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Report "crisi"   20-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Fmi: tempi duri, servono altre misure La crisi è la peggiore dal 1945 ( da "Corriere.it" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: fiducia affrontando con decisione i problemi del settore finanziario. Per superare la crisi, servono inoltre ulteriori misure coordinate a livello internazionale. «Non c'è da illudersi, davanti a noi abbiamo tempi molto difficili e se vogliamo intraprendere la strada delle riprese dobbiamo agire con decisione e varare nuove misure di stimolo, soprattutto per quanto riguarda il 2010»

Disoccupazione primo problema ( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si continua a discutere sul sostegno da dare ai Paesi Ue dell'Europa centro orientale, colpiti da una gravissima crisi finanziaria che mette diverse capitali a rischio bancarotta. E che desta fortissime preoccupazioni ad ovest, dove sono basate le case madri delle banche in maggiore difficoltà. Finora sono state aiutate Ungheria e Lettonia. La Romania sta trattando.

Adro Lunedì convegno per battere la crisi ( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avente titolo «Per una politica locale di contrasto alla crisi finanziaria e di sostegno al lavoro e alle attività produttive». «Ogni giorno - ha detto il sindaco di Adro, Oscar Lancini - ricevo persone che non chiedono aiuti, ma lavoro. La crisi colpisce anche chi non ha mai avuto questi problemi perchè ha toccato tutti i mercati.

Effetto Rambo Fed : volano Borse e petrolio ( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A innescare la fiammata delle materie prime (con rialzi generalizzati anche per grano, soia e farina) la repentina discesa del biglietto verde, sceso a 1,37 contro euro, e la paura di un surriscaldamento dell'inflazione dopo che la Federal Reserve ha varato massicci interventi per combattere la recessione e la crisi finanziaria pompando denaro nel sistema.

pasquavela, regate belle ma costose ( da "Tirreno, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sarà la cartina di tornasole per verificare se e quanto la crisi finanziaria ed economica nella quale si dibatte mezzo mondo, inciderà sull'attività agonistica della vela italiana. Certo venire a fare Pasquavela con una barca di medie dimensioni, mettiamo 12 metri, un equipaggio di 12 persone e magari con moglie e figli dell'armatore (iscrizione, albergo per la famiglia,

Fair value quando il mercato va giù ( da "Italia Oggi" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sempre più evidenti gli effetti della crisi finanziaria sulla convergenza e revisione dei principi contabili impiegati nei principali pesi sviluppati. E ancora una volta è il fair value ad essere sotto esame: sull'adeguatezza delle attuali regole di valutazione degli strumenti finanziari, improntate su logiche valutative mark to market, al contesto in cui i mercati (

Lo stop cinese non ferma il volo Fiat ( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I produttori di auto stranieri sono colpiti dalla crisi finanziaria e qualsiasi investimento aggiuntivo sarebbe difficile per loro in tempi come questi», ha spiegato Yin Tongyao. Per questo motivo, ha continuato il numero uno della società cinese, «abbiamo rallentato il progetto di joint-venture con Fiat e la produzione di vetture non partirà entro quest'anno.

Solo la cessione del quinto ha fatto boom ( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di Massimo Minnucci* Solo la cessione del quinto ha fatto boom La crisi finanziaria influenza negativamente i consumi e, di conseguenza, il credito al consumo. Unica eccezione, il comparto della cessione del quinto che, al contrario, nel 2008 è cresciuto di circa il 40%, con 5,3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti.

Mediobanca recupera posizioni nell'M&A ( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A Nonostante la crisi finanziaria internazionale e il complessivo raggelamento dei mercati, Mediobanca recupera posizioni nell'M&A nel primo trimestre 2009. Lo segnala la classifica stilata da Mergermarket. Nel ruolo di financial advisor a livello globale Piazzetta Cuccia è passata dal diciassettesimo al tredicesimo posto per valore con 8 operazioni.

GM e i dati del Brasile riportano Fiat a intravvedere quota 5 euro ( da "Finanza e Mercati" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le compagnie straniere - ha spiegato il presidente di Chery, Yin Tongyao - subiscono l'impatto della crisi finanziaria e qualsiasi investimento aggiuntivo sarebbe difficile per loro in questa fase. Abbiamo allentato la jv progettata con la Fiat e la produzione non inizierà quest'anno, anche se non abbiamo rinunciato al progetto».

Fmi: <Davanti a noi ancora tempi difficili> ( da "Riformista, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Molti Paesi membri del G20 devono ancora avvertire il pieno impatto della crisi, per questo dovrebbero adottare azioni immediate per contenere un ulteriore deterioramento della situazione. Anche in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento della crisi finanziaria globale minaccia di comportare stress ancora maggiori».

La recessione morde le imprese ferraresi ( da "Nuova Ferrara, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale nel Ferrarese - rileva il presidente della Camera di commercio, Carlo Alberto Roncarati - ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell'industria manifatturiera, e sembrano risentirne in misura ancora più accentuata le piccole imprese e l'

I rimedi alla crisi finanziaria Chiamparino a Palazzo Soardi ( da "Gazzetta di Mantova, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: IL SINDACO DI TORINO I rimedi alla crisi finanziaria Chiamparino a Palazzo Soardi Il sindaco di Torino nonchè componente della segreteria nazionale del Pd voluta da Dario Franceschini, Sergio Chiamparino, sarà oggi pomeriggio (ore 18) a Mantova per un incontro pubblico alla sala degli stemmi di Palazzo Soardi, in via Frattini 60.

meno soldi da parte delle banche, ma l'umberto i va avanti ( da "Nuova Venezia, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ecco perché in questo periodo di grave crisi finanziaria «alcuni progetti si sono fermati o hanno visto rallentare il proprio iter». Gianfranco Vecchiato, assessore comunale all'Urbanistica, non ha dubbi: «Visto che quasi tutti i piani commerciali previsti in città dipendono dal credito bancario, non c'è da stupirsi se adesso come adesso ci si trovi in una situazione di impasse»

sparite oltre seimila imprese mentre crolla anche l'export - gianni favarato ( da "Nuova Venezia, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: export LE CIFRE I dati della Camera di Commercio GIANNI FAVARATO La crisi finanziaria ha cominciato ad aggredire anche l'economia reale e l'anagrafe delle imprese veneziane ne registra i primi effetti negativi, con una riduzione del tasso di sviluppo (-0,2 %) e dell'export (- 15,7 %), ed una crescita del ricorso alla cassa integrazione (+ 134 % nei primi due mesi di quest''anno).

in tv il grido: " prato non deve chiudere" ( da "Tirreno, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E Ciofi: «La crisi finanziaria mondiale non c'entra nulla: è dal 2001 che nessuno fa niente per noi. Che a Prato non si vede una lira». E «Annozero» si chiude con la bandierona "Prato non deve chiudere" che scorre sopra le teste di operai e imprenditori, ancora una volta insieme.

Tre milioni di lavoratoriin piazza contro Sarkozy ( da "Secolo XIX, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la crisi finanziaria che coinvolge tutti i paesi, sommata ad un Governo che ora rifiuta altre negoziazioni, ha dato il colpo di grazia. Il presidente Sarkozy riesce ancora a dare all'estero un'immagine di una Francia forte, dalla diplomazia onnipresente, in grado di imporsi in Europa con un tentativo quasi riuscito di far risorgere la Costituzione europea col trattato di Lisbona,

usa, arriva l'eco-dazio è subito lite con la cina - federico rampini ( da "Repubblica, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultima tentazione protezionista. La Cina e il Messico hanno reagito duramente alle nuove barriere agli scambi, già varate o proposte dall´Amministrazione Obama in nome della difesa dell´ambiente. Da Pechino è arrivata una secca messa in guardia contro l´idea in discussione negli Stati Uniti, di introdurre una nuova carbon-tax � o meglio un "

Fmi, l ultimo pessimista dell economia globale ( da "Manifesto, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Lo spettro del protezionismo commerciale e finanziario sta risorgendo nuovamente», scrive l'organizzazione di Washington. Nel Report emerge anche una «sorpresa». I piani di investimento o di spesa, a causa di una flessione delle entrate fiscali, porteranno inevitabilmente a sforare il rapporto deficit/Pil;

Feltri a ruota libera tra crisi e politica ( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Libero» si è soffermato a lungo sulla crisi finanziaria. «Per anni giornali e periodici inglesi e americani hanno etichettato la nostra economia come arretrata, senza creatività finanziaria. Ora possiamo rimandare al mittente le critiche: la crisi ha smontato i modelli di finanza e di mercato di cui tanto si vantavano».

Brembo: il dividendo ci sarà ma si riduce ( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e in frenata il secondo per le conseguenze della crisi finanziaria internazionale che si sono manifestate con «significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali». Gli ultimi sei mesi hanno chiuso comunque con un aumento dei ricavi dell'8,3%, ma la crescita organica, al netto delle acquisizioni, è stata negativa: -3,

Ne aveva chiesto le dimissioni. Per l'acquisto "derivati" tossici. Che sarebb... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma siamo fuori dalla rotta della crisi finanziaria. I cui marosi hanno mandato a picco parecchi investimenti, anche in Italia. Dirò di più: i derivati che abbiamo acquistato dalla Banca Nazionale del Lavoro (Bnl) hanno dato dei frutti: un milionequattrocentomila euro. Di questi, settecento sono stati accantonati per proteggerci in futuro da eventuali perdite.

Colpire i redditi maggiori? È giusto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: meno i nostri mercati finanziari «che ci hanno protetto dalla crisi perché meno sofisticati ma li vorrei più competitivi perchè accanto ai rischi ci sono le opportunità». Parla di «gufi» e si dice «ottimista» nella doppia veste di presidente Piaggio e di Cai-Alitalia e ad Epifani racconta: «Per la prima volta c'è stato uno sciopero allo stabilimento Piaggio di Canton.

Il Fondo per le Pmi serve subito ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo che può essere fatale a un Paese come l'Italia». Quel che serve è «una task force internazionale per monitorare il protezionismo e che gli accordi del Doha round possano concludersi nel minor tempo possibile» auspica la presidente di Confindustria che, per le vicende nazionali, fa suo l'appello di Giorgio Napolitano sull'

Iosco: hedge fund da regolamentare ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nessuna demonizzazione del settore tanto che la stessa Iosco ha tenuto a precisare come «la recente crisi finanziaria non è stata provocata dagli hedge fund a cui va riconosciuto un ruolo importante nell'iniezione di liquità, nella formazione dei prezzi e nell'integrazione dei mercati finanziari », afferma in una nota Kathleen Casey chairman del comitato tecnico della Iosco.

Borsa, sì con riserva alle novità ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dovrebbe essere consentita per società che sono in una situazione di stress finanziario o che hanno avuto un sostegno pubblico». Colaninno è invece «nettamente contrario» all'abbassamento della soglia di visibilità dell'azionariato, a discrezione della Consob. «Non favorisce un mercato aperto e contendibile, rischia di essere vista soltanto come norma "anti fondi sovrani" o "anti Opa".

La Fdic lancia l'allarme: servono più fondi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: chiede al Governo Usa di approvare al più presto una legge che le permetta di accedere ai finanziamenti del Tesoro per un'ammontare di 500 miliardi di dollari.In un'audizione a Washington il presidente Sheila Bair ( nella foto) ha chiesto inoltre una rapida approvazione di norme per adeguare all'attuale crisi finanziaria la supervisione sugli istituti bancari. AFP

Steinbrück: minacce dalla Svizzera ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria», ha detto il ministro del Tesoro Luc Frieden. Il premier Jean-Claude Juncker ha avvertito che una lista nera di paradisi fiscali comprendente Paesi dell'Unione sarebbe inaccettabile. è evidente che in un momento di grave crisi economica la Germania vuole tentare di recuperare evasione fiscale.

Accordo sui progetti Ue ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ed Europa non dovrebbero lasciarsi distrarre nel loro sforzo di regolamentare i mercati finanziari da dispute artificiali sulle dimensioni dei rispettivi pacchetti di stimolo fiscale», ha tagliato corto ieri Angela Merkel arrivando a Bruxelles. «Abbiamo bisogno di cooperazione non di dispute fra noi. Non è il momento di prendere in considerazione ulteriori misure per la crescita.

Polemiche in Cina sul no a Coca-Cola ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tirandosi addosso le critiche di protezionismo della stampa internazionale. Accuse che la Cina ha rinviato subito al mittente. «La decisione non è stata dettata da considerazioni di tipo protezionistico, ma rappresenta una valutazione oggettiva della legge antimonopolio», ha dichiarato ieri il portavoce del ministero degli Esteri.

Parma aiuta famiglie e imprese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che la crisi finanziaria rischiava di penalizzare le aziende sane. Da qui l'idea di proporre ad esempio uno slittamento delle rate del 2009 alla data di scadenza dei mutui ». Proposta attuata, grazie al coinvolgimento di Cariparma (prevista la presenza anche di altri istituti) che sarà allargata anche ai prestiti accesi dalle famiglie.

Le grandi del credito. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: impatto della crisi finanziaria ed economica, ma alla scelta di dare priorità al rafforzamento patrimoniale del gruppo. Scelta che si aggiunge a quella, ormai certa, di chiedere fino a quattro miliardi di Tremonti bond al Governo italiano. Entrambe le decisioni erano nell'aria da settimane, ma solo oggi saranno ufficializzate dal board di Intesa Sanpaolo.

Brembo, cedola meno ricca ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Brembo ha risentito degli effetti della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento e ha accusato «una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetturee veicoli commerciali. La crescita dei ricavi negli ultimi sei mesi dell'anno è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (

VenetoBanca cresce con l'Est Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una raccolta diretta che aumenta del 15,7% a 16,25 miliardi e la indiretta che, influenzata dai mercati finanziari, scende invece del 10,3% a 9,67 miliardi. Il prodotto bancario lordo aumenta dell'8,3% a 42,28 miliardi e l'utile netto fa un balzo del 25,6% attestandosi a 116,5 milioni. «Numeri che confermano – spiega Consoli –

Dalle Borse prove tecniche di svolta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i programmi di prestito per sbloccare le giunture di angoli anchilosati dei mercati finanziari stanno facendo lievitare l'attivo del bilancio della Federal Reserve, scrivendo inediti capitoli nelle politiche di espansione quantitativa della moneta. E se tutto questo ha offeso il dollaro, poco male: il biglietto verde si era rafforzato troppo e ora va verso una normalizzazione.

Politi (Cia): anche per le Pmi agricole il credito è difficile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contraccolpi legati alla crisi finanziaria. Nel 2008, sottolinea la Cia, i prestiti bancari alle imprese agricole sono cresciuti del 15%; a conti fatti gli agricoltori sono indebitati con le banche per oltre 4 miliardi di euro. Un peso notevole per gli agricoltori che, negli ultimi mesi, fanno fatica a ristrutturare il debito anche per la decisa stretta creditizia da parte della banche.

ROMA Il Consiglio di Amministrazione di Cementir Holding, presieduto da Francesco Caltagirone Jr., ... ( da "Messaggero, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia reale della crisi finanziaria internazionale». Il margine operativo lordo ed il reddito operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% «rispetto ai corrispondenti valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è dovuta alla discrasia tra costi e ricavi prosegue il comunicato che si è venuta a creare principalmente nella seconda metà del 2008:

I leader europei gelano Obama <No ad altri soldi> ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: controlli necessari per ridare credibilità ai mercati finanziari in vista del vertice G20 in programma il 2 aprile prossimo a Londra. Il prem ier lussemburghese Jean-Claude Juncker ha provato a frenare l'attacco ai paradisi fiscali e al segreto bancario. Ma Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna hanno assoluto bisogno di recuperare gli enormi capitali occultati nelle piazze offshore.

LEGACOOP apre la borsa per i propri associati e mette sul tavolo un milione di eu... ( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tavolo un milione di euro come aiuto straordinario per superare la crisi. «Chiamiamola finanziaria locale ha detto il presidente di Legacoop Imola Sergio Prati : è inutile continuare a parlare di misure del Governo e aspettare che qualcuno faccia qualcosa. Stiamo attraversando una crisi globale, e se vogliamo difendere le imprese locali, l'unica via è che ognuno faccia qualcosa».

Export mai così dall'86 meno 25,8% ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il saldo è stato negativo per 3.585 milioni. Sul commercio estero un monito contro il protezionismo è arrivato ieri da Emma Marcegaglia ( nella foto): «Per un Paese come l'Italia, che vive di esportazione, il protezionismo rischia di essere fatale».

Bankitalia e le quattro ispezioni ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e le quattro ispezioni è il tema di cui si discute di più da quando la crisi finanziaria ha toccato le imprese: il credito che le banche erogano alle aziende. E proprio in questi giorni gli ispettori della Banca D'Italia hanno dato una stretta alle verifiche ordinarie sui crediti avviate in quattro istituti: Unicredit, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena e Banco Popolare.

Unipol, niente dividendo. Ma il titolo sale ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-20 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Unipol, niente dividendo. Ma il titolo sale (g.fer.) — Lo scorso anno si era discusso per mesi sulla «riserva di liquidità» di Unipol e sulla sua possibile destinazione.

Indici ancora su, scatto di Fiat ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-20 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Indici ancora su, scatto di Fiat di Giacomo Ferrari Scambi record Il controvalore degli scambi è balzato a 2,9 miliardi di euro, record dell'anno Nel corso della seduta gli indici di Piazza Affari sono arrivati a guadagnare fino al 4%

Il conto in banca? Ti aiuta il filantropo ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con la crisi finanziaria il problema si aggrava: 30 milioni di americani — uno su dieci — non ha accesso alle banche, mentre altri 44 milioni non usano gli strumenti creditizi di cui, pure, dispongono. Anche la recente stretta sulle carte di credito contribuisce a spingere molti verso i servizi offerti da agenzie private.

MA L'ANSIA SUL FUTURO VA COMPRESA ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in un mondo dove ognuno può parlare, con accortezza oppure a vanvera, impediamo agli studenti di esprimere le proprie ragioni, delimitando il territorio urbano col gessetto, dovremmo allora prepararci a sostenere un urto ancora maggiore da parte di chi non accetta che la crisi finanziaria venga pagata solo dai più deboli.

Swatch e la sorpresa Italia: <Vendiamo di più> ( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nessuna crisi, quindi? «La crisi finanziaria c'è e si sente, ma siamo ottimisti. Non a caso abbiamo messo in mobilità parziale solo 30 dei nostri oltre 30.000 dipendenti (e contiamo di riassorbirli a giugno), abbiamo iniziato la produzione di due nuovi movimenti cronografici, entrambi innovativi, e stiamo investendo in nuove tecnologie relative alle batterie,

di NINA REVERBERI QUATTRO CASTELLA UN SOS ... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Purtroppo scrive Elena in una accorata lettera la crisi finanziaria mondiale sta avendo un impatto pesantissimo anche sulla nostra missione. Il taglio dei contributi da parte dei donatori abituali, compromette soprattutto, nell'immediato, il progetto di istruzione e formazione dei giovani, in quanto, per l'anno scolastico in corso, molti studenti, sono rimasti senza sponsor.

L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferra... ( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 1 L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferra... L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferrarese ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali.

Cooperative contro la crisi ( da "Nazione, La (Firenze)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 31 Cooperative contro la crisi IL DIBATTITO EGREGIO DIRETTORE, ha ragione Pier Luigi Celli, direttore della Luiss, nell'intervista pubblicata dal Suo giornale lo scorso febbraio, a sostenere che la crisi finanziaria ed economica in atto può essere un'occasione per superare le nostre difficoltà strutturali e per rimettere in gioco un grande movimento di valori,

Sviluppo e ambiente: a confronto i protagonisti del made in Italy ( da "Nazione, La (Pisa)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi nei territori», «Banche sulla graticola», «Il sistema energetico italiano», «Stato e mercato dopo la crisi finanziaria» e «Quali scelte produttive e di marketing per soddisfare un consumatore più esigente e oculato?», sono i temi degli altri incontri nel ricco programma nella giornata.

sole acc, futuro incerto: 250 in marcia ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le riorganizzazione, e poi nuovamente la "batosta" del mercato a cui si è sommata la crisi finanziaria ed economica mondiale di questi ultimi mesi. Davanti a tutto ciò, i soci finanziari del Gruppo e le banche hanno imposto il rientro e il ripiano delle perdite. Anche attraverso la vendita "a spezzatino" del Gruppo.

Zte cresciuta del 27% ( da "01net" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in virtù delle operazioni che i carrier faranno in attività correlate al mondo mobile 3G, servizi completi, soluzioni Vas, integrazioni e ottimizzazione delle reti. Quanto allo scenario internazionale, ritiene che l'impatto della crisi finanziaria continuerà a farsi sentire e che la priorità di Zte sarà di crescere nei mercati in via di sviluppo.

VERTICE UE: BANCHE AIUTATE NON LIMITINO CREDITO A EST ( da "KataWebFinanza" del 20-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il settore finanziario dell'Ue, sulla base delle proposte della Commissione derivanti dal gruppo de Laroisiere". I Ventisette ribadiscono che "il ripristino della fiducia e il corretto funzionamento del mercato e' una precondizione indispensabile per uscire dall'attuale crisi finanziaria ed economica". 20/03/2009 - 10:26

Ma niente dividendo per gli azionisti">Intesa Sanpaolo, utili e Tremonti bond Ma niente dividendo per gli azionisti ( da "Affari Italiani (Online)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in utile malgrado la crisi finanziaria, ma alla scelta di dare priorità al rafforzamento patrimoniale. La banca ricorrerà, inoltre, ai Tremonti bond per un totale di 4 miliardi circa, la stessa cifra chiesta dal concorrente UniCredit, mentre, quasi contemporaneamente, il consiglio delle Generali e della controllata Alleanza scioglieranno,

Vertice ue: Banche aiutate non limitino credito a Est ( da "KataWeb News" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: approverà i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il settore finanziario dell'Ue, sulla base delle proposte della Commissione derivanti dal gruppo de Laroisiere". I Ventisette ribadiscono che "il ripristino della fiducia e il corretto funzionamento del mercato è una precondizione indispensabile per uscire dall'attuale crisi finanziaria ed economica". AGI

Veneto Banca digerisce la crisi ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ed è questa la traccia più evidente lasciata dalla crisi finanziaria globale su un bilancio che, per tutto il resto, pare davvero da tempi di vacche grasse. Dove sta il mistero? «Nessun mistero - rispondono presidente e vice di Veneto Banca, Flavio Trinca e Franco Antiga -. La crisi c'è e le imprese la sentono, su questo non c'è dubbio.

<Fuori dalla crisi più seri e onesti> ( da "Avvenire" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: soprattutto ai mercati finanziari, al crollo delle grandi banche e non alle aziende, al lavoro, ai soggetti dell'economia reale». Parlando della situazione genovese, il cardinale ha spiegato che, a causa della crisi, «le apprensioni si palpano nell'aria, il rischio di perdere il posto in certi settori è presente, una certa disoccupazione è già realtà»

<Basta speculazioni sul cibo> L'appello del mondo agricolo ( da "Avvenire" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari. Il grano e le derrate alimentari non possono essere soggetti alle speculazioni del mercato» , si associa allo spirito dell'incontro Zaia. «Non è ammissibile che qualcuno si arricchisca sulla fame del mondo » , ribadisce il ministro ricordando le tristi cifre dei «tre milioni vittime ogni anno della fame e i 140 milioni di bambini che non hanno di che mangiare.

Crisi, l'Europa punta sull'energia ( da "Avvenire" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Stati Uniti nel summit del G20 sta nella prospettiva di mettere concretamente in cantiere un nuovo sistema globale di controlli dei mercati finanziari, capace di impedire gli eccessi di speculazione e di opacità delle operazioni che hanno condotto alla crisi in corso. Agli occhi di Washington nuove regole non sono da considerare una priorità, se ne potrà discutere a crisi superata.

COLPI BASSI A CENTRO EUROPA IL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO IRONIZZA SUI PARADISI FISCALI DALLA SVIZZERA ARRIVANO MINACCE E INSULTI ("NAZISTA") L'ESECUTIVO ELVETICO PROVA A ( da "Dagospia.com" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria», ha detto il ministro del Tesoro Luc Frieden. Il premier Jean-Claude Juncker ha avvertito che una lista nera di paradisi fiscali comprendente Paesi dell'Unione sarebbe inaccettabile. È evidente che in un momento di grave crisi economica la Germania vuole tentare di recuperare evasione fiscale.

Parigi sfida l'Europa "Renault fa protezionismo" ( da "Repubblica.it" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: schemaCommenta tutte le autoEtilometroDatabase veicoli rubatiGuida sicura onlineCrash TestAnnunciLettereAltri servizi RSS SUPERCAR ABBANDONATE FOTONOTIZIE --> MOTORI Il colosso francese si appresterebbe a chiudere una fabbrica slovena per salvare l'occupazione in patria. La Ue: "siamo stupefatti" Parigi sfida l'Europa "Renault fa protezionismo" di VINCENZO BORGOMEO "La Commissione europea

Germania: primo sì verso legge salvataggio banche colpite da crisi ( da "Finanza.com" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: legge che permette al governo di prendere il controllo delle banche più gravemente colpite dall'attuale crisi finanziaria. La legge è stata stilata anche per consentire al Governo di acquisire il controllo di Hypo Real Estate. Per l'approvazione definitiva manca solo il via libera dal Bundesrat, la Camera alta del Parlamento tedesco. La votazione dovrebbe tenersi a inizio aprile.

Legacoop Emilia Romagna, mettere in campo tutte le forze per contrastare la crisi ( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mettere in campo tutte le forze per contrastare la crisi (20/3/2009 10:29) | (Sesto Potere) - Bologna - 20 marzo 2009 - La Direzione di Legacoop Emilia Romagna, consapevole della dimensione e della profondità della crisi finanziaria ed economica mondiale, esprime forte preoccupazione per gli effetti che si stanno manifestando, di giorno in giorno con crescente gravità,

La crisi mette in ginocchio l'artigianato piemontese, indagine e commenti ( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi mette in ginocchio l'artigianato piemontese, indagine e commenti (20/3/2009 09:31) | (Sesto Potere) - Torino - 20 marzo 2009 - La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?

L'energia eolica cresce nonostante la crisi ( da "Villaggio Globale.it" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della nuova Direttiva sulle Energie Rinnovabili, e l'inizio della crisi finanziaria che sta colpendo le economie di tutto il mondo. Più di 500 relatori in più di 50 sessioni, eventi paralleli e seminari affrontano ogni aspetto cruciale del mercato dell'energia eolica, da quelli teorici e tecnici a quelli politici e pratici.

"Quei segnali a terra da almeno due mesi" ( da "Corriere Adriatico" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "Capiamo osservano che il Comune attraversa una forte crisi finanziaria, ma per sistemare un palo, occorreranno un paio di ore di lavoro per un operaio dipendente della struttura addetta. Anche il costo che dovrà sostenere è irrisorio, mentre la figuraccia è davvero immensa". M.M.,

Unicredit apre i rubinetti alle Pmi ( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: piccole e medie imprese italiane in epoca di crisi finanziaria ed economica, con uno stanziamento complessivo di 7 miliardi di euro da parte del gruppo Unicredit attraverso lo strumento dei consorzi di garanzia fidi. E' il progetto "Impresa Italia: il nostro impegno per le Pmi campane", operativo già da qualche giorno e al centro dell'incontro ieri a Napoli tra Unicredit Banca di Roma,

Io candidato? Non mi tiro indietro ( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma la vera causa è la crisi finanziaria mondiale che si innesca sul problema di sovraccapacità produttiva del sistema industriale. E' anche un problema di efficienza produttiva? Partiamo dal fatto che la globalizzazione presenta gravi limiti quando si costruisce solo sui grandi monopoli e non sulla riduzione e razionalizzazione dei costi.

Isae: Stretta colpisce manifattura e servizi ( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (

FRANCA GIANSOLDATI YAOUNDè. L'AFRICA è IN PERICOLO . DA UNA PARTE LE MA... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: elenco non mancano i danni della crisi finanziaria mondiale. La situazione del continente è destinata solo a peggiorare, aumenteranno i disoccupati, l'emigrazione clandestina, farà diminuire il capitale straniero. Anche nella terza giornata di viaggio il tema dell'Aids fa capolino, anche se le polemiche internazionali non lo sfiorano minimamente.

EMANUELE MACALUSO CORRADO OCONE RICORDA COME NORBERTO BOBBIO NEL CORSO DELLA SUA VITA E NELLE SUE... ( da "Mattino, Il (Benevento)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Questo volume esce nel momento in cui la crisi finanziaria che ha interessato tutti i continenti ha riaperto il dibattito sul capitalismo e la globalizzazione, sui rapporti tra Stato e Mercato, sulle organizzazioni internazionali e soprattutto sul ruolo della politica. (...) E sul capitalismo e il suo ruolo nella globalizzazione si è riaccesa una vivace discussione.

La Siciliae la Cina ( da "Sicilia, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: miliardi di dollari per fronteggiare la crisi finanziaria internazionale, la Cina è, dopo gli Stati Uniti di Obama, il maggior investitore in spesa pubblica. La crisi d'altra parte ha nelle due grandi economie gli attori ed i responsabili principali. Come ricorda la Banca Mondiale attraverso i suoi due direttori, un americano ed un cinese, in un recente articolo sul Washington Post:

Avidità e corruzione, il Papa mette in guardia l'Africa ( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: elenco non mancano i danni della crisi finanziaria mondiale. La situazione del continente è destinata solo a peggiorare, aumenteranno i disoccupati, l'emigrazione clandestina, farà diminuire il capitale straniero. Anche nella terza giornata di viaggio il tema dell'Aids fa capolino, anche se le polemiche internazionali non lo sfiorano minimamente.

Sono legittimate ad agire per tutelare gli interessi dei consumatori patrocinando azioni legali sing... ( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultima crisi finanziaria ha dimezzato i fondi per cui quest'anno i 6 enti riconosciuti dovranno dividersi una torta meno ricca: «L'importante è quello che si riesce a realizzare e gli utenti che si riescono ad aiutare - ricorda Antonio Ferronato dell'Adoc di Trieste "legata" alla Uil - noi ad esempio seguiamo dai 400 ai 500 casi l'

Borse in rialzo, risalgono le materie prime ( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: interventi per combattere la recessione e la crisi finanziaria pompando denaro nel sistema. Negativa Wall Street: Dow Jone - 1,2%, Nasdaq - 0,52%. La Banca centrale americana ha messo sul piatto oltre mille miliardi di dollari per acquistare titoli di Stato a lungo termine e titoli legati ai mutui, facendo ricorso all'emissione di nuova moneta per alleggerire le condizioni creditizie.

Europa, patto sociale contro la disoccupazione ( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: colpiti da una gravissima crisi finanziaria che desta fortissime preoccupazioni ad ovest, dove sono basate le case madri delle banche in maggiore difficoltà. Finora sono state aiutate Ungheria e Lettonia. La Romania sta trattando con Bruxelles. Tutte le capitali Ue sono d'accordo nell'assicurare il loro sostegno.

Si contrae nel 2008 l'utile di Generali ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria globale, dall'altro dimostrano la solidità delle attività assicurative, che riflette le nostre scelte strategiche di lungo termine. Manterremo anche in futuro la gestione prudente che ci ha sempre contraddistinto. Il dividendo, così come strutturato, permette di ricompensare i nostri azionisti e di essere al contempo attenti a tutti gli altri stakeholder,

Si contrae nel 2008 l'utile di Generali ( da "KataWebFinanza" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: investimenti della crisi finanziaria globale, dall'altro dimostrano la solidit delle attivit assicurative, che riflette le nostre scelte strategiche di lungo termine. Manterremo anche in futuro la gestione prudente che ci ha sempre contraddistinto. Il dividendo, cos come strutturato, permette di ricompensare i nostri azionisti e di essere al contempo attenti a tutti gli altri stakeholder,

Ancora opportunità finanziarie per le aziende agricole della montagna parmense ( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in particolare quella della crisi finanziaria degli allevamenti da latte per parmigiano reggiano di più piccole dimensioni” – ha aggiunto il presidente Bovis –. “Un?iniziativa a sostegno di un settore produttivo decisivo per il mantenimento della produzione agricola in montagna, di qualità e tipica, fortemente legata all?

I richiami alla trasparenza non bastano ad affrontare l'emergenza. I derivati cappio al collo dei Comuni ( da "AmericaOggi Online" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre PMI e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali.

Savona: nel 2009 attesi al Palacrociere 680 mila passeggeri ( da "Savona news" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La forte crisi finanziaria sta sicuramente creando difficoltà e uno dei primi effetti è la riduzione della domanda delle spese per il turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici. In realtà, le vacanze a bordo delle navi passeggeri, potrebbero dimostrarsi, proprio per l?

Usura, Barile (Pdl): "L'economia cosentina è strozzata" ( da "Giornale di Calabria, Il" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In questo particolare momento di crisi finanziaria ed economica una città come Cosenza rischia di pagare un prezzo molto più alto rispetto ad altre realtà urbane e questo perché da sempre il tessuto produttivo è letteralmente strozzato dal cappio dell?usura?. Così Domenico Barile, capogruppo del Pdl in consiglio provinciale di Cosenza.

Da Provincia e Comunità montane un fondo per le aziende agricole ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Abbiamo voluto colmare una lacuna della delibera regionale quale quello delle crisi finanziaria degli allevamenti da latte per parmigiano reggiano di più piccole dimensioni”, ha aggiunto il presidente Bovis. “Un?iniziativa a sostegno di un settore produttivo decisivo per il mantenimento della produzione agricola in montagna, di qualità e tipica, fortemente legata all?

Sotto la banconota niente ( da "AprileOnline.info" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: insorgere del protezionismo, ed il commercio internazionale si contrasse fortemente. Oggi si ripropone, mutatis mutandis, una situazione simile. Gli Usa, fiancheggiati dalla Gran Bretagna, sostengono la posizione secondo la quale dalla crisi si esce immettendo massicce dosi di liquidità nel sistema finanziario, e premono affinché la Ue faccia lo stesso.

Unicredit in risalita. Buoni risultati, utili e dividendi e il TIER a 6,5%. Profumo accetterà il giogo dei Tremonti Bond? ( da "Blogosfere" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: più sensibile alla crisi finanziaria) ha avuto un risultato di gestione negativo per oltre 1,2 miliardi di euro. A fronte dei risultati è stato chiarito che non sarà elargito alcun bonus per l'a.d., i Deputy Ceo e tutti i componenti del Management Committee. Intanto il Finacial Times si chiede che posizione terrà Profumo rispetto ai Tremonti Bond.

Ambiente e pace una sola rivoluzione ( da "superEva notizie" del 20-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma non abbastanza da impedire una crisi finanziaria da molti paragonata al '29. Bisogna crescere di più, insistono i responsabili del nostro futuro. E (non si dice ma si pensa) se non si cresce quanto occorre, una nuova guerra potrà riattivare la produzione d'armi e far ripartire la macchina dell'economia globale.


Articoli

Fmi: tempi duri, servono altre misure La crisi è la peggiore dal 1945 (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il documento del Fondo monetario internazionale Fmi: tempi duri, servono altre misure La crisi è la peggiore dal 1945 In Italia il deficit salirà al 4,8 nel 2009 e al 5,2% nel 2010: debito alto, poche risorse per politica espansiva WASHINGTON - Servono ulteriori e immediate misure per far fronte alla crisi economica che, per i Paesi industrializzati, è la peggiore dalla fine della seconda guerra mondiale. Il prodotto interno lordo mondiale registrerà nel 2009 una flessione tra -0,5% e -1%, la «prima contrazione in 60 anni». Lo indicano gli esperti del Fondo monetario internazionale (Fmi) nella pubblicazione delle nuove stime sulla crescita per il 2009 e il 2010 per i Paesi del G20, presentate ai ministri delle Finanze in occasione del vertice di Londra del 13-14 marzo e rese pubbliche giovedì. Per l'Fmi è inoltre fondamentale ricreare un'atmosfera di fiducia affrontando con decisione i problemi del settore finanziario. Per superare la crisi, servono inoltre ulteriori misure coordinate a livello internazionale. «Non c'è da illudersi, davanti a noi abbiamo tempi molto difficili e se vogliamo intraprendere la strada delle riprese dobbiamo agire con decisione e varare nuove misure di stimolo, soprattutto per quanto riguarda il 2010», conclude il Fondo. ITALIA - In particolare per quanto riguarda l'Italia, l'Fmi indica un incremento del deficit pubblico al 4,8%, che salirà poi al 5,2% del Pil nel 2010, peggiorando i dati del documento precedente del 6 marzo che indicava rispettivamente il 3,9% e il 4,3%. Il documento nota che l'Italia è entrata nella crisi finanziaria con tassi di interesse reali elevati e con un alto livello di debito, due fattori che hanno limitato le risorse da dedicare a misure economiche espansive. Secondo le stime dell'Fmi, l'Italia dedicherà a misure fiscali discrezionali lo 0,2% del Pil quest'anno e lo 0,1% l'anno prossimo. La Francia invece spenderà lo 0,7% del Pil sia nel 2009 che nel 2010, mentre la Germania si impegnerà con interventi da 1,5% quest'anno e da 2% il prossimo. Per quanto riguada la zona euro, «le misure di sostegno all'economia sono state più modeste che negli Usa, anche se gli stabilizzatori automatici sono in qualche modo più ingenti». stampa |

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Disoccupazione primo problema (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 20/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Disoccupazione primo problema Il vertice dei 27 a Bruxelles trova l'accordo sulla ripartizione del fondo da 5 miliardi BRUXELLES L'Europa cerca la soluzione per uscire da una crisi che appare sempre più grave. E i cui risvolti sociali sono ormai in cima alle preoccupazioni dei leader Ue che, visto il rapido peggioramento della disoccupazione, temono un autunno più che mai caldo. Non è un caso che i 27 capi di Stato e di governo si siano trovati a Bruxelles nel giorno dello sciopero generale in Francia. Barroso: le persone innanzitutto «Le persone innanzitutto», è stato l'appello del presidente della Commissione Ue, Barroso, prima dell'inizio dell'ennesimo vertice al quale le capitali europee sono arrivate con un accordo di fondo sulla strategia generale da seguire, in vista del G20 del due aprile a Londra; ma anche con opinioni differenti su alcune questioni concrete: dalle infrastrutture da finanziare con i 5 miliardi non spesi del bilancio Ue, alla linea da adottare nei confronti dei Paesi dell'Est più in difficoltà. Sulla strategia generale la parola d'ordine dei 27 è una sola: attuare senza esitazioni e senza ritardi i piani anticrisi già adottati dai vari Paesi per sostenere le banche, con l'obiettivo di far ripartire il credito e l'economia, rilanciando la domanda e le infrastrutture. Piani che rappresentano uno sforzo finanziario pari al 3,3% del Pil dell'Ue, circa 400 miliardi di euro per il 2009 e 2010. «Uno sforzo enorme», rivendicano la Commissione Ue e gli Stati europei, replicando così alle critiche di Usa e Fmi che giudicano ancora insufficiente la risposta messa in piedi nel Vecchio Continente. «Basta fare paragoni con gli Usa», è sbottato Barroso, «Non si può parlare di nuovi piani quando ancora devono essere attuati quelli messi già in campo», ha aggiunto in piena sintonia col presidente di turno dell'Ue, il ceco Topolanek. Merkel: piano sufficiente Ma anche per la cancelliera Angela Merkel «i piani fin qui adottati sono sufficienti e bisogna aspettare che producano i loro effetti». Ci vorranno mesi per vedere questi risultati. I leader riuniti a Bruxelles ne sono coscienti, come sono coscienti della totale incertezza che caratterizza la situazione finanziaria ed economica. E questo rende più difficile il loro compito di uscire da questo vertice dando ai cittadini europei un messaggio più rassicurante. Un messaggio in cui si dia l'impressione che dopo tanti vertici qualche risultato si comincia a intravedere, nonostante le cifre buie di una recessione senza precedenti. Necessario un patto sociale europeo In un incontro con le imprese e i sindacati, che ha preceduto il vertice, Commissione e presidenza di turno hanno evocato la necessità di un «patto sociale europeo» da varare entro il 7 maggio, quando a Praga ci sarà un nuovo vertice Ue dedicato all'occupazione. Un patto in cui si concordino misure «per limitare la perdita di posti di lavoro, sostenere la disoccupazione, promuovere la riqualificazione professionale». Intanto, se sembra essere stato raggiunto il compromesso sulla lista di progetti infrastrutturali che dovranno essere finanziati con i 5 miliardi di fondi Ue non spesi (con la Germania che fino all'ultimo ha puntato i piedi sul gasdotto Nabucco che avrebbe voluto tagliato fuori dall'elenco), si continua a discutere sul sostegno da dare ai Paesi Ue dell'Europa centro orientale, colpiti da una gravissima crisi finanziaria che mette diverse capitali a rischio bancarotta. E che desta fortissime preoccupazioni ad ovest, dove sono basate le case madri delle banche in maggiore difficoltà. Finora sono state aiutate Ungheria e Lettonia. La Romania sta trattando. Tutte le capitali Ue sono d'accordo nell'assicurare il loro sostegno, ma non tutte vogliono che si prendano impegni finanziari precisi. Quanto al pacchetto dei 5 miliardi per energia, banda larga e sviluppo rurale, si seguiranno le linee stabilite in un nuovo documento presentato dalla presidenza ceca che ha sgombrato il campo dalle resistenze tedesche, spianando la strada verso un'intesa: potranno infatti essere finanziati solo progetti in grado di usare i finanziamenti entro la fine del 2010. L'Italia è tra i Paesi più soddisfatti. I fondi previsti per piani energetici di interesse italiano sono saliti a 450 milioni. Invariata la lista dei cinque progetti: il gasdotto Galsi (Algeria-Sardegna-Toscana), al quale vengono assegnati 120 milioni di euro; il cavo sottomarino tra Sicilia e Calabria (Sorgente-Rizziconi), che potrà contare su 110 milioni; il gasdotto Itgi (dall'Azerbaigian all'Italia attraverso Turchia e Grecia), al quale sono assegnati 100 milioni; l'interconnessione elettrica Italia-Malta (20 milioni); l'impianto di cattura e stoccaggio di Co2 a Porto Tolle (100 milioni).

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Adro Lunedì convegno per battere la crisi (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 20/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:sebino e franciacorta Adro Lunedì convegno per battere la crisi ADROContro una crisi che genera paura è necessario che il territorio faccia sistema, generando sinergie e conoscenze comuni. Non poteva esserci, purtroppo, periodo più azzeccato per il convegno organizzato dall'associazione culturale «Franciacorta Viva»: lunedì 23 marzo, alle 20 nel palazzo comunale di Adro, saranno diversi gli esponenti di spicco del mondo della politica, della formazione, del lavoro e delle istituzioni che si ritroveranno per interrogarsi sugli effetti della crisi economica nell'ovest bresciano, ma soprattutto per delineare possibili vie d'uscita comunali all'attuale situazione. L'iniziativa è stata presentata ad Adro da Alfredo Mazza, presidente di «Franciacorta Viva» e dal sindaco franciacortino, Oscar Lancini. Saranno loro lunedì sera ad aprire il convegno, avente titolo «Per una politica locale di contrasto alla crisi finanziaria e di sostegno al lavoro e alle attività produttive». «Ogni giorno - ha detto il sindaco di Adro, Oscar Lancini - ricevo persone che non chiedono aiuti, ma lavoro. La crisi colpisce anche chi non ha mai avuto questi problemi perchè ha toccato tutti i mercati. Ci vuole più federalismo da un lato e maggior coordinamento fra le forze del territorio dall'altro». Per cercare queste sinergie, al convegno «ci saranno - ha sottolineato invece Mazza - i vertici istituzionali locali: dal viceprefetto vicario di Brescia, Attilio Visconti, al vicepresidente della Provincia, Aristide Peli. Oltre a loro interverranno il sottosegretario Daniele Molgora, il direttore della Banca di Vallecamonica, Giorgio Miglio, e il sindaco di Sale Marasino, Claudio Bonissoni. Presenti anche lavoratori e sindacati».

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Effetto Rambo Fed : volano Borse e petrolio (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 20/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Effetto «Rambo Fed»: volano Borse e petrolio Dollaro in calo sui mercati e contestuale aumento delle materie prime. Il petrolio oltre i 52 $ ROMALa decisione di inondare i mercati di liquidità (che molti economisti americani chiamano «Rambo Fed»), comprando con denaro fresco 300 miliardi di dollari di titoli di Stato a lunga scadenza e raddoppiando a 1.450 miliardi di dollari la possibilità di acquistare bond garantiti da mutui, piace alle Borse e rafforza la propensione al rischio degli investitori, spingendo l'euro verso quota 1,37 dollari e il petrolio verso i 52 dollari. Bene le Borse europee e bene, in particolare, Piazza Affari, che si è confermata per il terzo giorno la migliore tra le grandi piazze europee: l'indice Mibtel ha chiuso in crescita del 2,01% a 11.990 punti, lo S&P/Mib in aumento dell'1,91% a quota 14.749. La seduta è stata contraddistinta da forti scambi, con un controvalore totale di 2,9 miliardi di euro, il livello maggiore del 2009. Dopo una seduta dai notevoli rialzi, nel finale i titoli di Intesa SanPaolo e Banco Popolare si sono molto indeboliti, con una chiusura in calo rispettivamente del 3,66% a 1,84 euro e del 2,46% a quota 2,38. A parte la limatura dello 0,28% a 7,03 euro di Ubi Banca, tutti gli altri titoli del settore hanno invece chiuso in forte crescita, con Unicredit, in particolare, ancora a tirare il gruppo grazie a una crescita del 6,24% a 1,22 euro. Bene anche Mediobanca (+5,17% a 5,79 euro), Monte dei Paschi (+3,36% a 0,93 euro) e Banca Popolare di Milano (+2,44% a quota 3,36 euro). Nel giorno del consiglio di amministrazione che a mercato chiuso ha comunicato i dati economici senza dividendo, Unipol (+13,08% a 0,72 euro) è stato il migliore tra i maggiori titoli del listino milanese. Tutto il settore assicurativo è stato comunque al centro degli acquisti: Alleanza ha chiuso in aumento del 5,52% a 3,82 euro, Generali del 4,83% a 11,73 e Fondiaria del 3,54%. Effetto «Rambo Fed» anche sulle materie prime. La penalizzazione del dollaro fa crescere l'oro che sfiora i 960 dollari, il petrolio risalito sopra i 52 dollari al barile, l'argento in rialzo del 13% e il rame schizzato sopra i 4.000 dollari. A innescare la fiammata delle materie prime (con rialzi generalizzati anche per grano, soia e farina) la repentina discesa del biglietto verde, sceso a 1,37 contro euro, e la paura di un surriscaldamento dell'inflazione dopo che la Federal Reserve ha varato massicci interventi per combattere la recessione e la crisi finanziaria pompando denaro nel sistema.

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pasquavela, regate belle ma costose (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

La manifestazione sarà cartina di tornasole sulla salute finanziaria della vela Pasquavela, regate belle ma costose PORTO S. STEFANO. I Circoli velici della Costa d'argento sono al lavoro per organizzare le manifestazioni estive. Lo Yacht Club Santo Stefano è alle prese con la Pasquavela. E' la prima manifestazione importante della stagione e, come il buon giorno si vede dal mattino, sarà la cartina di tornasole per verificare se e quanto la crisi finanziaria ed economica nella quale si dibatte mezzo mondo, inciderà sull'attività agonistica della vela italiana. Certo venire a fare Pasquavela con una barca di medie dimensioni, mettiamo 12 metri, un equipaggio di 12 persone e magari con moglie e figli dell'armatore (iscrizione, albergo per la famiglia, albergo per l'equipaggio, ristorante, e tutto quello che comporta un soggiorno fuori dalle proprie strutture) moltiplicato per almeno sette giorni e si constaterà che lo sfizio di partecipare alla manifestazione viene a costare una tombola. Comunque in Costa d'Argento si va già oltre la Pasquavela e si sta mettendo in cantiere un'altra "classica" il Vº Trofeo dei Reali Presidi di Spagna che vede coinvolti i comuni dell'Elba, della Costa Etrusca, dell'Argentario. La manifestazione organizzata dal Circolo della Vela Talamone, in collaborazione con il Circolo Nautico e della Vela Argentario, lo Yacht Club Santo Stefano, il Circolo Velico Porto Azzurro e il Circolo della Vela e Canottieri di Porto S. Stefano si svolgerà dal 31 maggio al 2 di giugno. Le imbarcazioni suddivise quest'anno in due flotte partiranno ed arriveranno nei porti che formavano lo Stato dei Presidi dal XVI al XVIII secolo. Il 31 maggio le due flotte daranno inizio alle regate: quella Nord da Porto Azzurro e quella Sud da Porto Ercole per dirigersi rispettivamente verso un porto della Costa Etrusca e verso Porto S. Stefano. Il 1º giugno si dirigeranno entrambe verso Talamone, toccando l'una il Giglio e le Formiche. Il 2 giugno, le due flotte congiunte disputeranno la regata finale su un percorso a triangolo con partenza e arrivo a Talamone. La regata è destinata ad imbarcazioni a vela di altura di ogni lunghezza. Alla fine di ogni giornata vi saranno festeggiamenti nei porti toccati. Renzo Wongher

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Fair value quando il mercato va giù (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 20/03/2009 - pag: 32 autore: di Andrea Fradeani e Francesco campanari CONTABILITÀ/ Due proposte dal Fasb Fair value quando il mercato va giù Fair value quando i mercati sono inattivi o in profonda crisi. E svalutazione di titoli evitata se il management si impegna a tenere nel portafoglio gli strumenti di ridotto valore corrente per un periodo di tempo tale da consentire il recupero delle loro quotazioni. Sempre più evidenti gli effetti della crisi finanziaria sulla convergenza e revisione dei principi contabili impiegati nei principali pesi sviluppati. E ancora una volta è il fair value ad essere sotto esame: sull'adeguatezza delle attuali regole di valutazione degli strumenti finanziari, improntate su logiche valutative mark to market, al contesto in cui i mercati (sempre che risultino attivi) manifestano andamenti così altalenanti. Una prima risposta è venuta, in questi giorni, dal Financial accounting standard board (Fasb) statunitense: lo standard setter ha pubblicato, sul proprio sito http://www.fasb.org, due proposte destinate a migliorare le regole e le informazioni offerte in materia di misurazioni al fair value e impairment test degli strumenti finanziari. La prima proposta (Fsp Fas 157-e), intende fornire delle linee guida sui comportamenti da seguire nella misurazione al fair value quando i mercati sono inattivi. Il documento oggi vigente ha il limite di non affrontare in modo adeguato le transazioni tra soggetti partecipanti al mercato in situazioni di estrema difficoltà come l'attuale. La seconda proposta (Fsp Fas 115-a, Fas 124-a ed Eitf 99-20-b) offre degli spunti su come poter distinguere strumenti finanziari che presentino delle perdite durevoli di valore da altri per i quali la perdita sia solamente temporanea. La svalutazione potrà essere evitata sulla base della chiara affermazione del management di voler e poter mantenere in portafoglio strumenti finanziari, dal ridotto valore corrente di mercato, per un periodo di tempo tale da consentirne il recupero, nella fondata speranza che questo avvenga, delle loro quotazioni.

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Lo stop cinese non ferma il volo Fiat (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 20/03/2009 - pag: 4 autore: di Luciano Mondellini slitta a data da definire l'avvio della produzione nella joint tra il lingotto e chery Lo stop cinese non ferma il volo Fiat Brillante il titolo (+10%) grazie alla buona partenza di GM a Wall Street e al piano di aiuti Usa alla componentistica. Chrysler, Fiat si farà carico del 35% del nostro debito verso il governo Brusco rallentamento nei piani di espansione di Fiat in Cina, ma il titolo del Lingotto vola in borsa (+9.9%) sulla scorta delle notizie provenienti da Brasile e Stati Uniti La crisi ha infatti spinto i vertici del Lingotto a chiedere uno slittamento (a data da definire) dell'avvio della produzione di vetture nell'ambito dell'accordo di joint venture tra la casa torinese e la società cinese Chery Automobile, un'alleanza che inizialmente prevedeva la realizzazione congiunta di vetture a partire da quest'anno. A spiegarlo è stato ieri il presidente di Chery Automobile Yin Tongyao che ha fatto sapere che a spingere per lo slittamento dell'accordo stati proprio i vertici del Lingotto. «I produttori di auto stranieri sono colpiti dalla crisi finanziaria e qualsiasi investimento aggiuntivo sarebbe difficile per loro in tempi come questi», ha spiegato Yin Tongyao. Per questo motivo, ha continuato il numero uno della società cinese, «abbiamo rallentato il progetto di joint-venture con Fiat e la produzione di vetture non partirà entro quest'anno. Ma non abbiamo accantonato il progetto», ha aggiunto, sottolineando quindi che l'obiettivo comune è riavviare il piano non appena la situazione del settore si sarà ristabilita. L'accordo era stata siglato nell'agosto del 2007 e prevedeva la produzione e la vendita nel in Cina di vetture Fiat, Alfa Romeo e Chery, con volumi di produzione di circa 175 mila vetture dal 2009. Se la crisi economica sta rallentando i programmi di Fiat all'estero, lo stesso non si può certo dire per Chery, visto che sempre ieri lo stesso Tongyao non ha escluso l'interesse del gruppo ad acquistare marchi di auto stranieri, come la svedese Volvo di proprietà del gruppo Ford. «Potremmo considerare un acquisto se non sono interessate altre case cinesi. Non entreremo in una battaglia sul prezzo», ha spiegato Tongyao. La notizia dello slittamento dell'accordo in Cina non ha penalizzato il titolo Fiat, che anzi ha chiuso seduta tra i migliori del listino con un guadagno del 9,9% a 4,7 euro. A spingere le quotazioni ha contribuito la buona giornata dell'intero comparto auto sui listini europei, che si sono mossi al traino di General Motors (+11% in apertura a Wall Street) e della prospettiva di aiuti (per 5miliardi di dollari) da parte del Tesoro Usa per i fornitori di componenti auto. Il titolo Fiat ha potuto anche giovarsi delle positive indicazioni sul mercato brasiliano circa le vendite dei primi 15 giorni di marzo e all'ottimismo espresso dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola: «A febbraio - ha spiegato il ministro - gli ordinativi di acquisto di auto sono aumentati del 4% rispetto allo stesso mese del 2008 e si stima che a marzo le immatricolazioni crescano». Infine la Chrysler ha confermato che la Fiat si farà carico del 35% del debito del gruppo di Detroit nei confronti del governo Usa. Chrysler ha anche aggiunto che «neanche un nichel» dei contribuenti americani andrà al Lingotto. La partnership tra Fiat e Chrysler potrà contare su un budget per gli acquisti di 80 miliardi di dollari. I veicoli prodotti in partnership consentiranno un 26% di risparmio di benzina rispetto ai modelli Chrysler attuali.

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Solo la cessione del quinto ha fatto boom (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 20/03/2009 - pag: 8 autore: di Massimo Minnucci* Solo la cessione del quinto ha fatto boom La crisi finanziaria influenza negativamente i consumi e, di conseguenza, il credito al consumo. Unica eccezione, il comparto della cessione del quinto che, al contrario, nel 2008 è cresciuto di circa il 40%, con 5,3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti. La cessione del quinto è una forma di finanziamento riservata ai dipendenti pubblici, privati e ai pensionati rimborsabile mediante il pagamento di rate mensili prelevate dallo stipendio. Quali sono le caratteristiche a cui il risparmiatore dovrebbe fare attenzione per scegliere un buon operatore, conveniente e trasparente? Il contratto è tecnicamente complesso e se non rappresentato con chiarezza rischia di generare errate interpretazioni e successive contestazioni. Le regole da seguire per individuare un buon operatore devono essere: rispetto della trasparenza e dei diritti dei consumatori, convenienza del prestito, costo del finanziamento e qualità del servizio. Trasparenza: il risparmiatore deve verificare che nel contratto siano rappresentate le norme, entrate in vigore nel 2003, sulla Trasparenza dei servizi bancari e finanziari, che hanno l'obiettivo di rendere noti ai clienti gli elementi essenziali del rapporto contrattuale, delle sue eventuali variazioni nonché di fornire informazioni chiare e complete sui prodotti proposti dagli intermediari finanziari. In virtù di queste norme il cliente, prima di concludere il contratto, riceve tutte le informazioni necessarie sul finanziamento che sta sottoscrivendo, cioè avviso e foglio informativo. Inoltre è riconosciuta, sempre dalla legge, la facoltà di recedere entro 15 giorni dalla firma. Rispetto dei diritti dei consumatori: in questo contesto il risparmiatore dovrebbe verificare se gli operatori hanno siglato accordi con le associazioni dei consumatori. Ktesios, ad esempio, ha sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Adiconsum per contribuire a prevenire il fenomeno del «sovraindebitamento», anche con l'offerta di servizi ispirati a criteri di correttezza e inoltre ha offerto a tutti i suoi clienti la possibilità di essere assistiti direttamente da Adiconsum.Convenienza del prestito: nel contratto di cessione del quinto il taeg (il tasso che indica il costo complessivo di un finanziamento e che tiene conto di tutte le spese che incidono sullo stesso) è influenzato dalla copertura assicurativa obbligatoria per legge, che rappresenta una reale protezione per il cliente e che lo copre per il rischio morte o di perdita dell'impiego, nel caso si tratti di un dipendente, e per il rischio vita se si tratta di un pensionato. È vero che la cessione del quinto può avere un costo maggiore rispetto ad altre tipologie di finanziamento, ma questo surplus è tale perché al contratto per legge è affiancata una «reale» assicurazione sulla vita del sottoscrittore senza che gli oneri del finanziamento ricadano sugli eredi. Questa assicurazione rende possibile il prestito fino a 90 anni, conseguentemente il costo è proporzionato al rischio. Inoltre la possibilità di erogare il prestito in breve tempo, massimo 48 ore, comporta maggiori costi a fronte però di un servizio celere ed efficiente. * amministratore delegato Ktesios

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Mediobanca recupera posizioni nell'M&A (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 20/03/2009 - pag: 17 autore: Bernardo Soave Mediobanca recupera posizioni nell'M&A Nonostante la crisi finanziaria internazionale e il complessivo raggelamento dei mercati, Mediobanca recupera posizioni nell'M&A nel primo trimestre 2009. Lo segnala la classifica stilata da Mergermarket. Nel ruolo di financial advisor a livello globale Piazzetta Cuccia è passata dal diciassettesimo al tredicesimo posto per valore con 8 operazioni. A livello europeo, inoltre, la merchant bank milanese è salita dal diciassettesimo al nono posto. Lo sprint è legato soprattutto all'acquisto del 25,01% di Acciona in Endesa da parte di Enel, un'operazione nella quale Mediobanca ha giocato un ruolo di primo piano come advisor, insieme a Credit Suisse e Goldman Sachs. Complessivamente nel periodo il valore delle operazioni è sceso del 27% rispetto all'ultimo trimestre, e del 40% rispetto al primo trimestre del 2008.

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GM e i dati del Brasile riportano Fiat a intravvedere quota 5 euro (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

GM e i dati del Brasile riportano Fiat a intravvedere quota 5 euro da Finanza&Mercati del 20-03-2009 Fiat in fibrillazione a Piazza Affari. Ieri il titolo della casa di Torino ha messo a segno un balzo 9,91% a 4,71 euro con scambi per quasi il 6% del capitale, trainato, come tutto il comparto europeo dell'auto (+1,14% lo Stoxx di settore, dove Torino è stata la migliore, subito seguita da Peugeot, in progresso del 6,42%), da General Motors che in fase di apertura è schizzata in rialzo del 16%, per poi stabilizzarsi e avviarsi a chiudere in progresso del 10 per cento circa. La casa Usa ha beneficiato della prospettiva di aiuti da parte del Tesoro Usa per i fornitori di componenti auto (vd. articolo a pagina 15). Quanto a Torino, il sostegno è arrivato anche dalle positive indicazioni sul mercato brasiliano, che pesa per circa il 30% sul fatturato del Lingotto. E che nei primi 15 giorni di marzo ha registrato vendite in aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e dell'8,83% rispetto ai primi quindici giorni di febbraio 2009 a 96.327 vetture. Non solo. La casa italiana ha beneficiato anche dell'ottimismo espresso dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, secondo il quale «a febbraio gli ordinativi di acquisto di auto sono aumentati del 4% rispetto allo stesso mese del 2008 e si stima che a marzo le immatricolazioni possano tornare a crescere». Nuovi dettagli, poi, sull'operazione Chrysler. Secondo quanto reso noto ieri dalla casa Usa, Fiat si assumerà il 35% del debito di Chrysler nei confronti del governo americano. Il gruppo di Detroit assicura, inoltre, che «neanche un nichel» dei contribuenti americani andrà al Lingotto e che la partnership tra Fiat e Chrysler potrà contare su un budget per gli acquisti di 80 miliardi di dollari. Nuovi dubbi, invece, sul versante transalpino. Christian Streiff, ad di Psa Peugeot Citroen ha infatti espresso perplessità sull'interesse della casa francese a un'alleanza con Fiat. «Un'alleanza tra due costruttori simili sarebbe estremamente difficile» e «improbabile», ha detto il manager alla stampa. Rinvii, infine, sul confine cinese, dove la compagnia locale Chery ha deciso di rinviare la jv con Torino. «Le compagnie straniere - ha spiegato il presidente di Chery, Yin Tongyao - subiscono l'impatto della crisi finanziaria e qualsiasi investimento aggiuntivo sarebbe difficile per loro in questa fase. Abbiamo allentato la jv progettata con la Fiat e la produzione non inizierà quest'anno, anche se non abbiamo rinunciato al progetto».

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Fmi: <Davanti a noi ancora tempi difficili> (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Le notizie Fmi: «Davanti a noi ancora tempi difficili» «Molti Paesi membri del G20 devono ancora avvertire il pieno impatto della crisi, per questo dovrebbero adottare azioni immediate per contenere un ulteriore deterioramento della situazione. Anche in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento della crisi finanziaria globale minaccia di comportare stress ancora maggiori». È l'analisi degli economisti del Fondo monetario internazionale in un documento sulla risposta alla crisi bancaria consegnato al gruppo dei G20 in occasione del vertice di Londra dei ministri finanziari del 13-14 marzo e reso pubblico ieri. Insomma, nonostante qualche segnale positivo sia arrivato negli ultimi giorni dai dati macroeconomici, non c'è da farsi illusioni: «Davanti a noi - sostiene l'istituzione di Washington - abbiamo tempi molto difficili». Per quanto riguarda l'Italia il deficit di bilancio quest'anno balzerà al 4,8 per cento del Pil, oltre due punti in più rispetto al livello dello scorso anno, e nel 2010 continuerà ad ampliarsi fino a raggiungere il 5,2 per cento. Dati che riflettono una revisione peggiorativa rispetto a quelli indicati lo scorso 6 febbraio, ma inferiori ai valori medi previsti per tutto il G20. Al G8 agricolo si parla di recessione. La delegazione dei leader degli agricoltori degli otto Paesi più sviluppati riuniti a Roma per il G8 Farmers Meeting, promosso dal presidente della Coldiretti Sergio Marini, è stata ricevuta dal Direttore Generale della Fao Jacques Diouf al quale è stata consegnata la dichiarazione comune formulata al termine del primo vertice mondiale. Nel corso dell'incontro è emersa una ampia condivisione degli obiettivi e delle strategie anche con riferimento alla necessità di promuovere la produzione agricola mondiale e di stabilizzare i prezzi agricoli, per frenare le speculazioni e garantire un adeguata alimentazione alla popolazione mondiale in crescita. Nonostante il crollo delle quotazione dei prodotti agricoli, i paesi poveri continuano a soffrire dell'impatto dei prezzi alti del cibo che è ora aggravato dal rallentamento della crescita economica. Fiat pagherà parte dei debiti Chrysler. La Fiat si farà carico del 35 per cento del debito di Chrysler nei confronti del governo Usa. Lo rende noto il gruppo automobilistico di Detroit, che assicura che «neanche un nichel» dei contribuenti americani andrà al Lingotto. La partnership tra Fiat e Chrysler potrà contare su un budget per gli acquisti di 80 miliardi di dollari. I veicoli che saranno prodotti in partnership tra le due aziende consentiranno un 26 per cento di risparmio di benzina in più rispetto ai modelli Chrysler del 2010. «A inizio aprile opzioni su rete». Nessuna anticipazione sul tipo di opzione che sulla rete di accesso di nuova generazione sarà indicata dal governo a partire dai suggerimenti contenuti nel rapporto del consulente Francesco Caio, ma la certezza che i tempi per la scelta sono prossimi. È il senso di quanto riferito dal sottosegretario delle Comunicazioni, Paolo Romani, a margine di un convegno in cui ha spiegato di aver fatto una sintesi del rapporto presentato da Caio e di averla consegnata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. "La presenteremo ufficialmente nella prima settimana di aprile: in quella sede -ha detto Romani- cercheremo di immaginare le opzioni da presentare al paese". Italia, paese per vecchi. Giovani italiani bravi, preparati, capaci e meritevoli, ma bloccati nella carriera da una classe dirigente vecchia e attaccata alla poltrona. È quanto emerge da una ricerca promossa dal Forum Nazionale dei Giovani insieme al Cnel e Unicredit, che affronta il nesso tra giovani e mobilità sociale, monitorando la presenza dei giovani nelle rappresentanze istituzionali e in alcuni settori chiave della cultura e del mondo del lavoro. Il quadro che ne emerge non è incoraggiante. 20/03/2009

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La recessione morde le imprese ferraresi (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

La recessione «morde» le imprese ferraresi Calano produzione, export, fatturato e ordini. Una «ripresina» solo nel 2010 Uno «scenario» congiunturale pieno di ombre, quello fotografato ieri dall'Osservatorio dell'economia della Camera di Commercio di Ferrara (che si avvale dell'apporto apporto dei componenti di enti locali, Università di Ferrara, banche, associazioni di categoria, in sinergia con Unioncamere Emilia-Romagna; e arricchito dalle previsioni del centro di ricerche Prometeia). Evidente infatti, la accentuata e progressiva involuzione della dinamica congiunturale, registratasi negli ultimi tre mesi del 2008. «L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale nel Ferrarese - rileva il presidente della Camera di commercio, Carlo Alberto Roncarati - ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell'industria manifatturiera, e sembrano risentirne in misura ancora più accentuata le piccole imprese e l'artigianato, colpite soprattutto dalla fine del lungo ciclo espansivo dell'edilizia. Sono purtroppo inequivocabili i segnali di una diffusione generalizzata della crisi mondiale sul terreno locale». In particolare preoccupa la brusca frenata dell'export provinciale, in controtendenza con la leggera crescita registrata in regione. «Un andamento, il nostro, decisamente negativo - ha rilevato Roncarati - anche perché enfatizzato dalla tipologia di specializzazioni produttive prevalenti nel Ferrarese: una struttura manifatturiera fortemente imperniata su settori, quali l'automotive, la chimica e plastica, che sono contraddistinti dalle maggiori difficoltà anche sullo scenario globale». Il calo della produzione ferrarese (-4%) tra settembre e dicembre, sebbene inferiore al dato regionale (-4,3%) e a quello nazionale (-5,5%), rappresenta fino in fondo il sensibile ridimensionamento degli ordinativi. E il deterioramento della congiuntura, pur non avendo certo risparmiato l'area della media-grande impresa ferrarese, ha riguardato, in misura ancora più marcata, piccola impresa e artigianato. L'export, dopo la forte frenata dei primi 9 mesi del 2008, ha accentuato nell'ultimo trimestre la sua caduta. Le esportazioni sono diminuite nel 2008 del 13,2% rispetto al 2007, mentre il panorama regionale può vantare una crescita media del 2,4%. Se la tendenza è comune alla Regione Emilia-Romagna ed all'intero «sistema Paese», tuttavia per la provincia di Ferrara essa è risultata ancora più intensa, in particolare nel corso del 4º trimestre (-27,3%). E comunque l'interscambio con l'estero presenta un peggioramento evidente: anche le importazioni confermano il forte rallentamento di investimenti, produzione e consumi. Gli effetti di queste difficoltà si traducono anche in un forte e crescente allargamento (proseguito pure nei mesi di gennaio e febbraio 2009) nel ricorso all'integrazione salariale, sia per gli interventi di natura ordinaria, che per quelli straordinari. Il commercio conferma una situazione di pesantezza, testimoniata da una diminuzione delle vendite pari al 2,0%, un po' meno della media nazionale e di quella regionale. Alla riunione dell'Osservatorio è intervenuto anche Massimo Guagnini, responsabile area Economie Locali di Prometeia, che, attraverso la presentazione di dati inediti relativi alle previsioni sull'andamento dell'economia ferrarese, ha messo in luce come i dati, per il 2009, evidenzino una caduta congiunturale ancora più intensa di quella verificatasi nel 2008, con una lenta ripresa visibile solo dal 2010. Ferrara sarà comunque, secondo le valutazioni di Prometea, tra le province meno penalizzate dal calo delle attività economiche atteso nel 2009 (-0,6%) che, nella media italiana risulterà superiore al -1%.

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I rimedi alla crisi finanziaria Chiamparino a Palazzo Soardi (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Mantova, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

IL SINDACO DI TORINO I rimedi alla crisi finanziaria Chiamparino a Palazzo Soardi Il sindaco di Torino nonchè componente della segreteria nazionale del Pd voluta da Dario Franceschini, Sergio Chiamparino, sarà oggi pomeriggio (ore 18) a Mantova per un incontro pubblico alla sala degli stemmi di Palazzo Soardi, in via Frattini 60. L'appuntamento è organizzato dalla Federazione provinciale del Pd con il Gruppo consiliare Pd Lombardia. Chiamparino sarà introdotto dal segretario provinciale del Pd, Massimiliano Fontana; al centro del suo intervento vi saranno le proposte e le iniziative del partito per uscire dalla crisi economico-finanziaria che sta attraversando il Paese. A cominciare dalla richiesta di allentare il patto di stabilità per i Comuni più virtuosi. Si parlerà anche del referendum elettorale e della proposta del Pd di accorparlo alle elezioni amministrative ed europee di giugno in modo da risparmiare circa 500 milioni di euro.

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meno soldi da parte delle banche, ma l'umberto i va avanti (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

L'ANALISI DELL'ASSESSORE VECCHIATO «Meno soldi da parte delle banche, ma l'Umberto I va avanti» «Meno liquidità da parte delle banche, meno investimenti». Ecco perché in questo periodo di grave crisi finanziaria «alcuni progetti si sono fermati o hanno visto rallentare il proprio iter». Gianfranco Vecchiato, assessore comunale all'Urbanistica, non ha dubbi: «Visto che quasi tutti i piani commerciali previsti in città dipendono dal credito bancario, non c'è da stupirsi se adesso come adesso ci si trovi in una situazione di impasse». La cosa certa, però, è che «questi finanziamenti non sono destinati a sparire, anche se la crisi c'è e si fa sentire. Vengono piuttosto spostati in avanti, o sfruttati con più fatica. Ci troviamo di fronte a un rallentamento dei progetti programmati. Non a mutamenti sostanziali. Per esempio l'iter per il raddoppio dell'Auchan sta procedendo, e proprio qualche giorno fa è stata siglata la convenzione fra l'amministrazione e il centro commerciale di via don Tosatto». Comunque, «nel nostro territorio si sono costruiti milioni di metri quadrati di superfici di vendita. Non è un fatto così negativo se si comincia a tornare un po' con i piedi per terra. Anche da parte dell'amministrazione pubblica serve un esame generale della situazione, in attesa che vengano introdotti i Pat, i Piani di assetto ambientale». In questo contesto, continua l'assessore all'Urbanistica, l'intervento previsto nell'area in cui sorgeva l'ex Umberto I «non si ferma. Anche perché ci vorrà più di qualche anno prima di veder realizzate le varie strutture commerciali e residenziali. Si spera che in questo tempo la crisi esaurisca i propri effetti devastanti». (g.cod.)

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sparite oltre seimila imprese mentre crolla anche l'export - gianni favarato (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 19 - Cronaca Sparite oltre seimila imprese mentre crolla anche l'export LE CIFRE I dati della Camera di Commercio GIANNI FAVARATO La crisi finanziaria ha cominciato ad aggredire anche l'economia reale e l'anagrafe delle imprese veneziane ne registra i primi effetti negativi, con una riduzione del tasso di sviluppo (-0,2 %) e dell'export (- 15,7 %), ed una crescita del ricorso alla cassa integrazione (+ 134 % nei primi due mesi di quest''anno). «Dopo anni di ininterrotto trend positivo nella provincia di Venezia - hanno spiegato ieri il direttore e il presidente della Camera di Commercio, Roberto Crosta e Massimo Albonetti -, nel 2008 uno degli indicatori chiave dello sviluppo, il movimento anagrafico delle imprese, si chiude in passivo, in linea con lo scenario nazionale. Le indicazioni che abbiamo nei primi mesi del 2009 la tendenza negativa sta continuando». Chi nasce e chi muore. I dati presentati ieri in Camera di Commercio, conferma la gravità del momento, dovuta non solo alla crisi economica mondiale ma anche l'invecchiamento dei titolari delle aziende veneziane che non riescono a garantire un efficace cambio generazionale e alla scarsa capacità di rinnovarsi presentandosi sul mercato con nuovi prodotti ad alta qualità d'innovazione - informatica (+ 1,4), ricerca e sviluppo (+ 13 %) - oppure con servizi mirati alle persone legati ad istruzione, sanità e assistenza sociale (+ 4,1 %). I tassi più elevati di «mortalità» delle imprese iscritte all'Albo della Camera di Commercio riguardano i settori «tradizionali» dell'economica veneziana, salvo il turismo che nel 2008 ha registrato un saldo positivo di presenze, ma solo per le imprese «balneari» di Bibione-Caorle (+ 3,4%), Cavallino-Treporti (+ 4,8) e Chioggia (+ 3,6) mentre diminuiscono a Venezia (-5,1 %) e Jesolo (- 1,8). Le aziende di pesca in mare e laguna (allevamenti compresi) che nel 2007 avevano realizzato un boom, lo scorso anno hanno lamentato una contrazione del 5 % (46 imprese in meno). In flessione dello 0,4 % anche le aziende manifatturiere, a cominciare da vetrerie, cantieristica navale, tessile (-2.4 %), calzaturiero (- 1,5 %), meccanica (-2,6 %), siderurgica (-2 %), il commercio al dettaglio (- 1), l'intermediazione finanziaria (- 8,5 %) e le assicurazioni (- 17,6 %). Saldo negativo. Al 31 dicembre 2008 le imprese attive della provincia di Venezia ammontano a 91 mila 774 unità (72 mila sedi d'imprese e 19 mila 774 unità locali, cioè stabilimenti, filiali e sedi secondarie), contro le 90mila 642 del 2007. All'apparenza il saldo è positivo dell'1,2 % ma - come è stato spiegato ieri - scontando l'effetto della legge di «riforma fallimentare», il numero delle «localizzazioni produttive fa registrare un sia pur leggero calo rispetto all'anno precedente, pari a - 0,4 %. Si tratta di una riduzione più marcata della media del Veneto (- 0,1%) e distante da quella nazionale che ha comunque segnato un saldo positivo dell'1,7 %. Nell'arco dell'anno scorso, e sopratutto negli ultimi tre mesi, in provincia Venezia sono sparite 6.107 imprese a fronte di 5.288 nuove iscritte. Rispetto al 2007, le iscrizioni sono diminuite dell'8,6 % mentre le cessazioni sono aumentate del 2,3 %. Anche il «tasso di sviluppo del sistema produttivo» registra, quindi, un - 1 % che si riduce a - 0,2 % se si escludendo «le cancellazioni d'ufficio». Gli imprenditori. Per quanto riguarda e figure imprenditoriali, in provincia di Venezia i titolari d'impresa ammontano a 119.075, il 26,2 % dei quali sono donne (+ 2,3 % rispetto al 2007) e il 4,5 % extracomunitari (+ 10 %). Gli imprenditori con meno di 30 anni sono diminuiti de 7,3 %, mentre quelli con oltre 70 crescono del 7,7 %. I «neo-imprenditori» appartengono a società di capitali, il cui incremento - dovuto anche alle maggiori possibilità di accesso al credito bancario in base alla direttiva Basilea 2 - sul 2007 è risultato dell'8,8 %, pari a ben 922 imprese.

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in tv il grido: " prato non deve chiudere" (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 1 - Prato In tv il grido: " Prato non deve chiudere" La diretta di «Annozero» ha lasciato però poco spazio alla crisi Il programma di Santoro ha concentrato l'attenzione sul fenomeno del lavoro nero e dell'illegalità presenti nelle aziende cinesi PRATO. Di "Annozero" resteranno impresse le prime immagini girate a Prato: i volti e le lacrime degli operai che hanno perso il lavoro, di quelli che temono di perderlo. Questa è la città che oggi è in ginocchio, messa in crisi dalla concorrenza del colosso Cina, dall'assenza di regole, dalla mancanza di aiuto dello Stato e dalle banche che hanno chiuso improvvisamente i rubinetti. Il resto della trasmissione condotta da Michele Santoro si è rivelata un'occasione mancata: gli esponenti politici, gli industriali, gli artigiani, gli operai, presenti nella Rifinizione S. Stefano attorno alla bandiera con la scritta "Prato non deve chiudere" hanno avuto scarso spazio per spiegare le vere ragioni della crisi e per avanzare, a nome di tutto il distretto tessile, la richiesta d'aiuto. Forse dietro c'è stato uno spiacevole equivoco: la trasmissione aveva come tema centrale non la crisi di Prato ma il lavoro nero. Ed ecco quindi che le telecamere di "Annozero" si sono messe a girare dentro e fuori i capannoni cinesi a caccia di clandestini insieme alla Guardia di Finanza, o nelle ditte di Pronto Moda del Macrolotto alla scoperta di quel fenomeno che ormai tutti conoscono: il pellegrinaggio da mezza Europa per fare acquisti a prezzi stracciati di pantaloni, camicette, magliette e abiti. E poco importava soffermarsi sul fatto che, come ha spiegato la giornalista Silvia Pieraccini del "Sole 24 ore", le ditte cinesi di Prato non sono la causa diretta della mancanza di lavoro delle aziende pratesi. Pochi i flash sulle vicende strettamente legati all'agonia che le fabbriche tessili stanno vivendo. Ci ha provato all'inizio il giornalista Ruotolo, avvisando di come la produzione della Rifinizione S. Stefano si sia ridotta da 18 milioni di pezze l'anno ai 6 previsti per il 2009, ci ha provato lo stesso titolare, Renato Cecchi, parlando di "canna del gas", accusando i governanti "di averci venduto alle lobbies del commercio" e ricordando come sia facile etichettare e vendere un prodotto come made in Italy. Ma è stato il lavoro nero, insieme a tutto il folclore che ruota intorno alla presenza dei cinesi in città, a tenere banco. E di questo hanno argomentato, accapigliandosi a più riprese, il sottosegretario ai Trasporti Roberto Castelli della Lega Nord e Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione. Tanto che l'evento accolto con più partecipazione dagli spettatori presenti all'interno della Santo Stefano è stato quando Renato Cecchi ha commentato: «Vedere litigare i politici in tv è uno spettacolo degradante. Ai cassintegrati non resta che andare a bloccare i porti italiani da dove passa di tutto mentre da quelli cinesi non passa niente». La scarsa visibilità di Prato nella trasmissione ha suscitato una crescente insoddisfazione nella platea tanto che gli imprenditori Guazzini, Matteini, Cangioli, Pinori a un certo punto hanno suggerito al presidente della Provincia Massimo Logli, al presidente degli industriali Riccardo Marini e al segretario provinciale della Cgil, Manuele Marigolli, di andarsene. Il messaggio da Prato è arrivato a Roma e Santoro ha concesso la parola a Andrea Belli (Confartigianato) che si è ritagliato tre minuti per richiamare l'attenzione sue due richieste: gli ammortizzatori sociali (cassa integrazione) estesi a tutti e il congelamento per il 2009 di mutui e leasing. Applausi e urrà hanno accolto gli interventi di Orlando Mari (Fintes) e Pierluigi Ciofi (Milior) che hanno costretto gli ospiti in studio a tornare sull'emergenza occupazione: «Presto altri 1100 operai perderanno il posto. Lo Stato deve intervenire. Servono soldi, finanziamenti». E Ciofi: «La crisi finanziaria mondiale non c'entra nulla: è dal 2001 che nessuno fa niente per noi. Che a Prato non si vede una lira». E «Annozero» si chiude con la bandierona "Prato non deve chiudere" che scorre sopra le teste di operai e imprenditori, ancora una volta insieme. Ilenia Reali Giovanni Ciattini

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Tre milioni di lavoratoriin piazza contro Sarkozy (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Tre milioni di lavoratoriin piazza contro Sarkozy francia Nel mirino la politica economica del governo. Scontri in serata a Parigi Parigi. Seconda manifestazione in Francia dopo quella del 29 gennaio e secondo movimento solidale tra pubblico e privato, una novità indicativa in questo paese dove lo sciopero è sempre stato una grande prerogativa del settore pubblico e soprattutto dei trasporti pubblici e dell'insegnamento. Meno scioperanti, ma più manifestanti questa volta. L'esasperazione è scoppiata, non c'è soltanto il problema di come far tornare i conti la quarta settimana ma una crescita esponenziale della precarietà, della povertà, dell'impossibilità di ritrovare un lavoro se si perde il proprio. Sono già 2,2 milioni i disoccupati e entro l'anno si sa già che se ne aggiungeranno altri 300.000. La Francia dei grandi gruppi che licenziano a colpi di 500, 1.000, 4.000 dipendenti non si limita più a mormorare. Da anni esiste un malessere di sottofondo ma la crisi finanziaria che coinvolge tutti i paesi, sommata ad un Governo che ora rifiuta altre negoziazioni, ha dato il colpo di grazia. Il presidente Sarkozy riesce ancora a dare all'estero un'immagine di una Francia forte, dalla diplomazia onnipresente, in grado di imporsi in Europa con un tentativo quasi riuscito di far risorgere la Costituzione europea col trattato di Lisbona, bocciato dall'Irlanda. Una Francia che reintegra il comando della Nato nonostante le proteste anche di esponenti neo-gollisti timorosi di perdere potere decisionale nei confronti degli americani. Una Francia che prova a dettar legge anche alla Cina, e perché no, se tutte queste azioni apportassero qualcosa anche ai francesi e alla loro vita quotidiana. E qui sta il punto. La spaccatura sociale è enorme. I poveri sono sempre più poveri ed i colletti bianchi, quelli della classe media, quelli che finora hanno retto, stanno affondando assieme agli operai. Erano tanti, molti non avevano mai manifestato in vita loro, molti erano quadri, molti non erano neanche sindacati. Quando muri di manifestanti (3.000.000 secondo il sindacato Cgt, di cui 350.000 solo a Parigi) sfilano ma con bandiere diverse, dagli operai di Continental che ha annunciato 1.200 licenziamenti entro il 2010, ai giornalisti dell'Agence France Presse e dell'audiovisivo pubblico, dagli studenti ai medici, senza dimenticare i metalmeccanici, i ferrovieri. I tre quarti dei francesi appoggiano la protesta. E quando persino tutti gli otto sindacati riescono a mettersi d'accordo su un'azione comune allora forse è chiaro che qualcosa non va. Sembra ovvio ma dalle dichiarazioni della Presidente del Medef, la Confindustria Francese, Laurence Parisot, pare che questo sciopero sia "demagogia", o peggio "un atto di incoscienza per i costi che genererà alle aziende". Peccato che non abbia trovato soluzione, nonostante le pressanti richieste di Sarkozy, alle indennità iperboliche dei presidenti che lasciano i gruppi esangui ma se ne vanno con quello che qui si chiama il "paracadute dorato" o ai bonus dei dirigenti di società che applicano la cassa integrazione. Non si può chiedere pazienza a una popolazione che vede già nel 2010 un anno nero per la disoccupazione. Nell'opposizione di sinistra, che storicamente ha sempre avuto il ruolo di difendere i lavoratori, è difficile trovare a chi identificarsi perché le lotte intestine prevaricano sulle necessità della nazione e quasi si dimentica di fare opposizione. Dopo i primi movimenti di gennaio, Sarkozy aveva deciso di mettersi al tavolo delle trattative con un "summit sociale" ma questa volta ha detto chiaro che «pur capendo l'inquietudine dei francesi di fronte alla crisi non ci saranno gesti supplementari». Il Primo Ministro, François Fillon, l'ha confermato al telegiornale delle 20. Di fronte alle manifestazioni di ieri, 215 cortei in tutta la Francia, ha preferito asserire che «la crisi è mondiale e la Francia se ne esce meglio di altri». Ha trovato spiegazione persino alle ristrutturazioni sociali che trova inevitabili, il che equivale a giustificare le migliaia di licenziamenti ed ha rilanciato la colpa al padronato al quale intende chiedere conti entro il 31 marzo. Un intervento freddo e asettico che, in definitiva, rischia di fomentare ulteriormente la collera e la mobilitazione sociale con i sindacati già pronti ad altre risposte. In serata, a conclusione della manifestazione parigina, si sono verificati scontri. Centinaia di giovani, riuniti in bande molto mobili, imbacuccati in abiti neri, con il viso coperto da sciarpe o keffieh, hanno lanciato oggetti e pietre sulle brigate di gendarmi. Alcuni cassonetti sono stati incendiati, pensiline, cabine telefoniche e vetrine sono finite in frantumi. Luisa Pace 20/03/2009

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usa, arriva l'eco-dazio è subito lite con la cina - federico rampini (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 24 - Economia Il governo vuole penalizzare l´import che non rispetta i tetti di CO2 Usa, arriva l´eco-dazio è subito lite con la Cina FEDERICO RAMPINI dal nostro corrispondente PECHINO - Si tinge di verde l´ultima tentazione protezionista. La Cina e il Messico hanno reagito duramente alle nuove barriere agli scambi, già varate o proposte dall´Amministrazione Obama in nome della difesa dell´ambiente. Da Pechino è arrivata una secca messa in guardia contro l´idea in discussione negli Stati Uniti, di introdurre una nuova carbon-tax � o meglio un "dazio carbonico" � sulle importazioni in provenienza da paesi che non adottano tetti alle emissioni di CO2. La proposta potrebbe colpire pesantemente i prodotti made in China sul mercato americano. L´idea di un dazio ambientalista è stata discussa esplicitamente dal nuovo segretario Usa all´Energia Steven Chu (che per un´ironia della sorte è etnicamente cinese-americano) in un´audizione al Congresso questa settimana. La sua genesi è legata alla svolta di Obama sul cambiamento climatico e le politiche ambientali. Capovolgendo la linea di George Bush, il presidente ha deciso che gli Stati Uniti adotteranno quanto prima un tetto alle emissioni di CO2 per l´industria americana, legato alla creazione di un mercato per i diritti di emissioni carboniche, cioè un sistema analogo a quello già in vigore nell´Unione europea. Affinché le imprese americane non si trovino in una situazione di svantaggio competitivo rispetto alla concorrenza estera, Steven Chu ha annunciato che l´Amministrazione Obama sta esaminando una serie di ipotesi: tra queste appunto la possibilità di colpire con un "dazio verde" i prodotti in provenienza da paesi che non applicano tetti alle emissioni di CO2 per le loro imprese. Si tratta in particolare delle potenze emergenti quali Cina e India. La Repubblica Popolare aderì a suo tempo al Trattato di Kyoto per la lotta al cambiamento climatico, ma avvantaggiandosi di una clausola prevista per i paesi emergenti che la esenta dal fissare limiti alle emissioni carboniche. La reazione di Pechino è stata una dura condanna. Xie Zhenhua, capo del comitato governativo sul cambiamento climatico, ha dichiarato: «Ci opponiamo all´uso della questione ambientale come un pretesto per praticare il protezionismo. La lotta al cambiamento climatico è una cosa e la Cina sta facendo la sua parte; introdurre dazi sulle importazioni è un´altra cosa, sono questioni ben separate che vanno affrontate in ambiti diversi». La Repubblica Popolare si sente nel mirino sia per l´alto attivo commerciale verso gli Stati Uniti, sia perché dall´anno scorso ha superato gli Usa per il volume di emissioni carboniche rilasciate nell´atmosfera. Tuttavia il governo di Pechino sottolinea che il balzo cinese nelle emissioni di CO2 è solo recente mentre il cambiamento climatico è stato provocato da decenni di inquinamento nei paesi di vecchia industrializzazione. Inoltre i leader cinesi accusano le multinazionali occidentali di avere delocalizzato le produzioni più inquinanti nei paesi emergenti. Lo scontro tra Pechino e Washington conferma che si è aperto un nuovo fronte nella marea montante del protezionismo, questa volta all´insegna delle politiche ambientali. L´Amministrazione Obama deve affrontare in casa propria le resistenze di una parte del mondo industriale. In piena recessione molte imprese americane lamentano che l´introduzione dei tetti alle emissioni di CO2 e di un mercato per i permessi sul modello europeo non farà che appesantire i costi di produzione e aggravare le difficoltà del tessuto produttivo. Di qui la tentazione di offrire in contropartita una protezione contro la concorrenza cinese. Un gesto analogo � e già entrato in vigore � ha infiammato nei giorni scorsi le relazioni tra Stati Uniti e Messico. Cedendo a un´antica richiesta del potente sindacato dei camionisti Teamsters, nonché di associazioni ambientaliste come il Sierra Club, l´Amministrazione Obama ha sospeso la libertà di accesso ai Tir messicani finché non rispettano le normative ambientali e di sicurezza degli Stati Uniti. La libera circolazione dei Tir in tutto lo spazio nordamericano era stata prevista dal trattato di libero scambio Nafta, firmato da Bill Clinton.

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Fmi, l ultimo pessimista dell economia globale (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

PREVISIONI In Italia deficit/Pil al 4,8% nel 2009 Fmi, l ultimo pessimista dell economia globale CRESCITA E OCCUPAZIONE A PICCO: I GRAFICI DIFFUSI IERI DAL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE Maurizio Galvani L'Fmi non è per nulla ottimista e nel Report - che prepara l'incontro del 2 aprile del G20 - prevede «un declino globale dell'attività economica per il 2009, fatto che non accadeva da 60 anni». La denuncia dell'organizzazione diretta da Dominique Strauss-Kahn è peggiore di quanto si potesse immaginare: negli Stati Uniti, il Pil crollerà a -2,6%, in Giappone la flessione sarà pari al 5,8%, mentre il Pil dei paesi della area dell'euro subirà un calo del 3,2%. Il panorama non è migliore per i paesi emergenti - spesso trascurati dalle statistiche - che «a causa di entrate più deboli per la caduta dei prezzi delle materie prime, per la debolezza delle esportazioni presenteranno una crescita indebolita, mentre alcune nazioni soffrono più delle altre (Cina)». L'Fmi dichiara esplicitamente che «i paesi del centro-est Europa sono quelli che pagano più la crisi» come pure «l'instabilità dei mercati finanziari a est affligge i mercati a ovest. Le principali banche di Austria, Svizzera, Belgio, Olanda, Svezia e Gran Bretagna e, anche, Italia sono esposte al caos orientale poiché le attività delle filiali degli istituti di credito rappresentano una consistente parte del Pil di questi paesi. Per capire: «il 75% del Pil austriaco è finora dovuto ai ricavi dei prestiti a questi paesi». La crisi modifica i comportamenti e la vita delle persone, si avverte una drastica riduzione dell'occupazione. In tutti i paesi sviluppati - nel giro di un solo anno - è precipitato il numero degli occupati. Non c'è una significativa differenza tra il quadro statunitense, giapponese e europeo. In Usa, i senza lavoro quotano già 12 milioni di persone; in Inghilterra (il dato è di mercoledì) i disoccupati sono due milioni. La situazione si potrebbe modificare, secondo molti osservatori, a partire dal 2010. Tuttavia, in questo momento l'Fmi sottolinea che «aumentano i rischi sia di deflazione che di instabilità finanziaria che colpirebbe maggiormente i paesi emergenti». «Lo spettro del protezionismo commerciale e finanziario sta risorgendo nuovamente», scrive l'organizzazione di Washington. Nel Report emerge anche una «sorpresa». I piani di investimento o di spesa, a causa di una flessione delle entrate fiscali, porteranno inevitabilmente a sforare il rapporto deficit/Pil; molto al di sopra di quello che è previsto dai criteri di Maastricht. Per cui il rapporto deficit/Pil in Italia passerà al 4,8% nel 2009 e al 5,2% nel 2010. Il governo italiano prevede invece un deficit al 3,7% quest'anno e al 3,3% il prossimo. Secondo l'Fmi, il governo italiano ha stanziato una cifra pari allo 0,2% del Pil per le misure di sostegno all'economia nel 2009. L'Fmi sarà l'ultimo a beccarsi l'accusa di «disfattista» ma la realtà non si può nascondere. Giappone e India si contenderanno il primato del deficit a fine 2009: nel primo paese il rapporto deficit/Pil è eguale all'8,1%; in India sarà del 10%. Per finire, l'Fmi non è convinto che le politiche di stimolo avranno successo soprattutto negli Stati uniti.

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Feltri a ruota libera tra crisi e politica (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Feltri a ruota libera tra crisi e politica --> Venerdì 20 Marzo 2009 VITABERGAM, pagina 39 e-mail print Vittorio Feltri a ruota libera a Casazza, nel corso dell'incontro organizzato dal circolo culturale «Opinione e promozione». Il direttore di «Libero» si è soffermato a lungo sulla crisi finanziaria. «Per anni giornali e periodici inglesi e americani hanno etichettato la nostra economia come arretrata, senza creatività finanziaria. Ora possiamo rimandare al mittente le critiche: la crisi ha smontato i modelli di finanza e di mercato di cui tanto si vantavano». Guardando in casa nostra, Feltri ha messo in evidenza alcune annose questioni del Bel Paese, come l'evasione fiscale e i problemi del Mezzogiorno, imputando alla politica una grossa responsabilità. 20/03/2009 nascosto-->

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Brembo: il dividendo ci sarà ma si riduce (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Brembo: il dividendo ci sarà ma si riduce --> Taglio della cedola a 0,225 euro dai precedenti 0,28 «Dai mercati non ci sono ancora segnali di ripresa» Venerdì 20 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 47 e-mail print Brembo mantiene il dividendo, ma lo riduce. Distribuirà 0,225 euro lordi per ogni azione ordinaria, escluse le azioni proprie: un calo del 19,6% rispetto all'esercizio 2007 (0,28). L'esborso complessivo stimato è di circa 14,7 milioni. L'utile netto della capogruppo è 16,7 milioni: era 28,2 milioni nel 2007. La parte rimanente andrà a riserve. La proposta di ripartizione sarà portata in assemblea il 24 aprile con il bilancio al 31 dicembre 2008. Il consiglio d'amministrazione presieduto da Alberto Bombassei l'ha approvato ieri. I dati rispecchiano il preconsuntivo di metà febbraio. L'utile netto di gruppo è sceso dai 60,8 milioni del 2007 a 37,5 milioni: la contrazione a consuntivo è del 38,3%, con una correzione di tre punti rispetto al 35,2% di un mese fa. A incidere è l'aggiornamento della stima delle imposte, pari a 17,4 milioni, il 32,4% dell'utile lordo. Il margine operativo lordo cresce del 2,9% a 140,9 milioni, quello netto scende del 15,6% a 74,8 milioni. Il fatturato, cresciuto del 16,3% a 1.060,8 milioni, è il risultato di due semestri opposti: in forte crescita il primo (+24,4%) e in frenata il secondo per le conseguenze della crisi finanziaria internazionale che si sono manifestate con «significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali». Gli ultimi sei mesi hanno chiuso comunque con un aumento dei ricavi dell'8,3%, ma la crescita organica, al netto delle acquisizioni, è stata negativa: -3,1%, contro il +14% della prima metà d'anno. A livello geografico cresce soprattutto l'area nordamericana del mercato Nafta (+64,1%), anche grazie alle recenti acquisizioni. Contrastato è stato anche l'andamento dei costi dei materiali ferrosi e dell'energia, inflattivi nel primo semestre e in calo nella seconda parte dell'anno, e dei tassi di cambio. «Per fronteggiare la difficile situazione congiunturale delineatasi a partire dalla seconda metà di settembre - spiega l'azienda -, Brembo ha adottato misure straordinarie di riduzione dei costi e del capitale circolante e ha altresì rallentato o rimandato alcuni programmi di investimento, in modo tale da limitare l'impatto sui margini e sulla posizioni finanziaria». Per i prossimi mesi non si prevedono inversioni di tendenza sui mercati. «A gennaio e febbraio 2009 - spiega la società - l'andamento delle immatricolazioni di auto in Europa ha continuato l'evoluzione negativa dei mesi precedenti facendo registrare un calo di circa il 22% rispetto allo stesso periodo del 2008 e le previsioni per i prossimi mesi non evidenziano segnali di ripresa. I livelli di produzione della maggior parte delle case automobilistiche sono ampiamente al di sotto di quelli dello scorso anno». Anche Brembo registra quindi «una forte riduzione degli ordini e, di conseguenza, continua ad adottare misure straordinarie per adeguare i volumi di produzione alla domanda. Proseguono le azioni finalizzate al contenimento di tutti i costi non correlati alle vendite, alla riduzione delle rimanenze, ad assicurare il rispetto dei termini di pagamento da parte dei clienti e al controllo degli investimenti». Il consiglio d'amministrazione si riunirà per esaminare la semestrale 2009 il 27 agosto, anziché il 4. L'assemblea dei soci si terrà venerdì 24 aprile alle 11 a Stezzano. All'ordine del giorno anche la rideterminazione del compenso complessivo per la remunerazione degli amministratori e la ratifica del piano di incentivazione ponte 2009. All'assemblea si proporrà di mettere in pagamento il dividendo a partire dal 7 maggio, con stacco della cedola il 4 maggio. S. G. 20/03/2009 nascosto-->

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Ne aveva chiesto le dimissioni. Per l'acquisto "derivati" tossici. Che sarebb... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 20 Marzo 2009 Chiudi di ALFONSO MARCHESE Ne aveva chiesto le dimissioni. Per l'acquisto "derivati" tossici. Che sarebbero costati al Comune qualcosa come quattro milioni di euro. Il consigliere del Popolo della Libertà Elio Pambianco, che ha chiesto al presidente del consiglio comunale Stefano Bufi l'acquisizione di tutta la documentazione relativa ai titoli sospetti, è andato dritto al sodo: «L'assessore Morelli deve rassegnare le dimissioni dall'incarico amministrativo - ha detto - per le perdite subite a causa di operazioni irresponsabili». Morelli, da parte sua, cade dalle nuvole. «Mie dimissioni? Non ne so assolutamente nulla». Nessuno dei suoi compagni di cordata, evidentemente, gli ha riferito la richiesta di Pambianco. A meno che le parole di quest'ultimo, sovrastate per di più dai brusii che sono una consuetudine in consiglio, non siano state raccolte da orecchie poco attente. Cosa probabile. Non sarebbe né la prima né l'ultima volta. Molti interventi dei consiglieri risultano soliloqui, che nessuno sta ad ascoltare. «Abbiamo acquistato derivati, è vero - sottolinea l'assessore Morelli - Ma siamo fuori dalla rotta della crisi finanziaria. I cui marosi hanno mandato a picco parecchi investimenti, anche in Italia. Dirò di più: i derivati che abbiamo acquistato dalla Banca Nazionale del Lavoro (Bnl) hanno dato dei frutti: un milionequattrocentomila euro. Di questi, settecento sono stati accantonati per proteggerci in futuro da eventuali perdite. Da dove il consigliere Pambianco abbia ricavato la cifra di quattro milioni di euro persi, questo è un mistero. E' tutto documentato». Ma è proprio quello che ha chiesto Pambianco. Per suffragare quanto dichiarato nell'assemblea municipale. Dando per scontata l'attendibilità della denuncia. Che l'assessore invece smentisce con calma. Senza alcuna increspatura di rancore nella voce. Non mostra alcun moto di ribellione verso l'accusa di avere esposto per quattro milioni di euro il Comune. «Tra poco lascio e torno a casa» commenta Morelli. Vuol dire forse "dopo di me il diluvio"? Macché! Semmai: dopo di me il pediluvio.

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Colpire i redditi maggiori? È giusto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-20 - pag: 2 autore: Roberto Colaninno «Colpire i redditi maggiori? è giusto» PISA. Dal nostro inviato «Aumentare le tasse per i redditi più alti? Sono d'accordo ». Roberto Colaninno chiarisce, tanto per non essere frainteso, che non si tratta «di carità cristiana ma di una scelta puramente economica. è giusto che in un momento di crisi i primi a fare sacrifici siano quelli che possono permetterselo». Applausi. Certo, parla in casa del Pd che ha lanciato la proposta. Ad ascoltarlo nella platea di Manifutura c'è Bersani e c'è suo figlio Matteo, eletto nei Democratici. Ma «destra e sinistra non c'entrano: le soluzioni anti-crisi sono solo di buon senso». E, oltre «aiutare chi sta peggio», propone il «mantenimento degli assets industriali, investimenti in in-frastrutture e burocrazia». Difende il welfare nostrano, meno i nostri mercati finanziari «che ci hanno protetto dalla crisi perché meno sofisticati ma li vorrei più competitivi perchè accanto ai rischi ci sono le opportunità». Parla di «gufi» e si dice «ottimista» nella doppia veste di presidente Piaggio e di Cai-Alitalia e ad Epifani racconta: «Per la prima volta c'è stato uno sciopero allo stabilimento Piaggio di Canton. Ora esportiamo anche quello». Li. P.

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Il Fondo per le Pmi serve subito (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-20 - pag: 2 autore: «Il Fondo per le Pmi serve subito» Marcegaglia: 1,5 miliardi spendibili quest'anno - Le banche non hanno più alibi Lina Palmerini PISA. Dal nostro inviato Il tempo è il fattore-chiave di questa crisi. Ed è la velocità delle contromisure che consentiranno di «tenere in vita le imprese e mantenere i posti di lavoro ». Emma Marcegaglia incalza il Governo sulla tempestività degli interventi e, a due giorni dal faccia a faccia con il premier a Palazzo Chigi, chiede che i soldi del Fondo di garanzia siano effettivamente disponibili già quest'anno. «Ci è stato assicurato che verrà rifinanziato per 1,5 miliardi ma è molto importante che l'emendamento sia scritto in modo che queste risorse siano spendibili tutte nel 2009. Per dare un giudizio positivo aspettiamo di leggerlo». L'emergenza, dunque, non consente di spalmare gli stanziamenti tra quest'anno e il prossimo come sembra sia tra le ipotesi dell'Esecutivo.Il presidente di Confindustria parla del colloquio con il presidente del Consiglio «da cui ho potuto cogliere che c'è la percezione della gravità della crisi perché nelle sue stesse aziende registra alcuni cali di fatturato» ma il problema, ripete, «è mettere in atto subito le misure». Arriva a Pisa, al Festival di Manifutura organizzato da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco e, nel suo breve intervento dal palco, Marcegaglia si rivolge direttamente alle banche. «Emetteranno i Tremonti bond e ci sarà il fondo di garanzia, dunque, non avranno più alibi per non dare i soldi alle imprese e ai cittadini ».Alla tavola rotonda –a cui partecipano anche Guglielmo Epifani e Roberto Colaninno – si parla di crisi e di riorganizzazione industriale. E soprattutto di stretta creditizia. «Bisognerà che le banche facciano il proprio mestiere fino in fondo», insiste il leader degli Industriali, «situazioni di restrizione del credito, che oggi ci sono, devono diminuire altrimenti avremo aziende che non riusciranno più a stare sul mercato, anche aziende sane con buoni prodotti e buona capacita di fare innovazione e ricerca». Fare previsioni è difficile. Conta il contesto internazionale, la capacità di traino di Cina e India, tuttavia «sono tra chi continua a dire che potremmo uscire dalla crisi a partire dal 2010», dice Marcegaglia commentando i dati negativi dell'export che non parlano solo di una «domanda mondiale in crisi »ma –peggio –di un «rischio-protezionismo che può essere fatale a un Paese come l'Italia». Quel che serve è «una task force internazionale per monitorare il protezionismo e che gli accordi del Doha round possano concludersi nel minor tempo possibile» auspica la presidente di Confindustria che, per le vicende nazionali, fa suo l'appello di Giorgio Napolitano sull'«unità e la collaborazione tra istituzioni, forze politiche e parti sociali». La crisi non consente conflitti ma per Marcegaglia può essere l'opportunità per fare riforme necessarie: «Affrontare il tema della spesa pubblica improduttiva, delle province, e il tema del welfare riequilibrando una spesa sociale sbilanciata verso le pensioni per spostarla su giovani, donne e famiglie». Hanno un'impronta decisamente più cupa le previsioni di Epifani e Visco che parlano di un calo del Pildell'ordine del 3-4 per cento, «un arretramento grave che si trascinerà anche nel 2010», stima il segretario della Cgil attaccando il Governo «che non fa nulla e non ha messo soldi su questa crisi fatta eccezione per i 12 miliardi per le banche ». E lo stesso allarme che lancia Bersani sulle «abbassamento delle asticelle sulla fedeltà fiscale » si ritrova nelle parole di Visco che parla di «un collasso delle entrate» e di Epifani che in-siste: «L'evasione è aumentata mentre è cresciuta la pressione sul lavoro dipendente e sulle pensioni». In mattinata il confronto sulle ricette anti-crisi era stato tra Bersani e il ministro Claudio Scajola. «Tassare i redditi medio-alti deprime la domanda: la strada per la ripresa è il piano casa», aveva detto il ministro annunciando l'incontro di martedì con le Regioni e la conferma che il piano metterà in moto 60 miliardi. OPPOSIZIONE E SINDACATI Visco: Pil in calo del 3-4% Bersani: attenzione alla ripresa dell'evasione fiscale Epifani: dall'Esecutivo risorse solo per i banchieri

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Iosco: hedge fund da regolamentare (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-20 - pag: 5 autore: Vigilanza. Le raccomandazioni dei regulator Iosco: hedge fund da regolamentare Mara Monti MILANO Registrazione e supervisione degli hedge fund da parte delle autorità di controllo dei mercati finanziari per limitare i rischi legati all'attività di trading e per mitigare la loro opacità. Le raccomandazioni che dovranno regolare un settore che vale 1,4 mila miliardi di dol-lari, sono racchiuse nel "consultation paper" predisposto dalla Iosco (International Organization of Securities Commissions), l'organizzazione mondiale delle autorità di vigilanza sui mercati finanziari, di cui la Consob fa parte. Un documento consultivo promosso dalla task-force presieduta dal presidente dell'autorità italiana, Lamberto Cardia e il numero uno della Fsa, l'autorità di vigilanza del Regno Unito, Hector Sants, predisposto anche in vista del summit del G20 convocato per discutere le manovre da adottare per affrontare l'attuale recessione economica. Nessuna demonizzazione del settore tanto che la stessa Iosco ha tenuto a precisare come «la recente crisi finanziaria non è stata provocata dagli hedge fund a cui va riconosciuto un ruolo importante nell'iniezione di liquità, nella formazione dei prezzi e nell'integrazione dei mercati finanziari », afferma in una nota Kathleen Casey chairman del comitato tecnico della Iosco. Tuttavia i fatti recenti hanno spinto le autorità e i governi a considerare gli hedge fund un amplificatore degli effetti della crisi anche attraverso strategie di trading speculative. L'obiettivo dell'iniziativa è di giungere ad una regolamentazione comune sui mercati mondiali, al momento limitata solo ad alcuni Paesi. Per questo motivo la Iosco si è posta l'obiettivodi armonizzare la legislazione, un compito reso difficile dalla localizzazione off shore di molti fondi hedge. Un'attenzione particolare è posta al ruolo e alle responsabilità dei gestori e in particolare delle banche che operano come prime broker ovvero nei servizi di corporate trust e di custodia per gli hedge fund. In questo caso, gli istituti sono tenuti a fornire alle autorità informazioni sul rischio controparte (la leva, la strategia adottata, il livello di liquidità, i risultati degli stess test). Introdotta a livello mondiale la registrazione presso le autorità di mercato, a cui verranno allegate informazioni sul management, il business plan, il patrimonio gestito, i soci di riferimento, le commissioni, le quote detenute in altri fondi, le strategie di investimento adottate, eventuali conflitti di interesse. Il documento prevede anche che venga fornita alle autorità un flusso informativo regolare sull'attività del fondo, mentre interventi sono previsti sulla organizzazione con l'introduzione della funzione di controllo, l'obbligo della revisione del bilancio da parte di un audit indipendente, fino alla struttura della remunerazione dei manager. Immediata la reazione dell'associazione degli hedge fund Aima (Alternative Investment Management Association) che ha espresso perplessità per avere considerato soltanto gli hedge fund "un'entità finanziaria irregolare". Il rapporto sarà sottoposto fino al 30 aprile alle osservazione degli operatori, mentre le considerazioni della task force saranno presentate al G20 di Londra il 2 aprile. LA STRATEGIA Il documento consultivo predisposto in vista del G20 L'obiettivo è quello di armonizzare le norme a livello mondiale

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Borsa, sì con riserva alle novità (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-20 - pag: 5 autore: Borsa, sì con riserva alle novità Colaninno (Pd): tutelare la contendibilità - Spaventa: Tuf a rischio stravolgimento Riccardo Sabbatini Una risposta all'emergenza che molti non condividono ma contro la quale non si preannunciano barricate. Né sulla possibilità, affidata alla Consob, di abbassare al di sotto del 2% la soglia di "visibilità" dell'azionariato delle società quotata. Né sull'aumento della capienza (dal 10 al 20 per cento) delle azioni proprie detenibili. E neppure, infine, sull'incremento della quota di partecipazione che l'azionista di controllo può incrementare ogni anno senza dover lanciare un'Opa (passerebbe dal dal 3 al 5 per cento). L'emendamento "anti raider" presentato mercoledì alla commissione Finanza della Camera dai relatori del provvedimento " incentivi", Marco Milanese ed Enzo Raisi (entrambi del Pdl), solleva reazioni differenziate ma non di rottura. Soprattutto quella del Partito Democratico affidata a Matteo Colaninno, ministro "ombra" dello sviluppo economico. Il suo giudizio, che prenderà corpo in alcuni subemendamenti, è articolato. «Sono favorevole- spiega - all'aumento incrementale della quota di controllo perché in una situazione di sofferenza dei mercati e delle quotazioni non credo vi siano controindicazioni sul fatto che il principale azionista sostenga la società in cui ha già profuso molte risorse. Sono più scettico, invece, sull'incremento delle azioni proprie. Ne comprendo le motivazioni ma c'è il rischio di abusi. Quantomeno non dovrebbe essere consentita per società che sono in una situazione di stress finanziario o che hanno avuto un sostegno pubblico». Colaninno è invece «nettamente contrario» all'abbassamento della soglia di visibilità dell'azionariato, a discrezione della Consob. «Non favorisce un mercato aperto e contendibile, rischia di essere vista soltanto come norma "anti fondi sovrani" o "anti Opa". Magari in questo periodo ci fossero scalate ostili, rappresenterebbero opportunità per molti investitori ». L'esponente del Pd chiede infine di «non cambiare in continuazione le regole dei mercati finanziari. Ciò che può innescare la sfiducia degli investitori esteri soprattutto quando, com'è per l'emendamento in questione, le proposte di modifica non sono state oggetto di una consultazione approfondita». Critico è anche il giudizio dell'ex presidente della Consob Luigi Spaventa. «Per affrontare una situazione d'emergenza- spiega – c'è il rischio di stravolgere l'indirizzo del Testo Unico della Finanza, compromettendo l'efficienza del mercato del controllo societario e rafforzando al tempo stesso gli assetti proprietari esistenti nelle società quotate italiane. Senza, peraltro, che necessariamente si ottengano effetti positivi. Osservo che in Usa le possibilità di buy back sono state limitate per le aziende che sono state oggetto di un intervento di sostegno pubblico». L'ex presidente della Consob si è poi detto «sorpreso che il Parlamento non stia valutando l'unica misura che potrebbe dare un sostegno al mercato azionario: la rimozione dell'autentica sperequazione di cui soffrono i fondi comuni italiani (ed i loro clienti) sottoposti ad una tassazione sul maturato anziché sulle plusvalenze o minusvalenze effettivamente realizzate, come accade nel resto d'Europa. Tutto ciò, nell'attuale congiuntura dei mercati, determina tra l'altro un significativo credito d'imposta a favore dei fondi che quest'ultimi non riescono a riscuotere dal fisco. Con il risultato di avere una parte del proprio attivo ad interesse zero». Maggiori consensi vengono dal giurista Paolo Gualtieri, soprattutto sulla norma che consente di incrementare la quota di azioni proprie. «Non è sbagliata - sottolinea - offre una maggiore flessibilità alla finanza d'impresa. è questo il modo, tra l'altro, con il quale le aziende distribuiscono i dividendi agli azionisti. Nella contingenza dei mercati che stiamo vivendo può inoltre rappresentare un segnale di fiducia nell'azienda, difendendo i titoli da cadute isteriche. Certo - conclude – se una simile opportunità fosse utilizzata soltanto per rafforzare gli azionisti forti delle società quotate il giudizio sarebbe diverso. Rappresenterebbe una diseconomia a danno dell'efficienza del mercato». DIALOGO APERTO Il giurista Gualtieri: la norma sull'incremento delle azioni proprie non è sbagliata; può difendere i titoli dalle cadute isteriche

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La Fdic lancia l'allarme: servono più fondi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-20 - pag: 5 autore: La Fdic lancia l'allarme: servono più fondi La Fdic,l'agenzia federale americana per l'assicurazione dei depositi, chiede al Governo Usa di approvare al più presto una legge che le permetta di accedere ai finanziamenti del Tesoro per un'ammontare di 500 miliardi di dollari.In un'audizione a Washington il presidente Sheila Bair ( nella foto) ha chiesto inoltre una rapida approvazione di norme per adeguare all'attuale crisi finanziaria la supervisione sugli istituti bancari. AFP

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Steinbrück: minacce dalla Svizzera (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-20 - pag: 9 autore: Il ministro delle Finanze di Berlino aveva ironizzato sui paradisi fiscali SteinbrÜck: minacce dalla Svizzera FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è uno scontro con pochi precedenti quello di questi giorni tra Germania e Svizzera. Ricorda per certi versi il braccio di ferro dell'anno scorso con il Liechtenstein. Argomento: sempre il segreto bancario in un momento in cui i grandi Paesi europei, complice la grave crisi economica, sono in guerra contro i paradisi fiscali. In un'intervista alla SÜddeutsche Zeitung pubblicata ieri, il ministro delle Finanze Peer SteinbrÜck ha rivelato di aver ricevuto «lettere di minacce da cittadini svizzeri» e di essere stato definito un «nazista». La rivelazione è giunta dopo che negli ultimi giorni l'uomo politico tedesco ha rilanciato le critiche contro il segreto bancario svizzero. SteinbrÜck ha paragonato una lista nera dei paradisi fiscali, e il suo carattere dissuasivo, a una «cavalleria» che farebbe paura agli «indiani». Il confronto, non proprio felice, ha fatto imbestialire gli svizzeri, o almeno una parte del Paese. Il ministero degli Esteri elvetico ha convocato l'ambasciatore tedesco a Berna (si veda Il Sole 24 Ore di martedì). Bild am Abend, un giornale popolare, ha definito il ministro: «Il brutto tedesco». Un deputato del partito democratico cristiano, Thomas MÜl-ler, ha paragonato SteinbrÜck «a quella generazione di tedeschi che marciava per strada vestita di cappotti di cuoio, stivali e bracciali». Il termine nazista è stato omesso, ma la definizione era chiara. Chissà se 20 o 30 anni fa un de-putato svizzero, membro centrista della coalizione al potere, avrebbe avuto il coraggio di fare paragoni simili? La fine della guerra è ormai lontana e molti europei si permettono di esprimersi in modo impensabile solo qualche decennio fa. Il Governo svizzero si è subito smarcato, tentando di calmare le acque. «Dovremo sederci a un tavolo - ha detto il ministro delle Finanze Hans- Rudolf Merz- e discutere dei problemi. è nell'interesse del nostro Paese. Non dimentichiamoci che la Germania è uno dei nostri principali partner commerciali». Non è la prima volta che SteinbrÜck, un amburghese di 62 anni dall'ironia corrosiva,provoca reazioni risentite. Qualche mese fa, le sue critiche al segreto bancario nel Liechtenstein avevano indotto il principe Hans-Adam II a definire la Germania di oggi un «Quarto Reich». Ieri anche dal Lussemburgo vi sono stati appelli alla calma. «è necessario trovare un tono che non sia più dettato dalla taglia degli Stati, ma dalle buone relazioni di cui abbiamo bisogno per affrontare l'attuale crisi finanziaria», ha detto il ministro del Tesoro Luc Frieden. Il premier Jean-Claude Juncker ha avvertito che una lista nera di paradisi fiscali comprendente Paesi dell'Unione sarebbe inaccettabile. è evidente che in un momento di grave crisi economica la Germania vuole tentare di recuperare evasione fiscale. Dietro all'atteggiamento del Governo c'è anche un calcolo elettorale visto che in Germania si vota in settembre: è probabile che gli attacchi ai paradisi fiscali, e alla Svizzera in particolare, siano apprezzati in alcuni settori del Paese. B.R. DIPLOMAZIA AL LAVORO L'Esecutivo elvetico sta cercando di calmare le acque dopo le accuse di nazismo rivolte al politico tedesco da un deputato

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Accordo sui progetti Ue (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-20 - pag: 9 autore: Il vertice di Bruxelles. Intesa vicina anche sull'aumento delle risorse per il Fondo monetario Accordo sui progetti Ue Sì al pacchetto energetico da 5 miliardi (400 milioni all'Italia) Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro inviato Niente nuovi stimoli per il rilancio dell'economia globale ma accordo sul pacchetto da 5 miliardi (400 milioni per l'Italia) per finanziare le infrastrutture energetiche). Nel vertice Ue che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe formalizzare la sua posizione da difendere il 2 aprile al G 20 di Londra, l'Europa torna dunque a rispondere picche all'America di Barack Obama proprio mentre la Fed pompa mille miliardi di dollari per dare ossigeno a una ripresa che continua a non ripartire. Tuttavia l'Europa non dice no al raddoppio delle riserve dell'Fmi, anzi mette sul tavolo un suo possibile contributo da 75 miliardi che però, salvo sorprese, non sarà formalizzato prima della riunione del G-20. «Stati Uniti ed Europa non dovrebbero lasciarsi distrarre nel loro sforzo di regolamentare i mercati finanziari da dispute artificiali sulle dimensioni dei rispettivi pacchetti di stimolo fiscale», ha tagliato corto ieri Angela Merkel arrivando a Bruxelles. «Abbiamo bisogno di cooperazione non di dispute fra noi. Non è il momento di prendere in considerazione ulteriori misure per la crescita. Non condivido per nulla questa idea. Le misure già varate devono diventare operative e devono avere il tempo per produrre i loro effetti». A due settimane dal vertice del G-20, il gran rifiuto del cancelliere tedesco non poteva essere più netto. Il suo contestuale richiamo all'urgenza di adottare nuove regole e riformare il sistema della vigilanza sui mercati finanziari, più che della cooperazione assomiglia alla ricerca della provocazione nei confronti degli americani che su questo secondo fronte continuano a mostrarsi molto cauti, anzi riluttanti. Merkel comunque non è affatto sola sulla linea del no. «Non capisco chi dice che l'Ue non fa abbastanza. Non si possono mettere a confronto Stati Uniti ed Europa. Noi abbiamo reti di sicurezza sociale molto solide. Gli Usa hanno enormi debiti», ha rincarato il premier olandese Jan Peter Balkenende. «Altro che nuovi pacchetti di stimolo. Il nocciolo di questa crisi è nel settore bancario. Dobbiamo trovare una soluzione sugli asset tossici invece di parlare di stimoli», ha avvertito il finlandese Matti Vanhanen. Sulla stessa linea si sono pronunciati quasi tutti, difendendo un piano di rilancio europeo pari al 3,3% del Pil, contro il 5,5 degli Usa. La Germania ha poi ribadito l'impegno alla solidarietà con i Paesi dell'Est che si trovassero in difficoltà, sempre secondo la formula del caso per caso. Mentre il primo ministro polacco Donald Tusk annunciava l'intenzione di battere cassa all'Fmi «non per aiuti ma per un prestito che consolidi la credibilità della Polonia sui mercati finanziari». Il sospirato accordo sulla spartizione dei 5 miliardi di fondi non spesi del bilancio comunitario è stato raggiunto grazie alla mediazione del premier ceco Mirek Topolanek, presidente di turno dell'Unione. Di fronte al rifiuto della Merkel di dare il via libera a un'intesa che conteneva progetti da realizzare non prima del 2011-13, quando invece l'esigenza del rilancio economico è immediata, la quadratura del cerchio è stata raggiunta introducendo il nuovo criterio della "maturità" delle iniziative da finanziarie. In questo modo è stato ripescato, soddisfacendo le richieste di Polonia, Ungheria, Bulgaria, il Nabucco (200 milioni), il gasdotto che convoglierà in Europa il metano del Caspio evitando la Russia ma che quasi certamente non vedrà la luce prima del 2013. Secondo il criterio della maturità tutti i progetti dovranno poter essere finanziari entro il 2010. Compreso il Nabucco, se vorrà restare sulla lista. Per l'Italia l'accordo di ieri prevede il finanziamento Ue dell'Itgi, il gasdotto Italia-Grecia– Turchia per la tratta che passerà sotto il canale di Otranto, l'interconessione elettrica Calabria-Sicilia, il Galsi, il gasdotto tra Algeria, Sardegna e Italia, l'impianto di cattura e stoccaggio del carbonio a Porto Tolle, l'interconnessione elettrica Italia-Malta. Soddisfazione è stata espressa dal Premier Silvio Berlusconi che ha commentato: «è andata bene, abbiamo ottenuto quello che volevamo ». In margine al vertice, è arrivata anche la notizia della probabile riconferma di José Barroso alla guida della Commissione Ue per un secondo mandato. Il via libera è giunto dalla riunione dei capi di Governo del Partito popolare, tra i quali Merkel, Berlusconi e Sarkozy. E con l'appoggio esplicito del presidente dell'Europarlamento, il popolare tedesco Hans-Gert PÖttering, che ha ipotizzato la conferma parlamentare di Barroso il 15 luglio, nel corso della prima sessione dopo le elezioni europee. L'annuncio di ieri dovrebbe porre fine alle voci che volevano invece a rischio la riconferma dell'attuale presidente della Commissione. adriana.cerretelli@ilsole24ore.com I DOSSIER Strada ormai spianata per la conferma di Barroso I leader dei Ventisette ribadiscono la contrarietà a ulteriori piani di rilancio Protagonisti. Da sinistra, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ieri al vertice di Bruxelles REUTERS

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Polemiche in Cina sul no a Coca-Cola (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-20 - pag: 11 autore: Pechino. Huiyuan Juice contro il Governo Polemiche in Cina sul no a Coca-Cola Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente China Huiyuan Juice Group piange e si dispera per il mancato matrimonio con Coca-Cola. «L'operazione avrebbe realizzato una serie di sinergie tra le due società, consentendo lo sviluppo di attività congiunte nel settore della produzione agricola e della trasformazione di succhi di frutta», avverte un comunicato diffuso ieri sera dal colosso cinese delle bibite. Per il quale, il day after al no del Governo cinese all'acquisizione di Coca-Cola è stato un giorno terribile: alla Borsa di Hong Kong, i titoli della società sono stati sospesi più volte per eccesso di ribasso, e hanno chiuso la seduta con una perdita del 20 per cento. Insomma, il mercato non ha gradito la bocciatura del takeover di Coca-Cola su Huiyuan Juice da parte di Pechino che, appellandosi alla legge antimonopolio, ha ritenuto che l'acquisizione avrebbe danneggiato sia la concorrenza, che i consumatori cinesi. A giudicare dai toni polemici del comunicato, non hanno gradito neppure gli azionisti di Huiyuan Juice. Reazione comprensibile. Lo scorso settembre, Coca-Cola aveva messo sul piatto 2,4 miliardi di dollari per acquisire la totalità del re dei soft drink cinesi, offrendo ai soci della società un ricco premio rispetto alle quotazioni di mercato. Il nocciolo duro di Huiyuan Juice (è composto da Zhu Xinli, presidente della compagnia, con il 36%; Danone con 23%; e il fondo di private equity americano Warburg Pincus con il 6.8%) aveva subito detto entusiasticamente di sì. Ma prima di far cassa e consegnare l'azienda nelle mani di Coca-Cola, serviva il semaforo verde del Governo. Che invece, mercoledì, ha impedito l'operazione, tirandosi addosso le critiche di protezionismo della stampa internazionale. Accuse che la Cina ha rinviato subito al mittente. «La decisione non è stata dettata da considerazioni di tipo protezionistico, ma rappresenta una valutazione oggettiva della legge antimonopolio», ha dichiarato ieri il portavoce del ministero degli Esteri. «La politica cinese di apertura verso gli investimenti stranieri non è mai cambiata ». MATRIMONIO MANCATO Dura reazione della società cinese: «Con lo sviluppo di attività congiunte l'operazione avrebbe consentito forti sinergie»

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Parma aiuta famiglie e imprese (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-20 - pag: 22 autore: Piani anti-crisi. Il Comune ha varato un pacchetto da 1,5 milioni di euro per sostenere i soggetti in difficoltà Parma aiuta famiglie e imprese Affitti agevolati, bonus nei supermarket, dilazioni sulle rate dei mutui Serena Uccello MILANO Dal latte in polvere alla frutta, dalla carne all'acqua minerale. Una trentina di prodotti di largo consumo e di prima necessità che già dai prossimi mesi alcuni cittadini di Parma avranno a prezzo scontato. Non tutti, ma quelli che nel corso di quest'anno perderanno il posto di lavoro o vedranno ridurre il proprio impegno oltre il 30 per cento dell'orario attuale. Oppure dipendenti in cassa integrazione, giovani coppie precarie, famiglie numerose con un reddito Ise inferiore ai 55mila euro, pensionati con un reddito inferiore a 560 euro. Il welfare si declina sul territorio con interventi concreti e su misura: ovvero convenzioni con le catene della grande distribuzione, canoni di affitto agevolati, sconti sui servizi sanitari, sostegno al credito per le piccole imprese,soprattutto quelle commerciali, e al reddito per le famiglie. Una strategia questa già tracciata da diverse amministrazioni locali ma che ora, a Parma, si concretizza in un piano completo strutturato su quattro pilastri e che tra le novità ha appunto, dopo le banche, il coinvolgimento in modo inedito delle grandi catene distributive. Il piano che l'amministrazione lancerà oggi fissa un ventaglio di azioni che saranno in parte operative già da aprile, in parte nei mesi successivi e che,per il momento,dureranno fino alla fine dell'anno. Un impegno dal punto di vista economico a carico delle casse comunali che tradotto in numeri ammonta a una cifra che oscilla tra il milione e il milione e mezzo. Si comincia dalla priorità per eccellenza e cioè la spesa. E così, grazie a una convenzione con le grandi catene, sarà possibile avere degli sconti aggiuntivi sui beni di prima necessità, oppure utilizzare buoni spesa. Più ossigeno inoltre ai canoni di affitto agevolati. Il Comune poi metterà a disposizione dei voucher spendibili per servizi come gli asili o i trasporti. «Con questo pacchetto, frutto di un monitoraggio nazionale ed europeo – spiega il sindaco Pietro Vignali – affrontiamo la crisi andando ad incidere là dove la gente mette mano al portafoglio, agendo sugli snodi della società in cui si possono stemperare le criticità perché non si acutizzino diventando croniche: il sostegno al consumo e al bisogno, il sostegno al credito e al reddito, il sostegno per l'accesso ai servizi, il sostegno all'Economia». Nell'ultimo anno le prestazioni dell'Inps,cassa integrazione e mobilità, sono cresciute del 18,7%a segnare un malessere che è arrivato anche qui,in uno dei territori finora più garantiti per quanto riguarda la qualità della vita e la tenuta economica, basti pensare che negli ultimi cinquanta giorni mediamente quaranta persone in più al giorno si sono rivolte alla mensa di Padre Lino. «In città - aggiunge Vignali – come la nostra, poi, da sempre attenta ad un'alta qualità dei servizi, questa crisi in fondo ha messo in evidenza alcune dinamiche che erano già presenti, ha acuito alcuni bisogni di cui già ci eravamo accorti e a cui stavamo già dando risposta. A dicembre, proprio mentre tanti Comuni faticavanoa chiudere il bilancio, noi abbiamo alzato la spesa per i servizi alle persone e alle famiglie, portandola dal 58,5 al 60%del totale del nostro bilancio. Di questo beneficiano in particolare le famiglie, che sono un soggetto vitale ma sotto stress e su cui da tempo stiamo costruendo welfare e tariffe dedicate ». Parallelamente ai lavoratori, in difficoltà anche le piccole imprese e, in particolare, gli esercizi commerciali. «Ci siamo resi conto – racconta Enzo Malanca,direttore dell'Ascom Confcommercio – che la crisi finanziaria rischiava di penalizzare le aziende sane. Da qui l'idea di proporre ad esempio uno slittamento delle rate del 2009 alla data di scadenza dei mutui ». Proposta attuata, grazie al coinvolgimento di Cariparma (prevista la presenza anche di altri istituti) che sarà allargata anche ai prestiti accesi dalle famiglie. Ma non solo: i pensionati potranno usufruire dell'accredito della pensione sul conto corrente con una settimana di anticipo e così i cassintegrati per quanto riguarda l'assegno dell'Inps. «Con questi interventi – ha spiegato il direttore generale di Cariparma Giampiero Maioli – rafforziamo le nostre iniziative di socialità finanziaria che abbiamo avviato già dalla scorsa estate», tanto che non è escluso che altri Comuni della zona possano seguire l'esempio di Parma. serena.uccello@ilsole24ore.com PER LE AZIENDE Unità produttive e commerciali potranno usufruire di sostegni al credito d'intesa con la cassa Cariparma

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Le grandi del credito. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-20 - pag: 41 autore: Le grandi del credito. Il bilancio all'esame del Consiglio che chiederà 4 miliardi di Tremonti bond Intesa non pagherà dividendo Alessandro Graziani MILANO N iente dividendi per gli azionisti di Intesa Sanpaolo. è questa la decisione che il consiglio di gestione, stando alle indiscrezioni della vigilia, sarebbe intenzionato a prendere oggi nell'attesa riunione di approvazione del bilancio 2008 della prima banca italiana. Una decisione che non sarebbe da mettere in relazione al risultato finale, atteso in utile malgrado l'impatto della crisi finanziaria ed economica, ma alla scelta di dare priorità al rafforzamento patrimoniale del gruppo. Scelta che si aggiunge a quella, ormai certa, di chiedere fino a quattro miliardi di Tremonti bond al Governo italiano. Entrambe le decisioni erano nell'aria da settimane, ma solo oggi saranno ufficializzate dal board di Intesa Sanpaolo. Sul tema del dividendo, l'amministratore delegato Corrado Passera aveva già anticipato al mercato– a metà novembre, in occasione della terza trimestrale –che Intesa Sanpaolo non avrebbe assegnato dividendo in contanti. Lasciando però in sospeso il tema di un eventuale distribuzione della cedola in azioni o della cancellazione totale del dividendo. Alla fine dei primi nove mesi del 2008 l'utile netto era stato di 3,8 miliardi. Anche ipotizzando che nel quarto trimestre sui conti si abbattano maxi-rettifiche e accantonamenti, il saldo di fine anno sarà ampiamente in utile. La non distribuzione del dividendo sarà dunque una scelta degli amministratori, che sembrano decisi a privilegiare il rafforzamento della dotazione patrimoniale escludendo in modo definitivo ogni ipotesi di aumento di capitale. Le grandi Fondazioni azioniste (dalla Compagnia Sanpaolo alla Fondazione Cariplo, dalla Carisbo a Cariparo e Cr Firenze) sarebbero già state sondate in merito a questa eventualità. E avrebbero accettato, in alcuni casi senza nascondere qualche malcontento, l'idea di rinunciare per un anno al dividendo privilegiando il rafforzamento della banca. Le erogazioni per l'anno in corso saranno comunque garantite dal fondo di dotazione alimentato dagli accantonamenti degli anni precedenti. Negli ultimi due anni, Intesa Sanpaolo aveva assegnato agli azionisti extra- dividendi grazie all'eccesso di capitale generato anche dalle plusvalenze sulla cessione di asset. In teoria, anche nel 2008 esisteva un ampio piano di cessioni (stimato a fine agosto in circa 8 miliardi di euro). Ma il crollo dei mercati, precipitati da settembre in poi a seguito del crack Lehman Brothers, hanno impedito al gruppo di procedere alla vendita di asset che, dati i prezzi, si sarebbe trasformata in una svendita. All'ordine del giorno del consiglio di Intesa Sanpaolo anche la questione Intesa Vita ( che oggi sarà affrontata anche dai board di Generali e Alleanza). Le Generali hanno già preannunciato lo scioglimento della joint venture e l'esercizio della put costerà a Intesa circa 700 milioni. In attesa della riunione del consiglio di oggi, in Borsa i titoli di Intesa Sanpaolo hanno frenato la rincorsa delle ultime sedute. E dopo una mattinata al rialzo, tanto da superare la quota dei 2 euro, nel finale hanno perso terreno chiudendo in calo del 3,6% a 1,84 euro. Più brillante, invece, la performance giornaliera di UniCredit che – dopo il +19% di mercoledì – ieri in Borsa ha guadagnato ancora il 6,24% a 1,225 euro. Il gruppo guidato dall'amministratore delegato Alessandro Profumo aveva annunciato mercoledì un risultato netto 2008 di 4,015 miliardi di euro, confermando l'assegnazione di un dividendo in azioni sulla base di 13 nuove azioni ogni 36 in circolazione. Archiviato il tema del rinnovo del presidente ( i grandi soci hanno convenuto che sarà confermato Dieter Rampl), sull'argomento è tornato ieri con parole chiare il vicepresidente di UniCredit Fabrizio Palenzona. «Siamo assolutamente favorevoli alla riconferma degli attuali vertici: lo eravamo in tempi negativi per i corsi borsistici e, a maggior ragione, lo siamo oggi». Aggiungendo che l'impegno del board è totalmente concentrato sul sostegno alla banca. «Non ci facciamo distrarre da queste cose – ha detto Palenzona, riferendosi al confronto sulla presidenza – il vero obiettivo è gestire al meglio una azienda così importante con UniCredit ». I MOTIVI La decisione sarà presa oggi non per ragioni legate ai risultati 2008, ma per garantire un ulteriore rafforzamento patrimoniale

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Brembo, cedola meno ricca (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-20 - pag: 42 autore: Automotive. Il rallentamento del secondo semestre pesa sui conti Brembo, cedola meno ricca MILANO Il secondo semestre ha pesato sui conti del gruppo Brembo lo scorso anno, ma la società conferma la distribuzione della cedola. L'esercizio si è chiuso con un utile netto in calo del 38,3% a 37,5 milioni di euro a fronte di ricavi saliti del 16,3% a 1,06 miliardi. L'anno ha registrato un andamento a due facce: il primo semestre ha visto ricavi in crescita del 24,4% «grazie a una crescita organica del 14% e al consolidamento delle società acquisite nei trimestri precedenti », si legge in una nota del gruppo. Nel secondo semestre, e soprattutto nel quarto trimestre dell'anno, Brembo ha risentito degli effetti della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento e ha accusato «una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetturee veicoli commerciali. La crescita dei ricavi negli ultimi sei mesi dell'anno è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (-3,1%). A livello di redditività il gruppo ha avuto un margine operativo lordo (Ebitda) nell'intero esercizio pari a attestato a 140,9 milioni, in miglioramento del 2,9%. E' aumentato poi del 43,1% l'indebitamento finanziario netto, salito a 337,4 milioni. Il consiglio di amministrazione proporrà all'assemblea degli azionisti, convocata per il 24 aprile, un dividendo da 0,225 euro per azione, in calo del 19,6 per cento. Quanto ai primi mesi del 2009, nel contesto che vede un andamento in calo del 22% delle immatricolazioni di auto in Europa e nella mancanza di segnali di ripresa «Brembo registra una forte riduzione degli ordini e, di conseguenza, continua ad adottare misure straordinarie per adeguare i volumi di produzione alla domanda». Proseguono quindi «le azioni finalizzate al contenimento di tutti i costi non correlati alla vendite, alla riduzione delle rimanenze, ad assicurare il rispetto dei termini di pagamento da parte dei clienti e al controllo degli investimenti». Il titolo Brembo ieri a Piazza Affari ha chiuso la seduta con una flessione dello 0,58% a 2,565 euro per azione. Mo.D. LE PROSPETTIVE I primi mesi del 2009 risentono dell'andamento delle immatricolazioni Proseguono le azioni di contenimento dei costi

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VenetoBanca cresce con l'Est Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-20 - pag: 45 autore: Nell'esercizio 2008 l'utile è salito del 25,6% e la raccolta del 15,7 per cento VenetoBanca cresce con l'Est Europa Claudio Pasqualetto MONTEBELLUNA Mentre molti sembrano gridare «attenti all'Est europeo», VenetoBanca sfodera dati in assoluta controtendenza a margine di un bilancio di gruppo che va a chiudersi con un utile netto in crescita del 25,6 per cento. La "nicchia" dell'Est – dove la holding di Montebelluna conta banche in Romania, Croazia, Moldavia e Albania – ha pesato come investimenti patrimoniali per 169,2 milioni, ma ha anche realizzato nel 2008 un utile netto di 27,8 milioni. «Abbiamo in quelle aree – dice l'a.d. di VenetoBanca holding Vincenzo Consoli – impieghi per 1,26 miliardi, pari al 7,7% di quelli dell'intero gruppo e sono nella quasi totalità coperti o da valori ipotecari doppi o da altre garanzie. Il dato delle sofferenze nette è ampiamente indicativo, visto che non superano lo 0,10%». «Ci sembra quasi –aggiunge Consoli – di operare in un altro Est rispetto a quello che molti indicano come terreno pericoloso per il credito e rimaniamo convinti che, pur nella prudenza che ci caratterizza, l'investimento fatto è valido e sicuramente sarà un'ottima base per ripartire dopo l'attuale momento di turbolenza dei mercati». Sarà comunque improntato al consolidamento – come conferma il presidente Flavio Trinca – l'immediato futuro di VenetoBanca holding che fa tesoro di un 2008 positivo. I dati di bilancio anticipati ieri indicano una crescita dei crediti alla clientela del 15,2% a 16,36 miliardi di euro, una raccolta diretta che aumenta del 15,7% a 16,25 miliardi e la indiretta che, influenzata dai mercati finanziari, scende invece del 10,3% a 9,67 miliardi. Il prodotto bancario lordo aumenta dell'8,3% a 42,28 miliardi e l'utile netto fa un balzo del 25,6% attestandosi a 116,5 milioni. «Numeri che confermano – spiega Consoli – una gestione oculata e attenta. Non abbiamo in carico alcun titolo tossico e su un portafoglio del valore di circa un miliardo siamo rimasi sotto la soglia dei 25 milioni di minus». Le sofferenze sono stabilizzate all'1,98% e gli impieghi, a conferma della forte attenzione a imprese e famiglie, continuano cresceredell'1% al mese anchea inizio 2009. Una situazione che porterà la holding a confermare un dividendo di 0,60 centesimi per azione e una rivalutazione dell'azione stessa che verrà stabilita il 31 marzo, ma che comunque dovrebbe assicurare ai soci un rendimento complessivo annuo superiore al 6 per cento. CONTI IN CONTROTENDENZA L'a.d. Consoli: «Profitti per 27,8 milioni solo nei Paesi orientali del Vecchio Continente. L'investimento fatto in quell'area è valido»

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Dalle Borse prove tecniche di svolta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: LANCETTE DELLECONOMIA data: 2009-03-20 - pag: 6 autore: Anti-crisi. Da tassi a lunga, mercati azionari, alcuni prezzi di materie prime e indici di attività arrivano segnali di stabilizzazione dell'economia Dalle Borse prove tecniche di svolta Le forti misure di aumento della liquidità e di bilancio devono ancora esplicare tutti gli effetti di Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi Indicatori reali Quanto è lontana la svolta? La ripartenza dell'economia sarà graduale o ci sarà un brusco rimbalzo? Le due domande arrovellano imprese, famiglie e analisti della congiuntura. Già il fatto che vengano poste è un sintomo di miglioramento dello scenario: si dà per scontato che la fase più acuta della crisi è quella che stiamo vivendo e che, contrariamente a molti annunci di rinvio dei primi vagiti della ripresa al 2010, i primi passi avanti si potranno vedere nella seconda metà del 2009. Magari saranno timidi, corti e incerti, ma dopo i lunghi arretramenti di fine 2008 e inizio 2009 sarà già un grande progresso, in grado di far coagulare di nuovo la fiducia e dare uno slancio forse superiore all'atteso. Anche perché i livelli attuali di attività industriale sono molto contenuti, soprattutto in alcuni settori. Dal picco del ciclo, toccato a cavallo tra 2007 e 2008, la produzione industriale si è ridotta del 31% in Giappone, del 20,5% in Spagna, del 19,5% in Germania, del 15,5% in Italia, del 14% in Francia. Nel Regno Unito e negli Usa le diminuzioni sono state attorno all'11%. Sono tonfi impressionanti in assoluto e soprattutto perché concentrati negli ultimi mesi. Sono per giunta medie che nascondono tracolli anche superiori al 50% in alcune attività, in particolare nelle filiere dell'automotive (specie mezzi pesanti)e dei beni di investimento. Contrazioni simili derivano dalla caduta della domanda guidata dal panico post Lehman Brothers. Se mantenuti nel tempo gli attuali livelli produttivi comportano la chiusura di molti impianti e il fallimento di molte imprese; il ridimensionamento della capacità produttiva renderebbe più ardua e lenta la risalita. Ma questa violenta discesa può essere vista anche come una temporanea compressione che racchiude un potenziale scatto in avanti appena la domanda finale si risveglierà. Il discrimine tra le due vie di uscita dalla recessione, una molto lenta e graduale e una più repentina e forte, è nel comportamento anzituttodei consumatori e nella tempistica della reazione del sistema economico ai numerosi stimoli che sono nella pipeline ormai da qualche tempo: il risparmio sulla bolletta energetica (che secondo l'Aie è di mille miliardi di dollari nei Paesi importatori di petrolio), la riduzione dei tassi di interesse ( a quella descritta dai tassi ufficiali si aggiunge l'espansione quantitativa), le misure di bilancio con tagli delle tasse, maggiori spese pubbliche e incentivi settoriali (sebbene non nella stazza consigliata da Fmi e Commissione Ue e non abbastanza coordinati), la frenata dell'inflazione anche oltre l'effetto meccanico dei minori costi delle materie prime. Come sempre occorre qualche trimestre prima che i benefici si facciano sentire appieno. Ma nella seconda metà del 2009 sarà trascorso sufficiente tempo perché comincino a essere efficaci. Soprattutto, c'è da chiedersi se la psicosi da crisi sia duratura. Quanto a lungo i consumatori sono disposti a rinunciare agli acquisti? L'astinenza, quando non sia forzata, non è una vocazione molto diffusa. Finora gli indicatori di attività (in particolare i Pmi) sono in profondo rosso (anche se hanno smesso di peggiorare), indicando il proseguimento della flessione della produzione a ritmisostenuti e ciò proseguirà ancora per un po'. E permangono rischi al ribasso: l'evoluzione delle economie dei Paesi emergenti con le loro ricadute finanziarie e reali; l'esplosione della bolla immobiliare con riduzione dell'attività delle costruzioni; l'aumento della disoccupazione che mina la fiducia e il reddito spendibile delle famiglie; le conseguenze della diminuzione della ricchezza a causa delle perdite patite in Borsa, le difficoltà dei bilanci delle banche che intralciano il credito. Contrariamente ai mesi passati, oggi, tuttavia, le notizie congiunturali non sono più univocamente negative. Le buone nuove sono: i commerci di materie prime in recupero (Baltic Index quasi triplicato), le vendite al dettaglio in Usa sorprendono per tenuta, in Cina la produzione industriale ha ricominciato a salire, la reazione agli incentivi per l'auto in Europa è stata rapida. Le previsioni per il 2009 vengono ancora annunciate in ribasso. è logico: nel volgere di poche settimane la realtà ha superato, in peggio, la fantasia degli analisti e ha reso obsolete le stime. Ma ora potrebbe accadere l'opposto e questa tornata di revisioni all'ingiù potrebbe essere l'ultima. Inflazione Le materie prime si sono stabilizzate e, in alcuni casi, sono tornate a salire. Più che preoccupare per i riflessi sui prezzi finali, che invece continueranno a registrare le conseguenze delle precedenti cadute delle commodity, è un altro segno di stabilizzazione dell'economia globale. I prezzi al consumo sono ovunque freddi e le variazioni annue scenderanno ancora, grazie al confronto favorevole con i rincari registrati fino all'estate del 2008 a causa della bolla petrolifera. Tassi d'interesse, valute, moneta La politica monetaria della Fed continua a stupire per fantasia e audacia. Mentre gli altri policy maker americani sono ipnotizzati dal circo mediatico sui bonus dell'Aig, gli adulti responsabili della Banca centrale Usa non si limitano a pescare nella cassetta degli attrezzi quelli più adatti a contrastare la crisi. Ne creano dei nuovi, senza paura di rompere tabù, senza paura di esser tacciati di ricorrere a misure da economia di guerra, senza paura di inoltrarsi in terre incognite e sfidare i pericoli di inflazione.L'acquisto di titoli pubblici a lunga, il raddoppio di acquisti di obbligazioni coperte da mutui, i programmi di prestito per sbloccare le giunture di angoli anchilosati dei mercati finanziari stanno facendo lievitare l'attivo del bilancio della Federal Reserve, scrivendo inediti capitoli nelle politiche di espansione quantitativa della moneta. E se tutto questo ha offeso il dollaro, poco male: il biglietto verde si era rafforzato troppo e ora va verso una normalizzazione. IL SOCCORSO Bruciando i tempi, la Fed è passata alla "fase 2" della politica di espansione quantitativa comprando titoli pubblici a lunga

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Politi (Cia): anche per le Pmi agricole il credito è difficile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESEMERCATI ITA data: 2009-03-20 - pag: 27 autore: Politi (Cia): anche per le Pmi agricole il credito è difficile Ernesto Diffidenti ROMA Un miliardo di euro per salvare 250mila imprese agricole dal crack e oltre 2 milioni di terreni coltivati dall'abbandono. La Confederazione italiana agricoltori-Cia è scesa in piazza a Montecitorio, la seconda volta in pochi giorni, per chiedere al Governo «soldi veri» e interventi concreti al pari degli altri settori produttivi. «La situazione è critica – dice il presidente, Giuseppe Politi – servono misure incisive, perché i produttori agricoli in questi ultimi anni hanno subito danni reali con il taglio dei redditi, la perdita di competitività e la riduzione degli investimenti». Centinaia di manifestanti, dunque, hanno gridato che la crisi dell'agricoltura «non è qualcosa di virtuale» e hanno distributo migliaia di banconote, ovviamente «finte», per richiamare l'attenzione del mondo politico sulla crisi dell'agricoltura proprio mentre nell'Aula si discute il decreto sulle quote-latte e il fondo di solidarietà per le calamità naturali. Mancano all'appello oltre 300 milioni di euro per cui non è stata trovata copertura finanziaria nell'ultima manovra economica. «Siamo costretti a manifestare davanti a Montecitorio per ottenere qualcosa – spiega Politi – e ci allarma la tranquillità del ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, richiamato dagli stessi parlamentari della maggioranza a farsi sentire con più decisione dal collega dell'Economia, Giulio Tremonti ». E allora «ci rivolgiamo direttamente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi - continua il presidente della Cia - affinché garantisca alle nostre aziende gli strumenti necessari per superare un'emergenza che non ha eguali negli ultimi trent'anni». L'auspicio delle imprese agricole è una repentina inversione di rotta rispetto alle misure adottate finora, comunque giudicate «poche e inefficaci ». D'altra parte le difficoltà sono sempre più stringenti e accanto ai pesanti costi produttivi, ai gravosi oneri contributivi e burocratici, si sono sommati altri problemi. «Prima di tutto – sottolinea Politi – quello del mancato rifinanziamento del fondo nazionale di solidarietà per le calamità naturali. Un aspetto che rischia di divenire drammatico». Gli agricoltori che in questi mesi hanno subito danni dal maltempo rischiano «di non avere alcun risarcimento con conseguenze devastanti per i bilanci che già, nel 2008, hanno chiuso in rosso». A questa situazione si aggiungono i contraccolpi legati alla crisi finanziaria. Nel 2008, sottolinea la Cia, i prestiti bancari alle imprese agricole sono cresciuti del 15%; a conti fatti gli agricoltori sono indebitati con le banche per oltre 4 miliardi di euro. Un peso notevole per gli agricoltori che, negli ultimi mesi, fanno fatica a ristrutturare il debito anche per la decisa stretta creditizia da parte della banche. «Le nostre imprese continuano ad essere guardate con sufficienza- conclude Politi- . Chiediamo, invece, più attenzione e un tavolo tra Governo, Abi e i rappresentanti del mondo agricolo». APPELLO A BERLUSCONI L'accusa del presidente: siamo come gli altri settori produttivi dell'economia, servono interventi per la competitività

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ROMA Il Consiglio di Amministrazione di Cementir Holding, presieduto da Francesco Caltagirone Jr., ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 20 Marzo 2009 Chiudi ROMA Il Consiglio di Amministrazione di Cementir Holding, presieduto da Francesco Caltagirone Jr., ha esaminato e approvato il progetto di bilancio dell'esercizio chiuso al 31 dicembre 2008. Ricavi a 1,09 miliardi, margine operativo lordo a 209,2 milioni, utile netto di gruppo a 65,3 milioni e dividendo di 8 centesimi, sono i principali risultati. «I ricavi delle vendite afferma il comunicato del gruppo registrano una flessione del 4,8% per effetto del calo della domanda su tutti i principali mercati geografici di riferimento. Il rallentamento dell'economia globale, già visibile all'inizio del 2008, si è accentuato nell'ultimo trimestre per effetto del trasferimento all'economia reale della crisi finanziaria internazionale». Il margine operativo lordo ed il reddito operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% «rispetto ai corrispondenti valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è dovuta alla discrasia tra costi e ricavi prosegue il comunicato che si è venuta a creare principalmente nella seconda metà del 2008: i prezzi e le quantità di vendita sono diminuite repentinamente, mentre i costi energetici sono scesi a ritmi più lenti per effetto della dinamica differita del costo delle materie prime a cui sono legati. L'utile ante imposte passa a 92,2 milioni da 199,4 milioni dell'esercizio precedente.

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I leader europei gelano Obama <No ad altri soldi> (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-20 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE I leader europei gelano Obama «No ad altri soldi» I Ventisette: «Già fatti sforzi enormi» Verso un raddoppio dei fondi per l'Est Berlusconi: «Quello che noi stiamo preparando è molto più creativo di quello che stanno facendo gli altri Paesi» DAL NOSTRO INVIATO BRUXELLES — L'Unione europea resta preoccupata dalla crisi in corso e dalla diffusione dei titoli tossici delle banche. Pertanto considera possibile aumentare subito i piani di intervento per soccorrere soprattutto alcuni Paesi dell'Est in difficoltà. La dotazione per le emergenze potrebbe essere oggi raddoppiata da 25 a 50 miliardi dal Consiglio dei capi di Stato e di governo dell'Ue. Ma nella prima giornata del summit a Bruxelles non sono state sostanzialmente accolte le sollecitazioni a interventi supplementari, arrivate dagli Stati Uniti e dalle manifestazioni di protesta in Francia. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha invitato a valutare gli effetti degli interventi già stanziati dai singoli governi, prima di considerare ulteriori misure e ha esortato a dare all'esterno un «segnale di unità». Il rischio di tracollo di Paesi membri non solo dell'Est sarà affrontato comunque «caso per caso», anche raddoppiando la dotazione del Fondo monetario di Washington. Ulteriori interventi li ha promessi il premier Silvio Berlusconi sostenendo che «quello che noi stiamo preparando, in aggiunta al già fatto, è molto più creativo di quello che stanno facendo gli altri Paesi a noi collegati». Berlusconi, accompagnato al summit dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal responsabile della Farnesina Franco Frattini, intende anche dare «qualche idea agli altri e sono sicuro che saremo ascoltati con molta attenzione ». Alle pressioni provocate dalle proteste di piazza in Francia ha risposto il presidente della Commissione europea Josè Manuel Barroso garantendo che «la disoccupazione è la prima priorità che dobbiamo affrontare » e rinviando al summit Ue straordinario sull'argomento, organizzato dalla presidenza ceca di turno per il 7 maggio prossimo a Praga. La Merkel ha allentato le sue riserve sulla spesa di cinque miliardi comunitari in infrastrutture Ue energetiche e per la banda larga, superando l'opposizione al gasdotto Nabucco (concorrenziale con il progetto russo- tedesco North Stream). La Germania ha preteso che i fondi vengano elargiti solo se impegnati nel 2009-2010. L'accordo è stato considerato positivo da Berlusconi per i circa 400 milioni destinati a infrastrutture d'interesse italiano. Il Consiglio ha poi concordato linee guida sulla maggiore trasparenza e sui controlli necessari per ridare credibilità ai mercati finanziari in vista del vertice G20 in programma il 2 aprile prossimo a Londra. Il prem ier lussemburghese Jean-Claude Juncker ha provato a frenare l'attacco ai paradisi fiscali e al segreto bancario. Ma Francia, Germania, Italia e Gran Bretagna hanno assoluto bisogno di recuperare gli enormi capitali occultati nelle piazze offshore. Sorridenti Sarkozy, Merkel e il presidente della Commissione Ue Barroso. A destra, la greca Bakoyannis con il ceco Schwarzenberg Ivo Caizzi

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LEGACOOP apre la borsa per i propri associati e mette sul tavolo un milione di eu... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Imola)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

IMOLA pag. 2 LEGACOOP apre la borsa per i propri associati e mette sul tavolo un milione di eu... LEGACOOP apre la borsa per i propri associati e mette sul tavolo un milione di euro come aiuto straordinario per superare la crisi. «Chiamiamola finanziaria locale ha detto il presidente di Legacoop Imola Sergio Prati : è inutile continuare a parlare di misure del Governo e aspettare che qualcuno faccia qualcosa. Stiamo attraversando una crisi globale, e se vogliamo difendere le imprese locali, l'unica via è che ognuno faccia qualcosa». La tempesta perfetta, cioè la crisi finanziaria che presto si è trasformata in economica, abbattendosi sulle imprese, è arrivata a toccare cooperative e piccole e medie imprese, e Legacoop cerca di fare scudo «per tutte quelle imprese sane, che improvvisamente hanno visto diminuire il loro fatturato del 30 per cento. Si tratta di realtà che funzionano, una volta passata la bufera potrebbero essere come e più forti di prima, ed è per questo che vanno sostenute. Inoltre continua Prati dobbiamo a tutti i costi evitare che i lavoratori, bene primario di ogni azienda, si allontanino dalla propria realtà lavorativa: andrebbero disperse energie e competenze, che quando la crisi passerà, e passerà, saranno essenziali per ripartire con forza». I settori al momento più in crisi sul nostro territorio sono quello ceramico e quello logistico, ma anche la situazione dei trasportatori per artigiani e delle pulizia non è rosea. DUE I PUNTI sui quali si concentra l'intervento di Legacoop: l'accesso al credito e gli ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda la liquidità, «l'ossigeno di cui le imprese hanno bisogno», verrà messa in piedi una sede per selezionare le imprese più meritevoli di credito. La selezione è fatta sì in base a fatturato e utili, ma si basa anche sulla conoscenza diretta dell'impresa in questione. I parametri per accedere al credito sono quelli fissati dall'Ue per le piccole e medie imprese, e riguardano quindi le aziende con un massimo di 250 dipendenti, un fatturato fino ai 50 milioni di euro, e un totale di bilancio inferiore ai 43 milioni di euro. Nel caso del nostro territorio, si parla della quasi totalità delle imprese, circa il 90 per cento. L'ATTENZIONE di Legacoop è concentrata anche sugli ammortizzatori sociali. Finora sono molto scarse le realtà che non ne potrebbero usufruire: «Si parla di una trentina di persone fra tutti e dieci i comuni imolesi. Ma la situazione potrebbe aggravarsi». Tra le misure messe a punto da Legacoop, Prati non ha contemplato l'azione fatta da Camst, quella cioè, di ridurre gli stipendi dei dirigenti del 10 per cento. «Dicono che se le coop imolesi non si comportano come la Camst non sono vere coop. Penso che chi ha fatto queste affermazioni non sappia neanche di cosa parla». Eleonora Grossi

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Export mai così dall'86 meno 25,8% (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-20 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Commercio estero Export mai così dall'86 meno 25,8% Crollo delle esportazioni italiane: a gennaio nel complesso sono diminuite del 25,8% rispetto a gennaio 2008 e del 5,9% rispetto a dicembre. Lo comunica l'Istat, spiegando che a livello tendenziale è il dato peggiore dall'86. Le importazioni sono diminuite del 24,1% rispetto a un anno prima e dell'1,5% rispetto a dicembre. Il saldo è stato negativo per 3.585 milioni. Sul commercio estero un monito contro il protezionismo è arrivato ieri da Emma Marcegaglia ( nella foto): «Per un Paese come l'Italia, che vive di esportazione, il protezionismo rischia di essere fatale».

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Bankitalia e le quattro ispezioni (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-20 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Indiscreto Bankitalia e le quattro ispezioni è il tema di cui si discute di più da quando la crisi finanziaria ha toccato le imprese: il credito che le banche erogano alle aziende. E proprio in questi giorni gli ispettori della Banca D'Italia hanno dato una stretta alle verifiche ordinarie sui crediti avviate in quattro istituti: Unicredit, Intesa San Paolo, Monte dei Paschi di Siena e Banco Popolare. Si tratterebbe di un'ispezione di «routine» che dovrebbe concludersi entro Pasqua, prima dell'inizio della stagione delle assemblee societarie. Gli ispettori stanno verificando i modelli di concessione del credito e le posizioni detenute in portafoglio. Un tema, quello delle attività di prestito che nell'ultima audizione è stato sottolineato dallo stesso Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Il quale ha invitato i banchieri ad essere lungimiranti, prudenti e attenti alla qualità del credito, senza per questo rinunciare al loro compito di finanziare l'economia.

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Unipol, niente dividendo. Ma il titolo sale (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-20 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Unipol, niente dividendo. Ma il titolo sale (g.fer.) — Lo scorso anno si era discusso per mesi sulla «riserva di liquidità» di Unipol e sulla sua possibile destinazione. Oggi quella riserva diventa preziosa. E, anche se i risultati del 2008 non sono positivi (l'utile netto è sceso del 74,5%, tanto da indurre il cda a sospendere il dividendo), quelli del 2009 saranno «significativamente migliori », come dicono gli stessi amministratori. Il titolo Unipol è stato ieri protagonista a Piazza Affari, con il prezzo di riferimento in crescita del 13,08%. A convincere gli investitori è stato anche l'annuncio che l'amministratore delegato Carlo Salvatori non lascerà la società.

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Indici ancora su, scatto di Fiat (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-20 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa Indici ancora su, scatto di Fiat di Giacomo Ferrari Scambi record Il controvalore degli scambi è balzato a 2,9 miliardi di euro, record dell'anno Nel corso della seduta gli indici di Piazza Affari sono arrivati a guadagnare fino al 4%, ma alla fine, complici le incertezze di Wall Street, si sono ridimensionati (+2,01% il Mibtel, +1,91% l'S&P-Mib). Non tanto, però, da far perdere il forte vantaggio su quelli delle altre Borse europee. Si sono improvvisamente risvegliati anche gli scambi (ieri 2,9 miliardi di euro, record per il 2009). I maggiori rialzi fra i valori più capitalizzati li hanno realizzati Unipol e Fiat, con i rispettivi prezzi di riferimento saliti del 13,08% e del 9,91%. La compagnia assicurativa bolognese ha comunicato ieri i risultati di bilancio e la rinuncia dell'ad Carlo Salvatori a lasciare l'incarico. Quanto a Fiat, si parla di segnali di ripresa per il mercato dell'auto, soprattutto in Brasile. Non solo: si sta avvicinando la scadenza (31 marzo) entro la quale il governo Usa dovrà pronunciarsi sull'alleanza con Chrysler e l'ottimismo cresce anche su questo fronte. Un altro comparto in ripresa è stato quello petrolifero, con Eni (+4,15%), Tenaris (+4,56%) e soprattutto Saipem (+7,03%). Tra i bancari si sono distinti in particolare Unicredit (+6,24%) e Mediobanca (+5,17%), mentre hanno cambiato direzione Intesa- Sanpaolo (-3,66%) e Banco Popolare (-2,46%) dopo un avvio positivo. Bene anche Generali (+4,83%) e Alleanza (+5,52%), mentre sul fronte dei segni negativi, ancora in discesa Fastweb (-3,54%) e, soprattutto, l'Espresso (-6,52%). Maglia nera, invece, per Seat Pagine Gialle (-10,14%). Stabile Tiscali, il cui cda come previsto ha cooptato Renato Soru. Consob, infine, ha riammesso un titolo «storico»: Richard Ginori.

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Il conto in banca? Ti aiuta il filantropo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-20 num: - pag: 44 categoria: REDAZIONALE Visti da lontano di Massimo Gaggi Il conto in banca? Ti aiuta il filantropo L icenziata da una banca di New York che, come tante, riduce il personale, Laura Rodriguez si sfoga: «Sono nei guai, ma almeno non dovrò sopportare più gli sguardi di riprovazione della gente quando dico dove lavoro». Laura era un'impiegata di sportello, non un banchiere, ma in tempi di prestiti erogati col contagocce, di sistema creditizio salvato coi soldi dei contribuenti e di pingui «bonus» elargiti ai manager, la furia populista dilaga: la distinzione tra bancario e banchiere diventa un cavillo. Eppure mai come oggi negli Usa la banca svolge un ruolo sociale, tanto che aiutare i cittadini meno abbienti ad aprire un conto in un istituto è diventato uno degli obiettivi principali delle fondazioni filantropiche. Quella di Bill Clinton sta lavorando da dicembre col governatore Arnold Schwarzenegger per aiutare le famiglie californiane — l'11% del totale — che non hanno rapporti con le banche ad aprire un conto. E ora Clinton promette di fare altrettanto anche in altri «punti caldi» del Paese, da Boston a Miami, da New York a Seattle. Chi è fuori dal circuito bancario — poveri, persone che in passato hanno tardato a saldare i debiti, immigrati spesso clandestini — è infatti costretto a servirsi di canali alternativi che nella migliore delle ipotesi impongono una tariffa di 40 dollari o più per cambiare un assegno, nella peggiore sconfinano nell'usura. La Brookings Institution, il più autorevole centro studi dell'area progressista, ha calcolato che, in media, un lavoratore a tempo pieno che usa canali alternativi a quelli delle banche, nell'arco della vita spende 40 mila dollari in tariffe e diritti vari: una cifra che, se investita, gli garantirebbe almeno dieci anni di decorosa pensione. Nella sola Los Angeles i cosiddetti «unbanked» versano ogni anno 150 milioni di dollari alle agenzie che cambiano assegni, trasferiscono pagamenti o fanno piccoli crediti: una cifra quattro volte superiore a quello che lo Stato spende in città per riqualificare la manodopera. Con la crisi finanziaria il problema si aggrava: 30 milioni di americani — uno su dieci — non ha accesso alle banche, mentre altri 44 milioni non usano gli strumenti creditizi di cui, pure, dispongono. Anche la recente stretta sulle carte di credito contribuisce a spingere molti verso i servizi offerti da agenzie private. Costosi sì, ma meno delle penali applicate dalle banche per i ritardati pagamenti, spiega chi ha scelto di rinunciare ai servizi bancari. Ci si può, insomma, allontanare dalla banca anche per scelta consapevole, oltre che a causa di debiti non saldati. Ma il problema ha comunque ormai assunto rilevanza sociale. E i filantropi intervengono perché il reddito è solo uno dei fattori considerati al momento di erogare un prestito: a Los Angeles, ad esempio, i bianchi sono il 24 per cento dei cittadini a basso reddito, ma solo il 2 per cento di quelli senza conto in banca. Un nero su quattro e addirittura il 75 per cento degli ispanici, invece, non hanno mai messo piede in una filiale, anche se hanno un lavoro e un reddito stabile. \\ In 30 milioni non hanno accesso al sistema creditizio e pagano cari i canali alternativi massimo.gaggi@rcsnewyork.com

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MA L'ANSIA SUL FUTURO VA COMPRESA (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - ROMA - sezione: PRIMA PAGINA - data: 2009-03-20 num: - pag: 1 autore: di ERALDO AFFINATI categoria: REDAZIONALE IL MOVIMENTO E LE REGOLE MA L'ANSIA SUL FUTURO VA COMPRESA R iparte, fra clamori e fuochi d'artificio, la protesta degli studenti romani che, dopo gli scontri alla Sapienza, potrebbe confluire nella manifestazione del 28 marzo su lavoro e welfare. Non sono pochi a temere che la prossima stagione dell'Onda, visti gli spiriti piuttosto esacerbati, rischi di trasformarsi in uno tsunami. Le contraddizioni in cui si dibatte l'economia planetaria non aiutano di certo a distendere gli animi: ancora una volta nell'Urbe si specchia il globo terracqueo. Senza entrare nel merito tecnico delle polemiche sui limiti di spazio e di modo che le recenti norme varate in prefettura impongono ai cortei cittadini, dovremmo tuttavia riflettere sul senso da attribuire a tali provvedimenti. Sappiamo bene che molti dei giovani che scendono in piazza contro i tagli all'istruzione, oppure per affiancare chi si preoccupa del posto di lavoro, sono cresciuti nel vuoto politico, senza sentirsi rappresentati dai personaggi, vecchi e nuovi, di ogni pasta ideologica, di qualsiasi struttura organizzativa, che vedevano sfilare in televisione: mentre questi ultimi rilasciavano serissime dichiarazioni ufficiali, tese a incoraggiare le magnifiche sorti e progressive, loro si preparavano per il futuro sapendo in anticipo quali difficoltà avrebbero incontrato se non avessero avuto una famiglia di riferimento alle spalle. Proprio per questo dovremmo comprendere l'ansia che oggi li spinge a far sentire la loro presenza a tutti quelli che, invece, sono ben sistemati sugli scranni, grandi e piccoli, semplici e prestigiosi, dai quali, in verità, si staccherebbero solo se obbligati, a forza, comunque con orrore e non senza raccapriccio. Tutti siamo d'accordo nel porre freno allo sdegno legittimo nel caso diventi rabbia incontrol-lata, ci mancherebbe altro, ma se, in un mondo dove ognuno può parlare, con accortezza oppure a vanvera, impediamo agli studenti di esprimere le proprie ragioni, delimitando il territorio urbano col gessetto, dovremmo allora prepararci a sostenere un urto ancora maggiore da parte di chi non accetta che la crisi finanziaria venga pagata solo dai più deboli.

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Swatch e la sorpresa Italia: <Vendiamo di più> (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Cronache - data: 2009-03-20 num: - pag: 31 categoria: REDAZIONALE Orologi Calo in tutta Europa, tranne che nel nostro Paese. Il presidente del gruppo: ottimisti e liberi dalle banche Swatch e la sorpresa Italia: «Vendiamo di più» MILANO — A guardare i dati della Federazione Svizzera dell'Orologeria c'è poco da stare allegri, tranne per quanto riguarda (sorpresa!) l'Italia. Nella classifica dei primi sei Paesi importatori vengono considerati positivi il -5,5% della Francia (gennaio 2009 rispetto allo stesso mese delle scorso anno) e il - 8,3% della Germania, mentre per Hong Kong (-12%), Usa (-28,5%) e Giappone (-24,2%) si può parlare di una severa batosta. L'Italia, quinta in classifica, prima della Germania, si difende benissimo con il suo 0,6% in positivo, specialmente mettendolo in relazione al calo mondiale, che è, globalmente, del 21,5%. Sono questi i dati sui quali viene misurato il bilancio di Swatch Group per il 2008, presentato a Ginevra. «A onor del vero — esordisce Nick Hayek, presidente della direzione generale del più potente gruppo orologiero svizzero — anche febbraio è stato fortemente negativo per la maggior parte del mondo, mentre a marzo alcuni Paesi, in Medio Oriente ed Europa, sembrano risalire la china. Ma non ci aspettiamo grandi risultati a breve termine, anche se riteniamo che la crisi non sarà poi tanto lunga specialmente per aziende come la nostra, poco indebitata con le banche (oltre il 75% del capitale è cash) e in possesso di un know how totale che ci consente di gestire direttamente la filiera produttiva, dal progetto al compratore». Le cifre salienti del 2008 parlano di un fatturato lordo che sfiora i sei miliardi di franchi svizzeri (+0,4 rispetto all'anno precedente) che però si traduce in un risultato netto di 838 milioni di franchi svizzeri, in calo del 17,4%. «Ma — riprende Hayek — si tratta di un calo dovuto essenzialmente al rapporto sfavorevole nel deprezzamento di parecchie valute nei confronti del franco svizzero. Laddove il cambio è sostanzialmente stabile, come nel caso dell'euro, i risultati sono decisamente migliori. Anche per questo abbiamo deciso di distribuire un dividendo identico a quello dell'anno precedente, che era stato ottimo». Nessuna crisi, quindi? «La crisi finanziaria c'è e si sente, ma siamo ottimisti. Non a caso abbiamo messo in mobilità parziale solo 30 dei nostri oltre 30.000 dipendenti (e contiamo di riassorbirli a giugno), abbiamo iniziato la produzione di due nuovi movimenti cronografici, entrambi innovativi, e stiamo investendo in nuove tecnologie relative alle batterie, alle celle solari e all'energia ricavata dall'idrogeno. Siamo molto attenti al futuro e riteniamo che se anche per un certo periodo i nostri utili dovessero diminuire un po' non sarà un gran male. Meglio mantenere l'occupazione e continuare, come abbiamo sempre fatto, a controllare tutte le fasi della produzione, senza far ricorso a fornitori esterni. Il tutto, ovviamente, continuando a dipendere il meno possibile dalle banche ». E l'Italia? Florence Ollivier- Lamarque, nel consiglio d'amministrazione come responsabile per i mercati francese, spagnolo e, appunto, italiano, sorride: «La situazione spagnola sembra essere piuttosto pesante, ma per quanto riguarda la Francia e l'Italia il discorso è completamente diverso. Forse perché i nostri Paesi sono più abituati a vivere periodiche crisi, il che ci porta ad essere meno indebitati di quanto non accada altrove e a reagisce senza isterismi, contraendo i consumi, ma senza esagerazioni. E in momenti come questo è la cosa migliore da fare». Augusto Veroni

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di NINA REVERBERI QUATTRO CASTELLA UN SOS ... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

SANT'ILARIO, MONTECCHIO E VAL D'ENZA pag. 20 di NINA REVERBERI QUATTRO CASTELLA UN SOS ... di NINA REVERBERI QUATTRO CASTELLA UN SOS lanciato dall'Uganda: i fondi scarseggiano e la missione non potrà più aiutare bambini malati di Aids. A lanciare l'appello è Elena Malvezzi della parrocchia di Sant'Antonio di Reggio, originaria di Quattro Castella, volontaria dei Comboniani presso la missione "Comboni Samaritans" di Gulu, città nel Nord Uganda, devastata da una feroce guerra durata più di 20 anni e che ha avuto come protagonisti migliaia di bambini soldato. "Purtroppo scrive Elena in una accorata lettera la crisi finanziaria mondiale sta avendo un impatto pesantissimo anche sulla nostra missione. Il taglio dei contributi da parte dei donatori abituali, compromette soprattutto, nell'immediato, il progetto di istruzione e formazione dei giovani, in quanto, per l'anno scolastico in corso, molti studenti, sono rimasti senza sponsor. Di conseguenza oltre a non poter più ammettere al programma educativo nuovi ragazzi, siamo costretti, con dolore, a doverne escludere 414 dal progetto, già inseriti, per mancanza di fondi. Oltre a questo prosegue la giovane volontaria si aggiunge la necessità impellente di costruire o riparare varie abitazioni, per bambini capi-famiglia, gruppi familiari dei bambini/e orfani che vivono soli con fratelli e sorelle e di dover provvedere a varie emergenze quotidiane, ma la situazione non ce lo consente". Oggi la missione comprende diversi settori. Il dipartimento giovani si occupa di prevenzione contro l'Aids, la delinquenza e l'alcolismo. Il dipartimento salute si occupa della cura di circa 8.000 malati di Aids, di cui 2.700 in terapia anti-retrovirale e tra questi ultimi, 275 bambini. Il settore dell'educazione si occupa della scolarizzazione di circa 1.250 tra bambini/e e ragazzi/e, grazie ad un programma di adozioni a distanza. Nella cooperativa operano 160 persone, il 75% di loro è sieropositivo, i rimanenti sono disabili o ragazze madri. "Sappiamo - scrive ancora Elena Malvezzi dall'Uganda - che anche in Italia oggi ci sono seri problemi per molte famiglie e che il momento è difficile per tutti, ma non possiamo abbandonare a se stesse tutte queste persone, vanificando il sacrificio e il lavoro di decenni: per questo sentiamo il dovere di tentare ogni via per impedirlo. Vi chiediamo quindi un gesto di solidarietà". Queste le coordinate bancarie per le donazioni: Stanbic Bank Gulu Branch, Swift Code: SBICUGKX, name: Comboni Samaritans of Gulu, number: 7021032019301.

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L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferra... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ferrara)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

VETRINA FERRARA pag. 1 L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferra... L'inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell'economia ferrarese ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell'industria manifatturiera, e sembrano risentirne in misura ancora più accentuata le piccole imprese e l'artigianato, colpite soprattutto dalla fine del lungo ciclo espansivo dell'edilizia. Sono purtroppo inequivocabili i segnali di una diffusione generalizzata della crisi mondiale sul terreno locale. In particolare, preoccupa la brusca frenata dell'export provinciale, in controtendenza con la leggera crescita registrata a livello dell'intera regione. * Presidente Camera di Commercio di Ferrara

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Cooperative contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

LA PAGINA DEI LETTORI pag. 31 Cooperative contro la crisi IL DIBATTITO EGREGIO DIRETTORE, ha ragione Pier Luigi Celli, direttore della Luiss, nell'intervista pubblicata dal Suo giornale lo scorso febbraio, a sostenere che la crisi finanziaria ed economica in atto può essere un'occasione per superare le nostre difficoltà strutturali e per rimettere in gioco un grande movimento di valori, eticità, solidarietà e cooperazione. Il mondo della cooperazione toscano si sente questi valori e questi comportamenti, anche a livello di manager e di responsabilità direttive, che giustamente Celli chiamava in causa: nelle cooperative vi è quella che potremo definire una "responsabilità manageriale diffusa". In Toscana il mondo cooperativo è ampio e variegato. Rappresenta quasi l'8% del Pil della regione e alcuni settori, come la grande distribuzione, stanno tenendo, mentre altri, come l'industria, manifestano segnali di crisi vera. E' nostro compito, quindi, difendere questo tessuto produttivo, aiutandolo a reinventarsi e riposizionarsi, partendo dai distretti quello dell'oro ad Arezzo, del marmo a Carrara, del cuoio nel Pisano, del tessile a Prato ma pensando anche ad altri comparti, ad esempio quello del legno e del vetro, che hanno una presenza diffusa in Toscana. Come farlo? Questa crisi presenta caratteristiche preoccupanti sia per l'ampiezza sia per la profondità con la quale investe il sistema economico. Però non possiamo solo piangerci addosso e chiedere contributi. Questi ultimi sono indispensabili per sostenere imprese con problemi di liquidità o che hanno bisogno di fare investimenti necessari alla ripresa. Dobbiamo, però, prima di tutto rimboccarci le maniche e cogliere l'occasione cui Celli accennava. La crisi deve anche essere un momento di forte ripensamento per un sistema che ha creduto di potersi sviluppare grazie a speculazioni finanziaria in barba al lavoro e alla produzione. Ripartendo e dando un nuovo significato e attualità a parole e valori come cooperazione e solidarietà, mettendo in secondo piano il ruolo della rendita e gli stipendi esagerati e premiando il reddito da lavoro. Non un caso che il movimento cooperativo sia riuscito, spesso, ad avere risultati positivi proprio dai momenti di maggiore difficoltà. Storicamente molte cooperative industriali toscane sono nate per iniziativa dei lavoratori per salvare imprese in crisi finanziaria o produttiva. Possiamo farlo anche adesso. Noi siamo gli unici a disporre di un fondo di promozione, finanziato con gli utili delle stesse imprese cooperative, che può aiutare lo sviluppo. Se ci saranno imprese che si troveranno in difficoltà di fronte alla crisi, non per mancanza di mercato ma per altre cause, e in cui lavoratori fossero motivati a salvare i propri posti di lavoro dalla volontà di assumere in prima persona il rischio di impresa, noi saremmo pronti ad analizzare e, in caso, a sostenere questo sforzo. E' una delle nostre missioni. Patrizia Vianello, presidente Lega Cooperative e Mutue Toscana

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Sviluppo e ambiente: a confronto i protagonisti del made in Italy (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Pisa)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA PISA pag. 5 Sviluppo e ambiente: a confronto i protagonisti del made in Italy IL FESTIVAL «MANIFUTURA», SECONDA GIORNATA RICCA DI APPUNTAMENTI «I NUOVI protagonisti del made in Italy»: questo il filo conduttore della seconda giornata di lavori del «ManiFutura Festival» in coirso alla Stazione Leopolda. Dopo il faccia a faccia con il ministro Scajola, e gli interventi della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e del presidente del Gruppo Piaggio Roberto Colaninno, che hanno animato il dibattito ieri, si riparte stamani alle 9.30 con l'introduzione di Maria Chiara Carrozza, direttore Scuola Superiore Sant'Anna, diAndrea Colli, dell'Università Bocconi e di Alberto Piantoni, di P.M. Industria 2015 Made In Italy. Partecipano Gabriele Del Torchio, Presidente e amministratore delegato della «Ducati Motor Holding spa», il deputato pisano Enrico Letta, che guida il dipartimento «Welfare» Partito Democratico. Modera il dibattito Olga Mugnaini, giornalista de «La Nazione». Dalle 11.30 alle 13, nella Sala verde, spazio all'ecologia con la tavola rotonda sul tema «Verso una forte industria delle rinnovabili», alla quale parteciperà anche il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola; introduce il professor Romano Giglioli, dell'Università di Pisa, modera Diego Gavagnin, di Quotidiano Energia. Alla stessa ora nella Sala blu si parlerà di «Propsettive dell'economia globale, le opportunità e i rischi per le imprese italiane», con l'introduzione di Vincenzo Visco, e l'intervento di Stefan Collignon, della Scuola Sant'Anna e di Carlo De Benedetti. «Mutualità, bisogni e impresa» è il tema di cui si tratta nella Sala Rossa (sempre dalle 11.30 alle 13), con la partecipazione di Paolo Cattabiani, presidente Lega Coop e, tra gli altri, don Emanuele Morelli, della Caritas pisana. Dalle 14, nella Sala verde si parla di «edifici a emissioni zero», mentre nella sala rossa si parla di Etica e responsabilità sociale con il deputato Paolo Fontanelli, Deputato, e Marco Frey della Scuola Sant'anna. «La crisi nei territori», «Banche sulla graticola», «Il sistema energetico italiano», «Stato e mercato dopo la crisi finanziaria» e «Quali scelte produttive e di marketing per soddisfare un consumatore più esigente e oculato?», sono i temi degli altri incontri nel ricco programma nella giornata.

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sole acc, futuro incerto: 250 in marcia (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 3 - Pordenone Sole Acc, futuro incerto: 250 in marcia Smembrare il gruppo leader della componentistica? «Un'operazione sciagurata» LE FAMIGLIE «Alla proprietà chiediamo una prospettiva industriale» di ELENA DEL GIUDICE Un'operazione sciagurata perchè già di per sè disperde un patrimonio, quello di un gruppo che è leader nel mondo per la produzione di componenti per l'elettrodomestico. Un'operazione che non dà garanzie agli stabilimenti italiani: nè a Mel, 700 dipendenti, nè a Pordenone, 500 addetti. E' un giudizio impietoso quello che sindacati e lavoratori di Acc hanno dato ieri con lo sciopero, la manifestazione e l'incontro in prefettura (con il vice prefetto), «sacrificando molto - hanno spiegato unitariamente Maurizio Marcon, Fiom Cgil, Roberto Zaami, Uilm, e Cristiano Pizzo, Fim Cisl -. Questi lavoratori sono in cassa integrazione, e quindi vedono già il proprio salario fortemente intaccato, eppure sono qui a scioperare e a gridare a tutti la loro preoccupazione». Due ore e mezza di astensione dal lavoro per ciascuno dei due turni della Sole, e al mattino sfilata per le vie del centro e presidio simbolico davanti alla prefettura dove, alle 11, sono stati ricevuti. In 250 a bordo di pullman, sono partiti alle 9,45 dalla Comina e hanno raggiunto il parcheggio Marcolin. Da qui si è formato il corteo che ha attraversato Corso Vittorio Emanuele, Piazzetta Cavour per poi ripiegare verso la sede del rappresentante del Governo. Durante il percorso, grazie ad un megafono, è stato spiegato ai pochi passanti e ai titolari dei negozi le ragioni della manifestazione e i timori dei lavoratori. Ricordando «che una provincia senza lavoro è una provincia povera». E' una battaglia che riguarda tutti, quella dei lavoratori di Acc «perchè se si perdono 500 posti di lavoro, ci saranno 500 famiglie che ridurranno ulteriormente i propri acquisti», famiglie che avranno difficoltà a sbarcare il lunario, figurarsi se potranno permettersi lo shopping. «Il Gruppo - hanno spiegato Marcon e Zaami - ha deciso di dividere Acc nelle due unità di business con l'unico scopo di fare cassa. Spezzare un gruppo che è leader mondiale della componentistica, significa pensare solo ai soldi da restituire alle banche, perchè in questo modo si sperpera un patrimonio. Chiediamo al Governo di farsi garante delle scelte dell'azienda», di ottenere da Acc impegni precisi circa il destino industriale degli stabilimenti italiani. In tutto questo è rintracciabile il timore, poi chiaramente espresso al prefetto, che la divisione motori (quella più appetibile e quindi quella più vicina alla cessione che - si dice - stia già avvenendo) che si cedano gli stabilimenti non ad un altro gruppo industriale intenzionato ad investire, ma ad un concorrente interessato ad eliminare dal mercato un concorrente assorbendone le quote. «Chiediamo una prospettiva industriale - è stato ribadito -, chiediamo ci venga garantito il diritto al lavoro». E' stata ripercorsa anche la storia di Acc, la multinazionale pordenonese nata dallo spin off della componentistica Electrolux solo pochi anni fa. Prima con l'acquisto, da parte di una cordata capitanata da Gianmario Rossignolo e Valter Taranzano, della divisione motori, e poi con quella dei compressori. Successivamente la crisi dell'elettrodomestico e la competizione fortissima sui prezzi ha generato le prime difficoltà del gruppo. A seguire la ripresa, gli investimenti, le riorganizzazione, e poi nuovamente la "batosta" del mercato a cui si è sommata la crisi finanziaria ed economica mondiale di questi ultimi mesi. Davanti a tutto ciò, i soci finanziari del Gruppo e le banche hanno imposto il rientro e il ripiano delle perdite. Anche attraverso la vendita "a spezzatino" del Gruppo.

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Zte cresciuta del 27% (sezione: crisi)

( da "01net" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Zte cresciuta del 27% L'azienda cinese si è rafforzata sul mercato internazionale. 20 Marzo 2009 Nel 2008 la cinese Zte, operante nella fornitura di apparati di telecomunicazioni e soluzioni di rete, ha registrato un fatturato di 44 miliardi e 293 milioni di Ren min bi (o yuan), ossia quasi circa 5 miliardi di euro, crescendo di oltre il 27% rispetto al 2007. L'utile netto è stato di un miliardo e 660 milioni di Rmb. Il Cda della società ha anche deliberato il pagamento di un dividendo. Nel corso del 2008, Zte ha fatturato sul mercato interno circa 17,5 miliardi di Rmb, crescendo di quasi il 19% rispetto all'anno precedente. Il fatturato derivante dalle attività internazionali è cresciuto del 35,5% e ha raggiunto 26.827 milioni di Rmb. In una nota il chairman di Zte, Hou Weigui, sostiene che Zte ha ancora margini di crescita sul mercato interno, in virtù delle operazioni che i carrier faranno in attività correlate al mondo mobile 3G, servizi completi, soluzioni Vas, integrazioni e ottimizzazione delle reti. Quanto allo scenario internazionale, ritiene che l'impatto della crisi finanziaria continuerà a farsi sentire e che la priorità di Zte sarà di crescere nei mercati in via di sviluppo.

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VERTICE UE: BANCHE AIUTATE NON LIMITINO CREDITO A EST (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 20-03-2009)
Pubblicato anche in: (Borsa(La Repubblica.it))

Argomenti: Crisi

VERTICE UE: BANCHE AIUTATE NON LIMITINO CREDITO A EST (AGI) - Bruxelles, 20 mar. - Monito alle banche dal vertice Ue di Bruxelles: nella bozza delle conclusioni del Consiglio, si sottolinea che le banche che hanno ricevuto aiuti di Stato non dovrebbero limitare il credito alle loro filiali nell'Est Europa. !Il sostegno alle banche madri non dovrebbe risultare in alcuna restrizione sulle attivita' delle filiali in altri Paesi Ue". Nella bozza si annuncia inoltre che il Consiglio europeo del 18-19 giugno "approvera' i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il settore finanziario dell'Ue, sulla base delle proposte della Commissione derivanti dal gruppo de Laroisiere". I Ventisette ribadiscono che "il ripristino della fiducia e il corretto funzionamento del mercato e' una precondizione indispensabile per uscire dall'attuale crisi finanziaria ed economica". 20/03/2009 - 10:26

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Ma niente dividendo per gli azionisti">Intesa Sanpaolo, utili e Tremonti bond Ma niente dividendo per gli azionisti (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Intesa Sanpaolo/ Niente dividendo per gli azionisti Venerdí 20.03.2009 09:16 Brutte notizie per gli azionisti di Intesa SanPaolo. Oggi infatti l'amministratore delegato, Corrado passera, proporrà al consiglio di gestione della banca torinese di portare a riserva l'intero utile 2008 e non distribuire cedole, neanche tramite assegnazione di azioni. E' un rincorrersi di indiscrezioni, a pochi minuti dell'ufficializzazione della notizia, nonostante sia scontata la crescita degli utili dell'istituto. La decisione è già stata in buona parte scontata dal mercato ma il titolo parte comunque in calo stamattina a Piazza Affari (-3,15%). La scelta di azzerare il pay out non è però da mettere in relazione al risultato finale, in utile malgrado la crisi finanziaria, ma alla scelta di dare priorità al rafforzamento patrimoniale. La banca ricorrerà, inoltre, ai Tremonti bond per un totale di 4 miliardi circa, la stessa cifra chiesta dal concorrente UniCredit, mentre, quasi contemporaneamente, il consiglio delle Generali e della controllata Alleanza scioglieranno, secondo tutte le previsioni, Intesa Vita, la joint venture bancassicurativa con il gruppo torinese guidato da Passera. tags: intesa sanpaolo passera dividendo tremonti bond

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Vertice ue: Banche aiutate non limitino credito a Est (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Vertice ue: Banche aiutate non limitino credito a Est 20 marzo 2009 alle 10:37 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Monito alle banche dal vertice Ue di Bruxelles: nella bozza delle conclusioni del Consiglio, si sottolinea che le banche che hanno ricevuto aiuti di Stato non dovrebbero limitare il credito alle loro filiali nell'Est Europa. ! Il sostegno alle banche madri non dovrebbe risultare in alcuna restrizione sulle attività delle filiali in altri Paesi Ue". Nella bozza si annuncia inoltre che il Consiglio europeo del 18-19 giugno "approverà i principi di base di un nuovo sistema di supervisione per il settore finanziario dell'Ue, sulla base delle proposte della Commissione derivanti dal gruppo de Laroisiere". I Ventisette ribadiscono che "il ripristino della fiducia e il corretto funzionamento del mercato è una precondizione indispensabile per uscire dall'attuale crisi finanziaria ed economica". AGI

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Veneto Banca digerisce la crisi (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

BANCHE. Sono stati presentati ieri a Montebelluna i dati del bilancio 2008 che chiude con l'utile netto in crescita del 25 per cento Consoli: «I numeri indicano che il credito alle pmi è aumentato di oltre il 15% Dall'est solo dati positivi» 20/03/2009 rss e-mail print La sede centrale del gruppo Veneto Banca a Montebelluna Marino Smiderle INVIATO A MONTEBELLUNA Crisi? Se la matematica non è un'opinione, basta leggere un paio di righe dello stringato schema contabile illustrato da Vincenzo Consoli, amministratore delegato del gruppo Veneto Banca, per far apparire bizzarra la domanda. Alla voce "utile netto 2008" si trova un numerino significativo, pari a 116,5 milioni euro, in crescita del 25,6 per cento rispetto ai 92,8 milioni del 31 dicembre 2007. Non c'è solo l'utile a sbellettare il bilancio dell'istituto di credito di Montebelluna. I crediti alla clientela, un calderone che va dai mutui ai privati ai prestiti concessi alle pmi, passa da 14,2 a 16,36 miliardi, con un aumento del 15,2 per cento («E l'aumento riguarda nella massima parte i prestiti alle piccole e medie imprese», sottolinea Consoli). Passando dall'altra parte, pure la raccolta diretta fa un balzo superiore al 15 per cento, passando da 14 a 16,25 miliardi. Unico segno meno lo troviamo nell'andamento della raccolta indiretta, scesa del 10,3 per cento da 10,78 a 9,67 miliardi. Raccolta indiretta vuol dire anche azioni, ed è ovvio che la bufera che si è abbattuta sui listini nella seconda parte dell'anno ha contribuito in misura determinante ad abbattere la valorizzazione dei patrimoni. Ed è questa la traccia più evidente lasciata dalla crisi finanziaria globale su un bilancio che, per tutto il resto, pare davvero da tempi di vacche grasse. Dove sta il mistero? «Nessun mistero - rispondono presidente e vice di Veneto Banca, Flavio Trinca e Franco Antiga -. La crisi c'è e le imprese la sentono, su questo non c'è dubbio. Però credo che ci siano state delle esagerazioni. La nostra è una banca solida e questi numeri lo dimostrano». Il bilancio scintillante esce proprio mentre è in corso l'ispezione di routine di Banca d'Italia che, complici i tempi particolari, sta passando al setaccio tutti i possibili punti a rischio di un gruppo che, sotto la guida operativa di Consoli, negli ultimi anni si è sviluppato in maniera impressionante, tanto che oggi, tra Italia ed estero, è arrivato a detenere 416 sportelli. Sotto la lente degli ispettori ci sono, in particolare, le attività nell'Europa dell'est (Romania e Moldavia) e nei Balcani (Croazia e Albania), oltre alle ultime acquisizioni (Carifac e Banca Apulia). Un'ispeazione che, comunque, non preoccupa Vincenzo Consoli. «Per quel che riguarda le nostre banche all'estero - afferma l'amministratore delegato - posso solo ricordare che, a fronte di 169,2 milioni di capitale investito, quest'anno hanno prodotto guadagni per 27,8 milioni. Quanto ai crediti erogati, il totale è arrivato a quota 1,26 miliardi, pari al 7,7 per cento del totale del gruppo. E poi si tratta di operazioni interamente garantite o da cash collateral o da ipoteche dal valore doppio dell'importo erogato. Risultato: all'est le nostre controllate hanno un indice di sofferenze pari allo 0,10 per cento». Crede molto nello sviluppo all'estero, Consoli. «Le prospettive di crescita futura - dice convinto - sono qui, anche per le imprese italiane e nordestine». È chiaro però che il core business sta proprio in Veneto. E gli industriali veneti si lamentano che dalle banche sia arrivata una stretta paurosa. Consoli risponde come hanno risposto tutti i banchieri: «Non è vero». Non è vero, secondo Consoli, perché i numeri di Veneto Banca sono lì a dimostrare il contrario, «anche in questi primi due mesi del 2009, nel corso dei quali l'erogazione è salita del 2 per cento». «E poi - aggiunge - bisogna ricordare che è anche nostro interesse dare il credito alle pmi, sennò come lo facciamo l'utile di bilancio?». In questi tempi di vacche magrissime, dall'utile di Veneto Banca sarà possibile tirar fuori il dividendo per i 30.700 soci e sarà lo stesso dell'anno scorso, pari a 0,60 euro. «Con l'incremento di valore dell'azione che sarà stabilito dal cda - anticipa Consoli - sarà possibile garantire ai soci un rendimento complessivo del 6 per cento». Insomma, qui a Montebelluna pare che la crisi sia rimasta fuori dalla porta di Veneto Banca. Che nel frattempo ha badato a tenere sopra i livelli di guardia gli indici patrimoniali (il core è al 7,11 per cento, il Tier 1 all'8,2 e il total risk all'11,9) per rafforzare le fondamenta in vista di possibili tempeste. Ma la crisi c'è e lo sa bene Consoli che, pur invitando tutti ad abbassare i toni, si dice preoccupato più della durata che dell'intensità. «Qui siamo pronti a sopportare di tutto - riassume - l'importante è che non duri troppo a lungo».

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<Fuori dalla crisi più seri e onesti> (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA 20-03-2009 LIGURIA IL FUTURO «Deve rinascere una nuova coscienza morale sia dei singoli che della collettività Migliaia di pacchi viveri distribuiti ogni settimana Tanto che le scorte si stanno esaurendo» «Fuori dalla crisi più seri e onesti» Bagnasco: Genova cresca nel modo di pensarsi Questa città è un bene per il Paese e per l'Europa Emergenza economica e ruolo del capoluogo ligure da rilanciare non solo a livello nazionale nell'omelia per la festa di San Giuseppe DA GENOVA ADRIANO TORTI « D eve rinascere una nuova coscienza morale sia dei singoli che della collettività nei vari mondi della finanza, dell'economia, della politica, dell'educazione». È la 'ricetta' per superare la crisi economica annunciata dal cardinale Angelo Bagnasco nell'omelia che ha pronunciato nella cattedrale di San Lorenzo in occasione della Messa per il mondo del lavoro. «L'umanità opulenta ha spiegato il presidente della Cei deve uscire dalla crisi più responsabile, più seria e onesta, libera per sempre da quell'euforia del guadagno facile e fuori misura che ha indotto ad una concezione della vita come spasso e sperpero». «È auspicabile ha proseguito il porporato che la crisi solleciti la comunità internazionale a intraprendere la strada di una nuova sintesi tra bene comune e mercato, tra capitale e lavoro, stabilendo regole chiare e certe». Il cardinale ha poi ribadito che la crisi deriva dal «dispregio degli elementari valori etici », da «una illimitata bramosia di denaro, fuori da ogni regola» e «dal proprio tornaconto considerato come unico obiettivo» e che le responsabilità vanno attribuite «soprattutto ai mercati finanziari, al crollo delle grandi banche e non alle aziende, al lavoro, ai soggetti dell'economia reale». Parlando della situazione genovese, il cardinale ha spiegato che, a causa della crisi, «le apprensioni si palpano nell'aria, il rischio di perdere il posto in certi settori è presente, una certa disoccupazione è già realtà». Però, ha aggiunto, «dobbiamo anche riconoscere che ci sono delle buone tenute, che c'è inventiva, capacità di adattamento per far fronte; che tutti si danno da fare per parare i colpi della crisi di cui nessuno vede con certezza la fine». La Chiesa di Genova, ha affermato ancora Bagnasco, ha da sempre una grande attenzione al mondo del lavoro «attraverso la presenza costante e discreta dei Cappellani» la cui opera «è non solo conosciuta da tutti, ma costituisce un patrimonio che, con l'aiuto di Dio, continuerà». Nello stesso tempo la Chiesa genovese «continua ad essere presenza capillare e viva accanto alla gente e a mettere in campo la testimonianza della carità evangelica che non guarda il colore, la religione, le idee, ma semplicemente la persona e i suoi veri bisogni». Ed è a questo punto che l'arcivescovo di Genova ha lanciato un allarme. Le scorte di beni di prima necessità che i centri di ascolto della diocesi distribuiscono ai più bisognosi, ha affermato il porporato, «si vanno esaurendo». I centri di ascolto vicariali, ha spiegato il cardinale, «si alimentano con tutto l'otto per mille che la diocesi riceve per la carità» e dalla generosità delle singole comunità cristiane e dei benefattori. Fanno «innumerevoli interventi » volti a cercare di risolvere le situazioni, ma, ha aggiunto, sono «ancora di più quelli che rispondono a richieste immediate ed elementari quali gli alimenti, le utenze, le medicine». «Ogni settimana - ha affermato - migliaia e migliaia di pacchi viveri vengono distribuiti. Tanto che le scorte si vanno esaurendo ». «Ma ha continuato confidiamo nella generosità che, in momenti di ristrettezza, si sprigiona quasi miracolosamente dai poveri che aiutano i più poveri». L'ultimo passaggio dell'omelia l'arcivescovo lo ha dedicato alla città di Genova invitandola ad «aprirsi velocemente oltre le colline», a «diventare lo sbocco del nord verso il mare » appoggiando esplicitamente la realizzazione del terzo valico ferroviario e della nuova gronda autostradale, due opere «assolutamente necessarie» che se «fino a ieri fa potevano essere dilazionate, ora sono assolutamente irrinunciabili».

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<Basta speculazioni sul cibo> L'appello del mondo agricolo (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 20-03-2009 ECONOMIA E RISORSE «Basta speculazioni sul cibo» L'appello del mondo agricolo I vertici delle associazioni di settore dei Paesi del G8: «Alimentari più sicuri, tracciabili e da assicurare a tutti». La proposta Coldiretti: «Grandi depositi di provviste contro le emergenze» DA ROMA ANGELO PICARIELLO V ietato speculare sul cibo e sulla fame nel mondo. Il G8 della crisi deve ripartire dall'economia reale, e dal settore primario per eccellenza, l'agricoltura. Il G8 Farmers Meeting organizzato ieri a Roma da Coldiretti, in vista dell'appuntamento della Maddalena e di quello di settore in programma a Cison di Valmarino, nel Trevigiano si chiude con piena unità di intenti dei presidenti delle organizzazioni agricole degli otto Grandi. Cibo sicuro, da assicurare a tutti, attraverso un sistema di rintracciabilità dei prodotti alimentari. Se le casseforti virtuali finanziarie hanno fallito, il mondo dell'agricoltura dei Paesi più sviluppati pensa ora a grandi depositi di provviste alimentari, spiega il presidente di Coldiretti Sergio Marini, «da riempire quando il prodotto è abbondante e i prezzi sono bassi per tenerli pronti in caso di carestie» . Il documento sarà nel «testo base della discussione» al G8 dell'Agricoltura» , assicura il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia, che ha partecipato alla cerimonia finale di apposizione delle firme da parte di tutti i responsabili degli otto Grandi. Il testo è stato poi consegnato alla Fao al direttore generale Jaques Diouf. Si tratta innanzitutto di un appello ai capi di Stato e di governo dei Grandi e ai ministri di settore a ricollocare l'agricoltura come «essenziale per lo sviluppo socio economico di ogni nazione» . Ancor più alla luce della crisi economica. Ma, al di là delle dichiarazioni di rito prima e dopo l'apposizione delle firme, i volti soddisfatti che abbandonavano a fine mattinata la prestigiosa sede nazionale di Coldiretti a palazzo Rospigliosi dicevano di un'unità convinta, anche operativa, raggiunta su alcuni obiettivi condivisi. Primo fra tutti, per fronteggiare l'emergenza fame e povertà, «intensificare lo scambio di informazioni per per porre rimedio all'attuale emergenza alimentare e stimolare gli investimenti in agricoltura» . Gli otto Grandi, quindi, oltre a «favorire la crescita delle loro agricolture» , dovranno tenere presenti le necessità delle imprese agricole dei Paesi in via di sviluppo e delle loro popolazioni» . Si tratterà quindi anche di realizzare una «migliore gestione degli stock internazionali che permetta un riequilibrio della domanda e dell'offerta» . Ma l'incontro, pur evitando accuratamente il dibattuto tema degli ogm, ha definito una linea comune anche sulla sicurezza alimentare da incentivare «attraverso la creazione di standard internazionali» e «un'efficace sistema di tracciabilità e applicazione di regole trasparenti che garantiscano una competizione leale sui mercati» . Infine un impegno sulla «preservazione della biodiversità e la conservazione dell'ambiente» , nella consapevolezza del ruolo che l'agricoltura già svolge sui cambiamenti climatici e nel ridurre l'emissione di gas effetto serra. «Ciò dovrà essere ulteriormente incoraggiato attraverso politiche efficaci per la valorizzazione delle produzioni locali a bassa emissione di Co2» . Per cui le organizzazioni agricole dei Paesi del G8 parlano a una voce della «necessità di è promuovere l'utilizzo di energie rinnovabili, per un reale sviluppo sostenibile dell'economia globale» . «Chiederemo alla comunità internazionale che le commodity e quindi i prodotti agricoli, cioè il cibo, restino fuori dalla speculazione dei mercati finanziari. Il grano e le derrate alimentari non possono essere soggetti alle speculazioni del mercato» , si associa allo spirito dell'incontro Zaia. «Non è ammissibile che qualcuno si arricchisca sulla fame del mondo » , ribadisce il ministro ricordando le tristi cifre dei «tre milioni vittime ogni anno della fame e i 140 milioni di bambini che non hanno di che mangiare. Serve auspica Zaia una nuova etica per l'agricoltura. Porterò questo documento a Cison di Valmarino promette il ministro delle Politiche agricole e alla Maddalena» .

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Crisi, l'Europa punta sull'energia (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 20-03-2009 vertice Gasdotti, cavi sottomarini, stoccaggi di Co2: per l'Italia la dotazione prevista nel piano di realizzazione delle opere dovrebbe ammontare a 450 milioni. Più del doppio della bozza proposta dalla Germania Giudicati sufficienti i piani di rilancio, respinta la richiesta degli Stati Uniti di aumentare le somme per finanziare la ripresa L'ECONOMIA NEL MONDO Crisi, l'Europa punta sull'energia Infrastrutture, stanziati 5 miliardi No alla richiesta Usa di nuovi fondi DA BRUXELLES FRANCO SERRA S Turchia- Il vertice ha previsto anche altri gesti per addolcire quel no agli Usa: si esprime l'intenzione di rafforzare la cooperazione anticrisi con Washington e limitata eccezione al rifiuto di nuove spese c'è la disponibilità a destinare qualche miliardo al salvataggio di Paesi dell'est dell'Ue, ma «caso per caso », non con una linea di credito generale. Per quanto cortese, il no agli Usa è netto e il premier ceco Mirek Topolanek non ha lasciato dubbi parlando come presidente di turno dell'Ue, quindi anche a nome dei colleghi. «Non avrebbe alcun senso mettere in cantiere nuovi pacchetti di misure di rilancio ha detto Topolanek tanto più che in qualche Paese dell'Unione non è neppure iniziata l'applicazione dei piani di rilancio decisi a livello nazionale». E il primo ministro olandese Jan Peter Balkenende ha tenuto a ricordare che «la situazione dell'Ue e quella degli Stati Uniti non sono paragonabili, perché noi abbiamo una solida rete di sicurezza sociale per sostenere chi per- de il lavoro, e loro hanno solo enormi debiti ». I Ventisette ritengono dunque di aver fatto abbastanza varando piani di rilancio 2009- 2010 con un buon 3,5%% del Pil dell'Ue. Al rilancio Obama ha destinato invece il 5,5% del Pil, senza contare l'operazione per cui la Federal Reserve acquisterà titoli di Stato iniettando dell'economia 1.000 miliardi di dollari. Contro la prospettiva di altre spese di rilancio si è schierata anche Angela Merkel. A Bruxelles i leader cercano una posizione comune da presentare unitariamente, unico modo di avere un peso reale nel vertice del Gruppo dei 20 del 2 aprile a Londra, di fronte agli Stati Uniti, alla Russia e alla pattuglia dei grandi Paesi emergenti guidata da Cina, India e Brasile. Un altro punto di possibile scontro tra Europa e Stati Uniti nel summit del G20 sta nella prospettiva di mettere concretamente in cantiere un nuovo sistema globale di controlli dei mercati finanziari, capace di impedire gli eccessi di speculazione e di opacità delle operazioni che hanno condotto alla crisi in corso. Agli occhi di Washington nuove regole non sono da considerare una priorità, se ne potrà discutere a crisi superata. Per gran parte dei dirigenti europei, ma non per tutti, la possibilità di varare nuove regole si esprime nella forma «ora o mai più». In questo senso premono soprattutto il cancelliere Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, arrivato a Bruxelles mentre in Francia contro la sua gestione della crisi scendevano in piazza tre milioni di scioperanti. I leader dell'Ue-27 hanno raggiunto l'intesa sul piano di ammodernamento delle opere energetiche

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COLPI BASSI A CENTRO EUROPA IL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO IRONIZZA SUI PARADISI FISCALI DALLA SVIZZERA ARRIVANO MINACCE E INSULTI ("NAZISTA") L'ESECUTIVO ELVETICO PROVA A (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> COLPI BASSI A CENTRO EUROPA ? IL MINISTRO DELLE FINANZE TEDESCO IRONIZZA SUI PARADISI FISCALI ? DALLA SVIZZERA ARRIVANO MINACCE E INSULTI (?NAZISTA?) ? L?ESECUTIVO ELVETICO PROVA A CALMARE LE ACQUE MA DEFINISCE UNA LISTA NERA INACCETTABILE? B.R. per "Il Sole 24 Ore" STEINBRUCK È uno scontro con pochi precedenti quello di questi giorni tra Germania e Svizzera. Ricorda per certi versi il braccio di ferro dell'anno scorso con il Liechtenstein. Argomento: sempre il segreto bancario in un momento in cui i grandi Paesi europei, complice la grave crisi economica, sono in guerra contro i paradisi fiscali. In un'intervista alla Süddeutsche Zeitung pubblicata ieri, il ministro delle Finanze Peer Steinbrück ha rivelato di aver ricevuto «lettere di minacce da cittadini svizzeri» e di essere stato definito un «nazista». La rivelazione è giunta dopo che negli ultimi giorni l'uomo politico tedesco ha rilanciato le critiche contro il segreto bancario svizzero. Steinbrück ha paragonato una lista nera dei paradisi fiscali, e il suo carattere dissuasivo, a una «cavalleria» che farebbe paura agli «indiani». Il confronto, non proprio felice, ha fatto imbestialire gli svizzeri, o almeno una parte del Paese. Il ministero degli Esteri elvetico ha convocato l'ambasciatore tedesco a Berna (si veda Il Sole 24 Ore di martedì). Bild am Abend, un giornale popolare, ha definito il ministro: «Il brutto tedesco». Un deputato del partito democratico cristiano, Thomas Müller, ha paragonato Steinbrück «a quella generazione di tedeschi che marciava per strada vestita di cappotti di cuoio, stivali e bracciali». Il termine nazista è stato omesso, ma la definizione era chiara. BLICK Chissà se 20 o 30 anni fa un deputato svizzero, membro centrista della coalizione al potere, avrebbe avuto il coraggio di fare paragoni simili? La fine della guerra è ormai lontana e molti europei si permettono di esprimersi in modo impensabile solo qualche decennio fa. Il Governo svizzero si è subito smarcato, tentando di calmare le acque. «Dovremo sederci a un tavolo - ha detto il ministro delle Finanze Hans- Rudolf Merz- e discutere dei problemi. È nell'interesse del nostro Paese. Non dimentichiamoci che la Germania è uno dei nostri principali partner commerciali». Non è la prima volta che Steinbrück, un amburghese di 62 anni dall'ironia corrosiva, provoca reazioni risentite. Qualche mese fa, le sue critiche al segreto bancario nel Liechtenstein avevano indotto il principe Hans-Adam II a definire la Germania di oggi un «Quarto Reich». Ieri anche dal Lussemburgo vi sono stati appelli alla calma. JUNCKER «È necessario trovare un tono che non sia più dettato dalla taglia degli Stati, ma dalle buone relazioni di cui abbiamo bisogno per affrontare l'attuale crisi finanziaria», ha detto il ministro del Tesoro Luc Frieden. Il premier Jean-Claude Juncker ha avvertito che una lista nera di paradisi fiscali comprendente Paesi dell'Unione sarebbe inaccettabile. È evidente che in un momento di grave crisi economica la Germania vuole tentare di recuperare evasione fiscale. Dietro all'atteggiamento del Governo c'è anche un calcolo elettorale visto che in Germania si vota in settembre: è probabile che gli attacchi ai paradisi fiscali, e alla Svizzera in particolare, siano apprezzati in alcuni settori del Paese. [20-03-2009] Logo "Ubs"

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Parigi sfida l'Europa "Renault fa protezionismo" (sezione: crisi)

( da "Repubblica.it" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

MotoriFotoArchivio per meseArchivio per marca LISTINI PREZZI Auto nuoveAuto usateMoto nuoveMoto usate SERVIZI Auto da incentiviIncentivi: lo schemaCommenta tutte le autoEtilometroDatabase veicoli rubatiGuida sicura onlineCrash TestAnnunciLettereAltri servizi RSS SUPERCAR ABBANDONATE FOTONOTIZIE --> MOTORI Il colosso francese si appresterebbe a chiudere una fabbrica slovena per salvare l'occupazione in patria. La Ue: "siamo stupefatti" Parigi sfida l'Europa "Renault fa protezionismo" di VINCENZO BORGOMEO "La Commissione europea

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Germania: primo sì verso legge salvataggio banche colpite da crisi (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Germania: primo sì verso legge salvataggio banche colpite da crisi (20 Marzo 2009 - 12:00) MILANO (Finanza.com) - Svolta nella vicenda che vede come protagonista la banca tedesca Hypo Real Estate sull'orlo del fallimento a causa di gigantesche perdite. Questa mattina la Camera bassa del Parlamento tedesco, il Bundestag, ha votato approvandola una legge che permette al governo di prendere il controllo delle banche più gravemente colpite dall'attuale crisi finanziaria. La legge è stata stilata anche per consentire al Governo di acquisire il controllo di Hypo Real Estate. Per l'approvazione definitiva manca solo il via libera dal Bundesrat, la Camera alta del Parlamento tedesco. La votazione dovrebbe tenersi a inizio aprile. (Riproduzione riservata)

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Legacoop Emilia Romagna, mettere in campo tutte le forze per contrastare la crisi (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Legacoop Emilia Romagna, mettere in campo tutte le forze per contrastare la crisi (20/3/2009 10:29) | (Sesto Potere) - Bologna - 20 marzo 2009 - La Direzione di Legacoop Emilia Romagna, consapevole della dimensione e della profondità della crisi finanziaria ed economica mondiale, esprime forte preoccupazione per gli effetti che si stanno manifestando, di giorno in giorno con crescente gravità, sull?economia reale del paese e della nostra regione, di cui la Cooperazione è parte significativa realizzandone il 20 per cento del PIL. Gli effetti occupazionali della crisi sono in diretta collisione con la difesa e la valorizzazione del lavoro, principio fondante della Cooperazione, insieme ai valori di socialità e partecipazione alla vita dell?impresa cooperativa. La Direzione di Legacoop Emilia Romagna ritiene necessario che le cooperative continuino ad adoperarsi, attraverso l?adozione di tutta la strumentazione di tutela dell?occupazione prevista dalla legislazione nazionale e regionale, affinché soci e lavoratori mantengano fiducia nella stabilità del proprio posto di lavoro e nella capacità della propria impresa di reagire agli effetti della crisi. Il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese cooperative dell?Emilia Romagna, pur non essendo al momento significativo, sarà tuttavia destinato ad aumentare, come per il resto delle imprese. Occorre, in questi frangenti, salvaguardare capacità produttive, capacità professionali e occupazione, soprattutto nei settori più esposti, quali la logistica e i servizi alle merci e alle persone, anche attraverso il ricorso a forme di solidarietà interna. Il concorso coordinato degli strumenti finanziari interni a disposizione delle cooperative associate a Legacoop, l?azione più generale sul sistema del credito alle imprese sviluppata dalle Autorità Pubbliche, l?intervento della strumentazione finanziaria pubblica di livello regionale e locale debbono sostenere le imprese nella loro attività tanto più in questi gravi momenti. Le imprese cooperative, inoltre, si attendono dalla Pubblica Amministrazione atti concreti a partire dalla riduzione drastica dei tempi di pagamento delle prestazioni e dei servizi forniti e dalla adozione di politiche pubbliche premianti per tutte le imprese che abbiano comportamenti virtuosi verso il lavoro, a partire da quello precario; oltre ad azioni concertate con gli istituti preposti, di contrasto al lavoro irregolare. Dal canto loro, le imprese cooperative dovranno adoperarsi per aumentare la propria soglia dimensionale, adottare politiche d?innovazione – di processo e di prodotto –, difendere il potere d?acquisto delle famiglie attraverso un rinnovato impegno della Grande Distribuzione Cooperativa e l?ottimizzazione di politiche e strumenti lungo la filiera agro-alimentare, oltrechè una forte iniziativa sul versante dell?housing sociale, favorire e utilizzare l?apporto professionale e ideale di una nuova leva di dirigenti di impresa cooperativa, chiedere la sospensione delle disposizioni del Patto di Stabilità che limitano l?utilizzo di risorse e la realizzazione di progetti cantierabili da parte di Comuni e Province. La Direzione di Legacoop Emilia Romagna si sente impegnata nel favorire la realizzazione delle priorità sopra esposte, rinnovando, in questo, il proprio ruolo di rappresentanza e di indirizzo verso gli associati, il cui patto associativo si motiva e realizza in modo autonomo nella condivisione dei valori dello stare insieme e della solidarietà.

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La crisi mette in ginocchio l'artigianato piemontese, indagine e commenti (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi mette in ginocchio l'artigianato piemontese, indagine e commenti (20/3/2009 09:31) | (Sesto Potere) - Torino - 20 marzo 2009 - La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale nel settore auto. Forti difficoltà, più evidenti nella seconda metà del 2008, in rapporto agli effetti devastanti della crisi, stanno attraversando le imprese artigiane piemontesi che sono entrate in una delle fasi peggiori della storia. è quanto è emerso dall?indagine congiunturale sull?artigianato del 1° semestre 2009, realizzata dal Sistema informativo dell?artigianato della Regione Piemonte. Le criticità coinvolgono, seppure in misura diversa, a 360 gradi ogni settore, territorio, profilo di impresa. I dati sono tutt?altro che confortanti e rivelano che l?artigianato subalpino è ai minimi storici. Nel semestre in esame il 43,9% delle imprese ha diminuito il fatturato, il 49% ha segnalato un calo della domanda, il 9,5% ha ridotto il numero degli occupati e, a completare il quadro negativo, il 67,2% delle imprese non effettua investimenti. A fomentare il clima di sfiducia dei piccoli imprenditori non sono solo le magre performance del 2008 ma anche il timore di un drastico restringimento del credito da parte delle banche e del protrarsi della crisi nel tempo, come previsto dagli analisti. Nell?ottica di evitare che la stretta creditizia strozzi le piccole e medie imprese che, di fatto, sono le protagoniste dell?economia reale del territorio, la Regione Piemonte è intervenuta fin da quando la crisi è esplosa, come sottolinea il vicepresidente della Giunta regionale Paolo Peveraro con delega all?Artigianato. Secondo l?indagine congiunturale, a soffrire maggiormente gli effetti della crisi, all?interno del comparto artigiano, è il settore manifatturiero (in particolare il metalmeccanico) che, rispetto al primo semestre 2008, registra un drastico calo dei saldi di domanda da –36,1 a –47,8 e di fatturato da –30,2 a –42,0. Fortemente critica la situazione anche per le manifatture leggere, già in caduta nella prima metà del 2008. In drastico peggioramento inoltre le altre industrie, con saldi simili a quelli delle manifatture leggere. Tra i servizi, la peggiore performance è nel settore dei trasporti che, nella media, ha diminuito commesse e fatturato. Meno negativi, nel complesso, i risultati realizzati dai servizi alla produzione, settore in cui, in termini di numero di imprese, si è investito di più: il 53,1% contro un dato medio del 32,8%. Ritocca, invece, verso l?alto tutti gli indicatori, rispetto all?ultima rilevazione, il settore delle riparazioni, forse in relazione al crollo del mercato dell?auto e al possibile incremento della domanda di manutenzione e riparazione. Negative le indicazioni provenienti dai servizi personali (acconciature, tinto-lavanderie, estetica), anche se nel complesso, rispetto ai sei mesi prima, non segnalano un sensibile peggioramento. Infine, per le imprese di costruzioni il secondo semestre si presenta segnato dal calo del livello di domanda e del fatturato, mentre il saldo sull?occupazione resta nella media generale. Dall?analisi dei dati, provincia per provincia, emerge che la crisi, benché globale, si differenzia a seconda dei settori e dei territori. Nella provincia di Torino, se prima di un anno fa, perfomance e investimenti trainavano verso l?alto, successivamente il saldo del fatturato è precipitato. Risultati critici anche nella provincia di Biella dove a influire negativamente sugli indicatori di performance sono le conclamate difficoltà delle produzioni tessili mentre in quella di Alessandria il pessimismo si radica in andamenti sfavorevoli che hanno segnato l?intero 2008. Positivo in questo scenario il dato che arriva dagli artigiani della provincia di Cuneo. Più interlocutorio, invece, quello raccolto nella provincia di Asti che nel complesso è un po? meno negativo della media e in calo più contenuto rispetto alle ultime rivelazioni. Infine, ad attutire, almeno temporaneamente, gli effetti della crisi è il più equilibrato mix produttivo del Piemonte sud-occidentale, plurispecializzato e meno dipendente da settori trainanti. In conclusione la vera novità messa in risalto dell?indagine congiunturale è che oggi la situazione di difficoltà abbraccia la larghissima parte delle imprese, senza grossi divari tra le ditte con un solo addetto e quelle più strutturate. In passato, invece, il quadro contrapponeva le performance positive di una robusta minoranza di imprese più strutturate a quelle negative della maggioranza, tendenzialmente composta da aziende molecolari non in grado di mobilitare risorse da destinare allo sviluppo. Oggi, a pagare in misura più forte gli effetti della crisi, sembra che siano proprio le imprese collegate alle filiere più solide dell?economia piemontese. “I dati dell?indagine congiunturale – commenta il vicepresidente Paolo Peveraro - dimostrano che gli effetti della crisi sono davvero importanti. Per evitare il collasso delle piccole e medie imprese, non solo delle più deboli ma anche di quelle sane, ora più che mai in balia della stretta creditizia da parte delle banche, la Regione ha messo in campo due misure anticrisi rivolte proprio alle pmi piemontesi. La prima risale al mese di novembre scorso ed è relativa allo stanziamento di 70 milioni di euro per la patrimonializzazione dei confidi piemontesi con l?obiettivo di rafforzare il ruolo che questi consorzi hanno a sostegno del credito alle imprese. L?altra, approvata con delibera di Giunta solo poche settimane fa, invece dà vita a un Fondo di riassicurazione che, grazie a una dotazione di 40 milioni di euro, farà salire la percentuale di garanzie offerte dai confidi alle banche, consentendo alle piccole e medie imprese di accedere più agevolmente al credito a condizioni migliori e in tempi certi”.

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L'energia eolica cresce nonostante la crisi (sezione: crisi)

( da "Villaggio Globale.it" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ultime Notizie Concluso il summit a Marsiglia L'energia eolica cresce nonostante la crisi Il settore dell'energia eolica sta attirando investimenti crescenti e sarà uno dei primi settori ad emergere dalla recessione economica La Conferenza europea sull'energia eolica (European Wind Energy Conference and Exhibition, Ewec) che si è appena chiusa a Marsiglia, costituisce un'opportunità per i decisori politici e i responsabili dell'industria europei di analizzare, attraverso un dialogo costruttivo, gli ostacoli, le sfide e i benefici dello sviluppo e dello sfruttamento dell'energia eolica. L'evento, organizzato dall'Associazione europea per l'Energia Eolica (European Wind Energy Association, Ewea), è il primo del settore dopo la pubblicazione (dicembre 2008) della nuova Direttiva sulle Energie Rinnovabili, e l'inizio della crisi finanziaria che sta colpendo le economie di tutto il mondo. Più di 500 relatori in più di 50 sessioni, eventi paralleli e seminari affrontano ogni aspetto cruciale del mercato dell'energia eolica, da quelli teorici e tecnici a quelli politici e pratici. Sono intervenuti anche il Commissario europeo responsabile per l'Energia, Andris Piebalgs, la Vice Presidente del Parlamento europeo, Mechtild Rothe, e il Direttore Esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'Energia (International Energy Agency), Nobuo Tanaka. Secondo l'Ewea, nonostante l'attuale crisi finanziaria, il settore dell'energia eolica sta attirando investimenti crescenti e sarà uno dei primi settori ad emergere dalla recessione economica. Tuttavia i Governi e la Banca per gli Investimenti europei (European Investment Bank) dovrebbero agire per agevolare la liquidità delle banche e facilitare la ripresa economica. Inoltre, è imperativo che i capi di Stato dell'Ue approvino nel Consiglio europeo di primavera (attualmente in corso) il Piano di ripresa economica presentato dalla Commissione europea. Il Piano deve dare priorità alle tecnologie del futuro e assicurare una ripresa «verde». Secondo l'Ewea, i fondi previsti dal Piano per l'energia eolica serviranno a creare nuovi posti di lavoro, nuove opportunità di ricerca e sviluppo per rendere il settore dell'energia più efficiente e meno costoso, e ancora opportunità per migliorare le operazioni e la manutenzione, e l'immissione delle tecnologie nel mercato. Oltre a ciò, secondo l'Ewea, per poter raggiungere gli obiettivi dell'Ue sulle emissioni di gas serra e sulle energie rinnovabili, ed anche migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico e la competitività del mercato europeo, è necessario espandere le reti elettriche e modificare il loro modo di funzionamento. L'Ewea ha anche presentato il rapporto intitolato: «Gli aspetti economici dell'energia eolica» («The Economics of Wind Energy»), che fornisce un'analisi dettagliata degli aspetti economici relativi all'energia eolica, confronta i costi di queste tecnologie con quelli delle altre tecnologie per la produzione di energia elettrica, ed esamina il contributo di questo settore alla prosperità. Tra gli aspetti analizzati dalla pubblicazione anche: gli schemi di supporto ai finanziamenti, i rischi aggiuntivi per gli investimenti che vanno coperti e il peso dei benefici esterni relativi al settore eolico. (Fonte Focal Point Ipcc Italia News) (20 Marzo 2009)

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"Quei segnali a terra da almeno due mesi" (sezione: crisi)

( da "Corriere Adriatico" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

"Per sistemare il palo bastano un paio di oredi lavoro ma nessuno si decide a intervenire" Protestano i residenti di via Emilia "Quei segnali a terra da almeno due mesi" Ancona La nuova viabilità delle vie Cesanelli e Buozzi (dai primi giorni di marzo nelle due strade è stato invertito il senso di marcia) ha creato problemi non solo agli automobilisti costretti a fare lunghi e tortuosi giri, ma anche ai pedoni. Infatti con la disattivazione del semaforo di via Marconi posto all'incrocio con via Cesanelli adesso i residenti hanno serie difficoltà a passare da un lato all'altro della strada. Lungo via Marconi le auto transitano sempre ad una velocità piuttosto sostenuta e il semaforo, oltre a permettere alle auto l'uscita da via Cesanelli serviva anche da regolatore del traffico. Adesso, invece, il rettilineo è del tutto senza ostacoli e limitazioni ed anche attraversare la strada diventa un problema di sicurezza. "Per i bambini e gli anziani è quasi impossibile passare dice una abitante della zona perché le auto non si fermano nonostante le strisce pedonali e anche portare il bambino alla fermata dello scuolabus adesso è diventato un problema. Il semaforo pedonale dovrebbero proprio riattivarlo". Problemi stradali anche sul lato opposto di Falconara, in via Emilia dove il Comune è stato sollecitato ad intervenire sulla manutenzione della strada per sistemare i cartelli rovinati da un incidente, ma, spiegano i residenti, "sono passati almeno due mesii senza alcuna novità". "Capiamo osservano che il Comune attraversa una forte crisi finanziaria, ma per sistemare un palo, occorreranno un paio di ore di lavoro per un operaio dipendente della struttura addetta. Anche il costo che dovrà sostenere è irrisorio, mentre la figuraccia è davvero immensa". M.M.,

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Unicredit apre i rubinetti alle Pmi (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Campania credito Unicredit apre i rubinetti alle Pmi Siglata un'intesa tra Banca di Roma, Confcommercio e Confidi Campania Un'iniziativa per sostenere le piccole e medie imprese italiane in epoca di crisi finanziaria ed economica, con uno stanziamento complessivo di 7 miliardi di euro da parte del gruppo Unicredit attraverso lo strumento dei consorzi di garanzia fidi. E' il progetto "Impresa Italia: il nostro impegno per le Pmi campane", operativo già da qualche giorno e al centro dell'incontro ieri a Napoli tra Unicredit Banca di Roma, Confcommercio Campania, Confidi Pmi Campania, Api Napoli e Compagnia delle Opere per la sottoscrizione degli accordi su base locale. Giuliana Boni Parte la fase attuativa sul territorio del progetto Impresa Italia. Dopo la sigla degli accordi nazionali che prevedono un plafond complessivo di 7 miliardi di euro, si passa alla firma delle convenzioni tra le associazioni di rappresentanza delle piccole imprese regionali e Unicredit Banca di Roma. A sottoscrivere l'accordo è Confidi Pmi Campania, emanazione di Confcommercio, che svolge il ruolo di garante per il mondo delle piccole e medie imprese e di rilascio di garanzie, Api Napoli, l'associazione di Piccole e medie imprese di Napoli e Provincia e Compagnia delle Opere. Le aree di intervento previste dall'accordo riguardano il sostegno degli investimenti produttivi (tra i quali il risparmio energetico), il miglioramento della struttura finanziaria delle imprese attraverso interventi finalizzati al riequilibrio finanziario aziendale, il rafforzamento della gestione del circolante a fronte dell'allungamento dei tempi di incasso e, infine, il miglioramento della struttura patrimoniale con interventi finanziari ad hoc. L'accordo sarà valido sino al 30 giugno 2010. Per Donato Ziccardi, direttore commerciale Campania di Unicredit Banca di Roma, "Impresa Italia non va intesa come un'operazione di credito facile, bensì di un finanziamento che consente di rendere disponibile nuova liquidità alle imprese di qualità del territorio e a quelle che, pur attraversando un periodo di crisi, dimostrano di saper seguire un progetto imprenditoriale in grado di sostenere la crescita". In questo le associazioni di categoria e dei Confidi giocano un ruolo importante, data la loro capacità di supportare la qualità delle scelte creditizie della banca attraverso un'elevata conoscenza del territorio e un'attenzione ai settori a maggior rilevanza strategica per le singole aree locali. "Tra un mese o due - aggiunge - chiederemo un incontro con le associazioni non solo per fare il punto della situazione, ma anche per rafforzare i raporti e la comunicazioni. Serve un'azione di informazione da parte loro - dice ancora Ziccardi - verso le aziende affinché la documentazione per la richiesta di finanziamento arrivi completa. In questo modo noi come banca possiamo dare una risposta in sette giorni". A sottolineare l'importanza di intese di questo tipo è il presidente di Confcommercio Campania, Maurizio Maddaloni, il quale ricorda che "in questo momento di recessione il nostro slogan, così come risultato nella tre giorni di Confcommercio a Cernobbio, è 'meno tasse per le famiglie e più credito per le imprese'. Questo accordo va a cogliere questa esigenza e noi chiediamo che la banche mettano soldi nelle tasche delle imprese. Le Pmi sono la più grande risorsa del Paese sulla quale fare leva per contrastare la recessine e tornare a crescere". Per Lucio Donadio, presidente del Confidi Pmi Campania, già da oggi "i nostri operatori saranno in grado di offrire alle imprese i finanziamenti previsti nel progetto Impresa Italia. Riteniamo che la nostra esperienza nell'attività di garanzia consentirà di agevolare l'accesso al credito, offrendo un aiuto concreto all'economia locale per superare questo delicato momento di crisi". Il progetto Impresa Italia è per Raffaele Fabbrocini, presidente della Compagnia delle opere Campania "un'iniziativa che va nella direzione di tornare alla finanza che assicura risorse all'economia reale". del 20-03-2009 num.

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Io candidato? Non mi tiro indietro (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Commenti confindustria Io candidato? Non mi tiro indietro Fiore: Imprenditori campani, sono pronto ad assumermi le mie responsabilità Giorgio Fiore, 59 anni, vicepresidente di Firema, gruppo casertano leader nel settore privato delle costruzioni di materiale ferroviario, e responsabile del Centro Studi di Confindustria Campania, e presidente della sezione partenopea Editoria, Cultura e Spettacolo, dà la sua disponibilità per una candidatura alla presidenza di Confindustria Campania. L'imprenditore ha già avviato contatti con le unioni territoriali per illustrare la propria candidatura e presentare una prima bozza di programma. Lunedì 23 marzo sarà a Benevento e poi, dopo alcuni giorni, andrà a far visita ai vertici di Salerno. Basilio Puoti Presidente Fiore, com'è nata la sua candidatura alla presidenza di Confindustria Campania? Non è stata una mia decisione. Me l'hanno chiesto e io ho dato la mia disponibilità. Già lo scorso anno mi era stata offerta la candidatura, ma ho rifiutato. Che cosa è cambiato rispetto allo scorso anno? In questo momento storico, dinanzi alla grave crisi economica che ha colpito il mondo, è necessario che tutti diano una mano per aiutare la baracca. Tirarsi indietro ora sarebbe davvero irresponsabile. A suo avviso, quali sono le cause della crisi che sta colpendo l'industria? La crisi viene da molto lontano. A mio modesto avviso dietro c'è un problema di sovrapproduzione industriale: il sistema produce molto più di del necessario. Ne è la dimostrazione il settore auto. Quindi, il settore industriale dovrebbe ridurre l'offerta per far fronte all'avvenuta riduzione della domanda. Ma la vera causa è la crisi finanziaria mondiale che si innesca sul problema di sovraccapacità produttiva del sistema industriale. E' anche un problema di efficienza produttiva? Partiamo dal fatto che la globalizzazione presenta gravi limiti quando si costruisce solo sui grandi monopoli e non sulla riduzione e razionalizzazione dei costi. I monopoli portano con sé dei virus che sono la somma delle disfunzioni delle singole unità produttive. Questo non genera più produttività ed efficienza, né un abbattimento dei costi. In tali condizioni, gli stessi sistemi politici, e quindi i Governi nazionali, molte volte, vengono scavalcati da quei monopoli. Questo accade anche in Italia? Stranamente l'Italia sta meglio rispetto a tanti altri Paesi. Il problema e la forza dell'Italia sta nell'avere un tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese. Quindi, se la crisi dura poco, l'Italia ha le capacità di superarla agevolmente, ma se essa durerà molto rischiamo di perdere tutto il patrimonio industriale. Come sta messa la Campania? Ci sono pochi grandi gruppi industriali e moltissime piccole e medie imprese. Per far fronte alla crisi si potrebbero introdurre dei provvedimenti atti a preservare il patrimonio industriale. Vanno attivate tutte quelle azioni necessarie a immettere liquidità nel sistema. Un provvedimento dovrebbe riguardare l'edilizia che ha dei risvolti positivi anche sul settore industriale. Quindi, a suo avviso bisogna puntare sulle infrastrutture? Certo. " necessario rivitalizzare gli appalti pubblici, puntare sulle grandi opere. Inoltre, servono provvedimenti che velocizzino la realizzazione di quelle opere pubbliche. Non è possibile che in Italia debbano passare almeno 4 anni tra la fase di progettazione e quella di realizzazione. E questo riguarda anche l'edilizia privata, non è possibile attendere tempi biblici solo per avere una licenza o una concessione edilizia. In Campania ci vogliono degli anni, e non è possibile. Bisogna velocizzare le procedure, in questo paese non possiamo morire di burocrazia. Come giudica la politica della Marcegaglia? Si sta muovendo nella giusta maniera. Sta mettendo in campo una politica di collaborazione, ma anche di attenzione e di contrapposizione rispetto a quegli interventi governativi che non condivide. Ed è quello che dobbiamo fare anche noi con il Governo regionale. Come giudica l'operato della Regione? Ci sono luci e ombre. E' notorio che ci sono degli assessorati che lavorano molto bene e altri che lavorano molto male. In periodi difficili si devono prendere delle decisioni dure e drastiche, quindi, sarebbe opportuno voltare pagina e cambiare quegli assessori, e si conoscono, che non stanno lavorando bene. Come giudica l'operato di Confindustria Campania? Il presidente Coppola ha lavorato bene, ha messo in campo delle ottime iniziative. Volutamente ha preferito lavorare in maniera dimessa dal punto di vista mediatico per puntare sui contenuti. Penso che bisogna continuare su questa strada, lavorando sui contenuti. Cosa chiede alla Regione? Le rispondo con un esempio. La Regione spende l'85 per cento del suo bilancio nel settore della sanità, ma questo non comporta un aumento della qualità della vita dei suoi cittadini. Una parte di quei soldi se fossero spesi per altri settori creerebbero sicuramente sviluppo e occupazione. Più che di soldi, però, parlerei della necessità di mettere in campo delle serie politiche industriali che tengano in debita considerazione lo sviluppo del Mezzogiorno. E' un problema del governo Berlusconi? E' un problema che va avanti da decenni: in Italia manca un indirizzo politico che punti sull'industrializzazione del Mezzogiorno, e quindi, della Campania. Se guardiamo alla Francia e alla Germania ci accorgiamo che quei governi hanno sostenuto il proprio comparto industriale. Io non sono per il protezionismo, ma nemmeno per l'eccessiva esterofilia; c'è bisogno di reciprocità fra le due politiche. Crede che Confindustria e sindacati debbano remare nella stessa direzione? Certamente. Sono per il confronto fra le parti sociali, non credo invece nei tavoli di concertazione che sono troppo estesi e autoreferenziali. Ai tavoli infatti devono sedersi i soggetti realmente interessati all'argomento in questione e, soprattutto, che capiscono di quello di cui si parla. Che tipo è lei? Sono pessimista di natura per diventare ottimista. Cioè parto dalla posizione peggiore per poi fare in modo di migliorare le cose. " il momento di agire, non di aspettare. Giorgio Fiore Napoletano, 59 anni, è vicepresidente di Firema e responsabile del Centro Studi di Confindustria Campania. Al vertice della sezione partenopea Editoria, Cultura e Spettacoli, l'imprenditore dà la sua disponibilità per una candidatura alla presidenza degli Industriali campani del 20-03-2009 num.

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Isae: Stretta colpisce manifattura e servizi (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa & Mercati credito Isae: Stretta colpisce manifattura e servizi La stretta del credito sembra colpire "soprattutto le imprese manifatturiere, e in misura minore quelle dei servizi e del commercio". Lo dice l'Isae in una nota che illustra un'indagine sull'accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi internazionale. del 20-03-2009 num.

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FRANCA GIANSOLDATI YAOUNDè. L'AFRICA è IN PERICOLO . DA UNA PARTE LE MA... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

FRANCA GIANSOLDATI Yaoundè. L'Africa «è in pericolo». Da una parte le mani delle multinazionali, dall'altra una classe politica debole che si fa facilmente corrompere. E' come se fosse sbranata da belve, spolpata delle sue risorse naturali a beneficio di pochi, anzi, di pochissimi. Lo stadio di Yaoundè trabocca di gente, gli spalti sono pieni, in 50 mila quelli che hanno trovato posto alla messa papale ma potrebbero essere molti di più ad osservare la moltitudinne restata fuori, impacchettata dietro le transenne nel grande spiazzo di terra rossa. C'è chi ha camminato tutta la notte per vedere il Mbvamba, il saggio, dal maxischermo ultimo modello che fa a pugni con la miseria circostante. Benedetto XVI no-global non riesce a tacere davanti ai problemi sociali. Trova l'appoggio dei musulmani camerunensi che gli assicurano: contro la povertà e l'emarginazione «non si senta solo», le grandi religioni, quelle che rifiutano la violenza, coopereranno. Il colpo d'occhio cattura. Macchie di colori sgargianti, canti ritmati e cenni di danza ma la liturgia è rigorosamente sotto controllo; con questo Papa non si vedono più gli eccessi folcloristici delle messe africane di Wojtyla. Ai cattolici Papa Ratzinger si rivolge, puntando l'indice. «Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. In questo tempo in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto attenti». All'episcopato dell'intero continente, invece, affida un compito importante, riflettere sui contenuti di un documento che farà discutere, preparato in vista del prossimo sinodo sull'Africa. Si tratta di un'analisi al vetriolo sui problemi sociali e morali più urgenti, incluso le sfide alle quali la Chiesa è chiamata a far fronte. Il tempo stringe e bisogna adeguarsi. Il tessuto tradizionale si sta disgregando, le sette avanzano così come, in certe zone, l'Islam radicale, ci sono forze internazionali che sfruttano la miseria per fomentare guerre, per vendere più armi, sostenendo poteri politici antidemocratici e assicurarsi come «contropartita dei vantaggi economici», a cominciare dallo sfruttamento delle risorse, finendo con «destabilizzare» intere nazioni. Ai cattolici chiede coerenza e coraggio. E' chiaro che la globalizzazione selvaggia non piace a Ratzinger. «Le società rischiano di essere deturpate dalla logica dell'economia mondiale a scapito di ciò che costruisce la persona umana». Nell'elenco non mancano i danni della crisi finanziaria mondiale. La situazione del continente è destinata solo a peggiorare, aumenteranno i disoccupati, l'emigrazione clandestina, farà diminuire il capitale straniero. Anche nella terza giornata di viaggio il tema dell'Aids fa capolino, anche se le polemiche internazionali non lo sfiorano minimamente. Tira dritto. In questo momento il Papa è concentrato sui problemi dell'Africa, fa sapere padre Lombardi, biasimando la «dicotomia emersa tra quello che succede qui e quello di cui si parla all'estero». Il riferimento è alla bufera sull'uso dei profilattici. Chiamato a un commento, Berlusconi lo ha difeso: «ciascuno svolge la sua missione ed è coerente con il suo ruolo», mentre Bossi, più caustico: «L'Aids e' diffuso in Africa e l'uso del preservativo aiuta ad evitarlo. Forse il Papa non tiene conto della realtà locale». Stupito e totalmente in difesa del Papa, Pier Ferdinando Casini: «È in atto - ha detto - una chiara manovra contro la Chiesa e contro il Papa. Quello che il Papa ha detto sui preservativi e sulla sessualità responsabile è quello che avevano detto i suoi predecessori. È un bersaglio costante di delegittimazione che arriva anche da molto vicino».

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EMANUELE MACALUSO CORRADO OCONE RICORDA COME NORBERTO BOBBIO NEL CORSO DELLA SUA VITA E NELLE SUE... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Benevento)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Emanuele Macaluso Corrado Ocone ricorda come Norberto Bobbio nel corso della sua vita e nelle sue opere si sia «affannato» a cercare risposte a domande fondamentali: «Quale socialismo? Quale democrazia? Quale libertà? Quale uguaglianza?» per concludere nel suo «congedo» che la risposta è nel farsi e nel riproporsi in continuo quelle domande senza credere di poter dare ad esse risposte definitive. Condivido queste parole di Bobbio. A me sembra un'assurdità parlare di «morte del socialismo» o di crisi esistenziale del capitalismo. E insopportabile è la recita delle litanie sulla «fine delle ideologie», esercitate con furore ideologico. Un esempio di questa contraddizione ci è offerto dal dibattito e dagli scontri sui temi della laicità, il ruolo pubblico della religione, la bioetica e tutti i risvolti che essi ci pongono, primo fra tutti quello del ruolo dello Stato. Insomma, si invoca l'assunzione dei valori della religione per ricoprire i vuoti lasciati da altri valori e da altre ideologie (...). La straordinaria attualità di queste questioni la verifichiamo nel corso stesso della battaglia politica quotidiana e nelle riflessioni che impegnano studiosi e dignitari della Chiesa e il Papa. Basti ricordare lo scontro sulla legge 40 per la maternità medicalmente assistita, la discussione sull'uso delle staminali, i progetti sul testamento biologico e i furibondi interventi di cardinali e intellettuali cattolici, di uomini politici e organi di stampa dopo la sentenza del tribunale di Milano prima, e della Cassazione poi sul «caso» Eluana. Colpisce il fatto che nel momento in cui si transita dal dibattito culturale all'azione politica, in Italia, in questo campo tutto si ferma. Del resto basta pensare come è nato il Partito democratico, nel quale operano fieri oppositori di riforme nel campo della bioetica e dei diritti civili, realizzate in tutti i paesi europei; essi sono in grado di paralizzare l'iniziativa di questo partito che pure dovrebbe essere alfiere di modernità, progresso e laicità. È impressionante l'assenza di un confronto serio e forte su questi temi nelle forze politiche. Veniamo ora a un altro tema cruciale. Questo volume esce nel momento in cui la crisi finanziaria che ha interessato tutti i continenti ha riaperto il dibattito sul capitalismo e la globalizzazione, sui rapporti tra Stato e Mercato, sulle organizzazioni internazionali e soprattutto sul ruolo della politica. (...) E sul capitalismo e il suo ruolo nella globalizzazione si è riaccesa una vivace discussione. Non è un caso che in tutti i paesi sono in netta ripresa le vendite delle opere di Carlo Marx. I giornali ci hanno raccontato che l'arcivescovo della diocesi di Monaco di Baviera, monsignor Reinhard Marx (si chiama proprio così) pubblica un libro dal titolo significativo Il Capitale: un confronto con l'opera del vecchio Karl. (...) Proprio di fronte ai dilemmi che la crisi economica e sociale propone, anche le idee di un liberale come Rawls, analizzate da Ocone, ci possono aiutare a capire e ad agire. Rawls afferma che è auspicabile un sistema sociale e politico che garantisce il massimo di libertà individuali, compatibili con l'uguale libertà di ogni altro, con il principio di giustizia. Un principio che comporta l'intervento del potere politico per attuare una redistribuzione della ricchezza e una riduzione degli squilibri sociali che emergono con brutalità soprattutto nei periodi di crisi economica segnati dalla crescita della disoccupazione. (...) Come si raccordano, se si raccordano, le idee di questi pensatori con il revisionismo socialdemocratico che ha caratterizzato le esperienze di governo dei partiti liberali e socialisti europei? È un tema cruciale anche per verificare se nella situazione di oggi, con una recessione economica, quel revisionismo regge o no, se bisogna riaprire, in condizioni diverse e quindi in termini nuovi, un nuovo ciclo socialdemocratico, parola che sembra ormai un retaggio del secolo scorso, nutrito di culture ed esperienze vissute negli ultimi anni a cui hanno contribuito studiosi come quelli che ritroviamo nel libro di Ocone. (...) A questo appuntamento il centrosinistra italiano arriva senza idee e senza una linea, senza una forza consistente e coesa. In Europa appare isolato e senza riferimenti. La destra, diversamente da ciò che vediamo in Francia, dove Sarkozy tenta di darsi una linea europea, arranca e propone politiche-tampone senza respiro. Purtroppo, anche il Pse non riesce ancora a promuovere un confronto e un rapporto politico più denso nella sinistra europea. Tuttavia, proprio i caratteri della crisi stanno sollecitando tutti a ripensare se stessi e a guardare il domani. Questo piccolo libro ci ricorda che per ripensare, occorre pensare e confrontarsi nel vasto mercato delle idee, non solo per capire ma per armarsi e condurre battaglie politiche e culturali sul fronte del progresso, della libertà e dell'uguaglianza.

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La Siciliae la Cina (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

La Sicilia e la Cina Con oltre 500 miliardi di dollari per fronteggiare la crisi finanziaria internazionale, la Cina è, dopo gli Stati Uniti di Obama, il maggior investitore in spesa pubblica. La crisi d'altra parte ha nelle due grandi economie gli attori ed i responsabili principali. Come ricorda la Banca Mondiale attraverso i suoi due direttori, un americano ed un cinese, in un recente articolo sul Washington Post: "sono stati i due Paesi all'origine dei maggiori squilibri mondiali, troppi consumi ed importazioni in America, troppo risparmio e troppo export in Cina". Non stupisce quindi che il presidente Lombardo abbia, nel suo recente intervento al convegno di Confindustria a Palermo, evocato solidi investimenti cinesi in Sicilia segnatamente nel settore dei trasporti e della logistica. Da anni il governo cinese cerca in Europa un porto ed un aeroporto dove far sbarcare merci e passeggeri che potrebbero incrementarsi con tassi elevati, quando sarà superata l'attuale recessione.Tutti i grandi porti europei e gli aeroporti più interessanti per i collegamenti ferroviari e stradali con il cuore d'Europa sono già congestionati e comunque dominati dalle grandi compagnie europee che vivono un rapido processo di ulteriore concentrazione. Con gli accordi di open sky che riguardano Stati Uniti e Canada il cielo europeo è divenuto unico e dunque potrebbe essere plausibile l'idea di un rilevante investimento con finanza europea e cinese per agevolare il processo di scambio a partire dal prossimo biennio. Naturalmente la Sicilia fa bene a candidarsi, come farà la Lombardia con l'aeroporto di Malpensa o con quello di Brescia, entrambi ancora in grado di avere grande sviluppo nei prossimi anni. Supponiamo che l'interessamento manifestato nelle scorse settimane abbia un fondamento realistico, che cosa bisogna fare per renderlo prima fattibile e poi reale? In primo luogo offrire non solo un'area tecnicamente in grado di far nascere un aeroporto intercontinentale. Questa è la cosa più facile ed in parte l'Università di Enna ha già lavorato ad un progetto apprezzato in linea di massima da Enac. Quello che veramente conta è un sistema di logistica che colleghi l'aeroporto privato ipotizzato con Fontanarossa, attraverso una velocizzazione della ferrovia, in modo che per l'Europa si possa proseguire anche dall'aeroporto nazionale, vero asset attuale della Sicilia ma anche patrimonio nazionale. Secondo occorre che ci sia forza lavoro adeguata, tecnici, specialisti in aviazione, buoni manager, un'amministrazione amichevole e non persa nelle proprie fisime. Insomma occorre creare un contesto ottimale per rendere favorevole la scelta di localizzazione che investitori privati, che sicuramente hanno i soldi, decidano di spenderli in Sicilia piuttosto che altrove. In questo senso il ritardo con il quale si sta approntando la nuova fase della programmazione dei fondi europei sia nazionali che regionali, non aiuta. Bisogna fare, come hanno detto sia membri autorevoli del livello nazionale che lo stesso presidente della Regione, una programmazione a ritmi accelerati, concentrando le risorse su infrastrutture essenziali e completabili in tempi ragionevoli e investendo in ricerca e per lo sviluppo dei vari settori della logistica a partire da quello aerospaziale, dove potrebbero essere utilmente versate le competenze delle Università siciliane. Poi bisognerà non mettere il carro avanti i buoi e aspettare, sollecitandola nei modi adeguati, la presentazione di un piano industriale che sciolga i nodi problematici necessariamente presenti in una prima fase. L'Enac ha già dato la sua disponibilità ad esaminare celermente tutte le problematiche connesse con questa grande opzione. Speriamo che essa esca dalla fase del dibattito politico e si vada verso una concretizzazione che sarebbe possibile, che è auspicabile, ma che deve essere ben lavorata per diventare reale in tempi compatibili con la ripresa del trasporto aereo a scala internazionale. Nel frattempo sarebbe serio che si investissero risorse fresche per attrezzare gli aeroporti che abbiamo, in particolare quello di Catania e di Comiso. Per il primo è essenziale, dopo la realizzazione dei raccordi, che si allunghi la pista integrando la ferrovia con una fermata della metropolitana all'interno. Per il secondo, ormai pronto ad entrare in esercizio dal punto di vista infrastrutturale e certificativo, che si trovino i soldi per il servizio di torre e per i vigili del fuoco. Aspettando la Cina, non scordiamoci di migliorare quello che abbiamo e su cui abbiamo già investito.

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Avidità e corruzione, il Papa mette in guardia l'Africa (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Avidità e corruzione, il Papa mette in guardia l'Africa Critico sulla globalizzazione selvaggia, chiede coerenza e coraggio ai cattolici. E incassa l'appoggio dei musulmani Venerdì 20 Marzo 2009, Yaoundè L'Africa «è in pericolo». Da una parte le mani delle multinazionali, dall'altra una classe politica debole che si fa facilmente corrompere. È come se fosse sbranata da belve, spolpata delle sue risorse naturali a beneficio di pochi, anzi, di pochissimi. Lo stadio di Yaoundè trabocca di gente, gli spalti sono pieni, in 50 mila quelli che hanno trovato posto alla messa papale ma potrebbero essere molti di più ad osservare la moltitudine restata fuori, impacchettata dietro le transenne nel grande spiazzo di terra rossa. C'è chi ha camminato tutta la notte per vedere il Mbvamba, il saggio, dal maxischermo ultimo modello che fa a pugni con la miseria circostante. Benedetto XVI no-global non riesce a tacere davanti ai problemi sociali. In questa sua battaglia trova pure l'appoggio dei musulmani camerunensi che gli assicurano: contro la povertà e l'emarginazione «non si senta solo», le grandi religioni, quelle che rifiutano la violenza, coopereranno tra loro. Il colpo d'occhio cattura. Macchie di colori sgargianti, canti ritmati e cenni di danza ma la liturgia è rigorosamente sotto controllo; con questo Papa non si vedono più gli eccessi folcloristici di tante messe africane celebrate a suo tempo da Wojtyla. Ai cattolici Papa Ratzinger si rivolge puntando l'indice. «Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali. In questo tempo in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto attenti». All'episcopato dell'intero continente, invece, affida un compito importante, riflettere sui contenuti di un documento che farà discutere, preparato in vista del prossimo sinodo sull'Africa. Si tratta di una analisi al vetriolo sui problemi sociali e morali più urgenti, incluso le sfide alle quali la Chiesa è chiamata a far fronte. Il tempo stringe e bisogna adeguarsi. Il tessuto tradizionale si sta disgregando, le sette avanzano così come, in certe zone, l'Islam radicale, ci sono forze internazionali che sfruttano la miseria per fomentare guerre, per vendere più armi, sostenendo poteri politici antidemocratici e assicurarsi come «contropartita dei vantaggi economici», a cominciare dallo sfruttamento delle risorse, all'aquisizione di mercati importanti, finendo con «destabilizzare» intere nazioni. Ai cattolici chiede coerenza e coraggio. E' chiaro che la globalizzazione selvaggia non piace a Ratzinger. «Le società rischiano di essere deturpate dalla logica dell'economia mondiale a scapito di ciò che costruisce la persona umana, cioè il meglio delle tradizioni locali e della nostra fede». Nell'elenco non mancano i danni della crisi finanziaria mondiale. La situazione del continente è destinata solo a peggiorare, aumenteranno i disoccupati, l'emigrazione clandestina, farà diminuire il capitale straniero. Anche nella terza giornata di viaggio il tema dell'Aids fa capolino, anche se le polemiche internazionali non lo sfiorano minimamente. Tira dritto. In questo momento il Papa è concentrato sui problemi dell'Africa, fa sapere padre Lombardi, biasimando la «dicotomia emersa tra quello che succede qui e quello di cui si parla all'estero». Il riferimento è alla bufera sull'uso dei profilattici che ha finito per far discutere persino il governo italiano. Chiamato a un commento, Berlusconi lo ha difeso con un: «ciascuno svolge la sua missione ed è coerente con il suo ruolo», mentre Bossi, più caustico: «L'Aids è diffuso in Africa e l'uso del preservativo aiuta ad evitarlo. Forse il Papa non tiene conto della realtà locale». La linea della Chiesa - di massimo impegno verso i malati, ma di condanna al "condom" ritenuto non utile a contenere il contagio perchè non fa altro che alimentare il liberalismo sessuale - emerge chiaramente durante il commovente incontro con un gruppo di malati in un centro di recupero per handicappati fondato dal cardinale canadese Leger. «Voi sapete di non essere soli nella vostra sofferenza, perché Cristo stesso è solidale con coloro che soffrono. Egli rivela ai malati e agli infermi il posto che essi hanno nel cuore di Dio e nella società». Sieropositivi compresi. Franca Giansoldati

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Sono legittimate ad agire per tutelare gli interessi dei consumatori patrocinando azioni legali sing... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 20 Marzo 2009, Sono legittimate ad agire per tutelare gli interessi dei consumatori patrocinando azioni legali singole o collettive. Si rivolgono direttamente ai tribunali per chiedere i risarcimenti danni a favore degli utenti: sono le 17 associazioni dei consumatori riconosciute a livello nazionale, "controllate" dal ministero dello Sviluppo economico e accreditate nelle diverse regioni. A Nordest quelle riconosciute sono una decina, hanno centomila iscritti (altrettanti sarebbero quelli delle "non riconosciute") e tutelano direttamente ogni anno circa 5.000 casi di consumatori gabbati. Entro il 14 aprile avranno da dividersi un milione e 300 mila euro di finanziamenti frutto delle multe incassate dall'Autorità Garante della concorrenza e del mercato, quello stesso ente che venti giorni fa ha comminato sanzioni a 26 produttori di pasta colpevoli di aver aumentato i prezzi di vendita facendo cartello. Quei soldi, a condanna definitiva, finiranno nelle dotazione del 2010, mentre le cifre che vanno a dividersi in tutta Italia quest'anno derivano dalle multe del 2007 a compagnie petrolifere e telefoniche. La "torta" per il biennio 2009/10 è di 18 milioni di euro, alle Regioni ne saranno girati 14 mentre gli altri 4 saranno spesi direttamente dal dicastero dello Sviluppo economico su indicazione del ministro Claudio Scajola. Per accedere ai finanziamenti - erogati dunque tramite le Regioni - ogni associazione deve dimostrare di avere un numero di iscritti non inferiore allo 0,2 per mille degli abitanti (comunque non meno di 30 mila, 2500 in Veneto) ed essere presenti e attive in almeno 5 regioni. In Veneto quelle riconosciute - che possono quindi accedere ai finanziamenti statali - sono sette, altre sei invece sono quelle "doc" in Friuli Venezia Giulia (solo tre sono accreditate in entrambe le regioni ovvero Adiconsum, Federconsumatori e Legaconsumatori ovvero le tre espressione di grandi organizzazioni sindacali quali Cisl, Cgil e Acli). «Grazie a convenzioni stipulate ad hoc possono utilizzare le sedi e le strutture di quei sindacati - spiega il decano dell'Acu, il padovano Gianni Cavinato, che conta di rientrare presto nel suo Veneto con la sua "sigla" attiva soprattutto sui temi etici - questo le favorisce, ma dagli anni Novanta sono nati e cresciuti un'altra ventina di gruppi». Oltre alle 13 ufficialmente riconosciute in Veneto e Friuli, ci sono in effetti altre associazioni (Adoc, Adusbef, Altroconsumo, Assoutenti, Centro consumatori, Codacons, Mdc) che hanno sedi e sono attive a Nordest, ma per ora non accedono ai finanziamenti regionali. Ma come funziona il meccanismo di assegnazione di tali fondi? Oltre alle quote sociali - i tesseramenti vanno dai 20 ai 50 euro all'anno - ogni associazione incassa la fetta di multe erogate dall'Autorità della concorrenza secondo regole stabilite dalle Regioni. Per quest'anno si parla di 14 milioni di euro che lo Stato "gira" alle 20 Giunte regionali in base alla popolazione. Ed ecco che al Veneto (8% degli abitanti) sono stati assegnati 1.046.281,74 euro, al Friuli Venezia Giulia, invece, per il suo 2,06% di abitanti vanno solo 292.978 euro. La ripartizione non è solo matematica, le Regioni devono infatti stabilirla in base ai progetti presentati e alle attività valutate dalla Consulta regionale dei consumatori e degli utenti. Nell'ultimo biennio in Veneto la più attiva è stati Adiconsum (vedi tabella) che ha incassato 219 mila euro, quasi 210 mila sono andati a Mc, altri 185 mila a Federconsumatori e, infine, 83.616 euro ha utilizzato la Lega "emanazione" delle Acli. All'asciutto sono rimaste la neo entrata Unione Consumatori di Cassola (Vi), la casa del Consumatore (che per il prossimo biennio ha però presentato un articolato progetto per la sicurezza alimentare) e la A.di.co.. Le quattro finanziate nel 2007/08 in effetti hanno curato una rete di sportelli (addirittura 46 quelli di Federconsumatori collegata alla Cgil), hanno realizzato due progetti mirati alla tutela della salute pubblica e un monitoraggio dei consumi delle famiglie e dei giovani. «Anche quest'anno ci sono progetti interessanti - anticipano dal settore commercio della Regione Veneto - che i nostri tecnici stanno valutando per proporre poi alla giunta la ripartizione dei fondi. Nello scorso biennio furono suddivisi fra 4 associazioni 696.700 euro statali mentre altri 300 mila furono utilizzati direttamente dalla Regione sempre nello stesso ambito». A differenza del Veneto che non stanzia fondi propri, la Regione Friuli VG negli ultimi tre bienni ha messo a disposizione oltre centomila euro l'anno, ma l'ultima crisi finanziaria ha dimezzato i fondi per cui quest'anno i 6 enti riconosciuti dovranno dividersi una torta meno ricca: «L'importante è quello che si riesce a realizzare e gli utenti che si riescono ad aiutare - ricorda Antonio Ferronato dell'Adoc di Trieste "legata" alla Uil - noi ad esempio seguiamo dai 400 ai 500 casi l'anno e almeno 200 vengono risolti soprattutto in via extragiudiziale. Arrivare alla causa è proprio l'ultima spiaggia, ma in questi casi forniamo agli iscritti una consulenza dettagliata». Anche le altre associazioni non comprese negli elenchi regionali realizzano iniziative a Nordest facendo conto soltanto sui fondi propri (derivanti dalle quote sociali) o sull'azione dei volontari: «La nostra ad esempio - conclude Mario Vio di Assoutenti Veneto - è molto attiva nel settore dei trasporti effettuando monitoraggi sulla qualità del servizio di Trenitalia: la Regione ci fornisce il pass per potr salire sui convogli e i nostri volontari battono a tappeto i 500 km di linee Fs, ma spesso succede che ci rimettiamo del nostro dovendoci pagare i supplementi». Da segnalare che la Guardia di Finanza proprio lo scorso anno ha effettuato controlli approfonditi sui bilanci e i documenti di tutte le associazioni: a Nordest non è stato riscontrato alcun abuso. Gigi Bignotti

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Borse in rialzo, risalgono le materie prime (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Borse in rialzo, risalgono le materie prime Venerdì 20 Marzo 2009, MILANO - C'è voglia di ripresa in Borsa specialmente a Milano che ha terminato le contrattazioni in netto rialzo per il terzo giorno consecutivo, facendo meglio delle consorelle europee. La Borsa milanese, che da fine 2008 ha perso molto più terreno delle altre piazze del Vecchio Continente, guida il recupero con l'SPmib a +1,91%%e il Mibtel a +2,01%. Meno brillanti le altre Borse del vecchio continente condizionate dall'andamento incerto di Wall Street. Londra ha chiuso a +0,31%, Parigi +0,60%, Francoforte +1,18%. A Milano continua il recupero di Unicredit che chiude a +6,24% a 1,225 euro dopo aver toccato un massimo di giornata a 1,315. Rialzo a due cifre per Unipol, nel giorno del cda di bilancio. La compagnia bolognese ha guadagnato il 13,08% a 0,726 euro, la migliori del paniere. Tonici i bancari, che continuano a riprendere fiato dopo settimane di apnea: Banca Mps +3,36%, Mediobanca a +5,17% e Popolare Milano a +2,44%. Inverte drasticamente la rotta invece Intesa SanPaolo che, in attesa dei risultati 2008 che verranno esaminati domani dal consiglio di gestione, è crollata nel pomeriggio a -3,66% dopo aver toccato in mattinata rialzi fino al 10%. Ma non sono solo le Borse a sentire aria di ripresa. Ieri c'è stato un brusco rialzo dei prezzi delle materie prime con l'oro che sfiora i 960 dollari, il petrolio risalito sopra i 52 dollari al barile, l'argento in rialzo del 13% e il rame schizzato sopra i 4.000 dollari. A innescare la fiammata delle materie prime - con rialzi generalizzati anche per grano, soia e farina - la repentina discesa del biglietto verde, sceso a 1,37 contro euro, e la paura di un surriscaldamento dell'inflazione dopo che la Federal Reserve ha varato massicci interventi per combattere la recessione e la crisi finanziaria pompando denaro nel sistema. Negativa Wall Street: Dow Jone - 1,2%, Nasdaq - 0,52%. La Banca centrale americana ha messo sul piatto oltre mille miliardi di dollari per acquistare titoli di Stato a lungo termine e titoli legati ai mutui, facendo ricorso all'emissione di nuova moneta per alleggerire le condizioni creditizie. Ma la prospettiva di massicce iniezioni di liquidità in un contesto di tassi di interesse azzerati ancora per lungo tempo - come ha spiegato la stessa Fed - fa sprofondare il dollaro e rispuntare lo spettro inflazione spingendo gli investitori a rifugiarsi nelle commodity. Intanto però ci sono ancora pesanti dati almeno per quanto riguarda l'Italia. Il deficit dovrebbe attestarsi quest'anno al 4,8%, per poi salire ulteriormente nel 2010 al 5,2%. Cifre che riflettono l'aggravarsi della crisi, con il pil mondiale che per la prima volta da 60 anni chiuderà quest'anno in rosso (in una forchetta fra il -0,5% e il -1%) ma che, allo stesso tempo, mostrano come l'Italia sia al di sotto della media del G20, per la quale è previsto un deficit di bilancio del 5,9% quest'anno e del 6,3% l'anno prossimo. La stima arriva dal Fondo Monetario internazionale che suggerisce di continuare sulla strada delle riforme del mercato del lavoro nonostante i progressi registrati nell'ultimo decennio. «Nonostante i sostanziali miglioramenti nell'ultimo decennio, il mercato del lavoro in Italia resta ancora indietro rispetto alle altre economie europee, e il bisogno di una seconda generazione di riforme si fa pressante». L'aggravarsi della crisi che causerà quest'anno una contrazione della crescita mondiale fra lo 0,5% e l'1%, con una «profonda recessione» per le economie avanzate, si ripercuoterà sui conti pubblici, non solo italiani. Per la Germania il deficit 2009 è stimato al 4% e al 5,2% per il 2010. Peggiore è la situazione della Francia, con un deficit del 6% quest'anno e del 6,2% il prossimo, e del Regno Unito con un deficit del 9,5% nel 2009 e dell'11,% nel 2010.

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Europa, patto sociale contro la disoccupazione (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Europa, patto sociale contro la disoccupazione Il presidente Ue Barroso sul piano da 400 miliardi: «Abbiamo fatto uno sforzo enorme, basta fare paragoni con gli Usa» Venerdì 20 Marzo 2009, Bruxelles L'Europa cerca la soluzione per uscire da una crisi che appare sempre più grave. E i cui risvolti sociali sono oramai in cima alle preoccupazioni dei leader Ue che, visto il rapido peggioramento della disoccupazione, temono un autunno più che mai caldo. Non è un caso che i 27 capi di Stato e di governo si sono ritrovati a Bruxelles nel giorno dello sciopero generale in Francia, con un milione e mezzo di persone in piazza per protestare. «Le persone innanzitutto», è stato l'appello del presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, prima dell'inizio dell'ennesimo vertice al quale le capitali europee sono arrivate con un accordo di fondo sulla strategia generale da seguire, in vista del G20 del 2 aprile a Londra; ma anche con opinioni differenti su alcune questioni concrete: dalle infrastrutture da finanziare con i 5 miliardi non spesi del bilancio Ue, alla linea da adottare nei confronti dei Paesi dell'Est. Sulla strategia generale la parola d'ordine dei 27 è una sola: attuare senza esitazioni e senza ritardi i piani anticrisi già adottati dai vari Paesi per sostenere le banche, con l'obiettivo di far ripartire il credito, e l'economia, rilanciando la domanda e le infrastrutture. Piani che rappresentano uno sforzo finanziario pari al 3,3% del Pil dell'Ue, circa 400 miliardi di euro per il 2009 e 2010. «Uno sforzo enorme», rivendicano la Commissione Ue e gli Stati europei, replicando così alle critiche di Usa (780 miliardi di dollari in campo) ed Fmi che giudicano ancora insufficiente la risposta alla crisi nel Vecchio Continente. «Basta fare paragoni con gli Usa», è sbottato Barroso: «Non si può parlare di nuovi piani quando ancora devono essere attuati quelli in campo». Ma anche per la cancelliera Angela Merkel «i piani fin qui adottati sono sufficienti e bisogna aspettare che producano i loro effetti». Ci vorranno però mesi. In un incontro con le imprese e i sindacati europei, che ha preceduto in mattinata il vertice, Commissione e presidenza di turno dell'Ue hanno evocato la necessità di un «patto sociale europeo» da varare entro il 7 maggio, quando a Praga ci sarà un nuovo vertice dedicato interamente all'occupazione. Misure «per limitare la perdita di posti di lavoro, sostenere la disoccupazione, promuovere la riqualificazione professionale». Gli ultimi dati di Bruxelles parlano di una disoccupazione che si avvicina rapidamente al 10%, forse già nel 2009, ben prima del previsto. Cioè 6 milioni di disoccupati in più. Intanto, se sembra essere stato raggiunto il compromesso sulla lista di progetti infrastrutturali che dovranno essere finanziati con i 5 miliardi di fondi Ue non spesi (con la Germania che fino all'ultimo ha puntato i piedi sul gasdotto Nabucco che avrebbe voluto tagliato fuori dall'elenco delle opere), si continua a discutere sul sostegno da dare ai Paesi Ue dell'Europa centro orientale, colpiti da una gravissima crisi finanziaria che desta fortissime preoccupazioni ad ovest, dove sono basate le case madri delle banche in maggiore difficoltà. Finora sono state aiutate Ungheria e Lettonia. La Romania sta trattando con Bruxelles. Tutte le capitali Ue sono d'accordo nell'assicurare il loro sostegno. Ma non tutte vogliono che si prendano impegni finanziari precisi. E sullo sfondo ci sono anche le preoccupazioni per i Paesi euro messi peggio: Grecia e Irlanda. Convinto il premier italiano Berlusconi: «Quello che stiamo preparando, in aggiunta al già fatto, è molto più creativo di quello che stanno facendo gli altri Paesi a noi collegati. Sono io - assicura - che darò qualche idea agli altri, e sono sicuro che sarò ascoltato con molta, molta, attenzione».

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Si contrae nel 2008 l'utile di Generali (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Si contrae nel 2008 l'utile di Generali (Teleborsa) - Roma, 20 mar - L'utile dell'esercizio 2008 di Generali è stato pari a € 860,9 milioni rispetto ai € 2,92 miliardi del 2007 con una riduzione del 70,5%. Sul risultato ha influito il drastico calo dei mercati finanziari, accentuatosi nell'ultima parte dell'anno, che ha portato svalutazioni complessive sul portafoglio titoli per circa € 5 miliardi. Il dividendo complessivo unitario proposto per l'esercizio 2008 è di € 0,62 per azione, di cui un dividendo unitario per azione di € 0,15 in contanti ed una assegnazione a titolo gratuito di 1 azione ogni 25 possedute, equivalenti a € 0,47 sulla base del prezzo di chiusura di ieri del titolo Generali pari a € 11,73. La parte distribuita in azioni sarà pagata utilizzando le azioni proprie in portafoglio. In particolare saranno utilizzate n. 54.078.743 azioni proprie sulle n. 58.145.174 azioni proprie in portafoglio. Il dividendo sarà in pagamento dal 21 maggio con stacco cedola a partire dal 18 maggio 2009. Antoine Bernheim ha commentato: "Generali conclude questo difficile 2008 forte di un business ancora in crescita e di una solidità patrimoniale tra le più robuste del settore assicurativo. Se da un lato i risultati hanno risentito dell'inevitabile impatto sugli investimenti della crisi finanziaria globale, dall'altro dimostrano la solidità delle attività assicurative, che riflette le nostre scelte strategiche di lungo termine. Manterremo anche in futuro la gestione prudente che ci ha sempre contraddistinto. Il dividendo, così come strutturato, permette di ricompensare i nostri azionisti e di essere al contempo attenti a tutti gli altri stakeholder, raggiungendo il giusto equilibrio nel contesto economico che stiamo vivendo". 20/03/2009 - 15:28

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Si contrae nel 2008 l'utile di Generali (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Si contrae nel 2008 l'utile di Generali (Teleborsa) - Roma, 20 mar - L'utile dell'esercizio 2008 di Generali stato pari a € 860,9 milioni rispetto ai € 2,92 miliardi del 2007 con una riduzione del 70,5%. Sul risultato ha influito il drastico calo dei mercati finanziari, accentuatosi nell'ultima parte dell'anno, che ha portato svalutazioni complessive sul portafoglio titoli per circa € 5 miliardi. Il dividendo complessivo unitario proposto per l'esercizio 2008 di € 0,62 per azione, di cui un dividendo unitario per azione di € 0,15 in contanti ed una assegnazione a titolo gratuito di 1 azione ogni 25 possedute, equivalenti a € 0,47 sulla base del prezzo di chiusura di ieri del titolo Generali pari a € 11,73. La parte distribuita in azioni sar pagata utilizzando le azioni proprie in portafoglio. In particolare saranno utilizzate n. 54.078.743 azioni proprie sulle n. 58.145.174 azioni proprie in portafoglio. Il dividendo sar in pagamento dal 21 maggio con stacco cedola a partire dal 18 maggio 2009. Antoine Bernheim ha commentato: "Generali conclude questo difficile 2008 forte di un business ancora in crescita e di una solidit patrimoniale tra le pi robuste del settore assicurativo. Se da un lato i risultati hanno risentito dell'inevitabile impatto sugli investimenti della crisi finanziaria globale, dall'altro dimostrano la solidit delle attivit assicurative, che riflette le nostre scelte strategiche di lungo termine. Manterremo anche in futuro la gestione prudente che ci ha sempre contraddistinto. Il dividendo, cos come strutturato, permette di ricompensare i nostri azionisti e di essere al contempo attenti a tutti gli altri stakeholder, raggiungendo il giusto equilibrio nel contesto economico che stiamo vivendo". 20/03/2009 - 15:28

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Ancora opportunità finanziarie per le aziende agricole della montagna parmense (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ancora opportunità finanziarie per le aziende agricole della montagna parmense (20/3/2009 14:02) | (Sesto Potere) - Parma - 20 marzo 2009 - Crescono le opportunità di accesso al credito per le imprese agricole. Grazie al recente accordo fra Agrifidi di Parma - la Cooperativa di Garanzia Fidi per il settore agricolo che opera sul territorio provinciale -, la Provincia e le due Comunità Montane dell?Appennino Parma Est e dell?Appennino Parma Ovest, vengono ampliate le possibilità finanziarie in particolare per le aziende che operano in montagna e in ogni caso per gli allevamenti che producono una modesta quantità di latte. L?accordo, unico nel panorama regionale, è rivolto a favorire gli allevamenti con una produzione annuale inferiore ai 1.000 quintali nelle zone di montagna e 3.500 quintali in pianura allargando le opportunità già offerte al settore dal recente Bando Regionale scaduto lo scorso 28 Febbraio, alle piccole aziende. Va ricordato che il Bando regionale ha messo a disposizione 500.000 euro a livello regionale per affrontare la crisi del Parmigiano Reggiano e ha trovato a Parma e nel suo territorio una buona applicazione con 42 aziende che hanno fatto domanda di sostegno per un importo di 3.120.000 euro. Il Fondo messo a disposizione da Provincia e Comunità Montane è di 30.000 euro ed è alimentato da un contributo di 10.000 euro per ciascuna delle Amministrazioni. Il finanziamento sarà concesso sotto forma di cambiale agraria a 12 mesi per un importo massimo di 100.000 euro, con garanzia dell?Agrifidi fino al 30 % e abbattimento del tasso dell?1 %. Le modalità amministrative sono quelle già note e in uso per l?accesso al Bando regionale. La scadenza è il prossimo 31 Maggio 2009. Soddisfatti i partner a partire dai Presidenti delle Comunità Montane Stefano Bovis e Carlo Berni. “Un?azione solidale delle tre Amministrazioni che dimostra volontà, capacità e puntualità di iniziativa della pubblica amministrazione per affrontare un problema unanimemente riconosciuto” – ha dichiarato il Vice Presidente della Provincia Pier Luigi Ferrari – . “Abbiamo voluto colmare una lacuna della delibera regionale, in particolare quella della crisi finanziaria degli allevamenti da latte per parmigiano reggiano di più piccole dimensioni” – ha aggiunto il presidente Bovis –. “Un?iniziativa a sostegno di un settore produttivo decisivo per il mantenimento della produzione agricola in montagna, di qualità e tipica, fortemente legata all?identità territoriale della nostra provincia” - ha concluso il presidente Berni. Anche il Presidente di Agrifidi Parma Maurizio Minotti, ringraziando la Provincia e le Comunità Montane, ha espresso pieno consenso per l? iniziativa intrapresa: “unica in tutta la Regione, è testimonianza di una sensibilità specifica per i territori montani e consente l?ampliamento delle opportunità offerte dallo strumento del Consorzio Fidi per il sostegno alle imprese in modo efficace e finalizzato”.

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I richiami alla trasparenza non bastano ad affrontare l'emergenza. I derivati cappio al collo dei Comuni (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

I richiami alla trasparenza non bastano ad affrontare l'emergenza. I derivati cappio al collo dei Comuni Di Mario Lettieri e Paolo Raimondi* 20-03-2009 Un mese fa la Corte dei Conti denunciò "l'uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali" e fece appello ad adottare un "principio di prudenza per i contratti derivati finalizzati alla ristrutturazione del debito degli enti locali". Ma i richiami alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli operatori coinvolti non bastano per affrontare l'emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti audizioni della Commissione Finanze del Senato, indicano 41 miliardi di euro in derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a 82 miliardi. Cioè il 50% -- per i soli comuni la cifra sale percentualmente al 58% del loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di tutte le tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito dei loro enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano loro di diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura di negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la differenza in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini perché avevano più soldi da spendere! Gli intermediari finanziari però non avevano detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto che negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati soffocati dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria "circonvenzione di incapace". Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le Procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della legge. Infatti, spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre PMI e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali. Il Comune di Roma nel 2009 pagherà 200 milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori interessi passivi) dell'attuale debito a lungo termine che è stato sottoposto a complesse operazioni di ristrutturazione finanziaria, passando da 420 a 620 milioni di euro. Non solo. Roma infatti dovrebbe continuare a pagare altissimi interessi per questi contratti derivati capestro fino al 2048! La Procura di Milano indaga da tempo, anche con numerosi avvisi di garanzia, per chiarire contratti in derivati per 1 miliardo e 680 milioni di euro che, secondo varie stime, potrebbero comportare una perdita tra 200 e 300 milioni di euro per il Comune. La Guardia di Finanza di Firenze starebbe acquisendo documenti per un indagine su "alte commissioni e abuso di tassi esageratamente alti" che coinvolge 8 banche e 11 comuni della provincia per derivati pari a 1 miliardo e 700 milioni di euro. Poi ci sono i derivati di Napoli, Torino, fino ai piccoli comuni, e delle principali regioni a cominciare dalla Lombardia. Naturalmente questi contratti in derivati determinano un grande trasferimento di risorse finanziarie dai bilanci degli enti locali verso le banche. Queste banche, nazionali e soprattutto internazionali, sono le stesse che sono in situazioni di grande crisi proprio per le bolle speculative create dai titoli tossici. Sono sempre le stesse banche che chiedono sostegni finanziari ai governi per salvarsi dalla bancarotta. Chiedono capitali pubblici garantiti dagli stati e quindi dalla collettività. Come si può quindi tollerare che la collettività paghi due volte? La prima per salvare le banche dalla crisi e la seconda per pagare i derivati sottoscritti con le stesse? A fronte di tale situazione servirebbe anzitutto bloccare immediatamente le eventuali ulteriori sottoscrizioni di derivati da parte degli enti locali. In seguito, quando le nuove auspicate regole dell'economia e della finanza verranno definite, si decideranno anche metodi e comportamenti che riguardano i vari strumenti finanziari e bancari utili alla stabilità del sistema. Il Governo dovrebbe individuare altre fonti e altre norme per il risanamento dei bilanci degli enti locali. Intanto lo Stato dovrebbe esigere che le banche, in cambio dell'aiuto pubblico, trasformino i derivati in essere in normali prestiti a medio e lungo termine con tassi di interesse chiari ed equi. Tecnicamente non sarebbe un problema: chi è stato capace di costruire un complicato e poco trasparente contratto derivato, è certamente capace di "decostruirlo". Si tratta di non essere succubi dei forti poteri delle banche! E' una decisione di politica economica che il Parlamento e il Governo possono prendere in pochi giorni e in modo condiviso, liberando in tempi brevissimi notevoli risorse per interventi di sostegno sociale e di investimento locale. *Mario Lettieri è stato sottosegretario all'Economia nel governo Prodi. Paolo Raimondi è un economista

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Savona: nel 2009 attesi al Palacrociere 680 mila passeggeri (sezione: crisi)

( da "Savona news" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Savona: nel 2009 attesi al Palacrociere 680 mila passeggeri Sarà nuovamente Civitavecchia, confermando il dato del 2008, il principale porto crocieristico del Mediterraneo anche per il 2009, sfiorando i 2 milioni di passeggeri movimentati. La graduatoria, secondo le previsioni diffuse da Cemar Agency Network in occasione della Seatrade Mediterranean a Venezia, vede, dopo Civitavecchia (1.850.000), Venezia (1.200.000), Napoli (1.100.000), Livorno (840.000), Savona (680.000), Genova (620.000), Palermo (400.000), Bari (460.000) e Messina (240.000). Sergio Senesi, presidente di Cemar, ha osservato che lo scenario che si presenta per il 2009 non è semplice. La forte crisi finanziaria sta sicuramente creando difficoltà e uno dei primi effetti è la riduzione della domanda delle spese per il turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici. In realtà, le vacanze a bordo delle navi passeggeri, potrebbero dimostrarsi, proprio per l?Italia, un settore anticiclico, capace di fronteggiare la crisi. Un altro dato in controtendenza è quello sui traffici, che conferma come le crociere siano abbastanza avulse dal contesto generale. La stagione 2008 si è chiusa con un record assoluto di movimenti passeggeri nei porti italiani: 8.534.015 unità (+11,6% rispetto al 2007), mentre le toccate nave sono state 4.758 (+8,58% rispetto al 2007). Per quanto concerne il 2009, ?il primo dato che salta all?occhio è l?ulteriore aumento della presenza media di passeggeri per singola nave - puntualizza Senesi -. Se, da un lato, diminuiscono le toccate nave (4.288 previste nel 2009 contro le 4.758 effettuate nel 2008 per una variazione al ribasso del ?9,88%), dall?altro, rimangono quasi invariati i passeggeri che saranno movimentati, con una previsione di 8.490.000?. La conseguenza immediata di questo dato è che cambia quindi il rapporto passeggeri per nave, passando a 1.979 nel 2009 contro i 1.793 dello scorso anno (a termine di paragone della crescita complessiva, si consideri che nell?anno 2000 erano appena 862)

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Usura, Barile (Pdl): "L'economia cosentina è strozzata" (sezione: crisi)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Usura, Barile (Pdl): ?L?economia cosentina è strozzata? COSENZA. ?In questo particolare momento di crisi finanziaria ed economica una città come Cosenza rischia di pagare un prezzo molto più alto rispetto ad altre realtà urbane e questo perché da sempre il tessuto produttivo è letteralmente strozzato dal cappio dell?usura?. Così Domenico Barile, capogruppo del Pdl in consiglio provinciale di Cosenza. ?Nei prossimi giorni - annuncia Barile - convocheremo la stampa per presentare una serie di iniziative dal forte impatto mediatico sulla città. Il nostro obiettivo è sensibilizzare l?opinione pubblica e mettere al corrente gli imprenditori e i commercianti di Cosenza di quanto sia in realtà viscido e pericoloso il fenomeno dell?usura in città, ben ?vestito? negli abiti dei colletti bianchi che occupano pure posizioni di rilievo nel panorama imprenditoriale del comprensorio. Elementi e circostanze - conclude Barile - da tempo assai noti alle stesse Forze dell?ordine e alla magistratura inquirente e siamo certi che sia pure con i tempi lunghi che conosciamo la giustizia arriverà in qualche modo a ripulire la città?. (20-03-09)

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Da Provincia e Comunità montane un fondo per le aziende agricole (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Da Provincia e Comunità montane un fondo per le aziende agricole Crescono le opportunità di accesso al credito per le imprese agricole. Grazie al recente accordo fra Agrifidi di Parma - la Cooperativa di garanzia fidi per il settore agricolo - la Provincia e le due Comunità Montane parmensi. Vengono ampliate le possibilità finanziarie in particolare per le aziende che operano in montagna e in ogni caso per gli allevamenti che producono una modesta quantità di latte. L?accordo vuole favorire gli allevamenti con una produzione annuale inferiore ai mille quintali nelle zone di montagna e 3.500 quintali in pianura, allargando le opportunità già offerte al settore dal recente bando regionale scaduto lo scorso 28 febbraio, alle piccole aziende. Va ricordato che il Bando regionale ha messo a disposizione 500mila euro a livello regionale per affrontare la crisi del Parmigiano Reggiano e ha trovato a Parma e nel suo territorio una buona applicazione con 42 aziende che hanno fatto domanda di sostegno per un importo di 3.120.000 euro. Il Fondo messo a disposizione da Provincia e Comunità montane è di 30mila euro ed è alimentato da un contributo di 10mila euro per ciascuna delle Amministrazioni. Il finanziamento sarà concesso sotto forma di cambiale agraria a 12 mesi per un importo massimo di 100mila euro, con garanzia dell?Agrifidi fino al 30 % e abbattimento del tasso dell?1%. Le modalità amministrative sono quelle già note e in uso per l?accesso al Bando regionale. La scadenza è il prossimo 31 maggio. Soddisfatti i partner, a partire dai presidenti delle Comunità montane Stefano Bovis (Est) e Carlo Berni (Ovest). “Un?azione solidale delle tre Amministrazioni che dimostra volontà, capacità e puntualità di iniziativa della pubblica amministrazione per affrontare un problema unanimemente riconosciuto", ha dichiarato il vicepresidente della Provincia Pier Luigi Ferrari. "Abbiamo voluto colmare una lacuna della delibera regionale quale quello delle crisi finanziaria degli allevamenti da latte per parmigiano reggiano di più piccole dimensioni”, ha aggiunto il presidente Bovis. “Un?iniziativa a sostegno di un settore produttivo decisivo per il mantenimento della produzione agricola in montagna, di qualità e tipica, fortemente legata all?identità territoriale della nostra provincia”, ha concluso il presidente Berni. Anche il Presidente di Agrifidi Parma Maurizio Minotti, ringraziando la Provincia e le Comunità montane, ha espresso pieno consenso per l? iniziativa intrapresa: “Unica in tutta la Regione, è testimonianza di una sensibilità specifica per i territori montani e consente l?ampliamento delle opportunità offerte dallo strumento del Consorzio Fidi per il sostegno alle imprese in modo efficace e finalizzato”.

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Sotto la banconota niente (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Sotto la banconota niente Domenico Moro, 20 marzo 2009, 10:26 Economia Gli Usa, fiancheggiati dalla Gran Bretagna, sostengono la posizione secondo la quale dalla crisi si esce immettendo massicce dosi di liquidità nel sistema finanziario, e premono affinché la Ue faccia lo stesso. L'Europa, invece, vorrebbe una ridefinizione della regolamentazione del mercato finanziario internazionale, cosa che gli States rifiutano La crisi è profonda ma i metodi messi in campo per risolverla possono riprodurre su scala maggiore la situazione di squilibrio e di instabilità che ci ha portato alla situazione attuale. La Banca centrale Usa ha deciso di comprare titoli del Tesoro a lungo termine per 300 miliardi di dollari. Di conseguenza, giovedì il dollaro ha perso il 3,6% sull'euro, il maggior calo giornaliero di sempre. Gli Usa hanno seguito l'esempio della Banca d'Inghilterra che, qualche giorno, fa ha comprato titoli del Tesoro per 2 miliardi di sterline, cui se ne aggiungeranno nei prossimi tre mesi altri 75 miliardi. L'aumento di liquidità avrà l'effetto di svalutare la sterlina ulteriormente rispetto alle altre valute, specialmente rispetto a euro e dollaro, verso il quale ultimamente ha perso il 23% del proprio valore. La Banca d'Inghilterra è ricorsa, per finanziare l'acquisto dei titoli, alla creazione di denaro dal nulla, semplicemente stampando altra cartamoneta. Durante la Grande depressione, l'Inghilterra e gli Usa fecero qualcosa di simile, sganciando le loro valute dalla convertibilità con l'oro. In questo modo, si poté attuare la svalutazione di sterlina e dollaro, che, a livello internazionale, permise di vendere le merci statunitensi e britanniche a prezzi più bassi e, a livello interno, al contrario, di rialzare i prezzi e con essi i profitti. Anche gli altri paesi furono costretti a fare lo stesso, col risultato che la crisi si estese, dal momento che la svalutazione delle valute favorì l'insorgere del protezionismo, ed il commercio internazionale si contrasse fortemente. Oggi si ripropone, mutatis mutandis, una situazione simile. Gli Usa, fiancheggiati dalla Gran Bretagna, sostengono la posizione secondo la quale dalla crisi si esce immettendo massicce dosi di liquidità nel sistema finanziario, e premono affinché la Ue faccia lo stesso. La Ue, invece, vorrebbe una ridefinizione della regolamentazione del mercato finanziario internazionale, cosa che gli Usa rifiutano. Non c'è da meravigliarsi. Le regole attuali per gli Usa sono vantaggiose, fondandosi sul dollaro come moneta internazionale, di scambio e di riserva. Nel 1971 furono aboliti gli accordi del '44, detti di Bretton Woods, che stabilivano un sistema di tassi di cambio fissi delle varie valute col dollaro, il quale, assumendo il ruolo di moneta internazionale, era convertibile in oro. Gli Usa scelsero di sganciare il dollaro dall'oro quando il loro debito pubblico cominciò ad aumentare, a seguito della loro politica di interventismo militare. Gli Usa si misero così in condizione di farsi finanziare dal resto del mondo senza che i dollari accumulati con il finanziamento del debito pubblico o con l'export di merci potessero essere convertiti in oro. Un sistema imperiale, in cui il centro dell'impero si fa finanziare dal resto del mondo, semplicemente stampando dollari ed emettendo buoni del tesoro. Come faceva l'Inghilterra che, per rimediare al proprio disavanzo delle partite correnti, si basava sugli attivi del suo impero, specialmente sull'attivo dell'India, alla quale tra l'altro impedì di seguirla nello sganciamento dalla convertibilità con l'oro negli anni '30. E' con questo sistema che gli Usa hanno cercato di risolvere la crescente sovrapproduzione di capitale e la deindustrializzazione che minano la loro economia da decenni. Oggi che il sistema dell'economia basata sul credito è saltato, avendo superato ogni livello critico, gli Usa stanno cercando, nonostante tutto, di conservarne un meccanismo, che, pur essendo perverso, è diventato parte delle relazioni internazionali. La Cina, infatti, continua a finanziare il debito Usa ed è diventata nel 2008 il primo detentore di titoli del tesoro Usa. Proprio per questo è estremamente preoccupata per la svalutazione del dollaro, che, da una parte, decurterebbe il valore delle sue riserve proprio in un momento in cui ha bisogno di risorse per finanziare la sua industria e, dall'altra, metterebbe in difficoltà le sue esportazioni. In sintesi, i meccanismi perversi di risoluzione della sovrapproduzione strisciante del centro Usa del sistema capitalistico mondiale non accennano a mutare. Al contrario tendono ad esasperarsi con un aumento puro e semplice della liquidità, mediante la creazione di denaro dal nulla e l'abbassamento dei tassi d'interesse, negli Usa allo zero per cento e in Gran Bretagna al minimo storico dello 0,50%. L'immissione di liquidità non può essere la soluzione, visto che il fattore che ha innescato la crisi non è stato la penuria di liquidità, bensì l'eccesso di liquidità, che ha favorito la speculazione e la bolla immobiliare. Semmai ci sarebbe bisogno di una ridefinizione degli equilibri valutari mondiali, basandoli sull'affiancamento del dollaro, come valuta mondiale, con altre valute. Questo forse aiuterebbe a risolvere lo squilibrio nella bilancia dei pagamenti mondiali, che vedono, da una parte, un deficit enorme (650 miliardi di dollari) concentrato negli Usa e dall'altra un attivo altrettanto enorme (703 miliardi) concentrato specialmente in Cina. La Ue, Germania in testa, sta probabilmente lavorando a favore di un ruolo internazionale maggiore per l'euro. Bisognerà vedere cosa uscirà fuori dal G20 che si terrà fra pochi giorni. Ma l'atteggiamento dell'amministrazione Usa non lascia presagire nulla di nuovo.

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Unicredit in risalita. Buoni risultati, utili e dividendi e il TIER a 6,5%. Profumo accetterà il giogo dei Tremonti Bond? (sezione: crisi)

( da "Blogosfere" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mar 0920 Unicredit in risalita. Buoni risultati, utili e dividendi e il TIER a 6,5%. Profumo accetterà il giogo dei Tremonti Bond? Pubblicato da Alberico Tremigliozzi alle 14:26 in Banking, Grandi manovre, Unicredit Alla fine Unicredit riesce a rivedere la luce del sole. Le notizie degli ultimi giorni hanno, infatti, dato un po' di respiro alla banca di Profumo (e soprattutto alle quotazioni del suo titolo). Pare che dopo l'aumento di capitale da 3 miliardi di euro il TIER del Gruppo si sia attestato sul livello quanto meno poco allarmistico del 6,5%. L'utile netto è di 4,012 miliardi di euro (meno 38,3% sullo scorso anno) e il margine di gestione di 10,174 miliardi di euro (l'anno scorso era di 13,346 miliardi). La contrazione del fatturato sembra essere stata compensata anche con delle ottimizzazioni dei costi e i comparti che magiormente hanno consentito i buoni risultati sono stati quelli commerciali, mentre la divisione di Investment Banking (più sensibile alla crisi finanziaria) ha avuto un risultato di gestione negativo per oltre 1,2 miliardi di euro. A fronte dei risultati è stato chiarito che non sarà elargito alcun bonus per l'a.d., i Deputy Ceo e tutti i componenti del Management Committee. Intanto il Finacial Times si chiede che posizione terrà Profumo rispetto ai Tremonti Bond. Nonostante le suddette notizie , infatti, il fabbisogno di capitale della banca non è venuto meno e lo strumento messo a disposizione dal governo è molto appetibile. Peccato che metterebbe Unicredit in una posizione che il suo AD ha sempre cercato di evitare: la dipendenza dal mondo politico. Soprattutto tenendo conto che il mistro Tremonti non è fra i suoi pricipali fan.... Certo che i 4 miliardi che potrebbero arrivare fra Italia e Austria non sono pochi. Magari l'acquisizione di Bank Austria consentirà di riscuotere qualche favore dalle parti di Vienna e di fare a meno delle ingerenze nazionali. Keep in touch A.

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Ambiente e pace una sola rivoluzione (sezione: crisi)

( da "superEva notizie" del 20-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ambiente e pace una sola rivoluzione Introduciamo il libro "Ambiente e pace una sola rivoluzione" di Carla Ravaioli, edito da Punto Rosso edizioni. Riporto fedelmente dal sito delle edizioni Punto Rosso. Ricchezza destinata a[...] Introduciamo il libro "Ambiente e pace una sola rivoluzione" di Carla Ravaioli, edito da Punto Rosso edizioni. Riporto fedelmente dal sito delle edizioni Punto Rosso. Ricchezza destinata a pochi. Ricchezza prodotta al costo di sempre più duro abuso del lavoro e sempre più pesante devastazione della natura. Ricchezza che continua ad aumentare, ma non abbastanza da impedire una crisi finanziaria da molti paragonata al '29. Bisogna crescere di più, insistono i responsabili del nostro futuro. E (non si dice ma si pensa) se non si cresce quanto occorre, una nuova guerra potrà riattivare la produzione d'armi e far ripartire la macchina dell'economia globale. Da qualche tempo però non tutti sembrano più così convinti dell'indiscussa bontà di questo andazzo. Più d'uno perfino osa parlare di contenimento del Pil. Anche se nessuno dice come. L'autrice tenta una proposta shock: il disarmo unilaterale dell'Unione Europea. Per cominciare. Carla Ravaioli ha pubblicato numerosi libri dedicati ai problemi del mutamento culturale e sociale, tra cui in particolare la realtà femminile e la crisi ecologica. Ricordiamo: La donna contro se stessa (1969), Maschio per obbligo (1973), La "questione femminile" - Intervista col Pci (1976), Il quanto e il quale (1982), Tempo da vendere, tempo da usare (1986), Il pianeta degli economisti (1992), La crescita fredda (1995), Processo alla crescita Dialogo con B.Trentin (2000), Un mondo diverso è necessario (2002). PUBBLICITà PUBBLICITà Invia tramite EMAIL | Versione per la STAMPA |-->Le vostre opinioni Questo Speciale sulle Galassie è stato ospitato sul sito di ScienzaOnLine del Comune di Roma--> Pubblicato il 20 marzo 2009 in: Notizie dal mondo » Invia tramite EMAIL » Versione per la STAMPA--> » Le vostre opinioni

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