro quello che è rimasto della minoranza serba. E altrettanto si può dire per il dramma dei profughi. I kosovaro-albanesi, che in gran numero avevano abbandonato la loro patria dopo l'inizio dei raid della Nato, sono rapidamente rientrati nei loro territori. Ma centinaia di migliaia di serbi e di rom - in parte già cacciati con la forza dalla Krajina e dalla Slavonia orientale - sono ancora oggi ammassati in territorio serbo, in condizioni altamente precarie. Stessa sorte è toccata a oltre duecentomila serbi e rom che vivevano nel Kosovo. Quali sono state le vere motivazioni e i veri obiettivi strategici della guerra di aggressione degli Stati Uniti e della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava? Questo è un punto cruciale, ancora oggi di grande attualità. È sempre più evidente che la «guerra umanitaria» della fine del scolo scorso ci ha definitivamente introdotti nel New World Order progettato dagli Stati Uniti dopo il crollo dell'impero sovietico: il disegno strategico di un assetto unipolare delle relazioni internazionali dominato dalla superpotenza americana. La principale lezione che la guerra per il Kosovo ha impartito è che i processi di globalizzazione e di concentrazione del potere internazionale richiedono nuove forme di uso della forza. Come hanno sostenuto Alvin e Heidi Toffler, gli Stati Uniti, già a partire dalla Guerra del Golfo del 1991, si sono mostrati pronti ad affrontare la nuova situazione del mondo puntando, oltre che sul loro assoluto predominio nucleare, su sofisticate strategie informatico-militari. In poco più di dieci anni le strutture militari degli Stati Uniti hanno subìto una trasformazione radicale - tecnologica, organizzativa, strategica, logistica - e questo è stato perfettamente confermato dalla «guerra dal cielo» contro la Repubblica Jugoslava, che ha traumatizzato il mondo intero poiché ha mostrato l'irraggiungibile superiorità militare della potenza americana. La vittoria degli Stati Uniti è stata assoluta. La costruzione (illegale) dell'immensa base militare di Camp Bondsteel a Urosevac, nel cuore del Kosovo, ne è ancora oggi la più concreta, irrefutabile dimostrazione. È la prova che, grazie alla «guerra umanitaria» della Nato, gli Stati Uniti hanno ottenuto il controllo militare dell'intero Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, oltre che dei Balcani. È sullo sfondo di questo contesto che si spiega sia l'imponente sviluppo del terrorismo internazionale a partire dalla guerra del Golfo del 1991, sia la serie di guerre preventive scatenate dagli Stati Uniti e dai loro più stretti alleati contro l'Afghanistan nel 2001 e contro l'Iraq nel 2003. E si spiegano le pressioni che oggi vengono esercitate, con la complicità dello Stato di Israele, nei confronti della Siria e soprattutto dell'Iran. Quella che chiamiamo «globalizzazione» non è un processo spontaneo di unificazione del mondo grazie alla leggi del mercato, secondo la retorica neoliberista. La globalizzazione, per le crescenti discriminazioni economiche e politiche che comporta, richiede una costante vigilanza a livello globale, come emerge dalle strategie geopolitiche elaborate dai «cartografi» statunitensi nei primi anni Novanta del secolo scorso. Gli interessi vitali dei paesi industriali - si è sostenuto - sono diventati più vulnerabili per quanto riguarda l'accesso alle fonti energetiche, la sicurezza dei traffici marittimi ed aerei, la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere sostenuta da robuste protesi militari. Si vedrà nei prossimi mesi, soprattutto in Afghanistan - se con la presidenza di Barack Obama il modello della guerra umanitaria e preventiva verrà abbandonato per una strategia almeno tendenzialmente multilaterale e post-egemonica. Oggi nessuna previsione ottimistica è legittima. L'ottimismo è impedito dall'idea, espressa dal nuovo presidente e dal suo Segretario di Stato, Hillary Clinton, che il terrorismo si sconfigge in Afghanistan e che per questo è necessario intensificare e concentrare nell'area afghano-pakistana l'impegno militare degli Stati Uniti e dei loro alleati europei, ancora una volta sotto l'egida illegale della Nato. Foto: Tra pochi giorni troverete questo dossier su www.ilmanifesto.it/archivi/dossier/ guerraumanitaria Foto: SCUDI UMANI SUI PONTI DI BELGRADO. FOTO PICCOLA, CLUSTER BOMB CARICATE AD AVIANO /REUTERS

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Anche in Rbs scoppia il caso delle regalie ai manager (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

GRAN BRETAGNA Anche in Rbs scoppia il caso delle regalie ai manager [FIRMA]FRANCESCA PACI CORRISPONDENTE DA LONDRA Mentre gli anarchici di Class War invitano gli inglesi in bolletta a vendicarsi e a «Burn a banker», bruciare un banchiere, la Consob di Londra prepara una rivincita meno radicale, ma altrettanto simbolica. Nel giro di pochi giorni, rivela il quotidiano Daily Telegraph, la Financial Services Authority, il corrispettivo britannico della Commissione per la borsa, potrebbe aprire un'inchiesta sulle responsabilità dell'ex amministratore delegato della Royal Bank of Scotland (Rbs), Fred Goodwin, il banchiere con la pensione da 726 mila euro l'anno diventato l'emblema della crisi finanziaria che ha messo in ginocchio la City. A chiamare in causa Goodwin sono alcuni membri del consiglio d'amministrazione di Rbs che avrebbero rivelato un retroscena inquietante del crac: la Royal Bank of Scotland, nonostante il bilancio 2008 con un buco di 24 miliardi di sterline, pagò bonus a sei zeri ai banchieri responsabili di aver comprato i titoli subprime, le obbligazioni garantite da mutui ad alto rischio d'insolvenza che hanno costretto il governo britannico a nazionalizzare la banca per non creare una seconda Lehman Brothers. Secondo i testimoni, che raccontano di bonus sostanziosi elargiti ai trader responsabili dell'acquisto di oltre 30 miliardi di sterline di subprime, dopo quelle operazioni Rbs «non aveva una sola possibilità» di sopravvivere senza cospicui aiuti governativi. La notizia rimbalza in Europa, dove la Spagna si appresta a lanciare uno stress-test per verificare la tenuta degli istituto di credito, e riaccende le polemiche sui bonus multimilionari pagati dalle banche poi salvate con i soldi dei contribuenti. Goodwin, che nel 2007 guidò la maxi scalata su Abn Amro da parte della cordata Rbs-Santander-Fortis, rischia un'imputazione ancora più pesante. L'ex numero uno della banca ha ripetutamente smentito che l'istituto abbia fatto operazioni sui subprime. Se venisse confermata la versione dell'accusa invece, risulterebbe che oltre ad averlo fatto avrebbe nascosto le operazioni al consiglio di amministrazione, proprio mentre le banche americane cominciavano a liberarsi degli asset tossici. Gli avvocati del governo di Sua Maestà affilano le armi. In ballo c'è la faccia del Paese, ma soprattutto il recupero della pensione di 17 milioni di sterline ricevuta da Goodwin.

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"Spazziamo via i titoli tossici" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

IL GOVERNO USA LANCIA UN FONDO MISTO PER RIACQUISTARE LE OBBLIGAZIONI CHE ZAVORRANO I MERCATI FINANZIARI "Spazziamo via i titoli tossici" [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK L'America vuole presentarsi al G20 di inizio aprile con qualcosa di concreto, e il piano per togliere dai bilanci delle banche l'enorme fardello di bond tossici è la decisione più attesa. La conferma è venuta da Christina Romer, che presiede il gruppo dei consiglieri economici della Casa Bianca: parlando ieri alla Cnn e alla Fox ha anticipato che 100 miliardi saranno messi a disposizione a questo scopo dall'amministrazione. Oggi tocca al ministro del Tesoro Tim Gethner l'annuncio del piano, e Wall Street spera che i dettagli siano convincenti. L'offensiva del governo per la stabilizzazione dei mercati finanziari è su vari livelli. Secondo gli analisti i bond tossici legati ai mutui e senza un prezzo di mercato varrebbero circa 2 mila miliardi di dollari. I 100 miliardi anticipati da Romer, quindi, sembrerebbero poca cosa se non inseriti nell'intero programma che prevede tre diversi interventi, e per una somma stimata di soldi pubblici attorno ai 1000 miliardi. Il primo riguarda la Fdic, ente federale di assicurazione dei depositi che creerà delle partnership per acquistare bond tossici dalle banche che li metteranno sul mercato, e presterà loro fino all'85% dei soldi che queste entità useranno per il loro scopo sociale. In secondo luogo il Tesoro promuoverà la nascita di un nuovo ente governativo, il Public Investment Corp, che avrà il compito di finanziare l'acquisto di titoli tossici e prestiti inesigibili dalle banche in crisi fino a mille miliardi di dollari, con la partecipazione anche di investitori privati, guidati da manager di società di gestione che accetteranno la partnership. Per attirare capitali privati, il governo dovrà dare facilitazioni e garanzie, e metterci la sua parte: un'ipotesi è un dollaro pubblico per ogni dollaro privato, con i profitti e le perdite divisi a metà. Infine: la Fed con il Tesoro espanderà la sua capacità di prestiti al mercato avviata tempo fa con il Programma Talp, consentendo di dare prestiti in cambio di bond speculativi emessi nel 2005 e 2006. L'attivismo nella creazione di liquidità per superare lo stallo dei flussi di credito da parte della Banca Centrale si esprime anche con il riacquisto di titoli già sul mercato: qualche giorno fa Ben Bernanke ha messo in conto di spendere 300 miliardi per ricomprarsi bond federali e altri titoli lunghi. La risposta degli investitori privati all'offerta di diventare soci del governo nel risanamento è ciò che decreterà il successo o il fallimento del piano di Obama. Il presidente lo sa bene, e ha fatto esprimere da Romer cautela sulla spinosa questione della tassa del 90% sui bonus di chi lavora nelle aziende che hanno ricevuto denaro pubblico, e sul clima in generale anti Wall Street che domina nel Congresso democratico. I privati invitati a fare i soci del governo «dovrebbero sapere», ha detto ieri Romer, «che il presidente capisce che queste società sono in un'altra categoria, che stanno entrando in un mercato che prima non c'era per cercare di aiutarci a eliminare i titoli tossici dai bilanci bancari». Cioè: niente tasse per loro.

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Crisi economica Negli Stati Uniti le vendite sono calate del 30%, molti clienti non riescono più a pagare le rate (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi economica Negli Stati Uniti le vendite sono calate del 30%, molti clienti non riescono più a pagare le rate Per oltre un secolo è stata la regina incontrastata della strada, e non importa che si fosse sugli spettacolari tornanti della Pacific Coast Highway californiana, o sulla superstrada 98 tra Bitonto e Andria. Il passaggio di una Harley Davidson - con quel metallo che acceca e quel motore rombante che fa tremare i muri - ha sempre lasciato dietro di sé una scia di stupore, dita puntate e bocche aperte a tutte le latitudini. Oggi però, la storica moto americana che ha fatto un'epoca e dato vita a una vera e propria religione tra i suoi centauri, subisce i duri contraccolpi di una crisi economica che è riuscita a scoraggiare molti dei suoi clienti più fedeli: sovrapproduzione, scelte finanziarie errate o controproducenti, ma soprattutto una poca attenzione verso il mercato delle nuove generazioni che le è costata la perdita di interesse da parte di molti acquirenti sotto i 40, con un conseguente impietoso titolo a tutta pagina sul New York Times: «Harley, you are not getting any younger». «Harley, stai invecchiando». Un vero schiaffo per le Hogs (così sono conosciute tra gli appassionati) e per il loro club di riders in tutto il pianeta, capace di accomunare generazioni di vip hollywoodiani, baby-boomers del secondo dopoguerra, cassieri di supermercati e famigerate gang di motociclisti con gilet di pelle, barba lunga e capelli al vento. Anche perché a parlare ci sono i numeri: lo scorso anno i ricavi sono diminuiti del 30%, ma il grosso del danno è arrivato dallo tsunami dei mutui subprime che ha già travolto il mercato immobiliare statunitense. Quindici anni fa, nel tentativo di incrementare ulteriormente il proprio fatturato, l'Harley aveva creato una società sussidiaria - la Harley Davidson Financial Services - che concedeva finanziamenti ai clienti e li trasformava in titoli da mettere sul mercato. Poi è arrivata la crisi finanziaria, e con essa le insolvenze di migliaia di clienti incapaci di ripagare il debito. Una sorta di subprime a due ruote, che finora al marchio del Wisconsin è costato caro: 80 milioni di dollari in prestiti mai rientrati solo lo scorso anno. «Non ho mai visto niente del genere in 33 anni che vendo queste moto», ha dichiarato Spuck Bennett, un noto rivenditore del Maryland, che nel 2008 è riuscito a vendere solo 200 esemplari (contro le 280 dell'anno precedente), e quest'anno si aspetta di peggio. «Stiamo giusto cercando di sopravvivere». Non una frase che ti aspetteresti di sentire, quando si parla di uno dei marchi più famosi, longevi e ben riusciti della storia contemporanea. Tutto è cominciato nel 1903, quando William Harley e Arthur Davidson - due ragazzi di Milwaukee, nel Wysconsin - costruirono un piccolo motore da 7 pollici cubici e lo adattarono a una bicicletta, segnando la nascita di un prodotto che avrebbe fatto fortuna anche nel campo dell'abbigliamento e degli accessori. In oltre cento anni di vita, l'Harley è riuscita a zigzagare con successo tra una serie di tornado che hanno rischiato di spazzarla via: la crisi del '29, l'arrivo delle marche giapponesi negli anni '70, la quasi bancarotta di metà anni '80. Niente da fare, le Hogs erano sempre lì, luccicanti e splendenti, grazie anche alla cura quasi maniacale riservatele dai proprietari e dalla loro passione per i raduni su scala regionale e nazionale. Il problema è che quegli stessi proprietari stanno invecchiando (l'età media di un harleyista è passata da 42 a 49 anni), e pochi giovani sembrano a disposti a seguire le loro orme. Sia per una questione di costi (negli Usa una Harley costa intorno ai 20mila dollari, circa 14.600 euro), sia perché - secondo alcuni analisti - le altre marche concorrenti sembrano aver investito più su nuovi modelli e prodotti. I tempi in cui il successo delle moto del Wysconsin era diventato persino oggetto di studi accademici è tramontato. La soluzione, per la vecchia Harley, è convincere le nuove generazioni che le strade dell'America e del mondo sono ancora sue. E magari evitare i subprime a due ruote.

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Hedge fund addio senza rimpianti (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

UNO STRUMENTO RIVELATOSI PERICOLOSISSIMO PER LA CARENZA DI REGOLAMENTAZIONE E BOCCIATO SENZA APPELLO DALLA CRISI DEI MERCATI L'Assogestioni americana: i prodotti tradizionali sono andati bene per 70 anni Hedge fund addio senza rimpianti Il G20 e il Congresso Usa vogliono sottoporli alle norme dei fondi comuni [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Hedge fund addio, il loro futuro è di essere fondi comuni. Ne stanno discutendo i tecnici dei ministeri economici dei governi che preparano il G20, dove il tema della nuova regolamentazione degli strumenti finanziari sarà tra i più delicati. Ma intanto, in America, è già partita l'offensiva dei mutual fund americani (molto simili ai nostri fondi comuni), che chiedono al Congresso Usa di estendere le regole e i requisiti previsti dalla legge per i mutual agli hedge fund. Ma anche ai bond municipali, ai derivati e, più in generale, ai prodotti d'investimento piazzati da broker e dealer tra le famiglie. L'Europa, insomma, che spinge per un controllo più rigido degli hedge fund, ha un alleato nei gestori di fondi comuni Usa. Paul Schott Stevens, presidente dell'Investment Company Institute (Ici, l'Assogestioni Usa) ha avanzato la proposta alla Commissione del Senato. Il governo Obama e il Congresso stanno valutando come riformare un sistema finanziario che si è dimostrato drammaticamente e perniciosamente inadeguato alle novità del mercato fiorite nei decenni passati. E il modello dei fondi comuni può costituire da esempio, sostiene l'Ici, perché dalla loro regolamentazione concepita all'uscita dalla Depressione degli Anni 30 si sono dimostrati «resistenti e affidabili in modo rimarchevole», ha detto Stevens. Alcune delle raccomandazioni della lobby dei fondi sono del resto già presenti in un disegno di legge bipartisan, a firma dei senatori Carl Levin, democratico del Michigan, e Charles Grassley, repubblicano dello Iowa. Chiamata Hedge Fund Transparency Act, la legge trasferirebbe sui singoli fondi la supervisione che oggi viene esercitata sugli adviser-gestori degli hedge fund: quelli con oltre 50 milioni di dollari di patrimonio, in pratica tutti quelli rivolti al pubblico, dovrebbero registrarsi ed essere supervisionati come fossero dei fondi comuni. Controllati dalla legge del 1940 chiamata Investment Company Act, i mutual fund devono rispettare estese misure di trasparenza e requisiti di diversificazione, restrizioni nelle attività in proprio di compravendita di titoli e nell'uso dell'effetto leva. Infine, devono rispettare la fissazione quotidiana dei prezzi in base a valutazioni oggettive di mercato. Da 70 anni «i fondi hanno rispettato questo regime di regolamentazione e hanno prosperato sotto di esso», ha detto Stevens. «In realtà, la recente esperienza suggerisce che i parlamentari dovrebbero considerare l'estensione di questi stessi principi ai partecipanti del mercato» degli investimenti. Le allusioni sono alla totale assenza di trasparenza dei misteriosi titoli legati alle cartolarizzazioni dei mutui subprime e di altri asset che hanno portato al disastro dei portafogli delle banche d'investimento, delle stesse banche commerciali e persino di assicurazioni come Aig. Ma anche allo spregiudicato uso delle leve finanziarie che hanno moltiplicato fino a 30 volte le esposizioni delle maggiori finanziarie (come Lehman Brothers) o al caso del truffatore Bernie Madoff, il cui buco da 50 miliardi di dollari è stato possibile perché la sua minuscola società di gestione poteva fungere anche da dealer in Borsa e persino da banca depositaria. Questi «gap nella regolamentazione» devono essere colmati, chiede ora il settore dei fondi con ragioni da vendere. Lo squilibrio americano non è tipico di quel mercato. Anche in Italia, dove la legge dei fondi comuni è del 1983, in larga parte modellata sugli esempi delle legislazioni vigenti tra cui quella degli Stati Uniti, lo strumento si è dimostrato molto efficace sul piano legislativo e della prevenzione delle fregature. Con i fondi si possono ovviamente perdere tanti soldi, ma bisogna distinguere tra il rischio finanziario di per sé, legato agli andamenti dei mercati, e i pericoli di incorrere in incidenti d'investimento impropri. L'occasione della riscrittura delle regole generali dei mercati finanziari, fornita dalla recessione globale, non va sprecata ma neppure esasperata fino a stroncare ogni innovazione. Fortunatamente, l'impianto delle norme di vigilanza, trasparenza e diversificazione, e di separazione delle funzioni, delle fasi operative e delle stesse figure professionali e societarie ai fini della eliminazione dei possibili conflitti d'interesse non va inventato da zero. Basta appunto recuperare l'esperienza positiva dei fondi comuni ed estenderla a ogni nuovo strumento di risparmio che appaia in futuro sui mercati.

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Plastal, oggi l'incontro con la banca svedese (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Plastal, oggi l'incontro con la banca svedese Si discuteranno le due opzioni per il salvataggio. E stasera consiglio comunale ODERZO. Grande attesa per il consiglio comunale previsto questa sera alle 21 a Ca' Diedo sulla crisi Plastal. Un argomento che interessa centinaia di famiglie del territorio, sia quelle dei circa 700 dipendenti dell'azienda di via Verdi che i lavoratori di imprese dell'indotto. La crisi della Plastal tiene con il fiato sospeso un intero territorio con il suo sistema economico e sociale messo a forte rischio dopo l'annuncio di bancarotta da parte del gruppo svedese che ne detiene la proprietà. In mattinata a Roma è previsto un importante incontro con la banca svedese, maggiore creditrice del gruppo industriale nordico. Nessuno ha svelato a quanto ammonta il buco che ha creato la crisi finanziaria fino al tracollo, ma si tratta senza dubbio di una cifra molto ingente. Nel tavolo romano si parlerà delle possibilità esistenti al momento, con il concordato preventivo come soluzione gettonata dalla Svezia e l'amministrazione controllata invece come opzione sostenuta da governo, sindacati e parti sociali. A Oderzo intanto si spera nella possibilità di un salvataggio della produzione attraverso la cessione del ramo d'impresa opitergino, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di un'impresa del tutto sana, capace di produrre componentistica per auto ad elevato contenuto sia tecnologico che di design. Considerazioni che potrebbero indurre a un certo ottimismo non fosse che la palla del gioco è in mano svedese e la proprietà al momento ha come unico obiettivo di ripianare un debito che si desume plurimilionario. I sindacati hanno proposto anche di andare in delegazione direttamene all'ambasciata svedese in Italia per spiegare la situazione e chiedere di intervenire a livello di diplomazie internazionali per salvare centinaia di posti di lavoro e garantire il futuro a tante famiglie. Dopo la partecipata assemblea di sabato mattina voluta dal sindacato e dalle Rsu aziendali, questa sera a Ca' Diedo sarà il turno degli esponenti politici dal livello locale a quello nazionale, che in questa fase sembrano davvero essere tutti d'accordo per salvare impresa a posti di lavoro. Ognuno fornirà il proprio punto di vista sulla situazione e sui possibili impegni per trovare una soluzione. Sempre sperando che l'interlocutore svedese lasci spazio a qualche spiraglio e non preveda una cessione in blocco del gruppo, soluzione che penalizzerebbe sia Plastal Oderzo sia le varie realtà che compongono Plastal Italia con stabilimenti a Suzzara, Battipaglia, Novara e Vercelli. E sempre sperando che la salvaguardia di centinaia di posti di lavoro non rappresenti la priorità soltanto per la più determinante delle parti in gioco in questa situazione che si sta facendo ogni giorno più drammatica. (Barbara Battistella)

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strane presenze (sezione: crisi)

( da "Centro, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 8 - Pagina Aperta Strane presenze Strane presenze nel Parco D'Avalos Signor direttore, molti cittadini continuano a segnalarmi "strane presenze" all'interno del Comparto 3 (laghetto) del Parco D'Avalos:le "strane presenze" sono sempre le stesse: gente che si incontra nel sottobosco per incontri omossessuali. Lo strano traffico dura l'intera giornata, è un continuo via vai, un entra esci dal sottobosco di rovi che cela giacigli e anfratti, pieni di evidenti "testimonianze": preservativi, scottex, sterco, e altro ciarpame. Allora vi chiedo ancora una volta: il Parco D'Avalos è un riserva naturale o un casino a cielo aperto? Dov'è il custode, dov'è il controllo, dove sono le forze dell'ordine? Il simbolo più evidente dell'abbandono è il grande cancello d'ingresso (lato via della Bonifica), divelto tre mesi fa da un automobilista disattento: è ancora lì piegato, pendente de ben tre mesi e nessuno si cura di ripararlo. E' questa la tutela del verde pubblico a Pescara? Inoltre, il Parco è invaso da torme di cani grandi e piccoli che corrono in lungo e in largo, in piena libertà, senza guinzaglio. Dov'è il rispetto delle regole? Dove sono paletta e sacchetto? Chi controlla? La risposta è: nessuno. Stessi traffici strani nel Comparto n. 1 (ex galoppatoio, di proprietà privata). Sul lato di viale della Pineta la recinzione, divelta da anni, permette"un entra ed esci" continuo: perché il Comune non impone al proprietario la recinzione e la bonifica dell'area? Perché le forze dell'ordine non controllano cosa vi accade all'interno? Ultima chicca: su via Romualdo Pantini l'area di sgambettamento, realizzata con pubblico denaro e su richiesta degli animalisti cittadini un anno e mezzo fa, è inutilizzata: ci sono all'interno quattro cani randagi, che nessuno sa chi ce li ha messi. Insomma, il degrado dilaga e nessuno provvede. Vi sembra una cosa normale? Antonio Taraborrelli Pescara Berlusconi e Tremonti giù le mani dall'acqua Signor Direttore, ben ha fatto sul quotidiano di domenica a pubblicare un servizio sulle acqua minerali. Vorrei soffermarmi piuttosto sulla "giornata mondiale dell'acqua" celebrata il 21 marzo ed il significato che essa vuole rappresentare: l'acqua come bene comune, come risorsa vitale per l'umanità. Ebbene, questo significato è stato totalmente annullato dal governo Berlusconi col solito decreto legge (112) escogitato dallo pseudo Robin Hood italico (Tremonti, tanto per intenderci) che afferma esattamente l'opposto di quanto celebrato ieri in tutto il mondo. Il servizio idrico (cioè la distribuzione dell'acqua), per il duo Berlusconi-Tremonti deve essere gestito dalle regole dell'economia capitalistica, cioè dal mercato, lo stesso che ha generato la crisi finanziaria di cui stiamo pagando le conseguenze. Il duo ha sancito che l'acqua in Italia non sarà più un bene pubblico (come l'aria che respiriamo) ma semplicemente una merce sulla quale già di stanno aizzando multinazionali che ci faranno rimpiangere persino la famelica gestione dei politici nostrani. Con l'aggravante che può capitare quanto sta accadendo in alcune città (es. Latina) dove la Veolia (multinazionale) ha aumentato le bollette del 300% ed a chi rifiuta di pagare questo pizzo, manda vigilantes armati e (purtroppo) carabinieri per staccare immediatamente il contatore. Vorrei ricordare al cavaliere di Arcore ed al suo commercialista di fiducia che l'acqua sgorga dalla terra grazie ad un ciclo naturale bel conosciuto anche dagli alunni delle scuole elementari, è quindi un bene fondamentale e nessuno può appropriarsene perché c'è la cosiddetta "legge di mercato". Povero popolo della libertà! Giovanni Di Nino Sulmona I soldi dei contribuenti negli Usa non si toccano Signor direttore, in America fanno sul serio, non chiacchiere. I soldi dei contribuenti non si toccano. La società Aig, salvata con 170 miliardi dallo stato ha gratificato i suoi manager, responsabili del fallimento, con bonus per 218 milioni. Obama, in sintonia con la maggioranza degli americani, ha manifestato tutta la sua rabbia. La Camera, non potendo modificare il contratto, sta recuperando il denaro con una tassazione mai vista, del 90%, sulle gratifiche milionarie. In Italia, invece, dove i parlamentari, pur guadagnando più che in qualsiasi altro paese del mondo, sono surclassati dai top manager, il problema non si pone nemmeno, anche se banche e grandi industrie hanno goduto degli aiuti di stato. Una legge del governo Prodi prevedeva un limite massimo pari alla retribuzione del primo presidente della Corte di Cassazione, in cifre, 289.000 euro annui. Con il decreto legge del giugno scorso, il governo Berlusconi ha deciso di congelare il tetto. E il congelamento che doveva durare tre mesi è diventato perpetuo. Intanto da alcuni siti internet sono addirittura spariti gli elenchi e le retribuzioni dei consulenti. L'auspicio del presidente Napolitano che la crisi potesse essere un'opportunità di cambiamento virtuoso naufraga miseramente. L'America di Obama è sempre più lontana, un miraggio. Ezio Pelino Sulmona

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no alla chiusura della banca d'italia (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 17 - Cronaca «No alla chiusura della Banca d'Italia» La sede locale sparirà il 3 aprile La Falbi: «Servizio fondamentale» ORISTANO. è ormai imminente la chiusura della sede oristanese della Banca d'Italia. La data è già fissata: il tre aprile, infatti, gli sportelli di via Verdi compiranno le ultime operazioni, poi, le saracinesche si abbasseranno per sempre su l'istituto di credito dello Stato. Sarà la prima sede provinciale (a ottobre spetterà a Nuoro) a chiudere i battenti, nell'ambito di un programma di ridimensionamento generale, varato dal Governo, che prevede la concellazione di ben 30 sedi in tutto il territorio nazionale. A nulla sono servite le proteste da parte dei sindacati, degli amministratori e dei rappresentanti delle istituzioni del territorio. Insomma, la provincia di Oristano dovrà fare a meno della propria sede di Bankitalia: d'ora in poi i cittadini che avranno necessità di rivolgersi a questa struttura, dovranno per forza rivolgersi alla sede di Cagliari. «Sede nella quale molti di noi sono stati trasferiti, altri hanno invece scelto il prepensionamento», dice amareggiato Giancarlo Cadeddu, segretario territoriale del sindacato Falbi-Confsal. «In effetti avevamo già avuto conferma due anni fa del piano nazionale che aveva cancellato la nostra sede, cosa che era stata confermata successivamente dalla deliberazione del Consiglio superiore di Bankitalia». Secondo la Falbi, però «Il piano di ridimensionamento dei compiti della Banca d'Italia, della sua autonomia e indipendenza è un atto "irresponsabile" che contrasta con le esigenze dei cittadini e del Paese». Recita così un duro comunicato diffuso dal sindacato e che stigmatizza le scelte che hanno portato alla cancellazione delle diverse sedi interessate dal piano di ridimensionamento. «Anche nel corso dell'audizione del governatore Draghi presso la VI Commisione Finanze della camera dei deputati, tenuta di recente - si legge fra le altre cose nel documento sindacale - è stato evidenziato che la Banca d'Italia, dopo la riorganizzazione territoriale, non ha più una presenza capillare in tutte le province e, di conseguenza, non sarebbe più in grado di garantire controlli, come quelli che adesso, sono stati assegnati ai prefetti n materia di vigilanza sui crediti da erogare alle imprese». La Falbi critica pesantemente anche le altre sigle sindacali: «Sono altrettanto gravi le responsabilità che investono i sei sindacati che hanno avvallato e reso attuabile, con l'accordo negoziato e sottoscritto, l'abbandono di gran parte dl territorio». Secondo il sindacato, insomma «occorre, anche alla luce della grave crisi finanziaria in atto che si rimedi su quanto accade, puntando sulla grande opportunità di nuove funzioni che potrebbero interessare la Banca d'Itaia». Insomma, la richiesta è verso una sospensione del processo di ridimensinamento, anche se ormai, per Oristano, le speranze che si scongiuri la chiusura sono praticamente inesistenti. «Soltanto nei prossimi mesi i cittadini potranno capire con precisione cosa significhi la cancellazione della sede provinciale - dice ancora Giancarlo Cadeddu - perchè si troveranno privati di un servizio fondamentale. «Meno servizi vuol dire meno opportunità per i cittadini, che ancora una volta si sentiranno gioco forza di serie B». Il sindacalista fa qualche esempio: «Dipenderemo in tutto e per tutto da Cagliari, solo per un collegamento con la Centrale rischi, bisognerà recarsi nel capoluogo isolano. Con tutta quella serie di svantaggi che ciò comporterà. I lavoratori dipendenti dello Stato, ad esempio gli insegnanti, che attualmente ritirano presso i nostri sportelli gli stipendi, saranno costretti ad aprire un conto presso un istituto bancario privato, il che comporterà per gli utenti dei costi aggiuntivi». Come aveva già detto nel passato, insomma, il sindacalista, conferma il suo giudizio: «l'abbandono di gran parte del territorio da parte della Banca d'Italia si rivelerà un gravissimo errore». Michela Cuccu

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POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DELLA PICCOLA IMPRESA PUGLIESE IN USA:SEMINARIO MARTEDÌ (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 23 Marzo 2009 POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DELLA PICCOLA IMPRESA PUGLIESE IN USA:SEMINARIO MARTEDÌ Bari, 23 marzo 2009 - ?Stati Uniti d?America: strumenti ed opportunità d?affari per le imprese pugliesi nei settori chiave di sviluppo? è il titolo del seminario Paese in programma martedì 24 marzo 2009 a Bari presso la sala convegni del padiglione della Regione Puglia alla Fiera del Levante. Dedicato alla presentazione degli strumenti a disposizione degli operatori pugliesi interessati a sviluppare e presidiare le opportunità d?affari sul mercato statunitense, il seminario è promosso dall?Assessorato allo Sviluppo Economico e Innovazione Tecnologica dalla Regione Puglia, con il coordinamento dello Sprint Puglia. Costituisce una delle molteplici attività previste dal ?Progetto Paese: Nord America?, dedicato alla promozione del ?Sistema Puglia? e delle produzioni di eccellenza regionali sul mercato nordamericano, che si svilupperà nell?ambito del Programma di promozione dell?internazionalizzazione dei Sistemi produttivi locali per il 2009 della Regione Puglia. Una scelta strategica, quella di puntare sugli Stati Uniti. A sottolinearlo è il Vice Presidente della Regione Puglia e Assessore allo Sviluppo economico Sandro Frisullo. ?Gli Stati Uniti ? spiega - mostrano grande interesse nei confronti del Made in Italy in generale, e del Made in Puglia in modo particolare. L?interesse è determinato da quei prodotti che possiedono, per qualità e design, un notevole valore aggiunto. Non a caso il trend dell?export pugliese verso gli Usa è in costante crescita. Se nel 2007 è aumentato del 6,12% rispetto al 2006, nei primi nove mesi del 2008 si è registrato un ulteriore aumento del 7,43%. Ma il dato che ci convince ancora di più dell?importanza di puntare sugli Stati Uniti, è il traffico della nostra regione nell?ultimo trimestre 2008. Secondo l?ampio rapporto pubblicato dal Sole 24 Ore, in questo periodo le nostre esportazioni verso gli Usa sono cresciute addirittura del 12% rispetto all?anno precedente. Un risultato estremamente significativo se si considerano gli effetti che la crisi finanziaria internazionale sta producendo proprio a partire dallo scenario economico degli Stati Uniti?. Il seminario Paese si articolerà in due sessioni: la prima sarà incentrata sulla presentazione del mercato statunitense e sugli strumenti ed opportunità d?affari per gli operatori pugliesi in questo mercato, l?altra su quella dei focus settoriali volti ad approfondire tematiche inerenti i settori agroalimentare ed arredo-mobile. Il programma ufficiale del seminario prevede a partire dalle 9. 30 l?introduzione di Davide Pellegrino, direttore per l´area ?Politiche per lo Sviluppo Economico, il Lavoro e l?Innovazione? della Regione Puglia e gli interventi di Letizia Miccoli, segretario generale della Camera di Commercio italo-americana a Los Angeles, su ?Operare sul mercato statunitense: opportunità e prospettive?; Giorgio Ferrante, responsabile Simest per la Puglia, su ?strumenti finanziari per l?internazionalizzazione delle imprese italiane?; Massimo Cannas, presidente Maxco International, su ?il mercato agroalimentare statunitense: tendenze e opportunità d?affari?; Carlo Santoro, vice segretario generale della Camera di Commercio italo-americana a New York, su ?il mercato dell?arredamento statunitense: tendenze e prospettive di sviluppo?. Chiuderà i lavori il Vicepresidente della Regione Puglia, Sandro Frisullo. A conclusione del seminario, alle ore 12. 30 circa, verrà sottoscritto un protocollo d?intesa tra la Regione Puglia e le Camere di Commercio Italo-americane di Los Angeles e New York, che darà luogo all?istituzione di due desk Puglia negli Stati Uniti. La partecipazione al seminario è gratuita. Per informazioni e adesioni Sprint Puglia 080. 5743103 ? e-mail: sprint@regione. Puglia. It). (comun. ) . <<BACK

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LA CRISI METTE IN GINOCCHIO L'ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL'INDAGINE CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 23 Marzo 2009 LA CRISI METTE IN GINOCCHIO L´ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL´INDAGINE CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 Torino, 23 marzo 2009 - La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale nel settore auto. Forti difficoltà, più evidenti nella seconda metà del 2008, in rapporto agli effetti devastanti della crisi, stanno attraversando le imprese artigiane piemontesi che sono entrate in una delle fasi peggiori della storia. È quanto è emerso dall?indagine congiunturale sull?artigianato del 1° semestre 2009, realizzata dal Sistema informativo dell?artigianato della Regione Piemonte. Le criticità coinvolgono, seppure in misura diversa, a 360 gradi ogni settore, territorio, profilo di impresa. I dati sono tutt?altro che confortanti e rivelano che l?artigianato subalpino è ai minimi storici. Nel semestre in esame il 43,9% delle imprese ha diminuito il fatturato, il 49% ha segnalato un calo della domanda, il 9,5% ha ridotto il numero degli occupati e, a completare il quadro negativo, il 67,2% delle imprese non effettua investimenti. A fomentare il clima di sfiducia dei piccoli imprenditori non sono solo le magre performance del 2008 ma anche il timore di un drastico restringimento del credito da parte delle banche e del protrarsi della crisi nel tempo, come previsto dagli analisti. Nell?ottica di evitare che la stretta creditizia strozzi le piccole e medie imprese che, di fatto, sono le protagoniste dell?economia reale del territorio, la Regione Piemonte è intervenuta fin da quando la crisi è esplosa, come sottolinea il vicepresidente della Giunta regionale Paolo Peveraro con delega all?Artigianato. Secondo l?indagine congiunturale, a soffrire maggiormente gli effetti della crisi, all?interno del comparto artigiano, è il settore manifatturiero (in particolare il metalmeccanico) che, rispetto al primo semestre 2008, registra un drastico calo dei saldi di domanda da ?36,1 a ?47,8 e di fatturato da ?30,2 a ?42,0. Fortemente critica la situazione anche per le manifatture leggere, già in caduta nella prima metà del 2008. In drastico peggioramento inoltre le altre industrie, con saldi simili a quelli delle manifatture leggere. Tra i servizi, la peggiore performance è nel settore dei trasporti che, nella media, ha diminuito commesse e fatturato. Meno negativi, nel complesso, i risultati realizzati dai servizi alla produzione, settore in cui, in termini di numero di imprese, si è investito di più: il 53,1% contro un dato medio del 32,8%. Ritocca, invece, verso l?alto tutti gli indicatori, rispetto all?ultima rilevazione, il settore delle riparazioni, forse in relazione al crollo del mercato dell?auto e al possibile incremento della domanda di manutenzione e riparazione. Negative le indicazioni provenienti dai servizi personali (acconciature, tinto-lavanderie, estetica), anche se nel complesso, rispetto ai sei mesi prima, non segnalano un sensibile peggioramento. Infine, per le imprese di costruzioni il secondo semestre si presenta segnato dal calo del livello di domanda e del fatturato, mentre il saldo sull?occupazione resta nella media generale. Dall?analisi dei dati, provincia per provincia, emerge che la crisi, benché globale, si differenzia a seconda dei settori e dei territori. Nella provincia di Torino, se prima di un anno fa, perfomance e investimenti trainavano verso l?alto, successivamente il saldo del fatturato è precipitato. Risultati critici anche nella provincia di Biella dove a influire negativamente sugli indicatori di performance sono le conclamate difficoltà delle produzioni tessili mentre in quella di Alessandria il pessimismo si radica in andamenti sfavorevoli che hanno segnato l?intero 2008. Positivo in questo scenario il dato che arriva dagli artigiani della provincia di Cuneo. Più interlocutorio, invece, quello raccolto nella provincia di Asti che nel complesso è un po? meno negativo della media e in calo più contenuto rispetto alle ultime rivelazioni. Infine, ad attutire, almeno temporaneamente, gli effetti della crisi è il più equilibrato mix produttivo del Piemonte sud-occidentale, plurispecializzato e meno dipendente da settori trainanti. In conclusione la vera novità messa in risalto dell?indagine congiunturale è che oggi la situazione di difficoltà abbraccia la larghissima parte delle imprese, senza grossi divari tra le ditte con un solo addetto e quelle più strutturate. In passato, invece, il quadro contrapponeva le performance positive di una robusta minoranza di imprese più strutturate a quelle negative della maggioranza, tendenzialmente composta da aziende molecolari non in grado di mobilitare risorse da destinare allo sviluppo. Oggi, a pagare in misura più forte gli effetti della crisi, sembra che siano proprio le imprese collegate alle filiere più solide dell?economia piemontese. ?I dati dell?indagine congiunturale ? commenta il vicepresidente Paolo Peveraro - dimostrano che gli effetti della crisi sono davvero importanti. Per evitare il collasso delle piccole e medie imprese, non solo delle più deboli ma anche di quelle sane, ora più che mai in balia della stretta creditizia da parte delle banche, la Regione ha messo in campo due misure anticrisi rivolte proprio alle pmi piemontesi. La prima risale al mese di novembre scorso ed è relativa allo stanziamento di 70 milioni di euro per la patrimonializzazione dei confidi piemontesi con l?obiettivo di rafforzare il ruolo che questi consorzi hanno a sostegno del credito alle imprese. L?altra, approvata con delibera di Giunta solo poche settimane fa, invece dà vita a un Fondo di riassicurazione che, grazie a una dotazione di 40 milioni di euro, farà salire la percentuale di garanzie offerte dai confidi alle banche, consentendo alle piccole e medie imprese di accedere più agevolmente al credito a condizioni migliori e in tempi certi?. . <<BACK

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Stanno pagando il prezzo più alto della crisi dell'edilizia nella provincia di Terni: g... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 23 Marzo 2009 Chiudi di MARCELLO GUERRIERI Stanno pagando il prezzo più alto della crisi dell'edilizia nella provincia di Terni: gli immigrati, sia comunitari che extracomunitari, vedono liquefarsi il loro potere contrattuale per la chiusura continua dei cantieri ed il mancato avvio di nuovi lavori. Sottolinea questo scenario Andrea Farinelli, responsabile provinciale per la Cgil per le costruzioni e l'edilizia della Cgil. Spiega: «Tante "partite iva" presenti in edilizia, sono in realtà delle assunzioni mascherate: l'imprenditore anziché applicare il contratto di lavoro obbliga i lavoratori ad aprire la partita iva per trattarli da pari a pari. Con la chiusura dei cantieri, si sono ritrovati senza lavoro e senza il pagamento delle fatture per quello che avevano già eseguito in quanto non c'è più liquidità. E soprattutto non hanno accesso agli ammortizzatori sociali». Ed ora hanno guai anche con gli uffici finanziari che pretendono il pagamento di quanto stabilito dalla legge. I numeri del fenomeno si trovano nelle statistiche ufficiali: almeno trecento lavoratori stanno percorrendo questo calvario economico nella sola provincia di Terni, senza contare quelli delle altri regioni che a Terni hanno operato in qualche caso anche per alcuni anni. Dalle statistiche della cassa edile si vede proprio che le imprese ternane sono aumentate anno dopo anno arrivando a contarne ben 597 attive in provincia. Sempre nel territorio ternano ci sono attive anche 19 imprese perugine mentre ben 122, in maggioranza campane e pugliesi, vengono da fuori regione. La crisi finanziaria ha bloccato la realizzazione di nuovi appartamenti in quanto quelli invenduti sono a livelli preoccupanti. «Alcune grandi imprese del territorio, intorno alle quali ruota la gran parte degli investimenti nell'edilizia residenziale privata - spiega ancora Andrea Farinelli - hanno pensato bene di rimandare a tempi migliori questi investimenti con la conseguenza che le piccole imprese subappaltatrici, specie artigiane, stanno diminuendo in maniera drastica il personale ed alcune hanno già chiuso l'attività». C'era una sorta di isola felice, che era il territorio di Narni, dove si stavano scontando gli effetti positivi dell'applicazione del nuovo piano regolatore con una quindicina di cantieri aperti, che avevano assorbito almeno trecento lavoratori per l'ultimo anno e mezzo, facendo diminuire alcune tensioni occupazionali. Ora i lavori sono terminati, le palazzine pronte per la vendita, le gru smontate ed i problemi si sono riversati sui sindacati, sui servizi sociali, sulla Cassa Edile. Una nicchia di speranza, almeno per il momento nel settore dei laterizi e dei manufatti in cemento, che nella provincia di Terni conta significativi presenze con aziende di dimensioni medie e grandi, alcune facenti capo a multinazionali. «Quelle piccole, specie nell'orvietano, hanno già fatto ricorso alla cassa integrazione sia ordinaria che straordinaria mentre le medie e grandi aziende, Wienerberger e la Salan di Narni e lo stabilimento di Dunarobba delle Fornaci Briziarelli Marsciano, vengono da periodi più o meno lunghi di fermata di produzione con conseguente riduzione di turni di lavoro e utilizzazione delle ferie per cui non hanno avuto grandi problemi. Ma i magazzini si stanno velocemente riempiendo, insomma le difficoltà sembrano dietro l'angolo».

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Obama riuscirà nell'impresa? (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMA PAGINA 23-03-2009 EDITORIALE Obama riuscirà nell'impresa? Alberto Pasolini Zanelli A meravigliarsi dovrebbero essere primi fra tutti coloro che dal primo minuto in cui Obama ha messo piede alla Casa Bianca si sono precipitati a rassicurare e a rassicurarsi, che nulla sarebbe cambiato. Obama governerà, scandiva un coro dall'America profonda a tutti i continenti, come avrebbe governato McCain se avesse vinto lui e come aveva governato fino a quel momento George W. Bush. Che così non fosse doveva essere chiaro perlomeno dal messaggio del nuovo presidente sullo stato dell'Unione e soprattutto nel campo della politica estera. Il tema è stato finora comprensibilmente «oscurato» a causa della prevalente attenzione sulla recessione economica e sulla crisi finanziaria; non solo perché questa è e resta di emergenza assoluta, ma anche perché di idee chiare ce ne sono in giro ben poche nel mondo e men che meno in America segue PAG. 4

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ROMA Forse il peggio è passato . Arriva un messaggio di speranza da Guido T... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 23 Marzo 2009 Chiudi di PIETRO PIOVANI ROMA «Forse il peggio è passato». Arriva un messaggio di speranza da Guido Tabellini, economista, rettore dell'università Bocconi di Milano. Ma al tempo stesso un avvertimento: quando anche uscissimo dalla crisi in tempi brevi, le conseguenze continueremo a pagarle ancora per anni. Secondo alcuni economisti si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel. «Io credo che forse il peggio sia passato. I politici hanno imparato dai loro stessi errori: non vedremo più un altro fallimento di banche come Lehman Brothers, e le conseguenze di quel fallimento sono state arginate. Da alcuni piccoli segnali si può pensare che i mercati finanziari abbiano ricominciato a funzionare. E in alcune parti del mondo, come gli Stati Uniti o la Germania, dobbiamo ancora vedere gli effetti benefici degli stimoli fiscali: arriveranno nella seconda parte del 2009 e poi nel 2010». Stiamo davvero uscendo dalla crisi? «Bisogna essere realisti. Forse il peggio è alle spalle, ma è troppo presto per esserne sicuri. Anche perché nel frattempo, dopo la crisi dei mercati finanziari, sono nati altri rischi: l'economia reale è stata danneggiata e questo porta nuove perdite, nuove paure». Anche il mercato dell'auto dà segnali di ripresa. «Sono ancora troppo deboli. Il settore dell'auto ha un eccesso di capacità produttiva che va smaltita. Non credo che gli aiuti fiscali concessi dai governi siano risolutivi. Stiamo solo spostando il problema in avanti». Di fatto quello che si sta facendo in tutto il mondo è di rispondere a un eccesso di debito privato con un aumento del debito pubblico. Dovremo pentircene in futuro? «Trasferire il debito privato su quello pubblico è inevitabile. Ciò non vuol dire che l'operazione sia priva di costi. L'aumento del debito pubblico peserà in futuro e rallenterà la crescita. Ma non farlo significherebbe aggravare la crisi». Come valuta le mosse fatte finora dall'amministrazione Obama? «Mi pare che in America stiano facendo tutto il possibile per risolvere i due problemi centrali: sostenere la domanda con stimoli fiscali e ridare fiducia ai mercati finanziari». Gli stimoli fiscali funzioneranno? Faranno aumentare i consumi? «Quelli che agiscono dal lato della spesa pubblica dovrebbero essere più efficaci. Il taglio delle imposte invece serve solo ad alimentare il risparmio delle famiglie». Lei ha sempre detto di non vedere bene l'Europa in questa crisi. Lo pensa ancora? «Sì. Negli ultimi tempi è peggiorata molto la situazione nell'Est europeo. Ed è peggiorata nei paesi più aperti ai commercio con l'estero: in particolare la Germania e l'Italia. Per tutta l'Europa poi c'è un'aggravante: a differenza di quanto è accaduto negli Stati Uniti, non sono state date risposte aggressive, né di politica fiscale né di politica monetaria. La politica fiscale è stata frenata dalla paura di aiutare il vicino». Cioè ogni paese teme che, adottando misure per favorire i consumi interni, possa aiutare le esportazioni degli altri e non le proprie. «Faccio l'esempio della Francia. Sarkozy aveva giustamente proposto di intervenire a livello europeo, ma la Germania ha detto di no. Così alla fine neanche la Francia ha fatto niente». E la politica monetaria? «La Banca centrale europea ha ridotto i tassi in ritardo, ed è ancora molto indietro». Si dice che l'Italia sia più al riparo di altri paesi. «L'Italia non era esposta direttamente ai titoli tossici. Poi però è stata travolta dal crollo del commercio estero, che purtroppo va a colpire la parte più produttiva del paese. Inoltre alcune banche italiane sono coinvolte nella crisi dell'Est Europa. Infine c'è un terzo elemento di fragilità: il nostro debito pubblico lega le mani al governo e rende più difficile intervenire».

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Costi più alti di una guerra (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-03-22 - pag: 1 autore: SALVATAGGI E SPESA PUBBLICA Costi più alti di una guerra di Mario Margiocco L' impegno globale, nel mondo, per contrastare la recessione e superare la crisi finanziaria, sotto tutte le voci, si aggira attorno ai 23mila miliardi di dollari. Un costo molto più alto di quello della Guerra mondiale o del Vietnam. Si tratta di risorse pubbliche di varia provenienza e gestione. Oltre la metà del "conto" complessivo, circa 13mila miliardi, compete agli Usa. Servizio u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

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Alleanza nazionale si scioglie Destra verso la fusione nel Pdl (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-03-22 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Alleanza nazionale si scioglie Destra verso la fusione nel Pdl Alleanza nazionale si scioglie per confluire nel Pdl. è un passaggio epocale per la destra italiana che verrà sancito oggi alla nuova Fiera di Roma dove si sta svolgendo l'ultimo congresso di An. Il reggente Ignazio La Russa assicura che An manterrà la sua identità: questa non è una chiusura ma la nascita del partito degli italiani. Rassicurazioni arrivano dal presidente del Senato Renato Schifani. Il premier Silvio Berlusconi è convinto: il Pdl è una forza che segnerà la storia. u pagina 12 con un'analisi di Piero Ignazi Berlusconi difende «la libertà della Chiesa» «Il Pdl è un partito laico, ma difende la libertà della Chiesa anche quando proclama principi impopolari». Lo ha detto ieri il premier Silvio Berlusconi, sottolineando anche la sintonia con il Papa sulla «sacralità della vita». u pagina 12, commento a pagina 10 Soru: il rigore dei bilanci comporta perdita di consensi «In Regione ho risanato i conti, dimezzato i debiti e negli ultimi due anni chiuso bilanci in pareggio. Il rigore comporta perdita di consenso». Lo afferma Renato Soru, ex Governatore sardo, commentando la recente sconfitta alle regionali. Intervista u pagina 11 In 150mila a Napoli per ricordare le vittime di mafia Oltre 150mila persone hanno partecipato ieri mattina a Napoli alla 14esima giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. La manifestazione si è conclusa in piazza del Plebiscito dove sono stati letti i nomi delle 900 vittime. u pagina 12 Diminuito dopo sette anni il numero dei negozi Per la prima volta dopo sette anni di crescita, il saldo tra aperturee chiusure di negozi è negativo, secondo il ministero dello Sviluppo. A fine 2008 sono state rilevate 775.421 strutture commerciali, con un decremento annuo di 3.113 unità. u pagina 16 Si dimette il premier ungherese Gyurcsany Il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany ha presentato ieri le dimissioni per permettere la formazione di un nuovo Governo in grado di affrontare la crisi finanziaria che ha travolto l'Ungheria. L'opposizione ha invece chiesto elezioni anticipate. u pagina 9

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Un salvataggio da 23mila miliardi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-22 - pag: 2 autore: Un salvataggio da 23mila miliardi Oltre metà dei fondi pubblici stanziati nel mondo per uscire dalla crisi arriva dagli Usa Mario Margiocco In un colpo solo la Federal Reserve ha aumentato del 10% i fondi disponibili per contrastare la crisi finanziaria e rilanciare l'economia. I 1.150 miliardi di dollari aggiuntivi che, è stato annunciato mercoledì 18, entreranno in circolo si aggiungono infatti a 11.700 miliardi messi già sul tavolo dal Governo americano per superare un periodo di eccezionale gravità (in attesa di quelli annunciati domani dal segretario al Tesoro Timothy Geithner). La cifra è calcolata da Bloomberg. Washington sta mobilitando risorse pochi mesi fa impensabili. I soli nuovi fondi Fed, 300 miliardi per l'acquisto di T bonds e il resto per rilevare titoli immobiliari (mbs) delle finanziarie pubbliche Fannie Mae e Freddie Mac, equivalgono a poco meno del doppio del costo della guerra in Vietnam, calcolato in dollari rivalutati, e che fu pari a poco più di 698 miliardi di dollari attuali. Come in Europa e in Asia, si tratta di risorse pubbliche di varia provenienza e gestione, che hanno grossomodo tre emittenti principali: il bilancio statale, la Banca centrale, gli enti di garanzia dei depositi bancari. Solo in parte minore sono a fondo perduto, come i piani di stimolo da poco varati da alcuni Paesi, e convogliati negli Stati Uniti nel piano da 787 miliardi approvato definitivamente dal Congresso un mese fa. Gli stessi interventi su banche o società come Aig, sono fatti negli Stati Uniti, e anche in Europa, contro il passaggio di azioni ordinarie o privilegiate o comunque con titoli in garanzia, nella speranza che consentano in futuro di recuperare l'esborso. Diverso il caso di acquisto di titoli tossici, cosa per cui gli Stati Uniti hanno stanziato finora 700 miliardi per circa la metà utilizzati: qui non si saprà ancora per parecchio tempo quanto valgono i titoli. Le voci più grosse sono comunque quelle degli interventi delle Banche centrali e dei fondi di garanzia sui depositi. Sommando i dati - piuttosto dettagliati - americani, quelli europei - un po' meno chiari - e stimando un intervento asiatico (e australiano/neozelandese) di portata non inferiore a quello europeo, soprattutto grazie alla componente cinese e giapponese, si arriva a una cifra di circa 23mila miliardi di dollari, per oltre la metà americani. E non è finita, perché qualcuno dovrà colmare il buco delle banche statunitensi, valutato a non meno di duemila miliardi. E anche in Europa nessuno sa se il salvataggio bancario è finito. La seconda guerra mondiale, di gran lunga lo sforzo finanziario più grosso mai affrontato dagli Stati Uniti su un singolo obiettivo, costò sui due fronti dell'Europa e del Pacifico 3.600 miliardi di dollari, rivalutati a oggi. Il New Deal, 500 miliardi. La cartina in pagina (sulla base di dati aggiornati di fonte Fondo monetario/Brookings Institution) presenta una parte non secondaria, ma quantitativamente limitata di questo sforzo finanziario, i piani di stimolo messi in atto dai Paesi del G-20, Spagna compresa. Non i fondi per far fronte alle perdite, ma quelli per rilanciare la crescita. La Germania mette in atto un intervento non lontano da quello americano in rapporto al Pil, mentre Francia e Italia hanno pacchetti assai più contenuti. Nel caso italiano, tuttavia, occorre tenere conto di altre misure che, non essendo assimilabili e omogenee, non sono state conteggiate, ma esistono. Lo stesso vale per alcuni altri Paesi, come il Giappone e la Cina, che hanno presentato come piano di stimolo un pacchetto molto più consistente, solo in parte però valutatodall'Fmi come vero stimolo. Tokyo arriverà al G-20 il 2 aprile a Londra con un secondo piano aggiuntivo, è stato annunciato, non ancora quantificato; a dicembre se ne parlava già e il Governo lo valutava a oltre 350 miliardi di dollari. Il Giappone ha quasi 20 anni di piani del genere alle spal-le, data la sua lunghissima crisi. I calcoli Fmi/Brookings (che considerano non i valori nominali, ma in base alla parità di potere d'acquisto), arrivano, per i Paesi del G-20, a poco meno di 1.600 miliardi. «Di questi, 692 vengono spesi quest'anno», dicono Eswar Prasad e Isaac Sorkin della Brookings. «Si tratta dell'1,4% circa del Pil del G-20 e di poco di più dell'1,1% del Pil globale». Gli altri fondi sono per il 2010. L'Fmi ha chiesto a più riprese una spesa pari al 2% del Pil. Gli Stati Uniti premono perché l'Europa faccia di più. L'Europa risponde che ci sono circa 260 miliardi di dollari di spesa aggiuntiva legata alla crisi e coperta dagli "stabilizzatori automatici", come la cassa integrazione e i sussidi di disoccupazione, più generosi e soprattutto più duraturi che negli Stati Uniti. Questo fa lievitare lo stimolo europeo, in sede G-20, ben oltre i 274 miliardi ufficiali di Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna. Se si aggiungono poi Olanda, Belgio, Svezia e altri lo sforzo europeo non è molto inferiore a quello americano. L'Europa insiste, e a ragione, perché al G-20 si decidano regole comuni, e severe. Su questo emergono le contraddizioni americane. Washington prende tempo sulle regole. Ha affidato l'economia a due esponenti, il consigliere del Presidente, Lawrence Summers, e il ministro del Tesoro, Timothy Geithner, sensibili al tentativo di Wall Street di salvare quanto più possibile della finanza innovativa. Che non va buttata a mare, ma messa in condizione di servire senza nuocere. In Europa, l'impegno complessivo vede la componente più consistente nei circa 3.100 miliardi di garanzie bancarie. C'è poi una seconda voce importante, solo stimabile, e che comprende la liquidità extra tuttora in circolo ed altri interventi di sostegno della Banca centrale europea. Infine aggiungendo il piano di stimolo, i 400 miliardi di ricapitalizzazione bancaria e altre voci si arriva a un'ordine di grandezza attorno ai 5mila miliardi. Analogo lo sforzo asiatico e dei Paesi australi, con i 586 miliardi di dollari di interventi vari annunciati dalla Cina e altri investimenti,l'immissione di liquidità, le garanzie. L'impegno globale, nel mondo, sotto tutte le voci, è quindi attorno ai 23mila miliardi. Negli ultimi 18 mesi, ha ricordato Summers nei giorni scorsi parlando a Washington, la ricchezza mondiale di famiglie e imprese ne ha persi 50mila. mario.margiocco@ilsole24ore.com I PIANI DI STIMOLO Il sostegno alla crescita rappresenta solo una piccola parte della somma complessiva, con l'Europa non lontana dagli Stati Uniti

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Su Madoff e Aig la politica Usa dà il peggio di sé (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-22 - pag: 10 autore: LA MANO VISIBILE ... Su Madoff e Aig la politica Usa dà il peggio di sé C he Obamarezza. è vero, Barack si è insediato nel mezzo di una crisi mai vista. Tuttavia, il mondo intero era ed è disposto a non incolparlo di qualcosa di cui lui non è responsabile. Per alcuni entusiasti, in poco tempo avrebbe cambiato il corso del mondo, aumentato la giustizia sociale e scritto sulla seconda puntata delle sue memorie "veni, vidi, vici". Invece non sembra andare così e la colpa non è solo del destino cinico e baro, ma pure dell'improvvisazione con cui si muove la sua amministrazione e il Congresso in mano ai democratici. Infatti, con la recessione e lo sbriciolamento dei mercati finanziari si è diffusa la vulgata che i Governi dovevano fare qualcosa e riprendere in mano le redini dell'economia che, lasciata alle selvagge forze del mercato, era implosa. Peccato che, dopo aver tuonato contro le lobby che impedivano le sue coraggiose riforme, Obama si è visto passare dal Campidoglio un pacchetto di misure comprendenti centinaia di miliardi di dollari di spese per finanziare migliaia di programmi, ognuno favorito da un qualche gruppo di pressione. Liberi da vincoli di bilancio, i parlamentari si sono scatenati. Non pago, il Governo ha approvato il rimborso degli investitori truffati da Madoff. Insomma, decine di miliardi di dollari del contribuente impiegati per incoraggiare l'azzardo morale, vale a dire l'atteggiamento di chi non si cura dei rischi che prende perché tanto sa che alla fine c'è un Pantalone statale che paga. Inoltre, in questo caso, l'ingiustizia è resa ancor più evidente dal fatto che i risparmiatori gabbati da altre colossali frodi, da Enron a WorldCom, o se la sono sbrigata in tribunale o sono rimasti a bocca asciutta. Una disparità di trattamento degno dell'Ancien Régime dove ogni privilegio era "octroyé", concesso da Sua Maestà. E questo è niente rispetto all'arroganza dimostrata dalla Camera dei rappresentanti per il caso Aig. Il colosso assicurativo, salvato col denaro delle casse pubbliche, è stato così improvvido e forse disonesto da concedere circa 200 milioni di dollari di bonus ai propri manager. Apriti cielo. Gli indignati congressisti hanno approvato in fretta e furia un disegno di legge, ora al vaglio del Senato, che tassa al 90% (novanta! Manco a Cuba ormai) i bonus per chi guadagna più di 250mila dollari e ha la sventura di lavorare in una delle istituzioni finanziarie che ha ricevuto più di 5 miliardi in aiuti, tra cui Citigroup, Bank of America e JP Morgan Chase. Con furia degna di Frollo, la misura è retroattiva e copre tutti i premi concessi dal 31 dicembre 2008. Ora, la misura è idiota perché, se è vero che nel caso di Aig si è certamente esagerato, è altrettanto vero che sono proprio le società più in difficoltà che hanno bisogno di mantenere con sé i dipendenti bravi premiandoli se hanno raggiunto risultati. Lo stesso Obama, in difficoltà, ha detto che bisognava pensarci prima, magari coinvolgendo gli azionisti (benché i soci possano al massimo decidere per i top manager, ma non per tutti i dirigenti). Odiosa è la rottura di un principio come l'irretroattività della legge per colpire degli individui additati al pubblico ludibrio: metodi da Publio Cornelio Silla, non da eredi dei Padri fondatori. Per chi avesse illusioni che al presunto impazzimento del mercato si potesse rimediare con l'intervento dei saggi re-filosofi platonici della Politica, ecco qui l'avvertimento che anche il Potere pubblico finisce sempre obammattito. adenicola@adamsmith.it MISURE IMPROVVIDE Senza senso le ipertasse sui bonus (retroattive) e i rimborsi agli investitori di Alessandro De Nicola

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Arezzo più forte in Medio Oriente (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-22 - pag: 14 autore: Gioielli. Da oggi la rassegna di settore Arezzo più forte in Medio Oriente Cesare Peruzzi FIRENZE Tiene l'export del distretto orafo aretino. L'indagine diffusa dal centro fieristico della città toscana, dove oggi si apre la trentesima edizione di OroArezzo, rivela come nel 2008 le esportazioni siano cresciute dello 0,2% a quota 1,425 miliardi (-8,3% per il settore nazionale). A determinare questo risultato ha contribuito la performance del mercato mediorientale (+30,8% le vendite negli Emirati Arabi), a fronte di un'ulteriore flessione degli Stati Uniti (-36,9%). Sono 450 gli espositori di OroArezzo dove – spiega Giovanni Tricca, presidente del Centro promozione e servizi che ne cura l'organizzazione – «sono attesi anche 200 top buyer internazionali». Il momento non è facile. La crisi mondiale e la volatilità del prezzo dell'oro mettono a dura prova le 1.400 imprese (di cui mille artigiane) e i quasi 10mila addetti del distretto. Se infatti l'export ha tenuto, nel 2008 sono invece crollati produzione (-9,9%), fatturato (-8,3%) e ordini (-12% quelli esteri e -19,9% quelli interni). «Almeno un migliaio di posti di lavoro sono a rischio», sottolinea Marino Guerrini della Fiom-Cgil di Arezzo. Per il presidente nazionale di Federorafi, Antonio Zucchi, leader del gruppo aretino Unoaerre, «la Fiera servirà a capire gli umori del mercato. Serve fiducia – spiega Zucchi –ma per le conferme aspettiamo di vedere quanti compratori,e con quali disponibi-lità, arriveranno dall'estero».Dario Micheli, presidente della sezione orafa di Confindustria Arezzo e titolare di un'azienda con 60 addetti e 20 milioni di giro d'affari, in calo del 20% nel 2008, dice: «Il 2009 è iniziato in salita per il distretto. Anche se non abbiamo casi eclatanti di criticità registriamo segnali di frenata dal mercato mediorientale, che in questi anni ha sostituito gli Usa come importanza». Giuliano Chini, alla guida di un'azienda con 50 dipendenti e 10 milioni di fatturato (-7% i ricavi 2008), taglia corto: «Il mercato è assolutamente negativo – dice –. Il settore, poi, soffre due problemi specifici, che sono i dazi sulle importazioni in Paesi come gli Stati Uniti e la risalita del prezzo dell'oro». Per Luca Bronchi, direttore generale di Banca Etruria, 40 tonnellate di oro vendute nel 2008, «la variazione di prezzo della materia prima presenta anche un aspetto positivo per le aziende, che così vedono aumentare il valore dell'orodi proprietà. Tenuto conto dello scenario – aggiunge – notiamo un dinamismo degli operatori alla ricerca di soluzioni innovative. E questo è positivo». Di «rinnovamento della formula della fiera» parla Chini, che è anche nell'organo di governo della Camera di commercio di Arezzo. «Solo il 40% del mercato mondiale è aperto –aggiunge –, bisognerebbe che le fiere agissero nei confronti di quel 60% ancora chiuso». Federorafi punta a un'azione sui dazi in ambito Wto. «Speriamo che il mondo non torni verso il protezionismo – commenta Zucchi –. Intanto, il nostro settore, che ha affrontato una trasformazione strutturale fin dai primi anni 2000, è attrezzato meglio di altri per superare questa crisi». E il distretto di Arezzo non fa eccezione. IL MERCATO Le vendite del distretto dell'oreficeria in aumento negli Emirati Arabi (+30%); giù la domanda degli Stati Uniti

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La Milano in utile per 167 milioni (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-22 - pag: 23 autore: Assicurazioni. Dividendo a 0,15 euro La Milano in utile per 167 milioni La crisi dei mercati,la crescita dellaconcorrenza nel settore rc auto e l'aumento dei sinistri hanno inciso sulla redditività della Milano Assicurazioni. Ma la compagnia del gruppo Fondiaria-Sai è riuscita comunque a chiudere il bilancio 2008 con risultati positivi e, in una fase di incertezza sui listini, può godere di una forza patriomoniale che non ha pari nel settore. Milano Assicurazioni ha registrato un utile di 167,9 milioni; una redditività in calo rispetto ai 252,1 milioni del 2007 che, tuttavia, sembra risentire della crisi meno dei competitor. Il consiglio d'amministrazione della società ha proposto di mettere in distribuzione un dividendo unitario di 0,15 euro per le ordinarie e di 0,1656 per le risparmio. In tenuta i dati sui volumi: i premi da lavoro diretto e indiretto della Milano Assicurazioni hanno raggiunto i 4,097 miliardi di euro con una crescita del 13,9% rispetto al precedente esercizio e un aumento dello 0,6% in termini omogenei. Per quanto riguarda il lavoro diretto, che rappresenta la quasi totalità del portafoglio (4.085,5 milioni), la raccolta premi del settore danni è ammontata a 2,918 miliardi registrando un progresso del 9,9% sul 2007 ma con un calo del 4,1% in termini omogenei, vale a dire considerando la fusione per incorporazione con Sasa Assicurazioni e Sasa Vita. Il settore danni ha chiuso con un utile prima delle imposte di 193,7 milioni, in calo del 38,1%. L'incidenza della sinistralità e delle spese sui premi misurata dal combined ratio risulta pari al 99,2% in peggioramento rispetto al 93,4% dell'esercizio precedente. è cresciuta, d'altra parte, l'incidenza della sinistralità con il "Loss Ratio", il rapporto sinistri a raccolta premi, che è aumentato di 4,3 punti al 75,8% a causa- ha sottolineato la società- anche della politica di riservazione prudente sui sinistri degli esercizi precedenti. Nel settore vita i premi sono stati pari a 1,169 miliardi in crescita del 24,8% e del 14,1% in termini omogenei. Il settore ha fatto emergere un utile prima delle imposte di 32,2 milioni contro i 77,2 milioni a fine 2007. La gestione patrimoniale e finanziaria ha generato proventi netti per 389,8 milioni (-3,3% e -7,4% in termini omogenei). Il patrimonio netto del gruppo è calato leggermente a 1,982 miliardi mentre il margine di solvibilità è risultato pari a 199,7% in crescita rispetto al 196,5%del 2007.Sull'evoluzione della gestione l'amministratore delegato Fausto Marchionni ha sottolineato come «le forti turbolenze che continuano a interessare i mercati finanziari non consentono, al momento, di fare previsioni sul contributo al risultato da parte della gestione patrimoniale e finanziaria ». FORZA PATRIMONIALE La crisi dei mercati riduce la redditività, ma la raccolta tiene e la compagnia ha un margine di solvibilità del 199 per cento

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Sulle ali della moneta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-03-22 - pag: 34 autore: Niall Ferguson Sulle ali della moneta Scritta per un serial televisivo, una brillante storia dei progressi umani dovuti alle innovazioni finanziarie. Tra crescita e bolle speculative, tutti gli alti ebassi a partire dalla Mesopotamia fino alla Cina attuale di Gianni Toniolo a moneta fa girare il mondo »: canta Liza Minnelli in «L Cabaret. Il libro dell'Ecclesiaste (10, 19) concorda. «Sterco del diavolo» è la cruda metafora con cui i francescani medievali riscrivevano l'idea che l'apostolo Paolo si era fatto della moneta (1 Timoteo 6,10). Aristotele la disprezzava perché «rende possibile l'insensato accumulo di ricchezza fine a se stessa» ( Pol I, 157 a-b). Per Marx ed Engels, le transazioni monetarie sono l'unico rapporto che la borghesia consente tra uomo e uomo. Più misurato Carlyle: «La moneta è un grande miracolo, pur non essendo onnipotente né in cielo né in terra». Ma che cos'è la moneta, oggetto di opinioni tanto controverse? è vero, come ha detto un grande numismatico, che tutti, tranne gli economisti, sanno che cosa è la moneta? Ferguson, è convinto del contrario: moneta e finanza sono capite poco e male. Ciò è fonte di guai, anche recentissimi. Il best seller The Ascent of Money, brillantestoria dell'innovazione finanziaria scritta per un serial televisivo, ha un obiettivo didascalico: migliorare la comprensione degli arcani monetari. «Dall'antica Mesopotamia alla Cina attuale, l'ascesa della moneta è stata una delle forze più potenti del progresso umano: un processo di innovazione, intermediazione e integrazione tanto vitale quanto il progresso scientifico e la diffusione della legalità». è un processo che Ferguson, vede svolgersi secondo una dinamica evolutiva di tipo darwinista. La competizione tra diverse specie di pratiche e strumenti finanziari determina quelli più adatti a sopravvivere attraverso un meccanismo di selezione naturale. Se alcune specie scompaiono, altre ne nascono sospinte dal bisogno della natura di sostenere la biodiversità. Dai primi albori di una moneta nozionale non coniata (grammi d'argento, di grano, di riso) usata come unità di conto per calibrare sia la reciprocità del dono sia complessi contratti di scambio, la moneta si è diffusa e moltiplicata attraverso la banca, invenzione forse greca portata a grande perfezione nell'Italia medievale, le obbligazioni, le borse valori regolamentate di Amsterdam e Londra, le azioni delle grandi compagnie commerciali transoceaniche, le assicurazioni, gli strumenti derivati di ogni possibile genere. Ferguson non esita a dire che il nostro benessere deriva dalla finanza ancor più che dalla tecnologia. La moneta, per Ferguson, non è una "cosa" ma una relazione, soprattutto tra creditore e debitore, tra presente e futuro. Come tale si basa essenzialmente sulla fiducia. Come si stabilisce la fiducia? Ferguson osserva che il primo sviluppo della finanza, soprattutto europea, fu dovuto molto più alle esigenze dello stato che a quelle del commercio. Nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, uno dei vantaggi decisivi di olandesi e inglesi sui loro concorrenti europei derivò dalla capacità di sviluppare un raffinato mercato dei titoli del debito pubblico che consentì allo stato larghe emissioni a basso costo. La fiducia sulla quale poggiano moneta e finanza deriva, dunque, anzitutto dalla forza di uno stato capace di comprendere le esigenze del mercato. L'aspetto relazionale della moneta, evidenziato da Ferguson, richiede naturalmente un passo ulteriore – come scrisse anni fa Curzio Giannini –quellodi vedere la moneta e la sua storia come istituzione in continuo cambiamento. Le bolle speculative, seguite da crolli finanziari, sono inevitabili nell'ascesa della moneta. La mania dei tulipani, la bolla del mare del sud, il collasso della banca Barino, le crisi del 1907 e del 1929 e poi quelle degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sono tutte raccontate dalla penna vivace di questo autore che «Time» ha incluso tra le 100 persone più influenti del mondo. Sono episodi dolorosi, per molti versi tragici, che tuttavia appaiono come incidenti di percorso relativamente triviali nella visione millenaria dei trionfi della moneta e della finanza proposta da Ferguson.Nel mezzo dell'uragano è facile opporgli l'osservazione di Keynes che «gli economisti hanno un ruolo inutile se durante la tempesta sanno solo dire che quando sarà passata il mare tornerà calmo». Licenziato per la stampa nel marzo 2008, il libro contiene una postfazione sulla crisi attuale, allora solo incipiente. Ferguson ha facile gioco nel chiedere agli economisti di essere più consapevoli della storia e di tenere in maggiore conto i risultati delle ricerche più recenti degli psicologi in tema di valutazione individuale e collettiva del rischio. Si chiede se la crisi attuale costituirà una cesura nell'ascesa della moneta come quella degli anni Trenta e come l'inflazione degli anni Settanta. La storia, un anno dopo, sta già anticipando la risposta. Stiamo comunque attenti, conclude Ferguson, a non demonizzare moneta e finanza come altro da noi, come fenomeni estrinseci alla vita delle nostre società, antiche o moderne che siano.«I mercati finanziari –scrive –sono lo specchio del genere umano. Rivelano in ogni ora del giorno come valutiamo noi stessi e le risorse che ci circondano. Non è colpa dello specchio se riflette tanto i nostri difetti quanto la nostra bellezza». 1Niall Ferguson, «The Ascent of Money. A Financial History of the World», Allen Lane Penguin Books, Londra, pagg. 442, s.i.p ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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<Crisi, allarme disoccupazione> Oggi vertice Formigoni-Tremonti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-03-23 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE «Crisi, allarme disoccupazione» Oggi vertice Formigoni-Tremonti Il governatore: la percentuale dei senza lavoro aumenterà del 2%. Subito gli aiuti Sono ancora da definire a Roma i criteri per l'assegnazione degli ammortizzatori sociali in deroga Aggiungi un posto a tavola. A forza di inserire nomi nell'elenco degli invitati, oggi al Pirellone, al pranzo con il ministro Tremonti, il cerimoniale della regione è arrivato a superare i 60 coperti. In tempi di crisi nessuno vuole mancare: piccole e grandi imprese, artigiani, sindacati. Per non parlare dei vip del mondo produttivo: da Marco Tronchetti Provera ad Alberto Bombassei, Gianfelice Rocca, Diana Bracco e Giorgio Squinzi. E poi il gotha della rappresentanza: da Emma Marcegaglia (Confindustria) e Carlo Sangalli (Confcommercio). E anche il sindacato confederale. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, intende il pranzo di lavoro come «una chiacchierata senza reti» in cui al trentunesimo piano appena ristrutturato del Pirellone il mondo produttivo lombardo possa porre direttamente le sue istanze al ministro dell'Economia. «Non seminiamo pessimismo: stiamo facendo tutto il possibile per fare fronte a questa crisi. Dalle misure per sostenere il credito alle risorse per gli ammortizzatori», riassume Formigoni. Confermando quanto segnalato da alcuni centri ricerche: «Alla fine della crisi ci aspettiamo un aumento del 2% del tasso di disoccupazione», dice il governatore. Visto che ora la percentuale è ferma al tasso fisiologico del 3,7 per cento, l'incremento supererà il 50 per cento. In valori assoluti, circa 85 mila posti persi. Il ministro Tremonti si troverà davanti una platea affamata di credito e certezze. Da gennaio le imprese in Lombardia nuotano nelle profonde acque della crisi senza ordini a garantire ossigeno. «Il credito resta il Problema », dice per esempio il presidente di Confindustria Lombardia, Giuseppe Fontana. L'associazione proprio oggi tiene i suoi stati generali a Carate Brianza. «Solleciteremo la partenza dei cantieri per le grandi infrastrutture e una tempestiva messa a disposizione delle risorse per la crisi», anticipa Fontana. Al commissario europeo Antonio Tajani (anche lui agli Stati generali) gli industriali chiederanno un chiaro «no» al protezionismo e rassicurazioni sul futuro del sistema aeroportuale lombardo. Una posizione — quella del no al protezionismo — non condivisa dalla Confapi. «Basta con gli interventi a pioggia — taglia corto il presidente Paolo Galassi —. Si consenta di ritardare il pagamento delle tasse alle imprese che non delocalizzano. Le scadenze di giugno vengano spostate a novembre. Dobbiamo difenderci come fanno i francesi». Ancora da definire, a Roma, i criteri per l'assegnazione degli ammortizzatori sociali in deroga. Su questo ha qualcosa da dire la Compagnia delle opere: «Si lasci la massima libertà ai territori nell'assegnazione delle risorse — chiede il presidente della Cdo, Massimo Ferlini —. Solo così saremo sicuri di poter sostenere davvero tutti». Rita Querzé Il faccia a faccia Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, incontra oggi al Pirellone il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti

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Geithner, l'esame di Wall Street I primi dubbi sul piano-banche (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-23 num: - pag: 11 categoria: BREVI Geithner, l'esame di Wall Street I primi dubbi sul piano-banche Verso un super fondo che acquisterà i titoli tossici. L'attacco di Krugman: è come il piano Paulson DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Dopo il «flop» di inizio febbraio, Tim Geithner ci riprova: il ministro del Tesoro di Obama oggi presenta agli americani l'ultima versione del suo piano di salvataggio del sistema bancario. Geithner punta su un' ulteriore dilatazione dell'intervento pubblico, attraverso la Federal Reserve e l'agenzia federale Fdic (garantiranno titoli tossici per un totale di mille miliardi di dollari), ma anche sul coinvolgimento degli investitori privati che dovrebbero diventare soci (di minoranza) del governo nell' ambito di un nuovo istituto misto. L'Iri di Washington si chiamerà PIC (Public Investment Corporation): è questo lo strumento col quale l'amministrazione di Obama spera di trovare una soluzione almeno parzialmente di mercato per spezzare la spirale di una crisi finanziaria spaventosa. Impresa tutt'altro che agevole: a dieci giorni dal G20 di Londra dove gli Usa devono presentare una ricetta economica ben definita, e nel bel mezzo della tempesta per i "bonus" pagati ai dirigenti di AIG, Geithner (difeso anche ieri dal presidente che ha smentito ogni ipotesi di dimissioni) si gioca tutto proprio sulla scommessa di coinvolgere il grande capitale privato. Ma Wall Street - infuriata per il modo in cui il Congresso e la stessa Casa Bianca stanno cavalcando la rabbia dei "taxpayer", alimentando il populismo anziché disinnescarlo - ha poca voglia di partecipare allo smaltimento dei titoli "tossici": teme di essere criminalizzata sia in caso di perdita (visto che l'80% del "buco" sarebbe, comunque, colmato dal contribuente), che in caso di operazione conclusa con un profitto. Il piano, insomma, non conquista gli investitori, anche se l'introduzione di un meccanismo di questo tipo era stato a suo tempo proposta da protagonisti della finanza come Warren Buffett e il capo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. E, oltretutto, fa gridare allo scandalo gli economisti di sinistra, capitanati dal Nobel Paul Krugman che negli ultimi due giorni ha sparato a raffica, dal suo "blog" sul sito del "New York Times", contro la ricetta Geithner. Krugman, che propone la "soluzione svedese" (banche nazionalizzate, ripulite e poi rimesse sul mercato), accusa il ministro di aver elaborato una soluzione costosa per il "taxpayer", parziale e che lascerà in giro molte banche "zombie". Ai seguaci di Obama che lo hanno criticato per aver bocciato un piano non ancora presentato, l'economista di Princeton ha risposto con veemenza che le anticipazioni pubblicate sono sufficienti a confermare l'impressione - già alimentata dalle scelte fatte dal governo fin dal suo insediamento - che Obama, anziché cambiare radicalmente rotta rispetto all' era Bush, stia in realtà continuando sulla linea del predecessore di Geithner, l'ex banchiere Henry Paulson. Krugman, che parla di "tragedia incombente" perché se questo piano fallirà l'opinione pubblica inferocita non darà a Obama una seconda "chance", può anche avere idee troppo radicali o essere mosso da risentimento nei confronti di una squadra di governo che non lo ha mai nemmeno consultato. Ma ieri tutto il team dei commentatori di punta del "New York Times" - da Tom Friedman a Maureen Dowd passando per Frank Rich - ha attaccato a testa bassa la Casa Bianca per la gestione del caso AIG. Un campanello d'allarme per il presidente, molto sensibile agli umori della stampa "liberal", che è sotto attacco anche per la presentazione di un bilancio federale che, secondo gli uffici tecnici del Congresso, produrrà un deficit pubblico molto più alto di quello indicato dalla casa Bianca. Massimo Gaggi WALL STREET La Borsa di New York

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Mercedes, maggioranza agli arabi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-23 num: - pag: 23 categoria: REDAZIONALE Auto & finanza Rilevato il 9,1 per cento del capitale per 1,95 miliardi di euro Mercedes, maggioranza agli arabi Il fondo Aabar, di Abu Dhabi, si aggiunge ai kuwaitiani FRANCOFORTE — Il primo passo l'aveva compiuto già il Kuwait a metà degli Anni 70, acquisendo il 7,6% di Daimler. E ieri l'ha seguito il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar. Che rilevando per 1,95 miliardi di euro il 9,1% del capitale del produttore di Mercedes, è diventato l'azionista di maggioranza. Un altro esempio che dimostra la nuova tendenza in atto: dopo aver puntato molto sulla finanza, i petrodollari tornano a penetrare nel cuore dell'industria europea. E ora arrivano a controllare, in Germania, oltre il 16% del secondo gruppo tedesco dopo Siemens. Anche perché la crisi finanziaria abbatte il valore dei grandi gruppi e li costringe ad alzare le difese contro azionisti indesiderati. Infatti, da tempo il mercato speculava sulla possibilità di un passo analogo, inteso a rafforzare le difese da scalate ostili. E la conferma è arrivata ieri da Stoccarda, dove il consiglio di sorveglianza di Daimler ha autorizzato un aumento di capitale del 10%, di cui il 9,1% sarà acquistato, appunto, dal fondo sovrano Aabar. Il prezzo per azione è stato fissato a 20,27 euro (contro un valore di 21,34 euro alla chiusura della Borsa valori venerdì scorso), per un totale di 1,95 miliardi di euro. Una cifra ancora molto contenuta, per l'entrata nel secondo gruppo tedesco. Che il capo di Aabar Khadem Al Qubaisi vede come «un'icona» e un simbolo della potenza industriale tedesca, con la quale l'Emirato del Golfo si ripromette anche una collaborazione tecnologica. D'altra parte, il comunicato emesso ieri non lascia spazio a dubbi sul motivo della decisione presa ieri a Stoccarda. «Siamo molto contenti — hanno sostenuto i controllori di Daimler — di accogliere con Aabar un nuovo grande azionista che sostiene la nostra strategia in grado di accompagnare progetti strategici comuni », come i veicoli elettrici. Da tempo, infatti, i produttori del marchio di lusso stanno valutando sbocchi strategici per impedire offerte di acquisto da parte di investitori indesiderati. Perché con la Borsa in difficoltà il titolo del gruppo guidato da Dieter Zetsche nel corso dell'ultimo anno aveva perso il 60% del valore, mentre la capitalizzazione di mercato era scesa ormai a solo 20 miliardi di euro. E poi, negli ultimi mesi, il titolo era stato trascinato al ribasso dal crollo della domanda di auto di lusso. Che aveva costretto Daimler a introdurre una settimana lavorativa corta per decine di migliaia di lavoratori. Un marchio di lusso per il quale gli investitori non mancano. Mentre a Ruesselsheim l'Opel, trascinata al ribasso dalla gestione della matrigna General Motors, sta lottando per la sopravvivenza. E la Cancelliera Merkel fa capire che «noi nella Opel non entriamo». Marika de Feo

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Staminali gay, aborto La crisi spazza via le crociate (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Staminali gay, aborto La crisi spazza via le crociate ROBERTO REZZO Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da tutelare, le coppie da santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso dibattito sulla questioni morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton e che sotto George W. Bush aveva assunto toni da crociata non interessa più a nessuno. Le guerre culturali sembrano diventate un lusso che gli americani non possono più permettersi. E persino i conservatori sembrano infischiarsene. Una svolta incredibilmente repentina. Il 9 agosto del 2001, tre giorni dopo aver ricevuto un rapporto dei servizi segreti su un imminente attacco di Bin Laden, Bush pronuncia il suo primo discorso alla nazione. Il tema - pomposamente definito dalla Casa Bianca come «uno dei più profondi del nostro tempo», sono le cellule staminali. E ancora nell'estate del 2006 Michael Steele, allora presidente del Partito repubblicano, in campagna elettorale paragona la ricerca sugli embrioni agli esperimenti medici dei nazisti nei lager. Obama due settimane fa ha cancellato per decreto le restrizioni sulla ricerca imposte dal suo predecessore. Via libera ai finanziamenti pubblici per trovare una cura contro patologie come l'Alzheimer e il Parkinson. La reazione dei vertici repubblicani? Silenzio assoluto. LA MINISTRA ALLA SALUTE Quando Obama ha scelto come segretario alla Salute Kathleen Sebelius, la governatrice del Kansas che pur essendo cattolica difende il diritto di scelta delle donne sull'interruzione di gravidanza, Tony Perkins, leader di Family Research Council, ha tuonato: «Se i repubblicani non insorgono ora, quando mai lo faranno?». Non lo hanno fatto. La ratifica di Sebelius al Senato è passata anche con il voto a favore di due noti anti abortisti: Sam Brownback e Pat Roberts. Gli storici assicurano che oggi si sta ripetendo esattamente la stessa dinamica che gli Usa hanno vissuto tra gli anni '20 e gli anni '30. Praticamente da Al Capone al New Deal passando per la Grande depressione. Quando Franklin Delano Roosevelt entra per la prima volta alla Casa Bianca, i paladini della morale sono concentrati sul proibizionismo delle bevande alcoliche, causa assoluta di tutti i mali della società. La Anti Saloon League ha consenso e potere sufficiente da scoraggiare qualsiasi iniziativa del presidente contro i ben pensanti. È solo con il tracollo di Wall Street del 1929 che il governo interrompe la caccia a mescite e distillerie clandestine. E Roosevelt viene rieletto contro Hoover, schierato con I proibizionisti. Il gesto di Roosevelt per molti americani fu una rassicurazione: il presidente non solo aveva a cuore il loro benessere economico, ma si preoccupava di liberarli dalle indebite intromissioni del governo nella loro vita privata. «Avendone persa molta durante la depressione - come spiega Michael Lerner, autore di Dry Manhattan, storia del proibizionismo a New York - la gente non ha intenzione di perdere altri pezzi di libertà per compiacere una vociante minoranza che si picca di voler chiudere i bar».La vera crociata americana dell'ultimo decennio, prima della guerra globale al terrorismo, è stata quella contro la droga. Combattuta specialmente contro consumatori e campesinos. Nel primo caso il risultato è stato quello d'ingolfare i tribunali e di riempire le patrie galere. Nel secondo, di mettere a repentaglio la sopravvivenza d'intere popolazioni andine, dispiegando truppe speciali dell'esercito e cargo dell'aviazione imbottiti di pesticidi contro i coltivatori di coca in Colombia. La svolta si preannuncia drastica anche su questo fronte. LE MAFIE DEI NARCOS L'amministrazione Obama ha deciso di affrontare di petto le mafie dei narcotrafficanti e di ragionare sul controllo delle diverse sostanze classificate come stupefacenti in base a criteri scientifici e non più ideologici. Il primo atto è stato quello del segretario alla Giustizia Eric Holder che annuncia la fine dei raid della polizia federale contro i dispensari di marijuana per uso medico autorizzati con leggi locali in diversi Stati dell'Unione. Una decisione che sconfessa l'indirizzo della Corte suprema motivate con logica disarmante: «È l'ora di finirla di perseguitare i malati la gente che non fa danno a nessuno». In California e Vermont sono in discussione due disegni di legge per legalizzare coltivazione e vendita di cannabis, con relativa imposta fiscal. Frederick Lewis Allen, storico e sociologo, nota che come negli anni della Grade depressione sarebbe stato facile immaginare un arroccamento degli americani su posizioni ideologiche dettate dalla fede. Ma oggi come allora sta accadendo esattamente il contrario. Di fronte alla crisi la gente non si rifugia nelle chiese ma si aspetta e pretende un approccio razionale da parte di chi la governa. Teoria ampiamente confermata dall'ultimo autorevole sondaggio condotto da General Social Survey. Gli americani che hanno fiducia nella scienza sono il doppio di quelli che si affidano alla religione. Staminali, aborto, nozze tra gay, uso terapeutico della marijuana, tutti questi temi scivolosi per Bill Clinton e ossessionanti per Bush sono stati spazzati via dalla crisi economica. L'America non ha più voglia di fare crociate.

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Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da t... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da tutelare, le coppie da santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso dibattito sulla questioni morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton e che sotto George W. Bush aveva assunto toni da crociata non interessa più a nessuno. Le guerre culturali sembrano diventate un lusso che gli americani non possono più permettersi. E persino i conservatori sembrano infischiarsene. Una svolta incredibilmente repentina. Il 9 agosto del 2001, tre giorni dopo aver ricevuto un rapporto dei servizi segreti su un imminente attacco di Bin Laden, Bush pronuncia il suo primo discorso alla nazione. Il tema - pomposamente definito dalla Casa Bianca come «uno dei più profondi del nostro tempo», sono le cellule staminali. E ancora nell'estate del 2006 Michael Steele, allora presidente del Partito repubblicano, in campagna elettorale paragona la ricerca sugli embrioni agli esperimenti medici dei nazisti nei lager. Obama due settimane fa ha cancellato per decreto le restrizioni sulla ricerca imposte dal suo predecessore. Via libera ai finanziamenti pubblici per trovare una cura contro patologie come l'Alzheimer e il Parkinson. La reazione dei vertici repubblicani? Silenzio assoluto. LA MINISTRA ALLA SALUTE Quando Obama ha scelto come segretario alla Salute Kathleen Sebelius, la governatrice del Kansas che pur essendo cattolica difende il diritto di scelta delle donne sull'interruzione di gravidanza, Tony Perkins, leader di Family Research Council, ha tuonato: «Se i repubblicani non insorgono ora, quando mai lo faranno?». Non lo hanno fatto. La ratifica di Sebelius al Senato è passata anche con il voto a favore di due noti anti abortisti: Sam Brownback e Pat Roberts. Gli storici assicurano che oggi si sta ripetendo esattamente la stessa dinamica che gli Usa hanno vissuto tra gli anni '20 e gli anni '30. Praticamente da Al Capone al New Deal passando per la Grande depressione. Quando Franklin Delano Roosevelt entra per la prima volta alla Casa Bianca, i paladini della morale sono concentrati sul proibizionismo delle bevande alcoliche, causa assoluta di tutti i mali della società. La Anti Saloon League ha consenso e potere sufficiente da scoraggiare qualsiasi iniziativa del presidente contro i ben pensanti. È solo con il tracollo di Wall Street del 1929 che il governo interrompe la caccia a mescite e distillerie clandestine. E Roosevelt viene rieletto contro Hoover, schierato con I proibizionisti. Il gesto di Roosevelt per molti americani fu una rassicurazione: il presidente non solo aveva a cuore il loro benessere economico, ma si preoccupava di liberarli dalle indebite intromissioni del governo nella loro vita privata. «Avendone persa molta durante la depressione - come spiega Michael Lerner, autore di Dry Manhattan, storia del proibizionismo a New York - la gente non ha intenzione di perdere altri pezzi di libertà per compiacere una vociante minoranza che si picca di voler chiudere i bar».La vera crociata americana dell'ultimo decennio, prima della guerra globale al terrorismo, è stata quella contro la droga. Combattuta specialmente contro consumatori e campesinos. Nel primo caso il risultato è stato quello d'ingolfare i tribunali e di riempire le patrie galere. Nel secondo, di mettere a repentaglio la sopravvivenza d'intere popolazioni andine, dispiegando truppe speciali dell'esercito e cargo dell'aviazione imbottiti di pesticidi contro i coltivatori di coca in Colombia. La svolta si preannuncia drastica anche su questo fronte. LE MAFIE DEI NARCOS L'amministrazione Obama ha deciso di affrontare di petto le mafie dei narcotrafficanti e di ragionare sul controllo delle diverse sostanze classificate come stupefacenti in base a criteri scientifici e non più ideologici. Il primo atto è stato quello del segretario alla Giustizia Eric Holder che annuncia la fine dei raid della polizia federale contro i dispensari di marijuana per uso medico autorizzati con leggi locali in diversi Stati dell'Unione. Una decisione che sconfessa l'indirizzo della Corte suprema motivate con logica disarmante: «È l'ora di finirla di perseguitare i malati la gente che non fa danno a nessuno». In California e Vermont sono in discussione due disegni di legge per legalizzare coltivazione e vendita di cannabis, con relativa imposta fiscal. Frederick Lewis Allen, storico e sociologo, nota che come negli anni della Grade depressione sarebbe stato facile immaginare un arroccamento degli americani su posizioni ideologiche dettate dalla fede. Ma oggi come allora sta accadendo esattamente il contrario. Di fronte alla crisi la gente non si rifugia nelle chiese ma si aspetta e pretende un approccio razionale da parte di chi la governa. Teoria ampiamente confermata dall'ultimo autorevole sondaggio condotto da General Social Survey. Gli americani che hanno fiducia nella scienza sono il doppio di quelli che si affidano alla religione.

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conteranno poco (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 7 categoria: BREVI conteranno poco di Delors in funzione di attivo persuasore. è plausibile pensare che anche Mitterrand avrebbe sbagliato la prima battuta e Kohl la seconda. Possiamo quindi dare il via agli applausi? Non ancora. In primo luogo i principi devono tradursi in azione. Le priorità non mancano. Dare prove coerenti di rifiuto del protezionismo sul piano europeo e mondiale. Richiedere l'applicazione senza arretramenti delle proposte del rapporto de Larozière sulla vigilanza bancaria, che già si possono considerare molto timide; è una precondizione per evitare la frammentazione dei mercati finanziari europei. Affrontare in una vera ottica europea il problema dell'automobile. Dare un senso concreto alla promessa di solidarietà verso i Paesi in difficoltà dentro e fuori l'area dell'euro. Ad un certo punto tutto ciò richiederà che alle ambizioni dell'Europa corrispondano le risorse finanziarie necessarie per renderle credibili. In secondo luogo, se l'Europa è seria nel volere il rafforzamento delle istituzioni finanziarie internazionali non potrà pretendere di difendere la sua pletorica partecipazione al loro interno. Parlare con una voce sola vuole anche dire unificare la rappresentanza almeno per l'eurozona. Infine sia Sarkozy sia la Merkel hanno attivamente contribuito all'autoemarginazione della Commissione fino a prevedere con tranquillo fatalismo la riconferma del suo presidente. Dovrebbero rendersi conto che il palese fallimento del tentativo dei governi di coordinarsi fra loro - la «convergenza» giustamente criticata da Giuliano Amato - richiede invece una Commissione più autorevole. Ognuno di questi appuntamenti porrà francesi e tedeschi di fronte a scelte difficili. Il resto dell'Europa li osserva con costante schizofrenia: sa di averne bisogno, ma ne teme i risvolti egemonici. Come si vede, la parte più interessante della commedia deve ancora essere scritta. Tra le emergenze da affrontare, c'è la necessità di una Commissione più forte

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Borse e mattone, recupero a rilento (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: FINANZA data: 2009-03-23 - pag: 22 autore: Scenari. La crisi finanziaria ha impatti diversi su economia reale, mercato immobiliare e listini azionari Borse e mattone, recupero a rilento Il Dow Jones potrebbe impiegare dai 4 ai 14 anni per tornare ai top del 2007 Alberto Ronchetti Il rimbalzo borsistico di (quasi)primavera –dopo un inverno gelido – ha portato un po' di calore nei portafogli di investimento e può continuare ancora per qualche tempo, però resta appeso a un filo. La volatilità, pur se in rientro rispetto ai massimi recenti, è sempre elevata. Da febbraio, malgrado il forte crollo e il successivo veloce recupero dei listini, il Vix (indice di volatilità dell'S&p 500) resta laterale tra 40 e 50 – lo scorso ottobre era balzato fin quasi a 90 punti, ma solo due anni fa era attorno a 12-13 – indicando una forte disaffezione degli investitori. Questo può individuare un minimo di periodo, ma lo scenario congiunturale continua a essere molto cupo. Qualche timido segnale positivo, per la verità, arriva. Per esempio dal miglioramento dei consumi e della consumer confidence Usa, piuttosto che dalla stabilizzazione dei prezzi immobiliari e dalle positive indiscrezioni sui bilanci bancari del primo trimestre 2009. Ma è ancora poco per vedere la fine del tunnel. Quindi ogni giorno e ogni notizia negativa possono rappresentare l'occasione per un rapido rovesciamento al peggio dei listini. Questo va sempre tenuto presente, giusto per ricordare che deve prevalere ancora la massima cautela. Comunque al momento resta il fatto che l'S&P 500 – indice che utilizziamo perchè risulta il più significativo a livello internazionale – in una manciata di sedute (dal 9 marzo) ha messo a segno un rialzo attorno al 15%, avvicinandosi agli 800 punti, prima di alcune sedute di assestamento. Se martedì della prossima settimana – chiusura del mese e del trimestre borsistico – l'indice S& P 500 riuscirà a chiudere oltre quota 780-800 e a confermarlo nei giorni successivi, allora il Bear market rally potrà continuare ancora un po', con obiettivi successivi verso 835 punti prima e 875-895 poi. Qui si avrebbe già un guadagno del 15% rispetto alle quotazioni attuali (e del 30% dai minimi di inizio marzo). Se poi guardiamo ai possibili target successivi, posti nelle aree 935-945 e 1.045, il rialzo potenziale potrebbbe arrivare addirittura al 35% (55% dai bottom). Una percentuale che può sembrare straordinaria, dopo i recenti crolli, ma 1.045 punti rappresentano semplicemente ilivelli dell'S&P 500 meno di sei mesi fa (a metà ottobre 2008). Questo la dice lunga sul massacro dei valori azionari negli ultimi mesi. D'altra parte anche durante la durissima crisi della Grande Depressione iniziata nel settembre 1929 – il Dow Jones perse quasi il 90% in meno di quattro anni (ma ne impiegò più di 25 per tornare ai livelli pre-crash, riagguantati alla fine del 1954) – vi furono almeno una decina di Bear market rally, con guadagni anche dell'80-90 per cento. Un interessante grafico elaborato da Clariden Leu indica quanto tempo il Dow Jones dovrebbe impiegare, in base a differenti tassi di crescita media annua, per tornare ai massimi dell'ottobre 2007 (appena un po' sopra i 14.000 punti). Nel caso molto ottimistico – e, sulla base delle previsioni possibili oggi, assolutamente fantasioso – di un return costante attorno al 25% annuo l'obiettivo di quota 14.000 è raggiungibile nell'aprile 2012. Immaginando un più realistico 5- 10% di guadagno medio annuo, il ritorno ai massimi è ipotizzabile fra l'estate del 2016 e quella del 2023. Tempi che indicano – meglio di ogni ragionamento e al di là della semplice applicazione statistica – la devastazione che i listini hanno subito negli ultimi mesi. Vi è anche da considerare che questa crisi, a differenza di altre avvenute nel passato, non è dovuta all'esplosione di una bolla settoriale (come fu, ad esempio, nel 2000-2001 per la febbre di Internet), ma a una crisi sistemica finanziaria. Una di quelle crisi in grado di far vacillare l'intero meccanismo che da parecchi decenni sostiene lo sviluppo capitalistico mondiale.L'intervento dei Governi è stato rapido e tempestivo, come ha sottolineato l'altra settimana il Governatore della Fed, Ben Bernanke, ma non è certo finita qui. Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due economisti americani delle Università del Mariland e di Harvard, hanno studiato le crisi dei mercati americani di origine finanziaria negli ultimi decenni giungendo ad alcune conclusioni interessanti. Prima di tutto al fatto che il Pil, in questi casi, perde mediamente il 9,3% in un periodo di circa due anni e poi che le Borse lasciano sul campo mediamente il 56% del proprio valore su un arco temporale di tre anni e mezzo. Inoltre il mercato della casa perde mediamente il 36% del proprio valore su un periodo di sei anni, mentre la disoccupazione aumenta del 7% dal livello di partenza in più o meno cinque anni. Già queste cifre fanno capire quanto possa essere devastante una crisi sistemica finanziaria. Uno studio realizzato dal Fondo monetario internazionale giunge poi alla conclusione che le recessioni seguite a una crisi finanziaria sono mediamente quattro volte più "profonde" e due volte più lunghe di quelle che sono generate da altre cause. «Le crisi bancarie sono particolarmente dannose per l'economia, perchè le economie funzionano grazie al credito e vengono pesantemente colpite dal suo prosciugamento», sottolinea una nota di Clariden Leu. Le misure prese dai Governi, sempre secondo la banca svizzera, sono importanti, ma non sono ancora state sufficienti per ristabilire una piena fiducia sui mercati. E anche i pacchetti di stimolo fiscale a molti sembrano insufficienti, rispetto alle nere previsioni che si fanno per i prossimi mesi. «I Governi probabilmente metteranno in campo altre iniziative di sostegno allo sviluppo – scrivono in sostanza gli analisti di Clariden Leu – ma hanno bisogno di altre cattive notizie per farlo». Il rimbalzo borsistico in atto può essere anche molto impor-tante, in termini percentuali. «Tuttavia – conclude la nota di Clariden Leu – la nostra lettura sulla possibile evoluzione dell'economia, che prevede nell'ipotesi migliore solo una debole ripresa a partire dalla fine di quest'annno, ci induce a una estrema cautela e a preferire ancora le obbligazioni con elevato rating e il cash rispetto all'equity, all'interno del quale privilegiamo comunque le società con bilanci solidi, buon accesso alla liquidità e poche (o nessuna) necessità di ulteriori finanziamenti». LE GRINFIE DELL'ORSO Nelle fasi negative non mancano rimbalzi anche rilevanti, ma questi non significano che l'uscita dal tunnel sia vicina

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I Paesi emergenti e i limiti del Fmi (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Dentro la crisi/1 Insufficienti i 250 miliardi. Il Giappone ne promette 100 I Paesi emergenti e i limiti del Fmi N on si intravedono scadenze immediate. Siamo davanti a una recessione globale insolitamente grave e prolungata, destinata a protrarsi per tutto il 2010. E persino questa prospettiva piuttosto infelice presuppone un intervento statale aggressivo, rapido e ben coordinato nei sistemi finanziari e nell'economia reale. è una recessione in via di peggioramento e coinvolge le economie globali: esportazioni, produzione e consumi sono in velocissimo calo. I venti contrari soffiano possenti, perché eccessivi sono stati il ricorso al leverage , il danno subito dai bilanci e la conseguente stretta creditizia, inizialmente nei paesi industrializzati, ma oggi in tutto il mondo. Finanza, industria automobilistica, mercato immobiliare e vendite al consumo sono tutte drammaticamente al collasso, e si lasciano alle spalle una scia di disoccupazione. I maggiori paesi, come India e Cina, stanno lottando per mantenere la crescita intorno al 7 per cento, che rappresenta già un notevole rallentamento rispetto a tassi a doppia cifra. Tutto il mondo in via di sviluppo (tranne la Cina, con le sue immense riserve) ha patito per la forte e improvvisa stretta creditizia nell'autunno 2008, innescata dal ritiro dei capitali e dalla riduzione degli afflussi, a causa dell'adeguatezza dei capitali e dai problemi di liquidità nei paesi industrializzati. Gli improvvisi deflussi si riflettono nella svalutazione pressoché universale e rapidissima delle valute dei paesi emergenti, dalla fine dell'estate 2008. Sotto molti punti di vista, i paesi emergenti sono vittime innocenti di questa crisi finanziaria ed economica. Il Fondo monetario internazionale, malgrado lo stanziamento di 250 miliardi di dollari (e la promessa di altri 100 miliardi dal Giappone), non possiede risorse adeguate e accesso alle riserve per rovesciare il deflusso di capitali, e per finanziare anche i paesi dell'Europa orientale. Si stima che la crescita globale sarà equivalente a zero, o peggio, e le economie di tutti i paesi industrializzati subiranno una contrazione nel 2009. Il prezzo dei titoli e degli immobili continuerà a scendere, e occorrerà più tempo ai consumatori e alle aziende per saldare i debiti. Questo ha depresso vendite, profitti, qualità del credito e infine, per completare il cerchio, il valore degli asset . Anche l'Italia avrà una crescita negativa, ma non ai livelli di altri paesi, come Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna e Germania. Complessivamente, le famiglie italiane sono meno esposte al leverage (per i mutui immobiliari e i prestiti al consumo) e i fondi pensione sono meno indirizzati verso strutture contributive ben definite. Di conseguenza, le forti perdite nei bilanci che si sono registrate in Usa, Gran Bretagna e Spagna non hanno inciso in modo significativo in Italia. Meno drammatico appare perciò l'effetto negativo sui consumi. D'altro canto, nella bilancia commerciale italiana le esportazioni rappresentano il 24 per cento del pil, e le importazioni un altro 24 per cento. La domanda aggregata globale è in calo e le esportazioni si riducono ancor più velocemente. Le principali destinazioni delle esportazioni italiane sono per ordine di grandezza: Germania, Francia, Spagna, Usa e Gran Bretagna, vale a dire, l'albo d'onore delle economie in crisi! La crescita nel 2009 sarà negativa per tutti questi paesi. Nel sistema finanziario italiano si riscontrano inoltre sofferenze legate al leverage , agli asset tossici e all'esposizione in Europa dell'est, che dovranno essere affrontate per sostenere il flusso del credito. I governi e le banche centrali sono diventati giocatori preziosi: difatti sono loro le principali fonti di credito, liquidità e domanda incrementale, mentre il capitale privato e i fondi sovrani, a causa delle perdite, sono stati marginalizzati. Se i governi dei paesi avanzati e dei principali paesi emergenti sapranno agire celermente, comunicare efficacemente le loro intenzioni (evitando così di aggravare il rischio), e intervenire sul piano internazionale in maniera coordinata sia nell'economia reale (con i pacchetti di stimolo), sia nel settore finanziario, dovremo aspettarci con ogni probabilità una recessione globale particolarmente insistente, che si prolungherà fino al 2010. Ma tutte queste misure non sono state ancora intraprese in misura sufficiente per interrompere e rovesciare l'attuale corsa verso il basso. (Traduzione di Rita Baldassarre) Sono le vittime innocenti della crisi finanziaria, mentre Cina e India riescono comunque a mantenere una crescita al 7% di MICHAEL SPENCE Premio Nobel per l'Economia

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Al lavoro entro sei mesi o diventa dura (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 17 categoria: REDAZIONALE Qui Censis Al lavoro entro sei mesi o diventa dura Nell'attesa delle grandi opere è indispensabile avviare piccoli appalti per far ripartire il comparto D obbiamo al rilevante sviluppo delle costruzioni se, per tutti gli anni duemila, il nostro Pil è rimasto di qualche decimale sopra la crescita zero. Il valore aggiunto dell'edilizia ha girato a velocità doppia rispetto al resto dell'economia, con effetti benefici anche sull'occupazione. Dal 2000 a metà dello scorso anno l'indice della produzione è cresciuto di oltre un terzo, per poi iniziare a scendere significativamente. Molte cose sono cambiate da quando, nella politica economica, primeggiava lo slogan tutto italiano «quando l'edilizia va, tutto va», intendendo sottolineare le forti interdipendenze esistenti con molti comparti manifatturieri o professionali. Poi è arrivata la finanza immobiliare che ha aperto diverse prospettive d'investimento pompando liquidità nel sistema. La modernizzazione è risultata evidente e dalle palazzine si è passati a progetti più ambiziosi di nuovi quartieri,di centri commerciali e outlet, di poli tecnologici e piattaforme logistiche. Opportunamente ci si è fermati in tempo e l'infortunio di qualche immobiliarista d'assalto ha evitato i pericoli di un'incontrollata bolla immobiliare. Lo zoccolo duro dell'edilizia sono le famiglie italiane che hanno, da sempre, puntato sulla proprietà della casa. Un paradigma cui, appena possono, aderiscono anche i milioni di immigrati arrivati in Italia. A differenza del mondo anglo- sassone, la prudenza con cui le banche hanno erogato i mutui,consente una certa tranquillità sul passato, visto che sui circa 2 milioni di proprietari indebitati meno del 3% dichiara di dover saltare il pagamento di qualche rata. Dopo dieci anni di boom immobiliare (1997-2007), già prima della crisi finanziaria, le vendite residenziali si sono andate riducendo, e nel 2008 la diminuzione nelle vendite è stata da 810mila a 690mila alloggi. A questo punto se si vuole mantenere vivo il fondamentale contributo dell'edilizia alla tenuta del Paese bisogna agire subito e con efficacia. La crisi più nera si prospetta per l'autunno. Allora verranno ultimati i cantieri iniziati quando c'erano ancora buone prospettive, e la riduzione della domanda non consentirà di aprirne di nuovi,ed è qui che deve intervenire il sostegno pubblico. Esiste,infatti, un enorme squilibrio fra investimenti pubblici, da sempre marginali, e quelli privati,da sempre predominanti. Fra abitazioni nuove o usate le famiglie hanno investito, anche lo scorso anno, circa 124 miliardi di €, mentre tutte le amministrazioni pubbliche per ogni genere di opere (dalla Tav allo spartitraffico) meno di 22 miliardi. Ora ci si può affidare nuovamente ai privati con l'ampliamento automatico dell'esistente senza impiegare risorse governative, ma il beneficio andrà prevalentemente a micro imprese, alle squadre di immigrati, mentre bisogna pensare anche alle aziende strutturate. Nell'attesa delle grandi opere, è indispensabile mettere in moto progetti di piccola e media dimensione che possano trasformarsi in cantiere entro i prossimi 4-6 mesi. Bisogna far presto per evitare che un pezzo di economia reale subisca una crisi soprattutto per il disinteresse a migliorare il territorio e a intervenire sulla questione energetica. di Giuseppe Roma direttore generale Fondazione Censis

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Polizze vita, il Fisco resta amico (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 23 categoria: BREVI Polizze vita, il Fisco resta amico I n questi momenti di tempesta sui mercati finanziari, è conveniente conservare la polizza vita-risparmio con rendimento minimo, che avevo stipulato 10 anni fa per ritirare un capitale o una rendita dopo 20 anni di versamenti? La mia polizza ha un rendimento minimo del 3% e caricamenti pari al 9%. Non conviene riscattare tutto? Si rischia qualcosa se la compagnia dovesse fallire? Lettera firmata — BOLOGNA L a polizza vita stipulata nel 1999 è di quelle a «gestione separata»: i premi versati in queste polizze — che investono in genere in titoli di Stato e obbligazioni con elevato rating — confluiscono in un fondo che è separato dalle altre attività della compagnia. Non si corrono rischi, quindi, in caso di default dell'assicurazione. Il rendimento minimo garantito è in media del 2%, mentre nella sua polizza è leggermente più elevato, il 3%. Ogni anno, il fondo certifica il proprio rendimento, che dipende dall' andamento della gestione, e che in parte (80% circa), viene riconosciuto agli assicurati. Queste polizze funzionano con il meccanismo del consolidamento dei risultati: le performance annuali vengono riconosciute per sempre agli investitori. In pratica anno dopo anno il capitale può solo crescere, mai diminuire. Il caricamento, cioè quella parte del premio che non va investita perché è un costo annuale, è nella sua polizza al 9%. Non è poco: questo significa che ogni anno su un versamento di 1.000 euro al netto di imposte (2,5% sulle polizze stipulate fino al 2000) solo 910 euro vengono investiti. Un vantaggio che la sua polizza conserva è quello del bonus fiscale: per versamenti fino a 1.291,14 euro (i vecchi due milioni e mezzo di lire) è prevista la detrazione fiscale del 19% dei premi, che compensa l'incidenza dei caricamenti. Il risparmio annuo, come minor Irpef, con un versamento di 1.291 euro è di 245 euro. Queste caratteristiche, nell'attuale situazione dei mercati, consigliano di mantenere la polizza fino alla scadenza. Anche perché uscire prima del tempo può essere penalizzante, specie se si è appena a metà cammino. A cura di PAOLO GOLINUCCI

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L'Inghilterra è un partner strategico per lo sviluppo delle aziende italiane (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM (ITALPLANET) data: 2009-03-23 - pag: 13 autore: L'Inghilterra è un partner strategico per lo sviluppo delle aziende italiane La City e l'economia nazionale sono state colpite in maniera rilevante dalla crisi globale e dalla successiva recessione, ma questo non deve spingere investitori ed aziende italiane ad allontanarsi dal Regno Unito L a crisi globale ha colpito il Regno Unito anticipatamente e in maniera particolarmente rilevante. Fin dall'epoca dello sviluppo industriale, il settore finanziario è stato una componente molto importante nel prodotto interno lordo del Paese, cresciuto nel dopoguerra per il ruolo della City nella finanza internazionale. La crisi iniziata fin dall'estate del 2008 con i problemi della Northern Rock e subito dopo della Bradford & Bingley (grandi istituzioni adesso nazionalizzate, specializzate nella finanza immobiliare) e successivamente della Lehman Brothers, hanno segnato l'inizio della fine di un'epoca. La risposta del governo Brown è stata in un certo senso obbligata, e a partire dal 2008 è stata attuata una serie di misure per far fronte, in primo luogo, alla crisi finanziaria, e successivamente alla recessione economica. L'impatto della imponente manovra si è fatto naturalmente sentire nelle finanze pubbliche, con una stima di deficit pubblico netto nel 2009/2010 superiore all'8%, con previsioni di una crescita del debito fino al 57-60% nel 2014, che poi si dovrebbe stabilizzare e diminuire progressivamente negli anni successivi. La crisi economica ha avuto pesanti conseguenze sul valore della sterlina – che ha perso, rispetto all'Euro, fino a punte del 40% – così come sull'economia reale, con una forte caduta del valore degli immobili ed un calo notevole della produzione industriale. E tutto ciò ha creato non poche preoccupazioni per il futuro da parte dell'opinione pubblica. è quindi chiaro che lo shock-crisi è stato più forte che in Italia. Nonostante quanto detto, questo Paese (dove la Camera Italiana di Commercio e Industria opera da 120 anni con uffici a Londra, Edimburgo e Manchester) rappresenta e rappresenterà un partner importante per lo sviluppo economico italiano. Da un punto di vista commerciale, il Regno Unito costituisce per l'Italia il quinto mercato europeo di esportazione, con un forte e crescente saldo attivo (nel 2008 cresciuto del 10%). Nonostante il deprezzamento della sterlina, che rende i nostri prodotti più cari, le nostre esportazioni hanno registrato nel 2008 un aumento del 4,11%, che si è riscontrato più marcatamente nel settore agroalimentare. Ma ancora più importanti sono la cooperazione economica allargata tra i due Paesi (investimenti, cooperazione nei processi di formazione, cooperazione tecnologica, con interessanti prospettive nel settore della greeneconomy) e, più in generale, le opportunità offerte da una relativa complementarità di specializzazioni. Senza dimenticare che l'Italia ha fatto investimenti diretti nel Paese per oltre 17 miliardi di sterline, ed è presente con oltre settecento filiali di aziende italiane. Un certo ottimismo è possibile anche grazie al ruolo degli Italiani presenti a Londra e in altri centri, che si sono distinti per il forte contributo che hanno dato con il loro lavoro al Paese che li ha ospitati. Tutto ciò ci porta a sperare che le opportunità di cooperazione economica non diminuiscano, ma anzi aumentino, e che non solo la maggior parte delle aziende italiane già presenti nel Paese decida di rimanervi, ma che anzi molte altre arrivino, spinte anche dal favorevole rapporto di cambio e dalla fiducia nelle capacità inglesi di superare momenti difficili. Leonardo Simonelli Santi, presidente della Italian Chamber of Commerce and Industry for the Uk

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Meno protezionismo più collaborazione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: SYSTEM (ITALPLANET) data: 2009-03-23 - pag: 13 autore: L'INTERVENTO di Claudio Scajola* Meno protezionismo più collaborazione Questa la direzione tracciata da Italia e Regno Unito per affrontare la crisi globale che sta mettendo a dura prova le nostre economie N el 2008 l'economia britannica è entrata in un periodo di forte rallentamento, aggravato dalla crisi finanziaria globale. Tuttavia, come ha sottolineato il Premier inglese Gordon Brown al recente incontro a Villa Madama con il nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, bisogna mettere da parte i pessimismi, e affrontare la crisi in modo globale e coordinato, evitando pericolosi protezionismi, rafforzando e riformando il sistema finanziario, sostenendo la fiducia di famiglie e imprese, orientando l'economia verso la crescita sostenibile. In quest'opera di ricostruzione dell'architettura finanziaria internazionale e delle basi della fiducia nell'economia di mercato l'Italia, che detiene quest'anno la presidenza del G8 e Gran Bretagna che ha la presidenza del G20, hanno un ruolo importante e debbono dunque collaborare strettamente. Nell'incontro a Villa Madama sono stati sottolineati gli ottimi rapporti tra i due Paesi e le due economie. Nei primi sei mesi del 2008 il valore dell'interscambio tra Italia e Regno Unito è stato pari a 12 miliardi di sterline, (+8,91% rispetto allo stesso periodo del 2007). Le importazioni britanniche dall'Italia hanno raggiunto i 7,1 miliardi di sterline (+10,54%), mentre le esportazioni britanniche verso l'Italia sono ammontate a 4,9 miliardi di sterline (+6,62%). Anche in materia di investimenti, l'Italia ha dimostrato un notevole dinamismo. Secondo uno studio presentato a gennaio dalla Camera di Commercio Italiana per il Regno Unito, tra il 2000 e il 2006 il numero di imprese italiane presenti oltremanica è passato da 443 a 681, con un fatturato complessivo raddoppiato da 7,2 a 14,5 miliardi di sterline. Una tendenza proseguita nell'ultimo biennio, grazie ad importanti acquisizioni di società inglesi, come quelle di Autogrill ed Eni. Senza dimenticare che hanno forti presenze nel Paese aziende come Finmeccanica (che, tramite la Augusta-Westland, vanta un accordo di partnership strategica con il Ministero della Difesa britannico), Indesit, Fiat, Pirelli, Candy-Hoover, Seda, De Longhi, Tiscali. Anche i principali marchi italiani della moda e del design (tra cui Armani, Loro Piana, Dolce&Gabbana, Max Mara, Furla, Natuzzi, Guzzini) hanno investito ingenti risorse nella promozione e distribuzione sul mercato britannico ed in particolare a Londra. La collaborazione riguarda anche settori molto avanzati, come la cattura e lo stoccaggio nel sottosuolo dell'anidride carbonica prodotta dalle centrali elettriche a carbone, per il quale abbiamo varato una collaborazione con il ministro inglese dell'Energia e dell'Ambiente Ed Miliband. L'Italia deve valorizzare il mercato britannico anche in questa fase di stagnazione. Le prospettive di medio periodo dell'economia inglese continuano del resto ad offrire un quadro potenzialmente favorevole per l'export italiano. E numerosi sono i settori che offrono prospettive di consolidamento delle posizioni di mercato acquisite e di sviluppo di nuovi spazi di penetrazione, a partire dal settore dei beni di consumo di qualità (sistema casa, moda), in cui il Made in Italy ha acquisito da anni, presso i consumatori inglesi, un'enorme visibilità; ma anche della produzione agroalimentare (protagonista di un crescente successo, testimoniato dal positivo trend delle nostre esportazioni di settore), dei materiali e accessori per l'edilizia, dei materiale per l'arredo di scuole ed ospedali, ed apparecchiature medicali (conseguenza dei numerosi progetti di riqualificazione urbana e di realizzazione o ammodernamento di impianti ed infrastrutture in questi settori dal parte del Governo britannico). Il mercato inglese è quindi più vicino alle imprese italiane di quanto molti possano pensare: sta a noi cogliere le opportunità che esso ci offre, e non farci frenare dalle difficoltà. * Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo economico

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Ecuador, Correa conferma la "dollarizzazione" dell'economia (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST - Ecuador, Correa conferma la “dollarizzazione” dell?economia Roma, 23 mar (Velino/Velino Latam) - Il presidente dell?Ecuador Rafael Correa ha confermato ieri, nel corso di un?intervista televisiva, l?intenzione di mantenere la “dollarizzazione” dell?economia introdotta dal paese latinoamericano nel 2000. Il capo di Stato ha sostenuto che, nonostante la crisi finanziaria mondiale, la moneta di scambio nel paese rimarrà il dollaro statunitense e ha difeso le limitazioni imposte alle importazioni recentemente introdotte. La risalita della moneta statunitense sulle valute regionali ha portato l?Ecuador ha perdere, inevitabilmente, competitività e il crollo del prezzo del greggio ha complicato ancora di più le cose. Una situazione che alcuni studi internazionali segnalano come a forte rischio di collasso finanziario, se Quito non interverrà pesantemente sulla spesa pubblica, ipotesi che difficilmente Correa prenderà in considerazione a un mese dalle elezioni presidenziali anticipate. Il leader ecuadoriano ha poi sottolineato come il suo paese rinuncerebbe al dollaro solo per passare a una moneta “regionale” come l?euro che “potrebbe essere una soluzione a medio e lungo termine”. (mat) 23 mar 2009 10:19

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Per Trichet non servono ulteriori stimoli (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Per Trichet non servono ulteriori stimoli (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Il presidente della Banca Centrale europea Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate per uscire dalla crisi. Non è giustificato accusare la zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore della banca centrale. 23/03/2009 - 10:41

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G20, PARADISI FISCALI: CACCIA AL TESORO - KOSOVO, LA SPAGNA SI RITIRA, ANZI NO DAIMLER ARABA TIBET, SCONTRI OBAMA NON SI FIDA DI KARZAI (PENSA A UN PREMIER AFGANO) LA SVEZI (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> G20, PARADISI FISCALI: CACCIA AL TESORO - KOSOVO, LA SPAGNA SI RITIRA, ANZI NO ? DAIMLER ARABA ? TIBET, SCONTRI ? OBAMA NON SI FIDA DI KARZAI (PENSA A UN PREMIER AFGANO) ? LA SVEZIA NON SALVA SAAB ? Internet non può essere una lacuna del diritto? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1 - SPAGNA EL MUNDO - In primo piano le polemiche che stanno investendo Luis Barcenas, tesoriere del Partito popolare spagnolo e senatore della Cantabria. Barcenas ha accumulato negli ultimi anni un patrimonio immobiliare di circa 3,3 milioni di euro. Tutti questi immobili sono stati pagati in contanti. "Barcenas evoca enormi introiti per giustificare il suo patrimonio". Papa in Africa Spazio in prima pagina anche per la decisione di Madrid di ritirare le truppe dal Kosovo. L'annuncio del ministro Chacon aveva destato malumore nella Nato, che avrebbe preferito un rimpatrio concordato con gli alleati. Il ministro ha dovuto così tornare indietro sui suoi passi, spiegando che coordinerà con la Nato un ritiro "flessibile e scaglionato". "Zapatero lascia mano libera a Chacon per rettificare". EL PAIS - In apertura il ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo. L'annuncio del ministro della Difesa Chacon ha provocato tensioni con il ministro degli esteri Miguel Angel Moratinos, che non è stato consultato prima dell'annuncio ed ha espresso la sua contrarietà alla decisione. "Moratinos si è opposto al ritiro dal Kosovo e 'non è stato consultato'". Spazio in prima pagina anche per la conclusione del viaggio di Benedetto XVI in Africa. Ma il ritorno del Pontefice in Vaticano è coinciso con le dure critiche delle organizzazioni non governative alle parole del Pontefice sull'uso del preservativo. "Il Papa lascia i fedeli e un gran numero di critiche in Africa". 2 - FRANCIA LIBERATION - Titolo di apertura per gli sforzi della comunità internazionale contro i paradisi fiscali. Cresce la determinazione a combattere il segreto bancario al fine di migliorare la trasparenza dei mercati finanziari e l'argomento sarà oggetto di discussione al vertice del G20 della prossima settimana a Londra. "Paradisi fiscali: caccia al tesoro". Papa in Africa LE FIGARO - In primo piano l'economia internazionale. Mentre la direzione di Societé generale ha deciso di rinunciare alle sue stock-options, i responsabili della maggioranza di governo annunciano una grande riforma. "Stock-options, bonus, azioni gratuite: Lagarde prepara una legge sulla remunerazione dei grandi dirigenti". Spazio in prima pagina anche per la nuova strategia di Barack Obama per l'Afghanistan. L'argomento sarà discusso oggi a Bruxelles durante gli incontri previsti tra l'inviato speciale degli Stati Uniti in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke, e alcuni leader europei e della Nato. "La strategia di Barack Obama in Afghanistan". 3 - GERMANIA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG - "Io rispondo a modo mio": per recuperare le simpatie perdute negli ultimi sondaggi il Cancelliere federale fa visita ad Anne Will. Con tono serio, a volte impertinente il capo della Cdu Angela Merkel si è presentata come ambasciatrice della libertà e risposta tedesca al flagello della crisi. Il suo vice, nonché futuro rivale diretto nella corsa alla Cancelleria, Frank-Walter Steinmeier (Spd) si è beccato un piccolo rabbuffo. "Abu Dhabi diventerà grande azionista": a Stoccarda si tira un sospiro di sollievo. Il fondo sovrano Aabar entra con il 9,1% nell'azionariato di Daimler e porta denaro fresco alla casa automobilistica tedesca, che, a causa del sensibile calo della domanda, meno di due settimane fa aveva già introdotto l'orario di lavoro ridotto per 18mila dipendenti nelle sedi di Woerth, Gaggenau, Kassel e Mannheim. Papa Africa FAZ - "Angela Merkel fa l'Obama" della serata da Anne Will. E sorprende tutti. Così pronta nelle risposte, persino spiritosa, la Merkel si era vista di rado. Sembra che la crisi internazionale le faccia da esercizio di rilassamento. Il caos scoppiato nelle ultime settimane in seno alla Grosse Koalition (Cdu-Csu-Spd) è già lontano. "Internet non può essere una lacuna del diritto": il ministro federale dell'Istruzione Ursula von der Leyen (Cdu) intervistata dal quotidiano conservatore di Francoforte parla dell'ipotesi al vaglio del suo dicastero di chiudere i siti Internet con contenuti pedo-pornografici. DIE WELT - "Essere Cancelliere dà grande piacere": un'ora di "Cancelliere" allo stato puro. Angela Merkel ha parlato soprattutto delle sue risposte alla crisi economica mondiale e ha fatto capire quanto le stia a cuore la mediazione tra i due grandi schieramenti (conservatore e socialdemocratico) che formano la sua maggioranza. La stessa risolutezza non ha caratterizzato le dichiarazioni del capo del governo di Berlino quando la moderatrice tirava in ballo la campagna elettorale. Le politiche in Germania sono fissate per il 27 settembre prossimo. "C'è campagna elettorale quando i membri di una coalizione si maltrattano a vicenda": ultimamente tra i partner della Grande coalizione non si discute tanto delle misure anticrisi quanto di profilo di partito e di leader. Uno dei momenti più tesi è stato quando Horst Seehofer, presidente della Csu e governatore bavarese, ha suggerito alla Spd di uscire dall'alleanza di governo. "La frustrazione rende furente la piccola Svizzera": è tanta la rabbia degli svizzeri nei confronti del ministro tedesco delle Finanze, Peer Steinbrueck (Spd), in prima fila contro il segreto bancario. Secondo Sebastian Jost, corrispondente a Berna di "Welt am Sonntag", gli elvetici attaccano perché per la prima volta sono diventati ricattabili. Angela Merkel TAGESSPIEGEL - "Deutsche Bahn investe grazie ai soldi dei contribuenti": le Ferrovie tedesche hanno in programma un piano di investimenti per il biennio 2009-2010 di oltre 11 miliardi di euro. 1,3 di questi provengono dai fondi anti-crisi del Bund destinati a modernizzare le linee e le stazioni. "Povertà tra gli anziani in netto aumento: sussidi per 30mila berlinesi": la pensione non basta più. Oggi gli over65 che ricorrono alle sovvenzioni statali sono quattro volte di più del 2003. Il senatore responsabile delle Finanze del Land di Berlino Thilo Sarrazin (Spd) parla di "problema di fondo". 4 - GRAN BRETAGNA THE GUARDIAN - "Gli Stati Uniti nomineranno un 'primo ministro afgano' per bypassare Karzai": la Casa Bianca chiede che venga creata la figura del premier, con l'intenzione di sfidare un governo corrotto. Il Presidente Usa Barack Obama presenterà l'iniziativa il prossimo 31 marzo all'Aia, nell'ambito del piano messo a punto per l'Afghanistan. Si passa alla crisi economica: "Brown vuole un monitoraggio globale dei paradisi fiscali". Il premier britannico ne discuterà al summit del G20 del prossimo 2 aprile a Londra. In prima pagina la fotografia di Jade Goody, la star britannica del Grande fratello deceduta ieri: "In pace e lontano dalle luci della ribalta". THE INDEPENDENT - "Gli scienziati britannici creeranno sangue 'sintetico'" dalle cellule staminali embrionali per garantire trasfusioni sicure da infezioni. Il progetto di ricerca sarà presentato questa settimana e si concluderà nell'arco di tre anni con la prima trasfusione su volontari. In prima pagina il capitano della nazionale inglese di cricket, Charlotte Edwards, che alza la Coppa del mondo dopo aver battuto la Nuova Zelanda: "L'Inghilerra vince la Coppa del mondo". THE TIMES - "Nuove speranze per gli ostaggi britannici in Iraq", in mano dei loro sequestratori dal maggio 2007. L'Ambasciata di Baghdad ha infatti ricevuto un nuovo video, in cui si vede un solo ostaggio che rassicura sullo stato di salute dei suoi compagni di prigionia. In prima pagina una fotografia in bianco e nero della poetessa Sylvia Plath con in braccio il figlio Nicholas Hughes: "Si è suicidato il figlio di Sylvia Plath". Anche la poetessa si tolse la vita. Karzai 5 - STATI UNITI NEW YORK TIMES - "Usa sollecitano investitori a comprare asset tossici": alla vigilia della presentazione del piano del governo per sostenere le banche, l'amministrazione Obama si è adoperata per spingere anche gli investitori privati a parteciparvi. "La violenza dei cartelli della droga è sconfinata negli Usa dal Messico": Tucson colpita da un'ondata di crimini legati al narcotraffico che la polizia sospetta sia legata alla guerra dei cartelli in Messico. "Barriere commerciali si alzano mentre recessione si rafforza": l'aumento del protezionismo sta provocando gravi dispute commerciali e sottovalutando gli sforzi per una risposta coordinata alla crisi globale internazionale. "La Svezia ha detto no al salvataggio della Saab, una icona nazionale": la amata casa automobilistica si è scontrata con i tempi duri in un Paese nordico dove il socialismo di vecchio stampo è caduto in disgrazia. "Almeno 14 morti in un incidente aereo in Montana". WASHINGTON POST - "Casa Bianca preoccupata per tasse su bonus": alcuni consiglieri economici dell'amministrazione che si prepara a presentare il suo piano per sostenere le banche, sono riluttanti a tassare i bonus per punizione. "Colombia ordina restituzione terre": secondo i critici l'iniziativa di restituire le terre agli agricoltori è legata alla pendenza del patto commerciale con gli Stati Uniti. "Un nuovo modo di contare le razze degli studenti": l'anno prossimo le scuole pubbliche darannno il via ad un conteggio separato per gli studenti che hanno più di una razza. "Papa condanna guerre africane ad una messa per 1 milione". "Polizia carica monaci tibetani per attacco a polizia". "Professore in testa alle elezioni presidenziali in Macedonia". "Incidente aereo in Montana: 14 morti, fra cui diversi bambini". 6 - STAMPA ARABA AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, dedica l'apertura alle parole del ministro sudanese per gli Affari Umanitari, Ahmed Harun, sul quale pende un mandato d'arresto internazionale per crimini in Darfur: "io martire vivente, conduco una vita normale e a differenza di Okampo dormo tranquillo". "Gli Stati Uniti vogliono dall'Iran un 'passaggio strategico'... E apertura del suo spazio aereo e terrestre per l'Afghanistan". Nella riunione dei ministri degli Esteri arabi a Beirut, il principe saudita "Naif mette in guardia dai tentativi di violare il recinto di sicurezza dei paesi arabi con 'ideologie deviate'". In occasione del quinto anniversario dell'omicidio del fondatore di Hamas, lo Sheikh Yassin, "Israele dice di avere sabotato un grande attentato". "Allarme lanciato da Baghdad: centinaia di detenuti rilasciati minacciano la sicurezza dell'Iraq". AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese apre con un editoriale sul sesto anniversario dall'inizio della guerra in Iraq: "nessuna celebrazione per la Liberazione": "Il governo di Baghdad teme l'esplosione delle violenze dopo il ritiro Usa; al Qaida prepara la rivolta e i miliziani sadristi rilasciati torneranno alla violenza". Arabia saudita, "arresto di sciiti e caccia ad un imam fuggito, 35 ulema religiosi chiedono di vietare alle donne di apparire sui media". Il presidente dell'Anp, "Abu Mazen spera il superamento delle divergenze del Qatar con l'Arabia saudita e l'Egitto, per 'partecipare contento' al summit arabo di Doha". Egitto, "crisi finanziaria, allarme per il rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del Golfo". AL HAYAT - quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo piano la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: "la Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'iniziativa araba di pace" con Israele. Iraq, "il presidente turco oggi a Baghdad... Accusati di corruzione, espulsi dal servizio 62mila poliziotti iracheni". Darfur, "dopo la fatwa che vietava la sua partecipazione al summit di Doha, il presidente al Bashir forse rinuncia ad andare a Qatar". ASSAFIR - giornale libanese vicino allo schieramento anti-occidentale, sulla risposta di Teheran alle aperture del presidente americano, titola: "'Road Map' iraniana per Obama: l'ostilità non è eterna", e ripercorre i passaggi 'chiave' del discorso della guida spirituale della rivoluzione, Khamenei: "sanzioni, fondi congelati, campagna stampa e sostegno a Israele". Guerra di Gaza, "L'Esercito 'più morale' del mondo, espone Israele di fronte al mondo per rispondere delle conseguenze dei più terribili crimini di guerra". [23-03-2009]

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Per Trichet non servono ulteriori stimoli (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Per Trichet non servono ulteriori stimoli (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Il presidente della Banca Centrale europea Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate per uscire dalla crisi. Non giustificato accusare la zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore della banca centrale. 23/03/2009 - 10:41

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RASSEGNA STAMPA ARABA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Rassegna stampa araba di Apcom Titoli delle prime pagine -->Roma, 23 mar. (Apcom) - Aperture diverse sui principali quotidiani arabi di questa mattina: al Quds al Arabi, sul sesto anniversario dell'inizio della guerra in Iraq: "Nessuno celebra la Liberazione"; Il libanese Assafir, sulla risposta di Teheran alle aperture Usa: "Road Map iraniana a Obama: l'ostilità non è eterna". AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, dedica l'apertura alle parole del ministro sudanese per gli Affari Umanitari, Ahmed Harun, sul quale pende un mandato d'arresto internazionale per crimini in Darfur: "io martire vivente, conduco una vita normale e a differenza di Okampo dormo tranquillo". "Gli Stati Uniti vogliono dall'Iran un 'passaggio strategico'... E apertura del suo spazio aereo e terrestre per l'Afghanistan". Nella riunione dei ministri degli Esteri arabi a Beirut, il principe saudita "Naif mette in guardia dai tentativi di violare il recinto di sicurezza dei paesi arabi con 'ideologie deviate'". In occasione del quinto anniversario dell'omicidio del fondatore di Hamas, lo Sheikh Yassin, "Israele dice di avere sabotato un grande attentato". "Allarme lanciato da Baghdad: centinaia di detenuti rilasciati minacciano la sicurezza dell'Iraq". AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese apre con un editoriale sul sesto anniversario dall'inizio della guerra in Iraq: "nessuna celebrazione per la Liberazione": "Il governo di Baghdad teme l'esplosione delle violenze dopo il ritiro Usa; al Qaida prepara la rivolta e i miliziani sadristi rilasciati torneranno alla violenza". Arabia saudita, "arresto di sciiti e caccia ad un imam fuggito, 35 ulema religiosi chiedono di vietare alle donne di apparire sui media". Il presidente dell'Anp, "Abu Mazen spera il superamento delle divergenze del Qatar con l'Arabia saudita e l'Egitto, per 'partecipare contento' al summit arabo di Doha". Egitto, "crisi finanziaria, allarme per il rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del Golfo". AL HAYAT, quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo piano la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: "la Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'iniziativa araba di pace" con Israele. Iraq, "il presidente turco oggi a Baghdad... Accusati di corruzione, espulsi dal servizio 62mila poliziotti iracheni". Darfur, "dopo la fatwa che vietava la sua partecipazione al summit di Doha, il presidente al Bashir forse rinuncia ad andare a Qatar". ASSAFIR - giornale libanese vicino allo schieramento anti-occidentale, sulla risposta di Teheran alle aperture del presidente americano, titola: "'Road Map' iraniana per Obama: l'ostilità non è eterna", e ripercorre i passaggi 'chiave' del discorso della guida spirituale della rivoluzione, Khamenei: "sanzioni, fondi congelati, campagna stampa e sostegno a Israele". Guerra di Gaza, "L'Esercito 'più morale' del mondo, espone Israele di fronte al mondo per rispondere delle conseguenze dei più terribili crimini di guerra".

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AGENDA DEGLI AVVENIMENTI DI LUNEDÌ 23 MARZO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Agenda degli avvenimenti di lunedì 23 marzo di Apcom -->Roma, 23 mar. (Apcom) - Questa l'agenda degli avvenimenti in Italia e all'estero del giorno lunedi 23 marzo 2009. ITALIA POLITICA Roma - Riunione della direzione nazionale del Pd. Nel pomeriggio il segretario Franceschini e Fioroni incontrano la stampa sull'Università - Pubblicazione della dichiarazione dei redditi dei parlamentari e dei ministri - Il cardinale Angelo Bagnasco apre i lavori del Consiglio permanente Cei - Il Presidente della Camera Gianfranco Fini interviene alla lettura di Petrarca alla Camera Altre città Angola - Ultima messa di Papa Benedetto XVI prima della partenza per Roma ECONOMIA E FINANZA Roma - Conferenza stampa dell'Agenzia delle Entrate sui risultati e le strategie della lotta all'evasione - Tavola rotonda dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture su "Arbitrati: servono ancora? - Il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta presenta l'iniziativa "Mettiamoci la faccia" Altre città Pisa - Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani partecipa all'assemblea regionale dei quadri e delegati della Toscana Milano - Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola chiude i lavori del convegno annuale Aifi - A Carate Brianza si svolgono gli Stati Generali 2009 di Confindustria Lombardia, partecipa il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - Richard Ginori presenta il piano industriale in vista della riammissione in Borsa - Il sindaco di Milano Letizia Moratti partecipa ad un incontro organizzato dall'Ispi sul tema "Expo e dintorni" - Il Ceo di Unicredit e il segretario generale Uil partecipano al convegno Uilca dedicato alla "Crisi finanziaria. Innovare: regole, comportamenti, etica" ECONOMIA INTERNAZIONALE Usa - Attesi i dati sulle vendite di abitazioni esistenti nel mese di febbraio Città del Messico - IV seminario di altro livello tra Eurosistema e Banche centrali dell'America Latina, interviene il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ESTERO UNIONE EUROPEA Bruxelles - Si riunisce il Consiglio Agricoltura - Incontro alla Nato tra il segretario generale Jaap de Hoop Scheffer e l'Alto rappresentante Ue per la Politica estera e la Sicurezza Javier Solana Strasburgo - Inizia la seconda settimana di seduta del mese di marzo dell'Europarlamento NUOVA EUROPA Rep. ceca - Praga, scade il termine per la presentazione delle offerte per la compagnia aerea Czech Airlines MONDO Belgio - Bruxelles, conferenza internazionale sul gas ucraino Georgia - Tbilisi, visita presidenza della Osce Finlandia Helsinki, visita del presidente azero Nursultan Nazarbaiev Lettonia - Riga, incontro ministri degli Esteri dell'Adriatico e del Baltico

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La Cina presenta la sua ricerca sull'energia (sezione: crisi)

( da "Energy Saving" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

« Indice generale --> La Cina presenta la sua ricerca sull'energia Data di pubblicazione: 23/03/2009 A Beijing si è svolta dal 19 al 23 marzo la Fiera internazionale cinese delle tecnologie del risparmio energetico, della riduzione delle emissioni e delle nuove risorse energetiche. Sono state presentate avanzate tecnologie del settore energetico sviluppate e prodotte in Cina. Si tratta della più grande Fiera del genere mai organizzate in Cina, con una superficie espositiva di 23 mila metri quadri e un centinaio tra aziende ed istituti di ricerca e la partecipazione di 10 nazioni. Tra le novità esposte un? apparecchiatura sperimentale per la fusione nucleare, un sistema di ricupero dei gas di scarico, una lampada stradale ad energia solare e un gruppo di generatori eolici studiati e prodotti autonomamente dalla Cina. Durante la cerimonia di inaugurazione, il ministro della Scienza e Tecnologia cinese, Wang Gang, ha detto che nel quadro della continua estensione della crisi finanziaria globale e dell'aggravarsi dell'andamento economico, il governo cinese intende privilegiare il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni e lo sviluppo delle nuove risorse, considerando tale politica un importante contributo per la trasformazione del modello di sviluppo e la promozione del riaggiustamento della struttura economica."Procederemo ad un'importante disposizione nell?ambito della ricerca e dello sviluppo di tecnologie per aumentare le rese energetiche, migliorare il risparmio energetico nell'edilizia e incrementare l?utilizzo dei nuovi materiali a risparmio energetico, migliorare l'utilizzo di risorse energetiche pulite ed efficaci nei processi industriali e aumentare controllo e risanamento dell'inquinamento ambientale, rafforzando anche gli investimenti per la valorizzazione di risorse rinnovabili come l?energia eolica e solare e le biomasse, l'energia nucleare, l'energia ad idrogeno e le batterie a combustibile." Secondo il programma della Cina, nel 2010 il consumo energetico per PIL unitario dovrà ridursi del 20% rispetto al 2005, e le emissioni inquinanti del 10%. Autore/Fonte: ( - Radio Cina Internazionale)

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<I non studenti dell'Onda sono teppisti> (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

LA LETTERA DI BRUNETTA «I non studenti dell'Onda sono teppisti» s. mil. Prima «guerriglieri», poi ha corretto il tiro chiamandoli «ragazzotti in cerca di emozioni forti». Non contento ha trovato un'altra definizione per i «non studenti» dell'Onda, si tratta di «teppisti che giocano alla guerriglia». Il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, in una lettera a La Stampa, continua la sua personale battaglia verbale contro gli studenti universitari manganellati e caricati dalle forze dell'ordine mercoledì scorso alla Sapienza, rei dio voler manifestare nel giorno dello sciopero indetto dalla Cgil sulla conoscenza. «Si tratta di un fenomeno grave, di un sintomo preoccupante - aggiunge Brunetta sul quotidiano torinese - da non trascurare, da comprendere nella sua vera natura». E la sua vera natura sarebbe quella della necessità di autorappresentarsi. E si inoltra in paragoni arditi. «L'Onda mi ricorda la violenza negli stadi, dove il tifo vela il vero fine: la violenza», aggiunge. Il ministro descrive il movimento la cui azione «è tutta indirizzata a togliere diritti agli studenti». Poi il botto finale: l'azione dell'Onda è «un'evocazione d'avventure che anche il Sud America ha superato». Alle ultime esternazioni risponde il segretario del Pd, Dario Franceschini, che ha «un problema con il prossimo, con il mondo». Pur senza mai nominare il titolare della Funzione Pubblica, Franceschini, in uno dei passaggi del suo intervento durante l'assemblea dei circoli del Pd, ha detto di non voler «parlare della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.

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Target UMANITARIO (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

I FRUTTI AVVELENATI DELLA GUERRA Target UMANITARIO Dieci anni fa, il 24 marzo 1999, i bombardamenti della Nato contro la Jugoslavia. Durarono per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta dell'Onu. Fu un sanguinoso vulnus del diritto internazionale che aprì la stagione delle guerre «umanitarie» Danilo Zolo Sono trascorsi dieci anni da quando, il 24 marzo 1999, iniziarono i bombardamenti della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava. Durarono ininterrottamente per 78 giorni, in assoluta violazione della Carta delle Nazioni Unite. Oltre diecimila furono le missioni d'attacco da parte di circa mille aerei alleati, furono usati più di 23 mila ordigni esplosivi, fra missili e bombe, senza contare le decine di migliaia di proiettili all'uranio impoverito. Ormai è ampiamente riconosciuto che la motivazione umanitaria della guerra - la liberazione del Kosovo dalla «pulizia etnica» praticata dalla Serbia - erano infondate e pretestuose . Tanto che potrebbe ricredersi persino l'allora presidente del consiglio italiano, Massimo d'Alema, che di quella aggressione fu un convintissimo sostenitore. Lo strumento bellico si è subito rivelato, com'era facile prevedere, incommensurabile e contradditorio rispetto alla difesa dei diritti della minoranza kosovaro-albanese, che gli aggressori proclamavano come il loro nobile obiettivo. La «guerra dal cielo» voluta dal presidente Clinton non ha portato la pace, la democrazia e la stabilità nei Balcani. L'odio, la violenza, la corruzione, la povertà, la prostituzione, lo squallore ambientale sono stati il lascito di questa guerra, come di molte altre guerre di aggressione. I territori e i centri urbani colpiti dai bombardamenti - da Pristina a Nis, a Belgrado, a Novi Sad, all'area danubiana - sono stati ridotti in condizioni preindustriali e ancora oggi, dopo dieci anni, portano i segni profondi della «guerra umanitaria». Migliaia di serbi e di albanesi hanno perso la vita o hanno subito gravi mutilazioni a causa dei bombardamenti. Ed altre persone innocenti hanno continuato ad essere vittime delle mine che le cluster bomb hanno lasciato sul terreno, e della contaminazione prodotta dai proiettili all'uranio impoverito sparati dagli aerei statunitensi. Com'è noto, nel Kosovo la «pulizia etnica» non è stata fermata dalla guerra: ha soltanto mutato direzione. Dopo la «liberazione» sono stati gli estremisti kosovaro-albanesi ad usare spietatamente la violenza contro quello che è rimasto della minoranza serba. E altrettanto si può dire per il dramma dei profughi. I kosovaro-albanesi, che in gran numero avevano abbandonato la loro patria dopo l'inizio dei raid della Nato, sono rapidamente rientrati nei loro territori. Ma centinaia di migliaia di serbi e di rom - in parte già cacciati con la forza dalla Krajina e dalla Slavonia orientale - sono ancora oggi ammassati in territorio serbo, in condizioni altamente precarie. Stessa sorte è toccata a oltre duecentomila serbi e rom che vivevano nel Kosovo. Quali sono state le vere motivazioni e i veri obiettivi strategici della guerra di aggressione degli Stati Uniti e della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava? Questo è un punto cruciale, ancora oggi di grande attualità. È sempre più evidente che la «guerra umanitaria» della fine del scolo scorso ci ha definitivamente introdotti nel New World Order progettato dagli Stati Uniti dopo il crollo dell'impero sovietico: il disegno strategico di un assetto unipolare delle relazioni internazionali dominato dalla superpotenza americana. La principale lezione che la guerra per il Kosovo ha impartito è che i processi di globalizzazione e di concentrazione del potere internazionale richiedono nuove forme di uso della forza. Come hanno sostenuto Alvin e Heidi Toffler, gli Stati Uniti, già a partire dalla Guerra del Golfo del 1991, si sono mostrati pronti ad affrontare la nuova situazione del mondo puntando, oltre che sul loro assoluto predominio nucleare, su sofisticate strategie informatico-militari. In poco più di dieci anni le strutture militari degli Stati Uniti hanno subìto una trasformazione radicale - tecnologica, organizzativa, strategica, logistica - e questo è stato perfettamente confermato dalla «guerra dal cielo» contro la Repubblica Jugoslava, che ha traumatizzato il mondo intero poiché ha mostrato l'irraggiungibile superiorità militare della potenza americana. La vittoria degli Stati Uniti è stata assoluta. La costruzione (illegale) dell'immensa base militare di Camp Bondsteel a Urosevac, nel cuore del Kosovo, ne è ancora oggi la più concreta, irrefutabile dimostrazione. È la prova che, grazie alla «guerra umanitaria» della Nato, gli Stati Uniti hanno ottenuto il controllo militare dell'intero Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, oltre che dei Balcani. È sullo sfondo di questo contesto che si spiega sia l'imponente sviluppo del terrorismo internazionale a partire dalla guerra del Golfo del 1991, sia la serie di guerre preventive scatenate dagli Stati Uniti e dai loro più stretti alleati contro l'Afghanistan nel 2001 e contro l'Iraq nel 2003. E si spiegano le pressioni che oggi vengono esercitate, con la complicità dello Stato di Israele, nei confronti della Siria e soprattutto dell'Iran. Quella che chiamiamo «globalizzazione» non è un processo spontaneo di unificazione del mondo grazie alla leggi del mercato, secondo la retorica neoliberista. La globalizzazione, per le crescenti discriminazioni economiche e politiche che comporta, richiede una costante vigilanza a livello globale, come emerge dalle strategie geopolitiche elaborate dai «cartografi» statunitensi nei primi anni Novanta del secolo scorso. Gli interessi vitali dei paesi industriali - si è sostenuto - sono diventati più vulnerabili per quanto riguarda l'accesso alle fonti energetiche, la sicurezza dei traffici marittimi ed aerei, la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere sostenuta da robuste protesi militari. Si vedrà nei prossimi mesi, soprattutto in Afghanistan - se con la presidenza di Barack Obama il modello della guerra umanitaria e preventiva verrà abbandonato per una strategia almeno tendenzialmente multilaterale e post-egemonica. Oggi nessuna previsione ottimistica è legittima. L'ottimismo è impedito dall'idea, espressa dal nuovo presidente e dal suo Segretario di Stato, Hillary Clinton, che il terrorismo si sconfigge in Afghanistan e che per questo è necessario intensificare e concentrare nell'area afghano-pakistana l'impegno militare degli Stati Uniti e dei loro alleati europei, ancora una volta sotto l'egida illegale della Nato.

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MyAir, le scatole cinesi della famiglia Soddu (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

L'INCHIESTA. La compagnia low cost al centro dell'indagine per il mancato versamento di 18 milioni all'erario 23/03/2009 rss e-mail print Sulla compagnia aerea low cost MyAir si concentra l'attenzione investigativa della procura L'ordine è partito dal comando generale della Guardia di Finanza: controllare le società che hanno un forte debito con l'erario per il mancato versamento di iva, irap e contributi previdenziali. L'inchiesta che ha portato alle perquisizioni dei giorni scorsi della sedi della compagnia aerea low-cost MyAir di Torri di Quartesolo, debitrice di 18 milioni di euro, e delle abitazioni degli otto indagati, parte dunque da lontano. Sotto la lente d'ingrandimento del procuratore Ivano Nelson Salvarani ci sono le posizioni del il presidente Carlo Bernini, del vicepresidente operativo Vincenzo Soddu e dei figli Arianna e Luca, del componente del Cda Luigi Agnolin, dei manager Lorenzo Lorenti e Antonino Ciaccio, infine del consulente esterno Pierantonio Dal Lago. La società ha registrato un fatturato di 174 milioni nel 1978. È controllata di fatto dalla famiglia Soddu di Zanè, attraverso un complesso sistema di partecipazioni azionarie che fanno capo alla Flyholding spa, la quale è partecipata al 90% da Arianna e Luca Soddu, figli appunto di Vincenzo, l'ex comandante delle frecce tricolori, che a maggio sarà alle prese con l'udienza preliminare del crac Volare a Busto Arsizio, dov'è imputato di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Il rimanente 10% di Flayholding è in pancia a una società belga. Flayholding a sua volta partecipa al 100% la società Myholding srl, la quale controlla il 98% di MyWay Airlines, che è partecipata all'85% da MyAir . A sua volta MyWay Airlines controllava quasi interamente la compagnia spagnola LTE International Airways che il 17 ottobre scorso ha sospeso tutti i voli per una esiziale crisi finanziaria. Anche in questo caso il debito erariale con lo stato iberico è piuttosto pesante. Fino allo scorso autunno il gruppo aereo contava su 650 dipendenti, ma quasi metà con il tracollo di LTE sono rimasti senza lavoro. Nei decreti di perquisizione la procura di Vicenza ipotizza la bancarotta prefallimentare, il ricorso abusivo al credito, oltre all'omesso versamento delle imposte e dei contributi previdenziali relativi agli ultimi anni. «I sintomi di insolvenza sono gravi - ha spiegato il procuratore Salvarani - e sono quantificabili in almeno 18 milioni solo nei confronti dello stato italiano, Ci sono poi i debiti nei confronti di Spagna e Francia». I vertici della società hanno contestato l'analisi della procura e della Guardia di finanza, per le quali l'azienda è allo stato tecnicamente incapace di far fronte al pagamento dei debiti. Di qui il mancato versamento dell'iva, diventata una forma indiretta di autofinanziamento. La procura ha indicato a Flyholding il sentiero per uscire dalla crisi. È quello di ricapitalizzare l'azienda, reperendo nuovi fondi, altrimenti il destino appare segnato. La polizia tributaria guidata dal maggiore Borrelli si muove per salvaguardare gli interessi dei creditori e lo stesso procuratore Salvarani, qualora la situazione finanziaria della compagnia nell'arco di qualche settimana non si chiarisse, potrebbe avanzare l'istanza di fallimento al tribunale di Vicenza, come del resto è previsto dalla legge. «Auspichiamo naturalmente che la società sappia far fronte agli impegni finanziari come promesso», ha concluso il procuratore. Ivano Tolettini Ivano Tolettini

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Crisi, Francia studia legge per ridurre bonus ai dirigenti (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

PARIGI (Reuters) - La Francia sta pensando di introdurre una legge per limitare gli incentivi ai dirigenti sotto forma di stock option o di azioni, dal momento che questi sono restii ad accettare un accordo su base volontaria. Lo ha riferito il portavoce dell'Ump. I vertici della banca francese Société Générale hanno rinunciato alle loro stock option visto il crescente malcontento circa le eccessive gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche, è sotto pressione per agire a riguardo. "Il Medef non vuole reagire e dal momento che non ci sono né i mezzi né il desiderio di fare qualcosa, daremo noi loro i mezzi necessari, redigendo una nuova legge", ha detto alla tv francese Frederic Lefebvre, portavoce del partito di centro-destra Ump. Lefebvre ha detto che non ci saranno innalzamenti nei premi ai dirigenti a meno che non vengano alzati anche gli incentivi ai dipendenti. "Penso che definiremo i punti essenziali molto rapidamente", ha continuato il portavoce. Dall'Europa agli Stati Uniti, gli incentivi ai dirigenti delle aziende salvate dalla crisi con i soldi dei contribuenti sono stati aspramente criticati, in una perdurante condizione di difficoltà economica. La scorsa settimana, tre milioni di persone hanno sfilato per le strade francesi, chiedendo maggiore sostegno per i lavoratori in difficoltà e un freno deciso ai premi per i dirigenti. Continua...

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Bot e depositi rifugio anticrisi IL RAPPORTO (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

COPERTINA pag. 1 Bot e depositi rifugio anticrisi IL RAPPORTO ADRIANO BONAFEDE Hanno perso ben il 12% della loro ricchezza finanziaria nel 2008 e così sono tornati su conti correnti, Bot e obbligazioni. È questo il portafoglio degli italiani del dopotsunami. Questi prodotti semplici, quasi da era preindustriale, costituiscono oggi poco meno del 60 per cento del totale. È questa l?impietosa fotografia che del risparmio delle famiglie dà l?Osservatorio di Gfk EuriskoPrometeia, presentato agli operatori professionali la scorsa settimana e che Affari & Finanza riporta in esclusiva. Una vera e propria regressione nella gestione del risparmio che ci allontana ancora di più dal modello prevalente in Europa. Vince dappertutto il faidate, perché la gente non sembra fidarsi più di nessuno: fondi comuni, fondi pensione e assicurazioni vita cioè i gestori professionali del risparmio, quelli che negli altri paesi sono deputati a far fruttare i portafogli delle famiglie sono in Italia schiacciati in un angolo, senza possibilità di crescita. I fondi comuni, poi, in un solo anno hanno perso due punti percentuali sul totale attività finanziarie delle famiglie, passando dal 7,2 del 2007 al 5,1 per cento del 2008; in tre anni, dal 2006 alla fine del 2009, in pratica la quota di questa voce risulterà dimezzata. La paura della tempesta finanziaria, ha spostato massicciamente, e molto rapidamente, i risparmiatori verso lidi più tranquilli: le attività liquide (conti correnti bancari, postali o depositi a vista) sono cresciuti in un solo anno e considerando che la crisi è esplosa lo scorso settembre si potrebbe dire in una manciata di mesi di poco meno di 6 punti percentuali, passando dal 26,7 al 32,3 per cento del totale. I titoli (di Stato e obbligazioni varie) si sono portati dal 20 al 24,3 per cento. La quota di azioni detenute, com?era prevedibile, è precipitata del 36 per cento, passando dal 26,6 al 17,1 per cento del totale fra il 2007 e il 2008. E nonostante questi rapidi spostamenti sono andati bruciati ben 439 miliardi sui 3.700 del 2007. Inoltre, si legge nel Rapporto, «è aumentato il numero delle famiglie che detiene un portafoglio costituito unicamente da prodotti a breve termine, che rappresenta attualmente il 60 per cento del totale». Il quadro è chiaro: le famiglie non si fidano più di nessuno, navigano a vista e tengono gran parte del patrimonio finanziario sotto i propri occhi, non proprio sotto il materasso ma quasi. «Ma così, è evidente dice Nicola Ronchetti di Gfk Eurisko, uno dei curatori del Rapporto si rinuncia anche a guadagnare e, soprattutto, non si utilizza il risparmio per progetti a mediolungo termine, come possono essere il sostegno agli studi dei figli o alla propria pensione di vecchiaia». La differenza rispetto agli altri paesi è marcata. «Se guardiamo i principali paesi europei a noi comparabili spiega Chiara Fornasari, partner di Prometeia vediamo che l?Italia si situa agli ultimi posti per grado di ?istituzionalizzazione? del portafoglio finanziario. Ovvero per percentuale dei propri risparmi affidati a operatori istituzionali. Nel Regno Unito e in Olanda, paesi dove in pratica non esiste un sistema pensionistico pubblico, questa percentuale è tra il 50 e il 60 per cento. Poi c?è un secondo gruppo di paesi, più simili al nostro perché lì invece esiste uno schema pensionistico pubblico, come Germania e Francia, in cui la quota di risparmio delle famiglie affidata a operatori professionali scende e si situa tra il 35 e il 40 per cento. L?Italia è fanalino di coda (insieme alla Spagna, che però sconta un ritardo storico) con una quota inferiore al 20 per cento, che scende intorno al 15 se si toglie il Tfr che di fatto non è risparmio gestito». Ma c?è di più, e di peggio. «Negli ultimi anni dice Fornasari gli italiani hanno cambiato strada. Fino al 2000 c?era stato un aumento della quota del risparmio affidata agli operatori istituzionali, dal 14 fino al 25 per cento. Poi questa quota ha cominciato a diminuire, in netta controtendenza rispetto agli altri paesi europei, dove invece ha continuato a salire, almeno fino al 2007». Le ragioni di questo trend inverso sono svariate. Si è detto tante volte che gli italiani, ex popolo di Bot, avevano scoperto il gusto per il risparmio gestito, con scommesse anche sui prodotti azionari, nella seconda metà degli anni 90. Lo sboom della new economy all?inizio del nuovo secolo aveva allontanato molti sia da questi prodotti che dalla Borsa. Ma dal 2003 in poi i mercati azionari avevano ripreso a tirare e infatti in tutti i paesi europei le famiglie avevano saputo approfittarne attraverso i prodotti del risparmio gestito. Non quelle italiane, però. «È qui che comincia il cortocircuito dice Fornasari . I motivi sono vari, ma non dimentichiamo che in quel periodo scoppiò il caso CirioParmalat che portò ai minimi storici la fiducia dei clienti verso le banche. Una crisi di sfiducia, amplificata anche da un ?difetto dell?offerta?, ovvero dalla mancanza di prodotti del risparmio gestito soprattutto di prodotti finalizzati a esigenze future e lontane come i fondi pensione o le assicurazioni vita in grado di convincere i clienti della bontà di affidarsi a queste proposte per la gestione dei propri soldi in un?ottica di mediolungo termine». Una mancanza accentuata dal fatto che sia le società di gestione del risparmio che la bancassurance sono possedute dalle banche. Già, le banche. «Proprio loro, a partire dal 2006 in poi dice Ronchetti di Gfk Eurisko hanno spinto i clienti ad acquistare obbligazioni fatte in casa e obbligazioni strutturate». Li hanno indotti a uscire dai fondi d?investimento di società di gestione da loro stesse controllate ben prima che scoppiasse la crisi finanziaria e a comprare direttamente bond assicurando liquidità al sistema creditizio. Una fortuna per il sistema bancario italiano, che ha potuto fare funding a bassissimo costo, ma non per le famiglie italiane. Le quali adesso hanno perso dimestichezza non soltanto con i gestori professionali del risparmio ma anche con strumenti che servano a soddisfare le esigenze di lungo termine. «È sorprendente dice Fornasari come gli italiani detengano direttamente i titoli di Stato e le obbligazioni. Abbiamo più o meno la stessa quota di questi prodotti dei francesi, ma loro passano attraverso i gestori». Agli italiani piace invece il faidate. Come un tempo i nostri nonni mettevano i soldi dentro il materasso, così oggi la gente accumula titoli di Stato e obbligazioni a basso rischio (ma non sempre tali: Lehman docet). Per i periodi di grande turbolenza può andar bene. Ma quando si tornerà alla normalità avere una gestione dei risparmi di stile fine Ottocento può anche non essere il modo migliore per far crescere la propria ricchezza. 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Messori: "Passata la crisi i fondi torneranno appetibili" L'INTERVISTA/1 (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 4 Messori: "Passata la crisi i fondi torneranno appetibili" L?INTERVISTA/1 ANDREA GRECO Marcello Messori, l?economista che presiede Assogestioni, il 2008 se lo ricorderà per un pezzo. Il risparmio gestito in Italia, tra fondi e portafogli individuali, ha registrato deflussi per circa 200 miliardi di euro. E tornare ai bei tempi andati sarà un?impresa. Tutta colpa della crisi globale o c?è uno specifico malessere italiano? «È inutile girarci intorno: è stato un anno di fortissimi deflussi dal settore, e il nostro paese è quello che in Europa ha avuto la più consistente incidenza di deflussi rispetto ai patrimoni gestiti. Questo è accaduto perché in Italia il settore del risparmio, che sperimentava una situazione già critica, è stato colpito dalla "fuga verso la liquidità" dei risparmiatori, che hanno optato per posizioni molto liquide e di breve termine come ad esempio conti di deposito, conti correnti, titoli di stato. A dimostrazione di questo c?è il fatto che per molti mesi i riscatti hanno riguardato tutte le tipologie di fondi aperti: azionari, obbligazionari, monetari». Nel 2009 la raccolta dei fondi si mantiene in rosso, ma i cali si sono attenuati. Come spiega la situazione? «C?è stato nei primi mesi dell?anno un parziale ritorno sul gestito, anzitutto perché i risparmiatori non possono stare troppo a lungo su posizioni molto liquide, che normalmente hanno tassi di rendimento bassi. Inoltre, la crisi ha insegnato ai risparmiatori quanto rischio implicito possano celare prodotti come quelli a rendimento garantito, le obbligazioni strutturate o altri equivalenti: rischi di liquidità, rischi di controparte come avvenuto per le obbligazioni Lehman, rischi di opacità». Tuttavia ancora di deflussi parliamo per i vostri associati. Lei prevede che si tornerà in tempi ragionevoli a investire e guadagnare con i fondi? «Io credo che una volta superata la crisi finanziaria, i prodotti del risparmio gestito potranno tornare a essere appetibili, perché sono trasparenti, diversificati e dotati di un alto grado di liquidabilità. Ma è presto per dire se i segnali di miglioramento attuali rappresentino o meno una inversione di tendenza». Come potrà riprendersi l?industria del risparmio gestito, che da anni ormai manda più di un segnale di fatica e ha fatto disaffezionare molti italiani? «Anzitutto credo che stia cambiando l?atteggiamento dei risparmiatori, che d?ora in avanti esigeranno prodotti trasparenti e diversificati. Anche dal lato dei distributori sta diminuendo la convenienza a privilegiare prodotti illiquidi, dopo che le recenti iniziative della Consob hanno ridotto le asimmetrie regolamentari a danno del risparmio gestito. Detta in altri termini per i distributori diventerà sempre più problematico collocare prodotti complessi alla clientela retail; e, dunque, i prodotti del risparmio gestito diventeranno un?alternativa più conveniente». L?industria che lei rappresenta esce notevolmente indebolita dal 2008: i fondi gestiscono meno di 400 miliardi di euro, e le azioni di Piazza Affari ne rappresentano una frazione decimale. Come potrete far sentire la voce dei risparmiatori nelle prossime assemblee delle aziende quotate? «È un dato di fatto che il portafoglio azionario italiano dei nostri associati si è molto ridotto. In più, la persistente volatilità sui mercati rende molto oneroso per le Sgr italiane e gli investitori internazionali bloccare, anche solo nei pochi giorni richiesti dagli adempimenti amministrativi, le azioni necessarie per presentare le liste di minoranza in assemblea. Certo la situazione non è facile, ma il Comitato governance di Assogestioni sta facendo un lavoro molto accurato per definire rapporti di cooperazione con gli investitori internazionali. È presto però per dire quali frutti darà questo sforzo nell?immediato». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Cdp pigliatutto, nasce il Moloch del credito L'INTERVENTO PUBBLICO/ Non sarà facile far funzionare le diverse anime dell'istituto che fa capo al ministero dell'Economia (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

FINANZA pag. 16 Cdp pigliatutto, nasce il Moloch del credito L?INTERVENTO PUBBLICO/ Non sarà facile far funzionare le diverse anime dell?istituto che fa capo al ministero dell?Economia ADRIANO BONAFEDE Avevamo appena digerito il fatto che la Cassa depositi e prestiti potrà utilizzare direttamente anche il risparmio postale per finanziare infrastrutture d?interesse pubblico novità assoluta in 150 anni di gloriosa storia di questa istituzione che il governo ci ha stupito con un altro effetto speciale: finanzierà anche le piccole e medie imprese. Il modello, in questo caso, sarà la Bei, la Banca europea per gli investimenti. La Cdp darà i soldi alle banche che poi faranno l?istruttoria ed erogheranno i soldi a chi ne ha bisogno. Ci sono già ha dichiarato l?amministratore delegato Massimo Varazzani almeno 13 miliardi disponibili, anche se non è ancora chiaro il meccanismo con cui questi soldi saranno utilizzati. In particolare non si sa se le Cdp si accollerà in parte il rischio di credito o se saranno solo le banche a farlo. Comunque sia, la Cassa depositi e prestiti è ormai lanciatissima verso una nuova stagione in cui, persa la rigida e sonnacchiosa veste di struttura che finanzia i comuni e gli enti locali, si sta ritagliando un ruolo sempre più vasto d?intervento nell?economia. Il disegno che il ministro dell?Economia Giulio Tremonti aveva in mente fin dal 2001 comincia oggi a prendere corpo. La Cassa continuerà a finanziare i Comuni e gli enti territoriali, ma farà anche un sacco di altre cose. Alcune erano già state decise in passato dallo stesso ministro: ad esempio la Cassa è ormai un societàcassaforte che custodisce importanti partecipazioni pubbliche, in Enel, Eni e Terna (roba non da poco). Ma la Cdp si occupa anche, insieme all?Abi e all?Acri, di finanziare la costruzione di case a basso costo, o, come di dice oggi, l?housing sociale. Inoltre, la Cassa ha anche importanti partecipazioni in fondi infrastrutturali fra cui spicca quella nell?F2i di Vito Gamberale e in alcuni altri strumenti di questo tipo. Ora si aggiungono anche il finanziamento di opere di "interesse pubblico generale" con i soldi del risparmio postale e, last ma forse non the least, anche il finanziamento delle piccole medie imprese. Vista infatti la facilità con cui il governo inventa nuove mission, non è escluso che domani escano fuori altri compiti. Uno, ad esempio, che era stato adombrato nei giorni scorsi l?anticipazione del pagamento alle imprese credititrici dello Stato, ciò che avrebbe trasformato la Cassa in una sorta di società di factoring pubblico è stato per ora abbandonato. Se si voleva un cambiamento, buono o cattivo che sia, eccolo bello e servito. La Cassa assomiglia sempre di più non solo a un Figarofactotum ma a un Moloch pubblico in grado d?intervenire e influenzare con le sue decisioni la vita dei Comuni e degli enti locali, delle piccole e medie imprese, dei costruttori, della popolazione urbana in cerca di una casa a basso prezzo. E, grazie alla presenza nel capitale di 66 fondazioni bancarie, riuscirà a condizionare anche l?attività di queste ultime sul territorio. Una concentrazione di potenza economica e finanziaria mai vista in Italia dai tempi dell?Iri che obbedisce ai desiderata di Tremonti tramite il plenipotenziario Massimo Varazzani. Già, Varazzani. Non sappiamo ancora se l?amministratore delegato sistemato lì dal ministro si dimostrerà un ?cavallo di razza? . Però già scalpita. Al liquidity day Varazzani è andato allo scoperto anticipando la possibilità di finanziare le piccole medie imprese con 13 miliardi. Di lui dicono che è uno tosto, determinato, che non vede l?ora di dimostrare quanto vale. Pare che i poteri siano di fatto tutti concentrati nella sua persona, e si dice che sia in grado, deleghe alla mano, di decidere grandi interventi senza neppure transitare dal Consiglio d?amministrazione. Ora Varazzani dovrà passare dalle parole ai fatti, dai progetti alle realizzazioni concrete. E in un paese come l?Italia questo non è mai semplice. Ma c?è di più. Ci sono anche dei pericoli dietro l?angolo. Ad esempio, il decreto ministeriale di attuazione delle nuove norme sul finanziamento di opere pubbliche firmato la scorsa settimana da Tremonti non ha stabilito alcun paletto, non ha specificato alcun limite, ma si è limitato a ripetere più o meno le norme di legge. Eppure, c?è chi nota al di là del trionfalismo degli annunci che il sentiero della nuova Cassa è pieno di trappole e trabocchetti. Ad esempio, ora la Cassa potrà finanziare qualunque "operazione d?interesse pubblico". Una discrezionalità massima, che non esiste nei normali mutui agli enti locali, dove l?erogazione è automatica, purché siano rispettate le condizioni stabilite. Qui potrebbe anche succedere che si finanzino le opere sostenute da enti e imprenditori ?amici? piuttosto che le più utili. E poi c?è la "sostenibilità" dal punto di vista finanziario degli interventi. Chi decide se un?opera è un azzardo (argomento quantomai importante se si utilizza il risparmio postale) o se invece l?investimento avrà un ritorno sicuro? Le banche fanno questo esame ma hanno una struttura consolidata: la Cassa deve inventarsela, ma certo le competenze attuali sono diverse. Non basterà l?attivismo dell?ad. C?è inoltre, come abbiamo visto, una congerie di interventi. L?accumularsi di mission diverse all?interno della Cassa rende problematica la coesistenza di personale di diversa estrazione e cultura. Al momento nessuno si pone questi problemi e il loro sviluppo nel tempo. Certo oggi siamo in piena crisi finanziaria ed economica ed è comodo che ci sia qualcuno che tira fuori dei soldi. Ma le emergenze prima o poi passano, i Moloch restano. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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La rivincita dei prestiti personali IL TREND / La tendenza a erogare direttamente il credito dura ormai da diverso tempo e fa assomigliare sempre di più l'Italia al resto d'Europa (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

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La rivincita dei prestiti personali IL TREND / La tendenza a erogare direttamente il credito dura ormai da diverso tempo e fa assomigliare sempre di più l?Italia al resto d?Europa ADRIANO BONAFEDE Soffrono i prestiti finalizzati (quelli che si attivano nei negozi quando si compra un oggetto), ma crescono quelli personali. Nel 2008, un anno difficile, in cui i finanziamenti degli italiani sono cresciuti soltanto dell?1,4 per cento rispetto a tassi di aumento annuale ben più alti negli anni passati, i prestiti personali erogati da banche e finanziarie senza alcun collegamento diretto con l?acquisto di beni di consumo durevoli sono saliti del 10,9 per cento. Al contrario, i prestiti finalizzati hanno visto una forte diminuzione, a causa soprattutto del calo nelle vendita di automobili e motocicli, che costituiscono il grosso dei finanziamenti per l?acquisto di beni (oltre il 30 per cento del totale): la diminuzione dei finanziamenti per l?acquisto di auto nuove è stata del 14,4 per cento nel 2008. Ma negativo è stato anche l?andamento dei prestiti finalizzati per elettrodomestici (meno 21,5 per cento), arredamento (meno10,7), ciclomotori (meno 8,4). A crescere anche nel tormentato 2008 sono stati, oltre ai prestiti personali, anche le carte di credito revolving (più 7,2 per cento) e , soprattutto, la cessione del quinto dello stipendio (più 39,3 per cento. Tuttavia i prestiti personali costituiscono oggi la quota percentuale maggiore sul totale finanziamento alle famiglie: il 35,8 per cento, per l?esattezza. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i finanziamenti personali non vengono chiesti per far fronte a esigenze diverse da quelle per cui si prendono i prestiti finalizzati. Infatti, come si evince da una ricerca condotta annualmente da GfKEurisko, i questi finanziamenti sono utilizzati dai consumatori in larga misura per finalità analoghe ai prestiti finalizzati, e cioè, in sostanza, per l?acquisto di beni di consumo durevoli. «La maggior crescita, in atto da qualche anno ed accentuatasi nel 2008, delle forme tecniche "dirette" rispetto al "prestito finalizzato" spiega Umberto Filotto, segretario generale di Assofin, l'associazione che raggruppa i principali operatori di questo comparto è da attribuire principalmente alle politiche dell'offerta (banche e intermediari finanziari specializzati) ed è legata a due considerazioni: la prima è che il prestito finalizzato non "fidelizza" abbastanza il cliente: chi acquisisce il finanziamento presso il punto vendita dimentica presto chi è la banca/finanziaria con cui ha contratto il finanziamento e, anche se soddisfatto del servizio ottenuto, difficilmente si rivolge allo stesso istituto quando ricorre una nuova necessità di credito. Per questo gli istituti spingono verso forme di offerta in grado di fidelizzare maggiormente la clientela al proprio marchio». Il fenomeno del graduale spostamento dal credito finalizzato al prestito diretto s?inserisce in una tendenza più generale che ha caratterizzato tutti i mercati esteri più evoluti del nostro dal punto di vista della diffusione dei servizi finanziari. La seconda motivazione che sta alla base dello spostamento dal credito finalizzato a quello non finalizzato è che spiega Filotto «il credito finalizzato (ovvero erogato presso i punti vendita dei beni o servizi e destinato all'acquisto di beni individuati con precisione ed indicati espressamente nello stesso contratto di finanziamento) comporta un costo non indifferente per gli istituti di credito, in termini di provvigioni da riconoscere ai venditori di beni e servizi (cosiddetti dealer convenzionati): l'offerta di prestiti personali al posto dei prestiti finalizzati può quindi consentire agli istituti di credito di garantire condizioni migliori ai clienti, conseguendo al contempo margini più remunerativi». Poiché tutti, e soprattutto le banche, stanno cercando adesso di attuare risparmi sui costi, è ragionevole supporre che il trend che abbiamo visto continui anche nei prossimi mesi e anni. La tendenza a passare al credito personale viene anche dal lato del consumatore: «Il cliente è diventato più accorto dice Enrico Lodi, direttore Credit bureau service di Crif, una delle principali banche dati sul credito al consumo e ora, prima di accettare la proposta di un negoziante, magari va alla propria banca per vedere se riesce a spuntare condizioni migliori. Qualcuno, poi, ancora più evoluto, comincia anche cimentarsi in una vera ?pianificazione? dell?intero debito e chiede alla banca o alla finanziaria un?unica rata onnicomprensiva invece di tante piccole rate per cose diverse». Nel corso dello scorso mese di gennaio che rispecchia interamente la profondità della crisi finanziaria ed economica in atto hanno comunque subito una flessione consistente (rispetto allo stesso mese dell?anno precedente) un po' tutte le forme di credito, ad esclusione della cessione del quinto, l?unica a crescere con il più 30,8%. La flessione dei prestiti finalizzati è stata enorme (meno 30,2% (meno 33,6 quelli per le auto). Meno accentuato, ma pur preoccupante (meno 14,2) il calo dei prestiti personali. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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La crisi intacca anche i portafogli più ricchi IL TREND/Le difficoltà del settore stanno portando a una rivisitazione degli approcci adottati: torna a fare premio la centralità del (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi intacca anche i portafogli più ricchi IL TREND/Le difficoltà del settore stanno portando a una rivisitazione degli approcci adottati: torna a fare premio la centralità dell?indipendenza degli operatori MARIANO MANGIA Anche l?industria del private banking subisce i colpi della crisi e reagisce rivedendo strategie e modelli di servizio. Secondo le stime contenute in una recente ricerca dell?Aipb, Associazione Italiana Private Banking, nel 2008, a livello mondiale la ricchezza private si è ridotta del 14,7%, ritornando ai livelli del 2005; in Italia il calo si è attestato al 6%, con la fuoriuscita di 100.000 famiglie dall?area target. Dall?indagine emerge una marcata concentrazione della ricchezza nella classe medio alta; la crisi, cioè, ha colpito maggiormente i due estremi della piramide della ricchezza, gli "Uhnwi", individui con patrimonio superiore ai 10 milioni di euro le cui masse si sono ridotte di circa il 23%, e la clientela affluent, quella dal patrimonio tra 500 mila e un milione, con una flessione del 15% della ricchezza e del 19% nel numero delle famiglie. Pur poco esposta sull?azionario, la clientela private ha subito comunque l?effetto della crisi, per la presenza in portafoglio di obbligazioni bancarie e perché la diversificazione in hedge fund e immobiliare non si è rivelata una scelta felice. Per limitare i danni si è lavorato sulla composizione dei portafogli, ma anche sulla relazione con il cliente: «Dal punto di visto tattico abbiamo gestito l?emergenza della crisi con un timing che ritengo efficiente, con molta trasparenza e con comunicazioni mirate sull?impatto degli eventi sui portafogli dei nostri prodotti ? spiega Gianmaria Mossa, responsabile marketing e prodotti di Banca Fideuram ? C?è stata una condivisione molto importante su quelle che erano le posizioni di rischio dei vari portafogli e in particolare sui monetari e assicurativi e questo ha generato tranquillità e fiducia nella clientela, creando un fenomeno in totale controtendenza con il mercato, perché ha portato masse importantissime, 1,8 miliardi circa, sul risparmio gestito». Le difficoltà del settore stanno ora portando a una rivisitazione degli approcci adottati. «La crisi finanziaria in atto, se per molti versi ha causato situazioni a dir poco critiche per investitori e società prodotto, dall?altra ha avuto il merito di far emergere le esigenze di base degli investitori stessi e soprattutto ha permesso agli operatori di ripensare al concetto di centralità del cliente. A livello distributivo, in passato, troppo spesso è stata l?offerta e non la domanda a guidare le scelte d?investimento» è l?opinione di Bruno Zanaboni, segretario generale Aipb. «Già da tempo l?industria si sta riorientando, muovendo da un modello di distribuzione e vendita di prodotti finanziari a una più attenta identificazione dei bisogni dei clienti ? conferma Giorgio Riccucci, amministratore delegato di Ubs (Italia) ? Abbiamo puntato a sviluppare il business sia a livello geografico, sia attraverso una consulenza dedicata a clienti con bisogni affini. Riteniamo sia fondamentale la vicinanza culturale al cliente e per questo contiamo oggi 14 filiali, ma oltre alla specializzazione territoriale ci orientiamo verso segmenti definiti non per volumi, bensì per caratteristiche comuni». In Ubs sono identificate quattro tipologie: active entrepreneur (imprenditori, azionisti, manager), indipendently wealthy (individui per i quali la necessità prevalente sia la gestione del patrimonio), top families (famiglie o gruppi nella fascia più alta della ricchezza, con caratteristiche di complessità elevate) e clienti istituzionali, family office, boutique di gestione. «A seconda del cliente sono commisurate le necessità legate ad asset management, wealth planning, consulenza di family governance e consulenza aziendale. Queste quattro attività sono comunque trasversali a ogni segmento e sono garantite in ogni filiale grazie a team specializzati e professionisti con esperienze di corporate finance e di assistenza in ambito finanziario o legale». Un modello maggiormente orientato ai bisogni della clientela è l?approccio seguito anche da Banca Fideuram: «Stiamo portando avanti un progetto per il quale abbiamo investito tra i 10 e i 15 milioni di euro, basato su un?evoluzione del servizio di consulenza di base da offrire alla clientela con una ricchezza finanziaria significativa che richiede un?analisi più approfondita ? spiega Mossa ? Entro il primo semestre del 2009 lanceremo un contratto di consulenza con una commissione ricorrente che prevede un approccio focalizzato su specifici bisogni dei clienti, per cui, come dire, si spacchetterà l?investimento del cliente in obiettivi mirati, ad esempio, l?esigenza di liquidità, l?extrarendimento o l?investimento di lungo termine, esigenze totalmente diverse da gestire, dal punto di vista di prodotto e dal punto di vista di gestione del rischio. Verrà monitorata sia la complessità del portafoglio complessivo, sia le specifiche esigenze, con logiche sostanzialmente diverse; inoltre si darà anche l?opportunità di tener sotto controllo la ricchezza che il cliente non detiene presso di noi, ma presso altri intermediari». Va rivisto, infine, anche il concetto di indipendenza del private banker che non significa non prendere posizioni: «Non si può pensare di avere un atteggiamento laico al punto da arrivare a fare gestire l?asset mix direttamente al cliente» spiegano in Aipb. «Ora, più che in passato, sono i modelli di servizio adottati dalle singole banche ad essere fondamentali per avere la solidità patrimoniale e organizzativa necessaria per affrontare le situazioni più difficili ? afferma Zanaboni ? Un modello di servizio efficiente si basa su diversi elementi fondamentali: competenza dei banker, controllo del rischio, supporto informatico e gestione delle relazioni con le fabbriche di prodotti esterne o interne, una gestione che ha visto nel passato la prevalenza in termini di competenze dei team centrali verso i private banker, minando la loro autorevolezza». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Banche d'affari tra restyling e alleanze fanno cassa con il private banking (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Banche d?affari tra restyling e alleanze fanno cassa con il private banking WALTER GALBIATI Trovare oggi un cliente soddisfatto dalla gestione del proprio patrimonio è difficile. Eppure i private banker sono convinti che anche in questo momento in cui si stanno ridefinendo i principi cardine dell?asset allocation ci siano margini per andare a guadagnarsi quote di mercato. Una spinta al consolidamento è arrivato dai matrimoni più o meno forzati che la crisi finanziaria ha reso necessari al di là dell?Oceano. Fusioni e joint venture tra big che hanno rafforzato i leader mondiali del settore e che non mancheranno col tempo di condizionare la mappa del private banking. Banche commerciali che si sono unite a banche d?affari o semplicemente banche d?affari che hanno acquistato le divisioni private di colossi del credito, con unico scopo, puntellare le une le debolezze delle altre. Se infatti dopo il fallimento della Lehman Brothers erano le banche d?affari a essere le candidate numero uno al fallimento, ora sono le banche commerciali, caratterizzate da un attivo tanto sterminato quanto incontrollabile, a rischiare la bancarotta. Due operazioni su tutte hanno segnato il settore del private banking: la prima, la fusione fra la banca d?affari Merrill Lynch, leader indiscusso nel private a stelle e strisce, e la Bank of America (insieme a Citi la più importante banca commerciale degli Stati Uniti); la seconda, la joint venture fra Smith Barney, la controllata attiva nel wealth management che la stessa Citi ha deciso di dismettere, e Morgan Stanley. In pratica si sono uniti rispettivamente le società che occupavano il primo e il terzo posto nel mercato dei paperoni negli Stati Uniti e una divisione della seconda con la quarta. I numeri sono da capogiro perché lo scorso anno, l?attività di wealth management di Merrill Lynch ha generato ricavi per 14 miliardi di dollari, con una crescita annua del 19 per cento. Ora dopo la fusione, il patrimonio aggregato delle due divisioni di wealth management è cresciuto a 2,5 trilioni di dollari, facendo di BoA il primo money manager al mondo davanti alla svizzera Ubs (1,8 trilioni di dollari). Morgan Stanley, che è nel business dal 1997, anno in cui ha rilevato Dean Witter, gestisce per conto della clientela un portafoglio da 546 miliardi di dollari con ricavi che nel 2008 sono ammontati a 6,3 miliardi. Smith Barney, solo negli Usa, conta 9 milioni di clienti, ha asset in gestione per 1,32 trilioni di dollari e nei primi nove mesi dell?esercizio ha generato ricavi per 7,94 miliardi. La nuova joint venture si contende con Ubs la seconda posizione per patrimonio gestito, ma con gli 8mila broker di Morgan Stanley e gli 11mila di Smith Barney, diventerebbe per forza di vendita il numero uno negli Usa, sorpassando Merrill Lynch con i suoi 16mila operatori. Entrambe le operazioni sono state caldeggiate dalle autorità di controllo, per scongiurare guai finanziari: Merrill Lynch è stata condotta in sposa a Bank of America per puntellare le attività della banca d?affari con la raccolta di fondi proveniente dalla rete della banca retail di Bofa, mentre Citi, dopo aver ricevuto fondi statali ha deciso di ripensare completamente il proprio business. La più grande conglomerata finanziaria americana ha avviato un radicale processo di riorganizzazione, puntando su due cardini: i servizi finanziari per le imprese e la banca retail. Morgan ha versato in contanti tra i 2 e i 3 miliardi per controllare il 51% della nuova joint venture, un veicolo che genererà risparmi per 1,1 miliardi. Presidente della società sarà James Gorman, già codirettore generale di Morgan, mentre direttore generale sarà Charles Johnston, finora alla guida del Global Wealth Management di Citi. Morgan Stanley, da ottobre partecipata al 21% da Mitsubishi, avrebbe la possibilità di aumentare la quota nel giro di trecinque anni. Fusioni quindi e consolidamenti tra operatori specializzati e banche retail, che dovrebbero permettere di contrastare la crisi. Il mercato globale del private banking, infatti, ha accusato nel 2008 un brusca flessione (?14,7%), con una conseguente diminuzione del giro d?affari e della redditività (?55 miliardi di euro di ricavi e ?12 miliardi di utili). Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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L'alta formazione cambia strategia l'obiettivo è il rilancio delle aziende (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

L?alta formazione cambia strategia l?obiettivo è il rilancio delle aziende LUIGI DELL'OLIO dell?olio Milano Ci sono i grandi eventi in cui i top manager incontrano i guru del management per capire che direzione stanno prendendo i mercati ed essere pronti ad affrontare le nuove sfide che si presentano in azienda. E ci sono anche i corsi interaziendali che accolgono professionisti provenienti da realtà e settori operativi, con l?obiettivo di scambiare esperienze e knowhow. Il mondo dell?alta formazione tiene botta alla crisi promuovendo eventi in cui la crossfertilization di saperi e competenze diventa la chiave di volta per il rilancio. Secondo una ricerca Ascons (società di Asa Group), l?investimento medio delle aziende italiane si attesterà quest?anno sui 500 euro per addetto, in linea con i 505 euro del 2008, restando però lontano dai 610 euro della media europea. «Dati che pongono l?Italia in una situazione di forte ritardo rispetto agli altri paesi occidentali ? commenta Pier Sergio Caltabiano, presidente dell?Aif (Associazione Italiana formatori) ? ma che comunque evidenziano una tenuta rispetto al passato. Segno che il management è attento ad apprendere le migliori esperienze di altri operatori per rilanciare». Sono soprattutto i grandi eventi a crescere. «Le adesioni ai nostri prossimi appuntamenti sono in crescita del 30% rispetto allo scorso anno», rivendica Ferdinando Tasco, country manager per l?Italia di Hsm, che organizza, tra l?altro, il World Business Forum. Un appuntamento annuale, che porta a Milano i leader mondiali dell?economia e del management per discutere del futuro dell?impresa e della competizione. «L?alta formazione sta cambiando volto ? aggiunge Tasco ? Quello che noi vendiamo non è solo un programma di educational, ma un?esperienza, in cui l?aspetto nozionistico è affiancato dalla condivisione di esperienze». Così Hsm ha deciso di promuovere, accanto alle sessioni plenarie, incontri tematici e occasioni di incontro conviviale per sviluppare occasioni di business community. Un approccio di alto livello che ha i suoi punti di riferimento in guru come Gary Hamel, teorico dell?aggiornamento e dell?innovazione continui come strada obbligata per superare i momenti di difficoltà, e nelle tecniche di formazione proprie di Harvard. Qui si è formato Francesco Rattalino, direttore studi del network EscpEap: «Notiamo un crescente interesse per i workshop, durante i quali i manager ragionano di strategie ed elaborazione di piani strategici con i massimi esperti internazionali del settore ? spiega ? Piuttosto che i master di lunga durata, le aziende oggi si orientano su corsi brevi che combinano focus tematici e scambio di esperienze». «I corsi intensivi si combinano più facilmente con l?agenda dei partecipanti e consentono di apprendere senza rinunciare alla propria attività lavorativa ? gli fa eco Andrea Sianesi, direttore programmi executive del MipPolitecnico di Milano ? Le classi con un numero limitato di partecipanti consentono di combinare l?aspetto nozionistico con le opportunità di networking, particolarmente utili per la condivisione di esperienze e la crescita personale e professionale». L?accento sulla crossfertilization riguarda anche la formazione relativa alla corporate governance: «Registriamo una crescita nella partecipazione a corsi e workshop per i componenti dei cda aziendali ? osserva Susanna Stefani, vice presidente di Gc Governance Consulting ? Si tratta di momenti formativi in cui persone che si incontrano solo in occasione delle decisioni strategiche imparano a confrontare i diversi punti di vista e fare squadra». La consulente sottolinea l?attenzione delle aziende anche «per i corsi in cui si cerca un allineamento tra strategia, etica e aspetti reputazionali dell?impresa». Il nuovo corso della formazione non è confinato al top management, ma si estende a tutte le risorse umane delle aziende. «E? in calo l?interesse verso i corsi a catalogo, a vantaggio di iniziative specifiche che consentono di comprendere come sta evolvendo il mercato ? rileva Giovanna Piccoli, responsabile area formazione di Wolters Kluwer Italia ? I lavoratori a ogni livello vogliono capire come cambierà il modo di vivere l?azienda alla luce della crisi ed essere preparati alla ripartenza». Una nuova tendenza che ha spinto la società a organizzare occasioni di incontro con esperti di management e consulenti su temi specifici per il management. Un?opinione che trova conferma nell?analisi di Gianclaudio Castellani, direttore della divisione Ricerca e formazione dell?Università Liuc di Castellanza. «I fondi interprofessionali permettono alle aziende di avere disponibilità di cassa per investire in formazione. Al di là dei contenuti i grandi eventi di formazione sono occasioni per venire in contatto con esperienze maturate in altri contesti organizzativi». Un esempio arriva dal fronte dell?etica di impresa. «La crisi finanziaria è nata proprio dal cedimento su questo versante ? riflette Castellani ? per cui notiamo un grande interesse per lo scambio di pratiche che fanno della responsabilità sociale più che un adempimento normativo un processo costante nella vita aziendale». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Sorridono ancora le borse europee (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Sorridono ancora le borse europee (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Continua a splendere il sole sulle principali borse europee, in tema con l'inizio della stagione primaverile. I mercati del vecchio continente mantengono la buona impostazione assunta in avvio, grazie anche al forte rialzo dei futures sugli indici a stelle e strisce, che fa ben sperare per l'avvio di Wall Street. Gli operatori stanno aspettando le specifiche al nuovo piano del Governo Usa per liberare le banche dai titoli tossici, annunciato ieri sera dal segretario USA al Tesoro, Tim Geithner. Nel frattempo il comparto bancario sembra festeggiare la notizia, ponendosi in testa ai rialzi con lo stoxx di riferimento in progresso di oltre quattro punti e mezzo. Buone nuove anche dal presidente della Banca Centrale europea: Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,7% a 4868,54 punti, Parigi un rialzo dell'1,62% a 2836,38 punti ed Amsterdam un incremento del 2,65% a 218,35 punti. Segno più anche per Francoforte +1,62% a 4134,58 punti, Londra +1,39% a 3890,75 punti e Madrid +1,8% a quota 7849. In pole position le banche, con Barclays che a Londra vola oltre il 9%: il fondo di private equity Hellman & Friedman starebbe mettendo insieme un gruppo di società al fine di lanciare un'offerta per iShares, divisione messa in vendita da Barclays con un valore che si aggira attorno ai 5 miliardi di dollari. Riflettori puntati anche sul comparto aereo, dopo che Air France-KLM ha deciso di presentare un'offerta non vincolante per la partecipazione nella Czech Airlines detenuta dal Tesoro ceco. In focus il settore dell'auto, con Daimler che si sgonfia a Francoforte dopo una fiammata iniziale. La Aabar Investment Pjsc, di Abu Dhabi, ha rilevato il 9,1% circa della Daimler, diventando così primo azionista della casa automobilistica, dietro all'emirato del Kuwait che detiene il 6,9%. Si mantiene bene la francese Renault, dopo che Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la raccomandazione da sell a neutral. In rosso invece Peugeot, con Goldman Sachs che ha tagliato il giudizio da neutral a sell. Tra le tlc, Telefonica e Vodafone si sono messe insieme per tagliare i costi ed affrontare al meglio la crisi mondiale. Le due aziende hanno raggiunto un accordo per la condivisione della rete di telefonia mobile in Europa. Entrando nello specifico si parla di Germania, Spagna, Irlanda e Regno Unito, mentre sono in corso trattative per la Repubblica ceca. Inoltre la Ericsson ha annunciato un accordo con la Ascom per l'acquisizione della sua divisione TEMS-branded, che realizza tools per emittenti radio. Tra i tech si distingue Infineon, che ha raggiunto un accordo di collaborazione con la Bosch nel campo dei semiconduttori. 23/03/2009 - 13:15

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Sorridono ancora le borse europee (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Sorridono ancora le borse europee (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Continua a splendere il sole sulle principali borse europee, in tema con l'inizio della stagione primaverile. I mercati del vecchio continente mantengono la buona impostazione assunta in avvio, grazie anche al forte rialzo dei futures sugli indici a stelle e strisce, che fa ben sperare per l'avvio di Wall Street. Gli operatori stanno aspettando le specifiche al nuovo piano del Governo Usa per liberare le banche dai titoli tossici, annunciato ieri sera dal segretario USA al Tesoro, Tim Geithner. Nel frattempo il comparto bancario sembra festeggiare la notizia, ponendosi in testa ai rialzi con lo stoxx di riferimento in progresso di oltre quattro punti e mezzo. Buone nuove anche dal presidente della Banca Centrale europea: Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,7% a 4868,54 punti, Parigi un rialzo dell'1,62% a 2836,38 punti ed Amsterdam un incremento del 2,65% a 218,35 punti. Segno pi anche per Francoforte +1,62% a 4134,58 punti, Londra +1,39% a 3890,75 punti e Madrid +1,8% a quota 7849. In pole position le banche, con Barclays che a Londra vola oltre il 9%: il fondo di private equity Hellman & Friedman starebbe mettendo insieme un gruppo di societ al fine di lanciare un'offerta per iShares, divisione messa in vendita da Barclays con un valore che si aggira attorno ai 5 miliardi di dollari. Riflettori puntati anche sul comparto aereo, dopo che Air France-KLM ha deciso di presentare un'offerta non vincolante per la partecipazione nella Czech Airlines detenuta dal Tesoro ceco. In focus il settore dell'auto, con Daimler che si sgonfia a Francoforte dopo una fiammata iniziale. La Aabar Investment Pjsc, di Abu Dhabi, ha rilevato il 9,1% circa della Daimler, diventando cos primo azionista della casa automobilistica, dietro all'emirato del Kuwait che detiene il 6,9%. Si mantiene bene la francese Renault, dopo che Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la raccomandazione da sell a neutral. In rosso invece Peugeot, con Goldman Sachs che ha tagliato il giudizio da neutral a sell. Tra le tlc, Telefonica e Vodafone si sono messe insieme per tagliare i costi ed affrontare al meglio la crisi mondiale. Le due aziende hanno raggiunto un accordo per la condivisione della rete di telefonia mobile in Europa. Entrando nello specifico si parla di Germania, Spagna, Irlanda e Regno Unito, mentre sono in corso trattative per la Repubblica ceca. Inoltre la Ericsson ha annunciato un accordo con la Ascom per l'acquisizione della sua divisione TEMS-branded, che realizza tools per emittenti radio. Tra i tech si distingue Infineon, che ha raggiunto un accordo di collaborazione con la Bosch nel campo dei semiconduttori. 23/03/2009 - 13:15

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MITSUBISHI UFJ/ CHIUDE DECINE DI SPORTELLI E TAGLIA 1.000 POSTI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mitsubishi UFJ/ Chiude decine di sportelli e taglia 1.000 posti di Apcom Misure legate a precedente riassetto gruppo -->Tokyo, 23 mar. (Ap) - La prima banca del Giappone, Mitsubishi UFJ Financial ha annunciato la chiusura di decine di sportelli e una riduzione di 1.000 posti di lavoro sui prossimi tre anni. Illustrando le misure, un portavoce del gruppo, Takashi Miwa, ha voluto sottolineare che sono legate al completamento del programma di riassetto precedentemente in corso, piuttosto che alla congiuntura derivante dalla crisi finanziaria ed economica globale. Il gigante del credito nippon è stato creato nel 2006, mediante la fusione della Bank of Tokyo-Mitsubishi con la UFJ Bank. Da allora ha avviato un programma di riassetti post consolidamento. Complessivamente Mitsubishi UFJ conta 78.000 addetti.

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CRISI, FRANCIA STUDIA LEGGE PER RIDURRE BONUS AI DIRIGENTI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, Francia studia legge per ridurre bonus ai dirigenti -->PARIGI (Reuters) - La Francia sta pensando di introdurre una legge per limitare gli incentivi ai dirigenti sotto forma di stock option o di azioni, dal momento che questi sono restii ad accettare un accordo su base volontaria. Lo ha riferito il portavoce dell'Ump. I vertici della banca francese Société Générale hanno rinunciato alle loro stock option visto il crescente malcontento circa le eccessive gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche, è sotto pressione per agire a riguardo. "Il Medef non vuole reagire e dal momento che non ci sono né i mezzi né il desiderio di fare qualcosa, daremo noi loro i mezzi necessari, redigendo una nuova legge", ha detto alla tv francese Frederic Lefebvre, portavoce del partito di centro-destra Ump. Lefebvre ha detto che non ci saranno innalzamenti nei premi ai dirigenti a meno che non vengano alzati anche gli incentivi ai dipendenti. "Penso che definiremo i punti essenziali molto rapidamente", ha continuato il portavoce. Dall'Europa agli Stati Uniti, gli incentivi ai dirigenti delle aziende salvate dalla crisi con i soldi dei contribuenti sono stati aspramente criticati, in una perdurante condizione di difficoltà economica. La scorsa settimana, tre milioni di persone hanno sfilato per le strade francesi, chiedendo maggiore sostegno per i lavoratori in difficoltà e un freno deciso ai premi per i dirigenti. La decisione di SocGen di concedere migliaia di stock option a quattro top manager, mentre la società riceveva aiuti statali, ha provocato una grande indignazione. Le banche francesi hanno ricevuto 10,5 miliardi di euro, sotto forma di aiuti nel 2008, come contributo contro il credit crunch e SocGen, nello specifico, ha beneficiato di 1,7 miliardi di euro. Il Medef ha sostenuto di non poter imporre tagli ai dirigenti ma anche di aver chiesto loro di agire in maniera responsabile. La presidente di Medef Laurence Parisot ha detto al giornale Le Parisien che alcuni manager hanno volontariamente accettato di ridursi lo stipendio per aiutare le aziende ad affrontare la crisi. Il ministro dell'Economia Christine Lagarde ha affermato ieri che il governo è pronto a intraprendere la strada di una nuova legge se non sarà possibile raggiungere un accordo volontario con i dirigenti. "Noi stiamo valutando le situazioni riguardanti stock options e quote azionarie", ha riportato il quotidiano Le Figaro, citando una fonte vicina alla vicenda.

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ZTE in crescita nonostante la crisi globale (sezione: crisi)

( da "Telefonino.net" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Notizie ZTE in crescita nonostante la crisi globale 23 Marzo 2009 ZTE Corporation, leader nella fornitura di apparati di telecomunicazioni e soluzioni di rete, ha annunciato i risultati finanziari per l?anno 2008. ZTE ha registrato nel 2008 un fatturato di 44.293 milioni di RMB (circa 5 miliardi di Euro), con una crescita del 27,37% rispetto al 2007. L?utile netto è stato di 1.660 milioni di RMB. L?utile standard per azione è stato pari a 1,24 RMB. Il fatturato derivante dalle attività internazionali è cresciuto fino a 26.827 milioni di RMB, il 35,53% in più rispetto all?anno scorso, e rappresenta il 60,6% del fatturato totale del Gruppo, il 2,83% in più rispetto all?anno passato. Hou Weigui, Chairman di ZTE, ha dichiarato: “Nel 2008, ZTE ha raggiunto numerosi traguardi importanti e ha ottenuto una forte crescita in aree di prodotto quali GSM, WCDMA, FTTX e trasmissione ottica. In Cina, abbiamo partecipato a gare per progetti 3G per i tre principali carrier nazionali. Fuori dalla Cina, abbiamo fatto progressi significativi in aree geografiche strategiche e nel mercato dei carrier multinazionali, preparandoci di fatto a nuovi traguardi per il 2009.” Hou ha poi concluso: “Nel prossimo anno, man mano che i carrier continueranno a investire in attività correlate al mondo mobile 3G, servizi completi , soluzioni VAS, integrazioni e ottimizzazione delle reti, prevediamo di vedere significative opportunità di crescita nel mercato nazionale. Sul mercato internazionale, l?impatto della crisi finanziaria continuerà a farsi sentire e la nostra priorità sarà quella di ottenere traguardi importanti in quei paesi e una significativa crescita del business nei mercati in via di sviluppo.” Nelle gare bandite dai tre principali operatori di telecomunicazioni cinesi, ZTE ha conquistato circa il 30% del mercato locale complessivo, posizionandosi così come chiaro leader sul mercato cinese 3G. di

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Crisi globale colpisce i grattacieli: molti progetti interrotti (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

di Andrew Stern CHICAGO (Reuters) - Nel punto in cui dovrebbe sorgere uno degli edifici più alti del mondo, adesso c'è solo un'enorme buca. Il grattacielo in costruzione Chicago Spire, di 150 piani, se effettivamente costruito sarà alto 610 metri, e diverrà l'edificio più alto dell'emisfero occidentale, e il sesto più alto tra i grattacieli in progetto in tutto il mondo. Lo Spire avrebbe dovuto essere finito entro il 2012 e la compagnia irlandese che lo realizza ha già lanciato una campagna di marketing. I compratori si sono aggiudicati un terzo dei suoi 1.194 appartamenti di lusso a prezzi compresi tra 750.000 dollari e 40 milioni di dollari. Ty Warner, creatore dei the Beanie Baby toys, ha scelto l'attico più costoso. Ma dopo uno scavo profondo 23 metri, il costruttore dello Spire -- che si avvita su se stesso ispirandosi, secondo il famoso architetto Santiago Calatrava che lo ha progettato, al fumo che si alza dagli accampamenti dei nativi americani-- è fermo da gennaio a causa della crisi finanziaria che sta colpendo il settore dell'edilizia in tutto il mondo. Chicago è famosa per le sue altissime torri dai tempi del primo grattacielo con struttura in acciaio, e la sua storia è piena di costruttori ambiziosi che si sono dovuti scontrare con momenti di crisi economica, ha detto John Norquist, presidente dell'organizzazione non profit The Congress for the New Urbanism. Per le persone che abitano nelle centinaia di nuovi condomini nella zona in cui dovrà sorgere lo Spire, il sito ancora non costruito "inizia ad essere in degrado", ha aggiunto Norquist. "Enormi progetti come questo vengono fatti quando tutti si sentono fiduciosi e si aspettano di diventare miliardari da un momento all'altro. Se fatti partire prima che la crisi colpisca, possono essere portati a termine in poco tempo. Altrimenti bisogna aspettare, e c'è la possibilità che non si costruisca del tutto", ha detto. Globalmente sono stati bloccati i lavori di 142 grattacieli su 1.324 progetti, pari a circa l'11%, tra cui 29 su 301 progetti americani, secondo quanto riferito da Emporis GmbH, una compagnia tedesca che monitora lo sviluppo. I lavori sono fermi nei cinque edifici più alti di cinque continenti, incluso lo Spire. Continua...

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Venezia Stangata sulle vacanze estive con rincari medi del 10 per cento sulle spiagge venete per... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 23 Marzo 2009, Venezia Stangata sulle vacanze estive con rincari medi del 10 per cento sulle spiagge venete per l'affitto di sdraio e ombrellone. Mentre a Lignano la pallina di gelato passa da un euro a un euro e venti centesimi, aumento definito "miope e opportunista, dettato da un egoismo deplorevole" dallo stesso assessore al turismo della località friulana Graziano Bosello, sul litorale veneto il noleggio di ombrellone, lettino e sdraio per una settimana sfiora la quota dei 70 euro, in media, già in bassa stagione, con punte che tendono verso gli 80 euro al Lido e a Jesolo. Ma passato il giro di boa del 20 giugno che segna l'inizio dell'alta stagione, si schizza a una media attorno ai 90 euro. Più contenuto l'aumento per gli operatori, agenzie di viaggi e tour operator, che già pagavano molto meno dei privati. Con rincari attorno al 6 per cento, alle aziende il noleggio costerà in media poco meno di 40 euro in bassa stagione e quasi 50 euro in alta stagione. IL BOOM DOPO LE TEMPESTE Se l'anno scorso gli aumenti per sdraio e ombrellone furono giustificati con il caro-bolletta, quest'anno, con tariffe energetiche in calo, all'origine ci sarebbero i costi per i rifacimenti delle spiagge. "Solo a Bibione abbiamo speso in rifacimenti attorno ai 400mila euro - riferisce il presidente di BibioneSpiagge XXX Prataviere - senza considerare le mareggiate, arrivate dopo il ritocco ai listini che è stato deciso nell'ottobre scorso, che hanno provocato danni superiori al milione di euro". Superiori ai tre milioni di euro i danni provocati dalle mareggiate sui 14 chilometri della spiaggia di Jesolo, cui vanno aggiunti attorno ai 300mila euro di danni alle strutture alberghiere "che, per fortuna, le assicurazioni hanno rimborsato" secondo il presidente dell'Associazione promozione turistica di Jesolo Amorino De Zotti. E lasciano ben sperare i primi dati sulle prenotazioni che registrano una contenuta crescita, attorno all'uno per cento, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, non solo sulle spiagge ma anche sulle sponde del Garda. Certo, generalmente le prenotazioni in questo periodo non rappresentano che un quinto di quelle che saranno le effettive presenze sulle spiagge, ma il dato è comunque confortante. E i prezzi degli alberghi restano più o meno quelli dell'anno scorso, con qualche ritocco quà e là attorno al 2 per cento. IL BELLO DELLA CRISI Il merito dell'incoraggiante inizio di stagione, secondo molti operatori, va paradossalmente proprio alla crisi. "In fondo la gente non rinuncia alle vacanze e semmai sceglie mete più vicine - secondo Gianni Carrer, presidente della Federalberghi di Bibione - come, appunto, il litorale veneto". Dello stesso avviso anche a Jesolo. "Sarà un'ottima stagione perchè molta gente non andrà alle Maldive ma verrà da noi grazie anche a una politica di prezzi alberghieri accorta - ribadisce De Zotti - Già adesso si registra un più 20 per cento nelle prenotazioni dal mercato italiano". Il problema invece può essere il periodo pre e post stagionale. "Da una parte di Pentecoste, nonostante si preannunci bene, non è più la settimana di vacanza dei tedeschi, essendosi ridotta la permanenza - secondo il presidente della Federalberghi jesolana Massimiliano Schiavon - poi gli alberghi che tengono aperto tutto l'anno già quest'inverno sono andati in grave sofferenza". Sul Garda, invece, spariti gli inglesi, travolti dalla crisi finanziaria "anche se c'è qualche cenno di ripresa e poi contiamo sui tedeschi, il 40 per cento delle nostre presenze - auspica il presidente degli albergatori gardesani Antonio Pasotti - e le premesse per confermare i quasi 10 milioni di presenze dell'anno scorso ci sono". Certo, già l'anno scorso sul Garda le presenze conobbero una limitata flessione a fronte di un leggerissimo incremento degli arrivi "segno che arrivano più turisti ma si trattengono meno" conclude Pasotti. TRA GRANDI OPERE E PROGRAMMAZIONE Un elemento su cui tutti i presidenti delle varie federazioni degli albergatori convengono è la svolta che potrebbe arrivare dal Passante di Mestre alla stagione turistica. "Potrebbe essere l'elemento chiave della stagione turistica, facendo decidere anche all'ultimo momento i veneti a fare un salto in spiaggia senza timore delle code" dicono. D'altra parte si chiede alle istituzioni maggiore programmazione dei flussi turistici. "A Chioggia ancora non è sufficientemente connesso il turismo balneare con quello verso la città storica - secondo il presidente degli albergatori di Sottomarina Renzo Bonivento - sforzi sono stati fatti, ma è un elemento su cui si deve ancora da lavorare". Pacchetti turistici comprendenti spiaggia e arte, parametrati su visite lampo di tre giorni e non sulla vacanza classica di una settimana, è una delle ricette che propongono dalla Regione. "Le spese di promozione turistica sono state aumentate da 14 a 17 milioni di euro e abbiamo programmato 25 milioni di fondi di rotazione per le imprese - dice l'assessore regionale al turismo, il vicegovernatore Franco Manzato - in attesa della nuova legge regionale sul turismo stiamo cercando di inserire il turismo golfistico e quello delle ville venete nella programmazione del turismo balneare. Insomma, l'obiettivo è quello di una programmazione aggressiva, a fronte di una crisi aggressiva, soprattutto verso il mercato interno, quello lombardo e piemontese". MUCILLAGINI E BANDIERE BLU Insomma, le uniche vere incognite sulla stagione turistica sono quelle ambientali, l'anno scorso superate brillantemente con la bandiera blu per Caorle, che ha portato a cinque le spiagge venete con questo riconoscimento, già conferito nel 2007 a Jesolo, Bibione, Eraclea e Cavallino Treporti. Ma, d'altra parte "l'erosione delle coste sta portando a danni crescenti - secondo il direttore dell'Arpav Andrea Drago - mentre tra le altre criticità si registra, a seguito di precipitazioni eccezionali, un deflusso abnorme di acque interne inquinata, soprattutto verso i litorali verso il confine con la Romagna. Il problema, comunque, dovrebbe risolversi naturalmente prima dell'inizio della stagione estiva". Il versante veneto del Garda, invece "è in condizioni ambientali migliori del versante lombardo e la situazione è in miglioramento grazie al minore utilizzo di fosfati in agricoltura" aggiunge Drago che conclude assicurando "non è prevista alcuna proliferazione anomala di alghe perciò durante l'estate non dovremmo avere mucillagini". Pierluigi Tamburrini

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Monetario, segnali positivi ma normalità ancora lontana (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

di Maria Pia Quaglia MILANO (Reuters) - I rubinetti sempre aperti della Banca Centrale Europea, non solo hanno disteso i tassi sul mercato monetario, ma sembrano aver anche attenuato il nervosismo del sistema bancario, oggi meno avido di fondi alle operazioni di rifinanziamento Bce, anche se ancora timido sull'interbancario. "Il controvalore delle operazioni Bce è sceso dal picco di 840 miliardi di fine dicembre a 680 miliardi, è un calo di quasi il 20%", osserva Aurelio Maccario, capo economista dell'Eurozona di Unicredit Group. Non solo: "I depositi overnight sono ai minimi degli ultimi cinque mesi: il combinato disposto è che c'è qualche primo segnale incoraggiante sull'interbancario". Il ricorso ai depositi overnight da parte delle banche dell'area euro lo scorso 19 marzo è sceso a 48,5 miliardi, minimo dall'8 ottobre scorso, dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi. "Il Mic sta funzionando bene, ha più di 40 partecipanti e i volumi medi giornalieri sono buoni", sottolinea. La scorsa settimana il valore nominale dei contratti conclusi sul Mic - a cui hanno aderito 48 istituti - è rimasto sostanzialmente stabile a 1,543 miliardi rispetto a quella precedente. VOLUMI IN TIMIDA RIPRESA SU OVERNIGHT Il precipitare della crisi finanziaria lo scorso autunno ha congelato la circolazione di denaro sul mercato interbancario unsecured. Continua...

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Crisi (2), rate sospese e indennità in tempo reale. Negli sportelli di Unicredit, S.Geminiano e Bper (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi (2), rate sospese e indennità in tempo reale. Negli sportelli di Unicredit, S.Geminiano e Bper (23/3/2009 15:00) | (Sesto Potere) - Modena - 23 marzo 2009 - In base al protocollo d?intesa che verrà siglato tra la Provincia di Modena e i tre principali istituti di credito modenesi, l?anticipazione del sussidio di cassa integrazione straordinaria riguarderà le aziende del territorio provinciale che hanno presentato, a decorrere dall?1 dicembre 2008, domanda di Cassa integrazione guadagni straordinaria per crisi aziendale o cessazione, per sottoposizione a procedure concorsuali o per riorganizzazione e ristrutturazione e che, essendo in condizioni di crisi finanziaria e di liquidità aziendale, hanno richiesto il pagamento diretto ai lavoratori da parte dell?Inps del trattamento di integrazione salariale. Anziché attendere i tempi di erogazione – in genere nell?ordine di alcuni mesi – da parte dell?Inps, il lavoratore potrà rivolgersi direttamente a una delle banche firmatarie dell?accordo (tutti gli sportelli di Banca Popolare dell?Emilia Romagna, Banco S. Geminiano e S. Prospero e Unicredit) per ottenere il pagamento immediato degli ammortizzatori sociali. Gli importi concessi non saranno soggetti a tassi di interesse né a spese di gestione del conto, ad eccezione dei bolli di legge. L?importo massimo mensile per i lavoratori con Cigs a zero ore e un rapporto di lavoro a tempo pieno è di 750 euro. Qualora il lavoratore in cassa integrazione straordinaria fosse in difficoltà nel pagamento delle rate per il mutuo prima casa in essere con una delle banche firmatarie dell?accordo, è prevista inoltre la possibilità di chiedere la sospensione per un periodo commisurato alla durata della cassa integrazione straordinaria, senza oneri e spese aggiuntive. Le rate sospese saranno messe in coda al piano di ammortamento originario. L?accordo che verrà siglato tra la Provincia di Modena e le tre banche – e che diventerà operativo non appena saranno definiti dagli istituti di credito i regolamenti attuativi - prevede la messa a disposizione di un plafond di 3,5 milioni di euro al quale contribuiranno per un milione e mezzo Unicredit e per un milione ciascuno Banca Popolare dell?Emilia Romagna e Banco S. Geminiano e S. Prospero.

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CRISI/ WASHINGTON LANCIA PIANO SALVA BANCHE PER RISANARE BILANCI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Washington lancia piano salva banche per risanare bilanci di Apcom Valore compreso tra 500 e 1000 miliardi dollari -->Washington, 23 mar. (Ap) - L'amministrazione Obama ha lanciato oggi un piano di salvataggio delle banche, con l'intento di uscire dalla peggiore crisi finanziaria da 70 anni e scongelare il mercato del credito che sta spingendo l'economia in una recessione sempre piu' profonda. Il piano annunciato dal segretario del Tesoro Timothy Geithner avra' un valore complessivo compreso tra i 500 miliardi e i mille miliardi di dollari, provenienti in parte dai versamenti dei contribuenti e in parte dagli investitori privati. Il programma e' mirato all'acquisto degli asset tossici che gravano sui bilanci degli istituti bancari. In un lungo documento, l'amministrazione dice di prevedere una partecipazione da diverse tipologie di investitori privati, dai fondi pensioni alle societa' di assicurazione e altre investitori a lungo termine. La Federal Reserve, la Banca Centrale Usa, e la Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia indipendente del governo per l'assicurazione dei depositi bancari, avranno il ruolo piu' importante per quanto riguarda il versamento dei soldi necessari. Per incoraggiare gli investitori a partecipare, il governo offrira' vantaggi finanziari, prendendo ad esempio gran parte del rischio sulle proprie spalle o fornendo prestiti a tassi di interesse bassi.

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MONETARIO, SEGNALI POSITIVI MA NORMALITÀ ANCORA LONTANA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Monetario, segnali positivi ma normalità ancora lontana -->di Maria Pia Quaglia MILANO (Reuters) - I rubinetti sempre aperti della Banca Centrale Europea, non solo hanno disteso i tassi sul mercato monetario, ma sembrano aver anche attenuato il nervosismo del sistema bancario, oggi meno avido di fondi alle operazioni di rifinanziamento Bce, anche se ancora timido sull'interbancario. "Il controvalore delle operazioni Bce è sceso dal picco di 840 miliardi di fine dicembre a 680 miliardi, è un calo di quasi il 20%", osserva Aurelio Maccario, capo economista dell'Eurozona di Unicredit Group. Non solo: "I depositi overnight sono ai minimi degli ultimi cinque mesi: il combinato disposto è che c'è qualche primo segnale incoraggiante sull'interbancario". Il ricorso ai depositi overnight da parte delle banche dell'area euro lo scorso 19 marzo è sceso a 48,5 miliardi, minimo dall'8 ottobre scorso, dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi. "Il Mic sta funzionando bene, ha più di 40 partecipanti e i volumi medi giornalieri sono buoni", sottolinea. La scorsa settimana il valore nominale dei contratti conclusi sul Mic - a cui hanno aderito 48 istituti - è rimasto sostanzialmente stabile a 1,543 miliardi rispetto a quella precedente. VOLUMI IN TIMIDA RIPRESA SU OVERNIGHT Il precipitare della crisi finanziaria lo scorso autunno ha congelato la circolazione di denaro sul mercato interbancario unsecured. "Piccoli segnali arrivano dal fatto che il sistema chiede meno fondi alle aste a 3 e 6 mesi della Bce a favore di una partecipazione più massiccia sulle aste ad una settimana e ad un mese, dall'aumento dei volumi del panel Eonia e dall'aumento anche dei volumi sul Mid", fa notare un tesoriere. Sull'overnight, e-Mid segnala una ripresa da metà febbraio. Se si confrontano i volumi medi giornalieri della piattaforma dal 14 febbraio in poi - data a partire dalla quale si delinea un trend - con quelli transati da inizio anno a quella data, si evidenzia un incremento del 40%. Sull'Eonia l'incremento è stato del 23,5%. A dare impulso alla fiducia è stato, secondo gli operatori, anche l'assicurazione che la Bce continuerà a soddisfare in asta tutte le richieste a tasso fisso oltre la fine del 2009. Tale misura, adottata nell'ottobre scorso all'apice della crisi finanziaria, avrebbe dovuto restare in vigore solo fino alla fine di marzo. La sfiducia di questi mesi non solo ha paralizzato gli scambi, ma anche fatto schizzare il premio al rischio delle transazioni, ovvero il costo che le banche chiedono in termini di copertura aggiuntiva contro il rischio che i fondi prestati ad una certa scadenza non vengano restituiti. Tale indicatore, espresso dal differenziale fra il tasso Euribor a tre mesi e la corrispondente scadenza sull'Eonia swap (che esprime le attese sui tassi overnight futuri), in tempi normali non superava i 10 punti base. Arrivato a 200 punti base lo scorso autunno, si è gradualmente ristretto fino agli attuali 90 punti base circa. "Il calo del tasso Euribor a tre mesi, la diminuzione dei depositi, il restringimento dello spread Euribor/Eonia swap rispetto ai massimi si possono considerare piccoli segnali positivi", continua il tesoriere. La discesa dai massimi pluriennali di 5,393% dell'Euribor a tre mesi, tasso di riferimento per i prestiti interbancari, è ininterrotta da mesi. Oggi il tasso è sui minimi dall'introduzione dell'Euro. Anche l'Eonia è molto disteso, agganciato più al tasso di remunerazione dei depositi overnight che a quello di riferimento, come ricorda Maccario. PERMANGONO ELEMENTI DI CRITICITA' La normalità resta tuttavia ancora lontana: il grande nodo resta infatti il tema della solvibilità delle banche, che ha a che fare con la patrimonializzazione, non solo con la liquidità. "La liquidità è una cosa la solvibilità è un'altra", osserva Sergio Capaldi, fixed income strategist di Intesa SanPaolo. "Le condizioni di grande liquidità assicurate dalla Bce non risolvono i problemi di balance sheet, li rendono solo meno urgenti: la liquidità non pulisce i bilanci delle banche dai titoli tossici", sottolinea. Gli fa eco Maccario. "Le criticità restano le quantità di asset illiquidi sui bilanci delle banche che o assorbono liquidità o impediscono di dare credito". Un problema, quest'ultimo, acuito dai problemi dettati dall'economia reale. "Tutti si aspettavano che nel quarto trimestre fosse stato toccato il punto di minimo, invece il minimo sarà nel primo trimestre di quest'anno", spiega. "Ci sono forti spinte deflazionistiche nell'economia: la probabilità che assegniamo allo scenario deflazionistico sono aumentate", aggiunge. CON NUOVO TAGLIO TASSI BCE VERSO REVISIONE CORRIDOIO SF Se il consensus è per un proseguimento della manovra espansiva della Bce, gli esperti sentiti da Reuters non prevedono che Francoforte arrivi a non remunerare più i depositi overnight, come avverrebbe nel caso di un taglio parallelo a uno del costo del denaro di 50 punti base. "Noi ci aspettiamo che la Bce abbassi i tassi ancora di 50 punti base, magari in due volte, senza tuttavia portare il tasso dei depositi a zero", ha detto Maccario. "In questo caso la Bce potrebbe restringere il corridoio delle standing facilities offrendo uno 0,25% sui depositi overnight", aggiunge. Concorda IntesaSP, che prevede un taglio ancora più aggressivo, di 75 punti base. "Si tornerà probabilmente ad un corridoio di 100 punti base invece che gli attuali 200 ma è anche possibile che decidano per un'asimmetria fra deposit e lending facilities rispetto al tasso ufficiale", ha detto Capaldi. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano

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L'Europa sorride a fine giornata (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

L'Europa sorride a fine giornata (Teleborsa) - Roma, 23 mar - La giornata di contrattazioni, nel Vecchio Continente, si è conclusa con il vento in poppa. I mercati europei hanno beneficiato delle notizie provenienti da oltre oceano, relative al nuovo piano del Governo Usa per liberare le banche dai titoli tossici. Il Piano, suscettibile di espansione sino ad un massimo di 1.000 miliardi di dollari, prevede l'utilizzo di 75-100 mld del Piano TARP varato dal predecessore di Geithner, Henry Paulson, e di capitali provenienti dai privati. Accanto vi sarà la garanzia della Federal Deposit Insurance Corp (FDIC). Sulla scia di queste notizie il comparto bancario ha festeggiato, ponendosi in testa ai rialzi con lo stoxx di riferimento in progresso di oltre sette punti e mezzo. Buone nuove anche dal presidente della Banca Centrale europea: Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate. Bruxelles ha chiuso con un rialzo del 2,65% a 1754,02 punti, Zurigo con un incremento del 2,68% a 4915,46 punti, Parigi con un vantaggio dello 2,81% a 2869,57 punti ed Amsterdam, con un progresso dello 3,85% a 220,9 punti, si attesta come la migliore tra le piazze del Vecchio Continente. Bene anche Francoforte +2,65% a 4176,37 punti, Londra +2,96% a 3956,5 punti e Madrid +3,14% a quota 7952,3. Come preannunciato i titoli bancari sono stati i protagonisti della giornata di contrattazioni a Eurolandia, con Barclays che a Londra ha guadagnato il 14,29%: il fondo di private equity Hellman & Friedman ha reso noto di voler mettere insieme un gruppo di società al fine di lanciare un'offerta per iShares, divisione messa in vendita da Barclays con un valore che si aggira attorno ai 5 miliardi di dollari. Altro settore sotto i riflettori quello aereo, dopo che Air France-KLM ha deciso di presentare un'offerta non vincolante per la partecipazione nella Czech Airlines detenuta dal Tesoro ceco. In focus il settore dell'auto, con la notizia notizia riguardante la Aabar Investment Pjsc, di Abu Dhabi, che ha rilevato il 9,1% circa della Daimler, diventando così primo azionista della casa automobilistica, dietro all'emirato del Kuwait che detiene il 6,9%. Buona giornata anche per la francese Renault che chiude con un guadagno del 3,66%, dopo che Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la raccomandazione da sell a neutral. In rosso invece Peugeot (-2,45%), con Goldman Sachs che ha tagliato il giudizio da neutral a sell. Tra le tlc, la notizia da ricordare riguarda Telefonica e Vodafone che hanno annunciato una jointventure per tagliare i costi ed affrontare al meglio la crisi mondiale. Le due aziende hanno raggiunto un accordo per la condivisione della rete di telefonia mobile in Europa. Entrando nello specifico si parla di Germania, Spagna, Irlanda e Regno Unito, mentre sono in corso trattative per la Repubblica ceca. Inoltre la Ericsson ha annunciato un accordo con la Ascom per l'acquisizione della sua divisione TEMS-branded, che realizza tools per emittenti radio. Tra i tech si distingue Infineon, che ha raggiunto un accordo di collaborazione con la Bosch nel campo dei semiconduttori. 23/03/2009 - 17:50

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G20/ Premier francese Fillon a New York e Washington (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Washington, 23 mar. (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence Summers e il vice presidente Joe Biden. Sono previsti anche incontri con alcuni deputati coinvolti nella redazione della nuova normativa finanziaria americana. Fillon ha anche incontrato presso il consolato generale di Francia a New York diversi responsabili del settore, fra cui il presidente dell'Associazione dei mercati finanziari Tim Ryan, il presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley e l'ad della banca Lazare, Bruce Wasserstein. Americani ed europei non concordano sul tipo di risposta da fornire alla crisi. I paesi europei, Francia in testa, si rifiutano di aumentare la cifra del loro piano di rilancio, come li invita a fare Washington, ed auspicano la creazione di istanze internazionali di regolamentazione finanziaria. La visita del premier francese avviene pochi giorni dopo l'annuncio da parte della Francia di voler rientrare a pieno titolo nel comando integrato della Nato.

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FONDI SOVRANI/ CASO DAIMLER, TORNA IN GIOCO COMPARTO DA 3.600 -2- (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Fondi sovrani/ Caso Daimler, torna in gioco comparto da 3.600 -2- di Apcom Francia ha creato il suo, ora interventi per economie nazionali -->Roma, 23 mar. (Apcom) - La rilevanza strategica di questo tipo di player ha però suscitato un accresciuto interesse in occidente, dove i governi sono sempre più impegnati in misure di intervento pubblico diretto nell'economia. Tanto che in Francia il presidente Nicolas Sarkozy ha deciso di dotare lo Stato di un suo fondo sovrano, le "Fond stratégique d'investissement", che proprio di recente veniva indicato come potenzialmente coinvolto in una eventuale presa di partecipazione nel gruppo di servizi per l'ambiente e trasporti Veolia. Nelle ultime settimane altri episodi hanno registrato il coivolgimento di fondi sovrani. Da tempo circolano indiscrezioni di stampa secondo cui lo stesso ICPC di Abu Dhabi potrebbe rilevare dalla banca spagnola Santander oltre il 30 per cento di Cepsa, gruppo di distribuzione di idrocarburi. Ma il contesto attuale non è privo di rischi per gli stessi fondi sovrani. Negli Stati Uniti quelli di Kuwait e Singapore hanno patito ingenti perdite per i loro investimenti su Citigroup. Ancor più clamoroso l'episodio occorso poco dopo il lancio del gigantesco fondo sovrano della Cina alimentato con le riserve in valuta estera, la China Investment Corporation, forte di 200 miliardi di dollari; aveva sottoscritto una quota significativa del capitale del gruppo di investimenti Usa Blackstone, in occasione dello sbarco in Borsa, per poi assistere al crollo del suo prezzo. A inizio marzo la Banca centrale della Norvegia ha riferito che lo scorso anno il fondo sovrano previdenziale del paese ha subito perdite per oltre 71 miliardi di euro a causa della crisi finanziaria, con un calo del 23,3 per cento sul valore degli investimenti su azioni e obbligazioni. Questo veicolo ha un portafoglio stimato a oltre 300 miliardi di dollari. E oltre ai problemi all'estero ora i fondi sovrani appaiono sempre più impegnati in operazioni di aiuto per le rispettive economie interne. Così in Russia il governo deve rimpinguare le risorse dei suoi fondi sovrani impegnati a sostenere le imprese nazionali, mentre altrettanto si appresta a fare il Qatar, che intende utilizzare i fondi sovrani per acquizioni salvataggio delle banche locali. Intanto anche il tradizionalmente protezionista Giappone sembra pronto ad aprire le porte a questi operatori. Secondo diverse indiscrezioni di stampa ad aprile potrebbero essere alleggerite le imposte sugli investimenti dall'estero, finora utilizzate come misura di disincentivo, mentre i ministeri economici potrebbero cambiare rotta e iniziare a incoraggiare gli investimenti dei fondi sovrani. Mosca sta rimpinguando le risorse dei suoi fondi sovrani impegnati a sostenere le imprese nazionali.

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CRISI, WASHINGTON LANCIA PIANO PER SCONGELARE MERCATO DEL CREDITO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, Washington lancia piano per scongelare mercato del credito di Apcom Geithner: governo sta assumendo rischi; mercati per ora euforici -->New York, 23 mar. (Apcom) - L'amministrazione Obama ha lanciato oggi un piano di salvataggio delle banche, che si pone come obiettivo quello di mettere fine alla paralisi del mercato del credito e che prevede un'alleanza con il settore privato per rilevare gli asset tossici degli istituti in difficolta'. Il piano annunciato dal segretario del Tesoro Timothy Geithner non e' il primo programma messo a punto da Washington nel tentativo di rivitalizzare un'economia in recessione. Il responsabile del dicastero economico ha chiesto pazienza, sottolineando che i lavori per riabilitare un'industria con problemi sistemici di tale entita' devono andare avanti nonostante "lo sdegno e la rabbia" provocata da certe pratiche bancarie. La nuova iniziativa, che ha galvanizzato i mercati borsistici americani, e' stata pensata con l'obiettivo di rilevare asset tossici per un valore complessivo compreso tra i 500 miliardi e i 1.000 miliardi di dollari. Le risorse arriveranno in parte dai versamenti dei contribuenti e in parte dagli investitori privati. L'acquisto degli asset tossici che gravano sui bilanci delle banche e' solo l'ultima di una serie di misure lanciate dal governo per venire in soccorso delle banche. Il piano annunciato oggi utilizzera' da 75 a 100 miliardi di dollari dell'attuale piano di salvataggio da 700 miliardi. Le risorse economiche verranno coperte in gran parte dai prestiti che concederanno l'agenzia di assicurazione dei depositi bancari, la Federal Deposit Insurance Corp, e la Federal Reserve. Per una transazione tipo, ad esempio, per ogni 100 dollari in mutui acquistati da una banca, il settore privato mettera' sino a 7 dollari cosi' come il governo. I restanti 86 veranno coperti grazie ad un prestito, che nella maggior parte dei casi sara' messo a disposizione dalla FDIC. "Non c'e' alcun dubbio: il governo sta assumendo dei rischi", ha riferito Geithner ai giornalisti. "Non si puo' risolvere una crisi finanziaria senza che il governo assuma dei rischi".

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G20/ PREMIER FRANCESE FILLON A NEW YORK E WASHINGTON (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

G20/ Premier francese Fillon a New York e Washington di Apcom Incontri con Biden e Summers -->Washington, 23 mar. (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence Summers e il vice presidente Joe Biden. Sono previsti anche incontri con alcuni deputati coinvolti nella redazione della nuova normativa finanziaria americana. Fillon ha anche incontrato presso il consolato generale di Francia a New York diversi responsabili del settore, fra cui il presidente dell'Associazione dei mercati finanziari Tim Ryan, il presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley e l'ad della banca Lazare, Bruce Wasserstein. Americani ed europei non concordano sul tipo di risposta da fornire alla crisi. I paesi europei, Francia in testa, si rifiutano di aumentare la cifra del loro piano di rilancio, come li invita a fare Washington, ed auspicano la creazione di istanze internazionali di regolamentazione finanziaria. La visita del premier francese avviene pochi giorni dopo l'annuncio da parte della Francia di voler rientrare a pieno titolo nel comando integrato della Nato.

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ROMANIA/ FMI VALUTA RECESSIONE A -4% E DEFICIT BILANCIO 6% SU PIL (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Romania/ Fmi valuta recessione a -4% e deficit bilancio 6% su Pil di Apcom Sindacati hanno incontrato oggi rappresentanti Fondo a Bucarest -->Roma, 23 mar. (Apcom-Nuova europa) - Il Fondo Monetario Internazionale valuta che l'economia romena potrebbe contrarsi del 4% quest'anno, un dato più preoccupante di quelli pubblicati fino ad oggi e che è stato reso noto dai sindacati romeni che hanno incontrato la delegazione del Fmi che si trova a Bucarest. Oltre alla dura recessione il Fondo stima che il deficit di bilancio potrebbe schizzare al 6% del Pil, ha riferito Dumitru Costin, presidente del Blocco delle unioni nazionali dei lavoratori a Mediafax. Il Fondo ha basato le proprie previsioni sul peggioramento della crisi finanziaria internazionale, in particolare sui mercati dei Paesi che sono segnalati come principali partner commerciali della Romania. Le cause principali della riduzione del Pil saranno quindi la riduzione dell'export e le infrastrutture di scarso livello. Per quanto riguarda il deficit di bilancio i sindacati hanno sottolineato che il Fmi ritiene che il governo non riuscirà a mantenerlo al 2% del Pil e inoltre l'esecutivo guidato da Emil Boc dovrà presentare al Fondo un piano di ripianamento di questo disavanzo. Le autorità romene stanno negoziando con il Fmi, l'Ue e altre istituzioni internazionali, tra cui la Banca Mondiale, un pacchetto di aiuti che si aggira sui 19 miliardi di euro, per sostenere l'economia romena.

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No money no nuke - Il nucleare inglese a rischio per problemi finanziari (sezione: crisi)

( da "e-gazette" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

No money no nuke - Il nucleare inglese a rischio per problemi finanziari Le aziende elettriche hanno perso troppo valore in Borsa Londra, 23 marzo ? Nuovo allarme finanziario per il nucleare in Gran Bretagna. Secondo il responsabile del settore utilities di Rothschild Stephen Vaughan , potrebbe esserci qualche difficoltà da parte delle compagnie elettriche interessate a costruire le nuove centrali nucleari britanniche nel reperire i 40 miliardi di sterline necessari a realizzare gli obiettivi del governo inglese. La crisi finanziaria e anche le incertezze in termini di costo dei rischi di gestione degli impianti potrebbero avere un ruolo determinante nello sviluppo del programma nucleare civile inglese. Il problema sarebbe legato alla perdita di valore delle azioni delle società elettriche che intendono investire nel nucleare in Gran Bretagna causato dalla crisi internazionale. ?Come nel caso delle compagnie petrolifere - ha spiegato Vaughan - che investono non più del 5 per cento del loro Enterprise value (EV), anche le società elettriche dovrebbero attenersi a questo schema per finanziare i nuovi reattori. Ma - ha aggiunto - l'Ev di queste società negli ultimi mesi è diminuito parecchio?. Sempre in Inghilterra, le comunità residenti nelle aree vicine al sito di Sellafield, in Cumbria - contea nord occidentale - hanno conosciuto nei giorni scorsi i dettagli dei piani di sviluppo del nuovo impianto nucleare che sorgerà sul sito. La Nuclear Decommissioning Authority ha sottolineato che i lavori potrebbero creare migliaia di nuovi posti di lavoro nella contea e questo sarebbe di importanza vitale per l'economia locale. Intanto, in Francia, il gigante dell'energia Edf, che ha molti interessi al di là della Manica, dove deve realizzare quattro impianti nucleari, ha messo in guardia il Regno Unito dichiarando che non tollererà ritardi nella realizzazione dei propri programmi. ?Siamo felici di assumerci un normale rischio commerciale, ma quelli di pianificazione devono essere ridotti al minimo?. Lo ha detto Richard Mayson, direttore affari esteri di Edf, secondo cui non verranno tollerati scenari ?simili a quello della centrale nucleare di Sizewell B?. Edf, che è entrato nel mercato inglese acquisendo la British Energy, ha intenzione di costruire quattro reattori gemelli nel Regno Unito, ciascuno dei quali ha un valore di circa 2 miliardi di sterline. Resta ancora la questione aperta dell'autorizzazione alla costruzione dei nuovi reattori di terza generazione in Gran Bretagna. L'ente inglese che deve dare il via libera all'impiego di questi due nuovi modelli di reattore - l'EPR francese e l'americano AP 1000 - deve infatti ancora concedere la sua licenza formale. Il processo di valutazione dovrebbe l'estate del 2011. I lavori di costruzione, invece, dovrebbero partire nel 2013. Ma sempre dalla Francia giunge anche notizia che la portaerei Charles de Gaulle, l?unica a disposizione della Marina francese, sarà bloccata per diverso tempo in seguito alla scoperta di un'usura anormale di alcune parti dell'albero di trasmissione del suo sistema di propulsione nucleare. La portaerei aveva già avuto problemi con lo stesso propulsore addirittura prima di entrare ufficialmente in servizio, nel 2001, quando un'elica si spezzò durante i test della primavera 2000. La decisione dell'amministrazione Obama di chiudere il deposito di scorie nucleari di Yucca Mountains, se da un lato ha suscitato il plauso degli ambientalisti, sta provocando diverse perplessità tra i senatori dello Stato del Nevada. Tra questi, il democratico Harry Reid e il repubblicano John Ensign hanno presentato un disegno di legge al fine di istituire una commissione di esperti per la definitiva risoluzione del problema relativo al deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Secondo il disegno di legge presentato dai due rappresentanti del Nevada, la commissione avrebbe due anni di tempo al massimo per individuare il nuovo sito destinato ad ospitare l'impianto, e oltre a prendere in considerazione l'ipotesi di una gestione diretta da parte del Governo Federale delle scorie nucleari civili, introduce anche la possibilità di affidare l'incarico ad una apposita società a capitale pubblico gestita indirettamente dal governo federale. Tornando alla vecchia Europa, non si placa l?entusiasmo per il nucleare in alcuni new entry della Comunità. L?Ungheria dovrebbe avere il suo secondo reattore entro il 2020, secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Energia magiaro Csaba Molnar, che spera di ottenere la maggioranza in Parlamento nel voto in primavera per un nuovo impianto presso l'unica struttura nucleare del paese, quella di Paks. Lo scrive l'agenzia di stampa Mti. Una volta che il Parlamento avrà approvato i lavori, saranno necessari almeno sei anni per preparare il progetto e circa altrettanti per realizzarlo. Secondo i calcoli del governo, un aumento di capacità di 1.000 megawatt andrebbe a costare circa 2,5-3 miliardi di euro. Paks fornisce il 37,2 per cento del fabbisogno energetico ungherese. In Estonia, invece, nonostante la crisi economica, è stata riaffermata l?intenzione a partecipare alla costruzione di una nuova centrale nucleare in Lituania, progetto denominato ?la centrale del Baltico?, al quale dovrebbe partecipare oltre all'Estonia, anche Lituania, Lettonia e Polonia. Lo ha detto il ministro dell'Economia di Tallin, Juhan Parts, al termine di un incontro a Vilnius con il suo omologo lituano. Vilnius comunque tenta di salvare il salvabile, visto che entro il 2009 dovrà - così come chiesto dall'Ue - definitivamente spegnere l'attuale Ignalina, centrale del periodo sovietico. La nuova presa di posizione dell'Estonia potrebbe rilanciare il progetto, anche se - come ha detto il ministro lituano dell'Energia, Arvydas Sekmokas - la nuova centrale non sarà comunque in grado di funzionare prima del 2018. Nonostante tutti i problemi sorti al reattore Epr in costruzione a Olkiuoto, la Finlandia si conferma tra i Paesi più entusiasti in materia nucleare. Il governo potrebbe dare il via libera alla costruzione di uno o più nuovi reattore entro il 2020. Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia Mauri Pekkarinen al quotidiano finlandese Hufvudstadsbladet. Tre gruppi industriali - Fortum, Teollisuuden Voima (TVO) e Fennovoima - hanno presentato la richiesta al governo per la costruzione di un nuovo reattore nucleare. Secondo i calcoli riportati da Pekkarinen, la Finlandia avrebbe bisogno di costruire nuove fonti energetiche per una capacità di circa 20 terawattore entro il 2020. L'Iran potrebbe produrre un'arma atomica entro uno o due anni. A renderlo noto è il generale russo Vladimir Dvorkin, direttore del Centro delle forze nucleari strategiche, secondo il quale, Teheran nuclearizzata rappresenta una ?minaccia significativa?. ?Dal punto di vista tecnico - ha sottolineato Dvorkin, che oggi dirige il Centro di ricerca delle forze nucleari strategiche all'Accademia di Scienze russe di Mosca - l'unica cosa che li potrebbe fermare è la mancanza di uranio per le armi?. ?Prendiamo atto con soddisfazione di quanto dichiarato dall?amministratore delegato di Ansaldo Giuseppe Zampini sul rischio di colonizzazione dell?Italia da parte delle tecnologie francesi. Lo ha detto Federico Testa, deputato Pd in commissione Attività produttive della Camera. ?Le scelte concrete del governo in tema di nucleare - prosegue Testa - ancora una volta suscitano perplessità. Il governo vuole scegliere le tecnologie al posto degli operatori che decideranno di investire nel nucleare e, così facendo, finisce di penalizzare le imprese italiane, quali l?Ansaldo nucleare, che negli anni trascorsi si sono impegnate a mantenere vivo il lumicino della ricerca nel nostro paese; nel caso specifico contribuendo a sviluppare la tecnologia Ap1000 americana e non l?Epr francese?. E-GAZETTE - 23/03/2009 e-gazette.it -->

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Analisi: ricavi 2008 da incorniciare per le rinnovabili. Lo dice uno studio californiano (sezione: crisi)

( da "e-gazette" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Analisi: ricavi 2008 da incorniciare per le rinnovabili. Lo dice uno studio californiano Clean Energy Trends rileva una crescita del 50% dei ricavi di fotovoltaico, eolico e biocarburanti, passati da quasi 76 miliardi di euro a 115,9 miliardi. In testa l?eolico. San Diego, 23 marzo ? Il 2008 è stato un anno record per le rinnovabili, con una crescita del 50% dei ricavi di fotovoltaico, eolico e biocarburanti, passati da quasi 76 miliardi di euro a 115,9 miliardi. Lo si apprende dal rapporto Clean Energy Trends di Clean Edge, società californiana di ricerca sulle rinnovabili. Il documento, tuttavia, avverte che l?exploit non si ripeterà nel 2009 a causa della profonda crisi finanziaria. La crescita dello scorso anno è stata trainata da vari fattori: un'espansione a due cifre dei mercati di riferimento, ma anche una crescita dei costi di sviluppo degli impianti eolici, legata a una domanda superiore all'offerta. Tra i trend più interessanti, emerge quello del comparto eolico, che ha superato i cinquanta miliardi di dollari di ricavi. Leggi l?articolo in pagina Rinnovabili E-GAZETTE - 23/03/2009 e-gazette.it -->

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Pdl e Sinistra: sfida per l'egemonia (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pdl e Sinistra: sfida per l'egemonia Franco Astengo, 23 marzo 2009, 11:40 L'analisi La nascita del Partito degli italiani pone una sfida alla Sinistra e Libertà. La destra capace di una azione di governo forte e diventata egemonica nella società, deve essere contrastata, attraverso l'elaborazione di un profilo politico determinato, agganciato ad una identità precisa, stabilendo priorità programmatiche. Ma senza una rincorsa e senza essere a ricasco del partito nato da An e Fi Alla vigilia delle elezioni europee che si collocano al centro della grande crisi finanziaria ed economica internazionale e all'avvio di un tentativo di ristrutturazione dell'insieme dei rapporti internazionali attuato dalla nuova amministrazione USA, la destra italiana sviluppa un'importante operazione politica, ponendo in essere una inedita soggettività, formata dalla confluenza di diverse storie, culture, proposizioni che ne fanno, in prospettiva, un elemento politico cui prestare grande attenzione. A sinistra non dobbiamo assolutamente sottovalutare il significato profondo di questo fatto, accettando anche il dato, incontrovertibile, che la nascita del PDL suscita passioni e sollecita l'attenzione degli analisti molto di più di quanto non accadde, nell'autunno del 2007, con la nascita del PD, definita - piuttosto - una "fusione fredda". Tutto si può dire meno che sta nascendo un partito di "plastica". Certamente un partito "personale", fondato però su di un modello che non è più quello del "partito-azienda" su cui prese le mosse, nel 1994, Forza Italia: anzi da allora molta acqua è passata sotto i ponti. La destra italiana, nel frattempo, si sta muovendo con una logica "forte" di governo, molto meno orientata - come si può pensare semplicisticamente- sulla lettura dei sondaggi: l'esempio del dibattito interno sulla questione della sicurezza; la pubblicazione della lettera dei 101 (numero fatidico in politica, che ci richiama subito alle vicende dell'indimenticabile '56); la prevedibile modifica delle parti più odiose ed impopolari di quel decreto, che avverrà non tanto per spinta dell'opinione pubblica (che gli analisti definiscono "sconcertata" piuttosto che "contraria": un atteggiamento tipico della ridotta capacità di scelta) o per la pressione dell'opposizione (che non riesce ad uscire dalle sue contraddizioni quotidiane). Tutto questo dimostra l'esercizio di una vera e propria capacità egemonica da parte di chi esercita la funzione di governo in una forma, in questo caso sì, "strutturalmente" maggioritaria, senza apparenti competitor (in questo senso va segnalata una interessante intervista allo scrittore liberale Vargas Llosa, apparsa sabato scorso sul Corriere della Sera, e dedicata proprio alla situazione politica del nostro Paese). Discorso analogo si potrebbe fare per il decreto sul "piano - casa", laddove si offre uno sbocco ai risparmi accumulati, in tempo di crisi, da settori di quello che un termine d'antan possiamo ricominciare a definire come "ceto medio", proponendo il vecchio salvadanaio del "mattone", tanto caro al Presidente del Consiglio in carica. In questo caso non serve gridare semplicemente allo scandalo della "cementificazione" (che c'è, beninteso: ma forse, sotto questo aspetto, il fenomeno più grave è stato quello portato avanti da tante giunte locali di tutti i colori, comprese ampiamente quelle di centrosinistra come sa bene e dolorosamente che scrive dalla martoriata Liguria), perchè al contrario proprio il "piano casa" sollecita il discorso sulla capacità alternativa della sinistra, che dovrebbe avere, in un frangente del genere, una forte capacità di proposta alternativa. Ritornano qui discorsi usati più volte in questi ultimi mesi, riguardanti i piani di settore, l'intervento pubblico in economia, la nazionalizzazione delle banche, i raccordi europei finalizzati alla ristrutturazione dei dettati di Maastricht: discorsi già usati, si diceva, ma che non riescono a trasformarsi in progetto organico, in proposta politica, in espressioni comprensibili sulle quali mobilitare precisi soggetti sociali e offrire alla CGIL strumenti di riflessione e di interlocuzione politica, come sarebbe, invece, necessario. Ricordiamo che, con grande "nonchalanche", anche noi parliamo di decreto senza sollevare, come si dovrebbe fare ogni volta che si affronta l'argomento quasi come una novella "Delenda Carthago", il tema della trasformazione del procedimento legislativo, dello svuotamento del Parlamento e dell'insieme dei consessi elettivi, dell'aggressione selvaggia alla Costituzione Repubblicana. Una destra che si muove anche, con grande naturalezza, nell'uso della Polizia per affrontare il conflitto sociale: certa, in apparenza di disporre di consenso anche su questo terreno. A proposito di egemonia: è evidente, ancora, come la destra risulti maggiormente attrezzata ad una gestione populista del potere, incarnata nella personalizzazione della politica e del potere personale, cui da sinistra si è addirittura cercato di rispondere con armi analoghe (così si è realizzato, nell'immaginario di molti, il vecchio confronto tra originale e copia). Per l'opposizione si presentano, così, problemi di grande portata: le due linee che si contrapponevano, quella dell'alternanza ad "imitazione subalterna"e quella del dialogo (seguito eterno degli antichi "fronti popolari", giù, giù fino al " compromesso storico") appaiono definitivamente saltate, così come il ciclo della crisi ha spazzato via quel "monetarismo" che, a prezzo di lacrime e sangue, aveva consentito l'approdo all'euro (abbiamo già accennato all'evidenza di ricontrattare i parametri di riferimento europei e non ritorniamo sull'argomento). Serve un nuovo profilo politico, di opposizione alternativa sui "fondamentali", declinando proposte fortemente agganciate ad una identità precisa, stabilendo priorità sia sul piano programmatico, sia sul piano del funzionamento delle istituzioni e delle soggettività politiche. La neonata "Sinistra e Libertà" potrà fornire un proprio contributo autonomo a questa urgente e necessaria ridefinizione di profilo? L'interrogativo trova difficili risposte, perché si tratta - prima di tutto- di evitare atteggiamenti massimalistico-girotondini ponendosi in concorrenza con l'Italia dei Valori (anche qui esiste un problema di originale e di copia); in secondo luogo è necessario porre all'ordine del giorno -subito, in campagna elettorale, anzi usando la campagna elettorale per questo scopo - il tema del "soggetto politico"; in terzo luogo perché esistono all'interno di "Sinistra e Libertà" pulsioni movimentistico elettoralistiche e di visione del tutto strumentale del tema, delicatissimo, delle alleanza politiche da perseguire al di fuori dal raggiungimento della propria specifica autonomia politica e culturale: tutte questioni che reclamano l'apertura di una profonda riflessione che, sinceramente, non mi pare si sia ancora fatta prendendo atto con realismo della vittoria strutturale della destra.

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Negri Bossi archivia 2008 con risultati in calo (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Negri Bossi archivia 2008 con risultati in calo (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Nell'esercizio 2008 il Gruppo Negri Bossi ha riportato perdite significative, derivanti dalla situazione di crisi finanziaria e dei mercati che ha determinato una sensibile contrazione dei volumi e dei margini del settore delle presse ad iniezione. E' quanto si legge in un comunicato reso noto dalla societ. I Ricavi totali consolidati del 2008 sono pari a 97,8 milioni di euro, in calo del 24,0% rispetto al 2007 (128,7 milioni di euro). In decisa contrazione le esportazioni con una rilevante contrazione del fatturato sui mercati esteri pari a 57 milioni di euro (-27,7%) contro 78,8 milioni di euro del 2007. Il Margine Operativo Lordo (EBITDA) prima di ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti ai fondi negativo per 11,1 milioni di euro, a fronte di un Ebitda positivo per 2,8 milioni nell'esercizio 2007. Il Risultato Operativo (EBIT), pari a Euro 13,9 milioni negativo, evidenzia un netto peggioramento rispetto al 2007 (0,3 milioni di euro positivo). Il risultato netto consolidato dell'esercizio 2008 pari ad -15,8 milioni di euro (-6,6 milioni di euro nel 2007). La posizione finanziaria del Gruppo presenta al 31 dicembre 2008 un indebitamento netto complessivo pari a 78,7 milioni di euro che si incrementa di 24,2 milioni di euro rispetto al 31 dicembre 2007 (54,5 milioni di euro). La motivazione principale del negativo andamento della posizione finanziaria netta derivante dalla forte perdita dell'esercizio e dalla mancata contrazione del capitale circolante a fronte del forte calo della domanda che si verificato nel 2008. Dal bilancio d'esercizio di Negri Bossi risultano perdite complessive per 13,2 milioni di euro a fronte di un capitale sociale di 24,2 milioni di euro e di un patrimonio netto pari 12,6 milioni di euro. 23/03/2009 - 19:17

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##Crisi/ Centro-Est Europa, dopo Ungheria tremano diversi (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Roma, 23 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Il governo ungherese rischia di diventare la quarta vittima - e la più grossa, sinora - della crisi economica. Dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota la sfiducia al premier Mirek Topolanek. L'Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta all'accordo con il Fmi. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s'è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto meno che scontati. L'unica posizione certa appare quella della Fidesz, il principale partito di destra, che chiede elezioni anticipate e spera di poter ottenere alle urne la vittoria consistente che i sondaggi sembrano promettere. Diversi i messaggi che arrivano dai partiti centristi. L'Alleanza dei liberi democratici (Szdsz), ex alleata dei socialisti, è disposta a trattare, ma per il momento è attestata sull'ipotesi di dare un appoggio esterno a un eventuale governo per la gestione della crisi economica. L'altro piccolo partito di centro - Forum democratico ungherese (Mdf) - invece ha lanciato una proposta per un governo delle opposizioni, che sulla carta avrebbe anche i numeri, ma che è assai improbabile per la posizione intransigente della Fidesz e per le differenze programmatiche tra le diverse compagini politiche. Gyurcsany, in una fase di preparazione alle elezioni europee, ha lasciato ai vertici del suo partito una bella patata bollente. L'alternativa all'attuale premier dovrà essere trovata entro il 5 aprile, visto che il 6 aprile il primo ministro presenterà una mozione di sfiducia costruttiva, che andrà al voto due settimane dopo. Paradossalmente, si potrebbe creare anche una situazione di stallo, con la mozione per le elezioni anticipate bocciata e senza accordi politici, nel qual caso non si esclude neanche che Gyurcsany non lasci più. Anche se, oggi, in un discorso al Parlamento, il premier ha escluso quest'ipotesi e ha detto che intende onorare il suo mandato da parlamentare. Di certo, l'Ungheria in questo momento ha la necessità di un governo di polso, che sia capace di tirare fuori il paese dalle secche della crisi. Budapest s'è presentata più impreparata degli altri paesi della regione all'appuntamento con la crisi globale. Per quest'anno il Pil potrebbe scendere tra il 3,5 e il 4 per cento. E l'Ungheria ha già dovuto far ricorso all'aiuto del Fmi, che ha stanziato assieme a Ue e banca mondiale 20 miliardi di euro. Un altro governo in bilico è quello ceco. La spina nel fianco del governo Topolanek, in Repubblica ceca, si chiama Vlastimil Tlusty. Il pericolo maggiore per la sopravvivenza del governo di Praga, che domani affronta il voto di sfiducia, infatti, dipende proprio dalla decisione del deputato che, pur facendo parte del partito del premier, potrebbe allearsi con due dei sette parlamentari indipendenti per far cadere l'esecutivo, che a suo dire "ha già fatto troppi errori". La mozione di sfiducia, la quarta presentata dall'opposizione socialdemocratica (Cssd) dal gennaio 2007, ha qualche chance in più di successo alla luce di questo scenario. Se il governo di Topolanek dovesse cadere, però, non si andrebbe subito ad elezioni anticipate, ma probabilmente ne rimarrebbe compromessa la ratifica del Trattato di Lisbona, che deve passare al Senato. Il primo ministro, oggi, ha spiegato che eventuali elezioni anticipate si terrebbero "al più presto possibile, in estate". Anche la Turchia vive una fase d'incertezza politica. Duramente colpita dalla crisi finanziaria, Ankara sta trattando per un presti col Fondo monetario internazionale. In particolare, sono in discussione gli obblighi che l'istituzione di Bretton Woods imporrebbe in termini di bilancio pubblico. In questo contesto, per domenica sono in programma elezioni amministrative anticipate. Il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), di cui è espressione il premier Recep Tayyip Erdogan. Il capo del governo non s'è speso nella campagna elettorale e punta a vincere, tenendo conto che parrebbe mancare una reale alternativa politica. Tuttavia, anche l'Akp in alcune realtà rischia e un risultato negativo potrebbe avere un contraccolpo anche ad Ankara. (segue)

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CRISI/ GERMANIA, MERKEL: DIECI ANNI PER RICOSTRUIRE SISTEMA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Germania, Merkel: dieci anni per ricostruire sistema di Apcom Intervento dello Stato dovrà cessare il più presto possibile -->Berlino, 23 mar. (Ap) - Ci vorranno dieci anni per ricostruire il sistema economico tedesco: lo ha affermato il Cancelliere tedesco Angela Merkel in un discorso tenuto davanti all'Associazione federale delle Banche tedesche (Bdb). Lo Stato tedesco ha infatti assunto un ruolo insolitamente di primo piano, con un vasto programma di aiuti finanziari alle banche e ad altre aziende in difficoltà e la possibile nazionalizzazione della Hypo Real Estate Holding, gigante dei mutui bancari: una tale interferenza nel mercato dovrà essere eliminata non appena la crisi finanziaria globale sarà tornata sotto controllo, ha assicurato Merkel. Il Cancelliere ha tuttavia concluso osservando che per un pieno ritorno alla normalità occorrerà un decennio e che a quel punto ai contribuenti dovrà essere restituito quanto da loro versato per salvare il sistema economico.

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CRISI/ EUROPARLAMENTO, PRIMO VOTO SU AGENZIE DI RATING-2 (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi/ Europarlamento, primo voto su agenzie di rating-2 di Apcom Proposta regolamento Ue all'esame della commissione economica -->Bruxelles, 23 mar. (Apcom) - Secondo le nuove proposte dalla Commissione, le agenzie dovranno rispettare norme rigorose per garantire che i rating non siano condizionati dai conflitti di interesse. Le agenzie dovranno sorvegliare la qualità della metodologia di rating e operare in modo trasparente. In particolare, non potranno prestare servizi di consulenza, non saranno autorizzate a valutare strumenti finanziari se non dispongono di informazioni di qualità sufficiente per poterlo fare, dovranno comunicare i modelli, le metodologie e le ipotesi di base sui quali sono fondati i loro rating, e saranno tenute a pubblicare una relazione di trasparenza annuale. Inoltre, ogni agenzia dovrà creare una funzione interna per rivedere la qualità dei propri rating, e dovrà avere nel proprio consiglio almeno tre membri indipendenti, la cui retribuzione non dipenda dal risultato economico dell'agenzia di rating. L'incarico dei tre membri indipendenti, non rinnovabile, non potrà superare i cinque anni e potrà essere revocato soltanto in caso di condotta professionale scorretta. Almeno uno dei tre, inoltre, dovrà essere esperto in materia di cartolarizzazione e di finanza strutturata. Alcune delle norme proposte si basano sugli standard stabiliti nel codice della 'International Organisation of Securities Commissions' (Iosco). La proposta conferisce a tali norme un carattere giuridicamente vincolante. Tuttavia, in alcuni casi per cui la Commissione europea non considera gli standard della Iosco sufficienti per ripristinare la fiducia dei mercati e garantire la tutela degli investitori, l'Esecutivo Ue ha proposto norme più severe. La proposta di regolamento sul rating fa parte di un pacchetto di misure volte a far fronte alla crisi finanziaria, comprendente le proposte della Commissione relative alla direttiva Solvibilità II, alla direttiva sui requisiti patrimoniali, e alla direttiva sulla garanzia dei depositi e in materia contabile.

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##USA, PIANO GEITHNER PER SALVARE BANCHE. OBAMA: MOLTO FIDUCIOSI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

##Usa, piano Geithner per salvare banche. Obama: molto fiduciosi di Apcom Un'alleanza pubblico-privata per acquistare asset più tossici -->Washington, 23 mar. (Ap-Apcom) - Washington lancia finalmente il piano Geithner volto a ripulire i bilanci delle banche americane dagli asset tossici e Wall Street brinda alla notizia, accogliendo con favore anche le dichiarazioni del presidente americano. A metà giornata, i listini azionari balzano del 4% circa. Barack Obama si dice "molto fiducioso" sulla capacità della manovra di tornare a garantire il libero flusso del credito e parla anche di "spiragli di speranza" per il mercato immobiliare Usa; questo, ferma restando "la pressione acuta" presente nel sistema finanziario, come precisa il Tesoro. Il piano scatena così l'entusiasmo dei trader, che sperano nella fine della peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. D'altronde, i numeri dimostrano l'impegno del governo di Obama a scongiurare la crisi: il valore del piano, che inizialmente sarà di 500 miliardi di dollari, potrà crescere fino a sostenere l'acquisto di asset tossici per 1.000 miliardi, come afferma il segretario al Tesoro Timothy Geithner o addirittura, secondo gli esperti, per più di 2.000 miliardi. Punto cardine dell'iniziativa è l'alleanza tra il governo degli Stati Uniti e il settore privato per aiutare il sistema finanziario, concepita per liberare i bilanci delle banche dagli asset più illiquidi e tossici, la cui presenza ostacola la raccolta di nuovo capitale, frenando di conseguenza il flusso del credito all'economia reale. L'obiettivo del governo è piuttosto chiaro ed è quello di gestire gli asset tossici delle banche insieme ai privati, per poi rivenderli quando le condizioni del mercato lo renderanno opportuno. Il fine ultimo dell'utilizzo dei soldi dei contribuenti è, dunque, il profitto. Un messaggio di speranza che ha dato il la agli acquisti su Wall Street è arrivato da Lawrence Summers, numero uno del National Economic Council e consigliere economico del team di Obama, che ha parlato infatti di un interesse "considerevole" verso il piano da parte degli investitori privati. Summers non si è sbilanciato molto: ma la convinzione che questo piano sia "la prospettiva migliore" per garantire la ripresa dei mercati dei capitali infonde fiducia tra gli operatori. Il piano - che è stato battezzato "Public-Private Investment Program"- vedrà il governo agire attraverso il coordinamento tra Tesoro, Federal Reserve e Federal Deposit Insurance Corp (FDIC), agenzia federale Usa che garantisce i depositi negli Usa. Le tre istituzioni collaboreranno con i privati per dar vita a fondi di investimento che acquisteranno gli asset tossici delle banche. Ma come saranno creati questi fondi? Il governo federale attingerà al Tarp - il piano di salvataggio a favore delle banche stilato lo scorso ottobre sotto la presidenza di George W. Bush - per somma di 75-100 miliardi di dollari; a questa si sommerà il capitale privato e si arriverà così ai "primi" 500 miliardi di dollari che saranno utilizzati per acquistare gli asset in difficoltà. La partecipazione dei privati è stata spiegata in modo puntuale da Geithner che, in un'intervista concessa al Wall Street Journal, si è così espresso: "Riteniamo che questo sia il modo migliore (di superare la crisi)". E questo, perché "non vogliamo che il governo si assuma tutti i rischi". D'altronde, ha detto ai giornalisti Geithner, riferendosi alla nazionalizzazione delle banche svedesi negli anni Novanta: "Non siamo svedesi, abbiamo un sistema finanziario molto complicato". Dunque, no alla nazionalizzazione e all'assunzione di rischi eccessivi per il governo e i contribuenti. La partecipazione del Tesoro all'iniziativa sarà comunque rilevante, visto che fornirà il 50% del capitale di ogni fondo che acquisterà gli asset tossici; i privati assumeranno invece la gestione degli asset, soggetti alla supervisione dell'Fdic. Il Tesoro sceglierà almeno cinque gestori di fondi che dispongono di un'esperienza nell'attività di acquisto di asset. Il termine entro cui i gestori potranno presentare le loro candidature è il prossimo 10 aprile. Saranno le stesse banche a identificare gli asset che intendono vendere ai fondi, ferma l'approvazione del dipartimento del Tesoro e dell'Fdic. Si tratterà di titoli garantiti da mutui residenziali, che hanno visto crollare il loro valore sulla scia della crisi che ha investito il mercato immobiliare, e che in passato avevano beneficiato di un rating di tripla A, ma anche di titoli garantiti da mutui commerciali e in generale di titoli garantiti da asset che godono di un rating di "AAA". Per una transazione tipo, ad esempio, per ogni 100 dollari in mutui acquistati da una banca, il settore privato metterà fino a 7 dollari così come il governo. I restanti 86 dollari verranno coperti grazie ad un prestito, che nella maggior parte dei casi sarà messo a disposizione dall' FDIC. In un editoriale pubblicato sul Wsj, Geithner ha spiegato che "nel corso del tempo, creando un mercato che al momento non esiste per questi asset, tale piano migliorerà il valore degli asset, aumenterà la capacità delle banche di incrementare l'erogazione dei prestiti, e ridurrà l'incertezza sulla scala delle perdite presenti nei bilanci degli istituti. La possibilità di vendere questi asset ai fondi renderà più semplice per le banche la raccolta di capitale privato, fattore che accelererà la loro capacità di sostituire (con i fondi privati) il capitale fornito dal dipartimento del Tesoro". Gli ostacoli non mancano. E uno è rappresentato dalla fiducia traballante del Congresso Geithner, per il modo in cui è stato gestito lo scandalo dei bonus erogati da Aig ai suoi dirigenti per 165 milioni di dollari; l'aria che tira al Congresso non è insomma delle migliori e gli stessi investitori privati, in un momento in cui sempre sulla scia dello scandalo Aig l'amministrazione punta a fissare limiti sui bonus percepiti dai manager, si chiedono quale possa essere il vantaggio di partecipare a un'operazione del genere. Il Wall Street Journal precisa che i gestori dei fondi di investimento che gestiranno gli asset tossici nell'ambito dell'iniziativa del governo Usa non saranno soggetti ai limiti sui compensi. Il timore su come la situazione potrebbe mutare con il passar del tempo, tuttavia, rimane. Intanto, il dipartimento del Tesoro ha affermato che la partecipazione all'iniziativa di "investitori individuali, piani pensionistici, compagnie di assicurazione e altri investitori di lungo periodo è particolarmente incoraggiata". L'appello lanciato dalla Casa Bianca al settore privato per salvare il settore finanziario è stato lanciato: bisognerà vedere quale sarà la risposta.

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##CRISI/ CENTRO-EST EUROPA, DOPO UNGHERIA TREMANO DIVERSI GOVERNI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

##Crisi/ Centro-Est Europa, dopo Ungheria tremano diversi governi di Apcom Domani a Praga voto di sfiducia per Topolanek -->Roma, 23 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Il governo ungherese rischia di diventare la quarta vittima - e la più grossa, sinora - della crisi economica. Dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota la sfiducia al premier Mirek Topolanek. L'Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta all'accordo con il Fmi. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s'è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto meno che scontati. L'unica posizione certa appare quella della Fidesz, il principale partito di destra, che chiede elezioni anticipate e spera di poter ottenere alle urne la vittoria consistente che i sondaggi sembrano promettere. Diversi i messaggi che arrivano dai partiti centristi. L'Alleanza dei liberi democratici (Szdsz), ex alleata dei socialisti, è disposta a trattare, ma per il momento è attestata sull'ipotesi di dare un appoggio esterno a un eventuale governo per la gestione della crisi economica. L'altro piccolo partito di centro - Forum democratico ungherese (Mdf) - invece ha lanciato una proposta per un governo delle opposizioni, che sulla carta avrebbe anche i numeri, ma che è assai improbabile per la posizione intransigente della Fidesz e per le differenze programmatiche tra le diverse compagini politiche. Gyurcsany, in una fase di preparazione alle elezioni europee, ha lasciato ai vertici del suo partito una bella patata bollente. L'alternativa all'attuale premier dovrà essere trovata entro il 5 aprile, visto che il 6 aprile il primo ministro presenterà una mozione di sfiducia costruttiva, che andrà al voto due settimane dopo. Paradossalmente, si potrebbe creare anche una situazione di stallo, con la mozione per le elezioni anticipate bocciata e senza accordi politici, nel qual caso non si esclude neanche che Gyurcsany non lasci più. Anche se, oggi, in un discorso al Parlamento, il premier ha escluso quest'ipotesi e ha detto che intende onorare il suo mandato da parlamentare. Di certo, l'Ungheria in questo momento ha la necessità di un governo di polso, che sia capace di tirare fuori il paese dalle secche della crisi. Budapest s'è presentata più impreparata degli altri paesi della regione all'appuntamento con la crisi globale. Per quest'anno il Pil potrebbe scendere tra il 3,5 e il 4 per cento. E l'Ungheria ha già dovuto far ricorso all'aiuto del Fmi, che ha stanziato assieme a Ue e banca mondiale 20 miliardi di euro. Un altro governo in bilico è quello ceco. La spina nel fianco del governo Topolanek, in Repubblica ceca, si chiama Vlastimil Tlusty. Il pericolo maggiore per la sopravvivenza del governo di Praga, che domani affronta il voto di sfiducia, infatti, dipende proprio dalla decisione del deputato che, pur facendo parte del partito del premier, potrebbe allearsi con due dei sette parlamentari indipendenti per far cadere l'esecutivo, che a suo dire "ha già fatto troppi errori". La mozione di sfiducia, la quarta presentata dall'opposizione socialdemocratica (Cssd) dal gennaio 2007, ha qualche chance in più di successo alla luce di questo scenario. Se il governo di Topolanek dovesse cadere, però, non si andrebbe subito ad elezioni anticipate, ma probabilmente ne rimarrebbe compromessa la ratifica del Trattato di Lisbona, che deve passare al Senato. Il primo ministro, oggi, ha spiegato che eventuali elezioni anticipate si terrebbero "al più presto possibile, in estate". Anche la Turchia vive una fase d'incertezza politica. Duramente colpita dalla crisi finanziaria, Ankara sta trattando per un presti col Fondo monetario internazionale. In particolare, sono in discussione gli obblighi che l'istituzione di Bretton Woods imporrebbe in termini di bilancio pubblico. In questo contesto, per domenica sono in programma elezioni amministrative anticipate. Il partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), di cui è espressione il premier Recep Tayyip Erdogan. Il capo del governo non s'è speso nella campagna elettorale e punta a vincere, tenendo conto che parrebbe mancare una reale alternativa politica. Tuttavia, anche l'Akp in alcune realtà rischia e un risultato negativo potrebbe avere un contraccolpo anche ad Ankara. (segue)

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Formigoni/Tremonti, impegno anti-crisi con il gotha dell'economia (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)

Argomenti: Crisi

Formigoni/Tremonti, impegno anti-crisi con il gotha dell'economia (23/3/2009 20:34) | (Sesto Potere) - Milano - 23 marzo 2009 - "La crisi finanziaria, diventata crisi economica, non deve diventare crisi sociale. E' volontà di tutti e abbiamo gli strumenti per centrare questo obiettivo. Nessuno sarà lasciato solo". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al termine della colazione di lavoro, al Belvedere del 31mo piano del Palazzo Pirelli, con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti e una sessantina di leader dell'economia lombarda (membri del Patto per lo Sviluppo o protagonisti del Comitato strategico per la competitività). Presenti, tra gli altri, Emma Marcegaglia, Diana Bracco, Marco Tronchetti Provera, Ennio Doris, Alberto Bombassei, Giuseppe Fontana, Salvatore Ligresti, Massimo Ponzellini, Carlo Pesenti, Giuseppe Guzzetti, Roberto Mazzotta, Carlo Sangalli, Paolo Galassi, Francesco Bettoni, Giorgio Squinzi, Beatrice Trussardi. Un incontro che Formigoni ha voluto per discutere e approfondire le dinamiche della crisi in atto e mettere a punto idee, iniziative e strumenti per contrastarla. Il presidente era affiancato dal vicepresidente e assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni, e dagli assessori Davide Boni (Territorio e Urbanistica), Massimo Buscemi (Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo sostenibile), Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e Mobilità), Romano Colozzi (Risorse e Finanze), Romano La Russa (Industria, PMI e Cooperazione) e Mario Scotti (Casa e Opere pubbliche), oltre al sottosegretario Marcello Raimondi. Formigoni ha anche chiesto e ottenuto dal ministro Tremonti l'assicurazione che nel giro di una settimana, quindi entro la fine di marzo, saranno chiusi gli accordi operativi tra Stato e Regioni sugli ammortizzatori sociali (2/3 dal Governo e 1/3 dalla Regioni). "Sarà quindi effettivo - ha precisato il presidente - il trasferimento di 1,5 miliardi alla Regione Lombardia per la cassa integrazione, prevista per circa 85/90mila lavoratori. Si prevede infatti un aumento del 2% di disoccupati: ma appunto abbiamo risorse per garantire a tutti un reddito". Formigoni ha ricordato anche le misure già messe in campo da Regione Lombardia: "Le garanzie per 3 miliardi di crediti alle piccole imprese, oltre ai finanziamenti diretti all'innovazione e all'internazionalizzazone; gli 11 miliardi di investimenti programmati per le grandi infrastrutture, strade e ospedali, da qui al 2015, data dell'Expo, per le quali non un giorno è stato perso dal Tavolo Lombardia". A questo Tavolo, presieduto dallo stesso Formigoni, competono appunto le opere infrastrutturali per Expo. Così come importanti per concorrere a contrastare la crisi e ad agevolare le imprese sono le misure di semplificazione burocratica (che fanno risparmiare tempo) e l'ulteriore velocizzazione dei pagamenti: "Il nostro sistema sanitario - ha spiegato Formigoni - paga i fornitori mediamente a 90 giorni, contro una media nazionale di 300 giorni. Si tratta di una performance rilevantissima, tanto più se si considera che siamo all'interno di un sistema sanitario che ha un bilancio di oltre 22 miliardi di euro". "Si è parlato anche del Piano casa del Governo - ha confermato poi il presidente lombardo - in termini positivi, sia da parte del Governo stesso che lo ha proposto, sia da parte di molti intervenuti. Anche di questo parleremo mercoledì in un incontro con il Presidente del Consiglio. Si tratta di una possibilità positiva per la nostra economia; sappiamo che occorre un accordo Stato-Regioni perché siano rispettate le competenze dell'uno e delle altre". Formigoni si è detto infine "molto soddisfatto di questo incontro che ha mostrato una grande compattezza del nostro sistema, la consapevolezza che si è più forti se si è uniti, la decisione effettiva di remare tutti nella stessa direzione". Il presidente ha parlato con favore di "imprenditori che reagiscono bene anche con risorse personali", di "diffuso senso di responsabilità e volontà di cooperare". Quanto alle banche, "dall'incontro di oggi mi sono sembrate consapevoli che da loro ci aspettiamo molto, ci aspettiamo che diano fiducia e liquidità alle imprese serie che se lo meritano". E ha citato ancora una volta l'esempio di un'acciaieria di Brescia che, con l'accordo dei lavoratori, ha trasferito la produzione dal giorno alle ore notturne, quando l'energia (che si usa in gran quantità per questi impianti) costa meno, salvando così i posti di lavoro.

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