CENACOLO DEI COGITANTI |
Scadenze RICHIESTA CASSA
INTEGRAZIONE Termine per la presentazione all'Inps della richie...
( da "Giornale di Brescia"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: saranno trattati i temi di più
scottante attualità, fra i quali la crisi finanziaria e le proposte di Cna per
il suo superamento. Saranno inoltre illustrati gli strumenti messi in atto o
programmati dal Governo e dalle Regioni per il sostegno delle piccole imprese
in ambito finanziario e di promozione dello sviluppo imprenditoriale.
DIREZIONE PROVINCIALE PER
FARE IL PUNTO SULLA CRISI ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 30: sarà l'occasione per trattare i
temi di attualità, fra i quali la crisi finanziaria, e per aprire il dibattito
sul processo di rinnovamento degli organismi dirigenti della Confederazione.
Per informazioni: 0303519511. CNA- BRESCIA DIREZIONE PROVINCIALE PER FARE IL
PUNTO SULLA CRISI
Banca-impresa un ponte c'è
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è La crisi finanziaria degli ultimi
mesi ha cambiato e sta cambiando radicalmente l'assetto dei mercati
internazionali. Il suo effetto a cascata sull'economia reale non si è fatto
attendere e come uno «tsunami» l'onda lunga sta interessando tutti i settori,
con possibili pesanti ripercussioni sul fronte della coesione sociale.
quando la borsa diventa
casinò degli speculatori - marco toniolli *
( da "Mattino di Padova, Il"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: speculatori non hanno previsto a
suo tempo le perniciose conseguenze di un eccesso di leva finanziaria negli
investimenti degli istituti di credito e finanziari, negli Stati Uniti in
particolare, ma una volta verificatasi la crisi finanziaria, si è colta
l'occasione per innescare un ribasso delle quotazioni, ben al di là della
effettiva situazione economica delle società quotate.
liguria, quei tre miliardi
espatriati - aldo lampani ( da "Repubblica,
La" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: allo studio è figlio della crisi
finanziaria. Molti pensano che la fame di liquidità sui mercati potrebbe essere
soddisfatta distruggendo i paradisi fiscali. L´iniziativa oggi allo studio
prevede che un tale strumento di risurrezione dal delitto fiscale, mendabile
con una imposta elevata dal 2,5% di allora al 7%, permetterebbe il rientro in
Italia di circa 80 miliardi di euro con l´
"anno zero": le
reazioni ( da "Tirreno,
Il" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria mondiale si è
innestata in una crisi esistente del tessile e del distretto pratese e ne sono
stati accentuati i famosi "punti di debolezza". Il tessile non
c'entra con l'abbigliamento? La crisi del tessile anche locale è indipendente
dalle caratteristiche del "distretto parallelo cinese
dell'abbigliamento"
la crisi, le regole e la
corsa dell'orso ( da "Repubblica,
La" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è lo stesso: i mercati finanziari
danno l´impressione di aver già archiviato la grande crisi, ma è solo
un´illusione ottica. Un´illusione che, dopo mesi e mesi di ribassi, può
abbagliare anche molti, ma che non per questo diventa reale. Ci sono,
naturalmente, anche quelli che, forse, sono fin troppo realisti.
G20. Nuovo piano europeo
per affrontare la crisi mondiale. Prossimo l'incontro con gli USA
( da "AmericaOggi Online"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che riunisce tutti i ministri
finanziari e i governatori delle banche centrali dell'Ue) e si potranno tirare
le prime somme del G20. Il 5 aprile, sempre a Praga, il nuovo incontro con il
nuovo presidente statunitense, Barack Obama, nel vertice Ue-Usa. Si aprono
dunque due settimane fondamentali per il futuro della lotta alla crisi
finanziaria.
L'ultima occasione per Tim
Geithner di restare in sella ( da "Riformista,
Il" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria recente degli
Stati Uniti (prima dell'undici settembre e di questa). Sta prevalendo quella
che Krugman chiama «la strategia degli zombie»: le banche e le altre
istituzioni finanziarie non vengono lasciate fallire perché sono ancora troppo
grandi e rischierebbero di scatenare valanghe simili a quella che ha travolto i
mercati dopo la bancarotta di Lehman Brothers.
Che (r)esistano i paradisi
fiscali è la nostra fortuna il liberista
( da "Riformista, Il"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La fortezza alpina vacilla: la
grande crisi finanziaria sta dando ai governi di tutto il mondo l'occasione
d'oro, per sferrare il colpo ferale ai cosiddetti "paradisi fiscali".
Se le parole hanno un peso, l'idea che a un paradiso fiscale vada preferito il suo
contrario, cioè presumibilmente un inferno fiscale, riesce davvero curiosa.
IN UN MOMENTO nel quale la
crisi economica sembra non... ( da "Nazione,
La (Grosseto)" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: caratterizzato da una crisi di
inusitata gravità (il Pil mondiale, secondo secondo l'Fmi, potrebbe presentare,
per la prima volta dopo 60 anni, un segno negativo), una crisi che dall'ambito
produttivo si è estesa anche a quello finanziario investendo, con particolare
virulenza, quella minore dimensione d'impresa che ha garantito,
Le radici della crisi
mondiale PIERANGELO GIOVANETTI ( da "Adige,
L'" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: deregulation Le radici della crisi
mondiale PIERANGELO GIOVANETTI L a crisi finanziaria che sta portando il mondo
in recessione piegando intere economie nazionali, solo negli Stati Uniti ha
prodotto in un anno distruzione di ricchezza pari a novemila miliardi di
dollari.
La Bibbia dei mercati
finanziari. Fondato nel 1882 e acquistato insieme all'agenzia Dow Jones da
Mur... ( da "Unita,
L'" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Bibbia dei mercati finanziari.
Fondato nel 1882 e acquistato insieme all'agenzia Dow Jones da Murdoch nel
2007. Il nuovo editore ha investito in modo massiccio sulla redazione per
utilizzarne i contenuti su tutta la piattaforma News Corp. È l'unico quotidiano
con edizione online in attivo.
Pagliani (Pdl): Convocare
le banche in Provincia'' ( da "Resto
del Carlino, Il (R. Emilia)" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Giuseppe Pagliani, candidato Pdl
per la presidenza della Provincia, attacca i «proclami vuoti di Sonia Masini» e
chiede un incontro «a sostegno delle imprese che vivono una crisi finanziaria
dovuta in buona parte al poco credito che ottengono dalle banche».
GLI STATI DISARMATI
( da "Corriere della Sera"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esse rischiano di scatenare
reazioni capaci di far cadere il mondo nel protezionismo e vari Paesi nel caos
politico o in regimi non democratici. Secondo una ricerca dell'«Economist
Intelligence Unit» ( Manning the barricades: who is at risk), 95 dei 165 Paesi
studiati sarebbero a «rischio alto o molto alto» nei prossimi due anni.
<Proteste e
protezionismo: sarà un anno pericoloso, l'Europa non deve dividersi>
( da "Corriere della Sera"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Siamo passati da una crisi
finanziaria a una crisi economica, che si sta trasformando in crisi
occupazionale. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre in certi
Paesi anche una crisi politica. Assistiamo a eventi che portano a un
ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo ».
<Europa, il
protezionismo è la nuova cortina di ferro>
( da "Corriere della Sera"
del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: vedo che siamo passati da una crisi
finanziaria a una crisi economica, che a sua volta si sta trasformando in crisi
occupazionale profonda. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre
in certi Paesi anche una crisi politica. Non solo nel mondo avanzato, anche in
quello in via di sviluppo: assistiamo a eventi che portano a un ripiegamento,
Un economista di
Gricignano a Francoforte ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immobiliare al finanziario e ora la
crisi investe l'economia reale. L'Italia è poco esposta sui mercati finanziari
rispetto ad altri Paesi avanzati e quindi da noi la crisi è meno virulenta. Ma
oggi, nel mercato globale, la velocità e il grado di contagio sono estremamente
elevati ed è difficile fare previsioni future».
<Ora un futuro per la
chimica> ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria. «Molte delle
questioni che oggi affrontiamo ci sono sempre state», conclude Asuni, «solo che
adesso non c'è più la bolla finanziaria a coprire i problemi». A suo dire
l'unico modo per uscirne è, a livello locale, dare più soldi alle imprese in
modo da rimettere in moto l'economia, mentre a livello nazionale bisognerebbe
puntare sulle tre aziende davvero solide:
<Europa, il
protezionismo è la nuova cortina di ferro>
( da "Corriere.it" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: vedo che siamo passati da una crisi
finanziaria a una crisi economica, che a sua volta si sta trasformando in crisi
occupazionale profonda. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre
in certi Paesi anche una crisi politica. Non solo nel mondo avanzato, anche in
quello in via di sviluppo: assistiamo a eventi che portano a un ripiegamento,
Il presidente della banca
Mondiale al Corriere: sul protezionismo l'Europa non si divida
( da "Rai News 24" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Siamo passati da una crisi
finanziaria ad una crisi economica che si sta trasformando in crisi
occupazionale. Questa poi diventa crisi sociale e umana e puo' indurre in certi
Paesi anche ad una crisi politica. Assistiamo - aggiunge Zoellick - ad eventi
che portano ad un ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo":
di fronte a tutto cio'
La crisi in casa. Vanno
giù le compravendite: -15% nel 2008
( da "Panorama.it" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prestiti immobiliari Usa e
ingigantita dai mercati finanziari mondiali, alla fine ha travolto anche il
mercato immobiliare italiano che torna alle performance di nove anni fa. A
lanciare l'allarme è [2] l'Osservatorio di Nomisma, che ha presentato il primo
[3] Rapporto del 2009. Preoccupa gli esperti il dato delle compravendite delle
abitazioni,
Franco (Lega) agli 800
truffati: Aspettate a pagare ( da "Gazzettino,
Il (Vicenza)" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sopratutto in un momento di crisi
finanziaria come quello che stiamo attraversando. Mi sento in dovere di dare
tutta la mia disponibilità ai concittadini di Chiampo, affinché si possa
trovare una soluzione che aiuti le famiglie». Ed entrando ancor più nel merito,
evidenzia: «Credo che i cittadini interessati alla vicenda non dovrebbero
ripagare quanto già versato e sottratto dall'
Il regista politico e
tecnico di Report contro Chiesa, società, politica e impresa
( da "Sicilia, La" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che condividere la scelta di
emergenza di utilizzare fondi FAS per risolvere la crisi finanziaria del Comune
di Catania non avrebbe dovuto significare nel futuro, sottrarre risorse così
importanti per gli investimenti per coprire le spese correnti. Fu interpretato
- ahimè - come l'ennesimo attacco alla neonata amministrazione Stancanelli.
Slovacchia, presidenziali:
si va al ballottaggio ( da "Reuters
Italia" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: trascurate dalle riforme di mercato
del precedente governo di centrodestra. La Slovacchia, membro della Ue che ha
da poco adottato l'euro, è stata colpita anch'essa dalla crisi finanziaria
globale, anch'essa dalla crisi finanziaria globale, anche se meno duramente di
altri paesi dell'Europa centrale e orientale.
BANCHIERI IN GINOCCHIO DAL
GOVERNO - BRUCIATI 27 MILIARDI DI EURO IN APPENA TRE MESI - SCATTA LA CORSA AI
TREMONTI BOND PER EVITARE IL CRAC - E' PARTITO IL SALVATAGGIO DI SISTEMA:
( da "Dagospia.com" del
22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: preoccupazioni dei pezzi da novanta
del mondo finanziario per la tenuta dei conti. Corrado Faissola I bilanci 2008
non sono andati poi così male. Ma gli effetti della crisi finanziaria
internazionale potrebbero abbattersi ancora sui requisiti patrimoniali delle
banche ed innescare quei meccanismi perversi che potrebbero portare a una
robusta stretta dei rubinetti dei finanziamenti.
Crisi/ Milano, domani
Formigoni riceve Tremonti ( da "Virgilio
Notizie" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: opportunità per discutere della crisi
finanziaria degli ultimi mesi, valutare le iniziative già messe in atto,
scambiare idee, osservazioni e attivare percorsi congiunti la colazione di
lavoro organizzata per domani dal Presidente della Regione Lombardia Roberto
Formigoni cui parteciperà il ministro dell'Economia Giulio Tremonti.
CRISI/ MILANO, DOMANI
FORMIGONI RICEVE TREMONTI ( da "Wall
Street Italia" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi/ Milano, domani Formigoni
riceve Tremonti di Apcom Colazione di lavoro con il gotha dell'economia
lombarda -->Milano, 22 mar. (Apcom) - Rappresenta un'opportunità per
discutere della crisi finanziaria degli ultimi mesi, valutare le iniziative già
messe in atto, scambiare idee, osservazioni e attivare percorsi congiunti la
colazione di lavoro organizzata per domani dal Presidente
Scandalo Aig I bonus
salgono a 218 milioni ( da "Stampa,
La" del 22-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: altra sa di dover corteggiare gli
investitori privati per stabilizzare i mercati finanziari e risanare i bilanci
delle banche. Le principali banche Usa stanno protestando, e Obama sa che non
salva il Paese dalla recessione se fa la guerra agli investitori privati. La
legge è «ingiusta», ha scritto in una lettera ai dipendenti il Ceo di Bank of
America Kenneth Lewis.
( da "Giornale di Brescia" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 22/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Scadenze RICHIESTA CASSA
INTEGRAZIONE Termine per la presentazione all'Inps della richiesta di
autorizzazione al trattamento Cig per sospensione o riduzione dell'attività
lavorativa intervenute nel mese precedente. La presentazione deve avvenire
entro 25 giorni dalla fine del periodo di paga in corso al termine della
settimana in cui ha avuto inizio la sospensione o la riduzione dell'orario di
lavoro. La richiesta va inoltrata: all'Inps con mod. Igi 15 per cig ordinaria;
alla direzione provinciale del lavoro con mod. Cigs-Solid-1 per cig
straordinaria e contratti di solidarietà. MARTEDÌ 31 MARZO Inps - datori di
lavoro: trasmissione telematica Emens - Scade il termine per la trasmissione telematica
obbligatoria dei flussi delle denunce retributive mensili denominate Emens. I
soggetti tenuti all'invio sono: i datori di lavoro, già tenuti alla
compilazione della parte C del modello 770, per i quali l'invio deve avvenire
entro l'ultimo giorno del mese successivo a quello di competenza; i committenti
e gli associanti, per i quali l'invio deve avvenire entro l'ultimo giorno del
mese successivo a quello di pagamento del corrispettivo della prestazione.
Deducibilità ferie LA CORTE DI CASSAZIONE, respingendo un ricorso dell'Agenzia
delle Entrate, ha stabilito con propria sentenza che le indennità corrisposte
al dipendente per le ferie non godute devono essere interamente deducibili
dall'azienda, in quanto costo di esercizio e non accantonamento. Per i giudici,
infatti, ci si deve riferire all'esercizio nel quale il dipendente ha maturato
il relativo reddito anche se le indennità non fossero state materialmente
erogate. In tale ultimo caso (ove nel successivo esercizio il lavoratore
dovesse recuperare le ferie non godute, perdendo così il diritto all'indennità
sostituiva) l'importo di quest'ultima diviene per l'impresa una sopravvenienza
attiva, imponibile ai sensi dell'art. 55 del D.p.r. n. 917 dell'86. Starweb LA
PROCEDURA Starweb «Sportello telematico artigiani», prodotta da Infocamere,
permette di assolvere in modalità on-line, con un'unica procedura, gli
adempimenti previsti dalla normativa in materia di Comunicazione unica e,
contemporaneamente, accedere alle procedure previste per l'albo artigiani: iscrizione
al Registro imprese e all'albo artigiani, attribuzione di partita Iva, Inps e
Inail. Starweb si pone quale servizio, a disposizione delle Cciaa, delle
associazioni di categoria e di tutti gli intermediari in genere per definire e
inviare all'Albo Imprese Artigiane e al Registro Imprese pratiche telematiche
di: iscrizione, modifica, cancellazione. Cna A BRESCIA LA DIREZIONE PROVINCIALE
SULLA CRISI La serie di incontri con le imprese del territorio provinciale si
conclude con la convocazione della direzione provinciale. Nell'incontro,
convocato per le ore 20.30 di lunedì 23 marzo, saranno
trattati i temi di più scottante attualità, fra i quali la crisi finanziaria e le proposte di Cna
per il suo superamento. Saranno inoltre illustrati gli strumenti messi in atto
o programmati dal Governo e dalle Regioni per il sostegno delle piccole imprese
in ambito finanziario e di promozione dello sviluppo imprenditoriale.
L'incontro sarà anche occasione per aprire il dibattito sul processo di
rinnovamento degli organismi dirigenti della Confederazione. Tutti gli
imprenditori della zona Brescia e hinterland sono invitati a partecipare; per
informazioni è possibile contattare Cna Brescia al numero 030.3519511.
Confartigianato CONVEGNO «L'ARTIGIANATO VERSO IL FEDERALISMO» Venerdì 27 marzo
Confartigianato, in collaborazione con Ubi-Banco di Brescia, promuove un nuovo
appuntamento del «Sessantesimo». L'incontro dal tema «L'artigianato verso il
federalismo» avrà inizio alle ore 15 nella sala Bim di Breno, in via Aldo Moro
7. La giornata si aprirà con i saluti del presidente del Mandamento di Valle
Camonica, Gian Battista Pasquini, del sindaco di Breno, Edoardo Mensi, e del
presidente della Comunità montana, Alessandro Bonomelli. Seguiranno gli
interventi di Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre e di Roberto
Castelli, sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e trasporti. Le
conclusioni saranno di Giovanmaria Rizzi, presidente della Confartigianato di
Brescia. Associazione INCONTRI CON I SOCI Nell'ambito di una serie di incontri
con gli artigiani, iniziati lo scorso mese di dicembre e tenutisi già in una
decina di comuni della provincia, è in programma una riunione per domani,
lunedì 23 marzo alle ore 18, all'ufficio di Montichiari dell'Associazione Artigiani
in via A. Poli 102. Nel corso dell'incontro, aperto agli artigiani, gli esperti
presenti daranno informazioni e risposte in ambito creditizio con
approfondimenti sulle possibilità di accesso al credito e sulle novità fiscali
e in materia di sicurezza aziendale.
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
economia pag. 35
DIREZIONE PROVINCIALE PER FARE IL PUNTO SULLA CRISI La serie di incontri con le
imprese del territorio provinciale si conclude idealmente con la direzione
provinciale (invitate le imprese associate della zona di Brescia e
dell'hinterland), in programma domani sera alle 20.30: sarà
l'occasione per trattare i temi di attualità, fra i quali la crisi finanziaria, e per aprire il
dibattito sul processo di rinnovamento degli organismi dirigenti della
Confederazione. Per informazioni: 0303519511. CNA- BRESCIA DIREZIONE
PROVINCIALE PER FARE IL PUNTO SULLA CRISI
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
La stretta
creditizia Banca-impresa un ponte c'è La crisi finanziaria degli ultimi mesi ha
cambiato e sta cambiando radicalmente l'assetto dei mercati internazionali. Il
suo effetto a cascata sull'economia reale non si è fatto attendere e come uno
«tsunami» l'onda lunga sta interessando tutti i settori, con possibili pesanti
ripercussioni sul fronte della coesione sociale. L'effetto più
dirompente è stato quello di aver fortemente minato, direi quasi annullato, un
fattore fondamentale che sta alla base di qualsiasi attività economica: la
fiducia. La fiducia nel sistema finanziario ha subito un'erosione sostanziale e
ci vorrà tempo per ripristinarla. Il timore di un rischio sistemico ha
paralizzato il mercato interbancario riducendo il flusso di liquidità nel
sistema. In questo quadro, in cui la preoccupazione principale era ed è quella
di impedire che le difficoltà del sistema finanziario si ripercuotano
totalmente sull'economia reale, attraverso un effetto di forte restrizione
creditizia che riduce la liquidità a disposizione delle imprese, ed in particolare
delle micro e piccole, si colloca nel dibattito in corso nel nostro Paese la
«riscoperta» del sistema dei Confidi, che diventano «quasi per incanto»
l'elemento chiave per impedire il «corto circuito» tra sistema bancario e
imprese. La mission dei Confidi, prevalentemente come emanazioni delle
associazioni di rappresentanza della micro e piccola impresa, è stata da sempre
fondata sul concetto di solidarietà e di mutualità, in una logica di
accompagnamento del rapporto tra banche e imprese. Sono le micro e piccole
imprese quelle più a rischio di fronte ai processi di restrizione del credito,
indotti dall'attuale crisi. Infatti ad oggi le Pmi
sono colpite dal drastico congelamento degli ordini e dai fermi di produzione
adottati dalle grandi aziende, delle quali sono spesso i fornitori. Se
consideriamo l'elevato livello di dipendenza da un singolo cliente, le
conseguenze per le Pmi non possono essere che nefaste. Un esempio tipico è il
settore automobilistico. Inoltre le Pmi stanno subendo ancora più che in passato
le conseguenze di pagamenti in ritardo e insolvenze che rischiano di spingere
verso il fallimento molte piccole aziende altrimenti sane. Se a ciò aggiungiamo
anche il concomitante effetto derivante dall'applicazione dei criteri di
Basilea 2, che mirano attraverso procedure di rating a incentivare le banche ad
un approccio di credito basato sul «merito creditizio», dove gli «automatismi»
di tipo andamentale la fanno da padrone, esasperando un perverso effetto pro
ciclico, otteniamo un quadro piuttosto preoccupante del presente e soprattutto
dell'immediato futuro supporto che le banche possono fornire al sistema delle
imprese. E' necessario, quindi, ridefinire criteri di valutazione e parametri,
che tengano conto della situazione di emergenza. E' proprio in questo «snodo»
fondamentale di interfaccia «territoriale» nel percorso di avvicinamento tra
banca e impresa, in particolare se micro o piccola, che si colloca storicamente
il ruolo ed il valore aggiunto dei Confidi, e che oggi può diventare ancor più
determinante. I Confidi detengono un capitale sociale non monetario accumulato
sulla base di una stratificazione storica delle fiducia concessa dai piccoli
imprenditori di un determinato territorio. Questo approccio distingue in modo
netto il loro comportamento da quello delle aziende di credito, i primi infatti
operano nell'interesse dell'impresa socia secondo un principio di mutualità e
solidarietà, le seconde «naturalmente» operano nel loro interesse. Da un lato
Basilea 2 e la conseguente trasformazione del mercato della garanzia,
dall'altro la crisi finanziaria in atto, richiedono un
grande «cambio di marcia» al mondo dei Confidi, per il quale diventa
determinante un più intenso processo di patrimonializzazione.
Patrimonializzazione che, grazie all'effetto moltiplicatore di cui si avvalgono
i Confidi, può garantire agli stessi di poter raccogliere le sfide attuali e
svolgere in modo efficace il ruolo di ponte tra banca e impresa, senza
snaturare il patrimonio di conoscenze territoriali e in altre parole il
capitale fiduciario di cui godono. Poiché è proprio di questo capitale che oggi
c'è grande bisogno ed i Confidi ne sono i «portatori sani».
( da "Mattino di Padova, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
LE IDEE/1 QUANDO LA
BORSA DIVENTA CASINò DEGLI SPECULATORI MARCO TONIOLLI * La Borsa valori è lo
specchio della salute delle società in essa quotate? Se raffrontiamo le
quotazioni espresse all'inizio del 2008 con quella oggi ricorrenti, dovremmo
concludere che la situazione economico-finanziaria
delle imprese italiane è veramente disastrosa. La maggioranza delle società
quotate ha, infatti, perso circa la metà del suo valore di mercato in un anno.
Tale constatazione ci pone un dubbio. La quotazione che nasce dalla domanda e
offerta di azioni riflette oggettivamente la salute delle imprese quotate? Una
perplessità ci deriva dalla constatazione che all'apertura, e sino alle prime
ore del pomeriggio, la Borsa valori di Milano (anche delle altre sedi europee)
esita nell'esprimere le quotazioni, in attesa dell'apertura della Borsa di New
York. Appare, infatti, che la «salute» delle nostre imprese sia fortemente
condizionata dall'indice Dow Jones, che come noto esprime la media aritmetica
in dollari della variazione dei corsi dei principali titoli azionari quotati
per l'appunto alla Borsa di New York. Che nel contesto dell'economia globale
ciò possa in parte risultare ovvio, stante il peso che l'economia americana ha
nel resto del mondo, è solo parzialmente giustificato. Il ruolo prevalente
nella fattispecie lo svolgono gli speculatori, che dovrebbero «formulare
previsioni razionali circa i prezzi futuri di un determinato mercato» con
un'azione stabilizzatrice tale da orientare i risparmiatori. La sana
speculazione, infatti, dovrebbe attutire le forti oscillazioni nella dinamica
delle quotazioni, facilitando l'incontro della domanda con l'offerta di azioni.
Quando però gli speculatori di professione sono in grado di incidere
pesantemente sulla formazione delle quotazioni, allora essi possono provocare
notevoli oscillazioni nel mercato azionario, indipendentemente dalla effettiva
consistenza economica delle società quotate. Qui più che di speculatori nel
senso proprio, pare trattarsi di approfittatori che sfruttano l'ingenuità dei
risparmiatori in occasione di eventi da loro non previsti, ma poi «cavalcati».
Gli speculatori non hanno previsto a suo tempo le perniciose
conseguenze di un eccesso di leva finanziaria negli investimenti degli istituti di credito e finanziari, negli
Stati Uniti in particolare, ma una volta verificatasi la crisi finanziaria, si è colta
l'occasione per innescare un ribasso delle quotazioni, ben al di là della
effettiva situazione economica delle società quotate. La Borsa valori,
oggi, pur restando un'occasione di investimento del risparmio, risulta anche
essere una sorta di casa da gioco «giostrata» da speculatori che traggono
facili guadagni alle spalle di ingenui risparmiatori. Infatti, se i
risparmiatori non cadessero nelle insidie degli speculatori, questi non
troverebbero motivo per enfatizzare oltre ogni ragionevole misura eventi
sfavorevoli per influenzare le quotazioni a loro vantaggio. Va ricordato che,
quando il valore delle azioni cade per un eccesso della loro offerta
(inizialmente provocata), c'è sempre una domanda disposta ad assorbirla (e
viceversa). Durante una fase calante, la speculazione «fa il pieno» a prezzi
stracciati, mentre, quando sale decisamente, gli speculatori vendono quanto
acquistato a prezzi stracciati. Ciò è possibile quando i risparmiatori si
lasciano prendere dal panico e viceversa quando dall'euforia. Il risparmio va
investito in parte in azioni, ma è sempre bene investirne una parte in
obbligazioni (del debito pubblico, ad esempio) per superare nel caso di un
bisogno di liquidità quei momenti nei quali la Borsa è al ribasso. «Giocare» in
Borsa è un azzardo per gli sprovveduti. Investire in Borsa deve essere frutto
di una scelta razionale se del caso confortata da una specifica competenza
professionale. Togliere il «foraggio» alla malsana speculazione significa
riportarla alla sua funzione fisiologica. * Dipartimento Scienze economiche
Università di Padova
( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina VI - Genova
Liguria, quei tre miliardi espatriati Gli artigiani: "Strangolati dalle
norme di accesso ai finanziamenti" "Scudo fiscale"
all´orizzonte, atteso il rientro di una somma enorme Ma intanto le aziende
genovesi arrancano debiti per pagare i contributi ai dipendenti Il ritorno
fiscale per la nostra regione sarebbe di quasi duecento milioni di euro
"La certificazione di regolarità, nata contro il lavoro nero, penalizza
invece proprio chi è onesto" ALDO LAMPANI Che cosa accadrebbe in Liguria
se il governo adottasse lo «scudo fiscale» proposto da Silvio Berlusconi per
favorire il rientro dei capitali dall´estero? Facendo alcune proiezioni si può
ipotizzare il rientro in Liguria di circa tre miliardi di euro, con un
vantaggio per il fisco di quasi 200 milioni. Vediamo perché. Lo strumento dell0
«scudo fiscale» fu già utilizzato dal governo del 2001-2002 per far rientrare
nel Paese masse di risparmi o investimenti immobiliari e in oggetti d´arte
effettuati con denari distratti al sistema fiscale nazionale. Quel primo scudo
costò agli evasori un prezzo piuttosto modico: un´imposta pari al 2,5% sul
complesso dei denari esportati illegalmente. La Liguria e Genova furono, a suo
tempo, oggetto di studio: dei circa 60 miliardi di euro reimmessi nella legalità
circa il 3,5% riguardava la nostra regione. Circa 2 miliardi di euro in
capitali, che - se fosse esistito un sistema federalista nazionale - avrebbe
portato al territorio 50 milioni di euro in recupero di imposte. Questo avrebbe
consentito il pareggio di bilancio di un´azienda come Amt e l´annullamento di
parte del debito di diversi comuni di media grandezza. Se il primo scudo
fiscale fu generato dalle Torri Gemelle di New York, quello oggi allo studio è figlio della crisi
finanziaria. Molti pensano che la fame di liquidità
sui mercati potrebbe essere soddisfatta distruggendo i paradisi fiscali.
L´iniziativa oggi allo studio prevede che un tale strumento di risurrezione dal
delitto fiscale, mendabile con una imposta elevata dal 2,5% di allora al 7%,
permetterebbe il rientro in Italia di circa 80 miliardi di euro con l´incasso
per l´erario di circa 5,6 miliardi. Ogni euro reimpatriato dovrebbe soggiacere
a una condizione ineluttabile: essere investito in titoli di Stato o in società
di capitali. Se questa ipotesi diventasse realtà, sempre nelle medesime
percentuali di rientro per la Liguria (cioè il 3,5% del totale nazionale), il
ritorno fiscale si conterebbe in 196 milioni di euro, cioè una quota decisiva
di abbattimento del debito della sanità pubblica e il raddoppio dei servizi
alla persona nel Comune di Genova. Ma soprattutto le quote capitale, nettate
dalla «multa», rappresenterebbero un volano incredibile per il territorio,
specie quelle obbligate a essere reintegrate in quote di società. E che cosa rappresenterebbero
queste masse investite in titoli di stato? Cosa si potrebbe fare, in Liguria,
con circa due miliardi di euro in obbligazioni locali a cinque anni al tasso
euribor più 0.50 di spread? L´iniziativa del governo è attesa da non pochi di
coloro che, per ragioni diverse, preferirono lasciar perdere l´offerta di otto
anni fa.
( da "Tirreno, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 5 - Prato
"ANNO ZERO": LE REAZIONI PRATO IN TV Ma dove erano le istituzioni?
Vorrei esprimere alcune sintetiche considerazioni in merito alla trasmissione
"Anno Zero". E' stata un'occasione persa, concordo. Prato è apparsa
distrutta, in crisi profonda, con poche proposte e
permeata di illegalità, grazie ad un "distretto parallelo" cinese. E'
bene che abbiano parlato, forse un po' poco, gli imprenditori, piccoli e
grandi, gli operai, i disoccupati ed i cassaintegrati. Ma dove erano le
istituzioni, Le associazioni di categoria? E' vero che non si potevano fare in
una trasmissione televisiva come Anno Zero le solite "passerelle" di
politici locali, ma la loro completa assenza deve far riflettere! Almeno un
soggetto, uno, in rappresentanza di tutti, a testimonianza della gravità della
situazione e della convergenza di tutti i soggetti su alcune proposte, poteva
intervenire. Invece si è notato una chiassosa ed eloquente assenza! La crisi finanziaria mondiale si è innestata in una crisi esistente del tessile e del distretto pratese e ne sono stati
accentuati i famosi "punti di debolezza". Il tessile non c'entra con
l'abbigliamento? La crisi
del tessile anche locale è indipendente dalle caratteristiche del
"distretto parallelo cinese dell'abbigliamento"? Sono
perplesso da tale considerazione. Forse gli abiti si fanno con il metallo? I
tessuti finiti non vengono lavorati dall'industria tessile? E' mancata la
congiunzione fra tessile ed abbigliamento; prima grande frattura. Nella
sostanza gli attori che operano nell'abbigliamento, nella vendita, non
corrispondono, in generale, a cointeressenze dirette nella loro produzione, nel
tessile del distretto. Ancor meglio: tale spazio lasciato vuoto a Prato, è
stato occupato dalle oltre 4 mila aziende cinesi, le quali operano, nella
stragrande maggioranza in situazioni di illegalità e/ di non osservanza delle
principali leggi e regole. La responsabilità è variegata e ben distribuita,
secondo me. Anzitutto mi pare che sia stato applicato il principio della
"solidarietà internazionalista indipendente", con l'accento sulla
parola "indipendente", ovvero indipendentemente dalle leggi e regole.
Claudio Lando Paoletti PRATO IN TV Non è stata un'occasione persa Volevo fare i
miei complimenti per il titolo "Un'occasione persa". Vi ricordo che è
una delle pochissime volte se non l'unica volta che Prato va su Rai2 in prima
serata,dove e stato possibile far sapere a qualche milione di italiani della
situazione in cui versa il distretto tessile pratese,il disagio di
cassaintegrati,gente in mobilità,artigiani con macchinari fermi e che non
riscuotono da mesi e fabbriche tutti gli anni a rimessa,senza considerare
muratori, metalmeccanici, elettricisti,bar che anno ormai dimezzato le
colazioni o edicole che rimandano indietro i giornali. Abbiamo fatto sapere che
la situazione è critica che dal 2001 non abbiamo mai chiesto niente a nessuno
ma che ora è giunto il momento di venirci un po' incontro da che a Prato si è
sempre lavorato e molto. Claudio Bechi PRATO IN TV Le ragioni storiche dell'attuale
crisi Dopo la trasmissione "Annozero" di
Michele Santoro sulla crisi del distretto tessile
pratese e numerosi interventi usciti sulla stampa nei giorni scorsi, il Partito
di Rifondazione Comunista di Prato vorrebbe fornire una chiave interpretativa
diversa rispetto a quella finora emersa. Un intervento fatto senza la
presunzione di voler dare né risposte né possibili ipotesi di uscita dalla crisi in cui la nostra provincia si trova, ma con la voglia
di creare uno spunto per una riflessione e un dibattito sia tra i cittadini sia
tra le amministrazioni che, a diversi livelli, si sono avvicendate negli ultimi
anni. Purtroppo la diretta di "Annozero" ha lasciato poco spazio alla
discussione sulle dinamiche della crisi pratese
concentrando principalmente l'attenzione sul fenomeno del lavoro nero e
dell'illegalità nelle aziende cinesi presenti sul territorio. La crisi del distretto tessile è iniziata già prima del 2000 e
definitivamente sancita con il crollo delle Torri Gemelle nel 2001: una crisi che ha portato l'imprenditore italiano a inserirsi in
una dinamica di mercato globale con una conseguente perdita delle identità
territoriali e del valore del lavoro svolto sul territorio nazionale. Una parte
sostanziale della filiera tessile si è perduta a causa della delocalizzazione
del lavoro in paesi emergenti dove i costi di produzione e di manodopera sono
inevitabilmente inferiori per il minor rispetto dei diritti umani che porta i
lavoratori a sostenere, nei loro paesi, ritmi di lavoro in condizioni disumane.
Questo modello è presente anche nel nostro distretto tessile dove la mancanza
di regolamentazione delle aziende cinesi induce intere famiglie a vivere nel
medesimo luogo di lavoro, senza la tutela dei diritti minimi dell'uomo e dei
minori. Anche nel distretto tessile la delocalizzazione è stata applicata e
vista come possibile risposta a breve termine: una soluzione che invece, a
lungo termine, ha portato i profitti a non essere reinvestiti di nuovo sul
territorio e nel tessile ma ad essere spostati verso altri settori, impoverendo
di conseguenza la qualità e l'unicità dei nostri prodotti. Con l'affacciarsi
della crisi mondiale di questi ultimi anni il modello
economico neo-liberista si è dimostrato fallimentare nel dare una risposta
concreta come soluzione globale del problema. Il distretto pratese si è quindi
trovato impreparato al sopraggiungere della nuova crisi
mettendo in discussione anche la produzione delocalizzata, lasciandosi così
travolgere dalle dinamiche mondiali. Alessio Laschi segretario PRC Prato PRATO
IN TV Silenzio sulle colpe degli amministratori Santoro...ancora... E come al
solito si sono sentite le bugie..la copertura totale delle colpe
dell'amministrazione locale e degli organi locali preposti ai controlli. Cose
che a Prato tutti sanno ma nessuno dice pubblicamente, neanche chi dovrebbe
essere all'opposizione. Ma come, data l'importanza dell'argomento Romagnoli
(sindaco) Logli (presidente provincia) e Frattani (assessore alla città
multietnica) non hanno neanche avuto il coraggio di parlare? Eppure sono i
soliti scesi in piazza Mercatale. Vergogna due volte. Paolo Franchi
( da "Repubblica, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 20 - Economia
Affari & politica LA CRISI, LE REGOLE E LA CORSA DELL´ORSO I più colti
parlano (per descrivere le Borse di oggi, in rialzo da tre settimane) di
"bear market rally", insomma di corsa dell´Orso, destinata a non
andare molto lontano. Quelli più alla mano, che si sono formati intorno a
piazza Affari, parlano più semplicemente di "rimbalzo del gatto
morto". Il concetto, comunque, è lo stesso: i mercati finanziari danno l´impressione
di aver già archiviato la grande crisi, ma è solo un´illusione ottica.
Un´illusione che, dopo mesi e mesi di ribassi, può abbagliare anche molti, ma
che non per questo diventa reale. Ci sono, naturalmente, anche quelli che,
forse, sono fin troppo realisti. La loro tesi è che dietro questi bear
market rally si nasconde un crollo (prima dell´estate) che potrebbe essere
anche del 20 per cento, con il Dow Jones poco sopra quota 5000. Non appena
usciranno i dati delle prime trimestrali la gente capirà, spiegano i
super-realisti, che la strada da fare verso il sole e il bel tempo è ancora
lunga. Questa non sarà, come in Re Lear, una primavera di smagliante bellezza,
sarà in parte ancora una stagione di scontento. In termini un po´ più elaborati
si dice che le condizioni per l´avvio di un vero rally borsistico sono due: la
certezza che i pasticci finanziari delle banche sono
finiti e la certezza che la parte più dura della recessione è alle spalle. Fino
a quando non sono soddisfatte entrambe queste condizioni, avremo a che fare
sempre e soltanto, con dei bear market rally, cioè con delle corse degli Orsi
(e non dei Tori). Sul primo punto (certezza che i pasticci bancari sono finiti)
non sappiamo nulla noi che stiamo qui a guardare e non sanno nulla nemmeno
quelli che sono dentro le stanze di manovra. Tutti, noi e loro, speriamo che le
grandi banche e l´alta finanza abbiano finito di prenderci in giro, ma di
preciso non sappiamo niente. Solo lo scorrere del tempo ci dirà se gli imbrogli
sono venuti tutta alla luce o se sotto i tappeti è rimasto qualcosa d´altro.
Per quanto riguarda il secondo punto (la certezza che la parte dura della
recessione è passata) si può rispondere con una certa serenità che questa
certezza non c´è. Anzi, c´è il suo contrario. Basta aprire un qualunque studio
di previsione e si vedrà che il peggio, purtroppo, deve ancora venire. I due
trimestri più duri saranno il primo e il secondo del 2009. Vale a dire il
periodo che va da gennaio a giugno. E non è difficile capire perché. La crisi è
partita (dal punto di vista congiunturale) a settembre-ottobre dello scorso
anno. I governi (chi più, chi meno) si sono mossi per intercettarla e hanno
messo in campo le loro misure (in parte buone e in parte cattive), ma in ogni
caso prima che i loro missili raggiungano il bersaglio ci vorrà del tempo. Ecco
perché gli economisti di professione dicono che il punto di svolta si avrà
nella seconda parte dell´anno: bisogna dare il tempo agli anti-corpi
governativi di raggiunge i virus dell´infezione e fermarla. Naturalmente, non è
scritto da nessuna parte che tutto proceda come dicono i manuali. E la crisi,
allora, potrebbe richiedere anche più tempo per essere superata. Anche perché
gli studiosi di queste materie fanno notare che le crisi bancarie di solito
hanno tempi lunghi. Si tratta di ricostituire la fiducia della gente e di
rimettere in funzione meccanismi molto delicati. Poi, ci sono dei casi che sono
borderline. Per l´Italia, ad esempio, Consensus prevede una ripresa nel 2010.
Solo che è una ripresa dello 0,3 per cento del Pil. Un valore così basso che
basta niente per annullarlo. E almeno metà dei "saggi" intervistati
in realtà vede nel 2010 l´Italia ancora in recessione. Insomma, questa crisi
non è un incontro di pugilato dove l´arbitro suona la fine del match: ci vorrà
del tempo. E intanto le Borse faranno su e giù, ma per il vero rally ci vorrà
molta pazienza.
( da "AmericaOggi Online" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
G20. Nuovo piano
europeo per affrontare la crisi mondiale. Prossimo
l'incontro con gli USA 22-03-2009 BRUXELLES. Chiuso l'ennesimo vertice europeo
con importanti decisioni per contrastare la crisi, i
leader dei principali Paesi dell'Ue, con uno spirito di rinnovata unità,
puntano ora dritto al G20 di Londra, il prossimo 2 aprile. Un appuntamento
fondamentale, dove per la prima volta si confronteranno con la nuova
amministrazione Usa sul delicato terreno delle strategie per combattere la
recessione mondiale e per riformare da cima a fondo il sistema finanziario
internazionale. L'Europa a quel tavolo parlerà con una sola voce, almeno stando
al testo concordato dal Consiglio Ue e adottato all'unanimità da tutti i capi
di Stato e di governo dei 27. Cardine del manifesto Ue al G20 è il chiaro 'no'
ad ogni forma di nazionalismo economico, che non farebbe altro che aggravare la
crisi. Per questo, si legge nel testo dell'Ue, è
fondamentale "mantenere aperti i mercati ed evitare qualsiasi tipo di
misura protezionistica". Dunque no a "nuovi ostacoli agli
investimenti e agli scambi e nessuna nuova restrizione alle esportazioni".
L'invito è rivolto agli Usa e a tutte le principali economie emergenti. Ma vale
anche per gli stessi Paesi dell'Ue. Il timore, infatti, è che - al di là dell'unità
mostrata nei vertici ufficiali - alcune crepe possano aprirsi sul fronte
interno. A partire proprio dalla tentazione che alcune capitali potrebbero
avere di adottare misure dal sapore protezionistico per difendere alcune
produzioni nazionali, soprattutto nel fondamentale settore del'auto. Quello che
sta accadendo in Francia, per esempio, è visto a Bruxelles come un pericoloso
campanello d'allarme. La decisione di riportare sul territorio nazionale la
produzione di alcuni modelli della Renault fabbricati finora in Slovenia ha
provocato una dura reazione da parte della Commissione Ue, che a caldo si è
detta stupefatta dal comportamento di Parigi. E che adesso, nonostante le
rassicurazioni del presidente Nicoas Sarkozy, vuole vederci chiaro. Anche
perché il rischio è quello di creare precedenti che potrebbero innescare una
serie di decisioni a catena che danneggerebbero in maniera irreparabile il
mercato interno. Ma altrettanto forte resta a Bruxelles la preoccupazione che,
di fronte ad un ulteriore aggravarsi della crisi,
nell'Ue possa peggiorare la situazione dei Paesi dell'Est finora più colpiti
dalla recessione, facendo riemergere vecchie diffidenze tra est e ovest. I
leader dell'Ue hanno lanciato un segnale positivo, raddoppiando il fondo di
sostegno alla bilancia dei pagamenti degli Stati più in difficoltà fuori dalla
zona euro, portandolo da
( da "Riformista, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'ultima occasione
per Tim Geithner di restare in sella TEST. Domani il segretario al Tesoro
travolto dal caso dei bonus di Aig dovrebbe presentare i dettagli del suo piano
per risolvere il problema dei titoli tossici nei bilanci delle banche. Se Wall
Street non sarà convinta il presidente Barack Obama dovrà cominciare a cercare
un sostituto. di Stefano Feltri Il giorno del giudizio per Timothy Geithner
potrebbe arrivare presto, forse già domani. Il segretario al Tesoro americano
ha un'ultima occasione prima di dover presentare le dimissioni al presidente
Barack Obama (che però, ha detto ieri, le respingerebbe): annunciare questa
settimana un piano di intervento per risolvere il problema degli asset tossici
nei bilanci delle banche che riesca a convincere Wall Street. Un mese fa aveva
enunciato le linee generali della sua strategia, così confuse e poco
dettagliate che la Borsa era crollata, punendo per la prima volta quello che,
al momento del totonomine, era stato il suo candidato alla guida dell'economia
(il giorno in cui è stato scelto da Obama il Dow Jones si è impennato del 6,5
per cento). Le prime indiscrezioni le ha pubblicate ieri il New York Times:
come aveva promesso Geithner saranno coinvolti investitori privati che
rischieranno piccole quote di capitale proprio e, sostenuti da prestiti garantiti
dallo Stato, compreranno titoli dal valore incerto che ora non hanno mercato e
per i quali è quasi impossibile fissare un giusto prezzo. «È la strategia
"testa, vinco io - croce, paga il consumatore", il Tesoro sta
ricreando deliberatamente la situazione delle Savings and Loans negli anni
Ottanta», ha scritto subito il Nobel Paul Krugman nel suo blog, alludendo a
alla più grave crisi finanziaria
recente degli Stati Uniti (prima dell'undici settembre e di questa). Sta
prevalendo quella che Krugman chiama «la strategia degli zombie»: le banche e
le altre istituzioni finanziarie non vengono lasciate fallire perché sono
ancora troppo grandi e rischierebbero di scatenare valanghe simili a quella che
ha travolto i mercati dopo la bancarotta di Lehman Brothers. Ma neppure
si possono nazionalizzare, perché il verbo è impronunciabile e i suoi sinonimi
vengono subito smascherati, oltre al fatto che i tentativi fatti fin qui di
spostare sotto il controllo governativo le banche al collasso (da Fannie Mae e
Freddie Mac ad Aig) non hanno dato grandi risultati. Quindi si cerca di
resistere, di mantenere in vita aziende del credito che dal punto di vista
industriale sono quasi spacciate, nella speranza che prima o poi le cose
tornino alla normalità. Ma non ci sono molti segnali che questo stia
succedendo: dopo un effimera fiammata mercoledì, quando la Fed ha annunciato
che comprerà buoni del Tesoro, Wall Street è tornata a scendere anche mentre le
Borse europee si riprendevano. Intanto la questione Aig, che è stato il catalizzatore
del declino di Geithner, diventa sempre più imbarazzante. Ieri il procuratore
generale del Connecticut ha ricevuto dei documenti dall'azienda che dimostrano
come il gruppo assicurativo abbia ricevuto oltre 180 miliardi di dollari dallo
Stato (finora si era calcolato 170) e, soprattutto, che abbia già pagato 218
milioni in bonus ai suoi manager. Cioè 53 milioni in più rispetto ai 165 che si
erano scoperti una settimana fa e che Geithner ha ammesso di non essere
riuscito a bloccare. E ora gli stanno quasi costando la poltrona. Il tentativo
di rimediare al danno di immagine dovuto ai bonus si sta però ritorcendo contro
l'Amministrazione. Il Congresso ha approvato in tempi brevissimi una tassa del
90 per cento su tutti i bonus erogati da società aiutate dal Governo che
dovrebbe servire a fa rientrare nelle casse dello Stato quanto è finito nelle
tasche dei manager. Il risultato è che i banchieri si sono infuriati. Il
Financial Times, che pochi giorni fa ha lanciato dalla prima pagina un attacco
a Geithner di cui prevede le dimissioni entro giugno, ieri ha dedicato il
titolo di apertura agli sfoghi dei manager: «Sembra la Russia di quindici anni
fa. È come la caccia alle streghe di McCarthy», dice al FT un banchiere di Wall
Street ovviamente anonimo. Obama sta provando a difendere il suo segretario al
Tesoro (l'ultima volta alla trasmissione di Jay Leno, due giorni fa) mantenendo
però una distanza sufficiente a non essere travolto da una sua sempre più
probabile caduta. Mentre anche Chris Dodd, potente capo democratico della
Commissione per le Regole e l'Amministrazione, scarica tutte le responsabilità
del caso Aig su Geithner (il Tesoro avrebbe chiesto a Dodd di ritirare un
emendamento che bloccava il pagamento di tutti i bonus), l'unico a difenderlo pubblicamente
è il senatore repubblicano ed ex candidato alla Casa Bianca John McCain:
«Bisogna dargli una chance di avere successo, tutti capiscono che ha bisogno di
aiuto». È noto però che in campagna elettorale il punto più debole di McCain
fosse la sua scarsa dimestichezza con le questioni economiche. 22/03/2009
( da "Riformista, Il" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Che (r)esistano i
paradisi fiscali è la nostra fortuna il liberista Se non ci fossero tutti noi
pagheremmo più tasse, gli imprenditori non avrebbero incentivi a produrre
ulteriore ricchezza Il direttore della Weltwoche, Roger Koppel, in un
bell'articolo per il Wall Street Journal, ha scritto senza mezzi termini che la
Confederazione Elvetica «ha capitolato a minacce e ricatti internazionali». La fortezza alpina vacilla: la grande crisi
finanziaria sta dando ai governi di tutto il mondo
l'occasione d'oro, per sferrare il colpo ferale ai cosiddetti "paradisi
fiscali". Se le parole hanno un peso, l'idea che a un paradiso fiscale
vada preferito il suo contrario, cioè presumibilmente un inferno fiscale,
riesce davvero curiosa. Il potentissimo cartello degli
"inferni", Stati ad alta fiscalità e ad alta spesa pubblica, avrà
però presumibilmente ragione dello sparuto drappello di "paradisi":
sono di più, più grandi e più forti. Se per ora, navigando a vista e seguendo
la Svizzera, i "paradisi" hanno tenuto duro, è anche perché sotto
sotto persino il Satana francese e i diavoletti compagnucci suoi sapevano bene
che un po' di capitali espatriati facevano loro più bene che male. La
possibilità di fare "fuggire" almeno certe quote della ricchezza da
loro prodotta, incentivava i maledetti detentori di capitale a non lesinare gli
sforzi. In qualche maniera, i paradisi fiscali assicuravano una sorta di
"sconto fiscale" detestato (per la "sottrazione" di denari
all'erario) ma tollerato: perché l'alternativa era peggiore. Cioè, una
tassazione ancora più confiscatoria avrebbe effetti tanto depressivi da
sgonfiare ancora di più lo spirito imprenditoriale di chi trova la forza di
portare avanti le proprie attività in Paesi come l'Italia. In cui non solo le
tasse da pagare sono troppe: ma persino il pagarle è un atto assurdamente
complicato. Nel complesso, la concorrenza fiscale ha effetti dinamici virtuosi.
Noi poveretti cittadini a basso reddito di un Paese fiscalmente esoso come
l'Italia dobbiamo in realtà essere grati al Liechtenstein che spalanca le sue
porte ai paperoni: perché se ciò non avvenisse, non vi sarebbero vie di fuga
verso le quali chi può reindirizza i propri quattrini. Uno Stato dal quale non
si può scappare è uno Stato dal quale non ci si può difendere. Il fatto che
persone e imprese si spostino sulla base di ragionamenti di convenienza fiscale
contribuisce a limitare la capacità predatoria dei governi. Se non ci fosse la
Svizzera, noi pagheremmo ancora più tasse. Perché senza un altrove possibile e
vicino nel quale è possibile trovare sollievo, da sudditi si diventa servi
della gleba. Lo Stato è un bandito stanziale: il suo istinto è quello del
ladro, cioè rubare, tassare il più possibile le sue vittime. Ma siccome le sue
vittime non sono viandanti di passaggio, ma gente che facendosi rapinare anno
dopo anno garantisce alla "casta" dei rapinatori pane e companatico,
l'arte del ministro del Tesoro è dosare il furto in modo tale che il derubato
non sviluppi una tale sfiducia e un tale disincanto dall'evitare, l'anno dopo,
di riempire la borsa. Solo in un mondo alla rovescia, fa scandalo il
"segreto bancario" che fino a ieri gli svizzeri difendevano con i
denti. Noi abbiamo un garante della privacy, preoccupatissimo delle foto dei
nipotini che certi arzilli vecchietti mettono su Facebook. Indignato per le
librerie on line che s'azzardano a proporci nuovi libri, sulla base della
storia dei nostri acquisti. Preoccupatissimo per la miriade di dati personali
che si riversano on line, rendendoci tutti potenzialmente conoscibili da tutti
gli altri anche nei nostri segreti. Tutte cose importanti. Ma i nostri redditi,
i nostri soldi, il modo in cui li investiamo e li spendiamo, non sono ambiti
altrettanto meritevoli di tutela, dagli sguardi indiscreti di un privato o di
un'agenzia pubblica? Il segreto bancario è un antico principio di riservatezza.
Si dice: se ne avvalgono dei criminali. Anche a causa dell'habeas corpus,
qualche malfattore con ottimi avvocati non è andato in galera. Di ogni garanzia
si può abusare. Koppel ritiene che la Svizzera non abbia né siglato un
brillante armistizio, né messo i semi della propria rovina. Siamo in un mondo
di chiaroscuri e, nota giustamente, dappertutto nel mondo lo Stato si prende
strepitose libertà, senza neanche chiedere il permesso, come avrebbe fatto in
altri tempi. In alcuni casi, c'è la spinta della necessità. In altri, la crisi è un pretesto. Nel caso della guerra ai paradisi
fiscali, la crisi (e la contemporanea esplosizione
dell'affare Madoff) non è che un pretesto. In una situazione nella quale tutti
chiedono di riscrivere "regole globali", annullando la concorrenza
fra diversi sistemi di norme e pertanto aggiogandoci tutti a un carro che
potrebbe anche andare a tutta velocità verso un dirupo, tanto vale calcare la
mano. Nel mezzo della guerra, le bombe atomiche esplodono con meno fragore. I
"paradisi" potrebbero essere paradossalmente aiutati da una delle
poche proposte di buon senso che circolano in questo giorni: un nuovo
"scudo fiscale", che consenta agli imprenditori che hanno espatriato
capitali di reimportarli per investirli in azienda. Questo per due motivi. Lo
"scudo fiscale" funziona se non s'esagera coi requisiti di
trasparenza: "torchiando" i paradisi, ci si mette in una situazione
per cui i quattrini non tornano, non volendosi fare schedare. In seconda
battuta, esso rappresenta un'implicita ammissione. L'ammissione che le imposte
in passato erano esageratamente alte. Che è poi la verità. di Alberto Mingardi
22/03/2009
( da "Nazione, La (Grosseto)" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag.
( da "Adige, L'" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
deregulation
Le radici della crisi mondiale PIERANGELO GIOVANETTI L a
crisi
finanziaria che sta portando il mondo in recessione piegando intere
economie nazionali, solo negli Stati Uniti ha prodotto in un anno distruzione
di ricchezza pari a novemila miliardi di dollari. Più che nelle due guerre mondiali
messe insieme. Ci vorranno anni per riprendersi, e nulla sarà più come prima.
Tra le cause di questo disastro economico-finanziario e bancario - per gravità
secondo solo alla crisi del 1929 e alla Grande
Depressione che ne conseguì - , lo si è detto e ripetuto più volte vi sono i
famigerati mutui subprime, diffusisi a macchia d'olio dagli anni
( da "Unita, L'" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
La
Bibbia dei mercati finanziari. Fondato nel 1882 e acquistato
insieme all'agenzia Dow Jones da Murdoch nel 2007. Il nuovo editore ha
investito in modo massiccio sulla redazione per utilizzarne i contenuti su
tutta la piattaforma News Corp. È l'unico quotidiano con edizione online in
attivo.
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del
22-03-2009)
Argomenti: Crisi
REGGIO PRIMO PIANO
pag. 4 Pagliani (Pdl): Convocare le banche in Provincia'' «SERVE una
convocazione urgente di una commissione consiliare in Provincia con i
rappresentanti degli istituti di credito». Giuseppe
Pagliani, candidato Pdl per la presidenza della Provincia, attacca i «proclami
vuoti di Sonia Masini» e chiede un incontro «a sostegno delle imprese che
vivono una crisi finanziaria dovuta in buona parte al poco credito che ottengono dalle
banche».
( da "Corriere della Sera" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-22 num: - pag: 1 autore: di
MARIO MONTI categoria: REDAZIONALE DISUGUAGLIANZE E FISCALITà GLI STATI
DISARMATI I maggiori Paesi, nel G8 e nel G20, stanno finalmente combattendo la
battaglia di ieri, contro gli eccessi della finanza. Ma trascurano un'altra
battaglia urgente, contro gli eccessi delle disuguaglianze. Una regolazione
coordinata della finanza è essenziale. Se ci si arriva solo ora, la colpa è di
Paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, a lungo contrari ad azioni
incisive in materia. Una responsabilità grava anche sui governi di quei Paesi,
come l'Italia, che ora criticano gli eccessi della finanza e la mancanza di
governance internazionale, ma che per anni si sono appiattiti, in questo come
in altri campi, sulle posizioni unilateraliste e — si direbbe oggi —
«mercatiste » dell'Amministrazione Bush. Ma un pericolo ancora più grave viene
dalle crescenti disuguaglianze, tra Paesi e all'interno dei Paesi. Oltre a
causare sofferenze umane e sociali, esse rischiano di
scatenare reazioni capaci di far cadere il mondo nel protezionismo e vari Paesi nel caos politico o in regimi non democratici.
Secondo una ricerca dell'«Economist Intelligence Unit» ( Manning the
barricades: who is at risk), 95 dei 165 Paesi studiati sarebbero a «rischio
alto o molto alto» nei prossimi due anni. Le disuguaglianze tra Paesi
sono molto gravi, ma la comunità internazionale quanto meno sa che cosa va
fatto per attenuarle. E, sia pure in misura insufficiente, lo fa, ad esempio
nel campo del commercio internazionale e dell'assistenza. Ma per quanto
riguarda le disuguaglianze all'interno dei Paesi, cresciute a dismisura, si
incontrano difficoltà più profonde, culturali e politiche. Molti governi — che
pure oggi criticano giustamente i danni recati dal «fondamentalismo di mercato»
— si erano uniformati negli anni scorsi a tale visione. Consideravano priorità
assoluta la riduzione della pressione fiscale; retaggio di ideologie del
passato i sistemi fiscali ad elevata progressività, che contribuivano
strutturalmente a ridurre le disuguaglianze. Per trasmettere segnali di
sensibilità distributiva, preferivano se mai interventi occasionali più
visibili (alla «Robin Hood», e non solo in Italia). Occorre ridare al bilancio
la capacità di essere strumento chiave, anche se non unico, per ridurre le disuguaglianze.
Ma ciò richiede che la comunità internazionale riconosca ciò che finora ha
negato: se non vi è alcun coordinamento tra le rispettive fiscalità, gli Stati
si trovano in piena concorrenza tra loro; le basi fiscali più mobili (come
capitali e imprese) vanno là dove le porta il fisco più conveniente; quote
crescenti del gettito fiscale gravano sul lavoro; gli Stati hanno sempre meno
risorse per assistere coloro che soffrono dalla globalizzazione. è perciò
necessario che la Ue, il G8 e il G20 impostino un piano di lavoro per arrivare
ad un certo grado di coordinamento fiscale, tema che oggi non figura nella loro
agenda. I risultati che l'Ocse sta raggiungendo contro alcuni paradisi fiscali
sono apprezzabili, ma del tutto insufficienti. Servono per contrastare
l'evasione illegale, ma non l'elusione legale, che sfrutta le forti differenze
di aliquote tra i maggiori Paesi. I poteri pubblici hanno a lungo assistito
passivi agli eccessi del mercato e della finanza. Dinanzi a quella avanzata,
hanno ritirato, disarmato lo Stato. Se non recupereranno la capacità di
contenere le disuguaglianze, gli Stati saranno in grave difficoltà di fronte
alle pesanti conseguenze della crisi. Ma quella capacità, la potranno
recuperare solo se coordineranno le loro fiscalità.
( da "Corriere della Sera" del 22-03-2009)
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Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-22 num: - pag: 1 autore: di
FEDERICO FUBINI categoria: REDAZIONALE La crisi
Intervista a Zoellick (Banca Mondiale) «Proteste e protezionismo:
sarà un anno pericoloso, l'Europa non deve dividersi» BRUXELLES — Stiamo
vivendo «un anno pericoloso », dice al Corriere Robert Zoellick, presidente
della Banca Mondiale. «Siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economica, che si sta trasformando
in crisi occupazionale.
Questa poi diventa crisi
sociale e umana e può indurre in certi Paesi anche una crisi politica. Assistiamo a eventi che
portano a un ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo ». Di fronte a tutto ciò l'Europa deve restare unita,
evitare «una nuova cortina di ferro finanziaria». ALLE
PAGINE 2 E 3 Marro
( da "Corriere della Sera" del 22-03-2009)
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- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-22 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE «Europa, il protezionismo è la nuova
cortina di ferro» Zoellick (Banca Mondiale): no alla spirale pericolosa
protesta sociale-isolazionismo «G8, l'Italia dia l'esempio sugli aiuti allo
sviluppo». «Non voltate le spalle all'Est» DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES – In
compostezza e puntiglio, Robert Zoellick non perde un colpo neanche ora che
sembra esausto: tosse, febbre, sindrome da troppi aerei e troppi fusi orari nel
pieno dell'ennesimo giro del mondo per incontri sulle emergenze della crisi o sul G20 di Londra da preparare fra pochi giorni.
Esperto di Cina, poi consigliere e ministro in varie amministrazioni
repubblicane, quindi banchiere a Goldman Sachs, oggi presidente della Banca
mondiale: Zoellick ne ha viste troppe perché lo si possa ignorare quando dice
che viviamo «un anno pericoloso », e non solo per la sua salute. è un anno nel
quale, insiste, serve un contributo del-l'Italia come presidente del G8 perché
i Paesi ricchi non scordino le promesse di sostegno agli altri. Le cifre sono
terribili: «Per effetto della crisi cento milioni di
persone torneranno in povertà. Fra 200 e 400 mila bambini rischiano di perdere
la vita per la denutrizione e la mancata assistenza sanitaria», dice Zoellick
in una pausa del Forum del German Marshall Fund di Bruxelles. Crede davvero che
la recessione investirà l'intero pianeta? «Il Fondo monetario internazionale
prevede una contrazione dello 0,7% per l'economia globale. Noi alla Banca
mondiale non abbiamo ancora pubblicato una stima, ma credo sarà una riduzione
fra l'uno e il due per cento. Sono analisi comparabili, con metodi diversi». In
Francia, enormi scioperi e poi Renault che riporta le fabbriche in patria incassando
i sussidi: l'Europa è avviata verso una spirale di proteste e protezionismo? «Non conosco i motivi della scelta di
Renault. Ma in generale, vedo che siamo passati da una crisi finanziaria a una crisi economica, che a sua volta si sta
trasformando in crisi
occupazionale profonda. Questa poi diventa crisi sociale e umana e può indurre in certi Paesi anche una crisi politica. Non solo nel mondo
avanzato, anche in quello in via di sviluppo: assistiamo a eventi che portano a
un ripiegamento, politiche isolazioniste, protezionismo.
Tutto ciò può rendere i problemi economici ancora più difficili da risolvere.
Dunque sì: è una preoccupazione generale, ma non solo in questo caso francese
». I governi del G20 condannano il protezionismo ma,
calcolano alcuni, sono già in 17 su
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno - CASERTA - sezione: CASERTA - data: 2009-03-22 num: - pag: 9
categoria: REDAZIONALE Aquilante alla Bce Un economista di Gricignano a
Francoforte GRICIGNANO D'AVERSA — Da più di un anno è ricercatore a
Francoforte, presso la divisione di Econometria della Banca Centrale Europea.
Il prestigioso incarico lo ha ricevuto, a soli 23 anni, dopo la laurea in
discipline economiche e sociali ed il «Master of Science» alla Bocconi di
Milano. Tommaso Aquilante (nella foto), di Gricignano d'Aversa, è uno dei tanti
«cervelli in fuga», come vengono definiti scienziati e studiosi che decidono di
lasciare l'Italia, per cogliere importanti opportunità professionali.
L'economista si è ritagliato un ruolo di primo piano nella Bce: si occupa di
analisi quantitative e previsioni economiche per gli Stati dell'area euro.
Volendo semplificare, studia la crisi finanziaria che
ha investito il mondo intero e, in particolare, i suoi effetti in Europa.
D'obbligo è chiedergli dei risultati delle sue indagini e dei risvolti,
soprattutto in Italia, del crollo economico. «La crisi—
afferma Aquilante — nasce nel mercato immobiliare, ma le cause sono da
ricercare nell'interventismo dell'amministrazione americana, che ha garantito
prestiti per persone che non avrebbero mai potuto usufruirne, a condizioni di
mercato. Si è passati dall'immobiliare al finanziario e ora
la crisi investe l'economia
reale. L'Italia è poco esposta sui mercati finanziari rispetto ad altri Paesi
avanzati e quindi da noi la crisi è meno virulenta. Ma oggi, nel mercato globale, la velocità e il
grado di contagio sono estremamente elevati ed è difficile fare previsioni
future». Tra un mese Tommaso porterà a termine il suo lavoro a
Francoforte e, a settembre, comincerà un dottorato di ricerca in «Economics» a
Londra. Sempre lontano dalla sua terra d'origine. «Ho lasciato l'Agro aversano—
racconta il giovane ricercatore — già dopo le scuole superiori. Non volevo
studiare in un territorio dove, tranne poche eccezioni, la mentalità camorrista
prevale. Dalla scuola alle imprese, passando per la politica e l'università».
Aquilante spiega le difficoltà ad affermarsi in Italia. «Il nostro
sistema-nazione — sottolinea — non è basato sul merito. In Italia si può anche
arrivare in alto, ma spesso si deve scendere a compromessi. I ragazzi
dovrebbero smetterla di chiedere favori ai potenti di turno e mettersi
maggiormente in gioco. Dovremmo chiederci: perché pochi ricercatori stranieri
vengono a studiare in Italia? Le ragioni sono molteplici, anche se quella
prevalente è che il nostro sistema universitario, che andrebbe cambiato, è
deficitario e non attrae gli scienziati». Ignazio Riccio
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Pagina 212
Industria L'appello della Filcem-Cgil «Ora un futuro per la chimica» Industria.
L'appello della Filcem-Cgil --> Un piano industriale che metta la chimica
sarda al centro del sistema Italia. Questa la ricetta per far uscire dalla crisi il settore produttivo isolano presentata da Giorgio
Asuni, segretario regionale della Filcem-Cgil. IL SISTEMA «L'apparato
industriale sardo, purtroppo, è fatto di grandi industrie, di multinazionali ed
è strategico non solo per l'Italia ma anche per l'Europa», sottolinea. Lo
zinco, infatti, viene prodotto a Portovesme dove si trova anche l'unica
raffineria di bauxite che ricava ossido di alluminio. In più il solo impianto
italiano capace di produrre cloro in termini eco-compatibili si trova ad
Assemini. Ma i vari poli industriali sardi sono strettamente legati tra loro e
quindi, quando uno va in crisi, automaticamente hanno
difficoltà tutti gli altri stabilimenti: «Se si ferma cioè la Equipolimer di
Ottana si blocca anche Sarroch perché l'industria del nuorese, comprando la
materia prima proprio dalla raffineria del Cagliaritano, è il suo primo
cliente», spiega Asuni. «Per questo è indispensabile che l'isola sia inserita
in quadro di sviluppo nazionale, altrimenti continuerà ad avere un sistema
fragile. Apparato che in un quadro di instabilità nazionale sarà sempre più
debole». INEOS Asuni ha poi qualche perplessità sull'accordo fra Eni e Sartor
per l'acquisizione dell'Ineos di Porto Torres. «Ancora non abbiamo visto fatti
concreti», aggiunge. «In più vogliamo analizzare il piano industriale di Sartor
perché da quello dipende il futuro anche della Sardegna». Sartor poi non
sarebbe «un imprenditore adatto al compito, almeno dal punto di vista finanziario».
Oggi, a suo dire, Ineos fattura sui 500 milioni di euro l'anno contro i circa
24 del gruppo Sartor. «Vorrei essere smentito, ma credo che per l'operazione a
Sartor serva un incredibile avvallo da parte del sistema creditizio. Vista la crisi, però, non credo che le banche siano molto disposte.
Perciò rimango perplesso». ENERGIA I problemi non riguardano solo il polo
chimico ma in generale tutto l'apparato industriale e ad aggravarli sono le
questioni mai risolte come gli alti costi dell'energia, dei trasporti e delle
infrastrutture. «In Senato è in discussione una legge che istituisce energia
virtuale da mettere a disposizione delle aziende a basso costo. Legge che deve
esse approvata subito altrimenti si rischia che imprese come la Glencore
fermino la produzione mettendo sul lastrico altre 600 famiglie». PRIORITÀ
Problema che non sarebbe mai stato affrontato da tutti i governi nazionali e
regionali che si sono susseguiti e che ora non può più essere rinviato.
«Occorre tenere la schiena dritta con il governo centrale e con l'Europa,
attivare quadri agevolativi e di programma finalizzati al consolidamento di
queste produzioni, assicurando i fattori di competitività. Gli ultimi governi,
di destra e sinistra, non hanno mai avuto una politica industriale per il
paese». PROSPETTIVE Soliti problemi quindi aggravati dalla crisi
finanziaria. «Molte delle questioni che oggi
affrontiamo ci sono sempre state», conclude Asuni, «solo che adesso non c'è più
la bolla finanziaria a
coprire i problemi». A suo dire l'unico modo per uscirne è, a livello locale,
dare più soldi alle imprese in modo da rimettere in moto l'economia, mentre a
livello nazionale bisognerebbe puntare sulle tre aziende davvero solide:
Eni, Finmeccanica ed Enel. «Solo queste hanno nei propri bilanci le
potenzialità necessarie a trainare tutte le altre imprese». ANNALISA BERNARDINI
( da "Corriere.it" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
la crisi - l'intervista «Europa, il protezionismo è la nuova
cortina di ferro» Zoellick (Banca Mondiale): no alla spirale pericolosa
protesta sociale-isolazionismo «G8, l'Italia dia l'esempio sugli aiuti allo
sviluppo». «Non voltate le spalle all'Est» DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES In
compostezza e puntiglio, Robert Zoellick non perde un colpo neanche ora che
sembra esausto: tosse, febbre, sindrome da troppi aerei e troppi fusi orari nel
pieno dell'ennesimo giro del mondo per incontri sulle emergenze della crisi o sul G20 di Londra da preparare fra pochi giorni.
Esperto di Cina, poi consigliere e ministro in varie amministrazioni
repubblicane, quindi banchiere a Goldman Sachs, oggi presidente della Banca
mondiale: Zoellick ne ha viste troppe perché lo si possa ignorare quando dice
che viviamo «un anno pericoloso », e non solo per la sua salute. È un anno nel
quale, insiste, serve un contributo del-l'Italia come presidente del G8 perché
i Paesi ricchi non scordino le promesse di sostegno agli altri. Le cifre sono
terribili: «Per effetto della crisi cento milioni di
persone torneranno in povertà. Fra 200 e 400 mila bambini rischiano di perdere
la vita per la denutrizione e la mancata assistenza sanitaria», dice Zoellick
in una pausa del Forum del German Marshall Fund di Bruxelles. Crede davvero che
la recessione investirà l'intero pianeta? «Il Fondo monetario internazionale
prevede una contrazione dello 0,7% per l'economia globale. Noi alla Banca
mondiale non abbiamo ancora pubblicato una stima, ma credo sarà una riduzione
fra l'uno e il due per cento. Sono analisi comparabili, con metodi diversi». In
Francia, enormi scioperi e poi Renault che riporta le fabbriche in patria
incassando i sussidi: l'Europa è avviata verso una spirale di proteste e
protezionismo? «Non conosco i motivi della scelta di Renault. Ma in generale, vedo che siamo passati da una crisi
finanziaria a una crisi economica, che a sua volta si sta trasformando in crisi occupazionale profonda. Questa poi
diventa crisi sociale e
umana e può indurre in certi Paesi anche una crisi politica. Non solo nel mondo avanzato, anche in quello in via di
sviluppo: assistiamo a eventi che portano a un ripiegamento, politiche
isolazioniste, protezionismo. Tutto ciò può rendere i problemi economici ancora
più difficili da risolvere. Dunque sì: è una preoccupazione generale, ma non
solo in questo caso francese ». Robert Zoellick I governi del G20 condannano il
protezionismo ma, calcolano alcuni, sono già in 17 su
( da "Rai News 24" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma | 22 marzo 2009
Il presidente della banca Mondiale al Corriere: sul protezionismo l'Europa non
si divida L'eurogruppo Stiamo vivendo "un anno pericoloso", dice in
un'intervista al Corriere della Sera, Robert Zoellick, presidente della Banca
Mondiale. "Siamo passati da una crisi finanziaria ad una crisi economica che si sta trasformando
in crisi occupazionale.
Questa poi diventa crisi
sociale e umana e puo' indurre in certi Paesi anche ad una crisi politica. Assistiamo - aggiunge
Zoellick - ad eventi che portano ad un ripiegamento, politiche isolazioniste,
protezionismo": di fronte a tutto cio', e' l'invito del numero uno
della Banca Mondiale, l'Europa deve restare unita, evitare "una nuova
cortina di ferro finanziaria". Dopo le previsioni
negative (-0,7% del Pil per l'ecconomia globale) formulate dal Fmi, Zoellick
ricorda che la Banca Mondiale non ha ancora aggiornato le stime di crescita
"ma - aggiunge - credo sara' una riduzione fra l'1 e il 2%". Il
problema vero' che sta davanti all'economia mondiale si chiama pero'
protezionismo: "Sono gia' 47 i Paesi - spiega Zoellick intervenuto ieri ad
un Forum a Bruxelles - che hanno approvato misure di chiusura. Non sempre
violano accordi internazionali, magari fanno quello che Gordon Brown chiama
protezionismo finanziario". Zoellick afferma inoltre di "lavorare con
tutti gli interlocutori finanziari", italiani compresi, si dice
"preoccupato per la situazione nell'Europa centrale, ma abbiamo un utile
dialogo". Quanto alle ricette per uscire dalla crisi,
Zoellick ricorda, rispondendo ad una domanda sull'Italia, che "se il
debito pubblico e' elevato, allargare molto la spesa puo' essere controproducente.
La mia impressione e' che l'Italia abbia un pacchetto ragionevole, modesto. Ma
per tutti i Paesi vedremo solo dopo se e' abbastanza e se occorre continuare
nel 2010". Cosa si aspetta dalla presidenza italiana del G8? "Insieme
al resto del G20 - risponde il banchiere - l'Italia ha concordato di mantenere
gli impegni (sugli aiuti allo sviluppo, ndr). capisco che sia sotto pressione,
come tutti i paesi avanzati. Ma gli italiani con cui parlo nella preparazione
del G8 della Maddalena hanno mostrato un interesse in vari progetti
sull'Africa, sull'acqua, su altri fronti. E certi programmi assecondano anche
gli interessi dei donatori: per esempio, l'Italia lavora molto sulla sanita'
internazionale, con il progetto sui vaccini, di cui parlo spesso con il ministro
Giulio Tremonti".
( da "Panorama.it" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
- Economia -
http://blog.panorama.it/economia - La crisi in casa. Vanno giù le
compravendite: -15% nel 2008 Posted By massimo morici On 20/3/2009 @ 18:27 In
Headlines | No Comments La crisi, partita dai [1] prestiti
immobiliari Usa e ingigantita dai mercati finanziari mondiali, alla fine ha travolto anche il mercato immobiliare
italiano che torna alle performance di nove anni fa. A lanciare l'allarme è [2]
l'Osservatorio di Nomisma, che ha presentato il primo [3] Rapporto del 2009.
Preoccupa gli esperti il dato delle compravendite delle abitazioni, calato
durante il 2008 del 15,1% e del 17,7% nell'ultimo trimestre del 2008 rispetto
all'analogo periodo del 2007. Male anche la compravendita degli uffici che ha
subito una riduzione analoga (15,5%). Un po' meglio il commerciale che cala del
11,7% e gli immobili produttivi a -8,7% . In tutto, le compravendite erano
state 845 mila nel 2006, mentre lo scorso anno si è scesi a 686 mila, con un
ritorno ai livelli del
( da "Gazzettino, Il (Vicenza)" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Franco (Lega) agli
800 truffati: «Aspettate a pagare» Il segretario provinciale del Carroccio si è
rivolto al comitato "Raggirati del bollo": «Prima bisogna fare
chiarezza» Domenica 22 Marzo 2009, Chiampo «Non ripagate i bolli auto, ma
attendete che istituzioni ed autorità facciano definitivamente chiarezza». Con
queste parole il segretario provinciale Lega Nord Liga Veneta Padania di
Vicenza, il sen. Paolo Franco, si è rivolto l'altro giorno al presidente del
comitato ""Raggirati del Bollo", Giorgio Tezza, rassicurandolo
sul fatto che si prodigherà per giungere ad una rapida soluzione della truffa
perpetuata ai danni di circa 800 persone di Chiampo che, per il pagamento del
bollo auto, si sono rivolte alla locale agenzia "Due Esse Tutto
Pratiche". Le conclusioni del senatore Paolo Franco sono chiare: «Ho preso
atto che le vittime del raggiro sono un numero considerevole, circa 800, e che
altrettanto importanti sono le cifre in questione non versate dall'agenzia.
Centinaia di euro per ogni bollo, magari anche più bolli all'interno dello
stesso nucleo famigliare, sono importi considerevoli che mettono in difficoltà
le nostre famiglie sopratutto in un momento di crisi finanziaria come quello che stiamo
attraversando. Mi sento in dovere di dare tutta la mia disponibilità ai
concittadini di Chiampo, affinché si possa trovare una soluzione che aiuti le
famiglie». Ed entrando ancor più nel merito, evidenzia: «Credo che i cittadini
interessati alla vicenda non dovrebbero ripagare quanto già versato e sottratto
dall'agenzia in questione finché, non verrà trovata una soluzione
soddisfacente o in via giudiziale o tramite una legge regionale in modo da
superare i danni subiti». La legge prevede che il ritardo del pagamento del
bollo per i primi 30 giorni comporti una sanzione pari al 2 per cento del
dovuto, e dal 31° fino al 365° giorno tale sanzione aumenta di un ulteriore 1
per cento, mentre dal secondo anno la sanzione ammonta al 10 per cento. «Per
questi motivi e per l'impegno che il Comitato, la Regione, i rappresentanti
politici locali dovranno assumere - conclude il Paolo Franco - è opportuno che
i concittadini attendano a ripagare i bolli fiduciosi che possa essere trovata
una soluzione che li tuteli. Sono al corrente del fatto che il Comitato è
validamente sostenuto da assistenti legali, ed esiste un difensore civico
regionale che dovrà essere sensibilizzato ed interpellato. Credo che se tutti
insieme ci impegneremo, potremo ottenere giustizia per i cittadini e dimostrare
che chi si comporta in maniera fraudolenta non deve averla vinta». Matteo
Crestani
( da "Sicilia, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
la trasmissione di
rai tre una città che sa reagire. Interviene il presidente della Provincia Il
regista politico e tecnico di Report contro Chiesa, società, politica e impresa
Giuseppe Castiglione* È da giorni che mi interrogo sulla trasmissione
televisiva "Report" e diversi sono i sentimenti che si affollano
nella mia mente. Ho letto nel volto di molti miei interlocutori, il mattino
successivo, uno stordimento addirittura superiore al mio, che celava
incredulità, imbarazzo. Reazioni contrastanti, tutte tese a percepire la mia
reazione. Chi, pur avendo visto la trasmissione, faceva finta di niente, nessun
accenno; chi farfugliava qualche espressione cercando di capire la mia
reazione; chi invece liquidava la faccenda come strumentalizzazioni montate ad
arte e con grande sapienza. In tutti certo prevaleva lo sbalordimento di fronte
a quel duro colpo inferto all'immagine della nostra città. In qualche maniera,
incapaci di reagire, consapevoli che molte di quelle immagini ed episodi sono,
purtroppo, veri e non rinnegabili, ma certi che un'abile regia abbia fatto
apparire una città in mano alla mafia, al malaffare, al malgoverno, alla
malversazione. Questa, permettetemi di dirlo, non è la città che conosco; una
città che certo non può e non vuole nascondere quelle dure immagini che ci sono
state sbattute in video. Dirò appena del sen. Firrarello, al quale mi legano
rapporti di filiale amicizia e stima che, non avendo avuto storicamente alcuna
responsabilità nella gestione del Comune di Catania, è stato calato, in quel
servizio televisivo, in maniera evidentemente ingiusta, violenta. Non serve
ricordare che dagli atti in possesso della magistratura ed assolutamente noti,
il sen. Firrarello, non solo non conosceva tale Mangion mafioso, ma la sua
storia ed il suo percorso politico lo portano ben lontano da ambienti
criminali. Sulla nota vicenda dell'ospedale "Garibaldi", basti
ricordare che, nonostante il reato sia stato abbondantemente prescritto,
Firrarello ha chiesto comunque la celebrazione del processo di appello per
affermare la sua totale innocenza. Per il resto, perché tanta violenza nel fare
apparire la Chiesa e la festa di Sant'Agata, una celebrazione in mano alla
mafia che la gestirebbe come una sorta di festival del business mafioso? Chi ha
avuto il privilegio, come me, per la prima volta di vivere intensamente la
festa di Sant'Agata, non può non rimanere affascinato dalla manifestazione di
fede e dalla devozione di migliaia di catanesi. Perché descrivere le storiche
associazioni dei circoli come consorterie massoniche? Si deve ascrivere alla
lotta politica a sinistra, o a cos'altro, la regia delle tanto infondate frasi
di Mangion? Costui vuole addirittura infangare o meglio "mascariare"
Enzo Bianco, l'uomo che ha interpretato e rappresentato una delle stagioni più
alte del riscatto e del rilancio della città di Catania. La trasmissione,
infatti, accennava al contatto mafioso e addirittura al coinvolgimento della
moglie di Bianco, legittima proprietaria di un terreno in un affare di
speculazione, per delegittimare una stagione politica ed un'Amministrazione -
quella guidata dal sindaco Bianco - che certamente dal buon governo traeva
l'unico elemento per sconfiggere il centro destra, che ancor oggi è largamente
maggioritario nella città. Delle Amministrazioni di Scapagnini/Lombardo, negli
ultimi 10 anni, preferisco solo ricordare le mie note prese di posizione sulla
gestione del personale, delle municipalizzate, dell'ostilità politica alla
ricandidatura di Scapagnini sindaco, perché avvertivo in maniera chiara che
ormai mancava quella spinta propulsiva importante che aveva caratterizzato il
primo mandato. Ho più volte detto, fino a diventare monotono, che le risorse FAS
vanno utilizzate per investimenti. Ho detto, inoltre, che
condividere la scelta di emergenza di utilizzare fondi FAS per risolvere la crisi finanziaria del Comune di Catania
non avrebbe dovuto significare nel futuro, sottrarre risorse così importanti per
gli investimenti per coprire le spese correnti. Fu interpretato - ahimè - come
l'ennesimo attacco alla neonata amministrazione Stancanelli. Il regista
politico e tecnico di "Report" aveva in mente di abbattere un
virtuale quadrilatero: dopo la Chiesa, la società civile, la politica, non
poteva non toccare al mondo imprenditoriale. E chi meglio del simbolo
dell'impresa a Catania se non il dott. Mario Ciancio? Chi meglio di lui che ha
voluto destinare i propri investimenti in Sicilia piuttosto che nelle più
ovattate e redditizie realtà del Nord del nostro Paese? Nuovi stabilimenti
tipografici, nuove iniziative editoriali televisive, il dott. Ciancio guadagna
ed investe tutto nella sua Sicilia perché ci crede, continuando a difendere il
lavoro di tanti bravi giornalisti nel momento in cui anche le realtà editoriali
fortemente sostenute dal contributo pubblico ai partiti (vedi l'Unità) cedono
il passo ad un mondo dell'informazione che privilegia la tecnologia e sacrifica
le risorse umane. Difendere una piccola isola editoriale, crederci ed
investire, guadagnare ed investire, credere nell'investimento persino in
agricoltura, dove tutti fuggono per via delle concentrazioni internazionali, è
segno di coraggio e lungimiranza. Ho meditato molto quest'ultimo passo del mio
intervento riservato all'imprenditore Ciancio, perché non abbia a leggersi come
piaggeria, ma è veramente incomprensibile come il credere e soprattutto far
credere ai propri figli che questa terra non vivrà nel futuro di assistenza, ma
di intelligenza, fantasia imprenditoriale e, perché no, di tanti guadagni, si
possa pagare così pesantemente in termini di immagine. Cui prodest? A chi
giova? C'è una generazione di imprenditori, di giovani, di donne, di
professionisti, di uomini di cultura, di politici, che crede in questa città?
Quel degrado che esiste in alcune aree di Catania, quella mafia che pensa di
poter condizionare le attività economiche della nostra città, alcune scelte
sbagliate e scellerate che sono state fatte dalla classe politica, e non escludo
nessuno, è possibile superarle, vincerle, ed affermare di conseguenza il buon
governo? Quelle stesse componenti oggi attaccate, Chiesa, società civile,
politica, imprenditoria, avranno la forza di reagire? Di credere ancora? Di
mostrare la Catania quotidiana, laboriosa, solidale, entusiasta? Penso di si.
Ognuno di noi riprenda la voglia, superi lo stordimento e continui ad
impegnarsi per fare in modo che anche la città possa vivere una straordinaria
stagione di serie A. Lottando per una promozione e impegnandosi per consolidare
un ruolo da protagonista. *presidente della Provincia regionale di Catania
( da "Reuters Italia" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
BRATISLAVA (Reuters)
- Col 46,7% dei voti, Ivan Gasparovic, capo di Stato uscente della Slovacchia,
è arrivato in testa al voto di ieri per l'elezione del nuovo presidente. I
risultati ufficiali sono stati resi noto oggi. Iveta Radicova, principale
candidata dell'opposizione, ha ottenuto il 38,05%, risultato giudicato
sorprendente dagli osservatori. Siccome nessun candidato ha superato il 50%, il
4 aprile Gasparovic e Radicova andranno al ballottaggio. Quella del presidente
in Slovacchia è una carica più formale che sostanziale, ma il voto è
considerato un test per il sostegno al primo ministro Robert Fico, quando manca
un anno al rinnovo del Parlamento. Fico sostiene infatti Gasparovic, e nella
campagna elettorale ha avuto un ruolo molto attivo, comparendo nei manifesti
accanto al presidente. Fico, eletto nel 2006 con la promessa di aiutare le
fasce deboli, ha lavorato per aumentare il ruolo dello Stato nell'economia, e
ha minacciato di nazionalizzare i pacchetti azionari di proprietà straniera
nelle società di servizi se i manager occidentali avessero fatto pagare più del
dovuto il gas e l'elettricità. Da un sondaggio svolto questo mese Fico risulta
il politico slovacco più popolare, con un sostegno superiore al 40%. Gasparovic
è vicino a Fico e ha sostenuto la sua politica per migliorare le condizioni di
vita delle fasce sociali più deboli, trascurate dalle
riforme di mercato del precedente governo di centrodestra. La Slovacchia,
membro della Ue che ha da poco adottato l'euro, è stata colpita anch'essa dalla
crisi finanziaria globale,
anch'essa dalla crisi finanziaria globale, anche se meno duramente di altri paesi dell'Europa
centrale e orientale.
( da "Dagospia.com" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> BANCHIERI IN GINOCCHIO DAL GOVERNO - BRUCIATI 27 MILIARDI DI
EURO IN APPENA TRE MESI - SCATTA LA CORSA AI TREMONTI BOND PER EVITARE IL CRAC
- E? PARTITO IL SALVATAGGIO DI SISTEMA: COSI? IL GOVERNO ALLUNGA LE MANI ALLO
SPORTELLO... Francesco De Dominicis per Libero Una cifra da capogiro: 27
miliardi di euro. Sono quelli bruciati in Borsa - per colpa della crisi internazionale - dalle banche italiane. In appena due
mesi e mezzo è andato in fumo l'equivalente di una robusta manovra finanziaria sui conti pubblici. Dall'inizio del 2009, i
colossi del credito hanno perso, complessivamente, 27,6 miliardi, passando da
un valore complessivo di
( da "Virgilio Notizie" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano, 22 mar.
(Apcom) - Rappresenta un'opportunità per discutere della crisi finanziaria degli ultimi mesi,
valutare le iniziative già messe in atto, scambiare idee, osservazioni e
attivare percorsi congiunti la colazione di lavoro organizzata per domani dal
Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni cui parteciperà il
ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Presenti anche il gotha
dell'economia lombarda, i componenti del Patto per lo Sviluppo e i protagonisti
del Tavolo per la Competitività. "Regione Lombardia - ha dichiarato
Formigoni - è stata particolarmente vicina alle imprese e ai lavoratori sin
dall'inizio della crisi. Abbiamo varato 13 misure di
contrasto alla tempesta finanziaria, agendo sia sulle
garanzie al credito sia sui finanziamenti per innovazione e formazione. La Dote
Lavoro è l'esempio concreto che non ci siamo fatti trovare impreparati: da
questa crisi si esce più forti se sapremo mantenere
alto il livello di formazione dei lavoratori che oggi sono in difficoltà e
domani, con la ripresa, potranno rientrare nel mondo del lavoro con una
specializzazione in piu". "Nel frattempo - ha aggiunto - non
intendiamo lasciare nessuno da solo: come Regioni abbiamo firmato proprio con
il Governo un accordo fondamentale sugli ammortizzatori sociali e alla
Lombardia spettano 1.500 milioni per sostenere i lavoratori".
( da "Wall Street Italia" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Milano,
domani Formigoni riceve Tremonti di Apcom Colazione di lavoro con il gotha
dell'economia lombarda -->Milano, 22 mar. (Apcom) - Rappresenta
un'opportunità per discutere della crisi finanziaria
degli ultimi mesi, valutare le iniziative già messe in atto, scambiare idee,
osservazioni e attivare percorsi congiunti la colazione di lavoro organizzata
per domani dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni cui
parteciperà il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Presenti anche il gotha
dell'economia lombarda, i componenti del Patto per lo Sviluppo e i protagonisti
del Tavolo per la Competitività. "Regione Lombardia - ha dichiarato
Formigoni - è stata particolarmente vicina alle imprese e ai lavoratori sin
dall'inizio della crisi. Abbiamo varato 13 misure di
contrasto alla tempesta finanziaria, agendo sia sulle
garanzie al credito sia sui finanziamenti per innovazione e formazione. La Dote
Lavoro è l'esempio concreto che non ci siamo fatti trovare impreparati: da
questa crisi si esce più forti se sapremo mantenere
alto il livello di formazione dei lavoratori che oggi sono in difficoltà e
domani, con la ripresa, potranno rientrare nel mondo del lavoro con una
specializzazione in piu". "Nel frattempo - ha aggiunto - non
intendiamo lasciare nessuno da solo: come Regioni abbiamo firmato proprio con
il Governo un accordo fondamentale sugli ammortizzatori sociali e alla
Lombardia spettano 1.500 milioni per sostenere i lavoratori".
( da "Stampa, La" del 22-03-2009)
Argomenti: Crisi
WALL STREET SI
RIBELLA Retroscena Scandalo Aig I bonus salgono a 218 milioni Il ceo di Morgan
Chase: «Senza incentivi perderemo i dipendenti migliori» «Sono alla Casa Bianca
per risolvere problemi Non per lasciarli in eredità ad altri» GLAUCO MAGGI NEW
YORK [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Indipendenza energetica, riduzione del
deficit, riforma del sistema sanitario e rafforzamento dell'istruzione
pubblica. Sono gli imperativi categorici del piano di budget per il 2010 che il
Congresso americano si appresta a votare. A illustrarli è il presidente Barack
Obama nel corso del discorso radio-web del sabato in cui spiega come il
pacchetto da 3.550 miliardi di dollari (1.137 solo per il piano anticrisi)
rappresenti «il progetto economico per il nostro futuro». «A chi dice che il
piano è troppo ambizioso rispondo che ci sono rischi troppo pericolosi per
essere ignorati», avverte Obama spiegando di essere alla Casa Bianca per
risolvere i problemi, «non per consegnarli in eredità alle prossime
generazioni». In più, Obama sta preparando un provvedimento ad hoc, che verrà
reso noto la prossima settimana, per limitare gli stipendi e i bonus dei
supermanager delle banche e forse di altre grandi società americane (è
un'anticipazione del New York Times). Benché la questione non sia fondamentale,
di per sé, per la soluzione dei problemi economici generali, ha acquisito una straordinaria
importanza politica per il furore che hanno suscitato nell'opinione pubblica i
compensi extra ai top manager della Aig, sostenuta da miliardi di fondi
pubblici. Il futuro economico del Paese pensato da Obama si basa su una
crescita solida e concreta «non sulle bolle immobiliari o su speculazioni finanziarie». Il presidente avverte il Congresso: le cifre
dei singoli capitoli del budget saranno riviste nel corso dell'approvazione ma
«le quattro priorità saranno rispettate». Obama annuncia investimenti per lo
sviluppo di tecnologie energetiche pulite, maggiori stanziamenti per
l'istruzione e costi più bassi per college e università, assieme a una riforma
che renderà accessibile a tutti l'assistenza medica, in particolare il Medicare
e il Medicaid, ovvero la copertura per anziani e meno abbienti. A questi tre
pilastri si affianca l'abbattimento del deficit attraverso il controllo della
spesa e l'eliminazione degli sprechi. Obama fa un appello al Congresso:
«L'America ci sta guardando e attende un segnale, dimostriamo di essere
all'altezza del nostro compito». Una tempistica mirata quella del presidente:
il discorso arriva il giorno dopo le fosche previsioni del Congressional Budget
Office secondo cui il deficit americano esploderà nel 2009 raggiungendo la
cifra record di quasi 1835 miliardi di dollari. Si tratta del 13,1% del Pil
stimato, un livello mai visto dalla Seconda guerra mondiale che potrebbe
portare il disavanzo entro dieci anni a quota 9,3 miliardi di dollari, «2300
milioni più delle stime dell'amministrazione», quattro volte il disavanzo
dell'amministrazione Bush. Le cifre non spaventano la Casa Bianca: «le stime
del Cbo non modificano né la strategia né gli obiettivi del presidente che
entro la fine del primo mandato punta a dimezzare il deficit», spiega il
portavoce Robert Gibbs, mentre Obama incassa l'apprezzamento dall'ex timoniere
della Fed, Alan Greenspan per il suo approccio alla crisi. Ma quello del
presidente è anche un modo di richiamare all'ordine dopo una settimana in cui
Washington e Wall Street si sono scontrate aspramente sulla tassazione
straordinaria dei maxi-bonus di Aig e delle altre banche del Tarp. Specie in
vista del varo del piano salva-finanza da mille miliardo da parte del
segretario al Tesoro, Timothy Geithner, i cui dettagli saranno resi noti entro
lunedì. I bonus della discordia intascati dai manager di Aig, balzati ieri da