CENACOLO
DEI COGITANTI |
Le Borse risollevano la testa
ma i rialzi (per ora) poggiano su basi fragili (
da "Stampa, La"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: periodo aureo dei
listini ha fatto seguito una breve e oscura fase di crisi: una grave recessione
e una serie di difficoltà finanziarie. Ora il quadro è differente: il Pil non è
più in caduta libera e finora i dati sugli utili del secondo trimestre sono stati
complessivamente soddisfacenti: Nokia ha deluso ma Caterpillar, Lg e le banche
d'affari hanno tutte fatto meglio del previsto.
La grande musica con vista sul
lago ( da "Stampa, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Quando si parla di
protezionismo e nazionalismo, la musica deve andare in senso opposto, deve
abbattere i muri e aprire le finestre». Anche con le provocazioni delle scelte.
Messaggio ricevuto: Noseda l'affida al Festival che si apre ai primi di agosto
sul lago Maggiore.
Le agenzie immobiliari
confermano che le incertezze sul futuro condizionano le scelte dei futuri sposi (
da "Cittadino, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le cause principali
sono la crisi finanziaria e un lavoro spesso precario. Tante coppie, prima di
acquistare la prima casa, vivono per qualche anno in affitto e poi, finalmente,
decidono di accollarsi un mutuo, molto spesso della durata di 20 o 30 anni.
Oggi il primo problema da superare per l'acquisto di un immobile è il prezzo.
Metalmark: calano i ricavi
aumenta l'utile ( da "Giornale di Brescia" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ed
economica globale ha colpito i consumi delle famiglie e a risentirne sono state
un po' tutte le imprese italiane legate al commercio. Il calo a fine 2008 ha
toccato anche Metalmark di Orzinuovi che - nonostante le ottime performance
registrate dalla gestione della galleria commerciale «Le Piazze» - ha visto un
calo dei propri ricavi,
Bernanke difende l'autonomia
Fed. Sos disoccupazione ( da "Finanza e Mercati" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Alla luce delle
conseguenze della crisi finanziaria, l'amministrazione Obama intende varare
un'ampia riforma della banca centrale Usa che la vedrebbe assumersi
responsabilità di supervisione dei rischi sistemici e perdere le competenze
sulla protezione dei consumatori, che sarebbero affidate ad un organo ad hoc.
via anelli sarà quartiere
modello ( da "Mattino di Padova, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Coglie segnali di
uscita da questa crisi? «Per il mercato immobiliare no. L'edilizia è soggetta a
cicli, ma combinata insieme ad una crisi finanziaria così pesante non si era
mai vista. Il Piano casa smuoverà 1 miliardo di euro con 5 mila posti di lavoro
in Veneto, 1.000 a Padova.
troppi soldi, le società devono
darsi una regolata ( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In un periodo di crisi
finanziaria, Riva non può condividere certi "salti nel vuoto" di
alcuni dirigenti che, pur di mettere le mani su un campione, sono disposti a
svuotare le casse societarie. E' il caso del Real Madrid. «In un mondo in piena
crisi, pieno di gente che ha forti difficoltà ad arrivare a fine mese, certe
cifre ti fanno un po'
l'energia solare salva i conti
dei comuni - mario pagliaro ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria
globale, infine, ha determinato una riduzione del prezzo di tutte le materie
prime, incluso il silicio utilizzato per la produzione del 90 per cento dei
moduli ancora oggi installati in tutto il mondo. SEGUE A PAGINA XXIII
Il Nautico fa rotta contro la
crisi ( da "Secolo XIX, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'anno scorso la crisi
finanziaria internazionale deflagrò nel cuore del Salone Nautico genovese,
producendo una raggelante sensazione di scivolamento all'indietro. Ogni giorno
i giornali riportavano notizie di epocali crolli in borsa, e di aziende
costrette travolte dai debiti.
baby einstein abita qui (
da "Tirreno, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Troppi problemi hanno
bisogno di una soluzione sovranazionale: dalla sostenibilità ambientale alla
crisi finanziaria globale». Diritto internazionale ma dove? «Per ora sono
entrata alla Bocconi e ho passato la preselezione al Sant'Anna: vedremo». Mauro
Zucchelli
myair, licenza sospesa.
"fallimento vicino" ( da "Repubblica, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: com, messa in ginocchio
da una pesante crisi finanziaria. La società guidata dall´ex ministro ai
trasporti Carlo Bernini e controllata dall´ex pilota delle Frecce tricolori
Vincenzo Soddu «è obbligata a fornire adeguata riprotezione e informativa ai
passeggeri, precisa l´authority».
Crisi, mutano pure i modelli di
consumo ( da "Provincia Pavese, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche la crisi vista
dalle imprese ha dimensioni diverse: la crisi dei mercati, dei clienti che non
possono pagare e degli ordini che non arrivano, accanto alla crisi finanziaria
e ai problemi di accesso al credito. Le imprese si trovano davanti al rischio
di vedere disperso un patrimonio di relazioni con clienti,
La pubblicità soffre ancora In
Italia è scesa del 19,1% ( da "Nazione, La (Firenze)" del 23-07-2009)
+ 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gli effetti della crisi
finanziaria globale hanno raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo
trimestre, in particolare in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi
rilevati hanno registrato un andamento negativo» ha osservato il direttore di
Global AdView, Ben van der Werf.
E a Massa soci privati occulti
nella azienda che riscuote le tasse (
da "Nazione, La (Firenze)"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è gravata da una forte
crisi finanziaria (nel 2008 persi 9 milioni) a cui si aggiunge la polemica su
una presunta parentopoli. E c'e' qualche dispiacere anche in uffici come quello
del sindaco di Pistoia, Renzo Berti, per le critiche alla sua decisione di
rinunciare all'aspettativa e tornare a occuparsi anche dell'attività
professionale: «Quando ho deciso di riprendere il lavoro,
Insieme alla ripresa arriverà
la stretta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria e
migliorato il funzionamento dei mercati creditizi più importanti. Con ogni
probabilità, politiche espansive di questo tipo saranno garantite per un
periodo alquanto lungo. A un certo punto, tuttavia, a mano a mano che la
ripresa economica prenderà piede, la politica monetaria dovrà essere resa più
restrittiva per evitare in seguito il palesarsi di problematiche
Pubblicità in calo del 7,2% (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Gli effetti della
crisi finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega il direttore di
Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici (-17,4%), male i
quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra i settori in
positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,2%).
Polemica tra Italia e Ue sulle
proteste per il latte ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma il commissario
europeo dice stop ai nuovi protezionismi, mentre Francia e Germania chiedono di
misure più serrate per l'uso delle quote latte. «Incoraggio tutti a non pensare
a una fortezza Europa, o a una fortezza Italia, e a non mostrare il volto truce
del protezionismo », ha spiegato ieri Mariann Fischer Boel.
L'Efrag stringe i tempi sullo
Ias 39 semplificato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria in
atto. Va ricordato, infatti, che G20, Ecofin e il Financial Stability Forum
hanno chiesto regole più robuste con l'obiettivo di avere un unico solido
principio da applicare su base globale (convergenza con i Fasb) con lo scopo di
risolvere alcuni dei temi complessi e di dubbia applicazione come l'impairment
sugli investimenti azionari strategici e sui titoli
Adesso la Consob rilancia
l'Opa: fa bene ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale congiuntura
economico-finanziaria rafforzando gli strumenti di difesa da manovre
speculative». Era stato proprio il presidente della Consob Lamberto Cardia a
suggerirle nel pieno della crisi finanziaria, a metà ottobre, quando, dopo il
fallimento della Lehman Brothers, i mercati erano inondati da ordini di vendita
e i prezzi erano crollati.
Rafforziamo Banca Arner Italia (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Come sta reagendo la
banca alla crisi finanziaria? Abbiamo proseguito nella strategia di
diversificazione della clientela sia privata che istituzionale ampliando la
gamma di prodotti e servizi offerti. L'esercizio 2008 si è chiuso per il gruppo
Arner con ricavi per 108,5 milioni di franchi svizzeri, un utile netto di 23,2
milioni e una massa amministrata di 4,
Tre vie per un villaggio
globale ( da "Sole 24 Ore, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aggravarsi della crisi
economica post fallimento di Lehman. Infine, con riferimento alle cause della
crisi finanziaria emersa a partire dall'agosto 2007 molto s'è detto e scritto
del grave squilibrio tra l'eccesso di consumo di alcuni Paesi (anzitutto Stati
Uniti) e l'eccesso di risparmio di altri (soprattutto Cina e Germania).
Indagine Confcommercio-Censis. (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ripresa in corso da
marzo dei mercati finanziari, si arriva al «cauto ottimismo» per una possibile
ripresa dei consumi e degli investimenti nei mesi a venire. «Nonostante le
migliori prospettive abbiamo aggiornato al ribasso le nostre stime sul Pil per
il 2009 al -4,8% - ha spiegato il direttore dell'ufficio studi,Mariano Bella -
mentre per il 2010 prevediamo una crescita dello 0,
Per Morgan Stanley ancora rosso
nei conti ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «I mercati finanziari
non sono ancora tornati alla completa normalità», ha osservato il presidente
della Fed Ben Bernanke, ribadendo che le ultime indicazioni sul'economia sono
«incoraggianti» ma che è «prematuro» dire se sarà necessario o meno un secondo piano
di stimolo fiscale.
Cina, suicida
l'ingegnere-modello Custodiva i segreti dell'iPhone (
da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria
mondiale ha, se possibile, ridotto i margini operativi delle aziende
occidentali, costringendole ad abbassare ancor più i costi di produzione.
Niente di meglio che rivolgersi a Oriente, dove tuttavia i diritti dei
dipendenti, le loro condizioni di lavoro, sono slegati dalle minime tutele,
Milano in rialzo con i bancari (
da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 La Giornata in
Borsa di Federico De Rosa Milano in rialzo con i bancari Ancora una seduta al
rialzo per Piazza Affari che chiude con il FtseMib in aumento dello 0,48%. La giornata
è stata caratterizzata da una forte volatilità.
Maxicommessa in Libia, Ansaldo
vola ( da "Corriere della Sera" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati
Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Maxicommessa in Libia,
Ansaldo vola (f.d.r.) Forte rialzo per Ansaldo Sts che ha festeggiato
l'annuncio di un nuovo importante contratto in Libia con un balzo del 6,11%,
tra scambi tre volte superiori alla media (1,4 milioni di azioni contro 547
mila di media)
Wells Fargo frena dopo i conti (
da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Wall
Street Wells Fargo frena dopo i conti ( f.d.r. ) Non sono bastate una crescita
degli utili del 47% e il raddoppio dei ricavi per fermare le vendite su Wells
Fargo, arrivata a perdere fino al 5% dopo la presentazioni di conti
trimestrali.
ROMA - La crisi economica
aumenta il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Ques... (
da "Messaggero, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Unità di Informazione
Finanziaria) proprio nella lotta al riciclaggio dei capitali mafiosi. Draghi e
Pisanu hanno poi confermato la volontà di approfondire la collaborazione sui
temi del rapporto tra crisi finanziaria e riciclaggio, della disciplina che segnala
le operazioni sospette oltre che dei controlli sugli intermediari finanziari.
genova, e la nave va dal salone
2009 primi segni di ripresa ( da "Nuova Sardegna, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Albertoni ha anche
sottolineato che la crisi finanziaria non può bloccare un settore come quello
della nautica, uno dei più importanti vettori dell'economia italiana: «Il solo
comparto della cantieristica ha generato in questi ultimi mesi un fatturato
globale pari a 3,8 miliardi di euro, con uno scostamento pari allo 0,5%
rispetto al 2007.
Il vento del governo fa
ripartire il Salone Nautico a gonfie vele (
da "Giornale.it, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerate le
difficoltà affrontate dal settore in seguito alla crisi finanziaria globale: la
sensibile contrazione della domanda affrontata negli ultimi 3 mesi del 2008 ha
infatti portato ad una crescita pari zero dei margini sull'intero anno. E nel
2009 sarà pressoché impossibile ripetere l'incremento di dieci punti
percentuali registrato negli ultimi anni dall'industria nautica.
Africa chiave dello sviluppo, e
la Chiesa torna protagonista ( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impegno economico e
finanziario di tutti i Paesi più ricchi ed industrializzati verso il continente
africano. Nel nuovo millennio, dopo il superamento, già dall'anno prossimo,
della crisi finanziaria ed economica internazionale, è necessario che il
continente nero, dove abitano oltre 1 miliardo di persone, diventi, con l'aiuto
dell'Europa,
Fed, Bernanke: Legale
operazione BofA-Merril ( da "Denaro, Il" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un'operazione varata
l'anno scorso sull'onda della crisi finanziaria. Lo afferma il presidente della
Fed, Ben Bernanke, di fronte alla Commissione bancaria del Senato.
"Abbiamo agito", sottolinea il numero uno della Federal Reserve,
"in modo del tutto legale ed etico" e "il risultato è stato
coronato dal successo".
DOMENICO AMBROSINO Procida. In
Giappone crolla il mercato, nel Golfo tornano gli allevamenti dei ... (
da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 23-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: causa della grave crisi
finanziaria ed economica internazionale che ha modificato significativamente
gli stessi stili di vita alimentari dei consumatori nipponici». Gli abitanti di
Solchiaro e Centane - le zone limitrofe alla baia del Caraugno - insieme con
gli ambientalisti e le dieci associazioni che da due anni stanno conducendo una
dura battaglia per la liberazione della baia,
IL PEGGIO E' PASSATO, IL
RECUPERO RESTA INCERTO ( da "Trend-online" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: hanno invece avuto
efficacia inferiore nelle economie più coinvolte dalla crisi finanziaria.
L?aumento del tasso di risparmio ha vanificato l?effetto della politica di
bilancio espansiva e della caduta dell?inflazione sui consumi sia negli Stati
Uniti che nell?area euro. La crisi ha colpito di più la domanda segue pagina
>>
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lombardo individui il
personale comunale come concausa della grave crisi finanziaria che l'Ente si
trova a fronteggiare ormai da tempo. Mi corre l'obbligo ricordare all'assessore
Lombardo che i rientri pomeridiani sono per legge garantiti proprio per dare la
possibilità ai cittadini-utenti di fruire di tutti i servizi erogati
dall'Amministrazione Comunale, anche nelle ore pomeridiane,
Argomenti:
Crisi
Abstract: che si intravedeva
"in fondo al tunnel" della crisi finanziaria - dice Nigro - avevamo
sperato che si ricredesse della convinzione che oggi i cittadini vivono felici
e contenti e, soprattutto, che questo è il loro stato d'animo, attraverso la constatazione
che sono tanti i lavoratori del diretto e dell'indotto, lasciati senza soldi».
Effetto incentivi, onda lunga
su vetture piccole e compatte ( da "Sicilia, La" del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Vda riconosce che,
avendo la crisi finanziaria ed economica globale colpito soprattutto le
esportazioni, gli incentivi in vigore hanno risollevato la domanda sul mercato
domestico, privilegiando le vetture piccole e compatte, con un positivo effetto
di stabilizzazione dell'occupazione nel settore.
Crisi polo solofrano, Fierro:
"Evitare gli aggravi di tariffe" (
da "Irpinianews"
del 23-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha valutato come
estremamente pericolosa una strategia che volesse affrontare la crisi
finanziaria che si è determinata con 150.000 euro mensili di minori introiti
scaricandola sulle aziende attraverso un incremento tariffario. "L'effetto
perverso sarebbe l'aggravamento della competitività delle aziende ancora attive
con il rischio di vederne ridimensionato numero e produzione.
Assistenza medica per tutti
Obama avanti con la riforma ( da "City" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il presidente Usa ha
invece spiegato che la riforma è "centrale" per uscire dalla crisi
finanziaria e che il Congresso deve approvarla entro l'anno. Riguardo ai costi
Obama ha detto che verranno affrontati, tra l'altro, anche aumentando le tasse
a chi guadagna più di 1 milione di euro all'anno. City 24 luglio 2009
Accordo per combattere la crisi (
da "Corriere delle Alpi"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: effetti della attuale
crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento della crescita
economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra Veneto e
Trentino, soffrono con maggiore intensità. «Turismo e cultura, produzioni
tipiche (quindi trasformazione, commercializzazione, divulgazione),
mantenimento e sviluppo di attività commerciali in zone marginali,
Giugno, consumi in ripresa (
da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mentre il Giappone (per
il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente
portano a casa, infine, una leggera crescita. Oltreoceano, negli Usa, la crisi
finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente
cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.
Obama: subito la riforma
sanitaria ( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia statunitense e
per uscire dalla crisi finanziaria e il Congresso deve approvarla entro l'anno.
Nel tentativo di persuadere gli scettici, anche nel suo partito, e di
fronteggiare le critiche a un piano che, secondo i critici, costerà un miliardo
di dollari, Barack Obama ha voluto spiegare direttamente al Paese la sua
riforma sanitaria;
Raffinerie Metalli Capra: le
vendite cedono il 12% ( da "Giornale di Brescia" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i rischi e le
incertezze per la società sono sicuramente legati a fattori esterni quali la
crisi finanziaria mondiale che ci ha investito nel 2008 e che si protrarrà per
tutto il 2009». I ricavi scendono di 25 milioni, passando dai 201 milioni del
2007 ai 175,6 milioni del 2008, con un calo analogo nel valore della produzione
che passa da 202 a 179 milioni.
Galan: un accordo strategico
contro la crisi ( da "Italia Oggi (Enti Locali)" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Indietro Galan: un
accordo strategico contro la crisi REGIONE VENETO «La crisi finanziaria che
attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un
generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già svantaggiate,
al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità.
Veneto e Trento vanno a
braccetto ( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: affrontare gli effetti
della attuale crisi finanziaria, in particolare il generalizzato rallentamento
della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle di confine tra
Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. Quanto al piano operativo
per l'anno 2009, la modifica adottata dalla commissione riguarda l'intervento
«Miglioramento dei sistemi di pronto intervento»
Galan: un accordo strategico
contro la crisi ( da "Italia Oggi" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2009 - pag: 18 autore:
Galan: un accordo strategico contro la crisi «La crisi finanziaria che
attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici effetti, tra i quali un
generalizzato rallentamento della crescita economica che le aree già
svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore
intensità.
Giugno, consumi in ripresa (
da "Italia Oggi"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mentre il Giappone (per
il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I mercati del Medioriente
portano a casa, infine, una leggera crescita.Oltreoceano, negli Usa, la crisi
finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente
cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.
Ue: Emergenza finita Entro il
2010 le banche tornino dentro le regole (
da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanziario europeo
alla normalità. «La crisi finanziaria forse non è finita - ha affermato la
Kroes in un comunicato - ma dobbiamo cominciare a lavorare seriamente con gli
Stati membri per ristrutturare le banche europee». Secondo il capo
dell'Antitrust Ue, «abbiamo bisogno di far sì che le banche siano in grado di
sopravvivere senza il sostegno dello stato e di rinforzare la concorrenza
Bri, rallenta calo dei prestiti
internazionali ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: apice della crisi
finanziaria. Il calo più consistente nei prestiti bancari cross-border è stato
accusato nel primo trimestre di quest'anno dai prestiti denominati in yen,
scesi del 15%, o di 205 miliardi di dollari, rispetto a fine 2008. I prestiti
bancari internazionali in valute di paesi con tassi di interesse molto bassi,
Accordo fra Bei e Intesa
Sanpaolo: 470 mln di finanziamenti alle Pmi (
da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: volta a rafforzare
ulteriormente il supporto offerto al settore produttivo italiano, a mitigare
gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di
ripresa. All'interno del plafond di 470 milioni euro messi a disposizione dalla
Bei sono state individuate quattro aree di intervento che coinvolgeranno nello
specifico alcune società del Gruppo Intesa Sanpaolo.
Le esportazioni di Calligaris
aumentano del 7,4% ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: innescata dalla crisi
finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha
interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici,
caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni commerciale
e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio
marketing-oriented adottato da Calligaris come convincente ed imprescindibile»
Il Chianti Classico corre ai
ripari ( da "Finanza e Mercati" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria,
unitamente al cambio euro-dollaro per noi particolarmente svantaggioso - ha
detto il presidente del Consorzio, Marco Pallanti - ci ha imposto una
riflessione su quali strumenti adottare per stabilizzare il mercato. A nostro
vantaggio abbiamo le ultime cinque annate, dal 2004 al 2008,
Spiraglio alla Frattini Offerta
per rilevare un ramo d'azienda ( da "Eco di Bergamo, L'" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, non
è in grado di anticipare il pagamento. Tuttavia - proprio in attesa
dell'erogazione della Cassa integrazione (che dovrebbe avvenire entro ottobre)
- l'azienda in concordato preventivo e i sindacati si sono accordati per fare
avere ai lavoratori nei mesi di luglio, agosto e settembre degli anticipi sul
Premio di risultato e sul Trattamento di fine rapporto:
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi globale?
«Rinchiudersi nei propri bunker nazionali non è una soluzione. L'Italia è
immersa nel Mediterraneo e sente profondamente l'impulso a collegarsi con i
suoi popoli e Paesi. Questa vocazione antica oggi - proprio per la crisi
finanziaria, per quella politica e per i grandi movimenti dell'immigrazione -
si presenta di un'
Supervisione con poteri deboli (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: instabilità finanziaria
che, fino a quel momento, era stata dimenticata perché veniva considerata -
soprattutto negli Stati Uniti- un risultato automatico di mercati finanziari
deregolamentati. Con i risultati che si sono visti. Esattamente come vent'anni prima,
i politici si rendono contro che uno strumento essenziale è il controllo della
liquidità,
Dai contabili un dossier per il
G-20 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: pesantemente sullo Ias
39 dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale. L'importanza di trovare
canali di comunicazione disciplinati tra questi due mondi è avallata dalla
presenza all'Ifac G-20 Summit del segretario del Tesoro inglese. © RIPRODUZIONE
RISERVATA SOTTO ESAME Attenzione all'impatto della crisi mondiale sulle Pmi e
all'intervento della politica sugli standard internazionali
Al via il codice Ue per gli
aiuti alle banche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «La crisi finanziaria
può non essere ancora giunta al termine – ha commentato il commissario europeo
alla concorrenza, Neelie Kroes –, ma noi dobbiamo iniziare a lavorare
seriamente con gli stati membri per ristrutturare il sistema bancario » .
Gli astri auspicano un
ascendente Toro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con una sovrapposizione
quasi perfetta con lo scoppio della crisi finanziaria). Il picco di euforia si
ottiene quando il nodo transita in Leone. L'ultima volta è accaduto tra
l'ottobre 1998 e l'aprile 2000, periodo di grande rialzo per i listini. In
occasione di transiti precedenti in Acquario (1969-1971 e 1989-1990) si sono
avute puntuali fasi recessive.
Credit Suisse torna in forze I
profitti balzano del 29% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Credit Suisse era stato
colpito meno della connazionale e rivale Ubs dalla crisi dei mutui a rischio
Usa, ma aveva comunque dovuto affrontare i marosi della crisi finanziaria. Nel
complesso, per il primo semestre 2009 Credit Suisse archivia ora profitti netti
per 3,57 miliardi di franchi, contro una perdita di 933 milioni di franchi per
lo stesso periodo dell'anno precedente.
La Bei finanzia le Pmi insieme
a Ca' de Sass ( da "Sole 24 Ore, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a mitigare gli effetti
della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa». Il
gruppo italiano, ha ricordato Gaetano Micciché, responsabile della divisione
Corporate e Investment Banking di Intesa Sanpaolo, «è una delle principali banche
partner della Bei, sia per i volumi di attività con oltre 10 miliardi di euro
di finanziamenti fino ad ora erogati,
La scalata fallita che è
costata il posto al Ceo Wiedeking (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Wiedeking è una vittima
illustre della crisi finanziaria. Pensava di potere prendere il controllo di
una società quindici volte più grande di Porsche a colpi di derivati e opzioni.
Ma il manager ha perso il controllo di strumenti troppo sofisticati, complice
la tempesta sui mercati, proprio mentre la recessione frenava le vendite di Suv
e di macchine sportive in giro per il mondo.
Volkswagen conquista Porsche (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria e
della recessione economica. Il predatore si è improvvisamente trasformato in
preda, vittima di un netto calo delle vendite e caricato di oltre 10 miliardi
di debiti. In una riunione nella notte tra mercoledì e giovedì il consiglio di
sorveglianza di Porsche ha dato via libera a un aumento di capitale da cinque
miliardi di euro e licenziato con effetto immediato
Matrimonio alla tedesca Officia
l'emiro del Qatar ( da "Manifesto, Il" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: suo possesso si sono
deprezzate in seguito alla crisi finanziaria. La fine del piano Zuffenhausen
«capitale dell'auto», perseguito nell'ultima fase anche contro Ferdinand Piech
per scalzarlo dal suo trono di Wolfsburg, è stata marcata ieri - dopo una
riunione del consiglio di sorveglianza della Porsche nella notte tra mercoledì
e giovedì - dalle dimissioni dei due manager che l'
Volkswagen
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma ha poi dovuto
constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che
Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie
a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al
suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter.
L'utile trimestrale mette le
ali a eBay ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a New
York L'utile trimestrale mette le ali a eBay ( f.d.r. ) Gli utili migliori del
previsto e le previsioni positive sulle vendite nel prossimo trimestre hanno spinto
al rialzo eBay, che ha chiuso la seduta a Wall Street in rialzo del 10,6%.
Corre Saipem, in calo StM (
da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 La Giornata in
Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, in calo StM E nove. Tante sono, con
quella di ieri, le sedute consecutive di rialzo per Piazza Affari, per Wall
Street e per le principali Borse europee.
Credit Suisse torna al profitto (
da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 24/07/2009 - pag: 29 Il caso a
Zurigo Credit Suisse torna al profitto ( f.d.r. ) Credit Suisse torna all'utile
nel secondo trimestre e guadagna il 2,84% alla Borsa di Zurigo, trainando tutto
il settore bancario europeo.
Il Senato rinvia, uno scacco
per Obama ( da "Corriere della Sera" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per un Tesoro già messo
alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero
di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono
far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi
di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze
assicurative fornite dai datori di lavoro.
Il prossimo tuo (
da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tre storie parallele di
crisi di valori in Italia, Francia, Finlandia. Ogni uomo li vale tutti, tutti
lo valgono: le paure sono nuove, i rimedi sempre vecchi. L'autrice sistema
l'occhio ad altezza di coscienza, scopre vecchie e nuove nevrosi e spera che
domani, come diceva Rossella sia un altro giorno.
Il Senato rinvia, uno scacco
per Obama ( da "Corriere del Veneto" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per un Tesoro già messo
alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero
di americani: non solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono
far pagare con le tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille
miliardi di dollari in dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime
polizze assicurative fornite dai datori di lavoro.
Volkswagen
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma ha poi dovuto
constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che
Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più
restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato,
assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger Härter.
in cartellone ci sarà anche
l'horror d'autore ( da "Nuova Venezia, La" del 24-07-2009)
+ 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche la crisi
finanziaria mondiale sarà di attualità a Venezia con The informant di Steven
Soderbergh, con Matt Damon e l'atteso film-documentario di Michael Moore
Capitalism. A Love story. Sono due dei film sicuri nel carniere di Marco MÜller
che si annuncia particolarmente ricco.
calligaris cresce all'estero (
da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: innescata dalla crisi
finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha
interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici,
caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni
commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio
marketing-oriented adottato da Calligaris spa come convincente ed
imprescindibile»
La California è in crisi
economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget (
da "Quotidiano.net"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: California è in crisi
economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget L?ex Terminator, ora
governatore dello Stato, è comparso su Twitter in un video-messaggio in cui
parla della crisi finanziaria brandendo un grosso coltello. Polemiche, ma lui
minimizza: "Abbiate senso dell'umorismo" Los Angeles, 23 luglio 2009
- Forse a simboleggiare il futuro taglio dei fondi alla spesa pubblica,
Il sindaco Borghi getta acqua
sul fuoco:
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma dalla crisi
finanziaria». E sulla mancanza di case in vendita nel centro storico aggiunge:
«Anche qui non è esatto quanto si dice in giro afferma . Un piccolo turn-over
c'è, invece, soprattutto in quelle case lasciate libere dai vecchi deceduti e
che i figli, emigrati a Bologna o a Imola, mettono in vendita».
Angelini, la borsa non
risparmia il "re" della sanità (MF) (
da "KataWebFinanza"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 24 lug - La crisi
finanziaria non ha risparmiato nessuno, neanche Franceso Angelini, noto a molti
come il "re" della sanit, grazie alla propriet della catena romana
del San Raffaele. Il 2008, scrive oggi MF, non stato un bell'anno per le
attivit finanziarie di Angelini, che detiene partecipazioni in Unicredit e
Mediobanca,
Volkswagen
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma ha poi dovuto constatare,
quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata
per oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha
dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio
destro, il direttore finanziario Holger Härter.
Ue, i 27 pronti a favorire
ingresso Islanda ( da "Reuters Italia" del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alcuni mesi dopo la
crisi finanziaria che ha provocato anche un terremoto politico. I ministri
degli Esteri della Ue chiederanno alla Commissione di elaborare una valutazione
sul grado di preparazione dell'Islanda alla candidatura formale e a dare avvio ai
negoziati, secondo una bozza di dichiarazione ottenuta da Reuters.
Unioncamere Piemonte :
presentato oggi il Portale Nazionale Trail su infrastrutture e logistica (
da "Sestopotere.com"
del 24-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di un deficit ormai
storico al quale si somma la crisi finanziaria. Il sistema camerale da sempre
impegnato nel supportare l'economia ed in particolare nel settore delle
infrastrutture, svolge un ruolo determinante nell'indirizzare le scelte di
investimento degli enti locali, delle regioni e del Governo proprio per
superare il gap strutturale.
di FABRIZIO DONZELLI (*) LA
LETTERA di un'imprendit... ( da "Nazione, La (Empoli)" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria
scoppiata nell'ultimo scorcio del 2008 si è ben presto trasferita all'economia
reale, abbattendosi anche sulle nostre imprese. Imprese piccole e piccolissime,
che spesso mescolano lavoro e famiglia e che, altrettanto spesso, soffrono di una
fragilità congenita, nascendo sottocapitalizzate e rimanendo tali nonostante
gli sforzi.
Sanità, nel Centro-Sud sistema
a rischio ( da "Libertà" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria: tre
fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010»
sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in
cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise
(prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del
ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia
Argomenti:
Crisi
Abstract: non certo per mandarla
al macero» CRISI DELLA MULTIUTILITY «IO SONO per salvarla, tutto il Pdl non
pensa certo di mandarla al macero». Su Acam, l'azienda partecipata in crisi
finanziaria, il microfono passa a Luigi Morgillo, Pdl, vicepresidente del
consiglio regionale. Cosa ne pensa sulla possibile aggregazione di Acam?
ROMA CONTI in rosso, un sistema
spesso inefficiente (nonostante ... (
da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-07-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria: tre
fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010»
sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in
cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e
Molise («Un atto dovuto» spiega il ministro Maurizio Sacconi) un documento
riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria: tre
fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010»
sulla sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in
cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e Molise
(prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato del
ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia
La lunga siesta della vecchia
Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria da
parte di Berlino, Parigi e Londra, accentuatamente nazionalistiche. Il
leggendario motore francotedesco è seriamente inceppato, troppo debole per
trainare un'Unione allargata a 27 stati. I grandiosi discorsi sull'ascesa dell'Europa
come superpotenza accanto a Stati Uniti e Cina sono naufragati nella scadente
performance economica e nella carenza di leadership
I contabili: regole su misura (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria,
ed è il secondo punto emerso dall'incontro di ieri, ha messo in evidenza la
necessità di accentuare la collaborazione, in tema di contabilità e
rendicontazione, tra le principali istituzioni finanziarie mondiali, soprattutto
l'Fmi, e le due grandi federazioni dei professionisti contabili: quella
internazionale,
Il tavolo bancario non è
compatto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E per la prima volta
dall'avvio della crisi finanziaria, il tavolo dei creditori rischia di
rompersi. Le due grandi, UniCredit e Intesa Sanpaolo, sono convinte che le
medie e piccole banche coinvolte le seguiranno aderendo, pro-quota, al piano
prospettato. Ma a pochi giorni dall'udienza del Tribunale (29 luglio),
l'accordo ancora non c'è.
Per il fondo Previprof rischio
di fusione forzosa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: andamento sfavorevole
dei mercati finanziari nel 2008. Il presidente di Covip, Antonio Finocchiaro,
ha annunciato subito dopo il suo insediamento e di recente, in occasione della
Relazione Annuale, che avrebbe utilizzato la sua moral suasion per indurre i
fondi pensione di dimensioni minori a considerare l'ipotesi dell'accorpamento.
La riforma di Obama e il sogno
(o l'utopia) della Sanità per tutti. (
da "Giornale.it, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A quando la nuova crisi
finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta,
banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era
obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto
medio è: 4.
Influenza suina, l'inganno
continua ( da "Giornale.it, Il" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A quando la nuova crisi
finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta,
banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era
obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto
medio è: 4.
Prove tecniche di lifecycle (
da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: all'indomani del picco
della crisi finanziaria culminata nel 2008: dal Governatore della Banca
d'Italia Mario Draghi, al presidente della Covip Antonio Finocchiaro fino
all'Ocse, che in un suo recente report ha invitato i sistemi previdenziali a
contribuzione definita a limitare il rischio di portafoglio.
Abn Amro offre l'Euribor con
due punti in più ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ad altre realtà
bancarie a livello europeo L a crisi finanziaria ha modificato profondamente la
geografia dei players finanziari sia a causa dei fallimenti che di processi di
nazionalizzazione. In Europa diverse banche, una volta vere dominatrici del comparto,
hanno dovuto passare sotto il controllo pubblico per evitare di sprofondare
sulla falsariga di Lehman Bros e Bear Sterns.
ROMA Conti in rosso, un sistema
spesso inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la gra... (
da "Messaggero, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria: tre
fattori che se mescolati possono produrre «un effetto devastante nel 2010»
sulla Sanità in Italia e in particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in
cui il governo decide di commissariare il settore sanitario in Campania e
Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria) un documento riservato
del ministero del Welfare mette in fila i numeri e lancia
Pausa per gli indici, corre Cir (
da "Corriere della Sera"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati
Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari
Pausa per gli indici, corre Cir È arrivata la tregua: dopo nove progressi
consecutivi (che hanno permesso ai listini di recuperare complessivamente circa
il 13%), i segni negativi hanno avuto la meglio, sia pure per poche frazioni di
punto.
JP Morgan: stop ai bonus, più
stipendi ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati
Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a New York JP Morgan: stop ai
bonus, più stipendi ( g.fer.) Jp Morgan Chase si appresta ad alzare gli
stipendi e a tagliare in contemporanea i bonus a circa 12 mila dei suoi
dipendenti, nel tentativo di attirarsi meno critiche e allo stesso tempo
evitare un esodo di talenti.
Tiene il semestre Edison,
taglierà il debito ( da "Corriere della Sera" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 25/07/2009 - pag: 33 Il caso a
Milano Tiene il semestre Edison, taglierà il debito ( g. fer.) Edison tiene nel
primo semestre dell'anno, nonostante il drastico calo della domanda di energia
elettrica e di gas e il ribasso del prezzo del petrolio: l'utile netto è salito
del 19,
Argomenti:
Crisi
Abstract: per affrontare
eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi
di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe
per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di
libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente
povera che fa fatica a sopravvivere,
Argomenti:
Crisi
Abstract: per affrontare
eventuali crisi. Non credo che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi
di libertà sì». Per esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe
per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è una mancanza di
libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre stata gente
povera che fa fatica a sopravvivere,
dalla pietà, il 30 asta per il
capannone ( da "Nuova Venezia, La" del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: frattempo il
commissario De Bortoli prosegue nella vendita degli yacht rimasti in cantiere,
alcuni dei quali non sono ultimati e, dunque, lo saranno non appena riprenderà
l'attività. A chiedere il concordato preventivo sono stati i due soci, Mevorach
e Giorgio Dalla Pietà, a causa di una crisi finanziaria che ha causato un
passivo di circa 50 milioni di euro. (Giorgio Cecchetti)
Valle Caudina: Comune, oltre 23
milioni di debiti. Disastroso lo stato finanziario! (
da "Sannio Online, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Drammatica la crisi
finanziaria dell?Ente comunale?. A Parlare è il sindaco di Sant?Agata de? Goti,
Carmine Valentino che nell?ultimo Consiglio, a proposito delle linee
programmatiche, si è soffermato molto sullo stato finanziario dell?ente comunale:
?La ricognizione della situazione economico - finanziaria del nostro Comune,
Un Paese dominato dalle caste (
da "Denaro, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E la crisi finanziaria
ed economica ha rappresentato per le varie lobby l' "occasione" d'oro
per distruggere quel poco di liberalizzazioni che erano state avviate dal
governo Prodi ed,in particolare, dal ministro Bersani. La mobilità sociale non
ci appartiene.
Aviano La seconda giovinezza
del Festival internazionale del folklore di Aviano-Piancavallo si ... (
da "Gazzettino, Il (Pordenone)"
del 25-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Unione folclorica
italiana e il Gruppo "Federico Angelica", nonostante la crisi finanziaria
internazionale, sono riusciti a portare ben otto gruppi, in rappresentanza
della migliore cultura folkloristica mondiale». Il via il 7 agosto alle 21,
quando gli avianesi accoglieranno ufficialmente i gruppi, prima di lanciare la
notte bianca del folclore.
non finirà mai la passione per
il classico ( da "Messaggero Veneto, Il" del 26-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immettendoti in una
situazione culturale in crisi finanziaria e produttiva già da tempo. Cosa
pensi? «Ci dovrebbero essere nuove riforme. Tutto il sistema burocratico negli
enti italiani è di vecchio stampo. Ormai in Europa,tanti sono i paesi che hanno
cambiato leggi per favorire il rinnovo del teatro.
quel che resta del vecchio bar
- siegmund ginzberg ( da "Repubblica, La" del 26-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: credo ereditata dal
protezionismo, per cui la bottiglia in pubblico viene nascosta dai sacchetti di
carta. Se ti invitano a cena, neanche a pensarci, a meno di assentarsi
furtivamente, come un tossicomane, all´aria aperta. Ricordo ancora gli sguardi
di odio e sospetto assassino che suscitai una volta che mi ero messo in fila in
posta: avevo gli abiti ancora impregnati di toscano.
CASTELLARANO RISPOSTA concreta
alla crisi finanzia... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 26-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 16 CASTELLARANO
RISPOSTA concreta alla crisi finanzia... CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla
crisi finanziaria. Così viene giudicata da Gian Luca Rivi la manovra di
assestamento del bilancio della Regione. Il consigliere reggiano era relatore
della stessa iniziativa. "I principi ispiratori che la guidano sono tre:
sostegno dell'occupazione e per la competitività dell'
Valorizzare ciò che unisce e
non ciò che divide. Il Paese ha bisog... (
da "Messaggero, Il"
del 26-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: farlo oggi che ci
troviamo a fare i conti con gli effetti duraturi che la crisi finanziaria
globale determina sulle nostre imprese. Il governatore della Federal Reserve,
Ben Bernanke, ha detto che il mondo non uscirà rapidamente dalla crisi e
manterrà gli interessi vicino allo zero, paradossalmente è una buona notizia
per un Paese come il nostro gravato da un maxi-debito pubblico,
Protocollo d' intesa tra PMI e
ABI ( da "Napoli.com" del 26-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tutte rivolte al
miglioramento del "rating" delle PMI per resistere agli effetti
drammatici della crisi finanziaria ed economica del sistema imprenditoriale,
particolarmente esposto in Campania e nel Mezzogiorno d'Italia. Il testo
completo del Protocollo d?Intesa sul sito: www.arcipelagocampano.com/blog
Cerimonia per dedicare una
piazza di Cassibile ai Caduti nell'affondamento del
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla crisi finanziaria
mondiale, ha avuto pesanti ripercussioni anche nella nostra provincia. Appare,
quindi, opportuno fare un quadro preciso della condizione in cui versa, sotto
il profilo economico e sociale, il territorio e avviare un percorso che consenta
di individuare metodi e obiettivi condivisi, che siano in grado di creare le
condizioni per un effettivo rilancio economico,
Ratzinger affronta il santo
crack ( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per più di 16 milioni
di euro a causa di operazioni finanziarie sui mercati internazionali andate in
malora. Ci pensano però i portafogli dei fedeli a rabboccare le casse della
Santa sede con le offerte del cosiddetto «Obolo di san Pietro» che annullano il
disavanzo e risanano il passivo. I bilanci della Santa Sede e della Città del
Vaticano sono stati resi noti lo scorso 4 luglio,
SCUDO FISCALE, UN TRADIMENTO
ANNUNCIATO ( da "Manifesto, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: costretti a competere
sui mercati finanziari, devono adottare politiche monetarie e fiscali
restrittive. Poiché queste politiche comportano un aumento della disoccupazione
o della sottoccupazione, la riduzione del welfare state e l'incremento della
povertà, non è possibile attuarle senza una limitazione di alcuni aspetti
fondamentali della democrazia.
Lo Stato come il Grande
Fratello ( da "Italianmedia.com" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria globale,
dunque, è cominciato ed è bene prepararci a ricevere "spinte"
governative ovvero leggi, più o meno severe, concepite per non permetterci di
vivere al di sopra dei nostri mezzi. In altre parole, lo Stato determinerà, in
misura crescente, la maniera in cui vivremo, facendoci i conti in tasca e
proteggendoci dalla nostra "
ENCICLICA Grazie al Papa per la
Caritas in Veritate nCon ques... ( da "Giornale di Brescia" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Infatti la crisi
finanziaria ed economica che ha colpito i Paesi industrializzati, quelli
emergenti e quelli in via di sviluppo, mostra in modo evidente come siano da
ripensare certi paradigmi economico-finanziari liberisti che sono stati
dominanti negli ultimi anni.
Islanda, Sos banche (
da "ItaliaOggi Sette"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Islanda corre in
soccorso del sistema bancario travolto dalla crisi finanziaria. Il governo ha
annunciato di aver messo a disposizione 2,1 miliardi di dollari per supportare
la rinascita dei maggiori istituti del paese: si tratta delle banche Glitnir,
Landsbanki e Kaupthing, finite in bancarotta [...] Costo Punti per Abbonati: 0
- Costo Punti per Registrati:
chi paga il conto della crisi e
degli sperperi ( da "Centro, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sono trascorsi più di
nove mesi dall'esplosione della crisi finanziaria ma i «Grandi della terra»
sono ancora alla ricerca di un piano di azione comune che porti oltre la crisi.
Personalmente dubito che le economie dei paesi più avanzati riusciranno mai a
tornare come prima. Neanche l'abolizione dei cosiddetti paradisi fiscali hanno
ancora deciso.
DOVEVA essere il fiore
all'occhiello del complesso edilizio progettato a San... (
da "Nazione, La (La Spezia)"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria è
stata un brutto colpo, molte delle trattative che erano in corso con importanti
catene alberghiere si sono fermate o hanno rallentato. Come Comune non possiamo
fare più di tanto e non possiamo essere noi a rilevare la palazzina.
Fuori dalla crisi, dentro la
pandemia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: presenta mentre la
fiducia nei vari governi è già intaccata dalla loro incapacità di prevedere e
di prevenire la crisi finanziaria. Le imprese già stanno combattendo contro la
recessione e in Gran Bretagna soltanto il 43% di esse ritiene essere bene o abbastanza
bene preparato contro la pandemia, stando ai dati raccolti dal Chartered
Management Institute per conto del Cabinet Office.
Le banche centrali già pensano
alla stretta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: cose ci sono poi i
mercati finanziari: la massa di denaro creata dalle banche centrali
difficilmente creerà inflazione da consumi in breve termine, ma potrà
facilmente spingere verso l'alto le quotazioni di tutti gli asset. «Con la sola
eccezione del Giappone- fa notare Manoj Pradhan di Morgan Stanley - nella
regione asiatica i tassi di interesse hanno toccato il minimo già all'
La corsia stretta
dell'istruzione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accentuati dagli
effetti della crisi finanziaria - adesso stanno aumentando. Il rapporto
presentato questa settimana dalla presidenza del consiglio dei ministri
britannico sull'accesso alle professioni illustra in termini crudi il
restringimento delle possibilità di accesso, prefigurando una sorta di società
di caste in cui i professionisti provengono in gran parte da quel 30%
Il debito? Nasce con l'unità
d'Italia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A rendere meno
vulnerabile l'economia nazionale agli effetti della crisi soccorre il risparmio
degli italiani e il contenuto indebitamento delle imprese non finanziarie,
tanto che nella classifica internazionale del debito aggregato (pubblico e privato)
con il nostro 221% del Pil siamo in posizione per una volta non allarmante.
La festa delle Borse condiziona
l'exit strategy ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: certo la festa di mezza
estate della Borsa e non cancellano la lunga sequenza di sedute positive dei
mercati azionari. Ma il dubbio resta: è davvero tutto oro quello che luccica? E
il rally di questi giorni anticiperà o rallenterà l'exit strategy dall'emergenza
finanziaria e dall'intelaiatura normativa che l'ha accompagnata? Tutto dipende
dalla lettura che si fa del boom di Borsa.
I soci di Tronchetti. (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: acquisizione di un
significativo know how nel campo degli strumenti e dei mercati finanziari con
particolare attenzione alla costruzione di portafogli di investimento e al
monitoraggio dei principali indicatori di rischio finanziario», si legge nel
documento. Da qui la scelta di costituire una nuova società, denominata
Betazero che ha come oggetto sociale il trading finanziario.
Porsche peggio del previsto: i
debiti salgono a 14 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che
per la recessione economica. Questa settimana, dopo mesi di trattative, le due
aziende hanno trovato un accordo che prevede una fusione tra le due società.
Dettagli sul nuovo gruppo sono attesi in agosto. Secondo fonti di stampa, lo
stesso presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann ha incontrato di recente
Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch per esortarli
L'isola dei contagiosi (
da "Sole 24 Ore, Il"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la certezza di
essere una piattaforma di servizi globali proiettata verso il futuro era già
stata scossa dalla crisi finanziaria, oggi tornano in superficie i fantasmi di
un isolamento antico. Esaltati dall'impotenza di una strumentazione
tecnosanitaria che non riesce a interpretare né a sconfiggere un morbo che
infierisce sulla Gran Bretagna ben più che sul continente.
Afghanistan, basta piagnistei:
andarsene o combattere. ( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A quando la nuova crisi
finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta,
banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era
obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto
medio è: 4.
La riforma di Obama e il sogno
(o l'utopia) della Sanità per tutti (
da "Giornale.it, Il"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A quando la nuova crisi
finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta,
banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era
obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto
medio è: 4.
I fondi pensione battono il Tfr
Così si arrotonda l'assegno Inps ( da "Giornale.it, Il" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, e si
prepara a sfruttare la ripresa in arrivo. Lo dimostra l'ultima relazione della
Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che ha confermato il
calo limitato delle gestioni previdenziali: rispetto al meno 40% di molti fondi
pensione britannici o statunitensi, i negoziali italiani - quelli cioè dedicati
ai lavoratori appartenenti a un determinato
Argomenti:
Crisi
Abstract: Quella volta, nel pieno
dell'onda devastante della crisi finanziaria, la curiosità di Elisabetta II
sembrò un pochino maliziosa ma sintetizzava ciò che in tanti si stavano
chiedendo. Qualcuno riferì frettolosamente che Luis Garicano, illustre
accademico, preso alla sprovvista rispose balbettando.
Prove d'intesatra Usa e Cina (
da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha arrestato il
processo a causa della crisi finanziaria mondiale. Ora si cominciano ad avvertire
dei segni di scollamento. Alcuni alti dirigenti cinesi propongono d'introdurre
una nuova valuta globale di riserva (i Diritti speciali di prelievo, Sdr, con
la presenza dello yuan nel loro paniere) per superare le
"vulnerabilità" del sistema monetario internazionale.
Dubbi sul ruolo: partner o
competitor? ( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Questi fattori di
cooperazione sembrano evolvere dopo la crisi finanziaria. Semplificando al
massimo, occorre stimolare i consumatori americani a spendere di meno e quelli
cinesi di più. Ma ciò significa modificare radicalmente i due modelli di
sviluppo: in effetti, quello Usa si basa sul consumo a credito senza risparmio
e sulle nuove tecnologie, mentre in quello cinese prevale,
Crisi: Bernanke, Fed ha evitato
seconda Grande Depressione ( da "Trend-online" del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il banchiere ha difeso
gli interventi di salvataggio e gli aiuti di emergenza varati dalla Banca
centrale americana. Bernanke ha spiegato che in una crisi finanziaria, se le
grandi societa' falliscono disordinatamente il sistema finanziario viene
trascinato. Le prospettive: inflazione sotto controllo e 'entro pochi anni'
economia di nuovo in crescita.
Iaccarino: Più programmazione (
da "Denaro, Il"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alle emergenze rifiuti
e sicurezza, si è aggiunta anche la crisi finanziaria che ha creato una
situazione di grande difficoltà per tutto il comparto, con perdite di presenze,
di posti di lavoro e di fatturato stimabile in una percentuale tra il 20 e il 25
per cento. Tra l'altro il problema sicurezza è, a tutt'oggi, ancora irrisolto.
Per una mobilità sostenibile (
da "Elettronicanews.it"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della più generale
crisi finanziaria e produttiva mondiale e il possibile fallimento di primarie
aziende del settore, ha riacceso l'interesse sull'auto elettrica, vista da
taluni come una possibilità di un nuovo corso dell'industria automobilistica.
Il tema è notevolmente complesso dal punto di vista tecnico, industriale e
sociale;
Palermo, incontro
Federambiente-imprese-Ato. La crisi dei rifiuti in Sicilia può essere superata (
da "e-gazette"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: difficoltà del ciclo si
lega la generalizzata crisi finanziaria dei Comuni, che rischia di non
assicurare le risorse necessarie alla copertura dei costi dei servizi e quindi
al regolare svolgimento delle attività d?igiene ambientale e rimozione dei
rifiuti. Già preoccupano il basso livello di raccolta differenziata e la
scarsità degli impianti di valorizzazione delle materie riciclabili.
Crisi Concia: i sindacati
chiedono un incontro urgente alla Regione (
da "Irpinianews"
del 27-07-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alla crisi del settore:
evitare di affrontare la crisi finanziaria che si è determinata scaricandola
sulle aziende attraverso l'incremento finanziario; prevedere un preciso
intervento regionale a sostegno della gestione commissariale per rendere ancora
più efficiente ed efficace l'azione depurativa, sperimentando anche il
riutilizzo delle acque depurate per le attività produttive;
( da "Stampa, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Le Borse
risollevano la testa ma i rialzi (per ora) poggiano su basi fragili Bernanke,
per frenare l'inflazione è essenziale la scelta del "timing" Ben
Bernanke ci sta mostrando la porta. Nell'audizione davanti al Congresso, il
presidente della Federal Reserve ha descritto le strategie per assorbire la
liquidità in eccesso quando l'economia comincerà a riprendersi. La soluzione da
lui ideata ha senso, ma solo se fatta nel momento giusto. Molte delle
agevolazioni sui prestiti di emergenza della Fed diminuiranno quando l'economia
avrà avviato la ripresa. Hanno, infatti, costi onerosi. Di fatto, i prestiti in
circolazione sono diminuiti da 1,5 trilioni di dollari a gennaio ai 600
miliardi attuali. Ciò equivale a una politica monetaria restrittiva della banca
centrale anche senza aumentare i tassi d'interesse. Un altro trucco sarà quello
di invertire le mosse adottate per incrementare l'offerta di moneta mediante il
cosiddetto «allentamento quantitativo». Una grande componente di questa manovra
ha, di fatto, incluso l'acquisto di titoli dalle banche e l'accantonamento dei
guadagni sui fondi delle riserve che le banche hanno presso la Fed - quindi, in
sostanza, creando moneta senza realmente stamparla. Di recente, le riserve in
eccesso create in questo modo hanno raggiunto 800 miliardi di dollari, in
rialzo dai due di prima. E quando le banche ritroveranno la loro disponibilità
ai prestiti, investire queste riserve farà aumentare l'offerta di moneta reale
che, a sua volta, potrebbe causare inflazione. Per evitarlo, Bernanke ha detto
che la Fed può impiegare il suo mandato relativamente nuovo per pagare interessi
sulle riserve. Aumentare il tasso dall'attuale 0,25%, renderebbe più attraente
mantenere le riserve sui depositi, dando alla Fed il tempo di drenare questi
fondi rivendendo i titoli alle banche. Ma se le chiuse dei prestiti si
aprissero più rapidamente del previsto, la Fed si troverebbe di fronte alla
spiacevole prospettiva di aumentare i tassi forse a livelli che potrebbero
minacciare un primo recupero economico. Vista l'attuale avversione al rischio
delle banche, probabilmente la Fed avrà la favorevole opportunità di
rettificare leggermente i tassi senza effettuare cambiamenti che potrebbero
scuotere i mercati. E forse questa volta la banca centrale si dimostrerà in
grado di trovare il giusto equilibrio tra crescita e inflazione.\Per i mercati
azionari l'età dell'oro è finita da tempo. Sembra però che le azioni abbiano
trovato la loro età dell'argento. L'indice Msci World è cresciuto del 9% in 7
giorni di rialzi consecutivi, toccando un nuovo massimo nel 2009. Si tratta di
un risultato sorprendente, ma nulla di paragonabile ai bei vecchi tempi.
L'indice è ancora 40 punti percentuali sotto al massimo di tutti i tempi
(ottobre 2007). E quel periodo di splendore - quando il credito era facilmente
accessibile e la crescita era stabile e forte in tutto il mondo - non tornerà
presto. Al periodo aureo dei listini ha fatto seguito una
breve e oscura fase di crisi: una grave recessione e una serie di difficoltà finanziarie. Ora
il quadro è differente: il Pil non è più in caduta libera e finora i dati sugli
utili del secondo trimestre sono stati complessivamente soddisfacenti: Nokia ha
deluso ma Caterpillar, Lg e le banche d'affari hanno tutte fatto meglio del
previsto. E, cosa decisamente più importante per i mercati, la gestione
globale della crisi finanziaria sembra dare i suoi
risultati. Le banche centrali finanziano rapidamente il sistema a costi bassi,
i rendimenti dei titoli di Stato sono ancora bassi e gli spread del credito
investment-grade sono scesi a livelli precedenti il fallimento di Lehman Brothers.
Per quanto riguarda il futuro, le valutazioni delle azioni non sono eccessive.
Secondo Société Générale, i mercati mondiali sono scambiati a 16 volte gli
utili attesi nel 2009. Il multiplo degli utili attesi nel 2010 è 12,4, a buon
mercato per gli standard degli ultimi due decenni. Anche se le previsioni che
stanno alla base di questo calcolo sono troppo ottimistiche, i prezzi delle
azioni hanno spazio per salire ancora. Guardando al passato, è chiaro che il
periodo d'oro delle azioni poggiava su basi deboli. Le basi dell'età
dell'argento non sono molto più solide. L'economia è ancora gravata dai passati
eccessi finanziari. Anche se il Pil interrompesse la discesa nella maggior
parte delle economie industriali, la prossima fase sarà probabilmente una crescita
anemica. È anche possibile una flessione improvvisa. E né i governi né le
banche centrali possono offrire altro aiuto senza compromettere la loro
credibilità.\
( da "Stampa, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Anteprima
Dal 1° agosto i concerti sul Maggiore La grande musica con vista sul lago
GIANFRANCO QUAGLIA STRESA Le quattro stagioni di Vivaldi e Las quatro
estaciones Portenas di Piazzolla eseguite dai Cameristi della Scala nello
stesso concerto, il 29 agosto. Ancora: Debussy e Sostakovic affidati alla
London Symphony Orchestra diretta da Valery Gergiev, il 25. Gianandrea Noseda,
direttore musicale del Regio di Torino e artistico delle Settimane musicali di
Stresa e del Lago Maggiore, ha fatto scelte coraggiose e inusuali per
richiamare l'attenzione sullo Stresa Festival 2009. E non solo per ragioni di
«share». «La musica ai tempi delle crisi deve lanciare un messaggio e scuotere»,
dice convinto. A cominciare dal tema della rassegna, dedicato a «Incontri e
dialoghi». Il filo conduttore segue le proposte tematiche che nelle scorse
edizioni hanno percorso il pianeta musica attraverso i secoli, i luoghi, i
compositori. Noseda questa volta esplora i due ultimi secoli, il diciannovesimo
e il ventesimo, avvicinandosi il più possibile all'attualità, ponendo l'accento
su pagine poco frequentate: è il caso di Aleko e L'isola dei morti per il
Gala-Rachmaninov conclusivo, il 5 settembre. Ma «Incontri e dialoghi» è anche
una metafora dei nostri tempi: «In questo momento di crisi - dice il maestro -
occorre riaffermare i valori portanti di una convivenza civile. Quando si parla di protezionismo e nazionalismo, la musica deve andare in senso opposto, deve
abbattere i muri e aprire le finestre». Anche con le provocazioni delle scelte.
Messaggio ricevuto: Noseda l'affida al Festival che si apre ai primi di agosto
sul lago Maggiore. Il «cuore» della rassegna sarà preceduto dalle
«Meditazioni in musica» che - come è consuetudine - proporrà brani composti tra
Medioevo e Barocco, nella suggestione dell'Eremo di Santa Caterina del Sasso,
abbarbicato sulla roccia a strapiombo sulla sponda lombarda. Poi, il Festival
vero e proprio. Il 21, serata inaugurale al Palacongressi stresiano con la
Frankfurt Radio-Sinfonie-Orchester diretta da Paavo Järvi, solista Janine
Jansen, che presenterà la Settima sinfonia Dvorak, oltre al Primo concerto per
violino e alla Rapsodia n. 1 di Bartok. Nel cartellone, oltre alla London
Symphony, anche la Bbc Philharmonic Orchestra con il suo direttore principale,
appunto Noseda (3 settembre). Noseda che, in sintonia con il presidente delle
«Settimane», Giovanni Medeot, ha deciso anche quest'anno di proporre un'opera
in forma semi-scenica. Sarà La Cenerentola di Rossini (27 agosto), attesi
protagonisti il mezzosoprano dell'Alaska Vivica Genaux. La serata di
Vivaldi-Piazzolla è in programma il 29 al Palacongressi di Stresa: «È un
accostamento incredibile - dice Noseda - con una differenza di stili che si
illumineranno a vicenda». Nel 2011 il Festival festeggerà le nozze d'oro: già
si pensa a un evento da ricordare, anche perché cadrà nell'anno del 150°
dell'Unità d'Italia. In questo cammino di avvicinamento la rassegna alza il tiro
e richiama, già da quest'edizione, nomi di cartello, come i violinisti Pavel
Berman (il 22 agosto) e Ilya Gringolts (il 23), il mezzosoprano Jennifer
Larmore(il 26) e il Jerusalem Quartet (il 1° settembre).
( da "Cittadino, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Giovani
coppie, la casa è un rebus Anche nel Sudmilano mutui e prezzi fanno paura n La
casa, una famiglia felice e un bel lavoro. Questi sono i sogni di molte giovani
coppie appena sposate o che si accingono a compiere il grande passo. Oggi,
però, è diventato più difficile per i giovani acquistare la casa dei propri
sogni. Le cause principali sono la crisi finanziaria e un lavoro spesso
precario. Tante coppie, prima di acquistare la prima casa, vivono per qualche
anno in affitto e poi, finalmente, decidono di accollarsi un mutuo, molto
spesso della durata di 20 o 30 anni. Oggi il primo problema da superare per
l'acquisto di un immobile è il prezzo. A confermarcelo è Giovanna
Monguzzi, responsabile dell'agenzia Tempocasa di Melegnano. «Al momento -
spiega Monguzzi - è la variabile del prezzo a indirizzare maggiormente gli
acquisti». Il secondo problema da superare, invece, è il timore di non farcela,
di non riuscire a pagare le rate del mutuo a fine mese. «Molte coppie -
prosegue Monguzzi - che avrebbero l'opportunità di ottenere un mutuo, non lo
fanno per ragioni psicologiche legate alla crisi.
Impegnarsi fa paura e la paura frena le persone». Queste impressioni ci sono
confermate anche da Massimiliano Meneghini della Lombarda Case. «La crisi - spiega Meneghini - c'è e si sente. I giovani
vorrebbero acquistare casa ma hanno paura di quale che li attende. Questi
timori sono causati soprattutto dalla mancanza di un lavoro stabile. Sempre per
questo motivo le giovani coppie tendenzialmente cercano di comprare gli immobili
meno cari e il più vicino possibile alla casa dei genitori di lei o di lui». In
controtendenza rispetto a qualche anno fa, però, si vendono maggiormente e più
facilmente immobili collocati in Melegnano rispetto a quelle case situate nei
paesi circostanti. «È vero, vendiamo - spiega Monguzzi della Tempocasa - di più
a Melegnano e meno nel circondario. Il problema, come sempre, è il prezzo. Anni
fa nei paesi limitrofi il mercato immobiliare era propizio perché c'era una
grossa differenza rispetto al prezzo degli immobili in Melegnano. Oggi quella
percentuale è diminuita e, quindi, le giovani coppie ritengono più conveniente
acquistare la casa in città». Parlando con le giovani coppie appena sposate,
però, emerge un altro dato molto interessante: se voglio comprare casa devono
chiede aiuto a mamma e papà. «Io e mia moglie - spiega Massimo Ferrari - al
momento viviamo in affitto. Vorremmo tanto acquistare da soli una casa ma,
purtroppo, per il momento questo non è possibile. Solo con l'aiuto e il sostegno
dei nostri genitori potremo permetterci di comprarla». Paola Farina si è
sposata lo scorso giugno. Anche lei ammette la difficoltà nell'acquisto della
prima casa. «È dura per noi giovani - spiega Farina - acquistare una casa. O
hai una famiglia alle spalle che ti aiuta o è davvero molto difficile
accollarsi un mutuo». Al momento Paola vive con suo marito in un appartamento
di due locali. «Ora che siamo solamente mio marito ed io, i due locali sono
perfetti - continua -. La metratura è ideale per una giovane coppia, le
bollette hanno un costo moderato e la casa è facilmente gestibile». Paola e suo
marito stanno attualmente restaurando una casetta singola. «La nostra casa -
prosegue - sarà pronta per fine anno. Abituata ad un appartamento di due locali
la casa indipendente mi sembrerà molto grossa ma, in prospettiva, le sue
dimensioni saranno perfetta». Gli sposini, quindi, spesso acquistano cas di due
o tre locali e poi, quando la famiglia si allarga,vanno in cerca di una
abitazione più grande. Il loro sogno? Una casa indipendente con un giardinetto
dove poter giocare con i loro bambini. Per molti resterà un sogno.Lara Banfi
( da "Giornale di Brescia"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
23/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Metalmark: calano i
ricavi aumenta l'utile ORZINUOVIIl peggior calo delle vendite registrato dal
1997 ad oggi. La crisi finanziaria ed economica globale ha colpito i consumi delle famiglie e a
risentirne sono state un po' tutte le imprese italiane legate al commercio. Il
calo a fine 2008 ha toccato anche Metalmark di Orzinuovi che - nonostante le
ottime performance registrate dalla gestione della galleria commerciale «Le
Piazze» - ha visto un calo dei propri ricavi, in linea con l'andamento
del settore. Il valore della produzione dell'azienda guidata da Mario
Gavazzoni, è passato da 30,6 milioni a 27,9 milioni di euro, parallelamente
sono calati i ricavi netti passati da 28,5 a 25,6 milioni. Diminuisce anche se
di poco il valore aggiunto che passa da 2,784 mila euro a 2,762mila euro, in
calo anche il margine operativo lordo che passa a 361mila euro a 239mila a
causa dell'aumento del costo del lavoro, un fenomeno che ha attraversato
l'intero settore commerciale nel 2008. Il risultato della gestione finanziaria ha registrato un aumento negativo per 194mila
euro, passando da 982mila euro a 1,176mila euro. Il calo delle vendite non ha
comunque impedito alla Metalmark di migliorare l'utile netto che è stato di
147mila euro (nel 2007 era di 106mila euro), mentre le imposte sono passate da
485mila euro a 447mila un risparmio fiscale di 38mila.
( da "Finanza e Mercati"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Bernanke
difende l'autonomia Fed. Sos disoccupazione di Redazione del 23-07-2009 da
Finanza&Mercati del 23-07-2009 [Nr. 143 pagina 3] «Crediamo che il
Congresso abbia il diritto di capire come usiamo i soldi dei contribuenti, ma
siamo preoccupati dal fatto che possa intervenire nelle nostre specifiche
decisioni sulla politica monetaria e sull'economia»: il presidente della Fed
Ben Bernanke nell'audizione di ieri alla commissione bancaria del Senato ha
difeso l'indipendenza della banca centrale dalla politica. Il presidente della
Fed si riferisce a delle proposte di legge che stanno circolando tra Camera e
Senato che sottoporrebbe le sue decisioni di politica monetaria a delle
verifiche da parte del Government Accountability Office, un'autorità contabile
federale, verifiche che, secondo la Fed, allarmerebbero gli investitori e
farebbero salire il costo dei prestiti. Alla luce delle
conseguenze della crisi finanziaria, l'amministrazione Obama intende varare un'ampia riforma della
banca centrale Usa che la vedrebbe assumersi responsabilità di supervisione dei
rischi sistemici e perdere le competenze sulla protezione dei consumatori, che
sarebbero affidate ad un organo ad hoc. Una prospettiva che piace ben
poco a Bernanke, il quale, pur ammettendo che la Fed non ha svolto tale compito
a regola d'arte in passato, ha proposto di inserire la protezione dei consumatori
tra gli obiettivi principali della banca centrale Usa nel Federal Reserve Act e
di obbligare il presidente della Fed a presentare al Congresso una relazione
almeno annuale sul lavoro svolto in tale campo. La disoccupazione, ha poi
sottolineato Bernanke parlando della situazione economica, è il problema più
grave e più urgente da risolvere per l'economia americana. Il numero uno della
Fed ha affermato che occorre quindi investire maggiormente sulla formazione per
aiutare i disoccupati a restare competitivi. La banca centrale, ha aggiunto
Bernanke, non esclude di «prorogare» i prestiti straordinari messi a
disposizione dell'economia statunitense attraverso lo sportello Talf (Term
asset-backed securities loan facility) «se le condizioni di mercato lo rendessero
necessario». Il concretizzarsi o meno della ripresa economica negli Stati
Uniti, ha concluso Bernanke, «dipenderà dall'andamento delle spese per i
consumi e del mercato del lavoro», aggiungendo che «oggi i rischi sistemici
provengono dal fatto che i mercati finanziari sono ancora instabili. Non penso
ci siano problemi nascosti. Ci sono minacce molto chiare che pesano sulla
ripresa».
( da "Mattino di Padova, Il"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 3
- Primo Piano «Via Anelli sarà quartiere modello» Il neo presidente dell'Ance:
se rifacciamo l'intera area, pronti 150 milioni di Mauro Pertile PADOVA. Il
"Piano casa" può rilanciare l'intero progetto di riqualificazione di
via Anelli. La possibilità di aumentare la cubatura del 40% o anche del 50% in
caso di impiego di tecnologie per il risparmio energetico, ha riaperto
l'interesse dei costruttori. «Se politicamente arrivasse un via libera sono
sicuro che si riuscirebbe velocemente a costituire una cordata di imprenditori
disposti a mettere sul piatto 150 milioni di euro su quell'area. Mi ci metto
anch'io dentro, ho la mia idea, potrebbe nascere un quartiere modello per la
città». Tiziano Nicolini, neo presidente dell'Ance provinciale, (220
costruttori edili che generano 1 miliardo di fatturato) ha raccolto l'eredità
di Antonio Cetera. Presidente Nicolini, via Anelli da simbolo del degrado potrà
diventare davvero un quartiere modello per la città? «Certo. Se il quadro
economico di questa operazione regge non ci saranno problemi a costituire una
cordata di imprese disposte ad investire. Ma l'operazione non può limitarsi a
buttare giù sei palazzine per ricostruirle, magari belle. Sarebbe una
operazione che non sta in piedi dal punto di vista economico». Voi cosa
suggerite? «La zona è degradata, se vogliamo riqualificarla dobbiamo ripensarla
da cima a fondo. Cambiandogli anche il nome. Con il Piano casa del governo
possiamo passare da 34 mila metri cubi a 50 mila: già questo rende appetibile
al mercato l'investimento. Auchan ha già detto di essere disposta a
trasferirsi, la questura perché non potrebbe essere portata lì?». Avete
prospettato un disegno agli amministratori? «Abbiamo esposto all'ex assessore
Ruffini la nostra idea, che non è solo sulla carta. Lei ci ha ascoltati, poi
non abbiamo più avuto contatti. Noi sullo sviluppo della città vogliamo avere
un confronto con gli amministratori che finora è mancato. Le decisioni sono
state sempre solo politiche, invece noi vorremmo dare un contributo alle scelte
urbanistiche». Come pensate di rapportarvi con la pubblica amministrazione?
«Dobbiamo riuscire a intepretare un nuovo ruolo e proporci come interlocutori
privilegiati, parte attiva e propositiva. Non possiamo essere solo meri
esecutori. Per questo vorrei creare un tavolo comune con gli ordini
professionali per operare in modo unitario e poterci presentare poi con
un'unica voce di fronte ai politici». Quali le vostre linee sugli altri grandi
temi? «Sul nuovo ospedale si discute ancora sul sito e nessuno ci interpella.
Sulla Fiera c'è contrapposizione. Io sono dell'avviso che sia necessario
spostarla, l'opzione Veneto City può essere da considerare. L'importante è
capire che una Campionaria oggi non ha più alcun senso, servono rassegne
qualificate e di grande specializzazione». Il Comune sta però investendo
sull'attuale Fiera, con parcheggi, tram e centro congressi. «Appunto.
Riflettiamo allora sul centro congressi: ha senso creare un auditorium solo per
la musica in piazza Boschetti? Il problema non è farlo, sono i costi di
gestione che preoccupano». I privati potrebbero essere coinvolti in un simile
disegno? «Devono essere valutati i costi, che io non conosco, ma credo siano
molto elevati e difficili da equilibrare. Mi domando però se ha senso costruire
un centro congressi da una parte e un auditorium per la musica dall'altra».
Darebbe però prestigio alla futura area del PP1. «Sicuramente, anche perché
dalla stazione a Piazza Garibaldi si creerà un nuovo importante sito, con il
maggiore intervento nel PP1, dove partecipa anche la mia azienda. Abbiamo già
il piano urbanistico approvato e la convenzione con il Comune firmata. Da
quando sarà liberata l'area dai bus della Sita, in tre anni riusciremo a
costruire tutto. Capitolo parcheggi. «Qui siamo a buon punto. Entro due anni
saranno disponibili 2.200 posti nelle aree ex Cledca e PP1, a 300 metri da
piazza Garibaldi. Si potrebbe caso mai sfruttare l'area dell'ex Prandina come
auto-park per l'accesso da Chiesanuova». Nel suo programma quali altri
interventi ritiene prioritari? «Due in particolare: mantenere un forte impegno
sulle campagne di sensibilizzazione per la sicurezza nei cantieri e la qualità
delle costruzioni. Dobbiamo coniugare il bello con la qualità, utilizzando le
più recenti tecnologie sul risparmio energetico». Coglie
segnali di uscita da questa crisi? «Per il mercato immobiliare no. L'edilizia è soggetta a cicli,
ma combinata insieme ad una crisi finanziaria così pesante non si era mai vista. Il Piano casa smuoverà 1
miliardo di euro con 5 mila posti di lavoro in Veneto, 1.000 a Padova.
Favorirà, in via transitoria, l'uscita dalla crisi, ma
finché le banche non smobilizzeranno i fondi per incentivare il settore, non
avremo vera ripresa».
( da "Nuova Sardegna, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
PARLA
GIGI RIVA «Troppi soldi, le società devono darsi una regolata» «Ibra-Eto'o?
L'affare lo fanno sia il BarÇa sia l'Inter» ROMA. Nell'estate del 1972 la
Juventus aveva già chiuso con il Cagliari il suo passaggio in bianconero. Un
po' come avviene al giorno d'oggi con Ibra al Barcellona. La differenza sta nel
fatto che lo svedese difficilmente non indosserà la maglia blaugrana, mentre
Gigi Riva 37 anni fa disse «no». «Resto al Cagliari, scelgo la Sardegna». Un
vero atto d'amore. Altri tempi, altri personaggi. Non a caso Gigi Riva, ancora
oggi, viene considerato un "hombre vertical". «Chi ci guadagna nello
scambio fra Ibra ed Eto'o? Vedremo a fine campionato, ovviamente dipenderà dai
risultati ottenuti dalle due squadre», ammette "Rombo di tuono",
dirigente azzurro di lungo corso. Ma la differenza fra i due c'è ed un'ex punta
come Riva non può non sottolinearla. «Lo stesso Ibra - spiega - ha dimostrato,
nei campionati disputati in Italia, di essere un giocatore molto forte, ma lo
stesso vale per il camerunese. Bisognerà vedere se il nostro campionato gli
potrà creare qualche problema. Stiamo parlando di due calciatori con
caratteristiche diverse: Eto'o è più un uomo d'area di rigore, gioca in
posizione più centrale, sente la porta; lo svedese svaria su tutto il fronte
offensivo, ma riesce a segnare tantissimo». Con la partenza di due assi come
Kakà ed Ibra, altro che campionato più bello del mondo. «Questo vale
relativamente - fa notare il recordman dei bomber azzurri, con 35 reti -. Anche
quando arrivò nessuno lo conosceva, poi invece Kakà si rivelò un giocatore
molto importante per il Milan. Questa è una valutazione che andrà fatta nel
tempo. In questa campagna trasferimenti sono arrivati in Italia giocatori che
magari hanno un nome, ma non un passato, ma non è escluso che siano elementi di
qualità». In un periodo di crisi
finanziaria, Riva non può condividere certi
"salti nel vuoto" di alcuni dirigenti che, pur di mettere le mani su
un campione, sono disposti a svuotare le casse societarie. E' il caso del Real
Madrid. «In un mondo in piena crisi, pieno di gente che ha forti difficoltà ad arrivare a fine mese,
certe cifre ti fanno un po' vergognare»,
( da "Repubblica, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina I
- Palermo Le idee L´energia solare salva i conti dei Comuni MARIO PAGLIARO Due
euro a watt. Ovvero 6 mila euro per la tipica potenza di tre kw necessaria a
un´abitazione media. Eccolo, lo straordinario prezzo praticato a inizio 2009 in
Sicilia dal primo produttore di moduli fotovoltaici al mondo. Si è passati da 6
a 2 euro per watt in meno di 18 mesi, aprendo così le porte dell´energia solare
a tutti e specialmente ai meno abbienti. L´ambientalista «scettico» Bjorn
Lomborg si è sbagliato. Gli incentivi statali alla produzione di elettricità
solare, l´unica veramente pulita, varati prima in Germania e in Spagna e poi in
Italia, Francia, Belgio e in molti altri Paesi non sono un modo con cui i
poveri (con il sovrappiù pagato nella bolletta elettrica) finanziano i ricchi
(che in banca si fanno anticipare i soldi per l´acquisto dell´impianto). Al
contrario, si tratta di un formidabile strumento di politica industriale che ha
causato l´esplosione della domanda e quindi il moltiplicarsi dell´offerta. E
con esse la ripresa di attività di ricerca e sviluppo che erano state
abbandonate per 30 anni. Sono arrivate sul mercato tecnologie (a «film
sottile») molto più economiche, cui i produttori dei pannelli solari
tradizionali al silicio hanno risposto aumentando la produzione. La crisi finanziaria globale, infine, ha determinato una riduzione del prezzo di
tutte le materie prime, incluso il silicio utilizzato per la produzione del 90
per cento dei moduli ancora oggi installati in tutto il mondo. SEGUE A PAGINA
XXIII
( da "Secolo XIX, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Nautico fa rotta contro la crisi L'edizione numero 49
dal 3 all'11 ottobre Albertoni: «Ci sono già segnali di ripresa». Invitati
speciali Berlusconi e dieci ministri dal nostro inviato Renzo Parodi Milano. Va
in scena in anticipo l'anteprima del 49esimo Salone Nautico, dal 3 all'11 ottobre
2009. Dal vernissage milanese giunge un messaggio di speranza, declinato con
trasparente entusiasmo da Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina,
l'associazione che riunisce le aziende del settore. «La nautica da diporto è
uno dei pochi settori capaci di trascinare la ripresa di questo Paese perchéè
un comporto giovane che ha al proprio interno le risorse industriali e
imprenditoriali per tracciare la rotta necessaria per uscire dalle secche della
crisi. E lo sta facendo senza aver chiesto un euro al
governo».Il punto più basso, tra ottobre del 2008 e marzo 2009, con una forbice
tra il -21 e il -35%. Subito dopo i primi segnali di ripresa e una luce accesa
in fondo al tunnel di un terrificante 2008 concluso in territorio neutro in
termini di fatturato, a 6,2 miliardi di euro, a 3,8 miliardi senza l'indotto.
Il comparto rallenterà anche nel 2009 e nel 2010 rispetto ai ritmi di crescita
precedenti, per un decennio in marcia sul piede del 10% annuo. L'anno scorso la crisi finanziaria internazionale deflagrò nel cuore del Salone Nautico genovese,
producendo una raggelante sensazione di scivolamento all'indietro. Ogni giorno
i giornali riportavano notizie di epocali crolli in borsa, e di aziende
costrette travolte dai debiti. I primi dati (provvisori) dell'edizione
2009 del Nautico confermano i sintomi di ripresa del mercato. Saranno almeno
1.450 gli espositori (il 37% stranieri), 2.400 le imbarcazioni, 550 i nuovi
modelli. «Siamo da sempre accerchiati dalla mancanza di cultura di chi in
questo paese sa vedere nelle barche solo giocattoli per ricchi, mentre alle
spalle c'è un industria che occupa, con l'indotto, oltre 115 mila addetti.
Aiutateci dunque a fare da traino alla ripresa generale», ha invocato
Albertoni. Sull'onda dello scampato pericolo, il numero 1 di Ucina s'è
inventato una trovata degna di nota. Inviterà all'inaugurazione di sabato 3
ottobre, in concomitanza con l'Assemblea Generale della Nautica, il premier
Silvio Berlusconi e una squadra di dieci ministri, i rappresentanti dei
dicasteri che vantano competenze rispetto al mondo della nautica da diporto.
Infrastrutture e trasporti, Sviluppo economico, Economia e Finanze, Welfare,
Difesa, Istruzione Università e ricerca, Turismo, Ambiente, Semplificazione
Normativa e Affari regionali. L'invito, decisamente irrituale, sottolinea - ha
spiegato Albertoni - la necessità di allacciare un rapporto diretto e stretto
fra il comparto e i referenti politici. Venerdì 2 ottobre, anteprima del Salone
con il taglio del nastro del padiglione B, già utilizzato lo scorso anno in
corso d'opera. Al battesimo ufficiale della struttura interverrà il
progettista, l'architetto francese Jean Nouvel. Albertoni ha brindato
all'approvazione, da parte dell'Agenzia delle Entrate, della Circolare sul
leasing nautico italiano, «che rimetterà finalmente in moto questo strumento
finanziario essenziale al nostro sviluppo». Nel 2002, auspice il senatore Gigi
Grillo, relatore anche nell'attuale frangente, fu introdotto lo strumento del
leasing che consentiva ai diportisti italiani di non rivolgersi più alle banche
francesi, con conseguente iscrizione dell'imbarcazione sotto bandiera tricolore
transalpina. Equivoci interpretativi avevano negli anni svuotato la norma
italiana, reindirizzando il mercato verso la Francia. La nuova Circolare chiarisce
i dubbi e riporta la norma sotto l'ombrello italiano, con ricadute positive
anche sul gettito fiscale per l'Erario. Paolo Lombardi, presidente di Fiera di
Genova, in tono con Ucina, ha rammentato i dati dell'edizione 2008: oltre
150mila metri quadrati espositivi venduti, 1500 espositori, 315 mila
visitatori. «Rispetto all'edizione del 2002, questi dati determinano un aumento
del 38% e collocano il Nautico a livello delle maggiori rassegne internazionali
italiane: il Micam di Milano (calzature) che ha segnato un +38% rispetto al
2002, I Saloni di Milano per l'arredamento e il design (+32%), il Vinitaly di
Verona (+ 14%), il Mido (occhialeria) di Milano (+10%). - ha osservato Lombardi
- Il successo del Nautico viene da lontano ma evidenzia un'accelerazione
nell'ultimo quinquennio, per effetto delle scelte strategiche dei manager di
Fiera di Genova, dei suoi soci che coincidono con le istituzioni locali, delle
imprese dell'industria nautica a cui Ucina dà voce». parodi@ilsecoloxix.it
23/07/2009
( da "Tirreno, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 9
- Livorno Baby Einstein abita qui Cresce il numero dei diplomati con 100 e lode
Non ho ancora deciso, so che è questo il bivio della mia vita: non rinuncerò a
mettermi in gioco LIVORNO. «Devo dire la verità? Adesso ho un po' di confusione
in testa. Anche perché so che ho di fronte la scelta della mia vita». Francesca
Episcopo è una ragazza come tante. Un po' sì: perché questo disorientamento è
forse un aspetto generazioneale. Un po' no: perché in tutta Livorno si contano
ogni anno poco più di una ventina di studenti che come lei all'esame di
maturità ce la fanno a conquistare il 100 e lode. I 100 e lode quest'anno sono
stati 23. Mai così tanti: se è vero che dodici mesi fa erano stati 20 e l'anno
precedente non avevano superato quota 10. Il record? Quasi la metà
all'Enriques: tre in una sola classe (la 5ª L), com'era accaduto due anni fa
alla 5ª C linguistico del Cecioni). Francesca il massimo dei voti l'ha ottenuto
al liceo classico: mettendo d'accordo le lezioni di greco e la passione per la
danza modern jazz. «Per la prima volta - dice - devo guardarmi allo specchio e
dirmi: cosa voglio fare di me? come voglio giocarmela, questa partita? Gulp!».
Poi aggiunge: «Ho un pregio che è anche un difetto o viceversa: mi piace un po'
di tutto. Mi è stato detto: prenditi un anno di pausa. Ma non credo che darò
retta a questo consiglio: mi sembrerebbe di perdere un anno. In pratica, di
perdere il ritmo. Insomma: di perdermi». E allora verso dove punta la bussola
di Francesca? «Proverò a fare i test per entrare a lettere moderne alla
Normale. Non ce la farò? Pazienza, ma saprò di averci provato: non voglio
svegliarmi fra vent'anni con il rimorso di chi per non rischiare di perdere non
ha nemmeno cercato di vincere». O lì o niente letteratura: «Penso che una
possibilità di lavoro i laureati in lettere l'abbiano solo uscendo da una
scuola d'eccellenza. Senza contare la bellezza di studiare con guide
intellettuali di questo calibro. Casomai, prenderò giurisprudenza o medicina».
Anche Daniele Lorenzini deve ancora decidersi: «Non so ancora se medicina o
fisica», la tesina d'esame sull'antimateria l'ha declinata su entrambi i
fronti. Il suo curriculum al liceo Cecioni indirizzo Brocca ha alle spalle un
sestetto di "dieci" lo scorso anno (con una media del 9,36), segno
che il 100 e lode non nasce per caso. Magari in tandem con gli impegni in
diocesi, i concerti con la banda di Colle e i match da arbitro di basket. Il
futuro immediato di Beatrice Schembri, 100 e lode all'Isis Niccolini Palli è
targato «Barcellona e poi un po' di Sicilia». Il bivio è subito dopo le
vacanze: «Preparerò l'esame di ammissione alla Normale, punterò su lettere
moderne. Mi è sempre piaciuta la letteratura, soprattutto quella di lingua
inglese: Asimov, Tolkien, Hornby». E' lì il suo sogno nel cassetto: «Studiare
all'estero e poi creare qualcosa nel mondo dell'editoria: libreria, casa editrice.
Dove? Andando con il cuore al di là di ogni ostacolo, dico: in Inghilterra». E
un sogno un po' più a portata di realtà? «Non lo so, ma potrebbe avere il cuore
in campagna in mezzo alla natura in nome della mia doppia scelta in favore di
uno stile di vita vegetariano e animalista». Marina Petri invece risponde al
cellulare mentre sta al Passo dei Carpinelli dov'è in corso un seminario di
formazione del Movimento federalista europeo. Lei, che è anche la presidente
della Consulta provinciale degli studenti, ha vinto il concorso per arrivare
fin lì ma non è davvero una coincidenza questa partecipazione: «Studierò
diritto internazionale, è lì la nuova frontiera del diritto. Troppi problemi hanno bisogno di una soluzione sovranazionale:
dalla sostenibilità ambientale alla crisi finanziaria globale». Diritto internazionale ma dove? «Per ora sono entrata
alla Bocconi e ho passato la preselezione al Sant'Anna: vedremo». Mauro
Zucchelli
( da "Repubblica, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
13 - Cronaca La compagnia low cost tra disservizi e conti in rosso. E il
governo di Rabat invia un aereo per riportare in patria i marocchini bloccati a
Venezia Myair, licenza sospesa. "Fallimento vicino" MILANO - Dopo i
disservizi delle scorse settimane, culminati nell´Odissea di 172 cittadini
marocchini bloccati per 24 ore all´aeroporto di Venezia, l´Enac ha ritirato
ieri la licenza alla compagnia aerea Myair. com, messa in
ginocchio da una pesante crisi finanziaria. La società guidata dall´ex ministro ai trasporti Carlo Bernini
e controllata dall´ex pilota delle Frecce tricolori Vincenzo Soddu «è obbligata
a fornire adeguata riprotezione e informativa ai passeggeri, precisa
l´authority». E Alitalia ha offerto ai danneggiati voli a tariffe
agevolate tra 39 e 59 euro. I vertici del gruppo hanno provato fino all´ultimo,
senza successo, di trovare i mezzi necessari per evitare il cartellino rosso
dell´Enac, provando a mettere assieme un aumento di capitale da 50 milioni
grazie all´apporto di nuovi investitori. E l´ente di Vito Riggio ha deciso così
di sospenderne l´operatività «per non aggravare la situazione complessiva di
danno nei confronti dei passeggeri acquirenti dei voli, con conseguenze anche
sull´ordinato funzionamento del sistema nel periodo di maggior domanda e
utilizzazione dei servizi ed infrastrutture di trasporto aereo». Il ritiro
della licenza, ha detto ieri il procuratore capo di Vicenza Ivano Nelson
Salvarani, «è l´inevitabile preludio al fallimento». I pm veneti nei mesi
scorsi avevano già inviato otto avvisi di garanzia ai dirigenti della società
(tra cui Bernini, Soddu e l´ex arbitro di serie A Luigi Agnolin) per i reati di
abuso di credito e bancarotta per 18 milioni di mancati versamenti Iva. Un buco
che Myair ha cercato di coprire con assegni che poi si sono rivelati scoperti.
Si è conclusa intanto ieri con il lieto fine la disavventura dei passeggeri
marocchini lasciati a terra martedì al Marco Polo per la cancellazione del volo
Venezia-Casablanca. Il governo di Rabat ha inviato infatti un aereo della Royal
Air che ha riportato in patria (gratis) 109 persone. Le altre o avevano già
rinunciato al viaggio o non sono state rintracciate. «Ce la siamo dovuta cavare
da soli», è stato il laconico commento di Abdallam Khezrasi, presidente
dell´associazione dei marocchini di Treviso, e regista del rientro.
( da "Provincia Pavese, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi,
mutano pure i modelli di consumo di Antonella Zucchella* (segue da pagina 23)
Le previsioni vengono costantemente aggiornate. Quello che possiamo rilevare
quasi in tempo reale è il dato dei licenziamenti e della cassa integrazione,
che continua a mantenersi su livelli molto preoccupanti. Dati recenti di Cgil
Lombardia parlano di 23.001 licenziamenti nei primi 5 mesi del 2009, con un
aumento del 63 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008. Il dato è
ancora più inquietante nelle piccole aziende sotto i 15 dipendenti, dove i
lavoratori possono accedere solo all'indennità di disoccupazione, e dove si
riscontra un picco di licenziamenti: 14.970 nello stesso periodo, pari a
+118,66 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2008. Logica conseguenza è
il saldo negativo dell'occupazione nel 1º trimestre 2009 su quello del 2008
pari a -1,1 per cento, dato dalla differenza tra i tassi di ingresso (+1,2%) e
i tassi di uscita (-2,3%). Il dramma della perdita del posto di lavoro è solo
una dimensione della crisi, rispetto a come la vivono
i lavoratori: esiste poi la perdita del lavoro dei tanti precari, che fa fatica
a trovare posto nelle statistiche ufficiali. Ed infine, last but not least,
esiste la dimensione della cassa integrazione, che per molti significa
incertezza sul futuro del proprio lavoro e riduzione della capacità di reddito.
La cassa integrazione ordinaria (CIGO) nei primi cinque mesi del 2009 sale del
615,1 per cento, pari a 56.832.394 di ore autorizzate. La cassa integrazione
straordinaria (CIGS) aumenta del 143,1 per cento, pari a 19.015.021 ore
autorizzate. Le imprese che richiedono la cassa integrazione salgono al 29,3
per cento, contro il 25,8% del 4º trimestre del 2008, fino a interessare il
4,5% del monte ore di lavoro. La crisi vista dai
lavoratori è ammantata di ulteriori incertezze e paure nella prospettiva di un
autunno dove non è chiaro con quali e quante risorse potrà essere finanziata la
cassa integrazione. I drammi del lavoro che non c'è o potrebbe venire meno, la
generale incertezza economica inducono le famiglie italiane a contenere i
consumi, ma non solo. Infatti, si riscontra una tendenza a cambiare i modelli
di consumo, che avrà ripercussioni di medio-lungo termine sulle imprese e sui
prodotti che saranno capaci di offrire. Accanto ad un effetto congiunturale si
profila dunque un effetto strutturale che potrebbe vedere alcune imprese meno
preparate di altre ad affrontare un consumo che cambia, che si fa più attento
al rapporto prezzo/qualità, più austero, e meno sensibile al fattore immagine
se non abbinato ad un reale value for money. Anche la crisi vista dalle imprese ha dimensioni
diverse: la crisi dei
mercati, dei clienti che non possono pagare e degli ordini che non arrivano,
accanto alla crisi finanziaria e ai problemi di accesso al credito. Le imprese si trovano
davanti al rischio di vedere disperso un patrimonio di relazioni con clienti,
fornitori e con banche se la crisi tenderà a protrarsi
ulteriormente. Molte imprese manifestano forte preoccupazione anche per la
perdita di capitale umano e competenze specialistiche, a seguito del possibile
ridimensionamento della manodopera. Numerose aziende sono oggi ad un bivio:
permettere questa dissipazione di talento umano e di relazioni di mercato in
attesa di tempi migliori, determina il rischio di non avere più "fieno in
cascina" nel momento della ripresa. Ma la crisi
non è uguale per tutti e questo accomuna imprese e lavoratori. Il saldo
negativo del mercato del lavoro nei primi mesi del 2009 è il risultato di -2,3
per cento uscite dal mercato del lavoro e +1,2 per cento entrate nuove. Ciò
significa che esiste in alcuni comparti domanda di lavoro. La cartina di
tornasole è rappresentata dai dati della cassa integrazione che non si
distribuisce uniformemente nei diversi settori: la crisi
morde di più nella metallurgia e meccanica, nelle pelli e cuoio, nel legno, di
meno nell'agro-alimentare. La recessione colpisce maggiormente la manifattura
rispetto ai servizi, i beni intermedi, cioè i componenti e tecnologie vendute
ad altre imprese, rispetto ai beni finali che vanno direttamente al consumo. In
termini geografici, la crisi in Lombardia - sempre
attraverso i dati della Cassa integrazione - assume contorni altrettanto
sfaccettati. I territori più colpiti sono: Lecco, Cremona, Como, Brescia,
mentre Pavia, Lodi e Mantova confermano un andamento pur sempre negativo ma
meno grave dei precedenti. Questa situazione della fascia della Lombardia sud
non deve trarre in inganno: si tratta di territori a minore industrializzazione
dove è abbastanza logico riscontrare un arretramento meno pronunciato. Inoltre
si tratta di zone dove più forte è la vocazione agricola e agro-alimentare,
settori dove la crisi si è manifestata con minore
intensità. In alcuni casi le vendite (soprattutto estere) di alcuni prodotti
della filiera agro-alimentare hanno continuato a crescere a ritmi
significativi. Quali previsioni si possono fare per i mesi a venire? Una
recente indagine del Sole 24 Ore sui manager delle imprese italiane rivela
aspettative in miglioramento. Questo dato sembra coincidere con previsioni
macro-economiche meno negative per i prossimi mesi. Secondo Prometeia, il Pil
lombardo dovrebbe terminare la sua caduta con il 2009 (-4%) e avviare una
timida ripresa (+0,6%) nel 2010, che poi dovrebbe rafforzarsi. La ripresa non
potrà essere guidata almeno in una prima fase dai consumi interni, che
resteranno molto deboli anche nel 2010. La speranza è affidata ad una ripresa
consistente delle esportazioni stimata per il 2010 nell'ordine del +2 per
cento. La crisi sta allargando il divario tra imprese
che sono aperte ai mercati internazionali e imprese orientate al mercato
domestico, tra aziende dotate di risorse finanziarie per superare la crisi e imprese che sono arrivate nella recessione con il
fiato già corto, tra imprese che sanno innovare e comprendere le tendenze
future della domanda e i nuovi modelli di consumo e imprese che pensano di
poter risolvere i problemi solo tagliando i costi. * docente di Economia e
Gestione delle imprese - Università di Pavia
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 23-07-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il
(Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Crisi
ECONOMIA
& FINANZA pag. 20 La pubblicità soffre ancora In Italia è scesa del 19,1%
REPORT NIELSEN SUL PRIMO TRIMESTRE 2009 ROMA NEL MONDO, la spesa pubblicitaria
in televisione, stampa e radio ha registrato un calo del -7,2% nei primi tre
mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo del 2008. Il report di Nielsen
rivela che la crisi economica internazionale sta
avendo un pesante impatto sul settore pubblicitario. I paesi europei subiscono
il colpo più duro, in particolare la Spagna (-28,2%), l'Irlanda (-21,2%),
l'Italia (-19,1%) e la Gran Bretagna (-14,7%). Nel Nord America, gli Stati
Uniti hanno perso il -12,7%. La diminuzione degli investimenti pubblicitari
complessivi è stata frenata dall'area Asia Pacifico che ha registrato un calo
del -2,3%. L'Indonesia registra un'importante crescita a seguito delle elezioni
con un +19,1%, mentre la Cina ha mantenuto il trend positivo anche se a un
livello inferiore (+2,5%). Gli effetti della crisi finanziaria globale hanno
raggiunto il settore dell'advertising in quest'ultimo trimestre, in particolare
in Nord America e in Europa dove quasi tutti i paesi rilevati hanno registrato
un andamento negativo» ha osservato il direttore di Global AdView, Ben van der
Werf. Il report di Nielsen mostra che l'advertising sui periodici
registra il risultato peggiore, con un -17,4%, i quotidiani hanno avuto una
perdita di -9,1%, mentre le diminuzioni di televisione e radio sono state più
contenute, rispettivamente -4,7% e -2,5%. Riguardo ai settori, solo due sono
riusciti ad evitare la flessione nel trimestre: distribuzione (+6,0%) e largo
consumo (+0,2%). Automobili, finanza, abbigliamento e accessori, invece,
segnano le maggiori perdite, rispettivamente del -19,9 %, -16,7 % e -15,7%.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE
pag. 12 E a Massa soci privati occulti nella azienda che riscuote le tasse IL
SINDACO PUCCI ORA NE HA AVVIATO LA LIQUIDAZIONE. ERA STATO LUI A CREARLA PER
DARE LAVORO A UN GRUPPO DI IMPIEGATI CHE STAVANO PER PERDERLO di LUCIANO
SALVATORE FIRENZE L'INESISTENTE trasparenza negli enti pubblici può portare a
più di un paradosso. Il più incredibile è che un Comune non fornisca le
generalità di un proprio socio privato non per cattiva volontà ma perché non le
conosce. Accade in Toscana dove rimbomba la vicenda della Massa Servizi, la
società per azioni (70% di capitale pubblico e 30% di Ariete Spa) che si occupa
delle attività di riscossione delle entrate tributarie del Comune: dalle rette
degli asili nido e delle mense scolastiche alle tasse sul suolo pubblico e per
lo smaltimento dei rifiuti, dall'imposta comunale sugli immobili ai proventi
della lux perpetua, senza trascurare parcometri, pubblicità e affissioni.
Insomma la cassa municipale che, però, è finita in mani sconosciute o soltanto
presunte. E' stato lo stesso sindaco Roberto Pucci a chiedere al Consiglio
comunale un'accelerazione per mettere in liquidazione quella che gli avversari
politici hanno sempre considerato una sua creatura. Ma Pucci si è difeso
ricordando di aver favorito a suo tempo un'operazione opposta: offrire
un'opportunità all'allora cooperativa Ariete perché i dipendenti dell'ex Agiap
rischiavano di restare senza lavoro. Dieci anni dopo si assiste all'eterogenesi
dei fini: il Comune è stato svuotato di una gran quantità di servizi pubblici,
affidati a Massa Servizi che li ha subaffidati (in assenza di gara) ad Ariete
successivamente trasformata in Spa senza avvertire il socio e, non contenta, ha
ceduto le quote a due fiduciarie. Siccome solo la magistratura oggi può andare
a guardare nelle carte delle società fiduciarie, non è stato possibile finora
per il Comune sapere per chi operano: il socio privato è occulto. E non si
tratta di una formalità o di una semplice curiosità non appagata: senza
controllo pubblico, e in presenza di un calo di «efficienza ed efficacia»,
Massa Servizi è costata 1,5 milioni nel 2004, poi 2,5 nel 2005 e 3,9 nel 2008.
SOCIETA' partecipate nella bufera anche alla Spezia dove l'Acam (acqua, rifiuti
e gas), è gravata da una forte crisi
finanziaria (nel 2008 persi 9 milioni) a cui si
aggiunge la polemica su una presunta parentopoli. E c'e' qualche dispiacere
anche in uffici come quello del sindaco di Pistoia, Renzo Berti, per le
critiche alla sua decisione di rinunciare all'aspettativa e tornare a occuparsi
anche dell'attività professionale: «Quando ho deciso di riprendere il lavoro,
c'è stato un coro di consensi. Rimango stupito e rammaricato nel sentirmi
additare ora come esempio negativo perché come molti oltre allo stipendio
riscuoto metà indennità di sindaco. Dubito che il modello giusto sia quello di
chi esercita la politica a tempo pieno e che si trova sempre nella necessità di
ottenere nuovi incarichi pubblici». A proposito di poltrone: oggi si riunisce
la commissione regionale elettorale per tentare un accordo su taglio di
consiglieri e soglia di sbarramento che escluderebbe i partiti minori. Il Pd ha
compiuto un passo verso il Pdl, arrivando al 4%: ma è un punto in più del
massimo accettabile da Rifondazione, Udc, Verdi, Sd e Pdci.
luciano.salvatore@lanazione.net 12 - continua
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 8 autore: INTERVENTO Insieme
alla ripresa arriverà la stretta di Ben Bernanke L a gravità della recessione
globale ha richiesto una politica monetaria estremamente accomodante. Sin dagli
inizi della crisi, risalenti più o meno a due anni fa,
la Federal Reserve ha abbassato - portandolo pressoché a zero- il tasso di
interesse di riferimento per i prestiti interbancari. Abbiamo altresì espanso
l'importo del bilancio d'esercizio della Fed tramite acquisizioni di titoli a
lungo termine e programmi di prestito miranti a rimettere in moto il flusso del
credito.Questi interventi hanno mitigato l'impatto economico della crisi finanziaria e migliorato il
funzionamento dei mercati creditizi più importanti. Con ogni probabilità,
politiche espansive di questo tipo saranno garantite per un periodo alquanto
lungo. A un certo punto, tuttavia, a mano a mano che la ripresa economica
prenderà piede, la politica monetaria dovrà essere resa più restrittiva per
evitare in seguito il palesarsi di problematiche inflazionistiche. La
Federal Open Market Committee ha dedicato una considerevole parte del proprio
tempo a una strategia di uscita dalla crisi. L'exit
strategy è strettamente connessa alla gestione dei bilanci d'esercizio della
Fed. Quando la Fed fa prestiti o acquista titoli, i capitali entrano nel
sistema bancarioe compaiono nei conti di riserva custoditi presso la Fed dalle
banche e da altri istituti di deposito. Questi conti di riserva ammontano oggi
a circa 800 miliardi di dollari, molto più del normale. Tenuto conto della
situazione economica contingente, le banche in genere hanno mantenuto le loro
riserve presso la Fed sotto forma di conti. Nondimeno, a mano a mano che
l'economia si riprenderà, le banche dovrebbero trovare maggiori opportunità per
concedere in prestito le loro riserve: ciò avrebbe l'effetto di accelerare un
aumento del denaro e di comportare più facili condizioni per il credito, che
potrebbero in definitiva dar luogo a pressioni inflazionistiche. Al momento
opportuno, dovremo eliminare questi ingenti conti di riserva oppure
neutralizzare qualsiasi loro potenziale effetto indesiderato sull'economia. Il
Congresso nell'autunno scorso ci ha autorizzati a pagare gli interessi sui
capitali che le banche custodiscono presso la Fed. Al momento, quindi, paghiamo
alle banche un tasso di interesse dello 0,25 per cento. Quando verrà il momento
di imporre una politica più restrittiva, potremo alzare il tasso pagato sui
conti di riserva e al contempo aumentare il nostro target per il tasso dei
fondi federali. Le banche in linea generale non concederanno finanziamenti al
mercato monetario a un tasso di interesse inferiore al tasso che possono ottenere
senza rischi dalla Federal Reserve. Inoltre, dovrebbero entrare in concorrenza
tra loro per prendere in prestito i fondi che dovessero essere offerti sui
mercati privati a tassi inferiori al tasso di interesse sui capitali di
riserva, perché così facendo possono guadagnare in misura aggiuntiva e senza
rischi. Di conseguenza, il tasso di interesse che la Fed paga dovrebbe tendere
a rappresentare un livello minimo per i tassi di mercato a breve termine,
incluso il target specifico della nostra politica, il tasso dei fondi federali.
Aumentare il tasso pagato sui conti di riserva scoraggia oltretutto una
crescita eccessiva del denaro in genere o del credito, perché le banche non
sono di certo disposte a prestare le loro riserve monetarie a tassi inferiori a
quelli che possono guadagnare alla Fed. L'esperienza internazionale insegna che
pagare interessi sulle riserve consente di gestire in maniera efficiente i
tassi di mercato a breve termine. Per esempio, la Banca Centrale Europea
consente alle banche di versare le loro riserve in eccesso in un conto di
deposito che frutta interessi. Anche quando le operazioni in contanti di quella
banca centrale hanno significativamente aumentato il suo bilancio d'esercizio,
il tasso interbancario è rimasto pari o appena superiore al suo tasso di
deposito. La Banca del Giappone e la Banca del Canada hanno fatto ricorso anche
alla loro capacità di pagare un interesse sulle riserve per mantenere un
livello minimo per i tassi di mercato a breve termine. Malgrado questa logica e
questa esperienza, i tassi dei fondi federali sono precipitati un po' sotto il
tasso pagato dalla Fed, specialmente nell'autunno 2008 quando la Fed ha
iniziato a pagare per la prima volta gli interessi sulle riserve. In ogni caso,
però, il modello pare anche essere originato dal fatto che alcuni importanti
erogatori di prestito nel mercato dei fondi federali- nello specifico società
aiutate dal governo quali Fannie Mae e Freddie Mac- non sono risultati essere
eleggibili per ricevere interessi sui conti custoditi presso la Fed e pertanto
hanno un incentivo a erogare prestiti in quel mercato a tassi inferiori a
quelli che la Fed paga alle banche. In condizioni finanziarie più normali, la
volontà delle banche di impegnarsi nel semplice arbitraggio citato prima
tenderà a ridurre il divario esistente tra il tasso dei fondi federali e il
tasso che la Fed paga sulle riserve. Qualora tale divario dovesse persistere,
si potrebbe intensificare il pagamento degli interessisulle riserve in varie
fasi per ridurre le riserve stesse e assorbire l'eccessiva liquidità dai
mercati - secondo strumento con il quale rendere più rigida la politica
monetaria. Traduzione di Anna Bissanti www.ilsole24ore.com Il testo completo
dell'intervento di Bernanke sul Wall Street Journal IL RISCHIO INFLAZIONE Con
il ritorno del credito ci saranno inevitabili pressioni sui prezzi che dovranno
essere subito neutralizzate
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-23 - pag: 11 autore: Nel mondo
Pubblicità in calo del 7,2% Nel mondo la spesa pubblicitaria in tv, stampa e
radio è scesa del 7,2% nei primi tre mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo
del 2008. Il rapporto Global AdView Pulse, di Nielsen, mostra che sono i paesi
europei a soffrire di più: in particolare Spagna (-28,2%); Irlanda (-21,2%);
Italia (-19,1% e -16,5% nei primi cinque mesi per il mercato nel complesso); e
Gran Bretagna (-14,7%). Gli Usa perdono il 12,7 per cento. Rallenta la Cina
(+2,5%). «Gli effetti della crisi
finanziaria hanno raggiunto l'advertising », spiega
il direttore di Global AdView, Ben van der Werf. Malissimo i periodici
(-17,4%), male i quotidiani (-9,1%), in tenuta tv e radio (-4,7% e -2,5%). Tra
i settori in positivo solo distribuzione (+6%) e largo consumo (+ 0,2%).
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-07-23 - pag: 21 autore:
Agroindustria. Fischer Boel: «No a nuovi protezionismi» Polemica tra Italia e
Ue sulle proteste per il latte BRUXELLES. Dal nostro inviato è polemica a
distanza tra il ministro delle Politiche agricole, il leghista Luca Zaia e il
commissario Ue all'Agricoltura, Mariann Fischer Boel. Oggetto della disputa la
manifestazione di martedì della Coldiretti per sollecitare frontiere più chiuse
all'import di latte. Nel corso della manifestazione il ministro italiano aveva
annunciato la presentazione di un decreto per l'etichettatura dei prodotti
lattiero caseari italiani. Una sorta di tracciabilitàdel made in Italy come già
accade per l'olio di oliva. Ma il commissario europeo dice
stop ai nuovi protezionismi, mentre Francia e Germania chiedono di misure più
serrate per l'uso delle quote latte. «Incoraggio tutti a non pensare a una
fortezza Europa, o a una fortezza Italia, e a non mostrare il volto truce del protezionismo », ha spiegato ieri
Mariann Fischer Boel. «Proteggere le nostre frontiere europee, o persino
quelle interne dei Paesi membri - ha osservato il commissario - sarebbe in
totale contraddizione con il nostro interesse di grandi nazioni
esportatrici»,perché esporrebbe l'Unione europea a ritorsioni commerciali.
«Proprio l'Italia, con i suoi prodotti di alta qualità, subirebbe un grave
danno se perdesse i suoi mercati d'esportazione», ha ricordato Fischer Boel.
Duro il commento di Zaia: «Macchè fortezza europea – dice – o italiana, non
sono in questione interessi nazionali o locali: il commissario Mariann Fischer
Boel deve sforzarsi di comprendere le ragioni delle proteste degli allevatori italiani
ed europei; pur non essendo protezionisti, vogliamo un mercato in cui vengano
valorizzate le identità nazionali, ricchezza dell'Europa e non il suo limite».
Il commissario ha presentato ieri un rapporto sulla crisi del mercato
lattiero-caseario. Sulle quote latte la Fisher Boel è rimasta ferma sulle
proprie posizioni e respinto le richieste di Francia e Germania e degli
allevatori del Nord Europa di irrigidirle di nuovo per far fronte al crollo dei
prezzi nel settore lattiero-caseario. La discesa dei prezzi è infatti
attribuita da Bruxelles a una crisi della domanda mondiale e non a un aumento
dell'offerta europea. Tra le misure ipotizzate nel documento Ue figura invece
il suggerimento di finanziare un programma di abbandono del-le quote latte,
sostenuto dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, utilizzando le multe
Ue a carico dei singoli produttori che hanno superato la quota di latte loro
assegnata. La Commissione europea apre poi agli aiuti di Stato con la
possibilità di versare fino a 15mila euro ad ogni agricoltore entro la fine del
2010 e intende incentivare un programma di promozione europeo per i prodotti
lattiero-caseari. E.Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MINISTRO Luca Zaia ribatte:
«Macché difesa d'interesse, il commissario europeo deve invece sforzarsi di
capire gli allevatori»
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-23 - pag: 25 autore:
INTERVENTO L'Efrag stringe i tempi sullo Ias 39 semplificato di Roberto
Monachino I ncertezze sullo Ias 39 "rivisitato" e sulla sua
applicabilità entro l'anno. Il 14 luglio 2009 il Board dello Iasb ha emesso in
consultazione un nuovo Exposure Draft in sostituzione di una parte del discusso
Ias 39 relativamente alla classificazione e misurazione degli strumenti
finanziari. Oltre a queste fasi progettuali, sono stati emessi documenti relativi
al Fair Value Measurement e alla misurazione del proprio merito creditizio come
componente del fair value. Tutti argomenti che renderanno il dibattito estivo
molto interessante. Ieri si è svolto un incontro/dibattito tra Commissione
europea, Efrag (European financial reporting advisory group) e stakeholders (i
soggetti direttamente interessati) per discutere sul nuovo Ias 39. Un dubbio,
per ora senza risposta, che è emerso dalla riunione è legatoa cosa potrebbe
succedere se venissero sollevate eccessive critiche alla nuova versione dello
Ias 39, fortemente voluta dalla politica come intervento necessario data la crisi finanziaria in atto. Va ricordato,
infatti, che G20, Ecofin e il Financial Stability Forum hanno chiesto regole
più robuste con l'obiettivo di avere un unico solido principio da applicare su
base globale (convergenza con i Fasb) con lo scopo di risolvere alcuni dei temi
complessi e di dubbia applicazione come l'impairment sugli investimenti
azionari strategici e sui titoli di debito La proposta Iasb Lo Iasb
propone la riduzione a due categorie della classificazione di strumenti
finanziari: una categoria valutata al «costo ammortizzato » se si tratta di
strumenti che rispondono alla definizione di «basic loan feature» e se sono
detenuti con finalità di «contractual yield basis»;nell'altra categoria
dovrebbero rientrare tutti gli altri strumenti che devono essere valutati al
fair value (oltre a quelli classificati nel portafoglio di negoziazione) e, di
conseguenza, i titoli azionari, gli strumenti ibridi di debito e derivati. Per
gli investimenti azionari vi è l'opzione di iscriverli negli Other
Comprehensive Income ma con il divieto di riclassificare la componente
realizzata a conto economico e attraendo i relativi dividendi. Per quanto invece
riguarda i derivati incorporati in altri strumenti finanziari, il Board propone
di semplificare la categoria attraverso la cancellazione dell'obbligo di
separazione della componente derivata. Le conseguenze Vista l'importanza
dell'argomento e considerati i tempi ristretti per i commenti (scadenza 14
settembre), bisogna guardare alle prime conseguenze: tutti gli strumenti
azionari ( inclusi gli investimenti azionari strategici non consolidati tra cui
le quote di Private Equity), non solo quelli di trading, saranno valutati a
fair value con l'opzione di iscrivere le variazioni a conto economico o
nell'other comprehensive income. Quindi, in questa categoria a oggi non ben
definita dagli standard contabili, verranno incluse le componenti realizzate
quali le perdite/utili a seguito di realizzo oltre che i relativi dividendi.
Inoltre, vi è sostanzialmente un allargamento dell'uso del fair value:tutta una
serie di strumenti illiquidi o quotati in mercati non più liquidi, saranno
valutati al fair value. Un esempio sono le quote derivanti da cartolarizzazioni
di terzi quali le equity tranches, proprio quegli strumenti entrati nell'occhio
del ciclone durante la crisi finanziaria. Il Board
ritiene che gli acquisti di crediti "incurred", comunque, debbano
essere iscritti a fair value. Le nuove norme sembrano allontanarsi dalle
modalità con cui si formulano i requisiti di capitali previsti dagli organi di
sorveglianza, ciò riaprirà il dibattito tra scopo dei principi contabili e
disciplina prudenziale di stabilità finanziaria. La
commissione europea su input dell'Ecofin aveva richiesto che entro fine anno si
trovasse una soluzione al cosiddetto impairment della categoria «available for
sale» sia sui titoli azionari che sui titoli di debito e non di procedere alla
revisione attraverso la semplificazione (oppure oversimplify). Resta da vedere
cosa proporrà la commissione europea se le nuove critiche poste dagli
stakeholder al nuovo Ias 39 non ne consentiranno l'applicazione ai bilanci 31
dicembre 2009. Monachino è Teg Member dell'Efrag © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-23 - pag: 32 autore:
Regole. Nel programma trasmesso al parlamento con la relazione Adesso la Consob
rilancia l'Opa: fa bene di Orazio Carabini C' è una parte della relazione
Consob 2009 che viene resa nota solo dopo che è stata trasmessa al parlamento
insieme alle osservazioni del ministro dell'Economia. Riguarda «le aree di
rischio e le linee di intervento». Contiene interessanti spunti programmatici.
E riflessioni da non sottovalutare. Per esempio, sulle offerte pubbliche di acquisto
(Opa). Nella prima parte dell'anno il parlamento ha approvato una serie di
misure che hanno ridotto la contendibilità del controllo societario. Prima è
stata resa opzionale l'adozione della passivity rule che limita la possibilità
di difesa delle società oggetto di Opa. Poi è stato innalzato (dal 3 al 5%) il
limite per gli acquisti che i detentori di quote comprese tra il 30 e il 50%
del capitale di una società quotata possono effettuare nell'arco di un anno
senza essere costretti a lanciare un'Opa totalitaria. Inoltre si è data alla
Consob la possibilità di abbassare, per un limitato periodo di tempo, la soglia
del 2% sulla comunicazione di partecipazioni rilevanti. Infine il limite di
detenzione di azioni proprie è stato portato dal 10 al 20 per cento e la
scadenza per la cessione delle eventuali eccedenze è stata portata da uno a tre
anni. Il parlamento ha motivato questi interventi con l'esigenza di «sostenere
le imprese interessate dall'attuale congiuntura economico-finanziaria rafforzando gli strumenti di
difesa da manovre speculative». Era stato proprio il presidente della Consob
Lamberto Cardia a suggerirle nel pieno della crisi
finanziaria, a metà ottobre, quando, dopo il
fallimento della Lehman Brothers, i mercati erano inondati da ordini di vendita
e i prezzi erano crollati. Il valore delle società italiane era
precipitato a livelli irrisori e il governo temeva che qualche "male
intenzionato", come i fondi sovrani ricchi di liquidità, potesse mangiarle
in un sol boccone. Anche perché la normativa italiana sulle Opa è, o era, la
più favorevole in Europa. Ora però la relazione della Consob fa un passo
indietro e mette i puntini sulle i: «Nonostante il permanere di uno scarsissimo
numero di società contendibili, la Consob mantiene un orientamento di policy
favorevole alla dinamica del controllo societario nell'esercizio della
vigilanza e, in genere, nella propria attività istituzionale, anche alla luce
della recente evoluzione del quadro normativo in materia di Opa». Dunque la
Consob non ha rinnegato la sua posizione storica sebbene nei mesi più recenti
l'equilibrio si sia spostato a favore della stabilità degli assetti di
controllo esistenti. «Si ritiene opportuno – si legge ancora – che l'azione di
vigilanza sui fenomeniche possono influire sull'allocazione del controllo
salvaguardi e valorizzi l'obiettivo dell'efficienza del mercato del controllo
societario, così da non scoraggiare, pur nel mutato contesto normativo, la
realizzazione di acquisizioni che possono produrre un aumento del valore delle
imprese». Pertanto la Consob si impegna a valutare attentamente quando è
necessario acquisire informazioni su partecipazioni di entità diversa dalle
soglie rilevanti: vale sempre il presupposto che gli investitori devono essere
pienamente informati ma si terrà conto anche dell'efficienza del mercato del
controllo societario. Lo stesso vale anche per la vigilanza sulle Opa:«Qualora
si tratti di un'Opa ostile, le informazioni richieste con riguardo
all'offerente, e in particolare alle sue intenzioni, potrebbero essere meno
dettagliate di quelle che, al contrario, è doveroso esigere, ad esempio,
dall'offerente che già controllila società oggeto di offerta». Un altro punto
importante toccato dalla relazione riguarda la vigilanza sui rumour che
producono andamenti anomali dei titoli. Oltre a valutare i commenti che viene
chiesto alle società di rendere pubblici, «in un'ottica preventiva – osserva la
Consob –risulta prioritario vigilare sugli standard utilizzati nell'ambito dei
processi di gestione delle informazioni rilevanti da parte degli emittenti
quotati, e delle persone che agiscono per loro conto, al fine di rafforzare i
livelli di confidenzialità delle informazioni e minimizzare le probabilità di
circolazione dei rumour». C'è poi il problema della informativa sulle società
in crisi: l'esigenza di massima trasparenza necessaria
per tutelare gli investitori mal si concilia con il bisogno di
"opacità" della società e dei suoi azionisti che sono impegnati in
operazioni straordinarie o piani di ristrutturazione. «La gestione
dell'informativa relativa alle società in situazioni di crisi
o tensioni finanziarie – scrive la Consob – comporta dunque un'attenta valutazione
dei rischi che una disclosure prematura, vanificando la realizzazione delle
operazioni sottese, abbia come effetto concreto il peggioramento del quadro
informativo complessivo». orazio.carabini@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA LE REGOLE ANTISCALATA L'impegno a valorizzare l'obiettivo
dell'efficienza del mercato del controllo societario anche «nel mutato contesto
normativo»
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-23 - pag: 35 autore:
INTERVISTA Giulio Romani Direttore generale dell'istituto «Rafforziamo Banca
Arner Italia» Monica D'Ascenzo MILANO Aumento di capitale da 2,5 milioni per
Banca Arner Italia. L'istituto, commissariato da Banca d'Italia da circa un
anno, sarà oggetto di un rafforzamento patrimoniale da parte della controllante
svizzera Banca Arner. Il cda di quest'ultima ieri ha deliberato un versamento
in conto aumento di capitale in ottemperanza alle disposizioni di Banca
d'Italia in materia di patrimonio di vigilanza e sarà inoltre funzionale al
piano di sviluppo triennale. Nel maggio 2008, la Procura di Palermo ha disposto
gli arresti domicialiari per il presidente dell'istituto italiano, Nicola
Bravetti nell'ambito di un'indagine su presunte operazioni finanziarie illegali
condotte all'estero da cittadini italiani. Inoltre dal 4 agosto 2008 Banca Arner
Italia è in amministrazione straordinaria in seguito al commissariamento
disposto con decreto del ministero dell'Economia su richiesta della Banca
d'Italia. «La controllata italiana è in amministrazione straordinaria, ma
questo versamento della capogruppo è la dimostrazione che per noi resta un
progetto strategico e che abbiamo intenzione di supportare lo sviluppo futuro»
spiega il direttore generale di banca Arner, Giulio Romani, aggiungendo: «Il
piano industriale triennale della controllata italiana, che verrà seguito da
Mauro Costa, ha l'obiettivo di posizionare l'istituto fra le boutique
specializzate nella consulenza e gestione per clienti con elevate disponibilità
patrimoniali » . L'istituto prima di puntare sulla crescita, deve uscire dal
commissariamento di Banca d'Italia... Si potrà partire con questo progetto non
appena terminato il commissariamento, che auspichiamo si possa concludere in
tempi molto brevi, nei prossimi mesi. I commissari, appena insediati, stanno
lavorando attivamente in questo senso e il management sta collaborando con loro
per arrivare ad una conclusione della vicenda. Come rispondete alle
contestazioni che vengono fatte a Banca Arner Italia nell'ambito dell'inchiesta
della procura di Palermo? Alle contestazioni, che vengono fatte, aveva risposto
l'istituto sia in fase ispettiva sia nella prima fase del commissariamento.
Riguardo all'inchiesta siamo quindi sereni perché la banca ha rispettato le
normative vigenti e la capogruppo, dopo le dovute ve-rifiche, è serena sul suo
operato. La vicenda ha colpito la vostra immagine? Noi siamo conosciuti come
professionisti di alta qualità. Il commissariamento certo non ha giovato alla
nostra immagine, ma la professionalità passa dalle persone e dai
professionisti. Consideriamo la vicenda un incidente di percorso, ma siamo
fiduciosi di poterne uscire in maniera limpida e serena e poi faremo una serie
di iniziative per confermare ciò che di buono è stato fatto dal nostro gruppo
in 25 anni di storia. Come sta reagendo la banca alla crisi finanziaria? Abbiamo proseguito
nella strategia di diversificazione della clientela sia privata che
istituzionale ampliando la gamma di prodotti e servizi offerti. L'esercizio
2008 si è chiuso per il gruppo Arner con ricavi per 108,5 milioni di franchi
svizzeri, un utile netto di 23,2 milioni e una massa amministrata di 4,4
miliardi. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMISSARIAMENTO «Siamo fiduciosi, questa
fase dovrebbe concludersi in tempi molto brevi»
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: SYSTEM data: 2009-07-23 - pag: 13 autore: Tre vie per un
villaggio globale Giochi cooperativi, politiche coordinate e opposte: così si
può uscire dalle crisi di Giacomo Vaciago I l successo
del G-8 dell'Aquila ha riproposto in termini nuovi i "giochi
cooperativi" che sono alla base di questi incontri tra i principali
governi del mondo. Cosa significa incontrarsi per raggiungere un qualche
accordo sulle cose da fare nel periodo di tempo successivo? Sostanzialmente tre
sono i principali modi con cui ciò può realizzarsi. L'accordo può riguardare
l'adozione da parte di tutti delle stesse regole. Qualcosa del genere si sta
portando avanti con riferimento al cosiddetto "Lecce framework":
principii generali che tutti devono far propri con riferimento alle regole ed
alla supervisione dell'attività economica e finanziaria.
Oppure ci si impegna a correggere con le appropriate politiche economiche
problemi e crisi economiche in qualche modo comuni.
Qualcosa del genere si è fatto nell'ottobre scorso a Bruxelles, approvando, in
modo un po' più coordinato del solito i piani nazionali di stimolo
all'economia, in seguito all'aggravarsi della crisi economica post fallimento di
Lehman. Infine, con riferimento alle cause della crisi
finanziaria emersa a partire dall'agosto 2007 molto
s'è detto e scritto del grave squilibrio tra l'eccesso di consumo di alcuni
Paesi (anzitutto Stati Uniti) e l'eccesso di risparmio di altri (soprattutto
Cina e Germania). Il saving glut degli anni scorsi avrebbe significato
una troppo rischiosa riduzione della normale "avversione al rischio"
degli intermediari finanziari e ciò avrebbe finito col produrre il loro
probabile fallimento. Questo aspetto significa un terzo diverso modo di
coordinamento: i paesi coinvolti dovrebbero fare "politiche opposte"
cioè cambiare ciascuno, in direzione diversa, la propria politica e in questo
modo ridurre fino ad eliminare gli squilibri che caratterizzano i loro
rapporti. è evidente che questo terzo tipo di coordinamento è il più complicato
ed assieme il più utile nella misura in cui evita che si accumulino problemi
irrisolti che prima o poi causano guai seri. Ma il fatto che sia utile non
significa che sia facile da ottenere. Pensiamo all'elevato risparmio dei cinesi
e dei tedeschi, accumulato a fronte di una rilevante produzione di beni che è
venduta all'estero. La capacità di esportare di un Paese è da considerare una
virtù, certo non un difetto. E tale è la parsimonia dei suoi cittadini. Se a
livello internazionale quell'eccesso di risparmio è un problema, le politiche
per correggerlo non mancano. Si potrebbe rivalutare la valuta del Paese che ha
un rilevante saldo positivo della bilancia dei pagamenti. e/o con politiche
monetarie e fiscali favorire la domanda interna e così indirettamente ridurre
le loro esportazioni. Ma il problema vero è un altro ed è rappresentato dai
fattori strutturali che concorrono a spiegare quell'elevato risparmio. Sia nel
caso della Cina sia in quello della Germania, alla base dell'elevata
propensione a risparmiare troviamo un evidente strutturale fattore demografico,
cioè la ridotta dinamica della popolazione, corrente e attesa. Nel caso della
Cina, ciò era stato dimostrato qualche anno fa da un bello studio di Olivier
Blanchard (attuale capo degli studi economici al Fondo Monetario
Internazionale) e Francesco Giavazzi. Poiché la politica del Governo cinese
costringe le famiglie ad avere un solo figlio, è più necessario risparmiare per
la propria vecchiaia, non potendo contare sull'assistenza dei figli (come dire
che anche il proletariato - privato dei figli - risparmierebbe!). Analoghe
considerazioni si possono fare per la Germania, altro paese a demografia
negativa, dove i cittadini devono contare sul proprio risparmio per campare da
vecchi. Cosa significa tutto ciò? Che in un mondo globale ci sono cose che
"giochi cooperativi" dei principali Governi possono facilmente correggere,
nell'interesse comune. Ma ci sono anche differenze strutturali che non saranno
da correggere, ma semmai da rendere sostenibili. In altre parole, in un mondo
globale non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo essere tutti uguali.
Possiamo benissimo far coesistere differenze anche radicali che facciano
emergere altrettante complementarità. Il bello del mondo globale - se è
percepito durare nel tempo - è dato dal fatto che consente un maggior grado di
specializzazione, cioè differenze tra parti tra loro complementari. In questi
casi, è un errore parlare di squilibri ( imbalances), ma dovremmo imparare a
gestire - traendone beneficio, per tutti - delle differenze che possono durare
a lungo. Qualcosa che se non abbiamo saputo fare negli anni scorsi poi non possiamo
darne la colpa ai virtuosi risparmiatori cinesi e tedeschi. © RIPRODUZIONE
RISERVATA ESEMPI VIRTUOSI L'elevato risparmio dei tedeschi e dei cinesi non può
essere un problema: bisogna fare emergere le complementarietà con gli altri
paesi ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: IL COMMERCIO E IL LAVORO data: 2009-07-23 - pag: 6 autore:
Indagine Confcommercio-Censis. Si riduce il clima di incertezza ma il 71,7% dei
nuclei non aumenterà i consumi Famiglie più ottimiste, il peggio è passato
Davide Colombo ROMA La fase peggiore della crisi economica e finanziaria
è, con buona probabilità, alle nostre spalle. Lo confermano gli ultimi
indicatori sui consumi e la fiducia presentati ieri dall'ufficio studi di
Confcommercio assieme all'indagine semestrale realizzata dal Censis sulle
aspettative delle famiglie. Il monitor mensile sui consumi (Icc), in
particolare, ha registrato a giugno il quarto movimento positivo consecutivo,
sostenuto in particolare dalle immatricolazioni di auto, e positiva è la stima
sulla produzione industriale, dopo il dato Istat del mese passato. Se al quadro
si aggiungono le proiezioni sul clima di fiducia (debolmente positivo) del
settore manifatturiero, del commercio e dei servizi, accompagnato dalla ripresa in corso da marzo dei mercati
finanziari, si arriva al «cauto ottimismo» per una
possibile ripresa dei consumi e degli investimenti nei mesi a venire.
«Nonostante le migliori prospettive abbiamo aggiornato al ribasso le nostre
stime sul Pil per il 2009 al -4,8% - ha spiegato il direttore dell'ufficio
studi,Mariano Bella - mentre per il 2010 prevediamo una crescita dello 0,6%
(+0,8% nel 2011, ndr). Il peggioramento è dovuto ai forti cali dei consumi,
delle esportazioni e della produzione degli ultimi mesi, ma gli indicatori che
abbiamo davanti ci rendono moderatamente ottimisti». In questo contesto cresce
il numero di famiglie che guarda al futuro con fiducia (dal 52,4% di gennaio al
56,8% di giugno secondo il Censis), anche se tra i nuclei resta molto frequente
un comportamento prudente (il 46,2% dichiara un maggior risparmio e il 25,8%
una riduzione dei consumi). L'analisi proposta dal direttore del Censis,
Giuseppe Roma, conferma la stagnazione delle spese nella prima parte dell'anno,
dove l'incremento in valore più significativo è stato motivato dall'aumento
delle tariffe per i consumi domestici (43,8%), e anche il confronto sui saldi
ponderati tra chi ha dichiarato di spendere di più e chi ha tagliato i consumi,
registra un calo dal 52,7% del secondo semestre 2008 al 48,6% del primo semestre
2009. Per i mesi a venire non mancano tuttavia i segnali di disgelo: diminuisce
il clima di incertezza (dal 17,5 al 10,5% tra gennaio e giugno) e si riduce
leggermente (dal 13,6 al 9,5%) la quota di famiglie che prevede un'ulteriore
riduzione dei consumi, anche se il 71,7% ritiene che la sua spesa non cambierà.
I tagli di spesa riguarderanno, in particolare, i viaggi, i pasti fuori casa,
le auto e l'abbigliamento, mentre tengono le spese in apparecchiature
elettroniche, quelle legate al tempo libero e alla cura personale. «Siamo
nell'incavo dell'onda - ha detto Roma- ed è quasi certo che la ripresa ci sarà.
Il problema è capire come si comporteranno le famiglie ma possiamo già dire che
la ripresa più forte dei consumi sarà nel nord-est e nella provincia italiana,
e vedrà come protagonisti i giovani single ». A conferma del fatto che le
famiglie, nel loro complesso, «non hanno gettato la spugna», come ha detto il
presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, sono state indicate anche
sensibili riduzioni del ricorso al credito al consumo e delle difficoltà nel
pagamento dei mutui casa. Per sostenere la ripresa dei consumi, che
rappresentano il 60% del Pil, Sangalli ha auspicato misure di riduzione del
carico fiscale sui redditi da lavoro «compatibili con la situazione dei conti
pubblici», mentre entro l'estate dovrà essere definita operativamente la
moratoria sui debiti delle Pmi: «Alle banche abbiamo chiesto lungimiranza per
consentire alle imprese di andare avanti grazie all'ossigeno del credito». ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LE PREVISIONI Nel 2009 Pil in calo del 4,8%, l'anno
prossimo torna in positivo. Sangalli: fisco sul lavoro più leggero e più
credito alle Pmi
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 23/07/2009 - pag: 30 Dopo il rimborso dei
fondi pubblici Per Morgan Stanley ancora rosso nei conti MILANO Pesa il
rimborso dei prestiti governativi su Morgan Stanley che ha annunciato nuove
perdite nel terzo trimestre consecutivo, il secondo dell'anno. Il «rosso» è
arrivato a giugno a quota 1,26 miliardi di dollari, su ricavi anch'essi in calo
a 5,4 miliardi (-11%), contro un utile di 1,1 miliardi di un anno fa. Conti
«peggiori delle previsioni» secondo dagli analisti, mentre il 'numero' che
forse sorprende di più è quello relativo al costo per la remunerazione dei
dirigenti salito a 3,9 miliardi dai 3,1 un anno fa. Nel periodo in questione
l'ex banca d'affari che, sempre secondo gli analisti, appare «ancora in cerca
di una nuova identità» ha restituito al governo i 10 miliardi ricevuti
nell'ambito del piano Tarp (Troubled Asset Relief Program), con spese
straordinarie per 850 milioni. Trimestre record, invece, per Wells Fargo (utile
+81% a 3,17 miliardi) che tuttavia vede i crediti in sofferenza aumentare del
del 45% a 18,3 miliardi. «I mercati
finanziari non sono ancora tornati alla completa
normalità», ha osservato il presidente della Fed Ben Bernanke, ribadendo che le
ultime indicazioni sul'economia sono «incoraggianti» ma che è «prematuro» dire
se sarà necessario o meno un secondo piano di stimolo fiscale.
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 23/07/2009 - pag: 31 Sotto accusa Era
scomparso uno dei nuovi prototipi della Apple Cina, suicida l'ingegnere-modello
Custodiva i segreti dell'iPhone DAL NOSTRO INVIATO SHANGHAI Morire per un
telefono. Morire a 25 anni. A Shenzhen, la città-pioniera delle riforme
economiche che hanno fatto ricca la Cina, un giovane ingegnere sospettato di
aver fatto sparire un prototipo di iPhone di quarta generazione si è buttato
dal balcone di casa, al dodicesimo piano della modernissima metropoli che ormai
lambisce Hong Kong con le sue sterminate periferie. Il ragazzo, Sun Danyong,
dipendente della Foxconn, un'azienda subfornitrice dell'americana Apple, aveva
la responsabilità di 16 cellulari «ultra segreti» che ai primi di luglio
avrebbero dovuto raggiungere la società di Cupertino, in California. Secondo
quanto rivelato dal Nanfang Daily (Quotidiano del Sud), il 13 l'ingegnere,
disperato, fa sapere che uno di questi preziosissimi telefonini un modello che
ha risollevato le sorti della Apple, rendendola immune alla crisi
è scomparso. Immediatamente, riporta il giornale cinese, citando amici e
colleghi della vittima, un superiore e alcune guardie dell'azienda si
presentano all'appartamento e lo mettono a soqquadro. Ma il cellulare non salta
fuori, e la tensione raggiunge livelli di guardia. Sun viene strattonato, forse
malmenato, certamente minacciato: in ballo ci sono segreti industriali di
immenso valore e la commessa della Apple, fondata sulla fiducia che i prodotti
d'avanguardia siano al sicuro, anche al di là dell'oceano. Sun capisce che i
sospetti sono tutti contro di lui: la vergogna è troppa, il 16 luglio, alle tre
del mattino, si getta nel vuoto. La notizia del tragico gesto del giovane
ingegnere rimbalza sui media e sui blog. Scattano le polemiche: «Non dovevano trattarlo
con tanta durezza, è stata un'umiliazione insopportabile per lui». La Apple
diffonde un comunicato da Hong Kong: la portavoce Jill Tan esprime «grande
dispiacere per la tragica perdita di una vita umana» chiedendo alle sue aziende
fornitrici di «trattare gli impiegati con dignità e rispetto » . Il caso umano
porta immediatamente alla luce un sottobosco di «relazioni pericolose» tra i
giganti americani e le controparti in Asia. La crisi finanziaria mondiale ha, se
possibile, ridotto i margini operativi delle aziende occidentali,
costringendole ad abbassare ancor più i costi di produzione. Niente di meglio
che rivolgersi a Oriente, dove tuttavia i diritti dei dipendenti, le loro
condizioni di lavoro, sono slegati dalle minime tutele, almeno secondo i
nostri parametri. Non solo: la Foxconn, gigante del-- l'elettronica per conto
terzi (produce anche computer per la Hewlett-Packard, PlayStation per la Sony e
cellulari per la Nokia), è di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision
Industry, società che ha trasferito le linee di assemblaggio nella Cina
continentale per abbassare ulteriormente gli oneri. Questa corsa al ribasso, in
definitiva, è possibile soltanto a un prezzo che a volte appare insostenibile,
come il caso del giovane ingegnere suicida ha messo tragicamente in evidenza.
La Repubblica popolare, d'altro canto, sempre più la «fabbrica del mondo», ha
fatto passi da gigante. Le sue aziende non si limitano a tagliare e cucire
abiti o giocattoli di scarsa qualità. La Borsa di Shanghai, recentemente, ha
superato per capitalizzazione la «rivale» di Tokyo. Pechino è sempre più capace
di realizzare prodotti d'avanguardia per conto terzi, dagli aerei (per esempio
l'Airbus A320, assemblato a Tianjin) ai prototipi dei telefonini di maggior
successo: gli iPhone. In tutto questo processo, con il valore degli interessi
in gioco, come stupirsi che un prototipo realizzato per la Apple vada «perduto
»? L'iPhone è, al momento l'oggetto più ambito nel mondo: 5,2 milioni di pezzi
sono stati venduti finora nel terzo trimestre, innescando, per la Apple, una
crescita dei profitti del 15% nello stesso periodo. Ma tutto ha un prezzo.
Paolo Salom
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
23/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Milano in rialzo
con i bancari Ancora una seduta al rialzo per Piazza Affari che chiude con il
FtseMib in aumento dello 0,48%. La giornata è stata caratterizzata da una forte
volatilità. Alcune trimestrali al di sotto delle attese e l'incertezza di
Wall Street hanno impedito ai mercati di prendere una
direzione precisa. Il clima è rimasto comunque positivo e così le Borse hanno
potuto chiudere l'ottava seduta consecutiva al rialzo. A Milano in evidenza
Telecom Italia che con un balzo del 3,7% chiude a 1,05 euro, spinta sia dai
conti positivi della concorrente Tele2 sia da un report di Bofa-Merrill Lynch
che ha alzato il target price del titolo a 1,1 euro. Bene Ansaldo Sts (+6,1%)
dopo l'annuncio di un nuovo contratto in Libia da 541 milioni. Tenta il
recupero, invece, Risanamento , che dopo la flessione del 30% registrata
martedì ieri ha guadagnato il 3,5%. Giù i petroliferi che hanno pagato il calo
delle quotazioni del greggio: Eni ha lasciato sul terreno e lo 0,6% e Saipem lo
0,27%. Negativa anche Tenaris (-0,4%). Mentre sale Enel (+1,29%) in scia alle
utility europee. In controtendenza, invece, Acea che cede il 2,61% per i timori
che possa saltare la partnership tra l'utility romana e GdF-Suez, con
conseguente uscita di quest'ultima dal capitale, dopo che i francesi hanno
deciso di rinunciare all'acquisto di Romana Gas da Saipem. E chiude in
flessione anche la Fiat (-1,7%) nel giorno del consiglio che ha approvato i
conti semestrali. Positivi, infine, i bancari con Unicredit che guadagna lo
0,57%, Intesa Sanpaolo lo 0,2% e Montepaschi lo 0,7%. Petroliferi Il calo del
greggio pesa sull'andamento di Eni (-0,6%) e Saipem (-0,27%)
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Maxicommessa in Libia, Ansaldo vola
(f.d.r.) Forte rialzo per Ansaldo Sts che ha festeggiato l'annuncio di un nuovo
importante contratto in Libia con un balzo del 6,11%, tra scambi tre volte
superiori alla media (1,4 milioni di azioni contro 547 mila di media).
Il gruppo controllata da Finmeccanica ha ottenuto dalla Libia una commessa da
541 milioni di euro per realizzare dei sistemi di segnalazione e impianti di
telecomunicazioni, all'interno del Paese e sulla costa, per un totale di circa
1.450 chilometri. Il balzo di ieri incrementa ulteriormente il bilancio già
positivo del titolo, che in un mese ha guadagnato il 14,5% e il 56% negli
ultimi sei mesi. Sergio De Luca ad della Ansaldo Sts
( da "Corriere della Sera"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
23/07/2009 - pag: 33 Il caso a Wall Street Wells Fargo frena dopo i conti (
f.d.r. ) Non sono bastate una crescita degli utili del 47% e il raddoppio dei
ricavi per fermare le vendite su Wells Fargo, arrivata a perdere fino al 5%
dopo la presentazioni di conti trimestrali. I risultati della
banca americana sono stati migliori delle attese, grazie al contributo della
controllata Wachovia. Ma il mercato ha accolto con preoccupazione l'aumento
delle svalutazioni a 4,4 miliardi, degli accantonamenti, a 5,1 miliardi, legati
a future perdite sui mutui immobiliari e il balzo del 45% dei crediti
incagliati. Segnali che secondo gli analisti potrebbero avere implicazioni più
vaste per il settore bancario Usa. John G. Stumpf ceo della WellsFargo
( da "Messaggero, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì
23 Luglio 2009 Chiudi di RITA DI GIOVACCHINO ROMA - La crisi
economica aumenta il rischio delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Questo
l'allarme lanciato dal governatore della Banca d'Italia Mario Draghi nel corso
dell'audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia. «Con la
recessione gli imprenditori vedono inaridirsi i flussi di cassa e cadere il
valore di mercato del proprio patrimonio», ha spiegato il governatore, «ciò
rende più facilmente aggredibili da parte della criminalità organizzata molte
aziende». Draghi non ha nascosto il suo pessimismo: «L'Italia uscirà da questa crisi con più disoccupazione e più debito, perché entrambi
diminuiscano dovremmo essere capaci di crescere a una velocità maggiore di
quella degli ultimi 10 anni, avremmo bisogno di più infrastrutture e di più
capitale umano e sociale». E in un contesto così preoccupante va sbarrata la
strada alle organizzazioni criminali. «In Italia sono sempre più aggressive,
pervasive, opprimenti e tali da frenare la crescita del Paese», ha sottolineato
ancora Draghi. L'usura è uno dei grandi pericoli, ma non l'unico. Molti sono
gli strumenti in mano alla criminalità organizzata per appropriarsi di quote
societarie, inserirsi con azioni di salvataggio, infiltrarsi in tutti i modi
possibili nell'economia sana grazie alla forte liquidità di denaro, provento di
attività illegali, di cui dispone. «Proprio per questo l'azione di contrasto
nei confronti del riciclaggio deve farsi ancora più attenta e decisa», ha
esortato il governatore al termine del suo lungo e dettagliato intervento. Il
Presidente dell'Antimafia Giuseppe Pisanu lo ha ringraziato e ha sottolineato
l'importanza del contributo che la Banca d'Italia sta dando attraverso l'UIF (Unità di Informazione Finanziaria) proprio nella lotta al
riciclaggio dei capitali mafiosi. Draghi e Pisanu hanno poi confermato la
volontà di approfondire la collaborazione sui temi del rapporto tra crisi finanziaria e riciclaggio, della
disciplina che segnala le operazioni sospette oltre che dei controlli sugli
intermediari finanziari. Draghi ha insistito sulla necessità di un Testo
unico in materia di anti-riciclaggio in modo da avere strumenti adeguati per
contrastare le aggressioni finanziarie della mafia: «Solo così possiamo fornire
agli operatori una cornice giuridica certa». La necessità di un testo unico
nasce dal fatto che, secondo il governatore, lo schema di legge delega,
recentemente approvato dal Consiglio dei ministri, non consente di risolvere
«tutte le criticità» del decreto legislativo varato nel 2007. In particolare
Draghi ha suggerito di intervenire modificando le sanzioni penali: «Le numerose
modifiche normative e istituzionali che il legislatore ha introdotto in materia
di lotta al riciclaggio stanno via via producendo gli effetti desiderati, ma ci
sono ancora margini di miglioramento». E infine: «Le informazioni di cui
disponiamo sono più estese, l'azione di contrasto si sta facendo più intensa e
più efficace anche grazie alla crescente collaborazione tra numerosi soggetti
pubblici e privati, nazionali e internazionali». Insomma si è finalmente preso
coscienza degli enormi rischi del riciclaggio. Ma per Draghi si tratta ancora
di un «work in progress». E ha concluso con una battuta: «Diciamo che non manca
il work e si comincia a vedere il progress».
( da "Nuova Sardegna, La"
del 23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
34 - Inserto Estate Genova, e la nave va Dal salone 2009 primi segni di ripresa
Dal 3 all'11 ottobre si svolge la grande manifestazione alla Fiera del Mare con
la presenza di 1500 espositori di Roberta Rizzo MILANO. Dalla nautica arrivano
i primi segnali di ripresa economica. E a dimostrarlo sono i numeri del Salone
Internazionale di Genova, in programma dal 3 al'11 ottobre alla Fiera del Mare.
Sono ben 1.450 gli espositori, di cui il 37% esteri, 2.400 barche con 550 nuovi
modelli. Insomma il marchio anti-crisi viene dal mare
e dal settore nautico che traina lavoro e commercio. La notizia che riparte il
leasing nautico arriva proprio durante la conferenza stampa della presentazione
della 49ma edizione del Salone della Nautica, che si è svolta ieri a Milano, a
Palazzo Turati. Ad annunciarlo è Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina
(Confindustria della nautica): «Il leasing permetterà nuovo respiro al
settore». Albertoni ha anche sottolineato che la crisi finanziaria non può bloccare un
settore come quello della nautica, uno dei più importanti vettori dell'economia
italiana: «Il solo comparto della cantieristica ha generato in questi ultimi
mesi un fatturato globale pari a 3,8 miliardi di euro, con uno scostamento pari
allo 0,5% rispetto al 2007. L'industria nautica si conferma un
formidabile volano per tutto l'indotto, con un fatturato complessivo pari a 6,2
miliardi di euro». Insomma, l'edizione di ottobre vedrà la nautica graffiare il
mercato. L'inaugurazione averrà il 3 ottobre con la presenza del premier Silvio
Berlusconi e dieci ministri. L'incontro avrà l'obiettivo di individuare
soluzioni concrete e fattive relative ai temi centrali della nautica, tra cui
la fiscalità, aree marine protette, la creazione di una vera e propria cultura
del mare con conseguente organizzazione del turismo nautico. Ma le novità della
prossima edizione sono tante e allettanti per coloro che amano il mare. Il
nuovo padiglione B, firmato dal progettista e architetto Jean Nouvel, offre
oltre 110 mila metri quadrati fronte mare dotato di servizi d'eccellenza e
impiantistica d'avanguardia. I temi portanti del Salone della Nautica
tratteggeranno le nuove geografie del Made in Italy, il turismo come motore dei
territori costieri, e anche la politica nautica della Ue per il Mediterraneo.
All'interno del programma delle manifestazioni collaterali del Teatro del Mare,
è prevista la presentazione dell'"Italian Cup". Inoltre si
svolgeranno: il Premio Marincovich e il concorso "Una barca per
tutti", la maratona nautica e il Meeting Internazioanle Optimist. Al
grande evento hanno confermato la loro presenza, oltre Raisport e la diretta di
"Lineablu" su Raiuno, anche molte altre televisioni taliane e
straniere. Sponsor ufficiale della 49º edizione è Rolex, che diventerà "orologio
ufficiale" della manifestazione.
( da "Giornale.it, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
articolo
di giovedì 23 luglio 2009 Il vento del governo fa ripartire il Salone Nautico a
gonfie vele di Redazione Il Salone più spettacolare può contare sulla nuova
circolare sul leasing spinta da Luigi Grillo. Ucina: «È la fine della crisi» Le difficoltà affrontate dal settore non scoraggiano
gli organizzatori del Salone Nautico, che ad una candelina dal suo
cinquantesimo compleanno, si preannuncia come un evento decisamente ricco, sia
in termini di numeri sia di novità. La 49° edizione dell'evento, organizzato in
partnership da Fiera di Genova e dall'associazione di categoria della
cantieristica da diporto Ucina, occuperà gli spazi della Fiera del Mare dal 3
all'11 ottobre e conta già oltre 1450 espositori e 2400 imbarcazioni.
L'impronta internazionale alla manifestazione, già evento di riferimento per il
comparto nautico, è data dal livello di partecipazione di espositori esteri,
ormai vicino al 40 per cento. I dati di quest'anno sono particolarmente
positivi considerate le difficoltà affrontate dal settore
in seguito alla crisi finanziaria globale: la sensibile contrazione della domanda affrontata negli
ultimi 3 mesi del 2008 ha infatti portato ad una crescita pari zero dei margini
sull'intero anno. E nel 2009 sarà pressoché impossibile ripetere l'incremento
di dieci punti percentuali registrato negli ultimi anni dall'industria nautica.
Ma proprio in questi giorni sono stati fatti alcuni passi avanti per favorire
la ripresa del settore: l'appoggio del Governo alle politiche di sviluppo proposte
dal mondo confindustriale ha portato all'emanazione di una nuova «Circolare sul
leasing nautico italiano» in grado di rimettere in moto uno strumento
finanziario essenziale alla crescita del comparto. Negli ultimi anni infatti le
sottoscrizioni in Italia ai leasing sono diminuite del 53 per cento; mentre
l'erario ha perso milioni di Iva a beneficio delle casse francesi, che solo nel
primo trimestre di quest'anno hanno guadagnato entrate per quasi 80 milioni.
Soddisfatto il senatore Pdl Luigi Grillo presidente dell'8ª commissione Lavori
Pubblici, che ha sostenuto l'iniziativa. «La circolare - ha detto - accoglie le
istanze degli operatori del settore». «Dopo mesi difficili di interpretazione
di questa normativa - sottolinea il presidente di Ucina, Anton Francesco
Albertoni - il leasing nautico può ripartire su basi concordate e coordinate
con la partecipazione dell'Agenzia delle Dogane, della Guardia di Finanza, di
tre ministeri e di Ucina». La firma della circolare è solo uno degli accordi
che è necessario sottoscrivere per favorire un settore che per Ucina «non ha
bisogno di aiuti straordinari di Stato»: le stime della Confindustria nautica
per il 2008 e 2009 prevedono un tasso di crescita certamente inferiore rispetto
agli anni precedenti ma in linea con quei settori che hanno dimostrato di saper
guardare avanti anche nella difficile congiuntura economica. Ed è questo
contesto che ha portato ad un rinnovamento del programma del Salone Nautico. La
manifestazione è stata migliorata con un ricco calendario di convegni tematici:
dal turismo nautico motore dei terreni costieri alla politica nautica della Ue
per il Mediterraneo. L'inaugurazione delle tavole rotonde è affidata nel giorno
di apertura del Salone alla prima «Assemblea Generale della Nautica», dove il
presidente del Consiglio e 10 ministri si confronteranno con le Istituzioni per
definire una vera politica nazionale per il comparto. Le imbarcazioni restano
però le vere protagoniste del Salone: e la necessità di massimizzare
funzionalità e contenimento dei consumi - normale legge di mercato ma che nei
periodi di crisi economica guadagna sempre più forza -
si riflette nelle scelte espositive della 49° edizione, che quest'anno ospiterà
un numero maggiore di imbarcazioni più adatte ad uscite giornaliere con la
famiglia e di più facile conduzione. © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961
( da "Denaro, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Commenti
economia internazionale Africa chiave dello sviluppo, e la Chiesa torna
protagonista Carlo Zappatori La Chiesa cattolica sta intensificando, da molto
tempo, i suoi sforzi per aiutare le popolazioni africane, invitando tutti i
Governi del mondo a fare di più verso il continente nero, dove vi è ancora
troppa gente che muore per fame, mancanza di acqua e medicinali e micidiali
guerre fratricide, spesso ignorate dalle Organizzazioni internazionali. Questo
impegno pastorale della Chiesa molto attivo, che si aggiunge al lodevole lavoro
di missionari ed organizzazioni cattoliche a favore delle popolazioni africane
sta facendo crescere, nella gente del continente nero, una nuova generazione di
sacerdoti africani che stanno diffondendo l'insegnamento evangelico in molti
Paesi. In Eritrea sono stati ordinati 12 nuovi sacerdoti, come riferisce
all'Agenzia Fides padre Kibrom Tseggai, direttore dell'Ufficio per le
Comunicazioni Sociali dell'Eritrean Catholic Secretariat. Il 18 luglio 2009,
Monsignor Kidane Yebio, Vescovo dell'Eparchia di Keren, ha ordinato sei
sacerdoti che si sono formati nel Seminario maggiore nazionale di Asmara, nella
Cattedrale di San Michele. Nel frattempo, altri sei diaconi dello stesso
seminario dell'Eparchia di Asmara sono stati ordinati nelle loro rispettive
parrocchie dall'altro prelato Mons. Menghisteab Tesfamariam. L'ordinazione di
12 sacerdoti diocesani, in un Paese dove i cattolici sono una minoranza, è
significativa. Si tratta inoltre di un record per il Seminario Maggiore di
Asmara, che finora non era mai giunto a formare e ordinare 12 sacerdoti in un
anno. Nella sua storia il Seminario ha avuto una vita movimenta fin dalla sua
fondazione da parte di S. De Jaccobis a Guala, nel 1845, circa 164 anni fa, in
mezzo a persecuzioni e ad altre difficoltà. Nel 1869 il Seminario viene
trasferito a Keren per poi ritornare ad Asmara nel 1959. Il secondo più alto
numero di ordinazioni di sacerdoti diocesani del seminario (10) risale al 25
dicembre 1889 a Keren; e il terzo più alto numero (8 sacerdoti) venne
registrato nel marzo 1936 a Keren. Ad accrescere il significato storico delle
ordinazioni del 2009 occorre ricordare che, dopo la strutturazione della Chiesa
cattolica in Eritrea in tre diocesi avvenuta nel 1995, è la prima volta che le
diocesi di Asmara e Keren ordinano ciascuna sei sacerdoti diocesani, ed è per
entrambe le diocesi il numero più elevato di ordinazioni sacerdotali finora
registrato. Su questo piccolo paese africano, dove vive gente pacifica e molto
laboriosa ed in cui le migliori scuole, molto apprezzate dal popolo eritreo,
sono quelle italiane l'aiuto economico del nostro Paese può essere determinante
per favorirne lo sviluppo economico e creare migliori condizioni di vita per
quella gente. L'aiuto del mondo cattolico e della Chiesa a questo Paese, dove
crescono significative vocazioni religiose, è egualmente importante, perché la
Chiesa, con i suoi principi di pace e solidarietà, in un continente che soffre
spesso fame e miseria, può stimolare sempre di più l'impegno
economico e finanziario di tutti i Paesi più ricchi ed industrializzati verso
il continente africano. Nel nuovo millennio, dopo il superamento, già dall'anno
prossimo, della crisi finanziaria ed economica internazionale, è necessario che il continente
nero, dove abitano oltre 1 miliardo di persone, diventi, con l'aiuto
dell'Europa, il continente emergente economico, con cui intensificare
scambi commerciali e produttivi, che saranno determinanti anche per lo sviluppo
del nostro Paese e del nostro Sud, se si faranno, per tempo, adeguati
investimenti in tutte le infrastrutture di trasporto. del 23-07-2009 num.
( da "Denaro, Il" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Borsa
& Mercati stati uniti Fed, Bernanke: Legale operazione BofA-Merril La
Riserva Federale Usa o altre autorità degli Stati Uniti hanno agito in modo
adeguato nell'acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America, un'operazione varata l'anno scorso sull'onda della crisi finanziaria. Lo afferma il
presidente della Fed, Ben Bernanke, di fronte alla Commissione bancaria del
Senato. "Abbiamo agito", sottolinea il numero uno della Federal
Reserve, "in modo del tutto legale ed etico" e "il risultato è
stato coronato dal successo". Entrambi i gruppi, sottolinea
Bernanke, "si sono stabilizzati" e il sistema finanziario nel suo
complesso "è migliorato. Nessuna legge o codice etico è stato
violato", conclude il presidente della Fed. del 23-07-2009 num.
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 23-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il
(Circondario Nord)) (Mattino, Il (Circondario Sud2))
Argomenti: Crisi
DOMENICO
AMBROSINO Procida. In Giappone crolla il mercato, nel Golfo tornano gli
allevamenti dei tonni rossi nella baia del Caraugno. Ad essere messi
all'ingrasso non saranno, però, i tonni della società italo turca Akua Italia
ma quelli della società isolana Marisol che ha inoltrato al Comune e ai
dirigenti dell'area marina protetta Regno di Nettuno, l'istanza per poter di
nuovo operare. Il Comune è contrario alla ripresa dell'ingrasso dei tonni nella
baia, peraltro inserita nella zona B , cioè di tutela generale della riserva
marina. «Secondo la normativa vigente - spiega Riccardo Strada, direttore del
Regno di Nettuno - è necessaria una nostra autorizzazione per esercire
l'attività. Il che significa che dobbiamo valutare l'incidenza e l'impatto
ambientale. Al momento, perciò, stiamo, acquisendo documentazioni, pareri ed
informazioni per andare a fondo della situazione». Nel 2007, anche sotto
l'incalzare delle proteste ambientaliste, l'ente locale aveva avviato un'azione
tesa alla revoca della concessione alla Marisol che prevede, per un periodo di
15 anni, l'occupazione e l'uso di uno specchio acqueo al Caraugno di 20.000
metri quadri, con un canone annuo di euro 305,67. Ma il Tar, a cui la Marisol
aveva inoltrato ricorso sulla questione, ha concesso nel 2008 la sospensiva. Da
qui la richiesta della ripresa dell'attività dell'impianto di maricoltura al
quale aveva rinunciato invece la società italo-turca «impossibilitata a
collocare il prodotto nei mercati del Giappone, dove si registra una drammatica
flessione nell'acquisto del tonno, a causa della grave crisi finanziaria ed economica
internazionale che ha modificato significativamente gli stessi stili di vita
alimentari dei consumatori nipponici». Gli abitanti di Solchiaro e Centane - le
zone limitrofe alla baia del Caraugno - insieme con gli ambientalisti e le
dieci associazioni che da due anni stanno conducendo una dura battaglia per la
liberazione della baia, sono di nuovo sul piede di guerra. Dice Carla
Cassese, uno dei principali animatori comitato composto da isolani e turisti:
«Le acque della zona stanno tornando alla purezza preesistente alla
sistemazione della gabbie. Non ci sono più i fetori derivati dai mangimi per
l'alimentazione dei tonni. È assurdo riattivare gli allevamenti in un'area
marina protetta. Come già lo scorso anno chiameremo anche Greenpeace ad
intervenire nel Caraugno». Il sindaco dell'isola Gerardo Lubrano sposa
completamente la causa: «All'interno del Caraugno non ci saranno più impianti
di maricoltura. In tal senso, cè il parere unanime del consiglio comunale. Come
già abbiamo concordato con i turchi di Akua Italia, gli impianti vanno
delocalizzati. La Marisol si dovrà attenere alla stessa condizione se vorrà
continuare ad operare nelle acque procidane».
( da "Trend-online" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
IL
PEGGIO E' PASSATO, IL RECUPERO RESTA INCERTO NOTIZIE, clicca qui per leggere la
rassegna di Pierpaolo Molinengo , 23.07.2009 14:47 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! Secondo l'ultima analisi dell'Istituto di
ricerche Ref, nel corso degli ultimi mesi la congiuntura economica
internazionale ha messo in evidenza andamenti di segno contrastante. Da un
canto gli indicatori di attività relativi alla prima parte dellanno sono risultati estremamente deboli, consegnandoci un
quadro per il 2009 peggiore di quanto ci si attendesse, e questo ha comportato
una revisione al ribasso delle previsioni per lanno in
corso. Dallaltro, i segnali di inversione del ciclo si sono moltiplicati,
sia pure senza particolare vivacità. Dallandamento recente delle
principali variabili possiamo affermare che per il ciclo internazionale il
punto di
minimo è stato oramai superato, anche se la ripresa per ora procede a passo
lento. Si rilevano anche divaricazioni nei tempi della ripresa delle diverse
aree delleconomia mondiale. Il ciclo pare consolidarsi in
Cina e in altri paesi del sud est asiatico, mentre i segnali sono meno intensi nei
paesi occidentali. Conta anche il sostegno della politica fiscale di segno
espansivo varata dal Governo cinese, che ha consentito di iniettare domanda nel
sistema proprio mentre i mercati di sbocco occidentali si prosciugavano. Nella
nuova gerarchia internazionale della competitività lAsia ha certamente guadagnato posizioni durante gli ultimi
mesi perché, grazie allimpulso espansivo della politica fiscale, le
imprese dellarea sono state meno esposte alle conseguenze del calo della
domanda aggregata globale. Gli impulsi della politica economica, monetaria e
fiscale, hanno invece avuto efficacia inferiore nelle economie più coinvolte
dalla crisi finanziaria. Laumento del tasso di risparmio ha vanificato leffetto
della politica di bilancio espansiva e della caduta dellinflazione sui
consumi sia negli Stati Uniti che nellarea euro. La crisi
ha colpito di più la domanda segue pagina >>
( da "Sicilia, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
«Viabilità,
un polo integrato dei trasporti»Terza commissione. Le proposte: utilizzare la
ferrovia di Stato per i collegamenti con Fontanarossa L'OPPOSIZIONE «Rientri
pomeridiani servizi non sprechi» Critiche dall'opposizione all'amministrazione
per la decisione di sospendere nel periodo estivo il rientro pomeridiano dei
dipendenti comunali. «La ricetta per combattere gli sprechi al Comune inizia
" tagliando" i buoni pasto ai dipendenti comunali - dice il
consigliere comunale Rosario D'Agata - Trovo alquanto ingiustificato che
l'assessore al personale Nuccio Lombardo individui il
personale comunale come concausa della grave crisi
finanziaria che l'Ente si trova a fronteggiare ormai
da tempo. Mi corre l'obbligo ricordare all'assessore Lombardo che i rientri
pomeridiani sono per legge garantiti proprio per dare la possibilità ai
cittadini-utenti di fruire di tutti i servizi erogati dall'Amministrazione
Comunale, anche nelle ore pomeridiane, quindi la corresponsione del
buono-pasto non è una regalia ma un diritto per un servizio assicurato».
D'Agata ricorda che i dipendenti del Comune non percepiscono i buoni pasto dal
2007 e hanno garantito, nonostante tutto, il servizio pomeridiano». Contrario
anche Nello Musumeci, capogruppo de La Destra-As: «Sospendere il rientro
pomerdiano dei dipendenti comunali appare almeno inopportuna. Sarebbe
interessante conoscere quali sono gli obbiettivi che si intendono raggiungere a
parte quello, certo, di creare ulteriori disagi ai cittadini-utenti».
( da "Sicilia, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
«Subito
interventi alla rete idrica»Vito D'Antona. «Da settimane perdite del prezioso
liquido; così l'emergenza acqua si aggrava» Questione arretrati ai dipendenti
comunali e polemica fra la Cisl e il sindaco Buscema. Il capogruppo consiliare
dell'Udc, Paolo Nigro interviene nella querelle dichiarando che il primo
cittadino non può pretendere le scuse della Cisl, criticando il provvedimento
sindacale con il quale s'intimava al direttore generale Buscema ed al dirigente
della Ragioneria Bondì, di non pagare i dovuti arretrati contrattuali ai
dipendenti comunali. «Dopo il racconto ai modicani della favola del "filo
di luce" che si intravedeva "in fondo al
tunnel" della crisi finanziaria - dice Nigro - avevamo sperato che si ricredesse della convinzione
che oggi i cittadini vivono felici e contenti e, soprattutto, che questo è il
loro stato d'animo, attraverso la constatazione che sono tanti i lavoratori del
diretto e dell'indotto, lasciati senza soldi». «Non ci aspettiamo -
aggiunge il capogruppo dell'Udc - nè pretendiamo,riconoscimenti per avere
chiesto che nel bilancio 2009 fosse inserita la somma occorrente per il
pagamento degli arretrati, così come prescritto dalla legge, appunto perché
dovuta, ma non possiamo consentire che passi sotto silenzio la pretesa di
Buscema di ricevere i ringraziamenti, come se avesse fatto una concessione, e
le scuse formali dalla Cisl per avere sottolineato la validità della
rivendicazione avanzata con toni forti». GI. BU.
( da "Sicilia, La" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
Effetto
incentivi, onda lunga su vetture piccole e compatte TORINO. A giugno il mercato
europeo dell'auto ha registrato il primo risultato positivo dopo 14 mesi di
calo. Secondo i dati Acea, in Europa Occidentale (EU15 + 3 EFTA) le
immatricolazioni hanno sfiorato 1.382.200 unità, pari a una crescita del 4,6%
rispetto a giugno 2008. La maggior parte dei Paesi che godono degli
ecoincentivi hanno riportato una variazione positiva: in testa la Germania
(+40,5%), seguita da Italia (+12,4%), Francia (+7%) e Austria (+4%), mentre le
perdite registrate in Spagna (-15,9%) e Regno Unito (-15,7%) sono stati
contenute grazie agli interventi di sostegno alla domanda recentemente
introdotti. L'Italia, che a giugno ha totalizzato oltre 209.300
immatricolazioni, si colloca tra i Paesi che hanno riportato una crescita a due
cifre (+12,4%), posizionandosi al secondo posto dopo la Germania nella
classifica dei cinque maggiori mercati dell'Europa occidentale. «Questo
risultato è un'iniezione di fiducia per tutta la filiera automotive e non fa
che confermare il successo degli ecoincentivi introdotti lo scorso febbraio -
sottolinea l'Anfia in una nota - una misura che, anche grazie all'estensione a
tutte le vetture Euro 2, ha nuovamente innescato il processo di sostituzione
del parco auto più anziano. Secondo i dati Aci, a giugno 2009, sul totale delle
vetture rottamate, il 45,8% apparteneva alla classe Euro 2, il 32,4% alla
classe Euro 1 e il 21,8% alla classe Euro 0. Nel contesto europeo occidentale
(EU15 + 3 EFTA), le marche italiane hanno riportato una crescita del 13,2% nel
mese, migliorando la quota di penetrazione di 0,6 punti: dall'8,1% all'8,7%».
Nel primo semestre la quota è passata dall'8,4% dello scorso anno al 9,2%,
portando così le marche italiane al terzo posto nella classifica dei principali
Costruttori europei. «Il risultato positivo di giugno premia i Paesi che hanno
creduto nell'efficacia delle misure di sostegno alla domanda - spiega Eugenio
Razelli, presidente di Anfia - tant'è vero che anche Spagna e Regno Unito, gli
ultimi a introdurre tali provvedimenti, sono riusciti a contenere le perdite.
Speriamo che questo miglioramento possa consolidarsi nei prossimi mesi,
risollevando le stime di chiusura del 2009». L'associazione nazionale dei
costruttori Vda ribadisce l'efficacia del provvedimento di sospensione della
tassa automobilistica annuale e dell'«environmental premium», la campagna
incentivi tedesca. Vda riconosce che, avendo la crisi finanziaria ed economica globale
colpito soprattutto le esportazioni, gli incentivi in vigore hanno risollevato
la domanda sul mercato domestico, privilegiando le vetture piccole e compatte,
con un positivo effetto di stabilizzazione dell'occupazione nel settore.
F. B.
( da "Irpinianews" del
23-07-2009)
Argomenti: Crisi
La crisi del nucleo conciario solofrano ha determinato, nel
corso del 2008, una caduta produttiva di notevole consistenza. Uno degli
effetti perversi di questo calo di produzione è la riduzione delle acque
inviate alla depurazione e quindi degli introiti della gestione commissariale
con la conseguenza di dissestare i conti di una gestione che l'attività del
Commissario Jucci aveva portato a pareggio. Al fine di evitare un aggravio di
tariffa sulle aziende rimaste in produzione è stato richiesto dalle
associazioni imprenditoriali l'intervento delle istituzioni, regionale e
nazionali. In prosieguo rispetto all'incontro tra le associazioni
imprenditoriali, la gestione commissariale dell'impianto di depurazione di
Solofra e la Presidenza della Giunta Regionale Campana, tenuto nei giorni
scorsi, si è riunito stamattina il gruppo di lavoro per concretizzare gli
interventi da attivare sulla base della disponibilità della Regione a farsi
carico di quanto nelle sue possibilità per risolvere la questione. A questo
incontro, a nome di tutte le associazioni imprenditoriali irpine
rappresentative delle imprese industriali solofrane ha partecipato Lucio
Fierro, presidente Alto Calore Patrimonio. Il gruppo di lavoro, pur non
sottovalutandone gli effetti sul bilancio della gestione, ha
valutato come estremamente pericolosa una strategia che volesse affrontare la crisi finanziaria che si è determinata
con 150.000 euro mensili di minori introiti scaricandola sulle aziende
attraverso un incremento tariffario. "L'effetto perverso sarebbe
l'aggravamento della competitività delle aziende ancora attive con il rischio
di vederne ridimensionato numero e produzione. A partire da questa
valutazione si è concordato: un intervento regionale a sostegno della gestione
commissariale per rendere ancora più efficiente ed efficace l'attività
depurativa; un intervento regionale, da puntualizzare tra tutti gli
interlocutori sociali, per attivare meccanismi di riqualificazione del
personale degli impianti di depurazione ma anche delle aziende del comparto
conciario; la richiesta al governo nazionale di aprire un tavolo specifico
sulla crisi solofrana, come peraltro già promesso dal
Ministro per l'Attuazione del Programma, per la concretizzazione di un
pacchetto di interventi congiunturali in grado di sostenere lo sforzo delle
imprese conciarie rivolto a mantenere ed ampliare la loro presenza sui mercati
nazionale e internazionali". Il Commissario Jucci, in una nota
successivamente inviata alla Presidenza della Giunta Regionale, nel sollecitare
la concretizzazione delle linee di intervento ipotizzate ha espresso, a quando
si comprende, la sua disponibilità ad accogliere la richiesta rivoltagli, di
bloccare, almeno sino al prossimo 31 dicembre, gli incrementi tariffari che
aveva autonomamente valutato di dover attivare in presenza di un intervento
delle istituzioni del tipo di quello ipotizzato. (giovedì 23 luglio 2009 alle
19.16)
( da "City" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Assistenza
medica per tutti Obama avanti con la riforma WASHINGTON - Per Barack Obama la
riforma sanitaria sarà il banco di prova. Per questo il presidente Usa ieri
l'ha spiegata e difesa sulle tv Usa. Lo scopo è fornire l'assicurazione medica
(e quindi le cure) ai circa 48 milioni di statunitensi che ne sono privi (tra
cui 8 milioni di bambini). Il punto "dolente " è quello dei costi:
secondo i critici, costerà 1 miliardo di dollari. Il
presidente Usa ha invece spiegato che la riforma è "centrale" per
uscire dalla crisi finanziaria e che il Congresso deve approvarla entro l'anno. Riguardo ai
costi Obama ha detto che verranno affrontati, tra l'altro, anche aumentando le
tasse a chi guadagna più di 1 milione di euro all'anno. City 24 luglio 2009
( da "Corriere delle Alpi"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Accordo
per combattere la crisi Dall'incontro Dellai - Galan
escono le nuove direttrici di intervento Dodici milioni sono destinati a chi
vuole raccogliere la sfida di investire su telelavoro o negozi con molteplici
funzioni BELLUNO. 12 milioni di euro, di cui l'85% per le terre alte del
Veneto, investiti per fronteggiare la frana occupazionale, piuttosto che nel
turismo e nella promozione dei prodotti tipici. Fondi disponibili a breve (il
bando verrà presentato il 5 agosto a Pedavena). Sono destinati ai giovani e
alle donne che intendono raccogliere la sfida del telelavoro, oppure aprire
negozi dalle molteplici funzioni nelle frazioni più abbandonate. «Un negozio -
esemplifica Dario Bond, consigliere regionale - in cui delle donne o dei
giovani vendono i beni di prima necessità, i giornali, al limite altri
prodotti, e dove il residente può ritirare la posta o le medicine, ma anche i
certificati medici che arrivano via internet». Si tratta della nuova
prospettiva aperta dal vertice svoltosi ieri a Marostica, tra il presidente
della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ed il governatore della Provincia di
Trento, Lorenzo Dellai, presenti anche gli assessori Oscar De Bona, Elena
Donazzan e Vendemiano Sartor. 61 i comuni confinari interessati (32 veneti e 29
trentini), quelli della provincia di Belluno sono: Arsiè, Canale D'Agordo,
Cesiomaggiore, Falcade, Feltre, Gosaldo, Lamon, Livinallongo, Rocca Pietore,
Sovramonte, Taibon Agordino, Voltago Agordino. L'intesa è dotata
complessivamente di 36 milioni di euro per il triennio 2008-2010, 30 dei quali messi
a disposizione da Trento e 6 dal Veneto. 12 i milioni a disposizione per il
2010. Con la decisione - come spiega il presidente Galan - "di rafforzare
gli interventi legati al sostegno dell'economia, contribuendo anche in questo
caso a dare risposte concrete all'attuale momento su territori che ne hanno
bisogno anche più degli altri". Più precisamente, due terzi della somma
saranno riservati a iniziative di sostegno all'economia e per un terzo al
settore delle infrastrutture locali (nel 2009 le proporzioni erano invertite).
Finora sono stati definiti e attivati 13 progetti per un totale di 24 milioni
di euro di finanziamenti. I progetti per il 2010 andranno presentati entro il
23 ottobre. Il potenziamento del settore dedicato alle attività economiche - settore
peraltro già contemplato dal Programma triennale del giugno 2008 tra le aree di
intervento dell'Intesa - è stato individuato quale misura idonea per affrontare
gli effetti della attuale crisi
finanziaria, in particolare il generalizzato
rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate, come quelle
di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità. «Turismo e
cultura, produzioni tipiche (quindi trasformazione, commercializzazione,
divulgazione), mantenimento e sviluppo di attività commerciali in zone
marginali, con negozi di vicinato, magari polifunzionali, il tutto per
garantire l'occupazione specie giovanile e femminile. Sono queste le priorità
per il prossimo anno - spiega Bond -, con l'aggiunta tuttavia di investimenti
infrastrutturali di piccola entità, sotto i 500 mila euro, per rivitalizzare
l'edilizia». Secondo il consigliere regionale, «finalmente si è capito che
bisogna intervenire nelle aree più deboli, quelle periferiche, non importa se i
numeri sono piccoli». Il Programma triennale - che dal 2011 prenderà in
considerazione soprattutto la sopravvivenza economica e sociale delle terre
alte - sarà illustrato alle Autonomie locali, alle Camere di commercio e alle
Associazioni di categoria di livello provinciale in un apposito incontro, già
previsto per il prossimo 5 agosto a Pedavena.
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
Numero 174 pag. 21 del 24/7/2009 | Indietro Giugno,
consumi in ripresa MARKETING Di Marco Livi altagamma La crisi
economica rallenta i consumi alto di gamma, ma a fronte di un maggio piuttosto
negativo è seguito un giugno in miglioramento. Unica eccezione: l'Oriente, con
la Cina in evidenza. Secondo quanto evidenziato dall'indagine congiunturale
della Fondazione Altagamma, per il bimestre maggio-giugno 2009, le previsioni
sul breve periodo sembrano accreditare l'ipotesi che il peggio sia ormai alle
spalle. L'Italia ha registrato, soprattutto a maggio, un calo rispetto agli
stessi mesi del 2008 e così pure ha reagito l'Europa occidentale. Trend
negativo infine per l'Europa orientale, e in particolare per la Russia,
soprattutto considerando i risultati molto positivi raggiunti nel 2008.
Repubblica popolare cinese, Hong kong, Macao e Taiwan si discostano invece
dalla media generale, registrando una buona crescita, mentre
il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I
mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera crescita.
Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente
cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.
( da "Giornale di Brescia"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
24/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:estero Obama: subito la riforma
sanitaria «È essenziale - ha detto il presidente statunitense - per il
salvataggio dell'economia federale» Sono 48 milioni gli americani che non
godono di assistenza. Dubbi anche tra i Democratici Obama durante la conferenza
stampa di ieri WASHINGTONLa riforma del sistema sanitario Usa è «centrale» per
l'economia statunitense e per uscire dalla crisi finanziaria e il Congresso deve
approvarla entro l'anno. Nel tentativo di persuadere gli scettici, anche nel
suo partito, e di fronteggiare le critiche a un piano che, secondo i critici,
costerà un miliardo di dollari, Barack Obama ha voluto spiegare direttamente al
Paese la sua riforma sanitaria; e nel «prime time» delle tv statunitensi
ha difeso la necessità della «sua» riforma, ambiziosa promessa della campagna
elettorale. Ereditata la peggiore crisi economica
degli ultimi cinquanta anni, ha premesso Obama, «siamo riusciti ad evitare il
peggio», ma «ancora molto resta da fare», e considerati gli alti costi del
sistema sanitario, «la riforma è centrale in questo sforzo». Il deficit
federale sta crescendo a causa degli smisurati costi del programma di salute
per gli anziani (Medicare) e per i poveri (Medicaid), ha aggiunto Obama, «se
non controlliamo questi costi, non saremo in grado di controllare il deficit».
La speranza che i legislatori arrivino all'obiettivo di approvare una versione
iniziale prima della pausa estiva, ad agosto, comincia ormai a svanire, ma il
presidente ha detto che «le stelle sono allineate» perché il via libera arrivi
entro l'anno. Obiettivo quello di aiutare milioni di americani che si trovano a
fronteggiare gli alti costi assicurativi o che non hanno affatto una copertura
sanitaria. I circa 48 milioni di statunitensi che sono privi di assistenza
sanitaria, ha detto, «stanno aspettando la nostra leadership, e non dobbiamo
deluderli». Ma la riforma non servirà solo a loro, bensì anche a ciascuno di
quelli «che talvolta hanno temuto di poter perdere la copertura se si ammalano
gravemente, se perdono il lavoro o lo cambiano». A costoro, il presidente ha
promesso una diminuzione dei premi assicurativi mensili, attraverso una
migliore gestione dei denaro investito nella sanità. Misure che però devono
fronteggiare l'opposizione di entrambe i partiti: i «democratici conservatori»
che sostengono che lo stallo sia dovuto alla mancanza di informazione su come
il governo risparmierà denaro o pagherà il nuovo sistema sanitario; i «democratici
liberali», preoccupati che il progetto non sia sufficiente ed i repubblicani
che attaccano un piano giudicato costoso in maniera esorbitante. A chi contesta
i costi, Obama ha assicurato che la riforma sarà impostata in modo da aver un
«impatto neutrale sul deficit» nel prossimo decennio. L'acceso dibattito delle
ultime settimane ha intanto danneggiato la popolarità di Obama, che sfiorava il
settanta per cento nei giorni dell'investitura. Un sondaggio pubblicato nelle
ultime ore da Usa Today mostra che il gradimento del presidente è calato al 55
per cento, mentre la «disapprovazione» è aumentata di ben 16 punti e sfiora
adesso il 41 per cento. Nella conferenza, il presidente ha anche affermato che
la polizia è stata «stupida» quando ha arrestato il professore di Harvard,
Henry Louis Gates, pur avendo la prova che era il proprietario della casa che
era sospettato di tentare di scassinare.
( da "Giornale di Brescia"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
24/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Raffinerie Metalli
Capra: le vendite cedono il 12% BRESCIA Sono i secondi raffinatori italiani di
alluminio, dopo la Raff Metal di Silvestro Niboli che detiene il primato
europeo. La Raffineria Metalli Capra di Brescia - sedi produttive a Capriano e
Montirone - chiude bene il 2008, anche se in leggera flessione rispetto al
2007. I ricavi nel corso del 2008 sono diminuiti rispetto al 2007 del 12,65% e
le quantità vendute del 5,65%, mentre i costi di produzione si sono ridotti
dell'11,10% rispetto all'esercizio precedente. Sono i fratelli Capra ad
affermarlo con convinzione poichè, come scrivono nella Relazione firmata da
Clotilde Capra, «i rischi e le incertezze per la società
sono sicuramente legati a fattori esterni quali la crisi
finanziaria mondiale che ci ha investito nel 2008 e
che si protrarrà per tutto il 2009». I ricavi scendono di 25 milioni, passando
dai 201 milioni del 2007 ai 175,6 milioni del 2008, con un calo analogo nel
valore della produzione che passa da 202 a 179 milioni. Discreto il
margine della gestione industriale, ovvero la differenza tra valore e costo
della produzione ossia la misura il risultato operativo, che scende dai 4,4
milioni del 2007 ai 3,1 milioni del 2008. Ma l'utile industriale è penalizzato
dal costo delle gestione finanziaria, vale a dire
oneri per 2,6 milioni (2,4 milioni nell'esercizio precedente) ovvero il costo
di un debito bancario di 52,5 milioni, che riducono a 115mila euro il risultato
netto di esercizio, a fronte di 1,2 milioni del 2007. Tra i costi produttivi
significativi le materie prime per 138 milioni (168 nel 2007), 20 milioni i
servizi e 4,5 milioni circa il personale, costo invariato rispetto
all'esercizio precedente come gli stessi ammortamenti, spesati per 4,5 milioni.
All'attivo dello stato patrimoniale la rivalutazione degli immobili ha
avvicinato in misura più congrua il loro valore di libro a quello di mercato.
Terreni e fabbricati aumentano di 10 milioni portando il valore complessivo
netto degli immobilizzi materiali a 46 milioni rispetto ai 32 milioni del 2007.
Scende il magazzino, passando da 18,4 a 16,8 milioni di euro, e scendono i crediti
verso clienti da 65 a 48 milioni. Aumenta il patrimonio grazie alla citata
rivalutazione, che passa da 29 a 38 milioni, con un margine di struttura
primario (il rapporto tra patrimonio e immobilizzi netti) che resta negativo.
Il debito bancario ammonta a 52,5 milioni di euro. Il debito commerciale viene
quasi dimezzato scendendo da 30 a 17 milioni. Interessante il capitolo della
ricerca. La Raffineria Capra partecipa al Progetto Nadia, uno dei più
importanti progetti europei nel campo dell'alluminio secondario. a. ch.
( da "Italia Oggi (Enti Locali)"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
Numero 174 pag. 18 del 24/7/2009 | Indietro
Galan: un accordo strategico contro la crisi REGIONE VENETO «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici
effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica
che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con
maggiore intensità. Per questo [...] Costo Punti per Abbonati: 0 - Costo
Punti per Registrati: 4
( da "Italia Oggi" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Regione Veneto data: 24/07/2009 - pag: 18 autore: pagina a cura di
Gabriele Ventura Il governatore Galan e il presidente della provincia Dellai
hanno aggiornato il programma 2008-2010 Veneto e Trento vanno a braccetto
Intesa per lo sviluppo economico dei territori di confine Il Veneto e la
provincia di Trento puntano sullo sviluppo economico dei territori di confine.
E' emerso ieri alla riunione della commissione per la gestione dell'intesa tra
la regione e la provincia autonoma per l'aggiornamento del programma triennale
degli interventi 2008-2010. La commissione, al suo quarto appuntamento, ha
scelto la cornice di Marostica (Vicenza), e ha visto gli interventi del
governatore del Veneto, Giancarlo Galan, e del presidente della provincia
autonoma di Trento, Lorenzo Dellai. La riunione si è tenuta sotto la presidenza
di Galan per proseguire nell'attuazione dell'intesa che regione e provincia
hanno tra loro sottoscritto il 4 luglio 2007 a Recoaro Terme (Vi) per favorire
la cooperazione tra i rispettivi comuni di confine. Argomento principale posto
all'ordine del giorno della commissione è stata la discussione e conseguente
adozione di alcune modifiche al piano operativo relativo all'annualità 2009,
limitatamente a uno degli interventi ammessi a finanziamento, e al programma
triennale degli interventi. Nel programma si precisa che per l'anno 2010
saranno ritenute prioritarie proprio le proposte riguardanti il settore
sviluppo economico, sempre che presentino il necessario carattere transfrontaliero,
incidendo contemporaneamente sul territorio trentino e veneto, a favore delle
aree maggiormente svantaggiate. Le modifiche sono state predisposte in entrambi
i casi dal gruppo tecnico che riunisce i dirigenti delle amministrazioni veneta
e trentina, del quale la commissione si avvale per le proprie attività. Il
programma triennale degli interventi viene modificato per alcuni aspetti di
carattere tecnico-procedurale, in particolare nella parte che contiene le linee
di indirizzo, le direttive e le priorità da seguire nella realizzazione di
progetti di intervento riguardanti lo sviluppo economico, progetti che potranno
concorrere a definire l'ultimo dei piani operativi annuali previsti dal
programma triennale, quello per il 2010. Il potenziamento del settore dedicato
alle attività economiche è stato individuato dalle amministrazioni quale misura
idonea per affrontare gli effetti della attuale crisi finanziaria, in particolare il
generalizzato rallentamento della crescita economica che aree già svantaggiate,
come quelle di confine tra Veneto e Trentino, soffrono con maggiore intensità.
Quanto al piano operativo per l'anno 2009, la modifica adottata dalla commissione
riguarda l'intervento «Miglioramento dei sistemi di pronto intervento» in
corso di realizzazione da parte del comune di Livinallongo del Col di Lana
(Bl). Fermo restando l'importo del finanziamento concesso, si provvede alla
variazione di alcune delle voci inizialmente previste dal progetto per
sopravvenute esigenze evidenziate dal soggetto gestore. Tutte le modifiche
saranno trasmesse alla giunta regionale e alla giunta della provincia autonoma
di Trento per la formale approvazione. Quanto al Veneto, la discussione in
giunta dovrebbe avvenire già in occasione del prossimo appuntamento
dell'esecutivo regionale fissato per il 4 agosto. La Commissione ha deciso,
infine, che il programma triennale così aggiornato sarà illustrato alle
autonomie locali, alle Camere di commercio e alle associazioni di categoria di
livello provinciale in un apposito incontro, previsto per il prossimo 5 agosto
a Pedavena (Bl). In tale occasione verranno anche descritti criteri e modalità
di presentazione delle proposte di progetti per la formazione del piano
operativo 2010, da far pervenire alle competenti strutture della regione e
della provincia autonoma di Trento entro il termine ultimo del 23 ottobre 2009.
Lo sviluppo economico. Nel dettaglio, il programma prevede per il settore dello
sviluppo economico, di sostenere iniziative e progetti di carattere integrato e
transfrontaliero promossi da soggetti privati, d'intesa con soggetti pubblici.
E cioè: progetti integrati e transfrontalieri di valorizzazione turisticoculturale sul territorio (albergo diffuso); sostegno a iniziative
congiunte di promozione turistica e culturale; opere e progetti integrati e
transfrontalieri relativi alla realizzazione di infrastrutture di carattere
economico; progetti di valorizzazione dei prodotti tipici e della tradizione
dei territori; progetti per il mantenimento del commercio e la creazione di
punti multi servizi nei piccoli centri delle aree disagiate di montagna. Gli
altri settori di intervento. La strategia prevista dal programma triennale si
fonda su altri due macro-settori diIntervento, oltre allo sviluppo economico:
opere e infrastrutture e servizi pubblici. Le tipologie di intervento per i
diversi settori debbono comunque essere in grado di sviluppare sinergie e
collaborazioni tra i territori trentini e veneti, con l'obiettivo di incidere
in modo stringente nel perseguimento dell'obiettivo di miglioramento della
qualità della vita della popolazione dei territori di confine. Diversi sono
quindi i settori coinvolti: sviluppo locale, sanità, cultura, alta formazione,
istruzione e formazione, infrastrutture e reti di trasporto. Per quanto
riguarda opere e infrastrutture, gli interventi dovranno riguardare progetti e
programmi per la realizzazione di opere di competenza degli enti pubblici. E in
particolare: progetti integrati concernenti l'infrastrutturazione primaria dei
territori (acquedotti, depuratori, strade, banda larga, ecc.); progetti
integrati per la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse ambientali e
identitarie del territorio; progetti integrati per la realizzazione di
infrastrutture finalizzate allo sviluppo economico e alla valorizzazione
turistica e culturale del territorio (con particolare riferimento alle piste
ciclabili); programmi per investimenti di edilizia sostenibile per le strutture
utilizzate per la fornitura di servizi pubblici. Per il settore dei servizi
pubblici, invece, gli interventi dovranno riguardare l'accessibilità, con forme
di reciprocità, dei servizi pubblici esistenti nell'area trentina e veneta nei
seguenti ambiti: servizi scolastici di ogni ordine e grado; alta formazione;
servizi socio-assistenziali e sanitari; servizi di trasporto collettivo
pubblico anche a finalità turistiche; progetti integrati per l'innovazione dei
servizi pubblici sul territorio (raccolta rifiuti, trasporti di alunni e
mobilità di persone non autosufficienti, biblioteche su ruote). L'attribuzione
delle risorse. L'assegnazione definitiva di un intervento integrato a uno dei
macrosettori è effettuata dalla Commissione, tenuto conto della classificazione
indicata a tale titolo dal soggetto proponente, in base al principio della
prevalenza funzionale-qualitativa di una o più componenti riconducibili ad un
macrosettore rispetto a un altro. Nell'attribuzione delle risorse agli interventi
inseriti in graduatoria, è riservata, in ogni caso, una quota di risorse non
inferiore a un terzo delle risorse disponibili per l'annualità 2010 ai progetti
riguardanti il macrosettore opere ed infrastrutture. Qualora non sia possibile
utilizzare i fondi stanziati per i macrosettori nelle percentuali indicate, per
assenza o inadeguatezza di progetti, la Commissione per la gestione dell'intesa
può modificare il riparto delle risorse tra il gruppo dei macrosettori opere e
infrastrutture e servizi pubblici il macrosettore sviluppo economico al fine
dell'impiego massimo dello stanziamento complessivo definito concordemente
dalla regione del Veneto e dalla provincia autonoma di Trento.
( da "Italia Oggi" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Regione Veneto data: 24/07/2009 - pag: 18 autore:
Galan: un accordo strategico contro la crisi «La crisi finanziaria che attualmente stiamo vivendo ha portato con sé molteplici
effetti, tra i quali un generalizzato rallentamento della crescita economica
che le aree già svantaggiate, al confine tra Veneto e Trentino, soffrono con
maggiore intensità. Per questo è stato ritenuto importante procedere a
un potenziamento proprio del settore dedicato alle attività economiche». Così
il presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, nel discorso di apertura
della riunione della commissione per la gestione dell'intesa tra la regione Veneto
e la provincia autonoma di Trento per l'aggiornamento del programma triennale
degli interventi 2008-2010. «Per l'anno 2010, dunque», ha sottolineato,
«saranno ritenute prioritarie le proposte riguardanti il settore sviluppo
economico». Galan ha poi fatto il punto sui principali momenti che hanno
segnato lo sviluppo del progetto di cooperazione tra le due amministrazioni.
«Durante la seduta d'insediamento», ha detto «la Commissione ha proceduto:
all'adozione del regolamento interno che disciplina i lavori della Commissione
e del gruppo tecnico che la coadiuva e alla definizione delle modalità di
partecipazione delle rappresentanze delle autonomie locali venete e trentine
all'attività necessaria per l'attuazione dell'intesa». Nel corso della seconda
seduta la Commissione ha adottato il programma triennale degli interventi,
«fondamentale documento generale di programmazione, definizione e coordinamento
degli interventi previsti nell'intesa». Nella terza seduta la Commissione ha
proceduto invece all'adozione del piano operativo annuale degli interventi
riferito alle annualità 2008 e 2009, approvato rispettivamente dalla giunta
regionale con dgr n. 4014 del 30 dicembre 2008 e dalla giunta provinciale con
dgp n. 3329 del 30 dicembre 2008. «Il piano contiene l'elenco dei progetti che
richiedono priorità di realizzazione», ha spiegato Galan, «sulla base dei
criteri e delle indicazioni contenute nel programma triennale degli interventi
approvato nel giugno 2008, nell'ambito del settore delle opere e delle infrastrutture
e del settore dei servizi pubblici alla popolazione. Questi interventi sono
ancora in fase di realizzazione». «Gli obiettivi di miglioramento e sviluppo
economico-sociale che hanno costituito il fondamento del nostro accordo di
cooperazione con il Trentino», ha concluso il presidente del Veneto, «e che
mostrano oggi i primi risultati, in un futuro ormai immediato, dovranno fungere
a loro volta da punti di partenza per l'avvio di nuovi processi per
l'acquisizione, da parte dei nostri territori, di sempre maggiore
competitività».
( da "Italia Oggi" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
sezione: Marketing data: 24/07/2009 - pag: 21 autore: di Marco Livi altagamma
Giugno, consumi in ripresa La crisi economica rallenta
i consumi alto di gamma, ma a fronte di un maggio piuttosto negativo è seguito
un giugno in miglioramento. Unica eccezione: l'Oriente, con la Cina in
evidenza. Secondo quanto evidenziato dall'indagine congiunturale della
Fondazione Altagamma, per il bimestre maggio-giugno 2009, le previsioni sul
breve periodo sembrano accreditare l'ipotesi che il peggio sia ormai alle
spalle.L'Italia ha registrato, soprattutto a maggio, un calo rispetto agli
stessi mesi del 2008 e così pure ha reagito l'Europa occidentale. Trend
negativo infine per l'Europa orientale, e in particolare per la Russia,
soprattutto considerando i risultati molto positivi raggiunti nel 2008.
Repubblica popolare cinese, Hong kong, Macao e Taiwan si discostano invece
dalla media generale, registrando una buona crescita, mentre
il Giappone (per il quarto anno) ha mostrato un calo rispetto al 2008. I
mercati del Medioriente portano a casa, infine, una leggera
crescita.Oltreoceano, negli Usa, la crisi finanziaria continua a dispiegare i suoi effetti, ma nello stesso continente
cresce, seppure in modo contenuto, l'America latina.
( da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Ue:
«Emergenza finita» Entro il 2010 le banche tornino dentro le regole di
Redazione del 24-07-2009 da Finanza&Mercati del 24-07-2009 [Nr. 144 pagina
2] Il commissario Kroes ha fissato i paletti per il ritorno allo stato di
normalità: «Ora inizia la fase delle ristrutturazioni Gli azionisti facciano la
loro parte» Dopo la fase del salvataggio, per le banche europee è giunto quello
della ristrutturazione. A decretarlo è la Commissione europea che, nella
persona del commissario alla Concorrenza Neelie Kroes, ha approvato un
documento che traccia le linee guida valide fino al 31 dicembre 2010 per per
riportare il sistema finanziario europeo alla normalità.
«La crisi finanziaria forse
non è finita - ha affermato la Kroes in un comunicato - ma dobbiamo cominciare
a lavorare seriamente con gli Stati membri per ristrutturare le banche
europee». Secondo il capo dell'Antitrust Ue, «abbiamo bisogno di far sì che le
banche siano in grado di sopravvivere senza il sostegno dello stato e di
rinforzare la concorrenza nel mercato unico». La Commissione europea
punta alla sostenibilità delle banche senza aiuti pubblici, all'assunzione di
responsabilità degli istituti nella propria ristrutturazione e alla correzione
delle distorsioni di mercato provocate dagli aiuti, che pure l'Unione Europea
stessa ha autorizzato per superare la gravissima crisi.
«Il ritorno alla sostenibilità delle banche - si legge ancora nel comunicato -
è la miglior garanzia per la stabilità e per la loro capacità a lungo termine
di fornire prestiti all'economia». Nella comunicazione si chiede che, «per
individuare strategie per un futuro sostenibile, le banche dovrebbero attuare
uno stress-test». Non basta, Bruxelles sottolinea che «le banche aiutate e chi
detiene il loro capitale devono assumersi le proprie responsabilità per il
comportamento passato e contribuire alla ristrutturazione il più possibile con
le proprie risorse. Questo richiede in particolare che lo stato riceva
un'adeguata remunerazione per l'aiuto fornito». Infine, Bruxelles affronta la
questione delle distorsioni di mercato, chiedendo, per correggerle,
disinvestimenti pubblici o limitazioni ad acquisizioni o a strategie di prezzo
o di marketing aggressive che si basino su aiuti pubblici. A partire dal 2011
gli Stati e le istituzioni finanziarie dovranno infine tornare a rispettare le
normative comunitarie, il cui rispetto è stato momentaneamente sospeso per far
fronte alla gravissima crisi economico e finanziaria degli ultimi due anni.
( da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Bri,
rallenta calo dei prestiti internazionali di Redazione del 24-07-2009 da
Finanza&Mercati del 24-07-2009 [Nr. 144 pagina 2] Discesa del 2,3% nel
primo trimestre rispetto al -5,7% registrato nell'ultimo quarter 2008
Affidamenti cross-border giù sopratutto in Uk È continuata nel primo trimestre
di quest'anno la contrazione dei prestiti bancari internazionali, anche se a un
passo più lento rispetto a fine 2008. Lo ha annunciato la Bri, la Banca per i
regolamenti internazionali con sede a Basilea. Il calo a tutto marzo è stato
pari al 2,3%, e cioè 720 miliardi di dollari, a quota 29.400 miliardi, secondo
i dati trimestrali aggiustati per le variazioni dei cambi diffusi dalla Bri,
contro una flessione di 1.900 miliardi nell'ultima parte del 2008 (-5,7%), all'apice della crisi finanziaria. Il calo più consistente nei prestiti bancari cross-border è stato
accusato nel primo trimestre di quest'anno dai prestiti denominati in yen,
scesi del 15%, o di 205 miliardi di dollari, rispetto a fine 2008. I prestiti
bancari internazionali in valute di paesi con tassi di interesse molto bassi,
come lo yen, destinati a finanziare operazioni di «carry trade» sono stati uno
dei fattori dominanti della fase di credito «facile» antecedente alla crisi. Secondo i dati diffusi dalla Bri, i prestiti a entità
non bancarie sono diminuiti nel primo trimestre dell'1%, o di 149 miliardi,
dopo una flessione dell'8%, o di 962 miliardi nel quarto trimestre 2008, mentre
i prestiti interbancari si sono ridotti del 3% (-571 miliardi) dopo un calo del
4% nell'ultima parte del 2008, di riflesso ai crescenti sforzi da parte delle
banche per ridurre l'esposizione estera. Questa voce, relativa ai prestiti
interbancari, è diminuita di ben 2.000 miliardi a 19.053 miliardi nel corso
degli ultimi quattro trimestri, secondo i dati Bri, a dimostrazione
dell'impatto della crisi finanziaria globale sul
flusso di finanziamenti tra banche. A livello geografico, il dato complessivo
vede un calo del 5,7%, o di 53,56 miliardi, dei prestiti bancari cross-border
in Gran Bretagna a un totale negli ultimi tre trimestri di -190 miliardi.
Accelera anche il ritmo di ritiro del credito internazionale verso alcuni paesi
emergenti, come Ucraina e Lettonia.
( da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Accordo
fra Bei e Intesa Sanpaolo: 470 mln di finanziamenti alle Pmi da
Finanza&Mercati del 24-07-2009 La Banca Europea per gli Investimenti (Bei)
e il Gruppo Intesa Sanpaolo hanno definito quattro nuovi accordi al fine di
fornire finanziamenti a medio-lungo termine a imprese italiane, per un importo
complessivo pari a 470 milioni di euro. L'iniziativa si inserisce nell'ambito
degli intensi rapporti già in essere tra Bei e Intesa Sanpaolo ed è volta a rafforzare ulteriormente il supporto offerto al settore
produttivo italiano, a mitigare gli effetti della crisi
finanziaria e contribuire all'avvio del processo di
ripresa. All'interno del plafond di 470 milioni euro messi a disposizione dalla
Bei sono state individuate quattro aree di intervento che coinvolgeranno nello
specifico alcune società del Gruppo Intesa Sanpaolo. Oltre ai
finanziamenti per le piccole e medie imprese, che saranno curati da
Mediocredito Italiano e Leasint, parte delle linee saranno messe a disposizione
del progetto «Risk sharing finance facility», parte a investimenti di medie
aziende per i loro programmi di risparmio energetico ovvero di ricerca e
sviluppo, e infine alcune linee saranno destinate a interventi nel terzo
settore, grazie alla guida e all'esperienza maturata in questo ambito da Banca
Prossima. Nel dettaglio, al sostegno delle Pmi italiane saranno destinati 300
milioni di euro, con impiego di fondi Bei per il finanziamento del 100% di
progetti promossi dalle imprese a condizioni di particolare favore, anche in
applicazione delle nuove iniziative adottate dalla Bei per contrastare la crisi economica. Le linee saranno finalizzate esclusivamente
agli investimenti delle Pmi, con il coordinamento di Mediocredito italiano - la
società del Gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nel finanziamento a medio e
lungo termine per le Pmi - e Leasint, la società di leasing del gruppo. Altri
100 milioni di euro sono destinati al sostegno degli investimenti delle società
italiane di medie dimensioni per investimenti nei settori dell'energia e
dell'ambiente ovvero della ricerca e sviluppo. In particolare, il contratto
siglato costituisce il prolungamento dell'accordo di collaborazione tra Bei,
Assolombarda e Intesa Sanpaolo, di cui la prima quota (pari a 150 milioni di
euro) è attualmente in corso di erogazione. Ulteriori 50 milioni di euro sono
stati previsti inoltre nell'ambito del progetto «Risk sharing finance
facility»: la prima iniziativa di questo genere in Italia tra Bei e una banca
commerciale che prevede un progetto pilota per 100 milioni di euro, affidato a
Mediocredito Italiano, di cui questo contratto costituisce una prima tranche.
Infine a Banca Prossima, la banca del gruppo Intesa Sanpaolo specializzata in
interventi nel settore dell'impresa sociale e non-profit, saranno destinati 20
milioni di euro per il supporto di iniziative nell'ambito dell'edilizia
scolastica, della sanità, di programmi di rinnovamento e sviluppo urbano, di
tutela del patrimonio storico, culturale e naturale. «Siamo soddisfatti per
questo complesso di finanziamenti - ha commentato Dario Scannapieco,
vicepresidente della Bei - che si inserisce in una lunga tradizione che Bei ha
con Intesa Sanpaolo. Sottolineo in particolare l'importanza dei nuovi prestiti
secondo il modello Risk sharing finance facility, che ci permette di
condividere con Intesa Sanpaolo il rischio creditizio verso i beneficiari
finali, lasciando al gruppo bancario italiano la responsabilità
dell'istruttoria: uno schema che non a caso viene applicato per la prima volta
nel nostro paese con un partner da noi conosciuto e stimato».
( da "Finanza e Mercati"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Le
esportazioni di Calligaris aumentano del 7,4% da Finanza&Mercati del
24-07-2009 Calligaris, gruppo leader nel settore arredamento casa, ha chiuso il
bilancio consolidato 2008 con un fatturato complessivo di 161 milioni di euro
registrando una flessione contenuta (meno 2,7%) rispetto all'esercizio
precedente ma mantenendo un tasso di crescita del 7,4% sulla quota dell'export
controbilanciata, a sua volta, dalla discesa sul mercato italiano. Il gruppo ha
chiuso il bilancio con un margine operativo lordo (ebitda) di 25,1 milioni di
euro, pari al 16% del fatturato consolidato, mentre la redditività operativa si
è mantenuta su livelli di eccellenza e molto al di sopra delle medie del
settore. Il fondo di private equity L-Capital che dal 2007 detiene il 40% del
capitale della capogruppo continua a condividere con l'azionista di maggioranza
e con il ceo Alessandro Calligaris la mission aziendale e le strategie
aziendali. «Il 2008 fino al mese di settembre - ha detto lo stesso Alessandro
Calligaris - è stato un esercizio positivo per il nostro gruppo e che ha visto
un fatturato in moderata crescita e un ebitda nell'ordine del 17,5 per cento.
Nel corso dell'ultimo trimestre, invece, i ricavi ed il portafoglio ordini
hanno registrato una flessione importante, per altro in concomitanza con
l'acuirsi della recessione mondiale innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel
dettaglio, la discesa del fatturato ha interessato il gruppo in un periodo di
incremento degli organici, caratterizzato soprattutto dalla consistente
espansione delle funzioni commerciale e marketing che conferma la visione
strategica legata all'approccio marketing-oriented adottato da Calligaris come
convincente ed imprescindibile».
( da "Finanza e Mercati" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Chianti Classico corre ai ripari da Finanza&Mercati del 24-07-2009 Il
Consorzio di tutela del Chianti Classico, per contrastare il calo della domanda
figlio della crisi economica e limitare l'abbassamento
delle quotazioni di mercato, vara una misura innovativa per il comparto
vinicolo italiano. Il cda del Consorzio ha infatti deciso di ridurre
l'immissione di Chianti Classico sfuso sul mercato già a partire dalla prossima
campagna vendemmiale, avvalendosi di una misura di stabilizzazione prevista del
regolamento Ce della nuova Ocm vino, il cosiddetto «blocage». La misura, già
adottata in passato da altre zone vitivinicole e in particolare dallo
Champagne, prevede la regolazione dell'offerta attraverso una riduzione temporanea
del prodotto di annata da immettere sul mercato, in modo da non comprometterne
le quotazioni. «La crisi
finanziaria, unitamente al cambio euro-dollaro per
noi particolarmente svantaggioso - ha detto il presidente del Consorzio, Marco
Pallanti - ci ha imposto una riflessione su quali strumenti adottare per
stabilizzare il mercato. A nostro vantaggio abbiamo le ultime cinque annate,
dal 2004 al 2008, che hanno regalato delle vendemmie di ottima qualità.
Il cda ha deciso di non optare per una riduzione delle rese, che prevede una
perdita tout court di prodotto, ma ha voluto comunque intervenire in difesa del
proprio mercato».
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Spiraglio
alla Frattini Offerta per rilevare un ramo d'azienda --> Società interessata
al «metal container»: salvi 47 posti Accordo per la Cassa straordinaria ai 191
dipendenti Venerdì 24 Luglio 2009 ECONOMIA, pagina 35 e-mail print C'è
un'offerta per la Frattini Costruzioni meccaniche di Seriate, l'azienda dall'11
giugno scorso in concordato preventivo, con 191 lavoratori in Cassa
integrazione ordinaria (a parte una sessantina che, a rotazione, stanno
lavorando e lo faranno fino al 31 agosto, quando scadrà l'esercizio
provvisorio). L'offerta non riguarda l'intera attività produttiva dell'azienda
meccanica bergamasca ma interessa solo il comparto con maggiore valore
aggiunto, il ramo d'azienda «metal container» (macchinari per la deformazione
di contenitori cilindrici per bevande e aerosol). È stato il commissario giudiziale
Maria Rachele Vigani a comunicarlo ufficialmente: l'offerta riguarda un importo
di 3,2 milioni di euro. Il commissario ha indetto una gara informale per la
vendita del ramo d'azienda «metal container» che si terrà il 31 luglio alle 10
nel suo studio di via Angelo Maj; le offerte - che eventualmente potrebbero
affiancarsi a quella già avanzata - dovranno essere presentate entro il 30
luglio. Ufficialmente non vengono forniti nomi sull'azienda interessata
all'acquisto del ramo d'azienda della Frattini, ma circola il nome della
tedesca Mall Herlan. L'offerta giunta dalla Germania comporterebbe un
riassorbimento immediato di 37 lavoratori con la disponibilità ad assumere
altre 10 persone. Così come pare che anche da parte di un'altra azienda
tedesca, la Hinterkopf, sia stato manifestato un certo interesse che però solo
nei prossimi giorni si dovrà vedere se sfocerà in un'offerta vera e propria.
Nel frattempo, ieri mattina, nella sede di Confindustria Bergamo, si è tenuto
un incontro tra il rappresentante del commissario giudiziale, il legale Matteo
Luzzana, i sindacati, le Rappresentanze sindacali unitarie e Confindustria
Bergamo. Incontro dominato dall'annuncio ufficiale dell'offerta per l'acquisto
del ramo d'azienda «metal container», ma dal quale è anche scaturito un testo
che martedì prossimo 28 luglio a Milano sarà sottoposto all'approvazione
dell'Agenzia Regionale del Lavoro e nel quale si concorda che la Frattini (cioè
il commissario giudiziale) chiederà al ministero del Lavoro la Cassa
integrazione straordinaria per un anno per tutti i 191 dipendenti. I soldi
saranno erogati direttamente dall'Inps, dato che la Frattini, in crisi finanziaria, non è in grado di
anticipare il pagamento. Tuttavia - proprio in attesa dell'erogazione della
Cassa integrazione (che dovrebbe avvenire entro ottobre) - l'azienda in
concordato preventivo e i sindacati si sono accordati per fare avere ai
lavoratori nei mesi di luglio, agosto e settembre degli anticipi sul Premio di
risultato e sul Trattamento di fine rapporto: si tratta di circa
1.500-1.800 euro che verrebbero concessi ai lavoratori nei tre mesi estivi.
«Consideriamo positivo l'interessamento di un'azienda per l'acquisto del ramo
d'azienda "metal container" - dice il segretario provinciale Fim-Cisl
Ferdinando Uliano - il che conferma le nostre considerazioni sull'esistenza di
condizioni di rilancio per la Frattini. Certo, si tratta di un'offerta parziale
e non entusiasmante in termini di assorbimento occupazionale. Vedremo se vi
saranno altre proposte. Intanto abbiamo concordato dei pagamenti ai lavoratori
nel periodo di attesa della Cassa straordinaria». Conferma il segretario
provinciale Fiom-Cgil Mirco Rota: «Con l'accordo che firmeremo all'Agenzia
regionale abbiamo dato continuità al sia pure parziale pagamento degli stipendi
ai lavoratori nei mesi estivi che tampona la situazione in attesa della Cassa
che dovrebbe arrivare al più tardi in ottobre. Positivo che sia stata
ufficializzata un'offerta per l'acquisto del comparto "metal
container", e cioè il "cuore" produttivo della Frattini. Ma è
chiaro che, interessando solo 37 più 10 dipendenti, il problema occupazionale
resta ampio e ancora aperto». Lunedì 27 alle 9 nello stabilimento di Seriate è
in programma l'assemblea dei lavoratori. P. S. 24/07/2009 nascosto-->
( da "Giornale.it, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
articolo
di venerdì 24 luglio 2009 «Passa per le piccole imprese italiane la pace nel
Mediterraneo» di Redazione Il «collaudato modello» delle Piccole e Medie
Imprese (Pmi) italiane come strumento determinante per lo sviluppo della sponda
sud dell'area euromediterranea. Non solo un'idea, ma uno scenario concreto a
sentire il sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, tra gli ispiratori del
primo Forum economico finanziario per il Mediterraneo appena conclusosi a
Milano (20-21 luglio). Nata da una partnership tra ministero italiano degli
Esteri, Camera di commercio di Milano e Regione Lombardia, la due giorni ha coinvolto
gli attori politici ed economici sulla scena mediterranea «con l'idea che lo
sviluppo civile e economico nella regione possano sostenere e incoraggiare i
processi di pace». Sottosegretario, qual è il significato del Forum nel quadro
dell'attuale crisi globale? «Rinchiudersi nei propri bunker nazionali non è una
soluzione. L'Italia è immersa nel Mediterraneo e sente profondamente l'impulso
a collegarsi con i suoi popoli e Paesi. Questa vocazione antica oggi - proprio
per la crisi finanziaria,
per quella politica e per i grandi movimenti dell'immigrazione - si presenta di
un'attualità più urgente. È necessario stringere forti relazioni
nell'area in uno spirito di reale partenariato. Il nostro governo ne ha fatto
un punto di intesa della sua politica internazionale e sta percorrendo con
coerenza questa strada». Come proseguirà la strada avviata nella due giorni di
Milano? «L'idea, sul modello di Davos, è di fare del Forum un punto di incontro
permanente e annuale di tutte le imprese, le istituzioni finanziarie e gli
attori interessati allo sviluppo e alla cooperazione nella regione
mediterranea. Allo stesso tempo andranno avanti durante l'anno altri
appuntamenti nei settori macroprioritari dell'Unione per il Mediterraneo, come
ad esempio la riunione dell'Associazione dei costruttori del Mediterraneo».
Qual è il ruolo del nostro Paese? «A partire dal secondo dopoguerra,
l'esperienza in Italia ha dimostrato che il reticolo economico creato dal
sistema delle Pmi ha anticipato il dibattito su di esse che è seguito su scala
internazionale. Quello del Pmi è un sistema facilmente esportabile nei
programmi di collaborazione con i Paesi, soprattutto della sponda sud, e
possiede un valore aggiunto: è anche modello sociale, capace di rafforzare la
stabilità in quelle zone». Ad esempio? «Il presidente del Consiglio ha più
volte lanciato l'idea di un piano Marshall per la Palestina. In quest'ottica
un'iniziativa del genere troverebbe l'Italia come sistema Paese già pronto a
muoversi proprio grazie allo strumento rapido e flessibile della Pmi. L'idea,
che ha raccolto il favore di Israele, è di creare piccoli incubatori sul
territorio palestinese destinati a generare, prima in Cisgiordania e poi anche
nella Striscia di Gaza, imprese pronte a recepire quel sostegno finanziario che
la comunità internazionale si è più volte detta disponibile a dare, ma senza
indicare una strada chiara». Quali strumenti sono già disponibili per
realizzare progetti? «C'è la Mediterranean Business Development Initiative che,
nata su impulso italo-spagnolo, mira a facilitare l'accesso delle Pmi al
credito; inoltre, uno degli strumenti finanziari più concreti finora concordati
è proprio un'iniziativa italo-francese, il fondo InfraMed. Spero che possa dare
frutti immediati. Anche qui, ancora una volta, l'Italia ha fatto la sua parte».
© IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA
05524110961
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-24 - pag: 12 autore:
Supervisione con poteri deboli di Donato Masciandaro C osa hanno in comune la
proposta di Barack Obama di riforma della regolamentazione finanziaria
statunitense e il progetto della Commissione europea sulla vigilanza? Un
aspetto cruciale: sanciscono una nuova fase dei rapporti tra i politici e i
banchieri centrali. Dopo un ventennio in cui il principio dell'indipendenza
della politica monetaria ha sancito il principio della «distanza di braccio»
tra i governi ed i tecnocrati, i rapporti tra i due mondi potranno essere
profondamente modificati dall'introduzione della differenza tra macro e micro
supervisione; si tratterà di vedere se siamo di fronte all'uovo di Colombo,
oppure al cavallo di Troia. Facciamo un passo indietro. A partire dagli inizi
degli anni Ottanta, la classe politica dei maggiori paesi industrializzati ha
progressivamente realizzato che il proprio consenso si sarebbe giocato sulla
capacità di combattere il nemico macroeconomico numero uno: l'inflazione. I
cittadini volevano avere fiducia nella moneta che utilizzavano. Per combattere
l'inflazione occorreva agire con efficacia con lo strumento della liquidità. Ma
i politici si resero conto che la maggiore debolezza della manovra della
liquidità risiedeva proprio nel fatto che erano essi stessi a controllarla. I mercati, i sindacati, le imprese si erano oramai convinti
che quando erano i politici a manovrare direttamente la moneta, essa non poteva
che crescere, causando inflazione. I governi, infatti, avevano più volte
dimostrato di avere la vista corta: la moneta era stata utilizzata per
risolvere i problemi di bilancio, o per manovrare artificiosamente i tassi prima
delle elezioni, o per "drogare" riprese economiche effimere. Per cui,
se i politici volevamo vincere la battaglia contro l'inflazione, dovevano
privarsi del controllo della liquidità. Nacque così nella teoria e nella prassi
lo strumento dell'indipendenza delle banche centrali. Occorreva che la politica
monetaria fosse gestita in modo credibile al fine di ottenere la stabilità
monetaria da qualcuno che, in quanto non eletto, potesse essere immune dalla
miopia del politico, pur dovendo renderne conto con appropriate modalità
istituzionali. In questi venti anni, anche per ragioni diverse dalla diffusione
delle banche centrali indipendenti dai governi, l'inflazione ha cessato di
essere il problema macroeconomico per eccellenza. Arriviamo ai giorni nostri.
La crisi iniziata nel 2007 fa riscoprire ai cittadini dei maggiori paesi
industriali la centralità della stabilità finanziaria,
cioè l'importanza di avere fiducia nelle banche. I cittadini diventano attenti
alla stabilità finanziaria per almeno due ragioni: perché
sono depositanti dei loro risparmi e perché sono contribuenti, e hanno capito
che i fallimenti bancari alla fine si pagano con maggiori tasse. Ma i cittadini
sono elettori, quindi anche i politici scoprono l'importanza di combattere l'instabilità finanziaria che, fino a quel momento, era stata dimenticata perché veniva
considerata - soprattutto negli Stati Uniti- un risultato automatico di mercati finanziari deregolamentati. Con
i risultati che si sono visti. Esattamente come vent'anni prima, i politici si
rendono contro che uno strumento essenziale è il controllo della liquidità,
oggi saldamente in mano alle banche centrali. Allora occorre aumentare il ruolo
delle banche centrali a tutela della stabilità finanziaria,
cioè coinvolgerle maggiormente nelle funzioni di supervisione e di vigilanza
bancaria. Ma qui è sorto un problema: negli ultimi anni, proprio per rendere
l'azione della politica monetaria sempre più focalizzata sulla stabilità
monetaria, ed evitare di creare burocrazie troppo potenti, i governi hanno
progressivamente allontanato le banche centrali dai ruoli e dalle
responsabilità proprie della vigilanza. Di pari passo con la specializzazione
della politica monetaria si è assistito ad una specializzazione della
vigilanza, sovente unificata nelle mani di nuove authority, diverse dalla banca
centrale.Occorreva allora un'inversione a U. Inversione che è stata possibile
introducendo in modo forte - sia negli Stati Uniti sia in Europa - la
distinzione tra micro supervisione e macro supervisione. La micro supervisione
si occupa della vigilanza sui singoli intermediari; la macro supervisione ha
come obiettivo la tutela della cosiddetta stabilità sistemica, e vede - sia nel
progetto Obama che in quello della Commissione Europea - un ruolo egemone della
banca centrale. Anche i conservatori inglesi hanno dichiarato che, se
torneranno al governo, aumenteranno i poteri della Bank of England. Dunque la
tendenza è quella di far tornare le banche centrali nel perimetro della
supervisione, ancorché nella forma "debole" della macro vigilanza. I
politici possono presentare ai propri elettori una scelta che appare
ragionevole - chi più delle banche centrali può essere informata di come vanno
i mercati e in generale l'economia? - e che nel
contempo non concentra nelle mani di una potente burocrazia, la banca centrale,
il monopolio sia della politica monetaria che di quella della supervisione.
Inoltre, poiché tutelare la stabilità significa prendere decisioni che possono
toccare i contribuenti, i politici si sentono legittimati a rivendicare per
essi un peso maggiore, rispetto a quello in cui sono "costretti"
nella politica monetaria. Non è un caso che i principi di indipendenza ed
accountability sono assenti nel progetto americano ed appena sfiorati in quello
europeo. Le banche centrali, dal canto loro, sembrano ben felici di veder
aumentato il raggio delle loro competenze. Dunque tutto bene? Al contrario, la
novità istituzionale pone tutta una serie di incognite, che investono la spera
tecnica, ma anche - e forse soprattutto - i rapporti con la sfera politica.
Quale sarà l'impatto sull'indipendenza e sulla accountability delle banche
centrali generato dall'affiancare all'obiettivo della stabilità monetaria
quello della stabilità finanziaria? Quali saranno gli
effetti in termini di strumenti a disposizione delle banche centrali per
assolvere al meglio le nuove responsabilità? Una cosa è certa: quanto più
rilevante sarà il nuovo ruolo delle banche centrali sia in termini di obiettivi
che di strumenti, tanto più urgente sarà riscrivere le regole del gioco in
termini di rapporti tra le autorità monetaria, i politici e le banche. Con
effetti tutt'altro che scontati. © RIPRODUZIONE RISERVATA INVERSIONE I politici
sanno che il controllo della liquidità, oggi in mano ai governatori, è uno
strumento essenziale. Per questo bisogna coinvolgerli maggiormente MARKA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-24 - pag: 30 autore:
Professionisti. A Londra il summit dell'Ifac in vista del vertice di Pittsburgh
Dai contabili un dossier per il G-20 Federica Micardi MILANO Professionisti
contabili a confronto a Londra per trovare spunti e strategie di intervento
post crisi da proporre alle forze politiche. Chiude
oggi, con la redazione di un documento che sarà consegnato ai Grandi per
l'incontro di settembre a Pittsburgh, l'Ifac (International Federation of
Accountants) G-20 Summit. Ieri le rappresentanze dei professionisti provenienti
dai paesi del G-20 hanno proposto le loro istanze, mentre oggi è previsto un
"brain storming" su tre piani – questioni generali, approcci
nazionali e approcci internazionali – e tre aree territoriali: Stati Uniti,
Europa ed Estremo Oriente. «Tra gli interventi che più mi hanno colpito
–racconta Luciano Berzé, consigliere nazionale del Consiglio nazionale dei
dottori commercialisti – c'è quello degli Stati Uniti. Il collega ha fatto un
discorso dal sapore europeo, sottolineando l'importanza delle Pmi, che negli
Usa rappresentano più del 50% del Pil. Durante la crisi
gli Usa hanno registrato una crescita del popolo delle partite Iva – conclude
Berzé – e questa notizia mi ha stupito». L'attenzione alle Pmi nel Vecchio
continente, invece, è cosa nota: in base alle ultime rilevazioni dell'Unione
Europea circa il 96% delle imprese operanti nell'area comunitaria è
qualificabile come piccola o micro. Il discorso di Claudio Siciliotti,
presidente del Consiglio nazionale dei commercia-listi, ha sottolineato
l'importanza del modello italiano, che attiva meccanismi di controllo –
attraverso il collegio sindacale – durante la fase del processo decisionale e
non quando queste decisioni si sono rivelate fallimentari. «La realtà italiana
– ha detto Siciliotti – offre una casistica assai interessante che evidenzia il
legame tra la presenza di una funzione di controllo tecnico interna al vertice
aziendale e il minor tasso di fallimenti dei soggetti controllati. L'incidenza
dei fallimenti nelle società dotate di controlli continuativi e concomitanti –
ha raccontato Siciliotti ai professionisti presenti al summit – è inferiore di
almeno un terzo rispetto alle società prive di questo controllo». Dall'incontro
è emersa la necessità di individuare le corrette modalità dialettiche con la
politica, intervenuta pesantemente sullo Ias 39 dopo lo
scoppio della crisi finanziaria globale. L'importanza di trovare canali di comunicazione
disciplinati tra questi due mondi è avallata dalla presenza all'Ifac G-20
Summit del segretario del Tesoro inglese. © RIPRODUZIONE RISERVATA SOTTO ESAME
Attenzione all'impatto della crisi mondiale sulle Pmi e all'intervento della politica sugli
standard internazionali
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 33 autore: Le
linee guida di Bruxelles per le ristrutturazioni resteranno in vigore fino alla
fine del 2010 Al via il codice Ue per gli aiuti alle banche Enrico Brivio
BRUXELLES. Dal nostro inviato Stress test, diagnosi degli asset problematici e
un piano di ristrutturazione per ristabilire la redditività nel lungo periodo
che preveda un cambiamento del modello aziendale, passando in molti casi dalla
liquidazione e dal ridimensionamento delle attività. Passa attraverso queste
tappe il cammino identificato dalla Commissione per autorizzare i piani di
risanamento della banche europee in difficoltà. L'esecutivo comunitario ha
presentato ieri una comunicazione che indica le condizioni per dare il via
libera agli aiuti concessi dagli stati agli istituti in difficoltà. Una sorta
di "codice speciale" che resterà in vigore fino alla fine del 2010 e
cercherà di riportare alla normalità il sistema finanziario europeo. Il
tentativo è di metabolizzare l'enorme flusso di aiuti pubblici di oltre 3.770
miliardi al settore e di reintegrare condizioni di generale redditività di
lungo periodo, minimizzando le distorsioni alla concorrenza e al mercato unico.
«La crisi finanziaria può non essere ancora giunta al
termine – ha commentato il commissario europeo alla concorrenza, Neelie Kroes
–, ma noi dobbiamo iniziare a lavorare seriamente con gli stati membri per
ristrutturare il sistema bancario » . Il braccio destro della Kroes, il
direttore generale Philip Lowe, ha poi specificato che sono già 70 le decisioni
prese da Bruxelles in merito a interventi statali negli istituti di credito.
«Delle circa 30 banche ancora sotto esame – ha spiegato Lowe – 13 o 14 sono ora
in fase di presentazione dei piani di ristrutturazione», che in genere
prevedono un ridimensionamento delle attività. Bruxelles ha del resto approvato
già piani per grandi banche tedesche come Commerzbank e WestLb che hanno
comportato quasi un dimezzamento delle attività. Lowe ha anche rivelato di aver
appena ricevuto i progetti di ristrutturazione «di due grandi banche inglesi »:
probabilmente Royal Bank of Scotland e Lloyds, nelle quali lo stato inglese ha
rilevato rispettivamente partecipazioni del 70% e del 43% in seguito alla crisi finanziaria. Laddove non impone liquidazione di asset,
Bruxelles – ha spiegato Lowe – può pretendere «limiti comportamentali ». Come
l'obbligo di non applicare politiche aggressive e tassi ai clienti molto
migliori dei concorrenti. Lowe ha anche ammesso che l'esperienza degli ultimi
nove mesi in Europa insegna che non sempre la strada del consolidamento è
positiva, in quanto in alcuni casi istituti acquisiti da banche sane di
dimensioni maggiori si sono comunque rivelati più difficili da risanare del
previsto. Le linee guida di Bruxelles si ispirano a tre principi fondamentali:
1) le banche beneficiarie devono essere in grado di acquisire una redditività
di lungo periodo, senza ulteriori aiuti statali; 2) gli istituti e i loro
proprietari devono sostenere un onere equo per i costi di ristrutturazione; 3)
si devono adottare misure per limitare le distorsioni alla concorrenza e al
mercato unico. Fondamentale per la commissione è che preventivamente venga
effettuato uno stress test e una mappatura di asset tossici e problematici.
Lowe ha auspicato che si facciano passi avanti nella determinazione di criteri
comuni europei per gli stress test, per dare credibilità a questo tipo di
collaudi, ma ha accettato il fatto che i risultati non siano resi pubblici,
vista l'estrema delicatezza della materia per i mercati. L'esecutivo Ue prevede
che nelle attuali condizioni eccezionali, i piani di ristrutturazione possano
durare fino a cinque anni, rispetto ai due-tre della norma. E che il contributo
ai costi di risanamento da parte della stessa banca possa essere anche
inferiore alla soglia del 50% prevista di solito. La commissione europea
ritiene però che «gli stati dovranno essere adeguatamente remunerati per gli
aiuti concessi », e tiene ben saldo il principio che i sussidi statali non potranno
essere utilizzati per remunerare gli azionisti e gli obbligazionisti, anche se
le banche beneficiarie saranno in grado di finanziare il pagamento di coupon
sul debito subordinato, quando sotto cogente obbligo legale. Agli stati
l'obbligo di notificare a Bruxelles i piani di ristrutturazione di banche in
difficoltà, quando hanno ricevuto aiuti eccedenti il 2% delle attività totali a
rischio. I governi Ue saranno poi tenuti a sottoporre rapporti semestrali su
tutte le banche che hanno beneficiato © RIPRODUZIONE RISERVATA di aiuti
pubblici. LE RICHIESTE Stress test, diagnosi degli asset problematici e
riassetti che prevedano anche il ridimensionamento delle attività
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 35 autore:
Astrologia finanziaria. Il singolare ottimismo
dell'arte divinatoria Gli astri auspicano un ascendente Toro Andrea Gennai A
nche gli astri lanciano un segnale di timido ottimismo: il vento per l'economia
americana (e quindi per la Borsa) sta cambiando e un primo punto di svolta è
vicino. In particolare c'è un data da osservare con attenzione, quella del
prossimo 21 agosto. Tra qualche settimana finisce il ciclo negativo che dal
dicembre del 2007 non lascia pace alla locomotiva a stelle e strisce. Il 21
agosto (esattamente alle 21.25 ora italiana) il nodo della Luna lascia il segno
dell'Acquario, nemico numero uno della crescita statunitense, per passare
retrogrado in Capricorno. Il nodo lunare è il punto di intersezione tra
l'orbita ellittica della Luna e il cerchio zodiacale e si muove in senso
orario. Secondo la teoria enunciata da Mary McWhirter fin dal 1938 (si veda Il
Sole 24 Ore del 9 novembre 2008) l'economia degli Stati Uniti seguirebbe
costantemente le dinamiche del nodo lunare: quando quest'ultimo passa in
Acquario la prima economia mondiale va in tilt (e dal 19 dicembre del 2007 è in
questa condizione, con una sovrapposizione quasi perfetta
con lo scoppio della crisi finanziaria). Il picco di euforia si ottiene quando il nodo transita in
Leone. L'ultima volta è accaduto tra l'ottobre 1998 e l'aprile 2000, periodo di
grande rialzo per i listini. In occasione di transiti precedenti in Acquario
(1969-1971 e 1989-1990) si sono avute puntuali fasi recessive. L'aspetto
singolare del periodo 1989-1990 è che il nodo lunare uscì dall'Acquario il 18
novembre 1990 e il Dow Jones fece un minimo alla metà di ottobre del 1990 poco
sopra i 2.300 punti: quel minimo non è mai più stato rivisto. Un precedente
sicuramente di buon auspicio. Una volta superata la fase dell'Acquario, «le
cose tendono lentamente a migliorare», spiega l'astrologa Grazia Mirti, per
raggiungere poi la fase di massima espansione a partire dal maggio 2017 (quando
il nodo tornerà sotto il Leone). «Nella fase intermedia - aggiunge l'esperta in
astrofinanza -si prospetta un lento ma costante recupero”. La Mirti alla fine del
1999 mandò in stampa un libro dove annunciava di lì a breve la fine del ciclo
espansivo legato al nodo lunare in Leone e soprattutto prevedeva che il punto
di massima debolezza per l'economia Usa si sarebbe verificato tra il 2008 e il
2009. Per il futuro resta un cauto ottimismo. «Non che ci siano da attendersi
evoluzioni mirabolanti – sottolinea l'astrologa –anche perché dalla fine di
novembre scorso 2008 Plutone, come non accadeva più dal lontano 1778, ha
intrapreso un cammino in Capricorno destinato a protrarsi fino al 2024. I suoi
effetti potrebbero contrastare l'evoluzione dell'economia Usa. Lottare contro
le forze plutoniane non sarà facile per Obama e per il suo paese, specie a fine
anno 2010 e nel successivo inizio 2011. Il 21 agosto 2009 segna quindi l'inizio
di un recupero piuttosto lento che non sarà né veloce né privo di colpi di
scena». Ancora poche settimane, e sapremo se il peggio è davvero passato. Ma
non fatevi troppe illusioni, sembrano voler dire gli astri, e soprattutto
niente spazio all'euforia. a.gennai@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
FINISCE LA IATTURA Le previsioni di Grazia Mirti: il 21 agosto il nodo della
Luna lascia il segno dell'Acquario, nemico numero uno della crescita
statunitense
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 39 autore:
Credito. L'investment banking spinge a 1,57 miliardi di franchi il risultato
netto Credit Suisse torna in forze I profitti balzano del 29% Il Ceo Dougan: il
contesto resta difficile ma siamo ben posizionati Lino Terlizzi GINEVRA Il
Credit Suisse conferma il ritorno al profitto nel secondo trimestre 2009. Nel
periodo la banca elvetica ha ottenuto un utile netto di 1,57 miliardi di
franchi. è un incremento del 29% rispetto allo stesso periodo del 2008, ma è,
ciò che più conta, un passo deciso di allontanamento dalle perdite registrate
alla fine dell'anno passato. Già nel primo trimestre 2009 la banca aveva
mostrato un cambio di marcia, con un profitto netto di 2 miliardi di franchi che
l'aveva staccata dal rosso di 8,2 miliardi di franchi subito nell'esercizio
2008. Credit Suisse era stato colpito meno della
connazionale e rivale Ubs dalla crisi dei mutui a rischio Usa, ma aveva comunque dovuto affrontare i
marosi della crisi finanziaria. Nel complesso, per il primo semestre 2009 Credit Suisse
archivia ora profitti netti per 3,57 miliardi di franchi, contro una perdita di
933 milioni di franchi per lo stesso periodo dell'anno precedente. Il
chief executive officer della banca, l'americano Brady Dougan, ha evitato
trionfalismi ma ha sottolineato i progressi. «La nostra performance molto buona
– ha detto – è la prova che la nostra strategia di banca integrata ed il nostro
modello di business a rischio ridotto funzionano bene». La Borsa di Zurigo ha
salutato i dati Cs con un rialzo del titolo della banca, che in chiusura di
seduta si è fissato a +5,8%. Una parte degli analisti puntava su un utile netto
trimestrale almeno pari a quello dei primi tre mesi, ma ciò che è emerso dai
conti è che senza oneri straordinari – tra cui una somma per regolare il
contenzioso con il gruppo chimico Usa Huntsman – l'utile trimestrale della
banca avrebbe raggiunto i 2,5 miliardi di franchi. Questo è stato tenuto in
debito conto dagli operatori. Ad impressionare positivamente gli analisti sono
stati poi l'afflusso netto di capitali e il rilancio delle divisioni investment
banking e asset management. Il private banking, gestione di patrimoni privati,
resta il business centrale del gruppo bancario elvetico e dunque viene ritenuto
non secondario il fatto che tra aprile e giugno vi sia stato un afflusso netto
di 10,7 miliardi di franchi, di cui 8,5 miliardi per la sola gestione di
patrimoni. A fine giugno la banca gestiva nel complesso patrimoni per 1175
miliardi di franchi, il 4,8% in più rispetto a fine marzo. Tutti e tre i rami
di Credit Suisse – private banking, asset management, investment banking –
hanno registrato conti in nero nel trimestre. Per l'investment banking, sede
principale di perdite durante la crisi, si tratta in
particolare della conferma di una svolta. In sostanza, la banca zurighese ha
incassato il miglioramento del quadro dei mercati, sì, ma ha soprattutto
insistito su una riduzione dei rischi e su contemporanea una riduzione dei
costi, che ha comportato tra l'altro anche un taglio degli organici. Per quel
che riguarda l'Italia, dove il gruppo gestisce patrimoni per 9 miliardi di
euro, il gruppo ha precisato di aver conquistato quote di mercato nel private
banking e di aver compiuto ulteriori progressi nell'investment banking. Ora per
il gruppo Credit Suisse a livello mondiale la sfida si sposta sulla seconda
parte del 2009. «La situazione economica globale resta difficile – ha affermato
Brady Dougan – e ci aspettiamo che vi possano essere altre scosse. Ma mi sento
di dire che Credit Suisse ora è davvero molto ben posizionato e che quindi
potrà realizzare buone performance anche nella prossima fase ». Il secondo
semestre sarà quindi decisivo, per restare in acque segnate dalla redditività.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-24 - pag: 39 autore:
PRONTI 470 MILIONI La Bei finanzia le Pmi insieme a Ca' de Sass La Banca
Europea per gli Investimenti e Intesa Sanpaolo hanno definito ieri quattro
nuovi accordi al fine di fornire finanziamenti a medio-lungo termine a imprese
italiane, per un importo complessivo di 470 milioni di euro. L'iniziativa è
volta, secondo quanto riferisce un comunicato, «a rafforzare ulteriormente il
supporto offerto al settore produttivo italiano, a mitigare
gli effetti della crisi finanziaria e contribuire all'avvio del processo di ripresa». Il gruppo
italiano, ha ricordato Gaetano Micciché, responsabile della divisione Corporate
e Investment Banking di Intesa Sanpaolo, «è una delle principali banche partner
della Bei, sia per i volumi di attività con oltre 10 miliardi di euro di
finanziamenti fino ad ora erogati, sia per la diversificazione dei
settori di intervento a favore delle imprese italiane ».
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-24 - pag: 6 autore: AP/ LAPRESSE
La scalata fallita che è costata il posto al Ceo Wiedeking FRANCOFORTE. Dal
nostro corrispondente Nel 2006 Wendelin Wiedeking pubblicava un best seller
sulle tecniche più innovative del management moderno. Si intitolava: Anders ist
besser, Diverso è meglio. In Germania è ancora in vendita; ma fino a quando?
Mai titolo appare oggi così fuori luogo. Ieri all'alba, Wiedeking è stato
estromesso dalla presidenza di Porsche, vittima di una strategia che si è
rivelata drammaticamente fallimentare. Amato e riverito, ma anche spocchioso e
arrogante, l'ormai ex presidente della società di automobili sportive non è
riuscito a portare a termine il suo sogno. Trasformare Davide in Golia e
consentire a Porsche di scalare Volkswagen. L'obiettivo aveva una sua logica:
salvaguardare gli accordi di collaborazione tra le due case automobilistiche e
rimanere indipendente. La realtà però ha preso il soppravvento sulla finzione,
l'industria sulla finanza. Come molti imprenditori tedeschi, da Elisabeth
Schaeffler ad Adolf Merckle, anche Wiedeking è una vittima
illustre della crisi finanziaria. Pensava di potere prendere il controllo di una società quindici
volte più grande di Porsche a colpi di derivati e opzioni. Ma il manager ha
perso il controllo di strumenti troppo sofisticati, complice la tempesta sui
mercati, proprio mentre la recessione frenava le vendite di Suv e di macchine
sportive in giro per il mondo. Gli azionisti di Porsche ieri mattina ne
hanno annunciato il siluramento. E forse non poteva andare altrimenti; ma come
non ricordare che dopotutto Wiedeking è riuscito in 16 anni a risollevare una
società che nel 1992 produceva le lontane e sbiadite copie delle auto amate da
James Dean. Durante la sua presidenza il valore di Borsa di Porsche è salito da
350 milioni di euro a 17 miliardi di euro, la produzione è balzata da 20mila a
98mila auto all'anno. L'ex enfant prodige dell'automobilismo tedesco è un
ingegnere di 58 anni: il viso rotondeggiante, i baffi a filo di labbra, gli
occhiali senza montatura, Wiedeking è uno che non le manda a dire. In pochi
anni rivolta Porsche come un calzino, licenziando un terzo del personale,
tagliando il numero dei dirigenti del 38%, riducendo i livelli del management
da sei a quattro. Dagli Stati Uniti importa gli obiettivi di produttività; dal
Giappone il just-in-time. «Ero l'esotico della mia classe – racconta nel suo
libro, pubblicato mentre era ai vertici del successo –. Il professore era di
sinistra. I miei compagni pure, e tutti avevano i capelli lunghi. Io avevo
deciso: volevo guadagnare molti soldi». E in effetti di soldi ne ha guadagnati
molti: è stato per alcuni anni il più pagato dei managers tedeschi. Oltre 70
milioni di euro nel solo 2007, secondo la rivista Manager Magazin. «Pensare
nuovo: questo è il nostro motto», spiega un giorno ai dipendenti di Porsche,
omaggiati ogni anno da bonus generosi. E aggiunge: «Non temo nulla. Mai». Nel
2005, forte del suo successo, compie il passo più lungo della gamba: scalare
Volkswagen. Con il consenso degli azionisti di Porsche, la sua partecipazione
nel gruppo automobilistico di Wolfsburg sale rapidamente: 10% nel 2005, 30% nel
2007, 50% nel 2008. Diverso è meglio, spiega Wiedeking: definisce «arcaica » la
norma che dal 1960 permette alla Bassa Sassonia di avere un potere di veto in
Volkswagen; critica il sindacato di Vw, perché troppo «conservatore»; e avverte
che al momento della fusione non ci saranno «vacche sacre». Il clima tra le due
aziende si incrina, anche per via di una Legge Volkswagen che certo non aiuta
la società di Stoccarda a prendere pieno possesso del gruppo di Wolfsburg. La crisi farà il resto. Ieri lasciando la scena ha ricevuto gli
applausi del personale di Porsche sotto la pioggia scrosciante di una Stoccarda
quasi autunnale. Nonostante il debito che lascia in carico all'azienda (oltre
10 miliardi di euro) e malgrado i gravi errori di valutazione, Wiedeking è
stato un manager carismatico e visionario. Troppo visionario. Torna alla mente
la massima di Paul Valéry: «Ciò che è semplice è falso. Ciò che non lo è, è
inutilizzabile». B.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL SOGNO INFRANTO L'enfant
prodige dell'auto tedesca aveva rilanciato il marchio sportivo ma poi è rimasto
vittima della crisi finanziaria IL FINALE AMARO Il
take over di Wolfsburg è partito nel 2005 con l'acquisto del 10% Alla fine a
Stoccarda sono rimasti 10 miliardi di debiti Passaggio di consegne. Wendelin
Wiedeking ( a destra), amministratore delegato uscente di Porsche, abbraccia
Michael Macht, suo successore al vertice della casa automobilistica tedesca
( da "Sole 24 Ore, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-07-24 - pag: 6 autore: Volkswagen
conquista Porsche Aumento da 5 miliardi per Stoccarda, fusione entro il 2011,
Qatar terzo socio con il 17% AFP Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro
corrispondente Volkswagen acquisterà Porsche, creando un nuovo grande gruppo
automobilistico mondiale. Dopo un lungo braccio di ferro ricco di colpi di scena
e di contrasti famigliari, le due società hanno aperto la porta ieri
all'acquisizione del produttore di auto sportive da parte dell'azienda di
Wolfsburg. La sfida è impegnativa, tanto che alcuni osservatori già si
interrogano sull'integrazione di due gruppi molto diversi tra loro. La
decisione di puntare su una fusione «sotto la guida di Volkswagen» è una
disfatta per Wendelin Wiedeking, silurato ieri dalla presidenza di Porsche dopo
aver tentato senza successo una scalata a Vw. L'operazione è fallita a causa
della crisi finanziaria e della
recessione economica. Il predatore si è improvvisamente trasformato in preda,
vittima di un netto calo delle vendite e caricato di oltre 10 miliardi di
debiti. In una riunione nella notte tra mercoledì e giovedì il consiglio di
sorveglianza di Porsche ha dato via libera a un aumento di capitale da cinque
miliardi di euro e licenziato con effetto immediato Wiedeking e il suo
direttore finanziario Holger HÄrter, responsabili di avere ideato una scalata
ai danni di Volkswagen a colpi di derivati e opzioni poi fallita miseramente.
«Questo dovrebbe gettare le basi per la creazione di un gruppo automobilistico
integrato composto da Porsche e da Volkswagen», ha spiegato ieri in un
comunicato il consiglio di sorveglianza del produttore di Stoccarda. L'emirato
del Qatar sarà della partita, ma non avrà il ruolo di cavaliere bianco che
Wiedeking avrebbe voluto affibbiargli pur di evitare di finire nelle mani di
Volkswagen. In una riunione del proprio consiglio di sorveglianza, Vw ha a sua
volta approvato il piano di un'integrazione tra le due società «sotto la guida
di Volkswagen» con il suo conseguente ingresso in Porsche. La fusione tra le
due società dovrebbe avvenire entro il 2011. L'azionariato del futuro gruppo
Volkswagen sarebbe così composto: il Qatar diventerebbe terzo socio con il 17%
dietro alle famiglie Porsche e Piech (che attualmente controllano il 51%) e
alla Bassa Sassonia (proprietaria del 20%). Il Qatar salirà in Volkswagen
rilevando opzioni sui titoli Vw oggi nel portafoglio di Porsche. Ormai gli
emirati arabi sono diventati protagonisti nella grande industria tedesca. Abu
Dhabi è azionista di Daimler, mentre il Kuwait starebbe pensando all'ingresso
in Continental. L'assetto del nuovo gruppo dovrebbe essere precisato entro il
13 agosto quando sono previste nuove riunioni degli organi direttivi. «La buona
notizia è che le decisioni sono state preannunciate – spiegava ieri Marc-René
Tonn, analista di MM Warburg –. Molte questioni però restano aperte». Tra le
altre cose, non è chiaro se il Qatar avrà una quota anche in Porsche. Il
sindacato IG Metall ha sostenuto ieri che anche i lavoratori dovrebbero avere
una quota nel nuovo gruppo, pronto a sfidare Toyota per il primato mondiale. Le
decisioni di ieri giungono dopo mesi, se non anni, di tensioni personali e
scontri famigliari. Tra le altre cose, il fallimento della scalata di Porsche
ai danni di Volkswagen ha scatenato rivalità ancestrali tra i due principali
soci della casa di Stoccarda: i cugini Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch.
Quest'ultimo è il vero vincitore, e con questa operazione realizza il sogno di
riunire sotto a uno stesso tetto due società fondate dal nonno Ferdinand
Porsche. Wiedeking lascia la presidenza di Porsche con una buonuscita di 50
milioni di euro: metà andrà a scopi di beneficenza – ha assicurato uno dei
manager più pagati d'Europa – e 1,5 milioni «ai giornalisti in difficoltà»,
senza dare spiegazioni per questa scelta un po' singolare. Il paracadute è
comunque lontano dalla cifra di 250 milioni circolata mercoledì sera. HÄrter
riceverà dal canto suo 12,5 milioni. In un commento ieri sul suo sito il
«Financial Times Deutschland » sosteneva che l'integrazione Porsche-Volkswagen
rischia di provocare «uno choc culturale». I primi segnali sono già emersi,
tanto le due aziende sono diverse tra loro fosse solo per la loro taglia: VW
conta 370mila dipendenti, Porsche 12mila. Il nuovo presidente di quest'ultima,
Michael Macht, ha assicurato che le prossime trattative con Volkswagen saranno
«alla pari». Arringando ieri i dipendenti il presidente del consiglio di
fabbrica di Porsche, Uwe HÜck, ha messo l'accento sui valori e sul marchio
della casa automobilistica. Dal canto suo, il presidente del consiglio di
sorveglianza del produttore di Stoccarda, Wolfgang Porsche, ha promesso, con le
lacrime agli occhi, che la società rimarrà autonoma nel grande gruppo VW e che
la leggenda Porsche «non morirà». © RIPRODUZIONE RISERVATA Strada segnata. Un
cartello stradale a Wolfsburg dedicato a Ferdinand Porsche, fondatore
dell'omonima casa automobilistica e di Volkswagen GLI OBIETTIVI Il nuovo
colosso europeo lancia la sfida a Toyota per il primato mondiale La famiglia
azionista: «La leggenda non morirà»
( da "Manifesto, Il" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
FERROVIE/UN
ALTRO INCIDENTE SULLA RETE Sostituito il responsabile alla sicurezza di
Trenitalia Trenitalia ha sostituito il responsabile alla sicurezza, Emilio
Maestrini. Ma smentisce che ci sia alcun rapporto con l'incidente alla stazione
di Viareggio di oltre 20 giorni fa. La società spiega che «nel suo nuovo
incarico alle dirette dipendenze dell'amministratore delegato, anzi, l'ingegner
Maestrini ha il compito di coordinare gli aspetti legati alla ricerca e allo
sviluppo tecnologico». Nel frattempo conti Matrimonio alla tedesca Officia
l'emiro del Qatar Guido Ambrosino BERLINO BERLINO Con l'aiuto dell'emiro del
Qatar, che li libera di buona parte dei loro debiti, i litigiosi rampolli
dell'ingegnere Ferdinand Porsche - costruttore dell'«auto del popolo»
nazionalsocialista - si sono accordati sul controllo del gruppo Volkswagen, in
cui sarà integrato per passi successivi, di qui al 2011, anche il marchio
Porsche, che costruisce auto sportive a Stoccarda-Zuffenhausen. Tra i due clan
degli eredi di Ferdinand Porsche ha prevalso quello capeggiato da Ferdinand
Piech, ora presidente del consiglio di sorveglianza Volkswagen: è il figlio di
Anton Piech, genero del patriarca e dal 1941 al 1945 Betriebsführer, duce,
della nuova fabbrica di Wolfsburg. Da Wolfsburg, sotto la ferma mano di
Ferdinand Piech, si continuerà a comandare il gruppo, con l'aggiunta di Porsche
come decima marca accanto a Volkswagen, Audi, Seat, Skoda, Bentley, Bugatti,
Lamborghini, Scania, Vw veicoli industriali. Ha invece dovuto cedere il cugino
Wolfgang Porsche, presidente del consiglio di sorveglianza della Porsche,
figlio di «Ferry» Porsche, fondatore della fabbrica di auto sportive nel
dopoguerra. Wolfgang Porsche aveva accarezzato il sogno di scalare il gruppo
Vw, per guidarlo da Zuffenhausen: il topolino Porsche, con un fatturato di 7,5
miliardi di euro l'anno scorso e 12 mila dipendenti, avrebbe inghiottito la
montagna Vokswagen, con 114 miliardi di fatturato e 370.000 dipendenti in tutto
il mondo. L'ambizioso piano - praticato in un primo tempo d'intesa con
Ferdinand Piech (il suo clan controlla il 38% della Porsche Gmbh)- ha portato
la società sull'orlo del fallimento. La holding Porsche Automobil, che ora
possiede il 51% della azioni Vw, si era assicurata opzioni per rastrellarne un
ulteriore pacchetto del 20%, indebitandosi per 10 miliardi. Mentre le azioni
già in suo possesso si sono deprezzate in seguito alla crisi finanziaria. La fine del piano
Zuffenhausen «capitale dell'auto», perseguito nell'ultima fase anche contro
Ferdinand Piech per scalzarlo dal suo trono di Wolfsburg, è stata marcata ieri
- dopo una riunione del consiglio di sorveglianza della Porsche nella notte tra
mercoledì e giovedì - dalle dimissioni dei due manager che l'avevano
architettato e messo in opera, con incauto disprezzo del rischio: il presidente
del consiglio di amministrazione Wendelin Wedeking e il suo mago delle finanze,
Holger Härter. Wedeking, che da impiegato senza blasone nelle dinastie
industriali, si atteggiava a nuovo padrone dei padroni dell'auto, è stato messo
alla porta con una buona uscita di 50 milioni di euro (per la metà investita in
una fondazione senza fini di lucro, tanto per smentire la fama di arrivista
senza scrupoli). Il fido Härter si è accontentato di 12,5 milioni. Il
licenziamento di Wedeking era il prezzo chiesto da Ferdinand Piech al cugino
Wolfgang Porsche per un'intesa tra i due clan sul controllo del gruppo
Volkswagen. La prima pietra, per un accordo ancora da definire in molti
dettagli ancora controversi, è stata annunciata ieri pomeriggio al termine di
una riunione del consiglio di controllo del gruppo Vw: l'emiro del Qatar,
tramite la finanziaria dell'emirato Qatar Investement
Authorithy, diventerà azionista del gruppo Vw con una quota del 17%, al terzo
posto dopo la holding delle famiglie Porsche-Piech (51%) e il 20% detenuto dal
Land Bassa Sassonia. Grazie a una speciale costruzione societaria che non
concede a nessun azionista più di un quinto di voti, indipendentemente dalla
quota in suo possesso, la Bassa Sassonia gode di fatto di un diritto di veto.
Il Qatar, per una somma di 5 miliardi di euro, comprerà da Porsche opzioni su
azioni Vw per circa il 17%. I soldi andranno alle banche con cui il costruttore
d'auto sportive è indebitato. Parallelamente il consiglio di sorveglianza di
Porsche ha deciso un aumento di capitale per altri 5 miliardi di euro. Non se
conoscono i dettagli. Sembra che il Qatar sia pronto a investire due miliardi,
il resto dovrebbe venire dalle famiglie Porsche e Piech. Salvato così dal
rischio di insolvenza, Wolfgang Porsche avrebbe accettato di lasciare
«integrare» la sua fabbrica d'auto sportive nel gruppo Volkswagen: sul come si
discuterà ancora. Foto: IL COMMIATO DELL'AD DI PORSCHE AI DIPENDENTI, DOPO 16
ANNI IN CARICA /FOTO AP
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 24/07/2009 - pag: 26 La storia Il gruppo di
auto sportive sarà il decimo marchio di Wolfsburg. «Diventeremo i primi al
mondo, davanti a Toyota» Volkswagen «compra» Porsche Rinasce la dinastia del
Maggiolino Vince il ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE BERLINO La straordinaria guerra famigliare dei Porsche pare
finalmente avere trovato una soluzione. Ferdinand Piëch nipote del mitico
Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino durante il nazismo ha vinto la
battaglia che lo vede impegnato da decenni: la Porsche e la Volkswagen, di
fatto inventate dal nonno, saranno finalmente unite in un solo gruppo sotto il
controllo della famiglia, con l'ambizione di diventare il primo produttore
mondiale: si afferma una nuova dinastia dell'auto. Ha perso Wendelin Wiedeking
che si è dimesso da numero uno della casa di auto sportive, con una
liquidazione di 50 milioni di euro. Hanno perso gli azionisti di Volkswagen che
dovranno comprare le attività di Porsche a suon di miliardi. Ha perso la
Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le buone regole di un
mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15
ore che si è protratta nella notte tra mercoledì e giovedì, ieri mattina Wiedeking
si è dimesso. È l'uomo che nel 1993 prese in mano le redini di una casa
automobilistica moribonda, Porsche, per trasformarla in una delle aziende più
redditizie del settore. Ma è anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di
scalare la Volkswagen, 16 volte più grande, anche attraverso l'uso
spregiudicato delle opzioni di acquisto e l'utilizzo delle carenze
regolamentari caratteristiche della Borsa tedesca. Nel farlo, ha realizzato
profitti enormi sulla carta, grazie ai quali ha incassato bonus eccezionali
(quasi 80 milioni l'anno scorso), ma ha poi dovuto
constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per
oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha
dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro,
il direttore finanziario
Holger Härter. Sarà sostituito da Michael Macht, fino a ieri capo della
produzione. La buonuscita di Wiedeking ha ovviamente prodotto scandalo:
nonostante abbia deciso di dare in beneficenza la metà dei 50 milioni che
incasserà, il mondo politico tedesco, a due mesi dalle elezioni federali, si è
scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da Joachim Poss, deputato
socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze Peer Steinbrück: «Per
un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche, sostenuti da
speculazione finanziaria, hanno permesso a Wiedeking
giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati
finanziari sono crollati portando con loro il castello di carte
speculativo di Wiedeking ». Ciò nonostante, è stato premiato con altri 50
milioni. Ora, la situazione è questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con
opzioni di acquisto per un altro 20%. Ma ha anche un debito di oltre dieci
miliardi. Quindi, la soluzione approvata ieri. Innanzitutto, la holding Porsche
Se, i cui diritti di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un
aumento di capitale per cinque miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti
ritengono che le famiglie apporteranno gli asset della Porsche Holding
austriaca, la maggiore catena di concessionari d'Europa (13,7 miliardi di
fatturato nel 2008). Poi, il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il
17% di Volkswagen oggi possedute dalla Porsche e in più potrebbe acquistare
azioni privilegiate senza diritto di voto della Porsche Se: altri quattro o
cinque miliardi. Fatto questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch,
comprerà gradualmente Porsche Ag, la controllata che produce le auto. La
fusione (creerà un gruppo dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro)
dovrebbe avvenire entro la metà del 2011 con un esborso nell'ordine degli otto
miliardi di euro che dovrà essere sostenuto dagli azionisti della casa di
Wolfsburg. Se la scelta di fare di Porsche il decimo marchio del gruppo
Volkswagen abbia una logica industriale o solo di salvataggio famigliare è
oggetto di discussioni: il rischio di annacquare il nome Porsche è alto.
Christian Wulff il primo ministro della Bassa Sassonia, Land che possiede il
20% di Volkswagen e che ha bloccato la scalata della Porsche ha però detto che
il gruppo vuole diventare il primo al mondo, superando la giapponese Toyota,
entro il 2018. Alla fine, Volkswagen con in pancia Porsche sarà controllato
dalla famiglia Porsche-Piëch senza debiti che avrà come soci la Qatar
Investment Authority, il governo della Bassa Sassonia e gli azionisti che
ancora vorranno starci. Ieri, parlando ai dipendenti, Wolfgang Porsche, cugino
e rivale di Piëch, aveva le lacrime agli occhi mentre assicurava che la gloriosa
casa di auto sportive sarebbe rimasta tale. Lo consola il fatto che ora la
famiglia Porsche-Piëch può scrivere il suo nome vicino alle dinastie dei Ford e
degli Agnelli, grandi dell'auto. Danilo Taino Dal Maggiolino alla prima Porsche
Ferdinand Porsche ( foto) disegnò il maggiolino Volkswagen e da quell'impianto
nacque anche la prima Porsche
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
24/07/2009 - pag: 29 Il caso a New York L'utile trimestrale mette le ali a eBay
( f.d.r. ) Gli utili migliori del previsto e le previsioni positive sulle vendite
nel prossimo trimestre hanno spinto al rialzo eBay, che ha chiuso la seduta a
Wall Street in rialzo del 10,6%. Il principale sito di aste on-line del mondo
ha chiuso il trimestre con 327 milioni di euro, in calo rispetto allo stesso
periodo dell'anno scorso, ma superiori alle attese. Il fatturato è sceso invece
del 4%, a 2,1 miliardi di dollari, meno del previsto. A spingere il titolo eBay
sono state anche le dichiarazioni del Ceo, John J. Donahoe, sul piano di
rafforzamento di PayPal, destinata a diventare la piattaforma universale per i
pagamenti sul web. John J. Donahoe ceo di eBay
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
24/07/2009 - pag: 29 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corre Saipem, in
calo StM E nove. Tante sono, con quella di ieri, le sedute consecutive di
rialzo per Piazza Affari, per Wall Street e per le principali Borse europee. A Milano l'Ftse-Mib
dei titoli principali è cresciuto dell'1,59% e l'Ftse All Share, che rileva in
pratica l'intero listino telematico, è salito dell'1,48%. In lenta ripresa
anche gli scambi: 2,3 miliardi di euro il controvalore di ieri. Il rimbalzo del
prezzo del greggio (arrivato oltre i 69 dollari il barile) ha favorito ovunque
i titoli petroliferi, ma in Italia ne ha beneficiato soltanto Saipem che, con
un incremento del 4,77% della quotazione di riferimento, ha conquistato la
prima posizione nella classifica dei maggiori rialzi all'interno delle 40
blue-chips che compongono l'Ftse- Mib. Sempre all'interno del paniere dei più
capitalizzati, da segnalare il balzo di Banco Popolare (+4,16%), sulla scia di
quello della controllata Italease (+7,06%), che appartiene invece al segmento
delle small cap . Numerosi, inoltre, e trasversali a tutti i comparti, i rialzi
superiori ai due punti percentuali. I principali riguardano Banca Popolare di
Milano (+2,19%), Enel (+2,33%), Fondiaria-Sai (+2,61%), Impregilo (+2,73%),
Mediolanum (+2,85%), Pirelli (+2,23%), Tenaris (+2,6%) e Ubi Banca (+2,82%).
Maglia nera dell'Ftse-Mib, infine, per StMicroelectronics (StM), che ha
lasciato sul terreno l'1,81% dopo i forti rialzi dei giorni precedenti. Ieri
però il titolo ha risentito dei cattivi risultati della joint-venture con
Ericsson, che ha denunciato perdite nel secondo trimestre dell'anno per 165
milioni di dollari. Il nono rialzo Con quello di ieri sale a nove il numero dei
rialzi consecutivi degli indici di Piazza Affari
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
24/07/2009 - pag: 29 Il caso a Zurigo Credit Suisse torna al profitto ( f.d.r.
) Credit Suisse torna all'utile nel secondo trimestre e guadagna il 2,84% alla
Borsa di Zurigo, trainando tutto il settore bancario europeo. Nel bilancio chiuso a
giugno l'istituto guidato da Brady W. Dougan ha riportato utili per 1,57
miliardi di franchi svizzeri, il 29% in più rispetto allo stesso periodo
dell'anno scorso, a fronte di 8,6 miliardi di ricavi. Al netto di alcuni
fattori straordinari, come spese legali e fiscali, l'utile sarebbe stato di 2,5
miliardi. Si tratta di numeri superiori alle attese degli analisti, che li
hanno interpretati come un primo importante segnale di ripresa del settore del
credito in Europa. Brady W. Dougan ceo Credit Suisse
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Opinioni data: 24/07/2009 - pag: 8 PIANO SANITA' Il Senato
rinvia, uno scacco per Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che
si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o
delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso
che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla
sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è
costretto a rimettere in discussione il modello sociale costruito nel
Dopoguerra. Una sfida politica da far tremare i polsi: per questo la battaglia
parlamentare, che tutti si attendevano difficilissima, sta diventando
addirittura feroce, con la maggioranza democratica incapace di rispettare
l'impegno di approvare la riforma almeno in un ramo del Parlamento prima della
chiusura estiva del Congresso e lo stesso Obama costretto a esporsi, più di
quanto avrebbe voluto, non solo sui principi «nobili» della riforma, ma anche
su contenuti che sono inevitabilmente indigesti. Il presidente sa che sta
rischiando grosso e l'altra sera, nell'ennesima conferenza stampa, ha fatto
appello alla coscienza della nazione, invitando gli americani a non chiedersi
solo «cosa c'è per me» nella riforma, ma a guardare lontano. A sei mesi dal suo
trionfale insediamento, Obama vive già un momento-chiave: quello di passare
dalla beatificazione dell'America e di un'opinione pubblica mondiale adorante a
una Waterloo sulla sanità. È la speranza per nulla nascosta dei repubblicani,
ma anche l'incubo dello stesso leader democratico che perde terreno nei
sondaggi e, ormai, non può più «nascondersi» lasciando al Congresso la
responsabilità delle scelte più delicate. Il presidente ha ragione ad
avvertire, come ha fatto ieri, che il sistema attuale è insostenibile perché i
suoi costi stanno crescendo a un ritmo impressionante mentre, oltre ai troppi
cittadini privi di cure mediche, ci sono altri milioni di assistiti che si
stanno impoverendo o sono addirittura costretti a dichiarare bancarotta perché
non riescono a pagare i conti di medici, esami e ospedali non coperti dalle
assicurazioni. Ma adesso, visto che sui contenuti della riforma e sui modi di
finanziarla la stessa maggioranza democratica è profondamente divisa, tocca a
lui indicare una soluzione investendo su di essa, oltre al suo carisma, una
parte consistente del suo capitale politico. È una scelta rischiosa, è chiaro,
perché una riforma che copra anche chi oggi non ha alcuna assistenza e contenga
i costi del sistema entro limiti sostenibili per un Tesoro
già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non
solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le
tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in
dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative
fornite dai datori di lavoro. Per loro si delinea un prelievo fiscale su
premi assicurativi fin qui «esentasse» e, soprattutto, un modo diverso, più
austero, di fruire dei servizi sanitari. La tentazione del Congresso è quella
di approvare l'estensione del diritto all'assistenza sanitaria, rinviando ad
una fase successiva gli interventi per la copertura delle maggiori spese. Obama
si è fin qui lasciato aperte varie strade, ha giudicato «compatibili » varie
opzioni circolate in Parlamento, ma il rinvio delle misure di «austerità»
sarebbe un suicidio economico e lui lo sa. Già oggi l'America spende per la
salute il doppio degli europei: se il governo offrisse l'assistenza ad altri 45
milioni di cittadini (tra i quali molti poveri, obesi e diabetici bisognosi di
cure costose) senza modificare i meccanismi di erogazione dei servizi,
l'inevitabile esplosione della spesa farebbe saltare un bilancio federale che è
già in condizioni assai precarie.
( da "Corriere della Sera"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Tempo Libero data: 24/07/2009 - pag: 10 COMMEDIA RRR Il
prossimo tuo Anne Riitta Ciccone racconta con sincerità, buona volontà e
indignazione morale, sulla scia del cinema dai destini incrociati, tre storie parallele di crisi di valori in Italia, Francia, Finlandia. Ogni uomo li vale tutti, tutti lo
valgono: le paure sono nuove, i rimedi sempre vecchi. L'autrice sistema
l'occhio ad altezza di coscienza, scopre vecchie e nuove nevrosi e spera che
domani, come diceva Rossella sia un altro giorno. Un buon match con la
società Mexico
( da "Corriere del Veneto"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
del Veneto sezione: Opinioni data: 24/07/2009 - pag: 8 PIANO SANITA' Il Senato
rinvia, uno scacco per Obama di MASSIMO GAGGI SEGUE DALLA PRIMA Chi pensava che
si stesse discutendo solo di qualche autorizzazione in più per un'ecografia o
delle agevolazioni fiscali sulle polizze assicurative, scopre all'improvviso
che un Paese impoverito dalla crisi e umiliato dalla
sua incapacità di garantire un minimo di cure a 45 milioni di suoi cittadini è
costretto a rimettere in discussione il modello sociale costruito nel
Dopoguerra. Una sfida politica da far tremare i polsi: per questo la battaglia
parlamentare, che tutti si attendevano difficilissima, sta diventando
addirittura feroce, con la maggioranza democratica incapace di rispettare
l'impegno di approvare la riforma almeno in un ramo del Parlamento prima della
chiusura estiva del Congresso e lo stesso Obama costretto a esporsi, più di
quanto avrebbe voluto, non solo sui principi «nobili» della riforma, ma anche
su contenuti che sono inevitabilmente indigesti. Il presidente sa che sta
rischiando grosso e l'altra sera, nell'ennesima conferenza stampa, ha fatto
appello alla coscienza della nazione, invitando gli americani a non chiedersi
solo «cosa c'è per me» nella riforma, ma a guardare lontano. A sei mesi dal suo
trionfale insediamento, Obama vive già un momento-chiave: quello di passare
dalla beatificazione dell'America e di un'opinione pubblica mondiale adorante a
una Waterloo sulla sanità. È la speranza per nulla nascosta dei repubblicani,
ma anche l'incubo dello stesso leader democratico che perde terreno nei
sondaggi e, ormai, non può più «nascondersi» lasciando al Congresso la
responsabilità delle scelte più delicate. Il presidente ha ragione ad
avvertire, come ha fatto ieri, che il sistema attuale è insostenibile perché i
suoi costi stanno crescendo a un ritmo impressionante mentre, oltre ai troppi
cittadini privi di cure mediche, ci sono altri milioni di assistiti che si
stanno impoverendo o sono addirittura costretti a dichiarare bancarotta perché
non riescono a pagare i conti di medici, esami e ospedali non coperti dalle
assicurazioni. Ma adesso, visto che sui contenuti della riforma e sui modi di
finanziarla la stessa maggioranza democratica è profondamente divisa, tocca a
lui indicare una soluzione investendo su di essa, oltre al suo carisma, una
parte consistente del suo capitale politico. È una scelta rischiosa, è chiaro,
perché una riforma che copra anche chi oggi non ha alcuna assistenza e contenga
i costi del sistema entro limiti sostenibili per un Tesoro
già messo alle corde dalla crisi finanziaria, lascerà l'amaro in bocca a un gran numero di americani: non
solo i ricchi e i benestanti ai quali i democratici vogliono far pagare con le
tasse il grosso di una riforma che costerà almeno mille miliardi di dollari in
dieci anni, ma anche quelli che oggi godono di ottime polizze assicurative
fornite dai datori di lavoro. Per loro si delinea un prelievo fiscale su
premi assicurativi fin qui «esentasse» e, soprattutto, un modo diverso, più
austero, di fruire dei servizi sanitari. La tentazione del Congresso è quella
di approvare l'estensione del diritto all'assistenza sanitaria, rinviando ad
una fase successiva gli interventi per la copertura delle maggiori spese. Obama
si è fin qui lasciato aperte varie strade, ha giudicato «compatibili » varie
opzioni circolate in Parlamento, ma il rinvio delle misure di «austerità»
sarebbe un suicidio economico e lui lo sa. Già oggi l'America spende per la
salute il doppio degli europei: se il governo offrisse l'assistenza ad altri 45
milioni di cittadini (tra i quali molti poveri, obesi e diabetici bisognosi di
cure costose) senza modificare i meccanismi di erogazione dei servizi,
l'inevitabile esplosione della spesa farebbe saltare un bilancio federale che è
già in condizioni assai precarie.
( da "Corriere del Veneto"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
del Veneto sezione: Economia data: 24/07/2009 - pag: 26 La storia Il gruppo di
auto sportive sarà il decimo marchio di Wolfsburg. «Diventeremo i primi al
mondo, davanti a Toyota» Volkswagen «compra» Porsche Rinasce la dinastia del
Maggiolino Vince il ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni DAL NOSTRO
CORRISPONDENTE BERLINO La straordinaria guerra famigliare dei Porsche pare
finalmente avere trovato una soluzione. Ferdinand Piëch nipote del mitico
Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino durante il nazismo ha vinto la
battaglia che lo vede impegnato da decenni: la Porsche e la Volkswagen, di
fatto inventate dal nonno, saranno finalmente unite in un solo gruppo sotto il
controllo della famiglia, con l'ambizione di diventare il primo produttore
mondiale: si afferma una nuova dinastia dell'auto. Ha perso Wendelin Wiedeking
che si è dimesso da numero uno della casa di auto sportive, con una
liquidazione di 50 milioni di euro. Hanno perso gli azionisti di Volkswagen che
dovranno comprare le attività di Porsche a suon di miliardi. Ha perso la
Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le buone regole di un
mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15 ore che si è protratta
nella notte tra mercoledì e giovedì, ieri mattina Wiedeking si è dimesso. È l'uomo
che nel 1993 prese in mano le redini di una casa automobilistica moribonda,
Porsche, per trasformarla in una delle aziende più redditizie del settore. Ma è
anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di scalare la Volkswagen, 16 volte
più grande, anche attraverso l'uso spregiudicato delle opzioni di acquisto e
l'utilizzo delle carenze regolamentari caratteristiche della Borsa tedesca. Nel
farlo, ha realizzato profitti enormi sulla carta, grazie ai quali ha incassato
bonus eccezionali (quasi 80 milioni l'anno scorso), ma ha
poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso autunno, che Porsche era indebitata per
oltre nove miliardi e le banche erano sempre più restie a darle credito. Ha
dunque dovuto dimettersi, con effetto immediato, assieme al suo braccio destro,
il direttore finanziario Holger Härter. Sarà sostituito da Michael
Macht, fino a ieri capo della produzione. La buonuscita di Wiedeking ha
ovviamente prodotto scandalo: nonostante abbia deciso di dare in beneficenza la
metà dei 50 milioni che incasserà, il mondo politico tedesco, a due mesi dalle
elezioni federali, si è scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da
Joachim Poss, deputato socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze
Peer Steinbrück: «Per un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche,
sostenuti da speculazione finanziaria, hanno permesso
a Wiedeking giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati
finanziari sono crollati portando con loro il castello di carte speculativo di
Wiedeking ». Ciò nonostante, è stato premiato con altri 50 milioni. Ora, la
situazione è questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con opzioni di
acquisto per un altro 20%. Ma ha anche un debito di oltre dieci miliardi.
Quindi, la soluzione approvata ieri. Innanzitutto, la holding Porsche Se, i cui
diritti di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un aumento di
capitale per cinque miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti ritengono
che le famiglie apporteranno gli asset della Porsche Holding austriaca, la
maggiore catena di concessionari d'Europa (13,7 miliardi di fatturato nel
2008). Poi, il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il 17% di
Volkswagen oggi possedute dalla Porsche e in più potrebbe acquistare azioni
privilegiate senza diritto di voto della Porsche Se: altri quattro o cinque
miliardi. Fatto questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch, comprerà
gradualmente Porsche Ag, la controllata che produce le auto. La fusione (creerà
un gruppo dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro) dovrebbe avvenire entro
la metà del 2011 con un esborso nell'ordine degli otto miliardi di euro che
dovrà essere sostenuto dagli azionisti della casa di Wolfsburg. Se la scelta di
fare di Porsche il decimo marchio del gruppo Volkswagen abbia una logica
industriale o solo di salvataggio famigliare è oggetto di discussioni: il
rischio di annacquare il nome Porsche è alto. Christian Wulff il primo ministro
della Bassa Sassonia, Land che possiede il 20% di Volkswagen e che ha bloccato
la scalata della Porsche ha però detto che il gruppo vuole diventare il primo
al mondo, superando la giapponese Toyota, entro il 2018. Alla fine, Volkswagen
con in pancia Porsche sarà controllato dalla famiglia Porsche-Piëch senza
debiti che avrà come soci la Qatar Investment Authority, il governo della Bassa
Sassonia e gli azionisti che ancora vorranno starci. Ieri, parlando ai
dipendenti, Wolfgang Porsche, cugino e rivale di Piëch, aveva le lacrime agli
occhi mentre assicurava che la gloriosa casa di auto sportive sarebbe rimasta
tale. Lo consola il fatto che ora la famiglia Porsche-Piëch può scrivere il suo
nome vicino alle dinastie dei Ford e degli Agnelli, grandi dell'auto. Danilo
Taino Dal Maggiolino alla prima Porsche Ferdinand Porsche ( foto) disegnò il maggiolino
Volkswagen e da quell'impianto nacque anche la prima Porsche
( da "Nuova Venezia, La"
del 24-07-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino di
Padova, Il)
Argomenti: Crisi
Non solo
Herzog e Ferrara, anche gli zombies di Romero e il terrore in 3D di Joe Dante
In cartellone ci sarà anche l'horror d'autore VENEZIA. Anche
la crisi finanziaria
mondiale sarà di attualità a Venezia con The informant di Steven Soderbergh,
con Matt Damon e l'atteso film-documentario di Michael Moore Capitalism. A Love
story. Sono due dei film sicuri nel carniere di Marco MÜller che si annuncia
particolarmente ricco. In arrivo al Lido sarebbero anche Eva Mendes e
Nicolas Cage per il film di Werner Herzog Bad Lieutenant: Port Call New
Orleans, remake del Cattivo Tenente di Abel Ferrara, Ma si parla anche di un
altro remake per Venezia, quello del tornatoriano Stanno tutti bene,
trasformato da Todd Solondz nella commedia Life During War Time con Robert De
Niro nel ruolo che fu di Marcello Mastroianni. Papabili anche due film made in
Usa di primo livello, con l'esordio nell'animazione di Wes Anderson con
Fantastic Mr. Fox, con le voci di George Clooney, Cate Blanchett e Meryl Streep
e la black comedy A serious man dei fratelli Coen. Altri film di cui si parla
sono l'atteso kolossal The road di John Hillcoat con Viggo Mortensen e Charlize
Theron - altri divi di cui è possibile l'arrivo al Lido - e l'horror in 3D di
Joe Dante dal titolo The Hole. L'horror in particolare dovrebbe avere un ruolo
predominante in questa edizione: dovrebbe essere confermato anche il ritorno di
un maestro come George A. Romero con Survival of the dead e la sua amata zombieland
e la presenza di Rec 2 di Jaume Balaguerò e Paco Plaza. Per quanto riguarda i
film italiani, grande attesa per il film di apertura che sarà Baaria di
Giuseppe Tornatore, ma anche per il nuovo film di Michele Placido, Il grande
sogno sulle contestazioni del '68 viste dalla parte di un poliziotto, con
Riccardo Scamarcio quale protagonista. Della partita dovrebbe essere anche
Francesca Comencini con Lo spazio bianco dal romanzo di Valeria Parrella, con
Margherita Buy e si parla con insistenza anche del documentario Napoli, Napoli,
Napoli diretto da Abel Ferrara. Significativa si annuncia anche la presenza
francese, con il film di Jacques Rivette 36 vues du Pic Saint-Loup con Jane
Birkin e Sergio Castellitto e il nuovo film di Claire Denis White Material con
Isabelle Huppert e Cristopher Lambert. Probabile film di chiusura del Festival
potrebbe essere invece la prima pellicola di fantascienza della Repubblica
popolare Cinese, diretta a quattro mani da Fruit Chan e Jian Cui, considerato
il padre del rock cinese. Rese note ieri anche le giurie del Premio Venezia
Opera Prima, con Haile Gerima presidente e Rahmin Bahrani, Gianni Di Gregorio,
Antoine Fuqua e Sam Taylor Wood giurati. E quella di Corto Cortissimo. Stuart
Gordon sarà il presidente, con Alieva Sitora e Steve Ricci. Per la giuria
principale siamo ancora fermi a Ang Lee come presidente. (e.t.)
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Approvato
il bilancio 2008. Il fatturato in calo del 2,7% (161 milioni) resta costante
l'incremento dell'export Calligaris cresce all'estero Il presidente: risultati
importanti in un anno difficile, ma resta cruciale il 2009 MANZANO. Fatturato
2008 in calo del 2,7% a 161 milioni, con un margine operativo lordo (Ebitda) di
25,1 milioni, pari al 16% del consolidato: sono i dati salienti del bilancio
2008 del gruppo Calligaris. L'azienda di Manzano leader nel settore sedia e
arredamento, partecipata al 40% dal fondo di private equity L-Capital (gruppo
Lvmh), valuta la flessione del fatturato «contenuta» rispetto all'esercizio
precedente. Resta costante il tasso di crescita del 7,4% sulla quota
dell'export, bilanciata dalla discesa sul mercato italiano. «Il 2008 fino al
mese di settembre - spiega il ceo Alessandro Calligaris - è stato un esercizio
positivo per il nostro gruppo e ha visto un fatturato in moderata crescita e un
ebitda nell'ordine del 17,5%». Nel corso dell'ultimo trimestre, i ricavi e il
portafoglio ordini hanno registrato una flessione importante, in concomitanza
con l'acuirsi della recessione mondiale. A fine dicembre è entrato nel Cda
Andrea Ottaviano, direttore generale e amministratore delegato di L Capital
Advisory srl di Milano, mentre dai primi di luglio è stato nominato alla
direzione del gruppo Armando Finis. Calligaris, si conferma gruppo leader nel
settore arredamento casa: 700 dipendenti; filiali operative negli Usa in
Giappone; cinque stabilimenti produttivi di cui uno in Slovenia. Il fondo di
private equity L-Capital (emanazione del gruppo francese del lusso e della moda
Lvmh, Louis Vuitton Moet Hennessy) che dal 2007 detiene il 40% del capitale
della capogruppo, continua a condividere con l'azionista di maggioranza (famiglia
Calligaris, ndr) e con il ceo, ingegner Alessandro Calligaris, la mission
aziendale e le strategie aziendali. «Va anche detto che nel corso dell'ultimo
trimestre 2008 i ricavi ed il portafoglio ordini hanno registrato una flessione
importante, per altro in concomitanza con l'acuirsi della recessione mondiale innescata dalla crisi finanziaria di metà 2008. Nel dettaglio, la discesa del fatturato ha
interessato il gruppo in un periodo di incremento degli organici,
caratterizzato soprattutto dalla consistente espansione delle funzioni
commerciale e marketing che conferma la visione strategica legata all'approccio
marketing-oriented adottato da Calligaris spa come convincente ed
imprescindibile». «Siamo soddisfatti per i risultati conseguiti
nell'esercizio 2008 - aggiunge Alessandro Calligaris - ma siamo anche
consapevoli che il 2009 sarà un esercizio cruciale. Concentreremo tutte le
nostre forze per reagire al calo di fatturato che interessa soprattutto le
esportazioni, puntando a chiudere l'anno con una previsione di flessione non
superiore al 10-12% in condizioni di equilibrio finanziario. Per affrontare le
nuove sfide abbiamo rinforzato la squadra. A fine dicembre 2008 è entrato nel
consiglio di amministrazione di Calligaris spa Andrea Ottaviano, 40 anni, con
esperienza consolidata nei fondi di private equity e direttore generale e
amministratore delegato di L Capital Advisory srl di Milano. Dai primi di
luglio è stato nominato alla direzione del gruppo Armando Finis, 48 anni,
pluriventennale esperienza lavorativa all'estero e consolidata negli ultimi
anni nella gestione di gruppi multinazionali».
( da "Quotidiano.net" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
L’ex
Terminator, ora governatore dello Stato, è comparso su Twitter in un
video-messaggio in cui parla della crisi finanziaria brandendo
un grosso coltello. Polemiche, ma lui minimizza: "Abbiate senso
dell'umorismo"
"
/> Esteri TV FOTO E VIDEO BLOG SERVIZI LAVORO ANNUNCI CASA Cronaca Politica
Esteri Ecquo New York Libri Arte Musica Spettacolo Gossip Pazzo Mondo Salute
Tecnologia Motori Meteo Scommesse Dieta IL VIDEO La California è in crisi economica Schwarzy sfodera il coltello taglia-budget Lex Terminator, ora governatore dello Stato, è comparso su
Twitter in un video-messaggio in cui parla della crisi finanziaria
brandendo un grosso coltello. Polemiche, ma lui minimizza: "Abbiate senso
dell'umorismo" Los Angeles, 23 luglio 2009 - Forse a simboleggiare il
futuro taglio dei fondi alla spesa pubblica, lex
Terminator ora governatore della California, Arnold Schwarzenegger, è comparso su Twitter in un
video-messaggio in cui parla della crisi finanziaria brandendo
un grosso coltello. Il piano contro la grave recessione californiana (che ha un
deficit di bilancio di 26,3 miliardi di dollari) prevede infatti un taglio di
15 miliardi di dollari ai servizi pubblici come sanità e scuola. Nel breve
filmato l'ex attore ringrazia i californiani per avergli mandato ''tante
splendide idee'' su come tagliare il bilancio. Di fronte alle reazioni stupite
dei giornalisti, Schwarzy ha risposto: "Mi diverto con questo lavoro - il
più remunerativo che ho avuto finora anche se con grandi responsabilità -
quindi rilassatevi e abbiate un po' di senso dellumorismo".
Agenzia AGI GUARDA IL VIDEO DI TWITTER Segnala ad un amico Tuo nome: Tua email:
Nome amico:
Email amico: Testo dell'email: Invia una copia anche al tuo indirizzo di posta
Riscrivi il codice che compare qui sopra: Se il codice risultasse illeggibile
CLICCA QUI per generarne un altro Cerca su Quotidiano.Net nel Web Più
commentati Commenti Sondaggi Il sindaco de L'Aquila: "Restituisco la
fascia Da gennaio vogliono farci pagare le tasse" (69 commenti)
Ristoratori come pensionati dichiarano al fisco 13.000 euro (50 commenti) Pooh,
ultima "notte insieme" a Carpi E col Carlino potrete andarci gratis
(39 commenti) Alcol, vendita vietata agli under 16 Berlusconi: "Esempio da
seguire" (28 commenti) Niente più lingua araba a scuola Il Comune:
"Erano corsi irregolari" (22 commenti) Trasparenza, ecco le prime
crepe aperte nel muro del Palazzo (18 commenti) Fortitudo, l'ora della rabbia
(14 commenti) In Italia quasi mezzo milione di barche sotto i 10 metri
"Basta esenzioni, vanno immatricolate e targate" (13 commenti)
10:29:52 - meno male che le doveva chiamare con dei nomi classici....qui siamo
a livello pitt-jolie[...] Federer e Mirka festeggiano due gemelle10:25:23 - Ti
pareva che non arrivava il colpo a sorpresa.. :) Sono felice per Roger,
immagino come possa senti[...] Federer e Mirka festeggiano due gemelle10:11:40
- sono una tifosa di Rafa ma auguri Roger per le gemelline...[...] Federer e
Mirka festeggiano due gemelle10:08:24 - Elena non si discute e va bene,Bottazzi
è talmente pedante che..lo ascolti volentieri :) come anche [...] Pero e
Bottazzi: un curioso duetto10:01:19 - @ franco:"Anche perchè vi posso
garantire, essendo io padre da 4 mesi, che i primi 3 mesi i bambini [...] Nadal
riprende la racchetta09:54:38 - augurissimi roger e mirka, un bacino ai vostri
angeli vi voglio bene..[...] Federer e Mirka festeggiano due gemelle09:54:22 -
bella roger....tutto in segreto... magari di qualcun'altro invece sappiamo fin
troppo del privato ch[...] Federer e Mirka festeggiano due gemelle Sicurezza
stradale, alcol zero ai neopatentati, sei d'accordo?Governo Berlusconi, quale
ministro ti piace di più?E' giusto investire soldi nelle esplorazioni
spaziali?Nuova influenza, hai paura della pandemia?Giusto o sbagliato
immatricolare le barche sotto i dieci metri?Senza Ibra e con Eto'o l'Inter
è...Premiata, qual è secondo te la mossa più azzeccata?Ibra al Barcellona, Eto'o
all'Inter: sei favorevole?Magnini riuscirà a vincere il terzo titolo mondiale
nei 100 stile libero?Adriano al Milan sarebbe un buon affare?Quanti gol
realizzerà la nuova coppia bianconera Lupoli-Falconieri?Ferrara: Juve da
scudetto. Sei d'accordo?Omicidio Sandri: sei anni al poliziotto, sentenza
giusta?Milito sarà determinante per le fortune dell'Inter?Il Milan di oggi può
lottare per lo scudetto? La foto del giorno Katie Price, sexy scrittrice
Originale presentazione in un negozio londinese per 'Sapphire', nuovo libro
della procace modella inglese. L'autrice, meglio conosciuta come Jordan, ha
scelto un costume da bagno azzurro che mette bene in risalto le sue forme.
GUARDA LE FOTO Archivio Notizie Anno: 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006
2007 2008 2009 Ricerca libera: pubblicità contattaci guadagna con
Quotidiano.net fai di Quotidiano.net la tua Homepage aggiungi ai preferiti le
news sul tuo pc rss archivio HOME - Copyright © 2008 MONRIF NET S.r.l. P.Iva
12741650159, a company of MONRIF GROUP - Informativa al trattamento dei dati
personali - Powered by Softec iv>
( da "Resto del Carlino, Il (Imola)"
del 24-07-2009)
Argomenti: Crisi
DOZZA
pag. 7 Il sindaco Borghi getta acqua sul fuoco: «Il rallentamento dipende dalla
crisi» ANTONIO Borghi, sindaco di Dozza, getta acqua
sul fuoco. «Non è vero che ci sono tante case invendute a Toscanella afferma il
primo cittadino è un centro urbano che sta prendendo una sua identità e che
ormai e dotato di tutti i servizi. I problemi delle piccole quote di invenduto
non dipendono dal fatto che si è costruito troppo, ma dalla
crisi finanziaria». E sulla
mancanza di case in vendita nel centro storico aggiunge: «Anche qui non è
esatto quanto si dice in giro afferma . Un piccolo turn-over c'è, invece,
soprattutto in quelle case lasciate libere dai vecchi deceduti e che i figli,
emigrati a Bologna o a Imola, mettono in vendita». Ma gli abitanti di
Toscanella quanto devono aspettare ancora per vedere in funzione la stazione?
«Non dipende da noi risponde il sindaco ma dai tempi di realizzazione della
nuova stazione centrale di Bologna. Finché non ci sarà questa, i treni
metropolitani che arrivano da Toscanella di Dozza non si potranno attestare
sull'attuale stazione centrale che deve dare la precedenza ai treni Freccia
Rossa dell'Alta Velocità». n. m.
( da "KataWebFinanza" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Angelini,
la borsa non risparmia il "re" della sanit (MF) (Teleborsa) - Roma, 24 lug - La crisi finanziaria non ha risparmiato nessuno, neanche Franceso Angelini, noto a
molti come il "re" della sanit, grazie alla propriet della catena
romana del San Raffaele. Il 2008, scrive oggi MF, non stato un bell'anno per le
attivit finanziarie di Angelini, che detiene partecipazioni in Unicredit e
Mediobanca, oltre che in Montepaschi, TIP e M&C. L'utile della
Angelini Partecipazioni Finanziarie, controllata dalla Angelini Finanziaria,
crollato a 1,8 mln di euro dai 9,8 mln dell'anno precedente, a causa di una
perdita su cambi per 520 mila euro e svalutazioni per quasi 3 milioni.
Considerando la differenza di valore delle partecipazioni, se il differenziale
nel medio-lungo periodo fosse irrecuperabile, la societ dovrebbe accantonare
32,6 mln in un Fondo svalutazione partecipazioni. Ben diversa la situazione sul
fronte industriale, che vede un fatturato in crescita a 1,2 mld di euro,
confermando la societ alla quinta posizione in Italia nel settore farmaceutico.
24/07/2009 - 12:00
( da "Corriere.it" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Vince il
ramo Piëch, Wiedeking lascia con 50 milioni Volkswagen «compra» Porsche Rinasce
la dinastia del Maggiolino Il gruppo di auto sportive sarà il decimo marchio di
Wolfsburg. «Diventeremo i primi al mondo» BERLINO (GERMANIA) - La straordinaria
guerra famigliare dei Porsche pare finalmente avere trovato una soluzione.
Ferdinand Piëch nipote del mitico Ferdinand Porsche, progettista del Maggiolino
durante il nazismo ha vinto la battaglia che lo vede impegnato da decenni: la
Porsche e la Volkswagen, di fatto inventate dal nonno, saranno finalmente unite
in un solo gruppo sotto il controllo della famiglia, con l'ambizione di diventare
il primo produttore mondiale: si afferma una nuova dinastia dell'auto. Ha
perso Wendelin Wiedeking che si è dimesso da numero uno della casa di auto
sportive, con una liquidazione di 50 milioni di euro. Hanno perso gli
azionisti di Volkswagen che dovranno comprare le attività di Porsche a suon di
miliardi. Ha perso la Germania che, ancora una volta, ha visto fatte a pezzi le
buone regole di un mercato finanziario. Al termine di una riunione di 15 ore
che si è protratta nella notte tra mercoledì e giovedì, ieri mattina Wiedeking
si è dimesso. È l'uomo che nel 1993 prese in mano le redini di una casa
automobilistica moribonda, Porsche, per trasformarla in una delle aziende più
redditizie del settore. Ma è anche l'uomo che a un certo punto ha deciso di
scalare la Volkswagen, 16 volte più grande, anche attraverso l'uso
spregiudicato delle opzioni di acquisto e l'utilizzo delle carenze regolamentari
caratteristiche della Borsa tedesca. Nel farlo, ha realizzato profitti enormi
sulla carta, grazie ai quali ha incassato bonus eccezionali (quasi 80 milioni
l'anno scorso), ma ha poi dovuto constatare, quando la crisi finanziaria è esplosa lo scorso
autunno, che Porsche era indebitata per oltre nove miliardi e le banche erano
sempre più restie a darle credito. Ha dunque dovuto dimettersi, con effetto
immediato, assieme al suo braccio destro, il direttore finanziario Holger
Härter. Sarà sostituito da Michael Macht, fino a ieri capo della
produzione. La buonuscita di Wiedeking ha ovviamente prodotto scandalo:
nonostante abbia deciso di dare in beneficenza la metà dei 50 milioni che
incasserà, il mondo politico tedesco, a due mesi dalle elezioni federali, si
è scatenato. Riassume tutto un comunicato emesso da Joachim Poss, deputato
socialdemocratico molto vicino al ministro delle Finanze Peer Steinbrück: «Per
un po' il gioco ha funzionato e i profitti della Porsche, sostenuti da
speculazione finanziaria, hanno permesso a Wiedeking
giganteschi guadagni personali. Alla fine, tuttavia, i mercati finanziari sono
crollati portando con loro il castello di carte speculativo di Wiedeking ».
Ciò nonostante, è stato premiato con altri 50 milioni. Ora, la situazione è
questa. Porsche possiede il 51% di Volkswagen con opzioni di acquisto per un
altro 20%. Ma ha anche un debito di oltre dieci miliardi. Quindi, la
soluzione approvata ieri. Innanzitutto, la holding Porsche Se, i cui diritti
di voto sono tutti dei Porsche e dei Piëch, effettuerà un aumento di capitale
per cinque miliardi. Non si sa ancora come, ma gli analisti ritengono che le
famiglie apporteranno gli asset della Porsche Holding austriaca, la maggiore
catena di concessionari d'Europa (13,7 miliardi di fatturato nel 2008). Poi,
il fondo sovrano del Qatar comprerà opzioni per il 17% di Volkswagen oggi
possedute dalla Porsche e in più potrebbe acquistare azioni privilegiate senza
diritto di voto della Porsche Se: altri quattro o cinque miliardi. Fatto
questo, Volkswagen, presieduta e guidata da Piëch, comprerà gradualmente
Porsche Ag, la controllata che produce le auto. La fusione (creerà un gruppo
dal fatturato di almeno 120 miliardi di euro) dovrebbe avvenire entro la metà
del 2011 con un esborso nell'ordine degli otto miliardi di euro che dovrà
essere sostenuto dagli azionisti della casa di Wolfsburg. Se la scelta di fare
di Porsche il decimo marchio del gruppo Volkswagen abbia una logica
industriale o solo di salvataggio famigliare è oggetto di discussioni: il
rischio di annacquare il nome Porsche è alto. Christian Wulff il primo
ministro della Bassa Sassonia, Land che possiede il 20% di Volkswagen e che ha
bloccato la scalata della Porsche ha però detto che il gruppo vuole diventare
il primo al mondo, superando la giapponese Toyota, entro il 2018. Alla fine,
Volkswagen con in pancia Porsche sarà controllato dalla famiglia
Porsche-Piëch senza debiti che avrà come soci la Qatar Investment Authority, il
governo della Bassa Sassonia e gli azionisti che ancora vorranno starci. Ieri,
parlando ai dipendenti, Wolfgang Porsche, cugino e rivale di Piëch, aveva le
lacrime agli occhi mentre assicurava che la gloriosa casa di auto sportive
sarebbe rimasta tale. Lo consola il fatto che ora la famiglia Porsche-Piëch
può scrivere il suo nome vicino alle dinastie dei Ford e degli Agnelli, grandi
dell'auto. Danilo Taino stampa |
( da "Reuters Italia" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
BRUXELLES
(Reuters) - I Ventisette inaugureranno il percorso dell'Islanda verso l'Unione
europea lunedì prossimo, quando chiederanno alla Commissione di Bruxelles di
valutare se il Paese nordico è pronto a iniziare i negoziati di adesione.
L'Islanda ha presentato la sua domanda di adesione alla Ue la settimana scorsa,
alcuni mesi dopo la crisi
finanziaria che ha provocato anche un terremoto
politico. I ministri degli Esteri della Ue chiederanno alla Commissione di
elaborare una valutazione sul grado di preparazione dell'Islanda alla
candidatura formale e a dare avvio ai negoziati, secondo una bozza di dichiarazione
ottenuta da Reuters. Di solito i negoziati di accesso alle Ue durano
diversi anni, ma L'Islanda è in una buona posizione per un ingresso rapido, per
la sua lunga tradizione democratica e perché già membro della Associazione di
Libero Scambio europeo e dell'Area Economica europea, e dunque è già in linea
con la maggior parte delle condizioni poste da Bruxelles. Se gli elettori
islandesi confermeranno nel corso del previsto referendum la volontà di aderire
e i negoziati andranno bene, per diversi analisti politici l'Islanda potrebbe
aderire già entro luglio 2011, sebbene il suo percorso verso Bruxelles non sia
completamente liscio, a causa di divergenze sulla pesca e contese con alcuni
Stati Ue relative ai conti in banche islandesi fallite. Rappresentanti della
Commissione europea dicono che non è ancora chiaro quanto tempo servirà a
emettere la valutazione, ma per alcuni diplomatici dicono che finora ci sono
voluti almeno 14 mesi. "Nel caso dell'Islanda è probabilmente fattibile in
un periodo più breve", dice un funzionario della Commissione. "Direi
che sarà più rapido di quanto prevediamo per il paesi dei Balcani
occidentali". TIMORI BALCANICI La richiesta di adesione dell'Islanda ha
provocato qualche preoccupazione tra gli aspiranti candidati dell'Europa
meridionale, che temono di essere sorpassati, rallentando le riforme e
alimentando lo scontento per il loro processo di adesione. Continua...
( da "Sestopotere.com" del
24-07-2009)
Argomenti: Crisi
Unioncamere
Piemonte : presentato oggi il Portale Nazionale Trail su infrastrutture e
logistica (24/7/2009 17:20) | (Sesto Potere) - Torino - 24 luglio 2009 - Il
convegno odierno dedicato alla presentazione del Portale Nazionale delle
Infrastrutture di Trasporto e logistica Trail rappresenta un'occasione di
riflessione in un momento particolare come quello attuale che risente, dal
punto di vista infrastrutturale, di un deficit ormai
storico al quale si somma la crisi finanziaria. Il sistema camerale da sempre impegnato nel supportare
l'economia ed in particolare nel settore delle infrastrutture, svolge un ruolo
determinante nell'indirizzare le scelte di investimento degli enti locali,
delle regioni e del Governo proprio per superare il gap strutturale. Da
uno studio condotto da Uniontrasporti dove sono stati valutati in uno scenario
previsionale al 2020 i costi sociali ed economici derivanti dalla mancata
realizzazione di opere infrastrutturali prioritarie, risulta che il risparmio
di tempo in termini monetari, varia in una forbice tra i 7 (con interventi
minimi) ed i 19 miliardi di euro/anno (completa realizzazione). Quindi, i rappresentanti
del mondo camerale promuovono lo sviluppo di una piena consapevolezza in tutti
i soggetti coinvolti poiché compiere la valutazione quantitativa dei costi e
delle difficoltà di realizzazione dei progetti infrastrutturali, può costituire
un potente mezzo di comunicazione e negoziazione con gli stakeholders per
disegnare una nuova governance di territorio in un'ottica di equilibrio e di
equa distribuzione di oneri e benefici. "Le CdC sono in prima linea e non
certo da oggi nel supportare lo sviluppo della nostra economia e della nostra
società e sono chiamate ad intensificare i propri sforzi sia sul piano delle
azioni a carattere congiunturale che per quanto riguarda il superamento dei
problemi strutturali - ha affermato Ferruccio Dardanello, Presidente di
Unioncamere italiana e Unioncamere Piemonte -. Dobbiamo rafforzare l'azione nei
confronti dei diversi livelli di governo allo scopo di raggiungere accordi,
intese istituzionali e soprattutto essere attori nelle sedi di programmazione
ed attuazione dei programmi di sviluppo a partire da quelli collegati
all'utilizzo dei fondi strutturali e del FAS. Una buona dotazione
infrastrutturale costituisce un elemento necessario, anche se non sempre
sufficiente, per raggiungere l'obiettivo di una riallocazione efficiente delle
risorse produttive nell'ottica della liberalizzazione degli scambi e della
crescita dell'export - ha aggiunto Dardanello -. Per il sistema
imprenditoriale, l'efficienza infrastrutturale ed il livello di accessibilità
ai territori, rappresentano una necessità fondamentale". "I problemi
congiunturali e strutturali del nostro Paese vanno affrontati con slancio
poiché l'efficienza infrastrutturale e l'accessibilità sono una necessità per
le imprese italiane, ed in una fase di crisi come quella
in corso, anche le infrastrutture minori diventano fondamentali per il rilancio
occupazionale poiché di rapida cantierizzazione" ha detto Paolo Odone,
Pres. Uniontrasporti e Unioncamere Liguria.
( da "Nazione, La (Empoli)"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA
EMPOLI pag. 7 di FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprendit... di
FABRIZIO DONZELLI (*) LA LETTERA di un'imprenditrice pubblicata mercoledì
scorso sulle pagine de «La Nazione» mi ha profondamente colpito. Sento il
bisogno di scrivere queste righe per farle giungere la solidarietà mia e
dell'associazione che rappresento, e farle sentire la nostra vicinanza. Quello
che stiamo attraversando è un momento durissimo. Per tutti. La crisi finanziaria scoppiata nell'ultimo scorcio del 2008 si è ben presto
trasferita all'economia reale, abbattendosi anche sulle nostre imprese. Imprese
piccole e piccolissime, che spesso mescolano lavoro e famiglia e che,
altrettanto spesso, soffrono di una fragilità congenita, nascendo
sottocapitalizzate e rimanendo tali nonostante gli sforzi. DALLE PAROLE
usate da questa imprenditrice emerge un profondo senso di disperazione per la
situazione in cui versa la sua impresa. Ma ciò che più tocca è la sensazione di
solitudine e di abbandono, unita ad un doloroso senso di impotenza e
frustrazione. Sono tanti gli imprenditori che si trovano oggi a dover
fronteggiare la medesima condizione. LA NOSTRA Associazione è ben consapevole
del periodo di grande difficoltà che stiamo vivendo e proprio per questo, fin
dagli ultimi mesi dello scorso anno, si è impegnata caparbiamente per dare un
aiuto agli imprenditori, per non lasciarli soli. L'attivazione di un numero
verde per la segnalazione dei problemi finanziari, i numerosi incontri con le
banche del territorio per sollecitarne un maggior impegno, le proteste per i
meccanismi di sostituzione della commissione di massimo scoperto, le
sollecitazioni su Act, il nostro consorzio fidi di riferimento, ad essere più
vicino alle imprese, la richiesta di sospensione di Basilea 2, ed infine la
denuncia degli aspetti di criticità del credito in ogni occasione pubblica in
cui siamo intervenuti, sono prova del nostro tentativo di essere al fianco
delle imprese, ora più che mai. NONOSTANTE gli sforzi, non sempre siamo
riusciti a risolvere o a mitigare i problemi. In alcuni casi ciò non è stato
possibile. Da imprenditore sono però fermamente convinto che, oggi più che mai,
la nostra associazione stia dando prova di essere vicina alle imprese. Allo
stesso tempo sono fermamente convinto che le associazioni di categoria, pur se
non infallibili,siano davvero l'altra parte dell'impresa: quella più forte,
perché più unita, quella che può aprire un dialogo con le istituzioni, perché
più rappresentativa. Quella con cui affrontare e vincere le sfide più
difficili. (*) Presidente Cna Empolese Valdelsa
( da "Libertà" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sanità,
nel Centro-Sud sistema a rischio Il Welfare lancia l'allarme. In Campania e
Molise settore commissariato ROMA - Conti in rosso, un sistema spesso
inefficiente (nonostante punte di eccellenza) e la «grave» crisi
finanziaria: tre fattori che se mescolati possono
produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in
particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di
commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe
toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette
in fila i numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono
«disavanzo strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si aggira intorno
ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio
in giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila
- avvertono gli esperti - per recuperare le aree di inefficienza ed
inappropriatezza storica». Chi fa peggio è il Lazio (-1,7 mld), seguito subito
dopo dalla Campania (-554,5), dalla Sicilia (-351), dalla Puglia (-212) dalla
Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi ci sono le regioni più piccine che
pure hanno il segno meno: l'Abruzzo ha un disavanzo di 99 milioni, mentre
quello del Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata con un disavanzo di 17,4
milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni preoccupanti non
solo come entità della spesa ma anche come dinamica che procede negli anni a
ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione del Pil». Tale «effetto
può essere devastante nel 2010 - si evidenzia quindi nel documento - in
presenza di un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanita».
Rischio alto dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e
salgono solo a 103.945 l'anno prossimo. La base di partenza è dunque poco
solida, ma anche le soluzioni individuate, soprattutto per le due Regioni
commissariate, non sembrano avere fondamenta sulle quali poter costruire. I
tecnici che hanno messo a punto il dossier spiegano ad esempio che la Campania
e il Molise avrebbero bisogno rispettivamente di una «manovra» da 881 milioni
di euro e da 44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta garantita».
Anche perchè le amministrazioni locali non possono certo, mettono le mani
avanti gli esperti, intervenire aumentando ancora le tasse. A peggiorare il
quadro infine occorre aggiungere «sistemi contabili e informativi regionali che
sarebbero indispensabili ma che sono inaffidabili» e «l'indebitamento altissimo
delle aziende erogatrici di servizi sanitari ospedalieri e territoriali». Una
gestione economica inefficiente spesso si accompagna a una gestione dei servizi
che lascia a desiderare. La maglia nera per la qualita«
è della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene stilata la classifica:
quello di "attrazione" e quello di "fuga", che insieme
definiscono la mobilità dei pazienti fra le regioni italiane. Risultato, dal
Sud si scappa (fa eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la
Calabria ottiene un saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e
dalla Campania (-4,14). Mettendo insieme le informazioni emerge dunque un
eccesso di "ospedalizzazione" al Sud e una forte carenza nella
capacità di fornire assistenza domiciliare: il tasso di ospedalizzazione per i
pazienti "acuti" in Italia si attesa intorno al 133,70 e in Lombardia
è di 130,5, mentre da Roma in giù oscilla tra i 176,6 dell'Abruzzo e i 144,6
del Lazio (la Campania è a quota 157,6, il Molise è a quota 165,9). Per contro,
i posti letto per gli anziani in Lombardia sono 2.898 mentre in Campania sono
42, in Puglia 68, in Sicilia 79, in Calabria 267, nel Lazio 437. E non va
meglio per il cosiddetto indice di "case mix", vale a dire la
complessità dei casi trattati, che nel centro-sud «è mediamente del 15%-20%
inferiore alla Lombardia e del 10% alla media nazionale» (i più inefficienti di
tutti sono la Calabria e la Campania). Idem la «degenza media pre-operatoria,
che evidenzia la tempestività ed efficacia della diagnosi e degli accertamenti
e che è mediamente superiore - si legge nel dossier - del 20-30% al dato
nazionale che è pari a due giorni». Chiara Scalise 25/07/2009
( da "Nazione, La (La Spezia)"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO
PIANO LA SPEZIA pag. 2 «Io sono per salvare Acam, non certo
per mandarla al macero» CRISI DELLA MULTIUTILITY «IO SONO per salvarla, tutto
il Pdl non pensa certo di mandarla al macero». Su Acam, l'azienda partecipata
in crisi finanziaria, il
microfono passa a Luigi Morgillo, Pdl, vicepresidente del consiglio regionale.
Cosa ne pensa sulla possibile aggregazione di Acam? «In questi giorni si
è riunito il consiglio di amministrazione di Hera, la potente multiutility di
Bologna, interessata ad entrare in Acam. Ma, non ha messo all'ordine del giorno
alcuna sinergia con l'azienda spezzina. Sembra se ne riparlerà a fine mese.
Spero che Hera assuma una decisione favorevole all'acquisizione delle quote di
Acam. Ma vedo grosse ombre su alcuni problemi irrisolti, tra i quali l'esubero
di 300 persone e la chiusura del ciclo dei rifiuti». Sul personale il Pdl viene
accusato di fare sciacallaggio. «Il Pdl invita tutti a parlare chiaro ai
dipendenti. Si dica che nessun partner serio industriale accetterà mai di
guidare un'azienda con tale esubero di personale. La politica e gli
amministratori pubblici dovrebbero da subito individuare soluzioni alternative
per una parte del personale eccedente». Che cosa intende per soluzioni
alternative? E poi. Acam non ha avviato il blocco del turn over? «Il blocco del
turn over non è sufficiente. L'hanno detto gli stessi consulenti di Acam.
Mentre i soci e quindi i Comuni dovrebbero iniziare a programmare di
riprendersi parte del personale. Il Comune di Spezia, invece, ha predisposto
concorsi per assumere nuovo personale amministrative. E questo la dice lunga».
Accusano il Pdl anche di bloccare in Regione l'operazione Filse a favore di
Acam. «Anche questo è falso. Filse ha già versato ad Acam un milione di euro.
Mentre, Acam non è ancora pronta con le procedure affinché Filse possa sottoscrivere
il capitale. Ai dipendenti che reclamano la mancata corresponsione dei premi di
produzione che cosa raccontano? Che i ritardi di Filse sono dovuti a iniziative
di consiglieri regionali del Pdl. Se avessimo questo potere bloccheremmo
tantissime altre iniziative non condivise». Come imposterebbe lei Morgillo
politicamente l'operazione salvezza di Acam? «L'Acam si può salvare, ma devono
essere fatte scelte coraggiose da parte della politica. Il sindaco di Spezia e
il presidente della Provincia devono anteporre gli interessi dell'azienda di
via Picco e dei suoi lavoratori ai loro equilibri di maggioranza e decidere in
funzione dei poteri che sono conferiti loro dalle elezioni dirette». Qualche
esempio? «Chiudere il ciclo dei rifiuti bruciando il cdr ed affrontare con
realismo il problema degli esuberi di personale. Basterebbero già queste due
scelte per incoraggiare gli eventuali investitori». M.P.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 25-07-2009)
Pubblicato anche in: (Giorno, Il
(Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Crisi
PRIMO
PIANO pag. 10 ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante
... ROMA CONTI in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di
eccellenza) e la grave' crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto
devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del
Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore
sanitario in Campania e Molise («Un atto dovuto» spiega il ministro Maurizio
Sacconi) un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i
numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono «disavanzo
strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si aggira intorno ai 4
miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che vanno dal Lazio in
giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila
avvertono gli esperti per recuperare le aree di inefficienza ed
inappropriatezza storica». CHI FA peggio è il Lazio (-1,7 mld), seguito subito
dopo dalla Campania (-554,5), dalla Sicilia (-351), dalla Puglia (-212) dalla
Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi ci sono le regioni più piccine che
pure hanno il segno meno: l'Abruzzo ha un disavanzo di 99 milioni, mentre
quello del Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata con un disavanzo di 17,4
milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni preoccupanti non
solo come entità della spesa ma anche come dinamica che procede negli anni a
ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione del Pil». TALE «effetto
può essere devastante nel 2010 si evidenzia quindi nel documento in presenza di
un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanita». Rischio alto
dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e salgono solo a
103.945 l'anno prossimo. La base di partenza è dunque poco solida, ma anche le
soluzioni individuate, soprattutto per le due Regioni commissariate, non
sembrano avere fondamenta sulle quali poter costruire. I tecnici che hanno
messo a punto il dossier spiegano ad esempio che la Campania e il Molise
avrebbero bisogno rispettivamente di una manovra' da 881 milioni di euro e da
44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta garantita». La decisione di
commissariare Campania e Molise non è condivisa dal presidente della conferenza
delle Regioni, Vasco Errani, governatore dell'Emilia Romagna. «Si poteva e si
doveva seguire un'altra strada dice . C'era l'impegno a svolgere un confronto
politico di merito che, invece, non si è tenuto».
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
«Welfare,
situazione devastante» --> Sabato 25 Luglio 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail
print ROMAConti in rosso, un sistema spesso inefficiente (nonostante punte di
eccellenza) e la «grave» crisi finanziaria: tre fattori che se mescolati possono produrre «un effetto
devastante nel 2010» sulla sanità in Italia e in particolare su quella del
Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di commissariare il settore
sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe toccare alla Calabria)
un documento riservato del ministero del Welfare mette in fila i numeri e
lancia l'allarme. Sanità, è sempre più allarme Quello che i tecnici
definiscono «disavanzo strutturale» nel solo campo della sanità in Italia si
aggira intorno ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni che
vanno dal Lazio in giù. Una quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di
«serrare le fila - avvertono gli esperti - per recuperare le aree di
inefficienza e inappropriatezza storica». Chi fa peggio è il Lazio (-1,7
miliardi), seguito subito dopo dalla Campania (-554,5 milioni), dalla Sicilia
(-351), dalla Puglia (-212) dalla Calabria (-160) e dalla Sardegna (-109). Poi
ci sono le Regioni più piccole che pure hanno segno meno: l'Abruzzo ha un
disavanzo di 99 milioni, mentre il Molise è a quota 80,5. Ultima la Basilicata
con 17,4 milioni. Dati, spiega il documento, «che assumono dimensioni
preoccupanti non solo come entità della spesa ma anche come dinamica che
procede negli anni a ritmi dal 4% al 6%, di gran lunga sopra l'inflazione e il
Pil». Tale «effetto può essere devastante nel 2010 - si evidenzia - in presenza
di un netto calo incrementale delle risorse destinate alla sanità». Rischio
alto dal momento che nel 2009 i finanziamenti sono a quota 102.683 e salgono
solo a 103.945 l'anno prossimo. Mancano le risorse finanziarie La base di
partenza è dunque poco solida, ma anche le soluzioni individuate, soprattutto per
le due Regioni commissariate, non sembrano avere fondamenta sulle quali poter
costruire. I tecnici che hanno messo a punto il dossier spiegano per esempio
che la Campania e il Molise avrebbero bisogno rispettivamente di una «manovra»
da 881 milioni di euro e da 44 milioni di euro. Manovra che però «non risulta
garantita». Anche perché le amministrazioni locali non possono certo
intervenire aumentando ancora le tasse. A peggiorare il quadro, vanno aggiunti
i «sistemi contabili regionali che sarebbero indispensabili ma che sono
inaffidabili» e «l'indebitamento altissimo delle aziende erogatrici di servizi
sanitari ospedalieri e territoriali». Una gestione economica inefficiente
spesso si accompagna a una gestione dei servizi che lascia a desiderare. La maglia
nera per la «qualità» è della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene
stilata la classifica: quello di «attrazione» e quello di «fuga», che insieme
definiscono la mobilità dei pazienti fra le Regioni italiane. Risultato, dal
Sud si scappa (fa eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la
Calabria ottiene un saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e
dalla Campania (-4,14). Chiara Scalise 25/07/2009 nascosto-->
( da "Sole 24 Ore, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-07-25 - pag: 1 autore: RIFORME NEGATE La
lunga siesta della vecchia Europa di Philip Stephens D iscutere del futuro
dell'Europa in questo periodo ha un che d'irreale. Gli euroscettici (più
rumorosamente in Gran Bretagna, ma anche in altri paesi) vivono ancora l'antico
incubo della possibile nascita degli Stati Uniti d'Europa. Eppure, sull'altro
fronte, non si può certo dire che gli europeisti festeggino. Anzi, più
verosimilmente guardano con scoramento alla palpabile incapacità dell'Unione
europea di incidere sulle sorti del mondo. Se mi annoverassi tra gli scettici,
canterei vittoria già da tempo nella grande lotta immaginaria tra la sovranità
dello Stato-nazione e il moloch comunitario che ha il suo cuore a Bruxelles. La
spinta integrazionista che ha portato alla creazione di un mercato unico e di
una valuta unica si è da tempo sbriciolata. Se c'è mai stato un momento in cui
si poteva temere che le nazioni europee sarebbero state assorbite da un
superstato federale, quel momento è passato da più di un decennio. Qualunque
dubbio residuo al riguardo avrebbe dovuto scomparire di fronte alle risposte
alla crisi finanziaria da parte di
Berlino, Parigi e Londra, accentuatamente nazionalistiche. Il leggendario
motore francotedesco è seriamente inceppato, troppo debole per trainare
un'Unione allargata a 27 stati. I grandiosi discorsi sull'ascesa dell'Europa
come superpotenza accanto a Stati Uniti e Cina sono naufragati nella scadente
performance economica e nella carenza di leadership politica del Vecchio
continente. Il resto del mondo ci guarda con disprezzo (Pechino e Mosca) e
delusione (l'amministrazione Obama a Washington). Facendo parte dello
schieramento europeista, mi sento combattuto tra il rivendicare gli importanti
successi della costruzione europea e il rimpiangere tutte le opportunità
mancate. Per metà del tempo il bicchiere è mezzo pieno;per l'altra metà,mezzo
vuoto. Quando mi rivolgo a un pubblico che guarda con favore all'idea,
tutt'altro che rivoluzionaria, che la cosa di gran lunga più logica da fare per
l'Europa sia mettere in comune le proprie capacità, se vuole rimanere visibile
nel caleidoscopio in rapida trasformazione del potere globale, tendo ad
accentuare gli aspetti negativi. L'Europa è diventata una maxi- Svizzera del
XXI secolo: confortevole, compiaciuta e indisponibile ad avventurarsi
all'esterno.
( da "Sole 24 Ore, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-07-25 - pag: 24 autore: Per il
G20 Ifac necessario differenziare «grandi» e «piccoli» I contabili: regole su
misura Andrea Carli MILANO Le anticipazioni della vigilia non hanno trovato
conferma. L'atteso documento finale, redatto nero su bianco, che avrebbe dovuto
contenere un pacchetto di soluzioni e strategie contabili da «suggerire» ai
Grandi del G20, che si incontreranno a fine settembre a Pittsburg, negli Stati
Uniti, non c'è stato.Il G20 summit dell'Ifac (la federazione internazionale dei
professionisti contabili), l'incontro che si è chiuso ieri a Londra, ha
individuato solo alcuni principi di base, che andranno presi in considerazione
quando la crisi economica avrà allentato la sua morsa.
Prima della pausa estiva o al massimo all'inizio di settembre - considerata
anche la vicinanza dell'appuntamento statunitense - le linee guida di ieri
saranno formalizzate in una lettera, da inviare, alla vigilia del vertice
internazionale, a Governi, istituzioni finanziarie ed enti regolatori. Il
documento finale sarà più snello del previsto, concentrato su pochi aspetti.
Allo stato attuale, tuttavia, la stesura del testo programmatico è ancora alle
prime battute, tanto che non è stata nemmeno prodotta una bozza ufficiale.
Secondo Luciano Berzé, componente del Consiglio nazionale dei commercialisti,
che ha partecipato alla discussione di ieri, sono quattro le proposte, discusse
dai rappresentanti delle 157 associazioni che fanno parte dell'Ifac (per
l'Italia, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti
contabili) che potrebbero resistere alla fase di selezione, ed essere così
riportate nella lettera finale. La prima, spiega, è quella espressa dal
principio: «One size, does not fit all» (letteralmente: una misura non sta bene
a tutte le realtà»). Il problema, in questo caso, è quello di applicare
standard contabili internazionali, Ias e Ifrs, a realtà societarie di
dimensioni molto diverse. «Le regole buone per le grandi aziende - spiega Berzé
- possono essere estese alle piccole, ma le procedure di applicazione devono
essere diverse, calibrate sulle caratteristiche delle singole realtà. Alcune
cose che vanno bene per i grandi, dunque, possono non andare bene per i più
piccoli». La crisi finanziaria, ed è il secondo punto emerso dall'incontro di ieri, ha messo in
evidenza la necessità di accentuare la collaborazione, in tema di contabilità e
rendicontazione, tra le principali istituzioni finanziarie mondiali,
soprattutto l'Fmi, e le due grandi federazioni dei professionisti contabili:
quella internazionale, l'Ifac, e quella europea, la Fee (Fédération des
Experts Comptables Européens). Il terzo punto – spiega ancora Berzé – prevede
un rafforzamento dei controlli societari: «La priorità va al controllo in
itinere, e non a quello postumo. è importante che l'analisi sia continua. è
stato apprezzato, in particolare, il modello italiano che, grazie al collegio
sindacale, garantisce un controllo durante il processo decisionale». Infine, a
Londra è stata segnalata la necessità di non diminuire il livello di
comunicazione esterna. «La Ue- conclude Berzé- propone di ridurre gli oneri
ammini-strativi, anche attraverso una contrazione della comunicazione esterna.
Abbiamo tutti bocciato questa strategia». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE
CONCLUSIONI Dall'incontro di Londra le indicazioni di massima sulle strategie
da adottare dopo la crisi
( da "Sole 24 Ore, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-25 - pag: 29 autore:
Dialettica tra UniCredit e Intesa Sanpaolo, i medi istituti frenano su altra
cassa Il tavolo bancario non è compatto Alessandro Graziani MILANO Un negoziato
atipico, quelloper il salvataggio bancario della Risanamento di Luigi Zunino.
Le banche, con piani e modalità sempre più dettati da UniCredit e Intesa
Sanpaolo piuttosto che dall'advisor Leonardo & co, sono davvero impegnate a
fondo per tentare di salvare il gruppo immobiliare ( tutelando cosìi loro
crediti in un bilancio 2009 che si preannuncia durissimo). Ma rispetto a tanti
altri tavoli bancari all'opera per il salvataggio di aziende in crisi (da Pininfarina a Tiscali, da Aedes a Burani),
stavolta c'è l'incognita della magistratura. La richiesta di fallimento non è
stata presentata da un creditore o da un fornitore, ma direttamente dalla
Procura di Milano. La cura delle banche, dunque, non potrà che essere più dura
del solito. E richiederà qualche sacrificio in più a tutti, oltre a una
necessaria discontinuità rispetto al passato sia al vertice che tra i
consulenti. Di questo si sono convinti i banchieri di UniCredit che, da due
giorni, hanno ottenuto il pieno appoggio di Intesa Sanpaolo su una linea
«intransigente». La medicina iniziale predisposta dall'advisor Leonardo &
co. è stata ritenuta troppo blanda dalle due grandi banche. E destinata, con
ogni probabilità, a non essere giudicata sufficiente dal Tribunale, che dovrà
tenere conto delle istanze della Procura. L'idea originaria di calibrare
l'aumento di capitale in modo da lasciare a Zunino il 51% della società è stata
bocciata da UniCredit, cui si è subito associata Intesa Sanpaolo che dunque ha
preso le distanze dalla precedente versione del piano. «Serve un'operazione di
entità rilevante, che metta davvero in sicurezza la società ». Poco importa,
sembra di capire, se l'ex azionista di maggioranza scivolerà attorno al 20%. Su
questa linea più intransigente, tuttavia, non tutte le banche sembrano pronte a
seguire le due grandi. E per la prima volta dall'avvio
della crisi finanziaria, il
tavolo dei creditori rischia di rompersi. Le due grandi, UniCredit e Intesa
Sanpaolo, sono convinte che le medie e piccole banche coinvolte le seguiranno
aderendo, pro-quota, al piano prospettato. Ma a pochi giorni dall'udienza del
Tribunale (29 luglio), l'accordo ancora non c'è.E per trovarlo,
bisognerà negoziare banca per banca. Perché le posizioni sono diverse. Il Monte
Paschi di Siena, per esempio, terzo gruppo bancario per dimensioni, ha
un'esposizione verso Risanamento che è inferiore ai 20 milioni di euro.
Difficile che possa contribuire con grosse cifre all'immissione di denaro
fresco, dati i rischi limitati finora assunti verso il gruppo. La Popolare
Milano ha circa 80 milioni di crediti alla filiera Zunino. Ma la dimensione
della banca non è tale da incrementarla in modo significativo. Ogni delibera,
inoltre, dovrà essere vista dai consigli di amministrazione delle banche. Non
si tratta di erogare credito in modo ordinario. Ma di finanziare una società
che rischia il fallimento su richiesta della Procura. I banchieri restano
fiduciosi che il tentativo di salvataggio vada in porto. Ma la strada è tutt'altro
che in discesa. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL NODO Non si tratta di erogare
credito in modo ordinario, ma di finanziare un gruppo che rischia il fallimento
su richiesta della Procura
( da "Sole 24 Ore, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI PROFESSIONISTI data: 2009-07-25 - pag: 27
autore: Previdenza. I rilievi della Covip all'esame del cda di martedì 28
luglio Per il fondo Previprof rischio di fusione forzosa A fine 2008 le
adesioni erano ferme a quota 823 Marco lo Conte Ottocentoventitré iscritti al
31 dicembre scorso. Più dei 609 dell'anno precedente ma pur sempre incredibilmente
pochi. Pochissimi se confrontati con i 180mila aderenti alla cassa sanitaria
integrativa (Cadiprof) che, nelle intenzioni, doveva fare da apripista alla
previdenza complementare della categoria. Per non parlare del bacino potenziale
degli addetti, tra i 750mila e il milione di lavoratori. Previprof, il fondo
pensione dei dipendenti degli studi professionali, si avvia ad affrontare di
petto la sua sopravvivenza in un consiglio d'amministrazione convocato per
martedì prossimo, 28 luglio. Un Cda che, inevitabilmente, si annuncia
"caldo", visto che all'ordine del giorno c'è da discutere la proposta
del presidente del Fondo, Riccardo Dotti, di ridurre le spese di bilancio. I
numeri, infatti, impediscono le economie di scala tipiche della gestione collettiva
del risparmio previdenziale: i costi, cioè, risultano eccessivi per i singoli
aderenti. «La situazione è da ribilanciare – dice Dotti –: non siamo in grado
di mantenere il fondo in modo autonomo». L'iniziativa del presidente del fondo,
insediatosi solo un mese fa, nasce dai rilievi mossi dalla Covip, la
commissione di vigilanza sui fondi pensione, che al termine di un'ispezione
cartolare (analisi dei dati di bilancio del fondo), ha prospettato le
difficoltà derivanti dal rapporto tra il basso numero di iscritti e i costi
fissi che rendono eccessivi quelli unitari. Covip invita quindi Previprof a
valutare la possibilità, entro il 31 dicembre, di fusione con fondi pensione
analoghi di settori vicini. Fusione, in ogni caso, non semplice e finora mai
verificata nel panorama della previdenza complementare italiana. Non che i
costi di Previprof siano alti: l'indice sintetico di costo delle due linee del
fondo, garantita e bilanciata, sono a due e a cinque anni inferiori alla media
dei negoziali, a dieci anni la bilanciata è inferiore, mentre a 35 anni la
media di settore è superiore alla bilanciata dello 0,01 per cento. Il punto è
che si è quasi bloccato il flusso di adesioni. Previprof, infatti, soffre della
parcellizzazione del bacino di utenza: negli studi professionali per ogni
datore di lavoro ci sono in media 2,5 dipendenti, che non trovano contesti di
confronto per alimentare l'indicazione di convenienza dell'adesione. Manca,in
sostanza,quell'«effetto- mensa» che invece è stato motore di successo nelle
aziende di grande dimensioni e in fondi a matrice societaria. E a complicare il
quadro, ha inciso la scarsa cultura previdenziale degli italiani e l'andamento sfavorevole dei mercati
finanziari nel 2008. Il presidente di Covip, Antonio
Finocchiaro, ha annunciato subito dopo il suo insediamento e di recente, in
occasione della Relazione Annuale, che avrebbe utilizzato la sua moral suasion
per indurre i fondi pensione di dimensioni minori a considerare l'ipotesi
dell'accorpamento. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha invitato
il settore a contenere i costi e gli organismi di rappresentatività dei fondi.
marco.loconte@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Giornale.it, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sul
Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un
dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente
americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al
45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti
eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri
(Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200
miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto
per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura
sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza
poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze
spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli
americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che
Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso
una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le
assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di
persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande
comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla
copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della
responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in
maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il
dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle
assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla
riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori
"americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la
questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi
industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento
della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è
sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere noi
a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha
inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. 22b5
Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa,
società, era obama, globalizzazione Commenti ( 37 ) » (Nessun voto) Loading ...
Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi
sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di
un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia
di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e`
tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie
britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del contagio.
Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A
vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a distrarre
l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho
l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case
farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno
a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico.
Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione,
manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) »
(11 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1f4c Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea
Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che
sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese,
anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del
problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su
dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre
secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non
piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende
semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi
solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il
messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud
Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma
quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli.
E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni
sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i
clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro
elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria;
l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da
qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa
che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo
umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che
la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico
dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo efficaci
le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen, ripartendo
l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la concessione dei
visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo tutto cio' che
andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro all'area
Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma tutt'altro che
sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud continueranno a far da
se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di popoli tradizionalmente
tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve chiarire se su un argomento
cosi importante e' presente oppure no. La solidarieta' non puo' essere
occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica, giustizia, clandestini, scenari,
immigrati, europa, globalizzazione, Italia, immigrazione, notizie nascoste,
germania, democrazia, francia Commenti ( 51 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su
un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd,
che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa seguivo Beppe Grillo con
simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero salutari e contenessero
anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più: le sue argomentazioni
sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da bar che non sopporto
più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica, ma lo nega.
Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima persona, ma ora
che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista all'Agr ha
dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non intende
candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni banalità
tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un Vuoto di
idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso. Berlinguer
era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista e da
allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha fatto.
Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il
Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le
ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e
spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il
copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha
osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero
dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un
egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta
con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito
dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo
segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo
non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo
lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile
perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi
dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le
persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe
candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col
Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza
al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di
altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e
sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite
di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra,
grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia
Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza.
Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul
cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne
parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava
economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo
e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con
ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a
crescere, il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle
carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso
a scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più
flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a
comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche
centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove
spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente
oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle
Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i
manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si
profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo
di Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i
controlli, ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il
prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo,
è davvero inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al
rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è
frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come
avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che
i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non
riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno
ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti
dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della
finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la
nuova crisi finanziaria?
C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri,
scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo,
globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09 24fe Jul 09 Il decreto
anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero
favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega,
Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia
d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio
Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista
nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle
intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata
alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di
rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura
sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la tendenza
allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale
dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte
ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono
essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere
della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva:
preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il
rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di
rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di
centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono
molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a
rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe
avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che
resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a
questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga
dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia
fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su
You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre
per risvegliare l'interesse? Scritto in giornali, sinistra, destra,
comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti (
31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri
hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama
e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà
l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un
lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a
1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita
dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di
dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato
l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi,
persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua
ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si
accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo
Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare
la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il
proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un
mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri,
a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come
moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di
essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla
Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E
l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? 1f48 Scritto
in geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 )
» (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani
mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio
Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi
il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse
interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al
sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze).
Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La
linea è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere.
Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano:
quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale.
Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima.
Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto
regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non
fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un
po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa
e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto
sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono
andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero
scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà
l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di
incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della
cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia
guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la lavanderia
a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico, l'elettricista.
Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano quanto un
manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro lordi.
Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un lato
quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono
accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo
delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al
60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri,
i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli
imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In
fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco
svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un
lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la
posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene
subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene
convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve
ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono
accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche
esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è
evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli.
Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia,
notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6
voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
30Jun 09 E ora trattare o no con l'Iran? Che guaio, presidente Obama 1f45 E ora
che cosa si fa con l'Iran? Il quadro ormai è chiaro: il duo Khamenei-Ahmadinejahd
ha vinto, gli studenti hanno perso. Ma sono chiare anche le ragioni del
comportamento dell'America di Obama. Per giorni abbiamo pensato che la linea
della prudenza fosse suggerita dal timore che un pronunciamento aperto avrebbe
incoraggiato la repressione del regime. Ora sappiamo che il motivo principale
era un altro: nel mese di maggio Obama ha inviato una lettera a Khamenei in cui
non solo si limitava a formalizzare le proposte di dialogo, ma delineava una
nuova era di pace e di collaborazione, inclusa una cogestione dei problemi
dell'area del Golfo. Con incredibile leggerezza, la Casa Bianca ha insomma
srotolato il tappeto rosso ai piedi dell'ala più intransigente del regime,
senza nemmeno attendere le elezioni, che si sono svolte nel mese di giugno, e
nella presunzione che nulla sarebbe cambiato a Teheran. Solo quando Khamenei ha
iniziato ad accusare Washington di aver fomentato i disordini, Obama ha deciso
di denunciare pubblicamente la repressione. Ma le rivoluzioni popolari riescono
quando sono pilotate da qualcuno o quando l'esercito passa dalla parte dei
rivoltosi. A Teheran nessuno di questi due requisiti si è verificato. La
rivolta era spontanea e i Guardiani della Rivoluzione, nonostante qualche
defezione, hanno obbedito al regime. La svolta di Obama è giunta troppo tardi
per rompere una dinamica ormai favorevole al regime. L'America di Obama ha
rivelato un'ingenuità sconcertante e ora è in grave imbarazzo. Come uscirne? E'
giusto trattare, ignorando la repressione e l'inaffidabilità di un regime che
non gode più di una legittimità popolare o bisogna ripristinare una linea dura
sebbene senza giungere a un intervento militare? E come gestire le ricadute
sugli altri Paesi del Golfo, a cominciare dall'Irak, dove gli iraniani manovrano
la maggior parte delle milizie sciite e che, con il ritiro delle truppe Usa
potrebbe sprofondare di nuovo nella guerra civile? D'altro canto come tenere a
freno Israele ora più diffidente che mai? Di certo se Obama non avesse forzato
i tempi della distensione con l'Iran, oggi non si troverebbe in una situazione
così intricata. Che guaio, Mr President.. Scritto in scenari, geostrategia,
iran, era obama, medio oriente, israele, gli usa e il mondo Commenti ( 38 ) »
(8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica
internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti
gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti 2098 Categorie banche
(22) banchieri (7) blog (6) borsa (7) capitalismo (26) casta (9) cina (23)
clandestini (4) comunicazione (20) criminalità (2) crisi
(43) cultura (8) democrazia (82) destra (5) disoccupazione (4) economia (46)
era obama (40) europa (25) francia (29) geostrategia (10) germania (9) gheddafi
(1) giornali (3) giornalismo (60) giustizia (11) gli usa e il mondo (83)
globalizzazione (64) grillo (1) immigrati (7) immigrazione (49) influenza suina
(3) intellettuali (2) internet (2) iran (6) islam (26) israele (4) Italia (173)
lega (6) manipolazione (21) medio oriente (18) notizie nascoste (68) partito
democratico (11) pdl (9) politica (9) presidenziali usa (25) progressisti (9)
psicosi (4) referendum (1) russia (16) salute (3) scenari (14) sicurezza (6)
sindacati (3) sinistra (5) società (54) spin (18) svizzera (5) terrorismo (2)
tortura (1) turchia (14) usa (7) Varie (17) 1fb7 I più inviati Dietro la
vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita
meritocratica... - 4 Emails Bastano una lobby e 370 milioni per rovinare il
mondo... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa?
- 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra
tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo
raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere
- 3 Emails Influenza suina, una psicosi molto sospetta... - 3 Emails In una
lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Ultime discussioni Biagio
Morabito: ERRATA CORRIGE: naturalmente angiopastica sta per angioplastica.
Biagio Morabito: Gentile Signor Dante, Alle volte il tempo è vita o se
preferisce è pelle. Se oggi mi venisse un... Dante: Sig. Morabito, esatto! Da
qualunque parte la si rigira, QUALUNQUE altra soluzione sembrerebbe piu'...
Dante: Sig. Morabito: ".una polizza sanitaria privata senza
massimale." Ma, se vive in Italia... Biagio Morabito: Gentile Signor
Dante, Grazie per la dritta sul State Children's Health Insurance Program di...
Ultime news Sanità, il Welfare: "Spesa del centro-sud rischi
devastanti"Fisco e pensioni Il governo trova la fiduciaPd, la Serracchiani
riscopre il centralismo democratico del PciGhedini: "Mai state tombe
fenicie a Villa Certosa, altra miserabile storia"Sesso con tredicenne,
l'educatrice: "Io lo amo" Gip concede i domiciliariDl anticrisi, la Camera dà il via libera: dallo scudo fiscale agli
aiuti alle pmiImmigrati, Maroni: "Ora politiche per integrare"Tuffi,
Cagnotto e Dallapè argento nel "sincro" 219e Vendevano pass sosta
falsi: denunciati 16 vigili urbaniCalcio, l'Antitrust avvia istruttoria contro
Lega: "Abusi sui diritti televisivi" Blog amici Ethica, blog
filosofico di qualità il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli
Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog
megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su
PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani NetMedia, il nuovo blog
di Piero Macrì Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero
spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non
perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e
l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince
Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations
poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le
insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI,
Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il
primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista
italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones,
un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 NetMedia,
il nuovo blog di Piero Macrì Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina,
la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2009 M T W T F S S «
Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28
29 30 31 1f70 Archivio dei post July 2009 (9) June 2009 (13) May 2009 (12)
April 2009 (15) March 2009 (15) February 2009 (11) January 2009 (14) December
2008 (11) November 2008 (10) October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008
(9) July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16)
February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21)
October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback
recenti Scoop del Time: il candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All
Dall'America una cura forte per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per
smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti,
in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e
la droga - 54 Votes Una vita meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la
frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera
speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18
Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo
è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere
l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary?
- 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts La
riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Influenza
suina, l'inganno continua. Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione
europea Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Attenti, sono tornati i
predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Il
decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso Usa-Russia, la distensione è
solo apparente? Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina L'altro popolo
italiano: quello dello scontrino non fiscale E ora trattare o no con l'Iran?
Che guaio, presidente Obama Pagine a9b Biografia Pannello di controllo Login
Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS
dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti
( da "Giornale.it, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sul
Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un
dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente
americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al
45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti
eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri
(Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200
miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto
per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura sanitaria
e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza poveri per
richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze spesso
salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli americani è
contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che Obama intende
varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso una battaglia di
spin molto intensa che vede schierati da una parte le assicurazioni private che
stanno investendo milioni in una campagna di persuasione attraverso società di
Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande comunicatore. Da qui due spunti
di riflessione. 1) Il no degli americani alla copertura universale è culturale
ovvero rispecchia ancora il concetto della responsabilità personale e
l'avversione allo stato sociale o è influenzato in maniera decisiva dallo spin
dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il dubbio sorge considerando che
prima delle elezioni, quando la propagnda delle assicurazioni era a bassa
intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla riforma, mentre ora i
contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori "americani" di
questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la questione ha una valenza più
ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi industrializzati i costi della
salute esplodono anche per l'invecchiamento della popolazione. In prospettiva
la copertura medica estesa a tutti è sostenibile? E cosa rispondere ai
liberisti che sostengono che dovremmo essere noi a imitare l'America
riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi ha inviato questo schema
che riassume la riforma di Obama. Limpidissima. 22b5 Scritto in comunicazione,
salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa, società, era obama,
globalizzazione Commenti ( 37 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua. La mia tesi sull'influenza suina
(vedi i post su questo blog) , ovvero che si trattasse di un allarme gonfiato
ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine di migliaia di persone sono
state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150. Il virus e` tutt`altro che
letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le compagnie britanniche vogliono bloccare
a terra chiunque mostri i sintomi del contagio. Insomma bastera` uno starnuto
per vedersi rifiutato l'imbarco. Un delirio. A vantaggio di chi?La scorsa
primavera l`allarme era servito a distrarre l`opinione pubblica dalla
recessione (paura scaccia paura), ora ho l`impressione che l`interesse sia
economico. Quanto guadagneranno le case farmaceutiche? Tantissimo e a
finanziare acquisti di vaccini che non serviranno a nulla saranno per lo piu`
gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico. Scritto in psicosi, salute,
cultura, influenza suina, comunicazione, manipolazione, crisi,
giornalismo Commenti ( 114 ) » (11 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5)
Loading ... 1f4c Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 16Jul 09 Clandestini, la strana
solidarieta' dell'Unione europea Secondo Le Monde la Francia accettera' di
ospitare alcuni dei clandestini che sbarcano nel sud dell`Europa, idem la
Germania e qualche altro Paese, anticipando la Commissione europea che intende
occuparsi finalmente del problema dei clandestini, che , come noto, riguarda
solo i Paesi del Su dell'Europa come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni
no. Perche', sempre secondo Le Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli
altri Paesi non piu' di 30 ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue
intende semplicemente sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi
solidali con quelli del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il
messaggio complessivo e' sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud
Euroa spetta il compito di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma
quando c'e' un'emergenza i singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli.
E Bruxelles fa spallucce se la questione immigrati provoca forti tensioni
sociali. In Grecia la situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i
clandestini; in Spagna Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro
elettronico e offre incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria;
l'Italia ha risolto il problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da
qualche settimana non fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa
che fine facciano i clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo
umano di quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che
la questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico
dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo
efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen,
ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la
concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo
tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane dentro
all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma
tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud
continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di
popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve
chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La
solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica,
giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia,
immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 51 ) »
(3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa
seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero
salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più:
le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da
bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa
politica, ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in
prima persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In
un'intervista all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd,
ma che non intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono
solenni banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto.
Un Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è
falso. Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito
comunista e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il
tentativo lo ha fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi
gironzola per il Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte
per i precari, le ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra
abilissimo e spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta
contro il copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo
che ha osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo
sciopero dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando
un egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la
ribalta con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto
allibito dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca
del suo segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che
Beppe Grillo non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca:
"Secondo lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe
accettabile perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa:
'Sono esclusi dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo
degli elettori le persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo
non sarebbe candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in
concorrenza col Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha
fatto concorrenza al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i
tanti militanti di altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un
partito moderno e sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico
politico o se preferite di un politico comico. E non c'è nulla da ridere.
Scritto in sinistra, destra, grillo, intellettuali, casta, democrazia, società,
partito democratico, Italia Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i
predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Vedo
addensarsi nuove nubi sul cielo dell'economia mondiale e in particolare di
quella americana. Pochi ne parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la
California, ovvero l'ottava economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta,
come spiego in questo articolo e il rischio di un tracollo finanziario non è
più da escludere, con ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la
disoccupazione continua a crescere, il mercato immobiliare continua a crollare,
i mancati pagamenti sulle carte di credito sono ai massimi storici, la fiducia
dei consumatori ha ripreso a scendere. E le prospettiova di ripresa
dell'economia reale sono molto più flebili del previsto. Ma soprattutto le
grandi banche d'affari sono tornate a comportarsi esattamente come prima. La
liquidità iniettata dalle banche centrali non è finita all'economia reale, ma è
stata usata per nuove spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come
dimostrano le violente oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e
l'andamento assurdo delle Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per
avvantaggiare soprattutto i manager, che quest'anno incasseranno bonus
strepitosi: a Goldman Sachs si profila il miglior anno di sempre. Tra l'altro
poco si è parlato dello scandalo di Steve Perkins, il trader che la settimana
scorsa, da solo eludendo i controlli, ha innescato una speculazione che in
un'ora ha fatto salire il prezzo del petrolio ai massimi dell'anno. Se una
persona riesce a fare questo, è davvero inverosimile che alcune banche d'affari
si accordino per pilotare al rialzo o al ribasso un mercato? Io dico di no. Il
recente boom di Borsa è frutto di aspettative irrealistiche alimentate dalla
speculazione che, come avvenuto in passato, potrebbe cambiare rapidamente
orientamento, tanto più che i bilanci delle banche sono pieni di spazzatura che
i trucchi contabili non riusciranno a nascondere in eterno. Dimenticavo: le
banche americane hanno ripreso a erogare mutui subprime e a cartolarizzare
debiti dal valore molti dubbio spacciandoli per obbligazioni tripla AAA.
Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro settembre di lacrime. Scritto in casta,
banchieri, scenari, disoccupazione, usa, borsa, crisi, economia, europa, era obama, banche, capitalismo,
globalizzazione Commenti ( 53 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09 24fe Jul 09 Il decreto
anti-blog? Inutile, basta il buon senso Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero
favorevole o contrario allo sciopero dei blog, promosso da un collega,
Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo, sebbene non sia sempre sia
d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito alcune polemiche (ad esempio
Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa conclusione: - La norma è prevista
nel decreto Alfano che mira a punire la pubblicazione illegittima delle
intercettazioni. Ha dunque una finalità specifica. - Tuttavia, interpretata
alla lettera, permetterebbe un'estensione quasi illimitata del diritto di
rettifica, dunque ben oltre gli scopi del Decreto. - I blog per loro natura
sono sbarazzini, polemici, isole di libertà, con alcuni difetti , come la
tendenza allo sproloquio e all'insulto, specialmente da parte di chi si avvale
dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog oggi siano molto letti, la maggior parte
ha un'audience molto limitata. E i blog, essendo dei diari on-line, non possono
essere paragonati agli articoli di grandi media come il Giornale, il Corriere
della Sera o Repubblica. - Da liberale ritengo che la misura sia eccessiva:
preferisco qualche insulto e qualche parolaccia in più piuttosto che correre il
rischio di vedere annientata la vitalità dei blog da un abuso del diritto di
rettifica. - E allora ben vengano le modifiche che parlamentari sia di
centrodestra sia di centrosinistra intendono apportare al decreto e che sono
molto probabili, considerato che il ministro Alfano si è detto disposto a
rivedere il decreto prima del sì definitivo. - Tutto questo non sarebbe
avvenuto senza la mobilitazione in Rete. Onore al merito, con un auspicio: che
resti una forma di civile e costruttiva protesta. Quanto allo sciopero: a
questo punto secondo me è inutile. Il rischio, semmai, è che il problema venga
dimenticato durante la pausa d'agosto e che pertanto la protesta del 14 sia
fine a se stessa (tra l'altro trovo di cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su
You tube). Non sarebbe stato più saggio organizzare un'iniziativa in settembre
per risvegliare l'interesse? Scritto in giornali, sinistra, destra,
comunicazione, blog, notizie nascoste, democrazia, società, Italia Commenti (
31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Le agenzie di
stampa ieri hanno dato il tono definendo "storico" l'accordo tra
Medvedev e Obama e oggi quasi tutti i giornali italiani hanno seguito a ruota.
In realtà l'intesa sul disarmo nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta
un lievissimo progresso rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700
a 1675 del numero massimo delle testate nucleari. La novità principale
scaturita dal summit è di tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione
di dialogare, rinunciando alla retorica da Guerra fredda che hanno
caratterizzato l'ultima fase della presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in
questa analisi, persegue un obiettivo prioritario: vuole che Washington
riconosca la sua ritrovata grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è
improbabile che si accontenti dei sorrisi e delle parole di Obama.
L'impressione è che il duo Medvedev-Putin intenda approfittare della debolezza
di Washington per ampliare la propria influenza nell'ex Unione Sovietica (tra
l'altro riportando sotto il proprio ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere
l'acceleratore verso un mondo multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile
abbiano maggiori poteri, a scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo
strapotere del dollaro, come moneta di riserva internazionale. Insomma, la
nuova distensione rischia di essere solo apparente. Fino a che punto l'America
può lasciare mano libera alla Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo
scacchiere euro-asiatico? E l'Europa come deve comportarsi con una Russia di
nuovo ambiziosa? 1f48 Scritto in geostrategia, era obama, europa, russia, gli
usa e il mondo Commenti ( 86 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di
5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a
Radio Tre ogni mattina Da domani mattina per una settimana condurrò Prima
Pagina, la rassegna stampa di Radio Tre, che è divisa in due parti: la lettura
dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi il filo diretto con gli ascoltatori dalle
8 alle 8.40 circa. Chi fosse interessato può seguire la trasmissione in diretta
o in podcast collegandosi al sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio
(trovate qui le frequenze). Per intervenire in diretta potete chiamare il
numero verde: 800 050 333. La linea è aperta a tutti; anche agli amici di
questo blog e con molto piacere. Scritto in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5
voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
02Jul 09 L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non fiscale Piccole
scene di ordinaria evasione fiscale. Vado in lavanderia, ritiro le giacche che
ho lasciato qualche giorno prima. Affrancata sulla confezione di plastica c'è
lo scontrino. Sembra tutto regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile
c'è scritto non fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la
signora, con l'aria un po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio
subito". Smanetta sulla cassa e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco,
arriva suo marito: guida un'auto sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro.
Ripenso a quante volte sono andato in quella lavanderia e se in passato mi
hanno stampato un vero scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è
molto efficace: dà l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma
consente all'esercente di incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei
fossero pari all'80-90% della cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non
il gestore della lavanderia guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In
nero. E non è solo la lavanderia a usare questo stratagemma: anche il
panettiere, l'idraulico, l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora
estremamente redditizi. Guadagnano quanto un manager di alto livello con una
busta paga in regola da 300mila euro lordi. Qualcosa non torna. Emergono due
Italia profondamente ingiuste: da un lato quella dei salariati che non evadono
neanche un centesimo e a cui vengono accordate detrazioni risibili. Assieme a
loro una parte importante del popolo delle partite Iva, che non riesce a evadere
e paga somme spropositate, fino al 60-70% tra tasse e contributi sociali.
L'altra Italia è formata dai panettieri, i lavandai, gli orefici che dichiarano
redditi da 10euro all'anno, i piccoli imprenditori edili, i mediatori
immobiliari. E continua a farla franca. In fondo basterebbe il buon senso per
creare una situazione più equa. Il fisco svizzero, ad esempio, riesce a stimare
qual è la cifra d'affari reale di un lavandaio a Lugano o a Bellinzona,
considerando l'anzianità di esercizio, la posizione, se affitta o possiede il
negozio. Chi dichiara troppo poco viene subito pizzicato, ma senza l'angoscia
della visita di un uomo dell'arma. Viene convocato in ufficio. Il funzionario
discute con lui e quasi sempre non deve ricorrere a misure punitive per trovare
una soluzione. E ai salariati vengono accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro
a figlio e, nei tempi buoni, anche esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia
chiaro: Anche in Svizzera c'è evasione, come in Francia o in Germania ma le
proporzioni sono più ragionevoli. Chissà, forse un giorno anche in Italia.
Utopia? Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra,
destra, capitalismo, giustizia, notizie nascoste, democrazia, economia,
società, Italia Commenti ( 104 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo
di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 30Jun 09 E ora trattare o no con
l'Iran? Che guaio, presidente Obama 1f42 E ora che cosa si fa con l'Iran? Il
quadro ormai è chiaro: il duo Khamenei-Ahmadinejahd ha vinto, gli studenti
hanno perso. Ma sono chiare anche le ragioni del comportamento dell'America di
Obama. Per giorni abbiamo pensato che la linea della prudenza fosse suggerita
dal timore che un pronunciamento aperto avrebbe incoraggiato la repressione del
regime. Ora sappiamo che il motivo principale era un altro: nel mese di maggio
Obama ha inviato una lettera a Khamenei in cui non solo si limitava a
formalizzare le proposte di dialogo, ma delineava una nuova era di pace e di
collaborazione, inclusa una cogestione dei problemi dell'area del Golfo. Con
incredibile leggerezza, la Casa Bianca ha insomma srotolato il tappeto rosso ai
piedi dell'ala più intransigente del regime, senza nemmeno attendere le
elezioni, che si sono svolte nel mese di giugno, e nella presunzione che nulla
sarebbe cambiato a Teheran. Solo quando Khamenei ha iniziato ad accusare
Washington di aver fomentato i disordini, Obama ha deciso di denunciare
pubblicamente la repressione. Ma le rivoluzioni popolari riescono quando sono
pilotate da qualcuno o quando l'esercito passa dalla parte dei rivoltosi. A
Teheran nessuno di questi due requisiti si è verificato. La rivolta era
spontanea e i Guardiani della Rivoluzione, nonostante qualche defezione, hanno
obbedito al regime. La svolta di Obama è giunta troppo tardi per rompere una
dinamica ormai favorevole al regime. L'America di Obama ha rivelato
un'ingenuità sconcertante e ora è in grave imbarazzo. Come uscirne? E' giusto
trattare, ignorando la repressione e l'inaffidabilità di un regime che non gode
più di una legittimità popolare o bisogna ripristinare una linea dura sebbene
senza giungere a un intervento militare? E come gestire le ricadute sugli altri
Paesi del Golfo, a cominciare dall'Irak, dove gli iraniani manovrano la maggior
parte delle milizie sciite e che, con il ritiro delle truppe Usa potrebbe
sprofondare di nuovo nella guerra civile? D'altro canto come tenere a freno
Israele ora più diffidente che mai? Di certo se Obama non avesse forzato i
tempi della distensione con l'Iran, oggi non si troverebbe in una situazione
così intricata. Che guaio, Mr President.. Scritto in scenari, geostrategia,
iran, era obama, medio oriente, israele, gli usa e il mondo Commenti ( 38 ) »
(8 voti, il voto medio è: 4.38 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica
internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti
gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti 2095 Categorie banche
(22) banchieri (7) blog (6) borsa (7) capitalismo (26) casta (9) cina (23)
clandestini (4) comunicazione (20) criminalità (2) crisi
(43) cultura (8) democrazia (82) destra (5) disoccupazione (4) economia (46)
era obama (40) europa (25) francia (29) geostrategia (10) germania (9) gheddafi
(1) giornali (3) giornalismo (60) giustizia (11) gli usa e il mondo (83)
globalizzazione (64) grillo (1) immigrati (7) immigrazione (49) influenza suina
(3) intellettuali (2) internet (2) iran (6) islam (26) israele (4) Italia (173)
lega (6) manipolazione (21) medio oriente (18) notizie nascoste (68) partito
democratico (11) pdl (9) politica (9) presidenziali usa (25) progressisti (9)
psicosi (4) referendum (1) russia (16) salute (3) scenari (14) sicurezza (6)
sindacati (3) sinistra (5) società (54) spin (18) svizzera (5) terrorismo (2)
tortura (1) turchia (14) usa (7) Varie (17) 1fb7 I più inviati Dietro la
vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita
meritocratica... - 4 Emails Bastano una lobby e 370 milioni per rovinare il
mondo... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa?
- 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra
tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo
raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere
- 3 Emails Influenza suina, una psicosi molto sospetta... - 3 Emails In una
lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Ultime discussioni Biagio
Morabito: ERRATA CORRIGE: naturalmente angiopastica sta per angioplastica.
Biagio Morabito: Gentile Signor Dante, Alle volte il tempo è vita o se
preferisce è pelle. Se oggi mi venisse un... Dante: Sig. Morabito, esatto! Da
qualunque parte la si rigira, QUALUNQUE altra soluzione sembrerebbe piu'...
Dante: Sig. Morabito: ".una polizza sanitaria privata senza
massimale." Ma, se vive in Italia... Biagio Morabito: Gentile Signor Dante,
Grazie per la dritta sul State Children's Health Insurance Program di... Ultime
news Sanità, il Welfare: "Spesa del centro-sud rischi
devastanti"Fisco e pensioni Il governo trova la fiduciaPd, la Serracchiani
riscopre il centralismo democratico del PciGhedini: "Mai state tombe
fenicie a Villa Certosa, altra miserabile storia"Sesso con tredicenne,
l'educatrice: "Io lo amo" Gip concede i domiciliariDl anticrisi, la Camera dà il via libera: dallo scudo fiscale agli
aiuti alle pmiImmigrati, Maroni: "Ora politiche per integrare"Tuffi,
Cagnotto e Dallapè argento nel "sincro" 219e Vendevano pass sosta
falsi: denunciati 16 vigili urbaniCalcio, l'Antitrust avvia istruttoria contro
Lega: "Abusi sui diritti televisivi" Blog amici Ethica, blog
filosofico di qualità il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli
Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog
megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su
PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani NetMedia, il nuovo blog
di Piero Macrì Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero
spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non
perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione
strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la
Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques,
gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della
droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università
della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo
quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano
in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un
eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 NetMedia, il
nuovo blog di Piero Macrì Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la
rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2009 M T W T F S S « Jun
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29
30 31 1f70 Archivio dei post July 2009 (9) June 2009 (13) May 2009 (12) April
2009 (15) March 2009 (15) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008
(11) November 2008 (10) October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9)
July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16)
February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21)
October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback
recenti Scoop del Time: il candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All
Dall'America una cura forte per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per
smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti,
in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e
la droga - 54 Votes Una vita meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la
frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera
speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18
Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo
è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere
l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary?
- 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts La
riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Influenza
suina, l'inganno continua. Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea
Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Attenti, sono tornati i predoni della
finanza. Nuova crisi in vista? Il decreto anti-blog?
Inutile, basta il buon senso Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Per
una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina L'altro popolo italiano: quello
dello scontrino non fiscale E ora trattare o no con l'Iran? Che guaio,
presidente Obama Pagine a9b Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS
Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti
al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Plus
sezione: ATTUALITA data: 2009-07-25 - pag: 9 autore: Previdenza complementare.
I modelli di adeguamento dell'asset allocation al ciclo di vita Prove tecniche
di «lifecycle» C'è chi avvisa l'aderente e chi automatizza Ecco le scelte di
chi l'ha avviato I mmaginate di non saperne niente o quasi; e che per evitare
di compiere scelte sbagliate ci sia un pilota automatico che vi guidi nel
viaggio fino alla pensione. è proprio questo che «promette» il lifecycle, il
meccanismo che adegua i componenti del portafoglio previdenziale dell'aderente
al suo ciclo di vita. Una «promessa» declinata in modi diversi. E invocata da
più parti, all'indomani del picco della crisi finanziaria culminata nel 2008:
dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, al presidente della Covip
Antonio Finocchiaro fino all'Ocse, che in un suo recente report ha invitato i
sistemi previdenziali a contribuzione definita a limitare il rischio di
portafoglio. Grande successo di critica per il pilota automatico,
insomma, nonostante di lifecycle non ce ne sia uno solo ma una quantità
vastissima. E il risultato non sia garantito (vedi «Plus24» del 20 giugno e del
18 luglio scorsi). Ma piace perchè in molti casi solleva dalla responsabilità
di decidere cosa fare e quando. Per il successo di pubblico, però, bisogna
ancora attendere. Ad adottarlo, soprattutto fondi pensione aperti o Pip. O
anche un preesistente, come il Fondo Pensione per il Personale della Deutsche Bank
S.p.A. , 4mila aderenti per 250 milioni di euro di patrimonio. Il fondo ha
avviato a inizio anno il lifecycle e per la quota di contribuzione futura
prevede il passaggio automatico da un comparto all'altro (a costo zero) in base
alla distanza di anni dalla pensione, ossia «target date»: dagli oltre 20 anni,
per cui è prevista un'asset allocation 50/50 tra azioni e obbligazioni, tra 20
e 16, con quote di azionario più basse, che si riducono ancora nella classe tra
15 e 11, ancor di più tra 10 e 5 fino alla linea monetaria per chi ha meno di
cinque anni alla pensione. Il 90% dei dipendenti di Deutsche Bank Italia,
tuttavia, ha preferito finora scegliere da solo il comparto o il mix tra
comparti. Ancora ai blocchi di partenza il fondo pensione aperto di Aureo
Gestioni , Sgr del gruppo delle banche di Credito Cooperativo con 15mila
iscritti (metà dipendenti e metà autonomi) e 70 milioni di euro di patrimonio.
La società attende infatti da Covip l'autorizzazione del nuovo regolamento. Un
pilota poco automatico, quello di Aureo, gestito dalla rete dei consulenti
delle filiali delle Bcc, che hanno seguito corsi di formazione a questo scopo:
a loro il compito di consigliare l'aderente nel modo migliore. Una
pianificazione anche qui "guidata" dall'età della pensione e non da
quella anagrafica; anche se continui correttivi sono possibili. In caso di
anticipazioni per spese mediche o acquisto prima casa, l'aderente viene prima
invitato a spostarsi su una linea monetaria e, dopo l'anticipazione, a
ripartire da una linea più aggressiva. I costi previsti per gli switch sono
limitati a 2 euro per le spese amministrative. Quasi decennale invece il
lifecycle di Seconda Pensione, il fondo pensione aperto di Caam Sgr. Avviato
nel 2000, prevede tre programmi che dosano quote differenti dei cinque comparti
del fondo pensione (Espansione, Sviluppo, Progressiva, Sicurezza, Difensiva,
Garantita): «Allegro» parte da Espansione e ogni tre anni circa sposta
l'aderente sulla linea di rischio inferiore, fino al monetario a un anno dalla pensione;
«Armonico» parte da Sviluppo e Adagio da «Progressiva». Lo switch è automatico,
l'aderente viene informato, lasciandogli la possibilità di uscire dal lifecycle
e scegliere autonomamente un comparto. Allegro consente poi, sempre a costo
zero, di consolidare sulla linea Sicurezza l'eventuale extraperformance su base
semestrale. Meno del 10% degli iscritti ha scelto il lifestyle di Seconda
pensione: un dato motivato, fanno sapere dal fondo, dall'alta consapevolezza finanziaria degli aderenti, che li porta a compiere
autonomamente le decisioni. Due invece i profili lifecycle del fondo aperto
Teseo di Reale Mutua (7mila iscritti e 40 milioni euro): «Equilibrio», che si
conclude nel monetario ed «Evoluzione», che mantiene alla fine una dose
azionaria. Entrambi compongono quote diverse dei quattro compari del fondo
pensione. I passaggi automatici scattano ogni 5 anni in base all'età anagrafica
dell'iscritto e a costo zero. Il successo di pubblico, in questo caso è stato
leggermente superiore: il lifecycle è stato scelto dal 35% degli iscritti.
Marco lo Conte http://marcoloconte.blog. ilsole24ore.com/ © RIPRODUZIONE
RISERVATA Mario Draghi , Governatore della Banca d'Italia: «Ridurre il rischio
all'avvicinarsi del pensionamento» IMAGOECONOMICA Antonio Finocchiaro ,
presidente Covip: «Evitare perdite in caso di ribassi dei mercati in prossimità
della pensione» IMAGOECONOMICA
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Plus
sezione: ANALISI data: 2009-07-25 - pag: 28 autore: Obbligazioni strutturate.
Tasso variabile Abn Amro offre l'Euribor con due punti in più Lo spread è
elevato rispetto ad altre realtà bancarie a livello europeo
L a crisi finanziaria ha
modificato profondamente la geografia dei players finanziari sia a causa dei
fallimenti che di processi di nazionalizzazione. In Europa diverse banche, una
volta vere dominatrici del comparto, hanno dovuto passare sotto il controllo
pubblico per evitare di sprofondare sulla falsariga di Lehman Bros e Bear
Sterns. Piuttosto interessanti sono le vicende recenti di Abn Amro. La
banca olandese è stata acquisita nell'ottobre del 2007 da un consorzio di
players internazionali: Fortis, Royal Bank of Scotland e Santander. I primi due
hanno subito perdite ingenti dalla crisi del credito e
sono stato oggetto di interventi da parte dei governi francesi, olandesi, belgi
e britannici. I soci attuali del consorzio sono ancora Rbs, Santander e il
governo dei Paesi Bassi. In pratica su tre soci, ben due sono di fatto dei
governi sovrani. Inoltre, Santander primaria banca spagnola, ha attraversato la
crisi in modo quasi indolore rafforzandosi rispetto ai
competitors. Nonostante questo gli spread di rendimento richiesti dagli
investitori su emissioni di Abn Amro non sono contenuti e si aggirano attorno
ai 150 punti base rispetto ai titoli di stato tedeschi, in linea con la
controllata Rbs. Può essere utile confrontare quanto offerto da questa
emissione rispetto a quanto attualmente pagano le nostre banche più importanti,
Unicredito e Intesa SanPaolo, che presentano rendimenti addizionali attorno ai
100-120 punti base L'obbligazione di Abn Amro (NL0009054899) è una emissione
che corrisponde cedole trimestrali a tasso variabile indicizzate al tasso di
interesse euribor 3 mesi incrementato di 200 punti base. La scadenza naturale
dell'obbligazione è il 20 aprile 2014 e, considerando l'attuale struttura dei
tassi di interesse di mercato, il bond presenta un rendimento atteso pari al
4.3%. La differenza tra tassi di interesse forward, impliciti nella curva, e
quelli realmente rilevati possono modificare l'effettiva performance
dell'obbligazione. Qualora il livello dell'euribor a 3 mesi dovesse rimanere su
livelli molto bassi, come quelli correnti per intenderci, l'obbligazione
potrebbe ottenere rendimenti più contenuti. Fino al 2010 l'euribor a 3 mesi è
atteso ancora sotto il 2% e solamente oltre il 2012 dovrebbe ritornare attorno
al 3%. Il bond offre la possibilità di scommettere sul rientro dello spread di
Abn Amro verso livelli più congrui ad un istituto di credito di tale importanza
limitando l'esposizione verso i possibili rialzi dei tassi di interesse qualora
la crisi finanziaria e la recessione dovessero
terminare. Concludendo lo scenario ideale per questo bond è dunque un rialzo
inatteso dei tassi di interesse di breve termine e una contestuale riduzione
dei differenziali di rendimento richiesti dal mercato su Abn Amro.
( da "Messaggero, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato
25 Luglio 2009 Chiudi ROMA Conti in rosso, un sistema spesso inefficiente
(nonostante punte di eccellenza) e la «grave» crisi
finanziaria: tre fattori che se mescolati possono
produrre «un effetto devastante nel 2010» sulla Sanità in Italia e in
particolare su quella del Centro-Sud. Il giorno in cui il governo decide di
commissariare il settore sanitario in Campania e Molise (prossimamente potrebbe
toccare alla Calabria) un documento riservato del ministero del Welfare mette
in fila i numeri e lancia l'allarme. Quello che i tecnici definiscono
«disavanzo strutturale» nel solo campo della Sanità in Italia si aggira intorno
ai 4 miliardi, di cui l'83,39% è sulle spalle delle Regioni del Centro-Sud. Una
quota pari a 3,2 miliardi che impone al governo di «serrare le fila - avvertono
gli esperti - per recuperare le aree di inefficienza ed inappropriatezza
storica». Una gestione economica inefficiente spesso si accompagna a una
gestione dei servizi che lascia a desiderare. La maglia nera per la qualità è
della Calabria. Due gli indici in base ai quali viene stilata la classifica:
quello di attrazione e quello di "fuga", che insieme definiscono la
mobilità dei pazienti fra le regioni italiane. Risultato, dal Sud si scappa (fa
eccezione il Molise sul fronte delle strutture private): la Calabria ottiene un
saldo negativo pari a 12, seguita dalla Puglia (-4,46) e dalla Campania
(-4,14).
( da "Corriere della Sera"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
25/07/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Pausa per gli
indici, corre Cir È arrivata la tregua: dopo nove progressi consecutivi (che
hanno permesso ai listini di recuperare complessivamente circa il 13%), i segni
negativi hanno avuto la meglio, sia pure per poche frazioni di punto.
Quasi identiche le flessioni dei due principali indici di Piazza Affari: -0,40%
l'Ftse-Mib, -0,43% l'Ftse All Share. Dopo un inizio soddisfacente, il trend si
è interrotto nel pomeriggio dopo l'avvio in calo di Wall Street a causa del
dato negativo sulla fiducia dei consumatori e di alcuni risultati trimestrali
inferiori alle attese. Il listino italiano non ha registrato, almeno per quanto
riguarda i 40 titoli principali, oscillazioni significative. In generale si può
dire che il comparto migliore è stato quello bancario, all'interno del quale i
due maggiori rialzi sono stati messi a segno dal Banco Popolare (+2,04%) e
dalla Banca Popolare di Milano (+1,89%). A cresceredipiùinassolutoèstataperòla
Cir , holding industriale del gruppo De Benedetti, il cui prezzo di riferimento
è terminato in progresso del 3,43% toccando, a quota 1,298 euro, il nuovo
massimo dell' anno e superando così il miliardo di capitalizzazione. A
sostenere il titolo è stata la raccomandazione buy (comprare) confermata dagli
analisti di Ubs insieme con il miglioramento del target-price . Sul fronte
delle variazioni negative, invece, non ci sono spunti particolari ma una serie
di flessioni di poco superiori al punto percentuale. Si va dal -1,89% di
Luxottica al -1,54% di Fiat , dal -1,44% di Finmeccanica al -1,40% di Ansaldo
Sts e di Terna. Stop ai rialzi Si interrompe il trend positivo dopo un guadagno
del 13% in nove sedute
( da "Corriere della Sera"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
25/07/2009 - pag: 33 Il caso a New York JP Morgan: stop ai bonus, più stipendi
( g.fer.) Jp Morgan Chase si appresta ad alzare gli stipendi e a tagliare in
contemporanea i bonus a circa 12 mila dei suoi dipendenti, nel tentativo di
attirarsi meno critiche e allo stesso tempo evitare un esodo di talenti.
Lo afferma il Financial Times, precisando che il gruppo avrebbe inviato una
mail ai dipendenti illustrando il proprio progetto. Gli stipendi saranno
ritoccati al rialzo per coloro che hanno bonus che rappresentano il 25-50% del
proprio compenso totale. Rimarranno - aggiunge il quotidiano - coinvolti nel
progetto circa la metà dei 25.000 dipendenti della banca. Nessuna reazione sul
titolo a Wall Street. Jamie Dimon ceo di Jp Morgan
( da "Corriere della Sera"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data:
25/07/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Tiene il semestre Edison, taglierà il
debito ( g. fer.) Edison tiene nel primo semestre dell'anno, nonostante il
drastico calo della domanda di energia elettrica e di gas e il ribasso del
prezzo del petrolio: l'utile netto è salito del 19,6% a 122 milioni mentre
i ricavi sono scesi del 6,6%, a 4,6 miliardi. Alla Borsa non basta, e
l'accoglienza ai dati diffusi da Foro Buonaparte (oltre alla notizia che ci sono
tre candidati all'acquisto della quota dell'impianto di Abu Qir e alla
previsione che i debiti a fine anno torneranno a circa 4 miliardi) non è stata
delle migliori. La quotazione di Edison ha infatti chiuso in calo del 2,05%,
mantenendosi comunque sopra quota un euro (1,001). Umberto Quadrino ad di
Edison
( da "Corriere della Sera"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Esteri data: 25/07/2009 - pag: 19 L'intervista Lo scrittore
Björn Larsson sul tramonto del topless di fronte all'immigrazione: non siamo
attrezzati per le crisi «Le libertà svedesi a rischio,
non abbiamo anticorpi» Lui è nato in Svezia (dove insegna all'università di
Lund), ma quando non è in giro per il mondo con la sua barca a vela, sta in
Danimarca. E prima ha abitato in Francia, Irlanda, è stato più volte in Italia:
«Ho vissuto in tanti posti diversi, per questo porto un altro sguardo sulla
Svezia rispetto a chi non ha mai abitato altrove » dice Björn Larsson, il
corsaro della letteratura, amato in Italia soprattutto per il romanzo Vera
storia del pirata Long John Silverper (100 mila copie), esploratore di nuove
rotte nel suo ultimo romanzo, Otto personaggi in cerca (con autore) . Spirito
libero nella vita e nella scrittura. A Malmö le donne abbandonano il topless
sotto lo sguardo degli immigrati musulmani. Siamo al tramonto della Svezia
libertaria sotto la pressione dell'immigrazione? «Non direi, i musulmani da noi
sono una piccola minoranza che non ha potere politico. Non siamo un paese dove
la religione può influenzare la politica, in questo senso siamo libertari. La
politica è secolare da noi. Gli islamici hanno proposto anche la separazione di
ragazzi e ragazze nelle scuole, almeno nelle ore di ginnastica, ma la risposta
è stata no, in Svezia non si può fare». Ma la presenza di immigrati ha degli
effetti sulla società, o no? «Come dappertutto, ma la situazione è meno
esplosiva che in altre zone d'Europa: da noi arrivano soprattutto rifugiati
politici da Paesi come l'Iran». Lei in «Bisogno di libertà» scrive che «non si
nasce liberi, si diventa, e non basta desiderarlo, sognarlo o avere la
sensazione di esserlo. Essere liberi è una conquista continua che dura tutta la
vita». Sottoscrive anche oggi? «Certo, la libertà deve sempre essere difesa, è
precaria, a tutti i livelli». In Svezia la libertà è a rischio? «Un po' sì. Da
noi non si parla molto di libertà, ma di sicurezza in generale, non solo a
livello di polizia. Noi cerchiamo sempre di essere in sicurezza nella vita. Da
noi la libertà è qualcosa di scontato, e questo mi fa un po' paura. Quando
vengo in Italia a parlare di libertà c'è una scintilla, una corrente che passa,
quando lo faccio in Svezia accade molto meno. 'Bisogno di libertà' è uscito in
Francia, Italia e in tanti altri Paesi ma il mio editore in Svezia non vuole
pubblicarlo, è un libro troppo poco svedese, dice. Come dire: ai miei
connazionali il tema non interessa. Non si sente l'esigenza di parlare di libertà
perché già la si vive. Ma è un atteggiamento pericoloso: non abbiamo fatto le
due guerre, non abbiamo combattuto per conquistare la libertà, quindi non
abbiamo sviluppato gli 'anticorpi' per affrontare eventuali
crisi. Non credo che la
libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per esempio? «Con
questa crisi finanziaria la
Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la povertà, che è
una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri Paesi c'è sempre
stata gente povera che fa fatica a sopravvivere, da noi no. Gli svedesi
sono impreparati per una situazione di questo genere. Se un domani venissero
meno protezioni sociali come il congedo lavorativo di un anno per entrambi i
genitori quando nasce un figlio, se smantellassero il welfare, non so come se
la caverebbero. Finora hanno soltanto diminuito l'importo di alcuni sussidi
(come quello di disoccupazione), ma non li hanno tolti». Il suo omonimo, Stieg
Larsson, nel bestseller «Uomini che odiano le donne» descrive una società molto
aperta nella gestione delle relazioni amorose e sessuali. «Forse non è
interamente rappresentativo della società svedese, gli esseri umani sono fatti
delle stesse passioni dappertutto. Però una cosa è vera: da noi c'è più
trasparenza sulla vita privata. Da noi si parla di crisi
sentimentali anche tra colleghi e quasi mai di politica (io, per dire, non so
cosa votano i miei amici). In Italia mi sembra il contrario: per esempio un
grande scrittore come Italo Calvino non racconta mai le sue passioni. Lui ha
avuto un grande amore nella sua vita ma non c'è traccia di questo nei suoi
libri. Noi siamo più pubblici con la vita privata, questo è certo, nascondiamo
meno». Alessandra Muglia Icona L'attrice svedese Anita Ekberg nella Dolce Vita
di Fellini, simbolo di emancipazione sessuale (Interfoto/Grazia Neri)
( da "Corriere del Veneto"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
del Veneto sezione: Esteri data: 25/07/2009 - pag: 19 L'intervista Lo scrittore
Björn Larsson sul tramonto del topless di fronte all'immigrazione: non siamo
attrezzati per le crisi «Le libertà svedesi a rischio,
non abbiamo anticorpi» Lui è nato in Svezia (dove insegna all'università di
Lund), ma quando non è in giro per il mondo con la sua barca a vela, sta in
Danimarca. E prima ha abitato in Francia, Irlanda, è stato più volte in Italia:
«Ho vissuto in tanti posti diversi, per questo porto un altro sguardo sulla
Svezia rispetto a chi non ha mai abitato altrove » dice Björn Larsson, il
corsaro della letteratura, amato in Italia soprattutto per il romanzo Vera
storia del pirata Long John Silverper (100 mila copie), esploratore di nuove
rotte nel suo ultimo romanzo, Otto personaggi in cerca (con autore) . Spirito
libero nella vita e nella scrittura. A Malmö le donne abbandonano il topless
sotto lo sguardo degli immigrati musulmani. Siamo al tramonto della Svezia
libertaria sotto la pressione dell'immigrazione? «Non direi, i musulmani da noi
sono una piccola minoranza che non ha potere politico. Non siamo un paese dove
la religione può influenzare la politica, in questo senso siamo libertari. La
politica è secolare da noi. Gli islamici hanno proposto anche la separazione di
ragazzi e ragazze nelle scuole, almeno nelle ore di ginnastica, ma la risposta
è stata no, in Svezia non si può fare». Ma la presenza di immigrati ha degli
effetti sulla società, o no? «Come dappertutto, ma la situazione è meno
esplosiva che in altre zone d'Europa: da noi arrivano soprattutto rifugiati
politici da Paesi come l'Iran». Lei in «Bisogno di libertà» scrive che «non si
nasce liberi, si diventa, e non basta desiderarlo, sognarlo o avere la
sensazione di esserlo. Essere liberi è una conquista continua che dura tutta la
vita». Sottoscrive anche oggi? «Certo, la libertà deve sempre essere difesa, è
precaria, a tutti i livelli». In Svezia la libertà è a rischio? «Un po' sì. Da
noi non si parla molto di libertà, ma di sicurezza in generale, non solo a
livello di polizia. Noi cerchiamo sempre di essere in sicurezza nella vita. Da
noi la libertà è qualcosa di scontato, e questo mi fa un po' paura. Quando
vengo in Italia a parlare di libertà c'è una scintilla, una corrente che passa,
quando lo faccio in Svezia accade molto meno. 'Bisogno di libertà' è uscito in
Francia, Italia e in tanti altri Paesi ma il mio editore in Svezia non vuole
pubblicarlo, è un libro troppo poco svedese, dice. Come dire: ai miei
connazionali il tema non interessa. Non si sente l'esigenza di parlare di
libertà perché già la si vive. Ma è un atteggiamento pericoloso: non abbiamo
fatto le due guerre, non abbiamo combattuto per conquistare la libertà, quindi
non abbiamo sviluppato gli 'anticorpi' per affrontare
eventuali crisi. Non credo
che la libertà politica sia a rischio ma altri tipi di libertà sì». Per
esempio? «Con questa crisi finanziaria la Svezia potrebbe per la prima volta trovarsi alle prese con la
povertà, che è una mancanza di libertà enorme. In Spagna, Italia e in altri
Paesi c'è sempre stata gente povera che fa fatica a sopravvivere, da noi
no. Gli svedesi sono impreparati per una situazione di questo genere. Se un
domani venissero meno protezioni sociali come il congedo lavorativo di un anno
per entrambi i genitori quando nasce un figlio, se smantellassero il welfare,
non so come se la caverebbero. Finora hanno soltanto diminuito l'importo di
alcuni sussidi (come quello di disoccupazione), ma non li hanno tolti». Il suo
omonimo, Stieg Larsson, nel bestseller «Uomini che odiano le donne» descrive
una società molto aperta nella gestione delle relazioni amorose e sessuali.
«Forse non è interamente rappresentativo della società svedese, gli esseri
umani sono fatti delle stesse passioni dappertutto. Però una cosa è vera: da
noi c'è più trasparenza sulla vita privata. Da noi si parla di crisi sentimentali anche tra colleghi e quasi mai di
politica (io, per dire, non so cosa votano i miei amici). In Italia mi sembra
il contrario: per esempio un grande scrittore come Italo Calvino non racconta
mai le sue passioni. Lui ha avuto un grande amore nella sua vita ma non c'è
traccia di questo nei suoi libri. Noi siamo più pubblici con la vita privata,
questo è certo, nascondiamo meno». Alessandra Muglia Icona L'attrice svedese
Anita Ekberg nella Dolce Vita di Fellini, simbolo di emancipazione sessuale (Interfoto/Grazia
Neri)
( da "Nuova Venezia, La"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
12 - cronaca Dalla Pietà, il 30 asta per il capannone Sono due le cordate
concorrenti per aquisire l'attività del cantiere Una guidata dalla veneziana
Alilaguna, l'altra da Ivan Maresca di Caorle Tra meno di una settimana, il 30
luglio, asta negli uffici del Tribunale per il capannone che ospitava il
cantiere Dalla Pietà. La società proprietaria, la «Cantiere nautico Dalla Pietà
srl», è in concordato preventivo ed il commissario, il commercialista Maurizio
Nardon, la mette in vendita avendo già ricevuto un'offerta per sette milioni e
150 mila euro dal fondo Lucrezio, che altro non è che una finanziaria
e immobiliare che fa capo all'imprenditore Andrea Mevorach, uno dei due soci
del cantiere che stava per fallire. E' probabile che non si presenteranno concorrenti,
che invece già esistono per l'altra società, la «Dalla Pietà Yacht srl»,
anche'essa in concordato (il commissario è il commercialista Nerio De Bortoli),
e che gestiva la costruzione, la manutenzione e il rimessaggio di yacht. Ci
sono almeno due cordate che puntano all'acquisizione dell'azienda e che
prenderebbero in affitto il capannone per proseguire nell'attività (la
condizione posta dal bando d'asta del 30 a chi acquista l'immobile è poprio
quella di cederla in locazione a chi acqusisce l'altra società). Una fa capo
alla veneziana «Alilaguna», la società di navigazione lagunare
pubblico-privata, e l'altra ad una società del Veneto Orientale che fa capo
all'architetto Ivan Maresca, già al Consorzio cantieri nautici Caorle e a
Marina 4. Le due cordate avrebbero già avanzato le loro offerte al commissario
De Bortoli, offerte che non riguardano solo la cifra per l'acquisto, ma anche
le proposte avanzate per assorbire gli ex dipendenti del cantiere Dalla Pietà
senza lavoro. Per la decisione, che sarà presa dal giudice delegato Rita
Rigoni, sarà necessario attendere la conclusione dell'iter per l'aqusizione del
capannone. Nel frattempo il commissario De Bortoli prosegue
nella vendita degli yacht rimasti in cantiere, alcuni dei quali non sono
ultimati e, dunque, lo saranno non appena riprenderà l'attività. A chiedere il
concordato preventivo sono stati i due soci, Mevorach e Giorgio Dalla Pietà, a
causa di una crisi finanziaria che ha causato un passivo di circa 50 milioni di euro. (Giorgio
Cecchetti)
( da "Sannio Online, Il"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Valle
Caudina: Comune, oltre 23 milioni di debiti. Disastroso lo stato finanziario!
Pubblicato il 25-07-2009 SANTAGATA DE GOTI:
Lallarme per le casse dellEnte è scattato ieri nellambito del
Consiglio. Il sindaco Valentino: «Tutto ciò graverà sui cittadini nei prossimi venti
anni»... (p.p.) Drammatica la crisi
finanziaria dellEnte comunale. A Parlare
è il sindaco di SantAgata de Goti, Carmine Valentino che
nellultimo Consiglio, a proposito delle linee programmatiche, si è
soffermato molto sullo stato finanziario dellente
comunale: La ricognizione della situazione economico - finanziaria
del nostro Comune, attivata immediatamente dopo il formale insediamento
(10/07/2009), ha evidenziato di più, se mai ve ne fosse stato bisogno, uno
scenario inquietante e dati inoppugnabili che confermano quanto avevamo
preannunciato in campagna elettorale, sia in ordine alla drammatica crisi finanziaria dellEnte che ad
uno stato di indebitamento ventennale. Alte le cifre inerenti
lindebitamento del Comune. Su questo piano
precisano, infatti, da Palazzo San Francesco - abbiamo che: proiettando i
riflessi dei mutui contratti nel 2009 o per i quali la contrattazione è già in
fase avanzata, di importo pari a circa 2.300.000,00; sommando a questi i
dati contabilizzati dalla Cassa Depositi e Prestiti sulla posizione del comune a
giugno 2009, di importo pari a circa
21.200.000,00; risulta che la situazione debitoria complessiva del Comune nei
confronti della Cassa Depositi e Prestiti è pari a circa 23.500.000,00, di cui circa 7.500.000,00 solo per interessi passivi. Questi
ventitré milioni e mezzo di debiti graveranno sul Comune di SantAgata de Goti e, quindi, su ciascuno dei suoi
cittadini per i prossimi venti anni. E questo uno dei dati allarmanti che
giunge
dalla casa comunale. La concreta insostenibilità di
un debito comunale così alto, cresciuto di ben il 50% dal solo 2008 ad oggi,
non è dimostrata tanto dal rapporto totale delle entrate correnti :
debito quanto, piuttosto, dal rapporto entrate correnti disponibili per
far fronte alla spesa generale : debito. Con ciò
si intende evidenziare che molte delle entrate correnti sono già pre-destinate
in quanto, per legge, devono essere necessariamente impiegate per la copertura
dei costi dei servizi che le generano (ad es. la TARSU per coprire i costi del
servizio di igiene urbana, i canoni idrici per le spese di funzionamento dellacquedotto e per quelle delle forniture idriche
dallAlto Calore, ecc.). Da ciò consegue che per la spesa generale restano
disponibili
solo le entrate correnti della categoria Imposte
(allocate al Titolo I) e che per il 2009, così come risulta dal bilancio di
previsione approvato dalla precedente amministrazione, sono state stimate per
competenza in 1.858.917,29: importo, questo, che include anche i trasferimenti
dello Stato in sostituzione dellICI prima casa, stimati
in 288.751,70. Così procedendo, quindi, emerge che il rapporto tra le
entrate correnti disponibili per far fronte alla spesa generale (
1.858.917,29) ed i debiti con la Cassa Depositi e Prestiti per i prossimi 20 anni ( 23.394.093,47) è pari a 0,079. Questo significa che per far
fronte alla situazione debitoria per i prossimi venti anni, il Comune dovrebbe
accantonare, per circa 11 anni e mezzo, lintero importo annuale delle
proprie entrate per Imposte e destinarle unicamente al pagamento del debito. A destare preoccupazione, a dire dei nuovi inquilini di
Palazzo San Francesco anche le ...anticipazioni di cassa oltre
limiti.... Oltre al dato dellindebitamento, a destare enorme
preoccupazione precsiano, infatti, dal Comune
- è anche la dinamica innescata sulle finanze del comune dalla gestione di
bilancio effettuata negli ultimi due anni e mezzo e che potremmo definire, con
un eufemismo, poco diligente. Allo stato, infatti, il comune ha in atto le seguenti
anticipazioni di cassa: - deliberazione G.C. n. 321 del 30.12.2008 1.699.425,21 - precedenti anticipazioni da fondi a
destinazione vincolata (L. 219/81) 1.125.291,49 Totale
2.824.716,17. Il totale delle anticipazioni sopra riportato, di 2.824.716,17, supera di oltre 1.100.000,00 il limite
massimo previsto dallart. 222 del T.U.EE.LL. (D.Lgs. 18/08/2000, n. 267).
Allatto dellinsediamento di questAmministrazione le
anticipazioni erano quasi interamente utilizzate e, inoltre, si è rilevato un
ammontare di debiti, intesi quali liquidazioni già effettuate in attesa di
pagamento, di oltre 1.300.000,00. Questi sono i
dati e la loro cruda nettezza non richiede alcun particolare commento ai fini
della
comprensione della gravità della situazione finanziaria
in cui è stato trovato il comune di SantAgata
de Goti allindomani delle elezioni del 6 e 7 giugno 2009.
E evidente, quindi, che il contesto economico-finanziario è estremamente
difficile e ...richiede da subito scelte consapevoli, coraggiose e mirate che
siano idonee a ricondurre il comune in una condizione di media capacità senza
la quale non potranno essere date risposte concrete e durature alle legittime
domande di servizi e di qualità della vita che vengono ogni giorno dai
cittadini.Che cosa fare rispetto a questo stato di cose. La
ricetta degli amministratori locali prevede, naturalmente, un impegno da parte
di ogni componente della comunità santagatese. Per poter fornire ai
cittadini le
risposte concrete che attendono, in termini di servizi, di qualità, di crescita
sociale, economica e culturale, il primario obiettivo dellAmministrazione non può che essere quello del risanamento
economico-finanziario perché è solo attraverso un ritrovato equilibrio economico
e finanziario ed unoculata gestione di bilancio,
molto diversa mi si permetta di dirlo dalla precedente, che il
comune potrà garantire riscontri non illusori ai bisogni ed alle domande di
servizi e di crescita che vengono dallintera cittadinanza. Va dunque messo in
campo ogni sforzo necessario a farci uscire dalla situazione di crisi innanzi delineata ed il cui ulteriore aggravamento
condurrebbe allinevitabile dichiarazione di
dissesto. Ma la condizione per fare ciò non riguarda solo la definizione
di un efficiente piano di risanamento ma la condivisione ed il sostegno di
tutti i cittadini ad un percorso comune che vorrei definire il cammino di SantAgata per il risanamento.
E fondamentale, quindi, che tutti, responsabilmente lAmministrazione, i dipendenti comunali, le associazioni
sindacali, gli enti, le organizzazioni, i circoli, gruppo associativi presenti
sul territorio, gli operatori economici ed il singolo cittadino, sostengano,
condividano e, in taluni casi, partecipino, per i rispettivi ruoli, al progetto di
risanamento economico-finanziario del Comune che questa Amministrazione andrà a
definire. Un progetto di risanamento che, necessariamente, dovrà far leva, da
un lato sul potenziamento delle entrate proprie del comune e, dallaltro, sulla razionalizzazione delle dinamiche di spesa. In
ordine al primo aspetto (potenziamento entrate proprie) lintento per il
quale lAmministrazione profonderà ogni sforzo è quello di garantire che
la pressione fiscale non subisca alcun aumento; e ciò sarà possibile imboccando,
tutti insieme, la strada maestra del potenziamento delle entrate proprie, sia
tributarie che patrimoniali, che potrà essere percorsa attraverso una concreta
ed efficace azione di recupero dellevasione e
dellelusione relativa agli anni non ancora prescritti secondo la disciplina
propria di ogni entrata. assumendo, per la parte
corrente, gli accertamenti e gli impegni e, per la parte in conto capitale, gli
incassi (escluso quelli per mutui) ed i pagamenti. Nello specifico, ai fini del
rispetto del patto di stabilità per lanno 2009,
il saldo di competenza mista del Comune di SantAgata de Goti non
avrebbe dovuto superare il valore di (meno) 609.808,29. Ebbene,
all11 giugno 2009 detto saldo era pari a (meno) 915.425,03, con uno
sforamento, rispetto al limite massimo di legge, di oltre 300.000,00. Tenuto conto delle ulteriori ed incomprimibili
esigenze di spesa per il secondo semestre 2009, recuperare una situazione del
genere per chiudere lanno con il rispetto del patto di stabilità 2009 si prospetta
come obiettivo difficilissimo, se non impossibile. Lunica vera possibilità sarebbe quella di adottare politiche
di bilancio straordinarie atte a determinare nuovi e consistenti accertamenti
di parte corrente (quali, ad esempio, un consistente incremento delle entrate
tributarie e patrimoniali dellente). E noi dobbiamo
provarci ad inseguire lobiettivo di recuperare questo disastro perche le
conseguenze del mancato rispetto del patto di stabilità interno, previste per legge, si
pagano nellanno successivo e, eccetto lultima tra quelle
elencate, sono pesantissime. Vediamole: ? riduzione del 5% dei trasferimenti
ordinari dal Ministero dellInterno; ? assestamento delle spese correnti
al valore più basso dellultimo triennio; ? divieto del ricorso allindebitamento anche se finalizzato agli investimenti; Cit tà
di SantAgata deGoti (Provincia di Benevento) Linee Programmatiche
di Mandato 2009 2014 8 di 38 ? divieto di assunzione del personale a
qualsiasi titolo e con qualsiasi contratto, anche con riferimento ai processi di
stabilizzazione; ? riduzione del 30% delle indennità di funzione per
amministratori e gettoni di presenza per consiglieri.
( da "Denaro, Il" del
25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Soldi
& Imprese fatti & numeri Un Paese dominato dalle caste Le radici
politiche e istituzionali di una realtà che mortifica l'Italia francesco
fracasso Il nostro Paese non ha una classe dirigente perché è dominato dalle
caste.Il mercato non esiste.Quelle che contano sono solo le corporazioni. E la crisi finanziaria ed economica ha rappresentato per le varie lobby l'
"occasione" d'oro per distruggere quel poco di liberalizzazioni che
erano state avviate dal governo Prodi ed,in particolare, dal ministro Bersani.
La mobilità sociale non ci appartiene. La Banca d'Italia afferma che il
75 per cento delle famiglie le quali nel 1994 si trovavano in una posizione
bassa nella scala sociale,dieci anni dopo(2004) sono rimaste allo stesso
livello. Concorrenza? " un concetto del tutto estraneo in Italia. D'altra
parte esso è esplicitamente ignorato dalla stragrande maggioranza dei
cittadini.Un esempio: "Il cliente medio, di per sè, non ha interesse
specifico si legge nell'ultimo Rapporto del Censis- a quanto e a come si
affaccia nella professione di avvocato la logica di mercato". Bersani
aveva abolito le tariffe minime, introdotto la possibilità di ricorrere alla
pubblicità ed altri "strumenti" per realizzare un minimo di
concorrenza. "Ora osserva Roberto Mania in un'inchiesta sulle "caste
chiuse"(la Repubblica, 6.5.09)- tutti gli avvocati hanno proposto di
reintrodurre le tariffe minime e di vietare il patto"(il cosiddetto
"patto di quota lite" tra cliente e professionista in relazione al
quale gli avvocati possono incassare una quota dei beni in relazione ai quali è
sorta la "lite"). Il nostro Parlamento pratica come è denunciato
nella Relazione annuale dell'Antitrust- "uno stillicidio d'iniziative
volte a restaurare gli equilibri del passato". Il documento denuncia che è
manifesto il tentativo di bloccare la "modernizzazione" che si era
tentato di porre in atto e il corporativismo ha ripreso in pieno a
spadroneggiare.E così ancora una volta il mercato finisce sotto i piedi delle
caste-corporazioni. Di recente è uscita la settima edizione del Rapporto sul
processo di liberalizzazione del Paese presentato dall'associazione
"Società libera"(costituita da accademici, professionisti ed
imprenditori che vogliono affermare la realizzazione di una società veramente
liberale)e che cerca di ricercare quali sono al di là della presente situazione
politica ma anche economica- le cause effettive che rendono l'Italia incapace
di aprirsi alle liberalizzazioni.Le radici di questa abnorme realtà non sono
economiche ma politiche ed istituzionali, osservano Raimondo Cubeddu e Alberto
Vannucci dell'Università di Pisa. Se si prendono in considerazione tre
parametri indicati dai due studiosi per esaminare la qualità delle strutture
istituzionali italiane, e cioè la tutela dei diritti individuali e dei
contratti ,la circolazione di informazioni valide consone alla trasparenza dei
mercati ed agli scambi,il grado di concorrenza dei mercati, il risultato di
questo esame posto a raffronto col resto del mondo è assolutamente deprimente:
le istituzioni italiane sono malate in quanto rientrano nello schema delle "cattive
istituzioni". Tutti i dati che sono messi in rilievo dai due studiosi
pongono l'Italia agli ultimi posti delle classifiche europee. "Non
diversamente risulta scrive Franco Locatelli su "Il Sole 24 Ore,5.5.09-
secondo l'indice annuale di Freedom House, la posizione relativa
all'Italia(terz'ultima in Europa) per quanto riguarda la circolazione
d'informazioni affidabili per il mercato". In questa realtà istituzionale
e politica non è,quindi, possibile una dinamica sociale diversa: parassitismo,
rendite, economia sommersa, corruzione costituiscono l' "alimento"
quotidiano del Paese. "Nessuno dei governi, di diverso colore politico,
che si sono avvicendati in questi anni è riuscito a mettere in atto
provvedimenti in grado d'invertire, o almeno contrastare efficacemente, questa
linea di tendenza", conclude il Rapporto di Società Libera. Il nostro
Paese è veramente malato. E da troppo tempo. E questo delle "caste"
rappresenta soltanto l'espressione più manifesta della sua profonda crisi. E per guarire ci vogliono buone istituzioni. Ma per
avere buone istituzioni è assolutamente indispensabile un radicale cambiamento
del "modo" di fare politica. Ma c'è la cultura per raggiungere questo
obiettivo? del 25-07-2009 num.
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)"
del 25-07-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato
25 Luglio 2009, Aviano La seconda giovinezza del Festival internazionale del
folklore di Aviano-Piancavallo si inaugura con tante conferme e qualche novità.
Le conferme sono nelle tradizionali tre serate ospitate in una struttura
coperta di Aviano, al riparo dalle intemperie, e poi ancora nelle uscite a
Piancavallo, Pordenone e Lignano, alle quali si aggiunge quest'anno una tappa a
Barcis. Una crescita sul territorio che è destinata a proseguire il prossimo
anno con la promessa, da parte del presidente delle Pro loco Flavio Barbina, di
una ulteriore tappa a Villa Manin. L'edizione 2009 è stata presentata ieri con
l'intervento del vicepresidente regionale Luca Ciriani e di quello provinciale
Eligio Grizzo. Per dieci giorni, dal 7 al 16 agosto, i ballerini provenienti da
ogni parte del mondo porteranno sul territorio i costumi, le tradizioni e le
culture delle loro terre, in una manifestazione che, sottolinea il sindaco
avianese Stefano Del Cont Bernard, «ha una doppia valenza, turistica e
culturale. Il Festival del folklore è l'occasione per dimostrare la diversità
vista nel suo momento migliore». «Grazie a questi momenti - aggiunge Michele
Gasparetto, presidente del Gruppo folk "Federico Angelica" Danzerini
di Aviano - si rinsalda quel filo invisibile che unisce genti di culture e mentalità
del mondo intero». Otto i gruppi partecipanti, oltre naturalmente ai padroni di
casa avianesi, selezionati fra oltre 120 richieste provenienti da tutto il
mondo, dall'Africa all'Australia. A sfilare saranno il Gruppo folkloristico
"Nawojowiacy" di Nawojowa, in Polonia; il Grupo de artes nativas
"Anita Garibaldi" della città di Encantado, in Brasile; il Gruppo
folkloristico "Spandan Sankrutik Trust", dell'India orientale; il
Gruppo "Cho Shui River" di Taiwan; il Gruppo folkloristico
"Filip Devic", croato; il Gruppo "I canterini di Spirito
Santo" di Reggio Calabria; il Gruppo folkloristico di Lucignano; il Gruppo
folkloristico "Tanok",russo. «L'edizione 2009 del Festival - spiega
il presidente della Pro loco di Aviano Ilario De Marco - conferma la sua
vocazione itinerante. L'Unione folclorica italiana e il
Gruppo "Federico Angelica", nonostante la crisi
finanziaria internazionale, sono riusciti a portare
ben otto gruppi, in rappresentanza della migliore cultura folkloristica
mondiale». Il via il 7 agosto alle 21, quando gli avianesi accoglieranno
ufficialmente i gruppi, prima di lanciare la notte bianca del folclore.
Sabato 8 agosto, martedì 11 e sabato 15, sempre alle 21, nell'area spettacoli,
sono in programma le tre serate del folclore. Domenica 9 agosto, ancora alle
21, l'area ospiterà invece una tappa delle selezioni per il concorso di Miss
Italia, mentre la serata di mercoledì 12 sarà dedicata ai giochi popolari,
quella di giovedì 13 alla proiezione cinematografica, a ingresso libero, del
film "Billy Elliot" e quella di venerdì 14 allo spettacolo teatrale
"Il canto della sirenetta", una co-produzione Teatro dei
Pazzi-Compagnia delle Bimbe. I gruppi folcloristici saranno poi lunedì 10
agosto alle 14.30 a Piancavallo, in piazzale della Puppa, giovedì 13 alle 21
alla Terrazza mare di Lignano Sabbiadoro e venerdì 14 alle 21 in piazza XX
Settembre a Pordenone. Serata conclusiva domenica 16 agosto, con uno spettacolo
di Giucas Casella e la presenza di alcuni "reduci" dell'"Isola
dei famosi". Lara Zani
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
16 - Cultura e spettacoli «Non finirà mai la passione per il classico» Parla
Giuseppe Picone CIVIDALE. Un gala di danza con alcune eccellenze italiane sarà
stasera la tappa conclusiva del Mittelfest 2009, sotto il titolo Stelle della
nuova Europa (ideato da Daniele Cipriani con l'Orchestra Mitteleuropea diretta
da Alfonso Scarano). Corale abbraccio geografico e di popoli, per gli
appassionati di Tersicore (e delle sue star!) è l'appuntamento con un mix
concentrato di prodezze e celebri passi a due accademici e del repertorio
novecentesco. Noti per successi e benemerenze, ci sono i nostri Silvia Azzoni
(Balletto di Amburgo), Alessio Carbone (Opéra di Parigi) e Giuseppe Picone
(étoile internazionale), insieme a Maxim Beloserkovsky, Irina Dvorovenko, Olga
Esina, Maria Iakovleva, Bojana Nenadovic' Otrin, Aleksandre Ryabko e Vladimir
Shishov. Tra i protagonisti, spicca per notorietà anche televisiva il
napoletano Giuseppe Picone, presente per la prima volta in Friuli nel 2004 al
gala udinese della Croce Rossa: icona di portamento (fisico statuario) e
tecnica brillante, doti interpretative dai connotati mediterranei, Picone è
rientrato da poco dal Bolshoi di Mosca ed è ospite assiduo delle migliori
produzioni teatrali nazionali spesso al fianco di Carla Fracci. Giuseppe, quali
sono state le tappe più importanti dal tuo rientro in Italia? «In primis il
debutto al San Carlo di Napoli nel 2003 nel ruolo di Romeo con la coreografia
di McMillan. Poi, tanti momenti preziosi: la creazione di Cenerentola firmata
Ezio Frigerio-Beppe Menegatti-Luisa Spinatelli-Carla Fracci al Teatro
dell'Opera di Roma o Il Lago dei Cigni di Riccardo Nunez all'Arena Flegrea di
Napoli; tra gli ultimi sicuramente l'invito alla finale del Festival di Sanremo
in diretta Tv il giorno del mio compleanno». Cosa presenti a Mittelfest?
«Ballerò il passo a due del terzo atto del balletto Raymonda con Bojana
Nenadovic Otrin, splendida partner con cui ho da poco creato il ruolo di
Narciso al Filarmonico di Verona per la coreografia di Grazia Garofoli. E poi
lo Spettro della Rosa, un pezzo molto importante della storia della danza».
Danzare il classico è sempre più difficile, eppure oggi c'è un amore rinnovato
per il linguaggio accademico e per le sue star: concordi? «Penso che i balletti
classici siano indelebili e così devono rimanere perché sono perfetti e
appassionano un vasto pubblico. Sicuramente l'interprete principale gioca un
ruolo fondamentale nella programmazione in quanto il pubblico ha i suoi
beniamini». Oggi ritorni in Italia, immettendoti in una
situazione culturale in crisi finanziaria e produttiva già da tempo. Cosa pensi? «Ci dovrebbero essere
nuove riforme. Tutto il sistema burocratico negli enti italiani è di vecchio
stampo. Ormai in Europa,tanti sono i paesi che hanno cambiato leggi per
favorire il rinnovo del teatro. L'Italia deve stare al passo. Bisogna
tenere una linea artistica e non solo commerciale. Quando io programmo la mia
serata, Picone & I grandi della danza, amo far divertire il pubblico ma
allo stesso tempo cerco di proporre momenti di pura eleganza affinché chi
guarda riconosca la vera classe». Elisabetta Ceron
( da "Repubblica, La" del
26-07-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
32 - Cronaca Quel che resta del vecchio bar Trasformazioni l´attualità Questa
settimana anche la Turchia ha detto addio al fumo nei suoi caffè. Il paese del
narghilè aderisce così al divieto che in gran parte del mondo occidentale ha
mutato l´aspetto dei locali pubblici. Con i bistrot francesi in via di
estinzione e i pub inglesi in crisi profonda, nell´era di Facebook cambia
definitivamente un altro spazio dedicato allo "stare insieme"
SIEGMUND GINZBERG «Di quanti editti imperiali, di quante dispute di teologi e
lotte sanguinose è stato cagione questo "nemico del sonno e della
fecondità", come lo chiamavano gli ulema austeri; questo "genio dei
sogni e sorgente dell´immaginazione", come lo chiamavano gli ulema di
manica larga, ch´è ora, dopo l´amore e il tabacco, il conforto più dolce
Ora si beve il caffè sulla cima della torre di Galata e
della torre del Seraschiere, il caffè in tutti i vaporini, il caffè nei
cimiteri, nelle botteghe dei barbieri, nei bagni, nei bazar». Così Edmondo De
Amicis nel suo resoconto ottocentesco di viaggio Costantinopoli. L´autore di
Cuore era impressionato dalle «file di botteghe basse ed oscure, dove si vende
il tabacco "la quarta colonna della tenda della voluttà" dopo il
caffè, l´oppio ed il vino, o "il quarto sofà dei godimenti",
anch´esso, come il caffè, fulminato un tempo da editti di sultani e da sentenze
di muftì, e cagione di torbidi e di supplizi, che lo resero più saporito». Per
pagine e pagine quasi non parla d´altro: «Tutta la strada è occupata dai tabaccai.
Il tabacco è messo in mostra sopra assicciuole, a piramidi e a mucchi rotondi,
ognuno sormontato da un limone. Sono piramidi di latakié d´Antiochia, di
tabacco del Serraglio biondo e sottilissimo che par seta della più fina, di
tabacco da sigarette e da cibuk, di tutte le gradazioni di sapore e di forza,
da quel che fuma il facchino gigantesco di Galata a quello che concilia il
sonno alle odalische annoiate nei chioschi dei giardini imperiali. Il tombeki,
tabacco fortissimo, che darebbe al capo anche a un vecchio fumatore, se il fumo
non giungesse alla bocca purificato dall´acqua del narghilè, è chiuso in boccie
di vetro come un medicinale. I tabaccai son quasi tutti greci od armeni
cerimoniosi, che affettano un certo fare signorile; gli avventori tengono crocchio;
vi si fermano degli impiegati del ministero degli esteri e del Seraschierato;
alle volte vi dà una capatina qualche pezzo grosso; vi si spolitica, si va a
raccogliervi la notizia e a raccontarvi il fattarello; è un piccolo bazar
appartato e aristocratico, che invita al riposo, e fa sentire, anche a passarvi
soltanto, la voluttà della chiacchiera e del fumo». Ad Apollinaire, che faceva
il soldato nella Istanbul occupata, i caffè gli ricordavano quelli della sua
Parigi. Mentre per l´americano Curtis erano come i saloon di Chicago, con la
sola differenza che vi si serviva raki anziché whisky. Per secoli ai
viaggiatori la Turchia, anzi l´Oriente più in generale apparivano come immensi
bar-caffè e tabaccheria insieme. «Ci sono luoghi in cui la storia è inevitabile
come un incidente automobilistico - luoghi in cui la geografia provoca la
storia, la voluttà del caffè si accompagna a quella del fumo. Uno è Istanbul,
alias Costantinopoli, alias Bisanzio», si potrebbe dire parafrasando il Nobel
Iosif Brodskij. Tutto torna, prima o poi, come sempre. Anche gli editti e le
dispute più o meno teologiche. Non so quanto i turchi rimpiangeranno la
sigaretta, il "puro" o il narghilè al caffè. Penso che se ne faranno
una ragione. E forse con meno drammi di quanto ci immaginiamo. Anche perché il
divieto arriva con mano pesante: 5.600 Yeni Turk Lira, 2.600 euro di multa per
ristoranti e locali che non applichino il divieto, 69 lire, 32 euro per, come
dire, gli "utilizzatori finali", ben cinquemila sbirri e delatori,
agenti speciali formati dal Ministero della sanità, per controllare
l´applicazione delle nuove norme. "Farsi occidentali" ha un prezzo.
Specie se si è meno europei e meno americani di quanto si dovrebbe su altre
cose più di sostanza. Si comincia sempre da dove si può. AtatÜrk aveva
cominciato abolendo con estrema severità il fez, il velo, tonache e turbanti
dei religiosi in pubblico. Nei miei ricordi d´infanzia le sue fattezze sono
associate più alla bottiglia di raki marca Klup, dove era ritratto in
impeccabile smoking, e ai pacchetti di sigarette, che al resto. Ma è evidente
che il percorso della modernità democratica è stato molto più lento e
complicato. C´è in tutto questo qualcosa di già visto e già sentito. Quando
l´anno scorso passò definitivamente in Francia la proibizione del fumo in tutti
i luoghi pubblici, la stampa del resto del mondo era sgomenta. Come, niente più
fumo al Cafè de Flore o ai Deux Magots o alla Brasserie Lipp che sono passate
ai libri di storia - e alle guide turistiche - grazie alla frequentazione di
fumatori accaniti come Jean-Paul Satrte e Simone de Beauvoir? Si lamentò la
fine di una cultura, si derise il fatto che la Bibliotheque Nationale arrivasse
al punto di falsificare i ritratti in cui Sartre o Malraux comparivano con la
gauloise in bocca. Da noi ci sono norme analoghe, si erano accesi per un
momento gli animi, ma ora è come se non ci fossimo mai accorti del cambiamento.
In America praticamente non si vede più fumare, non solo in pubblico ma anche
nelle case, da molti anni. Esattamente come non si vede più bere alcol, grazie
all´ipocrisia, credo ereditata dal protezionismo, per cui la bottiglia in
pubblico viene nascosta dai sacchetti di carta. Se ti invitano a cena, neanche
a pensarci, a meno di assentarsi furtivamente, come un tossicomane, all´aria
aperta. Ricordo ancora gli sguardi di odio e sospetto assassino che suscitai
una volta che mi ero messo in fila in posta: avevo gli abiti ancora impregnati
di toscano. Mi feci l´idea che il disprezzo pubblico nei confronti di
Clinton per aver dissacrato l´Oval office nella faccenda Lewinsky si fondasse
sulla voce che aveva tirato fuori il famigerato sigaro cubano, sia pure per
farne un uso improprio, ancor più che sul resto. Paese che vai usi che trovi,
ma su una cosa non ci piove: se non sta bene fumare (o derubare l´erario, o
mentire, o andare a puttane), deve valere per tutti, e più ancora per chi sta
più in alto. Eppure, non credo affatto che i nuovi divieti turchi si debbano
catalogare nel faldone del "molto rumore per nulla". Ho anzi l´impressione
che tocchino un argomento più profondo e universale, il senso di perdita, la
nostalgia di qualcosa che faceva parte del nostro modo di vivere, che in
qualche modo, talvolta anche inconsciamente, permane nella nostra memoria
collettiva, e di cui continueremo a sentire la mancanza. Qualcosa che abbiamo
vissuto - vale per i più anziani - o che magari abbiamo solo letto nei romanzi
o visto al cinema. Non mi riferisco alla sigaretta, che a questo punto può
anche essere considerata un dettaglio, anzi un pretesto, come lo era la
madeleine inzuppata nella tazza di tè di Proust. Intendo un certo modo di stare
insieme. Ci sono modi di stare insieme che hanno dato il sapore ad intere
epoche, e che ci sono scivolati tra le dita talvolta senza che nemmeno ce ne
accorgessimo. I pub in Inghilterra non erano solo un luogo per farsi una birra,
fornicare con le servette, erano nati con la libertà di stampa, erano il luogo
dove si discuteva, si facevano affari, e si leggevano i giornali. Ho letto
l´altro giorno in un gustoso servizio del New York Times che stanno
scomparendo, negli ultimi anni hanno chiuso al ritmo di tre al giorno, metà dei
villaggi inglesi non ne hanno più nemmeno uno. Nella Turchia di fine impero
ottomano, checché ne dicessero i viaggiatori in cerca di folklore orientale, i
caffè erano spesso "saloni di lettura", kiraathane. Il sultano Murad
IV nel 1633 (così come di tanto in tanto i suoi successori) li avevano fatti
chiudere non certo per ragioni teologiche, ma perché vi si discuteva di
politica. Lo zar Michele di Russia proibì il fumo, sotto pena di fustigazione,
taglio del naso, deportazione in Siberia e persino morte, non certo perché ce
l´avesse col tabacco, ma perché incoraggiavano "crimini" ben più
pericolosi per lo Stato. Il secolo dei Lumi e la Rivoluzione francese erano
maturati tra il fumo del Procope e degli altri caffè parigini. La grande
cultura europea del Novecento sarebbe inconcepibile senza i caffè di Berlino,
Vienna, Praga e Budapest. Non ci sarebbe Simenon, non ci sarebbe Maigret, non
ci sarebbe la Francia che resiste al nazismo senza le sale fumose della Rive
gauche, che gli ufficiali igienisti delle Ss evitavano come la peste. Ma ho
letto che in Francia nell´ultimo mezzo secolo bar e bistrot da 200mila che
erano sono scesi a poco più di 38mila. Colpa anche, dice qualcuno,
dell´invasione di "le sandwich". Hitler, notoriamente, non fumava e
denunciava il tabacco come «punizione dell´Uomo rosso nei confronti dell´Uomo
bianco, giusta vendetta per averlo avvelenato con l´alcol». Fidel Castro ha
smesso di fumare sigari dal 1986, ma non per questo Cuba è diventata
democratica. Il fatto è semplicemente che non si sta più insieme come lo si
faceva una volta. Nelle campagne cinesi di trent´anni fa avevo fatto ancora in
tempo a vedere le ultime case da tè dei villaggi, dove i contadini si recavano
all´alba, per fare quattro chiacchiere e magari una partita a mahjong prima di
recarsi nei campi. Il fumo delle candele si mischiava a quello del tabacco,
all´umidità del fiato e del sudore. A Pechino le case da tè sono tornate a
migliaia, ma non è la stessa cosa. Mia madre amava sedersi ai tavolini del
Biffi in Galleria a Milano per «vedere la gente». Non sono nemmeno sicuro che
ci sia ancora, e comunque non c´è più niente e nessuno da "vedere".
Quando arrivammo a Milano da Istanbul negli anni Cinquanta scoprimmo un
fenomeno unico e irripetibile: le serate al bar di quartiere, tutti a vedere
Lascia o raddoppia?. Ora la televisione la si guarda in casa, in atroce
solitudine. Sì, certo, si chatta al computer e c´è Facebook, ma ho
l´impressione che sia un modo per stare ancora più soli, non un modo per
"stare insieme". In Italia abbiamo ancora qualcosa di meraviglioso,
di cui non ho trovato l´eguale in nessuna altra parte al mondo, nemmeno dopo il
boom degli Starbucks: un bar a quasi ogni angolo. Non so se si fanno ancora le
discussioni interminabili al bar sulla partita. Non vorrei che fossero state
del tutto soppiantate da quelle che si sentono fare in tv, come avviene per la
politica ai talk-show. Il vecchio biliardino sarà stato stupido, e certo
rumoroso, ma consentiva di "stare insieme" più dell´andare su e giù
per il corso o della gimcana coi motorini. Per anni, quando ero più giovane,
passavo le mie estati alle Feste dell´Unità, è lì che incontravo le ragazze,
altro che i festini. Nessuno le ha proibite, ma è un dato di fatto che non ci
sono più, o comunque non sono quelle di una volta. Il fumo è il dito, temo che
sia caduta la luna, e non ho idea di come sarà quella nuova.
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 26-07-2009)
Argomenti: Crisi
SCANDIANO
E ZONA DELLE CERAMICHE pag. 16 CASTELLARANO RISPOSTA
concreta alla crisi
finanzia... CASTELLARANO RISPOSTA concreta alla crisi
finanziaria. Così viene giudicata da Gian Luca Rivi
la manovra di assestamento del bilancio della Regione. Il consigliere reggiano
era relatore della stessa iniziativa. "I principi ispiratori che la
guidano sono tre: sostegno dell'occupazione e per la competitività dell'economia
regionale, potenziamento del trasporto pubblico locale, messa in sicurezza del
territorio. La nostra Regione, al contrario del governo nazionale, vuole essere
al fianco alle sue imprese con una serie di provvedimenti per facilitare
l'accesso al credito e continua ad investire sulla ricerca industriale
(ulteriori 7,5 milioni di euro solo in questo assestamento), vero volano per
permettere alle nostre aziende di essere competitive anche in futuro".
Pone l'accento sul fatto che "l'attenzione principale di questa manovra va
al sistema sanitario, con 55 milioni di euro per ridurre le liste di attesa, 5
milioni per aiutare le famiglie con persone non autosufficienti e 5 milioni di
euro per istituire un fondo straordinario da assegnare ai comuni a sostegno dei
soggetti più deboli". Poi si pensa a chi sta sffrontando gli effetti della
crisi. "Si è decisa l'esenzione dal ticket per le
prestazioni specialistiche ambulatoriali e l'assistenza farmaceutica scrive
Rivi - con l'erogazione gratuita dei farmaci di fascia C per i lavoratori, e i
loro familiari, che abbiano perso il lavoro o siano in cassa
integrazione". Altri fondi "sono poi stati stanziati per il sostegno
all'affitto delle famiglie economicamente disagiate (4 milioni di euro); per la
realizzazione di alloggi a canone sostenibile (5 milioni), per il diritto allo
studio e la formazione dei nostri giovani (3 milioni di euro)". Attenzione
infine al sistema di trasporto pubblico locale, con lo stanziamento di 16
milioni di euro che consentirà di acquistare nuove carrozze per i pendolari.
"Mentre il governo nazionale latita e taglia risorse conclude Rivi - la
regione rilancia le ragioni della competitività economica".
( da "Messaggero, Il" del
26-07-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica
26 Luglio 2009 Chiudi Valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide. Il Paese
ha bisogno di unità, deve sapersi riconoscere nei suoi valori fondanti, nella
sua identità. Ora più che mai si avverte la doppia esigenza di evitare
sfilacciamenti pericolosi, furbizie, pulsioni egoistiche, e di recuperare
quello spirito e quella forza che permisero all'Italia di uscire dal cumulo di
macerie morali e materiali in cui versava nel dopoguerra, per entrare nel
novero dei Paesi più industrializzati grazie all'impegno della sua gente e alla
lungimiranza della sua classe politica. Oggi il mondo sta affrontando una
recessione che è la più grave da allora. Di questa unità ne abbiamo disperato
bisogno perché l'Italia torni a investire davvero e dia contenuto a quelle
riforme che avremmo dovuto fare da tempo per curare i due grandi ritardi della
nostra economia che si chiamano produttività e competitività. Era giusto farlo
prima, è vitale farlo oggi che ci troviamo a fare i conti
con gli effetti duraturi che la crisi finanziaria globale determina sulle nostre imprese. Il governatore della
Federal Reserve, Ben Bernanke, ha detto che il mondo non uscirà rapidamente
dalla crisi e manterrà gli
interessi vicino allo zero, paradossalmente è una buona notizia per un Paese
come il nostro gravato da un maxi-debito pubblico, ma è anche un
ammonimento preciso al senso di responsabilità di maggioranza e di opposzione
per fare quelle riforme condivise che ci permettano di presentarsi all'uscita
del tunnel senza il peso dei fardelli storici che minano, alla radice, da
almeno vent'anni la nostra capacità di produrre reddito e occupazione.
Purtroppo, non si percepiscono segnali confortanti in questa direzione, si
avverte piuttosto che non ci sono né dialogo né stima e rispetto reciproci.
L'avanzo primario, la differenza tra entrate e uscite al netto degli interessi,
è scomparso. La pressione fiscale è al massimo storico e il rapporto debito
pubblico-prodotto interno lordo, già elevato, sta ulteriormente aumentando.
Tutti questi indicatori riflettono, evidentemente, l'influsso della crisi globale e presumibilmente un aumento dell'evasione
fiscale, ma non per questo non debbono destare preoccupazione e imporre
vigilanza. Non si può arrivare all'autunno senza rilanciare con forza gli
investimenti e senza dare stimoli adeguati alle imprese; occorre favorire la
creazione di nuovi prodotti e nuovi modi di produrre, bisogna fare tutto ciò
molto in fretta, ma siamo ancora ben lontani dall'imboccare questa strada. Non
bisogna avere paura della paura, come ha detto il presidente Obama, ma bisogna
essere consapevoli di come stanno le cose e che non se ne esce senza senza far
niente. Il governo ha fatto bene ad aumentare le risorse per gli ammortizzatori
sociali e a riaprire il capitolo della previdenza, anche le riforme di scuola e
università vanno nella direzione giusta, ma le condizioni della finanza
pubblica ancorchè deteriorate dalla crisi globale
restano ai livelli più bassi che io ricordi: non c'è più quella discesa
virtuosa del rapporto deficit-pil che, con l'avanzo primario, avrebbe dovuto
consentire di coprire larga parte degli interessi sul debito e si riscontrano
scostamenti della spesa primaria della pubblica amministrazione che devono far
riflettere e vanno corretti. Non c'è più tempo da perdere, anzi potremmo dire
che il tempo si è fatto oltremodo breve, la classe dirigente del Paese tutta
mostri di avere capito la gravità della crisi e
ritrovi le energie e l'unità d'azione indispensabili per sfruttare la stagione
favorevole dei bassi tassi di interesse con interventi incivisi su
compettività, produttività ed esportazione che ci restituiscano subito la
strada della crescita. Per capire la gravità della situazione, basta citare lo
scenario macroeconomico delineato dal ministro dell'Economia, nel Dpef, che
solo nel 2013 colloca il prodotto interno italiano sul livello del 2007.
Occorre stimolare la crescita tecnologica, spingere le aziende anche con
investimenti pubblici, a partire dalle infrastrutture materiali e immateriali,
e riagguantare una porzione crescente di domanda mondiale. Aiutare tutte le
imprese - grandi, piccole e medie - ad investire, sollecitarle a cercare nuovi
prodotti e nuovi modi di produrre, assume oggi il valore di un imperativo
categorico per la coscienza nazionale del Paese. Si può, e si deve fare di più.
( da "Napoli.com" del
26-07-2009)
Argomenti: Crisi
26/7/2009
Protocollo d intesa tra PMI e ABI Il 22 luglio 2009 è stato
varato il Protocollo d'Intesa che definisce l'indirizzo al quale il sistema
bancario regionale dovrà ispirarsi in materia di sospensione del pagamento
delle rate di mutuo scaduti per i dodici mesi successivi alla data di
sottoscrizione del Protocollo a favore delle Piccole e Medie Imprese dei
settori dell'Agricoltura, dell'Artigianato, della Cooperazione, del Commercio,
del Turismo e dei Servizi, aderenti alle Associazioni Imprenditoriali Regionali
- AGCI, CASARTIGIANI, CIA, CLAAI, CNA, COLDIRETTI, CONFAPI, CONFAGRICOLTURA,
CONFARTIGIANATO, CONFCOMMERCIO, CONFCOOPERATIVE, CONFESERCENTI, LEGACOOPERATIVE
- sottoscrittrici dell'Accordo. Tale Protocollo è stato sottoscritto
dalle Associazioni Regionali Imprenditoriali facenti parte del Coordinamento
Regionale delle PMI e della Cooperazione con la Commissione Regionale
dell'Associazione Bancaria Italiana della Campania. L'intesa sulla moratoria
rappresenta il primo passo per il rafforzamento patrimoniale delle PMI che
dovrà essere preceduta da una iniziativa di consolidamento dei debiti a breve,
e seguita da un'azione di patrimonializzazione delle imprese, tutte rivolte al
miglioramento del "rating" delle PMI per resistere agli effetti
drammatici della crisi finanziaria ed economica del
sistema imprenditoriale, particolarmente esposto in Campania e nel Mezzogiorno
d'Italia. Il testo completo del Protocollo dIntesa sul
sito: www.arcipelagocampano.com/blog
( da "Sicilia, La" del
26-07-2009)
Argomenti: Crisi
Cerimonia
per dedicare una piazza di Cassibile ai Caduti nell'affondamento del «Conte
Rosso» Il presidente della Provincia, Nicola Bono ha convocato la prima seduta
del Tavolo dell'Economia. L'incontro si terrà domani alle 9.30 nella sala
Costanza Bruno del palazzo della Provincia. All'incontro sono stati invitati i
sindaci dei 21 comuni, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, gli
ordini professionali, la Camera di Commercio e i parlamentari nazionali,
regionali e locali . Secondo il presidente Bono «la situazione economica
nazionale e regionale, fortemente condizionata dalla crisi finanziaria mondiale, ha avuto
pesanti ripercussioni anche nella nostra provincia. Appare, quindi, opportuno
fare un quadro preciso della condizione in cui versa, sotto il profilo
economico e sociale, il territorio e avviare un percorso che consenta di
individuare metodi e obiettivi condivisi, che siano in grado di creare le
condizioni per un effettivo rilancio economico, produttivo ed
occupazionale. La Provincia, anche per legge, è la sede istituzionale per il
coordinamento di queste tematiche. Con l'incontro di domani avviamo una
riflessione con i soggetti interessati, per arrivare alla elaborazione delle
proposte che si riterrà necessario presentare, alla ripresa autunnale,
nell'interesse del territorio provinciale, ai vari livelli di governo regionale
e nazionale».
( da "Manifesto, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
AFFARI
SACRI VATICANO Bilanci in rosso per 16 milioni, ma le offerte ripianano
Ratzinger affronta il santo crack Come tante banche, anche la Santa sede ha
fatto cattivi investimenti in campo finanziario, e i
conti registrano un deficit notevole. Pesano pure l'Osservatore romano e Radio
vaticana, che infatti ha aperto le porte agli spot: comprati in blocco
dall'Enel. Allo Ior, già guidato da Marcinkus, potrebbe arrivare Gotti Tedeschi
Luca Kocci La crisi economica arriva anche Oltretevere, entra nei Sacri palazzi
e manda in rosso i conti del Vaticano che registrano perdite per più di 16 milioni di euro a causa di operazioni finanziarie sui mercati internazionali andate in malora.
Ci pensano però i portafogli dei fedeli a rabboccare le casse della Santa sede
con le offerte del cosiddetto «Obolo di san Pietro» che annullano il disavanzo
e risanano il passivo. I bilanci della Santa Sede e della Città del Vaticano
sono stati resi noti lo scorso 4 luglio, al termine della tre giorni di
riunione a porte chiuse del Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi
organizzativi ed economici della Santa Sede, presieduta dal segretario di
Stato, Tarcisio Bertone. Lo Stato Vaticano presenta un deficit di oltre 15
milioni e 300mila euro, secondo quanto riporta il bilancio consuntivo per il
2008 del Governatorato, cioè l'erede del vecchio Stato pontificio, l'organo a
cui il papa - che secondo la costituzione vaticana rimane il sovrano assoluto -
ha affidato l'esercizio del potere esecutivo: con nove direzioni, sei uffici
centrali e 1.894 dipendenti quasi tutti laici amministra il territorio statale
e gestisce i servizi, i musei, la gendarmeria e le finanze, tranne lo Ior, la
banca vaticana, che è autonomo e saldamente in attivo. Meno negativo, ma
ugualmente in rosso, il bilancio della Santa Sede, cioè il governo centrale
della Chiesa cattolica mondiale, che conta 2.732 dipendenti, un migliaio dei
quali sono preti e suore, e che comprende tutti gli organismi della Curia
romana, l'Amministrazione del patrimonio della Santa Sede (Apsa, che controlla
l'enorme quantità di beni mobili e immobili di proprietà vaticana) e i mezzi di
comunicazione: nel 2008 ci sono state entrate per poco meno di 254 milioni di
euro e uscite per quasi 255 milioni, con un disavanzo di 911mila euro. A pesare
sul bilancio della Santa sede sono le spese per il quotidiano L'Osservatore
Romano e per la Radio Vaticana che infatti, per tentare di arginare le perdite,
ha aperto le porte alla pubblicità commerciale laica: da un paio di settimane
sulle frequenze dell'emittente del papa vanno in onda gli spot dell'Enel che ha
acquistato 300 passaggi pubblicitari fino al prossimo 27 settembre. Sono in
attivo, invece, la Tipografia vaticana, il Centro televisivo vaticano - che
vende in esclusiva alle tv di tutto il mondo le immagini video del papa - e
soprattutto la Libreria editrice vaticana (Lev), da qualche anno unica
proprietaria «in perpetuo e per tutto il mondo» dei diritti d'autore sui
discorsi e sugli scritti del papa (e di tutti i papi dell'ultimo cinquantennio)
e dei vari dicasteri della Santa sede. Un copyright rigidissimo, nel caso di
Ratzinger esteso retroattivamente anche a tutte «le opere e gli scritti redatti
dallo stesso pontefice prima della sua elevazione alla Cattedra di Pietro», che
solo nel 2007 ha fruttato alla Lev, e quindi alla Santa sede, un utile di un
milione e 600mila euro (del 2008 non sono stati forniti i dati). Ma è stata
soprattutto la «crisi mondiale economico-finanziaria»,
come ha spiegato monsignor Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli
Affari economici della Santa Sede, a determinare il passivo complessivo di
oltre 16 milioni di euro ufficialmente dichiarato. Ma che in realtà è molto più
alto - un servizio del quotidiano La Stampa lo quantifica in 35 milioni di euro
- perché è stato mascherato con un'operazione cosmetica degna della migliore
finanza creativa: «In conformità con i provvedimenti adottati in via
eccezionale da organismi contabili internazionali ed autorità monetarie di
diversi Paesi - ha aggiunto De Paolis - si sono applicati criteri di
valutazione intesi a evitare la contabilizzazione di potenziali minusvalenze
dovute alla fase acuta della crisi economica globale nel settore finanziario, e le relative conseguenze nel risultato finale
d'esercizio». Il Vaticano, cioè, ha avuto perdite assai maggiori per operazioni
finanziari finite male, che però non ha messo a
bilancio - come del resto hanno fatto altre società - in attesa di tempi
migliori che consentano la rivalutazione delle valute estere e dei titoli
crollati. Soprattutto, sembra, dollari e azioni acquistate sui mercati Usa vendendo parte dell'oro contenuto nei forzieri
vaticani. Un vizietto, quello del gioco in borsa, che ha tirato un brutto
scherzo anche ai vescovi italiani dal momento che, come riporta il bilancio
della Conferenza episcopale (di cui il manifesto ha scritto lo scorso 30
giugno), i «proventi finanziari» della Cei sono scesi
dai 33 milioni di euro del 2007 a meno di 2 milioni nel 2008, con una perdita
secca di 31 milioni. E anche in quel caso, spiegava il segretario generale dei
vescovi monsignor Mariano Crociata, la colpa era stata della «crisi dei mercati finanziari». A rimettere le cose in ordine ci hanno
pensato i cattolici con le offerte, raccolte in tutto il mondo il 29 giugno
(festa dei santi Pietro e Paolo), per l'Obolo di san Pietro, ovvero «l'aiuto
economico - si legge nella brochure di presentazione - che i fedeli offrono al
Santo padre come segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro
per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità».
Una tradizione di origine alto-medievale, poi ufficializzata da Pio IX in
un'enciclica del 1871 all'indomani della breccia di Porta pia, che nel 2008 ha
portato in Vaticano 75 milioni di dollari, cioè circa 54 milioni di euro, 3
milioni di meno del 2007 ma più che sufficienti ad azzerare il decifit della
Santa sede e a riportare il bilancio saldamente in attivo. Su come vengano
utilizzati questi soldi vige il più stretto riserbo. Si dice solo che sono
destinati «alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione
sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede». I più
generosi sono stati gli statunitensi, gli italiani e, potenza di papa
Ratzinger, i tedeschi. Foto: LA BASILICA DI SAN PIETRO E, A SINISTRA, UNA
GUARDIA SVIZZERA /FOTO AP
( da "Manifesto, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
SBILANCIAMOCI
. info SCUDO FISCALE, UN TRADIMENTO ANNUNCIATO ALESSANDRO SANTORO La terza
riedizione dello scudo fiscale ha sollevato una serie di obiezioni, molte delle
quali del tutto fondate, di carattere etico, politico ed economico. Si tratta
del premio rituale per i soliti (ig)noti che hanno esportato capitali
all'estero mentre la stragrande maggioranza dei cittadini ha pagato tutte le
sue tasse, facendo dell'Italia il paese Ocse con la più alta pressione fiscale
effettiva (valutata al netto del Pil sommerso). È un provvedimento tipicamente
di corto respiro, destinato a generare (forse) gettito nel breve periodo, ma
anche a ridurre la credibilità di qualsiasi minaccia di «caccia agli evasori»
proveniente da questo governo che propone il terzo scudo fiscale in 8 anni. È,
infine, il tradimento delle ripetute declaratorie secondo cui in questa
legislatura non vi sarebbero stati condoni, probabilmente destinato ad aprire
la strada a un condono tutto nazionale, che verrà definito preventivo di massa
e godrà, magari, di un consenso bipartisan (si veda la Relazione finale della
Commissione Parlamentare sull'Anagrafe Tributaria, su cui il Pd si è astenuto).
Eppure, la questione va presumibilmente analizzata in una prospettiva diversa:
quella della contraddizione, ormai insanabile, tra libertà di movimento dei
capitali e assenza di armonizzazione fiscale tra i Paesi europei. Da quando,
ormai 50 anni fa, fu istituita la Comunità Economica Europea e furono sanciti i
principi di libertà di movimento dei capitali e di circolazione delle persone,
il loro grado di attuazione è stato affatto diverso: gli ostacoli ai capitali
sono stati progressivamente rimossi, in Europa e fuori da essa, mentre la
libertà di circolazione delle persone è rimasta spesso sulla carta. I problemi
posti dalla libera circolazione dei capitali, che è il vero tratto distintivo
della globalizzazione, possono essere riassunti con una versione adattata del
trilemma di Dani Rodrik, ovvero l'inconciliabilità di I) libertà degli stati
nazionali; II) salvaguardia degli aspetti fondamentali della democrazia; e,
appunto, III) libertà di movimento di capitali. La piena libertà di movimento
dei capitali implica la limitazione della libertà degli stati nazionali, che, costretti a competere sui mercati
finanziari, devono adottare politiche monetarie e
fiscali restrittive. Poiché queste politiche comportano un aumento della
disoccupazione o della sottoccupazione, la riduzione del welfare state e
l'incremento della povertà, non è possibile attuarle senza una limitazione di
alcuni aspetti fondamentali della democrazia. Lo scudo fiscale, con il
suo carico di iniquità «inevitabile», è un altro esempio di tradimento dei
principi democratici e, nel caso italiano, costituzionali, di equità nella
distribuzione del carico fiscale. (...) È necessario che si ponga, una volta
per tutte, l'esigenza di imporre dal basso il principio di maggioranza sulle
questioni fiscali a livello europeo, e che questo principio sia utilizzato per
adottare alcune semplici regole comuni, relative sia agli standard di
informazione, sia ai livelli minimi di tassazione del risparmio sia, infine,
allo scambio di informazioni automatico tra i Paesi Ue. Il «potere di ricatto»
degli stati di piccola dimensione o di recente adesione è ai suoi minimi storici,
stante la debolezza congiunturale di questi stati, che tanto avevano puntato
sull'industria finanziaria. È quindi questo il momento
di porre al primo posto in agenda la questione dell'armonizzazione fiscale
nella tassazione del capitale finanziario. (...) * la
versione completa su www.sbilanciamoci.info
( da "Italianmedia.com"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Lo Stato
come il Grande Fratello Lunedì 27 Luglio 2009 11:42 IVANO ERCOLE | Adesso che
la tempesta finanziaria pare essersi placata, fra gli
studiosi di economia si è aperto un serrato dibattito sulle ragioni di fondo
che l'hanno scatenata. La disputa è solo agli inizi ma si sta già consolidando
l'idea che il pensiero economico liberista sia viziato da una grossa pecca
ovvero quella di aver sottovalutato la tendenza dell'essere umano a lasciarsi
guidare dalle emozioni e quindi a comportarsi in maniera irragionevole anche,
se non soprattutto, quando maneggia i soldi. Convinto assertore della forte
incidenza di fattori irrazionali nelle decisioni di carattere economico è lo
studioso belga Paul De Grauwe, docente di economia internazionale
all'Università di Leuven, il quale è stato recentemente invitato dal
"Centro di Studi Finanziari H. C. Coombs" di Kirribilli in New South
Wales (un istituto di ricerca che fa capo alla Reserve Bank), a illustrare il
suo pensiero nell'ambito di una conferenza organizzata dal "Centro di
Analisi Macroeconomica Applicata" dell'Australian National University.
Prima di condensare l'intervento del prof. De Grauwe , è opportuno precisare
che quando gli studiosi parlano di "macroeconomia" si riferiscono
allo studio dei comportamenti aggregati dei soggetti economici (ovvero dei
comportamenti della massa degli individui) e dei sistemi economici nel loro
complesso. Ebbene secondo il prof. De Grauwe, l'impianto del pensiero
macroeconomico convenzionale poggia su una premessa profondamente erronea e
cioè sull'idea che un mercato efficiente sa autoregolamentarsi poiché la gente
(ovvero i soggetti economici), avendo la capacità di orientarsi tra le
complessità del mondo economico, punta sempre ad obiettivi ragionevoli.
"Siccome loro (i soggetti economici) condividerebbero tutti la stessa
verità, si comporterebbero tutti nella stessa maniera" ha osservato lo
studioso in questione. "Sulla base di questa premessa, il modello di
comportamento di un solo soggetto, preso come campione di tutti i consumatori o
di tutti gli operatori economici, sarebbe sufficiente per rappresentare quella
che invece è una realtà assai più complessa". "Raramente un'idea così
ridicola ha trovato il consenso di così tanti accademici" ha poi lamentato
il prof. De Grauwe aggiungendo che un'altra pecca fondamentale è rappresentata
dal fatto che i mercati finanziari e il sistema bancario non possiedono un
modello alternativo cui rifarsi nel condurre i propri affari. "Occorre una
nuova scienza macroeconomica" ha quindi auspicato lo studioso belga,
descrivendola come "una scienza che parta dalla constatazione che gli
individui hanno limitate capacità cognitive e non comprendono più di tanto le
complessità del mondo in cui vivono". La nuova scienza rivendicata dal
prof. De Grauwe è una sorta di "economia comportamentalistica" che
tenga nel dovuto conto il fatto che gli individui sono proclivi ad eludere i
dettami della ragione e del buon senso. Queste argomentazioni non sono
confinate al mero ambito accademico. Influenti politologi che operano anche all'interno
della Casa Bianca sono oggi convinti che occorra tenere in considerazione come
la gente si comporta effettivamente e non come gli economisti prevedono che si
comporti. Lasciati liberi di agire secondo i propri umori sostengono i
propugnatori dell'economia comportamentalistica gli individui tendono a
impegolarsi e quindi hanno bisogno di un "nudge" si dice in inglese
ovvero una "spinta" nella giusta direzione, sotto forma di
regolamenti governativi. In altre parole, ci sarebbe bisogno di politiche
economiche formulate anche con criteri psicologici. Si tratta di un'idea che è
andata ottenendo un crescente grado di attenzione particolarmente negli Stati
Uniti dove Cass Sunstein, coautore del libro "Nudge: Improving Decisions
About Health, Wealth and Happiness" (Piccola spinta: migliorare le
decisioni riguardanti la salute, il benessere e la felicità), è conosciuto per
il suo ruolo egemonico nella formulazione degli interventi normativi anticrisi dell'amministrazione Obama. L'altro autore del
suddetto libro, Richard Thaler, sostiene che è tempo di rimpiazzare le
"creature simili a robot che popolano le teorie economiche convenzionali,
con esseri umani reali". I due teorici della nuova economia sostengono che
le consuete analisi di mercato per quanto concerne i mutui immobiliari danno
per scontato che chi prende in prestito soldi per comprare una casa sia capace
di scegliere la formula che risponda meglio alle proprie circostanze
economiche, Tale presupposto poteva essere accettabile quando ogni mutuo aveva
una durata media di trent'anni e prevedeva un tasso d'interesse fisso mentre
oggi, sostengono Sunstein e Thaler, è un'idea profondamente sballata. Il nuovo
mondo post-crisi finanziaria
globale, dunque, è cominciato ed è bene prepararci a ricevere
"spinte" governative ovvero leggi, più o meno severe, concepite per
non permetterci di vivere al di sopra dei nostri mezzi. In altre parole, lo
Stato determinerà, in misura crescente, la maniera in cui vivremo, facendoci i
conti in tasca e proteggendoci dalla nostra "indole
spendereccia". Ammesso e non concesso che ciò renda il mondo immune da
altre crisi, si apre il rischio che si cada sotto la
tutela del Grande Fratello. Se così fosse, l'esperienza non avrà certamente gli
alti indici di gradimento riscontrati dal Grande Fratello televisivo. Ivano
Ercole
( da "Giornale di Brescia"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione:
27/07/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:LETTERE Verranno prese in considerazione
solamente le lettere nelle quali saranno indicati in modo leggibile nome,
cognome, indirizzo e numero di telefono di chi scrive (anche in caso di invio
tramite e-mail). Ringraziamo i lettori che scrivono e li preghiamo di non
inviare lettere di lunghezza superiore alle 50 righe (2.500 battute compresi
gli spazi). Non saranno pubblicate lettere già apparse su altri organi di
stampa. ENCICLICA Grazie al Papa per la «Caritas in Veritate» nCon questa
lettera vogliamo esprimere grande gratitudine al Santo Padre per l'enciclica
«Caritas in Veritate» che dà una prospettiva di speranza nel sentiero difficile
ma denso di opportunità della globalizzazione. Infatti la crisi finanziaria ed economica che ha
colpito i Paesi industrializzati, quelli emergenti e quelli in via di sviluppo,
mostra in modo evidente come siano da ripensare certi paradigmi
economico-finanziari liberisti che sono stati dominanti negli ultimi anni.
A tal riguardo è tempestiva e provvidenziale la pubblicazione dell'Enciclica
dedicata all'economia, al lavoro e allo sviluppo. Fondamentale è l'aver
ribadito «che la libertà nel settore dell'economia deve inquadrarsi in un
solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana
integrale, una libertà responsabile il cui centro è etico e religioso».
Rilevante è la proposizione della sfida che riconosce il valore trascendente
dell'uomo; valore non mercificabile, né mai soggiacente all'imperio del
mercatismo e della tecnocrazia che sembrano avere preso il posto delle
ideologie disumanizzanti del Novecento. L'enciclica, che propone una visone
dell'economia che noi condividiamo pienamente e da sempre proponiamo come linea
guida per lo sviluppo della nostra comunità, deve diventare un caposaldo per
l'agire politico ed economico dei prossimi anni così da portare nuovamente ad
un «economia sociale di mercato» ispirata alla dottrina sociale della Chiesa;
l'unico modello che ha dimostrato concretamente di saper conciliare la libertà
d'impresa, il profitto, il mercato, con lo sviluppo sociale, la solidarietà ed
il rispetto della dignità umana. La crisi può e deve
essere un'opportunità per rafforzare la nostra economia, con più tutele per le
Pmi, l'occupazione, e per varare riforme necessarie, a partire da quella
fiscale che premi la famiglia e garantisca un concreto sostegno ai redditi,
ancora troppo penalizzati. Paolo Fontana Segretario provinciale Popolari
liberali nel Popolo della libertà Pdl Coordinamento nazionale Popolari liberali
nel Popolo della libertà Marco Toma Consigliere comunale Brescia Pdl
Coordinamento nazionale Popolari nel Popolo della libertà Brescia
( da "ItaliaOggi Sette"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi
Sette Numero 176 pag. 23 del 27/7/2009 | Indietro Islanda,
Sos banche LA SETTIMANA Di Pagina a cura di Gabriele Frontoni Piano governativo
su Glitnir, Landsbanki, Kaupthing Salvataggio di tre istituti nazionali L'Islanda corre in soccorso del sistema bancario travolto dalla crisi finanziaria. Il governo ha
annunciato di aver messo a disposizione 2,1 miliardi di dollari per supportare
la rinascita dei maggiori istituti del paese: si tratta delle banche Glitnir,
Landsbanki e Kaupthing, finite in bancarotta [...] Costo Punti per Abbonati: 0
- Costo Punti per Registrati: 4
( da "Centro, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
L'INTERVENTO
Chi paga il conto della crisi e degli sperperi
L'ottimismo del nostro presidente del Consiglio aiuta certamente a tenere su il
morale di chi riesce ad arrivare senza troppi problemi alla fine del mese, ma è
di scarso aiuto per quelli che, in cassa integrazione o ancor peggio disoccupati,
sono costretti ad elemosinare aiuti dai genitori o dalla Caritas. I disoccupati
sfiorano il 10% della forza lavoro e la ripresa sembra essere ancora tanto
lontana. Sono trascorsi più di nove mesi dall'esplosione
della crisi finanziaria ma
i «Grandi della terra» sono ancora alla ricerca di un piano di azione comune
che porti oltre la crisi.
Personalmente dubito che le economie dei paesi più avanzati riusciranno mai a
tornare come prima. Neanche l'abolizione dei cosiddetti paradisi fiscali hanno
ancora deciso. Ma non c'è da stupirsene. Le resistenze dei gruppi di
potere economico e finanziario sono sempre andate ben oltre le buone intenzioni
dei governi in qualsiasi tempo ed a tutte le latitudini. A rafforzare questo
convincimento basta una rapida riflessione: causa scatenante della crisi finanziaria sono state le banche che con le loro
alchimie hanno realizzato incredibili guadagni negli anni felici ma che una
volta crollato il castello di carta hanno chiesto, e rapidamente ottenuto,
aiuti pubblici immensi per evitare che giungessero al fallimento. Quelle stesse
banche che ora sono restie a concedere credito alle imprese in difficoltà
mettendole nella condizione di non poter riprendere l'attività produttiva nel
momento in cui la crisi allenterà la sua morsa o,
ancora peggio, di doversi rassegnare al fallimento non essendo in grado di far
fronte agli impegni. Il peggioramento dei conti pubblici, poi, è la logica
conseguenza di tutto ciò. I rimedi da adottare, ovviamente, vanno distinti tra
quelli da concordare con gli altri Paesi ed altri, diciamo così, interni a
ciascun Paese. Nel nostro avremmo dovuto metterli in cantiere da tempo. A
partire dalle riforme strutturali, che peraltro mai nessuno spiega bene cosa
siano, le quali sono nei programmi di ogni governo e sulla bocca di tutti i
politici in ogni loro apparizione, ma lì restano. Per non restare sul vago
basterebbe che il governo decidesse una buona volta di dare la caccia agli
evasori visto che l'evasione, lo ha ribadito recentemente la Corte dei Conti, ammonta
a circa 100 miliardi di euro all'anno; ed anche di colpire i corrotti ed i
corruttori nella pubblica amministrazione. Tra mazzette e tangenti vanno via,
si stima, circa 60 miliardi di euro ogni anno. Ipotizzando il recupero di
questi due importi il debito pubblico italiano potrebbe essere azzerato in
circa dieci anni. Indico altre vie di sperpero di pubblico denaro: la miriade
di enti pubblici inutili, le consulenze, le infinite società regionali a
capitale pubblico con presidenti e cda lautamente retribuiti. In Abruzzo sono
tante: Sangritana, Gtm, Arpa, Ato (sono ben sei), Aret, Ater, Fira, Arssa,
Crab, Abruzzo Lavoro, Abruzzo Sviluppo, Adsu, Associazione Ciapi, Fondazione
Ciapi, Sir, Saga, Asl (sono ben sei), Aziende di promozione turistica, eccetera.
Per completare il quadro aggiungerei i falsi invalidi con tanto di pensione, i
finti ciechi con patente di guida, i trentenni fannulloni e pensionati grazie a
leggi appositamente approvate, i manager pubblici con retribuzioni da favola
che hanno portato sull'orlo del fallimento le aziende loro affidate. Tutto
questo solo per assicurare il pieno di voti ai referenti locali e nazionali e
per sistemare adeguatamente i trombati. I cittadini/elettori stanno già pagando
il conto. Gli eletti no.
( da "Nazione, La (La Spezia)"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMA
SARZANA pag. 5 DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio
progettato a San... DOVEVA essere il fiore all'occhiello del complesso edilizio
progettato a Santo Stefano Magra, all'uscita del raccordo autostradale, invece
rischia di restare, almeno per qualche tempo, una «incompiuta». Stiamo parlando
dell'albergo in costruzione a due passi dal Conad Leclerc. Secondo le
intenzioni dei progettisti e dell'amministrazione comunale, doveva finire in
mano ad una grande catena di hotel di qualità e diventare un motore dello
sviluppo economico della zona. I vantaggi erano la vicinanza all'autostrada e
alle varie località turistiche. I lavori sono iniziati nei primi mesi del 2007,
sembrava che tutto andasse alla perfezione, quando, a metà dello scorso anno, è
esplosa la crisi. Da allora i ritmi lavorativi in
cantiere si sono fatti via via più blandi mentre a pochi metri di distanze il
Conad-Leclerc apriva i battenti. La proprietaria del futuro hotel era e resta
la società F.P. Ferrari, di cui è amministratore Mario Ferrari e il lavoro che
stanno affrontando non è da poco. Andare avanti con la costruzione e allo
stesso tempo trovare a chi vendere tutto, oppure a chi dare in gestione lo
stabile, magari decidendo insieme le rifiniture per farlo diventare un
prestigioso albergo. Le opzioni sono tante ma quasi tutto dipende, ovviamente,
dal prezzo. In Comune a Santo Stefano vige sull'argomento il più stretto
riserbo ma il sindaco Juri Mazzanti ammette che qualche preoccupazione c'è.
«Come concessione edilizia hanno ancora diverso tempo, come minimo 12 mesi per
completare tutto spiega il primo cittadino ma è indubbio che qualche problema
c'è. La crisi finanziaria è stata un brutto colpo, molte delle trattative che erano in
corso con importanti catene alberghiere si sono fermate o hanno rallentato.
Come Comune non possiamo fare più di tanto e non possiamo essere noi a rilevare
la palazzina. Ma è vero che dall'albergo dipende il completamento del
progetto ex Sirma: il completamento dell'accesso alla via pedonale, i lavori
nell'area bus, eccetera». E il futuro gestore dell'albergo potrebbe essere
interessanto al sogno di Mazzanti di costruire un percorso pedonale sopra la
rotatoria che colleghi l'area commerciale, turistica e residenziale con il
Decathlon. Andrea Luparia
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 6 autore: La corsa dell'H1N1
Allarme influenza. Proprio mentre ci sono i primi segnali di superamento della
recessione il mondo si prepara ad affrontare una nuova emergenza Fuori dalla crisi, dentro la pandemia Il virus mette alla prova politica
ed economia - Un altro test per la cooperazione globale di Brian Groom L a
pandemia di influenza spagnola del 1918, che uccise decine di milioni di
persone, si era abbattuta su un mondo devastato da quattro anni di guerra. La
pandemia di influenza suina del 2009 arriva in un mondo per lo più in pace, ma
in preda alla peggior recessione economica degli ultimi sessant'anni. Il virus
H1N1, identificato per la prima volta in aprile in Messico, si diffonde a una
velocità senza precedenti, aiutato dalla mobilità internazionale. Per fortuna,
fin qui si è mostrato non più letale dell'influenza di stagione, sebbene per
gruppi diversi dal solito, come i giovani e le donne incinte. L'Organizzazione
mondiale della sanità, la quale ha annunciato venerdì che il virus è presente
in 160 paesi e ha fatto circa 900 vittime nel mondo, si aspetta una pandemia
«moderatamente severa» a meno che l'H1N1 non muti diventando più letale. è
iniziata la gara per produrre dosi di vaccino in tempo per l'autunno, stagione
di influenza nell'emisfero nord. La minaccia si presenta
mentre la fiducia nei vari governi è già intaccata dalla loro incapacità di
prevedere e di prevenire la crisi finanziaria. Le imprese già stanno combattendo contro la recessione e in
Gran Bretagna soltanto il 43% di esse ritiene essere bene o abbastanza bene
preparato contro la pandemia, stando ai dati raccolti dal Chartered Management
Institute per conto del Cabinet Office. I datori di lavoro sono stati
avvisati che un quinto dei dipendenti potrebbe essere assente durante il picco
del contagio, e forse di più nelle piccole aziende e in settori cruciali. Le
aziende che hanno tenuto conto degli annunci di una possibile pandemia hanno
intensificato i preparativi negli ultimi tre anni, per garantire che i prodotti
alimentari siano distribuiti, i bancomat riforniti e le transazioni online
effettuate. In alcuni paesi però, potrebbero essere meno preparate, soprattutto
dopo licenziamenti dovuti al rallentamento dell'economia. Se milioni di
dipendenti dovranno lavorare a casa, sarà un duro collaudo per la robustezza di
internet. Società multinazionali potrebbero avere problemi transfrontalieri in
paesi che adottano misure diverse contro il contagio. Per gli economisti è
difficile fare previsioni sensate dell'impatto che finora si è fatto sentire
sul continente americano, in Australia e in Gran Bretagna. In Messico, dove i
casi sono stati 14.800 e le morti 138,l'influenza A potrebbe tagliare dello
0,3-0,5% il prodotto interno lordo dell'anno in corso, ha calcolato la
Commissione economica delle Nazioni Unite per l'America Latina e i Caraibi. Per
l'Ernst & Young Item Club, l'influenza potrebbe far perdere alla Gran
Bretagna fino al 3% del Pil quest'anno e l'1,7% l'anno prossimo. «Con il mondo
occidentale sull'orlo della deflazione- si legge in un suo rapporto - non è
esagerato dire che una pandemia di questa portata potrebbe farlo precipitare».
Altri analisti sono più circospetti. «A meno che l'influenza A non uccida un
maggior numero di persone, o che i media non riescano a far montare il panico,
l'impatto sull'economia e sul mercato potrebbe essere limitato », dice Rob
Carnell, responsabile per l'economia internazionale della banca Ing. Colin
Ellis, che segue l'economia europea per Daiwa Securities SMBC, ritiene che nei
paesi industrializzati potrebbe esserci un calo delle vendite al dettaglio e
nella fiducia dei consumatori che costerebbe al massimo l'1,5% del Pil
britannico. Ma se l'influenza si diffondesse in Cina, per ora poco colpita, «sarebbe
molto preoccupante ». In Australia, i casi confermati fino a due giorni fa
erano 16.567, un aumento del 25% in quattro giorni, e dall'inizio del contagio,
poco più di cinque settimane fa, le vittime sono state circa 40. Robert Marks,
economista all'università del New South Wales, stima che per ora il costo
economico non superi quello di un'influenza stagionale, «ma ci sono costi
associati alle reazioni individuali al virus, e queste sono difficili da
quantificare». Inoltre pensa che le aziende non abbiano ancora preso in seria
considerazione l'effetto di un'assenza massiccia del loro personale. Anche la
clientela si assenta. La compagnia Air New Zealand attribuisce all'H1N1 il calo
del 25% dei passeggeri sui voli per l'Asia e la Gran Bretagna delgiugno scorso,
rispetto al giugno 2008. Negli Stati Uniti sono 44mila i casi ufficiali
accertati, e le vittime sono 303. Non si sono mai vendute tante mascherine e i
disinfettanti per le mani sono comparsi ovunque, alle casse dei supermercati
come alla reception del Fondo monetario internazionale. Le autorità prevedono
che, a differenza di quanto succede con l'influenza stagionale, il contagio
aumenterà con la riapertura delle scuole. «Un vaccino sarà disponibile in
ottobre, al più presto, e la scuola inizia tra un paio di settimane», fa notare
Janet Napolitano, ministro della Sicurezza interna. Il governo federale lascerà
le autorità locali decidere se le scuole vanno chiuse o meno, ma intende
accertarsi che le aziende siano pronte ad affrontare l'assenteismo. Il mese
scorso il presidente Barack Obama ha inserito una richiesta di 7,7 miliardi di
dollari per combattere il virus nel decreto per il finanziamento delle guerre
in Iraq e Afghanistan, dicendo che era meglio «abbondare con la prudenza».
Stando a Sidney Weintraub, un economista del Center for Strategic Studies, «se
tutto procede abbastanza bene» l'influenza farà calare il Pil di mezzo punto
percentuale. Oppure di 1,3-1,5% se in autunno la situazione si deteriora e il
vaccino non basta. In Gran Bretagna i casi stimati sono quasi raddoppiati in
una settimana, passando da 55mila a 100mila, e sono morte 30 persone. è stato
varato un servizio di consulenza per telefono e su internet, «troppo poco,
troppo tardi », per il partito conservatore all'opposizione. Secondo Ben
Willmott del Chartered Institute of Personnel and Development ( Cidp), invece,
la reazione delle autorità è stata «ottima e le linee-guida per i datori di
lavoro molto chiare».Le reazioni delle imprese variano: la banca Hsbc ha
distribuito l'antivirale Tamiflu ai dipendenti, mentre la catena di
supermercati Sainsbury ha fatto incetta di mascherine. Il Cidp raccomanda ai
datori di lavoro di identificare i posti-chiave e le mansioni che si possono
svolgere online, e di verificare come possono funzionare con il personale
ridotto al minimo. In Spagna, con 1.526 casi confermati e 5 morti, gli enti del
turismo citano la paura di viaggiare come uno dei fattori che hanno contribuito
al calo dei visitatori. Una guida governativa che indica alle aziende come
minimizzare l'impatto dell'influenza sulla produttività verrà pubblicata entro
venerdì prossimo, quando la maggioranza dei cittadini parte per le vacanze.
«Altri paesi, come la Gran Bretagna, sono stati più lungimiranti - ha scritto
il quotidiano finanziario El Economista- e hanno da marzo un piano dettagliato
per affrontare una pandemia da influenza». Nessun panico in Germania per ora,
malgrado il titolo a caratteri cubitali del Bild, il quotidiano più venduto:
"Il virus è fuori controllo!" Su 2.500 persone con-tagiate, la
maggioranza rientrava da vacanze in Spagna, ma non sembra che il governo
intenda limitare i viaggi. Al Messer Group, che produce gas industriali e ha
4.700 dipendenti in 120 località dell'Europa e dell'Asia, i lavoratori stanno
perdendo l'abitudine di stringersi la mano. La portavoce della "squadra
pandemia", Diana Buss, spiega che è solo una delle misure introdotte da
quando l'Organizzazione mondiale della sanità ha alzato il livello d'allarme.
Negli uffici della sede, ci sono saponi e fazzoletti disinfettanti a ogni piano
e i dipendenti di ritorno dall'estero devono andare nell'infermeria aziendale a
farsi misurare la temperatura. La campagna "Siate educati anche senza una
stretta di mano" è stata ben accolta dalle società collegate e dai
fornitori, ma va ancora collaudata sui nuovi clienti. «Sorridiamo
all'interlocutore e cominciamo a parlare », dice la Buss. In Asia, spiega Tai
Hui della Standard Chartered Bank, gli effetti sono stati limitati in confronto
a quelli della Sars nel 2003. «Ma se la situazione peggiora,- aggiunge-
potrebbero risentirne non solo destinazioni turistiche come la Thailandia, ma
anche gli hub dei trasporti internazionali come Singapore e Hong Kong». La Cina
ha adottato le misure più stringenti, provocando l'indignazione degli stranieri
tenuti in quarantena a migliaia. Come hanno scoperto decine di studenti
britannici e americani, negli aeroporti e ai posti di frontiera il test
diagnostico è diventato obbligatorio. Le autorità hanno riferito di quasi 1.800
casi di contagio, per ora senza alcuna vittima. Memore della Sars - sulla quale
all'inizio il governo aveva taciuto - appena saputo dei primi casi in Messico,
Pechino è intervenuta senza perdere tempo. L'Organizzazione mondiale della
sanità sta studiano l'organizzazione di una risposta globale. In alcuni paesi,
i dirigenti della sanità lamentano che non distribuisca con il dovuto tempismo
i dati clinici di cui hanno bisogno per assegnare le loro scarse risorse.
Proprio come la crisi economica e finanziaria,
la pandemia metterà a dura prova la cooperazione internazionale. Traduzione di
Sylvie Coyaud L'EFFETTO SULLE AZIENDE Durante il picco del contagio un numero
elevatissimo di dipendenti sarà assente A milioni lavoreranno da casa, dura
prova per le reti
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-07-26 - pag: 6 autore: LENTE
D'INGRANDIMENTO Le banche centrali già pensano alla stretta di Riccardo
Sorrentino Q ualcosa si muove. Le economie asiatiche stanno cominciando a
risvegliarsi, offrendo qualche buon auspicio anche agli altri paesi. I
problemi, però, non sono finiti. Soprattutto per le banche centrali che devono
accompagnare e gestire la più difficile delle riprese. Il compito è davvero
complesso. La politica monetaria dovrà innanzitutto capire quando sarà il
momento di diventare restrittiva e come, data l'enorme quantità di liquidità in
circolazione. Il tema della exit strategy, non a caso, è oggi molto discusso. A
complicare le cose ci sono poi i mercati
finanziari: la massa di denaro creata dalle banche
centrali difficilmente creerà inflazione da consumi in breve termine, ma potrà
facilmente spingere verso l'alto le quotazioni di tutti gli asset. «Con la sola
eccezione del Giappone- fa notare Manoj Pradhan di Morgan Stanley - nella
regione asiatica i tassi di interesse hanno toccato il minimo già all'inizio
dell'anno e ora le banche centrali iniziano a essere preoccupate del rischio di
un rapido rialzo dei prezzi degli asset, e in particolare dei prezzi
immobiliari». Che fare in una simile situazione? La risposta non è semplice.
L'Asia è di fronte allo stesso scoglio sul quale è affondata, prima della
crisi, la politica monetaria di tutto il mondo, pronta e capace di intervenire
quando le quotazioni crollano, ma in difficoltà - politiche e tecnichequando i mercati invece cominciano a gonfiarsi al di là di quanto
sarebbe stato giustificato dalle condizioni economiche. E la crisi, sotto
questo punto di vista, sembra aver insegnato davvero poco. In Asia, in realtà,
il dilemma su cosa fare potrebbe essere superato in modo relativamente agevole.
Il capitalismo di Stato dominante in quelle regioni sia pure criticabile sotto
molti aspetti - permette di usare strumenti, come le misure ammini-strative,
impensabili in altri paesi, dove i tassi di interesse sono, almeno idealmente,
chiamati a stimolare la crescita, contenere l'inflazione e assicurare la
stabilità finanziaria. «Noi ci aspettiamo che qui la
politica monetaria resterà espansiva perché le banche centrali difficilmente
useranno strumenti ad ampio raggio, come i rialzi dei tassi, per evitare un
aumento delle quotazioni immobiliari», dice Pradhan. «Potrebbero essere
irrigidite, per esempio, le condizioni per i prestiti al settore, ma non ci
aspettiamo rialzi dei tassi nei prossimi sei mesi». Cosa accadrà nei paesi
occidentali? Qui la situazione potrebbe diventare più complicata, e non solo
perché alcuni strumenti sono di difficile applicazione. Negli Usa, come in
Giappone, la ricomparsa del segno più davanti al prodotto interno lordo è
prevista da alcuni analisti già in questo trimestre, e potrebbe essere molto
lenta. Non sufficientemente lenta, però, da evitare l'inflazione: la crisi ha
ridotto le potenzialità produttive e quindi ha abbassato - e questo vale per
tutti - il livello di crescita non inflazionistica. «Le recessioni - spiega
Michael Saunders di Citigroup - comportano in genere notevoli flessioni negli
investimenti, grandi perdite di posti di lavoro e tagli alle spese in ricerca e
sviluppo. Il potenziale produttivo dell'economia soffre perché si erode lo
stock di capitale, sia fisico che umano». Il risultato è che le banche centrali
potrebbero ritrovarsi presto a rincorrere i prezzi al consumo, senza potere -
e, nel caso degli Usa, senza volere - dedicare alcuna attenzione alle
quotazioni finanziarie. «Ogni preoccupazione -
aggiungono Simon Hayes e Christian Broda di Barclays - dovrebbe essere rivolta
alla capacità delle banche centrali di trovare i giusti tempi e la giusta
velocità per la prossima stretta, mentre la ripresa prende piede ». Questi timori
sono oggi «prematuri» per i due analisti, ma le cose potrebbero cambiare molto
in fretta. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA
RIPRESA ASIATICA Vista l'enorme liquidità in circolazione è cruciale capire
quando e come la politica monetaria dovrà tornare a essere restrittiva
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-26 - pag: 8 autore: La
corsia stretta dell'istruzione di John Lloyd A rrivare al successo è il sogno
americano da due secoli. Horatio Alger, morto 110 anni fa, scrisse decine e
decine di romanzi di enorme successo ( Struggling Upward , Strive and Succeed )
che impressero questa aspirazione in milioni di menti. In questi libri si
leggeva di ragazzi che ascendevano dalla povertà al benessere, spesso grazie
alla gentile intercessione di uomini più anziani, ma sempre mostrando di avere
grinta e determinazione. Le stesse tematiche facevano furore anche sull'altra
sponda dell'Atlantico: Samuel Smiles (1812-1904) portò avanti il tema
dell'avanzamento sociale attraverso gli sforzi individuali in Chi si aiuta Dio
l'aiuta ( 1850) e altre opere. La carriera del suo amico Scot Andrew Carnegie,
passato dalla miseria dell'infanzia alla ricchezza smisurata della maturità,
offriva fondamento a simili esortazioni. Ma se il mito aveva un fondo di
realtà, ora ne ha meno. Studi recenti mostrano che nella classifica degli stati
industrializzati dove i poveri non riescono a migliorare la loro condizione, o
perché non vogliono o perché non possono, gli Stati Uniti sono ai primi posti e
il Regno Unito in fascia alta. Uno studio molto citato osserva che «persiste
l'idea degli Stati Uniti come "terra delle opportunità", ed è un'idea
che sembra chiaramente immotivata». Perché? La ragione di fondo è l'istruzione.
Nella terra delle opportunità, gli immigrati dell'Ottocento e dei primi del
Novecento potevano crescere socialmente - o almeno potevano farlo le loro
famiglie - sfruttando la nascente economia industriale. Nel 1914, i tre quarti
degli operai della Ford erano nati all'estero e il loro posto di lavoro era
diventato solido e borghese come aveva immaginato Alger (anche se più per
merito di sindacati combattivi che di benefattori munifici). Ora per avere un
buon lavoro serve almeno un diploma universitario triennale: un dottorato non è
più sinonimo di sapiente e decorosa miseria, è qualcosa che può essere
sfruttato per conseguire una grande ricchezza, personale e aziendale. George
Borjas, l'economista, riflette che mentre durante buona parte del secolo
passato i figli degli immigrati superavano facilmente i guadagni dei loro
genitori, adesso è più frequente che restino inchiodati allo stesso livello di
reddito. Gli immigrati Usa, essendo in larga misura messicani con basso livello
di istruzione e avendo la tendenza a rimanere nelle enclave ispaniche, sono
meno in grado e meno disposti ad ascendere la scala dell'istruzione. La lezione
viaggia: l'acculturazione alle regole dell'ambizione, il miglioramento
attraverso l'istruzione e la disponibilità a integrarsi nella società in
generale (perdendo di conseguenza la propria identità distintiva) sono concetti
che favoriscono la mobilità sociale in qualsiasi società. Se certe comunità-
incluse comunità operaie autoctone - vogliono enfatizzare la propria
differenza, continueranno a occupare i gradini più bassi della società di
classe. Ed ecco dunque che, curiosamente, l'università diventa un fattore
sociale ambivalente. Più istruzione impartisce, più crescono le possibilità di
ascesa sociale. Ma funziona anche come un filtro:l'associazione tra le lauree
elargite dalle istituzioni universitarie e le professioni (e i guadagni più
alti) ormai è tanto stretta che senza la benedizione accademica la carriera
diventa difficilissima e le barriere di classe più invalicabili che mai. E
sembra valido dapper-tutto: uno studio sulla mobilità sociale nell'America
Latina ha dimostrato che più soldi spendeva il governo per l'istruzione
primaria e secondaria, più alta era la mobilità sociale, ma che «una spesa
pubblica relativamente più alta per l'istruzione terziaria può in realtà
rafforzare l'impatto del background familiare e ridurre la mobilità
intergenerazionale». I timori riguardo agli effetti di una società divisa - accentuati dagli effetti della crisi
finanziaria - adesso stanno aumentando. Il rapporto
presentato questa settimana dalla presidenza del consiglio dei ministri britannico
sull'accesso alle professioni illustra in termini crudi il restringimento delle
possibilità di accesso, prefigurando una sorta di società di caste in cui i
professionisti provengono in gran parte da quel 30% più istruito (e
socialmente più elevato) della popolazione. Questo vale per tutte le
professioni nei paesi ricchi, nonostante siano entrate più donne, nonostante
sia diminuito il divario salariale di genere e nonostante le minoranze ora
siano maggiormente rappresentate. Quali società se la cavano meglio? è il caso
di ricordare che tutte le società avanzate se la sono cavata "bene"
dalla fine della guerra in poi. C'è stato un enorme spostamento dalla classe
operaia alla classe media. A Londra, metà della popolazione lavorativa svolge
incarichi manageriali o professionali: in alcune parti del Regno Unito questa
percentuale scende a un quinto, ma in altre città dinamiche del pianeta si
verifica la stessa situazione. Ma questa è la mobilità delle classi, comune a
tutte le società avanzate: la mobilità individuale e familiare - un'altra
ironia - risulta più favorita in stati con una forte tradizione
socialdemocratica. Nei paesi scandinavi, Danimarca in particolare, la mobilità
verso l'alto (e verso il basso) è più spedita. Non si può avere tutto. Le classifiche
internazionali delle migliori università sono dominate da Stati Uniti e Regno
Unito, globali come sono globali le élite di questi due paesi. Le scuole
private, impegnative e costose, sono profondamente radicate nel tessuto sociale
angloamericano; il rapporto della presidenza del consiglio dei ministri
britannico dimostra che in alcune professioni - come la magistratura e il
giornalismo- gli esponenti più illustri provengono tutti da queste scuole.
Quando il sottoscritto cominciò la sua carriera in una redazione di provincia
era l'unico laureato insieme a un altro: un non laureato con capacità
stenografiche e voglia di emergere poteva ancora percorrere la strada verso la
fama nazionale. Oggi sarebbe molto più difficile. L'istruzione necessita di aspirazione,
e l'aspirazione necessita tra le altre cose di vogliadi emergere. L'ambizione
dei genitori, dice il rapporto britannico, è quattro volte più importante di
qualsiasi altro fattore: i genitori che spingono per far entrare i figli nelle
scuole migliori, o per avere un miglior insegnamento nelle scuole che
frequentano i loro figli, sono le autentiche forze motrici di una società
dinamica. L'antidoto all'ossificazione sociale sembrerebbe essere dunque un
nuovo genere di lotta di classe, un assalto ai gelidi palazzi d'inverno che
istruiscono e assumono le nostre sempre più arroccate élite. (Traduzione di
Fabio Galimberti) GENERAZIONI AL PALO Se in passato i figli di immigrati
superavano facilmente i guadagni dei genitori, oggi è più difficile che succeda
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-07-26 - pag: 9 autore: Il
debito? Nasce con l'unità d'Italia è il primo costo politico mai domato - Ora
preoccupa la prospettiva del 118,2% sul Pil di Dino Pesole «P erché l'Italia
meriti il credito di tutta l'Europa, deve cominciare a rispettare i debiti
contratti. Né sarebbe conveniente alla nuova Italia che essa si costituisca
debitrice degli antichi prestiti e pagarli, quasi fosse procuratrice degli
antichi governi. Di qui la necessità di distruggere i loro antichi titoli e
sostituire a quelli un titolo italiano». è il 29 aprile 1861. Il primo ministro
delle Finanze del Regno d'Italia, il finanziere toscano Pietro Bastogi,
illustra così al Parlamento le ragioni che hanno indotto il governo ad assumere
una decisione di notevole impatto politico, ma che avrà conseguenze per decenni
per la tenuta dei conti del Regno: incorporare tutti i debiti dei sette ex
Stati confluiti nella nuova entità nazionale. Comincia così la lunga marcia del
debito pubblico nel nostro paese. è una storia che vale la pena ripercorrere,
ora che nuovamente il "moloch" torna a farsi minaccioso sfiorando il
tetto massimo dell'inizio del 1994, quando si raggiunse il 121,5% del Pil. Oggi
per buona parte paghiamo il costo della crisi globale
esplosa con violenza a partire dall'autunno del 2008. Del resto, gran parte dei
paesi industrializzati si trovano a fare i conti con un incremento esponenziale
del loro passivo, ma da noi non può non destare una qualche preoccupazione quel
118,2% in rapporto al Pil previsto per il 2010 dal Documento di programmazione
economico-finanziaria. Già quest'anno toccheremo quota
115,3%, contro il 105,7% del 2008. Molti dei Paesi europei a noi più vicini
partono da una situazione ben più solida: nella media 1999-2008 la Francia si è
attestata al 62%, la Germania al 63,4%contro il 106,6% dell'Italia. L'allarme
lo ha lanciato il Governatore della Banca d'Italia il 21 luglio scorso nel suo
intervento alla Camera sul Dpef: «L'elevato peso del debito rappresenterà una
delle eredità più gravi della crisi. Il nuovo accumulo
di debito sta avvenendo appena prima del periodo in cui si pensioneranno le
ampie generazioni nate nel dopoguerra. L'entità della correzione dei conti
necessaria per riportare il debito pubblico su un percorso di riduzione
permanente è tale da richiedere al più presto la definizione di programmi che
abbiano effetti strutturali nel medio- lungo periodo». A
rendere meno vulnerabile l'economia nazionale agli effetti della crisi soccorre il risparmio degli
italiani e il contenuto indebitamento delle imprese non finanziarie, tanto che
nella classifica internazionale del debito aggregato (pubblico e privato) con
il nostro 221% del Pil siamo in posizione per una volta non allarmante.
Il Belgio è al 300,6%, la Danimarca al 257%, l'Irlanda al 269,8%, il Regno
Unito al 277,5%. Ma anche la Svezia ci supera con il 250,2%, così come la
Spagna (265,3%) e il Portogallo (312,1%). La Germania è a quota 200,1%, la
Francia al 229 per cento. Ben diversa e più solida sarebbe la situazione dei
nostri conti pubblici se quanti hanno governato il paese negli anni Settanta e
Ottanta non avessero consegnato alle generazioni future il raddoppio del debito
pubblico. Dal «Gran libro del debito» al consolidamento di Mussolini Il resto è
storia, una storia che comincia appunto con i primi vagiti dello Stato
unitario. L'unificazione dei debiti pregressi avviene attraverso l'istituzione
del «Gran libro del debito pubblico italiano», sul modello dell'ex regno di
Sardegna,che ne aveva adottato uno simile il 24 dicembre 1819. E la conseguenza
sui conti pubblici è immediata: il solo regno di Sardegna porta in eredità un
debito di 1.482 milioni, mentre quello del regno di Napoli e Sicilia si attesta
a quota 707 milioni. Nel totale, escluso in Veneto e il Lazio, si raggiungono i
2.446 milioni. Eredità che vaa gonfiare i deficit annuali alimentati
dall'esplodere delle spese militari straordinarie. Il risultato? Nel primo
decennio unitario il debito passa dal 45 al 95% del Pil. La strada imboccata
dai governi della Destra storica consiste essenzialmente nel ricorso a
maxiprestiti esteri e all'aumento delle tasse. «Imposte, niente altro che
imposte», secondo la previsione di Quintino Sella. L'anno della «rivoluzione
parlamentare» che nel 1876 porta al Governo la Sinistra coincide con una nuova
impennata del debito che, dopo la discesa che lo aveva condotto tre anni prima
al 70%, torna al 95 per cento. è Giovanni Giolitti a varare nel 1906 la storica
conversione della rendita, in particolare dei «consolidati 5% lordo e 4%
netto», che coprono circa 8 miliardi di capitale nominale, il 60% del debito
patrimoniale italiano. Il Governo viene autorizzato con legge ad hoc a
estinguere i consolidati offrendo ai sottoscrittori il rimborso alla pari, o il
cambio con titoli di nuova emissione, con interesse annuo del 3,75% fino al
dicembre 1911 e poi al 3,5 per cento. L'intera operazione è sostenuta da due
consorzi bancari: il primo guidato dai Rothschild di Parigi, con la
partecipazione di gruppi tedeschi e inglesi, che mettono sul piatto 400 milioni
di lire; il secondo guidato dalla Banca d'Italia che impegna 700 milioni. Alla
fine dell'operazione,il Tesoro spenderà 9,5 milioni, ottenendo un risparmio di
circa 20,2 milioni fino al 1911, che si incrementerà per effetto della ritenuta
alla fonte del 20% sugli interessi del consolidato. La Grande Guerra sconvolge
l'intero assetto finanziario del paese, per effetto dell'incremento
esponenziale delle spese belliche, pari al 32% del Pil nel 1916 e al 46% nel
1918, con il debito pubblico che tocca nel 1920 quota 120 per cento. Mussolini
dispone sei anni dopo il consolidamento forzoso del debito a breve termine,
mossa che si lega alla stretta monetaria decisa per accompagnare la
rivalutazione della lira a «quota novanta», annunciata dal Duce subito dopo il
«discorso di Pesaro» del 18 agosto 1926. Regista dell'operazione il ministro
delle Finanze, Giuseppe Volpi: conversione obbligatoria dei buoni quinquennali
e settennali, volontaria dei buoni novennali in circolazione, in un consolidato
5% denominato Littorio, «con un premio di conversione scalare rispetto alla
data di scadenza del titolo presentato per la conversione». In tal modo,
Mussolini consolida circa 20 miliardi di titoli su un debito pubblico totale
pari a circa 91 miliardi. Negli anni 70 parte l'impennata della spesa
L'iperinflazione del secondo dopoguerra, per la prima volta nella storia della
finanza pubblica italiana, annulla di fatto la spesa per interessi. E così il
debito dello Stato, che nel 1939 era pari all'86% del Pil, scende nel 1946 al
33%, per poi ridursi al 21 per cento. Nei decenni a venire,solo all'inizio
degli anni Sessanta, subito dopo la crescita impetuosa del periodo del boom,
sarà possibile rintracciare un livello così contenuto del nostro passivo dei
conti pubblici. La fase espansiva si interrompe bruscamente nell'ottobre del
1963, ed è a partire dalla fine degli anni Sessanta che si instaura la prassi
ad espandere la spesa, senza ricorrere a un pari aumento della pressione
fiscale. Tra il 1966-67 e il 1974-75 la pressione tributaria resta
sostanzialmente stabile, mentre le spese corrono ai ritmi degli anni Cinquanta.
Nel 1972, un anno prima dello shock petrolifero, unico tra i paesi
industrializzati l'Italia presenta conti in squilibrio per il 4,5-5%. La fase
successiva di bassa crescita non rallenta la corsa all'aumento della spesa,
mentre l'incremento della pressione fiscale risulta assorbito dalla necessità
di sostenere il costo del debito. Il disavanzo del settore pubblico esplode dal
6% dei primi anni Settanta al 14% del 1985-85. Il debito pubblico, che nel 1973
era al 55,4%, passa all'84,2 per cento.è la conseguenza inevitabile
dell'incremento abnorme della spesa pubblica che passa dal 29% del 1960 al 42%
del 1980, per toccare poi dieci anni dopo il 53,5%, mentre le entrate crescono
ma molto meno: dal 30,9% del 1960 al 36,5% della fine degli anni Settanta.
L'eredità degli anni Ottanta, che le cronache giornalistiche hanno dipinto come
gli anni dell' «assalto alla diligenza » è in queste cifre: il debito che nel
1982 era al 66,4% del Pil salirà nel 1992 al 100,8%. La media nel decennio è
stata di 4,4 punti l'anno,il 44,4%nel totale. Nel 1992, con la maximanovra da
93mila miliardi delle vecchie lire varata dal Governo Amato in piena crisi finanziaria, il paese paga il conto di tale gestione
dissennata della finanza pubblica. Comincia il lento rientro, che culminerà nel
1998 con l'aggancio alla moneta unica. Dieci anni dopo il debito torna a fare
paura. dino.pesole@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA PESANTE EREDITà
Il tetto massimo raggiunto nel 1994 con il 121,5% del Pil Le politiche dei
governi degli anni 70 e 80 hanno provocato il raddoppio del debito
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 17 autore:
CONTROLUCE La festa delle Borse condiziona l'exit strategy di Franco Locatelli
L e modeste prese di beneficio di venerdì non rovinano di certo
la festa di mezza estate della Borsa e non cancellano la lunga sequenza di
sedute positive dei mercati
azionari. Ma il dubbio resta: è davvero tutto oro quello che luccica? E il
rally di questi giorni anticiperà o rallenterà l'exit strategy dall'emergenza finanziaria e dall'intelaiatura normativa
che l'ha accompagnata? Tutto dipende dalla lettura che si fa del boom di Borsa.
Se i rialzi dei mercati azionari fossero realmente il
segnale che la ripresa economica è dietro l'angolo, ci sarebbe più di un motivo
per cancellare rapidamente le norme d'emergenza,come il divieto di vendita allo
scoperto o la blindatura delle società attraverso robusti correttivi alle
regole dell'Opa. Se invece l'effervescenza di Borsa, pur tenendo conto della
ripresa degli utili aziendali, fosse drogato dal rilancio in grande stile della
speculazione sull'onda di un'abbondante liquidità, ci sarebbe più di una
ragione per tenere alta la guardia. Per l'exit strategy il timing è tutto, ma
per azzeccare ogni mossa ci vorrebbe la sfera di cristallo. Al di là della
scelta dei tempi, è incoraggiante che i pronunciamenti a favore del ritorno
alla normalità delle regole per i mercati finanziari
si moltiplichino. Il segretario al Tesoro americano Timothy Geithner ne ha
parlato anche l'altroieri, la Fsa inglese e l'Authority olandese hanno
ripristinato le vendite allo scoperto, la Commissione europea ha lanciato un
codice per il riordino degli aiuti di Stato alle banche e anche la nostra
Consob, nella sua relazione al Parlamento, ha spezzato una lancia a favore
della contendibilità delle società e del rilancio delle offerte pubbliche
d'acquisto. Un test interessante sarà quello che aspetta le nostre Commissioni
parlamentari nei prossimi giorni, quando dovranno esprimersi sullo schema di
decreto legislativo che modifica la trasposizione della direttiva sull'Opa.
Naturalmente il superamento della legislazione d'emergenza è solo l'anticamera
della ri-regulation finanziaria. Troppe regole
ingabbiano il mercato ma se qualcuno pensa che l'euforia della Borsa o la
ripresa dell'economia possano mandare in cavalleria la nuova regolamentazione
della finanza rischia solo di prendere un grosso abbaglio. © RIPRODUZIONE
RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 17 autore: I
soci di Tronchetti. Hanno 272 milioni sul conto in banca e una gestione
prudente ma stanno avviando l'attività di trading Debutto dei Malacalza nei
derivati MILANO N el mese di settembre l'alleanza finanziaria
e industriale tra Malacalza e la Camfin di Marco Tronchetti Provera passerà
dalla carta ai fatti. E per il debutto in Camfin con la quota del 3,5%, la
famiglia genovese verserà un assegno iniziale di 12,2 milioni. Briciole in
confronto alla liquidità custodita nella holding Hofima, veicolo che sarà
utilizzato per l'ingresso dei Malacalza nel salotto milanese. Due numeri danno
l'ordine di grandezza della liquidità a disposizione dei Malacalza: l'utile del
2008 è stato di 559 milioni e in banca hanno "pronti per l'uso" 272
milioni cash. Risorse importanti frutto dell'assegno di 1,2 miliardi incassato
dalla Metinvest dell'oligarca ucraino Rinat Achmetov come corrispettivo della
cessione del gruppo Trametal, cuore del business siderurgico della famiglia
Malacalza. Di questi, "solo" la plusvalenza è stata pari a 559,2
milioni. Già, ma dove investirli? La famiglia – emerge dai documenti ufficiali
– ha già predisposto un piano strategico per «massimizzare la redditività della
gestione della liquidità». La scelta iniziale, fotografata dal bilancio
dell'esercizio 2008, è stata quella di impiegare le risorse prevalentemente in
strumenti finanziari del mercato monetario (a breve e
brevissimo periodo) caratterizzati da elevata liquidità, liquidabilità e basso
rischio. Un portafoglio prudente, dunque, dove compaiono titoli di stato a
breve termine italiani (95 milioni), francesi (50,3 milioni) e tedeschi (50
milioni). Qualcosa come 100 milioni sono stati poi investiti in obbligazioni
della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza. Ci sono anche 10,5 milioni di
obbligazioni della Stuarta Immobiliare, società immobiliare di Vittorio
Malacalza. Ammontano invece a 242,6 milioni i depositi bancari a vista, 24,6
milioni sono rappresentati da depositi a breve termine e 5 milioni in pronti
conto termine. Non solo. La famiglia ha preferito portare a riserva
straordinaria l'intera maxiplusvalenza incassata dalla cessione del gruppo
siderurgico: nessun dividendo, dunque. L'attuale struttura del portafoglio
sembra però destinata a mutare già quest'anno.Durante l'esercizio la società ha
infatti «intrattenuto relazioni ed avviato importanti rapporti di
collaborazione che hanno consentito l'acquisizione di un significativo
know how nel campo degli strumenti e dei mercati
finanziari con particolare attenzione alla
costruzione di portafogli di investimento e al monitoraggio dei principali
indicatori di rischio finanziario», si legge nel documento. Da qui la scelta di costituire una
nuova società, denominata Betazero che ha come oggetto sociale il trading finanziario. Non ci saranno più,
dunque, solo titoli di stato o depositi bancari, ma anche derivati e futures su
indicie tassi di interesse. Per l'avvio dell'attività,la famiglia ha versato
due milioni di euro, le operazioni sono iniziate nei primi mesi del 2009 e
«nonostante le turbolenze dei mercati vi sono evidenti
buoni margini». Sul fronte industriale, invece, la cessione di Tarmetal ha
sostanzialmente ridotto gli asset del gruppo. Compaiono così il 50% della Asg
Superconductors, una società attiva nel settore dei superconduttori e che alla
fine dello scorso anno evidenziava una perdita di 4,7 milioni; c'è poi il 50%
nella società di impiantistica Omba Impianti & Engineering che ha chiuso in
perdita per 1 milione; la Tecnotubi, in utile di 360mila euro; Distribuzione
Acciai, attiva nel settore della logistica per il trasporto dell'acciaio e in
utile per 400 mila euro; infine, la Egida srl, Mag steel e Trametal engineering,
tutte in rosso. Mar. Man. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'IMPERO DI GENOVA La Hofima
ha in portafoglio titoli di stato per 195 milioni, bond Cariparma per 100
milioni mentre il «grosso» è in liquidità
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-07-26 - pag: 18 autore:
Riassetti. Secondo i settimanali tedeschi Spiegel e Focus Porsche peggio del
previsto: i debiti salgono a 14 miliardi Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro
corrispondente è più grave di quanto si pensasse la crisi
di Porsche: l'azienda, che nei giorni scorsi ha trovato un accordo di fusione
con Volkswagen, avrebbe debiti per 14 miliardi. La notizia giunge mentre i soci
di Vw vorrebbero assorbire nello statuto della società le norme del 1960 che
danno alla Bassa Sassonia un diritto di veto. Secondo due settimanali tedeschi,
Der Spiegel e Focus, il debito del produttore di auto sportive sarebbe
aumentato notevolmente nei primi sei mesi dell'anno, passando dai nove miliardi
di fine gennaio agli attuali 14 miliardi. Ieri un portavoce della società si è
limitato a parlare di una cifra intorno ai 10 miliardi di euro. L'elevato
indebitamento di Porsche è la conseguenza di un tentativo di scalata a
Volkswagen scappato di mano, sia per la crisi finanziaria che per la recessione economica. Questa settimana, dopo mesi di
trattative, le due aziende hanno trovato un accordo che prevede una fusione tra
le due società. Dettagli sul nuovo gruppo sono attesi in agosto. Secondo fonti
di stampa, lo stesso presidente di Deutsche Bank Josef Ackermann ha incontrato
di recente Wolfgang Porsche e Ferdinand PiËch per esortarli a
rimpinguare le casse della casa automobilistica, notando scadenze
obbligazionarie. In questa circostanza avrebbe anche spiegato che un aumento di
capitale potrebbe non essere sufficiente. L'intesa annunciata giovedì prevede
tra le altre cose l'ingresso dell'emirato del Qatar nel capitale di Volkswagen
e un'iniezione di denaro fresco pari a cinque miliardi di euro a favore di
Porsche. Certo, se le cifre sul debito della società di Stoccarda fossero
confermate, la posizione delle famiglie azioniste della casa automobilistica si
complicherebbe. La necessità di trovare denaro fresco potrebbe costringerle a
rivedere le loro priorità. è in questa ottica forse che bisogna valutare un
documento sulla futura fusione citato dai due settimanali in cui la quota delle
due famiglie nella nuova Vw è del 30%, e non del 50% come affermato finora.
Qatar e Bassa Sassonia hanno rispettivamente «poco sotto il 20%» e «poco sopra
il 20%». Intanto, sempre ieri la Bassa Sassonia ha annunciato che, in accordo
con i soci Porsche e PiËch, intende assorbire nello statuto di Volkswagen la
norma legislativa che dà alla regione tedesca un diritto di veto in Vw.
Obiettivo: salvaguardare il ruolo del Land, indipendentemente dal destino della
legge del 1960. L'iniziativa rimetterebbe in dubbio la strategia della
Commissione che in settembre valuterà se trascinare nuovamente la Germania
davanti alla Corte del Lussemburgo con l'obiettivo di abolire la legge del
1960. La norma, che a dire di molti ostacola la libera circolazione dei
capitali, è stata modificata di recente, ma senza che fosse abolito il diritto
di veto del Land. © RIPRODUZIONE RISERVATA LO SCENARIO Le novità sull'indebitamento
potrebbero modificare alcuni temini degli accordi sulla fusione e sull'ingresso
del Qatar nel capitale
( da "Sole 24 Ore, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: COPERTINA data: 2009-07-26 - pag: 23 autore: L'isola dei
contagiosi L'epidemia di nuova influenza rischia di capovolgere in negativo il
mito dell'insularità britannica. Come in un film horror di Boyle di Andrea
Romano Q uanto conviene vivere su un'isola? Dipende dall'isola, naturalmente.
Ma anche dal momento storico che può capitare in sorte agli isolani, costretti
talvolta a ricordarsi di avere il mare tutt'intorno. E dunque chiusi da ogni
lato, circondati e senza alcuna possibilità di fuga dalle pestilenze interne. è
così che in queste settimane devono sentirsi molti abitanti delle isole
britanniche, in quelli che il «Times» ha definito «i giorni del panico». Perché
d'improvviso la Gran Bretagna si è scoperta attraversata da un'ondata
particolarmente aggressiva d'influenza suina, di violenza assai maggiore che in
qualsiasi altro paese europeo. Centocinquantamila i casi di contagio e oltre
trenta le vittime finora registrate, ma soprattutto l'attesa di un'epidemia
invernale che secondo le stime ufficiali del capo del servizio sanitario
nazionale Liam Donaldson potrebbe colpire fino a venti milioni di persone (un
terzo della popolazione) e ucciderne settantamila. è forse la vendetta
dell'insularità, il mito fondativo che da sempre sta all'identità britannica
come la frontiera all'orizzonte simbolico statunitense? Di certo la prova del
virus H1N1 rischia di capovolgere in negativo quello che per la Gran Bretagna
ha rappresentato anche negli ultimi anni un elemento di forza economica e
culturale. Se la certezza di essere una piattaforma di
servizi globali proiettata verso il futuro era già stata scossa dalla crisi finanziaria, oggi tornano in
superficie i fantasmi di un isolamento antico. Esaltati dall'impotenza di una
strumentazione tecnosanitaria che non riesce a interpretare né a sconfiggere un
morbo che infierisce sulla Gran Bretagna ben più che sul continente.
Sono gli stessi fantasmi ai quali nel 2002 diede forma cinematografica Danny
Boyle, già autore di Trainspotting e The Beach e da ultimo del pluridecorato
The Millionaire , in un film che non a caso conquistò i botteghini britannici
restando poco più che sconosciuto all'estero. è probabile che in questi giorni
i primi, straordinari minuti di 28 giorni dopo siano tornati alla memoria dei
più pessimisti tra i britannici. Un giovane si sveglia dal coma in una stan-za
d'ospedale, si toglie le bende e si avventura per i corridoi cercando aiuto.
Non incontra nessun medico né infermiere in tutto l'ospedale, nessun passante
in strada, nessuno in giro per una Londra tanto solare quanto deserta.
Piccadilly Circus e Leicester Square sono vuote come nessuno le ha più viste
dai giorni delle bombe naziste, Saint James Park è presidiato solo dai
monumenti della gloria imperiale, la capitale è interamente disabitata. Si
scoprirà poi che la Gran Bretagna è stata colpita da una forma devastante di
rabbia che ha risparmiato solo pochi sopravvissuti. Ma non è questo che
importa. Almeno non quanto la capacità di Boyle di rendere alla perfezione
l'incubo di un'insularità che da confine protettivo diventa recinto
invalicabile di una malattia misteriosa e incontrollabile, che risparmia
l'Europa ma condanna i britannici a uno scenario di probabile estinzione. Per
nostra comune fortuna siamo ben lontani da quell'incubo. Eppure il
capovolgimento dell'insularità da elemento di forza a destino di debolezza non
è una novità nella storia più recente della Gran Bretagna, così come le
conseguenze che ha portato nella percezione di sé della nazione britannica e
dunque nella sua proiezione al di fuori dei confini. Basta guardare al rapporto
tra Londra e il progetto europeo, che nelle sue oscillazioni è stato guidato
anche dal grado di minore o maggiore sicurezza con cui la Gran Bretagna ha
rappresentato la propria autosufficienza. Fu la convinzione di condurre un
coraggioso esperimento socialista di carattere nazionale e dunque insulare, ad
esempio, a condizionare il rifiuto che il governo laburista di Attlee e Bevin
oppose nel 1950 alla proposta franco- tedesca di aderire alla nascente Comunità
europea del carbone e dell'acciaio. Perché sarà anche vero che l'allora vice
primo ministro Herbert Morrison (nonno dello stesso Peter Mandelson che ai
nostri giorni sarebbe diventato commissario europeo) liquidò «quel piano
Schuman (come) niente di buono, i minatori di Durham non lo accetterebbero mai
».Ma la sostanza della rinuncia britannica a essere parte decisiva dell'avvio
del progetto comunitario fu meno banale, per quanto responsabile del ritardo
storico verso l'integrazione europea, fondandosi sull'orgoglio di un'isola che
tornava a sentirsi economicamente forte all'uscita di un dopoguerra difficile e
che credeva di poter guardare con fiducia al proprio ruolo post-imperiale. Che
quella presunzione di forza insulare non fosse del tutto ben riposta sarebbe
stato chiaro di lì a poco, quando il trauma di Suez e il rallentamento
economico di fine anni Cinquanta avrebbero spinto Londra a presentare una
formale richiesta di adesione alla Cee ( respinta da De Gaulle nel 1963 e
nuovamente nel 1967). E quanto quelle tardive richieste di ingresso fossero
radicate in una percezione di debolezza fu ben spiegato da un giovane Roy
Jenkins, destinato negli anni Settanta a incarnare il miglior europeismo britannico,
che già nel 1959 metteva in guardia dal «pericolo concreto che il Regno Unito
potesse diventare una palude economica stagnante, tagliata fuori dalle correnti
vitali della crescita economica europea». Fu poi questa stessa percezione di
fragilità a tutelare dalla risorgenza dell'antieuropeismo l'aggancio britannico
alla Cee, nella quale Londra era finalmente entrata nel 1973 sulla spinta della
leadership personale di Edward Heath e alla vigilia di una nuova crisi economica. Il referendum popolare del 1975 sulla
permanenza in Europa fu infatti vinto dai filoeuropei non certo per la forza di
un ideale superiore, ma per l'assenza di alternative a cui la crisi economica stava condannando l'autostima britannica.
Nell'impietosa raffigurazione che di quel voto diede il conservatore
Christopher Soames: «Di questi tempi non possiamo permetterci nemmeno di
abbandonare un circolo aziendale, figuriamoci poi uscire dal Mercato comune
europeo ». L'alterigia insulare britannica è dunque un'immagine da trattare con
cautela, per quanto vi possano essere affezionati amicie nemici di Londra e del
suo mondo. è vero che quell'immagine riempie le gallerie rituali associate
all'universo anglosassone: dall' «isola scettrata» del Riccardo II di
Shakespeare, «incastonata nell'argenteo mare che la protegge come un alto
vallo», alla celeberrima copertina del «Daily Mirror» che negli anni Trenta
annunciava «Nebbia fitta sulla Manica, il continente è isolato». Ma è
altrettanto vero che gli stessi britannici sono stati abituati dalla storia
anche recente a fare i conti con il repentino capovolgimento delle fortune
insulari. E quindi con la necessità di adattarsi a un isolamento che non
gratifica ma punisce, o quanto meno costringe a ripensare le proprie risorse. è
una delle virtù pragmatiche di una comunità nazionale che oggi si trova
nuovamente a definire se stessa e il proprio ruolo nel mondo, dopo più di un
decennio nel quale tassi di sviluppo spettacolari hanno fatto il paio con la
capacità di svettare per vivacità culturale e spirito diinnovazione sulla
decadenza dell'Europa continentale. L'epidemia insulare di influenza suina non
sarà certamente il cataclisma premoderno che Danny Boyle aveva immaginato in 28
giorni dopo , ma il suo accanirsi su Londra e dintorni dopo il trauma della crisi finanziaria segnala che nella storia britannica è
davvero cominciata un'altra stagione. © RIPRODUZIONE RISERVATA coscienza e
sulla conoscenza dell'uomo occidentale. Poi, dopo il XVII secolo, l'uomo
occidentale, liberandosi dal dominio della religione, cominciòa studiare le
catastrofi della natura con la ragione e con l'osservazione, e ne attribuì
l'origine a cause unicamente naturali.Nel XIX e nel XX secolo, l'uomo
occidentale ha esteso il suo dominio sulla natura attraverso il progredire
della conoscenza razionale e attraverso la nuova forza artificiale della
civiltà industriale. Ha così eliminato molte epidemie e ha imparato a prevenire
e limitare i danni delle catastrofi naturali. Ma nello stesso tempo, l'uomo
della civiltà industriale ha generato un nuovo genere di catastrofi di origine
unicamente umana. Con le carneficine di massa delle due guerre mondiali, il
genocidio della Shoah, le rivoluzioni e le guerre nazionaliste e ideologiche,
con gli stermini etnici e il terrorismo di massa, il secolo XX è stato il più
catastrofico della storia. Alle catastrofi reali, il XX secolo ha aggiunto il
rischio di catastrofi possibili, come la guerra atomica e la devastazione
ecologica. è sorto così, nel corso del XIX e specialmente nel XX secolo, un
nuovo catastrofismo secolare, integralmente antropomorfo, scaturito dalla
modernità stessa, come epoca di cambiamenti sconvolgenti e di conflitti immani,
che hanno prodotto le catastrofi più micidiali di qualsiasi catastrofe
naturale. Secondo il catastrofismo secolare, non la divina provvidenza, ma
unicamente l'imprevidenza umana è artefice delle catastrofi che accadono e
accadranno. Riccardo II di Shakespeare la vedeva «incastonata nel mare».
Sull'adesione all'Europa un'oscillazione tra autosufficienza e fragilità Fiction
e realtà. Una scena del film «28 giorni dopo» di Danny Boyle, horror
fantascientifico del 2002. Il protagonista Jim, dopo 28 giorni di degenza in
ospedale, trova una Londra deserta, evacuata per un'infezione di massa
( da "Giornale.it, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Non
sopporto la litania dell'opinione pubblica italiana ogni volta che un soldato
italiano viene ferito o, purtroppo, ucciso in Afghanistan. Ogni volta è come se
i giornali scoprissero che in quella terra c'è da combattere; perchè, piaccia o
no, questa è la realtà: la nostra non è più una missione solo di peacekeeping,
ma di guerra coordinata con le truppe alleate, in risposta agli attacchi dei
talebani. Ci si può chiedere se sia accettabile che il conflitto sia ancora in
corso quasi otto anni dopo la prima offensiva contro Al Qaida e i talebani. E'
una domanda legittima, che chiama in causa le responsabilità degli Stati Uniti.
Fu l'Amministrazione Bush a non voler concludere l'offensiva, dirottando,
all'inizio del 2003, le forze migliori dall'Afghanistan all'Irak, permettendo
così ai talebani di riorganizzarsi e di conquistare numerose regioni. C'è chi,
come Bossi, pensa che gli italiani siano stati fin troppo pazienti: "Io li
porterei a casa tutti, visiti i risultati e i costi", ha dichiarato ieri
sera. Come dire: sono stati gli americani ad aver provocato questa situazione
per mancanza di saggezza, è giusto che ora se le cavino da soli. E c'è chi
pensa, invece, che sia doveroso restare per fedeltà nei confronti dell'alleato
americano e per impedire che un Paese di grande importanza strategica come
l'Afghanistan torni ad essere la base operativa del terrorismo islamico di
sunnita; dunque anche un po' per interesse. Se ha ragione Bossi, si parta,
anche a costo di irritare la Casa Bianca, sapendo però che un gesto del genere
incrinerebbe la credibilità internazionale del nostro Paese, che un tempo era
considerato ondivago e che invece da qualche anno è giudicato solido e
affidabile, sia con Prodi che con Berlusconi. Se invece si decide di restare,
cessino i piagnistei a ogni incidente. La guerra è sporca, fa male, dà e
provoca dolore, anche se a combatterla sono dei bravi ragazzi italiani. O
sbaglio? 23dd Scritto in giornali, geostrategia, terrorismo, usa, afghanistan,
scenari, comunicazione, Italia, europa, era obama, sicurezza, gli usa e il
mondo Commenti ( 20 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jul
09 La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Sul
Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un
dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente
americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al
45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti
eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri
(Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200
miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto
per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura
sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza
poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze
spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli
americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che
Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso
una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le
assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di
persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande
comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla
copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della
responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in
maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il
dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle
assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla
riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori
"americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la
questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi
industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento
della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è
sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere
noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi
ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima.
Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa,
società, era obama, globalizzazione 1f54 Commenti ( 84 ) » (Nessun voto)
Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti
Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua.
La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si
trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine
di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150.
Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le
compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del
contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un
delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a
distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho
l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case
farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno
a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico.
Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione,
manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) »
(12 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 1f46 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea
Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che
sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese,
anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del
problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa
come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le
Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30
ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente
sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli
del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e'
sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito
di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i
singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce
se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la
situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna
Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre
incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il
problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non
fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i
clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di
quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la
questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico
dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo
efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen,
ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la
concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo
tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane
dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma
tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud
continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di
popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve
chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La
solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica,
giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia,
immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 52 ) »
(3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
1f71 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa
seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero
salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più:
le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da
bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica,
ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima
persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista
all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non
intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni
banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un
Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso.
Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista
e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha
fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il
Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le
ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e
spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il
copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha
osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero
dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un
egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta
con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito
dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo
segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo
non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo
lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile
perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi
dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le
persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe
candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col
Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza
al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di
altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e
sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite
di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra,
grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia
Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza.
Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul
cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne
parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava
economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo
e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con
ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere,
il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di
credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a
scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più
flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a
comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche
centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove
spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente
oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle
Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i
manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila
il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di
Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli,
ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del
petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero
inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o
al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di
aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in
passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci
delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a
nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare
mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli
per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a
loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro
settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione,
usa, borsa, crisi,
economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53
) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il
Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 09Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso
Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei
blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo,
sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito
alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa
conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la
pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità
specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione
quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del
Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà,
con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto,
specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog
oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i
blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di
grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da
liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche
parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la
vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano
le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra
intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il
ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì
definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete.
Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva
protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il
rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto
e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di
cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più
saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? 25a3
Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste,
democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la
distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono
definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti
i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo
nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso
rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero
massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di
tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando
alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della
presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un
obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata
grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti
dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin
intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria
influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio
ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo
multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a
scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come
moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di
essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla
Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E
l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? Scritto in
geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) »
(4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1fc6 Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani
mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio
Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi
il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse
interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al
sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze).
Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea
è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto
in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di
5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano:
quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale.
Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima.
Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto
regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non
fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un
po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa
e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto
sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono
andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero
scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà
l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di
incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della
cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia
guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la
lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico,
l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano
quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro
lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un
lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono
accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo
delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al
60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri,
i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli
imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In
fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco
svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un
lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la
posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene
subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene
convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve
ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono
accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche
esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è
evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli.
Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? 37de Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia,
notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6
voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale.
Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di
Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie afghanistan (1) banche (22)
banchieri (7) blog (6) borsa (7) capitalismo (26) casta (9) cina (23) clandestini
(4) comunicazione (21) criminalità (2) crisi (43)
cultura (8) democrazia (82) destra (5) disoccupazione (4) economia (46) era
obama (41) europa (26) francia (29) geostrategia (11) germania (9) gheddafi (1)
giornali (4) giornalismo (60) giustizia (11) gli usa e il mondo (84)
globalizzazione (64) grillo (1) immigrati (7) immigrazione (49) influenza suina
(3) intellettuali (2) internet (2) iran (6) islam (26) israele (4) Italia (174)
lega (6) manipolazione (21) medio oriente (18) notizie nascoste (68) partito
democratico (11) pdl (9) politica (9) presidenziali usa (25) progressisti (9)
psicosi (4) referendum (1) russia (16) salute (3) scenari (15) sicurezza (7)
sindacati (3) sinistra (5) società (54) spin (18) svizzera (5) terrorismo (3)
tortura (1) turchia (14) usa (8) Varie (17) 1ff2 I più inviati Dietro la
vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita
meritocratica... - 4 Emails Bastano una lobby e 370 milioni per rovinare il
mondo... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa?
- 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra
tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo
raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere
- 3 Emails Influenza suina, una psicosi molto sospetta... - 3 Emails In una
lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Ultime discussioni Francesco
G: Daccordo con l'omonimo Francesco. In Afghanistan gli idrocarburi non
c'entrano. Ve li... Biagio Morabito: Gentile Signor Andrea, Argomentazioni come
le Sue si sentivano fino a qualche anno fa con riguardo... Andrea: Resto
perplesso di fronte all'affermazione che in Afghanistan ci si debba restare per
non fare brutta... Biagio Morabito: Gentile Signor Ambrogio, Il problema nel
caso del petrolio e del gas non è il macchinone, in loro... Francesco_P:
Egregio Franco Parpaiola, forse la signora Schmidt era andata a vedere come è
possibile far funzionare... Ultime news La polemica Lultima bufala: «Invasi dai decoder»Massa, i medici: non c'è lesione
cerebrale Gp, vince HamiltonBerlusconi: "Un piano innovativo per
rilanciare l'economia del Sud"Sarkozy crolla mentre fa jogging: ricoverato
L'Eliseo: "Ora sta bene, solo un lieve malore"Pellegrini superstar: oro
e record mondiale nei 400 stile liberoRaul Castro: cubani, basta lamentele per
l'embargo Usa, lavorate di più nei campiNigeria, violenti scontri coi
filo-talebani: 42 mortiMotoGp: Dovizioso, trionfo italiano Valentino cade ma
arriva quinto 222d Verona, auto fuoristrada: tre morti e due feriti graviLa
Russa: "L'Italia resta in Afghanistan, irrinunciabili gli obiettivi della
missione" Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità il blog di
Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet
& comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il
circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione
Metropolis, il blog Alberto Taliani NetMedia, il nuovo blog di Piero Macrì
Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog
di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa
e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante
Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa
più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con
l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani
per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera
Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei
cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di
Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista
inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 NetMedia, il nuovo blog di Piero
Macrì Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di
Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2009 M T W T F S S « Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1f60 Archivio
dei post July 2009 (10) June 2009 (13) May 2009 (12) April 2009 (15) March 2009
(15) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008 (11) November 2008 (10)
October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9) July 2008 (6) June 2008
(11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January
2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September
2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback recenti Scoop del Time: il
candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All Dall'America una cura forte
per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per smettere di fumare, una bella
Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta
dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 54 Votes Una vita
meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche
- 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 20 Votes E la
sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg
"aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della
nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? -
16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes
Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Afghanistan,
basta piagnistei: andarsene o combattere La riforma di Obama e il sogno (o
l'utopia) della Sanità per tutti Influenza suina, l'inganno continua.
Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Beppe Grillo e Pd, che
triste spettacolo. Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon
senso Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Per una settimana sarò a
Radio Tre ogni mattina L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non
fiscale Pagine a9b Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments
RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog
Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti
( da "Giornale.it, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Non
sopporto la litania dell'opinione pubblica italiana ogni volta che un soldato
italiano viene ferito o, purtroppo, ucciso in Afghanistan. Ogni volta è come se
i giornali scoprissero che in quella terra c'è da combattere; perchè, piaccia o
no, questa è la realtà: la nostra non è più una missione solo di peacekeeping,
ma di guerra coordinata con le truppe alleate, in risposta agli attacchi dei
talebani. Ci si può chiedere se sia accettabile che il conflitto sia ancora in
corso quasi otto anni dopo la prima offensiva contro Al Qaida e i talebani. E'
una domanda legittima, che chiama in causa le responsabilità degli Stati Uniti.
Fu l'Amministrazione Bush a non voler concludere l'offensiva, dirottando,
all'inizio del 2003, le forze migliori dall'Afghanistan all'Irak, permettendo
così ai talebani di riorganizzarsi e di conquistare numerose regioni. C'è chi,
come Bossi, pensa che gli italiani siano stati fin troppo pazienti: "Io li
porterei a casa tutti, visiti i risultati e i costi", ha dichiarato ieri
sera. Come dire: sono stati gli americani ad aver provocato questa situazione
per mancanza di saggezza, è giusto che ora se le cavino da soli. E c'è chi
pensa, invece, che sia doveroso restare per fedeltà nei confronti dell'alleato
americano e per impedire che un Paese di grande importanza strategica come
l'Afghanistan torni ad essere la base operativa del terrorismo islamico di
sunnita; dunque anche un po' per interesse. Se ha ragione Bossi, si parta,
anche a costo di irritare la Casa Bianca, sapendo però che un gesto del genere
incrinerebbe la credibilità internazionale del nostro Paese, che un tempo era
considerato ondivago e che invece da qualche anno è giudicato solido e
affidabile, sia con Prodi che con Berlusconi. Se invece si decide di restare,
cessino i piagnistei a ogni incidente. La guerra è sporca, fa male, dà e
provoca dolore, anche se a combatterla sono dei bravi ragazzi italiani. O
sbaglio? 23dd Scritto in giornali, geostrategia, terrorismo, usa, afghanistan,
scenari, comunicazione, Italia, europa, era obama, sicurezza, gli usa e il
mondo Commenti ( 20 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Jul
09 La riforma di Obama e il sogno (o l'utopia) della Sanità per tutti Sul
Giornale di oggi mi sono occupato della riforma sanitaria proposta da Obama. Un
dato appare chiaro: da quando ha messo in cantiere le nuova legge il presidente
americano ha perso 15 punti percentuali: il suo gradimento è sceso dal 70 al
45%. L'attuale sistema è basato sulle assicurazioni private con due importanti
eccezioni: il programma di salute per gli anziani (Medicare) e per i poveri
(Medicaid) che sono a carico dello Stato, con costi elevatissimi: oltre 2.200
miliardi di dollari che in prospettiva sono destinati a raddoppiare. L'aspetto
per noi più choccante è che oggi 48 milioni di americani sono senza copertura
sanitaria e appartengono soprattutto alla classe media: non sono abbastanza
poveri per richiedere Medicaid, ma non abbastanza ricchi per pagare polizze
spesso salatissime. Eppure, secondo i sondaggi, la maggior parte degli
americani è contraria alla copertura universale, tipo quella europea e che
Obama intende varare entro la fine dell'anno. Su questo argomento è in corso
una battaglia di spin molto intensa che vede schierati da una parte le
assicurazioni private che stanno investendo milioni in una campagna di
persuasione attraverso società di Pr, dall'altra il presidente ovvero il grande
comunicatore. Da qui due spunti di riflessione. 1) Il no degli americani alla
copertura universale è culturale ovvero rispecchia ancora il concetto della
responsabilità personale e l'avversione allo stato sociale o è influenzato in
maniera decisiva dallo spin dell'industria sanitaria, che è implacabile? Il
dubbio sorge considerando che prima delle elezioni, quando la propagnda delle
assicurazioni era a bassa intensità, il 75% degli elettori era favorevole alla
riforma, mentre ora i contrari superano il 50%. Gli interventi dei lettori
"americani" di questo blog sono ovviamente benvenuti. 1) Ma la
questione ha una valenza più ampia che riguarda anche noi europei. Nei Paesi
industrializzati i costi della salute esplodono anche per l'invecchiamento
della popolazione. In prospettiva la copertura medica estesa a tutti è
sostenibile? E cosa rispondere ai liberisti che sostengono che dovremmo essere
noi a imitare l'America riscoprendo la responsabilità individuale? Ps Dante mi
ha inviato questo schema che riassume la riforma di Obama. Limpidissima.
Scritto in comunicazione, salute, usa, cultura, spin, manipolazione, europa,
società, era obama, globalizzazione 1f54 Commenti ( 84 ) » (Nessun voto)
Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti
Invia questo articolo a un amico 19Jul 09 Influenza suina, l'inganno continua.
La mia tesi sull'influenza suina (vedi i post su questo blog) , ovvero che si
trattasse di un allarme gonfiato ad arte, ha trovato conferma: nel mondo decine
di migliaia di persone sono state contagiate, ma i morti sono poco piu' di 150.
Il virus e` tutt`altro che letale. Eppure l`allarmismo continua e ora le
compagnie britanniche vogliono bloccare a terra chiunque mostri i sintomi del
contagio. Insomma bastera` uno starnuto per vedersi rifiutato l'imbarco. Un
delirio. A vantaggio di chi?La scorsa primavera l`allarme era servito a
distrarre l`opinione pubblica dalla recessione (paura scaccia paura), ora ho
l`impressione che l`interesse sia economico. Quanto guadagneranno le case
farmaceutiche? Tantissimo e a finanziare acquisti di vaccini che non serviranno
a nulla saranno per lo piu` gli Stati. Questo si' e' spreco di denaro pubblico.
Scritto in psicosi, salute, cultura, influenza suina, comunicazione,
manipolazione, crisi, giornalismo Commenti ( 114 ) »
(12 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 1f46 16Jul 09 Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea
Secondo Le Monde la Francia accettera' di ospitare alcuni dei clandestini che
sbarcano nel sud dell`Europa, idem la Germania e qualche altro Paese,
anticipando la Commissione europea che intende occuparsi finalmente del
problema dei clandestini, che , come noto, riguarda solo i Paesi del Su dell'Europa
come Italia, Spagna, Grecia, Malta. Bene,a zni no. Perche', sempre secondo Le
Monde, la Francia ospitera' 90 clandestini e gli altri Paesi non piu' di 30
ognuno. Cifre ridicole e soprattutto perche' la Ue intende semplicemente
sollecitare gli altri Paesi, quelli del nord, a mostrarsi solidali con quelli
del sud. Il suo e' un auspicio, non un obbligo. Il messaggio complessivo e'
sempre lo stesso: Schenghen esiste e ai Paesi del sud Euroa spetta il compito
di garantire le frontiere meridionali della Ue, ma quando c'e' un'emergenza i
singoli Stati vengono lasciati sostanzialmente soli. E Bruxelles fa spallucce
se la questione immigrati provoca forti tensioni sociali. In Grecia la
situazione e' allarmante e cresce l'insofferenza verso i clandestini; in Spagna
Zapatero si e' ben guardato dallo smantellare il muro elettronico e offre
incentivi agli stranieri affinche' rientrino in patria; l'Italia ha risolto il
problema (per ora) venendo a patti con Gheddafi, che da qualche settimana non
fa piu' partire le 'carrette del mare', ma ora nessuno sa che fine facciano i
clandestini che continuano ad arrivare in Libia. Il prezzo umano di
quell'accordo rischia di essere molto alto. Cosi' non va: e' ora che la
questione degli immigrati clandestini venga affrontata in modo organico
dall'Unione europea stabilendo norme comuni sui pattugliamenti, rendendo
efficaci le banche dati sugli stranieri extracomunitari nell'area Schenghen,
ripartendo l'onere della gestione dei campi profughi, coordinando la
concessione dei visti, stabilendo criteri per l'integrazione ovvero facendo
tutto cio' che andava previsto parallelamente all'abolizione delle dogane
dentro all'area Shenghen e che invece all'epoca fu trascurato con colossale ma
tutt'altro che sorprendente ingenuita'. Altrimenti gli Stati del Sud
continueranno a far da se'. E l'esasperazione (o addirittura il razzismo) di
popoli tradizionalmente tolleranti continuera' ad aumentare. L'Europa deve
chiarire se su un argomento cosi importante e' presente oppure no. La
solidarieta' non puo' essere occasionale.. o sbaglio? Scritto in politica,
giustizia, clandestini, scenari, immigrati, europa, globalizzazione, Italia,
immigrazione, notizie nascoste, germania, democrazia, francia Commenti ( 52 ) »
(3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
1f71 13Jul 09 Beppe Grillo e Pd, che triste spettacolo. Fino a qualche tempo fa
seguivo Beppe Grillo con simpatia, ritenevo che certe sue provocazioni fossero
salutari e contenessero anche una buona dose di verità. Ora non lo leggo più:
le sue argomentazioni sono sovente pressapochiste e intrise di un populismo da
bar che non sopporto più. L'uomo si è dimostrato molte volte incoerente. Fa politica,
ma lo nega. Manda allo sbaraglio i comitati civici senza esporsi in prima
persona, ma ora che gli fa comodo ne rivendica la paternità. In un'intervista
all'Agr ha dichiarato che vuole correre per la segreteria del Pd, ma che non
intende candidarsi al Parlamento. Nel suo penultimo post si leggono solenni
banalità tipo: Dalla morte di Enrico Berlinguer nella sinistra c'è il Vuoto. Un
Vuoto di idee, di proposte, di coraggio, di uomini . Il che peraltro è falso.
Berlinguer era una persona perbene ma era il segretario di un Partito comunista
e da allora la sinistra è cambiata e molto. Sbagliando, ma il tentativo lo ha
fatto. Beppe Grillo è l'uomo che si batte per l'ecologia e poi gironzola per il
Mediterraneo con un motoscafo ultrainquinante; che si batte per i precari, le
ingiustizie e gli avvoltoi della finanza, ma poi si dimostra abilissimo e
spregiudicato uomo d'affari con redditi annui milionari. Lotta contro il
copyright delle grandi major, ma denuncia per ricettazione un ragazzo che ha
osato vendere su e bay un suo dvd. Non dichiara se sostiene o no lo sciopero
dei blogger, probabilmente perchè l'idea non è venuta a lui, dimostrando un
egocentrismo molto forte. Grillo evidentemente non ama condividere la ribalta
con altri, tranne quando conviene a lui. Ciò detto sono altrettanto allibito
dalla reazione del Pd. Ma che credibilità ha un partito che, per bocca del suo
segretario organizzativo Migliavacca, si affretta a dichiarare che Beppe Grillo
non ha i requisiti per ottenere la tessera? Sostiene Migliavacca: "Secondo
lo statuto del Pd la domanda di iscrizione di Grillo non sarebbe accettabile
perché lo statuto del partito al comma 8 dell'articolo 2 precisa: 'Sono esclusi
dalla registrazione nell'Anagrafe degli iscritti e nell'Albo degli elettori le
persone che siano iscritte ad altri partiti politici'. Grillo non sarebbe
candidabile dato che in passato è stato promotore di liste in concorrenza col
Pd". Mi sembra un criterio sovietico: chi in passato ha fatto concorrenza
al Pd non riceverà mai la tessera. E allora i radicali? E i tanti militanti di
altri partiti? Incredibile. Non è questa la risposta di un partito moderno e
sicuro di sè di fronte alla provocazione di un comico politico o se preferite
di un politico comico. E non c'è nulla da ridere. Scritto in sinistra, destra,
grillo, intellettuali, casta, democrazia, società, partito democratico, Italia
Commenti ( 93 ) » (9 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ...
Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 11Jul 09 Attenti, sono tornati i predoni della finanza.
Nuova crisi in vista? Vedo addensarsi nuove nubi sul
cielo dell'economia mondiale e in particolare di quella americana. Pochi ne
parlano, perlomeno sulla stampa italiana, ma la California, ovvero l'ottava
economia al mondo, è sull'orlo della bancarotta, come spiego in questo articolo
e il rischio di un tracollo finanziario non è più da escludere, con
ripercussioni facilmente immaginabili. Inoltre: la disoccupazione continua a crescere,
il mercato immobiliare continua a crollare, i mancati pagamenti sulle carte di
credito sono ai massimi storici, la fiducia dei consumatori ha ripreso a
scendere. E le prospettiova di ripresa dell'economia reale sono molto più
flebili del previsto. Ma soprattutto le grandi banche d'affari sono tornate a
comportarsi esattamente come prima. La liquidità iniettata dalle banche
centrali non è finita all'economia reale, ma è stata usata per nuove
spericolate operazioni sul mercato dei derivati, come dimostrano le violente
oscillazioni delle quotazioni delle materie prima e l'andamento assurdo delle
Borse. E la speculazione, naturalmente, finirà per avvantaggiare soprattutto i
manager, che quest'anno incasseranno bonus strepitosi: a Goldman Sachs si profila
il miglior anno di sempre. Tra l'altro poco si è parlato dello scandalo di
Steve Perkins, il trader che la settimana scorsa, da solo eludendo i controlli,
ha innescato una speculazione che in un'ora ha fatto salire il prezzo del
petrolio ai massimi dell'anno. Se una persona riesce a fare questo, è davvero
inverosimile che alcune banche d'affari si accordino per pilotare al rialzo o
al ribasso un mercato? Io dico di no. Il recente boom di Borsa è frutto di
aspettative irrealistiche alimentate dalla speculazione che, come avvenuto in
passato, potrebbe cambiare rapidamente orientamento, tanto più che i bilanci
delle banche sono pieni di spazzatura che i trucchi contabili non riusciranno a
nascondere in eterno. Dimenticavo: le banche americane hanno ripreso a erogare
mutui subprime e a cartolarizzare debiti dal valore molti dubbio spacciandoli
per obbligazioni tripla AAA. Attenti ai predoni della finanza: quando va bene a
loro, va male a noi. A quando la nuova crisi finanziaria? C'è chi teme un altro
settembre di lacrime. Scritto in casta, banchieri, scenari, disoccupazione,
usa, borsa, crisi,
economia, europa, era obama, banche, capitalismo, globalizzazione Commenti ( 53
) » (7 voti, il voto medio è: 4.86 su un massimo di 5) Loading ... Il
Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 09Jul 09 Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon senso
Alcuni di voi mi hanno chiesto se ero favorevole o contrario allo sciopero dei
blog, promosso da un collega, Alessandro Gilioli, che conosco bene e che stimo,
sebbene non sia sempre sia d'accordo con lui. Mi sono documentato, ho seguito
alcune polemiche (ad esempio Orientalia 4all e Wolly ) e ho tratto questa
conclusione: - La norma è prevista nel decreto Alfano che mira a punire la
pubblicazione illegittima delle intercettazioni. Ha dunque una finalità
specifica. - Tuttavia, interpretata alla lettera, permetterebbe un'estensione
quasi illimitata del diritto di rettifica, dunque ben oltre gli scopi del
Decreto. - I blog per loro natura sono sbarazzini, polemici, isole di libertà,
con alcuni difetti , come la tendenza allo sproloquio e all'insulto,
specialmente da parte di chi si avvale dell'anonimato. - Sebbene alcuni blog
oggi siano molto letti, la maggior parte ha un'audience molto limitata. E i
blog, essendo dei diari on-line, non possono essere paragonati agli articoli di
grandi media come il Giornale, il Corriere della Sera o Repubblica. - Da
liberale ritengo che la misura sia eccessiva: preferisco qualche insulto e qualche
parolaccia in più piuttosto che correre il rischio di vedere annientata la
vitalità dei blog da un abuso del diritto di rettifica. - E allora ben vengano
le modifiche che parlamentari sia di centrodestra sia di centrosinistra
intendono apportare al decreto e che sono molto probabili, considerato che il
ministro Alfano si è detto disposto a rivedere il decreto prima del sì
definitivo. - Tutto questo non sarebbe avvenuto senza la mobilitazione in Rete.
Onore al merito, con un auspicio: che resti una forma di civile e costruttiva
protesta. Quanto allo sciopero: a questo punto secondo me è inutile. Il
rischio, semmai, è che il problema venga dimenticato durante la pausa d'agosto
e che pertanto la protesta del 14 sia fine a se stessa (tra l'altro trovo di
cattivo gusto l'idea di imbavagliarsi su You tube). Non sarebbe stato più
saggio organizzare un'iniziativa in settembre per risvegliare l'interesse? 25a3
Scritto in giornali, sinistra, destra, comunicazione, blog, notizie nascoste,
democrazia, società, Italia Commenti ( 31 ) » (6 voti, il voto medio è: 4 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Jul 09 Usa-Russia, la
distensione è solo apparente? Le agenzie di stampa ieri hanno dato il tono
definendo "storico" l'accordo tra Medvedev e Obama e oggi quasi tutti
i giornali italiani hanno seguito a ruota. In realtà l'intesa sul disarmo
nucleare non è affatto memorabile ma rappresenta un lievissimo progresso
rispetto al Trattato del 2002 con una riduzione da 1700 a 1675 del numero
massimo delle testate nucleari. La novità principale scaturita dal summit è di
tono. Ben venga. I due Paesi dimostrano l'intenzione di dialogare, rinunciando
alla retorica da Guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultima fase della
presidenza Bush. Mosca, come ho spiegato in questa analisi, persegue un
obiettivo prioritario: vuole che Washington riconosca la sua ritrovata
grandezza; vuole essere trattata alla pari. Ma è improbabile che si accontenti
dei sorrisi e delle parole di Obama. L'impressione è che il duo Medvedev-Putin
intenda approfittare della debolezza di Washington per ampliare la propria
influenza nell'ex Unione Sovietica (tra l'altro riportando sotto il proprio
ombrello Ucraina e Georgia) e per spingere l'acceleratore verso un mondo
multipolare in cui Russia, Cina, India e Brasile abbiano maggiori poteri, a
scapito ovviamente degli Usa e scardinando lo strapotere del dollaro, come
moneta di riserva internazionale. Insomma, la nuova distensione rischia di
essere solo apparente. Fino a che punto l'America può lasciare mano libera alla
Russia, ridimensionando i propri obiettivi sullo scacchiere euro-asiatico? E
l'Europa come deve comportarsi con una Russia di nuovo ambiziosa? Scritto in
geostrategia, era obama, europa, russia, gli usa e il mondo Commenti ( 86 ) »
(4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... 1fc6 Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 05Jul 09 Per una settimana sarò a Radio Tre ogni mattina Da domani
mattina per una settimana condurrò Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio
Tre, che è divisa in due parti: la lettura dei giornali dalle 7.15 alle 8 e poi
il filo diretto con gli ascoltatori dalle 8 alle 8.40 circa. Chi fosse
interessato può seguire la trasmissione in diretta o in podcast collegandosi al
sito di prima pagina o sintonizzandosi alla radio (trovate qui le frequenze).
Per intervenire in diretta potete chiamare il numero verde: 800 050 333. La linea
è aperta a tutti; anche agli amici di questo blog e con molto piacere. Scritto
in giornalismo Commenti ( 35 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di
5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS
Commenti Invia questo articolo a un amico 02Jul 09 L'altro popolo italiano:
quello dello scontrino non fiscale Piccole scene di ordinaria evasione fiscale.
Vado in lavanderia, ritiro le giacche che ho lasciato qualche giorno prima.
Affrancata sulla confezione di plastica c'è lo scontrino. Sembra tutto
regolare. Ma poi quadro meglio: in basso, quasi invisibile c'è scritto non
fiscale. E allora chiedo: ma questo è lo scontrino? E la signora, con l'aria un
po' scocciata, mi dice: "Glielo faccio subito". Smanetta sulla cassa
e mi stampa una vera ricevuta fiscale. Esco, arriva suo marito: guida un'auto
sportiva dal valore di almeno 50-60 mila euro. Ripenso a quante volte sono
andato in quella lavanderia e se in passato mi hanno stampato un vero
scontrino. Credo mai. Il trucco di quello non fiscale è molto efficace: dà
l'impressione al cliente che sia tutto in regola, ma consente all'esercente di
incassare cifre enormi in nero. Non mi stupirei fossero pari all'80-90% della
cifra d'affari. Faccio due conti: secondo me non il gestore della lavanderia
guadagna non meno di 150-200 mila euro all'anno. In nero. E non è solo la
lavanderia a usare questo stratagemma: anche il panettiere, l'idraulico,
l'elettricista. Lavori un tempo umili e ora estremamente redditizi. Guadagnano
quanto un manager di alto livello con una busta paga in regola da 300mila euro
lordi. Qualcosa non torna. Emergono due Italia profondamente ingiuste: da un
lato quella dei salariati che non evadono neanche un centesimo e a cui vengono
accordate detrazioni risibili. Assieme a loro una parte importante del popolo
delle partite Iva, che non riesce a evadere e paga somme spropositate, fino al
60-70% tra tasse e contributi sociali. L'altra Italia è formata dai panettieri,
i lavandai, gli orefici che dichiarano redditi da 10euro all'anno, i piccoli
imprenditori edili, i mediatori immobiliari. E continua a farla franca. In
fondo basterebbe il buon senso per creare una situazione più equa. Il fisco
svizzero, ad esempio, riesce a stimare qual è la cifra d'affari reale di un
lavandaio a Lugano o a Bellinzona, considerando l'anzianità di esercizio, la
posizione, se affitta o possiede il negozio. Chi dichiara troppo poco viene
subito pizzicato, ma senza l'angoscia della visita di un uomo dell'arma. Viene
convocato in ufficio. Il funzionario discute con lui e quasi sempre non deve
ricorrere a misure punitive per trovare una soluzione. E ai salariati vengono
accordate detrazioni fino ai 6-7mila euro a figlio e, nei tempi buoni, anche
esenzioni del 5-10% sull'imponibile. Sia chiaro: Anche in Svizzera c'è
evasione, come in Francia o in Germania ma le proporzioni sono più ragionevoli.
Chissà, forse un giorno anche in Italia. Utopia? 37d2 Scritto in casta, crisi, cultura, sinistra, destra, capitalismo, giustizia,
notizie nascoste, democrazia, economia, società, Italia Commenti ( 104 ) » (6
voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello
Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico
Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale.
Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di
Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie afghanistan (1) banche (22)
banchieri (7) blog (6) borsa (7) capitalismo (26) casta (9) cina (23) clandestini
(4) comunicazione (21) criminalità (2) crisi (43)
cultura (8) democrazia (82) destra (5) disoccupazione (4) economia (46) era
obama (41) europa (26) francia (29) geostrategia (11) germania (9) gheddafi (1)
giornali (4) giornalismo (60) giustizia (11) gli usa e il mondo (84)
globalizzazione (64) grillo (1) immigrati (7) immigrazione (49) influenza suina
(3) intellettuali (2) internet (2) iran (6) islam (26) israele (4) Italia (174)
lega (6) manipolazione (21) medio oriente (18) notizie nascoste (68) partito
democratico (11) pdl (9) politica (9) presidenziali usa (25) progressisti (9)
psicosi (4) referendum (1) russia (16) salute (3) scenari (15) sicurezza (7)
sindacati (3) sinistra (5) società (54) spin (18) svizzera (5) terrorismo (3)
tortura (1) turchia (14) usa (8) Varie (17) 1ff2 I più inviati Dietro la
vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita
meritocratica... - 4 Emails Bastano una lobby e 370 milioni per rovinare il
mondo... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa?
- 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra
tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo
raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere
- 3 Emails Influenza suina, una psicosi molto sospetta... - 3 Emails In una
lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Ultime discussioni Francesco
G: Daccordo con l'omonimo Francesco. In Afghanistan gli idrocarburi non
c'entrano. Ve li... Biagio Morabito: Gentile Signor Andrea, Argomentazioni come
le Sue si sentivano fino a qualche anno fa con riguardo... Andrea: Resto
perplesso di fronte all'affermazione che in Afghanistan ci si debba restare per
non fare brutta... Biagio Morabito: Gentile Signor Ambrogio, Il problema nel
caso del petrolio e del gas non è il macchinone, in loro... Francesco_P:
Egregio Franco Parpaiola, forse la signora Schmidt era andata a vedere come è
possibile far funzionare... Ultime news La polemica Lultima bufala: «Invasi dai decoder»Massa, i medici: non c'è lesione
cerebrale Gp, vince HamiltonBerlusconi: "Un piano innovativo per
rilanciare l'economia del Sud"Sarkozy crolla mentre fa jogging: ricoverato
L'Eliseo: "Ora sta bene, solo un lieve malore"Pellegrini superstar: oro
e record mondiale nei 400 stile liberoRaul Castro: cubani, basta lamentele per
l'embargo Usa, lavorate di più nei campiNigeria, violenti scontri coi
filo-talebani: 42 mortiMotoGp: Dovizioso, trionfo italiano Valentino cade ma
arriva quinto 222d Verona, auto fuoristrada: tre morti e due feriti graviLa
Russa: "L'Italia resta in Afghanistan, irrinunciabili gli obiettivi della
missione" Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità il blog di
Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet
& comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il
circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione
Metropolis, il blog Alberto Taliani NetMedia, il nuovo blog di Piero Macrì
Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog
di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa
e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante
Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa
più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con
l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani
per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera
Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei
cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di
Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista
inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 NetMedia, il nuovo blog di Piero
Macrì Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di
Radio 3 Sito web ilGiornale.it July 2009 M T W T F S S « Jun 1 2 3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 1f60 Archivio
dei post July 2009 (10) June 2009 (13) May 2009 (12) April 2009 (15) March 2009
(15) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008 (11) November 2008 (10)
October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9) July 2008 (6) June 2008
(11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January
2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September
2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback recenti Scoop del Time: il
candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All Dall'America una cura forte
per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per smettere di fumare, una bella
Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta
dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 54 Votes Una vita
meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche
- 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 20 Votes E la
sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg
"aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della
nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? -
16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes
Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Afghanistan,
basta piagnistei: andarsene o combattere La riforma di Obama e il sogno (o
l'utopia) della Sanità per tutti Influenza suina, l'inganno continua.
Clandestini, la strana solidarieta' dell'Unione europea Beppe Grillo e Pd, che
triste spettacolo. Attenti, sono tornati i predoni della finanza. Nuova crisi in vista? Il decreto anti-blog? Inutile, basta il buon
senso Usa-Russia, la distensione è solo apparente? Per una settimana sarò a
Radio Tre ogni mattina L'altro popolo italiano: quello dello scontrino non
fiscale Pagine a9b Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments
RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog
Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti
( da "Giornale.it, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
articolo
di lunedì 27 luglio 2009 I fondi pensione battono il Tfr Così si arrotonda
l'assegno Inps di Redazione Fondi pensione: che cosa conviene fare? Anzitutto,
dare un'occhiata alla situazione: il sistema della previdenza complementare ha
retto meglio di altri all'urto della crisi finanziaria, e si prepara a sfruttare la ripresa in arrivo. Lo dimostra
l'ultima relazione della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione,
che ha confermato il calo limitato delle gestioni previdenziali: rispetto al
meno 40% di molti fondi pensione britannici o statunitensi, i negoziali
italiani - quelli cioè dedicati ai lavoratori appartenenti a un determinato
comparto, come Cometa, per i metalmeccanici, o Fonchim - sono scesi del 6,3 per
cento. Risultati comunque migliori rispetto all'andamento delle Borse, proprio
per la prudenza con cui sono gestiti i fondi stessi, e non solo: grazie al
rimbalzo da marzo in poi sono riusciti a recuperare terreno nella sfida con la
rivalutazione dei Tfr. «I fondi pensione sono prodotti di medio-lungo periodo -
spiega Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza - e i paragoni a breve
termine rischiano di essere fuorvianti. Le evidenze empiriche dimostrano che su
un arco ventennale anche la gestione finanziaria, più
esposta quindi alle variazioni del mercato, di un fondo pensione batte il Tfr.
Soprattutto per i giovani, quindi, è necessario puntare sul fondo, se si vuole
garantirsi una pensione adeguata alla fine della vita lavorativa». A un giovane
lavoratore dunque lei consiglia di investire nella previdenza complementare: ma
nell'ambito del fondo di categoria, quale linea di investimento è meglio
scegliere? Azionario, obbligazionario o misto? «Per un giovane è senz'altro
consigliabile un'esposizione sull'azionario superiore a quella di chi è a metà
della propria carriera. Si dovrebbe infatti avere una propensione al rischio
direttamente proporzionale agli anni che mancano alla pensione. Inoltre, i
giovani entrano adesso in un mercato con "effetto rimbalzo": c'è
quindi tutto il tempo non solo per recuperare le perdite, ma anche per
guadagnarci». Qual è la quota da investire? «L'obiettivo di un piano
previdenziale è ricavare il 20-25% del reddito finale, per integrare la
pensione di base: per questo occorre investire il 10-12% del proprio reddito
per 35-40 anni. Quindi conviene utilizzare il Tfr, che vale già un 7%: altri 2
punti vengono versati dal datore di lavoro, il resto può versarlo il
lavoratore». Quando conviene cambiare investimento? «Idealmente, ogni dieci
anni, scegliendo una fascia meno rischiosa. Ma in questo momento, con la
ripresa dei mercati vicina, consiglierei di aspettare per goderne i vantaggi».
E chi in pensione c'è già, o sta per andarci? «Non è obbligato a ritirare
tutto: se non si hanno necessità urgenti, converrebbe mantenere la posizione e
aspettare tempi migliori. Per riposizionarsi o ritirarsi ci sarà tempo anche
dopo». © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA
05524110961
( da "Corriere della Sera"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia data: 27/07/2009 - pag: 27 Gli economisti e
Buckingham Palace La risposta alle domande della regina sulla recessione in una
lettera aperta di studiosi e uomini di mercato «Maestà, non abbiamo visto la crisi per poca immaginazione» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
LONDRA Quando, nel novembre scorso all'inaugurazione del nuovo palazzo che
ospita la London school of Economics, il professor Luis Garicano fece gli onori
di casa forse non pensava che fuori dal programma ufficiale, la regina potesse
rivolgergli una domanda del genere: «Come mai gli economisti non hanno saputo
prevedere la recessione e la sua gravità?». Sua maestà nelle cerimonie pubbliche
dispensa tanti sorrisi e poche parole, sempre misurate. Quella
volta, nel pieno dell'onda devastante della crisi
finanziaria, la curiosità di Elisabetta II sembrò un
pochino maliziosa ma sintetizzava ciò che in tanti si stavano chiedendo.
Qualcuno riferì frettolosamente che Luis Garicano, illustre accademico, preso
alla sprovvista rispose balbettando. Cosa, però, che lui stesso smentì
con un articolo apparso sul «Guardian» qualche giorno più tardi: «Non sono
stato colto di sorpresa, anzi ho spiegato bene che non pochi economisti, in
tempi non sospetti, hanno ammonito sui pericoli dell'eccesso di debito e sulla
bolla immobiliare americana ». Irritato dalle lingue lunghe che gli avevano
attribuito una replica imbarazzata e impacciata Luis Garicano chiuse
l'«incidente » con una ammissione: «Aldilà di ciò che ho detto o non ho detto,
la regina ha posto una questione seria». Probabilmente quella mezza frase
buttata lì da Elisabetta II ha lasciato il segno e ha colpito al cuore il
circolo degli studiosi britannici i quali hanno pensato bene di riunirsi in
seminario in giugno, esaminare, infine rispondere con una lettera di tre pagine
indirizzata a Buckingham Palace e recapitata anche alla redazione
dell'«Observer». La firmano alcuni pezzi da novanta: Paul Tucker,
vicegovernatore della Banca d'Inghilterra, Tim Besley, membro del comitato di
politica monetaria della banca centrale, lo storico Peter Hennessy, il
segretario permanente del Tesoro Nic MacPherson, i capi economisti di Goldman
Sachs e HSBC, Jim O'Neill e Stephen King. Allora: fu un clamoroso abbaglio
collettivo il silenzio o la sottovalutazione degli squilibri che la voragine del
debito Usa aveva aperto? E chi ne furono i responsabili? A metà fra
l'autocritica e l'autogiustificazione il team degli economisti rivela alla
regina che l'ottimismo, il «feelgood factor», mascherò il deficit finanziario
accumulato da alcuni Paesi. Ci fu un eccesso di confidenza nella politica dei
bassi tassi d'interesse che consentiva alle famiglie americane di inseguire il
sogno del mutuo a buon mercato e della casa di proprietà. Non si colse per
tempo il rischio che potevano generare l'insolvibilità, la frantumazione del
credito da parte delle istituzioni bancarie, la sua trasformazione in strumenti
finanziari sempre più complessi e fantasiosi, l'internazionalizzazione di
queste opzioni «spazzatura » . «In definitiva 'your majesty' concludono i
professori l'incapacità di prevedere l'estensione, i tempi e la severità della crisi, fu principalmente dovuta alla mancanza di
immaginazione collettiva di molte persone intelligenti che non colsero i
cedimenti dell'intero sistema». Capo cosparso di cenere e mea culpa. La regina
troppo curiosa si riterrà ora soddisfatta? Fabio Cavalera La regina e la crisi La visita di Elisabetta d'Inghilterra alla London
School of Economics nel novembre scorso. Accanto il direttore dell'istituto
Howard Davies Esperti La lettera è firmata tra gli altri dal vicegovernatore
della Banca d'Inghilterra Paul Tucker
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: MONDO data: 2009-07-27 - pag: 12 autore:
Economia internazionale. Si apre oggi a Washington la due giorni del primo
vertice sino-americano dell'era Obama Prove d'intesatra Usa e Cina Gli States
chiedono garanzie sull'acquisto dei titoli del loro debito e sulla forza dello
yuan PAGINA A CURA DI Gianni Salvini Durante la sua prima visita a Pechino come
Segretario al Tesoro Usa, all'inizio del giugno scorso, una garbata risata
degli studenti dell'università di Pechino ha accolto l'affermazione di Timothy
Geithner, secondo cui l'investimento cinese in titoli pubblici Usa è sicuro. In
effetti, in Cina c'è diffusa inquietudine per le finanze pubbliche Usa e la
connessa svalutazione del dollaro, che coinvolgerebbe il "tesoro"
detenuto. La Cina vanta infatti riserve valutarie per 2.132 miliardi di
dollari, di cui oltre un terzo in titoli del debito pubblico Usa:
un'esposizione enorme. è questo il tema principale che sarà sul tappeto, oggi e
domani, tra Geithner e il Segretario di Stato Hillary Clinton da un lato e
alcuni tra i massimi dirigenti cinesi dall'altro, nel primo incontro al massimo
livello tra Usa e Cina dopo l'arrivo alla Casa Bianca del presidente Obama.
Malgrado i loro legittimi timori, i cinesi non hanno alternative. Il gioco
continua («voi Usa comprate i miei prodotti a basso prezzo favorendo la mia
crescita economica e io Cina acquisto il vostro debito e freno la vostra
inflazione ») e si stabilizza, pur con qualche incertezza, in un rapporto
simbiotico: la "Chimerica",com'è stata definita con brutto
neologismo, è ormai uno degli assi portanti dell'assetto economico mondiale.
All'inizio del decennio il "matrimonio" ha funzionato bene,
permettendo la convivenza delle operose "formiche" cinesi e delle prodighe
"cicale" Usa, col risultato che il tasso di risparmio cinese è
balzato dal 30% al 45%, mentre quello americano è crollato dal 5% a zero. Ma un
matrimonio in cui tutto il peso del risparmio è addossato a un partner e tutte
le spese all'altro non può chiaramente durare. Le prime frizioni risalgono al
2007-2008. Da un lato Washington ha premuto, con risultati ritenuti inadeguati,
affinchè Pechino accelerasse la rivalutazione dello yuan al fine di frenarne
l'export. Dall'altro Pechino, che pure ha gradualmente rivalutato la propria
moneta da 8,28 yuan per dollaro (2005) a 6,80 (fine 2008), ha
arrestato il processo a causa della crisi finanziaria mondiale. Ora si cominciano ad avvertire dei segni di
scollamento. Alcuni alti dirigenti cinesi propongono d'introdurre una nuova
valuta globale di riserva (i Diritti speciali di prelievo, Sdr, con la presenza
dello yuan nel loro paniere) per superare le "vulnerabilità" del
sistema monetario internazionale. Nel contempo, la Banca centrale cinese
opera affinchè lo yuan acquisti a livello regionale il ruolo di moneta di
riserva. Oggi lo yuan non è però in grado di assumere questo ruolo per due
ragioni: non è una moneta totalmente convertibile e i mercati finanziari cinesi
non sono abbastanza sviluppati e aperti. All'inizio dell'anno la Borsa cinese
capitalizzava 2.000 miliardi di dollari, contro 11.000 di quella Usa e 5.000 di
quelle europee. Il mercato obbligazionario è ancor più debole e condizionato
dalle autorità politiche. Il biglietto verde resta perciò la valuta di riserva
globale costituendo, al primo trimestre 2009, il 65% delle riserve ufficiali
della Banca centrale cinese, davanti a euro (26%), sterlina (4%) e yen (3%),
mentre la metà degli scambi commerciali mondiali si svolge in dollari. Ciò
permette a Washington di finanziare facilmente (e a un basso tasso d'interesse)
il suo deficit estero, poichè tutte le banche centrali mondiali detengono
riserve ufficiali in dollari. è però possibile che lo yuan, in prospettiva,
assuma il ruolo di valuta regionale di riferimento. In Asia, in effetti, il
processo è avviato. Dal mese scorso alcune imprese di cinque città cinesi
possono usare yuan per regolare le transazioni con Hong Kong, Macao e i paesi
Asean. Le banche straniere potranno comprare o prestare yuan per finanziare le
loro operazioni commerciali. Già da giugno Russia e Cina si sono accordate per
espandere l'uso delle loro monete negli scambi bilaterali. Altre analoghe
iniziative sono in atto non solo con Hong Kong, Indonesia, Malaysia e Corea del
Sud, ma anche con Brasile, Argentina e Belarus: la Banca centrale cinese
consente di pagare in yuan le importazioni dalla Cina se questi paesi non
dispongono di valuta forte. Ancora: le banche di Hong Kong possono emettere
obbligazioni in yuan come primo passo per creare un mercato finanziario
"off shore". Alcuni economisti (forse troppo ottimisti) prevedono che
nel 2012 il 40% del commercio estero cinese sarà regolato in yuan: è chiaro che
la "lunga marcia" della moneta di Pechino verso lo status di valuta
internazionale è iniziata. Ciò potrebbe significare un indebolimento del regno
(finora indiscusso) del dollaro in Asia, soprattutto la fine per gli Usa della
capacità di finanziare facilmente il debito estero con l'accumulo in tutto il
mondo di riserve ufficiali in dollari. Washington dovrebbe quindi ridurre il
suo debito estero, risparmiare molto di più e anche alzare i tassi d'interesse
per invogliare gli investitori a sottoscrivere i titoli del suo debito. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA IL BIGLIETTO VERDE Pechino detiene un'arma decisiva di
pressione: due terzi delle sue enormi riserve ufficiali sono costituiti da
dollari
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore del lunedì sezione: MONDO data: 2009-07-27 - pag: 12 autore: La
strategia del Dragone Dubbi sul ruolo: partner o competitor? I rapporti
Cina-Usa sono segnati da una forte ambivalenza tra cooperazione e competizione.
La prima, decisiva forma di cooperazione la si ritrova nella sinergia
commerciale e finanziaria prodottasi soprattutto a
partire dal 2001, con l'adesione della Cina alla Wto. è l'interdipendenza nota
come "Chimerica", basata su realtà precise: la Cina ha come partner
commerciale essenziale gli Usa, ne è il primo creditore e il maggior detentore
di titoli del loro debito pubblico. Finanziando una quota rilevante di tale
debito, svolge un ruolo decisivo nel sostenere il dollaro. Per contro, se si
considera che la saldezza del regime politico cinese è legata in buona parte
alla crescita economica e che questa è sempre più "exportoriented", è
chiara l'importanza del mercato americano per la stabilità cinese. Questi fattori di cooperazione sembrano evolvere dopo la crisi finanziaria. Semplificando al
massimo, occorre stimolare i consumatori americani a spendere di meno e quelli
cinesi di più. Ma ciò significa modificare radicalmente i due modelli di
sviluppo: in effetti, quello Usa si basa sul consumo a credito senza risparmio
e sulle nuove tecnologie, mentre in quello cinese prevale, nella
crescita della domanda aggregata, l'investimento e il commercio estero,
lasciando ai consumi privati un ruolo residuale. è illusorio che i due modelli
di crescita possano correggersi e avvicinarsi anche nel medio periodo, tanto
più che gli Usa hanno urgente bisogno che la Cina continui a comprare i loro
buoni del Tesoro finanziandone il debito. L'interruzione di acquisti cinesi
creerebbe un grave danno all'economia americana. Inoltre, una repentina
politica di stimolo al consumo metterebbe la Cina a rischio di un'inflazione
devastante. Restano, comunque, aspetti competitivi tra i due paesi, i più
evidenti dei quali –non considerando quelli militari – riguardano la battaglia
per il controllo delle materie prime. La fame cinese di commodities è infatti
senza precedenti per quantità e rapidità di crescita: nel 2007 la Cina
consumava già il 40% circa del carbone mondiale, il 37% del rame, il 33% dell'alluminio,
il 32% dello zinco... Nel 2020 dovrebbe assorbire il 60% della produzione
mondiale di metalli. L'attivismo delle aziende statali cinesi, in tutti i
continenti, è frenetico. Con la sua abbondante liquidità, la Cina sta
rapidamente diventando la nuova locomotiva dell'investimento, specie nelle aree
prima sotto controllo Usa. Nel 2008 le operazioni di fusione- acquisizione
svolte da imprese cinesi sono ammontate a 52,1 miliardi di dollari e nel 2009
si ritiene che tale cifra raddoppierà. Inoltre, il fondo sovrano cinese Cic
(che ha una dotazione di 200 miliardi di dollari) è molto attivo sui mercati
finanziari occidentali, malgrado alcune passate esperienze negative. In
sostanza, l'estensione e la complessità dei rapporti sinoamericani non deve far
dimenticare che, nel quadro geopolitico globale, la Cina non ha alternative a
una politica di cooperazione. In questo quadro gli Usa premeranno sulla Cina
affinchè, nel breve-medio periodo, rivaluti lo yuan e aumenti le importazioni
rivedendo la sua politica mercantilista. La maggiore responsabilità della Cina
negli organismi internazionali (il Fondo monetario in prima linea) potrebbe
essere lo sbocco auspicabile di questo braccio di ferro. © RIPRODUZIONE
RISERVATA
( da "Trend-online" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi:
Bernanke, Fed ha evitato seconda Grande Depressione ANSA NEWS, clicca qui per
leggere la rassegna di Ansa , 27.07.2009 12:13 Scopri le migliori azioni per
fare trading questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 27 LUG - La Federal Reserve ha
cercato di scongiurare una 'seconda Grande Depressione'. Lo ha detto il
presidente della Fed, Ben Bernanke. Il banchiere ha difeso
gli interventi di salvataggio e gli aiuti di emergenza varati dalla Banca
centrale americana. Bernanke ha spiegato che in una crisi
finanziaria, se le grandi societa' falliscono
disordinatamente il sistema finanziario viene trascinato. Le prospettive:
inflazione sotto controllo e 'entro pochi anni' economia di nuovo in crescita.
( da "Denaro, Il" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Turismo
& Viaggi Federalberghi Campania Iaccarino: Più programmazione Per il
presidente occorre anche regolamentare la ricettività extra-alberghiera "La
Campania torni a essere la terra dell'accoglienza". " l'auspicio di
Costanzo Iaccarino, presidente di Federalberghi Campania, di recente eletto
vicepresidente nazionale di Federalberghi. Iaccarino ha un sogno nel cassetto
che riguarda il turismo campano: "che finalmente si possa tornare a
parlare di programmazione, promozione nei tempi giusti, invece di dover
rincorrere solo le emergenze che vanificano anche le poche cose buone che si
fanno". Il Denaro lo intervista. Basilio Puoti Presidente lo scorso anno
si parlava di cabina di regia per salvare il settore. Com'è andata? La cabina
di regia è stato un vero fallimento. Il nostro appello è rimasto inascoltato, e
la cosa che più dispiace e che disgraziatamente si è avverato tutto quello che
avevamo paventato. Lo stato di salute del settore in Campania è migliorato in
questi ultimi mesi? In Campania, dove il sistema turistico già stava pagando un
prezzo carissimo, alle emergenze rifiuti e sicurezza, si è
aggiunta anche la crisi finanziaria che ha creato una situazione di grande difficoltà per tutto il
comparto, con perdite di presenze, di posti di lavoro e di fatturato stimabile
in una percentuale tra il 20 e il 25 per cento. Tra l'altro il problema
sicurezza è, a tutt'oggi, ancora irrisolto. Quali sono le sue
previsioni? Non vedo nessun miglioramento, anzi penso che per il settore
turistico questo stato di cose andrà avanti anche per il prossimo anno. Inoltre
mi aspetto, da settembre in poi, grosse difficoltà per le aziende che soffrono
di una mancanza di liquidità. A tutt' oggi sono rimaste inascoltate le nostre
richieste circa la revisione degli studi di settore, lo spostamento dei
pagamenti dei mutui e dei contributi (Inps, ecc.). La revisione che verrà fuori
dai rating e tutti gli altri inasprimenti dei costi che le banche hanno attuato
ed andranno ad attuare, creerà il blocco totale degli investimenti da parte
delle aziende, con ripercussioni sulla qualità dei servizi, vanificando anche
l'accordo che il governo ha fatto con gli istituti di credito per aiutare gli
investimenti. Cosa dovrebbero fare di più gli albergatori? Ritengo che gli
albergatori abbiano fatto e stiano facendo la loro parte come sempre, venendo
incontro alle richieste dei tour operator, concedendo facilitazioni, accettando
le offerte che impone il mercato in momenti di crisi
come questi e offrendo last minute sempre più appetibili. E le istituzioni? Mi
aspetto che finalmente si rendano conto dell'importanza del turismo per la
nostra economia e che si crei un coordinamento reale tra tutti gli enti del
settore, sia pubblici che privati. Bisogna che si metta in pratica una politica
del turismo che renda appetibile, agli operatori internazionali del settore e
al turista, la nostra regione garantendo loro aeroporti, terminal portuali,
stazioni, servizi marittimi efficienti e sicuri. Inoltre, siamo in attesa da
anni della nuova legge regionale sul turismo che sia al passo con la continua
innovazione del nostro settore; basti pensare al caos che oggi viviamo e
subiamo in attesa di una regolamentazione della ricettività alberghiera ed
extralberghiera. Non si può pensare che zone che si definiscono mature (come
Napoli, la penisola sorrentina, Ischia, Capri, la costiera amalfitana, ecc..)
abbiano la stessa regolamentazione, in materia di posti letto, di territori che
solo da qualche anno si sono aperti al turismo. Ritengo che ci sia l'urgenza di
disciplinare l'aumento indiscriminato di attività alberghiere ed
extralberghiere soprattutto nelle zone mature. Quali sono le priorità su cui intende
concentrarsi? Il momento difficile che stiamo vivendo esige che tutte le
energie siano indirizzate, per uscire da questa emergenza, in particolare modo
sul sud Italia e sulla Campania. b.p. del 25-07-2009 num.
( da "Elettronicanews.it"
del 27-07-2009)
Argomenti: Crisi
AUTOMOTIVE
Per una mobilità sostenibile Nell'ambito del dibattito sull'ambiente sta
assumendo una rilevanza sempre più importante il ruolo dell'auto elettrica.
Molti annunci di pre-produzione di modelli elettrici suggeriscono la
possibilità che presto si possa verificare un'espansione nella disponibilità di
veicoli elettrici. Salvatore Chiama - Power Electronics 27 Luglio 2009 Link
Ansaldo Bollorè Commissione italiana veicoli elettrici stradali Fiat
Pininfarina Toyota Da qualche anno, nel più vasto dibattito sul clima e
sull'inquinamento ambientale, la locuzione "auto elettrica" ha
assunto una rilevanza notevole in una vasta cerchia della popolazione. Da
qualche mese poi, con l'aggravarsi del crollo del mercato automobilistico come
conseguenza (ma non solo) della più generale crisi finanziaria e produttiva mondiale
e il possibile fallimento di primarie aziende del settore, ha riacceso
l'interesse sull'auto elettrica, vista da taluni come una possibilità di un
nuovo corso dell'industria automobilistica. Il tema è notevolmente complesso
dal punto di vista tecnico, industriale e sociale; cercheremo di
indicare alcuni punti utili per esaminare gli aspetti essenziali del problema.
L'automobile è una parte essenziale della civiltà dell'uomo moderno, ma
esistono anche altri mezzi di trasporto in cui il motore elettrico è abbastanza
diffuso. Infatti la trazione ferroviaria, almeno in Europa è prevalentemente
elettrica; in Italia già nel 1939 una parte non trascurabile dei treni era a
trazione elettrica. I tram sono esclusivamente elettrici in tutto il mondo e
così pure i filobus. I sommergibili e i sottomarini sono azionati da sistemi di
propulsione "ibridi", nel senso che la fonte di energia a bordo può
essere di varia natura (per esempio idrocarburi, nucleare) ma tipicamente i
motori sono elettrici. Anche nella navigazione di superficie da qualche anno
vengono costruite grandi navi, ad esempio da crociera, con l'architettura
generale dell'attrezzaggio di bordo conosciuto con il termine AES (All Electric
Sheps), in cui la propulsione è assicurata da un certo numero di motori
elettrici (uno per ogni elica) che fa parte, insieme a un convertitore statico,
di un azionamento elettrico; la potenza dei propeller drive può essere
dell'ordine di grandezza di oltre 1 MW. Nel campo delle imbarcazioni segnaliamo
che è stato recentemente comunicato che la città di Venezia ha deciso di
convertire i classici vaporetti con imbarcazioni a propulsione elettrica.
L'automobile è l'ultima arrivata? Tipologie del sistema di propulsione dell'autoveicolo
elettrico L'autoveicolo elettrico può essere definito un autoveicolo munito di
almeno un motore elettrico, che, eventualmente cooperando con altri motori non
elettrici, fornisce potenza propulsiva al veicolo, con possibilità di
collegamento meccanico a una o più ruote. Come si comprende dalla definizione,
il requisito essenziale affinché un autoveicolo si possa definire elettrico è
che sia munito di un motore elettrico che possa essere collegato meccanicamente
alle ruote motrici; è anche chiaro che riteniamo "elettrico" un
autoveicolo che possieda anche altri tipi di motori, come i motori a
combustione interna o motori endotermici, tipicamente a gasolio o a benzina.
Una classificazione sovente adottata è la seguente: 1 - autoveicoli esclusivamente
elettrici (VEE), muniti solo di motore elettrico; possono essere usati più
motori elettrici (ad esempio nel caso delle motoruote) ma non è presente alcun
altro tipo di motore; sono correntemente denominati anche autoveicoli a
batteria; 2 - autoveicoli ibridi (VEI) che utilizzano, oltre al motore
elettrico, anche altri tipi di motore; questo tipo di autoveicolo si suddivide
a sua volta in due sottotipi: ibridi in serie (VEIS) e ibridi in parallelo
(VEIP). L'autoveicolo elettrico a batteria La Fig. 1 riporta lo schema di
principio di un autoveicolo elettrico a batteria o VEE (Veicolo Esclusivamente
Elettrico). La batteria è un accumulatore di energia elettrica ed è l'unica
fonte di energia presente sul veicolo; essa eroga corrente continua a un
convertitore elettronico di potenza, che a sua volta fornisce potenza
elettrica, di regola in corrente alternata con opportune caratteristiche
(tensione, corrente, frequenza) al motore elettrico, il quale trasforma la
potenza elettrica in potenza meccanica, che, eventualmente attraverso un
opportuno gruppo meccanico (comprendente ad esempio cambio meccanico,
differenziale, ecc.) viene trasferita alle ruote. Il convertitore e il motore
costituiscono un azionamento elettrico del tipo bidirezionale reversibile; ciò
significa che: a - il senso di rotazione delle ruote può essere invertito
elettricamente; b - quando il veicolo si trova in fase di frenatura o
decelerazione l'energia viene ricuperata, il motore diventa un generatore e il
PDS ricarica la batteria, come evidenziato in calce alla figura. Ovviamente, in
media, il ricupero non è sufficiente a ricaricare completamente la batteria;
esistono due modalità per effettuare questa operazione: da un caricabatteria
esterno oppure interno al veicolo; con questa seconda modalità (spesso
denominata plug-in) è sufficiente il collegamento di un apposito cavo di
connessione del veicolo a una comune presa di corrente della rete di
distribuzione, ad esempio monofase 230 V, 50 Hz. Le principali caratteristiche
del VEE sono: a - la fonte energetica a bordo è esclusivamente elettrica, ma è
di tipo accumulato e non prodotto; b - la fonte di energia primaria è esterna
all'autoveicolo; c - l'autoveicolo è del tipo "a emissione zero"
durante tutto la sua attività; d - l'autonomia del veicolo dipende dall'energia
immagazzinata nella batteria; e - tutta la potenza meccanica fornita al gruppo
meccanico, e quindi alle ruote, è fornita dal motore elettrico. L'autoveicolo
elettrico ibrido in serie La Fig. 2 riporta lo schema di principio di un VEIS (Veicolo
Elettrico Ibrido in Serie). Caratteristica di questo schema funzionale è la
presenza, oltre al motore elettrico, di un secondo motore, del tipo a
combustione interna, che aziona meccanicamente un alternatore alimentante in AC
il convertitore 1. Questo apparecchio converte l'ingresso AC in corrente
continua DC con opportune caratteristiche e può, attraverso l'organo H (in
alternativa o contemporaneamente), sia alimentare il convertitore 2 del PDS,
sia ricaricare la batteria. La parte di schema comprendente il convertitore 2,
il motore elettrico e il gruppo meccanico, è esattamente uguale a quello della
Fig. 1. Le principali caratteristiche del VEIS sono: a - sono presenti due
motori: uno elettrico ed uno a combustione interna (sistema ibrido) e la catena
energetica comprende in successione le seguenti trasformazioni dell'energia:
chimica/ meccanica (motore a combustione interna; meccanica/elettrica AC
(alternatore); elettrica AC/elettrica DC (convertitore 1), elettrica AC/
elettrica AC (convertitore 2); elettrica AC/meccanica (motore elettrico); le
trasformazioni sono successive, cioè in serie, da cui la sigla; b - la fonte di
energia primaria si trova sull'autoveicolo ed è costituta dal carburante
contenuto nel serbatoio; è inoltre presente una batteria per l'immagazzinamento
dell'energia elettrica DC; c - l'autoveicolo è del tipo "a emissione
zero" solo quando funziona con il motore a combustione interna spento e
l'energia è fornita al convertitore 2 solo dalla batteria; d - l'autonomia del veicolo
dipende dalla quantità di carburante contenuta nel serbatoio; e - tutta la
potenza meccanica fornita al gruppo meccanico, e quindi alle ruote, è fornita
dal motore elettrico. L'autoveicolo elettrico ibrido in parallelo La Fig. 3
riporta lo schema di principio di un VEIP (Veicolo Elettrico Ibrido in
Parallelo). Rispetto a VEIS la catena energetica è notevolmente ridotta e la
struttura del sistema propulsivo è diversa. Infatti in questo caso la potenza
meccanica trasferita al gruppo meccanico può esser fornita o dal solo motore a
combustione interna, o da solo motore elettrico o da entrambi
contemporaneamente. Nella Fig. 3 è rappresentata una soluzione meccanica, in
cui l'albero del motore elettrico è in prosecuzione di quello del motore e
combustione interna e trasmette il moto al gruppo meccanico. Ovviamente lal
velocità angolare è identica per entrambi i motori. In questo modo, se entrambi
i motori sono funzionanti, la coppia trasmessa è la somma delle coppie dei due
motori e pertanto la potenza meccanica totale trasmessa risulta PMT = (TCI +
TE) ·_, dove TCI e TE sono rispettivamente la coppia del motore a combustione
interna e del motore elettrico e _ la velocità angolare dell'albero. Quando
funziona il solo motore elettrico, alimentato dal convertitore, l'energia è
fornita dalla batteria ed l'albero del motore a combustione interna è separato
per mezzo del giunto G. Anche in questo caso la batteria può essere ricaricata
sia per il ricupero dell'energia di frenatura sia dal motore a combustione
interna. Quello descritto è solo uno dei diversi sistemi ibridi adottati. Le
principali caratteristiche del VEIP sono: a - sono presenti due motori, uno
elettrico e uno a combustione interna (sistema ibrido), che funzionano in
parallelo; b - la fonte di energia primaria si trova sull'autoveicolo ed è
costituta dal carburante contenuto nel serbatoio; è inoltre presente una
batteria per l'immagazzinamento dell'energia elettrica DC; c - l'autoveicolo è
del tipo "a emissione zero" solo quando funziona con il motore a
combustione interna spento e l'energia è fornita al convertitore solo dalla
batteria; d - l'autonomia del veicolo dipende dalla quantità di carburante
contenuta nel serbatoio; e - la potenza meccanica fornita al gruppo meccanico,
e quindi alle ruote, è fornita direttamente sia dal motore elettrico che dal
motore a combustione interna. L'autovettura che nasce elettrica Pininfarina,
una delle aziende italiane più conosciute nel mondo come designer e costruttore
di automobili di classe, e il gruppo Bollore hanno dato vita all'inizio del
2008, a una joint venture detenuta al 50% da ciascuno dei due gruppi con
l'obiettivo di progettare, sviluppare, produrre e distribuire un'automobile
elettrica rivoluzionaria per le sue caratteristiche tecniche e per le sue
qualità formali, la Pininfarina Bluecar, esposta come anticipazione al Salone
di Ginevra di questo anno, nello stand Véhicules Électriques
Pininfarina-Bolloré (Fig. 4). Questa vettura sarà prodotta negli stabilimenti
di Pinifarina a Torino a partire dal 2010 con i primi esemplari, per poi
consolidare la produzione su scala industriale tra il 2011 e il 2017 e
raggiungere una produzione di circa 60.000 unità entro il 2015. La Bluecar è un
veicolo elettrico del tipo VEE-plug-in con due importanti innovazioni: 1 -
l'impiego di un nuovo tipo di batteria LMP (Lythium Metal Polymere), alla quale
è abbinato un dispositivo per lo stoccaggio dell'energia denominato
"supercapacity", fabbricato negli stabilimenti Bolloré a Quimper in
Francia e Montreal in Canada, che ricupera l'energia in frenata, per poi
renderla disponibile alla ripartenza del mezzo; 2 - l'adozione di celle solari
opportunamente montate sulla vettura, che contribuiscono all'alimentazione
degli equipaggiamenti elettrici. Nella Tab. 1 sono riportate le principali caratteristiche
tecniche della Bluecar. Notizie di stampa indicano che la velocità massima
potrebbe essere di 250 km/h, ma un limitatore di velocità permetterebbe di
limitarla a 130 km/h. La prima autovettura ibrida Fin dal 1997 la giapponese
Toyota iniziò a progettare, eseguire prototipi e cicli di prova e
successivamente a passare alla produzione di serie dell'autovettura elettrica
ibrida PRIUS, che rappresentò una svolta epocale nel settore della
motorizzazione elettrica dell'automobile; da tale data, afferma la Toyota
"oltre 700.000 persone in tutto il mondo si sono avvicinate alla
tecnologia Hybrid Sinergy Drive e hanno scelto di guidare Toyota Prius".
Questa autovettura (Fig. 5) appartiene al tipo VEIP, autoveicolo elettrico
ibrido in parallelo, ed è munita di due motori: un motore a benzina della
potenza di 57 kW a 5000 giri/min e un motore elettrico sincrono a magneti
permanenti (brushless) della potenza di 50 kW nel campo 1200÷1540 giri/min. Il
sistema complessivo di propulsione ha una potenza complessiva di 82 kW e il
consumo standard è di 20 km/litro; è inoltre presente un generatore elettrico
azionato dal motore a benzina. Nella partenza e a bassa velocità la vettura è
mossa dal solo motore elettrico, quando è richiesta la massima accelerazione il
sistema utilizza le due fonti di energia (batteria e motore a benzina), nella
marcia costante il motore a benzina aziona contemporaneamente le ruote ed il
generatore che alimenta il motore elettrico; quando necessario il generatore
provvede a ricaricare la batteria; come in tutti i VEIP, durante la frenata o
la decelerazione, l'energia viene ricuperata e ricarica la batteria. Nella Tab.
2 sono riportate le principali caratteristiche tecniche della Prius.
L'azionamento elettrico: motori e convertitori In qualunque tipo di autoveicolo
elettrico è presente un azionamento elettrico (PDS), costituito dal motore
elettrico e dal relativo convertitore, di regola un inverter. Il motore può
essere sia il comune motore asincrono ad induzione, di regola specificamente
studiato per l'applicazione di trazione su gomma, sia un motore sincrono come
il brushless a magneti permanenti. Il raffreddamento è spesso ad acqua,
modalità del resto ben nota ed utilizzata anche sui normali autoveicoli. Lo
schema del convertitore è uno degli standard utilizzati nel campo industriale
per esempio un inverter DC/AC se l'ingresso è da batteria, o a doppia
conversione AC/AC con bus intermedio DC di potenza, se l'ingresso è AC, come
talvolta avviene nei tipi ibridi. In Italia esistono diverse industrie che
producono per questo settore, fornendo sia solo l'elettronica di potenza o il
motore oppure anche l'intero azionamento. A quest'ultima categoria appartiene
la Ansaldo Electric Drives S.p.A. di Genova, che è fabbrica e fornisce
convertitori e motori per veicoli elettrici e ibridi per autovetture, van e
autobus. I motori sono del tipo asincrono e la parte di potenza dei
convertitori è basata su IGBT; la gamma varia da 7,5 kW (City car) fino a 180
kW (autobus articolati da 18 m). Nella Tab. 3 è riportato un sinottico della
produzione e nella Tab. 4 le caratteristiche tecniche dell'azionamento con
motore tipo A1H256B. La batteria nell'autoveicolo elettrico Non è necessario
spendere molte parole per comprendere che la batteria è l'elemento chiave
dell'autoveicolo elettrico; purtroppo è anche il punto debole del sistema e da
oltre trenta anni la chimica di potenza ha battuto molte strade, a partire dal
perfezionamento delle classiche batterie al piombo. per ragioni di spazio non
possiamo addentrarci nell'esame delle batterie che oggi promettono di diventare
una realtà industriale, sia dal punto di vista tecnico (p.e. elevato rapporto
potenza/ massa, energia / massa, rendimento di conversione), sia dal punto di
vista del costo. Attualmente le batterie al Litio-ione, sviluppate da molti
costruttori e già disponibili in commercio per applicazione a veicoli
elettrici, sono caratterizzate da una energia specifica intorno ai 125 Wh/kg
(160 Wh/kg a livello di cella elementare), un rendimento carica - scarica del 90%,
una ciclabilità attesa in oltre 1000 cicli di scarica profonda. L'impiego di
questo tipo di batteria può consentire autonomie fino a valori superiori ai 200
km, con masse a bordo accettabili e compatibili con un uso efficiente del
veicolo. La ricarica può, già con le tecniche attualmente in uso, essere
realizzata in tempi brevi (dell'ordine di 2 ore per ricariche all'80%). Sono in
atto sviluppi per ridurre il tempo di ricarica all'ordine della decina di
minuti, con procedure e tipologie di batteria specifiche. BOX BOX BOX BOX BOX
La posizione di FIAT Non si può chiudere, almeno in Italia, un discorso
sull'automobile elettrica, senza fare almeno un cenno alla posizione di FIAT,
sopratutto dopo il primo accordo FIAT-Chrysler del 23 aprile 2009. Il gruppo FIAT,
in particolare il CRF (Centro Ricerche FIAT) è stato sempre molto attento al
problema dell'auto elettrica e ha lavorato per essere sempre all'avanguardia
nelle ricerche e spesso anche nella esecuzione di prototipi. Le realizzazioni
pratiche invece sono state sempre episodiche e non significative, salvo alcuni
veicoli della Iveco. Secondo fonti di agenzia, il 23 marzo 2009, in occasione
dell'apertura dell'Assemblea degli azionisti al Lingotto di Torino, Sergio
Marchionne, amministratore delegato di Fiat Group, ha definito ai giornalisti
quale sarà la strategia Fiat per i veicoli elettrici nei prossimi anni. Fiat
non ritiene possibile un investimento sulle auto elettriche nei prossimi 3-4
anni. "Dati gli elevati costi di produzione, ad oggi non risulta essere
una scelta sostenibile, tanto da non ritenerla possibile" ha affermato.
Tuttavia il mensile "Quattroruote" di maggio 2009, ha pubblicato uno
scoop intitolato "il progetto segreto di Fiat: l'ibridino di Torino",
nel quale si dà notizia di un inedito sistema ibrido nato per le piccole Fiat,
in particolare per la 500 e la futura Topolino; tale sistema, che abbina il
futuro motore bicilindrico 900 turbo a benzina (in produzione già nel 2010) a
un inedito cambio automatico italiano, all'interno del quale è collocato il
motore elettrico, utilizzerà batterie di nuova generazione agli ioni di litio e
sarà del tipo a ricarica plug-in.
( da "e-gazette" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Palermo,
incontro Federambiente-imprese-Ato. La crisi dei rifiuti
in Sicilia può essere superata Roma, 27 luglio
Preoccupazione per una situazione difficile, impegni concreti per uscirne in
positivo, richiesta di un quadro normativo e amministrativo definito e stabile.
Sono stati questi, in estrema sintesi, i principali contenuti dellincontro che il presidente e il direttore di Federambiente,
Daniele Fortini e Gianluca Cencia, hanno avuto nei giorni scorsi a Palermo con
le imprese siciliane associate alla Federazione e con gli Ambiti territoriali
ottimali della regione. Allincontro erano presenti, fra
gli altri, il presidente di Confservizi Sicilia, il presidente dellAmia
di Palermo, il presidente e il vicepresidente dellAto di Ragusa, il
presidente dellAto di Siracusa e il direttore dellAmiu di Vittoria
(RG). "La
gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia - ha evidenziato Federambiente -
presenta acute criticità e allarma per gli esiti che potrebbe avere se non
adeguatamente fronteggiata. Anche in altre regioni italiane le difficoltà di
smaltimento dei rifiuti urbani destano forte preoccupazione, ma in Sicilia e in
altre regioni del Mezzogiorno alle difficoltà del ciclo si lega la
generalizzata crisi finanziaria dei Comuni, che
rischia di non assicurare le risorse necessarie alla copertura dei costi dei
servizi e quindi al regolare svolgimento delle attività digiene ambientale e rimozione dei rifiuti. Già preoccupano
il basso livello di raccolta differenziata e la scarsità degli impianti di valorizzazione
delle materie riciclabili. Una crescente incertezza dei flussi economici e
finanziari non potrà dunque che aggravare un sistema già debole e adesso non
orientato alla sostenibilità ambientale". Per Federambiente non è quindi
più rinviabile un aggiornamento della pianificazione regionale e lindividuazione di misure urgenti, ancorché transitorie, capaci di
dare soluzione alle criticità. "Con le adeguate misure - conclude
Federambiente - la crisi dei rifiuti in Sicilia può
essere però superata". E-GAZETTE - 27/07/2009 e-gazette.it -->
( da "Irpinianews" del
27-07-2009)
Argomenti: Crisi
Avellino
- I segretari provinciali di CGIL, CISL e UIL, Vincenzo Petruzziello, Mario
Melchionna e Franco De Feo, insieme ai segretari di categoria della FILCEM,
FEMCAM e UILCEM Fiordellisi, Esposito e Martano si rivolgono alla Giunta
regionale della Campania e all'Assessorato alle attività produttive per
sottolineare il grave stato di crisi del settore della
concia in Irpinia, caratterizzato da una lunga e diffusa carenza di commesse.
"Sino ad ora spiegano i segretari dei tre sindacati la crisi
è stata gestita esclusivamente con il ricorso agli ammortizzatori sociali.
Cgil, Cisl e Uil ritengono di dover attuare altre strategie per rispondere alla crisi
del settore: evitare di affrontare la crisi
finanziaria che si è determinata scaricandola sulle
aziende attraverso l'incremento finanziario; prevedere un preciso intervento
regionale a sostegno della gestione commissariale per rendere ancora più
efficiente ed efficace l'azione depurativa, sperimentando anche il riutilizzo
delle acque depurate per le attività produttive; attivare i meccanismi
di riqualificazione e formazione del personale sia degli impianti di
depurazione che delle aziende del settore conciario; l'apertura di un tavolo
specifico sulla crisi solofrana da parte della Regione
per concretizzare un pacchetto di interventi congiunturali e strutturali".
Per questi motivi, i sindacati chiedono un incontro urgente con gli assessorati
regionali alla formazione, all'ambiente e con le associazioni degli imprenditori,
con cui definire le procedure e le opportunità per superare lo stato di crisi. (lunedì 27 luglio 2009 alle 17.08)