CENACOLO  DEI COGITANTI

PRIMA PAGINA

TUTTI I DOSSIER

CRONOLOGICA

Report "crisi"   19-3-2009

IN EVIDENZA

La Fed punta sui Treasuries: voglia di reazione sui mercati (La Stampa 19-3-2009)


FTA Online News
Il violento scossone dato dalla Fed ai mercati è un gesto insieme disperato e volitivo. La triplice decisione di mantenere per un periodo "esteso" i tassi d'interesse in prossimità dello zero, di varare un piano di riacquisto di titoli del Tesoro Usa (Treasuries) da 300 miliardi di dollari, di incrementare le esposizioni della banca centrale americana in mutui e altri asset affini di circa 1,15 trilioni di dollari, ha iniettato una forte dose di adrenalina nel cuore del sistema finanziario globale. Il commento della maggior parte degli osservatori è stato: la Fed ormai è pronta a tutto. Il che significa appunto, da un lato che la situazione è disperata e i piani per il salvataggio del mercato immobiliare e finanziario fanno acqua da tutte le parti, dall'altro lato che Ben Bernanke è pronto a tutto per ostacolare questa aspra recessione economica.

Gli effetti sul mercato delle sue ultime decisioni sono stati da fibrillazione. L'indice mondiale MSCI World ha fatto il più grande rally al rialzo dal 2006 a oggi, trascinato da banche e big delle materie prime. Il biglietto verde, in automatico, è precipitato proiettando il cambio euro/dollaro verso quota 1,37 e facendo schizzare anche lo yen giapponese. L'oro ha incassato un robusto rialzo di 50 dollari e il petrolio ha reagito rabbiosamente superando a New York i 50 dollari al barile: qualcuno ha cominciato a temere un periodo di "iperinflazione" nel dopo-crisi. Il future sul bund tedesco è stato da subito comprato a piene mani e ha preso la via dei massimi recenti a 125,5.

Secondo alcuni osservatori le scelte della Fed sono nate da diverse considerazioni. Il crollo dei mercati azionari, la recessione economica e la crisi di diversi mercati emergenti avevano creato troppe tensioni fuori controllo sul dollaro e sui Treasuries Usa, Washington aveva bisogno direttamente di puntare sui buoni del tesoro americano dopo anni di concentrazione degli investitori stranieri (Giappone e Cina in cima) sul debito statunitense. Ovviamente il rientro in patria di una parte consistente del debito Usa risponde anche a importanti istanze politiche. La necessità imperativa di riattivare con tutti i mezzi un mercato immobiliare boccheggiante e l'annesso sistema finanziario, ristrutturando al contempo un sistema di garanzie pubbliche affidabile, non hanno avuto minore importanza.

In molti hanno descritto la crisi in atto come uno squilibrio fra paesi emergenti (Cina soprattutto) troppo vocati alla produzione e al risparmio e un'economia degli Stati Uniti lanciata a rotto di collo verso consumi insostenibili e drogati dall'afflusso di capitali esteri. Uno spostamento del baricentro del debito americano verso Washington (o se si preferisce verso New York) è in qualche modo implicito negli schemi interpretativi forniti dalla Fed e dall'Amministrazione Obama nel corso delle ultime settimane.

La decisione di Bernanke di investire 300 miliardi di dollari in Treasuries implica, però, non solo delle scelte di contenimento, ma anche degli elementi di fiducia nel rapido way out degli Stati Uniti dalla crisi grazie a misure aggressive e decise. I buoni del Tesoro Usa che la Fed si appresta a comprare sono infatti concentrati nelle scadenze tra i due e i dieci anni e questo significa che Bernanke punta su una ripresa dell'economia a stelle e strisce in un anno o due. Un piano di acquisto di Treasuries così poderoso non poteva che suggerire una fiammata del mercato azionario e un, seppur labile, ritorno al capitale di rischio. Oggi in chiusura la sbronza sembra già finita e i mercati stanno rapidamente tornando su livelli prossimi a quelli di apertura: a ben guardare, però, dietro l'euforia dell'ultimo rally, c'è anche una forte voglia di reazione. Un tentativo di recupero da non dimenticare. (GD)


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Crisi in Liguria, un'indagine ( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi in Liguria, un'indagine IMPERIA Quali sono gli effetti della crisi finanziaria sulle imprese liguri? A rispondere al quesito proverà un'indagine compiuta dalle Camere di Commercio della regione. A tale scopo sarà contattato da Unioncamere Liguria un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e,

"Periodo difficile per l'occupazione ma ci sono possibilità di rilancio" ( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Cantieri Navali Vadesi discende da una crisi finanziaria dell'azienda piuttosto che da una crisi del settore nautico che mostra segni di sostanziale tenuta. Certo, non possiamo trascurare una situazione il calo di ordini, di liquidità, di cassa integrazione e mobilità. Nel contempo dobbiamo anche vigilare che situazioni positive come quella di Bombardier non abbiano a interrompersi.

Difesa, nonostante la domanda è crisi ( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante la domanda è crisi GIANPIERO SCANU È ormai chiaro a tutti che la crisi finanziaria che ha sconvolto le borse, bruciato risparmi, cancellato banche d?affari costretto tanti stati a interventi eccezionali, si è rapidamente trasmessa all?economia reale, cancellando milioni di posti di lavoro e diventando così anche crisi sociale.

Conto alla rovescia per il voto europeo ( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: grandi sculture e saranno incentrati sugli argomenti che infiammano il dibattito europeo (energia, clima, Ogm, crisi finanziaria) e presenteranno diverse opzioni sotto forma di immagini. Si tratta di un?offensiva mediatica senza precedenti. In giro per la Ue si conteranno oltre 15mila siti per affissioni. Ogni nazione avrà i suoi poster tematici specifici, precedentemente scelti.

La voglia di Loveboat è più forte della crisi ( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, si precisa, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto croceristico, grazie anche all'ulteriore ribasso del costo della crociera:

il consiglio vota, intesa sulla lombardo ( da "Nuova Sardegna, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria e economico-sociale che ha investito gran parte del mondo richiede comportamenti responsabili e senso della misura da parte di tutti. Le contrapposizioni, naturali nella fase elettorale, devono lasciare il campo al confronto serrato sui problemi e sulle soluzioni.

un oltraggio gli incentivi ai dirigenti delle aziende ( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Sul fronte della crisi finanziaria mondiale, i giornali americani nei giorni scorsi riportavano le parole di Obama contro il pagamento dei bonus ai manager di Aig, il colosso delle assicurazioni che ha annunciato il pagamento di 165 milioni di dollari ai dirigenti.

Crisi economica I cattolici si interrogano ( da "Arena, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: affronterà il tema: «Crisi economico-finanziaria». Nuove regole e impegno etico. In questo incontro si vogliono affrontare le questioni attinenti la grave crisi finanziaria che ormai sta producendo danni pesanti all'economia reale del Paese, con forti riflessioni sull'occupazione e sul redditto di molte famiglie italiane.

Nuove regole, Alonso è critico Così si confondono i tifosi ( da "Provincia Pavese, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria preoccupa, ma le decisioni imposte non ci soddisfano». Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti. «Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport, credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati - ha detto Fernando Alonso - .

non scherziamo con i prefetti ( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: l'uso dei prefetti per vigilare sull'erogazione del credito alle imprese. È possibile che i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria.

ernani scappa da roma sognando genova - roberto iovino ( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma la situazione ha preso tutt´altra piega, complice la sentenza del Fondo Pensioni e la crisi finanziaria esplosa a livello nazionale. In pratica non si è più parlato di consiglio, di sovrintendente e mai come in questo periodo si è navigato a vista, senza alcuna prospettiva futura. SEGUE A PAGINA VII

Rcs, cura dimagrante in attesa dei nuovi vertici ( da "Unita, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A breve, non c'è da sperare in una inversione di tendenza. La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni di euro e il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato. Resiste solo una cedola da 5 centesimi per le risparmio.

genova torna ai vertici nel 2009 passeggeri record con le ammiraglie msc - massimo minella ( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, spiega, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane, continua l´indagine della Cemar, si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico,

Nella deliziosa commedia del 1961 Un, due tre Billy Wilder raccontava la proiezione amer... ( da "Stampa, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile?

pechino chiude le porte alla coca-cola "rischia di avere il monopolio in cina" - pietro del re ( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: da parte di quegli osservatori che paventano un ritorno al protezionismo in un momento in cui l´economia cinese continua a perdere colpi. Proprio ieri la Banca Mondiale ha annunciato una revisione al ribasso della previsione di crescita dell´economia cinese nel 2009 (dal 7,5 al 6,5 per cento). Per andare in porto il progetto era legato all´approvazione delle autorità di Pechino.

briatore: "riforma shock si deve decidere insieme" - londra ( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti i protagonisti del circus e noi abbiamo bisogno di vivere in una Formula uno che sia più efficiente, per questo non possiamo essere contenti quando ci impongono decisioni dall´alto». Tanto più che i team sanno bene quanto sia pesante la situazione: «Abbiamo già fatto molto per migliorare il 2009 e il 2010.

L'Inps ha i conti a posto?Si riformino le pensioni ( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ennesima crisi finanziaria, proprio come nel 1993. 19/03/2009 proclami È preoccupante la sicurezza con cui si proclama che non c'è bisogno di rivedere il sistema previdenziale 19/03/2009 visione miopeMiope considerare soltanto il saldo annuale. Se è vero che non esiste emergenza, è il momento perfetto per cambiare 19/03/2009 Luisella Battaglia «

"Mala tempora"...Ma intanto il mondocresce da 60 anni ( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come dimostra anche questa lettera) per dare immagine e volto alla Grande Crisi Finanziaria, entità astratta ma che si manifesta in modo terribilmente concreto. È grave, non c'è dubbio. Forse è la più grave dopo la Grande Depressione degli anni Trenta, ma non sta scritto da nessuna parte che avrà conseguenze altrettanto gravi.

ricordi ( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma in più oggi c'è anche l'aggravante di una crisi finanziaria mondiale che piano piano sta investendo l'economia reale e questa situazione perdurerà per almeno due anni. Al di la dei colori dunque, quello che occorre è buona politica e consiglio a tutti di non solo sperare, ma fare in modo che essa lo sia per davvero.

Bomba derivati su Roma e Milano ( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali.

niente risparmi, siamo in formula 1 ( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore -, noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Intanto oggi, a Londra, si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato.

Gruppo Rcs, utile in calo da 220 a 38 milioni ( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mail print La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni di euro. Il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato, resiste solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5 centesimi dai 13 dello scorso anno, quando il dividendo per le ordinarie era stato di 11 centesimi.

si apre la tre giorni di manifutura ( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Quale globalizzazione dopo la crisi finanziaria». Alle 14,30, in sala grigia, il dibattito «Riorganizzazione della grande industria europea dopo la crisi», a cui parteciperanno: il presidente della Piaggio Roberto Colaninno, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Glaxo Italia Angelos Papadimitriou,

I banchieri italiani anticipino Bruxelles e facciano come Profumo ( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: abbia rappresentato uno dei fattori che ha concorso alla crisi finanziaria. E fino a qualche tempo fa ? prima dell'esplosione più forte di quest'ultima ? la critica ai bonus e ai trattamenti variabili era considerata la manifestazione di una concezione anti-mercato, contraria alla possibilità di far valere liberamente le professionalità e le capacità individuali (è la competizione,

Sgr verso l'indipendenza dalle banche controllanti ( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: siamo vicini al punto di minimo per il mercato finanziario, ma non per l'economia reale. Il rischio da evitare è l'interazione tra crisi finanziaria e reale», cioè che «la situazione si ribalti e la crisi da reale diventi finanziaria». Lo scorso anno i deflussi dall'industria italiana del risparmio gestito hanno sfiorato i 200 miliardi, contro un deflusso netto di 79,

Così Thatcher creò la sua middle class ( da "Riformista, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria e con i denari del contribuente che tengono a galla le banche, è ora praticamente impossibile, soprattutto quando costruirne di nuove costa il doppio. Secondo Gwyn Prins, politologo alla LSE, la situazione è inasprita «Dall'imperdonabile leggerezza di Brown, che da Cancelliere dello Scacchiere ha tralasciato del tutto di regolamentare il mercato del credito,

Marcegaglia: la Ue coordini gli aiuti di Stato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: azione coordinata dell'Unione europea contro il protezionismo. Emma Marcegaglia, a Londra ieri per partecipare al G20 delle imprese, ha rilanciato la necessità di concludere il Doha Round del Wto entro il 2009. E ha sottolineato che le misure di sostegno contro la crisi varate dai singoli Stati non devono alterare la concorrenza.

Per l'Fmi recessione lunga Niente rilancio fino al 2010 ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: serviranno nuove azioni concertate sul fronte della stabilizzazione dei mercati e del sostegno della domanda. «Ritardi nell'attuazione delle politiche necessarie a stabilizzare le condizioni finanziarie - si legge nel documento si tradurrebbero in un'intensificazione delle interazioni negative tra mercati finanziari ed economia reale».

Pechino respinge Coca-Cola ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di fronte al progressivo aggravarsi della crisi finanziaria globale, Pechino ha invitato più volte il resto del mondo a non cadere in tentazioni neo-protezionistiche. E il resto del mondo, che per decenni nonostante i massicci investimenti diretti effettuati oltre la Grande Muraglia è rimasto tagliato fuori dal mercato cinese, ha apprezzato la svolta liberoscambista del Dragone.

di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall ... ( da "Nazione, La (Arezzo)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «LA CRISI finanziaria aggiunge Giovanni Inghirami si trasmette ora all'economia reale. Un sollievo giunge dal contenimento dell'inflazione, dalla riduzione del prezzo del petrolio e dal costo del denaro ai minimi storici, ancora a beneficio delle banche piuttosto che delle imprese.

La Fed compra bond e affonda il dollaro ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Federal Reserve ha sfoderato nuove armi nella lotta alla recessione e alla crisi finanziaria: ha deciso di comprare, nei prossimi sei mesi, titoli del Tesoro a lungo termine per 300 miliardi di dollari. E di ampliare di 750 miliardi gli acquisti di titoli legati a mutui garantiti dai colossi immobiliari sostenuti dal governo, Fannie Mae e Freddie Mac: il programma verrà portato a 1.

Molte le ragioni per avere fiducia ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria che abbiamo «importato nostro malgrado si somma alla crisi strutturale del sistema Italia», afferma Vainer Marchesini, presidente della Wam Group, leader nelle macchine per manipolare polveri, un capitano d'azienda che considera «semplicemente fantastico» fare impresa e che nel pieno della crisi è tornato ad assumere «

Nella formazione la sola uscita dal lavoro sommerso al Sud ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma la crisi finanziaria ed economica ormai globalizzata, che non ha risparmiato e che non risparmierà ancor più il nostro Paese, sta assumendo proiezioni assai negative. Questi dati vanno letti, però, con senso realistico e non sottovalutando che, pur provenendo da istituzioni, pubbliche o private dotate di grande ed indiscutibile serietà,

Segnali di ripresa nei fondi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: operano sul mercato italiano stanno rallentando, segnale di un avvio alla stabilizzazione che si accompagna al «lento assorbimento» dei drammatici problemi dei mercati finanziari. Il presidente di Assogestioni Marcello Messori ha mostrato il suo lato ottimista spingendosi a dire che forse «si è giunti in prossimità del punto minimo del ciclo finanziario anche se non del ciclo reale»

Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per Italease 88 milioni di rettifiche Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile MODENA La crisi finanziaria dimezza i profitti della Banca popolare dell'Emilia Romagna. Il Cda, che si è riunito ieri,ha infatti approvato un bilancio in forte ridimensionamento rispetto a quello del 2007: l'utile netto si è attestato sui 208,9 milioni di euro, in calo del 55,

Pannelli <estetici> facili da nascondere ( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: resi adesso ancora più esosi dalla gravissima crisi finanziaria e dalla susseguente stretta del credito, esiste in Italia anche il problema più che altrove del rispetto dell'ambiente e delle bellezze architettoniche delle nostre città e dei nostri paesaggi che rendono in certi casi, a causa di non meglio precisati problemi di vincoli ambientali e architettonici,

I giovani manager del nord-est al meeting di Cortina ?Faremo dell'Europa il nuovo cuore economico del mondo? ( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La situazione economica attuale deriva da una crisi finanziaria ed ha poi innescato una crisi di fiducia nei consumatori. Per uscirne è, quindi, necessario lavorare “soprattutto” su quest'ultimo aspetto. Serve trasmettere sicurezza e ottimismo. Si può raggiungere questo obiettivo soltanto con prese di posizione e decisioni importanti e concrete.

PECHINO - In tempi di crisi come questi pochi sono coloro che possono permettersi di rifiuta... ( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le ripetute esortazioni ad abbassare lo scudo del protezionismo sono, allora, da intendere all'indirizzo degli altri Paesi, quelli in cui sono le compagnie cinesi a lottare per la conquista di quote di mercato. È il caso delle miniere Rio Tinto, che il produttore di alluminio statale Chinalco cerca di portarsi a casa da mesi, scontrandosi con l'opposizione del governo australiano.

MILANO - I risultati del 2008 superiori alle attese - 4,012 miliardi di utili contro i 3,775... ( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 86 miliardi per la crisi finanziaria. I cui effetti hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value ad una perdita di 1,98 miliardi contro l'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Unicredit ha effettuato rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni per 3,7 miliardi contro i precedenti 2,

Apulia, utile in calo a 2,8 milioni ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 9 milioni di euro (0,2 a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficoltà delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. La consistenza dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è stata pari a 1.

Piazza Affari prima in Europa ( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari prima in Europa I titoli bancari spingono Piazza Affari, che chiude la seduta con gli indici principali in forte progresso e guadagna così il primato delle performance in Europa.

I risultati 2008 spingono Campari ( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/2 I risultati 2008 spingono Campari (g.fer.) — Alla vigilia del suo esordio nell'indice S&P-Mib (l'ingresso è previsto per lunedì prossimo), Piazza Affari premia Campari.

Ok conti e dividendo, corre Mediaset ( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Ok conti e dividendo, corre Mediaset (g.fer.) — Nonostante il calo dell'utile netto (-9,4%, a 459 milioni di euro), Mediaset distribuirà un dividendo di 0,38 euro, superiore alle attese.

di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, ... ( da "Nazione, La (Empoli)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria di cui parla il sindacato non c'è più. L'azienda ha risolto i problemi che erano emersi l'anno scorso grazie a un accordo con gli istituti di credito concluso a dicembre del 2008. La questione è stata affrontata dai vertici dell'impresa con una ristrutturazione del debito che ha anche portato a una riapertura delle linee di credito.

sciopero contro la crisi, lavoratori della cgil in piazza ( da "Centro, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: area vastese particolarmente colpite dalla crisi finanziaria internazionale. Per far sentire la voce i lavoratori hanno usato anche fisamornica, tamburello e raganella, urlando slogan al megafono contro la politica e per il lavoro. In tarda matitnata una delegazione della Cgil ha incotntrato l'assessore regionale al lavoro Gatti.

MARCHE: BADIALI A ROMA PER UN INCONTRO AL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO: "VELOCIZZARE I FINANZIAMENTI TERRITORIALI". ( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia reale della crisi finanziaria, che ha colpito il credito internazionale, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese manifatturiere. Badiali ha auspicato che possa aumentare la collaborazione con il Ministero, per individuare misure, tecniche e urgenti, di promozione del Made in Italy, insieme alla salvaguardia dell´occupazione e del reddito dei lavoratori.

LIGURIA - INDAGINE: GLI EFFETTI SULLE IMPRESE DELLA CRISI ECONOMICA ( da "marketpress.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi.

milano. alessandro profumo cerca il riscatto dopo mesi di bufera e lo ottiene ... - andrea di stefano ( da "Centro, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa degli effetti della crisi finanziaria, che hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value a una perdita di 1,98 miliardi a fronte dell'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Il cda proporrà all'assemblea di distribuire ai soci come dividendo azioni di nuova emissione da un aumento di capitale gratuito,

Crisi, proposta Comune: garanzie per il microcredito ( da "Caserta News" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La nostra città risente degli effetti della crisi in maniera indiretta, ma le ripercussioni in tutti i comparti sono evidenti. Si rende necessario questo piano di intervento, per affrontare la crisi finanziaria aumentando il medio circolante". A Vico, infatti, non ci sono quelle grandi imprese che sono costrette a mettere gli operai in cassa integrazione o,

Intesa, 4 mld di Tremonti Bond. Ok dalla Borsa ( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: obbligazioni sottoscritte dal Tesoro per fronteggiare la crisi finanziaria e rafforzare i ratios patrimoniali delle banche. Secondo alcuni rumors, infatti, l'amministratore delegato chiederà al consiglio di gestione di domani, che avrà in agenda, oltre l'approvazione dei conti dell'ultimo esercizio, anche la questione Tremonti bond, di negoziare quattro miliardi di titoli obbligazionari.

Frattini al Consiglio europeo: interventi mirati e tempestivi per combattere la crisi ( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: forme di protezionismo. Il governo italiano è inoltre contrario a un fondo europeo per i Paesi Ue in difficoltà, ma gli aiuti dovranno essere valutati "caso per caso". E' il ministro degli Esteri Franco Frattini a illustrare, davanti alle Commissioni Esteri e Politiche europee di Camera e Senato, i contenuti e le linee guida italiane del vertice dei 27 che dovrà anche definire una "

Giappone: governo al lavoro per definire piano con nuovi fondi per preservare gli impieghi ( da "Finanza.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il governo giapponese non ha ancora finito le munizioni e per affrontare la crisi finanziaria è al lavoro per mettere a punto un piano da 1.500 miliardi di yen, pari a 12 miliardi di euro. I "fondi" saranno utilizzare per preservare gli impieghi nelle imprese e aiutare i disoccupati. A dare la notizia è stato il ministro del lavoro, Yoichi Masuzoe.

FED: 300 miliardi in buoni del Tesoro per combattere la recessione ( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anticipa che le misure per stabilizzare le istituzioni e i mercati finanziari, oltre agli interventi di stimolo fiscale e monetario, contribuiranno alla graduale ripresa di una crescita sostenibile". Ma c'è qualche rischio al ribasso sui prezzi: esiste infatti il "rischio che l'inflazione resti per qualche tempo al di sotto del livello adeguato per la crescita e la stabilità dei prezzi"

In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà ( da "Varesenews" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della domanda In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale nel settore auto.

Aborti, aumentano le richieste I medici: colpa della crisi ( da "Corriere.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: È uno degli effetti della crisi finanziaria». Inversione di rotta. Un anno e mezzo fa proprio l'ospedale di via Commenda 12 era stato al centro di un baby boom sorprendente che aveva fatto parlare del ritorno della voglia di fare figli a Milano. Dati confermati. Ma adesso, nella metropoli dai 13 mila posti di lavoro a rischio solo tra gennaio e febbraio,

EDITORIALE -Segreto bancario, nessun paradiso sicuro per evasori ( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'

Crisi, Sony in perdita congela salari. Altri potrebbero seguire ( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria globale e la forza dello yen, che a gennaio ha raggiunto i valori massimi da 13 anni, sta spingendo Sony verso una perdita operativa prevista di 2,9 miliardi di dollari per l'anno finanziario attuale, che termina il 31 marzo.

<Il credito cala e costa di più> ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della stretta creditizia Uno dei più evidenti e immediati effetti prodotti dalla crisi finanziaria è stato quello della "stretta creditizia", che ha portato il sistema bancario a una minore disponibilità nell'offerta del credito. Le imprese che hanno denunciato una riduzione negli affidamenti sono passate dal 6,5% di giugno 2007 all'8,8% di ottobre 2008 e al 15,7% di febbraio 2009.

Il Fmi: crisi più grave, ma ripresa nel 2010 ( da "Avvenire" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tempi rapidi una ripresa così forte come quella che abbiamo conosciuto tra il 2003 e il 2007, la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi dei capitali». Non sarà una ripresa impetuosa, almeno secondo il Fmi. Nel 2010 il Pil degli Stati Uniti crescerà dello 0,2% (dopo un calo del 2,6% quest'anno), quello dell'area dell'euro risalirà dello 0,1% dopo una discesa del 3,2%.

Segni dei tempi: meno interventi chirurgici e meno Lamborghini ( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Alcuni clienti hanno cancellato gli ordini perché sono rimasti a corto di denaro o perché con la crisi hanno perso il lavoro. Altri invece ritengono che coi tempi che corrono non sia il caso di guidare un'auto che dà così nell'occhio. * Il numero dei milionari americani è sceso di oltre un quarto lo scorso anno con la crisi finanziaria che ha decimato i loro investimenti.

Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti?. ( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima.

Credito, Isae: stretta colpisce più manifattura che servizi ( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (

Avellino: Crisi della concia Un confronto a Palazzo Ducale ( da "Sannio Online, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gravemente penalizzato dalla crisi finanziaria e sociale che sta investendo l?economia mondiale. Al vertice, promosso dall?amministrazione comunale di Solofra, dal sindaco Antonio Guarino e dall?assessorato alle Attività produttive guidato da Carmine De Vita, hanno partecipato i rappresentanti delle categorie e le associazioni del territorio dell?

Kenya, Pam potenzia assistenza alimentare in risposta a crisi ( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: già in difficoltà per la siccità e l'aumento dei prezzi, sono ora colpiti dalla crisi finanziaria”, ha detto Burkard Oberle, direttore del Wfp in Kenya aggiungendo che il calo delle rimesse degli emigrati, combinato alla perdita dei raccolti, farà sì che ulteriori centinaia di migliaia di persone dovranno lottare per il cibo.

Settore manifatturiero il più colpito da razionamento credito ( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 e diffusasi nel corso del 2008 a livello internazionale - spiega una nota dell'Istituto - ha spinto l'ISAE, a partire dal marzo 2008, ad inserire nelle proprie indagini sul settore manifatturiero, dei servizi di mercato e del commercio alcune domande riguardanti l'accesso al mercato del credito;

Scenario economico ferrarese in fase di accentuato peggioramento ( da "Sestopotere.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell?economia ferrarese – rileva il Presidente della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati – ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell?

CREDITO, ISAE: STRETTA COLPISCE PIÙ MANIFATTURA CHE SERVIZI ( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (

EDITORIALE -SEGRETO BANCARIO, NESSUN PARADISO SICURO PER EVASORI ( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'

FMI: L'ECONOMIA IN ESPANSIONE NEL 2010 ( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".

Aquos, stagione da incorniciare ( da "Sicilia, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore - noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Oggi a Londra si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato.

MARCELLA MERLO MILANO. RENATO SORU è PRONTO A RIPRENDERE IN MANO LE SORTI DI TISCALI. L
...
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si legge nella nota diffusa dal gruppo - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media». Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani.

FAR RIPARTIRE IL MOTORE DEL BELPAESE INDIVIDUANDO I GIUSTI CORRETTIVI E SOPRATTUTTO I METODI PER USC... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Affrontare la crisi, rilanciare l'impresa» è questo infatti il titolo del convegno che si svolge all'interno della prima convention nazionale della Compagnia delle Opere Campania, che si tiene appunto a Napoli. Gli effetti della crisi finanziaria si stanno estendendo con rapidità anche al sistema delle imprese oggi più che mai impegnate a far fronte alla notevole stretta creditizia.

Cassintegrati al lavoro per il Comune ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi delle imprese locali. Ai sensi della legge 328 del 2000, i Comuni sono tenuti, in caso di emergenza, ad intervenire in soccorso di quei cittadini che si trovino in temporanei periodi di difficoltà. «Nell'attuale crisi finanziaria, ed ormai anche economica,-commenta il sindaco Stefano Turchet - il periodo di cassa integrazione è evidentemente un serio periodo di difficoltà per

Rcs: utili a picco, azzerato il dividendo ( da "Gazzettino, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: azzerato il dividendo Giovedì 19 Marzo 2009, MILANO - La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni. Il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato, resiste solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5 centesimi. I risultati a fine 2009 sono attesi in ulteriore calo.

Brunetta va alla guerra ( da "AprileOnline.info" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: del governo che serve a limitare gli effetti che la crisi economica può provocare". "Noi non abbiamo paura, continueremo a scendere in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria: parteciperemo come studenti insieme ai sindacati di base. La Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona, ma noi lo svolgeremo lo stesso così"

Rcs: "Serve un intervento sui costi" ( da "MilleCanali" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si legge nella nota diffusa dal gruppo al termine del Cda - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media". Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani.

*** Fmi: peggio crisi ancora da venire, si' ad azioni immediate per le banche ( da "TgFin.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento della crisi finanziaria globale minaccia di comportare stress ancora maggiori". E' l'analisi offerta dagli esperti del Fmi in un documento sulla risposta alla crisi bancaria consegnato al gruppo dei G20 in occasione del vertice di Londra del 13-14 marzo e reso pubblico oggi.

STA PER SCOPPIARE LA BOMBA DERIVATI SUI COMUNI (IL 58% DEL LORO DEBITO TOTALE) ROMA DOVRà PAGARE SOLO DI INTERESSI 200 MLN NEL 2009 MILANO, PERDITA 2/300 MLN "le banche, in cam ( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. Rosa Russo Jervolino In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali.

I CINESI NON SE LA BEVONO COCA-COLA PROVA A COMPRARSI I SUCCHI HUIYUAN (40% DEL MERCATO NAZIONALE) MA IL MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO SBATTE LA PORTA A WASHINGTON LA CINA VORR ( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile?

19/03/2009 15:46 Il CdA di Brembo approva il Progetto di Bilancio 2008: - Fatturato +16,3% - Margine operativo lordo +2,9% - Utile netto -38,3% ( da "ITnews.it" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (

ITALIA: FMI INDICA DEFICIT 2009 A 4,8% PIL, A 5,2% NEL 2010 ( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: relativo alla crisi finanziaria preparato per il paesi G20, il Fondo monetario indica per l'Italia un deficit pubblico di 4,8% del Pil a fine 2009. Il disavanzo è proiettato in ulteriore rialzo a 5,2% del Pil nel 2010. Nel documento finale pubblicato dall'Fmi al termine della missione article IV sull'Italia, l'organismo internazionale aveva indicato per il 2009 un deficit del 3,

Brembo: fatturato in crescita del 16,3% nel 2008 ( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (

Cementir: approvati i risultati di bilancio al 31 dicembre 2008 ( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia reale della crisi finanziaria internazionale. Il margine operativo lordo ed il reddito operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% rispetto ai corrispondenti valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è dovuta alla discrasia tra costi e ricavi che si è venuta a creare principalmente nella seconda metà del 2008:

ECONOMIA. CREDITO, LA CRISI COLPISCE LE IMPRESE MANUFATTURIERE ( da "AgoPress" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria, le imprese manufatturiere sono quelle che riescono con più fatica ad ottenere finanziamenti. E? quanto emerge da un?indagine condotta dall?Isae, l?Istituto di studi ed analisi economica. Nel dettaglio, per le imprese manifatturiere, più che per quelle dei servizi e del commercio, le condizioni di accesso al credito sono peggiorate a partire da novembre 2008,

Scajola al World Energy Outlook 2008 ( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia".Il WEO s'interroga su quesiti di attualit in materia di energia, per comprendere i cambiamenti energetici mondiali, in seguito all'accordo internazionale per la stabilizzazione delle emissioni dei gas ad effetto serra e per valutare la produzione futura di petrolio e gas.

Servizi bancari, ora diventa tutto 'trasparente' ( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: disciplina in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti. Trasparenza e correttezza che sono alla base di quel circolo virtuoso basato sulla reciproca fiducia che la crisi finanziaria e i molti, troppi, scandali emersi nell'alta finanza al di là e al di qua dell'oceano hanno minato gravemente.

CRISI: BERLUSCONI, DA NOI PROGETTI 'PIU' CREATIVI' DI ALTRI... ( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Italia sta mettendo a punto progetti ulteriori per affrontare la crisi finanziaria, progetti che saranno ''piu' creativi'' di quelli che stanno facendo gli altri Paesi dell'Unione europea. Lo afferma Silvio Berlusconi al termine del vertice del Ppe a Bruxelles. Il Presidente del Consiglio assicura che ''noi conosciamo uno per uno tutti i provvedimenti assunti dagli altri paesi.

AUTHORITY USA: SUPERVISORE RISCHI SISTEMICI NON È PANACEA ( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico.

ISAE: LE IMPRESE ITALIANE E L'ACCESSO AL CREDITO ( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 si è poi diffusa nel corso del 2008 a livello internazionale, generando una severa recessione globale e creando dei dubbi circa la solidità del sistema finanziario. In un tale clima di incertezza, si è diffuso il timore dell'emergere di scenari di credit crunch - ovvero di una restrizione dell'

FMI: L'ECONOMIA IN CRESCITA NEL 2010 ( da "Trend-online" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".

Authority Usa: supervisore rischi sistemici non è panacea ( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico.

Nucleare, Scajola: primo gruppo di centrali operativo nel 2018 ( da "Dire" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Scenario energetico mondiale 2008: impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia', organizzato oggi a Roma dal World energy council. "Abbiamo deciso il rilancio dell'energia nucleare- ricorda Scajola- e nel provvedimento Sviluppo ci sono tutte le norme relative al percorso per il ritorno dell'Italia nel nucleare".

Energia, la crisi blocca investimenti nel settore ( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: infatti anche un momento di riflessione e dibattito sulla attuale crisi finanziaria e le problematiche che il settore energetico si trova ad affrontare. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervenuto al convegno, l?Italia beneficerà in termini di bilancia dei pagamenti nazionali per 20 miliardi di euro dalla crisi grazie ai minori costi energergetici.

Unipol, AD Salvatori fiducioso per il 2009 ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ed economica mondiale. "Tuttavia, anche in un contesto così difficile - ha dichiarato Carlo Salvatori, Amministratore Delegato di UGF - il nostro Gruppo ha continuato la propria crescita nel mercato assicurativo e bancario - come attestano i dati della raccolta assicurativa e il margine di intermediazione della Banca -

Unipol chiude l'esercizio 2008 con utile in calo ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in un mercato che ha risentito pesantemente degli effetti della crisi finanziaria, in particolare sui prodotti linked. I premi di competenza complessivi, al netto delle cessioni in riassicurazione, ammontano a 7.591 milioni di euro, di cui 4.105 milioni nei rami Danni (3.934 nel 2007) e 3.486 milioni nei rami Vita (3.

# #Scuola/ Brunetta contro l'Onda: guerriglieri. No, ( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria". E poi insieme ai sindacati di base: "la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso", concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall'Unione degli universitari.

Brunetta sfida l'Onda: "Guerriglieri" ( da "Stampaweb, La" del 19-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I collettivi annunciano quindi che torneranno «in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria». E poi insieme ai sindacati di base: «la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso», concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall?


Articoli

Crisi in Liguria, un'indagine (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

UNIONCAMERE I RISULTATI PRONTI IN MAGGIO PER LA «GIORNATA DELL'ECONOMIA» Crisi in Liguria, un'indagine IMPERIA Quali sono gli effetti della crisi finanziaria sulle imprese liguri? A rispondere al quesito proverà un'indagine compiuta dalle Camere di Commercio della regione. A tale scopo sarà contattato da Unioncamere Liguria un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province, in termini di peculiarità dei settori produttivi. Sottolinea Giorgio Marziano, Segretario generale della Camera di commercio di Imperia: «L'obbiettivo principale dell'indagine è quello di analizzare la situazione attraversata dalle imprese liguri, a seguito della crisi finanziaria che ha avuto luogo oltre oceano nell'anno 2007, per poi estendersi a livello mondiale nel 2008». L'ente camerale imperiese, «nell'intento di dare a tutti gli imprenditori - e quindi anche quanti non saranno contattati perché non compresi nel campione - la possibilità di esprimersi sull'argomento, ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell'indagine». Agli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio (www.im.camcom.it) dove troveranno nella «home page» il link sul quale cliccare, per accedere al modulo dove potranno esprimere opinioni e suggerimenti. L'iniziativa, come riferisce Alberto Ravecca, attuale commissario della «Camera» di Imperia, «potrà portare un ulteriore contributo al sistema camerale, che da tempo si è posto l'obiettivo di tracciare possibili linee di orientamento nelle azioni da porre in essere nella difficile congiuntura in corso». I risultati dell'indagine, conclude Ravecca, «saranno resi noti durante la "Giornata dell'Economia" che si terrà nel prossimo mese di maggio».\

Torna all'inizio


"Periodo difficile per l'occupazione ma ci sono possibilità di rilancio" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

VADO L. L'OTTIMISMO DEL SINDACO GIACOBBE SULLA CRISI "Periodo difficile per l'occupazione ma ci sono possibilità di rilancio" Trenta esuberi per la chiusura dei Cantieri Navali Vadesi, un impegno a trovare soluzioni con azienda, sindacati e aziende locali per ricollocare 5 o 6 dipendenti in esubero della Ocv, e la recente crisi che ha colpito anche la Ciet, azienda dell'indotto Telecom che ha chiesto l'avvio delle procedure di mobilità per un migliaio di dipendenti in Italia e per 20 dei 52 dipendenti del cantiere vadese. Sono solo alcune delle spine della crisi economica in atto a Vado, ma non solo, come sottolinea in una sua analisi del momento il sindaco Carlo Giacobbe: «La questione cucine Gemeaz, residenza assistenziale ex Ferrero Vado Sabatia, è legata al crac della Fondazione Ferrero. La situazione che ha portato alla chiusura dei Cantieri Navali Vadesi discende da una crisi finanziaria dell'azienda piuttosto che da una crisi del settore nautico che mostra segni di sostanziale tenuta. Certo, non possiamo trascurare una situazione il calo di ordini, di liquidità, di cassa integrazione e mobilità. Nel contempo dobbiamo anche vigilare che situazioni positive come quella di Bombardier non abbiano a interrompersi. Credo inoltre - ha sottolineato Giacobbe - che sia Bombardier che Infineum rappresentino due casi di antidoto a questa crisi. E positivo è anche il caso in cui le aziende fanno sistema tra loro, come è accaduto l'anno scorso alla Ocv, che ha ottenuto energia a prezzi agevolati da Tirreno Power. Altri volani per la nostra economia saranno la piattaforma Maersk che darà lavoro alle aziende sul territorio sia nella fase di costruzione che in quella operativa». \

Torna all'inizio


Difesa, nonostante la domanda è crisi (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Difesa, nonostante la domanda è crisi GIANPIERO SCANU È ormai chiaro a tutti che la crisi finanziaria che ha sconvolto le borse, bruciato risparmi, cancellato banche d?affari costretto tanti stati a interventi eccezionali, si è rapidamente trasmessa all?economia reale, cancellando milioni di posti di lavoro e diventando così anche crisi sociale. Nel nostro paese il sistema produttivo italiano è messo in crisi principalmente dal crollo della domanda. A questo scenario generale corrisponde, però almeno una particolarissima eccezione. C?è un settore quello dell?area industriale delle Difesa, che oggi si trova in grave difficoltà esattamente per il motivo opposto: perché il governo sta tagliando le risorse umane e tecnologiche necessarie a soddisfare la domanda. L?area industriale della Difesa è costituita da enti e reparti delle Difesa, veri e propri stabilimenti industriali, che costituiscono un settore strategico per il sistema della Difesa, perché svolgono la fondamentale attività di riparazione e manutenzione dei mezzi in dotazione alle Forze armate. Questo settore si trova oggi in difficoltà a causa delle disastrose politiche di bilancio del governo che tagliano sistematicamente organici e dotazioni tecnologiche. Le conseguenze si ripercuotono sull?operatività delle stesse Forze armate, dei nostri soldati e delle loro missioni all?estero. In gioco, quindi, c?è la sicurezza del paese tanto sbandierata dal governo. Un caso eloquente è quello del ?Polo di mantenimento pesante Nord? di Piacenza. Uno stabilimento industriale collocato in un area produttivamente avanzata con quasi mille dipendenti. È qui che avviene la revisione e la manutenzione di mezzi strategici per l?esercito come l?Ariete, il Dardo e il Centauro, impiegati dalle nostre truppe nelle missioni internazionali. Il livello tecnico- industriale della struttura è altissimo, perché questi mezzi pesanti sono veicoli sofisticati e tecnologicamente avanzati e richiedono una manutenzione da parte di personale estremamente qualificato. L?interesse della Difesa, e del paese, dovrebbe essere quello di incentivare la crescita e favorire l?operatività del Polo di Piacenza per rendere più efficace e sicura l?azione delle nostre truppe inviate in missione per conto delle Nazioni Unite, della Nato o dell?Unione europea. Come in molti altri casi, invece, anche a Piacenza i tagli lineari al bilancio e il conseguente blocco del turn-over hanno di fatto determinato gravi carenze di organico, particolarmente gravi quando intaccano i ruoli tecnici. Senza contare che, sempre più spesso, squadre di tecnici devono recarsi all?estero, nei vari teatri operativi, per svolgere sul posto la revisione dei mezzi, mettendo in crisi la produttività di quel settore. La conseguenza è che il personale è costretto ad operare in condizioni di estrema difficoltà e disagio e che i mezzi restano sempre più a lungo fermi in attesa delle riparazioni necessarie. Il compito primario per un governo che fa della sicurezza la sua bandiera dovrebbe essere quello di creare e sviluppare realtà industriali come quella del Polo di Piacenza, qui invece, ci troviamo dinanzi a un?amministrazione che non è neppure in grado di evitarne un forte ridimensionamento ed anzi sembra assecondarlo. È legittimo a questo punto il dubbio che dietro questa politica così miope e contraria agli interessi del paese e dei lavoratori venga avanti nella realtà un progetto teso ad impoverire le capacità produttive del sistema pubblico per poi privatizzare funzioni e servizi con costi maggiori per lo stato.

Torna all'inizio


Conto alla rovescia per il voto europeo (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Campagna della Ue in vista delle elezioni di giugno Conto alla rovescia per il voto europeo SILVIA MARCHETTI Bruxelles Il parlamento europeo lancia l?offensiva mediatica elettorale. Ieri è stato presentato il piano strategico di comunicazione istituzionale per il voto di giugno, incentrato su un solo obiettivo: combattere l?astensionismo e spingere i cittadini ad andare al voto. L?unica arma per smobilitare gli elettori, colmando al tempo stesso il fossato tra l?Europa delle istituzioni e quella dei popoli, è la comunicazione interattiva e su più livelli. Sarà una campagna comunicativa coordinata tra stati membri, europarlamento e la direzione generale per la comunicazione della Commissione europea. I cittadini vanno resi partecipi delle elezioni e devono sentirsi parte integrante delle questioni che riguardano il loro futuro: è questo il messaggio arrivato dall?europarlamento. E per fare capire che la voce degli elettori è fondamentale ?La scelta è tua, usa il tuo voto? è lo slogan coniato ad hoc. Le novità sono principalmente due: le cosiddette ?choice box? e le sculture tematiche. Iniziando dal primo aprile, partirà la campagna d?affissione dei poster tematici (per esempio sui diritti dei consumatori e sull?importanza dell?etichettatura dei cibi per la sicurezza alimentare), accompagnata da una serie di grandi pannelli e installazioni tridimensionali su strada, nonché da eventi e happening itineranti. In Inghilterra, Irlanda, Spagna e Portogallo sono previsti dei veri e propri ?show cittadini? sui temi elettorali. I pannelli avranno la forma di grandi sculture e saranno incentrati sugli argomenti che infiammano il dibattito europeo (energia, clima, Ogm, crisi finanziaria) e presenteranno diverse opzioni sotto forma di immagini. Si tratta di un?offensiva mediatica senza precedenti. In giro per la Ue si conteranno oltre 15mila siti per affissioni. Ogni nazione avrà i suoi poster tematici specifici, precedentemente scelti. Studi multimediali interattivi ? chiamati choice box, ?scatola della scelta? ? verranno allestiti nelle principali città europee. In tutto ne sono stati commissionati ben 37, la maggior parte dei paesi membri avrà dunque due choice box, in cui i cittadini potranno registrare i messaggi destinati agli eurodeputati, i loro desideri e le loro aspettative. Una sorta di ?c?è posta per Bruxelles?, che farà da nesso tra il sentire della gente e le risposte della politica. I messaggi saranno in formato video, verranno spediti a Bruxelles, proiettati su una serie di schermi giganti davanti all?Europarlamento e alla Commissione e infine inviati ai vari gruppi politici. È la prima ?linea diretta? tra cittadini e istituzioni. I deputati risponderanno su Europarltv (il canale televisivo lanciato per le elezioni) alle domande più frequenti. Anche i mezzi pubblici faranno la loro parte. Per rafforzare i messaggi chiave e arrivare così a una diffusione capillare sul territorio, le aziende di trasporto locali distribuiranno dei kit informativi ai viaggiatori. Ciò avverrà soprattutto in alcuni paesi dell?est e in quelli più ?euroscettici?, tra cui Repubblica Ceca, Estonia, Danimarca e Finlandia. Uno spazio speciale sarà dato alla pubblicità istituzionale su giornali e quotidiani e ai seminari di preparazione per i media nazionali. Spot radio e televisivi inonderanno le città europee, ognuno confezionato in maniera diversa secondo il paese. E poi internet, che sarà lo strumento preponderante delle prossime elezioni: il sito istituzionale è già partito e, sempre da aprile, l?europarlamento si lancerà in Facebook e MySpace, per conquistare on-line anche il voto dei giovani. Ma non tutti sono d?accordo ed è infatti scoppiata la ?questione italiana?. La campagna dell?europarlamento non è piaciuta infatti al ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, che l?ha definita «non idonea» ed ha inoltre annunciato che il governo ricorrerà a una sua iniziativa, «una diversa e più appropriata campagna di comunicazione »; la campagna messa a punto da Bruxelles non sarebbe abbastanza ?accattivante? e non servirebbe a portare alle urne i cittadini. Il pomo della discordia sono stati forse i due pannelli sulla sicurezza e sull?immigrazione, che pongono come quesito elettorale ?Quanto dovrebbero essere aperte le nostre frontiere??, proponendo la scelta tra l?immagine di una fortezza e di una siepe. Il vicepresidente dell?europarlamento Vidal-Quadras, padrino del piano strategico sulla comunicazione, ha risposto ieri che «ognuno è libero di fare quello che vuole, ma il dibattito sulle elezioni è già vivo. Grazie, dunque, all?Italia ».

Torna all'inizio


La voglia di Loveboat è più forte della crisi (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

IPPOCRATE ROSA ACCADEMIA A MILANO SCOMMETTERE SUL LIFESTYLE WELLNESS LIFESTYLE LE TENDENZE DEL MERCATO In un sito la salute delle donne I maestri di fitness e wellness La voglia di Loveboat è più forte della crisi Spa e Beauty farm Dove il benessere incontra la salute La crisi c'è ma le crociere sinora non ne risentono: il settore vede un positivo bilancio di chiusura 2008 (+ 11,6%)e per il 2009 si conferma una sostanziale tenuta del traffico croceristico nei porti italiani, anche se è prevista una leggera flessione. Sono i dati presentati da Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, in occasione della Seatrade Mediterranean Conference in corso a Miami. Dopo una stagione 2008 che ha visto il record assoluto di movimenti passeggeri nei porti italiani (8.534.015 unità) e un importante +11,6% rispetto al 2007, Senesi ha spiegato che il 2009 farà registrare una leggera flessione sulla movimentazione dei croceristi (meno 2%), con una previsione di 8.380.000 passeggeri e 4.175 scali nave nei porti italiani per l'anno in corso. Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, si precisa, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto croceristico, grazie anche all'ulteriore ribasso del costo della crociera: un trend, ha spiegato Senesi, che fa ben sperare in un recupero delle posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nell'estate 2009 faranno scalo le due nuove superammiraglie MSC Crociere, MSC Fantasia e MSC Splendida (137.936 tonnellate di stazza), la nuova ammiraglia di Costa Pacifica (114.500 tonnellate di stazza) e a partire da settembre anche Costa Luminosa, (92.600 tonnellate di stazza) per la compagnia Costa. L'Italia si conferma al vertice per quanto riguarda il movimento passeggeri per singolo porto, pur con alcune variazioni di itinerari operati da diverse compagnie di navigazione. Sarà ancora Civitavecchia, il principale porto croceristico italiano nel 2009, seguita a breve distanza da Venezia. Al terzo posto il porto di Napoli. Diverso invece è il trend in altre aree geografiche, come il Nord Europa, dove l'offerta è decisamente superiore alla domanda. Fabio Pozzo Entro fine 2009 Milano ospiterà l'Accademia europea del Fitness e del Wellness. Lo ha confermato l'assessore ai Giovani, Sport, Turismo e Sicurezza della Regione Lombardia, Pier Gianni Prosperini. L'Accademia sarà un centro di formazione professionale che offrirà Master di specializzazione professionale nella preparazione di istruttori qualificati nelle discipline più richieste nei centri fitness e wellness. Vale a dire: corsi collettivi di fitness musicale, allenamento in sala attrezzi, personal training e discipline «body mind» come pilates, ginnastica dolce e posturale. Potranno accedere ai corsi, previo superamento test di ammissione, laureandi e laureati in Scienze motorie, ex diplomati Isef e istruttori in possesso di diplomi di Federazioni Coni. I più bravi, già dal primo anno, potranno beneficiare di 70 borse di studio. «Oggi - ha detto Prosperini - presentiamo un ente che avrà un'importanza fondamentale nel preparare gli istruttori di queste discipline. È un master necessario non per insegnare fitness e wellness, ma per insegnarlo in modo diverso». E' nato «Ippocrate Rosa», il nuovo sito internet dedicato interamente alla salute della donna, ideato e diretto da Bruno Pieroni, presidente dell'Unione nazionale medico scientifica d'informazione (Unamsi). Prevenzione, diagnosi, terapie innovative, studi clinici, approfondimenti mirati all'universo donna, saranno i contenuti della nuova iniziativa presentata questa mattina a Milano. «Il sito - spiega la giornalista scientifica Paola Trombetta, animatrice dell'iniziativa - si propone di offrire una panoramica completa sulla medicina di genere e sul benessere femminile. Per questo, vi verranno affrontati temi di attualità medica, ma anche argomenti legati ad alimentazione, cosmesi, esercizio fisico e benefici termali. Saranno previsti spazi di approfondimento su temi a richiesta e la possibilità di interagire con esperti. Il progetto, che può contare sulla consulenza di un vasto numero di professionisti, è rivolto al pubblico e consultabile gratuitamente. Già attivo all'indirizzo «www.ippocraterosa.it», alla sua realizzazione partecipano giornaliste dell'area salute, benessere, bellezza e fitness tra le più affermate.Che si tratti di Beauty Farm o di Stazioni Termali, la nuova via del benessere naturale e totale passa attraverso vacanze e weekend dove chiudere le porte allo stress e fare il pieno di energia. La primavera è uno dei momenti migliori per una stacco che diventi cura globale di sé. Prevenzione, cure anti-age, strategie d'attacco per curare artrosi e circolazione, pelle e disturbi dermatologici, problemi respiratori e di peso: ci si cura in bellezza attraverso bagni, fanghi, massaggi, trattamenti estetici d'avanguardia e tanto movimento fisico. I programmi in genere prevedono un momento purificante e ristrutturante corporeo con opportuna scelta di acque (se la località ha questa opportunità), dalle oligominerali, alle salsobromoiodiche, alle sulfuree, alle bicarbonate, alle carboniche prese per bibita, per inalazioni, per bagno, per fango, allo scopo di depurare l'organismo, migliorare le funzionalità digestive, disintossicare il fegato, stimolare il pancreas, potenziare la funzionalità respiratoria, migliorare la vascolarizzazione cutanea e profonda, fino ad agire opportunamente sull'apparato scheletrico. Sono previsti anche massaggi e trattamenti cosmetologici mirati. \

Torna all'inizio


il consiglio vota, intesa sulla lombardo (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

di Filippo Peretti Il Consiglio vota, intesa sulla Lombardo Passo indietro di An e Artizzu Cappellacci: «Scelta responsabile» Ma restano tensioni sulle nomine e nel Centrodestra si teme la comparsa dei franchi tiratori CAGLIARI. Prima donna in sessant'anni di Autonomia, Claudia Lombardo sarà eletta oggi, salvo sorprese, presidente del Consiglio regionale. L'esponente di Forza Italia, alla quarta legislatura nonostante sia ancora tra i più giovani, ha avuto ieri il via libera anche di Alleanza nazionale, che aveva designato Ignazio Artizzu. Il passo indietro del partner nel Pdl e del candidato più votato alle elezioni è stato apprezzato da Ugo Cappellacci. Ma nel Centrodestra restano tensioni. Per la nuova maggioranza il rischio politico è che oggi la quattordicesima legislatura parta all'insegna dei franchi tiratori. Per evitarlo, Cappellacci si è mosso in prima persona ed è riuscito, in un vertice di ieri pomeriggio, a convincere l'area di An del Pdl a fare un passo indietro. Il governatore ha parlato di «grande senso di responsabilità». Su tutti, Cappellacci ha detto di aver apprezzato l'atteggiamento «responsabile» di Ignazio Artizzu, il capogruppo uscente - e il più votato nell'isola - in lizza per la carica di presidente e che ha ora garantito il suo appoggio a Claudia Lombardo. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Mariano Delogu, coordinatore regionale di An. Dopo aver ricordato che nel Pdl erano stati proposti due candidati e che «entrambi avevano le qualità e i titoli per ricoprire quel ruolo», Delogu ha affermato che «per evitare spiacevoli contrapposizioni è stato deciso (in An) di far convergere i voti su Claudia Lombardo anche per sottolineare il ruolo che s'intende giustamente attribuire alle donne che militano nel partito». Delogu ha quindi detto che «un sentito ringraziamento va a Ignazio Artizzu che, nell'accettare tale scelta, ha dimostrato di voler far prevalere su tutto la logica della coesione all'interno del Pdl». In effetti la contrapposizione tra la Lombardo e Artizzu stava minando il nascente partito. Nelle due grandi famiglie di origine (Forza Italia e An) le tensioni e i contrasti non mancano anche se entrambe si sono pronunciate all'unanimità per i rispettivi candidati e ora unitariamente sulla Lombardo. Le tensioni politiche di inizio legislatura non riguardano solo il Pdl, ma l'intera coalizione. Sia per i contrasti provocati dalla nascita della giunta Cappellacci (soprattutto tra gli esclusi), sia per il mancato accordo generale su tutte le nomine, a iniziare da quelle per le presidenze delle otto commissioni permanenti. Tensioni che, come s'è detto, rischiano di sfociare nelle votazioni di oggi, anche se l'intesa sulla Lombardo dovrebbe reggere. Per l'elezione del presidente del Consiglio occorre la maggioranza dei due terzi dei componenti (nel primo scrutinio) e dei votanti (nel secondo), mentre dal terzo viene eletto il candidato più votato. Ed è alla terza votazione che il Centrodestra punta per insediare Claudia Lombardo nello scranno più alto dell'aula di via Roma (nella passata legislatura è stata vice presidente per due anni e mezzo). Pur avendo una robusta maggioranza (53 consiglieru su 80) la coalizione guidata da Cappellacci potrebbe infatti vedersi mancare molti voti utili: dato che non c'è più il voto di fiducia sulla giunta, le tensioni si scatenano sulle cariche consiliari. In vista della delicata seduta odierna, Cappellacci ha rivolto un appello-richiamo a tutti i componenti dell'assemblea, agli amministratori locali e alle forze sociali. «La nuova legislatura - ha osservato - comincia in un momento difficile non solo per la Sardegna. La crisi finanziaria e economico-sociale che ha investito gran parte del mondo richiede comportamenti responsabili e senso della misura da parte di tutti. Le contrapposizioni, naturali nella fase elettorale, devono lasciare il campo al confronto serrato sui problemi e sulle soluzioni. Questo senza confusione di ruoli ma nella consapevolezza che i sardi, nella libera scelta di candidati e programmi, hanno comunque affidato - ha concluso - a ciascun eletto un compito comune: rappresentare e portare avanti progetti e iniziative per lo sviluppo e la crescita dell'intera isola».

Torna all'inizio


un oltraggio gli incentivi ai dirigenti delle aziende (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

xTRAVANUT (PD) «Un oltraggio gli incentivi ai dirigenti delle aziende» TRIESTE. «Sul fronte della crisi finanziaria mondiale, i giornali americani nei giorni scorsi riportavano le parole di Obama contro il pagamento dei bonus ai manager di Aig, il colosso delle assicurazioni che ha annunciato il pagamento di 165 milioni di dollari ai dirigenti. Il presidente degli USA lo ha definito un oltraggio e ha dato mandato al segretario del tesoro di adottare tutte le misure necessarie per bloccarli». A metterlo in evidenza è il consigliere regionale del Pd, Mauro Travanut (foto), che aggiunge: «In casa nostra, più o meno contemporaneamente, il Consiglio di amministrazione della Fiat ha deciso di acquisire sul mercato circa 8 milioni delle azioni del gruppo, da destinare come incentivo ai suoi dirigenti. Pare di capire che 7 milioni andranno all'amministratore delegato e il resto ai dirigenti in grado di raggiungere gli obiettivi fissati per il 2011. Anche questo lo si può definire, a ragione, un oltraggio. Lo è nei confronti di tutti quegli operai che rischiano il loro posto di lavoro, che sono in cassa integrazione o già senza occupazione e nei confronti dei contribuenti italiani».

Torna all'inizio


Crisi economica I cattolici si interrogano (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 PROVINCIA Pagina 35 AFFI. Con la Fondazione Elena da Persico Crisi economica I cattolici si interrogano Analisi, soluzioni pratiche e rinnovamento dell'etica La Fondazione Elena da Persico continua per il quarto anno i «Percorsi di riflessione di primavera e autunno» iniziati nel 2005. Alla luce del riscontro positivo avuto nelle iniziative precedenti, la Fondazione, con gli enti aderenti, ha previsto un ciclo di incontri sul filone della responsabilità politica dei cattolici. L'appuntamento è previsto per sabato 28 marzo dalle 9,30 alle 12,30. Il professore Marco Mazzoli, docente di economia monetaria internazionale all'università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, affronterà il tema: «Crisi economico-finanziaria». Nuove regole e impegno etico. In questo incontro si vogliono affrontare le questioni attinenti la grave crisi finanziaria che ormai sta producendo danni pesanti all'economia reale del Paese, con forti riflessioni sull'occupazione e sul redditto di molte famiglie italiane. Data la competenza del relatore il problema sarà trattato con una duplice chiave di lettura: l'analisi e la prospettiva. Le cause che stanno alla radice della crisi economico-finanziaria, riconducibili, come più volte sottolineato dai media e da autorevoli istituzioni, alla degenerazione del mercato finanziario e alla sete di «guadagni facili» attraverso la speculazione finanziaria, favorita da forti incentivazioni a manager senza scrupoli. La vie di uscita: a chi compete riscrivere le regole del mercato, lo spazio per la dimensione etica nell'economia di mercato, il ruolo della Politica nel rispetto dell'autonomia delle leggi economiche, la difficile coniugazione tra leggi del mercato con il governo delle leggi del mercato e il contributo del pensiero cristiano. Hanno aderito all'iniziativa la Fondazione «Giuseppe Toniolo» di Verona, l'Azione cattolica della diocesi di Verona, la parrocchia di Affi, il Cfp Provinciale di Verona, le Acli di Verona, l'Ufficio della pastorale del lavoro di Verona, la Scuola di formazione all'impegno sociopolitico della Diocesi di Verona, il Centro culturale «Pieve di Santa Maria Maggiore» di Garda, Caritas Diocesana di Verona, Centro di Spiritualità «Don Bosco» di Albarè. Sede dell'incontro «Villa Elena» in Affi, sede della Fondazione, dove è custodito l'archivio di Elena da Persico (1869-1948) giornalista e collaboratrice di Giuseppe Toniolo. Si potrà segnalare la presenza alla direzione di Villa Elena - Via Elena da Persico, 23, Affi, telefono 045.723.5024; email: villaelena@grafff.net.  

Torna all'inizio


Nuove regole, Alonso è critico Così si confondono i tifosi (sezione: crisi)

( da "Provincia Pavese, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

FORMULA UNO Nuove regole, Alonso è critico «Così si confondono i tifosi» TORINO. Passi la regola che il titolo lo conquista chi vince più gare, ma quella sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010 non va proprio giù ai team. Bernie Ecclestone condivide le scelte di Max Mosley, presidente della federazione mondiale dello sport motoristico. «L'idea - ha detto il patron della F1 - è quella di spingere i piloti a competere perché se uno è secondo dovrà provare a vincere. I due punti che adesso dividono il primo dal secondo posto non sono una motivazione enorme per spingere a tentare il sorpasso». Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula 1, le scuderie che resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi tecnici». «Le grandi squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato - dovranno domandarsi il perché di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche se va detto che 30 milioni è una cifra forse troppo bassa». Al numero 1 della Benetton, Flavio Briatore, non piace il budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La Formula 1 ha bisogno di monoposto uguali e regole identiche per tutti - ha detto - poi si può discutere del budget. I cambiamenti sono uno choc, abbiamo bisogno di stabilità. Dovremo sederci al tavolo con la Fia per comprendere che le squadre già hanno fatto un lavoro enorme per provare a ridurre i costi. La crisi finanziaria preoccupa, ma le decisioni imposte non ci soddisfano». Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti. «Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport, credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati - ha detto Fernando Alonso - . La Formula 1 si è sviluppata per oltre 50 anni grazie ai team, agli sponsor, ai piloti e, soprattutto, agli appassionati di tutto il mondo e nessuno di questi ha potuto esprimere il proprio punto di vista sulle decisioni della Fia. «Il vecchio regolamento era migliore - ha chiosato Nick Heidfeld della Bmw Sauber - . Con il sistema dei punti era tutto più comprensibile e la vittoria andava al più regolare».

Torna all'inizio


non scherziamo con i prefetti (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 21 - Udine Non scherziamo con i prefetti Dibattito di LUIGI GUISO * Finora avevamo pensato che questa fosse una della tante trovate sbilenche ma furbe del ministro Tremonti, tesa a far credere agli elettori che il governo fa sul serio e che i suoi programmi di ricapitalizzazione volontaria delle banche con i cosiddetti Tremonti bond non sono destinati ad aiutare gli invisi banchieri e le impopolari banche, ma a far arrivare finanziamenti alle imprese, che però, guarda caso, devono transitare dalle banche. Tuttavia, siccome i banchieri sono cinici, quei soldi potrebbero "intascarseli" anziché usarli per finanziare le aziende. E allora si fanno sorvegliare dai prefetti. Questo piace al popolo, genera consenso e non costa tanto. È un ragionamento rudimentale, come tutti i ragionamenti alla base della propaganda, ma la politica campa anche di questo. Purché non si esageri. E ora si sta esagerando. Desta preoccupazione vedere il ministro dell'Economia sferrare un acido attacco al governatore della banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: l'uso dei prefetti per vigilare sull'erogazione del credito alle imprese. È possibile che i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria. Ma se fossi uno dei milioni di depositanti con un conto in una delle tante banche italiane comincerei a essere seriamente preoccupato. Il banchiere fa un mestiere semplice da descrivere, ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela - in genere famiglie di lavoratori con piccoli risparmi - e li dà a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. La crisi finanziaria che investe le nostre economie origina (anche se non solo) da errori nell'erogazione del credito da parte delle banche e da eccessi nella concessione di prestiti ad alto rischio, i subprime. È questa la ragione per cui oggi i risparmi di tante persone sono a rischio. E questo è il motivo per cui è necessario che a decidere quali imprese meritino o non meritino la concessione di un prestito siano persone esperte e capaci di valutare le possibilità di successo di un progetto di investimento e la solidità dell'impresa. I prefetti non sono esperti, tanto quanto un macellaio non è un sostituto di un chirurgo, anche quando questi abbia commesso errori. Sicuramente lo sono meno dei banchieri, per quanto ci possano stare antipatici e per quanto, come i chirurghi dell'esempio, abbiano commesso errori, talvolta in concorso di colpa. Mettere i prefetti a giudicare se un prestito vada concesso o meno è mettere un'ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori. E se questa percezione dovesse arrivare alle orecchie dei correntisti, è verosimile che molti di loro, già sufficientemente intimoriti e disorientati, si presenterebbero agli sportelli per chiedere indietro i loro soldi e tenerseli magari sotto il materasso. Qualcosa del genere è avvenuto dalla metà di settembre 2008 ed è una delle ragioni per cui oggi è più difficile finanziare le imprese: quando i risparmiatori domandano più liquidità o questa domanda diventa più aleatoria, come è avvenuto da metà settembre, le banche per potervi fare fronte ed evitare di trovarsi nella situazione di non poter restituire i depositi ai risparmiatori che dovessero richiederli devono accumulare maggiori riserve. Ma se usano i soldi per costituire riserve, vi sono meno fondi per prestare alle imprese: la sfiducia dei risparmiatori nelle banche si traduce in una minore capacità di conceder prestiti. Dare ai prefetti il potere di interferire nell'allocazione del credito rischia solo di rafforzare il meccanismo e di accrescere la già scarsa fiducia dei risparmiatori. Vi è un secondo elemento degno di commento nelle dichiarazioni del ministro: affidare maggiori poteri di vigilanza alla Banca centrale europea. È da tempo, dalla nascita della moneta unica, che sosteniamo che in un'economia con intermediari transfrontalieri occorre avere un'autorità di vigilanza europea. Se oggi questa autorità fosse disponibile, la crisi finanziaria sarebbe gestibile con maggior facilità e forse alcuni errori commessi finora sarebbero stati evitati. Ha quindi ragione il ministro a suggerire l'attribuzione di maggiori poteri di vigilanza alla Bce o ad altra autorità con competenza geografica europea. Avesse dedicato otto anni fa le sue risorse intellettuali a seguire questa strada, anziché devolvere il proprio tempo a sostenere l'euro di carta, sarebbe stato meglio. Ma vi è un elemento di schizofrenia nella proposta: se occorre trasferire competenze alla Bce, che senso ha chiamare in causa i prefetti, autorità sovraccomunali, e attribuire loro compiti di sorveglianza sulle banche? Con che credibilità ci si può presentare in sede europea a proporre maggiori competenze accentrate quando si adottano in patria provvedimenti di segno opposto? Con che credibilità si può proporre di attribuire poteri di vigilanza alla Bce, quando si fa di tutto per screditare la propria banca centrale affidando a organismi inadatti e impreparati poteri propri della Banca d'Italia, l'unica con le competenze adeguate per pronunciarsi in materia di credito? Avanzare oggi quella proposta in modo strumentale e per motivi di polemica personale con il governatore della Banca d'Italia ha come unico effetto quello di gettare scompiglio nelle file dei risparmiatori e accrescere il loro scetticismo verso l'intera industria finanziaria. Esattamente l'opposto di quello di cui oggi ci sarebbe bisogno. * Tratto da www.lavoce.info

Torna all'inizio


ernani scappa da roma sognando genova - roberto iovino (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina III - Genova Ernani scappa da Roma sognando Genova ROBERTO IOVINO LA NOTIZIA arriva da Roma. Il sovrintendente dell´Opera Francesco Ernani è entrato in rotta di collisione con il sindaco Alemanno. Ha rimesso il proprio mandato nelle mani del sindaco e presidente della Fondazione lirica. Il suo divorzio dal Teatro della Capitale nel quale ha lavorato per anni con eccellenti risultati, artistici e finanziari, è praticamente scontato. E fra i papabili alla sua sostituzione si fa, fra i tanti, anche il nome di Giuseppe Ferrazza, il commissario del Carlo Felice, romano, che non ha mai nascosto il suo obbiettivo di assumere il ruolo di sovrintendente. L´affare romano potrebbe dare, forse, un´accelerazione alla crisi genovese che ristagna da mesi senza nessuno spiraglio di soluzione. Il commissario, come è noto, è arrivato a fine luglio a causa delle dimissioni di una consistente parte del consiglio d´amministrazione della Fondazione. Decapitato il vertice (con l´allontanamento del sovrintendente Di Benedetto), ci si attendeva un lavoro di "ricambio" per arrivare al più presto a un nuovo consiglio e a un nuovo sovrintendente. Ma la situazione ha preso tutt´altra piega, complice la sentenza del Fondo Pensioni e la crisi finanziaria esplosa a livello nazionale. In pratica non si è più parlato di consiglio, di sovrintendente e mai come in questo periodo si è navigato a vista, senza alcuna prospettiva futura. SEGUE A PAGINA VII

Torna all'inizio


Rcs, cura dimagrante in attesa dei nuovi vertici (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Rcs, cura dimagrante in attesa dei nuovi vertici LUIGINA VENTURELLI Semplici numeri, oltretutto negativi. Nelle stanze di Rcs ieri doveva essere il gran giorno, quello delle intese sul nuovo corso di Via Solferino. Invece la riunione del patto di sindacato che controlla il più importante quotidiano italiano è stata rinviata (probabilmente si terrà tra la fine di marzo e l'inizio di aprile) e restano nel mondo delle ipotesi i nomi dei successori di Paolo Mieli e di Antonello Perricone sulle poltrone di direttore Corsera e di amministratore delegato del gruppo editoriale. Così al consiglio d'amministrazione non è rimasto che illustrare i risultati d'esercizio. TRACOLLO DEGLI UTILI Semplici numeri che parlano di una crisi senza precedenti, addirittura «feroce» nei suoi effetti sulla raccolta pubblicitaria, per usare le parole del presidente Piergaetano Marchetti. Rcs MediaGroup ha registrato nel 2008 un tracollo dell'utile netto, fermatosi a 38,3 milioni di euro rispetto ai 220 milioni dell'anno precedente. Così il dividendo per le azioni ordinarie è stato cancellato. Ha resistito solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5 centesimi dai 13 dello scorso anno, quando il dividendo per le ordinarie era stato di 11 centesimi. «Andiamo meglio del mercato» ha commentato Perricone, ricordando come nel 2008 la raccolta pubblicitaria su internet sia cresciuta più del mercato e come in Italia siano scese meno della media sia la raccolta di periodici e quotidiani, sia la diffusione delle due testate ammiraglie, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. TAGLI IMMINENTI Eppure le previsioni per il futuro restano fosche. Abbastanza da rendere «improcrastinabile un progetto complessivo di interventi a tutto campo - si legge nel comunicato diffuso dalla società - focalizzato su costi e modelli di business, trasversale a ogni società del gruppo in Italia e all'estero». Dunque, tagli e razionalizzazioni a pioggia e un ripensamento complessivo dell'attuale attività editoriale. Comprese «revisioni del perimetro rispetto alle attività non core», espressione elegante per dire chiusure e cessioni di attività e rami d'azienda ritenuti non strategici. Il progetto, già in via di elaborazione da parte del management, sarà posto all'approvazione del consiglio di amministrazione nei prossimi mesi. Ma i dettagli restano ancora ignoti: «Attualmente non siamo nella posizione di rendere esplicito cosa verrà considerato strategico e cosa no» ha spiegato l'amministratore delegato di Rcs, escludendo però ogni disimpegno nei quotidiani spagnoli di Unidad Editorial. Inutile dirlo: Rcs prevede di raggiungere nel 2009 «risultati inferiori rispetto al precedente esercizio», nonostante le misure prese e previste per contrastare la crisi. Il lumicino della ripresa ancora non si vede, nemmeno in lontananza, e la raccolta pubblicitaria «continua ad evidenziare segnali fortemente e progressivamente negativi». A breve, non c'è da sperare in una inversione di tendenza. La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni di euro e il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato. Resiste solo una cedola da 5 centesimi per le risparmio.

Torna all'inizio


genova torna ai vertici nel 2009 passeggeri record con le ammiraglie msc - massimo minella (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XVIII - Genova Genova torna ai vertici nel 2009 passeggeri record con le ammiraglie Msc MASSIMO MINELLA LA CRISI c´è ma le crociere non la vedono. Se i container mordono il freno a causa della crisi internazionale, la vacanza del mare resiste alla tempesta, forte anche di un nucleo di armatori che non ha rinunciato ai suoi ordini e attende le nuove ammiraglie per lanciare la sfida al mercato. Due nomi su tutti, Costa Crociere e Msc, che hanno scelto di scommettere pesantemente sulla Liguria. Il bilancio 2008 chiude con il segno positivo (+ 11,6%) e per l´anno in corso la contrazione sarà di due punti percentuali. Stiamo comunque parlando di poco meno di otto milioni e mezzo di passeggeri e di più di quattromila scali nei porti italiani. I dati arrivano da Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, in occasione della Seatrade Mediterranean Conference in corso a Miami. Protagonista assoluta sarà ancora una volta Civitavecchia che secondo la Cemar dovrebbe chiudere a 1,85 milioni di passeggeri, seguita da Venezia (1,2) e Napoli (1,1), i tre scali che chiudono sopra quota un milione. Seguono i tre porti che mostrano i maggiori segnali di tonicità, Livorno (840mila passeggeri), Savona (680mila) e Genova (620mila). Di particolare interesse il dato genovese che rappresenta il record storico della Stazione Marittima. Come dire, l´addio della Costa, nel 2004, è stato completamente assorbito e ora con le due nuove ammiraglie della Msc, si supererà il vecchio primato, mettendo a segno la miglior crescita percentuale. Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria, spiega, «è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici». In queste ultime settimane, continua l´indagine della Cemar, si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico, grazie anche all´ulteriore ribasso del costo della crociera: un trend che fa ben sperare in un recupero delle posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nell´estate 2009 faranno scalo a Genova le due nuove superammiraglie Msc Crociere, Fantasia e Splendida (137.936 tonnellate di stazza), e a Savona per la Costa la nuova ammiraglia di Pacifica (114.500) e da settembre Luminosa (92.600).

Torna all'inizio


Nella deliziosa commedia del 1961 Un, due tre Billy Wilder raccontava la proiezione amer... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Nella deliziosa commedia del 1961 «Un, due tre» Billy Wilder raccontava la proiezione americana verso il blocco comunista attraverso non le armi, non l'idelogia ma una bibita simbolica e frizzante, la Coca-Cola. Nulla è infatti più America nel mondo della Coca-Cola. Per segnare la sua scelta filo americana Deng Xiaoping, il padre delle riforme cinesi, volle la Coca-Cola in Cina e non la Pepsi, in fondo meno simbolica, meno a stelle e strisce. Da quella scelta politica oggi la Coca-Cola domina il mercato delle bevande del Paese fino al punto di volerlo quasi monopolizzare con il tentativo di prendere il controllo di un altro gigante dell'arte di dissetare, il mega produttore di succhi di frutta Huiyuan. Però, a una settimana dal viaggio in America del ministro degli esteri Yang Jiechi, Pechino sembra volere chiudere la porta in faccia a Washington impedendo il mega piano di espansione che avrebbe dato alla bevanda Usa oltre il 40 per cento del mercato nazionale. Yang ha discusso con tutta l'amministrazione americana su una lista complessa di temi, dall'economia alla sicurezza in Asia, al Medio oriente, alla spinosa questione dell'Iran. La decisione del ministro del commercio estero cinese contro l'acquisizione appare non casuale, sembra un messaggio. L'acquisizione della Huiyuan per 2,4 miliardi di dollari era il più grande tentativo di acquisizione da parte di una società straniera di una azienda cinese. Pechino formalmente ha spiegato che l'operazione avrebbe creato un monopolio delle bevande e avrebbe schiacciato la competizione a molti livelli. La Huiyuan domina il settore dei succhi di frutta e ha oltre il 10 per cento del mercato delle bibite, settore cresciuto del 15 per cento nel 2008. La Coca-Cola ha il 9,7 per cento del mercato e la Cina è oggi il suo quarto mercato per importanza mondiale, terreno di scontro strategico con la rivale Pepsi. Difficile negare questo fatto basandosi semplicemnte sui numeri, ma certo, la recente legge sul monopolio è stata finora usata in maniera molto parziale in Cina e sembra singolare che la decisione venga annunciata oggi e non invece tra qualche settimana, saltando le coincidenze politiche. In realtà le camere di commercio internazionali a Pechino non hanno fatto mistero di sospettare azioni di protezionismo in un momento in cui le aziende cinesi si stanno guardando intorno nel mondo per operazioni di acquisizione. Il messaggio però, suggeriscono a Pechino, andrebbe visto proprio in relazione con il recente viaggio a Washington di Yang. Yang è andato in America con la borsa dei soldi per sostenere ancora l'economia locale e cercare di offrire un appoggio per evitarne il tracollo. In concreto questo significherà nuovi acquisti di enormi pacchetti di obbligazioni americane di ogni tipo. Secondo stime della Rand Corporation la Cina ha già 1,7 trilioni di dollari di obbligazioni americane, di più se si contano gli acquisti anche di Hong Kong. In Cina si levano voci sempre più contrarie a questa immensa campagna acquisti in America, anche perché significa meno soldi investiti nell'interno povero della Cina e non si concretizza con l'acquisizione di aziende americane da parte cinese. Nel 2005 gli Usa impedirono alla compagnia CNOOC cinese di comprare l'azienda petrolifera americana Unocal per 18,5 miliardi di dollari. Questo è proprio il punto che sta a cuore a Pechino. La Cina vorrebbe che l'America sollevasse quelle che sono le attuali restrizioni di fatto alle aziende cinesi per comprare aziende americane. Perciò manda un messaggio: noi per ora sospendiamo l'acquisizione da parte della Coca-Cola. Il terreno comunque è delicato. L'importanza strategica del petrolio oppure delle aziende industriali Usa su cui i cinesi stanno mettendo ora gli occhi, non è la stessa delle bibite. Ma neppure la Cina è più disposta a firmare assegni in bianco all'America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile? Con la risposta giusta si stappa una Coca-Cola gigante per tutti, altrimenti acqua di rubinetto. La Coca non è sotto pressione solo in Cina, Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha lanciato un ultimatum alla Coca-Cola perché liberi entro un terreno di un ettaro ad Ovest della capitale Caracas, che dovrà essere destinato alla costruzione di case popolari. Una decina di giorni fa, durante il suo consueto programma televisivo settimanale «Alò presidente», Chavez aveva detto, rivolgendosi ai dirigenti della Coca-Cola: «vi chiedo di andarvene ora. Concedo all'azienda Coca-Cola due settimane perché liberi volontariamente quel terreno».

Torna all'inizio


pechino chiude le porte alla coca-cola "rischia di avere il monopolio in cina" - pietro del re (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 17 - Esteri Pechino chiude le porte alla Coca-Cola "Rischia di avere il monopolio in Cina" L´acquisto della Huiyuan sarebbe stata la più grande operazione con una società straniera PIETRO DEL RE La Cina blocca l´acquisto della prima compagnia locale di succhi di frutta da parte della Coca-Cola. Svanisce così la più grande operazione tra una società cinese e una compagnia straniera nel Paese del dragone. Il governo ha giustificato questa scelta invocando la legge anti-monopolio in vigore dall´estate scorsa. Se la multinazionale americana si fosse impadronita della China Huiyuan Juice, questo il nome della società cinese, «ciò avrebbe avuto una influenza negativa sulla concorrenza» ha indicato ieri il ministero del Commercio. Per l´acquisizione della Huiyuan, società privata quotata a Hong Kong, nel settembre 2008 la Coca-Cola aveva lanciato un´offerta di 2,4 miliardi di dollari. La decisione di Pechino ha immediatamente scatenato proteste e timori, soprattutto da parte di quegli osservatori che paventano un ritorno al protezionismo in un momento in cui l´economia cinese continua a perdere colpi. Proprio ieri la Banca Mondiale ha annunciato una revisione al ribasso della previsione di crescita dell´economia cinese nel 2009 (dal 7,5 al 6,5 per cento). Per andare in porto il progetto era legato all´approvazione delle autorità di Pechino. Un´approvazione che molti davano per scontata, poiché grande sponsor delle Olimpiadi di Pechino, la Coca-Cola s´è guadagnata nell´ultimo anno la simpatia e la gratitudine di numerosi politici cinesi. Non solo: il gigante delle bibite gassate aveva appena annunciato altri investimenti in Cina per circa due miliardi di dollari. Fondata e amministrata dall´imprenditore Zhu Xinli, che ne possiede il 36 per cento delle azioni, la Huiyuan appartiene anche alla francese Danone (23 per cento) e alla finanziaria americana Warburg Pincus (6,8 per cento). L´impresa detiene circa il 20 per cento del mercato cinese. La sua acquisizione avrebbe permesso alla multinazionale americana di rafforzare la propria presenza sul suo terzo mercato più importante, dopo Stati Uniti e Messico. L´annuncio del blocco del progetto è arrivato mentre la Borsa di Hong Kong era ancora aperta: la vendita di azioni della Huiyuan è stata sospesa dopo che erano calate di poco meno del 20 per cento.

Torna all'inizio


briatore: "riforma shock si deve decidere insieme" - londra (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 60 - Sport Briatore: "Riforma shock si deve decidere insieme" Ma il n.1 Renault promuove i nuovi punteggi: "La vittoria è l´essenza di questo sport" LONDRA L´idea del "doppio regime" imposto dalle nuove regole Fia (chi sta dentro i 33 milioni di euro potrà sviluppare la macchina durante l´anno, gli altri no) proprio non riesce a convincere nessuno in Formula Uno. Non certamente Flavio Briatore che, intervistato ieri dalla Bbc, ha preso posizione pronunciando parole simili a quelle contenute nel comunicato stampa emesso a caldo, martedì sera, da un furibondo Luca di Montezemolo. «In Formula uno c´è bisogno di stabilità». Il pensiero del numero uno della Renault è molto chiaro. Il budget di per sé è una priorità. «La Formula uno - dice - deve avere le macchine uguali e le regole uguali. Poi a quel punto il budget può essere discusso». Invece la Fia è andata in direzione opposta. «Noi abbiamo bisogno di stabilità, le nuove regole sono state un po´ uno shock». Nelle parole di Briatore si legge il fastidio, comune a tutte le scuderie, per l´aspetto formale delle decisioni della Fia. «La Formula uno è un affare complicato. A volte tu pensi di fare qualcosa per ridurre i costi e invece ti ritrovi che li hai aumentati... Per questo ci sarebbe veramente bisogno di sedersi tutti intorno a un tavolo, insieme con la Fia, e prendere decisioni insieme». Mosley e i suoi invece non solo hanno respinto ogni suggerimento proveniente dai team, ma hanno imposto un regolamento rivoluzionario ad appena dieci giorni dal via (il 29 marzo a Melbourne) senza consultarsi con nessuno. «La crisi finanziaria preoccupa tutti i protagonisti del circus e noi abbiamo bisogno di vivere in una Formula uno che sia più efficiente, per questo non possiamo essere contenti quando ci impongono decisioni dall´alto». Tanto più che i team sanno bene quanto sia pesante la situazione: «Abbiamo già fatto molto per migliorare il 2009 e il 2010. E faremo quanto possibile per il 2011 e il 2012. Ma non si può pensare di cambiare il mondo in una settimana». Che non sia una critica preconcetta, la sua, lo si capisce anche dal fatto che Briatore appoggia in pieno la novità del punteggio (mondiale vinto da chi si aggiudica più Gran Premi). «Non ho alcun problema con questa variazione. Anzi. Io penso che sia una motivazione in più per un pilota. Qualcosa che lo spinga a dare il massimo». è una questione quasi filosofica. «Lo ragione stessa della Formula Uno è vincere e sorpassare e se si introducono sistemi per enfatizzare questo aspetto allora penso che si stia andando nella direzione giusta». (ma.me.)

Torna all'inizio


L'Inps ha i conti a posto?Si riformino le pensioni (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

L'Inps ha i conti a posto?Si riformino le pensioni massimo baldini Sarebbe bello poter condividere l'ottimismo del presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, il quale ieri, alla presentazione del Rapporto annuale del suo istituto, ha affermato che i conti dell'Inps sono in equilibrio e non c'è alcun bisogno di riforme. La prova? Il bilancio dell'ente è addirittura in attivo! Possiamo quindi smettere di preoccuparci del destino delle nostre pensioni? E che fine faranno le migliaia di pagine dedicate in questi anni ai problemi del sistema previdenziale italiano? In effetti una ventina di anni fa il nostro sistema pensionistico era avviato verso il disastro: senza riforme, la spesa per pensioni avrebbe raggiunto, nei successivi decenni, il 30% del pil. Poi ci furono due riforme nello spazio di tre anni. Prima quella del governo Amato nel 1993, che ha indicizzato le pensioni al solo costo della vita e non più al (superiore) tasso di crescita dei salari nominali, poi quella del governo Dini, che ha trasformato in profondità il metodo di calcolo della pensione, con il passaggio dal sistema retributivo (la pensione è una certa quota del reddito degli ultimi anni di lavoro) a quello contributivo, dove la pensione si calcola come in un sistema assicurativo privato, nel senso che i contributi previdenziali vengono ipoteticamente investiti a un tasso pari alla crescita nominale del pil. Con il nuovo sistema, più si ritarda l'uscita dal mondo del lavoro più alta sarà la pensione, perché il montante dei contributi accumulato da ciascuno di noi si deve ripartire tra un numero inferiore di anni di vita residua attesa. Peccato che la riforma Dini andrà a regime dopo un lunghissimo periodo di transizione, per cui oggi tutti vanno ancora in pensione secondo le regole del vecchio metodo retributivo. Oggi la situazione si può riassumere con qualche cifra. La spesa pensionistica vale circa il 15% del pil, più che in qualsiasi altro Paese europeo. Solo il 33% delle persone nella fascia di età 55-64 anni lavora (in Francia il 41%, in Germania il 49%, in Spagna il 44%, in Svezia il 70%). Circa 24 milioni di lavoratori finanziano con i propri contributi le pensioni di quasi 15 milioni di persone. Nei prossimi 10 anni, la quota di pil che dovrà essere destinata alle pensioni aumenterà ancora, per almeno 20 miliardi di euro all'anno, cioè poco più di un punto percentuale di pil. L'aliquota contributiva che serve a finanziare questo sistema, al 33%, è tra le più alte al mondo. Abbiamo troppi pensionati, perché si va in pensione molto presto, ma gli importi unitari delle pensioni sono spesso molto bassi. La speranza di vita continua intanto ad aumentare: è una bellissima cosa, ma produce un aumento di spesa previdenziale ed espone una quota sempre maggiore della popolazione al rischio di passare gli ultimi anni in condizioni di non autosufficienza. Il grandissimo numero di badanti prova che il nostro sistema di welfare fa molto poco contro il rischio di diventare non autosufficienti. Infine, la spesa per pensioni si mangia il 60% della spesa sociale italiana complessiva, contro una media europea del 45%, lasciando le briciole ad altri comparti (famiglia, povertà, disoccupati, casa). Possiamo quindi dire che il welfare state in buona parte si identifichi nel nostro Paese con la spesa previdenziale la cui espansione, nel corso degli anni, ha assorbito risorse raccolte sempre con contributi ma pensate per altri fini, in primo luogo assegni familiari ed edilizia residenziale pubblica. Negli ultimi anni i conti dell'Inps sono migliorati per molti motivi concomitanti: l'aumento delle aliquote contributive deciso dal governo Prodi a carico di parasubordinati e autonomi, il forte incremento del numero di occupati dalla fine degli anni '90 almeno fino a metà del 2008, qualche progresso nell'aumento dell'età media di uscita dal mondo del lavoro. Ma osservare il saldo di un bilancio annuale è del tutto errato e rischia di essere fuorviante: ciò che conta è l'andamento prospettico delle voci di entrata e di spesa, che dipendono da un numero impressionante di variabili: fertilità attesa, speranza di vita, crescita dei redditi, numero di nuovi occupati, regole che disciplinano il ritiro, per citare solo le principali. Limitarsi a considerare solo il saldo annuale è quindi incredibilmente miope, soprattutto in una fase di profonda recessione come l'attuale, che sicuramente comporterà un forte incremento del rapporto tra spesa pensionistica e prodotto interno lordo. Tutte le previsioni di lungo periodo devono quindi essere riviste. La prudenza dovrebbe essere un obbligo, tanto che preoccupa un po' la sicurezza con cui si proclama che non c'è bisogno di rivedere il sistema previdenziale. Ma il presidente dell'Inps commette anche un altro errore, più di fondo. Se anche i conti del suo ente fossero in ordine e "in sicurezza" per il futuro, per usare una espressione tremontiana, siamo proprio sicuri che lo status quo ci piaccia? Aumentare l'età pensionabile non serve necessariamente per fare cassa per poi tagliare la spesa sociale. Si potrebbe certo decidere di ridurre le aliquote contributive per aumentare i redditi dei lavoratori o la competitività delle imprese, oppure potremmo optare per un aumento della spesa in altri comparti del welfare, per i bambini, per la scuola, i non autosufficienti o altro. Oppure per una combinazione di queste opzioni. Il punto è che se si fa la riforma delle pensioni potremo avere qualche margine di libertà nel scegliere quali politiche privilegiare. Se invece non facciamo nulla, ci dovremo limitare nei prossimi anni ad assistere inerti all'aumento della spesa previdenziale, senza risorse a disposizione per fare altro. Ogni anno avremo la nostra dose di Finanziarie lacrime e sangue piene di tagli, e la gente continuerà a pagare le tasse senza vedere in cambio servizi pubblici adeguati. Un momento come quello attuale, in cui non ci sono emergenze immediate per l'Inps, sarebbe perfetto per una riforma, ma forse dovremo aspettare che arrivi l'ennesima crisi finanziaria, proprio come nel 1993. 19/03/2009 proclami È preoccupante la sicurezza con cui si proclama che non c'è bisogno di rivedere il sistema previdenziale 19/03/2009 visione miopeMiope considerare soltanto il saldo annuale. Se è vero che non esiste emergenza, è il momento perfetto per cambiare 19/03/2009 Luisella Battaglia «Troppa pietà verso i randagi». Nell'orrore delle notizie di questi giorni, le parole dello scrittore siciliano Vincenzo Consolo risuonano come una condanna senza appello dei "cani-killer". A suo avviso, episodi come quelli riportati dalle cronache, sono «il segnale di un amore per le bestie francamente eccessivo». Ma si tratta davvero di troppo amore? È difficile sostenere che un animale abbandonato sia stato troppo amato: la realtà, purtroppo, è ben diversa. Maltrattati, affamati, abusati, nutriti delle carcasse dei loro compagni morti, quegli animali sono stati pochissimo amati e ancora meno rispettati. Non si potrebbe immaginare un addestramento più"scientifico" alla violenza e all'aggressività. Conosciamo la storia dei randagi: trattati come oggetti sempre, considerati talora come giocattoli da cuccioli, e poi abbandonati senza pietà da adulti perché fastidiosi, ingestibili, inutili. Solo lo scarso anno nel nostro Paese gli abbandoni sono stati più di undicimila. È bizzarro che la colpa morale e giuridica all'origine degli "assassini", sia così trascurata da coloro che, come Consolo, dicono no alla difesa a oltranza degli animali. La responsabilità umana qui è innegabile, aggravata dalla rottura di quel patto che da tempi immemorabili ha unito le nostre specie. Cane e uomo, non dimentichiamolo, sono due facce della stessa medaglia evolutiva, i compagni di una grande avventura millenaria: i loro sensi si completano a vicenda, le loro storie si appartengono e si intrecciano. Se mirabile è la capacità dell'uno di rispondere alle richieste dell'altro, altrettanto portentoso è il talento della razza canina d'interloquire con la nostra. Il dialogo tra le due specie dipende da diverse cause ma, in primo luogo, come ci insegnano gli etologi, dalla forte intelligenza sociale che caratterizza entrambe. Immersi nel mondo in modo differente, uomo e cane possono monitorare la realtà con competenze integrate e, quindi, con maggiore efficacia: l'uno come virtuoso della vista, l'altro come maestro dell'olfatto. Sennonché la domesticazione è anche responsabilità, non può essere solo sfruttamento e vantaggio. Sono riflessioni che vengono alla mente oggi che non solo quell'antico patto si è rotto ma si assiste alla regressione dei nostri compagni. I nuovi branchi, nati dagli abbandoni, hanno come protagonisti i randagi di seconda e terza generazione che non hanno mai conosciuto l'uomo, ne hanno paura, sono irritabili in quanto non hanno dimestichezza con la nostra specie. È così che il cane da amico rischia di diventare il nemico da battere. Ma la sua metamorfosi o, per meglio dire, il suo imbestiamento è nostra colpa esclusiva. L'uomo al quale i cani erano stato affidati è stato accusato di maltrattamenti, omessa custodia, concorso in omicidio colposo. Ma ci sono anche le correità di chi non ha utilizzato i fondi stanziati per la lotta contro il randagismo - che dovrebbe prevedere un piano straordinario di sterilizzazione e la fine dei canili-lager fonti di speculazione - e di chi non ha accertato l'idoneità, la competenza e la serietà di coloro che li hanno avuti in custodia. Siamo lontani anni luce dall'idea espressa dal grande storico francese dell'Ottocento, Jules Michelet, di una domesticazione nuova, di segno totalmente diverso, nel senso dell'elevazione e non dell'abbrutimento del regno animale. Cruciale era, nella sua visione, il richiamo alla responsabilità dell'uomo da lui definito «il Solone della Creazione». «L'arte della domesticazione, scriveva, non avrà il necessario sviluppo se ci si preoccuperà soltanto dell'utilità che l'uomo ritrae dagli animali domestici e non principalmente dell'utilità che gli animali possono ritrarre dall'uomo». Siamo bravissimi a porre le pietre di confine tra noi e le bestie, a definire assassini animali innocenti che sono stati da noi resi tali. Scarichiamo sulle altre specie la violenza che è in noi, la scateniamo in loro per poi reprimerla esemplarmente. Il cerchio si chiude, la caccia è aperta: giustizia è fatta? Si tratti di mucca pazza o di "cani-killer", troverete sempre, comunque, homo sapiens. Luisella Battaglia è docente di filosofia morale e bioetica all'Università di Genova e membro del Comitato nazionale per la bioetica. 19/03/2009

Torna all'inizio


"Mala tempora"...Ma intanto il mondocresce da 60 anni (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

"Mala tempora"...Ma intanto il mondocresce da 60 anni Caro direttore, "mala tempora..."; l'Europa sta correndo un grosso rischio, siamo in guerra, un conflitto senza vittime e sirene, senza bombe e sangue ma che dispensa comunque dolore e lacrime. L'unica guerra dove alla fine non ci saranno forche Caudine, vinti o vincitori... tutti avremo perso qualcosa e nulla mi dice che non sia un bene, è in atto una specie di lavanda gastrica disintossicante e purificatrice al termine della quale, necessariamente, la società civile e produttiva ritroverà un suo equilibrio. Essere chiamati oggi a governare questa situazione è una impresa titanica, soprattutto se si viene da un lungo periodo di scarsa crescita con un grosso indebitamento pubblico e totale assenza di risorse. L'Italia è oggi come quei nobili decaduti che lentamente vendono i propri possedimenti e poi gli arredi e le suppellettili per restare nella malandata dimora patrizia con il vecchio maggiordomo a godere dei pochi agi che si possono ancora permettere. Pare che siamo giunti ad una svolta epocale, sarebbe un errore tentare di curare questa malattia con le medicine del passato, oggi occorre più coraggio che denaro, il coraggio di comunicare l'avvento di questo cambiamento e invitare la società civile a rimodulare le proprie abitudini e i propri stili di vita nella consapevolezza che il tempo delle vacche grasse è finito, il tempo degli sprechi, degli eccessi lascia il posto a una nuova realtà che rimette l'uomo e i suoi veri bisogni al centro dell' attenzione. Walter Pilloni E-MAIL 19/03/2009 Trovo un tantino esagerati certi toni biblici e talune ridondanti aggettivazioni che si utilizzano nel mondo (come dimostra anche questa lettera) per dare immagine e volto alla Grande Crisi Finanziaria, entità astratta ma che si manifesta in modo terribilmente concreto. È grave, non c'è dubbio. Forse è la più grave dopo la Grande Depressione degli anni Trenta, ma non sta scritto da nessuna parte che avrà conseguenze altrettanto gravi. L'ultimo vaticinio, proprio oggi, è quello del Fondo monetario internazionale che calcola quest'anno un prodotto mondiale in calo, per la prima volta dopo sessanta anni. E tuttavia proprio il Fondo medesimo parla di "ripresa graduale" già a partire dal 2010. Non voglio associarmi al coro delle préfiche e nemmeno seminare vani ottimismi: tra l'altro, non ne avrei alcun titolo. Preferisco limitarmi a osservare che se il pil quest'anno calerà per la prima volta dopo 60 anni, ciò vuole anche esattamente dire che per 60 anni il mondo è andato in continua crescita. E questo non riguarda solo gli Stati Uniti o soltanto l'Europa, riguarda davvero tutto il mondo: pensi solamente alla Cina, all'India, allo stesso Sudamerica. Miliardi di persone in nera miseria passate in pochi anni non dico alla ricchezza, ma a molto più del pasto assicurato, nonché alla speranza. Dopodiché, è giusto come dice lei limitare sprechi ed eccessi, nel frattempo rimediando il pasto per qualche altro miliardo di persone. 19/03/2009

Torna all'inizio


ricordi (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 8 - Livorno RICORDI RICORDI Livorno città rossa della Toscana rossa Ieri ed oggi: come cambia il mondo. Ricordo che poco tempo fa noi tutti vivevamo in una città che si contendeva con Bologna la palma di città rossa d'Italia. In verità non ricordo bene come si sia arrivati a questo punto, ma sta il fatto che ci siamo arrivati e a dire il vero, non è piacevole. è come quando ci si risveglia da un sonno agitato e diviene difficile afferrare subito la situazione che ci si trova davanti. Oggi mi ritrovo immerso in una realtà che mi riesce difficile capire e dunque dire che sono frastornato è dire poco. Illudermi ancora oggi che Livorno è rossa, sarebbe un'idea bislacca perchè se ben capisco, oggi Livorno è rossa sì, ma dalla vergogna. Livorno è divenuta una città in "tinta", come si dice, con il resto della nostra Italia. Purtroppo neanche la politica ha per noi possibilità salvifiche. Anzi è proprio per colpa di una politica degenerata che non è più riuscita a legare i tempi con i necessari cambiamenti che ci troviamo in questi guai. Ma in più oggi c'è anche l'aggravante di una crisi finanziaria mondiale che piano piano sta investendo l'economia reale e questa situazione perdurerà per almeno due anni. Al di la dei colori dunque, quello che occorre è buona politica e consiglio a tutti di non solo sperare, ma fare in modo che essa lo sia per davvero. Ma il fatto che si continui a rincorrere tutte le "farfalle", senza riflettere seriamente a ciò che sta accadendo a tutti noi, non lascia presagire niente di buono. Sergio Barsotti INCIDENTI Si cercano testimoni Si cercano testimoni per l'incidente accaduto ad una signora in bicicletta, travolta da un'auto, il giorno 15 gennaio 2009 ore 19.10 verso la via Mameli. Telefonare al n. 327-0028593 oppure 328-8832398. CANI INNOCENTI Fabbricotti invasa dallo sporco Gentile Tirreno, a seguito del vostro articolo pubblicato oggi 18/03/09, replico in maniera cosi accesa non tanto come padrona di un piccolissimo Pincher, ma come abitante della zona Fabbricotti, letteralmente invasa da sporcizie e da quelli che voi chiamate popolo rom e che invece si tratta di nullafacenti in giro per giornate intere. Sono figlia del noto Leo Picchi e non mi vergogno a dirlo perché a volto aperto controbatto per avere giornate tranquille vissute nel mio quartiere, zona ormai come tante poco raccomandabile. Si lamentano per i nostri cani portati al parco del viale della Liberta', senza considerare che quella zona da una certa ora diventa off-limits a tutti: ci sono spacciatori, alcolizzati e perfino gabinetti pubblici dove si recano anche persone come noi che probabilmente alla luce dei fatti sembrano pulitissimi ed educati invece sono letteralmente dei porci che sfogano dai loro istinti animaleschi di sopra e di sotto senza neanche farsi degli scrupoli. Chiamiamolo campino delle cagate e pisciate pubbliche. Vi scandalizzate dei cani? Per lo meno i loro bisogni potrebbero servire da concime. Al contrario i rifiuti di questi rom sporchissimi, bottiglie, sacchetti, vetri, rimasugli dei loro pranzi passano inosservati perché o vigili o chi del comune hanno da preoccuparsi di fare le multe in divieto di sosta sulle righe del parcheggio allo stesso campino. Io stessa mi sono recata a reclamare alla nostra circoscrizione per dire cosa avveniva la scorsa estate: spaccio di stupefacenti, rom che facevano tranquillamente i loro bisogni di fronte a tutti, dietro e davanti il casottino dove la gente passa tranquillamente....... Parlate di parco pubblico per i bambini e vecchi? Le panchine sono state tutte sfasciate dagli stessi ragazzi che ci venivano a giocare a pallone,il recinto per i cani lo avete costruito vicino alle bocche dell'acqua per innaffiare il campo... Due entrate che quando piove è impossibile entrare. Cani enormi,non posso convivere con cani piccoli. L'estate ci siete mai stai? 50 gradi all'ombra e di più al sole, è un forno crematorio. Francesca Picchi ANCHE A LIVORNO La casta resta intoccabile Qualche domenica fa Manfellotto direttore de Il Tirreno prendendo spunto da La Casta di Rizzo e Stella, mette il dito nella piaga. "A due anni dall'uscita del libro, sono sempre tutti lì a godersi i privilegi piccoli e grandi. Le pensioni, le retribuzioni esagerate, le auto blu, la carriera a vita e le nomenclature". La Casta tra un discorso e l'altro, si gode la vita. Ciò che più fa arrabbiare è la presunzione di far credere, che la loro carriera, la loro notorietà e i loro super guadagni, siano frutto delle loro capacità intellettive. La colpa soprattutto è anche nostra, per troppo tempo abbiamo subito passivamente le loro arroganze, le loro spavalderie, i loro interessi. Parte importante della popolazione di sinistra, disgustata, si allontana dalla politica. Loro ancora una volta fanno finta di non capire. Un numero consistente di cittadini, consapevoli del momento particolare cui i partiti del centro sinistra stanno attraversando, con la rabbia in corpo chiedano di riorganizzare un sano e nuovo gruppo dirigente, cui dia l'opportunità di riappropriare la dignità, i valori e l'etica, in parte (per colpa loro) perduta. La popolazione da voi attende un segnale fortemente significativo... e voi che ci avete messo con il sedere per terra, vi gingillate. Su Il Tirreno del 12 marzo leggo: "Così giovani e già così vecchi..." Parte dei giovani del Pd intervistati sono fans di Dalema" In futuro oltre alla politica di professione vorrebbero (ce né un altro a Lucca) fare il deputato". Il senatore Filippi intervistato dice: "I giovani sono Bamboccioni, però la colpa non è loro. I padri sono sempre lì, il ricambio è fallito". Filippi continua: "una volta nel P.C.I. c'erano le scuole politiche e il gusto dei compagni di preparare le nuove generazioni". Ancora una volta propongo che: Iardella, Susini, Simonti, Frontera, Penco, Bosco, Demi, Del Gamba, Biricotti, Bolognesi e tutti gli altri che non ricordo, una volta finito l'incarico purtroppo ormai avuto, di essere (a gratis) promotori e insegnanti della scuola di partito, dove i giovani apprendino le regole dell'etica politica, dell'altruismo e la solidarietà. Che ne pensano i dirigenti e circoli del P.D.di formare una scuola di partito e preparare le giovani leve alle battaglie politiche, dell'oggi e del domani? Educare i giovani ai continui cambiamenti, cioè: "Finito un qualsiasi mandato, ritorni da dove sei venuto". Altrimenti l'altra alternativa è chiedere al Papa, se ci da in prestito Simone Giusti Vescovo di Livorno, il quale ha il difetto di essere pisano, però in quanto a rinnovamento non lo batte nessuno: In 4 e 4 otto ha rinnovato la chiesa labronica. Nonostante le lettere ripetutamente "forzate" a favore dell'ex Vicario Paolo Razzauti. Simone Giusti senza guardare addietro, ha portato a termine, una ventata di rinnovamento. Ed io parteggio per lui. Umberto Vivaldi COLLESALVETTI La Lega Nord non ci conosce Il riferimento che fa la Lega Nord alla situazione politica nazionale, nel criticare l'alleanza di centro sinistra, maschera una scarsa conoscenza della realtà di Collesalvetti e quindi non riesce a comprendere che tale alleanza è diretta espressione della coesione sociale caratteristica di questo Comune. Coesione che non sarà messa a rischio da chi sparge razzismo e immotivate paure, come fa la Lega, attentando in questo modo al senso di sicurezza dei cittadini. Altro punto che denota estraneità rispetto alla situazione locale è parlare di comitati d'affari: è bene che la Lega pensi a spiegarlo ai lavoratori di Malpensa, che cosa è un comitato d'affari. Per quanto concerne la questione Raffineria ENI di Livorno sarebbe più opportuno che la Lega, forza di governo nazionale, si spendesse affinchè il Governo stesso rispondesse alle innumerevoli richieste di chiarimenti circa la situazione della Raffineria, fatte pervenire dalle amministrazioni locali e regionali, piuttosto che speculare sulle legittime preoccupazioni di tanti lavoratori che da questo sito produttivo traggono la loro unica fonte di reddito. Riccardo Demi Segr. Unione Comunale Partito Democratico

Torna all'inizio


Bomba derivati su Roma e Milano (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 19/03/2009 - pag: 7 autore: di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi** *già sottosegretario all'Economia nel governo Prodi **e Il governo deve costringere la banche che ricevono aiuti a trasformare gli strumenti finanziari in prestiti Bomba derivati su Roma e Milano La Capitale nel 2009 dovrà sborsare la bellezza di 200 mln Un mese fa la Corte dei conti denunciò «l'uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali» e fece appello ad adottare un «principio di prudenza per i contratti derivati finalizzati alla ristrutturazione del debito degli enti locali». Ma i richiami alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli operatori coinvolti non bastano per affrontare l'emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti audizioni della commissione finanze del senato, indicano 41 miliardi di euro in derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a 82 miliardi. Cioè il 50%, per i soli comuni la cifra sale percentualmente al 58% del loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di tutte le tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito dei loro enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano loro di diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura di negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la differenza in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini perché avevano più soldi da spendere! Gli intermediari finanziari però non avevano detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto che negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati soffocati dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria «circonvenzione di incapace». Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della legge. Infatti, spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali. Il comune di Roma nel 2009 pagherà 200 milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori interessi passivi) dell'attuale debito a lungo termine che è stato sottoposto a complesse operazioni di ristrutturazione finanziaria, passando da 420 a 620 milioni di euro. Non solo. Roma infatti dovrebbe continuare a pagare altissimi interessi per questi contratti derivati capestro fino al 2048! La procura di Milano indaga da tempo, anche con numerosi avvisi di garanzia, per chiarire contratti in derivati per 1 miliardo e 680 milioni di euro che, secondo varie stime, potrebbero comportare una perdita tra 200 e 300 milioni di euro per il Comune. La Guardia di finanza di Firenze starebbe acquisendo documenti per un'indagine su «alte commissioni e abuso di tassi esageratamente alti» che coinvolge 8 banche e 11 comuni della provincia per derivati pari a 1 miliardo e 700 milioni di euro. Poi ci sono i derivati di Napoli, Torino, fino ai piccoli comuni, e delle principali regioni a cominciare dalla Lombardia. Naturalmente questi contratti in derivati determinano un grande trasferimento di risorse finanziarie dai bilanci degli enti locali verso le banche. Queste banche, nazionali e soprattutto internazionali, sono le stesse che sono in situazioni di grande crisi proprio per le bolle speculative create dai titoli tossici. Sono sempre le stesse banche che chiedono sostegni finanziari ai governi per salvarsi dalla bancarotta. Chiedono capitali pubblici garantiti dagli stati e quindi dalla collettività. Come si può quindi tollerare che la collettività paghi due volte? La prima per salvare le banche dalla crisi e la seconda per pagare i derivati sottoscritti con le stesse? A fronte di tale situazione servirebbe anzitutto bloccare immediatamente le eventuali ulteriori sottoscrizioni di derivati da parte degli enti locali. In seguito, quando le nuove auspicate regole dell'economia e della finanza verranno definite, si decideranno anche metodi e comportamenti che riguardano i vari strumenti finanziari e bancari utili alla stabilità del sistema. Il governo dovrebbe individuare altre fonti e altre norme per il risanamento dei bilanci degli enti locali. Intanto lo stato dovrebbe esigere che le banche, in cambio dell'aiuto pubblico, trasformino i derivati in essere in normali prestiti a medio e lungo termine con tassi di interesse chiari ed equi. Tecnicamente non sarebbe un problema: chi è stato capace di costruire un complicato e poco trasparente contratto derivato, è certamente capace di «decostruirlo». Si tratta di non essere succubi dei forti poteri delle banche! È una decisione di politica economica che il parlamento e il governo possono prendere in pochi giorni e in modo condiviso, liberando in tempi brevissimi notevoli risorse per interventi di sostegno sociale e di investimento locale.

Torna all'inizio


niente risparmi, siamo in formula 1 (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 19 - Sport Niente risparmi, siamo in Formula 1 Anche Briatore contro il tetto ai budget delle scuderie TORINO. Passi la regola che il titolo lo conquista chi vince più gare, ma quella sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010 non va proprio giù ai team. Il giorno dopo la rivoluzione imposta dal consiglio mondiale dello sport motoristico (la Fia) per la stagione che sta per iniziare e per quella successiva, Bernie Ecclestone condivide le scelte del presidente Max Mosley ma a Flavio Briatore non piace il tetto per le scuderie. «Si tratta di un aggiornamento della mia idea delle medaglie - ha detto il patron della F1 alla Bbc - ma è un buon punto di partenza. L'idea è quella di spingere i piloti a competere. Se uno è secondo dovrà provare a vincere. Non si penserà più al fatto che se riuscirà a sorpassare, la vittoria avrà permesso di guadagnare appena due punti. Questa non è una motivazione enorme per spingere un pilota a superarne un altro». Dall'Australia, dove ha partecipato ad una conferenza stampa sul gran premio d'apertura, Ecclestone ha detto di non essere sorpreso delle critiche sul budget. «Ogni volta che facciamo cambiamenti - ha detto - c'è sempre un gruppo di persone pronto a dire 'scordatevelo'. Non potrà mai succedere, che qualcuno si comporti diversamente o che tutti siano d'accordo con noi». Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula 1, le scuderie che resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi tecnici». «Le grandi squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato - dovranno domandarsi il perchè di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche se va detto che 33 milioni è una cifra forse troppo bassa». Sempre alla Bbc, il numero 1 della Benetton, Flavio Briatore, ha detto di non avere problemi con il nuovo sistema di classifica («per un pilota sarà una motivazione in più per spingerlo a dare il massimo» ha precisato), ma è meno concorde sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La Formula 1 ha bisogno di monoposto uguali e regole identiche per tutti - ha detto - poi si può discutere del budget. I cambiamenti sono uno choc, abbiamo bisogno di stabilità. Dovremo sederci al tavolo con la Fia per comprendere che le squadre già hanno fatto un lavoro enorme per provare a ridurre i costi. La Formula 1 è complicata: si prova a ridurre le spese e invece queste salgono. La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore -, noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Intanto oggi, a Londra, si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato. In questa sede sarà inevitabile affrontare,da parte dei rappresentanti di tutti i team, le decisioni della Fia che hanno suscitato tante polemiche. Lo stesso Briatore dovrebbe essere uno dei presenti mentre non è prevista la partecipazione del presidente della Fota Montezemolo. Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti. «Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport, credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati» ha dichiarato, al quotidiano sportivo spagnolo As, Fernando Alonso. «La Formula 1 - ha spiegato Alonso - si è sviluppata per oltre 50 anni grazie ai team, agli sponsor, ai piloti e, soprattutto, agli appassionati di tutto il mondo e nessuno di questi ha potuto esprimere il proprio punto di vista sulle decisioni della Fia». «Secondo me il vecchio regolamento era migliore» ha chiosato Nick Heidfeld, pilota della Bmw Sauber. «Con il sistema dei punti era tutto comprensibile - ha aggiunto - la vittoria dovrebbe andare a chi si piazza con maggiore regolarità».

Torna all'inizio


Gruppo Rcs, utile in calo da 220 a 38 milioni (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Gruppo Rcs, utile in calo da 220 a 38 milioni --> Giovedì 19 Marzo 2009 GENERALI, pagina 4 e-mail print La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni di euro. Il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato, resiste solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5 centesimi dai 13 dello scorso anno, quando il dividendo per le ordinarie era stato di 11 centesimi. Nell'esercizio appena iniziato i risparmi messi in atto a fine 2008 si mostrano già efficaci, ma i risultati a fine 2009 sono attesi in ulteriore calo. Così il gruppo editoriale annuncia come indispensabile un intervento «a tutto campo focalizzato su costi e modelli di business, trasversale a ogni società del gruppo in Italia e all'estero». Non solo tagli, insomma, ma anche un ripensamento complessivo dell'attuale attività editoriale. Un progetto in tal senso è già allo studio del management e sarà al vaglio di un consiglio di amministrazione nei prossimi mesi, mentre non vengono escluse cessioni tra le attività non strategiche. Questa impostazione è stata «pienamente» condivisa dallo stesso Consiglio di amministrazione. Il vero mandato a procedere, va anche detto, arriverà quando saranno sciolte nel prossimo incontro del patto di sindacato (atteso tra fine marzo e inizio aprile) le riserve sulla lista di maggioranza per il rinnovo del Cda per il prossimo triennio, e quindi sui vertici. «Andiamo meglio del mercato», ha comunque commentato l'amministratore delegato, Antonello Perricone, presentando i risultati agli analisti finanziari. Nel 2008 è cresciuta più del mercato la raccolta Internet (in Italia e in Spagna). Mentre in Italia sono scese meno del mercato di riferimento sia la raccolta di periodici e quotidiani, sia la diffusione delle due testate ammiraglie, Cosera e Gazzetta dello Sport. Sabina Rosset 19/03/2009 nascosto-->

Torna all'inizio


si apre la tre giorni di manifutura (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Impresa, ricerca e innovazione: oggi il primo confronto tra Bersani e Scajola Si apre la tre giorni di ManiFutura PISA. Pierluigi Bersani comincia a tessere la tela che dovrebbe portarlo fino alla segreteria del Pd dopo il congresso annunciato per il prossimo autunno. E da oggi l'ex ministro sarà impegnato nella tre giorni pisana di ManiFutura, festival sui temi dell'impresa, della ricerca e dell'innovazione promosso da Nens (Nuova economia e nuova società), l'associazione fondata da Bersani insieme ad un altro ex ministro economico, Vincenzo Visco. «è logico che non usciremo con lo stesso numero di imprese dalla crisi - ha detto Pier Luigi Bersani, presentando ManiFutura - e adesso occorre creare un modo di produrre che coniughi ricerca, industria e innovazione. Non esiste una buona economia senza una società giusta ed è essenziale dare credito a chi fa ricerca e formazione, così da creare piani di tecnologia». Il nome, ManiFutura, rievoca volutamente le radici manifatturiere dell'Italia, ma si riferisce anche alla proiezione più ampia che il concetto «può assumere in una economia moderna ed avanzata e che guarda all'innovazione come elemento strategico fondamentale», spiegano gli organizzatori. La manifestazione si propone di essere un contributo per restituire all'industria il ruolo di traino e per riportare i temi dell'economia e dell'innovazione al centro del dibattito culturale. Il festival ManiFutura, alla stazione Leopolda, sarà aperto alle 10,30 dall'intervento del presidente di Nens, Vincenzo Visco. Alle 11 è previsto il duello tra Pier Luigi Bersani e il ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola. Un'ora più tardi il professor Marcello De Cecco, docente di Storia della finanza e della moneta alla Scuola Normale, terrà la lectio magistralis «Quale globalizzazione dopo la crisi finanziaria». Alle 14,30, in sala grigia, il dibattito «Riorganizzazione della grande industria europea dopo la crisi», a cui parteciperanno: il presidente della Piaggio Roberto Colaninno, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, il presidente della Glaxo Italia Angelos Papadimitriou, il direttore generale di Finmeccanica Giorgio Zappa, il presidente di Ancpl (associazione cooperative produzione e lavoro) Carlo Zini. Modera Massimo Giannini di Repubblica. Poi tre dibattiti in contemporanea, alle 16,45. In sala grigia «Garanzie mutualistiche e finanza per lo sviluppo», con il presidente di Federconfidi Francesco Bellotti e l'onorevole Matteo Colaninno. In sala verde «Energia-ambiente: nuove sfide per nuove opportunità», introduce l'onorevole Ermete Realacci. Nell'area Cnr Pisa «In casa della ricerca, come affrontare la crisi», introduce Giovanni Gianelli, direttore di geoscienze del Cnr. Alle 17,30, in sala blu, «Il quarto capitalismo» e in sala rossa «Mutualità, lavoro e conoscenza». (G.C.)

Torna all'inizio


I banchieri italiani anticipino Bruxelles e facciano come Profumo (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 19/03/2009 - pag: 9 autore: di Angelo De Mattia I banchieri italiani anticipino Bruxelles e facciano come Profumo Martedì 17, in sede di conversione in legge del decreto che contiene incentivi per l'acquisto di auto, mobili, eccetera, è stato dichiarato inammissibile, per estraneità alla materia, l'emendamento della Lega con il quale si fissavano limiti al trattamento dei manager pubblici (che non avrebbe dovuto superare quello dei parlamentari) e dei banchieri, le cui aziende di credito ricorrono al sostegno dello Stato (era stato previsto il tetto di 350 mila euro annui). E' bene precisare che si tratta di una questione complessa, nell'affrontare la quale è facile scivolare nella demagogia o in tentazioni di regolazione autoritativa, con dubbi di costituzionalità, dei rapporti di lavoro, ancorché di carattere particolare. Ciò, tuttavia, non significa che sia materia sulla quale non si debba intervenire con modalità appropriate. Lo testimonia quello che sta accadendo negli Usa, con i moniti del presidente Obama a proposito degli scandalosi bonus per 165 milioni di dollari assegnati a 73 dirigenti Aig quasi contemporaneamente al ricorso al sostanzioso aiuto della mano pubblica, che ha consentito al gruppo multinazionale di evitare il fallimento. Ma la vicenda americana è anche esemplificativa delle difficoltà che le autorità incontrano nel limitare o nel rimuovere comportamenti del genere, dovendo esse scegliere tra opzioni diverse: moral suasion e minacce di revisione degli aiuti pubblici, da una lato; drastici interventi fiscali ex post sui trattamenti erogati ? che però dovranno avere i caratteri della generalità ? dall'altro. Eppure, prescindendo qui dai compensi dei manager pubblici regolati da una tuttora inattuata norma di legge che però potrebbe comportare complesse questioni di ordine costituzionale e svantaggi competitivi con il settore privato nel reperimento delle risorse professionali, appare necessario intervenire ancora sulle remunerazioni dei banchieri.Non si vogliono, certamente, riproporre le norme dell'ordinamento corporativo che attribuivano alla Banca d'Italia il potere-dovere di rilasciare il nullaosta sulla regolamentazione, per gli aspetti normativi ed economici, dei trattamenti dei dipendenti e dei dirigenti delle casse di risparmio e degli istituti di credito di diritto pubblico. Quelle norme oggi non sono più in vigore. Furono, però, attivate fino agli anni '80 perché il loro impiego era ritenuto funzionale a una specie di politica dei redditi, dunque non aprioristicamente in contrasto con la Costituzione. Né si può agire solo in nome delle pur sacrosante esigenze di giustizia distributiva. Il punto su cui far leva per dare legittimità a interventi che operino sul piano della trasparenza, dell'informazione e della piena consapevolezza degli organi assembleari, nonché delle conseguenti possibili decisioni autonome delle banche è quello degli impatti che le remunerazioni ? nella componente fissa e, ancor più, in quella variabile ? possono avere sulla sana e prudente gestione, sull'esposizione ai rischi variamente considerati, sulle strategie e sull'operatività aziendale. Disposizioni sull'esercizio dei poteri in materia, da parte delle assemblee degli istituti di credito, sono state emanate, nello scorso anno, dalla Banca d'Italia, nel contesto dell'adozione della nuova disciplina della governance, dal momento che sono stretti i collegamenti tra un corretto, efficiente funzionamento degli organi deliberativi e di controllo e i compensi di coloro che occupano posizioni di vertice.Si è aperto, dunque, un varco con una normativa che registra una primazia a livello internazionale. Su questa strada occorre proseguire. E' ben noto come, a livello globale, l'ottica di banchieri tutta concentrata nel breve periodo, nella costruzione di bilanci spesso funzionali ai regimi di concessione di stock option abbia rappresentato uno dei fattori che ha concorso alla crisi finanziaria. E fino a qualche tempo fa ? prima dell'esplosione più forte di quest'ultima ? la critica ai bonus e ai trattamenti variabili era considerata la manifestazione di una concezione anti-mercato, contraria alla possibilità di far valere liberamente le professionalità e le capacità individuali (è la competizione, bellezza). C'è stato un momento nel quale, anche in Italia, è andata prendendo piede la teoria dell'accrescimento di valore per l'azionista, ritenendo che questo fosse il compito principale, se non esclusivo, del banchiere. I danni del combinato disposto (politiche aziendali per la crescita di valore, bonus e stock option) sono sotto gli occhi di tutti. Vi sono stati casi di banchieri che annualmente hanno percepito bonus che rappresentano un assai significativo multiplo del trattamento, per esempio, del governatore della Banca d'Italia. Naturalmente, occorre sempre avere presente l'esigenza di non ostacolare la possibilità per il sistema creditizio di avvalersi di professionalità elevate. Ma, posto questo caveat, e considerato che l'uniformità degli interventi normativi garantisce, quantomeno all'interno del sistema ? ma in questa fase il deflusso di professionalità verso altri più remunerativi settori appare assai difficile ? contro impropri vantaggi competitivi, si potrebbe pensare, più avanti, a una disciplina maggiormente restrittiva delle stock option e ad analitici criteri-guida sul tipo di rapporto che deve sussistere tra bonus e risultati aziendali, fino ad escludere determinate forme di trattamenti. Una disciplina di carattere generale renderebbe anche meno importante il più volte ventilato codice etico in tema di remunerazione dei manager degli istituti di credito che ricorrono all'emissione dei Tremonti-bond: un codice che risponde a un'impostazione sinallagmatica (ti ammetto all'emissione dei bond, se...), rispetto alla supremazia degli ulteriori indirizzi che potrebbero essere impartiti dalle autorità e che farebbero leva sulla preservazione della stabilità della banca. Del resto, tra gli argomenti che sono sottoposti all'approvazione dei prossimi vertici internazionali (G20, G8) vi sarà anche quello dei limiti alla remunerazione dei manager.Intanto sarebbe auspicabile una direttiva comunitaria in proposito, mentre non è affatto infondata l'esigenza di dare qualche segnale, non populista, ma serio ed efficace, anche se dovesse essere limitato, nel comparto pubblico.Ma l'iniziativa migliore, di grande rilievo per la reputazione e per l'immagine, sarebbe quella che fosse autonomamente assunta dalla comunità bancaria con riferimento, innanzitutto, ai bonus. Sarebbe un modo per abbandonare una difficile posizione quasi difensiva. Ieri ha cominciato Alessandro Profumo. Si attendono repliche.

Torna all'inizio


Sgr verso l'indipendenza dalle banche controllanti (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 19/03/2009 - pag: 10 autore: di Anna Messia assogestioni lavora a una nuova regolamentazione Sgr verso l'indipendenza dalle banche controllanti Assogestioni sta lavorando alla stesura di un nuovo codice di autodisciplina del risparmio gestito. Le norme sono funzionali all'allentamento del legame con le banche che detengono quote nelle Sgr, imponendo per esempio il divieto per i manager bancari di avere ruoli nelle società di gestione controllate. «Stiamo discutendo di questi temi», ha confermato Marcello Messori, presidente di Assogestioni a margine dell'assemblea annuale organizzata ieri, «e siamo in dirittura d'arrivo». I documenti di autoregolamentazione saranno pubblicati insieme a quelli in gestazione presso la Banca d'Italia, che dovrà chiarire l'obbligo delle sgr di agire nell'interesse dei clienti, allentando i legami previsti nel Testo Unico Bancario che consentono invece alla capogruppo di definire le strategie della sgr. «Dopo il precipitare della crisi finanziaria le proposte di intervento per risolvere la crisi del risparmio gestito, emerse a luglio dal tavolo promosso dal governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, si concentreranno sull'autoregolamentazione», ha detto il vice direttore della Banca d'Italia, Giovanni Carosio, intervenuto all'assemblea. L'altra proposta, per la dematerializzazione delle quote dei fondi, a lungo dibattuta al tavolo tecnico di Via Nazionale (al quale ha partecipato anche la Consob), sembra invece diventata meno urgente in questa fase di crisi. Dovrà però avvenire una profonda riorganizzazione del settore, ha detto Messori, dei canali distributivi, della consulenza e dei prodotti. E anche rivista l'organizzazione e la dimensione delle sgr. Per incentivare gli investimenti di medio-lungo periodo, sarà poi necessario introdurre schemi di incentivazione, come ad esempio sui piani di accumulo. Intanto però la raccolta dei fondi in questa prima parte del 2009 è andata meno peggio delle attese. L'emorragia (-7,8 mld nel primo bimestre) «sembra drasticamente ridotta», ha aggiunto Messori, precisando che «siamo vicini al punto di minimo per il mercato finanziario, ma non per l'economia reale. Il rischio da evitare è l'interazione tra crisi finanziaria e reale», cioè che «la situazione si ribalti e la crisi da reale diventi finanziaria». Lo scorso anno i deflussi dall'industria italiana del risparmio gestito hanno sfiorato i 200 miliardi, contro un deflusso netto di 79,7 miliardi l'anno precedente. I deflussi nel 2008 sono risultati proporzionalmente maggiori per le sgr medio-grandi e per quelle che utilizzano i canali distributivi bancari. «Il sistema sta procedendo verso una maggiore uniformità normativa e regolamentare, capace di cancellare anche le asimmetrie fiscali e sul risparmio di imposta», ha aggiunto Messori. Bankitalia e Consob stanno lavorando anche a questo. Intanto l'assemblea di Assogestioni ha nominato ieri tre nuovi membri del consiglio direttivo: Paolo Basilico, (Kairos Partner), Diego Paolo Cavrioli, (Ubi Pramerica Sgr) e Alessandro D'Andrea Di Pescopagano, (Axa Im).

Torna all'inizio


Così Thatcher creò la sua middle class (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Così Thatcher creò la sua middle class RIGHT TO BUY. Il capitolo 5 del manifesto dei Tories nel 1979 diventò presto legge in Gran Bretagna, per quella che fu definita «una delle più importanti rivoluzioni sociali di questo secolo». Un'invenzione che ha cambiato volto anche al Labour. di Leonardo Clausi Londra. «Molte famiglie che vivono in case popolari e in nuovi insediamenti urbani vorrebbero comprare le proprie case, ma o non hanno i mezzi, o sono impedite dalle autorità locali o dal governo Labour. È venuto il tempo di porre fine a queste restrizioni», diceva il manifesto dei tories del 1979 al capitolo 5, dal titolo Helping the family. Questa misura, detta Right To Buy (diritto all'acquisto) sarebbe diventata il perno del famoso Housing Act del 1980 che avrebbe trasformato una parte meno abbiente della società britannica in una schiera di proprietari. E garantito una schiacciante vittoria alla sua ideatrice, Margaret Thatcher. Era l'inizio del tempo della Thatcher e della profonda trasformazione della società britannica del secondo dopoguerra, il de profundis dell'accentramento statale al quale il (Old) Labour era rimasto avvinghiato, la nuova era del mercato e del management del corpo sociale nel segno delle privatizzazioni e della deregulation finanziaria. L'allora Environment Secretary, Michael Heseltine, la definì legge capace di «gettare le basi per una delle più importanti rivoluzioni sociali di questo secolo»: tra tutte le istanze del thatcherismo, la politica sulla casa si è dimostrata politicamente irresistibile, al punto da traghettarsi in piena era (New) Labour senza subire sostanziali modifiche. Il Right To Buy consiste nel diritto all'acquisto della propria casa popolare a un prezzo fortemente scontato, a seconda di quanto vi si è vissuti, con la clausola che la sua rivendita, prima di un periodo minimo, avrebbe comportato il rimborso di una proporzione dello sconto ricevuto. Chi aveva vissuto in affitto nella propria casa per almeno tre anni poteva comprarsela con uno sconto del 33% nel caso di una casa vera e propria, del 44% nel caso di un appartamento. Per chi vi aveva risieduto per più di venti anni, lo sconto arrivava a un eccezionale 50%. Altre misure a tutela del compratore rispetto al rischio di esproprio da parte dalle autorità locali, nonché mutui a tasso agevolato contribuirono a farne un successo: la promulgazione dell'Housing Act portò alla vendita da parte dello Stato di circa due milioni di case dal 1980 al 1998. La percentuale di proprietari crebbe da poco più di metà della popolazione (55% nel 1980) al 67% del 1990, quando, sull'orlo della recessione economica, la Thatcher lasciò la carica. Il numero di case popolari vendute secondo il Right To Buy scheme era di poco più di due milioni, con un introito per il Tesoro di 28 miliardi di sterline. Il successo della legge, oltre ad aver assicurato l'imperium Tory nella staffetta Thatcher-Major, ha anche cambiato i connotati ideologici del Labour che presto sarebbe diventato di Blair. Dal 1983, decaduta irrevocabilmente ogni volontà di opposizione alla legge, gli interventi del governo laburista sono stati semplicemente correttivi: dalla riduzione dello sconto per compratori residenti in aree dove c'è penuria di alloggi, come la capitale Londra, alla durata dell'affitto minimo che dà titolo all'acquisto, passata da tre a cinque anni. Inoltre, onde limitare le speculazioni di neoproprietari che affittavano in nero le proprie case e agenzie immobiliari che (fino a poco fa) aggredivano potenziali venditori con cash alla mano, dal 2005 non è più possibile vendere immediatamente se non dopo aver ottenuto l'approvazione di un'agenzia atta allo scopo. Se i lati positivi di questa politica sono abbastanza evidenti (emancipazione economica di una maggiore fetta di popolazione, stimolo all'economia, maggiore mobilità sociale) le controindicazioni si sono viste sulla lunga distanza. A risentirne è stata soprattutto la costruzione di nuove abitazioni popolari da parte delle autorità locali (i Councils), scesa da 170.000 del 1975 a 35.000 nel 1990. C'è una seria questione di sostenibilità pubblica dell'operazione. Se svendere le case popolari non è stato mai economicamente del tutto ragionevole, alla luce dell'attuale crisi finanziaria e con i denari del contribuente che tengono a galla le banche, è ora praticamente impossibile, soprattutto quando costruirne di nuove costa il doppio. Secondo Gwyn Prins, politologo alla LSE, la situazione è inasprita «Dall'imperdonabile leggerezza di Brown, che da Cancelliere dello Scacchiere ha tralasciato del tutto di regolamentare il mercato del credito, causando l'ondata di indebitamento ed espropri che ha colpito gli strati più vulnerabili della società». Di tutt'altro avviso Polly Toynbee, editorialista di punta del Guardian: «Quello che si dimentica è che sebbene abbia cambiato la vita a molti, in molte zone - soprattutto quelle più critiche - il Right To Buy è stato una calamità che ora è diventata crisi perché non c'è stata una politica che rimpiazzasse gli alloggi perduti». 19/03/2009

Torna all'inizio


Marcegaglia: la Ue coordini gli aiuti di Stato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-19 - pag: 3 autore: La presidente di Confindustria al G-20 delle aziende a Londra vede il premier Brown Marcegaglia: la Ue coordini gli aiuti di Stato Nicoletta Picchio ROMA Un'azione coordinata dell'Unione europea contro il protezionismo. Emma Marcegaglia, a Londra ieri per partecipare al G20 delle imprese, ha rilanciato la necessità di concludere il Doha Round del Wto entro il 2009. E ha sottolineato che le misure di sostegno contro la crisi varate dai singoli Stati non devono alterare la concorrenza. «I risultati raggiunti con il mercato unico non devono venire meno e le politiche di aiuti dei singoli Stati devono essere coordinate a livello europeo, per evitare che ognuno intervenga in modo autonomo, con effetti distorsivi sul mercato», ha detto la presidente di Confindustria, che insieme ai colleghi delle Confindustrie del G20 ha incontrato il primo ministro Gordon Brown e una vasta delegazione del Governo inglese. Suggerimenti del mondo produttivo che, come scrive una nota ufficiale di Downing Street, il premier britannico ha assicurato di voler tenere in considerazione: in questa fase di crisi è «essenziale», dice la nota, operare in modo coordinato per ridare fiducia ai mercati. Gran parte del discorso della Marcegaglia si è concentrato sul protezionismo da evitare: vanno eliminate le restrizioni nell'export di materie prime, bisogna promuovere la mobilità del mercato del lavoro, continuare sulla strada degli accordi. I Paesi del G20 dovrebbero coordinarsi per evitare qualsiasi misura protezionista, prima che si siano conclusi i negoziati del Doha Round. Non solo: vanno anche ridotti i limiti agli investimenti esteri, come accade oggi in alcuni settori dei Paesi emergenti. «Gli investimenti - ha detto la Marcegaglia- sono il motore della crescita». In questo contesto di crisi, che per la prima volta vede un calo della domanda mondiale, va affrontato il problema del credito. Serve trasparenza dei mercati finanziari, bisogna puntare ad una vigilanza internazionale delle agenzie di rating, anche se regole più stringenti non devono impedire l'innovazione nei mercati finanziari. La Marcegaglia si è soffermata anche sul ruolo del Fondo monetario internazionale: la sua azione va sostenuta e allargata, ha detto, aumentando le risorse da destinare ai Paesi che hanno bisogno di sostegno, così come va rafforzata la capacità del Fondo di lanciare tempestivamente allarmi e di intervenire con altrettanta rapidità. La preoccupazione maggiore riguarda le piccole e medie imprese e il rischio di restrizioni del credito: sì quindi ad interventi pubblici che «devono essere temporanei e mirati». Il problema congiunturale e la necessità di sostegni pubblici tnon devono però far passare in secondo piano l'obiettivo dei Governi di ridurre l'indebitamento. Il prossimo G20 del 2 aprile secondo la Marcegaglia sarà un test molto importante per l'Europa. Dovrà concentrarsi, ha detto al Financial Times, sugli aiuti a breve termine alle imprese piuttosto che su temi secondari, come la regolamentazione degli hedge funds. «NO AL PROTEZIONISMO» «Concludere il Doha Round entro il 2009- Gli interventi non devono compromettere i risultati raggiunti con il mercato unico»

Torna all'inizio


Per l'Fmi recessione lunga Niente rilancio fino al 2010 (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-19 - pag: 8 autore: Previsioni. L'economia mondiale in calo dello 0,5-1,5% Per l'Fmi recessione lunga «Niente rilancio fino al 2010» «Nella migliore delle ipotesi, il declino dell'economia mondiale si fermerà entro la metà del 2010», ma quest'anno la contrazione, la prima dal '45, è inevitabile. Il numero due dell'Fmi, John Lipsky, ha confermato ieri le previsioni anticipate martedì (si veda Il Sole 24 Ore di ieri), che stimano per il Pil mondiale un calo compreso tra lo 0,5 e l'1,5% nel 2009, correggendo i pronostici di gennaio, che puntavano su una crescita dello 0,5 per cento. «Non c'è alcun precedente in epoca moderna - ha aggiunto Lipsky- di una recessione così severa. Le tensioni finanziarie e l'indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale. La crescita non avrà in tempi rapidi una ripresa forte come quella conosciuta nel 2003-07». In un documento consegnato ai Paesi del G-20,l'Fmi conferma la recessione del 3,2%per l'Eurozona e del 2,6% per gli Stati Uniti, per il Giappone il calo sarà ancora più brusco (-5,8%). I Paesi in via di sviluppo vedranno la crescita rallentare a un passo compreso tra il 2 e il 2,5 per cento. Per invertire la rotta, suggeriscono gli economisti del Fondo, serviranno nuove azioni concertate sul fronte della stabilizzazione dei mercati e del sostegno della domanda. «Ritardi nell'attuazione delle politiche necessarie a stabilizzare le condizioni finanziarie - si legge nel documento si tradurrebbero in un'intensificazione delle interazioni negative tra mercati finanziari ed economia reale». Ciò condurrebbe «a una recessione ancora più intensa e prolungata ». Sotto il profilo degli incentivi all'economia, il Fondo richiama i Governi a fare attenzione alla sostenibilità delle politiche di bilancio. Tuttavia, «visto il probabile protrarsi del rallentamento, i Paesi che hanno spazio per farlo dovrebbero mettere in programma di estendere le politiche di stimolo anche al 2010». L'Fmi ha anche ribadito che «nelle economie avanzate crescono i rischi di deflazione». G.D.Do. L'ALLARME Rapporto preparato per il summit del G-20 Lo scenario globale continua a peggiorare e sale il rischio deflazione

Torna all'inizio


Pechino respinge Coca-Cola (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-19 - pag: 8 autore: Neoprotezionismo. L'investimento da 2,4 miliardi di dollari sarebbe stato il maggiore dall'estero Pechino respinge Coca-Cola Bloccata l'acquisizione del più grande produttore di bevande non alcoliche Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro corrispondente La Cina dice no ai piani di espansione di Coca-Cola. Ieri il Governo ha respinto la proposta di acquisto di China Huiyuan Juice, il maggiore produttore domestico di succhi di frutta, lanciata lo scorso autunno dal gruppo americano. Che per rilevare il colosso cinese dei soft drink aveva messo sul piatto ben 2,4 miliardi di dollari. «L'acquisizione darebbe a Coca-Cola una posizione dominante, limiterebbe la competizione, e danneggerebbe gli operatori minori. In questo modo, i consumatori si vedrebbero costretti a pagare un prezzo più elevato e si ritroverebbero a scegliere tra una minore varietà di prodotti», spiega una nota del ministero del Commercio che, appellandosi alla legge antimonopolio, ha dato semaforo rosso all'operazione. Nel merito, la decisione di Pechino è ineccepibile. Acquisendo China Huiyuan Juice, infatti, Coca Cola avrebbe portato ben oltre il 20% la propria quota sul mercato domestico delle bevande analcoliche. Troppo, ha sentenziato l'Authority sulla concorrenza cinese. Niente di strano: dopo essere stata accusata per anni dai suoi grandi partner commerciali (Stati Uniti in testa) di non avere una legge antimonopolio, ora che finalmente ne ha una ( è entrata in vigore la scorsa estate), la Cina ha deciso di applicarla. Ma dietro la bocciatura di quello che sarebbe stato il più grosso takeover straniero su una società cinese, s'intravede anche una motivazione politica. I grandi marchi nazionali non si vendono agli stranieri. Anche se sono in gioco gli interessi di settori non strategici. Per un Paese emergente, costretto a difendere la propria industria dall'aggressione della più attrezzata concorrenza straniera, potrebbe essere una scelta legittima. Ma oggi la Cina, con la sua poderosa industria manifatturiera, con il formidabile tasso di penetrazione dei suoi prodotti sui mercati mondiali, e con le sue stratosferiche riserve valutarie, è un Paese emergente un po' particolare. Per questo, il no a Coca-Cola rischia di innescare una pericolosa reazione a catena. Negli ultimi mesi, di fronte al progressivo aggravarsi della crisi finanziaria globale, Pechino ha invitato più volte il resto del mondo a non cadere in tentazioni neo-protezionistiche. E il resto del mondo, che per decenni nonostante i massicci investimenti diretti effettuati oltre la Grande Muraglia è rimasto tagliato fuori dal mercato cinese, ha apprezzato la svolta liberoscambista del Dragone. Una svolta che molti critici ritengono dettata da puro opportunismo. I moniti anti-protezionistici lanciati recentemente da Pechino, in sostanza, servirebbero a preparare politicamente il terreno per lo shopping cinese prossimo venturo in giro per il pianeta. Assetata di materie prime, desiderosa di conquistare nuovi sbocchi di mercato per i propri prodotti, e ricca di valuta pesante, mai come oggi la Cina è stata tanto proiettata verso l'estero. L'equazione è (o meglio, sembra) semplice: da un lato, ci sono gli asset dei Paesi industrializzati iper-svalutati dalla crisi che si possono portare a casa per quattro soldi;dall'altro ci sono le aziende cinesi che, con il sostegno del loro Governo, potrebbero comprarsi tutto. In questo scenario, molti osservatori erano convinti che il Dragone avrebbe dato via libera alla scalata di Coca-Cola su China Huiyuan Juice per fornire una prova concreta della propria volontà liberista, e aprirsi così le porte a future acquisizioni internazionali. Invece, è accaduto il contrario. Segno che, dietro i proclami altisonanti, le logiche di Pechino restano quelle di sempre: avendo memoria lunghissima dei torti subiti dagli stranieri in passato, alla fine i cinesi non hanno resistito a vendicarsi per il no opposto nel 2005 da Washington all'operazione Cnooc-Unocal. Le conseguenze si vedranno presto. Nelle scorse settimane, Chinalco, azienda pubblica cinese produttrice di alluminio, ha offerto 20 miliardi di dollari per aumentare la propria partecipazione nella società mineraria australiana Rio Tinto. L'operazione richiede l'approvazione del Governo australiano. Ma con l'aria che tira a Canberra in questi giorni, e dopo il gran rifiuto del Dragone a CocaCola, ora la corsa del colosso metallurgico cinese su Rio Tinto s'annuncia tutta in salita. LA MOTIVAZIONE Per il Governo cinese la multinazionale americana avrebbe avuto una posizione dominante sul mercato danneggiando la concorrenza Stop al colosso di Atlanta. Distributori automatici di Coca-Cola nei pressi dello stadio olimpico a Pechino AP/LAPRESSE

Torna all'inizio


di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall ... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Arezzo)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 2 di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall ... di PIERO SCORTECCI SONO numeri che fanno piangere, quelli che arrivano dall'indagine congiunturale, che porta la firma della Camera di commercio e di Confindustria. L'onda lunga della crisi si infrange sull'economia, mettendo a nudo i primi danni che si riversano sul tessuto sociale. Le cose, da noi non vanno bene, vanno meglio però rispetto al resto della Toscana. Rassicurano i livelli degli investimenti e quelli dell'occupazione. Almeno per ora. Nel quarto trimestre dello scorso anno, hanno rilevato nell'intervento di presentazione il presidente Giovanni e il presidente degli industriali, Giovanni Inghirami, la produzione ha subito un calo del 5,2 %, nell'arco degli ultimi dodici mesi è scesa del 3,5%. I SEGNALI negativi più pesanti sono quelli che coinvolgono l'oreficeria, meno 9%, la chimica, meno 18% e le calzature, meno 9,6%. Resistono alla caduta della domanda la meccanica (+4,6%), il legno (+4,3%), il settore delle pelli e del cuoio con un incoraggiante più 8,4%. Il quadro illustrato dal direttore dell'ente camerale, Giuseppe Salvini e di Confindustria, Massimiliano Musmeci trova occasioni per sottolineare qualche motivo di speranza nella quantità degli investimenti messi in campo dalle aziende, che hanno speso il 18% per cento in più per rinnovare macchinari, tecnologie e varare interventi per qualificare la produzione. Fino alla conclusione dell'anno non ci sono state variazioni significative sui livelli di occupazione. Ma il dato, è ovvio, non tiene conto della cassa integrazione distribuita a piene mani per far fronte alla caduta degli ordinativi. Se nell'ultimo trimestre l'export del sistema Arezzo ha registrato un crollo del 10,4%, le vendite all'estero nei dodici mesi sono ferme all'1,5% in più. «Gli ultimi dati a disposizione dell'Osservatorio afferma il presidente dell'ente camerale, Giovanni Tricca confermano lo stato di difficoltà del nostro sistema economico. E ulteriori dati in corso di elaborazione evidenziano che la crisi è solo alla fase iniziale. Prevediamo altri mesi di sofferenza per l'export e la produzione manifatturiera. La Camera è impegnata su quattro aree di invento: credito, internazionalizzazione, formazione e innovazione, sviluppo del sistema infrastrutturale». «LA CRISI finanziaria aggiunge Giovanni Inghirami si trasmette ora all'economia reale. Un sollievo giunge dal contenimento dell'inflazione, dalla riduzione del prezzo del petrolio e dal costo del denaro ai minimi storici, ancora a beneficio delle banche piuttosto che delle imprese. Ci attendono mesi duri, ma il sistema aretino dimostrerà capacità di tenuta». La flessione della produzione Toscana (-10% nel trimestre) risulta più alta rispetto a quella locale e a quelle delle altre province, con esclusione di Grosseto. Siena, Prato, Pisa precipitano oltre il superano il 10%, Livorno arriva a -23,9%. «La soluzione dei problemi collegati all'erogazione del credito e il sostegno di adegiati ammortizzatori sociali sottolinea Inghirami saranno fondamentali per ricostruire margini di profitto e incentivare gli investimenti. Importante sarà verificare l'evoluzione del primo trimestre 2009, solo allora potremo valutare l'impatto negativo dell'economia globale sull'economia aretina».

Torna all'inizio


La Fed compra bond e affonda il dollaro (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-19 - pag: 9 autore: Banche centrali. Bernanke conferma che i tassi di interesse resteranno a lungo a zero e dà il via alla manovra per ridurre il costo dei prestiti La Fed compra bond e affonda il dollaro Operazione da oltre mille miliardi 300 di Treasuries e 750 di titoli garantiti da mutui Marco Valsania NEW YORK La Federal Reserve ha sfoderato nuove armi nella lotta alla recessione e alla crisi finanziaria: ha deciso di comprare, nei prossimi sei mesi, titoli del Tesoro a lungo termine per 300 miliardi di dollari. E di ampliare di 750 miliardi gli acquisti di titoli legati a mutui garantiti dai colossi immobiliari sostenuti dal governo, Fannie Mae e Freddie Mac: il programma verrà portato a 1.250 miliardi. La Banca centrale ha inoltre raddoppiato da cento a duecento miliardi di dollari gli acquisti del debito dei due gruppi. Il pacchetto di iniziative, che complessivamente potrebbe superare i 1.100 miliardi,ha l'obiettivo di risollevare le sorti dell'economia: l'acquisto di Treasury e titoli dovrebbe sostenere i loro prezzi e spingere al ribasso i rendimenti, stimolando flessioni anche negli interessi su obbligazioni aziendali, prestiti al consumo e mutui. L'azione ha rappresentato una svolta per la Fed: finora aveva considerato con cautela simili opzioni, adottate di recente oltreoceano dalla Banca d'Inghilterra. E ha riportato alla memoria degli operatori di mercato altri momenti drammatici della storia americana: durante le Seconda Guerra Mondiale la Banca centrale aveva deciso l'acquisto di illimitate quantità di titoli governativi dalle banche per tenere bassi i tassi d'interesse e finanziare l'impegno militare. La Fed ieri ha anche suggerito ulteriori interventi: potrebbe allargare il Talf, il programma coordinato con il Tesoro per sostenere il credito al consumo e alle piccole imprese decollato in questi giorni con l'obiettivo di mobilitare almeno 200 e fino a mille miliardi. La Fed offre prestiti agevolati a investitori che rilevano titoli garantiti da carte di credito e a prestiti per l'auto, gli studenti e le aziende. La Banca centrale ha inoltre mantenuto invariati i tassi di interesse interbancari ormai portati a valori minimi, in una fascia tra lo zero e lo 0,25% e ha annunciato che resteranno così bassi a lungo. Wall Street ha risposto con un rialzo alle nuove strategie anti-crisi. L'indice Dow Jones ha guadagnato l'1,23%, il Nasdaq l' 1,99%e lo Standard &Poor's 500 il 2,09 per cento. Sul mercato obbligazionario, i Treasury a dieci anni hanno registrato la diminuzione più brusca dal 1962 nel rendimento, al 2,51 per cento. Sul mercato valutario, la nuova offensiva della Fed è stata accolta come un'iniezione diliquidità e ha indebolito drasticamente il dollaro, un fattore che a sua volta potrebbe aiutare la ripresa americana seppure a scapito dei partner commerciali. Il dollaro è stato scambiato a 1,3484 con l'euro, cedendo il 3,6%, il maggior calo giornaliero di sempre. Con lo yen è stato quotato 96,21, un calo del 2,3 per cento. La Fed, nel suo comunicato, ha sottolineato la continua gravità della crisi. «L'economia continua a contrarsi- ha indicato - Le perdite sul mercato del lavoro, il declino nella ricchezza e le difficili condizioni del credito hanno pesato sui consumatori e sulla spesa«. Ha tuttavia dato anche voce all'ottimismo: «Prevediamo che le azioni intraprese contribuiranno gradualmente al ritorno di una crescita sostenibile». La decisione di intensificare la manovra contro la recessione è giunta nonostante alcuni dati si siano rivelati meno preoccupanti del previsto. I prezzi al consumo sono aumentati dello 0,4% in febbraio allontanando paure di deflazione. L'incremento è stato il più significativo in sette mesi, trainato dai costi della benzina e dell'abbigliamento. Un altro dato, il deficit delle partite correnti che misura sia i flussi commerciali che finanziari, nel quarto trimestre del 2008 ha rivelato un calo a 132,8 miliardi da 181,3 miliardi, alla soglia più bassa dal 2003. Per l'intero anno il deficit è sceso del 7,9% a 673,3 miliardi. Ma è il successo delle ambiziose manovre di rilancio dell'economia da parte della Fed e dell'amministrazione di Barack Obama, a tenere ancora con il fiato sospeso gli investitori. Il presidente ieri è volato in California per un'assemblea cittadina, a Costa Mesa, volta a rassicurare l'opinione pubblica. Obama, tra segnali che la sua stessa popolarità comincia a risentire della recessione, ha anche distribuito un video via Internet che chiede all'elettorato di schierarsi al fianco delle sue po-litiche, a cominciare dalla proposta di budget. Il video è stato inviato per posta elettronica ai 14 milioni di contatti che Obama aveva raccolto durante la campagna elettorale. mvalsania@ilsole24ore.us MERCATI IN RALLY Balzo di Wall Street (+2,1%) trascinata dai bancari La valuta americana registra il più forte calo giornaliero da sempre sull'euro

Torna all'inizio


Molte le ragioni per avere fiducia (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-19 - pag: 19 autore: Il presidente Napolitano a Modena «Molte le ragioni per avere fiducia» Emilio Bonicelli MODENA. Dal nostro inviato Sono in atto «momenti difficili », ma «non ho mai fatto professione di pessimismo, sarebbe stato un errore e una irresponsabilità ». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano raccoglie il grido dell'economia modenese, colpita dalla tempesta sui mercati, e risponde con un messaggio di fiducia. Duecento capitani d'azienda stipano l'auditorium della Camera di Commercio nella città emiliana e a loro Napolitano, in visita a Modena, ricorda che «bisogna guardare in faccia ai pericoli, ma senza farcene impaurire. Bisogna parlare il linguaggio della verità che sollecita a reagire con coraggio e lungimiranza». La crisi ha fatto sentire forte i suoi colpi anche nella città emiliana. L'ultima analisi congiunturale della Camera di Commercio ha evidenziato solo valori negativi: -9% la produzione industriale; -7,5% gli ordini; -6,3% il fatturato. Cresce invece la Cassa integrazione (+339%).Ilbilancio è di un “brusco peggioramento” che ha catapultato Modena in una “fase recessiva piena di insidie”. «Dobbiamo salvare il sistema produttivo», afferma il presidente della Camera di Commercio, Maurizio Torreggiani. Poi il racconto degli imprenditori, protagonisti nei distretti locali fatti di eccellenze, ma che paradossalmente mancano delle infrastrutture basilari. “Si viaggia ancora sulle strade del Duca. Un racconto carico di una volontà comune di reagire. La crisi finanziaria che abbiamo «importato nostro malgrado si somma alla crisi strutturale del sistema Italia», afferma Vainer Marchesini, presidente della Wam Group, leader nelle macchine per manipolare polveri, un capitano d'azienda che considera «semplicemente fantastico» fare impresa e che nel pieno della crisi è tornato ad assumere «giovani ingegneri per la ricerca». «Siamo in difficoltà come tante altre piccole imprese industriali, ma vogliamo uscirne più forti di prima», afferma Ivana Borghi, presidente della Csc, società cooperativa specializzata nei prodotti per la pulizia, che in questo difficile 2009 vuole «avviare un progetto di internazionalizzazione ». «è importante venire da voi – commenta Napolitano – perché di fronte alla crisi non ci si può fermare solo all'esame dei dati statistici, bisogna entrare nel vivo, scendere in profondità nel Paese, per comprendere meglio come offrire una prospettiva di sviluppo». «Dal profondo delle nostre province, da un piccolo comune come Cavezzo», dove ha sede la Wam Group, conclude il Presidente della Repubblica, vengono aziende che riescono a misurarsi sul mercato globale. «è è una straordinaria prova di vitalità, uno dei dati su cui far leva per guardare il futuro». Ci sono dunque ragioni di preoccupazione, ma anche motivi per «avere fiducia ». Di fronte a queste esperienze il pessimismo «sarebbe veramente fuori posto». L'INCONTRO Il messaggio alle aziende: «Sono in atto momenti difficili ma non ho mai fatto professione di pessimismo, sarebbe stato un errore» Impegno per il Paese. Il presidente Napolitano ieri alla Cdc di Modena ANSA

Torna all'inizio


Nella formazione la sola uscita dal lavoro sommerso al Sud (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE MERCATI IT data: 2009-03-19 - pag: 24 autore: INTERVENTO Nella formazione la sola uscita dal lavoro sommerso al Sud di Antonio Lombardi* U na recente indagine del Censis sul rapporto che intercorre tra abbandono scolastico e investimenti in formazione professionale, ha evidenziato come nel Sud oltre il 20% dei giovani, in età compresa tra i 18 e i 24 anni, sia in possesso della sola licenza media inferiore e che abbia sostanzialmente abbandonato ogni altro percorso formativo. A ciò si aggiungono i dati Istat sulle forze lavoro nel terzo trimestre 2008 (il tasso di disoccupazione è aumentato di mezzo punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2007, raggiungendo il 6,1%) e i dati Eurostat sulla situazione occupazionale europea. Tra le dodici regioni europee con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, sei sono italiane e del Sud: Sicilia (37,2%), Campania e Sardegna (entrambe al 32,5%), Puglia (31,8%), Calabria (31,6%) e Basilicata (31,4%). I dati non possono non definirsi gravemente allarmanti e quindi destare forte preoccupazione per il futuro complessivo delle aree territoriali anzidette, ma anche per l'economia dell'intero Paese. I problemi, portati alla luce dalle recenti indagini, non sono affatto nuovi, ma la crisi finanziaria ed economica ormai globalizzata, che non ha risparmiato e che non risparmierà ancor più il nostro Paese, sta assumendo proiezioni assai negative. Questi dati vanno letti, però, con senso realistico e non sottovalutando che, pur provenendo da istituzioni, pubbliche o private dotate di grande ed indiscutibile serietà, non tengono conto di un fenomeno purtroppo assai diffuso nel Mezzogiorno, il lavoro sommerso, che incide inevitabilmente sulla effettiva veridicità dei dati ufficiali. E quanto maggiore è la difficoltà ad inserirsi nel sistema produttivo ordinario del Paese, tanto più elevato ed insieme più comodo risulta il ricorso al lavoro nero. Questo però, non può che rimanere, proprio per la sua "clandestinità" del tutto marginale e del tutto privo di qualificazione, poiché condanna i cosiddetti "lavoratori in nero"ad un regime di impegno non solo nascosto ma privo di garanzie, futuro e speranza. La società e la scuola hanno in proposito enormi responsabilità, l'una nel "non" garantire il diritto al lavoro, sancito come fondamentale anche dalla nostra Carta Costituzionale, l'altra limitandosi ad essere meramente nozionistica, senza essere riuscita a istituzionalizzare la transizione scuola-lavoro. Non minore responsabilità ha il sistema della formazione professionale che ha registrato nel Mezzogiorno un pesante fallimento, non riuscendo, spesso, a tenere il passo con le nuove figure emergenti professionali e con le sempre più sofisticate esigenze del mercato del lavoro. La ricorrente scarsa organizzazione del ciclo formativo, la scarsa professionalità dei formatori, salvo limitate lodevoli eccezioni, ha fatto registrare la caduta di ogni credibile rapporto fra la frequenza di corsi e la prospettiva di lavoro. Per superare questo handicap, che toglie respiro soprattutto ai giovani, proprio in un momento in cui il sistema competitivo globale esige elevata professionalità e capacità di adeguarsi alle mutevoli e rapide esigenze del mercato del lavoro, non può bastare il solo intervento dello Stato. La storia, non solo quella del nostro Paese, ci insegna che a poco possono servire aiuti e sostegno economico al Mezzogiorno, quando questi non vengono utilizzati per finalità di ricerca e di spinta per valide iniziative. E nemmeno, può servire, lasciarsi andare a facili entusiasmi per iniziative che fungono più da specchietti per allodole che da soluzioni concrete, come concertazioni tra Agenzie per il lavoro ed sindacati per chiedere sempre gli stessi ammortizzatori che rappresentano solo la soluzione all'emergenza del momento. Occorre a mio avviso, eliminare ogni spreco, ed è fortemente necessario che ciascuno, qualunque ruolo occupi, svolga la propria parte. Occorre riscoprire il senso della disciplina e del dovere che riequilibri quello della più facile e comoda pretesa dei diritti. è in momenti difficili e sconfortanti come quello che viviamo attualmente che amo tornare con la memoria ad una frase di Steve Jobs: «Siate affamati, siate folli». Parole che forse più di ogni altra riescono a racchiudere il mio pensiero e che spero possano fungere da monito per molti italiani, soprattutto per i giovani, evidenziando che per i popoli come per i singoli le difficoltà che non generano apatia e rassegnazione, possono trasformarsi in occasione di crescita e sviluppo costante. * Presidente Alleanza Lavoro LA FOTOGRAFIA Tra le dodici regioni Ue con il più alto tasso di disoccupazione ben sei sono nel Mezzogiorno NUOVE STRATEGIE La scarsa organizzazione dei cicli formativi fa registrare una caduta del tasso di frequenza dei corsi

Torna all'inizio


Segnali di ripresa nei fondi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-19 - pag: 42 autore: Assogestioni. Per il presidente Messori questa è la fase più bassa del ciclo: ci sono opportunità di rilancio «Segnali di ripresa nei fondi» Deflussi 2008 a 200 miliardi ma l'emorragia si sta bloccando Isabella Della Valle Mara Monti I deflussi dei fondi di investimento che operano sul mercato italiano stanno rallentando, segnale di un avvio alla stabilizzazione che si accompagna al «lento assorbimento» dei drammatici problemi dei mercati finanziari. Il presidente di Assogestioni Marcello Messori ha mostrato il suo lato ottimista spingendosi a dire che forse «si è giunti in prossimità del punto minimo del ciclo finanziario anche se non del ciclo reale». All'assemblea annuale dell'associazione che si è tenuta ieri a Milano il tema del dopo crisi ha tenuto banco, perché «sarebbe un peccato se il settore non sfruttasse le opportunità aperte dopo la crisi», ha detto Messori davanti alla platea degli operatori. Al suo fianco il commissario Consob Vittorio Conti e il vice direttore generale di Banca d'Italia, Giovanni Carosio per il quale la crisi potrebbe non essere finita: «Considerazioni di carattere strutturale e congiunturale indicono a mantenere cautela in ordine all'evoluzione futura». L'appuntamento di ieri è stato anche l'occasione per affrontare i problemi aperti dal settore che ha chiuso un anno orribile, «il peggiore nella storia quasi trentennale del settore del risparmio gestito», segnato da deflussi che hanno sfiorato i 200 miliardi, triplicando il dato negativo del 2007 (-79,7 miliardi). Il presidente ha messo in evidenza come al trend negativo siano stati interessati soprattutto i prodotti di diritto italiano e gli esteri, un un po' meno colpiti, invece, gli esterovestiti. «Se si fa un confronto internazionale – ha spiegato Messori –, l'incidenza dei deflussi sul patrimonio dell'industria italiana è stata del 20%, in Germania dell'8,8 e in Francia del 7,9». La Gran Bretagna è l'unico caso in cui il saldo resta in attivo perché il settore è incentrato sui piani di accumulo ed è investito in un ottica di lungo termine, mentre la Francia ha contenuto i deflussi grazie al buon andamento dei monetari che invece in Italia sono stati negativi. I riscatti hanno colpito soprattutto le Sgr di medie e grandi dimensione e in particolare quelle appartenenti a gruppi bancari, mentre per gli altri canali distributivi la situazione è stata migliore. In un momento così difficile per l'industria del risparmio gestito, dice Messori, restano ancora molti problemi sul tappeto: una uniformità normativa e regolamentare verso altri prodotti finanziari dalla fiscalità più leggera, una profonda riorganizzazione del settore che metta i fondi italiani in condizione di "produrre servizi finanziari" anziché fungere come semplici canali di distribuzione, intercettando anche la clientela potenziale di fascia mediobassa, un sistema di incentivi ai piani di accumulo che allunghi la durata delle sottoscrizioni. Infine, condizione necessaria ma non sufficiente per reggere la concorrenza è che le Sgr amplifichino sia le loro dimensioni, sia le strutture organizzative, in un processo analogo a quello che ha impegnato il mondo bancario negli anni 90. «Per fare questo ci vogliono innovazioni organizzative – ha spiegato Messori –, anche con aggregazioni che determinano più polarizzazione. Oggi soffrono le Sgr medie e le grandi in Europa restano piccole». L'innovazione di prodotto dovrà infine andare di pari passo con una graduale apertura dei canali distributivi, e una crescente autonomia delle società di gestione rispetto al gruppo di controllo. Sottolineata l'importanza delle novità normative introdotte nel 2008, prima tra tutte la Mifid e poi la direttiva Ucits 4 che prevede l'introduzione del "passaporto europeo". «La combinazione tra le due normative – ha proseguito il presidente – unificherà il risparmio gestito a quello europeo rafforzando la concorrenza e offrendo opportunità». Per il vice direttore generale della Banca d'Italia Giovanni Carosio, la crisi ha portato ad «una riallocazione del risparmio delle famiglie italiane dai prodotti in gestione o amministrazione a quelli direttamente emessi dal sistema bancario: nei dodici mesi terminati a settembre 2008, le famiglie hanno ceduto azioni, quote di fondi e assicurazioni del ramo vita per circa 80 miliardi di euro, pari a circa il 2% del totale delle attività detenute. I nuovi investimenti – ha aggiunto – si sono concentrati su depositi e obbligazioni bancarie per circa 110 miliardi ». Su questo punto commissario Consob Vittorio Conti non ha mancato di sottolineare che proprio le obbligazioni bancarie e i titoli di Stato rischiano di essere i diretti concorrenti dei fondi comuni per i quali si auspica una semplificazione dell'offerta. LA FOTOGRAFIA I riscatti che hanno colpito l'Italia più degli altri Paesi europei sono evidenti nelle Sgr medie e grandi a controllo bancario

Torna all'inizio


Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-19 - pag: 43 autore: Credito. Per Italease 88 milioni di rettifiche Effetto della crisi: Bper dimezza l'utile MODENA La crisi finanziaria dimezza i profitti della Banca popolare dell'Emilia Romagna. Il Cda, che si è riunito ieri,ha infatti approvato un bilancio in forte ridimensionamento rispetto a quello del 2007: l'utile netto si è attestato sui 208,9 milioni di euro, in calo del 55,38%rispetto all'anno prima.Per questo anche il dividendo proposto agli azionisti, che sarà pagato dal 30 aprile, si è assottigliato: 0,18 euro per azione, contro gli 0,48 euro del 2007. Ad appesantire il gruppoemiliano c'è stato anche il salvataggio di Italease, banca che ieri ha nominato Morgan Stanley come advisor per la fairness opinion sull'Opa del Banco Popolare. Il neo amministratore delegato di Bper, Fabrizio Viola, ha annunciato che la questione Italease costa alla Banca popolare dell'Emilia Romagna 88,7 milioni a causa della svalutazione della partecipazione. Morale: anche la Banca popolare dell'Emilia Romagna (che ieri ha guadagnato in Borsa l'1,81%)sta pensando di emettere i Tremontibond per rafforzarsi patrimonialmente. «Valuteremo anche noi la possibilità - ha detto Viola – assieme ad altri strumenti di rafforzamento patrimoniale ». Il caso Italease è quello che ha tenuto banco nella conferenza stampa organizzata a Modena dal-l'istituto emiliano. La svalutazione – ha spiegato Viola –ha portato il valore medio di carico di Italease da 9,27 euro a 1,50 euro, che corrisponde al prezzo di Opa. Per le due newco che verranno create (cioè le due società che serviranno per togliere Italease dalla Borsa) la Bper stima«un esborso di capitale pari a 170 milioni di euro». Di questi,135 milioni saranno riferibili alla società di leasing consortile, la Newco 2, di cui l'istituto modenese detiene il 36% delle azioni. Per altri eventuali costi futuri – ha puntualizzato Viola – si dovrà invece aspettare per analizzare l'andamento della Newco uno: la bad bank che assorbirà i crediti problematici di Italease. Viola ha poi accennato al piano industriale triennale che la banca presenterà entro il mese di aprile: «Meliorbanca – ha detto – dovrà essere la testa di ponte nei territori dove siamo presenti marginalmente, come nel nord-est, per avviare relazioni corporate. Queste sono le condizioni preliminari per lo sviluppo di una banca commerciale e l'apertura di sportelli». Non solo: Viola ha annunciato che Bper, uno dei principali azionisti di Arca Vita, è «alla ricerca di un partner assicurativo con cui condividere un progetto di bancassurance». RAFFORZAMENTO Anche la Banca emiliana pensa ad emettere i Tremonti-bond: «Li valuteremo insieme ad altri strumenti»

Torna all'inizio


Pannelli <estetici> facili da nascondere (sezione: crisi)

( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: PUBBLICITA - data: 2009-03-19 num: - pag: 15 categoria: PUBBLICITA ENERGIE RINNOVABILI, nuove frontiere e soluzioni integrate Pannelli «estetici» facili da nascondere Per quanto riguarda il fotovoltaico, il nostro paese è molto ricco di «materia prima» e questo fa sì che si parli molto di sviluppo del fotovoltaico e delle sue prospettive in questa delicata fase economica. Eppure proprio il nostro paese è forse quello dove maggiori sono i problemi per uno sviluppo del fotovoltaico come di altre fonti di energia rinnovabili. A parte i costi degli impianti sempre piuttosto elevati, resi adesso ancora più esosi dalla gravissima crisi finanziaria e dalla susseguente stretta del credito, esiste in Italia anche il problema più che altrove del rispetto dell'ambiente e delle bellezze architettoniche delle nostre città e dei nostri paesaggi che rendono in certi casi, a causa di non meglio precisati problemi di vincoli ambientali e architettonici, i tempi della pratiche burocratiche autorizzative, di norma sempre troppo lunghe, assolutamente insostenibili a livello economico. Ma forse per ovviare a questo problema stanno arrivando dei rimedi efficaci. I pannelli solari ingombranti e vistosi, infatti, potrebbero essere presto un cimelio del passato. Grazie ai recenti progressi della tecnologia fotovoltaica, i produttori stanno lavorando a soluzioni più organiche per sconfiggere i pregiudizi estetici dei proprietari di case, integrando i pannelli direttamente nelle tegole o nascondendoli nelle pareti. Sono in produzione pannelli progettati per funzionare sia con tegole piatte che con tegole convesse, in silicio. Ma la nuova frontiera sono pannelli più sottili e più semplici da nascondere. I progressi sono possibili grazie al un nuovo tipo di semiconduttore, il Cigs (rame-indio-gallio-selenio): per ora però i moduli a film sottili sono meno efficienti. Le previsioni dicono che nonostante siano di ideazione piuttosto recente si imporranno nelle applicazioni per le abitazioni, e diventeranno addirittura parte del processo di costruzione. I pannelli solari oggi sono come l'aria condizionata negli anni Cinquanta, sono progettati per adattarsi a costruzioni già esistenti. Ma già nel 1960, nessuno costruiva una casa senza prima chiedersi se era opportuno dotarla di un sistema di aerazione centralizzato, e lo stesso succederà con i pannelli. Fino a poco tempo fa, i pannelli erano spessi circa una quindicina di centimetri e venivano fissati sulla cima dei tetti, ma con l'aumentare del costo dell'energia, e visto che le autorità offrono sempre più sussidi per il fotovoltaico, l'industria ha iniziato a comprendere che l'estetica è una delle ultime barriere da abbattere per sfondare nel mercato abitativo e non solo. Nonostante questi tipi siano più costosi di quelli impiantati sui tetti, nelle nuove costruzioni sono vantaggiosi, poiché il costo di installazione è ridotto e potrebbero convertire al fotovoltaico costruttori ed eventuali acquirenti. Senza contare che nel nostro paese, proprio per agevolare un minor impatto possibile sull'estetica dell'ambiente circostante, il Conto Energia prevede maggiori incentivi proprio per gli impianti cosiddetti integrati, che cioè si integrano con le pareti o i tetti o le strutture di un edificio o di una costruzione. Il nostro paese in questo senso perciò potrebbe diventare un fulcro per la ricerca di nuove soluzioni sempre maggiormente integrate.

Torna all'inizio


I giovani manager del nord-est al meeting di Cortina ?Faremo dell'Europa il nuovo cuore economico del mondo? (sezione: crisi)

( da "Corriere Alto Adige" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO - sezione: PUBBLICITA - data: 2009-03-19 num: - pag: 19 categoria: PUBBLICITA L'EVENTO XXII convegno annuale I giovani manager del nord-est al meeting di Cortina “Faremo dell'Europa il nuovo cuore economico del mondo” “Europa: lascia o raddoppia? Il vecchio continente, nuovo cuore del mondo”: con questo titolo si è svolto il 7 marzo scorso il XXII convegno di Cortina, il tradizionale meeting annuale dei giovani imprenditori del nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna). La manifestazione è stata dedicata al ruolo dell'Europa nel nuovo scenario economico conseguente alla crisi attuale. Ed alla provocatoria domanda del titolo i Giovani Imprenditori hanno dato una risposta chiara: bisogna raddoppiare per fare del “vecchio continente” il nuovo “cuore del mondo”. Quello di Cortina non è stato un convegno sulla crisi, quanto piuttosto sulle opportunità che ne derivano: di dettare le regole per un Europa politicamente più “pesante”, per creare un unico vero mercato europeo, opportunità per le aziende più competitive e per scrivere la politica economica e creditizia comunitaria dei prossimi anni. Al workshop “Competenze per competere (nella nuova Europa)”, il momento di approfondimento e riflessione della mattinata, ha preso parte anche il presidente regionale dei giovani imprenditori del Trentino-Alto Adige, Thomas Ausserhofer (Unionbau Srl), che commenta: “Come giovani imprenditori ci siamo confrontati sulle cause della crisi. Anche se le implicazioni in termini di causa-effetto sono indiscutibilmente globali, abbiamo ritenuto più opportuno concentrarci esclusivamente sulla situazione dell'Europa, un mercato di circa 400 milioni di consumatori e, quindi, un forte bacino di sbocco per la nostra produzione. L'Alto Adige ed anche il Triveneto rappresentano una piccola porzione di territorio che deve fare il possibile per integrarsi nel sistema Europa. La situazione economica attuale deriva da una crisi finanziaria ed ha poi innescato una crisi di fiducia nei consumatori. Per uscirne è, quindi, necessario lavorare “soprattutto” su quest'ultimo aspetto. Serve trasmettere sicurezza e ottimismo. Si può raggiungere questo obiettivo soltanto con prese di posizione e decisioni importanti e concrete. Come giovani imprenditori riteniamo di vitale importanza prepararci fin d'ora al dopo crisi, perché se ci sono visioni divergenti sulla durate e le implicazioni della crisi, solo una cosa è assolutamente certa: la crisi finirà! E in quel momento bisognerà farsi trovare pronti.” GIOVANI IMPRENDITORI Presidente regionale Thomas Ausserhofer

Torna all'inizio


PECHINO - In tempi di crisi come questi pochi sono coloro che possono permettersi di rifiuta... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 Chiudi di ANTONIA CIMINI PECHINO - In tempi di crisi come questi pochi sono coloro che possono permettersi di rifiutare un investimento a nove zeri come ha fatto ieri la Cina. A farne le spese è Coca Cola, il colosso mondiale delle bevande, da sei mesi in trattative con la più grande compagnia cinese di succhi di frutta, Huiyuan. L'affare del valore di 2,3 miliardi di dollari, che avrebbe dovuto andare in porto a seguito di diversi tira e molla e aggiustamenti da parte dell'offerente, è stato bloccato ieri da una decisione del Ministero del Commercio di Pechino. La ragione addotta è «l'effetto negativo sulla concorrenza», si legge su una breve nota ufficiale, e il fatto che la fusione dei due grandi marchi «potrebbe obbligare il consumatore a pagare un prezzo più alto e avere meno scelta di prodotti». È l'ultima applicazione della nuova legge anti-monopolio, esultano dalla Cina, mentre all'estero è un cupo pessimismo che si fa strada fra gli investitori che avevano sperato in un genuino stato di concorrenza nel Paese dopo l'accesso all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Coca Cola a settembre aveva avanzato l'offerta di acquisto di Huiyuan a un prezzo che avrebbe reso l'operazione la più grande acquisizione di una compagnia straniera da parte di un investitore estero. I soci della Huiyuan, azienda interamente privata e detenuta in maggioranza dai cinesi, con partecipazione di Danone e capitali americani, avevano già accettato la proposta del gigante americano. Ma in un Paese dove lo Stato ha sempre l'ultima parola, la bandiera dell'iniziativa privata è costretta ad ammainare davanti all'interesse pubblico. Anche se l'industria dei succhi di frutta non può dirsi strategica allo stesso modo dei settori tecnologico, telecomunicazioni o finanziario, cade in un'area di consumo di massa in cui le aziende nazionali sono decise a mantenere la più grossa parte della torta. Huiyuan è oggi leader del mercato dei succhi di frutta in Cina, dove le scatole di cartone verde del marchio detengono il 33% del mercato totale. Il colosso straniero Coca Cola già può vantarsi di un 52% del mercato delle bevande gassate, che poco spazio lascia ai produttori di bibite con bollicine una volta aggiunta la quota dell'altro gigante Pepsi. Per il governo, che per uscire dalla crisi incita da mesi al consumo interno, consumare deve voler dire soprattutto spendere in prodotti interni, in modo da compensare seppur minimamente le perdite legate al crollo delle esportazioni. Le ripetute esortazioni ad abbassare lo scudo del protezionismo sono, allora, da intendere all'indirizzo degli altri Paesi, quelli in cui sono le compagnie cinesi a lottare per la conquista di quote di mercato. È il caso delle miniere Rio Tinto, che il produttore di alluminio statale Chinalco cerca di portarsi a casa da mesi, scontrandosi con l'opposizione del governo australiano. Il caso Coca Cola fa, però, gridare gli investitori stranieri alla discriminazione contro le compagnie estere, un epilogo che molti avevano sentito già dall'entrata in vigore della legge anti-monopolio lo scorso agosto. E senza che gli sforzi fatti per investimenti responsabili nel paese servano ad ammorbidire il governo: Coca Cola ha promesso di investire 2 miliardi di dollari in 4 anni nel Paese, a cominciare dal centro di innovazione di Shanghai, aperto qualche mese fa al costo di 90 milioni dollari. Ma business e politica non sempre vanno d'accordo.

Torna all'inizio


MILANO - I risultati del 2008 superiori alle attese - 4,012 miliardi di utili contro i 3,775... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 Chiudi di GIULIA LEONI MILANO - I risultati del 2008 superiori alle attese - 4,012 miliardi di utili contro i 3,775 miliardi stimati dagli analisti - «un buon inizio dell'anno» e la prospettiva nel 2009 di un ritorno al dividendo - «sono fiducioso», ha detto ieri l'a.d. del gruppo Alessandro Profumo - hanno messo le ali al titolo Unicredit. Che ha chiuso in salita del 19,05% a 1,153 euro recuperando in una sola seduta i ribassi dell'ultimo mese. Forti anche gli scambi, con circa il 3% del capitale passato di mano. «Il mercato ha considerato in modo positivo quello che abbiamo fatto», ha commentato Profumo a Londra, illustrando i numeri alla comunità finanziaria. Per il numero uno di piazza Cordusio quello che è stato più apprezzato in Borsa «è l'importante capacità di resistenza dimostrata dal commercial banking e il buon controllo dei costi», con 3300 uscite di dipendenti a febbraio. A ciò si aggiunge il fatto che il 2009 è partito bene, «con il contributo positivo di tutte le divisioni in gennaio e febbraio». «Finora tutto ok» ha sintetizzato Profumo mettendo però in guardia sul fatto che il 2009 «sarà duro». Unicredit conta di far leva sulla forza della rete mentre l'asset management tornerà ai fondamentali con «prodotti semplici e presenza». Ma punta anche al cambio di strategia nei paesi del centro ed est Europa (non più crescita ma contenimento dei costi, con tagli al personale soprattutto in Polonia, Turchia e Russia) all'ulteriore riduzione degli asset non core e alla massima attenzione alla qualità del credito. Un elemento chiave in un anno difficile sarà la posizione patrimoniale del gruppo «già migliorata» - il core tier 1 è passato dal 5,8% di dicembre 2007 al 6,5% a dicembre 2008 - e che migliorerà ancora grazie agli strumenti governativi (i Tremonti e i bond austriaci, ndr) cui il gruppo ricorrerà. E che porteranno «il core tier 1 fino al 7,2%», ha detto Profumo. Sottolineando che il fieno in cascina avrebbe comunque consentito di superare il ciclo economico difficile ma «abbiamo dovuto considerare anche l'arena competitiva», in cui ci sono anche player europei «che hanno usato strumenti simili». Intanto per l'esercizio 2008 Unicredit non distribuirà dividendo cash. La cedola in contanti potrebbe tornare ad essere pagata dal 2009: «abbiamo la capacità ma decideremo a fine anno», ha detto Profumo. Il quale agli analisti ha poi ricordato che la quota di Unicredit in Mediobanca (l'8,688%) «è strategica e non si prevedono svalutazioni di questa partecipazione». Mentre, commentando lo stato dei rapporti con l'azionista Fondazione CariVerona che ha detto no alla ricapitaliazzazione e potrebbe presentare una lista di minoranza all'assemblea di fine aprile, ha espresso la speranza che la compagine azionaria «resti sempre coesa». Tornando all'esercizio appena chiuso, per il 2008 il cda ha azzerato i bonus a Profumo, ai vice a.d. e ai componenti del management committee. I conti - oltre all'utile superiore ai 4 miliardi come promesso da Profumo - hanno evidenziato un risultato di gestione sceso da 13,34 miliardi a 10,17 miliardi e un margine di intermediazione da passato da 29,5 a 26,86 miliardi per la crisi finanziaria. I cui effetti hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value ad una perdita di 1,98 miliardi contro l'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Unicredit ha effettuato rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni per 3,7 miliardi contro i precedenti 2,5 miliardi. E nel quarto trimestre si sono attestate a 1,3 miliardi «con segni di deterioramento soprattutto in Italia nei mutui e tra le Pmi», ha detto Profumo e all'Est «in Ucraina e Russia». Il cambiamento della normativa italiana sul trattamento fiscale dell'avviamento porterà al gruppo nel 2008 benefici fiscali per oltre 1 miliardo. Ieri Standard & Poor's ha abbassato il rating a lungo termine su Unicredit a A da A+ mentre ha confermato il rating a breve A-1 e l'outlook resta stabile. Buone notizie per piazza Cordusio sono arrivate, infine, dalla Corte di Appello di Roma. Che ha sospeso la condanna di Unicredit (assistita nel procedimento da Raffaele Lener, partner di Freshfields Bruckhaus Deringer, Francesco Vassalli ed Elio Ludini)al pagamento in favore dei commissari Cirio di circa 223 milioni.

Torna all'inizio


Apulia, utile in calo a 2,8 milioni (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno - BARI - sezione: ECONOMIA - data: 2009-03-19 num: - pag: 15 categoria: REDAZIONALE Prontoprestito Apulia, utile in calo a 2,8 milioni Il cda di Apulia prontoprestito - società del gruppo bancario bancApulia specializzata nei finanziamenti a lavoratori dipendenti e quotata in Borsa - ha approvato il progetto di bilancio 2008, che verrà sottoposto all'assemblea del prossimo 23 aprile. L'esercizio 2008 si è chiuso con un risultato netto positivo per 2,8 milioni di uro (rispetto ai 6,3 milioni del 2007) e ricavi totali pari a 59,6 milioni di euro (rispetto ai 43,3 milioni di fine 2007). Il risultato della gestione operativa si è attestato a 4,8 milioni di euro (10,2 milioni nel 2007) con un decremento del 52,73%, dovuto principalmente alle rettifiche di valore sui prestiti personali pari a 3,9 milioni di euro (0,2 a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficoltà delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. La consistenza dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è stata pari a 1.127,9 milioni di euro (+5% rispetto a fine 2007).

Torna all'inizio


Piazza Affari prima in Europa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Piazza Affari prima in Europa I titoli bancari spingono Piazza Affari, che chiude la seduta con gli indici principali in forte progresso e guadagna così il primato delle performance in Europa. Al termine delle contrattazioni, l'S&P-Mib ha segnato infatti una crescita del 2,78%, mentre il Mibtel è salito dell'1,7%. Sempre abbastanza sottili gli scambi, per un controvalore di 1,9 miliardi di euro. Protagonista della seduta l'azione di Unicredit, che ha recuperato la soglia psicologica di 1 euro, chiudendo con una quotazione di riferimento di 1,153 e un progresso a due cifre percentuali (+19,05%). L'utile 2008 migliore delle previsioni e le prospettive rassicuranti illustrate dall'amministratore delegato Alessandro Profumo sono le motivazioni principali del rimbalzo. Ma in generale tutti i bancari del listino principale, sull'onda dell'ormai certo ricorso al rafforzamento patrimoniale grazie alla sottoscrizione dei Tremonti-bond, sono stati ieri attivamente comprati. Il Banco Popolare, per esempio, ha confermato il progresso della vigilia, con un nuovo balzo dell'8,57%. Quanto a Intesa-Sanpaolo, ha registrato una variazione positiva del 7,3%. E Mediobanca è salita a sua volta del 6,27%. Per quanto riguarda il resto dell'S&P-Mib, da segnalare anche il rimbalzo di Luxottica (+4,64%). Nel Midex, invece, nuovo passo avanti di Tiscali (+11,04%) in vista del ritorno di Renato Soru nel cda. Sul fronte dei ribassi, infine, Fondiaria-Sai e l' Espresso guidano la lista dei peggiori (rispettivamente -4,1% e -4,09%), seguiti da Parmalat (-3,3%). Tiscali Torna Soru alla guida operativa e Tiscali cresce dell'11,04%: oggi il consiglio

Torna all'inizio


I risultati 2008 spingono Campari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/2 I risultati 2008 spingono Campari (g.fer.) — Alla vigilia del suo esordio nell'indice S&P-Mib (l'ingresso è previsto per lunedì prossimo), Piazza Affari premia Campari. Il titolo della società leader mondiale nel beverage, che ieri ha presentato i conti 2008, ha guadagnato il 6,57%, chiudendo a 4,3 euro. Il gruppo presieduto da Luca Garavoglia ha realizzato un utile netto di 126,5 milioni di euro (+3,1% a cambi costanti, +1,1% a cambi effettivi), con una generazione di cassa dalle attività operative di 171,5 milioni. Alla prossima assemblea sarà proposto un dividendo di 0,11 euro, invariato rispetto allo scorso anno. Positive le prospettive per l'esercizio in corso.

Torna all'inizio


Ok conti e dividendo, corre Mediaset (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-19 num: - pag: 35 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano/1 Ok conti e dividendo, corre Mediaset (g.fer.) — Nonostante il calo dell'utile netto (-9,4%, a 459 milioni di euro), Mediaset distribuirà un dividendo di 0,38 euro, superiore alle attese. Inoltre i ricavi netti consolidati sono cresciuti del 4,2% raggiungendo quota 4,251 miliardi di euro. E, soprattutto, nonostante la forte flessione del mercato pubblicitario di questi primi mesi, la società prevede una ripresa, soprattutto nell'ultima parte del 2009. Le notizie, emerse ieri durante l'incontro con la comunità finanziaria, hanno avuto un effetto positivo sul titolo, che è balzato del 3,31%, con volumi più che doppi rispetto alla media.

Torna all'inizio


di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, ... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Empoli)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 3 di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, ... di BRUNO BERTI L'ONDA lunga della crisi economica, con forti cali di ordini, non risparmia le imprese dell'Empolese. La società Sorelle Chiarugi di Vinci ha messo in mobilità 27 persone. L'azienda, molto nota, fa ricami di alta qualità con personale dotato di alte capacità professionali. Un saper fare' coniugato dunque con una produzione di nicchia di alta gamma. Tutto ciò non è però bastato a sfuggire ai colpi della tempesta: il ricamo è meno richiesto da un mercato che fa pagare prezzi alti, in termini di aziende che chiudono, anche a una parte delle produzioni di lusso. «La proprietà dice Daniele Cateni della Filcem-Cgil ha cercato di cedere l'impresa ma non sono stati trovati acquirenti. Il problema è serio, perché le lavoratrici in mobilità stenteranno a trovare una nuova collocazione vista la drammaticità della situazione economica complessiva. Posso dire che è un vero peccato perché l'azienda non rientrava nella categoria di quelle decotte». ALTRO FRONTE caldo è quello della vertenza all'Irplast. Dopo le affermazioni del sindacato dei chimici della Cgil, interviene l'amministratore delegato della società, Antonio Capo, in carica da gennaio. «La crisi finanziaria di cui parla il sindacato non c'è più. L'azienda ha risolto i problemi che erano emersi l'anno scorso grazie a un accordo con gli istituti di credito concluso a dicembre del 2008. La questione è stata affrontata dai vertici dell'impresa con una ristrutturazione del debito che ha anche portato a una riapertura delle linee di credito. Possiamo dire sono state le banche a fornire un supporto all'Irplast permettendoci di parlare di industria e non di problemi finanziari. La famiglia Bini ha il controllo totale dell'azienda e la mia nomina è stata decisa dalla proprietà». Il gruppo che ha sede al Terrafino produce nastri adesivi stampati e ha compiuto negli ultimi anni forti investimenti. I PROBLEMI con cui si devono adesso fare i conti sono quelli di una crisi congiunturale, dovuta a un mercato non brillante, come avviene per tante imprese, a cui si aggiungono difficoltà strutturali. «Siamo di fronte a uno squilibrio dovuto ai costi del personale, molto cresciuti, che minano la competitività dei nostri prodotti. E noi dobbiamo essere competitivi. Puntiamo a una crescita di qualità con prodotti ad alto valore aggiunto». L'amministratore delegato non nasconde che che per centrare gli obiettivi prefissati dalla società occorrono scelte anche pesanti, visto che negli ultimi anni gli utili dell'impresa sono diminuiti. «Stiamo riducendo lo stipendio ai dirigenti e dovremo anche affrontare il nodo degli esuberi di personale. Puntiamo a un accordo condiviso con il sindacato, con cui vogliamo avere un rapporto trasparente, che guardi, tra le varie soluzioni, al ricorso alla cassa integrazione straordinaria». Intanto l'Irplast non rinuncia ad aggredire il mercato. «Alla fiera milanese Ipak-Ima, dedicata al settore dell'imballaggio e del confezionamento, presenteremo una novità su cui l'azienda ha lavorato per due anni (l'innovazione com'è noto non si improvvisa), il Tamper. E' un nastro antieffrazione che permette agli utenti di accorgersi se l'imballo, per un qualsiasi motivo, è stato aperto». In pratica, se il nastro viene staccato resta una traccia sul contenitore. «Ci stiamo poi impegnando per innalzare il fatturato dal comparto delle etichette, che potrebbe superare i 10 milioni di euro. Ciò significa che i clienti ci offrono un'opportunità. Ed è un treno che non possiamo perdere». Sulla vicenda dell'Irplast c'è poi un'interrogazione in provincia dei consiglieri del Pd dell'Empolese Valdelsa Paolo Londi, Paolo Malquori, Gloria Testi, Eluisa Lo Presti e Rosalba Spini.

Torna all'inizio


sciopero contro la crisi, lavoratori della cgil in piazza (sezione: crisi)

( da "Centro, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 10 - Regione Sciopero contro la crisi, lavoratori della Cgil in piazza Manifestazioni a Pescara e L'Aquila davanti alle sedi della Regione Abruzzo PESCARA. Manifestazione di protesta ieri mattina, a Pescara e all'Aquila, dei lavoratori della Cgil Abruzzo dei trasporti, scuola, chimici, edile, agroalimentare e parte delle comunicazioni, che ieri sono scesi in piazza per lo sciopero regionale di 4 ore contro le «mancate risposte» delle istituzioni alla crisi che in regione sta colpendo molte aziende. A Pescara i lavoratori si sono ritrovati in viale Bovio, davanti agli uffici della Regione. Assieme al segretario regionale Gianni Di Cesare c'erano diverse delegazioni tra cui alcune della Val di Sangro e dell'area vastese particolarmente colpite dalla crisi finanziaria internazionale. Per far sentire la voce i lavoratori hanno usato anche fisamornica, tamburello e raganella, urlando slogan al megafono contro la politica e per il lavoro. In tarda matitnata una delegazione della Cgil ha incotntrato l'assessore regionale al lavoro Gatti. Lavoratori in piazza anche all'Aquila davanti la sede del Consiglio regionale, in via Iacobucci. «I dati diffusi nelle ultime settimane sono più che eloquenti», hanno spiegato i rappresentanti sindacali, «nei primi due mesi del 2009 la cassa integrazione ha raggiunto nell'industria tre milioni e 200mila ore, cioé il 1.267% in più rispetto al 2008». Mobilitazioni anche per il settore scolastico che ieri si è fermato per 8 ore. «Contestiamo un taglio degli organici alle scuole», ha spiegato Cinzia Angrilli (Flc Cgil) «che per il prossimo anno scolastico si preannunciano drastici. Solo nella provincia dell'Aquila si parla di 300 unità sulla pianta organica a cui si aggiungono 200 precari». Uniti in protesta anche gli studenti dell'Unione degli universitari.

Torna all'inizio


MARCHE: BADIALI A ROMA PER UN INCONTRO AL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO: "VELOCIZZARE I FINANZIAMENTI TERRITORIALI". (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 MARCHE: BADIALI A ROMA PER UN INCONTRO AL MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO: "VELOCIZZARE I FINANZIAMENTI TERRITORIALI". (Roma) 19 Marzo 2009 - ´ ´Velocizzare i finanziamenti dei progetti nazionali, che hanno una forte ricaduta sui territori regionali, attraverso un accordo quadro con le Regioni che fissi importi e tempi di erogazione´. E` quanto ha chiesto, a nome della Conferenza delle Regioni, l´assessore al Lavoro delle Marche. Fabio Badiali ha partecipato, a Roma, a un incontro con Alfonso Maria Rossi Brigante - capo di gabinetto del ministro allo Sviluppo Economico, Claudio Scajola ´ e con i vertici della politica industriale del Ministero. Al centro dell´incontro, le ricadute sull´economia reale della crisi finanziaria, che ha colpito il credito internazionale, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese manifatturiere. Badiali ha auspicato che possa aumentare la collaborazione con il Ministero, per individuare misure, tecniche e urgenti, di promozione del Made in Italy, insieme alla salvaguardia dell´occupazione e del reddito dei lavoratori. ´Il carattere sistemico della crisi ´ ha ribadito Badiali ´ richiede specifici interventi di sostegno alla produzione e di stimolo ai consumi, rispetto ai quali le Regioni esprimono la propria disponibilita` a un confronto operativo con il Governo´. L´assessore ha anche chiesto ´interventi immediati´ territoriali, liberando le risorse disponibili. Come i fondi per i distretti produttivi (per le Marche dovrebbero essere stanziati circa 1,8 milioni di euro); per le bonifiche delle aree inquinate finalizzate al rilancio dei processi produttivi (la Regione ha forti aspettative per il finanziamento del Progetto Sgl Carbon di Ascoli Piceno); i patti territoriali; le Zone franche urbane (l´auspicata revisione dei criteri per la loro individuazione potra` consentire, anche ad Ascoli Piceno, di beneficiare degli importanti interventi di tale strumento); le azioni connesse a Industria 2015 e il rafforzamento del sistema delle garanzia, per facilitare l´accesso al credito delle imprese, soprattutto pmi. Il capo di gabinetto, a questo proposito, ha assicurato che gli stanziamenti per il Fondo centrale verranno incrementati di ulteriori 650 milioni, raggiungendo la cifra complessiva di 1,3 miliardi. Badiali ha, poi, auspicato la ´rapida definizione degli Accordi di programma relativi al Piceno e al distretto di Fabriano, per sostenere il rilancio delle attivita` produttive e dell´occupazione´. L´assessore, infine, ha espresso preoccupazione per le ricadute negative della crisi sulle aziende, industriali e artigianali, del tessile, abbigliamento, calzaturiero. ´In analogia a quanto predisposto per gli autoveicoli e gli elettrodomestici, e` necessario un sostegno che rafforzi le filiere produttive del settore, rilanciandone la competitivita`´. Badiali ha sollecitato sostegni per ´la valorizzazione dell´innovazione, tipica del comparto, attraverso la concessione del credito di imposta (o altre incentivazioni) a favore della creazione di campionari e collezioni´. . <<BACK

Torna all'inizio


LIGURIA - INDAGINE: GLI EFFETTI SULLE IMPRESE DELLA CRISI ECONOMICA (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 LIGURIA - INDAGINE: GLI EFFETTI SULLE IMPRESE DELLA CRISI ECONOMICA Genova, 19 marzo 2009 - Oltre ad un campione selezionato di aziende potranno partecipare al sondaggio tutti gli imprenditori che lo vorranno: basterà collegarsi al sito della Camera di Commercio di Imperia e Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi. L?obiettivo principale dell?indagine ? sottolinea il Segretario Generale dell?ente camerale imperiese, Giorgio Marziano ? è quello di analizzare la situazione attraversata dalle imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che ha avuto luogo oltre oceano nell?anno 2007 per poi estendersi a livello mondiale nell?anno 2008. La Camera di Commercio di Imperia, nell?intento di dare a tutti gli imprenditori ? e quindi anche quanti non saranno contattati perché non compresi nel campione ? la possibilità di esprimersi sull?argomento, ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell?indagine. Per gli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio dove troveranno nella home page il link su cui cliccare per accedere al modulo dove potranno esprime opinioni e suggerimenti. L?iniziativa, riferisce Alberto Ravecca, commissario della Camera di Imperia, potrà portare un ulteriore contributo al sistema camerale che da tempo si è posto l?obiettivo di tracciare possibili linee di orientamento nelle azioni da porre in essere nella difficile congiuntura in corso. I risultati dell?indagine, conclude Ravecca, saranno resi noti durante la ?Giornata dell?Economia? che si terrà nel prossimo mese di maggio. . <<BACK

Torna all'inizio


milano. alessandro profumo cerca il riscatto dopo mesi di bufera e lo ottiene ... - andrea di stefano (sezione: crisi)

( da "Centro, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 6 - Economia MILANO. Alessandro Profumo cerca il riscatto dopo mesi di bufera e lo ottiene ... ANDREA DI STEFANO MILANO. Alessandro Profumo cerca il riscatto dopo mesi di bufera e lo ottiene a Londra. L'amministratore delegato del gruppo bancario Unicredit ha illustrato alla comunità finanziaria della City i risultati del 2008, che si è chiuso con un utile netto di 4,012 miliardi di euro, in calo del 38,3% rispetto al 2007 ma migliore dei 3,775 miliardi attesi dagli analisti. L'utile di gestione si è attestato a 10,1 miliardi. Nel 4º trimestre l'utile netto è calato del 56,9% a 505 milioni (351 il consensus degli analisti). Unicredit ha spinto l'intero settore bancario a Piazza Affari che ieri è stata la migliore piazza d'Europa. Anche la prospettiva di un dividendo in contanti nel 2009 ha spinto il titolo a guadagnare il 19%. Bene anche Banco Popolare (+8,5%) e Intesa Sanpaolo (+7,3%). Il Mibtel ha così chiuso in progresso dell'1,7% e S&P Mib del 2,78%. A rassicurare il mercato hanno contribuito i dati patrimoniali: il coefficiente di patrimonializzazione Core Tier 1 pro-forma (indica lo stato di salute patrimoniale in base alla liquidità disponibile) è pari al 6,5% grazie ai 3 miliardi di aumento di capitale, mentre il risultato della gestione è sceso da 13,34 miliardi a 10,17. In calo anche il margine di intermediazione, sceso da 29,5 a 26,86 miliardi, a causa degli effetti della crisi finanziaria, che hanno portato il risultato netto di intermediazione, copertura e fair value a una perdita di 1,98 miliardi a fronte dell'utile di 1,28 miliardi nel 2007. Il cda proporrà all'assemblea di distribuire ai soci come dividendo azioni di nuova emissione da un aumento di capitale gratuito, da realizzare usando le riserve disponibili. Ai soci verranno distribuite 13 nuove azioni ordinarie ogni 36 possedute e 1 nuova azione di risparmio ogni 5 azioni di risparmio possedute del valore nominale di 0,50 l'una. Gli azionisti di risparmio riceveranno inoltre una parte della cedola in contanti: 0,025 per azione. Il cda ha poi dato mandato al presidente Dieter Rampl e all'ad Profumo di chiedere ai governi di Italia e Austria l'emissione di obbligazioni di Stato «fino a un massimo 4 miliardi di euro». Per l'Italia lo strumento sono i Tremonti bond mentre in Austria si attingerebbe al pacchetto di sostegno al sistema creditizio messo a punto dal Governo. Il cda, infine, ha previsto di non distribuire alcun bonus relativo alla performance 2008 per l'ad Alessandro Profumo, per i Deputy Ceo e per tutti i componenti del Management Commitee. Profumo non si è sottratto alle domande sulla difficile situazione nelle controllate dell'Est Europa: «Stiamo riducendo il personale in tutti i Paesi dell'Europa orientale. I paesi più coinvolti saranno Polonia, Turchia e Russia». In serata un'altra notizia positiva per Unicredit: la Corte di Appello di Roma, riconoscendo fondati i motivi di ricorso di Unicredit, ha sospeso la condanna al pagamento in favore dei commissari Cirio di circa 223 milioni di euro, affermando che il pagamento a cui la banca era tenuta non avrebbe dato alcun beneficio a Cirio.

Torna all'inizio


Crisi, proposta Comune: garanzie per il microcredito (sezione: crisi)

( da "Caserta News" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 19 Marzo 2009 Crisi, proposta Comune: garanzie per il microcredito ECONOMIA | Vico E. Favorire la concessione di prestiti a piccole e medie imprese, famiglie e studenti, attraverso un contributo in conto interessi del Comune. è questa la proposta lanciata dall'assessore al Bilancio del Comune di Vico Equense, Giuseppe Guida, come risposta alla crisi economica in atto. "Vogliamo stanziare una somma fissa annua come contributo in conto interessi garantito anche da immobili di proprietà comunale, per favorire la concessione di finanziamenti delle banche ai cittadini - ha detto l'amministratore comunale -. Anche gli enti locali sono chiamati, nei limiti delle proprie competenze, a dare una riposta alle difficoltà di tante imprese e famiglie. Perciò stiamo attivando una politica economica territoriale che punti al rilancio della domanda di beni e servizi. La nostra città risente degli effetti della crisi in maniera indiretta, ma le ripercussioni in tutti i comparti sono evidenti. Si rende necessario questo piano di intervento, per affrontare la crisi finanziaria aumentando il medio circolante". A Vico, infatti, non ci sono quelle grandi imprese che sono costrette a mettere gli operai in cassa integrazione o, peggio, a licenziarli. Ci sono o ci saranno, però, meno turisti. Ciò significa minore circolazione di denaro, con conseguente battuta d'arresto per le tante attività artigianali e produttive presenti in città. "Per questo la riposta deve cercare di rimettere in circolazione i finanziamenti, rompendo così il clima di sfiducia esistente - continua l'assessore Guida -. Vogliamo coinvolgere le banche presenti sul territorio e chiedere loro di facilitare l'accesso al piccolo credito, quello che serve alle famiglie in difficoltà, ma anche ai piccoli imprenditori e agli studenti. In cambio le banche avrebbero la certezza di impiegare capitali sicuri. L'amministrazione comunale intende riconoscere una particolare attenzione nell'ambito delle facilitazioni al credito agli studenti". Infatti, i giovani devono poter chiedere un prestito per la propria formazione, attingendo a finanziamenti che possano coprire i costi d'iscrizione a corsi di aggiornamento, master, corsi parauniversitari e professionali, stage in Italia e all'estero. "Il credito può inoltre essere elargito anche per sostenere l'autonomia abitativa e favorire l'ingresso in un alloggio diverso da quello del nucleo familiare d'origine e per pagare ad esempio le spese d'arredo - ha concluso l'assessore -. Questo discorso va inserito in un progetto di più ampio respiro, che intendo portare avanti e riguarda la dismissione del patrimonio comunale inutilizzabile per dare una boccata di ossigeno alle casse comunali penalizzate dagli interessi passivi. Inoltre, c'è la necessità di dare attuazione ad una politica di perequazione tributaria. Tutti i cittadini del nostro comune devono pagare, in ragione delle proprie capacità. Per ottenere questo risultato bisogna stanare gli evasori. Solo così sarà possibile recuperare risorse e ridurre ulteriormente l'imposizione tributaria".

Torna all'inizio


Intesa, 4 mld di Tremonti Bond. Ok dalla Borsa (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Credito/ Intesa chiederà 4 miliardi di Tremonti Bond Giovedí 19.03.2009 10:40 Anche per Intesa-Sanpaolo sono in arrivo quattro miliardi di aiuti di Stato. Dopo Unicredit, infatti, l'istituto guidato da Giovanni Bazoli e da Corrado Passera farà ricorso alle obbligazioni sottoscritte dal Tesoro per fronteggiare la crisi finanziaria e rafforzare i ratios patrimoniali delle banche. Secondo alcuni rumors, infatti, l'amministratore delegato chiederà al consiglio di gestione di domani, che avrà in agenda, oltre l'approvazione dei conti dell'ultimo esercizio, anche la questione Tremonti bond, di negoziare quattro miliardi di titoli obbligazionari. Secondo gli analisti, il secondo gruppo bancario italiano dovrebbe aver archiviato il 2008, uno degli anni più difficili per le banche di tutto il mondo, con un utile netto intorno ai 3,9 miliardi, a cui bisogna aggiungere benefici fiscali per circa 1 miliardo. Ben oltre i quattro miliardi di Unicredit (che pure è stato un risultato sopra le attese) e che ha costretto l'istituto guidato da Alessandro Profumo a negoziare aiuti di Stato per quattro miliardi per sostenere il Core Tier 1 della banca: 1,3 miliardi circa in Italia e quasi tre in Austria, dove Piazza Cordusio è presente con la controllata Bank Austria. Nel 2007, primo bilancio post fusione tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi, l'utile netto era stato di 7,25 miliardi grazie anche a poste straordinarie positive per 3,8 miliardi. Sul fronte di svalutazioni e accantonamenti, il 2008 potrebbe vedere aggiustamenti su Telco, su altre partecipazioni e sul goodwill. Dal punto di vista prettamente operativo, invece, la dinamica del margine di interesse, sotto pressione per tutte le banche a causa dei tassi bassi, potrebbe dare utili indicazioni "sul quello che sarà il 2009", secondo alcuni analisti. Unica nota dolente, invece, il capitolo dividendi. Mentre Unicredit, colpita più di Intesa da una progressiva erosione della sua capitalizzazione di Borsa, ha optato per una distribuzione del dividendo in azioni, per Intesa, l'anno appena trascorso non dovrebbe vedere la distribuzione di dividendi, almeno in contanti. La Borsa ha accolto molto bene la notizia. Il titolo Intesa Sanpaolo, infatti, è stato sommerso dagli acquisti e insieme a Unicredit (è partito con un buon +1%, ma subito dopo è schizzato in alto dell'8%) sovraperforma il listino milanese di Piazza Affari, guadagnando quasi il 7%. Andrea Deugeni tags: credito19032009

Torna all'inizio


Frattini al Consiglio europeo: interventi mirati e tempestivi per combattere la crisi (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Frattini al Consiglio europeo: interventi mirati e tempestivi per combattere la crisi 19-03-2009 ROMA. Sarà un Consiglio europeo di crisi, quello che si apre oggi a Bruxelles, ancora una volta centrato sulle misure necessarie a ristabilire la stabilità finanziaria e gli interventi nazionali per il rilancio dell'economia reale che, secondo l'Italia, devono essere "tempestivi, mirati e temporanei" e attuati nel "rispetto delle regole del mercato comune" per evitare forme di protezionismo. Il governo italiano è inoltre contrario a un fondo europeo per i Paesi Ue in difficoltà, ma gli aiuti dovranno essere valutati "caso per caso". E' il ministro degli Esteri Franco Frattini a illustrare, davanti alle Commissioni Esteri e Politiche europee di Camera e Senato, i contenuti e le linee guida italiane del vertice dei 27 che dovrà anche definire una "posizione comune" europea, che quei Paesi Ue che sono anche membri del G20 porteranno al tavolo di Londra il 2 aprile. Il G20, ha detto Frattini, avrà successo se riuscirà a conciliare l' "approccio" europeo con quello americano, e cioé a trovare una sintesi tra la regolamentazione del sistema finanziario (global rules), voluta dall'Ue, e le misure di stimolo economico, prioritarie per gli Stati Uniti. Il Consiglio europeo, che dovrà valutare gli interventi messi in campo dagli Stati membri (che "la Commissione europea ha stimato in 400 miliardi di euro, pari al 3,3% del Pil comunitario"), dovrà ricordare alcuni "principi essenziali", ha detto Frattini: "Gli interventi devono essere tempestivi, mirati e temporanei" e attuati nel rispetto delle "regole del mercato interno". "Non prendiamo l'occasione della crisi - ha ammonito il ministro degli Esteri - per aprire una breccia e tollerare distorsioni alla concorrenza e il ritorno a forme di protezionismo". Sul fronte degli aiuti a quei Paesi membri che la crisi ha messo in grave difficoltà, Frattini si è detto "non favorevole a un fondo europeo", ma a "misure da valutare caso per caso". E comunque, ha sottolineato il ministro, accanto alla solidarietà, resta valido il principio di responsabilità: chi riceverà aiuti comunitari dovrà impegnarsi a portare avanti "un piano rigorosissimo di risanamento". La crisi, ha poi aggiunto, non deve essere la scusa per far salire l'indebitamento. Altro capitolo spinoso del vertice di oggi è la ripartizione dei 5 miliardi di euro di fondi europei destinati a finanziare grandi progetti energetici. L'Italia - ha detto Frattini - è "soddisfatta della proposta attuale e lavorerà per l'approvazione del pacchetto al Consiglio europeo" così com'è: dopo le obiezioni italiane, infatti, tra i progetti finanziabili sono stati inseriti oltre all'Interconnessione per il gas Italia-Grecia-Turchia 'Itgi' e all'interconnessione elettrica Calabria Sicilia, il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia 'Galsi', l'impianto Ccs di Porto Tolle e l'interconnessione elettrica Italia Malta, per un totale di 400 milioni. Saranno infine affrontati i temi della sicurezza energetica e dei cambiamenti climatici, anche in vista della Conferenza di Copenaghen sul post-Kyoto. E, ancora, quello del Partenariato Orientale, che "non significa - ha sottolineato Frattini - aprire una nuova linea di allargamento dell'Ue".

Torna all'inizio


Giappone: governo al lavoro per definire piano con nuovi fondi per preservare gli impieghi (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Giappone: governo al lavoro per definire piano con nuovi fondi per preservare gli impieghi (19 Marzo 2009 - 08:24) MILANO (Finanza.com) - Il governo giapponese non ha ancora finito le munizioni e per affrontare la crisi finanziaria è al lavoro per mettere a punto un piano da 1.500 miliardi di yen, pari a 12 miliardi di euro. I "fondi" saranno utilizzare per preservare gli impieghi nelle imprese e aiutare i disoccupati. A dare la notizia è stato il ministro del lavoro, Yoichi Masuzoe. (Riproduzione riservata)

Torna all'inizio


FED: 300 miliardi in buoni del Tesoro per combattere la recessione (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

FED: 300 miliardi in buoni del Tesoro per combattere la recessione 19-03-2009 ROMA. L'economia americana è ancora esangue e la Federal Reserve rafforza gli argini contro la recessione: la banca centrale, che ha lasciato i tassi allo 0%, li manterrà "eccezionalmente bassi" a lungo, e sta rafforzando il massiccio programma di acquisto di titoli. Al termine della riunione di due giorni presieduta da Ben Bernanke il Federal Open Market Committee, l'organismo che decide sui tassi negli Usa, firma una diagnosi ancora negativa per il 'malato America', in recessione da mesi: gli ultimi dati "indicano che l'economia continua a contrarsi. Le perdite di posti di lavoro, il calo delle borse e del valore degli immobili, oltre alle condizioni creditizie più restrittive, hanno pesato sulla fiducia dei consumatori e sulla spesa" e, a ricaduta, sulle imprese. La Fed intravede una luce in fondo al tunnel: il Fomc "anticipa che le misure per stabilizzare le istituzioni e i mercati finanziari, oltre agli interventi di stimolo fiscale e monetario, contribuiranno alla graduale ripresa di una crescita sostenibile". Ma c'è qualche rischio al ribasso sui prezzi: esiste infatti il "rischio che l'inflazione resti per qualche tempo al di sotto del livello adeguato per la crescita e la stabilità dei prezzi". Dalla banca centrale americana arriva quindi l'impegno a "impiegare tutti gli strumenti disponibili" per rilanciare la crescita e combattere il rischio di deflazione che si legge in controluce fra le righe del comunciato. Il tasso di riferimento dei Fed Funds resta ad un livello compreso fra lo 0% e lo 0,25% - così ha deciso il Fomc all'unanimità - e gli Usa continueranno ad avere "tassi eccezionalmente bassi per un periodo prolungato". Intanto prende forma il programma di acquisto di titoli di Stato e delle agenzie pubbliche come Fannie Mae e Freddie Mac attraverso l'emissione di nuova moneta, con il duplice scopo di allentare le condizioni creditizie e rafforzare l'offerta di moneta, unica leva rimasta con i tassi ormai al di sotto dell'inflazione (risultata allo 0,4% a febbraio). Così, per sostenere il mercato dei mutui e quello immobiliare, la Fed ha deciso "di allargare ancora il suo bilancio, comprando fino a 750 miliardi di dollari di ulteriori titoli delle agenzie garantiti dai mutui". Il totale per il 2009 sale così alla cifra, ragguardevole, di 1.250 miliardi di dollari. Bernanke ha poi deciso di raddoppiare a 200 miliardi l'acquisizione di debito delle agenzie. La misura-chiave, però, riguarda i titoli di Stato: la Fed comprerà fino a 300 miliardi di dollari di treasury a lungo termine (i Btp americani) nei prossimi sei mesi. Una manovra che, oltre a immettere moneta nel sistema, serve ad abbassare i rendimenti sul debito, con effetti positivi che dovrebbero ripercuotersi a cascata sull'intera catena del credito. Con la disoccupazione balzata all'8,1% e il Pil atteso in calo fino a oltre metà 2009, la Fed è pronta ad ampliare il ricorso al 'Talf', il programma già in vigore creato per sostenere il credito alle famiglie e imprese, e anticipa: "Il portafoglio di titoli che possono essere forniti a garanzia (da parte delle istituzioni che vi partecipano, ndr.) probabilmente verrà ampliato per includere altre attività finanziarie".

Torna all'inizio


In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà (sezione: crisi)

( da "Varesenews" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia - È quanto è emerso dall?indagine congiunturale sull?artigianato piemontese. Il 43,9 per cento delle imprese ha diminuito il fatturato, il 49 per cento ha segnalato un calo della domanda In Piemonte quattro imprese su dieci sono in difficoltà La crisi finanziaria che, partita dagli Stati Uniti, come un ciclone ha in poco tempo attraversato l?Atlantico coinvolgendo anche l?Europa, non ha risparmiato nemmeno il Piemonte. La dinamica sfavorevole tocca tutti i comparti con punte negative più accentuate rispetto al livello internazionale nel settore auto. Forti difficoltà, più evidenti nella seconda metà del 2008, in rapporto agli effetti devastanti della crisi, stanno attraversando le imprese artigiane piemontesi che sono entrate in una delle fasi peggiori della storia. è quanto è emerso dall?indagine congiunturale sull?artigianato del 1° semestre 2009, realizzata dal Sistema informativo dell?artigianato della Regione Piemonte. Le criticità coinvolgono, seppure in misura diversa, a 360 gradi ogni settore, territorio, profilo di impresa. I dati sono tutt?altro che confortanti e rivelano che l?artigianato subalpino è ai minimi storici. Nel semestre in esame il 43,9 % delle imprese ha diminuito il fatturato, il 49 % ha segnalato un calo della domanda, il 9,5% ha ridotto il numero degli occupati e, a completare il quadro negativo, il 67,2% delle imprese non effettua investimenti. A fomentare il clima di sfiducia dei piccoli imprenditori non sono solo le magre performance del 2008 ma anche il timore di un drastico restringimento del credito da parte delle banche e del protrarsi della crisi nel tempo, come previsto dagli analisti. Nell?ottica di evitare che la stretta creditizia strozzi le piccole e medie imprese che, di fatto, sono le protagoniste dell?economia reale del territorio, la Regione Piemonte è intervenuta fin da quando la crisi è esplosa, come sottolinea il vicepresidente della Giunta regionale Paolo Peveraro con delega all?Artigianato. Analisi per settori - Secondo l?indagine congiunturale, a soffrire maggiormente gli effetti della crisi, all?interno del comparto artigiano, è il settore manifatturiero (in particolare il metalmeccanico) che, rispetto al primo semestre 2008, registra un drastico calo dei saldi di domanda da –36,1 a –47,8 e di fatturato da –30,2 a –42,0. Fortemente critica la situazione anche per le manifatture leggere, già in caduta nella prima metà del 2008. In drastico peggioramento inoltre le altre industrie, con saldi simili a quelli delle manifatture leggere. Tra i servizi, la peggiore performance è nel settore dei trasporti che, nella media, ha diminuito commesse e fatturato. Meno negativi, nel complesso, i risultati realizzati dai servizi alla produzione, settore in cui, in termini di numero di imprese, si è investito di più: il 53,1% contro un dato medio del 32,8%. Auto e riparazioni - Ritocca, invece, verso l?alto tutti gli indicatori, rispetto all?ultima rilevazione, il settore delle riparazioni, forse in relazione al crollo del mercato dell?auto e al possibile incremento della domanda di manutenzione e riparazione. Negative le indicazioni provenienti dai servizi personali (acconciature, tinto-lavanderie, estetica), anche se nel complesso, rispetto ai sei mesi prima, non segnalano un sensibile peggioramento. Infine, per le imprese di costruzioni il secondo semestre si presenta segnato dal calo del livello di domanda e del fatturato, mentre il saldo sull?occupazione resta nella media generale. Analisi per territori - Dall?analisi dei dati, provincia per provincia, emerge che la crisi, benché globale, si differenzia a seconda dei settori e dei territori. Nella provincia di Torino, se prima di un anno fa, perfomance e investimenti trainavano verso l?alto, successivamente il saldo del fatturato è precipitato. Risultati critici anche nella provincia di Biella dove a influire negativamente sugli indicatori di performance sono le conclamate difficoltà delle produzioni tessili mentre in quella di Alessandria il pessimismo si radica in andamenti sfavorevoli che hanno segnato l?intero 2008. Positivo in questo scenario il dato che arriva dagli artigiani della provincia di Cuneo. Più interlocutorio, invece, quello raccolto nella provincia di Asti che nel complesso è un po? meno negativo della media e in calo più contenuto rispetto alle ultime rivelazioni. Infine, ad attutire, almeno temporaneamente, gli effetti della crisi è il più equilibrato mix produttivo del Piemonte sud-occidentale, plurispecializzato e meno dipendente da settori trainanti. Crisi diffusa - In conclusione la vera novità messa in risalto dell?indagine congiunturale è che oggi la situazione di difficoltà abbraccia la larghissima parte delle imprese, senza grossi divari tra le ditte con un solo addetto e quelle più strutturate. In passato, invece, il quadro contrapponeva le performance positive di una robusta minoranza di imprese più strutturate a quelle negative della maggioranza, tendenzialmente composta da aziende molecolari non in grado di mobilitare risorse da destinare allo sviluppo. Oggi, a pagare in misura più forte gli effetti della crisi, sembra che siano proprio le imprese collegate alle filiere più solide dell?economia piemontese. “I dati dell?indagine congiunturale – commenta il vicepresidente Paolo Peveraro - dimostrano che gli effetti della crisi sono davvero importanti. Per evitare il collasso delle piccole e medie imprese, non solo delle più deboli ma anche di quelle sane, ora più che mai in balia della stretta creditizia da parte delle banche, la Regione ha messo in campo due misure anticrisi rivolte proprio alle pmi piemontesi. La prima risale al mese di novembre scorso ed è relativa allo stanziamento di 70 milioni di euro per la patrimonializzazione dei confidi piemontesi con l?obiettivo di rafforzare il ruolo che questi consorzi hanno a sostegno del credito alle imprese. L?altra, approvata con delibera di Giunta solo poche settimane fa, invece dà vita a un Fondo di riassicurazione che, grazie a una dotazione di 40 milioni di euro, farà salire la percentuale di garanzie offerte dai confidi alle banche, consentendo alle piccole e medie imprese di accedere più agevolmente al credito a condizioni migliori e in tempi certi”. Giovedi 19 Marzo 2009

Torna all'inizio


Aborti, aumentano le richieste I medici: colpa della crisi (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il dato riguarda le italiane. Tra le immigrate il fenomeno delle pillole fai-da-te Aborti, aumentano le richieste I medici: colpa della crisi A Milano alla «Mangiagalli» si allungano le liste d'attesa. Un anno e mezzo fa era baby-boom MILANO In aumento le richieste di abortire per difficoltà economiche. L'allarme arriva dalla clinica Mangiagalli di Milano che, con le sue 1.700 interruzioni di gravidanza all'anno, è il primo ospedale della Lombardia per numero di aborti. Il problema è stato evidenziato ieri dal direttore sanitario Basilio Tiso: «Mai come adesso la mancanza di soldi sta condizionando la decisione di tenere un bambino, anche e soprattutto tra le italiane dice . È uno degli effetti della crisi finanziaria». Inversione di rotta. Un anno e mezzo fa proprio l'ospedale di via Commenda 12 era stato al centro di un baby boom sorprendente che aveva fatto parlare del ritorno della voglia di fare figli a Milano. Dati confermati. Ma adesso, nella metropoli dai 13 mila posti di lavoro a rischio solo tra gennaio e febbraio, con le donne sempre più in difficoltà a conciliare lavoro e famiglia (le dimissioni post parto sono in crescita del 4%), tira un'altra aria. LISTE D'ATTESA - Il primo segnale tangibile è l'allungamento delle liste d'attesa per chi vuole interrompere la gravidanza. Dai sette giorni tradizionali, previsti dalla legge 194 sull'aborto, oggi in Mangiagalli si arriva anche a dieci/ dodici. «C'è un'ondata allarmante di richieste che facciamo fatica a soddisfare dice Augusto Colombo, il ginecologo responsabile della 194 . La prima ipotesi che ci viene in mente per giustificarla è la recessione. Chi fa fatica ad arrivare a fine mese spesso rinuncia a fare un figlio. È una triste realtà». Li definiscono gli aborti senza alternative. Quelli di single co.co.co., coppie con un lavoro precario, giovani in cassa integrazione. Un dossier messo a punto in via Commenda due anni fa, ma più attuale che mai, mostra che il 12% delle donne che chiedono di abortire sono disoccupate, il 3% in cerca di lavoro, il 10% studentesse, il 12% casalinghe. Insomma: una su tre di quelle che decidono di interrompere la gravidanza è senza un'occupazione stabile. «Al momento non ci sono statistiche ufficiali sul nuovo fenomeno precisa Tiso . Il numero di aborti che possiamo garantire con venti medici è sempre di 40 alla settimana. L'impressione è, però, che ci sia un disagio crescente dovuto alla precarietà lavorativa e al carovita». Sullo sfondo, un dato certo: solo nel primo anno di vita un neonato a Milano costa cinquemila euro tra lettino, carrozzina, pannolini, tutine, latte in polvere e omogeneizzati. IMMIGRATE - Tra le immigrate, invece, sono in crescita gli aborti fai-da-te con pillole a base di misoprostolo che, somministrato in dosi elevate, provoca le contrazioni con la conseguente espulsione del feto. Ma questa è tutta un'altra storia. Sempre, però, d'attualità: «La questione non è legata alla crisi economica dicono in Mangiagalli . Ma alla paura delle clandestine di venire denunciate». Simona Ravizza sravizza@corriere.it stampa |

Torna all'inizio


EDITORIALE -Segreto bancario, nessun paradiso sicuro per evasori (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

di Alexander Smith LONDRA (Reuters) - I grandi paesi sono in lotta con i paradisi fiscali di tutto il mondo e fanno pressioni affinché non forniscano più oasi agli evasori e a chi ricicla il denaro. Svizzera, Austria, Lussemburgo, Liechtenstein e Andorra hanno risposto tutti al giro di vite contro l'evasione fiscale offrendo di allentare le rigide norme sul segreto bancario. Si tratta di una importante vittoria, se si pensa che fino a poco tempo fa, Liechtenstein e Andorra erano i due terzi di un trio di fautori della linea dura che si rifiutavano di allinearsi agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sulla trasparenza e lo scambio di informazioni, facendogli conquistare un posto sulla lista nera Ocse insieme a Monaco tra i paradisi fiscali che non collaborano. Il ministro delle Finanze svizzero ha detto che ci vorranno anni per il paese per rinegoziare i 70 diversi accordi separati di doppia tassazione e che devono essere approvati dal parlamento o con referendum. Monaco invece finora non ha parlato dei suoi progetti. Con una stima tra i 1.700 e gli 11.500 miliardi di dollari in asset tenuti nei cosiddetti conti offshore, l'Ocse è stato inequivocabile nella sua posizione: "I paradisi fiscali privano i governi di entrate necessarie per le infrastrutture vitali e minano la fiducia che i cittadini hanno sull'equità delle leggi fiscali. I paesi devono intraprendere azioni decise per fermare queste perdite nelle entrate". L'obiezione che i paradisi fiscali siano stati sovrani la cui indipendenza deve essere rispettata non può essere usata in buona fede per proteggere paesi che si guadagnano da vivere consentendo ai cittadini di evadere le tasse, o nel peggiore dei casi di nascondere il frutto di un crimine. I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'anno in tasse, ben oltre i 103 miliardi di dollari che ricevono in aiuti stranieri. Continua...

Torna all'inizio


Crisi, Sony in perdita congela salari. Altri potrebbero seguire (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

TOKYO (Reuters) - La giapponese Sony ha annunciato oggi che congelerà per quest'anno i salari dei dipendenti, mentre è impegnata a porre riparo a una perdita da record. Una strada che potrebbero seguire anche i suoi principali concorrenti, di fronte al calo delle vendite. In Giappone la disoccupazione è in aumento, mentre i cali nelle esportazioni costringono le aziende a ridurre la produzione, e il comparto tecnologico risulta tra quelli più colpiti. A differenza di molte società del Sol Levante, Sony non aumenta automaticamente gli stipendi ogni anno sulla base dell'anzianità, ma tiene in considerazione piuttosto elementi come il ruolo personale e le prestazioni. "Questa volta abbiamo deciso di mantenere inalterati i salari", ha detto la portavoce di Sony Mami Imada. Altre tre aziende tech giapponesi -- Toshiba, NEC e Hitachi -- hanno annunciato ieri che stanno valutando di assumere un'analoga decisione. La crisi finanziaria globale e la forza dello yen, che a gennaio ha raggiunto i valori massimi da 13 anni, sta spingendo Sony verso una perdita operativa prevista di 2,9 miliardi di dollari per l'anno finanziario attuale, che termina il 31 marzo.

Torna all'inizio


<Il credito cala e costa di più> (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

L'INDAGINE. Confindustria Vicenza ha fatto un sondaggio accurato tra i propri associati per capire lo stato di salute del rapporto tra le banche e le imprese Le aziende con affidamenti in diminuzione passano dal 6,5% del giugno 2007 al 15,7% del febbraio 2009 19/03/2009 rss e-mail print «Il credito cala e costa di più» VICENZA Com'è cambiato, dopo gli ultimi sei mesi di turbolenze finanziarie, il rapporto tra le imprese e il mondo del credito? Questa la domanda di fondo che Confindustria Vicenza si è posta in queste settimane, realizzando un'articolata indagine tra gli associati per verificare lo "stato di salute" del rapporto tra le banche e le imprese vicentine. La struttura del debito e la capitalizzazione La ricerca conferma la prevalenza del ricorso al debito bancario a breve termine (64,5%) rispetto a quello a medio termine (35,5%): un rapporto di due a uno che va ormai stabilizzandosi. Una "novità" arriva dalla percezione che le aziende dichiarano di avere del proprio grado di capitalizzazione: il 61,3% degli imprenditori ritiene la propria azienda sufficientemente capitalizzata, a fronte del 32% che invece denuncia una sottocapitalizzazione. «Questo è un primo elemento nuovo e interessante - osserva il presidente di Confindustria Vicenza, Roberto Zuccato -. Si tratta di una visione che a una prima lettura potrebbe risultare sorprendente, ma invece è in linea con la reale suddivisione delle imprese industriali in base al grado di solidità finanziaria». Con quante banche si lavora Una tendenza che si conferma dall'indagine è la riduzione del numero di banche con cui un'impresa lavora, in atto già da alcuni anni. Circa il 40% delle aziende vicentine che hanno risposto all'indagine lavora con non più di tre banche, mentre è del 72% la percentuale di aziende che lavora con non più di 5 banche. Gli effetti della stretta creditizia Uno dei più evidenti e immediati effetti prodotti dalla crisi finanziaria è stato quello della "stretta creditizia", che ha portato il sistema bancario a una minore disponibilità nell'offerta del credito. Le imprese che hanno denunciato una riduzione negli affidamenti sono passate dal 6,5% di giugno 2007 all'8,8% di ottobre 2008 e al 15,7% di febbraio 2009. «Negli ultimi mesi questo fenomeno è risultato decisamente rilevante e in espansione - commenta Zuccato -. L'indagine fotografa una realtà che purtroppo si aggiunge a una situazione congiunturale critica e di notevole difficoltà finanziaria, che vede un allungamento nei tempi di pagamento e un'impennata degli insoluti». Le quote del mercato creditizio in provincia La banca che ha la maggior quota di mercato è il gruppo Unicredit con un 22,8%, seguito dalla Banca Popolare di Vicenza con il 18,7%, dalla Cassa di Risparmio del Veneto (ex Intesa San Paolo) con il 16,5%, dal Banco Popolare (8,6%) e dalle Banche di Credito Cooperativo (8%). Seguono nell'ordine Banca Antonveneta - Mps (6,4%), Veneto Banca (4,4%), Banca Popolare di Marostica (3,9%), Banca Nazionale del Lavoro (2,2%). L'andamento del costo del credito Per quanto riguarda il breve termine (Sbf), il 32,9% delle imprese ha dichiarato uno spread inferiore o uguale allo 0,40%, il 31,9% ha segnalato un valore compreso tra lo 0,41 e lo 0,80% e l'11,5% un dato che si colloca tra lo 0,81 e l'1%. Il 23,7% delle aziende ha uno spread superiore all'1% (il 6,5% addirittura superiore al 2%). Lo spread medio ha subito un incremento di 0,6 punti. Per quanto riguarda il costo dei più recenti contratti di finanziamento a medio termine, si rileva anche qui un inasprimento delle condizioni: in questo caso il 25,1% delle aziende ha segnalato uno spread compreso tra lo 0,91 e l'1%; nel 30,7% dei casi lo spread è risultato compreso tra l'1,20 e l'1,50%. Il livello dello spread diminuisce all'aumentare delle dimensioni aziendali, sia per il breve che per il medio termine. Le caratteristiche del rapporto banca-impresa Con l'entrata in vigore dal 2008 del nuovo Accordo di Basilea 2 è di fondamentale importanza che le aziende siano informate sul proprio rating. Su questo l'indagine evidenzia un livello di conoscenza ancora insoddisfacente: solo il 26,5% delle imprese ha dimostrato una precisa e chiara conoscenza del rating applicato loro dalle banche. Tra le altre aziende la conoscenza è risultata frammentaria e non sempre chiara. E' il segnale della necessità che su questo tema aumenti da un lato l'attenzione delle imprese e dall'altro il flusso e la trasparenza informativa del sistema bancario. L'accesso al credito A seguito della crisi finanziaria, due aziende su tre (64%) ha denunciato un atteggiamento più restrittivo nel comportamento delle banche, sia in termini di quantità che di costo del credito erogato. Inoltre, nel 19,8% delle ditte si è rilevato un aumento delle garanzie richieste a supporto dei fidi concessi.

Torna all'inizio


Il Fmi: crisi più grave, ma ripresa nel 2010 (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 19-03-2009 previsioni Gli economisti del Fondo monetario rivedono al ribasso le stime sull'economia globale. Sarà il primo calo del dopoguerra, l'anno prossimo possibile il ritorno alla crescita Trichet (Bce) rassicura: «Anno molto difficile, ma l'Ue è solida» ECONOMIA E POLITICA Il Fmi: crisi più grave, ma ripresa nel 2010 «Nel 2009 calo del Pil mondiale dello 0,5-1,5%, agire subito». La Fed americana acquisterà titoli del Tesoro DA MILANO PIETRO SACCÒ R ipresa nel 2010, se tutto va bene. Quest'anno invece l'economia mondiale chiuderà con il primo declino dalla Seconda Guerra Mondiale. È Teresa Ter-Minassian, consigliere di Dominique Strauss-Kahn, direttore del Fondo monetario internazionale, a confermare le voci che circolavano da qualche settimana. Il Fmi pubblicherà le sue stime ufficiali ad aprile, per il G20, ma già era emerso che le previsioni sarebbero state riviste al ribasso. Così è stato: il prodotto interno lordo globale si ridurrà dello 0,6% nel 2009 (in una forbice tra il -0,5 e il -1,5%), contro le indicazioni di gennaio, che prevedevano una crescita dello 0,5%. Per il 2010 il Fmi indica una crescita del 2,3%. Ma non è scontato che arrivi la ripresa. John Lipsky, vice direttore del Fondo, chiarisce: è possibile «che il declino dell'economia mondiale si fermi entro la metà dell'anno prossimo» ma questa è «la migliore delle ipotesi». E comunque «la crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa così forte come quella che abbiamo conosciuto tra il 2003 e il 2007, la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi dei capitali». Non sarà una ripresa impetuosa, almeno secondo il Fmi. Nel 2010 il Pil degli Stati Uniti crescerà dello 0,2% (dopo un calo del 2,6% quest'anno), quello dell'area dell'euro risalirà dello 0,1% dopo una discesa del 3,2%. Giappone e Regno Unito non si riprenderanno nemmeno l'anno prossimo. Tokyo, dopo un calo del 5%, avrà crescita zero nel 2010; Londra resterà in recessione (-0,2%) dopo una contrazione del Pil del 3,8% quest'anno. Lo scenario è poco incoraggiante, ma è in linea con quello che aveva indicato domenica Ben Bernanke, il presidente della Federal Reserve (che ieri ha lasciato i tassi invariati nella forbice tra lo 0 e lo 0,25%): ripresa possibile nel 2010. E, come il banchiere centrale statunitense, anche il Fondo monetario ripete che l'inversione di rotta sarà possibile solo «con azioni concertate per stabilizzare le condizioni fi- nanziarie e misure di forte sostegno per rilanciare la domanda». Se i bilanci delle banche non saranno riordinati «si possono facilmente prevedere evoluzioni ancora più serie» insiste il Fmi nel documento per il G- 20 e, ad oggi, le economie avanzate hanno compiuto «progressi limitati» nel valutare gli asset tossici che hanno scatenato la crisi. Ma il 2010 sarà migliore di questo 2009 «molto, molto difficile» ha detto anche Jean-Claude Trichet. Come il collega Bernanke e come il Fmi, il presidente della Banca centrale europea prevede per l'anno prossimo una «moderata ripresa». Mentre per i prossimi trimestri l'attività economica dei Paesi dell'euro rimarrà in uno stato di «persistente debolezza» nonostante sia «estremamente solida». Qualcuno sostiene che per aiutare l'economia la B- ce potrebbe seguire l'esempio della Fed o della Banca del Giappone e ridurre ulteriormente i tassi, oggi già ai minimi storici all'1,5%. Trichet è scettico. «C'è un certo numero di svantaggi associato al tasso zero» spiega il banchiere centrale, che anche sulla possibilità di acquistare azioni e titoli di Stato resta poco convinto: «Stiamo considerando se è appropriato prendere misure complementari che non necessariamente devono essere identiche a quelle prese dai nostri colleghi». Francoforte e New York, su questo tema, restano lontane. Mentre alla Bce continuano a valutare con cautela l'ipotesi di adottare una strategia di intervento attivo e i leader europei discutono di strategie anticrisi (oggi si terrà un altro incontro dei 27 a Bruxelles), la Fed si muove concretamente per garantire la massima liquidità possibile ai mercati. Ieri ha annunciato, a sorpresa, che comprerà fino a 300 miliardi di dollari di bond statali statunitensi nei prossimi sei mesi. Mentre il programma di acquisto di titoli legati ai mutui (già partito) sarà allargato di 750 miliardi di dollari, per un totale di 1 miliardo 250 milioni di dollari. Notizie che hanno dato nuovo ossigeno a Wall Street: il Dow Jones ha chiuso con un +1,3%.

Torna all'inizio


Segni dei tempi: meno interventi chirurgici e meno Lamborghini (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

(Reuters) - La recessione mondiale si manifesta in cose grandi e piccole, la maggior parte deprimenti, alcune eccentriche e in ogni caso spesso riflettendo l'inventiva degli esseri umani. Di seguito un elenco di alcuni segni del cambiamento dei tempi. * In Gran Bretagna, dove la crisi si fa sentire sempre più, sono sempre meno le persone che stanno prendendo in considerazione gli interventi di chirurgia estetica. Secondo un sondaggio condotto su 120 chirurghi dell'Associazione britannica dei chirurghi plastici, estetici e ricostruttuvi, almeno la metà ha parlato di una notevole riduzione delle operazioni cosmetiche e dei consulti per i pazienti. * Un caffé pasticceria a Jackson Heights, nel quartiere Queens a New York, che tra i propri clienti vede scrittori freelance e altre persone che scrivono con il laptop ha messo sotto chiave le prese della corrente per scoraggiare i clienti a trascorrere lì tutta la giornata. Adesso chi si siede e scrive con il laptop può rimanere nel negozio fino a quando dura la batteria. * A Osaka, in Giappone, ha provocato molto scalpore la diffusione della cifra destinata al cibo per i sei koala dello zoo cittadino. Ognuno dei graziosi animaletti dello zoo Tennoji sgranocchia foglie di uno speciale tipo di eucalipto per un valore di 40.000 yen al giorno (400 dollari), una spesa che di questi tempi è stata molto criticata, secondo quanto riferito dal quotidiano Asahi. * Il periodo di attesa per avere una Lamborghini è sceso a sei mesi rispetto ai 12 necessari fino a poco fa, secondo quanto riferito dall'AD di Lamborghini, Stephan Winkelmann, al salone dell'auto di Ginevra. Alcuni clienti hanno cancellato gli ordini perché sono rimasti a corto di denaro o perché con la crisi hanno perso il lavoro. Altri invece ritengono che coi tempi che corrono non sia il caso di guidare un'auto che dà così nell'occhio. * Il numero dei milionari americani è sceso di oltre un quarto lo scorso anno con la crisi finanziaria che ha decimato i loro investimenti. Negli Usa, il numero di coloro che hanno una casa con un valore netto di 1 milione di dollari o più, escluse le prime case, è sceso di 2,5 milioni a 6,7 milioni nel 2008, secondo una ricerca realizzata da Spectrem Group. Si tratta della cifra più bassa dal 2003. * Eddie Doyle conosceva davvero tutti. E dopo 35 anni dietro al bancone del bar "Bull and Finch" di Boston -- che ha ispirato la serie tv "Cheers" -- Doyle è stato licenziato. Il proprietario del bar ha spiegato che è colpa dell'economia. Doyle, 66 anni, ha detto al quotidiano Boston Globe di non essere arrabbiato e che forse scriverà un libro. * Sempre più britannici fanno più spesso la doccia che il bagno per evitare che le bollette di casa lievitino troppo, in tempi di recessione. Il Daily Telegraph di Londra ha detto che alcuni esperti della Unilever hanno dimostrato che i consumatori stanno comprando più gel per doccia che bagnoschiuma. * Il finanziere britannico Brian Myerson ha chiesto alla Corte d'Appello di stracciare l'accordo di divorzio da 11 milioni di sterline firmato con l'ex moglie Ingrid, adducendo come motivo che le azioni della sua azienda hanno perso oltre il 90% da quando è stato siglato l'accordo.

Torna all'inizio


Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ieri altri tafferugli alla Sapienza. Gli studenti volevano improvvisare un corteo non autorizzato e la polizia lo ha impedito; da qui gli scontri. A mio giudizio la polizia ha ragione; mi chiedo però perchè lo stesso criterio non sia stato usato in occasione delle proteste degli estremisti islamici di gennaio, durante le quali, per ben 4 volte i manifestanti hanno deviato dal percorso autorizzato per andare a pregare di fronte al Duomo e al Colosseo. In quell'occasione, a Milano come a Roma, le forze dell'ordine hanno lasciato fare. E purtroppo credo che lo stesso accadrebbe se gli islamici tentassero un'altra prova di forza; perchè è relativamente semplice contrastare qualche centinaio di studenti su di giri, ma è troppo rischioso far rispettare la legge se a violarla è una minoranza musulmana ormai molto numerosa composta da centinaia di migliaia di persone, che potrebbero provocare sommosse di piazza. E se osservo quel che accade all'estero non trovi motivi di conforto: a Parigi la polizia non ha più il controllo di alcuni quartieri di periferia e gli agenti hanno paura di uscire dai commissariati, mentre in America Sean Penn ha fatto tagliare i passaggi che lo riguardano in un film che denuncia le difficoltà di integrazione di certe minoranze, tra cui quella islamica, mostrando scene forti, come quella di una ragazza iraniana uccisa in nome dell' «onore» da un familiare che ne rimproverava la condotta di vita non conforme alle tradizioni e ai dettami della religione. Le proteste dell'associazione degli iraniani è stata così veemente da indurre l'attore, famoso per il suo impegno civile, a una clamorosa retromarcia. E la situazione rischia di peggiorare ulteriormente. Che fare? Bisogna arrivare al punto di limitare drasticamente l'immigrazione musulmana privilegiando quella di minoranze, come i filippini, che si integrano facilmente? Scritto in notizie nascoste, società, Italia, gli usa e il mondo, francia, immigrazione, islam Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 17Mar 09 Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. AGGIORNAMENTO: Sono a Parigi, dove ho intervistato Jacques Attali, uno dei pochi ad aver previsto per tempo la crisi. E' convinto che la crisi potrà essere superata definitivamente solo se verranno cambiate le regole che hanno permesso la diffusione dell'anarchia finanziaria, altrimenti la ripresa sarà effimera. Il problema è che Washington e Londra vogliono continuare come prima. Attali è persuaso che l'Europa sia meglio attrezzata e potrebbe addirittura emergere come la nuova superpotenza. Potere leggere l'intervista qui Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (2 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 67 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (6) blog (1) capitalismo (6) cina (18) crisi (7) democrazia (59) economia (28) era obama (12) europa (10) francia (22) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (59) globalizzazione (41) immigrazione (40) islam (20) israele (2) Italia (150) manipolazione (4) medio oriente (13) notizie nascoste (45) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (22) spin (4) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. E ora come la mettiamo con Malpensa? - 3 Emails Ecco come si può davvero aiutare il Tibet - 3 Emails Attenti, Londra tollera la Shaaria... - 3 Emails Usa, la tragica ripicca di un popolo a lungo raggirato - 3 Emails Caso Eluana, un giudizio controcorrente che fa riflettere - 3 Emails In una lettera il ritratto dell'Italia di oggi - 2 Emails Dalla Svizzera una lezione (anche per il centrodestra italiano) - 2 Emails Milva e quei sette milioni nascosti... per la vecchiaia - 2 Emails Ultime discussioni Franco Parpaiola: Salve. Marina non credi che sia arrivato il caso di non reagire più a certe arroganze? Davide K... Dekebalos: Una precisazione gentile Davide K. Il mercato interbancario di liquidità è molto importante per far... Marcello Foa: Davide K ha ragione nel rilevare un'apparente incongruenza nelle dichiarazioni di Attali. Avendo... Marina: Davide K.dice: PS: guardate che non è obbligatorio indicare un sito web, quindi potete anche smetterla di... colzani: Tutti si interrogano sui bonus AIG e gridano allo scandalo, anche l'irreprensibile Obama sguaina la... Ultime news Donna legata al letto con cintura "esplosiva"Ddl sicurezza, Maroni: non porremo la fiduciaRonde: l'inchiesta video sul "modello Milano"Napolitano a Pdl e Pd: "Lo spirito di fazione avvelena lotta politica"Brunetta: "L'Onda? Sono guerriglieri"Gelmini: "Salterà la maturità chi avrà un cinque in pagella"Fritzl: "Pentito dal profondo del cuore" Chiesto l'ergastolo: oggi la sentenzaAlemanno: "No all'egemonia leghista" Carfagna: "Pdl? Presto leader donna"Il Papa all'Islam: "Rifiutare ogni tipo di violenza"E' giusto abbattere i randagi? Blog amici Ethica, blog filosofico di qualità ICT Watch, il blog di Piero Macrì sulle nuove tecnologie il blog di Alessandro Gilioli il blog di Andrea Tornielli Il blog di Faré su Internet & comunicazione il blog di Marista Urru il blog megliotardichemai Il circolo Rosselli, socialismo liberale Il pranista, blog su PR e comunicazione Metropolis, il blog Alberto Taliani Orientalia 4 all Placida signora, il blog di Mitì Vigliero spindoctor, il blog di Marco Cacciotto Wolly, il blog di Paolo Valenti Da non perdere La misteriosa e improvvisa ricchezza di Erdogan La Turchia e l'islamizzazione strisciante Quelle donne turche imprigionate dal velo Vince Erdogan e la Turchia diventa più islamica siti che mi piacciono Cricri créations poétiques, gioielli con l'anima Il sito di R. Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it March 2009 M T W T F S S « Feb 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post March 2009 (10) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008 (11) November 2008 (10) October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9) July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback recenti Scoop del Time: il candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All Dall'America una cura forte per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 54 Votes Una vita meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? Ai politici non interessa più - 18 Votes Quando i Tg "aiutano" la camorra... - 18 Votes Ma Beppe Grillo è il modello della nuova Italia? - 17 Votes Quanti immigrati può sostenere l'Italia che arranca? - 16 Votes Primarie Usa, truccata la vittoria di Hillary? - 15 Votes Immigrazione: e se avesse ragione Maroni? - 15 Votes Recent Posts Proteste alla Sapienza e degli islamici, la legge vale per tutti? Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) E' ora di lasciar fallire le banche. Quando Obama supplica il mondo. Ma Obama combatte davvero le lobbies? Pagine Biografia Pannello di controllo Login Entries RSS Comments RSS WordPress.com Photos Feed RSS di questo blog Feed RSS dei commenti al blog Il Blog di Marcello Foa © 2009 disclaimer Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti

Torna all'inizio


Credito, Isae: stretta colpisce più manifattura che servizi (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA (Reuters) - La stretta del credito sembra colpire "soprattutto le imprese manifatturiere, ed in misura minore quelle dei servizi e del commercio". Lo dice l'Isae in una nota che illustra un'indagine sull'accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi internazionale. Invece "nei servizi, dopo un forte aumento alla fine del 2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di imprese razionate. Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano maggiormente avvertibili all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano meno rilevanti nel corso del 2008 e nei primi due mesi del 2009", dice l'Isae. Differenze significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire soprattutto le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono invece più trascurabili per le imprese più grandi. Non sembrano emergere particolari differenze su base geografica. Anzi, secondo Isae nel settore manifatturiero ed anche in qualche caso per i servizi "sono le imprese del centro nord spesso a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate, in senso debole o forte".

Torna all'inizio


Avellino: Crisi della concia Un confronto a Palazzo Ducale (sezione: crisi)

( da "Sannio Online, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Avellino: Crisi della concia Un confronto a Palazzo Ducale Pubblicato il 19-03-2009 Una piattaforma strumentale da sottoporre alla Regione Campania per rivitalizzare il comparto della concia. E? quanto emerso dal tavolo di confronto che si è tenuto questa mattina nell?aula consiliare di Palazzo Orsini... Una piattaforma strumentale da sottoporre alla Regione Campania per rivitalizzare il comparto della concia. E? quanto emerso dal tavolo di confronto che si è tenuto questa mattina nell?aula consiliare di Palazzo Orsini. I rappresentanti del comparto conciario e produttivo di Solofra fanno quadrato intorno al distretto industriale della città della pelle, gravemente penalizzato dalla crisi finanziaria e sociale che sta investendo l?economia mondiale. Al vertice, promosso dall?amministrazione comunale di Solofra, dal sindaco Antonio Guarino e dall?assessorato alle Attività produttive guidato da Carmine De Vita, hanno partecipato i rappresentanti delle categorie e le associazioni del territorio dell?Irno. Portavoce per l?Unione Industriali di Avellino, Rosanna D?Archi. ?Il nostro intento ? ha riferito Antonio De Vita ? è quello di stabilire nel breve termine una ragnatela di rapporti con l?assessorato regionale di Andrea Cozzolino e, più a largo raggio, con l?Ente Regione. C?è la sgradevole sensazione che la crisi che sta affiggendo tutto il settore della concia rappresenti solo un problema ?secondario??. L?allarme lanciato da De Vita è chiaro: occorre accendere i riflettori su un momento di particolare disagio che potrebbe, di qui a breve, inasprire ancora le condizioni dei già oltre 600 lavoratori ?a spasso?. ?Quello del Centro Eccellenza Pelli - continua De Vita - è solo l?inizio per la redazione di un progetto sovracomunale in cui tutte le Istituzioni che insistono sul territorio siano partecipi per il rilancio del settore. Comune, Provincia, Regione, associazioni di categoria: abbiamo lanciato il messaggio a questo pool di Enti per cercare di sostenere, sotto il profilo dell?innovazione, ricerca, cultura e formazione per trovare le risorse che possano favorire il nostro comparto?. Ma le difficoltà in tal senso sono evidenti. ?Il disagio più grande ? sottolinea De Vita ? nasce dal fatto che non tutte le istituzioni intendono seriamente il principio di collaborazione per cercare di dare risposte, immediate e meno immediate, a questa situazione di crisi. Agli operai così come alle imprese. Non è semplice: le risorse sono quelle che sono, gridare solo è sintomatico, ma alla fine serve una risposta e noi stiamo provando a darla in tutti i modi perché si trovino proposte e disponibilità concrete per il rilancio del settore produttivo ed occupazionale non solo a Solofra ma nell?intera Provincia?. Nell?immediato, saranno sottoposte al vaglio della Regione una serie di iniziative per cercare di dare una prima concreta risposta alle aziende conciarie in ginocchio. Si valuterà, infatti, l?ipotesi di dare più ampio respiro alle risorse in materia di cassa integrazione; eventualmente, alle imprese solofrane verrà data la possibilità di ?modulare? i costi relativi all?inquinamento, tra i più alti d?Italia. Nella fattispecie De Vita precisa: ?Tra gli 8 depuratori che insistono sul territorio campano, quello di Solofra è l?unico che garantisce i pagamenti e così sarà anche in futuro?. Ma è importante anche il coinvolgimento della politica in questa fase cruciale del destino del settore. Ed in qualità di segretario provinciale dell?AdC che Antonio De Vita lancia l?invito a ?? mettere da parte il colore politico per abbracciare tutti insieme la causa Solofra. La nostra ? conclude ? si è sempre contraddistinta negli anni come una cittadina di lavoratori. Vogliamo che vi sia più attenzione, al di la di ogni macchinazione istituzionale e partitica, verso una emergenza sociale ed occupazionale che potrebbe portare a serie conseguenze?.

Torna all'inizio


Kenya, Pam potenzia assistenza alimentare in risposta a crisi (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. EST - Kenya, Pam potenzia assistenza alimentare in risposta a crisi Roma, 18 mar (Velino) - Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam/Wfp) sta potenziando l'assistenza alimentare in Kenya per sfamare 3,5 milioni di kenioti colpiti dalla siccità e dall'alto costo degli alimenti. Per evitare che i più vulnerabili soffrano la fame, lancia un appello ai donatori per 244 milioni di dollari. “I kenioti, già in difficoltà per la siccità e l'aumento dei prezzi, sono ora colpiti dalla crisi finanziaria”, ha detto Burkard Oberle, direttore del Wfp in Kenya aggiungendo che il calo delle rimesse degli emigrati, combinato alla perdita dei raccolti, farà sì che ulteriori centinaia di migliaia di persone dovranno lottare per il cibo. I contadini che producono per la pura sussistenza, nelle zone del sud-est e della costa, sono stati i più danneggiati dall'assenza di piogge tra ottobre e dicembre, perdendo quasi tutto il raccolto. Molte famiglie stentano a procurarsi il cibo anche per un solo pasto al giorno e avranno bisogno, in alcuni casi, di assistenza alimentare sino alla prossima stagione del raccolto associato alle piogge “brevi”, nel 2010. Oberle ha aggiunto che i tassi di malnutrizione infantile nelle zone pastorali e nei distretti agricoli più marginali, hanno già raggiunto o superato i livelli di crisi. La nuova operazione del Pam, dal 1 aprile, potenzierà l'assistenza alimentare adottando le seguenti specifiche misure: aumentare, da 1,2 milioni a 2,5 milioni, sino a tutto gennaio 2010, il numero delle persone che in Kenya beneficiano delle distribuzioni generali di cibo del Wfp; assistere 340mila persone, compresi bambini, donne incinte o che allattano e orfani. In questa cifra sono incluse 175mila persone che riceveranno razioni mensili per tutta la famiglia, vivendo in zone urbane sovraffollate e avendo un bambino malnutrito e fornire un pasto a scuola a 655mila bambini come incentivo alle famiglie a mantenere i figli a scuola nei periodi di crisi, per evitare che abbandonino le lezioni in cerca di lavoro e cibo. Una diversa operazione fornisce attualmente cibo a scuola a 770mila bambini. Il governo del Kenya, a gennaio, ha dichiarato lo stato di calamità in assenza delle piogge 'brevi' nelle pianure del sud-est e nelle zone agricole marginali della costa oltre che negli altipiani centrali. I 3,5 milioni di persone che dovrebbero ricevere l'assistenza alimentare del Wfp vivono principalmente in zone rurali. Inoltre, il governo ha identificato circa quattro milioni di persone nelle zone urbane a rischio insicurezza alimentare e 1,9 milioni di persone affette da Hiv/Aids. L'alto costo degli alimenti ha esacerbato la crisi causata dalla siccità e ridotto la possibilità delle persone di acquistare cibo. In alcune zone del paese, i prezzi del mais sono aumentati anche del 130 per cento dallo scorso anno. L'inflazione e l'alto costo di carburante e fertilizzanti hanno impedito ai contadini di produrre maggiori raccolti. Questa settimana dovrebbe essere resa nota una verifica congiunta di governo, agenzie Onu e Ong sull'andamento delle piogge, in cui si segnala come la produzione di mais, nella stagione commerciale 2008/2009, sia stata del 15 per cento al di sotto della media. Gli alti prezzi alimentari hanno ridotto la disponibilità dei cereali a prezzi accessibili per molti kenioti. Le malattie del bestiame e i conflitti nelle zone pastorali del nord hanno, inoltre, indebolito la capacità di molti di procurarsi il cibo. La nuova operazione del Wfp aiuterà le persone a ricostruire e preservare i mezzi di sussistenza nel lungo periodo, fornendo altresì al Pam la flessibilità di rafforzare le proprie operazioni in tempi di crisi. Il Wfp sta anche incoraggiando gli agricoltori a indirizzarsi verso raccolti resistenti alla siccità, come il miglio e il sorgo. Attraverso i progetti di “Cibo in cambio di lavoro”, le comunità ricevono cibo se lavorano alla costruzione di invasi d'acqua e di altri sistemi per la raccolta delle acque utili all'agricoltura, per proteggersi dagli effetti più negativi della siccità. La nuova operazione del Wfp in Kenya costerà complessivamente 474 milioni di dollari per il periodo aprile 2009-marzo 2012. Per quanto riguarda i 244 milioni di dollari necessari fino a febbraio 2010, vi sono già i contributi dei seguenti donatori: Spagna, Giappone, Turchia e Australia. (com/fbu) 18 mar 2009 15:55

Torna all'inizio


Settore manifatturiero il più colpito da razionamento credito (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Settore manifatturiero il pi colpito da razionamento credito (Teleborsa) - Roma, 19 mar - L'ultima indagine dell'ISAE sulla situazione del credito presso le imprese manifatturiere e, da questo mese presso quelle dei servizi e del commercio, evidenzia che fenomeni di restrizione del credito sembrano colpire in questa fase soprattutto le prime, ed in misura minore le imprese operanti neglli altri due settori. La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 e diffusasi nel corso del 2008 a livello internazionale - spiega una nota dell'Istituto - ha spinto l'ISAE, a partire dal marzo 2008, ad inserire nelle proprie indagini sul settore manifatturiero, dei servizi di mercato e del commercio alcune domande riguardanti l'accesso al mercato del credito; inizialmente le domande sono state inserite su base trimestrale, per poi divenire mensili a partire dallo scorso novembre. Il questionario permette di conoscere il giudizio delle imprese circa le condizioni di finanziamento, l'effettivo ottenimento del credito e le motivazioni sottostanti un eventuale rifiuto del credito stesso. Pi nel dettaglio, l'ultima indagine dell'ISAE mostra come nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009. A ci corrisponde un netto aumento della quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi internazionale. Nei servizi, dopo un forte aumento alla fine del 2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di imprese razionate. Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano maggiormente avvertibili all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano meno rilevanti nel corso del 2008 e nei primi due mesi del 2009. Differenze significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire soprattutto le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono invece pi trascurabili per le imprese pi grandi; questo vero soprattutto per le imprese della grande distribuzione commerciale, che probabilmente hanno la possibilit di far ricorso a diverse forme di finanziamento del circolante (basate soprattutto sulla dilazione dei crediti commerciali). Non sembrano infine emergere particolari differenze su base geografica, come ipotizzato invece in diverse analisi empiriche condotte negli anni recenti, che si attendevano una maggiore esposizione al rischio di credito delle imprese meridionali rispetto a quelle del centro nord del paese: anzi, nel settore manifatturiero ed anche in qualche caso per i servizi (tale disaggregazione non invece disponibile per il commercio) sono le imprese del centro nord spesso a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate, in senso debole o forte. 19/03/2009 - 13:18

Torna all'inizio


Scenario economico ferrarese in fase di accentuato peggioramento (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Scenario economico ferrarese in fase di accentuato peggioramento (19/3/2009 12:04) | (Sesto Potere) - Ferrara - 19 marzo 2009 - Uno “scenario” congiunturale, quello fotografato ieri mattina dall?Osservatorio dell?economia della Camera di Commercio di Ferrara, oltretutto arricchito dalle previsioni formulate dal centro di ricerche Prometeia, purtroppo ricco di ombre. Evidente infatti, la accentuata e progressiva involuzione della dinamica congiunturale, registratasi negli ultimi tre mesi del 2008. “L?inevitabile propagazione della crisi finanziaria globale sul terreno dell?economia ferrarese – rileva il Presidente della Camera di Commercio, Carlo Alberto Roncarati – ha purtroppo innescato un processo involutivo dei principali indicatori congiunturali. Cedono produzione, fatturato ed ordinativi dell?industria manifatturiera, e sembrano risentirne in misura ancora più accentuata le piccole imprese e l?artigianato, colpite soprattutto dalla fine del lungo ciclo espansivo dell?edilizia. Sono purtroppo inequivocabili i segnali di una diffusione generalizzata della crisi mondiale sul terreno locale. In particolare – secondo il Presidente Roncarati – preoccupa la brusca frenata dell?export provinciale, in controtendenza con la leggera crescita registrata a livello dell?intera regione. Un andamento, il nostro, decisamente negativo, anche perché enfatizzato dalla tipologia di specializzazioni produttive prevalenti in ambito ferrarese: una struttura manifatturiera fortemente imperniata su settori, quali l?automotive, la chimica e plastica, che sono contraddistinti dalle maggiori difficoltà anche sullo scenario globale”. Il calo della produzione ferrarese (-4%) intervenuto tra settembre e dicembre, sebbene inferiore al dato regionale (-4,3%) e a quello nazionale (-5,5%), rappresenta fino in fondo il sensibile ridimensionamento degli ordinativi, che ha colpito finora in modo abbastanza selettivo i diversi settori produttivi. E il deterioramento della congiuntura, pur non avendo certo risparmiato l?area della media-grande impresa manifatturiera ferrarese, ha riguardato, in misura ancora più marcata, quella della piccola impresa ed in particolare dell?artigianato soprattutto nel comparto delle costruzioni. L?export, dopo la forte frenata dei primi nove mesi del 2008, ha accentuato nell?ultimo trimestre la sua caduta. Le esportazioni sono diminuite nell?intero 2008, in termini valutari, del 13,2% rispetto all?anno precedente, unica eccezione (c?è anche Bologna, ma il calo è limitato allo 0,2%) in un panorama regionale che può invece vantare una crescita media del 2,4%. Se la tendenza è comune alla Regione Emilia-Romagna ed all?intero “sistema Paese”, tuttavia per la provincia di Ferrara essa è risultata ancora più intensa, in particolare nel corso del 4° trimestre (-27,3%). E comunque l?interscambio commerciale con l?estero presenta un peggioramento evidente di entrambi i flussi: infatti anche le importazioni confermano il forte rallentamento degli investimenti e della produzione, nonché dei consumi. Il calo delle importazioni si attesta sul 9,1% su base annua, mentre la flessione regionale è ferma allo 0,6% (solo Parma ha fatto peggio di Ferrara). Le difficoltà del nostro export riguardano tutto lo scacchiere mondiale, con l?unica, rilevante eccezione della Cina. A ciò va aggiunto la (declinante) “tenuta” della Germania, che comunque si rafforza nella sua leadership di cliente privilegiato delle nostre esportazioni: un andamento dovuto soprattutto al peggioramento delle nostre esportazioni verso l?Unione Europea. Si stabilizza poi, con qualche limitato spiraglio di miglioramento rispetto ai trimestri precedenti, la crisi sul mercato U.s.a, nei riguardi del quale si registra anche un contestuale crollo delle importazioni. Si accentua infine il deterioramento dell?export ferrarese verso le economie emergenti, con la rilevante eccezione, come detto, della Cina. Gli effetti di queste difficoltà si traducono anche in un forte e crescente allargamento (proseguito pure nei mesi di gennaio e febbraio 2009) nel ricorso all?integrazione salariale, sia per gli interventi di natura ordinaria, che per quelli straordinari. Contraddittorie le risultanze delle costruzioni, mentre nel settore agricolo si è registrata una certa stazionarietà della P.l.v. provinciale, nonostante un sensibile calo di quella frutticola, ed, ovviamente di quella bieticola. Il commercio conferma una situazione di pesantezza, testimoniata da una diminuzione delle vendite pari al 2,0%, un po? meno della media nazionale e di quella regionale. Sembra averne risentito anche la consistenza della rete distributiva. Nel corso del 4° trimestre è peggiorata anche la situazione complessiva di insolvenza. I protesti sono cresciuti nella nostra provincia, sia come numero che come importo complessivo, in misura decisamente superiore rispetto alla media regionale. Va detto però che l?importo medio dei protesti per abitante rimane ancora a Ferrara sensibilmente più basso rispetto alla media regionale e nazionale. Le previsioni 2009 Alla riunione dell?Osservatorio è intervenuto anche Massimo Guagnini, responsabile area Economie Locali di Prometeia, che, attraverso la presentazione di dati inediti relativi alle previsioni sull?andamento dell?economia ferrarese, ha messo in luce come i dati, per il 2009, evidenzino una caduta congiunturale ancora più intensa di quella verificatasi nel 2008, che sarà poi seguita da una lenta ripresa, visibile solo a partire dal 2010. Ferrara sarà comunque, secondo le valutazioni di Prometea, tra le province meno penalizzate dal calo delle attività economiche atteso nel 2009 (-0,6%) che, nella media regionale e italiana, risulterà superiore al -1%. “Oggi più che in passato – ha dichiarato il Presidente Roncarati – si avverte l?esigenza di far luce sui futuri scenari economici e sui diversi strumenti disponibili per il superamento della fase di recessione economica. La collaborazione voluta dalla Giunta della Camera di Commercio con Prometeia (tra le maggiori società italiane di consulenza e ricerca economica e finanziaria) si pone proprio in questa direzione, con l?obiettivo di contribuire alla individuazione delle possibili strategie di sostegno alle imprese che affrontano le sfide del mercato globale”. Indagine sulle cause di cessazione delle imprese ferraresi Sono stati presentati, infine, i risultati dell?indagine, unica ne suo genere, effettuata dalla Camera di Commercio sulle cause di cessazione delle imprese a Ferrara nel periodo compreso tra l?1 novembre 2008 ed il 31 gennaio 2009. L?indagine, che ha coinvolto oltre 300 imprese delle 1.000 cessate nel periodo, ha messo in luce le cause di cessazione, ma anche le caratteristiche degli imprenditori, le loro prospettive e delusioni. I risultati di entrambi gli approfondimenti verranno diffusi nei prossimi giorni dalla Camera di Commercio.

Torna all'inizio


CREDITO, ISAE: STRETTA COLPISCE PIÙ MANIFATTURA CHE SERVIZI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Credito, Isae: stretta colpisce più manifattura che servizi -->ROMA (Reuters) - La stretta del credito sembra colpire "soprattutto le imprese manifatturiere, ed in misura minore quelle dei servizi e del commercio". Lo dice l'Isae in una nota che illustra un'indagine sull'accesso ai finanziamenti durante la crisi finanziaria. Secondo l'Istituto, "nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009". Aumenta la quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie (razionamento in senso forte). Inoltre, il razionamento sembra colpire soprattutto le imprese esportatrici, maggiormente esposte agli effetti della crisi internazionale. Invece "nei servizi, dopo un forte aumento alla fine del 2008, torna a diminuire nei primi mesi del 2009 la quota di imprese razionate. Nel commercio, infine, fenomeni di credit crunch erano maggiormente avvertibili all'inizio dello scorso anno, e sono divenuti man mano meno rilevanti nel corso del 2008 e nei primi due mesi del 2009", dice l'Isae. Differenze significative emergono anche a livello dimensionale (limitatamente ai settori dell'industria e del commercio per i quali tali dati sono disponibili). In particolare, i fenomeni di razionamento del credito sembrano colpire soprattutto le imprese di piccole e - nell'industria - media dimensione, e sono invece più trascurabili per le imprese più grandi. Non sembrano emergere particolari differenze su base geografica. Anzi, secondo Isae nel settore manifatturiero ed anche in qualche caso per i servizi "sono le imprese del centro nord spesso a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate, in senso debole o forte".

Torna all'inizio


EDITORIALE -SEGRETO BANCARIO, NESSUN PARADISO SICURO PER EVASORI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

EDITORIALE -Segreto bancario, nessun paradiso sicuro per evasori -->di Alexander Smith LONDRA (Reuters) - I grandi paesi sono in lotta con i paradisi fiscali di tutto il mondo e fanno pressioni affinché non forniscano più oasi agli evasori e a chi ricicla il denaro. Svizzera, Austria, Lussemburgo, Liechtenstein e Andorra hanno risposto tutti al giro di vite contro l'evasione fiscale offrendo di allentare le rigide norme sul segreto bancario. Si tratta di una importante vittoria, se si pensa che fino a poco tempo fa, Liechtenstein e Andorra erano i due terzi di un trio di fautori della linea dura che si rifiutavano di allinearsi agli standard dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sulla trasparenza e lo scambio di informazioni, facendogli conquistare un posto sulla lista nera Ocse insieme a Monaco tra i paradisi fiscali che non collaborano. Il ministro delle Finanze svizzero ha detto che ci vorranno anni per il paese per rinegoziare i 70 diversi accordi separati di doppia tassazione e che devono essere approvati dal parlamento o con referendum. Monaco invece finora non ha parlato dei suoi progetti. Con una stima tra i 1.700 e gli 11.500 miliardi di dollari in asset tenuti nei cosiddetti conti offshore, l'Ocse è stato inequivocabile nella sua posizione: "I paradisi fiscali privano i governi di entrate necessarie per le infrastrutture vitali e minano la fiducia che i cittadini hanno sull'equità delle leggi fiscali. I paesi devono intraprendere azioni decise per fermare queste perdite nelle entrate". L'obiezione che i paradisi fiscali siano stati sovrani la cui indipendenza deve essere rispettata non può essere usata in buona fede per proteggere paesi che si guadagnano da vivere consentendo ai cittadini di evadere le tasse, o nel peggiore dei casi di nascondere il frutto di un crimine. I paradisi fiscali non hanno causato la crisi finanziaria, ma mentre i fatturati calano sotto i colpi della recessione, i governi avranno bisogno di ogni centesimo di reddito che potranno recuperare per i servizi pubblici essenziali e per tenere sotto controllo i conti. Secondo Oxfam , le nazioni in via di sviluppo perdono una cifra come 124 miliardi di dollari all'anno in tasse, ben oltre i 103 miliardi di dollari che ricevono in aiuti stranieri. I paradisi fiscali avranno bisogno dell'aiuto di Stati Uniti, Germania, Francia e altri per uscire da un business che ha fornito loro lo scheletro della loro economia per così tanto tempo. Come i coltivatori di papavero afghani o quelli di coca colombiani, colpire semplicemente i loro campi non basta. E' necessario dare un'alternativa e altre fonti di guadagno. La Svizzera, il più grande centro finanziario offshore del mondo, è abbastanza grande ed ha un asset management sufficientemente buono da sopravvivere anche in un'era post-paradiso. Il paese è sotto pressione affinché allenti le regole sul segreto bancario da quando il suo più grande istituto di credito, Ubs, il mese scorso si è accordato per pagare 780 milioni di multa e identificare alcuni dei suoi clienti Usa in un accordo per chiudere un inchiesta penale americana. Sia Singapore che Hong Kong hanno fatto alcuni passi per soddisfare gli standard Ocse nello scambio di informazioni ed entrambe si possono adattare per sopravvivere. In altri paesi, come Andorra, lo sci e il turismo possono prendere il posto dei lingotti d'oro. Ma per alcune isole, dove la gestione discreta del denaro la fa da padrone, sono necessari progetti più ampi per minimizzare l'impatto. L'Ocse è il miglior veicolo per assicurare che le regole apposite vengano applicate globalmente, e per monitorare le performance di ogni paese.

Torna all'inizio


FMI: L'ECONOMIA IN ESPANSIONE NEL 2010 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

FMI: L'ECONOMIA IN ESPANSIONE NEL 2010 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 12:33 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale l'economia globale potrebbe tornare ad espandersi a metà del 2010, ma quest'anno è destinata a registrare la prima contrazione dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. L'FMI rivede quindi al ribasso le stime di gennaio, che parlavano di una crescita del pil globale dello 0,5% per il 2009. Per John Lipsky, numero due del Fondo, la migliore delle ipotesi è che il declino dell'economia mondiale si fermi entro la meta' dell'anno prossimo. "Non c'è alcun precedente in epoca moderna di una recessione così severa. Le tensioni finanziarie e l'indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".

Torna all'inizio


Aquos, stagione da incorniciare (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Nuoto: la società etnea protagonista a Caltanissetta Aquos, stagione da incorniciare Giorgio Botto Torino. Passi la regola che il titolo lo conquista chi vince più gare, ma quella sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010 non va proprio giù ai team. Il giorno dopo la rivoluzione imposta dal consiglio mondiale dello sport motoristico per la stagione che sta per iniziare e per quella successiva, Bernie Ecclestone condivide le scelte del presidente Max Mosley, ma a Flavio Briatore non piace il tetto per le scuderie. «Si tratta di un aggiornamento della mia idea delle medaglie - ha detto il patron della F1 alla Bbc - ma è un buon punto di partenza. L'idea è quella di spingere i piloti a competere. Se uno è secondo dovrà provare a vincere. Non si penserà più al fatto che se riuscirà a sorpassare, la vittoria avrà permesso di guadagnare appena due punti. Questa non è una motivazione enorme per spingere un pilota a superarne un altro». Dall'Australia, dove ha partecipato a una conferenza stampa sul gp d'apertura, Ecclestone ha detto di non essere sorpreso delle critiche sul budget. «Ogni volta che facciamo cambiamenti - ha detto - c'è sempre un gruppo di persone pronto a dire "scordatevelo", non potrà mai succedere». Secondo il detentore dei diritti commerciali della Formula 1, le scuderie che resteranno sotto il tetto previsto «avranno dei vantaggi tecnici». «Le grandi squadre che spenderanno 300 milioni - ha spiegato - dovranno domandarsi il perché di quei soldi. Vorremmo un tetto per tutti, anche se va detto che 30 milioni è una cifra forse troppo bassa». Sempre alla Bbc, il numero 1 della Benetton, Flavio Briatore, ha detto di non avere problemi con il nuovo sistema di classifica («per un pilota sarà una motivazione in più per spingerlo a dare il massimo» ha precisato), ma è meno concorde sull'introduzione del budget di 33 milioni di euro a partire dal 2010. «La Formula 1 ha bisogno di monoposto uguali e regole identiche per tutti - ha detto - poi si può discutere del budget. I cambiamenti sono uno choc, abbiamo bisogno di stabilità. Dovremo sederci al tavolo con la Fia per comprendere che le squadre già hanno fatto un lavoro enorme per provare a ridurre i costi. La Formula 1 è complicata: si prova a ridurre le spese e invece queste salgono. La crisi finanziaria preoccupa tutti - ha aggiunto Briatore - noi dobbiamo rendere questo sport ancora più efficiente. Ma certe decisioni che vengono imposte non ci soddisfano». Oggi a Londra si riunirà la commissione commerciale della Fota per un incontro già programmato. Briatore dovrebbe essere uno dei presenti mentre non è prevista la partecipazione del presidente della Fota, Montezemolo. Sulle decisioni prese dalla Fia storcono il naso anche i piloti. «Non capisco la necessità di cambiare continuamente le regole di questo sport, credo che sia il modo migliore per confondere gli appassionati» ha dichiarato, al quotidiano sportivo spagnolo As, Fernando Alonso. «La Formula 1 - ha spiegato Alonso - si è sviluppata per oltre 50 anni grazie ai team, agli sponsor, ai piloti e, soprattutto, agli appassionati di tutto il mondo e nessuno di questi ha potuto esprimere il proprio punto di vista sulle decisioni della Fia».

Torna all'inizio


MARCELLA MERLO MILANO. RENATO SORU è PRONTO A RIPRENDERE IN MANO LE SORTI DI TISCALI. L
...
(sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

MARCELLA MERLO Milano. Renato Soru è pronto a riprendere in mano le sorti di Tiscali. L'ex governatore della Sardegna, a poco più di un mese dalla sconfitta alle elezioni regionali, torna a fare l'imprenditore e il manager. Obiettivo: traghettare la sua creatura fuori dalla burrasca. La Borsa ci conta e festeggia con una rialzo a due cifre. «La società comunica che eventuali proposte di ingresso dell'azionista Renato Soru nel consiglio di amministrazione di Tiscali spa verranno analizzate nella prossima riunione convocata per giovedì 19 marzo (oggi, ndr)», è lo stringato comunicato col quale l'Internet service provider (fornitore di accesso alla rete) conferma le voci che già alla vigilia avevano messo le ali al titolo (+20%). L'annuncio ufficiale del cda straordinario per il rientro di Soru in azienda è accolto dal mercato con un balzo iniziale del 18% e con una serie di stop al rialzo. Poi, l'ondata emotiva di ridimensiona e il titolo si assesta sul guadagno col quale chiuderà la giornata (+11,04% a 0,33 euro). Soru o non Soru comunque la partita decisiva che la società deve affrontare è quella con le banche. Dopo il nulla di fatto sulla vendita delle attività inglesi alla BSkyB di Rupert Murdoch, Tiscali ha chiesto ai creditori una moratoria nei pagamenti in vista di un'intesa per la ristrutturazione del debito. Meno confortanti le notizie per Rcs Mediagroup: nel 2008 l'utile netto consolidato è calato a 38,3 milioni rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio 2007. E per il 2009, sono previsti risultati inferiori rispetto al precedente esercizio. «È indispensabile un intervento su costi e modello di business», sostiene il cda del gruppo che ha approvato il bilancio dell'anno scorso. «Non si esclude la revisione del perimetro del gruppo». «I risultati - si legge nella nota diffusa dal gruppo - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media». Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani. All'assemblea dei soci, convocata per il 28 e il 29 aprile, verrà proposta la distribuzione di un dividendo di soli 5 centesimi per le sole azioni risparmio.

Torna all'inizio


FAR RIPARTIRE IL MOTORE DEL BELPAESE INDIVIDUANDO I GIUSTI CORRETTIVI E SOPRATTUTTO I METODI PER USC... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Far ripartire il motore del Belpaese individuando i giusti correttivi e soprattutto i metodi per uscire dalla crisi. Intorno a quest'obiettivo si snoderà oggi, a partire dalle 18,30 il convegno organizzato dalla Compagnia delle Opere Campania che si svolgerà nella sala Galatea Expo Napoli «Palazzo Congressi» presso la Stazione Marittima al Molo Angioino. «Affrontare la crisi, rilanciare l'impresa» è questo infatti il titolo del convegno che si svolge all'interno della prima convention nazionale della Compagnia delle Opere Campania, che si tiene appunto a Napoli. Gli effetti della crisi finanziaria si stanno estendendo con rapidità anche al sistema delle imprese oggi più che mai impegnate a far fronte alla notevole stretta creditizia. Indispensabile quindi individuare un metodo ed una educazione al lavoro per rimettere in piedi l'economia. Ma il convegno non vuole essere una riflessione teorica sulla crisi, bensì uno spunto concreto da cui poter ripartire. Per questo sono previste testimonianze di imprenditori napoletani che investono in un territorio che presenta mille difficoltà. Nel corso del convegno poi sarà presentato anche il rapporto «Sussidiarietà e Piccole e Medie Imprese» a cura della Fondazione per la Sussidiarietà. All'incontro, moderato dal direttore Compagnia delle Opere Campania Felice Siciliano, oltre ai vertici della Fondazione per la Sussidiarietà, parteciperanno anche molti imprenditori che porteranno la loro testimonianza. Le conclusioni saranno invece affidate a Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle opere. «La situazione è molto difficile - dice Scholz - un'azienda su due ha cali significativi di fatturato e di ordini. Ma la crisi si può affrontare invece di subirla. E per questo bisogna ripartire innanzitutto dalla persona: cercare e cogliere le opportunità anche le più piccole che si presentano, cercare sempre il dialogo, scambiare esperienze e informazione, creare occasioni di cooperazione ovunque possibile».

Torna all'inizio


Cassintegrati al lavoro per il Comune (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Cassintegrati al lavoro per il Comune Porcia propone impieghi socialmente utili per arrotondare gli ammortizzatori sociali Giovedì 19 Marzo 2009, Porcia Lavori socialmente utili per far fronte alla cassa integrazione: è la soluzione proposta dall'amministrazione Turchet per supportare i lavoratori del paese vittime della crisi delle imprese locali. Ai sensi della legge 328 del 2000, i Comuni sono tenuti, in caso di emergenza, ad intervenire in soccorso di quei cittadini che si trovino in temporanei periodi di difficoltà. «Nell'attuale crisi finanziaria, ed ormai anche economica,-commenta il sindaco Stefano Turchet - il periodo di cassa integrazione è evidentemente un serio periodo di difficoltà per i lavoratori, che può aggravarsi qualora dal momento dell'effettiva messa in cassa integrazione alla riscossione della prima mensilità trascorrano alcune settimane». Per ovviare parzialmente a questi disagi i Comuni, tra cui anche Porcia, d'accordo con gli enti di assistenza, possono anticipare la cassa integrazione ricorrendo alle riserve comunali, in modo da non lasciare i lavoratori con mensilità scoperte. Oltre a tale anticipo Porcia propone un'alternativa ai cittadini: attivarsi in lavori socialmente utili per la comunità per "arrotondare" la mensilità della cassa integrazione o addirittura ricevere una seppur magra entrata in caso di disoccupazione. «Chiediamo la disponibilità ai lavoratori rimasti disoccupati o per i quali si è aperta la cassa integrazione -spiega il sindaco- ad offrirsi per intraprendere semplici lavori socialmente utili, come la manutenzione di aree verdi, la pittura di scuole ed edifici pubblici e simili. A fronte di un, anche se non ingente, corrispettivo si potrebbe ottenere un vantaggio reciproco». La richiesta può essere proposta al Comune attraverso gli organi sindacali; unica condizione per il lavoratore è comunicare il momento del ripristino della situazione lavorativa integrale. Per il momento il Comune ha previsto la possibilità di aiuto per tutto il 2009, sperando di non dover prevedere proroghe. Nei giorni scorsi è stato firmato il primo anticipo di cassa integrazione a favore di un cittadino, e nel frattempo sarebbero già emerse anche le prime proposte per lavori socialmente utili: due lavoratori disoccupati residenti a Porcia si sarebbero infatti offerti di fare manutenzione pubblica e non è escluso che a breve si uniscano ai volontari della Pro Porcia per dar loro man forte nella manutenzione del parco di Villa Correr Dolfin. Al momento l'anticipo della cassa integrazione è stato richiesto per alcuni lavoratori purliliesi delle aziende Della Valentina, Bloch Cucine mentre a rischio ce ne sarebbero altri della Ideal Standard e della Trevisan. Sara Pittonet Gaiarin

Torna all'inizio


Rcs: utili a picco, azzerato il dividendo (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Rcs: utili a picco, azzerato il dividendo Giovedì 19 Marzo 2009, MILANO - La crisi finanziaria pesa sui risultati 2008 di Rcs MediaGroup. L'utile scende da 220 a 38 milioni. Il dividendo per le azioni ordinarie viene cancellato, resiste solo la cedola per le risparmio, ma decurtata a 5 centesimi. I risultati a fine 2009 sono attesi in ulteriore calo. Indispensabile un intervento «a tutto campo focalizzato su costi e modelli di business». Non vengono escluse cessioni tra le attività non strategiche. Il vero mandato a procedere, va anche detto, arriverà quando saranno sciolte nel prossimo incontro del patto di sindacato (atteso tra fine marzo e inizio aprile) le riserve sulla lista di maggioranza per il rinnovo del consiglio di amministrazione per il prossimo triennio, e quindi sui vertici. «Andiamo meglio del mercato», ha comunque commentato l'amministratore delegato, Antonello Perricone, presentando i risultati agli analisti finanziari. Nel 2008 è cresciuta bene ad esempio la raccolta Internet (in Italia e in Spagna). Mentre in Italia sono scese meno del mercato di riferimento sia la raccolta di periodici e quotidiani, sia la diffusione delle due testate ammiraglie, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Continua però il calo a due cifre della pubblicità nel 2009.

Torna all'inizio


Brunetta va alla guerra (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Brunetta va alla guerra Carla Ronga, 19 marzo 2009, 15:50 Il ministro della Funzione pubblica usa parole dure in conferenza stampa contro il movimento della protesta studentesca: "Gli studenti dell'Onda sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri". Con lui la Gelmini: "Pensiamo a un tetto di immigrati in classe del 30%". L'opposizione chiede chiarimenti e attacca: "Dichiarazioni irresponsabili e incendiarie". La risposta dell'Onda: "Siamo centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l'università pubblica. Torniamo in piazza" Gli studenti dell'Onda, quelli che ieri sono scesi in piazza per manifestare contro i tagli alla scuola, scontrandosi con le forze dell'ordine alla Sapienza di Roma sono dei "guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri". L'attacco è senza precedenti e viene direttamente dal ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, al termine di una conferenza stampa a Palazzo Chigi insieme alla collega della scuola, Mariastella Gelmini. All'indomani dello sciopero della scuola indetto dalla Cgil, con i cortei in tutti Italia che, in alcuni casi - come all'università La Sapienza di Roma - sono sfociati in momenti di tensione fra manifestanti e polizia, il ministro indossa l'elmetto e va alla guerra contro gli studenti "colpevoli" di protestare - armati di ciabatte - contro un governo che taglia loro il futuro. Ai giornalisti che gli hanno fatto notare che, nella scuola, la protesta e il malcontento non si arrestano, Brunetta ha replicato: "Non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell'associazione Onda. Ma vedo che nelle votazioni degli organi di rappresentanza degli studenti, l'Onda non esiste. Sono un democratico - ha aggiunto - e quindi credo molto più al voto che alle azioni di guerriglia". La ministra Gelmini ha annunciato che il suo ufficio sta "pensando all'introduzione di un tetto intorno al 30%" della presenza di alunni stranieri a scuola. E ha difeso i tagli imposti da Tremonti snocciolando cifre incerte: sono 18 mila in tutto i supplenti che quest'anno non saranno confermati. "Si tratta di un dato pesante - ha sottolineato Maria Stella Gelmini - ma non così pesante come i 42mila previsti dalla Finanziaria". Nessun commento alle esternazioni bellicose del collega Brunetta, nessuno sbandamento di fronte ad un simile attacco contro gli studenti. Che dire? Domani ci diranno che Brunetta è stato frainteso, che i giornalisti convocati in conferenza stampa hanno inventato una polemica dal nulla, etc. E' il refrain prediletto da tutti i membri del governo Berlusconi. Ma visto il clima in cui sta sprofondando il paese, meglio predisporci ad affrontare il peggio perché, di questi tempi, a pensar male ci si azzecca. L'opposizione insorge. A strattonare per la giacchetta la Signora Gelmini ci pensa il responsabile educazione del Pd, Giuseppe Fioroni: "Il ministro dell'Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole dissennate pronunciate dal suo collega Brunetta. il ministro Gelmini, che conosco come persona moderata, sa bene che gli studenti rappresentano il futuro di questo Paese e che ascoltarli e dare risposte anche quando protestano, senza mai giustificare le violenze, è un dovere", afferma Fioroni, che insiste: Additare genericamente come guerriglieri gli studenti, soffiando sul fuoco e fomentando gli animi, è un atteggiamento irresponsabile del quale il ministro Gelmini non può rendersi spettatrice passiva". Per il capogruppo dell'Italia dei valori Massimo Donadi "deve esserci stato un corto circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta". Non c'è altra spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei ragazzi dell'Onda. Parole che l'esponente dipietrista definisce "incendiarie da piccolo duce" e ancora " inqualificabili e pericolose" perché aumentano senza motivo la tensione ed il conflitto. Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista non si stupisce del fatto che "il ministro Brunetta sia un provocatore", ma per il segretario Prc il fatto che ora egli vesta i panni anche del manganellatore rispetto agli studenti dell'Onda caricati dalla Polizia a Roma, la dice lunga sull'idea di democrazia, libertà e rispetto del dissenso di Brunetta e del governo di cui fa parte". "La verità è che il governo delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo", prosegue Ferrero. E, visto che il governo "si trincera" dietro il rispetto del Protocollo sui cortei fortemente voluto dal Comune e dal Sindaco di Roma Alemanno, protocollo che Rifondazione non ha firmato, Ferrero invita tutte le organizzazioni politiche, sociali e sindacali che lo hanno sottoscritto a ritirare la loro firma, "visto che quel Protocollo è la foglia di fico di chi vuole impedire a chiunque di manifestare ed esprimere liberamente le sue opinioni e i suoi diritti". Infine, per Paolo Cento, dei Verdi- Sinistra e Libertà, le parole del ministro Brunetta " rappresentano delle provocazioni pericolose, irresponsabili che rischiano di provocare danni irreparabili". "Una manifestazioni pacifica e responsabile viene così mistificata con termini devastanti che invitano a non si sa quale repressione - aggiunge Cento che si chiede il perché Brunetta accende quest'incendio? "Quale disegno c'è sotto?" La risposta dell'Onda. "Le dichiarazioni di Brunetta sono gravissime e inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300 criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza". Così il coordinamento dei collettivi dell'università La Sapienza di Roma commenta le parole del ministro della P.A. sugli scontri di ieri all'ateneo. "Tutto siamo meno che guerriglieri e criminali - spiegano i collettivi - siamo centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l'università pubblica". "Siamo studenti pacifici, ma siamo preoccupati perchè queste dichiarazioni non sono fini a se stesse ma si inseriscono nel quadro di svolta autoritaria del governo: il protocollo della Prefettura - continua il coordinamento - limita la possibilità di manifestare e quindi di palesare il dissenso, poi ci sono attacchi al lavoro e il pacchetto sicurezza che è una 'legge razziale'. Tutto rientra in una svolta politica autoritaria del governo che serve a limitare gli effetti che la crisi economica può provocare". "Noi non abbiamo paura, continueremo a scendere in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria: parteciperemo come studenti insieme ai sindacati di base. La Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona, ma noi lo svolgeremo lo stesso così", concludono.

Torna all'inizio


Rcs: "Serve un intervento sui costi" (sezione: crisi)

( da "MilleCanali" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

19 Marzo 2009 Televisione / TELEVISIONE Rcs: ("Serve un intervento sui costi" Rcs MediaGroup ha registrato nel 2008 un utile netto di 38,3 milioni di euro, in netto calo rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio precedente. La proposta per il dividendo unitario è di 5 centesimi e unicamente per le azioni risparmio. Vediamo cosa ha scritto www.repubblica.it: «Nel 2008 l'utile netto consolidato di Rcs Mediagroup cala a 38,3 milioni rispetto ai 220,3 milioni dell'esercizio 2007. E per il 2009, sono previsti risultati inferiori rispetto al precedente esercizio. ?È indispensabile un intervento su costi e modello di business? - sostiene il Cda del gruppo che ha approvato il bilancio dell'anno scorso - . Non si esclude la revisione del perimetro del gruppo". "I risultati - si legge nella nota diffusa dal gruppo al termine del Cda - vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore media". Positivi invece tutti gli indicatori dei mezzi online dell'area quotidiani. Scendono invece del 6,3% e dell'1,3% le copie medie diffuse rispettivamente dal ?Corriere della sera? e della ?Gazzetta dello sport?. All'assemblea dei soci, convocata per il 28 e il 29 aprile, verrà proposta la distribuzione di un dividendo di soli 5 centesimi per le sole azioni risparmio. Nell'esercizio precedente, Rcs aveva distribuito un dividendo pari a 0,13 euro per azione alle risparmio e 0,11 euro alle ordinarie. Buie le prospettive per il (nuovo) anno. Secondo il Cda, Rcs Mediagroup raggiungerá risultati inferiori rispetto allo scorso esercizio. "Considerato l'elevato grado di aleatorietá del contesto di riferimento e in assenza di eventi attualmente non prevedibili - si legge nella nota di bilancio 2008 - si presume che nel 2009 il gruppo raggiunga risultati inferiori rispetto al precedente esercizio, nonostante le consistenti azioni poste in essere e previste, rivolte a contrastare in modo massiccio gli effetti negativi derivanti dalla congiuntura stessa"».

Torna all'inizio


*** Fmi: peggio crisi ancora da venire, si' ad azioni immediate per le banche (sezione: crisi)

( da "TgFin.it" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

*** Fmi: peggio crisi ancora da venire, si' ad azioni immediate per le banche (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Washington, 19 mar - "Molti paesi membri del G20 devono ancora avvertire il pieno impatto della crisi, per questo dovrebbero adottare azioni immediate per contenere un ulteriore deterioramento della situazione. Anche in quei paesi in cui i settori bancari appaiono tenere meglio, l'aggravamento della crisi finanziaria globale minaccia di comportare stress ancora maggiori". E' l'analisi offerta dagli esperti del Fmi in un documento sulla risposta alla crisi bancaria consegnato al gruppo dei G20 in occasione del vertice di Londra del 13-14 marzo e reso pubblico oggi. Per impedire che l'aggravamento della crisi possa avere un nuovo effetto domino, spiega il Fondo, "e' di importanza critica valutare gli elementi di debolezza sulla base di valutazioni realistiche dei valori degli asset e adottare strategie ben definite e ben comunicate ai mercati per gestire le istituzioni piu' deboli". Corrado Poggi cop-Y- c.poggi@ilsole24ore.com (RADIOCOR) 19-03-09 14:30:01 (0183)news,ASS 3 NNNN

Torna all'inizio


STA PER SCOPPIARE LA BOMBA DERIVATI SUI COMUNI (IL 58% DEL LORO DEBITO TOTALE) ROMA DOVRà PAGARE SOLO DI INTERESSI 200 MLN NEL 2009 MILANO, PERDITA 2/300 MLN "le banche, in cam (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> STA PER SCOPPIARE LA BOMBA DERIVATI SUI COMUNI (IL 58% DEL LORO DEBITO TOTALE) - ROMA DOVRà PAGARE SOLO DI INTERESSI 200 MLN ? NEL 2009 ? MILANO, PERDITA 2/300 MLN - ?le banche, in cambio dell?aiuto DI STATO, trasformino i derivati in normali prestiti" Mario Lettieri e Paolo Raimondi per "Italia Oggi" Un mese fa la Corte dei conti denunciò «l'uso sconsiderato di derivati finanziari da parte degli enti locali» e fece appello ad adottare un «principio di prudenza per i contratti derivati finalizzati alla ristrutturazione del debito degli enti locali». Gianni Alemanno Ma i richiami alla trasparenza, alla certificazione e a una maggiore qualifica degli operatori coinvolti non bastano per affrontare l'emergenza della crisi. I dati di fine anno 2007, riportati nelle recenti audizioni della commissione finanze del senato, indicano 41 miliardi di euro in derivati su un debito totale dei comuni, delle province e delle regioni pari a 82 miliardi. Cioè il 50%, per i soli comuni la cifra sale percentualmente al 58% del loro debito totale. Negli anni passati molti amministratori locali di tutte le tendenze e colori politici hanno pensato di riorganizzare il debito dei loro enti anche attraverso operazioni in derivati swap, che permettevano loro di diluire nel tempo il pagamento dei debiti e, in molti casi, addirittura di negoziare un montante del debito maggiore e di incassare subito la differenza in cash. Essi avrebbero fatto bella figura con i loro concittadini perché avevano più soldi da spendere! Gli intermediari finanziari però non avevano detto loro cosa prevedeva il derivato. In particolare non avevano detto che negli anni a venire e per decenni i bilanci degli enti sarebbero stati soffocati dalla bolla degli interessi da pagare alle banche. In verità molti amministratori locali sono stati vittime di una vera e propria «circonvenzione di incapace». Altri, pochi, hanno partecipato a vere e proprie truffe su cui le procure stanno indagando. Per loro ci sarà il giudizio del voto e quello della legge. Infatti, spesso non si tratta solamente di atti finanziari speculativi ad alto rischio, bensì di sottrazione di risorse ai servizi pubblici primari. Rosa Russo Jervolino In una situazione di crisi finanziaria globale e nazionale ciò si traduce anche in un peggioramento della capacità produttiva, in una perdita di produzione e di lavoro delle nostre pmi e in un generale impoverimento di ampie fasce sociali. Il comune di Roma nel 2009 pagherà 200 milioni di euro in più di spese per ammortamento (con maggiori interessi passivi) dell'attuale debito a lungo termine che è stato sottoposto a complesse operazioni di ristrutturazione finanziaria, passando da 420 a 620 milioni di euro. Non solo. Roma infatti dovrebbe continuare a pagare altissimi interessi per questi contratti derivati capestro fino al 2048! La procura di Milano indaga da tempo, anche con numerosi avvisi di garanzia, per chiarire contratti in derivati per 1 miliardo e 680 milioni di euro che, secondo varie stime, potrebbero comportare una perdita tra 200 e 300 milioni di euro per il Comune. La Guardia di finanza di Firenze starebbe acquisendo documenti per un'indagine su «alte commissioni e abuso di tassi esageratamente alti» che coinvolge 8 banche e 11 comuni della provincia per derivati pari a 1 miliardo e 700 milioni di euro. Letizia Moratti Poi ci sono i derivati di Napoli, Torino, fino ai piccoli comuni, e delle principali regioni a cominciare dalla Lombardia. Naturalmente questi contratti in derivati determinano un grande trasferimento di risorse finanziarie dai bilanci degli enti locali verso le banche. Queste banche, nazionali e soprattutto internazionali, sono le stesse che sono in situazioni di grande crisi proprio per le bolle speculative create dai titoli tossici. Sono sempre le stesse banche che chiedono sostegni finanziari ai governi per salvarsi dalla bancarotta. Chiedono capitali pubblici garantiti dagli stati e quindi dalla collettività. Come si può quindi tollerare che la collettività paghi due volte? La prima per salvare le banche dalla crisi e la seconda per pagare i derivati sottoscritti con le stesse? A fronte di tale situazione servirebbe anzitutto bloccare immediatamente le eventuali ulteriori sottoscrizioni di derivati da parte degli enti locali. In seguito, quando le nuove auspicate regole dell'economia e della finanza verranno definite, si decideranno anche metodi e comportamenti che riguardano i vari strumenti finanziari e bancari utili alla stabilità del sistema. Sergio Chiamparino Il governo dovrebbe individuare altre fonti e altre norme per il risanamento dei bilanci degli enti locali. Intanto lo stato dovrebbe esigere che le banche, in cambio dell'aiuto pubblico, trasformino i derivati in essere in normali prestiti a medio e lungo termine con tassi di interesse chiari ed equi. Tecnicamente non sarebbe un problema: chi è stato capace di costruire un complicato e poco trasparente contratto derivato, è certamente capace di «decostruirlo». Si tratta di non essere succubi dei forti poteri delle banche! È una decisione di politica economica che il parlamento e il governo possono prendere in pochi giorni e in modo condiviso, liberando in tempi brevissimi notevoli risorse per interventi di sostegno sociale e di investimento locale. [19-03-2009] Veltroni

Torna all'inizio


I CINESI NON SE LA BEVONO COCA-COLA PROVA A COMPRARSI I SUCCHI HUIYUAN (40% DEL MERCATO NAZIONALE) MA IL MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO SBATTE LA PORTA A WASHINGTON LA CINA VORR (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> I CINESI NON SE LA BEVONO ? COCA-COLA PROVA A COMPRARSI I SUCCHI HUIYUAN (40% DEL MERCATO NAZIONALE) MA IL MINISTRO DEL COMMERCIO ESTERO SBATTE LA PORTA A WASHINGTON ? LA CINA VORREBBE Più RECIPROCITà: DATECI QUELL?AZIENDA PETROLIFERA? Francesco Sisci per "La Stampa" bambino cinese coca cola Nella deliziosa commedia del 1961 «Un, due tre» Billy Wilder raccontava la proiezione americana verso il blocco comunista attraverso non le armi, non l'idelogia ma una bibita simbolica e frizzante, la Coca-Cola. Nulla è infatti più America nel mondo della Coca-Cola. Per segnare la sua scelta filo americana Deng Xiaoping, il padre delle riforme cinesi, volle la Coca-Cola in Cina e non la Pepsi, in fondo meno simbolica, meno a stelle e strisce. Da quella scelta politica oggi la Coca-Cola domina il mercato delle bevande del Paese fino al punto di volerlo quasi monopolizzare con il tentativo di prendere il controllo di un altro gigante dell'arte di dissetare, il mega produttore di succhi di frutta Huiyuan. Però, a una settimana dal viaggio in America del ministro degli esteri Yang Jiechi, Pechino sembra volere chiudere la porta in faccia a Washington impedendo il mega piano di espansione che avrebbe dato alla bevanda Usa oltre il 40 per cento del mercato nazionale. Deng Xiaoping Yang ha discusso con tutta l'amministrazione americana su una lista complessa di temi, dall'economia alla sicurezza in Asia, al Medio oriente, alla spinosa questione dell'Iran. La decisione del ministro del commercio estero cinese contro l'acquisizione appare non casuale, sembra un messaggio. L'acquisizione della Huiyuan per 2,4 miliardi di dollari era il più grande tentativo di acquisizione da parte di una società straniera di una azienda cinese. Pechino formalmente ha spiegato che l'operazione avrebbe creato un monopolio delle bevande e avrebbe schiacciato la competizione a molti livelli. La Huiyuan domina il settore dei succhi di frutta e ha oltre il 10 per cento del mercato delle bibite, settore cresciuto del 15 per cento nel 2008. La Coca-Cola ha il 9,7 per cento del mercato e la Cina è oggi il suo quarto mercato per importanza mondiale, terreno di scontro strategico con la rivale Pepsi. Difficile negare questo fatto basandosi semplicemente sui numeri, ma certo, la recente legge sul monopolio è stata finora usata in maniera molto parziale in Cina e sembra singolare che la decisione venga annunciata oggi e non invece tra qualche settimana, saltando le coincidenze politiche. Hu Jintao In realtà le camere di commercio internazionali a Pechino non hanno fatto mistero di sospettare azioni di protezionismo in un momento in cui le aziende cinesi si stanno guardando intorno nel mondo per operazioni di acquisizione. Il messaggio però, suggeriscono a Pechino, andrebbe visto proprio in relazione con il recente viaggio a Washington di Yang. Yang è andato in America con la borsa dei soldi per sostenere ancora l'economia locale e cercare di offrire un appoggio per evitarne il tracollo. In concreto questo significherà nuovi acquisti di enormi pacchetti di obbligazioni americane di ogni tipo. Secondo stime della Rand Corporation la Cina ha già 1,7 trilioni di dollari di obbligazioni americane, di più se si contano gli acquisti anche di Hong Kong. In Cina si levano voci sempre più contrarie a questa immensa campagna acquisti in America, anche perché significa meno soldi investiti nell'interno povero della Cina e non si concretizza con l'acquisizione di aziende americane da parte cinese. Nel 2005 gli Usa impedirono alla compagnia CNOOC cinese di comprare l'azienda petrolifera americana Unocal per 18,5 miliardi di dollari. barack obama Questo è proprio il punto che sta a cuore a Pechino. La Cina vorrebbe che l'America sollevasse quelle che sono le attuali restrizioni di fatto alle aziende cinesi per comprare aziende americane. Perciò manda un messaggio: noi per ora sospendiamo l'acquisizione da parte della Coca-Cola. Il terreno comunque è delicato. L'importanza strategica del petrolio oppure delle aziende industriali Usa su cui i cinesi stanno mettendo ora gli occhi, non è la stessa delle bibite. Ma neppure la Cina è più disposta a firmare assegni in bianco all'America in attesa che la crisi finanziaria e la svalutazione del dollaro si mangino tutto il capitale cinese. Alla fine in ogni caso il problema non sono i soldi, ma, come per l'«Un, due, tre» di Billy Wilder, la politica e i suoi simboli. Il presidente Usa Barack Obama che cosa sarà disposto a dare al suo collega cinese Hu Jintao durante il loro incontro a Londra ad aprile? Con la risposta giusta si stappa una Coca-Cola gigante per tutti, altrimenti acqua di rubinetto. La Coca non è sotto pressione solo in Cina, Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha lanciato un ultimatum alla Coca-Cola perché liberi entro un terreno di un ettaro ad Ovest della capitale Caracas, che dovrà essere destinato alla costruzione di case popolari. Una decina di giorni fa, durante il suo consueto programma televisivo settimanale «Alò presidente», Chavez aveva detto, rivolgendosi ai dirigenti della Coca-Cola: «vi chiedo di andarvene ora. Concedo all'azienda Coca-Cola due settimane perché liberi volontariamente quel terreno». [19-03-2009]

Torna all'inizio


19/03/2009 15:46 Il CdA di Brembo approva il Progetto di Bilancio 2008: - Fatturato +16,3% - Margine operativo lordo +2,9% - Utile netto -38,3% (sezione: crisi)

( da "ITnews.it" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

COMUNICATO STAMPA Stezzano, 19 marzo 2009 Per diffusione immediata Il CdA di Brembo approva il Progetto di Bilancio 2008: - Fatturato +16,3% - Margine operativo lordo +2,9% - Utile netto -38,3% Proposto dividendo di E 0,225 per azione (-19,6%). - Risultati al 31.12.2008: +-------------------------+---------+---------+-----------+ | E Milioni |31.12.08 |31.12.07 |Var% 08/07 | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |Ricavi | 1.060,8 | 911,9 | +16,3% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |EBITDA | 140,9 | 136,9 | +2,9% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |EBIT | 74,8 | 88,6 | -15,6% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |Utile pre-tasse | 53,6 | 76,5 | -29,9% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |Utile netto | 37,5 | 60,8 | -38,3% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ |Indebitamento fin. netto | 337,4 | 235,9 | +43,1% | +-------------------------+---------+---------+-----------+ - Convocata per il prossimo 24 aprile l'Assemblea per l'approvazione del Bilancio. - Modificata la data del CdA per l'approvazione della Relazione Semestrale 2009 dal 4 agosto al 27 agosto. Il Consiglio di Amministrazione di Brembo S.p.A., riunitosi oggi, ha esaminato e approvato il Progetto di Bilancio per l'esercizio 2008. I risultati consolidati del Gruppo L'esercizio 2008 è stato caratterizzato da un andamento diametralmente opposto nel corso dei due semestri. Il primo semestre ha registrato una dinamica dei ricavi molto positiva (+24,4%), grazie a una crescita organica del 14% e al consolidamento delle società acquisite nei trimestri precedenti. Nel secondo semestre, e soprattutto nel quarto trimestre dell'anno, le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (-3,1%). Inoltre nel primo semestre 2008 i materiali ferrosi e i costi energetici hanno registrato dinamiche fortemente inflattive che sono state completamente bilanciate da analoghi cali nella seconda parte dell'anno. Anche i tassi di cambio delle principali valute nei confronti dell'Euro hanno registrato andamenti altalenanti nel corso dell'anno. Per fronteggiare la difficile situazione congiunturale delineatasi a partire dalla seconda metà del mese di settembre, Brembo ha adottato misure straordinarie di riduzione dei costi e del capitale circolante ed ha altresì rallentato o rimandato alcuni programmi di investimento, in modo tale da limitare l'impatto sui margini e sulla posizione finanziaria. In questo contesto, i ricavi netti realizzati nel 2008 ammontano a E 1.060,8 milioni, in aumento del 16,3% rispetto all'anno precedente. La crescita dei ricavi è imputabile in larga misura alle acquisizioni realizzate negli ultimi trimestri negli Stati Uniti, in Cina, in India e in Italia. A parità di perimetro di consolidamento la crescita sarebbe pari al 5,5%. Le applicazioni per veicoli commerciali e quelle per automobili sono cresciute rispettivamente dell'8,3% e del 15,9%, grazie al trend di sviluppo registrato nel primo semestre in parte compensato dal calo dell'ultima parte dell'esercizio. Il segmento delle competizioni cresce del 9,1% e, nonostante le difficoltà di mercato, è risultato in crescita anche nel secondo semestre, confermando la leadership tecnica e di mercato di Brembo nei più prestigiosi campionati automobilistici e motociclistici. Le applicazioni per motocicli hanno registrato una crescita complessiva del 12,6%, con un andamento particolarmente positivo nel primo semestre ed una stabilizzazione dei livelli di fatturato nella seconda parte dell'anno. A livello geografico, la crescita si è concentrata soprattutto nell'area NAFTA (+64,1%) anche grazie alle recenti acquisizioni. Germania e Italia continuano ad essere i mercati principali del Gruppo: complessivamente rappresentano il 45,8% dei ricavi totali di Brembo. Nel corso dell'esercizio 2008 si sono registrati costi operativi e del venduto pari a E 709 milioni, con un'incidenza del 66,8% sui ricavi, rispetto al 66,0% dell'anno precedente. I costi per il personale ammontano a E 210,8 milioni, con un'incidenza sui ricavi pari al 19,9%, in crescita rispetto al 18,9% dell'anno precedente. Va evidenziato che l'esercizio 2007 aveva beneficiato di effetti positivi non ricorrenti legati a cambiamenti di legge in Italia e che nell'esercizio 2008 sono stati sostenuti costi non ricorrenti legati a riorganizzazioni aziendali. Il numero di addetti al 31 dicembre è di 5.847 (5.304 nel 2007). A parità di perimetro di consolidamento l'organico sarebbe diminuito di 205 dipendenti. Il margine operativo lordo (EBITDA) si attesta a E 140,9 milioni, in aumento del 2,9% rispetto al 2007 e con un'incidenza sui ricavi del 13,3% (15% nel 2007). Gli ammortamenti dell'esercizio sono pari a E 66,2 milioni, in aumento del 36,9% rispetto al precedente esercizio a causa dei crescenti investimenti realizzati dal gruppo negli ultimi anni, della svalutazione risultante dall'impairment test (in base allo IAS 36) di parte del goodwill iscritto in bilancio e della svalutazione di costi di sviluppo, a seguito della cancellazione di alcuni progetti. Il margine operativo netto (EBIT) è pari a E 74,8 milioni, rispetto a E 88,6 milioni nel 2007. L'ammontare degli oneri finanziari è pari a E 19,4 milioni rispetto a E 9,9 milioni nel 2007. L'incremento è spiegato da differenze cambio nette negative per E 6,3 milioni (nel 2007 erano state positive per E 1,2 milioni) e oneri finanziari netti pari a E 17,2 milioni (E 11,1 milioni nel 2007) a causa del maggiore livello di indebitamento medio, in parte compensati dalla riduzione del valore di alcune opzioni put detenute da terzi nei confronti di Brembo (E 4,1 milioni). Le imposte per l'esercizio ammontano a E 17,4 milioni, con un tax rate del 32,4%, in sensibile aumento rispetto al 2007 (19,5%) che aveva beneficiato di effetti positivi non ricorrenti legati alle imposte differite attive delle società italiane e polacche. La stima delle imposte è variata rispetto a quanto riportato in occasione del quarto trimestre per effetto di un diverso trattamento contabile di una posta che ha avuto impatto anche sul carico fiscale, alla luce di un approfondimento dei principi IAS/IFRS applicabili. L'utile netto dell'esercizio 2008 si attesta a E 37,5 milioni, in calo del 38,3% rispetto all'anno precedente. La posizione finanziaria netta al 31.12.2008 è pari a E 337,4 milioni (E 235,9 milioni al 31.12.2007). I risultati della capogruppo Brembo S.p.A. La capogruppo Brembo S.p.A. ha realizzato nell'esercizio 2008 ricavi per E 645,1 milioni, in incremento del 7% rispetto all'anno precedente. L'utile netto ammonta a E 16,7 milioni (E 28,2 milioni nel 2007). All'Assemblea sarà proposto il seguente riparto dell'utile: - agli Azionisti un dividendo lordo di E 0,225 per ognuna delle azioni ordinarie in circolazione alla data dello stacco della cedola, escluse quindi le azioni proprie; - a riserve il rimanente. Si proporrà di mettere in pagamento il dividendo a partire dal 7 maggio 2009, mediante lo stacco della cedola n. 17 che avverrà in data 4 maggio. Convocazione Assemblea L'Assemblea dei Soci è convocata in prima convocazione il 24 aprile 2009 alle ore 11.00 presso gli uffici di Stezzano (BG). All'Ordine del Giorno oltre all'approvazione del Bilancio chiuso al 31.12.2008, vi sono la rideterminazione del compenso complessivo per la remunerazione degli Amministratori, la ratifica dell'integrazione dell'incarico e del compenso di revisione alla società PricewaterhouseCoopers S.p.A. e la ratifica del Piano di Incentivazione Ponte 2009. Fatti significativi successivi alla chiusura dell'esercizio Brembo ha acquisito, tramite la controllata Brembo do Brasil Ltda., il ramo d'azienda per la produzione e commercializzazione di volani motore per l'industria automobilistica dalla società brasiliana Sawem Industrial Ltda. L'acquisto dell'attività ha comportato un investimento di Brl 8,2 milioni (circa E 2,8 milioni) senza accollo di debiti. Il fatturato annuo delle attività acquisite è di Brl 15 milioni (circa E 5 milioni). Il 20 gennaio 2009 è stato inaugurato il nuovo stabilimento in India della società KBX, dedicato alla produzione dei sistemi frenanti a disco destinati agli scooter e alle motociclette tra 125 e 250 cc per il mercato indiano. Lo stabilimento è situato a Pune, circa 160 km a sud di Mumbai, capitale del comparto automotive indiano. Nel corso del mese di gennaio è stato inoltre avviato un piano di ristrutturazione della controllata messicana Brembo Rassini S.A. de C.V. che ha comportato una riduzione degli organici dello stabilimento di Puebla di circa 160 dipendenti. Nel mese di marzo, in Italia, è stata estesa la cassa integrazione guadagni ordinaria anche a tutto il personale impiegatizio. Prevedibile evoluzione della gestione A gennaio e febbraio 2009 l'andamento delle immatricolazioni di auto in Europa ha continuato l'evoluzione negativa dei mesi precedenti facendo registrare un calo di circa il 22% rispetto allo stesso periodo del 2008 e le previsioni per i prossimi mesi non evidenziano segnali di ripresa. I livelli di produzione della maggior parte delle case automobilistiche sono ampiamente al di sotto di quelli dello scorso anno. In questo contesto, Brembo registra una forte riduzione degli ordini e, di conseguenza, continua ad adottare misure straordinarie per adeguare i volumi di produzione alla domanda. Proseguono le azioni finalizzate al contenimento di tutti i costi non correlati alle vendite, alla riduzione delle rimanenze, ad assicurare il rispetto dei termini di pagamento da parte dei clienti e al controllo degli investimenti. Si forniscono in allegato gli schemi di conto economico, stato patrimoniale e rendiconto finanziario, attualmente in corso di certificazione da parte della società di revisione. Il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Corrado Orsi dichiara, ai sensi del comma 2 articolo 154 bis del Testo Unico della Finanza, che l'informativa contabile contenuta nel presente comunicato corrisponde alle risultanze documentali, ai libri ed alle scritture contabili. Per ulteriori informazioni: +----------------------------------------+-------------------------------------------+ | Investor Relations : | Media Relations: | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ | | | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ |Orsi Corrado Tel. +39 035 605 2884 |De Marchi Gianfranco Tel. +39 035 605 2576 | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ |Vavassori Roberto Tel. +39 035 605 2223 | Muratori Francesca Tel. +39 035 605 2277 | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ |e-mail : ir@brembo.it | e-mail : press@brembo.it | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ | | | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ |Sito Internet: www.brembo.com | | +----------------------------------------+-------------------------------------------+ RISULTATO ECONOMICO CONSOLIDATO - PRINCIPI IAS/IFRS +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ | (in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 |VARIAZ. | % | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Ricavi delle vendite e delle prestazioni | 1.060,8 | 911,9 | 148,9 | 16,30% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Altri ricavi e proventi | 19,2 | 12,7 | 6,4 | 50,60% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Capitalizzazione di costi per progetti interni | 13,7 | 12,5 | 1,2 | 9,90% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Costo delle mat. prime, mat. di consumo, merci e variaz. rim. | -532,1 | -449,9 | -82,2 | 18,30% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Altri costi operativi | -209,9 | -177,5 | -32,3 | 18,20% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Costi per il personale | -210,8 | -172,8 | -38 | 22,00% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |MARGINE OPERATIVO LORDO | 140,9 | 136,9 | 4 | 2,90% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |% su ricavi delle vendite | 13,30% | 15,00% | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Ammortamenti e perdite di valore | -66,2 | -48,3 | -17,8 | 36,90% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |MARGINE OPERATIVO NETTO | 74,8 | 88,6 | -13,8 | -15,60% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |% su ricavi delle vendite | 7,10% | 9,70% | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Proventi (oneri) finanziari netti | -19,4 | -9,9 | -9,5 | 96,00% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Proventi (oneri) finanziari da partecipazioni | -1,7 | -2,2 | 0,5 | -22,30% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |UTILE PRIMA DELLE IMPOSTE | 53,6 | 76,5 | -22,9 | -29,90% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |% su ricavi delle vendite | 5,10% | 8,40% | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Imposte | -17,4 | -14,9 | -2,5 | 16,80% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |UTILE PRIMA DEGLI INTERESSI DI TERZI | 36,2 | 61,6 | -25,4 | -41,20% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |% su ricavi delle vendite | 3,40% | 6,80% | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Interessi di terzi | 1,3 | -0,8 | 2,1 |-253,70% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |RISULTATO NETTO | 37,5 | 60,8 | -23,3 | -38,30% | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |% su ricavi delle vendite | 3,50% | 6,70% | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ | | | | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ |Utile per azione base/diluito (in euro) | 0,57 | 0,91 | | | +--------------------------------------------------------------+-----------+-----------+--------+---------+ SITUAZIONE PATRIMONIALE E FINANZIARIA CONSOLIDATA - PRINCIPI IAS/IFRS +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | A | B | C | A-B | A-C | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |(in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 |30.09.2008 | VARIAZ. |VARIAZ. | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |ATTIVO | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |ATTIVITA' NON CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Immobili, impianti, macchinari e altre attrezzature | 354,2 | 327,3 | 372,6 | 26,9 | -18,4 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Costi di sviluppo | 40,7 | 33,1 | 41 | 7,6 | -0,3 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Avviamento e altre attività immateriali a vita indefinita | 43,3 | 28,5 | 43,7 | 14,8 | -0,4 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre attività immateriali | 24,5 | 13 | 15,3 | 11,5 | 9,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Partecipazioni | 0,8 | 15,4 | 6,9 | -14,5 | -6,1 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre attività finanziarie (investimenti in altre imprese e strum. fin. derivati) | 0,3 | 2,9 | 0,9 | -2,6 | -0,6 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Crediti e altre attività non correnti | 0,4 | 0,7 | 0,5 | -0,3 | 0 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Imposte anticipate | 14,6 | 14,3 | 15,2 | 0,2 | -0,6 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE ATTIVITA' NON CORRENTI | 478,7 | 435,2 | 495,9 | 43,5 | -17,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | 10,00% | -3,50% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |ATTIVITA' CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Rimanenze | 197,6 | 166,1 | 211,8 | 31,5 | -14,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Crediti commerciali | 189,1 | 196,6 | 247,2 | -7,5 | -58,1 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altri crediti e attività correnti | 44,3 | 37,5 | 39,8 | 6,7 | 4,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Attività finanziarie correnti e strumenti finanziari derivati | 0,1 | 0,8 | 1 | -0,7 | -0,9 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Disponibilità liquide e mezzi equivalenti | 45,6 | 53,5 | 40,9 | -7,9 | 4,7 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE ATTIVITA' CORRENTI | 476,6 | 454,5 | 540,6 | 22,1 | -64 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | 4,90% |-11,80% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |ATTIVITA' NON CORRENTI POSSEDUTE PER LA RIVENDITA | 0 | 8,5 | 0 | -8,5 | 0 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | |-100,00% | 0,00% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE ATTIVO | 955,3 | 898,2 | 1.036,6 | 57,2 | -81,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |PATRIMONIO E PASSIVO | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |PATRIMONIO NETTO DI GRUPPO | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Capitale sociale | 34,7 | 34,7 | 34,7 | 0 | 0 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre riserve | 97,2 | 120 | 129,6 | -22,8 | -32,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Riserva di utili indivisi | 109,5 | 85,9 | 110,6 | 23,6 | -1,1 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Utile / (perdite ) di periodo | 37,5 | 60,8 | 43,1 | -23,3 | -5,6 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE PATRIMONIO NETTO DI GRUPPO | 278,9 | 301,4 | 318,1 | -22,5 | -39,1 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | -7,50% |-12,30% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |PATRIMONIO NETTO DI TERZI | 12,1 | 12,6 | 14,4 | -0,5 | -2,4 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | -4,10% |-16,30% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE PATRIMONIO NETTO | 291 | 314 | 332,5 | -23 | -41,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |PASSIVITA' NON CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Debiti verso banche non correnti | 107,7 | 38,5 | 72,1 | 69,2 | 35,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre passività finanziarie non correnti e strumenti finanziari derivati | 86,3 | 84,8 | 90,4 | 1,5 | -4,1 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre passività non correnti | 1,1 | 8,3 | 0,4 | -7,2 | 0,8 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Fondi per rischi e oneri non correnti | 5 | 3,1 | 4,5 | 1,9 | 0,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Fondi per benefici ai dipendenti | 22,8 | 23,6 | 23,6 | -0,7 | -0,7 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Imposte differite | 16,7 | 22,7 | 16 | -5,9 | 0,7 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE PASSIVITA' NON CORRENTI | 239,7 | 180,9 | 207 | 58,7 | 32,7 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | 32,50% | 15,80% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |PASSIVITA' CORRENTI | | | | | | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Debiti verso banche correnti | 180,5 | 161 | 232,2 | 19,5 | -51,7 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre passività finanziarie correnti e strumenti finanziari derivati | 8,6 | 6,7 | 6,7 | 2 | 1,9 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Debiti commerciali | 178,9 | 186,1 | 192,3 | -7,2 | -13,4 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Debiti tributari | 3,8 | 2,4 | 5,9 | 1,3 | -2,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |Altre passività correnti | 52,8 | 47 | 60 | 5,9 | -7,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE PASSIVITA' CORRENTI | 424,7 | 403,2 | 497,1 | 21,4 | -72,5 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ | | | | | 5,30% |-14,60% | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ |TOTALE PASSIVITA' E PATRIMONIO NETTO | 955,3 | 898,2 | 1.036,6 | 57,2 | -81,2 | +----------------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+---------+--------+ RENDICONTO FINANZIARIO - PRINCIPI IAS/IFRS +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ | (in milioni di euro) |31.12.2008 |31.12.2007 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Disponibilità liquide e mezzi equivalenti all'inizio del periodo | -95,3 | -71,8 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ | | | | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Utile consolidato dell'esercizio prima delle tasse | 53,6 | 76,5 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Ammortamenti/Perdite di valore | 66,2 | 48,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Plusvalenze/Minusvalenze | -3 | -2,2 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Rivalutazioni/Svalutazioni di partecipazioni e altre rivalutazioni | 1,8 | 2,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Componente finanziaria accantonata | 0,7 | 0,6 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Accantonamenti a fondi relativi al personale | 1,1 | -2,6 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Variazione fondi rischi | 6,6 | 1,4 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Capitale circolante netto generato dalla gestione reddituale | 126,9 | 124,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Imposte correnti pagate | -12 | -31,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Utilizzi ai fondi relativi al personale | -2,9 | -3,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |(Aumento) diminuzione delle attività a breve: | | | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |rimanenze | -20,1 | -19 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |attività finanziarie | -11,4 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |crediti verso clienti e società del Gruppo | 21,8 | -14,4 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |crediti verso altri e altre attività | -0,2 | 1,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Aumento (diminuzione) delle passività a breve: | | | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |debiti verso fornitori e verso società del Gruppo | -28,8 | 25,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |debiti verso altri e altre passività | -2,2 | 4,6 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Variazione cambi sul circolante | -14,7 | 1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Flusso monetario netto generato/assorbito da attività operativa | 56,3 | 88,4 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Investimenti in immobilizzazioni: | | | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |immateriali | -24,4 | -20,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |materiali | -69,3 | -62 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione HLI USA | 0 | -15,9 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione HLI MX | 0 | -18,9 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione NYABS | -4,4 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione Gruppo Sabelt | -9,5 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |30% plusvalenza su cessione ramo HPK | 3,5 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione Brembo Ceramics Brake Systems S.p.A. | -14,1 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Acquisizione KBX Motorbike Products Pvt. Ltd. | -10,7 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Prezzo di realizzo, o valore di rimborso, di immobilizzazioni | 15 | 5,8 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Flusso monetario netto generato/assorbito da attività di investimento | -113,8 | -111,1 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Dividendi pagati nel periodo | -19,8 | -16 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Altre variazioni | -7,9 | -3,5 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Mutui e finanziamenti assunti nel periodo da banche e altri finanziatori | 101,9 | 36,2 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Rimborsi mutui a lungo termine | -19,8 | -17,5 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Flusso monetario netto generato/assorbito da attività di finanziamento | 54,3 | -0,8 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Flusso monetario complessivo | -3,2 | -23,5 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Disponibilità liquide e mezzi equivalenti delle società acquisite | -2,8 | 0 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ |Disponibilità liquide e mezzi equivalenti alla fine del periodo | -101,3 | -95,3 | +-------------------------------------------------------------------------+-----------+-----------+ RIPARTIZIONE RICAVI LORDI PER AREA E APPLICAZIONE +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | A | | B | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |AREA GEOGRAFICA |31.12.2008 | % |31.12.2007 | % | A-B | % | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |(in milioni di euro) | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Italia | 254,9 | 23,8% | 219,8 | 23,8% | 35,1 | 16,0% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Germania | 234,9 | 22,0% | 231,3 | 25,0% | 3,7 | 1,6% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Francia | 48,6 | 4,5% | 51,3 | 5,5% | -2,7 | -5,2% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Regno Unito | 65 | 6,1% | 65,8 | 7,1% | -0,8 | -1,2% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Altri paesi UE | 151,2 | 14,1% | 152 | 16,4% | -0,8 | -0,5% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Paesi Nafta | 185,9 | 17,4% | 113,3 | 12,3% | 72,7 | 64,1% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Asia | 44,5 | 4,2% | 34 | 3,7% | 10,5 | 30,9% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Brasile | 43,4 | 4,1% | 35,8 | 3,9% | 7,6 | 21,1% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Altri paesi | 40,3 | 3,8% | 21,4 | 2,3% | 18,9 | 88,3% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Totale | 1.068,8 |100,0% | 924,6 |100,0% |144,1 | 15,6% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | A | | B | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |APPLICAZIONE |31.12.2008 | % |31.12.2007 | % | A-B | % | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |(in milioni di euro) | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ | | | | | | | | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Auto | 660,8 | 61,8% | 570,2 | 61,7% | 90,6 | 15,9% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Moto | 127,4 | 11,9% | 113,2 | 12,2% | 14,2 | 12,6% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Veicoli Commerciali | 177,8 | 16,6% | 164,1 | 17,7% | 13,7 | 8,3% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Corse | 74 | 6,9% | 67,8 | 7,3% | 6,2 | 9,1% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Sicurezza Passiva | 20,6 | 1,9% | 0 | 0,0% | 20,6 | 0,0% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Varie | 8,3 | 0,8% | 9,4 | 1,0% | -1,2 |-12,2% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ |Totale | 1.068,8 |100,0% | 924,6 |100,0% |144,1 | 15,6% | +---------------------+-----------+-------+-----------+-------+------+-------+ DISPONIBILI IN ALLEGATO: - Capitale netto investito - Indebitamento finanziario netto - Fatturato per dipendente +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | PRINCIPALI INDICATORI |31.12.2005 |31.12.2006 |31.12.2007 |31.12.2008 | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Margine operativo netto/Ricavi | 10,3% | 9,9% | 9,7% | 7,1% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Risultato prima delle imposte/Ricavi | 9,4% | 8,7% | 8,4% | 5,1% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Investimenti/Ricavi | 13,5% | 10,4% | 12,8% | 14,0% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Indebitamento finanziario netto/Patrimonio netto | 79,8% | 71,4% | 75,1% | 116,0% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Oneri finanziari/Ricavi | 0,9% | 1,2% | 1,10% | 1,8% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |Oneri finanziari/Margine operativo netto | 8,6% | 11,8% | 11,2% | 26,0% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ | | | | | | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |ROI | 15,9% | 16,2% | 15,5% | 11,5% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ |ROE | 17,3% | 16,3% | 19,6% | 12,5% | +-------------------------------------------------+-----------+-----------+-----------+-----------+ Copyright Hugin The appendixes relating to the press release are available on: http://www.hugingroup.com/documents_ir/PJ/CO/2009/150823_88_X07F_BremboFY08Ita.pdf Questo comunicato é distribuito da Hugin. L'emittente è l'unico responsabile per il contenuto del comunicato. [CN#150823]

Torna all'inizio


ITALIA: FMI INDICA DEFICIT 2009 A 4,8% PIL, A 5,2% NEL 2010 (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Italia: Fmi indica deficit 2009 a 4,8% Pil, a 5,2% nel 2010 -->MILANO (Reuters) - In un documento relativo alla crisi finanziaria preparato per il paesi G20, il Fondo monetario indica per l'Italia un deficit pubblico di 4,8% del Pil a fine 2009. Il disavanzo è proiettato in ulteriore rialzo a 5,2% del Pil nel 2010. Nel documento finale pubblicato dall'Fmi al termine della missione article IV sull'Italia, l'organismo internazionale aveva indicato per il 2009 un deficit del 3,9% del Pil. Per il l'anno successivo, il disavanzo era indicato al 4,3% del Pil in un paper pubblicato lo scorso 6 marzo. In una sessione sugli interventi messi in campo dai diversi paesi per sostenere l'economia, il documento pubblicato oggi nota che l'Italia è entrata nella crisi finanziaria con tassi di interesse reali elevati e con un alto livello di debito, due fattori che hanno limitato le risorse da dedicare a misure economiche espansive. Secondo le stime dello staff del Fondo, l'Italia ha dedicherà a misure fiscali discrezionali 0,2% del Pil quest'anno e 0,1% del Pil l'anno prossimo. Tra i paesi della zona euro, la Francia spenderà in misure fiscali dicrezionali 0,7% del Pil sia nel 2009 sia nel 2010, mentre la Germania si impegnerà con interventi da 1,5% del Pil quest'anno e da 2% del Pil il prossimo.

Torna all'inizio


Brembo: fatturato in crescita del 16,3% nel 2008 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Brembo: fatturato in crescita del 16,3% nel 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 15:07 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Brembo ha esaminato e approvato il Progetto di Bilancio per l?esercizio 2008. L?esercizio 2008 è stato caratterizzato da un andamento diametralmente opposto nel corso dei due semestri. Il primo semestre ha registrato una dinamica dei ricavi molto positiva (+24,4%), grazie a una crescita organica del 14% e al consolidamento delle società acquisite nei trimestri precedenti. Nel secondo semestre, e soprattutto nel quarto trimestre dell?anno, le conseguenze della crisi finanziaria internazionale si sono manifestate anche nei mercati di riferimento del Gruppo, determinando una significativa diminuzione della domanda di applicazioni per autovetture e veicoli commerciali. La crescita dei ricavi nel secondo semestre è stata comunque positiva (+8,3%) ma la crescita organica è stata negativa (-3,1%). Nel corso dell?esercizio 2008 si sono registrati costi operativi e del venduto pari a ? 709 milioni, con un?incidenza del 66,8% sui ricavi, rispetto al 66,0% dell?anno precedente. I costi per il personale ammontano a ? 210,8 milioni, con un?incidenza sui ricavi pari al 19,9%, in crescita rispetto al 18,9% dell?anno precedente. Va evidenziato che l?esercizio 2007 aveva beneficiato di effetti positivi non ricorrenti legati a cambiamenti di legge in Italia e che nell?esercizio 2008 sono stati sostenuti costi non ricorrenti legati a riorganizzazioni aziendali. Il numero di addetti al 31 dicembre è di 5.847 (5.304 nel 2007). A parità di perimetro di consolidamento l?organico sarebbe diminuito di 205 dipendenti. Il margine operativo lordo (EBITDA) si attesta a ? 140,9 milioni, in aumento del 2,9% rispetto al 2007 e con un?incidenza sui ricavi del 13,3% (15% nel 2007). Gli ammortamenti dell?esercizio sono pari a ? 66,2 milioni, in aumento del 36,9% rispetto al precedente esercizio a causa dei crescenti segue pagina >>

Torna all'inizio


Cementir: approvati i risultati di bilancio al 31 dicembre 2008 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Cementir: approvati i risultati di bilancio al 31 dicembre 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 15:00 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Cementir Holding, presieduto da Francesco Caltagirone Jr., ha esaminato e approvato il progetto di bilancio dell?esercizio chiuso al 31 dicembre 2008. I ricavi delle vendite registrano una flessione del 4,8% per effetto del calo della domanda su tutti i principali mercati geografici di riferimento. In particolare, i ricavi hanno avuto un andamento discontinuo: ad un primo semestre in crescita del 5,9% è seguito un secondo semestre in diminuzione del 13,7%. Il rallentamento dell?economia globale, già visibile all?inizio del 2008, si è accentuato nell?ultimo trimestre per effetto del trasferimento all?economia reale della crisi finanziaria internazionale. Il margine operativo lordo ed il reddito operativo subiscono flessioni del 23,7% e del 35,1% rispetto ai corrispondenti valori del 2007 per effetto del calo dei ricavi. La perdita di efficienza è dovuta alla discrasia tra costi e ricavi che si è venuta a creare principalmente nella seconda metà del 2008: i prezzi e le quantità di vendita sono diminuite repentinamente, mentre i costi energetici sono scesi a ritmi più lenti per effetto della dinamica differita del costo delle materie prime a cui sono legati. L?utile ante imposte passa a 92,2 milioni di euro da 199,4 milioni di euro dell?esercizio precedente, anche per effetto della gestione finanziaria che risulta negativa per 35,9 milioni di euro a causa principalmente delle differenze di cambio non realizzate (23 milioni di euro), ma derivanti esclusivamente dall?adeguamento ai cambi di fine periodo; l?utile netto di Gruppo ammonta a 65,3 milioni di euro rispetto ai 140,4 milioni di euro del 2007. La posizione finanziaria netta al 31 dicembre 2008 è negativa per 416 milioni di euro, inferiore a due volte il margine operativo lordo. L?incremento dell?indebitamento finanziario rispetto segue pagina >>

Torna all'inizio


ECONOMIA. CREDITO, LA CRISI COLPISCE LE IMPRESE MANUFATTURIERE (sezione: crisi)

( da "AgoPress" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

(AGO PRESS) A seguito della crisi finanziaria, le imprese manufatturiere sono quelle che riescono con più fatica ad ottenere finanziamenti. E? quanto emerge da un?indagine condotta dall?Isae, l?Istituto di studi ed analisi economica. Nel dettaglio, per le imprese manifatturiere, più che per quelle dei servizi e del commercio, le condizioni di accesso al credito sono peggiorate a partire da novembre 2008, e si sono mantenute negative anche nei primi mesi del 2009. A ciò, sostiene l?Isae, è seguito un netto aumento della quota di imprese razionate, principalmente dovuto ad espliciti rifiuti a concedere il fido da parte delle istituzioni finanziarie. Nel settore manifatturiero, ed anche in qualche caso per i servizi, sono le imprese del centro nord a dichiarare maggiori preoccupazioni rispetto alle condizioni di credito, e sono anche quelle che risultano maggiormente razionate.

Torna all'inizio


Scajola al World Energy Outlook 2008 (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Scajola al World Energy Outlook 2008 (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Il Ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha partecipato al Word Energy Outlook 2008, la giornata organizzata dal World Energy Council, nel corso del convegno: "Impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia".Il WEO s'interroga su quesiti di attualit in materia di energia, per comprendere i cambiamenti energetici mondiali, in seguito all'accordo internazionale per la stabilizzazione delle emissioni dei gas ad effetto serra e per valutare la produzione futura di petrolio e gas. "L'Europa deve condividere, con i Paesi membri, l'emergenza energetica ed essere meno burocratica e pi interessata alla sicurezza degli approvvigionamenti". E' quanto ha affermato il Ministro Scajola a margine dell'evento, ed ha aggiunto: " il Governo Berlusconi intende puntare su efficienza e risparmio energetico, ammodernamento delle infrastrutture, diversificazione delle fonti, con interventi mirati di breve e di lungo periodo. Riteniamo che nel breve periodo debbano essere prioritarie le misure con effetto antirecessivo e abbiamo pertanto previsto che esse siano parte integrante della politica di sostegno e rilancio dell'economia nazionale". 19/03/2009 - 18:12

Torna all'inizio


Servizi bancari, ora diventa tutto 'trasparente' (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Credito/ Trasparenza bancaria e finanziaria, Via Nazionale avvia le consultazioni sulla nuova disciplina Giovedí 19.03.2009 17:48 Servizi bancari, si volta pagina: la Banca d'Italia ha infatti avviato in questi giorni la consultazione dei documenti che illustrano la nuova disciplina in materia di trasparenza delle operazioni e dei servizi bancari e finanziari e di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti. Trasparenza e correttezza che sono alla base di quel circolo virtuoso basato sulla reciproca fiducia che la crisi finanziaria e i molti, troppi, scandali emersi nell'alta finanza al di là e al di qua dell'oceano hanno minato gravemente. Ritardare ulteriormente non era più possibile, tanto più che, come ha ricordato ieri il vice direttore generale dell'istituto, Giovanni Carosio, intervenendo a un convegno di Assogestione sul tema "fondi comuni e crisi dei mercati", "l'acutezza della crisi ha scosso in profondità la fiducia degli investitori". Per far ripartire il risparmio gestito Carosio auspica il ritorno ad una offerta "di prodotti semplici, trasparenti, economici e con livelli di leva contenuti, costruiti per creare valore nel lungo periodo in sintonia con la crescita dell'economia e delle imprese ". Nel caso più generale dei rapporti tra banche e clientela lo sforzo di Via Nazionale è invece quello di giungere ad una disciplina in grado di assicurare che i clienti abbiano "informazioni chiare e accessibili, una esatta percezione dei diritti e dei costi connessi ai servizi e possa agevolmente confrontare le diverse offerte provenienti dagli intermediari". Le nuove regole prevedono una semplificazione della documentazione che gli intermediari devono predisporre e l'adozione di schemi standard per i prodotti "di massa" (come conti correnti o mutui), un "ampio utilizzo" di indicatori sintetici di costo anche per gli affidamenti e i conti correnti destinati alla clientela al dettaglio, oltre che per i mutui e il credito al consumo come già attualmente previsto, l'invio ai correntisti di un riepilogo di tutte le spese sostenute nel corso dell'anno, per favorire il raffronto dei costi effettivamente sostenuti con quelli di analoghi prodotti presenti sul mercato ed infine principi per la redazione e presentazione dei documenti "che richiedono agli intermediari di prestare particolare attenzione al linguaggio, semplice e chiaro, da utilizzare nelle comunicazioni con il cliente". Basterà tutto questo per far recuperare agli istituti la perduta fiducia da parte della clientela? Abi sembra crederci visto che l'associazione dei banchieri italiani si è subito detta "lieta di poter salutare con favore le linee guida sulla revisione della disciplina secondaria in materia di trasparenza bancaria e finanziaria". Restano invece prudenti per ora le associazioni di tutela dei risparmiatori che della trasparenza in materia di costi avevano da tempo fatto un proprio cavallo di battaglia. Di certo Draghi sembra intenzionato a rompere gli indugi e a verificare la corretta applicazione delle nuove norme specialmente per quanto attiene a prodotti quali i mutui che possono incidere pesantemente sul bilancio familiare. Ad ogni buon conto Bankitalia chiede alle banche "di adottare, sul piano organizzativo, procedure per garantire che sia prestata attenzione al cliente in ogni fase dell'attività, dall'ideazione del prodotto, alla vendita, fino alla gestione di eventuali reclami". Anzi, per quest'ultimo punto specifica che saranno necessari "strumenti di definizione delle liti facilmente accessibili ed economici". In questo senso la disciplina dei sistemi di risoluzione stragiudiziale delle controversie, per i quali la Banca d'Italia ha pubblicato un ulteriore documento destinato alla consultazione pubblica, rappresenta, secondo Draghi, "il complemento necessario alla nuova normativa di trasparenza". L'epoca delle tutele su base volontaria rivelatesi puntualmente lacunose e parziali, insomma, pare destinata a chiudersi una volta per tutte. Anche questa è in fondo un'eredità dell'attuale crisi finanziaria mondiale. Luca Spoldi tags: credito trasparenza bancaria bankitalia draghi

Torna all'inizio


CRISI: BERLUSCONI, DA NOI PROGETTI 'PIU' CREATIVI' DI ALTRI... (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

(ASCA) - Bruxelles, 19 mar - L'Italia sta mettendo a punto progetti ulteriori per affrontare la crisi finanziaria, progetti che saranno ''piu' creativi'' di quelli che stanno facendo gli altri Paesi dell'Unione europea. Lo afferma Silvio Berlusconi al termine del vertice del Ppe a Bruxelles. Il Presidente del Consiglio assicura che ''noi conosciamo uno per uno tutti i provvedimenti assunti dagli altri paesi. Provvedimenti - continua - assunti meno tempestivamente di quanto non e' stato fatto da noi''. Berlusconi annuncia che ''quello che stiamo preparando in aggiunta a quanto gia' fatto e' molto piu' creativo di quello che stanno facendo gli altri Paesi a noi collegati''. Il premier rende noto che ''saro' io che daro' le idee agli altri e sono sicuro che saranno ascoltate con molta attenzione''.

Torna all'inizio


AUTHORITY USA: SUPERVISORE RISCHI SISTEMICI NON È PANACEA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Authority Usa: supervisore rischi sistemici non è panacea -->Di John Poirier WASHINGTON (Reuters) - Due tra le massime autorità di controllo delle banche statunitensi hanno presentato due visioni concorrenti sul valore da attribuire alla creazione di un cosiddetto regolatore sistemico di rischio per supervisionare la grandi minacce per il sistema finanziario. Il governatore della Federal Reserve Daniel Tarullo ha detto che un'authority per i rischi sistemici aiuterebbe a difendersi dai grandi schock finanziari, ma il capo della Federal Deposit Insurance Corporation Sheila Bair ha risposto che i supervisori hanno già ampi poteri, che dovrebbero utilizzare in maniera più aggressiva. In una dichiarazione ottenuta dalla Reuters oggi, la Bair ha invitato i legislatori statunitensi a muoversi con cautela nell'approntare nuove norme per regolare banche, società assicurative, broker-dealer e altre società finanziarie. "Dobbiamo avere ben chiaro che creare semplicemente un nuovo ente regolatore dei rischi sistemici non rappresenta la panacea", ha detto la Bair in una testimonianza preparata per il Senate Banking Committee. "La sfida più importante è trovare un modo per imporre una disciplina più ferrea per le istituzioni più importanti". Tarullo ha ammesso che questo tipo di approccio regolatorio non possa costituire la soluzione per tutti i problemi, ma ha ripetuto che gli Stati Uniti hanno bisogno di una "strategia globale per contenere i rischi sistemici". E ha aggiunto: "Come banca centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico. La Fed è proprio l'organo indicato per questo incarico, ma il capo del Banking Committee Christopher Dodd ha ribattuto che la banca centrale potrebbe avere troppe responsabilità e potrebbe quindi avere la necessità di condividerne qualcuna, come la protezione dei consumatori. "Ogni nuova regolamentazione deve essere comunque attentamente ponderata", ha detto Tarullo. E' attesa adesso la replica dei responsabili dell'Ufficio statunitense per il controllo della valuta, che regola alcune delle più importanti banche statunitensi, e dell'Ufficio per la supervisione economica.

Torna all'inizio


ISAE: LE IMPRESE ITALIANE E L'ACCESSO AL CREDITO (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

ISAE: LE IMPRESE ITALIANE E L'ACCESSO AL CREDITO NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 17:38 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2007 si è poi diffusa nel corso del 2008 a livello internazionale, generando una severa recessione globale e creando dei dubbi circa la solidità del sistema finanziario. In un tale clima di incertezza, si è diffuso il timore dell'emergere di scenari di credit crunch - ovvero di una restrizione dell'offerta di credito al settore produttivo, con conseguenze severe e profonde sull'economia reale. Sulla base di tali considerazioni, a partire dal marzo 2008, l'ISAE ha deciso di inserire nelle proprie indagini sul settore manifatturiero, dei servizi di mercato e del commercio alcune domande riguardanti l'accesso al mercato del credito; inizialmente le domande sono state inserite su base trimestrale, per poi divenire mensili a partire dallo scorso novembre. Il questionario permette di conoscere il giudizio delle imprese circa le condizioni di finanziamento, l?effettivo ottenimento del credito e le motivazioni sottostanti un eventuale rifiuto del credito stesso: quest'ultima domanda consente in particolare di distinguere tra imprese razionate in senso debole (ossia, che hanno rifiutato condizioni di finanziamento troppo onerose) e in senso forte (ossia, a cui è stato esplicitamente rifiutato il Vengono diffusi per la prima volta i risultati relativi ai settori dei servizi e del commercio, oltre ad ulteriori elaborazioni riferite al settore manifatturiero. Le indagini evidenziano che fenomeni di restrizione del credito sembrano colpire in questa fase soprattutto le imprese manifatturiere, ed in misura minore quelle dei servizi e del commercio. Più nel dettaglio, nel manifatturiero le condizioni creditizie peggiorano drasticamente a partire dal mese di novembre e si mantengono negative anche nei primi mesi del 2009. A ciò corrisponde un netto aumento della quota di imprese segue pagina >>

Torna all'inizio


FMI: L'ECONOMIA IN CRESCITA NEL 2010 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

FMI: L'ECONOMIA IN CRESCITA NEL 2010 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 19.03.2009 12:33 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale l'economia globale potrebbe tornare ad espandersi a metà del 2010, ma quest'anno è destinata a registrare la prima contrazione dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. L'FMI rivede quindi al ribasso le stime di gennaio, che parlavano di una crescita del pil globale dello 0,5% per il 2009. Per John Lipsky, numero due del Fondo, la migliore delle ipotesi è che il declino dell'economia mondiale si fermi entro la meta' dell'anno prossimo. "Non c'è alcun precedente in epoca moderna di una recessione così severa. Le tensioni finanziarie e l'indebolimento economico hanno creato un circolo vizioso che continua a minacciare lo scenario globale - ha aggiunto Lipsky - La crescita mondiale non avrà in tempi rapidi una ripresa cosi' forte come quella che abbiamo conosciuto nel 2003-07 e la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sui flussi di credito e di capitali".

Torna all'inizio


Authority Usa: supervisore rischi sistemici non è panacea (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Di John Poirier WASHINGTON (Reuters) - Due tra le massime autorità di controllo delle banche statunitensi hanno presentato due visioni concorrenti sul valore da attribuire alla creazione di un cosiddetto regolatore sistemico di rischio per supervisionare la grandi minacce per il sistema finanziario. Il governatore della Federal Reserve Daniel Tarullo ha detto che un'authority per i rischi sistemici aiuterebbe a difendersi dai grandi schock finanziari, ma il capo della Federal Deposit Insurance Corporation Sheila Bair ha risposto che i supervisori hanno già ampi poteri, che dovrebbero utilizzare in maniera più aggressiva. In una dichiarazione ottenuta dalla Reuters oggi, la Bair ha invitato i legislatori statunitensi a muoversi con cautela nell'approntare nuove norme per regolare banche, società assicurative, broker-dealer e altre società finanziarie. "Dobbiamo avere ben chiaro che creare semplicemente un nuovo ente regolatore dei rischi sistemici non rappresenta la panacea", ha detto la Bair in una testimonianza preparata per il Senate Banking Committee. "La sfida più importante è trovare un modo per imporre una disciplina più ferrea per le istituzioni più importanti". Tarullo ha ammesso che questo tipo di approccio regolatorio non possa costituire la soluzione per tutti i problemi, ma ha ripetuto che gli Stati Uniti hanno bisogno di una "strategia globale per contenere i rischi sistemici". E ha aggiunto: "Come banca centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve deve avere un ruolo cruciale nelle risposte che il governo fornisce in merito alla crisi finanziaria". I legislatori Usa stanno pensando di affidare ad un'agenzia di regolamentazione un ampio range di poteri per controllare un'ampia varietà di istituzioni e così identificare potenziali rischi per l'intero sistema economico. La Fed è proprio l'organo indicato per questo incarico, ma il capo del Banking Committee Christopher Dodd ha ribattuto che la banca centrale potrebbe avere troppe responsabilità e potrebbe quindi avere la necessità di condividerne qualcuna, come la protezione dei consumatori. "Ogni nuova regolamentazione deve essere comunque attentamente ponderata", ha detto Tarullo. E' attesa adesso la replica dei responsabili dell'Ufficio statunitense per il controllo della valuta, che regola alcune delle più importanti banche statunitensi, e dell'Ufficio per la supervisione economica.

Torna all'inizio


Nucleare, Scajola: primo gruppo di centrali operativo nel 2018 (sezione: crisi)

( da "Dire" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Nucleare, Scajola: primo gruppo di centrali operativo nel 2018 ROMA - "L'obiettivo è terminare il processo autorizzativo per le prime centrali nel nostro Paese entro la fine di questa legislatura, per poter riuscire, come obbietivo finale nel 2018, ad avere un primo gruppo di centrali nucleari in Italia". Lo dice Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, nel suo intervento al convegno 'Scenario energetico mondiale 2008: impatto della crisi finanziaria sul settore dell'energia', organizzato oggi a Roma dal World energy council. "Abbiamo deciso il rilancio dell'energia nucleare- ricorda Scajola- e nel provvedimento Sviluppo ci sono tutte le norme relative al percorso per il ritorno dell'Italia nel nucleare". 19 marzo 2009

Torna all'inizio


Energia, la crisi blocca investimenti nel settore (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. POL - Energia, la crisi blocca investimenti nel settore Scajola: Da calo prezzi energia risparmi per 20 mld di euro Roma, 19 mar (Velino) - Le imprese energetiche incontrano crescenti difficoltà nel reperire le risorse necessarie per il finanziamento di nuovi progetti. Il crollo dei prezzi del petrolio e delle altre fonti di energia dovuti all?indebolimento della domanda ha reso i nuovi investimenti meno remunerativi. Allo stesso tempo, se le preoccupazioni economiche spostano l?attenzione dalle problematiche ambientali, le attuali difficoltà finanziarie potrebbero comportare una più lenta diffusione delle tecnologie energetiche pulite, oltretutto alla vigilia dell?appuntamento del Cop XV di Copenaghen, fondamentale per un accordo internazionale sul clima. è quanto emerso dal Convegno “World Energy Outlook 2008: Impact of the Financial Crisis on the Energy Sector”, organizzato dal Comitato nazionale italiano del Consiglio mondiale dell?energia (Wec Italia). Sulla base dei risultati contenuti nel Rapporto elaborato dall?Agenzia Internazionale dell?Energia – World Energy Outlook 2008 – presentato per la prima volta in Italia, l?incontro ha rappresentato infatti anche un momento di riflessione e dibattito sulla attuale crisi finanziaria e le problematiche che il settore energetico si trova ad affrontare. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, intervenuto al convegno, l?Italia beneficerà in termini di bilancia dei pagamenti nazionali per 20 miliardi di euro dalla crisi grazie ai minori costi energergetici. Anche se “il ridimensionamento delle quotazioni dei prodotti petroliferi se, per un verso, costituisce un innegabile vantaggio, dall'altro incide negativamente sui grandi progetti internazionali per la ricerca e lo sfruttamento di nuove risorse, per la costruzione delle infrastrutture di raffinazione e trasporto, la cui realizzazione è oggi ritardata o addirittura cancellata”. L?Italia, ha comunque chiarito Scajola, rimane ferma nell?obiettivo “di terminare il processo autorizzativo per le prime centrali nel nostro paese entro la fine di questa legislatura, per poter riuscire, ad avere un primo gruppo di centrali nucleari in Italia entro il 2018”. Anche perché le quotazioni attuali del petrolio “non devono illuderci”. Il prezzo, secondo il ministro, tornerà a salire. E per salvaguardare il paese e la sua competitività è necessario abbassare i prezzi dell?energia: “I prezzi dell'elettricità e del gas per le imprese e le famiglie in Italia sono superiori di un terzo rispetto ai prezzi dei maggiori Paesi dell?Unione europea”, ha sottolineato il ministro. “L?attuale crisi finanziaria ha conseguenze serie per un settore ad alta intensità di capitali e con ritorni di lungo termine - ha dichiarato Gilberto Callera, presidente Wec Italia - ma non deve farci dimenticare che le problematiche principali del settore energetico e ambientale rimangono le stesse di quando il prezzo del petrolio era prossimo ai 150 dollari. Dobbiamo quindi perseguire quelle politiche che oltre ad assicurare energia alle generazioni future con il minimo impatto ambientale possibile, nella situazione attuale possono costituire un concreto volano di sviluppo economico”. “C?è il rischio crescente che la flessione dell?economia globale possa provocare tagli sempre maggiori negli investimenti del settore energetico, che a loro volta potrebbero condurre ad una contrazione dell?offerta e ad un brusco aumento dei prezzi nel momento in cui l?economia ritornerà finalmente a crescere. La situazione potrebbe comportare anche effetti collaterali nella lotta al cambiamento climatico, dal momento che gli investimenti in rinnovabili ed energia nucleare appaiono essere quelli che risentono maggiormente della crisi. D?altro canto i pacchetti di stimolo economico varati possono offrire grandi opportunità – che non devono andar perse – per promuovere investimenti nell?energia pulita, combattendo simultaneamente la recessione”, ha spiegato invece Fatih Birol, director office of the chief economist, dell?International Energy Agency. “Il settore energetico non è esente dalle conseguenze di una crisi economica come quella attuale – ha sottolineato anche Chicco Testa, managing director Rothschild e moderatore del dibattito –. Ora però bisogna ragionare in termini concreti e non emotivi. Interventi di innovazione ed efficienza energetica si ripagano in tempi rapidi, ma bisogna continuare a guardare anche il lungo termine che è la dimensione tipica su cui si muove il settore. E se non vogliamo che la crisi ci presenti anche il conto sulle emissioni tra qualche anno, non vi è altra scelta di inserire tra le nostre opzioni il nucleare”. (red/asp) 19 mar 2009 18:24

Torna all'inizio


Unipol, AD Salvatori fiducioso per il 2009 (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Unipol, AD Salvatori fiducioso per il 2009 (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Un esercizio caratterizzato in misura rilevante dagli effetti prodotti dalla straordinaria e, per molteplici fattori, imprevedibile - per profondità, dimensione e durata - crisi finanziaria ed economica mondiale. "Tuttavia, anche in un contesto così difficile - ha dichiarato Carlo Salvatori, Amministratore Delegato di UGF - il nostro Gruppo ha continuato la propria crescita nel mercato assicurativo e bancario - come attestano i dati della raccolta assicurativa e il margine di intermediazione della Banca - confermando le sue capacità di sviluppo, unitamente ad una forte solidità patrimoniale ed equilibrio finanziario". Il perdurare del quadro negativo ha inevitabilmente impattato il risultato economico 2008 del Gruppo che però, ha aggiunto Salvatori, "presenta un utile che, ancorché ridotto, è significativamente positivo". Proprio in considerazione del quadro di crisi economica e finanziaria che si è esteso anche all'esercizio in corso, nell'ottica della tradizionale cautela e salvaguardia della solidità patrimoniale che hanno sempre caratterizzato le scelte del Gruppo, il Consiglio di Amministrazione di UGF ha deciso di proporre all'Assemblea dei Soci di non procedere alla distribuzione di dividendi. "Una decisione - ha evidenziato ancora Salvatori - nata proprio dalla volontà di garantire la forza patrimoniale e l'equilibrio finanziario del Gruppo in una prospettiva di medio - lungo periodo". Per quanto riguarda l'esercizio in corso, nonostante la profonda incertezza della situazione economica e di mercato che rende le previsioni particolarmente difficili, Salvatori ha affermato che "il Gruppo UGF ritiene di essere nelle condizioni di conseguire risultati in significativa crescita rispetto a quelli del 2008". I risultati 2008 di Unipol Gruppo Finanziario saranno presentati alla comunità finanziaria oggi pomeriggio, alle ore 18.45, presso l'Auditorium di UGF Banca. 19/03/2009 - 19:14

Torna all'inizio


Unipol chiude l'esercizio 2008 con utile in calo (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Unipol chiude l'esercizio 2008 con utile in calo (Teleborsa) - Roma, 19 mar - Il Gruppo Unipol ha chiuso l'esercizio 2008 con un utile consolidato, al netto delle imposte, di 107 milioni di euro, in calo del 74,5% rispetto all'anno precedente. Il comparto assicurativo di UGF, ha realizzato una raccolta complessiva lorda pari a 7.904 milioni di euro e diretta a 7.876 milioni (+0,3% rispetto al 2007), in un mercato nazionale che le stime indicano in significativa flessione. In tale contesto, la raccolta Danni aggregata delle Società del Gruppo è ammontata a 4.357 milioni di euro (+1,6%), di cui 2.621 Auto (+0,4%) e 1.736 nei rami Non Auto (+ 3,5%). La raccolta Vita si è attestata a 3.519 milioni di euro (-1,2%)1, in un mercato che ha risentito pesantemente degli effetti della crisi finanziaria, in particolare sui prodotti linked. I premi di competenza complessivi, al netto delle cessioni in riassicurazione, ammontano a 7.591 milioni di euro, di cui 4.105 milioni nei rami Danni (3.934 nel 2007) e 3.486 milioni nei rami Vita (3.528 nel 2007). Il combined ratio, calcolato sul lavoro diretto, si è così attestato al 98,7% (98,5% al 30 settembre 2008), composto di un loss ratio del 76,3% e un expense ratio del 22,4% (rispettivamente 75,9% e 22,6% al 30 settembre 2008). Le attività del comparto assicurativo hanno contribuito complessivamente per 418 milioni di euro al risultato economico ante imposte (639 nel 2007). Nel comparto bancario, il margine d'intermediazione, salito a 315 milioni (+ 11,3%), anche grazie alla crescita del margine d'interesse (+18,4%). A fine 2008, la raccolta5 si è attestata a 9.388 milioni di euro (+ 3,4% rispetto al 31/12/2007), al cui interno la raccolta verso clientela terza è risultata in crescita del 22%. La raccolta indiretta si è attestata a 20,1 miliardi di euro, in diminuzione del 10%. Gli impieghi nei confronti della clientela sono cresciuti del 14,1% e sono risultati pari a 8.480 milioni di euro. A ulteriore garanzia del patrimonio del Gruppo, il Consiglio di Amministrazione proporrà di non distribuire dividendi Ai Dirigenti del Gruppo non saranno erogati bonus sull'esercizio 2008. 19/03/2009 - 19:07

Torna all'inizio


# #Scuola/ Brunetta contro l'Onda: guerriglieri. No, (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

Roma, 19 mar. (Apcom) - Duro attacco del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nei confronti degli studenti dell'Onda protagonisti ieri degli scontri con le forze dell'ordine durante un corteo non autorizzato all'interno dell'università 'La Sapienza'. Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, con a fianco il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, con la quale avrebbero dovuto parlare di precariato, riduzione dei corsi di laurea e assenteismo nella scuola, Brunetta ha detto che nelle mobilitazioni studentesche di ieri non avrebbe riscontrato "molta protesta: vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell'associazione Onda", che però non è stata presente "nelle recenti elezioni degli studenti, quindi - ha continuato il ministro - sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri". Le 'forti' parole del ministro della Funzione pubblica hanno immediatamente provocato la reazione indignata degli stessi studenti e di tutta l'opposizione politica. L'intervista, rilasciata poco dopo da Brunetta, a SkyTg24 sembrava quindi dovesse in qualche modo abbassare il tiro e placare gli animi. Ma così non è stato. Anzi. "Ma quale passo indietro? Ieri a Roma - ha detto il ministro nel pomeriggio - ci sono state cariche e scontri perchè un gruppo di giovani un po' estremisti hanno infranto delle regole che la città si era data nel definire le manifestazioni. Come si definisce chi infrange le regole, chi fa violenza sulle strade e costringe la polizia a scontri che ha altro da fare?". "Mi sono sbagliato", ha quindi rincarato la dose il ministro riferendosi sempre agli studenti dell'Onda: i ragazzi venuti a contatto ieri con la polizia "non hanno la dignità di guerriglieri, che sono una cosa seria, ma sono solo quattro ragazzotti in cerca di sensazioni". Poi l'attacco anche all'opposizione: "Se Fioroni e il Pd li difendono cene facciamo una ragione - ha dichiarato - e prendiamo atto che il Pd difende quattro ragazzotti in cerca di sensazioni: io preferivo il vecchio Partito comunista. Ma chi è Fioroni? E' un parlamentare che chiede, domandare è lecito e rispondere è cortesia". A cercare di sdrammatizzare le sue affermazioni è stato invece il ministro Gelmini: "Mi auguro vivamente che gli episodi di ieri della Sapienza - ha detto il responsabile del Miur - non si ripetano più. Il diritto di manifestare va sempre rispettato ma la democratica dimostrazione del dissenso non può mai trascendere nella violenza, che non può mai essere accettata. In questo senso - ha sottolineato Gelmini - credo vadano interpretate anche le dichiarazioni del ministro Brunetta che, come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori". Ma la 'miccia' ormai era stata accesa. Ed immediatamente si è levato il coro delle proteste. Ad iniziare dagli stessi studenti protagonisti degli scontri che si dichiarano indignati, ma non certo preoccupati. "Le dichiarazioni di Brunetta - hanno fatto sapere i collettivi dell'università La Sapienza di Roma - sono gravissime e inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300 criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza". Gli studenti romani annunciano anche in quale occasione torneranno in piazza. E se non avranno il permesso, come previsto dal protocollo voluto dal sindaco di Roma per rendere la città più vivibile, farà lo stesso. "Tutto siamo meno che guerriglieri e criminali - dichiarano - siamo centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l'università pubblica". I collettivi annunciano quindi che torneranno "in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria". E poi insieme ai sindacati di base: "la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso", concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall'Unione degli universitari. Che trovano anche il modo di 'bacchettare' il ministro Brunetta per la definizione con cui ha voluto sminuire gli studenti manifestanti: "E' completamente inesatta l'idea di 'associazione Onda'" con cui "non si intende assolutamente nulla di formale o istituzionale, ma è semplicemente un appellativo che serve ad identificare un insieme di studenti che lottano assieme per delle idee comuni. Sarebbe preferibile quindi - continua l'Udu - che il ministro Brunetta si informasse prima di esprimere pareri visto che 'l'associazione Onda' di cui parla durante la conferenza stampa non esistendo non può candidarsi a delle elezioni universitarie". Parole di condanna sono giunte anche dall'Unione degli studenti ("dichiarazione degna dei peggiori regimi sudamericani, dove gli studenti sono equiparati a terroristi") e dalla Rete degli studenti ("buttarla in guerriglia è il sogno di un governo immobile e incapace, un sogno che non gli concederemo di realizzare"). Accese le reazioni anche sul fronte politico. Per l'ex ministro dell'Istruzione Fioroni, ora responsabile Educazione del Pd, "il ministro dell'Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole dissennate pronunciate dal suo collega Brunetta". Ancora più diretto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, per il quale il ministro della Funzione pubblica si è dimostrato non solo un "provocatore", ma anche il "manganellatore: la verità - ha continuato Ferrero - è che il governo delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo". Secondo il capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi, "deve esserci stato un corto circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta. Non c'è altra spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei ragazzi dell'Onda. Parole incendiarie da piccolo duce. Il governo chieda scusa immediatamente". E per il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, le affermazioni di oggi "sembrano avere come unico obiettivo quello di voler fare alzare la tensione in città. Un film già visto: la destra, in difficoltà ad affrontare la crisi - ha detto Zingaretti - vuole creare un caso per distogliere l'attenzione dal momento di difficoltà che il Paese sta vivendo". (segue)

Torna all'inizio


Brunetta sfida l'Onda: "Guerriglieri" (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 19-03-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA Duro attacco del ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, nei confronti degli studenti dell?Onda protagonisti ieri degli scontri con le forze dell?ordine durante un corteo non autorizzato all?interno dell?università "La Sapienza". Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, con a fianco il ministro dell?Istruzione Mariastella Gelmini, Brunetta ha detto che nelle mobilitazioni studentesche di ieri non avrebbe riscontrato «molta protesta: vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell?associazione Onda», che però non è stata presente «nelle recenti elezioni degli studenti, quindi - ha continuato il ministro - sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri». Le dure parole del ministro della Funzione pubblica hanno immediatamente provocato la reazione indignata degli stessi studenti e di tutta l?opposizione politica. L?intervista, rilasciata poco dopo da Brunetta, a SkyTg24 sembrava quindi dovesse in qualche modo abbassare il tiro e placare gli animi. Ma così non è stato. Anzi. «Ma quale passo indietro? Ieri a Roma - ha detto il ministro nel pomeriggio - ci sono state cariche e scontri perchè un gruppo di giovani un pò estremisti hanno infranto delle regole che la città si era data nel definire le manifestazioni. Come si definisce chi infrange le regole, chi fa violenza sulle strade e costringe la polizia a scontri che ha altro da fare?». «Mi sono sbagliato», ha quindi rincarato la dose il ministro riferendosi sempre agli studenti dell?Onda: i ragazzi venuti a contatto ieri con la polizia «non hanno la dignità di guerriglieri, che sono una cosa seria, ma sono solo quattro ragazzotti in cerca di sensazioni». Poi l?attacco anche all?opposizione: «Se Fioroni e il Pd li difendono ce ne facciamo una ragione - ha dichiarato - e prendiamo atto che il Pd difende quattro ragazzotti in cerca di sensazioni: io preferivo il vecchio Partito comunista. Ma chi è Fioroni? È un parlamentare che chiede, domandare è lecito e rispondere è cortesia». A cercare di sdrammatizzare le sue affermazioni è stato invece il ministro Gelmini: «Mi auguro vivamente che gli episodi di ieri della Sapienza - ha detto il responsabile del Miur - non si ripetano più. Il diritto di manifestare va sempre rispettato ma la democratica dimostrazione del dissenso non può mai trascendere nella violenza, che non può mai essere accettata. In questo senso - ha sottolineato Gelmini - credo vadano interpretate anche le dichiarazioni del ministro Brunetta che, come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori». Ma la "miccia" ormai era stata accesa. Immediatamente si è levato il coro delle proteste con gli studenti che invocano le dimissioni del ministro. Ad iniziare dagli stessi studenti protagonisti degli scontri che si dichiarano indignati, ma non certo preoccupati. «Le dichiarazioni di Brunetta - hanno fatto sapere i collettivi dell?università La Sapienza di Roma - sono gravissime e inaccettabili, come lo erano quelle del sindaco Alemanno quando ci definì 300 criminali: ma non abbiamo paura e continueremo a scendere in piazza». Gli studenti romani annunciano anche in quale occasione torneranno in piazza. E se non avranno il permesso, come previsto dal protocollo voluto dal sindaco di Roma per rendere la città più vivibile, farà lo stesso. «Tutto siamo meno che guerriglieri e criminali - dichiarano - siamo centinaia e centinaia di studenti che pacificamente e democraticamente difendono i diritti inalienabili, sanciti dalla Costituzione, di manifestare e dimostrare per l?università pubblica». I collettivi annunciano quindi che torneranno «in piazza a partire dal prossimo 28 marzo per il G14 sulla crisi finanziaria». E poi insieme ai sindacati di base: «la Prefettura non ha autorizzato il corteo da piazza Esedra a piazza Navona?Ma noi lo svolgeremo lo stesso», concludono. Al loro fianco si schierano i principali sindacati studenteschi: ad iniziare dall?Unione degli universitari. Che trovano anche il modo di "bacchettare" il ministro Brunetta per la definizione con cui ha voluto sminuire gli studenti manifestanti: «È completamente inesatta l?idea di "associazione Onda"» con cui «non si intende assolutamente nulla di formale o istituzionale, ma è semplicemente un appellativo che serve ad identificare un insieme di studenti che lottano assieme per delle idee comuni. Sarebbe preferibile quindi - continua l?Udu - che il ministro Brunetta si informasse prima di esprimere pareri visto che ?l?associazione Ondà di cui parla durante la conferenza stampa non esistendo non può candidarsi a delle elezioni universitarie». Parole di condanna sono giunte anche dall?Unione degli studenti («dichiarazione degna dei peggiori regimi sudamericani, dove gli studenti sono equiparati a terroristi») e dalla Rete degli studenti («buttarla in guerriglia è il sogno di un governo immobile e incapace, un sogno che non gli concederemo di realizzare»). Accese le reazioni anche sul fronte politico. Per l?ex ministro dell?Istruzione Fioroni, ora responsabile Educazione del Pd, «il ministro dell'Istruzione chieda scusa, per conto del governo, per le parole dissennate pronunciate dal suo collega Brunetta». Ancora più diretto Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, per il quale il ministro della Funzione pubblica si è dimostrato non solo un «provocatore», ma anche il «manganellatore: la verità - ha continuato Ferrero - è che il governo delle destre sta attentando al diritto di manifestare così come attenta al diritto di sciopero, in puro stile anni Cinquanta, e che usa la polizia come la usava allora il ministro degli Interni Scelba, a puro scopo repressivo». Secondo il capogruppo dell?Italia dei Valori alla Camera, Massimo Donadi, «deve esserci stato un corto circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta. Non c?è altra spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei ragazzi dell?Onda. Parole incendiarie da piccolo duce. Il governo chieda scusa immediatamente».

Torna all'inizio