CENACOLO DEI COGITANTI |
I non studenti dell'Onda
sono teppisti ( da "Manifesto,
Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha detto di non voler «parlare
della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli
impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda
preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo
imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.
Target UMANITARIO I FRUTTI
AVVELENATI DELLA GUERRA ( da "Manifesto,
Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la stabilità dei mercati
finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e
nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il
terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali
per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere
sostenuta da robuste protesi militari.
Anche in Rbs scoppia il
caso delle regalie ai manager ( da "Stampa,
La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria che ha
messo in ginocchio la City. A chiamare in causa Goodwin sono alcuni membri del
consiglio d'amministrazione di Rbs che avrebbero rivelato un retroscena
inquietante del crac: la Royal Bank of Scotland, nonostante il bilancio 2008
con un buco di 24 miliardi di sterline, pagò bonus a sei zeri ai banchieri
responsabili di aver comprato i titoli subprime,
"Spazziamo via i
titoli tossici" ( da "Stampa,
La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: offensiva del governo per la
stabilizzazione dei mercati finanziari è su vari livelli. Secondo gli analisti
i bond tossici legati ai mutui e senza un prezzo di mercato varrebbero circa 2
mila miliardi di dollari. I 100 miliardi anticipati da Romer, quindi,
sembrerebbero poca cosa se non inseriti nell'intero programma che prevede tre
diversi interventi,
Crisi economica Negli
Stati Uniti le vendite sono calate del 30%, molti clienti non riescono più a
pagare le rate ( da "Stampa,
La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: contraccolpi di una crisi economica
che è riuscita a scoraggiare molti dei suoi clienti più fedeli:
sovrapproduzione, scelte finanziarie errate o controproducenti, ma soprattutto
una poca attenzione verso il mercato delle nuove generazioni che le è costata
la perdita di interesse da parte di molti acquirenti sotto i 40, con un
conseguente impietoso titolo a tutta pagina sul New York Times:
Hedge fund addio senza
rimpianti ( da "Stampa,
La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma bisogna distinguere tra il
rischio finanziario di per sé, legato agli andamenti dei mercati, e i pericoli
di incorrere in incidenti d'investimento impropri. L'occasione della riscrittura
delle regole generali dei mercati finanziari, fornita dalla recessione globale,
non va sprecata ma neppure esasperata fino a stroncare ogni innovazione.
Plastal, oggi l'incontro
con la banca svedese ( da "Tribuna
di Treviso, La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nessuno ha svelato a quanto ammonta
il buco che ha creato la crisi finanziaria fino al tracollo, ma si tratta senza
dubbio di una cifra molto ingente. Nel tavolo romano si parlerà delle
possibilità esistenti al momento, con il concordato preventivo come soluzione
gettonata dalla Svezia e l'amministrazione controllata invece come opzione
sostenuta da governo, sindacati e parti sociali.
strane presenze
( da "Centro, Il" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lo stesso che ha generato la crisi
finanziaria di cui stiamo pagando le conseguenze. Il duo ha sancito che l'acqua
in Italia non sarà più un bene pubblico (come l'aria che respiriamo) ma semplicemente
una merce sulla quale già di stanno aizzando multinazionali che ci faranno
rimpiangere persino la famelica gestione dei politici nostrani.
no alla chiusura della
banca d'italia ( da "Nuova
Sardegna, La" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anche alla luce della grave crisi
finanziaria in atto che si rimedi su quanto accade, puntando sulla grande
opportunità di nuove funzioni che potrebbero interessare la Banca d'Itaia».
Insomma, la richiesta è verso una sospensione del processo di ridimensinamento,
anche se ormai, per Oristano, le speranze che si scongiuri la chiusura sono
praticamente inesistenti.
POSSIBILITÀ DI SVILUPPO
DELLA PICCOLA IMPRESA PUGLIESE IN USA:SEMINARIO MARTEDÌ
( da "marketpress.info"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un risultato estremamente
significativo se si considerano gli effetti che la crisi finanziaria
internazionale sta producendo proprio a partire dallo scenario economico degli
Stati Uniti?. Il seminario Paese si articolerà in due sessioni: la prima sarà
incentrata sulla presentazione del mercato statunitense e sugli strumenti ed
opportunità d?
LA CRISI METTE IN
GINOCCHIO L'ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL'INDAGINE
CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009
( da "marketpress.info"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lunedì 23 Marzo 2009 LA CRISI METTE
IN GINOCCHIO L´ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI RACCOLTI DALL´INDAGINE
CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 Torino, 23 marzo 2009 - La crisi
finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo
attraversato l?
Stanno pagando il prezzo
più alto della crisi dell'edilizia nella provincia di Terni: g...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria ha bloccato la
realizzazione di nuovi appartamenti in quanto quelli invenduti sono a livelli
preoccupanti. «Alcune grandi imprese del territorio, intorno alle quali ruota
la gran parte degli investimenti nell'edilizia residenziale privata - spiega
ancora Andrea Farinelli - hanno pensato bene di rimandare a tempi migliori questi
investimenti con la conseguenza che
Obama riuscirà
nell'impresa? ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il tema è stato finora
comprensibilmente «oscurato» a causa della prevalente attenzione sulla
recessione economica e sulla crisi finanziaria; non solo perché questa è e
resta di emergenza assoluta, ma anche perché di idee chiare ce ne sono in giro
ben poche nel mondo e men che meno in America segue PAG.
ROMA Forse il peggio è
passato . Arriva un messaggio di speranza da Guido T...
( da "Messaggero, Il"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche perché nel frattempo, dopo la
crisi dei mercati finanziari, sono nati altri rischi: l'economia reale è stata
danneggiata e questo porta nuove perdite, nuove paure». Anche il mercato
dell'auto dà segnali di ripresa. «Sono ancora troppo deboli. Il settore dell'auto
ha un eccesso di capacità produttiva che va smaltita.
Costi più alti di una
guerra ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-03-2009)
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Crisi
Abstract: per contrastare la recessione e
superare la crisi finanziaria, sotto tutte le voci, si aggira attorno ai 23mila
miliardi di dollari. Un costo molto più alto di quello della Guerra mondiale o
del Vietnam. Si tratta di risorse pubbliche di varia provenienza e gestione.
Oltre la metà del "conto" complessivo, circa 13mila miliardi, compete
agli Usa.
Alleanza nazionale si
scioglie Destra verso la fusione nel Pdl
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-03-2009)
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Crisi
Abstract: u pagina 16 Si dimette il premier
ungherese Gyurcsany Il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany ha presentato
ieri le dimissioni per permettere la formazione di un nuovo Governo in grado di
affrontare la crisi finanziaria che ha travolto l'Ungheria. L'opposizione ha
invece chiesto elezioni anticipate. u pagina
Un salvataggio da 23mila
miliardi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 23mila miliardi Oltre metà dei
fondi pubblici stanziati nel mondo per uscire dalla crisi arriva dagli Usa
Mario Margiocco In un colpo solo la Federal Reserve ha aumentato del 10% i
fondi disponibili per contrastare la crisi finanziaria e rilanciare l'economia.
I 1.150 miliardi di dollari aggiuntivi che, è stato annunciato mercoledì 18,
entreranno in circolo si aggiungono infatti a 11.
Su Madoff e Aig la
politica Usa dà il peggio di sé ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari si è diffusa la
vulgata che i Governi dovevano fare qualcosa e riprendere in mano le redini
dell'economia che, lasciata alle selvagge forze del mercato, era implosa.
Peccato che, dopo aver tuonato contro le lobby che impedivano le sue coraggiose
riforme, Obama si è visto passare dal Campidoglio un pacchetto di misure
comprendenti centinaia di miliardi di dollari
Arezzo più forte in Medio
Oriente ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-03-2009)
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Crisi
Abstract: «Speriamo che il mondo non torni
verso il protezionismo – commenta Zucchi –. Intanto, il nostro settore, che ha
affrontato una trasformazione strutturale fin dai primi anni 2000, è attrezzato
meglio di altri per superare questa crisi». E il distretto di Arezzo non fa
eccezione.
La Milano in utile per 167
milioni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le forti turbolenze che continuano
a interessare i mercati finanziari non consentono, al momento, di fare
previsioni sul contributo al risultato da parte della gestione patrimoniale e
finanziaria ». FORZA PATRIMONIALE La crisi dei mercati riduce la redditività,
ma la raccolta tiene e la compagnia ha un margine di solvibilità del 199 per
cento
Sulle ali della moneta
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-03-2009)
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Crisi
Abstract: «I mercati finanziari –scrive –sono
lo specchio del genere umano. Rivelano in ogni ora del giorno come valutiamo
noi stessi e le risorse che ci circondano. Non è colpa dello specchio se
riflette tanto i nostri difetti quanto la nostra bellezza».
<Crisi, allarme
disoccupazione> Oggi vertice Formigoni-Tremonti
( da "Corriere della Sera"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anche lui agli Stati generali) gli
industriali chiederanno un chiaro «no» al protezionismo e rassicurazioni sul
futuro del sistema aeroportuale lombardo. Una posizione — quella del no al
protezionismo — non condivisa dalla Confapi. «Basta con gli interventi a
pioggia — taglia corto il presidente Paolo Galassi —
Geithner, l'esame di Wall
Street I primi dubbi sul piano-banche
( da "Corriere della Sera"
del 23-03-2009)
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Crisi
Abstract: crisi finanziaria spaventosa.
Impresa tutt'altro che agevole: a dieci giorni dal G20 di Londra dove gli Usa
devono presentare una ricetta economica ben definita, e nel bel mezzo della
tempesta per i "bonus" pagati ai dirigenti di AIG, Geithner (difeso
anche ieri dal presidente che ha smentito ogni ipotesi di dimissioni) si gioca
tutto proprio sulla scommessa di coinvolgere il grande
Mercedes, maggioranza agli
arabi ( da "Corriere
della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche perché la crisi finanziaria
abbatte il valore dei grandi gruppi e li costringe ad alzare le difese contro
azionisti indesiderati. Infatti, da tempo il mercato speculava sulla
possibilità di un passo analogo, inteso a rafforzare le difese da scalate
ostili.
Staminali gay, aborto La
crisi spazza via le crociate ( da "Unita,
L'" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Staminali gay, aborto La crisi
spazza via le crociate ROBERTO REZZO Spariti all'improvviso dalle pagine di
giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da tutelare, le coppie da
santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni scoperti,
viodeogiochi violenti, gay impenitenti.
Spariti all'improvviso
dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i feti da t...
( da "Unita, L'" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Negli Usa la crisi finanziaria fa
dimenticare seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso
dibattito sulla questioni morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton
e che sotto George W. Bush aveva assunto toni da crociata non interessa più a
nessuno.
conteranno poco
( da "Corriere Economia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dare prove coerenti di rifiuto del
protezionismo sul piano europeo e mondiale. Richiedere l'applicazione senza
arretramenti delle proposte del rapporto de Larozière sulla vigilanza bancaria,
che già si possono considerare molto timide; è una precondizione per evitare la
frammentazione dei mercati finanziari europei.
Borse e mattone, recupero
a rilento ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Vi è anche da considerare che
questa crisi, a differenza di altre avvenute nel passato, non è dovuta
all'esplosione di una bolla settoriale (come fu, ad esempio, nel 2000-2001 per
la febbre di Internet), ma a una crisi sistemica finanziaria. Una di quelle
crisi in grado di far vacillare l'intero meccanismo che da parecchi decenni
sostiene lo sviluppo capitalistico mondiale.
I Paesi emergenti e i
limiti del Fmi ( da "Corriere
Economia" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i paesi emergenti sono vittime
innocenti di questa crisi finanziaria ed economica. Il Fondo monetario
internazionale, malgrado lo stanziamento di 250 miliardi di dollari (e la
promessa di altri 100 miliardi dal Giappone), non possiede risorse adeguate e accesso
alle riserve per rovesciare il deflusso di capitali, e per finanziare anche i
paesi dell'Europa orientale.
Al lavoro entro sei mesi o
diventa dura ( da "Corriere
Economia" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: già prima della crisi finanziaria,
le vendite residenziali si sono andate riducendo, e nel 2008 la diminuzione
nelle vendite è stata da 810mila a 690mila alloggi. A questo punto se si vuole
mantenere vivo il fondamentale contributo dell'edilizia alla tenuta del Paese
bisogna agire subito e con efficacia.
Polizze vita, il Fisco
resta amico ( da "Corriere
Economia" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il Fisco resta amico I n questi
momenti di tempesta sui mercati finanziari, è conveniente conservare la polizza
vita-risparmio con rendimento minimo, che avevo stipulato 10 anni fa per
ritirare un capitale o una rendita dopo 20 anni di versamenti? La mia polizza
ha un rendimento minimo del 3% e caricamenti pari al 9%.
L'Inghilterra è un partner
strategico per lo sviluppo delle aziende italiane
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il settore finanziario è stato una
componente molto importante nel prodotto interno lordo del Paese, cresciuto nel
dopoguerra per il ruolo della City nella finanza internazionale. La crisi
iniziata fin dall'estate del 2008 con i problemi della Northern Rock e subito
dopo della Bradford & Bingley (grandi istituzioni adesso nazionalizzate,
Meno protezionismo più
collaborazione ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: da Italia e Regno Unito per
affrontare la crisi globale che sta mettendo a dura prova le nostre economie N
el
Ecuador, Correa conferma
la "dollarizzazione" dell'economia
( da "Velino.it, Il"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il capo di Stato ha sostenuto che,
nonostante la crisi finanziaria mondiale, la moneta di scambio nel paese
rimarrà il dollaro statunitense e ha difeso le limitazioni imposte alle
importazioni recentemente introdotte. La risalita della moneta statunitense
sulle valute regionali ha portato l?
Per Trichet non servono
ulteriori stimoli ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha affermato che non sono
necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale.
Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in
atto le misure già adottate per uscire dalla crisi. Non è giustificato accusare
la zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore
della banca centrale.
G20, PARADISI FISCALI:
CACCIA AL TESORO - KOSOVO, LA SPAGNA SI RITIRA, ANZI NO DAIMLER ARABA TIBET,
SCONTRI OBAMA NON SI FIDA DI KARZAI (PENSA A UN PREMIER AFGANO) LA SVEZI
( da "Dagospia.com" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, allarme per il
rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del
Golfo". AL HAYAT - quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo
piano la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner:
"la Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'
Per Trichet non servono
ulteriori stimoli ( da "KataWebFinanza"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha affermato che non sono
necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale.
Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero velocizzarsi per mettere in
atto le misure gi adottate per uscire dalla crisi. Non giustificato accusare la
zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore
della banca centrale.
RASSEGNA STAMPA ARABA
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, allarme per il
rischio di ritorno in patria di un milione di lavoratori egiziani nei paesi del
Golfo". AL HAYAT, quotidiano panarabo edito a Londra, mette in primo piano
la visita a Riad del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner: "la
Francia ribadisce l'interesse saudita per un largo sostegno all'
AGENDA DEGLI AVVENIMENTI
DI LUNEDÌ 23 MARZO ( da "Wall
Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria. Innovare: regole,
comportamenti, etica" ECONOMIA INTERNAZIONALE Usa - Attesi i dati sulle
vendite di abitazioni esistenti nel mese di febbraio Città del Messico - IV
seminario di altro livello tra Eurosistema e Banche centrali dell'America
Latina, interviene il presidente della Bce Jean-Claude Trichet ESTERO UNIONE
EUROPEA Bruxelles -
La Cina presenta la sua
ricerca sull'energia ( da "Energy
Saving" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: continua estensione della crisi
finanziaria globale e dell'aggravarsi dell'andamento economico, il governo
cinese intende privilegiare il risparmio energetico, la riduzione delle
emissioni e lo sviluppo delle nuove risorse, considerando tale politica un
importante contributo per la trasformazione del modello di sviluppo e la
promozione del riaggiustamento della struttura economica.
<I non studenti
dell'Onda sono teppisti> ( da "Manifesto,
Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha detto di non voler «parlare
della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di italiani: gli
impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda
preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a lavorare al prossimo
imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.
Target UMANITARIO
( da "Manifesto, Il"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la stabilità dei mercati
finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e
nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il
terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali
per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere
sostenuta da robuste protesi militari.
MyAir, le scatole cinesi
della famiglia Soddu ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 17 ottobre scorso ha sospeso tutti
i voli per una esiziale crisi finanziaria. Anche in questo caso il debito
erariale con lo stato iberico è piuttosto pesante. Fino allo scorso autunno il
gruppo aereo contava su 650 dipendenti, ma quasi metà con il tracollo di LTE
sono rimasti senza lavoro. Nei decreti di perquisizione la procura di Vicenza
ipotizza la bancarotta prefallimentare,
Crisi, Francia studia
legge per ridurre bonus ai dirigenti
( da "Reuters Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: gratificazioni per i dirigenti in
un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il
numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse
nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un
ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui
scioperi dovuti alle sue politiche economiche,
Bot e depositi rifugio
anticrisi IL RAPPORTO ( da "Affari
e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria e a comprare
direttamente bond assicurando liquidità al sistema creditizio. Una fortuna per
il sistema bancario italiano, che ha potuto fare funding a bassissimo costo, ma
non per le famiglie italiane. Le quali adesso hanno perso dimestichezza non
soltanto con i gestori professionali del risparmio ma anche con strumenti che
servano a soddisfare le esigenze di lungo
Messori: "Passata la
crisi i fondi torneranno appetibili" L'INTERVISTA/1
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Io credo che una volta superata la
crisi finanziaria, i prodotti del risparmio gestito potranno tornare a essere
appetibili, perché sono trasparenti, diversificati e dotati di un alto grado di
liquidabilità. Ma è presto per dire se i segnali di miglioramento attuali
rappresentino o meno una inversione di tendenza».
Cdp pigliatutto, nasce il
Moloch del credito L'INTERVENTO PUBBLICO/ Non sarà facile far funzionare le
diverse anime dell'istituto che fa capo al ministero dell'Economia
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Al momento nessuno si pone questi
problemi e il loro sviluppo nel tempo. Certo oggi siamo in piena crisi
finanziaria ed economica ed è comodo che ci sia qualcuno che tira fuori dei
soldi. Ma le emergenze prima o poi passano, i Moloch restano. Scopri come ricevere
sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi
La rivincita dei prestiti
personali IL TREND / La tendenza a erogare direttamente il credito dura ormai
da diverso tempo e fa assomigliare sempre di più l'Italia al resto d'Europa
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: intero debito e chiede alla banca o
alla finanziaria un?unica rata onnicomprensiva invece di tante piccole rate per
cose diverse». Nel corso dello scorso mese di gennaio che rispecchia
interamente la profondità della crisi finanziaria ed economica in atto hanno
comunque subito una flessione consistente (rispetto allo stesso mese dell?
La crisi intacca anche i
portafogli più ricchi IL TREND/Le difficoltà del settore stanno portando a una
rivisitazione degli approcci adottati: torna a fare premio la centralità del
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria in atto, se per
molti versi ha causato situazioni a dir poco critiche per investitori e società
prodotto, dall?altra ha avuto il merito di far emergere le esigenze di base
degli investitori stessi e soprattutto ha permesso agli operatori di ripensare
al concetto di centralità del cliente.
Banche d'affari tra
restyling e alleanze fanno cassa con il private banking
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una spinta al consolidamento è arrivato
dai matrimoni più o meno forzati che la crisi finanziaria ha reso necessari al
di là dell?Oceano. Fusioni e joint venture tra big che hanno rafforzato i
leader mondiali del settore e che non mancheranno col tempo di condizionare la
mappa del private banking. Banche commerciali che si sono unite a banche d?
L'alta formazione cambia
strategia l'obiettivo è il rilancio delle aziende
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria è nata
proprio dal cedimento su questo versante ? riflette Castellani ? per cui
notiamo un grande interesse per lo scambio di pratiche che fanno della
responsabilità sociale più che un adempimento normativo un processo costante
nella vita aziendale».
Sorridono ancora le borse
europee ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha affermato che non sono
necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale,
esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate.
Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo
sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio
dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,
Sorridono ancora le borse
europee ( da "KataWebFinanza"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha affermato che non sono
necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale,
esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate.
Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della vigilia, dopo il balzo
sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles mostra un vantaggio
dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,
MITSUBISHI UFJ/ CHIUDE
DECINE DI SPORTELLI E TAGLIA 1.000 POSTI
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: piuttosto che alla congiuntura
derivante dalla crisi finanziaria ed economica globale. Il gigante del credito
nippon è stato creato nel 2006, mediante la fusione della Bank of
Tokyo-Mitsubishi con la UFJ Bank. Da allora ha avviato un programma di riassetti
post consolidamento. Complessivamente Mitsubishi UFJ conta 78.
CRISI, FRANCIA STUDIA
LEGGE PER RIDURRE BONUS AI DIRIGENTI
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: gratificazioni per i dirigenti in
un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a ulteriori limitazioni. Il
numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha riferito come non fosse
nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri a sottoscrivere un
ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste e continui
scioperi dovuti alle sue politiche economiche,
ZTE in crescita nonostante
la crisi globale ( da "Telefonino.net"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Notizie ZTE in crescita nonostante
la crisi globale 23 Marzo 2009 ZTE Corporation, leader nella fornitura di
apparati di telecomunicazioni e soluzioni di rete, ha annunciato i risultati
finanziari per l?anno 2008. ZTE ha registrato nel 2008 un fatturato di 44.293 milioni
di RMB (circa 5 miliardi di Euro), con una crescita del 27,37% rispetto al
2007.
Crisi globale colpisce i
grattacieli: molti progetti interrotti
( da "Reuters Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è fermo da gennaio a causa della
crisi finanziaria che sta colpendo il settore dell'edilizia in tutto il mondo.
Chicago è famosa per le sue altissime torri dai tempi del primo grattacielo con
struttura in acciaio, e la sua storia è piena di costruttori ambiziosi che si
sono dovuti scontrare con momenti di crisi economica, ha detto John Norquist,
Venezia Stangata sulle
vacanze estive con rincari medi del 10 per cento sulle spiagge venete per...
( da "Gazzettino, Il"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: spariti gli inglesi, travolti dalla
crisi finanziaria "anche se c'è qualche cenno di ripresa e poi contiamo
sui tedeschi, il 40 per cento delle nostre presenze - auspica il presidente
degli albergatori gardesani Antonio Pasotti - e le premesse per confermare i
quasi 10 milioni di presenze dell'anno scorso ci sono".
Monetario, segnali
positivi ma normalità ancora lontana
( da "Reuters Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo essere lievitato a quasi 300
miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi
Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato
interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio
febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi.
Crisi (2), rate sospese e
indennità in tempo reale. Negli sportelli di Unicredit, S.Geminiano e Bper
( da "Sestopotere.com"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: domanda di Cassa integrazione
guadagni straordinaria per crisi aziendale o cessazione, per sottoposizione a
procedure concorsuali o per riorganizzazione e ristrutturazione e che, essendo
in condizioni di crisi finanziaria e di liquidità aziendale, hanno richiesto il
pagamento diretto ai lavoratori da parte dell?
CRISI/ WASHINGTON LANCIA
PIANO SALVA BANCHE PER RISANARE BILANCI
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: peggiore crisi finanziaria da 70
anni e scongelare il mercato del credito che sta spingendo l'economia in una
recessione sempre piu' profonda. Il piano annunciato dal segretario del Tesoro
Timothy Geithner avra' un valore complessivo compreso tra i 500 miliardi e i
mille miliardi di dollari, provenienti in parte dai versamenti dei contribuenti
e in parte dagli investitori privati.
MONETARIO, SEGNALI
POSITIVI MA NORMALITÀ ANCORA LONTANA
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo essere lievitato a quasi 300
miliardi nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi
Maccario cita anche, per l'Italia, l'esperienza del Mic, il mercato
interbancario collateralizzato della piattaforma e-Mid che ha preso il via a
inizio febbraio, registrando scambi sulle scadenze dalla settimana fino ai tre
mesi.
L'Europa sorride a fine
giornata ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha affermato che non sono
necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi finanziaria globale,
esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate.
Bruxelles ha chiuso con un rialzo del 2,65% a 1754,02 punti, Zurigo con un
incremento del 2,68% a 4915,46 punti, Parigi con un vantaggio dello 2,81% a
2869,57 punti ed Amsterdam, con un progresso dello 3,
G20/ Premier francese
Fillon a New York e Washington ( da "Virgilio
Notizie" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: (Ap) - La crisi finanziaria è stato
il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York
e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon
ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence
Summers e il vice presidente Joe Biden.
FONDI SOVRANI/ CASO
DAIMLER, TORNA IN GIOCO COMPARTO DA 3.600 -2-
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha subito perdite per oltre 71
miliardi di euro a causa della crisi finanziaria, con un calo del 23,3 per
cento sul valore degli investimenti su azioni e obbligazioni. Questo veicolo ha
un portafoglio stimato a oltre 300 miliardi di dollari. E oltre ai problemi
all'estero ora i fondi sovrani appaiono sempre più impegnati in operazioni di
aiuto per le rispettive economie interne.
CRISI, WASHINGTON LANCIA
PIANO PER SCONGELARE MERCATO DEL CREDITO
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I restanti 86 veranno coperti
grazie ad un prestito, che nella maggior parte dei casi sara' messo a
disposizione dalla FDIC. "Non c'e' alcun dubbio: il governo sta assumendo
dei rischi", ha riferito Geithner ai giornalisti. "Non si puo'
risolvere una crisi finanziaria senza che il governo assuma dei rischi".
G20/ PREMIER FRANCESE
FILLON A NEW YORK E WASHINGTON ( da "Wall
Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: (Ap) - La crisi finanziaria è stato
il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York
e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon
ha incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence
Summers e il vice presidente Joe Biden.
ROMANIA/ FMI VALUTA
RECESSIONE A -4% E DEFICIT BILANCIO 6% SU PIL
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il Fondo ha basato le proprie
previsioni sul peggioramento della crisi finanziaria internazionale, in
particolare sui mercati dei Paesi che sono segnalati come principali partner
commerciali della Romania. Le cause principali della riduzione del Pil saranno quindi
la riduzione dell'export e le infrastrutture di scarso livello.
No money no nuke - Il
nucleare inglese a rischio per problemi finanziari
( da "e-gazette" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e anche le
incertezze in termini di costo dei rischi di gestione degli impianti potrebbero
avere un ruolo determinante nello sviluppo del programma nucleare civile
inglese. Il problema sarebbe legato alla perdita di valore delle azioni delle
società elettriche che intendono investire nel nucleare in Gran Bretagna
causato dalla crisi internazionale.
Analisi: ricavi 2008 da
incorniciare per le rinnovabili. Lo dice uno studio californiano
( da "e-gazette" del
23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: exploit non si ripeterà nel
Pdl e Sinistra: sfida per
l'egemonia ( da "AprileOnline.info"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: elezioni europee che si collocano
al centro della grande crisi finanziaria ed economica internazionale e
all'avvio di un tentativo di ristrutturazione dell'insieme dei rapporti
internazionali attuato dalla nuova amministrazione USA, la destra italiana
sviluppa un'importante operazione politica, ponendo in essere una inedita
soggettività, formata dalla confluenza di diverse storie,
Negri Bossi archivia 2008
con risultati in calo ( da "KataWebFinanza"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: derivanti dalla situazione di crisi
finanziaria e dei mercati che ha determinato una sensibile contrazione dei
volumi e dei margini del settore delle presse ad iniezione. E' quanto si legge
in un comunicato reso noto dalla societ. I Ricavi totali consolidati del 2008
sono pari a 97,8 milioni di euro, in calo del 24,0% rispetto al 2007 (128,
##Crisi/ Centro-Est
Europa, dopo Ungheria tremano diversi
( da "Virgilio Notizie"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi economica. Dopo Islanda,
Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto
pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi
sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare
il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota
la sfiducia al premier Mirek Topolanek.
CRISI/ GERMANIA, MERKEL:
DIECI ANNI PER RICOSTRUIRE SISTEMA
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con un vasto programma di aiuti
finanziari alle banche e ad altre aziende in difficoltà e la possibile
nazionalizzazione della Hypo Real Estate Holding, gigante dei mutui bancari:
una tale interferenza nel mercato dovrà essere eliminata non appena la crisi
finanziaria globale sarà tornata sotto controllo, ha assicurato Merkel.
CRISI/ EUROPARLAMENTO,
PRIMO VOTO SU AGENZIE DI RATING-2
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La proposta di regolamento sul
rating fa parte di un pacchetto di misure volte a far fronte alla crisi
finanziaria, comprendente le proposte della Commissione relative alla direttiva
Solvibilità II, alla direttiva sui requisiti patrimoniali, e alla direttiva
sulla garanzia dei depositi e in materia contabile.
##USA, PIANO GEITHNER PER
SALVARE BANCHE. OBAMA: MOLTO FIDUCIOSI
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: presente nel sistema finanziario,
come precisa il Tesoro. Il piano scatena così l'entusiasmo dei trader, che
sperano nella fine della peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande
Depressione. D'altronde, i numeri dimostrano l'impegno del governo di Obama a
scongiurare la crisi: il valore del piano, che inizialmente sarà di 500
miliardi di dollari,
##CRISI/ CENTRO-EST
EUROPA, DOPO UNGHERIA TREMANO DIVERSI GOVERNI
( da "Wall Street Italia"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi economica. Dopo Islanda,
Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto
pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi
sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare
il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota
la sfiducia al premier Mirek Topolanek.
Formigoni/Tremonti,
impegno anti-crisi con il gotha dell'economia
( da "Sestopotere.com"
del 23-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Formigoni/Tremonti, impegno
anti-crisi con il gotha dell'economia (23/3/2009 20:34) | (Sesto Potere) -
Milano - 23 marzo 2009 - "La crisi finanziaria, diventata crisi economica,
non deve diventare crisi sociale. E' volontà di tutti e abbiamo gli strumenti per
centrare questo obiettivo.
( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
LA LETTERA DI
BRUNETTA «I non studenti dell'Onda sono teppisti» >(s. mil.) Prima
«guerriglieri», poi ha corretto il tiro chiamandoli «ragazzotti in cerca di
emozioni forti». Non contento ha trovato un'altra definizione per i «non
studenti» dell'Onda, si tratta di «teppisti che giocano alla guerriglia». Il
ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, in una lettera a La
Stampa, continua la sua personale battaglia verbale contro gli studenti
universitari manganellati e caricati dalle forze dell'ordine mercoledì scorso
alla Sapienza, rei dio voler manifestare nel giorno dello sciopero indetto
dalla Cgil sulla conoscenza. «Si tratta di un fenomeno grave, di un sintomo
preoccupante - aggiunge Brunetta sul quotidiano torinese - da non trascurare,
da comprendere nella sua vera natura». E la sua vera natura sarebbe quella della
necessità di autorappresentarsi. E si inoltra in paragoni arditi. «L'Onda mi
ricorda la violenza negli stadi, dove il tifo vela il vero fine: la violenza»,
aggiunge. Il ministro descrive il movimento la cui azione «è tutta indirizzata
a togliere diritti agli studenti». Poi il botto finale: l'azione dell'Onda è
«un'evocazione d'avventure che anche il Sud America ha superato». Alle ultime
esternazioni risponde il segretario del Pd, Dario Franceschini, che ha «un
problema con il prossimo, con il mondo». Pur senza mai nominare il titolare
della Funzione Pubblica, Franceschini, in uno dei passaggi del suo intervento
durante l'assemblea dei circoli del Pd, ha detto di non
voler «parlare della mediocrità con cui un ministro insulta categorie di
italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli studenti sono guerriglieri». I
ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare e non replicare, intenti a
lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28 marzo in piazza per il G14
sulla crisi finanziaria.
( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Target UMANITARIO I
FRUTTI AVVELENATI DELLA GUERRA Dieci anni fa, il 24 marzo 1999, i bombardamenti
della Nato contro la Jugoslavia. Durarono per 78 giorni, in assoluta violazione
della Carta dell'Onu. Fu un sanguinoso vulnus del diritto internazionale che
aprì la stagione delle guerre «umanitarie» Danilo Zolo Sono trascorsi dieci
anni da quando, il 24 marzo 1999, iniziarono i bombardamenti della Nato contro
la Repubblica Federale Jugoslava. Durarono ininterrottamente per 78 giorni, in
assoluta violazione della Carta delle Nazioni Unite. Oltre diecimila furono le
missioni d'attacco da parte di circa mille aerei alleati, furono usati più di
23 mila ordigni esplosivi, fra missili e bombe, senza contare le decine di
migliaia di proiettili all'uranio impoverito. Ormai è ampiamente riconosciuto
che la motivazione umanitaria della guerra - la liberazione del Kosovo dalla
«pulizia etnica» praticata dalla Serbia - erano infondate e pretestuose . Tanto
che potrebbe ricredersi persino l'allora presidente del consiglio italiano,
Massimo d'Alema, che di quella aggressione fu un convintissimo sostenitore. Lo
strumento bellico si è subito rivelato, com'era facile prevedere,
incommensurabile e contradditorio rispetto alla difesa dei diritti della
minoranza kosovaro-albanese, che gli aggressori proclamavano come il loro
nobile obiettivo. La «guerra dal cielo» voluta dal presidente Clinton non ha
portato la pace, la democrazia e la stabilità nei Balcani. L'odio, la violenza,
la corruzione, la povertà, la prostituzione, lo squallore ambientale sono stati
il lascito di questa guerra, come di molte altre guerre di aggressione. I
territori e i centri urbani colpiti dai bombardamenti - da Pristina a Nis, a
Belgrado, a Novi Sad, all'area danubiana - sono stati ridotti in condizioni
preindustriali e ancora oggi, dopo dieci anni, portano i segni profondi della
«guerra umanitaria». Migliaia di serbi e di albanesi hanno perso la vita o
hanno subito gravi mutilazioni a causa dei bombardamenti. Ed altre persone
innocenti hanno continuato ad essere vittime delle mine che le cluster bomb
hanno lasciato sul terreno, e della contaminazione prodotta dai proiettili
all'uranio impoverito sparati dagli aerei statunitensi. Com'è noto, nel Kosovo
la «pulizia etnica» non è stata fermata dalla guerra: ha soltanto mutato
direzione. Dopo la «liberazione» sono stati gli estremisti kosovaro-albanesi ad
usare spietatamente la violenza contro quello che è rimasto della minoranza
serba. E altrettanto si può dire per il dramma dei profughi. I
kosovaro-albanesi, che in gran numero avevano abbandonato la loro patria dopo
l'inizio dei raid della Nato, sono rapidamente rientrati nei loro territori. Ma
centinaia di migliaia di serbi e di rom - in parte già cacciati con la forza
dalla Krajina e dalla Slavonia orientale - sono ancora oggi ammassati in
territorio serbo, in condizioni altamente precarie. Stessa sorte è toccata a
oltre duecentomila serbi e rom che vivevano nel Kosovo. Quali sono state le
vere motivazioni e i veri obiettivi strategici della guerra di aggressione
degli Stati Uniti e della Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava? Questo è
un punto cruciale, ancora oggi di grande attualità. È sempre più evidente che
la «guerra umanitaria» della fine del scolo scorso ci ha definitivamente
introdotti nel New World Order progettato dagli Stati Uniti dopo il crollo
dell'impero sovietico: il disegno strategico di un assetto unipolare delle
relazioni internazionali dominato dalla superpotenza americana. La principale
lezione che la guerra per il Kosovo ha impartito è che i processi di
globalizzazione e di concentrazione del potere internazionale richiedono nuove
forme di uso della forza. Come hanno sostenuto Alvin e Heidi Toffler, gli Stati
Uniti, già a partire dalla Guerra del Golfo del 1991, si sono mostrati pronti
ad affrontare la nuova situazione del mondo puntando, oltre che sul loro assoluto
predominio nucleare, su sofisticate strategie informatico-militari. In poco più
di dieci anni le strutture militari degli Stati Uniti hanno subìto una
trasformazione radicale - tecnologica, organizzativa, strategica, logistica - e
questo è stato perfettamente confermato dalla «guerra dal cielo» contro la
Repubblica Jugoslava, che ha traumatizzato il mondo intero poiché ha mostrato
l'irraggiungibile superiorità militare della potenza americana. La vittoria
degli Stati Uniti è stata assoluta. La costruzione (illegale) dell'immensa base
militare di Camp Bondsteel a Urosevac, nel cuore del Kosovo, ne è ancora oggi
la più concreta, irrefutabile dimostrazione. È la prova che, grazie alla
«guerra umanitaria» della Nato, gli Stati Uniti hanno ottenuto il controllo militare
dell'intero Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, oltre che dei Balcani.
È sullo sfondo di questo contesto che si spiega sia l'imponente sviluppo del
terrorismo internazionale a partire dalla guerra del Golfo del 1991, sia la
serie di guerre preventive scatenate dagli Stati Uniti e dai loro più stretti
alleati contro l'Afghanistan nel 2001 e contro l'Iraq nel 2003. E si spiegano
le pressioni che oggi vengono esercitate, con la complicità dello Stato di
Israele, nei confronti della Siria e soprattutto dell'Iran. Quella che
chiamiamo «globalizzazione» non è un processo spontaneo di unificazione del
mondo grazie alla leggi del mercato, secondo la retorica neoliberista. La
globalizzazione, per le crescenti discriminazioni economiche e politiche che
comporta, richiede una costante vigilanza a livello globale, come emerge dalle
strategie geopolitiche elaborate dai «cartografi» statunitensi nei primi anni
Novanta del secolo scorso. Gli interessi vitali dei paesi industriali - si è
sostenuto - sono diventati più vulnerabili per quanto riguarda l'accesso alle
fonti energetiche, la sicurezza dei traffici marittimi ed aerei, la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e
nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il
terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali
per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere
sostenuta da robuste protesi militari. Si vedrà nei prossimi mesi,
soprattutto in Afghanistan - se con la presidenza di Barack Obama il modello
della guerra umanitaria e preventiva verrà abbandonato per una strategia almeno
tendenzialmente multilaterale e post-egemonica. Oggi nessuna previsione
ottimistica è legittima. L'ottimismo è impedito dall'idea, espressa dal nuovo
presidente e dal suo Segretario di Stato, Hillary Clinton, che il terrorismo si
sconfigge in Afghanistan e che per questo è necessario intensificare e
concentrare nell'area afghano-pakistana l'impegno militare degli Stati Uniti e
dei loro alleati europei, ancora una volta sotto l'egida illegale della Nato.
Foto: Tra pochi giorni troverete questo dossier su
www.ilmanifesto.it/archivi/dossier/ guerraumanitaria Foto: SCUDI UMANI SUI
PONTI DI BELGRADO. FOTO PICCOLA, CLUSTER BOMB CARICATE AD AVIANO /REUTERS
( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
GRAN BRETAGNA Anche
in Rbs scoppia il caso delle regalie ai manager [FIRMA]FRANCESCA PACI
CORRISPONDENTE DA LONDRA Mentre gli anarchici di Class War invitano gli inglesi
in bolletta a vendicarsi e a «Burn a banker», bruciare un banchiere, la Consob
di Londra prepara una rivincita meno radicale, ma altrettanto simbolica. Nel
giro di pochi giorni, rivela il quotidiano Daily Telegraph, la Financial
Services Authority, il corrispettivo britannico della Commissione per la borsa,
potrebbe aprire un'inchiesta sulle responsabilità dell'ex amministratore
delegato della Royal Bank of Scotland (Rbs), Fred Goodwin, il banchiere con la
pensione da 726 mila euro l'anno diventato l'emblema della crisi finanziaria che ha messo in
ginocchio la City. A chiamare in causa Goodwin sono alcuni membri del consiglio
d'amministrazione di Rbs che avrebbero rivelato un retroscena inquietante del
crac: la Royal Bank of Scotland, nonostante il bilancio 2008 con un buco di 24
miliardi di sterline, pagò bonus a sei zeri ai banchieri responsabili di aver
comprato i titoli subprime, le obbligazioni garantite da mutui ad alto
rischio d'insolvenza che hanno costretto il governo britannico a nazionalizzare
la banca per non creare una seconda Lehman Brothers. Secondo i testimoni, che
raccontano di bonus sostanziosi elargiti ai trader responsabili dell'acquisto
di oltre 30 miliardi di sterline di subprime, dopo quelle operazioni Rbs «non
aveva una sola possibilità» di sopravvivere senza cospicui aiuti governativi.
La notizia rimbalza in Europa, dove la Spagna si appresta a lanciare uno
stress-test per verificare la tenuta degli istituto di credito, e riaccende le
polemiche sui bonus multimilionari pagati dalle banche poi salvate con i soldi
dei contribuenti. Goodwin, che nel 2007 guidò la maxi scalata su Abn Amro da
parte della cordata Rbs-Santander-Fortis, rischia un'imputazione ancora più
pesante. L'ex numero uno della banca ha ripetutamente smentito che l'istituto
abbia fatto operazioni sui subprime. Se venisse confermata la versione
dell'accusa invece, risulterebbe che oltre ad averlo fatto avrebbe nascosto le
operazioni al consiglio di amministrazione, proprio mentre le banche americane
cominciavano a liberarsi degli asset tossici. Gli avvocati del governo di Sua
Maestà affilano le armi. In ballo c'è la faccia del Paese, ma soprattutto il
recupero della pensione di 17 milioni di sterline ricevuta da Goodwin.
( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
IL GOVERNO USA
LANCIA UN FONDO MISTO PER RIACQUISTARE LE OBBLIGAZIONI CHE ZAVORRANO I MERCATI
FINANZIARI "Spazziamo via i titoli tossici" [FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW
YORK L'America vuole presentarsi al G20 di inizio aprile con qualcosa di
concreto, e il piano per togliere dai bilanci delle banche l'enorme fardello di
bond tossici è la decisione più attesa. La conferma è venuta da Christina
Romer, che presiede il gruppo dei consiglieri economici della Casa Bianca:
parlando ieri alla Cnn e alla Fox ha anticipato che 100 miliardi saranno messi
a disposizione a questo scopo dall'amministrazione. Oggi tocca al ministro del
Tesoro Tim Gethner l'annuncio del piano, e Wall Street spera che i dettagli
siano convincenti. L'offensiva del governo per la
stabilizzazione dei mercati finanziari è su vari livelli. Secondo gli analisti i bond tossici legati ai
mutui e senza un prezzo di mercato varrebbero circa 2 mila miliardi di dollari.
I 100 miliardi anticipati da Romer, quindi, sembrerebbero poca cosa se non
inseriti nell'intero programma che prevede tre diversi interventi, e per
una somma stimata di soldi pubblici attorno ai 1000 miliardi. Il primo riguarda
la Fdic, ente federale di assicurazione dei depositi che creerà delle
partnership per acquistare bond tossici dalle banche che li metteranno sul
mercato, e presterà loro fino all'85% dei soldi che queste entità useranno per
il loro scopo sociale. In secondo luogo il Tesoro promuoverà la nascita di un
nuovo ente governativo, il Public Investment Corp, che avrà il compito di
finanziare l'acquisto di titoli tossici e prestiti inesigibili dalle banche in
crisi fino a mille miliardi di dollari, con la partecipazione anche di
investitori privati, guidati da manager di società di gestione che accetteranno
la partnership. Per attirare capitali privati, il governo dovrà dare
facilitazioni e garanzie, e metterci la sua parte: un'ipotesi è un dollaro
pubblico per ogni dollaro privato, con i profitti e le perdite divisi a metà.
Infine: la Fed con il Tesoro espanderà la sua capacità di prestiti al mercato
avviata tempo fa con il Programma Talp, consentendo di dare prestiti in cambio
di bond speculativi emessi nel 2005 e
( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi economica
Negli Stati Uniti le vendite sono calate del 30%, molti clienti non riescono
più a pagare le rate Per oltre un secolo è stata la regina incontrastata della
strada, e non importa che si fosse sugli spettacolari tornanti della Pacific
Coast Highway californiana, o sulla superstrada 98 tra Bitonto e Andria. Il
passaggio di una Harley Davidson - con quel metallo che acceca e quel motore
rombante che fa tremare i muri - ha sempre lasciato dietro di sé una scia di
stupore, dita puntate e bocche aperte a tutte le latitudini. Oggi però, la storica
moto americana che ha fatto un'epoca e dato vita a una vera e propria religione
tra i suoi centauri, subisce i duri contraccolpi di una crisi economica che è riuscita a
scoraggiare molti dei suoi clienti più fedeli: sovrapproduzione, scelte
finanziarie errate o controproducenti, ma soprattutto una poca attenzione verso
il mercato delle nuove generazioni che le è costata la perdita di interesse da
parte di molti acquirenti sotto i 40, con un conseguente impietoso titolo a
tutta pagina sul New York Times: «Harley, you are not getting any
younger». «Harley, stai invecchiando». Un vero schiaffo per le Hogs (così sono
conosciute tra gli appassionati) e per il loro club di riders in tutto il
pianeta, capace di accomunare generazioni di vip hollywoodiani, baby-boomers
del secondo dopoguerra, cassieri di supermercati e famigerate gang di
motociclisti con gilet di pelle, barba lunga e capelli al vento. Anche perché a
parlare ci sono i numeri: lo scorso anno i ricavi sono diminuiti del 30%, ma il
grosso del danno è arrivato dallo tsunami dei mutui subprime che ha già
travolto il mercato immobiliare statunitense. Quindici anni fa, nel tentativo
di incrementare ulteriormente il proprio fatturato, l'Harley aveva creato una
società sussidiaria - la Harley Davidson Financial Services - che concedeva
finanziamenti ai clienti e li trasformava in titoli da mettere sul mercato. Poi
è arrivata la crisi finanziaria, e con essa le
insolvenze di migliaia di clienti incapaci di ripagare il debito. Una sorta di
subprime a due ruote, che finora al marchio del Wisconsin è costato caro: 80
milioni di dollari in prestiti mai rientrati solo lo scorso anno. «Non ho mai
visto niente del genere in 33 anni che vendo queste moto», ha dichiarato Spuck
Bennett, un noto rivenditore del Maryland, che nel 2008 è riuscito a vendere
solo 200 esemplari (contro le 280 dell'anno precedente), e quest'anno si
aspetta di peggio. «Stiamo giusto cercando di sopravvivere». Non una frase che
ti aspetteresti di sentire, quando si parla di uno dei marchi più famosi,
longevi e ben riusciti della storia contemporanea. Tutto è cominciato nel 1903,
quando William Harley e Arthur Davidson - due ragazzi di Milwaukee, nel
Wysconsin - costruirono un piccolo motore da
( da "Stampa, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
UNO STRUMENTO
RIVELATOSI PERICOLOSISSIMO PER LA CARENZA DI REGOLAMENTAZIONE E BOCCIATO SENZA
APPELLO DALLA CRISI DEI MERCATI L'Assogestioni americana: i prodotti
tradizionali sono andati bene per 70 anni Hedge fund addio senza rimpianti Il
G20 e il Congresso Usa vogliono sottoporli alle norme dei fondi comuni
[FIRMA]GLAUCO MAGGI NEW YORK Hedge fund addio, il loro futuro è di essere fondi
comuni. Ne stanno discutendo i tecnici dei ministeri economici dei governi che
preparano il G20, dove il tema della nuova regolamentazione degli strumenti finanziari sarà tra i più delicati. Ma intanto, in America,
è già partita l'offensiva dei mutual fund americani (molto simili ai nostri
fondi comuni), che chiedono al Congresso Usa di estendere le regole e i
requisiti previsti dalla legge per i mutual agli hedge fund. Ma anche ai bond
municipali, ai derivati e, più in generale, ai prodotti d'investimento piazzati
da broker e dealer tra le famiglie. L'Europa, insomma, che spinge per un
controllo più rigido degli hedge fund, ha un alleato nei gestori di fondi
comuni Usa. Paul Schott Stevens, presidente dell'Investment Company Institute
(Ici, l'Assogestioni Usa) ha avanzato la proposta alla Commissione del Senato.
Il governo Obama e il Congresso stanno valutando come riformare un sistema finanziario che si è dimostrato drammaticamente e
perniciosamente inadeguato alle novità del mercato fiorite nei decenni passati.
E il modello dei fondi comuni può costituire da esempio, sostiene l'Ici, perché
dalla loro regolamentazione concepita all'uscita dalla Depressione degli Anni
30 si sono dimostrati «resistenti e affidabili in modo rimarchevole», ha detto
Stevens. Alcune delle raccomandazioni della lobby dei fondi sono del resto già
presenti in un disegno di legge bipartisan, a firma dei senatori Carl Levin,
democratico del Michigan, e Charles Grassley, repubblicano dello Iowa. Chiamata
Hedge Fund Transparency Act, la legge trasferirebbe sui singoli fondi la
supervisione che oggi viene esercitata sugli adviser-gestori degli hedge fund: quelli
con oltre 50 milioni di dollari di patrimonio, in pratica tutti quelli rivolti
al pubblico, dovrebbero registrarsi ed essere supervisionati come fossero dei
fondi comuni. Controllati dalla legge del 1940 chiamata Investment Company Act,
i mutual fund devono rispettare estese misure di trasparenza e requisiti di
diversificazione, restrizioni nelle attività in proprio di compravendita di
titoli e nell'uso dell'effetto leva. Infine, devono rispettare la fissazione
quotidiana dei prezzi in base a valutazioni oggettive di mercato. Da 70 anni «i
fondi hanno rispettato questo regime di regolamentazione e hanno prosperato
sotto di esso», ha detto Stevens. «In realtà, la recente esperienza suggerisce
che i parlamentari dovrebbero considerare l'estensione di questi stessi
principi ai partecipanti del mercato» degli investimenti. Le allusioni sono
alla totale assenza di trasparenza dei misteriosi titoli legati alle
cartolarizzazioni dei mutui subprime e di altri asset che hanno portato al
disastro dei portafogli delle banche d'investimento, delle stesse banche
commerciali e persino di assicurazioni come Aig. Ma anche allo spregiudicato
uso delle leve finanziarie che hanno moltiplicato fino
a 30 volte le esposizioni delle maggiori finanziarie
(come Lehman Brothers) o al caso del truffatore Bernie Madoff, il cui buco da
50 miliardi di dollari è stato possibile perché la sua minuscola società di
gestione poteva fungere anche da dealer in Borsa e persino da banca
depositaria. Questi «gap nella regolamentazione» devono essere colmati, chiede
ora il settore dei fondi con ragioni da vendere. Lo squilibrio americano non è
tipico di quel mercato. Anche in Italia, dove la legge dei fondi comuni è del
( da "Tribuna di Treviso, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plastal, oggi
l'incontro con la banca svedese Si discuteranno le due opzioni per il
salvataggio. E stasera consiglio comunale ODERZO. Grande attesa per il
consiglio comunale previsto questa sera alle
( da "Centro, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 8 - Pagina
Aperta Strane presenze Strane presenze nel Parco D'Avalos Signor direttore,
molti cittadini continuano a segnalarmi "strane presenze" all'interno
del Comparto 3 (laghetto) del Parco D'Avalos:le "strane presenze"
sono sempre le stesse: gente che si incontra nel sottobosco per incontri
omossessuali. Lo strano traffico dura l'intera giornata, è un continuo via vai,
un entra esci dal sottobosco di rovi che cela giacigli e anfratti, pieni di
evidenti "testimonianze": preservativi, scottex, sterco, e altro
ciarpame. Allora vi chiedo ancora una volta: il Parco D'Avalos è un riserva
naturale o un casino a cielo aperto? Dov'è il custode, dov'è il controllo, dove
sono le forze dell'ordine? Il simbolo più evidente dell'abbandono è il grande
cancello d'ingresso (lato via della Bonifica), divelto tre mesi fa da un
automobilista disattento: è ancora lì piegato, pendente de ben tre mesi e
nessuno si cura di ripararlo. E' questa la tutela del verde pubblico a Pescara?
Inoltre, il Parco è invaso da torme di cani grandi e piccoli che corrono in
lungo e in largo, in piena libertà, senza guinzaglio. Dov'è il rispetto delle
regole? Dove sono paletta e sacchetto? Chi controlla? La risposta è: nessuno.
Stessi traffici strani nel Comparto n. 1 (ex galoppatoio, di proprietà
privata). Sul lato di viale della Pineta la recinzione, divelta da anni,
permette"un entra ed esci" continuo: perché il Comune non impone al
proprietario la recinzione e la bonifica dell'area? Perché le forze dell'ordine
non controllano cosa vi accade all'interno? Ultima chicca: su via Romualdo
Pantini l'area di sgambettamento, realizzata con pubblico denaro e su richiesta
degli animalisti cittadini un anno e mezzo fa, è inutilizzata: ci sono
all'interno quattro cani randagi, che nessuno sa chi ce li ha messi. Insomma,
il degrado dilaga e nessuno provvede. Vi sembra una cosa normale? Antonio
Taraborrelli Pescara Berlusconi e Tremonti giù le mani dall'acqua Signor
Direttore, ben ha fatto sul quotidiano di domenica a pubblicare un servizio
sulle acqua minerali. Vorrei soffermarmi piuttosto sulla "giornata
mondiale dell'acqua" celebrata il 21 marzo ed il significato che essa
vuole rappresentare: l'acqua come bene comune, come risorsa vitale per
l'umanità. Ebbene, questo significato è stato totalmente annullato dal governo
Berlusconi col solito decreto legge (112) escogitato dallo pseudo Robin Hood
italico (Tremonti, tanto per intenderci) che afferma esattamente l'opposto di
quanto celebrato ieri in tutto il mondo. Il servizio idrico (cioè la
distribuzione dell'acqua), per il duo Berlusconi-Tremonti deve essere gestito
dalle regole dell'economia capitalistica, cioè dal mercato, lo stesso che ha generato la crisi
finanziaria di cui stiamo pagando le conseguenze. Il
duo ha sancito che l'acqua in Italia non sarà più un bene pubblico (come l'aria
che respiriamo) ma semplicemente una merce sulla quale già di stanno aizzando
multinazionali che ci faranno rimpiangere persino la famelica gestione dei
politici nostrani. Con l'aggravante che può capitare quanto sta accadendo
in alcune città (es. Latina) dove la Veolia (multinazionale) ha aumentato le
bollette del 300% ed a chi rifiuta di pagare questo pizzo, manda vigilantes
armati e (purtroppo) carabinieri per staccare immediatamente il contatore.
Vorrei ricordare al cavaliere di Arcore ed al suo commercialista di fiducia che
l'acqua sgorga dalla terra grazie ad un ciclo naturale bel conosciuto anche
dagli alunni delle scuole elementari, è quindi un bene fondamentale e nessuno
può appropriarsene perché c'è la cosiddetta "legge di mercato".
Povero popolo della libertà! Giovanni Di Nino Sulmona I soldi dei contribuenti
negli Usa non si toccano Signor direttore, in America fanno sul serio, non
chiacchiere. I soldi dei contribuenti non si toccano. La società Aig, salvata
con 170 miliardi dallo stato ha gratificato i suoi manager, responsabili del
fallimento, con bonus per 218 milioni. Obama, in sintonia con la maggioranza
degli americani, ha manifestato tutta la sua rabbia. La Camera, non potendo
modificare il contratto, sta recuperando il denaro con una tassazione mai
vista, del 90%, sulle gratifiche milionarie. In Italia, invece, dove i
parlamentari, pur guadagnando più che in qualsiasi altro paese del mondo, sono
surclassati dai top manager, il problema non si pone nemmeno, anche se banche e
grandi industrie hanno goduto degli aiuti di stato. Una legge del governo Prodi
prevedeva un limite massimo pari alla retribuzione del primo presidente della
Corte di Cassazione, in cifre, 289.000 euro annui. Con il decreto legge del giugno
scorso, il governo Berlusconi ha deciso di congelare il tetto. E il
congelamento che doveva durare tre mesi è diventato perpetuo. Intanto da alcuni
siti internet sono addirittura spariti gli elenchi e le retribuzioni dei
consulenti. L'auspicio del presidente Napolitano che la crisi
potesse essere un'opportunità di cambiamento virtuoso naufraga miseramente.
L'America di Obama è sempre più lontana, un miraggio. Ezio Pelino Sulmona
( da "Nuova Sardegna, La" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 17 - Cronaca
«No alla chiusura della Banca d'Italia» La sede locale sparirà il 3 aprile La
Falbi: «Servizio fondamentale» ORISTANO. è ormai imminente la chiusura della
sede oristanese della Banca d'Italia. La data è già fissata: il tre aprile,
infatti, gli sportelli di via Verdi compiranno le ultime operazioni, poi, le
saracinesche si abbasseranno per sempre su l'istituto di credito dello Stato.
Sarà la prima sede provinciale (a ottobre spetterà a Nuoro) a chiudere i
battenti, nell'ambito di un programma di ridimensionamento generale, varato dal
Governo, che prevede la concellazione di ben 30 sedi in tutto il territorio
nazionale. A nulla sono servite le proteste da parte dei sindacati, degli
amministratori e dei rappresentanti delle istituzioni del territorio. Insomma,
la provincia di Oristano dovrà fare a meno della propria sede di Bankitalia:
d'ora in poi i cittadini che avranno necessità di rivolgersi a questa
struttura, dovranno per forza rivolgersi alla sede di Cagliari. «Sede nella
quale molti di noi sono stati trasferiti, altri hanno invece scelto il
prepensionamento», dice amareggiato Giancarlo Cadeddu, segretario territoriale
del sindacato Falbi-Confsal. «In effetti avevamo già avuto conferma due anni fa
del piano nazionale che aveva cancellato la nostra sede, cosa che era stata
confermata successivamente dalla deliberazione del Consiglio superiore di
Bankitalia». Secondo la Falbi, però «Il piano di ridimensionamento dei compiti
della Banca d'Italia, della sua autonomia e indipendenza è un atto
"irresponsabile" che contrasta con le esigenze dei cittadini e del
Paese». Recita così un duro comunicato diffuso dal sindacato e che stigmatizza
le scelte che hanno portato alla cancellazione delle diverse sedi interessate
dal piano di ridimensionamento. «Anche nel corso dell'audizione del governatore
Draghi presso la VI Commisione Finanze della camera dei deputati, tenuta di
recente - si legge fra le altre cose nel documento sindacale - è stato
evidenziato che la Banca d'Italia, dopo la riorganizzazione territoriale, non
ha più una presenza capillare in tutte le province e, di conseguenza, non
sarebbe più in grado di garantire controlli, come quelli che adesso, sono stati
assegnati ai prefetti n materia di vigilanza sui crediti da erogare alle
imprese». La Falbi critica pesantemente anche le altre sigle sindacali: «Sono
altrettanto gravi le responsabilità che investono i sei sindacati che hanno
avvallato e reso attuabile, con l'accordo negoziato e sottoscritto, l'abbandono
di gran parte dl territorio». Secondo il sindacato, insomma «occorre, anche alla luce della grave crisi
finanziaria in atto che si rimedi su quanto accade,
puntando sulla grande opportunità di nuove funzioni che potrebbero interessare
la Banca d'Itaia». Insomma, la richiesta è verso una sospensione del processo
di ridimensinamento, anche se ormai, per Oristano, le speranze che si scongiuri
la chiusura sono praticamente inesistenti. «Soltanto nei prossimi mesi i
cittadini potranno capire con precisione cosa significhi la cancellazione della
sede provinciale - dice ancora Giancarlo Cadeddu - perchè si troveranno privati
di un servizio fondamentale. «Meno servizi vuol dire meno opportunità per i
cittadini, che ancora una volta si sentiranno gioco forza di serie B». Il
sindacalista fa qualche esempio: «Dipenderemo in tutto e per tutto da Cagliari,
solo per un collegamento con la Centrale rischi, bisognerà recarsi nel
capoluogo isolano. Con tutta quella serie di svantaggi che ciò comporterà. I
lavoratori dipendenti dello Stato, ad esempio gli insegnanti, che attualmente
ritirano presso i nostri sportelli gli stipendi, saranno costretti ad aprire un
conto presso un istituto bancario privato, il che comporterà per gli utenti dei
costi aggiuntivi». Come aveva già detto nel passato, insomma, il sindacalista,
conferma il suo giudizio: «l'abbandono di gran parte del territorio da parte
della Banca d'Italia si rivelerà un gravissimo errore». Michela Cuccu
( da "marketpress.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 23 Marzo 2009
POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DELLA PICCOLA IMPRESA PUGLIESE IN USA:SEMINARIO MARTEDÌ
Bari, 23 marzo 2009 - ?Stati Uniti d?America: strumenti ed opportunità d?affari
per le imprese pugliesi nei settori chiave di sviluppo? è il titolo del
seminario Paese in programma martedì 24 marzo
( da "marketpress.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 23 Marzo 2009
LA CRISI METTE IN GINOCCHIO L´ARTIGIANATO PIEMONTESE A RIVELARLO I DATI
RACCOLTI DALL´INDAGINE CONGIUNTURALE DEL PRIMO SEMESTRE 2009 Torino, 23 marzo
2009 - La crisi finanziaria che, partita dagli Stati
Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo
anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole
tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello
internazionale nel settore auto. Forti difficoltà, più evidenti nella seconda
metà del
( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 23 Marzo 2009
Chiudi di MARCELLO GUERRIERI Stanno pagando il prezzo più alto della crisi dell'edilizia nella provincia di Terni: gli immigrati,
sia comunitari che extracomunitari, vedono liquefarsi il loro potere
contrattuale per la chiusura continua dei cantieri ed il mancato avvio di nuovi
lavori. Sottolinea questo scenario Andrea Farinelli, responsabile provinciale
per la Cgil per le costruzioni e l'edilizia della Cgil. Spiega: «Tante
"partite iva" presenti in edilizia, sono in realtà delle assunzioni
mascherate: l'imprenditore anziché applicare il contratto di lavoro obbliga i
lavoratori ad aprire la partita iva per trattarli da pari a pari. Con la
chiusura dei cantieri, si sono ritrovati senza lavoro e senza il pagamento
delle fatture per quello che avevano già eseguito in quanto non c'è più
liquidità. E soprattutto non hanno accesso agli ammortizzatori sociali». Ed ora
hanno guai anche con gli uffici finanziari che pretendono il pagamento di
quanto stabilito dalla legge. I numeri del fenomeno si trovano nelle
statistiche ufficiali: almeno trecento lavoratori stanno percorrendo questo
calvario economico nella sola provincia di Terni, senza contare quelli delle
altri regioni che a Terni hanno operato in qualche caso anche per alcuni anni.
Dalle statistiche della cassa edile si vede proprio che le imprese ternane sono
aumentate anno dopo anno arrivando a contarne ben 597 attive in provincia.
Sempre nel territorio ternano ci sono attive anche 19 imprese perugine mentre
ben
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMA PAGINA
23-03-2009 EDITORIALE Obama riuscirà nell'impresa? Alberto Pasolini Zanelli A
meravigliarsi dovrebbero essere primi fra tutti coloro che dal primo minuto in
cui Obama ha messo piede alla Casa Bianca si sono precipitati a rassicurare e a
rassicurarsi, che nulla sarebbe cambiato. Obama governerà, scandiva un coro
dall'America profonda a tutti i continenti, come avrebbe governato McCain se
avesse vinto lui e come aveva governato fino a quel momento George W. Bush. Che
così non fosse doveva essere chiaro perlomeno dal messaggio del nuovo
presidente sullo stato dell'Unione e soprattutto nel campo della politica
estera. Il tema è stato finora comprensibilmente «oscurato»
a causa della prevalente attenzione sulla recessione economica e sulla crisi finanziaria; non solo perché
questa è e resta di emergenza assoluta, ma anche perché di idee chiare ce ne
sono in giro ben poche nel mondo e men che meno in America segue PAG. 4
( da "Messaggero, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 23 Marzo 2009
Chiudi di PIETRO PIOVANI ROMA «Forse il peggio è passato». Arriva un messaggio
di speranza da Guido Tabellini, economista, rettore dell'università Bocconi di
Milano. Ma al tempo stesso un avvertimento: quando anche uscissimo dalla crisi
in tempi brevi, le conseguenze continueremo a pagarle ancora per anni. Secondo
alcuni economisti si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel. «Io credo
che forse il peggio sia passato. I politici hanno imparato dai loro stessi
errori: non vedremo più un altro fallimento di banche come Lehman Brothers, e
le conseguenze di quel fallimento sono state arginate. Da alcuni piccoli
segnali si può pensare che i mercati finanziari
abbiano ricominciato a funzionare. E in alcune parti del mondo, come gli Stati
Uniti o la Germania, dobbiamo ancora vedere gli effetti benefici degli stimoli fiscali:
arriveranno nella seconda parte del 2009 e poi nel 2010». Stiamo davvero
uscendo dalla crisi? «Bisogna essere realisti. Forse il peggio è alle spalle,
ma è troppo presto per esserne sicuri. Anche perché nel
frattempo, dopo la crisi dei mercati finanziari, sono nati altri rischi: l'economia reale è stata danneggiata e
questo porta nuove perdite, nuove paure». Anche il mercato dell'auto dà segnali
di ripresa. «Sono ancora troppo deboli. Il settore dell'auto ha un eccesso di
capacità produttiva che va smaltita. Non credo che gli aiuti fiscali
concessi dai governi siano risolutivi. Stiamo solo spostando il problema in
avanti». Di fatto quello che si sta facendo in tutto il mondo è di rispondere a
un eccesso di debito privato con un aumento del debito pubblico. Dovremo
pentircene in futuro? «Trasferire il debito privato su quello pubblico è
inevitabile. Ciò non vuol dire che l'operazione sia priva di costi. L'aumento
del debito pubblico peserà in futuro e rallenterà la crescita. Ma non farlo
significherebbe aggravare la crisi». Come valuta le mosse fatte finora
dall'amministrazione Obama? «Mi pare che in America stiano facendo tutto il
possibile per risolvere i due problemi centrali: sostenere la domanda con
stimoli fiscali e ridare fiducia ai mercati finanziari».
Gli stimoli fiscali funzioneranno? Faranno aumentare i consumi? «Quelli che
agiscono dal lato della spesa pubblica dovrebbero essere più efficaci. Il
taglio delle imposte invece serve solo ad alimentare il risparmio delle
famiglie». Lei ha sempre detto di non vedere bene l'Europa in questa crisi. Lo
pensa ancora? «Sì. Negli ultimi tempi è peggiorata molto la situazione nell'Est
europeo. Ed è peggiorata nei paesi più aperti ai commercio con l'estero: in
particolare la Germania e l'Italia. Per tutta l'Europa poi c'è un'aggravante: a
differenza di quanto è accaduto negli Stati Uniti, non sono state date risposte
aggressive, né di politica fiscale né di politica monetaria. La politica
fiscale è stata frenata dalla paura di aiutare il vicino». Cioè ogni paese teme
che, adottando misure per favorire i consumi interni, possa aiutare le
esportazioni degli altri e non le proprie. «Faccio l'esempio della Francia.
Sarkozy aveva giustamente proposto di intervenire a livello europeo, ma la
Germania ha detto di no. Così alla fine neanche la Francia ha fatto niente». E
la politica monetaria? «La Banca centrale europea ha ridotto i tassi in
ritardo, ed è ancora molto indietro». Si dice che l'Italia sia più al riparo di
altri paesi. «L'Italia non era esposta direttamente ai titoli tossici. Poi però
è stata travolta dal crollo del commercio estero, che purtroppo va a colpire la
parte più produttiva del paese. Inoltre alcune banche italiane sono coinvolte
nella crisi dell'Est Europa. Infine c'è un terzo elemento di fragilità: il
nostro debito pubblico lega le mani al governo e rende più difficile
intervenire».
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-03-22 - pag: 1 autore: SALVATAGGI E SPESA PUBBLICA
Costi più alti di una guerra di Mario Margiocco L' impegno globale, nel mondo, per contrastare la recessione e superare la crisi finanziaria, sotto tutte le voci,
si aggira attorno ai 23mila miliardi di dollari. Un costo molto più alto di
quello della Guerra mondiale o del Vietnam. Si tratta di risorse pubbliche di
varia provenienza e gestione. Oltre la metà del "conto" complessivo,
circa 13mila miliardi, compete agli Usa. Servizio u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-03-22 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Alleanza
nazionale si scioglie Destra verso la fusione nel Pdl Alleanza nazionale si
scioglie per confluire nel Pdl. è un passaggio epocale per la destra italiana
che verrà sancito oggi alla nuova Fiera di Roma dove si sta svolgendo l'ultimo
congresso di An. Il reggente Ignazio La Russa assicura che An manterrà la sua
identità: questa non è una chiusura ma la nascita del partito degli italiani.
Rassicurazioni arrivano dal presidente del Senato Renato Schifani. Il premier
Silvio Berlusconi è convinto: il Pdl è una forza che segnerà la storia. u
pagina 12 con un'analisi di Piero Ignazi Berlusconi difende «la libertà della
Chiesa» «Il Pdl è un partito laico, ma difende la libertà della Chiesa anche
quando proclama principi impopolari». Lo ha detto ieri il premier Silvio
Berlusconi, sottolineando anche la sintonia con il Papa sulla «sacralità della
vita». u pagina 12, commento a pagina 10 Soru: il rigore dei bilanci comporta
perdita di consensi «In Regione ho risanato i conti, dimezzato i debiti e negli
ultimi due anni chiuso bilanci in pareggio. Il rigore comporta perdita di
consenso». Lo afferma Renato Soru, ex Governatore sardo, commentando la recente
sconfitta alle regionali. Intervista u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-22 - pag: 2 autore: Un salvataggio da 23mila miliardi Oltre metà dei fondi pubblici stanziati nel mondo
per uscire dalla crisi
arriva dagli Usa Mario Margiocco In un colpo solo la Federal Reserve ha
aumentato del 10% i fondi disponibili per contrastare la crisi finanziaria e rilanciare
l'economia. I 1.150 miliardi di dollari aggiuntivi che, è stato annunciato
mercoledì 18, entreranno in circolo si aggiungono infatti a 11.700
miliardi messi già sul tavolo dal Governo americano per superare un periodo di
eccezionale gravità (in attesa di quelli annunciati domani dal segretario al
Tesoro Timothy Geithner). La cifra è calcolata da Bloomberg. Washington sta
mobilitando risorse pochi mesi fa impensabili. I soli nuovi fondi Fed, 300
miliardi per l'acquisto di T bonds e il resto per rilevare titoli immobiliari
(mbs) delle finanziarie pubbliche Fannie Mae e Freddie Mac, equivalgono a poco
meno del doppio del costo della guerra in Vietnam, calcolato in dollari
rivalutati, e che fu pari a poco più di 698 miliardi di dollari attuali. Come
in Europa e in Asia, si tratta di risorse pubbliche di varia provenienza e
gestione, che hanno grossomodo tre emittenti principali: il bilancio statale,
la Banca centrale, gli enti di garanzia dei depositi bancari. Solo in parte
minore sono a fondo perduto, come i piani di stimolo da poco varati da alcuni
Paesi, e convogliati negli Stati Uniti nel piano da 787 miliardi approvato
definitivamente dal Congresso un mese fa. Gli stessi interventi su banche o
società come Aig, sono fatti negli Stati Uniti, e anche in Europa, contro il
passaggio di azioni ordinarie o privilegiate o comunque con titoli in garanzia,
nella speranza che consentano in futuro di recuperare l'esborso. Diverso il
caso di acquisto di titoli tossici, cosa per cui gli Stati Uniti hanno stanziato
finora 700 miliardi per circa la metà utilizzati: qui non si saprà ancora per
parecchio tempo quanto valgono i titoli. Le voci più grosse sono comunque
quelle degli interventi delle Banche centrali e dei fondi di garanzia sui
depositi. Sommando i dati - piuttosto dettagliati - americani, quelli europei -
un po' meno chiari - e stimando un intervento asiatico (e
australiano/neozelandese) di portata non inferiore a quello europeo,
soprattutto grazie alla componente cinese e giapponese, si arriva a una cifra
di circa 23mila miliardi di dollari, per oltre la metà americani. E non è
finita, perché qualcuno dovrà colmare il buco delle banche statunitensi,
valutato a non meno di duemila miliardi. E anche in Europa nessuno sa se il
salvataggio bancario è finito. La seconda guerra mondiale, di gran lunga lo
sforzo finanziario più grosso mai affrontato dagli Stati Uniti su un singolo
obiettivo, costò sui due fronti dell'Europa e del Pacifico 3.600 miliardi di
dollari, rivalutati a oggi. Il New Deal, 500 miliardi. La cartina in pagina
(sulla base di dati aggiornati di fonte Fondo monetario/Brookings Institution)
presenta una parte non secondaria, ma quantitativamente limitata di questo
sforzo finanziario, i piani di stimolo messi in atto dai Paesi del G-20, Spagna
compresa. Non i fondi per far fronte alle perdite, ma quelli per rilanciare la
crescita. La Germania mette in atto un intervento non lontano da quello
americano in rapporto al Pil, mentre Francia e Italia hanno pacchetti assai più
contenuti. Nel caso italiano, tuttavia, occorre tenere conto di altre misure
che, non essendo assimilabili e omogenee, non sono state conteggiate, ma
esistono. Lo stesso vale per alcuni altri Paesi, come il Giappone e la Cina,
che hanno presentato come piano di stimolo un pacchetto molto più consistente,
solo in parte però valutatodall'Fmi come vero stimolo. Tokyo arriverà al G-20
il 2 aprile a Londra con un secondo piano aggiuntivo, è stato annunciato, non
ancora quantificato; a dicembre se ne parlava già e il Governo lo valutava a
oltre 350 miliardi di dollari. Il Giappone ha quasi 20 anni di piani del genere
alle spal-le, data la sua lunghissima crisi. I calcoli
Fmi/Brookings (che considerano non i valori nominali, ma in base alla parità di
potere d'acquisto), arrivano, per i Paesi del G-
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-22 - pag: 10 autore: LA MANO
VISIBILE ... Su Madoff e Aig la politica Usa dà il peggio di sé C he
Obamarezza. è vero, Barack si è insediato nel mezzo di una crisi mai vista.
Tuttavia, il mondo intero era ed è disposto a non incolparlo di qualcosa di cui
lui non è responsabile. Per alcuni entusiasti, in poco tempo avrebbe cambiato
il corso del mondo, aumentato la giustizia sociale e scritto sulla seconda
puntata delle sue memorie "veni, vidi, vici". Invece non sembra
andare così e la colpa non è solo del destino cinico e baro, ma pure
dell'improvvisazione con cui si muove la sua amministrazione e il Congresso in
mano ai democratici. Infatti, con la recessione e lo sbriciolamento dei mercati finanziari si è diffusa la
vulgata che i Governi dovevano fare qualcosa e riprendere in mano le redini
dell'economia che, lasciata alle selvagge forze del mercato, era implosa.
Peccato che, dopo aver tuonato contro le lobby che impedivano le sue coraggiose
riforme, Obama si è visto passare dal Campidoglio un pacchetto di misure
comprendenti centinaia di miliardi di dollari di spese per finanziare
migliaia di programmi, ognuno favorito da un qualche gruppo di pressione.
Liberi da vincoli di bilancio, i parlamentari si sono scatenati. Non pago, il
Governo ha approvato il rimborso degli investitori truffati da Madoff. Insomma,
decine di miliardi di dollari del contribuente impiegati per incoraggiare l'azzardo
morale, vale a dire l'atteggiamento di chi non si cura dei rischi che prende
perché tanto sa che alla fine c'è un Pantalone statale che paga. Inoltre, in
questo caso, l'ingiustizia è resa ancor più evidente dal fatto che i
risparmiatori gabbati da altre colossali frodi, da Enron a WorldCom, o se la
sono sbrigata in tribunale o sono rimasti a bocca asciutta. Una disparità di
trattamento degno dell'Ancien Régime dove ogni privilegio era
"octroyé", concesso da Sua Maestà. E questo è niente rispetto all'arroganza
dimostrata dalla Camera dei rappresentanti per il caso Aig. Il colosso
assicurativo, salvato col denaro delle casse pubbliche, è stato così improvvido
e forse disonesto da concedere circa 200 milioni di dollari di bonus ai propri
manager. Apriti cielo. Gli indignati congressisti hanno approvato in fretta e
furia un disegno di legge, ora al vaglio del Senato, che tassa al 90% (novanta!
Manco a Cuba ormai) i bonus per chi guadagna più di 250mila dollari e ha la
sventura di lavorare in una delle istituzioni finanziarie
che ha ricevuto più di 5 miliardi in aiuti, tra cui Citigroup, Bank of America
e JP Morgan Chase. Con furia degna di Frollo, la misura è retroattiva e copre
tutti i premi concessi dal 31 dicembre 2008. Ora, la misura è idiota perché, se
è vero che nel caso di Aig si è certamente esagerato, è altrettanto vero che
sono proprio le società più in difficoltà che hanno bisogno di mantenere con sé
i dipendenti bravi premiandoli se hanno raggiunto risultati. Lo stesso Obama,
in difficoltà, ha detto che bisognava pensarci prima, magari coinvolgendo gli
azionisti (benché i soci possano al massimo decidere per i top manager, ma non
per tutti i dirigenti). Odiosa è la rottura di un principio come
l'irretroattività della legge per colpire degli individui additati al pubblico
ludibrio: metodi da Publio Cornelio Silla, non da eredi dei Padri fondatori.
Per chi avesse illusioni che al presunto impazzimento del mercato si potesse
rimediare con l'intervento dei saggi re-filosofi platonici della Politica, ecco
qui l'avvertimento che anche il Potere pubblico finisce sempre obammattito.
adenicola@adamsmith.it MISURE IMPROVVIDE Senza senso le ipertasse sui bonus
(retroattive) e i rimborsi agli investitori di Alessandro De Nicola
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-22 - pag: 14 autore: Gioielli. Da
oggi la rassegna di settore Arezzo più forte in Medio Oriente Cesare Peruzzi
FIRENZE Tiene l'export del distretto orafo aretino. L'indagine diffusa dal
centro fieristico della città toscana, dove oggi si apre la trentesima edizione
di OroArezzo, rivela come nel 2008 le esportazioni siano cresciute dello 0,2% a
quota 1,425 miliardi (-8,3% per il settore nazionale). A determinare questo
risultato ha contribuito la performance del mercato mediorientale (+30,8% le
vendite negli Emirati Arabi), a fronte di un'ulteriore flessione degli Stati
Uniti (-36,9%). Sono 450 gli espositori di OroArezzo dove – spiega Giovanni
Tricca, presidente del Centro promozione e servizi che ne cura l'organizzazione
– «sono attesi anche 200 top buyer internazionali». Il momento non è facile. La
crisi mondiale e la volatilità del prezzo dell'oro mettono a dura prova le
1.400 imprese (di cui mille artigiane) e i quasi 10mila addetti del distretto.
Se infatti l'export ha tenuto, nel 2008 sono invece crollati produzione
(-9,9%), fatturato (-8,3%) e ordini (-12% quelli esteri e -19,9% quelli
interni). «Almeno un migliaio di posti di lavoro sono a rischio», sottolinea
Marino Guerrini della Fiom-Cgil di Arezzo. Per il presidente nazionale di
Federorafi, Antonio Zucchi, leader del gruppo aretino Unoaerre, «la Fiera
servirà a capire gli umori del mercato. Serve fiducia – spiega Zucchi –ma per
le conferme aspettiamo di vedere quanti compratori,e con quali disponibi-lità,
arriveranno dall'estero».Dario Micheli, presidente della sezione orafa di
Confindustria Arezzo e titolare di un'azienda con 60 addetti e 20 milioni di
giro d'affari, in calo del 20% nel 2008, dice: «Il 2009 è iniziato in salita
per il distretto. Anche se non abbiamo casi eclatanti di criticità registriamo
segnali di frenata dal mercato mediorientale, che in questi anni ha sostituito
gli Usa come importanza». Giuliano Chini, alla guida di un'azienda con 50
dipendenti e 10 milioni di fatturato (-7% i ricavi 2008), taglia corto: «Il
mercato è assolutamente negativo – dice –. Il settore, poi, soffre due problemi
specifici, che sono i dazi sulle importazioni in Paesi come gli Stati Uniti e
la risalita del prezzo dell'oro». Per Luca Bronchi, direttore generale di Banca
Etruria, 40 tonnellate di oro vendute nel 2008, «la variazione di prezzo della
materia prima presenta anche un aspetto positivo per le aziende, che così
vedono aumentare il valore dell'orodi proprietà. Tenuto conto dello scenario –
aggiunge – notiamo un dinamismo degli operatori alla ricerca di soluzioni
innovative. E questo è positivo». Di «rinnovamento della formula della fiera»
parla Chini, che è anche nell'organo di governo della Camera di commercio di
Arezzo. «Solo il 40% del mercato mondiale è aperto –aggiunge –, bisognerebbe
che le fiere agissero nei confronti di quel 60% ancora chiuso». Federorafi
punta a un'azione sui dazi in ambito Wto. «Speriamo che il mondo non torni
verso il protezionismo – commenta Zucchi –. Intanto,
il nostro settore, che ha affrontato una trasformazione strutturale fin dai
primi anni 2000, è attrezzato meglio di altri per superare questa crisi». E il
distretto di Arezzo non fa eccezione. IL MERCATO Le vendite del distretto
dell'oreficeria in aumento negli Emirati Arabi (+30%); giù la domanda degli
Stati Uniti
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-22 - pag: 23 autore: Assicurazioni.
Dividendo a 0,15 euro La Milano in utile per 167 milioni La crisi dei mercati,la crescita dellaconcorrenza nel settore rc auto e
l'aumento dei sinistri hanno inciso sulla redditività della Milano
Assicurazioni. Ma la compagnia del gruppo Fondiaria-Sai è riuscita comunque a
chiudere il bilancio 2008 con risultati positivi e, in una fase di incertezza
sui listini, può godere di una forza patriomoniale che non ha pari nel settore.
Milano Assicurazioni ha registrato un utile di 167,9 milioni; una redditività
in calo rispetto ai 252,1 milioni del 2007 che, tuttavia, sembra risentire
della crisi meno dei competitor. Il consiglio d'amministrazione della società
ha proposto di mettere in distribuzione un dividendo unitario di 0,15 euro per
le ordinarie e di 0,1656 per le risparmio. In tenuta i dati sui volumi: i premi
da lavoro diretto e indiretto della Milano Assicurazioni hanno raggiunto i
4,097 miliardi di euro con una crescita del 13,9% rispetto al precedente
esercizio e un aumento dello 0,6% in termini omogenei. Per quanto riguarda il
lavoro diretto, che rappresenta la quasi totalità del portafoglio (4.085,5
milioni), la raccolta premi del settore danni è ammontata a 2,918 miliardi
registrando un progresso del 9,9% sul 2007 ma con un calo del 4,1% in termini
omogenei, vale a dire considerando la fusione per incorporazione con Sasa
Assicurazioni e Sasa Vita. Il settore danni ha chiuso con un utile prima delle
imposte di 193,7 milioni, in calo del 38,1%. L'incidenza della sinistralità e
delle spese sui premi misurata dal combined ratio risulta pari al 99,2% in
peggioramento rispetto al 93,4% dell'esercizio precedente. è cresciuta, d'altra
parte, l'incidenza della sinistralità con il "Loss Ratio", il
rapporto sinistri a raccolta premi, che è aumentato di 4,3 punti al 75,8% a
causa- ha sottolineato la società- anche della politica di riservazione
prudente sui sinistri degli esercizi precedenti. Nel settore vita i premi sono
stati pari a 1,169 miliardi in crescita del 24,8% e del 14,1% in termini
omogenei. Il settore ha fatto emergere un utile prima delle imposte di 32,2
milioni contro i 77,2 milioni a fine 2007. La gestione patrimoniale e finanziaria ha generato proventi netti per 389,8 milioni
(-3,3% e -7,4% in termini omogenei). Il patrimonio netto del gruppo è calato
leggermente a 1,982 miliardi mentre il margine di solvibilità è risultato pari
a 199,7% in crescita rispetto al 196,5%del 2007.Sull'evoluzione della gestione
l'amministratore delegato Fausto Marchionni ha sottolineato come «le forti turbolenze che continuano a interessare i mercati finanziari non consentono, al
momento, di fare previsioni sul contributo al risultato da parte della gestione
patrimoniale e finanziaria
». FORZA PATRIMONIALE La crisi dei mercati riduce la redditività, ma la raccolta tiene e la compagnia ha un
margine di solvibilità del 199 per cento
( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-03-22 - pag: 34 autore: Niall Ferguson
Sulle ali della moneta Scritta per un serial televisivo, una brillante storia
dei progressi umani dovuti alle innovazioni finanziarie.
Tra crescita e bolle speculative, tutti gli alti ebassi a partire dalla
Mesopotamia fino alla Cina attuale di Gianni Toniolo a moneta fa girare il
mondo »: canta Liza Minnelli in «L Cabaret. Il libro dell'Ecclesiaste (10, 19)
concorda. «Sterco del diavolo» è la cruda metafora con cui i francescani
medievali riscrivevano l'idea che l'apostolo Paolo si era fatto della moneta (1
Timoteo 6,10). Aristotele la disprezzava perché «rende possibile l'insensato
accumulo di ricchezza fine a se stessa» ( Pol I, 157 a-b). Per Marx ed Engels,
le transazioni monetarie sono l'unico rapporto che la borghesia consente tra
uomo e uomo. Più misurato Carlyle: «La moneta è un grande miracolo, pur non
essendo onnipotente né in cielo né in terra». Ma che cos'è la moneta, oggetto
di opinioni tanto controverse? è vero, come ha detto un grande numismatico, che
tutti, tranne gli economisti, sanno che cosa è la moneta? Ferguson, è convinto
del contrario: moneta e finanza sono capite poco e male. Ciò è fonte di guai,
anche recentissimi. Il best seller The Ascent of Money, brillantestoria
dell'innovazione finanziaria scritta per un serial
televisivo, ha un obiettivo didascalico: migliorare la comprensione degli
arcani monetari. «Dall'antica Mesopotamia alla Cina attuale, l'ascesa della
moneta è stata una delle forze più potenti del progresso umano: un processo di
innovazione, intermediazione e integrazione tanto vitale quanto il progresso
scientifico e la diffusione della legalità». è un processo che Ferguson, vede
svolgersi secondo una dinamica evolutiva di tipo darwinista. La competizione
tra diverse specie di pratiche e strumenti finanziari
determina quelli più adatti a sopravvivere attraverso un meccanismo di
selezione naturale. Se alcune specie scompaiono, altre ne nascono sospinte dal
bisogno della natura di sostenere la biodiversità. Dai primi albori di una
moneta nozionale non coniata (grammi d'argento, di grano, di riso) usata come
unità di conto per calibrare sia la reciprocità del dono sia complessi
contratti di scambio, la moneta si è diffusa e moltiplicata attraverso la banca,
invenzione forse greca portata a grande perfezione nell'Italia medievale, le
obbligazioni, le borse valori regolamentate di Amsterdam e Londra, le azioni
delle grandi compagnie commerciali transoceaniche, le assicurazioni, gli
strumenti derivati di ogni possibile genere. Ferguson non esita a dire che il
nostro benessere deriva dalla finanza ancor più che dalla tecnologia. La
moneta, per Ferguson, non è una "cosa" ma una relazione, soprattutto
tra creditore e debitore, tra presente e futuro. Come tale si basa
essenzialmente sulla fiducia. Come si stabilisce la fiducia? Ferguson osserva
che il primo sviluppo della finanza, soprattutto europea, fu dovuto molto più
alle esigenze dello stato che a quelle del commercio. Nel diciassettesimo e
diciottesimo secolo, uno dei vantaggi decisivi di olandesi e inglesi sui loro
concorrenti europei derivò dalla capacità di sviluppare un raffinato mercato
dei titoli del debito pubblico che consentì allo stato larghe emissioni a basso
costo. La fiducia sulla quale poggiano moneta e finanza deriva, dunque,
anzitutto dalla forza di uno stato capace di comprendere le esigenze del
mercato. L'aspetto relazionale della moneta, evidenziato da Ferguson, richiede
naturalmente un passo ulteriore – come scrisse anni fa Curzio Giannini –quellodi
vedere la moneta e la sua storia come istituzione in continuo cambiamento. Le
bolle speculative, seguite da crolli finanziari, sono
inevitabili nell'ascesa della moneta. La mania dei tulipani, la bolla del mare
del sud, il collasso della banca Barino, le crisi del 1907 e del 1929 e poi
quelle degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso sono tutte raccontate
dalla penna vivace di questo autore che «Time» ha incluso tra le 100 persone
più influenti del mondo. Sono episodi dolorosi, per molti versi tragici, che
tuttavia appaiono come incidenti di percorso relativamente triviali nella
visione millenaria dei trionfi della moneta e della finanza proposta da
Ferguson.Nel mezzo dell'uragano è facile opporgli l'osservazione di Keynes che
«gli economisti hanno un ruolo inutile se durante la tempesta sanno solo dire
che quando sarà passata il mare tornerà calmo». Licenziato per la stampa nel
marzo 2008, il libro contiene una postfazione sulla crisi attuale, allora solo
incipiente. Ferguson ha facile gioco nel chiedere agli economisti di essere più
consapevoli della storia e di tenere in maggiore conto i risultati delle
ricerche più recenti degli psicologi in tema di valutazione individuale e
collettiva del rischio. Si chiede se la crisi attuale costituirà una cesura
nell'ascesa della moneta come quella degli anni Trenta e come l'inflazione
degli anni Settanta. La storia, un anno dopo, sta già anticipando la risposta.
Stiamo comunque attenti, conclude Ferguson, a non demonizzare moneta e finanza
come altro da noi, come fenomeni estrinseci alla vita delle nostre società,
antiche o moderne che siano.«I mercati finanziari
–scrive –sono lo specchio del genere umano. Rivelano in ogni ora del giorno
come valutiamo noi stessi e le risorse che ci circondano. Non è colpa dello
specchio se riflette tanto i nostri difetti quanto la nostra bellezza». 1Niall
Ferguson, «The Ascent of Money. A Financial History of the World», Allen Lane
Penguin Books, Londra, pagg. 442, s.i.p ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA
( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-03-23 num: - pag: 2
categoria: REDAZIONALE «Crisi, allarme disoccupazione» Oggi vertice
Formigoni-Tremonti Il governatore: la percentuale dei senza lavoro aumenterà
del 2%. Subito gli aiuti Sono ancora da definire a Roma i criteri per
l'assegnazione degli ammortizzatori sociali in deroga Aggiungi un posto a
tavola. A forza di inserire nomi nell'elenco degli invitati, oggi al Pirellone,
al pranzo con il ministro Tremonti, il cerimoniale della regione è arrivato a
superare i 60 coperti. In tempi di crisi nessuno vuole mancare: piccole e
grandi imprese, artigiani, sindacati. Per non parlare dei vip del mondo
produttivo: da Marco Tronchetti Provera ad Alberto Bombassei, Gianfelice Rocca,
Diana Bracco e Giorgio Squinzi. E poi il gotha della rappresentanza: da Emma
Marcegaglia (Confindustria) e Carlo Sangalli (Confcommercio). E anche il
sindacato confederale. Il presidente della Regione, Roberto Formigoni, intende
il pranzo di lavoro come «una chiacchierata senza reti» in cui al trentunesimo
piano appena ristrutturato del Pirellone il mondo produttivo lombardo possa
porre direttamente le sue istanze al ministro dell'Economia. «Non seminiamo
pessimismo: stiamo facendo tutto il possibile per fare fronte a questa crisi.
Dalle misure per sostenere il credito alle risorse per gli ammortizzatori»,
riassume Formigoni. Confermando quanto segnalato da alcuni centri ricerche:
«Alla fine della crisi ci aspettiamo un aumento del 2% del tasso di
disoccupazione», dice il governatore. Visto che ora la percentuale è ferma al
tasso fisiologico del 3,7 per cento, l'incremento supererà il 50 per cento. In
valori assoluti, circa 85 mila posti persi. Il ministro Tremonti si troverà
davanti una platea affamata di credito e certezze. Da gennaio le imprese in
Lombardia nuotano nelle profonde acque della crisi senza ordini a garantire
ossigeno. «Il credito resta il Problema », dice per esempio il presidente di
Confindustria Lombardia, Giuseppe Fontana. L'associazione proprio oggi tiene i
suoi stati generali a Carate Brianza. «Solleciteremo la partenza dei cantieri
per le grandi infrastrutture e una tempestiva messa a disposizione delle
risorse per la crisi», anticipa Fontana. Al commissario europeo Antonio Tajani
(anche lui agli Stati generali) gli industriali chiederanno un chiaro «no» al protezionismo e rassicurazioni sul futuro del sistema
aeroportuale lombardo. Una posizione — quella del no al protezionismo
— non condivisa dalla Confapi. «Basta con gli interventi a pioggia — taglia
corto il presidente Paolo Galassi —. Si consenta di ritardare il pagamento
delle tasse alle imprese che non delocalizzano. Le scadenze di giugno vengano
spostate a novembre. Dobbiamo difenderci come fanno i francesi». Ancora da
definire, a Roma, i criteri per l'assegnazione degli ammortizzatori sociali in
deroga. Su questo ha qualcosa da dire la Compagnia delle opere: «Si lasci la
massima libertà ai territori nell'assegnazione delle risorse — chiede il
presidente della Cdo, Massimo Ferlini —. Solo così saremo sicuri di poter
sostenere davvero tutti». Rita Querzé Il faccia a faccia Il presidente della
Regione Lombardia, Roberto Formigoni, incontra oggi al Pirellone il ministro
del Tesoro, Giulio Tremonti
( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-23 num: - pag: 11 categoria:
BREVI Geithner, l'esame di Wall Street I primi dubbi sul piano-banche Verso un
super fondo che acquisterà i titoli tossici. L'attacco di Krugman: è come il piano
Paulson DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Dopo il «flop» di inizio febbraio, Tim
Geithner ci riprova: il ministro del Tesoro di Obama oggi presenta agli
americani l'ultima versione del suo piano di salvataggio del sistema bancario.
Geithner punta su un' ulteriore dilatazione dell'intervento pubblico,
attraverso la Federal Reserve e l'agenzia federale Fdic (garantiranno titoli
tossici per un totale di mille miliardi di dollari), ma anche sul
coinvolgimento degli investitori privati che dovrebbero diventare soci (di
minoranza) del governo nell' ambito di un nuovo istituto misto. L'Iri di
Washington si chiamerà PIC (Public Investment Corporation): è questo lo
strumento col quale l'amministrazione di Obama spera di trovare una soluzione
almeno parzialmente di mercato per spezzare la spirale di una crisi finanziaria spaventosa. Impresa
tutt'altro che agevole: a dieci giorni dal G20 di Londra dove gli Usa devono
presentare una ricetta economica ben definita, e nel bel mezzo della tempesta
per i "bonus" pagati ai dirigenti di AIG, Geithner (difeso anche ieri
dal presidente che ha smentito ogni ipotesi di dimissioni) si gioca tutto
proprio sulla scommessa di coinvolgere il grande capitale privato. Ma
Wall Street - infuriata per il modo in cui il Congresso e la stessa Casa Bianca
stanno cavalcando la rabbia dei "taxpayer", alimentando il populismo
anziché disinnescarlo - ha poca voglia di partecipare allo smaltimento dei
titoli "tossici": teme di essere criminalizzata sia in caso di
perdita (visto che l'80% del "buco" sarebbe, comunque, colmato dal
contribuente), che in caso di operazione conclusa con un profitto. Il piano,
insomma, non conquista gli investitori, anche se l'introduzione di un
meccanismo di questo tipo era stato a suo tempo proposta da protagonisti della
finanza come Warren Buffett e il capo di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein. E,
oltretutto, fa gridare allo scandalo gli economisti di sinistra, capitanati dal
Nobel Paul Krugman che negli ultimi due giorni ha sparato a raffica, dal suo
"blog" sul sito del "New York Times", contro la ricetta
Geithner. Krugman, che propone la "soluzione svedese" (banche
nazionalizzate, ripulite e poi rimesse sul mercato), accusa il ministro di aver
elaborato una soluzione costosa per il "taxpayer", parziale e che
lascerà in giro molte banche "zombie". Ai seguaci di Obama che lo
hanno criticato per aver bocciato un piano non ancora presentato, l'economista
di Princeton ha risposto con veemenza che le anticipazioni pubblicate sono
sufficienti a confermare l'impressione - già alimentata dalle scelte fatte dal
governo fin dal suo insediamento - che Obama, anziché cambiare radicalmente
rotta rispetto all' era Bush, stia in realtà continuando sulla linea del
predecessore di Geithner, l'ex banchiere Henry Paulson. Krugman, che parla di
"tragedia incombente" perché se questo piano fallirà l'opinione
pubblica inferocita non darà a Obama una seconda "chance", può anche
avere idee troppo radicali o essere mosso da risentimento nei confronti di una
squadra di governo che non lo ha mai nemmeno consultato. Ma ieri tutto il team
dei commentatori di punta del "New York Times" - da Tom Friedman a
Maureen Dowd passando per Frank Rich - ha attaccato a testa bassa la Casa
Bianca per la gestione del caso AIG. Un campanello d'allarme per il presidente,
molto sensibile agli umori della stampa "liberal", che è sotto
attacco anche per la presentazione di un bilancio federale che, secondo gli
uffici tecnici del Congresso, produrrà un deficit pubblico molto più alto di
quello indicato dalla casa Bianca. Massimo Gaggi WALL STREET La Borsa di New
York
( da "Corriere della Sera" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-23 num: - pag: 23 categoria:
REDAZIONALE Auto & finanza Rilevato il 9,1 per cento del capitale per 1,95
miliardi di euro Mercedes, maggioranza agli arabi Il fondo Aabar, di Abu Dhabi,
si aggiunge ai kuwaitiani FRANCOFORTE — Il primo passo l'aveva compiuto già il
Kuwait a metà degli Anni 70, acquisendo il 7,6% di Daimler. E ieri l'ha seguito
il fondo sovrano di Abu Dhabi, Aabar. Che rilevando per 1,95 miliardi di euro
il 9,1% del capitale del produttore di Mercedes, è diventato l'azionista di
maggioranza. Un altro esempio che dimostra la nuova tendenza in atto: dopo aver
puntato molto sulla finanza, i petrodollari tornano a penetrare nel cuore
dell'industria europea. E ora arrivano a controllare, in Germania, oltre il 16%
del secondo gruppo tedesco dopo Siemens. Anche perché la crisi finanziaria abbatte il valore dei
grandi gruppi e li costringe ad alzare le difese contro azionisti indesiderati.
Infatti, da tempo il mercato speculava sulla possibilità di un passo analogo,
inteso a rafforzare le difese da scalate ostili. E la conferma è
arrivata ieri da Stoccarda, dove il consiglio di sorveglianza di Daimler ha
autorizzato un aumento di capitale del 10%, di cui il 9,1% sarà acquistato,
appunto, dal fondo sovrano Aabar. Il prezzo per azione è stato fissato a 20,27
euro (contro un valore di 21,34 euro alla chiusura della Borsa valori venerdì
scorso), per un totale di 1,95 miliardi di euro. Una cifra ancora molto
contenuta, per l'entrata nel secondo gruppo tedesco. Che il capo di Aabar
Khadem Al Qubaisi vede come «un'icona» e un simbolo della potenza industriale
tedesca, con la quale l'Emirato del Golfo si ripromette anche una
collaborazione tecnologica. D'altra parte, il comunicato emesso ieri non lascia
spazio a dubbi sul motivo della decisione presa ieri a Stoccarda. «Siamo molto
contenti — hanno sostenuto i controllori di Daimler — di accogliere con Aabar
un nuovo grande azionista che sostiene la nostra strategia in grado di
accompagnare progetti strategici comuni », come i veicoli elettrici. Da tempo,
infatti, i produttori del marchio di lusso stanno valutando sbocchi strategici
per impedire offerte di acquisto da parte di investitori indesiderati. Perché
con la Borsa in difficoltà il titolo del gruppo guidato da Dieter Zetsche nel
corso dell'ultimo anno aveva perso il 60% del valore, mentre la
capitalizzazione di mercato era scesa ormai a solo 20 miliardi di euro. E poi,
negli ultimi mesi, il titolo era stato trascinato al ribasso dal crollo della
domanda di auto di lusso. Che aveva costretto Daimler a introdurre una
settimana lavorativa corta per decine di migliaia di lavoratori. Un marchio di
lusso per il quale gli investitori non mancano. Mentre a Ruesselsheim l'Opel,
trascinata al ribasso dalla gestione della matrigna General Motors, sta
lottando per la sopravvivenza. E la Cancelliera Merkel fa capire che «noi nella
Opel non entriamo». Marika de Feo
( da "Unita, L'" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Staminali
gay, aborto La crisi spazza via le crociate ROBERTO
REZZO Spariti all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni
congelati, i feti da tutelare, le coppie da santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare
seni scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso dibattito sulla questioni
morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton e che sotto George W. Bush
aveva assunto toni da crociata non interessa più a nessuno. Le guerre culturali
sembrano diventate un lusso che gli americani non possono più permettersi. E
persino i conservatori sembrano infischiarsene. Una svolta incredibilmente
repentina. Il 9 agosto del 2001, tre giorni dopo aver ricevuto un rapporto dei
servizi segreti su un imminente attacco di Bin Laden, Bush pronuncia il suo
primo discorso alla nazione. Il tema - pomposamente definito dalla Casa Bianca
come «uno dei più profondi del nostro tempo», sono le cellule staminali. E
ancora nell'estate del 2006 Michael Steele, allora presidente del Partito
repubblicano, in campagna elettorale paragona la ricerca sugli embrioni agli
esperimenti medici dei nazisti nei lager. Obama due settimane fa ha cancellato
per decreto le restrizioni sulla ricerca imposte dal suo predecessore. Via
libera ai finanziamenti pubblici per trovare una cura contro patologie come
l'Alzheimer e il Parkinson. La reazione dei vertici repubblicani? Silenzio
assoluto. LA MINISTRA ALLA SALUTE Quando Obama ha scelto come segretario alla
Salute Kathleen Sebelius, la governatrice del Kansas che pur essendo cattolica
difende il diritto di scelta delle donne sull'interruzione di gravidanza, Tony
Perkins, leader di Family Research Council, ha tuonato: «Se i repubblicani non
insorgono ora, quando mai lo faranno?». Non lo hanno fatto. La ratifica di
Sebelius al Senato è passata anche con il voto a favore di due noti anti
abortisti: Sam Brownback e Pat Roberts. Gli storici assicurano che oggi si sta
ripetendo esattamente la stessa dinamica che gli Usa hanno vissuto tra gli anni
'20 e gli anni '30. Praticamente da Al Capone al New Deal passando per la
Grande depressione. Quando Franklin Delano Roosevelt entra per la prima volta
alla Casa Bianca, i paladini della morale sono concentrati sul proibizionismo
delle bevande alcoliche, causa assoluta di tutti i mali della società. La Anti
Saloon League ha consenso e potere sufficiente da scoraggiare qualsiasi
iniziativa del presidente contro i ben pensanti. È solo con il tracollo di Wall
Street del 1929 che il governo interrompe la caccia a mescite e distillerie
clandestine. E Roosevelt viene rieletto contro Hoover, schierato con I
proibizionisti. Il gesto di Roosevelt per molti americani fu una
rassicurazione: il presidente non solo aveva a cuore il loro benessere
economico, ma si preoccupava di liberarli dalle indebite intromissioni del
governo nella loro vita privata. «Avendone persa molta durante la depressione -
come spiega Michael Lerner, autore di Dry Manhattan, storia del proibizionismo
a New York - la gente non ha intenzione di perdere altri pezzi di libertà per
compiacere una vociante minoranza che si picca di voler chiudere i bar».La vera
crociata americana dell'ultimo decennio, prima della guerra globale al
terrorismo, è stata quella contro la droga. Combattuta specialmente contro
consumatori e campesinos. Nel primo caso il risultato è stato quello
d'ingolfare i tribunali e di riempire le patrie galere. Nel secondo, di mettere
a repentaglio la sopravvivenza d'intere popolazioni andine, dispiegando truppe
speciali dell'esercito e cargo dell'aviazione imbottiti di pesticidi contro i
coltivatori di coca in Colombia. La svolta si preannuncia drastica anche su
questo fronte. LE MAFIE DEI NARCOS L'amministrazione Obama ha deciso di
affrontare di petto le mafie dei narcotrafficanti e di ragionare sul controllo
delle diverse sostanze classificate come stupefacenti in base a criteri
scientifici e non più ideologici. Il primo atto è stato quello del segretario
alla Giustizia Eric Holder che annuncia la fine dei raid della polizia federale
contro i dispensari di marijuana per uso medico autorizzati con leggi locali in
diversi Stati dell'Unione. Una decisione che sconfessa l'indirizzo della Corte
suprema motivate con logica disarmante: «È l'ora di finirla di perseguitare i
malati la gente che non fa danno a nessuno». In California e Vermont sono in
discussione due disegni di legge per legalizzare coltivazione e vendita di
cannabis, con relativa imposta fiscal. Frederick Lewis Allen, storico e
sociologo, nota che come negli anni della Grade depressione sarebbe stato
facile immaginare un arroccamento degli americani su posizioni ideologiche
dettate dalla fede. Ma oggi come allora sta accadendo esattamente il contrario.
Di fronte alla crisi la gente non si rifugia nelle
chiese ma si aspetta e pretende un approccio razionale da parte di chi la governa.
Teoria ampiamente confermata dall'ultimo autorevole sondaggio condotto da
General Social Survey. Gli americani che hanno fiducia nella scienza sono il
doppio di quelli che si affidano alla religione. Staminali, aborto, nozze tra
gay, uso terapeutico della marijuana, tutti questi temi scivolosi per Bill
Clinton e ossessionanti per Bush sono stati spazzati via dalla crisi economica. L'America non ha più voglia di fare
crociate.
( da "Unita, L'" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Spariti
all'improvviso dalle pagine di giornali e notiziari gli embrioni congelati, i
feti da tutelare, le coppie da santificare. Negli Usa la crisi finanziaria fa dimenticare seni
scoperti, viodeogiochi violenti, gay impenitenti. L'acceso dibattito sulla questioni
morali che si strascinava dagli anni di Bill Clinton e che sotto George W. Bush
aveva assunto toni da crociata non interessa più a nessuno. Le guerre
culturali sembrano diventate un lusso che gli americani non possono più
permettersi. E persino i conservatori sembrano infischiarsene. Una svolta
incredibilmente repentina. Il 9 agosto del 2001, tre giorni dopo aver ricevuto
un rapporto dei servizi segreti su un imminente attacco di Bin Laden, Bush
pronuncia il suo primo discorso alla nazione. Il tema - pomposamente definito
dalla Casa Bianca come «uno dei più profondi del nostro tempo», sono le cellule
staminali. E ancora nell'estate del 2006 Michael Steele, allora presidente del
Partito repubblicano, in campagna elettorale paragona la ricerca sugli embrioni
agli esperimenti medici dei nazisti nei lager. Obama due settimane fa ha
cancellato per decreto le restrizioni sulla ricerca imposte dal suo
predecessore. Via libera ai finanziamenti pubblici per trovare una cura contro
patologie come l'Alzheimer e il Parkinson. La reazione dei vertici
repubblicani? Silenzio assoluto. LA MINISTRA ALLA SALUTE Quando Obama ha scelto
come segretario alla Salute Kathleen Sebelius, la governatrice del Kansas che
pur essendo cattolica difende il diritto di scelta delle donne
sull'interruzione di gravidanza, Tony Perkins, leader di Family Research
Council, ha tuonato: «Se i repubblicani non insorgono ora, quando mai lo
faranno?». Non lo hanno fatto. La ratifica di Sebelius al Senato è passata
anche con il voto a favore di due noti anti abortisti: Sam Brownback e Pat
Roberts. Gli storici assicurano che oggi si sta ripetendo esattamente la stessa
dinamica che gli Usa hanno vissuto tra gli anni '20 e gli anni '30.
Praticamente da Al Capone al New Deal passando per la Grande depressione.
Quando Franklin Delano Roosevelt entra per la prima volta alla Casa Bianca, i
paladini della morale sono concentrati sul proibizionismo delle bevande
alcoliche, causa assoluta di tutti i mali della società. La Anti Saloon League
ha consenso e potere sufficiente da scoraggiare qualsiasi iniziativa del
presidente contro i ben pensanti. È solo con il tracollo di Wall Street del
1929 che il governo interrompe la caccia a mescite e distillerie clandestine. E
Roosevelt viene rieletto contro Hoover, schierato con I proibizionisti. Il
gesto di Roosevelt per molti americani fu una rassicurazione: il presidente non
solo aveva a cuore il loro benessere economico, ma si preoccupava di liberarli
dalle indebite intromissioni del governo nella loro vita privata. «Avendone
persa molta durante la depressione - come spiega Michael Lerner, autore di Dry
Manhattan, storia del proibizionismo a New York - la gente non ha intenzione di
perdere altri pezzi di libertà per compiacere una vociante minoranza che si
picca di voler chiudere i bar».La vera crociata americana dell'ultimo decennio,
prima della guerra globale al terrorismo, è stata quella contro la droga.
Combattuta specialmente contro consumatori e campesinos. Nel primo caso il
risultato è stato quello d'ingolfare i tribunali e di riempire le patrie
galere. Nel secondo, di mettere a repentaglio la sopravvivenza d'intere
popolazioni andine, dispiegando truppe speciali dell'esercito e cargo
dell'aviazione imbottiti di pesticidi contro i coltivatori di coca in Colombia.
La svolta si preannuncia drastica anche su questo fronte. LE MAFIE DEI NARCOS
L'amministrazione Obama ha deciso di affrontare di petto le mafie dei
narcotrafficanti e di ragionare sul controllo delle diverse sostanze
classificate come stupefacenti in base a criteri scientifici e non più
ideologici. Il primo atto è stato quello del segretario alla Giustizia Eric
Holder che annuncia la fine dei raid della polizia federale contro i dispensari
di marijuana per uso medico autorizzati con leggi locali in diversi Stati
dell'Unione. Una decisione che sconfessa l'indirizzo della Corte suprema
motivate con logica disarmante: «È l'ora di finirla di perseguitare i malati la
gente che non fa danno a nessuno». In California e Vermont sono in discussione
due disegni di legge per legalizzare coltivazione e vendita di cannabis, con
relativa imposta fiscal. Frederick Lewis Allen, storico e sociologo, nota che
come negli anni della Grade depressione sarebbe stato facile immaginare un
arroccamento degli americani su posizioni ideologiche dettate dalla fede. Ma
oggi come allora sta accadendo esattamente il contrario. Di fronte alla crisi la gente non si rifugia nelle chiese ma si aspetta e
pretende un approccio razionale da parte di chi la governa. Teoria ampiamente
confermata dall'ultimo autorevole sondaggio condotto da General Social Survey.
Gli americani che hanno fiducia nella scienza sono il doppio di quelli che si
affidano alla religione.
( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere Economia -
NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 7 categoria: BREVI
conteranno poco di Delors in funzione di attivo persuasore. è plausibile
pensare che anche Mitterrand avrebbe sbagliato la prima battuta e Kohl la
seconda. Possiamo quindi dare il via agli applausi? Non ancora. In primo luogo
i principi devono tradursi in azione. Le priorità non mancano. Dare prove coerenti di rifiuto del protezionismo sul piano europeo e mondiale. Richiedere l'applicazione senza
arretramenti delle proposte del rapporto de Larozière sulla vigilanza bancaria,
che già si possono considerare molto timide; è una precondizione per evitare la
frammentazione dei mercati finanziari europei. Affrontare in una vera ottica europea il
problema dell'automobile. Dare un senso concreto alla promessa di solidarietà
verso i Paesi in difficoltà dentro e fuori l'area dell'euro. Ad un certo punto
tutto ciò richiederà che alle ambizioni dell'Europa corrispondano le risorse finanziarie necessarie per renderle credibili. In secondo
luogo, se l'Europa è seria nel volere il rafforzamento delle istituzioni finanziarie internazionali non potrà pretendere di difendere
la sua pletorica partecipazione al loro interno. Parlare con una voce sola
vuole anche dire unificare la rappresentanza almeno per l'eurozona. Infine sia
Sarkozy sia la Merkel hanno attivamente contribuito all'autoemarginazione della
Commissione fino a prevedere con tranquillo fatalismo la riconferma del suo
presidente. Dovrebbero rendersi conto che il palese fallimento del tentativo
dei governi di coordinarsi fra loro - la «convergenza» giustamente criticata da
Giuliano Amato - richiede invece una Commissione più autorevole. Ognuno di
questi appuntamenti porrà francesi e tedeschi di fronte a scelte difficili. Il
resto dell'Europa li osserva con costante schizofrenia: sa di averne bisogno,
ma ne teme i risvolti egemonici. Come si vede, la parte più interessante della
commedia deve ancora essere scritta. Tra le emergenze da affrontare, c'è la
necessità di una Commissione più forte
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: FINANZA data: 2009-03-23 - pag: 22 autore: Scenari. La crisi finanziaria ha impatti diversi su economia reale,
mercato immobiliare e listini azionari Borse e mattone, recupero a rilento Il
Dow Jones potrebbe impiegare dai 4 ai 14 anni per tornare ai top del 2007
Alberto Ronchetti Il rimbalzo borsistico di (quasi)primavera –dopo un inverno
gelido – ha portato un po' di calore nei portafogli di investimento e può
continuare ancora per qualche tempo, però resta appeso a un filo. La
volatilità, pur se in rientro rispetto ai massimi recenti, è sempre elevata. Da
febbraio, malgrado il forte crollo e il successivo veloce recupero dei listini,
il Vix (indice di volatilità dell'S&p 500) resta laterale tra 40 e 50 – lo
scorso ottobre era balzato fin quasi a 90 punti, ma solo due anni fa era
attorno a 12-13 – indicando una forte disaffezione degli investitori. Questo
può individuare un minimo di periodo, ma lo scenario congiunturale continua a
essere molto cupo. Qualche timido segnale positivo, per la verità, arriva. Per
esempio dal miglioramento dei consumi e della consumer confidence Usa,
piuttosto che dalla stabilizzazione dei prezzi immobiliari e dalle positive
indiscrezioni sui bilanci bancari del primo trimestre 2009. Ma è ancora poco
per vedere la fine del tunnel. Quindi ogni giorno e ogni notizia negativa
possono rappresentare l'occasione per un rapido rovesciamento al peggio dei listini.
Questo va sempre tenuto presente, giusto per ricordare che deve prevalere
ancora la massima cautela. Comunque al momento resta il fatto che l'S&P 500
– indice che utilizziamo perchè risulta il più significativo a livello
internazionale – in una manciata di sedute (dal 9 marzo) ha messo a segno un
rialzo attorno al 15%, avvicinandosi agli 800 punti, prima di alcune sedute di
assestamento. Se martedì della prossima settimana – chiusura del mese e del
trimestre borsistico – l'indice S& P 500 riuscirà a chiudere oltre quota
780-800 e a confermarlo nei giorni successivi, allora il Bear market rally
potrà continuare ancora un po', con obiettivi successivi verso 835 punti prima
e 875-895 poi. Qui si avrebbe già un guadagno del 15% rispetto alle quotazioni
attuali (e del 30% dai minimi di inizio marzo). Se poi guardiamo ai possibili
target successivi, posti nelle aree 935-945 e 1.045, il rialzo potenziale
potrebbbe arrivare addirittura al 35% (55% dai bottom). Una percentuale che può
sembrare straordinaria, dopo i recenti crolli, ma 1.045 punti rappresentano
semplicemente ilivelli dell'S&P 500 meno di sei mesi fa (a metà ottobre
2008). Questo la dice lunga sul massacro dei valori azionari negli ultimi mesi.
D'altra parte anche durante la durissima crisi della
Grande Depressione iniziata nel settembre 1929 – il Dow Jones perse quasi il
90% in meno di quattro anni (ma ne impiegò più di 25 per tornare ai livelli
pre-crash, riagguantati alla fine del 1954) – vi furono almeno una decina di
Bear market rally, con guadagni anche dell'80-90 per cento. Un interessante
grafico elaborato da Clariden Leu indica quanto tempo il Dow Jones dovrebbe
impiegare, in base a differenti tassi di crescita media annua, per tornare ai
massimi dell'ottobre 2007 (appena un po' sopra i 14.000 punti). Nel caso molto
ottimistico – e, sulla base delle previsioni possibili oggi, assolutamente
fantasioso – di un return costante attorno al 25% annuo l'obiettivo di quota
14.000 è raggiungibile nell'aprile 2012. Immaginando un più realistico 5- 10%
di guadagno medio annuo, il ritorno ai massimi è ipotizzabile fra l'estate del
2016 e quella del 2023. Tempi che indicano – meglio di ogni ragionamento e al
di là della semplice applicazione statistica – la devastazione che i listini
hanno subito negli ultimi mesi. Vi è anche da considerare
che questa crisi, a
differenza di altre avvenute nel passato, non è dovuta all'esplosione di una
bolla settoriale (come fu, ad esempio, nel 2000-2001 per la febbre di
Internet), ma a una crisi
sistemica finanziaria. Una
di quelle crisi in grado di
far vacillare l'intero meccanismo che da parecchi decenni sostiene lo sviluppo
capitalistico mondiale.L'intervento dei Governi è stato rapido e
tempestivo, come ha sottolineato l'altra settimana il Governatore della Fed, Ben
Bernanke, ma non è certo finita qui. Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, due
economisti americani delle Università del Mariland e di Harvard, hanno studiato
le crisi dei mercati americani di origine finanziaria negli ultimi decenni giungendo ad alcune conclusioni
interessanti. Prima di tutto al fatto che il Pil, in questi casi, perde
mediamente il 9,3% in un periodo di circa due anni e poi che le Borse lasciano
sul campo mediamente il 56% del proprio valore su un arco temporale di tre anni
e mezzo. Inoltre il mercato della casa perde mediamente il 36% del proprio
valore su un periodo di sei anni, mentre la disoccupazione aumenta del 7% dal
livello di partenza in più o meno cinque anni. Già queste cifre fanno capire
quanto possa essere devastante una crisi sistemica finanziaria. Uno studio realizzato dal Fondo monetario
internazionale giunge poi alla conclusione che le recessioni seguite a una crisi finanziaria sono mediamente quattro volte più
"profonde" e due volte più lunghe di quelle che sono generate da
altre cause. «Le crisi bancarie sono particolarmente
dannose per l'economia, perchè le economie funzionano grazie al credito e
vengono pesantemente colpite dal suo prosciugamento», sottolinea una nota di
Clariden Leu. Le misure prese dai Governi, sempre secondo la banca svizzera,
sono importanti, ma non sono ancora state sufficienti per ristabilire una piena
fiducia sui mercati. E anche i pacchetti di stimolo fiscale a molti sembrano
insufficienti, rispetto alle nere previsioni che si fanno per i prossimi mesi.
«I Governi probabilmente metteranno in campo altre iniziative di sostegno allo
sviluppo – scrivono in sostanza gli analisti di Clariden Leu – ma hanno bisogno
di altre cattive notizie per farlo». Il rimbalzo borsistico in atto può essere
anche molto impor-tante, in termini percentuali. «Tuttavia – conclude la nota
di Clariden Leu – la nostra lettura sulla possibile evoluzione dell'economia,
che prevede nell'ipotesi migliore solo una debole ripresa a partire dalla fine
di quest'annno, ci induce a una estrema cautela e a preferire ancora le
obbligazioni con elevato rating e il cash rispetto all'equity, all'interno del
quale privilegiamo comunque le società con bilanci solidi, buon accesso alla
liquidità e poche (o nessuna) necessità di ulteriori finanziamenti». LE GRINFIE
DELL'ORSO Nelle fasi negative non mancano rimbalzi anche rilevanti, ma questi
non significano che l'uscita dal tunnel sia vicina
( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
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NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 15 categoria:
REDAZIONALE Dentro la crisi/1 Insufficienti i 250
miliardi. Il Giappone ne promette 100 I Paesi emergenti e i limiti del Fmi N on
si intravedono scadenze immediate. Siamo davanti a una recessione globale
insolitamente grave e prolungata, destinata a protrarsi per tutto il 2010. E persino
questa prospettiva piuttosto infelice presuppone un intervento statale
aggressivo, rapido e ben coordinato nei sistemi finanziari e nell'economia
reale. è una recessione in via di peggioramento e coinvolge le economie
globali: esportazioni, produzione e consumi sono in velocissimo calo. I venti
contrari soffiano possenti, perché eccessivi sono stati il ricorso al leverage
, il danno subito dai bilanci e la conseguente stretta creditizia, inizialmente
nei paesi industrializzati, ma oggi in tutto il mondo. Finanza, industria
automobilistica, mercato immobiliare e vendite al consumo sono tutte
drammaticamente al collasso, e si lasciano alle spalle una scia di
disoccupazione. I maggiori paesi, come India e Cina, stanno lottando per
mantenere la crescita intorno al 7 per cento, che rappresenta già un notevole
rallentamento rispetto a tassi a doppia cifra. Tutto il mondo in via di
sviluppo (tranne la Cina, con le sue immense riserve) ha patito per la forte e
improvvisa stretta creditizia nell'autunno 2008, innescata dal ritiro dei
capitali e dalla riduzione degli afflussi, a causa dell'adeguatezza dei
capitali e dai problemi di liquidità nei paesi industrializzati. Gli improvvisi
deflussi si riflettono nella svalutazione pressoché universale e rapidissima delle
valute dei paesi emergenti, dalla fine dell'estate 2008. Sotto molti punti di
vista, i paesi emergenti sono vittime innocenti di questa crisi finanziaria ed economica. Il Fondo
monetario internazionale, malgrado lo stanziamento di 250 miliardi di dollari
(e la promessa di altri 100 miliardi dal Giappone), non possiede risorse
adeguate e accesso alle riserve per rovesciare il deflusso di capitali, e per
finanziare anche i paesi dell'Europa orientale. Si stima che la crescita
globale sarà equivalente a zero, o peggio, e le economie di tutti i paesi
industrializzati subiranno una contrazione nel 2009. Il prezzo dei titoli e
degli immobili continuerà a scendere, e occorrerà più tempo ai consumatori e
alle aziende per saldare i debiti. Questo ha depresso vendite, profitti,
qualità del credito e infine, per completare il cerchio, il valore degli asset
. Anche l'Italia avrà una crescita negativa, ma non ai livelli di altri paesi,
come Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna e Germania. Complessivamente, le
famiglie italiane sono meno esposte al leverage (per i mutui immobiliari e i
prestiti al consumo) e i fondi pensione sono meno indirizzati verso strutture
contributive ben definite. Di conseguenza, le forti perdite nei bilanci che si
sono registrate in Usa, Gran Bretagna e Spagna non hanno inciso in modo
significativo in Italia. Meno drammatico appare perciò l'effetto negativo sui
consumi. D'altro canto, nella bilancia commerciale italiana le esportazioni
rappresentano il 24 per cento del pil, e le importazioni un altro 24 per cento.
La domanda aggregata globale è in calo e le esportazioni si riducono ancor più
velocemente. Le principali destinazioni delle esportazioni italiane sono per
ordine di grandezza: Germania, Francia, Spagna, Usa e Gran Bretagna, vale a
dire, l'albo d'onore delle economie in crisi! La
crescita nel 2009 sarà negativa per tutti questi paesi. Nel sistema finanziario
italiano si riscontrano inoltre sofferenze legate al leverage , agli asset
tossici e all'esposizione in Europa dell'est, che dovranno essere affrontate
per sostenere il flusso del credito. I governi e le banche centrali sono
diventati giocatori preziosi: difatti sono loro le principali fonti di credito,
liquidità e domanda incrementale, mentre il capitale privato e i fondi sovrani,
a causa delle perdite, sono stati marginalizzati. Se i governi dei paesi
avanzati e dei principali paesi emergenti sapranno agire celermente, comunicare
efficacemente le loro intenzioni (evitando così di aggravare il rischio), e
intervenire sul piano internazionale in maniera coordinata sia nell'economia
reale (con i pacchetti di stimolo), sia nel settore finanziario, dovremo
aspettarci con ogni probabilità una recessione globale particolarmente
insistente, che si prolungherà fino al 2010. Ma tutte queste misure non sono
state ancora intraprese in misura sufficiente per interrompere e rovesciare
l'attuale corsa verso il basso. (Traduzione di Rita Baldassarre) Sono le
vittime innocenti della crisi finanziaria, mentre Cina
e India riescono comunque a mantenere una crescita al 7% di MICHAEL SPENCE
Premio Nobel per l'Economia
( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
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NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 17 categoria:
REDAZIONALE Qui Censis Al lavoro entro sei mesi o diventa dura Nell'attesa
delle grandi opere è indispensabile avviare piccoli appalti per far ripartire
il comparto D obbiamo al rilevante sviluppo delle costruzioni se, per tutti gli
anni duemila, il nostro Pil è rimasto di qualche decimale sopra la crescita
zero. Il valore aggiunto dell'edilizia ha girato a velocità doppia rispetto al
resto dell'economia, con effetti benefici anche sull'occupazione. Dal
( da "Corriere Economia" del 23-03-2009)
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NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-23 num: - pag: 23 categoria:
BREVI Polizze vita, il Fisco resta amico I n questi momenti
di tempesta sui mercati finanziari, è conveniente conservare la polizza vita-risparmio con
rendimento minimo, che avevo stipulato 10 anni fa per ritirare un capitale o
una rendita dopo 20 anni di versamenti? La mia polizza ha un rendimento minimo
del 3% e caricamenti pari al 9%. Non conviene riscattare tutto? Si
rischia qualcosa se la compagnia dovesse fallire? Lettera firmata — BOLOGNA L a
polizza vita stipulata nel 1999 è di quelle a «gestione separata»: i premi
versati in queste polizze — che investono in genere in titoli di Stato e
obbligazioni con elevato rating — confluiscono in un fondo che è separato dalle
altre attività della compagnia. Non si corrono rischi, quindi, in caso di
default dell'assicurazione. Il rendimento minimo garantito è in media del 2%, mentre
nella sua polizza è leggermente più elevato, il 3%. Ogni anno, il fondo
certifica il proprio rendimento, che dipende dall' andamento della gestione, e
che in parte (80% circa), viene riconosciuto agli assicurati. Queste polizze
funzionano con il meccanismo del consolidamento dei risultati: le performance
annuali vengono riconosciute per sempre agli investitori. In pratica anno dopo
anno il capitale può solo crescere, mai diminuire. Il caricamento, cioè quella
parte del premio che non va investita perché è un costo annuale, è nella sua
polizza al 9%. Non è poco: questo significa che ogni anno su un versamento di
1.000 euro al netto di imposte (2,5% sulle polizze stipulate fino al 2000) solo
910 euro vengono investiti. Un vantaggio che la sua polizza conserva è quello
del bonus fiscale: per versamenti fino a 1.291,14 euro (i vecchi due milioni e
mezzo di lire) è prevista la detrazione fiscale del 19% dei premi, che compensa
l'incidenza dei caricamenti. Il risparmio annuo, come minor Irpef, con un versamento
di 1.291 euro è di 245 euro. Queste caratteristiche, nell'attuale situazione
dei mercati, consigliano di mantenere la polizza fino
alla scadenza. Anche perché uscire prima del tempo può essere penalizzante,
specie se si è appena a metà cammino. A cura di PAOLO GOLINUCCI
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: SYSTEM (ITALPLANET) data: 2009-03-23 - pag: 13 autore:
L'Inghilterra è un partner strategico per lo sviluppo delle aziende italiane La
City e l'economia nazionale sono state colpite in maniera rilevante dalla crisi globale e dalla successiva recessione, ma questo non
deve spingere investitori ed aziende italiane ad allontanarsi dal Regno Unito L
a crisi globale ha colpito il Regno Unito
anticipatamente e in maniera particolarmente rilevante. Fin dall'epoca dello
sviluppo industriale, il settore finanziario è stato una
componente molto importante nel prodotto interno lordo del Paese, cresciuto nel
dopoguerra per il ruolo della City nella finanza internazionale. La crisi iniziata fin dall'estate del 2008
con i problemi della Northern Rock e subito dopo della Bradford & Bingley
(grandi istituzioni adesso nazionalizzate, specializzate nella finanza
immobiliare) e successivamente della Lehman Brothers, hanno segnato l'inizio
della fine di un'epoca. La risposta del governo Brown è stata in un certo senso
obbligata, e a partire dal 2008 è stata attuata una serie di misure per far
fronte, in primo luogo, alla crisi finanziaria, e
successivamente alla recessione economica. L'impatto della imponente manovra si
è fatto naturalmente sentire nelle finanze pubbliche, con una stima di deficit
pubblico netto nel 2009/2010 superiore all'8%, con previsioni di una crescita
del debito fino al 57-60% nel 2014, che poi si dovrebbe stabilizzare e
diminuire progressivamente negli anni successivi. La crisi
economica ha avuto pesanti conseguenze sul valore della sterlina – che ha
perso, rispetto all'Euro, fino a punte del 40% – così come sull'economia reale,
con una forte caduta del valore degli immobili ed un calo notevole della
produzione industriale. E tutto ciò ha creato non poche preoccupazioni per il
futuro da parte dell'opinione pubblica. è quindi chiaro che lo shock-crisi è stato più forte che in Italia. Nonostante quanto
detto, questo Paese (dove la Camera Italiana di Commercio e Industria opera da
120 anni con uffici a Londra, Edimburgo e Manchester) rappresenta e
rappresenterà un partner importante per lo sviluppo economico italiano. Da un
punto di vista commerciale, il Regno Unito costituisce per l'Italia il quinto
mercato europeo di esportazione, con un forte e crescente saldo attivo (nel
2008 cresciuto del 10%). Nonostante il deprezzamento della sterlina, che rende
i nostri prodotti più cari, le nostre esportazioni hanno registrato nel 2008 un
aumento del 4,11%, che si è riscontrato più marcatamente nel settore
agroalimentare. Ma ancora più importanti sono la cooperazione economica
allargata tra i due Paesi (investimenti, cooperazione nei processi di
formazione, cooperazione tecnologica, con interessanti prospettive nel settore
della greeneconomy) e, più in generale, le opportunità offerte da una relativa
complementarità di specializzazioni. Senza dimenticare che l'Italia ha fatto
investimenti diretti nel Paese per oltre 17 miliardi di sterline, ed è presente
con oltre settecento filiali di aziende italiane. Un certo ottimismo è
possibile anche grazie al ruolo degli Italiani presenti a Londra e in altri
centri, che si sono distinti per il forte contributo che hanno dato con il loro
lavoro al Paese che li ha ospitati. Tutto ciò ci porta a sperare che le
opportunità di cooperazione economica non diminuiscano, ma anzi aumentino, e
che non solo la maggior parte delle aziende italiane già presenti nel Paese
decida di rimanervi, ma che anzi molte altre arrivino, spinte anche dal
favorevole rapporto di cambio e dalla fiducia nelle capacità inglesi di
superare momenti difficili. Leonardo Simonelli Santi, presidente della Italian
Chamber of Commerce and Industry for the Uk
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del lunedì
sezione: SYSTEM (ITALPLANET) data: 2009-03-23 - pag: 13 autore: L'INTERVENTO di
Claudio Scajola* Meno protezionismo più collaborazione Questa la direzione
tracciata da Italia e Regno Unito per affrontare la crisi globale che sta mettendo a dura
prova le nostre economie N el
( da "Velino.it, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST -
Ecuador, Correa conferma la “dollarizzazione” dell?economia Roma, 23 mar
(Velino/Velino Latam) - Il presidente dell?Ecuador Rafael Correa ha confermato
ieri, nel corso di un?intervista televisiva, l?intenzione di mantenere la
“dollarizzazione” dell?economia introdotta dal paese latinoamericano nel 2000.
Il capo di Stato ha sostenuto che, nonostante la crisi
finanziaria mondiale, la moneta di scambio nel paese rimarrà il dollaro
statunitense e ha difeso le limitazioni imposte alle importazioni recentemente
introdotte. La risalita della moneta statunitense sulle valute regionali ha
portato l?Ecuador ha perdere, inevitabilmente, competitività e il crollo del
prezzo del greggio ha complicato ancora di più le cose. Una situazione che
alcuni studi internazionali segnalano come a forte rischio di collasso
finanziario, se Quito non interverrà pesantemente sulla spesa pubblica, ipotesi
che difficilmente Correa prenderà in considerazione a un mese dalle elezioni
presidenziali anticipate. Il leader ecuadoriano ha poi sottolineato come il suo
paese rinuncerebbe al dollaro solo per passare a una moneta “regionale” come
l?euro che “potrebbe essere una soluzione a medio e lungo termine”. (mat) 23
mar 2009 10:19
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Per Trichet non
servono ulteriori stimoli (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Il presidente della
Banca Centrale europea Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street
Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori
azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero
velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate per uscire dalla crisi. Non è giustificato accusare la
zona euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore
della banca centrale. 23/03/2009 - 10:41
( da "Dagospia.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> G20, PARADISI FISCALI: CACCIA AL TESORO - KOSOVO, LA SPAGNA SI
RITIRA, ANZI NO ? DAIMLER ARABA ? TIBET, SCONTRI ? OBAMA NON SI FIDA DI KARZAI
(PENSA A UN PREMIER AFGANO) ? LA SVEZIA NON SALVA SAAB ? Internet non può
essere una lacuna del diritto? Rassegna stampa internazionale a cura di Apcom 1
- SPAGNA EL MUNDO - In primo piano le polemiche che stanno investendo Luis
Barcenas, tesoriere del Partito popolare spagnolo e senatore della Cantabria.
Barcenas ha accumulato negli ultimi anni un patrimonio immobiliare di circa 3,3
milioni di euro. Tutti questi immobili sono stati pagati in contanti.
"Barcenas evoca enormi introiti per giustificare il suo patrimonio".
Papa in Africa Spazio in prima pagina anche per la decisione di Madrid di
ritirare le truppe dal Kosovo. L'annuncio del ministro Chacon aveva destato
malumore nella Nato, che avrebbe preferito un rimpatrio concordato con gli
alleati. Il ministro ha dovuto così tornare indietro sui suoi passi, spiegando
che coordinerà con la Nato un ritiro "flessibile e scaglionato".
"Zapatero lascia mano libera a Chacon per rettificare". EL PAIS - In
apertura il ritiro delle truppe spagnole dal Kosovo. L'annuncio del ministro
della Difesa Chacon ha provocato tensioni con il ministro degli esteri Miguel
Angel Moratinos, che non è stato consultato prima dell'annuncio ed ha espresso
la sua contrarietà alla decisione. "Moratinos si è opposto al ritiro dal
Kosovo e 'non è stato consultato'". Spazio in prima pagina anche per la
conclusione del viaggio di Benedetto XVI in Africa. Ma il ritorno del Pontefice
in Vaticano è coinciso con le dure critiche delle organizzazioni non
governative alle parole del Pontefice sull'uso del preservativo. "Il Papa
lascia i fedeli e un gran numero di critiche in Africa". 2 - FRANCIA
LIBERATION - Titolo di apertura per gli sforzi della comunità internazionale
contro i paradisi fiscali. Cresce la determinazione a combattere il segreto
bancario al fine di migliorare la trasparenza dei mercati finanziari e
l'argomento sarà oggetto di discussione al vertice del G20 della prossima
settimana a Londra. "Paradisi fiscali: caccia al tesoro". Papa in
Africa LE FIGARO - In primo piano l'economia internazionale. Mentre la
direzione di Societé generale ha deciso di rinunciare alle sue stock-options, i
responsabili della maggioranza di governo annunciano una grande riforma.
"Stock-options, bonus, azioni gratuite: Lagarde prepara una legge sulla
remunerazione dei grandi dirigenti". Spazio in prima pagina anche per la
nuova strategia di Barack Obama per l'Afghanistan. L'argomento sarà discusso
oggi a Bruxelles durante gli incontri previsti tra l'inviato speciale degli
Stati Uniti in Afghanistan e Pakistan, Richard Holbrooke, e alcuni leader
europei e della Nato. "La strategia di Barack Obama in Afghanistan".
3 - GERMANIA SUEDDEUTSCHE ZEITUNG - "Io rispondo a modo mio": per
recuperare le simpatie perdute negli ultimi sondaggi il Cancelliere federale fa
visita ad Anne Will. Con tono serio, a volte impertinente il capo della Cdu
Angela Merkel si è presentata come ambasciatrice della libertà e risposta
tedesca al flagello della crisi. Il suo vice, nonché
futuro rivale diretto nella corsa alla Cancelleria, Frank-Walter Steinmeier
(Spd) si è beccato un piccolo rabbuffo. "Abu Dhabi diventerà grande
azionista": a Stoccarda si tira un sospiro di sollievo. Il fondo sovrano
Aabar entra con il 9,1% nell'azionariato di Daimler e porta denaro fresco alla
casa automobilistica tedesca, che, a causa del sensibile calo della domanda,
meno di due settimane fa aveva già introdotto l'orario di lavoro ridotto per
18mila dipendenti nelle sedi di Woerth, Gaggenau, Kassel e Mannheim. Papa
Africa FAZ - "Angela Merkel fa l'Obama" della serata da Anne Will. E
sorprende tutti. Così pronta nelle risposte, persino spiritosa, la Merkel si
era vista di rado. Sembra che la crisi internazionale
le faccia da esercizio di rilassamento. Il caos scoppiato nelle ultime
settimane in seno alla Grosse Koalition (Cdu-Csu-Spd) è già lontano.
"Internet non può essere una lacuna del diritto": il ministro
federale dell'Istruzione Ursula von der Leyen (Cdu) intervistata dal quotidiano
conservatore di Francoforte parla dell'ipotesi al vaglio del suo dicastero di
chiudere i siti Internet con contenuti pedo-pornografici. DIE WELT -
"Essere Cancelliere dà grande piacere": un'ora di
"Cancelliere" allo stato puro. Angela Merkel ha parlato soprattutto
delle sue risposte alla crisi economica mondiale e ha
fatto capire quanto le stia a cuore la mediazione tra i due grandi schieramenti
(conservatore e socialdemocratico) che formano la sua maggioranza. La stessa
risolutezza non ha caratterizzato le dichiarazioni del capo del governo di
Berlino quando la moderatrice tirava in ballo la campagna elettorale. Le
politiche in Germania sono fissate per il 27 settembre prossimo. "C'è
campagna elettorale quando i membri di una coalizione si maltrattano a
vicenda": ultimamente tra i partner della Grande coalizione non si discute
tanto delle misure anticrisi quanto di profilo di
partito e di leader. Uno dei momenti più tesi è stato quando Horst Seehofer,
presidente della Csu e governatore bavarese, ha suggerito alla Spd di uscire
dall'alleanza di governo. "La frustrazione rende furente la piccola
Svizzera": è tanta la rabbia degli svizzeri nei confronti del ministro
tedesco delle Finanze, Peer Steinbrueck (Spd), in prima fila contro il segreto
bancario. Secondo Sebastian Jost, corrispondente a Berna di "Welt am
Sonntag", gli elvetici attaccano perché per la prima volta sono diventati
ricattabili. Angela Merkel TAGESSPIEGEL - "Deutsche Bahn investe grazie ai
soldi dei contribuenti": le Ferrovie tedesche hanno in programma un piano
di investimenti per il biennio 2009-2010 di oltre 11 miliardi di euro. 1,3 di
questi provengono dai fondi anti-crisi del Bund
destinati a modernizzare le linee e le stazioni. "Povertà tra gli anziani
in netto aumento: sussidi per 30mila berlinesi": la pensione non basta
più. Oggi gli over65 che ricorrono alle sovvenzioni statali sono quattro volte
di più del 2003. Il senatore responsabile delle Finanze del Land di Berlino
Thilo Sarrazin (Spd) parla di "problema di fondo". 4 - GRAN BRETAGNA
THE GUARDIAN - "Gli Stati Uniti nomineranno un 'primo ministro afgano' per
bypassare Karzai": la Casa Bianca chiede che venga creata la figura del premier,
con l'intenzione di sfidare un governo corrotto. Il Presidente Usa Barack Obama
presenterà l'iniziativa il prossimo 31 marzo all'Aia, nell'ambito del piano
messo a punto per l'Afghanistan. Si passa alla crisi
economica: "Brown vuole un monitoraggio globale dei paradisi
fiscali". Il premier britannico ne discuterà al summit del G20 del
prossimo 2 aprile a Londra. In prima pagina la fotografia di Jade Goody, la
star britannica del Grande fratello deceduta ieri: "In pace e lontano
dalle luci della ribalta". THE INDEPENDENT - "Gli scienziati
britannici creeranno sangue 'sintetico'" dalle cellule staminali
embrionali per garantire trasfusioni sicure da infezioni. Il progetto di
ricerca sarà presentato questa settimana e si concluderà nell'arco di tre anni
con la prima trasfusione su volontari. In prima pagina il capitano della
nazionale inglese di cricket, Charlotte Edwards, che alza la Coppa del mondo
dopo aver battuto la Nuova Zelanda: "L'Inghilerra vince la Coppa del
mondo". THE TIMES - "Nuove speranze per gli ostaggi britannici in
Iraq", in mano dei loro sequestratori dal maggio
( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Per Trichet non
servono ulteriori stimoli (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Il presidente della
Banca Centrale europea Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street
Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori
azioni per combattere la crisi finanziaria globale. Secondo il leader della Bce, i governi dovrebbero
velocizzarsi per mettere in atto le misure gi adottate per uscire dalla crisi. Non giustificato accusare la zona
euro di non fare abbastanza per il rilancio, ha aggiunto il Governatore della
banca centrale. 23/03/2009 - 10:41
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Rassegna stampa
araba di Apcom Titoli delle prime pagine -->Roma, 23 mar. (Apcom) - Aperture
diverse sui principali quotidiani arabi di questa mattina: al Quds al Arabi,
sul sesto anniversario dell'inizio della guerra in Iraq: "Nessuno celebra
la Liberazione"; Il libanese Assafir, sulla risposta di Teheran alle
aperture Usa: "Road Map iraniana a Obama: l'ostilità non è eterna".
AL SHARQ AL AWSAT - quotidiano panarabo edito a Londra, dedica l'apertura alle
parole del ministro sudanese per gli Affari Umanitari, Ahmed Harun, sul quale
pende un mandato d'arresto internazionale per crimini in Darfur: "io
martire vivente, conduco una vita normale e a differenza di Okampo dormo
tranquillo". "Gli Stati Uniti vogliono dall'Iran un 'passaggio
strategico'... E apertura del suo spazio aereo e terrestre per l'Afghanistan".
Nella riunione dei ministri degli Esteri arabi a Beirut, il principe saudita
"Naif mette in guardia dai tentativi di violare il recinto di sicurezza
dei paesi arabi con 'ideologie deviate'". In occasione del quinto
anniversario dell'omicidio del fondatore di Hamas, lo Sheikh Yassin,
"Israele dice di avere sabotato un grande attentato". "Allarme
lanciato da Baghdad: centinaia di detenuti rilasciati minacciano la sicurezza
dell'Iraq". AL QUDS AL ARABI - giornale palestinese apre con un editoriale
sul sesto anniversario dall'inizio della guerra in Iraq: "nessuna
celebrazione per la Liberazione": "Il governo di Baghdad teme
l'esplosione delle violenze dopo il ritiro Usa; al Qaida prepara la rivolta e i
miliziani sadristi rilasciati torneranno alla violenza". Arabia saudita,
"arresto di sciiti e caccia ad un imam fuggito, 35 ulema religiosi
chiedono di vietare alle donne di apparire sui media". Il presidente
dell'Anp, "Abu Mazen spera il superamento delle divergenze del Qatar con
l'Arabia saudita e l'Egitto, per 'partecipare contento' al summit arabo di
Doha". Egitto, "crisi finanziaria, allarme per il rischio di ritorno in patria di un milione di
lavoratori egiziani nei paesi del Golfo". AL HAYAT, quotidiano panarabo
edito a Londra, mette in primo piano la visita a Riad del ministro degli Esteri
francese Bernard Kouchner: "la Francia ribadisce l'interesse saudita per
un largo sostegno all'iniziativa araba di pace" con Israele. Iraq,
"il presidente turco oggi a Baghdad... Accusati di corruzione, espulsi dal
servizio 62mila poliziotti iracheni". Darfur, "dopo la fatwa che
vietava la sua partecipazione al summit di Doha, il presidente al Bashir forse
rinuncia ad andare a Qatar". ASSAFIR - giornale libanese vicino allo
schieramento anti-occidentale, sulla risposta di Teheran alle aperture del
presidente americano, titola: "'Road Map' iraniana per Obama: l'ostilità
non è eterna", e ripercorre i passaggi 'chiave' del discorso della guida
spirituale della rivoluzione, Khamenei: "sanzioni, fondi congelati, campagna
stampa e sostegno a Israele". Guerra di Gaza, "L'Esercito 'più
morale' del mondo, espone Israele di fronte al mondo per rispondere delle
conseguenze dei più terribili crimini di guerra".
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Agenda degli
avvenimenti di lunedì 23 marzo di Apcom -->Roma, 23 mar. (Apcom) - Questa
l'agenda degli avvenimenti in Italia e all'estero del giorno lunedi 23 marzo
2009. ITALIA POLITICA Roma - Riunione della direzione nazionale del Pd. Nel
pomeriggio il segretario Franceschini e Fioroni incontrano la stampa sull'Università
- Pubblicazione della dichiarazione dei redditi dei parlamentari e dei ministri
- Il cardinale Angelo Bagnasco apre i lavori del Consiglio permanente Cei - Il
Presidente della Camera Gianfranco Fini interviene alla lettura di Petrarca
alla Camera Altre città Angola - Ultima messa di Papa Benedetto XVI prima della
partenza per Roma ECONOMIA E FINANZA Roma - Conferenza stampa dell'Agenzia
delle Entrate sui risultati e le strategie della lotta all'evasione - Tavola
rotonda dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavoro,
servizi e forniture su "Arbitrati: servono ancora? - Il ministro della
Funzione Pubblica Renato Brunetta presenta l'iniziativa "Mettiamoci la
faccia" Altre città Pisa - Il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani
partecipa all'assemblea regionale dei quadri e delegati della Toscana Milano -
Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola chiude i lavori del
convegno annuale Aifi - A Carate Brianza si svolgono gli Stati Generali 2009 di
Confindustria Lombardia, partecipa il presidente di Confindustria Emma
Marcegaglia - Richard Ginori presenta il piano industriale in vista della
riammissione in Borsa - Il sindaco di Milano Letizia Moratti partecipa ad un
incontro organizzato dall'Ispi sul tema "Expo e dintorni" - Il Ceo di
Unicredit e il segretario generale Uil partecipano al convegno Uilca dedicato
alla "Crisi finanziaria. Innovare: regole, comportamenti, etica" ECONOMIA
INTERNAZIONALE Usa - Attesi i dati sulle vendite di abitazioni esistenti nel
mese di febbraio Città del Messico - IV seminario di altro livello tra
Eurosistema e Banche centrali dell'America Latina, interviene il presidente
della Bce Jean-Claude Trichet ESTERO UNIONE EUROPEA Bruxelles - Si
riunisce il Consiglio Agricoltura - Incontro alla Nato tra il segretario
generale Jaap de Hoop Scheffer e l'Alto rappresentante Ue per la Politica
estera e la Sicurezza Javier Solana Strasburgo - Inizia la seconda settimana di
seduta del mese di marzo dell'Europarlamento NUOVA EUROPA Rep. ceca - Praga, scade
il termine per la presentazione delle offerte per la compagnia aerea Czech
Airlines MONDO Belgio - Bruxelles, conferenza internazionale sul gas ucraino
Georgia - Tbilisi, visita presidenza della Osce Finlandia Helsinki, visita del
presidente azero Nursultan Nazarbaiev Lettonia - Riga, incontro ministri degli
Esteri dell'Adriatico e del Baltico
( da "Energy Saving" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
« Indice generale
--> La Cina presenta la sua ricerca sull'energia Data di pubblicazione:
23/03/2009 A Beijing si è svolta dal 19 al 23 marzo la Fiera internazionale
cinese delle tecnologie del risparmio energetico, della riduzione delle
emissioni e delle nuove risorse energetiche. Sono state presentate avanzate
tecnologie del settore energetico sviluppate e prodotte in Cina. Si tratta
della più grande Fiera del genere mai organizzate in Cina, con una superficie
espositiva di 23 mila metri quadri e un centinaio tra aziende ed istituti di
ricerca e la partecipazione di 10 nazioni. Tra le novità esposte un?
apparecchiatura sperimentale per la fusione nucleare, un sistema di ricupero
dei gas di scarico, una lampada stradale ad energia solare e un gruppo di
generatori eolici studiati e prodotti autonomamente dalla Cina. Durante la
cerimonia di inaugurazione, il ministro della Scienza e Tecnologia cinese, Wang
Gang, ha detto che nel quadro della continua estensione
della crisi finanziaria
globale e dell'aggravarsi dell'andamento economico, il governo cinese intende
privilegiare il risparmio energetico, la riduzione delle emissioni e lo
sviluppo delle nuove risorse, considerando tale politica un importante
contributo per la trasformazione del modello di sviluppo e la promozione del
riaggiustamento della struttura economica."Procederemo ad
un'importante disposizione nell?ambito della ricerca e dello sviluppo di
tecnologie per aumentare le rese energetiche, migliorare il risparmio
energetico nell'edilizia e incrementare l?utilizzo dei nuovi materiali a
risparmio energetico, migliorare l'utilizzo di risorse energetiche pulite ed
efficaci nei processi industriali e aumentare controllo e risanamento
dell'inquinamento ambientale, rafforzando anche gli investimenti per la
valorizzazione di risorse rinnovabili come l?energia eolica e solare e le
biomasse, l'energia nucleare, l'energia ad idrogeno e le batterie a
combustibile." Secondo il programma della Cina, nel 2010 il consumo
energetico per PIL unitario dovrà ridursi del 20% rispetto al 2005, e le
emissioni inquinanti del 10%. Autore/Fonte: ( - Radio Cina Internazionale)
( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
LA LETTERA DI
BRUNETTA «I non studenti dell'Onda sono teppisti» s. mil. Prima «guerriglieri»,
poi ha corretto il tiro chiamandoli «ragazzotti in cerca di emozioni forti».
Non contento ha trovato un'altra definizione per i «non studenti» dell'Onda, si
tratta di «teppisti che giocano alla guerriglia». Il ministro della Pubblica
Amministrazione, Renato Brunetta, in una lettera a La Stampa, continua la sua
personale battaglia verbale contro gli studenti universitari manganellati e
caricati dalle forze dell'ordine mercoledì scorso alla Sapienza, rei dio voler
manifestare nel giorno dello sciopero indetto dalla Cgil sulla conoscenza. «Si
tratta di un fenomeno grave, di un sintomo preoccupante - aggiunge Brunetta sul
quotidiano torinese - da non trascurare, da comprendere nella sua vera natura».
E la sua vera natura sarebbe quella della necessità di autorappresentarsi. E si
inoltra in paragoni arditi. «L'Onda mi ricorda la violenza negli stadi, dove il
tifo vela il vero fine: la violenza», aggiunge. Il ministro descrive il
movimento la cui azione «è tutta indirizzata a togliere diritti agli studenti».
Poi il botto finale: l'azione dell'Onda è «un'evocazione d'avventure che anche
il Sud America ha superato». Alle ultime esternazioni risponde il segretario
del Pd, Dario Franceschini, che ha «un problema con il prossimo, con il mondo».
Pur senza mai nominare il titolare della Funzione Pubblica, Franceschini, in
uno dei passaggi del suo intervento durante l'assemblea dei circoli del Pd, ha detto di non voler «parlare della mediocrità con cui un
ministro insulta categorie di italiani: gli impiegati sono fannulloni, gli
studenti sono guerriglieri». I ragazzi dell'Onda preferiscono invece sorvolare
e non replicare, intenti a lavorare al prossimo imminente obiettivo: il 28
marzo in piazza per il G14 sulla crisi finanziaria.
( da "Manifesto, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
I FRUTTI AVVELENATI
DELLA GUERRA Target UMANITARIO Dieci anni fa, il 24 marzo 1999, i bombardamenti
della Nato contro la Jugoslavia. Durarono per 78 giorni, in assoluta violazione
della Carta dell'Onu. Fu un sanguinoso vulnus del diritto internazionale che
aprì la stagione delle guerre «umanitarie» Danilo Zolo Sono trascorsi dieci
anni da quando, il 24 marzo 1999, iniziarono i bombardamenti della Nato contro
la Repubblica Federale Jugoslava. Durarono ininterrottamente per 78 giorni, in
assoluta violazione della Carta delle Nazioni Unite. Oltre diecimila furono le
missioni d'attacco da parte di circa mille aerei alleati, furono usati più di
23 mila ordigni esplosivi, fra missili e bombe, senza contare le decine di
migliaia di proiettili all'uranio impoverito. Ormai è ampiamente riconosciuto
che la motivazione umanitaria della guerra - la liberazione del Kosovo dalla
«pulizia etnica» praticata dalla Serbia - erano infondate e pretestuose . Tanto
che potrebbe ricredersi persino l'allora presidente del consiglio italiano,
Massimo d'Alema, che di quella aggressione fu un convintissimo sostenitore. Lo
strumento bellico si è subito rivelato, com'era facile prevedere,
incommensurabile e contradditorio rispetto alla difesa dei diritti della
minoranza kosovaro-albanese, che gli aggressori proclamavano come il loro
nobile obiettivo. La «guerra dal cielo» voluta dal presidente Clinton non ha
portato la pace, la democrazia e la stabilità nei Balcani. L'odio, la violenza,
la corruzione, la povertà, la prostituzione, lo squallore ambientale sono stati
il lascito di questa guerra, come di molte altre guerre di aggressione. I
territori e i centri urbani colpiti dai bombardamenti - da Pristina a Nis, a
Belgrado, a Novi Sad, all'area danubiana - sono stati ridotti in condizioni
preindustriali e ancora oggi, dopo dieci anni, portano i segni profondi della
«guerra umanitaria». Migliaia di serbi e di albanesi hanno perso la vita o
hanno subito gravi mutilazioni a causa dei bombardamenti. Ed altre persone
innocenti hanno continuato ad essere vittime delle mine che le cluster bomb
hanno lasciato sul terreno, e della contaminazione prodotta dai proiettili
all'uranio impoverito sparati dagli aerei statunitensi. Com'è noto, nel Kosovo
la «pulizia etnica» non è stata fermata dalla guerra: ha soltanto mutato
direzione. Dopo la «liberazione» sono stati gli estremisti kosovaro-albanesi ad
usare spietatamente la violenza contro quello che è rimasto della minoranza
serba. E altrettanto si può dire per il dramma dei profughi. I kosovaro-albanesi,
che in gran numero avevano abbandonato la loro patria dopo l'inizio dei raid
della Nato, sono rapidamente rientrati nei loro territori. Ma centinaia di
migliaia di serbi e di rom - in parte già cacciati con la forza dalla Krajina e
dalla Slavonia orientale - sono ancora oggi ammassati in territorio serbo, in
condizioni altamente precarie. Stessa sorte è toccata a oltre duecentomila
serbi e rom che vivevano nel Kosovo. Quali sono state le vere motivazioni e i
veri obiettivi strategici della guerra di aggressione degli Stati Uniti e della
Nato contro la Repubblica Federale Jugoslava? Questo è un punto cruciale,
ancora oggi di grande attualità. È sempre più evidente che la «guerra
umanitaria» della fine del scolo scorso ci ha definitivamente introdotti nel
New World Order progettato dagli Stati Uniti dopo il crollo dell'impero
sovietico: il disegno strategico di un assetto unipolare delle relazioni
internazionali dominato dalla superpotenza americana. La principale lezione che
la guerra per il Kosovo ha impartito è che i processi di globalizzazione e di
concentrazione del potere internazionale richiedono nuove forme di uso della
forza. Come hanno sostenuto Alvin e Heidi Toffler, gli Stati Uniti, già a
partire dalla Guerra del Golfo del 1991, si sono mostrati pronti ad affrontare
la nuova situazione del mondo puntando, oltre che sul loro assoluto predominio
nucleare, su sofisticate strategie informatico-militari. In poco più di dieci
anni le strutture militari degli Stati Uniti hanno subìto una trasformazione
radicale - tecnologica, organizzativa, strategica, logistica - e questo è stato
perfettamente confermato dalla «guerra dal cielo» contro la Repubblica
Jugoslava, che ha traumatizzato il mondo intero poiché ha mostrato
l'irraggiungibile superiorità militare della potenza americana. La vittoria
degli Stati Uniti è stata assoluta. La costruzione (illegale) dell'immensa base
militare di Camp Bondsteel a Urosevac, nel cuore del Kosovo, ne è ancora oggi
la più concreta, irrefutabile dimostrazione. È la prova che, grazie alla
«guerra umanitaria» della Nato, gli Stati Uniti hanno ottenuto il controllo
militare dell'intero Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, oltre che dei
Balcani. È sullo sfondo di questo contesto che si spiega sia l'imponente sviluppo
del terrorismo internazionale a partire dalla guerra del Golfo del 1991, sia la
serie di guerre preventive scatenate dagli Stati Uniti e dai loro più stretti
alleati contro l'Afghanistan nel 2001 e contro l'Iraq nel 2003. E si spiegano
le pressioni che oggi vengono esercitate, con la complicità dello Stato di
Israele, nei confronti della Siria e soprattutto dell'Iran. Quella che
chiamiamo «globalizzazione» non è un processo spontaneo di unificazione del
mondo grazie alla leggi del mercato, secondo la retorica neoliberista. La
globalizzazione, per le crescenti discriminazioni economiche e politiche che
comporta, richiede una costante vigilanza a livello globale, come emerge dalle
strategie geopolitiche elaborate dai «cartografi» statunitensi nei primi anni
Novanta del secolo scorso. Gli interessi vitali dei paesi industriali - si è
sostenuto - sono diventati più vulnerabili per quanto riguarda l'accesso alle
fonti energetiche, la sicurezza dei traffici marittimi ed aerei, la stabilità dei mercati finanziari, il controllo della produzione delle armi biologiche, chimiche e
nucleari. L'uso preventivo della forza nella guerra globale contro il
terrorismo deve essere perciò previsto e pianificato dalle potenze occidentali
per la semplice ragione che esso è inevitabile: la globalizzazione deve essere
sostenuta da robuste protesi militari. Si vedrà nei prossimi mesi,
soprattutto in Afghanistan - se con la presidenza di Barack Obama il modello
della guerra umanitaria e preventiva verrà abbandonato per una strategia almeno
tendenzialmente multilaterale e post-egemonica. Oggi nessuna previsione
ottimistica è legittima. L'ottimismo è impedito dall'idea, espressa dal nuovo
presidente e dal suo Segretario di Stato, Hillary Clinton, che il terrorismo si
sconfigge in Afghanistan e che per questo è necessario intensificare e
concentrare nell'area afghano-pakistana l'impegno militare degli Stati Uniti e
dei loro alleati europei, ancora una volta sotto l'egida illegale della Nato.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'INCHIESTA. La
compagnia low cost al centro dell'indagine per il mancato versamento di 18
milioni all'erario 23/03/2009 rss e-mail print Sulla compagnia aerea low cost
MyAir si concentra l'attenzione investigativa della procura L'ordine è partito
dal comando generale della Guardia di Finanza: controllare le società che hanno
un forte debito con l'erario per il mancato versamento di iva, irap e
contributi previdenziali. L'inchiesta che ha portato alle perquisizioni dei
giorni scorsi della sedi della compagnia aerea low-cost MyAir di Torri di
Quartesolo, debitrice di 18 milioni di euro, e delle abitazioni degli otto
indagati, parte dunque da lontano. Sotto la lente d'ingrandimento del
procuratore Ivano Nelson Salvarani ci sono le posizioni del il presidente Carlo
Bernini, del vicepresidente operativo Vincenzo Soddu e dei figli Arianna e
Luca, del componente del Cda Luigi Agnolin, dei manager Lorenzo Lorenti e
Antonino Ciaccio, infine del consulente esterno Pierantonio Dal Lago. La
società ha registrato un fatturato di 174 milioni nel 1978. È controllata di
fatto dalla famiglia Soddu di Zanè, attraverso un complesso sistema di
partecipazioni azionarie che fanno capo alla Flyholding spa, la quale è
partecipata al 90% da Arianna e Luca Soddu, figli appunto di Vincenzo, l'ex
comandante delle frecce tricolori, che a maggio sarà alle prese con l'udienza
preliminare del crac Volare a Busto Arsizio, dov'è imputato di bancarotta
fraudolenta patrimoniale. Il rimanente 10% di Flayholding è in pancia a una
società belga. Flayholding a sua volta partecipa al 100% la società Myholding
srl, la quale controlla il 98% di MyWay Airlines, che è partecipata all'85% da
MyAir . A sua volta MyWay Airlines controllava quasi interamente la compagnia
spagnola LTE International Airways che il 17 ottobre scorso
ha sospeso tutti i voli per una esiziale crisi
finanziaria. Anche in questo caso il debito erariale
con lo stato iberico è piuttosto pesante. Fino allo scorso autunno il gruppo
aereo contava su 650 dipendenti, ma quasi metà con il tracollo di LTE sono
rimasti senza lavoro. Nei decreti di perquisizione la procura di Vicenza
ipotizza la bancarotta prefallimentare, il ricorso abusivo al credito,
oltre all'omesso versamento delle imposte e dei contributi previdenziali
relativi agli ultimi anni. «I sintomi di insolvenza sono gravi - ha spiegato il
procuratore Salvarani - e sono quantificabili in almeno 18 milioni solo nei
confronti dello stato italiano, Ci sono poi i debiti nei confronti di Spagna e
Francia». I vertici della società hanno contestato l'analisi della procura e
della Guardia di finanza, per le quali l'azienda è allo stato tecnicamente
incapace di far fronte al pagamento dei debiti. Di qui il mancato versamento
dell'iva, diventata una forma indiretta di autofinanziamento. La procura ha
indicato a Flyholding il sentiero per uscire dalla crisi.
È quello di ricapitalizzare l'azienda, reperendo nuovi fondi, altrimenti il
destino appare segnato. La polizia tributaria guidata dal maggiore Borrelli si
muove per salvaguardare gli interessi dei creditori e lo stesso procuratore
Salvarani, qualora la situazione finanziaria della
compagnia nell'arco di qualche settimana non si chiarisse, potrebbe avanzare
l'istanza di fallimento al tribunale di Vicenza, come del resto è previsto
dalla legge. «Auspichiamo naturalmente che la società sappia far fronte agli
impegni finanziari come promesso», ha concluso il procuratore. Ivano Tolettini
Ivano Tolettini
( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
PARIGI (Reuters) -
La Francia sta pensando di introdurre una legge per limitare gli incentivi ai
dirigenti sotto forma di stock option o di azioni, dal momento che questi sono
restii ad accettare un accordo su base volontaria. Lo ha riferito il portavoce
dell'Ump. I vertici della banca francese Société Générale hanno rinunciato alle
loro stock option visto il crescente malcontento circa le eccessive gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a
ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha
riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri
a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue proteste
e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche, è sotto
pressione per agire a riguardo. "Il Medef non vuole reagire e dal momento
che non ci sono né i mezzi né il desiderio di fare qualcosa, daremo noi loro i
mezzi necessari, redigendo una nuova legge", ha detto alla tv francese
Frederic Lefebvre, portavoce del partito di centro-destra Ump. Lefebvre ha
detto che non ci saranno innalzamenti nei premi ai dirigenti a meno che non
vengano alzati anche gli incentivi ai dipendenti. "Penso che definiremo i
punti essenziali molto rapidamente", ha continuato il portavoce.
Dall'Europa agli Stati Uniti, gli incentivi ai dirigenti delle aziende salvate
dalla crisi con i soldi dei contribuenti sono stati
aspramente criticati, in una perdurante condizione di difficoltà economica. La
scorsa settimana, tre milioni di persone hanno sfilato per le strade francesi,
chiedendo maggiore sostegno per i lavoratori in difficoltà e un freno deciso ai
premi per i dirigenti. Continua...
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
COPERTINA pag. 1 Bot
e depositi rifugio anticrisi IL RAPPORTO ADRIANO BONAFEDE
Hanno perso ben il 12% della loro ricchezza finanziaria
nel 2008 e così sono tornati su conti correnti, Bot e obbligazioni. È questo il
portafoglio degli italiani del dopotsunami. Questi prodotti semplici, quasi da
era preindustriale, costituiscono oggi poco meno del 60 per cento del totale. È
questa l?impietosa fotografia che del risparmio delle famiglie dà
l?Osservatorio di Gfk EuriskoPrometeia, presentato agli operatori professionali
la scorsa settimana e che Affari & Finanza riporta in esclusiva. Una vera e
propria regressione nella gestione del risparmio che ci allontana ancora di più
dal modello prevalente in Europa. Vince dappertutto il faidate, perché la gente
non sembra fidarsi più di nessuno: fondi comuni, fondi pensione e assicurazioni
vita cioè i gestori professionali del risparmio, quelli che negli altri paesi
sono deputati a far fruttare i portafogli delle famiglie sono in Italia
schiacciati in un angolo, senza possibilità di crescita. I fondi comuni, poi,
in un solo anno hanno perso due punti percentuali sul totale attività
finanziarie delle famiglie, passando dal 7,2 del 2007 al 5,1 per cento del
2008; in tre anni, dal 2006 alla fine del
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 4
Messori: "Passata la crisi i fondi torneranno
appetibili" L?INTERVISTA/1 ANDREA GRECO Marcello Messori, l?economista che
presiede Assogestioni, il 2008 se lo ricorderà per un pezzo. Il risparmio
gestito in Italia, tra fondi e portafogli individuali, ha registrato deflussi
per circa 200 miliardi di euro. E tornare ai bei tempi andati sarà un?impresa.
Tutta colpa della crisi globale o c?è uno specifico
malessere italiano? «È inutile girarci intorno: è stato un anno di fortissimi
deflussi dal settore, e il nostro paese è quello che in Europa ha avuto la più
consistente incidenza di deflussi rispetto ai patrimoni gestiti. Questo è
accaduto perché in Italia il settore del risparmio, che sperimentava una
situazione già critica, è stato colpito dalla "fuga verso la
liquidità" dei risparmiatori, che hanno optato per posizioni molto liquide
e di breve termine come ad esempio conti di deposito, conti correnti, titoli di
stato. A dimostrazione di questo c?è il fatto che per molti mesi i riscatti
hanno riguardato tutte le tipologie di fondi aperti: azionari, obbligazionari,
monetari». Nel 2009 la raccolta dei fondi si mantiene in rosso, ma i cali si
sono attenuati. Come spiega la situazione? «C?è stato nei primi mesi dell?anno
un parziale ritorno sul gestito, anzitutto perché i risparmiatori non possono
stare troppo a lungo su posizioni molto liquide, che normalmente hanno tassi di
rendimento bassi. Inoltre, la crisi ha insegnato ai
risparmiatori quanto rischio implicito possano celare prodotti come quelli a
rendimento garantito, le obbligazioni strutturate o altri equivalenti: rischi
di liquidità, rischi di controparte come avvenuto per le obbligazioni Lehman,
rischi di opacità». Tuttavia ancora di deflussi parliamo per i vostri
associati. Lei prevede che si tornerà in tempi ragionevoli a investire e
guadagnare con i fondi? «Io credo che una volta superata la
crisi finanziaria, i
prodotti del risparmio gestito potranno tornare a essere appetibili, perché
sono trasparenti, diversificati e dotati di un alto grado di liquidabilità. Ma
è presto per dire se i segnali di miglioramento attuali rappresentino o meno
una inversione di tendenza». Come potrà riprendersi l?industria del risparmio
gestito, che da anni ormai manda più di un segnale di fatica e ha fatto
disaffezionare molti italiani? «Anzitutto credo che stia cambiando
l?atteggiamento dei risparmiatori, che d?ora in avanti esigeranno prodotti
trasparenti e diversificati. Anche dal lato dei distributori sta diminuendo la
convenienza a privilegiare prodotti illiquidi, dopo che le recenti iniziative
della Consob hanno ridotto le asimmetrie regolamentari a danno del risparmio
gestito. Detta in altri termini per i distributori diventerà sempre più
problematico collocare prodotti complessi alla clientela retail; e, dunque, i
prodotti del risparmio gestito diventeranno un?alternativa più conveniente».
L?industria che lei rappresenta esce notevolmente indebolita dal 2008: i fondi
gestiscono meno di 400 miliardi di euro, e le azioni di Piazza Affari ne
rappresentano una frazione decimale. Come potrete far sentire la voce dei
risparmiatori nelle prossime assemblee delle aziende quotate? «È un dato di
fatto che il portafoglio azionario italiano dei nostri associati si è molto
ridotto. In più, la persistente volatilità sui mercati rende molto oneroso per
le Sgr italiane e gli investitori internazionali bloccare, anche solo nei pochi
giorni richiesti dagli adempimenti amministrativi, le azioni necessarie per
presentare le liste di minoranza in assemblea. Certo la situazione non è
facile, ma il Comitato governance di Assogestioni sta facendo un lavoro molto
accurato per definire rapporti di cooperazione con gli investitori
internazionali. È presto però per dire quali frutti darà questo sforzo
nell?immediato». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold
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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
FINANZA pag. 16 Cdp
pigliatutto, nasce il Moloch del credito L?INTERVENTO PUBBLICO/ Non sarà facile
far funzionare le diverse anime dell?istituto che fa capo al ministero
dell?Economia ADRIANO BONAFEDE Avevamo appena digerito il fatto che la Cassa
depositi e prestiti potrà utilizzare direttamente anche il risparmio postale
per finanziare infrastrutture d?interesse pubblico novità assoluta in 150 anni
di gloriosa storia di questa istituzione che il governo ci ha stupito con un
altro effetto speciale: finanzierà anche le piccole e medie imprese. Il
modello, in questo caso, sarà la Bei, la Banca europea per gli investimenti. La
Cdp darà i soldi alle banche che poi faranno l?istruttoria ed erogheranno i
soldi a chi ne ha bisogno. Ci sono già ha dichiarato l?amministratore delegato
Massimo Varazzani almeno 13 miliardi disponibili, anche se non è ancora chiaro
il meccanismo con cui questi soldi saranno utilizzati. In particolare non si sa
se le Cdp si accollerà in parte il rischio di credito o se saranno solo le banche
a farlo. Comunque sia, la Cassa depositi e prestiti è ormai lanciatissima verso
una nuova stagione in cui, persa la rigida e sonnacchiosa veste di struttura
che finanzia i comuni e gli enti locali, si sta ritagliando un ruolo sempre più
vasto d?intervento nell?economia. Il disegno che il ministro dell?Economia
Giulio Tremonti aveva in mente fin dal 2001 comincia oggi a prendere corpo. La
Cassa continuerà a finanziare i Comuni e gli enti territoriali, ma farà anche
un sacco di altre cose. Alcune erano già state decise in passato dallo stesso
ministro: ad esempio la Cassa è ormai un societàcassaforte che custodisce
importanti partecipazioni pubbliche, in Enel, Eni e Terna (roba non da poco).
Ma la Cdp si occupa anche, insieme all?Abi e all?Acri, di finanziare la
costruzione di case a basso costo, o, come di dice oggi, l?housing sociale.
Inoltre, la Cassa ha anche importanti partecipazioni in fondi infrastrutturali
fra cui spicca quella nell?F2i di Vito Gamberale e in alcuni altri strumenti di
questo tipo. Ora si aggiungono anche il finanziamento di opere di
"interesse pubblico generale" con i soldi del risparmio postale e,
last ma forse non the least, anche il finanziamento delle piccole medie
imprese. Vista infatti la facilità con cui il governo inventa nuove mission,
non è escluso che domani escano fuori altri compiti. Uno, ad esempio, che era
stato adombrato nei giorni scorsi l?anticipazione del pagamento alle imprese
credititrici dello Stato, ciò che avrebbe trasformato la Cassa in una sorta di
società di factoring pubblico è stato per ora abbandonato. Se si voleva un
cambiamento, buono o cattivo che sia, eccolo bello e servito. La Cassa
assomiglia sempre di più non solo a un Figarofactotum ma a un Moloch pubblico
in grado d?intervenire e influenzare con le sue decisioni la vita dei Comuni e
degli enti locali, delle piccole e medie imprese, dei costruttori, della
popolazione urbana in cerca di una casa a basso prezzo. E, grazie alla presenza
nel capitale di 66 fondazioni bancarie, riuscirà a condizionare anche
l?attività di queste ultime sul territorio. Una concentrazione di potenza
economica e finanziaria mai vista in Italia dai tempi
dell?Iri che obbedisce ai desiderata di Tremonti tramite il plenipotenziario
Massimo Varazzani. Già, Varazzani. Non sappiamo ancora se l?amministratore
delegato sistemato lì dal ministro si dimostrerà un ?cavallo di razza? . Però
già scalpita. Al liquidity day Varazzani è andato allo scoperto anticipando la
possibilità di finanziare le piccole medie imprese con 13 miliardi. Di lui
dicono che è uno tosto, determinato, che non vede l?ora di dimostrare quanto
vale. Pare che i poteri siano di fatto tutti concentrati nella sua persona, e
si dice che sia in grado, deleghe alla mano, di decidere grandi interventi
senza neppure transitare dal Consiglio d?amministrazione. Ora Varazzani dovrà
passare dalle parole ai fatti, dai progetti alle realizzazioni concrete. E in
un paese come l?Italia questo non è mai semplice. Ma c?è di più. Ci sono anche
dei pericoli dietro l?angolo. Ad esempio, il decreto ministeriale di attuazione
delle nuove norme sul finanziamento di opere pubbliche firmato la scorsa
settimana da Tremonti non ha stabilito alcun paletto, non ha specificato alcun
limite, ma si è limitato a ripetere più o meno le norme di legge. Eppure, c?è
chi nota al di là del trionfalismo degli annunci che il sentiero della nuova
Cassa è pieno di trappole e trabocchetti. Ad esempio, ora la Cassa potrà
finanziare qualunque "operazione d?interesse pubblico". Una
discrezionalità massima, che non esiste nei normali mutui agli enti locali,
dove l?erogazione è automatica, purché siano rispettate le condizioni
stabilite. Qui potrebbe anche succedere che si finanzino le opere sostenute da
enti e imprenditori ?amici? piuttosto che le più utili. E poi c?è la
"sostenibilità" dal punto di vista finanziario degli interventi. Chi
decide se un?opera è un azzardo (argomento quantomai importante se si utilizza
il risparmio postale) o se invece l?investimento avrà un ritorno sicuro? Le
banche fanno questo esame ma hanno una struttura consolidata: la Cassa deve
inventarsela, ma certo le competenze attuali sono diverse. Non basterà
l?attivismo dell?ad. C?è inoltre, come abbiamo visto, una congerie di
interventi. L?accumularsi di mission diverse all?interno della Cassa rende
problematica la coesistenza di personale di diversa estrazione e cultura. Al momento nessuno si pone questi problemi e il loro sviluppo nel
tempo. Certo oggi siamo in piena crisi finanziaria ed economica ed è comodo che ci sia qualcuno che tira fuori dei
soldi. Ma le emergenze prima o poi passano, i Moloch restano. Scopri come
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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
La rivincita dei
prestiti personali IL TREND / La tendenza a erogare direttamente il credito
dura ormai da diverso tempo e fa assomigliare sempre di più l?Italia al resto
d?Europa ADRIANO BONAFEDE Soffrono i prestiti finalizzati (quelli che si
attivano nei negozi quando si compra un oggetto), ma crescono quelli personali.
Nel 2008, un anno difficile, in cui i finanziamenti degli italiani sono
cresciuti soltanto dell?1,4 per cento rispetto a tassi di aumento annuale ben
più alti negli anni passati, i prestiti personali erogati da banche e
finanziarie senza alcun collegamento diretto con l?acquisto di beni di consumo
durevoli sono saliti del 10,9 per cento. Al contrario, i prestiti finalizzati
hanno visto una forte diminuzione, a causa soprattutto del calo nelle vendita
di automobili e motocicli, che costituiscono il grosso dei finanziamenti per
l?acquisto di beni (oltre il 30 per cento del totale): la diminuzione dei
finanziamenti per l?acquisto di auto nuove è stata del 14,4 per cento nel 2008.
Ma negativo è stato anche l?andamento dei prestiti finalizzati per
elettrodomestici (meno 21,5 per cento), arredamento (meno10,7), ciclomotori
(meno 8,4). A crescere anche nel tormentato 2008 sono stati, oltre ai prestiti
personali, anche le carte di credito revolving (più 7,2 per cento) e ,
soprattutto, la cessione del quinto dello stipendio (più 39,3 per cento.
Tuttavia i prestiti personali costituiscono oggi la quota percentuale maggiore
sul totale finanziamento alle famiglie: il 35,8 per cento, per l?esattezza. Contrariamente
a quanto si potrebbe pensare, i finanziamenti personali non vengono chiesti per
far fronte a esigenze diverse da quelle per cui si prendono i prestiti
finalizzati. Infatti, come si evince da una ricerca condotta annualmente da
GfKEurisko, i questi finanziamenti sono utilizzati dai consumatori in larga
misura per finalità analoghe ai prestiti finalizzati, e cioè, in sostanza, per
l?acquisto di beni di consumo durevoli. «La maggior crescita, in atto da
qualche anno ed accentuatasi nel 2008, delle forme tecniche "dirette"
rispetto al "prestito finalizzato" spiega Umberto Filotto, segretario
generale di Assofin, l'associazione che raggruppa i principali operatori di
questo comparto è da attribuire principalmente alle politiche dell'offerta
(banche e intermediari finanziari specializzati) ed è legata a due
considerazioni: la prima è che il prestito finalizzato non
"fidelizza" abbastanza il cliente: chi acquisisce il finanziamento
presso il punto vendita dimentica presto chi è la banca/finanziaria
con cui ha contratto il finanziamento e, anche se soddisfatto del servizio
ottenuto, difficilmente si rivolge allo stesso istituto quando ricorre una
nuova necessità di credito. Per questo gli istituti spingono verso forme di
offerta in grado di fidelizzare maggiormente la clientela al proprio marchio».
Il fenomeno del graduale spostamento dal credito finalizzato al prestito
diretto s?inserisce in una tendenza più generale che ha caratterizzato tutti i
mercati esteri più evoluti del nostro dal punto di vista della diffusione dei
servizi finanziari. La seconda motivazione che sta alla base dello spostamento
dal credito finalizzato a quello non finalizzato è che spiega Filotto «il
credito finalizzato (ovvero erogato presso i punti vendita dei beni o servizi e
destinato all'acquisto di beni individuati con precisione ed indicati
espressamente nello stesso contratto di finanziamento) comporta un costo non
indifferente per gli istituti di credito, in termini di provvigioni da
riconoscere ai venditori di beni e servizi (cosiddetti dealer convenzionati):
l'offerta di prestiti personali al posto dei prestiti finalizzati può quindi
consentire agli istituti di credito di garantire condizioni migliori ai
clienti, conseguendo al contempo margini più remunerativi». Poiché tutti, e
soprattutto le banche, stanno cercando adesso di attuare risparmi sui costi, è
ragionevole supporre che il trend che abbiamo visto continui anche nei prossimi
mesi e anni. La tendenza a passare al credito personale viene anche dal lato
del consumatore: «Il cliente è diventato più accorto dice Enrico Lodi,
direttore Credit bureau service di Crif, una delle principali banche dati sul
credito al consumo e ora, prima di accettare la proposta di un negoziante,
magari va alla propria banca per vedere se riesce a spuntare condizioni
migliori. Qualcuno, poi, ancora più evoluto, comincia anche cimentarsi in una
vera ?pianificazione? dell?intero debito e chiede alla banca o alla finanziaria un?unica rata onnicomprensiva invece di tante
piccole rate per cose diverse». Nel corso dello scorso mese di gennaio che
rispecchia interamente la profondità della crisi finanziaria
ed economica in atto hanno comunque subito una flessione consistente (rispetto
allo stesso mese dell?anno precedente) un po' tutte le forme di credito, ad
esclusione della cessione del quinto, l?unica a crescere con il più 30,8%. La
flessione dei prestiti finalizzati è stata enorme (meno 30,2% (meno 33,6 quelli
per le auto). Meno accentuato, ma pur preoccupante (meno 14,2) il calo dei
prestiti personali. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold
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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
La crisi intacca anche i portafogli più ricchi IL TREND/Le
difficoltà del settore stanno portando a una rivisitazione degli approcci
adottati: torna a fare premio la centralità dell?indipendenza degli operatori
MARIANO MANGIA Anche l?industria del private banking subisce i colpi della crisi e reagisce rivedendo strategie e modelli di servizio.
Secondo le stime contenute in una recente ricerca dell?Aipb, Associazione
Italiana Private Banking, nel
( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Banche d?affari tra
restyling e alleanze fanno cassa con il private banking WALTER GALBIATI Trovare
oggi un cliente soddisfatto dalla gestione del proprio patrimonio è difficile.
Eppure i private banker sono convinti che anche in questo momento in cui si
stanno ridefinendo i principi cardine dell?asset allocation ci siano margini
per andare a guadagnarsi quote di mercato. Una spinta al consolidamento è
arrivato dai matrimoni più o meno forzati che la crisi
finanziaria ha reso necessari al di là dell?Oceano. Fusioni e joint
venture tra big che hanno rafforzato i leader mondiali del settore e che non
mancheranno col tempo di condizionare la mappa del private banking. Banche
commerciali che si sono unite a banche d?affari o semplicemente banche d?affari
che hanno acquistato le divisioni private di colossi del credito, con unico
scopo, puntellare le une le debolezze delle altre. Se infatti dopo il
fallimento della Lehman Brothers erano le banche d?affari a essere le candidate
numero uno al fallimento, ora sono le banche commerciali, caratterizzate da un
attivo tanto sterminato quanto incontrollabile, a rischiare la bancarotta. Due
operazioni su tutte hanno segnato il settore del private banking: la prima, la
fusione fra la banca d?affari Merrill Lynch, leader indiscusso nel private a
stelle e strisce, e la Bank of America (insieme a Citi la più importante banca
commerciale degli Stati Uniti); la seconda, la joint venture fra Smith Barney,
la controllata attiva nel wealth management che la stessa Citi ha deciso di
dismettere, e Morgan Stanley. In pratica si sono uniti rispettivamente le
società che occupavano il primo e il terzo posto nel mercato dei paperoni negli
Stati Uniti e una divisione della seconda con la quarta. I numeri sono da
capogiro perché lo scorso anno, l?attività di wealth management di Merrill
Lynch ha generato ricavi per 14 miliardi di dollari, con una crescita annua del
19 per cento. Ora dopo la fusione, il patrimonio aggregato delle due divisioni
di wealth management è cresciuto a 2,5 trilioni di dollari, facendo di BoA il
primo money manager al mondo davanti alla svizzera Ubs (1,8 trilioni di
dollari). Morgan Stanley, che è nel business dal 1997, anno in cui ha rilevato
Dean Witter, gestisce per conto della clientela un portafoglio da 546 miliardi
di dollari con ricavi che nel 2008 sono ammontati a 6,3 miliardi. Smith Barney,
solo negli Usa, conta 9 milioni di clienti, ha asset in gestione per 1,32
trilioni di dollari e nei primi nove mesi dell?esercizio ha generato ricavi per
7,94 miliardi. La nuova joint venture si contende con Ubs la seconda posizione per
patrimonio gestito, ma con gli 8mila broker di Morgan Stanley e gli 11mila di
Smith Barney, diventerebbe per forza di vendita il numero uno negli Usa,
sorpassando Merrill Lynch con i suoi 16mila operatori. Entrambe le operazioni
sono state caldeggiate dalle autorità di controllo, per scongiurare guai
finanziari: Merrill Lynch è stata condotta in sposa a Bank of America per
puntellare le attività della banca d?affari con la raccolta di fondi
proveniente dalla rete della banca retail di Bofa, mentre Citi, dopo aver
ricevuto fondi statali ha deciso di ripensare completamente il proprio
business. La più grande conglomerata finanziaria
americana ha avviato un radicale processo di riorganizzazione, puntando su due
cardini: i servizi finanziari per le imprese e la banca retail. Morgan ha
versato in contanti tra i 2 e i 3 miliardi per controllare il 51% della nuova
joint venture, un veicolo che genererà risparmi per 1,1 miliardi. Presidente
della società sarà James Gorman, già codirettore generale di Morgan, mentre
direttore generale sarà Charles Johnston, finora alla guida del Global Wealth
Management di Citi. Morgan Stanley, da ottobre partecipata al 21% da
Mitsubishi, avrebbe la possibilità di aumentare la quota nel giro di trecinque
anni. Fusioni quindi e consolidamenti tra operatori specializzati e banche
retail, che dovrebbero permettere di contrastare la crisi.
Il mercato globale del private banking, infatti, ha accusato nel 2008 un brusca
flessione (?14,7%), con una conseguente diminuzione del giro d?affari e della
redditività (?55 miliardi di euro di ricavi e ?12 miliardi di utili). Scopri
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( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del
23-03-2009)
Argomenti: Crisi
L?alta formazione
cambia strategia l?obiettivo è il rilancio delle aziende LUIGI DELL'OLIO
dell?olio Milano Ci sono i grandi eventi in cui i top manager incontrano i guru
del management per capire che direzione stanno prendendo i mercati ed essere
pronti ad affrontare le nuove sfide che si presentano in azienda. E ci sono
anche i corsi interaziendali che accolgono professionisti provenienti da realtà
e settori operativi, con l?obiettivo di scambiare esperienze e knowhow. Il
mondo dell?alta formazione tiene botta alla crisi
promuovendo eventi in cui la crossfertilization di saperi e competenze diventa
la chiave di volta per il rilancio. Secondo una ricerca Ascons (società di Asa
Group), l?investimento medio delle aziende italiane si attesterà quest?anno sui
500 euro per addetto, in linea con i 505 euro del 2008, restando però lontano
dai 610 euro della media europea. «Dati che pongono l?Italia in una situazione
di forte ritardo rispetto agli altri paesi occidentali ? commenta Pier Sergio
Caltabiano, presidente dell?Aif (Associazione Italiana formatori) ? ma che
comunque evidenziano una tenuta rispetto al passato. Segno che il management è
attento ad apprendere le migliori esperienze di altri operatori per
rilanciare». Sono soprattutto i grandi eventi a crescere. «Le adesioni ai
nostri prossimi appuntamenti sono in crescita del 30% rispetto allo scorso
anno», rivendica Ferdinando Tasco, country manager per l?Italia di Hsm, che
organizza, tra l?altro, il World Business Forum. Un appuntamento annuale, che
porta a Milano i leader mondiali dell?economia e del management per discutere
del futuro dell?impresa e della competizione. «L?alta formazione sta cambiando
volto ? aggiunge Tasco ? Quello che noi vendiamo non è solo un programma di
educational, ma un?esperienza, in cui l?aspetto nozionistico è affiancato dalla
condivisione di esperienze». Così Hsm ha deciso di promuovere, accanto alle
sessioni plenarie, incontri tematici e occasioni di incontro conviviale per
sviluppare occasioni di business community. Un approccio di alto livello che ha
i suoi punti di riferimento in guru come Gary Hamel, teorico dell?aggiornamento
e dell?innovazione continui come strada obbligata per superare i momenti di
difficoltà, e nelle tecniche di formazione proprie di Harvard. Qui si è formato
Francesco Rattalino, direttore studi del network EscpEap: «Notiamo un crescente
interesse per i workshop, durante i quali i manager ragionano di strategie ed
elaborazione di piani strategici con i massimi esperti internazionali del
settore ? spiega ? Piuttosto che i master di lunga durata, le aziende oggi si
orientano su corsi brevi che combinano focus tematici e scambio di esperienze».
«I corsi intensivi si combinano più facilmente con l?agenda dei partecipanti e
consentono di apprendere senza rinunciare alla propria attività lavorativa ?
gli fa eco Andrea Sianesi, direttore programmi executive del MipPolitecnico di
Milano ? Le classi con un numero limitato di partecipanti consentono di
combinare l?aspetto nozionistico con le opportunità di networking,
particolarmente utili per la condivisione di esperienze e la crescita personale
e professionale». L?accento sulla crossfertilization riguarda anche la
formazione relativa alla corporate governance: «Registriamo una crescita nella
partecipazione a corsi e workshop per i componenti dei cda aziendali ? osserva
Susanna Stefani, vice presidente di Gc Governance Consulting ? Si tratta di momenti
formativi in cui persone che si incontrano solo in occasione delle decisioni
strategiche imparano a confrontare i diversi punti di vista e fare squadra». La
consulente sottolinea l?attenzione delle aziende anche «per i corsi in cui si
cerca un allineamento tra strategia, etica e aspetti reputazionali
dell?impresa». Il nuovo corso della formazione non è confinato al top
management, ma si estende a tutte le risorse umane delle aziende. «E? in calo
l?interesse verso i corsi a catalogo, a vantaggio di iniziative specifiche che
consentono di comprendere come sta evolvendo il mercato ? rileva Giovanna
Piccoli, responsabile area formazione di Wolters Kluwer Italia ? I lavoratori a
ogni livello vogliono capire come cambierà il modo di vivere l?azienda alla luce
della crisi ed essere preparati alla ripartenza». Una
nuova tendenza che ha spinto la società a organizzare occasioni di incontro con
esperti di management e consulenti su temi specifici per il management.
Un?opinione che trova conferma nell?analisi di Gianclaudio Castellani,
direttore della divisione Ricerca e formazione dell?Università Liuc di Castellanza.
«I fondi interprofessionali permettono alle aziende di avere disponibilità di
cassa per investire in formazione. Al di là dei contenuti i grandi eventi di
formazione sono occasioni per venire in contatto con esperienze maturate in
altri contesti organizzativi». Un esempio arriva dal fronte dell?etica di
impresa. «La crisi finanziaria è nata proprio dal
cedimento su questo versante ? riflette Castellani ? per cui notiamo un grande
interesse per lo scambio di pratiche che fanno della responsabilità sociale più
che un adempimento normativo un processo costante nella vita aziendale». Scopri
come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sorridono ancora le
borse europee (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Continua a splendere il sole sulle
principali borse europee, in tema con l'inizio della stagione primaverile. I
mercati del vecchio continente mantengono la buona impostazione assunta in
avvio, grazie anche al forte rialzo dei futures sugli indici a stelle e
strisce, che fa ben sperare per l'avvio di Wall Street. Gli operatori stanno
aspettando le specifiche al nuovo piano del Governo Usa per liberare le banche
dai titoli tossici, annunciato ieri sera dal segretario USA al Tesoro, Tim
Geithner. Nel frattempo il comparto bancario sembra festeggiare la notizia,
ponendosi in testa ai rialzi con lo stoxx di riferimento in progresso di oltre
quattro punti e mezzo. Buone nuove anche dal presidente della Banca Centrale
europea: Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per
combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto
le misure già adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della
vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles
mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,7%
a 4868,54 punti, Parigi un rialzo dell'1,62% a 2836,38 punti ed Amsterdam un
incremento del 2,65% a 218,35 punti. Segno più anche per Francoforte +1,62% a
4134,58 punti, Londra +1,39% a 3890,75 punti e Madrid +1,8% a quota
( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sorridono ancora le
borse europee (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Continua a splendere il sole sulle
principali borse europee, in tema con l'inizio della stagione primaverile. I
mercati del vecchio continente mantengono la buona impostazione assunta in
avvio, grazie anche al forte rialzo dei futures sugli indici a stelle e
strisce, che fa ben sperare per l'avvio di Wall Street. Gli operatori stanno
aspettando le specifiche al nuovo piano del Governo Usa per liberare le banche
dai titoli tossici, annunciato ieri sera dal segretario USA al Tesoro, Tim
Geithner. Nel frattempo il comparto bancario sembra festeggiare la notizia,
ponendosi in testa ai rialzi con lo stoxx di riferimento in progresso di oltre
quattro punti e mezzo. Buone nuove anche dal presidente della Banca Centrale
europea: Jean-Claude Trichet, in un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non sono necessarie ulteriori azioni per
combattere la crisi finanziaria globale, esortando i governi a velocizzarsi per mettere in atto
le misure gi adottate. Dal fronte valutario l'euro torna sui livelli della
vigilia, dopo il balzo sopra gli 1,37 usd registrato in mattinata. Bruxelles
mostra un vantaggio dell'1,62% a 1736,4 punti, Zurigo un progresso dell'1,7%
a 4868,54 punti, Parigi un rialzo dell'1,62% a 2836,38 punti ed Amsterdam un
incremento del 2,65% a 218,35 punti. Segno pi anche per Francoforte +1,62% a
4134,58 punti, Londra +1,39% a 3890,75 punti e Madrid +1,8% a quota
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mitsubishi UFJ/
Chiude decine di sportelli e taglia 1.000 posti di Apcom Misure legate a
precedente riassetto gruppo -->Tokyo, 23 mar. (Ap) - La prima banca del
Giappone, Mitsubishi UFJ Financial ha annunciato la chiusura di decine di
sportelli e una riduzione di 1.000 posti di lavoro sui prossimi tre anni.
Illustrando le misure, un portavoce del gruppo, Takashi Miwa, ha voluto
sottolineare che sono legate al completamento del programma di riassetto
precedentemente in corso, piuttosto che alla congiuntura
derivante dalla crisi finanziaria ed economica globale. Il gigante del credito nippon è stato
creato nel 2006, mediante la fusione della Bank of Tokyo-Mitsubishi con la UFJ
Bank. Da allora ha avviato un programma di riassetti post consolidamento.
Complessivamente Mitsubishi UFJ conta 78.000 addetti.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, Francia
studia legge per ridurre bonus ai dirigenti -->PARIGI (Reuters) - La Francia
sta pensando di introdurre una legge per limitare gli incentivi ai dirigenti
sotto forma di stock option o di azioni, dal momento che questi sono restii ad
accettare un accordo su base volontaria. Lo ha riferito il portavoce dell'Ump.
I vertici della banca francese Société Générale hanno rinunciato alle loro
stock option visto il crescente malcontento circa le eccessive gratificazioni per i dirigenti in un momento di crisi finanziaria, ma si sono opposti a
ulteriori limitazioni. Il numero uno di Medef, la Confindustria francese, ha
riferito come non fosse nelle possibilità dell'organizzazione forzare i membri
a sottoscrivere un ulteriore accordo. Ma il governo, di fronte a continue
proteste e continui scioperi dovuti alle sue politiche economiche, è
sotto pressione per agire a riguardo. "Il Medef non vuole reagire e dal
momento che non ci sono né i mezzi né il desiderio di fare qualcosa, daremo noi
loro i mezzi necessari, redigendo una nuova legge", ha detto alla tv
francese Frederic Lefebvre, portavoce del partito di centro-destra Ump. Lefebvre
ha detto che non ci saranno innalzamenti nei premi ai dirigenti a meno che non
vengano alzati anche gli incentivi ai dipendenti. "Penso che definiremo i
punti essenziali molto rapidamente", ha continuato il portavoce.
Dall'Europa agli Stati Uniti, gli incentivi ai dirigenti delle aziende salvate
dalla crisi con i soldi dei contribuenti sono stati
aspramente criticati, in una perdurante condizione di difficoltà economica. La
scorsa settimana, tre milioni di persone hanno sfilato per le strade francesi,
chiedendo maggiore sostegno per i lavoratori in difficoltà e un freno deciso ai
premi per i dirigenti. La decisione di SocGen di concedere migliaia di stock
option a quattro top manager, mentre la società riceveva aiuti statali, ha
provocato una grande indignazione. Le banche francesi hanno ricevuto 10,5
miliardi di euro, sotto forma di aiuti nel 2008, come contributo contro il
credit crunch e SocGen, nello specifico, ha beneficiato di 1,7 miliardi di
euro. Il Medef ha sostenuto di non poter imporre tagli ai dirigenti ma anche di
aver chiesto loro di agire in maniera responsabile. La presidente di Medef
Laurence Parisot ha detto al giornale Le Parisien che alcuni manager hanno
volontariamente accettato di ridursi lo stipendio per aiutare le aziende ad
affrontare la crisi. Il ministro dell'Economia
Christine Lagarde ha affermato ieri che il governo è pronto a intraprendere la
strada di una nuova legge se non sarà possibile raggiungere un accordo
volontario con i dirigenti. "Noi stiamo valutando le situazioni
riguardanti stock options e quote azionarie", ha riportato il quotidiano
Le Figaro, citando una fonte vicina alla vicenda.
( da "Telefonino.net" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Notizie ZTE in
crescita nonostante la crisi globale 23 Marzo 2009 ZTE
Corporation, leader nella fornitura di apparati di telecomunicazioni e
soluzioni di rete, ha annunciato i risultati finanziari per l?anno 2008. ZTE ha
registrato nel 2008 un fatturato di 44.293 milioni di RMB (circa 5 miliardi di Euro),
con una crescita del 27,37% rispetto al
( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Andrew Stern
CHICAGO (Reuters) - Nel punto in cui dovrebbe sorgere uno degli edifici più
alti del mondo, adesso c'è solo un'enorme buca. Il grattacielo in costruzione
Chicago Spire, di 150 piani, se effettivamente costruito sarà alto
( da "Gazzettino, Il" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lunedì 23 Marzo
2009, Venezia Stangata sulle vacanze estive con rincari medi del 10 per cento
sulle spiagge venete per l'affitto di sdraio e ombrellone. Mentre a Lignano la
pallina di gelato passa da un euro a un euro e venti centesimi, aumento
definito "miope e opportunista, dettato da un egoismo deplorevole"
dallo stesso assessore al turismo della località friulana Graziano Bosello, sul
litorale veneto il noleggio di ombrellone, lettino e sdraio per una settimana
sfiora la quota dei 70 euro, in media, già in bassa stagione, con punte che
tendono verso gli 80 euro al Lido e a Jesolo. Ma passato il giro di boa del 20
giugno che segna l'inizio dell'alta stagione, si schizza a una media attorno ai
90 euro. Più contenuto l'aumento per gli operatori, agenzie di viaggi e tour
operator, che già pagavano molto meno dei privati. Con rincari attorno al 6 per
cento, alle aziende il noleggio costerà in media poco meno di 40 euro in bassa
stagione e quasi 50 euro in alta stagione. IL BOOM DOPO LE TEMPESTE Se l'anno
scorso gli aumenti per sdraio e ombrellone furono giustificati con il
caro-bolletta, quest'anno, con tariffe energetiche in calo, all'origine ci
sarebbero i costi per i rifacimenti delle spiagge. "Solo a Bibione abbiamo
speso in rifacimenti attorno ai 400mila euro - riferisce il presidente di
BibioneSpiagge XXX Prataviere - senza considerare le mareggiate, arrivate dopo
il ritocco ai listini che è stato deciso nell'ottobre scorso, che hanno
provocato danni superiori al milione di euro". Superiori ai tre milioni di
euro i danni provocati dalle mareggiate sui
( da "Reuters Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Maria Pia Quaglia
MILANO (Reuters) - I rubinetti sempre aperti della Banca Centrale Europea, non
solo hanno disteso i tassi sul mercato monetario, ma sembrano aver anche
attenuato il nervosismo del sistema bancario, oggi meno avido di fondi alle
operazioni di rifinanziamento Bce, anche se ancora timido sull'interbancario.
"Il controvalore delle operazioni Bce è sceso dal picco di 840 miliardi di
fine dicembre a 680 miliardi, è un calo di quasi il 20%", osserva Aurelio
Maccario, capo economista dell'Eurozona di Unicredit Group. Non solo: "I
depositi overnight sono ai minimi degli ultimi cinque mesi: il combinato
disposto è che c'è qualche primo segnale incoraggiante
sull'interbancario". Il ricorso ai depositi overnight da parte delle
banche dell'area euro lo scorso 19 marzo è sceso a 48,5 miliardi, minimo dall'8
ottobre scorso, dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi
nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia,
l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della
piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi
sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi. "Il Mic sta
funzionando bene, ha più di 40 partecipanti e i volumi medi giornalieri sono
buoni", sottolinea. La scorsa settimana il valore nominale dei contratti
conclusi sul Mic - a cui hanno aderito 48 istituti - è rimasto sostanzialmente
stabile a 1,543 miliardi rispetto a quella precedente. VOLUMI IN TIMIDA RIPRESA
SU OVERNIGHT Il precipitare della crisi finanziaria lo
scorso autunno ha congelato la circolazione di denaro sul mercato interbancario
unsecured. Continua...
( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi (2), rate
sospese e indennità in tempo reale. Negli sportelli di Unicredit, S.Geminiano e
Bper (23/3/2009 15:00) | (Sesto Potere) - Modena - 23 marzo 2009 - In base al
protocollo d?intesa che verrà siglato tra la Provincia di Modena e i tre
principali istituti di credito modenesi, l?anticipazione del sussidio di cassa
integrazione straordinaria riguarderà le aziende del territorio provinciale che
hanno presentato, a decorrere dall?1 dicembre 2008, domanda di Cassa
integrazione guadagni straordinaria per crisi
aziendale o cessazione, per sottoposizione a procedure concorsuali o per
riorganizzazione e ristrutturazione e che, essendo in condizioni di crisi finanziaria e di liquidità aziendale, hanno richiesto
il pagamento diretto ai lavoratori da parte dell?Inps del trattamento di
integrazione salariale. Anziché attendere i tempi di erogazione – in genere
nell?ordine di alcuni mesi – da parte dell?Inps, il lavoratore potrà rivolgersi
direttamente a una delle banche firmatarie dell?accordo (tutti gli sportelli di
Banca Popolare dell?Emilia Romagna, Banco S. Geminiano e S. Prospero e
Unicredit) per ottenere il pagamento immediato degli ammortizzatori sociali.
Gli importi concessi non saranno soggetti a tassi di interesse né a spese di
gestione del conto, ad eccezione dei bolli di legge. L?importo massimo mensile
per i lavoratori con Cigs a zero ore e un rapporto di lavoro a tempo pieno è di
750 euro. Qualora il lavoratore in cassa integrazione straordinaria fosse in
difficoltà nel pagamento delle rate per il mutuo prima casa in essere con una
delle banche firmatarie dell?accordo, è prevista inoltre la possibilità di
chiedere la sospensione per un periodo commisurato alla durata della cassa
integrazione straordinaria, senza oneri e spese aggiuntive. Le rate sospese
saranno messe in coda al piano di ammortamento originario. L?accordo che verrà
siglato tra la Provincia di Modena e le tre banche – e che diventerà operativo
non appena saranno definiti dagli istituti di credito i regolamenti attuativi -
prevede la messa a disposizione di un plafond di 3,5 milioni di euro al quale
contribuiranno per un milione e mezzo Unicredit e per un milione ciascuno Banca
Popolare dell?Emilia Romagna e Banco S. Geminiano e S. Prospero.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Washington
lancia piano salva banche per risanare bilanci di Apcom Valore compreso tra 500
e 1000 miliardi dollari -->Washington, 23 mar. (Ap) - L'amministrazione
Obama ha lanciato oggi un piano di salvataggio delle banche, con l'intento di
uscire dalla peggiore crisi
finanziaria da 70 anni e scongelare il mercato del
credito che sta spingendo l'economia in una recessione sempre piu' profonda. Il
piano annunciato dal segretario del Tesoro Timothy Geithner avra' un valore
complessivo compreso tra i 500 miliardi e i mille miliardi di dollari,
provenienti in parte dai versamenti dei contribuenti e in parte dagli
investitori privati. Il programma e' mirato all'acquisto degli asset
tossici che gravano sui bilanci degli istituti bancari. In un lungo documento,
l'amministrazione dice di prevedere una partecipazione da diverse tipologie di
investitori privati, dai fondi pensioni alle societa' di assicurazione e altre
investitori a lungo termine. La Federal Reserve, la Banca Centrale Usa, e la
Federal Deposit Insurance Corporation, agenzia indipendente del governo per
l'assicurazione dei depositi bancari, avranno il ruolo piu' importante per
quanto riguarda il versamento dei soldi necessari. Per incoraggiare gli
investitori a partecipare, il governo offrira' vantaggi finanziari, prendendo
ad esempio gran parte del rischio sulle proprie spalle o fornendo prestiti a
tassi di interesse bassi.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Monetario, segnali
positivi ma normalità ancora lontana -->di Maria Pia Quaglia MILANO
(Reuters) - I rubinetti sempre aperti della Banca Centrale Europea, non solo
hanno disteso i tassi sul mercato monetario, ma sembrano aver anche attenuato
il nervosismo del sistema bancario, oggi meno avido di fondi alle operazioni di
rifinanziamento Bce, anche se ancora timido sull'interbancario. "Il
controvalore delle operazioni Bce è sceso dal picco di 840 miliardi di fine
dicembre a 680 miliardi, è un calo di quasi il 20%", osserva Aurelio
Maccario, capo economista dell'Eurozona di Unicredit Group. Non solo: "I
depositi overnight sono ai minimi degli ultimi cinque mesi: il combinato
disposto è che c'è qualche primo segnale incoraggiante
sull'interbancario". Il ricorso ai depositi overnight da parte delle
banche dell'area euro lo scorso 19 marzo è sceso a 48,5 miliardi, minimo dall'8
ottobre scorso, dopo essere lievitato a quasi 300 miliardi
nella fase acuta della crisi finanziaria. Fra i fattori positivi Maccario cita anche, per l'Italia,
l'esperienza del Mic, il mercato interbancario collateralizzato della
piattaforma e-Mid che ha preso il via a inizio febbraio, registrando scambi
sulle scadenze dalla settimana fino ai tre mesi. "Il Mic sta
funzionando bene, ha più di 40 partecipanti e i volumi medi giornalieri sono
buoni", sottolinea. La scorsa settimana il valore nominale dei contratti
conclusi sul Mic - a cui hanno aderito 48 istituti - è rimasto sostanzialmente
stabile a 1,543 miliardi rispetto a quella precedente. VOLUMI IN TIMIDA RIPRESA
SU OVERNIGHT Il precipitare della crisi finanziaria lo
scorso autunno ha congelato la circolazione di denaro sul mercato interbancario
unsecured. "Piccoli segnali arrivano dal fatto che il sistema chiede meno
fondi alle aste a 3 e 6 mesi della Bce a favore di una partecipazione più
massiccia sulle aste ad una settimana e ad un mese, dall'aumento dei volumi del
panel Eonia e dall'aumento anche dei volumi sul Mid", fa notare un tesoriere.
Sull'overnight, e-Mid segnala una ripresa da metà febbraio. Se si confrontano i
volumi medi giornalieri della piattaforma dal 14 febbraio in poi - data a
partire dalla quale si delinea un trend - con quelli transati da inizio anno a
quella data, si evidenzia un incremento del 40%. Sull'Eonia l'incremento è
stato del 23,5%. A dare impulso alla fiducia è stato, secondo gli operatori,
anche l'assicurazione che la Bce continuerà a soddisfare in asta tutte le
richieste a tasso fisso oltre la fine del 2009. Tale misura, adottata
nell'ottobre scorso all'apice della crisi finanziaria,
avrebbe dovuto restare in vigore solo fino alla fine di marzo. La sfiducia di
questi mesi non solo ha paralizzato gli scambi, ma anche fatto schizzare il
premio al rischio delle transazioni, ovvero il costo che le banche chiedono in
termini di copertura aggiuntiva contro il rischio che i fondi prestati ad una
certa scadenza non vengano restituiti. Tale indicatore, espresso dal
differenziale fra il tasso Euribor a tre mesi e la corrispondente scadenza
sull'Eonia swap (che esprime le attese sui tassi overnight futuri), in tempi
normali non superava i 10 punti base. Arrivato a 200 punti base lo scorso
autunno, si è gradualmente ristretto fino agli attuali 90 punti base circa.
"Il calo del tasso Euribor a tre mesi, la diminuzione dei depositi, il
restringimento dello spread Euribor/Eonia swap rispetto ai massimi si possono
considerare piccoli segnali positivi", continua il tesoriere. La discesa
dai massimi pluriennali di 5,393% dell'Euribor a tre mesi, tasso di riferimento
per i prestiti interbancari, è ininterrotta da mesi. Oggi il tasso è sui minimi
dall'introduzione dell'Euro. Anche l'Eonia è molto disteso, agganciato più al
tasso di remunerazione dei depositi overnight che a quello di riferimento, come
ricorda Maccario. PERMANGONO ELEMENTI DI CRITICITA' La normalità resta tuttavia
ancora lontana: il grande nodo resta infatti il tema della solvibilità delle
banche, che ha a che fare con la patrimonializzazione, non solo con la
liquidità. "La liquidità è una cosa la solvibilità è un'altra",
osserva Sergio Capaldi, fixed income strategist di Intesa SanPaolo. "Le
condizioni di grande liquidità assicurate dalla Bce non risolvono i problemi di
balance sheet, li rendono solo meno urgenti: la liquidità non pulisce i bilanci
delle banche dai titoli tossici", sottolinea. Gli fa eco Maccario.
"Le criticità restano le quantità di asset illiquidi sui bilanci delle
banche che o assorbono liquidità o impediscono di dare credito". Un problema,
quest'ultimo, acuito dai problemi dettati dall'economia reale. "Tutti si
aspettavano che nel quarto trimestre fosse stato toccato il punto di minimo,
invece il minimo sarà nel primo trimestre di quest'anno", spiega. "Ci
sono forti spinte deflazionistiche nell'economia: la probabilità che assegniamo
allo scenario deflazionistico sono aumentate", aggiunge. CON NUOVO TAGLIO
TASSI BCE VERSO REVISIONE CORRIDOIO SF Se il consensus è per un proseguimento
della manovra espansiva della Bce, gli esperti sentiti da Reuters non prevedono
che Francoforte arrivi a non remunerare più i depositi overnight, come
avverrebbe nel caso di un taglio parallelo a uno del costo del denaro di 50
punti base. "Noi ci aspettiamo che la Bce abbassi i tassi ancora di 50
punti base, magari in due volte, senza tuttavia portare il tasso dei depositi a
zero", ha detto Maccario. "In questo caso la Bce potrebbe restringere
il corridoio delle standing facilities offrendo uno 0,25% sui depositi
overnight", aggiunge. Concorda IntesaSP, che prevede un taglio ancora più
aggressivo, di 75 punti base. "Si tornerà probabilmente ad un corridoio di
100 punti base invece che gli attuali 200 ma è anche possibile che decidano per
un'asimmetria fra deposit e lending facilities rispetto al tasso
ufficiale", ha detto Capaldi. Sul sito www.reuters.it altre notizie
Reuters in italiano
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'Europa sorride a
fine giornata (Teleborsa) - Roma, 23 mar - La giornata di contrattazioni, nel
Vecchio Continente, si è conclusa con il vento in poppa. I mercati europei
hanno beneficiato delle notizie provenienti da oltre oceano, relative al nuovo
piano del Governo Usa per liberare le banche dai titoli tossici. Il Piano,
suscettibile di espansione sino ad un massimo di 1.000 miliardi di dollari,
prevede l'utilizzo di 75-100 mld del Piano TARP varato dal predecessore di
Geithner, Henry Paulson, e di capitali provenienti dai privati. Accanto vi sarà
la garanzia della Federal Deposit Insurance Corp (FDIC). Sulla scia di queste
notizie il comparto bancario ha festeggiato, ponendosi in testa ai rialzi con
lo stoxx di riferimento in progresso di oltre sette punti e mezzo. Buone nuove
anche dal presidente della Banca Centrale europea: Jean-Claude Trichet, in
un'intervista al Wall Street Journal, ha affermato che non
sono necessarie ulteriori azioni per combattere la crisi
finanziaria globale, esortando i governi a
velocizzarsi per mettere in atto le misure già adottate. Bruxelles ha chiuso
con un rialzo del 2,65% a 1754,02 punti, Zurigo con un incremento del 2,68% a
4915,46 punti, Parigi con un vantaggio dello 2,81% a 2869,57 punti ed
Amsterdam, con un progresso dello 3,85% a 220,9 punti, si attesta come
la migliore tra le piazze del Vecchio Continente. Bene anche Francoforte +2,65%
a 4176,37 punti, Londra +2,96% a 3956,5 punti e Madrid +3,14% a quota 7952,3.
Come preannunciato i titoli bancari sono stati i protagonisti della giornata di
contrattazioni a Eurolandia, con Barclays che a Londra ha guadagnato il 14,29%:
il fondo di private equity Hellman & Friedman ha reso noto di voler mettere
insieme un gruppo di società al fine di lanciare un'offerta per iShares, divisione
messa in vendita da Barclays con un valore che si aggira attorno ai 5 miliardi
di dollari. Altro settore sotto i riflettori quello aereo, dopo che Air
France-KLM ha deciso di presentare un'offerta non vincolante per la
partecipazione nella Czech Airlines detenuta dal Tesoro ceco. In focus il
settore dell'auto, con la notizia notizia riguardante la Aabar Investment Pjsc,
di Abu Dhabi, che ha rilevato il 9,1% circa della Daimler, diventando così
primo azionista della casa automobilistica, dietro all'emirato del Kuwait che
detiene il 6,9%. Buona giornata anche per la francese Renault che chiude con un
guadagno del 3,66%, dopo che Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la
raccomandazione da sell a neutral. In rosso invece Peugeot (-2,45%), con
Goldman Sachs che ha tagliato il giudizio da neutral a sell. Tra le tlc, la
notizia da ricordare riguarda Telefonica e Vodafone che hanno annunciato una
jointventure per tagliare i costi ed affrontare al meglio la crisi
mondiale. Le due aziende hanno raggiunto un accordo per la condivisione della
rete di telefonia mobile in Europa. Entrando nello specifico si parla di
Germania, Spagna, Irlanda e Regno Unito, mentre sono in corso trattative per la
Repubblica ceca. Inoltre la Ericsson ha annunciato un accordo con la Ascom per
l'acquisizione della sua divisione TEMS-branded, che realizza tools per
emittenti radio. Tra i tech si distingue Infineon, che ha raggiunto un accordo
di collaborazione con la Bosch nel campo dei semiconduttori. 23/03/2009 - 17:50
( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Washington, 23 mar. (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei colloqui avuti oggi dal premier francese
Francois Fillon a New York e poi a Washington, in vista del vertice G-20 di
Londra. Nella capitale Fillon ha incontrato il capo dei consiglieri economici
della Casa Bianca, Lawrence Summers e il vice presidente Joe Biden. Sono
previsti anche incontri con alcuni deputati coinvolti nella redazione della
nuova normativa finanziaria americana. Fillon ha anche
incontrato presso il consolato generale di Francia a New York diversi
responsabili del settore, fra cui il presidente dell'Associazione dei mercati
finanziari Tim Ryan, il presidente della Federal Reserve di New York, William
Dudley e l'ad della banca Lazare, Bruce Wasserstein. Americani ed europei non
concordano sul tipo di risposta da fornire alla crisi.
I paesi europei, Francia in testa, si rifiutano di aumentare la cifra del loro
piano di rilancio, come li invita a fare Washington, ed auspicano la creazione
di istanze internazionali di regolamentazione finanziaria.
La visita del premier francese avviene pochi giorni dopo l'annuncio da parte
della Francia di voler rientrare a pieno titolo nel comando integrato della
Nato.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Fondi sovrani/ Caso
Daimler, torna in gioco comparto da 3.600 -2- di Apcom Francia ha creato il
suo, ora interventi per economie nazionali -->Roma, 23 mar. (Apcom) - La
rilevanza strategica di questo tipo di player ha però suscitato un accresciuto
interesse in occidente, dove i governi sono sempre più impegnati in misure di
intervento pubblico diretto nell'economia. Tanto che in Francia il presidente
Nicolas Sarkozy ha deciso di dotare lo Stato di un suo fondo sovrano, le
"Fond stratégique d'investissement", che proprio di recente veniva
indicato come potenzialmente coinvolto in una eventuale presa di partecipazione
nel gruppo di servizi per l'ambiente e trasporti Veolia. Nelle ultime settimane
altri episodi hanno registrato il coivolgimento di fondi sovrani. Da tempo
circolano indiscrezioni di stampa secondo cui lo stesso ICPC di Abu Dhabi
potrebbe rilevare dalla banca spagnola Santander oltre il 30 per cento di
Cepsa, gruppo di distribuzione di idrocarburi. Ma il contesto attuale non è
privo di rischi per gli stessi fondi sovrani. Negli Stati Uniti quelli di
Kuwait e Singapore hanno patito ingenti perdite per i loro investimenti su
Citigroup. Ancor più clamoroso l'episodio occorso poco dopo il lancio del
gigantesco fondo sovrano della Cina alimentato con le riserve in valuta estera,
la China Investment Corporation, forte di 200 miliardi di dollari; aveva
sottoscritto una quota significativa del capitale del gruppo di investimenti
Usa Blackstone, in occasione dello sbarco in Borsa, per poi assistere al crollo
del suo prezzo. A inizio marzo la Banca centrale della Norvegia ha riferito che
lo scorso anno il fondo sovrano previdenziale del paese ha
subito perdite per oltre 71 miliardi di euro a causa della crisi finanziaria, con un calo del 23,3
per cento sul valore degli investimenti su azioni e obbligazioni. Questo
veicolo ha un portafoglio stimato a oltre 300 miliardi di dollari. E oltre ai
problemi all'estero ora i fondi sovrani appaiono sempre più impegnati in
operazioni di aiuto per le rispettive economie interne. Così in Russia
il governo deve rimpinguare le risorse dei suoi fondi sovrani impegnati a
sostenere le imprese nazionali, mentre altrettanto si appresta a fare il Qatar,
che intende utilizzare i fondi sovrani per acquizioni salvataggio delle banche
locali. Intanto anche il tradizionalmente protezionista Giappone sembra pronto
ad aprire le porte a questi operatori. Secondo diverse indiscrezioni di stampa
ad aprile potrebbero essere alleggerite le imposte sugli investimenti
dall'estero, finora utilizzate come misura di disincentivo, mentre i ministeri
economici potrebbero cambiare rotta e iniziare a incoraggiare gli investimenti
dei fondi sovrani. Mosca sta rimpinguando le risorse dei suoi fondi sovrani
impegnati a sostenere le imprese nazionali.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, Washington
lancia piano per scongelare mercato del credito di Apcom Geithner: governo sta
assumendo rischi; mercati per ora euforici -->New York, 23 mar. (Apcom) -
L'amministrazione Obama ha lanciato oggi un piano di salvataggio delle banche,
che si pone come obiettivo quello di mettere fine alla paralisi del mercato del
credito e che prevede un'alleanza con il settore privato per rilevare gli asset
tossici degli istituti in difficolta'. Il piano annunciato dal segretario del
Tesoro Timothy Geithner non e' il primo programma messo a punto da Washington
nel tentativo di rivitalizzare un'economia in recessione. Il responsabile del
dicastero economico ha chiesto pazienza, sottolineando che i lavori per
riabilitare un'industria con problemi sistemici di tale entita' devono andare
avanti nonostante "lo sdegno e la rabbia" provocata da certe pratiche
bancarie. La nuova iniziativa, che ha galvanizzato i mercati borsistici
americani, e' stata pensata con l'obiettivo di rilevare asset tossici per un
valore complessivo compreso tra i 500 miliardi e i 1.000 miliardi di dollari.
Le risorse arriveranno in parte dai versamenti dei contribuenti e in parte
dagli investitori privati. L'acquisto degli asset tossici che gravano sui
bilanci delle banche e' solo l'ultima di una serie di misure lanciate dal
governo per venire in soccorso delle banche. Il piano annunciato oggi
utilizzera' da
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
G20/ Premier
francese Fillon a New York e Washington di Apcom Incontri con Biden e Summers
-->Washington, 23 mar. (Ap) - La crisi finanziaria è stato il tema dei
colloqui avuti oggi dal premier francese Francois Fillon a New York e poi a
Washington, in vista del vertice G-20 di Londra. Nella capitale Fillon ha
incontrato il capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, Lawrence
Summers e il vice presidente Joe Biden. Sono previsti anche incontri con
alcuni deputati coinvolti nella redazione della nuova normativa finanziaria americana. Fillon ha anche incontrato presso il
consolato generale di Francia a New York diversi responsabili del settore, fra
cui il presidente dell'Associazione dei mercati finanziari Tim Ryan, il
presidente della Federal Reserve di New York, William Dudley e l'ad della banca
Lazare, Bruce Wasserstein. Americani ed europei non concordano sul tipo di
risposta da fornire alla crisi. I paesi europei,
Francia in testa, si rifiutano di aumentare la cifra del loro piano di
rilancio, come li invita a fare Washington, ed auspicano la creazione di
istanze internazionali di regolamentazione finanziaria.
La visita del premier francese avviene pochi giorni dopo l'annuncio da parte
della Francia di voler rientrare a pieno titolo nel comando integrato della
Nato.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Romania/ Fmi valuta
recessione a -4% e deficit bilancio 6% su Pil di Apcom Sindacati hanno
incontrato oggi rappresentanti Fondo a Bucarest -->Roma, 23 mar.
(Apcom-Nuova europa) - Il Fondo Monetario Internazionale valuta che l'economia
romena potrebbe contrarsi del 4% quest'anno, un dato più preoccupante di quelli
pubblicati fino ad oggi e che è stato reso noto dai sindacati romeni che hanno
incontrato la delegazione del Fmi che si trova a Bucarest. Oltre alla dura
recessione il Fondo stima che il deficit di bilancio potrebbe schizzare al 6%
del Pil, ha riferito Dumitru Costin, presidente del Blocco delle unioni
nazionali dei lavoratori a Mediafax. Il Fondo ha basato le
proprie previsioni sul peggioramento della crisi
finanziaria internazionale, in particolare sui
mercati dei Paesi che sono segnalati come principali partner commerciali della
Romania. Le cause principali della riduzione del Pil saranno quindi la
riduzione dell'export e le infrastrutture di scarso livello. Per quanto
riguarda il deficit di bilancio i sindacati hanno sottolineato che il Fmi
ritiene che il governo non riuscirà a mantenerlo al 2% del Pil e inoltre
l'esecutivo guidato da Emil Boc dovrà presentare al Fondo un piano di
ripianamento di questo disavanzo. Le autorità romene stanno negoziando con il
Fmi, l'Ue e altre istituzioni internazionali, tra cui la Banca Mondiale, un
pacchetto di aiuti che si aggira sui 19 miliardi di euro, per sostenere
l'economia romena.
( da "e-gazette" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
No money no nuke -
Il nucleare inglese a rischio per problemi finanziari Le aziende elettriche
hanno perso troppo valore in Borsa Londra, 23 marzo ? Nuovo allarme finanziario
per il nucleare in Gran Bretagna. Secondo il responsabile del settore utilities
di Rothschild Stephen Vaughan , potrebbe esserci qualche difficoltà da parte
delle compagnie elettriche interessate a costruire le nuove centrali nucleari
britanniche nel reperire i 40 miliardi di sterline necessari a realizzare gli
obiettivi del governo inglese. La crisi
finanziaria e anche le incertezze in termini di
costo dei rischi di gestione degli impianti potrebbero avere un ruolo
determinante nello sviluppo del programma nucleare civile inglese. Il problema
sarebbe legato alla perdita di valore delle azioni delle società elettriche che
intendono investire nel nucleare in Gran Bretagna causato dalla crisi internazionale. ?Come nel
caso delle compagnie petrolifere - ha spiegato Vaughan - che investono non più
del 5 per cento del loro Enterprise value (EV), anche le società elettriche
dovrebbero attenersi a questo schema per finanziare i nuovi reattori. Ma - ha
aggiunto - l'Ev di queste società negli ultimi mesi è diminuito parecchio?.
Sempre in Inghilterra, le comunità residenti nelle aree vicine al sito di
Sellafield, in Cumbria - contea nord occidentale - hanno conosciuto nei giorni
scorsi i dettagli dei piani di sviluppo del nuovo impianto nucleare che sorgerà
sul sito. La Nuclear Decommissioning Authority ha sottolineato che i lavori
potrebbero creare migliaia di nuovi posti di lavoro nella contea e questo
sarebbe di importanza vitale per l'economia locale. Intanto, in Francia, il
gigante dell'energia Edf, che ha molti interessi al di là della Manica, dove
deve realizzare quattro impianti nucleari, ha messo in guardia il Regno Unito
dichiarando che non tollererà ritardi nella realizzazione dei propri programmi.
?Siamo felici di assumerci un normale rischio commerciale, ma quelli di
pianificazione devono essere ridotti al minimo?. Lo ha detto Richard Mayson,
direttore affari esteri di Edf, secondo cui non verranno tollerati scenari
?simili a quello della centrale nucleare di Sizewell B?. Edf, che è entrato nel
mercato inglese acquisendo la British Energy, ha intenzione di costruire
quattro reattori gemelli nel Regno Unito, ciascuno dei quali ha un valore di
circa 2 miliardi di sterline. Resta ancora la questione aperta
dell'autorizzazione alla costruzione dei nuovi reattori di terza generazione in
Gran Bretagna. L'ente inglese che deve dare il via libera all'impiego di questi
due nuovi modelli di reattore - l'EPR francese e l'americano AP 1000 - deve
infatti ancora concedere la sua licenza formale. Il processo di valutazione
dovrebbe l'estate del 2011. I lavori di costruzione, invece, dovrebbero partire
nel 2013. Ma sempre dalla Francia giunge anche notizia che la portaerei Charles
de Gaulle, l?unica a disposizione della Marina francese, sarà bloccata per
diverso tempo in seguito alla scoperta di un'usura anormale di alcune parti
dell'albero di trasmissione del suo sistema di propulsione nucleare. La
portaerei aveva già avuto problemi con lo stesso propulsore addirittura prima
di entrare ufficialmente in servizio, nel 2001, quando un'elica si spezzò
durante i test della primavera 2000. La decisione dell'amministrazione Obama di
chiudere il deposito di scorie nucleari di Yucca Mountains, se da un lato ha
suscitato il plauso degli ambientalisti, sta provocando diverse perplessità tra
i senatori dello Stato del Nevada. Tra questi, il democratico Harry Reid e il repubblicano
John Ensign hanno presentato un disegno di legge al fine di istituire una
commissione di esperti per la definitiva risoluzione del problema relativo al
deposito unico nazionale delle scorie nucleari. Secondo il disegno di legge
presentato dai due rappresentanti del Nevada, la commissione avrebbe due anni
di tempo al massimo per individuare il nuovo sito destinato ad ospitare
l'impianto, e oltre a prendere in considerazione l'ipotesi di una gestione
diretta da parte del Governo Federale delle scorie nucleari civili, introduce
anche la possibilità di affidare l'incarico ad una apposita società a capitale
pubblico gestita indirettamente dal governo federale. Tornando alla vecchia
Europa, non si placa l?entusiasmo per il nucleare in alcuni new entry della
Comunità. L?Ungheria dovrebbe avere il suo secondo reattore entro il 2020,
secondo quanto dichiarato dal ministro dell'Energia magiaro Csaba Molnar, che
spera di ottenere la maggioranza in Parlamento nel voto in primavera per un
nuovo impianto presso l'unica struttura nucleare del paese, quella di Paks. Lo
scrive l'agenzia di stampa Mti. Una volta che il Parlamento avrà approvato i
lavori, saranno necessari almeno sei anni per preparare il progetto e circa
altrettanti per realizzarlo. Secondo i calcoli del governo, un aumento di
capacità di 1.000 megawatt andrebbe a costare circa 2,5-3 miliardi di euro.
Paks fornisce il 37,2 per cento del fabbisogno energetico ungherese. In
Estonia, invece, nonostante la crisi economica, è
stata riaffermata l?intenzione a partecipare alla costruzione di una nuova
centrale nucleare in Lituania, progetto denominato ?la centrale del Baltico?,
al quale dovrebbe partecipare oltre all'Estonia, anche Lituania, Lettonia e
Polonia. Lo ha detto il ministro dell'Economia di Tallin, Juhan Parts, al
termine di un incontro a Vilnius con il suo omologo lituano. Vilnius comunque
tenta di salvare il salvabile, visto che entro il 2009 dovrà - così come
chiesto dall'Ue - definitivamente spegnere l'attuale Ignalina, centrale del
periodo sovietico. La nuova presa di posizione dell'Estonia potrebbe rilanciare
il progetto, anche se - come ha detto il ministro lituano dell'Energia, Arvydas
Sekmokas - la nuova centrale non sarà comunque in grado di funzionare prima del
2018. Nonostante tutti i problemi sorti al reattore Epr in costruzione a
Olkiuoto, la Finlandia si conferma tra i Paesi più entusiasti in materia
nucleare. Il governo potrebbe dare il via libera alla costruzione di uno o più
nuovi reattore entro il 2020. Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia Mauri
Pekkarinen al quotidiano finlandese Hufvudstadsbladet. Tre gruppi industriali -
Fortum, Teollisuuden Voima (TVO) e Fennovoima - hanno presentato la richiesta
al governo per la costruzione di un nuovo reattore nucleare. Secondo i calcoli
riportati da Pekkarinen, la Finlandia avrebbe bisogno di costruire nuove fonti
energetiche per una capacità di circa 20 terawattore entro il
( da "e-gazette" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Analisi: ricavi 2008
da incorniciare per le rinnovabili. Lo dice uno studio californiano Clean
Energy Trends rileva una crescita del 50% dei ricavi di fotovoltaico, eolico e
biocarburanti, passati da quasi 76 miliardi di euro a 115,9 miliardi. In testa
l?eolico. San Diego, 23 marzo ? Il 2008 è stato un anno record per le
rinnovabili, con una crescita del 50% dei ricavi di fotovoltaico, eolico e
biocarburanti, passati da quasi 76 miliardi di euro a 115,9 miliardi. Lo si
apprende dal rapporto Clean Energy Trends di Clean Edge, società californiana
di ricerca sulle rinnovabili. Il documento, tuttavia, avverte che l?exploit non si ripeterà nel
( da "AprileOnline.info" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pdl e Sinistra:
sfida per l'egemonia Franco Astengo, 23 marzo 2009, 11:40 L'analisi La nascita
del Partito degli italiani pone una sfida alla Sinistra e Libertà. La destra
capace di una azione di governo forte e diventata egemonica nella società, deve
essere contrastata, attraverso l'elaborazione di un profilo politico
determinato, agganciato ad una identità precisa, stabilendo priorità
programmatiche. Ma senza una rincorsa e senza essere a ricasco del partito nato
da An e Fi Alla vigilia delle elezioni europee che si
collocano al centro della grande crisi finanziaria ed economica internazionale e all'avvio di un tentativo di
ristrutturazione dell'insieme dei rapporti internazionali attuato dalla nuova
amministrazione USA, la destra italiana sviluppa un'importante operazione
politica, ponendo in essere una inedita soggettività, formata dalla confluenza
di diverse storie, culture, proposizioni che ne fanno, in prospettiva,
un elemento politico cui prestare grande attenzione. A sinistra non dobbiamo
assolutamente sottovalutare il significato profondo di questo fatto, accettando
anche il dato, incontrovertibile, che la nascita del PDL suscita passioni e
sollecita l'attenzione degli analisti molto di più di quanto non accadde,
nell'autunno del 2007, con la nascita del PD, definita - piuttosto - una
"fusione fredda". Tutto si può dire meno che sta nascendo un partito
di "plastica". Certamente un partito "personale", fondato
però su di un modello che non è più quello del "partito-azienda" su
cui prese le mosse, nel 1994, Forza Italia: anzi da allora molta acqua è
passata sotto i ponti. La destra italiana, nel frattempo, si sta muovendo con
una logica "forte" di governo, molto meno orientata - come si può
pensare semplicisticamente- sulla lettura dei sondaggi: l'esempio del dibattito
interno sulla questione della sicurezza; la pubblicazione della lettera dei 101
(numero fatidico in politica, che ci richiama subito alle vicende
dell'indimenticabile '56); la prevedibile modifica delle parti più odiose ed
impopolari di quel decreto, che avverrà non tanto per spinta dell'opinione
pubblica (che gli analisti definiscono "sconcertata" piuttosto che
"contraria": un atteggiamento tipico della ridotta capacità di
scelta) o per la pressione dell'opposizione (che non riesce ad uscire dalle sue
contraddizioni quotidiane). Tutto questo dimostra l'esercizio di una vera e
propria capacità egemonica da parte di chi esercita la funzione di governo in
una forma, in questo caso sì, "strutturalmente" maggioritaria, senza
apparenti competitor (in questo senso va segnalata una interessante intervista
allo scrittore liberale Vargas Llosa, apparsa sabato scorso sul Corriere della
Sera, e dedicata proprio alla situazione politica del nostro Paese). Discorso
analogo si potrebbe fare per il decreto sul "piano - casa", laddove
si offre uno sbocco ai risparmi accumulati, in tempo di crisi,
da settori di quello che un termine d'antan possiamo ricominciare a definire
come "ceto medio", proponendo il vecchio salvadanaio del
"mattone", tanto caro al Presidente del Consiglio in carica. In
questo caso non serve gridare semplicemente allo scandalo della
"cementificazione" (che c'è, beninteso: ma forse, sotto questo
aspetto, il fenomeno più grave è stato quello portato avanti da tante giunte
locali di tutti i colori, comprese ampiamente quelle di centrosinistra come sa
bene e dolorosamente che scrive dalla martoriata Liguria), perchè al contrario
proprio il "piano casa" sollecita il discorso sulla capacità
alternativa della sinistra, che dovrebbe avere, in un frangente del genere, una
forte capacità di proposta alternativa. Ritornano qui discorsi usati più volte
in questi ultimi mesi, riguardanti i piani di settore, l'intervento pubblico in
economia, la nazionalizzazione delle banche, i raccordi europei finalizzati
alla ristrutturazione dei dettati di Maastricht: discorsi già usati, si diceva,
ma che non riescono a trasformarsi in progetto organico, in proposta politica,
in espressioni comprensibili sulle quali mobilitare precisi soggetti sociali e
offrire alla CGIL strumenti di riflessione e di interlocuzione politica, come
sarebbe, invece, necessario. Ricordiamo che, con grande
"nonchalanche", anche noi parliamo di decreto senza sollevare, come
si dovrebbe fare ogni volta che si affronta l'argomento quasi come una novella
"Delenda Carthago", il tema della trasformazione del procedimento
legislativo, dello svuotamento del Parlamento e dell'insieme dei consessi
elettivi, dell'aggressione selvaggia alla Costituzione Repubblicana. Una destra
che si muove anche, con grande naturalezza, nell'uso della Polizia per
affrontare il conflitto sociale: certa, in apparenza di disporre di consenso
anche su questo terreno. A proposito di egemonia: è evidente, ancora, come la
destra risulti maggiormente attrezzata ad una gestione populista del potere,
incarnata nella personalizzazione della politica e del potere personale, cui da
sinistra si è addirittura cercato di rispondere con armi analoghe (così si è
realizzato, nell'immaginario di molti, il vecchio confronto tra originale e copia).
Per l'opposizione si presentano, così, problemi di grande portata: le due linee
che si contrapponevano, quella dell'alternanza ad "imitazione
subalterna"e quella del dialogo (seguito eterno degli antichi "fronti
popolari", giù, giù fino al " compromesso storico") appaiono
definitivamente saltate, così come il ciclo della crisi
ha spazzato via quel "monetarismo" che, a prezzo di lacrime e sangue,
aveva consentito l'approdo all'euro (abbiamo già accennato all'evidenza di
ricontrattare i parametri di riferimento europei e non ritorniamo
sull'argomento). Serve un nuovo profilo politico, di opposizione alternativa
sui "fondamentali", declinando proposte fortemente agganciate ad una
identità precisa, stabilendo priorità sia sul piano programmatico, sia sul piano
del funzionamento delle istituzioni e delle soggettività politiche. La neonata
"Sinistra e Libertà" potrà fornire un proprio contributo autonomo a
questa urgente e necessaria ridefinizione di profilo? L'interrogativo trova
difficili risposte, perché si tratta - prima di tutto- di evitare atteggiamenti
massimalistico-girotondini ponendosi in concorrenza con l'Italia dei Valori
(anche qui esiste un problema di originale e di copia); in secondo luogo è
necessario porre all'ordine del giorno -subito, in campagna elettorale, anzi
usando la campagna elettorale per questo scopo - il tema del "soggetto
politico"; in terzo luogo perché esistono all'interno di "Sinistra e
Libertà" pulsioni movimentistico elettoralistiche e di visione del tutto
strumentale del tema, delicatissimo, delle alleanza politiche da perseguire al
di fuori dal raggiungimento della propria specifica autonomia politica e
culturale: tutte questioni che reclamano l'apertura di una profonda riflessione
che, sinceramente, non mi pare si sia ancora fatta prendendo atto con realismo
della vittoria strutturale della destra.
( da "KataWebFinanza" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Negri Bossi archivia
2008 con risultati in calo (Teleborsa) - Roma, 23 mar - Nell'esercizio 2008 il
Gruppo Negri Bossi ha riportato perdite significative, derivanti
dalla situazione di crisi finanziaria e dei mercati che ha determinato una sensibile contrazione dei
volumi e dei margini del settore delle presse ad iniezione. E' quanto si legge
in un comunicato reso noto dalla societ. I Ricavi totali consolidati del 2008
sono pari a 97,8 milioni di euro, in calo del 24,0% rispetto al 2007 (128,7
milioni di euro). In decisa contrazione le esportazioni con una rilevante
contrazione del fatturato sui mercati esteri pari a 57 milioni di euro (-27,7%)
contro 78,8 milioni di euro del 2007. Il Margine Operativo Lordo (EBITDA) prima
di ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti ai fondi negativo per 11,1
milioni di euro, a fronte di un Ebitda positivo per 2,8 milioni nell'esercizio
2007. Il Risultato Operativo (EBIT), pari a Euro 13,9 milioni negativo,
evidenzia un netto peggioramento rispetto al 2007 (0,3 milioni di euro
positivo). Il risultato netto consolidato dell'esercizio 2008 pari ad -15,8
milioni di euro (-6,6 milioni di euro nel 2007). La posizione finanziaria del Gruppo presenta al 31 dicembre 2008 un indebitamento
netto complessivo pari a 78,7 milioni di euro che si incrementa di 24,2 milioni
di euro rispetto al 31 dicembre 2007 (54,5 milioni di euro). La motivazione
principale del negativo andamento della posizione finanziaria
netta derivante dalla forte perdita dell'esercizio e dalla mancata contrazione
del capitale circolante a fronte del forte calo della domanda che si verificato
nel 2008. Dal bilancio d'esercizio di Negri Bossi risultano perdite complessive
per 13,2 milioni di euro a fronte di un capitale sociale di 24,2 milioni di
euro e di un patrimonio netto pari 12,6 milioni di euro. 23/03/2009 - 19:17
( da "Virgilio Notizie" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 23 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - Il governo ungherese rischia di diventare la quarta
vittima - e la più grossa, sinora - della crisi economica. Dopo Islanda, Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche
hanno messo sotto pressione più di una squadra al comando nell'Europa
centro-orientale. Se non vi sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la
Polonia in questo senso appare il Paese maggiormente al sicuro, nella
Repubblica ceca proprio domani si vota la sfiducia al premier Mirek Topolanek.
L'Ucraina è tetanizzata dai litigi in seno al governo e con il presidente sui
negoziati per il superprestito di salvataggio del Fondo Monetario
Internazionale, la Turchia attende le elezioni amministrative del 29 marzo
prima di procedere a sua volta all'accordo con il Fmi. A Budapest,
profondamente colpita dalla crisi economica, s'è
aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti
incerti. Il primo ministro Ferenc Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del
suo Partito socialista, ha chiesto di trovare un nuovo leader a cui affidare la
formazione di un governo di più ampio consenso. A questo punto, gli scenari
della transizione appaiono tutto meno che scontati. L'unica posizione certa
appare quella della Fidesz, il principale partito di destra, che chiede
elezioni anticipate e spera di poter ottenere alle urne la vittoria consistente
che i sondaggi sembrano promettere. Diversi i messaggi che arrivano dai partiti
centristi. L'Alleanza dei liberi democratici (Szdsz), ex alleata dei
socialisti, è disposta a trattare, ma per il momento è attestata sull'ipotesi
di dare un appoggio esterno a un eventuale governo per la gestione della crisi economica. L'altro piccolo partito di centro - Forum
democratico ungherese (Mdf) - invece ha lanciato una proposta per un governo
delle opposizioni, che sulla carta avrebbe anche i numeri, ma che è assai
improbabile per la posizione intransigente della Fidesz e per le differenze
programmatiche tra le diverse compagini politiche. Gyurcsany, in una fase di
preparazione alle elezioni europee, ha lasciato ai vertici del suo partito una
bella patata bollente. L'alternativa all'attuale premier dovrà essere trovata
entro il 5 aprile, visto che il 6 aprile il primo ministro presenterà una
mozione di sfiducia costruttiva, che andrà al voto due settimane dopo.
Paradossalmente, si potrebbe creare anche una situazione di stallo, con la
mozione per le elezioni anticipate bocciata e senza accordi politici, nel qual
caso non si esclude neanche che Gyurcsany non lasci più. Anche se, oggi, in un
discorso al Parlamento, il premier ha escluso quest'ipotesi e ha detto che
intende onorare il suo mandato da parlamentare. Di certo, l'Ungheria in questo
momento ha la necessità di un governo di polso, che sia capace di tirare fuori
il paese dalle secche della crisi. Budapest s'è
presentata più impreparata degli altri paesi della regione all'appuntamento con
la crisi globale. Per quest'anno il Pil potrebbe
scendere tra il 3,5 e il 4 per cento. E l'Ungheria ha già dovuto far ricorso
all'aiuto del Fmi, che ha stanziato assieme a Ue e banca mondiale 20 miliardi
di euro. Un altro governo in bilico è quello ceco. La spina nel fianco del
governo Topolanek, in Repubblica ceca, si chiama Vlastimil Tlusty. Il pericolo
maggiore per la sopravvivenza del governo di Praga, che domani affronta il voto
di sfiducia, infatti, dipende proprio dalla decisione del deputato che, pur
facendo parte del partito del premier, potrebbe allearsi con due dei sette
parlamentari indipendenti per far cadere l'esecutivo, che a suo dire "ha
già fatto troppi errori". La mozione di sfiducia, la quarta presentata
dall'opposizione socialdemocratica (Cssd) dal gennaio
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Germania,
Merkel: dieci anni per ricostruire sistema di Apcom Intervento dello Stato
dovrà cessare il più presto possibile -->Berlino, 23 mar. (Ap) - Ci vorranno
dieci anni per ricostruire il sistema economico tedesco: lo ha affermato il
Cancelliere tedesco Angela Merkel in un discorso tenuto davanti
all'Associazione federale delle Banche tedesche (Bdb). Lo Stato tedesco ha
infatti assunto un ruolo insolitamente di primo piano, con
un vasto programma di aiuti finanziari alle banche e ad altre aziende in
difficoltà e la possibile nazionalizzazione della Hypo Real Estate Holding,
gigante dei mutui bancari: una tale interferenza nel mercato dovrà essere
eliminata non appena la crisi finanziaria globale sarà tornata sotto controllo, ha assicurato Merkel.
Il Cancelliere ha tuttavia concluso osservando che per un pieno ritorno alla
normalità occorrerà un decennio e che a quel punto ai contribuenti dovrà essere
restituito quanto da loro versato per salvare il sistema economico.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/
Europarlamento, primo voto su agenzie di rating-2 di Apcom Proposta regolamento
Ue all'esame della commissione economica -->Bruxelles, 23 mar. (Apcom) -
Secondo le nuove proposte dalla Commissione, le agenzie dovranno rispettare
norme rigorose per garantire che i rating non siano condizionati dai conflitti
di interesse. Le agenzie dovranno sorvegliare la qualità della metodologia di
rating e operare in modo trasparente. In particolare, non potranno prestare
servizi di consulenza, non saranno autorizzate a valutare strumenti finanziari
se non dispongono di informazioni di qualità sufficiente per poterlo fare,
dovranno comunicare i modelli, le metodologie e le ipotesi di base sui quali
sono fondati i loro rating, e saranno tenute a pubblicare una relazione di
trasparenza annuale. Inoltre, ogni agenzia dovrà creare una funzione interna
per rivedere la qualità dei propri rating, e dovrà avere nel proprio consiglio
almeno tre membri indipendenti, la cui retribuzione non dipenda dal risultato
economico dell'agenzia di rating. L'incarico dei tre membri indipendenti, non
rinnovabile, non potrà superare i cinque anni e potrà essere revocato soltanto
in caso di condotta professionale scorretta. Almeno uno dei tre, inoltre, dovrà
essere esperto in materia di cartolarizzazione e di finanza strutturata. Alcune
delle norme proposte si basano sugli standard stabiliti nel codice della
'International Organisation of Securities Commissions' (Iosco). La proposta
conferisce a tali norme un carattere giuridicamente vincolante. Tuttavia, in
alcuni casi per cui la Commissione europea non considera gli standard della
Iosco sufficienti per ripristinare la fiducia dei mercati e garantire la tutela
degli investitori, l'Esecutivo Ue ha proposto norme più severe. La proposta di regolamento sul rating fa parte di un pacchetto di
misure volte a far fronte alla crisi finanziaria, comprendente le proposte della Commissione relative alla
direttiva Solvibilità II, alla direttiva sui requisiti patrimoniali, e alla
direttiva sulla garanzia dei depositi e in materia contabile.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
##Usa, piano
Geithner per salvare banche. Obama: molto fiduciosi di Apcom Un'alleanza
pubblico-privata per acquistare asset più tossici -->Washington, 23 mar.
(Ap-Apcom) - Washington lancia finalmente il piano Geithner volto a ripulire i
bilanci delle banche americane dagli asset tossici e Wall Street brinda alla
notizia, accogliendo con favore anche le dichiarazioni del presidente
americano. A metà giornata, i listini azionari balzano del 4% circa. Barack
Obama si dice "molto fiducioso" sulla capacità della manovra di
tornare a garantire il libero flusso del credito e parla anche di
"spiragli di speranza" per il mercato immobiliare Usa; questo, ferma
restando "la pressione acuta" presente nel
sistema finanziario, come precisa il Tesoro. Il piano scatena così l'entusiasmo
dei trader, che sperano nella fine della peggiore crisi
finanziaria dai tempi della Grande Depressione.
D'altronde, i numeri dimostrano l'impegno del governo di Obama a scongiurare la
crisi: il valore del piano,
che inizialmente sarà di 500 miliardi di dollari, potrà crescere fino a
sostenere l'acquisto di asset tossici per 1.000 miliardi, come afferma il
segretario al Tesoro Timothy Geithner o addirittura, secondo gli esperti, per
più di 2.000 miliardi. Punto cardine dell'iniziativa è l'alleanza tra il
governo degli Stati Uniti e il settore privato per aiutare il sistema
finanziario, concepita per liberare i bilanci delle banche dagli asset più
illiquidi e tossici, la cui presenza ostacola la raccolta di nuovo capitale,
frenando di conseguenza il flusso del credito all'economia reale. L'obiettivo
del governo è piuttosto chiaro ed è quello di gestire gli asset tossici delle
banche insieme ai privati, per poi rivenderli quando le condizioni del mercato
lo renderanno opportuno. Il fine ultimo dell'utilizzo dei soldi dei
contribuenti è, dunque, il profitto. Un messaggio di speranza che ha dato il la
agli acquisti su Wall Street è arrivato da Lawrence Summers, numero uno del
National Economic Council e consigliere economico del team di Obama, che ha
parlato infatti di un interesse "considerevole" verso il piano da
parte degli investitori privati. Summers non si è sbilanciato molto: ma la
convinzione che questo piano sia "la prospettiva migliore" per
garantire la ripresa dei mercati dei capitali infonde fiducia tra gli operatori.
Il piano - che è stato battezzato "Public-Private Investment
Program"- vedrà il governo agire attraverso il coordinamento tra Tesoro,
Federal Reserve e Federal Deposit Insurance Corp (FDIC), agenzia federale Usa
che garantisce i depositi negli Usa. Le tre istituzioni collaboreranno con i
privati per dar vita a fondi di investimento che acquisteranno gli asset
tossici delle banche. Ma come saranno creati questi fondi? Il governo federale
attingerà al Tarp - il piano di salvataggio a favore delle banche stilato lo
scorso ottobre sotto la presidenza di George W. Bush - per somma di 75-100
miliardi di dollari; a questa si sommerà il capitale privato e si arriverà così
ai "primi" 500 miliardi di dollari che saranno utilizzati per
acquistare gli asset in difficoltà. La partecipazione dei privati è stata
spiegata in modo puntuale da Geithner che, in un'intervista concessa al Wall
Street Journal, si è così espresso: "Riteniamo che questo sia il modo
migliore (di superare la crisi)". E questo,
perché "non vogliamo che il governo si assuma tutti i rischi".
D'altronde, ha detto ai giornalisti Geithner, riferendosi alla
nazionalizzazione delle banche svedesi negli anni Novanta: "Non siamo
svedesi, abbiamo un sistema finanziario molto complicato". Dunque, no alla
nazionalizzazione e all'assunzione di rischi eccessivi per il governo e i
contribuenti. La partecipazione del Tesoro all'iniziativa sarà comunque
rilevante, visto che fornirà il 50% del capitale di ogni fondo che acquisterà
gli asset tossici; i privati assumeranno invece la gestione degli asset,
soggetti alla supervisione dell'Fdic. Il Tesoro sceglierà almeno cinque gestori
di fondi che dispongono di un'esperienza nell'attività di acquisto di asset. Il
termine entro cui i gestori potranno presentare le loro candidature è il prossimo
10 aprile. Saranno le stesse banche a identificare gli asset che intendono
vendere ai fondi, ferma l'approvazione del dipartimento del Tesoro e dell'Fdic.
Si tratterà di titoli garantiti da mutui residenziali, che hanno visto crollare
il loro valore sulla scia della crisi che ha investito
il mercato immobiliare, e che in passato avevano beneficiato di un rating di
tripla A, ma anche di titoli garantiti da mutui commerciali e in generale di
titoli garantiti da asset che godono di un rating di "AAA". Per una
transazione tipo, ad esempio, per ogni 100 dollari in mutui acquistati da una
banca, il settore privato metterà fino a 7 dollari così come il governo. I
restanti 86 dollari verranno coperti grazie ad un prestito, che nella maggior
parte dei casi sarà messo a disposizione dall' FDIC. In un editoriale
pubblicato sul Wsj, Geithner ha spiegato che "nel corso del tempo, creando
un mercato che al momento non esiste per questi asset, tale piano migliorerà il
valore degli asset, aumenterà la capacità delle banche di incrementare l'erogazione
dei prestiti, e ridurrà l'incertezza sulla scala delle perdite presenti nei
bilanci degli istituti. La possibilità di vendere questi asset ai fondi renderà
più semplice per le banche la raccolta di capitale privato, fattore che
accelererà la loro capacità di sostituire (con i fondi privati) il capitale
fornito dal dipartimento del Tesoro". Gli ostacoli non mancano. E uno è
rappresentato dalla fiducia traballante del Congresso Geithner, per il modo in
cui è stato gestito lo scandalo dei bonus erogati da Aig ai suoi dirigenti per
165 milioni di dollari; l'aria che tira al Congresso non è insomma delle
migliori e gli stessi investitori privati, in un momento in cui sempre sulla
scia dello scandalo Aig l'amministrazione punta a fissare limiti sui bonus
percepiti dai manager, si chiedono quale possa essere il vantaggio di
partecipare a un'operazione del genere. Il Wall Street Journal precisa che i
gestori dei fondi di investimento che gestiranno gli asset tossici nell'ambito
dell'iniziativa del governo Usa non saranno soggetti ai limiti sui compensi. Il
timore su come la situazione potrebbe mutare con il passar del tempo, tuttavia,
rimane. Intanto, il dipartimento del Tesoro ha affermato che la partecipazione
all'iniziativa di "investitori individuali, piani pensionistici, compagnie
di assicurazione e altri investitori di lungo periodo è particolarmente
incoraggiata". L'appello lanciato dalla Casa Bianca al settore privato per
salvare il settore finanziario è stato lanciato: bisognerà vedere quale sarà la
risposta.
( da "Wall Street Italia" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
##Crisi/ Centro-Est
Europa, dopo Ungheria tremano diversi governi di Apcom Domani a Praga voto di
sfiducia per Topolanek -->Roma, 23 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Il governo
ungherese rischia di diventare la quarta vittima - e la più grossa, sinora - della
crisi economica. Dopo Islanda,
Belgio e Lettonia. Ma le turbolenze finanziario-economiche hanno messo sotto
pressione più di una squadra al comando nell'Europa centro-orientale. Se non vi
sono 'cadute' in vista nell'immediato futuro, la Polonia in questo senso appare
il Paese maggiormente al sicuro, nella Repubblica ceca proprio domani si vota
la sfiducia al premier Mirek Topolanek. L'Ucraina è tetanizzata dai
litigi in seno al governo e con il presidente sui negoziati per il
superprestito di salvataggio del Fondo Monetario Internazionale, la Turchia
attende le elezioni amministrative del 29 marzo prima di procedere a sua volta
all'accordo con il Fmi. A Budapest, profondamente colpita dalla crisi economica, s'è aperta una vera e propria crisi al buio, dagli esiti incerti. Il primo ministro Ferenc
Gyurcsany, parlando sabato al Congresso del suo Partito socialista, ha chiesto
di trovare un nuovo leader a cui affidare la formazione di un governo di più
ampio consenso. A questo punto, gli scenari della transizione appaiono tutto
meno che scontati. L'unica posizione certa appare quella della Fidesz, il
principale partito di destra, che chiede elezioni anticipate e spera di poter
ottenere alle urne la vittoria consistente che i sondaggi sembrano promettere.
Diversi i messaggi che arrivano dai partiti centristi. L'Alleanza dei liberi
democratici (Szdsz), ex alleata dei socialisti, è disposta a trattare, ma per
il momento è attestata sull'ipotesi di dare un appoggio esterno a un eventuale
governo per la gestione della crisi economica. L'altro
piccolo partito di centro - Forum democratico ungherese (Mdf) - invece ha
lanciato una proposta per un governo delle opposizioni, che sulla carta avrebbe
anche i numeri, ma che è assai improbabile per la posizione intransigente della
Fidesz e per le differenze programmatiche tra le diverse compagini politiche.
Gyurcsany, in una fase di preparazione alle elezioni europee, ha lasciato ai
vertici del suo partito una bella patata bollente. L'alternativa all'attuale
premier dovrà essere trovata entro il 5 aprile, visto che il 6 aprile il primo
ministro presenterà una mozione di sfiducia costruttiva, che andrà al voto due
settimane dopo. Paradossalmente, si potrebbe creare anche una situazione di
stallo, con la mozione per le elezioni anticipate bocciata e senza accordi
politici, nel qual caso non si esclude neanche che Gyurcsany non lasci più.
Anche se, oggi, in un discorso al Parlamento, il premier ha escluso
quest'ipotesi e ha detto che intende onorare il suo mandato da parlamentare. Di
certo, l'Ungheria in questo momento ha la necessità di un governo di polso, che
sia capace di tirare fuori il paese dalle secche della crisi.
Budapest s'è presentata più impreparata degli altri paesi della regione
all'appuntamento con la crisi globale. Per quest'anno
il Pil potrebbe scendere tra il 3,5 e il 4 per cento. E l'Ungheria ha già
dovuto far ricorso all'aiuto del Fmi, che ha stanziato assieme a Ue e banca
mondiale 20 miliardi di euro. Un altro governo in bilico è quello ceco. La
spina nel fianco del governo Topolanek, in Repubblica ceca, si chiama Vlastimil
Tlusty. Il pericolo maggiore per la sopravvivenza del governo di Praga, che
domani affronta il voto di sfiducia, infatti, dipende proprio dalla decisione
del deputato che, pur facendo parte del partito del premier, potrebbe allearsi
con due dei sette parlamentari indipendenti per far cadere l'esecutivo, che a
suo dire "ha già fatto troppi errori". La mozione di sfiducia, la
quarta presentata dall'opposizione socialdemocratica (Cssd) dal gennaio
( da "Sestopotere.com" del 23-03-2009)
Argomenti: Crisi
Formigoni/Tremonti,
impegno anti-crisi con il gotha dell'economia
(23/3/2009 20:34) | (Sesto Potere) - Milano - 23 marzo 2009 - "La crisi finanziaria, diventata crisi economica, non
deve diventare crisi sociale. E' volontà di tutti e
abbiamo gli strumenti per centrare questo obiettivo. Nessuno sarà lasciato solo".
Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, al
termine della colazione di lavoro, al Belvedere del 31mo piano del Palazzo
Pirelli, con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti e una sessantina di
leader dell'economia lombarda (membri del Patto per lo Sviluppo o protagonisti
del Comitato strategico per la competitività). Presenti, tra gli altri, Emma
Marcegaglia, Diana Bracco, Marco Tronchetti Provera, Ennio Doris, Alberto
Bombassei, Giuseppe Fontana, Salvatore Ligresti, Massimo Ponzellini, Carlo
Pesenti, Giuseppe Guzzetti, Roberto Mazzotta, Carlo Sangalli, Paolo Galassi,
Francesco Bettoni, Giorgio Squinzi, Beatrice Trussardi. Un incontro che
Formigoni ha voluto per discutere e approfondire le dinamiche della crisi in atto e mettere a punto idee, iniziative e strumenti
per contrastarla. Il presidente era affiancato dal vicepresidente e assessore
all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni, e dagli assessori Davide
Boni (Territorio e Urbanistica), Massimo Buscemi (Reti, Servizi di Pubblica
Utilità e Sviluppo sostenibile), Raffaele Cattaneo (Infrastrutture e Mobilità),
Romano Colozzi (Risorse e Finanze), Romano La Russa (Industria, PMI e
Cooperazione) e Mario Scotti (Casa e Opere pubbliche), oltre al sottosegretario
Marcello Raimondi. Formigoni ha anche chiesto e ottenuto dal ministro Tremonti
l'assicurazione che nel giro di una settimana, quindi entro la fine di marzo,
saranno chiusi gli accordi operativi tra Stato e Regioni sugli ammortizzatori
sociali (2/3 dal Governo e 1/3 dalla Regioni). "Sarà quindi effettivo - ha
precisato il presidente - il trasferimento di 1,5 miliardi alla Regione
Lombardia per la cassa integrazione, prevista per circa 85/90mila lavoratori.
Si prevede infatti un aumento del 2% di disoccupati: ma appunto abbiamo risorse
per garantire a tutti un reddito". Formigoni ha ricordato anche le misure
già messe in campo da Regione Lombardia: "Le garanzie per 3 miliardi di
crediti alle piccole imprese, oltre ai finanziamenti diretti all'innovazione e
all'internazionalizzazone; gli 11 miliardi di investimenti programmati per le
grandi infrastrutture, strade e ospedali, da qui al 2015, data dell'Expo, per
le quali non un giorno è stato perso dal Tavolo Lombardia". A questo
Tavolo, presieduto dallo stesso Formigoni, competono appunto le opere
infrastrutturali per Expo. Così come importanti per concorrere a contrastare la
crisi e ad agevolare le imprese sono le misure di
semplificazione burocratica (che fanno risparmiare tempo) e l'ulteriore
velocizzazione dei pagamenti: "Il nostro sistema sanitario - ha spiegato
Formigoni - paga i fornitori mediamente a 90 giorni, contro una media nazionale
di 300 giorni. Si tratta di una performance rilevantissima, tanto più se si
considera che siamo all'interno di un sistema sanitario che ha un bilancio di
oltre 22 miliardi di euro". "Si è parlato anche del Piano casa del
Governo - ha confermato poi il presidente lombardo - in termini positivi, sia
da parte del Governo stesso che lo ha proposto, sia da parte di molti intervenuti.
Anche di questo parleremo mercoledì in un incontro con il Presidente del
Consiglio. Si tratta di una possibilità positiva per la nostra economia;
sappiamo che occorre un accordo Stato-Regioni perché siano rispettate le
competenze dell'uno e delle altre". Formigoni si è detto infine
"molto soddisfatto di questo incontro che ha mostrato una grande
compattezza del nostro sistema, la consapevolezza che si è più forti se si è
uniti, la decisione effettiva di remare tutti nella stessa direzione". Il
presidente ha parlato con favore di "imprenditori che reagiscono bene
anche con risorse personali", di "diffuso senso di responsabilità e
volontà di cooperare". Quanto alle banche, "dall'incontro di oggi mi
sono sembrate consapevoli che da loro ci aspettiamo molto, ci aspettiamo che
diano fiducia e liquidità alle imprese serie che se lo meritano". E ha
citato ancora una volta l'esempio di un'acciaieria di Brescia che, con
l'accordo dei lavoratori, ha trasferito la produzione dal giorno alle ore
notturne, quando l'energia (che si usa in gran quantità per questi impianti)
costa meno, salvando così i posti di lavoro.