CENACOLO DEI COGITANTI |
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EVIDENZA
La Fed punta
sui Treasuries: voglia di reazione sui mercati (La Stampa 19-3-2009)
FTA Online News
Il violento scossone dato dalla Fed ai mercati è un gesto insieme disperato e
volitivo. La triplice decisione di mantenere per un periodo "esteso"
i tassi d'interesse in prossimità dello zero, di varare un piano di riacquisto
di titoli del Tesoro Usa (Treasuries) da 300 miliardi di dollari, di
incrementare le esposizioni della banca centrale americana in mutui e altri
asset affini di circa 1,15 trilioni di dollari, ha iniettato una forte dose di
adrenalina nel cuore del sistema finanziario globale. Il commento della maggior
parte degli osservatori è stato: la Fed ormai è pronta a tutto. Il che
significa appunto, da un lato che la situazione è disperata e i piani per il
salvataggio del mercato immobiliare e finanziario fanno acqua da tutte le
parti, dall'altro lato che Ben Bernanke è pronto a tutto per ostacolare questa
aspra recessione economica.
Gli effetti sul mercato delle sue ultime decisioni sono stati da fibrillazione.
L'indice mondiale MSCI World ha fatto il più grande rally al rialzo dal
Secondo alcuni osservatori le scelte della Fed sono nate da diverse
considerazioni. Il crollo dei mercati azionari, la recessione economica e la
crisi di diversi mercati emergenti avevano creato troppe tensioni fuori
controllo sul dollaro e sui Treasuries Usa, Washington aveva bisogno
direttamente di puntare sui buoni del tesoro americano dopo anni di
concentrazione degli investitori stranieri (Giappone e Cina in cima) sul debito
statunitense. Ovviamente il rientro in patria di una parte consistente del debito Usa risponde anche a importanti istanze
politiche. La necessità imperativa di riattivare con tutti i mezzi un mercato
immobiliare boccheggiante e l'annesso sistema finanziario, ristrutturando al
contempo un sistema di garanzie pubbliche affidabile, non hanno avuto minore
importanza.
In molti hanno descritto la crisi in atto come uno squilibrio fra paesi
emergenti (Cina soprattutto) troppo vocati alla produzione e al risparmio e
un'economia degli Stati Uniti lanciata a rotto di
collo verso consumi insostenibili e drogati dall'afflusso di capitali esteri.
Uno spostamento del baricentro del debito americano verso Washington (o se si
preferisce verso New York) è in qualche modo implicito negli schemi
interpretativi forniti dalla Fed e dall'Amministrazione Obama nel corso delle
ultime settimane.
La decisione di Bernanke di investire 300 miliardi di dollari in Treasuries
implica, però, non solo delle scelte di contenimento, ma anche degli elementi
di fiducia nel rapido way out degli Stati Uniti dalla crisi grazie a misure
aggressive e decise. I buoni del Tesoro Usa che la Fed si appresta a comprare
sono infatti concentrati nelle scadenze tra i due e i
dieci anni e questo significa che Bernanke punta su una ripresa dell'economia a
stelle e strisce in un anno o due. Un piano di acquisto di Treasuries così
poderoso non poteva che suggerire una fiammata del mercato azionario e un, seppur labile, ritorno al capitale di rischio. Oggi in
chiusura la sbronza sembra già finita e i mercati stanno rapidamente tornando
su livelli prossimi a quelli di apertura: a ben guardare, però, dietro
l'euforia dell'ultimo rally, c'è anche una forte voglia di reazione. Un
tentativo di recupero da non dimenticare. (GD)
Crisi in Liguria,
un'indagine ( da "Stampa,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi in Liguria, un'indagine IMPERIA Quali sono gli effetti della crisi finanziaria sulle imprese liguri? A rispondere al quesito proverà un'indagine compiuta dalle Camere di Commercio della regione. A tale scopo sarà contattato da Unioncamere Liguria un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e,
"Periodo difficile
per l'occupazione ma ci sono possibilità di rilancio"
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Cantieri Navali Vadesi discende da una crisi finanziaria dell'azienda piuttosto che da una crisi del settore nautico che mostra segni di sostanziale tenuta. Certo, non possiamo trascurare una situazione il calo di ordini, di liquidità, di cassa integrazione e mobilità. Nel contempo dobbiamo anche vigilare che situazioni positive come quella di Bombardier non abbiano a interrompersi.
Difesa, nonostante la
domanda è crisi ( da "EUROPA
ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante la domanda è crisi GIANPIERO SCANU È ormai chiaro a tutti che la crisi finanziaria che ha sconvolto le borse, bruciato risparmi, cancellato banche d?affari costretto tanti stati a interventi eccezionali, si è rapidamente trasmessa all?economia reale, cancellando milioni di posti di lavoro e diventando così anche crisi sociale.
Conto alla rovescia per il
voto europeo ( da "EUROPA
ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: grandi sculture e saranno incentrati sugli argomenti che infiammano il dibattito europeo (energia, clima, Ogm, crisi finanziaria) e presenteranno diverse opzioni sotto forma di immagini. Si tratta di un?offensiva mediatica senza precedenti. In giro per la Ue si conteranno oltre 15mila siti per affissioni. Ogni nazione avrà i suoi poster tematici specifici, precedentemente scelti.
La voglia di Loveboat è
più forte della crisi ( da "Stampa,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, si precisa, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto croceristico, grazie anche all'ulteriore ribasso del costo della crociera:
il consiglio vota, intesa sulla lombardo
( da "Nuova Sardegna, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e economico-sociale che ha investito gran parte del mondo richiede comportamenti responsabili e senso della misura da parte di tutti. Le contrapposizioni, naturali nella fase elettorale, devono lasciare il campo al confronto serrato sui problemi e sulle soluzioni.
un oltraggio gli incentivi
ai dirigenti delle aziende ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Sul fronte della crisi finanziaria mondiale, i giornali americani nei giorni scorsi riportavano le parole di Obama contro il pagamento dei bonus ai manager di Aig, il colosso delle assicurazioni che ha annunciato il pagamento di 165 milioni di dollari ai dirigenti.
Crisi
economica I cattolici si
interrogano ( da "Arena,
L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: affronterà il tema: «Crisi economico-finanziaria». Nuove regole e impegno etico. In questo incontro si vogliono affrontare le questioni attinenti la grave crisi finanziaria che ormai sta producendo danni pesanti all'economia reale del Paese, con forti riflessioni sull'occupazione e sul redditto di molte famiglie italiane.
Nuove regole, Alonso è
critico Così si confondono i tifosi
( da "Provincia Pavese, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria preoccupa, ma le decisioni imposte non ci soddisfano». Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti. «Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport, credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati - ha detto Fernando Alonso - .
non scherziamo con i
prefetti ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: l'uso dei prefetti per vigilare sull'erogazione del credito alle imprese. È possibile che i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria.
ernani scappa da roma
sognando genova - roberto iovino ( da "Repubblica,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma la situazione ha preso tutt´altra piega, complice la sentenza del Fondo Pensioni e la crisi finanziaria esplosa a livello nazionale. In pratica non si è più parlato di consiglio, di sovrintendente e mai come in questo periodo si è navigato a vista, senza alcuna prospettiva futura. SEGUE A PAGINA VII
Rcs, cura dimagrante in
attesa dei nuovi vertici ( da "Unita,
L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A breve, non c'è da sperare in una inversione di tendenza. La crisi finanziaria pesa sui
risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da
genova torna ai vertici
nel 2009 passeggeri record con le ammiraglie msc - massimo minella
( da "Repubblica, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, spiega, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane, continua l´indagine della Cemar, si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico,
Nella deliziosa commedia
del 1961 Un, due tre Billy Wilder raccontava la proiezione amer...
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile?
pechino chiude le porte
alla coca-cola "rischia di avere il monopolio in cina" - pietro del
re ( da "Repubblica,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: da parte di quegli osservatori che paventano un ritorno al protezionismo in un momento in cui l´economia cinese continua a perdere colpi. Proprio ieri la Banca Mondiale ha annunciato una revisione al ribasso della previsione di crescita dell´economia cinese nel 2009 (dal 7,5 al 6,5 per cento). Per andare in porto il progetto era legato all´approvazione delle autorità di Pechino.
briatore: "riforma shock si deve decidere insieme" - londra
( da "Repubblica, La"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti i protagonisti del circus e noi abbiamo bisogno di vivere in una Formula uno che sia più efficiente, per questo non possiamo essere contenti quando ci impongono decisioni dall´alto». Tanto più che i team sanno bene quanto sia pesante la situazione: «Abbiamo già fatto molto per migliorare il 2009 e il 2010.
L'Inps ha i conti a
posto?Si riformino le pensioni ( da "Secolo
XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ennesima crisi finanziaria, proprio come nel 1993. 19/03/2009 proclami È preoccupante la sicurezza con cui si proclama che non c'è bisogno di rivedere il sistema previdenziale 19/03/2009 visione miopeMiope considerare soltanto il saldo annuale. Se è vero che non esiste emergenza, è il momento perfetto per cambiare 19/03/2009 Luisella Battaglia «
"Mala
tempora"...Ma intanto il mondocresce da 60 anni
( da "Secolo XIX, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come dimostra anche questa lettera) per dare immagine e volto alla Grande Crisi Finanziaria, entità astratta ma che si manifesta in modo terribilmente concreto. È grave, non c'è dubbio. Forse è la più grave dopo la Grande Depressione degli anni Trenta, ma non sta scritto da nessuna parte che avrà conseguenze altrettanto gravi.
ricordi
( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma in più oggi c'è anche l'aggravante di una crisi finanziaria mondiale che piano piano sta investendo l'economia reale e questa situazione perdurerà per almeno due anni. Al di la dei colori dunque, quello che occorre è buona politica e consiglio a tutti di non solo sperare, ma fare in modo che essa lo sia per davvero.
Bomba derivati su Roma e
Milano ( da "Italia
Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali.
niente risparmi, siamo in
formula 1 ( da "Tirreno,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore -, noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Intanto oggi, a Londra, si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato.
Gruppo Rcs, utile in calo
da 220 a 38 milioni ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mail print La crisi finanziaria pesa
sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da
si apre la
tre giorni di manifutura ( da "Tirreno,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Quale globalizzazione dopo la crisi finanziaria». Alle 14,30, in sala grigia, il dibattito «Riorganizzazione della grande industria europea dopo la crisi», a cui parteciperanno: il presidente della Piaggio Roberto Colaninno, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Glaxo Italia Angelos Papadimitriou,
I banchieri italiani
anticipino Bruxelles e facciano come Profumo
( da "Milano Finanza (MF)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbia rappresentato uno dei fattori che ha concorso alla crisi finanziaria. E fino a qualche tempo fa ? prima dell'esplosione più forte di quest'ultima ? la critica ai bonus e ai trattamenti variabili era considerata la manifestazione di una concezione anti-mercato, contraria alla possibilità di far valere liberamente le professionalità e le capacità individuali (è la competizione,
Sgr verso l'indipendenza
dalle banche controllanti ( da "Milano
Finanza (MF)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: siamo vicini al punto di minimo per il mercato finanziario, ma non per l'economia reale. Il rischio da evitare è l'interazione tra crisi finanziaria e reale», cioè che «la situazione si ribalti e la crisi da reale diventi finanziaria». Lo scorso anno i deflussi dall'industria italiana del risparmio gestito hanno sfiorato i 200 miliardi, contro un deflusso netto di 79,
Così Thatcher creò la sua
middle class ( da "Riformista,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria e con i denari del contribuente che tengono a galla le banche, è ora praticamente impossibile, soprattutto quando costruirne di nuove costa il doppio. Secondo Gwyn Prins, politologo alla LSE, la situazione è inasprita «Dall'imperdonabile leggerezza di Brown, che da Cancelliere dello Scacchiere ha tralasciato del tutto di regolamentare il mercato del credito,
Marcegaglia: la Ue coordini gli aiuti di Stato
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: azione coordinata dell'Unione europea contro il protezionismo. Emma Marcegaglia, a Londra ieri per partecipare al G20 delle imprese, ha rilanciato la necessità di concludere il Doha Round del Wto entro il 2009. E ha sottolineato che le misure di sostegno contro la crisi varate dai singoli Stati non devono alterare la concorrenza.
Per l'Fmi
recessione lunga Niente rilancio fino al 2010
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: serviranno nuove azioni concertate sul fronte della stabilizzazione dei mercati e del sostegno della domanda. «Ritardi nell'attuazione delle politiche necessarie a stabilizzare le condizioni finanziarie - si legge nel documento si tradurrebbero in un'intensificazione delle interazioni negative tra mercati finanziari ed economia reale».
Pechino respinge Coca-Cola
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di fronte al progressivo aggravarsi della crisi finanziaria globale, Pechino ha invitato più volte il resto del mondo a non cadere in tentazioni neo-protezionistiche. E il resto del mondo, che per decenni nonostante i massicci investimenti diretti effettuati oltre la Grande Muraglia è rimasto tagliato fuori dal mercato cinese, ha apprezzato la svolta liberoscambista del Dragone.
di PIERO SCORTECCI SONO
numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall ...
( da "Nazione, La (Arezzo)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «LA CRISI finanziaria aggiunge Giovanni Inghirami si trasmette ora all'economia reale. Un sollievo giunge dal contenimento dell'inflazione, dalla riduzione del prezzo del petrolio e dal costo del denaro ai minimi storici, ancora a beneficio delle banche piuttosto che delle imprese.
La Fed compra bond e
affonda il dollaro ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Federal Reserve ha sfoderato nuove armi nella lotta alla recessione e alla crisi finanziaria: ha deciso di comprare, nei prossimi sei mesi, titoli del Tesoro a lungo termine per 300 miliardi di dollari. E di ampliare di 750 miliardi gli acquisti di titoli legati a mutui garantiti dai colossi immobiliari sostenuti dal governo, Fannie Mae e Freddie Mac: il programma verrà portato a 1.
Molte le ragioni per avere
fiducia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria che abbiamo «importato nostro malgrado si somma alla crisi strutturale del sistema Italia», afferma Vainer Marchesini, presidente della Wam Group, leader nelle macchine per manipolare polveri, un capitano d'azienda che considera «semplicemente fantastico» fare impresa e che nel pieno della crisi è tornato ad assumere «
Nella formazione la sola
uscita dal lavoro sommerso al Sud
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma la crisi finanziaria ed economica ormai globalizzata, che non ha risparmiato e che non risparmierà ancor più il nostro Paese, sta assumendo proiezioni assai negative. Questi dati vanno letti, però, con senso realistico e non sottovalutando che, pur provenendo da istituzioni, pubbliche o private dotate di grande ed indiscutibile serietà,
Segnali di ripresa nei
fondi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: operano sul mercato italiano stanno rallentando, segnale di un avvio alla stabilizzazione che si accompagna al «lento assorbimento» dei drammatici problemi dei mercati finanziari. Il presidente di Assogestioni Marcello Messori ha mostrato il suo lato ottimista spingendosi a dire che forse «si è giunti in prossimità del punto minimo del ciclo finanziario anche se non del ciclo reale»
Effetto della crisi: Bper
dimezza l'utile ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Per Italease 88 milioni di rettifiche Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile MODENA La crisi finanziaria dimezza i profitti della Banca popolare dell'Emilia Romagna. Il Cda, che si è riunito ieri,ha infatti approvato un bilancio in forte ridimensionamento rispetto a quello del 2007: l'utile netto si è attestato sui 208,9 milioni di euro, in calo del 55,
Pannelli <estetici>
facili da nascondere ( da "Corriere
Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: resi adesso ancora più esosi dalla gravissima crisi finanziaria e dalla susseguente stretta del credito, esiste in Italia anche il problema più che altrove del rispetto dell'ambiente e delle bellezze architettoniche delle nostre città e dei nostri paesaggi che rendono in certi casi, a causa di non meglio precisati problemi di vincoli ambientali e architettonici,
I giovani manager del
nord-est al meeting di Cortina ?Faremo dell'Europa il nuovo cuore economico del
mondo? ( da "Corriere
Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La situazione economica attuale deriva da una crisi finanziaria ed ha poi innescato una crisi di fiducia nei consumatori. Per uscirne è, quindi, necessario lavorare “soprattutto” su quest'ultimo aspetto. Serve trasmettere sicurezza e ottimismo. Si può raggiungere questo obiettivo soltanto con prese di posizione e decisioni importanti e concrete.
PECHINO - In tempi di
crisi come questi pochi sono coloro che possono permettersi di rifiuta...
( da "Messaggero, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le ripetute esortazioni ad abbassare lo scudo del protezionismo sono, allora, da intendere all'indirizzo degli altri Paesi, quelli in cui sono le compagnie cinesi a lottare per la conquista di quote di mercato. È il caso delle miniere Rio Tinto, che il produttore di alluminio statale Chinalco cerca di portarsi a casa da mesi, scontrandosi con l'opposizione del governo australiano.
MILANO - I risultati del
2008 superiori alle attese - 4,012 miliardi di utili contro i 3,775...
( da "Messaggero, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 86 miliardi per la crisi finanziaria. I cui effetti hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value ad una perdita di 1,98 miliardi contro l'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Unicredit ha effettuato rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni per 3,7 miliardi contro i precedenti 2,
Apulia, utile in calo a
2,8 milioni ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 9 milioni di euro (
Piazza Affari prima in Europa
( da "Corriere della Sera"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari prima in Europa I titoli bancari spingono Piazza Affari, che chiude la seduta con gli indici principali in forte progresso e guadagna così il primato delle performance in Europa.
I risultati 2008 spingono
Campari ( da "Corriere
della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/2 I risultati 2008 spingono Campari (g.fer.) — Alla vigilia del suo esordio nell'indice S&P-Mib (l'ingresso è previsto per lunedì prossimo), Piazza Affari premia Campari.
Ok conti e dividendo,
corre Mediaset ( da "Corriere
della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Ok conti e dividendo, corre Mediaset (g.fer.) — Nonostante il calo dell'utile netto (-9,4%, a 459 milioni di euro), Mediaset distribuirà un dividendo di 0,38 euro, superiore alle attese.
di BRUNO BERTI L'ONDA
lunga della crisi economica, ...
( da "Nazione, La (Empoli)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria di cui parla il sindacato non c'è più. L'azienda ha risolto i problemi che erano emersi l'anno scorso grazie a un accordo con gli istituti di credito concluso a dicembre del 2008. La questione è stata affrontata dai vertici dell'impresa con una ristrutturazione del debito che ha anche portato a una riapertura delle linee di credito.
sciopero contro la crisi,
lavoratori della cgil in piazza ( da "Centro,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: area vastese particolarmente colpite dalla crisi finanziaria internazionale. Per far sentire la voce i lavoratori hanno usato anche fisamornica, tamburello e raganella, urlando slogan al megafono contro la politica e per il lavoro. In tarda matitnata una delegazione della Cgil ha incotntrato l'assessore regionale al lavoro Gatti.
MARCHE:
BADIALI A ROMA PER UN INCONTRO AL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO:
"VELOCIZZARE I FINANZIAMENTI TERRITORIALI".
( da "marketpress.info"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia reale della crisi finanziaria, che ha colpito il credito internazionale, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese manifatturiere. Badiali ha auspicato che possa aumentare la collaborazione con il Ministero, per individuare misure, tecniche e urgenti, di promozione del Made in Italy, insieme alla salvaguardia dell´occupazione e del reddito dei lavoratori.
LIGURIA - INDAGINE: GLI
EFFETTI SULLE IMPRESE DELLA CRISI ECONOMICA
( da "marketpress.info"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi.
milano. alessandro profumo cerca il riscatto dopo mesi di
bufera e lo ottiene ... - andrea di stefano
( da "Centro, Il" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa degli effetti della crisi finanziaria, che hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value a una perdita di 1,98 miliardi a fronte dell'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Il cda proporrà all'assemblea di distribuire ai soci come dividendo azioni di nuova emissione da un aumento di capitale gratuito,
Crisi, proposta Comune:
garanzie per il microcredito ( da "Caserta
News" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La nostra città risente degli effetti della crisi in maniera indiretta, ma le ripercussioni in tutti i comparti sono evidenti. Si rende necessario questo piano di intervento, per affrontare la crisi finanziaria aumentando il medio circolante". A Vico, infatti, non ci sono quelle grandi imprese che sono costrette a mettere gli operai in cassa integrazione o,
Intesa, 4 mld di Tremonti
Bond. Ok dalla Borsa ( da "Affari
Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: obbligazioni sottoscritte dal Tesoro per fronteggiare la crisi finanziaria e rafforzare i ratios patrimoniali delle banche. Secondo alcuni rumors, infatti, l'amministratore delegato chiederà al consiglio di gestione di domani, che avrà in agenda, oltre l'approvazione dei conti dell'ultimo esercizio, anche la questione Tremonti bond, di negoziare quattro miliardi di titoli obbligazionari.
Frattini al Consiglio
europeo: interventi mirati e tempestivi per combattere la crisi
( da "AmericaOggi Online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: forme di protezionismo. Il governo italiano è inoltre contrario a un fondo europeo per i Paesi Ue in difficoltà, ma gli aiuti dovranno essere valutati "caso per caso". E' il ministro degli Esteri Franco Frattini a illustrare, davanti alle Commissioni Esteri e Politiche europee di Camera e Senato, i contenuti e le linee guida italiane del vertice dei 27 che dovrà anche definire una "
Giappone: governo al
lavoro per definire piano con nuovi fondi per preservare gli impieghi
( da "Finanza.com" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il governo giapponese non ha ancora finito le munizioni e per affrontare la crisi finanziaria è al lavoro per mettere a punto un piano da 1.500 miliardi di yen, pari a 12 miliardi di euro. I "fondi" saranno utilizzare per preservare gli impieghi nelle imprese e aiutare i disoccupati. A dare la notizia è stato il ministro del lavoro, Yoichi Masuzoe.
FED: 300 miliardi in buoni
del Tesoro per combattere la recessione
( da "AmericaOggi Online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: anticipa che le misure per stabilizzare le istituzioni e i mercati finanziari, oltre agli interventi di stimolo fiscale e monetario, contribuiranno alla graduale ripresa di una crescita sostenibile". Ma c'è qualche rischio al ribasso sui prezzi: esiste infatti il "rischio che l'inflazione resti per qualche tempo al di sotto del livello adeguato per la crescita e la stabilità dei prezzi"
In Piemonte quattro
imprese su dieci sono in difficoltà
( da "Varesenews" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della domanda In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale nel settore auto.
Aborti, aumentano le richieste I medici: colpa della crisi
( da "Corriere.it" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: È uno degli effetti della crisi finanziaria». Inversione di rotta. Un anno e mezzo fa proprio l'ospedale di via Commenda 12 era stato al centro di un baby boom sorprendente che aveva fatto parlare del ritorno della voglia di fare figli a Milano. Dati confermati. Ma adesso, nella metropoli dai 13 mila posti di lavoro a rischio solo tra gennaio e febbraio,
EDITORIALE -Segreto
bancario, nessun paradiso sicuro per evasori
( da "Reuters Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'
Crisi, Sony in perdita
congela salari. Altri potrebbero seguire
( da "Reuters Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria globale e la forza dello yen, che a gennaio ha raggiunto i valori massimi da 13 anni, sta spingendo Sony verso una perdita operativa prevista di 2,9 miliardi di dollari per l'anno finanziario attuale, che termina il 31 marzo.
<Il credito cala e
costa di più> ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della stretta creditizia Uno dei più evidenti e immediati effetti prodotti dalla crisi finanziaria è stato quello della "stretta creditizia", che ha portato il sistema bancario a una minore disponibilità nell'offerta del credito. Le imprese che hanno denunciato una riduzione negli affidamenti sono passate dal 6,5% di giugno 2007 all'8,8% di ottobre 2008 e al 15,7% di febbraio 2009.
Il Fmi: crisi più grave, ma ripresa nel 2010
( da "Avvenire" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tempi rapidi una ripresa così forte come quella che abbiamo conosciuto tra il 2003 e il 2007, la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi dei capitali». Non sarà una ripresa impetuosa, almeno secondo il Fmi. Nel 2010 il Pil degli Stati Uniti crescerà dello 0,2% (dopo un calo del 2,6% quest'anno), quello dell'area dell'euro risalirà dello 0,1% dopo una discesa del 3,2%.
Segni dei tempi: meno
interventi chirurgici e meno Lamborghini
( da "Reuters Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Alcuni clienti hanno cancellato gli ordini perché sono rimasti a corto di denaro o perché con la crisi hanno perso il lavoro. Altri invece ritengono che coi tempi che corrono non sia il caso di guidare un'auto che dà così nell'occhio. * Il numero dei milionari americani è sceso di oltre un quarto lo scorso anno con la crisi finanziaria che ha decimato i loro investimenti.
Proteste alla Sapienza e
degli islamici, la legge vale per tutti?.
( da "Giornale.it, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima.
Credito, Isae: stretta
colpisce più manifattura che servizi
( da "Reuters Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (
Avellino: Crisi della
concia Un confronto a Palazzo Ducale
( da "Sannio Online, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: gravemente penalizzato dalla crisi finanziaria e sociale che sta investendo l?economia mondiale. Al vertice, promosso dall?amministrazione comunale di Solofra, dal sindaco Antonio Guarino e dall?assessorato alle Attività produttive guidato da Carmine De Vita, hanno partecipato i rappresentanti delle categorie e le associazioni del territorio dell?
Kenya, Pam potenzia
assistenza alimentare in risposta a crisi
( da "Velino.it, Il"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: già in difficoltà per la siccità e l'aumento dei prezzi, sono ora colpiti dalla crisi finanziaria”, ha detto Burkard Oberle, direttore del Wfp in Kenya aggiungendo che il calo delle rimesse degli emigrati, combinato alla perdita dei raccolti, farà sì che ulteriori centinaia di migliaia di persone dovranno lottare per il cibo.
Settore manifatturiero il
più colpito da razionamento credito
( da "KataWebFinanza"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria scoppiata
negli Stati Uniti nel 2007 e diffusasi nel corso del
Scenario economico
ferrarese in fase di accentuato peggioramento
( da "Sestopotere.com"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell?economia ferrarese – rileva il Presidente della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati – ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell?
CREDITO, ISAE: STRETTA
COLPISCE PIÙ MANIFATTURA CHE SERVIZI
( da "Wall Street Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (
EDITORIALE -SEGRETO
BANCARIO, NESSUN PARADISO SICURO PER EVASORI
( da "Wall Street Italia"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'
FMI: L'ECONOMIA IN
ESPANSIONE NEL 2010 ( da "Trend-online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".
Aquos, stagione da
incorniciare ( da "Sicilia,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore - noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Oggi a Londra si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato.
MARCELLA MERLO MILANO.
RENATO SORU è PRONTO A RIPRENDERE IN MANO LE SORTI DI TISCALI. L
...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si legge nella nota diffusa dal gruppo - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media». Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani.
FAR RIPARTIRE IL MOTORE
DEL BELPAESE INDIVIDUANDO I GIUSTI CORRETTIVI E SOPRATTUTTO I METODI PER USC...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Affrontare la crisi, rilanciare l'impresa» è questo infatti il titolo del convegno che si svolge all'interno della prima convention nazionale della Compagnia delle Opere Campania, che si tiene appunto a Napoli. Gli effetti della crisi finanziaria si stanno estendendo con rapidità anche al sistema delle imprese oggi più che mai impegnate a far fronte alla notevole stretta creditizia.
Cassintegrati al lavoro
per il Comune ( da "Gazzettino,
Il (Pordenone)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi delle imprese locali. Ai sensi della legge 328 del 2000, i Comuni sono tenuti, in caso di emergenza, ad intervenire in soccorso di quei cittadini che si trovino in temporanei periodi di difficoltà. «Nell'attuale crisi finanziaria, ed ormai anche economica,-commenta il sindaco Stefano Turchet - il periodo di cassa integrazione è evidentemente un serio periodo di difficoltà per
Rcs: utili a picco,
azzerato il dividendo ( da "Gazzettino,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: azzerato il dividendo Giovedì 19
Marzo 2009, MILANO - La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs
MediaGroup. L'utile scende da
Brunetta va alla guerra
( da "AprileOnline.info"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: del governo che serve a limitare gli effetti che la crisi economica può provocare". "Noi non abbiamo paura, continueremo a scendere in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria: parteciperemo come studenti insieme ai sindacati di base. La Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona, ma noi lo svolgeremo lo stesso così"
Rcs: "Serve un
intervento sui costi" ( da "MilleCanali"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si legge nella nota diffusa dal gruppo al termine del Cda - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media". Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani.
*** Fmi: peggio crisi
ancora da venire, si' ad azioni immediate per le banche
( da "TgFin.it" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento della crisi finanziaria globale minaccia di comportare stress ancora maggiori". E' l'analisi offerta dagli esperti del Fmi in un documento sulla risposta alla crisi bancaria consegnato al gruppo dei G20 in occasione del vertice di Londra del 13-14 marzo e reso pubblico oggi.
STA PER SCOPPIARE LA BOMBA
DERIVATI SUI COMUNI (IL 58% DEL LORO DEBITO TOTALE) ROMA DOVRà PAGARE SOLO DI
INTERESSI 200 MLN NEL 2009 MILANO, PERDITA 2/300 MLN "le banche, in cam
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. Rosa Russo Jervolino In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali.
I CINESI NON SE LA BEVONO
COCA-COLA PROVA A COMPRARSI I SUCCHI HUIYUAN (40% DEL MERCATO NAZIONALE) MA IL
MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO SBATTE LA PORTA A WASHINGTON LA CINA VORR
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile?
19/03/2009 15:46 Il CdA di
Brembo approva il Progetto di Bilancio 2008: - Fatturato +16,3% - Margine
operativo lordo +2,9% - Utile netto -38,3%
( da "ITnews.it" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (
ITALIA: FMI INDICA DEFICIT
2009 A 4,8% PIL, A 5,2% NEL 2010 ( da "Wall
Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: relativo alla crisi finanziaria preparato per il paesi G20, il Fondo monetario indica per l'Italia un deficit pubblico di 4,8% del Pil a fine 2009. Il disavanzo è proiettato in ulteriore rialzo a 5,2% del Pil nel 2010. Nel documento finale pubblicato dall'Fmi al termine della missione article IV sull'Italia, l'organismo internazionale aveva indicato per il 2009 un deficit del 3,
Brembo: fatturato in
crescita del 16,3% nel 2008 ( da "Trend-online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (
Cementir: approvati i
risultati di bilancio al 31 dicembre 2008
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia reale della crisi finanziaria internazionale. Il margine operativo lordo ed il reddito operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% rispetto ai corrispondenti valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è dovuta alla discrasia tra costi e ricavi che si è venuta a creare principalmente nella seconda metà del 2008:
ECONOMIA. CREDITO, LA
CRISI COLPISCE LE IMPRESE MANUFATTURIERE
( da "AgoPress" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria, le imprese manufatturiere sono quelle che riescono con più fatica ad ottenere finanziamenti. E? quanto emerge da un?indagine condotta dall?Isae, l?Istituto di studi ed analisi economica. Nel dettaglio, per le imprese manifatturiere, più che per quelle dei servizi e del commercio, le condizioni di accesso al credito sono peggiorate a partire da novembre 2008,
Scajola al World Energy
Outlook 2008 ( da "KataWebFinanza"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia".Il WEO s'interroga su quesiti di attualit in materia di energia, per comprendere i cambiamenti energetici mondiali, in seguito all'accordo internazionale per la stabilizzazione delle emissioni dei gas ad effetto serra e per valutare la produzione futura di petrolio e gas.
Servizi bancari, ora
diventa tutto 'trasparente' ( da "Affari
Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: disciplina in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti. Trasparenza e correttezza che sono alla base di quel circolo virtuoso basato sulla reciproca fiducia che la crisi finanziaria e i molti, troppi, scandali emersi nell'alta finanza al di là e al di qua dell'oceano hanno minato gravemente.
CRISI: BERLUSCONI, DA NOI
PROGETTI 'PIU' CREATIVI' DI ALTRI...
( da "Virgilio Notizie"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Italia sta mettendo a punto progetti ulteriori per affrontare la crisi finanziaria, progetti che saranno ''piu' creativi'' di quelli che stanno facendo gli altri Paesi dell'Unione europea. Lo afferma Silvio Berlusconi al termine del vertice del Ppe a Bruxelles. Il Presidente del Consiglio assicura che ''noi conosciamo uno per uno tutti i provvedimenti assunti dagli altri paesi.
AUTHORITY USA: SUPERVISORE
RISCHI SISTEMICI NON È PANACEA ( da "Wall
Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico.
ISAE: LE IMPRESE ITALIANE
E L'ACCESSO AL CREDITO ( da "Trend-online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria scoppiata
negli Stati Uniti nel 2007 si è poi diffusa nel corso del
FMI: L'ECONOMIA IN
CRESCITA NEL 2010 ( da "Trend-online"
del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".
Authority Usa: supervisore
rischi sistemici non è panacea ( da "Reuters
Italia" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico.
Nucleare, Scajola: primo
gruppo di centrali operativo nel 2018
( da "Dire" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Scenario energetico mondiale 2008: impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia', organizzato oggi a Roma dal World energy council. "Abbiamo deciso il rilancio dell'energia nucleare- ricorda Scajola- e nel provvedimento Sviluppo ci sono tutte le norme relative al percorso per il ritorno dell'Italia nel nucleare".
Energia, la crisi blocca
investimenti nel settore ( da "Velino.it,
Il" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: infatti anche un momento di riflessione e dibattito sulla attuale crisi finanziaria e le problematiche che il settore energetico si trova ad affrontare. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervenuto al convegno, l?Italia beneficerà in termini di bilancia dei pagamenti nazionali per 20 miliardi di euro dalla crisi grazie ai minori costi energergetici.
Unipol, AD Salvatori
fiducioso per il 2009 ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria ed economica mondiale. "Tuttavia, anche in un contesto così difficile - ha dichiarato Carlo Salvatori, Amministratore Delegato di UGF - il nostro Gruppo ha continuato la propria crescita nel mercato assicurativo e bancario - come attestano i dati della raccolta assicurativa e il margine di intermediazione della Banca -
Unipol chiude l'esercizio
2008 con utile in calo ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del
19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in un mercato che ha risentito pesantemente degli effetti della crisi finanziaria, in particolare sui prodotti linked. I premi di competenza complessivi, al netto delle cessioni in riassicurazione, ammontano a 7.591 milioni di euro, di cui 4.105 milioni nei rami Danni (3.934 nel 2007) e 3.486 milioni nei rami Vita (3.
# #Scuola/ Brunetta contro
l'Onda: guerriglieri. No, ( da "Virgilio
Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria". E poi insieme ai sindacati di base: "la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso", concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall'Unione degli universitari.
Brunetta sfida l'Onda:
"Guerriglieri" ( da "Stampaweb,
La" del 19-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I collettivi annunciano quindi che torneranno «in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria». E poi insieme ai sindacati di base: «la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso», concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall?
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
UNIONCAMERE I
RISULTATI PRONTI IN MAGGIO PER LA «GIORNATA DELL'ECONOMIA» Crisi
in Liguria, un'indagine IMPERIA Quali sono gli effetti della crisi finanziaria sulle imprese liguri?
A rispondere al quesito proverà un'indagine compiuta dalle Camere di Commercio
della regione. A tale scopo sarà contattato da Unioncamere Liguria un campione
di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto,
significativo per il tessuto economico delle singole province, in termini di
peculiarità dei settori produttivi. Sottolinea Giorgio Marziano, Segretario
generale della Camera di commercio di Imperia: «L'obbiettivo principale
dell'indagine è quello di analizzare la situazione attraversata dalle imprese
liguri, a seguito della crisi finanziaria che ha avuto
luogo oltre oceano nell'anno 2007, per poi estendersi a livello mondiale nel
2008». L'ente camerale imperiese, «nell'intento di dare a tutti gli
imprenditori - e quindi anche quanti non saranno contattati perché non compresi
nel campione - la possibilità di esprimersi sull'argomento, ha creato uno spazio
sul proprio sito internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed
agevole il questionario alla base dell'indagine». Agli operatori basterà quindi
collegarsi al sito della Camera di Commercio (www.im.ca
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
VADO L. L'OTTIMISMO
DEL SINDACO GIACOBBE SULLA CRISI "Periodo difficile per l'occupazione ma
ci sono possibilità di rilancio" Trenta esuberi per la chiusura dei
Cantieri Navali Vadesi, un impegno a trovare soluzioni con azienda, sindacati e
aziende locali per ricollocare 5 o 6 dipendenti in esubero della Ocv, e la
recente crisi che ha colpito anche la Ciet, azienda
dell'indotto Telecom che ha chiesto l'avvio delle procedure di mobilità per un
migliaio di dipendenti in Italia e per 20 dei 52 dipendenti del cantiere
vadese. Sono solo alcune delle spine della crisi
economica in atto a Vado, ma non solo, come sottolinea in una sua analisi del
momento il sindaco Carlo Giacobbe: «La questione cucine Gemeaz, residenza
assistenziale ex Ferrero Vado Sabatia, è legata al crac della Fondazione
Ferrero. La situazione che ha portato alla chiusura dei Cantieri
Navali Vadesi discende da una crisi finanziaria dell'azienda piuttosto che da una crisi del settore nautico che mostra segni di sostanziale tenuta.
Certo, non possiamo trascurare una situazione il calo di ordini, di liquidità,
di cassa integrazione e mobilità. Nel contempo dobbiamo anche vigilare che
situazioni positive come quella di Bombardier non abbiano a interrompersi.
Credo inoltre - ha sottolineato Giacobbe - che sia Bombardier che Infineum
rappresentino due casi di antidoto a questa crisi. E
positivo è anche il caso in cui le aziende fanno sistema tra loro, come è
accaduto l'anno scorso alla Ocv, che ha ottenuto energia a prezzi agevolati da
Tirreno Power. Altri volani per la nostra economia saranno la piattaforma
Maersk che darà lavoro alle aziende sul territorio sia nella fase di
costruzione che in quella operativa». \
( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Difesa, nonostante
la domanda è crisi GIANPIERO SCANU È ormai chiaro a
tutti che la crisi finanziaria che ha sconvolto le
borse, bruciato risparmi, cancellato banche d?affari costretto tanti stati a
interventi eccezionali, si è rapidamente trasmessa all?economia reale,
cancellando milioni di posti di lavoro e diventando così anche crisi sociale. Nel nostro paese il sistema produttivo
italiano è messo in crisi principalmente dal crollo
della domanda. A questo scenario generale corrisponde, però almeno una
particolarissima eccezione. C?è un settore quello dell?area industriale delle
Difesa, che oggi si trova in grave difficoltà esattamente per il motivo
opposto: perché il governo sta tagliando le risorse umane e tecnologiche
necessarie a soddisfare la domanda. L?area industriale della Difesa è
costituita da enti e reparti delle Difesa, veri e propri stabilimenti
industriali, che costituiscono un settore strategico per il sistema della
Difesa, perché svolgono la fondamentale attività di riparazione e manutenzione
dei mezzi in dotazione alle Forze armate. Questo settore si trova oggi in
difficoltà a causa delle disastrose politiche di bilancio del governo che
tagliano sistematicamente organici e dotazioni tecnologiche. Le conseguenze si
ripercuotono sull?operatività delle stesse Forze armate, dei nostri soldati e
delle loro missioni all?estero. In gioco, quindi, c?è la sicurezza del paese
tanto sbandierata dal governo. Un caso eloquente è quello del ?Polo di
mantenimento pesante Nord? di Piacenza. Uno stabilimento industriale collocato
in un area produttivamente avanzata con quasi mille dipendenti. È qui che avviene
la revisione e la manutenzione di mezzi strategici per l?esercito come
l?Ariete, il Dardo e il Centauro, impiegati dalle nostre truppe nelle missioni
internazionali. Il livello tecnico- industriale della struttura è altissimo,
perché questi mezzi pesanti sono veicoli sofisticati e tecnologicamente
avanzati e richiedono una manutenzione da parte di personale estremamente
qualificato. L?interesse della Difesa, e del paese, dovrebbe essere quello di
incentivare la crescita e favorire l?operatività del Polo di Piacenza per
rendere più efficace e sicura l?azione delle nostre truppe inviate in missione
per conto delle Nazioni Unite, della Nato o dell?Unione europea. Come in molti
altri casi, invece, anche a Piacenza i tagli lineari al bilancio e il
conseguente blocco del turn-over hanno di fatto determinato gravi carenze di
organico, particolarmente gravi quando intaccano i ruoli tecnici. Senza contare
che, sempre più spesso, squadre di tecnici devono recarsi all?estero, nei vari
teatri operativi, per svolgere sul posto la revisione dei mezzi, mettendo in crisi la produttività di quel settore. La conseguenza è che
il personale è costretto ad operare in condizioni di estrema difficoltà e
disagio e che i mezzi restano sempre più a lungo fermi in attesa delle riparazioni
necessarie. Il compito primario per un governo che fa della sicurezza la sua
bandiera dovrebbe essere quello di creare e sviluppare realtà industriali come
quella del Polo di Piacenza, qui invece, ci troviamo dinanzi a
un?amministrazione che non è neppure in grado di evitarne un forte
ridimensionamento ed anzi sembra assecondarlo. È legittimo a questo punto il
dubbio che dietro questa politica così miope e contraria agli interessi del
paese e dei lavoratori venga avanti nella realtà un progetto teso ad impoverire
le capacità produttive del sistema pubblico per poi privatizzare funzioni e
servizi con costi maggiori per lo stato.
( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Campagna della Ue in
vista delle elezioni di giugno Conto alla rovescia per il voto europeo SILVIA
MARCHETTI Bruxelles Il parlamento europeo lancia l?offensiva mediatica
elettorale. Ieri è stato presentato il piano strategico di comunicazione
istituzionale per il voto di giugno, incentrato su un solo obiettivo:
combattere l?astensionismo e spingere i cittadini ad andare al voto. L?unica
arma per smobilitare gli elettori, colmando al tempo stesso il fossato tra
l?Europa delle istituzioni e quella dei popoli, è la comunicazione interattiva
e su più livelli. Sarà una campagna comunicativa coordinata tra stati membri,
europarlamento e la direzione generale per la comunicazione della Commissione
europea. I cittadini vanno resi partecipi delle elezioni e devono sentirsi
parte integrante delle questioni che riguardano il loro futuro: è questo il
messaggio arrivato dall?europarlamento. E per fare capire che la voce degli
elettori è fondamentale ?La scelta è tua, usa il tuo voto? è lo slogan coniato
ad hoc. Le novità sono principalmente due: le cosiddette ?choice box? e le
sculture tematiche. Iniziando dal primo aprile, partirà la campagna
d?affissione dei poster tematici (per esempio sui diritti dei consumatori e
sull?importanza dell?etichettatura dei cibi per la sicurezza alimentare),
accompagnata da una serie di grandi pannelli e installazioni tridimensionali su
strada, nonché da eventi e happening itineranti. In Inghilterra, Irlanda,
Spagna e Portogallo sono previsti dei veri e propri ?show cittadini? sui temi
elettorali. I pannelli avranno la forma di grandi sculture e saranno incentrati
sugli argomenti che infiammano il dibattito europeo (energia, clima, Ogm, crisi finanziaria) e presenteranno diverse opzioni sotto
forma di immagini. Si tratta di un?offensiva mediatica senza precedenti. In
giro per la Ue si conteranno oltre 15mila siti per affissioni. Ogni nazione
avrà i suoi poster tematici specifici, precedentemente scelti. Studi
multimediali interattivi ? chiamati choice box, ?scatola della scelta? ?
verranno allestiti nelle principali città europee. In tutto ne sono stati
commissionati ben 37, la maggior parte dei paesi membri avrà dunque due choice
box, in cui i cittadini potranno registrare i messaggi destinati agli
eurodeputati, i loro desideri e le loro aspettative. Una sorta di ?c?è posta
per Bruxelles?, che farà da nesso tra il sentire della gente e le risposte
della politica. I messaggi saranno in formato video, verranno spediti a
Bruxelles, proiettati su una serie di schermi giganti davanti
all?Europarlamento e alla Commissione e infine inviati ai vari gruppi politici.
È la prima ?linea diretta? tra cittadini e istituzioni. I deputati
risponderanno su Europarltv (il canale televisivo lanciato per le elezioni)
alle domande più frequenti. Anche i mezzi pubblici faranno la loro parte. Per
rafforzare i messaggi chiave e arrivare così a una diffusione capillare sul
territorio, le aziende di trasporto locali distribuiranno dei kit informativi
ai viaggiatori. Ciò avverrà soprattutto in alcuni paesi dell?est e in quelli
più ?euroscettici?, tra cui Repubblica Ceca, Estonia, Danimarca e Finlandia.
Uno spazio speciale sarà dato alla pubblicità istituzionale su giornali e
quotidiani e ai seminari di preparazione per i media nazionali. Spot radio e
televisivi inonderanno le città europee, ognuno confezionato in maniera diversa
secondo il paese. E poi internet, che sarà lo strumento preponderante delle
prossime elezioni: il sito istituzionale è già partito e, sempre da aprile,
l?europarlamento si lancerà in Facebook e MySpace, per conquistare on-line
anche il voto dei giovani. Ma non tutti sono d?accordo ed è infatti scoppiata
la ?questione italiana?. La campagna dell?europarlamento non è piaciuta infatti
al ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, che l?ha definita «non
idonea» ed ha inoltre annunciato che il governo ricorrerà a una sua iniziativa,
«una diversa e più appropriata campagna di comunicazione »; la campagna messa a
punto da Bruxelles non sarebbe abbastanza ?accattivante? e non servirebbe a
portare alle urne i cittadini. Il pomo della discordia sono stati forse i due
pannelli sulla sicurezza e sull?immigrazione, che pongono come quesito
elettorale ?Quanto dovrebbero essere aperte le nostre frontiere??, proponendo
la scelta tra l?immagine di una fortezza e di una siepe. Il vicepresidente
dell?europarlamento Vidal-Quadras, padrino del piano strategico sulla
comunicazione, ha risposto ieri che «ognuno è libero di fare quello che vuole,
ma il dibattito sulle elezioni è già vivo. Grazie, dunque, all?Italia ».
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
IPPOCRATE ROSA
ACCADEMIA A MILANO SCOMMETTERE SUL LIFESTYLE WELLNESS LIFESTYLE LE TENDENZE DEL
MERCATO In un sito la salute delle donne I maestri di fitness e wellness La
voglia di Loveboat è più forte della crisi Spa e
Beauty farm Dove il benessere incontra la salute La crisi
c'è ma le crociere sinora non ne risentono: il settore vede un positivo
bilancio di chiusura 2008 (+ 11,6%)e per il 2009 si conferma una sostanziale
tenuta del traffico croceristico nei porti italiani, anche se è prevista una
leggera flessione. Sono i dati presentati da Sergio Senesi, presidente di Cemar
Agency Network di Genova, in occasione della Seatrade Mediterranean Conference
in corso a Miami. Dopo una stagione 2008 che ha visto il record assoluto di
movimenti passeggeri nei porti italiani (8.534.015 unità) e un importante
+11,6% rispetto al 2007, Senesi ha spiegato che il 2009 farà registrare una
leggera flessione sulla movimentazione dei croceristi (meno 2%), con una
previsione di 8.380.000 passeggeri e 4.175 scali nave nei porti italiani per
l'anno in corso. Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, si precisa, «è la
riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente
avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime
settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel
comparto croceristico, grazie anche all'ulteriore ribasso del costo della
crociera: un trend, ha spiegato Senesi, che fa ben sperare in un
recupero delle posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nell'estate 2009
faranno scalo le due nuove superammiraglie MSC Crociere, MSC Fantasia e MSC
Splendida (137.936 tonnellate di stazza), la nuova ammiraglia di Costa Pacifica
(114.500 tonnellate di stazza) e a partire da settembre anche Costa Luminosa,
(92.600 tonnellate di stazza) per la compagnia Costa. L'Italia si conferma al
vertice per quanto riguarda il movimento passeggeri per singolo porto, pur con
alcune variazioni di itinerari operati da diverse compagnie di navigazione.
Sarà ancora Civitavecchia, il principale porto croceristico italiano nel 2009,
seguita a breve distanza da Venezia. Al terzo posto il porto di Napoli. Diverso
invece è il trend in altre aree geografiche, come il Nord Europa, dove
l'offerta è decisamente superiore alla domanda. Fabio Pozzo Entro fine 2009
Milano ospiterà l'Accademia europea del Fitness e del Wellness. Lo ha
confermato l'assessore ai Giovani, Sport, Turismo e Sicurezza della Regione
Lombardia, Pier Gianni Prosperini. L'Accademia sarà un centro di formazione
professionale che offrirà Master di specializzazione professionale nella
preparazione di istruttori qualificati nelle discipline più richieste nei
centri fitness e wellness. Vale a dire: corsi collettivi di fitness musicale,
allenamento in sala attrezzi, personal training e discipline «body mind» come
pilates, ginnastica dolce e posturale. Potranno accedere ai corsi, previo
superamento test di ammissione, laureandi e laureati in Scienze motorie, ex
diplomati Isef e istruttori in possesso di diplomi di Federazioni Coni. I più
bravi, già dal primo anno, potranno beneficiare di 70 borse di studio. «Oggi -
ha detto Prosperini - presentiamo un ente che avrà un'importanza fondamentale
nel preparare gli istruttori di queste discipline. È un master necessario non
per insegnare fitness e wellness, ma per insegnarlo in modo diverso». E' nato
«Ippocrate Rosa», il nuovo sito internet dedicato interamente alla salute della
donna, ideato e diretto da Bruno Pieroni, presidente dell'Unione nazionale
medico scientifica d'informazione (Unamsi). Prevenzione, diagnosi, terapie
innovative, studi clinici, approfondimenti mirati all'universo donna, saranno i
contenuti della nuova iniziativa presentata questa mattina a Milano. «Il sito -
spiega la giornalista scientifica Paola Trombetta, animatrice dell'iniziativa -
si propone di offrire una panoramica completa sulla medicina di genere e sul
benessere femminile. Per questo, vi verranno affrontati temi di attualità
medica, ma anche argomenti legati ad alimentazione, cosmesi, esercizio fisico e
benefici termali. Saranno previsti spazi di approfondimento su temi a richiesta
e la possibilità di interagire con esperti. Il progetto, che può contare sulla
consulenza di un vasto numero di professionisti, è rivolto al pubblico e
consultabile gratuitamente. Già attivo all'indirizzo «www.ippocraterosa.it»,
alla sua realizzazione partecipano giornaliste dell'area salute, benessere,
bellezza e fitness tra le più affermate.Che si tratti di Beauty Farm o di
Stazioni Termali, la nuova via del benessere naturale e totale passa attraverso
vacanze e weekend dove chiudere le porte allo stress e fare il pieno di
energia. La primavera è uno dei momenti migliori per una stacco che diventi
cura globale di sé. Prevenzione, cure anti-age, strategie d'attacco per curare
artrosi e circolazione, pelle e disturbi dermatologici, problemi respiratori e
di peso: ci si cura in bellezza attraverso bagni, fanghi, massaggi, trattamenti
estetici d'avanguardia e tanto movimento fisico. I programmi in genere
prevedono un momento purificante e ristrutturante corporeo con opportuna scelta
di acque (se la località ha questa opportunità), dalle oligominerali, alle
salsobromoiodiche, alle sulfuree, alle bicarbonate, alle carboniche prese per
bibita, per inalazioni, per bagno, per fango, allo scopo di depurare
l'organismo, migliorare le funzionalità digestive, disintossicare il fegato,
stimolare il pancreas, potenziare la funzionalità respiratoria, migliorare la
vascolarizzazione cutanea e profonda, fino ad agire opportunamente sull'apparato
scheletrico. Sono previsti anche massaggi e trattamenti cosmetologici mirati. \
( da "Nuova Sardegna, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Filippo Peretti
Il Consiglio vota, intesa sulla Lombardo Passo indietro di An e Artizzu
Cappellacci: «Scelta responsabile» Ma restano tensioni sulle nomine e nel
Centrodestra si teme la comparsa dei franchi tiratori CAGLIARI. Prima donna in
sessant'anni di Autonomia, Claudia Lombardo sarà eletta oggi, salvo sorprese,
presidente del Consiglio regionale. L'esponente di Forza Italia, alla quarta
legislatura nonostante sia ancora tra i più giovani, ha avuto ieri il via
libera anche di Alleanza nazionale, che aveva designato Ignazio Artizzu. Il
passo indietro del partner nel Pdl e del candidato più votato alle elezioni è
stato apprezzato da Ugo Cappellacci. Ma nel Centrodestra restano tensioni. Per
la nuova maggioranza il rischio politico è che oggi la quattordicesima
legislatura parta all'insegna dei franchi tiratori. Per evitarlo, Cappellacci
si è mosso in prima persona ed è riuscito, in un vertice di ieri pomeriggio, a
convincere l'area di An del Pdl a fare un passo indietro. Il governatore ha
parlato di «grande senso di responsabilità». Su tutti, Cappellacci ha detto di
aver apprezzato l'atteggiamento «responsabile» di Ignazio Artizzu, il
capogruppo uscente - e il più votato nell'isola - in lizza per la carica di
presidente e che ha ora garantito il suo appoggio a Claudia Lombardo. Sulla
stessa lunghezza d'onda anche Mariano Delogu, coordinatore regionale di An.
Dopo aver ricordato che nel Pdl erano stati proposti due candidati e che
«entrambi avevano le qualità e i titoli per ricoprire quel ruolo», Delogu ha
affermato che «per evitare spiacevoli contrapposizioni è stato deciso (in An)
di far convergere i voti su Claudia Lombardo anche per sottolineare il ruolo
che s'intende giustamente attribuire alle donne che militano nel partito».
Delogu ha quindi detto che «un sentito ringraziamento va a Ignazio Artizzu che,
nell'accettare tale scelta, ha dimostrato di voler far prevalere su tutto la
logica della coesione all'interno del Pdl». In effetti la contrapposizione tra
la Lombardo e Artizzu stava minando il nascente partito. Nelle due grandi
famiglie di origine (Forza Italia e An) le tensioni e i contrasti non mancano
anche se entrambe si sono pronunciate all'unanimità per i rispettivi candidati
e ora unitariamente sulla Lombardo. Le tensioni politiche di inizio legislatura
non riguardano solo il Pdl, ma l'intera coalizione. Sia per i contrasti
provocati dalla nascita della giunta Cappellacci (soprattutto tra gli esclusi),
sia per il mancato accordo generale su tutte le nomine, a iniziare da quelle per
le presidenze delle otto commissioni permanenti. Tensioni che, come s'è detto,
rischiano di sfociare nelle votazioni di oggi, anche se l'intesa sulla Lombardo
dovrebbe reggere. Per l'elezione del presidente del Consiglio occorre la
maggioranza dei due terzi dei componenti (nel primo scrutinio) e dei votanti
(nel secondo), mentre dal terzo viene eletto il candidato più votato. Ed è alla
terza votazione che il Centrodestra punta per insediare Claudia Lombardo nello
scranno più alto dell'aula di via Roma (nella passata legislatura è stata vice
presidente per due anni e mezzo). Pur avendo una robusta maggioranza (53
consiglieru su 80) la coalizione guidata da Cappellacci potrebbe infatti
vedersi mancare molti voti utili: dato che non c'è più il voto di fiducia sulla
giunta, le tensioni si scatenano sulle cariche consiliari. In vista della
delicata seduta odierna, Cappellacci ha rivolto un appello-richiamo a tutti i
componenti dell'assemblea, agli amministratori locali e alle forze sociali. «La
nuova legislatura - ha osservato - comincia in un momento difficile non solo
per la Sardegna. La crisi
finanziaria e economico-sociale che ha investito
gran parte del mondo richiede comportamenti responsabili e senso della misura
da parte di tutti. Le contrapposizioni, naturali nella fase elettorale, devono
lasciare il campo al confronto serrato sui problemi e sulle soluzioni.
Questo senza confusione di ruoli ma nella consapevolezza che i sardi, nella
libera scelta di candidati e programmi, hanno comunque affidato - ha concluso -
a ciascun eletto un compito comune: rappresentare e portare avanti progetti e
iniziative per lo sviluppo e la crescita dell'intera isola».
( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
xTRAVANUT (PD) «Un
oltraggio gli incentivi ai dirigenti delle aziende» TRIESTE. «Sul fronte della crisi finanziaria mondiale, i giornali americani nei giorni scorsi riportavano le
parole di Obama contro il pagamento dei bonus ai manager di Aig, il colosso
delle assicurazioni che ha annunciato il pagamento di 165 milioni di dollari ai
dirigenti. Il presidente degli USA lo ha definito un oltraggio e ha dato
mandato al segretario del tesoro di adottare tutte le misure necessarie per
bloccarli». A metterlo in evidenza è il consigliere regionale del Pd, Mauro
Travanut (foto), che aggiunge: «In casa nostra, più o meno contemporaneamente,
il Consiglio di amministrazione della Fiat ha deciso di acquisire sul mercato
circa 8 milioni delle azioni del gruppo, da destinare come incentivo ai suoi
dirigenti. Pare di capire che 7 milioni andranno all'amministratore delegato e
il resto ai dirigenti in grado di raggiungere gli obiettivi fissati per il
2011. Anche questo lo si può definire, a ragione, un oltraggio. Lo è nei
confronti di tutti quegli operai che rischiano il loro posto di lavoro, che
sono in cassa integrazione o già senza occupazione e nei confronti dei
contribuenti italiani».
( da "Arena, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo 2009
PROVINCIA Pagina 35 AFFI. Con la Fondazione Elena da Persico Crisi economica I
cattolici si interrogano Analisi, soluzioni pratiche e rinnovamento dell'etica
La Fondazione Elena da Persico continua per il quarto anno i «Percorsi di
riflessione di primavera e autunno» iniziati nel 2005. Alla luce del riscontro
positivo avuto nelle iniziative precedenti, la Fondazione, con gli enti
aderenti, ha previsto un ciclo di incontri sul filone della responsabilità
politica dei cattolici. L'appuntamento è previsto per sabato 28 marzo dalle
9,30 alle 12,30. Il professore Marco Mazzoli, docente di economia monetaria
internazionale all'università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, affronterà il tema: «Crisi economico-finanziaria». Nuove regole e impegno etico. In questo incontro si vogliono
affrontare le questioni attinenti la grave crisi
finanziaria che ormai sta producendo danni pesanti
all'economia reale del Paese, con forti riflessioni sull'occupazione e sul
redditto di molte famiglie italiane. Data la competenza del relatore il
problema sarà trattato con una duplice chiave di lettura: l'analisi e la
prospettiva. Le cause che stanno alla radice della crisi
economico-finanziaria, riconducibili, come più volte
sottolineato dai media e da autorevoli istituzioni, alla degenerazione del
mercato finanziario e alla sete di «guadagni facili» attraverso la speculazione
finanziaria, favorita da forti incentivazioni a
manager senza scrupoli. La vie di uscita: a chi compete riscrivere le regole
del mercato, lo spazio per la dimensione etica nell'economia di mercato, il
ruolo della Politica nel rispetto dell'autonomia delle leggi economiche, la
difficile coniugazione tra leggi del mercato con il governo delle leggi del
mercato e il contributo del pensiero cristiano. Hanno aderito all'iniziativa la
Fondazione «Giuseppe Toniolo» di Verona, l'Azione cattolica della diocesi di
Verona, la parrocchia di Affi, il Cfp Provinciale di Verona, le Acli di Verona,
l'Ufficio della pastorale del lavoro di Verona, la Scuola di formazione
all'impegno sociopolitico della Diocesi di Verona, il Centro culturale «Pieve
di Santa Maria Maggiore» di Garda, Caritas Diocesana di Verona, Centro di
Spiritualità «Don Bosco» di Albarè. Sede dell'incontro «Villa Elena» in Affi,
sede della Fondazione, dove è custodito l'archivio di Elena da Persico
(1869-1948) giornalista e collaboratrice di Giuseppe Toniolo. Si potrà
segnalare la presenza alla direzione di Villa Elena - Via Elena da Persico, 23,
Affi, telefono 045.723.5024; email: villaelena@grafff.net.
( da "Provincia Pavese, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
FORMULA UNO Nuove
regole, Alonso è critico «Così si confondono i tifosi» TORINO. Passi la regola
che il titolo lo conquista chi vince più gare, ma quella sull'introduzione del
budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010 non va proprio giù ai team.
Bernie Ecclestone condivide le scelte di Max Mosley, presidente della
federazione mondiale dello sport motoristico. «L'idea - ha detto il patron
della F1 - è quella di spingere i piloti a competere perché se uno è secondo
dovrà provare a vincere. I due punti che adesso dividono il primo dal secondo
posto non sono una motivazione enorme per spingere a tentare il sorpasso».
Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula 1, le scuderie che
resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi tecnici». «Le grandi
squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato - dovranno domandarsi il
perché di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche se va detto che 30
milioni è una cifra forse troppo bassa». Al numero 1 della Benetton, Flavio
Briatore, non piace il budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La
Formula
( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 21 - Udine Non
scherziamo con i prefetti Dibattito di LUIGI GUISO * Finora avevamo pensato che
questa fosse una della tante trovate sbilenche ma furbe del ministro Tremonti,
tesa a far credere agli elettori che il governo fa sul serio e che i suoi
programmi di ricapitalizzazione volontaria delle banche con i cosiddetti
Tremonti bond non sono destinati ad aiutare gli invisi banchieri e le
impopolari banche, ma a far arrivare finanziamenti alle imprese, che però,
guarda caso, devono transitare dalle banche. Tuttavia, siccome i banchieri sono
cinici, quei soldi potrebbero "intascarseli" anziché usarli per
finanziare le aziende. E allora si fanno sorvegliare dai prefetti. Questo piace
al popolo, genera consenso e non costa tanto. È un ragionamento rudimentale, come
tutti i ragionamenti alla base della propaganda, ma la politica campa anche di
questo. Purché non si esageri. E ora si sta esagerando. Desta preoccupazione
vedere il ministro dell'Economia sferrare un acido attacco al governatore della
banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una
questione sulla quale il ministro ha torto palese: l'uso dei prefetti per
vigilare sull'erogazione del credito alle imprese. È possibile che i banchieri
non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è
certamente difficile spendere parole a difesa della categoria. Ma se
fossi uno dei milioni di depositanti con un conto in una delle tante banche
italiane comincerei a essere seriamente preoccupato. Il banchiere fa un mestiere
semplice da descrivere, ma complesso da attuare: riceve depositi dalla
clientela - in genere famiglie di lavoratori con piccoli risparmi - e li dà a
prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La
solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti
effettuati. La crisi finanziaria che investe le nostre
economie origina (anche se non solo) da errori nell'erogazione del credito da
parte delle banche e da eccessi nella concessione di prestiti ad alto rischio,
i subprime. È questa la ragione per cui oggi i risparmi di tante persone sono a
rischio. E questo è il motivo per cui è necessario che a decidere quali imprese
meritino o non meritino la concessione di un prestito siano persone esperte e
capaci di valutare le possibilità di successo di un progetto di investimento e
la solidità dell'impresa. I prefetti non sono esperti, tanto quanto un
macellaio non è un sostituto di un chirurgo, anche quando questi abbia commesso
errori. Sicuramente lo sono meno dei banchieri, per quanto ci possano stare
antipatici e per quanto, come i chirurghi dell'esempio, abbiano commesso
errori, talvolta in concorso di colpa. Mettere i prefetti a giudicare se un
prestito vada concesso o meno è mettere un'ipoteca sulla sicurezza dei depositi
dei risparmiatori. E se questa percezione dovesse arrivare alle orecchie dei
correntisti, è verosimile che molti di loro, già sufficientemente intimoriti e
disorientati, si presenterebbero agli sportelli per chiedere indietro i loro
soldi e tenerseli magari sotto il materasso. Qualcosa del genere è avvenuto
dalla metà di settembre 2008 ed è una delle ragioni per cui oggi è più
difficile finanziare le imprese: quando i risparmiatori domandano più liquidità
o questa domanda diventa più aleatoria, come è avvenuto da metà settembre, le
banche per potervi fare fronte ed evitare di trovarsi nella situazione di non
poter restituire i depositi ai risparmiatori che dovessero richiederli devono
accumulare maggiori riserve. Ma se usano i soldi per costituire riserve, vi
sono meno fondi per prestare alle imprese: la sfiducia dei risparmiatori nelle
banche si traduce in una minore capacità di conceder prestiti. Dare ai prefetti
il potere di interferire nell'allocazione del credito rischia solo di
rafforzare il meccanismo e di accrescere la già scarsa fiducia dei
risparmiatori. Vi è un secondo elemento degno di commento nelle dichiarazioni
del ministro: affidare maggiori poteri di vigilanza alla Banca centrale
europea. È da tempo, dalla nascita della moneta unica, che sosteniamo che in
un'economia con intermediari transfrontalieri occorre avere un'autorità di
vigilanza europea. Se oggi questa autorità fosse disponibile, la crisi finanziaria sarebbe gestibile con maggior facilità e
forse alcuni errori commessi finora sarebbero stati evitati. Ha quindi ragione
il ministro a suggerire l'attribuzione di maggiori poteri di vigilanza alla Bce
o ad altra autorità con competenza geografica europea. Avesse dedicato otto
anni fa le sue risorse intellettuali a seguire questa strada, anziché devolvere
il proprio tempo a sostenere l'euro di carta, sarebbe stato meglio. Ma vi è un
elemento di schizofrenia nella proposta: se occorre trasferire competenze alla
Bce, che senso ha chiamare in causa i prefetti, autorità sovraccomunali, e
attribuire loro compiti di sorveglianza sulle banche? Con che credibilità ci si
può presentare in sede europea a proporre maggiori competenze accentrate quando
si adottano in patria provvedimenti di segno opposto? Con che credibilità si
può proporre di attribuire poteri di vigilanza alla Bce, quando si fa di tutto
per screditare la propria banca centrale affidando a organismi inadatti e
impreparati poteri propri della Banca d'Italia, l'unica con le competenze
adeguate per pronunciarsi in materia di credito? Avanzare oggi quella proposta
in modo strumentale e per motivi di polemica personale con il governatore della
Banca d'Italia ha come unico effetto quello di gettare scompiglio nelle file
dei risparmiatori e accrescere il loro scetticismo verso l'intera industria finanziaria. Esattamente l'opposto di quello di cui oggi ci
sarebbe bisogno. * Tratto da www.lavoce.info
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina III - Genova
Ernani scappa da Roma sognando Genova ROBERTO IOVINO LA NOTIZIA arriva da Roma.
Il sovrintendente dell´Opera Francesco Ernani è entrato in rotta di collisione
con il sindaco Alemanno. Ha rimesso il proprio mandato nelle mani del sindaco e
presidente della Fondazione lirica. Il suo divorzio dal Teatro della Capitale
nel quale ha lavorato per anni con eccellenti risultati, artistici e
finanziari, è praticamente scontato. E fra i papabili alla sua sostituzione si
fa, fra i tanti, anche il nome di Giuseppe Ferrazza, il commissario del Carlo
Felice, romano, che non ha mai nascosto il suo obbiettivo di assumere il ruolo
di sovrintendente. L´affare romano potrebbe dare, forse, un´accelerazione alla crisi genovese che ristagna da mesi senza nessuno spiraglio
di soluzione. Il commissario, come è noto, è arrivato a fine luglio a causa
delle dimissioni di una consistente parte del consiglio d´amministrazione della
Fondazione. Decapitato il vertice (con l´allontanamento del sovrintendente Di
Benedetto), ci si attendeva un lavoro di "ricambio" per arrivare al
più presto a un nuovo consiglio e a un nuovo sovrintendente. Ma la situazione ha preso tutt´altra piega, complice la sentenza del
Fondo Pensioni e la crisi finanziaria esplosa a livello nazionale. In pratica non si è più parlato di
consiglio, di sovrintendente e mai come in questo periodo si è navigato a
vista, senza alcuna prospettiva futura. SEGUE A PAGINA VII
( da "Unita, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Rcs, cura dimagrante
in attesa dei nuovi vertici LUIGINA VENTURELLI Semplici numeri, oltretutto
negativi. Nelle stanze di Rcs ieri doveva essere il gran giorno, quello delle
intese sul nuovo corso di Via Solferino. Invece la riunione del patto di
sindacato che controlla il più importante quotidiano italiano è stata rinviata
(probabilmente si terrà tra la fine di marzo e l'inizio di aprile) e restano
nel mondo delle ipotesi i nomi dei successori di Paolo Mieli e di Antonello
Perricone sulle poltrone di direttore Corsera e di amministratore delegato del
gruppo editoriale. Così al consiglio d'amministrazione non è rimasto che
illustrare i risultati d'esercizio. TRACOLLO DEGLI UTILI Semplici numeri che
parlano di una crisi senza precedenti, addirittura
«feroce» nei suoi effetti sulla raccolta pubblicitaria, per usare le parole del
presidente Piergaetano Marchetti. Rcs MediaGroup ha registrato nel 2008 un
tracollo dell'utile netto, fermatosi a 38,3 milioni di euro rispetto ai 220
milioni dell'anno precedente. Così il dividendo per le azioni ordinarie è stato
cancellato. Ha resistito solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5
centesimi dai 13 dello scorso anno, quando il dividendo per le ordinarie era
stato di 11 centesimi. «Andiamo meglio del mercato» ha commentato Perricone, ricordando
come nel 2008 la raccolta pubblicitaria su internet sia cresciuta più del
mercato e come in Italia siano scese meno della media sia la raccolta di
periodici e quotidiani, sia la diffusione delle due testate ammiraglie,
Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. TAGLI IMMINENTI Eppure le
previsioni per il futuro restano fosche. Abbastanza da rendere
«improcrastinabile un progetto complessivo di interventi a tutto campo - si
legge nel comunicato diffuso dalla società - focalizzato su costi e modelli di
business, trasversale a ogni società del gruppo in Italia e all'estero».
Dunque, tagli e razionalizzazioni a pioggia e un ripensamento complessivo
dell'attuale attività editoriale. Comprese «revisioni del perimetro rispetto
alle attività non core», espressione elegante per dire chiusure e cessioni di
attività e rami d'azienda ritenuti non strategici. Il progetto, già in via di
elaborazione da parte del management, sarà posto all'approvazione del consiglio
di amministrazione nei prossimi mesi. Ma i dettagli restano ancora ignoti:
«Attualmente non siamo nella posizione di rendere esplicito cosa verrà
considerato strategico e cosa no» ha spiegato l'amministratore delegato di Rcs,
escludendo però ogni disimpegno nei quotidiani spagnoli di Unidad Editorial. Inutile
dirlo: Rcs prevede di raggiungere nel 2009 «risultati inferiori rispetto al
precedente esercizio», nonostante le misure prese e previste per contrastare la
crisi. Il lumicino della ripresa ancora non si vede,
nemmeno in lontananza, e la raccolta pubblicitaria «continua ad evidenziare
segnali fortemente e progressivamente negativi». A breve,
non c'è da sperare in una inversione di tendenza. La crisi
finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs
MediaGroup. L'utile scende da
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XVIII -
Genova Genova torna ai vertici nel 2009 passeggeri record con le ammiraglie Msc
MASSIMO MINELLA LA CRISI c´è ma le crociere non la vedono. Se i container
mordono il freno a causa della crisi internazionale,
la vacanza del mare resiste alla tempesta, forte anche di un nucleo di armatori
che non ha rinunciato ai suoi ordini e attende le nuove ammiraglie per lanciare
la sfida al mercato. Due nomi su tutti, Costa Crociere e Msc, che hanno scelto
di scommettere pesantemente sulla Liguria. Il bilancio 2008 chiude con il segno
positivo (+ 11,6%) e per l´anno in corso la contrazione sarà di due punti
percentuali. Stiamo comunque parlando di poco meno di otto milioni e mezzo di
passeggeri e di più di quattromila scali nei porti italiani. I dati arrivano da
Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, in occasione della
Seatrade Mediterranean Conference in corso a Miami. Protagonista assoluta sarà
ancora una volta Civitavecchia che secondo la Cemar dovrebbe chiudere a 1,85
milioni di passeggeri, seguita da Venezia (1,2) e Napoli (1,1), i tre scali che
chiudono sopra quota un milione. Seguono i tre porti che mostrano i maggiori
segnali di tonicità, Livorno (840mila passeggeri), Savona (680mila) e Genova
(620mila). Di particolare interesse il dato genovese che rappresenta il record
storico della Stazione Marittima. Come dire, l´addio della Costa, nel 2004, è
stato completamente assorbito e ora con le due nuove ammiraglie della Msc, si
supererà il vecchio primato, mettendo a segno la miglior crescita percentuale. Uno dei primi effetti della forte crisi
finanziaria, spiega, «è la riduzione della domanda
delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti
aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane, continua
l´indagine della Cemar, si sta però verificando una forte ripresa delle
prenotazioni nel comparto crocieristico, grazie anche all´ulteriore
ribasso del costo della crociera: un trend che fa ben sperare in un recupero
delle posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nell´estate 2009 faranno
scalo a Genova le due nuove superammiraglie Msc Crociere, Fantasia e Splendida
(137.936 tonnellate di stazza), e a Savona per la Costa la nuova ammiraglia di
Pacifica (114.500) e da settembre Luminosa (92.600).
( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nella deliziosa
commedia del 1961 «Un, due tre» Billy Wilder raccontava la proiezione americana
verso il blocco comunista attraverso non le armi, non l'idelogia ma una bibita
simbolica e frizzante, la Coca-Cola. Nulla è infatti più America nel mondo
della Coca-Cola. Per segnare la sua scelta filo americana Deng Xiaoping, il
padre delle riforme cinesi, volle la Coca-Cola in Cina e non la Pepsi, in fondo
meno simbolica, meno a stelle e strisce. Da quella scelta politica oggi la
Coca-Cola domina il mercato delle bevande del Paese fino al punto di volerlo
quasi monopolizzare con il tentativo di prendere il controllo di un altro gigante
dell'arte di dissetare, il mega produttore di succhi di frutta Huiyuan. Però, a
una settimana dal viaggio in America del ministro degli esteri Yang Jiechi,
Pechino sembra volere chiudere la porta in faccia a Washington impedendo il
mega piano di espansione che avrebbe dato alla bevanda Usa oltre il 40 per
cento del mercato nazionale. Yang ha discusso con tutta l'amministrazione
americana su una lista complessa di temi, dall'economia alla sicurezza in Asia,
al Medio oriente, alla spinosa questione dell'Iran. La decisione del ministro
del commercio estero cinese contro l'acquisizione appare non casuale, sembra un
messaggio. L'acquisizione della Huiyuan per 2,4 miliardi di dollari era il più
grande tentativo di acquisizione da parte di una società straniera di una
azienda cinese. Pechino formalmente ha spiegato che l'operazione avrebbe creato
un monopolio delle bevande e avrebbe schiacciato la competizione a molti
livelli. La Huiyuan domina il settore dei succhi di frutta e ha oltre il 10 per
cento del mercato delle bibite, settore cresciuto del 15 per cento nel 2008. La
Coca-Cola ha il 9,7 per cento del mercato e la Cina è oggi il suo quarto
mercato per importanza mondiale, terreno di scontro strategico con la rivale
Pepsi. Difficile negare questo fatto basandosi semplicemnte sui numeri, ma
certo, la recente legge sul monopolio è stata finora usata in maniera molto
parziale in Cina e sembra singolare che la decisione venga annunciata oggi e
non invece tra qualche settimana, saltando le coincidenze politiche. In realtà
le camere di commercio internazionali a Pechino non hanno fatto mistero di
sospettare azioni di protezionismo in un momento in
cui le aziende cinesi si stanno guardando intorno nel mondo per operazioni di
acquisizione. Il messaggio però, suggeriscono a Pechino, andrebbe visto proprio
in relazione con il recente viaggio a Washington di Yang. Yang è andato in
America con la borsa dei soldi per sostenere ancora l'economia locale e cercare
di offrire un appoggio per evitarne il tracollo. In concreto questo
significherà nuovi acquisti di enormi pacchetti di obbligazioni americane di
ogni tipo. Secondo stime della Rand Corporation la Cina ha già 1,7 trilioni di
dollari di obbligazioni americane, di più se si contano gli acquisti anche di
Hong Kong. In Cina si levano voci sempre più contrarie a questa immensa
campagna acquisti in America, anche perché significa meno soldi investiti
nell'interno povero della Cina e non si concretizza con l'acquisizione di
aziende americane da parte cinese. Nel 2005 gli Usa impedirono alla compagnia
CNOOC cinese di comprare l'azienda petrolifera americana Unocal per 18,5
miliardi di dollari. Questo è proprio il punto che sta a cuore a Pechino. La
Cina vorrebbe che l'America sollevasse quelle che sono le attuali restrizioni
di fatto alle aziende cinesi per comprare aziende americane. Perciò manda un
messaggio: noi per ora sospendiamo l'acquisizione da parte della Coca-Cola. Il
terreno comunque è delicato. L'importanza strategica del petrolio oppure delle
aziende industriali Usa su cui i cinesi stanno mettendo ora gli occhi, non è la
stessa delle bibite. Ma neppure la Cina è più disposta a firmare assegni in
bianco all'America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del
dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema
non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e
i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al
suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile?
Con la risposta giusta si stappa una Coca-Cola gigante per tutti, altrimenti
acqua di rubinetto. La Coca non è sotto pressione solo in Cina, Il presidente
venezuelano, Hugo Chavez, ha lanciato un ultimatum alla Coca-Cola perché liberi
entro un terreno di un ettaro ad Ovest della capitale Caracas, che dovrà essere
destinato alla costruzione di case popolari. Una decina di giorni fa, durante
il suo consueto programma televisivo settimanale «Alò presidente», Chavez aveva
detto, rivolgendosi ai dirigenti della Coca-Cola: «vi chiedo di andarvene ora.
Concedo all'azienda Coca-Cola due settimane perché liberi volontariamente quel
terreno».
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 17 - Esteri
Pechino chiude le porte alla Coca-Cola "Rischia di avere il monopolio in
Cina" L´acquisto della Huiyuan sarebbe stata la più grande operazione con
una società straniera PIETRO DEL RE La Cina blocca l´acquisto della prima
compagnia locale di succhi di frutta da parte della Coca-Cola. Svanisce così la
più grande operazione tra una società cinese e una compagnia straniera nel
Paese del dragone. Il governo ha giustificato questa scelta invocando la legge
anti-monopolio in vigore dall´estate scorsa. Se la multinazionale americana si
fosse impadronita della China Huiyuan Juice, questo il nome della società
cinese, «ciò avrebbe avuto una influenza negativa sulla concorrenza» ha
indicato ieri il ministero del Commercio. Per l´acquisizione della Huiyuan,
società privata quotata a Hong Kong, nel settembre 2008 la Coca-Cola aveva
lanciato un´offerta di 2,4 miliardi di dollari. La decisione di Pechino ha
immediatamente scatenato proteste e timori, soprattutto da
parte di quegli osservatori che paventano un ritorno al protezionismo in un momento in cui
l´economia cinese continua a perdere colpi. Proprio ieri la Banca Mondiale ha
annunciato una revisione al ribasso della previsione di crescita dell´economia
cinese nel 2009 (dal 7,5 al 6,5 per cento). Per andare in porto il progetto era
legato all´approvazione delle autorità di Pechino. Un´approvazione che
molti davano per scontata, poiché grande sponsor delle Olimpiadi di Pechino, la
Coca-Cola s´è guadagnata nell´ultimo anno la simpatia e la gratitudine di
numerosi politici cinesi. Non solo: il gigante delle bibite gassate aveva
appena annunciato altri investimenti in Cina per circa due miliardi di dollari.
Fondata e amministrata dall´imprenditore Zhu Xinli, che ne possiede il 36 per
cento delle azioni, la Huiyuan appartiene anche alla francese Danone (23 per
cento) e alla finanziaria americana Warburg Pincus (6,8 per cento). L´impresa
detiene circa il 20 per cento del mercato cinese. La sua acquisizione avrebbe
permesso alla multinazionale americana di rafforzare la propria presenza sul
suo terzo mercato più importante, dopo Stati Uniti e Messico. L´annuncio del
blocco del progetto è arrivato mentre la Borsa di Hong Kong era ancora aperta:
la vendita di azioni della Huiyuan è stata sospesa dopo che erano calate di
poco meno del 20 per cento.
( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 60 - Sport
Briatore: "Riforma shock si deve decidere insieme" Ma il n.1 Renault
promuove i nuovi punteggi: "La vittoria è l´essenza di questo sport"
LONDRA L´idea del "doppio regime" imposto dalle nuove regole Fia (chi
sta dentro i 33 milioni di euro potrà sviluppare la macchina durante l´anno,
gli altri no) proprio non riesce a convincere nessuno in Formula Uno. Non
certamente Flavio Briatore che, intervistato ieri dalla Bbc, ha preso posizione
pronunciando parole simili a quelle contenute nel comunicato stampa emesso a
caldo, martedì sera, da un furibondo Luca di Montezemolo. «In Formula uno c´è
bisogno di stabilità». Il pensiero del numero uno della Renault è molto chiaro.
Il budget di per sé è una priorità. «La Formula uno - dice - deve avere le
macchine uguali e le regole uguali. Poi a quel punto il budget può essere
discusso». Invece la Fia è andata in direzione opposta. «Noi abbiamo bisogno di
stabilità, le nuove regole sono state un po´ uno shock». Nelle parole di
Briatore si legge il fastidio, comune a tutte le scuderie, per l´aspetto
formale delle decisioni della Fia. «La Formula uno è un affare complicato. A
volte tu pensi di fare qualcosa per ridurre i costi e invece ti ritrovi che li
hai aumentati... Per questo ci sarebbe veramente bisogno di sedersi tutti
intorno a un tavolo, insieme con la Fia, e prendere decisioni insieme». Mosley
e i suoi invece non solo hanno respinto ogni suggerimento proveniente dai team,
ma hanno imposto un regolamento rivoluzionario ad appena dieci giorni dal via
(il 29 marzo a Melbourne) senza consultarsi con nessuno. «La
crisi finanziaria preoccupa
tutti i protagonisti del circus e noi abbiamo bisogno di vivere in una Formula
uno che sia più efficiente, per questo non possiamo essere contenti quando ci
impongono decisioni dall´alto». Tanto più che i team sanno bene quanto sia
pesante la situazione: «Abbiamo già fatto molto per migliorare il 2009 e il
2010. E faremo quanto possibile per il 2011 e il 2012. Ma non si può
pensare di cambiare il mondo in una settimana». Che non sia una critica
preconcetta, la sua, lo si capisce anche dal fatto che Briatore appoggia in
pieno la novità del punteggio (mondiale vinto da chi si aggiudica più Gran
Premi). «Non ho alcun problema con questa variazione. Anzi. Io penso che sia
una motivazione in più per un pilota. Qualcosa che lo spinga a dare il
massimo». è una questione quasi filosofica. «Lo ragione stessa della Formula
Uno è vincere e sorpassare e se si introducono sistemi per enfatizzare questo
aspetto allora penso che si stia andando nella direzione giusta». (ma.me.)
( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'Inps ha i conti a
posto?Si riformino le pensioni massimo baldini Sarebbe bello poter condividere l'ottimismo
del presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, il quale ieri, alla
presentazione del Rapporto annuale del suo istituto, ha affermato che i conti
dell'Inps sono in equilibrio e non c'è alcun bisogno di riforme. La prova? Il
bilancio dell'ente è addirittura in attivo! Possiamo quindi smettere di
preoccuparci del destino delle nostre pensioni? E che fine faranno le migliaia
di pagine dedicate in questi anni ai problemi del sistema previdenziale
italiano? In effetti una ventina di anni fa il nostro sistema pensionistico era
avviato verso il disastro: senza riforme, la spesa per pensioni avrebbe
raggiunto, nei successivi decenni, il 30% del pil. Poi ci furono due riforme
nello spazio di tre anni. Prima quella del governo Amato nel 1993, che ha indicizzato
le pensioni al solo costo della vita e non più al (superiore) tasso di crescita
dei salari nominali, poi quella del governo Dini, che ha trasformato in
profondità il metodo di calcolo della pensione, con il passaggio dal sistema
retributivo (la pensione è una certa quota del reddito degli ultimi anni di
lavoro) a quello contributivo, dove la pensione si calcola come in un sistema
assicurativo privato, nel senso che i contributi previdenziali vengono
ipoteticamente investiti a un tasso pari alla crescita nominale del pil. Con il
nuovo sistema, più si ritarda l'uscita dal mondo del lavoro più alta sarà la
pensione, perché il montante dei contributi accumulato da ciascuno di noi si
deve ripartire tra un numero inferiore di anni di vita residua attesa. Peccato
che la riforma Dini andrà a regime dopo un lunghissimo periodo di transizione,
per cui oggi tutti vanno ancora in pensione secondo le regole del vecchio
metodo retributivo. Oggi la situazione si può riassumere con qualche cifra. La
spesa pensionistica vale circa il 15% del pil, più che in qualsiasi altro Paese
europeo. Solo il 33% delle persone nella fascia di età 55-64 anni lavora (in
Francia il 41%, in Germania il 49%, in Spagna il 44%, in Svezia il 70%). Circa
24 milioni di lavoratori finanziano con i propri contributi le pensioni di
quasi 15 milioni di persone. Nei prossimi 10 anni, la quota di pil che dovrà
essere destinata alle pensioni aumenterà ancora, per almeno 20 miliardi di euro
all'anno, cioè poco più di un punto percentuale di pil. L'aliquota contributiva
che serve a finanziare questo sistema, al 33%, è tra le più alte al mondo.
Abbiamo troppi pensionati, perché si va in pensione molto presto, ma gli
importi unitari delle pensioni sono spesso molto bassi. La speranza di vita
continua intanto ad aumentare: è una bellissima cosa, ma produce un aumento di
spesa previdenziale ed espone una quota sempre maggiore della popolazione al
rischio di passare gli ultimi anni in condizioni di non autosufficienza. Il
grandissimo numero di badanti prova che il nostro sistema di welfare fa molto
poco contro il rischio di diventare non autosufficienti. Infine, la spesa per
pensioni si mangia il 60% della spesa sociale italiana complessiva, contro una
media europea del 45%, lasciando le briciole ad altri comparti (famiglia,
povertà, disoccupati, casa). Possiamo quindi dire che il welfare state in buona
parte si identifichi nel nostro Paese con la spesa previdenziale la cui
espansione, nel corso degli anni, ha assorbito risorse raccolte sempre con
contributi ma pensate per altri fini, in primo luogo assegni familiari ed
edilizia residenziale pubblica. Negli ultimi anni i conti dell'Inps sono
migliorati per molti motivi concomitanti: l'aumento delle aliquote contributive
deciso dal governo Prodi a carico di parasubordinati e autonomi, il forte
incremento del numero di occupati dalla fine degli anni '90 almeno fino a metà
del 2008, qualche progresso nell'aumento dell'età media di uscita dal mondo del
lavoro. Ma osservare il saldo di un bilancio annuale è del tutto errato e
rischia di essere fuorviante: ciò che conta è l'andamento prospettico delle
voci di entrata e di spesa, che dipendono da un numero impressionante di
variabili: fertilità attesa, speranza di vita, crescita dei redditi, numero di
nuovi occupati, regole che disciplinano il ritiro, per citare solo le
principali. Limitarsi a considerare solo il saldo annuale è quindi
incredibilmente miope, soprattutto in una fase di profonda recessione come
l'attuale, che sicuramente comporterà un forte incremento del rapporto tra
spesa pensionistica e prodotto interno lordo. Tutte le previsioni di lungo
periodo devono quindi essere riviste. La prudenza dovrebbe essere un obbligo,
tanto che preoccupa un po' la sicurezza con cui si proclama che non c'è bisogno
di rivedere il sistema previdenziale. Ma il presidente dell'Inps commette anche
un altro errore, più di fondo. Se anche i conti del suo ente fossero in ordine
e "in sicurezza" per il futuro, per usare una espressione
tremontiana, siamo proprio sicuri che lo status quo ci piaccia? Aumentare l'età
pensionabile non serve necessariamente per fare cassa per poi tagliare la spesa
sociale. Si potrebbe certo decidere di ridurre le aliquote contributive per
aumentare i redditi dei lavoratori o la competitività delle imprese, oppure
potremmo optare per un aumento della spesa in altri comparti del welfare, per i
bambini, per la scuola, i non autosufficienti o altro. Oppure per una
combinazione di queste opzioni. Il punto è che se si fa la riforma delle
pensioni potremo avere qualche margine di libertà nel scegliere quali politiche
privilegiare. Se invece non facciamo nulla, ci dovremo limitare nei prossimi
anni ad assistere inerti all'aumento della spesa previdenziale, senza risorse a
disposizione per fare altro. Ogni anno avremo la nostra dose di Finanziarie
lacrime e sangue piene di tagli, e la gente continuerà a pagare le tasse senza
vedere in cambio servizi pubblici adeguati. Un momento come quello attuale, in
cui non ci sono emergenze immediate per l'Inps, sarebbe perfetto per una
riforma, ma forse dovremo aspettare che arrivi l'ennesima crisi finanziaria, proprio come nel
1993. 19/03/2009 proclami È preoccupante la sicurezza con cui si proclama che
non c'è bisogno di rivedere il sistema previdenziale 19/03/2009 visione
miopeMiope considerare soltanto il saldo annuale. Se è vero che non esiste
emergenza, è il momento perfetto per cambiare 19/03/2009 Luisella Battaglia «Troppa
pietà verso i randagi». Nell'orrore delle notizie di questi giorni, le parole
dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo risuonano come una condanna senza
appello dei "cani-killer". A suo avviso, episodi come quelli
riportati dalle cronache, sono «il segnale di un amore per le bestie
francamente eccessivo». Ma si tratta davvero di troppo amore? È difficile sostenere
che un animale abbandonato sia stato troppo amato: la realtà, purtroppo, è ben
diversa. Maltrattati, affamati, abusati, nutriti delle carcasse dei loro
compagni morti, quegli animali sono stati pochissimo amati e ancora meno
rispettati. Non si potrebbe immaginare un addestramento
più"scientifico" alla violenza e all'aggressività. Conosciamo la
storia dei randagi: trattati come oggetti sempre, considerati talora come
giocattoli da cuccioli, e poi abbandonati senza pietà da adulti perché fastidiosi,
ingestibili, inutili. Solo lo scarso anno nel nostro Paese gli abbandoni sono
stati più di undicimila. È bizzarro che la colpa morale e giuridica all'origine
degli "assassini", sia così trascurata da coloro che, come Consolo,
dicono no alla difesa a oltranza degli animali. La responsabilità umana qui è
innegabile, aggravata dalla rottura di quel patto che da tempi immemorabili ha
unito le nostre specie. Cane e uomo, non dimentichiamolo, sono due facce della
stessa medaglia evolutiva, i compagni di una grande avventura millenaria: i
loro sensi si completano a vicenda, le loro storie si appartengono e si
intrecciano. Se mirabile è la capacità dell'uno di rispondere alle richieste
dell'altro, altrettanto portentoso è il talento della razza canina
d'interloquire con la nostra. Il dialogo tra le due specie dipende da diverse
cause ma, in primo luogo, come ci insegnano gli etologi, dalla forte
intelligenza sociale che caratterizza entrambe. Immersi nel mondo in modo
differente, uomo e cane possono monitorare la realtà con competenze integrate
e, quindi, con maggiore efficacia: l'uno come virtuoso della vista, l'altro
come maestro dell'olfatto. Sennonché la domesticazione è anche responsabilità,
non può essere solo sfruttamento e vantaggio. Sono riflessioni che vengono alla
mente oggi che non solo quell'antico patto si è rotto ma si assiste alla
regressione dei nostri compagni. I nuovi branchi, nati dagli abbandoni, hanno
come protagonisti i randagi di seconda e terza generazione che non hanno mai
conosciuto l'uomo, ne hanno paura, sono irritabili in quanto non hanno
dimestichezza con la nostra specie. È così che il cane da amico rischia di
diventare il nemico da battere. Ma la sua metamorfosi o, per meglio dire, il
suo imbestiamento è nostra colpa esclusiva. L'uomo al quale i cani erano stato
affidati è stato accusato di maltrattamenti, omessa custodia, concorso in
omicidio colposo. Ma ci sono anche le correità di chi non ha utilizzato i fondi
stanziati per la lotta contro il randagismo - che dovrebbe prevedere un piano straordinario
di sterilizzazione e la fine dei canili-lager fonti di speculazione - e di chi
non ha accertato l'idoneità, la competenza e la serietà di coloro che li hanno
avuti in custodia. Siamo lontani anni luce dall'idea espressa dal grande
storico francese dell'Ottocento, Jules Michelet, di una domesticazione nuova,
di segno totalmente diverso, nel senso dell'elevazione e non dell'abbrutimento
del regno animale. Cruciale era, nella sua visione, il richiamo alla
responsabilità dell'uomo da lui definito «il Solone della Creazione». «L'arte
della domesticazione, scriveva, non avrà il necessario sviluppo se ci si
preoccuperà soltanto dell'utilità che l'uomo ritrae dagli animali domestici e
non principalmente dell'utilità che gli animali possono ritrarre dall'uomo».
Siamo bravissimi a porre le pietre di confine tra noi e le bestie, a definire
assassini animali innocenti che sono stati da noi resi tali. Scarichiamo sulle
altre specie la violenza che è in noi, la scateniamo in loro per poi reprimerla
esemplarmente. Il cerchio si chiude, la caccia è aperta: giustizia è fatta? Si
tratti di mucca pazza o di "cani-killer", troverete sempre, comunque,
homo sapiens. Luisella Battaglia è docente di filosofia morale e bioetica
all'Università di Genova e membro del Comitato nazionale per la bioetica.
19/03/2009
( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
"Mala
tempora"...Ma intanto il mondocresce da 60 anni Caro direttore, "mala
tempora..."; l'Europa sta correndo un grosso rischio, siamo in guerra, un
conflitto senza vittime e sirene, senza bombe e sangue ma che dispensa comunque
dolore e lacrime. L'unica guerra dove alla fine non ci saranno forche Caudine,
vinti o vincitori... tutti avremo perso qualcosa e nulla mi dice che non sia un
bene, è in atto una specie di lavanda gastrica disintossicante e purificatrice
al termine della quale, necessariamente, la società civile e produttiva
ritroverà un suo equilibrio. Essere chiamati oggi a governare questa situazione
è una impresa titanica, soprattutto se si viene da un lungo periodo di scarsa
crescita con un grosso indebitamento pubblico e totale assenza di risorse.
L'Italia è oggi come quei nobili decaduti che lentamente vendono i propri
possedimenti e poi gli arredi e le suppellettili per restare nella malandata
dimora patrizia con il vecchio maggiordomo a godere dei pochi agi che si
possono ancora permettere. Pare che siamo giunti ad una svolta epocale, sarebbe
un errore tentare di curare questa malattia con le medicine del passato, oggi
occorre più coraggio che denaro, il coraggio di comunicare l'avvento di questo
cambiamento e invitare la società civile a rimodulare le proprie abitudini e i
propri stili di vita nella consapevolezza che il tempo delle vacche grasse è
finito, il tempo degli sprechi, degli eccessi lascia il posto a una nuova
realtà che rimette l'uomo e i suoi veri bisogni al centro dell' attenzione.
Walter Pilloni E-MAIL 19/03/2009 Trovo un tantino esagerati certi toni biblici
e talune ridondanti aggettivazioni che si utilizzano nel mondo (come dimostra anche questa lettera) per dare immagine e volto
alla Grande Crisi Finanziaria, entità astratta ma che si manifesta in modo
terribilmente concreto. È grave, non c'è dubbio. Forse è la più grave dopo la
Grande Depressione degli anni Trenta, ma non sta scritto da nessuna parte che
avrà conseguenze altrettanto gravi. L'ultimo vaticinio, proprio oggi, è
quello del Fondo monetario internazionale che calcola quest'anno un prodotto
mondiale in calo, per la prima volta dopo sessanta anni. E tuttavia proprio il
Fondo medesimo parla di "ripresa graduale" già a partire dal 2010.
Non voglio associarmi al coro delle préfiche e nemmeno seminare vani ottimismi:
tra l'altro, non ne avrei alcun titolo. Preferisco limitarmi a osservare che se
il pil quest'anno calerà per la prima volta dopo 60 anni, ciò vuole anche
esattamente dire che per 60 anni il mondo è andato in continua crescita. E
questo non riguarda solo gli Stati Uniti o soltanto l'Europa, riguarda davvero
tutto il mondo: pensi solamente alla Cina, all'India, allo stesso Sudamerica.
Miliardi di persone in nera miseria passate in pochi anni non dico alla
ricchezza, ma a molto più del pasto assicurato, nonché alla speranza.
Dopodiché, è giusto come dice lei limitare sprechi ed eccessi, nel frattempo
rimediando il pasto per qualche altro miliardo di persone. 19/03/2009
( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 8 - Livorno
RICORDI RICORDI Livorno città rossa della Toscana rossa Ieri ed oggi: come
cambia il mondo. Ricordo che poco tempo fa noi tutti vivevamo in una città che
si contendeva con Bologna la palma di città rossa d'Italia. In verità non
ricordo bene come si sia arrivati a questo punto, ma sta il fatto che ci siamo
arrivati e a dire il vero, non è piacevole. è come quando ci si risveglia da un
sonno agitato e diviene difficile afferrare subito la situazione che ci si
trova davanti. Oggi mi ritrovo immerso in una realtà che mi riesce difficile
capire e dunque dire che sono frastornato è dire poco. Illudermi ancora oggi
che Livorno è rossa, sarebbe un'idea bislacca perchè se ben capisco, oggi
Livorno è rossa sì, ma dalla vergogna. Livorno è divenuta una città in
"tinta", come si dice, con il resto della nostra Italia. Purtroppo
neanche la politica ha per noi possibilità salvifiche. Anzi è proprio per colpa
di una politica degenerata che non è più riuscita a legare i tempi con i
necessari cambiamenti che ci troviamo in questi guai. Ma in
più oggi c'è anche l'aggravante di una crisi
finanziaria mondiale che piano piano sta investendo l'economia
reale e questa situazione perdurerà per almeno due anni. Al di la dei colori
dunque, quello che occorre è buona politica e consiglio a tutti di non solo
sperare, ma fare in modo che essa lo sia per davvero. Ma il fatto che si
continui a rincorrere tutte le "farfalle", senza riflettere
seriamente a ciò che sta accadendo a tutti noi, non lascia presagire niente di
buono. Sergio Barsotti INCIDENTI Si cercano testimoni Si cercano testimoni per
l'incidente accaduto ad una signora in bicicletta, travolta da un'auto, il
giorno 15 gennaio 2009 ore 19.10 verso la via Mameli. Telefonare al n.
327-0028593 oppure 328-8832398. CANI INNOCENTI Fabbricotti invasa dallo sporco
Gentile Tirreno, a seguito del vostro articolo pubblicato oggi 18/03/09,
replico in maniera cosi accesa non tanto come padrona di un piccolissimo
Pincher, ma come abitante della zona Fabbricotti, letteralmente invasa da
sporcizie e da quelli che voi chiamate popolo rom e che invece si tratta di
nullafacenti in giro per giornate intere. Sono figlia del noto Leo Picchi e non
mi vergogno a dirlo perché a volto aperto controbatto per avere giornate
tranquille vissute nel mio quartiere, zona ormai come tante poco
raccomandabile. Si lamentano per i nostri cani portati al parco del viale della
Liberta', senza considerare che quella zona da una certa ora diventa off-limits
a tutti: ci sono spacciatori, alcolizzati e perfino gabinetti pubblici dove si
recano anche persone come noi che probabilmente alla luce dei fatti sembrano
pulitissimi ed educati invece sono letteralmente dei porci che sfogano dai loro
istinti animaleschi di sopra e di sotto senza neanche farsi degli scrupoli.
Chiamiamolo campino delle cagate e pisciate pubbliche. Vi scandalizzate dei
cani? Per lo meno i loro bisogni potrebbero servire da concime. Al contrario i
rifiuti di questi rom sporchissimi, bottiglie, sacchetti, vetri, rimasugli dei
loro pranzi passano inosservati perché o vigili o chi del comune hanno da
preoccuparsi di fare le multe in divieto di sosta sulle righe del parcheggio
allo stesso campino. Io stessa mi sono recata a reclamare alla nostra
circoscrizione per dire cosa avveniva la scorsa estate: spaccio di
stupefacenti, rom che facevano tranquillamente i loro bisogni di fronte a
tutti, dietro e davanti il casottino dove la gente passa tranquillamente.......
Parlate di parco pubblico per i bambini e vecchi? Le panchine sono state tutte
sfasciate dagli stessi ragazzi che ci venivano a giocare a pallone,il recinto
per i cani lo avete costruito vicino alle bocche dell'acqua per innaffiare il
campo... Due entrate che quando piove è impossibile entrare. Cani enormi,non
posso convivere con cani piccoli. L'estate ci siete mai stai? 50 gradi
all'ombra e di più al sole, è un forno crematorio. Francesca Picchi ANCHE A
LIVORNO La casta resta intoccabile Qualche domenica fa Manfellotto direttore de
Il Tirreno prendendo spunto da La Casta di Rizzo e Stella, mette il dito nella
piaga. "A due anni dall'uscita del libro, sono sempre tutti lì a godersi i
privilegi piccoli e grandi. Le pensioni, le retribuzioni esagerate, le auto
blu, la carriera a vita e le nomenclature". La Casta tra un discorso e
l'altro, si gode la vita. Ciò che più fa arrabbiare è la presunzione di far
credere, che la loro carriera, la loro notorietà e i loro super guadagni, siano
frutto delle loro capacità intellettive. La colpa soprattutto è anche nostra,
per troppo tempo abbiamo subito passivamente le loro arroganze, le loro
spavalderie, i loro interessi. Parte importante della popolazione di sinistra,
disgustata, si allontana dalla politica. Loro ancora una volta fanno finta di
non capire. Un numero consistente di cittadini, consapevoli del momento
particolare cui i partiti del centro sinistra stanno attraversando, con la
rabbia in corpo chiedano di riorganizzare un sano e nuovo gruppo dirigente, cui
dia l'opportunità di riappropriare la dignità, i valori e l'etica, in parte
(per colpa loro) perduta. La popolazione da voi attende un segnale fortemente
significativo... e voi che ci avete messo con il sedere per terra, vi gingillate.
Su Il Tirreno del 12 marzo leggo: "Così giovani e già così vecchi..."
Parte dei giovani del Pd intervistati sono fans di Dalema" In futuro oltre
alla politica di professione vorrebbero (ce né un altro a Lucca) fare il
deputato". Il senatore Filippi intervistato dice: "I giovani sono
Bamboccioni, però la colpa non è loro. I padri sono sempre lì, il ricambio è
fallito". Filippi continua: "una volta nel P.C.I. c'erano le scuole
politiche e il gusto dei compagni di preparare le nuove generazioni". Ancora
una volta propongo che: Iardella, Susini, Simonti, Frontera, Penco, Bosco,
Demi, Del Gamba, Biricotti, Bolognesi e tutti gli altri che non ricordo, una
volta finito l'incarico purtroppo ormai avuto, di essere (a gratis) promotori e
insegnanti della scuola di partito, dove i giovani apprendino le regole
dell'etica politica, dell'altruismo e la solidarietà. Che ne pensano i
dirigenti e circoli del P.D.di formare una scuola di partito e preparare le
giovani leve alle battaglie politiche, dell'oggi e del domani? Educare i
giovani ai continui cambiamenti, cioè: "Finito un qualsiasi mandato,
ritorni da dove sei venuto". Altrimenti l'altra alternativa è chiedere al
Papa, se ci da in prestito Simone Giusti Vescovo di Livorno, il quale ha il
difetto di essere pisano, però in quanto a rinnovamento non lo batte nessuno:
In 4 e 4 otto ha rinnovato la chiesa labronica. Nonostante le lettere
ripetutamente "forzate" a favore dell'ex Vicario Paolo Razzauti.
Simone Giusti senza guardare addietro, ha portato a termine, una ventata di
rinnovamento. Ed io parteggio per lui. Umberto Vivaldi COLLESALVETTI La Lega
Nord non ci conosce Il riferimento che fa la Lega Nord alla situazione politica
nazionale, nel criticare l'alleanza di centro sinistra, maschera una scarsa
conoscenza della realtà di Collesalvetti e quindi non riesce a comprendere che
tale alleanza è diretta espressione della coesione sociale caratteristica di
questo Comune. Coesione che non sarà messa a rischio da chi sparge razzismo e
immotivate paure, come fa la Lega, attentando in questo modo al senso di
sicurezza dei cittadini. Altro punto che denota estraneità rispetto alla
situazione locale è parlare di comitati d'affari: è bene che la Lega pensi a
spiegarlo ai lavoratori di Malpensa, che cosa è un comitato d'affari. Per
quanto concerne la questione Raffineria ENI di Livorno sarebbe più opportuno
che la Lega, forza di governo nazionale, si spendesse affinchè il Governo
stesso rispondesse alle innumerevoli richieste di chiarimenti circa la
situazione della Raffineria, fatte pervenire dalle amministrazioni locali e
regionali, piuttosto che speculare sulle legittime preoccupazioni di tanti
lavoratori che da questo sito produttivo traggono la loro unica fonte di
reddito. Riccardo Demi Segr. Unione Comunale Partito Democratico
( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 19/03/2009 - pag: 7 autore: di Mario Lettieri* e Paolo
Raimondi** *già sottosegretario all'Economia nel governo Prodi **e Il governo
deve costringere la banche che ricevono aiuti a trasformare gli strumenti
finanziari in prestiti Bomba derivati su Roma e Milano La Capitale nel 2009
dovrà sborsare la bellezza di 200 mln Un mese fa la Corte dei conti denunciò
«l'uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali» e fece
appello ad adottare un «principio di prudenza per i contratti derivati
finalizzati alla ristrutturazione del debito degli enti locali». Ma i richiami
alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli
operatori coinvolti non bastano per affrontare l'emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti
audizioni della commissione finanze del senato, indicano 41 miliardi di euro in
derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a
82 miliardi. Cioè il 50%, per i soli comuni la cifra sale percentualmente al
58% del loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di
tutte le tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito
dei loro enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano
loro di diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura
di negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la
differenza in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini
perché avevano più soldi da spendere! Gli intermediari finanziari però non
avevano detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto
che negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati
soffocati dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti
amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria «circonvenzione
di incapace». Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le
procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della
legge. Infatti, spesso non si tratta solamente di atti
finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai
servizi pubblici primari. In una situazione di crisi
finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche
in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e
di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce
sociali. Il comune di Roma nel 2009 pagherà 200 milioni di euro in più
di spese per ammortamento (con maggiori interessi passivi) dell'attuale debito
a lungo termine che è stato sottoposto a complesse operazioni di
ristrutturazione finanziaria, passando da
( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 19 - Sport
Niente risparmi, siamo in Formula 1 Anche Briatore contro il tetto ai budget
delle scuderie TORINO. Passi la regola che il titolo lo conquista chi vince più
gare, ma quella sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire
dal 2010 non va proprio giù ai team. Il giorno dopo la rivoluzione imposta dal
consiglio mondiale dello sport motoristico (la Fia) per la stagione che sta per
iniziare e per quella successiva, Bernie Ecclestone condivide le scelte del
presidente Max Mosley ma a Flavio Briatore non piace il tetto per le scuderie.
«Si tratta di un aggiornamento della mia idea delle medaglie - ha detto il
patron della F1 alla Bbc - ma è un buon punto di partenza. L'idea è quella di
spingere i piloti a competere. Se uno è secondo dovrà provare a vincere. Non si
penserà più al fatto che se riuscirà a sorpassare, la vittoria avrà permesso di
guadagnare appena due punti. Questa non è una motivazione enorme per spingere
un pilota a superarne un altro». Dall'Australia, dove ha partecipato ad una
conferenza stampa sul gran premio d'apertura, Ecclestone ha detto di non essere
sorpreso delle critiche sul budget. «Ogni volta che facciamo cambiamenti - ha
detto - c'è sempre un gruppo di persone pronto a dire 'scordatevelo'. Non potrà
mai succedere, che qualcuno si comporti diversamente o che tutti siano
d'accordo con noi». Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula
1, le scuderie che resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi
tecnici». «Le grandi squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato -
dovranno domandarsi il perchè di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche
se va detto che 33 milioni è una cifra forse troppo bassa». Sempre alla Bbc, il
numero 1 della Benetton, Flavio Briatore, ha detto di non avere problemi con il
nuovo sistema di classifica («per un pilota sarà una motivazione in più per
spingerlo a dare il massimo» ha precisato), ma è meno concorde
sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La
Formula
( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Gruppo Rcs, utile in
calo da
( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Impresa, ricerca e
innovazione: oggi il primo confronto tra Bersani e Scajola Si apre la tre giorni
di ManiFutura PISA. Pierluigi Bersani comincia a tessere la tela che dovrebbe
portarlo fino alla segreteria del Pd dopo il congresso annunciato per il
prossimo autunno. E da oggi l'ex ministro sarà impegnato nella tre giorni
pisana di ManiFutura, festival sui temi dell'impresa, della ricerca e
dell'innovazione promosso da Nens (Nuova economia e nuova società),
l'associazione fondata da Bersani insieme ad un altro ex ministro economico,
Vincenzo Visco. «è logico che non usciremo con lo stesso numero di imprese
dalla crisi - ha detto Pier Luigi Bersani, presentando
ManiFutura - e adesso occorre creare un modo di produrre che coniughi ricerca,
industria e innovazione. Non esiste una buona economia senza una società giusta
ed è essenziale dare credito a chi fa ricerca e formazione, così da creare
piani di tecnologia». Il nome, ManiFutura, rievoca volutamente le radici
manifatturiere dell'Italia, ma si riferisce anche alla proiezione più ampia che
il concetto «può assumere in una economia moderna ed avanzata e che guarda
all'innovazione come elemento strategico fondamentale», spiegano gli
organizzatori. La manifestazione si propone di essere un contributo per
restituire all'industria il ruolo di traino e per riportare i temi
dell'economia e dell'innovazione al centro del dibattito culturale. Il festival
ManiFutura, alla stazione Leopolda, sarà aperto alle 10,30 dall'intervento del
presidente di Nens, Vincenzo Visco. Alle 11 è previsto il duello tra Pier Luigi
Bersani e il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. Un'ora più
tardi il professor Marcello De Cecco, docente di Storia della finanza e della
moneta alla Scuola Normale, terrà la lectio magistralis «Quale
globalizzazione dopo la crisi finanziaria». Alle 14,30, in sala grigia, il dibattito «Riorganizzazione
della grande industria europea dopo la crisi», a cui parteciperanno: il presidente della Piaggio Roberto
Colaninno, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la presidente
di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Glaxo Italia Angelos
Papadimitriou, il direttore generale di Finmeccanica Giorgio Zappa, il
presidente di Ancpl (associazione cooperative produzione e lavoro) Carlo Zini.
Modera Massimo Giannini di Repubblica. Poi tre dibattiti in contemporanea, alle
16,45. In sala grigia «Garanzie mutualistiche e finanza per lo sviluppo», con
il presidente di Federconfidi Francesco Bellotti e l'onorevole Matteo
Colaninno. In sala verde «Energia-ambiente: nuove sfide per nuove opportunità»,
introduce l'onorevole Ermete Realacci. Nell'area Cnr Pisa «In casa della
ricerca, come affrontare la crisi», introduce Giovanni
Gianelli, direttore di geoscienze del Cnr. Alle 17,30, in sala blu, «Il quarto
capitalismo» e in sala rossa «Mutualità, lavoro e conoscenza». (G.C.)
( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti
& Analisi data: 19/03/2009 - pag: 9 autore: di Angelo De Mattia I banchieri
italiani anticipino Bruxelles e facciano come Profumo Martedì
( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati
Globali data: 19/03/2009 - pag: 10 autore: di Anna Messia assogestioni lavora a
una nuova regolamentazione Sgr verso l'indipendenza dalle banche controllanti
Assogestioni sta lavorando alla stesura di un nuovo codice di autodisciplina del
risparmio gestito. Le norme sono funzionali all'allentamento del legame con le
banche che detengono quote nelle Sgr, imponendo per esempio il divieto per i
manager bancari di avere ruoli nelle società di gestione controllate. «Stiamo
discutendo di questi temi», ha confermato Marcello Messori, presidente di
Assogestioni a margine dell'assemblea annuale organizzata ieri, «e siamo in
dirittura d'arrivo». I documenti di autoregolamentazione saranno pubblicati
insieme a quelli in gestazione presso la Banca d'Italia, che dovrà chiarire
l'obbligo delle sgr di agire nell'interesse dei clienti, allentando i legami
previsti nel Testo Unico Bancario che consentono invece alla capogruppo di
definire le strategie della sgr. «Dopo il precipitare della crisi
finanziaria le proposte di intervento per risolvere la crisi del risparmio gestito, emerse a luglio dal tavolo
promosso dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, si concentreranno
sull'autoregolamentazione», ha detto il vice direttore della Banca d'Italia, Giovanni
Carosio, intervenuto all'assemblea. L'altra proposta, per la
dematerializzazione delle quote dei fondi, a lungo dibattuta al tavolo tecnico
di Via Nazionale (al quale ha partecipato anche la Consob), sembra invece
diventata meno urgente in questa fase di crisi. Dovrà
però avvenire una profonda riorganizzazione del settore, ha detto Messori, dei
canali distributivi, della consulenza e dei prodotti. E anche rivista
l'organizzazione e la dimensione delle sgr. Per incentivare gli investimenti di
medio-lungo periodo, sarà poi necessario introdurre schemi di incentivazione,
come ad esempio sui piani di accumulo. Intanto però la raccolta dei fondi in
questa prima parte del 2009 è andata meno peggio delle attese. L'emorragia
(-7,8 mld nel primo bimestre) «sembra drasticamente ridotta», ha aggiunto
Messori, precisando che «siamo vicini al punto di minimo
per il mercato finanziario, ma non per l'economia reale. Il rischio da evitare
è l'interazione tra crisi finanziaria e reale», cioè che «la situazione si ribalti e la crisi da reale diventi finanziaria». Lo scorso anno i deflussi
dall'industria italiana del risparmio gestito hanno sfiorato i 200 miliardi,
contro un deflusso netto di 79,7 miliardi l'anno precedente. I deflussi
nel 2008 sono risultati proporzionalmente maggiori per le sgr medio-grandi e
per quelle che utilizzano i canali distributivi bancari. «Il sistema sta
procedendo verso una maggiore uniformità normativa e regolamentare, capace di
cancellare anche le asimmetrie fiscali e sul risparmio di imposta», ha aggiunto
Messori. Bankitalia e Consob stanno lavorando anche a questo. Intanto
l'assemblea di Assogestioni ha nominato ieri tre nuovi membri del consiglio
direttivo: Paolo Basilico, (Kairos Partner), Diego Paolo Cavrioli, (Ubi
Pramerica Sgr) e Alessandro D'Andrea Di Pescopagano, (Axa Im).
( da "Riformista, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Così Thatcher creò la sua middle class RIGHT
TO BUY. Il
capitolo 5 del manifesto dei Tories nel 1979 diventò presto legge in Gran
Bretagna, per quella che fu definita «una delle più importanti rivoluzioni
sociali di questo secolo». Un'invenzione che ha cambiato volto anche al Labour.
di Leonardo Clausi Londra. «Molte famiglie che vivono in case popolari e in
nuovi insediamenti urbani vorrebbero comprare le proprie case, ma o non hanno i
mezzi, o sono impedite dalle autorità locali o dal governo Labour. È venuto il
tempo di porre fine a queste restrizioni», diceva il manifesto dei tories del
1979 al capitolo 5, dal titolo Helping the family. Questa misura, detta Right
To Buy (diritto all'acquisto) sarebbe diventata il perno del famoso Housing Act
del 1980 che avrebbe trasformato una parte meno abbiente della società
britannica in una schiera di proprietari. E garantito una schiacciante vittoria
alla sua ideatrice, Margaret Thatcher. Era l'inizio del tempo della Thatcher e
della profonda trasformazione della società britannica del secondo dopoguerra,
il de profundis dell'accentramento statale al quale il (Old) Labour era rimasto
avvinghiato, la nuova era del mercato e del management del corpo sociale nel
segno delle privatizzazioni e della deregulation finanziaria.
L'allora Environment Secretary, Michael Heseltine, la definì legge capace di
«gettare le basi per una delle più importanti rivoluzioni sociali di questo
secolo»: tra tutte le istanze del thatcherismo, la politica sulla casa si è
dimostrata politicamente irresistibile, al punto da traghettarsi in piena era
(New) Labour senza subire sostanziali modifiche. Il Right To Buy consiste nel
diritto all'acquisto della propria casa popolare a un prezzo fortemente
scontato, a seconda di quanto vi si è vissuti, con la clausola che la sua
rivendita, prima di un periodo minimo, avrebbe comportato il rimborso di una
proporzione dello sconto ricevuto. Chi aveva vissuto in affitto nella propria
casa per almeno tre anni poteva comprarsela con uno sconto del 33% nel caso di
una casa vera e propria, del 44% nel caso di un appartamento. Per chi vi aveva
risieduto per più di venti anni, lo sconto arrivava a un eccezionale 50%. Altre
misure a tutela del compratore rispetto al rischio di esproprio da parte dalle
autorità locali, nonché mutui a tasso agevolato contribuirono a farne un
successo: la promulgazione dell'Housing Act portò alla vendita da parte dello
Stato di circa due milioni di case dal 1980 al 1998. La percentuale di
proprietari crebbe da poco più di metà della popolazione (55% nel 1980) al 67%
del 1990, quando, sull'orlo della recessione economica, la Thatcher lasciò la
carica. Il numero di case popolari vendute secondo il Right To Buy scheme era
di poco più di due milioni, con un introito per il Tesoro di 28 miliardi di
sterline. Il successo della legge, oltre ad aver assicurato l'imperium Tory
nella staffetta Thatcher-Major, ha anche cambiato i connotati ideologici del
Labour che presto sarebbe diventato di Blair. Dal 1983, decaduta
irrevocabilmente ogni volontà di opposizione alla legge, gli interventi del
governo laburista sono stati semplicemente correttivi: dalla riduzione dello
sconto per compratori residenti in aree dove c'è penuria di alloggi, come la
capitale Londra, alla durata dell'affitto minimo che dà titolo all'acquisto,
passata da tre a cinque anni. Inoltre, onde limitare le speculazioni di
neoproprietari che affittavano in nero le proprie case e agenzie immobiliari
che (fino a poco fa) aggredivano potenziali venditori con cash alla mano, dal
2005 non è più possibile vendere immediatamente se non dopo aver ottenuto
l'approvazione di un'agenzia atta allo scopo. Se i lati positivi di questa
politica sono abbastanza evidenti (emancipazione economica di una maggiore
fetta di popolazione, stimolo all'economia, maggiore mobilità sociale) le
controindicazioni si sono viste sulla lunga distanza. A risentirne è stata
soprattutto la costruzione di nuove abitazioni popolari da parte delle autorità
locali (i Councils), scesa da 170.000 del
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-19 - pag: 3 autore: La presidente di
Confindustria al G-20 delle aziende a Londra vede il premier Brown Marcegaglia:
la Ue coordini gli aiuti di Stato Nicoletta Picchio ROMA Un'azione coordinata dell'Unione europea contro il protezionismo. Emma Marcegaglia, a
Londra ieri per partecipare al G20 delle imprese, ha rilanciato la necessità di
concludere il Doha Round del Wto entro il 2009. E ha sottolineato che le misure
di sostegno contro la crisi varate dai singoli Stati non devono alterare la
concorrenza. «I risultati raggiunti con il mercato unico non devono venire
meno e le politiche di aiuti dei singoli Stati devono essere coordinate a
livello europeo, per evitare che ognuno intervenga in modo autonomo, con
effetti distorsivi sul mercato», ha detto la presidente di Confindustria, che
insieme ai colleghi delle Confindustrie del G20 ha incontrato il primo ministro
Gordon Brown e una vasta delegazione del Governo inglese. Suggerimenti del
mondo produttivo che, come scrive una nota ufficiale di Downing Street, il
premier britannico ha assicurato di voler tenere in considerazione: in questa
fase di crisi è «essenziale», dice la nota, operare in modo coordinato per
ridare fiducia ai mercati. Gran parte del discorso
della Marcegaglia si è concentrato sul protezionismo
da evitare: vanno eliminate le restrizioni nell'export di materie prime,
bisogna promuovere la mobilità del mercato del lavoro, continuare sulla strada
degli accordi. I Paesi del G20 dovrebbero coordinarsi per evitare qualsiasi
misura protezionista, prima che si siano conclusi i negoziati del Doha Round. Non
solo: vanno anche ridotti i limiti agli investimenti esteri, come accade oggi
in alcuni settori dei Paesi emergenti. «Gli investimenti - ha detto la
Marcegaglia- sono il motore della crescita». In questo contesto di crisi, che
per la prima volta vede un calo della domanda mondiale, va affrontato il
problema del credito. Serve trasparenza dei mercati
finanziari, bisogna puntare ad una vigilanza internazionale delle
agenzie di rating, anche se regole più stringenti non devono impedire
l'innovazione nei mercati finanziari. La Marcegaglia
si è soffermata anche sul ruolo del Fondo monetario internazionale: la sua
azione va sostenuta e allargata, ha detto, aumentando le risorse da destinare
ai Paesi che hanno bisogno di sostegno, così come va rafforzata la capacità del
Fondo di lanciare tempestivamente allarmi e di intervenire con altrettanta
rapidità. La preoccupazione maggiore riguarda le piccole e medie imprese e il
rischio di restrizioni del credito: sì quindi ad interventi pubblici che
«devono essere temporanei e mirati». Il problema congiunturale e la necessità
di sostegni pubblici tnon devono però far passare in secondo piano l'obiettivo
dei Governi di ridurre l'indebitamento. Il prossimo G20 del 2 aprile secondo la
Marcegaglia sarà un test molto importante per l'Europa. Dovrà concentrarsi, ha
detto al Financial Times, sugli aiuti a breve termine alle imprese piuttosto
che su temi secondari, come la regolamentazione degli hedge funds. «NO AL
PROTEZIONISMO» «Concludere il Doha Round entro il 2009- Gli interventi non
devono compromettere i risultati raggiunti con il mercato unico»
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-19 - pag: 8 autore: Previsioni. L'economia
mondiale in calo dello 0,5-1,5% Per l'Fmi recessione lunga «Niente rilancio
fino al 2010» «Nella migliore delle ipotesi, il declino dell'economia mondiale
si fermerà entro la metà del 2010», ma quest'anno la contrazione, la prima dal
'45, è inevitabile. Il numero due dell'Fmi, John Lipsky, ha confermato ieri le
previsioni anticipate martedì (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), che stimano per
il Pil mondiale un calo compreso tra lo 0,5 e l'1,5% nel 2009, correggendo i
pronostici di gennaio, che puntavano su una crescita dello 0,5 per cento. «Non
c'è alcun precedente in epoca moderna - ha aggiunto Lipsky- di una recessione
così severa. Le tensioni finanziarie e l'indebolimento
economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario
globale. La crescita non avrà in tempi rapidi una ripresa forte come quella
conosciuta nel 2003-07». In un documento consegnato ai Paesi del G-20,l'Fmi
conferma la recessione del 3,2%per l'Eurozona e del 2,6% per gli Stati Uniti,
per il Giappone il calo sarà ancora più brusco (-5,8%). I Paesi in via di
sviluppo vedranno la crescita rallentare a un passo compreso tra il 2 e il 2,5
per cento. Per invertire la rotta, suggeriscono gli economisti del Fondo, serviranno nuove azioni concertate sul fronte della
stabilizzazione dei mercati
e del sostegno della domanda. «Ritardi nell'attuazione delle politiche
necessarie a stabilizzare le condizioni finanziarie - si legge nel documento si tradurrebbero in
un'intensificazione delle interazioni negative tra mercati
finanziari ed economia reale». Ciò
condurrebbe «a una recessione ancora più intensa e prolungata ». Sotto il
profilo degli incentivi all'economia, il Fondo richiama i Governi a fare
attenzione alla sostenibilità delle politiche di bilancio. Tuttavia, «visto il
probabile protrarsi del rallentamento, i Paesi che hanno spazio per farlo
dovrebbero mettere in programma di estendere le politiche di stimolo anche al
2010». L'Fmi ha anche ribadito che «nelle economie avanzate crescono i rischi
di deflazione». G.D.Do. L'ALLARME Rapporto preparato per il summit del G-20 Lo
scenario globale continua a peggiorare e sale il rischio deflazione
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-19 - pag: 8 autore: Neoprotezionismo.
L'investimento da 2,4 miliardi di dollari sarebbe stato il maggiore dall'estero
Pechino respinge Coca-Cola Bloccata l'acquisizione del più grande produttore di
bevande non alcoliche Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La
Cina dice no ai piani di espansione di Coca-Cola. Ieri il Governo ha respinto
la proposta di acquisto di China Huiyuan Juice, il maggiore produttore
domestico di succhi di frutta, lanciata lo scorso autunno dal gruppo americano.
Che per rilevare il colosso cinese dei soft drink aveva messo sul piatto ben
2,4 miliardi di dollari. «L'acquisizione darebbe a Coca-Cola una posizione
dominante, limiterebbe la competizione, e danneggerebbe gli operatori minori.
In questo modo, i consumatori si vedrebbero costretti a pagare un prezzo più
elevato e si ritroverebbero a scegliere tra una minore varietà di prodotti»,
spiega una nota del ministero del Commercio che, appellandosi alla legge
antimonopolio, ha dato semaforo rosso all'operazione. Nel merito, la decisione
di Pechino è ineccepibile. Acquisendo China Huiyuan Juice, infatti, Coca Cola
avrebbe portato ben oltre il 20% la propria quota sul mercato domestico delle
bevande analcoliche. Troppo, ha sentenziato l'Authority sulla concorrenza
cinese. Niente di strano: dopo essere stata accusata per anni dai suoi grandi
partner commerciali (Stati Uniti in testa) di non avere una legge
antimonopolio, ora che finalmente ne ha una ( è entrata in vigore la scorsa
estate), la Cina ha deciso di applicarla. Ma dietro la bocciatura di quello che
sarebbe stato il più grosso takeover straniero su una società cinese,
s'intravede anche una motivazione politica. I grandi marchi nazionali non si
vendono agli stranieri. Anche se sono in gioco gli interessi di settori non
strategici. Per un Paese emergente, costretto a difendere la propria industria
dall'aggressione della più attrezzata concorrenza straniera, potrebbe essere
una scelta legittima. Ma oggi la Cina, con la sua poderosa industria
manifatturiera, con il formidabile tasso di penetrazione dei suoi prodotti sui
mercati mondiali, e con le sue stratosferiche riserve valutarie, è un Paese
emergente un po' particolare. Per questo, il no a Coca-Cola rischia di
innescare una pericolosa reazione a catena. Negli ultimi mesi, di fronte al progressivo aggravarsi della crisi finanziaria globale, Pechino ha
invitato più volte il resto del mondo a non cadere in tentazioni
neo-protezionistiche. E il resto del mondo, che per decenni nonostante i
massicci investimenti diretti effettuati oltre la Grande Muraglia è rimasto
tagliato fuori dal mercato cinese, ha apprezzato la svolta liberoscambista del
Dragone. Una svolta che molti critici ritengono dettata da puro
opportunismo. I moniti anti-protezionistici lanciati recentemente da Pechino,
in sostanza, servirebbero a preparare politicamente il terreno per lo shopping
cinese prossimo venturo in giro per il pianeta. Assetata di materie prime,
desiderosa di conquistare nuovi sbocchi di mercato per i propri prodotti, e
ricca di valuta pesante, mai come oggi la Cina è stata tanto proiettata verso
l'estero. L'equazione è (o meglio, sembra) semplice: da un lato, ci sono gli
asset dei Paesi industrializzati iper-svalutati dalla crisi
che si possono portare a casa per quattro soldi;dall'altro ci sono le aziende
cinesi che, con il sostegno del loro Governo, potrebbero comprarsi tutto. In
questo scenario, molti osservatori erano convinti che il Dragone avrebbe dato
via libera alla scalata di Coca-Cola su China Huiyuan Juice per fornire una
prova concreta della propria volontà liberista, e aprirsi così le porte a
future acquisizioni internazionali. Invece, è accaduto il contrario. Segno che,
dietro i proclami altisonanti, le logiche di Pechino restano quelle di sempre:
avendo memoria lunghissima dei torti subiti dagli stranieri in passato, alla
fine i cinesi non hanno resistito a vendicarsi per il no opposto nel 2005 da
Washington all'operazione Cnooc-Unocal. Le conseguenze si vedranno presto.
Nelle scorse settimane, Chinalco, azienda pubblica cinese produttrice di
alluminio, ha offerto 20 miliardi di dollari per aumentare la propria
partecipazione nella società mineraria australiana Rio Tinto. L'operazione
richiede l'approvazione del Governo australiano. Ma con l'aria che tira a
Canberra in questi giorni, e dopo il gran rifiuto del Dragone a CocaCola, ora
la corsa del colosso metallurgico cinese su Rio Tinto s'annuncia tutta in
salita. LA MOTIVAZIONE Per il Governo cinese la multinazionale americana
avrebbe avuto una posizione dominante sul mercato danneggiando la concorrenza
Stop al colosso di Atlanta. Distributori automatici di Coca-Cola nei pressi
dello stadio olimpico a Pechino AP/LAPRESSE
( da "Nazione, La (Arezzo)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 2
di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall ...
di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano
dall'indagine congiunturale, che porta la firma della Camera di commercio e di
Confindustria. L'onda lunga della crisi si infrange
sull'economia, mettendo a nudo i primi danni che si riversano sul tessuto
sociale. Le cose, da noi non vanno bene, vanno meglio però rispetto al resto della
Toscana. Rassicurano i livelli degli investimenti e quelli dell'occupazione.
Almeno per ora. Nel quarto trimestre dello scorso anno, hanno rilevato
nell'intervento di presentazione il presidente Giovanni e il presidente degli
industriali, Giovanni Inghirami, la produzione ha subito un calo del 5,2 %,
nell'arco degli ultimi dodici mesi è scesa del 3,5%. I SEGNALI negativi più
pesanti sono quelli che coinvolgono l'oreficeria, meno 9%, la chimica, meno 18%
e le calzature, meno 9,6%. Resistono alla caduta della domanda la meccanica
(+4,6%), il legno (+4,3%), il settore delle pelli e del cuoio con un
incoraggiante più 8,4%. Il quadro illustrato dal direttore dell'ente camerale,
Giuseppe Salvini e di Confindustria, Massimiliano Musmeci trova occasioni per
sottolineare qualche motivo di speranza nella quantità degli investimenti messi
in campo dalle aziende, che hanno speso il 18% per cento in più per rinnovare
macchinari, tecnologie e varare interventi per qualificare la produzione. Fino
alla conclusione dell'anno non ci sono state variazioni significative sui
livelli di occupazione. Ma il dato, è ovvio, non tiene conto della cassa
integrazione distribuita a piene mani per far fronte alla caduta degli
ordinativi. Se nell'ultimo trimestre l'export del sistema Arezzo ha registrato
un crollo del 10,4%, le vendite all'estero nei dodici mesi sono ferme all'1,5%
in più. «Gli ultimi dati a disposizione dell'Osservatorio afferma il presidente
dell'ente camerale, Giovanni Tricca confermano lo stato di difficoltà del nostro
sistema economico. E ulteriori dati in corso di elaborazione evidenziano che la
crisi è solo alla fase iniziale. Prevediamo altri mesi
di sofferenza per l'export e la produzione manifatturiera. La Camera è
impegnata su quattro aree di invento: credito, internazionalizzazione,
formazione e innovazione, sviluppo del sistema infrastrutturale». «LA CRISI finanziaria aggiunge Giovanni Inghirami si trasmette ora all'economia reale.
Un sollievo giunge dal contenimento dell'inflazione, dalla riduzione del prezzo
del petrolio e dal costo del denaro ai minimi storici, ancora a beneficio delle
banche piuttosto che delle imprese. Ci attendono mesi duri, ma il
sistema aretino dimostrerà capacità di tenuta». La flessione della produzione
Toscana (-10% nel trimestre) risulta più alta rispetto a quella locale e a
quelle delle altre province, con esclusione di Grosseto. Siena, Prato, Pisa
precipitano oltre il superano il 10%, Livorno arriva a -23,9%. «La soluzione
dei problemi collegati all'erogazione del credito e il sostegno di adegiati
ammortizzatori sociali sottolinea Inghirami saranno fondamentali per
ricostruire margini di profitto e incentivare gli investimenti. Importante sarà
verificare l'evoluzione del primo trimestre 2009, solo allora potremo valutare
l'impatto negativo dell'economia globale sull'economia aretina».
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione:
MONDO data: 2009-03-19 - pag: 9 autore: Banche centrali. Bernanke conferma che
i tassi di interesse resteranno a lungo a zero e dà il via alla manovra per
ridurre il costo dei prestiti La Fed compra bond e affonda il dollaro
Operazione da oltre mille miliardi 300 di Treasuries e 750 di titoli garantiti
da mutui Marco Valsania NEW YORK La Federal Reserve ha
sfoderato nuove armi nella lotta alla recessione e alla crisi finanziaria: ha deciso di
comprare, nei prossimi sei mesi, titoli del Tesoro a lungo termine per 300
miliardi di dollari. E di ampliare di 750 miliardi gli acquisti di titoli
legati a mutui garantiti dai colossi immobiliari sostenuti dal governo, Fannie
Mae e Freddie Mac: il programma verrà portato a 1.250 miliardi. La Banca
centrale ha inoltre raddoppiato da cento a duecento miliardi di dollari gli
acquisti del debito dei due gruppi. Il pacchetto di iniziative, che
complessivamente potrebbe superare i 1.100 miliardi,ha l'obiettivo di
risollevare le sorti dell'economia: l'acquisto di Treasury e titoli dovrebbe
sostenere i loro prezzi e spingere al ribasso i rendimenti, stimolando
flessioni anche negli interessi su obbligazioni aziendali, prestiti al consumo
e mutui. L'azione ha rappresentato una svolta per la Fed: finora aveva
considerato con cautela simili opzioni, adottate di recente oltreoceano dalla
Banca d'Inghilterra. E ha riportato alla memoria degli operatori di mercato
altri momenti drammatici della storia americana: durante le Seconda Guerra
Mondiale la Banca centrale aveva deciso l'acquisto di illimitate quantità di
titoli governativi dalle banche per tenere bassi i tassi d'interesse e
finanziare l'impegno militare. La Fed ieri ha anche suggerito ulteriori
interventi: potrebbe allargare il Talf, il programma coordinato con il Tesoro
per sostenere il credito al consumo e alle piccole imprese decollato in questi
giorni con l'obiettivo di mobilitare almeno 200 e fino a mille miliardi. La Fed
offre prestiti agevolati a investitori che rilevano titoli garantiti da carte
di credito e a prestiti per l'auto, gli studenti e le aziende. La Banca
centrale ha inoltre mantenuto invariati i tassi di interesse interbancari ormai
portati a valori minimi, in una fascia tra lo zero e lo 0,25% e ha annunciato
che resteranno così bassi a lungo. Wall Street ha risposto con un rialzo alle
nuove strategie anti-crisi. L'indice Dow Jones ha
guadagnato l'1,23%, il Nasdaq l' 1,99%e lo Standard &Poor's 500 il 2,09 per
cento. Sul mercato obbligazionario, i Treasury a dieci anni hanno registrato la
diminuzione più brusca dal 1962 nel rendimento, al 2,51 per cento. Sul mercato
valutario, la nuova offensiva della Fed è stata accolta come un'iniezione
diliquidità e ha indebolito drasticamente il dollaro, un fattore che a sua
volta potrebbe aiutare la ripresa americana seppure a scapito dei partner
commerciali. Il dollaro è stato scambiato a 1,3484 con l'euro, cedendo il 3,6%,
il maggior calo giornaliero di sempre. Con lo yen è stato quotato 96,21, un
calo del 2,3 per cento. La Fed, nel suo comunicato, ha sottolineato la continua
gravità della crisi. «L'economia continua a contrarsi-
ha indicato - Le perdite sul mercato del lavoro, il declino nella ricchezza e
le difficili condizioni del credito hanno pesato sui consumatori e sulla
spesa«. Ha tuttavia dato anche voce all'ottimismo: «Prevediamo che le azioni
intraprese contribuiranno gradualmente al ritorno di una crescita sostenibile».
La decisione di intensificare la manovra contro la recessione è giunta
nonostante alcuni dati si siano rivelati meno preoccupanti del previsto. I
prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4% in febbraio allontanando paure di
deflazione. L'incremento è stato il più significativo in sette mesi, trainato
dai costi della benzina e dell'abbigliamento. Un altro dato, il deficit delle
partite correnti che misura sia i flussi commerciali che finanziari, nel quarto
trimestre del
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-19 - pag: 19 autore: Il presidente
Napolitano a Modena «Molte le ragioni per avere fiducia» Emilio Bonicelli
MODENA. Dal nostro inviato Sono in atto «momenti difficili », ma «non ho mai
fatto professione di pessimismo, sarebbe stato un errore e una irresponsabilità
». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano raccoglie il grido
dell'economia modenese, colpita dalla tempesta sui mercati, e risponde con un
messaggio di fiducia. Duecento capitani d'azienda stipano l'auditorium della
Camera di Commercio nella città emiliana e a loro Napolitano, in visita a
Modena, ricorda che «bisogna guardare in faccia ai pericoli, ma senza farcene
impaurire. Bisogna parlare il linguaggio della verità che sollecita a reagire
con coraggio e lungimiranza». La crisi ha fatto
sentire forte i suoi colpi anche nella città emiliana. L'ultima analisi
congiunturale della Camera di Commercio ha evidenziato solo valori negativi:
-9% la produzione industriale; -7,5% gli ordini; -6,3% il fatturato. Cresce
invece la Cassa integrazione (+339%).Ilbilancio è di un “brusco peggioramento”
che ha catapultato Modena in una “fase recessiva piena di insidie”. «Dobbiamo
salvare il sistema produttivo», afferma il presidente della Camera di
Commercio, Maurizio Torreggiani. Poi il racconto degli imprenditori,
protagonisti nei distretti locali fatti di eccellenze, ma che paradossalmente
mancano delle infrastrutture basilari. “Si viaggia ancora sulle strade del
Duca. Un racconto carico di una volontà comune di reagire. La
crisi finanziaria che
abbiamo «importato nostro malgrado si somma alla crisi strutturale del sistema Italia», afferma Vainer Marchesini,
presidente della Wam Group, leader nelle macchine per manipolare polveri, un
capitano d'azienda che considera «semplicemente fantastico» fare impresa e che
nel pieno della crisi è
tornato ad assumere «giovani ingegneri per la ricerca». «Siamo in
difficoltà come tante altre piccole imprese industriali, ma vogliamo uscirne
più forti di prima», afferma Ivana Borghi, presidente della Csc, società
cooperativa specializzata nei prodotti per la pulizia, che in questo difficile
2009 vuole «avviare un progetto di internazionalizzazione ». «è importante
venire da voi – commenta Napolitano – perché di fronte alla crisi
non ci si può fermare solo all'esame dei dati statistici, bisogna entrare nel
vivo, scendere in profondità nel Paese, per comprendere meglio come offrire una
prospettiva di sviluppo». «Dal profondo delle nostre province, da un piccolo
comune come Cavezzo», dove ha sede la Wam Group, conclude il Presidente della
Repubblica, vengono aziende che riescono a misurarsi sul mercato globale. «è è
una straordinaria prova di vitalità, uno dei dati su cui far leva per guardare
il futuro». Ci sono dunque ragioni di preoccupazione, ma anche motivi per
«avere fiducia ». Di fronte a queste esperienze il pessimismo «sarebbe
veramente fuori posto». L'INCONTRO Il messaggio alle aziende: «Sono in atto
momenti difficili ma non ho mai fatto professione di pessimismo, sarebbe stato
un errore» Impegno per il Paese. Il presidente Napolitano ieri alla Cdc di
Modena ANSA
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE MERCATI IT data: 2009-03-19 - pag: 24 autore:
INTERVENTO Nella formazione la sola uscita dal lavoro sommerso al Sud di
Antonio Lombardi* U na recente indagine del Censis sul rapporto che intercorre
tra abbandono scolastico e investimenti in formazione professionale, ha
evidenziato come nel Sud oltre il 20% dei giovani, in età compresa tra i 18 e i
24 anni, sia in possesso della sola licenza media inferiore e che abbia
sostanzialmente abbandonato ogni altro percorso formativo. A ciò si aggiungono
i dati Istat sulle forze lavoro nel terzo trimestre 2008 (il tasso di
disoccupazione è aumentato di mezzo punto percentuale rispetto allo stesso
periodo del 2007, raggiungendo il 6,1%) e i dati Eurostat sulla situazione
occupazionale europea. Tra le dodici regioni europee con il più alto tasso di
disoccupazione giovanile, sei sono italiane e del Sud: Sicilia (37,2%),
Campania e Sardegna (entrambe al 32,5%), Puglia (31,8%), Calabria (31,6%) e
Basilicata (31,4%). I dati non possono non definirsi gravemente allarmanti e
quindi destare forte preoccupazione per il futuro complessivo delle aree
territoriali anzidette, ma anche per l'economia dell'intero Paese. I problemi,
portati alla luce dalle recenti indagini, non sono affatto nuovi, ma la crisi finanziaria ed economica ormai globalizzata, che non ha risparmiato e che
non risparmierà ancor più il nostro Paese, sta assumendo proiezioni assai
negative. Questi dati vanno letti, però, con senso realistico e non
sottovalutando che, pur provenendo da istituzioni, pubbliche o private dotate
di grande ed indiscutibile serietà, non tengono conto di un fenomeno
purtroppo assai diffuso nel Mezzogiorno, il lavoro sommerso, che incide inevitabilmente
sulla effettiva veridicità dei dati ufficiali. E quanto maggiore è la
difficoltà ad inserirsi nel sistema produttivo ordinario del Paese, tanto più
elevato ed insieme più comodo risulta il ricorso al lavoro nero. Questo però,
non può che rimanere, proprio per la sua "clandestinità" del tutto
marginale e del tutto privo di qualificazione, poiché condanna i cosiddetti
"lavoratori in nero"ad un regime di impegno non solo nascosto ma
privo di garanzie, futuro e speranza. La società e la scuola hanno in proposito
enormi responsabilità, l'una nel "non" garantire il diritto al
lavoro, sancito come fondamentale anche dalla nostra Carta Costituzionale,
l'altra limitandosi ad essere meramente nozionistica, senza essere riuscita a
istituzionalizzare la transizione scuola-lavoro. Non minore responsabilità ha
il sistema della formazione professionale che ha registrato nel Mezzogiorno un
pesante fallimento, non riuscendo, spesso, a tenere il passo con le nuove
figure emergenti professionali e con le sempre più sofisticate esigenze del
mercato del lavoro. La ricorrente scarsa organizzazione del ciclo formativo, la
scarsa professionalità dei formatori, salvo limitate lodevoli eccezioni, ha
fatto registrare la caduta di ogni credibile rapporto fra la frequenza di corsi
e la prospettiva di lavoro. Per superare questo handicap, che toglie respiro
soprattutto ai giovani, proprio in un momento in cui il sistema competitivo
globale esige elevata professionalità e capacità di adeguarsi alle mutevoli e
rapide esigenze del mercato del lavoro, non può bastare il solo intervento
dello Stato. La storia, non solo quella del nostro Paese, ci insegna che a poco
possono servire aiuti e sostegno economico al Mezzogiorno, quando questi non
vengono utilizzati per finalità di ricerca e di spinta per valide iniziative. E
nemmeno, può servire, lasciarsi andare a facili entusiasmi per iniziative che
fungono più da specchietti per allodole che da soluzioni concrete, come
concertazioni tra Agenzie per il lavoro ed sindacati per chiedere sempre gli
stessi ammortizzatori che rappresentano solo la soluzione all'emergenza del
momento. Occorre a mio avviso, eliminare ogni spreco, ed è fortemente
necessario che ciascuno, qualunque ruolo occupi, svolga la propria parte.
Occorre riscoprire il senso della disciplina e del dovere che riequilibri
quello della più facile e comoda pretesa dei diritti. è in momenti difficili e
sconfortanti come quello che viviamo attualmente che amo tornare con la memoria
ad una frase di Steve Jobs: «Siate affamati, siate folli». Parole che forse più
di ogni altra riescono a racchiudere il mio pensiero e che spero possano
fungere da monito per molti italiani, soprattutto per i giovani, evidenziando
che per i popoli come per i singoli le difficoltà che non generano apatia e rassegnazione,
possono trasformarsi in occasione di crescita e sviluppo costante. * Presidente
Alleanza Lavoro LA FOTOGRAFIA Tra le dodici regioni Ue con il più alto tasso di
disoccupazione ben sei sono nel Mezzogiorno NUOVE STRATEGIE La scarsa
organizzazione dei cicli formativi fa registrare una caduta del tasso di
frequenza dei corsi
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-19 - pag: 42 autore: Assogestioni. Per
il presidente Messori questa è la fase più bassa del ciclo: ci sono opportunità
di rilancio «Segnali di ripresa nei fondi» Deflussi
( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-19 - pag: 43 autore: Credito. Per Italease 88 milioni di rettifiche Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile MODENA La crisi finanziaria dimezza i profitti
della Banca popolare dell'Emilia Romagna. Il Cda, che si è riunito ieri,ha
infatti approvato un bilancio in forte ridimensionamento rispetto a quello del
2007: l'utile netto si è attestato sui 208,9 milioni di euro, in calo del 55,38%rispetto
all'anno prima.Per questo anche il dividendo proposto agli azionisti, che sarà
pagato dal 30 aprile, si è assottigliato: 0,18 euro per azione, contro gli 0,48
euro del 2007. Ad appesantire il gruppoemiliano c'è stato anche il salvataggio
di Italease, banca che ieri ha nominato Morgan Stanley come advisor per la
fairness opinion sull'Opa del Banco Popolare. Il neo amministratore delegato di
Bper, Fabrizio Viola, ha annunciato che la questione Italease costa alla Banca
popolare dell'Emilia Romagna 88,7 milioni a causa della svalutazione della
partecipazione. Morale: anche la Banca popolare dell'Emilia Romagna (che ieri
ha guadagnato in Borsa l'1,81%)sta pensando di emettere i Tremontibond per
rafforzarsi patrimonialmente. «Valuteremo anche noi la possibilità - ha detto
Viola – assieme ad altri strumenti di rafforzamento patrimoniale ». Il caso
Italease è quello che ha tenuto banco nella conferenza stampa organizzata a
Modena dal-l'istituto emiliano. La svalutazione – ha spiegato Viola –ha portato
il valore medio di carico di Italease da 9,27 euro a 1,50 euro, che corrisponde
al prezzo di Opa. Per le due newco che verranno create (cioè le due società che
serviranno per togliere Italease dalla Borsa) la Bper stima«un esborso di
capitale pari a 170 milioni di euro». Di questi,135 milioni saranno riferibili
alla società di leasing consortile, la Newco 2, di cui l'istituto modenese
detiene il 36% delle azioni. Per altri eventuali costi futuri – ha
puntualizzato Viola – si dovrà invece aspettare per analizzare l'andamento
della Newco uno: la bad bank che assorbirà i crediti problematici di Italease.
Viola ha poi accennato al piano industriale triennale che la banca presenterà
entro il mese di aprile: «Meliorbanca – ha detto – dovrà essere la testa di
ponte nei territori dove siamo presenti marginalmente, come nel nord-est, per
avviare relazioni corporate. Queste sono le condizioni preliminari per lo
sviluppo di una banca commerciale e l'apertura di sportelli». Non solo: Viola
ha annunciato che Bper, uno dei principali azionisti di Arca Vita, è «alla
ricerca di un partner assicurativo con cui condividere un progetto di
bancassurance». RAFFORZAMENTO Anche la Banca emiliana pensa ad emettere i
Tremonti-bond: «Li valuteremo insieme ad altri strumenti»
( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: PUBBLICITA - data: 2009-03-19 num: - pag: 15
categoria: PUBBLICITA ENERGIE RINNOVABILI, nuove frontiere e soluzioni
integrate Pannelli «estetici» facili da nascondere Per quanto riguarda il
fotovoltaico, il nostro paese è molto ricco di «materia prima» e questo fa sì
che si parli molto di sviluppo del fotovoltaico e delle sue prospettive in
questa delicata fase economica. Eppure proprio il nostro paese è forse quello
dove maggiori sono i problemi per uno sviluppo del fotovoltaico come di altre
fonti di energia rinnovabili. A parte i costi degli impianti sempre piuttosto
elevati, resi adesso ancora più esosi dalla gravissima crisi finanziaria e dalla susseguente
stretta del credito, esiste in Italia anche il problema più che altrove del
rispetto dell'ambiente e delle bellezze architettoniche delle nostre città e
dei nostri paesaggi che rendono in certi casi, a causa di non meglio precisati
problemi di vincoli ambientali e architettonici, i tempi della pratiche
burocratiche autorizzative, di norma sempre troppo lunghe, assolutamente
insostenibili a livello economico. Ma forse per ovviare a questo problema
stanno arrivando dei rimedi efficaci. I pannelli solari ingombranti e vistosi,
infatti, potrebbero essere presto un cimelio del passato. Grazie ai recenti
progressi della tecnologia fotovoltaica, i produttori stanno lavorando a
soluzioni più organiche per sconfiggere i pregiudizi estetici dei proprietari
di case, integrando i pannelli direttamente nelle tegole o nascondendoli nelle
pareti. Sono in produzione pannelli progettati per funzionare sia con tegole
piatte che con tegole convesse, in silicio. Ma la nuova frontiera sono pannelli
più sottili e più semplici da nascondere. I progressi sono possibili grazie al
un nuovo tipo di semiconduttore, il Cigs (rame-indio-gallio-selenio): per ora
però i moduli a film sottili sono meno efficienti. Le previsioni dicono che
nonostante siano di ideazione piuttosto recente si imporranno nelle
applicazioni per le abitazioni, e diventeranno addirittura parte del processo
di costruzione. I pannelli solari oggi sono come l'aria condizionata negli anni
Cinquanta, sono progettati per adattarsi a costruzioni già esistenti. Ma già
nel 1960, nessuno costruiva una casa senza prima chiedersi se era opportuno
dotarla di un sistema di aerazione centralizzato, e lo stesso succederà con i
pannelli. Fino a poco tempo fa, i pannelli erano spessi circa una quindicina di
centimetri e venivano fissati sulla cima dei tetti, ma con l'aumentare del
costo dell'energia, e visto che le autorità offrono sempre più sussidi per il
fotovoltaico, l'industria ha iniziato a comprendere che l'estetica è una delle
ultime barriere da abbattere per sfondare nel mercato abitativo e non solo.
Nonostante questi tipi siano più costosi di quelli impiantati sui tetti, nelle
nuove costruzioni sono vantaggiosi, poiché il costo di installazione è ridotto
e potrebbero convertire al fotovoltaico costruttori ed eventuali acquirenti.
Senza contare che nel nostro paese, proprio per agevolare un minor impatto
possibile sull'estetica dell'ambiente circostante, il Conto Energia prevede
maggiori incentivi proprio per gli impianti cosiddetti integrati, che cioè si
integrano con le pareti o i tetti o le strutture di un edificio o di una
costruzione. Il nostro paese in questo senso perciò potrebbe diventare un
fulcro per la ricerca di nuove soluzioni sempre maggiormente integrate.
( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere dell'Alto
Adige - BOLZANO - sezione: PUBBLICITA - data: 2009-03-19 num: - pag: 19
categoria: PUBBLICITA L'EVENTO XXII convegno annuale I giovani manager del
nord-est al meeting di Cortina “Faremo dell'Europa il nuovo cuore economico del
mondo” “Europa: lascia o raddoppia? Il vecchio continente, nuovo cuore del
mondo”: con questo titolo si è svolto il 7 marzo scorso il XXII convegno di
Cortina, il tradizionale meeting annuale dei giovani imprenditori del nord-est
(Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna). La
manifestazione è stata dedicata al ruolo dell'Europa nel nuovo scenario
economico conseguente alla crisi attuale. Ed alla provocatoria
domanda del titolo i Giovani Imprenditori hanno dato una risposta chiara:
bisogna raddoppiare per fare del “vecchio continente” il nuovo “cuore del
mondo”. Quello di Cortina non è stato un convegno sulla crisi,
quanto piuttosto sulle opportunità che ne derivano: di dettare le regole per un
Europa politicamente più “pesante”, per creare un unico vero mercato europeo,
opportunità per le aziende più competitive e per scrivere la politica economica
e creditizia comunitaria dei prossimi anni. Al workshop “Competenze per
competere (nella nuova Europa)”, il momento di approfondimento e riflessione
della mattinata, ha preso parte anche il presidente regionale dei giovani
imprenditori del Trentino-Alto Adige, Thomas Ausserhofer (Unionbau Srl), che
commenta: “Come giovani imprenditori ci siamo confrontati sulle cause della crisi. Anche se le implicazioni in termini di causa-effetto
sono indiscutibilmente globali, abbiamo ritenuto più opportuno concentrarci
esclusivamente sulla situazione dell'Europa, un mercato di circa 400 milioni di
consumatori e, quindi, un forte bacino di sbocco per la nostra produzione.
L'Alto Adige ed anche il Triveneto rappresentano una piccola porzione di
territorio che deve fare il possibile per integrarsi nel sistema Europa. La situazione
economica attuale deriva da una crisi finanziaria ed
ha poi innescato una crisi di fiducia nei consumatori.
Per uscirne è, quindi, necessario lavorare “soprattutto” su quest'ultimo
aspetto. Serve trasmettere sicurezza e ottimismo. Si può raggiungere questo
obiettivo soltanto con prese di posizione e decisioni importanti e concrete.
Come giovani imprenditori riteniamo di vitale importanza prepararci fin d'ora
al dopo crisi, perché se ci sono visioni divergenti
sulla durate e le implicazioni della crisi, solo una
cosa è assolutamente certa: la crisi finirà! E in quel
momento bisognerà farsi trovare pronti.” GIOVANI IMPRENDITORI Presidente
regionale Thomas Ausserhofer
( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo
2009 Chiudi di ANTONIA CIMINI PECHINO - In tempi di crisi come questi pochi
sono coloro che possono permettersi di rifiutare un investimento a nove zeri
come ha fatto ieri la Cina. A farne le spese è Coca Cola, il colosso mondiale
delle bevande, da sei mesi in trattative con la più grande compagnia cinese di
succhi di frutta, Huiyuan. L'affare del valore di 2,3 miliardi di dollari, che
avrebbe dovuto andare in porto a seguito di diversi tira e molla e
aggiustamenti da parte dell'offerente, è stato bloccato ieri da una decisione
del Ministero del Commercio di Pechino. La ragione addotta è «l'effetto
negativo sulla concorrenza», si legge su una breve nota ufficiale, e il fatto
che la fusione dei due grandi marchi «potrebbe obbligare il consumatore a
pagare un prezzo più alto e avere meno scelta di prodotti». È l'ultima
applicazione della nuova legge anti-monopolio, esultano dalla Cina, mentre
all'estero è un cupo pessimismo che si fa strada fra gli investitori che
avevano sperato in un genuino stato di concorrenza nel Paese dopo l'accesso
all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Coca Cola a settembre aveva avanzato
l'offerta di acquisto di Huiyuan a un prezzo che avrebbe reso l'operazione la
più grande acquisizione di una compagnia straniera da parte di un investitore
estero. I soci della Huiyuan, azienda interamente privata e detenuta in maggioranza
dai cinesi, con partecipazione di Danone e capitali americani, avevano già
accettato la proposta del gigante americano. Ma in un Paese dove lo Stato ha
sempre l'ultima parola, la bandiera dell'iniziativa privata è costretta ad
ammainare davanti all'interesse pubblico. Anche se l'industria dei succhi di
frutta non può dirsi strategica allo stesso modo dei settori tecnologico,
telecomunicazioni o finanziario, cade in un'area di consumo di massa in cui le
aziende nazionali sono decise a mantenere la più grossa parte della torta.
Huiyuan è oggi leader del mercato dei succhi di frutta in Cina, dove le scatole
di cartone verde del marchio detengono il 33% del mercato totale. Il colosso
straniero Coca Cola già può vantarsi di un 52% del mercato delle bevande
gassate, che poco spazio lascia ai produttori di bibite con bollicine una volta
aggiunta la quota dell'altro gigante Pepsi. Per il governo, che per uscire
dalla crisi incita da mesi al consumo interno, consumare deve voler dire
soprattutto spendere in prodotti interni, in modo da compensare seppur
minimamente le perdite legate al crollo delle esportazioni. Le ripetute esortazioni ad abbassare lo scudo del protezionismo sono, allora, da intendere
all'indirizzo degli altri Paesi, quelli in cui sono le compagnie cinesi a
lottare per la conquista di quote di mercato. È il caso delle miniere Rio
Tinto, che il produttore di alluminio statale Chinalco cerca di portarsi a casa
da mesi, scontrandosi con l'opposizione del governo australiano. Il caso
Coca Cola fa, però, gridare gli investitori stranieri alla discriminazione
contro le compagnie estere, un epilogo che molti avevano sentito già
dall'entrata in vigore della legge anti-monopolio lo scorso agosto. E senza che
gli sforzi fatti per investimenti responsabili nel paese servano ad ammorbidire
il governo: Coca Cola ha promesso di investire 2 miliardi di dollari in 4 anni
nel Paese, a cominciare dal centro di innovazione di Shanghai, aperto qualche
mese fa al costo di 90 milioni dollari. Ma business e politica non sempre vanno
d'accordo.
( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo
2009 Chiudi di GIULIA LEONI MILANO - I risultati del 2008 superiori alle attese
- 4,012 miliardi di utili contro i 3,775 miliardi stimati dagli analisti - «un
buon inizio dell'anno» e la prospettiva nel 2009 di un ritorno al dividendo -
«sono fiducioso», ha detto ieri l'a.d. del gruppo Alessandro Profumo - hanno
messo le ali al titolo Unicredit. Che ha chiuso in salita del 19,05% a 1,153
euro recuperando in una sola seduta i ribassi dell'ultimo mese. Forti anche gli
scambi, con circa il 3% del capitale passato di mano. «Il mercato ha
considerato in modo positivo quello che abbiamo fatto», ha commentato Profumo a
Londra, illustrando i numeri alla comunità finanziaria.
Per il numero uno di piazza Cordusio quello che è stato più apprezzato in Borsa
«è l'importante capacità di resistenza dimostrata dal commercial banking e il
buon controllo dei costi», con 3300 uscite di dipendenti a febbraio. A ciò si
aggiunge il fatto che il 2009 è partito bene, «con il contributo positivo di tutte
le divisioni in gennaio e febbraio». «Finora tutto ok» ha sintetizzato Profumo
mettendo però in guardia sul fatto che il 2009 «sarà duro». Unicredit conta di
far leva sulla forza della rete mentre l'asset management tornerà ai
fondamentali con «prodotti semplici e presenza». Ma punta anche al cambio di
strategia nei paesi del centro ed est Europa (non più crescita ma contenimento
dei costi, con tagli al personale soprattutto in Polonia, Turchia e Russia)
all'ulteriore riduzione degli asset non core e alla massima attenzione alla
qualità del credito. Un elemento chiave in un anno difficile sarà la posizione
patrimoniale del gruppo «già migliorata» - il core tier 1 è passato dal 5,8% di
dicembre 2007 al 6,5% a dicembre 2008 - e che migliorerà ancora grazie agli
strumenti governativi (i Tremonti e i bond austriaci, ndr) cui il gruppo
ricorrerà. E che porteranno «il core tier 1 fino al 7,2%», ha detto Profumo.
Sottolineando che il fieno in cascina avrebbe comunque consentito di superare
il ciclo economico difficile ma «abbiamo dovuto considerare anche l'arena
competitiva», in cui ci sono anche player europei «che hanno usato strumenti
simili». Intanto per l'esercizio 2008 Unicredit non distribuirà dividendo cash.
La cedola in contanti potrebbe tornare ad essere pagata dal 2009: «abbiamo la
capacità ma decideremo a fine anno», ha detto Profumo. Il quale agli analisti
ha poi ricordato che la quota di Unicredit in Mediobanca (l'8,688%) «è
strategica e non si prevedono svalutazioni di questa partecipazione». Mentre,
commentando lo stato dei rapporti con l'azionista Fondazione CariVerona che ha
detto no alla ricapitaliazzazione e potrebbe presentare una lista di minoranza
all'assemblea di fine aprile, ha espresso la speranza che la compagine
azionaria «resti sempre coesa». Tornando all'esercizio appena chiuso, per il
2008 il cda ha azzerato i bonus a Profumo, ai vice a.d. e ai componenti del
management committee. I conti - oltre all'utile superiore ai 4 miliardi come
promesso da Profumo - hanno evidenziato un risultato di gestione sceso da 13,34
miliardi a 10,17 miliardi e un margine di intermediazione da passato da
( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno - BARI - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-19 num: - pag: 15
categoria: REDAZIONALE Prontoprestito Apulia, utile in calo a 2,8 milioni Il
cda di Apulia prontoprestito - società del gruppo bancario bancApulia
specializzata nei finanziamenti a lavoratori dipendenti e quotata in Borsa - ha
approvato il progetto di bilancio 2008, che verrà sottoposto all'assemblea del
prossimo 23 aprile. L'esercizio 2008 si è chiuso con un risultato netto
positivo per 2,8 milioni di uro (rispetto ai 6,3 milioni del 2007) e ricavi
totali pari a 59,6 milioni di euro (rispetto ai 43,3 milioni di fine 2007). Il
risultato della gestione operativa si è attestato a 4,8 milioni di euro (10,2
milioni nel 2007) con un decremento del 52,73%, dovuto principalmente alle
rettifiche di valore sui prestiti personali pari a 3,9
milioni di euro (
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Piazza Affari prima in Europa I titoli bancari spingono Piazza
Affari, che chiude la seduta con gli indici principali in forte progresso e
guadagna così il primato delle performance in Europa. Al termine delle
contrattazioni, l'S&P-Mib ha segnato infatti una crescita del 2,78%, mentre
il Mibtel è salito dell'1,7%. Sempre abbastanza sottili gli scambi, per un
controvalore di 1,9 miliardi di euro. Protagonista della seduta l'azione di
Unicredit, che ha recuperato la soglia psicologica di 1 euro, chiudendo con una
quotazione di riferimento di 1,153 e un progresso a due cifre percentuali
(+19,05%). L'utile 2008 migliore delle previsioni e le prospettive rassicuranti
illustrate dall'amministratore delegato Alessandro Profumo sono le motivazioni
principali del rimbalzo. Ma in generale tutti i bancari del listino principale,
sull'onda dell'ormai certo ricorso al rafforzamento patrimoniale grazie alla
sottoscrizione dei Tremonti-bond, sono stati ieri attivamente comprati. Il
Banco Popolare, per esempio, ha confermato il progresso della vigilia, con un
nuovo balzo dell'8,57%. Quanto a Intesa-Sanpaolo, ha registrato una variazione
positiva del 7,3%. E Mediobanca è salita a sua volta del 6,27%. Per quanto
riguarda il resto dell'S&P-Mib, da segnalare anche il rimbalzo di Luxottica
(+4,64%). Nel Midex, invece, nuovo passo avanti di Tiscali (+11,04%) in vista del
ritorno di Renato Soru nel cda. Sul fronte dei ribassi, infine, Fondiaria-Sai e
l' Espresso guidano la lista dei peggiori (rispettivamente -4,1% e -4,09%),
seguiti da Parmalat (-3,3%). Tiscali Torna Soru alla guida operativa e Tiscali
cresce dell'11,04%: oggi il consiglio
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: -
pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/2 I risultati 2008 spingono
Campari (g.fer.) — Alla vigilia del suo esordio nell'indice S&P-Mib
(l'ingresso è previsto per lunedì prossimo), Piazza Affari premia Campari. Il
titolo della società leader mondiale nel beverage, che ieri ha presentato i
conti
( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: -
pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Ok conti e dividendo, corre
Mediaset (g.fer.) — Nonostante il calo dell'utile netto (-9,4%, a 459 milioni
di euro), Mediaset distribuirà un dividendo di 0,38 euro, superiore alle
attese. Inoltre i ricavi netti consolidati sono cresciuti del 4,2% raggiungendo
quota 4,251 miliardi di euro. E, soprattutto, nonostante la forte flessione del
mercato pubblicitario di questi primi mesi, la società prevede una ripresa,
soprattutto nell'ultima parte del 2009. Le notizie, emerse ieri durante
l'incontro con la comunità finanziaria, hanno avuto un
effetto positivo sul titolo, che è balzato del 3,31%, con volumi più che doppi
rispetto alla media.
( da "Nazione, La (Empoli)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 3
di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, ...
di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, con
forti cali di ordini, non risparmia le imprese dell'Empolese. La società
Sorelle Chiarugi di Vinci ha messo in mobilità 27 persone. L'azienda, molto
nota, fa ricami di alta qualità con personale dotato di alte capacità professionali.
Un saper fare' coniugato dunque con una produzione di nicchia di alta gamma.
Tutto ciò non è però bastato a sfuggire ai colpi della tempesta: il ricamo è
meno richiesto da un mercato che fa pagare prezzi alti, in termini di aziende
che chiudono, anche a una parte delle produzioni di lusso. «La proprietà dice
Daniele Cateni della Filcem-Cgil ha cercato di cedere l'impresa ma non sono
stati trovati acquirenti. Il problema è serio, perché le lavoratrici in
mobilità stenteranno a trovare una nuova collocazione vista la drammaticità
della situazione economica complessiva. Posso dire che è un vero peccato perché
l'azienda non rientrava nella categoria di quelle decotte». ALTRO FRONTE caldo
è quello della vertenza all'Irplast. Dopo le affermazioni del sindacato dei
chimici della Cgil, interviene l'amministratore delegato della società, Antonio
Capo, in carica da gennaio. «La crisi
finanziaria di cui parla il sindacato non c'è più.
L'azienda ha risolto i problemi che erano emersi l'anno scorso grazie a un
accordo con gli istituti di credito concluso a dicembre del 2008. La questione
è stata affrontata dai vertici dell'impresa con una ristrutturazione del debito
che ha anche portato a una riapertura delle linee di credito. Possiamo
dire sono state le banche a fornire un supporto all'Irplast permettendoci di
parlare di industria e non di problemi finanziari. La famiglia Bini ha il
controllo totale dell'azienda e la mia nomina è stata decisa dalla proprietà».
Il gruppo che ha sede al Terrafino produce nastri adesivi stampati e ha
compiuto negli ultimi anni forti investimenti. I PROBLEMI con cui si devono
adesso fare i conti sono quelli di una crisi
congiunturale, dovuta a un mercato non brillante, come avviene per tante
imprese, a cui si aggiungono difficoltà strutturali. «Siamo di fronte a uno
squilibrio dovuto ai costi del personale, molto cresciuti, che minano la
competitività dei nostri prodotti. E noi dobbiamo essere competitivi. Puntiamo
a una crescita di qualità con prodotti ad alto valore aggiunto». L'amministratore
delegato non nasconde che che per centrare gli obiettivi prefissati dalla
società occorrono scelte anche pesanti, visto che negli ultimi anni gli utili
dell'impresa sono diminuiti. «Stiamo riducendo lo stipendio ai dirigenti e
dovremo anche affrontare il nodo degli esuberi di personale. Puntiamo a un
accordo condiviso con il sindacato, con cui vogliamo avere un rapporto
trasparente, che guardi, tra le varie soluzioni, al ricorso alla cassa
integrazione straordinaria». Intanto l'Irplast non rinuncia ad aggredire il
mercato. «Alla fiera milanese Ipak-Ima, dedicata al settore dell'imballaggio e
del confezionamento, presenteremo una novità su cui l'azienda ha lavorato per
due anni (l'innovazione com'è noto non si improvvisa), il Tamper. E' un nastro
antieffrazione che permette agli utenti di accorgersi se l'imballo, per un
qualsiasi motivo, è stato aperto». In pratica, se il nastro viene staccato
resta una traccia sul contenitore. «Ci stiamo poi impegnando per innalzare il
fatturato dal comparto delle etichette, che potrebbe superare i 10 milioni di
euro. Ciò significa che i clienti ci offrono un'opportunità. Ed è un treno che
non possiamo perdere». Sulla vicenda dell'Irplast c'è poi un'interrogazione in
provincia dei consiglieri del Pd dell'Empolese Valdelsa Paolo Londi, Paolo
Malquori, Gloria Testi, Eluisa Lo Presti e Rosalba Spini.
( da "Centro, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 10 - Regione
Sciopero contro la crisi, lavoratori della Cgil in
piazza Manifestazioni a Pescara e L'Aquila davanti alle sedi della Regione
Abruzzo PESCARA. Manifestazione di protesta ieri mattina, a Pescara e all'Aquila,
dei lavoratori della Cgil Abruzzo dei trasporti, scuola, chimici, edile,
agroalimentare e parte delle comunicazioni, che ieri sono scesi in piazza per
lo sciopero regionale di 4 ore contro le «mancate risposte» delle istituzioni
alla crisi che in regione sta colpendo molte aziende.
A Pescara i lavoratori si sono ritrovati in viale Bovio, davanti agli uffici
della Regione. Assieme al segretario regionale Gianni Di Cesare c'erano diverse
delegazioni tra cui alcune della Val di Sangro e dell'area
vastese particolarmente colpite dalla crisi
finanziaria internazionale. Per far sentire la voce
i lavoratori hanno usato anche fisamornica, tamburello e raganella, urlando
slogan al megafono contro la politica e per il lavoro. In tarda matitnata una
delegazione della Cgil ha incotntrato l'assessore regionale al lavoro Gatti.
Lavoratori in piazza anche all'Aquila davanti la sede del Consiglio regionale,
in via Iacobucci. «I dati diffusi nelle ultime settimane sono più che
eloquenti», hanno spiegato i rappresentanti sindacali, «nei primi due mesi del
2009 la cassa integrazione ha raggiunto nell'industria tre milioni e 200mila
ore, cioé il 1.267% in più rispetto al 2008». Mobilitazioni anche per il
settore scolastico che ieri si è fermato per 8 ore. «Contestiamo un taglio
degli organici alle scuole», ha spiegato Cinzia Angrilli (Flc Cgil) «che per il
prossimo anno scolastico si preannunciano drastici. Solo nella provincia
dell'Aquila si parla di 300 unità sulla pianta organica a cui si aggiungono 200
precari». Uniti in protesta anche gli studenti dell'Unione degli universitari.
( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo
2009 MARCHE: BADIALI A ROMA PER UN INCONTRO AL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO:
"VELOCIZZARE I FINANZIAMENTI TERRITORIALI". (Roma) 19 Marzo 2009 - ´
´Velocizzare i finanziamenti dei progetti nazionali, che hanno una forte
ricaduta sui territori regionali, attraverso un accordo quadro con le Regioni
che fissi importi e tempi di erogazione´. E` quanto ha chiesto, a nome della
Conferenza delle Regioni, l´assessore al Lavoro delle Marche. Fabio Badiali ha
partecipato, a Roma, a un incontro con Alfonso Maria Rossi Brigante - capo di
gabinetto del ministro allo Sviluppo Economico, Claudio Scajola ´ e con i
vertici della politica industriale del Ministero. Al centro dell´incontro, le
ricadute sull´economia reale della crisi finanziaria, che ha colpito il
credito internazionale, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese
manifatturiere. Badiali ha auspicato che possa aumentare la collaborazione con
il Ministero, per individuare misure, tecniche e urgenti, di promozione del
Made in Italy, insieme alla salvaguardia dell´occupazione e del reddito dei
lavoratori. ´Il carattere sistemico della crisi
´ ha ribadito Badiali ´ richiede specifici interventi di sostegno alla produzione
e di stimolo ai consumi, rispetto ai quali le Regioni esprimono la propria
disponibilita` a un confronto operativo con il Governo´. L´assessore ha anche
chiesto ´interventi immediati´ territoriali, liberando le risorse disponibili.
Come i fondi per i distretti produttivi (per le Marche dovrebbero essere
stanziati circa 1,8 milioni di euro); per le bonifiche delle aree inquinate
finalizzate al rilancio dei processi produttivi (la Regione ha forti
aspettative per il finanziamento del Progetto Sgl Carbon di Ascoli Piceno); i
patti territoriali; le Zone franche urbane (l´auspicata revisione dei criteri
per la loro individuazione potra` consentire, anche ad Ascoli Piceno, di
beneficiare degli importanti interventi di tale strumento); le azioni connesse
a Industria 2015 e il rafforzamento del sistema delle garanzia, per facilitare
l´accesso al credito delle imprese, soprattutto pmi. Il capo di gabinetto, a
questo proposito, ha assicurato che gli stanziamenti per il Fondo centrale
verranno incrementati di ulteriori 650 milioni, raggiungendo la cifra
complessiva di 1,3 miliardi. Badiali ha, poi, auspicato la ´rapida definizione
degli Accordi di programma relativi al Piceno e al distretto di Fabriano, per
sostenere il rilancio delle attivita` produttive e dell´occupazione´.
L´assessore, infine, ha espresso preoccupazione per le ricadute negative della crisi sulle aziende, industriali e artigianali, del tessile,
abbigliamento, calzaturiero. ´In analogia a quanto predisposto per gli
autoveicoli e gli elettrodomestici, e` necessario un sostegno che rafforzi le
filiere produttive del settore, rilanciandone la competitivita`´. Badiali ha
sollecitato sostegni per ´la valorizzazione dell´innovazione, tipica del
comparto, attraverso la concessione del credito di imposta (o altre
incentivazioni) a favore della creazione di campionari e collezioni´. .
<<BACK
( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo
2009 LIGURIA - INDAGINE: GLI EFFETTI SULLE IMPRESE DELLA CRISI ECONOMICA
Genova, 19 marzo 2009 - Oltre ad un campione selezionato di aziende potranno
partecipare al sondaggio tutti gli imprenditori che lo vorranno: basterà
collegarsi al sito della Camera di Commercio di Imperia e Camere di Commercio
della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti
della crisi finanziaria
sulle imprese della regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale
scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e,
soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in
termini di peculiarità dei settori produttivi. L?obiettivo principale
dell?indagine ? sottolinea il Segretario Generale dell?ente camerale imperiese,
Giorgio Marziano ? è quello di analizzare la situazione attraversata dalle
imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che
ha avuto luogo oltre oceano nell?anno 2007 per poi estendersi a livello
mondiale nell?anno 2008. La Camera di Commercio di Imperia, nell?intento di
dare a tutti gli imprenditori ? e quindi anche quanti non saranno contattati
perché non compresi nel campione ? la possibilità di esprimersi sull?argomento,
ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare
online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell?indagine. Per
gli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio dove
troveranno nella home page il link su cui cliccare per accedere al modulo dove
potranno esprime opinioni e suggerimenti. L?iniziativa, riferisce Alberto
Ravecca, commissario della Camera di Imperia, potrà portare un ulteriore
contributo al sistema camerale che da tempo si è posto l?obiettivo di tracciare
possibili linee di orientamento nelle azioni da porre in essere nella difficile
congiuntura in corso. I risultati dell?indagine, conclude Ravecca, saranno resi
noti durante la ?Giornata dell?Economia? che si terrà nel prossimo mese di
maggio. . <<BACK
( da "Centro, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 6 - Economia
MILANO. Alessandro Profumo cerca il riscatto dopo mesi di bufera e lo ottiene
... ANDREA DI STEFANO MILANO. Alessandro Profumo cerca il riscatto dopo mesi di
bufera e lo ottiene a Londra. L'amministratore delegato del gruppo bancario Unicredit
ha illustrato alla comunità finanziaria della City i
risultati del 2008, che si è chiuso con un utile netto di 4,012 miliardi di
euro, in calo del 38,3% rispetto al 2007 ma migliore dei 3,775 miliardi attesi
dagli analisti. L'utile di gestione si è attestato a 10,1 miliardi. Nel 4º
trimestre l'utile netto è calato del 56,9% a 505 milioni (351 il consensus
degli analisti). Unicredit ha spinto l'intero settore bancario a Piazza Affari
che ieri è stata la migliore piazza d'Europa. Anche la prospettiva di un
dividendo in contanti nel
( da "Caserta News" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giovedì 19 Marzo
2009 Crisi, proposta Comune: garanzie per il microcredito ECONOMIA | Vico E.
Favorire la concessione di prestiti a piccole e medie imprese, famiglie e
studenti, attraverso un contributo in conto interessi del Comune. è questa la
proposta lanciata dall'assessore al Bilancio del Comune di Vico Equense,
Giuseppe Guida, come risposta alla crisi economica in
atto. "Vogliamo stanziare una somma fissa annua come contributo in conto
interessi garantito anche da immobili di proprietà comunale, per favorire la
concessione di finanziamenti delle banche ai cittadini - ha detto
l'amministratore comunale -. Anche gli enti locali sono chiamati, nei limiti
delle proprie competenze, a dare una riposta alle difficoltà di tante imprese e
famiglie. Perciò stiamo attivando una politica economica territoriale che punti
al rilancio della domanda di beni e servizi. La nostra
città risente degli effetti della crisi in maniera indiretta, ma le ripercussioni in tutti i comparti
sono evidenti. Si rende necessario questo piano di intervento, per affrontare
la crisi finanziaria
aumentando il medio circolante". A Vico, infatti, non ci sono quelle
grandi imprese che sono costrette a mettere gli operai in cassa integrazione o,
peggio, a licenziarli. Ci sono o ci saranno, però, meno turisti. Ciò significa
minore circolazione di denaro, con conseguente battuta d'arresto per le tante
attività artigianali e produttive presenti in città. "Per questo la
riposta deve cercare di rimettere in circolazione i finanziamenti, rompendo
così il clima di sfiducia esistente - continua l'assessore Guida -. Vogliamo
coinvolgere le banche presenti sul territorio e chiedere loro di facilitare
l'accesso al piccolo credito, quello che serve alle famiglie in difficoltà, ma
anche ai piccoli imprenditori e agli studenti. In cambio le banche avrebbero la
certezza di impiegare capitali sicuri. L'amministrazione comunale intende
riconoscere una particolare attenzione nell'ambito delle facilitazioni al
credito agli studenti". Infatti, i giovani devono poter chiedere un
prestito per la propria formazione, attingendo a finanziamenti che possano
coprire i costi d'iscrizione a corsi di aggiornamento, master, corsi
parauniversitari e professionali, stage in Italia e all'estero. "Il
credito può inoltre essere elargito anche per sostenere l'autonomia abitativa e
favorire l'ingresso in un alloggio diverso da quello del nucleo familiare
d'origine e per pagare ad esempio le spese d'arredo - ha concluso l'assessore
-. Questo discorso va inserito in un progetto di più ampio respiro, che intendo
portare avanti e riguarda la dismissione del patrimonio comunale inutilizzabile
per dare una boccata di ossigeno alle casse comunali penalizzate dagli
interessi passivi. Inoltre, c'è la necessità di dare attuazione ad una politica
di perequazione tributaria. Tutti i cittadini del nostro comune devono pagare,
in ragione delle proprie capacità. Per ottenere questo risultato bisogna
stanare gli evasori. Solo così sarà possibile recuperare risorse e ridurre
ulteriormente l'imposizione tributaria".
( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Credito/
Intesa chiederà 4 miliardi di Tremonti Bond Giovedí 19.03.2009 10:40 Anche per
Intesa-Sanpaolo sono in arrivo quattro miliardi di aiuti di Stato. Dopo
Unicredit, infatti, l'istituto guidato da Giovanni Bazoli e da Corrado Passera
farà ricorso alle obbligazioni sottoscritte dal Tesoro per
fronteggiare la crisi finanziaria e rafforzare i ratios patrimoniali delle banche. Secondo alcuni
rumors, infatti, l'amministratore delegato chiederà al consiglio di gestione di
domani, che avrà in agenda, oltre l'approvazione dei conti dell'ultimo
esercizio, anche la questione Tremonti bond, di negoziare quattro miliardi di
titoli obbligazionari. Secondo gli analisti, il secondo gruppo bancario
italiano dovrebbe aver archiviato il 2008, uno degli anni più difficili per le
banche di tutto il mondo, con un utile netto intorno ai 3,9 miliardi, a cui
bisogna aggiungere benefici fiscali per circa 1 miliardo. Ben oltre i quattro
miliardi di Unicredit (che pure è stato un risultato sopra le attese) e che ha
costretto l'istituto guidato da Alessandro Profumo a negoziare aiuti di Stato
per quattro miliardi per sostenere il Core Tier 1 della banca: 1,3 miliardi
circa in Italia e quasi tre in Austria, dove Piazza Cordusio è presente con la
controllata Bank Austria. Nel 2007, primo bilancio post fusione tra Banca
Intesa e Sanpaolo Imi, l'utile netto era stato di 7,25 miliardi grazie anche a
poste straordinarie positive per 3,8 miliardi. Sul fronte di svalutazioni e
accantonamenti, il 2008 potrebbe vedere aggiustamenti su Telco, su altre
partecipazioni e sul goodwill. Dal punto di vista prettamente operativo,
invece, la dinamica del margine di interesse, sotto pressione per tutte le
banche a causa dei tassi bassi, potrebbe dare utili indicazioni "sul
quello che sarà il 2009", secondo alcuni analisti. Unica nota dolente,
invece, il capitolo dividendi. Mentre Unicredit, colpita più di Intesa da una
progressiva erosione della sua capitalizzazione di Borsa, ha optato per una
distribuzione del dividendo in azioni, per Intesa, l'anno appena trascorso non
dovrebbe vedere la distribuzione di dividendi, almeno in contanti. La Borsa ha
accolto molto bene la notizia. Il titolo Intesa Sanpaolo, infatti, è stato
sommerso dagli acquisti e insieme a Unicredit (è partito con un buon +1%, ma
subito dopo è schizzato in alto dell'8%) sovraperforma il listino milanese di
Piazza Affari, guadagnando quasi il 7%. Andrea Deugeni tags: credito19032009
( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Frattini al
Consiglio europeo: interventi mirati e tempestivi per combattere la crisi
19-03-2009 ROMA. Sarà un Consiglio europeo di crisi, quello che si apre oggi a
Bruxelles, ancora una volta centrato sulle misure necessarie a ristabilire la
stabilità finanziaria e gli interventi nazionali per il rilancio dell'economia
reale che, secondo l'Italia, devono essere "tempestivi, mirati e
temporanei" e attuati nel "rispetto delle regole del mercato
comune" per evitare forme di protezionismo. Il governo italiano è inoltre contrario a un fondo europeo per
i Paesi Ue in difficoltà, ma gli aiuti dovranno essere valutati "caso per
caso". E' il ministro degli Esteri Franco Frattini a illustrare, davanti
alle Commissioni Esteri e Politiche europee di Camera e Senato, i contenuti e
le linee guida italiane del vertice dei 27 che dovrà anche definire una "posizione
comune" europea, che quei Paesi Ue che sono anche membri del G20 porteranno
al tavolo di Londra il 2 aprile. Il G20, ha detto Frattini, avrà successo se
riuscirà a conciliare l' "approccio" europeo con quello americano, e
cioé a trovare una sintesi tra la regolamentazione del sistema finanziario
(global rules), voluta dall'Ue, e le misure di stimolo economico, prioritarie
per gli Stati Uniti. Il Consiglio europeo, che dovrà valutare gli interventi
messi in campo dagli Stati membri (che "la Commissione europea ha stimato
in 400 miliardi di euro, pari al 3,3% del Pil comunitario"), dovrà
ricordare alcuni "principi essenziali", ha detto Frattini: "Gli
interventi devono essere tempestivi, mirati e temporanei" e attuati nel
rispetto delle "regole del mercato interno". "Non prendiamo
l'occasione della crisi - ha ammonito il ministro degli Esteri - per aprire una
breccia e tollerare distorsioni alla concorrenza e il ritorno a forme di protezionismo". Sul fronte degli aiuti a quei Paesi
membri che la crisi ha messo in grave difficoltà, Frattini si è detto "non
favorevole a un fondo europeo", ma a "misure da valutare caso per
caso". E comunque, ha sottolineato il ministro, accanto alla solidarietà,
resta valido il principio di responsabilità: chi riceverà aiuti comunitari
dovrà impegnarsi a portare avanti "un piano rigorosissimo di risanamento".
La crisi, ha poi aggiunto, non deve essere la scusa per far salire
l'indebitamento. Altro capitolo spinoso del vertice di oggi è la ripartizione
dei 5 miliardi di euro di fondi europei destinati a finanziare grandi progetti
energetici. L'Italia - ha detto Frattini - è "soddisfatta della proposta
attuale e lavorerà per l'approvazione del pacchetto al Consiglio europeo"
così com'è: dopo le obiezioni italiane, infatti, tra i progetti finanziabili
sono stati inseriti oltre all'Interconnessione per il gas Italia-Grecia-Turchia
'Itgi' e all'interconnessione elettrica Calabria Sicilia, il gasdotto
Algeria-Sardegna-Italia 'Galsi', l'impianto Ccs di Porto Tolle e
l'interconnessione elettrica Italia Malta, per un totale di 400 milioni.
Saranno infine affrontati i temi della sicurezza energetica e dei cambiamenti
climatici, anche in vista della Conferenza di Copenaghen sul post-Kyoto. E,
ancora, quello del Partenariato Orientale, che "non significa - ha
sottolineato Frattini - aprire una nuova linea di allargamento dell'Ue".
( da "Finanza.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Giappone: governo al
lavoro per definire piano con nuovi fondi per preservare gli impieghi (19 Marzo
2009 - 08:24) MILANO (Finanza.com) - Il governo giapponese
non ha ancora finito le munizioni e per affrontare la crisi
finanziaria è al lavoro per mettere a punto un piano
da 1.500 miliardi di yen, pari a 12 miliardi di euro. I "fondi"
saranno utilizzare per preservare gli impieghi nelle imprese e aiutare i
disoccupati. A dare la notizia è stato il ministro del lavoro, Yoichi Masuzoe.
(Riproduzione riservata)
( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
FED: 300 miliardi in
buoni del Tesoro per combattere la recessione 19-03-2009 ROMA. L'economia
americana è ancora esangue e la Federal Reserve rafforza gli argini contro la
recessione: la banca centrale, che ha lasciato i tassi allo 0%, li manterrà
"eccezionalmente bassi" a lungo, e sta rafforzando il massiccio
programma di acquisto di titoli. Al termine della riunione di due giorni
presieduta da Ben Bernanke il Federal Open Market Committee, l'organismo che
decide sui tassi negli Usa, firma una diagnosi ancora negativa per il 'malato
America', in recessione da mesi: gli ultimi dati "indicano che l'economia
continua a contrarsi. Le perdite di posti di lavoro, il calo delle borse e del
valore degli immobili, oltre alle condizioni creditizie più restrittive, hanno
pesato sulla fiducia dei consumatori e sulla spesa" e, a ricaduta, sulle
imprese. La Fed intravede una luce in fondo al tunnel: il Fo
( da "Varesenews" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia - È quanto
è emerso dall?indagine congiunturale sull?artigianato piemontese. Il 43,9 per
cento delle imprese ha diminuito il fatturato, il 49 per cento ha segnalato un
calo della domanda In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un
ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa,
non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i
comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale
nel settore auto. Forti difficoltà, più evidenti nella seconda metà del
( da "Corriere.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il dato riguarda le
italiane. Tra le immigrate il fenomeno delle pillole fai-da-te Aborti,
aumentano le richieste I medici: colpa della crisi A
Milano alla «Mangiagalli» si allungano le liste d'attesa. Un anno e mezzo fa
era baby-boom MILANO In aumento le richieste di abortire per difficoltà
economiche. L'allarme arriva dalla clinica Mangiagalli di Milano che, con le
sue 1.700 interruzioni di gravidanza all'anno, è il primo ospedale della
Lombardia per numero di aborti. Il problema è stato evidenziato ieri dal
direttore sanitario Basilio Tiso: «Mai come adesso la mancanza di soldi sta
condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e soprattutto tra le
italiane dice . È uno degli effetti della crisi finanziaria». Inversione di rotta.
Un anno e mezzo fa proprio l'ospedale di via Commenda 12 era stato al centro di
un baby boom sorprendente che aveva fatto parlare del ritorno della voglia di
fare figli a Milano. Dati confermati. Ma adesso, nella metropoli dai 13 mila
posti di lavoro a rischio solo tra gennaio e febbraio, con le donne
sempre più in difficoltà a conciliare lavoro e famiglia (le dimissioni post
parto sono in crescita del 4%), tira un'altra aria. LISTE D'ATTESA - Il primo
segnale tangibile è l'allungamento delle liste d'attesa per chi vuole
interrompere la gravidanza. Dai sette giorni tradizionali, previsti dalla legge
194 sull'aborto, oggi in Mangiagalli si arriva anche a dieci/ dodici. «C'è
un'ondata allarmante di richieste che facciamo fatica a soddisfare dice Augusto
Colombo, il ginecologo responsabile della 194 . La prima ipotesi che ci viene
in mente per giustificarla è la recessione. Chi fa fatica ad arrivare a fine
mese spesso rinuncia a fare un figlio. È una triste realtà». Li definiscono gli
aborti senza alternative. Quelli di single co.co.co., coppie con un lavoro
precario, giovani in cassa integrazione. Un dossier messo a punto in via
Commenda due anni fa, ma più attuale che mai, mostra che il 12% delle donne che
chiedono di abortire sono disoccupate, il 3% in cerca di lavoro, il 10%
studentesse, il 12% casalinghe. Insomma: una su tre di quelle che decidono di
interrompere la gravidanza è senza un'occupazione stabile. «Al momento non ci
sono statistiche ufficiali sul nuovo fenomeno precisa Tiso . Il numero di
aborti che possiamo garantire con venti medici è sempre di 40 alla settimana.
L'impressione è, però, che ci sia un disagio crescente dovuto alla precarietà
lavorativa e al carovita». Sullo sfondo, un dato certo: solo nel primo anno di
vita un neonato a Milano costa cinquemila euro tra lettino, carrozzina, pannolini,
tutine, latte in polvere e omogeneizzati. IMMIGRATE - Tra le immigrate, invece,
sono in crescita gli aborti fai-da-te con pillole a base di misoprostolo che,
somministrato in dosi elevate, provoca le contrazioni con la conseguente
espulsione del feto. Ma questa è tutta un'altra storia. Sempre, però,
d'attualità: «La questione non è legata alla crisi
economica dicono in Mangiagalli . Ma alla paura delle clandestine di venire
denunciate». Simona Ravizza sravizza@corriere.it stampa |
( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Alexander Smith LONDRA
(Reuters) - I grandi paesi sono in lotta con i paradisi fiscali di tutto il
mondo e fanno pressioni affinché non forniscano più oasi agli evasori e a chi
ricicla il denaro. Svizzera, Austria, Lussemburgo, Liechtenstein e Andorra
hanno risposto tutti al giro di vite contro l'evasione fiscale offrendo di
allentare le rigide norme sul segreto bancario. Si tratta di una importante
vittoria, se si pensa che fino a poco tempo fa, Liechtenstein e Andorra erano i
due terzi di un trio di fautori della linea dura che si rifiutavano di
allinearsi agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (Ocse) sulla trasparenza e lo scambio di informazioni, facendogli
conquistare un posto sulla lista nera Ocse insieme a Monaco tra i paradisi fiscali
che non collaborano. Il ministro delle Finanze svizzero ha detto che ci
vorranno anni per il paese per rinegoziare i 70 diversi accordi separati di
doppia tassazione e che devono essere approvati dal parlamento o con
referendum. Monaco invece finora non ha parlato dei suoi progetti. Con una
stima tra i 1.700 e gli 11.500 miliardi di dollari in asset tenuti nei
cosiddetti conti offshore, l'Ocse è stato inequivocabile nella sua posizione:
"I paradisi fiscali privano i governi di entrate necessarie per le
infrastrutture vitali e minano la fiducia che i cittadini hanno sull'equità
delle leggi fiscali. I paesi devono intraprendere azioni decise per fermare
queste perdite nelle entrate". L'obiezione che i paradisi fiscali siano
stati sovrani la cui indipendenza deve essere rispettata non può essere usata
in buona fede per proteggere paesi che si guadagnano da vivere consentendo ai
cittadini di evadere le tasse, o nel peggiore dei casi di nascondere il frutto
di un crimine. I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati
calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni
centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali
e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di
sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'anno in
tasse, ben oltre i 103 miliardi di dollari che ricevono in aiuti stranieri.
Continua...
( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
TOKYO (Reuters) - La
giapponese Sony ha annunciato oggi che congelerà per quest'anno i salari dei dipendenti,
mentre è impegnata a porre riparo a una perdita da record. Una strada che
potrebbero seguire anche i suoi principali concorrenti, di fronte al calo delle
vendite. In Giappone la disoccupazione è in aumento, mentre i cali nelle
esportazioni costringono le aziende a ridurre la produzione, e il comparto
tecnologico risulta tra quelli più colpiti. A differenza di molte società del
Sol Levante, Sony non aumenta automaticamente gli stipendi ogni anno sulla base
dell'anzianità, ma tiene in considerazione piuttosto elementi come il ruolo
personale e le prestazioni. "Questa volta abbiamo deciso di mantenere
inalterati i salari", ha detto la portavoce di Sony Mami Imada. Altre tre
aziende tech giapponesi -- Toshiba, NEC e Hitachi -- hanno annunciato ieri che
stanno valutando di assumere un'analoga decisione. La crisi finanziaria globale e la forza
dello yen, che a gennaio ha raggiunto i valori massimi da 13 anni, sta
spingendo Sony verso una perdita operativa prevista di 2,9 miliardi di dollari
per l'anno finanziario attuale, che termina il 31 marzo.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
19-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'INDAGINE. Confindustria
Vicenza ha fatto un sondaggio accurato tra i propri associati per capire lo
stato di salute del rapporto tra le banche e le imprese Le aziende con
affidamenti in diminuzione passano dal 6,5% del giugno 2007 al 15,7% del
febbraio 2009 19/03/2009 rss e-mail print «Il credito cala e costa di più»
VICENZA Com'è cambiato, dopo gli ultimi sei mesi di turbolenze finanziarie, il
rapporto tra le imprese e il mondo del credito? Questa la domanda di fondo che
Confindustria Vicenza si è posta in queste settimane, realizzando un'articolata
indagine tra gli associati per verificare lo "stato di salute" del
rapporto tra le banche e le imprese vicentine. La struttura del debito e la
capitalizzazione La ricerca conferma la prevalenza del ricorso al debito bancario
a breve termine (64,5%) rispetto a quello a medio termine (35,5%): un rapporto
di due a uno che va ormai stabilizzandosi. Una "novità" arriva dalla
percezione che le aziende dichiarano di avere del proprio grado di
capitalizzazione: il 61,3% degli imprenditori ritiene la propria azienda
sufficientemente capitalizzata, a fronte del 32% che invece denuncia una
sottocapitalizzazione. «Questo è un primo elemento nuovo e interessante -
osserva il presidente di Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato -. Si tratta di
una visione che a una prima lettura potrebbe risultare sorprendente, ma invece
è in linea con la reale suddivisione delle imprese industriali in base al grado
di solidità finanziaria». Con quante banche si lavora
Una tendenza che si conferma dall'indagine è la riduzione del numero di banche
con cui un'impresa lavora, in atto già da alcuni anni. Circa il 40% delle
aziende vicentine che hanno risposto all'indagine lavora con non più di tre
banche, mentre è del 72% la percentuale di aziende che lavora con non più di 5
banche. Gli effetti della stretta creditizia Uno dei più
evidenti e immediati effetti prodotti dalla crisi
finanziaria è stato quello della "stretta
creditizia", che ha portato il sistema bancario a una minore disponibilità
nell'offerta del credito. Le imprese che hanno denunciato una riduzione negli
affidamenti sono passate dal 6,5% di giugno 2007 all'8,8% di ottobre 2008 e al
15,7% di febbraio 2009. «Negli ultimi mesi questo fenomeno è risultato
decisamente rilevante e in espansione - commenta Zuccato -. L'indagine
fotografa una realtà che purtroppo si aggiunge a una situazione congiunturale
critica e di notevole difficoltà finanziaria, che vede
un allungamento nei tempi di pagamento e un'impennata degli insoluti». Le quote
del mercato creditizio in provincia La banca che ha la maggior quota di mercato
è il gruppo Unicredit con un 22,8%, seguito dalla Banca Popolare di Vicenza con
il 18,7%, dalla Cassa di Risparmio del Veneto (ex Intesa San Paolo) con il
16,5%, dal Banco Popolare (8,6%) e dalle Banche di Credito Cooperativo (8%).
Seguono nell'ordine Banca Antonveneta - Mps (6,4%), Veneto Banca (4,4%), Banca
Popolare di Marostica (3,9%), Banca Nazionale del Lavoro (2,2%). L'andamento
del costo del credito Per quanto riguarda il breve termine (Sbf), il 32,9%
delle imprese ha dichiarato uno spread inferiore o uguale allo 0,40%, il 31,9%
ha segnalato un valore compreso tra lo 0,41 e lo 0,80% e l'11,5% un dato che si
colloca tra lo 0,81 e l'1%. Il 23,7% delle aziende ha uno spread superiore
all'1% (il 6,5% addirittura superiore al 2%). Lo spread medio ha subito un
incremento di 0,6 punti. Per quanto riguarda il costo dei più recenti contratti
di finanziamento a medio termine, si rileva anche qui un inasprimento delle
condizioni: in questo caso il 25,1% delle aziende ha segnalato uno spread
compreso tra lo 0,91 e l'1%; nel 30,7% dei casi lo spread è risultato compreso
tra l'1,20 e l'1,50%. Il livello dello spread diminuisce all'aumentare delle
dimensioni aziendali, sia per il breve che per il medio termine. Le
caratteristiche del rapporto banca-impresa Con l'entrata in vigore dal 2008 del
nuovo Accordo di Basilea 2 è di fondamentale importanza che le aziende siano
informate sul proprio rating. Su questo l'indagine evidenzia un livello di
conoscenza ancora insoddisfacente: solo il 26,5% delle imprese ha dimostrato
una precisa e chiara conoscenza del rating applicato loro dalle banche. Tra le
altre aziende la conoscenza è risultata frammentaria e non sempre chiara. E' il
segnale della necessità che su questo tema aumenti da un lato l'attenzione
delle imprese e dall'altro il flusso e la trasparenza informativa del sistema
bancario. L'accesso al credito A seguito della crisi
finanziaria, due aziende su tre (64%) ha denunciato un atteggiamento più
restrittivo nel comportamento delle banche, sia in termini di quantità che di
costo del credito erogato. Inoltre, nel 19,8% delle ditte si è rilevato un
aumento delle garanzie richieste a supporto dei fidi concessi.
( da "Avvenire" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 19-03-2009
previsioni Gli economisti del Fondo monetario rivedono al ribasso le stime
sull'economia globale. Sarà il primo calo del dopoguerra, l'anno prossimo
possibile il ritorno alla crescita Trichet (Bce) rassicura: «Anno molto
difficile, ma l'Ue è solida» ECONOMIA E POLITICA Il Fmi: crisi
più grave, ma ripresa nel 2010 «Nel 2009 calo del Pil mondiale dello 0,5-1,5%,
agire subito». La Fed americana acquisterà titoli del Tesoro DA MILANO PIETRO
SACCÒ R ipresa nel 2010, se tutto va bene. Quest'anno invece l'economia
mondiale chiuderà con il primo declino dalla Seconda Guerra Mondiale. È Teresa
Ter-Minassian, consigliere di Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo
monetario internazionale, a confermare le voci che circolavano da qualche
settimana. Il Fmi pubblicherà le sue stime ufficiali ad aprile, per il G20, ma
già era emerso che le previsioni sarebbero state riviste al ribasso. Così è
stato: il prodotto interno lordo globale si ridurrà dello 0,6% nel 2009 (in una
forbice tra il -0,5 e il -1,5%), contro le indicazioni di gennaio, che
prevedevano una crescita dello 0,5%. Per il 2010 il Fmi indica una crescita del
2,3%. Ma non è scontato che arrivi la ripresa. John Lipsky, vice direttore del
Fondo, chiarisce: è possibile «che il declino dell'economia mondiale si fermi
entro la metà dell'anno prossimo» ma questa è «la migliore delle ipotesi». E
comunque «la crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una
ripresa così forte come quella che abbiamo conosciuto tra il 2003 e il 2007, la
crisi finanziaria avrà
effetti duraturi sui flussi dei capitali». Non sarà una ripresa impetuosa,
almeno secondo il Fmi. Nel 2010 il Pil degli Stati Uniti crescerà dello 0,2%
(dopo un calo del 2,6% quest'anno), quello dell'area dell'euro risalirà dello
0,1% dopo una discesa del 3,2%. Giappone e Regno Unito non si
riprenderanno nemmeno l'anno prossimo. Tokyo, dopo un calo del 5%, avrà
crescita zero nel 2010; Londra resterà in recessione (-0,2%) dopo una
contrazione del Pil del 3,8% quest'anno. Lo scenario è poco incoraggiante, ma è
in linea con quello che aveva indicato domenica Ben Bernanke, il presidente
della Federal Reserve (che ieri ha lasciato i tassi invariati nella forbice tra
lo 0 e lo 0,25%): ripresa possibile nel 2010. E, come il banchiere centrale
statunitense, anche il Fondo monetario ripete che l'inversione di rotta sarà
possibile solo «con azioni concertate per stabilizzare le condizioni fi-
nanziarie e misure di forte sostegno per rilanciare la domanda». Se i bilanci
delle banche non saranno riordinati «si possono facilmente prevedere evoluzioni
ancora più serie» insiste il Fmi nel documento per il G- 20 e, ad oggi, le
economie avanzate hanno compiuto «progressi limitati» nel valutare gli asset
tossici che hanno scatenato la crisi. Ma il 2010 sarà
migliore di questo 2009 «molto, molto difficile» ha detto anche Jean-Claude
Trichet. Come il collega Bernanke e come il Fmi, il presidente della Banca
centrale europea prevede per l'anno prossimo una «moderata ripresa». Mentre per
i prossimi trimestri l'attività economica dei Paesi dell'euro rimarrà in uno
stato di «persistente debolezza» nonostante sia «estremamente solida». Qualcuno
sostiene che per aiutare l'economia la B- ce potrebbe seguire l'esempio della
Fed o della Banca del Giappone e ridurre ulteriormente i tassi, oggi già ai
minimi storici all'1,5%. Trichet è scettico. «C'è un certo numero di svantaggi
associato al tasso zero» spiega il banchiere centrale, che anche sulla
possibilità di acquistare azioni e titoli di Stato resta poco convinto: «Stiamo
considerando se è appropriato prendere misure complementari che non
necessariamente devono essere identiche a quelle prese dai nostri colleghi».
Francoforte e New York, su questo tema, restano lontane. Mentre alla Bce
continuano a valutare con cautela l'ipotesi di adottare una strategia di
intervento attivo e i leader europei discutono di strategie anticrisi (oggi si terrà un altro incontro dei
( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
(Reuters) - La recessione
mondiale si manifesta in cose grandi e piccole, la maggior parte deprimenti,
alcune eccentriche e in ogni caso spesso riflettendo l'inventiva degli esseri
umani. Di seguito un elenco di alcuni segni del cambiamento dei tempi. * In
Gran Bretagna, dove la crisi si fa sentire sempre più,
sono sempre meno le persone che stanno prendendo in considerazione gli
interventi di chirurgia estetica. Secondo un sondaggio condotto su 120
chirurghi dell'Associazione britannica dei chirurghi plastici, estetici e
ricostruttuvi, almeno la metà ha parlato di una notevole riduzione delle
operazioni cosmetiche e dei consulti per i pazienti. * Un caffé pasticceria a
Jackson Heights, nel quartiere Queens a New York, che tra i propri clienti vede
scrittori freelance e altre persone che scrivono con il laptop ha messo sotto
chiave le prese della corrente per scoraggiare i clienti a trascorrere lì tutta
la giornata. Adesso chi si siede e scrive con il laptop può rimanere nel
negozio fino a quando dura la batteria. * A Osaka, in Giappone, ha provocato
molto scalpore la diffusione della cifra destinata al cibo per i sei koala
dello zoo cittadino. Ognuno dei graziosi animaletti dello zoo Tennoji
sgranocchia foglie di uno speciale tipo di eucalipto per un valore di 40.000
yen al giorno (400 dollari), una spesa che di questi tempi è stata molto
criticata, secondo quanto riferito dal quotidiano Asahi. * Il periodo di attesa
per avere una Lamborghini è sceso a sei mesi rispetto ai 12 necessari fino a
poco fa, secondo quanto riferito dall'AD di Lamborghini, Stephan Winkelmann, al
salone dell'auto di Ginevra. Alcuni clienti hanno
cancellato gli ordini perché sono rimasti a corto di denaro o perché con la crisi hanno perso il lavoro. Altri
invece ritengono che coi tempi che corrono non sia il caso di guidare un'auto
che dà così nell'occhio. * Il numero dei milionari americani è sceso di oltre
un quarto lo scorso anno con la crisi finanziaria che ha decimato i loro investimenti. Negli Usa, il numero
di coloro che hanno una casa con un valore netto di 1 milione di dollari o più,
escluse le prime case, è sceso di 2,5 milioni a 6,7 milioni nel 2008, secondo
una ricerca realizzata da Spectrem Group. Si tratta della cifra più bassa dal
2003. * Eddie Doyle conosceva davvero tutti. E dopo 35 anni dietro al bancone
del bar "Bull and Finch" di Boston -- che ha ispirato la serie tv
"Cheers" -- Doyle è stato licenziato. Il proprietario del bar ha
spiegato che è colpa dell'economia. Doyle, 66 anni, ha detto al quotidiano
Boston Globe di non essere arrabbiato e che forse scriverà un libro. * Sempre
più britannici fanno più spesso la doccia che il bagno per evitare che le
bollette di casa lievitino troppo, in tempi di recessione. Il Daily Telegraph
di Londra ha detto che alcuni esperti della Unilever hanno dimostrato che i
consumatori stanno comprando più gel per doccia che bagnoschiuma. * Il
finanziere britannico Brian Myerson ha chiesto alla Corte d'Appello di
stracciare l'accordo di divorzio da 11 milioni di sterline firmato con l'ex
moglie Ingrid, adducendo come motivo che le azioni della sua azienda hanno
perso oltre il 90% da quando è stato siglato l'accordo.
( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Ieri altri
tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non
autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la
polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato
usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante
le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato
per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a
Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo
che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza;
perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di
giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una
minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di
persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che
accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più
il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di
uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i
passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di
integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene
forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un
familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni
e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è
stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a
una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.
Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione
musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano
facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo,
francia, immigrazione, islam Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog
di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo
articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America
nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è
già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista;
anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo
un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è
stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e
gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via
del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali
accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta
magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha
annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma
l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale
per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di
annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin
iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del
presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che
i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è
sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che
ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera
notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che
pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani.
E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo
"che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli
investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini,
sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli
stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi
(mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le
scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane,
sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148
miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il
mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E'
l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da
disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove
ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver
previsto per tempo la crisi.
E' convinto che la crisi
potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che
hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che
Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso
che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la
nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche,
capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie
nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (2
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14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di
immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi
migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati
pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano
abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per
tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è
accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad
alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se
la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est
peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione,
molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti,
dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di
vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa.
L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato
l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero.
«C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di
persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un
forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre
estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo
Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità
internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare
qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole
aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato
per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre:
siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una
nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento
del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una
guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in
società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia,
notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 67 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di
rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un
articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la
nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda
il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè
anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del
Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese
straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a
sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non
intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la
tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello
americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%.
Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo
cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno
nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a
testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita
solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri
finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di
dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni
americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi
testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della
Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli
altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica)
perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di
riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno
in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la
leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è
la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa,
economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di
stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso
che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la
libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una
semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono
liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli
altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma
anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una
testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono
essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di
rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro
di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del
Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione
cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania
aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti
"avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a
pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del
Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono
indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che
costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di
espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci
garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni
scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia,
democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica"
s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a
rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei
contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento
un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri
La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in
viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è
stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un
valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da
colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la
temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che
tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul
comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre
foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso
racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities.
Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori
più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso
di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del
tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il
cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il
cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna
nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà
nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da
lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel".
Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma,
un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente
preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione,
notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio
è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede
aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far
ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private
equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei
contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa
raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi
di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è
ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in
banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il
voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar
09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso,
Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei
principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo
giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi
finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è
inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che
questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la
recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le
banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e
dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri
qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada.
L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non
solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno
dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad
allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel
baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli
tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per
trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi,
banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75
) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di
avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego
in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per
riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla
con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary
Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che
l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista
cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante,
anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di
preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è
innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso,
improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di
smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è
vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno
al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma,
un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie
debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di
superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto
in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte
davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con
cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono
ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre:
"Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco
delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono
bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più
competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama.
«Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi
all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma
così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto
Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle
facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo
permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e
posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non
ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel
pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo
dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di
poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che
valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad
alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia
davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di
spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme
l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè
elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E
non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a
sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine
del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff
di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin,
era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti (
48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
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Commenti
( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA (Reuters) - La
stretta del credito sembra colpire "soprattutto le imprese manifatturiere,
ed in misura minore quelle dei servizi e del commercio". Lo dice l'Isae in
una nota che illustra un'indagine sull'accesso ai
finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni
creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si
mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di
imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il
fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso
forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese
esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi
internazionale. Invece "nei servizi, dopo un forte aumento alla fine del
2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di imprese razionate.
Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano maggiormente avvertibili
all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano meno rilevanti nel corso
del 2008 e nei primi due mesi del 2009", dice l'Isae. Differenze
significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori
dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In
particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire soprattutto
le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono invece più
trascurabili per le imprese più grandi. Non sembrano emergere particolari
differenze su base geografica. Anzi, secondo Isae nel settore manifatturiero ed
anche in qualche caso per i servizi "sono le imprese del centro nord
spesso a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito
e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate, in senso debole o
forte".
( da "Sannio Online, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Avellino: Crisi
della concia Un confronto a Palazzo Ducale Pubblicato il 19-03-2009 Una
piattaforma strumentale da sottoporre alla Regione Campania per rivitalizzare
il comparto della concia. E? quanto emerso dal tavolo di confronto che si è
tenuto questa mattina nell?aula consiliare di Palazzo Orsini... Una piattaforma
strumentale da sottoporre alla Regione Campania per rivitalizzare il comparto
della concia. E? quanto emerso dal tavolo di confronto che si è tenuto questa
mattina nell?aula consiliare di Palazzo Orsini. I rappresentanti del comparto
conciario e produttivo di Solofra fanno quadrato intorno al distretto
industriale della città della pelle, gravemente penalizzato dalla crisi finanziaria e sociale che sta investendo l?economia
mondiale. Al vertice, promosso dall?amministrazione comunale di Solofra, dal
sindaco Antonio Guarino e dall?assessorato alle Attività produttive guidato da
Carmine De Vita, hanno partecipato i rappresentanti delle categorie e le
associazioni del territorio dell?Irno. Portavoce per l?Unione Industriali di
Avellino, Rosanna D?Archi. ?Il nostro intento ? ha riferito Antonio De Vita ? è
quello di stabilire nel breve termine una ragnatela di rapporti con
l?assessorato regionale di Andrea Cozzolino e, più a largo raggio, con l?Ente
Regione. C?è la sgradevole sensazione che la crisi che
sta affiggendo tutto il settore della concia rappresenti solo un problema
?secondario??. L?allarme lanciato da De Vita è chiaro: occorre accendere i
riflettori su un momento di particolare disagio che potrebbe, di qui a breve,
inasprire ancora le condizioni dei già oltre 600 lavoratori ?a spasso?. ?Quello
del Centro Eccellenza Pelli - continua De Vita - è solo l?inizio per la
redazione di un progetto sovracomunale in cui tutte le Istituzioni che
insistono sul territorio siano partecipi per il rilancio del settore. Comune,
Provincia, Regione, associazioni di categoria: abbiamo lanciato il messaggio a
questo pool di Enti per cercare di sostenere, sotto il profilo
dell?innovazione, ricerca, cultura e formazione per trovare le risorse che
possano favorire il nostro comparto?. Ma le difficoltà in tal senso sono
evidenti. ?Il disagio più grande ? sottolinea De Vita ? nasce dal fatto che non
tutte le istituzioni intendono seriamente il principio di collaborazione per
cercare di dare risposte, immediate e meno immediate, a questa situazione di crisi. Agli operai così come alle imprese. Non è semplice:
le risorse sono quelle che sono, gridare solo è sintomatico, ma alla fine serve
una risposta e noi stiamo provando a darla in tutti i modi perché si trovino
proposte e disponibilità concrete per il rilancio del settore produttivo ed
occupazionale non solo a Solofra ma nell?intera Provincia?. Nell?immediato,
saranno sottoposte al vaglio della Regione una serie di iniziative per cercare
di dare una prima concreta risposta alle aziende conciarie in ginocchio. Si
valuterà, infatti, l?ipotesi di dare più ampio respiro alle risorse in materia
di cassa integrazione; eventualmente, alle imprese solofrane verrà data la
possibilità di ?modulare? i costi relativi all?inquinamento, tra i più alti
d?Italia. Nella fattispecie De Vita precisa: ?Tra gli 8 depuratori che
insistono sul territorio campano, quello di Solofra è l?unico che garantisce i
pagamenti e così sarà anche in futuro?. Ma è importante anche il coinvolgimento
della politica in questa fase cruciale del destino del settore. Ed in qualità
di segretario provinciale dell?AdC che Antonio De Vita lancia l?invito a ??
mettere da parte il colore politico per abbracciare tutti insieme la causa
Solofra. La nostra ? conclude ? si è sempre contraddistinta negli anni come una
cittadina di lavoratori. Vogliamo che vi sia più attenzione, al di la di ogni
macchinazione istituzionale e partitica, verso una emergenza sociale ed
occupazionale che potrebbe portare a serie conseguenze?.
( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta, in
esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST -
Kenya, Pam potenzia assistenza alimentare in risposta a crisi
Roma, 18 mar (Velino) - Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite
(Pam/Wfp) sta potenziando l'assistenza alimentare in Kenya per sfamare 3,5
milioni di kenioti colpiti dalla siccità e dall'alto costo degli alimenti. Per
evitare che i più vulnerabili soffrano la fame, lancia un appello ai donatori
per 244 milioni di dollari. “I kenioti, già in difficoltà per la siccità e
l'aumento dei prezzi, sono ora colpiti dalla crisi
finanziaria”, ha detto Burkard Oberle, direttore del Wfp in Kenya
aggiungendo che il calo delle rimesse degli emigrati, combinato alla perdita
dei raccolti, farà sì che ulteriori centinaia di migliaia di persone dovranno
lottare per il cibo. I contadini che producono per la pura sussistenza, nelle
zone del sud-est e della costa, sono stati i più danneggiati dall'assenza di
piogge tra ottobre e dicembre, perdendo quasi tutto il raccolto. Molte famiglie
stentano a procurarsi il cibo anche per un solo pasto al giorno e avranno
bisogno, in alcuni casi, di assistenza alimentare sino alla prossima stagione
del raccolto associato alle piogge “brevi”, nel 2010. Oberle ha aggiunto che i
tassi di malnutrizione infantile nelle zone pastorali e nei distretti agricoli
più marginali, hanno già raggiunto o superato i livelli di crisi.
La nuova operazione del Pam, dal 1 aprile, potenzierà l'assistenza alimentare
adottando le seguenti specifiche misure: aumentare, da 1,2 milioni a 2,5
milioni, sino a tutto gennaio 2010, il numero delle persone che in Kenya
beneficiano delle distribuzioni generali di cibo del Wfp; assistere 340mila
persone, compresi bambini, donne incinte o che allattano e orfani. In questa
cifra sono incluse 175mila persone che riceveranno razioni mensili per tutta la
famiglia, vivendo in zone urbane sovraffollate e avendo un bambino malnutrito e
fornire un pasto a scuola a 655mila bambini come incentivo alle famiglie a
mantenere i figli a scuola nei periodi di crisi, per
evitare che abbandonino le lezioni in cerca di lavoro e cibo. Una diversa
operazione fornisce attualmente cibo a scuola a 770mila bambini. Il governo del
Kenya, a gennaio, ha dichiarato lo stato di calamità in assenza delle piogge 'brevi'
nelle pianure del sud-est e nelle zone agricole marginali della costa oltre che
negli altipiani centrali. I 3,5 milioni di persone che dovrebbero ricevere
l'assistenza alimentare del Wfp vivono principalmente in zone rurali. Inoltre,
il governo ha identificato circa quattro milioni di persone nelle zone urbane a
rischio insicurezza alimentare e 1,9 milioni di persone affette da Hiv/Aids.
L'alto costo degli alimenti ha esacerbato la crisi
causata dalla siccità e ridotto la possibilità delle persone di acquistare
cibo. In alcune zone del paese, i prezzi del mais sono aumentati anche del 130
per cento dallo scorso anno. L'inflazione e l'alto costo di carburante e
fertilizzanti hanno impedito ai contadini di produrre maggiori raccolti. Questa
settimana dovrebbe essere resa nota una verifica congiunta di governo, agenzie
Onu e Ong sull'andamento delle piogge, in cui si segnala come la produzione di
mais, nella stagione commerciale 2008/2009, sia stata del 15 per cento al di
sotto della media. Gli alti prezzi alimentari hanno ridotto la disponibilità
dei cereali a prezzi accessibili per molti kenioti. Le malattie del bestiame e
i conflitti nelle zone pastorali del nord hanno, inoltre, indebolito la
capacità di molti di procurarsi il cibo. La nuova operazione del Wfp aiuterà le
persone a ricostruire e preservare i mezzi di sussistenza nel lungo periodo,
fornendo altresì al Pam la flessibilità di rafforzare le proprie operazioni in
tempi di crisi. Il Wfp sta anche incoraggiando gli
agricoltori a indirizzarsi verso raccolti resistenti alla siccità, come il
miglio e il sorgo. Attraverso i progetti di “Cibo in cambio di lavoro”, le
comunità ricevono cibo se lavorano alla costruzione di invasi d'acqua e di
altri sistemi per la raccolta delle acque utili all'agricoltura, per
proteggersi dagli effetti più negativi della siccità. La nuova operazione del
Wfp in Kenya costerà complessivamente 474 milioni di dollari per il periodo
aprile 2009-marzo 2012. Per quanto riguarda i 244 milioni di dollari necessari
fino a febbraio 2010, vi sono già i contributi dei seguenti donatori: Spagna,
Giappone, Turchia e Australia. (com/fbu) 18 mar 2009 15:55
( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Settore
manifatturiero il pi colpito da razionamento credito (Teleborsa) - Roma, 19 mar
- L'ultima indagine dell'ISAE sulla situazione del credito presso le imprese
manifatturiere e, da questo mese presso quelle dei servizi e del commercio,
evidenzia che fenomeni di restrizione del credito sembrano colpire in questa
fase soprattutto le prime, ed in misura minore le imprese operanti neglli altri
due settori. La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 e diffusasi nel corso del
2008 a livello internazionale - spiega una nota dell'Istituto - ha spinto
l'ISAE, a partire dal marzo 2008, ad inserire nelle proprie indagini sul
settore manifatturiero, dei servizi di mercato e del commercio alcune domande
riguardanti l'accesso al mercato del credito; inizialmente le domande
sono state inserite su base trimestrale, per poi divenire mensili a partire
dallo scorso novembre. Il questionario permette di conoscere il giudizio delle
imprese circa le condizioni di finanziamento, l'effettivo ottenimento del
credito e le motivazioni sottostanti un eventuale rifiuto del credito stesso.
Pi nel dettaglio, l'ultima indagine dell'ISAE mostra come nel manifatturiero le
condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e
si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009. A ci corrisponde un netto
aumento della quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti
rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie
(razionamento in senso forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire
soprattutto le imprese esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi internazionale. Nei servizi, dopo un forte aumento
alla fine del 2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di
imprese razionate. Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano
maggiormente avvertibili all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano
meno rilevanti nel corso del 2008 e nei primi due mesi del 2009. Differenze
significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori
dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In
particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire
soprattutto le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono
invece pi trascurabili per le imprese pi grandi; questo vero soprattutto per le
imprese della grande distribuzione commerciale, che probabilmente hanno la
possibilit di far ricorso a diverse forme di finanziamento del circolante
(basate soprattutto sulla dilazione dei crediti commerciali). Non sembrano
infine emergere particolari differenze su base geografica, come ipotizzato
invece in diverse analisi empiriche condotte negli anni recenti, che si attendevano
una maggiore esposizione al rischio di credito delle imprese meridionali
rispetto a quelle del centro nord del paese: anzi, nel settore manifatturiero
ed anche in qualche caso per i servizi (tale disaggregazione non invece
disponibile per il commercio) sono le imprese del centro nord spesso a
dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito e sono
anche quelle che risultano maggiormente razionate, in senso debole o forte.
19/03/2009 - 13:18
( da "Sestopotere.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Scenario economico ferrarese
in fase di accentuato peggioramento (19/3/2009 12:04) | (Sesto Potere) -
Ferrara - 19 marzo 2009 - Uno “scenario” congiunturale, quello fotografato ieri
mattina dall?Osservatorio dell?economia della Camera di Commercio di Ferrara,
oltretutto arricchito dalle previsioni formulate dal centro di ricerche
Prometeia, purtroppo ricco di ombre. Evidente infatti, la accentuata e
progressiva involuzione della dinamica congiunturale, registratasi negli ultimi
tre mesi del 2008. “L?inevitabile propagazione della crisi
finanziaria globale sul terreno dell?economia ferrarese – rileva il
Presidente della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati – ha purtroppo
innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali.
Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell?industria manifatturiera, e
sembrano risentirne in misura ancora più accentuata le piccole imprese e
l?artigianato, colpite soprattutto dalla fine del lungo ciclo espansivo
dell?edilizia. Sono purtroppo inequivocabili i segnali di una diffusione
generalizzata della crisi mondiale sul terreno locale.
In particolare – secondo il Presidente Roncarati – preoccupa la brusca frenata
dell?export provinciale, in controtendenza con la leggera crescita registrata a
livello dell?intera regione. Un andamento, il nostro, decisamente negativo,
anche perché enfatizzato dalla tipologia di specializzazioni produttive
prevalenti in ambito ferrarese: una struttura manifatturiera fortemente
imperniata su settori, quali l?automotive, la chimica e plastica, che sono
contraddistinti dalle maggiori difficoltà anche sullo scenario globale”. Il
calo della produzione ferrarese (-4%) intervenuto tra settembre e dicembre,
sebbene inferiore al dato regionale (-4,3%) e a quello nazionale (-5,5%),
rappresenta fino in fondo il sensibile ridimensionamento degli ordinativi, che
ha colpito finora in modo abbastanza selettivo i diversi settori produttivi. E
il deterioramento della congiuntura, pur non avendo certo risparmiato l?area
della media-grande impresa manifatturiera ferrarese, ha riguardato, in misura
ancora più marcata, quella della piccola impresa ed in particolare
dell?artigianato soprattutto nel comparto delle costruzioni. L?export, dopo la
forte frenata dei primi nove mesi del 2008, ha accentuato nell?ultimo trimestre
la sua caduta. Le esportazioni sono diminuite nell?intero 2008, in termini
valutari, del 13,2% rispetto all?anno precedente, unica eccezione (c?è anche
Bologna, ma il calo è limitato allo 0,2%) in un panorama regionale che può
invece vantare una crescita media del 2,4%. Se la tendenza è comune alla
Regione Emilia-Romagna ed all?intero “sistema Paese”, tuttavia per la provincia
di Ferrara essa è risultata ancora più intensa, in particolare nel corso del 4°
trimestre (-27,3%). E comunque l?interscambio commerciale con l?estero presenta
un peggioramento evidente di entrambi i flussi: infatti anche le importazioni
confermano il forte rallentamento degli investimenti e della produzione, nonché
dei consumi. Il calo delle importazioni si attesta sul 9,1% su base annua,
mentre la flessione regionale è ferma allo 0,6% (solo Parma ha fatto peggio di
Ferrara). Le difficoltà del nostro export riguardano tutto lo scacchiere
mondiale, con l?unica, rilevante eccezione della Cina. A ciò va aggiunto la
(declinante) “tenuta” della Germania, che comunque si rafforza nella sua
leadership di cliente privilegiato delle nostre esportazioni: un andamento
dovuto soprattutto al peggioramento delle nostre esportazioni verso l?Unione
Europea. Si stabilizza poi, con qualche limitato spiraglio di miglioramento
rispetto ai trimestri precedenti, la crisi sul mercato
U.s.a, nei riguardi del quale si registra anche un contestuale crollo delle
importazioni. Si accentua infine il deterioramento dell?export ferrarese verso
le economie emergenti, con la rilevante eccezione, come detto, della Cina. Gli
effetti di queste difficoltà si traducono anche in un forte e crescente
allargamento (proseguito pure nei mesi di gennaio e febbraio 2009) nel ricorso
all?integrazione salariale, sia per gli interventi di natura ordinaria, che per
quelli straordinari. Contraddittorie le risultanze delle costruzioni, mentre
nel settore agricolo si è registrata una certa stazionarietà della P.l.v.
provinciale, nonostante un sensibile calo di quella frutticola, ed, ovviamente
di quella bieticola. Il commercio conferma una situazione di pesantezza,
testimoniata da una diminuzione delle vendite pari al 2,0%, un po? meno della
media nazionale e di quella regionale. Sembra averne risentito anche la
consistenza della rete distributiva. Nel corso del 4° trimestre è peggiorata
anche la situazione complessiva di insolvenza. I protesti sono cresciuti nella
nostra provincia, sia come numero che come importo complessivo, in misura
decisamente superiore rispetto alla media regionale. Va detto però che
l?importo medio dei protesti per abitante rimane ancora a Ferrara sensibilmente
più basso rispetto alla media regionale e nazionale. Le previsioni 2009 Alla
riunione dell?Osservatorio è intervenuto anche Massimo Guagnini, responsabile
area Economie Locali di Prometeia, che, attraverso la presentazione di dati
inediti relativi alle previsioni sull?andamento dell?economia ferrarese, ha
messo in luce come i dati, per il 2009, evidenzino una caduta congiunturale
ancora più intensa di quella verificatasi nel 2008, che sarà poi seguita da una
lenta ripresa, visibile solo a partire dal 2010. Ferrara sarà comunque, secondo
le valutazioni di Prometea, tra le province meno penalizzate dal calo delle
attività economiche atteso nel 2009 (-0,6%) che, nella media regionale e
italiana, risulterà superiore al -1%. “Oggi più che in passato – ha dichiarato
il Presidente Roncarati – si avverte l?esigenza di far luce sui futuri scenari
economici e sui diversi strumenti disponibili per il superamento della fase di
recessione economica. La collaborazione voluta dalla Giunta della Camera di
Commercio con Prometeia (tra le maggiori società italiane di consulenza e
ricerca economica e finanziaria) si pone proprio in
questa direzione, con l?obiettivo di contribuire alla individuazione delle
possibili strategie di sostegno alle imprese che affrontano le sfide del
mercato globale”. Indagine sulle cause di cessazione delle imprese ferraresi
Sono stati presentati, infine, i risultati dell?indagine, unica ne suo genere,
effettuata dalla Camera di Commercio sulle cause di cessazione delle imprese a
Ferrara nel periodo compreso tra l?1 novembre 2008 ed il 31 gennaio 2009.
L?indagine, che ha coinvolto oltre 300 imprese delle 1.000 cessate nel periodo,
ha messo in luce le cause di cessazione, ma anche le caratteristiche degli
imprenditori, le loro prospettive e delusioni. I risultati di entrambi gli
approfondimenti verranno diffusi nei prossimi giorni dalla Camera di Commercio.
( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Credito, Isae:
stretta colpisce più manifattura che servizi -->ROMA (Reuters) - La stretta
del credito sembra colpire "soprattutto le imprese manifatturiere, ed in
misura minore quelle dei servizi e del commercio". Lo dice l'Isae in una
nota che illustra un'indagine sull'accesso ai finanziamenti
durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni
creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si
mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di
imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il
fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso
forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese
esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi
internazionale. Invece "nei servizi, dopo un forte aumento alla fine del
2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di imprese razionate.
Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano maggiormente avvertibili
all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano meno rilevanti nel corso
del 2008 e nei primi due mesi del 2009", dice l'Isae. Differenze
significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori
dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In
particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire
soprattutto le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono
invece più trascurabili per le imprese più grandi. Non sembrano emergere
particolari differenze su base geografica. Anzi, secondo Isae nel settore
manifatturiero ed anche in qualche caso per i servizi "sono le imprese del
centro nord spesso a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle
condizioni di credito e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate,
in senso debole o forte".
( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
EDITORIALE -Segreto
bancario, nessun paradiso sicuro per evasori -->di Alexander Smith LONDRA
(Reuters) - I grandi paesi sono in lotta con i paradisi fiscali di tutto il
mondo e fanno pressioni affinché non forniscano più oasi agli evasori e a chi
ricicla il denaro. Svizzera, Austria, Lussemburgo, Liechtenstein e Andorra
hanno risposto tutti al giro di vite contro l'evasione fiscale offrendo di
allentare le rigide norme sul segreto bancario. Si tratta di una importante
vittoria, se si pensa che fino a poco tempo fa, Liechtenstein e Andorra erano i
due terzi di un trio di fautori della linea dura che si rifiutavano di
allinearsi agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico (Ocse) sulla trasparenza e lo scambio di informazioni, facendogli conquistare
un posto sulla lista nera Ocse insieme a Monaco tra i paradisi fiscali che non
collaborano. Il ministro delle Finanze svizzero ha detto che ci vorranno anni
per il paese per rinegoziare i 70 diversi accordi separati di doppia tassazione
e che devono essere approvati dal parlamento o con referendum. Monaco invece
finora non ha parlato dei suoi progetti. Con una stima tra i 1.700 e gli 11.500
miliardi di dollari in asset tenuti nei cosiddetti conti offshore, l'Ocse è
stato inequivocabile nella sua posizione: "I paradisi fiscali privano i
governi di entrate necessarie per le infrastrutture vitali e minano la fiducia
che i cittadini hanno sull'equità delle leggi fiscali. I paesi devono
intraprendere azioni decise per fermare queste perdite nelle entrate".
L'obiezione che i paradisi fiscali siano stati sovrani la cui indipendenza deve
essere rispettata non può essere usata in buona fede per proteggere paesi che
si guadagnano da vivere consentendo ai cittadini di evadere le tasse, o nel
peggiore dei casi di nascondere il frutto di un crimine. I
paradisi fiscali non hanno causato la crisi
finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i
colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito
che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto
controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una
cifra come 124 miliardi di dollari all'anno in tasse, ben oltre i 103
miliardi di dollari che ricevono in aiuti stranieri. I paradisi fiscali avranno
bisogno dell'aiuto di Stati Uniti, Germania, Francia e altri per uscire da un
business che ha fornito loro lo scheletro della loro economia per così tanto
tempo. Come i coltivatori di papavero afghani o quelli di coca colombiani,
colpire semplicemente i loro campi non basta. E' necessario dare un'alternativa
e altre fonti di guadagno. La Svizzera, il più grande centro finanziario
offshore del mondo, è abbastanza grande ed ha un asset management
sufficientemente buono da sopravvivere anche in un'era post-paradiso. Il paese
è sotto pressione affinché allenti le regole sul segreto bancario da quando il
suo più grande istituto di credito, Ubs, il mese scorso si è accordato per
pagare 780 milioni di multa e identificare alcuni dei suoi clienti Usa in un accordo
per chiudere un inchiesta penale americana. Sia Singapore che Hong Kong hanno
fatto alcuni passi per soddisfare gli standard Ocse nello scambio di
informazioni ed entrambe si possono adattare per sopravvivere. In altri paesi,
come Andorra, lo sci e il turismo possono prendere il posto dei lingotti d'oro.
Ma per alcune isole, dove la gestione discreta del denaro la fa da padrone,
sono necessari progetti più ampi per minimizzare l'impatto. L'Ocse è il miglior
veicolo per assicurare che le regole apposite vengano applicate globalmente, e
per monitorare le performance di ogni paese.
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
FMI: L'ECONOMIA IN
ESPANSIONE NEL 2010 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo
Molinengo , 19.03.2009 12:33 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale l'economia
globale potrebbe tornare ad espandersi a metà del 2010, ma quest'anno è
destinata a registrare la prima contrazione dai tempi della Seconda Guerra
Mondiale. L'FMI rivede quindi al ribasso le stime di gennaio, che parlavano di
una crescita del pil globale dello 0,5% per il 2009. Per John Lipsky, numero
due del Fondo, la migliore delle ipotesi è che il declino dell'economia
mondiale si fermi entro la meta' dell'anno prossimo. "Non c'è alcun
precedente in epoca moderna di una recessione così severa. Le tensioni
finanziarie e l'indebolimento economico hanno creato un
circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto
Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte
come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi
finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di
credito e di capitali".
( da "Sicilia, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nuoto: la società
etnea protagonista a Caltanissetta Aquos, stagione da incorniciare Giorgio
Botto Torino. Passi la regola che il titolo lo conquista chi vince più gare, ma
quella sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010
non va proprio giù ai team. Il giorno dopo la rivoluzione imposta dal consiglio
mondiale dello sport motoristico per la stagione che sta per iniziare e per
quella successiva, Bernie Ecclestone condivide le scelte del presidente Max
Mosley, ma a Flavio Briatore non piace il tetto per le scuderie. «Si tratta di
un aggiornamento della mia idea delle medaglie - ha detto il patron della F1
alla Bbc - ma è un buon punto di partenza. L'idea è quella di spingere i piloti
a competere. Se uno è secondo dovrà provare a vincere. Non si penserà più al
fatto che se riuscirà a sorpassare, la vittoria avrà permesso di guadagnare
appena due punti. Questa non è una motivazione enorme per spingere un pilota a
superarne un altro». Dall'Australia, dove ha partecipato a una conferenza
stampa sul gp d'apertura, Ecclestone ha detto di non essere sorpreso delle
critiche sul budget. «Ogni volta che facciamo cambiamenti - ha detto - c'è
sempre un gruppo di persone pronto a dire "scordatevelo", non potrà
mai succedere». Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula 1,
le scuderie che resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi
tecnici». «Le grandi squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato -
dovranno domandarsi il perché di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche
se va detto che 30 milioni è una cifra forse troppo bassa». Sempre alla Bbc, il
numero 1 della Benetton, Flavio Briatore, ha detto di non avere problemi con il
nuovo sistema di classifica («per un pilota sarà una motivazione in più per
spingerlo a dare il massimo» ha precisato), ma è meno concorde
sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La
Formula 1 ha bisogno di monoposto uguali e regole identiche per tutti - ha
detto - poi si può discutere del budget. I cambiamenti sono uno choc, abbiamo
bisogno di stabilità. Dovremo sederci al tavolo con la Fia per comprendere che
le squadre già hanno fatto un lavoro enorme per provare a ridurre i costi. La
Formula 1 è complicata: si prova a ridurre le spese e invece queste salgono. La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore - noi dobbiamo rendere
questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non
ci soddisfano». Oggi a Londra si riunirà la commissione commerciale della Fota
per un incontro già programmato. Briatore dovrebbe essere uno dei
presenti mentre non è prevista la partecipazione del presidente della Fota,
Montezemolo. Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti.
«Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport,
credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati» ha dichiarato,
al quotidiano sportivo spagnolo As, Fernando Alonso. «La Formula 1 - ha
spiegato Alonso - si è sviluppata per oltre 50 anni grazie ai team, agli
sponsor, ai piloti e, soprattutto, agli appassionati di tutto il mondo e
nessuno di questi ha potuto esprimere il proprio punto di vista sulle decisioni
della Fia».
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
MARCELLA MERLO
Milano. Renato Soru è pronto a riprendere in mano le sorti di Tiscali. L'ex
governatore della Sardegna, a poco più di un mese dalla sconfitta alle elezioni
regionali, torna a fare l'imprenditore e il manager. Obiettivo: traghettare la
sua creatura fuori dalla burrasca. La Borsa ci conta e festeggia con una rialzo
a due cifre. «La società comunica che eventuali proposte di ingresso
dell'azionista Renato Soru nel consiglio di amministrazione di Tiscali spa
verranno analizzate nella prossima riunione convocata per giovedì 19 marzo
(oggi, ndr)», è lo stringato comunicato col quale l'Internet service provider
(fornitore di accesso alla rete) conferma le voci che già alla vigilia avevano
messo le ali al titolo (+20%). L'annuncio ufficiale del cda straordinario per
il rientro di Soru in azienda è accolto dal mercato con un balzo iniziale del
18% e con una serie di stop al rialzo. Poi, l'ondata emotiva di ridimensiona e
il titolo si assesta sul guadagno col quale chiuderà la giornata (+11,04% a
0,33 euro). Soru o non Soru comunque la partita decisiva che la società deve
affrontare è quella con le banche. Dopo il nulla di fatto sulla vendita delle
attività inglesi alla BSkyB di Rupert Murdoch, Tiscali ha chiesto ai creditori
una moratoria nei pagamenti in vista di un'intesa per la ristrutturazione del
debito. Meno confortanti le notizie per Rcs Mediagroup: nel 2008 l'utile netto
consolidato è calato a 38,3 milioni rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio
2007. E per il 2009, sono previsti risultati inferiori rispetto al precedente
esercizio. «È indispensabile un intervento su costi e modello di business»,
sostiene il cda del gruppo che ha approvato il bilancio dell'anno scorso. «Non
si esclude la revisione del perimetro del gruppo». «I risultati - si legge nella nota diffusa dal gruppo - vanno inquadrati nel ben
noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e
penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti
pubblicitari e il settore media». Positivi invece tutti gli indicatori dei
mezzi online dell'area quotidiani. All'assemblea dei soci, convocata per
il 28 e il 29 aprile, verrà proposta la distribuzione di un dividendo di soli 5
centesimi per le sole azioni risparmio.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Far ripartire il
motore del Belpaese individuando i giusti correttivi e soprattutto i metodi per
uscire dalla crisi. Intorno a quest'obiettivo si
snoderà oggi, a partire dalle 18,30 il convegno organizzato dalla Compagnia
delle Opere Campania che si svolgerà nella sala Galatea Expo Napoli «Palazzo
Congressi» presso la Stazione Marittima al Molo Angioino. «Affrontare
la crisi, rilanciare
l'impresa» è questo infatti il titolo del convegno che si svolge all'interno
della prima convention nazionale della Compagnia delle Opere Campania, che si
tiene appunto a Napoli. Gli effetti della crisi
finanziaria si stanno estendendo con rapidità anche
al sistema delle imprese oggi più che mai impegnate a far fronte alla notevole
stretta creditizia. Indispensabile quindi individuare un metodo ed una
educazione al lavoro per rimettere in piedi l'economia. Ma il convegno non
vuole essere una riflessione teorica sulla crisi,
bensì uno spunto concreto da cui poter ripartire. Per questo sono previste
testimonianze di imprenditori napoletani che investono in un territorio che
presenta mille difficoltà. Nel corso del convegno poi sarà presentato anche il
rapporto «Sussidiarietà e Piccole e Medie Imprese» a cura della Fondazione per
la Sussidiarietà. All'incontro, moderato dal direttore Compagnia delle Opere
Campania Felice Siciliano, oltre ai vertici della Fondazione per la
Sussidiarietà, parteciperanno anche molti imprenditori che porteranno la loro
testimonianza. Le conclusioni saranno invece affidate a Bernhard Scholz,
presidente della Compagnia delle opere. «La situazione è molto difficile - dice
Scholz - un'azienda su due ha cali significativi di fatturato e di ordini. Ma
la crisi si può affrontare invece di subirla. E per
questo bisogna ripartire innanzitutto dalla persona: cercare e cogliere le
opportunità anche le più piccole che si presentano, cercare sempre il dialogo,
scambiare esperienze e informazione, creare occasioni di cooperazione ovunque
possibile».
( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del
19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Cassintegrati al
lavoro per il Comune Porcia propone impieghi socialmente utili per arrotondare
gli ammortizzatori sociali Giovedì 19 Marzo 2009, Porcia Lavori socialmente utili
per far fronte alla cassa integrazione: è la soluzione proposta
dall'amministrazione Turchet per supportare i lavoratori del paese vittime
della crisi delle imprese locali. Ai
sensi della legge 328 del 2000, i Comuni sono tenuti, in caso di emergenza, ad
intervenire in soccorso di quei cittadini che si trovino in temporanei periodi
di difficoltà. «Nell'attuale crisi finanziaria, ed ormai anche economica,-commenta il sindaco Stefano Turchet -
il periodo di cassa integrazione è evidentemente un serio periodo di difficoltà
per i lavoratori, che può aggravarsi qualora dal momento dell'effettiva
messa in cassa integrazione alla riscossione della prima mensilità trascorrano
alcune settimane». Per ovviare parzialmente a questi disagi i Comuni, tra cui
anche Porcia, d'accordo con gli enti di assistenza, possono anticipare la cassa
integrazione ricorrendo alle riserve comunali, in modo da non lasciare i
lavoratori con mensilità scoperte. Oltre a tale anticipo Porcia propone
un'alternativa ai cittadini: attivarsi in lavori socialmente utili per la
comunità per "arrotondare" la mensilità della cassa integrazione o
addirittura ricevere una seppur magra entrata in caso di disoccupazione. «Chiediamo
la disponibilità ai lavoratori rimasti disoccupati o per i quali si è aperta la
cassa integrazione -spiega il sindaco- ad offrirsi per intraprendere semplici
lavori socialmente utili, come la manutenzione di aree verdi, la pittura di
scuole ed edifici pubblici e simili. A fronte di un, anche se non ingente,
corrispettivo si potrebbe ottenere un vantaggio reciproco». La richiesta può
essere proposta al Comune attraverso gli organi sindacali; unica condizione per
il lavoratore è comunicare il momento del ripristino della situazione
lavorativa integrale. Per il momento il Comune ha previsto la possibilità di
aiuto per tutto il 2009, sperando di non dover prevedere proroghe. Nei giorni
scorsi è stato firmato il primo anticipo di cassa integrazione a favore di un
cittadino, e nel frattempo sarebbero già emerse anche le prime proposte per
lavori socialmente utili: due lavoratori disoccupati residenti a Porcia si
sarebbero infatti offerti di fare manutenzione pubblica e non è escluso che a
breve si uniscano ai volontari della Pro Porcia per dar loro man forte nella
manutenzione del parco di Villa Correr Dolfin. Al momento l'anticipo della
cassa integrazione è stato richiesto per alcuni lavoratori purliliesi delle
aziende Della Valentina, Bloch Cucine mentre a rischio ce ne sarebbero altri
della Ideal Standard e della Trevisan. Sara Pittonet Gaiarin
( da "Gazzettino, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Rcs: utili a picco, azzerato il dividendo Giovedì 19 Marzo 2009, MILANO - La crisi finanziaria pesa sui risultati
2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni. Il dividendo per le
azioni ordinarie viene cancellato, resiste solo la cedola per le risparmio, ma
decurtata a 5 centesimi. I risultati a fine 2009 sono attesi in ulteriore calo.
Indispensabile un intervento «a tutto campo focalizzato su costi e modelli di
business». Non vengono escluse cessioni tra le attività non strategiche. Il
vero mandato a procedere, va anche detto, arriverà quando saranno sciolte nel
prossimo incontro del patto di sindacato (atteso tra fine marzo e inizio
aprile) le riserve sulla lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio di
amministrazione per il prossimo triennio, e quindi sui vertici. «Andiamo meglio
del mercato», ha comunque commentato l'amministratore delegato, Antonello
Perricone, presentando i risultati agli analisti finanziari. Nel 2008 è
cresciuta bene ad esempio la raccolta Internet (in Italia e in Spagna). Mentre
in Italia sono scese meno del mercato di riferimento sia la raccolta di
periodici e quotidiani, sia la diffusione delle due testate ammiraglie,
Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Continua però il calo a due cifre
della pubblicità nel 2009.
( da "AprileOnline.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Brunetta va alla guerra
Carla Ronga, 19 marzo 2009, 15:50 Il ministro della Funzione pubblica usa
parole dure in conferenza stampa contro il movimento della protesta
studentesca: "Gli studenti dell'Onda sono dei guerriglieri e verranno
trattati come guerriglieri". Con lui la Gelmini: "Pensiamo a un tetto
di immigrati in classe del 30%". L'opposizione chiede chiarimenti e
attacca: "Dichiarazioni irresponsabili e incendiarie". La risposta
dell'Onda: "Siamo centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e
democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione,
di manifestare e dimostrare per l'università pubblica. Torniamo in piazza"
Gli studenti dell'Onda, quelli che ieri sono scesi in piazza per manifestare
contro i tagli alla scuola, scontrandosi con le forze dell'ordine alla Sapienza
di Roma sono dei "guerriglieri e verranno trattati come
guerriglieri". L'attacco è senza precedenti e viene direttamente dal
ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, al termine di una
conferenza stampa a Palazzo Chigi insieme alla collega della scuola,
Mariastella Gelmini. All'indomani dello sciopero della scuola indetto dalla
Cgil, con i cortei in tutti Italia che, in alcuni casi - come all'università La
Sapienza di Roma - sono sfociati in momenti di tensione fra manifestanti e
polizia, il ministro indossa l'elmetto e va alla guerra contro gli studenti
"colpevoli" di protestare - armati di ciabatte - contro un governo
che taglia loro il futuro. Ai giornalisti che gli hanno fatto notare che, nella
scuola, la protesta e il malcontento non si arrestano, Brunetta ha replicato:
"Non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da
parte dell'associazione Onda. Ma vedo che nelle votazioni degli organi di
rappresentanza degli studenti, l'Onda non esiste. Sono un democratico - ha
aggiunto - e quindi credo molto più al voto che alle azioni di
guerriglia". La ministra Gelmini ha annunciato che il suo ufficio sta
"pensando all'introduzione di un tetto intorno al 30%" della presenza
di alunni stranieri a scuola. E ha difeso i tagli imposti da Tremonti
snocciolando cifre incerte: sono 18 mila in tutto i supplenti che quest'anno
non saranno confermati. "Si tratta di un dato pesante - ha sottolineato
Maria Stella Gelmini - ma non così pesante come i 42mila previsti dalla
Finanziaria". Nessun commento alle esternazioni bellicose del collega
Brunetta, nessuno sbandamento di fronte ad un simile attacco contro gli
studenti. Che dire? Domani ci diranno che Brunetta è stato frainteso, che i
giornalisti convocati in conferenza stampa hanno inventato una polemica dal
nulla, etc. E' il refrain prediletto da tutti i membri del governo Berlusconi.
Ma visto il clima in cui sta sprofondando il paese, meglio predisporci ad
affrontare il peggio perché, di questi tempi, a pensar male ci si azzecca.
L'opposizione insorge. A strattonare per la giacchetta la Signora Gelmini ci
pensa il responsabile educazione del Pd, Giuseppe Fioroni: "Il ministro
dell'Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole dissennate
pronunciate dal suo collega Brunetta. il ministro Gelmini, che conosco come
persona moderata, sa bene che gli studenti rappresentano il futuro di questo
Paese e che ascoltarli e dare risposte anche quando protestano, senza mai
giustificare le violenze, è un dovere", afferma Fioroni, che insiste:
Additare genericamente come guerriglieri gli studenti, soffiando sul fuoco e
fomentando gli animi, è un atteggiamento irresponsabile del quale il ministro
Gelmini non può rendersi spettatrice passiva". Per il capogruppo
dell'Italia dei valori Massimo Donadi "deve esserci stato un corto
circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta". Non c'è altra
spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei ragazzi
dell'Onda. Parole che l'esponente dipietrista definisce "incendiarie da
piccolo duce" e ancora " inqualificabili e pericolose" perché
aumentano senza motivo la tensione ed il conflitto. Paolo Ferrero, leader di
Rifondazione comunista non si stupisce del fatto che "il ministro Brunetta
sia un provocatore", ma per il segretario Prc il fatto che ora egli vesta
i panni anche del manganellatore rispetto agli studenti dell'Onda caricati
dalla Polizia a Roma, la dice lunga sull'idea di democrazia, libertà e rispetto
del dissenso di Brunetta e del governo di cui fa parte". "La verità è
che il governo delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come
attenta al diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la
polizia come la usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo
repressivo", prosegue Ferrero. E, visto che il governo "si
trincera" dietro il rispetto del Protocollo sui cortei fortemente voluto
dal Comune e dal Sindaco di Roma Alemanno, protocollo che Rifondazione non ha
firmato, Ferrero invita tutte le organizzazioni politiche, sociali e sindacali
che lo hanno sottoscritto a ritirare la loro firma, "visto che quel
Protocollo è la foglia di fico di chi vuole impedire a chiunque di manifestare
ed esprimere liberamente le sue opinioni e i suoi diritti". Infine, per
Paolo Cento, dei Verdi- Sinistra e Libertà, le parole del ministro Brunetta
" rappresentano delle provocazioni pericolose, irresponsabili che
rischiano di provocare danni irreparabili". "Una manifestazioni
pacifica e responsabile viene così mistificata con termini devastanti che
invitano a non si sa quale repressione - aggiunge Cento che si chiede il perché
Brunetta accende quest'incendio? "Quale disegno c'è sotto?" La
risposta dell'Onda. "Le dichiarazioni di Brunetta sono gravissime e
inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300
criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza". Così
il coordinamento dei collettivi dell'università La Sapienza di Roma commenta le
parole del ministro della P.A. sugli scontri di ieri all'ateneo. "Tutto
siamo meno che guerriglieri e criminali - spiegano i collettivi - siamo
centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e democraticamente
difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare
per l'università pubblica". "Siamo studenti pacifici, ma siamo
preoccupati perchè queste dichiarazioni non sono fini a se stesse ma si
inseriscono nel quadro di svolta autoritaria del governo: il protocollo della
Prefettura - continua il coordinamento - limita la possibilità di manifestare e
quindi di palesare il dissenso, poi ci sono attacchi al lavoro e il pacchetto
sicurezza che è una 'legge razziale'. Tutto rientra in una svolta politica
autoritaria del governo che serve a limitare gli effetti
che la crisi economica può
provocare". "Noi non abbiamo paura, continueremo a scendere in piazza
a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi
finanziaria: parteciperemo come studenti insieme ai
sindacati di base. La Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra
a piazza Navona, ma noi lo svolgeremo lo stesso così", concludono.
( da "MilleCanali" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
19 Marzo 2009
Televisione / TELEVISIONE Rcs: ("Serve un intervento sui costi" Rcs
MediaGroup ha registrato nel 2008 un utile netto di 38,3 milioni di euro, in
netto calo rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio precedente. La proposta per
il dividendo unitario è di 5 centesimi e unicamente per le azioni risparmio.
Vediamo cosa ha scritto www.repubblica.it: «Nel 2008 l'utile netto consolidato
di Rcs Mediagroup cala a 38,3 milioni rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio
2007. E per il 2009, sono previsti risultati inferiori rispetto al precedente
esercizio. ?È indispensabile un intervento su costi e modello di business? -
sostiene il Cda del gruppo che ha approvato il bilancio dell'anno scorso - .
Non si esclude la revisione del perimetro del gruppo". "I risultati -
si legge nella nota diffusa dal gruppo al termine del Cda -
vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi
finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche
sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative,
gli investimenti pubblicitari e il settore media". Positivi invece tutti
gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani. Scendono invece
del 6,3% e dell'1,3% le copie medie diffuse rispettivamente dal ?Corriere della
sera? e della ?Gazzetta dello sport?. All'assemblea dei soci, convocata per il
28 e il 29 aprile, verrà proposta la distribuzione di un dividendo di soli 5
centesimi per le sole azioni risparmio. Nell'esercizio precedente, Rcs aveva
distribuito un dividendo pari a 0,13 euro per azione alle risparmio e 0,11 euro
alle ordinarie. Buie le prospettive per il (nuovo) anno. Secondo il Cda, Rcs
Mediagroup raggiungerá risultati inferiori rispetto allo scorso esercizio.
"Considerato l'elevato grado di aleatorietá del contesto di riferimento e
in assenza di eventi attualmente non prevedibili - si legge nella nota di
bilancio 2008 - si presume che nel 2009 il gruppo raggiunga risultati inferiori
rispetto al precedente esercizio, nonostante le consistenti azioni poste in
essere e previste, rivolte a contrastare in modo massiccio gli effetti negativi
derivanti dalla congiuntura stessa"».
( da "TgFin.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
*** Fmi: peggio crisi ancora da venire, si' ad azioni immediate per le
banche (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Washington, 19 mar - "Molti paesi
membri del G20 devono ancora avvertire il pieno impatto della crisi, per questo dovrebbero adottare azioni immediate per
contenere un ulteriore deterioramento della situazione. Anche
in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento
della crisi finanziaria
globale minaccia di comportare stress ancora maggiori". E' l'analisi
offerta dagli esperti del Fmi in un documento sulla risposta alla crisi bancaria consegnato al gruppo dei
G20 in occasione del vertice di Londra del 13-14 marzo e reso pubblico oggi.
Per impedire che l'aggravamento della crisi possa
avere un nuovo effetto domino, spiega il Fondo, "e' di importanza critica
valutare gli elementi di debolezza sulla base di valutazioni realistiche dei
valori degli asset e adottare strategie ben definite e ben comunicate ai
mercati per gestire le istituzioni piu' deboli". Corrado Poggi cop-Y-
c.poggi@ilsole24ore.com (RADIOCOR) 19-03-09 14:30:01 (0183)news,ASS 3 NNNN
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> STA PER SCOPPIARE LA BOMBA DERIVATI SUI COMUNI (IL 58% DEL LORO
DEBITO TOTALE) - ROMA DOVRà PAGARE SOLO DI INTERESSI 200 MLN ? NEL 2009 ?
MILANO, PERDITA 2/300 MLN - ?le banche, in cambio dell?aiuto DI STATO,
trasformino i derivati in normali prestiti" Mario Lettieri e Paolo
Raimondi per "Italia Oggi" Un mese fa la Corte dei conti denunciò
«l'uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali» e fece
appello ad adottare un «principio di prudenza per i contratti derivati finalizzati
alla ristrutturazione del debito degli enti locali». Gianni Alemanno Ma i
richiami alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli
operatori coinvolti non bastano per affrontare l'emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti
audizioni della commissione finanze del senato, indicano 41 miliardi di euro in
derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a
82 miliardi. Cioè il 50%, per i soli comuni la cifra sale percentualmente al
58% del loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di
tutte le tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito
dei loro enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano
loro di diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura
di negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la
differenza in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini
perché avevano più soldi da spendere! Gli intermediari finanziari però non
avevano detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto
che negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati
soffocati dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti
amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria «circonvenzione
di incapace». Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le
procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della
legge. Infatti, spesso non si tratta solamente di atti
finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai
servizi pubblici primari. Rosa Russo Jervolino In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale
ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una
perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale
impoverimento di ampie fasce sociali. Il comune di Roma nel 2009 pagherà
200 milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori interessi
passivi) dell'attuale debito a lungo termine che è stato sottoposto a complesse
operazioni di ristrutturazione finanziaria, passando
da 420 a 620 milioni di euro. Non solo. Roma infatti dovrebbe continuare a
pagare altissimi interessi per questi contratti derivati capestro fino al 2048!
La procura di Milano indaga da tempo, anche con numerosi avvisi di garanzia,
per chiarire contratti in derivati per 1 miliardo e 680 milioni di euro che,
secondo varie stime, potrebbero comportare una perdita tra 200 e 300 milioni di
euro per il Comune. La Guardia di finanza di Firenze starebbe acquisendo
documenti per un'indagine su «alte commissioni e abuso di tassi esageratamente
alti» che coinvolge 8 banche e 11 comuni della provincia per derivati pari a 1
miliardo e 700 milioni di euro. Letizia Moratti Poi ci sono i derivati di
Napoli, Torino, fino ai piccoli comuni, e delle principali regioni a cominciare
dalla Lombardia. Naturalmente questi contratti in derivati determinano un
grande trasferimento di risorse finanziarie dai bilanci degli enti locali verso
le banche. Queste banche, nazionali e soprattutto internazionali, sono le
stesse che sono in situazioni di grande crisi proprio
per le bolle speculative create dai titoli tossici. Sono sempre le stesse
banche che chiedono sostegni finanziari ai governi per salvarsi dalla
bancarotta. Chiedono capitali pubblici garantiti dagli stati e quindi dalla
collettività. Come si può quindi tollerare che la collettività paghi due volte?
La prima per salvare le banche dalla crisi e la
seconda per pagare i derivati sottoscritti con le stesse? A fronte di tale
situazione servirebbe anzitutto bloccare immediatamente le eventuali ulteriori
sottoscrizioni di derivati da parte degli enti locali. In seguito, quando le
nuove auspicate regole dell'economia e della finanza verranno definite, si
decideranno anche metodi e comportamenti che riguardano i vari strumenti
finanziari e bancari utili alla stabilità del sistema. Sergio Chiamparino Il
governo dovrebbe individuare altre fonti e altre norme per il risanamento dei
bilanci degli enti locali. Intanto lo stato dovrebbe esigere che le banche, in
cambio dell'aiuto pubblico, trasformino i derivati in essere in normali
prestiti a medio e lungo termine con tassi di interesse chiari ed equi. Tecnicamente
non sarebbe un problema: chi è stato capace di costruire un complicato e poco
trasparente contratto derivato, è certamente capace di «decostruirlo». Si
tratta di non essere succubi dei forti poteri delle banche! È una decisione di
politica economica che il parlamento e il governo possono prendere in pochi
giorni e in modo condiviso, liberando in tempi brevissimi notevoli risorse per
interventi di sostegno sociale e di investimento locale. [19-03-2009] Veltroni
( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
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articolo --> I CINESI NON SE LA BEVONO ? COCA-COLA PROVA A COMPRARSI I
SUCCHI HUIYUAN (40% DEL MERCATO NAZIONALE) MA IL MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO
SBATTE LA PORTA A WASHINGTON ? LA CINA VORREBBE Più RECIPROCITà: DATECI
QUELL?AZIENDA PETROLIFERA? Francesco Sisci per "La Stampa" bambino
cinese coca cola Nella deliziosa commedia del 1961 «Un, due tre» Billy Wilder
raccontava la proiezione americana verso il blocco comunista attraverso non le
armi, non l'idelogia ma una bibita simbolica e frizzante, la Coca-Cola. Nulla è
infatti più America nel mondo della Coca-Cola. Per segnare la sua scelta filo
americana Deng Xiaoping, il padre delle riforme cinesi, volle la Coca-Cola in
Cina e non la Pepsi, in fondo meno simbolica, meno a stelle e strisce. Da
quella scelta politica oggi la Coca-Cola domina il mercato delle bevande del
Paese fino al punto di volerlo quasi monopolizzare con il tentativo di prendere
il controllo di un altro gigante dell'arte di dissetare, il mega produttore di
succhi di frutta Huiyuan. Però, a una settimana dal viaggio in America del
ministro degli esteri Yang Jiechi, Pechino sembra volere chiudere la porta in
faccia a Washington impedendo il mega piano di espansione che avrebbe dato alla
bevanda Usa oltre il 40 per cento del mercato nazionale. Deng Xiaoping Yang ha
discusso con tutta l'amministrazione americana su una lista complessa di temi,
dall'economia alla sicurezza in Asia, al Medio oriente, alla spinosa questione
dell'Iran. La decisione del ministro del commercio estero cinese contro
l'acquisizione appare non casuale, sembra un messaggio. L'acquisizione della
Huiyuan per 2,4 miliardi di dollari era il più grande tentativo di acquisizione
da parte di una società straniera di una azienda cinese. Pechino formalmente ha
spiegato che l'operazione avrebbe creato un monopolio delle bevande e avrebbe
schiacciato la competizione a molti livelli. La Huiyuan domina il settore dei
succhi di frutta e ha oltre il 10 per cento del mercato delle bibite, settore
cresciuto del 15 per cento nel 2008. La Coca-Cola ha il 9,7 per cento del
mercato e la Cina è oggi il suo quarto mercato per importanza mondiale, terreno
di scontro strategico con la rivale Pepsi. Difficile negare questo fatto
basandosi semplicemente sui numeri, ma certo, la recente legge sul monopolio è
stata finora usata in maniera molto parziale in Cina e sembra singolare che la
decisione venga annunciata oggi e non invece tra qualche settimana, saltando le
coincidenze politiche. Hu Jintao In realtà le camere di commercio
internazionali a Pechino non hanno fatto mistero di sospettare azioni di
protezionismo in un momento in cui le aziende cinesi si stanno guardando
intorno nel mondo per operazioni di acquisizione. Il messaggio però, suggeriscono
a Pechino, andrebbe visto proprio in relazione con il recente viaggio a
Washington di Yang. Yang è andato in America con la borsa dei soldi per
sostenere ancora l'economia locale e cercare di offrire un appoggio per
evitarne il tracollo. In concreto questo significherà nuovi acquisti di enormi
pacchetti di obbligazioni americane di ogni tipo. Secondo stime della Rand
Corporation la Cina ha già 1,7 trilioni di dollari di obbligazioni americane,
di più se si contano gli acquisti anche di Hong Kong. In Cina si levano voci
sempre più contrarie a questa immensa campagna acquisti in America, anche
perché significa meno soldi investiti nell'interno povero della Cina e non si
concretizza con l'acquisizione di aziende americane da parte cinese. Nel 2005
gli Usa impedirono alla compagnia CNOOC cinese di comprare l'azienda
petrolifera americana Unocal per 18,5 miliardi di dollari. barack obama Questo
è proprio il punto che sta a cuore a Pechino. La Cina vorrebbe che l'America
sollevasse quelle che sono le attuali restrizioni di fatto alle aziende cinesi
per comprare aziende americane. Perciò manda un messaggio: noi per ora
sospendiamo l'acquisizione da parte della Coca-Cola. Il terreno comunque è
delicato. L'importanza strategica del petrolio oppure delle aziende industriali
Usa su cui i cinesi stanno mettendo ora gli occhi, non è la stessa delle
bibite. Ma neppure la Cina è più disposta a firmare assegni in bianco all'America in attesa che la crisi
finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino
tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi,
ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il
presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese
Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile? Con la risposta
giusta si stappa una Coca-Cola gigante per tutti, altrimenti acqua di
rubinetto. La Coca non è sotto pressione solo in Cina, Il presidente
venezuelano, Hugo Chavez, ha lanciato un ultimatum alla Coca-Cola perché liberi
entro un terreno di un ettaro ad Ovest della capitale Caracas, che dovrà essere
destinato alla costruzione di case popolari. Una decina di giorni fa, durante
il suo consueto programma televisivo settimanale «Alò presidente», Chavez aveva
detto, rivolgendosi ai dirigenti della Coca-Cola: «vi chiedo di andarvene ora.
Concedo all'azienda Coca-Cola due settimane perché liberi volontariamente quel
terreno». [19-03-2009]
( da "ITnews.it" del 19-03-2009)
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COMUNICATO STAMPA
Stezzano, 19 marzo 2009 Per diffusione immediata Il CdA di Brembo approva il
Progetto di Bilancio 2008: - Fatturato +16,3% - Margine operativo lordo +2,9% -
Utile netto -38,3% Proposto dividendo di E 0,225 per azione (-19,6%). -
Risultati al 31.12.2008: +-------------------------+---------+---------+-----------+
| E Milioni |31.12.08 |31.12.07 |Var% 08/07 |
+-------------------------+---------+---------+-----------+ |Ricavi | 1.060,8 |
911,9 | +16,3% | +-------------------------+---------+---------+-----------+
|EBITDA | 140,9 | 136,9 | +2,9% |
+-------------------------+---------+---------+-----------+ |EBIT | 74,8 | 88,6
| -15,6% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |Utile
pre-tasse | 53,6 | 76,5 | -29,9% | +-------------------------+---------+---------+-----------+
|Utile netto | 37,5 | 60,8 | -38,3% |
+-------------------------+---------+---------+-----------+ |Indebitamento fin.
netto | 337,4 | 235,9 | +43,1% |
+-------------------------+---------+---------+-----------+ - Convocata per il
prossimo 24 aprile l'Assemblea per l'approvazione del Bilancio. - Modificata la
data del CdA per l'approvazione della Relazione Semestrale 2009 dal 4 agosto al
27 agosto. Il Consiglio di Amministrazione di Brembo S.p.A., riunitosi oggi, ha
esaminato e approvato il Progetto di Bilancio per l'esercizio 2008. I risultati
consolidati del Gruppo L'esercizio 2008 è stato caratterizzato da un andamento
diametralmente opposto nel corso dei due semestri. Il primo semestre ha
registrato una dinamica dei ricavi molto positiva (+24,4%), grazie a una
crescita organica del 14% e al consolidamento delle società acquisite nei
trimestri precedenti. Nel secondo semestre, e soprattutto nel quarto trimestre
dell'anno, le conseguenze della crisi
finanziaria internazionale si sono manifestate anche
nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa
diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli
commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque
positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (-3,1%).
Inoltre nel primo semestre 2008 i materiali ferrosi e i costi energetici hanno
registrato dinamiche fortemente inflattive che sono state completamente
bilanciate da analoghi cali nella seconda parte dell'anno. Anche i tassi di
cambio delle principali valute nei confronti dell'Euro hanno registrato
andamenti altalenanti nel corso dell'anno. Per fronteggiare la difficile
situazione congiunturale delineatasi a partire dalla seconda metà del mese di
settembre, Brembo ha adottato misure straordinarie di riduzione dei costi e del
capitale circolante ed ha altresì rallentato o rimandato alcuni programmi di
investimento, in modo tale da limitare l'impatto sui margini e sulla posizione finanziaria. In questo contesto, i ricavi netti realizzati
nel 2008 ammontano a E 1.060,8 milioni, in aumento del 16,3% rispetto all'anno
precedente. La crescita dei ricavi è imputabile in larga misura alle
acquisizioni realizzate negli ultimi trimestri negli Stati Uniti, in Cina, in
India e in Italia. A parità di perimetro di consolidamento la crescita sarebbe
pari al 5,5%. Le applicazioni per veicoli commerciali e quelle per automobili
sono cresciute rispettivamente dell'8,3% e del 15,9%, grazie al trend di
sviluppo registrato nel primo semestre in parte compensato dal calo dell'ultima
parte dell'esercizio. Il segmento delle competizioni cresce del 9,1% e,
nonostante le difficoltà di mercato, è risultato in crescita anche nel secondo
semestre, confermando la leadership tecnica e di mercato di Brembo nei più
prestigiosi campionati automobilistici e motociclistici. Le applicazioni per
motocicli hanno registrato una crescita complessiva del 12,6%, con un andamento
particolarmente positivo nel primo semestre ed una stabilizzazione dei livelli
di fatturato nella seconda parte dell'anno. A livello geografico, la crescita
si è concentrata soprattutto nell'area NAFTA (+64,1%) anche grazie alle recenti
acquisizioni. Germania e Italia continuano ad essere i mercati principali del
Gruppo: complessivamente rappresentano il 45,8% dei ricavi totali di Brembo.
Nel corso dell'esercizio 2008 si sono registrati costi operativi e del venduto
pari a E 709 milioni, con un'incidenza del 66,8% sui ricavi, rispetto al 66,0%
dell'anno precedente. I costi per il personale ammontano a E 210,8 milioni, con
un'incidenza sui ricavi pari al 19,9%, in crescita rispetto al 18,9% dell'anno
precedente. Va evidenziato che l'esercizio 2007 aveva beneficiato di effetti
positivi non ricorrenti legati a cambiamenti di legge in Italia e che
nell'esercizio 2008 sono stati sostenuti costi non ricorrenti legati a
riorganizzazioni aziendali. Il numero di addetti al 31 dicembre è di 5.847
(5.304 nel 2007). A parità di perimetro di consolidamento l'organico sarebbe
diminuito di 205 dipendenti. Il margine operativo lordo (EBITDA) si attesta a E
140,9 milioni, in aumento del 2,9% rispetto al 2007 e con un'incidenza sui
ricavi del 13,3% (15% nel 2007). Gli ammortamenti dell'esercizio sono pari a E
66,2 milioni, in aumento del 36,9% rispetto al precedente esercizio a causa dei
crescenti investimenti realizzati dal gruppo negli ultimi anni, della
svalutazione risultante dall'impairment test (in base allo IAS 36) di parte del
goodwill iscritto in bilancio e della svalutazione di costi di sviluppo, a
seguito della cancellazione di alcuni progetti. Il margine operativo netto
(EBIT) è pari a E 74,8 milioni, rispetto a E 88,6 milioni nel 2007. L'ammontare
degli oneri finanziari è pari a E 19,4 milioni rispetto a E 9,9 milioni nel
2007. L'incremento è spiegato da differenze cambio nette negative per E 6,3
milioni (nel 2007 erano state positive per E 1,2 milioni) e oneri finanziari
netti pari a E 17,2 milioni (E 11,1 milioni nel 2007) a causa del maggiore
livello di indebitamento medio, in parte compensati dalla riduzione del valore
di alcune opzioni put detenute da terzi nei confronti di Brembo (E 4,1
milioni). Le imposte per l'esercizio ammontano a E 17,4 milioni, con un tax
rate del 32,4%, in sensibile aumento rispetto al 2007 (19,5%) che aveva beneficiato
di effetti positivi non ricorrenti legati alle imposte differite attive delle
società italiane e polacche. La stima delle imposte è variata rispetto a quanto
riportato in occasione del quarto trimestre per effetto di un diverso
trattamento contabile di una posta che ha avuto impatto anche sul carico
fiscale, alla luce di un approfondimento dei principi IAS/IFRS applicabili.
L'utile netto dell'esercizio 2008 si attesta a E 37,5 milioni, in calo del
38,3% rispetto all'anno precedente. La posizione finanziaria
netta al 31.12.2008 è pari a E 337,4 milioni (E 235,9 milioni al 31.12.2007). I
risultati della capogruppo Brembo S.p.A. La capogruppo Brembo S.p.A. ha
realizzato nell'esercizio 2008 ricavi per E 645,1 milioni, in incremento del 7%
rispetto all'anno precedente. L'utile netto ammonta a E 16,7 milioni (E 28,2
milioni nel 2007). All'Assemblea sarà proposto il seguente riparto dell'utile:
- agli Azionisti un dividendo lordo di E 0,225 per ognuna delle azioni
ordinarie in circolazione alla data dello stacco della cedola, escluse quindi
le azioni proprie; - a riserve il rimanente. Si proporrà di mettere in
pagamento il dividendo a partire dal 7 maggio 2009, mediante lo stacco della
cedola n. 17 che avverrà in data 4 maggio. Convocazione Assemblea L'Assemblea
dei Soci è convocata in prima convocazione il 24 aprile 2009 alle ore 11.00
presso gli uffici di Stezzano (BG). All'Ordine del Giorno oltre
all'approvazione del Bilancio chiuso al 31.12.2008, vi sono la rideterminazione
del compenso complessivo per la remunerazione degli Amministratori, la ratifica
dell'integrazione dell'incarico e del compenso di revisione alla società
PricewaterhouseCoopers S.p.A. e la ratifica del Piano di Incentivazione Ponte
2009. Fatti significativi successivi alla chiusura dell'esercizio Brembo ha
acquisito, tramite la controllata Brembo do Brasil Ltda., il ramo d'azienda per
la produzione e commercializzazione di volani motore per l'industria
automobilistica dalla società brasiliana Sawem Industrial Ltda. L'acquisto
dell'attività ha comportato un investimento di Brl 8,2 milioni (circa E 2,8
milioni) senza accollo di debiti. Il fatturato annuo delle attività acquisite è
di Brl 15 milioni (circa E 5 milioni). Il 20 gennaio 2009 è stato inaugurato il
nuovo stabilimento in India della società KBX, dedicato alla produzione dei
sistemi frenanti a disco destinati agli scooter e alle motociclette tra 125 e
250 cc per il mercato indiano. Lo stabilimento è situato a Pune, circa 160 km a
sud di Mumbai, capitale del comparto automotive indiano. Nel corso del mese di
gennaio è stato inoltre avviato un piano di ristrutturazione della controllata
messicana Brembo Rassini S.A. de C.V. che ha comportato una riduzione degli
organici dello stabilimento di Puebla di circa 160 dipendenti. Nel mese di marzo,
in Italia, è stata estesa la cassa integrazione guadagni ordinaria anche a
tutto il personale impiegatizio. Prevedibile evoluzione della gestione A
gennaio e febbraio 2009 l'andamento delle immatricolazioni di auto in Europa ha
continuato l'evoluzione negativa dei mesi precedenti facendo registrare un calo
di circa il 22% rispetto allo stesso periodo del 2008 e le previsioni per i
prossimi mesi non evidenziano segnali di ripresa. I livelli di produzione della
maggior parte delle case automobilistiche sono ampiamente al di sotto di quelli
dello scorso anno. In questo contesto, Brembo registra una forte riduzione
degli ordini e, di conseguenza, continua ad adottare misure straordinarie per
adeguare i volumi di produzione alla domanda. Proseguono le azioni finalizzate
al contenimento di tutti i costi non correlati alle vendite, alla riduzione
delle rimanenze, ad assicurare il rispetto dei termini di pagamento da parte
dei clienti e al controllo degli investimenti. Si forniscono in allegato gli
schemi di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario,
attualmente in corso di certificazione da parte della società di revisione. Il
dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Corrado
Orsi dichiara, ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della
Finanza, che l'informativa contabile contenuta nel presente comunicato
corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili.
Per ulteriori informazioni: +----------------------------------------+-------------------------------------------+
| Investor Relations : | Media Relations: |
+----------------------------------------+-------------------------------------------+
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|Orsi Corrado Tel. +39 035 605 2884 |De Marchi Gianfranco Tel. +39 035 605 2576
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|Vavassori Roberto Tel. +39 035 605 2223 | Muratori Francesca Tel. +39 035 605
2277 |
+----------------------------------------+-------------------------------------------+
|e-mail : ir@brembo.it | e-mail : press@brembo.it |
+----------------------------------------+-------------------------------------------+
| | | +----------------------------------------+-------------------------------------------+
|Sito Internet: www.brembo.com | |
+----------------------------------------+-------------------------------------------+
RISULTATO ECONOMICO CONSOLIDATO - PRINCIPI IAS/IFRS +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
| (in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 |VARIAZ. | % |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Ricavi delle vendite e delle prestazioni | 1.060,8 | 911,9 | 148,9 | 16,30% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Altri ricavi e proventi | 19,2 | 12,7 | 6,4 | 50,60% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Capitalizzazione di costi per progetti interni | 13,7 | 12,5 | 1,2 | 9,90% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Costo delle mat. prime, mat. di consumo, merci e variaz. rim. | -532,1 |
-449,9 | -82,2 | 18,30% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Altri costi operativi | -209,9 | -177,5 | -32,3 | 18,20% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Costi per il personale | -210,8 | -172,8 | -38 | 22,00% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|MARGINE OPERATIVO LORDO | 140,9 | 136,9 | 4 | 2,90% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|% su ricavi delle vendite | 13,30% | 15,00% | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Ammortamenti e perdite di valore | -66,2 | -48,3 | -17,8 | 36,90% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|MARGINE OPERATIVO NETTO | 74,8 | 88,6 | -13,8 | -15,60% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|% su ricavi delle vendite | 7,10% | 9,70% | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Proventi (oneri) finanziari netti | -19,4 | -9,9 | -9,5 | 96,00% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Proventi (oneri) finanziari da partecipazioni | -1,7 | -2,2 | 0,5 | -22,30% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|UTILE PRIMA DELLE IMPOSTE | 53,6 | 76,5 | -22,9 | -29,90% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|% su ricavi delle vendite | 5,10% | 8,40% | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Imposte | -17,4 | -14,9 | -2,5 | 16,80% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|UTILE PRIMA DEGLI INTERESSI DI TERZI | 36,2 | 61,6 | -25,4 | -41,20% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|% su ricavi delle vendite | 3,40% | 6,80% | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Interessi di terzi | 1,3 | -0,8 | 2,1 |-253,70% |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|RISULTATO NETTO | 37,5 | 60,8 | -23,3 | -38,30% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|% su ricavi delle vendite | 3,50% | 6,70% | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
| | | | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
|Utile per azione base/diluito (in euro) | 0,57 | 0,91 | | |
+--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+
SITUAZIONE PATRIMONIALE E FINANZIARIA CONSOLIDATA - PRINCIPI IAS/IFRS
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | A | B | C | A-B | A-C | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|(in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 |30.09.2008 | VARIAZ. |VARIAZ. |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|ATTIVO | | | | | |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|ATTIVITA' NON CORRENTI | | | | | |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Immobili, impianti, macchinari e altre attrezzature | 354,2 | 327,3 | 372,6 |
26,9 | -18,4 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Costi di sviluppo | 40,7 | 33,1 | 41 | 7,6 | -0,3 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Avviamento e altre attività immateriali a vita indefinita | 43,3 | 28,5 | 43,7
| 14,8 | -0,4 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre attività immateriali | 24,5 | 13 | 15,3 | 11,5 | 9,2 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Partecipazioni | 0,8 | 15,4 | 6,9 | -14,5 | -6,1 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre attività finanziarie (investimenti in altre imprese e strum. fin.
derivati) | 0,3 | 2,9 | 0,9 | -2,6 | -0,6 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Crediti e altre attività non correnti | 0,4 | 0,7 | 0,5 | -0,3 | 0 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Imposte anticipate | 14,6 | 14,3 | 15,2 | 0,2 | -0,6 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE ATTIVITA' NON CORRENTI | 478,7 | 435,2 | 495,9 | 43,5 | -17,2 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | 10,00% | -3,50% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|ATTIVITA' CORRENTI | | | | | |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Rimanenze | 197,6 | 166,1 | 211,8 | 31,5 | -14,2 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Crediti commerciali | 189,1 | 196,6 | 247,2 | -7,5 | -58,1 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altri crediti e attività correnti | 44,3 | 37,5 | 39,8 | 6,7 | 4,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Attività finanziarie correnti e strumenti finanziari derivati | 0,1 | 0,8 | 1
| -0,7 | -0,9 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Disponibilità liquide e mezzi equivalenti | 45,6 | 53,5 | 40,9 | -7,9 | 4,7 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE ATTIVITA' CORRENTI | 476,6 | 454,5 | 540,6 | 22,1 | -64 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | 4,90% |-11,80% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|ATTIVITA' NON CORRENTI POSSEDUTE PER LA RIVENDITA | 0 | 8,5 | 0 | -8,5 | 0 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | |-100,00% | 0,00% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE ATTIVO | 955,3 | 898,2 | 1.036,6 | 57,2 | -81,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|PATRIMONIO E PASSIVO | | | | | |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|PATRIMONIO NETTO DI GRUPPO | | | | | |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Capitale sociale | 34,7 | 34,7 | 34,7 | 0 | 0 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre riserve | 97,2 | 120 | 129,6 | -22,8 | -32,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Riserva di utili indivisi | 109,5 | 85,9 | 110,6 | 23,6 | -1,1 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Utile / (perdite ) di periodo | 37,5 | 60,8 | 43,1 | -23,3 | -5,6 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE PATRIMONIO NETTO DI GRUPPO | 278,9 | 301,4 | 318,1 | -22,5 | -39,1 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | -7,50% |-12,30% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|PATRIMONIO NETTO DI TERZI | 12,1 | 12,6 | 14,4 | -0,5 | -2,4 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | -4,10% |-16,30% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE PATRIMONIO NETTO | 291 | 314 | 332,5 | -23 | -41,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|PASSIVITA' NON CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Debiti verso banche non correnti | 107,7 | 38,5 | 72,1 | 69,2 | 35,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre passività finanziarie non correnti e strumenti finanziari derivati |
86,3 | 84,8 | 90,4 | 1,5 | -4,1 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre passività non correnti | 1,1 | 8,3 | 0,4 | -7,2 | 0,8 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Fondi per rischi e oneri non correnti | 5 | 3,1 | 4,5 | 1,9 | 0,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Fondi per benefici ai dipendenti | 22,8 | 23,6 | 23,6 | -0,7 | -0,7 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Imposte differite | 16,7 | 22,7 | 16 | -5,9 | 0,7 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE PASSIVITA' NON CORRENTI | 239,7 | 180,9 | 207 | 58,7 | 32,7 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | 32,50% | 15,80% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|PASSIVITA' CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Debiti verso banche correnti | 180,5 | 161 | 232,2 | 19,5 | -51,7 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre passività finanziarie correnti e strumenti finanziari derivati | 8,6 |
6,7 | 6,7 | 2 | 1,9 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Debiti commerciali | 178,9 | 186,1 | 192,3 | -7,2 | -13,4 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Debiti tributari | 3,8 | 2,4 | 5,9 | 1,3 | -2,2 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|Altre passività correnti | 52,8 | 47 | 60 | 5,9 | -7,2 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE PASSIVITA' CORRENTI | 424,7 | 403,2 | 497,1 | 21,4 | -72,5 |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
| | | | | 5,30% |-14,60% |
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
|TOTALE PASSIVITA' E PATRIMONIO NETTO | 955,3 | 898,2 | 1.036,6 | 57,2 | -81,2
|
+----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+
RENDICONTO FINANZIARIO - PRINCIPI IAS/IFRS
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
| (in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Disponibilità liquide e mezzi equivalenti all'inizio del periodo | -95,3 |
-71,8 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
| | | | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Utile consolidato dell'esercizio prima delle tasse | 53,6 | 76,5 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Ammortamenti/Perdite di valore | 66,2 | 48,3 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Plusvalenze/Minusvalenze | -3 | -2,2 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Rivalutazioni/Svalutazioni di partecipazioni e altre rivalutazioni | 1,8 | 2,3
|
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Componente finanziaria accantonata | 0,7 | 0,6 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Accantonamenti a fondi relativi al personale | 1,1 | -2,6 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Variazione fondi rischi | 6,6 | 1,4 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Capitale circolante netto generato dalla gestione reddituale | 126,9 | 124,3 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Imposte correnti pagate | -12 | -31,3 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Utilizzi ai fondi relativi al personale | -2,9 | -3,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|(Aumento) diminuzione delle attività a breve: | | |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|rimanenze | -20,1 | -19 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|attività finanziarie | -11,4 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|crediti verso clienti e società del Gruppo | 21,8 | -14,4 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|crediti verso altri e altre attività | -0,2 | 1,3 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Aumento (diminuzione) delle passività a breve: | | |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|debiti verso fornitori e verso società del Gruppo | -28,8 | 25,1 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|debiti verso altri e altre passività | -2,2 | 4,6 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Variazione cambi sul circolante | -14,7 | 1 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Flusso monetario netto generato/assorbito da attività operativa | 56,3 | 88,4
| +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Investimenti in immobilizzazioni: | | |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|immateriali | -24,4 | -20,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|materiali | -69,3 | -62 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione HLI USA | 0 | -15,9 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione HLI MX | 0 | -18,9 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione NYABS | -4,4 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione Gruppo Sabelt | -9,5 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|30% plusvalenza su cessione ramo HPK | 3,5 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione Brembo Ceramics Brake Systems S.p.A. | -14,1 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Acquisizione KBX Motorbike Products Pvt. Ltd. | -10,7 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Prezzo di realizzo, o valore di rimborso, di immobilizzazioni | 15 | 5,8 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Flusso monetario netto generato/assorbito da attività di investimento | -113,8
| -111,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Dividendi pagati nel periodo | -19,8 | -16 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Altre variazioni | -7,9 | -3,5 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Mutui e finanziamenti assunti nel periodo da banche e altri finanziatori |
101,9 | 36,2 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Rimborsi mutui a lungo termine | -19,8 | -17,5 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Flusso monetario netto generato/assorbito da attività di finanziamento | 54,3
| -0,8 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Flusso monetario complessivo | -3,2 | -23,5 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Disponibilità liquide e mezzi equivalenti delle società acquisite | -2,8 | 0 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
|Disponibilità liquide e mezzi equivalenti alla fine del periodo | -101,3 |
-95,3 |
+-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+
RIPARTIZIONE RICAVI LORDI PER AREA E APPLICAZIONE
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | A | | B | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|AREA GEOGRAFICA |31.12.2008 | % |31.12.2007 | % | A-B | % |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|(in milioni di euro) | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Italia | 254,9 | 23,8% | 219,8 | 23,8% | 35,1 | 16,0% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Germania | 234,9 | 22,0% | 231,3 | 25,0% | 3,7 | 1,6% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Francia | 48,6 | 4,5% | 51,3 | 5,5% | -2,7 | -5,2% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Regno Unito | 65 | 6,1% | 65,8 | 7,1% | -0,8 | -1,2% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Altri paesi UE | 151,2 | 14,1% | 152 | 16,4% | -0,8 | -0,5% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Paesi Nafta | 185,9 | 17,4% | 113,3 | 12,3% | 72,7 | 64,1% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Asia | 44,5 | 4,2% | 34 | 3,7% | 10,5 | 30,9% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Brasile | 43,4 | 4,1% | 35,8 | 3,9% | 7,6 | 21,1% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Altri paesi | 40,3 | 3,8% | 21,4 | 2,3% | 18,9 | 88,3% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Totale | 1.068,8 |100,0% | 924,6 |100,0% |144,1 | 15,6% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | A | | B | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|APPLICAZIONE |31.12.2008 | % |31.12.2007 | % | A-B | % |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|(in milioni di euro) | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
| | | | | | | |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Auto | 660,8 | 61,8% | 570,2 | 61,7% | 90,6 | 15,9% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Moto | 127,4 | 11,9% | 113,2 | 12,2% | 14,2 | 12,6% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Veicoli Commerciali | 177,8 | 16,6% | 164,1 | 17,7% | 13,7 | 8,3% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Corse | 74 | 6,9% | 67,8 | 7,3% | 6,2 | 9,1% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Sicurezza Passiva | 20,6 | 1,9% | 0 | 0,0% | 20,6 | 0,0% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Varie | 8,3 | 0,8% | 9,4 | 1,0% | -1,2 |-12,2% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
|Totale | 1.068,8 |100,0% | 924,6 |100,0% |144,1 | 15,6% |
+---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+
DISPONIBILI IN ALLEGATO: - Capitale netto investito - Indebitamento finanziario
netto - Fatturato per dipendente
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| PRINCIPALI INDICATORI |31.12.2005 |31.12.2006 |31.12.2007 |31.12.2008 |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Margine operativo netto/Ricavi | 10,3% | 9,9% | 9,7% | 7,1% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Risultato prima delle imposte/Ricavi | 9,4% | 8,7% | 8,4% | 5,1% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Investimenti/Ricavi | 13,5% | 10,4% | 12,8% | 14,0% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| | | | | |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Indebitamento finanziario netto/Patrimonio netto | 79,8% | 71,4% | 75,1% |
116,0% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| | | | | |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Oneri finanziari/Ricavi | 0,9% | 1,2% | 1,10% | 1,8% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|Oneri finanziari/Margine operativo netto | 8,6% | 11,8% | 11,2% | 26,0% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
| | | | | |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|ROI | 15,9% | 16,2% | 15,5% | 11,5% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
|ROE | 17,3% | 16,3% | 19,6% | 12,5% |
+-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+
Copyright Hugin The appendixes relating to the press release are available on:
http://www.hugingroup.com/documents_ir/PJ/CO/2009/150823_88_X07F_BremboFY08Ita.pdf
Questo comunicato é distribuito da Hugin. L'emittente è l'unico responsabile
per il contenuto del comunicato. [CN#150823]
( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Italia: Fmi indica deficit
2009 a 4,8% Pil, a 5,2% nel 2010 -->MILANO (Reuters) - In un documento relativo alla crisi finanziaria preparato per il paesi G20, il Fondo monetario indica per
l'Italia un deficit pubblico di 4,8% del Pil a fine 2009. Il disavanzo è
proiettato in ulteriore rialzo a 5,2% del Pil nel 2010. Nel documento finale
pubblicato dall'Fmi al termine della missione article IV sull'Italia,
l'organismo internazionale aveva indicato per il 2009 un deficit del 3,9%
del Pil. Per il l'anno successivo, il disavanzo era indicato al 4,3% del Pil in
un paper pubblicato lo scorso 6 marzo. In una sessione sugli interventi messi
in campo dai diversi paesi per sostenere l'economia, il documento pubblicato
oggi nota che l'Italia è entrata nella crisi finanziaria
con tassi di interesse reali elevati e con un alto livello di debito, due
fattori che hanno limitato le risorse da dedicare a misure economiche
espansive. Secondo le stime dello staff del Fondo, l'Italia ha dedicherà a
misure fiscali discrezionali 0,2% del Pil quest'anno e 0,1% del Pil l'anno
prossimo. Tra i paesi della zona euro, la Francia spenderà in misure fiscali
dicrezionali 0,7% del Pil sia nel 2009 sia nel 2010, mentre la Germania si
impegnerà con interventi da 1,5% del Pil quest'anno e da 2% del Pil il prossimo.
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Brembo: fatturato in
crescita del 16,3% nel 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di
Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 15:07 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Brembo ha
esaminato e approvato il Progetto di Bilancio per l?esercizio 2008. L?esercizio
2008 è stato caratterizzato da un andamento diametralmente opposto nel corso
dei due semestri. Il primo semestre ha registrato una dinamica dei ricavi molto
positiva (+24,4%), grazie a una crescita organica del 14% e al consolidamento
delle società acquisite nei trimestri precedenti. Nel secondo semestre, e
soprattutto nel quarto trimestre dell?anno, le conseguenze
della crisi finanziaria
internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo,
determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per
autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre
è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (-3,1%).
Nel corso dell?esercizio 2008 si sono registrati costi operativi e del venduto
pari a ? 709 milioni, con un?incidenza del 66,8% sui ricavi, rispetto al 66,0%
dell?anno precedente. I costi per il personale ammontano a ? 210,8 milioni, con
un?incidenza sui ricavi pari al 19,9%, in crescita rispetto al 18,9% dell?anno
precedente. Va evidenziato che l?esercizio 2007 aveva beneficiato di effetti
positivi non ricorrenti legati a cambiamenti di legge in Italia e che
nell?esercizio 2008 sono stati sostenuti costi non ricorrenti legati a
riorganizzazioni aziendali. Il numero di addetti al 31 dicembre è di 5.847
(5.304 nel 2007). A parità di perimetro di consolidamento l?organico sarebbe
diminuito di 205 dipendenti. Il margine operativo lordo (EBITDA) si attesta a ?
140,9 milioni, in aumento del 2,9% rispetto al 2007 e con un?incidenza sui
ricavi del 13,3% (15% nel 2007). Gli ammortamenti dell?esercizio sono pari a ?
66,2 milioni, in aumento del 36,9% rispetto al precedente esercizio a causa dei
crescenti segue pagina >>
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Cementir: approvati
i risultati di bilancio al 31 dicembre 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la
rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 15:00 Scopri le migliori azioni
per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Cementir
Holding, presieduto da Francesco Caltagirone Jr., ha esaminato e approvato il
progetto di bilancio dell?esercizio chiuso al 31 dicembre 2008. I ricavi delle
vendite registrano una flessione del 4,8% per effetto del calo della domanda su
tutti i principali mercati geografici di riferimento. In particolare, i ricavi
hanno avuto un andamento discontinuo: ad un primo semestre in crescita del 5,9%
è seguito un secondo semestre in diminuzione del 13,7%. Il rallentamento
dell?economia globale, già visibile all?inizio del 2008, si è accentuato
nell?ultimo trimestre per effetto del trasferimento all?economia
reale della crisi finanziaria internazionale. Il margine operativo lordo ed il reddito
operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% rispetto ai corrispondenti
valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è
dovuta alla discrasia tra costi e ricavi che si è venuta a creare
principalmente nella seconda metà del 2008: i prezzi e le quantità di
vendita sono diminuite repentinamente, mentre i costi energetici sono scesi a
ritmi più lenti per effetto della dinamica differita del costo delle materie
prime a cui sono legati. L?utile ante imposte passa a 92,2 milioni di euro da
199,4 milioni di euro dell?esercizio precedente, anche per effetto della
gestione finanziaria che risulta negativa per 35,9
milioni di euro a causa principalmente delle differenze di cambio non
realizzate (23 milioni di euro), ma derivanti esclusivamente dall?adeguamento
ai cambi di fine periodo; l?utile netto di Gruppo ammonta a 65,3 milioni di
euro rispetto ai 140,4 milioni di euro del 2007. La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2008 è negativa per 416
milioni di euro, inferiore a due volte il margine operativo lordo. L?incremento
dell?indebitamento finanziario rispetto segue pagina >>
( da "AgoPress" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
(AGO PRESS) A
seguito della crisi finanziaria, le imprese manufatturiere
sono quelle che riescono con più fatica ad ottenere finanziamenti. E? quanto
emerge da un?indagine condotta dall?Isae, l?Istituto di studi ed analisi
economica. Nel dettaglio, per le imprese manifatturiere, più che per quelle dei
servizi e del commercio, le condizioni di accesso al credito sono peggiorate a
partire da novembre 2008, e si sono mantenute negative anche nei primi mesi del
2009. A ciò, sostiene l?Isae, è seguito un netto aumento della quota di imprese
razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da
parte delle istituzioni finanziarie. Nel settore manifatturiero, ed anche in
qualche caso per i servizi, sono le imprese del centro nord a dichiarare
maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito, e sono anche
quelle che risultano maggiormente razionate.
( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Scajola al World
Energy Outlook 2008 (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Il Ministro dello Sviluppo
economico Claudio Scajola ha partecipato al Word Energy Outlook 2008, la
giornata organizzata dal World Energy Council, nel corso del convegno: "Impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia".Il WEO s'interroga su quesiti di
attualit in materia di energia, per comprendere i cambiamenti energetici
mondiali, in seguito all'accordo internazionale per la stabilizzazione delle
emissioni dei gas ad effetto serra e per valutare la produzione futura di
petrolio e gas. "L'Europa deve condividere, con i Paesi membri,
l'emergenza energetica ed essere meno burocratica e pi interessata alla
sicurezza degli approvvigionamenti". E' quanto ha affermato il Ministro
Scajola a margine dell'evento, ed ha aggiunto: " il Governo Berlusconi
intende puntare su efficienza e risparmio energetico, ammodernamento delle
infrastrutture, diversificazione delle fonti, con interventi mirati di breve e
di lungo periodo. Riteniamo che nel breve periodo debbano essere prioritarie le
misure con effetto antirecessivo e abbiamo pertanto previsto che esse siano
parte integrante della politica di sostegno e rilancio dell'economia
nazionale". 19/03/2009 - 18:12
( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Credito/
Trasparenza bancaria e finanziaria, Via Nazionale
avvia le consultazioni sulla nuova disciplina Giovedí 19.03.2009 17:48 Servizi
bancari, si volta pagina: la Banca d'Italia ha infatti avviato in questi giorni
la consultazione dei documenti che illustrano la nuova disciplina
in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e
di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti. Trasparenza e
correttezza che sono alla base di quel circolo virtuoso basato sulla reciproca
fiducia che la crisi finanziaria e i molti, troppi, scandali emersi nell'alta finanza al di là e
al di qua dell'oceano hanno minato gravemente. Ritardare ulteriormente
non era più possibile, tanto più che, come ha ricordato ieri il vice direttore
generale dell'istituto, Giovanni Carosio, intervenendo a un convegno di
Assogestione sul tema "fondi comuni e crisi dei
mercati", "l'acutezza della crisi ha scosso
in profondità la fiducia degli investitori". Per far ripartire il
risparmio gestito Carosio auspica il ritorno ad una offerta "di prodotti
semplici, trasparenti, economici e con livelli di leva contenuti, costruiti per
creare valore nel lungo periodo in sintonia con la crescita dell'economia e
delle imprese ". Nel caso più generale dei rapporti tra banche e clientela
lo sforzo di Via Nazionale è invece quello di giungere ad una disciplina in
grado di assicurare che i clienti abbiano "informazioni chiare e
accessibili, una esatta percezione dei diritti e dei costi connessi ai servizi
e possa agevolmente confrontare le diverse offerte provenienti dagli intermediari".
Le nuove regole prevedono una semplificazione della documentazione che gli
intermediari devono predisporre e l'adozione di schemi standard per i prodotti
"di massa" (come conti correnti o mutui), un "ampio
utilizzo" di indicatori sintetici di costo anche per gli affidamenti e i
conti correnti destinati alla clientela al dettaglio, oltre che per i mutui e
il credito al consumo come già attualmente previsto, l'invio ai correntisti di
un riepilogo di tutte le spese sostenute nel corso dell'anno, per favorire il
raffronto dei costi effettivamente sostenuti con quelli di analoghi prodotti
presenti sul mercato ed infine principi per la redazione e presentazione dei
documenti "che richiedono agli intermediari di prestare particolare
attenzione al linguaggio, semplice e chiaro, da utilizzare nelle comunicazioni
con il cliente". Basterà tutto questo per far recuperare agli istituti la
perduta fiducia da parte della clientela? Abi sembra crederci visto che
l'associazione dei banchieri italiani si è subito detta "lieta di poter
salutare con favore le linee guida sulla revisione della disciplina secondaria
in materia di trasparenza bancaria e finanziaria".
Restano invece prudenti per ora le associazioni di tutela dei risparmiatori che
della trasparenza in materia di costi avevano da tempo fatto un proprio cavallo
di battaglia. Di certo Draghi sembra intenzionato a rompere gli indugi e a
verificare la corretta applicazione delle nuove norme specialmente per quanto
attiene a prodotti quali i mutui che possono incidere pesantemente sul bilancio
familiare. Ad ogni buon conto Bankitalia chiede alle banche "di adottare,
sul piano organizzativo, procedure per garantire che sia prestata attenzione al
cliente in ogni fase dell'attività, dall'ideazione del prodotto, alla vendita,
fino alla gestione di eventuali reclami". Anzi, per quest'ultimo punto
specifica che saranno necessari "strumenti di definizione delle liti
facilmente accessibili ed economici". In questo senso la disciplina dei
sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie, per i quali la Banca
d'Italia ha pubblicato un ulteriore documento destinato alla consultazione
pubblica, rappresenta, secondo Draghi, "il complemento necessario alla
nuova normativa di trasparenza". L'epoca delle tutele su base volontaria
rivelatesi puntualmente lacunose e parziali, insomma, pare destinata a
chiudersi una volta per tutte. Anche questa è in fondo un'eredità dell'attuale crisi finanziaria mondiale. Luca Spoldi tags: credito
trasparenza bancaria bankitalia draghi
( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
(ASCA) - Bruxelles,
19 mar - L'Italia sta mettendo a punto progetti ulteriori
per affrontare la crisi finanziaria, progetti che saranno ''piu' creativi'' di quelli che stanno
facendo gli altri Paesi dell'Unione europea. Lo afferma Silvio Berlusconi al
termine del vertice del Ppe a Bruxelles. Il Presidente del Consiglio assicura
che ''noi conosciamo uno per uno tutti i provvedimenti assunti dagli altri
paesi. Provvedimenti - continua - assunti meno tempestivamente di quanto
non e' stato fatto da noi''. Berlusconi annuncia che ''quello che stiamo
preparando in aggiunta a quanto gia' fatto e' molto piu' creativo di quello che
stanno facendo gli altri Paesi a noi collegati''. Il premier rende noto che
''saro' io che daro' le idee agli altri e sono sicuro che saranno ascoltate con
molta attenzione''.
( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Authority Usa:
supervisore rischi sistemici non è panacea -->Di John Poirier WASHINGTON
(Reuters) - Due tra le massime autorità di controllo delle banche statunitensi
hanno presentato due visioni concorrenti sul valore da attribuire alla
creazione di un cosiddetto regolatore sistemico di rischio per supervisionare la
grandi minacce per il sistema finanziario. Il governatore della Federal Reserve
Daniel Tarullo ha detto che un'authority per i rischi sistemici aiuterebbe a
difendersi dai grandi schock finanziari, ma il capo della Federal Deposit
Insurance Corporation Sheila Bair ha risposto che i supervisori hanno già ampi
poteri, che dovrebbero utilizzare in maniera più aggressiva. In una
dichiarazione ottenuta dalla Reuters oggi, la Bair ha invitato i legislatori
statunitensi a muoversi con cautela nell'approntare nuove norme per regolare
banche, società assicurative, broker-dealer e altre società finanziarie.
"Dobbiamo avere ben chiaro che creare semplicemente un nuovo ente
regolatore dei rischi sistemici non rappresenta la panacea", ha detto la
Bair in una testimonianza preparata per il Senate Banking Committee. "La
sfida più importante è trovare un modo per imporre una disciplina più ferrea
per le istituzioni più importanti". Tarullo ha ammesso che questo tipo di
approccio regolatorio non possa costituire la soluzione per tutti i problemi,
ma ha ripetuto che gli Stati Uniti hanno bisogno di una "strategia globale
per contenere i rischi sistemici". E ha aggiunto: "Come banca
centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve deve avere un
ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori
Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio
range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare
potenziali rischi per l'intero sistema economico. La Fed è proprio
l'organo indicato per questo incarico, ma il capo del Banking Committee
Christopher Dodd ha ribattuto che la banca centrale potrebbe avere troppe
responsabilità e potrebbe quindi avere la necessità di condividerne qualcuna,
come la protezione dei consumatori. "Ogni nuova regolamentazione deve
essere comunque attentamente ponderata", ha detto Tarullo. E' attesa
adesso la replica dei responsabili dell'Ufficio statunitense per il controllo
della valuta, che regola alcune delle più importanti banche statunitensi, e
dell'Ufficio per la supervisione economica.
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
ISAE: LE IMPRESE
ITALIANE E L'ACCESSO AL CREDITO NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di
Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 17:38 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! La crisi
finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 si
è poi diffusa nel corso del 2008 a livello internazionale, generando una severa
recessione globale e creando dei dubbi circa la solidità del sistema
finanziario. In un tale clima di incertezza, si è diffuso il timore
dell'emergere di scenari di credit crunch - ovvero di una restrizione dell'offerta
di credito al settore produttivo, con conseguenze severe e profonde
sull'economia reale. Sulla base di tali considerazioni, a partire dal marzo
2008, l'ISAE ha deciso di inserire nelle proprie indagini sul settore
manifatturiero, dei servizi di mercato e del commercio alcune domande
riguardanti l'accesso al mercato del credito; inizialmente le domande sono
state inserite su base trimestrale, per poi divenire mensili a partire dallo
scorso novembre. Il questionario permette di conoscere il giudizio delle
imprese circa le condizioni di finanziamento, l?effettivo ottenimento del
credito e le motivazioni sottostanti un eventuale rifiuto del credito stesso:
quest'ultima domanda consente in particolare di distinguere tra imprese
razionate in senso debole (ossia, che hanno rifiutato condizioni di
finanziamento troppo onerose) e in senso forte (ossia, a cui è stato
esplicitamente rifiutato il Vengono diffusi per la prima volta i risultati
relativi ai settori dei servizi e del commercio, oltre ad ulteriori
elaborazioni riferite al settore manifatturiero. Le indagini evidenziano che
fenomeni di restrizione del credito sembrano colpire in questa fase soprattutto
le imprese manifatturiere, ed in misura minore quelle dei servizi e del
commercio. Più nel dettaglio, nel manifatturiero le condizioni creditizie
peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono
negative anche nei primi mesi del 2009. A ciò corrisponde un netto aumento
della quota di imprese segue pagina >>
( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
FMI: L'ECONOMIA IN
CRESCITA NEL 2010 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo
Molinengo , 19.03.2009 12:33 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale l'economia
globale potrebbe tornare ad espandersi a metà del 2010, ma quest'anno è
destinata a registrare la prima contrazione dai tempi della Seconda Guerra
Mondiale. L'FMI rivede quindi al ribasso le stime di gennaio, che parlavano di
una crescita del pil globale dello 0,5% per il 2009. Per John Lipsky, numero
due del Fondo, la migliore delle ipotesi è che il declino dell'economia
mondiale si fermi entro la meta' dell'anno prossimo. "Non c'è alcun
precedente in epoca moderna di una recessione così severa. Le tensioni finanziarie
e l'indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso
che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La
crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella
che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi
finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di
credito e di capitali".
( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Di John Poirier
WASHINGTON (Reuters) - Due tra le massime autorità di controllo delle banche
statunitensi hanno presentato due visioni concorrenti sul valore da attribuire
alla creazione di un cosiddetto regolatore sistemico di rischio per
supervisionare la grandi minacce per il sistema finanziario. Il governatore
della Federal Reserve Daniel Tarullo ha detto che un'authority per i rischi
sistemici aiuterebbe a difendersi dai grandi schock finanziari, ma il capo
della Federal Deposit Insurance Corporation Sheila Bair ha risposto che i
supervisori hanno già ampi poteri, che dovrebbero utilizzare in maniera più
aggressiva. In una dichiarazione ottenuta dalla Reuters oggi, la Bair ha
invitato i legislatori statunitensi a muoversi con cautela nell'approntare
nuove norme per regolare banche, società assicurative, broker-dealer e altre
società finanziarie. "Dobbiamo avere ben chiaro che creare semplicemente
un nuovo ente regolatore dei rischi sistemici non rappresenta la panacea",
ha detto la Bair in una testimonianza preparata per il Senate Banking
Committee. "La sfida più importante è trovare un modo per imporre una
disciplina più ferrea per le istituzioni più importanti". Tarullo ha
ammesso che questo tipo di approccio regolatorio non possa costituire la
soluzione per tutti i problemi, ma ha ripetuto che gli Stati Uniti hanno
bisogno di una "strategia globale per contenere i rischi sistemici".
E ha aggiunto: "Come banca centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte
che il governo fornisce in merito alla crisi
finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando
di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per
controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali
rischi per l'intero sistema economico. La Fed è proprio l'organo
indicato per questo incarico, ma il capo del Banking Committee Christopher Dodd
ha ribattuto che la banca centrale potrebbe avere troppe responsabilità e
potrebbe quindi avere la necessità di condividerne qualcuna, come la protezione
dei consumatori. "Ogni nuova regolamentazione deve essere comunque
attentamente ponderata", ha detto Tarullo. E' attesa adesso la replica dei
responsabili dell'Ufficio statunitense per il controllo della valuta, che
regola alcune delle più importanti banche statunitensi, e dell'Ufficio per la
supervisione economica.
( da "Dire" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nucleare, Scajola:
primo gruppo di centrali operativo nel 2018 ROMA - "L'obiettivo è
terminare il processo autorizzativo per le prime centrali nel nostro Paese
entro la fine di questa legislatura, per poter riuscire, come obbietivo finale
nel 2018, ad avere un primo gruppo di centrali nucleari in Italia". Lo
dice Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, nel suo intervento al
convegno 'Scenario energetico mondiale 2008: impatto della crisi finanziaria sul settore
dell'energia', organizzato oggi a Roma dal World energy council. "Abbiamo
deciso il rilancio dell'energia nucleare- ricorda Scajola- e nel provvedimento
Sviluppo ci sono tutte le norme relative al percorso per il ritorno dell'Italia
nel nucleare". 19 marzo 2009
( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta, in
esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL -
Energia, la crisi blocca investimenti nel settore
Scajola: Da calo prezzi energia risparmi per 20 mld di euro Roma, 19 mar
(Velino) - Le imprese energetiche incontrano crescenti difficoltà nel reperire
le risorse necessarie per il finanziamento di nuovi progetti. Il crollo dei
prezzi del petrolio e delle altre fonti di energia dovuti all?indebolimento
della domanda ha reso i nuovi investimenti meno remunerativi. Allo stesso tempo,
se le preoccupazioni economiche spostano l?attenzione dalle problematiche
ambientali, le attuali difficoltà finanziarie potrebbero comportare una più
lenta diffusione delle tecnologie energetiche pulite, oltretutto alla vigilia
dell?appuntamento del Cop XV di Copenaghen, fondamentale per un accordo
internazionale sul clima. è quanto emerso dal Convegno “World Energy Outlook
2008: Impact of the Financial Crisis on the Energy Sector”, organizzato dal
Comitato nazionale italiano del Consiglio mondiale dell?energia (Wec Italia).
Sulla base dei risultati contenuti nel Rapporto elaborato dall?Agenzia
Internazionale dell?Energia – World Energy Outlook 2008 – presentato per la
prima volta in Italia, l?incontro ha rappresentato infatti anche un momento di
riflessione e dibattito sulla attuale crisi finanziaria
e le problematiche che il settore energetico si trova ad affrontare. Secondo il
ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervenuto al convegno,
l?Italia beneficerà in termini di bilancia dei pagamenti nazionali per 20
miliardi di euro dalla crisi grazie ai minori costi
energergetici. Anche se “il ridimensionamento delle quotazioni dei prodotti
petroliferi se, per un verso, costituisce un innegabile vantaggio, dall'altro
incide negativamente sui grandi progetti internazionali per la ricerca e lo
sfruttamento di nuove risorse, per la costruzione delle infrastrutture di
raffinazione e trasporto, la cui realizzazione è oggi ritardata o addirittura
cancellata”. L?Italia, ha comunque chiarito Scajola, rimane ferma
nell?obiettivo “di terminare il processo autorizzativo per le prime centrali
nel nostro paese entro la fine di questa legislatura, per poter riuscire, ad
avere un primo gruppo di centrali nucleari in Italia entro il 2018”. Anche
perché le quotazioni attuali del petrolio “non devono illuderci”. Il prezzo,
secondo il ministro, tornerà a salire. E per salvaguardare il paese e la sua
competitività è necessario abbassare i prezzi dell?energia: “I prezzi
dell'elettricità e del gas per le imprese e le famiglie in Italia sono
superiori di un terzo rispetto ai prezzi dei maggiori Paesi dell?Unione
europea”, ha sottolineato il ministro. “L?attuale crisi
finanziaria ha conseguenze serie per un settore ad alta intensità di
capitali e con ritorni di lungo termine - ha dichiarato Gilberto Callera,
presidente Wec Italia - ma non deve farci dimenticare che le problematiche
principali del settore energetico e ambientale rimangono le stesse di quando il
prezzo del petrolio era prossimo ai 150 dollari. Dobbiamo quindi perseguire
quelle politiche che oltre ad assicurare energia alle generazioni future con il
minimo impatto ambientale possibile, nella situazione attuale possono
costituire un concreto volano di sviluppo economico”. “C?è il rischio crescente
che la flessione dell?economia globale possa provocare tagli sempre maggiori
negli investimenti del settore energetico, che a loro volta potrebbero condurre
ad una contrazione dell?offerta e ad un brusco aumento dei prezzi nel momento
in cui l?economia ritornerà finalmente a crescere. La situazione potrebbe
comportare anche effetti collaterali nella lotta al cambiamento climatico, dal
momento che gli investimenti in rinnovabili ed energia nucleare appaiono essere
quelli che risentono maggiormente della crisi. D?altro
canto i pacchetti di stimolo economico varati possono offrire grandi
opportunità – che non devono andar perse – per promuovere investimenti
nell?energia pulita, combattendo simultaneamente la recessione”, ha spiegato
invece Fatih Birol, director office of the chief economist, dell?International
Energy Agency. “Il settore energetico non è esente dalle conseguenze di una crisi economica come quella attuale – ha sottolineato anche
Chicco Testa, managing director Rothschild e moderatore del dibattito –. Ora
però bisogna ragionare in termini concreti e non emotivi. Interventi di
innovazione ed efficienza energetica si ripagano in tempi rapidi, ma bisogna
continuare a guardare anche il lungo termine che è la dimensione tipica su cui
si muove il settore. E se non vogliamo che la crisi ci
presenti anche il conto sulle emissioni tra qualche anno, non vi è altra scelta
di inserire tra le nostre opzioni il nucleare”. (red/asp) 19 mar 2009 18:24
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Unipol, AD Salvatori
fiducioso per il 2009 (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Un esercizio caratterizzato
in misura rilevante dagli effetti prodotti dalla straordinaria e, per
molteplici fattori, imprevedibile - per profondità, dimensione e durata - crisi finanziaria ed economica mondiale.
"Tuttavia, anche in un contesto così difficile - ha dichiarato Carlo Salvatori,
Amministratore Delegato di UGF - il nostro Gruppo ha continuato la propria
crescita nel mercato assicurativo e bancario - come attestano i dati della
raccolta assicurativa e il margine di intermediazione della Banca -
confermando le sue capacità di sviluppo, unitamente ad una forte solidità
patrimoniale ed equilibrio finanziario". Il perdurare del quadro negativo
ha inevitabilmente impattato il risultato economico 2008 del Gruppo che però,
ha aggiunto Salvatori, "presenta un utile che, ancorché ridotto, è
significativamente positivo". Proprio in considerazione del quadro di crisi economica e finanziaria che
si è esteso anche all'esercizio in corso, nell'ottica della tradizionale
cautela e salvaguardia della solidità patrimoniale che hanno sempre caratterizzato
le scelte del Gruppo, il Consiglio di Amministrazione di UGF ha deciso di
proporre all'Assemblea dei Soci di non procedere alla distribuzione di
dividendi. "Una decisione - ha evidenziato ancora Salvatori - nata proprio
dalla volontà di garantire la forza patrimoniale e l'equilibrio finanziario del
Gruppo in una prospettiva di medio - lungo periodo". Per quanto riguarda
l'esercizio in corso, nonostante la profonda incertezza della situazione
economica e di mercato che rende le previsioni particolarmente difficili,
Salvatori ha affermato che "il Gruppo UGF ritiene di essere nelle
condizioni di conseguire risultati in significativa crescita rispetto a quelli
del 2008". I risultati 2008 di Unipol Gruppo Finanziario saranno
presentati alla comunità finanziaria oggi pomeriggio,
alle ore 18.45, presso l'Auditorium di UGF Banca. 19/03/2009 - 19:14
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Unipol chiude
l'esercizio 2008 con utile in calo (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Il Gruppo
Unipol ha chiuso l'esercizio 2008 con un utile consolidato, al netto delle
imposte, di 107 milioni di euro, in calo del 74,5% rispetto all'anno
precedente. Il comparto assicurativo di UGF, ha realizzato una raccolta
complessiva lorda pari a 7.904 milioni di euro e diretta a 7.876 milioni (+0,3%
rispetto al 2007), in un mercato nazionale che le stime indicano in
significativa flessione. In tale contesto, la raccolta Danni aggregata delle
Società del Gruppo è ammontata a 4.357 milioni di euro (+1,6%), di cui 2.621
Auto (+0,4%) e 1.736 nei rami Non Auto (+ 3,5%). La raccolta Vita si è
attestata a 3.519 milioni di euro (-1,2%)1, in un mercato
che ha risentito pesantemente degli effetti della crisi
finanziaria, in particolare sui prodotti linked. I
premi di competenza complessivi, al netto delle cessioni in riassicurazione,
ammontano a 7.591 milioni di euro, di cui 4.105 milioni nei rami Danni (3.934
nel 2007) e 3.486 milioni nei rami Vita (3.528 nel 2007). Il combined
ratio, calcolato sul lavoro diretto, si è così attestato al 98,7% (98,5% al 30
settembre 2008), composto di un loss ratio del 76,3% e un expense ratio del
22,4% (rispettivamente 75,9% e 22,6% al 30 settembre 2008). Le attività del
comparto assicurativo hanno contribuito complessivamente per 418 milioni di
euro al risultato economico ante imposte (639 nel 2007). Nel comparto bancario,
il margine d'intermediazione, salito a 315 milioni (+ 11,3%), anche grazie alla
crescita del margine d'interesse (+18,4%). A fine 2008, la raccolta5 si è
attestata a 9.388 milioni di euro (+ 3,4% rispetto al 31/12/2007), al cui
interno la raccolta verso clientela terza è risultata in crescita del 22%. La
raccolta indiretta si è attestata a 20,1 miliardi di euro, in diminuzione del
10%. Gli impieghi nei confronti della clientela sono cresciuti del 14,1% e sono
risultati pari a 8.480 milioni di euro. A ulteriore garanzia del patrimonio del
Gruppo, il Consiglio di Amministrazione proporrà di non distribuire dividendi
Ai Dirigenti del Gruppo non saranno erogati bonus sull'esercizio 2008.
19/03/2009 - 19:07
( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 19 mar.
(Apcom) - Duro attacco del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nei
confronti degli studenti dell'Onda protagonisti ieri degli scontri con le forze
dell'ordine durante un corteo non autorizzato all'interno dell'università 'La
Sapienza'. Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, con a fianco il
ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, con la quale avrebbero dovuto
parlare di precariato, riduzione dei corsi di laurea e assenteismo nella
scuola, Brunetta ha detto che nelle mobilitazioni studentesche di ieri non
avrebbe riscontrato "molta protesta: vedo ogni tanto delle azioni di
guerriglia da parte dell'associazione Onda", che però non è stata presente
"nelle recenti elezioni degli studenti, quindi - ha continuato il ministro
- sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri". Le 'forti'
parole del ministro della Funzione pubblica hanno immediatamente provocato la
reazione indignata degli stessi studenti e di tutta l'opposizione politica.
L'intervista, rilasciata poco dopo da Brunetta, a SkyTg24 sembrava quindi
dovesse in qualche modo abbassare il tiro e placare gli animi. Ma così non è
stato. Anzi. "Ma quale passo indietro? Ieri a Roma - ha detto il ministro
nel pomeriggio - ci sono state cariche e scontri perchè un gruppo di giovani un
po' estremisti hanno infranto delle regole che la città si era data nel
definire le manifestazioni. Come si definisce chi infrange le regole, chi fa
violenza sulle strade e costringe la polizia a scontri che ha altro da
fare?". "Mi sono sbagliato", ha quindi rincarato la dose il
ministro riferendosi sempre agli studenti dell'Onda: i ragazzi venuti a
contatto ieri con la polizia "non hanno la dignità di guerriglieri, che
sono una cosa seria, ma sono solo quattro ragazzotti in cerca di
sensazioni". Poi l'attacco anche all'opposizione: "Se Fioroni e il Pd
li difendono cene facciamo una ragione - ha dichiarato - e prendiamo atto che
il Pd difende quattro ragazzotti in cerca di sensazioni: io preferivo il
vecchio Partito comunista. Ma chi è Fioroni? E' un parlamentare che chiede,
domandare è lecito e rispondere è cortesia". A cercare di sdrammatizzare
le sue affermazioni è stato invece il ministro Gelmini: "Mi auguro
vivamente che gli episodi di ieri della Sapienza - ha detto il responsabile del
Miur - non si ripetano più. Il diritto di manifestare va sempre rispettato ma la
democratica dimostrazione del dissenso non può mai trascendere nella violenza,
che non può mai essere accettata. In questo senso - ha sottolineato Gelmini -
credo vadano interpretate anche le dichiarazioni del ministro Brunetta che,
come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori". Ma la 'miccia'
ormai era stata accesa. Ed immediatamente si è levato il coro delle proteste.
Ad iniziare dagli stessi studenti protagonisti degli scontri che si dichiarano
indignati, ma non certo preoccupati. "Le dichiarazioni di Brunetta - hanno
fatto sapere i collettivi dell'università La Sapienza di Roma - sono gravissime
e inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300
criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza". Gli
studenti romani annunciano anche in quale occasione torneranno in piazza. E se
non avranno il permesso, come previsto dal protocollo voluto dal sindaco di
Roma per rendere la città più vivibile, farà lo stesso. "Tutto siamo meno
che guerriglieri e criminali - dichiarano - siamo centinaia e centinaia di
studenti che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili,
sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l'università
pubblica". I collettivi annunciano quindi che torneranno "in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria". E poi insieme
ai sindacati di base: "la Prefettura non ha autorizzato il corteo da
piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso", concludono.
Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare
dall'Unione degli universitari. Che trovano anche il modo di
'bacchettare' il ministro Brunetta per la definizione con cui ha voluto
sminuire gli studenti manifestanti: "E' completamente inesatta l'idea di
'associazione Onda'" con cui "non si intende assolutamente nulla di
formale o istituzionale, ma è semplicemente un appellativo che serve ad
identificare un insieme di studenti che lottano assieme per delle idee comuni.
Sarebbe preferibile quindi - continua l'Udu - che il ministro Brunetta si
informasse prima di esprimere pareri visto che 'l'associazione Onda' di cui
parla durante la conferenza stampa non esistendo non può candidarsi a delle
elezioni universitarie". Parole di condanna sono giunte anche dall'Unione
degli studenti ("dichiarazione degna dei peggiori regimi sudamericani,
dove gli studenti sono equiparati a terroristi") e dalla Rete degli
studenti ("buttarla in guerriglia è il sogno di un governo immobile e
incapace, un sogno che non gli concederemo di realizzare"). Accese le
reazioni anche sul fronte politico. Per l'ex ministro dell'Istruzione Fioroni,
ora responsabile Educazione del Pd, "il ministro dell'Istruzione chieda
scusa, per conto del governo, per le parole dissennate pronunciate dal suo
collega Brunetta". Ancora più diretto Paolo Ferrero, segretario di
Rifondazione comunista, per il quale il ministro della Funzione pubblica si è
dimostrato non solo un "provocatore", ma anche il
"manganellatore: la verità - ha continuato Ferrero - è che il governo
delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al
diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la
usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo".
Secondo il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi,
"deve esserci stato un corto circuito tra il cervello e la lingua del
ministro Brunetta. Non c'è altra spiegazione per giustificare le affermazioni
nei confronti dei ragazzi dell'Onda. Parole incendiarie da piccolo duce. Il
governo chieda scusa immediatamente". E per il presidente della Provincia
di Roma, Nicola Zingaretti, le affermazioni di oggi "sembrano avere come
unico obiettivo quello di voler fare alzare la tensione in città. Un film già
visto: la destra, in difficoltà ad affrontare la crisi
- ha detto Zingaretti - vuole creare un caso per distogliere l'attenzione dal
momento di difficoltà che il Paese sta vivendo". (segue)
( da "Stampaweb, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA Duro attacco
del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nei confronti degli
studenti dell?Onda protagonisti ieri degli scontri con le forze dell?ordine
durante un corteo non autorizzato all?interno dell?università "La
Sapienza". Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, con a fianco il
ministro dell?Istruzione Mariastella Gelmini, Brunetta ha detto che nelle
mobilitazioni studentesche di ieri non avrebbe riscontrato «molta protesta:
vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell?associazione Onda»,
che però non è stata presente «nelle recenti elezioni degli studenti, quindi -
ha continuato il ministro - sono dei guerriglieri e verranno trattati come
guerriglieri». Le dure parole del ministro della Funzione pubblica hanno
immediatamente provocato la reazione indignata degli stessi studenti e di tutta
l?opposizione politica. L?intervista, rilasciata poco dopo da Brunetta, a
SkyTg24 sembrava quindi dovesse in qualche modo abbassare il tiro e placare gli
animi. Ma così non è stato. Anzi. «Ma quale passo indietro? Ieri a Roma - ha
detto il ministro nel pomeriggio - ci sono state cariche e scontri perchè un
gruppo di giovani un pò estremisti hanno infranto delle regole che la città si
era data nel definire le manifestazioni. Come si definisce chi infrange le
regole, chi fa violenza sulle strade e costringe la polizia a scontri che ha
altro da fare?». «Mi sono sbagliato», ha quindi rincarato la dose il ministro
riferendosi sempre agli studenti dell?Onda: i ragazzi venuti a contatto ieri
con la polizia «non hanno la dignità di guerriglieri, che sono una cosa seria,
ma sono solo quattro ragazzotti in cerca di sensazioni». Poi l?attacco anche
all?opposizione: «Se Fioroni e il Pd li difendono ce ne facciamo una ragione -
ha dichiarato - e prendiamo atto che il Pd difende quattro ragazzotti in cerca
di sensazioni: io preferivo il vecchio Partito comunista. Ma chi è Fioroni? È un
parlamentare che chiede, domandare è lecito e rispondere è cortesia». A cercare
di sdrammatizzare le sue affermazioni è stato invece il ministro Gelmini: «Mi
auguro vivamente che gli episodi di ieri della Sapienza - ha detto il
responsabile del Miur - non si ripetano più. Il diritto di manifestare va
sempre rispettato ma la democratica dimostrazione del dissenso non può mai
trascendere nella violenza, che non può mai essere accettata. In questo senso -
ha sottolineato Gelmini - credo vadano interpretate anche le dichiarazioni del
ministro Brunetta che, come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori».
Ma la "miccia" ormai era stata accesa. Immediatamente si è levato il
coro delle proteste con gli studenti che invocano le dimissioni del ministro.
Ad iniziare dagli stessi studenti protagonisti degli scontri che si dichiarano
indignati, ma non certo preoccupati. «Le dichiarazioni di Brunetta - hanno
fatto sapere i collettivi dell?università La Sapienza di Roma - sono gravissime
e inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300
criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza». Gli
studenti romani annunciano anche in quale occasione torneranno in piazza. E se
non avranno il permesso, come previsto dal protocollo voluto dal sindaco di
Roma per rendere la città più vivibile, farà lo stesso. «Tutto siamo meno che
guerriglieri e criminali - dichiarano - siamo centinaia e centinaia di studenti
che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti
dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l?università pubblica». I
collettivi annunciano quindi che torneranno «in piazza a partire dal prossimo
28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria». E poi
insieme ai sindacati di base: «la Prefettura non ha autorizzato il corteo da
piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso», concludono. Al
loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare
dall?Unione degli universitari. Che trovano anche il modo di "bacchettare"
il ministro Brunetta per la definizione con cui ha voluto sminuire gli studenti
manifestanti: «È completamente inesatta l?idea di "associazione
Onda"» con cui «non si intende assolutamente nulla di formale o
istituzionale, ma è semplicemente un appellativo che serve ad identificare un
insieme di studenti che lottano assieme per delle idee comuni. Sarebbe
preferibile quindi - continua l?Udu - che il ministro Brunetta si informasse
prima di esprimere pareri visto che ?l?associazione Ondà di cui parla durante
la conferenza stampa non esistendo non può candidarsi a delle elezioni
universitarie». Parole di condanna sono giunte anche dall?Unione degli studenti
(«dichiarazione degna dei peggiori regimi sudamericani, dove gli studenti sono
equiparati a terroristi») e dalla Rete degli studenti («buttarla in guerriglia
è il sogno di un governo immobile e incapace, un sogno che non gli concederemo
di realizzare»). Accese le reazioni anche sul fronte politico. Per l?ex
ministro dell?Istruzione Fioroni, ora responsabile Educazione del Pd, «il
ministro dell'Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole
dissennate pronunciate dal suo collega Brunetta». Ancora più diretto Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, per il quale il ministro della
Funzione pubblica si è dimostrato non solo un «provocatore», ma anche il
«manganellatore: la verità - ha continuato Ferrero - è che il governo delle
destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al diritto di
sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la usava
allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo». Secondo il
capogruppo dell?Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi, «deve esserci
stato un corto circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta. Non
c?è altra spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei
ragazzi dell?Onda. Parole incendiarie da piccolo duce. Il governo chieda scusa
immediatamente».