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Report "crisi"   23-27 luglio 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Le Borse risollevano la testa ma i rialzi (per ora) poggiano su basi fragili ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: periodo aureo dei listini ha fatto seguito una breve e oscura fase di crisi: una grave recessione e una serie di difficoltà finanziarie. Ora il quadro è differente: il Pil non è più in caduta libera e finora i dati sugli utili del secondo trimestre sono stati complessivamente soddisfacenti: Nokia ha deluso ma Caterpillar, Lg e le banche d'affari hanno tutte fatto meglio del previsto.

La grande musica con vista sul lago ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Quando si parla di protezionismo e nazionalismo, la musica deve andare in senso opposto, deve abbattere i muri e aprire le finestre». Anche con le provocazioni delle scelte. Messaggio ricevuto: Noseda l'affida al Festival che si apre ai primi di agosto sul lago Maggiore.

Le agenzie immobiliari confermano che le incertezze sul futuro condizionano le scelte dei futuri sposi ( da "Cittadino, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le cause principali sono la crisi finanziaria e un lavoro spesso precario. Tante coppie, prima di acquistare la prima casa, vivono per qualche anno in affitto e poi, finalmente, decidono di accollarsi un mutuo, molto spesso della durata di 20 o 30 anni. Oggi il primo problema da superare per l'acquisto di un immobile è il prezzo.

Metalmark: calano i ricavi aumenta l'utile ( da "Giornale di Brescia" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ed economica globale ha colpito i consumi delle famiglie e a risentirne sono state un po' tutte le imprese italiane legate al commercio. Il calo a fine 2008 ha toccato anche Metalmark di Orzinuovi che - nonostante le ottime performance registrate dalla gestione della galleria commerciale «Le Piazze» - ha visto un calo dei propri ricavi,

Bernanke difende l'autonomia Fed. Sos disoccupazione ( da "Finanza e Mercati" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Alla luce delle conseguenze della crisi finanziaria, l'amministrazione Obama intende varare un'ampia riforma della banca centrale Usa che la vedrebbe assumersi responsabilità di supervisione dei rischi sistemici e perdere le competenze sulla protezione dei consumatori, che sarebbero affidate ad un organo ad hoc.

via anelli sarà quartiere modello ( da "Mattino di Padova, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Coglie segnali di uscita da questa crisi? «Per il mercato immobiliare no. L'edilizia è soggetta a cicli, ma combinata insieme ad una crisi finanziaria così pesante non si era mai vista. Il Piano casa smuoverà 1 miliardo di euro con 5 mila posti di lavoro in Veneto, 1.000 a Padova.

troppi soldi, le società devono darsi una regolata ( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In un periodo di crisi finanziaria, Riva non può condividere certi "salti nel vuoto" di alcuni dirigenti che, pur di mettere le mani su un campione, sono disposti a svuotare le casse societarie. E' il caso del Real Madrid. «In un mondo in piena crisi, pieno di gente che ha forti difficoltà ad arrivare a fine mese, certe cifre ti fanno un po'

l'energia solare salva i conti dei comuni - mario pagliaro ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria globale, infine, ha determinato una riduzione del prezzo di tutte le materie prime, incluso il silicio utilizzato per la produzione del 90 per cento dei moduli ancora oggi installati in tutto il mondo. SEGUE A PAGINA XXIII

Il Nautico fa rotta contro la crisi ( da "Secolo XIX, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'anno scorso la crisi finanziaria internazionale deflagrò nel cuore del Salone Nautico genovese, producendo una raggelante sensazione di scivolamento all'indietro. Ogni giorno i giornali riportavano notizie di epocali crolli in borsa, e di aziende costrette travolte dai debiti.

baby einstein abita qui ( da "Tirreno, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Troppi problemi hanno bisogno di una soluzione sovranazionale: dalla sostenibilità ambientale alla crisi finanziaria globale». Diritto internazionale ma dove? «Per ora sono entrata alla Bocconi e ho passato la preselezione al Sant'Anna: vedremo». Mauro Zucchelli

myair, licenza sospesa. "fallimento vicino" ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: com, messa in ginocchio da una pesante crisi finanziaria. La società guidata dall´ex ministro ai trasporti Carlo Bernini e controllata dall´ex pilota delle Frecce tricolori Vincenzo Soddu «è obbligata a fornire adeguata riprotezione e informativa ai passeggeri, precisa l´authority».

Crisi, mutano pure i modelli di consumo ( da "Provincia Pavese, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche la crisi vista dalle imprese ha dimensioni diverse: la crisi dei mercati, dei clienti che non possono pagare e degli ordini che non arrivano, accanto alla crisi finanziaria e ai problemi di accesso al credito. Le imprese si trovano davanti al rischio di vedere disperso un patrimonio di relazioni con clienti,

La pubblicità soffre ancora In Italia è scesa del 19,1% ( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli effetti della crisi finanziaria globale hanno raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati hanno registrato un andamento negativo» ha osservato il direttore di Global AdView, Ben van der Werf.

E a Massa soci privati occulti nella azienda che riscuote le tasse ( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è gravata da una forte crisi finanziaria (nel 2008 persi 9 milioni) a cui si aggiunge la polemica su una presunta parentopoli. E c'e' qualche dispiacere anche in uffici come quello del sindaco di Pistoia, Renzo Berti, per le critiche alla sua decisione di rinunciare all'aspettativa e tornare a occuparsi anche dell'attività professionale: «Quando ho deciso di riprendere il lavoro,

Insieme alla ripresa arriverà la stretta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e migliorato il funzionamento dei mercati creditizi più importanti. Con ogni probabilità, politiche espansive di questo tipo saranno garantite per un periodo alquanto lungo. A un certo punto, tuttavia, a mano a mano che la ripresa economica prenderà piede, la politica monetaria dovrà essere resa più restrittiva per evitare in seguito il palesarsi di problematiche

Pubblicità in calo del 7,2% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Gli effetti della crisi finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici (-17,4%), male i quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra i settori in positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,2%).

Polemica tra Italia e Ue sulle proteste per il latte ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma il commissario europeo dice stop ai nuovi protezionismi, mentre Francia e Germania chiedono di misure più serrate per l'uso delle quote latte. «Incoraggio tutti a non pensare a una fortezza Europa, o a una fortezza Italia, e a non mostrare il volto truce del protezionismo », ha spiegato ieri Mariann Fischer Boel.

L'Efrag stringe i tempi sullo Ias 39 semplificato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria in atto. Va ricordato, infatti, che G20, Ecofin e il Financial Stability Forum hanno chiesto regole più robuste con l'obiettivo di avere un unico solido principio da applicare su base globale (convergenza con i Fasb) con lo scopo di risolvere alcuni dei temi complessi e di dubbia applicazione come l'impairment sugli investimenti azionari strategici e sui titoli

Adesso la Consob rilancia l'Opa: fa bene ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale congiuntura economico-finanziaria rafforzando gli strumenti di difesa da manovre speculative». Era stato proprio il presidente della Consob Lamberto Cardia a suggerirle nel pieno della crisi finanziaria, a metà ottobre, quando, dopo il fallimento della Lehman Brothers, i mercati erano inondati da ordini di vendita e i prezzi erano crollati.

Rafforziamo Banca Arner Italia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Come sta reagendo la banca alla crisi finanziaria? Abbiamo proseguito nella strategia di diversificazione della clientela sia privata che istituzionale ampliando la gamma di prodotti e servizi offerti. L'esercizio 2008 si è chiuso per il gruppo Arner con ricavi per 108,5 milioni di franchi svizzeri, un utile netto di 23,2 milioni e una massa amministrata di 4,

Tre vie per un villaggio globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aggravarsi della crisi economica post fallimento di Lehman. Infine, con riferimento alle cause della crisi finanziaria emersa a partire dall'agosto 2007 molto s'è detto e scritto del grave squilibrio tra l'eccesso di consumo di alcuni Paesi (anzitutto Stati Uniti) e l'eccesso di risparmio di altri (soprattutto Cina e Germania).

Indagine Confcommercio-Censis. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ripresa in corso da marzo dei mercati finanziari, si arriva al «cauto ottimismo» per una possibile ripresa dei consumi e degli investimenti nei mesi a venire. «Nonostante le migliori prospettive abbiamo aggiornato al ribasso le nostre stime sul Pil per il 2009 al -4,8% - ha spiegato il direttore dell'ufficio studi,Mariano Bella - mentre per il 2010 prevediamo una crescita dello 0,

Per Morgan Stanley ancora rosso nei conti ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «I mercati finanziari non sono ancora tornati alla completa normalità», ha osservato il presidente della Fed Ben Bernanke, ribadendo che le ultime indicazioni sul'economia sono «incoraggianti» ma che è «prematuro» dire se sarà necessario o meno un secondo piano di stimolo fiscale.

Cina, suicida l'ingegnere-modello Custodiva i segreti dell'iPhone ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria mondiale ha, se possibile, ridotto i margini operativi delle aziende occidentali, costringendole ad abbassare ancor più i costi di produzione. Niente di meglio che rivolgersi a Oriente, dove tuttavia i diritti dei dipendenti, le loro condizioni di lavoro, sono slegati dalle minime tutele,

Milano in rialzo con i bancari ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Milano in rialzo con i bancari Ancora una seduta al rialzo per Piazza Affari che chiude con il FtseMib in aumento dello 0,48%. La giornata è stata caratterizzata da una forte volatilità.

Maxicommessa in Libia, Ansaldo vola ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Maxicommessa in Libia, Ansaldo vola (f.d.r.) Forte rialzo per Ansaldo Sts che ha festeggiato l'annuncio di un nuovo importante contratto in Libia con un balzo del 6,11%, tra scambi tre volte superiori alla media (1,4 milioni di azioni contro 547 mila di media)

Wells Fargo frena dopo i conti ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Wall Street Wells Fargo frena dopo i conti ( f.d.r. ) Non sono bastate una crescita degli utili del 47% e il raddoppio dei ricavi per fermare le vendite su Wells Fargo, arrivata a perdere fino al 5% dopo la presentazioni di conti trimestrali.

ROMA - La crisi economica aumenta il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Ques... ( da "Messaggero, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unità di Informazione Finanziaria) proprio nella lotta al riciclaggio dei capitali mafiosi. Draghi e Pisanu hanno poi confermato la volontà di approfondire la collaborazione sui temi del rapporto tra crisi finanziaria e riciclaggio, della disciplina che segnala le operazioni sospette oltre che dei controlli sugli intermediari finanziari.

genova, e la nave va dal salone 2009 primi segni di ripresa ( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Albertoni ha anche sottolineato che la crisi finanziaria non può bloccare un settore come quello della nautica, uno dei più importanti vettori dell'economia italiana: «Il solo comparto della cantieristica ha generato in questi ultimi mesi un fatturato globale pari a 3,8 miliardi di euro, con uno scostamento pari allo 0,5% rispetto al 2007.

Il vento del governo fa ripartire il Salone Nautico a gonfie vele ( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerate le difficoltà affrontate dal settore in seguito alla crisi finanziaria globale: la sensibile contrazione della domanda affrontata negli ultimi 3 mesi del 2008 ha infatti portato ad una crescita pari zero dei margini sull'intero anno. E nel 2009 sarà pressoché impossibile ripetere l'incremento di dieci punti percentuali registrato negli ultimi anni dall'industria nautica.

Africa chiave dello sviluppo, e la Chiesa torna protagonista ( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impegno economico e finanziario di tutti i Paesi più ricchi ed industrializzati verso il continente africano. Nel nuovo millennio, dopo il superamento, già dall'anno prossimo, della crisi finanziaria ed economica internazionale, è necessario che il continente nero, dove abitano oltre 1 miliardo di persone, diventi, con l'aiuto dell'Europa,

Fed, Bernanke: Legale operazione BofA-Merril ( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un'operazione varata l'anno scorso sull'onda della crisi finanziaria. Lo afferma il presidente della Fed, Ben Bernanke, di fronte alla Commissione bancaria del Senato. "Abbiamo agito", sottolinea il numero uno della Federal Reserve, "in modo del tutto legale ed etico" e "il risultato è stato coronato dal successo".

DOMENICO AMBROSINO Procida. In Giappone crolla il mercato, nel Golfo tornano gli allevamenti dei ... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: causa della grave crisi finanziaria ed economica internazionale che ha modificato significativamente gli stessi stili di vita alimentari dei consumatori nipponici». Gli abitanti di Solchiaro e Centane - le zone limitrofe alla baia del Caraugno - insieme con gli ambientalisti e le dieci associazioni che da due anni stanno conducendo una dura battaglia per la liberazione della baia,

IL PEGGIO E' PASSATO, IL RECUPERO RESTA INCERTO ( da "Trend-online" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: hanno invece avuto efficacia inferiore nelle economie più coinvolte dalla crisi finanziaria. L?aumento del tasso di risparmio ha vanificato l?effetto della politica di bilancio espansiva e della caduta dell?inflazione sui consumi sia negli Stati Uniti che nell?area euro. La crisi ha colpito di più la domanda segue pagina >>

Terza commissione. ( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lombardo individui il personale comunale come concausa della grave crisi finanziaria che l'Ente si trova a fronteggiare ormai da tempo. Mi corre l'obbligo ricordare all'assessore Lombardo che i rientri pomeridiani sono per legge garantiti proprio per dare la possibilità ai cittadini-utenti di fruire di tutti i servizi erogati dall'Amministrazione Comunale, anche nelle ore pomeridiane,

Vito D'Antona. ( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che si intravedeva "in fondo al tunnel" della crisi finanziaria - dice Nigro - avevamo sperato che si ricredesse della convinzione che oggi i cittadini vivono felici e contenti e, soprattutto, che questo è il loro stato d'animo, attraverso la constatazione che sono tanti i lavoratori del diretto e dell'indotto, lasciati senza soldi».

Effetto incentivi, onda lunga su vetture piccole e compatte ( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Vda riconosce che, avendo la crisi finanziaria ed economica globale colpito soprattutto le esportazioni, gli incentivi in vigore hanno risollevato la domanda sul mercato domestico, privilegiando le vetture piccole e compatte, con un positivo effetto di stabilizzazione dell'occupazione nel settore.

Crisi polo solofrano, Fierro: "Evitare gli aggravi di tariffe" ( da "Irpinianews" del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha valutato come estremamente pericolosa una strategia che volesse affrontare la crisi finanziaria che si è determinata con 150.000 euro mensili di minori introiti scaricandola sulle aziende attraverso un incremento tariffario. "L'effetto perverso sarebbe l'aggravamento della competitività delle aziende ancora attive con il rischio di vederne ridimensionato numero e produzione.

Assistenza medica per tutti Obama avanti con la riforma ( da "City" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il presidente Usa ha invece spiegato che la riforma è "centrale" per uscire dalla crisi finanziaria e che il Congresso deve approvarla entro l'anno. Riguardo ai costi Obama ha detto che verranno affrontati, tra l'altro, anche aumentando le tasse a chi guadagna più di 1 milione di euro all'anno. City 24 luglio 2009

Accordo per combattere la crisi ( da "Corriere delle Alpi" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: effetti della attuale crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. «Turismo e cultura, produzioni tipiche (quindi trasformazione, commercializzazione, divulgazione), mantenimento e sviluppo di attività commerciali in zone marginali,

Giugno, consumi in ripresa ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mentre il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera crescita. Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.

Obama: subito la riforma sanitaria ( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia statunitense e per uscire dalla crisi finanziaria e il Congresso deve approvarla entro l'anno. Nel tentativo di persuadere gli scettici, anche nel suo partito, e di fronteggiare le critiche a un piano che, secondo i critici, costerà un miliardo di dollari, Barack Obama ha voluto spiegare direttamente al Paese la sua riforma sanitaria;

Raffinerie Metalli Capra: le vendite cedono il 12% ( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i rischi e le incertezze per la società sono sicuramente legati a fattori esterni quali la crisi finanziaria mondiale che ci ha investito nel 2008 e che si protrarrà per tutto il 2009». I ricavi scendono di 25 milioni, passando dai 201 milioni del 2007 ai 175,6 milioni del 2008, con un calo analogo nel valore della produzione che passa da 202 a 179 milioni.

Galan: un accordo strategico contro la crisi ( da "Italia Oggi (Enti Locali)" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Indietro Galan: un accordo strategico contro la crisi REGIONE VENETO «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità.

Veneto e Trento vanno a braccetto ( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: affrontare gli effetti della attuale crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. Quanto al piano operativo per l'anno 2009, la modifica adottata dalla commissione riguarda l'intervento «Miglioramento dei sistemi di pronto intervento»

Galan: un accordo strategico contro la crisi ( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2009 - pag: 18 autore: Galan: un accordo strategico contro la crisi «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità.

Giugno, consumi in ripresa ( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mentre il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera crescita.Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.

Ue: Emergenza finita Entro il 2010 le banche tornino dentro le regole ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finanziario europeo alla normalità. «La crisi finanziaria forse non è finita - ha affermato la Kroes in un comunicato - ma dobbiamo cominciare a lavorare seriamente con gli Stati membri per ristrutturare le banche europee». Secondo il capo dell'Antitrust Ue, «abbiamo bisogno di far sì che le banche siano in grado di sopravvivere senza il sostegno dello stato e di rinforzare la concorrenza

Bri, rallenta calo dei prestiti internazionali ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: apice della crisi finanziaria. Il calo più consistente nei prestiti bancari cross-border è stato accusato nel primo trimestre di quest'anno dai prestiti denominati in yen, scesi del 15%, o di 205 miliardi di dollari, rispetto a fine 2008. I prestiti bancari internazionali in valute di paesi con tassi di interesse molto bassi,

Accordo fra Bei e Intesa Sanpaolo: 470 mln di finanziamenti alle Pmi ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: volta a rafforzare ulteriormente il supporto offerto al settore produttivo italiano, a mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa. All'interno del plafond di 470 milioni euro messi a disposizione dalla Bei sono state individuate quattro aree di intervento che coinvolgeranno nello specifico alcune società del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Le esportazioni di Calligaris aumentano del 7,4% ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici, caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio marketing-oriented adottato da Calligaris come convincente ed imprescindibile»

Il Chianti Classico corre ai ripari ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria, unitamente al cambio euro-dollaro per noi particolarmente svantaggioso - ha detto il presidente del Consorzio, Marco Pallanti - ci ha imposto una riflessione su quali strumenti adottare per stabilizzare il mercato. A nostro vantaggio abbiamo le ultime cinque annate, dal 2004 al 2008,

Spiraglio alla Frattini Offerta per rilevare un ramo d'azienda ( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, non è in grado di anticipare il pagamento. Tuttavia - proprio in attesa dell'erogazione della Cassa integrazione (che dovrebbe avvenire entro ottobre) - l'azienda in concordato preventivo e i sindacati si sono accordati per fare avere ai lavoratori nei mesi di luglio, agosto e settembre degli anticipi sul Premio di risultato e sul Trattamento di fine rapporto:

( da "Giornale.it, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi globale? «Rinchiudersi nei propri bunker nazionali non è una soluzione. L'Italia è immersa nel Mediterraneo e sente profondamente l'impulso a collegarsi con i suoi popoli e Paesi. Questa vocazione antica oggi - proprio per la crisi finanziaria, per quella politica e per i grandi movimenti dell'immigrazione - si presenta di un'

Supervisione con poteri deboli ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: instabilità finanziaria che, fino a quel momento, era stata dimenticata perché veniva considerata - soprattutto negli Stati Uniti- un risultato automatico di mercati finanziari deregolamentati. Con i risultati che si sono visti. Esattamente come vent'anni prima, i politici si rendono contro che uno strumento essenziale è il controllo della liquidità,

Dai contabili un dossier per il G-20 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pesantemente sullo Ias 39 dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale. L'importanza di trovare canali di comunicazione disciplinati tra questi due mondi è avallata dalla presenza all'Ifac G-20 Summit del segretario del Tesoro inglese. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO ESAME Attenzione all'impatto della crisi mondiale sulle Pmi e all'intervento della politica sugli standard internazionali

Al via il codice Ue per gli aiuti alle banche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria può non essere ancora giunta al termine – ha commentato il commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes –, ma noi dobbiamo iniziare a lavorare seriamente con gli stati membri per ristrutturare il sistema bancario » .

Gli astri auspicano un ascendente Toro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con una sovrapposizione quasi perfetta con lo scoppio della crisi finanziaria). Il picco di euforia si ottiene quando il nodo transita in Leone. L'ultima volta è accaduto tra l'ottobre 1998 e l'aprile 2000, periodo di grande rialzo per i listini. In occasione di transiti precedenti in Acquario (1969-1971 e 1989-1990) si sono avute puntuali fasi recessive.

Credit Suisse torna in forze I profitti balzano del 29% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Credit Suisse era stato colpito meno della connazionale e rivale Ubs dalla crisi dei mutui a rischio Usa, ma aveva comunque dovuto affrontare i marosi della crisi finanziaria. Nel complesso, per il primo semestre 2009 Credit Suisse archivia ora profitti netti per 3,57 miliardi di franchi, contro una perdita di 933 milioni di franchi per lo stesso periodo dell'anno precedente.

La Bei finanzia le Pmi insieme a Ca' de Sass ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa». Il gruppo italiano, ha ricordato Gaetano Micciché, responsabile della divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo, «è una delle principali banche partner della Bei, sia per i volumi di attività con oltre 10 miliardi di euro di finanziamenti fino ad ora erogati,

La scalata fallita che è costata il posto al Ceo Wiedeking ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Wiedeking è una vittima illustre della crisi finanziaria. Pensava di potere prendere il controllo di una società quindici volte più grande di Porsche a colpi di derivati e opzioni. Ma il manager ha perso il controllo di strumenti troppo sofisticati, complice la tempesta sui mercati, proprio mentre la recessione frenava le vendite di Suv e di macchine sportive in giro per il mondo.

Volkswagen conquista Porsche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e della recessione economica. Il predatore si è improvvisamente trasformato in preda, vittima di un netto calo delle vendite e caricato di oltre 10 miliardi di debiti. In una riunione nella notte tra mercoledì e giovedì il consiglio di sorveglianza di Porsche ha dato via libera a un aumento di capitale da cinque miliardi di euro e licenziato con effetto immediato

Matrimonio alla tedesca Officia l'emiro del Qatar ( da "Manifesto, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: suo possesso si sono deprezzate in seguito alla crisi finanziaria. La fine del piano Zuffenhausen «capitale dell'auto», perseguito nell'ultima fase anche contro Ferdinand Piech per scalzarlo dal suo trono di Wolfsburg, è stata marcata ieri - dopo una riunione del consiglio di sorveglianza della Porsche nella notte tra mercoledì e giovedì - dalle dimissioni dei due manager che l'

Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma ha poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter.

L'utile trimestrale mette le ali a eBay ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a New York L'utile trimestrale mette le ali a eBay ( f.d.r. ) Gli utili migliori del previsto e le previsioni positive sulle vendite nel prossimo trimestre hanno spinto al rialzo eBay, che ha chiuso la seduta a Wall Street in rialzo del 10,6%.

Corre Saipem, in calo StM ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, in calo StM E nove. Tante sono, con quella di ieri, le sedute consecutive di rialzo per Piazza Affari, per Wall Street e per le principali Borse europee.

Credit Suisse torna al profitto ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a Zurigo Credit Suisse torna al profitto ( f.d.r. ) Credit Suisse torna all'utile nel secondo trimestre e guadagna il 2,84% alla Borsa di Zurigo, trainando tutto il settore bancario europeo.

Il Senato rinvia, uno scacco per Obama ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per un Tesoro già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative fornite dai datori di lavoro.

Il prossimo tuo ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tre storie parallele di crisi di valori in Italia, Francia, Finlandia. Ogni uomo li vale tutti, tutti lo valgono: le paure sono nuove, i rimedi sempre vecchi. L'autrice sistema l'occhio ad altezza di coscienza, scopre vecchie e nuove nevrosi e spera che domani, come diceva Rossella sia un altro giorno.

Il Senato rinvia, uno scacco per Obama ( da "Corriere del Veneto" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per un Tesoro già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative fornite dai datori di lavoro.

Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino ( da "Corriere del Veneto" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma ha poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter.

in cartellone ci sarà anche l'horror d'autore ( da "Nuova Venezia, La" del 24-07-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche la crisi finanziaria mondiale sarà di attualità a Venezia con The informant di Steven Soderbergh, con Matt Damon e l'atteso film-documentario di Michael Moore Capitalism. A Love story. Sono due dei film sicuri nel carniere di Marco MÜller che si annuncia particolarmente ricco.

calligaris cresce all'estero ( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici, caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio marketing-oriented adottato da Calligaris spa come convincente ed imprescindibile»

La California è in crisi economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget ( da "Quotidiano.net" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: California è in crisi economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget L?ex Terminator, ora governatore dello Stato, è comparso su Twitter in un video-messaggio in cui parla della crisi finanziaria brandendo un grosso coltello. Polemiche, ma lui minimizza: "Abbiate senso dell'umorismo" Los Angeles, 23 luglio 2009 - Forse a simboleggiare il futuro taglio dei fondi alla spesa pubblica,

Il sindaco Borghi getta acqua sul fuoco: ( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma dalla crisi finanziaria». E sulla mancanza di case in vendita nel centro storico aggiunge: «Anche qui non è esatto quanto si dice in giro afferma . Un piccolo turn-over c'è, invece, soprattutto in quelle case lasciate libere dai vecchi deceduti e che i figli, emigrati a Bologna o a Imola, mettono in vendita».

Angelini, la borsa non risparmia il "re" della sanità (MF) ( da "KataWebFinanza" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 24 lug - La crisi finanziaria non ha risparmiato nessuno, neanche Franceso Angelini, noto a molti come il "re" della sanit, grazie alla propriet della catena romana del San Raffaele. Il 2008, scrive oggi MF, non stato un bell'anno per le attivit finanziarie di Angelini, che detiene partecipazioni in Unicredit e Mediobanca,

Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino ( da "Corriere.it" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma ha poi dovuto consta­tare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era inde­bitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con ef­fetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter.

Ue, i 27 pronti a favorire ingresso Islanda ( da "Reuters Italia" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alcuni mesi dopo la crisi finanziaria che ha provocato anche un terremoto politico. I ministri degli Esteri della Ue chiederanno alla Commissione di elaborare una valutazione sul grado di preparazione dell'Islanda alla candidatura formale e a dare avvio ai negoziati, secondo una bozza di dichiarazione ottenuta da Reuters.

Unioncamere Piemonte : presentato oggi il Portale Nazionale Trail su infrastrutture e logistica ( da "Sestopotere.com" del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di un deficit ormai storico al quale si somma la crisi finanziaria. Il sistema camerale da sempre impegnato nel supportare l'economia ed in particolare nel settore delle infrastrutture, svolge un ruolo determinante nell'indirizzare le scelte di investimento degli enti locali, delle regioni e del Governo proprio per superare il gap strutturale.

di FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprendit... ( da "Nazione, La (Empoli)" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria scoppiata nell'ultimo scorcio del 2008 si è ben presto trasferita all'economia reale, abbattendosi anche sulle nostre imprese. Imprese piccole e piccolissime, che spesso mescolano lavoro e famiglia e che, altrettanto spesso, soffrono di una fragilità congenita, nascendo sottocapitalizzate e rimanendo tali nonostante gli sforzi.

Sanità, nel Centro-Sud sistema a rischio ( da "Libertà" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non certo per mandarla al macero» CRISI DELLA MULTIUTILITY «IO SONO per salvarla, tutto il Pdl non pensa certo di mandarla al macero». Su Acam, l'azienda partecipata in crisi finanziaria, il microfono passa a Luigi Morgillo, Pdl, vicepresidente del consiglio regionale. Cosa ne pensa sulla possibile aggregazione di Acam?

ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante ... ( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise («Un atto dovuto» spiega il ministro Maurizio Sacconi) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia

La lunga siesta della vecchia Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria da parte di Berlino, Parigi e Londra, accentuatamente nazionalistiche. Il leggendario motore francotedesco è seriamente inceppato, troppo debole per trainare un'Unione allargata a 27 stati. I grandiosi discorsi sull'ascesa dell'Europa come superpotenza accanto a Stati Uniti e Cina sono naufragati nella scadente performance economica e nella carenza di leadership

I contabili: regole su misura ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, ed è il secondo punto emerso dall'incontro di ieri, ha messo in evidenza la necessità di accentuare la collaborazione, in tema di contabilità e rendicontazione, tra le principali istituzioni finanziarie mondiali, soprattutto l'Fmi, e le due grandi federazioni dei professionisti contabili: quella internazionale,

Il tavolo bancario non è compatto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E per la prima volta dall'avvio della crisi finanziaria, il tavolo dei creditori rischia di rompersi. Le due grandi, UniCredit e Intesa Sanpaolo, sono convinte che le medie e piccole banche coinvolte le seguiranno aderendo, pro-quota, al piano prospettato. Ma a pochi giorni dall'udienza del Tribunale (29 luglio), l'accordo ancora non c'è.

Per il fondo Previprof rischio di fusione forzosa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: andamento sfavorevole dei mercati finanziari nel 2008. Il presidente di Covip, Antonio Finocchiaro, ha annunciato subito dopo il suo insediamento e di recente, in occasione della Relazione Annuale, che avrebbe utilizzato la sua moral suasion per indurre i fondi pensione di dimensioni minori a considerare l'ipotesi dell'accorpamento.

La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti. ( da "Giornale.it, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.

Influenza suina, l'inganno continua ( da "Giornale.it, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.

Prove tecniche di lifecycle ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: all'indomani del picco della crisi finanziaria culminata nel 2008: dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al presidente della Covip Antonio Finocchiaro fino all'Ocse, che in un suo recente report ha invitato i sistemi previdenziali a contribuzione definita a limitare il rischio di portafoglio.

Abn Amro offre l'Euribor con due punti in più ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ad altre realtà bancarie a livello europeo L a crisi finanziaria ha modificato profondamente la geografia dei players finanziari sia a causa dei fallimenti che di processi di nazionalizzazione. In Europa diverse banche, una volta vere dominatrici del comparto, hanno dovuto passare sotto il controllo pubblico per evitare di sprofondare sulla falsariga di Lehman Bros e Bear Sterns.

ROMA Conti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la gra... ( da "Messaggero, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla Sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia

Pausa per gli indici, corre Cir ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Pausa per gli indici, corre Cir È arrivata la tregua: dopo nove progressi consecutivi (che hanno permesso ai listini di recuperare complessivamente circa il 13%), i segni negativi hanno avuto la meglio, sia pure per poche frazioni di punto.

JP Morgan: stop ai bonus, più stipendi ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a New York JP Morgan: stop ai bonus, più stipendi ( g.fer.) Jp Morgan Chase si appresta ad alzare gli stipendi e a tagliare in contemporanea i bonus a circa 12 mila dei suoi dipendenti, nel tentativo di attirarsi meno critiche e allo stesso tempo evitare un esodo di talenti.

Tiene il semestre Edison, taglierà il debito ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Tiene il semestre Edison, taglierà il debito ( g. fer.) Edison tiene nel primo semestre dell'anno, nonostante il drastico calo della domanda di energia elettrica e di gas e il ribasso del prezzo del petrolio: l'utile netto è salito del 19,

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per affrontare eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente povera che fa fatica a sopravvivere,

( da "Corriere del Veneto" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per affrontare eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente povera che fa fatica a sopravvivere,

dalla pietà, il 30 asta per il capannone ( da "Nuova Venezia, La" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: frattempo il commissario De Bortoli prosegue nella vendita degli yacht rimasti in cantiere, alcuni dei quali non sono ultimati e, dunque, lo saranno non appena riprenderà l'attività. A chiedere il concordato preventivo sono stati i due soci, Mevorach e Giorgio Dalla Pietà, a causa di una crisi finanziaria che ha causato un passivo di circa 50 milioni di euro. (Giorgio Cecchetti)

Valle Caudina: Comune, oltre 23 milioni di debiti. Disastroso lo stato finanziario! ( da "Sannio Online, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Drammatica la crisi finanziaria dell?Ente comunale?. A Parlare è il sindaco di Sant?Agata de? Goti, Carmine Valentino che nell?ultimo Consiglio, a proposito delle linee programmatiche, si è soffermato molto sullo stato finanziario dell?ente comunale: ?La ricognizione della situazione economico - finanziaria del nostro Comune,

Un Paese dominato dalle caste ( da "Denaro, Il" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E la crisi finanziaria ed economica ha rappresentato per le varie lobby l' "occasione" d'oro per distruggere quel poco di liberalizzazioni che erano state avviate dal governo Prodi ed,in particolare, dal ministro Bersani. La mobilità sociale non ci appartiene.

Aviano La seconda giovinezza del Festival internazionale del folklore di Aviano-Piancavallo si ... ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unione folclorica italiana e il Gruppo "Federico Angelica", nonostante la crisi finanziaria internazionale, sono riusciti a portare ben otto gruppi, in rappresentanza della migliore cultura folkloristica mondiale». Il via il 7 agosto alle 21, quando gli avianesi accoglieranno ufficialmente i gruppi, prima di lanciare la notte bianca del folclore.

non finirà mai la passione per il classico ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: immettendoti in una situazione culturale in crisi finanziaria e produttiva già da tempo. Cosa pensi? «Ci dovrebbero essere nuove riforme. Tutto il sistema burocratico negli enti italiani è di vecchio stampo. Ormai in Europa,tanti sono i paesi che hanno cambiato leggi per favorire il rinnovo del teatro.

quel che resta del vecchio bar - siegmund ginzberg ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: credo ereditata dal protezionismo, per cui la bottiglia in pubblico viene nascosta dai sacchetti di carta. Se ti invitano a cena, neanche a pensarci, a meno di assentarsi furtivamente, come un tossicomane, all´aria aperta. Ricordo ancora gli sguardi di odio e sospetto assassino che suscitai una volta che mi ero messo in fila in posta: avevo gli abiti ancora impregnati di toscano.

CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanzia... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 16 CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanzia... CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanziaria. Così viene giudicata da Gian Luca Rivi la manovra di assestamento del bilancio della Regione. Il consigliere reggiano era relatore della stessa iniziativa. "I principi ispiratori che la guidano sono tre: sostegno dell'occupazione e per la competitività dell'

Valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide. Il Paese ha bisog... ( da "Messaggero, Il" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: farlo oggi che ci troviamo a fare i conti con gli effetti duraturi che la crisi finanziaria globale determina sulle nostre imprese. Il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha detto che il mondo non uscirà rapidamente dalla crisi e manterrà gli interessi vicino allo zero, paradossalmente è una buona notizia per un Paese come il nostro gravato da un maxi-debito pubblico,

Protocollo d' intesa tra PMI e ABI ( da "Napoli.com" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tutte rivolte al miglioramento del "rating" delle PMI per resistere agli effetti drammatici della crisi finanziaria ed economica del sistema imprenditoriale, particolarmente esposto in Campania e nel Mezzogiorno d'Italia. Il testo completo del Protocollo d?Intesa sul sito: www.arcipelagocampano.com/blog

Cerimonia per dedicare una piazza di Cassibile ai Caduti nell'affondamento del ( da "Sicilia, La" del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dalla crisi finanziaria mondiale, ha avuto pesanti ripercussioni anche nella nostra provincia. Appare, quindi, opportuno fare un quadro preciso della condizione in cui versa, sotto il profilo economico e sociale, il territorio e avviare un percorso che consenta di individuare metodi e obiettivi condivisi, che siano in grado di creare le condizioni per un effettivo rilancio economico,

Ratzinger affronta il santo crack ( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per più di 16 milioni di euro a causa di operazioni finanziarie sui mercati internazionali andate in malora. Ci pensano però i portafogli dei fedeli a rabboccare le casse della Santa sede con le offerte del cosiddetto «Obolo di san Pietro» che annullano il disavanzo e risanano il passivo. I bilanci della Santa Sede e della Città del Vaticano sono stati resi noti lo scorso 4 luglio,

SCUDO FISCALE, UN TRADIMENTO ANNUNCIATO ( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: costretti a competere sui mercati finanziari, devono adottare politiche monetarie e fiscali restrittive. Poiché queste politiche comportano un aumento della disoccupazione o della sottoccupazione, la riduzione del welfare state e l'incremento della povertà, non è possibile attuarle senza una limitazione di alcuni aspetti fondamentali della democrazia.

Lo Stato come il Grande Fratello ( da "Italianmedia.com" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale, dunque, è cominciato ed è bene prepararci a ricevere "spinte" governative ovvero leggi, più o meno severe, concepite per non permetterci di vivere al di sopra dei nostri mezzi. In altre parole, lo Stato determinerà, in misura crescente, la maniera in cui vivremo, facendoci i conti in tasca e proteggendoci dalla nostra "

ENCICLICA Grazie al Papa per la Caritas in Veritate nCon ques... ( da "Giornale di Brescia" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Infatti la crisi finanziaria ed economica che ha colpito i Paesi industrializzati, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo, mostra in modo evidente come siano da ripensare certi paradigmi economico-finanziari liberisti che sono stati dominanti negli ultimi anni.

Islanda, Sos banche ( da "ItaliaOggi Sette" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Islanda corre in soccorso del sistema bancario travolto dalla crisi finanziaria. Il governo ha annunciato di aver messo a disposizione 2,1 miliardi di dollari per supportare la rinascita dei maggiori istituti del paese: si tratta delle banche Glitnir, Landsbanki e Kaupthing, finite in bancarotta [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati:

chi paga il conto della crisi e degli sperperi ( da "Centro, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sono trascorsi più di nove mesi dall'esplosione della crisi finanziaria ma i «Grandi della terra» sono ancora alla ricerca di un piano di azione comune che porti oltre la crisi. Personalmente dubito che le economie dei paesi più avanzati riusciranno mai a tornare come prima. Neanche l'abolizione dei cosiddetti paradisi fiscali hanno ancora deciso.

DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio progettato a San... ( da "Nazione, La (La Spezia)" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria è stata un brutto colpo, molte delle trattative che erano in corso con importanti catene alberghiere si sono fermate o hanno rallentato. Come Comune non possiamo fare più di tanto e non possiamo essere noi a rilevare la palazzina.

Fuori dalla crisi, dentro la pandemia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: presenta mentre la fiducia nei vari governi è già intaccata dalla loro incapacità di prevedere e di prevenire la crisi finanziaria. Le imprese già stanno combattendo contro la recessione e in Gran Bretagna soltanto il 43% di esse ritiene essere bene o abbastanza bene preparato contro la pandemia, stando ai dati raccolti dal Chartered Management Institute per conto del Cabinet Office.

Le banche centrali già pensano alla stretta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: cose ci sono poi i mercati finanziari: la massa di denaro creata dalle banche centrali difficilmente creerà inflazione da consumi in breve termine, ma potrà facilmente spingere verso l'alto le quotazioni di tutti gli asset. «Con la sola eccezione del Giappone- fa notare Manoj Pradhan di Morgan Stanley - nella regione asiatica i tassi di interesse hanno toccato il minimo già all'

La corsia stretta dell'istruzione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accentuati dagli effetti della crisi finanziaria - adesso stanno aumentando. Il rapporto presentato questa settimana dalla presidenza del consiglio dei ministri britannico sull'accesso alle professioni illustra in termini crudi il restringimento delle possibilità di accesso, prefigurando una sorta di società di caste in cui i professionisti provengono in gran parte da quel 30%

Il debito? Nasce con l'unità d'Italia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A rendere meno vulnerabile l'economia nazionale agli effetti della crisi soccorre il risparmio degli italiani e il contenuto indebitamento delle imprese non finanziarie, tanto che nella classifica internazionale del debito aggregato (pubblico e privato) con il nostro 221% del Pil siamo in posizione per una volta non allarmante.

La festa delle Borse condiziona l'exit strategy ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: certo la festa di mezza estate della Borsa e non cancellano la lunga sequenza di sedute positive dei mercati azionari. Ma il dubbio resta: è davvero tutto oro quello che luccica? E il rally di questi giorni anticiperà o rallenterà l'exit strategy dall'emergenza finanziaria e dall'intelaiatura normativa che l'ha accompagnata? Tutto dipende dalla lettura che si fa del boom di Borsa.

I soci di Tronchetti. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: acquisizione di un significativo know how nel campo degli strumenti e dei mercati finanziari con particolare attenzione alla costruzione di portafogli di investimento e al monitoraggio dei principali indicatori di rischio finanziario», si legge nel documento. Da qui la scelta di costituire una nuova società, denominata Betazero che ha come oggetto sociale il trading finanziario.

Porsche peggio del previsto: i debiti salgono a 14 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria che per la recessione economica. Questa settimana, dopo mesi di trattative, le due aziende hanno trovato un accordo che prevede una fusione tra le due società. Dettagli sul nuovo gruppo sono attesi in agosto. Secondo fonti di stampa, lo stesso presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann ha incontrato di recente Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch per esortarli

L'isola dei contagiosi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la certezza di essere una piattaforma di servizi globali proiettata verso il futuro era già stata scossa dalla crisi finanziaria, oggi tornano in superficie i fantasmi di un isolamento antico. Esaltati dall'impotenza di una strumentazione tecnosanitaria che non riesce a interpretare né a sconfiggere un morbo che infierisce sulla Gran Bretagna ben più che sul continente.

Afghanistan, basta piagnistei: andarsene o combattere. ( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.

La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti ( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.

I fondi pensione battono il Tfr Così si arrotonda l'assegno Inps ( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, e si prepara a sfruttare la ripresa in arrivo. Lo dimostra l'ultima relazione della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che ha confermato il calo limitato delle gestioni previdenziali: rispetto al meno 40% di molti fondi pensione britannici o statunitensi, i negoziali italiani - quelli cioè dedicati ai lavoratori appartenenti a un determinato

( da "Corriere della Sera" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Quella volta, nel pieno dell'onda devastante della crisi finanziaria, la curiosità di Elisabetta II sembrò un pochino maliziosa ma sintetizzava ciò che in tanti si stavano chiedendo. Qualcuno riferì frettolosamente che Luis Garicano, illustre accademico, preso alla sprovvista rispose balbettando.

Prove d'intesatra Usa e Cina ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha arrestato il processo a causa della crisi finanziaria mondiale. Ora si cominciano ad avvertire dei segni di scollamento. Alcuni alti dirigenti cinesi propongono d'introdurre una nuova valuta globale di riserva (i Diritti speciali di prelievo, Sdr, con la presenza dello yuan nel loro paniere) per superare le "vulnerabilità" del sistema monetario internazionale.

Dubbi sul ruolo: partner o competitor? ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Questi fattori di cooperazione sembrano evolvere dopo la crisi finanziaria. Semplificando al massimo, occorre stimolare i consumatori americani a spendere di meno e quelli cinesi di più. Ma ciò significa modificare radicalmente i due modelli di sviluppo: in effetti, quello Usa si basa sul consumo a credito senza risparmio e sulle nuove tecnologie, mentre in quello cinese prevale,

Crisi: Bernanke, Fed ha evitato seconda Grande Depressione ( da "Trend-online" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il banchiere ha difeso gli interventi di salvataggio e gli aiuti di emergenza varati dalla Banca centrale americana. Bernanke ha spiegato che in una crisi finanziaria, se le grandi societa' falliscono disordinatamente il sistema finanziario viene trascinato. Le prospettive: inflazione sotto controllo e 'entro pochi anni' economia di nuovo in crescita.

Iaccarino: Più programmazione ( da "Denaro, Il" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alle emergenze rifiuti e sicurezza, si è aggiunta anche la crisi finanziaria che ha creato una situazione di grande difficoltà per tutto il comparto, con perdite di presenze, di posti di lavoro e di fatturato stimabile in una percentuale tra il 20 e il 25 per cento. Tra l'altro il problema sicurezza è, a tutt'oggi, ancora irrisolto.

Per una mobilità sostenibile ( da "Elettronicanews.it" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della più generale crisi finanziaria e produttiva mondiale e il possibile fallimento di primarie aziende del settore, ha riacceso l'interesse sull'auto elettrica, vista da taluni come una possibilità di un nuovo corso dell'industria automobilistica. Il tema è notevolmente complesso dal punto di vista tecnico, industriale e sociale;

Palermo, incontro Federambiente-imprese-Ato. La crisi dei rifiuti in Sicilia può essere superata ( da "e-gazette" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: difficoltà del ciclo si lega la generalizzata crisi finanziaria dei Comuni, che rischia di non assicurare le risorse necessarie alla copertura dei costi dei servizi e quindi al regolare svolgimento delle attività d?igiene ambientale e rimozione dei rifiuti. Già preoccupano il basso livello di raccolta differenziata e la scarsità degli impianti di valorizzazione delle materie riciclabili.

Crisi Concia: i sindacati chiedono un incontro urgente alla Regione ( da "Irpinianews" del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla crisi del settore: evitare di affrontare la crisi finanziaria che si è determinata scaricandola sulle aziende attraverso l'incremento finanziario; prevedere un preciso intervento regionale a sostegno della gestione commissariale per rendere ancora più efficiente ed efficace l'azione depurativa, sperimentando anche il riutilizzo delle acque depurate per le attività produttive;


Articoli

Le Borse risollevano la testa ma i rialzi (per ora) poggiano su basi fragili (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Le Borse risollevano la testa ma i rialzi (per ora) poggiano su basi fragili Bernanke, per frenare l'inflazione è essenziale la scelta del "timing" Ben Bernanke ci sta mostrando la porta. Nell'audizione davanti al Congresso, il presidente della Federal Reserve ha descritto le strategie per assorbire la liquidità in eccesso quando l'economia comincerà a riprendersi. La soluzione da lui ideata ha senso, ma solo se fatta nel momento giusto. Molte delle agevolazioni sui prestiti di emergenza della Fed diminuiranno quando l'economia avrà avviato la ripresa. Hanno, infatti, costi onerosi. Di fatto, i prestiti in circolazione sono diminuiti da 1,5 trilioni di dollari a gennaio ai 600 miliardi attuali. Ciò equivale a una politica monetaria restrittiva della banca centrale anche senza aumentare i tassi d'interesse. Un altro trucco sarà quello di invertire le mosse adottate per incrementare l'offerta di moneta mediante il cosiddetto «allentamento quantitativo». Una grande componente di questa manovra ha, di fatto, incluso l'acquisto di titoli dalle banche e l'accantonamento dei guadagni sui fondi delle riserve che le banche hanno presso la Fed - quindi, in sostanza, creando moneta senza realmente stamparla. Di recente, le riserve in eccesso create in questo modo hanno raggiunto 800 miliardi di dollari, in rialzo dai due di prima. E quando le banche ritroveranno la loro disponibilità ai prestiti, investire queste riserve farà aumentare l'offerta di moneta reale che, a sua volta, potrebbe causare inflazione. Per evitarlo, Bernanke ha detto che la Fed può impiegare il suo mandato relativamente nuovo per pagare interessi sulle riserve. Aumentare il tasso dall'attuale 0,25%, renderebbe più attraente mantenere le riserve sui depositi, dando alla Fed il tempo di drenare questi fondi rivendendo i titoli alle banche. Ma se le chiuse dei prestiti si aprissero più rapidamente del previsto, la Fed si troverebbe di fronte alla spiacevole prospettiva di aumentare i tassi forse a livelli che potrebbero minacciare un primo recupero economico. Vista l'attuale avversione al rischio delle banche, probabilmente la Fed avrà la favorevole opportunità di rettificare leggermente i tassi senza effettuare cambiamenti che potrebbero scuotere i mercati. E forse questa volta la banca centrale si dimostrerà in grado di trovare il giusto equilibrio tra crescita e inflazione.\Per i mercati azionari l'età dell'oro è finita da tempo. Sembra però che le azioni abbiano trovato la loro età dell'argento. L'indice Msci World è cresciuto del 9% in 7 giorni di rialzi consecutivi, toccando un nuovo massimo nel 2009. Si tratta di un risultato sorprendente, ma nulla di paragonabile ai bei vecchi tempi. L'indice è ancora 40 punti percentuali sotto al massimo di tutti i tempi (ottobre 2007). E quel periodo di splendore - quando il credito era facilmente accessibile e la crescita era stabile e forte in tutto il mondo - non tornerà presto. Al periodo aureo dei listini ha fatto seguito una breve e oscura fase di crisi: una grave recessione e una serie di difficoltà finanziarie. Ora il quadro è differente: il Pil non è più in caduta libera e finora i dati sugli utili del secondo trimestre sono stati complessivamente soddisfacenti: Nokia ha deluso ma Caterpillar, Lg e le banche d'affari hanno tutte fatto meglio del previsto. E, cosa decisamente più importante per i mercati, la gestione globale della crisi finanziaria sembra dare i suoi risultati. Le banche centrali finanziano rapidamente il sistema a costi bassi, i rendimenti dei titoli di Stato sono ancora bassi e gli spread del credito investment-grade sono scesi a livelli precedenti il fallimento di Lehman Brothers. Per quanto riguarda il futuro, le valutazioni delle azioni non sono eccessive. Secondo Société Générale, i mercati mondiali sono scambiati a 16 volte gli utili attesi nel 2009. Il multiplo degli utili attesi nel 2010 è 12,4, a buon mercato per gli standard degli ultimi due decenni. Anche se le previsioni che stanno alla base di questo calcolo sono troppo ottimistiche, i prezzi delle azioni hanno spazio per salire ancora. Guardando al passato, è chiaro che il periodo d'oro delle azioni poggiava su basi deboli. Le basi dell'età dell'argento non sono molto più solide. L'economia è ancora gravata dai passati eccessi finanziari. Anche se il Pil interrompesse la discesa nella maggior parte delle economie industriali, la prossima fase sarà probabilmente una crescita anemica. È anche possibile una flessione improvvisa. E né i governi né le banche centrali possono offrire altro aiuto senza compromettere la loro credibilità.\

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La grande musica con vista sul lago (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Anteprima Dal 1° agosto i concerti sul Maggiore La grande musica con vista sul lago GIANFRANCO QUAGLIA STRESA Le quattro stagioni di Vivaldi e Las quatro estaciones Portenas di Piazzolla eseguite dai Cameristi della Scala nello stesso concerto, il 29 agosto. Ancora: Debussy e Sostakovic affidati alla London Symphony Orchestra diretta da Valery Gergiev, il 25. Gianandrea Noseda, direttore musicale del Regio di Torino e artistico delle Settimane musicali di Stresa e del Lago Maggiore, ha fatto scelte coraggiose e inusuali per richiamare l'attenzione sullo Stresa Festival 2009. E non solo per ragioni di «share». «La musica ai tempi delle crisi deve lanciare un messaggio e scuotere», dice convinto. A cominciare dal tema della rassegna, dedicato a «Incontri e dialoghi». Il filo conduttore segue le proposte tematiche che nelle scorse edizioni hanno percorso il pianeta musica attraverso i secoli, i luoghi, i compositori. Noseda questa volta esplora i due ultimi secoli, il diciannovesimo e il ventesimo, avvicinandosi il più possibile all'attualità, ponendo l'accento su pagine poco frequentate: è il caso di Aleko e L'isola dei morti per il Gala-Rachmaninov conclusivo, il 5 settembre. Ma «Incontri e dialoghi» è anche una metafora dei nostri tempi: «In questo momento di crisi - dice il maestro - occorre riaffermare i valori portanti di una convivenza civile. Quando si parla di protezionismo e nazionalismo, la musica deve andare in senso opposto, deve abbattere i muri e aprire le finestre». Anche con le provocazioni delle scelte. Messaggio ricevuto: Noseda l'affida al Festival che si apre ai primi di agosto sul lago Maggiore. Il «cuore» della rassegna sarà preceduto dalle «Meditazioni in musica» che - come è consuetudine - proporrà brani composti tra Medioevo e Barocco, nella suggestione dell'Eremo di Santa Caterina del Sasso, abbarbicato sulla roccia a strapiombo sulla sponda lombarda. Poi, il Festival vero e proprio. Il 21, serata inaugurale al Palacongressi stresiano con la Frankfurt Radio-Sinfonie-Orchester diretta da Paavo Järvi, solista Janine Jansen, che presenterà la Settima sinfonia Dvorak, oltre al Primo concerto per violino e alla Rapsodia n. 1 di Bartok. Nel cartellone, oltre alla London Symphony, anche la Bbc Philharmonic Orchestra con il suo direttore principale, appunto Noseda (3 settembre). Noseda che, in sintonia con il presidente delle «Settimane», Giovanni Medeot, ha deciso anche quest'anno di proporre un'opera in forma semi-scenica. Sarà La Cenerentola di Rossini (27 agosto), attesi protagonisti il mezzosoprano dell'Alaska Vivica Genaux. La serata di Vivaldi-Piazzolla è in programma il 29 al Palacongressi di Stresa: «È un accostamento incredibile - dice Noseda - con una differenza di stili che si illumineranno a vicenda». Nel 2011 il Festival festeggerà le nozze d'oro: già si pensa a un evento da ricordare, anche perché cadrà nell'anno del 150° dell'Unità d'Italia. In questo cammino di avvicinamento la rassegna alza il tiro e richiama, già da quest'edizione, nomi di cartello, come i violinisti Pavel Berman (il 22 agosto) e Ilya Gringolts (il 23), il mezzosoprano Jennifer Larmore(il 26) e il Jerusalem Quartet (il 1° settembre).

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Le agenzie immobiliari confermano che le incertezze sul futuro condizionano le scelte dei futuri sposi (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Giovani coppie, la casa è un rebus Anche nel Sudmilano mutui e prezzi fanno paura n La casa, una famiglia felice e un bel lavoro. Questi sono i sogni di molte giovani coppie appena sposate o che si accingono a compiere il grande passo. Oggi, però, è diventato più difficile per i giovani acquistare la casa dei propri sogni. Le cause principali sono la crisi finanziaria e un lavoro spesso precario. Tante coppie, prima di acquistare la prima casa, vivono per qualche anno in affitto e poi, finalmente, decidono di accollarsi un mutuo, molto spesso della durata di 20 o 30 anni. Oggi il primo problema da superare per l'acquisto di un immobile è il prezzo. A confermarcelo è Giovanna Monguzzi, responsabile dell'agenzia Tempocasa di Melegnano. «Al momento - spiega Monguzzi - è la variabile del prezzo a indirizzare maggiormente gli acquisti». Il secondo problema da superare, invece, è il timore di non farcela, di non riuscire a pagare le rate del mutuo a fine mese. «Molte coppie - prosegue Monguzzi - che avrebbero l'opportunità di ottenere un mutuo, non lo fanno per ragioni psicologiche legate alla crisi. Impegnarsi fa paura e la paura frena le persone». Queste impressioni ci sono confermate anche da Massimiliano Meneghini della Lombarda Case. «La crisi - spiega Meneghini - c'è e si sente. I giovani vorrebbero acquistare casa ma hanno paura di quale che li attende. Questi timori sono causati soprattutto dalla mancanza di un lavoro stabile. Sempre per questo motivo le giovani coppie tendenzialmente cercano di comprare gli immobili meno cari e il più vicino possibile alla casa dei genitori di lei o di lui». In controtendenza rispetto a qualche anno fa, però, si vendono maggiormente e più facilmente immobili collocati in Melegnano rispetto a quelle case situate nei paesi circostanti. «È vero, vendiamo - spiega Monguzzi della Tempocasa - di più a Melegnano e meno nel circondario. Il problema, come sempre, è il prezzo. Anni fa nei paesi limitrofi il mercato immobiliare era propizio perché c'era una grossa differenza rispetto al prezzo degli immobili in Melegnano. Oggi quella percentuale è diminuita e, quindi, le giovani coppie ritengono più conveniente acquistare la casa in città». Parlando con le giovani coppie appena sposate, però, emerge un altro dato molto interessante: se voglio comprare casa devono chiede aiuto a mamma e papà. «Io e mia moglie - spiega Massimo Ferrari - al momento viviamo in affitto. Vorremmo tanto acquistare da soli una casa ma, purtroppo, per il momento questo non è possibile. Solo con l'aiuto e il sostegno dei nostri genitori potremo permetterci di comprarla». Paola Farina si è sposata lo scorso giugno. Anche lei ammette la difficoltà nell'acquisto della prima casa. «È dura per noi giovani - spiega Farina - acquistare una casa. O hai una famiglia alle spalle che ti aiuta o è davvero molto difficile accollarsi un mutuo». Al momento Paola vive con suo marito in un appartamento di due locali. «Ora che siamo solamente mio marito ed io, i due locali sono perfetti - continua -. La metratura è ideale per una giovane coppia, le bollette hanno un costo moderato e la casa è facilmente gestibile». Paola e suo marito stanno attualmente restaurando una casetta singola. «La nostra casa - prosegue - sarà pronta per fine anno. Abituata ad un appartamento di due locali la casa indipendente mi sembrerà molto grossa ma, in prospettiva, le sue dimensioni saranno perfetta». Gli sposini, quindi, spesso acquistano cas di due o tre locali e poi, quando la famiglia si allarga,vanno in cerca di una abitazione più grande. Il loro sogno? Una casa indipendente con un giardinetto dove poter giocare con i loro bambini. Per molti resterà un sogno.Lara Banfi

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Metalmark: calano i ricavi aumenta l'utile (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 23/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Metalmark: calano i ricavi aumenta l'utile ORZINUOVIIl peggior calo delle vendite registrato dal 1997 ad oggi. La crisi finanziaria ed economica globale ha colpito i consumi delle famiglie e a risentirne sono state un po' tutte le imprese italiane legate al commercio. Il calo a fine 2008 ha toccato anche Metalmark di Orzinuovi che - nonostante le ottime performance registrate dalla gestione della galleria commerciale «Le Piazze» - ha visto un calo dei propri ricavi, in linea con l'andamento del settore. Il valore della produzione dell'azienda guidata da Mario Gavazzoni, è passato da 30,6 milioni a 27,9 milioni di euro, parallelamente sono calati i ricavi netti passati da 28,5 a 25,6 milioni. Diminuisce anche se di poco il valore aggiunto che passa da 2,784 mila euro a 2,762mila euro, in calo anche il margine operativo lordo che passa a 361mila euro a 239mila a causa dell'aumento del costo del lavoro, un fenomeno che ha attraversato l'intero settore commerciale nel 2008. Il risultato della gestione finanziaria ha registrato un aumento negativo per 194mila euro, passando da 982mila euro a 1,176mila euro. Il calo delle vendite non ha comunque impedito alla Metalmark di migliorare l'utile netto che è stato di 147mila euro (nel 2007 era di 106mila euro), mentre le imposte sono passate da 485mila euro a 447mila un risparmio fiscale di 38mila.

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Bernanke difende l'autonomia Fed. Sos disoccupazione (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Bernanke difende l'autonomia Fed. Sos disoccupazione di Redazione del 23-07-2009 da Finanza&Mercati del 23-07-2009 [Nr. 143 pagina 3] «Crediamo che il Congresso abbia il diritto di capire come usiamo i soldi dei contribuenti, ma siamo preoccupati dal fatto che possa intervenire nelle nostre specifiche decisioni sulla politica monetaria e sull'economia»: il presidente della Fed Ben Bernanke nell'audizione di ieri alla commissione bancaria del Senato ha difeso l'indipendenza della banca centrale dalla politica. Il presidente della Fed si riferisce a delle proposte di legge che stanno circolando tra Camera e Senato che sottoporrebbe le sue decisioni di politica monetaria a delle verifiche da parte del Government Accountability Office, un'autorità contabile federale, verifiche che, secondo la Fed, allarmerebbero gli investitori e farebbero salire il costo dei prestiti. Alla luce delle conseguenze della crisi finanziaria, l'amministrazione Obama intende varare un'ampia riforma della banca centrale Usa che la vedrebbe assumersi responsabilità di supervisione dei rischi sistemici e perdere le competenze sulla protezione dei consumatori, che sarebbero affidate ad un organo ad hoc. Una prospettiva che piace ben poco a Bernanke, il quale, pur ammettendo che la Fed non ha svolto tale compito a regola d'arte in passato, ha proposto di inserire la protezione dei consumatori tra gli obiettivi principali della banca centrale Usa nel Federal Reserve Act e di obbligare il presidente della Fed a presentare al Congresso una relazione almeno annuale sul lavoro svolto in tale campo. La disoccupazione, ha poi sottolineato Bernanke parlando della situazione economica, è il problema più grave e più urgente da risolvere per l'economia americana. Il numero uno della Fed ha affermato che occorre quindi investire maggiormente sulla formazione per aiutare i disoccupati a restare competitivi. La banca centrale, ha aggiunto Bernanke, non esclude di «prorogare» i prestiti straordinari messi a disposizione dell'economia statunitense attraverso lo sportello Talf (Term asset-backed securities loan facility) «se le condizioni di mercato lo rendessero necessario». Il concretizzarsi o meno della ripresa economica negli Stati Uniti, ha concluso Bernanke, «dipenderà dall'andamento delle spese per i consumi e del mercato del lavoro», aggiungendo che «oggi i rischi sistemici provengono dal fatto che i mercati finanziari sono ancora instabili. Non penso ci siano problemi nascosti. Ci sono minacce molto chiare che pesano sulla ripresa».

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via anelli sarà quartiere modello (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 3 - Primo Piano «Via Anelli sarà quartiere modello» Il neo presidente dell'Ance: se rifacciamo l'intera area, pronti 150 milioni di Mauro Pertile PADOVA. Il "Piano casa" può rilanciare l'intero progetto di riqualificazione di via Anelli. La possibilità di aumentare la cubatura del 40% o anche del 50% in caso di impiego di tecnologie per il risparmio energetico, ha riaperto l'interesse dei costruttori. «Se politicamente arrivasse un via libera sono sicuro che si riuscirebbe velocemente a costituire una cordata di imprenditori disposti a mettere sul piatto 150 milioni di euro su quell'area. Mi ci metto anch'io dentro, ho la mia idea, potrebbe nascere un quartiere modello per la città». Tiziano Nicolini, neo presidente dell'Ance provinciale, (220 costruttori edili che generano 1 miliardo di fatturato) ha raccolto l'eredità di Antonio Cetera. Presidente Nicolini, via Anelli da simbolo del degrado potrà diventare davvero un quartiere modello per la città? «Certo. Se il quadro economico di questa operazione regge non ci saranno problemi a costituire una cordata di imprese disposte ad investire. Ma l'operazione non può limitarsi a buttare giù sei palazzine per ricostruirle, magari belle. Sarebbe una operazione che non sta in piedi dal punto di vista economico». Voi cosa suggerite? «La zona è degradata, se vogliamo riqualificarla dobbiamo ripensarla da cima a fondo. Cambiandogli anche il nome. Con il Piano casa del governo possiamo passare da 34 mila metri cubi a 50 mila: già questo rende appetibile al mercato l'investimento. Auchan ha già detto di essere disposta a trasferirsi, la questura perché non potrebbe essere portata lì?». Avete prospettato un disegno agli amministratori? «Abbiamo esposto all'ex assessore Ruffini la nostra idea, che non è solo sulla carta. Lei ci ha ascoltati, poi non abbiamo più avuto contatti. Noi sullo sviluppo della città vogliamo avere un confronto con gli amministratori che finora è mancato. Le decisioni sono state sempre solo politiche, invece noi vorremmo dare un contributo alle scelte urbanistiche». Come pensate di rapportarvi con la pubblica amministrazione? «Dobbiamo riuscire a intepretare un nuovo ruolo e proporci come interlocutori privilegiati, parte attiva e propositiva. Non possiamo essere solo meri esecutori. Per questo vorrei creare un tavolo comune con gli ordini professionali per operare in modo unitario e poterci presentare poi con un'unica voce di fronte ai politici». Quali le vostre linee sugli altri grandi temi? «Sul nuovo ospedale si discute ancora sul sito e nessuno ci interpella. Sulla Fiera c'è contrapposizione. Io sono dell'avviso che sia necessario spostarla, l'opzione Veneto City può essere da considerare. L'importante è capire che una Campionaria oggi non ha più alcun senso, servono rassegne qualificate e di grande specializzazione». Il Comune sta però investendo sull'attuale Fiera, con parcheggi, tram e centro congressi. «Appunto. Riflettiamo allora sul centro congressi: ha senso creare un auditorium solo per la musica in piazza Boschetti? Il problema non è farlo, sono i costi di gestione che preoccupano». I privati potrebbero essere coinvolti in un simile disegno? «Devono essere valutati i costi, che io non conosco, ma credo siano molto elevati e difficili da equilibrare. Mi domando però se ha senso costruire un centro congressi da una parte e un auditorium per la musica dall'altra». Darebbe però prestigio alla futura area del PP1. «Sicuramente, anche perché dalla stazione a Piazza Garibaldi si creerà un nuovo importante sito, con il maggiore intervento nel PP1, dove partecipa anche la mia azienda. Abbiamo già il piano urbanistico approvato e la convenzione con il Comune firmata. Da quando sarà liberata l'area dai bus della Sita, in tre anni riusciremo a costruire tutto. Capitolo parcheggi. «Qui siamo a buon punto. Entro due anni saranno disponibili 2.200 posti nelle aree ex Cledca e PP1, a 300 metri da piazza Garibaldi. Si potrebbe caso mai sfruttare l'area dell'ex Prandina come auto-park per l'accesso da Chiesanuova». Nel suo programma quali altri interventi ritiene prioritari? «Due in particolare: mantenere un forte impegno sulle campagne di sensibilizzazione per la sicurezza nei cantieri e la qualità delle costruzioni. Dobbiamo coniugare il bello con la qualità, utilizzando le più recenti tecnologie sul risparmio energetico». Coglie segnali di uscita da questa crisi? «Per il mercato immobiliare no. L'edilizia è soggetta a cicli, ma combinata insieme ad una crisi finanziaria così pesante non si era mai vista. Il Piano casa smuoverà 1 miliardo di euro con 5 mila posti di lavoro in Veneto, 1.000 a Padova. Favorirà, in via transitoria, l'uscita dalla crisi, ma finché le banche non smobilizzeranno i fondi per incentivare il settore, non avremo vera ripresa».

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troppi soldi, le società devono darsi una regolata (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

PARLA GIGI RIVA «Troppi soldi, le società devono darsi una regolata» «Ibra-Eto'o? L'affare lo fanno sia il BarÇa sia l'Inter» ROMA. Nell'estate del 1972 la Juventus aveva già chiuso con il Cagliari il suo passaggio in bianconero. Un po' come avviene al giorno d'oggi con Ibra al Barcellona. La differenza sta nel fatto che lo svedese difficilmente non indosserà la maglia blaugrana, mentre Gigi Riva 37 anni fa disse «no». «Resto al Cagliari, scelgo la Sardegna». Un vero atto d'amore. Altri tempi, altri personaggi. Non a caso Gigi Riva, ancora oggi, viene considerato un "hombre vertical". «Chi ci guadagna nello scambio fra Ibra ed Eto'o? Vedremo a fine campionato, ovviamente dipenderà dai risultati ottenuti dalle due squadre», ammette "Rombo di tuono", dirigente azzurro di lungo corso. Ma la differenza fra i due c'è ed un'ex punta come Riva non può non sottolinearla. «Lo stesso Ibra - spiega - ha dimostrato, nei campionati disputati in Italia, di essere un giocatore molto forte, ma lo stesso vale per il camerunese. Bisognerà vedere se il nostro campionato gli potrà creare qualche problema. Stiamo parlando di due calciatori con caratteristiche diverse: Eto'o è più un uomo d'area di rigore, gioca in posizione più centrale, sente la porta; lo svedese svaria su tutto il fronte offensivo, ma riesce a segnare tantissimo». Con la partenza di due assi come Kakà ed Ibra, altro che campionato più bello del mondo. «Questo vale relativamente - fa notare il recordman dei bomber azzurri, con 35 reti -. Anche quando arrivò nessuno lo conosceva, poi invece Kakà si rivelò un giocatore molto importante per il Milan. Questa è una valutazione che andrà fatta nel tempo. In questa campagna trasferimenti sono arrivati in Italia giocatori che magari hanno un nome, ma non un passato, ma non è escluso che siano elementi di qualità». In un periodo di crisi finanziaria, Riva non può condividere certi "salti nel vuoto" di alcuni dirigenti che, pur di mettere le mani su un campione, sono disposti a svuotare le casse societarie. E' il caso del Real Madrid. «In un mondo in piena crisi, pieno di gente che ha forti difficoltà ad arrivare a fine mese, certe cifre ti fanno un po' vergognare»,

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l'energia solare salva i conti dei comuni - mario pagliaro (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina I - Palermo Le idee L´energia solare salva i conti dei Comuni MARIO PAGLIARO Due euro a watt. Ovvero 6 mila euro per la tipica potenza di tre kw necessaria a un´abitazione media. Eccolo, lo straordinario prezzo praticato a inizio 2009 in Sicilia dal primo produttore di moduli fotovoltaici al mondo. Si è passati da 6 a 2 euro per watt in meno di 18 mesi, aprendo così le porte dell´energia solare a tutti e specialmente ai meno abbienti. L´ambientalista «scettico» Bjorn Lomborg si è sbagliato. Gli incentivi statali alla produzione di elettricità solare, l´unica veramente pulita, varati prima in Germania e in Spagna e poi in Italia, Francia, Belgio e in molti altri Paesi non sono un modo con cui i poveri (con il sovrappiù pagato nella bolletta elettrica) finanziano i ricchi (che in banca si fanno anticipare i soldi per l´acquisto dell´impianto). Al contrario, si tratta di un formidabile strumento di politica industriale che ha causato l´esplosione della domanda e quindi il moltiplicarsi dell´offerta. E con esse la ripresa di attività di ricerca e sviluppo che erano state abbandonate per 30 anni. Sono arrivate sul mercato tecnologie (a «film sottile») molto più economiche, cui i produttori dei pannelli solari tradizionali al silicio hanno risposto aumentando la produzione. La crisi finanziaria globale, infine, ha determinato una riduzione del prezzo di tutte le materie prime, incluso il silicio utilizzato per la produzione del 90 per cento dei moduli ancora oggi installati in tutto il mondo. SEGUE A PAGINA XXIII

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Il Nautico fa rotta contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Nautico fa rotta contro la crisi L'edizione numero 49 dal 3 all'11 ottobre Albertoni: «Ci sono già segnali di ripresa». Invitati speciali Berlusconi e dieci ministri dal nostro inviato Renzo Parodi Milano. Va in scena in anticipo l'anteprima del 49esimo Salone Nautico, dal 3 all'11 ottobre 2009. Dal vernissage milanese giunge un messaggio di speranza, declinato con trasparente entusiasmo da Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, l'associazione che riunisce le aziende del settore. «La nautica da diporto è uno dei pochi settori capaci di trascinare la ripresa di questo Paese perchéè un comporto giovane che ha al proprio interno le risorse industriali e imprenditoriali per tracciare la rotta necessaria per uscire dalle secche della crisi. E lo sta facendo senza aver chiesto un euro al governo».Il punto più basso, tra ottobre del 2008 e marzo 2009, con una forbice tra il -21 e il -35%. Subito dopo i primi segnali di ripresa e una luce accesa in fondo al tunnel di un terrificante 2008 concluso in territorio neutro in termini di fatturato, a 6,2 miliardi di euro, a 3,8 miliardi senza l'indotto. Il comparto rallenterà anche nel 2009 e nel 2010 rispetto ai ritmi di crescita precedenti, per un decennio in marcia sul piede del 10% annuo. L'anno scorso la crisi finanziaria internazionale deflagrò nel cuore del Salone Nautico genovese, producendo una raggelante sensazione di scivolamento all'indietro. Ogni giorno i giornali riportavano notizie di epocali crolli in borsa, e di aziende costrette travolte dai debiti. I primi dati (provvisori) dell'edizione 2009 del Nautico confermano i sintomi di ripresa del mercato. Saranno almeno 1.450 gli espositori (il 37% stranieri), 2.400 le imbarcazioni, 550 i nuovi modelli. «Siamo da sempre accerchiati dalla mancanza di cultura di chi in questo paese sa vedere nelle barche solo giocattoli per ricchi, mentre alle spalle c'è un industria che occupa, con l'indotto, oltre 115 mila addetti. Aiutateci dunque a fare da traino alla ripresa generale», ha invocato Albertoni. Sull'onda dello scampato pericolo, il numero 1 di Ucina s'è inventato una trovata degna di nota. Inviterà all'inaugurazione di sabato 3 ottobre, in concomitanza con l'Assemblea Generale della Nautica, il premier Silvio Berlusconi e una squadra di dieci ministri, i rappresentanti dei dicasteri che vantano competenze rispetto al mondo della nautica da diporto. Infrastrutture e trasporti, Sviluppo economico, Economia e Finanze, Welfare, Difesa, Istruzione Università e ricerca, Turismo, Ambiente, Semplificazione Normativa e Affari regionali. L'invito, decisamente irrituale, sottolinea - ha spiegato Albertoni - la necessità di allacciare un rapporto diretto e stretto fra il comparto e i referenti politici. Venerdì 2 ottobre, anteprima del Salone con il taglio del nastro del padiglione B, già utilizzato lo scorso anno in corso d'opera. Al battesimo ufficiale della struttura interverrà il progettista, l'architetto francese Jean Nouvel. Albertoni ha brindato all'approvazione, da parte dell'Agenzia delle Entrate, della Circolare sul leasing nautico italiano, «che rimetterà finalmente in moto questo strumento finanziario essenziale al nostro sviluppo». Nel 2002, auspice il senatore Gigi Grillo, relatore anche nell'attuale frangente, fu introdotto lo strumento del leasing che consentiva ai diportisti italiani di non rivolgersi più alle banche francesi, con conseguente iscrizione dell'imbarcazione sotto bandiera tricolore transalpina. Equivoci interpretativi avevano negli anni svuotato la norma italiana, reindirizzando il mercato verso la Francia. La nuova Circolare chiarisce i dubbi e riporta la norma sotto l'ombrello italiano, con ricadute positive anche sul gettito fiscale per l'Erario. Paolo Lombardi, presidente di Fiera di Genova, in tono con Ucina, ha rammentato i dati dell'edizione 2008: oltre 150mila metri quadrati espositivi venduti, 1500 espositori, 315 mila visitatori. «Rispetto all'edizione del 2002, questi dati determinano un aumento del 38% e collocano il Nautico a livello delle maggiori rassegne internazionali italiane: il Micam di Milano (calzature) che ha segnato un +38% rispetto al 2002, I Saloni di Milano per l'arredamento e il design (+32%), il Vinitaly di Verona (+ 14%), il Mido (occhialeria) di Milano (+10%). - ha osservato Lombardi - Il successo del Nautico viene da lontano ma evidenzia un'accelerazione nell'ultimo quinquennio, per effetto delle scelte strategiche dei manager di Fiera di Genova, dei suoi soci che coincidono con le istituzioni locali, delle imprese dell'industria nautica a cui Ucina dà voce». parodi@ilsecoloxix.it 23/07/2009

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baby einstein abita qui (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 9 - Livorno Baby Einstein abita qui Cresce il numero dei diplomati con 100 e lode Non ho ancora deciso, so che è questo il bivio della mia vita: non rinuncerò a mettermi in gioco LIVORNO. «Devo dire la verità? Adesso ho un po' di confusione in testa. Anche perché so che ho di fronte la scelta della mia vita». Francesca Episcopo è una ragazza come tante. Un po' sì: perché questo disorientamento è forse un aspetto generazioneale. Un po' no: perché in tutta Livorno si contano ogni anno poco più di una ventina di studenti che come lei all'esame di maturità ce la fanno a conquistare il 100 e lode. I 100 e lode quest'anno sono stati 23. Mai così tanti: se è vero che dodici mesi fa erano stati 20 e l'anno precedente non avevano superato quota 10. Il record? Quasi la metà all'Enriques: tre in una sola classe (la 5ª L), com'era accaduto due anni fa alla 5ª C linguistico del Cecioni). Francesca il massimo dei voti l'ha ottenuto al liceo classico: mettendo d'accordo le lezioni di greco e la passione per la danza modern jazz. «Per la prima volta - dice - devo guardarmi allo specchio e dirmi: cosa voglio fare di me? come voglio giocarmela, questa partita? Gulp!». Poi aggiunge: «Ho un pregio che è anche un difetto o viceversa: mi piace un po' di tutto. Mi è stato detto: prenditi un anno di pausa. Ma non credo che darò retta a questo consiglio: mi sembrerebbe di perdere un anno. In pratica, di perdere il ritmo. Insomma: di perdermi». E allora verso dove punta la bussola di Francesca? «Proverò a fare i test per entrare a lettere moderne alla Normale. Non ce la farò? Pazienza, ma saprò di averci provato: non voglio svegliarmi fra vent'anni con il rimorso di chi per non rischiare di perdere non ha nemmeno cercato di vincere». O lì o niente letteratura: «Penso che una possibilità di lavoro i laureati in lettere l'abbiano solo uscendo da una scuola d'eccellenza. Senza contare la bellezza di studiare con guide intellettuali di questo calibro. Casomai, prenderò giurisprudenza o medicina». Anche Daniele Lorenzini deve ancora decidersi: «Non so ancora se medicina o fisica», la tesina d'esame sull'antimateria l'ha declinata su entrambi i fronti. Il suo curriculum al liceo Cecioni indirizzo Brocca ha alle spalle un sestetto di "dieci" lo scorso anno (con una media del 9,36), segno che il 100 e lode non nasce per caso. Magari in tandem con gli impegni in diocesi, i concerti con la banda di Colle e i match da arbitro di basket. Il futuro immediato di Beatrice Schembri, 100 e lode all'Isis Niccolini Palli è targato «Barcellona e poi un po' di Sicilia». Il bivio è subito dopo le vacanze: «Preparerò l'esame di ammissione alla Normale, punterò su lettere moderne. Mi è sempre piaciuta la letteratura, soprattutto quella di lingua inglese: Asimov, Tolkien, Hornby». E' lì il suo sogno nel cassetto: «Studiare all'estero e poi creare qualcosa nel mondo dell'editoria: libreria, casa editrice. Dove? Andando con il cuore al di là di ogni ostacolo, dico: in Inghilterra». E un sogno un po' più a portata di realtà? «Non lo so, ma potrebbe avere il cuore in campagna in mezzo alla natura in nome della mia doppia scelta in favore di uno stile di vita vegetariano e animalista». Marina Petri invece risponde al cellulare mentre sta al Passo dei Carpinelli dov'è in corso un seminario di formazione del Movimento federalista europeo. Lei, che è anche la presidente della Consulta provinciale degli studenti, ha vinto il concorso per arrivare fin lì ma non è davvero una coincidenza questa partecipazione: «Studierò diritto internazionale, è lì la nuova frontiera del diritto. Troppi problemi hanno bisogno di una soluzione sovranazionale: dalla sostenibilità ambientale alla crisi finanziaria globale». Diritto internazionale ma dove? «Per ora sono entrata alla Bocconi e ho passato la preselezione al Sant'Anna: vedremo». Mauro Zucchelli

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myair, licenza sospesa. "fallimento vicino" (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 13 - Cronaca La compagnia low cost tra disservizi e conti in rosso. E il governo di Rabat invia un aereo per riportare in patria i marocchini bloccati a Venezia Myair, licenza sospesa. "Fallimento vicino" MILANO - Dopo i disservizi delle scorse settimane, culminati nell´Odissea di 172 cittadini marocchini bloccati per 24 ore all´aeroporto di Venezia, l´Enac ha ritirato ieri la licenza alla compagnia aerea Myair. com, messa in ginocchio da una pesante crisi finanziaria. La società guidata dall´ex ministro ai trasporti Carlo Bernini e controllata dall´ex pilota delle Frecce tricolori Vincenzo Soddu «è obbligata a fornire adeguata riprotezione e informativa ai passeggeri, precisa l´authority». E Alitalia ha offerto ai danneggiati voli a tariffe agevolate tra 39 e 59 euro. I vertici del gruppo hanno provato fino all´ultimo, senza successo, di trovare i mezzi necessari per evitare il cartellino rosso dell´Enac, provando a mettere assieme un aumento di capitale da 50 milioni grazie all´apporto di nuovi investitori. E l´ente di Vito Riggio ha deciso così di sospenderne l´operatività «per non aggravare la situazione complessiva di danno nei confronti dei passeggeri acquirenti dei voli, con conseguenze anche sull´ordinato funzionamento del sistema nel periodo di maggior domanda e utilizzazione dei servizi ed infrastrutture di trasporto aereo». Il ritiro della licenza, ha detto ieri il procuratore capo di Vicenza Ivano Nelson Salvarani, «è l´inevitabile preludio al fallimento». I pm veneti nei mesi scorsi avevano già inviato otto avvisi di garanzia ai dirigenti della società (tra cui Bernini, Soddu e l´ex arbitro di serie A Luigi Agnolin) per i reati di abuso di credito e bancarotta per 18 milioni di mancati versamenti Iva. Un buco che Myair ha cercato di coprire con assegni che poi si sono rivelati scoperti. Si è conclusa intanto ieri con il lieto fine la disavventura dei passeggeri marocchini lasciati a terra martedì al Marco Polo per la cancellazione del volo Venezia-Casablanca. Il governo di Rabat ha inviato infatti un aereo della Royal Air che ha riportato in patria (gratis) 109 persone. Le altre o avevano già rinunciato al viaggio o non sono state rintracciate. «Ce la siamo dovuta cavare da soli», è stato il laconico commento di Abdallam Khezrasi, presidente dell´associazione dei marocchini di Treviso, e regista del rientro.

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Crisi, mutano pure i modelli di consumo (sezione: crisi)

( da "Provincia Pavese, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, mutano pure i modelli di consumo di Antonella Zucchella* (segue da pagina 23) Le previsioni vengono costantemente aggiornate. Quello che possiamo rilevare quasi in tempo reale è il dato dei licenziamenti e della cassa integrazione, che continua a mantenersi su livelli molto preoccupanti. Dati recenti di Cgil Lombardia parlano di 23.001 licenziamenti nei primi 5 mesi del 2009, con un aumento del 63 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. Il dato è ancora più inquietante nelle piccole aziende sotto i 15 dipendenti, dove i lavoratori possono accedere solo all'indennità di disoccupazione, e dove si riscontra un picco di licenziamenti: 14.970 nello stesso periodo, pari a +118,66 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2008. Logica conseguenza è il saldo negativo dell'occupazione nel 1º trimestre 2009 su quello del 2008 pari a -1,1 per cento, dato dalla differenza tra i tassi di ingresso (+1,2%) e i tassi di uscita (-2,3%). Il dramma della perdita del posto di lavoro è solo una dimensione della crisi, rispetto a come la vivono i lavoratori: esiste poi la perdita del lavoro dei tanti precari, che fa fatica a trovare posto nelle statistiche ufficiali. Ed infine, last but not least, esiste la dimensione della cassa integrazione, che per molti significa incertezza sul futuro del proprio lavoro e riduzione della capacità di reddito. La cassa integrazione ordinaria (CIGO) nei primi cinque mesi del 2009 sale del 615,1 per cento, pari a 56.832.394 di ore autorizzate. La cassa integrazione straordinaria (CIGS) aumenta del 143,1 per cento, pari a 19.015.021 ore autorizzate. Le imprese che richiedono la cassa integrazione salgono al 29,3 per cento, contro il 25,8% del 4º trimestre del 2008, fino a interessare il 4,5% del monte ore di lavoro. La crisi vista dai lavoratori è ammantata di ulteriori incertezze e paure nella prospettiva di un autunno dove non è chiaro con quali e quante risorse potrà essere finanziata la cassa integrazione. I drammi del lavoro che non c'è o potrebbe venire meno, la generale incertezza economica inducono le famiglie italiane a contenere i consumi, ma non solo. Infatti, si riscontra una tendenza a cambiare i modelli di consumo, che avrà ripercussioni di medio-lungo termine sulle imprese e sui prodotti che saranno capaci di offrire. Accanto ad un effetto congiunturale si profila dunque un effetto strutturale che potrebbe vedere alcune imprese meno preparate di altre ad affrontare un consumo che cambia, che si fa più attento al rapporto prezzo/qualità, più austero, e meno sensibile al fattore immagine se non abbinato ad un reale value for money. Anche la crisi vista dalle imprese ha dimensioni diverse: la crisi dei mercati, dei clienti che non possono pagare e degli ordini che non arrivano, accanto alla crisi finanziaria e ai problemi di accesso al credito. Le imprese si trovano davanti al rischio di vedere disperso un patrimonio di relazioni con clienti, fornitori e con banche se la crisi tenderà a protrarsi ulteriormente. Molte imprese manifestano forte preoccupazione anche per la perdita di capitale umano e competenze specialistiche, a seguito del possibile ridimensionamento della manodopera. Numerose aziende sono oggi ad un bivio: permettere questa dissipazione di talento umano e di relazioni di mercato in attesa di tempi migliori, determina il rischio di non avere più "fieno in cascina" nel momento della ripresa. Ma la crisi non è uguale per tutti e questo accomuna imprese e lavoratori. Il saldo negativo del mercato del lavoro nei primi mesi del 2009 è il risultato di -2,3 per cento uscite dal mercato del lavoro e +1,2 per cento entrate nuove. Ciò significa che esiste in alcuni comparti domanda di lavoro. La cartina di tornasole è rappresentata dai dati della cassa integrazione che non si distribuisce uniformemente nei diversi settori: la crisi morde di più nella metallurgia e meccanica, nelle pelli e cuoio, nel legno, di meno nell'agro-alimentare. La recessione colpisce maggiormente la manifattura rispetto ai servizi, i beni intermedi, cioè i componenti e tecnologie vendute ad altre imprese, rispetto ai beni finali che vanno direttamente al consumo. In termini geografici, la crisi in Lombardia - sempre attraverso i dati della Cassa integrazione - assume contorni altrettanto sfaccettati. I territori più colpiti sono: Lecco, Cremona, Como, Brescia, mentre Pavia, Lodi e Mantova confermano un andamento pur sempre negativo ma meno grave dei precedenti. Questa situazione della fascia della Lombardia sud non deve trarre in inganno: si tratta di territori a minore industrializzazione dove è abbastanza logico riscontrare un arretramento meno pronunciato. Inoltre si tratta di zone dove più forte è la vocazione agricola e agro-alimentare, settori dove la crisi si è manifestata con minore intensità. In alcuni casi le vendite (soprattutto estere) di alcuni prodotti della filiera agro-alimentare hanno continuato a crescere a ritmi significativi. Quali previsioni si possono fare per i mesi a venire? Una recente indagine del Sole 24 Ore sui manager delle imprese italiane rivela aspettative in miglioramento. Questo dato sembra coincidere con previsioni macro-economiche meno negative per i prossimi mesi. Secondo Prometeia, il Pil lombardo dovrebbe terminare la sua caduta con il 2009 (-4%) e avviare una timida ripresa (+0,6%) nel 2010, che poi dovrebbe rafforzarsi. La ripresa non potrà essere guidata almeno in una prima fase dai consumi interni, che resteranno molto deboli anche nel 2010. La speranza è affidata ad una ripresa consistente delle esportazioni stimata per il 2010 nell'ordine del +2 per cento. La crisi sta allargando il divario tra imprese che sono aperte ai mercati internazionali e imprese orientate al mercato domestico, tra aziende dotate di risorse finanziarie per superare la crisi e imprese che sono arrivate nella recessione con il fiato già corto, tra imprese che sanno innovare e comprendere le tendenze future della domanda e i nuovi modelli di consumo e imprese che pensano di poter risolvere i problemi solo tagliando i costi. * docente di Economia e Gestione delle imprese - Università di Pavia

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La pubblicità soffre ancora In Italia è scesa del 19,1% (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-07-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 20 La pubblicità soffre ancora In Italia è scesa del 19,1% REPORT NIELSEN SUL PRIMO TRIMESTRE 2009 ROMA NEL MONDO, la spesa pubblicitaria in televisione, stampa e radio ha registrato un calo del -7,2% nei primi tre mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. Il report di Nielsen rivela che la crisi economica internazionale sta avendo un pesante impatto sul settore pubblicitario. I paesi europei subiscono il colpo più duro, in particolare la Spagna (-28,2%), l'Irlanda (-21,2%), l'Italia (-19,1%) e la Gran Bretagna (-14,7%). Nel Nord America, gli Stati Uniti hanno perso il -12,7%. La diminuzione degli investimenti pubblicitari complessivi è stata frenata dall'area Asia Pacifico che ha registrato un calo del -2,3%. L'Indonesia registra un'importante crescita a seguito delle elezioni con un +19,1%, mentre la Cina ha mantenuto il trend positivo anche se a un livello inferiore (+2,5%). Gli effetti della crisi finanziaria globale hanno raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati hanno registrato un andamento negativo» ha osservato il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Il report di Nielsen mostra che l'advertising sui periodici registra il risultato peggiore, con un -17,4%, i quotidiani hanno avuto una perdita di -9,1%, mentre le diminuzioni di televisione e radio sono state più contenute, rispettivamente -4,7% e -2,5%. Riguardo ai settori, solo due sono riusciti ad evitare la flessione nel trimestre: distribuzione (+6,0%) e largo consumo (+0,2%). Automobili, finanza, abbigliamento e accessori, invece, segnano le maggiori perdite, rispettivamente del -19,9 %, -16,7 % e -15,7%.

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E a Massa soci privati occulti nella azienda che riscuote le tasse (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACHE pag. 12 E a Massa soci privati occulti nella azienda che riscuote le tasse IL SINDACO PUCCI ORA NE HA AVVIATO LA LIQUIDAZIONE. ERA STATO LUI A CREARLA PER DARE LAVORO A UN GRUPPO DI IMPIEGATI CHE STAVANO PER PERDERLO di LUCIANO SALVATORE FIRENZE L'INESISTENTE trasparenza negli enti pubblici può portare a più di un paradosso. Il più incredibile è che un Comune non fornisca le generalità di un proprio socio privato non per cattiva volontà ma perché non le conosce. Accade in Toscana dove rimbomba la vicenda della Massa Servizi, la società per azioni (70% di capitale pubblico e 30% di Ariete Spa) che si occupa delle attività di riscossione delle entrate tributarie del Comune: dalle rette degli asili nido e delle mense scolastiche alle tasse sul suolo pubblico e per lo smaltimento dei rifiuti, dall'imposta comunale sugli immobili ai proventi della lux perpetua, senza trascurare parcometri, pubblicità e affissioni. Insomma la cassa municipale che, però, è finita in mani sconosciute o soltanto presunte. E' stato lo stesso sindaco Roberto Pucci a chiedere al Consiglio comunale un'accelerazione per mettere in liquidazione quella che gli avversari politici hanno sempre considerato una sua creatura. Ma Pucci si è difeso ricordando di aver favorito a suo tempo un'operazione opposta: offrire un'opportunità all'allora cooperativa Ariete perché i dipendenti dell'ex Agiap rischiavano di restare senza lavoro. Dieci anni dopo si assiste all'eterogenesi dei fini: il Comune è stato svuotato di una gran quantità di servizi pubblici, affidati a Massa Servizi che li ha subaffidati (in assenza di gara) ad Ariete successivamente trasformata in Spa senza avvertire il socio e, non contenta, ha ceduto le quote a due fiduciarie. Siccome solo la magistratura oggi può andare a guardare nelle carte delle società fiduciarie, non è stato possibile finora per il Comune sapere per chi operano: il socio privato è occulto. E non si tratta di una formalità o di una semplice curiosità non appagata: senza controllo pubblico, e in presenza di un calo di «efficienza ed efficacia», Massa Servizi è costata 1,5 milioni nel 2004, poi 2,5 nel 2005 e 3,9 nel 2008. SOCIETA' partecipate nella bufera anche alla Spezia dove l'Acam (acqua, rifiuti e gas), è gravata da una forte crisi finanziaria (nel 2008 persi 9 milioni) a cui si aggiunge la polemica su una presunta parentopoli. E c'e' qualche dispiacere anche in uffici come quello del sindaco di Pistoia, Renzo Berti, per le critiche alla sua decisione di rinunciare all'aspettativa e tornare a occuparsi anche dell'attività professionale: «Quando ho deciso di riprendere il lavoro, c'è stato un coro di consensi. Rimango stupito e rammaricato nel sentirmi additare ora come esempio negativo perché come molti oltre allo stipendio riscuoto metà indennità di sindaco. Dubito che il modello giusto sia quello di chi esercita la politica a tempo pieno e che si trova sempre nella necessità di ottenere nuovi incarichi pubblici». A proposito di poltrone: oggi si riunisce la commissione regionale elettorale per tentare un accordo su taglio di consiglieri e soglia di sbarramento che escluderebbe i partiti minori. Il Pd ha compiuto un passo verso il Pdl, arrivando al 4%: ma è un punto in più del massimo accettabile da Rifondazione, Udc, Verdi, Sd e Pdci. luciano.salvatore@lanazione.net 12 - continua

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Insieme alla ripresa arriverà la stretta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 8 autore: INTERVENTO Insieme alla ripresa arriverà la stretta di Ben Bernanke L a gravità della recessione globale ha richiesto una politica monetaria estremamente accomodante. Sin dagli inizi della crisi, risalenti più o meno a due anni fa, la Federal Reserve ha abbassato - portandolo pressoché a zero- il tasso di interesse di riferimento per i prestiti interbancari. Abbiamo altresì espanso l'importo del bilancio d'esercizio della Fed tramite acquisizioni di titoli a lungo termine e programmi di prestito miranti a rimettere in moto il flusso del credito.Questi interventi hanno mitigato l'impatto economico della crisi finanziaria e migliorato il funzionamento dei mercati creditizi più importanti. Con ogni probabilità, politiche espansive di questo tipo saranno garantite per un periodo alquanto lungo. A un certo punto, tuttavia, a mano a mano che la ripresa economica prenderà piede, la politica monetaria dovrà essere resa più restrittiva per evitare in seguito il palesarsi di problematiche inflazionistiche. La Federal Open Market Committee ha dedicato una considerevole parte del proprio tempo a una strategia di uscita dalla crisi. L'exit strategy è strettamente connessa alla gestione dei bilanci d'esercizio della Fed. Quando la Fed fa prestiti o acquista titoli, i capitali entrano nel sistema bancarioe compaiono nei conti di riserva custoditi presso la Fed dalle banche e da altri istituti di deposito. Questi conti di riserva ammontano oggi a circa 800 miliardi di dollari, molto più del normale. Tenuto conto della situazione economica contingente, le banche in genere hanno mantenuto le loro riserve presso la Fed sotto forma di conti. Nondimeno, a mano a mano che l'economia si riprenderà, le banche dovrebbero trovare maggiori opportunità per concedere in prestito le loro riserve: ciò avrebbe l'effetto di accelerare un aumento del denaro e di comportare più facili condizioni per il credito, che potrebbero in definitiva dar luogo a pressioni inflazionistiche. Al momento opportuno, dovremo eliminare questi ingenti conti di riserva oppure neutralizzare qualsiasi loro potenziale effetto indesiderato sull'economia. Il Congresso nell'autunno scorso ci ha autorizzati a pagare gli interessi sui capitali che le banche custodiscono presso la Fed. Al momento, quindi, paghiamo alle banche un tasso di interesse dello 0,25 per cento. Quando verrà il momento di imporre una politica più restrittiva, potremo alzare il tasso pagato sui conti di riserva e al contempo aumentare il nostro target per il tasso dei fondi federali. Le banche in linea generale non concederanno finanziamenti al mercato monetario a un tasso di interesse inferiore al tasso che possono ottenere senza rischi dalla Federal Reserve. Inoltre, dovrebbero entrare in concorrenza tra loro per prendere in prestito i fondi che dovessero essere offerti sui mercati privati a tassi inferiori al tasso di interesse sui capitali di riserva, perché così facendo possono guadagnare in misura aggiuntiva e senza rischi. Di conseguenza, il tasso di interesse che la Fed paga dovrebbe tendere a rappresentare un livello minimo per i tassi di mercato a breve termine, incluso il target specifico della nostra politica, il tasso dei fondi federali. Aumentare il tasso pagato sui conti di riserva scoraggia oltretutto una crescita eccessiva del denaro in genere o del credito, perché le banche non sono di certo disposte a prestare le loro riserve monetarie a tassi inferiori a quelli che possono guadagnare alla Fed. L'esperienza internazionale insegna che pagare interessi sulle riserve consente di gestire in maniera efficiente i tassi di mercato a breve termine. Per esempio, la Banca Centrale Europea consente alle banche di versare le loro riserve in eccesso in un conto di deposito che frutta interessi. Anche quando le operazioni in contanti di quella banca centrale hanno significativamente aumentato il suo bilancio d'esercizio, il tasso interbancario è rimasto pari o appena superiore al suo tasso di deposito. La Banca del Giappone e la Banca del Canada hanno fatto ricorso anche alla loro capacità di pagare un interesse sulle riserve per mantenere un livello minimo per i tassi di mercato a breve termine. Malgrado questa logica e questa esperienza, i tassi dei fondi federali sono precipitati un po' sotto il tasso pagato dalla Fed, specialmente nell'autunno 2008 quando la Fed ha iniziato a pagare per la prima volta gli interessi sulle riserve. In ogni caso, però, il modello pare anche essere originato dal fatto che alcuni importanti erogatori di prestito nel mercato dei fondi federali- nello specifico società aiutate dal governo quali Fannie Mae e Freddie Mac- non sono risultati essere eleggibili per ricevere interessi sui conti custoditi presso la Fed e pertanto hanno un incentivo a erogare prestiti in quel mercato a tassi inferiori a quelli che la Fed paga alle banche. In condizioni finanziarie più normali, la volontà delle banche di impegnarsi nel semplice arbitraggio citato prima tenderà a ridurre il divario esistente tra il tasso dei fondi federali e il tasso che la Fed paga sulle riserve. Qualora tale divario dovesse persistere, si potrebbe intensificare il pagamento degli interessisulle riserve in varie fasi per ridurre le riserve stesse e assorbire l'eccessiva liquidità dai mercati - secondo strumento con il quale rendere più rigida la politica monetaria. Traduzione di Anna Bissanti www.ilsole24ore.com Il testo completo dell'intervento di Bernanke sul Wall Street Journal IL RISCHIO INFLAZIONE Con il ritorno del credito ci saranno inevitabili pressioni sui prezzi che dovranno essere subito neutralizzate

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Pubblicità in calo del 7,2% (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 11 autore: Nel mondo Pubblicità in calo del 7,2% Nel mondo la spesa pubblicitaria in tv, stampa e radio è scesa del 7,2% nei primi tre mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. Il rapporto Global AdView Pulse, di Nielsen, mostra che sono i paesi europei a soffrire di più: in particolare Spagna (-28,2%); Irlanda (-21,2%); Italia (-19,1% e -16,5% nei primi cinque mesi per il mercato nel complesso); e Gran Bretagna (-14,7%). Gli Usa perdono il 12,7 per cento. Rallenta la Cina (+2,5%). «Gli effetti della crisi finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici (-17,4%), male i quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra i settori in positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,2%).

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Polemica tra Italia e Ue sulle proteste per il latte (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-07-23 - pag: 21 autore: Agroindustria. Fischer Boel: «No a nuovi protezionismi» Polemica tra Italia e Ue sulle proteste per il latte BRUXELLES. Dal nostro inviato è polemica a distanza tra il ministro delle Politiche agricole, il leghista Luca Zaia e il commissario Ue all'Agricoltura, Mariann Fischer Boel. Oggetto della disputa la manifestazione di martedì della Coldiretti per sollecitare frontiere più chiuse all'import di latte. Nel corso della manifestazione il ministro italiano aveva annunciato la presentazione di un decreto per l'etichettatura dei prodotti lattiero caseari italiani. Una sorta di tracciabilitàdel made in Italy come già accade per l'olio di oliva. Ma il commissario europeo dice stop ai nuovi protezionismi, mentre Francia e Germania chiedono di misure più serrate per l'uso delle quote latte. «Incoraggio tutti a non pensare a una fortezza Europa, o a una fortezza Italia, e a non mostrare il volto truce del protezionismo », ha spiegato ieri Mariann Fischer Boel. «Proteggere le nostre frontiere europee, o persino quelle interne dei Paesi membri - ha osservato il commissario - sarebbe in totale contraddizione con il nostro interesse di grandi nazioni esportatrici»,perché esporrebbe l'Unione europea a ritorsioni commerciali. «Proprio l'Italia, con i suoi prodotti di alta qualità, subirebbe un grave danno se perdesse i suoi mercati d'esportazione», ha ricordato Fischer Boel. Duro il commento di Zaia: «Macchè fortezza europea – dice – o italiana, non sono in questione interessi nazionali o locali: il commissario Mariann Fischer Boel deve sforzarsi di comprendere le ragioni delle proteste degli allevatori italiani ed europei; pur non essendo protezionisti, vogliamo un mercato in cui vengano valorizzate le identità nazionali, ricchezza dell'Europa e non il suo limite». Il commissario ha presentato ieri un rapporto sulla crisi del mercato lattiero-caseario. Sulle quote latte la Fisher Boel è rimasta ferma sulle proprie posizioni e respinto le richieste di Francia e Germania e degli allevatori del Nord Europa di irrigidirle di nuovo per far fronte al crollo dei prezzi nel settore lattiero-caseario. La discesa dei prezzi è infatti attribuita da Bruxelles a una crisi della domanda mondiale e non a un aumento dell'offerta europea. Tra le misure ipotizzate nel documento Ue figura invece il suggerimento di finanziare un programma di abbandono del-le quote latte, sostenuto dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, utilizzando le multe Ue a carico dei singoli produttori che hanno superato la quota di latte loro assegnata. La Commissione europea apre poi agli aiuti di Stato con la possibilità di versare fino a 15mila euro ad ogni agricoltore entro la fine del 2010 e intende incentivare un programma di promozione europeo per i prodotti lattiero-caseari. E.Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MINISTRO Luca Zaia ribatte: «Macché difesa d'interesse, il commissario europeo deve invece sforzarsi di capire gli allevatori»

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L'Efrag stringe i tempi sullo Ias 39 semplificato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-23 - pag: 25 autore: INTERVENTO L'Efrag stringe i tempi sullo Ias 39 semplificato di Roberto Monachino I ncertezze sullo Ias 39 "rivisitato" e sulla sua applicabilità entro l'anno. Il 14 luglio 2009 il Board dello Iasb ha emesso in consultazione un nuovo Exposure Draft in sostituzione di una parte del discusso Ias 39 relativamente alla classificazione e misurazione degli strumenti finanziari. Oltre a queste fasi progettuali, sono stati emessi documenti relativi al Fair Value Measurement e alla misurazione del proprio merito creditizio come componente del fair value. Tutti argomenti che renderanno il dibattito estivo molto interessante. Ieri si è svolto un incontro/dibattito tra Commissione europea, Efrag (European financial reporting advisory group) e stakeholders (i soggetti direttamente interessati) per discutere sul nuovo Ias 39. Un dubbio, per ora senza risposta, che è emerso dalla riunione è legatoa cosa potrebbe succedere se venissero sollevate eccessive critiche alla nuova versione dello Ias 39, fortemente voluta dalla politica come intervento necessario data la crisi finanziaria in atto. Va ricordato, infatti, che G20, Ecofin e il Financial Stability Forum hanno chiesto regole più robuste con l'obiettivo di avere un unico solido principio da applicare su base globale (convergenza con i Fasb) con lo scopo di risolvere alcuni dei temi complessi e di dubbia applicazione come l'impairment sugli investimenti azionari strategici e sui titoli di debito La proposta Iasb Lo Iasb propone la riduzione a due categorie della classificazione di strumenti finanziari: una categoria valutata al «costo ammortizzato » se si tratta di strumenti che rispondono alla definizione di «basic loan feature» e se sono detenuti con finalità di «contractual yield basis»;nell'altra categoria dovrebbero rientrare tutti gli altri strumenti che devono essere valutati al fair value (oltre a quelli classificati nel portafoglio di negoziazione) e, di conseguenza, i titoli azionari, gli strumenti ibridi di debito e derivati. Per gli investimenti azionari vi è l'opzione di iscriverli negli Other Comprehensive Income ma con il divieto di riclassificare la componente realizzata a conto economico e attraendo i relativi dividendi. Per quanto invece riguarda i derivati incorporati in altri strumenti finanziari, il Board propone di semplificare la categoria attraverso la cancellazione dell'obbligo di separazione della componente derivata. Le conseguenze Vista l'importanza dell'argomento e considerati i tempi ristretti per i commenti (scadenza 14 settembre), bisogna guardare alle prime conseguenze: tutti gli strumenti azionari ( inclusi gli investimenti azionari strategici non consolidati tra cui le quote di Private Equity), non solo quelli di trading, saranno valutati a fair value con l'opzione di iscrivere le variazioni a conto economico o nell'other comprehensive income. Quindi, in questa categoria a oggi non ben definita dagli standard contabili, verranno incluse le componenti realizzate quali le perdite/utili a seguito di realizzo oltre che i relativi dividendi. Inoltre, vi è sostanzialmente un allargamento dell'uso del fair value:tutta una serie di strumenti illiquidi o quotati in mercati non più liquidi, saranno valutati al fair value. Un esempio sono le quote derivanti da cartolarizzazioni di terzi quali le equity tranches, proprio quegli strumenti entrati nell'occhio del ciclone durante la crisi finanziaria. Il Board ritiene che gli acquisti di crediti "incurred", comunque, debbano essere iscritti a fair value. Le nuove norme sembrano allontanarsi dalle modalità con cui si formulano i requisiti di capitali previsti dagli organi di sorveglianza, ciò riaprirà il dibattito tra scopo dei principi contabili e disciplina prudenziale di stabilità finanziaria. La commissione europea su input dell'Ecofin aveva richiesto che entro fine anno si trovasse una soluzione al cosiddetto impairment della categoria «available for sale» sia sui titoli azionari che sui titoli di debito e non di procedere alla revisione attraverso la semplificazione (oppure oversimplify). Resta da vedere cosa proporrà la commissione europea se le nuove critiche poste dagli stakeholder al nuovo Ias 39 non ne consentiranno l'applicazione ai bilanci 31 dicembre 2009. Monachino è Teg Member dell'Efrag © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Adesso la Consob rilancia l'Opa: fa bene (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-23 - pag: 32 autore: Regole. Nel programma trasmesso al parlamento con la relazione Adesso la Consob rilancia l'Opa: fa bene di Orazio Carabini C' è una parte della relazione Consob 2009 che viene resa nota solo dopo che è stata trasmessa al parlamento insieme alle osservazioni del ministro dell'Economia. Riguarda «le aree di rischio e le linee di intervento». Contiene interessanti spunti programmatici. E riflessioni da non sottovalutare. Per esempio, sulle offerte pubbliche di acquisto (Opa). Nella prima parte dell'anno il parlamento ha approvato una serie di misure che hanno ridotto la contendibilità del controllo societario. Prima è stata resa opzionale l'adozione della passivity rule che limita la possibilità di difesa delle società oggetto di Opa. Poi è stato innalzato (dal 3 al 5%) il limite per gli acquisti che i detentori di quote comprese tra il 30 e il 50% del capitale di una società quotata possono effettuare nell'arco di un anno senza essere costretti a lanciare un'Opa totalitaria. Inoltre si è data alla Consob la possibilità di abbassare, per un limitato periodo di tempo, la soglia del 2% sulla comunicazione di partecipazioni rilevanti. Infine il limite di detenzione di azioni proprie è stato portato dal 10 al 20 per cento e la scadenza per la cessione delle eventuali eccedenze è stata portata da uno a tre anni. Il parlamento ha motivato questi interventi con l'esigenza di «sostenere le imprese interessate dall'attuale congiuntura economico-finanziaria rafforzando gli strumenti di difesa da manovre speculative». Era stato proprio il presidente della Consob Lamberto Cardia a suggerirle nel pieno della crisi finanziaria, a metà ottobre, quando, dopo il fallimento della Lehman Brothers, i mercati erano inondati da ordini di vendita e i prezzi erano crollati. Il valore delle società italiane era precipitato a livelli irrisori e il governo temeva che qualche "male intenzionato", come i fondi sovrani ricchi di liquidità, potesse mangiarle in un sol boccone. Anche perché la normativa italiana sulle Opa è, o era, la più favorevole in Europa. Ora però la relazione della Consob fa un passo indietro e mette i puntini sulle i: «Nonostante il permanere di uno scarsissimo numero di società contendibili, la Consob mantiene un orientamento di policy favorevole alla dinamica del controllo societario nell'esercizio della vigilanza e, in genere, nella propria attività istituzionale, anche alla luce della recente evoluzione del quadro normativo in materia di Opa». Dunque la Consob non ha rinnegato la sua posizione storica sebbene nei mesi più recenti l'equilibrio si sia spostato a favore della stabilità degli assetti di controllo esistenti. «Si ritiene opportuno – si legge ancora – che l'azione di vigilanza sui fenomeniche possono influire sull'allocazione del controllo salvaguardi e valorizzi l'obiettivo dell'efficienza del mercato del controllo societario, così da non scoraggiare, pur nel mutato contesto normativo, la realizzazione di acquisizioni che possono produrre un aumento del valore delle imprese». Pertanto la Consob si impegna a valutare attentamente quando è necessario acquisire informazioni su partecipazioni di entità diversa dalle soglie rilevanti: vale sempre il presupposto che gli investitori devono essere pienamente informati ma si terrà conto anche dell'efficienza del mercato del controllo societario. Lo stesso vale anche per la vigilanza sulle Opa:«Qualora si tratti di un'Opa ostile, le informazioni richieste con riguardo all'offerente, e in particolare alle sue intenzioni, potrebbero essere meno dettagliate di quelle che, al contrario, è doveroso esigere, ad esempio, dall'offerente che già controllila società oggeto di offerta». Un altro punto importante toccato dalla relazione riguarda la vigilanza sui rumour che producono andamenti anomali dei titoli. Oltre a valutare i commenti che viene chiesto alle società di rendere pubblici, «in un'ottica preventiva – osserva la Consob –risulta prioritario vigilare sugli standard utilizzati nell'ambito dei processi di gestione delle informazioni rilevanti da parte degli emittenti quotati, e delle persone che agiscono per loro conto, al fine di rafforzare i livelli di confidenzialità delle informazioni e minimizzare le probabilità di circolazione dei rumour». C'è poi il problema della informativa sulle società in crisi: l'esigenza di massima trasparenza necessaria per tutelare gli investitori mal si concilia con il bisogno di "opacità" della società e dei suoi azionisti che sono impegnati in operazioni straordinarie o piani di ristrutturazione. «La gestione dell'informativa relativa alle società in situazioni di crisi o tensioni finanziarie – scrive la Consob – comporta dunque un'attenta valutazione dei rischi che una disclosure prematura, vanificando la realizzazione delle operazioni sottese, abbia come effetto concreto il peggioramento del quadro informativo complessivo». orazio.carabini@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LE REGOLE ANTISCALATA L'impegno a valorizzare l'obiettivo dell'efficienza del mercato del controllo societario anche «nel mutato contesto normativo»

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Rafforziamo Banca Arner Italia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-23 - pag: 35 autore: INTERVISTA Giulio Romani Direttore generale dell'istituto «Rafforziamo Banca Arner Italia» Monica D'Ascenzo MILANO Aumento di capitale da 2,5 milioni per Banca Arner Italia. L'istituto, commissariato da Banca d'Italia da circa un anno, sarà oggetto di un rafforzamento patrimoniale da parte della controllante svizzera Banca Arner. Il cda di quest'ultima ieri ha deliberato un versamento in conto aumento di capitale in ottemperanza alle disposizioni di Banca d'Italia in materia di patrimonio di vigilanza e sarà inoltre funzionale al piano di sviluppo triennale. Nel maggio 2008, la Procura di Palermo ha disposto gli arresti domicialiari per il presidente dell'istituto italiano, Nicola Bravetti nell'ambito di un'indagine su presunte operazioni finanziarie illegali condotte all'estero da cittadini italiani. Inoltre dal 4 agosto 2008 Banca Arner Italia è in amministrazione straordinaria in seguito al commissariamento disposto con decreto del ministero dell'Economia su richiesta della Banca d'Italia. «La controllata italiana è in amministrazione straordinaria, ma questo versamento della capogruppo è la dimostrazione che per noi resta un progetto strategico e che abbiamo intenzione di supportare lo sviluppo futuro» spiega il direttore generale di banca Arner, Giulio Romani, aggiungendo: «Il piano industriale triennale della controllata italiana, che verrà seguito da Mauro Costa, ha l'obiettivo di posizionare l'istituto fra le boutique specializzate nella consulenza e gestione per clienti con elevate disponibilità patrimoniali » . L'istituto prima di puntare sulla crescita, deve uscire dal commissariamento di Banca d'Italia... Si potrà partire con questo progetto non appena terminato il commissariamento, che auspichiamo si possa concludere in tempi molto brevi, nei prossimi mesi. I commissari, appena insediati, stanno lavorando attivamente in questo senso e il management sta collaborando con loro per arrivare ad una conclusione della vicenda. Come rispondete alle contestazioni che vengono fatte a Banca Arner Italia nell'ambito dell'inchiesta della procura di Palermo? Alle contestazioni, che vengono fatte, aveva risposto l'istituto sia in fase ispettiva sia nella prima fase del commissariamento. Riguardo all'inchiesta siamo quindi sereni perché la banca ha rispettato le normative vigenti e la capogruppo, dopo le dovute ve-rifiche, è serena sul suo operato. La vicenda ha colpito la vostra immagine? Noi siamo conosciuti come professionisti di alta qualità. Il commissariamento certo non ha giovato alla nostra immagine, ma la professionalità passa dalle persone e dai professionisti. Consideriamo la vicenda un incidente di percorso, ma siamo fiduciosi di poterne uscire in maniera limpida e serena e poi faremo una serie di iniziative per confermare ciò che di buono è stato fatto dal nostro gruppo in 25 anni di storia. Come sta reagendo la banca alla crisi finanziaria? Abbiamo proseguito nella strategia di diversificazione della clientela sia privata che istituzionale ampliando la gamma di prodotti e servizi offerti. L'esercizio 2008 si è chiuso per il gruppo Arner con ricavi per 108,5 milioni di franchi svizzeri, un utile netto di 23,2 milioni e una massa amministrata di 4,4 miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMISSARIAMENTO «Siamo fiduciosi, questa fase dovrebbe concludersi in tempi molto brevi»

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Tre vie per un villaggio globale (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-07-23 - pag: 13 autore: Tre vie per un villaggio globale Giochi cooperativi, politiche coordinate e opposte: così si può uscire dalle crisi di Giacomo Vaciago I l successo del G-8 dell'Aquila ha riproposto in termini nuovi i "giochi cooperativi" che sono alla base di questi incontri tra i principali governi del mondo. Cosa significa incontrarsi per raggiungere un qualche accordo sulle cose da fare nel periodo di tempo successivo? Sostanzialmente tre sono i principali modi con cui ciò può realizzarsi. L'accordo può riguardare l'adozione da parte di tutti delle stesse regole. Qualcosa del genere si sta portando avanti con riferimento al cosiddetto "Lecce framework": principii generali che tutti devono far propri con riferimento alle regole ed alla supervisione dell'attività economica e finanziaria. Oppure ci si impegna a correggere con le appropriate politiche economiche problemi e crisi economiche in qualche modo comuni. Qualcosa del genere si è fatto nell'ottobre scorso a Bruxelles, approvando, in modo un po' più coordinato del solito i piani nazionali di stimolo all'economia, in seguito all'aggravarsi della crisi economica post fallimento di Lehman. Infine, con riferimento alle cause della crisi finanziaria emersa a partire dall'agosto 2007 molto s'è detto e scritto del grave squilibrio tra l'eccesso di consumo di alcuni Paesi (anzitutto Stati Uniti) e l'eccesso di risparmio di altri (soprattutto Cina e Germania). Il saving glut degli anni scorsi avrebbe significato una troppo rischiosa riduzione della normale "avversione al rischio" degli intermediari finanziari e ciò avrebbe finito col produrre il loro probabile fallimento. Questo aspetto significa un terzo diverso modo di coordinamento: i paesi coinvolti dovrebbero fare "politiche opposte" cioè cambiare ciascuno, in direzione diversa, la propria politica e in questo modo ridurre fino ad eliminare gli squilibri che caratterizzano i loro rapporti. è evidente che questo terzo tipo di coordinamento è il più complicato ed assieme il più utile nella misura in cui evita che si accumulino problemi irrisolti che prima o poi causano guai seri. Ma il fatto che sia utile non significa che sia facile da ottenere. Pensiamo all'elevato risparmio dei cinesi e dei tedeschi, accumulato a fronte di una rilevante produzione di beni che è venduta all'estero. La capacità di esportare di un Paese è da considerare una virtù, certo non un difetto. E tale è la parsimonia dei suoi cittadini. Se a livello internazionale quell'eccesso di risparmio è un problema, le politiche per correggerlo non mancano. Si potrebbe rivalutare la valuta del Paese che ha un rilevante saldo positivo della bilancia dei pagamenti. e/o con politiche monetarie e fiscali favorire la domanda interna e così indirettamente ridurre le loro esportazioni. Ma il problema vero è un altro ed è rappresentato dai fattori strutturali che concorrono a spiegare quell'elevato risparmio. Sia nel caso della Cina sia in quello della Germania, alla base dell'elevata propensione a risparmiare troviamo un evidente strutturale fattore demografico, cioè la ridotta dinamica della popolazione, corrente e attesa. Nel caso della Cina, ciò era stato dimostrato qualche anno fa da un bello studio di Olivier Blanchard (attuale capo degli studi economici al Fondo Monetario Internazionale) e Francesco Giavazzi. Poiché la politica del Governo cinese costringe le famiglie ad avere un solo figlio, è più necessario risparmiare per la propria vecchiaia, non potendo contare sull'assistenza dei figli (come dire che anche il proletariato - privato dei figli - risparmierebbe!). Analoghe considerazioni si possono fare per la Germania, altro paese a demografia negativa, dove i cittadini devono contare sul proprio risparmio per campare da vecchi. Cosa significa tutto ciò? Che in un mondo globale ci sono cose che "giochi cooperativi" dei principali Governi possono facilmente correggere, nell'interesse comune. Ma ci sono anche differenze strutturali che non saranno da correggere, ma semmai da rendere sostenibili. In altre parole, in un mondo globale non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo essere tutti uguali. Possiamo benissimo far coesistere differenze anche radicali che facciano emergere altrettante complementarità. Il bello del mondo globale - se è percepito durare nel tempo - è dato dal fatto che consente un maggior grado di specializzazione, cioè differenze tra parti tra loro complementari. In questi casi, è un errore parlare di squilibri ( imbalances), ma dovremmo imparare a gestire - traendone beneficio, per tutti - delle differenze che possono durare a lungo. Qualcosa che se non abbiamo saputo fare negli anni scorsi poi non possiamo darne la colpa ai virtuosi risparmiatori cinesi e tedeschi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESEMPI VIRTUOSI L'elevato risparmio dei tedeschi e dei cinesi non può essere un problema: bisogna fare emergere le complementarietà con gli altri paesi ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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Indagine Confcommercio-Censis. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IL COMMERCIO E IL LAVORO data: 2009-07-23 - pag: 6 autore: Indagine Confcommercio-Censis. Si riduce il clima di incertezza ma il 71,7% dei nuclei non aumenterà i consumi Famiglie più ottimiste, il peggio è passato Davide Colombo ROMA La fase peggiore della crisi economica e finanziaria è, con buona probabilità, alle nostre spalle. Lo confermano gli ultimi indicatori sui consumi e la fiducia presentati ieri dall'ufficio studi di Confcommercio assieme all'indagine semestrale realizzata dal Censis sulle aspettative delle famiglie. Il monitor mensile sui consumi (Icc), in particolare, ha registrato a giugno il quarto movimento positivo consecutivo, sostenuto in particolare dalle immatricolazioni di auto, e positiva è la stima sulla produzione industriale, dopo il dato Istat del mese passato. Se al quadro si aggiungono le proiezioni sul clima di fiducia (debolmente positivo) del settore manifatturiero, del commercio e dei servizi, accompagnato dalla ripresa in corso da marzo dei mercati finanziari, si arriva al «cauto ottimismo» per una possibile ripresa dei consumi e degli investimenti nei mesi a venire. «Nonostante le migliori prospettive abbiamo aggiornato al ribasso le nostre stime sul Pil per il 2009 al -4,8% - ha spiegato il direttore dell'ufficio studi,Mariano Bella - mentre per il 2010 prevediamo una crescita dello 0,6% (+0,8% nel 2011, ndr). Il peggioramento è dovuto ai forti cali dei consumi, delle esportazioni e della produzione degli ultimi mesi, ma gli indicatori che abbiamo davanti ci rendono moderatamente ottimisti». In questo contesto cresce il numero di famiglie che guarda al futuro con fiducia (dal 52,4% di gennaio al 56,8% di giugno secondo il Censis), anche se tra i nuclei resta molto frequente un comportamento prudente (il 46,2% dichiara un maggior risparmio e il 25,8% una riduzione dei consumi). L'analisi proposta dal direttore del Censis, Giuseppe Roma, conferma la stagnazione delle spese nella prima parte dell'anno, dove l'incremento in valore più significativo è stato motivato dall'aumento delle tariffe per i consumi domestici (43,8%), e anche il confronto sui saldi ponderati tra chi ha dichiarato di spendere di più e chi ha tagliato i consumi, registra un calo dal 52,7% del secondo semestre 2008 al 48,6% del primo semestre 2009. Per i mesi a venire non mancano tuttavia i segnali di disgelo: diminuisce il clima di incertezza (dal 17,5 al 10,5% tra gennaio e giugno) e si riduce leggermente (dal 13,6 al 9,5%) la quota di famiglie che prevede un'ulteriore riduzione dei consumi, anche se il 71,7% ritiene che la sua spesa non cambierà. I tagli di spesa riguarderanno, in particolare, i viaggi, i pasti fuori casa, le auto e l'abbigliamento, mentre tengono le spese in apparecchiature elettroniche, quelle legate al tempo libero e alla cura personale. «Siamo nell'incavo dell'onda - ha detto Roma- ed è quasi certo che la ripresa ci sarà. Il problema è capire come si comporteranno le famiglie ma possiamo già dire che la ripresa più forte dei consumi sarà nel nord-est e nella provincia italiana, e vedrà come protagonisti i giovani single ». A conferma del fatto che le famiglie, nel loro complesso, «non hanno gettato la spugna», come ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sono state indicate anche sensibili riduzioni del ricorso al credito al consumo e delle difficoltà nel pagamento dei mutui casa. Per sostenere la ripresa dei consumi, che rappresentano il 60% del Pil, Sangalli ha auspicato misure di riduzione del carico fiscale sui redditi da lavoro «compatibili con la situazione dei conti pubblici», mentre entro l'estate dovrà essere definita operativamente la moratoria sui debiti delle Pmi: «Alle banche abbiamo chiesto lungimiranza per consentire alle imprese di andare avanti grazie all'ossigeno del credito». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PREVISIONI Nel 2009 Pil in calo del 4,8%, l'anno prossimo torna in positivo. Sangalli: fisco sul lavoro più leggero e più credito alle Pmi

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Per Morgan Stanley ancora rosso nei conti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 23/07/2009 - pag: 30 Dopo il rimborso dei fondi pubblici Per Morgan Stanley ancora rosso nei conti MILANO Pesa il rimborso dei prestiti governativi su Morgan Stanley che ha annunciato nuove perdite nel terzo trimestre consecutivo, il secondo dell'anno. Il «rosso» è arrivato a giugno a quota 1,26 miliardi di dollari, su ricavi anch'essi in calo a 5,4 miliardi (-11%), contro un utile di 1,1 miliardi di un anno fa. Conti «peggiori delle previsioni» secondo dagli analisti, mentre il 'numero' che forse sorprende di più è quello relativo al costo per la remunerazione dei dirigenti salito a 3,9 miliardi dai 3,1 un anno fa. Nel periodo in questione l'ex banca d'affari che, sempre secondo gli analisti, appare «ancora in cerca di una nuova identità» ha restituito al governo i 10 miliardi ricevuti nell'ambito del piano Tarp (Troubled Asset Relief Program), con spese straordinarie per 850 milioni. Trimestre record, invece, per Wells Fargo (utile +81% a 3,17 miliardi) che tuttavia vede i crediti in sofferenza aumentare del del 45% a 18,3 miliardi. «I mercati finanziari non sono ancora tornati alla completa normalità», ha osservato il presidente della Fed Ben Bernanke, ribadendo che le ultime indicazioni sul'economia sono «incoraggianti» ma che è «prematuro» dire se sarà necessario o meno un secondo piano di stimolo fiscale.

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Cina, suicida l'ingegnere-modello Custodiva i segreti dell'iPhone (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 23/07/2009 - pag: 31 Sotto accusa Era scomparso uno dei nuovi prototipi della Apple Cina, suicida l'ingegnere-modello Custodiva i segreti dell'iPhone DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI Morire per un telefono. Morire a 25 anni. A Shenzhen, la città-pioniera delle riforme economiche che hanno fatto ricca la Cina, un giovane ingegnere sospettato di aver fatto sparire un prototipo di iPhone di quarta generazione si è buttato dal balcone di casa, al dodicesimo piano della modernissima metropoli che ormai lambisce Hong Kong con le sue sterminate periferie. Il ragazzo, Sun Danyong, dipendente della Foxconn, un'azienda subfornitrice dell'americana Apple, aveva la responsabilità di 16 cellulari «ultra segreti» che ai primi di luglio avrebbero dovuto raggiungere la società di Cupertino, in California. Secondo quanto rivelato dal Nanfang Daily (Quotidiano del Sud), il 13 l'ingegnere, disperato, fa sapere che uno di questi preziosissimi telefonini un modello che ha risollevato le sorti della Apple, rendendola immune alla crisi è scomparso. Immediatamente, riporta il giornale cinese, citando amici e colleghi della vittima, un superiore e alcune guardie dell'azienda si presentano all'appartamento e lo mettono a soqquadro. Ma il cellulare non salta fuori, e la tensione raggiunge livelli di guardia. Sun viene strattonato, forse malmenato, certamente minacciato: in ballo ci sono segreti industriali di immenso valore e la commessa della Apple, fondata sulla fiducia che i prodotti d'avanguardia siano al sicuro, anche al di là dell'oceano. Sun capisce che i sospetti sono tutti contro di lui: la vergogna è troppa, il 16 luglio, alle tre del mattino, si getta nel vuoto. La notizia del tragico gesto del giovane ingegnere rimbalza sui media e sui blog. Scattano le polemiche: «Non dovevano trattarlo con tanta durezza, è stata un'umiliazione insopportabile per lui». La Apple diffonde un comunicato da Hong Kong: la portavoce Jill Tan esprime «grande dispiacere per la tragica perdita di una vita umana» chiedendo alle sue aziende fornitrici di «trattare gli impiegati con dignità e rispetto » . Il caso umano porta immediatamente alla luce un sottobosco di «relazioni pericolose» tra i giganti americani e le controparti in Asia. La crisi finanziaria mondiale ha, se possibile, ridotto i margini operativi delle aziende occidentali, costringendole ad abbassare ancor più i costi di produzione. Niente di meglio che rivolgersi a Oriente, dove tuttavia i diritti dei dipendenti, le loro condizioni di lavoro, sono slegati dalle minime tutele, almeno secondo i nostri parametri. Non solo: la Foxconn, gigante del-- l'elettronica per conto terzi (produce anche computer per la Hewlett-Packard, PlayStation per la Sony e cellulari per la Nokia), è di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry, società che ha trasferito le linee di assemblaggio nella Cina continentale per abbassare ulteriormente gli oneri. Questa corsa al ribasso, in definitiva, è possibile soltanto a un prezzo che a volte appare insostenibile, come il caso del giovane ingegnere suicida ha messo tragicamente in evidenza. La Repubblica popolare, d'altro canto, sempre più la «fabbrica del mondo», ha fatto passi da gigante. Le sue aziende non si limitano a tagliare e cucire abiti o giocattoli di scarsa qualità. La Borsa di Shanghai, recentemente, ha superato per capitalizzazione la «rivale» di Tokyo. Pechino è sempre più capace di realizzare prodotti d'avanguardia per conto terzi, dagli aerei (per esempio l'Airbus A320, assemblato a Tianjin) ai prototipi dei telefonini di maggior successo: gli iPhone. In tutto questo processo, con il valore degli interessi in gioco, come stupirsi che un prototipo realizzato per la Apple vada «perduto »? L'iPhone è, al momento l'oggetto più ambito nel mondo: 5,2 milioni di pezzi sono stati venduti finora nel terzo trimestre, innescando, per la Apple, una crescita dei profitti del 15% nello stesso periodo. Ma tutto ha un prezzo. Paolo Salom

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Milano in rialzo con i bancari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Milano in rialzo con i bancari Ancora una seduta al rialzo per Piazza Affari che chiude con il FtseMib in aumento dello 0,48%. La giornata è stata caratterizzata da una forte volatilità. Alcune trimestrali al di sotto delle attese e l'incertezza di Wall Street hanno impedito ai mercati di prendere una direzione precisa. Il clima è rimasto comunque positivo e così le Borse hanno potuto chiudere l'ottava seduta consecutiva al rialzo. A Milano in evidenza Telecom Italia che con un balzo del 3,7% chiude a 1,05 euro, spinta sia dai conti positivi della concorrente Tele2 sia da un report di Bofa-Merrill Lynch che ha alzato il target price del titolo a 1,1 euro. Bene Ansaldo Sts (+6,1%) dopo l'annuncio di un nuovo contratto in Libia da 541 milioni. Tenta il recupero, invece, Risanamento , che dopo la flessione del 30% registrata martedì ieri ha guadagnato il 3,5%. Giù i petroliferi che hanno pagato il calo delle quotazioni del greggio: Eni ha lasciato sul terreno e lo 0,6% e Saipem lo 0,27%. Negativa anche Tenaris (-0,4%). Mentre sale Enel (+1,29%) in scia alle utility europee. In controtendenza, invece, Acea che cede il 2,61% per i timori che possa saltare la partnership tra l'utility romana e GdF-Suez, con conseguente uscita di quest'ultima dal capitale, dopo che i francesi hanno deciso di rinunciare all'acquisto di Romana Gas da Saipem. E chiude in flessione anche la Fiat (-1,7%) nel giorno del consiglio che ha approvato i conti semestrali. Positivi, infine, i bancari con Unicredit che guadagna lo 0,57%, Intesa Sanpaolo lo 0,2% e Montepaschi lo 0,7%. Petroliferi Il calo del greggio pesa sull'andamento di Eni (-0,6%) e Saipem (-0,27%)

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Maxicommessa in Libia, Ansaldo vola (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Maxicommessa in Libia, Ansaldo vola (f.d.r.) Forte rialzo per Ansaldo Sts che ha festeggiato l'annuncio di un nuovo importante contratto in Libia con un balzo del 6,11%, tra scambi tre volte superiori alla media (1,4 milioni di azioni contro 547 mila di media). Il gruppo controllata da Finmeccanica ha ottenuto dalla Libia una commessa da 541 milioni di euro per realizzare dei sistemi di segnalazione e impianti di telecomunicazioni, all'interno del Paese e sulla costa, per un totale di circa 1.450 chilometri. Il balzo di ieri incrementa ulteriormente il bilancio già positivo del titolo, che in un mese ha guadagnato il 14,5% e il 56% negli ultimi sei mesi. Sergio De Luca ad della Ansaldo Sts

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Wells Fargo frena dopo i conti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Wall Street Wells Fargo frena dopo i conti ( f.d.r. ) Non sono bastate una crescita degli utili del 47% e il raddoppio dei ricavi per fermare le vendite su Wells Fargo, arrivata a perdere fino al 5% dopo la presentazioni di conti trimestrali. I risultati della banca americana sono stati migliori delle attese, grazie al contributo della controllata Wachovia. Ma il mercato ha accolto con preoccupazione l'aumento delle svalutazioni a 4,4 miliardi, degli accantonamenti, a 5,1 miliardi, legati a future perdite sui mutui immobiliari e il balzo del 45% dei crediti incagliati. Segnali che secondo gli analisti potrebbero avere implicazioni più vaste per il settore bancario Usa. John G. Stumpf ceo della WellsFargo

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ROMA - La crisi economica aumenta il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Ques... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 23 Luglio 2009 Chiudi di RITA DI GIOVACCHINO ROMA - La crisi economica aumenta il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Questo l'allarme lanciato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel corso dell'audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia. «Con la recessione gli imprenditori vedono inaridirsi i flussi di cassa e cadere il valore di mercato del proprio patrimonio», ha spiegato il governatore, «ciò rende più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata molte aziende». Draghi non ha nascosto il suo pessimismo: «L'Italia uscirà da questa crisi con più disoccupazione e più debito, perché entrambi diminuiscano dovremmo essere capaci di crescere a una velocità maggiore di quella degli ultimi 10 anni, avremmo bisogno di più infrastrutture e di più capitale umano e sociale». E in un contesto così preoccupante va sbarrata la strada alle organizzazioni criminali. «In Italia sono sempre più aggressive, pervasive, opprimenti e tali da frenare la crescita del Paese», ha sottolineato ancora Draghi. L'usura è uno dei grandi pericoli, ma non l'unico. Molti sono gli strumenti in mano alla criminalità organizzata per appropriarsi di quote societarie, inserirsi con azioni di salvataggio, infiltrarsi in tutti i modi possibili nell'economia sana grazie alla forte liquidità di denaro, provento di attività illegali, di cui dispone. «Proprio per questo l'azione di contrasto nei confronti del riciclaggio deve farsi ancora più attenta e decisa», ha esortato il governatore al termine del suo lungo e dettagliato intervento. Il Presidente dell'Antimafia Giuseppe Pisanu lo ha ringraziato e ha sottolineato l'importanza del contributo che la Banca d'Italia sta dando attraverso l'UIF (Unità di Informazione Finanziaria) proprio nella lotta al riciclaggio dei capitali mafiosi. Draghi e Pisanu hanno poi confermato la volontà di approfondire la collaborazione sui temi del rapporto tra crisi finanziaria e riciclaggio, della disciplina che segnala le operazioni sospette oltre che dei controlli sugli intermediari finanziari. Draghi ha insistito sulla necessità di un Testo unico in materia di anti-riciclaggio in modo da avere strumenti adeguati per contrastare le aggressioni finanziarie della mafia: «Solo così possiamo fornire agli operatori una cornice giuridica certa». La necessità di un testo unico nasce dal fatto che, secondo il governatore, lo schema di legge delega, recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, non consente di risolvere «tutte le criticità» del decreto legislativo varato nel 2007. In particolare Draghi ha suggerito di intervenire modificando le sanzioni penali: «Le numerose modifiche normative e istituzionali che il legislatore ha introdotto in materia di lotta al riciclaggio stanno via via producendo gli effetti desiderati, ma ci sono ancora margini di miglioramento». E infine: «Le informazioni di cui disponiamo sono più estese, l'azione di contrasto si sta facendo più intensa e più efficace anche grazie alla crescente collaborazione tra numerosi soggetti pubblici e privati, nazionali e internazionali». Insomma si è finalmente preso coscienza degli enormi rischi del riciclaggio. Ma per Draghi si tratta ancora di un «work in progress». E ha concluso con una battuta: «Diciamo che non manca il work e si comincia a vedere il progress».

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genova, e la nave va dal salone 2009 primi segni di ripresa (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 34 - Inserto Estate Genova, e la nave va Dal salone 2009 primi segni di ripresa Dal 3 all'11 ottobre si svolge la grande manifestazione alla Fiera del Mare con la presenza di 1500 espositori di Roberta Rizzo MILANO. Dalla nautica arrivano i primi segnali di ripresa economica. E a dimostrarlo sono i numeri del Salone Internazionale di Genova, in programma dal 3 al'11 ottobre alla Fiera del Mare. Sono ben 1.450 gli espositori, di cui il 37% esteri, 2.400 barche con 550 nuovi modelli. Insomma il marchio anti-crisi viene dal mare e dal settore nautico che traina lavoro e commercio. La notizia che riparte il leasing nautico arriva proprio durante la conferenza stampa della presentazione della 49ma edizione del Salone della Nautica, che si è svolta ieri a Milano, a Palazzo Turati. Ad annunciarlo è Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina (Confindustria della nautica): «Il leasing permetterà nuovo respiro al settore». Albertoni ha anche sottolineato che la crisi finanziaria non può bloccare un settore come quello della nautica, uno dei più importanti vettori dell'economia italiana: «Il solo comparto della cantieristica ha generato in questi ultimi mesi un fatturato globale pari a 3,8 miliardi di euro, con uno scostamento pari allo 0,5% rispetto al 2007. L'industria nautica si conferma un formidabile volano per tutto l'indotto, con un fatturato complessivo pari a 6,2 miliardi di euro». Insomma, l'edizione di ottobre vedrà la nautica graffiare il mercato. L'inaugurazione averrà il 3 ottobre con la presenza del premier Silvio Berlusconi e dieci ministri. L'incontro avrà l'obiettivo di individuare soluzioni concrete e fattive relative ai temi centrali della nautica, tra cui la fiscalità, aree marine protette, la creazione di una vera e propria cultura del mare con conseguente organizzazione del turismo nautico. Ma le novità della prossima edizione sono tante e allettanti per coloro che amano il mare. Il nuovo padiglione B, firmato dal progettista e architetto Jean Nouvel, offre oltre 110 mila metri quadrati fronte mare dotato di servizi d'eccellenza e impiantistica d'avanguardia. I temi portanti del Salone della Nautica tratteggeranno le nuove geografie del Made in Italy, il turismo come motore dei territori costieri, e anche la politica nautica della Ue per il Mediterraneo. All'interno del programma delle manifestazioni collaterali del Teatro del Mare, è prevista la presentazione dell'"Italian Cup". Inoltre si svolgeranno: il Premio Marincovich e il concorso "Una barca per tutti", la maratona nautica e il Meeting Internazioanle Optimist. Al grande evento hanno confermato la loro presenza, oltre Raisport e la diretta di "Lineablu" su Raiuno, anche molte altre televisioni taliane e straniere. Sponsor ufficiale della 49º edizione è Rolex, che diventerà "orologio ufficiale" della manifestazione.

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Il vento del governo fa ripartire il Salone Nautico a gonfie vele (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

articolo di giovedì 23 luglio 2009 Il vento del governo fa ripartire il Salone Nautico a gonfie vele di Redazione Il Salone più spettacolare può contare sulla nuova circolare sul leasing spinta da Luigi Grillo. Ucina: «È la fine della crisi» Le difficoltà affrontate dal settore non scoraggiano gli organizzatori del Salone Nautico, che ad una candelina dal suo cinquantesimo compleanno, si preannuncia come un evento decisamente ricco, sia in termini di numeri sia di novità. La 49° edizione dell'evento, organizzato in partnership da Fiera di Genova e dall'associazione di categoria della cantieristica da diporto Ucina, occuperà gli spazi della Fiera del Mare dal 3 all'11 ottobre e conta già oltre 1450 espositori e 2400 imbarcazioni. L'impronta internazionale alla manifestazione, già evento di riferimento per il comparto nautico, è data dal livello di partecipazione di espositori esteri, ormai vicino al 40 per cento. I dati di quest'anno sono particolarmente positivi considerate le difficoltà affrontate dal settore in seguito alla crisi finanziaria globale: la sensibile contrazione della domanda affrontata negli ultimi 3 mesi del 2008 ha infatti portato ad una crescita pari zero dei margini sull'intero anno. E nel 2009 sarà pressoché impossibile ripetere l'incremento di dieci punti percentuali registrato negli ultimi anni dall'industria nautica. Ma proprio in questi giorni sono stati fatti alcuni passi avanti per favorire la ripresa del settore: l'appoggio del Governo alle politiche di sviluppo proposte dal mondo confindustriale ha portato all'emanazione di una nuova «Circolare sul leasing nautico italiano» in grado di rimettere in moto uno strumento finanziario essenziale alla crescita del comparto. Negli ultimi anni infatti le sottoscrizioni in Italia ai leasing sono diminuite del 53 per cento; mentre l'erario ha perso milioni di Iva a beneficio delle casse francesi, che solo nel primo trimestre di quest'anno hanno guadagnato entrate per quasi 80 milioni. Soddisfatto il senatore Pdl Luigi Grillo presidente dell'8ª commissione Lavori Pubblici, che ha sostenuto l'iniziativa. «La circolare - ha detto - accoglie le istanze degli operatori del settore». «Dopo mesi difficili di interpretazione di questa normativa - sottolinea il presidente di Ucina, Anton Francesco Albertoni - il leasing nautico può ripartire su basi concordate e coordinate con la partecipazione dell'Agenzia delle Dogane, della Guardia di Finanza, di tre ministeri e di Ucina». La firma della circolare è solo uno degli accordi che è necessario sottoscrivere per favorire un settore che per Ucina «non ha bisogno di aiuti straordinari di Stato»: le stime della Confindustria nautica per il 2008 e 2009 prevedono un tasso di crescita certamente inferiore rispetto agli anni precedenti ma in linea con quei settori che hanno dimostrato di saper guardare avanti anche nella difficile congiuntura economica. Ed è questo contesto che ha portato ad un rinnovamento del programma del Salone Nautico. La manifestazione è stata migliorata con un ricco calendario di convegni tematici: dal turismo nautico motore dei terreni costieri alla politica nautica della Ue per il Mediterraneo. L'inaugurazione delle tavole rotonde è affidata nel giorno di apertura del Salone alla prima «Assemblea Generale della Nautica», dove il presidente del Consiglio e 10 ministri si confronteranno con le Istituzioni per definire una vera politica nazionale per il comparto. Le imbarcazioni restano però le vere protagoniste del Salone: e la necessità di massimizzare funzionalità e contenimento dei consumi - normale legge di mercato ma che nei periodi di crisi economica guadagna sempre più forza - si riflette nelle scelte espositive della 49° edizione, che quest'anno ospiterà un numero maggiore di imbarcazioni più adatte ad uscite giornaliere con la famiglia e di più facile conduzione. © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961

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Africa chiave dello sviluppo, e la Chiesa torna protagonista (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Commenti economia internazionale Africa chiave dello sviluppo, e la Chiesa torna protagonista Carlo Zappatori La Chiesa cattolica sta intensificando, da molto tempo, i suoi sforzi per aiutare le popolazioni africane, invitando tutti i Governi del mondo a fare di più verso il continente nero, dove vi è ancora troppa gente che muore per fame, mancanza di acqua e medicinali e micidiali guerre fratricide, spesso ignorate dalle Organizzazioni internazionali. Questo impegno pastorale della Chiesa molto attivo, che si aggiunge al lodevole lavoro di missionari ed organizzazioni cattoliche a favore delle popolazioni africane sta facendo crescere, nella gente del continente nero, una nuova generazione di sacerdoti africani che stanno diffondendo l'insegnamento evangelico in molti Paesi. In Eritrea sono stati ordinati 12 nuovi sacerdoti, come riferisce all'Agenzia Fides padre Kibrom Tseggai, direttore dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Eritrean Catholic Secretariat. Il 18 luglio 2009, Monsignor Kidane Yebio, Vescovo dell'Eparchia di Keren, ha ordinato sei sacerdoti che si sono formati nel Seminario maggiore nazionale di Asmara, nella Cattedrale di San Michele. Nel frattempo, altri sei diaconi dello stesso seminario dell'Eparchia di Asmara sono stati ordinati nelle loro rispettive parrocchie dall'altro prelato Mons. Menghisteab Tesfamariam. L'ordinazione di 12 sacerdoti diocesani, in un Paese dove i cattolici sono una minoranza, è significativa. Si tratta inoltre di un record per il Seminario Maggiore di Asmara, che finora non era mai giunto a formare e ordinare 12 sacerdoti in un anno. Nella sua storia il Seminario ha avuto una vita movimenta fin dalla sua fondazione da parte di S. De Jaccobis a Guala, nel 1845, circa 164 anni fa, in mezzo a persecuzioni e ad altre difficoltà. Nel 1869 il Seminario viene trasferito a Keren per poi ritornare ad Asmara nel 1959. Il secondo più alto numero di ordinazioni di sacerdoti diocesani del seminario (10) risale al 25 dicembre 1889 a Keren; e il terzo più alto numero (8 sacerdoti) venne registrato nel marzo 1936 a Keren. Ad accrescere il significato storico delle ordinazioni del 2009 occorre ricordare che, dopo la strutturazione della Chiesa cattolica in Eritrea in tre diocesi avvenuta nel 1995, è la prima volta che le diocesi di Asmara e Keren ordinano ciascuna sei sacerdoti diocesani, ed è per entrambe le diocesi il numero più elevato di ordinazioni sacerdotali finora registrato. Su questo piccolo paese africano, dove vive gente pacifica e molto laboriosa ed in cui le migliori scuole, molto apprezzate dal popolo eritreo, sono quelle italiane l'aiuto economico del nostro Paese può essere determinante per favorirne lo sviluppo economico e creare migliori condizioni di vita per quella gente. L'aiuto del mondo cattolico e della Chiesa a questo Paese, dove crescono significative vocazioni religiose, è egualmente importante, perché la Chiesa, con i suoi principi di pace e solidarietà, in un continente che soffre spesso fame e miseria, può stimolare sempre di più l'impegno economico e finanziario di tutti i Paesi più ricchi ed industrializzati verso il continente africano. Nel nuovo millennio, dopo il superamento, già dall'anno prossimo, della crisi finanziaria ed economica internazionale, è necessario che il continente nero, dove abitano oltre 1 miliardo di persone, diventi, con l'aiuto dell'Europa, il continente emergente economico, con cui intensificare scambi commerciali e produttivi, che saranno determinanti anche per lo sviluppo del nostro Paese e del nostro Sud, se si faranno, per tempo, adeguati investimenti in tutte le infrastrutture di trasporto. del 23-07-2009 num.

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Fed, Bernanke: Legale operazione BofA-Merril (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa & Mercati stati uniti Fed, Bernanke: Legale operazione BofA-Merril La Riserva Federale Usa o altre autorità degli Stati Uniti hanno agito in modo adeguato nell'acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America, un'operazione varata l'anno scorso sull'onda della crisi finanziaria. Lo afferma il presidente della Fed, Ben Bernanke, di fronte alla Commissione bancaria del Senato. "Abbiamo agito", sottolinea il numero uno della Federal Reserve, "in modo del tutto legale ed etico" e "il risultato è stato coronato dal successo". Entrambi i gruppi, sottolinea Bernanke, "si sono stabilizzati" e il sistema finanziario nel suo complesso "è migliorato. Nessuna legge o codice etico è stato violato", conclude il presidente della Fed. del 23-07-2009 num.

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DOMENICO AMBROSINO Procida. In Giappone crolla il mercato, nel Golfo tornano gli allevamenti dei ... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 23-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Circondario Nord)) (Mattino, Il (Circondario Sud2))

Argomenti: Crisi

DOMENICO AMBROSINO Procida. In Giappone crolla il mercato, nel Golfo tornano gli allevamenti dei tonni rossi nella baia del Caraugno. Ad essere messi all'ingrasso non saranno, però, i tonni della società italo turca Akua Italia ma quelli della società isolana Marisol che ha inoltrato al Comune e ai dirigenti dell'area marina protetta Regno di Nettuno, l'istanza per poter di nuovo operare. Il Comune è contrario alla ripresa dell'ingrasso dei tonni nella baia, peraltro inserita nella zona B , cioè di tutela generale della riserva marina. «Secondo la normativa vigente - spiega Riccardo Strada, direttore del Regno di Nettuno - è necessaria una nostra autorizzazione per esercire l'attività. Il che significa che dobbiamo valutare l'incidenza e l'impatto ambientale. Al momento, perciò, stiamo, acquisendo documentazioni, pareri ed informazioni per andare a fondo della situazione». Nel 2007, anche sotto l'incalzare delle proteste ambientaliste, l'ente locale aveva avviato un'azione tesa alla revoca della concessione alla Marisol che prevede, per un periodo di 15 anni, l'occupazione e l'uso di uno specchio acqueo al Caraugno di 20.000 metri quadri, con un canone annuo di euro 305,67. Ma il Tar, a cui la Marisol aveva inoltrato ricorso sulla questione, ha concesso nel 2008 la sospensiva. Da qui la richiesta della ripresa dell'attività dell'impianto di maricoltura al quale aveva rinunciato invece la società italo-turca «impossibilitata a collocare il prodotto nei mercati del Giappone, dove si registra una drammatica flessione nell'acquisto del tonno, a causa della grave crisi finanziaria ed economica internazionale che ha modificato significativamente gli stessi stili di vita alimentari dei consumatori nipponici». Gli abitanti di Solchiaro e Centane - le zone limitrofe alla baia del Caraugno - insieme con gli ambientalisti e le dieci associazioni che da due anni stanno conducendo una dura battaglia per la liberazione della baia, sono di nuovo sul piede di guerra. Dice Carla Cassese, uno dei principali animatori comitato composto da isolani e turisti: «Le acque della zona stanno tornando alla purezza preesistente alla sistemazione della gabbie. Non ci sono più i fetori derivati dai mangimi per l'alimentazione dei tonni. È assurdo riattivare gli allevamenti in un'area marina protetta. Come già lo scorso anno chiameremo anche Greenpeace ad intervenire nel Caraugno». Il sindaco dell'isola Gerardo Lubrano sposa completamente la causa: «All'interno del Caraugno non ci saranno più impianti di maricoltura. In tal senso, cè il parere unanime del consiglio comunale. Come già abbiamo concordato con i turchi di Akua Italia, gli impianti vanno delocalizzati. La Marisol si dovrà attenere alla stessa condizione se vorrà continuare ad operare nelle acque procidane».

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IL PEGGIO E' PASSATO, IL RECUPERO RESTA INCERTO (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

IL PEGGIO E' PASSATO, IL RECUPERO RESTA INCERTO NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 23.07.2009 14:47 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Secondo l'ultima analisi dell'Istituto di ricerche Ref, nel corso degli ultimi mesi la congiuntura economica internazionale ha messo in evidenza andamenti di segno contrastante. Da un canto gli indicatori di attività relativi alla prima parte dell’anno sono risultati estremamente deboli, consegnandoci un quadro per il 2009 peggiore di quanto ci si attendesse, e questo ha comportato una revisione al ribasso delle previsioni per l’anno in corso. Dall’altro, i segnali di inversione del ciclo si sono moltiplicati, sia pure senza particolare vivacità. Dall’andamento recente delle principali variabili possiamo affermare che per il ciclo internazionale il punto di minimo è stato oramai superato, anche se la ripresa per ora procede a passo lento. Si rilevano anche divaricazioni nei tempi della ripresa delle diverse aree dell’economia mondiale. Il ciclo pare consolidarsi in Cina e in altri paesi del sud est asiatico, mentre i segnali sono meno intensi nei paesi occidentali. Conta anche il sostegno della politica fiscale di segno espansivo varata dal Governo cinese, che ha consentito di iniettare domanda nel sistema proprio mentre i mercati di sbocco occidentali si prosciugavano. Nella nuova gerarchia internazionale della competitività l’Asia ha certamente guadagnato posizioni durante gli ultimi mesi perché, grazie all’impulso espansivo della politica fiscale, le imprese dell’area sono state meno esposte alle conseguenze del calo della domanda aggregata globale. Gli impulsi della politica economica, monetaria e fiscale, hanno invece avuto efficacia inferiore nelle economie più coinvolte dalla crisi finanziaria. L’aumento del tasso di risparmio ha vanificato l’effetto della politica di bilancio espansiva e della caduta dell’inflazione sui consumi sia negli Stati Uniti che nell’area euro. La crisi ha colpito di più la domanda segue pagina >>

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Terza commissione. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

«Viabilità, un polo integrato dei trasporti»Terza commissione. Le proposte: utilizzare la ferrovia di Stato per i collegamenti con Fontanarossa L'OPPOSIZIONE «Rientri pomeridiani servizi non sprechi» Critiche dall'opposizione all'amministrazione per la decisione di sospendere nel periodo estivo il rientro pomeridiano dei dipendenti comunali. «La ricetta per combattere gli sprechi al Comune inizia " tagliando" i buoni pasto ai dipendenti comunali - dice il consigliere comunale Rosario D'Agata - Trovo alquanto ingiustificato che l'assessore al personale Nuccio Lombardo individui il personale comunale come concausa della grave crisi finanziaria che l'Ente si trova a fronteggiare ormai da tempo. Mi corre l'obbligo ricordare all'assessore Lombardo che i rientri pomeridiani sono per legge garantiti proprio per dare la possibilità ai cittadini-utenti di fruire di tutti i servizi erogati dall'Amministrazione Comunale, anche nelle ore pomeridiane, quindi la corresponsione del buono-pasto non è una regalia ma un diritto per un servizio assicurato». D'Agata ricorda che i dipendenti del Comune non percepiscono i buoni pasto dal 2007 e hanno garantito, nonostante tutto, il servizio pomeridiano». Contrario anche Nello Musumeci, capogruppo de La Destra-As: «Sospendere il rientro pomerdiano dei dipendenti comunali appare almeno inopportuna. Sarebbe interessante conoscere quali sono gli obbiettivi che si intendono raggiungere a parte quello, certo, di creare ulteriori disagi ai cittadini-utenti».

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Vito D'Antona. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

«Subito interventi alla rete idrica»Vito D'Antona. «Da settimane perdite del prezioso liquido; così l'emergenza acqua si aggrava» Questione arretrati ai dipendenti comunali e polemica fra la Cisl e il sindaco Buscema. Il capogruppo consiliare dell'Udc, Paolo Nigro interviene nella querelle dichiarando che il primo cittadino non può pretendere le scuse della Cisl, criticando il provvedimento sindacale con il quale s'intimava al direttore generale Buscema ed al dirigente della Ragioneria Bondì, di non pagare i dovuti arretrati contrattuali ai dipendenti comunali. «Dopo il racconto ai modicani della favola del "filo di luce" che si intravedeva "in fondo al tunnel" della crisi finanziaria - dice Nigro - avevamo sperato che si ricredesse della convinzione che oggi i cittadini vivono felici e contenti e, soprattutto, che questo è il loro stato d'animo, attraverso la constatazione che sono tanti i lavoratori del diretto e dell'indotto, lasciati senza soldi». «Non ci aspettiamo - aggiunge il capogruppo dell'Udc - nè pretendiamo,riconoscimenti per avere chiesto che nel bilancio 2009 fosse inserita la somma occorrente per il pagamento degli arretrati, così come prescritto dalla legge, appunto perché dovuta, ma non possiamo consentire che passi sotto silenzio la pretesa di Buscema di ricevere i ringraziamenti, come se avesse fatto una concessione, e le scuse formali dalla Cisl per avere sottolineato la validità della rivendicazione avanzata con toni forti». GI. BU.

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Effetto incentivi, onda lunga su vetture piccole e compatte (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

Effetto incentivi, onda lunga su vetture piccole e compatte TORINO. A giugno il mercato europeo dell'auto ha registrato il primo risultato positivo dopo 14 mesi di calo. Secondo i dati Acea, in Europa Occidentale (EU15 + 3 EFTA) le immatricolazioni hanno sfiorato 1.382.200 unità, pari a una crescita del 4,6% rispetto a giugno 2008. La maggior parte dei Paesi che godono degli ecoincentivi hanno riportato una variazione positiva: in testa la Germania (+40,5%), seguita da Italia (+12,4%), Francia (+7%) e Austria (+4%), mentre le perdite registrate in Spagna (-15,9%) e Regno Unito (-15,7%) sono stati contenute grazie agli interventi di sostegno alla domanda recentemente introdotti. L'Italia, che a giugno ha totalizzato oltre 209.300 immatricolazioni, si colloca tra i Paesi che hanno riportato una crescita a due cifre (+12,4%), posizionandosi al secondo posto dopo la Germania nella classifica dei cinque maggiori mercati dell'Europa occidentale. «Questo risultato è un'iniezione di fiducia per tutta la filiera automotive e non fa che confermare il successo degli ecoincentivi introdotti lo scorso febbraio - sottolinea l'Anfia in una nota - una misura che, anche grazie all'estensione a tutte le vetture Euro 2, ha nuovamente innescato il processo di sostituzione del parco auto più anziano. Secondo i dati Aci, a giugno 2009, sul totale delle vetture rottamate, il 45,8% apparteneva alla classe Euro 2, il 32,4% alla classe Euro 1 e il 21,8% alla classe Euro 0. Nel contesto europeo occidentale (EU15 + 3 EFTA), le marche italiane hanno riportato una crescita del 13,2% nel mese, migliorando la quota di penetrazione di 0,6 punti: dall'8,1% all'8,7%». Nel primo semestre la quota è passata dall'8,4% dello scorso anno al 9,2%, portando così le marche italiane al terzo posto nella classifica dei principali Costruttori europei. «Il risultato positivo di giugno premia i Paesi che hanno creduto nell'efficacia delle misure di sostegno alla domanda - spiega Eugenio Razelli, presidente di Anfia - tant'è vero che anche Spagna e Regno Unito, gli ultimi a introdurre tali provvedimenti, sono riusciti a contenere le perdite. Speriamo che questo miglioramento possa consolidarsi nei prossimi mesi, risollevando le stime di chiusura del 2009». L'associazione nazionale dei costruttori Vda ribadisce l'efficacia del provvedimento di sospensione della tassa automobilistica annuale e dell'«environmental premium», la campagna incentivi tedesca. Vda riconosce che, avendo la crisi finanziaria ed economica globale colpito soprattutto le esportazioni, gli incentivi in vigore hanno risollevato la domanda sul mercato domestico, privilegiando le vetture piccole e compatte, con un positivo effetto di stabilizzazione dell'occupazione nel settore. F. B.

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Crisi polo solofrano, Fierro: "Evitare gli aggravi di tariffe" (sezione: crisi)

( da "Irpinianews" del 23-07-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi del nucleo conciario solofrano ha determinato, nel corso del 2008, una caduta produttiva di notevole consistenza. Uno degli effetti perversi di questo calo di produzione è la riduzione delle acque inviate alla depurazione e quindi degli introiti della gestione commissariale con la conseguenza di dissestare i conti di una gestione che l'attività del Commissario Jucci aveva portato a pareggio. Al fine di evitare un aggravio di tariffa sulle aziende rimaste in produzione è stato richiesto dalle associazioni imprenditoriali l'intervento delle istituzioni, regionale e nazionali. In prosieguo rispetto all'incontro tra le associazioni imprenditoriali, la gestione commissariale dell'impianto di depurazione di Solofra e la Presidenza della Giunta Regionale Campana, tenuto nei giorni scorsi, si è riunito stamattina il gruppo di lavoro per concretizzare gli interventi da attivare sulla base della disponibilità della Regione a farsi carico di quanto nelle sue possibilità per risolvere la questione. A questo incontro, a nome di tutte le associazioni imprenditoriali irpine rappresentative delle imprese industriali solofrane ha partecipato Lucio Fierro, presidente Alto Calore Patrimonio. Il gruppo di lavoro, pur non sottovalutandone gli effetti sul bilancio della gestione, ha valutato come estremamente pericolosa una strategia che volesse affrontare la crisi finanziaria che si è determinata con 150.000 euro mensili di minori introiti scaricandola sulle aziende attraverso un incremento tariffario. "L'effetto perverso sarebbe l'aggravamento della competitività delle aziende ancora attive con il rischio di vederne ridimensionato numero e produzione. A partire da questa valutazione si è concordato: un intervento regionale a sostegno della gestione commissariale per rendere ancora più efficiente ed efficace l'attività depurativa; un intervento regionale, da puntualizzare tra tutti gli interlocutori sociali, per attivare meccanismi di riqualificazione del personale degli impianti di depurazione ma anche delle aziende del comparto conciario; la richiesta al governo nazionale di aprire un tavolo specifico sulla crisi solofrana, come peraltro già promesso dal Ministro per l'Attuazione del Programma, per la concretizzazione di un pacchetto di interventi congiunturali in grado di sostenere lo sforzo delle imprese conciarie rivolto a mantenere ed ampliare la loro presenza sui mercati nazionale e internazionali". Il Commissario Jucci, in una nota successivamente inviata alla Presidenza della Giunta Regionale, nel sollecitare la concretizzazione delle linee di intervento ipotizzate ha espresso, a quando si comprende, la sua disponibilità ad accogliere la richiesta rivoltagli, di bloccare, almeno sino al prossimo 31 dicembre, gli incrementi tariffari che aveva autonomamente valutato di dover attivare in presenza di un intervento delle istituzioni del tipo di quello ipotizzato. (giovedì 23 luglio 2009 alle 19.16)

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Assistenza medica per tutti Obama avanti con la riforma (sezione: crisi)

( da "City" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Assistenza medica per tutti Obama avanti con la riforma WASHINGTON - Per Barack Obama la riforma sanitaria sarà il banco di prova. Per questo il presidente Usa ieri l'ha spiegata e difesa sulle tv Usa. Lo scopo è fornire l'assicurazione medica (e quindi le cure) ai circa 48 milioni di statunitensi che ne sono privi (tra cui 8 milioni di bambini). Il punto "dolente " è quello dei costi: secondo i critici, costerà 1 miliardo di dollari. Il presidente Usa ha invece spiegato che la riforma è "centrale" per uscire dalla crisi finanziaria e che il Congresso deve approvarla entro l'anno. Riguardo ai costi Obama ha detto che verranno affrontati, tra l'altro, anche aumentando le tasse a chi guadagna più di 1 milione di euro all'anno. City 24 luglio 2009

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Accordo per combattere la crisi (sezione: crisi)

( da "Corriere delle Alpi" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Accordo per combattere la crisi Dall'incontro Dellai - Galan escono le nuove direttrici di intervento Dodici milioni sono destinati a chi vuole raccogliere la sfida di investire su telelavoro o negozi con molteplici funzioni BELLUNO. 12 milioni di euro, di cui l'85% per le terre alte del Veneto, investiti per fronteggiare la frana occupazionale, piuttosto che nel turismo e nella promozione dei prodotti tipici. Fondi disponibili a breve (il bando verrà presentato il 5 agosto a Pedavena). Sono destinati ai giovani e alle donne che intendono raccogliere la sfida del telelavoro, oppure aprire negozi dalle molteplici funzioni nelle frazioni più abbandonate. «Un negozio - esemplifica Dario Bond, consigliere regionale - in cui delle donne o dei giovani vendono i beni di prima necessità, i giornali, al limite altri prodotti, e dove il residente può ritirare la posta o le medicine, ma anche i certificati medici che arrivano via internet». Si tratta della nuova prospettiva aperta dal vertice svoltosi ieri a Marostica, tra il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ed il governatore della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, presenti anche gli assessori Oscar De Bona, Elena Donazzan e Vendemiano Sartor. 61 i comuni confinari interessati (32 veneti e 29 trentini), quelli della provincia di Belluno sono: Arsiè, Canale D'Agordo, Cesiomaggiore, Falcade, Feltre, Gosaldo, Lamon, Livinallongo, Rocca Pietore, Sovramonte, Taibon Agordino, Voltago Agordino. L'intesa è dotata complessivamente di 36 milioni di euro per il triennio 2008-2010, 30 dei quali messi a disposizione da Trento e 6 dal Veneto. 12 i milioni a disposizione per il 2010. Con la decisione - come spiega il presidente Galan - "di rafforzare gli interventi legati al sostegno dell'economia, contribuendo anche in questo caso a dare risposte concrete all'attuale momento su territori che ne hanno bisogno anche più degli altri". Più precisamente, due terzi della somma saranno riservati a iniziative di sostegno all'economia e per un terzo al settore delle infrastrutture locali (nel 2009 le proporzioni erano invertite). Finora sono stati definiti e attivati 13 progetti per un totale di 24 milioni di euro di finanziamenti. I progetti per il 2010 andranno presentati entro il 23 ottobre. Il potenziamento del settore dedicato alle attività economiche - settore peraltro già contemplato dal Programma triennale del giugno 2008 tra le aree di intervento dell'Intesa - è stato individuato quale misura idonea per affrontare gli effetti della attuale crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. «Turismo e cultura, produzioni tipiche (quindi trasformazione, commercializzazione, divulgazione), mantenimento e sviluppo di attività commerciali in zone marginali, con negozi di vicinato, magari polifunzionali, il tutto per garantire l'occupazione specie giovanile e femminile. Sono queste le priorità per il prossimo anno - spiega Bond -, con l'aggiunta tuttavia di investimenti infrastrutturali di piccola entità, sotto i 500 mila euro, per rivitalizzare l'edilizia». Secondo il consigliere regionale, «finalmente si è capito che bisogna intervenire nelle aree più deboli, quelle periferiche, non importa se i numeri sono piccoli». Il Programma triennale - che dal 2011 prenderà in considerazione soprattutto la sopravvivenza economica e sociale delle terre alte - sarà illustrato alle Autonomie locali, alle Camere di commercio e alle Associazioni di categoria di livello provinciale in un apposito incontro, già previsto per il prossimo 5 agosto a Pedavena.

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Giugno, consumi in ripresa (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 174  pag. 21 del 24/7/2009 | Indietro Giugno, consumi in ripresa MARKETING Di Marco Livi altagamma La crisi economica rallenta i consumi alto di gamma, ma a fronte di un maggio piuttosto negativo è seguito un giugno in miglioramento. Unica eccezione: l'Oriente, con la Cina in evidenza. Secondo quanto evidenziato dall'indagine congiunturale della Fondazione Altagamma, per il bimestre maggio-giugno 2009, le previsioni sul breve periodo sembrano accreditare l'ipotesi che il peggio sia ormai alle spalle. L'Italia ha registrato, soprattutto a maggio, un calo rispetto agli stessi mesi del 2008 e così pure ha reagito l'Europa occidentale. Trend negativo infine per l'Europa orientale, e in particolare per la Russia, soprattutto considerando i risultati molto positivi raggiunti nel 2008. Repubblica popolare cinese, Hong kong, Macao e Taiwan si discostano invece dalla media generale, registrando una buona crescita, mentre il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera crescita. Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.

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Obama: subito la riforma sanitaria (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 24/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Obama: subito la riforma sanitaria «È essenziale - ha detto il presidente statunitense - per il salvataggio dell'economia federale» Sono 48 milioni gli americani che non godono di assistenza. Dubbi anche tra i Democratici Obama durante la conferenza stampa di ieri WASHINGTONLa riforma del sistema sanitario Usa è «centrale» per l'economia statunitense e per uscire dalla crisi finanziaria e il Congresso deve approvarla entro l'anno. Nel tentativo di persuadere gli scettici, anche nel suo partito, e di fronteggiare le critiche a un piano che, secondo i critici, costerà un miliardo di dollari, Barack Obama ha voluto spiegare direttamente al Paese la sua riforma sanitaria; e nel «prime time» delle tv statunitensi ha difeso la necessità della «sua» riforma, ambiziosa promessa della campagna elettorale. Ereditata la peggiore crisi economica degli ultimi cinquanta anni, ha premesso Obama, «siamo riusciti ad evitare il peggio», ma «ancora molto resta da fare», e considerati gli alti costi del sistema sanitario, «la riforma è centrale in questo sforzo». Il deficit federale sta crescendo a causa degli smisurati costi del programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid), ha aggiunto Obama, «se non controlliamo questi costi, non saremo in grado di controllare il deficit». La speranza che i legislatori arrivino all'obiettivo di approvare una versione iniziale prima della pausa estiva, ad agosto, comincia ormai a svanire, ma il presidente ha detto che «le stelle sono allineate» perché il via libera arrivi entro l'anno. Obiettivo quello di aiutare milioni di americani che si trovano a fronteggiare gli alti costi assicurativi o che non hanno affatto una copertura sanitaria. I circa 48 milioni di statunitensi che sono privi di assistenza sanitaria, ha detto, «stanno aspettando la nostra leadership, e non dobbiamo deluderli». Ma la riforma non servirà solo a loro, bensì anche a ciascuno di quelli «che talvolta hanno temuto di poter perdere la copertura se si ammalano gravemente, se perdono il lavoro o lo cambiano». A costoro, il presidente ha promesso una diminuzione dei premi assicurativi mensili, attraverso una migliore gestione dei denaro investito nella sanità. Misure che però devono fronteggiare l'opposizione di entrambe i partiti: i «democratici conservatori» che sostengono che lo stallo sia dovuto alla mancanza di informazione su come il governo risparmierà denaro o pagherà il nuovo sistema sanitario; i «democratici liberali», preoccupati che il progetto non sia sufficiente ed i repubblicani che attaccano un piano giudicato costoso in maniera esorbitante. A chi contesta i costi, Obama ha assicurato che la riforma sarà impostata in modo da aver un «impatto neutrale sul deficit» nel prossimo decennio. L'acceso dibattito delle ultime settimane ha intanto danneggiato la popolarità di Obama, che sfiorava il settanta per cento nei giorni dell'investitura. Un sondaggio pubblicato nelle ultime ore da Usa Today mostra che il gradimento del presidente è calato al 55 per cento, mentre la «disapprovazione» è aumentata di ben 16 punti e sfiora adesso il 41 per cento. Nella conferenza, il presidente ha anche affermato che la polizia è stata «stupida» quando ha arrestato il professore di Harvard, Henry Louis Gates, pur avendo la prova che era il proprietario della casa che era sospettato di tentare di scassinare.

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Raffinerie Metalli Capra: le vendite cedono il 12% (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 24/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Raffinerie Metalli Capra: le vendite cedono il 12% BRESCIA Sono i secondi raffinatori italiani di alluminio, dopo la Raff Metal di Silvestro Niboli che detiene il primato europeo. La Raffineria Metalli Capra di Brescia - sedi produttive a Capriano e Montirone - chiude bene il 2008, anche se in leggera flessione rispetto al 2007. I ricavi nel corso del 2008 sono diminuiti rispetto al 2007 del 12,65% e le quantità vendute del 5,65%, mentre i costi di produzione si sono ridotti dell'11,10% rispetto all'esercizio precedente. Sono i fratelli Capra ad affermarlo con convinzione poichè, come scrivono nella Relazione firmata da Clotilde Capra, «i rischi e le incertezze per la società sono sicuramente legati a fattori esterni quali la crisi finanziaria mondiale che ci ha investito nel 2008 e che si protrarrà per tutto il 2009». I ricavi scendono di 25 milioni, passando dai 201 milioni del 2007 ai 175,6 milioni del 2008, con un calo analogo nel valore della produzione che passa da 202 a 179 milioni. Discreto il margine della gestione industriale, ovvero la differenza tra valore e costo della produzione ossia la misura il risultato operativo, che scende dai 4,4 milioni del 2007 ai 3,1 milioni del 2008. Ma l'utile industriale è penalizzato dal costo delle gestione finanziaria, vale a dire oneri per 2,6 milioni (2,4 milioni nell'esercizio precedente) ovvero il costo di un debito bancario di 52,5 milioni, che riducono a 115mila euro il risultato netto di esercizio, a fronte di 1,2 milioni del 2007. Tra i costi produttivi significativi le materie prime per 138 milioni (168 nel 2007), 20 milioni i servizi e 4,5 milioni circa il personale, costo invariato rispetto all'esercizio precedente come gli stessi ammortamenti, spesati per 4,5 milioni. All'attivo dello stato patrimoniale la rivalutazione degli immobili ha avvicinato in misura più congrua il loro valore di libro a quello di mercato. Terreni e fabbricati aumentano di 10 milioni portando il valore complessivo netto degli immobilizzi materiali a 46 milioni rispetto ai 32 milioni del 2007. Scende il magazzino, passando da 18,4 a 16,8 milioni di euro, e scendono i crediti verso clienti da 65 a 48 milioni. Aumenta il patrimonio grazie alla citata rivalutazione, che passa da 29 a 38 milioni, con un margine di struttura primario (il rapporto tra patrimonio e immobilizzi netti) che resta negativo. Il debito bancario ammonta a 52,5 milioni di euro. Il debito commerciale viene quasi dimezzato scendendo da 30 a 17 milioni. Interessante il capitolo della ricerca. La Raffineria Capra partecipa al Progetto Nadia, uno dei più importanti progetti europei nel campo dell'alluminio secondario. a. ch.

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Galan: un accordo strategico contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (Enti Locali)" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 174  pag. 18 del 24/7/2009 | Indietro Galan: un accordo strategico contro la crisi REGIONE VENETO «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. Per questo [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 4      

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Veneto e Trento vanno a braccetto (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Regione Veneto data: 24/07/2009 - pag: 18 autore: pagina a cura di Gabriele Ventura Il governatore Galan e il presidente della provincia Dellai hanno aggiornato il programma 2008-2010 Veneto e Trento vanno a braccetto Intesa per lo sviluppo economico dei territori di confine Il Veneto e la provincia di Trento puntano sullo sviluppo economico dei territori di confine. E' emerso ieri alla riunione della commissione per la gestione dell'intesa tra la regione e la provincia autonoma per l'aggiornamento del programma triennale degli interventi 2008-2010. La commissione, al suo quarto appuntamento, ha scelto la cornice di Marostica (Vicenza), e ha visto gli interventi del governatore del Veneto, Giancarlo Galan, e del presidente della provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. La riunione si è tenuta sotto la presidenza di Galan per proseguire nell'attuazione dell'intesa che regione e provincia hanno tra loro sottoscritto il 4 luglio 2007 a Recoaro Terme (Vi) per favorire la cooperazione tra i rispettivi comuni di confine. Argomento principale posto all'ordine del giorno della commissione è stata la discussione e conseguente adozione di alcune modifiche al piano operativo relativo all'annualità 2009, limitatamente a uno degli interventi ammessi a finanziamento, e al programma triennale degli interventi. Nel programma si precisa che per l'anno 2010 saranno ritenute prioritarie proprio le proposte riguardanti il settore sviluppo economico, sempre che presentino il necessario carattere transfrontaliero, incidendo contemporaneamente sul territorio trentino e veneto, a favore delle aree maggiormente svantaggiate. Le modifiche sono state predisposte in entrambi i casi dal gruppo tecnico che riunisce i dirigenti delle amministrazioni veneta e trentina, del quale la commissione si avvale per le proprie attività. Il programma triennale degli interventi viene modificato per alcuni aspetti di carattere tecnico-procedurale, in particolare nella parte che contiene le linee di indirizzo, le direttive e le priorità da seguire nella realizzazione di progetti di intervento riguardanti lo sviluppo economico, progetti che potranno concorrere a definire l'ultimo dei piani operativi annuali previsti dal programma triennale, quello per il 2010. Il potenziamento del settore dedicato alle attività economiche è stato individuato dalle amministrazioni quale misura idonea per affrontare gli effetti della attuale crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. Quanto al piano operativo per l'anno 2009, la modifica adottata dalla commissione riguarda l'intervento «Miglioramento dei sistemi di pronto intervento» in corso di realizzazione da parte del comune di Livinallongo del Col di Lana (Bl). Fermo restando l'importo del finanziamento concesso, si provvede alla variazione di alcune delle voci inizialmente previste dal progetto per sopravvenute esigenze evidenziate dal soggetto gestore. Tutte le modifiche saranno trasmesse alla giunta regionale e alla giunta della provincia autonoma di Trento per la formale approvazione. Quanto al Veneto, la discussione in giunta dovrebbe avvenire già in occasione del prossimo appuntamento dell'esecutivo regionale fissato per il 4 agosto. La Commissione ha deciso, infine, che il programma triennale così aggiornato sarà illustrato alle autonomie locali, alle Camere di commercio e alle associazioni di categoria di livello provinciale in un apposito incontro, previsto per il prossimo 5 agosto a Pedavena (Bl). In tale occasione verranno anche descritti criteri e modalità di presentazione delle proposte di progetti per la formazione del piano operativo 2010, da far pervenire alle competenti strutture della regione e della provincia autonoma di Trento entro il termine ultimo del 23 ottobre 2009. Lo sviluppo economico. Nel dettaglio, il programma prevede per il settore dello sviluppo economico, di sostenere iniziative e progetti di carattere integrato e transfrontaliero promossi da soggetti privati, d'intesa con soggetti pubblici. E cioè: progetti integrati e transfrontalieri di valorizzazione turistico–culturale sul territorio (albergo diffuso); sostegno a iniziative congiunte di promozione turistica e culturale; opere e progetti integrati e transfrontalieri relativi alla realizzazione di infrastrutture di carattere economico; progetti di valorizzazione dei prodotti tipici e della tradizione dei territori; progetti per il mantenimento del commercio e la creazione di punti multi servizi nei piccoli centri delle aree disagiate di montagna. Gli altri settori di intervento. La strategia prevista dal programma triennale si fonda su altri due macro-settori diIntervento, oltre allo sviluppo economico: opere e infrastrutture e servizi pubblici. Le tipologie di intervento per i diversi settori debbono comunque essere in grado di sviluppare sinergie e collaborazioni tra i territori trentini e veneti, con l'obiettivo di incidere in modo stringente nel perseguimento dell'obiettivo di miglioramento della qualità della vita della popolazione dei territori di confine. Diversi sono quindi i settori coinvolti: sviluppo locale, sanità, cultura, alta formazione, istruzione e formazione, infrastrutture e reti di trasporto. Per quanto riguarda opere e infrastrutture, gli interventi dovranno riguardare progetti e programmi per la realizzazione di opere di competenza degli enti pubblici. E in particolare: progetti integrati concernenti l'infrastrutturazione primaria dei territori (acquedotti, depuratori, strade, banda larga, ecc.); progetti integrati per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse ambientali e identitarie del territorio; progetti integrati per la realizzazione di infrastrutture finalizzate allo sviluppo economico e alla valorizzazione turistica e culturale del territorio (con particolare riferimento alle piste ciclabili); programmi per investimenti di edilizia sostenibile per le strutture utilizzate per la fornitura di servizi pubblici. Per il settore dei servizi pubblici, invece, gli interventi dovranno riguardare l'accessibilità, con forme di reciprocità, dei servizi pubblici esistenti nell'area trentina e veneta nei seguenti ambiti: servizi scolastici di ogni ordine e grado; alta formazione; servizi socio-assistenziali e sanitari; servizi di trasporto collettivo pubblico anche a finalità turistiche; progetti integrati per l'innovazione dei servizi pubblici sul territorio (raccolta rifiuti, trasporti di alunni e mobilità di persone non autosufficienti, biblioteche su ruote). L'attribuzione delle risorse. L'assegnazione definitiva di un intervento integrato a uno dei macrosettori è effettuata dalla Commissione, tenuto conto della classificazione indicata a tale titolo dal soggetto proponente, in base al principio della prevalenza funzionale-qualitativa di una o più componenti riconducibili ad un macrosettore rispetto a un altro. Nell'attribuzione delle risorse agli interventi inseriti in graduatoria, è riservata, in ogni caso, una quota di risorse non inferiore a un terzo delle risorse disponibili per l'annualità 2010 ai progetti riguardanti il macrosettore opere ed infrastrutture. Qualora non sia possibile utilizzare i fondi stanziati per i macrosettori nelle percentuali indicate, per assenza o inadeguatezza di progetti, la Commissione per la gestione dell'intesa può modificare il riparto delle risorse tra il gruppo dei macrosettori opere e infrastrutture e servizi pubblici il macrosettore sviluppo economico al fine dell'impiego massimo dello stanziamento complessivo definito concordemente dalla regione del Veneto e dalla provincia autonoma di Trento.

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Galan: un accordo strategico contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Regione Veneto data: 24/07/2009 - pag: 18 autore: Galan: un accordo strategico contro la crisi «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. Per questo è stato ritenuto importante procedere a un potenziamento proprio del settore dedicato alle attività economiche». Così il presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, nel discorso di apertura della riunione della commissione per la gestione dell'intesa tra la regione Veneto e la provincia autonoma di Trento per l'aggiornamento del programma triennale degli interventi 2008-2010. «Per l'anno 2010, dunque», ha sottolineato, «saranno ritenute prioritarie le proposte riguardanti il settore sviluppo economico». Galan ha poi fatto il punto sui principali momenti che hanno segnato lo sviluppo del progetto di cooperazione tra le due amministrazioni. «Durante la seduta d'insediamento», ha detto «la Commissione ha proceduto: all'adozione del regolamento interno che disciplina i lavori della Commissione e del gruppo tecnico che la coadiuva e alla definizione delle modalità di partecipazione delle rappresentanze delle autonomie locali venete e trentine all'attività necessaria per l'attuazione dell'intesa». Nel corso della seconda seduta la Commissione ha adottato il programma triennale degli interventi, «fondamentale documento generale di programmazione, definizione e coordinamento degli interventi previsti nell'intesa». Nella terza seduta la Commissione ha proceduto invece all'adozione del piano operativo annuale degli interventi riferito alle annualità 2008 e 2009, approvato rispettivamente dalla giunta regionale con dgr n. 4014 del 30 dicembre 2008 e dalla giunta provinciale con dgp n. 3329 del 30 dicembre 2008. «Il piano contiene l'elenco dei progetti che richiedono priorità di realizzazione», ha spiegato Galan, «sulla base dei criteri e delle indicazioni contenute nel programma triennale degli interventi approvato nel giugno 2008, nell'ambito del settore delle opere e delle infrastrutture e del settore dei servizi pubblici alla popolazione. Questi interventi sono ancora in fase di realizzazione». «Gli obiettivi di miglioramento e sviluppo economico-sociale che hanno costituito il fondamento del nostro accordo di cooperazione con il Trentino», ha concluso il presidente del Veneto, «e che mostrano oggi i primi risultati, in un futuro ormai immediato, dovranno fungere a loro volta da punti di partenza per l'avvio di nuovi processi per l'acquisizione, da parte dei nostri territori, di sempre maggiore competitività».

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Giugno, consumi in ripresa (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Marketing data: 24/07/2009 - pag: 21 autore: di Marco Livi altagamma Giugno, consumi in ripresa La crisi economica rallenta i consumi alto di gamma, ma a fronte di un maggio piuttosto negativo è seguito un giugno in miglioramento. Unica eccezione: l'Oriente, con la Cina in evidenza. Secondo quanto evidenziato dall'indagine congiunturale della Fondazione Altagamma, per il bimestre maggio-giugno 2009, le previsioni sul breve periodo sembrano accreditare l'ipotesi che il peggio sia ormai alle spalle.L'Italia ha registrato, soprattutto a maggio, un calo rispetto agli stessi mesi del 2008 e così pure ha reagito l'Europa occidentale. Trend negativo infine per l'Europa orientale, e in particolare per la Russia, soprattutto considerando i risultati molto positivi raggiunti nel 2008. Repubblica popolare cinese, Hong kong, Macao e Taiwan si discostano invece dalla media generale, registrando una buona crescita, mentre il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera crescita.Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.

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Ue: Emergenza finita Entro il 2010 le banche tornino dentro le regole (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Ue: «Emergenza finita» Entro il 2010 le banche tornino dentro le regole di Redazione del 24-07-2009 da Finanza&Mercati del 24-07-2009 [Nr. 144 pagina 2] Il commissario Kroes ha fissato i paletti per il ritorno allo stato di normalità: «Ora inizia la fase delle ristrutturazioni Gli azionisti facciano la loro parte» Dopo la fase del salvataggio, per le banche europee è giunto quello della ristrutturazione. A decretarlo è la Commissione europea che, nella persona del commissario alla Concorrenza Neelie Kroes, ha approvato un documento che traccia le linee guida valide fino al 31 dicembre 2010 per per riportare il sistema finanziario europeo alla normalità. «La crisi finanziaria forse non è finita - ha affermato la Kroes in un comunicato - ma dobbiamo cominciare a lavorare seriamente con gli Stati membri per ristrutturare le banche europee». Secondo il capo dell'Antitrust Ue, «abbiamo bisogno di far sì che le banche siano in grado di sopravvivere senza il sostegno dello stato e di rinforzare la concorrenza nel mercato unico». La Commissione europea punta alla sostenibilità delle banche senza aiuti pubblici, all'assunzione di responsabilità degli istituti nella propria ristrutturazione e alla correzione delle distorsioni di mercato provocate dagli aiuti, che pure l'Unione Europea stessa ha autorizzato per superare la gravissima crisi. «Il ritorno alla sostenibilità delle banche - si legge ancora nel comunicato - è la miglior garanzia per la stabilità e per la loro capacità a lungo termine di fornire prestiti all'economia». Nella comunicazione si chiede che, «per individuare strategie per un futuro sostenibile, le banche dovrebbero attuare uno stress-test». Non basta, Bruxelles sottolinea che «le banche aiutate e chi detiene il loro capitale devono assumersi le proprie responsabilità per il comportamento passato e contribuire alla ristrutturazione il più possibile con le proprie risorse. Questo richiede in particolare che lo stato riceva un'adeguata remunerazione per l'aiuto fornito». Infine, Bruxelles affronta la questione delle distorsioni di mercato, chiedendo, per correggerle, disinvestimenti pubblici o limitazioni ad acquisizioni o a strategie di prezzo o di marketing aggressive che si basino su aiuti pubblici. A partire dal 2011 gli Stati e le istituzioni finanziarie dovranno infine tornare a rispettare le normative comunitarie, il cui rispetto è stato momentaneamente sospeso per far fronte alla gravissima crisi economico e finanziaria degli ultimi due anni.

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Bri, rallenta calo dei prestiti internazionali (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Bri, rallenta calo dei prestiti internazionali di Redazione del 24-07-2009 da Finanza&Mercati del 24-07-2009 [Nr. 144 pagina 2] Discesa del 2,3% nel primo trimestre rispetto al -5,7% registrato nell'ultimo quarter 2008 Affidamenti cross-border giù sopratutto in Uk È continuata nel primo trimestre di quest'anno la contrazione dei prestiti bancari internazionali, anche se a un passo più lento rispetto a fine 2008. Lo ha annunciato la Bri, la Banca per i regolamenti internazionali con sede a Basilea. Il calo a tutto marzo è stato pari al 2,3%, e cioè 720 miliardi di dollari, a quota 29.400 miliardi, secondo i dati trimestrali aggiustati per le variazioni dei cambi diffusi dalla Bri, contro una flessione di 1.900 miliardi nell'ultima parte del 2008 (-5,7%), all'apice della crisi finanziaria. Il calo più consistente nei prestiti bancari cross-border è stato accusato nel primo trimestre di quest'anno dai prestiti denominati in yen, scesi del 15%, o di 205 miliardi di dollari, rispetto a fine 2008. I prestiti bancari internazionali in valute di paesi con tassi di interesse molto bassi, come lo yen, destinati a finanziare operazioni di «carry trade» sono stati uno dei fattori dominanti della fase di credito «facile» antecedente alla crisi. Secondo i dati diffusi dalla Bri, i prestiti a entità non bancarie sono diminuiti nel primo trimestre dell'1%, o di 149 miliardi, dopo una flessione dell'8%, o di 962 miliardi nel quarto trimestre 2008, mentre i prestiti interbancari si sono ridotti del 3% (-571 miliardi) dopo un calo del 4% nell'ultima parte del 2008, di riflesso ai crescenti sforzi da parte delle banche per ridurre l'esposizione estera. Questa voce, relativa ai prestiti interbancari, è diminuita di ben 2.000 miliardi a 19.053 miliardi nel corso degli ultimi quattro trimestri, secondo i dati Bri, a dimostrazione dell'impatto della crisi finanziaria globale sul flusso di finanziamenti tra banche. A livello geografico, il dato complessivo vede un calo del 5,7%, o di 53,56 miliardi, dei prestiti bancari cross-border in Gran Bretagna a un totale negli ultimi tre trimestri di -190 miliardi. Accelera anche il ritmo di ritiro del credito internazionale verso alcuni paesi emergenti, come Ucraina e Lettonia.

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Accordo fra Bei e Intesa Sanpaolo: 470 mln di finanziamenti alle Pmi (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Accordo fra Bei e Intesa Sanpaolo: 470 mln di finanziamenti alle Pmi da Finanza&Mercati del 24-07-2009 La Banca Europea per gli Investimenti (Bei) e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno definito quattro nuovi accordi al fine di fornire finanziamenti a medio-lungo termine a imprese italiane, per un importo complessivo pari a 470 milioni di euro. L'iniziativa si inserisce nell'ambito degli intensi rapporti già in essere tra Bei e Intesa Sanpaolo ed è volta a rafforzare ulteriormente il supporto offerto al settore produttivo italiano, a mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa. All'interno del plafond di 470 milioni euro messi a disposizione dalla Bei sono state individuate quattro aree di intervento che coinvolgeranno nello specifico alcune società del Gruppo Intesa Sanpaolo. Oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese, che saranno curati da Mediocredito Italiano e Leasint, parte delle linee saranno messe a disposizione del progetto «Risk sharing finance facility», parte a investimenti di medie aziende per i loro programmi di risparmio energetico ovvero di ricerca e sviluppo, e infine alcune linee saranno destinate a interventi nel terzo settore, grazie alla guida e all'esperienza maturata in questo ambito da Banca Prossima. Nel dettaglio, al sostegno delle Pmi italiane saranno destinati 300 milioni di euro, con impiego di fondi Bei per il finanziamento del 100% di progetti promossi dalle imprese a condizioni di particolare favore, anche in applicazione delle nuove iniziative adottate dalla Bei per contrastare la crisi economica. Le linee saranno finalizzate esclusivamente agli investimenti delle Pmi, con il coordinamento di Mediocredito italiano - la società del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nel finanziamento a medio e lungo termine per le Pmi - e Leasint, la società di leasing del gruppo. Altri 100 milioni di euro sono destinati al sostegno degli investimenti delle società italiane di medie dimensioni per investimenti nei settori dell'energia e dell'ambiente ovvero della ricerca e sviluppo. In particolare, il contratto siglato costituisce il prolungamento dell'accordo di collaborazione tra Bei, Assolombarda e Intesa Sanpaolo, di cui la prima quota (pari a 150 milioni di euro) è attualmente in corso di erogazione. Ulteriori 50 milioni di euro sono stati previsti inoltre nell'ambito del progetto «Risk sharing finance facility»: la prima iniziativa di questo genere in Italia tra Bei e una banca commerciale che prevede un progetto pilota per 100 milioni di euro, affidato a Mediocredito Italiano, di cui questo contratto costituisce una prima tranche. Infine a Banca Prossima, la banca del gruppo Intesa Sanpaolo specializzata in interventi nel settore dell'impresa sociale e non-profit, saranno destinati 20 milioni di euro per il supporto di iniziative nell'ambito dell'edilizia scolastica, della sanità, di programmi di rinnovamento e sviluppo urbano, di tutela del patrimonio storico, culturale e naturale. «Siamo soddisfatti per questo complesso di finanziamenti - ha commentato Dario Scannapieco, vicepresidente della Bei - che si inserisce in una lunga tradizione che Bei ha con Intesa Sanpaolo. Sottolineo in particolare l'importanza dei nuovi prestiti secondo il modello Risk sharing finance facility, che ci permette di condividere con Intesa Sanpaolo il rischio creditizio verso i beneficiari finali, lasciando al gruppo bancario italiano la responsabilità dell'istruttoria: uno schema che non a caso viene applicato per la prima volta nel nostro paese con un partner da noi conosciuto e stimato».

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Le esportazioni di Calligaris aumentano del 7,4% (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Le esportazioni di Calligaris aumentano del 7,4% da Finanza&Mercati del 24-07-2009 Calligaris, gruppo leader nel settore arredamento casa, ha chiuso il bilancio consolidato 2008 con un fatturato complessivo di 161 milioni di euro registrando una flessione contenuta (meno 2,7%) rispetto all'esercizio precedente ma mantenendo un tasso di crescita del 7,4% sulla quota dell'export controbilanciata, a sua volta, dalla discesa sul mercato italiano. Il gruppo ha chiuso il bilancio con un margine operativo lordo (ebitda) di 25,1 milioni di euro, pari al 16% del fatturato consolidato, mentre la redditività operativa si è mantenuta su livelli di eccellenza e molto al di sopra delle medie del settore. Il fondo di private equity L-Capital che dal 2007 detiene il 40% del capitale della capogruppo continua a condividere con l'azionista di maggioranza e con il ceo Alessandro Calligaris la mission aziendale e le strategie aziendali. «Il 2008 fino al mese di settembre - ha detto lo stesso Alessandro Calligaris - è stato un esercizio positivo per il nostro gruppo e che ha visto un fatturato in moderata crescita e un ebitda nell'ordine del 17,5 per cento. Nel corso dell'ultimo trimestre, invece, i ricavi ed il portafoglio ordini hanno registrato una flessione importante, per altro in concomitanza con l'acuirsi della recessione mondiale innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici, caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio marketing-oriented adottato da Calligaris come convincente ed imprescindibile».

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Il Chianti Classico corre ai ripari (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Chianti Classico corre ai ripari da Finanza&Mercati del 24-07-2009 Il Consorzio di tutela del Chianti Classico, per contrastare il calo della domanda figlio della crisi economica e limitare l'abbassamento delle quotazioni di mercato, vara una misura innovativa per il comparto vinicolo italiano. Il cda del Consorzio ha infatti deciso di ridurre l'immissione di Chianti Classico sfuso sul mercato già a partire dalla prossima campagna vendemmiale, avvalendosi di una misura di stabilizzazione prevista del regolamento Ce della nuova Ocm vino, il cosiddetto «blocage». La misura, già adottata in passato da altre zone vitivinicole e in particolare dallo Champagne, prevede la regolazione dell'offerta attraverso una riduzione temporanea del prodotto di annata da immettere sul mercato, in modo da non comprometterne le quotazioni. «La crisi finanziaria, unitamente al cambio euro-dollaro per noi particolarmente svantaggioso - ha detto il presidente del Consorzio, Marco Pallanti - ci ha imposto una riflessione su quali strumenti adottare per stabilizzare il mercato. A nostro vantaggio abbiamo le ultime cinque annate, dal 2004 al 2008, che hanno regalato delle vendemmie di ottima qualità. Il cda ha deciso di non optare per una riduzione delle rese, che prevede una perdita tout court di prodotto, ma ha voluto comunque intervenire in difesa del proprio mercato».

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Spiraglio alla Frattini Offerta per rilevare un ramo d'azienda (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Spiraglio alla Frattini Offerta per rilevare un ramo d'azienda --> Società interessata al «metal container»: salvi 47 posti Accordo per la Cassa straordinaria ai 191 dipendenti Venerdì 24 Luglio 2009 ECONOMIA, pagina 35 e-mail print C'è un'offerta per la Frattini Costruzioni meccaniche di Seriate, l'azienda dall'11 giugno scorso in concordato preventivo, con 191 lavoratori in Cassa integrazione ordinaria (a parte una sessantina che, a rotazione, stanno lavorando e lo faranno fino al 31 agosto, quando scadrà l'esercizio provvisorio). L'offerta non riguarda l'intera attività produttiva dell'azienda meccanica bergamasca ma interessa solo il comparto con maggiore valore aggiunto, il ramo d'azienda «metal container» (macchinari per la deformazione di contenitori cilindrici per bevande e aerosol). È stato il commissario giudiziale Maria Rachele Vigani a comunicarlo ufficialmente: l'offerta riguarda un importo di 3,2 milioni di euro. Il commissario ha indetto una gara informale per la vendita del ramo d'azienda «metal container» che si terrà il 31 luglio alle 10 nel suo studio di via Angelo Maj; le offerte - che eventualmente potrebbero affiancarsi a quella già avanzata - dovranno essere presentate entro il 30 luglio. Ufficialmente non vengono forniti nomi sull'azienda interessata all'acquisto del ramo d'azienda della Frattini, ma circola il nome della tedesca Mall Herlan. L'offerta giunta dalla Germania comporterebbe un riassorbimento immediato di 37 lavoratori con la disponibilità ad assumere altre 10 persone. Così come pare che anche da parte di un'altra azienda tedesca, la Hinterkopf, sia stato manifestato un certo interesse che però solo nei prossimi giorni si dovrà vedere se sfocerà in un'offerta vera e propria. Nel frattempo, ieri mattina, nella sede di Confindustria Bergamo, si è tenuto un incontro tra il rappresentante del commissario giudiziale, il legale Matteo Luzzana, i sindacati, le Rappresentanze sindacali unitarie e Confindustria Bergamo. Incontro dominato dall'annuncio ufficiale dell'offerta per l'acquisto del ramo d'azienda «metal container», ma dal quale è anche scaturito un testo che martedì prossimo 28 luglio a Milano sarà sottoposto all'approvazione dell'Agenzia Regionale del Lavoro e nel quale si concorda che la Frattini (cioè il commissario giudiziale) chiederà al ministero del Lavoro la Cassa integrazione straordinaria per un anno per tutti i 191 dipendenti. I soldi saranno erogati direttamente dall'Inps, dato che la Frattini, in crisi finanziaria, non è in grado di anticipare il pagamento. Tuttavia - proprio in attesa dell'erogazione della Cassa integrazione (che dovrebbe avvenire entro ottobre) - l'azienda in concordato preventivo e i sindacati si sono accordati per fare avere ai lavoratori nei mesi di luglio, agosto e settembre degli anticipi sul Premio di risultato e sul Trattamento di fine rapporto: si tratta di circa 1.500-1.800 euro che verrebbero concessi ai lavoratori nei tre mesi estivi. «Consideriamo positivo l'interessamento di un'azienda per l'acquisto del ramo d'azienda "metal container" - dice il segretario provinciale Fim-Cisl Ferdinando Uliano - il che conferma le nostre considerazioni sull'esistenza di condizioni di rilancio per la Frattini. Certo, si tratta di un'offerta parziale e non entusiasmante in termini di assorbimento occupazionale. Vedremo se vi saranno altre proposte. Intanto abbiamo concordato dei pagamenti ai lavoratori nel periodo di attesa della Cassa straordinaria». Conferma il segretario provinciale Fiom-Cgil Mirco Rota: «Con l'accordo che firmeremo all'Agenzia regionale abbiamo dato continuità al sia pure parziale pagamento degli stipendi ai lavoratori nei mesi estivi che tampona la situazione in attesa della Cassa che dovrebbe arrivare al più tardi in ottobre. Positivo che sia stata ufficializzata un'offerta per l'acquisto del comparto "metal container", e cioè il "cuore" produttivo della Frattini. Ma è chiaro che, interessando solo 37 più 10 dipendenti, il problema occupazionale resta ampio e ancora aperto». Lunedì 27 alle 9 nello stabilimento di Seriate è in programma l'assemblea dei lavoratori. P. S. 24/07/2009 nascosto-->

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(sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

articolo di venerdì 24 luglio 2009 «Passa per le piccole imprese italiane la pace nel Mediterraneo» di Redazione Il «collaudato modello» delle Piccole e Medie Imprese (Pmi) italiane come strumento determinante per lo sviluppo della sponda sud dell'area euromediterranea. Non solo un'idea, ma uno scenario concreto a sentire il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, tra gli ispiratori del primo Forum economico finanziario per il Mediterraneo appena conclusosi a Milano (20-21 luglio). Nata da una partnership tra ministero italiano degli Esteri, Camera di commercio di Milano e Regione Lombardia, la due giorni ha coinvolto gli attori politici ed economici sulla scena mediterranea «con l'idea che lo sviluppo civile e economico nella regione possano sostenere e incoraggiare i processi di pace». Sottosegretario, qual è il significato del Forum nel quadro dell'attuale crisi globale? «Rinchiudersi nei propri bunker nazionali non è una soluzione. L'Italia è immersa nel Mediterraneo e sente profondamente l'impulso a collegarsi con i suoi popoli e Paesi. Questa vocazione antica oggi - proprio per la crisi finanziaria, per quella politica e per i grandi movimenti dell'immigrazione - si presenta di un'attualità più urgente. È necessario stringere forti relazioni nell'area in uno spirito di reale partenariato. Il nostro governo ne ha fatto un punto di intesa della sua politica internazionale e sta percorrendo con coerenza questa strada». Come proseguirà la strada avviata nella due giorni di Milano? «L'idea, sul modello di Davos, è di fare del Forum un punto di incontro permanente e annuale di tutte le imprese, le istituzioni finanziarie e gli attori interessati allo sviluppo e alla cooperazione nella regione mediterranea. Allo stesso tempo andranno avanti durante l'anno altri appuntamenti nei settori macroprioritari dell'Unione per il Mediterraneo, come ad esempio la riunione dell'Associazione dei costruttori del Mediterraneo». Qual è il ruolo del nostro Paese? «A partire dal secondo dopoguerra, l'esperienza in Italia ha dimostrato che il reticolo economico creato dal sistema delle Pmi ha anticipato il dibattito su di esse che è seguito su scala internazionale. Quello del Pmi è un sistema facilmente esportabile nei programmi di collaborazione con i Paesi, soprattutto della sponda sud, e possiede un valore aggiunto: è anche modello sociale, capace di rafforzare la stabilità in quelle zone». Ad esempio? «Il presidente del Consiglio ha più volte lanciato l'idea di un piano Marshall per la Palestina. In quest'ottica un'iniziativa del genere troverebbe l'Italia come sistema Paese già pronto a muoversi proprio grazie allo strumento rapido e flessibile della Pmi. L'idea, che ha raccolto il favore di Israele, è di creare piccoli incubatori sul territorio palestinese destinati a generare, prima in Cisgiordania e poi anche nella Striscia di Gaza, imprese pronte a recepire quel sostegno finanziario che la comunità internazionale si è più volte detta disponibile a dare, ma senza indicare una strada chiara». Quali strumenti sono già disponibili per realizzare progetti? «C'è la Mediterranean Business Development Initiative che, nata su impulso italo-spagnolo, mira a facilitare l'accesso delle Pmi al credito; inoltre, uno degli strumenti finanziari più concreti finora concordati è proprio un'iniziativa italo-francese, il fondo InfraMed. Spero che possa dare frutti immediati. Anche qui, ancora una volta, l'Italia ha fatto la sua parte». © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961

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Supervisione con poteri deboli (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-24 - pag: 12 autore: Supervisione con poteri deboli di Donato Masciandaro C osa hanno in comune la proposta di Barack Obama di riforma della regolamentazione finanziaria statunitense e il progetto della Commissione europea sulla vigilanza? Un aspetto cruciale: sanciscono una nuova fase dei rapporti tra i politici e i banchieri centrali. Dopo un ventennio in cui il principio dell'indipendenza della politica monetaria ha sancito il principio della «distanza di braccio» tra i governi ed i tecnocrati, i rapporti tra i due mondi potranno essere profondamente modificati dall'introduzione della differenza tra macro e micro supervisione; si tratterà di vedere se siamo di fronte all'uovo di Colombo, oppure al cavallo di Troia. Facciamo un passo indietro. A partire dagli inizi degli anni Ottanta, la classe politica dei maggiori paesi industrializzati ha progressivamente realizzato che il proprio consenso si sarebbe giocato sulla capacità di combattere il nemico macroeconomico numero uno: l'inflazione. I cittadini volevano avere fiducia nella moneta che utilizzavano. Per combattere l'inflazione occorreva agire con efficacia con lo strumento della liquidità. Ma i politici si resero conto che la maggiore debolezza della manovra della liquidità risiedeva proprio nel fatto che erano essi stessi a controllarla. I mercati, i sindacati, le imprese si erano oramai convinti che quando erano i politici a manovrare direttamente la moneta, essa non poteva che crescere, causando inflazione. I governi, infatti, avevano più volte dimostrato di avere la vista corta: la moneta era stata utilizzata per risolvere i problemi di bilancio, o per manovrare artificiosamente i tassi prima delle elezioni, o per "drogare" riprese economiche effimere. Per cui, se i politici volevamo vincere la battaglia contro l'inflazione, dovevano privarsi del controllo della liquidità. Nacque così nella teoria e nella prassi lo strumento dell'indipendenza delle banche centrali. Occorreva che la politica monetaria fosse gestita in modo credibile al fine di ottenere la stabilità monetaria da qualcuno che, in quanto non eletto, potesse essere immune dalla miopia del politico, pur dovendo renderne conto con appropriate modalità istituzionali. In questi venti anni, anche per ragioni diverse dalla diffusione delle banche centrali indipendenti dai governi, l'inflazione ha cessato di essere il problema macroeconomico per eccellenza. Arriviamo ai giorni nostri. La crisi iniziata nel 2007 fa riscoprire ai cittadini dei maggiori paesi industriali la centralità della stabilità finanziaria, cioè l'importanza di avere fiducia nelle banche. I cittadini diventano attenti alla stabilità finanziaria per almeno due ragioni: perché sono depositanti dei loro risparmi e perché sono contribuenti, e hanno capito che i fallimenti bancari alla fine si pagano con maggiori tasse. Ma i cittadini sono elettori, quindi anche i politici scoprono l'importanza di combattere l'instabilità finanziaria che, fino a quel momento, era stata dimenticata perché veniva considerata - soprattutto negli Stati Uniti- un risultato automatico di mercati finanziari deregolamentati. Con i risultati che si sono visti. Esattamente come vent'anni prima, i politici si rendono contro che uno strumento essenziale è il controllo della liquidità, oggi saldamente in mano alle banche centrali. Allora occorre aumentare il ruolo delle banche centrali a tutela della stabilità finanziaria, cioè coinvolgerle maggiormente nelle funzioni di supervisione e di vigilanza bancaria. Ma qui è sorto un problema: negli ultimi anni, proprio per rendere l'azione della politica monetaria sempre più focalizzata sulla stabilità monetaria, ed evitare di creare burocrazie troppo potenti, i governi hanno progressivamente allontanato le banche centrali dai ruoli e dalle responsabilità proprie della vigilanza. Di pari passo con la specializzazione della politica monetaria si è assistito ad una specializzazione della vigilanza, sovente unificata nelle mani di nuove authority, diverse dalla banca centrale.Occorreva allora un'inversione a U. Inversione che è stata possibile introducendo in modo forte - sia negli Stati Uniti sia in Europa - la distinzione tra micro supervisione e macro supervisione. La micro supervisione si occupa della vigilanza sui singoli intermediari; la macro supervisione ha come obiettivo la tutela della cosiddetta stabilità sistemica, e vede - sia nel progetto Obama che in quello della Commissione Europea - un ruolo egemone della banca centrale. Anche i conservatori inglesi hanno dichiarato che, se torneranno al governo, aumenteranno i poteri della Bank of England. Dunque la tendenza è quella di far tornare le banche centrali nel perimetro della supervisione, ancorché nella forma "debole" della macro vigilanza. I politici possono presentare ai propri elettori una scelta che appare ragionevole - chi più delle banche centrali può essere informata di come vanno i mercati e in generale l'economia? - e che nel contempo non concentra nelle mani di una potente burocrazia, la banca centrale, il monopolio sia della politica monetaria che di quella della supervisione. Inoltre, poiché tutelare la stabilità significa prendere decisioni che possono toccare i contribuenti, i politici si sentono legittimati a rivendicare per essi un peso maggiore, rispetto a quello in cui sono "costretti" nella politica monetaria. Non è un caso che i principi di indipendenza ed accountability sono assenti nel progetto americano ed appena sfiorati in quello europeo. Le banche centrali, dal canto loro, sembrano ben felici di veder aumentato il raggio delle loro competenze. Dunque tutto bene? Al contrario, la novità istituzionale pone tutta una serie di incognite, che investono la spera tecnica, ma anche - e forse soprattutto - i rapporti con la sfera politica. Quale sarà l'impatto sull'indipendenza e sulla accountability delle banche centrali generato dall'affiancare all'obiettivo della stabilità monetaria quello della stabilità finanziaria? Quali saranno gli effetti in termini di strumenti a disposizione delle banche centrali per assolvere al meglio le nuove responsabilità? Una cosa è certa: quanto più rilevante sarà il nuovo ruolo delle banche centrali sia in termini di obiettivi che di strumenti, tanto più urgente sarà riscrivere le regole del gioco in termini di rapporti tra le autorità monetaria, i politici e le banche. Con effetti tutt'altro che scontati. © RIPRODUZIONE RISERVATA INVERSIONE I politici sanno che il controllo della liquidità, oggi in mano ai governatori, è uno strumento essenziale. Per questo bisogna coinvolgerli maggiormente MARKA

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Dai contabili un dossier per il G-20 (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-24 - pag: 30 autore: Professionisti. A Londra il summit dell'Ifac in vista del vertice di Pittsburgh Dai contabili un dossier per il G-20 Federica Micardi MILANO Professionisti contabili a confronto a Londra per trovare spunti e strategie di intervento post crisi da proporre alle forze politiche. Chiude oggi, con la redazione di un documento che sarà consegnato ai Grandi per l'incontro di settembre a Pittsburgh, l'Ifac (International Federation of Accountants) G-20 Summit. Ieri le rappresentanze dei professionisti provenienti dai paesi del G-20 hanno proposto le loro istanze, mentre oggi è previsto un "brain storming" su tre piani – questioni generali, approcci nazionali e approcci internazionali – e tre aree territoriali: Stati Uniti, Europa ed Estremo Oriente. «Tra gli interventi che più mi hanno colpito –racconta Luciano Berzé, consigliere nazionale del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti – c'è quello degli Stati Uniti. Il collega ha fatto un discorso dal sapore europeo, sottolineando l'importanza delle Pmi, che negli Usa rappresentano più del 50% del Pil. Durante la crisi gli Usa hanno registrato una crescita del popolo delle partite Iva – conclude Berzé – e questa notizia mi ha stupito». L'attenzione alle Pmi nel Vecchio continente, invece, è cosa nota: in base alle ultime rilevazioni dell'Unione Europea circa il 96% delle imprese operanti nell'area comunitaria è qualificabile come piccola o micro. Il discorso di Claudio Siciliotti, presidente del Consiglio nazionale dei commercia-listi, ha sottolineato l'importanza del modello italiano, che attiva meccanismi di controllo – attraverso il collegio sindacale – durante la fase del processo decisionale e non quando queste decisioni si sono rivelate fallimentari. «La realtà italiana – ha detto Siciliotti – offre una casistica assai interessante che evidenzia il legame tra la presenza di una funzione di controllo tecnico interna al vertice aziendale e il minor tasso di fallimenti dei soggetti controllati. L'incidenza dei fallimenti nelle società dotate di controlli continuativi e concomitanti – ha raccontato Siciliotti ai professionisti presenti al summit – è inferiore di almeno un terzo rispetto alle società prive di questo controllo». Dall'incontro è emersa la necessità di individuare le corrette modalità dialettiche con la politica, intervenuta pesantemente sullo Ias 39 dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale. L'importanza di trovare canali di comunicazione disciplinati tra questi due mondi è avallata dalla presenza all'Ifac G-20 Summit del segretario del Tesoro inglese. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO ESAME Attenzione all'impatto della crisi mondiale sulle Pmi e all'intervento della politica sugli standard internazionali

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Al via il codice Ue per gli aiuti alle banche (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 33 autore: Le linee guida di Bruxelles per le ristrutturazioni resteranno in vigore fino alla fine del 2010 Al via il codice Ue per gli aiuti alle banche Enrico Brivio BRUXELLES. Dal nostro inviato Stress test, diagnosi degli asset problematici e un piano di ristrutturazione per ristabilire la redditività nel lungo periodo che preveda un cambiamento del modello aziendale, passando in molti casi dalla liquidazione e dal ridimensionamento delle attività. Passa attraverso queste tappe il cammino identificato dalla Commissione per autorizzare i piani di risanamento della banche europee in difficoltà. L'esecutivo comunitario ha presentato ieri una comunicazione che indica le condizioni per dare il via libera agli aiuti concessi dagli stati agli istituti in difficoltà. Una sorta di "codice speciale" che resterà in vigore fino alla fine del 2010 e cercherà di riportare alla normalità il sistema finanziario europeo. Il tentativo è di metabolizzare l'enorme flusso di aiuti pubblici di oltre 3.770 miliardi al settore e di reintegrare condizioni di generale redditività di lungo periodo, minimizzando le distorsioni alla concorrenza e al mercato unico. «La crisi finanziaria può non essere ancora giunta al termine – ha commentato il commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes –, ma noi dobbiamo iniziare a lavorare seriamente con gli stati membri per ristrutturare il sistema bancario » . Il braccio destro della Kroes, il direttore generale Philip Lowe, ha poi specificato che sono già 70 le decisioni prese da Bruxelles in merito a interventi statali negli istituti di credito. «Delle circa 30 banche ancora sotto esame – ha spiegato Lowe – 13 o 14 sono ora in fase di presentazione dei piani di ristrutturazione», che in genere prevedono un ridimensionamento delle attività. Bruxelles ha del resto approvato già piani per grandi banche tedesche come Commerzbank e WestLb che hanno comportato quasi un dimezzamento delle attività. Lowe ha anche rivelato di aver appena ricevuto i progetti di ristrutturazione «di due grandi banche inglesi »: probabilmente Royal Bank of Scotland e Lloyds, nelle quali lo stato inglese ha rilevato rispettivamente partecipazioni del 70% e del 43% in seguito alla crisi finanziaria. Laddove non impone liquidazione di asset, Bruxelles – ha spiegato Lowe – può pretendere «limiti comportamentali ». Come l'obbligo di non applicare politiche aggressive e tassi ai clienti molto migliori dei concorrenti. Lowe ha anche ammesso che l'esperienza degli ultimi nove mesi in Europa insegna che non sempre la strada del consolidamento è positiva, in quanto in alcuni casi istituti acquisiti da banche sane di dimensioni maggiori si sono comunque rivelati più difficili da risanare del previsto. Le linee guida di Bruxelles si ispirano a tre principi fondamentali: 1) le banche beneficiarie devono essere in grado di acquisire una redditività di lungo periodo, senza ulteriori aiuti statali; 2) gli istituti e i loro proprietari devono sostenere un onere equo per i costi di ristrutturazione; 3) si devono adottare misure per limitare le distorsioni alla concorrenza e al mercato unico. Fondamentale per la commissione è che preventivamente venga effettuato uno stress test e una mappatura di asset tossici e problematici. Lowe ha auspicato che si facciano passi avanti nella determinazione di criteri comuni europei per gli stress test, per dare credibilità a questo tipo di collaudi, ma ha accettato il fatto che i risultati non siano resi pubblici, vista l'estrema delicatezza della materia per i mercati. L'esecutivo Ue prevede che nelle attuali condizioni eccezionali, i piani di ristrutturazione possano durare fino a cinque anni, rispetto ai due-tre della norma. E che il contributo ai costi di risanamento da parte della stessa banca possa essere anche inferiore alla soglia del 50% prevista di solito. La commissione europea ritiene però che «gli stati dovranno essere adeguatamente remunerati per gli aiuti concessi », e tiene ben saldo il principio che i sussidi statali non potranno essere utilizzati per remunerare gli azionisti e gli obbligazionisti, anche se le banche beneficiarie saranno in grado di finanziare il pagamento di coupon sul debito subordinato, quando sotto cogente obbligo legale. Agli stati l'obbligo di notificare a Bruxelles i piani di ristrutturazione di banche in difficoltà, quando hanno ricevuto aiuti eccedenti il 2% delle attività totali a rischio. I governi Ue saranno poi tenuti a sottoporre rapporti semestrali su tutte le banche che hanno beneficiato © RIPRODUZIONE RISERVATA di aiuti pubblici. LE RICHIESTE Stress test, diagnosi degli asset problematici e riassetti che prevedano anche il ridimensionamento delle attività

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Gli astri auspicano un ascendente Toro (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 35 autore: Astrologia finanziaria. Il singolare ottimismo dell'arte divinatoria Gli astri auspicano un ascendente Toro Andrea Gennai A nche gli astri lanciano un segnale di timido ottimismo: il vento per l'economia americana (e quindi per la Borsa) sta cambiando e un primo punto di svolta è vicino. In particolare c'è un data da osservare con attenzione, quella del prossimo 21 agosto. Tra qualche settimana finisce il ciclo negativo che dal dicembre del 2007 non lascia pace alla locomotiva a stelle e strisce. Il 21 agosto (esattamente alle 21.25 ora italiana) il nodo della Luna lascia il segno dell'Acquario, nemico numero uno della crescita statunitense, per passare retrogrado in Capricorno. Il nodo lunare è il punto di intersezione tra l'orbita ellittica della Luna e il cerchio zodiacale e si muove in senso orario. Secondo la teoria enunciata da Mary McWhirter fin dal 1938 (si veda Il Sole 24 Ore del 9 novembre 2008) l'economia degli Stati Uniti seguirebbe costantemente le dinamiche del nodo lunare: quando quest'ultimo passa in Acquario la prima economia mondiale va in tilt (e dal 19 dicembre del 2007 è in questa condizione, con una sovrapposizione quasi perfetta con lo scoppio della crisi finanziaria). Il picco di euforia si ottiene quando il nodo transita in Leone. L'ultima volta è accaduto tra l'ottobre 1998 e l'aprile 2000, periodo di grande rialzo per i listini. In occasione di transiti precedenti in Acquario (1969-1971 e 1989-1990) si sono avute puntuali fasi recessive. L'aspetto singolare del periodo 1989-1990 è che il nodo lunare uscì dall'Acquario il 18 novembre 1990 e il Dow Jones fece un minimo alla metà di ottobre del 1990 poco sopra i 2.300 punti: quel minimo non è mai più stato rivisto. Un precedente sicuramente di buon auspicio. Una volta superata la fase dell'Acquario, «le cose tendono lentamente a migliorare», spiega l'astrologa Grazia Mirti, per raggiungere poi la fase di massima espansione a partire dal maggio 2017 (quando il nodo tornerà sotto il Leone). «Nella fase intermedia - aggiunge l'esperta in astrofinanza -si prospetta un lento ma costante recupero”. La Mirti alla fine del 1999 mandò in stampa un libro dove annunciava di lì a breve la fine del ciclo espansivo legato al nodo lunare in Leone e soprattutto prevedeva che il punto di massima debolezza per l'economia Usa si sarebbe verificato tra il 2008 e il 2009. Per il futuro resta un cauto ottimismo. «Non che ci siano da attendersi evoluzioni mirabolanti – sottolinea l'astrologa –anche perché dalla fine di novembre scorso 2008 Plutone, come non accadeva più dal lontano 1778, ha intrapreso un cammino in Capricorno destinato a protrarsi fino al 2024. I suoi effetti potrebbero contrastare l'evoluzione dell'economia Usa. Lottare contro le forze plutoniane non sarà facile per Obama e per il suo paese, specie a fine anno 2010 e nel successivo inizio 2011. Il 21 agosto 2009 segna quindi l'inizio di un recupero piuttosto lento che non sarà né veloce né privo di colpi di scena». Ancora poche settimane, e sapremo se il peggio è davvero passato. Ma non fatevi troppe illusioni, sembrano voler dire gli astri, e soprattutto niente spazio all'euforia. a.gennai@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA FINISCE LA IATTURA Le previsioni di Grazia Mirti: il 21 agosto il nodo della Luna lascia il segno dell'Acquario, nemico numero uno della crescita statunitense

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Credit Suisse torna in forze I profitti balzano del 29% (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 39 autore: Credito. L'investment banking spinge a 1,57 miliardi di franchi il risultato netto Credit Suisse torna in forze I profitti balzano del 29% Il Ceo Dougan: il contesto resta difficile ma siamo ben posizionati Lino Terlizzi GINEVRA Il Credit Suisse conferma il ritorno al profitto nel secondo trimestre 2009. Nel periodo la banca elvetica ha ottenuto un utile netto di 1,57 miliardi di franchi. è un incremento del 29% rispetto allo stesso periodo del 2008, ma è, ciò che più conta, un passo deciso di allontanamento dalle perdite registrate alla fine dell'anno passato. Già nel primo trimestre 2009 la banca aveva mostrato un cambio di marcia, con un profitto netto di 2 miliardi di franchi che l'aveva staccata dal rosso di 8,2 miliardi di franchi subito nell'esercizio 2008. Credit Suisse era stato colpito meno della connazionale e rivale Ubs dalla crisi dei mutui a rischio Usa, ma aveva comunque dovuto affrontare i marosi della crisi finanziaria. Nel complesso, per il primo semestre 2009 Credit Suisse archivia ora profitti netti per 3,57 miliardi di franchi, contro una perdita di 933 milioni di franchi per lo stesso periodo dell'anno precedente. Il chief executive officer della banca, l'americano Brady Dougan, ha evitato trionfalismi ma ha sottolineato i progressi. «La nostra performance molto buona – ha detto – è la prova che la nostra strategia di banca integrata ed il nostro modello di business a rischio ridotto funzionano bene». La Borsa di Zurigo ha salutato i dati Cs con un rialzo del titolo della banca, che in chiusura di seduta si è fissato a +5,8%. Una parte degli analisti puntava su un utile netto trimestrale almeno pari a quello dei primi tre mesi, ma ciò che è emerso dai conti è che senza oneri straordinari – tra cui una somma per regolare il contenzioso con il gruppo chimico Usa Huntsman – l'utile trimestrale della banca avrebbe raggiunto i 2,5 miliardi di franchi. Questo è stato tenuto in debito conto dagli operatori. Ad impressionare positivamente gli analisti sono stati poi l'afflusso netto di capitali e il rilancio delle divisioni investment banking e asset management. Il private banking, gestione di patrimoni privati, resta il business centrale del gruppo bancario elvetico e dunque viene ritenuto non secondario il fatto che tra aprile e giugno vi sia stato un afflusso netto di 10,7 miliardi di franchi, di cui 8,5 miliardi per la sola gestione di patrimoni. A fine giugno la banca gestiva nel complesso patrimoni per 1175 miliardi di franchi, il 4,8% in più rispetto a fine marzo. Tutti e tre i rami di Credit Suisse – private banking, asset management, investment banking – hanno registrato conti in nero nel trimestre. Per l'investment banking, sede principale di perdite durante la crisi, si tratta in particolare della conferma di una svolta. In sostanza, la banca zurighese ha incassato il miglioramento del quadro dei mercati, sì, ma ha soprattutto insistito su una riduzione dei rischi e su contemporanea una riduzione dei costi, che ha comportato tra l'altro anche un taglio degli organici. Per quel che riguarda l'Italia, dove il gruppo gestisce patrimoni per 9 miliardi di euro, il gruppo ha precisato di aver conquistato quote di mercato nel private banking e di aver compiuto ulteriori progressi nell'investment banking. Ora per il gruppo Credit Suisse a livello mondiale la sfida si sposta sulla seconda parte del 2009. «La situazione economica globale resta difficile – ha affermato Brady Dougan – e ci aspettiamo che vi possano essere altre scosse. Ma mi sento di dire che Credit Suisse ora è davvero molto ben posizionato e che quindi potrà realizzare buone performance anche nella prossima fase ». Il secondo semestre sarà quindi decisivo, per restare in acque segnate dalla redditività. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La Bei finanzia le Pmi insieme a Ca' de Sass (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 39 autore: PRONTI 470 MILIONI La Bei finanzia le Pmi insieme a Ca' de Sass La Banca Europea per gli Investimenti e Intesa Sanpaolo hanno definito ieri quattro nuovi accordi al fine di fornire finanziamenti a medio-lungo termine a imprese italiane, per un importo complessivo di 470 milioni di euro. L'iniziativa è volta, secondo quanto riferisce un comunicato, «a rafforzare ulteriormente il supporto offerto al settore produttivo italiano, a mitigare gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa». Il gruppo italiano, ha ricordato Gaetano Micciché, responsabile della divisione Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo, «è una delle principali banche partner della Bei, sia per i volumi di attività con oltre 10 miliardi di euro di finanziamenti fino ad ora erogati, sia per la diversificazione dei settori di intervento a favore delle imprese italiane ».

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La scalata fallita che è costata il posto al Ceo Wiedeking (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-24 - pag: 6 autore: AP/ LAPRESSE La scalata fallita che è costata il posto al Ceo Wiedeking FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Nel 2006 Wendelin Wiedeking pubblicava un best seller sulle tecniche più innovative del management moderno. Si intitolava: Anders ist besser, Diverso è meglio. In Germania è ancora in vendita; ma fino a quando? Mai titolo appare oggi così fuori luogo. Ieri all'alba, Wiedeking è stato estromesso dalla presidenza di Porsche, vittima di una strategia che si è rivelata drammaticamente fallimentare. Amato e riverito, ma anche spocchioso e arrogante, l'ormai ex presidente della società di automobili sportive non è riuscito a portare a termine il suo sogno. Trasformare Davide in Golia e consentire a Porsche di scalare Volkswagen. L'obiettivo aveva una sua logica: salvaguardare gli accordi di collaborazione tra le due case automobilistiche e rimanere indipendente. La realtà però ha preso il soppravvento sulla finzione, l'industria sulla finanza. Come molti imprenditori tedeschi, da Elisabeth Schaeffler ad Adolf Merckle, anche Wiedeking è una vittima illustre della crisi finanziaria. Pensava di potere prendere il controllo di una società quindici volte più grande di Porsche a colpi di derivati e opzioni. Ma il manager ha perso il controllo di strumenti troppo sofisticati, complice la tempesta sui mercati, proprio mentre la recessione frenava le vendite di Suv e di macchine sportive in giro per il mondo. Gli azionisti di Porsche ieri mattina ne hanno annunciato il siluramento. E forse non poteva andare altrimenti; ma come non ricordare che dopotutto Wiedeking è riuscito in 16 anni a risollevare una società che nel 1992 produceva le lontane e sbiadite copie delle auto amate da James Dean. Durante la sua presidenza il valore di Borsa di Porsche è salito da 350 milioni di euro a 17 miliardi di euro, la produzione è balzata da 20mila a 98mila auto all'anno. L'ex enfant prodige dell'automobilismo tedesco è un ingegnere di 58 anni: il viso rotondeggiante, i baffi a filo di labbra, gli occhiali senza montatura, Wiedeking è uno che non le manda a dire. In pochi anni rivolta Porsche come un calzino, licenziando un terzo del personale, tagliando il numero dei dirigenti del 38%, riducendo i livelli del management da sei a quattro. Dagli Stati Uniti importa gli obiettivi di produttività; dal Giappone il just-in-time. «Ero l'esotico della mia classe – racconta nel suo libro, pubblicato mentre era ai vertici del successo –. Il professore era di sinistra. I miei compagni pure, e tutti avevano i capelli lunghi. Io avevo deciso: volevo guadagnare molti soldi». E in effetti di soldi ne ha guadagnati molti: è stato per alcuni anni il più pagato dei managers tedeschi. Oltre 70 milioni di euro nel solo 2007, secondo la rivista Manager Magazin. «Pensare nuovo: questo è il nostro motto», spiega un giorno ai dipendenti di Porsche, omaggiati ogni anno da bonus generosi. E aggiunge: «Non temo nulla. Mai». Nel 2005, forte del suo successo, compie il passo più lungo della gamba: scalare Volkswagen. Con il consenso degli azionisti di Porsche, la sua partecipazione nel gruppo automobilistico di Wolfsburg sale rapidamente: 10% nel 2005, 30% nel 2007, 50% nel 2008. Diverso è meglio, spiega Wiedeking: definisce «arcaica » la norma che dal 1960 permette alla Bassa Sassonia di avere un potere di veto in Volkswagen; critica il sindacato di Vw, perché troppo «conservatore»; e avverte che al momento della fusione non ci saranno «vacche sacre». Il clima tra le due aziende si incrina, anche per via di una Legge Volkswagen che certo non aiuta la società di Stoccarda a prendere pieno possesso del gruppo di Wolfsburg. La crisi farà il resto. Ieri lasciando la scena ha ricevuto gli applausi del personale di Porsche sotto la pioggia scrosciante di una Stoccarda quasi autunnale. Nonostante il debito che lascia in carico all'azienda (oltre 10 miliardi di euro) e malgrado i gravi errori di valutazione, Wiedeking è stato un manager carismatico e visionario. Troppo visionario. Torna alla mente la massima di Paul Valéry: «Ciò che è semplice è falso. Ciò che non lo è, è inutilizzabile». B.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SOGNO INFRANTO L'enfant prodige dell'auto tedesca aveva rilanciato il marchio sportivo ma poi è rimasto vittima della crisi finanziaria IL FINALE AMARO Il take over di Wolfsburg è partito nel 2005 con l'acquisto del 10% Alla fine a Stoccarda sono rimasti 10 miliardi di debiti Passaggio di consegne. Wendelin Wiedeking ( a destra), amministratore delegato uscente di Porsche, abbraccia Michael Macht, suo successore al vertice della casa automobilistica tedesca

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Volkswagen conquista Porsche (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-24 - pag: 6 autore: Volkswagen conquista Porsche Aumento da 5 miliardi per Stoccarda, fusione entro il 2011, Qatar terzo socio con il 17% AFP Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente Volkswagen acquisterà Porsche, creando un nuovo grande gruppo automobilistico mondiale. Dopo un lungo braccio di ferro ricco di colpi di scena e di contrasti famigliari, le due società hanno aperto la porta ieri all'acquisizione del produttore di auto sportive da parte dell'azienda di Wolfsburg. La sfida è impegnativa, tanto che alcuni osservatori già si interrogano sull'integrazione di due gruppi molto diversi tra loro. La decisione di puntare su una fusione «sotto la guida di Volkswagen» è una disfatta per Wendelin Wiedeking, silurato ieri dalla presidenza di Porsche dopo aver tentato senza successo una scalata a Vw. L'operazione è fallita a causa della crisi finanziaria e della recessione economica. Il predatore si è improvvisamente trasformato in preda, vittima di un netto calo delle vendite e caricato di oltre 10 miliardi di debiti. In una riunione nella notte tra mercoledì e giovedì il consiglio di sorveglianza di Porsche ha dato via libera a un aumento di capitale da cinque miliardi di euro e licenziato con effetto immediato Wiedeking e il suo direttore finanziario Holger HÄrter, responsabili di avere ideato una scalata ai danni di Volkswagen a colpi di derivati e opzioni poi fallita miseramente. «Questo dovrebbe gettare le basi per la creazione di un gruppo automobilistico integrato composto da Porsche e da Volkswagen», ha spiegato ieri in un comunicato il consiglio di sorveglianza del produttore di Stoccarda. L'emirato del Qatar sarà della partita, ma non avrà il ruolo di cavaliere bianco che Wiedeking avrebbe voluto affibbiargli pur di evitare di finire nelle mani di Volkswagen. In una riunione del proprio consiglio di sorveglianza, Vw ha a sua volta approvato il piano di un'integrazione tra le due società «sotto la guida di Volkswagen» con il suo conseguente ingresso in Porsche. La fusione tra le due società dovrebbe avvenire entro il 2011. L'azionariato del futuro gruppo Volkswagen sarebbe così composto: il Qatar diventerebbe terzo socio con il 17% dietro alle famiglie Porsche e Piech (che attualmente controllano il 51%) e alla Bassa Sassonia (proprietaria del 20%). Il Qatar salirà in Volkswagen rilevando opzioni sui titoli Vw oggi nel portafoglio di Porsche. Ormai gli emirati arabi sono diventati protagonisti nella grande industria tedesca. Abu Dhabi è azionista di Daimler, mentre il Kuwait starebbe pensando all'ingresso in Continental. L'assetto del nuovo gruppo dovrebbe essere precisato entro il 13 agosto quando sono previste nuove riunioni degli organi direttivi. «La buona notizia è che le decisioni sono state preannunciate – spiegava ieri Marc-René Tonn, analista di MM Warburg –. Molte questioni però restano aperte». Tra le altre cose, non è chiaro se il Qatar avrà una quota anche in Porsche. Il sindacato IG Metall ha sostenuto ieri che anche i lavoratori dovrebbero avere una quota nel nuovo gruppo, pronto a sfidare Toyota per il primato mondiale. Le decisioni di ieri giungono dopo mesi, se non anni, di tensioni personali e scontri famigliari. Tra le altre cose, il fallimento della scalata di Porsche ai danni di Volkswagen ha scatenato rivalità ancestrali tra i due principali soci della casa di Stoccarda: i cugini Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch. Quest'ultimo è il vero vincitore, e con questa operazione realizza il sogno di riunire sotto a uno stesso tetto due società fondate dal nonno Ferdinand Porsche. Wiedeking lascia la presidenza di Porsche con una buonuscita di 50 milioni di euro: metà andrà a scopi di beneficenza – ha assicurato uno dei manager più pagati d'Europa – e 1,5 milioni «ai giornalisti in difficoltà», senza dare spiegazioni per questa scelta un po' singolare. Il paracadute è comunque lontano dalla cifra di 250 milioni circolata mercoledì sera. HÄrter riceverà dal canto suo 12,5 milioni. In un commento ieri sul suo sito il «Financial Times Deutschland » sosteneva che l'integrazione Porsche-Volkswagen rischia di provocare «uno choc culturale». I primi segnali sono già emersi, tanto le due aziende sono diverse tra loro fosse solo per la loro taglia: VW conta 370mila dipendenti, Porsche 12mila. Il nuovo presidente di quest'ultima, Michael Macht, ha assicurato che le prossime trattative con Volkswagen saranno «alla pari». Arringando ieri i dipendenti il presidente del consiglio di fabbrica di Porsche, Uwe HÜck, ha messo l'accento sui valori e sul marchio della casa automobilistica. Dal canto suo, il presidente del consiglio di sorveglianza del produttore di Stoccarda, Wolfgang Porsche, ha promesso, con le lacrime agli occhi, che la società rimarrà autonoma nel grande gruppo VW e che la leggenda Porsche «non morirà». © RIPRODUZIONE RISERVATA Strada segnata. Un cartello stradale a Wolfsburg dedicato a Ferdinand Porsche, fondatore dell'omonima casa automobilistica e di Volkswagen GLI OBIETTIVI Il nuovo colosso europeo lancia la sfida a Toyota per il primato mondiale La famiglia azionista: «La leggenda non morirà»

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Matrimonio alla tedesca Officia l'emiro del Qatar (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

FERROVIE/UN ALTRO INCIDENTE SULLA RETE Sostituito il responsabile alla sicurezza di Trenitalia Trenitalia ha sostituito il responsabile alla sicurezza, Emilio Maestrini. Ma smentisce che ci sia alcun rapporto con l'incidente alla stazione di Viareggio di oltre 20 giorni fa. La società spiega che «nel suo nuovo incarico alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato, anzi, l'ingegner Maestrini ha il compito di coordinare gli aspetti legati alla ricerca e allo sviluppo tecnologico». Nel frattempo conti Matrimonio alla tedesca Officia l'emiro del Qatar Guido Ambrosino BERLINO BERLINO Con l'aiuto dell'emiro del Qatar, che li libera di buona parte dei loro debiti, i litigiosi rampolli dell'ingegnere Ferdinand Porsche - costruttore dell'«auto del popolo» nazionalsocialista - si sono accordati sul controllo del gruppo Volkswagen, in cui sarà integrato per passi successivi, di qui al 2011, anche il marchio Porsche, che costruisce auto sportive a Stoccarda-Zuffenhausen. Tra i due clan degli eredi di Ferdinand Porsche ha prevalso quello capeggiato da Ferdinand Piech, ora presidente del consiglio di sorveglianza Volkswagen: è il figlio di Anton Piech, genero del patriarca e dal 1941 al 1945 Betriebsführer, duce, della nuova fabbrica di Wolfsburg. Da Wolfsburg, sotto la ferma mano di Ferdinand Piech, si continuerà a comandare il gruppo, con l'aggiunta di Porsche come decima marca accanto a Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, Bentley, Bugatti, Lamborghini, Scania, Vw veicoli industriali. Ha invece dovuto cedere il cugino Wolfgang Porsche, presidente del consiglio di sorveglianza della Porsche, figlio di «Ferry» Porsche, fondatore della fabbrica di auto sportive nel dopoguerra. Wolfgang Porsche aveva accarezzato il sogno di scalare il gruppo Vw, per guidarlo da Zuffenhausen: il topolino Porsche, con un fatturato di 7,5 miliardi di euro l'anno scorso e 12 mila dipendenti, avrebbe inghiottito la montagna Vokswagen, con 114 miliardi di fatturato e 370.000 dipendenti in tutto il mondo. L'ambizioso piano - praticato in un primo tempo d'intesa con Ferdinand Piech (il suo clan controlla il 38% della Porsche Gmbh)- ha portato la società sull'orlo del fallimento. La holding Porsche Automobil, che ora possiede il 51% della azioni Vw, si era assicurata opzioni per rastrellarne un ulteriore pacchetto del 20%, indebitandosi per 10 miliardi. Mentre le azioni già in suo possesso si sono deprezzate in seguito alla crisi finanziaria. La fine del piano Zuffenhausen «capitale dell'auto», perseguito nell'ultima fase anche contro Ferdinand Piech per scalzarlo dal suo trono di Wolfsburg, è stata marcata ieri - dopo una riunione del consiglio di sorveglianza della Porsche nella notte tra mercoledì e giovedì - dalle dimissioni dei due manager che l'avevano architettato e messo in opera, con incauto disprezzo del rischio: il presidente del consiglio di amministrazione Wendelin Wedeking e il suo mago delle finanze, Holger Härter. Wedeking, che da impiegato senza blasone nelle dinastie industriali, si atteggiava a nuovo padrone dei padroni dell'auto, è stato messo alla porta con una buona uscita di 50 milioni di euro (per la metà investita in una fondazione senza fini di lucro, tanto per smentire la fama di arrivista senza scrupoli). Il fido Härter si è accontentato di 12,5 milioni. Il licenziamento di Wedeking era il prezzo chiesto da Ferdinand Piech al cugino Wolfgang Porsche per un'intesa tra i due clan sul controllo del gruppo Volkswagen. La prima pietra, per un accordo ancora da definire in molti dettagli ancora controversi, è stata annunciata ieri pomeriggio al termine di una riunione del consiglio di controllo del gruppo Vw: l'emiro del Qatar, tramite la finanziaria dell'emirato Qatar Investement Authorithy, diventerà azionista del gruppo Vw con una quota del 17%, al terzo posto dopo la holding delle famiglie Porsche-Piech (51%) e il 20% detenuto dal Land Bassa Sassonia. Grazie a una speciale costruzione societaria che non concede a nessun azionista più di un quinto di voti, indipendentemente dalla quota in suo possesso, la Bassa Sassonia gode di fatto di un diritto di veto. Il Qatar, per una somma di 5 miliardi di euro, comprerà da Porsche opzioni su azioni Vw per circa il 17%. I soldi andranno alle banche con cui il costruttore d'auto sportive è indebitato. Parallelamente il consiglio di sorveglianza di Porsche ha deciso un aumento di capitale per altri 5 miliardi di euro. Non se conoscono i dettagli. Sembra che il Qatar sia pronto a investire due miliardi, il resto dovrebbe venire dalle famiglie Porsche e Piech. Salvato così dal rischio di insolvenza, Wolfgang Porsche avrebbe accettato di lasciare «integrare» la sua fabbrica d'auto sportive nel gruppo Volkswagen: sul come si discuterà ancora. Foto: IL COMMIATO DELL'AD DI PORSCHE AI DIPENDENTI, DOPO 16 ANNI IN CARICA /FOTO AP

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Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 24/07/2009 - pag: 26 La storia Il gruppo di auto sportive sarà il decimo marchio di Wolfsburg. «Diventeremo i primi al mondo, davanti a Toyota» Volkswagen «compra» Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino Vince il ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO La straordinaria guerra famigliare dei Porsche pare finalmente avere trovato una soluzione. Ferdinand Piëch nipote del mitico Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino durante il nazismo ha vinto la battaglia che lo vede impegnato da decenni: la Porsche e la Volkswagen, di fatto inventate dal nonno, saranno finalmente unite in un solo gruppo sotto il controllo della famiglia, con l'ambizione di diventare il primo produttore mondiale: si afferma una nuova dinastia dell'auto. Ha perso Wendelin Wiedeking che si è dimesso da numero uno della casa di auto sportive, con una liquidazione di 50 milioni di euro. Hanno perso gli azionisti di Volkswagen che dovranno comprare le attività di Porsche a suon di miliardi. Ha perso la Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le buone regole di un mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15 ore che si è protratta nella notte tra mercoledì e giovedì, ieri mattina Wiedeking si è dimesso. È l'uomo che nel 1993 prese in mano le redini di una casa automobilistica moribonda, Porsche, per trasformarla in una delle aziende più redditizie del settore. Ma è anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di scalare la Volkswagen, 16 volte più grande, anche attraverso l'uso spregiudicato delle opzioni di acquisto e l'utilizzo delle carenze regolamentari caratteristiche della Borsa tedesca. Nel farlo, ha realizzato profitti enormi sulla carta, grazie ai quali ha incassato bonus eccezionali (quasi 80 milioni l'anno scorso), ma ha poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter. Sarà sostituito da Michael Macht, fino a ieri capo della produzione. La buonuscita di Wiedeking ha ovviamente prodotto scandalo: nonostante abbia deciso di dare in beneficenza la metà dei 50 milioni che incasserà, il mondo politico tedesco, a due mesi dalle elezioni federali, si è scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da Joachim Poss, deputato socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze Peer Steinbrück: «Per un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche, sostenuti da speculazione finanziaria, hanno permesso a Wiedeking giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati finanziari sono crollati portando con loro il castello di carte speculativo di Wiedeking ». Ciò nonostante, è stato premiato con altri 50 milioni. Ora, la situazione è questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con opzioni di acquisto per un altro 20%. Ma ha anche un debito di oltre dieci miliardi. Quindi, la soluzione approvata ieri. Innanzitutto, la holding Porsche Se, i cui diritti di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un aumento di capitale per cinque miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti ritengono che le famiglie apporteranno gli asset della Porsche Holding austriaca, la maggiore catena di concessionari d'Europa (13,7 miliardi di fatturato nel 2008). Poi, il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il 17% di Volkswagen oggi possedute dalla Porsche e in più potrebbe acquistare azioni privilegiate senza diritto di voto della Porsche Se: altri quattro o cinque miliardi. Fatto questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch, comprerà gradualmente Porsche Ag, la controllata che produce le auto. La fusione (creerà un gruppo dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro) dovrebbe avvenire entro la metà del 2011 con un esborso nell'ordine degli otto miliardi di euro che dovrà essere sostenuto dagli azionisti della casa di Wolfsburg. Se la scelta di fare di Porsche il decimo marchio del gruppo Volkswagen abbia una logica industriale o solo di salvataggio famigliare è oggetto di discussioni: il rischio di annacquare il nome Porsche è alto. Christian Wulff il primo ministro della Bassa Sassonia, Land che possiede il 20% di Volkswagen e che ha bloccato la scalata della Porsche ha però detto che il gruppo vuole diventare il primo al mondo, superando la giapponese Toyota, entro il 2018. Alla fine, Volkswagen con in pancia Porsche sarà controllato dalla famiglia Porsche-Piëch senza debiti che avrà come soci la Qatar Investment Authority, il governo della Bassa Sassonia e gli azionisti che ancora vorranno starci. Ieri, parlando ai dipendenti, Wolfgang Porsche, cugino e rivale di Piëch, aveva le lacrime agli occhi mentre assicurava che la gloriosa casa di auto sportive sarebbe rimasta tale. Lo consola il fatto che ora la famiglia Porsche-Piëch può scrivere il suo nome vicino alle dinastie dei Ford e degli Agnelli, grandi dell'auto. Danilo Taino Dal Maggiolino alla prima Porsche Ferdinand Porsche ( foto) disegnò il maggiolino Volkswagen e da quell'impianto nacque anche la prima Porsche

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L'utile trimestrale mette le ali a eBay (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a New York L'utile trimestrale mette le ali a eBay ( f.d.r. ) Gli utili migliori del previsto e le previsioni positive sulle vendite nel prossimo trimestre hanno spinto al rialzo eBay, che ha chiuso la seduta a Wall Street in rialzo del 10,6%. Il principale sito di aste on-line del mondo ha chiuso il trimestre con 327 milioni di euro, in calo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, ma superiori alle attese. Il fatturato è sceso invece del 4%, a 2,1 miliardi di dollari, meno del previsto. A spingere il titolo eBay sono state anche le dichiarazioni del Ceo, John J. Donahoe, sul piano di rafforzamento di PayPal, destinata a diventare la piattaforma universale per i pagamenti sul web. John J. Donahoe ceo di eBay

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Corre Saipem, in calo StM (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, in calo StM E nove. Tante sono, con quella di ieri, le sedute consecutive di rialzo per Piazza Affari, per Wall Street e per le principali Borse europee. A Milano l'Ftse-Mib dei titoli principali è cresciuto dell'1,59% e l'Ftse All Share, che rileva in pratica l'intero listino telematico, è salito dell'1,48%. In lenta ripresa anche gli scambi: 2,3 miliardi di euro il controvalore di ieri. Il rimbalzo del prezzo del greggio (arrivato oltre i 69 dollari il barile) ha favorito ovunque i titoli petroliferi, ma in Italia ne ha beneficiato soltanto Saipem che, con un incremento del 4,77% della quotazione di riferimento, ha conquistato la prima posizione nella classifica dei maggiori rialzi all'interno delle 40 blue-chips che compongono l'Ftse- Mib. Sempre all'interno del paniere dei più capitalizzati, da segnalare il balzo di Banco Popolare (+4,16%), sulla scia di quello della controllata Italease (+7,06%), che appartiene invece al segmento delle small cap . Numerosi, inoltre, e trasversali a tutti i comparti, i rialzi superiori ai due punti percentuali. I principali riguardano Banca Popolare di Milano (+2,19%), Enel (+2,33%), Fondiaria-Sai (+2,61%), Impregilo (+2,73%), Mediolanum (+2,85%), Pirelli (+2,23%), Tenaris (+2,6%) e Ubi Banca (+2,82%). Maglia nera dell'Ftse-Mib, infine, per StMicroelectronics (StM), che ha lasciato sul terreno l'1,81% dopo i forti rialzi dei giorni precedenti. Ieri però il titolo ha risentito dei cattivi risultati della joint-venture con Ericsson, che ha denunciato perdite nel secondo trimestre dell'anno per 165 milioni di dollari. Il nono rialzo Con quello di ieri sale a nove il numero dei rialzi consecutivi degli indici di Piazza Affari

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Credit Suisse torna al profitto (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a Zurigo Credit Suisse torna al profitto ( f.d.r. ) Credit Suisse torna all'utile nel secondo trimestre e guadagna il 2,84% alla Borsa di Zurigo, trainando tutto il settore bancario europeo. Nel bilancio chiuso a giugno l'istituto guidato da Brady W. Dougan ha riportato utili per 1,57 miliardi di franchi svizzeri, il 29% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, a fronte di 8,6 miliardi di ricavi. Al netto di alcuni fattori straordinari, come spese legali e fiscali, l'utile sarebbe stato di 2,5 miliardi. Si tratta di numeri superiori alle attese degli analisti, che li hanno interpretati come un primo importante segnale di ripresa del settore del credito in Europa. Brady W. Dougan ceo Credit Suisse

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Il Senato rinvia, uno scacco per Obama (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 24/07/2009 - pag: 8 PIANO SANITA' Il Senato rinvia, uno scacco per Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è costretto a rimettere in discussione il modello sociale costruito nel Dopoguerra. Una sfida politica da far tremare i polsi: per questo la battaglia parlamentare, che tutti si attendevano difficilissima, sta diventando addirittura feroce, con la maggioranza democratica incapace di rispettare l'impegno di approvare la riforma almeno in un ramo del Parlamento prima della chiusura estiva del Congresso e lo stesso Obama costretto a esporsi, più di quanto avrebbe voluto, non solo sui principi «nobili» della riforma, ma anche su contenuti che sono inevitabilmente indigesti. Il presidente sa che sta rischiando grosso e l'altra sera, nell'ennesima conferenza stampa, ha fatto appello alla coscienza della nazione, invitando gli americani a non chiedersi solo «cosa c'è per me» nella riforma, ma a guardare lontano. A sei mesi dal suo trionfale insediamento, Obama vive già un momento-chiave: quello di passare dalla beatificazione dell'America e di un'opinione pubblica mondiale adorante a una Waterloo sulla sanità. È la speranza per nulla nascosta dei repubblicani, ma anche l'incubo dello stesso leader democratico che perde terreno nei sondaggi e, ormai, non può più «nascondersi» lasciando al Congresso la responsabilità delle scelte più delicate. Il presidente ha ragione ad avvertire, come ha fatto ieri, che il sistema attuale è insostenibile perché i suoi costi stanno crescendo a un ritmo impressionante mentre, oltre ai troppi cittadini privi di cure mediche, ci sono altri milioni di assistiti che si stanno impoverendo o sono addirittura costretti a dichiarare bancarotta perché non riescono a pagare i conti di medici, esami e ospedali non coperti dalle assicurazioni. Ma adesso, visto che sui contenuti della riforma e sui modi di finanziarla la stessa maggioranza democratica è profondamente divisa, tocca a lui indicare una soluzione investendo su di essa, oltre al suo carisma, una parte consistente del suo capitale politico. È una scelta rischiosa, è chiaro, perché una riforma che copra anche chi oggi non ha alcuna assistenza e contenga i costi del sistema entro limiti sostenibili per un Tesoro già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative fornite dai datori di lavoro. Per loro si delinea un prelievo fiscale su premi assicurativi fin qui «esentasse» e, soprattutto, un modo diverso, più austero, di fruire dei servizi sanitari. La tentazione del Congresso è quella di approvare l'estensione del diritto all'assistenza sanitaria, rinviando ad una fase successiva gli interventi per la copertura delle maggiori spese. Obama si è fin qui lasciato aperte varie strade, ha giudicato «compatibili » varie opzioni circolate in Parlamento, ma il rinvio delle misure di «austerità» sarebbe un suicidio economico e lui lo sa. Già oggi l'America spende per la salute il doppio degli europei: se il governo offrisse l'assistenza ad altri 45 milioni di cittadini (tra i quali molti poveri, obesi e diabetici bisognosi di cure costose) senza modificare i meccanismi di erogazione dei servizi, l'inevitabile esplosione della spesa farebbe saltare un bilancio federale che è già in condizioni assai precarie.

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Il prossimo tuo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 24/07/2009 - pag: 10 COMMEDIA RRR Il prossimo tuo Anne Riitta Ciccone racconta con sincerità, buona volontà e indignazione morale, sulla scia del cinema dai destini incrociati, tre storie parallele di crisi di valori in Italia, Francia, Finlandia. Ogni uomo li vale tutti, tutti lo valgono: le paure sono nuove, i rimedi sempre vecchi. L'autrice sistema l'occhio ad altezza di coscienza, scopre vecchie e nuove nevrosi e spera che domani, come diceva Rossella sia un altro giorno. Un buon match con la società Mexico

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Il Senato rinvia, uno scacco per Obama (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: Opinioni data: 24/07/2009 - pag: 8 PIANO SANITA' Il Senato rinvia, uno scacco per Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è costretto a rimettere in discussione il modello sociale costruito nel Dopoguerra. Una sfida politica da far tremare i polsi: per questo la battaglia parlamentare, che tutti si attendevano difficilissima, sta diventando addirittura feroce, con la maggioranza democratica incapace di rispettare l'impegno di approvare la riforma almeno in un ramo del Parlamento prima della chiusura estiva del Congresso e lo stesso Obama costretto a esporsi, più di quanto avrebbe voluto, non solo sui principi «nobili» della riforma, ma anche su contenuti che sono inevitabilmente indigesti. Il presidente sa che sta rischiando grosso e l'altra sera, nell'ennesima conferenza stampa, ha fatto appello alla coscienza della nazione, invitando gli americani a non chiedersi solo «cosa c'è per me» nella riforma, ma a guardare lontano. A sei mesi dal suo trionfale insediamento, Obama vive già un momento-chiave: quello di passare dalla beatificazione dell'America e di un'opinione pubblica mondiale adorante a una Waterloo sulla sanità. È la speranza per nulla nascosta dei repubblicani, ma anche l'incubo dello stesso leader democratico che perde terreno nei sondaggi e, ormai, non può più «nascondersi» lasciando al Congresso la responsabilità delle scelte più delicate. Il presidente ha ragione ad avvertire, come ha fatto ieri, che il sistema attuale è insostenibile perché i suoi costi stanno crescendo a un ritmo impressionante mentre, oltre ai troppi cittadini privi di cure mediche, ci sono altri milioni di assistiti che si stanno impoverendo o sono addirittura costretti a dichiarare bancarotta perché non riescono a pagare i conti di medici, esami e ospedali non coperti dalle assicurazioni. Ma adesso, visto che sui contenuti della riforma e sui modi di finanziarla la stessa maggioranza democratica è profondamente divisa, tocca a lui indicare una soluzione investendo su di essa, oltre al suo carisma, una parte consistente del suo capitale politico. È una scelta rischiosa, è chiaro, perché una riforma che copra anche chi oggi non ha alcuna assistenza e contenga i costi del sistema entro limiti sostenibili per un Tesoro già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative fornite dai datori di lavoro. Per loro si delinea un prelievo fiscale su premi assicurativi fin qui «esentasse» e, soprattutto, un modo diverso, più austero, di fruire dei servizi sanitari. La tentazione del Congresso è quella di approvare l'estensione del diritto all'assistenza sanitaria, rinviando ad una fase successiva gli interventi per la copertura delle maggiori spese. Obama si è fin qui lasciato aperte varie strade, ha giudicato «compatibili » varie opzioni circolate in Parlamento, ma il rinvio delle misure di «austerità» sarebbe un suicidio economico e lui lo sa. Già oggi l'America spende per la salute il doppio degli europei: se il governo offrisse l'assistenza ad altri 45 milioni di cittadini (tra i quali molti poveri, obesi e diabetici bisognosi di cure costose) senza modificare i meccanismi di erogazione dei servizi, l'inevitabile esplosione della spesa farebbe saltare un bilancio federale che è già in condizioni assai precarie.

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Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: Economia data: 24/07/2009 - pag: 26 La storia Il gruppo di auto sportive sarà il decimo marchio di Wolfsburg. «Diventeremo i primi al mondo, davanti a Toyota» Volkswagen «compra» Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino Vince il ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO La straordinaria guerra famigliare dei Porsche pare finalmente avere trovato una soluzione. Ferdinand Piëch nipote del mitico Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino durante il nazismo ha vinto la battaglia che lo vede impegnato da decenni: la Porsche e la Volkswagen, di fatto inventate dal nonno, saranno finalmente unite in un solo gruppo sotto il controllo della famiglia, con l'ambizione di diventare il primo produttore mondiale: si afferma una nuova dinastia dell'auto. Ha perso Wendelin Wiedeking che si è dimesso da numero uno della casa di auto sportive, con una liquidazione di 50 milioni di euro. Hanno perso gli azionisti di Volkswagen che dovranno comprare le attività di Porsche a suon di miliardi. Ha perso la Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le buone regole di un mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15 ore che si è protratta nella notte tra mercoledì e giovedì, ieri mattina Wiedeking si è dimesso. È l'uomo che nel 1993 prese in mano le redini di una casa automobilistica moribonda, Porsche, per trasformarla in una delle aziende più redditizie del settore. Ma è anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di scalare la Volkswagen, 16 volte più grande, anche attraverso l'uso spregiudicato delle opzioni di acquisto e l'utilizzo delle carenze regolamentari caratteristiche della Borsa tedesca. Nel farlo, ha realizzato profitti enormi sulla carta, grazie ai quali ha incassato bonus eccezionali (quasi 80 milioni l'anno scorso), ma ha poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter. Sarà sostituito da Michael Macht, fino a ieri capo della produzione. La buonuscita di Wiedeking ha ovviamente prodotto scandalo: nonostante abbia deciso di dare in beneficenza la metà dei 50 milioni che incasserà, il mondo politico tedesco, a due mesi dalle elezioni federali, si è scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da Joachim Poss, deputato socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze Peer Steinbrück: «Per un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche, sostenuti da speculazione finanziaria, hanno permesso a Wiedeking giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati finanziari sono crollati portando con loro il castello di carte speculativo di Wiedeking ». Ciò nonostante, è stato premiato con altri 50 milioni. Ora, la situazione è questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con opzioni di acquisto per un altro 20%. Ma ha anche un debito di oltre dieci miliardi. Quindi, la soluzione approvata ieri. Innanzitutto, la holding Porsche Se, i cui diritti di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un aumento di capitale per cinque miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti ritengono che le famiglie apporteranno gli asset della Porsche Holding austriaca, la maggiore catena di concessionari d'Europa (13,7 miliardi di fatturato nel 2008). Poi, il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il 17% di Volkswagen oggi possedute dalla Porsche e in più potrebbe acquistare azioni privilegiate senza diritto di voto della Porsche Se: altri quattro o cinque miliardi. Fatto questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch, comprerà gradualmente Porsche Ag, la controllata che produce le auto. La fusione (creerà un gruppo dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro) dovrebbe avvenire entro la metà del 2011 con un esborso nell'ordine degli otto miliardi di euro che dovrà essere sostenuto dagli azionisti della casa di Wolfsburg. Se la scelta di fare di Porsche il decimo marchio del gruppo Volkswagen abbia una logica industriale o solo di salvataggio famigliare è oggetto di discussioni: il rischio di annacquare il nome Porsche è alto. Christian Wulff il primo ministro della Bassa Sassonia, Land che possiede il 20% di Volkswagen e che ha bloccato la scalata della Porsche ha però detto che il gruppo vuole diventare il primo al mondo, superando la giapponese Toyota, entro il 2018. Alla fine, Volkswagen con in pancia Porsche sarà controllato dalla famiglia Porsche-Piëch senza debiti che avrà come soci la Qatar Investment Authority, il governo della Bassa Sassonia e gli azionisti che ancora vorranno starci. Ieri, parlando ai dipendenti, Wolfgang Porsche, cugino e rivale di Piëch, aveva le lacrime agli occhi mentre assicurava che la gloriosa casa di auto sportive sarebbe rimasta tale. Lo consola il fatto che ora la famiglia Porsche-Piëch può scrivere il suo nome vicino alle dinastie dei Ford e degli Agnelli, grandi dell'auto. Danilo Taino Dal Maggiolino alla prima Porsche Ferdinand Porsche ( foto) disegnò il maggiolino Volkswagen e da quell'impianto nacque anche la prima Porsche

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in cartellone ci sarà anche l'horror d'autore (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 24-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino di Padova, Il)

Argomenti: Crisi

Non solo Herzog e Ferrara, anche gli zombies di Romero e il terrore in 3D di Joe Dante In cartellone ci sarà anche l'horror d'autore VENEZIA. Anche la crisi finanziaria mondiale sarà di attualità a Venezia con The informant di Steven Soderbergh, con Matt Damon e l'atteso film-documentario di Michael Moore Capitalism. A Love story. Sono due dei film sicuri nel carniere di Marco MÜller che si annuncia particolarmente ricco. In arrivo al Lido sarebbero anche Eva Mendes e Nicolas Cage per il film di Werner Herzog Bad Lieutenant: Port Call New Orleans, remake del Cattivo Tenente di Abel Ferrara, Ma si parla anche di un altro remake per Venezia, quello del tornatoriano Stanno tutti bene, trasformato da Todd Solondz nella commedia Life During War Time con Robert De Niro nel ruolo che fu di Marcello Mastroianni. Papabili anche due film made in Usa di primo livello, con l'esordio nell'animazione di Wes Anderson con Fantastic Mr. Fox, con le voci di George Clooney, Cate Blanchett e Meryl Streep e la black comedy A serious man dei fratelli Coen. Altri film di cui si parla sono l'atteso kolossal The road di John Hillcoat con Viggo Mortensen e Charlize Theron - altri divi di cui è possibile l'arrivo al Lido - e l'horror in 3D di Joe Dante dal titolo The Hole. L'horror in particolare dovrebbe avere un ruolo predominante in questa edizione: dovrebbe essere confermato anche il ritorno di un maestro come George A. Romero con Survival of the dead e la sua amata zombieland e la presenza di Rec 2 di Jaume Balaguerò e Paco Plaza. Per quanto riguarda i film italiani, grande attesa per il film di apertura che sarà Baaria di Giuseppe Tornatore, ma anche per il nuovo film di Michele Placido, Il grande sogno sulle contestazioni del '68 viste dalla parte di un poliziotto, con Riccardo Scamarcio quale protagonista. Della partita dovrebbe essere anche Francesca Comencini con Lo spazio bianco dal romanzo di Valeria Parrella, con Margherita Buy e si parla con insistenza anche del documentario Napoli, Napoli, Napoli diretto da Abel Ferrara. Significativa si annuncia anche la presenza francese, con il film di Jacques Rivette 36 vues du Pic Saint-Loup con Jane Birkin e Sergio Castellitto e il nuovo film di Claire Denis White Material con Isabelle Huppert e Cristopher Lambert. Probabile film di chiusura del Festival potrebbe essere invece la prima pellicola di fantascienza della Repubblica popolare Cinese, diretta a quattro mani da Fruit Chan e Jian Cui, considerato il padre del rock cinese. Rese note ieri anche le giurie del Premio Venezia Opera Prima, con Haile Gerima presidente e Rahmin Bahrani, Gianni Di Gregorio, Antoine Fuqua e Sam Taylor Wood giurati. E quella di Corto Cortissimo. Stuart Gordon sarà il presidente, con Alieva Sitora e Steve Ricci. Per la giuria principale siamo ancora fermi a Ang Lee come presidente. (e.t.)

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calligaris cresce all'estero (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Approvato il bilancio 2008. Il fatturato in calo del 2,7% (161 milioni) resta costante l'incremento dell'export Calligaris cresce all'estero Il presidente: risultati importanti in un anno difficile, ma resta cruciale il 2009 MANZANO. Fatturato 2008 in calo del 2,7% a 161 milioni, con un margine operativo lordo (Ebitda) di 25,1 milioni, pari al 16% del consolidato: sono i dati salienti del bilancio 2008 del gruppo Calligaris. L'azienda di Manzano leader nel settore sedia e arredamento, partecipata al 40% dal fondo di private equity L-Capital (gruppo Lvmh), valuta la flessione del fatturato «contenuta» rispetto all'esercizio precedente. Resta costante il tasso di crescita del 7,4% sulla quota dell'export, bilanciata dalla discesa sul mercato italiano. «Il 2008 fino al mese di settembre - spiega il ceo Alessandro Calligaris - è stato un esercizio positivo per il nostro gruppo e ha visto un fatturato in moderata crescita e un ebitda nell'ordine del 17,5%». Nel corso dell'ultimo trimestre, i ricavi e il portafoglio ordini hanno registrato una flessione importante, in concomitanza con l'acuirsi della recessione mondiale. A fine dicembre è entrato nel Cda Andrea Ottaviano, direttore generale e amministratore delegato di L Capital Advisory srl di Milano, mentre dai primi di luglio è stato nominato alla direzione del gruppo Armando Finis. Calligaris, si conferma gruppo leader nel settore arredamento casa: 700 dipendenti; filiali operative negli Usa in Giappone; cinque stabilimenti produttivi di cui uno in Slovenia. Il fondo di private equity L-Capital (emanazione del gruppo francese del lusso e della moda Lvmh, Louis Vuitton Moet Hennessy) che dal 2007 detiene il 40% del capitale della capogruppo, continua a condividere con l'azionista di maggioranza (famiglia Calligaris, ndr) e con il ceo, ingegner Alessandro Calligaris, la mission aziendale e le strategie aziendali. «Va anche detto che nel corso dell'ultimo trimestre 2008 i ricavi ed il portafoglio ordini hanno registrato una flessione importante, per altro in concomitanza con l'acuirsi della recessione mondiale innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici, caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio marketing-oriented adottato da Calligaris spa come convincente ed imprescindibile». «Siamo soddisfatti per i risultati conseguiti nell'esercizio 2008 - aggiunge Alessandro Calligaris - ma siamo anche consapevoli che il 2009 sarà un esercizio cruciale. Concentreremo tutte le nostre forze per reagire al calo di fatturato che interessa soprattutto le esportazioni, puntando a chiudere l'anno con una previsione di flessione non superiore al 10-12% in condizioni di equilibrio finanziario. Per affrontare le nuove sfide abbiamo rinforzato la squadra. A fine dicembre 2008 è entrato nel consiglio di amministrazione di Calligaris spa Andrea Ottaviano, 40 anni, con esperienza consolidata nei fondi di private equity e direttore generale e amministratore delegato di L Capital Advisory srl di Milano. Dai primi di luglio è stato nominato alla direzione del gruppo Armando Finis, 48 anni, pluriventennale esperienza lavorativa all'estero e consolidata negli ultimi anni nella gestione di gruppi multinazionali».

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La California è in crisi economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget (sezione: crisi)

( da "Quotidiano.net" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

L’ex Terminator, ora governatore dello Stato, è comparso su Twitter in un video-messaggio in cui parla della crisi finanziaria brandendo un grosso coltello. Polemiche, ma lui minimizza: "Abbiate senso dell'umorismo"

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Il sindaco Borghi getta acqua sul fuoco: (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

DOZZA pag. 7 Il sindaco Borghi getta acqua sul fuoco: «Il rallentamento dipende dalla crisi» ANTONIO Borghi, sindaco di Dozza, getta acqua sul fuoco. «Non è vero che ci sono tante case invendute a Toscanella afferma il primo cittadino è un centro urbano che sta prendendo una sua identità e che ormai e dotato di tutti i servizi. I problemi delle piccole quote di invenduto non dipendono dal fatto che si è costruito troppo, ma dalla crisi finanziaria». E sulla mancanza di case in vendita nel centro storico aggiunge: «Anche qui non è esatto quanto si dice in giro afferma . Un piccolo turn-over c'è, invece, soprattutto in quelle case lasciate libere dai vecchi deceduti e che i figli, emigrati a Bologna o a Imola, mettono in vendita». Ma gli abitanti di Toscanella quanto devono aspettare ancora per vedere in funzione la stazione? «Non dipende da noi risponde il sindaco ma dai tempi di realizzazione della nuova stazione centrale di Bologna. Finché non ci sarà questa, i treni metropolitani che arrivano da Toscanella di Dozza non si potranno attestare sull'attuale stazione centrale che deve dare la precedenza ai treni Freccia Rossa dell'Alta Velocità». n. m.

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Angelini, la borsa non risparmia il "re" della sanità (MF) (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Angelini, la borsa non risparmia il "re" della sanit (MF) (Teleborsa) - Roma, 24 lug - La crisi finanziaria non ha risparmiato nessuno, neanche Franceso Angelini, noto a molti come il "re" della sanit, grazie alla propriet della catena romana del San Raffaele. Il 2008, scrive oggi MF, non stato un bell'anno per le attivit finanziarie di Angelini, che detiene partecipazioni in Unicredit e Mediobanca, oltre che in Montepaschi, TIP e M&C. L'utile della Angelini Partecipazioni Finanziarie, controllata dalla Angelini Finanziaria, crollato a 1,8 mln di euro dai 9,8 mln dell'anno precedente, a causa di una perdita su cambi per 520 mila euro e svalutazioni per quasi 3 milioni. Considerando la differenza di valore delle partecipazioni, se il differenziale nel medio-lungo periodo fosse irrecuperabile, la societ dovrebbe accantonare 32,6 mln in un Fondo svalutazione partecipazioni. Ben diversa la situazione sul fronte industriale, che vede un fatturato in crescita a 1,2 mld di euro, confermando la societ alla quinta posizione in Italia nel settore farmaceutico. 24/07/2009 - 12:00

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Volkswagen Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Vince il ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni Volkswagen «compra» Porsche Rinasce la dinastia del Maggiolino Il gruppo di auto sportive sarà il decimo marchio di Wolfsburg. «Diventeremo i primi al mondo» BERLINO (GERMANIA) - La straordinaria guerra famigliare dei Porsche pare finalmente avere trovato una soluzione. Ferdinand Piëch nipote del mitico Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino du­rante il nazismo ha vinto la battaglia che lo vede impegnato da decenni: la Porsche e la Volkswagen, di fatto inven­tate dal nonno, saranno finalmente uni­te in un solo gruppo sotto il controllo della famiglia, con l'ambizione di diven­tare il primo produttore mondiale: si af­ferma una nuova dinastia dell'auto. Ha perso Wendelin Wiedeking che si è di­messo da numero uno della casa di auto sportive, con una liquidazione di 50 mi­lioni di euro. Hanno perso gli azionisti di Volkswagen che dovranno comprare le attività di Porsche a suon di miliardi. Ha perso la Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le buone re­gole di un mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15 ore che si è protratta nella notte tra mercole­dì e giovedì, ieri mattina Wiedeking si è dimesso. È l'uomo che nel 1993 prese in mano le redini di una casa automobilisti­ca moribonda, Porsche, per trasformarla in una delle aziende più redditizie del set­tore. Ma è anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di scalare la Volkswa­gen, 16 volte più grande, anche attraver­so l'uso spregiudicato delle opzioni di ac­quisto e l'utilizzo delle carenze regola­mentari caratteristiche della Borsa tede­sca. Nel farlo, ha realizzato profitti enor­mi sulla carta, grazie ai quali ha incassa­to bonus eccezionali (quasi 80 milioni l'anno scorso), ma ha poi dovuto consta­tare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era inde­bitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con ef­fetto immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter. Sarà sostituito da Michael Ma­cht, fino a ieri capo della produzione. La buonuscita di Wiedeking ha ovviamente prodotto scandalo: nonostante abbia de­ciso di dare in beneficenza la metà dei 50 milioni che incasserà, il mondo politi­co tedesco, a due mesi dalle elezioni fe­derali, si è scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da Joachim Poss, de­putato socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze Peer Stein­brück: «Per un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche, sostenuti da speculazione finanziaria, hanno permes­so a Wiedeking giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati fi­nanziari sono crollati portando con loro il castello di carte speculativo di Wie­deking ». Ciò nonostante, è stato premia­to con altri 50 milioni. Ora, la situazione è questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con opzio­ni di acquisto per un altro 20%. Ma ha an­che un debito di oltre dieci miliardi. Quin­di, la soluzione approvata ieri. Innanzitut­to, la holding Porsche Se, i cui diritti di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un aumento di capitale per cin­que miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti ritengono che le famiglie ap­porteranno gli asset della Porsche Hol­ding austriaca, la maggiore catena di con­cessionari d'Europa (13,7 miliardi di fat­turato nel 2008). Poi, il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il 17% di Volkswagen oggi possedute dalla Por­sche e in più potrebbe acquistare azioni privilegiate senza diritto di voto della Por­sche Se: altri quattro o cinque miliardi. Fatto questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch, comprerà gradual­mente Porsche Ag, la controllata che pro­duce le auto. La fusione (creerà un grup­po dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro) dovrebbe avvenire entro la metà del 2011 con un esborso nell'ordine de­gli otto miliardi di euro che dovrà essere sostenuto dagli azionisti della casa di Wolfsburg. Se la scelta di fare di Porsche il decimo marchio del gruppo Volkswa­gen abbia una logica industriale o solo di salvataggio famigliare è oggetto di di­scussioni: il rischio di annacquare il no­me Porsche è alto. Christian Wulff il primo ministro della Bassa Sassonia, Land che possiede il 20% di Volkswagen e che ha bloccato la scalata della Porsche ha però detto che il gruppo vuole di­ventare il primo al mondo, superando la giapponese Toyota, entro il 2018. Alla fine, Volkswagen con in pan­cia Porsche sarà controllato dalla fami­glia Porsche-Piëch senza debiti che avrà come soci la Qatar Investment Authori­ty, il governo della Bassa Sassonia e gli azionisti che ancora vorranno starci. Ieri, parlando ai dipendenti, Wolfgang Por­sche, cugino e rivale di Piëch, aveva le la­crime agli occhi mentre assicurava che la gloriosa casa di auto sportive sarebbe ri­masta tale. Lo consola il fatto che ora la famiglia Porsche-Piëch può scrivere il suo nome vicino alle dinastie dei Ford e degli Agnelli, grandi dell'auto. Danilo Taino stampa |

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Ue, i 27 pronti a favorire ingresso Islanda (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

BRUXELLES (Reuters) - I Ventisette inaugureranno il percorso dell'Islanda verso l'Unione europea lunedì prossimo, quando chiederanno alla Commissione di Bruxelles di valutare se il Paese nordico è pronto a iniziare i negoziati di adesione. L'Islanda ha presentato la sua domanda di adesione alla Ue la settimana scorsa, alcuni mesi dopo la crisi finanziaria che ha provocato anche un terremoto politico. I ministri degli Esteri della Ue chiederanno alla Commissione di elaborare una valutazione sul grado di preparazione dell'Islanda alla candidatura formale e a dare avvio ai negoziati, secondo una bozza di dichiarazione ottenuta da Reuters. Di solito i negoziati di accesso alle Ue durano diversi anni, ma L'Islanda è in una buona posizione per un ingresso rapido, per la sua lunga tradizione democratica e perché già membro della Associazione di Libero Scambio europeo e dell'Area Economica europea, e dunque è già in linea con la maggior parte delle condizioni poste da Bruxelles. Se gli elettori islandesi confermeranno nel corso del previsto referendum la volontà di aderire e i negoziati andranno bene, per diversi analisti politici l'Islanda potrebbe aderire già entro luglio 2011, sebbene il suo percorso verso Bruxelles non sia completamente liscio, a causa di divergenze sulla pesca e contese con alcuni Stati Ue relative ai conti in banche islandesi fallite. Rappresentanti della Commissione europea dicono che non è ancora chiaro quanto tempo servirà a emettere la valutazione, ma per alcuni diplomatici dicono che finora ci sono voluti almeno 14 mesi. "Nel caso dell'Islanda è probabilmente fattibile in un periodo più breve", dice un funzionario della Commissione. "Direi che sarà più rapido di quanto prevediamo per il paesi dei Balcani occidentali". TIMORI BALCANICI La richiesta di adesione dell'Islanda ha provocato qualche preoccupazione tra gli aspiranti candidati dell'Europa meridionale, che temono di essere sorpassati, rallentando le riforme e alimentando lo scontento per il loro processo di adesione. Continua...

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Unioncamere Piemonte : presentato oggi il Portale Nazionale Trail su infrastrutture e logistica (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 24-07-2009)

Argomenti: Crisi

Unioncamere Piemonte : presentato oggi il Portale Nazionale Trail su infrastrutture e logistica (24/7/2009 17:20) | (Sesto Potere) - Torino - 24 luglio 2009 - Il convegno odierno dedicato alla presentazione del Portale Nazionale delle Infrastrutture di Trasporto e logistica Trail rappresenta un'occasione di riflessione in un momento particolare come quello attuale che risente, dal punto di vista infrastrutturale, di un deficit ormai storico al quale si somma la crisi finanziaria. Il sistema camerale da sempre impegnato nel supportare l'economia ed in particolare nel settore delle infrastrutture, svolge un ruolo determinante nell'indirizzare le scelte di investimento degli enti locali, delle regioni e del Governo proprio per superare il gap strutturale. Da uno studio condotto da Uniontrasporti dove sono stati valutati in uno scenario previsionale al 2020 i costi sociali ed economici derivanti dalla mancata realizzazione di opere infrastrutturali prioritarie, risulta che il risparmio di tempo in termini monetari, varia in una forbice tra i 7 (con interventi minimi) ed i 19 miliardi di euro/anno (completa realizzazione). Quindi, i rappresentanti del mondo camerale promuovono lo sviluppo di una piena consapevolezza in tutti i soggetti coinvolti poiché compiere la valutazione quantitativa dei costi e delle difficoltà di realizzazione dei progetti infrastrutturali, può costituire un potente mezzo di comunicazione e negoziazione con gli stakeholders per disegnare una nuova governance di territorio in un'ottica di equilibrio e di equa distribuzione di oneri e benefici. "Le CdC sono in prima linea e non certo da oggi nel supportare lo sviluppo della nostra economia e della nostra società e sono chiamate ad intensificare i propri sforzi sia sul piano delle azioni a carattere congiunturale che per quanto riguarda il superamento dei problemi strutturali - ha affermato Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere italiana e Unioncamere Piemonte -. Dobbiamo rafforzare l'azione nei confronti dei diversi livelli di governo allo scopo di raggiungere accordi, intese istituzionali e soprattutto essere attori nelle sedi di programmazione ed attuazione dei programmi di sviluppo a partire da quelli collegati all'utilizzo dei fondi strutturali e del FAS. Una buona dotazione infrastrutturale costituisce un elemento necessario, anche se non sempre sufficiente, per raggiungere l'obiettivo di una riallocazione efficiente delle risorse produttive nell'ottica della liberalizzazione degli scambi e della crescita dell'export - ha aggiunto Dardanello -. Per il sistema imprenditoriale, l'efficienza infrastrutturale ed il livello di accessibilità ai territori, rappresentano una necessità fondamentale". "I problemi congiunturali e strutturali del nostro Paese vanno affrontati con slancio poiché l'efficienza infrastrutturale e l'accessibilità sono una necessità per le imprese italiane, ed in una fase di crisi come quella in corso, anche le infrastrutture minori diventano fondamentali per il rilancio occupazionale poiché di rapida cantierizzazione" ha detto Paolo Odone, Pres. Uniontrasporti e Unioncamere Liguria.

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di FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprendit... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Empoli)" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA EMPOLI pag. 7 di FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprendit... di FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprenditrice pubblicata mercoledì scorso sulle pagine de «La Nazione» mi ha profondamente colpito. Sento il bisogno di scrivere queste righe per farle giungere la solidarietà mia e dell'associazione che rappresento, e farle sentire la nostra vicinanza. Quello che stiamo attraversando è un momento durissimo. Per tutti. La crisi finanziaria scoppiata nell'ultimo scorcio del 2008 si è ben presto trasferita all'economia reale, abbattendosi anche sulle nostre imprese. Imprese piccole e piccolissime, che spesso mescolano lavoro e famiglia e che, altrettanto spesso, soffrono di una fragilità congenita, nascendo sottocapitalizzate e rimanendo tali nonostante gli sforzi. DALLE PAROLE usate da questa imprenditrice emerge un profondo senso di disperazione per la situazione in cui versa la sua impresa. Ma ciò che più tocca è la sensazione di solitudine e di abbandono, unita ad un doloroso senso di impotenza e frustrazione. Sono tanti gli imprenditori che si trovano oggi a dover fronteggiare la medesima condizione. LA NOSTRA Associazione è ben consapevole del periodo di grande difficoltà che stiamo vivendo e proprio per questo, fin dagli ultimi mesi dello scorso anno, si è impegnata caparbiamente per dare un aiuto agli imprenditori, per non lasciarli soli. L'attivazione di un numero verde per la segnalazione dei problemi finanziari, i numerosi incontri con le banche del territorio per sollecitarne un maggior impegno, le proteste per i meccanismi di sostituzione della commissione di massimo scoperto, le sollecitazioni su Act, il nostro consorzio fidi di riferimento, ad essere più vicino alle imprese, la richiesta di sospensione di Basilea 2, ed infine la denuncia degli aspetti di criticità del credito in ogni occasione pubblica in cui siamo intervenuti, sono prova del nostro tentativo di essere al fianco delle imprese, ora più che mai. NONOSTANTE gli sforzi, non sempre siamo riusciti a risolvere o a mitigare i problemi. In alcuni casi ciò non è stato possibile. Da imprenditore sono però fermamente convinto che, oggi più che mai, la nostra associazione stia dando prova di essere vicina alle imprese. Allo stesso tempo sono fermamente convinto che le associazioni di categoria, pur se non infallibili,siano davvero l'altra parte dell'impresa: quella più forte, perché più unita, quella che può aprire un dialogo con le istituzioni, perché più rappresentativa. Quella con cui affrontare e vincere le sfide più difficili. (*) Presidente Cna Empolese Valdelsa

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Sanità, nel Centro-Sud sistema a rischio (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Sanità, nel Centro-Sud sistema a rischio Il Welfare lancia l'allarme. In Campania e Molise settore commissariato ROMA - Conti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la «grave» crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono «disavanzo strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si aggira intorno ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila - avvertono gli esperti - per recuperare le aree di inefficienza ed inappropriatezza storica». Chi fa peggio è il Lazio (-1,7 mld), seguito subito dopo dalla Campania (-554,5), dalla Sicilia (-351), dalla Puglia (-212) dalla Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi ci sono le regioni più piccine che pure hanno il segno meno: l'Abruzzo ha un disavanzo di 99 milioni, mentre quello del Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata con un disavanzo di 17,4 milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni preoccupanti non solo come entità della spesa ma anche come dinamica che procede negli anni a ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione del Pil». Tale «effetto può essere devastante nel 2010 - si evidenzia quindi nel documento - in presenza di un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanita». Rischio alto dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e salgono solo a 103.945 l'anno prossimo. La base di partenza è dunque poco solida, ma anche le soluzioni individuate, soprattutto per le due Regioni commissariate, non sembrano avere fondamenta sulle quali poter costruire. I tecnici che hanno messo a punto il dossier spiegano ad esempio che la Campania e il Molise avrebbero bisogno rispettivamente di una «manovra» da 881 milioni di euro e da 44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta garantita». Anche perchè le amministrazioni locali non possono certo, mettono le mani avanti gli esperti, intervenire aumentando ancora le tasse. A peggiorare il quadro infine occorre aggiungere «sistemi contabili e informativi regionali che sarebbero indispensabili ma che sono inaffidabili» e «l'indebitamento altissimo delle aziende erogatrici di servizi sanitari ospedalieri e territoriali». Una gestione economica inefficiente spesso si accompagna a una gestione dei servizi che lascia a desiderare. La maglia nera per la ‘qualita« è della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene stilata la classifica: quello di "attrazione" e quello di "fuga", che insieme definiscono la mobilità dei pazienti fra le regioni italiane. Risultato, dal Sud si scappa (fa eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la Calabria ottiene un saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e dalla Campania (-4,14). Mettendo insieme le informazioni emerge dunque un eccesso di "ospedalizzazione" al Sud e una forte carenza nella capacità di fornire assistenza domiciliare: il tasso di ospedalizzazione per i pazienti "acuti" in Italia si attesa intorno al 133,70 e in Lombardia è di 130,5, mentre da Roma in giù oscilla tra i 176,6 dell'Abruzzo e i 144,6 del Lazio (la Campania è a quota 157,6, il Molise è a quota 165,9). Per contro, i posti letto per gli anziani in Lombardia sono 2.898 mentre in Campania sono 42, in Puglia 68, in Sicilia 79, in Calabria 267, nel Lazio 437. E non va meglio per il cosiddetto indice di "case mix", vale a dire la complessità dei casi trattati, che nel centro-sud «è mediamente del 15%-20% inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale» (i più inefficienti di tutti sono la Calabria e la Campania). Idem la «degenza media pre-operatoria, che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti e che è mediamente superiore - si legge nel dossier - del 20-30% al dato nazionale che è pari a due giorni». Chiara Scalise 25/07/2009

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(sezione: crisi)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO LA SPEZIA pag. 2 «Io sono per salvare Acam, non certo per mandarla al macero» CRISI DELLA MULTIUTILITY «IO SONO per salvarla, tutto il Pdl non pensa certo di mandarla al macero». Su Acam, l'azienda partecipata in crisi finanziaria, il microfono passa a Luigi Morgillo, Pdl, vicepresidente del consiglio regionale. Cosa ne pensa sulla possibile aggregazione di Acam? «In questi giorni si è riunito il consiglio di amministrazione di Hera, la potente multiutility di Bologna, interessata ad entrare in Acam. Ma, non ha messo all'ordine del giorno alcuna sinergia con l'azienda spezzina. Sembra se ne riparlerà a fine mese. Spero che Hera assuma una decisione favorevole all'acquisizione delle quote di Acam. Ma vedo grosse ombre su alcuni problemi irrisolti, tra i quali l'esubero di 300 persone e la chiusura del ciclo dei rifiuti». Sul personale il Pdl viene accusato di fare sciacallaggio. «Il Pdl invita tutti a parlare chiaro ai dipendenti. Si dica che nessun partner serio industriale accetterà mai di guidare un'azienda con tale esubero di personale. La politica e gli amministratori pubblici dovrebbero da subito individuare soluzioni alternative per una parte del personale eccedente». Che cosa intende per soluzioni alternative? E poi. Acam non ha avviato il blocco del turn over? «Il blocco del turn over non è sufficiente. L'hanno detto gli stessi consulenti di Acam. Mentre i soci e quindi i Comuni dovrebbero iniziare a programmare di riprendersi parte del personale. Il Comune di Spezia, invece, ha predisposto concorsi per assumere nuovo personale amministrative. E questo la dice lunga». Accusano il Pdl anche di bloccare in Regione l'operazione Filse a favore di Acam. «Anche questo è falso. Filse ha già versato ad Acam un milione di euro. Mentre, Acam non è ancora pronta con le procedure affinché Filse possa sottoscrivere il capitale. Ai dipendenti che reclamano la mancata corresponsione dei premi di produzione che cosa raccontano? Che i ritardi di Filse sono dovuti a iniziative di consiglieri regionali del Pdl. Se avessimo questo potere bloccheremmo tantissime altre iniziative non condivise». Come imposterebbe lei Morgillo politicamente l'operazione salvezza di Acam? «L'Acam si può salvare, ma devono essere fatte scelte coraggiose da parte della politica. Il sindaco di Spezia e il presidente della Provincia devono anteporre gli interessi dell'azienda di via Picco e dei suoi lavoratori ai loro equilibri di maggioranza e decidere in funzione dei poteri che sono conferiti loro dalle elezioni dirette». Qualche esempio? «Chiudere il ciclo dei rifiuti bruciando il cdr ed affrontare con realismo il problema degli esuberi di personale. Basterebbero già queste due scelte per incoraggiare gli eventuali investitori». M.P.

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ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante ... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 25-07-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il (Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 10 ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante ... ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la grave' crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise («Un atto dovuto» spiega il ministro Maurizio Sacconi) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono «disavanzo strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si aggira intorno ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila avvertono gli esperti per recuperare le aree di inefficienza ed inappropriatezza storica». CHI FA peggio è il Lazio (-1,7 mld), seguito subito dopo dalla Campania (-554,5), dalla Sicilia (-351), dalla Puglia (-212) dalla Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi ci sono le regioni più piccine che pure hanno il segno meno: l'Abruzzo ha un disavanzo di 99 milioni, mentre quello del Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata con un disavanzo di 17,4 milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni preoccupanti non solo come entità della spesa ma anche come dinamica che procede negli anni a ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione del Pil». TALE «effetto può essere devastante nel 2010 si evidenzia quindi nel documento in presenza di un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanita». Rischio alto dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e salgono solo a 103.945 l'anno prossimo. La base di partenza è dunque poco solida, ma anche le soluzioni individuate, soprattutto per le due Regioni commissariate, non sembrano avere fondamenta sulle quali poter costruire. I tecnici che hanno messo a punto il dossier spiegano ad esempio che la Campania e il Molise avrebbero bisogno rispettivamente di una manovra' da 881 milioni di euro e da 44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta garantita». La decisione di commissariare Campania e Molise non è condivisa dal presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna. «Si poteva e si doveva seguire un'altra strada dice . C'era l'impegno a svolgere un confronto politico di merito che, invece, non si è tenuto».

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(sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

«Welfare, situazione devastante» --> Sabato 25 Luglio 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail print ROMAConti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la «grave» crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia l'allarme. Sanità, è sempre più allarme Quello che i tecnici definiscono «disavanzo strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si aggira intorno ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila - avvertono gli esperti - per recuperare le aree di inefficienza e inappropriatezza storica». Chi fa peggio è il Lazio (-1,7 miliardi), seguito subito dopo dalla Campania (-554,5 milioni), dalla Sicilia (-351), dalla Puglia (-212) dalla Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi ci sono le Regioni più piccole che pure hanno segno meno: l'Abruzzo ha un disavanzo di 99 milioni, mentre il Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata con 17,4 milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni preoccupanti non solo come entità della spesa ma anche come dinamica che procede negli anni a ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione e il Pil». Tale «effetto può essere devastante nel 2010 - si evidenzia - in presenza di un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanità». Rischio alto dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e salgono solo a 103.945 l'anno prossimo. Mancano le risorse finanziarie La base di partenza è dunque poco solida, ma anche le soluzioni individuate, soprattutto per le due Regioni commissariate, non sembrano avere fondamenta sulle quali poter costruire. I tecnici che hanno messo a punto il dossier spiegano per esempio che la Campania e il Molise avrebbero bisogno rispettivamente di una «manovra» da 881 milioni di euro e da 44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta garantita». Anche perché le amministrazioni locali non possono certo intervenire aumentando ancora le tasse. A peggiorare il quadro, vanno aggiunti i «sistemi contabili regionali che sarebbero indispensabili ma che sono inaffidabili» e «l'indebitamento altissimo delle aziende erogatrici di servizi sanitari ospedalieri e territoriali». Una gestione economica inefficiente spesso si accompagna a una gestione dei servizi che lascia a desiderare. La maglia nera per la «qualità» è della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene stilata la classifica: quello di «attrazione» e quello di «fuga», che insieme definiscono la mobilità dei pazienti fra le Regioni italiane. Risultato, dal Sud si scappa (fa eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la Calabria ottiene un saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e dalla Campania (-4,14). Chiara Scalise 25/07/2009 nascosto-->

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La lunga siesta della vecchia Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-25 - pag: 1 autore: RIFORME NEGATE La lunga siesta della vecchia Europa di Philip Stephens D iscutere del futuro dell'Europa in questo periodo ha un che d'irreale. Gli euroscettici (più rumorosamente in Gran Bretagna, ma anche in altri paesi) vivono ancora l'antico incubo della possibile nascita degli Stati Uniti d'Europa. Eppure, sull'altro fronte, non si può certo dire che gli europeisti festeggino. Anzi, più verosimilmente guardano con scoramento alla palpabile incapacità dell'Unione europea di incidere sulle sorti del mondo. Se mi annoverassi tra gli scettici, canterei vittoria già da tempo nella grande lotta immaginaria tra la sovranità dello Stato-nazione e il moloch comunitario che ha il suo cuore a Bruxelles. La spinta integrazionista che ha portato alla creazione di un mercato unico e di una valuta unica si è da tempo sbriciolata. Se c'è mai stato un momento in cui si poteva temere che le nazioni europee sarebbero state assorbite da un superstato federale, quel momento è passato da più di un decennio. Qualunque dubbio residuo al riguardo avrebbe dovuto scomparire di fronte alle risposte alla crisi finanziaria da parte di Berlino, Parigi e Londra, accentuatamente nazionalistiche. Il leggendario motore francotedesco è seriamente inceppato, troppo debole per trainare un'Unione allargata a 27 stati. I grandiosi discorsi sull'ascesa dell'Europa come superpotenza accanto a Stati Uniti e Cina sono naufragati nella scadente performance economica e nella carenza di leadership politica del Vecchio continente. Il resto del mondo ci guarda con disprezzo (Pechino e Mosca) e delusione (l'amministrazione Obama a Washington). Facendo parte dello schieramento europeista, mi sento combattuto tra il rivendicare gli importanti successi della costruzione europea e il rimpiangere tutte le opportunità mancate. Per metà del tempo il bicchiere è mezzo pieno;per l'altra metà,mezzo vuoto. Quando mi rivolgo a un pubblico che guarda con favore all'idea, tutt'altro che rivoluzionaria, che la cosa di gran lunga più logica da fare per l'Europa sia mettere in comune le proprie capacità, se vuole rimanere visibile nel caleidoscopio in rapida trasformazione del potere globale, tendo ad accentuare gli aspetti negativi. L'Europa è diventata una maxi- Svizzera del XXI secolo: confortevole, compiaciuta e indisponibile ad avventurarsi all'esterno.

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I contabili: regole su misura (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-25 - pag: 24 autore: Per il G20 Ifac necessario differenziare «grandi» e «piccoli» I contabili: regole su misura Andrea Carli MILANO Le anticipazioni della vigilia non hanno trovato conferma. L'atteso documento finale, redatto nero su bianco, che avrebbe dovuto contenere un pacchetto di soluzioni e strategie contabili da «suggerire» ai Grandi del G20, che si incontreranno a fine settembre a Pittsburg, negli Stati Uniti, non c'è stato.Il G20 summit dell'Ifac (la federazione internazionale dei professionisti contabili), l'incontro che si è chiuso ieri a Londra, ha individuato solo alcuni principi di base, che andranno presi in considerazione quando la crisi economica avrà allentato la sua morsa. Prima della pausa estiva o al massimo all'inizio di settembre - considerata anche la vicinanza dell'appuntamento statunitense - le linee guida di ieri saranno formalizzate in una lettera, da inviare, alla vigilia del vertice internazionale, a Governi, istituzioni finanziarie ed enti regolatori. Il documento finale sarà più snello del previsto, concentrato su pochi aspetti. Allo stato attuale, tuttavia, la stesura del testo programmatico è ancora alle prime battute, tanto che non è stata nemmeno prodotta una bozza ufficiale. Secondo Luciano Berzé, componente del Consiglio nazionale dei commercialisti, che ha partecipato alla discussione di ieri, sono quattro le proposte, discusse dai rappresentanti delle 157 associazioni che fanno parte dell'Ifac (per l'Italia, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) che potrebbero resistere alla fase di selezione, ed essere così riportate nella lettera finale. La prima, spiega, è quella espressa dal principio: «One size, does not fit all» (letteralmente: una misura non sta bene a tutte le realtà»). Il problema, in questo caso, è quello di applicare standard contabili internazionali, Ias e Ifrs, a realtà societarie di dimensioni molto diverse. «Le regole buone per le grandi aziende - spiega Berzé - possono essere estese alle piccole, ma le procedure di applicazione devono essere diverse, calibrate sulle caratteristiche delle singole realtà. Alcune cose che vanno bene per i grandi, dunque, possono non andare bene per i più piccoli». La crisi finanziaria, ed è il secondo punto emerso dall'incontro di ieri, ha messo in evidenza la necessità di accentuare la collaborazione, in tema di contabilità e rendicontazione, tra le principali istituzioni finanziarie mondiali, soprattutto l'Fmi, e le due grandi federazioni dei professionisti contabili: quella internazionale, l'Ifac, e quella europea, la Fee (Fédération des Experts Comptables Européens). Il terzo punto – spiega ancora Berzé – prevede un rafforzamento dei controlli societari: «La priorità va al controllo in itinere, e non a quello postumo. è importante che l'analisi sia continua. è stato apprezzato, in particolare, il modello italiano che, grazie al collegio sindacale, garantisce un controllo durante il processo decisionale». Infine, a Londra è stata segnalata la necessità di non diminuire il livello di comunicazione esterna. «La Ue- conclude Berzé- propone di ridurre gli oneri ammini-strativi, anche attraverso una contrazione della comunicazione esterna. Abbiamo tutti bocciato questa strategia». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CONCLUSIONI Dall'incontro di Londra le indicazioni di massima sulle strategie da adottare dopo la crisi

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Il tavolo bancario non è compatto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-25 - pag: 29 autore: Dialettica tra UniCredit e Intesa Sanpaolo, i medi istituti frenano su altra cassa Il tavolo bancario non è compatto Alessandro Graziani MILANO Un negoziato atipico, quelloper il salvataggio bancario della Risanamento di Luigi Zunino. Le banche, con piani e modalità sempre più dettati da UniCredit e Intesa Sanpaolo piuttosto che dall'advisor Leonardo & co, sono davvero impegnate a fondo per tentare di salvare il gruppo immobiliare ( tutelando cosìi loro crediti in un bilancio 2009 che si preannuncia durissimo). Ma rispetto a tanti altri tavoli bancari all'opera per il salvataggio di aziende in crisi (da Pininfarina a Tiscali, da Aedes a Burani), stavolta c'è l'incognita della magistratura. La richiesta di fallimento non è stata presentata da un creditore o da un fornitore, ma direttamente dalla Procura di Milano. La cura delle banche, dunque, non potrà che essere più dura del solito. E richiederà qualche sacrificio in più a tutti, oltre a una necessaria discontinuità rispetto al passato sia al vertice che tra i consulenti. Di questo si sono convinti i banchieri di UniCredit che, da due giorni, hanno ottenuto il pieno appoggio di Intesa Sanpaolo su una linea «intransigente». La medicina iniziale predisposta dall'advisor Leonardo & co. è stata ritenuta troppo blanda dalle due grandi banche. E destinata, con ogni probabilità, a non essere giudicata sufficiente dal Tribunale, che dovrà tenere conto delle istanze della Procura. L'idea originaria di calibrare l'aumento di capitale in modo da lasciare a Zunino il 51% della società è stata bocciata da UniCredit, cui si è subito associata Intesa Sanpaolo che dunque ha preso le distanze dalla precedente versione del piano. «Serve un'operazione di entità rilevante, che metta davvero in sicurezza la società ». Poco importa, sembra di capire, se l'ex azionista di maggioranza scivolerà attorno al 20%. Su questa linea più intransigente, tuttavia, non tutte le banche sembrano pronte a seguire le due grandi. E per la prima volta dall'avvio della crisi finanziaria, il tavolo dei creditori rischia di rompersi. Le due grandi, UniCredit e Intesa Sanpaolo, sono convinte che le medie e piccole banche coinvolte le seguiranno aderendo, pro-quota, al piano prospettato. Ma a pochi giorni dall'udienza del Tribunale (29 luglio), l'accordo ancora non c'è.E per trovarlo, bisognerà negoziare banca per banca. Perché le posizioni sono diverse. Il Monte Paschi di Siena, per esempio, terzo gruppo bancario per dimensioni, ha un'esposizione verso Risanamento che è inferiore ai 20 milioni di euro. Difficile che possa contribuire con grosse cifre all'immissione di denaro fresco, dati i rischi limitati finora assunti verso il gruppo. La Popolare Milano ha circa 80 milioni di crediti alla filiera Zunino. Ma la dimensione della banca non è tale da incrementarla in modo significativo. Ogni delibera, inoltre, dovrà essere vista dai consigli di amministrazione delle banche. Non si tratta di erogare credito in modo ordinario. Ma di finanziare una società che rischia il fallimento su richiesta della Procura. I banchieri restano fiduciosi che il tentativo di salvataggio vada in porto. Ma la strada è tutt'altro che in discesa. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NODO Non si tratta di erogare credito in modo ordinario, ma di finanziare un gruppo che rischia il fallimento su richiesta della Procura

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Per il fondo Previprof rischio di fusione forzosa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-07-25 - pag: 27 autore: Previdenza. I rilievi della Covip all'esame del cda di martedì 28 luglio Per il fondo Previprof rischio di fusione forzosa A fine 2008 le adesioni erano ferme a quota 823 Marco lo Conte Ottocentoventitré iscritti al 31 dicembre scorso. Più dei 609 dell'anno precedente ma pur sempre incredibilmente pochi. Pochissimi se confrontati con i 180mila aderenti alla cassa sanitaria integrativa (Cadiprof) che, nelle intenzioni, doveva fare da apripista alla previdenza complementare della categoria. Per non parlare del bacino potenziale degli addetti, tra i 750mila e il milione di lavoratori. Previprof, il fondo pensione dei dipendenti degli studi professionali, si avvia ad affrontare di petto la sua sopravvivenza in un consiglio d'amministrazione convocato per martedì prossimo, 28 luglio. Un Cda che, inevitabilmente, si annuncia "caldo", visto che all'ordine del giorno c'è da discutere la proposta del presidente del Fondo, Riccardo Dotti, di ridurre le spese di bilancio. I numeri, infatti, impediscono le economie di scala tipiche della gestione collettiva del risparmio previdenziale: i costi, cioè, risultano eccessivi per i singoli aderenti. «La situazione è da ribilanciare – dice Dotti –: non siamo in grado di mantenere il fondo in modo autonomo». L'iniziativa del presidente del fondo, insediatosi solo un mese fa, nasce dai rilievi mossi dalla Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che al termine di un'ispezione cartolare (analisi dei dati di bilancio del fondo), ha prospettato le difficoltà derivanti dal rapporto tra il basso numero di iscritti e i costi fissi che rendono eccessivi quelli unitari. Covip invita quindi Previprof a valutare la possibilità, entro il 31 dicembre, di fusione con fondi pensione analoghi di settori vicini. Fusione, in ogni caso, non semplice e finora mai verificata nel panorama della previdenza complementare italiana. Non che i costi di Previprof siano alti: l'indice sintetico di costo delle due linee del fondo, garantita e bilanciata, sono a due e a cinque anni inferiori alla media dei negoziali, a dieci anni la bilanciata è inferiore, mentre a 35 anni la media di settore è superiore alla bilanciata dello 0,01 per cento. Il punto è che si è quasi bloccato il flusso di adesioni. Previprof, infatti, soffre della parcellizzazione del bacino di utenza: negli studi professionali per ogni datore di lavoro ci sono in media 2,5 dipendenti, che non trovano contesti di confronto per alimentare l'indicazione di convenienza dell'adesione. Manca,in sostanza,quell'«effetto- mensa» che invece è stato motore di successo nelle aziende di grande dimensioni e in fondi a matrice societaria. E a complicare il quadro, ha inciso la scarsa cultura previdenziale degli italiani e l'andamento sfavorevole dei mercati finanziari nel 2008. Il presidente di Covip, Antonio Finocchiaro, ha annunciato subito dopo il suo insediamento e di recente, in occasione della Relazione Annuale, che avrebbe utilizzato la sua moral suasion per indurre i fondi pensione di dimensioni minori a considerare l'ipotesi dell'accorpamento. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha invitato il settore a contenere i costi e gli organismi di rappresentatività dei fondi. marco.loconte@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA

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La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Sul Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al 45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200 miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori "americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. 22b5 Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa, società, era obama, globalizzazione Commenti ( 37 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico. Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione, manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) » (11 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1f4c Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese, anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen, ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica, giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia, immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 51 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più: le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica, ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso. Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra, grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere, il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli, ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09 24fe Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? 1f48 Scritto in geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze). Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico, l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia, notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jun 09 E ora trattare o no con l'Iran? Che guaio, presidente Obama 1f45 E ora che cosa si fa con l'Iran? Il quadro ormai è chiaro: il duo Khamenei-Ahmadinejahd ha vinto, gli studenti hanno perso. Ma sono chiare anche le ragioni del comportamento dell'America di Obama. Per giorni abbiamo pensato che la linea della prudenza fosse suggerita dal timore che un pronunciamento aperto avrebbe incoraggiato la repressione del regime. Ora sappiamo che il motivo principale era un altro: nel mese di maggio Obama ha inviato una lettera a Khamenei in cui non solo si limitava a formalizzare le proposte di dialogo, ma delineava una nuova era di pace e di collaborazione, inclusa una cogestione dei problemi dell'area del Golfo. Con incredibile leggerezza, la Casa Bianca ha insomma srotolato il tappeto rosso ai piedi dell'ala più intransigente del regime, senza nemmeno attendere le elezioni, che si sono svolte nel mese di giugno, e nella presunzione che nulla sarebbe cambiato a Teheran. Solo quando Khamenei ha iniziato ad accusare Washington di aver fomentato i disordini, Obama ha deciso di denunciare pubblicamente la repressione. Ma le rivoluzioni popolari riescono quando sono pilotate da qualcuno o quando l'esercito passa dalla parte dei rivoltosi. A Teheran nessuno di questi due requisiti si è verificato. La rivolta era spontanea e i Guardiani della Rivoluzione, nonostante qualche defezione, hanno obbedito al regime. La svolta di Obama è giunta troppo tardi per rompere una dinamica ormai favorevole al regime. L'America di Obama ha rivelato un'ingenuità sconcertante e ora è in grave imbarazzo. Come uscirne? E' giusto trattare, ignorando la repressione e l'inaffidabilità di un regime che non gode più di una legittimità popolare o bisogna ripristinare una linea dura sebbene senza giungere a un intervento militare? E come gestire le ricadute sugli altri Paesi del Golfo, a cominciare dall'Irak, dove gli iraniani manovrano la maggior parte delle milizie sciite e che, con il ritiro delle truppe Usa potrebbe sprofondare di nuovo nella guerra civile? D'altro canto come tenere a freno Israele ora più diffidente che mai? Di certo se Obama non avesse forzato i tempi della distensione con l'Iran, oggi non si troverebbe in una situazione così intricata. Che guaio, Mr President.. Scritto in scenari, geostrategia, iran, era obama, medio oriente, israele, gli usa e il mondo Commenti ( 38 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Influenza suina, l'inganno continua (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Sul Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al 45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200 miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori "americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. 22b5 Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa, società, era obama, globalizzazione Commenti ( 37 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico. Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione, manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) » (11 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1f4c Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese, anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen, ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica, giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia, immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 51 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più: le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica, ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso. Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra, grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere, il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli, ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09 24fe Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? 1f48 Scritto in geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze). Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico, l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia, notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jun 09 E ora trattare o no con l'Iran? Che guaio, presidente Obama 1f42 E ora che cosa si fa con l'Iran? Il quadro ormai è chiaro: il duo Khamenei-Ahmadinejahd ha vinto, gli studenti hanno perso. Ma sono chiare anche le ragioni del comportamento dell'America di Obama. Per giorni abbiamo pensato che la linea della prudenza fosse suggerita dal timore che un pronunciamento aperto avrebbe incoraggiato la repressione del regime. Ora sappiamo che il motivo principale era un altro: nel mese di maggio Obama ha inviato una lettera a Khamenei in cui non solo si limitava a formalizzare le proposte di dialogo, ma delineava una nuova era di pace e di collaborazione, inclusa una cogestione dei problemi dell'area del Golfo. Con incredibile leggerezza, la Casa Bianca ha insomma srotolato il tappeto rosso ai piedi dell'ala più intransigente del regime, senza nemmeno attendere le elezioni, che si sono svolte nel mese di giugno, e nella presunzione che nulla sarebbe cambiato a Teheran. Solo quando Khamenei ha iniziato ad accusare Washington di aver fomentato i disordini, Obama ha deciso di denunciare pubblicamente la repressione. Ma le rivoluzioni popolari riescono quando sono pilotate da qualcuno o quando l'esercito passa dalla parte dei rivoltosi. A Teheran nessuno di questi due requisiti si è verificato. La rivolta era spontanea e i Guardiani della Rivoluzione, nonostante qualche defezione, hanno obbedito al regime. La svolta di Obama è giunta troppo tardi per rompere una dinamica ormai favorevole al regime. L'America di Obama ha rivelato un'ingenuità sconcertante e ora è in grave imbarazzo. Come uscirne? E' giusto trattare, ignorando la repressione e l'inaffidabilità di un regime che non gode più di una legittimità popolare o bisogna ripristinare una linea dura sebbene senza giungere a un intervento militare? E come gestire le ricadute sugli altri Paesi del Golfo, a cominciare dall'Irak, dove gli iraniani manovrano la maggior parte delle milizie sciite e che, con il ritiro delle truppe Usa potrebbe sprofondare di nuovo nella guerra civile? D'altro canto come tenere a freno Israele ora più diffidente che mai? Di certo se Obama non avesse forzato i tempi della distensione con l'Iran, oggi non si troverebbe in una situazione così intricata. Che guaio, Mr President.. Scritto in scenari, geostrategia, iran, era obama, medio oriente, israele, gli usa e il mondo Commenti ( 38 ) » (8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Prove tecniche di lifecycle (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-07-25 - pag: 9 autore: Previdenza complementare. I modelli di adeguamento dell'asset allocation al ciclo di vita Prove tecniche di «lifecycle» C'è chi avvisa l'aderente e chi automatizza Ecco le scelte di chi l'ha avviato I mmaginate di non saperne niente o quasi; e che per evitare di compiere scelte sbagliate ci sia un pilota automatico che vi guidi nel viaggio fino alla pensione. è proprio questo che «promette» il lifecycle, il meccanismo che adegua i componenti del portafoglio previdenziale dell'aderente al suo ciclo di vita. Una «promessa» declinata in modi diversi. E invocata da più parti, all'indomani del picco della crisi finanziaria culminata nel 2008: dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al presidente della Covip Antonio Finocchiaro fino all'Ocse, che in un suo recente report ha invitato i sistemi previdenziali a contribuzione definita a limitare il rischio di portafoglio. Grande successo di critica per il pilota automatico, insomma, nonostante di lifecycle non ce ne sia uno solo ma una quantità vastissima. E il risultato non sia garantito (vedi «Plus24» del 20 giugno e del 18 luglio scorsi). Ma piace perchè in molti casi solleva dalla responsabilità di decidere cosa fare e quando. Per il successo di pubblico, però, bisogna ancora attendere. Ad adottarlo, soprattutto fondi pensione aperti o Pip. O anche un preesistente, come il Fondo Pensione per il Personale della Deutsche Bank S.p.A. , 4mila aderenti per 250 milioni di euro di patrimonio. Il fondo ha avviato a inizio anno il lifecycle e per la quota di contribuzione futura prevede il passaggio automatico da un comparto all'altro (a costo zero) in base alla distanza di anni dalla pensione, ossia «target date»: dagli oltre 20 anni, per cui è prevista un'asset allocation 50/50 tra azioni e obbligazioni, tra 20 e 16, con quote di azionario più basse, che si riducono ancora nella classe tra 15 e 11, ancor di più tra 10 e 5 fino alla linea monetaria per chi ha meno di cinque anni alla pensione. Il 90% dei dipendenti di Deutsche Bank Italia, tuttavia, ha preferito finora scegliere da solo il comparto o il mix tra comparti. Ancora ai blocchi di partenza il fondo pensione aperto di Aureo Gestioni , Sgr del gruppo delle banche di Credito Cooperativo con 15mila iscritti (metà dipendenti e metà autonomi) e 70 milioni di euro di patrimonio. La società attende infatti da Covip l'autorizzazione del nuovo regolamento. Un pilota poco automatico, quello di Aureo, gestito dalla rete dei consulenti delle filiali delle Bcc, che hanno seguito corsi di formazione a questo scopo: a loro il compito di consigliare l'aderente nel modo migliore. Una pianificazione anche qui "guidata" dall'età della pensione e non da quella anagrafica; anche se continui correttivi sono possibili. In caso di anticipazioni per spese mediche o acquisto prima casa, l'aderente viene prima invitato a spostarsi su una linea monetaria e, dopo l'anticipazione, a ripartire da una linea più aggressiva. I costi previsti per gli switch sono limitati a 2 euro per le spese amministrative. Quasi decennale invece il lifecycle di Seconda Pensione, il fondo pensione aperto di Caam Sgr. Avviato nel 2000, prevede tre programmi che dosano quote differenti dei cinque comparti del fondo pensione (Espansione, Sviluppo, Progressiva, Sicurezza, Difensiva, Garantita): «Allegro» parte da Espansione e ogni tre anni circa sposta l'aderente sulla linea di rischio inferiore, fino al monetario a un anno dalla pensione; «Armonico» parte da Sviluppo e Adagio da «Progressiva». Lo switch è automatico, l'aderente viene informato, lasciandogli la possibilità di uscire dal lifecycle e scegliere autonomamente un comparto. Allegro consente poi, sempre a costo zero, di consolidare sulla linea Sicurezza l'eventuale extraperformance su base semestrale. Meno del 10% degli iscritti ha scelto il lifestyle di Seconda pensione: un dato motivato, fanno sapere dal fondo, dall'alta consapevolezza finanziaria degli aderenti, che li porta a compiere autonomamente le decisioni. Due invece i profili lifecycle del fondo aperto Teseo di Reale Mutua (7mila iscritti e 40 milioni euro): «Equilibrio», che si conclude nel monetario ed «Evoluzione», che mantiene alla fine una dose azionaria. Entrambi compongono quote diverse dei quattro compari del fondo pensione. I passaggi automatici scattano ogni 5 anni in base all'età anagrafica dell'iscritto e a costo zero. Il successo di pubblico, in questo caso è stato leggermente superiore: il lifecycle è stato scelto dal 35% degli iscritti. Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ © RIPRODUZIONE RISERVATA Mario Draghi , Governatore della Banca d'Italia: «Ridurre il rischio all'avvicinarsi del pensionamento» IMAGOECONOMICA Antonio Finocchiaro , presidente Covip: «Evitare perdite in caso di ribassi dei mercati in prossimità della pensione» IMAGOECONOMICA

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Abn Amro offre l'Euribor con due punti in più (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ANALISI data: 2009-07-25 - pag: 28 autore: Obbligazioni strutturate. Tasso variabile Abn Amro offre l'Euribor con due punti in più Lo spread è elevato rispetto ad altre realtà bancarie a livello europeo L a crisi finanziaria ha modificato profondamente la geografia dei players finanziari sia a causa dei fallimenti che di processi di nazionalizzazione. In Europa diverse banche, una volta vere dominatrici del comparto, hanno dovuto passare sotto il controllo pubblico per evitare di sprofondare sulla falsariga di Lehman Bros e Bear Sterns. Piuttosto interessanti sono le vicende recenti di Abn Amro. La banca olandese è stata acquisita nell'ottobre del 2007 da un consorzio di players internazionali: Fortis, Royal Bank of Scotland e Santander. I primi due hanno subito perdite ingenti dalla crisi del credito e sono stato oggetto di interventi da parte dei governi francesi, olandesi, belgi e britannici. I soci attuali del consorzio sono ancora Rbs, Santander e il governo dei Paesi Bassi. In pratica su tre soci, ben due sono di fatto dei governi sovrani. Inoltre, Santander primaria banca spagnola, ha attraversato la crisi in modo quasi indolore rafforzandosi rispetto ai competitors. Nonostante questo gli spread di rendimento richiesti dagli investitori su emissioni di Abn Amro non sono contenuti e si aggirano attorno ai 150 punti base rispetto ai titoli di stato tedeschi, in linea con la controllata Rbs. Può essere utile confrontare quanto offerto da questa emissione rispetto a quanto attualmente pagano le nostre banche più importanti, Unicredito e Intesa SanPaolo, che presentano rendimenti addizionali attorno ai 100-120 punti base L'obbligazione di Abn Amro (NL0009054899) è una emissione che corrisponde cedole trimestrali a tasso variabile indicizzate al tasso di interesse euribor 3 mesi incrementato di 200 punti base. La scadenza naturale dell'obbligazione è il 20 aprile 2014 e, considerando l'attuale struttura dei tassi di interesse di mercato, il bond presenta un rendimento atteso pari al 4.3%. La differenza tra tassi di interesse forward, impliciti nella curva, e quelli realmente rilevati possono modificare l'effettiva performance dell'obbligazione. Qualora il livello dell'euribor a 3 mesi dovesse rimanere su livelli molto bassi, come quelli correnti per intenderci, l'obbligazione potrebbe ottenere rendimenti più contenuti. Fino al 2010 l'euribor a 3 mesi è atteso ancora sotto il 2% e solamente oltre il 2012 dovrebbe ritornare attorno al 3%. Il bond offre la possibilità di scommettere sul rientro dello spread di Abn Amro verso livelli più congrui ad un istituto di credito di tale importanza limitando l'esposizione verso i possibili rialzi dei tassi di interesse qualora la crisi finanziaria e la recessione dovessero terminare. Concludendo lo scenario ideale per questo bond è dunque un rialzo inatteso dei tassi di interesse di breve termine e una contestuale riduzione dei differenziali di rendimento richiesti dal mercato su Abn Amro.

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ROMA Conti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la gra... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 25 Luglio 2009 Chiudi ROMA Conti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la «grave» crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla Sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono «disavanzo strutturale» nel solo campo della Sanità in Italia si aggira intorno ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni del Centro-Sud. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila - avvertono gli esperti - per recuperare le aree di inefficienza ed inappropriatezza storica». Una gestione economica inefficiente spesso si accompagna a una gestione dei servizi che lascia a desiderare. La maglia nera per la qualità è della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene stilata la classifica: quello di attrazione e quello di "fuga", che insieme definiscono la mobilità dei pazienti fra le regioni italiane. Risultato, dal Sud si scappa (fa eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la Calabria ottiene un saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e dalla Campania (-4,14).

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Pausa per gli indici, corre Cir (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Pausa per gli indici, corre Cir È arrivata la tregua: dopo nove progressi consecutivi (che hanno permesso ai listini di recuperare complessivamente circa il 13%), i segni negativi hanno avuto la meglio, sia pure per poche frazioni di punto. Quasi identiche le flessioni dei due principali indici di Piazza Affari: -0,40% l'Ftse-Mib, -0,43% l'Ftse All Share. Dopo un inizio soddisfacente, il trend si è interrotto nel pomeriggio dopo l'avvio in calo di Wall Street a causa del dato negativo sulla fiducia dei consumatori e di alcuni risultati trimestrali inferiori alle attese. Il listino italiano non ha registrato, almeno per quanto riguarda i 40 titoli principali, oscillazioni significative. In generale si può dire che il comparto migliore è stato quello bancario, all'interno del quale i due maggiori rialzi sono stati messi a segno dal Banco Popolare (+2,04%) e dalla Banca Popolare di Milano (+1,89%). A cresceredipiùinassolutoèstataperòla Cir , holding industriale del gruppo De Benedetti, il cui prezzo di riferimento è terminato in progresso del 3,43% toccando, a quota 1,298 euro, il nuovo massimo dell' anno e superando così il miliardo di capitalizzazione. A sostenere il titolo è stata la raccomandazione buy (comprare) confermata dagli analisti di Ubs insieme con il miglioramento del target-price . Sul fronte delle variazioni negative, invece, non ci sono spunti particolari ma una serie di flessioni di poco superiori al punto percentuale. Si va dal -1,89% di Luxottica al -1,54% di Fiat , dal -1,44% di Finmeccanica al -1,40% di Ansaldo Sts e di Terna. Stop ai rialzi Si interrompe il trend positivo dopo un guadagno del 13% in nove sedute

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JP Morgan: stop ai bonus, più stipendi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a New York JP Morgan: stop ai bonus, più stipendi ( g.fer.) Jp Morgan Chase si appresta ad alzare gli stipendi e a tagliare in contemporanea i bonus a circa 12 mila dei suoi dipendenti, nel tentativo di attirarsi meno critiche e allo stesso tempo evitare un esodo di talenti. Lo afferma il Financial Times, precisando che il gruppo avrebbe inviato una mail ai dipendenti illustrando il proprio progetto. Gli stipendi saranno ritoccati al rialzo per coloro che hanno bonus che rappresentano il 25-50% del proprio compenso totale. Rimarranno - aggiunge il quotidiano - coinvolti nel progetto circa la metà dei 25.000 dipendenti della banca. Nessuna reazione sul titolo a Wall Street. Jamie Dimon ceo di Jp Morgan

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Tiene il semestre Edison, taglierà il debito (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Tiene il semestre Edison, taglierà il debito ( g. fer.) Edison tiene nel primo semestre dell'anno, nonostante il drastico calo della domanda di energia elettrica e di gas e il ribasso del prezzo del petrolio: l'utile netto è salito del 19,6% a 122 milioni mentre i ricavi sono scesi del 6,6%, a 4,6 miliardi. Alla Borsa non basta, e l'accoglienza ai dati diffusi da Foro Buonaparte (oltre alla notizia che ci sono tre candidati all'acquisto della quota dell'impianto di Abu Qir e alla previsione che i debiti a fine anno torneranno a circa 4 miliardi) non è stata delle migliori. La quotazione di Edison ha infatti chiuso in calo del 2,05%, mantenendosi comunque sopra quota un euro (1,001). Umberto Quadrino ad di Edison

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 25/07/2009 - pag: 19 L'intervista Lo scrittore Björn Larsson sul tramonto del topless di fronte all'immigrazione: non siamo attrezzati per le crisi «Le libertà svedesi a rischio, non abbiamo anticorpi» Lui è nato in Svezia (dove insegna all'università di Lund), ma quando non è in giro per il mondo con la sua barca a vela, sta in Danimarca. E prima ha abitato in Francia, Irlanda, è stato più volte in Italia: «Ho vissuto in tanti posti diversi, per questo porto un altro sguardo sulla Svezia rispetto a chi non ha mai abitato altrove » dice Björn Larsson, il corsaro della letteratura, amato in Italia soprattutto per il romanzo Vera storia del pirata Long John Silverper (100 mila copie), esploratore di nuove rotte nel suo ultimo romanzo, Otto personaggi in cerca (con autore) . Spirito libero nella vita e nella scrittura. A Malmö le donne abbandonano il topless sotto lo sguardo degli immigrati musulmani. Siamo al tramonto della Svezia libertaria sotto la pressione dell'immigrazione? «Non direi, i musulmani da noi sono una piccola minoranza che non ha potere politico. Non siamo un paese dove la religione può influenzare la politica, in questo senso siamo libertari. La politica è secolare da noi. Gli islamici hanno proposto anche la separazione di ragazzi e ragazze nelle scuole, almeno nelle ore di ginnastica, ma la risposta è stata no, in Svezia non si può fare». Ma la presenza di immigrati ha degli effetti sulla società, o no? «Come dappertutto, ma la situazione è meno esplosiva che in altre zone d'Europa: da noi arrivano soprattutto rifugiati politici da Paesi come l'Iran». Lei in «Bisogno di libertà» scrive che «non si nasce liberi, si diventa, e non basta desiderarlo, sognarlo o avere la sensazione di esserlo. Essere liberi è una conquista continua che dura tutta la vita». Sottoscrive anche oggi? «Certo, la libertà deve sempre essere difesa, è precaria, a tutti i livelli». In Svezia la libertà è a rischio? «Un po' sì. Da noi non si parla molto di libertà, ma di sicurezza in generale, non solo a livello di polizia. Noi cerchiamo sempre di essere in sicurezza nella vita. Da noi la libertà è qualcosa di scontato, e questo mi fa un po' paura. Quando vengo in Italia a parlare di libertà c'è una scintilla, una corrente che passa, quando lo faccio in Svezia accade molto meno. 'Bisogno di libertà' è uscito in Francia, Italia e in tanti altri Paesi ma il mio editore in Svezia non vuole pubblicarlo, è un libro troppo poco svedese, dice. Come dire: ai miei connazionali il tema non interessa. Non si sente l'esigenza di parlare di libertà perché già la si vive. Ma è un atteggiamento pericoloso: non abbiamo fatto le due guerre, non abbiamo combattuto per conquistare la libertà, quindi non abbiamo sviluppato gli 'anticorpi' per affrontare eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente povera che fa fatica a sopravvivere, da noi no. Gli svedesi sono impreparati per una situazione di questo genere. Se un domani venissero meno protezioni sociali come il congedo lavorativo di un anno per entrambi i genitori quando nasce un figlio, se smantellassero il welfare, non so come se la caverebbero. Finora hanno soltanto diminuito l'importo di alcuni sussidi (come quello di disoccupazione), ma non li hanno tolti». Il suo omonimo, Stieg Larsson, nel bestseller «Uomini che odiano le donne» descrive una società molto aperta nella gestione delle relazioni amorose e sessuali. «Forse non è interamente rappresentativo della società svedese, gli esseri umani sono fatti delle stesse passioni dappertutto. Però una cosa è vera: da noi c'è più trasparenza sulla vita privata. Da noi si parla di crisi sentimentali anche tra colleghi e quasi mai di politica (io, per dire, non so cosa votano i miei amici). In Italia mi sembra il contrario: per esempio un grande scrittore come Italo Calvino non racconta mai le sue passioni. Lui ha avuto un grande amore nella sua vita ma non c'è traccia di questo nei suoi libri. Noi siamo più pubblici con la vita privata, questo è certo, nascondiamo meno». Alessandra Muglia Icona L'attrice svedese Anita Ekberg nella Dolce Vita di Fellini, simbolo di emancipazione sessuale (Interfoto/Grazia Neri)

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(sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: Esteri data: 25/07/2009 - pag: 19 L'intervista Lo scrittore Björn Larsson sul tramonto del topless di fronte all'immigrazione: non siamo attrezzati per le crisi «Le libertà svedesi a rischio, non abbiamo anticorpi» Lui è nato in Svezia (dove insegna all'università di Lund), ma quando non è in giro per il mondo con la sua barca a vela, sta in Danimarca. E prima ha abitato in Francia, Irlanda, è stato più volte in Italia: «Ho vissuto in tanti posti diversi, per questo porto un altro sguardo sulla Svezia rispetto a chi non ha mai abitato altrove » dice Björn Larsson, il corsaro della letteratura, amato in Italia soprattutto per il romanzo Vera storia del pirata Long John Silverper (100 mila copie), esploratore di nuove rotte nel suo ultimo romanzo, Otto personaggi in cerca (con autore) . Spirito libero nella vita e nella scrittura. A Malmö le donne abbandonano il topless sotto lo sguardo degli immigrati musulmani. Siamo al tramonto della Svezia libertaria sotto la pressione dell'immigrazione? «Non direi, i musulmani da noi sono una piccola minoranza che non ha potere politico. Non siamo un paese dove la religione può influenzare la politica, in questo senso siamo libertari. La politica è secolare da noi. Gli islamici hanno proposto anche la separazione di ragazzi e ragazze nelle scuole, almeno nelle ore di ginnastica, ma la risposta è stata no, in Svezia non si può fare». Ma la presenza di immigrati ha degli effetti sulla società, o no? «Come dappertutto, ma la situazione è meno esplosiva che in altre zone d'Europa: da noi arrivano soprattutto rifugiati politici da Paesi come l'Iran». Lei in «Bisogno di libertà» scrive che «non si nasce liberi, si diventa, e non basta desiderarlo, sognarlo o avere la sensazione di esserlo. Essere liberi è una conquista continua che dura tutta la vita». Sottoscrive anche oggi? «Certo, la libertà deve sempre essere difesa, è precaria, a tutti i livelli». In Svezia la libertà è a rischio? «Un po' sì. Da noi non si parla molto di libertà, ma di sicurezza in generale, non solo a livello di polizia. Noi cerchiamo sempre di essere in sicurezza nella vita. Da noi la libertà è qualcosa di scontato, e questo mi fa un po' paura. Quando vengo in Italia a parlare di libertà c'è una scintilla, una corrente che passa, quando lo faccio in Svezia accade molto meno. 'Bisogno di libertà' è uscito in Francia, Italia e in tanti altri Paesi ma il mio editore in Svezia non vuole pubblicarlo, è un libro troppo poco svedese, dice. Come dire: ai miei connazionali il tema non interessa. Non si sente l'esigenza di parlare di libertà perché già la si vive. Ma è un atteggiamento pericoloso: non abbiamo fatto le due guerre, non abbiamo combattuto per conquistare la libertà, quindi non abbiamo sviluppato gli 'anticorpi' per affrontare eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente povera che fa fatica a sopravvivere, da noi no. Gli svedesi sono impreparati per una situazione di questo genere. Se un domani venissero meno protezioni sociali come il congedo lavorativo di un anno per entrambi i genitori quando nasce un figlio, se smantellassero il welfare, non so come se la caverebbero. Finora hanno soltanto diminuito l'importo di alcuni sussidi (come quello di disoccupazione), ma non li hanno tolti». Il suo omonimo, Stieg Larsson, nel bestseller «Uomini che odiano le donne» descrive una società molto aperta nella gestione delle relazioni amorose e sessuali. «Forse non è interamente rappresentativo della società svedese, gli esseri umani sono fatti delle stesse passioni dappertutto. Però una cosa è vera: da noi c'è più trasparenza sulla vita privata. Da noi si parla di crisi sentimentali anche tra colleghi e quasi mai di politica (io, per dire, non so cosa votano i miei amici). In Italia mi sembra il contrario: per esempio un grande scrittore come Italo Calvino non racconta mai le sue passioni. Lui ha avuto un grande amore nella sua vita ma non c'è traccia di questo nei suoi libri. Noi siamo più pubblici con la vita privata, questo è certo, nascondiamo meno». Alessandra Muglia Icona L'attrice svedese Anita Ekberg nella Dolce Vita di Fellini, simbolo di emancipazione sessuale (Interfoto/Grazia Neri)

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dalla pietà, il 30 asta per il capannone (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 12 - cronaca Dalla Pietà, il 30 asta per il capannone Sono due le cordate concorrenti per aquisire l'attività del cantiere Una guidata dalla veneziana Alilaguna, l'altra da Ivan Maresca di Caorle Tra meno di una settimana, il 30 luglio, asta negli uffici del Tribunale per il capannone che ospitava il cantiere Dalla Pietà. La società proprietaria, la «Cantiere nautico Dalla Pietà srl», è in concordato preventivo ed il commissario, il commercialista Maurizio Nardon, la mette in vendita avendo già ricevuto un'offerta per sette milioni e 150 mila euro dal fondo Lucrezio, che altro non è che una finanziaria e immobiliare che fa capo all'imprenditore Andrea Mevorach, uno dei due soci del cantiere che stava per fallire. E' probabile che non si presenteranno concorrenti, che invece già esistono per l'altra società, la «Dalla Pietà Yacht srl», anche'essa in concordato (il commissario è il commercialista Nerio De Bortoli), e che gestiva la costruzione, la manutenzione e il rimessaggio di yacht. Ci sono almeno due cordate che puntano all'acquisizione dell'azienda e che prenderebbero in affitto il capannone per proseguire nell'attività (la condizione posta dal bando d'asta del 30 a chi acquista l'immobile è poprio quella di cederla in locazione a chi acqusisce l'altra società). Una fa capo alla veneziana «Alilaguna», la società di navigazione lagunare pubblico-privata, e l'altra ad una società del Veneto Orientale che fa capo all'architetto Ivan Maresca, già al Consorzio cantieri nautici Caorle e a Marina 4. Le due cordate avrebbero già avanzato le loro offerte al commissario De Bortoli, offerte che non riguardano solo la cifra per l'acquisto, ma anche le proposte avanzate per assorbire gli ex dipendenti del cantiere Dalla Pietà senza lavoro. Per la decisione, che sarà presa dal giudice delegato Rita Rigoni, sarà necessario attendere la conclusione dell'iter per l'aqusizione del capannone. Nel frattempo il commissario De Bortoli prosegue nella vendita degli yacht rimasti in cantiere, alcuni dei quali non sono ultimati e, dunque, lo saranno non appena riprenderà l'attività. A chiedere il concordato preventivo sono stati i due soci, Mevorach e Giorgio Dalla Pietà, a causa di una crisi finanziaria che ha causato un passivo di circa 50 milioni di euro. (Giorgio Cecchetti)

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Valle Caudina: Comune, oltre 23 milioni di debiti. Disastroso lo stato finanziario! (sezione: crisi)

( da "Sannio Online, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Valle Caudina: Comune, oltre 23 milioni di debiti. Disastroso lo stato finanziario! Pubblicato il 25-07-2009 SANT’AGATA DE’ GOTI: L’allarme per le casse dell’Ente è scattato ieri nell’ambito del Consiglio. Il sindaco Valentino: «Tutto ciò graverà sui cittadini nei prossimi venti anni»... (p.p.) “Drammatica la crisi finanziaria dell’Ente comunale”. A Parlare è il sindaco di Sant’Agata de’ Goti, Carmine Valentino che nell’ultimo Consiglio, a proposito delle linee programmatiche, si è soffermato molto sullo stato finanziario dell’ente comunale: “La ricognizione della situazione economico - finanziaria del nostro Comune, attivata immediatamente dopo il formale insediamento (10/07/2009), ha evidenziato di più, se mai ve ne fosse stato bisogno, uno scenario inquietante e dati inoppugnabili che confermano quanto avevamo preannunciato in campagna elettorale, sia in ordine alla drammatica crisi finanziaria dell’Ente che ad uno stato di indebitamento ventennale”. Alte le cifre inerenti l’indebitamento del Comune. “Su questo piano – precisano, infatti, da Palazzo San Francesco - abbiamo che: proiettando i riflessi dei mutui contratti nel 2009 o per i quali la contrattazione è già in fase avanzata, di importo pari a circa € 2.300.000,00; sommando a questi i dati contabilizzati dalla Cassa Depositi e Prestiti sulla posizione del comune a giugno 2009, di importo pari a circa € 21.200.000,00; risulta che la situazione debitoria complessiva del Comune nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti è pari a circa € 23.500.000,00, di cui circa € 7.500.000,00 solo per interessi passivi”. Questi ventitré milioni e mezzo di debiti graveranno sul Comune di Sant’Agata de’ Goti e, quindi, su ciascuno dei suoi cittadini per i prossimi venti anni. E’ questo uno dei dati allarmanti che giunge dalla casa comunale. “La concreta insostenibilità di un debito comunale così alto, cresciuto di ben il 50% dal solo 2008 ad oggi, non è dimostrata tanto dal rapporto “totale delle entrate correnti : debito” quanto, piuttosto, dal rapporto “entrate correnti disponibili per far fronte alla spesa generale : debito”. Con ciò si intende evidenziare che molte delle entrate correnti sono già pre-destinate in quanto, per legge, devono essere necessariamente impiegate per la copertura dei costi dei servizi che le generano (ad es. la TARSU per coprire i costi del servizio di igiene urbana, i canoni idrici per le spese di funzionamento dell’acquedotto e per quelle delle forniture idriche dall’Alto Calore, ecc.). Da ciò consegue che per la spesa generale restano disponibili solo le entrate correnti della categoria “Imposte” (allocate al Titolo I) e che per il 2009, così come risulta dal bilancio di previsione approvato dalla precedente amministrazione, sono state stimate per competenza in € 1.858.917,29: importo, questo, che include anche i trasferimenti dello Stato in sostituzione dell’ICI prima casa, stimati in € 288.751,70. Così procedendo, quindi, emerge che il rapporto tra le entrate correnti disponibili per far fronte alla spesa generale (€ 1.858.917,29) ed i debiti con la Cassa Depositi e Prestiti per i prossimi 20 anni (€ 23.394.093,47) è pari a 0,079. Questo significa che per far fronte alla situazione debitoria per i prossimi venti anni, il Comune dovrebbe accantonare, per circa 11 anni e mezzo, l’intero importo annuale delle proprie entrate per Imposte e destinarle unicamente al pagamento del debito”. A destare preoccupazione, a dire dei nuovi inquilini di Palazzo San Francesco anche le “...anticipazioni di cassa oltre limiti...”. “Oltre al dato dell’indebitamento, a destare enorme preoccupazione – precsiano, infatti, dal Comune - è anche la dinamica innescata sulle finanze del comune dalla gestione di bilancio effettuata negli ultimi due anni e mezzo e che potremmo definire, con un eufemismo, poco diligente. Allo stato, infatti, il comune ha in atto le seguenti anticipazioni di cassa: - deliberazione G.C. n. 321 del 30.12.2008 € 1.699.425,21 - precedenti anticipazioni da fondi a destinazione vincolata (L. 219/81) € 1.125.291,49 Totale € 2.824.716,17. Il totale delle anticipazioni sopra riportato, di € 2.824.716,17, supera di oltre € 1.100.000,00 il limite massimo previsto dall’art. 222 del T.U.EE.LL. (D.Lgs. 18/08/2000, n. 267). All’atto dell’insediamento di quest’Amministrazione le anticipazioni erano quasi interamente utilizzate e, inoltre, si è rilevato un ammontare di debiti, intesi quali liquidazioni già effettuate in attesa di pagamento, di oltre € 1.300.000,00. Questi sono i dati e la loro cruda nettezza non richiede alcun particolare commento ai fini della comprensione della gravità della situazione finanziaria in cui è stato trovato il comune di Sant’Agata de’ Goti all’indomani delle elezioni del 6 e 7 giugno 2009”. E’ evidente, quindi, che il contesto economico-finanziario è estremamente difficile e “...richiede da subito scelte consapevoli, coraggiose e mirate che siano idonee a ricondurre il comune in una condizione di media capacità senza la quale non potranno essere date risposte concrete e durature alle legittime domande di servizi e di qualità della vita che vengono ogni giorno dai cittadini”.Che cosa fare rispetto a questo stato di cose. La ricetta degli amministratori locali prevede, naturalmente, un impegno da parte di ogni componente della comunità santagatese. “Per poter fornire ai cittadini le risposte concrete che attendono, in termini di servizi, di qualità, di crescita sociale, economica e culturale, il primario obiettivo dell’Amministrazione non può che essere quello del risanamento economico-finanziario perché è solo attraverso un ritrovato equilibrio economico e finanziario ed un’oculata gestione di bilancio, molto diversa – mi si permetta di dirlo – dalla precedente, che il comune potrà garantire riscontri non illusori ai bisogni ed alle domande di servizi e di crescita che vengono dall’intera cittadinanza. Va dunque messo in campo ogni sforzo necessario a farci uscire dalla situazione di crisi innanzi delineata ed il cui ulteriore aggravamento condurrebbe all’inevitabile dichiarazione di dissesto. Ma la condizione per fare ciò non riguarda solo la definizione di un efficiente piano di risanamento ma la condivisione ed il sostegno di tutti i cittadini ad un percorso comune che vorrei definire “il cammino di Sant’Agata per il risanamento”. E’ fondamentale, quindi, che tutti, responsabilmente l’Amministrazione, i dipendenti comunali, le associazioni sindacali, gli enti, le organizzazioni, i circoli, gruppo associativi presenti sul territorio, gli operatori economici ed il singolo cittadino, sostengano, condividano e, in taluni casi, partecipino, per i rispettivi ruoli, al progetto di risanamento economico-finanziario del Comune che questa Amministrazione andrà a definire. Un progetto di risanamento che, necessariamente, dovrà far leva, da un lato sul potenziamento delle entrate proprie del comune e, dall’altro, sulla razionalizzazione delle dinamiche di spesa. In ordine al primo aspetto (potenziamento entrate proprie) l’intento per il quale l’Amministrazione profonderà ogni sforzo è quello di garantire che la pressione fiscale non subisca alcun aumento; e ciò sarà possibile imboccando, tutti insieme, la strada maestra del potenziamento delle entrate proprie, sia tributarie che patrimoniali, che potrà essere percorsa attraverso una concreta ed efficace azione di recupero dell’evasione e dell’elusione relativa agli anni non ancora prescritti secondo la disciplina propria di ogni entrata”. assumendo, per la parte corrente, gli accertamenti e gli impegni e, per la parte in conto capitale, gli incassi (escluso quelli per mutui) ed i pagamenti. Nello specifico, ai fini del rispetto del patto di stabilità per l’anno 2009, il saldo di competenza mista del Comune di Sant’Agata de’ Goti non avrebbe dovuto superare il valore di – (meno) € 609.808,29. Ebbene, all’11 giugno 2009 detto saldo era pari a –(meno) € 915.425,03, con uno sforamento, rispetto al limite massimo di legge, di oltre € 300.000,00. Tenuto conto delle ulteriori ed incomprimibili esigenze di spesa per il secondo semestre 2009, recuperare una situazione del genere per chiudere l’anno con il rispetto del patto di stabilità 2009 si prospetta come obiettivo difficilissimo, se non impossibile. L’unica vera possibilità sarebbe quella di adottare politiche di bilancio straordinarie atte a determinare nuovi e consistenti accertamenti di parte corrente (quali, ad esempio, un consistente incremento delle entrate tributarie e patrimoniali dell’ente). E noi dobbiamo provarci ad inseguire l’obiettivo di recuperare questo disastro perche le conseguenze del mancato rispetto del patto di stabilità interno, previste per legge, si pagano nell’anno successivo e, eccetto l’ultima tra quelle elencate, sono pesantissime. Vediamole: ? riduzione del 5% dei trasferimenti ordinari dal Ministero dell’Interno; ? assestamento delle spese correnti al valore più basso dell’ultimo triennio; ? divieto del ricorso all’indebitamento anche se finalizzato agli investimenti; Cit tà di Sant’Agata de’Goti (Provincia di Benevento) Linee Programmatiche di Mandato 2009 – 2014 8 di 38 ? divieto di assunzione del personale a qualsiasi titolo e con qualsiasi contratto, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione; ? riduzione del 30% delle indennità di funzione per amministratori e gettoni di presenza per consiglieri.

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Un Paese dominato dalle caste (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Soldi & Imprese fatti & numeri Un Paese dominato dalle caste Le radici politiche e istituzionali di una realtà che mortifica l'Italia francesco fracasso Il nostro Paese non ha una classe dirigente perché è dominato dalle caste.Il mercato non esiste.Quelle che contano sono solo le corporazioni. E la crisi finanziaria ed economica ha rappresentato per le varie lobby l' "occasione" d'oro per distruggere quel poco di liberalizzazioni che erano state avviate dal governo Prodi ed,in particolare, dal ministro Bersani. La mobilità sociale non ci appartiene. La Banca d'Italia afferma che il 75 per cento delle famiglie le quali nel 1994 si trovavano in una posizione bassa nella scala sociale,dieci anni dopo(2004) sono rimaste allo stesso livello. Concorrenza? " un concetto del tutto estraneo in Italia. D'altra parte esso è esplicitamente ignorato dalla stragrande maggioranza dei cittadini.Un esempio: "Il cliente medio, di per sè, non ha interesse specifico si legge nell'ultimo Rapporto del Censis- a quanto e a come si affaccia nella professione di avvocato la logica di mercato". Bersani aveva abolito le tariffe minime, introdotto la possibilità di ricorrere alla pubblicità ed altri "strumenti" per realizzare un minimo di concorrenza. "Ora osserva Roberto Mania in un'inchiesta sulle "caste chiuse"(la Repubblica, 6.5.09)- tutti gli avvocati hanno proposto di reintrodurre le tariffe minime e di vietare il patto"(il cosiddetto "patto di quota lite" tra cliente e professionista in relazione al quale gli avvocati possono incassare una quota dei beni in relazione ai quali è sorta la "lite"). Il nostro Parlamento pratica come è denunciato nella Relazione annuale dell'Antitrust- "uno stillicidio d'iniziative volte a restaurare gli equilibri del passato". Il documento denuncia che è manifesto il tentativo di bloccare la "modernizzazione" che si era tentato di porre in atto e il corporativismo ha ripreso in pieno a spadroneggiare.E così ancora una volta il mercato finisce sotto i piedi delle caste-corporazioni. Di recente è uscita la settima edizione del Rapporto sul processo di liberalizzazione del Paese presentato dall'associazione "Società libera"(costituita da accademici, professionisti ed imprenditori che vogliono affermare la realizzazione di una società veramente liberale)e che cerca di ricercare quali sono al di là della presente situazione politica ma anche economica- le cause effettive che rendono l'Italia incapace di aprirsi alle liberalizzazioni.Le radici di questa abnorme realtà non sono economiche ma politiche ed istituzionali, osservano Raimondo Cubeddu e Alberto Vannucci dell'Università di Pisa. Se si prendono in considerazione tre parametri indicati dai due studiosi per esaminare la qualità delle strutture istituzionali italiane, e cioè la tutela dei diritti individuali e dei contratti ,la circolazione di informazioni valide consone alla trasparenza dei mercati ed agli scambi,il grado di concorrenza dei mercati, il risultato di questo esame posto a raffronto col resto del mondo è assolutamente deprimente: le istituzioni italiane sono malate in quanto rientrano nello schema delle "cattive istituzioni". Tutti i dati che sono messi in rilievo dai due studiosi pongono l'Italia agli ultimi posti delle classifiche europee. "Non diversamente risulta scrive Franco Locatelli su "Il Sole 24 Ore,5.5.09- secondo l'indice annuale di Freedom House, la posizione relativa all'Italia(terz'ultima in Europa) per quanto riguarda la circolazione d'informazioni affidabili per il mercato". In questa realtà istituzionale e politica non è,quindi, possibile una dinamica sociale diversa: parassitismo, rendite, economia sommersa, corruzione costituiscono l' "alimento" quotidiano del Paese. "Nessuno dei governi, di diverso colore politico, che si sono avvicendati in questi anni è riuscito a mettere in atto provvedimenti in grado d'invertire, o almeno contrastare efficacemente, questa linea di tendenza", conclude il Rapporto di Società Libera. Il nostro Paese è veramente malato. E da troppo tempo. E questo delle "caste" rappresenta soltanto l'espressione più manifesta della sua profonda crisi. E per guarire ci vogliono buone istituzioni. Ma per avere buone istituzioni è assolutamente indispensabile un radicale cambiamento del "modo" di fare politica. Ma c'è la cultura per raggiungere questo obiettivo? del 25-07-2009 num.

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Aviano La seconda giovinezza del Festival internazionale del folklore di Aviano-Piancavallo si ... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 25-07-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 25 Luglio 2009, Aviano La seconda giovinezza del Festival internazionale del folklore di Aviano-Piancavallo si inaugura con tante conferme e qualche novità. Le conferme sono nelle tradizionali tre serate ospitate in una struttura coperta di Aviano, al riparo dalle intemperie, e poi ancora nelle uscite a Piancavallo, Pordenone e Lignano, alle quali si aggiunge quest'anno una tappa a Barcis. Una crescita sul territorio che è destinata a proseguire il prossimo anno con la promessa, da parte del presidente delle Pro loco Flavio Barbina, di una ulteriore tappa a Villa Manin. L'edizione 2009 è stata presentata ieri con l'intervento del vicepresidente regionale Luca Ciriani e di quello provinciale Eligio Grizzo. Per dieci giorni, dal 7 al 16 agosto, i ballerini provenienti da ogni parte del mondo porteranno sul territorio i costumi, le tradizioni e le culture delle loro terre, in una manifestazione che, sottolinea il sindaco avianese Stefano Del Cont Bernard, «ha una doppia valenza, turistica e culturale. Il Festival del folklore è l'occasione per dimostrare la diversità vista nel suo momento migliore». «Grazie a questi momenti - aggiunge Michele Gasparetto, presidente del Gruppo folk "Federico Angelica" Danzerini di Aviano - si rinsalda quel filo invisibile che unisce genti di culture e mentalità del mondo intero». Otto i gruppi partecipanti, oltre naturalmente ai padroni di casa avianesi, selezionati fra oltre 120 richieste provenienti da tutto il mondo, dall'Africa all'Australia. A sfilare saranno il Gruppo folkloristico "Nawojowiacy" di Nawojowa, in Polonia; il Grupo de artes nativas "Anita Garibaldi" della città di Encantado, in Brasile; il Gruppo folkloristico "Spandan Sankrutik Trust", dell'India orientale; il Gruppo "Cho Shui River" di Taiwan; il Gruppo folkloristico "Filip Devic", croato; il Gruppo "I canterini di Spirito Santo" di Reggio Calabria; il Gruppo folkloristico di Lucignano; il Gruppo folkloristico "Tanok",russo. «L'edizione 2009 del Festival - spiega il presidente della Pro loco di Aviano Ilario De Marco - conferma la sua vocazione itinerante. L'Unione folclorica italiana e il Gruppo "Federico Angelica", nonostante la crisi finanziaria internazionale, sono riusciti a portare ben otto gruppi, in rappresentanza della migliore cultura folkloristica mondiale». Il via il 7 agosto alle 21, quando gli avianesi accoglieranno ufficialmente i gruppi, prima di lanciare la notte bianca del folclore. Sabato 8 agosto, martedì 11 e sabato 15, sempre alle 21, nell'area spettacoli, sono in programma le tre serate del folclore. Domenica 9 agosto, ancora alle 21, l'area ospiterà invece una tappa delle selezioni per il concorso di Miss Italia, mentre la serata di mercoledì 12 sarà dedicata ai giochi popolari, quella di giovedì 13 alla proiezione cinematografica, a ingresso libero, del film "Billy Elliot" e quella di venerdì 14 allo spettacolo teatrale "Il canto della sirenetta", una co-produzione Teatro dei Pazzi-Compagnia delle Bimbe. I gruppi folcloristici saranno poi lunedì 10 agosto alle 14.30 a Piancavallo, in piazzale della Puppa, giovedì 13 alle 21 alla Terrazza mare di Lignano Sabbiadoro e venerdì 14 alle 21 in piazza XX Settembre a Pordenone. Serata conclusiva domenica 16 agosto, con uno spettacolo di Giucas Casella e la presenza di alcuni "reduci" dell'"Isola dei famosi". Lara Zani

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non finirà mai la passione per il classico (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 16 - Cultura e spettacoli «Non finirà mai la passione per il classico» Parla Giuseppe Picone CIVIDALE. Un gala di danza con alcune eccellenze italiane sarà stasera la tappa conclusiva del Mittelfest 2009, sotto il titolo Stelle della nuova Europa (ideato da Daniele Cipriani con l'Orchestra Mitteleuropea diretta da Alfonso Scarano). Corale abbraccio geografico e di popoli, per gli appassionati di Tersicore (e delle sue star!) è l'appuntamento con un mix concentrato di prodezze e celebri passi a due accademici e del repertorio novecentesco. Noti per successi e benemerenze, ci sono i nostri Silvia Azzoni (Balletto di Amburgo), Alessio Carbone (Opéra di Parigi) e Giuseppe Picone (étoile internazionale), insieme a Maxim Beloserkovsky, Irina Dvorovenko, Olga Esina, Maria Iakovleva, Bojana Nenadovic' Otrin, Aleksandre Ryabko e Vladimir Shishov. Tra i protagonisti, spicca per notorietà anche televisiva il napoletano Giuseppe Picone, presente per la prima volta in Friuli nel 2004 al gala udinese della Croce Rossa: icona di portamento (fisico statuario) e tecnica brillante, doti interpretative dai connotati mediterranei, Picone è rientrato da poco dal Bolshoi di Mosca ed è ospite assiduo delle migliori produzioni teatrali nazionali spesso al fianco di Carla Fracci. Giuseppe, quali sono state le tappe più importanti dal tuo rientro in Italia? «In primis il debutto al San Carlo di Napoli nel 2003 nel ruolo di Romeo con la coreografia di McMillan. Poi, tanti momenti preziosi: la creazione di Cenerentola firmata Ezio Frigerio-Beppe Menegatti-Luisa Spinatelli-Carla Fracci al Teatro dell'Opera di Roma o Il Lago dei Cigni di Riccardo Nunez all'Arena Flegrea di Napoli; tra gli ultimi sicuramente l'invito alla finale del Festival di Sanremo in diretta Tv il giorno del mio compleanno». Cosa presenti a Mittelfest? «Ballerò il passo a due del terzo atto del balletto Raymonda con Bojana Nenadovic Otrin, splendida partner con cui ho da poco creato il ruolo di Narciso al Filarmonico di Verona per la coreografia di Grazia Garofoli. E poi lo Spettro della Rosa, un pezzo molto importante della storia della danza». Danzare il classico è sempre più difficile, eppure oggi c'è un amore rinnovato per il linguaggio accademico e per le sue star: concordi? «Penso che i balletti classici siano indelebili e così devono rimanere perché sono perfetti e appassionano un vasto pubblico. Sicuramente l'interprete principale gioca un ruolo fondamentale nella programmazione in quanto il pubblico ha i suoi beniamini». Oggi ritorni in Italia, immettendoti in una situazione culturale in crisi finanziaria e produttiva già da tempo. Cosa pensi? «Ci dovrebbero essere nuove riforme. Tutto il sistema burocratico negli enti italiani è di vecchio stampo. Ormai in Europa,tanti sono i paesi che hanno cambiato leggi per favorire il rinnovo del teatro. L'Italia deve stare al passo. Bisogna tenere una linea artistica e non solo commerciale. Quando io programmo la mia serata, Picone & I grandi della danza, amo far divertire il pubblico ma allo stesso tempo cerco di proporre momenti di pura eleganza affinché chi guarda riconosca la vera classe». Elisabetta Ceron

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quel che resta del vecchio bar - siegmund ginzberg (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 32 - Cronaca Quel che resta del vecchio bar Trasformazioni l´attualità Questa settimana anche la Turchia ha detto addio al fumo nei suoi caffè. Il paese del narghilè aderisce così al divieto che in gran parte del mondo occidentale ha mutato l´aspetto dei locali pubblici. Con i bistrot francesi in via di estinzione e i pub inglesi in crisi profonda, nell´era di Facebook cambia definitivamente un altro spazio dedicato allo "stare insieme" SIEGMUND GINZBERG «Di quanti editti imperiali, di quante dispute di teologi e lotte sanguinose è stato cagione questo "nemico del sonno e della fecondità", come lo chiamavano gli ulema austeri; questo "genio dei sogni e sorgente dell´immaginazione", come lo chiamavano gli ulema di manica larga, ch´è ora, dopo l´amore e il tabacco, il conforto più dolce… Ora si beve il caffè sulla cima della torre di Galata e della torre del Seraschiere, il caffè in tutti i vaporini, il caffè nei cimiteri, nelle botteghe dei barbieri, nei bagni, nei bazar». Così Edmondo De Amicis nel suo resoconto ottocentesco di viaggio Costantinopoli. L´autore di Cuore era impressionato dalle «file di botteghe basse ed oscure, dove si vende il tabacco "la quarta colonna della tenda della voluttà" dopo il caffè, l´oppio ed il vino, o "il quarto sofà dei godimenti", anch´esso, come il caffè, fulminato un tempo da editti di sultani e da sentenze di muftì, e cagione di torbidi e di supplizi, che lo resero più saporito». Per pagine e pagine quasi non parla d´altro: «Tutta la strada è occupata dai tabaccai. Il tabacco è messo in mostra sopra assicciuole, a piramidi e a mucchi rotondi, ognuno sormontato da un limone. Sono piramidi di latakié d´Antiochia, di tabacco del Serraglio biondo e sottilissimo che par seta della più fina, di tabacco da sigarette e da cibuk, di tutte le gradazioni di sapore e di forza, da quel che fuma il facchino gigantesco di Galata a quello che concilia il sonno alle odalische annoiate nei chioschi dei giardini imperiali. Il tombeki, tabacco fortissimo, che darebbe al capo anche a un vecchio fumatore, se il fumo non giungesse alla bocca purificato dall´acqua del narghilè, è chiuso in boccie di vetro come un medicinale. I tabaccai son quasi tutti greci od armeni cerimoniosi, che affettano un certo fare signorile; gli avventori tengono crocchio; vi si fermano degli impiegati del ministero degli esteri e del Seraschierato; alle volte vi dà una capatina qualche pezzo grosso; vi si spolitica, si va a raccogliervi la notizia e a raccontarvi il fattarello; è un piccolo bazar appartato e aristocratico, che invita al riposo, e fa sentire, anche a passarvi soltanto, la voluttà della chiacchiera e del fumo». Ad Apollinaire, che faceva il soldato nella Istanbul occupata, i caffè gli ricordavano quelli della sua Parigi. Mentre per l´americano Curtis erano come i saloon di Chicago, con la sola differenza che vi si serviva raki anziché whisky. Per secoli ai viaggiatori la Turchia, anzi l´Oriente più in generale apparivano come immensi bar-caffè e tabaccheria insieme. «Ci sono luoghi in cui la storia è inevitabile come un incidente automobilistico - luoghi in cui la geografia provoca la storia, la voluttà del caffè si accompagna a quella del fumo. Uno è Istanbul, alias Costantinopoli, alias Bisanzio», si potrebbe dire parafrasando il Nobel Iosif Brodskij. Tutto torna, prima o poi, come sempre. Anche gli editti e le dispute più o meno teologiche. Non so quanto i turchi rimpiangeranno la sigaretta, il "puro" o il narghilè al caffè. Penso che se ne faranno una ragione. E forse con meno drammi di quanto ci immaginiamo. Anche perché il divieto arriva con mano pesante: 5.600 Yeni Turk Lira, 2.600 euro di multa per ristoranti e locali che non applichino il divieto, 69 lire, 32 euro per, come dire, gli "utilizzatori finali", ben cinquemila sbirri e delatori, agenti speciali formati dal Ministero della sanità, per controllare l´applicazione delle nuove norme. "Farsi occidentali" ha un prezzo. Specie se si è meno europei e meno americani di quanto si dovrebbe su altre cose più di sostanza. Si comincia sempre da dove si può. AtatÜrk aveva cominciato abolendo con estrema severità il fez, il velo, tonache e turbanti dei religiosi in pubblico. Nei miei ricordi d´infanzia le sue fattezze sono associate più alla bottiglia di raki marca Klup, dove era ritratto in impeccabile smoking, e ai pacchetti di sigarette, che al resto. Ma è evidente che il percorso della modernità democratica è stato molto più lento e complicato. C´è in tutto questo qualcosa di già visto e già sentito. Quando l´anno scorso passò definitivamente in Francia la proibizione del fumo in tutti i luoghi pubblici, la stampa del resto del mondo era sgomenta. Come, niente più fumo al Cafè de Flore o ai Deux Magots o alla Brasserie Lipp che sono passate ai libri di storia - e alle guide turistiche - grazie alla frequentazione di fumatori accaniti come Jean-Paul Satrte e Simone de Beauvoir? Si lamentò la fine di una cultura, si derise il fatto che la Bibliotheque Nationale arrivasse al punto di falsificare i ritratti in cui Sartre o Malraux comparivano con la gauloise in bocca. Da noi ci sono norme analoghe, si erano accesi per un momento gli animi, ma ora è come se non ci fossimo mai accorti del cambiamento. In America praticamente non si vede più fumare, non solo in pubblico ma anche nelle case, da molti anni. Esattamente come non si vede più bere alcol, grazie all´ipocrisia, credo ereditata dal protezionismo, per cui la bottiglia in pubblico viene nascosta dai sacchetti di carta. Se ti invitano a cena, neanche a pensarci, a meno di assentarsi furtivamente, come un tossicomane, all´aria aperta. Ricordo ancora gli sguardi di odio e sospetto assassino che suscitai una volta che mi ero messo in fila in posta: avevo gli abiti ancora impregnati di toscano. Mi feci l´idea che il disprezzo pubblico nei confronti di Clinton per aver dissacrato l´Oval office nella faccenda Lewinsky si fondasse sulla voce che aveva tirato fuori il famigerato sigaro cubano, sia pure per farne un uso improprio, ancor più che sul resto. Paese che vai usi che trovi, ma su una cosa non ci piove: se non sta bene fumare (o derubare l´erario, o mentire, o andare a puttane), deve valere per tutti, e più ancora per chi sta più in alto. Eppure, non credo affatto che i nuovi divieti turchi si debbano catalogare nel faldone del "molto rumore per nulla". Ho anzi l´impressione che tocchino un argomento più profondo e universale, il senso di perdita, la nostalgia di qualcosa che faceva parte del nostro modo di vivere, che in qualche modo, talvolta anche inconsciamente, permane nella nostra memoria collettiva, e di cui continueremo a sentire la mancanza. Qualcosa che abbiamo vissuto - vale per i più anziani - o che magari abbiamo solo letto nei romanzi o visto al cinema. Non mi riferisco alla sigaretta, che a questo punto può anche essere considerata un dettaglio, anzi un pretesto, come lo era la madeleine inzuppata nella tazza di tè di Proust. Intendo un certo modo di stare insieme. Ci sono modi di stare insieme che hanno dato il sapore ad intere epoche, e che ci sono scivolati tra le dita talvolta senza che nemmeno ce ne accorgessimo. I pub in Inghilterra non erano solo un luogo per farsi una birra, fornicare con le servette, erano nati con la libertà di stampa, erano il luogo dove si discuteva, si facevano affari, e si leggevano i giornali. Ho letto l´altro giorno in un gustoso servizio del New York Times che stanno scomparendo, negli ultimi anni hanno chiuso al ritmo di tre al giorno, metà dei villaggi inglesi non ne hanno più nemmeno uno. Nella Turchia di fine impero ottomano, checché ne dicessero i viaggiatori in cerca di folklore orientale, i caffè erano spesso "saloni di lettura", kiraathane. Il sultano Murad IV nel 1633 (così come di tanto in tanto i suoi successori) li avevano fatti chiudere non certo per ragioni teologiche, ma perché vi si discuteva di politica. Lo zar Michele di Russia proibì il fumo, sotto pena di fustigazione, taglio del naso, deportazione in Siberia e persino morte, non certo perché ce l´avesse col tabacco, ma perché incoraggiavano "crimini" ben più pericolosi per lo Stato. Il secolo dei Lumi e la Rivoluzione francese erano maturati tra il fumo del Procope e degli altri caffè parigini. La grande cultura europea del Novecento sarebbe inconcepibile senza i caffè di Berlino, Vienna, Praga e Budapest. Non ci sarebbe Simenon, non ci sarebbe Maigret, non ci sarebbe la Francia che resiste al nazismo senza le sale fumose della Rive gauche, che gli ufficiali igienisti delle Ss evitavano come la peste. Ma ho letto che in Francia nell´ultimo mezzo secolo bar e bistrot da 200mila che erano sono scesi a poco più di 38mila. Colpa anche, dice qualcuno, dell´invasione di "le sandwich". Hitler, notoriamente, non fumava e denunciava il tabacco come «punizione dell´Uomo rosso nei confronti dell´Uomo bianco, giusta vendetta per averlo avvelenato con l´alcol». Fidel Castro ha smesso di fumare sigari dal 1986, ma non per questo Cuba è diventata democratica. Il fatto è semplicemente che non si sta più insieme come lo si faceva una volta. Nelle campagne cinesi di trent´anni fa avevo fatto ancora in tempo a vedere le ultime case da tè dei villaggi, dove i contadini si recavano all´alba, per fare quattro chiacchiere e magari una partita a mahjong prima di recarsi nei campi. Il fumo delle candele si mischiava a quello del tabacco, all´umidità del fiato e del sudore. A Pechino le case da tè sono tornate a migliaia, ma non è la stessa cosa. Mia madre amava sedersi ai tavolini del Biffi in Galleria a Milano per «vedere la gente». Non sono nemmeno sicuro che ci sia ancora, e comunque non c´è più niente e nessuno da "vedere". Quando arrivammo a Milano da Istanbul negli anni Cinquanta scoprimmo un fenomeno unico e irripetibile: le serate al bar di quartiere, tutti a vedere Lascia o raddoppia?. Ora la televisione la si guarda in casa, in atroce solitudine. Sì, certo, si chatta al computer e c´è Facebook, ma ho l´impressione che sia un modo per stare ancora più soli, non un modo per "stare insieme". In Italia abbiamo ancora qualcosa di meraviglioso, di cui non ho trovato l´eguale in nessuna altra parte al mondo, nemmeno dopo il boom degli Starbucks: un bar a quasi ogni angolo. Non so se si fanno ancora le discussioni interminabili al bar sulla partita. Non vorrei che fossero state del tutto soppiantate da quelle che si sentono fare in tv, come avviene per la politica ai talk-show. Il vecchio biliardino sarà stato stupido, e certo rumoroso, ma consentiva di "stare insieme" più dell´andare su e giù per il corso o della gimcana coi motorini. Per anni, quando ero più giovane, passavo le mie estati alle Feste dell´Unità, è lì che incontravo le ragazze, altro che i festini. Nessuno le ha proibite, ma è un dato di fatto che non ci sono più, o comunque non sono quelle di una volta. Il fumo è il dito, temo che sia caduta la luna, e non ho idea di come sarà quella nuova.

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CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanzia... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

SCANDIANO E ZONA DELLE CERAMICHE pag. 16 CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanzia... CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi finanziaria. Così viene giudicata da Gian Luca Rivi la manovra di assestamento del bilancio della Regione. Il consigliere reggiano era relatore della stessa iniziativa. "I principi ispiratori che la guidano sono tre: sostegno dell'occupazione e per la competitività dell'economia regionale, potenziamento del trasporto pubblico locale, messa in sicurezza del territorio. La nostra Regione, al contrario del governo nazionale, vuole essere al fianco alle sue imprese con una serie di provvedimenti per facilitare l'accesso al credito e continua ad investire sulla ricerca industriale (ulteriori 7,5 milioni di euro solo in questo assestamento), vero volano per permettere alle nostre aziende di essere competitive anche in futuro". Pone l'accento sul fatto che "l'attenzione principale di questa manovra va al sistema sanitario, con 55 milioni di euro per ridurre le liste di attesa, 5 milioni per aiutare le famiglie con persone non autosufficienti e 5 milioni di euro per istituire un fondo straordinario da assegnare ai comuni a sostegno dei soggetti più deboli". Poi si pensa a chi sta sffrontando gli effetti della crisi. "Si è decisa l'esenzione dal ticket per le prestazioni specialistiche ambulatoriali e l'assistenza farmaceutica scrive Rivi - con l'erogazione gratuita dei farmaci di fascia C per i lavoratori, e i loro familiari, che abbiano perso il lavoro o siano in cassa integrazione". Altri fondi "sono poi stati stanziati per il sostegno all'affitto delle famiglie economicamente disagiate (4 milioni di euro); per la realizzazione di alloggi a canone sostenibile (5 milioni), per il diritto allo studio e la formazione dei nostri giovani (3 milioni di euro)". Attenzione infine al sistema di trasporto pubblico locale, con lo stanziamento di 16 milioni di euro che consentirà di acquistare nuove carrozze per i pendolari. "Mentre il governo nazionale latita e taglia risorse conclude Rivi - la regione rilancia le ragioni della competitività economica".

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Valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide. Il Paese ha bisog... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 26 Luglio 2009 Chiudi Valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide. Il Paese ha bisogno di unità, deve sapersi riconoscere nei suoi valori fondanti, nella sua identità. Ora più che mai si avverte la doppia esigenza di evitare sfilacciamenti pericolosi, furbizie, pulsioni egoistiche, e di recuperare quello spirito e quella forza che permisero all'Italia di uscire dal cumulo di macerie morali e materiali in cui versava nel dopoguerra, per entrare nel novero dei Paesi più industrializzati grazie all'impegno della sua gente e alla lungimiranza della sua classe politica. Oggi il mondo sta affrontando una recessione che è la più grave da allora. Di questa unità ne abbiamo disperato bisogno perché l'Italia torni a investire davvero e dia contenuto a quelle riforme che avremmo dovuto fare da tempo per curare i due grandi ritardi della nostra economia che si chiamano produttività e competitività. Era giusto farlo prima, è vitale farlo oggi che ci troviamo a fare i conti con gli effetti duraturi che la crisi finanziaria globale determina sulle nostre imprese. Il governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha detto che il mondo non uscirà rapidamente dalla crisi e manterrà gli interessi vicino allo zero, paradossalmente è una buona notizia per un Paese come il nostro gravato da un maxi-debito pubblico, ma è anche un ammonimento preciso al senso di responsabilità di maggioranza e di opposzione per fare quelle riforme condivise che ci permettano di presentarsi all'uscita del tunnel senza il peso dei fardelli storici che minano, alla radice, da almeno vent'anni la nostra capacità di produrre reddito e occupazione. Purtroppo, non si percepiscono segnali confortanti in questa direzione, si avverte piuttosto che non ci sono né dialogo né stima e rispetto reciproci. L'avanzo primario, la differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi, è scomparso. La pressione fiscale è al massimo storico e il rapporto debito pubblico-prodotto interno lordo, già elevato, sta ulteriormente aumentando. Tutti questi indicatori riflettono, evidentemente, l'influsso della crisi globale e presumibilmente un aumento dell'evasione fiscale, ma non per questo non debbono destare preoccupazione e imporre vigilanza. Non si può arrivare all'autunno senza rilanciare con forza gli investimenti e senza dare stimoli adeguati alle imprese; occorre favorire la creazione di nuovi prodotti e nuovi modi di produrre, bisogna fare tutto ciò molto in fretta, ma siamo ancora ben lontani dall'imboccare questa strada. Non bisogna avere paura della paura, come ha detto il presidente Obama, ma bisogna essere consapevoli di come stanno le cose e che non se ne esce senza senza far niente. Il governo ha fatto bene ad aumentare le risorse per gli ammortizzatori sociali e a riaprire il capitolo della previdenza, anche le riforme di scuola e università vanno nella direzione giusta, ma le condizioni della finanza pubblica ancorchè deteriorate dalla crisi globale restano ai livelli più bassi che io ricordi: non c'è più quella discesa virtuosa del rapporto deficit-pil che, con l'avanzo primario, avrebbe dovuto consentire di coprire larga parte degli interessi sul debito e si riscontrano scostamenti della spesa primaria della pubblica amministrazione che devono far riflettere e vanno corretti. Non c'è più tempo da perdere, anzi potremmo dire che il tempo si è fatto oltremodo breve, la classe dirigente del Paese tutta mostri di avere capito la gravità della crisi e ritrovi le energie e l'unità d'azione indispensabili per sfruttare la stagione favorevole dei bassi tassi di interesse con interventi incivisi su compettività, produttività ed esportazione che ci restituiscano subito la strada della crescita. Per capire la gravità della situazione, basta citare lo scenario macroeconomico delineato dal ministro dell'Economia, nel Dpef, che solo nel 2013 colloca il prodotto interno italiano sul livello del 2007. Occorre stimolare la crescita tecnologica, spingere le aziende anche con investimenti pubblici, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali, e riagguantare una porzione crescente di domanda mondiale. Aiutare tutte le imprese - grandi, piccole e medie - ad investire, sollecitarle a cercare nuovi prodotti e nuovi modi di produrre, assume oggi il valore di un imperativo categorico per la coscienza nazionale del Paese. Si può, e si deve fare di più.

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Protocollo d' intesa tra PMI e ABI (sezione: crisi)

( da "Napoli.com" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

26/7/2009 Protocollo d’ intesa tra PMI e ABI Il 22 luglio 2009 è stato varato il Protocollo d'Intesa che definisce l'indirizzo al quale il sistema bancario regionale dovrà ispirarsi in materia di sospensione del pagamento delle rate di mutuo scaduti per i dodici mesi successivi alla data di sottoscrizione del Protocollo a favore delle Piccole e Medie Imprese dei settori dell'Agricoltura, dell'Artigianato, della Cooperazione, del Commercio, del Turismo e dei Servizi, aderenti alle Associazioni Imprenditoriali Regionali - AGCI, CASARTIGIANI, CIA, CLAAI, CNA, COLDIRETTI, CONFAPI, CONFAGRICOLTURA, CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFCOOPERATIVE, CONFESERCENTI, LEGACOOPERATIVE -  sottoscrittrici dell'Accordo. Tale Protocollo è stato sottoscritto dalle Associazioni Regionali Imprenditoriali facenti parte del Coordinamento Regionale delle PMI e della Cooperazione con la Commissione Regionale dell'Associazione Bancaria Italiana della Campania. L'intesa sulla moratoria rappresenta il primo passo per il rafforzamento patrimoniale delle PMI che dovrà essere preceduta da una iniziativa di consolidamento dei debiti a breve, e seguita da un'azione di patrimonializzazione delle imprese, tutte rivolte al miglioramento del "rating" delle PMI per resistere agli effetti drammatici della crisi finanziaria ed economica del sistema imprenditoriale, particolarmente esposto in Campania e nel Mezzogiorno d'Italia. Il testo completo del Protocollo d’Intesa sul sito: www.arcipelagocampano.com/blog

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Cerimonia per dedicare una piazza di Cassibile ai Caduti nell'affondamento del (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 26-07-2009)

Argomenti: Crisi

Cerimonia per dedicare una piazza di Cassibile ai Caduti nell'affondamento del «Conte Rosso» Il presidente della Provincia, Nicola Bono ha convocato la prima seduta del Tavolo dell'Economia. L'incontro si terrà domani alle 9.30 nella sala Costanza Bruno del palazzo della Provincia. All'incontro sono stati invitati i sindaci dei 21 comuni, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, gli ordini professionali, la Camera di Commercio e i parlamentari nazionali, regionali e locali . Secondo il presidente Bono «la situazione economica nazionale e regionale, fortemente condizionata dalla crisi finanziaria mondiale, ha avuto pesanti ripercussioni anche nella nostra provincia. Appare, quindi, opportuno fare un quadro preciso della condizione in cui versa, sotto il profilo economico e sociale, il territorio e avviare un percorso che consenta di individuare metodi e obiettivi condivisi, che siano in grado di creare le condizioni per un effettivo rilancio economico, produttivo ed occupazionale. La Provincia, anche per legge, è la sede istituzionale per il coordinamento di queste tematiche. Con l'incontro di domani avviamo una riflessione con i soggetti interessati, per arrivare alla elaborazione delle proposte che si riterrà necessario presentare, alla ripresa autunnale, nell'interesse del territorio provinciale, ai vari livelli di governo regionale e nazionale».

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Ratzinger affronta il santo crack (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

AFFARI SACRI VATICANO Bilanci in rosso per 16 milioni, ma le offerte ripianano Ratzinger affronta il santo crack Come tante banche, anche la Santa sede ha fatto cattivi investimenti in campo finanziario, e i conti registrano un deficit notevole. Pesano pure l'Osservatore romano e Radio vaticana, che infatti ha aperto le porte agli spot: comprati in blocco dall'Enel. Allo Ior, già guidato da Marcinkus, potrebbe arrivare Gotti Tedeschi Luca Kocci La crisi economica arriva anche Oltretevere, entra nei Sacri palazzi e manda in rosso i conti del Vaticano che registrano perdite per più di 16 milioni di euro a causa di operazioni finanziarie sui mercati internazionali andate in malora. Ci pensano però i portafogli dei fedeli a rabboccare le casse della Santa sede con le offerte del cosiddetto «Obolo di san Pietro» che annullano il disavanzo e risanano il passivo. I bilanci della Santa Sede e della Città del Vaticano sono stati resi noti lo scorso 4 luglio, al termine della tre giorni di riunione a porte chiuse del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede, presieduta dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Lo Stato Vaticano presenta un deficit di oltre 15 milioni e 300mila euro, secondo quanto riporta il bilancio consuntivo per il 2008 del Governatorato, cioè l'erede del vecchio Stato pontificio, l'organo a cui il papa - che secondo la costituzione vaticana rimane il sovrano assoluto - ha affidato l'esercizio del potere esecutivo: con nove direzioni, sei uffici centrali e 1.894 dipendenti quasi tutti laici amministra il territorio statale e gestisce i servizi, i musei, la gendarmeria e le finanze, tranne lo Ior, la banca vaticana, che è autonomo e saldamente in attivo. Meno negativo, ma ugualmente in rosso, il bilancio della Santa Sede, cioè il governo centrale della Chiesa cattolica mondiale, che conta 2.732 dipendenti, un migliaio dei quali sono preti e suore, e che comprende tutti gli organismi della Curia romana, l'Amministrazione del patrimonio della Santa Sede (Apsa, che controlla l'enorme quantità di beni mobili e immobili di proprietà vaticana) e i mezzi di comunicazione: nel 2008 ci sono state entrate per poco meno di 254 milioni di euro e uscite per quasi 255 milioni, con un disavanzo di 911mila euro. A pesare sul bilancio della Santa sede sono le spese per il quotidiano L'Osservatore Romano e per la Radio Vaticana che infatti, per tentare di arginare le perdite, ha aperto le porte alla pubblicità commerciale laica: da un paio di settimane sulle frequenze dell'emittente del papa vanno in onda gli spot dell'Enel che ha acquistato 300 passaggi pubblicitari fino al prossimo 27 settembre. Sono in attivo, invece, la Tipografia vaticana, il Centro televisivo vaticano - che vende in esclusiva alle tv di tutto il mondo le immagini video del papa - e soprattutto la Libreria editrice vaticana (Lev), da qualche anno unica proprietaria «in perpetuo e per tutto il mondo» dei diritti d'autore sui discorsi e sugli scritti del papa (e di tutti i papi dell'ultimo cinquantennio) e dei vari dicasteri della Santa sede. Un copyright rigidissimo, nel caso di Ratzinger esteso retroattivamente anche a tutte «le opere e gli scritti redatti dallo stesso pontefice prima della sua elevazione alla Cattedra di Pietro», che solo nel 2007 ha fruttato alla Lev, e quindi alla Santa sede, un utile di un milione e 600mila euro (del 2008 non sono stati forniti i dati). Ma è stata soprattutto la «crisi mondiale economico-finanziaria», come ha spiegato monsignor Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, a determinare il passivo complessivo di oltre 16 milioni di euro ufficialmente dichiarato. Ma che in realtà è molto più alto - un servizio del quotidiano La Stampa lo quantifica in 35 milioni di euro - perché è stato mascherato con un'operazione cosmetica degna della migliore finanza creativa: «In conformità con i provvedimenti adottati in via eccezionale da organismi contabili internazionali ed autorità monetarie di diversi Paesi - ha aggiunto De Paolis - si sono applicati criteri di valutazione intesi a evitare la contabilizzazione di potenziali minusvalenze dovute alla fase acuta della crisi economica globale nel settore finanziario, e le relative conseguenze nel risultato finale d'esercizio». Il Vaticano, cioè, ha avuto perdite assai maggiori per operazioni finanziari finite male, che però non ha messo a bilancio - come del resto hanno fatto altre società - in attesa di tempi migliori che consentano la rivalutazione delle valute estere e dei titoli crollati. Soprattutto, sembra, dollari e azioni acquistate sui mercati Usa vendendo parte dell'oro contenuto nei forzieri vaticani. Un vizietto, quello del gioco in borsa, che ha tirato un brutto scherzo anche ai vescovi italiani dal momento che, come riporta il bilancio della Conferenza episcopale (di cui il manifesto ha scritto lo scorso 30 giugno), i «proventi finanziari» della Cei sono scesi dai 33 milioni di euro del 2007 a meno di 2 milioni nel 2008, con una perdita secca di 31 milioni. E anche in quel caso, spiegava il segretario generale dei vescovi monsignor Mariano Crociata, la colpa era stata della «crisi dei mercati finanziari». A rimettere le cose in ordine ci hanno pensato i cattolici con le offerte, raccolte in tutto il mondo il 29 giugno (festa dei santi Pietro e Paolo), per l'Obolo di san Pietro, ovvero «l'aiuto economico - si legge nella brochure di presentazione - che i fedeli offrono al Santo padre come segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità». Una tradizione di origine alto-medievale, poi ufficializzata da Pio IX in un'enciclica del 1871 all'indomani della breccia di Porta pia, che nel 2008 ha portato in Vaticano 75 milioni di dollari, cioè circa 54 milioni di euro, 3 milioni di meno del 2007 ma più che sufficienti ad azzerare il decifit della Santa sede e a riportare il bilancio saldamente in attivo. Su come vengano utilizzati questi soldi vige il più stretto riserbo. Si dice solo che sono destinati «alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede». I più generosi sono stati gli statunitensi, gli italiani e, potenza di papa Ratzinger, i tedeschi. Foto: LA BASILICA DI SAN PIETRO E, A SINISTRA, UNA GUARDIA SVIZZERA /FOTO AP

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SCUDO FISCALE, UN TRADIMENTO ANNUNCIATO (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

SBILANCIAMOCI . info SCUDO FISCALE, UN TRADIMENTO ANNUNCIATO ALESSANDRO SANTORO La terza riedizione dello scudo fiscale ha sollevato una serie di obiezioni, molte delle quali del tutto fondate, di carattere etico, politico ed economico. Si tratta del premio rituale per i soliti (ig)noti che hanno esportato capitali all'estero mentre la stragrande maggioranza dei cittadini ha pagato tutte le sue tasse, facendo dell'Italia il paese Ocse con la più alta pressione fiscale effettiva (valutata al netto del Pil sommerso). È un provvedimento tipicamente di corto respiro, destinato a generare (forse) gettito nel breve periodo, ma anche a ridurre la credibilità di qualsiasi minaccia di «caccia agli evasori» proveniente da questo governo che propone il terzo scudo fiscale in 8 anni. È, infine, il tradimento delle ripetute declaratorie secondo cui in questa legislatura non vi sarebbero stati condoni, probabilmente destinato ad aprire la strada a un condono tutto nazionale, che verrà definito preventivo di massa e godrà, magari, di un consenso bipartisan (si veda la Relazione finale della Commissione Parlamentare sull'Anagrafe Tributaria, su cui il Pd si è astenuto). Eppure, la questione va presumibilmente analizzata in una prospettiva diversa: quella della contraddizione, ormai insanabile, tra libertà di movimento dei capitali e assenza di armonizzazione fiscale tra i Paesi europei. Da quando, ormai 50 anni fa, fu istituita la Comunità Economica Europea e furono sanciti i principi di libertà di movimento dei capitali e di circolazione delle persone, il loro grado di attuazione è stato affatto diverso: gli ostacoli ai capitali sono stati progressivamente rimossi, in Europa e fuori da essa, mentre la libertà di circolazione delle persone è rimasta spesso sulla carta. I problemi posti dalla libera circolazione dei capitali, che è il vero tratto distintivo della globalizzazione, possono essere riassunti con una versione adattata del trilemma di Dani Rodrik, ovvero l'inconciliabilità di I) libertà degli stati nazionali; II) salvaguardia degli aspetti fondamentali della democrazia; e, appunto, III) libertà di movimento di capitali. La piena libertà di movimento dei capitali implica la limitazione della libertà degli stati nazionali, che, costretti a competere sui mercati finanziari, devono adottare politiche monetarie e fiscali restrittive. Poiché queste politiche comportano un aumento della disoccupazione o della sottoccupazione, la riduzione del welfare state e l'incremento della povertà, non è possibile attuarle senza una limitazione di alcuni aspetti fondamentali della democrazia. Lo scudo fiscale, con il suo carico di iniquità «inevitabile», è un altro esempio di tradimento dei principi democratici e, nel caso italiano, costituzionali, di equità nella distribuzione del carico fiscale. (...) È necessario che si ponga, una volta per tutte, l'esigenza di imporre dal basso il principio di maggioranza sulle questioni fiscali a livello europeo, e che questo principio sia utilizzato per adottare alcune semplici regole comuni, relative sia agli standard di informazione, sia ai livelli minimi di tassazione del risparmio sia, infine, allo scambio di informazioni automatico tra i Paesi Ue. Il «potere di ricatto» degli stati di piccola dimensione o di recente adesione è ai suoi minimi storici, stante la debolezza congiunturale di questi stati, che tanto avevano puntato sull'industria finanziaria. È quindi questo il momento di porre al primo posto in agenda la questione dell'armonizzazione fiscale nella tassazione del capitale finanziario. (...) * la versione completa su www.sbilanciamoci.info

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Lo Stato come il Grande Fratello (sezione: crisi)

( da "Italianmedia.com" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Lo Stato come il Grande Fratello Lunedì 27 Luglio 2009 11:42 IVANO ERCOLE | Adesso che la tempesta finanziaria pare essersi placata, fra gli studiosi di economia si è aperto un serrato dibattito sulle ragioni di fondo che l'hanno scatenata. La disputa è solo agli inizi ma si sta già consolidando l'idea che il pensiero economico liberista sia viziato da una grossa pecca ovvero quella di aver sottovalutato la tendenza dell'essere umano a lasciarsi guidare dalle emozioni e quindi a comportarsi in maniera irragionevole anche, se non soprattutto, quando maneggia i soldi. Convinto assertore della forte incidenza di fattori irrazionali nelle decisioni di carattere economico è lo studioso belga Paul De Grauwe, docente di economia internazionale all'Università di Leuven, il quale è stato recentemente invitato dal "Centro di Studi Finanziari H. C. Coombs" di Kirribilli in New South Wales (un istituto di ricerca che fa capo alla Reserve Bank), a illustrare il suo pensiero nell'ambito di una conferenza organizzata dal "Centro di Analisi Macroeconomica Applicata" dell'Australian National University. Prima di condensare l'intervento del prof. De Grauwe , è opportuno precisare che quando gli studiosi parlano di "macroeconomia" si riferiscono allo studio dei comportamenti aggregati dei soggetti economici (ovvero dei comportamenti della massa degli individui) e dei sistemi economici nel loro complesso. Ebbene secondo il prof. De Grauwe, l'impianto del pensiero macroeconomico convenzionale poggia su una premessa profondamente erronea e cioè sull'idea che un mercato efficiente sa autoregolamentarsi poiché la gente (ovvero i soggetti economici), avendo la capacità di orientarsi tra le complessità del mondo economico, punta sempre ad obiettivi ragionevoli. "Siccome loro (i soggetti economici) condividerebbero tutti la stessa verità, si comporterebbero tutti nella stessa maniera" ha osservato lo studioso in questione. "Sulla base di questa premessa, il modello di comportamento di un solo soggetto, preso come campione di tutti i consumatori o di tutti gli operatori economici, sarebbe sufficiente per rappresentare quella che invece è una realtà assai più complessa". "Raramente un'idea così ridicola ha trovato il consenso di così tanti accademici" ha poi lamentato il prof. De Grauwe aggiungendo che un'altra pecca fondamentale è rappresentata dal fatto che i mercati finanziari e il sistema bancario non possiedono un modello alternativo cui rifarsi nel condurre i propri affari. "Occorre una nuova scienza macroeconomica" ha quindi auspicato lo studioso belga, descrivendola come "una scienza che parta dalla constatazione che gli individui hanno limitate capacità cognitive e non comprendono più di tanto le complessità del mondo in cui vivono". La nuova scienza rivendicata dal prof. De Grauwe è una sorta di "economia comportamentalistica" che tenga nel dovuto conto il fatto che gli individui sono proclivi ad eludere i dettami della ragione e del buon senso. Queste argomentazioni non sono confinate al mero ambito accademico. Influenti politologi che operano anche all'interno della Casa Bianca sono oggi convinti che occorra tenere in considerazione come la gente si comporta effettivamente e non come gli economisti prevedono che si comporti. Lasciati liberi di agire secondo i propri umori sostengono i propugnatori dell'economia comportamentalistica gli individui tendono a impegolarsi e quindi hanno bisogno di un "nudge" si dice in inglese ovvero una "spinta" nella giusta direzione, sotto forma di regolamenti governativi. In altre parole, ci sarebbe bisogno di politiche economiche formulate anche con criteri psicologici. Si tratta di un'idea che è andata ottenendo un crescente grado di attenzione particolarmente negli Stati Uniti dove Cass Sunstein, coautore del libro "Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth and Happiness" (Piccola spinta: migliorare le decisioni riguardanti la salute, il benessere e la felicità), è conosciuto per il suo ruolo egemonico nella formulazione degli interventi normativi anticrisi dell'amministrazione Obama. L'altro autore del suddetto libro, Richard Thaler, sostiene che è tempo di rimpiazzare le "creature simili a robot che popolano le teorie economiche convenzionali, con esseri umani reali". I due teorici della nuova economia sostengono che le consuete analisi di mercato per quanto concerne i mutui immobiliari danno per scontato che chi prende in prestito soldi per comprare una casa sia capace di scegliere la formula che risponda meglio alle proprie circostanze economiche, Tale presupposto poteva essere accettabile quando ogni mutuo aveva una durata media di trent'anni e prevedeva un tasso d'interesse fisso mentre oggi, sostengono Sunstein e Thaler, è un'idea profondamente sballata. Il nuovo mondo post-crisi finanziaria globale, dunque, è cominciato ed è bene prepararci a ricevere "spinte" governative ovvero leggi, più o meno severe, concepite per non permetterci di vivere al di sopra dei nostri mezzi. In altre parole, lo Stato determinerà, in misura crescente, la maniera in cui vivremo, facendoci i conti in tasca e proteggendoci dalla nostra "indole spendereccia". Ammesso e non concesso che ciò renda il mondo immune da altre crisi, si apre il rischio che si cada sotto la tutela del Grande Fratello. Se così fosse, l'esperienza non avrà certamente gli alti indici di gradimento riscontrati dal Grande Fratello televisivo. Ivano Ercole

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ENCICLICA Grazie al Papa per la Caritas in Veritate nCon ques... (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 27/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:LETTERE Verranno prese in considerazione solamente le lettere nelle quali saranno indicati in modo leggibile nome, cognome, indirizzo e numero di telefono di chi scrive (anche in caso di invio tramite e-mail). Ringraziamo i lettori che scrivono e li preghiamo di non inviare lettere di lunghezza superiore alle 50 righe (2.500 battute compresi gli spazi). Non saranno pubblicate lettere già apparse su altri organi di stampa. ENCICLICA Grazie al Papa per la «Caritas in Veritate» nCon questa lettera vogliamo esprimere grande gratitudine al Santo Padre per l'enciclica «Caritas in Veritate» che dà una prospettiva di speranza nel sentiero difficile ma denso di opportunità della globalizzazione. Infatti la crisi finanziaria ed economica che ha colpito i Paesi industrializzati, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo, mostra in modo evidente come siano da ripensare certi paradigmi economico-finanziari liberisti che sono stati dominanti negli ultimi anni. A tal riguardo è tempestiva e provvidenziale la pubblicazione dell'Enciclica dedicata all'economia, al lavoro e allo sviluppo. Fondamentale è l'aver ribadito «che la libertà nel settore dell'economia deve inquadrarsi in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale, una libertà responsabile il cui centro è etico e religioso». Rilevante è la proposizione della sfida che riconosce il valore trascendente dell'uomo; valore non mercificabile, né mai soggiacente all'imperio del mercatismo e della tecnocrazia che sembrano avere preso il posto delle ideologie disumanizzanti del Novecento. L'enciclica, che propone una visone dell'economia che noi condividiamo pienamente e da sempre proponiamo come linea guida per lo sviluppo della nostra comunità, deve diventare un caposaldo per l'agire politico ed economico dei prossimi anni così da portare nuovamente ad un «economia sociale di mercato» ispirata alla dottrina sociale della Chiesa; l'unico modello che ha dimostrato concretamente di saper conciliare la libertà d'impresa, il profitto, il mercato, con lo sviluppo sociale, la solidarietà ed il rispetto della dignità umana. La crisi può e deve essere un'opportunità per rafforzare la nostra economia, con più tutele per le Pmi, l'occupazione, e per varare riforme necessarie, a partire da quella fiscale che premi la famiglia e garantisca un concreto sostegno ai redditi, ancora troppo penalizzati. Paolo Fontana Segretario provinciale Popolari liberali nel Popolo della libertà Pdl Coordinamento nazionale Popolari liberali nel Popolo della libertà Marco Toma Consigliere comunale Brescia Pdl Coordinamento nazionale Popolari nel Popolo della libertà Brescia

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Islanda, Sos banche (sezione: crisi)

( da "ItaliaOggi Sette" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Sette Numero 176  pag. 23 del 27/7/2009 | Indietro Islanda, Sos banche LA SETTIMANA Di Pagina a cura di Gabriele Frontoni Piano governativo su Glitnir, Landsbanki, Kaupthing Salvataggio di tre istituti nazionali L'Islanda corre in soccorso del sistema bancario travolto dalla crisi finanziaria. Il governo ha annunciato di aver messo a disposizione 2,1 miliardi di dollari per supportare la rinascita dei maggiori istituti del paese: si tratta delle banche Glitnir, Landsbanki e Kaupthing, finite in bancarotta [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo Punti per Registrati: 4      

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chi paga il conto della crisi e degli sperperi (sezione: crisi)

( da "Centro, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

L'INTERVENTO Chi paga il conto della crisi e degli sperperi L'ottimismo del nostro presidente del Consiglio aiuta certamente a tenere su il morale di chi riesce ad arrivare senza troppi problemi alla fine del mese, ma è di scarso aiuto per quelli che, in cassa integrazione o ancor peggio disoccupati, sono costretti ad elemosinare aiuti dai genitori o dalla Caritas. I disoccupati sfiorano il 10% della forza lavoro e la ripresa sembra essere ancora tanto lontana. Sono trascorsi più di nove mesi dall'esplosione della crisi finanziaria ma i «Grandi della terra» sono ancora alla ricerca di un piano di azione comune che porti oltre la crisi. Personalmente dubito che le economie dei paesi più avanzati riusciranno mai a tornare come prima. Neanche l'abolizione dei cosiddetti paradisi fiscali hanno ancora deciso. Ma non c'è da stupirsene. Le resistenze dei gruppi di potere economico e finanziario sono sempre andate ben oltre le buone intenzioni dei governi in qualsiasi tempo ed a tutte le latitudini. A rafforzare questo convincimento basta una rapida riflessione: causa scatenante della crisi finanziaria sono state le banche che con le loro alchimie hanno realizzato incredibili guadagni negli anni felici ma che una volta crollato il castello di carta hanno chiesto, e rapidamente ottenuto, aiuti pubblici immensi per evitare che giungessero al fallimento. Quelle stesse banche che ora sono restie a concedere credito alle imprese in difficoltà mettendole nella condizione di non poter riprendere l'attività produttiva nel momento in cui la crisi allenterà la sua morsa o, ancora peggio, di doversi rassegnare al fallimento non essendo in grado di far fronte agli impegni. Il peggioramento dei conti pubblici, poi, è la logica conseguenza di tutto ciò. I rimedi da adottare, ovviamente, vanno distinti tra quelli da concordare con gli altri Paesi ed altri, diciamo così, interni a ciascun Paese. Nel nostro avremmo dovuto metterli in cantiere da tempo. A partire dalle riforme strutturali, che peraltro mai nessuno spiega bene cosa siano, le quali sono nei programmi di ogni governo e sulla bocca di tutti i politici in ogni loro apparizione, ma lì restano. Per non restare sul vago basterebbe che il governo decidesse una buona volta di dare la caccia agli evasori visto che l'evasione, lo ha ribadito recentemente la Corte dei Conti, ammonta a circa 100 miliardi di euro all'anno; ed anche di colpire i corrotti ed i corruttori nella pubblica amministrazione. Tra mazzette e tangenti vanno via, si stima, circa 60 miliardi di euro ogni anno. Ipotizzando il recupero di questi due importi il debito pubblico italiano potrebbe essere azzerato in circa dieci anni. Indico altre vie di sperpero di pubblico denaro: la miriade di enti pubblici inutili, le consulenze, le infinite società regionali a capitale pubblico con presidenti e cda lautamente retribuiti. In Abruzzo sono tante: Sangritana, Gtm, Arpa, Ato (sono ben sei), Aret, Ater, Fira, Arssa, Crab, Abruzzo Lavoro, Abruzzo Sviluppo, Adsu, Associazione Ciapi, Fondazione Ciapi, Sir, Saga, Asl (sono ben sei), Aziende di promozione turistica, eccetera. Per completare il quadro aggiungerei i falsi invalidi con tanto di pensione, i finti ciechi con patente di guida, i trentenni fannulloni e pensionati grazie a leggi appositamente approvate, i manager pubblici con retribuzioni da favola che hanno portato sull'orlo del fallimento le aziende loro affidate. Tutto questo solo per assicurare il pieno di voti ai referenti locali e nazionali e per sistemare adeguatamente i trombati. I cittadini/elettori stanno già pagando il conto. Gli eletti no.

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DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio progettato a San... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (La Spezia)" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMA SARZANA pag. 5 DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio progettato a San... DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio progettato a Santo Stefano Magra, all'uscita del raccordo autostradale, invece rischia di restare, almeno per qualche tempo, una «incompiuta». Stiamo parlando dell'albergo in costruzione a due passi dal Conad Leclerc. Secondo le intenzioni dei progettisti e dell'amministrazione comunale, doveva finire in mano ad una grande catena di hotel di qualità e diventare un motore dello sviluppo economico della zona. I vantaggi erano la vicinanza all'autostrada e alle varie località turistiche. I lavori sono iniziati nei primi mesi del 2007, sembrava che tutto andasse alla perfezione, quando, a metà dello scorso anno, è esplosa la crisi. Da allora i ritmi lavorativi in cantiere si sono fatti via via più blandi mentre a pochi metri di distanze il Conad-Leclerc apriva i battenti. La proprietaria del futuro hotel era e resta la società F.P. Ferrari, di cui è amministratore Mario Ferrari e il lavoro che stanno affrontando non è da poco. Andare avanti con la costruzione e allo stesso tempo trovare a chi vendere tutto, oppure a chi dare in gestione lo stabile, magari decidendo insieme le rifiniture per farlo diventare un prestigioso albergo. Le opzioni sono tante ma quasi tutto dipende, ovviamente, dal prezzo. In Comune a Santo Stefano vige sull'argomento il più stretto riserbo ma il sindaco Juri Mazzanti ammette che qualche preoccupazione c'è. «Come concessione edilizia hanno ancora diverso tempo, come minimo 12 mesi per completare tutto spiega il primo cittadino ma è indubbio che qualche problema c'è. La crisi finanziaria è stata un brutto colpo, molte delle trattative che erano in corso con importanti catene alberghiere si sono fermate o hanno rallentato. Come Comune non possiamo fare più di tanto e non possiamo essere noi a rilevare la palazzina. Ma è vero che dall'albergo dipende il completamento del progetto ex Sirma: il completamento dell'accesso alla via pedonale, i lavori nell'area bus, eccetera». E il futuro gestore dell'albergo potrebbe essere interessanto al sogno di Mazzanti di costruire un percorso pedonale sopra la rotatoria che colleghi l'area commerciale, turistica e residenziale con il Decathlon. Andrea Luparia

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Fuori dalla crisi, dentro la pandemia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 6 autore: La corsa dell'H1N1 Allarme influenza. Proprio mentre ci sono i primi segnali di superamento della recessione il mondo si prepara ad affrontare una nuova emergenza Fuori dalla crisi, dentro la pandemia Il virus mette alla prova politica ed economia - Un altro test per la cooperazione globale di Brian Groom L a pandemia di influenza spagnola del 1918, che uccise decine di milioni di persone, si era abbattuta su un mondo devastato da quattro anni di guerra. La pandemia di influenza suina del 2009 arriva in un mondo per lo più in pace, ma in preda alla peggior recessione economica degli ultimi sessant'anni. Il virus H1N1, identificato per la prima volta in aprile in Messico, si diffonde a una velocità senza precedenti, aiutato dalla mobilità internazionale. Per fortuna, fin qui si è mostrato non più letale dell'influenza di stagione, sebbene per gruppi diversi dal solito, come i giovani e le donne incinte. L'Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha annunciato venerdì che il virus è presente in 160 paesi e ha fatto circa 900 vittime nel mondo, si aspetta una pandemia «moderatamente severa» a meno che l'H1N1 non muti diventando più letale. è iniziata la gara per produrre dosi di vaccino in tempo per l'autunno, stagione di influenza nell'emisfero nord. La minaccia si presenta mentre la fiducia nei vari governi è già intaccata dalla loro incapacità di prevedere e di prevenire la crisi finanziaria. Le imprese già stanno combattendo contro la recessione e in Gran Bretagna soltanto il 43% di esse ritiene essere bene o abbastanza bene preparato contro la pandemia, stando ai dati raccolti dal Chartered Management Institute per conto del Cabinet Office. I datori di lavoro sono stati avvisati che un quinto dei dipendenti potrebbe essere assente durante il picco del contagio, e forse di più nelle piccole aziende e in settori cruciali. Le aziende che hanno tenuto conto degli annunci di una possibile pandemia hanno intensificato i preparativi negli ultimi tre anni, per garantire che i prodotti alimentari siano distribuiti, i bancomat riforniti e le transazioni online effettuate. In alcuni paesi però, potrebbero essere meno preparate, soprattutto dopo licenziamenti dovuti al rallentamento dell'economia. Se milioni di dipendenti dovranno lavorare a casa, sarà un duro collaudo per la robustezza di internet. Società multinazionali potrebbero avere problemi transfrontalieri in paesi che adottano misure diverse contro il contagio. Per gli economisti è difficile fare previsioni sensate dell'impatto che finora si è fatto sentire sul continente americano, in Australia e in Gran Bretagna. In Messico, dove i casi sono stati 14.800 e le morti 138,l'influenza A potrebbe tagliare dello 0,3-0,5% il prodotto interno lordo dell'anno in corso, ha calcolato la Commissione economica delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi. Per l'Ernst & Young Item Club, l'influenza potrebbe far perdere alla Gran Bretagna fino al 3% del Pil quest'anno e l'1,7% l'anno prossimo. «Con il mondo occidentale sull'orlo della deflazione- si legge in un suo rapporto - non è esagerato dire che una pandemia di questa portata potrebbe farlo precipitare». Altri analisti sono più circospetti. «A meno che l'influenza A non uccida un maggior numero di persone, o che i media non riescano a far montare il panico, l'impatto sull'economia e sul mercato potrebbe essere limitato », dice Rob Carnell, responsabile per l'economia internazionale della banca Ing. Colin Ellis, che segue l'economia europea per Daiwa Securities SMBC, ritiene che nei paesi industrializzati potrebbe esserci un calo delle vendite al dettaglio e nella fiducia dei consumatori che costerebbe al massimo l'1,5% del Pil britannico. Ma se l'influenza si diffondesse in Cina, per ora poco colpita, «sarebbe molto preoccupante ». In Australia, i casi confermati fino a due giorni fa erano 16.567, un aumento del 25% in quattro giorni, e dall'inizio del contagio, poco più di cinque settimane fa, le vittime sono state circa 40. Robert Marks, economista all'università del New South Wales, stima che per ora il costo economico non superi quello di un'influenza stagionale, «ma ci sono costi associati alle reazioni individuali al virus, e queste sono difficili da quantificare». Inoltre pensa che le aziende non abbiano ancora preso in seria considerazione l'effetto di un'assenza massiccia del loro personale. Anche la clientela si assenta. La compagnia Air New Zealand attribuisce all'H1N1 il calo del 25% dei passeggeri sui voli per l'Asia e la Gran Bretagna delgiugno scorso, rispetto al giugno 2008. Negli Stati Uniti sono 44mila i casi ufficiali accertati, e le vittime sono 303. Non si sono mai vendute tante mascherine e i disinfettanti per le mani sono comparsi ovunque, alle casse dei supermercati come alla reception del Fondo monetario internazionale. Le autorità prevedono che, a differenza di quanto succede con l'influenza stagionale, il contagio aumenterà con la riapertura delle scuole. «Un vaccino sarà disponibile in ottobre, al più presto, e la scuola inizia tra un paio di settimane», fa notare Janet Napolitano, ministro della Sicurezza interna. Il governo federale lascerà le autorità locali decidere se le scuole vanno chiuse o meno, ma intende accertarsi che le aziende siano pronte ad affrontare l'assenteismo. Il mese scorso il presidente Barack Obama ha inserito una richiesta di 7,7 miliardi di dollari per combattere il virus nel decreto per il finanziamento delle guerre in Iraq e Afghanistan, dicendo che era meglio «abbondare con la prudenza». Stando a Sidney Weintraub, un economista del Center for Strategic Studies, «se tutto procede abbastanza bene» l'influenza farà calare il Pil di mezzo punto percentuale. Oppure di 1,3-1,5% se in autunno la situazione si deteriora e il vaccino non basta. In Gran Bretagna i casi stimati sono quasi raddoppiati in una settimana, passando da 55mila a 100mila, e sono morte 30 persone. è stato varato un servizio di consulenza per telefono e su internet, «troppo poco, troppo tardi », per il partito conservatore all'opposizione. Secondo Ben Willmott del Chartered Institute of Personnel and Development ( Cidp), invece, la reazione delle autorità è stata «ottima e le linee-guida per i datori di lavoro molto chiare».Le reazioni delle imprese variano: la banca Hsbc ha distribuito l'antivirale Tamiflu ai dipendenti, mentre la catena di supermercati Sainsbury ha fatto incetta di mascherine. Il Cidp raccomanda ai datori di lavoro di identificare i posti-chiave e le mansioni che si possono svolgere online, e di verificare come possono funzionare con il personale ridotto al minimo. In Spagna, con 1.526 casi confermati e 5 morti, gli enti del turismo citano la paura di viaggiare come uno dei fattori che hanno contribuito al calo dei visitatori. Una guida governativa che indica alle aziende come minimizzare l'impatto dell'influenza sulla produttività verrà pubblicata entro venerdì prossimo, quando la maggioranza dei cittadini parte per le vacanze. «Altri paesi, come la Gran Bretagna, sono stati più lungimiranti - ha scritto il quotidiano finanziario El Economista- e hanno da marzo un piano dettagliato per affrontare una pandemia da influenza». Nessun panico in Germania per ora, malgrado il titolo a caratteri cubitali del Bild, il quotidiano più venduto: "Il virus è fuori controllo!" Su 2.500 persone con-tagiate, la maggioranza rientrava da vacanze in Spagna, ma non sembra che il governo intenda limitare i viaggi. Al Messer Group, che produce gas industriali e ha 4.700 dipendenti in 120 località dell'Europa e dell'Asia, i lavoratori stanno perdendo l'abitudine di stringersi la mano. La portavoce della "squadra pandemia", Diana Buss, spiega che è solo una delle misure introdotte da quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha alzato il livello d'allarme. Negli uffici della sede, ci sono saponi e fazzoletti disinfettanti a ogni piano e i dipendenti di ritorno dall'estero devono andare nell'infermeria aziendale a farsi misurare la temperatura. La campagna "Siate educati anche senza una stretta di mano" è stata ben accolta dalle società collegate e dai fornitori, ma va ancora collaudata sui nuovi clienti. «Sorridiamo all'interlocutore e cominciamo a parlare », dice la Buss. In Asia, spiega Tai Hui della Standard Chartered Bank, gli effetti sono stati limitati in confronto a quelli della Sars nel 2003. «Ma se la situazione peggiora,- aggiunge- potrebbero risentirne non solo destinazioni turistiche come la Thailandia, ma anche gli hub dei trasporti internazionali come Singapore e Hong Kong». La Cina ha adottato le misure più stringenti, provocando l'indignazione degli stranieri tenuti in quarantena a migliaia. Come hanno scoperto decine di studenti britannici e americani, negli aeroporti e ai posti di frontiera il test diagnostico è diventato obbligatorio. Le autorità hanno riferito di quasi 1.800 casi di contagio, per ora senza alcuna vittima. Memore della Sars - sulla quale all'inizio il governo aveva taciuto - appena saputo dei primi casi in Messico, Pechino è intervenuta senza perdere tempo. L'Organizzazione mondiale della sanità sta studiano l'organizzazione di una risposta globale. In alcuni paesi, i dirigenti della sanità lamentano che non distribuisca con il dovuto tempismo i dati clinici di cui hanno bisogno per assegnare le loro scarse risorse. Proprio come la crisi economica e finanziaria, la pandemia metterà a dura prova la cooperazione internazionale. Traduzione di Sylvie Coyaud L'EFFETTO SULLE AZIENDE Durante il picco del contagio un numero elevatissimo di dipendenti sarà assente A milioni lavoreranno da casa, dura prova per le reti

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Le banche centrali già pensano alla stretta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 6 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Le banche centrali già pensano alla stretta di Riccardo Sorrentino Q ualcosa si muove. Le economie asiatiche stanno cominciando a risvegliarsi, offrendo qualche buon auspicio anche agli altri paesi. I problemi, però, non sono finiti. Soprattutto per le banche centrali che devono accompagnare e gestire la più difficile delle riprese. Il compito è davvero complesso. La politica monetaria dovrà innanzitutto capire quando sarà il momento di diventare restrittiva e come, data l'enorme quantità di liquidità in circolazione. Il tema della exit strategy, non a caso, è oggi molto discusso. A complicare le cose ci sono poi i mercati finanziari: la massa di denaro creata dalle banche centrali difficilmente creerà inflazione da consumi in breve termine, ma potrà facilmente spingere verso l'alto le quotazioni di tutti gli asset. «Con la sola eccezione del Giappone- fa notare Manoj Pradhan di Morgan Stanley - nella regione asiatica i tassi di interesse hanno toccato il minimo già all'inizio dell'anno e ora le banche centrali iniziano a essere preoccupate del rischio di un rapido rialzo dei prezzi degli asset, e in particolare dei prezzi immobiliari». Che fare in una simile situazione? La risposta non è semplice. L'Asia è di fronte allo stesso scoglio sul quale è affondata, prima della crisi, la politica monetaria di tutto il mondo, pronta e capace di intervenire quando le quotazioni crollano, ma in difficoltà - politiche e tecnichequando i mercati invece cominciano a gonfiarsi al di là di quanto sarebbe stato giustificato dalle condizioni economiche. E la crisi, sotto questo punto di vista, sembra aver insegnato davvero poco. In Asia, in realtà, il dilemma su cosa fare potrebbe essere superato in modo relativamente agevole. Il capitalismo di Stato dominante in quelle regioni sia pure criticabile sotto molti aspetti - permette di usare strumenti, come le misure ammini-strative, impensabili in altri paesi, dove i tassi di interesse sono, almeno idealmente, chiamati a stimolare la crescita, contenere l'inflazione e assicurare la stabilità finanziaria. «Noi ci aspettiamo che qui la politica monetaria resterà espansiva perché le banche centrali difficilmente useranno strumenti ad ampio raggio, come i rialzi dei tassi, per evitare un aumento delle quotazioni immobiliari», dice Pradhan. «Potrebbero essere irrigidite, per esempio, le condizioni per i prestiti al settore, ma non ci aspettiamo rialzi dei tassi nei prossimi sei mesi». Cosa accadrà nei paesi occidentali? Qui la situazione potrebbe diventare più complicata, e non solo perché alcuni strumenti sono di difficile applicazione. Negli Usa, come in Giappone, la ricomparsa del segno più davanti al prodotto interno lordo è prevista da alcuni analisti già in questo trimestre, e potrebbe essere molto lenta. Non sufficientemente lenta, però, da evitare l'inflazione: la crisi ha ridotto le potenzialità produttive e quindi ha abbassato - e questo vale per tutti - il livello di crescita non inflazionistica. «Le recessioni - spiega Michael Saunders di Citigroup - comportano in genere notevoli flessioni negli investimenti, grandi perdite di posti di lavoro e tagli alle spese in ricerca e sviluppo. Il potenziale produttivo dell'economia soffre perché si erode lo stock di capitale, sia fisico che umano». Il risultato è che le banche centrali potrebbero ritrovarsi presto a rincorrere i prezzi al consumo, senza potere - e, nel caso degli Usa, senza volere - dedicare alcuna attenzione alle quotazioni finanziarie. «Ogni preoccupazione - aggiungono Simon Hayes e Christian Broda di Barclays - dovrebbe essere rivolta alla capacità delle banche centrali di trovare i giusti tempi e la giusta velocità per la prossima stretta, mentre la ripresa prende piede ». Questi timori sono oggi «prematuri» per i due analisti, ma le cose potrebbero cambiare molto in fretta. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RIPRESA ASIATICA Vista l'enorme liquidità in circolazione è cruciale capire quando e come la politica monetaria dovrà tornare a essere restrittiva

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La corsia stretta dell'istruzione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-26 - pag: 8 autore: La corsia stretta dell'istruzione di John Lloyd A rrivare al successo è il sogno americano da due secoli. Horatio Alger, morto 110 anni fa, scrisse decine e decine di romanzi di enorme successo ( Struggling Upward , Strive and Succeed ) che impressero questa aspirazione in milioni di menti. In questi libri si leggeva di ragazzi che ascendevano dalla povertà al benessere, spesso grazie alla gentile intercessione di uomini più anziani, ma sempre mostrando di avere grinta e determinazione. Le stesse tematiche facevano furore anche sull'altra sponda dell'Atlantico: Samuel Smiles (1812-1904) portò avanti il tema dell'avanzamento sociale attraverso gli sforzi individuali in Chi si aiuta Dio l'aiuta ( 1850) e altre opere. La carriera del suo amico Scot Andrew Carnegie, passato dalla miseria dell'infanzia alla ricchezza smisurata della maturità, offriva fondamento a simili esortazioni. Ma se il mito aveva un fondo di realtà, ora ne ha meno. Studi recenti mostrano che nella classifica degli stati industrializzati dove i poveri non riescono a migliorare la loro condizione, o perché non vogliono o perché non possono, gli Stati Uniti sono ai primi posti e il Regno Unito in fascia alta. Uno studio molto citato osserva che «persiste l'idea degli Stati Uniti come "terra delle opportunità", ed è un'idea che sembra chiaramente immotivata». Perché? La ragione di fondo è l'istruzione. Nella terra delle opportunità, gli immigrati dell'Ottocento e dei primi del Novecento potevano crescere socialmente - o almeno potevano farlo le loro famiglie - sfruttando la nascente economia industriale. Nel 1914, i tre quarti degli operai della Ford erano nati all'estero e il loro posto di lavoro era diventato solido e borghese come aveva immaginato Alger (anche se più per merito di sindacati combattivi che di benefattori munifici). Ora per avere un buon lavoro serve almeno un diploma universitario triennale: un dottorato non è più sinonimo di sapiente e decorosa miseria, è qualcosa che può essere sfruttato per conseguire una grande ricchezza, personale e aziendale. George Borjas, l'economista, riflette che mentre durante buona parte del secolo passato i figli degli immigrati superavano facilmente i guadagni dei loro genitori, adesso è più frequente che restino inchiodati allo stesso livello di reddito. Gli immigrati Usa, essendo in larga misura messicani con basso livello di istruzione e avendo la tendenza a rimanere nelle enclave ispaniche, sono meno in grado e meno disposti ad ascendere la scala dell'istruzione. La lezione viaggia: l'acculturazione alle regole dell'ambizione, il miglioramento attraverso l'istruzione e la disponibilità a integrarsi nella società in generale (perdendo di conseguenza la propria identità distintiva) sono concetti che favoriscono la mobilità sociale in qualsiasi società. Se certe comunità- incluse comunità operaie autoctone - vogliono enfatizzare la propria differenza, continueranno a occupare i gradini più bassi della società di classe. Ed ecco dunque che, curiosamente, l'università diventa un fattore sociale ambivalente. Più istruzione impartisce, più crescono le possibilità di ascesa sociale. Ma funziona anche come un filtro:l'associazione tra le lauree elargite dalle istituzioni universitarie e le professioni (e i guadagni più alti) ormai è tanto stretta che senza la benedizione accademica la carriera diventa difficilissima e le barriere di classe più invalicabili che mai. E sembra valido dapper-tutto: uno studio sulla mobilità sociale nell'America Latina ha dimostrato che più soldi spendeva il governo per l'istruzione primaria e secondaria, più alta era la mobilità sociale, ma che «una spesa pubblica relativamente più alta per l'istruzione terziaria può in realtà rafforzare l'impatto del background familiare e ridurre la mobilità intergenerazionale». I timori riguardo agli effetti di una società divisa - accentuati dagli effetti della crisi finanziaria - adesso stanno aumentando. Il rapporto presentato questa settimana dalla presidenza del consiglio dei ministri britannico sull'accesso alle professioni illustra in termini crudi il restringimento delle possibilità di accesso, prefigurando una sorta di società di caste in cui i professionisti provengono in gran parte da quel 30% più istruito (e socialmente più elevato) della popolazione. Questo vale per tutte le professioni nei paesi ricchi, nonostante siano entrate più donne, nonostante sia diminuito il divario salariale di genere e nonostante le minoranze ora siano maggiormente rappresentate. Quali società se la cavano meglio? è il caso di ricordare che tutte le società avanzate se la sono cavata "bene" dalla fine della guerra in poi. C'è stato un enorme spostamento dalla classe operaia alla classe media. A Londra, metà della popolazione lavorativa svolge incarichi manageriali o professionali: in alcune parti del Regno Unito questa percentuale scende a un quinto, ma in altre città dinamiche del pianeta si verifica la stessa situazione. Ma questa è la mobilità delle classi, comune a tutte le società avanzate: la mobilità individuale e familiare - un'altra ironia - risulta più favorita in stati con una forte tradizione socialdemocratica. Nei paesi scandinavi, Danimarca in particolare, la mobilità verso l'alto (e verso il basso) è più spedita. Non si può avere tutto. Le classifiche internazionali delle migliori università sono dominate da Stati Uniti e Regno Unito, globali come sono globali le élite di questi due paesi. Le scuole private, impegnative e costose, sono profondamente radicate nel tessuto sociale angloamericano; il rapporto della presidenza del consiglio dei ministri britannico dimostra che in alcune professioni - come la magistratura e il giornalismo- gli esponenti più illustri provengono tutti da queste scuole. Quando il sottoscritto cominciò la sua carriera in una redazione di provincia era l'unico laureato insieme a un altro: un non laureato con capacità stenografiche e voglia di emergere poteva ancora percorrere la strada verso la fama nazionale. Oggi sarebbe molto più difficile. L'istruzione necessita di aspirazione, e l'aspirazione necessita tra le altre cose di vogliadi emergere. L'ambizione dei genitori, dice il rapporto britannico, è quattro volte più importante di qualsiasi altro fattore: i genitori che spingono per far entrare i figli nelle scuole migliori, o per avere un miglior insegnamento nelle scuole che frequentano i loro figli, sono le autentiche forze motrici di una società dinamica. L'antidoto all'ossificazione sociale sembrerebbe essere dunque un nuovo genere di lotta di classe, un assalto ai gelidi palazzi d'inverno che istruiscono e assumono le nostre sempre più arroccate élite. (Traduzione di Fabio Galimberti) GENERAZIONI AL PALO Se in passato i figli di immigrati superavano facilmente i guadagni dei genitori, oggi è più difficile che succeda

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Il debito? Nasce con l'unità d'Italia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-26 - pag: 9 autore: Il debito? Nasce con l'unità d'Italia è il primo costo politico mai domato - Ora preoccupa la prospettiva del 118,2% sul Pil di Dino Pesole «P erché l'Italia meriti il credito di tutta l'Europa, deve cominciare a rispettare i debiti contratti. Né sarebbe conveniente alla nuova Italia che essa si costituisca debitrice degli antichi prestiti e pagarli, quasi fosse procuratrice degli antichi governi. Di qui la necessità di distruggere i loro antichi titoli e sostituire a quelli un titolo italiano». è il 29 aprile 1861. Il primo ministro delle Finanze del Regno d'Italia, il finanziere toscano Pietro Bastogi, illustra così al Parlamento le ragioni che hanno indotto il governo ad assumere una decisione di notevole impatto politico, ma che avrà conseguenze per decenni per la tenuta dei conti del Regno: incorporare tutti i debiti dei sette ex Stati confluiti nella nuova entità nazionale. Comincia così la lunga marcia del debito pubblico nel nostro paese. è una storia che vale la pena ripercorrere, ora che nuovamente il "moloch" torna a farsi minaccioso sfiorando il tetto massimo dell'inizio del 1994, quando si raggiunse il 121,5% del Pil. Oggi per buona parte paghiamo il costo della crisi globale esplosa con violenza a partire dall'autunno del 2008. Del resto, gran parte dei paesi industrializzati si trovano a fare i conti con un incremento esponenziale del loro passivo, ma da noi non può non destare una qualche preoccupazione quel 118,2% in rapporto al Pil previsto per il 2010 dal Documento di programmazione economico-finanziaria. Già quest'anno toccheremo quota 115,3%, contro il 105,7% del 2008. Molti dei Paesi europei a noi più vicini partono da una situazione ben più solida: nella media 1999-2008 la Francia si è attestata al 62%, la Germania al 63,4%contro il 106,6% dell'Italia. L'allarme lo ha lanciato il Governatore della Banca d'Italia il 21 luglio scorso nel suo intervento alla Camera sul Dpef: «L'elevato peso del debito rappresenterà una delle eredità più gravi della crisi. Il nuovo accumulo di debito sta avvenendo appena prima del periodo in cui si pensioneranno le ampie generazioni nate nel dopoguerra. L'entità della correzione dei conti necessaria per riportare il debito pubblico su un percorso di riduzione permanente è tale da richiedere al più presto la definizione di programmi che abbiano effetti strutturali nel medio- lungo periodo». A rendere meno vulnerabile l'economia nazionale agli effetti della crisi soccorre il risparmio degli italiani e il contenuto indebitamento delle imprese non finanziarie, tanto che nella classifica internazionale del debito aggregato (pubblico e privato) con il nostro 221% del Pil siamo in posizione per una volta non allarmante. Il Belgio è al 300,6%, la Danimarca al 257%, l'Irlanda al 269,8%, il Regno Unito al 277,5%. Ma anche la Svezia ci supera con il 250,2%, così come la Spagna (265,3%) e il Portogallo (312,1%). La Germania è a quota 200,1%, la Francia al 229 per cento. Ben diversa e più solida sarebbe la situazione dei nostri conti pubblici se quanti hanno governato il paese negli anni Settanta e Ottanta non avessero consegnato alle generazioni future il raddoppio del debito pubblico. Dal «Gran libro del debito» al consolidamento di Mussolini Il resto è storia, una storia che comincia appunto con i primi vagiti dello Stato unitario. L'unificazione dei debiti pregressi avviene attraverso l'istituzione del «Gran libro del debito pubblico italiano», sul modello dell'ex regno di Sardegna,che ne aveva adottato uno simile il 24 dicembre 1819. E la conseguenza sui conti pubblici è immediata: il solo regno di Sardegna porta in eredità un debito di 1.482 milioni, mentre quello del regno di Napoli e Sicilia si attesta a quota 707 milioni. Nel totale, escluso in Veneto e il Lazio, si raggiungono i 2.446 milioni. Eredità che vaa gonfiare i deficit annuali alimentati dall'esplodere delle spese militari straordinarie. Il risultato? Nel primo decennio unitario il debito passa dal 45 al 95% del Pil. La strada imboccata dai governi della Destra storica consiste essenzialmente nel ricorso a maxiprestiti esteri e all'aumento delle tasse. «Imposte, niente altro che imposte», secondo la previsione di Quintino Sella. L'anno della «rivoluzione parlamentare» che nel 1876 porta al Governo la Sinistra coincide con una nuova impennata del debito che, dopo la discesa che lo aveva condotto tre anni prima al 70%, torna al 95 per cento. è Giovanni Giolitti a varare nel 1906 la storica conversione della rendita, in particolare dei «consolidati 5% lordo e 4% netto», che coprono circa 8 miliardi di capitale nominale, il 60% del debito patrimoniale italiano. Il Governo viene autorizzato con legge ad hoc a estinguere i consolidati offrendo ai sottoscrittori il rimborso alla pari, o il cambio con titoli di nuova emissione, con interesse annuo del 3,75% fino al dicembre 1911 e poi al 3,5 per cento. L'intera operazione è sostenuta da due consorzi bancari: il primo guidato dai Rothschild di Parigi, con la partecipazione di gruppi tedeschi e inglesi, che mettono sul piatto 400 milioni di lire; il secondo guidato dalla Banca d'Italia che impegna 700 milioni. Alla fine dell'operazione,il Tesoro spenderà 9,5 milioni, ottenendo un risparmio di circa 20,2 milioni fino al 1911, che si incrementerà per effetto della ritenuta alla fonte del 20% sugli interessi del consolidato. La Grande Guerra sconvolge l'intero assetto finanziario del paese, per effetto dell'incremento esponenziale delle spese belliche, pari al 32% del Pil nel 1916 e al 46% nel 1918, con il debito pubblico che tocca nel 1920 quota 120 per cento. Mussolini dispone sei anni dopo il consolidamento forzoso del debito a breve termine, mossa che si lega alla stretta monetaria decisa per accompagnare la rivalutazione della lira a «quota novanta», annunciata dal Duce subito dopo il «discorso di Pesaro» del 18 agosto 1926. Regista dell'operazione il ministro delle Finanze, Giuseppe Volpi: conversione obbligatoria dei buoni quinquennali e settennali, volontaria dei buoni novennali in circolazione, in un consolidato 5% denominato Littorio, «con un premio di conversione scalare rispetto alla data di scadenza del titolo presentato per la conversione». In tal modo, Mussolini consolida circa 20 miliardi di titoli su un debito pubblico totale pari a circa 91 miliardi. Negli anni 70 parte l'impennata della spesa L'iperinflazione del secondo dopoguerra, per la prima volta nella storia della finanza pubblica italiana, annulla di fatto la spesa per interessi. E così il debito dello Stato, che nel 1939 era pari all'86% del Pil, scende nel 1946 al 33%, per poi ridursi al 21 per cento. Nei decenni a venire,solo all'inizio degli anni Sessanta, subito dopo la crescita impetuosa del periodo del boom, sarà possibile rintracciare un livello così contenuto del nostro passivo dei conti pubblici. La fase espansiva si interrompe bruscamente nell'ottobre del 1963, ed è a partire dalla fine degli anni Sessanta che si instaura la prassi ad espandere la spesa, senza ricorrere a un pari aumento della pressione fiscale. Tra il 1966-67 e il 1974-75 la pressione tributaria resta sostanzialmente stabile, mentre le spese corrono ai ritmi degli anni Cinquanta. Nel 1972, un anno prima dello shock petrolifero, unico tra i paesi industrializzati l'Italia presenta conti in squilibrio per il 4,5-5%. La fase successiva di bassa crescita non rallenta la corsa all'aumento della spesa, mentre l'incremento della pressione fiscale risulta assorbito dalla necessità di sostenere il costo del debito. Il disavanzo del settore pubblico esplode dal 6% dei primi anni Settanta al 14% del 1985-85. Il debito pubblico, che nel 1973 era al 55,4%, passa all'84,2 per cento.è la conseguenza inevitabile dell'incremento abnorme della spesa pubblica che passa dal 29% del 1960 al 42% del 1980, per toccare poi dieci anni dopo il 53,5%, mentre le entrate crescono ma molto meno: dal 30,9% del 1960 al 36,5% della fine degli anni Settanta. L'eredità degli anni Ottanta, che le cronache giornalistiche hanno dipinto come gli anni dell' «assalto alla diligenza » è in queste cifre: il debito che nel 1982 era al 66,4% del Pil salirà nel 1992 al 100,8%. La media nel decennio è stata di 4,4 punti l'anno,il 44,4%nel totale. Nel 1992, con la maximanovra da 93mila miliardi delle vecchie lire varata dal Governo Amato in piena crisi finanziaria, il paese paga il conto di tale gestione dissennata della finanza pubblica. Comincia il lento rientro, che culminerà nel 1998 con l'aggancio alla moneta unica. Dieci anni dopo il debito torna a fare paura. dino.pesole@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA PESANTE EREDITà Il tetto massimo raggiunto nel 1994 con il 121,5% del Pil Le politiche dei governi degli anni 70 e 80 hanno provocato il raddoppio del debito

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La festa delle Borse condiziona l'exit strategy (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 17 autore: CONTROLUCE La festa delle Borse condiziona l'exit strategy di Franco Locatelli L e modeste prese di beneficio di venerdì non rovinano di certo la festa di mezza estate della Borsa e non cancellano la lunga sequenza di sedute positive dei mercati azionari. Ma il dubbio resta: è davvero tutto oro quello che luccica? E il rally di questi giorni anticiperà o rallenterà l'exit strategy dall'emergenza finanziaria e dall'intelaiatura normativa che l'ha accompagnata? Tutto dipende dalla lettura che si fa del boom di Borsa. Se i rialzi dei mercati azionari fossero realmente il segnale che la ripresa economica è dietro l'angolo, ci sarebbe più di un motivo per cancellare rapidamente le norme d'emergenza,come il divieto di vendita allo scoperto o la blindatura delle società attraverso robusti correttivi alle regole dell'Opa. Se invece l'effervescenza di Borsa, pur tenendo conto della ripresa degli utili aziendali, fosse drogato dal rilancio in grande stile della speculazione sull'onda di un'abbondante liquidità, ci sarebbe più di una ragione per tenere alta la guardia. Per l'exit strategy il timing è tutto, ma per azzeccare ogni mossa ci vorrebbe la sfera di cristallo. Al di là della scelta dei tempi, è incoraggiante che i pronunciamenti a favore del ritorno alla normalità delle regole per i mercati finanziari si moltiplichino. Il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ne ha parlato anche l'altroieri, la Fsa inglese e l'Authority olandese hanno ripristinato le vendite allo scoperto, la Commissione europea ha lanciato un codice per il riordino degli aiuti di Stato alle banche e anche la nostra Consob, nella sua relazione al Parlamento, ha spezzato una lancia a favore della contendibilità delle società e del rilancio delle offerte pubbliche d'acquisto. Un test interessante sarà quello che aspetta le nostre Commissioni parlamentari nei prossimi giorni, quando dovranno esprimersi sullo schema di decreto legislativo che modifica la trasposizione della direttiva sull'Opa. Naturalmente il superamento della legislazione d'emergenza è solo l'anticamera della ri-regulation finanziaria. Troppe regole ingabbiano il mercato ma se qualcuno pensa che l'euforia della Borsa o la ripresa dell'economia possano mandare in cavalleria la nuova regolamentazione della finanza rischia solo di prendere un grosso abbaglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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I soci di Tronchetti. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 17 autore: I soci di Tronchetti. Hanno 272 milioni sul conto in banca e una gestione prudente ma stanno avviando l'attività di trading Debutto dei Malacalza nei derivati MILANO N el mese di settembre l'alleanza finanziaria e industriale tra Malacalza e la Camfin di Marco Tronchetti Provera passerà dalla carta ai fatti. E per il debutto in Camfin con la quota del 3,5%, la famiglia genovese verserà un assegno iniziale di 12,2 milioni. Briciole in confronto alla liquidità custodita nella holding Hofima, veicolo che sarà utilizzato per l'ingresso dei Malacalza nel salotto milanese. Due numeri danno l'ordine di grandezza della liquidità a disposizione dei Malacalza: l'utile del 2008 è stato di 559 milioni e in banca hanno "pronti per l'uso" 272 milioni cash. Risorse importanti frutto dell'assegno di 1,2 miliardi incassato dalla Metinvest dell'oligarca ucraino Rinat Achmetov come corrispettivo della cessione del gruppo Trametal, cuore del business siderurgico della famiglia Malacalza. Di questi, "solo" la plusvalenza è stata pari a 559,2 milioni. Già, ma dove investirli? La famiglia – emerge dai documenti ufficiali – ha già predisposto un piano strategico per «massimizzare la redditività della gestione della liquidità». La scelta iniziale, fotografata dal bilancio dell'esercizio 2008, è stata quella di impiegare le risorse prevalentemente in strumenti finanziari del mercato monetario (a breve e brevissimo periodo) caratterizzati da elevata liquidità, liquidabilità e basso rischio. Un portafoglio prudente, dunque, dove compaiono titoli di stato a breve termine italiani (95 milioni), francesi (50,3 milioni) e tedeschi (50 milioni). Qualcosa come 100 milioni sono stati poi investiti in obbligazioni della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza. Ci sono anche 10,5 milioni di obbligazioni della Stuarta Immobiliare, società immobiliare di Vittorio Malacalza. Ammontano invece a 242,6 milioni i depositi bancari a vista, 24,6 milioni sono rappresentati da depositi a breve termine e 5 milioni in pronti conto termine. Non solo. La famiglia ha preferito portare a riserva straordinaria l'intera maxiplusvalenza incassata dalla cessione del gruppo siderurgico: nessun dividendo, dunque. L'attuale struttura del portafoglio sembra però destinata a mutare già quest'anno.Durante l'esercizio la società ha infatti «intrattenuto relazioni ed avviato importanti rapporti di collaborazione che hanno consentito l'acquisizione di un significativo know how nel campo degli strumenti e dei mercati finanziari con particolare attenzione alla costruzione di portafogli di investimento e al monitoraggio dei principali indicatori di rischio finanziario», si legge nel documento. Da qui la scelta di costituire una nuova società, denominata Betazero che ha come oggetto sociale il trading finanziario. Non ci saranno più, dunque, solo titoli di stato o depositi bancari, ma anche derivati e futures su indicie tassi di interesse. Per l'avvio dell'attività,la famiglia ha versato due milioni di euro, le operazioni sono iniziate nei primi mesi del 2009 e «nonostante le turbolenze dei mercati vi sono evidenti buoni margini». Sul fronte industriale, invece, la cessione di Tarmetal ha sostanzialmente ridotto gli asset del gruppo. Compaiono così il 50% della Asg Superconductors, una società attiva nel settore dei superconduttori e che alla fine dello scorso anno evidenziava una perdita di 4,7 milioni; c'è poi il 50% nella società di impiantistica Omba Impianti & Engineering che ha chiuso in perdita per 1 milione; la Tecnotubi, in utile di 360mila euro; Distribuzione Acciai, attiva nel settore della logistica per il trasporto dell'acciaio e in utile per 400 mila euro; infine, la Egida srl, Mag steel e Trametal engineering, tutte in rosso. Mar. Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'IMPERO DI GENOVA La Hofima ha in portafoglio titoli di stato per 195 milioni, bond Cariparma per 100 milioni mentre il «grosso» è in liquidità

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Porsche peggio del previsto: i debiti salgono a 14 miliardi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 18 autore: Riassetti. Secondo i settimanali tedeschi Spiegel e Focus Porsche peggio del previsto: i debiti salgono a 14 miliardi Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è più grave di quanto si pensasse la crisi di Porsche: l'azienda, che nei giorni scorsi ha trovato un accordo di fusione con Volkswagen, avrebbe debiti per 14 miliardi. La notizia giunge mentre i soci di Vw vorrebbero assorbire nello statuto della società le norme del 1960 che danno alla Bassa Sassonia un diritto di veto. Secondo due settimanali tedeschi, Der Spiegel e Focus, il debito del produttore di auto sportive sarebbe aumentato notevolmente nei primi sei mesi dell'anno, passando dai nove miliardi di fine gennaio agli attuali 14 miliardi. Ieri un portavoce della società si è limitato a parlare di una cifra intorno ai 10 miliardi di euro. L'elevato indebitamento di Porsche è la conseguenza di un tentativo di scalata a Volkswagen scappato di mano, sia per la crisi finanziaria che per la recessione economica. Questa settimana, dopo mesi di trattative, le due aziende hanno trovato un accordo che prevede una fusione tra le due società. Dettagli sul nuovo gruppo sono attesi in agosto. Secondo fonti di stampa, lo stesso presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann ha incontrato di recente Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch per esortarli a rimpinguare le casse della casa automobilistica, notando scadenze obbligazionarie. In questa circostanza avrebbe anche spiegato che un aumento di capitale potrebbe non essere sufficiente. L'intesa annunciata giovedì prevede tra le altre cose l'ingresso dell'emirato del Qatar nel capitale di Volkswagen e un'iniezione di denaro fresco pari a cinque miliardi di euro a favore di Porsche. Certo, se le cifre sul debito della società di Stoccarda fossero confermate, la posizione delle famiglie azioniste della casa automobilistica si complicherebbe. La necessità di trovare denaro fresco potrebbe costringerle a rivedere le loro priorità. è in questa ottica forse che bisogna valutare un documento sulla futura fusione citato dai due settimanali in cui la quota delle due famiglie nella nuova Vw è del 30%, e non del 50% come affermato finora. Qatar e Bassa Sassonia hanno rispettivamente «poco sotto il 20%» e «poco sopra il 20%». Intanto, sempre ieri la Bassa Sassonia ha annunciato che, in accordo con i soci Porsche e PiËch, intende assorbire nello statuto di Volkswagen la norma legislativa che dà alla regione tedesca un diritto di veto in Vw. Obiettivo: salvaguardare il ruolo del Land, indipendentemente dal destino della legge del 1960. L'iniziativa rimetterebbe in dubbio la strategia della Commissione che in settembre valuterà se trascinare nuovamente la Germania davanti alla Corte del Lussemburgo con l'obiettivo di abolire la legge del 1960. La norma, che a dire di molti ostacola la libera circolazione dei capitali, è stata modificata di recente, ma senza che fosse abolito il diritto di veto del Land. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCENARIO Le novità sull'indebitamento potrebbero modificare alcuni temini degli accordi sulla fusione e sull'ingresso del Qatar nel capitale

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L'isola dei contagiosi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COPERTINA data: 2009-07-26 - pag: 23 autore: L'isola dei contagiosi L'epidemia di nuova influenza rischia di capovolgere in negativo il mito dell'insularità britannica. Come in un film horror di Boyle di Andrea Romano Q uanto conviene vivere su un'isola? Dipende dall'isola, naturalmente. Ma anche dal momento storico che può capitare in sorte agli isolani, costretti talvolta a ricordarsi di avere il mare tutt'intorno. E dunque chiusi da ogni lato, circondati e senza alcuna possibilità di fuga dalle pestilenze interne. è così che in queste settimane devono sentirsi molti abitanti delle isole britanniche, in quelli che il «Times» ha definito «i giorni del panico». Perché d'improvviso la Gran Bretagna si è scoperta attraversata da un'ondata particolarmente aggressiva d'influenza suina, di violenza assai maggiore che in qualsiasi altro paese europeo. Centocinquantamila i casi di contagio e oltre trenta le vittime finora registrate, ma soprattutto l'attesa di un'epidemia invernale che secondo le stime ufficiali del capo del servizio sanitario nazionale Liam Donaldson potrebbe colpire fino a venti milioni di persone (un terzo della popolazione) e ucciderne settantamila. è forse la vendetta dell'insularità, il mito fondativo che da sempre sta all'identità britannica come la frontiera all'orizzonte simbolico statunitense? Di certo la prova del virus H1N1 rischia di capovolgere in negativo quello che per la Gran Bretagna ha rappresentato anche negli ultimi anni un elemento di forza economica e culturale. Se la certezza di essere una piattaforma di servizi globali proiettata verso il futuro era già stata scossa dalla crisi finanziaria, oggi tornano in superficie i fantasmi di un isolamento antico. Esaltati dall'impotenza di una strumentazione tecnosanitaria che non riesce a interpretare né a sconfiggere un morbo che infierisce sulla Gran Bretagna ben più che sul continente. Sono gli stessi fantasmi ai quali nel 2002 diede forma cinematografica Danny Boyle, già autore di Trainspotting e The Beach e da ultimo del pluridecorato The Millionaire , in un film che non a caso conquistò i botteghini britannici restando poco più che sconosciuto all'estero. è probabile che in questi giorni i primi, straordinari minuti di 28 giorni dopo siano tornati alla memoria dei più pessimisti tra i britannici. Un giovane si sveglia dal coma in una stan-za d'ospedale, si toglie le bende e si avventura per i corridoi cercando aiuto. Non incontra nessun medico né infermiere in tutto l'ospedale, nessun passante in strada, nessuno in giro per una Londra tanto solare quanto deserta. Piccadilly Circus e Leicester Square sono vuote come nessuno le ha più viste dai giorni delle bombe naziste, Saint James Park è presidiato solo dai monumenti della gloria imperiale, la capitale è interamente disabitata. Si scoprirà poi che la Gran Bretagna è stata colpita da una forma devastante di rabbia che ha risparmiato solo pochi sopravvissuti. Ma non è questo che importa. Almeno non quanto la capacità di Boyle di rendere alla perfezione l'incubo di un'insularità che da confine protettivo diventa recinto invalicabile di una malattia misteriosa e incontrollabile, che risparmia l'Europa ma condanna i britannici a uno scenario di probabile estinzione. Per nostra comune fortuna siamo ben lontani da quell'incubo. Eppure il capovolgimento dell'insularità da elemento di forza a destino di debolezza non è una novità nella storia più recente della Gran Bretagna, così come le conseguenze che ha portato nella percezione di sé della nazione britannica e dunque nella sua proiezione al di fuori dei confini. Basta guardare al rapporto tra Londra e il progetto europeo, che nelle sue oscillazioni è stato guidato anche dal grado di minore o maggiore sicurezza con cui la Gran Bretagna ha rappresentato la propria autosufficienza. Fu la convinzione di condurre un coraggioso esperimento socialista di carattere nazionale e dunque insulare, ad esempio, a condizionare il rifiuto che il governo laburista di Attlee e Bevin oppose nel 1950 alla proposta franco- tedesca di aderire alla nascente Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Perché sarà anche vero che l'allora vice primo ministro Herbert Morrison (nonno dello stesso Peter Mandelson che ai nostri giorni sarebbe diventato commissario europeo) liquidò «quel piano Schuman (come) niente di buono, i minatori di Durham non lo accetterebbero mai ».Ma la sostanza della rinuncia britannica a essere parte decisiva dell'avvio del progetto comunitario fu meno banale, per quanto responsabile del ritardo storico verso l'integrazione europea, fondandosi sull'orgoglio di un'isola che tornava a sentirsi economicamente forte all'uscita di un dopoguerra difficile e che credeva di poter guardare con fiducia al proprio ruolo post-imperiale. Che quella presunzione di forza insulare non fosse del tutto ben riposta sarebbe stato chiaro di lì a poco, quando il trauma di Suez e il rallentamento economico di fine anni Cinquanta avrebbero spinto Londra a presentare una formale richiesta di adesione alla Cee ( respinta da De Gaulle nel 1963 e nuovamente nel 1967). E quanto quelle tardive richieste di ingresso fossero radicate in una percezione di debolezza fu ben spiegato da un giovane Roy Jenkins, destinato negli anni Settanta a incarnare il miglior europeismo britannico, che già nel 1959 metteva in guardia dal «pericolo concreto che il Regno Unito potesse diventare una palude economica stagnante, tagliata fuori dalle correnti vitali della crescita economica europea». Fu poi questa stessa percezione di fragilità a tutelare dalla risorgenza dell'antieuropeismo l'aggancio britannico alla Cee, nella quale Londra era finalmente entrata nel 1973 sulla spinta della leadership personale di Edward Heath e alla vigilia di una nuova crisi economica. Il referendum popolare del 1975 sulla permanenza in Europa fu infatti vinto dai filoeuropei non certo per la forza di un ideale superiore, ma per l'assenza di alternative a cui la crisi economica stava condannando l'autostima britannica. Nell'impietosa raffigurazione che di quel voto diede il conservatore Christopher Soames: «Di questi tempi non possiamo permetterci nemmeno di abbandonare un circolo aziendale, figuriamoci poi uscire dal Mercato comune europeo ». L'alterigia insulare britannica è dunque un'immagine da trattare con cautela, per quanto vi possano essere affezionati amicie nemici di Londra e del suo mondo. è vero che quell'immagine riempie le gallerie rituali associate all'universo anglosassone: dall' «isola scettrata» del Riccardo II di Shakespeare, «incastonata nell'argenteo mare che la protegge come un alto vallo», alla celeberrima copertina del «Daily Mirror» che negli anni Trenta annunciava «Nebbia fitta sulla Manica, il continente è isolato». Ma è altrettanto vero che gli stessi britannici sono stati abituati dalla storia anche recente a fare i conti con il repentino capovolgimento delle fortune insulari. E quindi con la necessità di adattarsi a un isolamento che non gratifica ma punisce, o quanto meno costringe a ripensare le proprie risorse. è una delle virtù pragmatiche di una comunità nazionale che oggi si trova nuovamente a definire se stessa e il proprio ruolo nel mondo, dopo più di un decennio nel quale tassi di sviluppo spettacolari hanno fatto il paio con la capacità di svettare per vivacità culturale e spirito diinnovazione sulla decadenza dell'Europa continentale. L'epidemia insulare di influenza suina non sarà certamente il cataclisma premoderno che Danny Boyle aveva immaginato in 28 giorni dopo , ma il suo accanirsi su Londra e dintorni dopo il trauma della crisi finanziaria segnala che nella storia britannica è davvero cominciata un'altra stagione. © RIPRODUZIONE RISERVATA coscienza e sulla conoscenza dell'uomo occidentale. Poi, dopo il XVII secolo, l'uomo occidentale, liberandosi dal dominio della religione, cominciòa studiare le catastrofi della natura con la ragione e con l'osservazione, e ne attribuì l'origine a cause unicamente naturali.Nel XIX e nel XX secolo, l'uomo occidentale ha esteso il suo dominio sulla natura attraverso il progredire della conoscenza razionale e attraverso la nuova forza artificiale della civiltà industriale. Ha così eliminato molte epidemie e ha imparato a prevenire e limitare i danni delle catastrofi naturali. Ma nello stesso tempo, l'uomo della civiltà industriale ha generato un nuovo genere di catastrofi di origine unicamente umana. Con le carneficine di massa delle due guerre mondiali, il genocidio della Shoah, le rivoluzioni e le guerre nazionaliste e ideologiche, con gli stermini etnici e il terrorismo di massa, il secolo XX è stato il più catastrofico della storia. Alle catastrofi reali, il XX secolo ha aggiunto il rischio di catastrofi possibili, come la guerra atomica e la devastazione ecologica. è sorto così, nel corso del XIX e specialmente nel XX secolo, un nuovo catastrofismo secolare, integralmente antropomorfo, scaturito dalla modernità stessa, come epoca di cambiamenti sconvolgenti e di conflitti immani, che hanno prodotto le catastrofi più micidiali di qualsiasi catastrofe naturale. Secondo il catastrofismo secolare, non la divina provvidenza, ma unicamente l'imprevidenza umana è artefice delle catastrofi che accadono e accadranno. Riccardo II di Shakespeare la vedeva «incastonata nel mare». Sull'adesione all'Europa un'oscillazione tra autosufficienza e fragilità Fiction e realtà. Una scena del film «28 giorni dopo» di Danny Boyle, horror fantascientifico del 2002. Il protagonista Jim, dopo 28 giorni di degenza in ospedale, trova una Londra deserta, evacuata per un'infezione di massa

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Afghanistan, basta piagnistei: andarsene o combattere. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Non sopporto la litania dell'opinione pubblica italiana ogni volta che un soldato italiano viene ferito o, purtroppo, ucciso in Afghanistan. Ogni volta è come se i giornali scoprissero che in quella terra c'è da combattere; perchè, piaccia o no, questa è la realtà: la nostra non è più una missione solo di peacekeeping, ma di guerra coordinata con le truppe alleate, in risposta agli attacchi dei talebani. Ci si può chiedere se sia accettabile che il conflitto sia ancora in corso quasi otto anni dopo la prima offensiva contro Al Qaida e i talebani. E' una domanda legittima, che chiama in causa le responsabilità degli Stati Uniti. Fu l'Amministrazione Bush a non voler concludere l'offensiva, dirottando, all'inizio del 2003, le forze migliori dall'Afghanistan all'Irak, permettendo così ai talebani di riorganizzarsi e di conquistare numerose regioni. C'è chi, come Bossi, pensa che gli italiani siano stati fin troppo pazienti: "Io li porterei a casa tutti, visiti i risultati e i costi", ha dichiarato ieri sera. Come dire: sono stati gli americani ad aver provocato questa situazione per mancanza di saggezza, è giusto che ora se le cavino da soli. E c'è chi pensa, invece, che sia doveroso restare per fedeltà nei confronti dell'alleato americano e per impedire che un Paese di grande importanza strategica come l'Afghanistan torni ad essere la base operativa del terrorismo islamico di sunnita; dunque anche un po' per interesse. Se ha ragione Bossi, si parta, anche a costo di irritare la Casa Bianca, sapendo però che un gesto del genere incrinerebbe la credibilità internazionale del nostro Paese, che un tempo era considerato ondivago e che invece da qualche anno è giudicato solido e affidabile, sia con Prodi che con Berlusconi. Se invece si decide di restare, cessino i piagnistei a ogni incidente. La guerra è sporca, fa male, dà e provoca dolore, anche se a combatterla sono dei bravi ragazzi italiani. O sbaglio? 23dd Scritto in giornali, geostrategia, terrorismo, usa, afghanistan, scenari, comunicazione, Italia, europa, era obama, sicurezza, gli usa e il mondo Commenti ( 20 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jul 09 La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Sul Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al 45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200 miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori "americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa, società, era obama, globalizzazione 1f54 Commenti ( 84 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico. Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione, manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) » (12 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 1f46 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese, anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen, ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica, giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia, immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 52 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 1f71 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più: le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica, ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso. Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra, grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere, il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli, ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? 25a3 Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? Scritto in geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1fc6 Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze). Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico, l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? 37de Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia, notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Non sopporto la litania dell'opinione pubblica italiana ogni volta che un soldato italiano viene ferito o, purtroppo, ucciso in Afghanistan. Ogni volta è come se i giornali scoprissero che in quella terra c'è da combattere; perchè, piaccia o no, questa è la realtà: la nostra non è più una missione solo di peacekeeping, ma di guerra coordinata con le truppe alleate, in risposta agli attacchi dei talebani. Ci si può chiedere se sia accettabile che il conflitto sia ancora in corso quasi otto anni dopo la prima offensiva contro Al Qaida e i talebani. E' una domanda legittima, che chiama in causa le responsabilità degli Stati Uniti. Fu l'Amministrazione Bush a non voler concludere l'offensiva, dirottando, all'inizio del 2003, le forze migliori dall'Afghanistan all'Irak, permettendo così ai talebani di riorganizzarsi e di conquistare numerose regioni. C'è chi, come Bossi, pensa che gli italiani siano stati fin troppo pazienti: "Io li porterei a casa tutti, visiti i risultati e i costi", ha dichiarato ieri sera. Come dire: sono stati gli americani ad aver provocato questa situazione per mancanza di saggezza, è giusto che ora se le cavino da soli. E c'è chi pensa, invece, che sia doveroso restare per fedeltà nei confronti dell'alleato americano e per impedire che un Paese di grande importanza strategica come l'Afghanistan torni ad essere la base operativa del terrorismo islamico di sunnita; dunque anche un po' per interesse. Se ha ragione Bossi, si parta, anche a costo di irritare la Casa Bianca, sapendo però che un gesto del genere incrinerebbe la credibilità internazionale del nostro Paese, che un tempo era considerato ondivago e che invece da qualche anno è giudicato solido e affidabile, sia con Prodi che con Berlusconi. Se invece si decide di restare, cessino i piagnistei a ogni incidente. La guerra è sporca, fa male, dà e provoca dolore, anche se a combatterla sono dei bravi ragazzi italiani. O sbaglio? 23dd Scritto in giornali, geostrategia, terrorismo, usa, afghanistan, scenari, comunicazione, Italia, europa, era obama, sicurezza, gli usa e il mondo Commenti ( 20 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jul 09 La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Sul Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al 45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200 miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori "americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa, società, era obama, globalizzazione 1f54 Commenti ( 84 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico. Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione, manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) » (12 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 1f46 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese, anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen, ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica, giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia, immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 52 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 1f71 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più: le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica, ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso. Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra, grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere, il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli, ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? 25a3 Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? Scritto in geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1fc6 Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze). Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico, l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? 37d2 Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia, notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie afghanistan (1) banche (22) banchieri (7) blog (6) borsa (7) capitalismo (26) casta (9) cina (23) clandestini (4) comunicazione (21) criminalità (2) crisi (43) cultura (8) democrazia (82) destra (5) disoccupazione (4) economia (46) era obama (41) europa (26) francia (29) geostrategia (11) germania (9) gheddafi (1) giornali (4) giornalismo (60) giustizia (11) gli usa e il mondo (84) globalizzazione (64) grillo (1) immigrati (7) immigrazione (49) influenza suina (3) intellettuali (2) internet (2) iran (6) islam (26) israele (4) Italia (174) lega (6) manipolazione (21) medio oriente (18) notizie nascoste (68) partito democratico (11) pdl (9) politica (9) presidenziali usa (25) progressisti (9) psicosi (4) referendum (1) russia (16) salute (3) scenari (15) sicurezza (7) sindacati (3) sinistra (5) società (54) spin (18) svizzera (5) terrorismo (3) tortura (1) turchia (14) usa (8) Varie (17) 1ff2 I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Bastano una lobby e 370 milioni per rovinare il mondo... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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I fondi pensione battono il Tfr Così si arrotonda l'assegno Inps (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

articolo di lunedì 27 luglio 2009 I fondi pensione battono il Tfr Così si arrotonda l'assegno Inps di Redazione Fondi pensione: che cosa conviene fare? Anzitutto, dare un'occhiata alla situazione: il sistema della previdenza complementare ha retto meglio di altri all'urto della crisi finanziaria, e si prepara a sfruttare la ripresa in arrivo. Lo dimostra l'ultima relazione della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che ha confermato il calo limitato delle gestioni previdenziali: rispetto al meno 40% di molti fondi pensione britannici o statunitensi, i negoziali italiani - quelli cioè dedicati ai lavoratori appartenenti a un determinato comparto, come Cometa, per i metalmeccanici, o Fonchim - sono scesi del 6,3 per cento. Risultati comunque migliori rispetto all'andamento delle Borse, proprio per la prudenza con cui sono gestiti i fondi stessi, e non solo: grazie al rimbalzo da marzo in poi sono riusciti a recuperare terreno nella sfida con la rivalutazione dei Tfr. «I fondi pensione sono prodotti di medio-lungo periodo - spiega Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza - e i paragoni a breve termine rischiano di essere fuorvianti. Le evidenze empiriche dimostrano che su un arco ventennale anche la gestione finanziaria, più esposta quindi alle variazioni del mercato, di un fondo pensione batte il Tfr. Soprattutto per i giovani, quindi, è necessario puntare sul fondo, se si vuole garantirsi una pensione adeguata alla fine della vita lavorativa». A un giovane lavoratore dunque lei consiglia di investire nella previdenza complementare: ma nell'ambito del fondo di categoria, quale linea di investimento è meglio scegliere? Azionario, obbligazionario o misto? «Per un giovane è senz'altro consigliabile un'esposizione sull'azionario superiore a quella di chi è a metà della propria carriera. Si dovrebbe infatti avere una propensione al rischio direttamente proporzionale agli anni che mancano alla pensione. Inoltre, i giovani entrano adesso in un mercato con "effetto rimbalzo": c'è quindi tutto il tempo non solo per recuperare le perdite, ma anche per guadagnarci». Qual è la quota da investire? «L'obiettivo di un piano previdenziale è ricavare il 20-25% del reddito finale, per integrare la pensione di base: per questo occorre investire il 10-12% del proprio reddito per 35-40 anni. Quindi conviene utilizzare il Tfr, che vale già un 7%: altri 2 punti vengono versati dal datore di lavoro, il resto può versarlo il lavoratore». Quando conviene cambiare investimento? «Idealmente, ogni dieci anni, scegliendo una fascia meno rischiosa. Ma in questo momento, con la ripresa dei mercati vicina, consiglierei di aspettare per goderne i vantaggi». E chi in pensione c'è già, o sta per andarci? «Non è obbligato a ritirare tutto: se non si hanno necessità urgenti, converrebbe mantenere la posizione e aspettare tempi migliori. Per riposizionarsi o ritirarsi ci sarà tempo anche dopo». © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 27/07/2009 - pag: 27 Gli economisti e Buckingham Palace La risposta alle domande della regina sulla recessione in una lettera aperta di studiosi e uomini di mercato «Maestà, non abbiamo visto la crisi per poca immaginazione» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA Quando, nel novembre scorso all'inaugurazione del nuovo palazzo che ospita la London school of Economics, il professor Luis Garicano fece gli onori di casa forse non pensava che fuori dal programma ufficiale, la regina potesse rivolgergli una domanda del genere: «Come mai gli economisti non hanno saputo prevedere la recessione e la sua gravità?». Sua maestà nelle cerimonie pubbliche dispensa tanti sorrisi e poche parole, sempre misurate. Quella volta, nel pieno dell'onda devastante della crisi finanziaria, la curiosità di Elisabetta II sembrò un pochino maliziosa ma sintetizzava ciò che in tanti si stavano chiedendo. Qualcuno riferì frettolosamente che Luis Garicano, illustre accademico, preso alla sprovvista rispose balbettando. Cosa, però, che lui stesso smentì con un articolo apparso sul «Guardian» qualche giorno più tardi: «Non sono stato colto di sorpresa, anzi ho spiegato bene che non pochi economisti, in tempi non sospetti, hanno ammonito sui pericoli dell'eccesso di debito e sulla bolla immobiliare americana ». Irritato dalle lingue lunghe che gli avevano attribuito una replica imbarazzata e impacciata Luis Garicano chiuse l'«incidente » con una ammissione: «Aldilà di ciò che ho detto o non ho detto, la regina ha posto una questione seria». Probabilmente quella mezza frase buttata lì da Elisabetta II ha lasciato il segno e ha colpito al cuore il circolo degli studiosi britannici i quali hanno pensato bene di riunirsi in seminario in giugno, esaminare, infine rispondere con una lettera di tre pagine indirizzata a Buckingham Palace e recapitata anche alla redazione dell'«Observer». La firmano alcuni pezzi da novanta: Paul Tucker, vicegovernatore della Banca d'Inghilterra, Tim Besley, membro del comitato di politica monetaria della banca centrale, lo storico Peter Hennessy, il segretario permanente del Tesoro Nic MacPherson, i capi economisti di Goldman Sachs e HSBC, Jim O'Neill e Stephen King. Allora: fu un clamoroso abbaglio collettivo il silenzio o la sottovalutazione degli squilibri che la voragine del debito Usa aveva aperto? E chi ne furono i responsabili? A metà fra l'autocritica e l'autogiustificazione il team degli economisti rivela alla regina che l'ottimismo, il «feelgood factor», mascherò il deficit finanziario accumulato da alcuni Paesi. Ci fu un eccesso di confidenza nella politica dei bassi tassi d'interesse che consentiva alle famiglie americane di inseguire il sogno del mutuo a buon mercato e della casa di proprietà. Non si colse per tempo il rischio che potevano generare l'insolvibilità, la frantumazione del credito da parte delle istituzioni bancarie, la sua trasformazione in strumenti finanziari sempre più complessi e fantasiosi, l'internazionalizzazione di queste opzioni «spazzatura » . «In definitiva 'your majesty' concludono i professori l'incapacità di prevedere l'estensione, i tempi e la severità della crisi, fu principalmente dovuta alla mancanza di immaginazione collettiva di molte persone intelligenti che non colsero i cedimenti dell'intero sistema». Capo cosparso di cenere e mea culpa. La regina troppo curiosa si riterrà ora soddisfatta? Fabio Cavalera La regina e la crisi La visita di Elisabetta d'Inghilterra alla London School of Economics nel novembre scorso. Accanto il direttore dell'istituto Howard Davies Esperti La lettera è firmata tra gli altri dal vicegovernatore della Banca d'Inghilterra Paul Tucker

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Prove d'intesatra Usa e Cina (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: MONDO data: 2009-07-27 - pag: 12 autore: Economia internazionale. Si apre oggi a Washington la due giorni del primo vertice sino-americano dell'era Obama Prove d'intesatra Usa e Cina Gli States chiedono garanzie sull'acquisto dei titoli del loro debito e sulla forza dello yuan PAGINA A CURA DI Gianni Salvini Durante la sua prima visita a Pechino come Segretario al Tesoro Usa, all'inizio del giugno scorso, una garbata risata degli studenti dell'università di Pechino ha accolto l'affermazione di Timothy Geithner, secondo cui l'investimento cinese in titoli pubblici Usa è sicuro. In effetti, in Cina c'è diffusa inquietudine per le finanze pubbliche Usa e la connessa svalutazione del dollaro, che coinvolgerebbe il "tesoro" detenuto. La Cina vanta infatti riserve valutarie per 2.132 miliardi di dollari, di cui oltre un terzo in titoli del debito pubblico Usa: un'esposizione enorme. è questo il tema principale che sarà sul tappeto, oggi e domani, tra Geithner e il Segretario di Stato Hillary Clinton da un lato e alcuni tra i massimi dirigenti cinesi dall'altro, nel primo incontro al massimo livello tra Usa e Cina dopo l'arrivo alla Casa Bianca del presidente Obama. Malgrado i loro legittimi timori, i cinesi non hanno alternative. Il gioco continua («voi Usa comprate i miei prodotti a basso prezzo favorendo la mia crescita economica e io Cina acquisto il vostro debito e freno la vostra inflazione ») e si stabilizza, pur con qualche incertezza, in un rapporto simbiotico: la "Chimerica",com'è stata definita con brutto neologismo, è ormai uno degli assi portanti dell'assetto economico mondiale. All'inizio del decennio il "matrimonio" ha funzionato bene, permettendo la convivenza delle operose "formiche" cinesi e delle prodighe "cicale" Usa, col risultato che il tasso di risparmio cinese è balzato dal 30% al 45%, mentre quello americano è crollato dal 5% a zero. Ma un matrimonio in cui tutto il peso del risparmio è addossato a un partner e tutte le spese all'altro non può chiaramente durare. Le prime frizioni risalgono al 2007-2008. Da un lato Washington ha premuto, con risultati ritenuti inadeguati, affinchè Pechino accelerasse la rivalutazione dello yuan al fine di frenarne l'export. Dall'altro Pechino, che pure ha gradualmente rivalutato la propria moneta da 8,28 yuan per dollaro (2005) a 6,80 (fine 2008), ha arrestato il processo a causa della crisi finanziaria mondiale. Ora si cominciano ad avvertire dei segni di scollamento. Alcuni alti dirigenti cinesi propongono d'introdurre una nuova valuta globale di riserva (i Diritti speciali di prelievo, Sdr, con la presenza dello yuan nel loro paniere) per superare le "vulnerabilità" del sistema monetario internazionale. Nel contempo, la Banca centrale cinese opera affinchè lo yuan acquisti a livello regionale il ruolo di moneta di riserva. Oggi lo yuan non è però in grado di assumere questo ruolo per due ragioni: non è una moneta totalmente convertibile e i mercati finanziari cinesi non sono abbastanza sviluppati e aperti. All'inizio dell'anno la Borsa cinese capitalizzava 2.000 miliardi di dollari, contro 11.000 di quella Usa e 5.000 di quelle europee. Il mercato obbligazionario è ancor più debole e condizionato dalle autorità politiche. Il biglietto verde resta perciò la valuta di riserva globale costituendo, al primo trimestre 2009, il 65% delle riserve ufficiali della Banca centrale cinese, davanti a euro (26%), sterlina (4%) e yen (3%), mentre la metà degli scambi commerciali mondiali si svolge in dollari. Ciò permette a Washington di finanziare facilmente (e a un basso tasso d'interesse) il suo deficit estero, poichè tutte le banche centrali mondiali detengono riserve ufficiali in dollari. è però possibile che lo yuan, in prospettiva, assuma il ruolo di valuta regionale di riferimento. In Asia, in effetti, il processo è avviato. Dal mese scorso alcune imprese di cinque città cinesi possono usare yuan per regolare le transazioni con Hong Kong, Macao e i paesi Asean. Le banche straniere potranno comprare o prestare yuan per finanziare le loro operazioni commerciali. Già da giugno Russia e Cina si sono accordate per espandere l'uso delle loro monete negli scambi bilaterali. Altre analoghe iniziative sono in atto non solo con Hong Kong, Indonesia, Malaysia e Corea del Sud, ma anche con Brasile, Argentina e Belarus: la Banca centrale cinese consente di pagare in yuan le importazioni dalla Cina se questi paesi non dispongono di valuta forte. Ancora: le banche di Hong Kong possono emettere obbligazioni in yuan come primo passo per creare un mercato finanziario "off shore". Alcuni economisti (forse troppo ottimisti) prevedono che nel 2012 il 40% del commercio estero cinese sarà regolato in yuan: è chiaro che la "lunga marcia" della moneta di Pechino verso lo status di valuta internazionale è iniziata. Ciò potrebbe significare un indebolimento del regno (finora indiscusso) del dollaro in Asia, soprattutto la fine per gli Usa della capacità di finanziare facilmente il debito estero con l'accumulo in tutto il mondo di riserve ufficiali in dollari. Washington dovrebbe quindi ridurre il suo debito estero, risparmiare molto di più e anche alzare i tassi d'interesse per invogliare gli investitori a sottoscrivere i titoli del suo debito. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL BIGLIETTO VERDE Pechino detiene un'arma decisiva di pressione: due terzi delle sue enormi riserve ufficiali sono costituiti da dollari

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Dubbi sul ruolo: partner o competitor? (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore del lunedì sezione: MONDO data: 2009-07-27 - pag: 12 autore: La strategia del Dragone Dubbi sul ruolo: partner o competitor? I rapporti Cina-Usa sono segnati da una forte ambivalenza tra cooperazione e competizione. La prima, decisiva forma di cooperazione la si ritrova nella sinergia commerciale e finanziaria prodottasi soprattutto a partire dal 2001, con l'adesione della Cina alla Wto. è l'interdipendenza nota come "Chimerica", basata su realtà precise: la Cina ha come partner commerciale essenziale gli Usa, ne è il primo creditore e il maggior detentore di titoli del loro debito pubblico. Finanziando una quota rilevante di tale debito, svolge un ruolo decisivo nel sostenere il dollaro. Per contro, se si considera che la saldezza del regime politico cinese è legata in buona parte alla crescita economica e che questa è sempre più "exportoriented", è chiara l'importanza del mercato americano per la stabilità cinese. Questi fattori di cooperazione sembrano evolvere dopo la crisi finanziaria. Semplificando al massimo, occorre stimolare i consumatori americani a spendere di meno e quelli cinesi di più. Ma ciò significa modificare radicalmente i due modelli di sviluppo: in effetti, quello Usa si basa sul consumo a credito senza risparmio e sulle nuove tecnologie, mentre in quello cinese prevale, nella crescita della domanda aggregata, l'investimento e il commercio estero, lasciando ai consumi privati un ruolo residuale. è illusorio che i due modelli di crescita possano correggersi e avvicinarsi anche nel medio periodo, tanto più che gli Usa hanno urgente bisogno che la Cina continui a comprare i loro buoni del Tesoro finanziandone il debito. L'interruzione di acquisti cinesi creerebbe un grave danno all'economia americana. Inoltre, una repentina politica di stimolo al consumo metterebbe la Cina a rischio di un'inflazione devastante. Restano, comunque, aspetti competitivi tra i due paesi, i più evidenti dei quali –non considerando quelli militari – riguardano la battaglia per il controllo delle materie prime. La fame cinese di commodities è infatti senza precedenti per quantità e rapidità di crescita: nel 2007 la Cina consumava già il 40% circa del carbone mondiale, il 37% del rame, il 33% dell'alluminio, il 32% dello zinco... Nel 2020 dovrebbe assorbire il 60% della produzione mondiale di metalli. L'attivismo delle aziende statali cinesi, in tutti i continenti, è frenetico. Con la sua abbondante liquidità, la Cina sta rapidamente diventando la nuova locomotiva dell'investimento, specie nelle aree prima sotto controllo Usa. Nel 2008 le operazioni di fusione- acquisizione svolte da imprese cinesi sono ammontate a 52,1 miliardi di dollari e nel 2009 si ritiene che tale cifra raddoppierà. Inoltre, il fondo sovrano cinese Cic (che ha una dotazione di 200 miliardi di dollari) è molto attivo sui mercati finanziari occidentali, malgrado alcune passate esperienze negative. In sostanza, l'estensione e la complessità dei rapporti sinoamericani non deve far dimenticare che, nel quadro geopolitico globale, la Cina non ha alternative a una politica di cooperazione. In questo quadro gli Usa premeranno sulla Cina affinchè, nel breve-medio periodo, rivaluti lo yuan e aumenti le importazioni rivedendo la sua politica mercantilista. La maggiore responsabilità della Cina negli organismi internazionali (il Fondo monetario in prima linea) potrebbe essere lo sbocco auspicabile di questo braccio di ferro. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Crisi: Bernanke, Fed ha evitato seconda Grande Depressione (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 27-07-2009)

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Crisi: Bernanke, Fed ha evitato seconda Grande Depressione ANSA NEWS, clicca qui per leggere la rassegna di Ansa , 27.07.2009 12:13 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 27 LUG - La Federal Reserve ha cercato di scongiurare una 'seconda Grande Depressione'. Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke. Il banchiere ha difeso gli interventi di salvataggio e gli aiuti di emergenza varati dalla Banca centrale americana. Bernanke ha spiegato che in una crisi finanziaria, se le grandi societa' falliscono disordinatamente il sistema finanziario viene trascinato. Le prospettive: inflazione sotto controllo e 'entro pochi anni' economia di nuovo in crescita.

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Iaccarino: Più programmazione (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Turismo & Viaggi Federalberghi Campania Iaccarino: Più programmazione Per il presidente occorre anche regolamentare la ricettività extra-alberghiera "La Campania torni a essere la terra dell'accoglienza". " l'auspicio di Costanzo Iaccarino, presidente di Federalberghi Campania, di recente eletto vicepresidente nazionale di Federalberghi. Iaccarino ha un sogno nel cassetto che riguarda il turismo campano: "che finalmente si possa tornare a parlare di programmazione, promozione nei tempi giusti, invece di dover rincorrere solo le emergenze che vanificano anche le poche cose buone che si fanno". Il Denaro lo intervista. Basilio Puoti Presidente lo scorso anno si parlava di cabina di regia per salvare il settore. Com'è andata? La cabina di regia è stato un vero fallimento. Il nostro appello è rimasto inascoltato, e la cosa che più dispiace e che disgraziatamente si è avverato tutto quello che avevamo paventato. Lo stato di salute del settore in Campania è migliorato in questi ultimi mesi? In Campania, dove il sistema turistico già stava pagando un prezzo carissimo, alle emergenze rifiuti e sicurezza, si è aggiunta anche la crisi finanziaria che ha creato una situazione di grande difficoltà per tutto il comparto, con perdite di presenze, di posti di lavoro e di fatturato stimabile in una percentuale tra il 20 e il 25 per cento. Tra l'altro il problema sicurezza è, a tutt'oggi, ancora irrisolto. Quali sono le sue previsioni? Non vedo nessun miglioramento, anzi penso che per il settore turistico questo stato di cose andrà avanti anche per il prossimo anno. Inoltre mi aspetto, da settembre in poi, grosse difficoltà per le aziende che soffrono di una mancanza di liquidità. A tutt' oggi sono rimaste inascoltate le nostre richieste circa la revisione degli studi di settore, lo spostamento dei pagamenti dei mutui e dei contributi (Inps, ecc.). La revisione che verrà fuori dai rating e tutti gli altri inasprimenti dei costi che le banche hanno attuato ed andranno ad attuare, creerà il blocco totale degli investimenti da parte delle aziende, con ripercussioni sulla qualità dei servizi, vanificando anche l'accordo che il governo ha fatto con gli istituti di credito per aiutare gli investimenti. Cosa dovrebbero fare di più gli albergatori? Ritengo che gli albergatori abbiano fatto e stiano facendo la loro parte come sempre, venendo incontro alle richieste dei tour operator, concedendo facilitazioni, accettando le offerte che impone il mercato in momenti di crisi come questi e offrendo last minute sempre più appetibili. E le istituzioni? Mi aspetto che finalmente si rendano conto dell'importanza del turismo per la nostra economia e che si crei un coordinamento reale tra tutti gli enti del settore, sia pubblici che privati. Bisogna che si metta in pratica una politica del turismo che renda appetibile, agli operatori internazionali del settore e al turista, la nostra regione garantendo loro aeroporti, terminal portuali, stazioni, servizi marittimi efficienti e sicuri. Inoltre, siamo in attesa da anni della nuova legge regionale sul turismo che sia al passo con la continua innovazione del nostro settore; basti pensare al caos che oggi viviamo e subiamo in attesa di una regolamentazione della ricettività alberghiera ed extralberghiera. Non si può pensare che zone che si definiscono mature (come Napoli, la penisola sorrentina, Ischia, Capri, la costiera amalfitana, ecc..) abbiano la stessa regolamentazione, in materia di posti letto, di territori che solo da qualche anno si sono aperti al turismo. Ritengo che ci sia l'urgenza di disciplinare l'aumento indiscriminato di attività alberghiere ed extralberghiere soprattutto nelle zone mature. Quali sono le priorità su cui intende concentrarsi? Il momento difficile che stiamo vivendo esige che tutte le energie siano indirizzate, per uscire da questa emergenza, in particolare modo sul sud Italia e sulla Campania. b.p. del 25-07-2009 num.

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Per una mobilità sostenibile (sezione: crisi)

( da "Elettronicanews.it" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

AUTOMOTIVE Per una mobilità sostenibile Nell'ambito del dibattito sull'ambiente sta assumendo una rilevanza sempre più importante il ruolo dell'auto elettrica. Molti annunci di pre-produzione di modelli elettrici suggeriscono la possibilità che presto si possa verificare un'espansione nella disponibilità di veicoli elettrici. Salvatore Chiama - Power Electronics 27 Luglio 2009 Link Ansaldo Bollorè Commissione italiana veicoli elettrici stradali Fiat Pininfarina Toyota Da qualche anno, nel più vasto dibattito sul clima e sull'inquinamento ambientale, la locuzione "auto elettrica" ha assunto una rilevanza notevole in una vasta cerchia della popolazione. Da qualche mese poi, con l'aggravarsi del crollo del mercato automobilistico come conseguenza (ma non solo) della più generale crisi finanziaria e produttiva mondiale e il possibile fallimento di primarie aziende del settore, ha riacceso l'interesse sull'auto elettrica, vista da taluni come una possibilità di un nuovo corso dell'industria automobilistica. Il tema è notevolmente complesso dal punto di vista tecnico, industriale e sociale; cercheremo di indicare alcuni punti utili per esaminare gli aspetti essenziali del problema. L'automobile è una parte essenziale della civiltà dell'uomo moderno, ma esistono anche altri mezzi di trasporto in cui il motore elettrico è abbastanza diffuso. Infatti la trazione ferroviaria, almeno in Europa è prevalentemente elettrica; in Italia già nel 1939 una parte non trascurabile dei treni era a trazione elettrica. I tram sono esclusivamente elettrici in tutto il mondo e così pure i filobus. I sommergibili e i sottomarini sono azionati da sistemi di propulsione "ibridi", nel senso che la fonte di energia a bordo può essere di varia natura (per esempio idrocarburi, nucleare) ma tipicamente i motori sono elettrici. Anche nella navigazione di superficie da qualche anno vengono costruite grandi navi, ad esempio da crociera, con l'architettura generale dell'attrezzaggio di bordo conosciuto con il termine AES (All Electric Sheps), in cui la propulsione è assicurata da un certo numero di motori elettrici (uno per ogni elica) che fa parte, insieme a un convertitore statico, di un azionamento elettrico; la potenza dei propeller drive può essere dell'ordine di grandezza di oltre 1 MW. Nel campo delle imbarcazioni segnaliamo che è stato recentemente comunicato che la città di Venezia ha deciso di convertire i classici vaporetti con imbarcazioni a propulsione elettrica. L'automobile è l'ultima arrivata? Tipologie del sistema di propulsione dell'autoveicolo elettrico L'autoveicolo elettrico può essere definito un autoveicolo munito di almeno un motore elettrico, che, eventualmente cooperando con altri motori non elettrici, fornisce potenza propulsiva al veicolo, con possibilità di collegamento meccanico a una o più ruote. Come si comprende dalla definizione, il requisito essenziale affinché un autoveicolo si possa definire elettrico è che sia munito di un motore elettrico che possa essere collegato meccanicamente alle ruote motrici; è anche chiaro che riteniamo "elettrico" un autoveicolo che possieda anche altri tipi di motori, come i motori a combustione interna o motori endotermici, tipicamente a gasolio o a benzina. Una classificazione sovente adottata è la seguente: 1 - autoveicoli esclusivamente elettrici (VEE), muniti solo di motore elettrico; possono essere usati più motori elettrici (ad esempio nel caso delle motoruote) ma non è presente alcun altro tipo di motore; sono correntemente denominati anche autoveicoli a batteria; 2 - autoveicoli ibridi (VEI) che utilizzano, oltre al motore elettrico, anche altri tipi di motore; questo tipo di autoveicolo si suddivide a sua volta in due sottotipi: ibridi in serie (VEIS) e ibridi in parallelo (VEIP). L'autoveicolo elettrico a batteria La Fig. 1 riporta lo schema di principio di un autoveicolo elettrico a batteria o VEE (Veicolo Esclusivamente Elettrico). La batteria è un accumulatore di energia elettrica ed è l'unica fonte di energia presente sul veicolo; essa eroga corrente continua a un convertitore elettronico di potenza, che a sua volta fornisce potenza elettrica, di regola in corrente alternata con opportune caratteristiche (tensione, corrente, frequenza) al motore elettrico, il quale trasforma la potenza elettrica in potenza meccanica, che, eventualmente attraverso un opportuno gruppo meccanico (comprendente ad esempio cambio meccanico, differenziale, ecc.) viene trasferita alle ruote. Il convertitore e il motore costituiscono un azionamento elettrico del tipo bidirezionale reversibile; ciò significa che: a - il senso di rotazione delle ruote può essere invertito elettricamente; b - quando il veicolo si trova in fase di frenatura o decelerazione l'energia viene ricuperata, il motore diventa un generatore e il PDS ricarica la batteria, come evidenziato in calce alla figura. Ovviamente, in media, il ricupero non è sufficiente a ricaricare completamente la batteria; esistono due modalità per effettuare questa operazione: da un caricabatteria esterno oppure interno al veicolo; con questa seconda modalità (spesso denominata plug-in) è sufficiente il collegamento di un apposito cavo di connessione del veicolo a una comune presa di corrente della rete di distribuzione, ad esempio monofase 230 V, 50 Hz. Le principali caratteristiche del VEE sono: a - la fonte energetica a bordo è esclusivamente elettrica, ma è di tipo accumulato e non prodotto; b - la fonte di energia primaria è esterna all'autoveicolo; c - l'autoveicolo è del tipo "a emissione zero" durante tutto la sua attività; d - l'autonomia del veicolo dipende dall'energia immagazzinata nella batteria; e - tutta la potenza meccanica fornita al gruppo meccanico, e quindi alle ruote, è fornita dal motore elettrico. L'autoveicolo elettrico ibrido in serie La Fig. 2 riporta lo schema di principio di un VEIS (Veicolo Elettrico Ibrido in Serie). Caratteristica di questo schema funzionale è la presenza, oltre al motore elettrico, di un secondo motore, del tipo a combustione interna, che aziona meccanicamente un alternatore alimentante in AC il convertitore 1. Questo apparecchio converte l'ingresso AC in corrente continua DC con opportune caratteristiche e può, attraverso l'organo H (in alternativa o contemporaneamente), sia alimentare il convertitore 2 del PDS, sia ricaricare la batteria. La parte di schema comprendente il convertitore 2, il motore elettrico e il gruppo meccanico, è esattamente uguale a quello della Fig. 1. Le principali caratteristiche del VEIS sono: a - sono presenti due motori: uno elettrico ed uno a combustione interna (sistema ibrido) e la catena energetica comprende in successione le seguenti trasformazioni dell'energia: chimica/ meccanica (motore a combustione interna; meccanica/elettrica AC (alternatore); elettrica AC/elettrica DC (convertitore 1), elettrica AC/ elettrica AC (convertitore 2); elettrica AC/meccanica (motore elettrico); le trasformazioni sono successive, cioè in serie, da cui la sigla; b - la fonte di energia primaria si trova sull'autoveicolo ed è costituta dal carburante contenuto nel serbatoio; è inoltre presente una batteria per l'immagazzinamento dell'energia elettrica DC; c - l'autoveicolo è del tipo "a emissione zero" solo quando funziona con il motore a combustione interna spento e l'energia è fornita al convertitore 2 solo dalla batteria; d - l'autonomia del veicolo dipende dalla quantità di carburante contenuta nel serbatoio; e - tutta la potenza meccanica fornita al gruppo meccanico, e quindi alle ruote, è fornita dal motore elettrico. L'autoveicolo elettrico ibrido in parallelo La Fig. 3 riporta lo schema di principio di un VEIP (Veicolo Elettrico Ibrido in Parallelo). Rispetto a VEIS la catena energetica è notevolmente ridotta e la struttura del sistema propulsivo è diversa. Infatti in questo caso la potenza meccanica trasferita al gruppo meccanico può esser fornita o dal solo motore a combustione interna, o da solo motore elettrico o da entrambi contemporaneamente. Nella Fig. 3 è rappresentata una soluzione meccanica, in cui l'albero del motore elettrico è in prosecuzione di quello del motore e combustione interna e trasmette il moto al gruppo meccanico. Ovviamente lal velocità angolare è identica per entrambi i motori. In questo modo, se entrambi i motori sono funzionanti, la coppia trasmessa è la somma delle coppie dei due motori e pertanto la potenza meccanica totale trasmessa risulta PMT = (TCI + TE) ·_, dove TCI e TE sono rispettivamente la coppia del motore a combustione interna e del motore elettrico e _ la velocità angolare dell'albero. Quando funziona il solo motore elettrico, alimentato dal convertitore, l'energia è fornita dalla batteria ed l'albero del motore a combustione interna è separato per mezzo del giunto G. Anche in questo caso la batteria può essere ricaricata sia per il ricupero dell'energia di frenatura sia dal motore a combustione interna. Quello descritto è solo uno dei diversi sistemi ibridi adottati. Le principali caratteristiche del VEIP sono: a - sono presenti due motori, uno elettrico e uno a combustione interna (sistema ibrido), che funzionano in parallelo; b - la fonte di energia primaria si trova sull'autoveicolo ed è costituta dal carburante contenuto nel serbatoio; è inoltre presente una batteria per l'immagazzinamento dell'energia elettrica DC; c - l'autoveicolo è del tipo "a emissione zero" solo quando funziona con il motore a combustione interna spento e l'energia è fornita al convertitore solo dalla batteria; d - l'autonomia del veicolo dipende dalla quantità di carburante contenuta nel serbatoio; e - la potenza meccanica fornita al gruppo meccanico, e quindi alle ruote, è fornita direttamente sia dal motore elettrico che dal motore a combustione interna. L'autovettura che nasce elettrica Pininfarina, una delle aziende italiane più conosciute nel mondo come designer e costruttore di automobili di classe, e il gruppo Bollore hanno dato vita all'inizio del 2008, a una joint venture detenuta al 50% da ciascuno dei due gruppi con l'obiettivo di progettare, sviluppare, produrre e distribuire un'automobile elettrica rivoluzionaria per le sue caratteristiche tecniche e per le sue qualità formali, la Pininfarina Bluecar, esposta come anticipazione al Salone di Ginevra di questo anno, nello stand Véhicules Électriques Pininfarina-Bolloré (Fig. 4). Questa vettura sarà prodotta negli stabilimenti di Pinifarina a Torino a partire dal 2010 con i primi esemplari, per poi consolidare la produzione su scala industriale tra il 2011 e il 2017 e raggiungere una produzione di circa 60.000 unità entro il 2015. La Bluecar è un veicolo elettrico del tipo VEE-plug-in con due importanti innovazioni: 1 - l'impiego di un nuovo tipo di batteria LMP (Lythium Metal Polymere), alla quale è abbinato un dispositivo per lo stoccaggio dell'energia denominato "supercapacity", fabbricato negli stabilimenti Bolloré a Quimper in Francia e Montreal in Canada, che ricupera l'energia in frenata, per poi renderla disponibile alla ripartenza del mezzo; 2 - l'adozione di celle solari opportunamente montate sulla vettura, che contribuiscono all'alimentazione degli equipaggiamenti elettrici. Nella Tab. 1 sono riportate le principali caratteristiche tecniche della Bluecar. Notizie di stampa indicano che la velocità massima potrebbe essere di 250 km/h, ma un limitatore di velocità permetterebbe di limitarla a 130 km/h. La prima autovettura ibrida Fin dal 1997 la giapponese Toyota iniziò a progettare, eseguire prototipi e cicli di prova e successivamente a passare alla produzione di serie dell'autovettura elettrica ibrida PRIUS, che rappresentò una svolta epocale nel settore della motorizzazione elettrica dell'automobile; da tale data, afferma la Toyota "oltre 700.000 persone in tutto il mondo si sono avvicinate alla tecnologia Hybrid Sinergy Drive e hanno scelto di guidare Toyota Prius". Questa autovettura (Fig. 5) appartiene al tipo VEIP, autoveicolo elettrico ibrido in parallelo, ed è munita di due motori: un motore a benzina della potenza di 57 kW a 5000 giri/min e un motore elettrico sincrono a magneti permanenti (brushless) della potenza di 50 kW nel campo 1200÷1540 giri/min. Il sistema complessivo di propulsione ha una potenza complessiva di 82 kW e il consumo standard è di 20 km/litro; è inoltre presente un generatore elettrico azionato dal motore a benzina. Nella partenza e a bassa velocità la vettura è mossa dal solo motore elettrico, quando è richiesta la massima accelerazione il sistema utilizza le due fonti di energia (batteria e motore a benzina), nella marcia costante il motore a benzina aziona contemporaneamente le ruote ed il generatore che alimenta il motore elettrico; quando necessario il generatore provvede a ricaricare la batteria; come in tutti i VEIP, durante la frenata o la decelerazione, l'energia viene ricuperata e ricarica la batteria. Nella Tab. 2 sono riportate le principali caratteristiche tecniche della Prius. L'azionamento elettrico: motori e convertitori In qualunque tipo di autoveicolo elettrico è presente un azionamento elettrico (PDS), costituito dal motore elettrico e dal relativo convertitore, di regola un inverter. Il motore può essere sia il comune motore asincrono ad induzione, di regola specificamente studiato per l'applicazione di trazione su gomma, sia un motore sincrono come il brushless a magneti permanenti. Il raffreddamento è spesso ad acqua, modalità del resto ben nota ed utilizzata anche sui normali autoveicoli. Lo schema del convertitore è uno degli standard utilizzati nel campo industriale per esempio un inverter DC/AC se l'ingresso è da batteria, o a doppia conversione AC/AC con bus intermedio DC di potenza, se l'ingresso è AC, come talvolta avviene nei tipi ibridi. In Italia esistono diverse industrie che producono per questo settore, fornendo sia solo l'elettronica di potenza o il motore oppure anche l'intero azionamento. A quest'ultima categoria appartiene la Ansaldo Electric Drives S.p.A. di Genova, che è fabbrica e fornisce convertitori e motori per veicoli elettrici e ibridi per autovetture, van e autobus. I motori sono del tipo asincrono e la parte di potenza dei convertitori è basata su IGBT; la gamma varia da 7,5 kW (City car) fino a 180 kW (autobus articolati da 18 m). Nella Tab. 3 è riportato un sinottico della produzione e nella Tab. 4 le caratteristiche tecniche dell'azionamento con motore tipo A1H256B. La batteria nell'autoveicolo elettrico Non è necessario spendere molte parole per comprendere che la batteria è l'elemento chiave dell'autoveicolo elettrico; purtroppo è anche il punto debole del sistema e da oltre trenta anni la chimica di potenza ha battuto molte strade, a partire dal perfezionamento delle classiche batterie al piombo. per ragioni di spazio non possiamo addentrarci nell'esame delle batterie che oggi promettono di diventare una realtà industriale, sia dal punto di vista tecnico (p.e. elevato rapporto potenza/ massa, energia / massa, rendimento di conversione), sia dal punto di vista del costo. Attualmente le batterie al Litio-ione, sviluppate da molti costruttori e già disponibili in commercio per applicazione a veicoli elettrici, sono caratterizzate da una energia specifica intorno ai 125 Wh/kg (160 Wh/kg a livello di cella elementare), un rendimento carica - scarica del 90%, una ciclabilità attesa in oltre 1000 cicli di scarica profonda. L'impiego di questo tipo di batteria può consentire autonomie fino a valori superiori ai 200 km, con masse a bordo accettabili e compatibili con un uso efficiente del veicolo. La ricarica può, già con le tecniche attualmente in uso, essere realizzata in tempi brevi (dell'ordine di 2 ore per ricariche all'80%). Sono in atto sviluppi per ridurre il tempo di ricarica all'ordine della decina di minuti, con procedure e tipologie di batteria specifiche. BOX BOX BOX BOX BOX La posizione di FIAT Non si può chiudere, almeno in Italia, un discorso sull'automobile elettrica, senza fare almeno un cenno alla posizione di FIAT, sopratutto dopo il primo accordo FIAT-Chrysler del 23 aprile 2009. Il gruppo FIAT, in particolare il CRF (Centro Ricerche FIAT) è stato sempre molto attento al problema dell'auto elettrica e ha lavorato per essere sempre all'avanguardia nelle ricerche e spesso anche nella esecuzione di prototipi. Le realizzazioni pratiche invece sono state sempre episodiche e non significative, salvo alcuni veicoli della Iveco. Secondo fonti di agenzia, il 23 marzo 2009, in occasione dell'apertura dell'Assemblea degli azionisti al Lingotto di Torino, Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Group, ha definito ai giornalisti quale sarà la strategia Fiat per i veicoli elettrici nei prossimi anni. Fiat non ritiene possibile un investimento sulle auto elettriche nei prossimi 3-4 anni. "Dati gli elevati costi di produzione, ad oggi non risulta essere una scelta sostenibile, tanto da non ritenerla possibile" ha affermato. Tuttavia il mensile "Quattroruote" di maggio 2009, ha pubblicato uno scoop intitolato "il progetto segreto di Fiat: l'ibridino di Torino", nel quale si dà notizia di un inedito sistema ibrido nato per le piccole Fiat, in particolare per la 500 e la futura Topolino; tale sistema, che abbina il futuro motore bicilindrico 900 turbo a benzina (in produzione già nel 2010) a un inedito cambio automatico italiano, all'interno del quale è collocato il motore elettrico, utilizzerà batterie di nuova generazione agli ioni di litio e sarà del tipo a ricarica plug-in.

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Palermo, incontro Federambiente-imprese-Ato. La crisi dei rifiuti in Sicilia può essere superata (sezione: crisi)

( da "e-gazette" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Palermo, incontro Federambiente-imprese-Ato. La crisi dei rifiuti in Sicilia può essere superata Roma, 27 luglio – Preoccupazione per una situazione difficile, impegni concreti per uscirne in positivo, richiesta di un quadro normativo e amministrativo definito e stabile. Sono stati questi, in estrema sintesi, i principali contenuti dell’incontro che il presidente e il direttore di Federambiente, Daniele Fortini e Gianluca Cencia, hanno avuto nei giorni scorsi a Palermo con le imprese siciliane associate alla Federazione e con gli Ambiti territoriali ottimali della regione. All’incontro erano presenti, fra gli altri, il presidente di Confservizi Sicilia, il presidente dell’Amia di Palermo, il presidente e il vicepresidente dell’Ato di Ragusa, il presidente dell’Ato di Siracusa e il direttore dell’Amiu di Vittoria (RG). "La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia - ha evidenziato Federambiente - presenta acute criticità e allarma per gli esiti che potrebbe avere se non adeguatamente fronteggiata. Anche in altre regioni italiane le difficoltà di smaltimento dei rifiuti urbani destano forte preoccupazione, ma in Sicilia e in altre regioni del Mezzogiorno alle difficoltà del ciclo si lega la generalizzata crisi finanziaria dei Comuni, che rischia di non assicurare le risorse necessarie alla copertura dei costi dei servizi e quindi al regolare svolgimento delle attività d’igiene ambientale e rimozione dei rifiuti. Già preoccupano il basso livello di raccolta differenziata e la scarsità degli impianti di valorizzazione delle materie riciclabili. Una crescente incertezza dei flussi economici e finanziari non potrà dunque che aggravare un sistema già debole e adesso non orientato alla sostenibilità ambientale". Per Federambiente non è quindi più rinviabile un aggiornamento della pianificazione regionale e l’individuazione di misure urgenti, ancorché transitorie, capaci di dare soluzione alle criticità. "Con le adeguate misure - conclude Federambiente - la crisi dei rifiuti in Sicilia può essere però superata". E-GAZETTE - 27/07/2009 e-gazette.it -->

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Crisi Concia: i sindacati chiedono un incontro urgente alla Regione (sezione: crisi)

( da "Irpinianews" del 27-07-2009)

Argomenti: Crisi

Avellino - I segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, Vincenzo Petruzziello, Mario Melchionna e Franco De Feo, insieme ai segretari di categoria della FILCEM, FEMCAM e UILCEM Fiordellisi, Esposito e Martano si rivolgono alla Giunta regionale della Campania e all'Assessorato alle attività produttive per sottolineare il grave stato di crisi del settore della concia in Irpinia, caratterizzato da una lunga e diffusa carenza di commesse. "Sino ad ora spiegano i segretari dei tre sindacati la crisi è stata gestita esclusivamente con il ricorso agli ammortizzatori sociali. Cgil, Cisl e Uil ritengono di dover attuare altre strategie per rispondere alla crisi del settore: evitare di affrontare la crisi finanziaria che si è determinata scaricandola sulle aziende attraverso l'incremento finanziario; prevedere un preciso intervento regionale a sostegno della gestione commissariale per rendere ancora più efficiente ed efficace l'azione depurativa, sperimentando anche il riutilizzo delle acque depurate per le attività produttive; attivare i meccanismi di riqualificazione e formazione del personale sia degli impianti di depurazione che delle aziende del settore conciario; l'apertura di un tavolo specifico sulla crisi solofrana da parte della Regione per concretizzare un pacchetto di interventi congiunturali e strutturali". Per questi motivi, i sindacati chiedono un incontro urgente con gli assessorati regionali alla formazione, all'ambiente e con le associazioni degli imprenditori, con cui definire le procedure e le opportunità per superare lo stato di crisi. (lunedì 27 luglio 2009 alle 17.08)

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