CENACOLO DEI COGITANTI |
Scoppia la bolla e appare
il valore dell'arte ( da "EUROPA
ON-LINE" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Alla crisi finanziaria e alla
caduta dei titoli. Quando negli anni Ottanta la deregulation ha creato i nuovi
ricchi della speculazione, l?arte è diventata più che mai uno sfavillante
oggetto commerciale per celebrare i nuovi padroni della finanza e il miraggio
dell?
C'è una bomba in comune
( da "EUROPA ON-LINE"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In una situazione di crisi
finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della
capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi
e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali. Il Comune di Roma nel
2009 pagherà 200 milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori
interessi passivi)
Crisi economica/L'Europa
riunita a Bruxelles guarda agli Usa. Ma con Obama non sarà facile
( da "AmericaOggi Online"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inaccettabile protezionismo"
per via dell'annunciata decisione di Parigi di riportare in patria una delle
produzioni di punta della Renault attualmente localizzata in Slovenia. Solo due
esempi. Ma per dire la fatica che "mamma Merkel" deve avere fatto
anche stavolta per cercare di tenere insieme una comitiva già profondamente
scossa dalla bufera montante della disoccupazione (
L'Ue raddoppia gli aiuti
all'Est ( da "Giornale
di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Il superciclo dell'acciaio
non è finito Gozzi (Duferco) è ottimista: saremo più forti Fornelli (Beltrame):
serve un cambio o sono guai ( da "Giornale
di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il problema non è quanto dura la
crisi, ma la forma dell'uscita». Cioè il modo con cui usciremo. E lo faremo
«grazie all'economia reale, più forte di qualunque crisi finanziaria, di
qualunque bolla speculativa». Secondo Gozzi «i prezzi hanno toccato il fondo,
la riduzione della domanda è giunta al termine, i costi marginali si avvicinano
ai ricavi».
Dal turbo alle turbine
eoliche Ecco il futuro della Saab
( da "Finanza e Mercati"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: colpito particolarmente dalla crisi
finanziaria. Stoccolma ha anzi recentemente confermato proprio in questi giorni
l'obiettivo di fare a meno del petrolio entro una ventina d'anni. Di qui il
curioso invito, formulato dal ministro del Commercio svedese Maud Olofsson, a
riconvertire il processo produttivo degli stabilimenti per specializzarsi nel
settore eolico.
Crisi economica, la
strategia della Cisl per la ripresa
( da "Tempo, Il" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si concentrerà sulla crisi sociale
e finanziaria del Momento in Italia e in Molise. Sarà un momento, quindi, di
grande attenzione interna ma soprattutto di confronto sul mondo del lavoro e
sindacale. Un sindacato chiamato a un ruolo e quindi a un compito difficile
nella ricucitura dei rapporti sociali e soprattutto di interfaccia
istituzionale e quindi propositiva con il Governo.
Acciaio, il nuovo corso
può ripartire dalla Cina ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che escano provvedimenti orientati
ad agevolare i mercati e sterilizzare la tremenda crisi finanziaria che ci ha
colpito. Occorre investire massicciamente nelle infrastrutture, incentivando il
settore edilizio e quello dell'automotive, veri e propri motori trainanti della
nostra economia». UNA CRISI che colpisce inevitabilmente anche il mercato
bresciano.
Marinelli: Â<Un
episodio isolatoÂ> ( da "Tempo,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «In un momento di crisi finanziaria
- ha detto l'Assessore - in cui tutti cerchiamo di dare nuovo respiro al nostro
turismo, pur con le poche risorse che il momento concede, fattacci come questo
lasciano sgomenti e increduli, specie perché riguardano una località di punta,
su cui progettiamo un grande futuro.
I conti non tornano
( da "Arena, L'" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sabato 21 Marzo 2009 LETTERE Pagina
25 CRISI I conti non tornano Con la crisi finanziaria che sta massacrando
l'economia del pianeta abbiamo scoperto una nuova divinità. Indecifrabile,
capricciosa, inesorabile: il Pil (Proddotto interno lordo). Sappiamo tutti che
cosa è, ma non ci riflettiamo.
FEDERALIMENTARE: NEL 2009
L'EXPORT FRENERÀ DEL 6% ( da "Arena,
L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A POP VICENZA Si blocca la cessione
della maggioranza di Irfis, istituto di credito siciliano controllato dal Banco
di Sicilia col 76%, alla Popolare Vicenza. Secondo fonti sindacali del Bds la
frenata all'operazione sarebbe dovuta a una presunta mancata autorizzazione di
Banca d'Italia, a causa della crisi finanziaria.
dopo nove anni crescono i
disoccupati - andrea bonanni ( da "Repubblica,
La" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari mondiali e
l´impegno ad approvare entro giugno «i principi di base di un nuovo sistema di
supervisione per il settore finanziario dell´Ue». E tuttavia, pressati
dall´emergenza disoccupazione, in risalita anche in Italia, i leader europei
hanno dato il via ad una serie di misure congiunte che per la prima volta vanno
al di là della somma di iniziative nazionali.
abruzzo, la ripresa è
molto lontana ( da "Centro,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'Abruzzo con questo calo di
occupati è nella crisi o il peggio deve arrivare? «L'ultimo trimestre del 2008
è stato una sorta di anticipazione rispetto alle difficoltà che si stanno
riscontrando nel primo trimestre del
Crollano gli utili
Generali: -70,5% In denaro solo una parte del dividendo
( da "Unita, L'" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inevitabile impatto sugli
investimenti della crisi finanziaria globale, dall'altro dimostrano la solidità
delle attività assicurative, che riflette le nostre scelte strategiche di lungo
termine». Gli ha fatto eco l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto per
il quale «il 2009 continuerà ad essere un anno duro, ma crediamo che il nostro
approccio strategico,
l'amia dichiara guerra al
volantinaggio "denuncia per chi è senza autorizzazione"
( da "Repubblica, La"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: messo a rischio dalla crisi
finanziaria che colpisce la capogruppo Amia. «Mancano inoltre guanti, tute e
palette, i lavoratori vanno in servizio rischiando la loro incolumità», dicono
Paolo Di Gaetano dell´Rdb e Maurizio Bongiovanni dell´Alba. Nonostante
l´appello del sindaco Diego Cammarata, che ha chiesto agli operai di tornare al
lavoro minacciando l´
C'è anche il gasdotto
sardo tra i beneficiari dei fondi Ue
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia.
Reazioni alla crisi
( da "Milano Finanza"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: avvio della crisi finanziaria
mondiale, le iniziative prese dalle autorità internazionali per far fronte alla
crisi dei mercati hanno risposto in maniera adeguata alle sue aspettative? E in
Italia?De Rosa. La soluzione di questa crisi non può che venire da un impegno
concertato e globale, che superi i confini nazionali.
Anasf e Fecif, incontro a
Milano ( da "Milano
Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tornato sotto la lente dei governi
a seguito della crisi finanziaria in atto, quello dell'education finanziaria
dei risparmiatori. Questione quest'ultima che coinvolge direttamente proprio
gli operatori del risparmio e che nei progetti del Fecif apre la strada alla
collaborazione con fpa Europe per cercare di coinvolgere nei lavori altri
rappresentanti di paesi europei dormienti.
I pf e l'educazione al
risparmio ( da "Milano
Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rilancia il confronto In un recente
articolo dedicato alla crisi del mercato finanziario, pubblicato sul Corriere
della Sera, il professor Filippo Cavazzuti nella sua veste di Presidente del
Consorzio Pattichiari si concentra sull'ineludibilità di dover affrontare i
rischi finanziari e conclude le sue argomentazioni con un invito rivolto ai
risparmiatori, che recita testualmente:
in picchiata il prezzo
delle case ( da "Tirreno,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria ha innescato
anche la ripresa della domanda a conferma di quanto gli italiani vedano ancora
nel "mattone" l'investimento più sicuro. Prezzi e affitti. «Il prezzo
- ha dichiarato Claudio Branchetti consulente Tecnocasa per la rete immobiliare
residenziale in Toscana - è in assoluto la variabile determinante nella
trattativa di compravendita e in particolare,
Riggio (Enac): L'Italia
degli scali ora subisce la crisi, ma in futuro rischia il capacity crunch
( da "Borsa e Finanza"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sui bilanci della crisi dei mercati
finanziari». Al centro dell'analisi di Riggio c'è lo spauracchio di una
possibile saturazione del sistema ((vedere tabella). Un rischio che - se si
esclude il
c'era una volta la moneta
- alessandro volpi ( da "Tirreno,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ingegneria finanziaria e la
liquidità resa facile dalla riduzione artificiale del rischio, la crisi
finanziaria globale finirà per generare nuovi strumenti di indebitamento
pubblico chiamato a coprire i debiti privati divenuti ormai scoperti. La
produzione straordinaria di carta moneta diventa il cardine della
rinazionalizzazione degli assetti più consueti del capitalismo.
Pasini: le banchedevono
ridurre i costi ( da "Secolo
XIX, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il presidente del Consiglio di
sorveglianza del Banco Popolare ha definito «impegnativa» la crisi che gli
istituti finanziari devono affrontare. Soprattutto, Pasini si è detto convinto
che non sarà possibile tornare al modello subito precedente l'esplosione della
bolla subprime: «Dovremo ristrutturare i costi, abituarci a guadagni meno
elevati».
Intermarket: cosa sta
cambiando nelle correlazioni ( da "Borsa
e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la sua
evoluzione hanno infatti allentato legami che si credevano consolidati, e
avviato nuove correlazioni che però, in alcuni casi, sono poi tornate
nell'oblio. L'analisi intermarket diventa così sempre più difficile e volatile.
Correlazioni che vanno,
correlazioni che vengono. Le interrelazioni fra le diverse asset ...
( da "Borsa e Finanza"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la sua
evoluzione hanno infatti allentato legami che si credevano consolidati, e
avviato nuove correlazioni che però, in alcuni casi, sono poi tornate
nell'oblio. L'analisi intermarket diventa così sempre più difficile e volatile.
renault rimpatria la
produzione slovena la commissione ue protesta, sarkozy frena
( da "Repubblica, La"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Francia annuncia la
rilocalizzazione di un impianto della Renault per la produzione di alcuni
modelli fabbricati in Slovenia e la mossa provoca una dura reazione della
Commissione Ue, che teme un ritorno strisciante del protezionismo. Ma il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha gettato acqua sul fuoco: la Slovenia non
perderà posti di lavoro.
la mia fede - tony blair
( da "Repubblica, La"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: questione dei valori e del sistema
finanziario alla luce della crisi finanziaria, esaminando in che modo i nostri
sistemi finanziari possano essere rimessi in rapporto con alcuni valori di base
dai quali essi si sono in buona parte distanziati. Abbiamo dato il nostro
contributo al dibattito globale in occasione della conferenza di Parigi del
presidente Sarkozy e al World Economic Forum,
UE. Sì al raddoppio degli
aiuti ai Paesi dell'Est. 75 miliardi destinati al FMI
( da "AmericaOggi Online"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
"situazione grave". Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non
spesi per finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
CRISI/ GREENSPAN SI
COMPLIMENTA CON OBAMA PER GESTIONE CRISI
( da "Wall Street Italia"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si è complimentato con
l'amministrazione Obama per come ha gestito la crisi finanziaria e, in
particolare, per la ristrutturazione del sistema bancario americano. Questa
ristrutturazione è un "cardine" dell'equilibrio mondiale, ha
affermato Greenspan nel suo discorso conclusivo della 72esima Convenzione delle
banche del Messico, ad Acapulco.
Misure anticrisi,
Bruxelles vara altre risorse ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
BRUXELLES - Cinque,
cinquanta, settantacinque ( da "Adige,
L'" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Il modo per non finire in
bocca agli squali ( da "Italia
Oggi" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il gruppo olandese ha scelto l'anno
scorso di affrontare la crisi finanziaria mondiale con l'arma dell'ironia e
della comicità surreale investendo 50 milioni di euro per tutta la
comunicazione 2009.Il 50% dell'investimento è stato destinato all'advertising
classico, di cui due terzi alla pubblicità in televisione.
Dal vertice Ue nessuna
black-list al G-20 di Londra ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: altro protagonista insieme alla
Merkel della guerra aperta dichiarata a paradisi fiscali e segreto bancario,
complici i contraccolpi della crisi finanziaria in corso. Ma Sarkozy non si è
fermato a una reazione compiaciuta per i segnali di collaborazione lanciati dai
quattro Paesi nel mirino dell'Unione.«La nostra credibilità dipende dalla
capacità di rifiutare tutte le eccezioni.
L'industria resti in primo
piano ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: essa diventa il pretesto per
risuscitare le argomentazioni in favore del protezionismo, un'esperienza
screditata da trent'anni di storia in Europa. Dobbiamo perciò essere molto
sospettosi rispetto ai Colbert del credit crunch. Credit crunch significa che
dobbiamo esaminare attentamente il modo in cui il governo regolamenta i mercati
finanziari.
Indagine su Northern Rock
mette Brown sotto accusa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: liquidando il light touch alla
regolamentazione dei mercati finanziari, fortissimamente voluto da Brown nelle
vesti di Cancelliere dei Governi Blair, come un reliquia. Ha continuato ieri il
National audit office con il rapporto sulla nazionalizzazione di Northern Rock,
la prima pietra dello smottamento finanziario britannico.
Generali, salgono i premi
ma pesano le svalutazioni ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E
MERCATI data: 2009-03-21 - pag: 37 autore: Profitti a 861 milioni (-70%) -
Sciolta la joint venture Intesa Vita Generali, salgono i premi ma pesano le
svalutazioni Riccardo Sabbatini è stato l'anno da dimenticare dei mercati
finanziari, costato 5 miliardi soltanto di svalutazioni di asset;
Bilancio, 35% in più per
le strade e un minipiano triennale di assunzioni
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la crisi finanziaria mondiale,
infatti, ha fatto calare molto il costo del denaro, cosa che potrebbe
paradossalmente generare una perdita per il Comune. Problema, questo, che hanno
anche altri Comuni italiani come Roma, Torino e Milano. L'assessore al Bilancio,
Riccardo Realfonzo, che due giorni fa ha incontrato il gruppo consiliare del PD
per parlargli del Bilancio,
L'industria del design: la
via italiana al successo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che arriva in un momento
particolamente azzeccato: «La crisi di oggi – sostiene Davide Rampello,
presidente della Triennale – è soprattutto una crisi di valori, quelli creati
da un sistema che ora ha fallito, è un momento di timore in cui occorre trovare
qualcosa in cui tornare a credere e avere fiducia.
ROMA - Generali chiude il
bilancio 2008 a prova di crisi: l'utile netto si attesta a 861 milion...
( da "Messaggero, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bilancio
LA recessione sta
raggiungendo probabilmente in questi primi mesi del 2009 la sua mas...
( da "Messaggero, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non soltanto le banche italiane
sono le meno colpite dalla crisi finanziaria, ma anche il sistema produttivo e
socio-territoriale del "made in Italy", grazie alle capacità delle
imprese e al meccanismo degli ammortizzatori, "tiene" meglio, come
dimostrano i dati Istat sulla disoccupazione e quelli Eurostat sulla produzione
industriale diffusi ieri.
Renault riporta in Francia
la Clio E la Ue accusa: protezionismo
( da "Corriere della Sera"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: onda della crisi finanziaria e
della recessione, nonostante gli impegni all'unisono dei leader europei a
scongiurare una deriva di questo genere. Un fatto preoccupante per almeno tre
ragioni. Si verifica alla vigilia del G20 di Londra, riguarda un settore già in
odore di protezionismo per gli incentivi all'automobile elargiti da diversi
Paesi e vede protagonista la Francia :
Generali, utili per 861
milioni Caltagirone nel comitato esecutivo
( da "Corriere della Sera"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha pesato sui
conti delle Generali: il Leone ha chiuso il 2008 con 861 milioni di utile
contro i 2,92 miliardi precedenti dopo svalutazioni per 5 miliardi. Ieri il
consiglio ha approvato il bilancio, proposto la distribuzione di un dividendo
misto, nominato nell'esecutivo Francesco Gaetano Caltagirone,
L'abito nero del profitto
( da "Manifesto, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «In un momento di grave crisi
finanziaria milioni di donne che lavorano nelle varie fabbriche stanno pagando
per i profitti dei giganti della grande distribuzione». Inizia con questo atto
d'accusa l'ultimo dossier pubblicato dalla Clean Clothes Compaign (CCC), dal
titolo «Cashing In» (www.
Tiene Piazza Affari, giù
StM ( da "Corriere
della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-21 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Tiene
Piazza Affari, giù StM di Giacomo Ferrari Unipol Vendite su Unipol, che dopo il
balzo di giovedì lascia sul terreno il 9,09% Ultima seduta della settimana
all'insegna delle scadenze tecniche mensili per futures e opzioni e nuovo rialzo
di Piazza Affari,
Evasione fiscale? L'accusa
frena Barclays ( da "Corriere
della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-21 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE Il caso a Londra Evasione
fiscale? L'accusa frena Barclays (g.fer.) — L'ipotesi di una frode fiscale ha
penalizzato ieri Barclays alla Borsa di Londra, dove il titolo del colosso
bancario è arrivato a perdere fino all' 8% per poi terminare a 104,
<Banche in coda per
l'aumento>. Enel corre ( da "Corriere
della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sezione: Economia Mercati
Finanziari - data: 2009-03-21 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE Il caso a
Milano «Banche in coda per l'aumento». Enel corre (g.fer.) — «Abbiamo già
deliberato l'aumento di capitale e posso confermare che c'è un overbooking di
banche che vogliono entrare nel consorzio di collocamento».
BRUXELLES CINQUE,
cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre c...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Banche, parte la campagna
Cna ( da "Nazione,
La (Prato)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accesso al credito in questi
frangenti di crisi finanziaria appare sempre più problematico per gli
imprenditori. A dimostrarlo (o a confermarlo) ci sono i dati della ricerca
effettuata dalla Cna siu 302 aziende il cui titolo è già un programma: «Banche
nemiche del rilancio?». A giudicare dai risultati il rapporto banche-piccole imprese
appare piuttosto difficile a Prato.
Il re del marco' vede
nero: questa crisi farà strage ( da "Nazione,
La (Firenze)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 17 Il re del marco' vede nero:
questa crisi farà strage FIRENZE L'EX GOVERNATORE DELLA BUNDESBANK, POEHL,
PARTECIPA OGGI A UN SIMPOSIO ECONOMICO di PINO DI BLASIO FIRENZE «QUESTA crisi
finanziaria ed economica durerà almeno 3 o 4 anni. E quando terminerà, il mondo
non sarà più come quello di oggi.
di ROBERTO DAVIDE PAPINI
PER IL 65% delle aziende artigiane prat...
( da "Nazione, La (Prato)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accesso al credito in questi
frangenti di crisi finanziaria appare sempre più problematico per gli
imprenditori. A dimostrarlo (o a confermarlo) ci sono i dati della ricerca
effettuata dalla Cna siu 302 aziende il cui titolo è già un programma: «Banche
nemiche del rilancio?». A giudicare dai risultati il rapporto banche-piccole
imprese appare piuttosto difficile a Prato.
La crisi è sempre più
nera, crolla la produzione ( da "Nuova
Ferrara, La" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dipendente" dal negativo
fatturato da export, una voce che determina per il 60% il fatturato totale. Le
aspettative degli imprenditori per il 2009 dimostrano che la crisi finanziaria
e poi economica è oggi anche una crisi di fiducia: la percentuale dei
pessimisti sull'andamento dei prossimi mesi supera in certi casi il 60%.
Generali dà il dividendo e
si separa da Intesa Vita ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 21-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Generali dà il dividendo e
si separa da Intesa Vita ( da "Resto
del Carlino, Il (Bologna)" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per
finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Intesa: utile, ma niente
cedola Tremonti bond per 4 miliardi
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il conto che Intesa Sanpaolo paga
alla feroce crisi finanziaria di questi mesi. Ne ha preso atto ieri il
consiglio di gestione della banca presieduto da Enrico Salza che ha approvato i
conti del 2008. Nello scenario buio resiste tuttavia la capacità della banca di
generare profitto, sia pur un po' sotto le attese: l'utile netto consolidato è
stato di 3,
L'Ue aumenta gli aiuti a
Est e Fmi ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali
sono in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di
«situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare
una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
Più di così non scenderà
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nelle varie crisi economiche o
geopolitiche, il franco si è poi apprezzato. E così è stato anche durante
l'attuale crisi finanziaria, con una tendenza verso 1,45-1,46 sull'euro
verificatasi ancora il mese scorso. L'intervento della Bns, che ha suscitato
discussioni a livello internazionale perché indicato da alcuni esperti come una
svalutazione competitiva,
Super sconti (-50%) a Soho
e Mayfair ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Tutto il mercato immobiliare
londinese ha risentito pesantemente della crisi finanziaria e in particolare
nella City è stata ed è molto forte la pressione sui canoni: nel cuore
finanziario di Londra ora è caccia agli inquilini – spiega Patrick Parkinson,
amministratore delegato di Jones Lang LaSalle. Si pensi che da gennaio a oggi
la riduzione dei canoni è stata del 20%.
Il conto corrente in
valuta? Serve soprattutto ai trader online
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Solo i Gilts britannici provano ad
avvicinarsi ma scontano la debolezza della sterlina. Paolo Zucca Lunedì In
Finanza: che rapporto c'è tra crisi finanziaria e rimbalzi di Borsa? La
speranza è che la fine del tunnel si avvicini, ma in passato non è sempre stato
così
USA/ AIG INVITA DIPENDENTI
A PRUDENZA DOPO MINACCE SCANDALO BONUS
( da "Wall Street Italia"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: azienda la quale però da parte sua
si difende dicendo di avere le mani legate a causa di contratti siglati prima
della crisi finanziaria. La Camera dei rappresentanti del Congresso ha votato
proprio giovedì scorso una legge che impone una tassazione pari al 90 per cento
sui bonus d'oro; il testo dovrà passare ora al Senato.
Slovacchia, si vota per
presidente ma è test per governo ( da "Reuters
Italia" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: vicino a Fico e ha sostenuto la sua
politica per migliorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli,
trascurate dalle riforme di mercato del precedente governo di centrodestra. La
Slovacchia, membro della Ue che ha da poco adottato l'euro, è stata colpita
anch'essa dalla crisi finanziaria globale, anche se meno duramente di altri
paesi dell'Europa centrale e orientale.
Non chiedete a Obama di
essere spontaneo. ( da "Giornale.it,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno dei pochi ad aver previsto per
tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente
solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione
dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è
che Washington e Londra vogliono continuare come prima.
Ungheria/ Si dimette
premier socialista Ferenc Gyurcsany -2-
( da "Virgilio Notizie"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbassando il peso fiscale lo
scorso anno e quest'anno, la crisi finanziaria globale, che sta colpendo
l'Ungheria in maniera pesantissima, ha rovinato questo calcolo. Sono diversi
gli osservatori internazionali che parlano di possibile default dell'Ungheria.
Il governo di Gyurcsany, tra l'altro, ha anche perso un pezzo.
CRISI/ ZOELLICK: NON
RIDURRE AIUTI A PAESI PIU' POVERI
( da "Wall Street Italia"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sulla scia della crisi
finanziaria". Lo ha detto il presidente della Banca mondiale, Robert
Zoellick, partecipando ad una convegno a Bruxelles durante il quale ha invitato
a non diminuire, a causa della crisi, gli aiuti ai paesi piu' poveri. Zoellick
sostiene che si potrebbe arrivare fino a 15 miliardi di dollari in nuovi aiuti
per pagare i bisogni fondamentali come il cibo,
Ungheria, premier: mie
dimissioni per sostenere riforme ( da "Reuters
Italia" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che conduca il paese fuori dalla
crisi finanziaria. "La gestione della crisi e i successivi cambiamenti
richiedono un sostegno politico e sociale piàù ampio di quello odierno",
ha detto Gyurcsany al congresso del partito di cui è presidente, quello socialista.
"Sento che sono un ostacolo alla cooperazione richiesta per i cambiamenti,
Nella settimana Piazza
Affari guadagna il 6,5%, grazie ai finanziari
( da "Sicilia, La" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ultimo affondo della Banca centrale
americana contro recessione e crisi finanziaria e le successive paure per un
surriscaldamento dell'inflazione. Scarsi spunti anche sul versante societario,
fatta eccezione per Aig: travolto dalla bufera sui bonus, il gigante assicurativo
subiva un crollo del 31% guidando il maggior ribasso sullo S&P 500.
Missione a Casa Rosetta
( da "Sicilia, La" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le piccole e medie imprese sono
fortemente colpite dalla crisi finanziaria. Inoltre è una misura che può avere
ripercussioni anche nella lotta al lavoro nero nel comparto dell'edilizia.
Questa, come altre iniziative legate al cosiddetto "piano casa" che
il Governo nazionale si accinge a varare, possono risultare utili per attutire
gli effetti della grave crisi economica attuale»
Stop ai <paradisi>:
allo studio l'ipotesi di uno scudo fiscale
( da "Sicilia, La" del
21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finanziaria. Una posizione assunta
anche dalla Svizzera. A fare il punto sulla lotta ai paradisi fiscali,
cresciuta d'intensità nei mesi scorsi sull'onda degli effetti della crisi
economica, è stato il vertice Ue di Bruxelles. Per far rientrare i capitali fuggiti
nei paradisi fiscali ora anche a livello europeo si comincia a valutare la
possibilità di applicare regimi simili allo
L'Europa ci ha chiesto il
nostro piano per la casa ( da "Gazzettino,
Il" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria senza precedenti,
che rischia di travolgere anche i Paesi dell'Europa occidentale, per la
presenza all'Est di molte filiali dei grandi gruppi bancari europei. Il piano
casa - che, secondo Cgia di Mestre, dovrebbe avere un impatto economico di
circa 79 miliardi di euro, spalmati in più anni - prevede sette articoli e
conferma la possibilità di ampliare fino a un
Lavoro e creatività, la
sfida anti-crisi ( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: se io avessi accettato l'impegno
politico avrei dovuto dimettermi perché oggi la crisi richiede la presenza
continua in azienda. Siamo di fronte a una crisi finanziaria, ma sta cambiando
la testa dei consumatori e delle famiglie. Per questo, più che i singoli
settori produttivi la politica dovrebbe sostenere le famiglie. L'impresa del
futuro?
Vicenza NOSTRO SERVIZIO Un
plafond di 50 milioni di euro. È quanto metterà a dispo...
( da "Gazzettino, Il"
del 21-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'accordo si sarebbe arenato a
causa della crisi finanziaria che ha portato ad una netta contrazione delle
valutazioni degli asset. Secondo l'intesa siglata nel maggio scorso, il Banco
di Sicilia, gruppo Unicredit, avrebbe incassato per la sua quota di Irfis 82
milioni di euro. Pietro Rossi
( da "EUROPA ON-LINE" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Dibattito sulla crisi che negli Usa ha investito anche questo mercato
Scoppia la bolla e appare il valore dell?arte SIMONE VERDE Dopo anni di boom, è
crisi anche nel mercato dell?arte. Calo delle vendite,
gallerie vuote, collezionisti in bancarotta, giovani artisti costretti a sperare
in un futuro migliore. A New York, dove si concentrano gli affari, la crisi ha un terribile risvolto sociale. Soprattutto a
Manhattan che ospita più o meno tutte le ramificazioni del settore: i maggiori
collezionisti nell?Upper East Side, i mercanti, da Uptown a SoHo, le migliori
gallerie a Chelsea. Infine, sparsi in tutta la metropoli secondo la geografia
degli affitti più economici, gli artisti. Qui, dove le gallerie sono immense e
non fanno solo qualche metro quadrato, il trenta, quaranta per cento delle
attività è a rischio chiusura. In tanta devastazione, però, c?è chi trova il
suo tornaconto. Sono i critici, quelli che dagli anni Ottanta, con l?avvento
della speculazione, sono stati sostituiti dai mercanti, hanno potuto svolgere
il loro ruolo intellettuale solo nei circuiti statali, lontano dal business,
deprecando l?arrivo dei nuovi ricchi, di opere sfavillanti sempre più costose
e, a loro dire, sempre più vacue. Alfiere della categoria in Italia, Germano
Celant, che ribadisce la condanna al sistema in un nuovo libro: Tornado
Americano, Arte al potere (Skira, 39 euro), dove il potere è quello del
capitale. Obiettivo critico, un?arte vertiginosamente creativa ma soggetta a crisi parallele a quelle della finanza. Vista così, era ora
che finisse la sbornia e che si ricominciassero a pagare le cose per il loro
valore. A prima vista il ragionamento non fa una piega. Peccato, però, che sin
dalla sua emancipazione, l?arte americana si sia rivelata un progressivo
superamento dell?opera intesa come oggetto, come pezzo unico portatore di
valori assoluti, prodotto dal genio dell?artista e quindi senza prezzo (cioè
costosissima). Dal 1953, quando Rauschenberg decise di cancellare un disegno
del suo maestro olandese De Kooning e fino agli anni Ottanta con l?arrivo
dell?arte globalizzata di un mondo invaso dalla speculazione e dalla finanza
(che nel suo libro Celant considera a torto come parte della stessa storia),
gli artisti statunitensi hanno praticato un?altra via. Quella di opere a basso
prezzo che entrassero nella vita di tutti per migliorarla, esaltando il
potenziale democratico dell?industrializzazione. Così sarebbe stato con la Pop
Art, il minimalismo, l?arte concettuale, fino alla scomparsa dell?opera come
oggetto per diventare nell?happening, nella performance o nella body art, parte
della vita. A favore di Celant, tuttavia, c?è un paradosso. Come mai anche
questi movimenti sono finiti nella speculazione del mercato? Perché la Pop Art
ha acquisito quotazioni altissime, perché degli happening si commercializzarono
subito foto e oggetti? Una sedia, uno straccio, una parrucca. La colpa non può
essere imputata soltanto al capitalismo. A riprova, l?aneddoto raccontato da
Plinio il Vecchio quando il console Mummio mise in vendita un quadro del
celebre Aristide e saputo che Attalo II aveva offerto la cifra favolosa di
seicentomila denari, paventando nascoste virtù magiche, decise di ritirarlo
dall?asta. Seicentomila denari! Pagare le opere per il loro valore, certo. Ma
quale valore? In un?intervista al Nouvel Observateur, il famoso consulente
Thomas Seydoux assicura: «Sono le quotazioni troppo alte che hanno portato al
calo dei prezzi». Troppo alte sì, ma rispetto a cosa? Con l?attuale deflazione,
una tela di Pollock a 70 milioni di dollari, anziché 140, sembrerebbe una cifra
onesta. Per qualche metro di tela, colori acrilici, una settimana di lavoro e
un?intelaiatura di legno? La vera domanda, allora, non è piuttosto questa:
perché l?arte non ha un prezzo? Avevano ragione i minimalisti, l?opera d?arte
non è un oggetto, è una dimensione estetica che prefigura un mondo migliore
interamente realizzato dall?uomo. Esalta le capacità del sistema che l?ha
prodotta, celebra i suoi protagonisti (nel caso del minimalismo, gli
industriali, i tecnici autori del boom economico; nel caso dell?Arte povera di
Celant, una burocrazia intellettuale raffinata e statalista), sottolinea le
capacità poietiche di una società, esorcizza la paura del limite, della
sofferenza e della morte. Ed è per questo che non ha un prezzo e solo quando il
suo valore sociale è stato attribuito viene convertito in denaro. La
speculazione, così, non precede, segue, è resa possibile da questa tendenza
alla sublimazione e all?utopia. E qui torniamo alla realtà dei giorni nostri.
Alla crisi finanziaria e alla caduta dei titoli.
Quando negli anni Ottanta la deregulation ha creato i nuovi ricchi della
speculazione, l?arte è diventata più che mai uno sfavillante oggetto
commerciale per celebrare i nuovi padroni della finanza e il miraggio
dell?arricchimento facile. Un sogno commercializzato con poster, mostre e icone
a buon prezzo. Più diffusa e meno vale la copia, più vale l?originale. Maggiore
importanza sociale essa ha, più sale il suo valore mercantile. Quello che i
cosiddetti critici definiscono cattivo gusto, una certa preziosità patinata, è
l?estetica in cui si riconosce la maggioranza da cui nascono i nuovi ricchi.
«Alcuni artisti ? tuonava il celebre dirigente di Christie?s Philippe Ségalot
sintetizzando il pensiero di molti critici ? hanno prodotto per il mercato
invece di concentrarsi sul lavoro». Ma se il successo di un?opera è legata alla
sua capacità di sintetizzare un?idea di mondo qualunque essa sia e di
rappresentare i suoi protagonisti, le crisi non
sanciscono lo scadimento della qualità, una sfasatura tra l?oggetto e il suo
prezzo, ma la caduta vertiginosa (non ancora definitiva e per questo aperta a
nuove crescite di mercato) di un mondo di valori e dei suoi protagonisti.
( da "EUROPA ON-LINE" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
C?è una bomba in
comune MARIO LETTIERI - PAOLO RAIMONDI Un mese fa la Corte dei conti denunciò
«l?uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali» e fece
appello ad adottare un «principio di prudenza per i contratti derivati
finalizzati alla ristrutturazione del debito degli enti locali». Ma i richiami
alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli
operatori coinvolti non bastano per affrontare l?emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti
audizioni della Commissione finanze del senato, indicano 41 miliardi di euro in
derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a
82 miliardi, cioè il 50 per cento, e per i soli comuni la cifra sale al 58 del
loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di tutte le
tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito dei loro
enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano loro di
diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura di
negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la differenza
in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini perché
avevano più soldi da spendere. Gli intermediari finanziari però non avevano
detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto che
negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati soffocati
dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti
amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria ?circonvenzione
di incapace?. Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le
procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della
legge. In una situazione di crisi finanziaria
globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva,
in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale
impoverimento di ampie fasce sociali. Il Comune di Roma nel 2009 pagherà 200
milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori interessi
passivi) dell?attuale debito a lungo termine che è stato sottoposto a
complesse operazioni di ristrutturazione finanziaria,
passando da
( da "AmericaOggi Online" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi
economica/L'Europa riunita a Bruxelles guarda agli Usa. Ma con Obama non sarà
facile Di Pino Agnetti 21-03-2009 Compatti e fiduciosi. Era questo il messaggio
che i capi di Stato e di governo Ue riunitisi per due giorni a Bruxelles si
erano ripromessi di lanciare in risposta alla crisi e in vista del triplice
"show down" di inizio aprile con la nuova amministrazione americana (G20
di Londra, celebrazioni del 60.mo della Nato a Strasburgo e prima "stretta
di mano" ufficiale con Obama in quel di Praga). Stando ai comunicati e
alle altrettanto rituali conferenze stampa finali, i 27 sembrerebbero aver
rispettato l'impegno. Il bilancio del summit, infatti, parla di intesa
pienamente raggiunta su almeno tre dei punti fondamentali in agenda: 5 miliardi
di euro da spendere nei prossimi due anni nel campo delle infrastrutture
energetiche e telematiche, raddoppio del fondo di emergenza per i Paesi membri
dell'area extra-Euro (cioè per le economie dell'Est) e via libera al raddoppio
della dotazione del Fondo monetario internazionale per fronteggiare la
recessione mondiale. Quanto è bastato al nostro premier per annunciare per
primo ai giornalisti, sfruttando ovviamente l'occasione anche in chiave di
politica interna, che il vertice si era concluso proprio secondo quanto
auspicato alla vigilia. Cioè, in un clima di rinsaldata "fiducia e
coesione" fra i 27. Clima che così idilliaco e granitico, in realtà, non
deve essere poi stato. Se è vero che lo stesso Berlusconi non ha esitato nella
medesima conferenza stampa a prendere le difese dell'Eni (accusata
dall'Antitrust europeo di abuso di posizione dominante nella gestione di alcuni
gasdotti) in nome delle "superiori esigenze di sicurezza" italiane.
Ma soprattutto se si considera che, a vertice ancora in corso, la Commissione
Ue ha clamorosamente caricato a testa bassa contro un Paese membro del calibro
della Francia, accusata senza mezzi termini di "inaccettabile
protezionismo" per via dell'annunciata decisione di Parigi di riportare
in patria una delle produzioni di punta della Renault attualmente localizzata
in Slovenia. Solo due esempi. Ma per dire la fatica che "mamma
Merkel" deve avere fatto anche stavolta per cercare di tenere insieme una
comitiva già profondamente scossa dalla bufera montante della disoccupazione (giunta
ormai all'8% con la previsione di lievitare ulteriormente al 10% l'anno
prossimo). E, per di più, alle prese con lo spinosissimo nodo della lotta ai
"paradisi fiscali" - saldamente impiantati non solo all'ombra dorata
di qualche isolotto delle Cayman, ma pure fra le non meno munite piazze
finanziarie di Austria, Lussemburgo e Belgio - che continuano a sottrarre
enormi risorse liquide più che mai indispensabili a dare ossigeno all'economia
reale e a tamponare il crollo della produzione industriale (-17,3% su base
annua in Eurolandia). Se a ciò sommiamo che sono in pieno concorso le grandi
manovre riguardanti il prossimo rinnovo dei piani alti della Ue (con il
portoghese Barroso smanioso di strappare un secondo mandato alla guida della
Commissione gradito al britannico Brown e agli stessi Sarkozy e Berlusconi, ma
un po' meno ai socialisti europei che per bocca del loro presidente, il danese
Rasmussen, hanno approfittato del vertice per chiedere che "questa Unione
europea faccia di più contro la crisi"), la tanto decantata
"solidità" europea è apparsa ieri bisognosa di qualche ulteriore
sostanzioso ritocco. Ma, oramai, è rimasto troppo poco tempo per sperare che,
da qui al fatidico sbarco di Obama in Europa, la "nazionale"
continentale possa migliorare in amalgama e condizione atletica generali. Una
cosa, però, è certa. Che si tratterà di un match fra due formazioni votate a
due tattiche di gioco sostanzialmente parallele. E, come tali, non destinate
necessariamente a fondersi e ad agire da moltiplicatore della risposta alla
crisi globale. A "coach Obama" che intende tirar dritto con la sua
politica di nuovi massicci stimoli economici e fiscali, fa riscontro un'Europa
che, con 400 miliardi di euro già stanziati, in sostanza dice di avere già
fatto il massimo. E già questo basta a rendere "storico" l'imminente
ritrovarsi fra due vecchi amanti pronti, sì, a riabbracciarsi. Ma ognuno
consapevole in cuor suo che la passione - al netto delle colpe e delle
responsabilità dell'uno e dell'altro - non è più quella di un tempo.
( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 21/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano L'Ue raddoppia gli aiuti
all'Est Raggiunto l'accordo sui 5 miliardi per finanziare le opere sull'energia
BRUXELLESCinque, cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono
l'accordo raggiunto dai leader Ue a Bruxelles, nel
tentativo di contrastare l'aggravarsi della crisi finanziaria
ed economica. Crisi i cui risvolti sociali sono oramai in cima alle
preoccupazioni delle capitali europee che parlano di «situazione grave». Cinque
sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare una lista di grandi
opere nel settore dell'energia; c'è poi il raddoppio da
( da "Giornale di Brescia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 21/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Made in Steel La chiusura a
Brixia Expo «Il superciclo dell'acciaio non è finito» Gozzi (Duferco) è
ottimista: saremo più forti Fornelli (Beltrame): serve un cambio o sono guai
BRESCIA «Il superciclo (inteso come ciclo strutturale positivo di lungo
termine, ndr) non è finito: sono convinto della forza del superciclo anche per
il fatto che la Cina nel gennaio
( da "Finanza e Mercati" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Dal turbo alle
turbine eoliche Ecco il futuro della Saab da Finanza&Mercati del 21-03-2009
«Se le auto non vendono più, allora producete turbine eoliche». È questa la
proposta fatta qualche giorno fa dal governo svedese alla Saab, la storica casa
automobilistica scandinava, il cui destino è in discussione in questo periodo.
La General Motors, proprietaria del marchio, intende infatti renderlo
indipendente entro il 2010, non potendo più sostenere le perdite subite
nell'ultimo biennio. D'altra parte la politica del governo svedese è ben
lontana dall'investire nel settore automobilistico, colpito
particolarmente dalla crisi
finanziaria. Stoccolma ha anzi recentemente
confermato proprio in questi giorni l'obiettivo di fare a meno del petrolio
entro una ventina d'anni. Di qui il curioso invito, formulato dal ministro del
Commercio svedese Maud Olofsson, a riconvertire il processo produttivo degli
stabilimenti per specializzarsi nel settore eolico. La strada indicata
dal ministro per salvare l'azienda dal fallimento che purtroppo incombe non è
così assurda dal punto di vista industriale. La Saab, nel corso dei decenni, è
riuscita infatti ad avere una buona flessibilità, producendo anche aerei e
motori di vario genere e dimostrando di essere in grado di stare al passo con
le esigenze del mercato. «Produrre turbine eoliche appare più realistico
rispetto alla possibilità di tornare a essere un fabbricante di auto
competitive», ha commentato il professor Staffan Laestadius, esperto di
economia industriale parlando con il magazine Miljöaktuellt. A queste
condizioni il governo svedese si è dichiarato disponibile a sostenere la
ripresa della Saab, con il vantaggio di dare un valido contributo anche alla
realizzazione del progetto energetico del Paese, che prevede di incrementare
sensibilmente la quota eolica. Da quando nel 1973 la politica energetica si
orientò in modo da essere meno dipendente dall'importazione di petrolio, le
fonti di energia principale sono diventate quella idroelettrica e nucleare.
Fonte, però, quest'ultima bloccata nel 1980 da un referendum, che ne stabilì la
messa al bando entro il 2010 e, nel frattempo, il divieto di costruire nuove
centrali. Un grande contributo arriva oggi dalle biomasse ottenute dai boschi e
dalla torba, ma per il futuro l'espansione della produzione eolica risulta
davvero fondamentale.
( da "Tempo, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Crisi
economica, la strategia della Cisl per la ripresa Sindacale Oggi il congresso
regionale, presieduto dal segretario nazionale Raffele Bonanni, per tracciare
le linee programmatiche Aldo Ciaramella CAMPOBASSO Proposte e rimedi il IX
Congresso della Cisl Molise si concentrerà sulla crisi sociale e finanziaria del Momento in Italia e in Molise. Sarà un momento, quindi, di
grande attenzione interna ma soprattutto di confronto sul mondo del lavoro e
sindacale. Un sindacato chiamato a un ruolo e quindi a un compito difficile
nella ricucitura dei rapporti sociali e soprattutto di interfaccia
istituzionale e quindi propositiva con il Governo. Non è felice neppure
il mercato del lavoro in Molise e quindi il quadro socioeconmico della regione.
Scossa dall'ultima crisi occupazionale della Ittierre
e da quella sempre alla porta del settore avicolo rintuzzata in qualche modo
dagli sfrorzi economici della Regione e da una serie di piccole e medie aziende
sull'orlo del tracollo. Il sindacato e quindi la Cisl sono chiamati alle loro
responsabilità, come tutti gli attori istituzionali, politici e sociali, per
garantire e tutelare il lavoro, «Noi non possiamo essere pessimisti - afferma
il segretario generale della Cisl molisana, Pietro Iocca - il sindacato, la Cisl
non può cedere allo scoramento: deve trovare la forza e la ragione di assumere
davanti alle avversità una posizione ferma e responsabile». Un momento in cui,
quindi la Cisl e le altre sigle sindacali devono coltivare un grande senso di
responsabilità, secondo Iocca, un atteggiamento che deve distinguere l'azione
sindacale, perché senza di essa si corre il rischio di assumere una deriva
esclusivamente protestataria che non conduce ad alcun risultato concreto. Come
ripete da più settimane il segretario generale nazionale, Raffaele Bonanni, che
doggi sara presente al Congresso della Cisl alle Cupolette di Vinchiaturo il
problema «non è l'intensità della protesta, ma la qualità della proposta, il
sindacato è chiamato a dare nuove risposte a proporre nuove politiche che si
proiettino oltre il limite di un riformismo di facciata - aggiunge il
segretario Iocca - che non produce esiti per il mondo del lavoro. Un mondo del
lavoro, voluto ancora, da qualcuno, aggrappato ad una concezione del sindacato
conservatore fuori luogo e lontano nel tempo». La discussione di quest'oggi si
concentrerà sulle nuove scelte di percorso della Cisl che sono quelle di
«andare verso un sindacato partecipativo e propositivo - conclude Iocca - per
risolvere i grandi problemi che travagliano la società del nostro tempo: La
grave crisi finanziaria ed economica che non si
risolve con la sterile protesta, innalzando barricate; La globalizzazione, il
mercato del lavoro, la concertazione e contrattazione, lo stato sociale e la
rappresentanza, temi che debbono essere affrontati da un sindacato riformista e
non massimalista; Il Mezzogiorno, il lavoro sommerso, la disoccupazione
giovanile e femminile, l'immigrazione, il disagio dei pensionati, i problemi
che solo un sindacato che privilegia il confronto anziché lo scontro può
contribuire a risolvere».
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
MADE IN STEEL. Dalla
fiera, chiusa con 12 mila presenze (molti stranieri), prime indicazioni
«Acciaio, il nuovo corso può ripartire dalla Cina» di Alessandro Faliva
Aggrapparsi al dragone, per risalire. Allo Steel Market Outlook, il forum
sull'acciaio e le materie prime tenutosi ieri pomeriggio a Brixia Expo
nell'ambito di «Made in Steel», l'analisi si è concentrata sulle strade da
percorrere per uscire dalla crisi. E le idee sembrano
chiare. Ieri intanto negli 8 mila mq di Brixia Expo Made in Steel si è concluso
con oltre 12mila visitatori, il 20% in più della passata edizione del 2007,
come preventivato dagli organizzatori, con un'ampia partecipazione estera. «PER
RISALIRE - sintetizza Antonio Gozzi, amministratore delegato Duferco - occorre
puntare sul mercato cinese, che genera da solo quasi il 50% della produzione
mondiale di acciaio. La Cina sarà un driver da seguire per permettere anche al
nostro mercato di riprendersi. Basti pensare che a gennaio 2009 la Cina ha
prodotto più acciaio che nello stesso mese del 2008, e la produzione per la
prima volta si è avvicinata ad eguagliare quella del resto del mondo: 42
milioni di tonnellate contro 44 mln. Inoltre la borsa di Shanghai da gennaio è
in rialzo del 35%, e le tre maggiori società edilizie cinesi sono in rapida
crescita, a dimostrazione di un mercato enorme, sul quale investire». «La molla
che si sta manifestando - continua Gozzi -, con continui rimbalzi tra
ripartenze e arresti, genera incertezze, ma occorre proseguire, investendo nei
mercati esteri». «Siamo sul fondo del pavimento - è l'analisi di Achille
Fornasini, Amministratore delegato Isfor 2000 -. I prezzi non potranno che
risalire, ma siamo in una fluttuazione che proseguirà almeno fino al primo
semestre 2009. Da lì in poi comincerà ad avviarsi una reazione, che porterà ad
una fase positiva. La situazione è globale, sia il tradizionale black sea
mediterraneo che il far east asiatico stanno subendo questa fase di stallo».
Molto si punta sul prossimo G20, con la speranza che porti soluzioni e novità.
«Mi auguro - prosegue Fornasini - che escano provvedimenti
orientati ad agevolare i mercati e sterilizzare la tremenda crisi finanziaria che ci ha colpito. Occorre investire massicciamente nelle
infrastrutture, incentivando il settore edilizio e quello dell'automotive, veri
e propri motori trainanti della nostra economia». UNA CRISI che colpisce
inevitabilmente anche il mercato bresciano. «Dal punto di vista nostrano
- conclude l'amministratore delegato di Isfor 2000 -, patiamo più di altri
questa situazione, visto il peso che il settore siderurgico ha nella nostra
economia. Anche in questo caso, la ripresa non potrà che migliorare la situazione
delle aziende della nostra provincia. Ora servono più chiarezza, trasparenza e
rigore». «Dobbiamo ripartire insieme - è il parere di Cesare Viganò,
coordinatore dei Centri Servizio Assofermet -. Prendendo in esame il
cambiamento macroscopico e repentino dello scenario internazionale, siamo
passati da un mare calmo, con facilità di pesca abbondante, ad una tempesta
perfetta. Nell'immediato futuro, la riduzione dell'output delle acciaierie
consentirà nel tempo di riassorbire gli stock in tutta la pipe-line
produttore-distributore-consumatore finale, portando così in presa diretta il
consumo apparente con quello reale. Nel frattempo, la combinazione di un seppur
lieve ma atteso miglioramento del consumo reale, ed un atteggiamento meno
restrittivo del sistema bancario, dovrebbe consentire un graduale recupero
dell'attività».
( da "Tempo, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Marinelli:
«Un episodio isolato» CampitelloL'assessore al turismo interviene dopo
l'operazione «Rotten Food» CAMPOBASSO L'Assessore al Turismo Franco Giorgio
Marinelli interviene sulla «vicenda scabrosa» dei cibi avariati, scoperti in
alcuni alberghi di Campitello Matese, con accenti di sgomento e di sdegno, ma
anche con l'espressa volontà di sostenere la presa di distanza dei tanti
albergatori molisani che non vogliono essere coinvolti «nel fascio di ogni
erba» e ci tengono a distinguersi da colpe individuali che non devono
disonorare un'intera categoria. Anche perché le magagne dei tre alberghi
coinvolti sembrano potersi riassumere nella responsabilità di un'unica persona.
«In un momento di crisi finanziaria
- ha detto l'Assessore - in cui tutti cerchiamo di dare nuovo respiro al nostro
turismo, pur con le poche risorse che il momento concede, fattacci come questo
lasciano sgomenti e increduli, specie perché riguardano una località di punta,
su cui progettiamo un grande futuro. Dobbiamo però affermare che la categoria
degli albergatori è seria e responsabile. Se c'è qualche mela marcia sarà la
magistratura a censurarla come si merita. Questi sono comunque episodi
sporadici che non devono infangare l'intera categoria degli albergatori e dei
ristoratori, la quale, invece, ha saputo migliorare la propria offerta
costantemente negli ultimi anni». «Lancio un nuovo appello - aggiunge Marinelli
- all'impegno corale per valorizzare un territorio che non può perdere il suo
appuntamento con uno sviluppo assai promettente, a beneficio dell'intera
comunità». Ed in campo scende anche la Confesercenti che esprime solidarietà
nei confronti degli operatori di Campitello Matese che si trovano loro malgrado
a subire i contraccolpi di una valanga mediatica con ripercussioni a livello
nazionale. «Essi - fanno sapere dalla Confesercenti - rivendicano attenzione
per il loro operato, che da decenni è sinonimo di serietà e di qualità. La Asec
Confesercenti di Campobasso intende esprimere la piena solidarietà nei
confronti di questi imprenditori che si trovano a doversi difendere da un
imprevedibile quanto devastante danno di immagine, che rischia di far
collassare un intero sistema turistico. Alla luce degli investimenti fatti,
dunque, occorre scongiurare il pericolo che un unico episodio metta in ombra un
comparto che invece è un fiore all'occhiello per il nostro territorio».
Cos.San.
( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato
21 Marzo 2009 LETTERE Pagina 25 CRISI I conti non tornano Con la crisi
finanziaria che sta massacrando l'economia del pianeta abbiamo
scoperto una nuova divinità. Indecifrabile, capricciosa, inesorabile: il Pil
(Proddotto interno lordo). Sappiamo tutti che cosa è, ma non ci riflettiamo. È la pura e semplice somma dei
beni e dei servizi venduti sul mercato. Un metro utile per misurare la potenza
monetaria di una economia, ma spesso stravagante e fuorviante. Basti pensare al
Pil che si riduce se sposo la domestica, che aumenta se il traffico si
congestiona o se avviene un disastro naturale, che resta fermo se si protegge
un parco naturale, che vola se su quel parco ci si fa un bel centro
commerciale. Insomma il Pil non è solo la somma dei beni, ma anche dei mali. Se
i mali (inquinamento, corruzione, criminalità) crescono più dei beni il Pil non
è più un indice del benessere, ma del malessere. Dunque adesso sembra che il
Pil diminuirà del 2% (fateci caso: analisti strapagati cambiano le previsioni ogni
settimana, un po' come fare le previsioni del tempo guardando dalla finestra).
Ammesso che ci indovinino, torneremo ai livelli del 2006. Solo che nel 2006 non
si stava poi così male. Non c'erano banche sull'orlo del fallimento, aziende in
crisi, operai senza lavoro. I conti non tornano! O
forse tornano fin troppo bene. Il fatto è che la produzione industriale è come
una mostruosa bicicletta costretta a correre sempre più in fretta per
mantenerci in equilibrio. Non solo non può perdere velocità, ma deve continuamente
incrementarla: è l'economia demenziale basata sullo sviluppo senza limiti (fino
a quando, fino a dove e a spese di chi non ce l'hanno detto). La sua dinamica
si sostiene a una sola condizione: di crescere continuamente. La legge
implicita della nostra economia paranoica è una corsa senza traguardo. Che
prima o poi il sistema dovesse implodere sembra ovvio. C'è da meravigliarsi
anzi che sia durato così a lungo. Penso che a dispetto dell'orgogliosa
sicurezza ostentata dai nostri governanti, saranno guai per tutti. L'unica
consolazione è che forse ci resterà il tempo per domandarci se è l'economia che
deve servire all'uomo o l'uomo che serve all'economia. E purtroppo non è un
gioco di parole... Armando Zamboni CAVALCASELLE (VERONA)
( da "Arena, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 21 Marzo 2009
ECONOMIA Pagina 37 Brevi MADE IN ITALY FEDERALIMENTARE: NEL
( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 9 - Economia
Dopo nove anni crescono i disoccupati Il premier: meglio di altri. La Ue studia
uno scudo fiscale. Usa, deficit record Aumentati di 75 miliardi i fondi
all´Fmi. L´Ocse conferma: nel 2009 Pil Italia -4,2% ANDREA BONANNI dal nostro
corrispondente BRUXELLES - Il vertice europeo dedicato alla crisi economica si
è chiuso ieri nel segno della solidarietà. I Ventisette restano fermi nella
loro posizione, che difenderanno al prossimo G20 di fronte alle pressioni di
Washington. Che intanto deve fare conti con una previsione di deficit record
per il 2009: 1835 miliardi di dollari, il 45 per cento del Pil. Gli europei
alla riunione diranno che lo sforzo già intrapreso per il rilancio
dell´economia è «adeguato» e ora bisogna attuare i piani varati e attendere i
risultati. Restano anche la richiesta di concentrare l´attenzione su una
maggiore regolamentazione dei mercati
finanziari mondiali e l´impegno ad approvare
entro giugno «i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il
settore finanziario dell´Ue». E tuttavia, pressati dall´emergenza disoccupazione,
in risalita anche in Italia, i leader europei hanno dato il via ad una serie di
misure congiunte che per la prima volta vanno al di là della somma di
iniziative nazionali. I governi hanno autorizzato la Commissione a
raddoppiare a 50 miliardi di euro il tetto delle obbligazioni che potrà emettere
per venire in aiuto dei Paesi dell´Europa dell´Est le cui bilance dei pagamenti
presentano troppi squilibri. Finora Ungheria e Lettonia hanno già attinto a
questo fondo (che il ministro Tremonti ha definito «un principio di eurobond»)
per un totale di 10 miliardi. Ora anche la Romania ha chiesto di farvi ricorso.
Il Consiglio ha anche deciso di aumentare di 75 miliardi di euro (cento
miliardi di dollari) il fondo di dotazione del Fmi a sostegno dei Paesi in
difficoltà. I 27 hanno anche preparato la posizione comune contro i paradisi
fiscali da portare al G20, nella quale si chiede anche la messa a punto di
sanzioni. E per favorire il rientro dei capitali si iniziano a valutare
seriamente (Francia e Germania in primis) misure simili allo scudo fiscale. L´Italia,
ha spiegato Berlusconi, potrebbe essere interessata, ma solo se l´iniziativa
fosse decisa a livello europeo. Sempre in tema di solidarietà, i governi e la
Commissione hanno smentito che esista un «piano segreto» per aiutare i Paesi
dell´eurozona che dovessero rischiare la bancarotta (Irlanda e Grecia sono i
più a rischio). Una simile ipotesi è espressamente vietata dalle regole di
Maastricht. Tuttavia hanno fatto chiaramente intendere che, se necessario, i
Paesi più forti interverrebbero in aiuto dei più deboli e che «nessuno sarà
lasciato cadere». Ma, con l´incalzare della crisi economica che si sovrappone a
quella finanziaria, la nuova emergenza è la
disoccupazione. Mentre l´Ocse ha confermato che le sue previsioni danno un calo
del Pil in Italia pari a meno 4,2% nel 2009, ieri l´Istat ha comunicato che
anche da noi i disoccupati crescono per la prima volta dopo nove anni. Nel
quarto trimestre del 2008 il tasso di disoccupazione è salito al 7,1%, contro
il 6,6 dello stesso periodo nel 2007. Anche il ricorso alla cassa integrazione
è raddoppiato, e tuttavia l´Italia rimane ancora al di sotto del dato medio
dell´area euro (8,2% a gennaio). «Il rapido aumento della disoccupazione è
causa di grave preoccupazione», dice il documento finale approvato dai capi di
stato e di governo. Che però hanno deciso di annullare il vertice straordinario
dedicato al tema occupazione proposto dalla presidenza ceca. Berlusconi è
apparso comunque relativamente soddisfatto delle prospettive italiane. «Abbiamo
verificato che da noi c´è una fiducia dei consumatori e una fiducia delle
imprese molto più alta della media europea, che la nostra produzione
industriale a gennaio è calata molto meno che in altri paesi, e anche la
disoccupazione è molto al di sotto della media dell´eurozona». Secondo
Berlusconi, che attribuisce il merito di questa situazione ad «un corpo sociale
sostanzialmente sano», è dunque possibile per l´Italia «uscire dalla crisi
meglio di altri».
( da "Centro, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Maurizio
Piccinino Abruzzo, la ripresa è molto lontana Mauro: enti e banche paghino i
crediti dovuti alle aziende PESCARA. I primi segnali di crisi
si sono registrati tra il terzo e il quarto trimestre del 2008, quando in
Abruzzo sono stati persi 13 mila posti di lavoro, con un calo dell'occupazione
del 2,5 per cento. Questo dato, che fotografa una brusca frenata, si inserisce
in un quadro generale apparentemente positivo visto che tra il 2007 e il
( da "Unita, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crollano gli utili
Generali: -70,5% In denaro solo una parte del dividendo Nel caso di Generali la
tempesta globale in corso si manifesta con una parola chiave: svalutazioni.
Sono infatti i colossali importi di queste ultime, qualcosa come 5 miliardi di
euro, a mandare a picco gli utili registrati dal colosso assicurativo nel 2008.
Il bilancio diffuso ieri parla di 861 milioni di euro a fronte dei 2,92
miliardi ottenuti nell'anno precedente. Ed ancora, la compagnia distribuirà un
dividendo di 0,62 euro per azione, di cui solo
( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XI - Palermo
Il presidente della collegata Essemme scrive al prefetto. Task force per
vigilare su chi butta l´immondizia L´Amia dichiara guerra al volantinaggio
"Denuncia per chi è senza autorizzazione" Una querela contro chi fa
volantinaggio in città senza alcuna autorizzazione. La richiesta al prefetto
della precettazione dei lavoratori non appena «sarà rilevato nei quartieri il
rischio per l´igiene pubblica». La costituzione di una task force con i vigili
urbani per avviare controlli contro chi getta i rifiuti in strada. Sono queste
le iniziative messe in capo dalla direzione di Amia Essemme per far fronte
all´emergenza spazzatura che sta travolgendo la città a causa dello sciopero
dei 900 dipendenti che si occupano dello spazzamento delle strade e dello
svuotamento dei cestini. «Abbiamo il dovere di limitare i danni provocati da
questa astensione anomala dal lavoro», dice il presidente di Amia Essemme,
Filippo Cucina. Da sabato scorso i sindacati Rdb e Alba hanno avviato lo stato
di agitazione e gli operai scesi in sciopero per chiedere «garanzie sul futuro
dell´azienda», messo a rischio dalla crisi finanziaria che colpisce la capogruppo Amia. «Mancano inoltre guanti, tute e
palette, i lavoratori vanno in servizio rischiando la loro incolumità», dicono
Paolo Di Gaetano dell´Rdb e Maurizio Bongiovanni dell´Alba. Nonostante
l´appello del sindaco Diego Cammarata, che ha chiesto agli operai di tornare al
lavoro minacciando l´avvio della precettazione, i sindacati non hanno
fatto alcun passo indietro. Risultato? Se le strade del centro sono state
pulite da operai dell´Amia, in periferia ormai da quasi una settimana si
accumulano cartacce, lattine e bottiglie di plastica, con i residenti costretti
spesso a spazzare di propria iniziativa i marciapiedi. Da Mondello a
Brancaccio, passando per Vergine Maria, Bonagia, Borgo Nuovo o Falsomiele,
ormai per tenere pulite le strade i residenti si sono armati di scope e
palette. «Ho chiesto all´Amia di aumentare le squadre per la pulizia delle
strade - dice Cucina - Questi lavoratori saranno pagati attraverso il fondo per
lo straordinario dedicato agli operai di Amia Essemme». Una delle iniziative
messe in campo dalla direzione aziendale è anche quella denunciare chi «fa in
città volantinaggio abusivo in spregio alle regole che tutelano l´igiene
ambientale cittadine e la salute pubblica in generale, contribuendo ad arrecare
danno al decoro della città». Il presidente Cucina ha chiesto anche una
collaborazione alla Gesip per aumentare la pulizia «di parchi, ville, giardini
e aiuole». Inoltre la polizia municipale avvierà attraverso il reparto di
Igiene urbana controlli in strada per denunciare chi getta rifiuti ingombranti.
a.fras.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Pagina 215
Dal vertice di Bruxelles 120 milioni di euro per il Galsi C'è anche il gasdotto
sardo tra i beneficiari dei fondi Ue Dal vertice di Bruxelles 120 milioni di
euro per il Galsi --> Arrivano 120 milioni (tra i 450 per l'Italia) per il
Galsi. Fanno parte del pacchetto da 5 miliardi approvato dal vertice Ue. C'è
anche il gasdotto Algeria-Sardegna tra le grandi opere del settore energetico
finanziate con l'accordo a Bruxelles tra i governi dei 27 Paesi dell'Unione
europea. Per la grande infrastruttura, che consentirà finalmente anche ai sardi
(ultimi in Italia) di poter contare sul gas naturale, arriveranno 120 milioni,
su un totale 450 milioni (sui 5 miliardi complessivi) destinati ad opere
strategiche per l'Italia. «Siamo molto soddisfatti. È una prova della validità
della strategia internazionale che stiamo perseguendo». Così l'amministratore
delegato di Edison, Umberto Quadrino. «Ringrazio il governo italiano, sappiamo
che si è impegnato tantissimo per ottenere questi finanziamenti». Il progetto
Galsi, che prevede la posa di un metanodotto di
( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza
sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 21/03/2009 - pag:
43 autore: di Stefania Ballauco Reazioni alla crisi Difficile
fare previsioni, ma certamente semplicità, trasparenza e chiarezza sono le
parole d'ordine per assistere i risparmiatori. La consulenza dei pf, il vero
valore aggiunto delle reti. Le opinioni dei principali player italiani della
distribuzione Una tavola rotonda che indaga sullo stato dell'arte delle
attività messe in campo per far fronte alla crisi, sia
da parte delle autorità internazionali nei confronti degli operatori del
mercato e dei risparmiatori, sia dalle stesse reti di promozione finanziaria operanti sul territorio italiano nei confronti
dei loro promotori finanziari e dei clienti. PF ha chiesto un contributo a
Giacomo Campora, amministratore delegato di Allianz Bank; Matteo Colafrancesco,
amministratore delegato di Banca Fideuram; Vincenzo De Rosa, direttore generale
di Mps Banca Personale; Massimo Doris, amministratore delegato di Banca
Mediolanum; Daniele Forin, amministratore delegato di Finanza&Futuro Banca,
rete dei promotori finanziari del Gruppo Deutsche Bank; Alessandro Foti, amministratore
delegato di FinecoBank; Giorgio Girelli, amministratore delegato di Banca
Generali; Pietro Giuliani, presidente e amministratore delegato del Gruppo
Azimut.Domanda. A cinque mesi dall'avvio della crisi finanziaria mondiale, le iniziative prese dalle autorità internazionali per
far fronte alla crisi dei mercati hanno risposto in maniera adeguata alle sue
aspettative? E in Italia?De Rosa. La soluzione di questa crisi non può che venire da un impegno concertato e globale, che
superi i confini nazionali. Però sta a noi avere fiducia nel futuro
dell'Italia, nella capacità degli imprenditori, in tutti i settori, anche
quello finanziario, di fare squadra. L'elemento chiave è la fiducia, in grado
di sbloccare le scelte di investimento e i consumi. In Italia il sistema
bancario è solido e le autorità stanno dando segnali nella giusta direzione.
Certo, la crisi avrà ripercussioni importanti e
condizionerà a lungo anche il comportamento degli investitori. Doris. Secondo
me hanno risposto in maniera adeguata, magari leggermente in ritardo alcune
istituzioni, ma in modo adeguato soprattutto in Italia. Se fossero un po' più
positivi nelle loro esternazioni, questa positività avrebbe il peso di
ulteriori provvedimenti.Forin. Tutti i governi si sono mossi in modo tempestivo.
Queste iniziative devono però essere rese operative e hanno bisogno di tempo
per essere efficaci. è prematuro esprimere dei giudizi, ma riteniamo che entro
la fine del 2009 si potranno vedere i primi risultati e quindi capire la
portata e l'effetto di tali interventi.Foti. Le autorità internazionali hanno
mostrato grande attivismo e le iniziative che stanno intraprendendo per far
fronte alla crisi vanno nella giusta
direzione.Girelli. Le risposte sono state decisamente importanti.
Per stabilire se saranno sufficienti o meno resta da capire la
dimensione reale della crisi.Colafrancesco. Governi e
banche centrali non sempre si sono mossi in modo coordinato e tempestivo. Se da
una parte, infatti, negli Stati Uniti e in Uk gli interventi di politica economica
sono stati radicali e di portata storica, l'area euro ha sofferto di un
processo di integrazione ad oggi solo parzialmente compiuto. Il contesto di
tassi vicini allo zero nelle principali economie mondiali fornirà un supporto
alla ripresa che necessiterà tuttavia di ulteriori interventi di politica
fiscale e di spesa pubblica. Il forte calo di domanda interna e in particolare
dei consumi privati dovrà essere compensata da ulteriori stimoli all'economia.
In Italia, in particolare, se da una parte il sistema finanziario è più solido
perché legato maggiormente al territorio, dall'altra il crescente debito
pubblico riduce gli spazi di manovra. Campora. Le risposte sono state
vigorose, sia negli Stati Uniti che in Europa. Le prese di posizione a
tutela dei depositi bancari da parte dei principali leader politici nel momento
di massima pressione a metà ottobre 2008 si sono rivelate particolarmente
efficaci.D.Da gennaio, si sono registrati cambiamenti nell'approccio al
risparmio e agli investimenti da parte dei clienti, dopo le prime reazioni a
caldo di settembre?Giuliani. In questo momento, in generale, i clienti
ricercano una tipologia di investimenti in grado di tenere al riparo il
patrimonio. Ritengo che per chi ha un orizzonte temporale di medio/lungo termine
e una propensione al rischio medio/alta questo possa essere un buon momento per
rientrare gradualmente sul mercato azionario, ad esempio tramite un Pac tra
fondi in cui il cliente sceglie un fondo di partenza (normalmente a bassa
volatilità) da trasferire a un fondo di destinazione (con volatilità più alta).
Forin. Dopo un primo periodo di grande preoccupazione, abbiamo assistito al
ritorno di un approccio più razionale, favorito dalla continua attività di
assistenza e consulenza che la nostra rete ha fornito ai clienti. Rispetto alle
prime emissioni offerte a fine 2007, si è notata un'accelerazione alle
sottoscrizioni di prestiti obbligazionari con rendimenti cedolari
certi.Girelli. Non si può considerare il risparmio gestito come un unico
mercato. Le banche continuano ad avere un atteggiamento poco favorevole nei
confronti del risparmio gestito, anche per le loro necessità di finanziamento.
Al contrario, le organizzazioni che si avvalgono di promotori finanziari come
Banca Generali continuano ad avere, come nella seconda parte del 2008, risposte
positive in termini di raccolta.Campora. I nostri financial advisor svolgono
una attività di consulenza di medio e lungo termine. Molti operano da più di 20
anni. Gli esperti sanno che nei momenti caldi bisogna andare dai clienti e
ascoltare e spiegare. Alcuni lo fanno. Chi lo fa ha successo. Oggi i clienti
vanno tranquillizzati e riportati su un percorso condiviso. In positivo c'è una
maggiore fiducia nella tenuta del sistema finanziario.De Rosa. La crisi sta cambiando i comportamenti del risparmiatore, che
sta manifestando un'aumentata esigenza di consulenza professionale di
portafoglio, preferita al fai-da-te. Sul fronte dei prodotti, la necessità di
proteggere il patrimonio tende a prevalere su quella della crescita, mentre
cresce nell'investitore la preferenza per prodotti semplici, facili da
comprendere.Foti. I clienti hanno perso la fiducia nel sistema finanziario,
sono diventati molto più cauti e prudenti e sempre più attenti alle proprie
scelte di investimento. E' sempre più evidente un'avversione al rischio. In
futuro, ci aspettiamo che sarà sempre più forte l'esigenza, da parte dei
clienti, di consulenza qualificata.Doris. Da parte dei clienti non ci sono
cambiamenti, continuano a volere il fisso e la sicurezza. Anche i nostri
chiedono lo stesso, la differenza è che poi la nostra rete riesce a guidarli e
fargli fare le cose più opportune per il momento che stiamo vivendo.D.I dati
pubblicati da Assoreti a febbraio 2009 mostrano a gennaio una raccolta positiva
anche nel comparto del gestito. Dà una sua lettura di questi dati? Crede che il
trend di ripresa del gestito rispetto all'amministrato potrà durare?Girelli. Io
credo di sì, anche se il periodo è molto volatile e bisogna stare attenti a
fare previsioni. Il punto centrale è che i clienti sono preoccupati e
spaventati e la consulenza fornita dai promotori è un valore aggiunto che il
cliente riconosce. Nel caso di Banca Generali, il fatto di aver ridotto
l'esposizione al rischio nei portafogli dei clienti già dal
( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza
sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 21/03/2009 - pag:
49 autore: Anasf e Fecif, incontro a Milano Si riuniranno a Milano il 31 marzo,
ospiti di Anasf, il Comitato Legislazione & regolamentazione e il Comitato
Educazione & certificazione del Fecif, la Federazione Europea dei
Consulenti e Intermediari finanziari.L'appuntamento di Milano segue il board
dello scorso 28 gennaio a Bruxelles, dove Anasf ha presentato un aggiornamento
sulle novità che hanno investito in Italia il settore del risparmio gestito,
dalla nascita di Apf, Organismo per la tenuta dell'Albo dei Promotori
finanziari, al decreto del Ministero delle Finanze sull'Albo dei consulenti
finanziari. Scopo dell'incontro è stato il confronto sulla situazione dei
mercati finanziari nei vari Paesi europei, per concordare piani di lavoro
futuri con l'obiettivo di rendere quanto più omogenea possibile l'applicazione
delle direttive europee ed in particolare della Mifid.La riunione di Milano
sarà l'occasione per verificare proprio l'applicazione e l'implementazione
della suddetta direttiva e della normativa ad essa correlata nei singoli paesi
europei ed aprire il dibattito sulle diverse modalità di accesso alla professione.
Sul piatto anche un tema molto sentito in tutta Europa, tornato
sotto la lente dei governi a seguito della crisi finanziaria
in atto, quello dell'education finanziaria dei risparmiatori.
Questione quest'ultima che coinvolge direttamente proprio gli operatori del
risparmio e che nei progetti del Fecif apre la strada alla collaborazione con
fpa Europe per cercare di coinvolgere nei lavori altri rappresentanti di paesi
europei dormienti. Con l'occasione si verificheranno anche le attività
in corso e le iniziative in progetto di entrambi i comitati Educazione e
Legislazione del Fecif.
( da "Milano Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Milano Finanza
sezione: I Vostri Soldi inGestione Promotori Finanziari data: 21/03/2009 - pag:
48 autore: di Maurizio Bufi (*) I pf e l'educazione al risparmio I
risparmiatori devono avere conoscenze di base per compiere scelte consapevoli,
gli intermediari devono favorirle. Anasf rilancia il
confronto In un recente articolo dedicato alla crisi del mercato
finanziario, pubblicato sul Corriere della Sera, il professor Filippo Cavazzuti
nella sua veste di Presidente del Consorzio Pattichiari si concentra
sull'ineludibilità di dover affrontare i rischi finanziari e conclude le sue
argomentazioni con un invito rivolto ai risparmiatori, che recita testualmente:
«Diversificare gli investimenti su più titoli; ricordare che ad un più alto
rendimento corrisponde di norma un alto rischio; non comprare titoli troppo
complessi e difficili da capire, anche se suggeriti dal venditore». Come dire,
adottare questi corretti comportamenti in materia finanziaria
mette al riparo da conseguenze negative, a volte drammatiche, e soprattutto
inattese rispetto ad aspettative irragionevoli. L'autore sembra suggerire al
lettore che basta conoscere l'Abc della finanza per prendere scelte
consapevoli.Cerchiamo di approfondire questo tema dell'alfabetizzazione finanziaria, anche con l'ausilio di importanti documenti
emanati da istituzioni politiche, da authority di mercato e da enti di ricerca,
che sono riconducibili al rapporto degli intermediari con i risparmiatori, in
un contesto di fortissimo stress di mercato. Cominciamo con il più importante,
il documento del Parlamento europeo, datato ottobre
( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 3 - Prato In
picchiata il prezzo delle case Le occasioni più convenienti a Paperino, San
Giorgio e Fontanelle E' calato del 6,6% tre punti in più del dato nazionale
Fermi i capannoni e i fondi commerciali L'analisi di Tecnocasa PRATO. Sotto il
cielo di Prato calano i prezzi dei tetti. è questo il momento giusto per comprare
casa soprattutto nelle zone di Paperino, Fontanelle e San Giorgio, interessate
negli ultimi anni da un'esplosione edilizia tale da determinare un surplus di
offerta che oggi è traducibile in un maggior numero di alloggi da acquistare a
costi più vantaggiosi. Diverso è invece lo scenario degli immobili commerciali
dove il blocco dei prezzi determinato dalla presenza di maggiori investitori
meno propensi ad abbassare i prezzi, ha fatto registrare nei primi mesi del
2009 una diminuzione del 60% della domanda rispetto allo scorso anno. Sono
questi i risultati evidenziati da Tecnocasa che ha fatto il punto
sull'andamento del mercato immobiliare nella provincia. Dall'analisi degli
operatori emerge che la diminuzione dei prezzi è una tendenza legata soprattutto
alla stretta creditizia seguita alla crisi economica.
Sul territorio pratese la variazione nella seconda metà del 2008 è stata
addirittura del -6,6%, tre punti percentuali in più rispetto al dato nazionale
che si attesta al -3,6%. Infatti, l'atteggiamento selettivo messo in piedi
negli ultimi tempi dagli istituti di credito verso quei soggetti considerati
meno solvibili come gli stranieri, i precari, i giovani o i lavoratori con
contratto a termine, ha messo in difficoltà proprio quella fascia di clientela
che non avendo a disposizione soldi liquidi, deve obbligatoriamente ricorrere a
un finanziamento. Ciò ha ridotto la disponibilità di spesa dei potenziali
acquirenti inducendo così i venditori ad abbassare i prezzi nella trattativa di
compravendita: d'altra parte, la crisi finanziaria
ha innescato anche la ripresa della domanda a conferma di quanto gli italiani
vedano ancora nel "mattone" l'investimento più sicuro. Prezzi e
affitti. «Il prezzo - ha dichiarato Claudio Branchetti consulente Tecnocasa per
la rete immobiliare residenziale in Toscana - è in assoluto la variabile
determinante nella trattativa di compravendita e in particolare, il
decremento dei prezzi si fa più accentuato per i vecchi immobili da
ristrutturare rispetto alle nuove costruzioni». Analizzando Prato zona per zona
ci si accorge che nel semicentro (Paperino, Fontanelle e San Giorgio a
Colonica) si registra la più alta decrescita dei prezzi (-8,2%) seguita a ruota
dalle zone di periferia (-5,1%) e dal centro storico (-4,1%): un dato da tener
di conto se si considera che la disponibilità di spesa del cittadino pratese -
secondo l'analisi - si concentra per il 30,4% dei casi nella fascia compresa
tra 170 mila ai 250 mila euro con i quali si riesce a comprare un trilocale di
quattro vani. Questo vale solo per chi possiede un capitale o per chi può
chiedere un mutuo, a tutti gli altri non resta che l'affitto. «I canoni di
locazione a Prato sono interessanti - aggiunge Branchetti - non essendoci zone
di particolare interesse per turisti o studenti, i prezzi vanno dalle 500 alle
550 euro per i mono e i bilocali, arrivando fino a 650 per un trilocale».
Capannoni e commercio. Cambia completamente il panorama se si analizzano le
compravendite degli edifici commerciali. «Sul mercato dei capannoni si registra
una certa stabilità dei prezzi e dei canoni di locazione nonostante l'offerta
superi la domanda - ha spiegato Alessandro Ricci consulente del settore -.
Spesso infatti, la proprietà di questi immobili è di società immobiliari o di
investitori che preferiscono lasciare i locali sfitti o invenduti piuttosto che
abbassare i prezzi». Anche in questo settore la stretta creditizia ha
ridimensionato l'accesso al credito per le aziende che fanno fatica a ottenere
un leasing preferendo così prendere un locale in locazione (800 euro al mq un
capannone in zone periferiche) piuttosto che acquistarlo. Centro storico e
Chinatown. «In particolare - aggiunge Ricci - le zone che hanno subito la
contrazione maggiore di domanda sono state il centro storico e la zona di
Chinatown. La presenza di negozi sfitti nelle vie principali della città -
spiega Ricci - denota la mancanza di sicurezza». Non è un caso che le vie più
richieste da chi cerca una location per attività commerciali sono via Bologna,
via Ferrucci, via della Repubblica,via Roma, via Arcangeli, Via Marx, Via
Zarini: tutte vie di passaggio, ma fuori dal centro. Barbara Burzi
( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ATTUALITÀ Riggio
(Enac): «L'Italia degli scali ora subisce la crisi, ma
in futuro rischia il capacity crunch» di Sofia Fraschini - 21-03-2009
Attenzione, gli aeroporti italiani rischiano in futuro di non riuscire a far
fronte all'aumento di passeggeri. In altre parole rischiano il cosiddetto
«capacity crunch». A lanciare l'allarme è stato il presidente dell'Enac, Vito
Riggio, davanti alla commissione Trasporti della Camera. «Gli scali italiani -
ha detto Riggio presentando un rapporto - non possono in alcun modo ridurre gli
investimenti per limitare l'impatto sui bilanci della crisi dei mercati finanziari». Al centro dell'analisi di Riggio c'è lo
spauracchio di una possibile saturazione del sistema ((vedere tabella). Un
rischio che - se si esclude il
( da "Tirreno, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA C'ERA UNA
VOLTA LA MONETA ALESSANDRO VOLPI Sta cambiando la natura stessa della moneta
sui mercati internazionali? La Banca d'Inghilterra, dopo aver portato il
proprio tasso di sconto allo 0,50, ha deciso di aumentare rapidamente la
quantità di sterline stampate per circa settanta miliardi, riprendendo una
pratica già avviata durante la seconda guerra mondiale, per mettere liquidità a
disposizione del sistema finanziario e per coprire la spesa pubblica. La
Federal Reserve è andata ancora oltre impegnandosi a comprare buoni del Tesoro
per 300 miliardi di dollari e titoli legati a mutui pericolanti per altri 750
miliardi; nella sostanza 1000 miliardi di carta moneta fittizia gettati su
mercati duramente irrigiditi. Il primo effetto di simili misure è rappresentato
da una repentina perdita di valore delle monete di riferimento, sterlina e
dollaro, che si presuppone saranno oggetto di svalutazione. Dopo tanti anni, il
prezzo delle valute tenderà quindi a dipendere piuttosto che dai fondamentali
delle economie di riferimento (tasso d'inflazione, livello di indebitamento,
andamento del Pil) dalla produzione di cartamoneta e di carta commerciale. Per
tutto l'Ottocento e per buona parte del Novecento il prezzo delle monete
dipendeva dalla loro convertibilità in oro e in argento, che determinava la
possibilità di emettere senza svalutazione. Dopo gli accordi di Bretton Woods
del 1944 e fino al 1971, il prezzo si legava invece a una parità di cambio
fisso stabilita in relazione al dollaro. Dalla fine della convertibilità aurea
del dollaro in poi, le quotazioni monetarie sono dipese appunto dal valore dato
dal mercato alle economie che le emettevano. Ora, le nuove pratiche seguite da
Banca d'Inghilterra, Federal Reserve e Banca centrale giapponese stanno sfornando
masse di carta moneta tali da rendere la quantità l'elemento decisivo per
definire la qualità delle monete; un po' come avveniva in passato senza
tuttavia l'agganciamento al metallo prezioso. Sono pratiche rischiose
giustificate dalla gravità della crisi e dalla
necessità di finanziare l'indebitamento degli Stati che corrono in soccorso
delle loro economie: si emette tanta carta moneta per comprare titoli di Stato
così che i tassi rimangano bassi non solo nel breve ma anche nel lungo periodo
e in tal modo chi si indebita, a partire dallo Stato stesso, paga poco la sua
esposizione. L'impressione è che se gli anni Novanta hanno favorito
l'indebitamento privato attraverso l'ingegneria finanziaria e la liquidità resa facile dalla riduzione artificiale del rischio,
la crisi finanziaria globale finirà per generare nuovi strumenti di indebitamento
pubblico chiamato a coprire i debiti privati divenuti ormai scoperti. La
produzione straordinaria di carta moneta diventa il cardine della
rinazionalizzazione degli assetti più consueti del capitalismo. In
quest'ottica si pone la domanda circa la natura della moneta perché è ovvio che
essa tende a diventare ancora di più un pezzo decisivo della politica economica
nazionale persino per gli Stati Uniti, costretti a ripensare in profondità la
natura internazionale della loro moneta. Moneta e debito pubblico appaiono i
due elementi su cui la parte più ricca di questo pianeta scommette per la
propria tenuta: qualora si abusasse di entrambi tuttavia lo spettro di un
brutale passaggio dalla deflazione all'inflazione galoppante diverrebbe
tristemente reale. Ancora una volta, la capacità di riuscita degli strumenti
tecnici dell'economia sembra dipendere dalla fiducia collettiva.
( da "Secolo XIX, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pasini: le
banchedevono ridurre i costi il mondo del credito Il manager di Popolare:
ridurre gli stipendi dei manager. Gotti Tedeschi: senza nuove regole,
interventi anti-crisi inutili 21/03/2009 Genova. Addio
ai guadagni facili: il sistema bancario italiano che uscirà dallla crisi dovrà abituarsi a fare i conti con «margini di
guadagno più stretti», operando quindi un inevitabile taglio sui costi. Carlo
Fratta Pasini predica la linea dell'austerity: ieri a margine di un convegno a
Genova, il presidente del Consiglio di sorveglianza del
Banco Popolare ha definito «impegnativa» la crisi che gli
istituti finanziari devono affrontare. Soprattutto, Pasini si è detto convinto
che non sarà possibile tornare al modello subito precedente l'esplosione della
bolla subprime: «Dovremo ristrutturare i costi, abituarci a guadagni meno
elevati». Banco Popolare, presente in Liguria anche col Banco di
Chiavari, è una delle prime banche ad aver fatto richiesta per i "Tremonti
Bond", e attualmente è impegnata nel salvataggio di Italease, su cui verrà
lanciata un'Opa per poi scindere la società in più tronconi, con gli ex
pattisti come soci. Pasini parla di «assunzione di responsabilità»: «I modi per
tagliare i costi sono tanti, semplificando, razionalizzando e anche tagliando
gli stipendi dei banchieri». Saranno necessari anche interventi
sull'occupazione? «Le banche - è la risposta - sono industrie fatte di uomini,
quindi la questione riguarda anche il personale, ma certo non va affrontata con
tagli selvaggi». Sul coinvolgimento delle prefetture per il monitoraggio del
credito, Pasini ha ha detto «che il modello degli osservatori sta definendosi»
e «può coesistere» con la vigilanza tecnica di Bankitalia, «si tratta solo di
definire bene le diverse funzioni». Al convegno sulla crisi
finanziaria e le analogie con il 1929 organizzato ieri a Genova da
Camera di Commercio, La Maona, San Michele Valore Impresa e Unione Cristiana
Imprenditori e Dirigenti, è intervenuto anche Ettore Gotti Tedeschi, presidente
del Banco Santander Italia e consigliere del ministro Tremonti: «La crisi che stiamo affrontando - ha spiegato - è frutto di 25
anni di politiche sbagliate da parte della Fed di cui noi europei siamo
vittime. Sono stati attivati sistemi creditizi e finanziari che poi nessuno è
stato in grado di controllare. Ora immettere liquidità senza cambiare le regole
non serve a niente: dove sono finiti i 700 miliardi di Bush? Nel nulla. Finché
le autorità di governo non spiegano in che direzione si va i soldi non girano
perché manca la fiducia». Sa. C. 21/03/2009
( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI TECNICA
Intermarket: cosa sta cambiando nelle correlazioni Sulle Borse ora funziona da
faro il cambio euro-dollaro Biasia: «Ma per la ripresa il Crb resta un
benchmark» Pring: «Tengo d'occhio i broker e gli homebuilder» di Massimiliano
Malandra - 21-03-2009 Correlazioni che vanno, correlazioni che vengono. Le
«interrelazioni» fra le diverse asset class (azioni, obbligazioni, valute e
materie prime) negli ultimi mesi si sono modificate, a volte in modo anche
sostanziale. La crisi finanziaria
e la sua evoluzione hanno infatti allentato legami che si credevano
consolidati, e avviato nuove correlazioni che però, in alcuni casi, sono poi
tornate nell'oblio. L'analisi intermarket diventa così sempre più difficile e
volatile. E il rischio è quello di seguire, per abitudine, delle
tendenze che in realtà non hanno più ragion d'essere. UN PO' DI STATISTICA. Ma
cosa significa esattamente correlazione? Con questo termine, in statistica, si
intende una relazione fra due variabili: a ciascun valore della prima
corrisponde con una certa regolarità un valore della seconda. Non si tratta
necessariamente di un rapporto causa-effetto, ma semplicemente della tendenza
di una variabile a muoversi in funzione di un'altra. Può variare fra -1
(massima correlazione negativa) e +1 (livello estremo di correlazione
positiva): in realtà i due estremi sono più che altro teorici e difficilmente
si riscontrano nella pratica se non in casi particolari e per brevi periodi. Un
dato positivo e superiore a 0,5 dà in buona misura una conferma della
dipendenza diretta delle due attività finanziarie, e la cosa opposta (buona
dipendenza inversa) si può dire nel caso si riscontri un valore negativo e
inferiore a -0,5. VECCHIE CORRELAZIONI. «A volte si creano situazioni per cui
si fanno improvvisamente forti le correlazioni fra strumenti finanziari che
normalmente non sono significative - spiega Jason Goepfert, fondatore e
presidente di Sundial Capital Research, società che si occupa di ricerche nel
campo della psicologia delle masse e delle loro applicazioni pratiche in campo
finanziario - A partire dal secondo semestre dello scorso anno, e fino a
gennaio, sono state particolarmente forti le interrelazioni fra yen, petrolio e
S&P500, ma nelle ultime sei settimane hanno perso consistenza. A posteriori
si può leggere questa tendenza, in termini di psicologia del mercato, come il
fatto che la fuga dall'azionario abbia spinto anche a uscire dal petrolio e a
rifugiarsi sullo yen». Le correlazioni, quindi, trovano giustificazioni
macroeconomiche ma decadono nel momento in cui le condizioni di partenza
perdono efficacia. «Un benchmark cui tutti gli operatori facevano riferimento a
partire dalla seconda metà del 2007 era il cambio fra yen e dollaro
neozelandese - ricorda il consulente indipendente (e collaboratore di B&F)
Wlademir Biasia - Il movimento fra le due valute era il vero termometro del
carry trade dei fondi hedge e infatti a ogni caduta o ripresa dello yen faceva
seguito, a distanza di uno o due giorni, un movimento contrario di Wall Street.
Ora il delevereging generalizzato ha ridotto se non annullato questa
correlazione». NUOVI RAPPORTI. In questo momento, quindi, sono subentrati altri
segnali che funzionano (per ora) da driver efficaci e da segnali anticipatori
affidabili ai movimenti delle Borse, anche se, mette in guardia Goepfert, «il
fatto che questo tipo di correlazioni abbia perso gran parte della propria affidabilità
non è affatto negativo a mio avviso. Significa che sul mercato si sta tornando
a operare con un occhio di attenzione ai fondamentali e non solo al sentiment
del momento: è un buon segnale perché indica che ormai ci siamo lasciati alle
spalle la paura di un collasso globale della finanza». Una tesi condivisa anche
dal consulente indipendente (e collaboratore di B&F) Davide Benyaich:
«All'analisi intermarket occorre dare il giusto peso a seconda delle situazioni
di mercato». MATERIE PRIME. Ma attualmente ci sono nuovi benchmark di
riferimento? «Dipende dall'ottica temporale di investimento - risponde Biasia -
Se l'orizzonte è di medio-lungo termine le commodity rappresentano il segnale
anticipatore più affidabile. In questo momento il Crb sta cercando di costruire
una base e un'inversione dell'indice sarebbe la spia anche di una ripresa
dell'azionario: ripresa futura, visto che in genere le commodity ripartono un
anno prima rispetto all'equity, come già avvenuto anche nel bear market
2000-2003. Allora il Crb iniziò a riprendersi proprio a fine
( da "Borsa e Finanza" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ANALISI TECNICA
Correlazioni che vanno, correlazioni che vengono. Le «interrelazioni» fra le
diverse asset ... di Redazione - 21-03-2009 Correlazioni che vanno,
correlazioni che vengono. Le «interrelazioni» fra le diverse asset class
(azioni, obbligazioni, valute e materie prime) negli ultimi mesi si sono
modificate, a volte in modo anche sostanziale. La crisi finanziaria e la sua evoluzione hanno infatti allentato legami che si
credevano consolidati, e avviato nuove correlazioni che però, in alcuni casi,
sono poi tornate nell'oblio. L'analisi intermarket diventa così sempre più
difficile e volatile. E il rischio è quello di seguire, per abitudine,
delle tendenze che in realtà non hanno più ragion d'essere. UN PO' DI
STATISTICA. Ma cosa significa esattamente correlazione? Con questo termine, in
statistica, si intende una relazione fra due variabili: a ciascun valore della
prima corrisponde con una certa regolarità un valore della seconda. Non si
tratta necessariamente di un rapporto causa-effetto, ma semplicemente della
tendenza di una variabile a muoversi in funzione di un'altra. Può variare fra
-1 (massima correlazione negativa) e +1 (livello estremo di correlazione
positiva): in realtà i due estremi sono più che altro teorici e difficilmente
si riscontrano nella pratica se non in casi particolari e per brevi periodi. Un
dato positivo e superiore a 0,5 dà in buona misura una conferma della
dipendenza diretta delle due attività finanziarie, e la cosa opposta (buona
dipendenza inversa) si può dire nel caso si riscontri un valore negativo e
inferiore a -0,5. VECCHIE CORRELAZIONI. «A volte si creano situazioni per cui
si fanno improvvisamente forti le correlazioni fra strumenti finanziari che
normalmente non sono significative - spiega Jason Goepfert, fondatore e
presidente di Sundial Capital Research, società che si occupa di ricerche nel
campo della psicologia delle masse e delle loro applicazioni pratiche in campo
finanziario - A partire dal secondo semestre dello scorso anno, e fino a
gennaio, sono state particolarmente forti le interrelazioni fra yen, petrolio e
S&P500, ma nelle ultime sei settimane hanno perso consistenza. A posteriori
si può leggere questa tendenza, in termini di psicologia del mercato, come il
fatto che la fuga dall'azionario abbia spinto anche a uscire dal petrolio e a
rifugiarsi sullo yen». Le correlazioni, quindi, trovano giustificazioni
macroeconomiche ma decadono nel momento in cui le condizioni di partenza
perdono efficacia. «Un benchmark cui tutti gli operatori facevano riferimento a
partire dalla seconda metà del 2007 era il cambio fra yen e dollaro
neozelandese - ricorda il consulente indipendente (e collaboratore di B&F)
Wlademir Biasia - Il movimento fra le due valute era il vero termometro del
carry trade dei fondi hedge e infatti a ogni caduta o ripresa dello yen faceva
seguito, a distanza di uno o due giorni, un movimento contrario di Wall Street.
Ora il delevereging generalizzato ha ridotto se non annullato questa
correlazione». NUOVI RAPPORTI. In questo momento, quindi, sono subentrati altri
segnali che funzionano (per ora) da driver efficaci e da segnali anticipatori
affidabili ai movimenti delle Borse, anche se, mette in guardia Goepfert, «il
fatto che questo tipo di correlazioni abbia perso gran parte della propria
affidabilità non è affatto negativo a mio avviso. Significa che sul mercato si
sta tornando a operare con un occhio di attenzione ai fondamentali e non solo
al sentiment del momento: è un buon segnale perché indica che ormai ci siamo
lasciati alle spalle la paura di un collasso globale della finanza». Una tesi
condivisa anche dal consulente indipendente (e collaboratore di B&F) Davide
Benyaich: «All'analisi intermarket occorre dare il giusto peso a seconda delle
situazioni di mercato». MATERIE PRIME. Ma attualmente ci sono nuovi benchmark
di riferimento? «Dipende dall'ottica temporale di investimento - risponde
Biasia - Se l'orizzonte è di medio-lungo termine le commodity rappresentano il
segnale anticipatore più affidabile. In questo momento il Crb sta cercando di
costruire una base e un'inversione dell'indice sarebbe la spia anche di una
ripresa dell'azionario: ripresa futura, visto che in genere le commodity
ripartono un anno prima rispetto all'equity, come già avvenuto anche nel bear
market 2000-2003. Allora il Crb iniziò a riprendersi proprio a fine
( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 23 - Economia
Automobili Renault rimpatria la produzione slovena la commissione Ue protesta,
Sarkozy frena BRUXELLES - La Francia annuncia la
rilocalizzazione di un impianto della Renault per la produzione di alcuni
modelli fabbricati in Slovenia e la mossa provoca una dura reazione della
Commissione Ue, che teme un ritorno strisciante del protezionismo. Ma
il presidente francese Nicolas Sarkozy ha gettato acqua sul fuoco: la Slovenia
non perderà posti di lavoro.
( da "Repubblica, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 47 - Cultura
LA MIA FEDE l´ex premier britannico tony blair parla di dio e delle sfide del
xxi secolo cinque progetti per capire il mondo e la mia politica La
"Abraham House" di Londra come luogo di incontro e di conoscenza La
fondazione da lui promossa si pone l´obiettivo della comprensione
interreligiosa Senza il pieno riconoscimento del peso delle religioni la nostra
società sarà più povera Tutti i leader, siano essi esponenti religiosi o no,
devono "agire a imitazione di Dio" TONY BLAIR La mia fede è sempre
stata una parte fondamentale della mia politica. Quando ero premier ho ritenuto
però più opportuno non strombazzarlo ai quattro venti, nel timore che si
pensasse che cercavo di rivendicare una sorta di superiorità morale mia o del
mio partito. Nelle rare occasioni nelle quali ho parlato di religione, c´è
stata una tendenza a fraintendere le mie parole per adattarle alle finalità
politiche altrui. Questo è il motivo per il quale "non ho agito a
imitazione di Dio". Al termine del mio mandato, cercando in vario modo di
dare un contributo personale a importanti temi di natura pubblica e politica,
non ho più sentito la necessità di astenermi dal parlarne. In realtà, quanto
più passava il tempo, tanto più mi ha colpito con sempre maggiore intensità un
fatto: omettere di comprendere il potere intrinseco della religione significa
non essere in grado di comprendere il mondo moderno. In Europa occidentale ciò
potrebbe suonare molto anti-intuitivo. Altrove, pressoché ovunque, è invece
evidente a tutti. Prendiamo brevemente in considerazione le statistiche: nel
mondo si contano oltre due miliardi di cristiani, quasi un miliardo e mezzo di
musulmani, più di 900 milioni di induisti, 400 milioni di buddisti, 24 milioni
di sikh e 13 milioni di ebrei. Da queste stime sono esclusi i seguaci di altre
confessioni religiose. Nella maggior parte dei Paesi queste cifre sono in
aumento. In Africa, per esempio, nel 1900 c´erano dieci milioni di cristiani,
diventati nel 2000 360 milioni, il più cospicuo aumento di sempre. Persone
appartenenti a confessioni religiose diverse convivono sempre più a contatto
tra loro: per farsi un´idea alquanto chiara del microcosmo religioso esistente
al mondo è sufficiente passeggiare in pochi metri quadrati lungo molte strade
del Regno Unito. La fede religiosa e le modalità con le quali essa acquista
maggior rilievo ovunque potrebbero assumere la medesima importanza per il XXI
secolo di quella che nel XX secolo ebbe l´ideologia politica. Potrebbe
contribuire a guidare e sostenere l´era della globalizzazione, prestandole i
suoi stessi valori, e avvicinando confessioni religiose e culture a una
maggiore comprensione reciproca, incoraggiando la coesistenza pacifica.
All´opposto, però, può essere in alternativa una forza reazionaria, che allontana
gli individui proprio come la globalizzazione li spinge vicini gli uni agli
altri. Quale ne sia l´esito, ciò significa che tutti i leader, siano essi
esponenti religiosi o meno, devono "agire a imitazione di Dio". Ho
fondato la Faith Foundation con l´obiettivo di promuovere un maggiore rispetto
e una più profonda comprensione tra le principali religioni, per affermare e
sostenere la causa della religione come forza orientata al bene, e per
dimostrare ciò concretamente, incoraggiando iniziative interreligiose per
affrontare e sconfiggere la povertà e i conflitti globali. Noi ci ripromettiamo
di dimostrare l´importanza che la fede ha nelle sfide del XXI secolo e le
potenzialità che essa offre per avvicinare le persone, non per allontanarle
ulteriormente. Inizialmente, ci stiamo focalizzando su cinque importanti
progetti e stiamo lavorando con partner di sei delle principali confessioni
religiose. Primo: abbiamo messo a punto Faith Acts Together, un programma che
coinvolge i sostenitori di oltre 30 Paesi in sei continenti. Superando le
barriere religiose, stiamo lavorando nell´ottica di un obiettivo comune, quello
di porre fine allo scandalo delle morti per malaria e contribuire così
attivamente agli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. In una prima fase lavoreremo
in alcuni Paesi del continente africano, avvicinando le comunità di diverse
confessioni per distribuire loro reti antimalaria per i letti e insegnando loro
come utilizzarle, essendo queste il sistema più efficace e più economico per
eliminare il tragico quanto evitabile bilancio di morti dovuti alla malaria. In
seguito, a partire dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Canada, nomineremo
30 Faith Acts Fellows, giovani leader incaricati di dar vita a campagne e
coalizioni ben radicate nelle varie confessioni religiose per sostenere il
lavoro in Africa direttamente sul campo. In secondo luogo, abbiamo dato vita a
Face to Faith, un programma scolastico interreligioso mirato a contrastare
l´intolleranza e l´estremismo: ciò farà sì che le classi di tutto il mondo
siano collegate tramite videoconferenze ben organizzate e accessibili. I
bambini di una data confessione religiosa e una data cultura avranno la
possibilità di interagire con i bambini appartenenti ad altre culture e
religioni, vivendo così la preziosa esperienza reciproca di comprendere la
mentalità e la vita altrui. Il programma prevede di concentrare l´attenzione
sui principali argomenti contemporanei, quali l´ambiente, indagando che cosa
possono offrire le grandi tradizioni religiose per contribuire alla risoluzione
di queste tematiche. Il programma pilota è attualmente in corso in cinque Paesi
di tre continenti. Terzo: stiamo perfezionando una comprensione più
approfondita e intellettuale delle dinamiche della religione e della globalizzazione.
La mia fondazione e l´università di Yale hanno dato vita a un corso dedicato a
questa tematica, in riferimento alla quale io stesso ho tenuto insieme ad altri
docenti alcune lezioni nell´ultimo trimestre. Nostro obiettivo è dar vita a un
dibattito globale su questo argomento tra una decina di università di alto
livello. Al momento stiamo chiarendo le modalità con le quale altre tre di esse
potranno dar vita a questo stesso corso, e altre ancora seguiranno. Ciascuna
università contribuirà al programma con le proprie tradizioni intellettuali e
la propria prospettiva regionale, e tutte indagheranno nello stesso modo i
rapporti tra la religione e l´economia, la politica e la società, e come le
grandi religioni possano fare di più per rendere maggiormente a misura d´uomo
il mondo globalizzato. Nell´ambito di tutto ciò, stiamo altresì indagando la questione dei valori e del sistema finanziario alla luce della crisi finanziaria, esaminando in che modo i nostri sistemi finanziari possano
essere rimessi in rapporto con alcuni valori di base dai quali essi si sono in
buona parte distanziati. Abbiamo dato il nostro contributo al dibattito globale
in occasione della conferenza di Parigi del presidente Sarkozy e al World
Economic Forum, e adesso stiamo cercando di scoprire in che modo
tradurre tutto ciò in realtà e azione concreta. Infine, stiamo lavorando con la
Coexist Foundation e l´università di Cambridge per realizzare l´idea
dell´Abraham House, un luogo di incontro a Londra a livello internazionale per
le tre religioni di Abramo, ma aperta altresì a seguaci di qualsiasi fede o
anche nessuna. Essa darà rilievo nazionale e internazionale a un movimento di
pensiero ed esplorazione critica, il che implicherà nuove iniziative e una
conoscenza più approfondita. Copyright New Statesman Traduzione di Anna
Bissanti
( da "AmericaOggi Online" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
UE. Sì al raddoppio
degli aiuti ai Paesi dell'Est. 75 miliardi destinati al FMI 21-03-2009
BRUXELLES. Cinque, cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono
l'accordo raggiunto dai leader Ue a Bruxelles, nel
tentativo di contrastare l'aggravarsi della crisi finanziaria
ed economica. Crisi i cui risvolti sociali sono oramai in cima alle
preoccupazioni delle capitali europee che parlano di "situazione
grave". Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare
una lista di grandi opere nel settore dell'energia; c'è poi il raddoppio
da
( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Greenspan si
complimenta con Obama per gestione crisi di Apcom
Ristrutturazione sistema bancario è "cardine" equilibrio mondiale
-->Acapulco, 21 mar. (Ap) - L'ex presidente della Federal Reserve, Alan
Greenspan, si è complimentato con l'amministrazione Obama
per come ha gestito la crisi
finanziaria e, in particolare, per la
ristrutturazione del sistema bancario americano. Questa ristrutturazione è un
"cardine" dell'equilibrio mondiale, ha affermato Greenspan nel suo
discorso conclusivo della 72esima Convenzione delle banche del Messico, ad
Acapulco. Crisi di questa entità "arrivano una volta al secolo o
anche meno" e di fronte ad essa il governo Obama ha fatto un "lavoro
eccellente, il migliore possibile tenuto conto delle circostanze". A suo
parere, comunque, prima di creare nuove strutture bisogna regolamentare il
sistema finanziario per rilanciare l'economia a livello mondiale. Inoltre,
Greenspan stima che le banche avranno bisogno di un'iniezione di capitali
privati o pubblici per un montante "superiore a 750 miliardi di
dollari" per riuscire a lavorare normalmente. Greenspan ha guidato la
Federal Reserve dal 1987 al gennaio 2006. (fonte afp)
( da "Eco di Bergamo, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Misure anticrisi, Bruxelles vara altre risorse --> Sabato 21 Marzo
2009 GENERALI, pagina 2 e-mail print BRUXELLESCinque, cinquanta,
settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono l'accordo raggiunto dai leader
Ue a Bruxelles, nel tentativo di contrastare l'aggravarsi
della crisi
finanziaria ed economica. Crisi i cui
risvolti sociali sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee
che parlano di «situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue
non spesi per finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
c'è poi il raddoppio da
( da "Adige, L'" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
BRUXELLES - Cinque,
cinquanta, settantacinque BRUXELLES - Cinque, cinquanta, settantacinque. Sono
le tre cifre che riassumono l'accordo raggiunto dai leader Ue a Bruxelles, nel tentativo di contrastare l'aggravarsi della crisi finanziaria ed economica. Crisi i cui risvolti sociali sono oramai in cima
alle preoccupazioni delle capitali europee che parlano di «situazione grave».
Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare una lista di
grandi opere nel settore dell'energia; c'è poi il raddoppio da
( da "Italia Oggi" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Marketing data: 21/03/2009 - pag: 12 autore: Conto Arancio Il modo per non
finire in bocca agli squali Leo Burnett ha firmato l'ultima campagna di Ing
Direct, con Ale e Franz come testimonial (nella foto). Il
gruppo olandese ha scelto l'anno scorso di affrontare la crisi finanziaria mondiale con l'arma dell'ironia e della comicità surreale
investendo 50 milioni di euro per tutta la comunicazione 2009.Il 50% dell'investimento
è stato destinato all'advertising classico, di cui due terzi alla pubblicità in
televisione. «Il piccolo schermo resta per noi il canale di
comunicazione privilegiato», ha spiegato Sergio Rossi, direttore marketing di
Ing Direct Italia. Nel nuovo spot i comici vestono i panni di due risparmiatori
che per mettere al sicuro i propri soldi inseguono soluzioni improbabili e
pericolose. Scelte perdenti rispetto alla sicurezza e affidabilità delle
proposte di Conto Arancio. Le riprese con i due amici che navigano su un
gommone al largo circondati dagli squali sono state effettuate ad Alicante in
Spagna.Casa di produzione Mercurio, regia di Carlo Sigon. I film sono on air
dal 4 gennaio sui principali canali nazionali e locali.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-21 - pag: 3 autore: Dal vertice Ue
nessuna black-list al G-20 di Londra BRUXELLES. Dal nostro inviato Non ci
saranno i loro nomi sulla lista nera Ocse dei paradisi fiscali non cooperativi.
Anzi, non ci sarà nessuna lista del genere da discutere al G-
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-21 - pag: 8 autore: INTERVENTO L'industria resti
in primo piano di Peter Mandelson * T utti riconoscono che la crisi creditizia
solleva importanti domande sul ruolo dello Stato nell'economia e nelle misure
di rilancio affinché l'economia europea ritrovi la strada verso la crescita. La
crisi ha inoltre promosso un nuovo dibattito sul modo in cui viene condotta la
politica industriale in Europa. Pur essendoci un massiccio fallimento del
mercato al centro del credit crunch, dobbiamo stare molto attenti al tipo di
deduzioni che ne traiamo. La crisi non ha screditato la tesi secondo cui la
competizione su mercati aperti è ciò che dà forza alle
imprese. Non ha minato le ragioni per le quali i mercati
aperti rappresentano una gratificazione molto maggiore che non un mercato
europeo diviso. Né ha messo in dubbio le motivazioni contro gli aiuti ad
aziende o settori al semplice scopo di mantenere l'occupazione o creare dei
"campioni" nazionali. Eppure si è invocato il credit crunch a difesa
di un ritorno a tutto questo. Il rischio insito in una recessione è che le
argomentazioni per un comportamento diverso o migliore dei governi diventano
argomentazionia favore di un maggiore interventismo. Fondamentalmente, essa diventa il pretesto per risuscitare le argomentazioni in
favore del protezionismo, un'esperienza screditata da trent'anni di storia in Europa.
Dobbiamo perciò essere molto sospettosi rispetto ai Colbert del credit crunch.
Credit crunch significa che dobbiamo esaminare attentamente il modo in cui il
governo regolamenta i mercati
finanziari. è anche vero che
valuteremo di nuovo il ruolo del governo, e la politica monetaria in
particolare, nel contenere l'instabilità dei mercati.
Ma il credit crunch, da solo, non è il motivo per cui dobbiamo pensare con
attenzione alla politica industriale in Europa - il vero slancio per un nuovo
attivismo industriale proviene dalla realtà della globalizzazione. Nel corso
dell'ultimo decennio, le imprese europee si sono assicurate vantaggi
comparativi in cima alla supply chain mondiale. Il prossimo decennio esigerà
una concentrazione ancor maggiore su questi punti di forza. L'Europa paga
stipendi alti e, per questo, deve fare in modo che le merci e i servizi che
vende presentino un alto valore aggiunto. Ciò significa che i punti di forza
fondamentali delle imprese europee devono consistere in un alto livello di
conoscenza, creatività e sofisticazione tecnica. Esse devono sviluppare
ulteriormente i lavoratori più specializzati del mondo, potersi affidare a
infrastrutture digitali e materiali di livello mondiale e trarre vantaggio da
un ambiente normativo concepito per facilitare lo sviluppo di aziende forti. è
qui che il ruolo del governo diventa fondamentale, perché non si tratta di cose
che i mercati forniranno. Questo è lo spazio che deve
essere riempito dall'attivismo industriale. Nel decennio passato l'idea di
fondo diffusa in Europa era che la sfida centrale fosse la liberalizzazione sul
lato dell'offerta dell'economia. Questo resta vero. Ma dobbiamo anche fornire
gli strumenti utili a questo fine. Certo, è vero che in qualche modo stiamo già
facendo queste cose in Europa. Maè giunto il momento di valutare di nuovo
quanto bene le stiamo facendo. Gran parte di questo lavoro sarà incentrato sul
settore produttivo, che costituisce una parte imponente del nostro futuro. Ma
il nostro obiettivo non deve essere il mantenimento artificioso dell'industria
manifatturiera europea come linea di principio, certamente non dell'industria
manifatturiera a basso costo o labour intensive. Dobbiamo esaminare il nostro
vantaggio competitivo di lungo periodo. L'industria manifatturiera in Europa
continua ad avere successo anche di fronte alla più dura competizione globale.
Non richiede protezione. Ha bisogno di risorse ottimali a cui attingere per
competere. Il nostro compito consiste nel garantire che l'industria europea sia
dotata di manodopera specializzata, di università innovative e del sostegno
della ricerca e sviluppo. Il nostro compito consiste nel fare dell'Europa il
luogo migliore al mondo in cui creare imprese e sviluppare beni e servizi,
soprattutto in settori come il basso consumo di anidirde carbonica. La prossima
Commissione Europea si troverà alle prese con un'Europa il cui obiettivo
primario sarà quello di ritrovare la propria via verso la crescita. La politica
industriale dovrà esserne una componente. La nostra sfida consiste nel dare
alle nostre imprese strumenti migliori per affrontare la competizione globale,
mantenendo l'integrità del mercato unico europeo, le sue robuste regole sulla
competizione e i suoi divieti contro le tentazioni di intervento statale. Nulla
di quanto è accaduto nello scorso anno ne ha posto in dubbio il valore
fondamentale. Il credit crunch ci ha dato una direzione, ma i motivi a favore
di un nuovo attivismo industriale sarebbero gli stessi anche se non si fosse
mai verificato. è quello che gli europei si aspettano dal governo che li aiuta
a vivere e a competere in un'economia globale. * Ministro delle Attività
produttive britannico COMPETITIVITà Il credit crunch non deve farci dimenticare
che la priorità è l'innovazione
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-21 - pag: 9 autore: Regno Unito. La «Corte dei
conti»: sapeva e non intervenne Indagine su Northern Rock mette Brown sotto
accusa Leonardo Maisano LONDRA. Dal nostro corrispondente L'accusa, di fatto, è
di incompetenza. Da Cancelliere dello scacchiere prima ancora che da primo
ministro. A firmarla e a inviarla a Downing street è stato il National audit
office, organismo indipendente che controlla i conti dell'amministrazione
centrale. Gordon Brown, salutato in ottobre come il salvatore del sistema finanziario e ispiratore della più efficace cura per
traghettare il pianeta oltre il credit crunch, sta vivendo giorni di passione.
Ha cominciato Lord Turner, presidente della Financial service authority, liquidando il light touch alla regolamentazione dei mercati finanziari, fortissimamente voluto da Brown nelle vesti di Cancelliere dei
Governi Blair, come un reliquia. Ha continuato ieri il National audit office
con il rapporto sulla nazionalizzazione di Northern Rock, la prima pietra dello
smottamento finanziario britannico. Nessuna contestazione all'acquisto della
banca, molte, invece, a quanto ha fatto da corollario a un esito scontato. Già
nel 2004, sostiene l'inchiesta, la struttura tripartita - Banca d'Inghilterra,
Financial service authority, Tesoro - che l'allora Cancelliere aveva creato per
agire sul sistema bancario in caso di crisi, mostrava d'essere inadeguata. Le
segnalazioni a Brown erano rimaste inascoltate. Per questo la risposta delle
autorità alla crisi di Northern Rock è stata impacciata. «Il Tesoro non aveva
personale adeguato sufficiente - si legge nell'indaginee si è affidato a
consulenti esterni». Fra cui Goldman Sachs che aveva diritto a una remunerazione
correlata al successo dell'operazione. «Il problema è - scrivono i revisori che
nel contratto non era nemmeno definito quale sarebbe stato un esito di
successo». Dopo la nazionalizzazione, Goldman ha evitato di riscuotere. Le
accuse più gravi sono però al Brown premier e al suo successore al Tesoro,
Alistair Darling. I revisori hanno infatti svelato che Northern Rock quando era
già tenuta in vita dalla Banca d'Inghilterra continuava a erogare mutui del
125% del valore dell'immobile. Come dire: all'apice bolla immobiliare dava
anche i soldi per la ristrutturazione nonostante stesse per portare i libri in
tribunale. E lo ha fatto fino alla nazionalizzazione. Brown è stato seppellito
di accuse. La strategia di gestione e uscita dalla crisi è essenziale per
valutare la salute politica del leader del Paese più colpito, in Europa, dal
credit crunch. Il G-20 sarà un test importante, ma il rinculare sul tema dello
stimolo fiscale dalle posizioni più filoamericane a quelle europee, non è stata
una scelta di Brown, ma un ripiego, dinanzi al ridimensionarsi della linea
anglosassone. Anche Darling pare scostarsi dal premier distanziandosi da ogni
difesa delle " regole morbide" per i mercati,
peraltro ormai archiviate. Sarà proprio sulle regole che il premier si giocherà
un altro pezzo della sua scarsissima popolarità. Nella Ue si afferma la volontà
di creare un'istituzione capace di dare linee guida comuni per i mercati europei. Ma il modello proposto da Jacques de
Larosiere e sostenuto da Francia e Germania, va molto oltre le ambizioni
inglesi. Il rapporto Turner, infatti, ha punti in comune con quello di
Larosiere, ma si ferma assai prima. Per Brown questa partita è essenziale. Sul
piatto con le regole future dei mercati finanziari c'è
anche il destino della City di Londra. E Downing street sa bene che nessun
premier può permettersi di compromettere la pietra angolare del sistema
economico nazionale. MANCATO CONTROLLO L'istituto ha continuato a concedere
mutui per il 125% del valore delle case quando già era sostenuto dalla Banca
d'Inghilterra
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il
Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-21 - pag: 37 autore:
Profitti a 861 milioni (-70%) - Sciolta la joint venture Intesa Vita Generali,
salgono i premi ma pesano le svalutazioni Riccardo Sabbatini è stato l'anno da
dimenticare dei mercati finanziari, costato 5
miliardi soltanto di svalutazioni di asset; di nuove emergenze (la Rc auto in
Italia è sul punto di tornare "in rosso"); e delle grandi scelte,
come quella di abbandonare la joint venture assicurativa con Intesa Sanpaolo
puntando per il futuro ad una strategia "minimalista" nella
bancassurance. Ma il 2008 è stato anche l'anno in cui le Generali sono riuscite
a conservare la loro forza patrimoniale, a continuare a pagare un dividendo ai
propri azionisti e, uniche tra i grandi colossi europei delle polizze, ad
accrescere la raccolta nel business delle polizze vita (+3,2%). Nel bilancio
2008 del gruppo triestino – all'esame ieri del cda – c'è tutto questo
riassunto,nell'ultima riga del conto economico, nell'utile netto di 861 milioni
(2,92 miliardi nel 2007). E ora il gruppo si prepara ad affrontare una nuova
sfida. «Il 2009 continuerà ad essere un anno impegnativo - ha detto
l'amministratore delegato Giovanni Perissinotto, incontrando gli analisti –ma
crediamo che il nostro approccio strategico degli ultimi cinque anni, un tempo
criticato, ci pone in una posizione forte per affrontare questi tempi
difficili». Com'era nelle aspettative, le Generali hanno deciso di uscire da
Intesa vita, interrompendo una collaborazione con il gruppo di Corrado Passera
che durava dal 2003. La decisione è stata presa formalmente dal cda di Alleanza
Assicurazione, che ieri si è riunito per approvare i conti e a cui fa capo il
50% della joint venture. Dai piani iniziali e dal record di 8 miliardi di premi
sfiorato nei primi anni, il progetto è progressivamente evaporato. Nel 2008
Intesa vita ha collocato polizze per 1,9 miliardi (-28%) contribuendo per
appena 5,5 milioni al valore della nuova produzione di Alleanza. L'uscita dalla
società, esercitando una put, farà incassare a Generali un corrispettivo di
650-700 milioni. Per il futuro – ha detto Perissinotto - si cambia strada. Non
più accordi con grandi colossi del credito, «puntiamo piuttosto a più accordi
con istituti di piccole e medie dimensioni». Tornando al bilancio, il gruppo ha
registrato, anche nel 2008, una produzione in crescita a 68,8 miliardi (+3,9%),
46,8 miliardi dei quali raccolti nel ramo vita (+3,2%). Anche i rami danni sono
in crescita (22 miliardi, + 5,5%) ma non dappertutto il gruppo triestino è
riuscito a difendere la sua redditività: In Italia, ad esempio, il business
della Rc auto mostra evidenti cenni di deterioramento con un combined ratio (il
rapporto tra l'insieme delle spese con i primi incassati) giunto al 99,9% con
un peggioramento di ben 5,6 punti in un solo anno. Sui conti l'impatto maggiore
è stato determinato dalla gran massa di svalutazioni (5 miliardi, per 3,9
miliardi relativi al settore vita) effettuati dagli amministratori. Nel
bilancio individuale di Generali l'onda d'urto è stata limitata per circa 896
milioni dall'adozione del recente regolamento dell'Isvap che consente di
attestare al 30 giugno 2008 il valore degli asset non durevoli. La decisione
non ha avuto effetto sui conti consolidati e neppure sulla distribuzione dei
dividendi ma, al livello della singola compagnia, ha migliorato il calcolo dei
coefficienti di vigilanza. Nonostante le tensioni cui è stato sottoposto il
margine di solvibilità del gruppo è rimasto attestato a livelli confortanti.
Dal 143% del 2007 si è passati al 123% di fine 2008, ma per 16 punti la
diminuzione è imputabile al consolidamento integrale di alcune acquisizioni
della compagnia ( Ceska e Banca del Gottardo). Gli amministratori proporranno
alla prossima assemblea degli azionisti la distribuzione di un dividendo misto
in parte in contanti (0,15 euro per azione), in parte in azioni (1 ogni 25
titoli posseduti) prelevate dal portafoglio di azioni proprie che la compagnia
detiene. Sulla base del prezzo di chiusura di giovedì l'entità del dividendo
unitario si attesta pertanto a 0,62 euro. I cda di Generali ed Alleanza hanno
infine approvato la fusione, già resa nota, della controllata nella capogruppo.
Il complesso di questi dati è stato ieri accolto positivamente in Borsa con un
incremento del titolo Generali dell' 1% (a 11,85 euro) e di quello Alleanza
dell'1,90% (a 3,89 euro). Società, quest'ultima, che ha tra l'altro beneficiato
di un utile netto consolidato rimasto sostanzialmente al livello del precedente
esercizio (408 milioni rispetto ai 427 del 2007). PERISSINOTTO «Il 2009 sarà un
anno impegnativo ma crediamo che il nostro approccio strategico ci ponga in una
posizione forte»
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno - NAPOLI - sezione: NAPOLI - data: 2009-03-21 num: - pag: 8
categoria: REDAZIONALE Comune, documento in giunta entro sabato prossimo
Bilancio, 35% in più per le strade e un minipiano triennale di assunzioni
NAPOLI — Entro sabato prossimo la giunta licenzierà il documento di Bilancio
2009. Poi toccherà al Consiglio comunale esaminare gli atti e procedere al
voto. Ma la coperta era e resta cortissima: l'aumento della Tarsu, generato
dall'esigenza di coprire il 100 per cento delle spese di raccolta, è una
mazzata politica per il Comune; mazzata che si trasformerà in salasso per molti
napoletani, che sostanzialmente dovranno versare al Comune quel 38 per cento
che manca all'appello. Tradotto: qualcosa come 61 milioni. Ma attenzione: se è
vero che le fasce deboli saranno dispensate, col Comune che attiverà un fondo
da 2,5 milioni che coprirà il fabbisogno di tutti i meno abbienti, è
altrettanto vero che ci sarà pure che vedrà la gabella della Tarsu raddoppiare.
E senza speranza di proroghe: l'aumento, infatti, scatterà tutto e subito dal
primo settembre. Poi c'è l'incognita degli interessi sui derivati, cioè la
«scommessa» sugli interessi per la rinegoziazione del debito: la crisi
finanziaria mondiale, infatti, ha fatto
calare molto il costo del denaro, cosa che potrebbe paradossalmente generare
una perdita per il Comune. Problema, questo, che hanno anche altri Comuni
italiani come Roma, Torino e Milano. L'assessore al Bilancio, Riccardo
Realfonzo, che due giorni fa ha incontrato il gruppo consiliare del PD per
parlargli del Bilancio, ha poi annunciato un aumento rispetto al 2008
del 35% per la manutenzione delle strade di viabilità principale grazie a 15
milioni che arriveranno dalla Regione. Annunciato anche un piano triennale per
l'assunzione di alcune decine di impiegati. Sul fronte delle Partecipate, sono
sei i cda in scadenza: tra questi, Metronapoli e Anm che dovrebbero essere
ridotti a tre componenti. Per gli altri (Napolipark, Terme di Agnano, Caan e
Stoà), potrebbe profilarsi la soluzione dell'amminstratore unico. Pa. Cu.
Riccardo Realfonzo
( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: STILE E TENDENZE data: 2009-03-21 - pag: 27 autore: Serie e fuori
serie alla Triennale di Milano L'industria del design: la via italiana al
successo L'intesa vincente tra creativi e imprenditori coraggiosi Cristina
Jucker L a collaborazione intelligente, innovativa tra imprenditori e designer
è quella che ancora oggi alimenta il successo del design italiano. Una sorta di
"pila di Volta" – la definisce così Andrea Branzi, curatore
scientifico del Museo del design della Triennale di Milano – che sfruttando le
differenze di potenziale crea un circuito che si rinnova continuamente e produce
un'energia continua di crescita. Su questo rapporto tra industria e
sperimentazione, tra "Serie e fuori serie" indaga la nuova edizione,
l'atto secondo del Museo del design della Triennale, presentato ieri, che
arriva in un momento particolamente azzeccato: «La crisi
di oggi – sostiene Davide Rampello, presidente della Triennale – è soprattutto
una crisi di valori, quelli creati da un sistema che
ora ha fallito, è un momento di timore in cui occorre trovare qualcosa in cui
tornare a credere e avere fiducia. Questa mostra è una metafora della cultura
del fare, una testimonianza della progettualità che tiene conto sia dei
materiali sia del pensiero della mano». In questo l'Italia è davvero un polo
d'attrazione. Lo dimostrano i numeri: «Nel sistema mondiale della moda il 30%
viene prodotto in Italia (un altro 30% in Francia, il 20% negli Stati Uniti e
il 20% che rimane nel resto del mondo). Nel design è il 65% che è prodotto in
Italia» sottolinea il neopresidente della Fondazione Museo del design, Arturo Dell'Acqua
Bellavitis. E questo successo, aggiunge Antonio Citterio, che ha curato il
nuovo allestimento, «è figlio dell'humus industriale del nostro Paese ». Un
percorso circolare, luminoso, diviso in diverse sezioni. Che si apre con due
prototipi messi uno accanto all'altro: il primo, del 1913, è un esempio di
vettura sportiva, aerodinamica, su chassis prodotto in serie, della Carrozzeria
Castagna e sembra uscito da un libro di Giulio Verne; il secondo, del 2009, è
un microvelivolo aereo, supertecnologico, che atterra e decolla in meno di
( da "Messaggero, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 21 Marzo 2009
Chiudi ROMA - Generali chiude il bilancio
( da "Messaggero, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 21 Marzo 2009
Chiudi di MARCO FORTIS LA recessione sta raggiungendo probabilmente in questi
primi mesi del 2009 la sua massima intensità e tocca ormai tutti i Paesi del
mondo, Italia inclusa. Ma il nostro Paese non frana come molti altri. Non soltanto le banche italiane sono le meno colpite dalla crisi finanziaria, ma anche il sistema produttivo e socio-territoriale del
"made in Italy", grazie alle capacità delle imprese e al meccanismo
degli ammortizzatori, "tiene" meglio, come dimostrano i dati Istat
sulla disoccupazione e quelli Eurostat sulla produzione industriale diffusi
ieri. Dunque il nostro Paese non cessa di stupire per le sue capacità di
resistenza che appaiono notevoli grazie ad elementi che fino a poco tempo fa
erano invece considerati fattori di "arretratezza", come la vocazione
retail delle nostre banche e la scarsa propensione all'indebitamento da parte
delle famiglie italiane. Per non parlare del tanto ingiustamente vituperato
nostro modello di sviluppo incardinato sulla triade
manifattura-agricoltura-turismo e, a livello territoriale e sociale, sulla
formula vincente distretti-PMI-solidarietà-sussidiarietà. Anche la cassa integrazione
e gli altri ammortizzatori rappresentano un punto di forza di tale modello: un
prezioso strumento di economia sociale di mercato per mantenere i livelli
occupazionali in tempi di crisi, secondo criteri
solidaristici completamente estranei alla logica delle grandi multinazionali
che stanno tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro in tutto il
mondo. Capita così che persino l'Ufficio Studi della Royal Bank of Scotland,
come ha evidenziato nei giorni scorsi Morya Longo su "Il Sole 24 Ore",
scopra con sorpresa che dal punto di vista finanziario oggi l'Italia sia più
resistente di Paesi come l'Olanda, il Belgio, l'Austria o la Spagna. Lo rivela
un indice di "fragilità" finanziaria che,
nonostante il nostro elevato debito pubblico, ci pone tra i Paesi meno a
rischio subito dopo Germania e Finlandia e ad un livello medio-alto di
stabilità abbastanza simile a quello della Francia. Con ciò confermando ciò che
scriviamo da mesi su queste colonne. Le rilevazioni Istat sulla disoccupazione
hanno invece ieri dato ragione al Ministro del Welfare Maurizio Sacconi che
qualche giorno fa nel corso di una trasmissione televisiva aveva pronosticato
che i dati ufficiali avrebbero clamorosamente smentito alcune previsioni
pessimistiche diffuse nei giorni precedenti. Infatti, secondo i dati
destagionalizzati Istat ed Eurostat, da marzo a dicembre 2008 il numero dei
disoccupati è cresciuto nel nostro Paese di sole 79 mila unità, poco più di
quanto non sia aumentata la disoccupazione in Irlanda (+75 mila), vale a dire una
nazione la cui popolazione è di poco superiore a quella di Roma e del suo
hinterland. Nello stesso periodo la crescita dei senza lavoro è stata invece
molto forte in Gran Bretagna (+375 mila unità), Giappone (+410 mila) e davvero
impressionante in Spagna (+1,2 milioni) e Stati Uniti (+3,3 milioni). Sicché il
tasso di disoccupazione italiano, a fine 2008, figura tra i più bassi nel
panorama dei Paesi più avanzati: 6,9% contro il 6,6% del primo trimestre 2008
secondo le serie destagionalizzate Istat. Restano su valori molto più alti dei
nostri, pur non sottovalutando la storica bassa partecipazione al lavoro
italiana, i tassi di disoccupazione destagionalizzati di dicembre 2008 di
Germania (7,2%) e Francia (8,2%). Rispetto a inizio 2008 ci hanno inoltre sorpassato,
di slancio ed in peggio, l'Irlanda (8,3%) e gli Stati Uniti (7,2% a dicembre
2008 ma siamo già arrivati a 8,1% a febbraio 2009), mentre è avviata a
superarci anche la Gran Bretagna (6,4% a dicembre 2008 contro 5,2% a marzo
2008). Affonda, infine, la Spagna (14,3% a dicembre 2008, già salito a 14,8% a
gennaio 2009). Intanto a gennaio 2009 la produzione industriale italiana è
diminuita, secondo i dati destagionalizzati Eurostat, dello 0,2% soltanto
rispetto a dicembre 2008, mentre i cali sono stati superiori per gli altri
maggiori Paesi UE: -2,4% Gran Bretagna; -3,1% Francia; -7,5% Germania. Un'altra
evidente dimostrazione di tenuta del nostro sistema produttivo.
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-21 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE Renault riporta in Francia la Clio E la Ue accusa: protezionismo Spostata parte della produzione dalla Slovenia
La società: non ci sarà nessuna perdita di posti di lavoro ma un riequilibrio
della produzione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — La casa automobilistica
Renault ha annunciato ieri il «rimpatrio» dalla Slovenia della produzione della
Clio. La misura dovrebbe creare 400 nuovi posti di lavoro in Francia e dare una
boccata d'ossigeno al sito industriale di Flin, nel nord-est di Parigi, ma ha
suscitato la reazione della Commissione europea che ritiene che la decisione
sia stata favorita dal governo francese e sia sostanzialmente
«protezionistica». La vicenda appare come la prima breccia aperta dal protezionismo sull'onda della crisi finanziaria e della recessione, nonostante gli impegni all'unisono dei
leader europei a scongiurare una deriva di questo genere. Un fatto preoccupante
per almeno tre ragioni. Si verifica alla vigilia del G20 di Londra, riguarda un
settore già in odore di protezionismo per gli incentivi all'automobile elargiti da diversi Paesi e
vede protagonista la Francia : Paese — a torto o a ragione — sotto
osservazione per il cosiddetto «patriottismo industriale» in vari campi.
Tecnicamente, la Renault precisa che non si tratta di «rilocalizzazione » di
impianti, ma di riorganizzazione produttiva che consente di far lavorare di più
la fabbrica di Flin (da
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-21 num: - pag: 35 categoria:
REDAZIONALE Trieste Cedola mista cash e azioni di 0,62 centesimi. Positiva la
Borsa Generali, utili per 861 milioni Caltagirone nel comitato esecutivo MILANO
— La crisi
finanziaria ha pesato sui conti delle
Generali: il Leone ha chiuso il 2008 con 861 milioni di utile contro i 2,92
miliardi precedenti dopo svalutazioni per 5 miliardi. Ieri il consiglio ha
approvato il bilancio, proposto la distribuzione di un dividendo misto,
nominato nell'esecutivo Francesco Gaetano Caltagirone, e dato l'ok alla
fusione per incorporazione di Alleanza. La compagnia vita a sua volta ha
sciolto l'accordo di bancassurance con Intesa Sanpaolo, esprimendo
«l'orientamento a mantenere la partecipazione» nella banca, pari al 5%. La
Borsa ha accolto dati e decisioni con un rialzo del titolo triestino dell'1%.
L'impatto della crisi sugli investimenti e quindi sui
conti è stato sottolineato dal presidente Antoine Bernheim, che ha però messo
in evidenza come i risultati dimostrano anche «la solidità delle attività
assicurative, che riflette le scelte strategiche di lungo termine» della
compagnia. Così, se da un lato i premi sono cresciuti del 3,9% a 69 mi-liardi,
le svalutazioni (fra le quali quella relativa a Telco per 200 milioni) hanno
ridotto l'utile (meno però rispetto ad Allianz, che ha chiuso il
( da "Manifesto, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
TerraTerra L'abito
nero del profitto Patrizia Cortellessa Walmart, Tesco, Lidl, Carrefour, Aldi.
Cinque giganti del retail che hanno sposato la filosofia del «vendi sempre più
in basso degli altri» e detengono un'enorme fetta di mercato in moltissimi
paesi. Ma che succede quando la catena dei loro fornitori raggiunge i paesi in
via di sviluppo? E quanto sono attendibili i codici di condotta volontari
adottati da tali imprese per garantire il rispetto dei lavoratori? «In un momento di grave crisi finanziaria
milioni di donne che lavorano nelle varie fabbriche stanno pagando per i
profitti dei giganti della grande distribuzione». Inizia con questo atto
d'accusa l'ultimo dossier pubblicato dalla Clean Clothes Compaign (CCC), dal
titolo «Cashing In» (www.cleanclothes.org) realizzato nel corso del 2008
e risultato di 440 interviste a lavoratori e lavoratrici in trenta stabilimenti
tessili, dislocati nel sud-est asiatico, che producono abiti destinati a uno o
più dei rivenditori oggetto del report. Abiti che oggi vengono acquistati
sempre più nelle catene della grande distribuzione. In Gran Bretagna, ad
esempio, più di un quarto dei capi di abbigliamento vengono acquistati da
catene di negozi che vendono anche generi alimentari. Un tedesco su due
acquista generi di abbigliamento in discount come Aldi e Lidl, mentre in
Europa, Carrefour è al quarto posto come più grande rivenditore di
abbigliamento. E solo Walmart, per tradurre le nuove tendenze in cifre con
tanti zeri, nel
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-21 num: - pag: 41 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Tiene
Piazza Affari, giù StM di Giacomo Ferrari Unipol Vendite su Unipol, che dopo il
balzo di giovedì lascia sul terreno il 9,09% Ultima seduta della settimana
all'insegna delle scadenze tecniche mensili per futures e opzioni e nuovo
rialzo di Piazza Affari, con S&P-Mib (+1,35%) e Mibtel (+1,03%)
cresciuti anche questa volta più delle altre Borse europee. Due titoli, fra i
40 principali del nostro listino, hanno guadagnato oltre sette punti
percentuali. Si tratta di A2A (+7,07%), spinta soprattutto dal report positivo
di Dresdner Kleinwort, e dell'Espresso, il cui progresso, pari al 7,06%,
interrompe un lungo periodo negativo dovuto sostanzialmente alla crisi della
raccolta pubblicitaria. Le altre principali performance positive, sempre
all'interno del paniere dei valori più capitalizzati, si collocano tra gli
energetici e, in parte, tra i bancari. Enel, per esempio, ha chiuso con un
vantaggio del 5,8% rispetto alla vigilia dopo che il presidente ha parlato di
«overbooking» di banche disposte a sostenere l'aumento di capitale. Consistente
anche il rimbalzo di Terna (+4,01%) dopo il temporaneo arretramento della
vigilia. Tra le banche, invece, spiccano soprattutto quelle a forma sociale
cooperativa (in particolare Banco Popolare +4,2%, nonostante la riduzione del
rating da parte di Fitch, e Ubi Banca +3,49%). Per quanto riguarda infine i
segni negativi, Unipol conquista la maglia nera con un crollo del 9,09%, che
corregge l'exploit di giovedì dopo una più attenta valutazione dei conti 2008
(utile consolidato in calo del 74,5% e sospensione del dividendo) da parte del
mercato. Seguono StMicroelectronics (-5,39%) e Mediaset (-3,26%).
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-21 num: -
pag: 41 categoria: REDAZIONALE Il caso a Londra Evasione fiscale? L'accusa
frena Barclays (g.fer.) — L'ipotesi di una frode fiscale ha penalizzato ieri
Barclays alla Borsa di Londra, dove il titolo del colosso bancario è arrivato a
perdere fino all' 8% per poi terminare a 104,35 pence, con un calo del 7,24%
rispetto alla vigilia. Consistenti i volumi scambiati: sono passate di mano
quasi 150 milioni di azioni, contro una media di 85 milioni negli ultimi tre
mesi. Secondo indiscrezioni di stampa la banca britannica avrebbe realizzato
extra profitti per un miliardo di sterline l'anno eludendo il Fisco inglese
attraverso operazioni con società sia lussemburghesi sia domiciliate alle isole
Cayman.
( da "Corriere della Sera" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-21 num: -
pag: 41 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano «Banche in coda per l'aumento».
Enel corre (g.fer.) — «Abbiamo già deliberato l'aumento di capitale e posso confermare
che c'è un overbooking di banche che vogliono entrare nel consorzio di
collocamento». Le parole di Piero Gnudi, presidente di Enel, pronunciate ieri a
margine dei lavori di un convegno, hanno messo le ali al titolo della società
elettrica, che hanno chiuso con un guadagno del 5,8% a quota 3,65 euro (prezzo
di riferimento) e 72,6 milioni di pezzi scambiati. La seduta di ieri a Piazza
Affari, d'altra parte, ha premiato anche altri valori appartenenti al comparto
energetico, a partire da Terna, cresciuta del 4,01%.
( da "Nazione, La (Firenze)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA & FINANZA
pag. 22 BRUXELLES CINQUE, cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre c...
BRUXELLES CINQUE, cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono
l'accordo raggiunto dai leader Ue a Bruxelles, nel
tentativo di contrastare l'aggravarsi della crisi finanziaria
ed economica. Crisi i cui risvolti sociali sono oramai in cima alle
preoccupazioni delle capitali europee che parlano di «situazione grave». Cinque
sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare una lista di grandi
opere nel settore dell'energia; c'è poi il raddoppio da
( da "Nazione, La (Prato)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 4
Banche, parte la campagna Cna Indagine su 300 aziende. Scatta la mobilitazione
contro la stretta creditizia: di ROBERTO DAVIDE PAPINI PER IL 65% delle aziende
artigiane pratesi il costo del credito è aumentato negli ultimi mesi, per il
44% c'è stata una riduzione degli affidamenti da parte delle banche e al 18% è
stato rifiutato un finanziamento (rispetto a una media nazionale dell'8%).
Evocato da tutti come il grande problema per l'impresa italiana (soprattutto
per la piccola impresa, ovvero il oltre il 90% del totale) l'accesso al credito in questi frangenti di crisi finanziaria appare sempre più problematico per gli imprenditori. A
dimostrarlo (o a confermarlo) ci sono i dati della ricerca effettuata dalla Cna
siu 302 aziende il cui titolo è già un programma: «Banche nemiche del
rilancio?». A giudicare dai risultati il rapporto banche-piccole imprese appare
piuttosto difficile a Prato. «Non tutte le banche si comportano allo
stesso modo, ma sia chiaro che come Cna spiega il direttore dell'organizzazione
artigiana, Fabio Mazzanti abbiamo intenzione di combattere e denunciare
fenomeni di scorrettezza (come spingere l'artigiano a ricorrere alle
commissioni di massimo scoperto, in modo da raddoppiare di fatto il costo del
credito) in maniera sistematica». All'interno dell'iniziativa di Cna "Sos
Crisi" (con un numero verde per segnalare i probvlemi: 800-819451)
Mazzanti annuncia incontri con i dirigenti pratesi di ogni istituto dicredito,
con il prefetto (che adesso diventa il destinatario di segnalazioni di
difficoltà e situazioni anomale nell'accesso al credito per le imprese) e con
il presidente della Regione Toscana Claudio Martini. «I fondi messi dalla
Regione, attraverso FidiToscana, nel sistema del credito per favorire il
finanziamento delle imprese continua Mazzanti in realtà non favoriscono un bel
nulla se vengono fissati criteri di accesso e di rating così alti che, per
esempio, a Prato solo il 3% delle aziende potrebbe rientrarci. Si tratta di
provvedimenti disegnati sul sistema di aziende che in Regione sognano, non su
quello reale delle imprese che esistono davvero». DALLA serie di incontri con
le banche la Cna spera di ricavare assicurazioni di strategie che possano
aiutare il sistema artigiano ad affrontare la crisi,
«altrimenti avverte Mazzanti faremo nomi e cognomi. Ci rivolgeremo anche alle
banche che hanno un rapporto con gruppi consistenti di nostri assiociati e se
ci saranno comportamenti scorretti saremo chiari: con noi avranno chiuso non
potranno continuare a mangiare con i soldi degli artigiani». LA DUREZZA della
Cna si inserisce in una situazione veramente molto critica per il distretto. I
dati della ricerca indicano altri aspetti inquietanti come il fatto che il 54%
degli intervistati non farà investimenti nei prossimi mesi e che l'82% utilizzi
soprattutto linee di credito a breve termine. «Sono proprio le linee di credito
più pericolose dice Paolo Baravelli, responsabile del credito di Cna nazionale
oltre a essere le più costose. Sono pericolose perché se ci sono dei problemi,
sorgono delle difficoltà, si rischia la revoca e quindi bisogna rientrare
subito». Baravelli e il presidente di Cna Toscana, Marco Baldi, insistono sulla
necessità di puntare di più sui Consorzi Fidi (come ArtigianCredito Toscana che
ha riunito 18 strutture regionali) nelle operazioni pubbliche di sostegno al
settore. «L'APPELLO che vogliamo fare dice polemicamente il presidente di Cna,
Anselmo Potenza è che le banche facciano le banche e magari un po' meno
convegni. Nella nostra azione di monitoraggio saremo vigili, non è possibile
che un piccolo imprenditore che cerca di portare avanti la sua azienda, che ha
dipendenti debba sentirsi quasi umiliato in banca quando va a chiedere un finanziamento».
Un concetto ripreso dalla battagliera Manuela Biliotti di "Prato
Artigiana": «Ci sentiamo più che umiliati, veniamo trattati proprio come
delle nullità..».
( da "Nazione, La (Firenze)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACHE pag. 17 Il re del marco' vede nero: questa crisi farà strage
FIRENZE L'EX GOVERNATORE DELLA BUNDESBANK, POEHL, PARTECIPA OGGI A UN SIMPOSIO
ECONOMICO di PINO DI BLASIO FIRENZE «QUESTA crisi finanziaria
ed economica durerà almeno 3 o 4 anni. E quando terminerà, il mondo non sarà
più come quello di oggi. Tanti Paesi saranno più poveri, in milioni
perderanno il lavoro, rublo e sterlina diminuiranno di valore. E alla fine la
Cina sarà il leader del nuovo mondo». Parola di Karl Otto Poehl (nella foto con
Mario Razzanelli) il signore del SuperMarco, l'ex Governatore della Bundesbank
che litigò con Kohl per la riunificazione tedesca, mollò il vertice della
«Buba» nel 1991 e ora va in giro per il mondo a tenere lezioni e a mettere in
guardia da troppo facili entusiasmi. «Io sono scettico ammette di fronte alla
splendida vista di Firenze da una terrazza di Palazzo Capponi perché le
conseguenze dei crac della finanza saranno pesanti per tutti. E' un punto di
vista molto personale. E molto dipenderà da come saranno efficaci le politiche
di supporto all'economia decise dai vari governi. Il presidente Obama e gli
Stati Uniti hanno stanziato 780 miliardi di dollari, Germania e Francia hanno
messo a punto azioni incisive. Ma quando l'industria dell'auto in Germania fa
registrare il 40 per cento in meno di vendite, quando le previsioni si aggirano
sui 4 milioni di disoccupati in un solo Paese, quando anche la Thyssen Krupp
comincia a licenziare, è davvero difficile continuare ad essere ottimisti».
Poehl parla addirittura di Stati vicini alla bancarotta. «Ucraina e Lettonia
sono vicine al collasso, ma anche i Paesi più piccoli dell'area euro, come la
Grecia, rischiano grosso. Ma si sta peggio fuori dall'Unione monetaria. Il
rublo si è svalutato pesantemente e in Gran Bretagna fanno i conti con una
sterlina che ha perso il 30 per cento del valore. La svalutazione è una ricetta
che, in passato, tutti i Paesi hanno seguito per far crescere le esportazioni.
Ma se non produci nulla, come in Gran Bretagna, e ti affidi solo ai servizi,
avere una moneta deprezzata è un handicap pesante. Anche se gli inglesi
continuano a essere orgogliosi della sterlina e non hanno nessuna intenzione di
abbracciare l'euro». NONOSTANTE abbia lasciato la Bundesbank dal '91, Poehl non
ha cambiato la visione germanocentrica del mondo. «Il marco tedesco era l'ancora
di salvezza di tutto il sistema europeo. Ora dovrà diventarlo l'euro. Allargare
l'Unione monetaria? Forse solo la Polonia potrà entrare nei prossimi due anni.
E se Portogallo, Irlanda, Grecia o anche Spagna e Italia pensassero di uscire,
sarebbe una mossa disastrosa. La loro moneta perderebbe il 50 per cento del
valore e avrebbero tassi di interesse a doppia cifra. In mezzo a queste
tempeste, l'euro è l'unico strumento per uscirne indenni».
( da "Nazione, La (Prato)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 5
di ROBERTO DAVIDE PAPINI PER IL 65% delle aziende artigiane prat... di ROBERTO
DAVIDE PAPINI PER IL 65% delle aziende artigiane pratesi il costo del credito è
aumentato negli ultimi mesi, per il 44% c'è stata una riduzione degli
affidamenti da parte delle banche e al 18% è stato rifiutato un finanziamento
(rispetto a una media nazionale dell'8%). Evocato da tutti come il grande
problema per l'impresa italiana (soprattutto per la piccola impresa, ovvero il
oltre il 90% del totale) l'accesso al credito in questi
frangenti di crisi
finanziaria appare sempre più problematico
per gli imprenditori. A dimostrarlo (o a confermarlo) ci sono i dati della
ricerca effettuata dalla Cna siu 302 aziende il cui titolo è già un programma:
«Banche nemiche del rilancio?». A giudicare dai risultati il rapporto
banche-piccole imprese appare piuttosto difficile a Prato. «Non tutte le
banche si comportano allo stesso modo, ma sia chiaro che come Cna spiega il
direttore dell'organizzazione artigiana, Fabio Mazzanti abbiamo intenzione di
combattere e denunciare fenomeni di scorrettezza (come spingere l'artigiano a
ricorrere alle commissioni di massimo scoperto, in modo da raddoppiare di fatto
il costo del credito) in maniera sistematica». All'interno dell'iniziativa di
Cna "Sos Crisi" (con un numero verde per segnalare i probvlemi:
800-819451) Mazzanti annuncia incontri con i dirigenti pratesi di ogni istituto
dicredito, con il prefetto (che adesso diventa il destinatario di segnalazioni
di difficoltà e situazioni anomale nell'accesso al credito per le imprese) e
con il presidente della Regione Toscana Claudio Martini. «I fondi messi dalla
Regione, attraverso FidiToscana, nel sistema del credito per favorire il
finanziamento delle imprese continua Mazzanti in realtà non favoriscono un bel
nulla se vengono fissati criteri di accesso e di rating così alti che, per
esempio, a Prato solo il 3% delle aziende potrebbe rientrarci. Si tratta di
provvedimenti disegnati sul sistema di aziende che in Regione sognano, non su
quello reale delle imprese che esistono davvero». DALLA serie di incontri con
le banche la Cna spera di ricavare assicurazioni di strategie che possano
aiutare il sistema artigiano ad affrontare la crisi,
«altrimenti avverte Mazzanti faremo nomi e cognomi. Ci rivolgeremo anche alle
banche che hanno un rapporto con gruppi consistenti di nostri assiociati e se
ci saranno comportamenti scorretti saremo chiari: con noi avranno chiuso non
potranno continuare a mangiare con i soldi degli artigiani». LA DUREZZA della
Cna si inserisce in una situazione veramente molto critica per il distretto. I
dati della ricerca indicano altri aspetti inquietanti come il fatto che il 54%
degli intervistati non farà investimenti nei prossimi mesi e che l'82% utilizzi
soprattutto linee di credito a breve termine. «Sono proprio le linee di credito
più pericolose dice Paolo Baravelli, responsabile del credito di Cna nazionale
oltre a essere le più costose. Sono pericolose perché se ci sono dei problemi,
sorgono delle difficoltà, si rischia la revoca e quindi bisogna rientrare
subito». Baravelli e il presidente di Cna Toscana, Marco Baldi, insistono sulla
necessità di puntare di più sui Consorzi Fidi (come ArtigianCredito Toscana che
ha riunito 18 strutture regionali) nelle operazioni pubbliche di sostegno al
settore. «L'APPELLO che vogliamo fare dice polemicamente il presidente di Cna,
Anselmo Potenza è che le banche facciano le banche e magari un po' meno
convegni. Nella nostra azione di monitoraggio saremo vigili, non è possibile
che un piccolo imprenditore che cerca di portare avanti la sua azienda, che ha
dipendenti debba sentirsi quasi umiliato in banca quando va a chiedere un
finanziamento». Un concetto ripreso dalla battagliera Manuela Biliotti di
"Prato Artigiana": «Ci sentiamo più che umiliati, veniamo trattati
proprio come delle nullità..».
( da "Nuova Ferrara, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Qualche spiraglio
solo dai risultati delle piccole imprese e dal settore agroalimentare La crisi è sempre più nera, crolla la produzione Calo del 19%.
Diminuzioni allarmanti anche del fatturato e dell'occupazione ALESSANDRA MURA
Le imprese - grandi, medie e piccole - devono passà 'a nuttata. Perché chi sarà
uccisa da questa crisi, non sarà resuscitata dalla
ripresa. E la notte della recessione è ancora più buia del previsto, secondo i
dati di Unindustria. «A settembre purtroppo eravamo stati buoni profeti -
sintetizza il direttore Roberto Bonora - e i primi mesi del 2009 ci dicono che
la china sta ancora scendendo». E' stato un semestre a due velocità, l'ultimo
del 2008. Se i primi tre mesi non hanno registrato grossi scossoni, l'onda
d'urto dello tsunami finanziario si è abbattuta con tutta la sua violenza
sull'ultimo periodo. L'analisi di Unindustria Ferrara (su un campione di 130
aziende) parla una crisi conclamata soprattutto per le
imprese medio-grandi, tanto da tracciare un quadro a tinte ben più fosche
rispetto a quello - già negativo - della Camera di Commercio. La produzione,
dicono i dati di via Montebello, negli ultimi sei mesi del 2008 è crollata del
19% rispetto allo stesso periodo del
( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-03-2009)
Pubblicato anche in: (Nazione, La (Firenze))
Argomenti: Crisi
ECONOMIA &
FINANZA pag. 23 Generali dà il dividendo e si separa da Intesa Vita
Perissinotto: «Siamo solidi, nessun aumento di capitale» BRUXELLES CINQUE,
cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono l'accordo raggiunto
dai leader Ue a Bruxelles, nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi
finanziaria ed economica. Crisi i cui
risvolti sociali sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee
che parlano di «situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue
non spesi per finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
c'è poi il raddoppio da
( da "Resto del Carlino, Il (Bologna)" del
21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA E FINANZA
pag. 23 Generali dà il dividendo e si separa da Intesa Vita Perissinotto:
«Siamo solidi, nessun aumento di capitale» BRUXELLES CINQUE, cinquanta,
settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono l'accordo raggiunto dai leader
Ue a Bruxelles, nel tentativo di contrastare l'aggravarsi
della crisi
finanziaria ed economica. Crisi i cui
risvolti sociali sono oramai in cima alle preoccupazioni delle capitali europee
che parlano di «situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue
non spesi per finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
c'è poi il raddoppio da
( da "Giorno, Il (Milano)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
VETRINA ECONOMIA
pag. 22 Intesa: utile, ma niente cedola Tremonti bond per 4 miliardi Dividendo
nel 2009. Passera: «Più fieno possibile in cascina» di VITTORIO DALLAGLIO
MILANO ZERO dividendo, maxi-iniezione di Tremonti bond per 4 miliardi di euro,
svalutazioni per 3,1 miliardi. E' il conto che Intesa
Sanpaolo paga alla feroce crisi finanziaria di questi mesi. Ne
ha preso atto ieri il consiglio di gestione della banca presieduto da Enrico
Salza che ha approvato i conti del 2008. Nello scenario buio resiste tuttavia
la capacità della banca di generare profitto, sia pur un po' sotto le attese:
l'utile netto consolidato è stato di 3,9 miliardi di euro (più o meno lo
stesso risultato di Unicredit), cioè il 10,6% in meno dei 4,3 miliardi
realizzati nel 2007. Anno di grazia il 2007, quando plusvalenze e cessioni
straordinarie avevano portato i profitti alla somma record di 7,2 miliardi con
un dividendo di 38 centesimi. Quest'anno invece gli azionisti (anche le grandi
fondazioni socie) dovranno digiunare, a parte una minicedola cash di 2,6
centesimi riservata per legge alle azioni di risparmio. Resta in sospeso
l'eventuale bonus a favore dell'amministratore delegato Corrado Passera e dei
top manager del gruppo: «Deciderà il consiglio di sorveglianza ha risposto
Passera . Noi abbiamo un sistema equo che verrà applicato come negli anni
scorsi». I RISULTATI hanno però deluso il mercato che si aspettava almeno un
dividendo in azioni, come è accaduto per Unicredit. Il titolo Intesa ha quindi
imboccato subito la via del ribasso perdendo fino al 5% ma nel proprio nel
finale di seduta con un colpo di coda ha chiuso in rialzo dell'1,7% a quota
1,87. «Abbiamo messo più fieno possibile in cascina perché non sappiamo quanto
durerà l'inverno» ha detto Passera illustrando il bilancio agli analisti. Per
dire che la prudenza è d'obbligo e che il primo obiettivo della banca è stato
quello di rafforzare il patrimonio: con l'emissione di obbligazioni speciali
che saranno sottoscritte dal Tesoro per 4 miliardi e con l'azzeramento del
dividendo il coefficiente patrimoniale CorE Tier 1 salirà dal 6,3% al 7,4%.
«Utilizzeremo i Tremonti bond come una forma di assicurazione per due o tre
anni» ha spiegato Passera. Gli ultimi tre mesi del 2008 sono stati i peggiori
con una perdita netta di 1,22 miliardi e lì si sono concentrate le rettifiche
di valore che hanno riguardato anche le quote in Telecom, Fideuram, Banca
Generali, Rcs. E il 2009 non promette molto di meglio. Ammette Passera: «In generale
il 2009 sarà l'anno più difficile ma siamo pronti, ci attendiamo un utile
solido e soddisfacente anche se inferiore a quello del 2008. Contiamo di
ritornare al pagamento di un dividendo cash». In estate Intesa Sanpaolo
presenterà il suo nuovo piano industriale basato «sull'attesa di un 2009
difficile e di un difficile 2010. Poi nel 2011 la storia ricomicerà. Può darsi
che siamo pessimisti ma siamo preparati al peggio». Il piano prevede la
distribuzione di dividendi in progressione, riduzione di costi e la cessione di
attività non strategiche nell'arco di un triennio per un valore di quasi 10
miliardi di euro. In vista anche il riassetto di tutta l'area assicurativa del
gruppo , dopo la decisione di Generali di cedere la sua quota in Intesa Vita. Un'operazione
che costerà a Intesa una cifra fra i 600 e 700 milioni («Per il pagamento
troveremo la soluzione migliore per tutti e due»). «Ora Intesa si organizzerà
per razionalizzare le attività assicurative in una sola società di
bancassurance, forte ed efficiente, in tempi molto rapidi: entro fine anno
avremo messo tutto nella giusta direzione». Nessuna preoccupazione ha espresso
infine Passera sulla situazione delle banche controllate nell'Est Europa mentre
ha manifestato fiducia anche su due punti di crisi
molto acuti che riguardano l'immobiliarista Luigi Zunino e il finanziere Romain
Zaleski verso i quali la banca è molto esposta.
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
21-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 21-03-2009
CRISI STANZIATI 5 MLD PER LE GRANDI OPERE NELL'ENERGIA. 75 MLD SUL PIATTO DEL
G20 L'Ue aumenta gli aiuti a Est e Fmi BRUXELLES Ugo Caltagirone II Cinque,
cinquanta, settantacinque. Sono le tre cifre che riassumono l'accordo raggiunto
dai leader Ue a Bruxelles, nel tentativo di contrastare
l'aggravarsi della crisi
finanziaria ed economica. Crisi i cui
risvolti sociali sono in cima alle preoccupazioni delle capitali europee che
parlano di «situazione grave». Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non
spesi per finanziare una lista di grandi opere nel settore dell'energia;
c'è poi il raddoppio da
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: STORIA
COP data: 2009-03-21 - pag: 4 autore: Gli esperti. La moneta elvetica è sopra i
livelli dell'introduzione dell'euro «Più di così non scenderà» «Il taglio della
Bns è stato anche un aiuto al debito dei Paesi dell'Est» L a svolta è arrivata
giovedì 12 marzo, con l'intervento della Banca nazionale svizzera. L'istituto
centrale elvetico da un lato ha tagliato di un quarto di punto i tassi di
riferimento sul franco, puntando così a un tasso medio dello 0,25%, dall'altro
ha operato in modo inatteso sul mercato dei cambi. L'obiettivo era
l'indebolimento di un franco troppo cresciuto di valore e l'effetto è stato
immediato: la moneta svizzera è scesa sia sull'euro, che è passato in poche ore
da
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: STORIA
COP data: 2009-03-21 - pag: 5 autore: Immobili. Come sfruttare il calo delle
divise e delle quotazioni Super sconti (-50%) a Soho e Mayfair L ondra è
decisamente in pole position rispetto alle altre capitali europee ed in questo
momento supera anche New York. A Manhattan, in particolare, negli ultimi anni
hanno fatto acquisti molti investitori italiani in cerca di alternative. Non a
caso delle 8mila abitazioni vendute nella Grande Mela (per un valore di 13,7
miliardi di dollari) tra settembre 2007 e settembre 2008 poco meno di un terzo
sono state acquistate da italiani, anche per effetto del dollaro debole. In
tutti gli Usa, nel 2008, sarebbero stati 3.500 gli italiani che hanno fatto
shopping. Ma con la sterlina che nell'ultimo anno ha perso nei confronti
dell'euro più del 15% e prezzi in picchiata, in particolare nei quartieri più
prestigiosi di Londra, ora la musica cambia. «Tutto il mercato immobiliare
londinese ha risentito pesantemente della crisi finanziaria
e in particolare nella City è stata ed è molto forte la pressione sui canoni:
nel cuore finanziario di Londra ora è caccia agli inquilini – spiega Patrick
Parkinson, amministratore delegato di Jones Lang LaSalle. Si pensi che da
gennaio a oggi la riduzione dei canoni è stata del 20%. Diverso il caso dei
quartieri residenziali dove la contrazione dei prezzi è stata inferiore».
Secondo Parkinson, però, nel West End si compra anche con il 50/60% in meno
rispetto a due anni fa e questo richiama il forte interesse non solo dei privati
ma anche di tanti investitori istituzionali. «Rispetto solo a tre mesi fa
l'interesse da parte di investitori istituzionali è quintuplicato – aggiunge
Parkinson – e metà di questi investitori hanno l'euro in tasca». Tuttavia, per
alcuni il mercato londinese potrebbe ancora non essere arrivato al capolinea e
qualche ulteriore pressione potrebbe abbattersi sulla valuta. E lo stesso,
dicono gli esperti, potrebbe accadere sul mercato americano dove sia per
effetto della politica di Obama, sia per la crisi di liquidità
che ancora interessa buona parte del sistema, c'è un calo atteso dei prezzi in
media intorno al 20% nei prossimi 12/18 mesi. «Certamente si distingue New
York, più difensiva e con una domanda più ricca – spiega Guido Lodigiani, a
capo dell'ufficio studi di Gabetti – rispetto a una Miami, più legata a una
presenza turistica. Manhattan ha tenuto meglio rispetto ai quartieri popolari e
oggi offre rendimenti medi da locazione tra il 4,5 e 6,5% annui da locazione. E
chi acquista nel distretto finanziario può beneficiare di un'esenzione
fiscale». Sulla Florida non è d'accordo Angelo Cinel, responsabile degli uffici
di Miami e New York di Professionecasa Prestige International. «Rispetto al
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione: STORIA
COP data: 2009-03-21 - pag: 5 autore: La scelta. Azionario, bond, derivati per
puntare alle principali aree Il conto corrente in valuta? Serve soprattutto ai
trader online Deposito in dollari per entrare nei mercati Usa. Sui governativi
non conviene A zioni, indici, Etf, fondi. In valute diverse dall'euro si può
fare tutto e l'offerta non manca. Basta sapere che si aggiunge una variabile in
più. Chi crede nello sviluppo di una determinata area, con la spinta aggiuntiva
magari di una svalutazione competitiva, può tranquillamente investire nei fondi
con valuta euro. Chi decide di aggiungere una denominazione in valuta può
trovare più opzioni (vedi scheda a fianco con le migliori performance di fondi obbligazionari
per area e valuta). Può trovare certificati quotati al Sedex emessi da Royal
Bank of Scotland-Abn Amro (ad esempio Valuta Plus), da Deutsche Bank e altri
emittenti, impegnati anche nell'offerta di Etf (ad esempio gli Express
certificate di DB) e tutto quanto è stato inventato e prodotto in questi anni
nei prodotti derivati. Anche il conto corrente di base può essere denominato in
valuta, i rendimenti non sono eclatanti e spesso sono al servizio
dell'operatività dei trader online. Banche tradizionali e su web offrono
disponibilità di conti non in euro. Molto graditi dai trader online che con
Directa, IwBank e altri trovano lo strumento di base per accedere ai titoli
esteri e alle principali piattaforme operative. Per il gruppo Sella il riferimento
principale è la versione in dollari di Conto Trader. Un osservatorio è quello
di Ig Markets che in Italia sviluppa circa 4.500 eseguiti al giorno nei Cfd
(contratti per differenza), 12.000 derivati quotati su piattaforme della
casamadre e strumento in attesa di debuttare al London Stock Exchange e
successivamente in Piazza Affari. Un terzo ha come sottostante valute.
Utilizzati da trader online e da istituzionali. Sia per copertura di
portafogli, sia per cogliervi opportunità offerte dalla grande volatilità.
«Dalla scorsa settimana si è sviluppato un interesse sul franco svizzero, senza
intaccare la prevalenza di contratti sull'euro/dollaro – spiega Alessandro
Capuano, managing director di Ig Markets in Italia - noi siamo market maker,
quotiamo i nostri prodotti e siamo quotati noi stessi al London Stock Exchange.
Lavoriamo su marginazioni, utilizzando un effetto leva e bastano mille euro per
aprire un conto. Fra le caratteristiche dei nostri prodotti c'è anche
l'opportunità di garantirsi con uno stop loss, per fermare le eventuali perdite
a un punto prefissato». Nei prossimi giorni Ig Markets diminuirà i costi di
negoziazione su tutte le valute e le major, tra cui l'euro/ dollaro, passeranno
a spread a partire da 1 pip (centesimo di un per cento). Ma dati simili si
ritrovano in Fineco Bank dove la prevalenza è sempre per conti in dollari
nell'ambito del servizio Multicurrency (il conto di base con opzioni su diverse
valute, con interessi trimestrali) attualmente utilizzato da un 30% dei
clienti. Il cambio euro/valuta – ricordano a FinecoBank – avviene online e non
prevede commissioni. Fatto salvo il vivace mondo dei trader, il cliente
famiglia in genere mantiene i propri depositi nella valuta utilizzata per
vivere. Anche nel mercato dei titoli governativi, la variabile valuta viene
presa in considerazione con grande prudenza. Più che mai in questo momento di
tassi ridottissimi: ai prezzi dei giorni scorsi un BTp triennale in euro con
scadenza settembre 2011rendeva un 2,5% e un quinquennale (aprile 2013) il 3,3
per cento. Meglio di analoghi governativi espressi nelle altre principali
valute. Solo i Gilts britannici provano ad avvicinarsi ma
scontano la debolezza della sterlina. Paolo Zucca Lunedì In Finanza: che
rapporto c'è tra crisi
finanziaria e rimbalzi di Borsa? La speranza
è che la fine del tunnel si avvicini, ma in passato non è sempre stato così
( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Usa/ Aig invita
dipendenti a prudenza dopo minacce scandalo bonus di Apcom Camminare in coppia
e non indossare logo aziendali -->Roma, 21 mar. (Apcom) - Il colosso delle
assicurazioni Usa Aig mette in guardia i suoi dipendenti in seguito alle
ripetute minacce di morte pervenute dopo lo scandalo dei super-bonus (in totale
165 milioni di dollari) pagati ai dirigenti dell'azienda, malgrado le
gigantesche perdite subite. In un memo postato sul sito newyorchese Gawker,
l'azienda consiglia ai dipendenti una serie di regole per salvaguardare la loro
sicurezza come camminare sempre in coppia quando diventa buio, non indossare
logo aziendali, non parlare di lavoro fuori dall'ufficio, chiamare
immediatamente il servizio di sicurezza se si pensa di essere pedinati, non
parcheggiare l'automobile in zone appartate. Proprio oggi si svolgerà una
protesta sostenuta dai sindacati che vedrà i manifestanti compiere un tour a
bordo di un bus nella cosìdetta "gold coast", la ricca enclave del
Connecticut dove risiedono molti dirigenti del colosso americano. La notizia
del pagamento di super-bonus ha creato aspre polemiche, con il presidente
Barack Obama che ha duramente criticato l'azienda la quale
però da parte sua si difende dicendo di avere le mani legate a causa di
contratti siglati prima della crisi finanziaria. La Camera dei
rappresentanti del Congresso ha votato proprio giovedì scorso una legge che
impone una tassazione pari al 90 per cento sui bonus d'oro; il testo dovrà
passare ora al Senato.
( da "Reuters Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
BRATISLAVA (Reuters)
- Oggi in Slovacchia si vota per l'elezione del presidente, carica più formale
che sostanziale, ma il voto è considerato un test per il sostegno al primo
ministro Robert Fico, quando manca un anno al rinnovo del Parlamento. Fico sostiene
il presidente uscente Ivan Gasparovic, in testa ai sondaggi ma che deve
affrontare una sfida dagli esiti non scontati con il principale candidato
dell'opposizione, Iveta Radicova. I seggi hanno aperto alle 7 ora italiana di
oggi, e chiuderanno alle 22. Secondo i sondaggi nessun candidato dovrebbe
raggiungere oltre il 50% dei voti. Il ballottaggio è già fissato per il 4
aprile. Fico, eletto nel 2006 con la promessa di aiutare le fasce deboli, ha
lavorato per aumentare il ruolo dello Stato nell'economia, e ha minacciato di
nazionalizzare i pacchetti azionari di proprietà straniera nelle società di
servizi se i manager occidentali avessero fatto pagare più del dovuto il gas e
l'elettricità. Da un sondaggio svolto questo mese Fico risulta il politico
slovacco più popolare, con un sostegno superiore al 40%. Nella campagna
elettorale per la scelta del nuovo presidente ha avuto un ruolo molto attivo,
comparendo nei manifesti accanto a Gasparovic. Il presidente uscente ha,
secondo un sondaggio diffuso nei giorni scorsi Gasparovic è vicino a Fico e ha sostenuto la sua politica per migliorare le
condizioni di vita delle fasce sociali più deboli, trascurate dalle riforme di
mercato del precedente governo di centrodestra. La Slovacchia, membro della Ue
che ha da poco adottato l'euro, è stata colpita anch'essa dalla crisi finanziaria globale, anche se meno duramente di altri paesi dell'Europa
centrale e orientale.
( da "Giornale.it, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Ma Obama è davvero
un grande comunicatore? Ne dubito. O meglio, dipende dalle circostanze. Come
spiego in un articolo pubblicato oggi sul Giornale, il presidente degli Stati Uniti
è soprattutto un grande interprete, ma solo di discorsi scritti, spesso da
altri. Sa leggere, sa recitare bene. Ma è terrorizzato quando deve parlare a
braccio. Infatti, ha sempre appresso il teleprompter (vedi foto) ovvero il
"gobbo elettronico", anche quando deve intervenire in pubblico solo
per pochi secondi. Non sa improvvisare, non sa essere spontaneo. Io dico: non
paragonatelo a Roosevelet, nè a Kennedy, nè a Reagan. Quella era un'altra
categoria. Obama senza il suo spin doctor David Axelrod è perso. Scritto in
spin, comunicazione, era obama, presidenziali usa, gli usa e il mondo,
giornalismo 1 Commento » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Mar
09 Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Ieri altri
tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non
autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la
polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato
usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante
le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato
per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a
Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo
che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza;
perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di
giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una
minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di
persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che
accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più
il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di
uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i
passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di
integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene
forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un
familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni
e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è
stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a
una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione
musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Commenti ( 88 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su
un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli
Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle
Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse
sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non
riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio
in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha
annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a
credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero
così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si
sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti
qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di
rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito
per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di
Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche,
e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del
Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio
è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma
questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più
grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima
d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro
cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro
americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare
il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli
investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini,
sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli
stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi
(mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le
scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane,
sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148
miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il
mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E'
l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da
disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove
ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver
previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere
superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso
la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa
sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come
prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe
addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista
qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era
obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il
mondo Commenti ( 44 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading
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questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi
provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi
che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla
stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava
che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa
e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di
lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto
minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il
quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei
Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte
aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi,
eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a
ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale,
tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique
Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della
recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo
dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria:
se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di
guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria
verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al
portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di
dollari per affrontare la crisi globale, non è
ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto
ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E'
davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa
dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni
sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città.
Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi,
globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti (
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di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa
bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti
incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del
prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la
Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande
stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii.
"Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che
porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal
Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi
eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta
unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo
vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto
agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco;
infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari
a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture
incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe
rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare
misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a
resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con
l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che
abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino
di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo
termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro
resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene
conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e
Washington di perdere la leadership finanziaria
sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in
spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era
obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti
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un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici
bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non
valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola:
siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi
utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero,
rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al
forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono
essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai
messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i
blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può
ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito
alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione
sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la
magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento
religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume
alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il
'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie
sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e
che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di
espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci
garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni
scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia,
democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica"
s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a
rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei
contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento
un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri
La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in
viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è
stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un
valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da
colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la
temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che
tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul
comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre
foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso
racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities.
Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori
più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso
di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del
tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il
cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il
cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna
nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà
nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da
lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel".
Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma,
un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente
preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione,
notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama
chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far
ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private
equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei
contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge
l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari,
da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora
sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche,
capitalismo, crisi, progressisti, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il
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2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar
09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso,
Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei
principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo
giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi
finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è
inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che
questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la
recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le
banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e
dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri
qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada.
L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non
solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno
dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad
allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel
baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli
tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per
trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi,
banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75
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un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di
avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego
in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per
riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla
con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary
Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che
l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista
cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante,
anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di
preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è
innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso,
improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di
smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è
vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno
al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma,
un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie
debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di
superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto
in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli.
Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su
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Parpaiola: Salve. Finalmente ci sono riuscito, che fatica a salire le scale.
Marina, guarda che hanno ragione,... Danilo: Purtroppo il mio inglese non è
ancora a buoni livelli, per cui non posso esprimere un giudizio almeno sul...
roberto: Paolo Da Lama ha scritto (March 20th, 2009 at 5:12 pm) Caro Roberto,
ero già a conoscenza della storia di... Rodolfo de Trent: Caro mason antonio,
l'assioma è sbagliato; siamo in pochi a pensare! E quelli che pensano la...
Rodolfo de Trent: Caro Marcello, ha ragione: la censura non va adoperata se non
in casi estremi! Resta il fatto che... Ultime news Franceschini: "Basta
con l'antiberlusconismo" Ma attacca il governo: "Nega che c'è la crisi"L'addio ad An, inizia l'ultimo congresso La
Russa: "Il Pdl sarà come Mourinho"Piano casa, ecco il decreto del
governo Berlusconi: "L'Europa vuole copiarci"Mancini: "Torno
all'Inter... ma soltanto se mi obbligano"Quel computer furbetto che
censura il seno della ChiattiMike gioca a tutto campo Andrà su Sky e alla
RaiL'Iran gela Obama: "Nessun cambiamento dagli Stati Uniti"La Russa:
"An e Forza italia come due gemelli"Il Papa: "L'aborto è un
crimine, non un rimedio"Stupro della Caffarella Altri due romeni
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strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la
Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques,
gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della
droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università
della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano
italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano
il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente
giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di
Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it
March
( da "Virgilio Notizie" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Budapest, 21 mar.
(Apcom) - Ferenc Gyurcsany ha proposto le sue dimissioni durante un discorso al
congresso del partito socialista MSZP a Budapest. Propongo la formazione di un
nuovo governo con un nuovo capo del governo", ha dichiarato Gyurcsany,
senza menzionare alcun potenziale successore. "Chiedo al congresso di
permettere al presidente del partito, al consiglio di amministrazione e al capo
del gruppo parlamentare di preparare la designazione di un nuovo premier",
ha aggiunto. Alla guida di un esecutivo di minoranza, il premier dimissionario
ha indicato di voler informare domani il parlamento della sua decisione e ha
proposto che la nuova candidatura venga espressa nel corso di un congresso
straordinario del partito socialista da convocare entro 15 giorni. Ieri il
premier era stato praticamente sfiduciato dal partito: in un'intervista
all'agenzia di stampa Mti, il vicepresidente del Partito socialista (Mszp) Imre
Szekeres aveva chiarito che il prossimo candidato alla carica di primo ministro
avrebbe dovuto essere una persona che "gode del massimo sostegno da parte
della società ungherese". E Gyurcsany non corrisponde affatto a
quest'identikit: in tutti i sondaggi sulla popolarità, prende sonore sberle.
L'ex "enfant prodige" della politica magiara è in crisi
di sostegno praticamente da subito dopo aver vinto le elezioni di aprile 2006.
Nell'autunno di quell'anno, infatti, filtrarono alla stampa delle registrazioni
di una riunione a porte chiuse nelle quali il premier ammetteva che nella
campagna elettorale erano state dette bugie sull'economia per poter vincere la
consultazione. La notizia fu amplificata e cavalcata dall'opposizione di
destra. Per di più, la campagna contro "Gyurcsany-Pinocchio" andava a
innestarsi su una fase politica nella quale il governo chiedeva forti sacrifici
alla popolazione, per cercare di rimettere sotto controllo il deficit pubblico,
che quell'anno risultò essere il più alto d'Europa. I toni della protesta
contro Gyurcsany si alzarono molto, e vi furono duri scontri con centinaia di
feriti. Le celebrazioni di ottobre
( da "Wall Street Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Zoellick: Non
ridurre aiuti a Paesi piu' poveri di Apcom Presidente Banca Mondiale
presentera' una proposta al G20 -->Bruxelles, 21 mar. (Apcom) - "Solo
l'uno per cento dei multimilionari piani di stimolo economico dei paesi piu'
ricchi potrebbe aiutare i paesi più poveri che sono sotto la minaccia di
perdere il fondamentale aiuto internazionale, sulla scia
della crisi
finanziaria". Lo ha detto il presidente
della Banca mondiale, Robert Zoellick, partecipando ad una convegno a Bruxelles
durante il quale ha invitato a non diminuire, a causa della crisi, gli aiuti ai paesi piu' poveri. Zoellick sostiene che si
potrebbe arrivare fino a 15 miliardi di dollari in nuovi aiuti per pagare i
bisogni fondamentali come il cibo, la costruzione di strade o promuovere
la crescita dell'agricoltura nel mondo in via di sviluppo. Il capo della Banca
mondiale ha detto di voler presentare questa questa proposta al vertice del G20
a Londra il 2 aprile. Zoellick ha sottolineato che la crisi
economica mondiale "ha causato una alta mortalità infantile e l'aumento
della povertà nei paesi in via di sviluppo".
( da "Reuters Italia" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
BUDAPEST (Reuters) -
Il primo ministro ungherese Ferenc Gyurcsany ha proposto oggi la formazione di
un nuovo governo, con un nuovo premier, che conduca il
paese fuori dalla crisi
finanziaria. "La gestione della crisi e i successivi cambiamenti richiedono un sostegno politico e
sociale piàù ampio di quello odierno", ha detto Gyurcsany al congresso del
partito di cui è presidente, quello socialista. "Sento che sono un
ostacolo alla cooperazione richiesta per i cambiamenti, per una stabile
maggioranza di governo e un comportamento responsabile da parte
dell'opposizione", ha detto il premier. "Spero che sia così, che sia
solo io l'ostacolo, pèerché se è così, elimino subito quell'ostacolo...
Propongo la formazione di un nuovo governo con un nuovo primo ministro".
Secondo una fonte politica, Gyurcsany avrebbe in programma di dare vita a un
"voto di sfiducia costruttivo": almeno un quinto dei parlamentari
proporrebbero il voto di sfiducia, con la scelta di una nuovo candidato primo
ministro che sarebbe eletto dal Parlamento contestualmente alla sfiducia al
premier uscente. In questo modo si eviterebbero elezioni anticipate. "Dal
punto di vista legale non sarebbero dimissioni, ma un voto di sfiducia
costruttivo, pianificato dallo stesso primo ministro", ha detto la fonte.
"Se ci fosse una maggioranza parlamentare, il nuovo primo ministro
potrebbe essere eletto entro metà aprile".
( da "Sicilia, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nella settimana
Piazza Affari guadagna il 6,5%, grazie ai finanziari Rino lodato Un giro
sull'ottovolante e poi una chiusura all'insegna della debolezza, anche se gli
indici hanno segnato un lieve rialzo. Questa la sintesis della giornata per le
Borse europee, sempre al rimorchio di Wall Street. Ma l'eccezione c'è stata
anche ieri ed è rappresentata, ancora una volta, da Piazza Affari, regina d'Europa.
La Borsa Usa ha vissuto una giornata con pochi spunti, condizionata dall'attesa
della conferenza del presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, a una
convention di banchieri a Phoenix. Dopo un avvio contrassegnato da deboli
rialzi, gli indici sono scivolati in territorio negativo a meno di due ore
dall'apertura degli scambi, seppure con perdite molto contenute. A Wall Street,
gli indici si sono fermati in terreno negativo con il Dow Jones a -1,70%,
Nasdaq -1,85% e S&P500 -2,03%. In assenza di nuovi dati congiunturali, il
mercato appariva sostanzialmente privo di direzione mentre stava metabolizzando
l'ultimo affondo della Banca centrale americana contro
recessione e crisi
finanziaria e le successive paure per un
surriscaldamento dell'inflazione. Scarsi spunti anche sul versante societario,
fatta eccezione per Aig: travolto dalla bufera sui bonus, il gigante
assicurativo subiva un crollo del 31% guidando il maggior ribasso sullo S&P
500. La pesantezza dei finanziari è controbilanciata dalle attese degli
investitori per un ritorno delle operazioni di M&A dopo le indiscrezioni
stampa di trattative di Ibm per acquisire la rivale Sun Microsystems. L'atteso
piano della Fed denominato Talf (Term Asset-Backed Securitos Loan Facility)
partito l'altro ieri non ha riscosso grande successo tra gli investitori. Il
mercato statunitense, comunque, è stato oggetto di una volatilità superiore
alla norma in occasione del «giorno delle streghe» («Triple Witching») che
segna la scadenza dei contratti futures sugli indici e delle opzioni su indici
e singole azioni. Risale il dollaro. Giornata al ribasso per l'euro dopo aver
segnato a 1,3738 dollari negli gli ultimi due giorni il livello più alto da
cinque settimane a questa parte. La moneta unica ieri era scambiata a 1,3530
dollari sui mercati valutari europei contro la chiusura della vigilia a 1,3665
dollari. L'euro si è rinforzato, invece, contro la valuta giapponese salendo a
130,04 yen dal precedente 129,21 della vigilia. Le Borse. Chiusura di seduta
positiva per le principali Borse europee. A Francoforte il Dax ha chiuso a
+0,63%, a Parigi il Cac40 a +0,51% e a Londra l'Ftse100 a +0,68%. E ancora:
Amsterdam (+1,11%), Bruxelles (+1,13%), Madrid (+0,11%), Zurigo (-0,16%).
Piazza Affari. Il Mibtel è salito a quota 12113 (+1,03%), S&P/Mib a 14948
(+1,35%), Midex a 14854 (-0,54%), All Stars a 7593 (+0,30%). Positivo il
bilancio dell'intera settimana, una delle migliori da inizio anno, con il
Mibtel che ha guadagnato il 6,5% rispetto alla chiusura di venerdì scorso e l'S&P/Mib
l'8,3%, grazie in particolare all'andamento dei titoli finanziari. Fra le blue
chip in forte rialzo A2A (+7,1%) che ha ceduto a Sea il 49% di Malpensa energia
per 4,4 milioni di euro, L'Espresso (+7%) Enel (+5,8%) e Terna (+4%). Fra i
finanziari brillante Banco Popolare (+4,2%), denaro su Ubi (+3,5%) e Bpm
(+2,4%). Positive Alleanza (+1,9%), Generali (+1%) e Intesa Sanpaolo (+1,7%)
che hanno presentato i conti 2008. Acquisti su Seat (+3,7%), Finmeccanica
(+2,5%) e Fastweb (+1,8%). Tonici gli energetici Eni (+1,6%), Tenaris (+0,8%),
Saipem (+0,6%) e sul completo Erg (+4,5%), Saras (+6,7%) con il petrolio
intorno ai 50 dollari al barile. A picco invece Unipol (-9,1%) dopo che,
insieme ai conti, il gruppo ha annunciato che non distribuirà dividendi per il
2008. Lettera su StM (-5,4%) penalizzata, come tutto il comparto tecnologico,
dal warning lanciato da Sony Ericsson, Mediaset (-3,3%), Bulgari (-2,55%) e
Fiat (-2,3%). Il titolo del Lingotto ha ridotto le perdite dopo la precisazione
sull'ipotesi di alleanza con Chrysler che «non contempla alcuna assunzione, da
parte del gruppo, del debito attuale o futuro della società». Perdite contenute
per UniCredit (-0,5%) e Mediobanca (-0,4%). Vola Socotherm (+28,3%), in forte
rialzo Dmt (+14%).
( da "Sicilia, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
da domani a giovedì.
Previsti incontri con gli assistiti e i loro familiari Missione a Casa Rosetta
Il direttivo provinciale dell'Anaepa di Caltanissetta (l'Associazione nazionale
artigiani edili pittori e affini), aderente alla Confartigianato, ha accolto
«con soddisfazione il provvedimento adottato dall'Ecofin, il Consiglio dei
ministri degli affari economici e finanziari dell'Unione europea, che
stabilisce la riduzione in via permanente dell'aliquota Iva al 10% per gli
interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria negli edifici
residenziali». Infatti l'aliquota dell'Iva al 10% per tale tipo di prestazioni,
in Italia era prevista solo fino a tutto il 2011, e negli altri Paesi
comunitari il termine era stato fissato al 31 dicembre 2010. La decisione
dell'Ecofin attribuisce invece carattere definitivo all'Iva ridotta per questo
tipo di prestazioni di servizi ad alta intensità di lavoro, con vantaggi anche
per i committenti. Era stata l'Anaepa nazionale, nel dicembre scorso, a
sollecitare il Governo italiano a proporre alla Commissione Europea la
riduzione permanente dell'aliquota Iva, nell'ambito del piano di rilancio del
settore edile. «Si tratta di un provvedimento importante - dice Vincenzo
Mirisola, presidente provinciale dell'Anaepa-Confartigianato - per la crescita del
settore edile, in un momento in cui le piccole e medie
imprese sono fortemente colpite dalla crisi finanziaria.
Inoltre è una misura che può avere ripercussioni anche nella lotta al lavoro
nero nel comparto dell'edilizia. Questa, come altre iniziative legate al
cosiddetto "piano casa" che il Governo nazionale si accinge a varare,
possono risultare utili per attutire gli effetti della grave crisi economica attuale».
( da "Sicilia, La" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Vertice Ue:
raddoppiano i fondi ai paesi dell'est, più risorse al fondo monetario Stop ai
«paradisi»: allo studio l'ipotesi di uno scudo fiscale Bruxelles. Nessun Paese
dell'Ue figurerà nella «lista nera» dei paradisi fiscali perché Austria,
Lussemburgo e Belgio hanno deciso di cooperare nella lotta all'evasione e nelle
indagini su ogni altra forma di criminalità economico-finanziaria. Una
posizione assunta anche dalla Svizzera. A fare il punto sulla lotta ai paradisi
fiscali, cresciuta d'intensità nei mesi scorsi sull'onda degli effetti della crisi economica, è stato il vertice Ue di Bruxelles. Per far rientrare
i capitali fuggiti nei paradisi fiscali ora anche a livello europeo si comincia
a valutare la possibilità di applicare regimi simili allo scudo fiscale
che in Italia venne messo in campo nel 2001-2002. «Non mi stupisce che vi siano
ragionamenti tecnici» su questa materia, ha detto il ministro dell'Economia
Giulio Tremonti. «Ma è troppo presto per parlarne». E anche l'Italia potrebbe
essere interessata, ma solo, ha precisato Berlusconi, se ci sarà una misura
decisa a livello europeo. «Potrebbe essere concessa una cosa del genere se i
singoli investissero in progetti aziendali o in particolari categorie del
debito pubblico». E veniamo all'accordo raggiunto dai leader Ue a Bruxelles:
cinque, cinquanta, settantacinque sono le tre cifre che riassumono l'intesa.
Cinque sono i miliardi presi dai fondi Ue non spesi per finanziare una lista di
grandi opere nel settore dell'energia; c'è poi il raddoppio da
( da "Gazzettino, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
«L'Europa ci ha
chiesto il nostro piano per la casa» L'annuncio del premier. Ampliamenti dal 20
al 35 per cento «Nuovo scudo fiscale per favorire il rientro dei capitali»
Sabato 21 Marzo 2009, Roma NOSTRA REDAZIONE Silvio Berlusconi trasuda
soddisfazione da tutti i pori: il suo piano casa è piaciuto all'Europa, al
punto che i leader dell'Ue, incontrati ieri a Bruxelles per il Consiglio
europeo, non avrebbero fatto altro che chiedergli chiarimenti al riguardo, per
importarlo, in tutto o i parte, nei rispettivi Paesi. Gratificato da tanti
consensi, il presidente del Consiglio imprime dunque con ancora più convinta
determinazione ritmi serrati per l'approvazione del piano casa, che intende
varare venerdì «perché c'è molta richiesta», non senza - ha però cura di
sottolineare questa volta, dopo le polemiche delle scorse settimane - avere
prima «incontrato le Regioni e ascoltato quello che loro avranno da dire».
Lunedì, intanto, il piano sarà fornito alle ambasciate dei Paesi europei,
«perché la Commissione - spiega il premier - ci ha chiesto di conoscere i
dettagli del provvedimento». Ma quello che Berlusconi si sente di potere fin
d'ora assicurare è che il piano che l'Italia sta mettendo a punto rappresenta
un modello anche per il resto l'Europa. Nel corso di una conferenza stampa, ha
infatti spiegato che giovedì, «dopo la cena al termine della prima giornata del
vertice, i leader dell'Ue gli hanno fatto «tante domande al riguardo».
Incontrando i giornalisti, Berlusconi ha inoltre fatto sapere che l'Italia
potrebbe prendere in considerazione la possibilità di ricorrere ad un nuovo
scudo fiscale per favorire il rimpatri di capitali dall'estero. Questo, a patto
che la misura venga decisa dall'Ue, che la sta valutando in queste ore, e che
non si tratti di una semplice riedizione dei vecchi scudi del 2001 e del 2002,
quando fu permesso anche il cosiddetto rimpatrio giuridico, ovvero l'emersione
dei capitali senza il loro rientro in Patria: «Potrebbe essere concessa una
cosa del genere - ha spiegato - se i singoli investissero in progetti
aziendali, oppure in particolari categorie del debito pubblico. Non ci sarà
certo una concessione qualora intendessero dichiarare di lasciare i soldi fuori
pagando una qualche tassa». Tra le decisioni assunte a Bruxelles, anche quella
di raddoppiare - da
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del
21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Lavoro e creatività,
la sfida anti-crisi L'imprenditore della moda Versace:
l'economia di carta ha distrutto la manualità Sabato 21 Marzo 2009, Sacile
«Questa crisi è la più grande truffa dell'umanità.
Nasce dal fatto che troppe persone hanno voluto arricchirsi senza lavorare.
L'economia di carta è la negazione del lavoro. Non è il mercato che ha
sbagliato, ma è la politica che non ha regolamentato il mercato. Non
scordiamoci mai che è la creatività e il saper fare che hanno fatto diventare
grande il made in Italy. Ma oggi, purtroppo, disprezziamo il lavoro manuale».
Santo Versace, il grande imprenditore della moda - e parlamentare del Pdl -
descrive la recessione con poche fulminee battute. Il dibattito, organizzato
ieri sera nella sala dell'ex San Gregorio dal Pdl di Sacile, voleva proprio
ripartire dall'"amore per il lavoro" come valore aggiunto contro la crisi. «Sono decisamente importanti - ha sottolineato il
deputato Pdl Isidoro Gottardo - le infrastrutture e un fisco più equo
parametrato a quello dei Paesi con cui noi confiniamo. Ma se non torniamo
all'amore per il lavoro, per il saper fare, per la professionalità rischiamo di
perdere una grande opportunità e una grande forza per tutto il sistema».
Recessione e lavoro: imprenditori e politici intervistati dal direttore de
"Il Gazzettino" Roberto Papetti hanno cercato di dare una chiave di
lettura innovativa rispetto alla situazione di difficoltà economica. Lavoro e
politica, come si trova un imprenditore in parlamento? «Se le aziende italiane
- non ha dubbi Versace - fossero amministrate come la politica sarebbero tutte
fallite». E il "re" delle cucine Edy Snaidero, che dalla politica
regionale era stato tentato, ammette: «Apprezzo Versace, se
io avessi accettato l'impegno politico avrei dovuto dimettermi perché oggi la crisi richiede la presenza continua in azienda. Siamo di fronte a una crisi finanziaria, ma sta cambiando la testa dei consumatori e delle famiglie. Per
questo, più che i singoli settori produttivi la politica dovrebbe sostenere le
famiglie. L'impresa del futuro? Dovrà capire come cambia la società,
oltre che ridurre i costi per sopravvivere difendendo comunque l'occupazione
come valore aggiunto. Noi italiani con i prodotti di pregio e design
continueremo a vincere all'estero». E le banche? «Quei territori - secondo
Gottardo - che non hanno più un sistema di banche locali ma solo grandi gruppi
frutto delle aggregazioni degli ultimi anni stanno soffrendo maggiormente».
Crisi e immigrati: gli italiani torneranno a fare i lavori che non fanno più?
«Solo in piccola parte - sostiene il vicepresidente della Regione Luca Ciriani
- poiché il trend resterà. Nel nostro territorio ci sarà bisogno di badanti e
stagionali nell'agricoltura. Compito della politica, sul fronte
dell'immigrazione, è evitare le guerre tra poveri». d.l.
( da "Gazzettino, Il" del 21-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 21 Marzo
2009, Vicenza NOSTRO SERVIZIO Un plafond di 50 milioni di euro. È quanto
metterà a disposizione la Banca Popolare Vicentina - attraverso dei
finanziamenti a tasso agevolato - alle imprese del territorio intenzionate a
fronteggiare la stagnazione economica. L'iter per accedere al credito questa
volta sarà però completamente diverso. Le aziende interessate dovranno infatti
dimostrare il loro stato di salute e la loro potenzialità attraverso un
business plan che contenga un'accurata analisi strategica, economica e finanziaria della loro attività. La novità risiede nel fatto
che, in questo percorso preventivo di accesso al plafond, gli imprenditori
saranno accompagnati da una serie di studi professionali qualificati
individuati dalla banca. Ed anche il costo di questa operazione di consulenza
potrà essere coperto direttamente dall'Istituto Bancario. Il progetto si chiama
"Impresa 2009" ed è il frutto di un protocollo di intesa, firmato
ieri nella sede della banca, tra la Popolare Vicentina e tutte le associazioni
di categoria della Provincia di Vicenza. «È ora di cambiare registro rispetto
ad un passato in cui andavamo incontro agli imprenditori solo elargendo
credito, oggi le imprese hanno anche bisogno di ristrutturarsi», ha spiegato il
direttore generale dell'istituto vicentino, Samuele Sorato, precisando: « Con
un core tier one ratio dell'1 7% ed un total capital ratio dell'11% abbiamo la
possibilità di poter erogare senza l'esigenza di utilizzare per forza gli
strumenti di Basilea, ed infatti per concedere l'accesso al plafond non faremo
uso del rating ai fini del giudizio ma solo per accelerare le procedure». Il
finanziamento a medio termine - fino a 10 anni - a condizioni agevolate, con
uno spread del 1,40% e un tasso del 2,50%, servirà a coprire attività di
consulenza, programmi di investimento in beni materiali e immateriali e
progetti di ristrutturazione aziendale. Per aderire all'iniziativa le imprese
dovranno fare richiesta alla proprie associazioni di categoria, che le
assisteranno nella domanda di supporto finanziario e nella scelta dei
professionisti. Sul tavolo dell'istituto di credito, che dovrà approvare il
finanziamento, arriverà quindi un progetto di ristrutturazione articolato che
potrebbe prevedere anche il ripensamento del modello di business. Agli
imprenditori viene chiesto di realizzare un'analisi strategica, economica e finanziaria che permetta di individuare i propri punti di
forza e di debolezza, le aree critiche di intervento e quelle di potenziale
miglioramento. I primi partner contattati per assistere le imprese in questo
percorso sono l'Ordine dei Dottori Commercialisti di Vicenza, per l'area di
analisi finanziaria, Bain & Company, per il
riassetto industriale, Icm e Studio Cappelletto, per l'area marketing. Il
progetto ha ricevuto il plauso di tutte le categorie economiche vicentine. Il presidente
degli industriali vicentini, Roberto Zuccato, ha sottolineato che l'iniziativa
apre una fase di maggiora trasparenza con il mondo bancario: «Visto che solo un
quarto delle nostre aziende conosce il proprio rating». E Giuseppe Sbalchiero,
presidente degli artigiani vicentini, ha aggiunto: «La Popolare è riuscita a
fare qualcosa di concreto per il territorio, al contrario di altri grandi
gruppi bancari». Gli impieghi del gruppo BPdV per il 2009 ammontano a 2,5
miliardi, dei quali 2 miliardi al nord-est, con un aumento del 13% rispetto al
2008. «Siamo andati oltre il budget - ha concluso Sorato - nei primi due mesi e
mezzo abbiamo erogato 400 milioni di euro in più rispetto allo scorso anno». Si
blocca invece la cessione della quota di maggioranza di Irfis, istituto di
credito siciliano controllato dal Banco di Sicilia con il 76%, alla Popolare di
Vicenza. L'accordo si sarebbe arenato a causa della crisi finanziaria che ha portato ad una netta contrazione delle valutazioni degli
asset. Secondo l'intesa siglata nel maggio scorso, il Banco di Sicilia, gruppo
Unicredit, avrebbe incassato per la sua quota di Irfis 82 milioni di euro.
Pietro Rossi