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Report "crisi"   19-21 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

"Dovete salvare i miei risparmi Come le banche" ( da "Stampa, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: cui la crisi finanziaria bussava alla sua porta, Berlino metteva su in fretta e furia un programma da 480 miliardi di euro per salvare le banche in crisi. A gestire gli aiuti è un apposito fondo, il Soffin, che, oltre a offrire garanzie e misure di ricapitalizzazione, può anche riacquistare titoli-spazzatura fino a un massimo di cinque miliardi di euro per ogni istituto di credito.

Ordini e fatturato in caduta libera l'artigianato è ai minimi storici ( da "Stampa, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dovuti alla crisi finanziaria internazionale. In Piemonte la dinamica negativa riguarda tutti i comparti, anche se le difficoltà del settore auto risultano colpire la regione in misura più accentuata. Le imprese artigiane piemontesi, che già avevano evidenziato nella prima parte dell'anno evidenti difficoltà, sono entrate in una delle fasi più negative mai registrate dalla storia.

Spesa per le pensioni nuovo allarme dall'Ue ( da "Giornale di Brescia" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil in questo triennio. A dirlo è il rapporto «Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario» che include le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato.

dall'hotel savoy al singapore raffles addio ai 5 stelle che hanno fatto storia - anais ginori ( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dollari per colpa della crisi finanziaria. Certi sentimentalismi sui luoghi del passato forse non fanno per lui. Ma resistono invece nelle intenzioni di Jeanne Augier, l´anziana proprietaria del Negresco di Nizza: la signora ha annunciato che lascerà il suo mitico palazzo sulla Promenade des Anglais a una fondazione che si occuperà di devolvere gli introiti per la causa a lei più cara:

il credito cooperativo valdinievole aiuta chi finisce in cassa integrazione ( da "Tirreno, Il" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contesto di crisi finanziaria sta producendo effetti preoccupanti sull'economia locale, con ripercussioni sia sul tessuto produttivo che sulle famiglie. Per questo le banche di credito cooperativo scendono in campo per sostenere privati e imprese svolgendo un'azione anticiclica, volta cioè a erogare credito anche nei momenti in cui questo viene ridotto da parte del sistema bancario.

zaia al g8 dell'agricoltura "sì ai dazi salva-imprese" - rodolfo sala ( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non ho una posizione di protezionismo - dice - ma in una condizione di mercato libero occorre certamente trovare un punto di equilibrio: senza dazi sul riso prodotto in Tahilandia i nostri produttori di Vercelli verrebbero cancellati». Insomma: «E´ inevitabile che i costi di produzione siano diversi nei Paesi che noi rappresentiamo e in quelli in via di sviluppo,

SE SI ragiona sui freddi dati bisogna necessariamente constatare che l'economia mondiale &#... ( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e, infine la paura di ammalarsi da parte dei 50 milioni di cittadini che non sono ancora coperti da alcun tipo di assicurazione contro le malattie. Per tutti questi motivi, e non solo per l'iniezione di capitale pubblico nelle banche, è diventato ormai un luogo comune ripetere che l'uscita dall'emergenza economica passa più dalla Casa Bianca che non da Wall Street.

Esperia, riassetto tra Mediobanca e Mediolanum ( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Esperia ha tenuto bene nel corso della crisi dei mercati finanziari: il 2008 si è chiuso con un utile di 4,1 milioni, attivi per 9,6 miliardi, una raccolta pari 436 milioni e una crescita della clientela del 3%. Edoardo Lombardi, presidente di Banca Esperia. Nella foto in alto, la sede del quartier generale di Milano in via Filodrammatici Sergio Bocconi

La frenata di Trichet: ( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conferma di segnali positivi sul mercato finanziario. Le misure prese fin qui dalla Bce stanno funzionando, sostiene Lorenzo Bini Smaghi, componente del consiglio direttivo di Eurotower intervenendo al convegno sulla crisi organizzato a Berlino dall'Aspen. «Sui mercati finanziari si vede una progressiva rivitalizzazione dell'interbancario: i differenziali dei tassi si stanno riducendo,

Augias scalza la Bartlett, sale la musica di Pagani ( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nei Saggi sul podio i diari di Montanelli e l'etica di Bianchi; dietro risale la crisi finanziaria vista da Padoa-Schioppa ed entrano le riflessioni postume di Kapuscinski. Nella Varia l'alpinista Confortola, sopravvissuto alla tragedia del K2, punta alla vetta. (s. col.)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Crisi finanziaria e crisi del clima. Purtroppo i segnali erano sotto i nostri occhi: la crisi finanziaria è scoppiata nel 2007 quando il rapporto tra debito e capitale dell'impresa è aumentato a livelli spaventosi. Un tipo di anomalia riscontrabile in tutte le altre recessioni che ci sono state nel dopoguerra.

( da "Giorno, Il (Milano)" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Crisi finanziaria e crisi del clima. Purtroppo i segnali erano sotto i nostri occhi: la crisi finanziaria è scoppiata nel 2007 quando il rapporto tra debito e capitale dell'impresa è aumentato a livelli spaventosi. Un tipo di anomalia riscontrabile in tutte le altre recessioni che ci sono state nel dopoguerra.

Crediti per un miliardo di euro ( da "Stampa, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: delle difficoltà aggravate con il deflagrare della crisi finanziaria e produttiva a livello globale. In questo periodo il numero delle imprese iscritte all'Albo regionale dell'Artigianato è cresciuto, raggiungendo - a fine 2008 - la quota di 136.606 (+2250 in due anni): se in Piemonte circa un'impresa ogni tre è artigiana, in dieci anni, il numero di tali aziende è aumentato del 9,

Benedetta l'accoglienza ( da "Nuova Ferrara, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indispensabile propulsione dello sviluppo economico, mentre la crisi finanziaria mondiale è nata dalla sete di denaro, dall'egoismo di pochi e dalla carenza di senso etico. Al contrario, la Cassa di Risparmio di Cento s'impegna affinché i valori autentici della persona umana siano in cima ai nostri pensieri e alle nostre azioni».

La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia). ( da "Giornale.it, Il" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

Bce: non a tassi zero contro la recessione ( da "Brescia Oggi" del 19-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria si stabilizza ed entro la fine dell'anno vedremo i primi segnali di miglioramento. Ne è convinto anche Giulio Tremonti che incassa la disponibilità della Germania alla proposta di un nuovo sistema di regole globali che la presidenza italiana porterà al prossimo G-8 in Sardegna.

Bce: non a tassi zero contro la recessione ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria si stabilizza ed entro la fine dell'anno vedremo i primi segnali di miglioramento. Ne è convinto anche Giulio Tremonti che incassa la disponibilità della Germania alla proposta di un nuovo sistema di regole globali che la presidenza italiana porterà al prossimo G-8 in Sardegna.

Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? ( da "Giornale.it, Il" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

PROFITTO L'anno 2008 (con il 2009) passerà alla storia come l'annata dell... ( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con il 2009) passerà alla storia come l'annata della crisi finanziaria internazionale. Pur nelle difficoltà dell'economia reale locale la popolare FriulAdria ha chiuso il bilancio a 60 milioni, 5 in meno rispetto all'esercizio precedente. Raccolta e impieghi hanno però fatto registrare un 15 per cento in più rispetto al 2007.

( da "Corriere Di Como, Il" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma l'origine della crisi, secondo un esperto, non è squisitamente finanziaria. All'apertura del convegno un economista ha infatti spiazzato gli industriali presenti in sala: «questa non è una crisi finanziaria», ha detto Mario Comana, ordinario di Tecnica Bancaria all'università Luiss ed editorialista di "Milano Finanza".>

Aree di San Cataldoda sdemanializzare ( da "Sicilia, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria in cui si dibatte l'Ipab, e al rilancio della struttura sia per assicurare il servizio agli anziani sia per il mantenimento dei posti di lavoro. L'accordo prevede il congelamento da parte del personale dei decreti ingiuntivi e di pignoramento sia quelli già in opera che quelli in itinere e ciò al fine di sbloccare la tesoreria ed incominciare a lavorare per il risanamento

Luci sul popolo delle donneL'iniziativa. ( da "Sicilia, La" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per fronteggiare la crisi finanziaria dell'ente, è intenzionata a passare dai quattro milioni a non più di tre milioni di costo l'anno per i servizi resi dalle due "collegate". Si vanno concretizzando intanto i provvedimenti tesi appunto al risparmio nei costi. Tra l'altro si sa già che i primi dodici rapporti di lavoro con contratti a tempo,

Usa: Obama, basta soldi contribuenti in buco nero' banche ( da "KataWeb News" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: resistere alla crisi finanziaria soprattutto dal punto di vista della tenuta dei capitali. Le linee guida degli stress test usciranno il prossimo 24 aprile, mentre i risultati delle verifiche saranno diffusi il 4 maggio. "Se ci sarà bisogno di altri soldi dei contribuenti -- aggiunge Obama -- io ho la responsabilità di assicurare la trasparenza e la responsabilità delle operazioni"

AMBIENTE: NAPOLITANO, SU CLIMA DOPO UE E USA SERVE CONTRIBUTO DI CINA E INDIA ( da "ITnews.it" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a cominciare da Cina e India che rappresentano due dei motori principali nella nuova fase economica, pur in questo momento di crisi finanziaria globale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo sottolinea, celebrando nella tenuta presidenziale di Castelporziano sul litorale romano la 'Giornata delle oasi' a fianco del Wwf.

USA:OBAMA, BASTA SOLDI CONTRIBUENTI IN 'BUCO NERO' BANCHE ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di resistere alla crisi finanziaria soprattutto dal punto di vista della tenuta dei capitali. Le linee guida degli stress test usciranno il prossimo 24 aprile, mentre i risultati delle verifiche saranno diffusi il 4 maggio. "Se ci sara' bisogno di altri soldi dei contribuenti - aggiunge Obama - io ho la responsabilita' di assicurare la trasparenza e la responsabilita'

Soffia la crisi e le tigri del Baltico non ruggiscono più ( da "Manifesto, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: L'andamento dei mercati finanziari costituisce poi un'altra conferma negativa: dal 9 ottobre 2007 (giorno del massimo storico per il Dow Jones) al 31 marzo 2009, le borse di Vilnius, Riga e Tallin hanno cumulato perdite record. Rispettivamente: -72,84%, -72,4% e -69,2%.

Sorridere, sorridere sempre... Ma sì, in fondo ha ragione il premier: come possiamo d... ( da "Stampa, La" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Joe Stiglitz indica la strada per uscire dalla crisi finanziaria e affrontare il problema climatico e ambientale. Investendo risorse per isolare termicamente le abitazioni, procedimento già in atto in Trentino- Alto Adige, si porta un grande beneficio all'economia, risparmiando energia e creando posti di lavoro.

Tremonti: Non ci saranno nuove tasse ( da "Giornale di Brescia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria: «L'incubo degli incubi» ovvero il crollo finanziario globale «è finito», come anche «si è arrestata la caduta dell'import e dell'export, del commercio mondiale». Se ancora non si può parlare di vera e propria ripresa, perchè «fondamentalmente siamo in una situazione di incognita, comunque possiamo guardare al futuro con qualche prospettiva che sostituisce,

Dominio internet ".eu": in soli tre anni tre milioni di nomi ( da "Libertà" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Neanche la crisi finanziaria ne ha rallentato la crescita: il numero di nomi di dominio ".eu" è aumentato del 2% nel corso del primo trimestre 2009, una crescita che ne consolida il quinto posto tra i domini di primo livello geografico più popolari a livello mondiale.

usa, la retromarcia global scatta dai call center indiani - (segue dalla copertina) federico rampini ( da "Repubblica, La" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I leader di tutti i paesi sono unanimi nel condannare il protezionismo, come si è visto all´ultimo vertice del G-20 a Londra. Ma una volta tornati a casa, nell´opinione pubblica trovano un clima sempre più propenso a scaricare sugli altri i costi della crisi. I capi-azienda hanno fiutato l´aria che tira.

Tutti a lezione di virtù civiche ( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con Crisi finanziaria ed economica', per concludere il 25 maggio, con Etica ed economia'. Il progetto è stato approvato e finanziato con trmila euro dalla Regione (cui il Comune ne aggiungerà duemila). Spiega il sindaco di Dovadola, Carlo Adamczyk: «Lo scopo dell'iniziativa è quello di avvicinare i giovani alla gestione della cosa pubblica e alle opere di volontariato,

a colpi di show ( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: approccio alla drammatica crisi finanziaria mondiale, nella quale ovviamente è stato coinvolto anche il nostro paese. Sfida che Berlusconi ha colto immediatamente, diffondendo a piene mani ottimismo, raccomandando e spiegando agli italiani che se lo avessero ascoltato, facendo praticamente finta di niente (vale a dire spendendo e spandendo),

Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute. ( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

COSI' SI SCONFIGGE LA CRISI FINANZIARIA NEL VENETO: METTERE IN RETE I CENTRI DI ECCELLENZA E I POLI DI RICERCA. ( da "marketpress.info" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: SI SCONFIGGE LA CRISI FINANZIARIA NEL VENETO: METTERE IN RETE I CENTRI DI ECCELLENZA E I POLI DI RICERCA. Padova, 20 aprile 2009 - Piani di supporto finanziario a favore delle piccole e medie imprese, interventi a sostegno del reddito, dell?occupazione, del settore edilizio, dell?

Disgelo Stati Uniti-Sudamerica nel summit dei 33 presidenti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ha dimezzato le masse gestite dagli hedge fund rispetto ai 2mila miliardi di dollari sfiorato nel primo semestre 2008. Le stime ora parlano di circa mille miliardi. u pagina 5 Anche gli Usa boicottano la conferenza Durban II Gli Usa, come alcuni Paesi europei, boicotteranno la conferenza dell'Onu Durban IIsul razzismo in programma a Ginevra laprossima settimana,

Svalutazioni? Meglio indirette ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Da un momento all'altro, al fianco delle correnti più o meno conclamate di protezionismo, potrebbero scattare anche le svalutazioni competitive delle monete, a danno dei Paesi concorrenti. Durante la crisi del '29 le fecero un po' tutti e, proprio per questo, ebbero il solo effetto di frenare il commercio internazionale.

Il G-8 rilanci il Doha round ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tentazione verso il protezionismo. A questo obiettivo sta lavorando il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, che domani a Ginevra incontrerà il direttore generale della Wto, Pascal Lamy (verrà riconfermato per altri quattro anni alla guida dell'organizzazione il 29 aprile) e che mercoledì, a Roma, avrà un colloquio con il commissario europeo al commercio Catherine Ashton.

Eco-crunch, basta allarmismi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ci dicono che la recente crisi finanziaria «impallidisce in confronto al credit crunch ecologico che si profila all'orizzonte», che potrebbe presagire «un collasso ecologico su vasta scala». Questo messaggio si è impresso a fuoco nella coscienza dell'opinione pubblica.

Bper, Leoni torna al vertice ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dalla crisi finanziaria. Entro maggio, come detto, la decisioni su dove trovare la “benzina”necessaria a sostenere lo sviluppo. Prosegue intanto l'integrazione con Meliorbanca, di cui Bper ha acquisito a gennaio il 100 per cento. «Stiamo lavorando per presentarci in tempi rapidi con una struttura efficiente per servizi specializzati alle imprese e nel private banking»

Meteo, finanza e terremoti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: o la crisi finanziaria che ci ha colpito. Paragonare l'andamento dei terremoti a quello dei mercati finanziari può sembrare sacrilego. Nel primo caso si può morire, nel secondo soltanto impoverirsi. In entrambi i casi tuttavia, quando capita un evento molto avverso, viene spontaneo domandarsi se questo era prevedibile e,

G8 agricoltura Intesa sulla lotta alla speculazione ( da "Corriere della Sera" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo». Anche se quest'ultima affermazione non si tradurrà in un rapido superamento dei dazi: la dichiarazione è stemperata dal richiamo a una concorrenza equilibrata da regole. Il documento prevede anche l'istituzione di una sorta di banca mondiale delle derrate con scorte per evitare i picchi di prezzo responsabili delle sommosse che si sono verificate in parecchi paesi

Il fondo della Cina bussa all'Europa ( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno della grande crisi finanziaria. Ma ora è il momento della svolta. «Ultimamente ho notato un cambio di atteggiamento – ha spiegato Lou Jiwei –. L'Europa è ora molto positiva nei nostri confronti, e non ci impone più condizioni restrittive ». Morale: il Cic, cioè il sesto maggiore fondo sovrano del mondo,

V enerdì ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pag: 1 Finanza Venerdì 24 l'assemblea Generali all'esame annuale DI STEFANO RIGHI V enerdì 24 le Generali riuniranno l'assemblea. La compagnia cerca la strada per uscire dalla grave crisi finanziaria che ha colpito anche il mondo delle polizze. A PAGINA 5 CON UN ARTICOLO DI GEREVINI Presidente Antoine Bernheim La Presse

Tremonti, le lobby e lo scudo fiscale stile Ue ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria li sta costringendo a spostare i loro depositi verso Paesi più sicuri degli staterelli offshore , dove sono quasi nulle le garanzie in caso di insolvenza delle banche locali. In più l'ultimo vertice del G20 - che ha decretato la fine della riservatezza bancaria e imposto anche all'irriducibile Svizzera o al Lussemburgo di fornire informazioni sugli evasori fiscali

Troppe sedie per l'Europa ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nella consapevolezza che l'alternativa a un sistema multilaterale funzionante non è il G2, ma lo spettro ben più reale dell'anarchia e del protezionismo. Decidere di unificare le rappresentanze per la zona euro sarebbe un contributo alla riforma del sistema di RICCARDO PERISSICH Già Funzionario dell'Unione Europea

Il capitalismo, per vivere, si dia una regolata ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che può essere riassunto in due punti capitali: «(i) la crisi finanziaria è molto seria ma non segna la fine del mondo o più modestamente del capitalismo; (ii) la riproduzione del capitalismo non implica che il dopo crisi si possa realizzare nel segno della continuità», confermando il detto gattopardesco che tutto debba cambiare affinché nulla cambi.

I fondi resistono all'Orso Ma pochi si iscrivono ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi dei mercati finanziari non ha ancora toccato l'apice dice Fabio Ortolani, presidente di Cometa e per queste due linee abbiamo in programma per i prossimi mesi un abbassamento del profilo di rischio». L'Isvap ha recentemente messo in pubblica consultazione un provvedimento relativo al meccanismo di garanzia nei fondi gestiti da compagnie d'

contributo aziendale perde ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incertezza dei mercati finanziari. Il secondo aspetto è l'agevolazione fiscale che agisce sia in fase di versamento sia in fase di liquidazione finale del montante accumulato. I contributi sono deducibili dal reddito per cui, a fronte di un'aliquota fiscale diciamo del 27%, il versamento netto, di fatto, non è di 150 euro ma di 110.

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria suscita allarme fra gli iscritti ai fondi pensione: cosa si può dir loro per tranquillizzarli? «Il fatto che siano preoccupati è comprensibile, ma devono evitare di cadere nel panico e compiere scelte avventate». A quasi due anni dalla conclusione del semestre di scelta, come giudica i risultati della riforma del Tfr?

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: forse non saranno sufficienti a risolvere da sole la crisi finanziaria, ma sono un passo importante nella direzione giusta. Lo spiega a CorrierEconomia il premio Nobel 2007 per l'Economia, Eric Maskin, docente di Princeton, teorico di come disegnare le aste per ottenere i migliori risultati possibili e che per questo è stato consultato anche dalla Banca d'Italia sulle aste dei Bot.

La ripresa dei mercati può far respirare i Fondi ( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la tregua sui mercati finanziari, che potrebbe annunciare l'uscita dal tunnel è un'occasione da non perdere per riflettere e per rilanciare un'industria che non ha affatto perso, in teoria, la sua ragion d'essere. Il pianeta fondi ha pagato negli ultimi tre anni il dazio di un'organizzazione industriale non più adeguata ai tempi,>

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla luce delle speranze accese oggi dalle migliori condizioni dei mercati finanziari. Si può calcolare l'impatto della crisi sui fondi? «E' difficile. Il mondo del risparmio gestito è in difficoltà dall'aprile 2006. Da quella data è partito un trend di deflussi senza soluzione di continuità che nel 2008 ha avuto il suo culmine.

( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il peggio della crisi finanziaria è alle spalle ed è molto improbabile che da qui a dicembre ci saranno ulteriori tracolli, questo però non equivale alla certezza che si realizzerà un marcato rialzo. Nei prossimi mesi si continuerà a navigare a vista. Se, invece, spostiamo l'orizzonte alla fine del 2010, credo che le Borse possano mettere a segno guadagni fino al 40-

Perissinotto: su Ingosstrakh si tratta per prendere il controllo. Non escludo interesse negli Usa ( da "Finanza.com" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che naviga in cattive a causa della crisi finanziaria. E aggiunge: ?Si vedrà. Con il nostro 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner?. Per quanto riguarda gli Stati Uniti Perissinotto non ha escluso un interesse per operazioni specifiche, con piccole acquisizioni di nicchia.

Fari del mercato puntati su Generali: attesi segnali importanti da assemblea ( da "Finanza.com" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Senza voler legare il futuro della società a quanto accadrà in questi dodici mesi è indubbio che mercato, azionisti e investitori si attendono in quest?anno dalla compagnia del Leone segnali importanti su come uscire dalla crisi finanziaria in atto, che ha coinvolto pesantemente anche il mondo delle polizze. (Riproduzione riservata)

Il travaglio del futuro ( da "Blogosfere" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria sta trovando un punto di equilibrio, come dimostrano sia i numeri positivi di CitiGroup e Goldman Sachs sia l'andamento dei titoli del settore bancario. Pertanto, si avvicina un momento di ripresa in cui rimprenderà fiato l'inflazione determinata dalla ripresa produttiva e quindi tornerà a salire il prezzo del petrolio e la bilancia dei pagamenti USA tornerà ad

G8, documento: su cambiamento climatico no posizione comune ( da "Reuters Italia" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i vari elementi che potrebbero influenzare ed essere parte del quadro di un accordo post 2012...", dice il documento. Nel frattempo, però, gran parte del mondo sta subendo gli effetti della crisi finanziaria e globale che, secondo le previsioni più ottimistiche, continuerà almeno per tutto il 2009. Continua...

SICUREZZA. Rapporto RAPEX: +16% di prodotti pericolosi ritirati dal mercato Ue nel 2008 ( da "HelpConsumatori" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: affinché la sicurezza dei prodotti non venga meno in questo momento di crisi finanziaria e che le imprese continuino a rispettare i loro obblighi verso i consumatori". Giochi e articoli per bambini, ma anche prodotti elettrici e veicoli a motore sono stati in generale i prodotti maggiormente segnalati. Quasi 500 segnalazioni per giocattoli pericolosi, 169 per apparecchi elettrici,

Ue: rischio protezionismo nei paesi principali partner commerciali europei ( da "Panorama.it" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo nei paesi principali partner commerciali europei Posted By annamaria.angelone On 17/4/2009 @ 16:11 In Headlines | No Comments Allarme protezionismo nel commercio mondiale. Solo nel mese di gennaio la [1] Commissione europea ha rilevato nei paesi principali partner commerciali della Ue almeno 87 misure potenzialmente restrittive o tali da creare distorsioni negli scambi.

G8 Agricoltura: Zaia, un spartiacque nella storia dell'agricoltura ( da "KataWebFinanza" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria sulla povert e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca". Lotta alla speculazione, difesa delle identit produttive nel rispetto del libero mercato e centralit della produzione agricola nell'agenda della Politica.

G8: Agricoltura, Zaia: mercati liberi ma con regole ( da "Sestopotere.com" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca". Lotta alla speculazione, difesa delle identità produttive nel rispetto del libero mercato e centralità della produzione agricola nell'agenda della Politica.

Vfg: il fatturato cresce del 3% nel 2008 ma arretra l'ebitda ( da "fashionMagazine.it" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: seguito al graduale acuirsi della crisi finanziaria internazionale?. Il risultato della gestione ordinaria del gruppo, al netto degli ammortamenti, si è attestato a 248,3 milioni di euro, in calo del 7%. ?A fronte di prospettive negative per il settore del lusso nel 2009, il gruppo ha prontamente implementato un intenso programma di ottimizzazione dei processi e dei costi di struttura?

ALIMENTAZIONE. G8 agricoltura, approvata la dichiarazione finale ( da "HelpConsumatori" del 20-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca, a evitare la concorrenza sleale, evitare le distorsioni del mercato agricolo - incluse le misure restrittive all'export, come concordato in ambito G20 - e rimuovere gli ostacoli all'

Toccherà all'export trainare la ripresa ( da "Stampa, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi non è colpa né degli economisti, né dei giornali», dice Vaciago. «La verità è che dal 2006 in poi le cancellerie di tutto il mondo hanno sottovalutato molti segnali. E così, una crisi finanziaria si è trasformata in una gravissima crisi industriale».

babelick ha detto: non so perché in italia il turismo venga lasciato a sé stesso e poco considerato,eppure sarebbe una buona fonte di redditività. http://www.mastervia questi dovre ( da "KataWeb News" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Ubs esce dal Brasile per 2,5 miliardi ( da "Finanza e Mercati" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: colpita pesantemente dalla crisi finanziaria, sta cercando di rivedere il suo business e riguadagnarsi la fiducia degli investitori dopo aver operato svalutazioni per miliardi ed esser stata costretta ad accettare l'intervento pubblico. Ieri il titolo della banca, che punta a chiudere il deal brasiliano entro metà anno, ha segnato un calo del 4,

quel bisogno di ottimismo - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ingiù che la crisi finanziaria esercitava sulla situazione economica pare essersi arrestata. I mostri evocati ancora poco tempo fa dal ministro dell´Economia nella sua parabola del videogioco - fallimenti a catena provocati dai derivati del credito come i credit default swaps, e collasso delle carte di credito - sono rimasti nelle loro tane,

G8 agricolo, via a tavolo mondiale ( da "Italia Oggi" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quale si impegnano a utilizzare tutti gli strumenti necessari per alleviare le conseguenze negative dell'attuale crisi finanziaria su povertà e fame, rafforzare l'agricoltura e la produzione alimentare sostenibile». Per l'Italia «è un documento positivo che è importante, in quanto accoglie le nostre valutazioni», ha aggiunto Zaia, in qualità di presidente di turno del G8 agricolo.

la fincantieri tra crisi e sviluppo: confronto col presidente antonini ( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gorizia La Fincantieri tra crisi e sviluppo: confronto col presidente Antonini Monfalcone MONFALCONE. Sarà dedicata alla "Crisi finanziaria mondiale e lo sviluppo della cantieristica internazionale" l'importante iniziativa organizzata dal Propeller club di Monfalcone in collaborazione con il Comune e che si svolgerà stasera alle 18.

"ho voluto difendere tutte le società italiane" - lamberto cardia* ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nell´attuale contesto di crisi dei mercati finanziari, che offre grandi opportunità a chi abbia mezzi per investire (compresi i fondi sovrani o i capitali di illecita provenienza), ritengo che sia opportuno rafforzare gli strumenti di difesa delle società quotate, in particolare quelle di valenza strategica.

agricoltura, intesa su dazi e prezzi - rodolfo sala ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ridurre gli effetti negativi dell´attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca». Ma il più soddisfatto è il padrone di casa: «L´Italia - gongola Zaia - ha portato a casa due risultanti importantissimi».

nella battaglia per il timone di bpm spunta l'asse geronzi-costruttori - giovanni pons ( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con la crisi finanziaria e immobiliare che imperversa alcuni progetti imponenti per la Milano del futuro, a partire da Citylife, rischiano di entrare in crisi. Banche e assicurazioni infatti non sono più disposte, e non lo saranno per chissà quanti anni, ad acquistare porzioni di immobili e piazzarli nei propri portafogli,

FABRIANO - Boccata di ossigeno per la Antonio Merloni. Il ministero delle Finanze ha infatti... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e pur in presenza delle note difficoltà di accesso al credito che la crisi finanziaria sta comportando, l'Unione Europea ha concesso la specifica autorizzazione all'aiuto di Stato e i commissari - Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo - hanno registrato la disponibilità di un pool di banche per un finanziamento significativo.

IL sogno di un mondo denuclearizzato non è nuovo. È vecchio quanto le armi nucleari. &... ( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per inciso, la crisi finanziaria sta poi rendendo ancora più difficile un governo mondiale. Sta infatti provocando la frammentazione anche dell'economia prima globalizzata. Eppure la proposta di Obama non è solo utopia né slogan propagandistico. Ha un senso.

Anche Benetton si scopre ottimista ( da "Corriere del Veneto" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: agli effetti che questa crisi finanziaria ha avuto». Previsioni peraltro non dovute a pura sensazione. «I dati del primo trimestre, se non sono in linea con l'anno precedente, sono di poco inferiori. Un rallentamento sicuramente l'abbiamo visto, ma non così grave da pensare che dobbiamo essere attanagliati dal pessimismo ».

Pechino batte gli Stati Uniti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aggravarsi della crisi finanziaria, l'espansione economica mondiale era rimasta vigorosa, trainata dal commercio internazionale. Per molti versi la produzione cinese di macchine utensili è il riflesso di un Paese che si sta rapidamente ammodernando e che utilizza con crescente successo i beni utensili di origine occidentale.

Consob, una vigilanza con limiti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: precisa che è la Consob a determinare quali strumenti finanziari quotati in mercati regaolamentati o diffusi tra il pubblico devono avere un contenuto tipico determinato. Un'associazione quella tra strumenti e prodotti finanziari alle quotazioni del mercato o alla diffusione tra il pubblico che mette in evidenza caratteristiche tipiche dei valori mobiliari,

Garanzie pubbliche sulle Abs ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «La riapertura del mercato delle cartolarizzazioni aiuterà le banche a ridurre asset e a erogare credito» «I Cdo sintetici e le operazioni esotiche hanno chiuso i battenti dopo la crisi finanziaria»

UniCredit, bond da un miliardo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma il peso della crisi finanziaria si è visto nel rendimento. Il bond offre infatti agli investitori una cedola del 4,125%, il che corrisponde a un tasso d'interesse lordo di 190 punti base sul tasso swap. Spread elevato rispetto ai valori pre-crisi. Ma comunque nella parte bassa della forchetta annunciata precedentemente,

L'industria: riscrivere le regole ( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le richieste delle imprese ai Governi Nicoletta Picchio ROMA La crisi economica e finanziaria, i cambiamenti climatici, in vista del vertice di Copenhagen di fine anno. E una riflessione sulle nuove regole di governance globale, con un no deciso ad ogni forma di protezionismo. Sono i temi di cui discuteranno le associazioni imprenditoriali dei Paesi del G-8 il 23 e il 24 aprile,

I negoziati del reset non saranno facili. La visione di Obama di un m... ( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per inciso, la crisi finanziaria sta poi rendendo ancora più difficile un governo mondiale. Sta infatti provocando la frammentazione anche dell'economia prima globalizzata. Eppure la proposta di Obama non è solo utopia né slogan propagandistico. Ha un senso.

UE, PRODOTTI PERICOLOSL: LA RELAZIONE RAPEX 2008 INDICA UN AUMENTO DEI PRODOTTI RITIRATI DAL MERCATO ( da "marketpress.info" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, che le imprese continuino a far fronte ai loro obblighi nei confronti dei consumatori e che gli Stati membri mettano a disposizione risorse sufficienti per l´attuazione della normativa. La sicurezza non è un lusso. Questa relazione indica chiaramente le grandi sfide che dovremmo affrontare e invia un chiaro segnale sul fatto che non vi è spazio per riduzioni dei

Unicredit, successo per il bond da un miliardo ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/1 Unicredit, successo per il bond da un miliardo (g.fer.) Ordini per oltre 1,6 miliardi di euro, provenienti anche da investitori tedeschi, inglesi e francesi. È stato un successo il bond triennale da un miliardo di euro emesso da Unicredit.

Tod's positiva sul 2009 e tiene il titolo ( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/2 Tod's positiva sul 2009 e tiene il titolo (g.fer.) Il gruppo Tod's «ha retto bene» nel 2008 e sono buoni anche i primi mesi del 2009. Lo ha detto ieri agli azionisti Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato del gruppo marchigiano,

Germania, la crisi mette in ginocchio l'industria del sesso ( da "Reuters Italia" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale colpisse anche il mestiere più antico del mondo, in Germania. In uno dei pochi paesi dove la prostituzione è legale e inconsuetamente trasparente, l'industria ha risposto con un pacchetto economico anticrisi per risollevare un mercato anemico: nuovi oggetti da vendere, ribassi nei prezzi ed alcune trovate particolari per incrementare una domanda in declino.

Media tradizionali e Internet, il parere di Arianna Huffington ( da "DGMag.it" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: chiamati ad indagare sulle ragioni ed i segreti della crisi finanziaria ed economica che ha investito gli Stati Uniti. Alla domanda di Zincone sui finanziamenti dei governi ai quotidiani in difficoltà la Huffington risponde che in America non c'è questa prospettiva ma "chiunque riconosca l'importanza fondamentale del giornalismo nella nostra democrazia cerca di preservare questo ruolo"

Come sarà il capitalismo dopo la crisi? ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Monti vede in particolare i pericoli di sommovimenti sociali ed il ritorno al protezionismo come modo per contenerli, ma si potrebbe aggiungere che la stessa ripresa dipende in qualche misura da una miglior distribuzione di quanto si produce. Non sembra, infatti, possibile che i consumi continuino a crescere ed a sostenere la domanda con ricorso all'indebitamento come è avvenuto,

Quel treno per l'Europa, scuola di storia e identità ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per gli incontri e le lezioni su crisi finanziaria, lavoro, globalizzazione e sulle istituzioni europee: in cattedra Markus Schreyer, Stefanie Brincker, Frank Werneke, Ingo Schulze, Olaf Schwenke, Gert Weisskirchen. A Praga, tra gli altri, l'incontro con Lustig che parlerà della civiltà europea dopo l'olocausto.

Deserti d'acqua ( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, certo ha le sue responsabilità. Crisi finanziaria che si è tradotta in crisi dei commerci, certificata da indicatori come il Baltic Dry Index al minimo da ventidue anni, o dalla malinconia che si respira in luoghi normalmente schizofrenici come Amburgo o Shanghai.

IL NUOVO FMI PARTE DALLE FONDAMENTA GIURIDICHE ( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inizio della crisi finanziaria, il Fondo si è prevalentemente dedicato al sostegno finanziario dei mercati emergenti e paesi in via di sviluppo. (1) Il sostegno finanziario è subordinato all?adozione, da parte dei paesi beneficiari, di programmi di riforma, la cosiddetta condizionalità.

A Trieste inizia un esame che durerà dodici mesi ( da "Finanza.com" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anno dalla compagnia del Leone segnali importanti su come uscire dalla crisi finanziaria in atto, che ha coinvolto pesantemente anche il mondo delle polizze. Dimenticate le polemiche sulla governance, oggi la compagnia di Trieste è concentrata sull?attività industriale. (Riproduzione riservata)

conroe ha detto: PS: a El Pays si ostinano ad attribuirci 58 milioni di abitanti anzichè 60 e passa. ( da "KataWeb News" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Fmi : la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Giù i mercati ( da "Rai News 24" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti"

Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.

FMI: CRISI FINANZA COSTERA' OLTRE 4.000 MILIARDI DOLLARI ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: CRISI FINANZA COSTERA' OLTRE 4.000 MILIARDI DOLLARI (AGI) - Roma, 21 apr. - La crisi finanziaria globale arrivera' a costare oltre 4.000 miliardi di dollari nelle sole economie avanzate. Il calcolo e' del Fondo monetario internazionale secondo cui gli istituti di credito europei e statunitensi avranno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.

Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte ( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a ben 4.000 miliardi di dollari. L'euro continua a recuperare terreno, attestandosi a 1,297 USD, forte anche del buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto.

Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche ( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pubblicato oggi un aggiornamento sulla crisi finanziaria e sull'instabilit del sistema finanziario. La previsione delle svalutazioni sofferte dalle banche USA era gi stata elevata a gennaio da 2.200 a 2.700 mld di dollari, ma il FMI ha ulteriormente elevato questa stima a 4.000 mld di dollari, dopo aver preso in considerazione altri elementi ed ulteriori svalutazioni in mercati maturi,

Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a ben 4.000 miliardi di dollari. L'euro continua a recuperare terreno, attestandosi a 1,297 USD, forte anche del buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto.

Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" ( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.

Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: pubblicato oggi un aggiornamento sulla crisi finanziaria e sull'instabilità del sistema finanziario. La previsione delle svalutazioni sofferte dalle banche USA era già stata elevata a gennaio da 2.200 a 2.700 mld di dollari, ma il FMI ha ulteriormente elevato questa stima a 4.000 mld di dollari, dopo aver preso in considerazione altri elementi ed ulteriori svalutazioni in mercati maturi,

Fmi: ''la crisi costerà 4 miliardi di dollari'' ( da "RomagnaOggi.it" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: entro il 2010 le svalutazioni "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". "Il sistema finanziario globale - ha aggiunto l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti"

Fmi: La crisi costerà 4.000 miliardi di dollari ( da "AudioNews.it" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 22 Economia Fmi: La crisi costerà 4.000 miliardi di dollari 16.14: La crisi finanziaria costerà in tutto il mondo 4.000 miliardi di dollari, e per due terzi ricadrà sulle banche. Così il Fondo Monetario internazionale, che per la prima volta effettua una stima non limitata solo agli Stati Uniti.

Ceramica, contro lo spettro della crisi investimenti massicci e prodotti al top ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: contro lo spettro della crisi investimenti massicci e prodotti al top la svolta WALTER GALBIATI La crisi finanziaria ed economica che, partendo dai mutui subprime americani, ha scosso le basi del credito e messo in ginocchio le industrie di mezzo mondo, non poteva non far sentire il suo morso anche sui distretti industriali italiani.

Semplificare l'offerta per rilanciare il business ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria ha spinto il gruppo a dare priorità ad altre divisioni ? commenta Piero Tosti, amministratore delegato di Aletti Gestielle Sgr ? Per quanto ci riguarda, abbiamo rivisitato la gamma prodotti, dimezzando il catalogo da 44 a 22.

Aprile, lo "tsunami" dei dividendi ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tsunami" dei dividendi La crisi finanziaria si abbatte sulla stagione dei dividendi, che entra nel vivo oggi e caratterizzerà tutta l?ultima decade di aprile. Quest?anno, le società comprese nel paniere S&P Mib hanno deciso di destinare ai propri azionisti 14,38 miliardi di euro, contro i 27,26 miliardi dello scorso anno.

Nuove regole e trasparenza ma l'Europa viaggia divisa ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi facesse sentire tutti i suoi effetti, diretti e "collaterali", sui mercati finanziari mondiali. «Prima che la crisi scoppiasse ? ha detto in aula il socialista Paul Nyrup Rasmussen, firmatario della prima iniziativa legislativa ? già ci eravamo detti preoccupati per le tensioni nel mercato finanziario e per questa bolla finanziaria che è scoppiata diventando una tempesta finanziaria»

"Gli italiani non scappano dalla crisi" ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli italiani non scappano dalla crisi" Nei mesi della crisi finanziaria le perdite sono state percepite come "rilevanti" solo dal 10% dei risparmiatori e "contenute" dal 37%. Il 51% non ha subito perdite. Sono questi i dati emersi da un?indagine condotta a febbraio da Gfk Eurisko per conto di Assoreti su bisogni e aspettative delle famiglie italiane dopo la crisi dei mercati.

Come trasformare in un business la "seconda vita" dei rifiuti hitech IL PUNTO / E' in crescita continua, tra il 3 e il 5% annuo, la massa dei rifiuti elettrici ed elettronici. L'Eu ( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: era delle crisi che ci troviamo ad affrontare nello stesso momento: crisi finanziaria, crisi energetica, crisi climatica. Il minimo comun denominatore per uscire dall?impasse è tornare alle radici, al principio primo che muove l?economia: vince chi, a parità di prestazioni, consuma meno.

Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%" ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: data la natura globale della crisi", gli effetti delle politiche nazionali potranno avere pieno successo "soltanto se realizzate in modo coordinato tra tutti i Paesi coinvolti". Il debito italiano A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008.

Approdo dolce per Piazza Affari ( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Notizie negative sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a oltre 4.000 miliardi di dollari. Il FMI ha anche confermato l'attesa di una esplosione del rapporto debito/PIL dell'Italia al 121% nel 2010.

Approdo dolce per Piazza Affari ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Notizie negative sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a oltre 4.000 miliardi di dollari. Il FMI ha anche confermato l'attesa di una esplosione del rapporto debito/PIL dell'Italia al 121% nel 2010.

Fmi: debito Italia nel 2010 salirà al 121% ( da "Sestopotere.com" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel Global Financial Stanbility Report riferisce che il costo della crisi finanziaria potrebbe toccare i 4000 miliardi di dollari di svalutazioni di cui due terzi a carico delle banche. Inoltre sempre per effetto della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008.

E' nel blog il futuro del giornalismo?. ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad. ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) ( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

Fmi: la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Geithner: le banche USA sono solide ( da "Rai News 24" del 21-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In Italia A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti"


Articoli

"Dovete salvare i miei risparmi Come le banche" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

IL RICORSO La storia La pensionata in tribunale contro Berlino "Dovete salvare i miei risparmi Come le banche" «I miei titoli tossici vanno garantiti dal fondo di Stato» ALESSANDRO ALVIANI BERLINO È giusto che uno Stato spenda miliardi per salvare le banche che hanno acquistato titoli tossici ma lasci a mani vuote i cittadini che hanno puntato sugli stessi titoli? Hannelore Sporberg non ci ha pensato su due volte: non solo non è giusto, ma è addirittura incostituzionale. Così, a 68 anni, dopo aver perso metà del suo patrimonio in certificati-spazzatura firmati Lehman Brothers, questa pensionata di Monaco di Baviera è scesa in campo contro lo Stato tedesco, depositando un ricorso alla Corte costituzionale. Il suo obiettivo: essere «protetta», al pari di Commerzbank o Hypo Real Estate, dal fondo salva-banche di quasi 500 miliardi varato in autunno da Berlino. Come gli istituti possono dirottare i loro titoli tossici in quel fondo, argomentano i suoi avvocati, anche i privati caduti nella stessa trappola devono poterlo fare. Del resto l'articolo 3 della Costituzione federale parla chiaro: «tutti i cittadini sono uguali». Nonostante un annuncio messo sui giornali, però, la Sporberg non ha trovato nessun altro risparmiatore disposto a sostenerla e ha così deciso di intraprendere da sola la sua battaglia legale. L'incubo, per questa ex dipendente di uno studio dentistico, inizia nel marzo del 2007 con una telefonata. All'altro capo della cornetta un giovane impiegato di Dresdner Bank le suggerisce di acquistare certificati di Lehman Brothers. La Sporberg è cliente di Dresdner da quarant'anni, non ha motivo di dubitare. E non sospetta dei possibili rischi. Così sceglie di acquistare titoli per 40 mila euro, metà del suo patrimonio. Un anno e mezzo dopo la Lehman fallisce e Hannelore Sporberg si ritrova tra le mani dei certificati senza alcun valore. Proprio come gli altri 50 mila tedeschi che avevano affidato i loro risparmi all'istituto statunitense o i 30 mila ammaliati dagli alti interessi promessi dalla Kaupthing, la prima banca islandese, nazionalizzata lo scorso ottobre. Per la prima volta la Sporberg, che vive da sola dopo la morte del marito e non ha mai avuto problemi economici, è costretta a rivedere le sue spese. E negli stessi giorni in cui la crisi finanziaria bussava alla sua porta, Berlino metteva su in fretta e furia un programma da 480 miliardi di euro per salvare le banche in crisi. A gestire gli aiuti è un apposito fondo, il Soffin, che, oltre a offrire garanzie e misure di ricapitalizzazione, può anche riacquistare titoli-spazzatura fino a un massimo di cinque miliardi di euro per ogni istituto di credito. Il fondo è già andato in soccorso di big come Commerzbank o Ikb. Ma non di Hannelore Sporberg: la legge non prevede infatti che a usufruirne siano anche i clienti delle banche. Un ostacolo che potrebbe restare immutato: per gli esperti il ricorso della Sporberg alla Corte costituzionale non ha molte chance di successo. La pensionata-pasionaria di Monaco di Baviera, però, non ha intenzione di mollare.

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Ordini e fatturato in caduta libera l'artigianato è ai minimi storici (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

UNA RICERCA SUL SOMMERSO INDAGINE CONGIUNTURALE: PRIMO SEMESTRE 2009 FILO DIRETTO CON LE IMPRESE Tracciata la mappa degli irregolari Ordini e fatturato in caduta libera l'artigianato è ai minimi storici Fornire una mappatura sul lavoro sommerso e sulla regolarità contributiva delle imprese artigiane piemontesi, stimandone il fenomeno. Da questi presupposti nasce la ricerca, frutto della collaborazione tra l'Istituto «Ricerche e Progetti» e il Sistema Informativo delle Attività Produttive della Regione Piemonte. La prima questione riguarda i numeri del lavoro irregolare: quanti sono i lavoratori in nero nell'artigianato? In quali settori o aree sono più numerosi? Le imprese più grandi come si comportano? Nel dare risposta a queste domande, si è potuto creare una sorta di «mappe» del sommerso, non solo geografiche, ma anche settoriali e dimensionali. Le informazioni contenute negli archivi del Sistema Informativo delle Attività Produttive, hanno permesso di identificare le imprese che hanno subito un controllo da parte dell'Inps: quando, con quale esito, il tipo di irregolarità riscontrate, l'eventuale presenza di lavoro nero (persone italiane e straniere), l'entità delle somme contestate. Le stime coprono un arco di tempo di almeno otto anni, così le disponibilità attuali consentono l'analisi sul periodo 1999-2007. La seconda questione a cui vuole rispondere la ricerca interessa da vicino il decisore pubblico: le imprese che chiedono finanziamenti temono gli ispettori dell'Inps o il loro comportamento è irreprensibile? E poi, il «finanziamento» può costituire un fattore «protettivo» verso l'esito dell'ispezione? Inoltre, la permanenza nell'Artigianato, e quindi l'accesso ai fondi specifici, è subordinato al rispetto di determinati vincoli dimensionali. E allora come comportarsi in caso venisse contestato un numero di lavoratori in nero tale da spingere le dimensioni dell'azienda oltre i limiti previsti per essere qualificati come artigiani? Perchè in questo caso il finanziamento specifico per le imprese artigiane risulterebbe concesso ad un'azienda che non ne possedeva i requisiti. Lo studio costituisce un primo passo verso una più approfondita conoscenza della situazione nel contesto regionale. Attraverso un esame rigoroso delle fonti di letteratura grigia, dei dati statistici e dei pochi studi esistenti, si è voluto operare una prima ricognizione e organizzazione dei materiali, come base per futuri approfondimenti. Le conoscenze raccolte non sono certamente esaustive, tuttavia consentono di approntare un primo quadro d'insieme. L'incrocio dei dati relativi al piccolo esperimento piemontese, mostra come non tutte le imprese finanziate siano esenti da contestazioni da parte degli ispettori dell'Inps. Gli importi coinvolti non sono irrilevanti: si tratta di ben 110 milioni di euro di finanziamenti per l'artigianato concessi nel periodo 2002-2004 e distribuiti a più di 13.000 imprese. Nello stesso periodo le aziende ispezionate sono state 6.400. Di queste circa 1.000 compaiono nella lista delle finanziate: il 55% non è stata dichiarata regolare. L'importo totale dei contributi e sanzioni dovuti all'Inps supera i 3 milioni di euro, quello dei finanziamenti ricevuti i 10 milioni, di cui 6,3 dati ad imprese «irregolari». Bisogna però aggiungere che una gran parte delle imprese «irregolari» non è stata sanzionata vuoi perché ancora in tempo per sanare la sua posizione, vuoi perchè si è vista contestare somme contenute. Un dato: tre imprese su quattro non superano i 500 euro di contributi non versati e sanzioni. Esistono però casi di irregolarità più gravi. La cosa interessante e per certi versi grottesca, è che imprese con lavoratori non regolari potrebbero aver richiesto dei fondi stanziati per incrementare l'occupazione. Si nota che le imprese regolari ricevono meno del 40% del totale dei finanziamenti erogati, mentre le 249 imprese «più» irregolari hanno ricevuto 3,3 milioni di euro e sembra ne debbano versare 3,1 all'Inps. In sintesi: il finanziamento riduce la probabilità che un'azienda sia risultata irregolare alla visita dell'Inps. E il fatto diventa rilevante soprattutto per le imprese che hanno ottenuto piccoli finanziamenti (inferiori cioè a mille euro). Per concludere, ciò che si può osservare è una «relazione debole» tra comportamenti in un qualche momento scorretti e la richiesta di contributi pubblici. Allora, mutuando il linguaggio proprio dell'epidemiologia e suddividendo le imprese in sane (regolari) e malate (irregolari), finanziate e non finanziate, sembri che la «cura» funzioni, ossia riduca in modo significativo il rischio di ammalarsi, ma l'effetto tende a scomparire all'aumentare delle dosi del farmaco, ovvero del finanziamento ricevuto.Il secondo semestre del 2008 ha visto approfondirsi i segnali di rallentamento dovuti alla crisi finanziaria internazionale. In Piemonte la dinamica negativa riguarda tutti i comparti, anche se le difficoltà del settore auto risultano colpire la regione in misura più accentuata. Le imprese artigiane piemontesi, che già avevano evidenziato nella prima parte dell'anno evidenti difficoltà, sono entrate in una delle fasi più negative mai registrate dalla storia. È quanto emerge dall'indagine congiunturale sull'artigianato del 1° semestre 2009, realizzata dalla Regione Piemonte. Nel semestre in esame, il 43,9% delle imprese ha visto diminuire il fatturato, il 49% ha segnalato un calo della domanda, il 9,5% ha ridotto il numero degli occupati. Il quadro di un comparto in ginocchio è completato dal forte incremento della percentuale di imprese che non effettuano investimenti: sono ben il 67,2%. Oltre alle performances negative, sul clima di fiducia dei piccoli imprenditori pesano anche la percezione di un drastico restringimento del credito e il procrastinarsi dei tempi ipotizzati per la ripresa. Le indicazioni maggiormente negative provengono dal comparto manifatturiero, dove rispetto al primo semestre 2008 si registra un drastico calo della domanda (da -36,1% a -47,8%) e fatturato (da -30,2% a- 42,0%). Nell'area dei servizi la peggiore performance si ha nel settore dei trasporti; meno negativi i risultati conseguiti dalle imprese artigiane di servizi alla produzione, settore dove - tra l'altro - si è investito di più: il 53,1% a fronte di un dato medio del 32,8%. Più interlocutoria, invece, la situazione dei due rami che operano sul mercato consumer: seppur con tutte le cautele del caso, il settore riparazioni sembra «tenere», mentre sono negative le indicazioni provenienti dai servizi personali, ovvero acconciature, tinto-lavanderie, estetica. Non si raccolgono infine segnali in controtendenza tra le imprese di costruzioni. Rispetto a sei mesi prima sono calati sensibilmente il livello della domanda e del fatturato mentre il saldo sull'occupazione è nella media generale. Ovunque la crisi sembra dilagare, ma i suoi effetti sono ancora differenziati nei settori e nei territori: se un anno fa, performance e investimenti della provincia capoluogo trainavano verso l'alto, nel giro di un anno il saldo del fatturato a Torino è addirittura precipitato. Le altre situazioni che si distinguono per risultati critici sono la provincia di Biella dove le conclamate difficoltà del sistema delle produzioni tessili continuano a influire negativamente sugli indicatori di performance, e la provincia di Alessandria, area il cui pessimismo si radica in andamenti negativi che hanno segnato l'intero 2008. In questo scenario può essere interpretato come positivo il dato rilevato tra gli artigiani della provincia di Cuneo. Più interlocutorie le indicazioni provenienti da Asti e dintorni, nel complesso un po' meno negative della media e in più contenuto calo rispetto alle ultime rilevazioni. Il più equilibrato mix produttivo del Piemonte sud-occidentale, plurispecializzato e meno dipendente da settori trainante, potrebbe aver contribuito ad attutire - almeno temporaneamente - i colpi della crisi. In conclusione, la situazione di difficoltà abbraccia la larghissima maggioranza delle imprese, senza grandi divari tra le ditte con un solo addetto e quelle più strutturate. Proprio le imprese collegate alle filiere più solide dell'economia piemontese sembrano pagare in misura più evidente gli effetti della crisi. Purtroppo, tutte le previsioni relative al 2009 evidenziano che la fase più acuta della crisi deve ancora arrivare. Le possibilità di tenuta dell'impresa molecolare e del lavoro autonomo appaiono in evidente relazione con l'efficacia degli ammortizzatori predisposti dalle istituzioni centrali e regionali.

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Spesa per le pensioni nuovo allarme dall'Ue (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 19/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Spesa per le pensioni nuovo allarme dall'Ue BRUXELLESL'Ue si appresta a lanciare un nuovo allarme pensioni in Europa: la recessione coincide con la prima ondata di pensionamenti legata al fenomeno del baby-boom. Ma «non deve diventare una scusa per sospendere la modernizzazione dei sistemi previdenziali». Perchè, senza drastiche riforme, l'impatto congiunto della crisi e dell'aumento della spesa pubblica sui conti pubblici e sulla crescita economica rischia di essere devastante. Potrebbe costare una cifra pari al 10% del Pil pro-capite entro il 2020, si legge nella bozza del Rapporto 2009 sull'invecchiamento della popolazione europea che la Commissione Ue adotterà nei prossimi giorni, e di cui siamo in grado di anticipare i contenuti. I dati dell'Esecutivo europeo parlano chiaro: da qui al 2060 il rapporto tra lavoratori e pensionati passerà dall'attuale quattro a uno, a due lavoratori per un pensionato. Considerando anche - si sottolinea - che «complessivamente l'occupazione nell'Ue è attesa ridursi di circa 19 milioni di unità entro il 2060». E se la Spagna - insieme a Grecia e Irlanda - viene indicata come uno degli Stati membri maggiormente a rischio sul fronte dell'aumento della spesa pensionistica, che in rapporto al Pil potrebbe aumentare anche oltre il 7% da qui al 2060, l'Italia figura nel gruppo di Paesi (tra cui la Francia) in cui è attesa una impennata «più moderata» della spesa previdenziale, del 4% o meno. Questo grazie alle riforme già effettuate dagli anni '90 in poi che se non hanno risolto totalmente il problema un certo contributo all'attenuazione della spesa l'hanno dato. Germania e Regno Unito si situano invece in un gruppo di mezzo, quello che raccoglie i Paesi in cui il costo dell'invecchiamento della popolazione viene considerato «ancora molto elevato», con un aumento della spesa tra il 4 ed il 7% del Pil nei prossimi cinquant'anni. Quanto all'Italia in soli tre anni, dal 2008 al 2010, la spesa per pensioni lievita fino ad un 1% in più rispetto al Pil: l'incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil in questo triennio. A dirlo è il rapporto «Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario» che include le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato.

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dall'hotel savoy al singapore raffles addio ai 5 stelle che hanno fatto storia - anais ginori (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Esteri Il Negresco des Anglais Il Savoy, l´hotel di Winston Churchill Il "Singapore Sling" del Raffles Dall´hotel Savoy al Singapore Raffles addio ai 5 stelle che hanno fatto storia In vendita i gioielli di Al Waleed. Testamento per il Negresco Per il gran palace d´oriente il principe saudita avrebbe chiesto 450 milioni di dollari ANAIS GINORI DAL NOSTRO INVIATO PARIGI - Bisogna sperare che ci sia qualcuno disposto a pagare per un pezzo di storia, che sappia apprezzare le atmosfere, la patina degli arredi e ricordare, chissà, pagine ispirate ai luoghi. Qui non si tratta di valutare solo metri quadrati. Il Raffles di Singapore e il Savoy di Londra, ora messi in vendita dal principe Al Waleed, come il Negresco di Nizza, non sono soltanto splendidi hotel di lusso. Nel Raffles ha vissuto Somerset Maugham, che scriveva ogni mattina sorseggiando il «Singapore Sling», il cocktail della casa a base di gin. Di passaggio Rudyard Kipling appuntò sul taccuino «cibo eccellente, camere orrende». Trecento soldati giapponesi fecero hara-kiri nell´albergo, alla liberazione di Singapore nel 1945. Sono stati ospiti Hemingway, Charlie Chaplin, Ginger Rogers. Del Savoy, forse il più bell´albergo di Londra, basterebbe dire che è stato l´alcova di Oscar Wilde con il suo amante, Sir Alfred Douglas. O ricordare che in quei saloni Winston Churchill riuniva il suo riservato club politico e fu sempre qui che tenne il suo ultimo discorso pubblico prima di morire. Ecco perché non si tratta di semplici affari immobiliari. Eppure la crisi si fa sentire anche per un principe saudita che ha 300 Ferrari nel garage e ha appena ordinato un Airbus 380. Il Raffles sarebbe stato offerto al miglior offerente, ma si parla di 450 milioni di dollari, prezzo giudicato «bassissimo» dagli esperti. Per il Savoy non si conosce una stima, e anzi il direttore dell´albergo ha anche smentito che il gran palace sia effettivamente in vendita, come scritto dal Times. L´hotel londinese, comprato da Al Waleed nel 2005, è già alle prese con lavori di ristrutturazione che ritardano: la riapertura prevista a maggio è stata rinviata. L´acquisto dell´hotel di Singapore era invece avvenuto nel 2004 da parte di una compagnia americana che ne aveva già - opinavano i puristi del luogo - deturpato l´atmosfera, aprendo un´arcata commerciale con negozi di moda e gioielli. Al Waleed sembra comunque determinato a concludere l´operazione. Probabilmente venderà tutta la sua parte della società Fairmont Raffles Hotel International per coprire le perdite di alcuni investimenti malandati dell´ultimo anno. La fortuna di Al Waleed, è stato calcolato, è scesa da 21 a 13 miliardi di dollari per colpa della crisi finanziaria. Certi sentimentalismi sui luoghi del passato forse non fanno per lui. Ma resistono invece nelle intenzioni di Jeanne Augier, l´anziana proprietaria del Negresco di Nizza: la signora ha annunciato che lascerà il suo mitico palazzo sulla Promenade des Anglais a una fondazione che si occuperà di devolvere gli introiti per la causa a lei più cara: gli animali abbandonati.

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il credito cooperativo valdinievole aiuta chi finisce in cassa integrazione (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 2 - Montecatini Il Credito cooperativo Valdinievole aiuta chi finisce in cassa integrazione MONTECATINI. L'attuale contesto di crisi finanziaria sta producendo effetti preoccupanti sull'economia locale, con ripercussioni sia sul tessuto produttivo che sulle famiglie. Per questo le banche di credito cooperativo scendono in campo per sostenere privati e imprese svolgendo un'azione anticiclica, volta cioè a erogare credito anche nei momenti in cui questo viene ridotto da parte del sistema bancario. Il Credito Cooperativo Valdinievole è pertanto pronto a recepire la convenzione stipulata tra Fidi Toscana e Federazione Toscana Bcc per i lavoratori dipendenti di aziende in cassa integrazione guadagni (Cig) o straordinaria (Cigs). Tale strumento, grazie all'utilizzo di uno specifico fondo costituito dalla Regione, permetterà l'anticipazione ai lavoratori del trattamento Cig o Cigs in attesa dell'effettiva liquidazione da parte dell'Inps. Ai lavoratori che verranno a trovarsi in cassa integrazione, il Credito Valdinievole metterà a disposizione sul conto corrente individuale le somme corrispondenti all'anticipo dei futuri accrediti dell'Inps. Per l'intera durata dell'anticipazione, a carico del lavoratore non saranno previsti né interessi, né altre spese (neppure quelle di bollo). In particolare, la banca delibererà la concessione, nella forma di anticipazione su conto intestato al lavoratore, di un finanziamento massimo di 700 euro al mese per la durata massima di 8 mesi, per un importo complessivo non superiore a 5.600 euro, richiedendo il rilascio del certificato di garanzia a Fidi Toscana. Inoltre, in caso di ritardo nel completamento della procedura di Cigs, potrà essere riconosciuta l'anticipazione di ulteriori 4 mensilità per una durata complessiva che salirà a 12 mesi e un importo totale di 8.400 euro. Qualora alla scadenza dell'ottavo mese (dodicesimo in caso di proroga) l'Inps non abbia ancora effettuato il pagamento, la banca potrà posticipare o rinnovare l'affidamento dietro esplicita richiesta e proroga della garanzia da parte di Fidi Toscana. La restituzione di quanto utilizzato dal lavoratore avverrà automaticamente al momento del pagamento degli arretrati da parte dell'Inps. La linea di credito scadrà nel momento in cui l'Inps verserà le somme dovute al lavoratore. In questa situazione di crisi, l'iniziativa del Credito Valdinievole rappresenta un concreto aiuto sia per le piccole e medie imprese sia per i lavoratori. Per quest'ultimi e le loro famiglie perché li aiuta a superare un particolare momento di tensione finanziaria; per le imprese, perché le aiuta a ridurre il rischio di dispersione di quel capitale umano che è rappresentato dalle professionalità dei lavoratori. Alla presentazione di questo strumento erano presenti Patrizia Pellegatti della Cisl e Carlo Menci della Uil, che hanno accolto con entusiasmo l'iniziativa ricordando che nei primi mesi del 2009 la cassa integrazione è salita del 248% a livello provinciale. «E' quello che abbiamo sempre chiesto - hanno detto i sindacalisti - e per questo abbiamo costituito anche un'unità di crisi con cui approfondire le tematiche in materia di credito».

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zaia al g8 dell'agricoltura "sì ai dazi salva-imprese" - rodolfo sala (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 27 - Economia Zaia al G8 dell´agricoltura "Sì ai dazi salva-imprese" I Grandi: più qualità e sicurezza nel cibo RODOLFO SALA dal nostro inviato CISON DI VALMARINO (Treviso) - Un po´ no global, parecchio contro gli Ogm, sostenitore convinto della green economy di Obama, da lui citato in abbondanza. Però il leghista Luca Zaia, in questa prima giornata del summit con i suoi colleghi ministri dell´Agricoltura del G8, in un vecchio castello del Trevigiano, rilancia il vecchio tema dei dazi. «Non ho una posizione di protezionismo - dice - ma in una condizione di mercato libero occorre certamente trovare un punto di equilibrio: senza dazi sul riso prodotto in Tahilandia i nostri produttori di Vercelli verrebbero cancellati». Insomma: «E´ inevitabile che i costi di produzione siano diversi nei Paesi che noi rappresentiamo e in quelli in via di sviluppo, però negli scambi commerciali non ci devono essere handicap, anche perché c´è il rischio che la rincorsa sui prezzi porti all´appiattimento della qualità e della sicurezza alimentare». Per Zaia è quasi un´ossessione. Qualità e sicurezza diventano il punto centrale di questo vertice, che domani dovrebbe partorire un documento comune da presentare al G8 della Maddalena. Ci sono altre parole d´ordine ambiziose: lotta alla fame nel mondo, anche quella "nascosta", fatta di cibo "scadente e pericoloso, soprattutto per i bambini". Guerra alla contraffazione: «Su dieci prodotti dichiarati italiani, uno solo le è davvero». E uno stop deciso alla corsa verso il biocombustibile (secondo previsioni della Fao nel 2015 la produzione europea aumenterà del 47%). Mettere tutti d´accordo non sarà facile. Il ministro ne è consapevole, ma non rinuncia dire la sua. Intanto apre ai no global: «Io sono pronto a incontrare tutti, anche loro; anzi se fossero a questo vertice credo proprio che non ci sarebbero problemi: è difficile protestare con un ministro così…». Poi si dichiara contro gli ogm. Posizione "personale", e non del governo, ma lui tiene a precisarlo: «Su questo problema il mondo scientifico è spaccato a metà; e comunque chi rappresenta i cittadini deve tenere conto delle loro opinioni: quattro italiani su cinque sono contrari agli ogm, ne vogliamo parlare?». Su questo, Zaia ha già trovato una sponda nella collega tedesca Ilse Aigner, che ha appena decretato lo stop alla produzione di mais geneticamente modificato perché provoca la morte degli insetti. E naturalmente nella Francia, da sempre schierata sul no agli ogm. «Io no global? - sorride il ministro - Non faccio altro che portare anche nel settore dell´agricoltura le idee del mio partito: coerenza, difesa identitaria dei territori e dei contadini». Insomma: «La qualità alimentare non deve essere un lusso, ma uno standard per tutti, e quindi bisogna fare in modo che la triste logica del mercato non costringa i produttori a comprimere i costi necessari per garantire la sicurezza di quel che mangiamo». E Obama? «Sono anni che lo seguo, non da oggi: dice cose che noi diciamo da sempre, e la prima è che gli Stati uniti devono pensare ai loro agricoltori». Anche con l´imposizione dei dazi sui prodotti concorrenti, che hanno «costi bassi, ma anche bassissima qualità».

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SE SI ragiona sui freddi dati bisogna necessariamente constatare che l'economia mondiale &#... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Abruzzo)" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 19 Aprile 2009 Chiudi di ROMANO PRODI SE SI ragiona sui freddi dati bisogna necessariamente constatare che l'economia mondiale è ancora in recessione. Il suo tasso di sviluppo è ancora negativo, il commercio globale mostra anch'esso il segno meno e l'unico dato col segno positivo è purtroppo quello della disoccupazione. Eppure, anche se ancora piove a dirotto, non si possono trascurare alcuni segnali che possono fare pensare che la grande crisi, anche se ancora lungi dall'essere risolta, stia entrando in una fase di minore turbolenza. Il primo segnale è puramente politico. Pur non avendo preso nessuna decisione straordinaria, la riunione dei G20 tenuta a Londra all'inizio di Aprile, ha dimostrato che nel mondo si è ricostituito un possibile nucleo di comando. Il fatto che attorno allo stesso tavolo fossero seduti gli Stati Uniti, la Cina e, seppure in modo più defilato, l'Unione Europea, ha mandato a tutti il messaggio che si sta ricostituendo la struttura di comando di cui vi era assolutamente bisogno. Da una crisi anarchica stiamo cioè passando ad un mondo in qualche modo governato. Anche all'interno delle grandi aree economiche mondiali la paura sta lentamente diminuendo, lasciando, di fronte ad azioni in grado di poterla contrastare. L'area che sembra essere più avanti in quest'azione di contrasto è certamente la Cina dove le centinaia di miliardi di dollari di potere d'acquisto iniettate nel sistema economico durante gli ultimi mesi, stanno dando i primi frutti, che si sono tradotti in un sostanzioso aumento della produzione industriale e degli ordinativi delle imprese. Il secondo messaggio (non così positivo ma almeno di minore pessimismo) arriva dagli Stati Uniti, dove gli ultimi dati di alcune grandi realtà economiche, come Citigroup e General Electric, sono meno negativi delle previsioni. La fiducia dei consumatori non potrà riprendersi in modo stabile se gli americani non verranno liberati dalle tre grandi paure da cui sono ancora afflitti , e cioè la paura di perdere le case in conseguenza delle ipoteche non pagate, di vedere i propri fondi pensione decurtati dalla crisi finanziaria e, infine la paura di ammalarsi da parte dei 50 milioni di cittadini che non sono ancora coperti da alcun tipo di assicurazione contro le malattie. Per tutti questi motivi, e non solo per l'iniezione di capitale pubblico nelle banche, è diventato ormai un luogo comune ripetere che l'uscita dall'emergenza economica passa più dalla Casa Bianca che non da Wall Street. Tale uscita, infatti, deve essere forzatamente accompagnata dalla messa in atto di quella grande innovazione sociale che stava alla base del programma elettorale di Obama. Più pallidi sono i segnali provenienti dall'Europa, sia per la mancanza di una politica comune a livello continentale, sia per la divergenza delle situazioni dei singoli Paesi europei.

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Esperia, riassetto tra Mediobanca e Mediolanum (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 19/04/2009 - pag: 29 L'alleanza Dopo l'uscita di Preda, che cederà un pacchetto di azioni pari al 3% del capitale Esperia, riassetto tra Mediobanca e Mediolanum MILANO L'uscita di Stefano Preda anche dal capitale di Banca Esperia, istituto specializzato nel private banking, non dovrebbe modificare i pesi relativi dei due azionisti, Mediobanca e Mediolanum, che attualmente sono presenti con il 48,5% ciascuno. Preda, che all'assemblea di mercoledì lascerà la presidenza, starebbe negoziando la vendita del suo 3% e la quota dovrebbe essere acquisita in modo paritetico da Piazzetta Cuccia e dal gruppo di Ennio Doris. Il 22 aprile dunque segnerà la svolta in Esperia con l'assemblea convocata in sede ordinaria e straordinaria. La società cambierà la governance con la prima nomina di un amministratore delegato: sarà Andrea Cingoli, arrivato in Esperia da Ubs Italia il 17 marzo. Come conseguenza del cambio di governo societario voluto dagli azionisti Preda, ex presidente di Borsa italiana, che dalla fondazione è sempre stato presidente operativo, lascerà l'incarico restando advisor. Alla presidenza sarà nominato Edoardo Lombardi, già presente nel board di Esperia, vicepresidente e figura forte del gruppo Mediolanum dov'è fra l'altro amministratore delegato delle compagnie vita. Un segnale ulteriore della soddisfazione per l'andamento della joint venture espresso più volte pubblicamente da Doris, che ha sempre ribadito di voler condividere lo sviluppo di Esperia con Mediobanca, a sua volta indicata in tempi diversi dal mercato pronta ad aumentare il proprio investimento qualora si presentasse l'opportunità. La linea comune che ha portato alla nuova governance, che soddisfa i requisiti richiesti da Bankitalia a favore di un' organizzazione più articolata e 'matura', comprende anche l'allargamento del consiglio, che dovrebbe passare da quattro a sette componenti con l'ingresso di amministratori indipendenti (come richiesto dalla Vigilanza). Inoltre il progetto dei due azionisti partner prevede il rilancio di Banca Esperia attraverso un modello di business che dovrebbe sviluppare sinergie di offerta tra i servizi di private e investment banking, e puntare sui prodotti di gestione patrimoniale, di pianificazione degli asset familiari e sulla valorizzazione del network geografico della banca, oggi costituito da 11 filiali e 56 banker. Esperia ha tenuto bene nel corso della crisi dei mercati finanziari: il 2008 si è chiuso con un utile di 4,1 milioni, attivi per 9,6 miliardi, una raccolta pari 436 milioni e una crescita della clientela del 3%. Edoardo Lombardi, presidente di Banca Esperia. Nella foto in alto, la sede del quartier generale di Milano in via Filodrammatici Sergio Bocconi

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La frenata di Trichet: (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 19/04/2009 - pag: 29 Costo del denaro La frenata di Trichet: «Bce, no alla politica dei tassi zero» ROMA I tassi europei non scenderanno mai a valori prossimi allo zero. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet è netto nel negare l'ipotesi di una politica monetaria a tasso zero: «Non è appropriata per il caso europeo» afferma. «Non escludiamo di poter abbassare ulteriormente i tassi (attualmente al minimo storico dell'1,25% ndr.), ma in una misura molto limitata» aggiunge quindi Trichet che parlando a Tokio al Foreign Correspondents' Club of Japan, prende così le distanze dalla banca centrale nipponica che ha fissato i sui tassi base allo 0,1%. Dalla Banca centrale europea arriva anche la conferma di segnali positivi sul mercato finanziario. Le misure prese fin qui dalla Bce stanno funzionando, sostiene Lorenzo Bini Smaghi, componente del consiglio direttivo di Eurotower intervenendo al convegno sulla crisi organizzato a Berlino dall'Aspen. «Sui mercati finanziari si vede una progressiva rivitalizzazione dell'interbancario: i differenziali dei tassi si stanno riducendo, i volumi delle operazioni stanno migliorando». E sempre a Berlino il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti torna a parlare dei legal standard, cioè dei nuovi principi giuridico-economici sui quali si dovrà fondare la riforma del sistema finanziario e che rappresentano uno degli impegni fondamentali del prossimo G8 della Maddalena. «C'è sulla questione una buona apertura dei tedeschi» rivela Tremonti riferendo l'opinione espressa a Berlino dallo sherpa del governo tedesco per il G8 Bernd Pfaffenbach. Nel corso del convegno dell'Aspen è stato anche rilanciato l'allarme disoccupazione. A farlo è Gian Carlo Padoan, vicesegretario generale del'Ocse: «Nel 2010 ci saranno 25 milioni di disoccupati nei Paesi industrializzati». Nei momenti di recessione, aggiunge Padoan, la disoccupazione pesa maggiormente che in tempi normali sui gruppi tradizionalmente più deboli del mercato del lavoro come i giovani, i lavoratori poco qualificati e con contratti atipici, gli immigrati» che con il prolungarsi della recessione, «rischiano di scendere sotto la soglia di povertà». In Italia però, secondo il ministro per la Pubblica amministrazione e l'Innovazione, Renato Brunetta, la situazione è meno preoccupante «Rispetto a un anno fa c'è un peggioramento della situazione occupazionale per 5-600mila unità, tutte con protezione di reddito. Ma ci sono però altri 22 milioni di lavoratori italiani che hanno avuto un aumento del potere di acquisto per il crollo dei prezzi, delle tariffe e dei mutui». Il problema però è che tutto ciò «non si traduce in consumo e investimenti perché c'è paura». Ocse, disoccupazione a 25 milioni Tremonti: sui legal standard c'è una buona apertura dei tedeschi. Allarme dell'Ocse: nel 2010 i disoccupati raggiungeranno quota 25 milioni Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ieri al Foreign Correspondents' Club of Japan di Tokio S.Ta.

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Augias scalza la Bartlett, sale la musica di Pagani (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 19-04-2009)

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Corriere della Sera sezione: Libri data: 19/04/2009 - pag: 41 IL PUNTO DELLA SETTIMANA Augias scalza la Bartlett, sale la musica di Pagani C redere o non credere? Il dilemma della fede, affrontato dal teologo Mancuso e dal laico Augias, conquista la vetta della Top Ten davanti a Giménez Bartlett e Casati Modignani; dietro cresce De Luca e rientra Smith. Il nome nuovo è Nicolai Lilin (29 anni, nato nella regione moldava della Transnistria, fa il tatuatore a Cuneo) settimo assoluto con il duro romanzo d'esordio Educazione siberiana. Negli Italiani sale l'amarcord anni Cinquanta di Pupi Avati, mentre il musicista Mauro Pagani (fondatore della Pfm), al debutto da scrittore, mette a fuoco gli anni Settanta. Negli Stranieri il racconto visionario del premio Nobel Saramago scivola di un posto, l'unica new entry è la storia magica di Carole Martinez, bestseller oltralpe. Nei Saggi sul podio i diari di Montanelli e l'etica di Bianchi; dietro risale la crisi finanziaria vista da Padoa-Schioppa ed entrano le riflessioni postume di Kapuscinski. Nella Varia l'alpinista Confortola, sopravvissuto alla tragedia del K2, punta alla vetta. (s. col.)

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(sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 22 «La ripresa? Dipende da Usa e Cina» INTERVISTA IL PREMIO NOBEL JOSEPH STIGLITZ di MARTINO MARTELLINI ROMA ANCHE il premio Nobel Joseph Stiglitz (nella foto) crede che prima o poi usciremo dalla crisi ma di certo i nostri mali non guariranno del tutto se non si interverrà sullo squilibrio che il perverso rapporto tra Usa e Cina provoca a tutta l'economia mondiale. Professor Stiglitz, in anni non sospetti lei sosteneva che il "Washington consensus" condizionando il Fmi metteva a rischio il rapporto tra le economie dei vari paesi, ora che tutto è accaduto.... «Crisi finanziaria e crisi del clima. Purtroppo i segnali erano sotto i nostri occhi: la crisi finanziaria è scoppiata nel 2007 quando il rapporto tra debito e capitale dell'impresa è aumentato a livelli spaventosi. Un tipo di anomalia riscontrabile in tutte le altre recessioni che ci sono state nel dopoguerra. Stesso discorso vale per il clima vista la nefasta influenza che i criteri di valutazione del Pil. Faccio un esempio: prendiamo i sistemi economici di due nazioni che crescono a Pil uguale ed utilizzano entrambi una foresta di cui dispongono, uno la distrugge completamente senza ripiantare alberi e l'altro li ripianta. Dal punto di vista del Pil sono uguali ma dal punto di vista della ricchezza sono diversi». Lei parla spesso di una nuova politica delle risorse energetiche e negli Usa la California ha iniziato a trasformare in politiche concrete questa necessità di cambiare approccio. E' la strada giusta? «In futuro dobbiamo aumentare le tassazioni sull'energia prodotta da indrocarburi o da fonti esauribili, i capitali si sposteranno così su altri investimenti diretti verso lo sviluppo delle fonti alternative. Adesso, con una crisi economica così forte, questo intervento fiscale è impossibile, allora la proposta è quella è cambiare le abitudini della gente, razionalizzare i consumi, riciclo dei rifiuti sempre più efficiente fino a raggiungere la strategia californiana dei rifiuti zero». Torniamo alla crisi e al ruolo delle banche.... «Le banche debbono essere nazionalizzate perché gli aiuti alle banche che oggi vengono dati a piene mani non sono altro che una viziata ridistribuzione del reddito. Invece di dare aiuti alle banche per sopravvivere, sarebbe meglio che questi soldi venissero utilizzati diversamente. Lo stato acquista quote (a prezzi bassi) poi quando le banche staranno meglio, venderà quelle quote a prezzi più alti ridistribuendo il guadagno tra i cittadini, magari facendo pagare meno tasse». Lei è molto preoccupato per lo squilibrio che c'è tra Cina ed Usa... «Anche se la struttura finanziaria si dovesse rimettere in ordine, e questo prima o poi accadrà, a livello mondiale c'è uno squilibrio enorme tra Stati Uniti e Cina: gli Usa importano moltissimo e la Cina è ormai un ricettacolo di dollari e bond Usa. Lo squilibrio che resta comunque è quello, ma se non si interviene la crisi si ripresenterà ancora. Vedo dei correttivi: sistemi di pagamenti diversi, riforma del Fmi e coinvolgimento dell'Europa e Giappone e delle loro valute. Il mondo intero non può essere sotto ricatto di questa anomalia». Crede che sarà possibile un altro new deal negli Usa? «Sarebbe un errore, è inutile avere in mente grandi opere pubbliche. All'epoca del new deal il debito pubblico era al 10%, oggi le cose non stanno così. Poi c'è un problema di tempi: prima che una grande opera pubblica abbia effetti economici importanti passano 5 o 10 anni, noi abbiamo bisogno di effetti più vicini. Ci può essere solo un new deal verde, Obama ha ragione quando pretende che si ristrutturi il modo di produrre». Lei crede molto nella possibilità che i cittadini, appunto dal basso, possano cambiare le cose... «Negli Usa con la crisi e la paura per i cambiamenti climatici, sono state messe in discussione delle certezze che riguardano la vita di tutti i giorni. C'è una nuova voglia di impegnarsi anche da voi in Italia, il mio amico economista Mauro Gallegati ad Ancona si candida alle elezioni per portare nel dibattito elettorale i temi rifiuti zero, sostenibilità, Pil della felicità, nuova mobilità».

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(sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

VETRINA ECONOMIA pag. 22 «La ripresa? Dipende da Usa e Cina» INTERVISTA IL PREMIO NOBEL JOSEPH STIGLITZ di MARTINO MARTELLINI ROMA ANCHE il premio Nobel Joseph Stiglitz (nella foto) crede che prima o poi usciremo dalla crisi ma di certo i nostri mali non guariranno del tutto se non si interverrà sullo squilibrio che il perverso rapporto tra Usa e Cina provoca a tutta l'economia mondiale. Professor Stiglitz, in anni non sospetti lei sosteneva che il "Washington consensus" condizionando il Fmi metteva a rischio il rapporto tra le economie dei vari paesi, ora che tutto è accaduto.... «Crisi finanziaria e crisi del clima. Purtroppo i segnali erano sotto i nostri occhi: la crisi finanziaria è scoppiata nel 2007 quando il rapporto tra debito e capitale dell'impresa è aumentato a livelli spaventosi. Un tipo di anomalia riscontrabile in tutte le altre recessioni che ci sono state nel dopoguerra. Stesso discorso vale per il clima vista la nefasta influenza che i criteri di valutazione del Pil. Faccio un esempio: prendiamo i sistemi economici di due nazioni che crescono a Pil uguale ed utilizzano entrambi una foresta di cui dispongono, uno la distrugge completamente senza ripiantare alberi e l'altro li ripianta. Dal punto di vista del Pil sono uguali ma dal punto di vista della ricchezza sono diversi». Lei parla spesso di una nuova politica delle risorse energetiche e negli Usa la California ha iniziato a trasformare in politiche concrete questa necessità di cambiare approccio. E' la strada giusta? «In futuro dobbiamo aumentare le tassazioni sull'energia prodotta da indrocarburi o da fonti esauribili, i capitali si sposteranno così su altri investimenti diretti verso lo sviluppo delle fonti alternative. Adesso, con una crisi economica così forte, questo intervento fiscale è impossibile, allora la proposta è quella è cambiare le abitudini della gente, razionalizzare i consumi, riciclo dei rifiuti sempre più efficiente fino a raggiungere la strategia californiana dei rifiuti zero». Torniamo alla crisi e al ruolo delle banche.... «Le banche debbono essere nazionalizzate perché gli aiuti alle banche che oggi vengono dati a piene mani non sono altro che una viziata ridistribuzione del reddito. Invece di dare aiuti alle banche per sopravvivere, sarebbe meglio che questi soldi venissero utilizzati diversamente. Lo stato acquista quote (a prezzi bassi) poi quando le banche staranno meglio, venderà quelle quote a prezzi più alti ridistribuendo il guadagno tra i cittadini, magari facendo pagare meno tasse». Lei è molto preoccupato per lo squilibrio che c'è tra Cina ed Usa... «Anche se la struttura finanziaria si dovesse rimettere in ordine, e questo prima o poi accadrà, a livello mondiale c'è uno squilibrio enorme tra Stati Uniti e Cina: gli Usa importano moltissimo e la Cina è ormai un ricettacolo di dollari e bond Usa. Lo squilibrio che resta comunque è quello, ma se non si interviene la crisi si ripresenterà ancora. Vedo dei correttivi: sistemi di pagamenti diversi, riforma del Fmi e coinvolgimento dell'Europa e Giappone e delle loro valute. Il mondo intero non può essere sotto ricatto di questa anomalia». Crede che sarà possibile un altro new deal negli Usa? «Sarebbe un errore, è inutile avere in mente grandi opere pubbliche. All'epoca del new deal il debito pubblico era al 10%, oggi le cose non stanno così. Poi c'è un problema di tempi: prima che una grande opera pubblica abbia effetti economici importanti passano 5 o 10 anni, noi abbiamo bisogno di effetti più vicini. Ci può essere solo un new deal verde, Obama ha ragione quando pretende che si ristrutturi il modo di produrre». Lei crede molto nella possibilità che i cittadini, appunto dal basso, possano cambiare le cose... «Negli Usa con la crisi e la paura per i cambiamenti climatici, sono state messe in discussione delle certezze che riguardano la vita di tutti i giorni. C'è una nuova voglia di impegnarsi anche da voi in Italia, il mio amico economista Mauro Gallegati ad Ancona si candida alle elezioni per portare nel dibattito elettorale i temi rifiuti zero, sostenibilità, Pil della felicità, nuova mobilità».

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Crediti per un miliardo di euro (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

NUOVE MISURE ANTICRISI I RISULTATI DEL RAPPORTO ANNUALE FILO DIRETTO CON LE IMPRESE Crediti per un miliardo di euro Ovunque sul territorio aumentano le aziende diminuisce l'occupazione Sono attivi dal 7 aprile scorso i Fondi di riassicurazione per le Pmi e per l'Artigianato piemontese, istituiti dalla Giunta Regionale ed elaborati in seno al «Comitato di indirizzo per le misure anticrisi». Finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale, da Stato e Regione Piemonte, miglioreranno la capacità di accesso al credito delle Pmi e delle imprese artigiane, colpite dalla situazione di recessione determinata dalla crisi, attraverso l'erogazione di riassicurazioni sulle garanzie prestate dai Confidi alle imprese che provengano da un passato recente industrialmente sano. Questi Fondi sono alimentati da 40 milioni di euro, di cui 10 sul Fondo di riassicurazione per l'artigianato piemontese, gestito da Artigiancassa SpA e 30 sul Fondo di riassicurazione per le Pmi non artigiane piemontesi, gestito da Finpiemonte SpA. Attualmente è in atto la fase di accreditamento dei Confidi presso i Gestori, mentre le domande di riassicurazione potranno essere presentate dai Confidi dal mese di maggio, con riferimento ai finanziamenti garantiti erogati nel mese di aprile. Più nel dettaglio, la riassicurazione opererà su due linee di intervento mirate: la stabilizzazione finanziaria delle imprese, tramite il consolidamento dell'indebitamento a breve termine e la rinegoziazione di finanziamenti, finalizzata alla riduzione della rata; e lo sviluppo delle imprese, tramite operazioni finanziarie destinate all'ottenimento di finanza addizionale rispetto a quella già in essere. Il totale dei finanziamenti generato da questo strumento è quantificabile in circa un miliardo di euro, cifra che aumenterà con l'eventuale adesione al Fondo da parte di altri soggetti interessati al sostegno dell'economia delle Pmi. Alla cessazione del Fondo, la giacenza residua potrà essere destinata a nuove operazioni di garanzia; in alternativa, la rimanenza attiva sarà destinata ad operazioni di facilitazione della patrimonializzazione delle imprese. Info: http://www.regione.piemonte.it/industria/index.htm. A seguito dell'evoluzione della normativa in materia bancaria, la Regione ha attivato inoltre interventi per il rafforzamento patrimoniale ed organizzativo dei Confidi, secondo quanto previsto dal Programma pluriennale di intervento per le attività produttive, in attuazione della LR 34/2004. Tra le strutture di garanzia operanti in Piemonte alcune dovranno intraprendere il percorso che le porterà all'iscrizione nell'elenco speciale degli intermediari finanziari vigilati (art.107 D.lgs 1° settembre 1993, n.385 - Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia), altri, di minori dimensioni, manterranno l'iscrizione all'elenco generale di cui all'art. 106 del citato Testo unico. Per i Confidi con un volume di attività finanziaria non inferiore a 75 milioni di euro, per i quali vige l'obbligo dell'iscrizione all'elenco di cui all'art. 107 del Testo unico, tale volume deve essere accompagnato da requisiti prudenziali patrimoniali ed organizzativi, in primo luogo da un adeguato patrimonio di vigilanza. La Regione ha agevolato il raggiungimento di questo obiettivo sia con l'impiego di risorse fresche, sia consentendo la patrimonializzazione delle risorse già conferite a vario titolo ai Confidi, ai sensi di normative settoriali: l'operazione ha determinato l'impiego di oltre 50 milioni di euro, di cui 22 costituiti da nuovi stanziamenti. Inoltre, ha destinato una quota delle risorse regionali anche ai Confidi di minori dimensioni. In sintesi, l'iniziativa della Regione Piemonte ha comportato: il sostegno prioritario al processo di iscrizione all'art. 107, con un conferimento di 2 milioni di euro al patrimonio base di ciascun Confidi con un volume di attività finanziaria di almeno 75 milioni di euro o che raggiunga tale soglia entro 24 mesi; il conferimento ai Confidi, a titolo di prestito, delle quote, risultanti al 31/12/2008, di fondi già assegnati; la ripartizione di 12 milioni di euro tra tutti i Confidi piemontesi a titolo di prestito. Ancora: ha eliminato i vincoli di destinazione dei contributi ai fondi rischi assegnati in passato ai Confidi dell'Artigianato e del Commercio.Riguardo all'economia regionale l'ultimo biennio si può idealmente suddividere tra il 2007, anno nel complesso favorevole, e il 2008 che invece si è aperto all'insegna delle difficoltà aggravate con il deflagrare della crisi finanziaria e produttiva a livello globale. In questo periodo il numero delle imprese iscritte all'Albo regionale dell'Artigianato è cresciuto, raggiungendo - a fine 2008 - la quota di 136.606 (+2250 in due anni): se in Piemonte circa un'impresa ogni tre è artigiana, in dieci anni, il numero di tali aziende è aumentato del 9,2%. Tale sviluppo è da attribuire alla proliferazione di partite Iva nel settore delle costruzioni, aumentate del 40% nel periodo 1999-2008 e di circa 3.400 unità negli ultimi due anni: oggi sono oltre 60.000, pari al 44,2% del totale. In rapida crescita anche le imprese di servizi alla produzione, mentre in tutti gli altri settori è proseguito il calo del numero di aziende. Particolarmente accelerato, sempre negli ultimi due anni, quello delle imprese di trasporti. Nei rami manifatturieri in dieci anni si è registrata una diminuzione compresa tra il 6% e il 9,5%. Al saldo demografico positivo del numero d'imprese non corrisponde però una dinamica altrettanto sostenuta del numero degli occupati, aumentati nel periodo 1999-2007 solo del 3,2%. Combinando le due serie (imprese e occupati) si deduce che la «crescita dell'artigianato» si può descrivere anche in termini di progressiva frammentazione delle imprese: i lavoratori autonomi costituiscono da soli il 58,5% del totale delle partite Iva artigiane. Si conferma la tendenza di un «doppio artigianato»: da una parte la proliferazione dei self-employed, dall'altra la progressiva strutturazione di imprese più solide. Nel 2007 si è registrato un relativo consolidamento occupazionale: + 10.000 rispetto al 2006, quasi tutti nell'area del lavoro dipendente. L'incremento si concentra perlopiù nelle classi superiori ai 5 addetti, specie nel settore delle costruzioni. Sempre nel 2007, e per la prima volta dopo sette anni, l'occupazione è cresciuta anche nei settori manifatturieri. Nel 2008 le indagini congiunturali segnalano che molte imprese artigiane sono entrate in difficoltà e non poche hanno ridotto il numero di occupati.

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Benedetta l'accoglienza (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Caffarra ieri ha fatto visita al Sav per il suo trentennale Benedetta l'accoglienza «Sono sorpreso da tanto rispetto per la dignità umana» Incontro alla Caricento Ferioli: «Noi paladini della finanza etica» CENTO. «Sono meravigliato dalla bellezza della struttura e della grande attenzione e rispetto della dignità che il Servizio di Accoglienza alla Vita ripone nelle persone, in particolare nella cura dei bambini. Un messaggio significativo che da questa Casa giunge alla società civile». Così il cardinale Carlo Caffarra, a capo della diocesi felsinea, che ieri è ritornato a Cento, presso la Casa di Accoglienza "A. Rimondi", per celebrare i trent'anni dalla fondazione del Sav, che gestisce dal 1996 la struttura e attualmente ospita 7 madri e 13 bambini. «Il Sav - ha spiegato la presidente Maria Teresa Fortini - offre aiuto e assistenza a donne e bambini, 76 dall'inizio della propria attività, senza preclusioni di religione, razza e ideologia, provenienti da situazioni disagiate, accompagnandoli in un percorso individualizzato che mira all'autonomia psicologica, economica ed abitativa». La struttura, donata dalla famiglia Gaiani alla parrocchia di San Pietro di Cento, è stata data in usufrutto gratuito all'istituzione, fondata nel lontano 1979 da Andrea Rimondi con il supporto di don Alfredo Pizzi, parroco di Casumaro. Con spazi comuni, un asilo nido interno gestito da 6 educatrici che 24 ore su 24 affiancano le madri e i loro bambini, la Casa di Accoglienza è una struttura unica nella sua tipologia, in quanto composta da 7 unità abitative indipendenti, che assicurano con efficacia l'aiuto concreto alle madri in difficoltà. Accanto alla presidente Fortini, l'assistente sociale Lorena Vuerich, che cura i progetti educativi e accompagna le madri nel proprio percorso verso l'autonomia. Tra le autorità presenti alla celebrazione di ieri, l'Arma dei carabinieri, con cui il Sav ha stretto costanti rapporti di collaborazione, come con il Comune di Cento, rappresentato dal sindaco Flavio Tuzet e dall'assessore Maria Rosa Grazzi, in quanto la struttura da novembre ospita una madre e i tre figli grazie ai contributi del Comune. Significativo il ruolo ricoperto nel sicuro sostegno al Sav dalla Cassa di Risparmio di Cento, il cui presidente Vilmo Ferioli ha accennato all'importanza del messaggio insito nell'Annunciazione, dipinto esposto nella sala del Benedetto Gennari, parente del Guercino, commissionato dall'ultima regina cattolica inglese. «Non è affatto morta la finanza attenta, consapevole e produttiva - ha affermato Ferioli - quella che rappresenta l'indispensabile propulsione dello sviluppo economico, mentre la crisi finanziaria mondiale è nata dalla sete di denaro, dall'egoismo di pochi e dalla carenza di senso etico. Al contrario, la Cassa di Risparmio di Cento s'impegna affinché i valori autentici della persona umana siano in cima ai nostri pensieri e alle nostre azioni». Il presidente ha poi invitato il cardinale al convegno, organizzato il 18 settembre e che sarà aperto dal presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini, in occasione del 150º anniversario dell'istituto bancario centese, attraverso il quale «verranno approfonditi i temi più attuali dell'economia e della finanza e dell'inscindibile rapporto con la visione etica della vita e dell'attività umana». Beatrice Barberini

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La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia). (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 3 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 38 ) » (5 voti, il voto medio è: 2.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 61 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 73 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Bce: non a tassi zero contro la recessione (sezione: crisi)

( da "Brescia Oggi" del 19-04-2009)
Pubblicato anche in: (Arena.it, L')

Argomenti: Crisi

Bce: non a tassi zero contro la recessione EUROLANDIA. Trichet prende le distanze dalle politiche monetarie di Usa e Giappone. E Tremonti ad Aspen: «Germania apre la proposta italiana su regole globali» 19/04/2009 rss e-mail print Jean Claude Trichet ROMA La Bce non cadrà nella trappola della liquidità con tassi di interesse a livelli minimi. Piuttosto interverrà con «misure non convenzionali» per aiutare l'economia di Eurolandia. Il presidente Jean Claude Trichet conferma una visione gradualista della politica monetaria prendendo le distanze dalla ricetta estrema attuata da Fed e Banca del Giappone che, avendo pompato tanta liquidità nel sistema, temono ora la ripresa dell'inflazione. «Mi preme sottolineare che nel nostro caso, la politica a tasso zero non sia la cosa più opportuna da fare», ha dichiarato ieri davanti ai corrispondenti della stampa estera a Tokyo. Il motivo è presto detto: la strategia realizzata con la leva del costo del denaro non è in grado di reggere l'urto della recessione. «Non parlo per conto delle altre banche centrali, descrivo solo la situazione della zona euro», ha aggiunto. Trichet è perfettamente consapevole della difficile congiuntura e si aspetta un brutto 2009 con una graduale ripresa nel 2010. In questo senso annuncia che nella riunione del 7 maggio la Banca Centrale Europea prenderà nuove decisioni. Il mese prossimo il consiglio direttivo effettuerà una sforbiciata «molto limitata» al costo del denaro dall'attuale 1,25 all'1% senza avvicinarsi troppo ai livelli delle due cugine. Ma darà anche il via libera ad alcune misure innovative per sostenere l'economia e il sistema bancario. Due le ipotesi sul tappeto. La prima è l'allungamento delle operazioni di rifinanziamento, oggi a sei mesi, fino ad un massimo di 12-24 mesi. La seconda, che appare più complicata, riguarda l'acquisto di obbligazioni societarie sull'esempio di Fed e Banca d'Inghilterra se aumenterà il rischio di deflazione. «Spiegherò le decisioni dopo che le avremo prese», ha detto il banchiere centrale che ha negato l'esistenza di divisioni ai vertici della Bce. La crisi finanziaria si stabilizza ed entro la fine dell'anno vedremo i primi segnali di miglioramento. Ne è convinto anche Giulio Tremonti che incassa la disponibilità della Germania alla proposta di un nuovo sistema di regole globali che la presidenza italiana porterà al prossimo G-8 in Sardegna. «Il rappresentate tedesco ha fatto una buona apertura al legal standard», ha detto il ministro dell'Economia a margine del convegno dell'Aspen Institute, concluso ieri a Berlino.

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Bce: non a tassi zero contro la recessione (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

EUROLANDIA. Trichet prende le distanze dalle politiche monetarie di Usa e Giappone. E Tremonti ad Aspen: «Germania apre la proposta italiana su regole globali» 19/04/2009 rss e-mail print Jean Claude Trichet ROMA La Bce non cadrà nella trappola della liquidità con tassi di interesse a livelli minimi. Piuttosto interverrà con «misure non convenzionali» per aiutare l'economia di Eurolandia. Il presidente Jean Claude Trichet conferma una visione gradualista della politica monetaria prendendo le distanze dalla ricetta estrema attuata da Fed e Banca del Giappone che, avendo pompato tanta liquidità nel sistema, temono ora la ripresa dell'inflazione. «Mi preme sottolineare che nel nostro caso, la politica a tasso zero non sia la cosa più opportuna da fare», ha dichiarato ieri davanti ai corrispondenti della stampa estera a Tokyo. Il motivo è presto detto: la strategia realizzata con la leva del costo del denaro non è in grado di reggere l'urto della recessione. «Non parlo per conto delle altre banche centrali, descrivo solo la situazione della zona euro», ha aggiunto. Trichet è perfettamente consapevole della difficile congiuntura e si aspetta un brutto 2009 con una graduale ripresa nel 2010. In questo senso annuncia che nella riunione del 7 maggio la Banca Centrale Europea prenderà nuove decisioni. Il mese prossimo il consiglio direttivo effettuerà una sforbiciata «molto limitata» al costo del denaro dall'attuale 1,25 all'1% senza avvicinarsi troppo ai livelli delle due cugine. Ma darà anche il via libera ad alcune misure innovative per sostenere l'economia e il sistema bancario. Due le ipotesi sul tappeto. La prima è l'allungamento delle operazioni di rifinanziamento, oggi a sei mesi, fino ad un massimo di 12-24 mesi. La seconda, che appare più complicata, riguarda l'acquisto di obbligazioni societarie sull'esempio di Fed e Banca d'Inghilterra se aumenterà il rischio di deflazione. «Spiegherò le decisioni dopo che le avremo prese», ha detto il banchiere centrale che ha negato l'esistenza di divisioni ai vertici della Bce. La crisi finanziaria si stabilizza ed entro la fine dell'anno vedremo i primi segnali di miglioramento. Ne è convinto anche Giulio Tremonti che incassa la disponibilità della Germania alla proposta di un nuovo sistema di regole globali che la presidenza italiana porterà al prossimo G-8 in Sardegna. «Il rappresentate tedesco ha fatto una buona apertura al legal standard», ha detto il ministro dell'Economia a margine del convegno dell'Aspen Institute, concluso ieri a Berlino.

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Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 5 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 39 ) » (5 voti, il voto medio è: 2.2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 61 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 73 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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PROFITTO L'anno 2008 (con il 2009) passerà alla storia come l'annata dell... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Pordenone)" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 19 Aprile 2009, PROFITTO L'anno 2008 (con il 2009) passerà alla storia come l'annata della crisi finanziaria internazionale. Pur nelle difficoltà dell'economia reale locale la popolare FriulAdria ha chiuso il bilancio a 60 milioni, 5 in meno rispetto all'esercizio precedente. Raccolta e impieghi hanno però fatto registrare un 15 per cento in più rispetto al 2007. «Segno che - ha ribadito in assemblea il vertice bancario - si è cercato di evitare di far mancare il credito a famiglie e imprese». Nel corso dell'anno sono state aperte dieci nuove filiali in Veneto e si sono effettuate quasi 200 assunzioni con oltre 15 mila giornate-uomo di formazione che hanno coinvolto il 94 per cento del personale. SOSTEGNO All'assemblea è stata anche illustrata l'attività di sostegno che la banca ha continuato a garantire sul territorio sul fronte del sociale, della cultura, dell'università e dello sport. Finanziamenti a manifestazioni culturali come quelle legate alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico del territorio. È stato siglato un rapporto di partnership con la Regione con un contributo di oltre 500 mila euro a sostegno del comparto enogastronomico, delle fiere del comparto e della rassegna dedicata ai vini autoctoni. UNIVERSITÀ È proseguita anche la collaborazione con le università di Udine e Trieste con il sostegno di un corso universitario del campus pordenonese. È stata poi siglata una nuova collaborazione con l'università Cà Foscari di Venezia. Sul fronte della cultura FriulAdria sponsorizza, tra le altre iniziative, Pordenonelegge, EStoria di Gorizia, e le Giornate del Cinema muto.

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Di Como, Il" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Contro la crisi i giovani tornino all'industria» Il dibattito tra imprenditori e docenti di economia sui problemi del momento «La finanza non può creare ricchezza. I giovani devono riscoprire il valore dell'industria». L'appello porta la firma del presidente dei Giovani Industriali di Como. A margine del dibattito "Crisi economica, culturale e politica: quale il ruolo dei giovani'" Stefano Poliani ha invitato i giovani a riscoprire il valore dell'economia reale. Il convegno, tenuto ieri pomeriggio nella sede della Società del Casino (nel Teatro Sociale di Como), è stato organizzato dalla commissione Azione Professionale del distretto 2040 Rotaract. «I giovani hanno capito che l'unica, vera ricchezza viene distribuita dalle industrie continua Poliani e non si crea stando seduti davanti a un pc per giocare in Borsa. La finanza serve solamente come supporto all'economia reale. Negli anni scorsi ci siamo illusi: cinque anni fa, ricordo che esser manifatturiero era quasi motivo di "vergogna", e i boss della finanza sembravano i salvatori della patria. Tutto questo, però, si è rivelato una bolla di sapone, che ha affascinato molti giovani. Ai quali, ora, dico: tornate in industria. La crisi, i cui responsabili appartengono alla classe dirigente che ha fino ad ora ha comandato, può essere un acceleratore di ricambio generazionale». Sempre a margine del dibattito, Davide Giolo, presidente della commissione Azione Professionale del distretto 2040 Rotaract, ha rinnovato l'appello di Poliani. La >crisi fornisce un chiaro assist al ricambio generazionale. «I giovani possono emergere spiega Giolo ma solo quelli con reali potenzialità. Parte della vecchia guardia, forse corresponsabile della crisi, può farsi da parte e lasciare spazio ai giovani che meritano». Non c'è, tuttavia, il rischio che il peso della crisi cada sui giovani sotto forma di un blocco delle assunzioni' «Purtroppo, questo rischio esiste aggiunge Giolo i posti si riducono, il mercato sarà più selettivo». Anche secondo Giolo, comunque, i giovani devono riscoprire il valore dell'industria. «Sta già accadendo conclude in Bocconi infatti pare ci siano più iscritti ai corsi tradizionali di economia, rispetto a quelli legati alla finanza. Si sta lentamente abbandonando l'ingegneria finanziaria per tornare verso l'economia reale. Basti pensare, che prima di questa crisi, le banche assumevano non economisti, ma ingegneri e matematici puri». Specialisti che servivano per elaborare modelli, derivati, e strumenti finanziari borderline, spinti all'eccesso. Ma l'origine della crisi, secondo un esperto, non è squisitamente finanziaria. All'apertura del convegno un economista ha infatti spiazzato gli industriali presenti in sala: «questa non è una crisi finanziaria», ha detto Mario Comana, ordinario di Tecnica Bancaria all'università Luiss ed editorialista di "Milano Finanza". Affermazione dichiaratamente provocatoria. «La crisi ha origini reali ha quindi spiegato il professore poi, si è manifestata nella finanza e ha avuto conseguenze reali. Non c'è, tuttavia, un primato della finanza sull'economia reale. Tutto nasce dall'eccesso di indebitamento delle famiglie occidentali, in particolar modo di quelle americane. Attraverso bassi tassi d'interesse, si è voluto far vivere gli americani oltre le loro possibilità». E visto che si parla di tassi bassi a sostegno dell'economia reale, Comana si è chiesto: «Stiamo forse curando il male con la malattia' Ed è sostenibile il deficit pubblico che stiamo alimentando'» Domande pleonastiche. Il docente ha quindi messo a confronto due modelli culturali: quello anglosassone, «sconfitto ma da non sottovalutare», caratterizzato da modelli matematici applicati all'economia, finanza derivata spinta all'estremo, fiducia sull'autostabilizzazione del mercato, e quello europeo, «classico e sottovalutato». Il primo ha fallito, il secondo è stato sottovalutato. Quale scegliere' «Bisogna cogliere i valori di entrambi», ha chiuso Comana. Nel sentir dire, provocatoriamente, che la crisi «non è finanziaria», Poliani ha tuttavia risposto che, pur concordando col professore, gli industriali «si trovano a fare i conti con banche che tagliano le linee di credito da un giorno all'altro». Andrea Bambace Nella foto: Secondo quanto emerso dal convegno, i giovani devono riscoprire il valore dell'industria come modello finanziario (Mv) Home Inizia il gran ballo delle quote La cordata chiede il 51% D'Alma assolto: «Era Preziosi che dirigeva la società» Buio in città, a Como c'era una volta il cinema «L'unica possibile riapertura è quella di Camerlata» Le difficoltà finanziarie corrono pure sui Tir «Ecco 33 milioni per l'ospedale» Sant'Anna, dalla Regione 33 milioni Rinviata la vendita di via Napoleona Consiglio di Palazzo Cernezzi: entro agosto il voto finale Il Cepu pronto a insediarsi sulla collina del San Martino Bruni: «Ora gli spazi sono liberi»

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Aree di San Cataldoda sdemanializzare (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Aree di San Cataldo da sdemanializzare San Cataldo. Il segretario e direttore facente funzioni dell'Ipab - Casa di ospitalità per anziani «Can. Cataldo Pagano» - rag. Ottavio Di Vita, ha consegnato ai venti dipendenti dello stesso ente il provvedimento del commissario straordinario, dott. Giovanni Scoma -funzionario dell'assessorato regionale alla sanità e nominato commissario dall'assessorato regionale alla Famiglia, Politiche sociali e Autonomie locali, provvedimento che racchiude le ipotesi di accordo, propedeutiche al superamento della crisi finanziaria in cui si dibatte l'Ipab, e al rilancio della struttura sia per assicurare il servizio agli anziani sia per il mantenimento dei posti di lavoro. L'accordo prevede il congelamento da parte del personale dei decreti ingiuntivi e di pignoramento sia quelli già in opera che quelli in itinere e ciò al fine di sbloccare la tesoreria ed incominciare a lavorare per il risanamento dell'Ipab stessa; il pagamento delle spettanze che sono oggetto dei pignoramenti e dei decreti ingiuntivi entro il mese di agosto 2009; acconti sulle mensilità dei dipendenti sia pregresse che quelle che vanno maturando; acconti per i fornitori delle materie prime e delle bollette Enel, Eni Gas, Caltaqua, Ato Ambiente e Telecom, nonchè per gli oneri assicurativi e previdenziali con l'Inps, l'Inail e l'Enpdep. Alcuni dipendenti hanno già firmato l'accordo (sono quelli che hanno già riscosso le somme con gli atti di pignoramento e quelli che non hanno ancora presentato gli atti ingiuntivi), mentre altri si debbono consultare con i loro legali per prendere una decisione. «Io sono soltanto amministratore dell'Ipab e non svolgo le funzioni di segretario-direttore che sono di competenza del rag. Ottavio Di Vita che, attualmente, è la figura apicale dell'Ipab stessa - ha detto il commissario Giovanni Scoma. Il rag. Ottavio Di Vita - che crede nel salvataggio della Casa di Ospitalità - infatti, ha ritirato le dimissioni da dipendente e sta lavorando, collaborandomi, nel tentativo di salvare l'Ipab a cui io stesso credo. La prossima settimana - se il tentativo della sospensione degli atti di pignoramento andrà in porto e verrà sbloccata la tesoreria - assieme all'ufficio di ragioneria Ipab predisporrò un piano di salvataggio per presentarlo all'assessorato regionale alla Famiglia per l'approvazione e nello stesso tempo inviteremo i comuni a sbloccare i finanziamenti dovuti per la corresponsione dell'integrazione delle rette di ricovero degli anziani. Io spero di riuscire nel tentativo di salvare i posti di lavoro e il mantenimento della stessa struttura e ho fissato in tre mesi il periodo di tregua, dopo di che faremo assieme il relativo consuntivo che, spero, sia positivo». ANGELO CONIGLIO

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Luci sul popolo delle donneL'iniziativa. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Luci sul popolo delle donneL'iniziativa. Organizzato dalla Fidapa un incontro sul potere al femminile sia vissuto che subìto Dipendenti delle società Multiservizi e Reteservizi in ambasce. C'è una forte preoccupazione di perdita di posti di lavoro. A tale scopo s'è tenuta una riunione dei lavoratori per discutere del grave problema, che presenta poche possibilità di soluzione. E' notorio infatti che l'amministrazione comunale, per fronteggiare la crisi finanziaria dell'ente, è intenzionata a passare dai quattro milioni a non più di tre milioni di costo l'anno per i servizi resi dalle due "collegate". Si vanno concretizzando intanto i provvedimenti tesi appunto al risparmio nei costi. Tra l'altro si sa già che i primi dodici rapporti di lavoro con contratti a tempo, scaduti lo scorso mese , non sono stati rinnovati. E' per discutere di questo problema che la Cgil ha chiesto al sindaco Antonello Buscema un incontro urgente anche per avere dei chiarimenti sul bilancio. Il sindacato punta ad evitare il licenziamento dei dipendenti e vuole anche il coinvolgimento dei capigruppo consiliari. Intanto quei lavoratori che fanno parte della Cgil hanno proclamato lo stato d'agitazione. Anche il Pdl, con l'onorevole Nino Minardo ed il gruppo consiliare hanno affrontato la questione delle due società collegate facendo proprie le preoccupazioni dei lavoratori. Il Pdl chiede la convocazione di un consiglio comunale aperto con la partecipazione di rappresentanze sindacali, degli amministratori delle due società e degli stessi lavoratori. Fatta notare anche la mancata acquisizione del bilancio 2009 da parte delle commissioni consiliari in modo da avviare così una discussione su dati e numeri certi. E tornando all'assemblea sindacale va tenuto conto che sono tre i punti di rivendicazione che sono alla base della vertenza. "Innanzitutto - fanno presente Nicola Colombo, segretario della Camera del lavoro-Cgil e Salvatore Terranova, segretario provinciale Fp Cgil - chiediamo un incontro urgente con il sindaco alla presenza di tutti i dipendenti, per affermare con determinazione il totale diniego alle proposte dell'amministrazione comunale comportanti riduzione dei livelli occupazionali. L'amministrazione dovrà poi presentare il suo piano di intervento, atto che la posta finanziaria prevista in bilancio, lascia intendere una operazione di riduzione massiccia del numero dei dipendenti. Infine chiediamo un'interlocuzione politica e di merito sulla sorte delle due società con i capigruppo consiliari." GIORGIO BUSCEMA

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Usa: Obama, basta soldi contribuenti in buco nero' banche (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Usa: Obama, basta soldi contribuenti in 'buco nero' banche 19 aprile 2009 alle 20:20 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il presidente Usa, Barack Obama fa sapere che gli stress test sulle principali banche Usa mostreranno che alcuni istituti hanno più bisogno di aiuti pubblici di altri e assicura che lui intende tutelare i soldi dei contribuenti e non lascerà che finiscano in un "buco nero". "Le banche stanno in situazioni differenti -- dice il presidente dal vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago -- e avranno bisogno di un'assistenza differenziata da parte dei contribuenti". Il Tesoro Usa ha sottoposto i 19 principali istituti bancari del paese a degli stress test per verificare la loro capacità di resistere alla crisi finanziaria soprattutto dal punto di vista della tenuta dei capitali. Le linee guida degli stress test usciranno il prossimo 24 aprile, mentre i risultati delle verifiche saranno diffusi il 4 maggio. "Se ci sarà bisogno di altri soldi dei contribuenti -- aggiunge Obama -- io ho la responsabilità di assicurare la trasparenza e la responsabilità delle operazioni". "Useremo la mano più leggera possibile -- assicura Obama -- ma non intendo gettare i soldi dei contribuenti in un buco nero, dove è impossibile vedere i risultati". Sulla crisi Obama dice "non siamo fuori dal tunnel. Per l'economia si prospettano ancora tempi difficili. Il credito continua a non fluire". AGI

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AMBIENTE: NAPOLITANO, SU CLIMA DOPO UE E USA SERVE CONTRIBUTO DI CINA E INDIA (sezione: crisi)

( da "ITnews.it" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

Castelporziano (Roma), 19 apr. - (Adnkronos) - La lotta ai cambiamenti climatici, che passa per la tutela ambientale, gioca in questo anno una partita fondamentale. Se l'Europa pare essersi mossa in anticipo rispetto al resto del mondo e gli Usa si apprestano a seguirla con nuovo impulso dato dalla presidenza Obama, e' ora la volta che tutti gli altri Paesi si mobilitino, a cominciare da Cina e India che rappresentano due dei motori principali nella nuova fase economica, pur in questo momento di crisi finanziaria globale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lo sottolinea, celebrando nella tenuta presidenziale di Castelporziano sul litorale romano la 'Giornata delle oasi' a fianco del Wwf.

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USA:OBAMA, BASTA SOLDI CONTRIBUENTI IN 'BUCO NERO' BANCHE (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 19-04-2009)

Argomenti: Crisi

USA:OBAMA, BASTA SOLDI CONTRIBUENTI IN 'BUCO NERO' BANCHE (AGI) - Port of Spain (Trinidad e Tobago), 19 apr. - Il presidente Usa, Barack Obama fa sapere che gli stress test sulle principali banche Usa mostreranno che alcuni istituti hanno piu' bisogno di aiuti pubblici di altri e assicura che lui intende tutelare i soldi dei contribuenti e non lascera' che finiscano in un "buco nero". "Le banche stanno in situazioni differenti - dice il presidente dal vertice delle Americhe a Trinidad e Tobago - e avranno bisogno di un'assistenza differenziata da parte dei contribuenti". Il Tesoro Usa ha sottoposto i 19 principali istituti bancari del paese a degli stress test per verificare la loro capacita' di resistere alla crisi finanziaria soprattutto dal punto di vista della tenuta dei capitali. Le linee guida degli stress test usciranno il prossimo 24 aprile, mentre i risultati delle verifiche saranno diffusi il 4 maggio. "Se ci sara' bisogno di altri soldi dei contribuenti - aggiunge Obama - io ho la responsabilita' di assicurare la trasparenza e la responsabilita' delle operazioni". "Useremo la mano piu' leggera possibile - assicura Obama - ma non intendo gettare i soldi dei contribuenti in un buco nero, dove e' impossibile vedere i risultati". Sulla crisi Obama dice "non siamo fuori dal tunnel. Per l'economia si prospettano ancora tempi difficili. Il credito continua a non fluire". 19/04/2009 - 20:05

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Soffia la crisi e le tigri del Baltico non ruggiscono più (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

FOCUS Soffia la crisi e le tigri del Baltico non ruggiscono più Massimo Bongiorno Fino all'altro ieri i tassi di crescita a due cifre delle economie di Estonia, Lettonia e Lituania erano una delle citazioni preferite dei mètre a pènser del liberismo globalizzato. Poi, a partire dall'estate dell'anno scorso, il vento della crisi ha cominciato a soffiare sempre più forte fin quassù. E con l'inverno è diventato gelido. All'improvviso si è spento l'insistente coro di entusiasmi attorno alle ricette miltoniane, dalla flat tax alla finaziarizzazione dell'economia e la flessibilizzazione del lavoro. E la catena umana che da Vilnius a Tallin, attraverso Riga, venti anni fa chiedeva l'indipendenza da Mosca si è trasformata in manifestazioni di protesta. Che a febbraio hanno già fatto cadere un governo, costringendo il premier conservatore lettone Ivars Godmains a dimettersi. A due cifre, oggi, ci sono semmai i tassi di disoccupazione: 14,4 percento a Riga, 13,7 a Vilnius (fa peggio solo la Spagna) e stime del 12 percento a Tallin, per quest'anno. Mentre ogni giorno che passa vengono diffuse previsioni peggiori sull'andamento del Pil nel 2009: una delle più nere l'hanno data a inizio aprile gli analisti del gruppo bancario svedese Seb, che nei paesi baltici sono di casa: -12% per Estonia e Lettonia, -9% in Lituania. Il tutto condito da tassi di inflazione che restano ampiamente al di fuori dei parametri di Maastricht e lontanissimi dalla media dell'Eurozona: a marzo si era al 7,9% in Lettonia, al 7,4% in Lituania e al 2,5% in Estonia. Nel frattempo le agenzie di rating, che per quanto screditate continuano a emettere sentenze, hanno macinato una bocciatura dietro l'altra fino a definire «spazzatura» la qualità del debito pubblico. L'ultima è di Fitch, che a inizio aprile ha abbassato il rating di tutte e tre le ex tigri baltiche: BBB+ per l'Estonia, BB- per la Lettonia e BBB per la Lituania. Eppure il centro del problema non sembra essere l'indebitamento dei singoli stati, sebbene qualche costosa operazione di «salvataggio» bancario non sia mancata. A novembre ad esempio la Lettonia ha rilevato il 51 percento di Parex Banka, a un passo dalla bancarotta. E guarda caso, proprio Riga ha chiesto e ottenuto a inizio 2009 un prestito da 7,5 miliardi di euro da un gruppo finanziario guidato dal Fondo monetario internazionale. Il problema sembra piuttosto risiedere in un meccanismo perverso di squilibrio macroeconomico strutturale: i salari sono cresciuti, ma con l'inflazione che li bruciava i consumi sono stati sostenuti solo dall'indebitamento, alimentato con l'afflusso di capitali esteri. Il sistema bancario estone, per esempio, è completamente in mani straniere: svedese per l'85% (con Swedbank, Seb e Nordea pank) e danese per l'11,53% (Sampo pank), con una piccola quota ad Hvb (controllata da Unicredit). Recentemente il Fondo monetario internazionale ha inviato un warning a Stoccolma proprio per l'eccessiva esposizione delle banche svedesi nei paesi baltici: il monte totale dei prestiti ammonta a circa 90 miliardi di euro, che con la crisi sono naturalmente a rischio sofferenza. Con l'aggravante che i tassi applicati al credito al consumo nelle tre repubbliche ex sovietiche sono enormemente superiori a quelli praticati in patria (in alcuni casi, lo spread supera gli 11 punti percentuali). E che le valute locali sono sempre più esposte a svalutazioni e speculazioni. L'andamento dei mercati finanziari costituisce poi un'altra conferma negativa: dal 9 ottobre 2007 (giorno del massimo storico per il Dow Jones) al 31 marzo 2009, le borse di Vilnius, Riga e Tallin hanno cumulato perdite record. Rispettivamente: -72,84%, -72,4% e -69,2%. Certo si tratta di tre paesi molto diversi culturalmente e storicamente, che non rispondono nello stesso modo ai colpi della crisi. La Lituania ha subito rimesso mano alla flat tax, ad esempio, rimodulando i regimi fiscali in modo meno favorevole ai redditi alti. Ma tutti sono spinti dai finanziatori internazionali a tagliare costi e salari. Il che continua a minacciare un'escalation del conflitto sociale. Da queste parti, nel Tredicesimo secolo, imperversavano i cavalieri Teutonici, con le loro crociate contro le tribù pagane del Baltico. Oggi, probabilmente, a qualcuno piacerebbe vederli in azione contro le banche.

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Sorridere, sorridere sempre... Ma sì, in fondo ha ragione il premier: come possiamo d... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sorridere, sorridere sempre... Ma sì, in fondo ha ragione il premier: come possiamo dedicare il nostro tempo alla ricostruzione della sventurata regione devastata, e dedicarlo contemporaneamente all'accertamento delle responsabilità di chi ha speculato costruendo con sabbia e plastica espansa, e di chi ha chiuso un occhio? Come possiamo pensare alla ricostruzione, e pensare contemporaneamente al dolore incolmabile di chi ha perso tutto, cose, casa, famigliari, e invoca verità e giustizia? Non è possibile. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammece 'o passato, e impariamo a sorridere, sorridere sempre come fa il nostro caro Cavaliere. Così deve andare il mondo. RENATO PIERRI Con che coraggio domani chiederò? Come cittadino italiano sono indignato dal fatto che in famiglia (modesta) continuo a sollecitare a donare il superfluo giornaliero ai nostri connazionali abruzzesi, mentre chi di dovere, per pura strategia politica, vuole sperperare milioni di euro in varie votazioni. Con che coraggio domani chiederò alla famiglia tale solidarietà? ROMEO LAI, TORINO Esegesi di una battuta Vorrei rispondere alla lettera del sig. Franco Vallero sulla battuta del premier. Credo che questo signore da buon sinistrorso non abbia capito. Il sig. Berlusconi, come credo abbiano inteso almeno il 50% degli italiani, invogliava le famiglie ad approfittare delle strutture alberghiere messe a disposizione dei terremotati e non ad andarsene al mare a fare il bagno. FULVIO MENSIO A chi servono gli enti inutili Desidero consolare il lettore Vincenzo Chiulli, in quanto non solo si allontana sempre più quella saggia iniziativa di abrogare le inutili Province ma, addirittura, si consolidano le Comunità montane (solitamente di pianura) che per legge regionale avrebbero dovuto essere già cancellate. Gli enti inutili servono purtroppo a mantenere posizioni personali di prestigio che spesso sono anche di potere, e sarà duro eliminarli. SERGIO GRADI, RIVOLI (TO) Risparmio energetico consumo sostenibile Il premio Nobel per l'Economia Joe Stiglitz indica la strada per uscire dalla crisi finanziaria e affrontare il problema climatico e ambientale. Investendo risorse per isolare termicamente le abitazioni, procedimento già in atto in Trentino- Alto Adige, si porta un grande beneficio all'economia, risparmiando energia e creando posti di lavoro. Sviluppando le nuove tecnologie delle fonti rinnovabili si procede verso un'economia ecologicamente sostenibile, meno inquinante e con minori emissioni di anidride carbonica; le fonti rinnovabili, prime tra tutte l'eolico e il solare, possono essere gestite dal basso, come già avviene in Danimarca (parchi eolici) e come avviene in alcune regioni d'Italia in forma di cooperative dell'energia (parchi solari), senza più dare una delega in bianco alle speculazioni dei monopoli. Attuando il concetto di rifiuti zero, con il riciclo totale dei materiali, si limita l'inquinamento e si passa a un nuovo concetto di consumo sostenibile. Risparmio energetico, efficienza energetica, consumo sostenibile e riciclo totale sono le parole della nuova economia verso cui questa crisi ci deve portare, per eliminare lo squilibrio che la vecchia economia aveva creato. Non ci sono alternative. SILVIO ZANCHET Pannella senatore a vita Da decenni Marco Pannella si batte per i diritti civili e non c'è dubbio che (seppur con alterne fortune) tante sue prese di posizione e di coscienza abbiano contrassegnato varie fasi storiche della nostra Repubblica, portando al dialogo e alla discussione generazioni di italiani. La sua nomina a senatore a vita sarebbe un meritato riconoscimento. MATTEO COGORNO RIVA TRIGOSO (GE)

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Tremonti: Non ci saranno nuove tasse (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 20/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Terremoto Tra ricostruzione e sottoscrizione Tremonti: «Non ci saranno nuove tasse» Il ministro dell'Economia: nel bilancio pubblico ci sono i mezzi per finanziare gli interventi Vigili del fuoco durante un sopralluogo in una casa di Onna ROMANon ci saranno nuove tasse per sostenere la ricostruzione dell'Abruzzo. «Non metteremo le mani nelle tasche dei cittadini, non ce n'è bisogno». Lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti intervenendo alla trasmissione di Lucia Annunziata «In mezz'ora» su Rai Tre. L'una tantum sui redditi alti dunque è solo «una storia», taglia corto il ministro Tremonti, aggiungendo che nessuna delle ipotesi di nuove tasse di solidarietà per i terremotati, dal reddito alla benzina, «è fondata». Priorità a famiglie ed imprese «Chi ha di più può donare di più e studieremo per dargli una deduzione più ampia», annuncia sempre Tremonti. «Dentro il bilancio pubblico - ha detto il ministro Tremonti - ci sono i mezzi per finanziare la ricostruzione privata e pubblica». Facendo riferimento alle possibili risorse da mettere in campo, il ministro ha elencato: «Abbiamo la Cassa Depositi e Prestiti e i fondi europei che ci consentono di gestire la priorità delle priorità, che sono famiglie e imprese». Poi ci sono una serie di fondi dai quali si potrebbe attingere per la ricostruzione, «quello Anas, il fondo di Palazzo Chigi, il fondo degli enti previdenziali, il fondo opere pubbliche, i fondi europei. C'è spazio per una politica di ricostruzione senza nuove tasse», ha ribadito il ministro. Parlando ancora del terremoto Tremonti ha definito «una potenza impressionante» quella di chi è sceso in campo per i primi aiuti, dai Vigili del fuoco alla Protezione civile. Il ministro ha anche parlato delle responsabilità: «C'è una responsabilità di chi ha costruito male ed andrà accertata. C'è la responsabilità di chi non ha controllato, responsabilità amministrativa e giudiziaria. Io ho una responsabilità diversa, quella di finanziare la ricostruzione e di ridare una speranza di uscita da questa tragedia». «Siamo ansiosi di sapere quanti soldi si prendono, da dove si prendono, chi li gestisce e con quali metodi». Il leader dell'Idv Antonio Di Pietro commenta le dichiarazioni del ministro dell'Economia sui finanziamenti per la ricostruzione nelle zone del terremoto. «Noi - dice Di Pietro - aspettiamo il piano finanziario per dare il nostro contributo. Siamo pronti a fare la nostra parte ma tutto deve avvenire nel Parlamento e non nelle sacrestie di Palazzo». «L'apocalisse finanziaria non c'è stata» Sempre nel corso della trasmissione con la Annunziata, Tremonti ha parlato anche della crisi finanziaria: «L'incubo degli incubi» ovvero il crollo finanziario globale «è finito», come anche «si è arrestata la caduta dell'import e dell'export, del commercio mondiale». Se ancora non si può parlare di vera e propria ripresa, perchè «fondamentalmente siamo in una situazione di incognita, comunque possiamo guardare al futuro con qualche prospettiva che sostituisce, come dice Obama, la speranza alla paura». «L'apocalisse non c'e stata - sottolinea - e la gente ha tirato un sospiro di sollievo». Il ministro evidenzia anche un arresto della caduta «dei traffici nei porti e nelle strade, di import ed export, dei principali indicatori» ma anche «dei comportamenti di vita». Infine Tremonti rimarca il consenso di cui gode in questo momento il Governo: «In un momento di crisi come questo il consenso non te lo regalano. Gli italiani sono tra i più intelligenti al mondo e dunque forse il Governo questo consenso un po' se lo è meritato». La sensazione che ci siano segnali di inversione di tendenza è condivisa anche dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi: «Ci sono le condizioni per un cauto ottimismo», ha detto in evidenza citando i primi dati sugli ordini dall'estero.

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Dominio internet ".eu": in soli tre anni tre milioni di nomi (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dominio internet ".eu": in soli tre anni tre milioni di nomi A tre anni dal suo lancio il dominio internet di primo livello ".eu" conferma il suo successo. Vi sono ora più di tre milioni di nomi di dominio registrati nel dominio di primo livello europeo. Neanche la crisi finanziaria ne ha rallentato la crescita: il numero di nomi di dominio ".eu" è aumentato del 2% nel corso del primo trimestre 2009, una crescita che ne consolida il quinto posto tra i domini di primo livello geografico più popolari a livello mondiale. In quanto consente di promuovere un'identità online specificamente europea, il dominio ".eu" permette ai privati e alle imprese di sfruttare tutti i benefici del mercato unico europeo. Imprese multinazionali, PMI, ONG, gruppi di riflessione e privati cittadini hanno adottato il dominio ".eu" per contrassegnare la loro presenza sul web. Il dominio ".eu" ha consolidato la propria posizione tra i dieci più grandi domini di primo livello del mondo, assieme a ".com", ".net" e ".org". Il numero di registrazioni di nomi di dominio ".eu" è aumentato di anno in anno dalla sua introduzione avvenuta tre anni fa, il 7 aprile 2006, per raggiungere i tre milioni all'inizio dell'anno in corso. Nel marzo 2009 i nomi di dominio ".eu" registrati hanno sfiorato i 3 050 000. La maggior parte dei nomi di dominio ".eu" è stata registrata nei paesi dell'UE che contano il maggior numero di abitanti e presentano i più forti tassi di diffusione di internet in rapporto alla popolazione. La Germania è sempre in testa, con il 30%, seguita da Paesi Bassi (14%), Regno Unito (12%), Francia (8%) e Polonia (6%). Il dominio ".eu" è accessibile dal 7 dicembre 2005, inizialmente per i titolari di diritti anteriori, compresi i titolari di marchi e gli organismi pubblici. Dall'inizio del mese di aprile 2006 le registrazioni sono state aperte ai residenti UE e alle organizzazioni aventi sede nell'UE. EURid (www.eurid.eu), organismo indipendente senza scopo di lucro, è incaricato della gestione del registro ".eu" (la banca dati che contiene tutte le registrazioni ".eu"). Un anno dopo la sua creazione erano stati registrati 2,5 milioni di nomi di dominio ".eu", ai quali si sono aggiunti 300 000 nuovi nomi nel 2007. M. F. 20/04/2009

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usa, la retromarcia global scatta dai call center indiani - (segue dalla copertina) federico rampini (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 23 - Economia Delta e Chrysler li riportano a casa . Per motivi linguistici e per non licenziare in patria Usa, la retromarcia global scatta dai call center indiani (SEGUE DALLA COPERTINA) FEDERICO RAMPINI Malgrado gli sforzi per dissimulare la loro nazionalità, i passeggeri americani che prenotavano un volo o che protestavano per una valigia smarrita spesso intuivano che il call-center della Delta Airlines o della United rispondeva da migliaia di chilometri di distanza. Tuttavia per anni le multinazionali americane hanno ignorato il fastidio del consumatore, e hanno insistito su quella formula magica per ridurre i costi: l´outsourcing, o delocalizzazione, di tutti i servizi di assistenza alla clientela. Il salario medio è di 500 dollari Usa per l´addetto a un call-center indiano. Cioè un sesto dello stipendio che si paga in America per la stessa mansione. Quel divario economico sembrava incolmabile. Ma la recessione fa vacillare le certezze più consolidate. In una fase in cui i clienti si fanno rari e preziosi, il loro parere riceve un´attenzione inusitata. E i call center indiani, si scopre, sono tutt´altro che amati dalla clientela del Midwest. Un´altra motivazione interviene per quelle aziende Usa che devono chiedere aiuti di Stato: prima di licenziare dipendenti americani, è politicamente accorto cominciare a tagliare l´occupazione straniera. Per l´industria dell´outsourcing, uno dei motori del miracolo economico indiano, è un colpo duro. Una delle scene centrali del film Slumdog Millionaire si svolge proprio in un call center di Mumbai, posto di lavoro ambito per una generazione di giovani istruiti e anglofoni. La Delta Airlines, terza compagnia aerea americana, ha smesso di usare ogni call center indiano dall´inizio dell´anno. Prenotazioni, biglietti elettronici, reclami per bagagli smarriti, non saranno più gestiti da centri di assistenza situati all´estremità opposta del pianeta. Il chief executive della compagnia, Richard Anderson, ha spiegato la decisione ai dipendenti: «Dai nostri passeggeri abbiamo avuto delle reazioni molto negative. La pratica di usare call center situati in nazioni lontane è decisamente poco gradita, i clienti lamentano di avere difficoltà di comunicazione». Suscita qualche curiosità la tempistica di questo annuncio: i call center indiani sono stati usati per molti anni, durante i quali evidentemente il parere dei suoi passeggeri americani non stava in cima ai pensieri dell´amministratore delegato. Ma i tempi cambiano e le priorità del top management devono adeguarsi molto in fretta. Con aerei che viaggiano semivuoti, soprattutto in prima classe e in business che sono i segmenti di clientela più redditizi, l´insoddisfazione dei passeggeri viene notata. Un esperto nella gestione dell´outsourcing, Ben Trowbridge della società Alsbridge di Dallas, ha dichiarato al Wall Street Journal: «è chiaro che avere i call center in India è un risparmio considerevole sui costi. Ma oggi si pone la questione se sia più importante ridurre i costi o migliorare il rapporto con il consumatore». E i call center indiani sono la prima vittima di questo - proclamato - ritorno alla qualità del servizio. United Airlines, numero due del trasporto aereo Usa, conferma la stessa scelta: basta con i call center indiani, si torna a casa, costi quel che costi. La U. S. Airways non esita a chiudere i call center delocalizzati in zone ben più vicine, Guatemala e Salvador. Con la diminuzione del traffico passeggeri e quindi il calo nel volume di chiamate per l´assistenza telefonica, la portavoce Valerie Wunder spiega che «U. S. Airways coglie l´opportunità per concentrare il lavoro negli Stati Uniti». Si affaccia così l´altra motivazione più o meno esplicita: il nazionalismo economico. I leader di tutti i paesi sono unanimi nel condannare il protezionismo, come si è visto all´ultimo vertice del G-20 a Londra. Ma una volta tornati a casa, nell´opinione pubblica trovano un clima sempre più propenso a scaricare sugli altri i costi della crisi. I capi-azienda hanno fiutato l´aria che tira. Se hanno ricevuto aiuti pubblici - o temono che dovranno chiederli in futuro - non vogliono scoprire il fianco alle accuse politiche. Guai se un´azienda Usa che elemosina sussidi dal Congresso si fa scoprire in flagrante delocalizzazione. Il contribuente americano è esasperato dai continui salvataggi di grandi aziende, chiede che i suoi soldi servano a frenare l´emorragìa di posti di lavoro in casa. E ancora una volta l´India si trova nel mirino. La Chrysler, mentre tra la vita e la morte affronta un delicatissimo negoziato a quattro con sindacati metalmeccanici, creditori, Fiat, e Amministrazione Obama, annuncia la chiusura del centro di assistenza dopo-vendita (al telefono e online) che da anni era operativo in India. Licenziare gli indiani è un passaggio obbligato per convincere i colletti blu di Detroit ad accettare nuovi tagli su salari, pensioni e assistenza sanitaria.

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Tutti a lezione di virtù civiche (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Forlì)" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

FORLI' PROVINCIA pag. 5 Tutti a lezione di virtù civiche DOVADOLA CORSO DI FORMAZIONE SU POLITICA E VOLONTARIATO SI APRE stasera alle 20.30 nel teatro comunale di Dovadola il Corso di formazione civica e politica', organizzato dal Comune di Dovadola e dalla Comunità montana Acquacheta, aperto a tutti i cittadini delle vallate del Montone e Tramazzo-Marzeno, in particolare ai giovani dai 16 ai 30 anni. Il tema della serata inaugurale Volontariato e protezione civile: due vocazioni sociali' sarà sviluppato dall'assessore provinciale alle politiche sociali, Alberto Manni, e dal direttore della Caritas diocesana di Forlì-Bertinoro, Sauro Bandi. Seguiranno gli altri incontri il 27 aprile, con Principi etici della dottrina sociale della Chiesa', il 4 maggio, con Educazione civica: i valori della costituzione', l'11 maggio con La politica: definizione e strumenti, il 18 maggio, con Crisi finanziaria ed economica', per concludere il 25 maggio, con Etica ed economia'. Il progetto è stato approvato e finanziato con trmila euro dalla Regione (cui il Comune ne aggiungerà duemila). Spiega il sindaco di Dovadola, Carlo Adamczyk: «Lo scopo dell'iniziativa è quello di avvicinare i giovani alla gestione della cosa pubblica e alle opere di volontariato, per la crescita degli stessi, nell'ottica di formare degli onesti e bravi cittadini, nonché validi amministratori pubblici». Il responsabile del corso è don Franco Appi, responsabile del Centro della pastorale sociale e del lavoro della diocesi di Forlì-Bertinoro, nonché docente di morale sociale alla facoltà teologica dell'Emilia Romagna a Bologna. Quinto Cappelli Image: 20090420/foto/5120.jpg

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a colpi di show (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

xLE SFIDE DEL CAVALIERE A COLPI DI SHOW di ALCIDE PAOLINI Cogliere al volo le sfide per dimostrare le proprie capacità di risolverle fa parte certamente della filosofia del comando di Berlusconi, che in queste occasioni dà certamente il meglio di sé, essendo più libero di muoversi a suo piacimento, senza i se e i ma e le infinite regole e remore e gli obblighi e i cavilli che tanto lo infastidiscono. Negli ultimi tempi lo ha dimostrato in varie occasioni, a cominciare da quando ha copiato d'impulso l'audace sfida veltroniana di unificare Ds e Margherita per dare vita a un partito unico, il Pd, a vocazione maggioritaria, mettendo insieme, a sua volta, Forza Italia e An, a dispetto della volontà di gran parte dei partiti stessi e dei loro colonnelli, costretti a inghiottire il rospo del Pdl, di cui il Cavaliere è praticamente l'intestatario. E si è ripetuto con la crisi dei rifiuti in Campania, dove ha dimostrato ancora una volta le sue indubbie capacità padronali, oltre che manageriali, trasformando la tristissima situazione in un gigantesco spettacolo popolare, con grande ritorno di immagine per se stesso e per il suo partito. Che poi il problema di fondo non sia affatto risolto è tutta un'altra storia. In una sorta di sfida è riuscito a trasformare perfino l'approccio alla drammatica crisi finanziaria mondiale, nella quale ovviamente è stato coinvolto anche il nostro paese. Sfida che Berlusconi ha colto immediatamente, diffondendo a piene mani ottimismo, raccomandando e spiegando agli italiani che se lo avessero ascoltato, facendo praticamente finta di niente (vale a dire spendendo e spandendo), ci avrebbe pensato lui a far sì che gli effetti della crisi, almeno per il nostro paese, si risolvessero da sé, prima ancora che in altri, senza gravi sacrifici per nessuno e soprattutto senza che il governo mettesse le mani in tasca ai cittadini. E anche in questo caso, indipendentemente da come sono andate e da come andranno le cose, nel senso che il problema era ed è più grande di lui e i suoi consigli non hanno certo modificato i comportamenti di nessuno, l'effetto propagandistico ha giovato alla sua immagine di leader unico sul quale fare assegnamento. E siamo arrivati alla tragedia del terremoto in Abruzzo, l'ennesima sfida di cui il Cavaliere ha preso personalmente in mano il pallino e con straordinaria abilità promozionale (qui non ci interessa la sincerità della sua partecipazione umana, che diamo per scontata, ma la tecnica usata) ha improvvisato uno spettacolo nel quale il suo stesso Pdl praticamente scompare, perché ancora una volta il deus ex machina è lui e solo lui. E, al massimo, qualche riflesso positivo può posarsi sul suo collaboratore preferito, in questo caso Bertolaso. Naturalmente, la situazione, oltre alla drammatica tragedia umana che contempla, ha anche un grave aspetto economico-finanziario di non facile soluzione. Ma non è certo questo l'aspetto che spaventa il Cavaliere. Il quale, prima di tutto, ci ha tenuto a dichiarare pubblicamente che «non introdurrà nuovi balzelli». E dopo ha esortato la popolazione ad avere fiducia in lui, promettendo che la situazione sarebbe tornata alla normalità nel più breve tempo possibile, perché i fondi per la ricostruzione, che secondo il ministro Maroni ammonterebbero a 12 miliardi, si sarebbero trovati rapidamente. Il che, per un paese che fino a pochi giorni prima non trovava i mezzi per dare un assegno ai nuovi disoccupati e dichiarava che quelli per la cassa integrazione erano già finiti, sembrerebbe un rebus insolubile. A meno che il governo non tenga nascosto un misterioso tesoretto. Ed è per questo che ha suscitato una certa sorpresa la dichiarazione del governo che ci sarebbero già 9 miliardi disponibili. Il che induce a sospettare che o fin qui ci aveva raccontato frottole oppure si tratta della solita partita di giro, nel senso che quei miliardi verranno tolti ad altri capitoli di spesa, a cominciare, come ha già scritto qualcuno, dal Fondo per le imprese. Resta comunque difficile giustificare il fatto che ci si accinga a buttar via i 440 milioni di euro che costerebbe il referendum, se davvero non si vorrà farlo coincidere con le elezioni europee (l'election-day), solo perché la Lega è contraria. Come giustificare una decisione del genere di fronte ai terremotati? Rassicurandoli, appunto, che i soldi ci sono. In realtà è molto probabile che si tratti di pura propaganda, in attesa delle elezioni europee. Dopo si vedrà. Berlusconi, infatti, considera fondamentale un forte successo alle elezioni europee per consolidare ulteriormente l'indiscutibilità della sua leadership assoluta, anche nei confronti della Lega, la cui crescita potrebbe intralciare la sua marcia trionfale verso il 51%. Una meta per la quale sembra ormai disposto a tutto, fosse pure, ove lo ritenesse davvero necessario, alla rinuncia al Ponte sullo stretto. Che cosa ci insegnino tutte queste sfide, trasformate immancabilmente in imponenti show atti a celebrare la sua unicità, è presto detto: anche in politica, ormai, vince lo spettacolo. Basta chiedersi, dopo i tanti successi personali di Berlusconi, che gli hanno fruttato un consenso senza precedenti, in che cosa la situazione dei cittadini italiani sia migliorata. Nell'economia? Nelle liberalizzazioni? Nella sicurezza? Nella previdenza? Nell'accorciamento della distanza tra ricchi e poveri? Risponda il lettore. Quanto al terremoto, che cosa dire se si è costretti a cercare di imitare ciò che è stato fatto in Friuli? Solo che in Friuli non ci sono stati spettacolari show personali o passerelle a effetto e nemmeno grandi promesse, ma soltanto il sentimento reale della tragedia, affrontato soprattutto con grande senso di responsabilità.

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Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 10 ) » (5 votes, average: 3.8 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 45 ) » (12 votes, average: 3.42 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 67 ) » (10 votes, average: 3.4 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (11 votes, average: 4.36 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (11 votes, average: 4.91 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (19 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (343) Ultime discussioni Cherubino: il commento di Luisa stravolge completamente il senso dei disegni di Vauro. Quello in particolare della... Cherubino: da zenit.org Il Papa loda la Conferenza di Ginevra contro il razzismo La Santa Sede parteciperà con una... robdealb91: Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.la Chiesa italiana ha risposto con 5 milioni di euro e... fedenrico: Cara Luisa, le persone di cui parli si permettono di schernire la nostra fede solo perché certi che il... bruno volpe: cari amici segnalo su www.pontifex.roma.it intervista sul Papa al prof Introvigne e altra al Vescovo di... 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COSI' SI SCONFIGGE LA CRISI FINANZIARIA NEL VENETO: METTERE IN RETE I CENTRI DI ECCELLENZA E I POLI DI RICERCA. (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Lunedì 20 Aprile 2009 COSI’ SI SCONFIGGE LA CRISI FINANZIARIA NEL VENETO: METTERE IN RETE I CENTRI DI ECCELLENZA E I POLI DI RICERCA. Padova, 20 aprile 2009 - Piani di supporto finanziario a favore delle piccole e medie imprese, interventi a sostegno del reddito, dell’occupazione, del settore edilizio, dell’industria, dell’innovazione e della ricerca. Su queste linee si snoda la strategia anticrisi messa in atto dalla Regione del Veneto per rilanciare l’economia. Ne ha parlato stamattina nella sala congressi dell’Hotel Galileo di Padova l’assessore all’Economia, Vendemiano Sartor, incontrando il management del comparto degli approvvigionamenti dell’intero nord est. “Voglio ricordare – ha detto l’assessore – le azioni intraprese per supportare dal punto di vista finanziario il mondo delle pmi tramite una partnership forte tra sistema bancario, confidi, enti pubblici e mondo associativo in un’ottica di interventi articolati, coordinati e sinergici (50 milioni di euro a garanzia dei consorzi fidi)”. La Regione del Veneto ha inoltre istituito un tavolo tecnico di monitoraggio sulla situazione del credito in prospettiva di nuove ulteriori misure. Contestualmente sono stati attivati il comitato di coordinamento istituzionale e il tavolo di concertazione tra le forze sociali così da monitorare l’andamento dei livelli occupazionali. “Per quanto riguarda l’edilizia, la Giunta regionale ha fatto da apripista approvando il ddl per gli interventi finalizzati a rilanciare un settore che in Veneto prevede una riduzione di 5000 posti di lavoro. ” In merito ai lavori pubblici, il Veneto ha stanziato per l’edilizia scolastica 200 milioni di euro dal 2000 al 2008 e 70 milioni nel 2009. Mentre nell’ambito dell’impiantistica sportiva sono state deliberate risorse per 70 milioni di euro nel 2008 e 30 milioni di euro per il 2009. L’assessore ha poi ribadito che il Veneto ha stanziato 70 milioni di euro per attività di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico. Nell’ambito del piano industriale la regione punterà con investimenti complessivi di 150 milioni di euro fino al 2015 ai distretti energetici, al polo dell’idrogeno, all’edilizia sostenibile, alla filiera agroalimentare, alle piattaforme per la tracciabilità del Made in Italy. Riguardo la situazione occupazionale, Vendemiano Sartor ha evidenziato che il Veneto per il biennio 2009-2010 metterà a disposizione 236 milioni di euro. “Dobbiamo lavorare di più – ha concluso l’assessore – per l’internazionalizzazione, per la messa in rete dei poli di ricerca e dei centri di eccellenza, per la semplificazione della pubblica amministrazione. Dobbiamo in sintesi essere meno creativi nella finanza e più razionali nella programmazione. Per vincere la crisi è comunque vietato il vecchio e pericoloso policentrismo: si deve operare per la nascita di un unico sistema veneto. ” . <<BACK

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Disgelo Stati Uniti-Sudamerica nel summit dei 33 presidenti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-19 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... Disgelo Stati Uniti-Sudamerica nel summit dei 33 presidenti Nel quinto vertice delle Americhe a Trinidad & Tobago, con 33 leader del continente, Barack Obama ha puntato tutto sul dialogo e il multilateralismo. Dopo il «nuovo inizio» annunciato con Cuba, storica stretta di mano e sorrisi tra il presidente Usa e il venezuelano Hugo Chavez. u pagina8 L'annuncio del premier: il 25 aprile ci sarò anch'io A sorpresa Silvio Berlusconi ha raccolto ieri la sfida del leader del Pd Dario Franceschini e ha annunciato la sua presenza (è la prima volta) alle celebrazioni della Liberazione il 25 aprile. u pagina 16 Nave di migranti contesa, Roma verso il sì allo sbarco L'Italia si appresta a dare l'assenso per lo sbarco a Lampedusa della nave rimasta in acque maltesi con a bordo 140 migranti allo stremo. MaroniannunciainiziativeallaUe. u pagina 16, commento u pagina 10 Dimezzate le masse gestite dagli hedge fund La crisi finanziaria ha dimezzato le masse gestite dagli hedge fund rispetto ai 2mila miliardi di dollari sfiorato nel primo semestre 2008. Le stime ora parlano di circa mille miliardi. u pagina 5 Anche gli Usa boicottano la conferenza Durban II Gli Usa, come alcuni Paesi europei, boicotteranno la conferenza dell'Onu Durban IIsul razzismo in programma a Ginevra laprossima settimana, a causa degli accenti antisemiti del documento base.

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Svalutazioni? Meglio indirette (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-19 - pag: 7 autore: LENTE D'INGRANDIMENTO Valute deprezzate con il «quantitative easing» Svalutazioni? Meglio indirette di Riccardo Sorrentino I l timore è forte. Da un momento all'altro, al fianco delle correnti più o meno conclamate di protezionismo, potrebbero scattare anche le svalutazioni competitive delle monete, a danno dei Paesi concorrenti. Durante la crisi del '29 le fecero un po' tutti e, proprio per questo, ebbero il solo effetto di frenare il commercio internazionale. Durante le attuali turbolenze pochi hanno finora deciso "a tavolino", di svalutare la moneta. Eppure l'interscambio globale è scivolato così rapidamente che la tentazione di aumentare almeno le quote di mercato delle esportazioni è davvero forte. Tra i grandi Paesi, solo la Svizzera ha annunciato a marzo di voler mantenere fermo il cambio, senza deprezzarlo. è stato però un campanello d'allarme. Quel che rende un po' meno seducenti le svalutazioni competitive è in realtà il fatto che il deprezzamento può essere realizzato anche in modi indiretti e silenziosi. Come si fa lo spiega una recente analisi di David Bloom della Hsbc: basta usare il quantitative ( o meglio credit) easing, e cioè la strategia di politica monetaria che prevede l'ampliamento della base monetaria attraverso l'acquisto diretto di titoli di Stato o di obbligazioni corporate. è stata adottata finora da Gran Bretagna, Svizzera, Giappone, in parte dagli Stati Uniti, e presto forse da Svezia e Canada. Altri come Eurolandia, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda, hanno deciso, quanto meno, di soprassedere (pur aumentando le dimensioni dei loro bilanci). Bloom non pensa però a un effetto diretto delle politiche "non convenzionali". Se il dollaro ha perso terreno quando la Fed, a marzo, ha fatto il suo primo passo verso questa strategia, è a causa delle aspettative degli operatori. L'idea è che gli investori «potrebbero esprimere una preferenza per le valute le cui politiche restano convenzionali, anche se le condizioni economiche di questi Paesi non dovessero essere migliori rispetto alle economie che adottano il quantitative easing». Gli investitori sono consapevoli dell'elevata incertezza che circonda queste "nuove" politiche: funzioneranno? quando? sono sufficienti? Senza contare che, persino nel caso in cui queste strategie dovessero avere successo,il rimbalzo dell'economia potrebbe essere in gran parte ignorato dalle valute. In futuro, spiega Bloom, difficilmente torneranno quella bassa inflazione e quella bassa volatilità che crearono crescita, tassi e rendimenti in rialzo, flussi di capitali in cerca di opportunità e, quindi, cambi in apprezzamento. Sarà innanzitutto difficile cogliere, per le Banche centrali, il momento esatto in cui invertire il quantitative easing. Troppo presto, come è accaduto in Giappone nel secolo scorso, significherebbe far arenare la ripresa; troppo tardi, far esplodere l'inflazione. Il forte indebitamento e i massicci acquisti di assets finanziari da parte del settore pubblico comporteranno poi, nella fase di uscita dalla crisi, un forte intervento sui mercati da parte degli Stati: venderanno azioni in occasione dei rialzi di Borsa e compreranno obbligazioni a lungo termine, per mantenere basso il costo del debito, ogni volta che i rendimenti si alzeranno. Non è questo, spiega Bloom, un ambiente favorevole a un apprezzamento delle valute. Nulla di tutto questo richiede la volontà precisa di svalutare da parte di questa o quella Banca centrale. L'effetto però, in buona parte si è già prodotto: le valute dei Paesi che hanno un quantitative easing alle spalle sono complessivamente più deboli delle altre. Se qualche Paese ha rinunciato al momento alla svalutazione è stato probabilmente perché i mercati stavano già provvedendo da soli. riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA I DUBBI DEGLI INVESTITORI Gli operatori temono che le nuove misure non convenzionali possano scatenare effetti non desiderati

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Il G-8 rilanci il Doha round (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-19 - pag: 7 autore: Scambi globali. L'impegno di Urso in vista della Maddalena «Il G-8 rilanci il Doha round» © RIPRODUZIONE RISERVATA Gerardo Pelosi ROMA Il comunicato finale del G-8 della Maddalena in luglio potrebbe contenere un richiamo esplicito alla chiusura entro l'anno del negoziato sul commercio mondiale Doha round. Ma qualcosa di più di una formula di rito. Un impegno concreto dei Paesi più industrializzati e delle economie emergenti a utilizzare l'ultima finestra di opportunità che si presenta per fissare le regole del commercio e respingere ogni pericolosa tentazione verso il protezionismo. A questo obiettivo sta lavorando il sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, che domani a Ginevra incontrerà il direttore generale della Wto, Pascal Lamy (verrà riconfermato per altri quattro anni alla guida dell'organizzazione il 29 aprile) e che mercoledì, a Roma, avrà un colloquio con il commissario europeo al commercio Catherine Ashton. «Il nostro lavoro non è facile – ammette Urso – si tratta di passare dagli impegni formali come quello del G-20 di Washington dell'autunno scorso a impegni concreti; utilizzare le aperture della nuova amministrazione americana e attendere i risultati delle elezioni indiane per capire quale sarà la posizione di New Delhi».Ma l'importante per Urso «è evitare passi falsi» e lavorare per arrivare alla Maddalena con un consenso di base non solo tra gli otto grandi, ma anche tra i Paesi interessati al negoziato (India, Brasile, Messico, Australia, Sud Africa) sulla chiusura del Doha round. Il punto di partenza dovrà essere, spiega il sottosegretario, l'accettazione dello stato in cui il negoziato si è bloccato nel luglio del 2008 quando oltre l'80% dei capitoli negoziali erano stati conclusi e concentrarsi solo su agricoltura e industria. L'Italia, insomma, farà la sua parte preparando il terreno come presidente del G-8. I membri europei (Francia, Germania e Regno Unito) così come Giappone e Canada riconoscono la necessità di assumersi delle responsabilità collettive. Si tratterà di cogliere appieno gli spiragli della nuova amministrazione Usae prendere fino il fondo il testimone che sul Doha round il G-20 di Londra ha ceduto al G-8 italiano. gerardo.pelosi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA L'INCONTRO Mercoledì il sottosegretario allo Sviluppo economico incontrerà il commissario Ue Ashton per definire una strategia comune

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Eco-crunch, basta allarmismi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-19 - pag: 10 autore: Eco-crunch, basta allarmismi opinione diffusa che stiamo sfruttando voracemente le risorse del pianeta e che viviamo molto è al di sopra dei mezzi che la Terra ci consentirebbe. Questa credenza del declino e del pessimismo è alla base di buona parte del discorso ambientalista odierno, e spesso viene formulata in modo semplicistico: nel 2030, a causa dell'innalzamento del livello di vita e della crescita della popolazione, avremo bisogno di due pianeti per sostentarci. E se oggi tutti arrivassero a vivere come vivono gli americani, ci servirebbero quasi cinque pianeti. Ma ciò è fondamentalmente errato. I militanti ambientalisti usano la cosiddetta "impronta ecologica" - il calcolo della superficie del pianeta di cui ognuno di noi necessita - per sostenere la loro tesi. Ovviamente usiamo terreni coltivabili, terre da pascolo, foreste e aree di pesca per produrre cibo, fibre e legname, e necessitiamo di spazio per le nostre case, le nostre strade e le nostre città. E abbiamo anche bisogno di aree che assorbano gli scarti prodotti dal nostro impiego energetico. Tradurre tutte queste esigenze in un'unità comune di superficie fisica ci consente di metterla a confronto con l'area produttiva del pianeta, permettendoci di capire se e quanto siamo sostenibili. Da più di un decennio, il Wwf e molte altre organizzazioni per la difesa dell'ambiente eseguono calcoli complicati per stabilire le "impronte" che ognuno di noi lascia sul pianeta. Dalle loro cifre risulta che ogni americano usa 9,4 ettari, ogni europeo 4,7 e gli abitanti dei Paesi a basso reddito appena un ettaro. Sommando il tutto, usiamo collettivamente 17,5 miliardi di ettari. Il problema però è che gli ettari a disposizione sono soltanto 13,4 miliardi. E dunque il Wwf sottolinea che già ora viviamo al di sopra dei mezzi della Terra, perché ne utilizziamo circa il 30% in più. E la situazione peggiorerà ancora. Ci dicono che la recente crisi finanziaria «impallidisce in confronto al credit crunch ecologico che si profila all'orizzonte», che potrebbe presagire «un collasso ecologico su vasta scala». Questo messaggio si è impresso a fuoco nella coscienza dell'opinione pubblica. Il quotidiano britannico The Observer ha titolato: «Nuova Terra cercasi per il 2050»; secondo la Bbc, la Terra «marcia verso un eco-crunch »; e il Washington Post, inorridito dai quattro pianeti in più di cui avremmo bisogno, ci esorta a usare buste per la spesa in tela e lampadine a risparmio energetico. Il messaggio è arrivato forte e chiaro: utilizziamo una percentuale troppo alta della superficie del pianeta. Ma com'è possibile una cosa del genere? Com'è possibile che stiamo usando più terra di quella che c'è effettivamente sulla Terra? Ovviamente, qualsiasi misurazione che cerchi di aggregare molti aspetti diversi del comportamento umano dovrà operare una semplificazione dei (Knopf, dicembre 2008). dati inseriti: l'impronta ecologica non fa eccezione. Ad esempio, quando diciamo che lo stile di vita degli americani necessiterebbe di cinque pianeti, stiamo dando per scontato che la tecnologia rimarrà invariata, mentre invece è probabile che la produttività dei suoli a livello mondiale cresca enormemente. Un discorso analogo è che le coltivazioni biologiche in realtà lasciano un'impronta ecologica maggiore delle coltivazioni convenzionali. A parte queste considerazioni, è evidente che le superfici occupate dalle strade non possono essere usate per coltivare cibo, e che le superfici utilizzate per costruire le nostre case sottraggono spazio alle foreste. Questa parte dell'impronta ecologica è un misuratore valido della nostra impronta letterale sul pianeta. E da questo punto di vista siamo ben al di sotto della superficie disponibile, considerando che usiamo circa un 60% dello spazio che abbiamo a disposizione e che questa percentuale probabilmente scenderà, poichè il tasso di incremento della popolazione mondiale ormai sta rallentando mentre prosegue invece il progresso tecnologico. Qui, dunque, nessun collasso ecologico in vista. C'è solo un elemento che continua a crescere: le nostre emissioni di anidride carbonica. Non è affatto chiaro per nessuno quale procedura si debba seguire per convertire le emissioni in superficie. Il Wwf e alcuni ricercatori scelgono di risolvere il problema definendo l'area di emissioni come la superficie forestale necessaria per assorbire l'anidride carbonica supplementare prodotta. Questo dato attualmente rappresenta più del 50% dell'impronta ecologica, e prima di metà secolo crescerà fino ai tre quarti del totale. In sostanza, ci stanno dicendo che dovremmo tagliare le emissioni a zero, e per fare questo dovremmo piantare alberi, il che significa che oggi dovremmo piantare foreste sul 30% in più di tutte le terre disponibili, e ricoprire di foreste quasi due pianeti di qui al 2030. è una cosa irragionevole. è davvero necessario tagliare tutte le emissioni? Basterebbe tagliarne circa la metà per ridurre le concentrazioni di gas a effetto serra sul medio periodo. Cosa ancora più importante, piantare foreste è uno dei modi meno efficienti (quanto a superficie occupata) e meno tecnologici per ridurre l'anidride carbonica. I pannelli solari e le turbine eoliche richiedono meno dell'1%della superficie occupata dalle foreste per ridurre l'anidride carbonica, diventano sempre più efficienti e spesso possono essere collocati su terreni non produttivi (come le turbine eoliche in mare e i pannelli solari nei deserti). Misurandolo in questo modo, il terribile eco-crunch evapora. Grazie alla tecnologia, la domanda individuale sul pianeta è già calata del 35% nell'ultimo lustro, e il fabbisogno collettivo toccherà il suo massimo prima del 2020. Tradurre le emissioni di anidride carbonica in una misura illogica e inefficiente della copertura forestale sembra mirare più che altro ad assicurarsi che il messaggio lanciato sia sufficientemente allarmante. Nella letteratura scientifica, uno dei maggiori esperti di modelli riconosce che la maggior parte dei suoi colleghi considerano questo metodo " difficilmente difendibile". Altri due team di ricercatori hanno sottolineato che l'impronta ecologica «di per sé non è niente di più che un importante meccanismo per catturare l'attenzione», e che «più che una misurazione scientifica è una misurazione pensata per accrescere la consapevolezza dell'opinione pubblica e influenzare le decisioni politiche». Se analizziamo seriamente i calcoli dell'impronta ecologica, scopriamo che l'unica cosa di cui il mondo sta per rimanere a corto è lo spazio dove piantare una quantità colossale di foreste immaginarie, che non avremmo piantato comunque, per evitare emissioni di anidride carbonica che invece possiamo prevenire con mezzi molto più intelligenti ed economici. Dire che per sostenere i nostri consumi sfrenati servono cinque pianeti è una storia accattivante, ma non è corretta. Il pianeta che abbiamo è più che sufficiente. Copyright: Project Syndicate, 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) MEZZI INADEGUATI Piantare foreste è uno dei modi meno efficienti per ridurre l'anidride carbonica: molto meglio puntare su eolico e pannelli solari di BjØrn Lomborg FONDATORE DEL COPENHAGEN CONSENSUS

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Bper, Leoni torna al vertice (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-19 - pag: 21 autore: Credito. L'ex amministratore delegato diventa presidente Bper, Leoni torna al vertice Emilio Bonicelli MODENA. Dal nostro inviato La Banca Popolare dell'Emilia Romagna deciderà «senza urgenza», entro maggio, se aderire ai Tremonti bond o scegliere una «formula diversa», come un innovativo prestito obbligazionario, per continuare a crescere senza ridurre il credito alle imprese. L'annuncio è stato dato ieri in occasione dell'assemblea dei soci dove si è svolta la seconda grande battaglia per la guida dell'istituto di credito modenese. Ne è uscito di nuovo vincitore Guido Leoni, leader storico, che, dopo avere ceduto nell'ottobre dello scorso anno lo scettro di amministratore delegato all'amico Fabrizio Viola, è tornato ieri al vertice della Bper con l'incoronazione a presidente. La lista di Leoni oltre alla presidenza si è aggiudicata i sei posti in scadenza nel cda, confermando tutti i consiglieri uscenti con un'unica novità: al posto del dimissionario Giovanni Marani, è entrato Mario Zucchelli, presidente di Coopsette e di Holmo, la finanziaria che controlla Unipol. Totalmente sconfitto invece per la seconda volta l'avvocato Giampiero Samorì, leader della lista Bper Futura. La terza lista guidata dal commercialista bolognese Francesco Serantoni ha conquistato il posto di presidente del collegio sindacale (riservato per statuto alla minoranza) che verrà occupato dallo stesso Serantoni. Vinta la nuova sfida si guarda al futuro e l'a. d. Fabrizio Viola ha affermato che ora la Bper si concentrerà sull'attuazione del nuovo piano strategico 2009-2011 che verrà approvato dal cda entro aprile. Tra gli obiettivi: aumentare le quote di mercato «solo nelle aree in cui siamo già presenti» e riprendere il cammino di «crescita della redditività della banca », interrotto dalla crisi finanziaria. Entro maggio, come detto, la decisioni su dove trovare la “benzina”necessaria a sostenere lo sviluppo. Prosegue intanto l'integrazione con Meliorbanca, di cui Bper ha acquisito a gennaio il 100 per cento. «Stiamo lavorando per presentarci in tempi rapidi con una struttura efficiente per servizi specializzati alle imprese e nel private banking» ha affermato Viola, che riguardo al caso Italease si è detto «soddisfatto» per la soluzione trovata anche se il progetto di riassetto «non sarà una passeggiata». Il bilancio 2008 si è chiuso con un utile netto consolidato di 209 milioni (-55%), mentre è stata decisa l'erogazione di un dividendo di 0,18 euro (era 0,48 euro lo scorso anno). Sempre in tema di assemblee bancarie, l'assise del Credito Bergamasco ha approvato i conti 2008, con cedola invariata a 1,1 euro per azione. Nel consiglio di amministrazione, si legge in una nota, entrano Massimo Cincera e Giovanni Dotti, in sostituzione di Annamaria Colombelli e Franco Baronio. L'ASSEMBLEA Sconfitta la lista di Samorì, Zucchelli (Holmo) nel board Viola: «Decideremo a maggio se utilizzare i Tremonti bond» Creberg, cedola a 1,1 euro

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Meteo, finanza e terremoti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E SOCIETA data: 2009-04-19 - pag: 31 autore: Imprevisioni / 1 Meteo, finanza e terremoti Come funziona la nostra psicologia di fronte agli eventi incerti di Paolo Legrenzi M olti albergatori, soprattutto quelli delle località marittime, si sono lamentati perché le previsioni del tempo ci hanno recentemente sorpreso: a Pasqua è stato bello in molte località dove era stato previsto brutto tempo. è giusto prendersela con i meteorologi? Il sistema del tempo non è deterministico, come la legge dei gas, che mette in relazione temperatura, volume e pressione: se la pentola a pressione è messa sul fuoco, inevitabilmente dopo alcuni minuti la valvola sfiaterà soffiando. Il sistema climatico è molto più complesso, e ben lo sanno quelli che devono fare previsioni sul riscaldamento globale della terra. Persino a distanza di una sola settimana le cose possono andare storte. Il problema può esser posto così: in genere ci sono più di 50% di probabilità su cento che il giorno dopo faccia lo stesso tempo del giorno prima e probabilità più ridotte che il tempo cambi. Possiamo precisare meglio questo rapporto grazie ai meteorologi? La risposta è affermativa, anche se qualche volta si sbagliano. Fanno comunque meglio del caso, ad esempio delle previsioni del tempo basate sul lancio di una moneta. Qualcosa di analogo è successo in occasione delle polemiche circa la possibilità di prevedere i terremoti, come quello recente, o la crisi finanziaria che ci ha colpito. Paragonare l'andamento dei terremoti a quello dei mercati finanziari può sembrare sacrilego. Nel primo caso si può morire, nel secondo soltanto impoverirsi. In entrambi i casi tuttavia, quando capita un evento molto avverso, viene spontaneo domandarsi se questo era prevedibile e, in entrambi i casi, gli eventi rari tendono a venire sottostimati. Come mai questo succede? Poniamo di avere una situazione incerta. Ad esempio: "80% di vincere à 4 e 20% di vincere à 0". è come se nel gioco televisivo "Affari tuoi" avessimo davanti cinque pacchi, di cui uno è vuotoe gli altri hanno dentro à 4. Qual è il prezzo certo di questa opzione incerta? Ogni sera, con importi molto più elevati, i concorrenti del gioco si pongono, insieme a milioni di spettatori, il quesito in diversi momenti della partita. Di solito si accontentano di cifre certe inferiori a quelle teoriche risultanti dalla ripetizione del gioco per innumerevoli volte. Ma al concorrente è dato giocare solo quella sera. Ora poniamo di non avere di fronte a noi un gioco o un investimento descrivibile in questi termini, ma di vivere la nostra vita e di incontrare un evento alla volta. Ad esempio, può capitare questa specifica sequenza: 4,4,0,4,0,4,4,0,4,4. Ma non sempre le cose andranno così se il campione è piccolo, fatto cioè di dieci eventi. Poniamo di avere 100 persone che fanno l'esperienza di campioni di 10 casi a partire da una distribuzione di tal fatta. Nella media, a 38 persone capiterà l'evento raro 0 meno spesso di due volte, e quindi sottostimeranno la probabilità di ricevere O punti. Di questi 38 ce ne sono addirittura 11 che non incontreranno mai lo O, e quindi non sanno neppure che può capitare. Solo 30 persone avranno un'esperienza perfettamente corrispondente a quella che si avrebbe sui tempi lunghi: O punti esattamente due volte su dieci, e quindi la loro stima sarà esatta. Viceversa altre 32 persone faranno "esperienza O" più spesso di 2 volte e quindi la sovrastimeranno. Dato che nella nostra vita noi ci facciamo un'idea della frequenza degli eventi incerti sulla base dell'esperienza diretta, e che non viviamo per millenni, possiamo farci idee diverse in funzione di quello che personalmente ci capita. Questo non dipende da noi, ma semplicemente dal caso. Quando ci colpisce un evento avverso, inaspettato, la sorpresa può essere diversa da persona a persona e, al limite, siamo giustificati nel pensare che fosse impossibile che capitasse proprio a noi: non era mai successo prima. I possessori di titoli Lehman pensavano appunto questo: non era mai capitato che una banca classificata "tripla A", il massimo della sicurezza, fallisse. Era improbabile, non impossibile. Infatti è successo. Analogamente, un terremoto è imprevisto nella sua specificità, ma non è così imprevedibile che capiti in una certa zona della terra. Potremmo dire che è, al contempo, imprevisto ma prevedibile. Per questo il commento degli esperti, in occasione dell'emozione suscitata dall'evento, può sembrare cinico. Essi tendono a considerare quello specifico episodio drammatico all'interno di una serie storica che poteva richiedere prevenzione. Lo specifico terremoto è del tutto imprevisto nel " quando", ma è più prevedibile nel "dove" può capitare. La faglia di circa 10 kilometri che ha generato il terremoto de L'Aquila era ferma da tempo immemorabile, ma era collocata tra una faglia più a nord, che aveva provocato un terremoto nel 1703, e una più a sud responsabile di un terremoto nel 1300. Tutta la zona è indicata, in una carta d'Italia sismica, con colore viola, massimo pericolo, come se fosse un titolo finanziario rischiosissimo. Non si sa se e quando il titolo fallirà, ma è più probabile rispetto a una tripla A, che corrisponde a una zona sismica colorata di celeste, come la parte sud del veneto. Il tema del paternalismo, nel senso di "costringere" le persone a non farsi del male, si pone proprio per la differenza dei tempi contemplati da un esperto e quelli che dipendono dalla nostra esperienza personale. Se abbiamo esperienze di investimento cominciate negli anni Ottanta, fino a poco tempo fa eravamo inclini a credere che le borse o i prezzi delle case dovessero, più o meno, sempre salire. Se invece ci è capitato di iniziare in questi ultimi anni, prima con la borsa e adesso con le case, ci siamo accorti, spesso troppo tardi, che le cose non stanno sempre così. Lo stesso può avvenire se edifichiamo in una zona dove non sono capitati terremoti a memoria d'uomo. Di qui il dilemma etico: si possono o si devono costringere le persone ad agire alla luce d'intervalli temporali che non corrispondono a quelli della loro vita? Se la risposta è affermativa, dobbiamo non dimenticare che è inevitabile un certo grado di costrizione perché molti non hanno esperito e forse non potranno mai esperire il male da cui vogliamo difenderli. © RIPRODUZIONE RISERVATA ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO ROSA

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G8 agricoltura Intesa sulla lotta alla speculazione (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Cronache data: 20/04/2009 - pag: 23 Treviso G8 agricoltura Intesa sulla lotta alla speculazione CISON DI VALMARINO (Treviso) Forse non sarà ancora il nuovo ordine mondiale dell'agricoltura e la fine della fame nel mondo. Ma i ministri degli 8 grandi riuniti nell'alta marca trevigiana ieri a tarda sera si sono accordati su un testo in 13 punti in cui si parla esplicitamente di «lotta alla speculazione» e «rigetto del protezionismo». Anche se quest'ultima affermazione non si tradurrà in un rapido superamento dei dazi: la dichiarazione è stemperata dal richiamo a una concorrenza equilibrata da regole. Il documento prevede anche l'istituzione di una sorta di banca mondiale delle derrate con scorte per evitare i picchi di prezzo responsabili delle sommosse che si sono verificate in parecchi paesi dalle economie emergenti. Anche se Luca Zaia (nella foto), il ministro italiano che ha fortemente voluto il summit, ieri sera spiegava che «sugli stock ci sono ancora alcune divergenze». Il documento è invece esplicito sulla «lotta alla speculazione». La novità sembra essere Obama: difficilmente gli Stati Uniti di un anno fa avrebbero potuto firmare un documento «multilaterale» come quello che sarà presentato domani. È invece mancato un documento condiviso anche dagli altri otto Paesi partecipanti al summit (Cina, India, Messico, Brasile, Sud Africa e Argentina, Australia, Egitto). Dalla Cina, invece, documento incentrato sull'agricoltura sostenibile. Marco Cremonesi DAL NOSTRO INVIATO

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Il fondo della Cina bussa all'Europa (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA INTERNAZIONALE data: 2009-04-19 - pag: 5 autore: Il fondo della Cina bussa all'Europa Morya Longo L'anno scorso ha realizzato la miglior performance tra i fondi sovrani. Non perché il China Investment Corp, il colosso creato a Pechino nel 2007 per investire nel mondo 200 miliardi di dollari di riserve cinesi, abbia fatto le scelte migliori rispetto ai suoi concorrenti. Ma solamente perché – a detta del suo presidente Lou Jiwei – molti Paesi europei gli hanno impedito di investire. Gli hanno fatto muro. E l'immobilità, in un anno come il 2008, è stata vincente. Morale: ora che la diffidenza nei suoi confronti sembra essere diminu-ita, il China Investment Corp ha deciso di suonare la carica. Il fondo sovrano ha infatti annunciato ieri di voler aumentare gli investimenti all'estero e, soprattutto, ha comunicato che punterà proprio sull'Europa. Ad annunciarlo è stato lo stesso Lou Jiwei ad un convegno organizzato a Boao, in Cina. E la notizia, riportata dalle agenzie di stampa e da siti internet come quello del «Wall Street Journal», ha fatto il giro del mondo. Il Cina Investment Corp, che nel mondo finanziario viene abbreviato in «Cic», è uno di quei colossi creati dai Paesi con ingenti surplus di bilancio. I fondi sovrani sono grossi veicoli finanziari che detengono e investono i fondi pubblici dei Paesi con forti avanzi. Nel mondo ne esistono circa 40, promossi soprattutto dagli Stati esportatori di petrolio, con un patrimonio superiore ai 3mila miliardi di dollari ( stima Ocse). Il China Investment Corp è uno di loro: è nato per investire parte delle riserve della Cina, che superano gli 800 miliardi di dollari. Solo nel 2008 questi fondi hanno investito circa 70 miliardi di dollari in occidente, per esempio nelle banche americane. Soldi che, in gran parte, si sono volatilizzati con la crisi. Il China Investment Corp, invece, è stato più cauto. Ha investito (e perso soldi) in Morgan Stanley e Blackstone, ma in Europa non ha puntato un euro. «Alcuni uomini politici europei – ha raccontato Lou Jiwei con un pizzico di rammarico e di ironia – negli anni passati mi facevano capire che noi non eravamo bene accetti. Così io ho sempre risposto loro: va bene. Se non mi volete, io non vengo. Voglio quindi ora ringraziarli, perché non abbiamo mai messo un cent in Europa». Niente investimenti, insomma, niente perdite nell'anno della grande crisi finanziaria. Ma ora è il momento della svolta. «Ultimamente ho notato un cambio di atteggiamento – ha spiegato Lou Jiwei –. L'Europa è ora molto positiva nei nostri confronti, e non ci impone più condizioni restrittive ». Morale: il Cic, cioè il sesto maggiore fondo sovrano del mondo, entrerà nel Vecchio continente. Lou Jiwei non ha detto dove. Non ha detto in quale Paese investirà. Ma per mercati finanziari che cercano di uscire dalla crisi, l'annuncio di future possibili nuove iniezioni di capitali non può che far piacere. SVOLTE STRATEGICHE Il China Investment Corp investirà parte dei 200 miliardi di dollari di cui è dotato in aziende del Vecchio continente

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V enerdì (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 1 Finanza Venerdì 24 l'assemblea Generali all'esame annuale DI STEFANO RIGHI V enerdì 24 le Generali riuniranno l'assemblea. La compagnia cerca la strada per uscire dalla grave crisi finanziaria che ha colpito anche il mondo delle polizze. A PAGINA 5 CON UN ARTICOLO DI GEREVINI Presidente Antoine Bernheim La Presse

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Tremonti, le lobby e lo scudo fiscale stile Ue (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 10 Offshore a cura di Ivo Caizzi icaizzi@corriere.it Tremonti, le lobby e lo scudo fiscale stile Ue Il ministro dell'Economia e i progetti di rientro dei capitali. Le manovre dei gruppi di pressione L a più ansiosa appare la lobby occulta dei clienti dei paradisi fiscali, che trovano ormai troppo rischioso mantenere capitali nelle piazze offshore e vorrebbero riportarli in Italia con un condono a buon mercato. Ma sono molti i gruppi di pressione impegnati a tentare di influenzare e deviare verso interessi particolaristici la politica del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, dichiaratamente orientata a conciliare le esigenze di un bilancio gravato dal più alto debito pubblico d'Europa con la necessità di esborsi anti-crisi utili alla collettività e con fini sociali (come la difesa dell'occupazione e la ricostruzione in Abruzzo). Sembra una replica a Roma dello scontro in corso a Washington tra le lobby più potenti e la nuova amministrazione di Barack Obama. Emblematico è il caso di imprenditori, finanzieri e professionisti che hanno usato il segreto bancario e le normative compiacenti dei paradisi fiscali per evadere o eludere le tasse. La crisi finanziaria li sta costringendo a spostare i loro depositi verso Paesi più sicuri degli staterelli offshore , dove sono quasi nulle le garanzie in caso di insolvenza delle banche locali. In più l'ultimo vertice del G20 - che ha decretato la fine della riservatezza bancaria e imposto anche all'irriducibile Svizzera o al Lussemburgo di fornire informazioni sugli evasori fiscali stranieri - ha aperto ampi spazi investigativi alla Guardia di finanza. Così molti «pentiti» auspicano una replica dello scudo fiscale con cui Tremonti, nel precedente governo Berlusconi, consentì la riemersione di tanti miliardi occultati all'estero al modico prezzo del 2,5%. Ma ora il ministro dell'Economia intende procedere con l'Ue nell'ambito dell'azione comune contro i paradisi fiscali e legali. E leader come il presidente francese Nicolas Sarkozy e il ministro delle Finanze tedesco Peer Steinbrueck, molto impegnati contro la «finanza ombra» e i centri offshore , sembrano poter considerare un condono agli evasori solo se in grado di produrre adeguati introiti per lo Stato. Altre lobby aggressive appaiono quelle della proprietà e della speculazione immobiliare. Non contente dell'ascesa dei prezzi delle case (stimata oltre il 100% nell'ultimo decennio), vorrebbero frenare il prevedibile assestamento al ribasso del mercato ottenendo la riduzione della tassa sugli affitti al 20% fisso. Ma già il precedente ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, aveva accantonato questa richiesta dopo la stima di vari miliardi di costo annuo per i contribuenti. Gli aiuti all'industria dell'auto hanno invogliato altri settori imprenditoriali a manovrare per ottenere incentivi pubblici e sgravi fiscali. Perfino la speculazione finanziaria preme informalmente affinché le garanzie sui depositi e i Tremonti bond, concessi alle banche per far affluire credito alle imprese, possano invece accentuare il rimbalzo della Borsa verificatosi nelle ultime settimane (con titoli schizzati all'insù di oltre il 50%). Capitali Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti Emblema

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Troppe sedie per l'Europa (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 12 Rappresentanze Al G20 c'erano dieci europei, due americani, un cinese Troppe sedie per l'Europa U n nuovo spettro incombe sull'Europa? A leggere parte della stampa, in verità soprattutto quella italiana, si tratterebbe del G2: un accordo bilaterale fra Cina e Stati Uniti per costruire un nuovo direttorio mondiale destinato a marginalizzare definitivamente il vecchio continente. Basterebbe un po' di lucidità per rendersi conto che non si tratta di uno spettro molto meno reale del comunismo a suo tempo evocato da Marx. I due paesi sono al cuore degli squilibri che hanno condotto alla crisi attuale. Per uscirne dovranno in primo luogo curare gli squilibri interni che hanno determinato il loro comportamento: eccesso di consumo a debito in America, insufficiente domanda interna in Cina. Entrambi saranno confrontati a scelte politiche che metteranno a dura prova il consenso domestico: in Cina ancor più che negli Stati Uniti. Avranno bisogno di collaborare, ma è illusione credere che possano riuscirci da soli. Per fare un solo esempio, è realistico pensare che potrebbero raggiungere un accordo monetario senza tenere conto dell'euro? Anche a prescindere dall'Europa, sarebbe come credere che la Russia sia scomparsa e che l'Asia si riduca alla Cina o che comunque la accetti come proprio rappresentante. Oltre all'economia, sulla strada del dialogo cino-americano ci sono difficili problemi politici: i diritti umani, il Pakistan, Taiwan, l'Iran, la Corea del Nord, l'Africa. Nessuno di questi può essere affrontato e risolto sul piano bilaterale. Se si può fare un parallelo, è quello con il rapporto franco-tedesco in Europa: è necessario che s'intendano, ma da soli non vanno da nessuna parte. Il solo G2 concretamente ipotizzabile è in realtà quello che ha agito negli anni passati ed era funzionale al mantenimento nei due paesi di squilibri interni che si sono dimostrati insostenibili. Le paure europee vanno quindi interpretate principalmente come una sindrome d'impotenza, o peggio come un perverso desiderio di fuggire dalle proprie responsabilità. È invece bene ricordare che la riunione del G20 di Londra è stata un successo per le posizioni europee; con tutte le sue imperfezioni, il nostro sistema economicosociale, denigrato negli anni passati, sta dimostrando la sua validità. Tutti si aspettano ora che l'Europa assuma un ruolo attivo nella definizione di quelle regole internazionali che ha avuto il merito di porre al centro del dibattito. Non sarà facile convincere paesi refrattari ad accettare regole internazionali vincolanti, se in primo luogo l'Europa non darà l'esempio sul piano interno superando la frammentazione dei suoi sistemi di vigilanza sui mercati finanziari. La credibilità internazionale dell'Europa richiede soprattutto una riflessione sulla sua rappresentanza. Alla riunione del cosiddetto G20 c'erano, fra rappresentanti dei paesi partecipanti e quelli di organizzazioni internazionali, dieci europei contro due americani e un cinese. Questa situazione è sempre meno tollerata dai nostri partner e indebolisce la posizione europea. Il rafforzamento delle istituzioni internazionali che invochiamo a parole richiederà un riequilibrio del potere al loro interno e la pressione principale si eserciterà sull'eccessivo peso numerico degli europei. Decidere di unificare la rappresentanza almeno per la zona euro, sarebbe un contributo molto importante non solo alla riforma del sistema internazionale, ma anche alla nostra coesione interna. Tra l'altro l'Italia, che si trova in una posizione più vulnerabile di Francia, Germania e Gran Bretagna nell'ambizione di difendere «il proprio posto a tavola», dovrebbe essere sensibile a questo problema. Certo, nessuno può sottovalutare le debolezze europee sul piano delle istituzioni, del consenso politico e della solidarietà fra paesi. Tuttavia, siamo proprio sicuri che esse siano così superiori alle manifeste fragilità di altri paesi, in apparenza dotati di sistemi politici unitari e strutturati? Le sfide non si affrontano evocando spettri, ma assumendo concretamente le proprie responsabilità; in questo caso, nella consapevolezza che l'alternativa a un sistema multilaterale funzionante non è il G2, ma lo spettro ben più reale dell'anarchia e del protezionismo. Decidere di unificare le rappresentanze per la zona euro sarebbe un contributo alla riforma del sistema di RICCARDO PERISSICH Già Funzionario dell'Unione Europea

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Il capitalismo, per vivere, si dia una regolata (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 12 Un libro, un caso a cura di Fabio Ranchetti fabio.ranchetti@fastwebnet.it Il capitalismo, per vivere, si dia una regolata Da Barucci e Messori un'analisi tutta italiana delle cause della crisi e delle possibili vie d'uscita C inque accademici più sei dirigenti di banche private più uno di una compagnia di assicurazione più due alti funzionari della Banca d'Italia, coordinati da un matematico finanziario (Emilio Barucci) e da un economista a tutto tondo qual è Marcello Messori, hanno prodotto con questo libro la prima analisi italiana sistematica e approfondita della crisi in corso. Il volume è aggiornato a tutto il febbraio 2009, ed esce ora proprio quando, seppur ancora immersi nel buio della più profonda crisi economica dal secondo dopoguerra, si iniziano a intravedere le prime luci oltre la crisi, ovvero i primi «segnali prospettici di allentamento della forza della recessione» (secondo quanto afferma l'ultimo recentissimo Bollettino economico della Banca d'Italia del 10 aprile). La forza di questo volume, scientificamente molto solido e ben costruito, consiste non solo e soltanto nell'analisi delle cause della crisi in corso, ma soprattutto nell'individuazione delle strade migliori per uscirne. Senza poter entrare nel merito delle singole proposte di politica economica, vediamo quale sia il loro senso generale, che può essere riassunto in due punti capitali: «(i) la crisi finanziaria è molto seria ma non segna la fine del mondo o più modestamente del capitalismo; (ii) la riproduzione del capitalismo non implica che il dopo crisi si possa realizzare nel segno della continuità», confermando il detto gattopardesco che tutto debba cambiare affinché nulla cambi. In altre parole, gli autori si pongono in una posizione intermedia tra chi interpreta la crisi in senso catastrofico come la dimostrazione dell'impossibilità di funzionare del capitalismo e chi, dall'altra parte, la considera semplicemente una fase transitoria di «normali» squilibri intrinseci a qualsiasi economia e capaci di autocorreggersi. La terza strada indicata da Barucci e Messori è quella, infatti, di realizzare nuovi strumenti di intervento combinando stabilità ed efficienza. Per esempio, costruendo sì un'autorità di regolamentazione sovranazionale dei mercati finanziari, ma senza intaccare il necessario e positivo processo di liberalizzazione che ha caratterizzato l'economia negli ultimi trent'anni. Il discorso è fondato. Più convincente ancora sarebbe stato se, accanto alla stabilità e all'efficienza dei mercati, si fosse considerato come assolutamente necessario e prioritario anche il valore dell'equità. E. BARUCCI M. MESSORI OLTRE LO SHOCK Egea 294 pagine 22,50 e

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I fondi resistono all'Orso Ma pochi si iscrivono (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 18 I fondi resistono all'Orso Ma pochi si iscrivono Nei primi tre mesi del 2009 le casse di categoria hanno perso lo 0,8%. La liquidazione, con la gelata dell'inflazione, ha reso solo lo 0,3% DI ROBERTO E. BAGNOLI C hiudono ancora in rosso, ma con un calo più contenuto rispetto a quello accusato dai mercati. Si è praticamente arrestata, invece, la crescita degli iscritti. In base ai dati divulgati da Assofondipensione, nei primi tre mesi del 2009 i fondi pensione aziendali o di categoria hanno perso in media lo 0,8%: il dato è leggermente migliore rispetto al meno 1,2% dei benchmark utilizzati per valutare l'andamento della gestione. Per entrambi il confronto è al netto della tassazione dell'11%. Il forte raffreddamento dell'inflazione ha determinato una resa risicata per il Tfr lasciato in azienda: sempre al netto del Fisco, nei primi tre mesi del 2009 la liquidazione ha reso appena lo 0,3%. In pratica il distacco tra Tfr e fondi è minimo: 1%. Scelte prudenti Grazie a un portafoglio prudenziale, in cui le azioni hanno un'incidenza abbastanza bassa, le perdite dei fondi chiusi sono minori di quelle accusate delle Borse: nei primi tre mesi dell'anno l'indice S&P Mib della Borsa di Milano ha perso il 18%. Il bilancio dei fondi resta negativo anche nel medio periodo. Fra il primo gennaio 2000 e il 30 marzo 2009, infatti, tutti e tre quelli operativi all'inizio del periodo considerato hanno reso meno del 28% offerto dal Tfr: dal 18,2% di Cometa dei metalmeccanici al 15,8% di Fonchim (chimica e farmaceutica) e al 12,5% di Fondenergia (gruppo Eni). Accanto ai rendimenti, peraltro, bisogna tener conto di altri due fattori che giocano a favore della previdenza complementare rispetto alla scelta di mantenere il Tfr in azienda. Il primo è lo sgravio fiscale sui contributi versati, deducibili sino a 5.164,57 euro l'anno. Il secondo è il contributo del datore di lavoro (in media l'1,2-1,5% della retribuzione lorda), previsto solo per chi aderisce al fondo pensione. La classifica Fra le performance del primo trimestre la peggiore è il -5,4% della bilanciata di Arco (legno e laterizi), seguita con il -5,2% dalle bilanciate-azionarie di Fondenergia e Telemaco (telecomunicazioni). I risultati sono in linea con i rispettivi benchmark, in molti casi migliori, con una vistosa eccezione: dopo il -7,7% del 2008 soffre ancora la monetaria di Fonchim, che nei primi tre mesi del 2009 ha perso il 4,4%, oltre cinque punti in meno rispetto al +1,1% del parametro di riferimento. «Il comparto è investito per circa il 50% in obbligazioni societarie, soprattutto del settore finanziario, che l'anno scorso sono state fortemente penalizzate spiega Luciano Scapolo, presidente di Fonchim . Le perdite saranno gradualmente recuperate man mano che i titoli arriveranno alla scadenza, e in ogni modo i nuovi investimenti vengono fatti in titoli governativi». Il monetario di Fonchim è destinato comunque a scomparire. «Ha un numero molto ridotto di aderenti, con costi fissi che presentano un'elevata incidenza rispetto ai rendimenti che è in grado di offrire sostiene Scapolo . A novembre sarà inglobato nel garantito, che assicura la restituzione dei contributi versati». Tutte le altre linee di Fonchim, invece, hanno fatto meglio dei rispettivi indici di riferimento. Risultati migliori dei benchmark sono stati ottenuti anche da tutti i comparti degli altri due fondi più grandi, Cometa e Fonte (commercio, turismo e servizi). Nel caso del primo, i due più aggressivi hanno perso l'1% e il 2,6% contro l'1,9% e 4,1% dei benchmark. «La crisi dei mercati finanziari non ha ancora toccato l'apice dice Fabio Ortolani, presidente di Cometa e per queste due linee abbiamo in programma per i prossimi mesi un abbassamento del profilo di rischio». L'Isvap ha recentemente messo in pubblica consultazione un provvedimento relativo al meccanismo di garanzia nei fondi gestiti da compagnie d'assicurazione. «Se venisse approvata nelle sue ipotesi attuali, la normativa limiterebbe la protezione che potrebbe essere offerta sottolinea Ortolani . Il rendimento garantito potrebbe essere al massimo il 2,5%, un limite che ridurrebbe l'appetibilità di queste linee che, in base alla riforma del Tfr, i fondi devono offrire». Anche nel caso di Fonte tutti e quattro i comparti hanno fatto meglio dei benchmark. «Hanno premiato l'approccio prudenziale e la forte diversificazione degli investimenti spiega il presidente Gianfranco Bianchi . Per la componente azionaria i titoli sono stati selezionati in modo molto attento». Adesioni al palo Se i rendimenti tutto sommato hanno tenuto, è decisamente rallentata la crescita degli iscritti. «Nei primi tre mesi il tasso d'incremento è intorno al 3%, un dato che si può considerare positivo spiega Ortolani . In mancanza di una campagna informativa istituzionale, infatti, la promozione è affidata interamente ai fondi pensione. E poi nel settore metalmeccanico vi sono circa 75mila lavoratori in Cassa integrazione: chi si trova in questa condizione ha altre necessità più immediate, e difficilmente pensa alla previdenza complementare ». Fra le crescite più sostenute vi è proprio quella di Fonte, che come numero di iscritti ha superato Fonchim divenendo il secondo fondo pensione italiano alle spalle di Cometa. «Nei primi tre mesi sono state registrate circa 7mila nuove adesioni spiega Bianchi che portano il totale a oltre 165mila, un risultato superiore alle previsioni ».

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contributo aziendale perde (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 19 contributo aziendale perde la struttura dei nostri prodotti si è rivelata adatta e resistente di differenziale) ma sono stati battuti, dopo la tempesta del 2008, dal tasso del Tfr (-3% di differenziale). In particolare, il 2008 ha colpito duramente tutti gli investimenti non puramente obbligazionari e quelli previdenziali non hanno fatto eccezione: Cometa ha perso quasi il 4%, Fonchim e Fondenergia il 10%. Ben altri risultati erano stati accumulati prima della «tempesta perfetta» e da questa, in pochi mesi, brutalmente spazzati via. Ma per un ragionamento corretto due altre componenti vanno sottolineate: il contributo del datore di lavoro e il vantaggio fiscale. Si consideri un fondo pensione che ha perso (nel 2008) il 6,3%. Un lavoratore che abbia versato 1.000 euro di Tfr, 150 di suo contributo e altrettanto di contributo datoriale si trova a fine anno un montante di 1.218 euro (1.300 meno il 6,3%). Ma il suo personale investimento è stato di 1.150 per cui la redditività effettiva è stata del 5,9% (risultato di 1.218 meno 1.150 diviso 1.150). Quindi sopra il Tfr e l'inflazione anche in un anno pesantemente negativo. Il contributo del datore di lavoro (che non percepisce chi lascia il Tfr in azienda e chi aderisce al fondo col solo Tfr) rappresenta un ammortizzatore indispensabile ed efficace per affrontare l'incertezza dei mercati finanziari. Il secondo aspetto è l'agevolazione fiscale che agisce sia in fase di versamento sia in fase di liquidazione finale del montante accumulato. I contributi sono deducibili dal reddito per cui, a fronte di un'aliquota fiscale diciamo del 27%, il versamento netto, di fatto, non è di 150 euro ma di 110. La redditività effettiva, considerando anche questo effetto, sale ulteriormente al 9,7%. In secondo luogo, in fase di liquidazione finale, l'aliquota fiscale non è come nel caso del Tfr almeno il 23% ma al massimo il 15% (a scendere fino al 9%, in base alla permanenza nel fondo pensione): un ulteriore, amplissimo vantaggio. La conclusione è chiara: la crisi sta colpendo duramente i mercati finanziari e gli investimenti, inclusi quelli dei fondi pensione. Questi tuttavia, almeno nel caso italiano, grazie al solido impianto costitutivo, stanno reggendo bene e restano vantaggiosi per tutti quei lavoratori che partecipano attivamente alla costruzione della loro pensione complementare. RICCARDO CESARI (Università Bologna)

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 19 Intervista Elsa Fornero: sulla previdenza complementare è sceso un imbarazzante silenzio «Vanno rilanciati. E subito» La coordinatrice del Cerp: le pensioni dei giovani dipendono dal Pil. E con la crescita bassa la copertura, già limitata, si ridurrà ulteriormente... L a previdenza complementare è solida, ma per rilanciarla è necessaria una seria campagna informativa: l'economista Elsa Fornero, coordinatore scientifico del Cerp (Centro ricerche sulle pensioni e le politiche del welfare) fa il punto sulla situazione e le prospettive del settore. Dopo le perdite dell'anno scorso, i fondi pensione sono in rosso anche nel primo trimestre del 2009... «Rispetto a quelli accusati in Gran Bretagna o Stati Uniti, da noi i cali sono decisamente più contenuti perché vi sono regole rigide sugli investimenti e i portafogli sono molto prudenziali, hanno una percentuale più bassa di azioni. I ribassi potranno essere recuperati quando i mercati torneranno alla normalità, che non è certo quella della finanza allegra degli ultimi anni». Esistono rischi di tenuta per la previdenza complementare? «No, il fatto di essere arrivati per ultimi nell'avvio di un sistema integrativo ha fatto perdere tempo prezioso, ma se non altro ci ha consentito di evitare alcuni errori commessi in altri paesi: i fondi italiani sono soggetti a regole stringenti e hanno attivi fortemente diversificati. Piuttosto, nell'attuale situazione vedo altri pericoli». Quali? «Almeno due. Il primo, che sull'utilizzo del Tfr vengano avanzate proposte alternative, come quella del presidente di Confindustria di lasciare il Tfr alla disponibilità delle imprese con più di cinquanta dipendenti: questo è comprensibile nella situazione di razionamento del credito per molte imprese, ma svia l'attenzione rispetto alla destinazione prevalente del Tfr, che dovrà restare la previdenza complementare». Il secondo? «Che sulla previdenza complementare si diffonda un atteggiamento sbrigativamente negativo e prevalga la tentazione di rifugiarsi sotto l'ombrello protettivo del sistema pubblico: i vitalizi relativamente generosi del passato non sono più sostenibili, e del resto neppure la rivalutazione delle pensioni obbligatorie è priva di rischi». Perché? «Dopo la riforma Dini del 1995 i vitalizi nel regime contributivo sono agganciati al Pil, che cresce poco». La soluzione? «E' sempre la stessa, quella adottata del resto in tutti paesi. Affiancare al sistema pubblico un pilastro integrativo su base volontaria e regolato in maniera efficiente, com'è appunto il nostro ». La crisi finanziaria suscita allarme fra gli iscritti ai fondi pensione: cosa si può dir loro per tranquillizzarli? «Il fatto che siano preoccupati è comprensibile, ma devono evitare di cadere nel panico e compiere scelte avventate». A quasi due anni dalla conclusione del semestre di scelta, come giudica i risultati della riforma del Tfr? «Il sistema non è decollato: sono sempre stata scettica sul fatto che la riforma sia stata anticipata di un anno rispetto alla scadenza originaria del 2008, e per di più in mancanza di una seria e capillare campagna informativa che partisse dalla situazione e dalle prospettive del sistema previdenziale obbligatorio». Cosa è successo? «Molti lavoratori sono stati indotti a compiere scelte emotive piuttosto che dettate da un'effettiva consapevolezza sul loro futuro previdenziale: nella stragrande maggioranza dei casi hanno mantenuto il Tfr in azienda, senza tener conto che in questo modo avranno pensioni molto basse. O, forse, hanno, fatto un diverso ragionamento ». Cioé? «Hanno pensato che il sistema contributivo per il calcolo delle pensioni non andrà mai effettivamente a regime, e che alla fine ci sarà un intervento statale». Cosa si può fare per promuovere uno sviluppo della previdenza complementare? «Sul settore è calata una cappa d'imbarazzante silenzio. Proprio in questa fase bisogna avere il coraggio di fare quello che sinora non si è fatto: spiegare ai lavoratori che il nuovo sistema di calcolo delle pensioni determinerà prestazioni molto più basse rispetto al passato. Certo, è un'iniziativa che dal punto di vista politico non paga». Alcuni hanno proposto di riaprire periodicamente il semestre di scelta sul Tfr... «Non sono pregiudizialmente contraria, a condizione che questa volta ci sia un'informazione efficace e senza i messaggi contraddittori che hanno caratterizzato l'avvio del 2007». Recentemente la Covip, la Commissione di vigilanza sulla previdenza complementare, ha proposto di realizzare un fondo di garanzia che protegga gli aderenti dai ribassi dei mercati: cosa ne pensa? «Sono sempre stata scettica, ma la gravità della crisi finanziaria è tale che il problema esiste e va affrontato. Si può pensare, per esempio, a un meccanismo che salvaguardi, anche rispetto all'inflazione, il montante dei lavoratori che stanno per incassare la prestazione. Ma bisogna essere consapevoli del fatto che le garanzie, pubbliche o private che siano, hanno un costo, in termini di denaro pubblico o minori rendimenti». Le agevolazioni fiscali sulla previdenza complementare sono sufficienti? «Gli incentivi contano, non lo nego, ma non rappresentano l'elemento determinante per la scelta di aderire ».

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 21 Intervista Il premio Nobel 2007, studioso dei meccanismi che regolano i bandi finanziari, promuove il piano Geithner «Titoli tossici all'asta? Idea vincente» Maskin: con molti compratori e lo Stato sempre socio il meccanismo può funzionare L e aste di titoli «tossici» proposte dal ministro del Tesoro americano Tim Geithner sono un piano ragionevole e possono funzionare: >forse non saranno sufficienti a risolvere da sole la crisi finanziaria, ma sono un passo importante nella direzione giusta. Lo spiega a CorrierEconomia il premio Nobel 2007 per l'Economia, Eric Maskin, docente di Princeton, teorico di come disegnare le aste per ottenere i migliori risultati possibili e che per questo è stato consultato anche dalla Banca d'Italia sulle aste dei Bot. Il piano di Geithner è controverso: lo ha bocciato sul New York Times un altro Nobel dell'Economia, Paul Stiglitz perché troppo favorevole a Wall Street, mentre il Wall Street Journal ha criticato l'idea che solo pochi grandi operatori finanziari possano partecipare alle aste. Anche secondo Maskin è importante che ci sia molta competizione fra i potenziali compratori. Perché questa volta il piano dovrebbe funzionare? Che differenza c'è con quello simile dell'ex ministro Paulson? «Quel piano, mai stato attuato, prevedeva un solo compratore, il governo, in un meccanismo di asta al contrario: erano le banche che offrivano prezzi sempre più bassi per riuscire a vendere i titoli e l'equilibrio era raggiunto quando l'offerta eccedeva la domanda. Il rischio era che i prezzi scendessero troppo, sotto il valore reale, vanificando lo scopo di ricapitalizzare le banche». E il nuovo meccanismo? «È migliore, perché è un' asta normale con potenzialmente molti compratori, quindi è più probabile che il prezzo finale rifletta il valore reale». Ma come fanno i compratori a valutare i titoli tossici, se i modelli matematici con cui erano stati creati e venduti si sono rivelati sbagliati? «Il grosso problema di quei modelli è aver sottovalutato le probabilità di default dei mutui alla base di qui titoli ovvero la possibilità che i prezzi delle case crollassero come è successo. Tuttora non sappiamo dove andranno a finire le quotazioni del mattone, ma basta che i partecipanti alle aste siano in grado di fare una scommessa, assumendosi i relativi rischi come sempre succede quando si decide di investire in qualsiasi impresa o titolo sperando di guadagnarci». Oggi però è proprio la voglia di rischiare che sembra scomparsa. «È vero, siamo passati da un eccesso all'altro, dall'assumersi troppi rischi all'evitarli del tutto. Per questo il governo ha introdotto un sussidio per incentivare i compratori nelle aste dei titoli tossici, diventando socio in pratica di chi fa le offerte: così dovrebbero alzarsi i prezzi fino a un livello accettabile dalle banche. E per cambiare la psicologia del mercato sono anche importanti le misure di stimolo economico già avviate». Ma se per paura che si scopra il loro stato di insolvenza i top manager delle banche continuano a rifiutare di vendere i titoli, che cosa succede? «Il governo può usare il suo potere di moral suasion e far capire che alla fine, comunque, scoprirà il vero stato di salute delle banche e, se sarà necessario, prenderà altre misure compresa la nazionalizzazione di quelle insolventi ». M.T.C. La garanzia pubblica può rimettere in moto il mercato Premiato Eric Maskin Associated Press

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La ripresa dei mercati può far respirare i Fondi (sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 28 Bilanci Dall'aprile 2006 l'industria brucia asset. Le strategie possibili e gli ultimi ostacoli La ripresa dei mercati può far respirare i Fondi Persi 140 miliardi nel 2008 e altri 13 nei primi mesi del 2009. Ma ora... DI GIUDITTA MARVELLI U na crisi nuova che si è scontrata con una vecchia bufera. Per il risparmio gestito italiano il crollo dei mercati finanziari è arrivato all'apice di una congiuntura molto nera per il settore che già da due anni perdeva clienti e asset. Nel 2008 i deflussi sono stati pari a 140 miliardi di euro e nei primi tre mesi del 2009 siamo a meno 13 circa. E la fuga dai fondi si vede anche nei numeri complessivi del portafoglio delle famiglie italiane: in cinque anni la quota del risparmio gestito è scesa dal 34% al 31%. E, fatto cento il terzo che spetta alle gestioni collettive, la retromarcia degli Oicr (la sigla che indica le casse comuni italiane ed estere), è quella più eclatante. La retromarcia Secondo le stime di Giacomo Neri, partner di PriceWaterHouseCoopers che segue i destini del settore, tra il 2007 e il 2008 siamo scesi dal 46% al 41%, mentre gli altri protagonisti (polizze, fondi pensione, gestioni patrimoniali) hanno recuperato terreno in proporzione, anche se la torta è più piccola. Declino inarrestabile? O speranze che possono riaccendersi? Secondo Marcello Messori, presidente di Assogestioni (vedi intervista) la tregua sui mercati finanziari, che potrebbe annunciare l'uscita dal tunnel è un'occasione da non perdere per riflettere e per rilanciare un'industria che non ha affatto perso, in teoria, la sua ragion d'essere. Il pianeta fondi ha pagato negli ultimi tre anni il dazio di un'organizzazione industriale non più adeguata ai tempi, dove i canali distributivi (monopolizzati quasi interamente dalle banche) sono stati utilizzati per vendere prodotti più opachi e più immediatamente remunerativi dei fondi. Oggi, di fronte alle macerie della finanza strutturata, è lecito sperare che invece, passata la paura, sia possibile per i risparmiatori italiani avvicinarsi ai fondi, che per natura sono un investimento di medio lungo periodo, con una maturità che fin qui è mancata. A tutti, venditori e compratori. Lo scenario Il mercato dove i fondi si propongono è molto cambiato. Ci sono nuove regole europee, che hanno dato ai gestori una libertà di movimento prima negata e quindi la possibilità di creare prodotti più flessibili e sofisticati. La concorrenza, più feroce quando i mercati crollano, costringerà i player non competitivi a capitolare. Resta da risolvere il nodo fiscale, che azzoppa l'operatività dei gestori italiani. Ma non è più rimandabile, in ogni caso, la consapevolezza che la pianificazione finanziaria debba diventare una buona abitudine per tutti. Alla crisi del settore, in atto da due anni, si è aggiunta la débâcle dei mercati finanziari che ha trascinato i riscatti

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(sezione: crisi)

( da "Corriere Economia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere Economia sezione: Economia data: 20/04/2009 - pag: 28 L'intervista Le tre ricette del presidente di Assogestioni per rilanciare l'industria «Ripartire da piani semplici» Messori: Pac e consulenza alle famiglie, sgr più efficienti, Fisco adeguato T re idee per non buttare via le occasioni che il dopo crisi offrirà al sistema del risparmio gestito. Risolvere il dilemma fiscale, lanciare prodotti appetibili con un'ottica di lungo periodo, riorganizzare in modo efficiente l'industria alla luce delle nuove regole comunitarie. Marcello Messori, presidente di Assogestioni, la Confindustria dei fondi venduti in Italia, sintetizza così il suo pensiero, alla luce delle speranze accese oggi dalle migliori condizioni dei mercati finanziari. Si può calcolare l'impatto della crisi sui fondi? «E' difficile. Il mondo del risparmio gestito è in difficoltà dall'aprile 2006. Da quella data è partito un trend di deflussi senza soluzione di continuità che nel 2008 ha avuto il suo culmine. Se si considera il perimetro allargato dell'industria i riscatti sono arrivati a quasi 200 miliardi». Quindi il crollo verticale dei mercati ha peggiorato una situazione già molto compromessa... «Certo, ma è altrettanto vero che l'uscita dalla crisi finanziaria può rappresentare un'opportunità. I risparmiatori negli ultimi mesi hanno imparato sulla loro pelle, che trasparenza, diversificazione, liquidabilità e patrimonio separato, assegnato ad una società 'dedicata' sono pregi da non sottovalutare in un prodotto. E queste quattro qualità, assenti nel Dna degli strumenti strutturati che hanno causato il disastro, appartengono invece ai fondi comuni». E secondo lei quali sono le occasioni che l'industria dovrebbe cavalcare non appena torna un po' di fiducia? «La prima è un auspicio sulla possibilità che la politica decida di eliminare l'handicap fiscale che penalizza i prodotti di diritto italiano, tassati in modo diverso da quelli esteri e da quasi tutti gli altri asset finanziari. Sull'altro fronte aperto, quello delle regole uguali per tutti, si sono invece fatti grandi passi avanti. L'ultimo proprio pochi giorni fa, con l'emanazione da parte della Consob delle norme di comportamento per gli intermediari che vendono al pubblico strumenti illiquidi». Perché è così difficile arrivare ad una nuova definizione fiscale? «Tutti i passi tecnici sono stati fatti. E noi abbiamo proposto soluzioni a costo zero, o quasi, per il bilancio dello Stato. C'è una decisione politica da prendere. Vedremo. Ma le altre due opportunità non dipendono da fattori normativi. Il sistema deve trovare in sé le risorse ». La seconda riguarda l'innovazione di prodotto... «Passata la paura, gli investitori si domanderanno che cosa comprare di diverso dai depositi di liquidità che fin qui sono stati una scelta quasi obbligata. Dovremmo poter offrire loro piani di accumulo semplici, convenienti, magari fiscalmente appetibili, che durino cinque, dieci anni. Nel Paese dove la previdenza integrativa non è decollata e dove resiste il più alto tasso di risparmio rispetto al Pil, deve esserci spazio per questo. Soprattutto se ai piccoli investitori viene offerta una consulenza commisurata alle loro esigenze». E il terzo punto? «La riorganizzazione del settore. Penso all'efficienza gestionale delle sgr ma anche, come appena detto, alla possibilità di offrire consulenza con le reti di distribuzione. Consigli che in molti casi potrebbero essere mirati ma 'leggeri', semplici quando il patrimonio è ridotto. E quindi economicamente sostenibili per gli intermediari». Come dovrebbe diventare l'industria? «Le nuove norme europee, l'ultima delle quali , la Ucits 4, introduce il passaporto comunitario per i prodotti, spingono il sistema verso una polarizzazione di grandi protagonisti, in grado di giocare la competizione a livello continentale. I piccoli e medi dovranno specializzarsi, diventare indispensabili in qualche nicchia ». G. MAR. Passata la paura si tornerà verso investimenti «lunghi» Leader Marcello Messori alla guida di Assogestioni Imagoeconomica

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(sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 16 del 2009-04-20 pagina 4 «Ma per adesso sui listini si naviga ancora a vista Pieno recupero in 3-4 anni» di Massimo Restelli Per riportare le Borse ai livelli raggiunti prima che l'epidemia subprime provocasse l'attuale crisi dell'economia mondiale, da più parti giudicata seconda solo a quella della Grande Depressione del '29, «occorrerà un arco temporale di 3-4 anni, così come è avvenuto dopo il tracollo della new economy nel periodo 2000-2003». A esserne convinto è Pietro Giuliani che siede alla guida di Azimut, una delle poche realtà del risparmio gestito realmente slegate dal sistema bancario italiano. In Piazza Affari la «macchia» della crisi potrebbe quindi sparire completamente solo nel 2012 ma proprio i bassi prezzi attuali rappresentano un'opportunità di acquisto per gli investitori. A patto di essere pronti a rischiare e di pensare in un'ottica di medio periodo, sia perché qualsiasi investimento comporta un pericolo sia perché «nei prossimi 6-12 mesi le Borse resteranno molto nervose, sensibili ai segnali provenienti dall'economia reale», spiega Giuliani. Ingegner Giuliani, quale direzione prenderà la Borsa da qui a fine anno? Che cosa si aspetta per il 2010? «Il peggio della crisi finanziaria è alle spalle ed è molto improbabile che da qui a dicembre ci saranno ulteriori tracolli, questo però non equivale alla certezza che si realizzerà un marcato rialzo. Nei prossimi mesi si continuerà a navigare a vista. Se, invece, spostiamo l'orizzonte alla fine del 2010, credo che le Borse possano mettere a segno guadagni fino al 40-50 per cento». Qual è il suo consiglio per le famiglie? «Gli italiani che in questi anni hanno tenuto le azioni nel cassetto devono continuare a mantenere i nervi saldi. A quanti, invece, non hanno ancora puntato sulla Borsa e vogliono guadagnare, consiglio di valutare questa possibilità con grande attenzione, magari sfruttando i piani di accumulo. A patto però di non avventurarsi in un pericoloso fai-da-te e di affidarsi a un bravo gestore». Su quali settori è meglio puntare? «È molto difficile dirlo oggi, il fatto che il nervosismo continuerà a dominare i mercati comporta anche una marcata rotazione settoriale». Allora quale è la stella polare per investire? Puntare sulle società che hanno fanno utili, distribuiscono dividendi e hanno denaro in cassa? «Negli ultimi mesi molti operatori hanni seguito questa logica che, però, è figlia della crisi e non è detto sia la migliore in futuro. Ripeto: mai come in questo frangente è centrale scegliere un bravo gestore, capace di valutare il management e le strategie delle singole società». Però in questi anni l'industria italiana del risparmio gestito ha dato poche soddisfazioni ai risparmiatori, mostrandosi spesso incapace di battere gli stessi indici presi come riferimento ... «I fondi di investimento sono un buono strumento ma il problema è che sono stati utilizzati e venduti male, sempre con lo specchietto retrovisore. Senza contare il fatto che la stessa industria che li produce sovente coincide con la banca incaricata di venderli in base perlopiù a logiche di budget. Questa situazione ha sottratto a molti operatori lo stimolo per puntare sulla qualità». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Perissinotto: su Ingosstrakh si tratta per prendere il controllo. Non escludo interesse negli Usa (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Perissinotto: su Ingosstrakh si tratta per prendere il controllo. Non escludo interesse negli Usa (17 Aprile 2009 - 08:03) MILANO (Finanza.com) - Da Il Messaggero: “Stiamo discutendo: se raggiungiamo un'intesa si va avanti, altrimenti si continua così”. È quanto ha sottolineato Giovanni Perissinotto, amministratore delegato di Generali, circa l'interesse nei confronti della società russa Ingosstrakh, controllata dal magnate Oleg Deripaka, che naviga in cattive a causa della crisi finanziaria. E aggiunge: “Si vedrà. Con il nostro 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner”. Per quanto riguarda gli Stati Uniti Perissinotto non ha escluso un interesse per operazioni specifiche, con piccole acquisizioni di nicchia. (Riproduzione riservata)

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Fari del mercato puntati su Generali: attesi segnali importanti da assemblea (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fari del mercato puntati su Generali: attesi segnali importanti da assemblea (20 Aprile 2009 - 08:34) MILANO (Finanza.com) - I fari del mercato sono puntati sull’assemblea delle Assicurazioni Generali in programma venerdì prossimo, 24 aprile. Secondo molti osservatori speciali quell'appuntamento segnerà per la compagnia del Leone l’inizio di un anno delicato e strategico, che si concluderà con l’approvazione del bilancio 2009, termine del mandato degli attuali amministratori. Senza voler legare il futuro della società a quanto accadrà in questi dodici mesi è indubbio che mercato, azionisti e investitori si attendono in quest’anno dalla compagnia del Leone segnali importanti su come uscire dalla crisi finanziaria in atto, che ha coinvolto pesantemente anche il mondo delle polizze. (Riproduzione riservata)

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Il travaglio del futuro (sezione: crisi)

( da "Blogosfere" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

Apr 0920 Il travaglio del futuro Pubblicato da Demetrio Vacca alle 10:18 in Arena Siamo al livello delle formiche e quindi vediamo il mondo da un punto di vista così banale e così ristretto che è determinato dallo stare chiusi nel formicaio. Così per molti è vitale la liberà di stampa purchè la trasmissione da difendere rispetti le proprie idee, mentre chi non è della stessa parrocchia va radiato dal giornalismo, per altri è fondamentale per la democrazia la vittoria del referendum che di fatto regalerebbe al paese un sistema assimilabile di fatto ad un regime, ma che importa...la libertà di fatto ha un valore molto relativo. Comunque in questo paese come negli altri si perde di vista lo scorrere degli eventi e le conseguenze del tutto. Per molti ha poco significato che la la produzione di un chilo di carne di maiale richieda tre chili di mais, mentre addirittura otto chili di mais siano necessari per produrre un chilo di carne di manzo o di vitello. Così ha poco significato sapere che negli Usa, ad esempio, le scorte di frumento sono ai livelli più bassi dal 1947, quando la popolazione americana era la metà di quella attuale. A livello mondiale, le scorte di riso – alimento base per tre miliardi di asiatici e di africani - sono le più basse dal 1976. No molto meglio distrarsi con Travaglio e Santoro e le loro sparate nel nulla, già perchè i veri problemi sono e rimangono altrove. Quanto significato ha per la redazione di Santoro che i 2 trilioni di dollari di riserve cinesi finiranno nell’acquisto di metalli ? Quanto significato ha sapere che la Cina sta alluminio, zinco, nickel e materiale rari come il titanio, l’indio , il rodio e il praseodimio? Poco importa che la Green revolution e l'innovazione dei prossimi anni passino per le forche caudine di quei materiali rari che la Cina sta acquistando ad un ritmo impressionante : 329mila tonnellate di rame in febbraio, 375mila in marzo. Quanto interessa che il prezzo del rame è salito del 49 per cento fissandosi a 4.925 dollari la tonnellata il tutto mentre gli analisti pronosticavano un crollo del 20 per cento? Poco perchè non fa audience, poco perchè ragionarci sopra sarebbe giornalismo vero e non propaganda, poco perchè se quei dati fossero realmente compresi si capirebbe quanto il nostro futuro sia incerto e duro. Già perchè la crisi finanziaria sta trovando un punto di equilibrio, come dimostrano sia i numeri positivi di CitiGroup e Goldman Sachs sia l'andamento dei titoli del settore bancario. Pertanto, si avvicina un momento di ripresa in cui rimprenderà fiato l'inflazione determinata dalla ripresa produttiva e quindi tornerà a salire il prezzo del petrolio e la bilancia dei pagamenti USA tornerà ad un trend negativo. Il rischio è che sia animino fortissime tensioni sui mercati delle materie prime ed alimentari, giacchè mentre la Cina acquista metalli si trova nella debolezza per cui il 40% del suo fabbisogno alimentare dipende dall'estero, da qui il forte interesse verso certi paesi africani... Il rischio è che l'energia cominci a costare cara e di fatto già sono sul mercato, e vanno alla grande, titoli derivati basati sull'elettricità. E' in atto un riequilibrio globale per il quale i governi europei devono prepararsi ad agire fortissimamente sulla leva fiscale per garantire un futuro ai propri cittadini. Per questo nella fase di crisi attuale nessun governo deve far leva sulla spesa pubblica ma altresì deve porre in atto tagli importanti a quei capitoli di spesa che rischiano di devastare il bilancio pubblico (scuola, dipendenti pubblici etc). Magari come dimostrava Report nella trasmissione di ieri bisogna tagliare meglio con più accuratezza e stabilire al più presto meccanismi meritocratici, però si deve tagliare perchè l'obiettivo oramai comune a PD e PDL è tagliare la spesa pubblica, ridurre la pressione fiscale e poi liberalizzare. Fortunatamente su tutto questo c'è accordo in Europa ed in Italia, poi lasciamo a Fede e Santoro il compito di mantenere le apparenze... anche questa è propaganda! Nel frattempo riflettiamo sul fatto che dal 2003, la Cina è stata responsabile del 64% della maggiore domanda di rame, del 70% della maggiore domanda di alluminio, dell’82% della maggiore domanda di zinco e del 31% dell’addizionale domanda di greggio e che le banche d'investimento stanno trovando linfa e liquidità proprio dalle speculazioni sulle commodoties. In primis quel mercato non rischia di implodere come quello dei derivati finanziari puri (subprime & Co), per cui almeno fino al 2015 rappresenterà un veicolo di speculazione per i capitali ora così restii a tornare nelle borse azionarie mondiali. L'enorme liquidità determinata dalla politica monetaria globale può innescare un ciclo inflazionistico non appena la produzione riprenderà ai livelli pre-crisi. Ma la produzione in Europa riprenderà ai ritmi precedenti? L'Europa come uscità dalla crisi? Quali saranno gli scenari? Quale sarà il mercato delle materie prime alimentari? Il dubbio di fondo è non tanto se si uscità dalla crisi nel 2010 o dopo ma se riusciremo a sostenere la ripresa, se l'occupazione trovarà comparti produttivi solidi e stabili. Sicuramente il comparto bancario si sta ristrutturando, il caso UBI è emblematico perchè si sta di fatto cancellando un canale di distribuzione classico ma non più redditizzio come lo sportello bancario. Il problema è nel settore produttivo e quando vedo le cassandre dei media mostrare sdegno per l'assenza dell'azione dello stato nel sostenere determinati settori produttivi mi inquieto e mi domando con quale miopia il giornalista di turno sostiene che vada salvata un azienda che produce profilati d'alluminio in Sardegna dove ai costi della materia prima si somma un insostibile spesa per la distribuzione e la logistica? Con quale coraggio si anima la rabbia per uno stato che per norme comunitarie non può intervenire e per senso dell'economia non deve? Le banche alzano il credit crunch ....le imprese che hanno i fondamentali possono reagire, acquisire nuovi clienti , ottimizzare le proprie organizzazione e investire in innovazione.....le imprese legate al vecchio modello del capannone e dei macchinari non hanno più tempo e modo di sopravvivere. E' un pezzo di produzione che ha finito e dopo la crisi veramente sarà tutto diverso, soprattutto in certe zone come il nord-est dove finore è bastato avere gli "sghei", il capannone e le macchine per sentirsi imprenditore ignorando ogni conoscenza e competenza economico-aziendale. E' finito il capitalismo delle cooperative, mostruosa fonte di costi per la sanità quanto per la logistica italiana. E' finito il tempo delle aziende amiche del politico pronto a dargli gli appalti giusti magari per pulire tutte le scuole della regione Lazio. Datevi una svegliata lasciate in soffitta le polemiche faziose ed affrontiamo da subito i problemi del futuro che ci appartiene nella misura in cui siamo consapevoli del presente e certamente se il nostro scopo è dimostrare l'imbecillità del politico di turno allora abbiamo ben poca speranza di fare qualcosa di utili sia come cittadini sia come giornalisti...

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G8, documento: su cambiamento climatico no posizione comune (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

di Massimiliano Di Giorgio ROMA (Reuters) - Dalla sessione più importante del G8 Ambiente che si terrà questa settimana a Siracusa non uscirà un documento finale negoziale ma una sorta di riassunto delle posizioni espresse dai diversi ministri, che discuteranno anche del rischio che la crisi economica globale faccia indebolire la lotta al cambiamento climatico nel prossimo futuro. Lo indicano le linee guida elaborate dalla presidenza italiana per la seconda sessione del vertice sull'ambiente del Gruppo degli 8 - quella dedicata ai cambiamenti climatici, che si terrà il 23 aprile - che Reuters ha potuto leggere. Nel documento infatti vengono rivolte ai ministri partecipanti una decina di domande che riguardano in gran parte le opzioni normative per la lotta al cambiamento climatico dopo il 2012. "Al fine di poter dare la possibilità di discutere apertamente le diverse posizioni - dice il documento - non si prevede di produrre un documento finale negoziale, ma piuttosto un Chair Summary che rappresenti sia le diverse posizioni che le nuove idee e proposte che potrebbero emergere dalla discussione". VERSO IL COP 15 Il G8 Ambiente si svolge alcuni mesi prima del Cop 15 di Copenhagen, dove dovrebbe essere raggiunto il nuovo accordo internazionale sul cambiamento climatico che sostituisca l'attuale Patto di Kyoto, in vigore fino al 2012. L'incontro di Siracusa rappresenta quindi "un'opportunità per i ministri per discutere apertamente... i vari elementi che potrebbero influenzare ed essere parte del quadro di un accordo post 2012...", dice il documento. Nel frattempo, però, gran parte del mondo sta subendo gli effetti della crisi finanziaria e globale che, secondo le previsioni più ottimistiche, continuerà almeno per tutto il 2009. Continua...

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SICUREZZA. Rapporto RAPEX: +16% di prodotti pericolosi ritirati dal mercato Ue nel 2008 (sezione: crisi)

( da "HelpConsumatori" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

News SICUREZZA. Rapporto RAPEX: +16% di prodotti pericolosi ritirati dal mercato Ue nel 2008 20/04/2009 - 12:59 Nel 2008, rispetto all'anno precedente, il numero dei prodotti a rischio che l'Ue ha ritirato dal mercato comunitario è aumentato del 16%. Nel 2007 le notifiche sono state 1605 mentre nel 2008 sono salite a 1866. Questo dimostra un significativo incremento della capacità del sistema RAPEX, il sistema comunitario di allerta rapido, sul quale recentemente sono state investite più risorse. In 5 anni il numero di notifiche si è quadruplicato, passando da 468 nel 2004, l'anno in cui gli Stati membri hanno trasposto nelle loro legislazioni nazionali la direttiva comunitaria sulla sicurezza dei prodotti, a 1866 nel 2008. C'è dunque una maggior consapevolezza e responsabilità da parte delle imprese europee che sono diventate meno reticenti a ritirare dal mercato i loro prodotti pericolosi. "Il rapporto di quest'anno mostra chiaramente che ogni superficialità è esclusa quando di parla di sicurezza - ha dichiarato il Commissario Ue alla Tutela dei consumatori Meglena Kuneva - Nel 2009 la sfida più importante consisterà nel vegliare affinché la sicurezza dei prodotti non venga meno in questo momento di crisi finanziaria e che le imprese continuino a rispettare i loro obblighi verso i consumatori". Giochi e articoli per bambini, ma anche prodotti elettrici e veicoli a motore sono stati in generale i prodotti maggiormente segnalati. Quasi 500 segnalazioni per giocattoli pericolosi, 169 per apparecchi elettrici, 160 per veicoli a motore e 140 per prodotti tessili, compresi articoli di abbigliamento. Le segnalazioni di articoli di origine cinese sono passate dal 52% del totale (nel 2007) al 59% nel 2008, pari a 909 notificazioni. E' stata la Germania ad aver trasmesso il maggior numero di notifiche (205); a seguire la Spagna (163), la Slovacchia (140) e la Grecia (132). 2009 - redattore: GA

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Ue: rischio protezionismo nei paesi principali partner commerciali europei (sezione: crisi)

( da "Panorama.it" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

- Economia - http://blog.panorama.it/economia - Ue: rischio protezionismo nei paesi principali partner commerciali europei Posted By annamaria.angelone On 17/4/2009 @ 16:11 In Headlines | No Comments Allarme protezionismo nel commercio mondiale. Solo nel mese di gennaio la [1] Commissione europea ha rilevato nei paesi principali partner commerciali della Ue almeno 87 misure potenzialmente restrittive o tali da creare distorsioni negli scambi. Di queste, stando ai dati di Bruxelles, 13 riguardano il settore tessile e altrettanti l'agroalimentare e i macchinari; 12 ferro, acciaio e metalli vari; 7 i giocattoli; 3 le telecomunicazioni. Ad alzare i paletti contro le merci europee è stata anzitutto l'Argentina, con 22 misure monitorate, seguita da Cina e India (9), Indonesia (8), Russia (7), Corea del Sud e Vietnam (5), Usa, Canada, Turchia e Ucraina con 3.

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G8 Agricoltura: Zaia, un spartiacque nella storia dell'agricoltura (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

G8 Agricoltura: Zaia, un spartiacque nella storia dell'agricoltura (Teleborsa) - Roma, 20 apr - "Con questo primo Vertice dei Ministri dell'Agricoltura abbiamo assolto al mandato conferitoci in occasione del summit di Toyako lo scorso anno e aperto un nuovo corso, all'insegna della massima condivisione delle strategie per combattere la fame e per difendere e promuovere la sicurezza alimentare. Mi auguro che questa tre giorni sia servita a farvi innamorare dell'agricoltura". Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia si rivolto ai giornalisti, concludendo i lavori del primo Vertice dei Ministri dell'agricoltura i cui risultati verranno presentati, il prossimo giugno, al G8 dei Capi di Stato e di Governo alla Maddalena, in Sardegna. Il Vertice si chiuso, a Cison di Valmarino, con l'impegno, come scritto nella Dichiarazione finale dei Ministri, "ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ridurre gli effetti negativi dell'attuale crisi finanziaria sulla povert e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca". Lotta alla speculazione, difesa delle identit produttive nel rispetto del libero mercato e centralit della produzione agricola nell'agenda della Politica. Sono questi i grandi obiettivi per raggiungere i quali stata particolarmente rilevante l'azione della presidenza italiana. Fra gli impegni contenuti nella Dichiarazione, intitolata "L'Agricoltura e la Sicurezza alimentare al Centro dell'Agenda Internazionale", sono contenuti anche due punti essenziali, che il Ministro Zaia ha indicato come i grandi risultati per l'Italia: "evitare la concorrenza sleale, le distorsioni del mercato agricolo, incluse - scritto nella Dichiarazione - le misure restrittive all'export, come concordato in ambito G20 - e rimuovere gli ostacoli all'utilizzo sostenibile dei fattori della produzione agricoli". Obiettivi sostenuti anche dalla Repubblica Popolare Cinese, che in conferenza stampa ha sottolineato come si sia raggiunta una visione comune sulla strategia per affrontare la crisi economica e alimentare. Il Ministro cinese Niu Dun ha infatti spiegato in conferenza stampa che bisognerebbe varare regole comuni che "non creino ostacolo al commercio ma importante conservare un certo sistema di dazi, l'unico modo per permettere la crescita dei Paesi in via sviluppo". La Cina ha sostenuto anche che "occorre tagliare i dazi doganali non corretti per permettere la creazione di un commercio sostenibile di prodotti agricoli". Il Ministro Zaia, rispondendo ai giornalisti, ha sottolineato la posizione del suo omologo cinese, che, insieme alla soddisfazione espressa dalle Organizzazioni Internazionali per l'accoglimento dei loro desiderata nella Dichiarazione conclusiva, sono segni esemplari che il Vertice sar momento spartiacque nella storia dell'Agricoltura mondiale. I Ministri hanno preso atto, si legge nella Dichiarazione, di quanto sottolineato dalle Istituzioni internazionali presenti, cio dell' "urgente bisogno di aiutare i Paesi in via di sviluppo e i Paesi in economia emergente ad espandere la propria produzione agricola e alimentare e ad aumentare gli investimenti, sia pubblici che privati, in agricoltura, nell'agribusiness e nello sviluppo rurale". Insieme a questo, i Ministri invieranno ai leader mondiali che si riuniranno in Sardegna anche altri importanti messaggi, come quello di una "necessaria maggiore condivisione con gli altri Paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare la capacit delle istituzioni nazionali e regionali e dei governi e per promuovere la sicurezza alimentare. 20/04/2009 - 17:13

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G8: Agricoltura, Zaia: mercati liberi ma con regole (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

G8: Agricoltura, Zaia: mercati liberi ma con regole (20/4/2009 17:07) | (Sesto Potere) - Roma - 20 aprile 2009 - "Con questo primo Vertice dei Ministri dell'Agricoltura abbiamo assolto al mandato conferitoci in occasione del summit di Toyako lo scorso anno e aperto un nuovo corso, all'insegna della massima condivisione delle strategie per combattere la fame e per difendere e promuovere la sicurezza alimentare. Mi auguro che questa tre giorni sia servita a farvi innamorare dell'agricoltura". Con queste parole il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia si è rivolto ai giornalisti, 452 gli accreditati, concludendo i lavori del primo Vertice dei Ministri dell'agricoltura i cui risultati verranno presentati, il prossimo giugno, al G8 dei Capi di Stato e di Governo alla Maddalena, in Sardegna.Il Vertice si è chiuso, a Cison di Valmarino, con l'impegno, come è scritto nella Dichiarazione finale dei Ministri, "ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ridurre gli effetti negativi dell'attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca". Lotta alla speculazione, difesa delle identità produttive nel rispetto del libero mercato e centralità della produzione agricola nell'agenda della Politica. Sono questi i grandi obiettivi per raggiungere i quali è stata particolarmente rilevante l'azione della presidenza italiana. Fra gli impegni contenuti nella Dichiarazione, intitolata "L'Agricoltura e la Sicurezza alimentare al Centro dell'Agenda Internazionale", sono contenuti anche due punti essenziali, che il Ministro Zaia ha indicato come i grandi risultati per l'Italia: "evitare la concorrenza sleale, le distorsioni del mercato agricolo, incluse – è scritto nella Dichiarazione - le misure restrittive all'export, come concordato in ambito G20 – e rimuovere gli ostacoli all'utilizzo sostenibile dei fattori della produzione agricoli". Obiettivi sostenuti anche dalla Repubblica Popolare Cinese, che in conferenza stampa ha sottolineato come si sia raggiunta una visione comune sulla strategia per affrontare la crisi economica e alimentare. Il Ministro cinese Niu Dun ha infatti spiegato in conferenza stampa che bisognerebbe varare regole comuni che "non creino ostacolo al commercio ma è importante conservare un certo sistema di dazi, l'unico modo per permettere la crescita dei Paesi in via sviluppo". La Cina ha sostenuto anche che "occorre tagliare i dazi doganali non corretti per permettere la creazione di un commercio sostenibile di prodotti agricoli". Il Ministro Zaia, rispondendo ai giornalisti, ha sottolineato la posizione del suo omologo cinese, che, insieme alla soddisfazione espressa dalle Organizzazioni Internazionali per l'accoglimento dei loro desiderata nella Dichiarazione conclusiva, sono segni esemplari che il Vertice sarà momento spartiacque nella storia dell'Agricoltura mondiale. I Ministri hanno preso atto, si legge nella Dichiarazione, di quanto sottolineato dalle Istituzioni internazionali presenti, cioè dell' "urgente bisogno di aiutare i Paesi in via di sviluppo e i Paesi in economia emergente ad espandere la propria produzione agricola e alimentare e ad aumentare gli investimenti, sia pubblici che privati, in agricoltura, nell'agri-business e nello sviluppo rurale". Insieme a questo, i Ministri invieranno ai leader mondiali che si riuniranno in Sardegna anche altri importanti messaggi, come quello di una "necessaria maggiore condivisione con gli altri Paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare la capacità delle istituzioni nazionali e regionali e dei governi e per promuovere la sicurezza alimentare. E ancora: "Occorre monitorare ed effettuare ulteriori analisi sui fattori che, potenzialmente, possono determinare la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, incluso la speculazione. Va incoraggiata – scrivono ancora i Ministri – una strategia coordinata a livello internazionale e finalizzata a migliorare l'efficienza delle filiere agroalimentari. Dobbiamo intraprendere azioni volte a ridurre le perdite lungo le filiere nei Paesi in via di sviluppo, in particolare quelle che avvengono dopo la raccolta, al fine di diminuire la quantità di materie prime richieste dalle catene alimentari e per migliorarne la salubrità, l'igiene e il potere nutrizionale. Occorre sostenere analoghi sforzi per ridurre gli sprechi nei Paesi industrializzati Dobbiamo sostenere gli effetti benefici della globalizzazione e dell'apertura dei mercati, evidenziando l'importanza di un commercio internazionale dei prodotti agricoli basato su regole certe. Ci impegniamo per il raggiungimento di una conclusione equilibrata, globale e ambiziosa del Doha Round". A questo proposito il Ministro Zaia ha ribadito "che continueremo ad impegnarci, ciascuno per la sua parte, perché si ridefiniscano regole comuni ed eque per il commercio internazionale, che possa svolgersi sempre in un mercato libero ma senza affamare nessun agricoltore e consentendo ai Paesi in via di sviluppo una crescita sana e duratura". Del resto, come si sottolinea nella Dichiarazione, i Ministri desiderano "sostenere il ruolo di mercati bene funzionanti come mezzo per migliorare la sicurezza alimentare. Continueremo a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock". Nel punto 8 della dichiarazione, il Ministro Zaia ha indicato altri due grandi risultati riconosciuti all'Italia: "dobbiamo porre l'agricoltura e lo sviluppo rurale al centro della crescita economica sostenibile insieme alle altre politiche, rafforzando il ruolo delle famiglie agricole e dei piccoli agricoltori facilitando il loro accesso alla terra, rafforzando il ruolo delle donne, l'uguaglianza di genere e il ricambio generazionale. La sicurezza alimentare richiede anche politiche mirate a garantire la effettiva gestione e l'uso sostenibile delle risorse naturali, coinvolgendo le comunità locali nel rispetto delle loro identità. Questo modello di crescita risponde anche ai requisiti delle aree rurali meno sviluppate dove bisogna aumentare la produzione locale sostenibile". "Il riconoscimento dell'importanza delle piccole imprese e di quelle familiari – ha commentato a questo proposito il Ministro - è un traguardo importante per un Paese come il nostro, dove la dimensione media delle aziende è di sei ettari". "In ogni seme coltivato – ha aggiunto Zaia - c'è la storia di un popolo e le sue tradizioni: il Vertice ha riconosciuto questo principio base della nostra politica agricola e chiederà che venga riconosciuto anche dai Capi di Stato e di Governo, gettando le basi per una nuova agricoltura mondiale, capace di fare dei saperi del passato la solida base per costruire un nuovo futuro, di crescita e pari opportunità". Crescita e sviluppo passano inevitabilmente da un aumento della produzione agricola, che va quindi bilanciata adeguatamente con la produzione di energia rinnovabile da biomasse, "in modo da fornire una risposta ai nostri fabbisogni energetici, economici, ambientali, agricoli e, allo stesso tempo, non compromettere la sicurezza alimentare", come stabilito dalla Dichiarazione della Conferenza di Alto Livello sulla Sicurezza Alimentare Mondiale del giugno 2008. Analogamente, i Ministri hanno sottolineato il loro "appoggio al processo consultivo e di rapida costituzione della Global Partnership secondo gli orientamenti forniti dalla Dichiarazione di Toyako. Questa Partnership dovrebbe essere dotata di una dimensione politica mondiale volta a migliorare il coordinamento e a una maggiore coesione per le strategie e le politiche internazionali che hanno un impatto sulla Sicurezza Alimentare Mondiale. Una rete globale di esperti di alto livello sull'agricoltura e l'alimentazione dovranno provvedere, all'interno della partnership, a effettuare analisi scientifiche e a evidenziare i fabbisogni e i rischi futuri". Massima condivisione degli obiettivi da raggiungere, quindi, e una "comune visione del mondo che vogliamo lasciare in eredità ai nostri figli", ha specificato Zaia, "sono un enorme passo avanti rispetto al passato". I Paesi del G3, G5 e le Organizzazioni, i cui rappresentanti hanno partecipato alla conferenza stampa finale, si sono sentiti rappresentanti dalla Presidenza e dal documento della stessa, "quindi – ha commentato Zaia – sono ancora più convinto che il Vertice, basato sul principio della inclusività, sia stato fruttuoso e determinante. Abbiamo avviato un percorso condiviso con tutti i nostri partner nei diversi continenti del mondo sul tema della sicurezza alimentare, proprio qui a Cison di Valmarino e sotto la presidenza italiana. L'apprezzamento di tutti i Paesi presenti al vertice per questa iniziativa è stato unanime". "Abbiamo messo nero su bianco il mondo che vogliamo: un mondo in cui la fame non sia più una piaga per 140 Mln di bambini e non uccida un Mld di persone all'anno; un mondo in cui l'accesso al cibo e ad alimenti salubri, sufficienti e nutrienti sia, in una sola parola, un fatto 'normale. Sono molto soddisfatto – ha aggiunto il Ministro - che gli occhi del mondo siano stati puntati per tre giorni su un settore determinante per il nostro futuro, un settore troppo spesso ignorato e non considerato un'attività produttiva nobile e importante. Abbiamo voluto, uniti, rimettere questo tema al centro dell'attenzione dei media e lavoreremo perché sia anche il cuore dell'agenda politica del futuro".

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Vfg: il fatturato cresce del 3% nel 2008 ma arretra l'ebitda (sezione: crisi)

( da "fashionMagazine.it" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

20 Aprile 2009 Vfg: il fatturato cresce del 3% nel 2008 ma arretra l’ebitda Nel 2008 il Valentino Fashion Group ha totalizzato un fatturato netto consolidato pari a 2,2 miliardi di euro, in progresso del 3% a cambi correnti (+5% a valute costanti), con un ebitda in flessione del 3% a quota 320,4 milioni di euro (14,5% del turnover). Bene l’area Asia/altri Paesi (+19%), in leggero incremento (+1%) il business europeo (nella foto, l'amministratore delegato Stefano Sassi). Buoni i risultati di Hugo Boss (+3%, con decisi aumenti delle vendite in Asia e America) e Marlboro Classics/altri marchi (+4%), mentre Valentino ha ceduto l’1% (a cambi costanti si evidenzia, invece, un +5%). La società ha fatto sapere, per quanto riguarda la fashion house romana, che “la sensibile crescita messa a segno nel primo semestre dell’anno è stata ridimensionata dalla performance negativa registrata, nella seconda parte dell’esercizio, dalle vendite del retail diretto, in seguito al graduale acuirsi della crisi finanziaria internazionale”. Il risultato della gestione ordinaria del gruppo, al netto degli ammortamenti, si è attestato a 248,3 milioni di euro, in calo del 7%. “A fronte di prospettive negative per il settore del lusso nel 2009, il gruppo ha prontamente implementato un intenso programma di ottimizzazione dei processi e dei costi di struttura”, ha spiegato il ceo Stefano Sassi. “Pur in presenza di una situazione di mercato incerta - ha aggiunto - siamo sicuri che la forza dei nostri marchi ci permetterà di raggiungere gli obiettivi ambiziosi programmati per il medio periodo”. d.p.

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ALIMENTAZIONE. G8 agricoltura, approvata la dichiarazione finale (sezione: crisi)

( da "HelpConsumatori" del 20-04-2009)

Argomenti: Crisi

News ALIMENTAZIONE. G8 agricoltura, approvata la dichiarazione finale 20/04/2009 - 16:27 Ridurre gli effetti negativi della crisi sulla povertà e sulla fame, rafforzare la produzione alimentare sostenibile, evitare distorsioni del mercato sono alcuni degli impegni presenti nella dichiarazione finale con la quale si è concluso il G8 agricoltura che si è svolto a Cison Valmarino, in provincia di Treviso. Nella dichiarazione finale, dal titolo "L'agricoltura e la sicurezza alimentare al centro dell'agenda internazionale", si evidenzia che "garantire l'accesso a una quantità adeguata di acqua e cibo è essenziale per lo sviluppo sostenibile e quindi per il nostro futuro". "Occorre monitorare - si legge fra l'altro nella dichiarazione - ed effettuare ulteriori analisi sui fattori che, potenzialmente, possono determinare la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, incluso la speculazione. Va incoraggiata una strategia coordinata a livello internazionale finalizzata a migliorare l'efficienza delle filiere agroalimentari". Il documento si chiude con l'impegno "ad utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per ridurre gli effetti negativi dell'attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca, a evitare la concorrenza sleale, evitare le distorsioni del mercato agricolo - incluse le misure restrittive all'export, come concordato in ambito G20 - e rimuovere gli ostacoli all'utilizzo sostenibile dei fattori della produzione agricoli". 2009 - redattore: BS

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Toccherà all'export trainare la ripresa (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

LE SPERANZE CAUTELA D'OBBLIGO Analisi Gli economisti leggono l'inversione di tendenza La crescita ripartirà da auto e ordinativi all'estero «Segnali concreti che indicano una ripresa, rimbalzano gli ordinativi dall'estero» «Minore velocità nella frenata ma è troppo presto per dirci fuori dai guai» Toccherà all'export trainare la ripresa Lo sviluppo non è più trainato dall'interno ma dagli scambi verso i Paesi emergenti soprattutto quelli dell'Est ALESSANDRO BARBERA Una rondine non fa primavera ma non ho nemmeno mai visto una rondine che fa inverno glaciale Giacomo Vaciago ROMA Maurizio Sacconi C'è una parte del mondo dove la crisi non è mai arrivata davvero. A Shanghai, dove ieri si è aperto il salone dell'auto, negli stand facevano mostra di sé ben 13 anteprime mondiali: Ferrari, Porsche, Lamborghini, Maserati, Mercedes. In un mercato che quest'anno perderà a livello mondiale l'8,2%, nel celeste impero gli esperti stimano una crescita della domanda di auto attorno al 10%. C'è invece un altra parte del mondo nella quale, dice l'economista Giacomo Vaciago, «con la crisi ormai si convive come lo si fa con una malattia grave. Ogni piccolo segnale positivo serve a riaccendere anzitutto fiducia e speranza». A livello globale, dicono gli esperti, la situazione sta effettivamente cambiando. Lo scorso 15 settembre il fallimento di Lehman Brothers aveva provocato uno shock su tutti i mercati mondiali. A sette mesi di distanza hanno ripreso a salire le stime di crescita, la domanda e i prezzi delle materie prime, il costo di affitto delle navi da carico. In India, dove la crescita è per così dire ferma ad un +6%, il governo conta in numeri più robusti entro settembre. La ripresa è già realtà in Russia, dove la produzione industriale a marzo ha segnato una crescita record dell'11%. Per la vecchia Europa, e in particolare per l'Italia, i segnali di miglioramento sono invece ancora molto incerti. Non a caso Emma Marcegaglia, che ieri mattina aveva stimato con una certa sicurezza della possibilità di una ripresa nella seconda metà dell'anno, verso sera, dopo una giornata di fortissimi cali delle borse di tutto il continente, ha parlato più genericamente della possibilità di «qualche miglioramento» e di «segnali ancora deboli e da valutare». Il capo economista di Confindustria Luca Paolazzi, colui che la aggiorna quotidianamente sulla situazione, la vede così: «Diciamo che finalmente abbiamo due segnali concreti che ci indicano una ripresa possibile: l'aumento delle immatricolazioni delle auto e il rimbalzo degli ordinativi dall'estero. Segnali che a partire dalla seconda metà dell'anno, più probabilmente dall'autunno, potrebbero far tornare il segno più al prodotto interno lordo». Di più Paolazzi non dice. Se la politica tenta di far risalire almeno la fiducia dei cittadini, mai come in questi mesi gli esperti sono stati così cauti nell'azzardare previsioni a lungo termine. La crisi iniziata nello scorso autunno è anzitutto una crisi di fiducia; i mercati sono instabili, le aspettative di aziende e consumatori anche. Né è ancora chiaro quanto ci vorrà per far emergere dai bilanci delle banche americane tutti gli asset tossici. Il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice si sbilancia un po' di più: «Per l'Italia c'è qualche segnale di minor velocità nel rallentamento. Se questo significhi che siamo fuori dei guai è troppo presto per dirlo. Di certo siamo in ritardo sul ciclo mondiale: ad esempio le scorte sono state smaltite molto più lentamente di quanto non sia avvenuto in altri Paesi». Le stime della banca milanese sull'andamento del Pil di quest'anno fanno capire quanto debole sia la ripresa che tutti aspettano entro la fine dell'anno: -1,9% nel primo trimestre, -1% nel secondo, fra 0 e +0,2% per il terzo e quarto trimestre. «La ripresa vera - dice De Felice - noi la stimiamo solo all'inizio del 2010». Per De Felice ci sono dunque pochissime speranze di far risalire il Pil sopra la stima dell'Unione Europea e dell'Ocse che lo indica a -4,3%, uno dei risultati peggiori dal dopoguerra. «La crisi non è colpa né degli economisti, né dei giornali», dice Vaciago. «La verità è che dal 2006 in poi le cancellerie di tutto il mondo hanno sottovalutato molti segnali. E così, una crisi finanziaria si è trasformata in una gravissima crisi industriale». Mariano Bella di Confcommercio è pessimista: «E' vero, c'è un forte aumento delle immatricolazioni delle auto, spinta dagli incentivi governativi. Questo è il segno che il ceto medio non ha affatto perso potere d'acquisto. Ma di ripresa della domanda interna non c'è ancora traccia». Ma allora, se di ripresa si potrà parlare, da dove arriverà? Una possibile risposta è quella di Vaciago: «Nei Paesi della vecchia Europa, e in particolare in Germania e Italia, la crescita del prodotto non è più trainata dalla domanda interna, ma dall'interscambio verso i Paesi emergenti, soprattutto quelli dell'ex blocco sovietico. E per nostra fortuna il G20 ha dato mandato al Fondo monetario di aiutare il più possibile tutte quelle economie». I numeri parlano da soli: le esportazioni italiane valgono quasi un terzo (per l'esattezza il 28%) del Pil. In quanto a dipendenza dai mercati esteri siamo secondi solo alla Germania, con una incidenza attorno al 35%. E' questo il motivo per il quale quel +3,5% registrato a febbraio dall'Istat negli ordinativi dall'estero ha fatto tirare un sospiro di sollievo ad Emma Marcegaglia e a Giulio Tremonti. «Una rondine non fa primavera, ma non ho nemmeno mai visto una rondine che fa inverno glaciale», scherzava ieri Maurizio Sacconi. «Potrebbe trattarsi di un semplice rimbalzo dovuto alle scorte», azzarda De Felice. In Confindustria credono invece che quel segnale potrebbe consolidarsi: e se ci sarà un aumento costante di quel dato nei prossimi due o tre mesi, la strada per l'uscita dal tunnel della crisi sarà imboccata. Conclude Vaciago: «Ci piaccia o no, il mondo è ormai fatto di un solo mercato. Il più grande produttore di computer al mondo, la Lenovo, importa in Cina pezzi da 11 Paesi diversi. Noi siamo l'ingranaggio di una macchina molto più grande. La Spagna, che ha investito molto più denaro di noi nella lotta alla crisi, è in condizioni terribili. Bene ha fatto Tremonti a non farsi abbindolare da chi gli chiedeva di finanziare la ripresa con spesa pubblica. L'effetto moltiplicatore sarebbe stato bassissimo».

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babelick ha detto: non so perché in italia il turismo venga lasciato a sé stesso e poco considerato,eppure sarebbe una buona fonte di redditività. http://www.mastervia questi dovre (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 121 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Ubs esce dal Brasile per 2,5 miliardi (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ubs esce dal Brasile per 2,5 miliardi da Finanza&Mercati del 21-04-2009 Ubs rivende le sue attività brasiliane ai proprietari originari (Andre Esteves, l'ex capo delle attività) per circa 2,5 miliardi di dollari (stessa cifra che investì tre anni fa per acquisire il Banco Pactual). La manovra comporterà una piccola perdita, ma permette all'istituto svizzero di allontanare la necessità di una ricapitalizzazione. Per Ubs, la cessione di Banco Pactual fa parte della strategia di riduzione del rischio e di rafforzamento del conto economico. Curiosamente, Ubs ha così soddisfatto le richieste dell'ex chairman e chief executive Luqman Arnold, che lo scorso anno con il suo fondo attivista Olivant chiedeva che la banca svizzera dismettesse la più che profittevole investment bank brasiliana all'interno di un più ampio piano che portasse a rifocalizzare la attività sul wealth management. Ubs, colpita pesantemente dalla crisi finanziaria, sta cercando di rivedere il suo business e riguadagnarsi la fiducia degli investitori dopo aver operato svalutazioni per miliardi ed esser stata costretta ad accettare l'intervento pubblico. Ieri il titolo della banca, che punta a chiudere il deal brasiliano entro metà anno, ha segnato un calo del 4,74% a 13,32 franchi.

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quel bisogno di ottimismo - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 25 - Commenti QUEL BISOGNO DI OTTIMISMO (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Vi è qualche dato che conforta questa diagnosi: non tanto quelli che danno conto del passato e che saranno ancora negativi, quanto gli indici anticipatori di domanda e consumi, che mostrano qualche miglioramento; e quelli che cercano di misurare la congiuntura in tempo reale, come eurocoin, elaborato da Banca d´Italia e dal Centre for Economic Policy Research. Vi è anche qualche valida ragione sottesa a questo miglioramento di prospettiva e di aspettative. Una ragione tecnica consiste nel fatto che l´investimento in scorte non può cadere indefinitamente, poiché le scorte hanno zero come limite inferiore. Soprattutto, si intravede una più importante ragione economica: la spinta all´ingiù che la crisi finanziaria esercitava sulla situazione economica pare essersi arrestata. I mostri evocati ancora poco tempo fa dal ministro dell´Economia nella sua parabola del videogioco - fallimenti a catena provocati dai derivati del credito come i credit default swaps, e collasso delle carte di credito - sono rimasti nelle loro tane, anche perché non avevano il potenziale esplosivo delle obbligazioni strutturate del credito. Da qualche tempo non si sono verificati episodi traumatici che abbiano colpito importanti istituzioni finanziarie. Il flusso del credito ha ripreso un po´ di vigore. La differenza fra il costo della raccolta, in parte sussidiato dalle banche centrali, e gli interessi lucrati sui prestiti alimenta i profitti delle banche. I mercati vanno a caccia di buone notizie, quando prima cercavano solo notizie cattive, trovando perfino stimolo in operazioni cosmetiche, come quelle sul valore degli attivi fatte con qualche modifica dei principi contabili. Si tratta solo di una tregua o di qualcosa di più? Certo, con perdite di credito previste dal Fondo Monetario Internazionale in 4mila miliardi di dollari, con una perdurante incertezza sulla situazione patrimoniale di grandi banche americane, ancora traballanti e bisognose di sostegno pubblico, siamo ancora remoti da una situazione di normalità finanziaria. L´amministrazione americana, con la sua indagine capillare per valutare i fabbisogni di capitale degli istituti bancari in situazioni di stress e con un complicato piano di ripulitura dei bilanci affidato a un´iniziativa pubblico-privata (in verità un pasticcio di cavallo e allodole, con un´allodola messa dal settore privato per ciascun cavallo di Stato) ritiene di essersi avviato sulla strada giusta. La fragilità della situazione rende certo possibili incidenti di percorso e la politica intrapresa dall´amministrazione non è priva di pecche. E tuttavia mal si comprendono il programmatico pessimismo e l´animosa ostilità di un gruppo agguerrito di eminenti economisti americani contro i tentativi dell´amministrazione: le principali banche sono a loro avviso in situazione di irreversibile decozione; devono perciò essere nazionalizzate con esproprio degli azionisti e dei creditori non garantiti (essenzialmente gli obbligazionisti), e non salvate con i soldi dei contribuenti. Queste analisi mancano di cifre precise e di valutazioni che tengano presenti i costi sistemici che una serie di dichiarazioni di insolvenza potrebbe provocare. Viene fatto di pensare che la mancata previsione della crisi iniziata nel 2007 incoraggi oggi un´indulgenza al catastrofismo - tanto per mettersi al sicuro. Per bene che vada, comunque, la fine di una recessione non segnala necessariamente, e meno che mai segnala oggi, l´inizio di una ripresa. Non siamo in una V, per usare il linguaggio dei congiunturalisti; siamo piuttosto in una U, con un tratto al suo fondo che può essere molto lungo e anche molto accidentato. Anche percorso quel tratto, ci troveremo di fronte al problema della rimozione di tutti i detriti che le misure di alleviamento della crisi hanno fatto accumulare negli ultimi due anni. Le esalazioni dei titoli tossici sono state contrastate coprendo le terre con una straordinaria massa di mezzi monetari: inerti per ora, potrebbero divenire il combustibile per una prossima crisi.

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G8 agricolo, via a tavolo mondiale (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Economia e Politica data: 21/04/2009 - pag: 8 autore: A Treviso i ministri hanno firmato documento condiviso. Sicurezza alimentare tra le priorità G8 agricolo, via a tavolo mondiale Zaia: agricoltura ora al centro dell'agenda internazionale Un nuovo modo di intendere l'agricoltura, come prioritaria nel dibattito politico.Questo, secondo il ministro Luca Zaia, il risultato raggiunto dal G8 agricolo che si è concluso ieri al Cison di Valmarino, in provincia di Treviso. «Da oggi ha preso il via un nuovo tavolo agricolo mondiale», ha detto il ministro, sottolineando che «i partner del G8 hanno raggiunto il consenso su una dichiarazione finale con la quale si impegnano a utilizzare tutti gli strumenti necessari per alleviare le conseguenze negative dell'attuale crisi finanziaria su povertà e fame, rafforzare l'agricoltura e la produzione alimentare sostenibile». Per l'Italia «è un documento positivo che è importante, in quanto accoglie le nostre valutazioni», ha aggiunto Zaia, in qualità di presidente di turno del G8 agricolo. «L'intero dibattito ha dimostrato una generale consapevolezza del bisogno di porre l'agricoltura e la sicurezza alimentare al centro dell'agenda internazionale».Quest'ultimo è proprio uno dei passaggi importanti della dichiarazione finale dei ministri dell'agricoltura dei paesi G8, approvata ieri. Il documento, in vista del vertice dei capi di stato e di governo G8, che si terrà alla Maddalena dall'8 al 10 luglio prossimi, invia ai leader mondiali alcuni messaggi: «Garantire l'accesso a una quantità adeguata di acqua e cibo è essenziale per lo sviluppo sostenibile e quindi per il nostro futuro. È necessario concentrare l'attenzione su tutte le strategie da attuare e condividere per ridurre la povertà e aumentare la produzione mondiale e per conseguire la sicurezza alimentare, in particolare nei paesi in via di sviluppo». Nel documento i G8 sottolineano l'importanza di aumentare gli investimenti pubblici e privati nell'agricoltura sostenibile, nello sviluppo rurale e nella protezione ambientale, in cooperazione con le organizzazioni internazionali. «È essenziale affrontare l'impatto dei cambiamenti climatici e assicurare la gestione sostenibile dell'acqua, delle foreste e delle altre risorse naturali, tenendo conto della crescita demografica».Le politiche e le strategie, secondo il documento, devono essere sviluppate in maniera inclusiva, coinvolgendo tutti i principali attori del settore, comprese le organizzazioni degli agricoltori e basarsi su statistiche affidabili. Nel documento si chiede «un maggior sostegno, che comprenda gli investimenti nell'ambito della scienza, ricerca, tecnologia, istruzione, divulgazione e innovazione in agricoltura. Ci impegniamo anche per una sempre maggiore condivisione con gli altri paesi di tecnologie, processi e idee per aumentare le capacità delle istituzioni nazionali, regionali e dei governi per promuovere la sicurezza alimentare. Questi sforzi sono fondamentali per aumentare la produttività agricola sostenibile e lo sviluppo rurale di ciascun paese, secondo le differenti realtà agricole, nel rispetto della biodiversità e migliorando l'accesso al cibo, lo sviluppo socio-economico e la prosperità». Il documento poi incoraggia «una strategia coordinata a livello internazionale finalizzata a migliorare l'efficienza delle filiere agroalimentari. Dobbiamo interpretare azioni volte a ridurre le perdite lungo le filiere nei paesi in via di sviluppo, in particolare quelle che avvengono dopo la raccolta, al fine di diminuire le quantità di materie prime che sono richieste dalle catene alimentari e per migliorarne l'igiene, la salubrità e il potere nutrizionale. Desideriamo sostenere il ruolo dei mercati ben funzionanti come mezzo per migliorare la sicurezza alimentare»si legge ancora nel documento. «Continueremo a esplorare varie opzioni in merito a un approccio coordinato per la gestione degli stock. Rimandiamo alle maggiori istituzioni internazionali il compito di esaminare se questo sistema di gestione degli stock può essere efficace nell'affrontare le emergenze umanitarie o come strumento per limitare la volatilità dei prezzi». «Ha vinto il modello agricolo italiano per una agricoltura forte e sicura che sappia rispondere ai bisogni dei consumatori di ogni parte del mondo», ha detto il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel commentare l'accordo raggiunto. Secondo Marini, «è molto importante l'impegno a fermare le razzie di terre coltivabili nei paesi poveri da parte di investitori esteri interessati alla produzione di alimenti da destinare alle proprie necessità». «Siamo di fronte a un salto di qualità nella speculazione finanziaria internazionale che», ha affermato il presidente della Coldiretti, «dopo aver «giocato» senza regole sulle materie prime agricole si è rivolta direttamente alla compravendita di terreni, sottraendo così una risorsa determinante per lo sviluppo dei paesi poveri. Manovre inaccettabili che», ha concluso Marini, «i ministri dell'agricoltura degli otto paesi più sviluppati hanno fatto bene a cercare di fermare».Per il presidente di Confagricoltura Federico Vecchioni, quello del G8 agricolo è «un risultato importante, che mette al centro dell'agenda internazionale l'agricoltura e gli agricoltori e che conferma le nostre aspettative e giustifica adeguate azioni per il settore». In complesso, ha aggiunto Vecchioni, «la dichiarazione tocca tutti i punti sollevati dalla Confederazione già da alcuni mesi e ribaditi all'avvio del G8 veneto. Dal commercio basato su regole alla necessità di investimenti, anche nella ricerca e nell'innovazione, sino al monitoraggio sulla volatilità dei mercati e all'accesso alla terra». Infine anche il presidente della Cia Giuseppe Politi ha espresso soddisfazione per il risultato del vertice organizzato dal governo italiano e apprezzamento per il lavoro svolto dal ministro Zaia. Per Politi è «significativo» che sia stata riaffermata la «centralità dell'agricoltura» per battere la fame e contrastare qualsiasi emergenza alimentare. «Spetta adesso agli Otto grandi rendere veramente concrete le scelte per un mondo agricolo reale protagonista».

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la fincantieri tra crisi e sviluppo: confronto col presidente antonini (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 10 - Gorizia La Fincantieri tra crisi e sviluppo: confronto col presidente Antonini Monfalcone MONFALCONE. Sarà dedicata alla "Crisi finanziaria mondiale e lo sviluppo della cantieristica internazionale" l'importante iniziativa organizzata dal Propeller club di Monfalcone in collaborazione con il Comune e che si svolgerà stasera alle 18.30 nella Sala del Consiglio Comunale monfalconese. Sarà presente il Presidente di Fincantieri, Corrado Antonini, che illustrerà l'attuale momento della cantieristica e le prospettive future anche alla luce dell'attuale crisi economica. I lavori saranno aperti dal Presidente del Propeller Club, Giuseppe Scarambone a cui seguiranno gli interventi del direttore del Cantiere Navale di Monfalcone, ingegner Paolo Capobianco, l'ammiraglio Renato Ferraro di Silvi e Castiglione e il sindaco di Monfalcone, Gianfranco Pizzolitto. Fincantieri vanta la leadership nel settore della produzione di navi da crociera, settore in cui l'azienda è rientrata vent'anni fa con la realizzazione, proprio nel cantiere di Panzano della prima Crown Princess per P&O. Attualmente in stabilimento si sta lavorando sia all'unità in costruzione in bacino, la Azura P&O da 116 mila tonnellate di stazza lorda, sia a quella in allestimento in banchina, la Carnival Dream, che con le sue 130mila tonnellate di stazza lorda è la più grande passeggeri mai realizzata a Monfalcone. La crisi che fa sentire i suoi effetti in tutti i settori, potrebbe però far sentire a breve le sue conseguenze anche su Fincantieri, che se non dovesse avere nuove commesse, potrebbe trovarsi nella necessità di aprire la cassa integrazione. (c.v.)

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"ho voluto difendere tutte le società italiane" - lamberto cardia* (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 20 - Economia "Ho voluto difendere tutte le società italiane" LAMBERTO CARDIA* Caro Direttore, faccio riferimento all´editoriale "La Consob e le urla del silenzio", apparso lunedì 20 aprile su Affari&Finanza a firma di Massimo Giannini. Di seguito alcune considerazioni. Innanzi tutto, riguardo alla presunta "anomalia" della mia posizione alla presidenza della Consob ricordo che il mio attuale incarico deriva da una legge dello Stato, approvata dal Parlamento nel febbraio 2008 e promossa dal governo all´epoca in carica, presieduto da Romano Prodi. Quella legge ha prorogato da cinque a sette anni la durata del mandato di tutti i membri della Commissione, i tre Commissari designati dal secondo Governo Prodi (Vittorio Conti, Michele Pezzinga e Luca Enriques) e i due indicati dal precedente governo, presieduto da Silvio Berlusconi, cioè Paolo Di Benedetto e il sottoscritto. In Consob sono arrivato come Commissario nel 1997 su proposta del primo governo Prodi. Nel 2002 sono stato poi confermato nell´incarico di Commissario su iniziativa del Governo Berlusconi, il quale nel 2003 mi ha designato alla presidenza della Consob. Tutti i passaggi di nomina - firmati, come prevede la legge, dai presidenti della Repubblica, in carica, rispettivamente Oscar Luigi Scalfaro e Carlo Azeglio Ciampi - sono avvenuti nel pieno rispetto della normativa e con il consenso unanime o pressoché unanime dei Parlamenti di volta in volta in carica, chiamati ad esprimere un parere consultivo. Lascio ai Suoi lettori la valutazione se in questa posizione possa essere ravvisata una "anomalia". In merito al mio presunto "silenzio" riguardo all´analisi "La Borsa, la Consob e la legge ad aziendam", apparsa sul giornale da Lei diretto mercoledì 15 aprile sempre a firma di Massimo Giannini, ricordo che quell´analisi è stata oggetto di un commento, ripreso in parte dalla stessa Repubblica di giovedì 16 aprile (pagina 25, "Il Pd: conflitto d´interessi sulle norme anti-scalata"), dove si legge che «ambienti vicini al presidente della Consob Cardia definiscono "priva di fondamento" la ricostruzione di Repubblica». Per la verità, la ricostruzione era definita non solo "priva di ogni fondamento", ma anche "fantasiosa", "fuorviante" e tale da "non trovare riscontri nella realtà". Anche in questo caso lascio ai Suoi lettori valutare se a fronte di una replica così secca si possa oppure no parlare di "urla del silenzio". Non c´è stato "silenzio" né tanto meno "silenzio-assenso". Ribadisco che l´interpretazione che Repubblica ha dato della genesi delle ultime modifiche al Testo unico della finanza, da me esposte e poi approvate dal Parlamento, è semplicemente lontana dalla realtà. Si può discutere sul merito delle misure, condividerle o criticarle. Nell´attuale contesto di crisi dei mercati finanziari, che offre grandi opportunità a chi abbia mezzi per investire (compresi i fondi sovrani o i capitali di illecita provenienza), ritengo che sia opportuno rafforzare gli strumenti di difesa delle società quotate, in particolare quelle di valenza strategica. E la mia opinione personale. L´ho espressa più volte nelle sedi istituzionali, davanti al Parlamento e davanti ai media. E una preoccupazione che ha trovato ampia condivisione. Da qui ad insinuare che quelle proposte siano state da me avanzate per favorire la presunta "blindatura" di Mediaset il passo è lungo e inaccettabile. Il tentativo di presentare un provvedimento pensato a salvaguardia del sistema-Paese come una manovra ordita a vantaggio di interessi inconfessabili sembra frutto di una lettura dietrologica e ideologica oltre che discutibile sul piano tecnico. La verità è che destinatarie di quei provvedimenti sono dozzine di società in Piazza Affari, tra cui alcune delle maggiori imprese del nostro Paese. L´obiettivo di fornire ulteriori strumenti per rafforzare i presidi a loro difesa può non essere condiviso. Ma nelle mie intenzioni, fatte proprie da governo e Parlamento, di questo si tratta e non di altro. * Presidente della Consob Finalmente il presidente della Consob rompe il silenzio, e di questo lo ringraziamo. Di fronte a quanto è accaduto con il decreto incentivi, non si poteva considerare una «reazione» accettabile quella affidata informalmente alle agenzie di stampa, e irritualmente filtrata da «fonti vicine al presidente della Consob». Prendiamo atto delle precisazioni e delle buone intenzioni di Cardia. Ma con tutto il rispetto per l´istituzione e per chi la rappresenta, le circostanze di fatto raccontate nell´articolo sulla «legge ad aziendam», ancorchè «fantasiose» o «dietrologiche» secondo il presidente della Consob, non sono e non possono essere smentite. Per questo, ci pare, le anomalie e i punti oscuri di questa vicenda restano ancora da chiarire. (m.gia.)

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agricoltura, intesa su dazi e prezzi - rodolfo sala (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 20 - Economia Dalla Cina impegni su sicurezza alimentare e concorrenza. La Fao: contro la fame ancora molto da fare Agricoltura, intesa su dazi e prezzi Chiuso il G8 "verde" di Treviso. Zaia: regole per i mercati RODOLFO SALA dal nostro inviato CISON DI VALMARINO (TREVISO) - Tutti soddisfatti, i ministri dell´Agricoltura degli otto Grandi riuniti per tre giorni, e per la prima volta, dall´italiano Luca Zaia in un castello della Marca Trevigiana. Il vertice si è chiuso con l´impegno, si legge nel documento finale, «ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per ridurre gli effetti negativi dell´attuale crisi finanziaria sulla povertà e la fame, a rafforzare e incoraggiare una produzione alimentare sostenibile, aumentare gli investimenti in agricoltura e nella ricerca». Ma il più soddisfatto è il padrone di casa: «L´Italia - gongola Zaia - ha portato a casa due risultanti importantissimi». Il primo è un no fermo agli effetti negativi che la speculazione finanziaria produce sui mercati, «affamando i popoli e i produttori», aggiunge il ministro leghista. Il secondo, molto più controverso, riguarda il sostanziale via libera a «regole certe che impediscano la concorrenza sleale» da parte di alcuni Paesi che riescono a immettere nei mercati occidentali prodotti a bassissimo costo, perché i loro lavoratori sono meno protetti, e spesso a discapito della qualità e della sicurezza. è l´antica questione dei dazi che riemerge anche in questo G8 dell´agricoltura. Questione interessante, non foss´altro perché al summit, oltre ai ministri degli otto Grandi, partecipano anche quelli di paesi come l´India e la Cina, che certo non gioiscono per l´imposizione di dazi su alcuni loro prodotti agricoli, a cominciare dal riso, ma si dicono comunque soddisfatti, dagli esiti di questa tre giorni. Ecco il viceministro cinese Niu Dun: «Per i dazi auspico una regolamentazione scientifica, e penso non dovrebbero creare ostacoli allo sviluppo del commercio dei prodotti agricoli». In ogni caso per Nin Dun il vertice di Cison di Valmarino è «innovativo» e fa emergere «un modello di discussione importante: è stato costruito un buon tavolo dove scambiarsi informazioni e sono stati raggiunti accordi, comuni visioni per essere solidali, per affrontare assieme la crisi economica». Commento di Zaia: «La Cina ha preso impegni molto precisi sul tema della sicurezza alimentare, e non ha fatto muro contro i dazi: più di così�». Certo, anche in questo clima di concordia, i ministri sono consapevoli che il mondo è ancora molto lontano dal raggiungere l´obiettivo fissato dalla dichiarazione del Millennio di dimezzare la fame entro il 2015. Il direttore della Fao Acques Diouf prova a dirlo così, con un auspicio: «Abbiamo parlato di sicurezza alimentare e attirato l´attenzione internazionale sul fatto che non siamo usciti dalla crisi alimentare; auspichiamo che potremo affrontare i problemi strutturali e giungere a soluzioni concrete». E su una questione vitale come quella della speculazione dei prezzi sui mercati agricoli, non si può che «rimandare - si legge nel documento - alle maggiori istituzioni internazionali», vale a dire i governi che si riuniranno al G8 della Maddalena, «per un approccio coordinato alla gestione degli stock alimentari», da utilizzare contro l´eccessiva volatilità dei prezzi in funzione calmieratrice. Rimane il fatto che i Paesi del G5 (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica), e quelli del G3 (Argentina, Australia, Egitto), pur presenti al summit, sono stati esclusi dalla firma del documento. Per volontà, soprattutto, degli americani, e nonostante le pressioni di Italia, Francia e Russia. «Ma - precisa Zaia - se non fossero stati d´accordo non avrebbero partecipato alla presentazione del documento approvato».

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nella battaglia per il timone di bpm spunta l'asse geronzi-costruttori - giovanni pons (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 22 - Economia Nella battaglia per il timone di Bpm spunta l´asse Geronzi-costruttori Ponzellini: "Resto in Impregilo, non sono in conflitto di interessi e tutelerò il management" Su pressione di Bankitalia, Consob ha acceso un faro sulla prossima assemblea GIOVANNI PONS MILANO - Alla luce del sole c´è la sfida giocata sul web tra due candidati presidenti, Massimo Ponzellini e Roberto Mazzotta. Dietro le quinte c´è invece il tentativo non dichiarato del gruppo di potere che ruota intorno a Cesare Geronzi di affiliarsi una banca, la Popolare di Milano, che nei prossimi anni potrà erogare fino a 10 miliardi di nuovi prestiti (potendo sopportare anche fino a 2 miliardi di perdite) e di farne una sorta di "Capitalia del Nord". Il tutto grazie a una governance debole, e al tacito accordo con i sindacati che permetterà loro di continuare a fare il bello e cattivo tempo all´interno della banca milanese in futuro. Bankitalia ha già denunciato questo stato di cose, in particolare le anomalie della governance Bpm che hanno portato al cambio di statuto, in una durissima ispezione del 2007. E ora la Consob sta valutando se esistono gli estremi per denunciare un patto di sindacato non dichiarato all´interno della banca e intervenire sui diritti di voto prima dell´assemblea fissata per sabato. Il disegno di potere che si consuma intorno a Bpm ha origine nella difficoltà di alcuni gruppi imprenditoriali del Nord, in particolare quelli raggruppati in Impregilo, la società di costruzioni controllata da Salvatore Ligresti, Marcellino Gavio e la famiglia Benetton. Con la crisi finanziaria e immobiliare che imperversa alcuni progetti imponenti per la Milano del futuro, a partire da Citylife, rischiano di entrare in crisi. Banche e assicurazioni infatti non sono più disposte, e non lo saranno per chissà quanti anni, ad acquistare porzioni di immobili e piazzarli nei propri portafogli, pur in presenza di rendimenti elevati. Unicredit, per esempio, doveva spostare il quartier generale milanese nella cittadella di Citylife, che il gruppo Ligresti, Generali e Allianz stanno cercando di costruire sull´area della ex Fiera di Milano. Con Unicredit non se ne farà più niente. E con l´arrivo dell´Expo chissà quanti affari di questo tipo rischiano di essere accantonati. Dunque serve un nuovo polmone finanziario per supportare gli affari dei grandi costruttori settentrionali, e Bpm è l´oggetto entrato nei loro radar essenzialmente per due motivi: intanto dispone di un buon patrimonio (il Core Tier1 sarà all´8,5% dopo l´accesso al Tremonti bond) e di discreta redditività dopo sei anni di cura Mazzotta; poi, vive un momento di debolezza interna, essendo esploso lo scontro culturale e gestionale tra le sigle sindacali e il vertice aziendale. Una miscela esplosiva che potrebbe permettere ai "grandi elettori" di Ponzellini di indirizzare a proprio piacimento 10 miliardi di nuovi crediti senza sborsare un euro, semplicemente piazzando alla presidenza un proprio uomo, che sappia anche garantire lo status quo alle lottizzazioni interne. Una situazione in cui Geronzi s´è tuffato con slancio, costituendo egli stesso il perno tra imprenditori conosciuti ai tempi di Capitalia – e oggi presenti nell´azionariato di Mediobanca di cui è presidente – e il potere politico romano che deve dare via libera al disegno di conquista. Come prima mossa sono stati contattati gli esponenti nazionali dei sindacati, che in modo inusuale si sono tutti espressi a favore delle rispettive sigle interne a Bpm, fornendo una copertura inedita. Poi è partita la caccia all´uomo giusto da candidare alla presidenza al posto dello scomodo Mazzotta, considerato un traditore dopo il tentativo fallito di sposare la banca milanese con l´omologa dell´Emilia Romagna. Operazione che avrebbe annacquato il sistema di potere interno alla Bpm. La prima scelta della Fabi era caduta su Carlo Salvatori, oggi capo dell´Unipol, ma le altre sigle si erano dimostrate scettiche. Poi Geronzi ha fatto scendere in campo direttamente un suo uomo: Beniamino Anselmi, parcheggiato da qualche tempo alla Bipop-Carire. Anselmi ha formato il suo curriculum prima in Cariplo, dove era diventato vicedirettore generale dell´Ibi (poi cacciato da Mazzotta), poi in Carime, quindi era stato chiamato da Calisto Tanzi alla Cassa di Risparmio di Parma. Ma alla vigilia del crac Parmalat, con grande tempismo, Geronzi lo prelevò per catapultarlo al Banco di Sicilia, da poco entrato nell´orbita del gruppo Capitalia. Quando quest´ultima si fonde con Unicredit nel maggio 2007 e Alessandro Profumo inizia la sua opera di pulizia in Sicilia, le teste che cadono sono quelle di Salvatore Mancuso e dello stesso Anselmi. Per questa serie di eventi non proprio edificanti Anselmi è stato alfine considerato poco presentabile a Giulio Tremonti, il potente ministro del Tesoro che ha da tempo individuato in Geronzi il riferimento ideale per le partite bancarie che si giocano tra Milano e Roma. Dopo una breve puntata su Mario Resca, uomo troppo targato Berlusconi, è proprio Tremonti che sblocca la girandola Bpm con l´endorsement sul nome di Ponzellini, manager di profilo sicuramente più elevato di Anselmi, attuale presidente di Impregilo dalla quale dichiara di non volersi dimettere malgrado l´evidente conflitto di interessi. «Credo che sarò il garante della libertà del management e chi garantisce la libertà per definizione non è in conflitto di interessi», ha detto ieri Ponzellini. Ora si aspetta solo la consacrazione dell´assemblea, dove i 4.000 soci dipendenti voteranno compatti consegnando la banca nelle mani di Geronzi e dei soci Impregilo. Sempre che la Consob non voglia metter qualche bastone tra le ruote.

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FABRIANO - Boccata di ossigeno per la Antonio Merloni. Il ministero delle Finanze ha infatti... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi di CLAUDIO CURTI FABRIANO - Boccata di ossigeno per la Antonio Merloni. Il ministero delle Finanze ha infatti dato il via libera alla garanzia per il prestito da 30 milioni di euro approvato anche dall'UE nei mesi scorsi. Mattinata convulsa ma forse decisiva per tratteggiare un futuro meno cupo per la Antonio Merloni. Il presidente della Regione, Gian Mario Spacca, ha scritto una lettera al ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, per sollecitare il via libera. E nella tarda mattinata di ieri l'ok è arrivato. «Un fatto positivo», commenta il governatore. «Un atto di sensibilità importante del Governo» secondo il vicepresidente dei senatori del Pdl Francesco Casoli. «Il via libera alla garanzia del prestito - spiega Spacca - rappresenta una notizia fondamentale per la difesa dei livelli occupazionali del Gruppo e dell'indotto di piccole imprese dell'intero territorio. Dopo lunghe trattative, e pur in presenza delle note difficoltà di accesso al credito che la crisi finanziaria sta comportando, l'Unione Europea ha concesso la specifica autorizzazione all'aiuto di Stato e i commissari - Massimo Confortini, Antonio Rizzi e Silvano Montaldo - hanno registrato la disponibilità di un pool di banche per un finanziamento significativo. Attraverso questa garanzia si potrà pensare alla corretta applicazione del programma industriale approntato dai commissari evitando così il rischio di un blocco della produzione per carenza di liquidità». Il governatore ha ringraziato la Banca Marche, che ha svolto un ruolo di coordinamento tra gli istituti di credito, una decina, che «pur in una così difficile congiuntura economica hanno aderito all'iniziativa». Con l'istituto marchigiano, il finanziamento giungerà da Banca Popolare di Ancona spa, Banca Popolare di Verona S. Giminiano e San Prospero spa, Carifac, CariFerrara, Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno spa, CariRimini, Intesa San Paolo spa, Mps, Unicredit Corporate banking spa. Parla di «continuità al progetto di salvataggio della Antonio Merloni» il senatore Casoli: «Questo risultato è anche frutto di un lavoro congiunto di grande collaborazione tra Ministeri competenti e forze parlamentari del territorio». Adesso, dunque, si fa molto più concreto il programma approntato dal triumvirato governativo che prevede due fasi. La prima è quella di vendere il maggior numero possibile di asset del Gruppo salvaguardando i livelli occupazionali, il secondo è riorganizzare l'invenduto. In attesa che tutto ciò avvenga, ieri mattina sono tornate al lavoro 550 tute blu nei due siti fabrianesi. Sono 390 i dipendenti di Santa Maria che produrranno 2.200 lavatrici al giorno con 5 linee attive: 3 lavoreranno fino a domani, una terminerà oggi, un'altra lavorerà per tutta la settimana. Al Maragone si chiude questa sera dopo 2 giorni di lavoro per produrre 2.400 pezzi tra lavatrici ed asciugatori grazie a 190 tute blu.

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IL sogno di un mondo denuclearizzato non è nuovo. È vecchio quanto le armi nucleari. &... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Metropolitana)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi di CARLO JEAN IL sogno di un mondo denuclearizzato non è nuovo. È vecchio quanto le armi nucleari. È condiviso sia da destra che da sinistra. Era comune sia a Reagan che a Gorbaciov. Il 5 aprile scorso, davanti ad una folla plaudente, è stato ripreso a Praga da Barack Obama. Beninteso, egli è convinto che, a breve termine, si tratti di una generosa utopia, oltre che di un dovere morale degli Usa, unici ad aver impiegato tali armi devastanti. A breve termine, è invece realistico riprendere i negoziati con la Russia per la riduzione delle armi nucleari strategiche. Una volta che essi si siano conclusi positivamente, si potrà procedere con ulteriori riduzioni e con un allargamento delle trattative alle altre potenze nucleari, estendendole a tutti i tipi di armi nucleari. Obama ha riconosciuto che un disarmo completo sarà possibile forse solo a lunghissimo termine e che egli non potrà vederlo realizzato. Tuttavia, è un obiettivo che è dovere morale degli Usa porre al mondo e che, comunque, costituirà la base dell'intera politica nucleare americana. Non ha però precisato come intenda modificare quella ricevuta in eredità da Bush e dalla guerra fredda. Potrebbe decidere di adottare una strategia di no-first use, di rinunciare allo sviluppo di nuovi tipi di armi nucleari e di rinviare al Senato, per la ratifica, il Trattato sulla rinuncia a tutti gli esperimenti nucleari. Nello stesso discorso, Obama ha aggiunto senza però ottenere gli applausi ricevuti dalla sua visione di un mondo denuclearizzato che gli Usa continueranno il loro programma antimissili. Tale affermazione ha fatto sicuramente sobbalzare i responsabili russi. Renderà poi improbabili consistenti riduzioni delle armi strategiche nei negoziati che si apriranno fra breve con gli Usa. Infatti, la stabilità di un deterrente è tanto più elevata quanto maggiore è il numero dei sistemi d'arma, poiché diminuisce l'efficacia di un attacco di sorpresa. È la logica che aveva portato all'incredibile dilatazione degli arsenali strategici durante la guerra fredda. In Russia, taluni esperti hanno avanzato il sospetto che il mantenimento del programma antimissili, unito alla visione di un disarmo nucleare completo, non sia altro che un complotto occidentale per neutralizzare le capacità di dissuasione nucleare, su cui oggi si basa la sicurezza di Mosca. I negoziati del reset non saranno facili. La visione di Obama di un mondo senza armi nucleari è stata preceduta da dichiarazioni di illustri personalità politiche sia negli Usa che in Europa. L'enfasi usata a Praga deve aver sorpreso i responsabili russi. Essi sono beninteso favorevoli al rinnovo del trattato START 1, che scade il prossimo dicembre. Esso porrebbe limiti alla possibilità di un riarmo Usa, che non potrebbero fronteggiare. Si sono detti d'accordo anche su ulteriori riduzioni delle testate strategiche, non solo rispetto alle 6.000 previste dallo START 1, ma anche alle 1.700-2.200 concordate nel 2002 da Bush e Putin nel SORT (Strategic Offensive weapons Reduction Talks. I russi non se ne fidavano molto. Esso consiste infatti solo in un impegno politico, non vincolante giuridicamente. La riduzione delle testate e una strategia nucleare ispirata al cosiddetto deterrente minimo sono una cosa. Il disarmo nucleare completo è del tutto diverso. I negoziati per giungere ad esso non potrebbero essere limitata a Usa e Russia ed alle sole armi strategiche. Dovrebbero essere ma estesi a quelle tattiche, anche conservate nei depositi, al materiale nucleare militarizzato, agli impianti del "ciclo del combustibile (arricchimento dell'uranio, riprocessamento, ecc.). La cosa più complessa consiste nel necessario coinvolgimento di tutti gli Stati nucleari. Aumentando il numero degli interlocutori, il negoziato diverrebbe ancora più difficile. Le armi nucleari non possono essere disinventate. Le tecnologie per produrle sono largamente conosciute. I materiali per farlo sono ampiamente disponibili sul mercato. Ma soprattutto, perché il disarmo sia praticabile, sarebbe necessario disporre di un sistema di controlli e di verifiche molto accurato e dotato di capacità efficaci d'intervento. Solo esso può evitare che qualche Stato od organizzazione non statuale si procurino armi in grado di dar loro un vantaggio strategico rilevante. La realizzazione della "visione" di Obama richiede quindi un sistema internazionale del tutto diverso da quello attuale. A breve termine non è ipotizzabile. Basti considerare l'incapacità dell'Onu di bloccare la proliferazione nucleare in Iran o in Corea del Nord. Per inciso, la crisi finanziaria sta poi rendendo ancora più difficile un governo mondiale. Sta infatti provocando la frammentazione anche dell'economia prima globalizzata. Eppure la proposta di Obama non è solo utopia né slogan propagandistico. Ha un senso. L'epoca d'oro del regime di non-proliferazione esistente durante tutta la guerra fredda è ormai scomparsa. Il pericolo di proliferazione è sempre maggiore. Anche quello che le armi nucleari cadano nelle mani di terroristi. Il problema è reale. Esso rimane tale, anche se non è risolvibile nei tempi della politica. Probabilmente, si potrà correrà ai ripari solo dopo che un'esplosione nucleare avrà provocato centinaia di migliaia di vittime in qualche città. A più breve termine, non sembra esservi alternativa a negoziati di controllo degli armamenti fra gli Usa e la Russia. Essi potrebbero creare un clima di fiducia fra i due Stati e stimolarli a rafforzare il regime di non-proliferazione nucleare, che si sta pericolosamente erodendo.

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Anche Benetton si scopre ottimista (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: PRIMOPIANO data: 21/04/2009 - pag: 2 Anche Benetton si scopre ottimista «Buone sensazioni» Ordini, nessuna flessione nel primo trimestre «Alessandro già leader del gruppo al 100%» VILLORBA (Treviso) «Dire che la crisi per noi non esiste sarebbe fuori luogo e poco elegante, non nello stile della casa». Alessandro Benetton, vicepresidente del Gruppo, seduto alla destra del padre nella conferenza stampa seguita ieri all'assemblea degli azionisti, tiene ad evitare che dell'azienda si dia ancora una volta un'immagine di realtà che viaggia al di sopra delle umane sorti. I numeri, però, parlano chiaro e dicono, in buona sostanza che quanto accaduto nel mondo nel terribile 2008 a Ponzano Veneto può aver creato al più qualche fastidio. Le vendite sono cresciute del 3,9% raggiungendo i 2,128 miliardi, l'Ebitda ha toccato i 354 milioni (+4,1%) e l'utile netto è passato da 145 a 155 milioni. Il sacrificio per gli azionisti è di non vedersi riconosciuto un dividendo di 0,40 euro ma appena di 0,28 euro. Tutto qui? A quanto pare è così. «Mi sento di dire - aggiunge Benetton junior - che il 2009 sarà, in termini relativi, un anno buono, e per relativi intendo rispetto al mercato, all'andamento dei consumi, agli effetti che questa crisi finanziaria ha avuto». Previsioni peraltro non dovute a pura sensazione. «I dati del primo trimestre, se non sono in linea con l'anno precedente, sono di poco inferiori. Un rallentamento sicuramente l'abbiamo visto, ma non così grave da pensare che dobbiamo essere attanagliati dal pessimismo ». L'Ad, Gerolamo Caccia Dominioni, conferma e rilancia «La raccolta ordini dà dei dati indicativi positivi. Siamo in linea con le nostre aspettative, magari con complessità diverse fra i mercati. Ma siamo al livello dell'anno scorso». L'alterazione complessiva dei consumi nel mondo, insomma, a Villa Minelli non ha portato tanto riflessi sui conti quanto piuttosto un cambiamento incisivo delle strategie. Se prima le aree del pianeta rispondevano in modo abbastanza prevedibile, con differenze che, almeno nel medio termine, potevano essere assunte a costanti, ora non è più così. «Adesso - interviene finalmente il patron, Luciano Benetton - i mercati bisogna guardarli tutti. Naturalmente quando ci sono dei mercati emergenti è normale che si cerchi di approfittarne, di allungare il passo in quel contesto. Ma in questo momento siamo ovunque abbastanza alla pari, per cui, accanto ai mercati tradizionali come Italia ed Europa, bisogna cercare di migliorare dappertutto». Il programma di aperture non conosce ripensamenti. «In India nel 2008 abbiamo aperto circa 70 punti vendita. Poi c'è la possibilità di un'accelerazione su mercati dell'america latina come il Messico, dove esiste una collaborazione con partner importanti». Se l'Italia segna il passo, questo è il momento buono per migliorare i negozi, e le ristrutturazioni a volte impongono uno stop di alcuni mesi. «La qualità aumenta la resa a metro quadrato. Lavorando su layout moderni, aggiornati, spinti, si favorisce l'aumento dei volumi. Abbiamo in atto o in vista ristrutturazioni a Roma, ma anche a Vicenza, Foggia, Latina». Il presidente parla a 360 gradi e dice la sua pure sulla proposta di moratoria ai licenziamenti lanciata domenica dal ministro del welfare, Maurizio Sacconi. «Dove sia possibile - replica Benetton - credo che questo lo facciano tutti». Però Olimpias, controllata al 100% da Benetton, sta per chiudere lo stabilimento di Piovesi, nel torinese, licenziando 150 addetti. «Quella è una questione diversa. Già due anni fa avevamo organizzato una fabbrica equivalente in Tunisia e avevamo avvertito tutti. E' un processo collegato ad una discussione sindacale fatta per tempo». Il tema conclusivo è quello del passaggio generazionale. Quando Alessandro, due anni fa, fu designato vicepresidente, si vide nella scelta il preludio ad un cambio della guardia completo. «L'avvicendamento di fatto è già avvenuto, Alessandro è operativo al 100%, è il rappresentante della famiglia anche presso i manager. Per la nomina formale nessuno ha fretta. Io adesso sono più un uomo da spogliatoio, non da panchina perché non voglio fare l'allenatore e neanche il giocatore». Gianni Favero

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Pechino batte gli Stati Uniti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-21 - pag: 8 autore: Macchine utensili Pechino batte gli Stati Uniti Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente L' associazione delle società tedesche di macchine utensili ha rivelato che nel 2008 la Cina è stata il primo produttore al mondo in questo settore, scalzando gli Stati Uniti. Secondo una stima della Vdma nel 2008 il settore ha registrato un fatturato mondiale di 1.600 miliardi di euro, in rialzo dai 1.350 miliardi di euro del 2007. Nel contempo, le imprese cinesi sono cresciute per raggiungere un giro d'affari di 271 miliardi di euro, davanti alla Germania (ferma al secondo posto, con 233 miliardi) e agli Stati Uniti (231 miliardi). Il balzo della Cina nel 2008 non deve sorprendere. Solo verso la fine dell'anno l'economia globale ha lanciato segnali di rallentamento. Nella prima parte del 2008,prima dell'aggravarsi della crisi finanziaria, l'espansione economica mondiale era rimasta vigorosa, trainata dal commercio internazionale. Per molti versi la produzione cinese di macchine utensili è il riflesso di un Paese che si sta rapidamente ammodernando e che utilizza con crescente successo i beni utensili di origine occidentale. Nella classifica pubblicata ieri, l'Italia è al quinto posto, con un fatturato di 108 miliardi, dietro al Giappone (186 miliardi). La fiera industriale di Hannover, che si tiene questa settimana, è stata anche l'occasione per nuove stime sull'economia. Mentre la Bundesbank afferma che il trimestre dell'anno si è chiuso peggio del quarto trimestre del 2008 (terminato con un -2,1%), ieri la Vdma ha sostenuto che una stabilizzazione nel settore delle macchine utensili è possibile già nel secondo semestre. «Ci aspettiamo che da metà anno dovrebbe concludersi la fase di calo degli ordini», ha detto il presidente dell'associazione di categoria Hannes Hesse. Ciononostante, la Vdma prevede un calo degli ordini su base annua del 10 per cento. La produzione americana calerà del 15%, quella dell'Europa occidentale del 13%, quella giapponese addirittura del 25 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Consob, una vigilanza con limiti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-21 - pag: 29 autore: Cassazione. La Corte censura l'eccessiva genericità del tipo di controllo attribuito all'authority dal Testo unico della finanza Consob, una vigilanza con limiti Non ricadono nell'ambito della commissione gli investimenti immobiliari Giovanni Negri MILANO Investimenti immobiliari senza prospetto alla Consob. E senza le sanzioni del Testo unico della finanza per chi li sollecita. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 9316 del 17 aprile della Seconda sezione civile, ha annullato la condanna a 52mila euro inflitta,con decreto del ministero dell'Economia su proposta della Consob e confermata dalla Corte d'appello di Roma, nei confronti di una Srl. La sanzione era stata decisa perchè la società, in violazione del Tuf, aveva operato una sollecitazione costituita da un'offertaal pubblico di contratti d'investimento immobiliare in assenza della preventiva comunicazione e dell'invio del prospetto informativo alla Consob. Nella proposta scritta era contenuto un invito all'acquisto di prodotti finanziari con la garanzia di un reddito predeterminato medio alto in rapporto a quello assicurato dal mercato finanziario. Tra i motivi proposti dalla difesa della Srl c'era il fatto che la Corte d'appello avesse considerato applicabili gli articoli 1, 94e 191 del Tuf (decreto legislativo n. 58 del 1998). Le norme infatti, a giudizio degli avvocati, delineano un quadro sanzionatorio indirizzato a colpire chi sollecita investimenti in strumenti finanziari sottraendosi ai controlli della Consob. Investimenti in «strumenti finanziari», però, e non anche nel settore immobiliare che, in quanto tale e non essendo esplicitamente preso in considerazione dal Tuf, ne dovrebbe rimanere escluso. Un'argomentazione che ha fatto breccia nella Cassazione che ha, sul punto, accolto il ricorso azzerando la condanna. Per la Cassazione, infatti, gli acquisti immobiliari non rientrano nell'elenco degli strumenti finanziari previsti nel Testo unico all'articolo 1 lettera u). Qui si parla di azioni, obbligazioni, titoli di Stato e altre fattispecie di moderni contratti mobiliari. Si tace invece quanto agli investimenti immobiliari. E allora, sottolinea la Corte, bisogna fare riferimento, come hanno fatto Consob e Corte d'appello, alla nozione di «ogni altra forma di investimento di natura finanziaria », prevista dalla medesima lettera u), per verificarne l'applicabilità al caso esaminato. Un'applicabilità che però, a parere dei giudici, deve essere esclusa. Per una serie di ragioni, la prima delle quali è costituita dall'«estrema genericità» della previsione normativa che, in contraddizione con il principio di tassatività, permetterebbe di sanzionare un ampio spettro di condotte degli operatori commerciali se indirizzate all'assicurazione per i risparmiatori di impieghi particolarmente remunerativi. Tra le offerte di acquisto immobiliare e i prodotti finanziari non esiste poi alcuna analogia, visto che hanno per oggetto beni che non si possono assimilare. Tanto è vero che, ricorda la sentenza, prima del Tuf, le diverse normative di settore erano sempre state circoscritte alla disciplina delle attività di intermediazione mobiliare. Un ulteriore elemento che corrobora l'accoglimento del ricorso è l'assenza nel Testo unico di qualsiasi riferimento agli investimenti immobiliari, «silenzio legislativo poco compatibile con l'ipotesi di un'innovazione di sì larga portata». Inoltre, conclude la Cassazione nel suo riesame normativo, l'articolo 94 del Tuf, al comma 5 bis, precisa che è la Consob a determinare quali strumenti finanziari quotati in mercati regaolamentati o diffusi tra il pubblico devono avere un contenuto tipico determinato. Un'associazione quella tra strumenti e prodotti finanziari alle quotazioni del mercato o alla diffusione tra il pubblico che mette in evidenza caratteristiche tipiche dei valori mobiliari, «per loro natura soggetti a rapidi scambi di massa e quotazioni mutevoli in brevi periodi». Aspetti che, invece, sembrano alla Corte di cassazione estranei alla fisionomia delle sollecitazioni all'investimento immobiliare, nelle quali il reddito garantito ai destinatari dell'offerta è «di natura fondiaria, caratterizzato da tendenziale stabilità nel tempo e scarsa sensibilità agli andamenti dei mercati finanziari». © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com/norme Il testo della sentenza LE RAGIONI Lo stesso Tuf non prende in considerazione il reddito fondiario tra quelli oggetto di esplicito monitoraggio

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Garanzie pubbliche sulle Abs (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 47 autore: INTERVISTA European Securitisation Forum Rick Watson «Garanzie pubbliche sulle Abs» In Italia si studia un sostegno alle tranche meno rischiose Isabella Bufacchi ROMA «Il mercato europeo delle cartolarizzazioni si riaprirà, perchéaiuterà il processo del rafforzamento patrimoniale delle banche. Ma le nuove emissioni pubbliche di asset backed securities, almeno in una prima fase, avranno bisogno di essere a loro volta aiutate da qualche forma di garanzia pubblica ». Non è una provocazione, nè una sfida. è semplicemente il pronostico di chi la sa lunga sulla finanza strutturata come Rick Watson, attuale managing director di European Securitisation Forum (associazione di 140 operatori europei in cartolarizzazioni). Watson le asset backed securities (ABS) e le Collateralized debt obligation (CDO) le ha confezionate per anni nelle grandi banche d'investimento, da Hsbc a Bear Stearns, da Morgan Stanley a Ubs, iniziando a lavorare in Freddie Mac, la fabbrica per eccellenza della securitisation americana. E ora, in un'intervista al Sole 24 Ore rilasciata ieri, Watson ha sostenuto convinto che questo complesso prodotto, accusato dai più di aver scatenato la peggiore recessione degli ultimi 80 anni, sopravviverà alla crisi. Una delegazione di tecnici dell'Esf si trova in questi giorni a Roma per una serie di "incontri istituzionali": qualcosa inizia già a muoversi in Italia sul fronte delle cartolarizzazioni garantite dei prestiti alle piccole e medie imprese. Domani invece potrebbe essere il Tesoro inglese a muovere ufficialmente il primo passo: gli addetti ai lavori si attendono un programma da 50 miliardi di sterline a sostegno delle Mbs (Mortgage backed securities) sui mutui residenziali inglesi. Il mercato italiano delle cartolarizzazioni resta uno dei più grandi e attivi in euro: il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, nonchè presidente del Financial Stability Forum, ha sottolineato Watson, in due recenti occasioni pubbliche (Forex e audizione alla Camera) ha detto che occorre «ridar vita a un importante canale di finanziamento, le cartolarizzazioni dei prestiti, oggi del tutto inaridito »: in Italia è allo studio la garanzia pubblica sulla quota meno rischiosa dei prestiti cartolarizzati, e l'Esf ne sta seguendo da vicino gli sviluppi. «La riapertura del mercato delle cartolarizzazioni aiuterà a smaltire gli asset che le banche europee dovranno vendere o smobilizzare per ridurre l'attuale leva in bilancio», ha affermato Watson, aggiungendo che «con le cartolarizzazioni si riduce il rischio di prosciugare il canale del credito all'economia per colpa del deleveraging, la riduzione della leva delle banche». Secondo il numero uno dell'ESF, le banche difficilmente potranno collocare al pubblico le cartolarizzazioni emesse negli ultimi due anni come garanzia collaterale per il pronti contro termine della Banca centrale europea e della Bank of England: dovranno creare nuove securities. «Per attrarre gli investitori istituzionali nella riapertura del mercato delle cartolarizzazioni, le emissioni potrebbero essere assistite da qualche forma di garanzia pubblica - ha sottolineato Watson - . Lo Stato può garantire direttamente una o più tranche di asset backed securities oppure si cartolarizzeranno prestiti omogenei alle imprese o mutui residenziali garantiti in parte o totalmente dallo Stato». Far ripartire una macchina come quella della finanza strutturata, ferma da quasi due anni, non è impresa facile. La ESF promuove l'aumento della trasparenza, una documentazione più chiara e più accessibile agli investitori, la semplificazione delle strutture, la standardizzazione dei prodotti. I gestori di fondi sono terrorizzati dal mark-tomarket, dalla scarsa liquidità, dai prezzi che crollano sul secondario: forse è per questo che il Tesoro inglese sta pensando a una formula di sostegno alle quotazioni, con riacquisto da parte dello Stato alla pari prima della scadenza del bond. Per Watson anche la bad bank contribuirà a risolvere il problema. I CDO sintetici o "squared", le cartolarizzazioni delle cartolarizzazioni, le securitisation di mutui subprime hanno chiuso definitivamente i battenti, e di questo ne sono convinti alla ESF.Ma c'è sicuramente un futuro per le cartolarizzazioni meno esotiche, quelle in voga in Europa e cosiddette "core", che semplicemente trasferiscono al consumatore i benefici della raccolta a basso costo. «Le prime asset backed securities collocate al pubblico saranno quelle dei crediti per l'acquisto di automobili, che hanno una durata breve e un buon rendimento», è il pronostico di Rick Watson, secondo il quale la ripresa europea potrebbe essere più lenta di quella americana anche perché in Europa la base degli investitori non-bancari che acquistano cartolarizzazioni (fondi pensione, compagnie di assicurazione ecc...) è meno ampia. isabella.bufacchi@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA «La riapertura del mercato delle cartolarizzazioni aiuterà le banche a ridurre asset e a erogare credito» «I Cdo sintetici e le operazioni esotiche hanno chiuso i battenti dopo la crisi finanziaria»

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UniCredit, bond da un miliardo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 47 autore: Obbligazioni. Domanda per 1,6 miliardi - Rendimento a 190 punti base sul tasso swap UniCredit, bond da un miliardo Nonostante il recente declassamento del rating da parte di Fitch (da A+ ad A), UniCredit non si è tirata indietro: ieri ha emesso un bond da un miliardo di euro di durata triennale. E ha raccolto una domanda elevata: alle banche collocatrici (UniCredit Cib, Calyon e Goldman Sachs) sono infatti arrivati ordini d'acquisto dagli investitori per oltre 1,6 miliardi di euro. E questo accade mentre si avvicina – per l'Italia – l'ora dei primi Tremonti-Bond: secondo il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, «nelle prossime settimane qualche banca potrebbe emetterli». In attesa dei bond che saranno sottoscritti dal ministero del Tesoro, però, ieri è stato UniCredit a scendere in campo. Con un normalissimo prestito obbligazionario, collocato sul mercato.L'emissione ha riscontrato una buona domanda, ma il peso della crisi finanziaria si è visto nel rendimento. Il bond offre infatti agli investitori una cedola del 4,125%, il che corrisponde a un tasso d'interesse lordo di 190 punti base sul tasso swap. Spread elevato rispetto ai valori pre-crisi. Ma comunque nella parte bassa della forchetta annunciata precedentemente, pari a 190-200 punti base. A conferma del fatto che, con spread adeguati, la domanda è stataforte. L'emissione – comunica UniCredit in una nota – ha visto una larga partecipazione di investitori istituzionali: asset manager (48%), banche (41%) e assicurazioni ( 7,5%). La domanda è arrivata principalmente da Italia (40%), Germania (19%), Regno Unito (11%) e Francia (8%). E se da un lato UniCredit si è messa in mostra sui mercati internazionali,dall'altro qualche banca potrebbe presto emettere i primi Tremontibond. «Dal punto di vista dell'Abi e del ministero dell'Economia direi che abbiamo fatto tutto – ha detto Faissola, presidente dell'Abi –.Da quanto mi risulta un gruppo bancario importante ha già presentato l'istanza e probabilmente sarà un problema di qualche settimana. Già il mese prossimo ci potrebbe essere qualcuno, qualche banca che emetterà. E il ministero del Tesoro sottoscriverà questi strumenti». Poi Faissola precisa: «Questo strumento è destinato, lo sottolineo, soltanto alle banche sane. E non c'è assolutamente nessun ritardo in Italia». AIUTI DI STATO Faissola (Abi): «Non c'è nessun ritardo sui Tremonti-bond Nelle prossime settimane ci saranno le prime emissioni»

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L'industria: riscrivere le regole (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-21 - pag: 25 autore: Il G-8 Business summit. Vertice in Sardegna tra le Confindustrie il 23 e 24 aprile, in rappresentanza del 60% del Pil mondiale L'industria: riscrivere le regole Scambi, clima e governance globale: le richieste delle imprese ai Governi Nicoletta Picchio ROMA La crisi economica e finanziaria, i cambiamenti climatici, in vista del vertice di Copenhagen di fine anno. E una riflessione sulle nuove regole di governance globale, con un no deciso ad ogni forma di protezionismo. Sono i temi di cui discuteranno le associazioni imprenditoriali dei Paesi del G-8 il 23 e il 24 aprile, in Sardegna, a Santa Margherita di Pula. Stavolta la presidenza di turno spetta all'Italia e a fare gli onori di casa sarà la numero uno di Confindustria, Emma Marcegaglia. Le nuove regole e i futuri motori della crescita sono argomenti che animano da mesi il dibattito internazionale e saranno il cuore del G-8 che si terrà a luglio a La Maddalena. Proprio in vista del summit politico di luglio le associazioni imprenditoriali a conclusione dei lavori firmeranno una dichiarazione congiunta da presentare ai capi di Stato e di Governo, perché ne tengano conto nel dibattito e nelle decisioni che verranno prese. Il G-8 Business summit è arrivato alla terza edizione: è nato nel 2007, sotto la presidenza tedesca, organizzato dalla Bdi (l'associazione delle imprese teutoniche) e si è tenuto a Berlino. Nel 2008 è stata la volta di Tokyo ed è stato organizzato dalla Confindustria giapponese, la Nippon Keidarnen. La crisi finanziaria e la recessione sono stati tuttavia motivo per convocare una riunione straordinaria a dicembre 2008, organizzata a Parigi dalla Confindustria francese, Medef, interamente dedicata alla situazione congiunturale e alle ricette per evitare drammatiche ripercussioni del terremoto finanziario sull'economia reale. Un comune denominatore di tutte le riunioni, in particolare l'ultima,è stato il no al protezionismo e una sollecitazione a concludere i negoziati del Doha Round. Dalle imprese è arrivato un messaggio univoco, che sarà confermato il 23 e il 24: non è chiudendo i mercati che si può pensare di rilanciare lo sviluppo. Altra preoccupazione, il rischio che interventi asimmetrici contro la crisi possano provocare, oltre alla chiusura dei mercati, anche una distorsione della concorrenza. Un'attenzione particolare sarà poi dedicata al clima, con il presupposto che la Green economy diverrà uno dei fronti caldi per la ripresa economica. La nascita del G-8 Business (Usa, Italia, Giappone, Francia, Gran Bretagna, Canada, Russia, Germania) è il segnale della volontà del mondo imprenditoriale di voler parlare con una voce sola. Questi Paesi rappresentano oltre il 60% del Pil mondiale, il 60% degli investimenti diretti, il 50% del commercio internazionale. Il G-8 delle imprese non dispone comunque di una struttura organizzativa permanente: è la Confindustria del Paese di presidenza che definisce l'agenda e dà il supporto logistico ai partecipanti. Il 24 mattina, in apertura dei lavori, la presidente di Confindustria avrà accanto a sè, al tavolo, il segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, sherpa del G-8 governativo. Un modo, nelle intenzioni di viale dell'Astronomia, per dimostrare ancora di più la stretta collaborazione che esiste tra pubblico e privato, necessaria per superare la fase di crisi e per assicurare al sistema globale una governance adeguata. Nella serata di venerdì 24 è prevista una cena ristretta dei vertici delle associazioni industriali dei Paesi del G-8 con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per discutere insieme degli argomenti trattati e consegnargli personalmente la dichiarazione congiunta. nicoletta.picchio@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA VOCE SOLA Dichiarazione finale da portare alla Maddalena No al protezionismo e sollecitazione a concludere i negoziati del Doha Round

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I negoziati del reset non saranno facili. La visione di Obama di un m... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 21 Aprile 2009 Chiudi di CARLO JEAN I negoziati del reset non saranno facili. La visione di Obama di un mondo senza armi nucleari è stata preceduta da dichiarazioni di illustri personalità politiche sia negli Usa che in Europa. L'enfasi usata a Praga deve aver sorpreso i responsabili russi. Essi sono beninteso favorevoli al rinnovo del trattato START 1, che scade il prossimo dicembre. Esso porrebbe limiti alla possibilità di un riarmo Usa, che non potrebbero fronteggiare. Si sono detti d'accordo anche su ulteriori riduzioni delle testate strategiche, non solo rispetto alle 6.000 previste dallo START 1, ma anche alle 1.700-2.200 concordate nel 2002 da Bush e Putin nel SORT (Strategic Offensive weapons Reduction Talks. I russi non se ne fidavano molto. Esso consiste infatti solo in un impegno politico, non vincolante giuridicamente. La riduzione delle testate e una strategia nucleare ispirata al cosiddetto deterrente minimo sono una cosa. Il disarmo nucleare completo è del tutto diverso. I negoziati per giungere ad esso non potrebbero essere limitata a Usa e Russia ed alle sole armi strategiche. Dovrebbero essere ma estesi a quelle tattiche, anche conservate nei depositi, al materiale nucleare militarizzato, agli impianti del "ciclo del combustibile (arricchimento dell'uranio, riprocessamento, ecc.). La cosa più complessa consiste nel necessario coinvolgimento di tutti gli Stati nucleari. Aumentando il numero degli interlocutori, il negoziato diverrebbe ancora più difficile. Le armi nucleari non possono essere disinventate. Le tecnologie per produrle sono largamente conosciute. I materiali per farlo sono ampiamente disponibili sul mercato. Ma soprattutto, perché il disarmo sia praticabile, sarebbe necessario disporre di un sistema di controlli e di verifiche molto accurato e dotato di capacità efficaci d'intervento. Solo esso può evitare che qualche Stato od organizzazione non statuale si procurino armi in grado di dar loro un vantaggio strategico rilevante. La realizzazione della "visione" di Obama richiede quindi un sistema internazionale del tutto diverso da quello attuale. A breve termine non è ipotizzabile. Basti considerare l'incapacità dell'Onu di bloccare la proliferazione nucleare in Iran o in Corea del Nord. Per inciso, la crisi finanziaria sta poi rendendo ancora più difficile un governo mondiale. Sta infatti provocando la frammentazione anche dell'economia prima globalizzata. Eppure la proposta di Obama non è solo utopia né slogan propagandistico. Ha un senso. L'epoca d'oro del regime di non-proliferazione esistente durante tutta la guerra fredda è ormai scomparsa. Il pericolo di proliferazione è sempre maggiore. Anche quello che le armi nucleari cadano nelle mani di terroristi. Il problema è reale. Esso rimane tale, anche se non è risolvibile nei tempi della politica. Probabilmente, si potrà correrà ai ripari solo dopo che un'esplosione nucleare avrà provocato centinaia di migliaia di vittime in qualche città. A più breve termine, non sembra esservi alternativa a negoziati di controllo degli armamenti fra gli Usa e la Russia. Essi potrebbero creare un clima di fiducia fra i due Stati e stimolarli a rafforzare il regime di non-proliferazione nucleare, che si sta pericolosamente erodendo.

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UE, PRODOTTI PERICOLOSL: LA RELAZIONE RAPEX 2008 INDICA UN AUMENTO DEI PRODOTTI RITIRATI DAL MERCATO (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 21 Aprile 2009 UE, PRODOTTI PERICOLOSL: LA RELAZIONE RAPEX 2008 INDICA UN AUMENTO DEI PRODOTTI RITIRATI DAL MERCATO Bruxelles, 21 aprile 2009 - Nel 2008 il numero di prodotti di consumo pericolosi ritirati dal mercato dell´Ue è aumentato del 16% rispetto al 2007 come si legge nella relazione annuale della Commissione sul sistema comunitario di informazione rapida in merito ai prodotti pericolosi non alimentari ("Rapex"). Questo aumento, da 1605 notifiche nel 2007 alle 1866 dell´anno scorso indica che la capacità del sistema Rapex si è potenziata ancora una volta nel 2008 in seguito a un investimento sostanziale di risorse. È cresciuto anche il numero di notifiche di prodotti di origine cinese inviate tramite il sistema Rapex (passate dal 52% nel 2007 al 59% nel 2008). L´incremento dei prodotti individuati come pericolosi e ritirati dal mercato dimostra inoltre che le imprese europee le cui attività hanno implicazioni per la sicurezza dei prodotti di consumo assumono più rigorosamente le loro responsabilità e sono maggiormente disposte a richiamare dal mercato i loro prodotti non sicuri. I giocattoli assieme agli articoli di puericultura (ad es. Biciclette, passeggini, lettini e succhiotti), i prodotti elettrici e i veicoli a motore sono stati protagonisti del maggior numero di notifiche nel 2008. Meglena Kuneva, Commissario responsabile per i consumatori, ha affermato: "Questa relazione manda un messaggio estremamente chiaro quanto al fatto che non è il caso di cullarsi sugli allori quando si tratta di sicurezza. La sfida maggiore per il 2009 consiste nell´assicurare che la sicurezza dei prodotti non passi in secondo piano in questo periodo di crisi finanziaria, che le imprese continuino a far fronte ai loro obblighi nei confronti dei consumatori e che gli Stati membri mettano a disposizione risorse sufficienti per l´attuazione della normativa. La sicurezza non è un lusso. Questa relazione indica chiaramente le grandi sfide che dovremmo affrontare e invia un chiaro segnale sul fatto che non vi è spazio per riduzioni dei costi né vi sono scorciatoie quando è in ballo la sicurezza. Al contrario, in un periodo di crisi economica, quando il prezzo diventa un fattore di primo piano per i consumatori, dobbiamo intensificare gli sforzi e mantenere particolarmente elevato il nostro livello di vigilanza". . <<BACK

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Unicredit, successo per il bond da un miliardo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/1 Unicredit, successo per il bond da un miliardo (g.fer.) Ordini per oltre 1,6 miliardi di euro, provenienti anche da investitori tedeschi, inglesi e francesi. È stato un successo il bond triennale da un miliardo di euro emesso da Unicredit. Si tratta della seconda operazione di questo tipo portata a termine quest'anno (a inizio gennaio era stata lanciata un'altra emissione, sempre da un miliardo ma con durata quinquennale). Nonostante la buona notizia, però, il titolo Unicredit ieri ha seguito il trend negativo del comparto bancario. Chiudendo con un prezzo di riferimento di 1,74 euro, in calo del 5,07% rispetto a venerdì scorso. Alessandro Profumo ad di Unicredit

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Tod's positiva sul 2009 e tiene il titolo (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/2 Tod's positiva sul 2009 e tiene il titolo (g.fer.) Il gruppo Tod's «ha retto bene» nel 2008 e sono buoni anche i primi mesi del 2009. Lo ha detto ieri agli azionisti Diego Della Valle, presidente e amministratore delegato del gruppo marchigiano, che grazie a un utile in crescita (70,3 milioni di euro) distribuirà lo stesso dividendo dell'anno precedente, vale a dire 1,25 euro per azione. «La parte peggiore della crisi è passata», ha detto Della Valle; e tra qualche mese «il mercato guarderà in positivo». Affermazioni che anche il mercato ha apprezzato: il titolo Tod's a Piazza Affari ha tenuto, cedendo l'1,91%, molto meno degli indici. Diego Della Valle presidente e ad Tod's

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Germania, la crisi mette in ginocchio l'industria del sesso (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Di Erik Kirschbaum BERLINO (Reuters) - Non c'è voluto molto perchè la crisi finanziaria globale colpisse anche il mestiere più antico del mondo, in Germania. In uno dei pochi paesi dove la prostituzione è legale e inconsuetamente trasparente, l'industria ha risposto con un pacchetto economico anticrisi per risollevare un mercato anemico: nuovi oggetti da vendere, ribassi nei prezzi ed alcune trovate particolari per incrementare una domanda in declino. Alcuni club hanno tagliato i prezzi o sperimentato promozioni mentre altri hanno introdotto una tariffa per il tutto compreso. Navette gratuite per andare e venire dai club, sconti per gli habituè e per i tassisti e ticket giornalieri sono solo alcune delle strategie commerciali adottate per permettere al business di andare avanti. "I tempi sono duri anche per noi", ha detto Karin Ahrens, direttrice del "Yes, Sir" club di Hannover. La Ahrens ha dichiarato a Reuters che le entrate hanno avuto un calo del 30% nel suo club, mentre il giro d'affari, in altri night, è crollato anche del 50%. "Stiamo decisamente accusando la crisi. I clienti sono molto più parchi con i loro soldi, sono spaventati. Non si possono più far pagare gli extra e ci sono pressioni per avere sconti. Tutti vogliono risparmiare. In questi giorni sono essenziali le promozioni". La Germania conta circa 400 mila prostitute professioniste. Le stime ufficiali non fanno distinzioni in base al sesso e non si conosce il numero a cui ammonta la prostituzione maschile, ma si sa che è una piccola frazione del business globale. Legalmente, gli uomini che si prostituiscono sono considerati al pari delle donne. Nel 2002, una nuova legislazione ha consentito alle prostitute di farsi pubblicità e di firmare formali contratti di lavoro. Questo ha consentito loro di ottenere l'assicurazione sanitaria, in precedenza negata. Le entrate annuali ammontano a circa 14 miliardi di euro, stando a una stima del sindacato dei servizi Verdi. La tassazione sulla prostituzione è un importante fonte di guadagno per alcune città. Prostituzione che, oltre che in Germania, è legale e regolamentata anche in Olanda, Austria, Svizzera, Ungheria, Grecia, Turchia, in alcune parti dell'Australia e nello stato americano del Nevada. Continua...

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Media tradizionali e Internet, il parere di Arianna Huffington (sezione: crisi)

( da "DGMag.it" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pubblicato il 08/04/09 alle 07:05 Lei è l'autrice, nonchè direttrice e fondatrice, di uno dei blog più influenti d'America, www.huffingtonpost.com; si tratta proprio di Arianna Huffington, che è stata intervistata da Vittorio Zincone per il Corriere della Sera Magazine, in edicola giovedì 9 aprile, e nell'intervista ha parlato della crisi dei media tradizionali. "I necrologi per la carta stampata sono prematuri", dice Arianna Huffington, commentando il necrologio fatto dal Financial Times sull'industria giornalistica. Secondo la giornalista infatti "fino a quando la generazione che è cresciuta prima dell'era di Internet non si sarà estinta, ci sarà un mercato per i quotidiani stampati. È qualcosa nel nostro Dna collettivo". La Huffington fa un pronostico sul futuro dei media: "il futuro è ibrido: i vecchi editori e lettori abbracceranno i newmedia (la trasparenza, l'interattività e l'immediatezza) e i newmedia adotteranno le pratiche migliori dei vecchi media: onestà e accuratezza". Non a caso risale alla fine del mese scorso la notizia per cui proprio l'Huffington Post ha deciso di creare una nuova sezione di reporter investigativi e dunque di assumere 10 giornalisti che coordineranno il lavoro dei reporter investigativi freelance che saranno chiamati ad indagare sulle ragioni ed i segreti della crisi finanziaria ed economica che ha investito gli Stati Uniti. Alla domanda di Zincone sui finanziamenti dei governi ai quotidiani in difficoltà la Huffington risponde che in America non c'è questa prospettiva ma "chiunque riconosca l'importanza fondamentale del giornalismo nella nostra democrazia cerca di preservare questo ruolo". Commenta

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Come sarà il capitalismo dopo la crisi? (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Commenti 21 aprile 2009 Come sarà il capitalismo dopo la crisi? Una delle domande più frequenti che si sentono a tutti i livelli riguarda la durata della crisi economica che stiamo vivendo. Assai più raro è il chiedersi come ne usciremo. Non solo nel senso delle politiche necessarie per superarla, quanto delle caratteristiche che avrà la società dopo i colpi che hanno ricevuto i principi economici che dominavano il mondo occidentale. Forse è una questione che non ci si pone perché troppo complessa e di difficile soluzione. Tuttavia qualche segnale qua e là emerge. Tra i più significativi ci sono un paio di articoli (uno sul Corriere della Sera ed uno sul Financial Times) di Mario Monti che sottolinea come il problema distributivo, tanto sul piano internazionale, quanto su quello interno, sia uno dei maggiori che dobbiamo affrontare. Monti vede in particolare i pericoli di sommovimenti sociali ed il ritorno al protezionismo come modo per contenerli, ma si potrebbe aggiungere che la stessa ripresa dipende in qualche misura da una miglior distribuzione di quanto si produce. Non sembra, infatti, possibile che i consumi continuino a crescere ed a sostenere la domanda con ricorso all'indebitamento come è avvenuto, soprattutto negli Usa, ma non solo, negli ultimi anni. L'America, del resto, è forse il paese dove gli squilibri hanno toccato le punte più elevate. Lo 0,1 per cento dei contribuenti nel 1979 aveva guadagnato 20 volte il reddito del 90 per cento dei cittadini meno ricchi: nel 2006 il reddito del rammentato 0,1 per cento era arrivato ad essere 77 volte quello della ricordata stramaggioranza. Si è, quindi, diffusa l'opinione, come scriveva The Economist che «vi sia una crescente diseguaglianza e un sentimento che gli avidi ricchi abbiano sottratto alla gente normale che lavora, la giusta fetta della torta che gli spettava». Meraviglia leggere che per quasi la metà degli americani la parola socialismo (usata dai conservatori per attaccare Obama), non ha più una connotazione negativa. Per l'Italia non disponiamo di statistiche precise, ma l'indice di Gini che misura la diseguaglianza era nel 2005 maggiore che nel resto dei paesi europei, salvo Grecia, Portogallo e alcuni ex-comunisti. Le manifestazioni di Londra ed i sequestri di dirigenti in Francia e Belgio indicano che anche in Europa c'è disagio per le crescenti diseguaglianze. In Italia la tragedia abruzzese è al centro dell'attenzione e la crescente disoccupazione è passata in secondo piano, ma potrebbe riemergere. La questione è molto più generale ed è in misura non trascurabile legata alla globalizzazione. I salari delle professioni tradizionali nei paesi industrializzati non possono crescere perché sono oggetto di una fortissima concorrenza da parte dei nuovi attori. Sono aumentati i compensi di tutti coloro che, in un modo o nell'altro, godono di una posizione monopolistica. Nell'ambito finanziario molto spesso il monopolio era ottenuto con innovazioni talmente particolari e sottili che si sono rivelate dei castelli di carta. Difficilmente in futuro si potranno considerare normali rendimenti del capitale del 20-25 per cento quando un'economia cresce a saggi molto, molto inferiori. Tornare al protezionismo significherebbe in pratica dare fiato a mille altri piccoli monopoli che, come l'esperienza degli anni 30 ha mostrato, porterebbero la crescita verso lo zero. Il capitalismo, quindi, deve trovare nuovi equilibri per evitare tensioni sociali che potrebbero travolgerlo e tornare a svilupparsi in termini reali. Possiamo tutti invocare una nuova moralità, ma l'esperienza insegna la vanità delle prediche inutili. Lo strumento fiscale resta il mezzo più idoneo. Sarà un caso, ma quando le imposte progressive riducevano notevolmente i più alti guadagni non reinvestiti le differenze tra i primi e gli ultimi almeno nelle imprese erano meno accentuate. La battaglia ai "paradisi fiscali" è un primo passo per eliminare preoccupanti evasioni, ma se non si trovano i modi per armonizzare le imposte sulle imprese a livello internazionale, il capitale mobile per natura rischia di correre dove paga meno. Tremonti, prima di dedicarsi alla politica, faceva ed in quello era veramente bravo il fiscalista: se invece di menare continuamente il can per l'aia parlando di etica (nel governo Berlusconi!) si dedicasse a ridurre l'evasione fiscale, a rivedere le aliquote e sensibilizzare i suoi colleghi del G20 su questi problemi, diventerebbe finalmente un conservatore degno di rispetto. Franco A. Grassini

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Quel treno per l'Europa, scuola di storia e identità (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Pagine Dem 21 aprile 2009 Quel treno per l'Europa, scuola di storia e identità Da domani la cinque giorni del "viaggio di formazione" dei dem Venerdì a Berlino si materializzerà Walter Veltroni, con una lezione sulla capitale tedesca, città simbolo dell'Europa e del mondo che cambia. A Parigi invece, già dopodomani, l'incontro con due mostri sacri del socialismo d'Oltralpe, Jacques Delors e Michel Rocard. E poi nella Praga di Kafka lo scrittore ebreo Arnost Lustig, monumento vivente alla cultura ceca... È un programma vasto e fitto di appuntamenti, visite, ma soprattutto lezioni e incontri con testimoni e personalità del mondo della cultura, dell'economia, della scienza, dell'arte, della politica europea, quello del Treno per l'Europa per i quattrocento giovani del Pd e non che parte domani da Torino: una scuola di formazione viaggiante «alla scoperta di culture unite da secoli nel segno della civiltà e della democrazia». Culture costrette a elaborare anche secoli di guerre e di lutti che hanno insanguinato, più che in ogni altro angolo del mondo e con milioni e milioni di morti, la storia del vecchio continente. Dalla stazione di Torino, là da dove partirono tante di quelle "tradotte" che nella Grande Guerra del 1915- 1918 portarono migliaia di ragazzi italiani al fronte per combattere contro tanti altri giovani europei, inizia domani un viaggio di studio e riflessione sulle radici e sulle comuni identità dei popoli europei che farà perno su cinque poli. Torino, città-laboratorio dello stato moderno; Parigi, capitale della rivoluzione francese, del socialismo repubblicano, del cattolicesimo sociale e centro di irradiamento delle idee illuministe; Berlino, capitale della Germania riunificata, teatro storico delle battaglie per l'emancipazione dei lavoratori, luogo di riferimento dell'idealismo tedesco di Hegel e della sua cultura di governo; Praga, capitale dell'Est, luogo simbolico della lotta contro l'oppressione sovietica in nome della libertà e dell'autodeterminazione dei popoli; infine Venezia, porta sull'oriente, metafora aperta sull'aspirazione universale dell'ideale europeo: e qui, nella città lagunare, insieme alle conclusioni del segretario Dario Franceschini, si terranno le due ultime lezioni del tour, affidate ai professori Massimo Cacciari ("Radici e destini d'Europa") e Aldo Schiavone, ("L'Europa e la misura del Mondo"). Il complesso progetto di corso itinerante avrà un'apertura italiana: e dopo quella di Fassino i primi corsi a bordo riguarderanno l'Europa sociale, culturale, geopolitica. All'Odeon di Parigi, giovedì, le lezioni di Bertrand Delanoë, di Olivier Py, dell'economista Delors e dell'ex leader socialista Michel Rocard, recentemente nominato da Sarkozy ambasciatore di Francia. Di famiglie politiche europee parlerà Gilles Finchelstein, direttore della Fondazione Jean-Jaurès. Poi da Parigi il treno dirigerà su Berlino, per gli incontri e le lezioni su crisi finanziaria, lavoro, globalizzazione e sulle istituzioni europee: in cattedra Markus Schreyer, Stefanie Brincker, Frank Werneke, Ingo Schulze, Olaf Schwenke, Gert Weisskirchen. A Praga, tra gli altri, l'incontro con Lustig che parlerà della civiltà europea dopo l'olocausto. Classe 1926, internato a Therensienstadt, Auschwitz e Buchenwald, lo scrittore ceco ebreo riuscì a salvarsi nel 1945: fuggendo dal treno che lo portava a Dachau, approfittando di un bombardamento alleato della ferrovia. Francesco Lo Sardo

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Deserti d'acqua (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Articolo Sei in Cultura 21 aprile 2009 Deserti d'acqua Pirati, profughi alla deriva e crisi del commercio: quale destino per il mare? Cargo semivuoti, alla fonda in porti che non movimentano nessuna merce. Profughi alla deriva su barconi arrugginiti. Predoni senza scrupoli. Bisognerebbe capire quando è stato che il mare ha iniziato a diventare deserto. Da placenta geografica a luogo sterile, pieno di pericolosi detriti. Certo, non siamo ancora alle visioni apocalittiche di Matthew Phipps Shiel. Alla placida distesa di cadaveri prodotti dalla sua nube purpurea (1901) originata da un'eruzione vulcanica nei mari del Sud. Non dobbiamo ancora passare in rassegna tutti i tipi di imbarcazione, ridotti a cimiteri galleggianti, come fa il protagonista della spedizione al Polo nord che si troverà suo malgrado a essere l'ultimo uomo sulla terra. Ma certo è, che da origine della vita per antonomasia, da luogo di traffici e di commerci, da fonte di civiltà e di diritto, il mare il solito 70 per cento che ricopre la superficie terrestre sembra essere ridotto a discarica della storia. Buono per l'umanità a perdere della Pilar, il mercantile turco che ha imbarcato i centoquaranta migranti in balia delle acque nel canale di Sicilia. Da mare a deserto. Bisognerebbe capire come è successo. La crisi finanziaria, certo ha le sue responsabilità. Crisi finanziaria che si è tradotta in crisi dei commerci, certificata da indicatori come il Baltic Dry Index al minimo da ventidue anni, o dalla malinconia che si respira in luoghi normalmente schizofrenici come Amburgo o Shanghai. A leggere un classico recente come Terrore dal mare di William Langewiesche (Adelphi, 2005), la crisi però non è sufficiente a spiegare la mutazione. Anzi, negli anni d'oro della recente globalizzazione, gli oceani erano già un'immane distesa anarchica, dove carrette pronte alla demolizione affrontavano tempeste nel golfo di Biscaglia, o traghetti di linea colavano a picco nel Baltico per difetto di fabbricazione. La crisi semmai ha soltanto privato di uno scopo positivo il destino di decine di migliaia di imbarcazioni. Chissà che fine faranno i nuovi marinai, soli e sfruttati, "i lavoratori globali a salario variabile" indagati in Fabbriche galleggianti dal sociologo Devi Sacchetto (Jaca Book). La nazione di circa un milione e duecentomila marittimi, di cui 750 mila costantemente a bordo, che movimentava punte di mezzo milione di container l'anno. Diventeranno scorie anch'essi? Detriti alla deriva? La politica riuscirà a governarne il destino? Difficile, ma non impossibile. Da sempre, per sua natura, il mare porta agli estremi limiti la sua capacità di legiferare. E oggi che è alle prese con l'immigrazione e l'emergenza terrorismo, la politica ha già i suoi problemi con la terraferma. È proprio il fallimento di costruzione di uno stato, come molti osservatori hanno rilevato, che è all'origine dei cosiddetti pirati somali. Che poi pirati non sono. Anzi, per dirla con il docente di diritto della navigazione Nicolò Carnimeo (Nei mari dei pirati, Longanesi) si tratta di persone «che con il mare hanno poco a che fare». È gente di terra, che attacca gente che si sposta per mare: «Manipolo di pastori o mercenari al soldo dei locali signori della guerra. Abitano case di paglia e fango, bevono latte di cammella, ma i loro capi sanno adoperare internet e i sistemi satellitari di rilevamento, sono in grado di compiere transazioni bancarie e hanno contatti internazionali da Nairobi a Dubai che consentono di riciclare il denaro degli abbordaggi ». Predoni, più che pirati. Da combattere sulla terraferma, come hanno suggerito gli strateghi della Us Navy. Anche per colpire le fonti del terrorismo nel Corno d'Africa. E a proposito di morte che viene dal mare, era stato proprio Langewiesche a preconizzare un attacco letale e a prova di regolamenti e procedure contro le banchine di New York, di Londra o di Genova. La memoria torna alle vibrate proteste che accolsero il tentativo poi rientrato di fondi di Dubai di scalare i porti di New York. Una preoccupazione esagerata, se si considera come riporta Small boats, weak states, dirty money: piracy and maritime terrorism in the modern world di Martin Murphy che negli ultimi trenta anni solo il due per cento di tutti gli incidenti terroristici ha avuto il mare come scenario. L'accademico al King's College e think tanker di studi strategici a Washington prova a smontare anche l'equazione pirati-terroristi. Tanto più che «i due problemi dal punto di vista legale sono separati» perché la Law of Sea «distingue tra atti commessi per finalità private e atti commessi per scopi pubblici ». Su un fatto concorda Martin Murphy: oltre che per ragioni geografiche si pensi alle 50 mila miglia di costa difficilmente controllabili dell'Indonesia la pirateria prolifera dove l'autorità politica è debole. Insomma, come in una fatale risacca, eccoci tornati al punto. Riuscirà la politica a far tornare fertile il mare? Chissà, magari nel grande rito propiziatorio del prossimo G8 della Maddalena quando, per motivi di sicurezza, i grandi della terra saranno ospitati proprio su navi da crociera. Nell'attesa, il mare è un deserto. Bisognerebbe capire se il fenomeno è reversibile, se siamo di fronte a un tipico ciclo della storia, o alla mutazione di un paesaggio con cui dovremmo a lungo fare i conti. Come l'isola di detriti e spazzatura di circa 2500 km di diametro, battezzata Pacific Trash Vortex, al largo della California. Stefano Baldolini

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IL NUOVO FMI PARTE DALLE FONDAMENTA GIURIDICHE (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

>IL NUOVO FMI PARTE DALLE FONDAMENTA GIURIDICHE di Claudio Dordi 21.04.2009 Per essere credibile e sostenibile, un nuovo Fondo monetario internazionale ha bisogno di riforme radicali che conducano alla creazione di una istituzione basata su una chiara definizione delle sue competenze, caratterizzata da procedure decisionali trasparenti e moderne, da un sistema di soluzione delle controversie efficiente e imparziale e da una revisione del suo ruolo nell'ambito della comunità internazionale e dei suoi rapporti con l'Onu e le altre organizzazioni internazionali. E, soprattutto, forte del pieno sostegno degli Stati membri. La rivitalizzazione del Fondo monetario internazionale non può basarsi solo sull’incremento (nominale) delle risorse promesso dal G20. Per evitare che il ruolo e l’esistenza del Fondo siano rimessi in discussione al termine della crisi economica, sono necessarie profonde riforme in grado di ristabilire la sua credibilità. La struttura di governo, le regole di funzionamento dell’organizzazione e le procedure che disciplinano gli aiuti finanziari destano numerose perplessità, soprattutto nella comunità dei giuristi. LO STATUTO Lo statuto del Fondo, seppur modificato più volte, ricalca fondamentalmente il testo stipulato nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods. Dopo il tracollo del sistema dei cambi fissi, il Fondo non è mai stato dotato di nuovi strumenti di controllo delle fluttuazioni delle valute e non si è adeguato ai radicali cambiamenti dei mercati finanziari e valutari. L'Fmi funziona alla stregua di una società per azioni. Il sistema decisionale è basato sul voto ponderato, con alcuni criteri di correzione: ogni Stato membro ha a disposizione una base di voti più un voto per ogni quota detenuta del capitale sociale. Tuttavia, a differenza delle società per azioni, le decisioni più importanti sono prese da un Consiglio di 24 direttori esecutivi nominati dagli Stati membri. Solo otto Stati hanno una quota di capitale sufficiente per eleggere il loro direttore esecutivo: sono Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone, Russia, Cina e Arabia Saudita. Gli altri devono allearsi in “constituencies”: l’Italia, per esempio, è a capo di una constituency Albania, Grecia, Portogallo, Malta, San Marino e Timor Est. Due i problemi principali che ne derivano: le quote non riflettono l’effettiva rilevanza degli Stati dal punto di vista monetario e finanziario e vari Stati dell’Uem partecipano a diverse constituency, rendendo difficile il coordinamento fra i diversi membri di Eurolandia. Dalla sua istituzione, in base a un gentlemen’s agreement, il Managing Director del Fondo è sempre stato un cittadino europeo, mentre il presidente della Banca Mondiale è sempre stato uno statunitense. Inoltre, la selezione dei funzionari del Fondo, che hanno un ruolo fondamentale nel negoziato con gli Stati per la concessione degli aiuti, non è basata su concorsi pubblici, ma è assimilabile alle assunzioni presso imprese private. CONDIZIONALITÀ QUANTITATIVA E STRUTTURALE Dalla fine degli anni Settanta all’inizio della crisi finanziaria, il Fondo si è prevalentemente dedicato al sostegno finanziario dei mercati emergenti e paesi in via di sviluppo. (1) Il sostegno finanziario è subordinato all’adozione, da parte dei paesi beneficiari, di programmi di riforma, la cosiddetta condizionalità. Ma dai primi anni Ottanta vi è stato un sostanziale mutamento: oltre a una condizionalità di natura “quantitativa” - gli impegni a perseguire un obiettivo quantitativo, come deficit di bilancio o rapporto tra deficit e Pil, lasciando però libero lo Stato di adottare gli strumenti preferiti per ottenerlo - è stata introdotta, e ha acquisito sempre più rilevanza, la condizionalità “strutturale”, ovvero impegni riguardanti anche il contenuto delle riforme, dal contenimento della spesa pubblica in determinati settori alle riforme della legislazione finanziaria e commerciale, e così via. Tale politica ha sollevato numerose critiche perché implica una disparità di trattamento fra paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati (o meglio, fra “donatori” e “beneficiari”); perché, oltre a incidere notevolmente sulla sovranità del beneficiario, le condizioni non hanno, talvolta, condotto ai risultati sperati; e perché le condizioni non sono sottoposte ad alcun controllo da parte del diritto internazionale: formalmente si tratta di un impegno unilaterale del beneficiario. LA LETTERA DI INTENTI Dal punto di vista giuridico il sostegno finanziario del Fondo si configura come una decisione dell’organizzazione e non come un accordo internazionale. L’atto costitutivo del Fondo precisa che gli Stati membri hanno il diritto di accedere alle risorse dell’organizzazione, a determinate condizioni. E il Fondo decide di erogare l’aiuto se considera soddisfacenti quelle presentate dallo Stato. Le condizioni hanno una funzione di garanzia: consentire all'Fmi di rientrare in possesso delle somme erogate. Formalmente, pertanto, le politiche di condizionalità sono un autonomo impegno volontario dello Stato beneficiario e infatti sono contenute in una “lettera di intenti” redatta e sottoscritta dal governo. Irrilevanti sono, ai fini giuridici, i negoziati intrapresi fra il Fondo e il beneficiario sul contenuto della lettera di intenti. Quali sono le conseguenze? La condizionalità si configura come un impegno dello Stato beneficiario e non come un’imposizione dell’organizzazione. L'opinione pubblica nazionale può quindi essere tenuta all'oscuro dei risultati del negoziato, anche se negli ultimi anni gli Stati hanno dato il consenso alla pubblicazione della lettera di intenti. E si attenua il ruolo del Parlamento nazionale del paese beneficiario: se non si tratta di un accordo, non deve autorizzare la conclusione o ratifica dell’accordo, come invece accade normalmente in questi casi nelle Costituzioni nazionali. Né generalmente, il Parlamento sottopone a esame l’intero “pacchetto” di condizioni sottoscritte dall’esecutivo, con conseguente esclusione di qualsiasi discussione relativa agli effetti sociali delle riforme. Infine, il beneficiario è “deresponsabilizzato”: in caso di mancato soddisfacimento delle condizioni, l’unico rischio è il blocco di ulteriori erogazioni del sostegno finanziario da parte del Fondo, invece della violazione di un accordo. A CHI (NON) RISPONDE IL FONDO Il Fondo non è accountable, in sostanza, nei confronti di nessuno. Il Fondo non è obbligato a seguire rigidamente le decisioni dell’Onu. Pur trattandosi di un’istituzione specializzata delle Nazioni Unite, è un’organizzazione indipendente dotata di personalità giuridica internazionale. Il suo rapporto con l’Onu è regolato da un “accordo di collegamento” che lo invita semplicemente a “tener debito conto delle risoluzioni dell’Onu”. Il rischio è di promuovere il sostegno finanziario di un paese che è colpito da embargo Onu, come ad esempio il Sud Africa negli anni Settanta. Il Fondo non ha alcun strumento di natura giuridica che lo obblighi a rifiutare il sostegno a governi antidemocratici o che non rispettano le normative internazionali in materia di protezione dei diritti umani. Non è dotato di alcun sistema di soluzione delle controversie che possa essere attivato, per esempio, dal beneficiario di un aiuto che ritenga di aver ricevuto un pregiudizio dalla condotta dei funzionari del Fondo contraria allo statuto. Qualsiasi controversia interpretativa è risolta dal medesimo organo politico-tecnico, il Consiglio dei direttori esecutivi, che decide in merito alla erogazione degli aiuti: in altre parole, “imputato” e “giudice” sono il medesimo soggetto. Solo recentemente è stato istituito un sistema indipendente di revisione delle attività del Fondo, il cui rapporto finale, tuttavia, non può avere alcuna conseguenza diretta nei confronti dei responsabili di atti pregiudizievoli per lo Stato beneficiario. Attribuire al Fondo il potere di emanare disposizioni vincolanti per il controllo dei mercati finanziari comporterà che gli Stati membri rinuncino a parte della loro sovranità in materia. In caso contrario, il controllo rimarrebbe solo sulla carta e senza efficaci strumenti dissuasivi e punitivi. In più gli Stati dovranno collaborare fattivamente attuando concretamente le decisioni del Fondo nel proprio ordinamento giuridico. L’esempio è quello dei tribunali penali internazionali: senza la collaborazione degli Stati dove si trovano coloro che sono accusati di crimini, nessuno ha il diritto e la forza di prelevare (legittimamente) il reo per condurlo nella sede del tribunale. SOLDI VERI O PROMESSE VAGHE? Non va, infine, sopravvalutata l’entità delle somme che i partecipanti del G20 hanno dichiarato di voler mettere a disposizione del Fondo. In primo luogo, qualsiasi promessa dei rappresentanti dell’esecutivo degli Stati partecipanti deve essere approvata individualmente dai vari organi legislativi. E si ricordi la difficoltà, al Congresso Ua, nell’approvare lo Stimulus Act. In secondo luogo, e tenendo sempre conto il ruolo dei Parlamenti nazionali, solo i 250 miliardi di dollari di contributo diretto degli Stati sono, utilizzando le parole del presidente di Confindustria, “soldi veri”. Infatti, l’impegno di contribuire per 500 miliardi di dollari è limitato a una sorta di “sottoscrizione” di capitale ai cosiddetti “new arrangements to borrow” che i membri del G20 hanno promesso per il futuro e che, soprattutto, non rappresentano una iniezione immediata di liquidità, ma semplicemente un impegno da parte degli Stati a mettere a disposizione del Fondo, in caso di necessità, le somme promesse, una sorta di apertura di credito. Infine, 250 miliardi riguardano l’allocazione di nuovi diritti speciali di prelievo (Dsp), una moneta nominale che serve ai paesi membri per incrementare le loro riserve ufficiali. La decisione, sicuramente importante, non comporta alcun esborso monetario e deve essere approvata dagli organi del Fondo. (2) Un nuovo Fondo monetario internazionale, per essere credibile e sostenibile, ha bisogno di riforme radicali che conducano alla creazione di una nuova istituzione basata su una chiara definizione delle sue competenze, caratterizzata da procedure decisionali trasparenti e moderne, da un sistema di soluzione delle controversie efficiente e imparziale e da una revisione del suo ruolo nell’ambito della comunità internazionale e dei suoi rapporti con l’Onu e le altre organizzazioni internazionali. E, soprattutto, forte del pieno sostegno degli Stati membri. (1)Fino al 2007, Italia e Regno Unito erano stati gli ultimi paesi sviluppati a ricevere l’aiuto del Fondo, nel 1977. (2)Una proposta di allocazione di Dsp risalente al 1997 non è stata ancora attuata a causa della mancata, a oggi, approvazione degli Stati Uniti.

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A Trieste inizia un esame che durerà dodici mesi (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

A Trieste inizia un esame che durerà dodici mesi (20 Aprile 2009 - 08:10) MILANO (Finanza.com) - Da Il Corriere della Sera: L’assemblea delle Assicurazioni Generali di venerdì prossimo, 24 aprile, a Trieste segnerà per la compagnia del Leone l’inizio di un anno delicato e strategico, che si concluderà con l’approvazione del bilancio 2009, termine del mandato degli attuali amministratori. Senza voler legare il futuro della società a quanto accadrà in questi dodici mesi è indubbio che mercato, azionisti e investitori si attendono in quest’anno dalla compagnia del Leone segnali importanti su come uscire dalla crisi finanziaria in atto, che ha coinvolto pesantemente anche il mondo delle polizze. Dimenticate le polemiche sulla governance, oggi la compagnia di Trieste è concentrata sull’attività industriale. (Riproduzione riservata)

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conroe ha detto: PS: a El Pays si ostinano ad attribuirci 58 milioni di abitanti anzichè 60 e passa. (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 123 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Fmi : la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Giù i mercati (sezione: crisi)

( da "Rai News 24" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Washington | 21 aprile 2009 Fmi : la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Giù i mercati Mercati preoccupati Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite e' stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400 miliardi di ottobre. A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sara' lento e doloroso nonostante le misure prese". Misure decise servono anche perche' c'e' il rischio, se non si puliscono i bilanci delle banche e si ricapitalizzano in caso di necessita', che "i problemi degli istituti di credito continuino a esercitare una pressione al ribasso sull'attivita' economica". Proprio il pil mondiale, a causa della crisi, si contrarra' quest'anno ai minimi "degli ultimi quattro decenni". "Nonostante l'ampia varieta' di interventi messi in atto e il limitato miglioramento del funzionamento del mercato che hanno in qualche modo determinato i rischi sistemici - spiega l'Fmi - restano elevati e la spirale negativa fra sistema finanziario ed economia reale non e' stata ancora spezzata". Per questo, secondo gli esperti di Washington, sono necessarie "'ulteriori azioni dei Governi, in particolare quelle dirette a pulire i bilanci delle banche che sono decisive al fine di stabilizzare il sistema finanziario e gettare le fondamenta per una ripresa economica sostenibile". "Data la portata globale della crisi, gli effetti delle politiche nazionali possono essere rafforzati se le azioni sono coordinate: coordinamento e collaborazione potrebbero essere costruite sulla base del momento positivo venutosi a creare nel recente G20", spiega l'Fmi osservando che il coordinamento risulta essere particolarmente importante per evitare che avversi le azioni prese da un singolo paese possano avere effetti internazionali "avversi". "Il coordinamento cross-border - aggiunge - che si traduce in un approccio piu' logico dei problemi del sistema bancario e' probabilmente in grado di ricostituire fiducia ed evitare distorsioni concorrenziali". "Le risposta politica globale alla crisi, inclusa quella del Fondo Monetario Internazionale attraverso il rafforzamento delle sua capacita' prestito, dovrebbero mitigare il pericolo dell'aggravarsi della crisi". Bisogna spezzare la spirale al ribasso "La sfida principale" della crisi in atto e' quella "di spezzare la spirale al ribasso fra il sistema finanziario e l'economia globale". Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale che, pur constatando "le iniziative senza precedenti prese nei paesi avanzati nello spezzare" il circolo vizioso venutosi a creare, invita a "ulteriori azioni forti per riportare fiducia e allentare le incertezze che stanno minando le prospettive di una ripresa economica". Un invito che arriva con un'avvertenza: "C'e' il rischio che i Governi siano riluttanti ad allocare abbastanza risorse per risolvere il problema", visto che l'opinione pubblica sta assumendo un atteggiamento "disilluso su quello che percepisce, in alcuni casi, come abuso dei fondi dei contribuenti".

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Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite è stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400 miliardi di ottobre. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sarà lento e doloroso nonostante le misure prese". 21/04/2009 - 15:15

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FMI: CRISI FINANZA COSTERA' OLTRE 4.000 MILIARDI DOLLARI (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)

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FMI: CRISI FINANZA COSTERA' OLTRE 4.000 MILIARDI DOLLARI (AGI) - Roma, 21 apr. - La crisi finanziaria globale arrivera' a costare oltre 4.000 miliardi di dollari nelle sole economie avanzate. Il calcolo e' del Fondo monetario internazionale secondo cui gli istituti di credito europei e statunitensi avranno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.700 miliardi di dollari se vorranno riportare i livelli di 'leverage' dove erano a meta' anni Novanta. Il Rapporto sulla stabilita' finanziaria globale messo a punto dai tecnici di Washington non ha dubbi: "Il 'credit crunch' globale e' profondo e' destinato a durare". Secondo l'Fmi, i finanziamenti al settore privato negli Stati Uniti e in Europa "si dovrebbero contrarre a un tasso annualizzato trimestre su trimestre pari al 4%" nel 2009. E la risalita sara' "lenta e dolorosa". Particolarmente preoccupante la situazione nei mercati emergenti dove il contagio si sta rapidamente allargando. Enormi i costi della crisi. Tra Stati Uniti, Europa e Giappone le banche potrebbero vedersi costrette a svalutazioni per 2.810 miliardi di dollari (di cui 340 milioni per asset detenuti nei Paesi emergenti), le assicurazioni per 301 miliardi, le altre istituzioni finanziarie non bancarie, tra cui gli hedge funds, per 1.283 miliardi. Il conto della ricapitalizzazione varia dagli 875 miliardi di dollari necessari per riportare il 'leverage' sui livelli pre-crisi, fino ai 1.700 miliardi calcolati se si vuole risalire fino a 15 anni fa, prima che l'attuale modello di sviluppo finanziario, colpevole della 'bolla', prendesse piede. 21/04/2009 - 15:12

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Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte (Teleborsa) - Roma, 21 apr - La borsa di Milano resta in apnea nel pomeriggio, a dispetto del timido tentativo di Wall Street di ripianare le perdite. I mercati europei, gi di malumore da questa mattina, avevano accentuato il calo nel primo pomeriggio, in scia al nervosismo generato da alcune trimestrali di importanti societ americane. La partenza in rosso di Wall Street aveva portato i Listini sui minimi, ma poi i mercati USA hanno avviato una piccola rimonta. Intanto, notizie non confortanti sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a ben 4.000 miliardi di dollari. L'euro continua a recuperare terreno, attestandosi a 1,297 USD, forte anche del buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto. L'indicatore del sentiment in Germania, ha registrato nel mese di aprile, un miglioramento a +13 punti rispetto ai -3,5 del mese precedente. I rinnovati timori sulla recessione tornano a penalizzare il greggio che, dopo un temporaneo rimbalzo questa mattina, scende a 47,5 dollari al barile. A Milano restano sotto pressione i titoli finanziari. L'indice Mibtel scende dell'1,47%, mentre lo S&P/Mib in ribasso dell'1,84%. Gi il Midex che flette dell'1,69% e l'All Stars dello 0,44%. Banche nella bufera con Mediobanca che flette di oltre quattro punti, inseguita da Unicredit, Popolare Milano e Intesa Sanpaolo. Limita i danni la MPS. Assicurazioni in sofferenza, inclusa Unipol che cede oltre il 4%, dopo aver mostrato una maggiore resistenza ieri. Male anche Generali, nonostante il Leone di Trieste abbia annunciato di aver ottenuto da parte del Ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti la licenza per l'esercizio dell'attivit assicurativa nel settore vita. In controtendenza si muove invece Fondiaria-Sai. Affonda la CIR che si colloca proprio sul fondo del paniere principale. Il titolo aveva fatto bene la vigilia, in scia ai conti trimestrali della controllata Sorgenia. Fiat tira il freno a mano, confermando un certo nervosismo, in vista di novit sul fronte dell'accordo con Chrysler. Tiepidi gli oil, con Eni e Saipem che viaggiano vicino alla parit, mentre resta pi in affanno Tenaris. Resta in passerella il lusso, con Bulgari che tenta di recuperare una piccola parte delle perdite accusate ieri. Al centro dell'attenzione restano comunque Luxottica e Safilo, sulle indiscrezioni di stampa che parlano di un interesse della compagnia di Andrea Guerra. Salto in alto con Geox, che avanza del 4,6%. Pirelli resta in denaro dopo la diffusione dei conti del primo trimestre che sono risultati in linea con quanto previsto dal piano industriale 2009-2011 presentato lo scorso 11 febbraio. Si sgonfia Finmeccanica che ha annunciato la firma dell'accordo con Imperial College Business School. Fa goal la Roma che viene sospesa al rialzo, nonostante Compagnia Italpetroli abbia smentito per l'ennesima volta di voler cedere la sua partecipazione. Resta brillante Stefanel dopo l'annuncio l'avvio di un programma di espansione in Russia a partire dalla prossima stagione autunno/inverno 2009-2010 al fianco di un nuovo partner Staff Service. 21/04/2009 - 16:06

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Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)

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Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche (Teleborsa) - Roma, 21 apr - Sarebbero arrivate a ben 4.000 miliardi le stime sulle perdite delle banche a livello mondiale. E' questo l'allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale, che ha pubblicato oggi un aggiornamento sulla crisi finanziaria e sull'instabilit del sistema finanziario. La previsione delle svalutazioni sofferte dalle banche USA era gi stata elevata a gennaio da 2.200 a 2.700 mld di dollari, ma il FMI ha ulteriormente elevato questa stima a 4.000 mld di dollari, dopo aver preso in considerazione altri elementi ed ulteriori svalutazioni in mercati maturi, come l'Europa ed il Giappone. Il FMI ha anche sottolineato che sono necessarie ed urgenti delle misure per rimuovere gli ostacoli alla concessione del credito, ai flussi internazionali dei capitali e per risanare i conti delle banche. Misure che non possono essere prese a livello unitario, ma che richiedono una cooperazione internazionale, come confermato dal recente G-20. Rischi di una pressione al ribasso dell'attivit economica globale permarranno, senza una pulizia dei conti delle banche dagli assets tossici, accompagnata da un processo di ristrutturazione e, ove necessario, da una ricapitalizzazione. 21/04/2009 - 15:31

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Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)

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Piazza Affari, nessuna schiarita all'orizzonte (Teleborsa) - Roma, 21 apr - La borsa di Milano resta in apnea nel pomeriggio, a dispetto del timido tentativo di Wall Street di ripianare le perdite. I mercati europei, già di malumore da questa mattina, avevano accentuato il calo nel primo pomeriggio, in scia al nervosismo generato da alcune trimestrali di importanti società americane. La partenza in rosso di Wall Street aveva portato i Listini sui minimi, ma poi i mercati USA hanno avviato una piccola rimonta. Intanto, notizie non confortanti sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a ben 4.000 miliardi di dollari. L'euro continua a recuperare terreno, attestandosi a 1,297 USD, forte anche del buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto. L'indicatore del sentiment in Germania, ha registrato nel mese di aprile, un miglioramento a +13 punti rispetto ai -3,5 del mese precedente. I rinnovati timori sulla recessione tornano a penalizzare il greggio che, dopo un temporaneo rimbalzo questa mattina, scende a 47,5 dollari al barile. A Milano restano sotto pressione i titoli finanziari. L'indice Mibtel scende dell'1,47%, mentre lo S&P/Mib è in ribasso dell'1,84%. Giù il Midex che flette dell'1,69% e l'All Stars dello 0,44%. Banche nella bufera con Mediobanca che flette di oltre quattro punti, inseguita da Unicredit, Popolare Milano e Intesa Sanpaolo. Limita i danni la MPS. Assicurazioni in sofferenza, inclusa Unipol che cede oltre il 4%, dopo aver mostrato una maggiore resistenza ieri. Male anche Generali, nonostante il Leone di Trieste abbia annunciato di aver ottenuto da parte del Ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti la licenza per l'esercizio dell'attività assicurativa nel settore vita. In controtendenza si muove invece Fondiaria-Sai. Affonda la CIR che si colloca proprio sul fondo del paniere principale. Il titolo aveva fatto bene la vigilia, in scia ai conti trimestrali della controllata Sorgenia. Fiat tira il freno a mano, confermando un certo nervosismo, in vista di novità sul fronte dell'accordo con Chrysler. Tiepidi gli oil, con Eni e Saipem che viaggiano vicino alla parità, mentre resta più in affanno Tenaris. Resta in passerella il lusso, con Bulgari che tenta di recuperare una piccola parte delle perdite accusate ieri. Al centro dell'attenzione restano comunque Luxottica e Safilo, sulle indiscrezioni di stampa che parlano di un interesse della compagnia di Andrea Guerra. Salto in alto con Geox, che avanza del 4,6%. Pirelli resta in denaro dopo la diffusione dei conti del primo trimestre che sono risultati in linea con quanto previsto dal piano industriale 2009-2011 presentato lo scorso 11 febbraio. Si sgonfia Finmeccanica che ha annunciato la firma dell'accordo con Imperial College Business School. Fa goal la Roma che viene sospesa al rialzo, nonostante Compagnia Italpetroli abbia smentito per l'ennesima volta di voler cedere la sua partecipazione. Resta brillante Stefanel dopo l'annuncio l'avvio di un programma di espansione in Russia a partire dalla prossima stagione autunno/inverno 2009-2010 al fianco di un nuovo partner Staff Service. 21/04/2009 - 16:06

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Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)

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Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $" WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400 miliardi di ottobre. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sar lento e doloroso nonostante le misure prese". 21/04/2009 - 15:15

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Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)

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Allarme FMI, 4.000 miliardi di perdite per le banche (Teleborsa) - Roma, 21 apr - Sarebbero arrivate a ben 4.000 miliardi le stime sulle perdite delle banche a livello mondiale. E' questo l'allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale, che ha pubblicato oggi un aggiornamento sulla crisi finanziaria e sull'instabilità del sistema finanziario. La previsione delle svalutazioni sofferte dalle banche USA era già stata elevata a gennaio da 2.200 a 2.700 mld di dollari, ma il FMI ha ulteriormente elevato questa stima a 4.000 mld di dollari, dopo aver preso in considerazione altri elementi ed ulteriori svalutazioni in mercati maturi, come l'Europa ed il Giappone. Il FMI ha anche sottolineato che sono necessarie ed urgenti delle misure per rimuovere gli ostacoli alla concessione del credito, ai flussi internazionali dei capitali e per risanare i conti delle banche. Misure che non possono essere prese a livello unitario, ma che richiedono una cooperazione internazionale, come confermato dal recente G-20. Rischi di una pressione al ribasso dell'attività economica globale permarranno, senza una pulizia dei conti delle banche dagli assets tossici, accompagnata da un processo di ristrutturazione e, ove necessario, da una ricapitalizzazione. 21/04/2009 - 15:31

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Fmi: ''la crisi costerà 4 miliardi di dollari'' (sezione: crisi)

( da "RomagnaOggi.it" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

21 aprile 2009 - 15.29 (Ultima Modifica: 21 aprile 2009) Il Fondo Monetario Internazionale rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: entro il 2010 le svalutazioni "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". "Il sistema finanziario globale - ha aggiunto l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging sarà lento e doloroso". Ammonteranno a 2.700 miliardi di dollari le svalutazioni da parte delle banche americane rispetto ai 1.400 miliardi previsti nel precedente rapporto, mentre le perdite per gli istituti europei sono state riviste a 1.200 miliardi e 150 miliardi per le banche giapponesi. L'Fmi ha sottolineato che per "stabilizzare il sistema bancario e ridurre l'incertezza sono necessari 3 elementi: un ruolo più attivo dei supervisori nel determinare le istituzioni che possono sopravvivere e le appropriate azioni correttive necessarie a garantirne la sopravvivenza; trasparenza nei bilanci; e chiarezza da parte dei supervisori del tipo di capitale richiesto". Per effetto della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008 ha aggiunto L'Fmi che ha precisato che i costi finora sostenuti per la stabilizzazione finanziaria sono risultati pari allo 0,9% del pil. Tra i diversi paesi elencati, valori più elevati dell'Italia riguardano solo il Giappone, dove secondo l'Fmi il debito passerà dal 196 per cento del pil del 2008 al 227 per cento nel 2010.

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Fmi: La crisi costerà 4.000 miliardi di dollari (sezione: crisi)

( da "AudioNews.it" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

martedì 21 aprile 2009 17.22 Economia Fmi: La crisi costerà 4.000 miliardi di dollari 16.14: La crisi finanziaria costerà in tutto il mondo 4.000 miliardi di dollari, e per due terzi ricadrà sulle banche. Così il Fondo Monetario internazionale, che per la prima volta effettua una stima non limitata solo agli Stati Uniti. Previsto un forte peggioramento del debito pubblico italiano: nel 2010 salirà di ben 15 punti, dal 106% del 2008 al 121% del 2010.

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Ceramica, contro lo spettro della crisi investimenti massicci e prodotti al top (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ceramica, contro lo spettro della crisi investimenti massicci e prodotti al top la svolta WALTER GALBIATI La crisi finanziaria ed economica che, partendo dai mutui subprime americani, ha scosso le basi del credito e messo in ginocchio le industrie di mezzo mondo, non poteva non far sentire il suo morso anche sui distretti industriali italiani. Là dove si annida buona parte del Pil del nostro Paese e là dove si è creato nel tempo il mito del made in Italy. Soffrono settori, come quelli della ceramica, del marmo e del cotto che per lungo tempo, trainati dal boom immobiliare, hanno visto tassi di crescita anche a doppia cifra. Ora il vento è cambiato. Secondo una rilevazione del Monitor dei distretti del Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo il calo tendenziale dell’export dei 103 distretti italiani è stato nell’ultimo trimestre dell’anno scorso pari al 6,4% (meno 2% nell’intero 2008 malgrado il forte incremento del primo semestre) e si è ulteriormente aggravato nei primi tre mesi del 2009 nel quale si profila un calo dei valori esportati vicino al 20% a monte di una crescita del 365% delle ore di Cassa integrazione ordinaria. Come reagire alla crisi? Una strada è stata segnata dal distretto di Sassuolo, il regno della ceramica che dopo la minaccia di chiusura di un gruppo come la Iris, ha deciso di far tesoro delle proprie quote di mercato mondiale (intorno al 40%) e di investire ancor di più sull’innovazione, la parola chiave per sopravvivere in un mondo sempre più globalizzato, dove rivali come la Spagna e la Cina riescono a esportare con sconti del 30 e del 50%. Nel 2008, gli investimenti sono stati di 320 milioni di euro e per il 2009 la sola Marazzi, leader del comparto, con un miliardo di euro di fatturato pensa di investire ben 100 milioni. I mezzi e numeri del resto ci sono. Il distretto di Sassuolo fattura 5,7 miliardi, cui va aggiunto 1 miliardo di fatturato delle imprese del distretto che si sono internazionalizzate. La Marazzi ha 3mila addetti, Panaria 1.700, Concorde 1.500 ed Emil Ceramica più di mille. Un aiuto è arrivato anche dagli interventi pubblici, tra cui la realizzazione del Tecnopolo Ceramico: il polo nazionale della ricerca sui materiali e le tecnologie della produzione ceramica. Il Comune ha speso 5 milioni di euro insieme con Confindustria Ceramica, la Regione e l’Università di Modena e Reggio. Le cose non vanno meglio nei distretti del marmo, anche se le punte d’eccellenza, come quello toscano, subiscono meno la crisi di altri. Le cause sono da ricercare nella crisi dell’edilizia abitativa nei Paesi che costituiscono il mercato finale per marmi e graniti. Il rallentamento della domanda privata si è associato alla flessione degli investimenti di soggetti istituzionali. A tenere nelle esportazioni sono soprattutto le produzioni di alta gamma, come dire che l’eccellenza paga sempre. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Semplificare l'offerta per rilanciare il business (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Semplificare l’offerta per rilanciare il business Semplificazione dell’offerta, calo delle commissioni e separazione tra produzione e distribuzione. Reduci da due anni drammatici, che hanno contribuito a portare le quotazioni delle controllanti ai minimi, i grandi operatori del risparmio gestito cercano nuove strade per il riscatto. I dati di Assogestioni relativi alla raccolta di marzo confermano le difficoltà del settore: i fondi comuni aperti hanno accusato un calo di 5,1 miliardi di euro, dopo i 2,9 miliardi persi a febbraio. Una performance alla quale ha contribuito in modo determinante il forte passivo di Pioneer (—2,6 miliardi). Il polo di risparmio gestito del gruppo Unicredit contribuisce così alle difficoltà della controllante, che nell’ultimo anno ha perso in Borsa quasi il 70% del proprio valore, contro il dimezzamento dell’indice Mibtel. Se la passa solo un po’ meglio il leader nel risparmio gestito Intesa SanPaolo (detiene il 27% del patrimonio totale), che in Bora viaggia su performance non molto distanti da Unicredit. L’ultimo mese ha segnato una raccolta netta di gruppo in calo di 780 milioni, con il contributo prevalente da parte di Eurizon Capital. La società di gestione del risparmio ha lanciato nei mesi scorsi Focus Formula Azioni 2014, fondo comune che consente alla clientela di beneficiare del 100% del valore iniziale, più una partecipazione alla crescita dei principali indici azionari. Nel perimetro del gruppo Intesa SanPaolo rientra anche Banca Fideuram, più orientata sulla clientela private. La società è nel pieno di un processo di riorganizzazione: «Siamo fermamente convinti della validità del modello integrato distribuzionefabbrica prodotti, con il gestore al centro del sistema — spiega Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram Investimenti sgr — Per noi questo vuol dire migliorare ulteriormente il livello di qualità, investendo nelle nostre risorse anche con inserimenti di qualità come quelli fatti di recente e investire nei sistemi di calcolo dei rischi. Ma, soprattutto, proseguire la semplificazione dei prodotti già avviata nel 2008». Ha limitato i danni (—61,3 milioni) Arca, da tempo al centro di ipotesi di aggregazione. «In questa fase il mercato chiede semplicità nell’offerta e protezione dell’investimento — commenta Attilio Piero Ferrari, amministratore delegato di Arca sgr — Per questo abbiamo accorpato alcuni fondi di fondi e deciso di lanciare due prodotti obbligazionari a distribuzione di proventi che hanno un profilo di rischio contenuto e un orizzonte temporale limitato». Intanto prosegue il processo di avvicinamento verso SuperArca con il partner Banco Popolare, che a sua volta nell’ultimo mese ha segnato una raccolta netta negativa (—332 milioni). «La crisi finanziaria ha spinto il gruppo a dare priorità ad altre divisioni — commenta Piero Tosti, amministratore delegato di Aletti Gestielle Sgr — Per quanto ci riguarda, abbiamo rivisitato la gamma prodotti, dimezzando il catalogo da 44 a 22. Al contempo, abbiamo ridotto del 35% le commissioni di gestione dei prodotti obbligazionari, che costituiscono il 60% dei nostri asset in gestione». Simile l’approccio seguito da Bnp Paribas, che a marzo ha registrato ha registrato una sostanziale tenuta (—19,5 milioni). «Siamo impegnati a ridurre l’offerta di fondi e rendere più semplice la comprensione dei prodotti esistenti — commenta Giordano Beani, direttore investimenti di Bnp Paribas asset management — In particolare, abbiamo lanciato un prodotto che prevede la possibilità di tutelare l’investimento fino all’80 o al 90%. Un livello di protezione che resta costante in termini percentuali, ma in valore si adegua alle performance annuali registrate dal fondo». Marzo è stato un mese molto negativo per la raccolta del Monte dei Paschi di Siena (—641 milioni). «La crisi del risparmio gestito italiano ci ha spinto a rivedere profondamente la struttura dell’offerta — commenta Nicola Romito, vice direttore generale della banca — Nelle scorse settimane abbiamo sottoscritto un accordo con Clessidra sgr che permetterà, tra le altre cose, di separare nettamente la produzione dalla distribuzione». Una mossa che si muove nel solco indicato dalla direttiva Mifid per aumentare la trasparenza dei mercati. In Borsa, la controllante Mps ha subito pesanti cali nell’ultimo anno e ha annunciato di voler aderire ai Tremonti bond. Se la passa meglio Mediolanum, che nel confronto a un anno cede meno di un terzo del proprio valore e che nel risparmio gestito è reduce da una lunga striscia positiva, confermata a marzo (+145 milioni). «Un successo che si spiega con una strategia diversa dagli altri operatori — commenta Giovanni Marchetta, banking group manager della banca — La nostra offerta non riguarda solo i fondi comuni, ma tutte le esigenze finanziarie delle famiglie, comprese quelle previdenziali. Un’ottica di lungo periodo che contribuisce a ridurre l’influenza delle oscillazioni di Borsa sulle scelte di investimento». Punta sulla solidità del business assicurativo della capogruppo la strategia di Allianz per il mercato gestito (—68,2 milioni a marzo). «Abbiamo risentito meno di altri della crisi finanziaria perché il mercato assicurativo è tendenzialmente più stabile, visto che la raccolta di fondi sul mercato precede sempre i pagamenti» osserva Giovanni Bagiotti, amministratore delegato di Allianz Global Investors Italia sgr. Le turbolenze degli ultimi mesi stanno spingendo i risparmiatori a privilegiare i prodotti assicurativi che uniscono obiettivi di rendimento e protezione dell’investimento. Il futuro del risparmio gestito, secondo Bagiotti, sarà «dei grandi gruppi, capaci di destinare grandi risorse alle professionalità richieste dalla complessità dei mercati». (l.d.o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Aprile, lo "tsunami" dei dividendi (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Aprile, lo "tsunami" dei dividendi La crisi finanziaria si abbatte sulla stagione dei dividendi, che entra nel vivo oggi e caratterizzerà tutta l’ultima decade di aprile. Quest’anno, le società comprese nel paniere S&P Mib hanno deciso di destinare ai propri azionisti 14,38 miliardi di euro, contro i 27,26 miliardi dello scorso anno. Un calo del 49% sul 2008, addirittura superiore al calo degli utili (stimato intorno a un terzo). E lo stesso vale per le altre società quotate. Tuttavia, molte delle società che hanno deciso di confermare i dividendi non si sono risparmiate e offrono rendimenti di tutto rispetto. In pole position ci sono titoli di medio calibro come le azioni Intek risparmio e quelle ordinarie, le Saes Getters risparmio e ordinarie, BC & Speakers e D’Amico, che promettono dividendi a due cifre percentuali rispetto ai valori registrati a Piazza Affari prima della pausa pasquale. Un rendimento simile è atteso dagli azionisti di società più conosciute come Mediaset, Impregilo risparmio e Fondiaria Sai risparmio. Insomma, chi ha investito sulle azioni di risparmio con l’obiettivo primario di garantirsi un flusso cedolare importante ha avuto ragione. Ma i vantaggi non finiscono qui. Questa classe di investimento vince il confronto sul lungo periodo con le azioni ordinarie anche nel rendimento complessivo, dato dalla somma tra cedole e oscillazioni di Borsa. Come dimostra un’analisi ad hoc compiuta per Affari & Finanza dalla società di analisi indipendente Consultique sui 28 titoli di Piazza Affari che presentano sia azioni ordinarie che di risparmio: «Se prendiamo in considerazione gli caratterizzati da un primo triennio al rialzo per tutti i listini e da un biennio più difficile — spiega l’analista Andrea Cattapan — le risparmio sono cresciute mediamente del 6%, mentre le ordinarie hanno avuto una performance media negativa del 21%». Una promozione a pieni voti che, secondo una regola comune a tutto il mondo finanziario, non costituisce una garanzia per il futuro e la raccomandazione vale tanto più in un periodo di forte volatilità come quello attuale. «Le risparmio hanno anche dei lati negativi, ma non tutti impattano sul piccolo risparmiatore — aggiunge Cattapan — Ad esempio, questa tipologia di investitore quasi mai è interessato a prender parte alle assemblee societarie, per cui non subisce contraccolpi dalle limitazioni. Diverso è il caso del gestore professionale, che potrebbe avere interesse a incidere sulle politiche di gestione da parte del management». Ben più importante è l’analisi sulla liquidità: «Se analizziamo gli scambi degli ultimi sei mesi — spiega l’analista — le azioni ordinarie sono state oggetto di scambi 30 volte superiori alle corrispettive risparmio. Questo può costituire un limite per il risparmiatore che avesse esigenza di liquidare le posizioni, perché lo costringerebbe a fare i conti con uno spread denarolettera molto elevato». In sostanza, in caso di necessità di liquidare la posizione, c’è il rischio di dover accettare un prezzo ben più basso delle proprie aspettative. Quindi, secondo l’analista, «il risparmiatore dovrebbe prima a decidere su quali titoli investire e, solo se la scelta dovesse ricadere su una società che ha anche titoli di risparmio, avrebbe senso valutare il loro acquisto». In particolare, «le risparmio possono risultare vincenti soprattutto quando quotano a sconto rispetto all’ordinaria perché consentono di prendere posizione sul titolo con multipli minori». Con la raccomandazione finale di «considerare anche lo storico dei rendimenti nel medio periodo, in modo da avere un quadro più affidabile rispetto alla sola panoramica degli ultimi mesi». (l.d.o.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Nuove regole e trasparenza ma l'Europa viaggia divisa (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Nuove regole e trasparenza ma l’Europa viaggia divisa GIOVANNI MARABELLI Come sempre accade in occasione delle grandi crisi finanziarie, anche questa volta si è levato un coro di voci che ha chiesto nuove e più stringenti normative con l’obiettivo di evitare il ripetersi, nel futuro, di simili disastri. Per ora, però, non si intravede una soluzione all’orizzonte perché ci sono davvero grosse differenze fra la visione americana e quella europea e all’interno della stessa Europa ci sono discordanze di non poco conto che rendono difficile percorrere la strada di una nuova regolamentazione. L’unica punto su cui tutti, dai politici fino alla autorità di vigilanza, concordano è che la soluzione deve essere adottata da tutti i principali Paesi perché la finanza è internazionale e, come ha dimostrato la recente crisi, serve a poco che una nazione abbia una normativa molto stringente: è infatti sufficiente che un fondo speculativo sposti la propria sede alle isole Cayman è il gioco è fatto. I fondi speculativi, a partire dagli hedge fund per arrivare ai private equity, sono proprio quelli finiti maggiormente nel mirino in questi ultimi tempi. I deputati popolari, socialisti e liberaldemocratici europei hanno presentato due relazioni di iniziativa legislativa congiunte, al fine di garantire agli investitori normative adeguate a far fronte alla crisi finanziaria globale. Ad ostacolare la proposta, però, c’è lo stesso commissario Ue al Mercato, Charlie McCreevy, secondo il quale tali strumenti «vanno monitorati, ma non regolati con norme specifiche», dal momento che essi «non sono alla base delle attuali turbolenze sui mercati». La questione di una regolamentazione specifica per i fondi speculativi era comunque all’ordine del giorno del parlamento europeo già da tempo, ben prima che la crisi facesse sentire tutti i suoi effetti, diretti e "collaterali", sui mercati finanziari mondiali. «Prima che la crisi scoppiasse — ha detto in aula il socialista Paul Nyrup Rasmussen, firmatario della prima iniziativa legislativa — già ci eravamo detti preoccupati per le tensioni nel mercato finanziario e per questa bolla finanziaria che è scoppiata diventando una tempesta finanziaria». «Qualcuno — ha aggiunto — dice che in Europa la situazione non è così tragica come negli Usa, ma quel che sta succedendo indica che è tempo di agire». Rasmussen ha chiesto alla Commissione di proporre una serie di misure legislative che coprano «tutti i settori dei mercati finanziari, compresi i fondi di investimento speculativi». Sempre a Strasburgo esiste anche una seconda proposta di legge che è stata presentata dal popolare tedesco KlausHeiner Lehen per affrontare con ancor più decisione il tema della trasparenza. «Ci domandiamo — ha spiegato, infatti, Lehne — se non sia il caso di cambiare il diritto societario europeo. Il problema reale è che, sul mercato, oggi esistono profitti che vengono privatizzati e perdite che sono invece suddivise tra tutti». Il politico tedesco ha proposto norme che rendano «più facile l’identificazione degli azionisti» dei fondi speculativi; nel settore dei private equity, inoltre, ha chiesto alla Commissione di imporre regole che impediscano di «saccheggiare le società». McCreevy ha per contro sottolineato che questi strumenti finanziari «sono già vincolati da obblighi di trasparenza e di consultazione simili a quelli fissati per gli investimenti nelle società pubbliche». Il premier italiano Silvio Berlusconi è dell’idea che per mettere nero su bianco il «nuovo codice dei comportamenti finanziari ed economici mondiali» sia necessario un tavolo più ristretto rispetto a quello riunitosi in occasione del G20. Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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"Gli italiani non scappano dalla crisi" (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

"Gli italiani non scappano dalla crisi" Nei mesi della crisi finanziaria le perdite sono state percepite come "rilevanti" solo dal 10% dei risparmiatori e "contenute" dal 37%. Il 51% non ha subito perdite. Sono questi i dati emersi da un’indagine condotta a febbraio da Gfk Eurisko per conto di Assoreti su bisogni e aspettative delle famiglie italiane dopo la crisi dei mercati. Lo stock di risparmio finanziario degli italiani è diminuito dell’11% ma la metà dei risparmiatori non ha intenzione di cambiare la composizione dei suoi attuali investimenti, percentuale che sale al 56% tra i clienti delle reti. Secondo l’indagine l’atteggiamento dei risparmiatori non lascia prefigurare una fuga dagli investimenti, visto che solo il 9% degli interpellati intende ridurre o abbandonare gli investimenti. Il 26% dei risparmiatori pensa invece di orientarsi su investimenti più sicuri o prudenti (il 23% tra i clienti delle reti) mentre il 7% (il 10% dei clienti di reti) vuole approfittare del momento favorevole per investire in borsa. All’interno di una crisi che comunque non ha innescato una crisi di fiducia delle famiglie verso le istituzioni finanziarie italiane, ha giocato un ruolo cruciale la vicinanza ai risparmiatori. Complessivamente il 59% degli interpellati si dichiara molto o abbastanza soddisfatto del comportamento del proprio referente per gli investimenti, e questa soddisfazione sale al 78% fra chi è stato contattato nel corso della crisi ma cade al 43% fra chi non è stato contattato. (r.rap.) Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Come trasformare in un business la "seconda vita" dei rifiuti hitech IL PUNTO / E' in crescita continua, tra il 3 e il 5% annuo, la massa dei rifiuti elettrici ed elettronici. L'Eu (sezione: crisi)

( da "Affari e Finanza (La Repubblica)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Come trasformare in un business la "seconda vita" dei rifiuti hitech IL PUNTO / E’ in crescita continua, tra il 3 e il 5% annuo, la massa dei rifiuti elettrici ed elettronici. L’Europa chiede di riciclarli e lo fa ad una velocità tre volte maggiore rispetto all’Italia ANTONIO CIANCIULLO Efficienza. E’ questa la parola magica per il rilancio dell’economia nell’era delle crisi che ci troviamo ad affrontare nello stesso momento: crisi finanziaria, crisi energetica, crisi climatica. Il minimo comun denominatore per uscire dall’impasse è tornare alle radici, al principio primo che muove l’economia: vince chi, a parità di prestazioni, consuma meno. In campo energetico la brutalità delle oscillazioni di valore del greggio ha convinto tutti della bontà di questo principio, dimenticato negli anni dell’energia facile e della finanza drogata. Ma la penetrazione della nuova cultura dell’efficienza nel mondo dei rifiuti è più lenta perché deve fare i conti con la tendenza a rimuovere il problema degli scarti vissuto più o meno inconsciamente, in opposizione alla sfera solare della produzione, come imparentato con il mondo sotterraneo e oscuro, un elemento impuro da mondare con il fuoco. Uno dei settori industriali in cui il "rifiuto del rifiuto" può essere più rapidamente superato è quello dell’elettronica perché in questo campo i due estremi, il momento in cui si compra e quello in cui si butta, tendono ad avvicinarsi sempre di più. La deperibilità tecnologica dei microchip è l’elemento che sostiene il mercato perché le prestazioni dei singoli apparecchi migliorano a una velocità tale da incoraggiare un rapido ricambio. Ma questo stesso ricambio comporta la rapida trasformazione di ciò che è stato recentemente acquistato in rifiuto. Dal punto di vista quantitativo si comincia ad avere a che fare con una massa consistente. In Italia si stimano 850 mila tonnellate l’anno di Raee (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), in Europa sono 9 milioni di tonnellate. E la velocità di crescita è molto alta, tra il 3 e il 5 per cento l’anno a livello globale. Cosa fare di questi materiali che, raccolti in modo intelligente possono trasformarsi in un business interessante (contengono metalli preziosi, vetro, alluminio, ferro, rame, plastica), ma smaltiti illegalmente creano seri problemi ambientali perché contengono elementi tossici e persistenti (metalli pesanti, ftalati, pcb) che rappresentano un rischio per l’ambiente e la salute umana? La risposta è ovvia: l’Europa chiede di riciclarli e già viaggia a una velocità tre volte maggiore rispetto all’Italia: 6 chili l’anno di rifiuti elettrici ed elettronici raccolti per abitante, con punte di 16 chili in Svezia. Ma il quadro globale della situazione, secondo una recente denuncia di Greenpeace è preoccupante. Con un’azione di "spionaggio industriale" l’associazione ambientalista è riuscita a ricostruire il percorso delle nuove navi dei veleni. Il punto di partenza per l’Europa è Anversa, in Belgio, dove confluiscono scarti elettronici provenienti da Olanda, Germania, Italia, Danimarca e Svizzera. Non si tratti di piccoli numeri. Le stime Onu parlano di 2050 milioni di tonnellate di rifiuti tecnologici prodotti ogni anno. Per evitare il disastro dello smaltimento illegale ogni paese deve fare la sua parte. L’Italia è, come spesso accade in campo ambientale, in ritardo rispetto alla tabella di marcia europea. Dal gennaio 2008 è stato avviato il sistema nazionale di gestione dei Raee, ma l’obiettivo fissato al 31 dicembre 2008 (4 chili per abitante, rispetto ai 6 dell’Unione) non è stato raggiunto: sono state raccolte 116 mila tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici che equivalgono a 2 chili pro capite. Del totale raccolto in Italia poco più della metà (65 mila tonnellate) è stato selezionato dai cosiddetti sistemi collettivi (i consorzi di raccolta), il resto direttamente dai Comuni. La raccolta separata avviene nelle piattaforme attrezzate (poco meno di 3 mila) che sono distribuite in maniera molto asimmetrica, con una forte concentrazione nel Centro Nord e una presenza poco più che simbolica al Sud. Evidentemente senza un forte rilancio della capacità di raccolta differenziata nel Meridione l’obiettivo europeo non è raggiungibile. L’altro freno da togliere per far decollare la macchina della raccolta differenziata di computer, cellulari, frigoriferi, videoregistratori è la semplificazione delle procedure. In questo caso la legge in questione serve a proteggerci da un rischio grave, il traffico di rifiuti, ma la sua interpretazione sfiora il paradosso: i negozianti che ritirano un asciugacapelli, un ferro da stiro o un lettore dvd sono equiparati ai professionisti dello smaltimento di rifiuti pericolosi. E quindi, ovviamente, si guardano bene dal tenere in negozio dieci cellulari rotti portati dai clienti: l’iniziativa sarebbe considerato un reato, praticamente l’apertura di una discarica incontrollata. La differenza tra il rischio ambientale prodotto dall’accumulo di qualche radiolina scarica e quello causato dalle migliaia di camion dell’ecomafia che scaricano in Campania appare ai più evidente. Ma ha bisogno della codifica di legge. E questa codifica tarda creando problemi non trascurabili. «Le oltre mille aziende che costituiscono il nostro consorzio — spiega Danilo Bonato, direttore di ReMedia — rappresentano settori che nel loro complesso assicurano un fatturato pari a 40 miliardi di euro, il 2,7 per cento del Pil nazionale, e danno lavoro a 230 mila persone. Incentivare un sistema di recupero efficiente vuol dire aiutare queste imprese a reggere la sfida del mercato globale. Altri rinvii e ritardi nell’applicazione delle direttive europee si trasformerebbero in un peso che potrebbe rallentare la capacità produttiva del sistema». Scopri come ricevere sul tuo cellulare Repubblica Gold condividi

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Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 95 del 2009-04-21 pagina 0 Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%" di Redazione Le banche mondiali hanno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.700 miliardi di dollari. Il Fondo monetario avverte: "Il credit crunch globale è profondo e destinato a durare". Finanza sotto tensione New York - La crisi finanziaria globale arriverà a costare oltre 4mila miliardi di dollari nelle sole economie avanzate. Il calcolo è del Fondo monetario internazionale secondo cui gli istituti di credito europei e statunitensi avranno bisogno di ulteriori iniezioni di capitali per 1.700 miliardi di dollari se vorranno riportare i livelli di leverage dove erano a metà anni Novanta. Credit crunch profondo Il Rapporto sulla stabilità finanziaria globale messo a punto dai tecnici di Washington non ha dubbi: "Il credit crunch globale è profondo e destinato a durare". Secondo l’Fmi, i finanziamenti al settore privato negli Stati Uniti e in Europa "si dovrebbero contrarre a un tasso annualizzato trimestre su trimestre pari al 4%" nel 2009. E la risalita sarà "lenta e dolorosa". Particolarmente preoccupante la situazione nei mercati emergenti dove il contagio si sta rapidamente allargando. Enormi i costi della crisi. Tra Stati Uniti, Europa e Giappone le banche potrebbero vedersi costrette a svalutazioni per 2.810 miliardi di dollari (di cui 340 milioni per asset detenuti nei Paesi emergenti), le assicurazioni per 301 miliardi, le altre istituzioni finanziarie non bancarie, tra cui gli hedge funds, per 1.283 miliardi. Il conto della ricapitalizzazione varia dagli 875 miliardi di dollari necessari per riportare il leverage sui livelli pre-crisi, fino ai 1.700 miliardi calcolati se si vuole risalire fino a 15 anni fa, prima che l’attuale modello di sviluppo finanziario, colpevole della "bolla", prendesse piede. Sistema finanziario sotto tensione "Il sistema finanziario globale rimane sotto severa tensione". Il deterioramento dell’attività economica "ha messo ulteriore pressione sui bilanci patrimoniali delle banche i cui attivi continuano a deteriorarsi, minacciando la loro adeguatezza di capitale e scoraggiando ancor più i nuovi impieghi. Così, la crescita del credito sta rallentando, fino a diventare negativa, aggiungendo ulteriori pressioni al ribasso all’attività economica". Le misure prese finora, osserva l’Fmi, "stanno contribuendo ad alcuni segnali di stabilizzazione". Ma non bastano: "Servono ulteriori decise ed efficaci azioni politiche e un coordinamento internazionale per sostenere questo miglioramento, ripristinare la fiducia nelle istituzioni finanziarie e normalizzare le condizioni dei mercati. La sfida chiave - avverte il Rapporto - è rompere la spirale al ribasso innescatasi tra sistema finanziario ed economia globale". Le priorità del Fondo Tre le "priorità" identificate dal Fondo: assicurare che il sistema bancario abbia accesso alla liquidità necessaria, identificare e risolvere la questione degli asset tossici, ricapitalizzare le banche indebolite ma ancora vitali e decidere rapidamente cosa fare di quelle ormai allo stremo. Con l’avvertenza che, "data la natura globale della crisi", gli effetti delle politiche nazionali potranno avere pieno successo "soltanto se realizzate in modo coordinato tra tutti i Paesi coinvolti". Il debito italiano A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salirà nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Il Fondo Monetario Internazionale precisa che i costi per la stabilizzazione finanziaria sono risultati pari allo 0,9% del pil. I dati sul debito - spiega il Fmi illustrando una tabella del capitolo uno del Rapporto - sono tratti dal World Economic Outlook dell’aprile 2008, mentre le stime sui costi provengono dal dipartimento degli Affari fiscali del Fmi. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato: in Germania il debito 2010 si attesterà all’87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l’incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli Usa il balzo sarà di 27 punti al 98%. In Francia, l’aumento sarà di 13 punti percentuali all’80%. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Approdo dolce per Piazza Affari (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Approdo dolce per Piazza Affari (Teleborsa) - Roma, 21 apr - Finale con il fiato sospeso a Piazza Affari, che ce l'ha quasi fatta, chiudendo gli scambi vicinissima alla parit. Il mercato, assieme alle altre borse europee ha recuperato gran parte delle perdite accusate nel pomeriggio, quando aveva subito l'impatti di alcuni conti deludenti della Corporate America e della partenza in rosso di Wall Street. Notizie negative sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a oltre 4.000 miliardi di dollari. Il FMI ha anche confermato l'attesa di una esplosione del rapporto debito/PIL dell'Italia al 121% nel 2010. Intanto, l'euro ha proseguito il suo percorso di rimonta, chiudendo le contrattazioni in Europa attorno agli 1,298 USD, sostenuto dal buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto. In recupero anche il greggio che torna sopra i 48 dollari al barile, dopo la nuova frenata registrata nel primo pomeriggio. Una situazione molto bilanciata caratterizza il Listino di Milano, dove il Mibtel archivia un calo di appena lo 0,05% a 14.045 punti, mentre lo S&P/Mb cede lo 0,24% a 17.688 punti. Il Midex lima lo 0,02% a 17.960, mentre chiude in attivo l'All Stars con un incremento dello 0,46% a 8.821 punti. Giornata complessivamente negativa per le banche, anche se nel finale sono affiorati spunti positivi su Mediolanum e MPS. Fra i peggiori resta Mediobanca che flette di quasi tre punti, seguita da Unicredit e Popolare Milano. Limita i danni Intesa Sanpaolo. Assicurazioni in sofferenza, inclusa Unipol che aveva resistiti meglio la vigilia. Viaggia invece Male soprattutto Generali, nonostante il Leone di Trieste abbia annunciato di aver ottenuto da parte del Ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti la licenza per l'esercizio dell'attivit assicurativa nel settore vita. In controtendenza si muove invece Fondiaria-Sai. Affonda la CIR che si colloca proprio sul fondo del paniere principale. Il titolo aveva fatto bene la vigilia, in scia ai conti trimestrali della controllata Sorgenia. Fiat inchioda, confermando un certo nervosismo, in vista di novit sul fronte dell'accordo con Chrysler. Fra l'altro dagli analisti non sembrano emergere rosee aspettative relativamente ai conti del primo trimestre. Scivola Parmalat, che ha annunciato le dimissioni del numero uno della sua controllata sudafricana. Clima incerto fra gli oil, anche se si salva l'Eni con un buon progresso dello 0,8%. Riflettori sul lusso, con Bulgari che ha recuperato parte delle perdite accusate ieri. Al centro dell'attenzione restano comunque Luxottica e Safilo, sulle indiscrezioni di stampa che parlano di un interesse della compagnia di Andrea Guerra per la seconda. Geox vola in alto, risultando il miglior titolo del paniere. Pirelli in denaro dopo la diffusione dei conti del primo trimestre che sono risultati in linea con quanto previsto dal piano industriale 2009-2011 presentato lo scorso 11 febbraio. Bene Finmeccanica che ha annunciato la firma dell'accordo con Imperial College Business School. Rialza la testa STM dopo la debacle di ieri. L'americana Texas Instruments ha annunciato ieri sera utili in forte calo, ma l'outlook apparso abbastanza ottimista. Prima in classifica la Roma che segna una plusvalenza vicina al 20%, dopo esser stata a lungo sospesa al rialzo, nonostante Compagnia Italpetroli abbia smentito per l'ennesima volta di voler cedere la sua partecipazione. Brillante Stefanel dopo l'annuncio l'avvio di un programma di espansione in Russia a partire dalla prossima stagione autunno/inverno 2009-2010 al fianco di un nuovo partner Staff Service. 21/04/2009 - 18:04

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Approdo dolce per Piazza Affari (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Approdo dolce per Piazza Affari (Teleborsa) - Roma, 21 apr - Finale con il fiato sospeso a Piazza Affari, che ce l'ha quasi fatta, chiudendo gli scambi vicinissima alla parità. Il mercato, assieme alle altre borse europee ha recuperato gran parte delle perdite accusate nel pomeriggio, quando aveva subito l'impatti di alcuni conti deludenti della Corporate America e della partenza in rosso di Wall Street. Notizie negative sono giunte dal Fondo Monetario Internazionale, che nell'ultimo rapporto sulla crisi finanziaria ha lanciato un allarme sulle possibili perdite delle banche, elevando la sua stima a oltre 4.000 miliardi di dollari. Il FMI ha anche confermato l'attesa di una esplosione del rapporto debito/PIL dell'Italia al 121% nel 2010. Intanto, l'euro ha proseguito il suo percorso di rimonta, chiudendo le contrattazioni in Europa attorno agli 1,298 USD, sostenuto dal buon dato sullo ZEW tedesco, pubblicato stamattina e risultato decisamente migliore del previsto. In recupero anche il greggio che torna sopra i 48 dollari al barile, dopo la nuova frenata registrata nel primo pomeriggio. Una situazione molto bilanciata caratterizza il Listino di Milano, dove il Mibtel archivia un calo di appena lo 0,05% a 14.045 punti, mentre lo S&P/Mb cede lo 0,24% a 17.688 punti. Il Midex lima lo 0,02% a 17.960, mentre chiude in attivo l'All Stars con un incremento dello 0,46% a 8.821 punti. Giornata complessivamente negativa per le banche, anche se nel finale sono affiorati spunti positivi su Mediolanum e MPS. Fra i peggiori resta Mediobanca che flette di quasi tre punti, seguita da Unicredit e Popolare Milano. Limita i danni Intesa Sanpaolo. Assicurazioni in sofferenza, inclusa Unipol che aveva resistiti meglio la vigilia. Viaggia invece Male soprattutto Generali, nonostante il Leone di Trieste abbia annunciato di aver ottenuto da parte del Ministero dell'Economia degli Emirati Arabi Uniti la licenza per l'esercizio dell'attività assicurativa nel settore vita. In controtendenza si muove invece Fondiaria-Sai. Affonda la CIR che si colloca proprio sul fondo del paniere principale. Il titolo aveva fatto bene la vigilia, in scia ai conti trimestrali della controllata Sorgenia. Fiat inchioda, confermando un certo nervosismo, in vista di novità sul fronte dell'accordo con Chrysler. Fra l'altro dagli analisti non sembrano emergere rosee aspettative relativamente ai conti del primo trimestre. Scivola Parmalat, che ha annunciato le dimissioni del numero uno della sua controllata sudafricana. Clima incerto fra gli oil, anche se si salva l'Eni con un buon progresso dello 0,8%. Riflettori sul lusso, con Bulgari che ha recuperato parte delle perdite accusate ieri. Al centro dell'attenzione restano comunque Luxottica e Safilo, sulle indiscrezioni di stampa che parlano di un interesse della compagnia di Andrea Guerra per la seconda. Geox vola in alto, risultando il miglior titolo del paniere. Pirelli in denaro dopo la diffusione dei conti del primo trimestre che sono risultati in linea con quanto previsto dal piano industriale 2009-2011 presentato lo scorso 11 febbraio. Bene Finmeccanica che ha annunciato la firma dell'accordo con Imperial College Business School. Rialza la testa STM dopo la debacle di ieri. L'americana Texas Instruments ha annunciato ieri sera utili in forte calo, ma l'outlook è apparso abbastanza ottimista. Prima in classifica la Roma che segna una plusvalenza vicina al 20%, dopo esser stata a lungo sospesa al rialzo, nonostante Compagnia Italpetroli abbia smentito per l'ennesima volta di voler cedere la sua partecipazione. Brillante Stefanel dopo l'annuncio l'avvio di un programma di espansione in Russia a partire dalla prossima stagione autunno/inverno 2009-2010 al fianco di un nuovo partner Staff Service. 21/04/2009 - 18:04

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Fmi: debito Italia nel 2010 salirà al 121% (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fmi: debito Italia nel 2010 salirà al 121% (21/4/2009 18:19) | (Sesto Potere) - Roma - 21 aprile 2009 - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nel Global Financial Stanbility Report riferisce che il costo della crisi finanziaria potrebbe toccare i 4000 miliardi di dollari di svalutazioni di cui due terzi a carico delle banche. Inoltre sempre per effetto della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. in Germania il debito pubblico 2010 si attestera' all'87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l'incremento sara' di 30 punti percentuali al 227%, negli Usa invece il balzo sara' di 27 punti al 98%. In Francia, l'aumento sara' di 13 punti percentuali all'80%.

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E' nel blog il futuro del giornalismo?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 2 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 49 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 62 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 40 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Americo: Stimato signor Foa, questo scandalo dei bonus ai top manager puo essere evitato se si torna a un metodo che... roberto: Alberto Scrive: April 21st, 2009 at 1:55 pm Roberto, mi dispiace essere stato frainteso. Mi spiego meglio.... Ultime news Berlusconi: "Il 25 aprile sarò in piazza Non lasciamo questa festa alla sinistra"Allarme Fmi: "La crisi costerà 4mila miliardi Debito Italia al 121%"Durban II, approvata la dichiarazione finale Israele: Iran come HitlerVenezia, sentenza choc: "Possibili le nozze gay" Ora parola alla ConsultaDi Pietro: "Franceschini? 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Il Vaticano contro le dichiarazioni di Ahmadinejad. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

La Sala Stampa della Santa Sede ha pubblicato stamane una dichiarazione di padre Federico Lombardi che, riproponendo le parole pronunciate domenica da Benedetto XVI, critica - pur senza nominarlo direttamente - il presidente iraniano, che ieri ha ripetuto a Ginevra le sue affermazioni che negano a Israele la legittimità ad esistere: "La Santa Sede deplora l'utilizzazione di questo forum dell'ONU per assumere posizioni politiche, estremiste e offensive, contro qualsiasi Stato. Ciò non contribuisce al dialogo e provoca una conflittualità inaccettabile. Si tratta, invece, di valorizzare tale importante occasione per dialogare insieme, secondo la linea di azione che la Santa Sede ha sempre adottato, in vista di una lotta efficace contro il razzismo e l'intolleranza che ancor oggi colpiscono bambini, donne, afro-discendenti, migranti, popolazioni indigene, ecc. in ogni parte del mondo". Com'è noto diversi Paesi occidentali, tra i quali Gli Stati Uniti, la Germania e l'Italia, hanno disertato la conferenza di Ginevra sul razzismo per i contenuti antisemiti del documento preparatorio, che è stato però corretto: i contenuti antisemiti sono stati espunti, e c'è un'esplicita menzione di memoria dell'Olocausto. Ferma restando la libertà dei Paesi che hanno deciso di non partecipare, ho trovato davvero ingenerose le critiche rivolte al Vaticano per aver deciso comunque di essere presente. In particolare quelle del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che ha tentato di creare l'ennesimo motivo del contendere mediatico con il Papa proprio alla vigilia dell'importante viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele e Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). E' stata fatta troppa confusione: una cosa sono le esternazioni di Ahmadinejad, che nega a Israele il diritto ad esistere, un'altra è la conferenza di Ginevra contro il razzimo e la bozza di documento che, ripetiamo, non contiene nella versione corretta alcuna affermazione antisemita. Certo, le inaccettabili "sparate" del presidente iraniano rischiano di compromettere irrimediabilmente l'esito dei lavori. Ma non è detta l'ultima parola. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (2 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 18Apr 09 Il vescovo polacco Zimowski nuovo ministro della salute La Segreteria di Stato ha replicato ieri con una nota alla protesta ufficiale presentata dal governo belga in seguito a una mozione votata dalla Camera dei rappresentanti di Bruxelles, che aveva definito "inaccettabili" le frasi del Pontefice sul preservativo e la lotta all'Aids. Le critiche del Belgio sono state rispedita al mittente. La Segreteria di Stato ricorda che il Pontefice «ha dichiarato che la soluzione è da ricercare in due direzioni: da una parte nell'umanizzazione della sessualità e, dall'altra, in una autentica amicizia e disponibilità nei confronti delle persone sofferenti, sottolineando anche l'impegno della Chiesa in ambedue gli ambiti. Senza tale dimensione morale ed educativa la battaglia contro l'Aids non sarà vinta». Nell'articolo che pubblico oggi sul Giornale, aggiungo che è attesa nelle prossime ore - forse già a mezzogiorno di oggi - la nomina del nuovo ministro della sanità del Vaticano: si tratta del sessantenne arcicescovo di Radom (Polonia), Zygmunt Zimowski, che dal 1983 al 2002 ha lavorato alla Congregazione per la dottrina della fede ed è dunque ben conosciuto da Papa Ratzinger. Con il suo arrivo a Roma i capi dicastero curiali di origine polacca diventeranno tre (oltre a lui, ci sono i cardinali Zenon Grocholewski all'Educazione cattolica, e Stanislaw Rylko al Pontificio consiglio per i laici). Scritto in Varie Commenti ( 31 ) » (7 votes, average: 3.57 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 64 ) » (13 votes, average: 3.23 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Aggiornamento del 18 aprile: il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Lombardi, ha annunciato che la visita del Papa ai terremotati dell'Abruzzo si svolgerà nella mattinata di martedì 28 aprile. Scritto in Varie Commenti ( 72 ) » (12 votes, average: 3.25 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (12 votes, average: 4.08 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 78 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 57 ) » (11 votes, average: 4.91 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 125 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (344) Ultime discussioni Andrea Tornielli: Cara Gabriella, certo che mi ricordo, e non solo del Paraguay, ma anche di Siracusa! Tre anni fa ho... Marina: http://oknotizie.virgilio.it/g o.php?us=58a1485814e13ae8 Marina: Anche 2 Premi Nobel per la Pace hanno detto che Israele è razzista. http://oknotizie.virgilio.i... Artefice1: Mauro ma la anche tua Forza non la vedi proprio? Quanto è Oggettivo non esercita la Forza, purtroppo... Barbalbero: Personalmente giudico vergognoso l'attacco al Pontefice (oramai ogni occasione è buona da parte di... 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La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Premessa: fino a metà del 2008 questo blog era una piacevole e utilissima integrazione al mio ruolo di inviato del Giornale. Negli ultimi mesi la situazione è cambiata: continuo ad essere un inviato del Giornale, ma il blog diventa sempre più qualificante per il mio profilo professionale e non solo perché è sempre più letto, con un media di commenti molto alta (e di questo vi sono molto grato). Mi capita sempre più spesso di essere invitato a partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive da colleghi che hanno letto commenti interessanti su "il cuore del mondo", mentre prima accadeva solo per gli articoli sull'edizione cartacea. L'altro giorno un brillante collega della Televisione della Svizzera italiana, Michele Fazioli, mi ha intervistato sul futuro del giornalismo e sulle insidie della comunicazione, con molte domande ispirate proprio dal blog (chi volesse seguirla può scaricare qui la trasmissione Controluce). E stamane un amico e valente blogger, Wolly, mi ha segnalato un interessante articolo di Alberto Flores d'Arcais, da cui risulta che tra gli oltre 20 milioni di blogger presi in esame in America (tutti quelli che lo fanno per passione, per informare, per gioco o per qualsiasi altro motivo) ce ne sono 1,7 milioni che ci guadagnano sopra. E per 452mila di costoro quei soldi sono la prima fonte di stipendio. E con 100mila visitatori unici si riesce a guadagnare 75mila dollari all'anno. Mica pochi. Con qualche ombra, però. Diversi blogger vengono pagati per "bloggare" un prodotto, spesso senza dichiarare il committente e questo è preoccupante perchè in questo modo si accentua il fenomeno della pubblicità parassitaria o camuffata, che già tormenta i media tradizionali. Ma secondo il Wall Street Journal è sempre più consistente il numero dei reporter che fanno buon giornalismo sul blog anzichè sui media tradizionali, come peraltro emerso recentemente a Perugia durante il riuscitissimo Festival internazionale di giornalismo. E in Gran Bretagna il Guardian inizia a guadagnare bene grazie alla pubblicità mirata raccolta attraverso i blog. Da qui la domanda: il futuro del giornalismo è nel blog? Vedo un mondo in cui ci saranno alcuni siti generalisti e tanti piccoli blog specializzati ad altro valore aggiunto, alcuni dei quali diventeranno vere e proprie testate giornalistiche (negli Usa è già successo con Huffington Post). Sbaglio? Inoltre mi chiedo: in una professione che sta cambiando rapidamente cromosomi, fino a quando i giornalisti italiani potranno pretendere di mantenere in vita un Ordine professionale? Scritto in crisi, blog, comunicazione, società, notizie nascoste, gli usa e il mondo, Italia, giornalismo Commenti ( 5 ) » (1 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 19Apr 09 La casta dei top manager continua a imperare (anche in Italia) Il mio amico e collega Nicola Porro latita un po' sul suo blog, ma sul Giornale è assai presente e ieri è stato uno dei rari giornalisti italiani a dare con la giusta evidenza una notizia che ritengo, purtroppo, molto significativa. Trattasi di questo: Tronchetti Provera ha deciso di "dimissionare" Carlo Puri Negri, il numero uno di Pirelli Real Estate. E a ben vedere. Come scrive Porro: "Il titolo piazzato in Borsa a 26 euro viaggia oggi intorno ai 4,7", e fino a pochi giorni fa era ancora più giù. "Nel 2008 Pirelli Re ha perso quasi 200 milioni ed è stata costretta a lanciare un aumento di capitale da 400 milioni. Se Pirelli Re non avesse avuto l'ombrello finanziario ed economico di Pirelli, sarebbe come le tante società immobiliari che stanno saltando come pop corn". Puri Negri, dopo molti anni lusinghieri, ha fallito ed è invitato ad andarsene. Il capitalismo funziona così. Ma se ne va con una buonuscita da 14 milioni di euro. E questo proprio non va. Perchè il capitalismo esige l'assunzione di responsabilità, mentre questa vicenda dimostra che la casta dei supermanager non ha imparato la lezione e continua a comportarsi con avidità, arroganza, disprezzo del buon senso e degli altri. Una casta che ha provocato i danni maggiori nelle banche, ma che influisce anche in altri settori.Ed è inutile parlare di risanamento e di capitalismo etico fino a quando prevarranno queste logiche. Torniamo ai fondamentali, a un sistema che premia chi fa bene, ma che punisce chi sbaglia. E' una questione di giustizia e di buon senso, ormai irrinunciabile, perchè senza fiducia sociale il sistema non regge. Scritto in banche, capitalismo, crisi, società, economia, Italia, notizie nascoste, democrazia, giornalismo Commenti ( 50 ) » (8 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Referendum, la Lega ha fatto bene i conti? Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 44 ) » (8 voti, il voto medio è: 2.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 62 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.6 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 74 ) » (5 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 40 ) » (10 voti, il voto medio è: 3.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.71 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Fmi: la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Geithner: le banche USA sono solide (sezione: crisi)

( da "Rai News 24" del 21-04-2009)

Argomenti: Crisi

Washington | 21 aprile 2009 Fmi: la crisi costerà 4mila miliardi di dollari. Geithner: le banche USA sono solide Mercati preoccupati Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite e' stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400 miliardi di ottobre. A Washington Il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner prova a stemperare l'allarme parlando alla commissione sulla supervisione del Congresso: "Attualmente la grande maggioranza delle banche hanno più capitali di quelli di cui c'è bisogno per essere considerate ben capitaliazzate dalle autorità di controllo". Geithner sostiene che le banche potranno procedere ai rimborsi se dimostreranno che questo esborso non indebolisca la loro capacità di fornire crediti al sistema. "Dobbiamo stare attenti a due cose - dice Geithner - la prima è che gli istituti abbiano abbastanza capitali per continuare ad erogare crediti" e l'altra è che "il sistema nel suo complesso lavori per la ripresa". In Italia A causa della crisi finanziaria, il debito pubblico italiano salira' nel 2010 al 121% con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sara' lento e doloroso nonostante le misure prese". Misure decise servono anche perche' c'e' il rischio, se non si puliscono i bilanci delle banche e si ricapitalizzano in caso di necessita', che "i problemi degli istituti di credito continuino a esercitare una pressione al ribasso sull'attivita' economica". Proprio il pil mondiale, a causa della crisi, si contrarra' quest'anno ai minimi "degli ultimi quattro decenni". L'emergenza non è finita "Nonostante l'ampia varieta' di interventi messi in atto e il limitato miglioramento del funzionamento del mercato che hanno in qualche modo determinato i rischi sistemici - spiega l'Fmi - restano elevati e la spirale negativa fra sistema finanziario ed economia reale non e' stata ancora spezzata". Per questo, secondo gli esperti di Washington, sono necessarie "'ulteriori azioni dei Governi, in particolare quelle dirette a pulire i bilanci delle banche che sono decisive al fine di stabilizzare il sistema finanziario e gettare le fondamenta per una ripresa economica sostenibile".

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