CENACOLO DEI COGITANTI |
"Gringos
protezionisti" E il Messico alza i dazi
( da "Stampa, La" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gringos protezionisti" E il
Messico alza i dazi Caterpillar licenzia altri 2.400 operai In primo piano la
sicurezza sulle strade messa a repentaglio dai «truck» messicani Anche il
sindacato autotrasportatori combatte con i politici la guerra dei camion [FIRMA]FRANCESCO
SEMPRINI NEW YORK Soffiano venti di protezionismo nel nuovo continente dopo l'
Gordon Brown non ha usato
la parola sorry . Ma durante un'intervista al Guardian...
( da "Stampa, La" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: specifico fallimento ammesso è
stato quello di non aver insistito per una maggiore supervisione globale delle
banche dopo la crisi finanziaria asiatica nel 1997. Quello fu certamente un
errore ma non l'unico. È facile capire perché Brown si concentri sul fallimento
globale. Questo lo fa sembrare soltanto un attore tra tanti nella crisi
finanziaria globale - il che, naturalmente, è vero.
Da struttura modello al
"crac" ( da "Stampa,
La" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Istituto riabilitativo fra i
migliori in Italia La crisi finanziaria dalla scorsa estate Stop ai pagamenti
ROBERTO FIORI ALBA Era il 1959 quando ad Alba iniziò la costruzione
dell'Istituto medico psicopedagogico «Giovanni Ferrero». A volere e finanziare
l'opera fu Ottavia Amerio, vedova del cavaliere Giovanni Ferrero, fondatore,
con il fratello Pietro,
I PALETTI ALLO STATO
( da "Stampa, La" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria ha subito due
importanti evoluzioni parallele. La prima riguarda il ruolo delle banche: man
mano che la prospettiva di un sostegno pubblico al capitale delle banche -
tramite i cosiddetti «Tremonti bonds» e gli analoghi strumenti di altri Paesi -
si è fatta più concreta, gli obblighi ai quali le banche dovrebbero sottostare
per avere accesso a questa fonte di finanziamento
Mal d'Africa
( da "EUROPA ON-LINE"
del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: La crisi picchia duro in un
continente lacerato da troppi con itti Mal d?Africa ANGELO FERRARI Ruanda Crisi
finanziaria internazionale e tensioni continentali rischiano di diventare una
miscela esplosiva per l?Africa. Il Fondo monetario internazionale (Fmi), nel
corso di un vertice, la settimana scorsa, a Dar es Salaam (Tanzania)
Berlusconi al Colle.
Slitta il piano casa ( da "AmericaOggi
Online" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: operato dei mercati finanziari a sostegno
dell'economia. Subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l'occasione per
parlare del piano casa su cui c'é già stato un primo giro di tavolo, venerdì
scorso, in Consiglio dei ministri. L'ipotesi su cui si ragiona prevede la
possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge,
Rinuncio a tutto, ma giù
le mani dal make-up ( da "Italia
Oggi (MarketingOggi)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria mondiale con un
battito di ciglia in perfetto make-up. Il settore della cosmesi e i suoi canali
distributivi, dalla profumeria alla farmacia, passando per i centri bellezza,
continua a tenere e i dati presentati da Unipro alla vigilia del salone
Cosmoprof di Bologna (dal 3 al 6 aprile) la dicono lunga su quello cui i
consumatori non rinunceranno nemmeno a congiuntura
la irplast: dobbiamo
tagliare posti di lavoro ( da "Tirreno,
Il" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: per continuare a tenere in vita i
creditori finanziari». Insomma si sta andando verso il muro contro muro. «Se il
sindacato parla di crisi finanziaria - replica l'ad Capo - dice una cosa
assolutamente fuori luogo, perché, ripeto, la crisi finanziaria per fortuna
l'abbiamo alle spalle. Ma se non facciamo quello che dobbiamo per aumentare la
redditività del nostro business,
Banche, il credito
decelera nettamente ( da "Finanza
e Mercati" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: Un modello di intermediazione
fondamentalmente sano le ha finora tenute al riparo dalle conseguenze più gravi
della crisi finanziaria; non le può rendere impermeabili alla recessione
globale. L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a
disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema
bancario di fornire credito all'economia.
Tremonti bond in vista
anche per Unicredit ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: trovato più esposto di altri alla
crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4
miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un
utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del
2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo di 10 miliardi e
un utile prima delle tasse di 5,
Cda Montefibre chiede
riscadenziamento ai creditori ( da "Finanza
e Mercati" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: ha deciso il cda della società per
tentare di uscire dalla crisi finanziaria in cui si è venuta a trovare. La
proposta di Montefibre prevede l'integrale pagamento dei debiti, a patto che i
creditori accettino un riscadenziamento dei crediti vantati nei confronti della
quotata a partire dal 2010. Per essere valida la proposta dovrà essere
accettata dai rappresentanti di almeno l'
la montefibre ha deciso di
chiudere - gianni favarato ( da "Nuova
Venezia, La" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: unica soluzione per uscire dalla
crisi finanziaria e produttiva è quella di tagliare le produzioni di Porto
Marghera, per salvaguardare quelle analoghe della società gemella di Montefibre
in Spagna. «Non accetteremo mai una decisione che comporti la chiusura degli
impianti produttivi con la perdita di 300 posti di lavoro diretti e di chi
lavora nell'indotto -
il circolo della stazione
attacca l'ex sindaco ( da "Tirreno,
Il" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: priorità per salvaguardare Livorno
da una crisi finanziaria che sarebbe potuta sfociare anche in una crisi
sociale». Secondo il documento della Stazione l'intervento di Cosimi aveva «una
logica strettamente politica ed è proprio su tutto questo che il Partito decise
in maniera condivisa, e lo sottolineiamo, di procedere alla formazione delle
candidature sulla base di un rinnovamento»
<Le verifichele faccia
un ente europeo> ( da "Secolo
XIX, Il" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: Per superare la crisi finanziaria,
il blocco dei mercati e la mancanza di fiducia nel mondo del credito «i
controlli sul settore vanno affidati a una struttura federale cui aderiscano
tutti i Paesi dell'area euro». Lo propone l'associazione italiana degli
analisti finanziari (Aiaf), che ha inviato un pacchetto di proposte a
Parlamento,
Fmi: un 2009 nero Obama
contro Aig Nokia taglia ( da "Manifesto,
Il" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: comportano in questa maniera perché
hanno ceduto al protezionismo, violando le regole commerciali incluse nel
Nafta». Gli Usa esportano merci verso il Messico per un valore di circa 2 e
mezzo di dollari. Dagli Stati uniti, in realtà dalla Germania, giunge la
notizia invece che la casa madre General Motors starebbe preparando un piano
per salvare la tedesca Opel in odore di bancarotta.
Informazione, la quarta
crisi ( da "Manifesto,
Il" del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: Informazione, la quarta crisi Marco
Ferri Come se non bastassero la crisi ambientale, la crisi energetica e la
crisi finanziaria, che ha subito tracimato sulla crisi economica, ecco la
quarta crisi: la crisi dell'informazione sta attraversando tutto il mondo
occidentale.
La Losma di Curno verso
l'India con una filiale ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: questa volta tutto è stato
accentuato dalla crisi finanziaria». In ogni caso al momento il lavoro prosegue
per la Losma che occupa oltre 50 dipendenti (70 come gruppo). La parte dedicata
alla ricerca e sviluppo è molto importante, svolta in collaborazione con
istituti esterni, ma prevalentemente in casa, con otto progettisti che lavorano
anche in collaborazione stretta con le aziende.
<Usciremo dalla crisi a
giugno Bergamo modello vincente>
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 18-03-2009)
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Crisi
Abstract: «È una crisi di fiducia generale
della quale Europa e Italia non hanno colpa, ma la crisi è grave. Uno dei
fenomeni chiave è l'incremento del costo dell'indebitamento. È una crisi
finanziaria che si è tradotta in crisi generale dell'economia; esportare è
diventato sempre più difficile.
POSSIBILI novità
strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha approvat...
( da "Nazione, La (Viareggio)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In una fase di grave crisi
finanziaria anzichè tagliare i servizi sociali dovrebbero essere ridotti al
minimo gli investimenti che pesano per circa 14 milioni, limitandoli
all'indispensabile con tagli ad esempio al Teatro Pucciniano (sono previsti 3
milioni anziché 1 come il comune è tenuto a fare) recuperando all'esterno
risorse aggiuntive;
NEO - DEM Contrario a
questo tipo di federalismo fiscale
( da "Italia Oggi" del
18-03-2009)
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Crisi
Abstract: Berlino 1989, 11 settembre 2001,
crisi finanziaria 2008) ma sono vivi, e sono ancora gli attori della global
governance (G8- G20). Le prime risposte alla crisi in atto sono venute dagli
stati nazionali, non da altri, e la scena multipolare sarà caratterizzata dagli
stati emergenti e da alleanze tra stati.
Eurozona, l'Fmi vede
ancora nero ( da "Italia
Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: individuazione dei rischi che
gravano sulla stabilità del sistema finanziario, allo scopo di evitare gli
errori che hanno portato alla crisi finanziaria attuale.«L'indebitamento
pubblico eccessivo minaccia sul lungo termine la stabilità globale. Finanze
pubbliche sane rimangono così determinanti per la credibilità e la stabilità
dell'Unione europea», ritengono Sarkozy e Merkel.
Debiti contributivi in
saldo ( da "Italia
Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo la decisione assunta al
consiglio direttivo della Banca centrale europea, in seguito al perdurare della
crisi finanziaria. Il nuovo valore del Tur (Tasso ufficiale di riferimento, ex
Tus) passato dal 2 all'1,5%, la quinta variazione nel giro di quattro mesi, ha
efficacia immediata (il precedente, meno 0,50% risale allo scorso 21 gennaio),
in quanto ai sensi del dlgs n.
Ridare fiducia ai mercati
( da "Italia Oggi" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: recessione economica va risolta
innanzitutto la crisi finanziaria e va ridata fiducia ai mercati. Lo sostiene
il presidente dell'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari,
Gregorio De Felice. «Non è possibile uscire da questa recessione senza aver prima
ristabilito fiducia nei mercati finanziari, altrimenti i rimbalzi di borsa sono
destinati a rimanere dei fuochi di paglia»
Patto di stabilità, tutti
d'accordo ( da "Italia
Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accordo Unanimità sulle mozioni
Pdl-Pd per alleggerire i vincoli La crisi finanziaria degli enti locali mette
d'accordo maggioranza e opposizione. Il patto di stabilità verrà ammorbidito,
questo è certo, consentendo agli enti virtuosi di sbloccare le risorse
disponibili per pagare i fornitori. Il discusso comma 8 dell'art.
GUBBIO In vendita una
prima tranche di terreni agricoli dell'Asl per ricavare so...
( da "Messaggero, Il (Umbria)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: espletamente della gara è fissato
per il 31 marzo (ore 11) presso la sede degli uffici amministrativi
dell'ospedale di Branca, alla presenza dei responsabili dell'area
tecnico-patrimoniale. Sarà interessante vedere le adesioni in tempi di forte
crisi finanziaria, e conseguentemente le strategie in prospettiva degli
eventuali acquirenti.
Aiaf chiede la chiusura di
Isvap e Covip ( da "Milano
Finanza (MF)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: i conflitti di interesse delle
agenzie di rating, l'esame periodico dei modelli di governance, la
remunerazione dei manager e l'educazione finanziaria. «Nel sistema ci sono
perdite potenziali rilevanti. Ma se non si risolve la crisi finanziaria, tutte
le misure faranno solo da tampone», ha aggiunto De Felice.
Il capo dello Stato: Serve
il dialogo con i Governatori ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e per garantire l'ordinato ed
equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Quanto al
piano casa, Berlusconi ha illustrato a Napolitano una bozza di decreto legge,
peraltro già analizzata in sede tecnica dagli uffici del Quirinale nei giorni
scorsi, che si compone nell'ultima stesura di 6 articoli.
<Vigilo io, no a
pressioni sulle banche> ( da "Riformista,
Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in questa fase di crisi finanziaria
e di recessione: «trovare un punto di equilibrio tra il giudicare il merito di
credito del cliente in difficoltà e capire quando l'impresa è solida e merita
sostegno». Ma li ha anche esortati a svolgere il loro ruolo «con lungimiranza»
a fronte della stretta sul credito che sta procurando difficoltà alle aziende.
BRUNO ZORZI Per il Centro
di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande lavoro
( da "Adige, L'" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La relazione del Centro dice che
l'arrivo della crisi finanziaria lo si è visto in modo evidente nel corso del
2008: le richieste di intervento sono cresciute costantemente nel corso
dell'anno fino ad arrivare alla consulenza per alcuni utenti trentini rimasti
colpiti dal fallimento della Lehmann Brothers Bank.
Le banche imprudenti
chiudono ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: diffondersi della crisi finanziaria
e contrastarne gli effetti sull'economia reale. Gli interventi hanno evitato un
collasso del sistema, ma non hanno ancora portato chiarezza sui bilanci di
quelle banche che più hanno investito in titoli "tossici".
Ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie e ripristinare il buon
funzionamento dei mercati del credito è indispensabile,
di BRUNO BERTI NON C'E'
niente di peggio che trovarsi alle prese co...
( da "Nazione, La (Empoli)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a pagare misteriose scelte
finanziarie sbagliate dovrebbero quindi essere unicamente i dipendenti? Inoltre
sconcerta che per uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo troppo
semplicistico, di tagliare proprio quelle funzioni che sono essenziali per il
rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori».
Berlino e Parigi: le
regole prima di tutto ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari». Fmi e
Financial Stability Forum dovranno vegliare alla loro effettiva attuazione. E a
sottolineare il senso di urgenza con cui l'Europa guarda all'elaborazione di un
codice normativo per i mercati ieri Bruxelles ha fatto sapere che il 21 aprile
formalizzerà le proposte legislative su hedge fund e private equity oltre che
sulle politiche di remunerazione del settore.
Tokyo rafforza le banche
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: banche nipponiche hanno già
rastrellato sul mercato circa 34 miliardi di dollari dallo scoppio della crisi
finanziaria, ma ora gli investitori non sembranopiù disposti a reagire bene a
nuove sollecitazioni. Il messaggio che arriva dalla Boj è che ora le banche
possono ricorrere all'emissione di debito subordinato. Ma vari analisti hanno
critica l'iniziativa per i suoi precisi limiti.
Il Messico impone dazi
sull'export americano ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma le pressioni protezioniste al
Congresso stanno montando, e con esse il rischio di una costosa disputa con uno
il terzo partner commerciale d'America, dopo Canada e Cina. La questione
messicana costituisce il primo importante banco di prova per il neo-presidente
Obama sulla questione del libero commercio a poche settimane dal prossimo
meeting del G-
Cara Europa, basta
incertezze ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo, non seguono finora
comportamenti del tutto trasparenti e coerenti con tali principi. A parte
l'indirizzo della Banca centrale europea in tema di riduzione dei tassi
d'interesse, le misure antricrisi delle politiche fiscali e di bilancio sono
autonomamente prese dalle autorità nazionali e non lasciano trasparire una vera
concertazione e in molti casi hanno una tonalità
I primi segnali di ripresa
già per la fine dell'anno ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dal ristabilirsi di regole normali
e dal funzionamento normale dei mercati finanziari». Se, oltre al timido
risveglio di alcuni mercati, ci fosse qualche segno anche in questa direzione,
allora «la fine della crisi potrebbe essere più veloce di quello che tutti
prevedono». L'auspicio positivo c'è. Intanto, però, bisogna fare di tutto
perchè la locomotiva dell'economia non si fermi.
CreVal, utili in aumento
del 17% ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: MILANO Il gruppo Credito
Valtellinese resiste alla crisi finanziaria internazionale e chiude il bilancio
del 2008 con un aumento dell'utile netto consolidato del 17% a 100 milioni di
euro. La capogruppo ha realizzato profitti per 68,8 milioni (+8,2%), da cui
deriva la proposta all'assemblea dei soci di un dividendo di 0,25 euro per
azione.
Aiaf: occorre rafforzare
la vigilanza ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria ridando fiducia
ai mercati. Ne è convinta l'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti
finanziari che ha messo a punto un documento inviato a un centinaio di
destinatari, tra cui Banca d'Italia,Consob,Antitrust, membri della commissione
Finanze di Camera e Senato, con una serie di proposte che ruotano attorno alla
necessità di migliorare il sistema di vigilanza,
MASSIMO GAGGI: "LA
VALANGA": "DALLA CRISI UNA RIFLESSIONE SUL MODELLO DI SOCIETÀ CHE
VOGLIAMO" ( da "marketpress.info"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Purtroppo questo libro ci aiuta a
capire che la crisi riguarda tutti noi? ha detto il Presidente della Provincia,
il quale ha poi ha aggiunto: ?Nella crisi finanziaria scoppiata negli Usa le
responsabilità non sono solo dei banchieri, ma dell?intera politica, e non solo
di Bush?. . <<BACK
DAI DATI DI UNIPRO ANCORA
SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO COSMETICO CHE NEL 2008 SUPERA I 9.070 MILIONI DI EURO
(+0,8%) ( da "marketpress.info"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In un momento di congiuntura
pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, il consumo di
cosmetici in Italia registra segnali di tenuta: il 2008, infatti, secondo i
dati elaborati dal Centro Studi e Cultura d?Impresa di Unipro, chiude con un
valore del mercato di 9. 070 milioni di euro e una crescita dello 0,8%.
Bilancio, la Camera dà
ragione ai Comuni Mognato: ora il governo allenti il Patto
( da "Corriere del Veneto"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sempre in tema di economia e di
risparmi in tempi di crisi finanziaria, il Comune ha avviato in questi giorni
un gruppo di lavoro composto da alcuni dirigenti dell'amministrazione che
avranno il compito di valutare se sia conveniente o meno affidare ad imprese
terze alcuni servizi attualmente svolti da Veritas.
Almunia: <Calano i
posti di lavoro Ora l'Europa raddoppi gli sforzi>
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E quella che è iniziata come una
crisi finanziaria sta ora colpendo ogni ambito della società, dalle imprese ai
lavoratori alle famiglie. La disoccupazione ha ribadito potrebbe avvicinarsi al
10% nel 2010 e il numero dei posti di lavoro persi è in aumento come mostrano i
dati dell'ultimo trimestre 2008».
Passaporto per le merci
extra Ue Urso: <Stavolta si può fare>
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Scottati dalla crisi finanziaria
anch'essi vogliono tornare a produrre sul proprio territorio». L'appoggio
immediato della Ashton lascia ben sperare: «Sono d'accordo con Urso ha detto il
Commissario durante la sua visita a Milano e siamo intenzionati ad andare
avanti».
Assicurazioni, cala la
domanda ( da "Nuova
Ferrara, La" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi si sente soprattutto nel
settore delle polizie finanziarie, quelle sul ramo vita. La speranza comunque è
di arrivare a breve a tempi migliori». L'EFFETTO BERCO. «La situazione delle
crisi aziendali - afferma Giorgio Gnani delle Generali di Copparo - sta creando
non pochi problemi.
Piano casa, il premier sul
Colle Rinvio <tecnico> ma c'è sintonia
( da "Corriere della Sera"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Unione Europea per fare fronte alla
crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari
a sostegno dell'economia». Impegni internazionali ma nessun accenno alla
questione edilizia. Il piano casa, infatti, è oggetto di una discussione
riservata alla quale partecipano Napolitano, Berlusconi e Letta. Il Cavaliere
illustra il «doppio binario» —
seminario di studio sulla
crisi economica ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: abbiano condotto verso una nuova
crisi di sovrapproduzione di merci, preceduta dalla crisi finanziaria dei
subprime americani, crisi che l'oligarchia capitalistica e i suoi governi
vogliono far pagare alla stessa classe lavoratrice». Si parlerà degli effetti
di questa situazione in Italia sulla legislazione del lavoro, delle ricadute
nella Cgil e nel sindacalismo di base.
Authority più forte per
evitare un'<Ubs 2> ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Autorità federale di vigilanza sui
mercati finanziari (Finma) venga rafforzata, per evitare in futuro il ripetersi
di casi come quello di Ubs. Nel presentare la richiesta (che il Consiglio
federale è pronto ad accettare), Eugen David (Ppd-Sg) ha sostenuto che la Finma
(che riunisce tre precedenti autorità: la Commissione federale delle banche,
Petrolio, barile verso i
50 dollari ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sarebbe stata soprattutto la serie
positiva di dati macro Usa che ha inondato i mercati finanziari: a febbraio i
prezzi alla produzione sono saliti dello 0,1% (+0,4% le attese); nello stesso
mese i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 22% (dopo il minimo assoluto
toccato a gennaio); le licenze di costruzione sono salite a 547 mila.
Indici in frenata con Eni
e Ubi ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di
Federico De Rosa Indici in frenata con Eni e Ubi Enel Il gruppo elettrico
scivola dopo il giudizio di Standard & Poor's Dopo cinque sedute
consecutive al rialzo, sulle Borse europee arrivano le prese di beneficio,
Disco verde all'aumento,
balzo di Snam ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sezione: Economia Mercati
Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a
Milano Disco verde all'aumento, balzo di Snam ( f.d.r.) Snam Rete Gas è pronta
a rilevare Stogin e Italgas. Ieri l'assemblea ha dato via libera all'aumento di
capitale da 3,5 miliardi necessari a finanziare l'operazione.
Arcelor ricapitalizza? Il
titolo cade ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39
categoria: REDAZIONALE Il caso a Parigi Arcelor ricapitalizza? Il titolo cade (
f.d.r.) Il colosso dell'acciaio Arcelor Mittal scivola a Parigi in seguito alle
indiscrezioni su un possibile aumento di capitale.
Rivediamo le regole di
Maastricht ( da "Corriere
della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la spesa pubblica per contrastare
la crisi sia perché dobbiamo collocare titoli di Stato sui mercati finanziari
senza pagare interessi crescenti sia perché una spesa incontrollata porterebbe
a rafforzare sprechi e rendite sia perché a crisi finita la necessaria
correzione di finanza pubblica, per arrivare al pareggio di bilancio richiesto
dagli accordi Europei, diverrebbe cruenta.
Borsa Tokyo chiude a
massimi da cinque settimane su balzo banche
( da "Reuters Italia"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mantenendo i tassi di interesse di
poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria globale che sta causando
in Giappone la più lunga recessione del secondo dopoguerra. Il Nikkei è salito
dello 0,3% a 7.972,17 punti, la chiusura più elevata dal 6 febbraio, mentre il
Topix è salito dello 0,5% a 764,67.
Totti e Spalletti più
lontani: troppi cambi e poco feeling
( da "Corriere della Sera"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Figurarsi l'ultima critica verso il
protezionismo eccessivo della città giallorossa verso i suoi alfieri: «A Roma
si è convinti che sia impossibile fare calcio senza Totti e De Rossi». Una
frase ponderata, un tassello in più nel mosaico. Addirittura sprezzante, per
tanti tifosi, considerate le precarie condizioni fisiche di Totti.
Kurdistan, Qatar e
Slovacchia i nuovi sbocchi ( da "Sole
24 Ore, Il (Nord Est)" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Qatar e Slovacchia i nuovi sbocchi
In tempo di crisi diventa fondamentale captare i segnali "giusti"
provenienti dai mercati internazionali e in questo senso il Triveneto conferma
di avere antenne ben sollevate. Ad iniziare da Finest, finanziaria per gli
imprenditori nordestini (partecipata da Friulia SpA, Regione Veneto, Provincia
Autonoma di Trento,
Banca Caritas: cuore a
interessi zero ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in questo particolare momento di
crisi finanziaria mondiale, «interessa specialmente le famiglie, molte delle
quali non sono più in grado di affrontare gli impegni finanziari programmati,
che sembravano sostenibili, a causa della perdita del posto di lavoro da parte
di un coniuge o per altri motivi contingenti».
migliori delle attese i
risultati di unicredit ( da "Mattino
di Padova, Il" del 18-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel quale il gruppo a causa della
forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi
finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi
di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile
netto di 3,77 miliardi di euro. BILANCIO MEDIASET. Mediaset chiude il 2008 con
ricavi in crescita del 4,2% a 4.
La ricetta di Benedetto
XVI contro l'Aids in Africa: <No al preservativo>
( da "Manifesto, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tema della povertà e degli effetti
della crisi finanziaria sul continente, che sperimenta gli effetti secondari
del calo delle rimesse, della diminuzione degli aiuti, dei crediti e delle
entrate derivanti dalle ricette turistiche. «In un tempo di globale scarsità di
cibo, di scompiglio finanziario, di modelli disturbati di cambiamenti climatici
- ha detto all'aeroporto della città,
<Acqua diritto
umano> ( da "Nuova
Ecologia.it, La" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria globale potrebbe
provocare, in una decina d'anni o poco più, una battuta d'arresto nello
sviluppo delle aziende e delle industrie collegate alle risorse idriche. Ciò -
secondo Jamal Saghir, direttore del dipartimento Energia, Acqua e Trasporti
della Banca Mondiale - potrebbe accadere in quanto gli investimenti nel settore
comincerebbero a venir meno e la gente diventerebbe
CINA: BANCA MONDIALE
TAGLIA AL 6,5% STIME CRESCITA PIL
( da "Borsa(La Repubblica.it)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aggiunge che i fondamentali
economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno
attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge
nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar - e'
in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale
fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno.
Cina: Banca mondiale
taglia al 6,5% stime crescita pil
( da "KataWeb News" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aggiunge che i fondamentali
economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno
attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge
nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar -- è
in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale
fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno.
Tokyo chiude in rialzo.
Nikkei a +0,3% ( da "Trend-online"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ricordiamo che la Banca del
Giappone ha aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo
i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria
globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del secondo
dopoguerra.
Trichet, forte incertezza
ma economia zona euro è solida ( da "Reuters
Italia" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "La crisi finanziaria ha
mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e
grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza
continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime
proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.
Draghi ai politici: <No
a ingerenze sul credito> ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Draghi ha fatto il punto anche
sulla crisi finanziaria. Gli interventi di Fed e Bce, ha detto, «hanno evitato
il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei bilanci di quelle
banche che più hanno investito nei titoli tossici». Quanto all'Italia la
prospettiva resta difficile con il Pil al ribasso: « È verosimile che l'intero
2009 si chiuda con un nuovo,
Pessimismo e contrarian
investing ( da "Giornale.it,
Il" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non ci sono esempi di civiltà che
siano collassate per una crisi finanziaria. Si contano invece, nella storia
della nostra civiltà capitalistica, dal ?
<Dall'Ue uno sforzo
enorme> ( da "Avvenire"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ci riuniamo sullo sfondo di una
crisi finanziaria grave, della peggiore recessione vista da decenni, di una
disoccupazione in aumento», ha scritto Topolanek invitando a «proseguire la
discussione sul modo migliore di rimettere sui binari l'economia reale», anche
in vista del vertice sull'occupazione dell'inizio di maggio a Praga.
Case popolari, si prepara
la vendita ( da "Avvenire"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Unione Europea per far fronte alla
crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari
a sostegno dell'economia». Lo sguardo è rivolto allo scenario internazionale.
Ma la prossima mossa del governo nelle «mura domestiche» è sulla casa: il piano
annunciato nei giorni scorsi per stimolare l'economia e che potrebbe passare
direttamente per decreto.
THE WALL STREET JOURNAL:
TEMPO DI BILANCI PER UNICREDIT ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esposto di altri alla crisi
finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi
di euro'. 'UniCredit e' la seconda banca piu' grande d' Italia con una
capitalizzazione di mercato di circa 14 miliardi - sottolinea il quotidiano che
aggiunge che - UniCredit ha espanso in modo aggressivo le sue operazioni fuori
dell' Italia a comiciare dal 2005,
CRISI, LIPSKY (FMI):
RIPRESA ECONOMIA MONDIALE ANCORA A RISCHIO
( da "Wall Street Italia"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi, Lipsky (Fmi): ripresa
economia mondiale ancora a rischio -->VIENNA (Reuters) - La crisi
finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che
rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero
due del Fondo monetario internazionale.
TRICHET, FORTE INCERTEZZA
MA ECONOMIA ZONA EURO È SOLIDA ( da "Wall
Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "La crisi finanziaria ha
mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e
grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza
continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime
proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.
Crisi, Lipsky (Fmi):
ripresa economia mondiale ancora a rischio
( da "Reuters Italia"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e il
rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che rende difficile una
ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero due del Fondo
monetario internazionale. "Le difficoltà finanziarie e la debolezza
economica hanno formato un circolo corrosivo che continua a essere una minaccia
per lo scenario globale"
Il Cda: mandato ai vertici
per valutare i Tremonti-bond ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: estero si è trovato più esposto di
altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto
intorno ai 4 miliardi indicati da Profumo. Il consensus degli analisti
segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto
ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo
di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,
Barilla rinnova l'accordo
sul grano duro emiliano ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria ed
economica che sta colpendo senza sosta tutti i settori produttivi. «Se il primo
accordo puntava più che altro sull'accrescimento della qualità del prodotto
offerto, questo fa luce anche su altro aspetto fondamentale: garantire la
redditività a tutte le parti in gioco e contrastare il più possibile il calo
progressivo del prezzo di questo bene»
Mosca NOSTRO SERVIZIO La
Russia si riarma. Crisi o non crisi il Cremlino ha deciso che 140 ...
( da "Gazzettino, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con queste dichiarazioni Medvedev
vuole da una parte riassicurare i propri militari che malgrado la crisi
finanziaria le commesse non verranno tagliate e dall'altra mettere avanti le
mani con gli Stati Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del
Trattato Start - sulla limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in
scadenza il 5 dicembre.
Milano Mandato ai vertici
per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 so...
( da "Gazzettino, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel quale il gruppo a causa della
forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi
finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi
di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile
netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del
2007), ricavi a 26,77 miliardi.
ECONOMIA.
FEDERCONTRIBUENTI: CRISI, PREVEDERE UN FONDO ANTIUSURA ANCHE PER LE FAMIGLIE
ITALIANE ( da "AgoPress"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria attuale
prevedendo serie misure alla lotta all?usura, attraverso un sostegno alle
famiglie e ai soggetti non imprenditori. E? quanto chiede la Federcontribuenti
alle forze politiche e ai parlamentari. E? necessario modificare la legge
nazionale 44/99, prevedendo un sostegno anche per le vittime che non esercitino
alcuna attività imprenditoriale e che risultino vittime
GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. LA
RUSSIA INIZIERà A RIARMARSI IN GRANDE STILE A COMINCIARE DAL...
( da "Mattino, Il (Nazionale)"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria le
commesse non verranno tagliate, facendo meglio digerire loro la riduzione del
personale, e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati Uniti in vista del
prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla limitazione ed il
controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre.
In calo utile e ricavi per
RCS MediaGroup ( da "KataWebFinanza"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esercizio 2008 vanno inquadrati nel
ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che, in particolare dalla
seconda parte dell'anno, ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia
reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti
pubblicitari e il settore dei media. Aver predisposto per tempo rigorosi
interventi di efficienze e investimenti,
L'Italia salva Germania e
Austria ">Unicredit, super utile e aiuti per 4 mld L'Italia salva Germania
e Austria ( da "Affari
Italiani (Online)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in piena crisi dei mercati
finanziari quando Wall Street e le Borse europee venivano giù a botte del 10%,
qualcuno la dava addirittura per spacciata, ipotizzando file di correntisti
alla Northern Rock fuori alle filiali di Unicredit. E, invece, la banca di
Piazza Cordusio ha chiuso il bilancio del
Apulia Prontoprestito
archivia il 2008 con un utile ( da "KataWebFinanza"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 2 milioni di Euro a fine 2007), per
effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficolt delle famiglie di
far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei
prestiti personali. Il capitale sociale al 31 dicembre 2008 ammonta a 236
milioni di Euro interamente versati.
TRICHET: IL PROSSIMO ANNO
ARRIVERA' LA RIPRESA ( da "Trend-online"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha mostrato
che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su
un piccolo vascello". Certo, la debolezza continuerà nei prossimi
trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e
-2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.
Apulia Prontoprestito:
approvato il bilancio d'esercizio e consolidato 2008
( da "Trend-online" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 9 milioni di Euro (0,2 milioni di
Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle
difficoltà delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di
start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. La consistenza dei
finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è stata pari a 1.
Crisi: in provincia
indagine della Camera di Commercio
( da "Sanremo news" del
18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi: in provincia indagine della
Camera di Commercio Le Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo
un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della nostra
regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, un campione di aziende
rappresentativo di ogni realtà provinciale e,
Risparmio gestito, policy
per il dopo crisi ( da "Borsa(La
Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si sono sovrapposti gli effetti
della più dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto
affrontare; una crisi che [...] si è andata aggravando negli ultimi quattro
mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli
ultimi due trimestri del
Risparmio gestito, policy
per il dopo crisi ( da "KataWebFinanza"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si sono sovrapposti gli effetti
della pi dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto
affrontare; una crisi che [...] si andata aggravando negli ultimi quattro mesi
dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli
ultimi due trimestri del
Nel 2008 record di
movimenti passeggeri nei porti italiani
( da "GuidaViaggi.it"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Uno dei primi effetti della forte
crisi finanziaria è la riduzione della domanda delle spese per turismo,
fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi
turistici. In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa
delle prenotazioni nel comparto crocieristico, grazie anche all?
Liguria. Indagine: gli
effetti sulle imprese della crisi economica
( da "Sestopotere.com"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: indagine sugli effetti della crisi
finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere
Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà
provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle
singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi.
MEDIASET FORMATO LOW COST:
TAGLI A PALINSESTO E VOLI PRIVATI
( da "Wall Street Italia"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mediaset formato low cost: tagli a
palinsesto e voli privati -->Nonostante il forte calo della pubblicità
soddisfazione dopo i conti. Berlusconi jr: «Orgogliosi del bilancio 2008, con i
tempi che corrono i risultati sono davvero brillanti». Confalonieri: «Siamo al
riparo dalla crisi finanziaria» ...
Tv: soffia vento di crisi,
ma in casa Mediaset c'è ottimismo
( da "Velino.it, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esposizione finanziaria del Gruppo
ci tiene al riparo dalla crisi finanziaria e l'indebitamento di Mediaset è
fisiologico ed è significativamente minore rispetto all'indebitamento medio dei
concorrenti europei”. “L?importante - ha aggiunto Fidel –
Pax: utile in calo a 21
milioni di franchi ( da "Finanza.com"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha causato
perdite di valore degli investimenti: la somma di bilancio si è così ridotta
del 7% a 6,9 miliardi di franchi, mentre i premi, di contro, sono rimasti
invariati a 769 milioni di franchi. (Riproduzione riservata)
G20 LONDRA NON SARÀ SUMMIT
SOLUZIONE FINALE, DICE UNA FONTE ( da "Wall
Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: da cui uscirà la soluzione finale
per la crisi finanziaria internazionale, secondo fonti della delegazione
italiana del G8. A due settimane dalla riunione di Londra gli uomini vicini al
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi preferiscono non esporsi in
previsioni sui possibili esiti della riunione, ma esprimono la ragionevole
certezza che la strada da compiere non sia finita.
##Aig/ Casa Bianca colpita
da critiche. Obama difende ( da "Virgilio
Notizie" del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia americana dalla peggiore
crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Momenti bui, per l'ex
numero uno della Fed di New York, che però ancora una volta trova conforto
nella "fiducia completa" che ha verso di lui il presidente Barack
Obama. Obama mette infatti i puntini sulle "i": il presidente è lui,
dunque è lui che si assume la "responsabilità del caso dei bonus"
Crisi, la Cna: "In
Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi"
( da "Giornale di Calabria, Il"
del 18-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi, la Cna: ?In Calabria
crescono i fidi revocati alle Pmi? COSENZA. ?La crisi finanziaria in Calabria è
aggravata dalla stretta creditizia praticata dalla quasi totalità degli
istituti di credito. In questo difficile momento migliaia di piccole imprese
pagano il prezzo più alto della loro stessa sopravvivenza?
( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
DOPO LA DECISIONE
USA DI CHIUDERE LE PROPRIE AUTOSTRADE AI TIR PROVENIENTI DAL CONFINE SUD È A
QUOTA 24 MILA "Gringos protezionisti" E il
Messico alza i dazi Caterpillar licenzia altri 2.400 operai In primo piano la
sicurezza sulle strade messa a repentaglio dai «truck» messicani Anche il
sindacato autotrasportatori combatte con i politici la guerra dei camion [FIRMA]FRANCESCO
SEMPRINI NEW YORK Soffiano venti di protezionismo nel nuovo continente dopo l'annuncio da parte del Messico
di voler aumentare i dazi su 90 prodotti «made in Usa» destinati al mercato
interno. Una manovra giunta in risposta alla decisione del Congresso di
impedire ai camion messicani di transitare sulle autostrade americane. La
manovra riguarda 2,4 miliardi di dollari di prodotti agricoli e industriali di
cui si approvvigionano abitualmente 40 Stati Usa. Oltre al rischio di innescare
una spirale protezionista la decisione del governo di città del Messico
rappresenta un duro scossone al trattato di libero scambio del Nafta ratificato
da Canada, Usa e Messico nel 1994. Non è ancora chiaro di quanto i dazi saranno
aumentati ma l'intento è di «far pagare agli Stati Uniti il fatto di non aver
rispettato gli accordi commerciali», avverte il segretario all'Economia,
Gerardo Ruiz Mateos. Il riferimento è alla decisione di Capitol Hill di
cancellare un programma governativo che consentiva a un certo numero di camion
messicani di transitare in territorio statunitense. La disputa sui tir, risale
al 2000 quando, in seguito a una serie di incidenti che vedevano coinvolti i
veicoli pesanti che varcavano il confine, Washington decide di bloccarli alla
frontiera perché non li riteneva sicuri. Una decisione in aperto contrasto con
le disposizioni sul libero scambio del Nafta, tanto che in virtù di quegli
accordi le autorità giudiziarie ordinano nel 2001 agli stati Uniti di aprire le
frontiere ai camion messicani. Una disposizione mai applicata in concreto sino
al 2007 quando gli Usa decidono di avviare un programma pilota che prevedeva
l'accesso a un numero limitato di veicoli pesanti e a determinate condizioni.
Il programma è stato però sospeso la scorsa settimana quando il Congresso ha
votato il ritiro dei fondi destinati a finanziarlo. «Consideriamo la decisione
degli Usa una forma di protezionismo e una chiara
violazione agli accordi», spiega Mateos. L'aumento dei dazi ha fatto scattare
l'allarme al Congresso dove deputato Kevin Brady, della sottocommissione
Stanziamenti al commercio che teme pericolose ricadute dal momento che la
misura comprende prodotti come carne e grano. «Siamo già alle prese con gravi
difficoltà economiche, così rischiamo di avere un crollo delle vendite. Se
aumentano i dazi su prodotti del genere perdiamo tutta la nostra competitività
e i consumatori messicani non li acquisteranno più». Profondo rammarico è stato
espresso invece dal deputato Sender Levin, presidente della stessa commissione:
«Non capisco il perché di questa scelta ostile quando l'amministrazione Obama
si è chiaramente impegnata a lavorare con Congresso e governo messicano per
trovare una soluzione». Il nodo dei camion è una delle dispute che vede
confrontarsi Stati Uniti e Messico da lungo tempo e sulla quale i pareri degli
esperti e delle parti in causa sono diverse. Tra i più critici ci sono molti
deputati e senatori americani, ma anche il Teamsters Union, uno dei principali
sindacati del settore degli autotrasportatori. I timori sulla sicurezza dei
sono comuni ad attivisti e associazioni industriali statunitensi: «Nessun
accordo commerciale ci può obbligare a rinunciare alla sicurezza delle nostra
autostrade», incalza il senatore Byron Dorgon. Ma per Mateos il problema è il protezionismo: «i nostri veicoli sono sicuri ma non in linea
con le loro norme, anche perchè durante il programma pilota oltre 46 mila
camion sono transitati in territorio americano senza essere coinvolti in nessun
incidente». A sostegno del ministro messicano c'è uno studio condotto dal
dipartimento dei Trasporti Usa secondo cui in alcuni casi i veicoli pesanti
messicani sono anche più sicuri. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, Obama
potrebbe intervenire sulla vicenda prima dell'entrata in vigore dell'aumento
previsto per la fine della settimana, proponendo un secondo programma pilota,
sempre che il governo messicano sia disposto a riaprire il dialogo. Ancora
«tagli» in Caterpillar (macchine movimentazione terra). La società ha reso noto
che cancellerà altri 2.454 posti di lavoro facendo salire il numero dei
lavoratori licenziati quest'anno a più di 24.000. I nuovi provvedimentii
colpiranno i dipendenti delle fabbriche in Georgia, Indiana e Illinois. Lo
scorso gennaio il colosso americano aveva già annunciato il taglio di 22.000
posti di lavoro, dopo aver archiviato il secondo trimestre consecutivo con
profitti in calo, mentre il mese scorso ha dato il via ad un piano di prepensionamento
per 2.000 dipendenti. Caterpillar prevede di segnare un passivo per il primo
trimestre del 2009. Il primo da 16 anni.
( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Gordon Brown non ha
usato la parola «sorry». Ma durante un'intervista al Guardian il primo ministro
del Regno Unito ha affermato di assumersi la «piena responsabilità» per il suo
ruolo nella crisi economica. Questo vale come una
specie di scusa. Il problema è che il mea culpa di Brown non è sufficiente.
L'unico specifico fallimento ammesso è stato quello di non
aver insistito per una maggiore supervisione globale delle banche dopo la crisi finanziaria asiatica nel 1997.
Quello fu certamente un errore ma non l'unico. È facile capire perché Brown si
concentri sul fallimento globale. Questo lo fa sembrare soltanto un attore tra
tanti nella crisi finanziaria globale - il che, naturalmente, è vero. Ma ci sono stati
alcuni errori specifici del Regno Unito, per i quali Brown, nel suo decennio
come Cancelliere dello Scacchiere, aveva più responsabilità diretta. In primo
luogo, il fallimento del governo ad amministrare le risorse durante i periodi
positivi. Ha mantenuto i disavanzi durante la fase di crescita economica. In
secondo luogo, il fallimento nel contrastare l'esplosione del debito delle
famiglie. Entrambi questi errori hanno lasciato vulnerabile la Gran Bretagna.
Come direbbe qualunque psichiatra, assumersi la piena responsabilità delle
proprie azioni fa parte del processo di guarigione. È fin troppo semplice dare
la colpa ad altri. Ora i capri espiatori preferiti sono i finanziatori. I
destinatari delle mega gratifiche di Aig e Sir Fred Goodwin, ex direttore di
Royal Bank of Scotland, sono da criticare, ma non sono gli unici colpevoli. Le
autorità di regolamentazione non sono riuscite a sorvegliare i finanziatori. Le
banche centrali non sono riuscite a bloccare il rialzo effimero degli asset. E
molte persone normali vivevano oltre le loro possibilità economiche. Ognuno
deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni. La responsabilità
maggiore dei leader è quella di dirigere. A questo riguardo, rimediando a un
errore Brown ha fatto un passo, ma soltanto il primo. \
( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
LE PRIME DIFFICOLTÀ
Nata 50 anni fa Primi ospiti 150 ragazzi Storia Da struttura modello al
"crac" Istituto riabilitativo fra i migliori in
Italia La crisi finanziaria
dalla scorsa estate Stop ai pagamenti ROBERTO FIORI ALBA Era il 1959 quando ad
Alba iniziò la costruzione dell'Istituto medico psicopedagogico «Giovanni
Ferrero». A volere e finanziare l'opera fu Ottavia Amerio, vedova del cavaliere
Giovanni Ferrero, fondatore, con il fratello Pietro, dell'industria
dolciaria albese. Nel 1961 la struttura è pronta e può così iniziare l'attività
del nuovo istituto: ospita 150 ragazzi disadattati e risulterà essere, per
tecnica e attrezzature, uno dei migliori in Italia. Nei successivi trent'anni,
Ottavia Amerio Ferrero dismette gradualmente le sue attività imprenditoriali e
si dedica esclusivamente all'istituto, che si trasforma in Centro di
riabilitazione per portatori di handicap psichico e anziani. Una realtà
all'avanguardia, con ospiti in arrivo da tutta Italia. E' il 1989 quando viene
costituita la Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, in cui confluisce il
Centro di riabilitazione e alla quale la signora Ottavia destina tutto il suo
ingente patrimonio nel 1992, quando muore. Ma le attività della Fondazione non
si fermano: nel 2001 avvia ad Alba la costruzione del Medical Hotel per la
terza età, non ancora entrato in funzione; nel 2002 inizia a Vado Ligure la
realizzazione dell'Istituto socio-assistenziale e sanitario «Ottavia Amerio
Ferrero», aperto nel 2007 per anziani disabili. Le prime crepe in una struttura
da sempre considerata un fiore all'occhiello della città arrivano nell'estate
scorsa, quando emergono difficoltà finanziarie che portano al mancato pagamento
degli stipendi ai circa 180 tra dipendenti e collaboratori, all'insolvenza dei
fornitori e a forti debiti con le banche. La strada verso il crac è sempre più
ripida: nell'ottobre 2008 il prefetto di Cuneo scioglie gli organi sociali
della Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, a dicembre il Tribunale di Alba
dichiara il fallimento del Centro di riabilitazione «Giovanni Ferrero srl»,
disponendo l'esercizio provvisorio che, sotto la guida del curatore
fallimentare Luca Poma, ha consentito di proseguire l'attività. E mentre la
Procura invia quattro informazioni di garanzia ai componenti del Consiglio di
amministrazione, le indagini proseguno fino ai tre arresti domiciliari di ieri
per Paolo Sacchetto, Michele Oreglia e Gabriella Costa. Per il 7 aprile è
fissata in Tribunale la riunione per l'esame dello stato passivo del fallimento
del Centro. Lo stesso giorno il tribunale si pronuncerà anche sull'istanza di
fallimento della Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, chiesta dalla Procura
di Alba.
( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mario Deaglio I
PALETTI ALLO STATO Nelle ultime settimane, il dibattito sui rimedi alla crisi finanziaria ha subito due
importanti evoluzioni parallele. La prima riguarda il ruolo delle banche: man
mano che la prospettiva di un sostegno pubblico al capitale delle banche -
tramite i cosiddetti «Tremonti bonds» e gli analoghi strumenti di altri Paesi -
si è fatta più concreta, gli obblighi ai quali le banche dovrebbero sottostare
per avere accesso a questa fonte di finanziamento (piuttosto cara, visti
gli attuali andamenti dei tassi) sono diventati sempre più gravosi e più
lontani dalla normale attività bancaria: si è arrivati, nel dibattito politico,
a ipotizzare semplicisticamente l'obbligo per le banche di riservare quote predeterminate
del credito alle piccole e medie imprese sotto il controllo dei prefetti. Se ne
deve dedurre che il compito del banchiere non sarebbe più quello di compiere
una valutazione, di cui è personalmente responsabile, del rischio connesso alla
concessione di credito alle singole imprese bensì quello di adempiere un dovere
burocratico-amministrativo, con il prefetto che lo incalza. Elo potrebbe, al
limite, sanzionare se non raggiungesse una certa «quota» di credito erogato.
L'immagine di un banchiere libero nel suo operare che presta denari non suoi ed
è tenuto a non perderli perché li deve restituire ai depositanti aumentati di
un, sia pur minuscolo, interesse sembra così perdere di consistenza. La seconda
evoluzione riguarda la posizione delle piccole e medie imprese. Si è fatta
strada l'idea che, anziché il risultato di una convergenza della libera volontà
di una banca e di un'impresa, il credito sia un «diritto» per le imprese,
specie se piccole e in difficoltà, in base a valutazioni esterne largamente
sganciate dalla loro produttività, dai loro prodotti, dai loro programmi. A
leggere alcune dichiarazioni di politici si deve concludere che il credito
verrebbe «erogato» quasi automaticamente come si «erogano» i vaccini durante
un'epidemia. Queste tendenze sono emerse, in maggiore o minor misura, in un
gran numero di Paesi. Il presidente degli Stati Uniti ha incluso misure che
facilitano il credito alle piccole imprese nel suo «pacchetto» di rilancio con
l'obbligo per le banche di trasmettere informazioni in merito alla loro
attuazione. Dall'Australia alla Francia, dalla Gran Bretagna alla Germania, la
mobilitazione delle piccole imprese per avere condizioni creditizie e fiscali
di favore si sta, del resto, sviluppando con una forza imprevista, forse superiore
alla mobilitazione dei lavoratori delle grandi imprese per salvare il proprio
salario. Il tutto potrebbe convergere, certamente al di là delle intenzioni di
gran parte dei proponenti, e in maniera sicuramente imprevista, verso soluzioni
di tipo «sovietico», ossia verso un pesante dirigismo di tipo amministrativo
riferito al credito bancario, una forma parzialmente inedita di protezionismo. Questa concezione del ruolo di banche e
imprese si è rivelata particolarmente forte in Italia, per l'incidenza assai
alta di imprese piccole. Ed è toccato al governatore della Banca d'Italia,
Mario Draghi, nella sua audizione di ieri alla Commissione Finanze della
Camera, chiarire i limiti entro i quali interventi amministrativi sul credito
possono essere accettabili. Rimasto silenzioso di fronte agli «sconfinamenti»
sul terreno bancario del governo e in particolare del ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, Draghi ha risposto con il linguaggio misuratissimo dei
banchieri centrali sottolineando la fondamentale solidità delle banche
italiane. Grazie a questa solidità, gli interventi di sostegno al capitale
decisi dal governo non sono forme di salvataggio di chi sta per annegare ma
semmai dei ricostituenti per sostenere la corsa. Ha rivendicato «la forza
patrimoniale della banca centrale italiana» che ha consentito interventi rapidi
e di ammontare significativo senza mettere a rischio gli equilibri del bilancio
(altrettanto non si potrebbe dire, tra l'altro, della banca centrale degli
Stati Uniti). Ha denunciato senza mezzi termini la possibilità di pressioni a
livello locale, il «pericolo di interferenze politico-amministrative nelle
valutazioni del merito di credito di singoli casi». Sarebbe errato ridurre a un
contrasto personale Tremonti-Draghi la differenza di opinione tra un governo
«interventista» e una Banca d'Italia tesa a preservare la caratteristica del
credito come «attività imprenditoriale». Lo scontro è, semmai, tra due modi di
intendere il ruolo delle banche centrali e del sistema bancario in genere: subordinato,
non solo secondo il governo italiano ma più in generale secondo «i governi» dei
Paesi ricchi, a più generali esigenze nazionali; libero e imprenditoriale
secondo i governatori delle banche centrali. Per cui può anche succedere che
governi, come quelli attuali di gran parte dell'Occidente - Italia naturalmente
compresa e, anzi, in prima linea - partiti con istanze di difesa del mercato e
delle libertà economiche, finiscano per intervenire in senso non precisamente
confacente ai principi di questo mercato e queste libertà. È chiaro che in
questa crisi perdurante - sulla cui rapida fine
neppure il governatore Draghi ha dato alcuna speranza - il pendolo si sta
spostando dal mercato verso lo Stato; ma occorre porre dei paletti. E uno di
questi, forse il più importante, deve essere la libertà di decisione e di
azione di banche economicamente sane. mario.deaglio@unito.it
( da "EUROPA ON-LINE" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
La crisi picchia duro in un continente lacerato da troppi con
itti Mal d?Africa ANGELO FERRARI Ruanda Crisi finanziaria
internazionale e tensioni continentali rischiano di diventare una miscela
esplosiva per l?Africa. Il Fondo monetario internazionale (Fmi), nel corso di
un vertice, la settimana scorsa, a Dar es Salaam (Tanzania) a cui hanno
partecipato trecento delegati in rappresentanza di tutti i paesi africani, ha
lanciato l?allarme: il continente ha bisogno, subito, di 25 miliardi di dollari
in aiuto per scongiurare che la crisi internazionale
si trasformi in un cataclisma per l?Africa. Dopo aver colpito i paesi più avanzati
e gli emergenti, ha sottolineato il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn,
la «crisi finanziaria investirà in una terza fase le
regioni più povere e vulnerabili». Sempre secondo il direttore del Fondo, sono
circa cinquanta i paesi africani, quasi tutti, che avranno bisogno di aiuti
straordinari. Il rischio di rivolte sociali Recenti stime precisano che la
crescita del continente, per il 2009, non supererà il 3 per cento, mentre nel
2008 è stata del 5,4 e nel 2007 del 6,5 per cento. La Banca Mondiale stima che
quest?anno la crisi potrà costare, ai paesi in via di
sviluppo, tra i 270 e 700 miliardi di dollari. Tutto ciò avrà ripercussioni non
solo sulle fragili economie africane ma, e questo è ciò che preoccupa di più,
sugli aspetti sociali che potrebbero tradursi anche in rivolte, come è già
avvenuto nei mesi scorsi, contro il rincaro dei prezzi dei generi di prima
necessità. «Non si tratta solo di proteggere la crescita economica ? ha detto
Strauss- Kahn ? o i profitti delle imprese, ma di contenere la minaccia di
violenze, forse anche di una guerra». Le tensioni regionali, infatti, sono
numerose e si moltiplicano. Dal Madagascar alla Repubblica democratica del
Congo, dal Kenya all?Uganda. Per non parlare del dramma delle popolazioni del
Darfur, aggravato ulteriormente dalla decisione della Corte penale
internazionale di emanare nei confronti del presidente del Sudan, Omar Hassan
al Bashir, un mandato di arresto internazionale con l?accusa di genocidio. Un
fatto, quest?ultimo, che ha suscitato molto scalpore in Africa, tanto che
l?Unione africana aveva ipotizzato l?uscita dal Tribunale internazionale. Ma
non solo. Bashir ha incassato dichiarazioni di sostegno da molti paesi arabi:
dalla Siria all?Arabia Saudita, dall?Egitto al Kuwait. Per intuire che una
«guerra continentale » non sia solo un?ipotesi partorita dalle menti degli
strateghi internazionali, basta leggere le parole del vescovo di Kinshasa,
Monsengwo Pasinya, riportate recentemente dall?Osservatore Romano: «È un quadro
complesso. C?è la minaccia di ripresa della cosiddetta prima guerra mondiale
africana, con tutto ciò che significa una tragedia di tale portata, come
abbiamo visto in Rwanda. È un conflitto teoricamente terminato, ma che, di
fatto, continua con evidenti strascichi. Ci sono le crisi
del Darfur, in Uganda, in Ciad, nella Repubblica Centrafricana. Rispetto al
1994 le condizioni generali di guerra sono cambiate, ma non sono scomparse. E
dove c?è guerra c?è urgente bisogno di riconciliazione, di pace, di giustizia.
Non si tratta solo di mettere il silenziatore alle armi. Serve una pace della
mente e del cuore». La crisi finanziaria rende ancora
più aspre le tensioni interne che possono essere sfruttate dirigendo la rabbia
verso altri paesi. A soffrire non è solo il turismo Tra gli altri settori,
particolarmente colpito è il settore turistico, che per molti paesi rappresenta
la più importante fonte di introiti. Non solo. In Tanzania, per esempio, dopo
il turismo un duro colpo lo sta subendo l?industria dei fiori. Ad Arusha, in
particolare, questa attività è la seconda fonte di reddito dei suoi abitanti.
Secondo dati recenti, da settembre 2008 vi è stata una sensibile diminuzione
dei prezzi, tra il 30 e il 50 per cento, e molte qualità sono rimaste
invendute. Alle grandi aste di fiori gli acquirenti tendono a scegliere i fiori
coltivati in Europa e poi quelli africani. Il rischio è che molte imprese
falliscano. L?industria dei fiori in Tanzania dà lavoro a 50 mila persone e
genera un fatturato di circa 130 milioni di euro. L?Organizzazione internazionale
del lavoro (Ilo), ha reso noto che i settori più colpiti dalla crisi in Africa sono quello minerario e quello
manifatturiero. Charles Dan, responsabile dell?Ilo in Africa, spiega che il
sensibile calo dell?attività mineraria nel Katanga, nella Repubblica
democratica del Congo, ha provocato la perdita di oltre 300mila posti di
lavoro. Per non parlare dello Zambia e del Botswana dove chiudono le miniere di
diamanti per mancanza di domanda. La crisi, inoltre,
si fa sentire anche nelle economie africane più forti e nei paesi che si
reggono sulle materie prime. Per la prima volta in dieci anni il Sudafrica ha
registrato una crescita negativa. Nell?ultimo trimestre del
( da "AmericaOggi Online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Berlusconi al Colle.
Slitta il piano casa 18-03-2009 ROMA. Il governo resta intenzionato a proporre
per decreto legge alcune norme del piano casa anticrisi in fase di
elaborazione. Il premier Silvio Berlusconi ha illustrato ieri il progetto al
presidente della Repubblica, ha ascoltato le sue osservazioni, ha fornito
chiarimenti e si è riservato di approfondire le questioni più delicate. Una
riflessione che porta il governo a rinviare di qualche giorno il varo del piano
che era stato annunciato per venerdì: con Berlusconi impegnato al Consiglio
europeo, il Cdm questa settimana potrebbe non tenersi e il 'pacchetto casa'
dovrebbe essere rinviato di una decina di giorni, alla prossima riunione del
governo. Il confronto al Quirinale, definito da fonti del Colle "sereno e
approfondito", si è svolto a margine del pranzo di lavoro al quale, oltre
al premier, hanno partecipato numerosi ministri, per discutere com'é
consuetudine alla vigilia dei vertici europei, delle questioni sul tappeto.
L'incontro di ieri é stato dedicato ai temi in agenda al prossimo Consiglio
Europeo di Bruxelles e al G20 in programma a Londra il prossimo 2 aprile. In
vista di questi appuntamenti, i due presidenti, informa una nota del Quirinale,
hanno convenuto che è necessaria una "azione incisiva e coesa"
dell'Ue per far fronte alla crisi e per garantire l'operato
dei mercati finanziari a
sostegno dell'economia. Subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l'occasione
per parlare del piano casa su cui c'é già stato un primo giro di tavolo,
venerdì scorso, in Consiglio dei ministri. L'ipotesi su cui si ragiona prevede
la possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge, con le
misure urgenti per rilanciare il settore dell'edilizia, e un disegno di legge
contente le parti più controverse da discutere in Parlamento. Il problema più
delicato emerso nel dibattito politico riguarda proprio il raccordo fra queste
due parti, le misure straordinarie per aprire in tempi brevi nuovi cantieri, da
rendere subito effettive in forza del decreto legge, e le ricadute di queste
misure sulla normativa vigente in materia di autorizzazione dei lavori edilizi.
Ogni volta che si interviene su una materia con un decreto legge, fra gli altri
problemi, nasce quello degli effetti che esso produce nel breve termine e che
devono essere sanabili nel caso che il provvedimento non dovesse essere
convertito in legge entro sessanta giorni e dovesse perciò decadere. Il modo
più sicuro di superare questo problema è quello di cambiare la legge esistente
con un'altra legge. Un altro aspetto riguarda la sussistenza dei criteri di
necessità e urgenza previsti dalla Costituzione e il rispetto di altri profili
costituzionali, dei quali si fa garante il capo dello Stato firmando il
provvedimento del governo. In questo caso, uno dei punti più delicati emersi
dal dibattito politico riguarda la salvaguardia delle competenze delle Regioni.
La questione è ben presente al governo. La scorsa settimana Berlusconi ha
infatti assicurato una consultazione preventiva delle Regioni prima di varare
il piano, una consultazione che dovrebbe servire per superare obiezioni all'uso
del decreto manifestate, fra gli altri, dal presidente della Regione Lazio
Piero Marrazzo. E negli Usa si riprende a costruire ROMA. Netto rimbalzo per le
costruzioni di nuove case negli Stati Uniti, che ha febbraio hanno segnato il
rialzo più forte dal 1990 dopo i minimi record di gennaio. Un dato che ha
sorpreso gli analisti e che segnala che il 'mattone' negli Usa, dalle cui sorti
dipende la tempistica della ripresa dell'intera economia e la possibilità di
uscire dalla crisi creditizia, forse sta toccando il fondo. Le costruzioni di
nuove case negli Stati Uniti a febbraio hanno segnato a sorpresa un balzo del
22,2% al tasso annuo di 583.000 unità, primo dato positivo dopo sette mesi
consecutivi di calo. Il dato è in controtendenza rispetto alle attese degli
economisti, che si aspettavano un calo del tasso annuo a 450.000 unità. Il
dipartimento del Commercio ha inoltre rivisto al rialzo i dati di gennaio, al
tasso di 477.000 unità. Sono risultati in crescita anche i permessi edilizi,
che anticipano l'andamento del settore: il mese scorso si è registrato un +3% a
un tasso di 547.000 da 531.000 del mese prima (dato rivisto). Il balzo di
febbraio, dopo i minimi record segnati nel mese precedente, è il primo
incremento nelle costruzioni di case dallo scorso aprile (quando si era visto
un incremento dell'1,6%). Il rialzo è il più forte dal 1990, ed è trainato
dalla ripresa delle costruzioni di condomini, fortemente tagliate durante la
crisi creditizia. E' ancora troppo presto per parlare di ripresa: il rialzo dei
permessi edilizi ad un tasso inferiore a quello dei nuovi cantieri segnala un
possibile, nuovo rallentamento. E le società di costruzioni sono ancora alle
prese con un livello record di pignoramenti di case che ha depresso i prezzi e
gli utili. Soltanto ieri l'indice di fiducia dei costruttori calcolato dal
National Association of Home Builders e da Wells Fargo è rimasto stabile vicino
ai minimi record, segnalando che il settore è tuttora esangue. Tuttavia i dati
di ieri sono un segnale incoraggiante, perché rafforzano in molti esperti del
settore la previsione che il fondo, per il settore immobiliare dal quale del
resto dipende la ripresa del'economia americana, potrebbe essere toccato
presto. Probabilmente nella seconda parte dell'anno, secondo Michelle Meyer,
un'economista di Barclays Capital.
( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi Numero
065 pag. 15 del 18/3/2009 | Indietro Rinuncio a tutto, ma
giù le mani dal make-up MARKETING OGGI Toglietemi tutto, ma non il rimmel.
L'Associazione italiana delle imprese cosmetiche (Unipro) e con lei il 90%
delle donne salutano la crisi finanziaria mondiale con un battito di ciglia in perfetto make-up. Il
settore della cosmesi e i suoi canali distributivi, dalla profumeria alla
farmacia, passando per i centri bellezza, continua a tenere e i dati presentati
da Unipro alla vigilia del salone Cosmoprof di Bologna (dal 3 al 6 aprile) la
dicono lunga su quello cui i consumatori non rinunceranno nemmeno a congiuntura
avversa. Nel 2008 il consumo di cosmetici in Italia ha registrato un valore del
mercato di 9 miliardi di euro (+0,8%) e grazie all'export di nuovo in salute
(+2,1%) per oltre 2,3 miliardi, il fatturato delle industrie italiane è
cresciuto dell'1,2%, a 8,3 milioni di euro. Merito soprattutto dei produttori
contoterzi della penisola, che producono oltre il 65% dei make-up usati nel
mondo, e delle maggiori marche, da Dior a Estée Lauder. A trainare trend e
consumi «è la cultura della ricerca anche nel ramo distributivo», spiega
Maurizio Crippa, direttore generale di Unipro, «ma anche l'attenzione ai
clienti sempre più infedeli e alla comunicazione». Una voce quest'ultima in
cui, solo in Italia, tra campagne e strategie di marketing, le aziende della
cosmetica sono big spender per eccellenza, anche davanti alla moda, con un
investimento, dice Unipro, di 580 milioni di euro l'anno. «Il settore non
produce “trucchi” ma soluzioni che soddisfano tutti i consumatori», spiega
Fabio Franchina, presidente di Unipro. E qui sta la chiave marketing della
cosmetica per gli anni a venire, anche perché con la scomparsa del consumatore
fedele al canale distributivo e oggi focalizzato sulla specificità dell'offerta
è tramontato anche il mito del prodotto medio. «Andiamo verso la polarizzazione
dei consumi», spiega Gian Andrea Positano del centro studi Unipro, «si cerca il
prodotto buono a minor prezzo e contemporaneamente quello alto senza badare a
spese». Un trend analogo alla moda con clienti in scarpe Chanel e tailleur
Zara. La differenza? «Con la crisi, si rinuncerà ad
accessori da capogiro, ma non all'ultima crema antirughe». Tra le performance
di vendita più evidenti fotografate da Unipro spicca il balzo (+5,3%) dei
prodotti per il make-up, con un giro d'affari di oltre 323 milioni di euro,
seguiti dagli smalti, (+9,3%) con un valore prossimo agli 80 milioni di euro e,
sorpresa, dai colluttori, diventati indispensabili come il detersivo, con un
tasso di crescita di quasi dieci punti percentuali e un valore del venduto
vicino ai 150 milioni di euro. A proposito di punti vendita, invece, è il
settore porta a porta a segnare la maggiore crescita (+6%). I luoghi di
distribuzione preferiti per servizio alla clientela sono le farmacie, con
vendite in crescita del 3,8% per un valore di circa 1,4 miliardi di euro, e le
erboristerie (+3,7%) per un mercato che pesa oltre 310 milioni di euro. La gdo
svetta con un business cosmetici a quasi 4 miliardi e un tasso di crescita
dell'1,5%. Francesca Sottilaro
( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Empoli La
Irplast: dobbiamo tagliare posti di lavoro «Così potremo rilanciare l'azienda».
Sindacati pronti alle barricate EMPOLI. Scatta un altro allarme occupazione.
Stavolta alla Irplast, il colosso dei nastri adesivi che rappresenta un fiore all'occhiello
dell'imprenditoria dell'Empolese Valdelsa e una fonte di reddito per duecento
famiglie. Durante un incontro con la rappresentanza sindacale unitaria,
l'amministratore delegato Antonio Capo lo ha detto chiaro e tondo: se vogliamo
rilanciare questa azienda dobbiamo ridurre i costi del personale, ovvero
diminuire i posti di lavoro dentro la fabbrica di Terrafino. Quanti posti
dovranno essere tagliati Capo non lo ha ancora detto. «Spero di poter
concertare insieme ai sindacati il percorso che dobbiamo imboccare - sottolinea
Capo - di certo non abbiamo molto tempo a disposizione e soprattutto non
abbiamo alternative. Per fortuna siamo riusciti a dicembre a uscire da una crisi finanziaria che poteva essere molto pericolosa. Lo
abbiamo fatto grazie alle concessioni delle banche, che, a fronte della forte
valenza industriale di Irplast, ci hanno consentito di riscadenziare il debito
e riaprire le linee di credito. La crisi finanziaria è
risolta ma per fare fronte ai cambiamenti del mercato, soprattutto in una fase
recessiva come quella attuale, dobbiamo riorganizzarci industrialmente.
Dobbiamo spostare il grosso della nostra produzione: il nastro adesivo neutro
non remunera più i costi che sosteniamo per produrlo, dobbiamo puntare sempre
di più sui nastri stampati (di cui siamo leader in Europa) e sulle etichette.
Qui il valore aggiunto è superiore, qui i margini di produttività sono tali da
consentirci di guardare al futuro con tranquillità. Per fare questa operazione
dobbiamo ridurre i costi di produzione. Purtroppo l'attuale struttura di costo
è insostenibile. Perciò dobbiamo ridurre il personale». Come? La risposta è nei
fatti: cassa integrazione straordinaria e poi mobilità, fino al licenziamento.
Il sindacato non ci sta e promette barricate. «è sconcertante - commenta Marco
Mencobello della Filcem Cgil - per due ragioni. Fino allo scorso gennaio, la
proprietà ha diffuso messaggi tranquillizzanti e ottimistici sulla salute di
Irplast, sebbene si sapesse che un deficit finanziario spaventoso si era abbattuto
sull'azienda. I dirigenti di Irplast, poi, hanno accusato il sindacato di
essere irresponsabile e visionario, assicurando nei reparti e negli uffici che
tutto sarebbe finito bene. E all'improvviso tutto cambia e, soprattutto, la
situazione precipita. Perché questo repentino cambio di scenario? Forse che la
proprietà è stata esautorata e il nuovo amministratore delegato risponde solo
alle banche, vere padrone di un'Irplast sommersa dai debiti? E, se così fosse,
a pagare misteriose scelte finanziarie sbagliate dovrebbero quindi essere
unicamente i dipendenti? Per secondo - continua Mencobello - sconcerta che per
uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo
troppo semplicistico, di tagliare proprio le funzioni essenziali per il
rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori». Dopo l'incontro tra rsu
e amministratore delegato, è stata convocata un'assemblea dei lavoratori che ha
registrato momenti di forte tensione e che si è conclusa con la richiesta di un
sostanziale cambiamento della strategia aziendale che comporti un piano
industriale concordato e soprattutto un impegno concreto per salvaguardare i
livelli occupazionali. «Ci incontreremo di nuovo la prossima settimana -
conclude il sindacalista della Filcem - noi siamo più che disponibili a
trattare soluzioni che provino a tutelare tutti gli interessi in gioco, ma ci
dichiariamo assolutamente indisponibili a svolgere il ruolo di becchini della
parte che rappresentiamo, cioè i lavoratori, per continuare
a tenere in vita i creditori finanziari». Insomma si sta andando verso il muro
contro muro. «Se il sindacato parla di crisi
finanziaria - replica l'ad Capo - dice una cosa
assolutamente fuori luogo, perché, ripeto, la crisi
finanziaria per fortuna l'abbiamo alle spalle. Ma se
non facciamo quello che dobbiamo per aumentare la redditività del nostro
business, allora sì che potremmo rischiare di ritrovarci tra un paio di
anni in una crisi simile a quella che abbiamo appena
risolto. Siamo a metà del guado, dobbiamo riqualificare la nostra produzione.
Non abbiamo scelta. Spero che il sindacato lo capisca in modo da poter gestire
assieme, senza strappi e con soluzioni condivise, questa fase cruciale per
garantire lo sviluppo futuro della Irplast». Luciano Menconi
( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Banche, il credito
decelera nettamente» da Finanza&Mercati del 18-03-2009 MARIO DRAGHI* In
Italia, come nel resto dell'area, la recessione aggravatasi a metà del 2008
dovrebbe proseguire nel corso dell'anno. Tutti gli indicatori (produzione,
ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi
molto bassi. Nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo si
contrarrebbe per la quarta volta consecutiva; è verosimile che l'intero 2009 si
chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica, concentrato
soprattutto nel settore privato. L'importo delle maggiori spese e delle
riduzioni di entrate approvate in Italia per finalità anticicliche è circa
mezzo punto percentuale del Pil; queste azioni sono finanziate da interventi di
segno opposto. Ulteriori misure hanno indirizzato risorse già stanziate verso
impieghi più efficaci a stimolare la domanda aggregata. La scelta delle forme
che assumono gli interventi pubblici a sostegno della domanda non è meno
importante della loro dimensione. Essi devono sostenere il consumo delle fasce
più deboli e rafforzare la capacità di crescita dell'economia con investimenti
pubblici caratterizzati da un elevato tasso di rendimento e da una pronta
capacità di spesa. Il Governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle
tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori
sociali; ulteriori miglioramenti sono stati definiti la scorsa settimana. Il
finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie
all'intesa tra Stato e Regioni. Questi provvedimenti sono opportuni. Resta però
l'esigenza di impostare fin da ora una riforma complessiva. Il Governo ha anche
annunciato di avere allo studio provvedimenti per facilitare l'ampliamento
degli edifici residenziali e ridurre i contributi di costruzione. Modalità, contenuti
e tempi di eventuali interventi non sono ancora noti. Una semplificazione degli
adempimenti e una riduzione degli oneri potrebbe avere effetti di stimolo. La
complessità della materia, la presenza di competenze concorrenti fra Stato e
regioni, la necessità di congegnare l'intervento in modo da preservare ambiente
naturale ed equilibrio urbanistico ne rendono però incerta la portata da un
punto di vista congiunturale. Il credito delle banche italiane ha decelerato
nettamente. A gennaio il tasso di crescita su tre mesi dei prestiti erogati al
settore privato è sceso al 2,3% su base annua dall'8,6 di settembre; sulla base
di dati parziali, si può stimare che in febbraio gli impieghi siano leggermente
diminuiti sul mese precedente. In questi 18 mesi di crisi
le maggiori banche italiane hanno sofferto perdite più contenute rispetto a
quelle di altri Paesi, grazie a una scarsa esposizione ai titoli tossici, al
forte radicamento nell'attività bancaria tradizionale, alla prudenza del quadro
regolamentare e di supervisione, al minor grado di indebitamento dei loro
clienti. Per i principali gruppi gli strumenti strutturati di credito
rappresentano meno del 2% degli attivi di bilancio. La dotazione di patrimonio
delle nostre banche, che, a differenza di quanto accaduto in quasi tutti gli
altri principali Paesi, non ha ancora beneficiato degli interventi di
ricapitalizzazione pubblica, si è mantenuta sopra i minimi regolamentari. La
leva finanziaria dei maggiori gruppi bancari italiani
è considerevolmente più ridotta di quella delle principali banche europee.
L'incidenza degli strumenti ibridi di capitale, la componente meno robusta del
patrimonio di primo livello, è contenuta, perché la Banca d'Italia ha applicato
in proposito limiti molto più stringenti degli standard internazionali. Ne
consegue che anche considerando misure «tangibili» di capitale il giudizio
sulla solidità delle banche italiane non muta. Il mercato nelle sue valutazioni
sconta però che un ulteriore rafforzamento si possa rendere necessario. Le banche
devono prepararsi a fronteggiare i rischi, che si stanno già materializzando,
derivanti dal rapido deterioramento congiunturale. Un
modello di intermediazione fondamentalmente sano le ha finora tenute al riparo
dalle conseguenze più gravi della crisi finanziaria; non le può rendere impermeabili alla recessione globale.
L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a disposizione
dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di
fornire credito all'economia. La forza patrimoniale della banca centrale
italiana è stata in questi mesi estremamente importante. Ci ha consentito di
impostare e attuare gli interventi che ritenevamo necessari per sostenere la
liquidità del sistema. Il decreto-legge 185 del 2008 (convertito con la legge
n. 2) consente un intervento finanziario dello Stato per accrescere il capitale
delle banche fondamentalmente sane. Non si tratta in questo caso di operazioni
di salvataggio, ma di una misura per rafforzare il sistema e per evitare che, in
un contesto macroeconomico fortemente deteriorato, si avvii una spirale
perversa tra emergere di sofferenze e restrizione del credito. È essenziale che
l'analisi delle condizioni del credito a livello locale non sconfini in un
ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri
di sana e prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che
debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni
del merito di credito di singoli casi. Il credito è e deve restare attività
imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della
validità dei progetti aziendali. Le banche imprudenti prima o poi finiscono in
dissesto e smettono anche di far credito. Ma la prova sollecitata dalla crisi è severa e richiede di sapere essere bravi banchieri
anche quando l'economia va male. Di fronte all'inevitabile peggioramento della
qualità del credito dovuta alla recessione occorrono scelte lungimiranti: non
basta tenere i conti in ordine. Un fermo sostegno ai clienti con buon merito di
credito evita che una stretta creditizia eccessiva aggravi la recessione e
quindi peggiori la posizione degli stessi clienti. Come ho già detto, bisogna
cogliere ogni occasione per irrobustire il patrimonio degli istituti nelle
forme più appropriate ai singoli casi: dal ricorso al mercato, alla
capitalizzazione dei dividendi, agli strumenti offerti dallo Stato.
*Governatore della Banca d'Italia estratti dall'audizione in Commissione
Finanze della Camera
( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
BANCHE. Il cda ha
dato mandato ai vertici dell'istituto per gli aiuti di Stato in Italia e in
Austria Tremonti bond in vista anche per Unicredit MILANO Mandato ai vertici
per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le
attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al termine di una lunga
riunione del cda di Unicredit. Il velo sui conti sarà alzato questa mattina
alle 7.30, prima dell'apertura della borsa. L'amministratore delegato
Alessandro Profumo incontrerà poi a Londra gli analisti, alle 10.30 ora
italiana e, a seguire, la stampa. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si
attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi
sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è
presente con Bank Austria, la capofila delle banche controllate nei Paesi
dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione delle obbligazioni oltre
che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati fino al massimo consentito
del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al
presidente e all'amministratore delegato di approfondire la questione, sia per
l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha dichiarato una fonte al termine del
consiglio. Per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale
il gruppo di piazza Cordusio a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi
finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato
netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli
analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7%
rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato
operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,95
miliardi. Nel quarto trimestre 2008 gli utili sono attesi a 351 milioni mentre
i ricavi a poco meno di 6 miliardi di euro. Fra i temi sui quali il consiglio
di amministrazione era chiamato a decidere, anche quello dell'assemblea,
convocata il 29 aprile su bilancio e rinnovo del consiglio. Per la messa a
punto delle liste, dopo la rottura con Fondazione Cariverona sulla
ricapitalizzazione del gruppo, c'è ancora tempo per un confronto fra i soci,
visto che le candidature vanno presentate fino a 15 giorni prima dell'assemblea.
Intanto in Borsa, dove il titolo negli ultimi dodici mesi ha lasciato sul
terreno tre quarti del suo valore, Unicredit ha riagganciato, seppur per poco
nel corso della seduta, la soglia psicologica di 1 euro per poi terminare a
0,96 euro (+0,26%).
( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Cda Montefibre
chiede riscadenziamento ai creditori da Finanza&Mercati del 18-03-2009
Montefibre proporrà ai creditori una ristrutturazione del proprio debito. Lo ha deciso il cda della società per tentare di uscire dalla crisi finanziaria in cui si è venuta a
trovare. La proposta di Montefibre prevede l'integrale pagamento dei debiti, a
patto che i creditori accettino un riscadenziamento dei crediti vantati nei
confronti della quotata a partire dal 2010. Per essere valida la proposta dovrà
essere accettata dai rappresentanti di almeno l'80% dei crediti
commerciali e del 100% dei crediti finanziari della società.
( da "Nuova Venezia, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Troppi debiti e crisi di mercato, gli impianti dell'acrilico non
ripartiranno La Montefibre ha deciso di chiudere Presidio di lavoratori a
Milano: «Non mettete sulla strada 300 famiglie» I vertici della società hanno
incontrato i sindacati Nuovo cda il 24 marzo per il bilancio 2008 GIANNI
FAVARATO Porto Marghera sta per perdere un altro «pezzo» dell'agonizzante
Petrolchimico, ridotto ormai ai minimi termini. Gli impianti della Montefibre
fermi da mesi con i 300 dipendenti in cassa integrazione, resteranno chiusi a
causa del pesante indebitamento della società e della cronica crisi del mercato delle fibre acriliche. La drammatica
notizia è stata confermata ieri ai rappresentanti sindacali dei lavoratori
arrivati a Milano con due pullman partiti all'alba da Mestre, per protestare
sotto la sede della società. Pochi giorni fa l'amministratore delegato di
Montefibre, Emilio Boriolo, aveva anticipato ai segretari dei sindacati dei
chimici veneziani che per il riavvio degli impianti che producono da decenni
fibre acriliche, non c'è più speranza. La flessione del mercato di queste fibre
tessili - ormai superate da prodotti analoghi - è oltre il 50% e, vista la
concorrenza dei produttori asiatici, non si sono prospettive di ripresa.
Boriolo ha anche confermato il fallimento del piano di riconversione per
produrre i «precursori» delle più moderne e richieste «fibre al carbonio»,
azzerato dopo la marcia indietro di due soci russi della Ribeauville
Investments. L'unica prospettiva, secondo l'amministratore delegato di
Montefibre, è la vendita di 35 dei
( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Lamberti avrà per
alleati i suoi vecchi avversari» Il circolo della Stazione attacca l'ex sindaco
LIVORNO. E' quello Stazione-Sorgenti il primo circolo del Pd a esprimersi sulle
prossume elezioni amministrative, a partire dal rendiconto del sindaco in
consiglio comunale, definito «chiave di lettura per una più chiara comprensione
del percorso di questi ultimi cinque anni e per l'elaborazione del progetto
politico futuro». Il circolo apprezza l'esosizione del sindaco perché chiarisce
che «il nuovo stile di governo era una priorità per
salvaguardare Livorno da una crisi finanziaria che sarebbe potuta sfociare anche in una crisi sociale». Secondo il documento
della Stazione l'intervento di Cosimi aveva «una logica strettamente politica
ed è proprio su tutto questo che il Partito decise in maniera condivisa, e lo
sottolineiamo, di procedere alla formazione delle candidature sulla base di un
rinnovamento». «Legittimamente - dice il circolo del Pd - l'ex sindaco
ha ora deciso di candidarsi per la prossima competizione elettorale
individuando anche in esponenti della destra i suoi riferimenti politici. Gli
avversari di allora si trasformano a quanto sembra in alleati!». Ora per il
circolo del Pd Stazione-Sorgenti, «si tratta di concorrere all'elaborazione del
progetto politico dei prossimi anni». «Su questo aspetto - conclude il circolo
- riteniamo che debba iniziare subito una fase nuova di ascolto per far fronte
alle esigenze della collettività. Si deve partire dai circoli, ma dobbiamo
andare nei luoghi tradizionalmente meno inclini alla politica, dove si
incontrano i giovani».
( da "Secolo XIX, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Le verifichele
faccia un ente europeo» gli analisti milano. Per superare
la crisi finanziaria, il
blocco dei mercati e la mancanza di fiducia nel mondo del credito «i controlli
sul settore vanno affidati a una struttura federale cui aderiscano tutti i
Paesi dell'area euro». Lo propone l'associazione italiana degli analisti
finanziari (Aiaf), che ha inviato un pacchetto di proposte a Parlamento,
governo, Banca d'Italia e diverse authority. La proposta dell'Aiaf prevede che
il sistema dei controlli economici-finanziari in Italia venga strutturato su
tre soli soggetti: Banca d'Italia per le indagini «di micro e macro stabilità»,
la Consob «per la trasparenza» e l'Antitrust «per la concorrenza». Sparirebbero
quindi l'Isvap per le assicurazioni e la Covip per i fondi pensione. «In questo
momento - afferma Gregorio De Felice, presidente dell'associazione che riunisce
1.100 analisti - non si sente davvero il bisogno di questo confronto o volar di
stracci tra governo e Banca d'Italia, la cui attività di vigilanza è una delle
migliori del mondo». Sono in tutto otto le proposte dell'Aiaf, che critica i
controlli dei prefetti sul credito e ritiene irrealizzabile la nascita di una
bad bank per i titoli tossici, mentre non boccia i Tremonti bond. 18/03/2009
( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA CRISI
Fmi: un 2009 nero Obama contro Aig Nokia taglia Maurizio Galvani L'Fmi
«affonda» e rivede al ribasso le previsioni (formulate in gennaio) di crescita
a livello mondiale. A fine 2009, il calo dell'economia Usa sarà del 2,6% invece
che 1,6%, la zona dell'euro calerà del 3,2% (da -2%), per il Giappone la
flessione stimata è del 5% dal precedente -2,6%. I nuovi dati sono stati
forniti da Teresa Ter-Minassian, consigliere del direttore Dominique
Strauss-Kahn, che ha parlato di una recessione globale con «la Gran Bretagna
che chiuderà l'anno con un meno 3,8% e i paesi appartenenti al G7 con un
-3,2%». La ripresa? Potrebbe esserci dal 2010 con una crescita globale vicino
ad un più 3,2%. La giornata si è aperta con la pessima notizia che il gruppo
telefonico finlandese Nokia ha annunciato il licenziamento di 1.700 dipendenti
che lavorano nelle sue filiali sparse in tutto il mondo. Il leader della
telefonia mobile ha giustificato questa drastica misura spiegando che «la crisi
ha provocato una contrazione dei consumi e una caduta delle vendite dei
cellulari». Le aree più colpite da questa decisioni sono la stessa Finlandia,
la Spagna, gli Stati uniti e la Gran Bretagna. Dalla Spagna, invece, è
sopraggiunta la notizia che la compagnia Telefonica vuole offrire uno sconto
anti-crisi fino a 20 euro a suoi clienti disoccupati. Il «mecenatismo»
dell'azienda iberica è giustificato dalla drammatica situazione economica del
paese (presenta il 14% di disoccupati, la più grave quota del resto di Europa)
e applicherà ad una riduzione della bolletta del 50% (fino a 20 euro appunto)
sia per i clienti del telefono fisso che quello mobile. Aig ancora Aig. Il
colosso assicurativo statunitense - che ha fatta polizze vita e assicurative
per circa 100 milioni di cittadini e che ha già ricevuto dall'amministrazione
ben 173 miliardi di dollari - è al centro di uno vero «scandalo». Oggi si si
decide infatti se il top manager della compagnia potrà prendere un bonus da 160
milioni di dollari. Il presidente Obama si è detto indignato e ha già gridato
allo scandalo, parlando di «immoralità di fronte alla crisi che vive il paese».
Il Congresso si dovrà assumere una grande responsabilità tenuto conto che
l'azienda ha già ricevuto per quattro volte un salvataggio. Gli Usa sono
inoltre al centro di uno scontro commerciale con il vicino paese, il Messico,
con cui - insieme agli Stati uniti e al Canada - fa parte del trattato di
libero scambio noto come Nafta. La «guerra d'asfalto» è iniziata quando Barack
Obama ha deciso di bloccare il passaggio sperimentale dei camion messicani che
trasportano merci in territorio statunitense. Immediata è stata la reazione del
paese centroamericano che ha aumentato i dazi di novanta prodotti made in Usa
importati in Messico. Il ministro Gerardo Ruiz Mateos ha già detto che «gli Usa
si comportano in questa maniera perché hanno ceduto al protezionismo, violando le regole
commerciali incluse nel Nafta». Gli Usa esportano merci verso il Messico per un
valore di circa 2 e mezzo di dollari. Dagli Stati uniti, in realtà dalla
Germania, giunge la notizia invece che la casa madre General Motors starebbe
preparando un piano per salvare la tedesca Opel in odore di bancarotta.
A sostenerlo è il ministro dell'economia Karl-Theodor Zu Guttenberg che ha
tenuto ieri un incontro con il segretario al tesoro Usa, Tim Geithner. La casa
statunitense sarebbe pronta a mantenere una quota di minoranza pure se l'Opel
verrebbe acquistata da un privato. In Germania si parla di un intervento dei
Land dove sono gli stabilimenti dell'Opel. Per il colosso tedesco, nel
frattempo, l'istituto di statistica Iwh ha previsto una contrazione del Pil
pari al 4,8% quest'anno; più elevata rispetto all'1,9% della precedente stima.
La Svizzera continua ad essere al centro della polemica scatenata dalla Ue sul
fatto che ci vorrà troppo tempo per allentare il segreto bancario. La
Confederazione elvetica si difende: «E' stato fatto un passo avanti». E uno
indietro.
( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Informazione,
la quarta crisi Marco Ferri Come se non bastassero
la crisi ambientale, la crisi energetica e
la crisi finanziaria, che ha subito tracimato sulla crisi economica,
ecco la quarta crisi: la crisi
dell'informazione sta attraversando tutto il mondo occidentale. A prima vista sembrerebbe che la crisi dei giornali sia la diretta conseguenza della crisi della pubblicità, che da anni foraggia tutti i mass
media. In realtà, come per le altre tre crisi
(ambientale, energetica e finanziario-economica) la crisi
dell'informazione viene prima della «tempesta perfetta»: tanto che non ha
saputo prevederla. Schiacciata dall'insorgenza dei new media (internet in
testa) e dalla invadenza della tv (sia generalista che tematica, vale a dire
sia analogica che digitale) la stampa ha perso colpi, per poi perdere copie,
diffusione, lettori e pubblicità. Sir Martin Sorrell, fondatore e ceo (chief
executive officer) di Wpp, colosso britannico della pubblicità mondiale, ha
sentenziato che nel giro di un paio d'anni assisteremo a un radicale
cambiamento rispetto agli attuali equilibri . Sempre meno giornali, sempre più
internet e broadcaster televisivi «tradizionali» che cederanno via via terreno
nei confronti di nuovi modelli d'intrattenimento e informazione audiovisiva.
Difficile però immaginare cosa accadrà in particolare alla carta stampata,
soprattutto negli Usa dove le previsioni dei grandi giornali, dal New York
Times (che, per ripianare i bilanci in rosso ha dovuto vendere il grattacielo,
disegnato da Renzo Piano, che ospita la redazione a New York), per non parlare
del Wall Street Journal (divenuto di proprietà di Rupert Murdoch, ha annunciato
tagli e licenziamenti pari al 50 per cento degli addetti): questi eventi fanno
pensare a una discesa più ampia della stampa americana. Anche il Washington
Post ha annunciato di tagliare dal prossimo 30 Marzo l'inserto dedicato al
business, compresa le pagine quotidiane dedicate ai listini di Borsa. L'ipotesi
di uno scenario futuro del rapporto tra pubblicità e media è fosco. Nei paesi
sviluppati la tv rimarrà ancora dominante, ma dall'attuale quota di mercato
attorno al 30-35% scenderà al 20-25%. Internet, oggi attorno al 12% salirà
anch'essa al 20-25%. E quanto alla carta stampata, si vedrà anche qui una
riduzione al 20-25%. Insomma, giornali e riviste saranno i più esposti alla
concorrenza dei media via internet. E' un fatto che l'intrattenimento
condizioni l'informazione, che la stessa sia «condizionata» dagli introiti pubblicitari,
senza i quali le testate giornalistiche rischiano la chiusura. E' un fatto che
la crisi dei consumi riguardi anche il «consumo» di
informazioni. E' un fatto che la comunicazione abbia assunto un ruolo
determinante nella politica dei governi, spesso come grande diversivo, per
orientare le opinioni pubbliche a favore di scelte e a detrimento di altre, non
solo durante le campagne elettorali, ma anche durante l'azione di governo. La crisi che sta attraversando il mondo dei media rischia di
mettere in secondo piano la difesa del diritto a un'informazione corretta, il
diritto a una comunicazione libera. La crisi degli
investimenti pubblicitari spinge sempre più a «catturare» l'attenzione verso le
marche globali, invece che a «liberare» l'attenzione di molti verso la
democrazia della comunicazione. Per dirla come la dice Zygmunt Bauman «in veste
di compratori siamo stati adeguatamente preparati dagli uomini di marketing e
dai copywriter pubblicitari a svolgere il ruolo di soggetto: finzione vissuta come
verità di vita, parte recitata come 'vita reale' che col passare del tempo
spinge da parte la vera vita reale, privandola di ogni possibilità di ritorno»
(Consumo, dunque sono, Editori Laterza, Roma-Bari 2009). Lorenzo Sassoli de
Bianchi, presidente di Upa, l'associazione degli investitori pubblicitari, a
conclusione del summit della pubblicità che si è svolto a Roma giorni fa, ha
detto «La comunicazione è e resta driver competitivo, posto di lavoro per
talenti, stimolo all'innovazione e libertà di scelta per il consumatore».
Eccola, allora tutta intera l'esplicitazione della «quarta crisi»,
quella che lega pubblicità e informazione: la spasmodica ricerca di un nuovo
paradigma tra informazione e pubblicità che perpetui la società dei consumi. Se
questo è il pensiero di chi spende i soldi per la pubblicità nell'informazione,
emblematica è la sinergia del ragionamento con chi sta sperimentando, per altro
con successo, forme alternative di informazione sul web. Arianna Huffington,
co-fondatrice e editrice dell'Huffington Post, attualmente il sito più famoso
degi Stati uniti d'America, lei, indicata da Time tra i 100 personaggi più
influenti degli Stati uniti, partecipando al summit della pubblicità,
organizzato appunto da Upa, ha tracciato tre tendenze in atto: a) i giovani
vivono online; b) di crescente importanza è la fase d'ascolto del proprio
pubblico da parte di ogni testata giornalistica; c) centrali i contenuti
generati dagli utenti. In particolare, secondo Arianna Huffington, intervistata
da Kara Swisher del Wall Street Journal, il futuro vedrà giornali, tv e
internet alimentarsi a vicenda. L'Huffington Post ha circa 20 milioni di
visitatori mensili che sempre più desiderano interagire con l'informazione. Il
mese scorso sono stati un milione i commenti al celebre sito. Tutto ciò senza
un dollaro di marketing, ma solo attraverso il passaparola. Nonostante le
dimensioni del fenomeno internet - soprattutto negli Stati uniti - e la
misurabilità dei risultati grazie ai click, vi sono ancora inspiegabili resistenze
da parte delle aziende a investire in questo mezzo. Negli Usa, figuriamoci in
Italia. «Questo è il momento della transizione, ovvero il peggiore. Gli editori
si ritrovano con un vecchio apparato dai costi sproporzionati alle diffusioni e
alla raccolta pubblicitaria», ha detto al Sole24Ore Marco Benedetto,
vicepresidente del Gruppo Espresso, una vita spesa a creare prodotti editoriali
di successo, che ha appena fondato blitzquotidiano.it, sito emulo di Huffington
Post. Forse la quarta crisi è solo un momento di
transizione verso la convergenza di stampa, tv e internet. Oppure, come per la crisi ambientale, la crisi
energetica e la crisi finanziario-economica, anche la crisi del rapporto tra pubblicità e informazione è una crisi strutturale, che rimanda alle contraddizioni della
società dei consumi: «consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci
che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. E' una
guerra silenziosa e la stiamo perdendo». (Z. Bauman).
( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
La Losma di Curno
verso l'India con una filiale --> Allo studio una società anche di
assemblaggio per sviluppare il mercato ed evitare dazi all'ingresso Mercoledì
18 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 37 e-mail print Giancarlo Losma all´interno
dell´azienda foto Bedolis Il momento è difficile, si sa, ma proprio per questo
bisogna investire nel futuro. Nonostante tutto il 2008 per la Losma Spa di
Curno, specializzata in aspiratori per la depurazione dell'aria e depuratori
per lubrorefrigeranti per macchine utensili, si è chiuso con una crescita del
fatturato dell'8% e degli ordini del 4%. Il giro d'affari si è assestato
intorno ai 10 milioni (11 come gruppo, considerando le filiali commerciali in
Germania, negli Stati Uniti e quella in Gran Bretagna, in fase di sviluppo),
per metà legato all'export, con il resto del mondo che sta crescendo più dell'Italia.
E ora è allo studio uno sbarco in India. «Pensiamo a un'attività anche di
produzione, quantomeno di montaggi finali, per evitare i pesanti dazi doganali
- spiega Giancarlo Losma, presidente oltre che fondatore nel 1974 della società
-. Abbiamo individuato la zona, intorno a Pune, dove abbiamo già una persona da
un anno e mezzo, ma dobbiamo ancora decidere la strategia, se andare avanti da
soli o insieme a un partner locale. Scelta che comunque prenderemo a breve».
L'interesse per l'India è stato accentuato dalla necessità di essere presente
su un mercato che dovrebbe essere tra i primi ad agganciare la ripresa. «In
questo momento stiamo investendo nella crescita dei mercati - continua Losma -.
Non solo nella costituenda filiale in India, ma anche in Germania dove stiamo
assumendo persone nell'ambito tecnico-commerciale e negli Stati Uniti dove
stiamo sviluppando il network di vendita. E siamo investendo anche in Italia:
ad ottobre abbiamo aperto una sede a Torino per potere avere un dialogo più stretto
con l'industria dell'auto e i loro fornitori di prima fascia. L'industria
dell'auto è molto sofisticata e resta un settore di grande importanza,
nonostante il momento. Vi siamo entrati quattro anni fa con prodotti innovativi
e contiamo di acquisire quote per un successivo sviluppo quando il settore
tornerà ad espandersi». La convinzione di una ripresa si scontra peraltro con
la difficoltà di fare previsioni. «Il 2009 è ancora difficile da interpretare -
continua Losma -. Sono rientrato recentemente da viaggi in Medio e Estremo
Oriente, in India e negli Stati Uniti e ho constatato di persona che la crisi è mondiale. A novembre il mercato si è fermato
contemporaneamente e in tutto il mondo di colpo, un blocco improvviso. E dire
che a ottobre la fiera Bimu aveva dato buoni risultati e noi abbiamo fatto
proprio a ottobre il record di fatturato e acquisizione ordini della nostra
storia. C'è da dire che il settore è abituato alla flessione di fine decennio,
ma questa volta tutto è stato accentuato dalla crisi finanziaria». In ogni caso al
momento il lavoro prosegue per la Losma che occupa oltre 50 dipendenti (70 come
gruppo). La parte dedicata alla ricerca e sviluppo è molto importante, svolta
in collaborazione con istituti esterni, ma prevalentemente in casa, con otto
progettisti che lavorano anche in collaborazione stretta con le aziende.
L'attività ha già fruttato diversi brevetti. All'ultima Emo di Hannover, la
principale fiera mondiale di settore, era stato presentato tra l'altro un
innovativo sistema autopulente a depressione per la depurazione dei liquidi
refrigeranti. «In questo momento siamo tra l'altro lavorando sulla
realizzazione di apparecchi per la depurazione dell'aria destinata ai mercati
emergenti utilizzando nuovi sistemi che stiamo brevettando - aggiunge Losma -.
Sono prodotti che devono coniugare bassi costi e grande affidabilità». Stefano
Ravaschio 18/03/2009 nascosto-->
( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Usciremo dalla crisi a giugno Bergamo modello vincente» --> Il
ricercatore sociale Enrico Finzi: segnali che il tracollo sta per finire «Chi
ora paga dazi più forti, si riprenderà però meglio di altri territori»
Mercoledì 18 Marzo 2009 GENERALI, pagina 5 e-mail print Enrico Finzi ieri nella
sede di Confindustria Bergamo Thomas Magni Bergamo«La crisi
economica durerà ancora sino a metà anno, ma già ora la velocità di caduta è
più lenta che nei mesi scorsi e, in fondo al tunnel, si incominciano a
intravedere alcune luci: ci sono segnali che lasciano ben sperare e c'è già chi
è in pista per un recupero. Bergamo sta pagando dazio più di altre realtà
proprio perché è un'economia più forte e che ha investito molto sull'export: ma
proprio la terra orobica, per la sua tradizionale laboriosità e la sua etica
del lavoro, uscirà dalla crisi prima e meglio di altri
territori». Così Enrico Finzi, uno dei più noti ricercatori sociali,
intervenuto ieri in Confindustria Bergamo per un incontro con gli imprenditori
locali, ha delineato cause e scenari futuri della crisi
in atto, un processo che cambierà in modo significativo il mondo della
produzione e dei consumi. Dove affondano le radici dell'attuale situazione
economica? «Nasce da giganteschi squilibri planetari che hanno la loro origine
negli Stati Uniti a seguito di una triplice follia. L'economia americana è
stata lasciata da Clinton con un lieve attivo di bilancio; Bush ha dato corso a
un forte indebitamento: un fatto grave, perché negli Usa le famiglie sono
sempre state fortemente indebitate, mentre lo Stato era virtuoso. Ora l'avere
sommato ai giganteschi debiti delle famiglie anche i debiti pubblici ha
determinato una prima follia: famiglie che vivevano al di sopra delle loro
possibilità, spendendo soldi che non avevano, soldi che le banche davano a
gente che non meritava credito. Questa si connette alle follie di una guerra
inutile e dell'aver abbassato le tasse ai ricchi e non aver dato pensioni e
tutela sanitaria ai poveri: una situazione che, alla fine, ha coinvolto tutti».
Europa e Italia comprese. «È una crisi di fiducia generale della quale Europa e Italia non hanno colpa,
ma la crisi è grave. Uno
dei fenomeni chiave è l'incremento del costo dell'indebitamento. È una crisi finanziaria che si è tradotta in crisi generale dell'economia; esportare
è diventato sempre più difficile. Le famiglie hanno visto diminuire il
lavoro e il lavoro certo; la pressione fiscale non è diminuita. Lo scorso anno
sono aumentati di molto alcuni prezzi, come quelli di benzina, pasta, latte:
ora si è tornati indietro, ma lo choc è stato tale che la gente continua a
percepire un aumento dei prezzi molto più del reale. Questo ha determinato una
sensazione di impoverimento. Si è, così, messo in moto il drammatico ciclo
della depressione collettiva». È cioè crollata la fiducia nel futuro? «Dagli anni
settanta sino al Duemila, in media, il 63 per cento degli italiani si diceva
ottimista riguardo al futuro immediato; nel gennaio del 2007 siamo scesi al 51
per cento, lo scorso anno eravamo al 41 per cento e due mesi fa al 29 per
cento. Mai visto un tracollo così forte dell'ottimismo. La crisi
ha significato una perdita del potere d'acquisto, ma anche il diffondersi della
depressione di massa». A quando la fine del tunnel? «Prevediamo il punto più
basso della crisi per giugno. Ma ci sono già segnali
che annunciano il giro di boa, che lasciano pensare che il tracollo stia per
finire. Negli ultimi due mesi i consumi americani sono calati meno di un terzo
del previsto; alcuni provvedimenti mondiali, come quelli per l'automobile, si
stanno dimostrando efficaci. In questa fase, per la prima volta, gli ottimisti
risalgono dal 29 al 33 per cento, poca cosa, ma è significativo; ed entro
ottobre si prevede di superare il quaranta per cento. La reattività della
fascia prealpina, indipendentemente dal colore politico dei governi regionali,
è più elevata del previsto. Questo ci fa dire che le probabilità per un
recupero più rapido sono discrete. Da due settimane ci sono alcuni sospiri di
sollievo. Rimangono, però, alcuni problemi». Quali? «Cresce la disuguaglianza
territoriale e sociale. Il Sud affonda sempre di più. Le aree più forti pagano
più dazio all'inizio, specie sul terreno dell'export, ma reggono meglio.
Usciamo dalla crisi con un Paese più ingiusto. Il
secondo problema riguarda i consumi: non si tornerà mai più al modello
precedente. I prezzi tendono a essere più bassi e le imprese vedranno una
diminuzione dei profitti. Oggi le aziende mirano a sopravvivere, domani si
renderanno conto che si lavora facendo una gran fatica, ma guadagnando meno».
Come cambieranno i consumi? «Ci saranno meno follie, meno ostentazioni, meno
fumo e più arrosto, più attenzione alla concretezza, ai risultati, al prezzo:
le persone, anche le più ricche, saranno più attente nello spendere; ciò non
consentirà più imbrogli con prezzi assurdi. Ci sarà meno fiducia nelle marche,
meno fedeltà: la gente confronterà di più le varie proposte; i consumatori
saranno più imprevedibili. Ma un punto è chiaro: dopo decenni di follia, la
festa della bolla dei consumi è finita». In che misura Bergamo è toccata dalla crisi? Come e quando ne uscirà? «La Bergamasca paga più
dazio di altre realtà proprio per la sua forza, per la sua forte presenta di
imprese esportatrici; si tratta di una provincia fortemente internazionalizzata
e quindi poco protetta. Ma la vecchia, tradizionale Bergamo, prudente,
considerata po' chiusa, ma profondamente laboriosa, vince la partita
planetaria. Del resto queste sono le culture vincenti sul lungo periodo:
culture fatte di sostanza, di etica, di etica del lavoro, del rimboccasi le
maniche, della forza della famiglia, di solidarietà e spirito comunitario.
Bergamo ne esce prima ed è un modello vincente». Gianluigi Ravasio 18/03/2009
nascosto-->
( da "Nazione, La (Viareggio)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA VIAREGGIO
pag. 6 POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha
approvat... POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha
approvato ieridue mozioni simili, di Franceschini e Cicchitto, che avviano la
modifica del patto di stabilità: si possono usare alienazioni per finanziare la
spesa corrente; si possono usare i residui di bilancio per le piccole opere
pubbliche; si dà obbligo che i tagli dell'Ici debbano essere indennizzati
integralmente ai comuni da parte dello Stato. Per questa ragione Andrea Palestini
del Pd invita la giunta a «rimettere in moto le alienazioni», mentre
l'onorevole Raffaella Mariani sottolinea la possibilità di sbloccare i crediti
pubblici verso le imprese, c ol riavvio dei cantieri, per 14,5 miliardi a
livello nazionale. INTANTO I SINDACATI Cgil, Cisl e Uil, e sigle pensionati,
protestano di nuovo contro la giunta Lunardini per il bilancio del sociale e
minacciano due giornate di mobilitazione durante i consigli comunali. Facendo
perno sulle alienazioni annunciate per 10 milioni, i sindacati chiedono che
«siano recuperati da subito un milione e mezzo per arrivare a quella data, con
il preciso impegno sottoscritto dal sindaco a garantire le risorse necessarie,
un milione e 200 mila, per arrivare alla fine dell'anno». E giù altre critiche:
«A dicembre non è stato pagato il minimo vitale, sulle spese per il
riscaldamento si registrava un avanzo di gestione di circa 400 mila euro che
avrebbero potuto essere stornati al sociale già allora. In
una fase di grave crisi finanziaria anzichè tagliare i servizi sociali dovrebbero essere ridotti al
minimo gli investimenti che pesano per circa 14 milioni, limitandoli
all'indispensabile con tagli ad esempio al Teatro Pucciniano (sono previsti 3
milioni anziché 1 come il comune è tenuto a fare) recuperando all'esterno
risorse aggiuntive; all'ammortamento dell'inceneritore su cui lo scorso
anno si è registrato un avanzo di circa 300 mila euro al Piuss che pesa per 5,
3 milioni.Ciò non bloccherebbe comunque tutti gli investimenti per opere e le
manutenzioni, a cui è già previsto di destinare il 25% degli oneri di
urbanizzazione per circa 2,8 milioni. Non accendendo mutui per circa 7,5
milioni si risparmierebbero quindi sulla spesa corrente circa 300 mila euro di
interessi con un minore aggravio anche per il bilancio del prossimo anno. Tra
questo risparmio e quello del riscaldamento si recupererebbero i circa 700 mila
euro necessari a garantire, in aggiunta ai 765.000 già recuperati, la spesa
sociale fino a giugno, quando poi interverranno le risorse promesse dal
sindaco. La stessa relazione al bilancio evidenzia inoltre il grosso aggravio
di spese a partire dall'Iva sui servizi connessi alla Viareggio Patrimonio. Il
sindacato confederale e di categoria non ha mai condiviso la scelta di
costituire quella società che ha per altro tolto liquidità al comune costretto
da allora a ricorrere ad anticipazioni bancarie che costano oltre 300 mila euro
di interessi l'anno. Invece di assumere un nuovo dirigente part time per 2 anni
sarebbe meglio continuare ad utilizzare qualcuno dei dirigenti del comune».
( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 18/03/2009 - pag: 4 autore: di Pierluigi Mantini NEO - DEM
Contrario a questo tipo di federalismo fiscale Nel momento in cui in tutto il
mondo, e anche in Italia, è acceso il dibattito sul ruolo dello Stato
nell'economia per fronteggiare la crisi globale appare
debole e inadeguata la discussione nel parlamento italiano sul federalismo
fiscale. In presenza di un forte debito pubblico e di una consistente fase di
decrescita e di riduzione elle entrate fiscali, che sia l'Istat che la Corte
dei conti stimano nel prossimo biennio in ben 80 miliardi, come sarà possibile
finanziare il federalismo e la perequazione senza aver neppure innovato la
giungla dei poteri locali?Abbiamo in Italia 24 regioni, 102 province, 8.400
comuni, con 116.000 eletti, ed inoltre 320 comunità montane, un numero
incalcolabile di Ato enti sovracomunali, consorzi monofunzionali, circa 6.000
società pubbliche locali: si vuole alimentare con il federalismo fiscale questo
stato di cose? Non si comprendono i rischi di questo federalismo esploso, delle
sovrapposizioni, delle confusioni, dell'insostenibilità economico-finanziaria e democratica di un modello di federalismo
competitivo e divisivo? Questo genera già oggi sprechi, costose competizioni in
luogo di virtuose cooperazioni, moltiplicazione di normative, mercati chiusi
anziché aperti, proliferazione di caste sul territorio.Stiamo già pagando un
prezzo altissimo a questo disordine: si pensi al turismo delle piccole patrie,
agli atenei ovunque, agli aeroporti che nascono senza alcuna programmazione,
all'energia in mano alle regioni, ai costi delle politiche estere delle
regioni.Con la crisi in atto non possiamo permetterci
tutto ciò, ci sono analisi e stime che lo confermano. Questo sistema era
sbagliato fino ad oggi, ora è anche insostenibile. Il titolo quinto della
Costituzione non va esteso con nuove competenze esclusive alle regioni, va
corretto. Nella riforma Calderoli la parte migliore e più interessante è quella
che propone il superamento del criterio della spesa storica dei trasferimenti
attraverso la definizione dei costi standard dei servizi essenziali, in modo da
premiare i comportamenti virtuosi e limitare gli sprechi e la cattiva
amministrazione. È utile impegnarsi su questo tema ma occorre ammettere che più
che di federalismo si tratta di un modello di programmazione pubblica.E' invece
assurdo che le regioni autodecidano i propri contributi alla perequazione sulle
funzioni non essenziali, che tuttavia sono assai vaste, ed è insostenibile che
vengano mantenute le province come sono ossia enti strutturali con forte spesa
corrente anziché organi funzionali di coordinamento delle politiche
sovracomunali, secondo il principio di sussidiarietà verticale. Nel federalismo
fiscale proposto dal governo non doveva essere trascurato che gli enti locali
hanno già due potenti leve economiche: l'utilizzo, senza regole e limiti, della
negoziazione urbanistica e dei proventi dello sviluppo edilizio; la
proliferazione delle società pubbliche e miste in ogni campo. E' assurdo che questi
temi non siano stati neppure considerati nel disegno del governo come pure
l'assenza di una seria riforma del potere locale, che doveva precedere e non
forse seguire la legge delega. La parola federalismo è, negli stessi manuali,
polisensa ed equivoca perché indica modelli istituzionali e storici assai
diversi, ma solo in Italia è stata usata, in sostituzione delle nozioni di
autonomia locale e regionalismo, per indicare non un processo unitivo di
identità storiche diverse ma disgregativo dello stato nazionale unitario. È un
rischio concreto se si riflette sulla storica disaffezione della borghesia
nazionale nei confronti della pubblica amministrazione e sulla problematica
formazione delle istituzioni nazionali. Gli stati nazionali non sono morti (come
frettolosamente certificato da qualcuno), hanno subito trasformazioni notevoli
dopo le grandi guerre (Bretton Woods, crescita dell'Europa, Berlino 1989, 11 settembre 2001, crisi
finanziaria 2008) ma sono vivi, e sono ancora gli
attori della global governance (G8- G20). Le prime risposte alla crisi in atto sono venute dagli stati
nazionali, non da altri, e la scena multipolare sarà caratterizzata dagli stati
emergenti e da alleanze tra stati. La coesione nazionale, espressa nello
stato unitario, è un valore culturale e politico che va salvaguardato e non
superficialmente sostituito. Stato unitario vuol dire anche stato di diritto,
indispensabile per contribuire ai legal standard necessari a un nuovo governo
della globalizzazione, secondo il principio della fiducia nel diritto che deve
sostituire la fiducia nella fiducia e gli altri aleatori slogans che hanno
dominato la fase del liberismo finanziario fautrice della crisi
economica attuale. In questa fase il pendolo torna ad oscillare più dalla parte
dello Stato nazionale unitario, regolatore dell'economia, che non verso le
suggestioni federaliste dei poteri pubblici esplosi.
( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Economia e Politica data: 18/03/2009 - pag: 8 autore: Le stime per il 2009:
calo del 3,2%. Meglio gli Usa (-2,6%). Almunia: sarà un autunno caldo Eurozona,
l'Fmi vede ancora nero Barroso: al prossimo G20 l'Europa parli con una voce
sola L'economia globale si contrarrà dello 0,6% nel 2009, mentre per il 2010 è
prevista una ripresa, con una crescita del 2,3%. Il Fondo monetario internazionale
ieri ha anticipato le stime che dovrebbero essere diffuse ufficialmente ad
aprile. Nei dettagli, il pil Usa è previsto in calo del 2,6% nel 2009 e in
aumento dello 0,2% l'anno successivo, meglio quindi dell'economia
dell'Eurozona, che quest'anno dovrebbe contrarsi del 3,2% e crescere dello 0,1%
nel 2010. La sfida dell'Europa per il G20. E mentre per il commissario europeo
agli affari monetari, Joaquin Almunia, l'Europa rischia un «tono caliente», un
autunno caldo, perché «le condizioni sociali si sono deteriorate» a causa della
crisi economica e «peggioreranno ancora», con un tasso
di disoccupazione che «può avvicinarsi al 10% nel 2010», domani si apre a
Bruxelles il consiglio europeo. Un vertice decisivo, nel quale i leader europei
vogliono serrare le fila per chiedere, alla riunione del G20 del 2 aprile, una
vera e propria riforma del sistema finanziario e per resistere alle pressioni
statunitensi per maggiori sforzi fiscali.«La sfida del G20 a Londra è che la
Commissione europea e i paesi membri parlino con una sola voce», ha detto ieri
il presidente dell'esecutivo comunitario José Manuel Barroso. Una necessità
sottolineata anche da Almunia: «Qualunque misura prendiamo in Europa realizzerà
pienamente il suo risultato se sarà coerente con l'azione internazionale per
stabilizzare i sistemi finanziari e per stimolare la crescita», ha osservato il
commissario. «È per questo che l'Ue deve mettere a punto in due settimane la
sua posizione da presentare al vertice del G20 con una voce unica», ha spiegato
Almunia, aggiungendo: «Dobbiamo vedere un impegno globale verso le riforme
regolatorie e verso il miglioramento della supervisione. Dobbiamo vedere un
Fondo monetario riformato e più inclusivo, che abbia un ruolo di sorveglianza
più forte per l'economia globale. E dobbiamo ripristinare una crescita
sostenibile per l'economia globale, attraverso l'attuazione di stimoli di
bilancio in modo coordinato, mantenendo i mercati aperti e lanciando
un'iniziativa sul finanziamento del commercio».«Dobbiamo spiegare agli americani
che stiamo già facendo abbastanza in materia di stimoli all'economia», ha detto
il vice premier ceco, Alexandr Vondra. Gli Usa hanno già avviato un programma
di stimoli da 787 miliardi di dollari (606 miliardi di euro), mentre l'Ue a 27
si è impegnata a stanziare un piano di stimoli da 400 miliardi di euro per il
2009 e il 2010, pari al 3,3% del pil. Questa cifra include gli aiuti pubblici
Ue e quelli nazionali. Barroso ha già detto che sarebbe «imprudente» varare
nuovi stimoli, mentre quelli già approvati devono ancora fare effetto. «Se
necessario», ha spiegato Barroso, «prepareremo misure aggiuntive, ma evitiamo
di tirar fuori ogni giorno un nuovo piano, prima che gli altri siano ancora
stati adottati. Spero che su questa posizione ci sia il giusto consenso».
Sarkozy e Merkel: impegno Ue sul patto di stabilità. Intanto, in una lettera
congiunta alla presidenza ceca di turno dell'Ue e al presidente della
Commissione europea, Barroso, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il
cancelliere tedesco Angela Merkel chiedono che i paesi dell'Ue si impegnino ad
applicare «il patto di stabilità e di crescita», per «consolidare» le loro
finanze pubbliche e «garantire la riduzione rapida dei deficit». I due leader
auspicano inoltre che l'Unione europea prenda le «prime misure» nel settore
finanziario «entro giugno», sulle basi della relazione Larosière. Jacques de
Larosière, ex direttore dell'Fmi, è stato incaricato dall'Ue di dare
indicazioni in materia di controllo finanziario. Il gruppo di esperti che ha formato
ha raccomandato la creazione di un organo europeo per l'individuazione
dei rischi che gravano sulla stabilità del sistema finanziario, allo scopo di
evitare gli errori che hanno portato alla crisi
finanziaria attuale.«L'indebitamento pubblico
eccessivo minaccia sul lungo termine la stabilità globale. Finanze pubbliche
sane rimangono così determinanti per la credibilità e la stabilità dell'Unione
europea», ritengono Sarkozy e Merkel. «Il consolidamento degli sforzi
dovrà essere accelerato a man mano che l'economia si rettificherà, per
garantire la riduzione rapida dei disavanzi sotto il valore di riferimento. Pur
riconoscendo che dobbiamo far fronte a sfide crescenti, dobbiamo rinnovare il
nostro impegno a ritornare quanto più presto possibile, conformemente al Patto
e in sintonia con la ripresa dell'economia, ai nostri obiettivi di bilancio di
medio termine», proseguono i due leader, i quali ritengono che «a livello di
settore finanziario, sia necessario uno sforzo maggiore di stabilità, di
trasparenza e di controllo. A tal riguardo, accogliamo favorevolmente la
relazione Larosière e la comunicazione della Commissione che propone un nuovo
ambizioso programma di riforma per il settore finanziario. Per contribuire allo
sviluppo di standard internazionali, l'Ue deve agire risolutamente verso un
quadro regolamentare europeo sulle basi delle raccomandazioni del gruppo
Larosière. Le prime misure dovranno essere adottate entro giugno», concludono
Sarkozy e Merkel.
( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Lavoro e Previdenza data: 18/03/2009 - pag: 32 autore: pagina a cura di
Domenico Comegna Nuovo tasso ufficiale di riferimento. Gli effetti del
provvedimento della Bce Debiti contributivi in saldo Costa sempre meno
regolarizzare la posizione Costa sempre meno regolarizzare i debiti
contributivi, dopo la decisione assunta al consiglio
direttivo della Banca centrale europea, in seguito al perdurare della crisi finanziaria. Il nuovo valore del
Tur (Tasso ufficiale di riferimento, ex Tus) passato dal 2 all'1,5%, la quinta
variazione nel giro di quattro mesi, ha efficacia immediata (il precedente,
meno 0,50% risale allo scorso 21 gennaio), in quanto ai sensi del dlgs n.
213/1998, che prevedeva un regime transitorio di cinque anni, ora non è più
necessaria un'autonoma determinazione della banca d'Italia per rendere
effettivo il tasso. La normativa che disciplina la materia, l'art. 14 della
legge n. 448/1998 (il collegato alla Finanziaria 1999), indica quale tasso base
il Tur e non più il prime rate, favorendo così, attraverso una minore incidenza
degli oneri accessori, la regolamentazione spontanea dei debiti, anche in forma
rateale, da parte dei datori di lavoro inadempienti nei confronti degli enti
previdenziali. Interessi di dilazione. Il citato art. 14 della legge n.
448/1998 stabilisce che, con effetto dal 1° gennaio 1999, ferme restando le
maggiorazioni previste in materia di regolamentazione rateale dei debiti
contributivi e di sanzioni, in caso di ritardato o omesso versamento degli
stessi, per la determinazione del tasso di interesse di differimento e di
dilazione (art. 13 della legge 537/1981, modificato dall'art. 2 della legge n.
389/1989 e successivamente dall'art. 3, comma 4, della legge n. 402/1996), è
preso a base il Tasso ufficiale di riferimento. Essendo la misura del Tur
fissata a partire dall'11 marzo in misura pari al 1,5%, ne consegue che gli
interessi di dilazione da applicare alle rateazioni concesse dalla suddetta
data deve essere calcolato sulla base del nuovo tasso del 7,5% (Tur maggiorato
di sei punti, come previsto dall'art. 3, comma 4, della n. 402/1996). Nei casi
di autorizzazione al differimento del termine di versamento dei contributi
(come in presenza di richiesta per ferie collettive dell'azienda), a partire
dalla contribuzione relativa al mese di marzo 2009 si applica l'aliquota del
7,5%. Somme aggiuntive. La nuova misura del tasso degli interessi di dilazione
comporta anche un adeguamento, con decorrenza 11 marzo 2009, dell'aliquota di
calcolo delle somme aggiuntive: - per il ritardato pagamento delle inadempienze
contributive spontaneamente denunciate nei termini, oppure spontaneamente
denunciate entro l'anno e pagate entro i 30 giorni successivi, sorte dal 1°
ottobre 2000, la sanzione è pari al Tur (1,5%) maggiorato di 5,5 punti e,
quindi, al 7% annuo (art. 116, comma 8 lettere a) e b) secondo periodo, della
legge 388/2000); - per il mancato pagamento dei contributi accertati dall'ente,
denunciati dagli interessati oltre un anno dalla scadenza, oppure denunciati entro
l'anno e non pagati nei 30 giorni, il tasso, dal 1° ottobre 2000, è pari al 30%
annuo (art. 116, comma 8 lettera b), della legge 388/2000); - per le
inadempienze dovute a incertezze connesse a contrastanti orientamenti
giurisprudenziali o amministrativi (art. 116, comma 10, della legge n.
388/2000) e a condizione che il pagamento avvenga nei termini fissati dall'ente
impositore, è pari al Tur maggiorato di 5,5 punti e quindi al 7% annuo; - per
le procedure concorsuali, il riferimento al «prime rate» deve intendersi
sostituito da quello al Tur (2%). A tale riguardo occorre ricordare che
l'importo della sanzione ridotta non può, comunque, essere inferiore al limite
fissato per gli interessi legali (3%).
( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Mercati e Finanza data: 18/03/2009 - pag: 36 autore: proposte aiaf Ridare
fiducia ai mercati Per uscire dalla recessione economica va
risolta innanzitutto la crisi finanziaria e va ridata fiducia ai mercati. Lo sostiene il presidente
dell'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari, Gregorio De
Felice. «Non è possibile uscire da questa recessione senza aver prima
ristabilito fiducia nei mercati finanziari, altrimenti i rimbalzi di borsa sono
destinati a rimanere dei fuochi di paglia», ha spiegato De Felice, nel
corso della presentazione alla stampa delle otto proposte redatte dall'Aiaf per
contrastare la crisi. «Mercati finanziari efficienti e
caratterizzati da una più elevata trasparenza e informazione rappresentano una
condizione indispensabile di crescita economica, in assenza della quale non
sarà possibile uscire dall'attuale fase recessiva», ha continuato.«Se non si
risolve la crisi finanziaria, tutte le misure
economiche messe in atto farebbero solo da tampone, perché nel sistema», ha
proseguito De Felice, «ci sono ancora potenziali perdite di importo rilevante e
perché alcuni segmenti di mercato non sono ripartiti, come le cartolarizzazioni
e il capitale di rischio per le imprese. Sono partite poco le emissioni
obbligazionarie nelle imprese non finanziarie, non sono partiti i prestiti
sindacati, il sistema insomma gira a un terzo di quello che dovrebbe andare.
Nel complesso, c'è un drastico rallentamento delle fonti di finanziamento non
bancarie».
( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Pubblica Amministrazione data: 18/03/2009 - pag: 31 autore: di Francesco
Cerisano Pronto l'emendamento al dl incentivi. Vegas: se non passerà lo
riproporremo. Federalismo in discesa Patto di stabilità, tutti d'accordo Unanimità sulle mozioni Pdl-Pd per alleggerire i vincoli
La crisi finanziaria degli
enti locali mette d'accordo maggioranza e opposizione. Il patto di stabilità
verrà ammorbidito, questo è certo, consentendo agli enti virtuosi di sbloccare
le risorse disponibili per pagare i fornitori. Il discusso comma 8 dell'art.77
bis della manovra d'estate (dl 112/2008), la cui interpretazione restrittiva
data da una circolare della ragioneria dello stato ha creato molti problemi
alla capacità di spesa degli enti locali, verrà abrogato. E le risorse
derivanti da alienazioni immobiliari e dismissioni azionarie potranno essere
utilizzate per rilanciare gli investimenti. Ma ancora non si sa come il governo
opererà queste correzioni in corsa. Nel giorno in cui l'aula della camera ha
approvato a larghissima maggioranza (491 voti favorevoli, nessun contrario e 33
astenuti) la mozione del segretario del Pd, Dario Franceschini (riveduta e
corretta con le osservazioni del governo) che impegna palazzo Chigi ad
allentare i vincoli contabili, l'opposizione si è vista però respingere gli
emendamenti al decreto incentivi (dl 5/2009) che puntavano proprio ad
allegerire il patto di stabilità. Le proposte di modifica non hanno superato il
vaglio di ammissibilità in quanto giudicate estranee alla materia del decreto.
Cosa accadrà a questo punto all'emendamento che il relatore, Marco Milanese, si
appresta a depositare in commissione?«Il governo sta lavorando a una buona
sintesi che recepisca le proposte» ha spiegato Milanese. E in caso di
bocciatura, come promesso dal sottosegretario all'economia, Giuseppe Vegas,
ripresenterà l'emendamento «nel primo provvedimento legislativo disponibile che
sia approvato rapidamente». Dopo mesi di tensione culminati nella sospensione
delle relazioni istituzionali, l'approvazione unanime della mozione
Franceschini fa tornare il sereno nelle associazioni delle autonomie. Per il
presidente dell'Anci e sindaco di Firenze, Leonardo Domenici si tratta di «un
passo politico ed istituzionale importante». Sulla stessa lunghezza d'onda
Oriano Giovanelli, presidente di Legautonomie. «Con l'approvazione delle
mozioni di maggioranza e di opposizione si è riconosciuta la fondatezza delle
rivendicazioni avanzate dal sistema delle autonomie», ha osservato il deputato
del Pd. «In questa fase di difficile crisi economica
gli enti locali possono svolgere un'importante funzione anticiclica, pur nel
rispetto delle compatibilità finanziarie complessive e dei vincoli europei». Il
comune sentire tra maggioranza e opposizione sul patto di stabilità (o il
«punto di convergenza» autonomo e senza accordi, per dirla con le parole di
Fabrizio Cicchitto) spiana la strada all'astensione del Pd sul federalismo
fiscale. Franceschini ha negato che ci siano collegamenti tra il via libera alla
mozione e l'atteggiamento che il suo partito avrà in aula sul ddl Calderoli. Ma
dopo la riunione del gruppo Pd a Montecitorio la maggior parte dei deputati si
starebbe orientando per l'astensione. Anche se ufficialmente il partito non si
esprime, preferendo decidere dopo l'esame di emendamenti e articoli. Durante la
riunione di gruppo Francesco Boccia si è detto «disponibile al voto
favorevole», visto che l'attuale testo del ddl «all'80% è frutto del nostro
lavoro» ed è assai distante da quello di partenza. Contrario Pierluigi Mantini
che non ritiene opportuno unire il suo voto a quello della maggioranza. Nel
mezzo tutti gli altri. «Al momento siamo per l'astensione, «ha spiegato Massimo
Calearo, «ci sono nostri emendamenti presentati, vedremo cosa deciderà il
governo».
( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 18 Marzo
2009 Chiudi di MASSIMO BOCCUCCI GUBBIO - In vendita una prima tranche di
terreni agricoli dell'Asl per ricavare soldi freschi da girare alla Regione,
che aspetta ormai da oltre un anno la restituzione degli oltre nove milioni di
euro anticipati per tecnologie ed arredi destinati al nuovo ospedale di Branca.
Con questo primo bando vanno all'asta
( da "Milano Finanza (MF)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 18/03/2009 - pag: 4 autore: Francesco Ninfole Aiaf chiede la
chiusura di Isvap e Covip L'Aiaf scende in campo contro la crisi.
L'associazione italiana degli analisti finanziari ha inviato una lettera alle
autorità italiane con otto proposte per riformare la finanza. Il primo punto è
la vigilanza. «La proposta di De Larosière è timida», ha osservato ieri
Gregorio De Felice, presidente Aiaf, che ha proposto un controllo basato sulla
divisione per funzioni. Il modello si applicherebbe attraverso tre authority:
Banca d'Italia (per macro e microstabilità), Consob (trasparenza) e Antitrust
(concorrenza). «Covip e Isvap non hanno commesso errori, però nello schema
risultano ridondanti», ha chiarito De Felice. Identiche strutture a quelle
italiane dovrebbero essere presenti negli altri Paesi Ue per evitare
disomogeneità regolamentari, con un coordinamento a livello europeo. Un secondo
provvedimento è ipotizzato in merito alla solvibilità degli intermediari. Per
smorzare l'effetto prociclico di Basilea 2, i requisiti patrimoniali dovrebbero
oscillare: più stringenti nei momenti di crescita, meno nei periodi di crisi. Le altre proposte Aiaf riguardano la trasparenza
degli strumenti complessi, il controllo sugli hedge fund internazionali, i conflitti di interesse delle agenzie di rating, l'esame
periodico dei modelli di governance, la remunerazione dei manager e
l'educazione finanziaria.
«Nel sistema ci sono perdite potenziali rilevanti. Ma se non si risolve la crisi finanziaria, tutte le misure
faranno solo da tampone», ha aggiunto De Felice.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-18 - pag: 2 autore: Vertice con il
premier al Quirinale Il capo dello Stato: «Serve il dialogo con i Governatori»
Dino Pesole ROMA Prima una colazione di lavoro dedicata al prossimo Consiglio
europeo e alla preparazione del G20 del 2 aprile a Londra alla presenza dei
ministri Franco Frattini, Giulio Tremonti, Claudio Scajola e Andrea Ronchi. Poi
un colloquio di circa 40 minuti allo studio alla Vetrata, alla presenza del
sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta e del segretario
generale del Quirinale, Donato Marra, tutto centrato sulla questione relativa
al decreto sul piano casa. Confronto che dal Colle viene definito «sereno».
Sulla prima questione, assoluta consonanza tra Giorgio Napolitano e Silvio
Berlusconi «sulla necessità di un'azione incisiva e coesa» da parte dell'Unione
europea per far fronte alla crisi «e per garantire
l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati
finanziari a sostegno dell'economia». Quanto al
piano casa, Berlusconi ha illustrato a Napolitano una bozza di decreto legge,
peraltro già analizzata in sede tecnica dagli uffici del Quirinale nei giorni
scorsi, che si compone nell'ultima stesura di 6 articoli. Il presidente
della Repubblica non è entrato nel merito del dispositivo, ma si è limitato ad
osservazioni di carattere istituzionale. La prima riguarda il raccordo tra le
misure che il Governo, nella sua autonomia, giudica necessarie e urgenti, e che
dunque confluirebbero nel decreto, e l'impianto legislativo complessivo. In
sostanza – ma su questo punto la ricognizione preliminare con Palazzo Chigi
c'ègià stata –non era e nonè ipotizzabile che il testo unico dell'edilizia del
2001 possa essere modificato attraverso un decreto legge. Il decreto, dunque,
com'è nella sua natura, dovrà circoscrivere il suo raggio d'azione in senso
temporale con un profilo di carattere straordinario, mentre la modifica
strutturale della normativa in vigore non potrà non essere affidata a un altro
veicolo normativo, dunque a un Ddl separato, che potrà essere varato
contestualmente o in un secondo tempo.L'altra questione di carattere
istituzionale sollevata da Napolitano riguarda le Regioni, magna pars
dell'intera operazione. Su questo punto, il Capo dello Stato ha ribadito che è
impensabile che si crei una frattura tra misure a carattere nazionale e
competenze regionali. Argomentazioni che Berlusconi ha ascoltato, anticipando a
Napolitano l'intenzione del Governo di approfondire ulteriormente la questione,
ferma restando la volontà di dare un segnale immediato su un settore ritenuto
strategico per tentare di invertire l'avverso ciclo economico. Il premier resta
convinto che il decreto andrebbe varato nella seduta del Consiglio dei ministri
di venerdì, ma a questo punto uno slittamento è considerato più che probabile,
soprattutto per consentire un confronto più articolato e approfondito con le
Regioni. Il tono del confronto si è mantenuto dunque su un piano prettamente
istituzionale. Le diplomazie del Colle e di Palazzo Chigi l'hanno preparato con
cura, memori dell'aperto conflitto che si era aperto sul decreto relativo al
caso Englaro. Napolitano peraltro appare, sulle questioni relative
all'emergenza economica,sensibile all'esigenza che legittimamente il Governo
pone in campo di agire in fretta. Al tempo stesso, però, non può e non intende
sottrarsi al compito di vigilanza e di sindacato sul rispetto dei requisiti di
necessità e urgenza che la Costituzione assegna al Capo dello Stato sullo
strumento della decretazione d'urgenza. LA STRADA DEL DDL Il Colle: per la
riforma complessiva serve un disegno di legge Affrontato anche il tema G-20:
azione Ue più incisiva
( da "Riformista, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Vigilo io, no a
pressioni sulle banche» COSÌ PARLÒ MARIO. «Devono essere evitate interferenze
politico-amministrative nelle valutazioni di merito del credito di singoli
casi», questo il clou del suo intervento in Parlamento. Quanto ai rapporti tra
istituti e clienti, ha ricordato che via Nazionale ha da tempo rafforzato i
controlli. Stoccate a Tremonti. di Tonia Mastrobuoni Più volte, durante
l'audizione alla Camera, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha
ricordato ieri il ruolo «non facile» dei banchieri, in
questa fase di crisi finanziaria e di recessione: «trovare un punto di equilibrio tra il
giudicare il merito di credito del cliente in difficoltà e capire quando
l'impresa è solida e merita sostegno». Ma li ha anche esortati a svolgere il
loro ruolo «con lungimiranza» a fronte della stretta sul credito che sta
procurando difficoltà alle aziende. Anche rafforzando il proprio
capitale attraverso i cosiddetti Tremonti bond. Tuttavia, da qui ad agire
«d'imperio» sugli istituti di credito attraverso i prefetti, come vuole il
governo, per decidere quando e come vengano erogati i prestiti, c'è un abisso.
Da qui, in sostanza, a supplire al ruolo già svolto correttamente, come ha
ribadito spesso, dalla vigilanza della Banca d'Italia, ce ne passa. Per fissare
saldamente i paletti delle prerogative esclusive di via Nazionale, Draghi è
stato ieri più duro che mai. L'indicazione a mantenersi rigorosamente al di qua
della tentazione di pilotare il credito dagli uffici provinciali delle
prefetture, longa manus dell'esecutivo, è netta: «è essenziale che l'analisi
delle condizioni di credito a livello locale non sconfini in un ruolo di
pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e
prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che debbano essere
evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di
credito di singoli casi». Perché il credito «è e deve restare attività
imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della
validità dei progetti aziendali». Nell'audizione il governatore ha poi aperto
un nuovo fronte con il governo criticando diffusamente il trattamento fiscale
riservato alle banche, «per cui non vi è una chiara logica economica e che
determinano svantaggi competitivi nei confronti degli altri paesi». I gravami
fiscali che pesano sulle banche vanno, tout court, «riconsiderati». E il motivo
è molto semplice e rimanda uno dei nodi più critici della recessione, spesso
denunciata dall'esecutivo: «imposte elevate - osserva Draghi - si traducono in
meno autofinanziamento, meno patrimonio, minor capacità di credito». Un'altra
stoccata al governo è arrivata da Draghi sul fronte dei crediti che le aziende
vantano nei confronti della pubblica amministrazione, che sono «molto elevati»,
cioè circa il 2,5 per cento del Pil. Più o meno cinquanta miliardi di euro che
stanno spegnendo i motori all'industria: «un'accelerazione dei pagamenti
darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti
pubblici». Prima di additare le banche, l'esecutivo rifletta sulle proprie
inadempienze, è il messaggio del governatore. Sia sul fronte fiscale, sia su
quello amministrativo. Non sono mancate però anche critiche più soft al piano
casa, dagli effetti incerti e alla dotazione per gli ammortizzatori sociali,
che è opportuna ma non deve far dimenticare l'esigenza di fare una riforma
seria del settore. Soprattutto, il governatore ha rivendicato a più riprese il
ruolo positivo esercitato negli ultimi anni dalla Banca d'Italia sulla
vigilanza e sulla messa in guardia dai profili di rischio enormi che
rappresentava il ricorso forsennato ai derivati. Già nelle sue prime
Considerazioni finali, a maggio del 2006, aveva posto l'accento sulla fragilità
dei derivati, sul fatto che poggiassero «sulla sabbia», ha rimarcato ieri.
Inoltre, sin dall'inizio delle turbolenze, nell'estate del 2007, «la Banca
d'Italia mise in evidenza l'assoluta necessità che le banche controllassero
adeguatamente il rischio di liquidità». Ed è anche intervenuta direttamente ad
«alleviare specifiche difficoltà», come nel caso delle operazioni swap tra i
titoli di Palazzo Koch e quelli «non stanziabili» degli istituti di credito, in
modo da consentirgli di accedere alle operazioni di rifinanziamento della Bce.
Un ruolo che ha potuto svolgere in virtù della sua «forza patrimoniale» che è
stata «in questi mesi estremamente importante». Un accenno neanche troppo
velato alle tentazioni che riaffiorano di tanto in tanto, soprattutto nel
ministro dell'Economia Tremonti, ad intaccare le riserve auree dell'istituto di
via Nazionale. Rispondendo ancora una volta a Tremonti, Draghi ha anche
chiarito che è ovvio che la vigilanza va migliorata al livello europeo, ma
questo non può significare che vengano sviliti gli istituti nazionali: «la
nuova architettura della vigilanza europea non rinuncerà al patrimonio di
conoscenze, professionalità, vicinanza al mercato disponibili nelle autorità
nazionali: dovrà valorizzarli in un quadro integrato». Sull'incisività delle
funzioni svolte dalla Banca d'Italia, Draghi ha citato un esempio recente: è
stato un ispettore di Palazzo Koch, ha precisato, «a scoprire il caso
Italease». Un caso «molto difficile nei confronti del quale la Banca d'Italia
ha agito tempestivamente». Che la vigilanza abbia funzionato, lo dimostra anche
il fatto che nell'ecatombe che ha investito il settore al livello
internazionale, «non ci sono stati casi di intermediari italiani saltati»,
negli ultimi anni. Quanto ai rapporti tra banche e clienti, in cui il governo
vorrebbe inserire i prefetti, Draghi proporrà oggi un ombudsman «per la
risoluzione stragiudiziale delle controversie tra banche e clienti». Inoltre,
annuncerà «nuove disposizioni» per tutelare maggiormente la correttezza dei
rapporti delle banche con i clienti. Ma il governatore ha ricordato che via
Nazionale ha da tempo rafforzato i controlli ed ha snocciolato dati a sostegno
del buon lavoro svolto: sono state fatte verifiche in 2.300 filiali con 49
procedure sanzionatorie inflitte e 206 richiami. Draghi ha ricordato anche che
ogni anno arrivano a via Nazionale 6.000 lettere. «In ogni singolo caso
rispondiamo all'interessato» e ogni volta viene sollecitata una risposta
«chiara» alle banche. Altro che prefetti. 18/03/2009
( da "Adige, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
BRUNO ZORZI Per il
Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande
lavoro BRUNO ZORZI Per il Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008,
è stato un anno di grande lavoro. Un altro anno di grande lavoro. Richieste di
informazione cresciute, sono state 1375; cresciute anche le consulenze che sono
arrivate a livello 2106. Tanto lavoro in più anche perché ormai da tempo si sta
più attenti all'euro e perché, nell'anno in cui la «botta» della crisi si preparava ad esplodere, l'inflazione, spinta dai
prezzi dei generi alimentari e della benzina, anche in Trentino, è svettata al
3.6%. Scorrendo la relazione redatta da Paola Francesconi, direttrice del
Centro, quindici anni di attività per la difesa dei consumatori, risulta di
solare evidenza che le maggiori insidie per i nostri diritti di consumatori,
quindi di cittadini, vengono dalle compagnie telefoniche: il 33% di richieste
di informazione e il 29% delle consulenze riguardano il telefono, ormai nostro
irrinunciabile compagno di vita. «Tante sono le richieste - afferma Paola
Francesconi - che, paradossalmente, finiamo per diventare una sorta di call -
center alternativo». Bel colpo. La situazione, sul fronte telefonico, non
migliora e, citazione testuale dalla relazione, «lo stato d'animo del
consumatore che si rivolge al nostro sportello per problematiche legate alle
telecomunicazioni è caratterizzato da forte frustrazione in termini di
autotutela». Insomma, ci sentiamo formiche davanti ai giganti delle telefonia.
E neppure le famose «carte dei servizi» hanno prodotto qualche risultato. C'è
un altro settore in crescita: quello dell'energia. Con la liberalizzazione sono
aumentati i cambi di fornitori e, quindi, sono aumentati anche i reclami sulle
violazioni contrattuali; aumentano i casi di doppia fatturazione; di contratti
firmati ma che non sono mai partiti. Nonostante gli interventi le fatture
rimangono ancora incomprensibili o quasi. Il Centro, tra l'altro, continua a
richiedere l'abolizione degli anticipi. «Il principio - si legge nella
relazione - deve essere quello che si paga ciò che si consuma». Il commercio,
ed ovvio, rappresenta il settore di intervento più corposo dopo quello della
telefonia. Anzi, il telefono è stato protagonista del più clamoroso intervento
del Centro di ricerca e tutela dei consumatori: la denuncia del concorso «Chi
canta chi», il falso quiz televisivo in onda su alcune reti tv del Veneto. Il
telequiz era un bluff ma le telefonate all'899 vampirizzavano i conti dei poveri
utenti. E le banche? Altro tradizionale spettro per la quiete del consumatore? La relazione del Centro dice che l'arrivo della crisi finanziaria lo si è visto in modo
evidente nel corso del 2008: le richieste di intervento sono cresciute
costantemente nel corso dell'anno fino ad arrivare alla consulenza per alcuni
utenti trentini rimasti colpiti dal fallimento della Lehmann Brothers Bank.
Allo sportello di via Petrarca del Centro oltre a chi è nelle «rogne» con le
banche, arriva anche chi le «rogne» le ha con le finanziarie. Il fenomeno del
sovrindebitamento, che da noi non è gran cosa e che con la crisi
si è contratto moltissimo, ma che però, fino alla metà dello scorso anno, si
stava imponendo anche in Trentino. Il Centro ha fatto da mediatore ma ha anche messo
in evidenza casi, diciamo così, «fantasiosi»: la concessione di un credito solo
se l'interessato accetta di sottoscrivere un polizza per garantire il credito
in caso di perdita del lavoro o di morte. «Normalmente - si sottolinea nella
relazione del Centro - la compagnia di assicurazione è dello stesso gruppo
della società finanziaria». Solita storia. Otto le
denunce alle Antitrust fatte dal Centro: contro Telecom per recuperare le somme
dell'899; contro Tele2 e Infostrada per attivazione di contratti non richiesti;
per pubblicità ingannevole della Red Bull; per il concorso «Chi canta chi»;
contro il concorso «Marche educa consumo» di Procter & Gamble e contro la
De Agostini per la vendita a fascicoli. E le altre autority? Sonno profondo.
18/03/2009
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-18 - pag: 5 autore: DALLA PRIMA «Le
banche imprudenti chiudono» L'azione delle authority è stata finalizzata a
contenere il diffondersi della crisi
finanziaria e contrastarne gli effetti sull'economia
reale. Gli interventi hanno evitato un collasso del sistema, ma non hanno
ancora portato chiarezza sui bilanci di quelle banche che più hanno investito
in titoli "tossici". Ristabilire la fiducia nelle istituzioni
finanziarie e ripristinare il buon funzionamento dei mercati del credito è
indispensabile, insieme con il sostegno alla domanda proveniente dalle
politiche monetarie e fiscali, per riavviare la crescita. In Italia, come nel
resto dell'area, la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire
nel corso dell'anno. è verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo,
significativo calo dell'attività economica, concentrato soprattutto nel settore
privato. L'importo delle maggiori spese e delle riduzioni di entrate approvate
in Italia per finalità anticicliche è circa mezzo punto percentuale del Pil;
queste azioni sono finanziate da interventi di segno opposto. Ulteriori misure
hanno indirizzato risorse già stanziate verso impieghi più efficaci a stimolare
la domanda aggregata. Il Governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle
tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori
sociali; ulteriori miglioramenti sono stati definiti la scorsa settimana. Il
finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie
all'intesa tra Stato e Regioni. Questi provvedimenti sono opportuni.Resta però
l'esigenza di impostare fin da ora una riforma complessiva. Il Governo ha anche
annunciato di avere allo studio provvedimenti per facilitare l'ampliamento
degli edifici residenziali e ridurre i contributi di costruzione. Modalità,
contenuti e tempi di eventuali interventi non sono ancora noti. Una semplificazione
degli adempimenti e una riduzione degli oneri potrebbe avere effetti di
stimolo. I crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti delle
Amministrazioni pubbliche, connessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di
beni e servizi, sono molto elevati: circa il 2,5 per cento del prodotto interno
lordo, oltre il 30 per cento della spesa annua delle Amministrazioni per
consumi e investimenti.Un'accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle
imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici. In paesi come
l'Italia, dove è alto il debito pubblico, interventi di breve periodo ampi e
incisivi vanno compensati da misure strutturali che diano subito la certezza
del riequilibrio del bilancio nel medio periodo. Il credito e le banche Il
credito delle banche italiane ha decelerato nettamente. A gennaio il tasso di
crescita su tre mesi dei prestiti erogati al settore privato è sceso al 2,3 per
cento su base annua (correggendo per l'effetto contabile delle
cartolarizzazioni), dall'8,6 di settembre; sulla base di dati parziali, si può
stimare che in febbraio gli impieghi siano leggermente diminuiti sul mese
precedente. Il rallentamento ha interessato tutte le categorie di debitori. Per
le imprese il tasso di crescita su tre mesi è stato in gennaio pari al 5,5 per
cento, circa tre punti in meno che a settembre; diminuivano però i prestiti
alle imprese con meno di 20 addetti e all'industria manifatturiera. Per le
famiglie la crescita era del 3,3 per cento in gennaio, contro il 4,7 di
settembre. Al ristagno del credito contribuisce anche una politica più cauta
delle banche nella concessione di prestiti a famiglie e imprese. Secondo le
banche italiane partecipanti alla Bank Lending Survey, nel quarto trimestre del
2008 le condizioni di credito sarebbero state moderatamente ristrette, mentre
la domanda di credito delle imprese sarebbe stata sostanzialmente stagnante.
Tra settembre e dicembre le linee di credito esistenti si sono ridotte dell'1
per cento, a fronte di una sostanziale stasi delle effettive erogazioni.La
maggiore cautela delle banche nell'erogazione di credito deriva dalle
difficoltà sui mercati della provvista e dal deterioramento del merito di
credito della clientela. Le banche devono prepararsi a fronteggiare i rischi,
che si stanno già materializzando, derivanti dal rapido deterioramento
congiunturale. L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a
disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema
bancario di fornire credito all'economia. In tutti i maggiori paesi le autorità
sono intervenute a sostegno del sistema finanziario. In Italia Governo e
Parlamento, con il supporto tecnico della Banca d'Italia, hanno adottato un
insieme di provvedimenti per proteggere i depositanti, sostenere la liquidità e
il patrimonio delle banche, rafforzare la loro capacità di finanziare
l'attività produttiva. Il decreto-legge 185 del 2008 (convertito con la legge
n. 2) consente un intervento finanziario dello Stato per accrescere il capitale
delle banche fondamentalmente sane. Le condizioni degli strumenti italiani sono
allineate a quelle offerte da altri paesi europei. Mi attendo che le banche ne
facciano uso per importi adeguati. La legge prevede un monitoraggio sulle
operazioni e sui loro effetti sull'economia e istituisce speciali osservatori
presso le prefetture, con la partecipazione dei soggetti interessati. è
essenziale che l'analisidelle condizioni del credito a livello locale non
sconfini in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il
rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della
clientela. Ritengo che debbano essere evitate interferenze
politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli
casi. Il credito è e deve restare attività imprenditoriale, basata su un
prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali. Le
banche imprudenti prima o poi finiscono in dissesto e smettono anche di far
credito. Ripristinare condizioni di fiducia nel sistema bancario è questione
globale, non nazionale. Quattro condizioni mi paiono essenziali. Primo, vanno
dissipate le incertezze che ancora restano sul valore degli attivi più
problematici nei bilanci bancari. Secondo, nel determinare obiettivi di
ricapitalizzazione è essenziale che le definizioni del capitale bancario siano
comuni a livello internazionale. Terzo, le autorità hanno chiarito che
intendono proteggere tutte le istituzioni sistemicamente rilevanti, dotarle del
capitale necessario per affrontare condizioni di stress, proteggere i depositanti,
lasciare che siano solo gli azionisti a sopportare eventuali perdite. Quarto, è
ora di passare dalla sistemazione dei problemi ereditati dal passato alla
riflessione sul modo di assicurare la disponibilità di credito da ora in poi. A
questo fine ricapitalizzare le banche è necessario ma non basta; occorre
pensare a strumenti nuovi, anche non convenzionali. Mario Draghi Stralcio
dell'audizione del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, svoltasi
ieri davanti alla Commissione Finanze della Camera L'AGENDA Ripristinare la
fiducia nel sistema è questione globale, non nazionale Primo, dissipare i dubbi
sugli attivi «problematici»
( da "Nazione, La (Empoli)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA EMPOLI pag.
4 di BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese co... di
BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese con una crisi finanziaria nel momento in cui le banche annaspano per
carenza di fiducia tra loro causa tempesta dei subprime. Una cosa del genere
sta accadendo alla Irplast del Terrafino, dove tra l'altro è cambiato il
vertice operativo aziendale, l'amministratore delegato. Al sindacato dei
chimici della Cgil, la Filcem, la preoccupazione per i livelli occupazionali,
visto che si parla di esuberi in misura significativa (qualche decina), si
taglia letteralmente a fette, con scioperi in corso nella fabbrica. «Siamo di
fronte dice Marco Mencobello a un'amarissima verità che arriva dopo reiterate
richieste di chiarezza. Nell'ultimo incontro il nuovo amministratore delegato
ha dichiarato ufficialmente che il gruppo è precipitato in una profonda crisi finanziaria che, a suo giudizio, dovrà essere risolta
con due drastiche decisioni: per un verso mettere in cassa integrazione per un
anno e poi licenziare un numero a tutt'oggi ancora imprecisato di operai e
impiegati; per l'altro lavorare per un'Irplast che sia più piccola' dal punto
di vista economico e occupazionale». IL SINDACALISTA non può fare a meno di
definire sconcertante la situazione. «Per due ragioni. Fino allo scorso
gennaio, la proprietà ha diffuso messaggi tranquillizzanti e ottimistici sulla salute
dell'Irplast, sebbene si sapesse che un deficit finanziario spaventoso si era
abbattuto sull'azienda. I dirigenti dell'impresa, poi, hanno accusato il
sindacato di essere irresponsabile e visionario, assicurando nei reparti e
negli uffici che tutto sarebbe finito bene (qualcuno l'aveva anche scritto,
facendo sue le ragioni dell'azienda, n.d.r.)». A questo punto la Filcem si pone
interrogativi pesanti. «All'improvviso tutto cambia e, soprattutto, la
situazione precipita. Perché questo repentino cambio di scenario? Forse che la
proprietà è stata esautorata e il nuovo amministratore delegato risponde solo
alle banche, vere padrone di un'Irplast sommersa dai debiti? E, se così fosse, a pagare misteriose scelte finanziarie sbagliate dovrebbero
quindi essere unicamente i dipendenti? Inoltre sconcerta che per uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo
troppo semplicistico, di tagliare proprio quelle funzioni che sono essenziali
per il rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori».
L'ASSEMBLEA dei dipendenti ha registrato momenti di forte tensione contro i
nuovi vertici aziendali e ha chiesto un sostanziale cambiamento di strategia
che, «pur presupponendo sacrifici per superare la situazione di crisi, comporti un piano industriale concordato tra azienda
e sindacato e un impegno concreto per salvaguardare i livelli occupazionali».
«Ci incontreremo ancora la settimana prossima con L'Irplast conclude Mencobello
e siamo disponibili a trattare soluzioni, come la cassa integrazione
straordinaria, che provino a tutelare tutti gli interessi in gioco, ma non
vogliamo svolgere il ruolo di becchini dei lavoratori per continuare a tenere
in vita' i creditori finanziari». In ultima analisi il sindacato punta a una
discussione a tutto campo in cui possano avere diritto di cittadinanza anche
concetti come la salvaguardia dell'occupazione, oltre che la tutela delle
ragioni dell'impresa.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 7 autore: Lettera dei leader dei due
Paesi con una tabella di marcia per il prossimo vertice del G-20 Berlino e
Parigi: le regole prima di tutto Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro
inviato Prima di tutto una nuova architettura finanziaria.
E poi, invece di nuovi stimoli all'economia, nuove regole che includano gli
hedge fund e gli altri fondi che possono creare rischi sistemici: tutti
dovranno essere registrati, disciplinati e soggetti a vigilanza. Infine
consolidamento accelerato delle finanze pubbliche, non appena il ritorno della
ripresa economica lo consentirà. Infuria il valzer dei vertici: domani e dopo a
Bruxelles l'ennesimo summit europeo e poi, il 2 aprile a Londra, un altro
incontro del G-20, questa volta a livello di leader di Governo. In vista dei
due appuntamenti il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere
tedesco Angela Merkel hanno scolpito in una lettera congiunta la loro tabella
di marcia. Poche idee ma chiare, quasi certamente sgradite all'America di
Barack Obama che invece preferisce insistere per un ulteriore sforzo globale
per il rilancio dell'economia. L'Europa però non molla e continua a rispondere
picche. «Siamo profondamente convinti del fatto che dobbiamo usare questa
opportunità storica unica per combattere le cause della crisi globale» scrivono
Merkel e Sarkozy al premier ceco Mirek Topolanek, presidente di turno Ue, e a
José Barroso, presidente della Commissione. Aggiungendo di «essere determinati
a ottenere risultati concreti al vertice di Londra, con ulteriori misure per
rafforzare la regolamentazione dei mercati finanziari». Fmi e Financial Stability Forum dovranno vegliare alla loro
effettiva attuazione. E a sottolineare il senso di urgenza con cui l'Europa
guarda all'elaborazione di un codice normativo per i mercati ieri Bruxelles ha fatto sapere che il 21 aprile formalizzerà le
proposte legislative su hedge fund e private equity oltre che sulle politiche
di remunerazione del settore. Il messaggio franco-tedesco per il vertice
di Bruxelles è altrettanto netto. «L'eccessivo indebitamento pubblico minaccia
la stabilità globale a lungo termine. Le finanze pubbliche sane restano dunque
cruciali per credibilità e stabilità dell'Unione». E mentre ieri il commissario
Ue Joaquin Almunia tracciava un quadro economico sempre più cupo- crescita
sempre più bassa, disoccupazione al 10% nel 2010- Merkel e Sarkozy ribadivano
la solidarietà ai paesi in difficoltà, come già mostrato a Ungheria, Lettonia e
ora alla Romania. Il vertice potrebbe decidere di aumentare ancora, rispetto
agli attuali 25 miliardi, le risorse di supporto ai Paesi in crisi di bilancia
dei pagamenti. L'OBIETTIVO «Al summit dei capi di Stato dobbiamo raggiungere
risultati concreti sulla regolamentazione dei mercati
finanziari»
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 8 autore: Giappone. Iniziativa
straordinaria dell'Istituto centrale Tokyo rafforza le banche Stefano Carrer
TOKYO. Dal nostro inviato Una misura «estremamente straordinaria »: con una
somma di superlativi il governatore della Banca del Giappone (BoJ) Masaaki
Shirakawa ha definito l'ultima iniziativa dell'istituto centrale finalizzata a
rafforzare il capitale delle banche commerciali, al fine di indurle a concedere
più prestiti alle imprese ed evitare un futuro credit crunch. La Boj fornirà
fino a mille miliardi di yen (10,2 miliardi di dollari) in prestiti subordinati
alle banche in modo da irrobustire il loro Tier-2 (la classe supplementare del
loro patrimonio). Shirakawa ha sottolineato che in linea di principio le banche
devono rastrellare capitali sui mercati:l'erogazione di «quasi-capital funds»
da parte della banca centrale è stata decisa in via eccezionale di fronte ai
rischi che gli istituti di credito stanno affrontando in conseguenza del crollo
dei valori di Borsa. L'insistenza sulla straordinarietà del provevdimento mira
anche a rassicurare gli investitori sulla prudenza con cui la BoJ si muove nel
varare provvedimenti in grado di incrinare la sua stessa solidità patrimoniale:
di recente ha già deciso di comprare obbligazioni e commercial paper, e sui
nuovi prestiti in vista non c'è alcuna garanzia governativa. Le grandi banche nipponiche hanno già rastrellato sul mercato circa 34
miliardi di dollari dallo scoppio della crisi
finanziaria, ma ora gli investitori non sembranopiù
disposti a reagire bene a nuove sollecitazioni. Il messaggio che arriva dalla
Boj è che ora le banche possono ricorrere all'emissione di debito subordinato.
Ma vari analisti hanno critica l'iniziativa per i suoi precisi limiti.
«Mille miliardi di yen? Sembra una cifra piuttosto bassa per poter fare la
differenza», afferma per esempio Hideo Kumano, capo economista del Dai-Ichi
Research Institute. Altri esperti rilevano che le banche che hanno più
necessità sono quelle piccole e medie, mentre la nuova iniziativa riguarda
sostanzialmente le grandi banche ( ossia quelle che si muovono in ottemperanza
agli standard internazionali di capitale). D'altra parte, la scelta, da parte
della BoJ, dello strumento del debito subordinato per fornire fondi - anziché
l'acquisto di azioni privilegiate, come è successo in vari Paesi occidentali -
sembra indicare che tutto sommato le grandi banche nipponiche restano in una
situazione meno critica. L'aspettativa di provvedimenti inediti da parte della
banca centrale ha contribuito negli ultimi giorni a una consistente ripresa
della Borsa: ieri l'indice Nikkei ha chiuso in rialzo del 3,2% trascinato dai
titoli bancari. LE MISURE ALLO STUDIO La Boj fornirà fino a dieci miliardi di
dollari in prestiti subordinati per irrobustire il capitale e far ripartire il
credito
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 8 autore: Commercio. Sono 90 i prodotti
statunitensi penalizzati Il Messico impone dazi sull'export americano Daniela
Roveda LOS ANGELES Tra Messico e Stati Uniti potrebbe essere guerra
commerciale. Ieri il ministro dell'economia messicana Gerardo Ruiz Mateo ha
annunciato l'imposizione di tariffe su 90 prodotti americani esportati per un
valore totale di 2,4 miliardi di dollari - in risposta al recente divieto di
circolazione per i camionisti messicani negli Usa. L'amministrazione Obama ha
subito imboccato la via della conciliazione, invitando il Parlamento a trovare
una soluzione all'annoso problema dei camion messicani; ma
le pressioni protezioniste al Congresso stanno montando, e con esse il rischio
di una costosa disputa con uno il terzo partner commerciale d'America, dopo
Canada e Cina. La questione messicana costituisce il primo importante banco di
prova per il neo-presidente Obama sulla questione del libero commercio a poche
settimane dal prossimo meeting del G-
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-18 - pag: 12 autore: Cara Europa,
basta incertezze di Antonio Maccanico * L e frequenti riunioni dei vertici
europei non hanno dissipato un senso di delusione e di pessimismo sulle
capacità dell'Unione Europea di affrontare con decisione e con idee-guida molto
chiare la gravissima crisi che l'ha investita negli assetti finanziari e in
quelli produttivi e occupazionali. Alle ripetute dichiarazioni di disponibilità
per politiche coordinate, a misure concertate, a politiche di solidarietà e di
rifiuto del protezionismo, non
seguono finora comportamenti del tutto trasparenti e coerenti con tali
principi. A parte l'indirizzo della Banca centrale europea in tema di riduzione
dei tassi d'interesse, le misure antricrisi delle politiche fiscali e di
bilancio sono autonomamente prese dalle autorità nazionali e non lasciano
trasparire una vera concertazione e in molti casi hanno una tonalità
protezionistica abbastanza evidente: basta riferirsi al settore auto. La
condizione disperata di Paesi come quelliBaltici e dell'Europa dell'Est ha
ricevuto finora risposte evasive: non esiste un piano complessivo di rescue, si
opererà caso per caso. Per quanto concerne le istituzioni bancarie e
finanziarie, l'esigenza evidente e pressante di un'autorità europea di
vigilanza, almeno per i Paesi dell'area euro, non fa alcun passo in avanti
nonostante il progetto di de Larosière che consentirebbe di superare subito la
macchinosità delle procedure Lamfalussy. L'esigenzadi un minimo di raccordo
comunitario nella gestione dei debiti pubblici fortemente differenziati dei
Paesi dell'Unione è del tutto ignorata. Le misure di riforma del Patto di
stabilità e crescita sono fino ad ora carenti: le condizioni fissate per
evitare shock asimmetrici nelle politiche di bilancio e fiscali dei singoli
Paesi non servono affatto in una crisi epocale dei mercati come quella che
viviamo. In presenza di grandi istituti finanziari e banche di dimensioni
continentali, si stenta a elaborare misure comunitarie da proporre in sede G-20
per liberarle dai titoli tossici che, minandone la credibilità dei conti,
alimentano la sfiducia e impediscono la ripresa. La palese esigenza della
costruzione di un embrione di finanza federale dell'Unione che le conferisca un
minimo di risorse per iniziative comunitarie di investimenti in infrastrutture,
in ricerca e innovazione, nella politica di convergenza e di coesione, è del
tutto ignorata.Né si vedono all'orizzonte ancora proposte europee per evitare
in futuro gli squilibri globali e colossali tra Paesi debitori e Paesi
creditori favoriti da politiche monetarie non coordinate e che sono all'origine
della catastrofica situazione planetaria. Né finora è stata accettata una
maggiore identità operativa dell'Eurozona proposta dalla Francia in presenza di
una presidenza debole dell'Unione. In questa condizione, nella riunione del
G-20 prevista per aprile - alla quale parteciperanno Paesi di dimensioni
continentali come Stati Uniti, Cina, India, Russia e Brasile-difficilmente l'Europa
potrà svolgere un ruolo da protagonista se non troverà in sede G-8 un raccordo
molto solido con gli Stati Uniti, raccordo che presuppone una posizione
fortemente unitaria dei Paesi dell'Unione Europea. Ciò che rende difficile il
conseguimento di questo obiettivo è la "condizione politica" della
Germania, del Paese più robusto e prospero dell'Unione. Questo Paese traversa
una fase assai delicata nell'imminenza di elezioni, a cominciare da quelle
europee del prossimo giugno. I due partiti della coalizione guidata dal
cancelliere Merkel sono in seria difficoltà per le pressioni delle formazioni
politiche populistiche che li assediano: il populismo di sinistra della Linke,
che sottrae consensi importanti ai socialdemocratici; il populismo dei partiti di
destra, a partire dai liberali, che erodono i consensi della Cdu. Ambedue gli
schieramenti populisti sono antieuropei. Ne consegue la paralisi operativa del
Governo di fronte a misure di politica comunitaria che sarebbero nell'immediato
percepite come particolarmente onerose per la Germania, anche se in prospettiva
altamente positive per l'insieme dell'Unione e per l'uscita dalla crisi dalla
quale nessun Paese è in grado di uscire da solo. Se le cose stanno in questi
termini, a me pare che una responsabilità molto alta gravi sulle forze
democratiche ed europeiste del continente. è necessario che s'impegnino in una
battaglia culturale e politica a sostegno dell'Europa proprio sul fronte del
deficit democratico dell'Unione nella consapevolezza del rischio gravissimo che
si corre di fallimento del mercato unico e della stessa Unione monetaria.
Persino l'Economist,nemico da sempre dell'Europa federale, riconosce
provvidenziale l'esistenza dell'Unione nella tragica condizione dell'economia
planetaria. La campagna elettorale per il Parlamento europeo dovrà essere
l'occasione per una mobilitazione europeistica che punti a traguardi più
avanzati dell'accettazione del Trattato di Lisbona. Si è parlato di
rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, di elezione diretta popolare
del presidente dell'Unione. è necessario soprattutto che in Germania siano
sconfitte le forze che sono un oggettivo ostacolo a che quel Paese ritorni a
svolgere quel ruolo trainante della costruzione europea, che è l'orgoglio della
sua tradizione politica post-bellica. * Presidente di Civita IL COMPITO DELLA
GERMANIA Berlino deve ritrovare il suo ruolo di traino nella costruzione
comunitaria. Necessario superare il trattato di Lisbona
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-18 - pag: 17 autore: Emma Marcegaglia
incontra gli imprenditori di Bologna «I primi segnali di ripresa già per la
fine dell'anno» Emilio Bonicelli BOLOGNA Dalla crisi si potrebbe iniziare a
uscire «verso fine anno». Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia,
prima di andare a Roma per l'incontro con Berlusconi, porta a Bologna questo
«auspicio» positivo, sostenuto da «qualche debole segnale » di miglioramento
già in atto, agli imprenditori dell'EmiliaRomagna riuniti da Unindustria per
parlare della tempesta in corso sui mercati. Un poco
di ossigeno potrebbe venire da un netto miglioramento della congiuntura in
Paesi quali «Brasile, Messico, Cina ». Certo questi Stati «da soli non possono
sostenere il mondo ». Tuttavia, anche guardando alla propria esperienza di
imprenditrice, Emma Marcegaglia, vede le tracce di una svolta in atto, come il
timido risveglio dei prezzi per le materie prime, oppure la Cina «che ha
ricominciato a importare acciaio » e che, come qualcuno prevede, potrebbe
«riprendere a crescere dell'8/9% anche quest'anno». Sono è vero «segnali molto
deboli », per cui in questo difficile momento resta «praticamente impossibile
fare previsioni». «In ogni caso – spiega Emma Marcegaglia – la vera soluzione
della crisi non può che venire dal ristabilirsi di regole
normali e dal funzionamento normale dei mercati
finanziari». Se, oltre al timido risveglio di alcuni
mercati, ci fosse qualche
segno anche in questa direzione, allora «la fine della crisi potrebbe essere
più veloce di quello che tutti prevedono». L'auspicio positivo c'è. Intanto,
però, bisogna fare di tutto perchè la locomotiva dell'economia non si fermi.
Secondo Emma Marcegaglia l'Emilia Romagna è un chiaro esempio del miglioramento
che le imprese italiane hanno saputo mettere in atto, investendo, innovando,
aumentando la capacità di export, internazionalizzandosi. Ora la frenata
globale dei mercatista mettendo in ginocchio proprio
queste aziende eccellenti, «campionesse nella capacità di crescita». La vera
crisi è dunque una «crisi dell'industria manifatturiera, prevalentemente del
Nord, e le imprese dell'Emilia Romagna, particolarmente vocate all'export,
soffrono forse anche più di altre». «Per questo – incalza Emma Marcegaglia – dobbiamo
cercare di far sopravvivere il nostro sistema industriale, nella tempesta,
dando credito, liquidità e segnali di fiducia». Se la locomotiva dell'economia
si fermasse, si creerebbero non solo gravi problemi sociali, ma «si
perderebbero intere filiere industriali e quelle capacità produttive che hanno
fatto grande l'Italia». Centrale è il sistema del credito, mentre si avverte
«un inasprimento dei costi e difficoltà ad avere nuova finanza». Decisivi anche
gli ammortizzatori sociali. Gli otto miliardi stanziati «possono bastare», ma
serve più flessibilità e un allungamento della cassa ordinaria. All'incontro di
Bologna, che, come spiga il presidente di Unindustria, Gaetano Maccaferri, ha
avuto come tema le relazioni industriali, «che possono fare la differenza in
termini di competitività », è presente il ministro del Lavoro, Maurizio
Sacconi. «Il prolungamento della Cassa è già possibile – risponde Sacconi –
basta l'intesa tra istituzioni e parti sociali». IMPEGNO IMMEDIATO In attesa
della svolta bisogna impedire che le imprese si fermino, con iniezioni di
liquidità, credito e segni di fiducia
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-18 - pag: 36 autore: Cedola a 0,25
euro CreVal, utili in aumento del 17% MILANO Il gruppo
Credito Valtellinese resiste alla crisi finanziaria internazionale e chiude il bilancio del 2008 con un aumento
dell'utile netto consolidato del 17% a 100 milioni di euro. La capogruppo ha
realizzato profitti per 68,8 milioni (+8,2%), da cui deriva la proposta
all'assemblea dei soci di un dividendo di 0,25 euro per azione. La
riduzione della cedola unitaria è da attribuirsi all'incremento del numero
delle azioni derivanti dalla conversione dei warrant e dall'esercizio delle
bonus share, ma anche della scelta del vertice di rafforzare ancora la
dotazione patrimoniale. I dati di bilancio sono stati approvati ieri dal
consiglio di amministrazione del Credito Valtellinese presieduto da Giovanni De
Censi. Il gruppo non ha necessità di ricorrere ai Tremonti-bond, anche se il
tema è oggetto di analisi anche alla luce del comportamento dei concorrenti. «Si
tratta di uno strumento di bridge patrimoniale ben congegnato e pensato per
banche sane, e non malate, – commenta il direttore generale Miro Fiordi – ma da
parte del Creval non c'è stata ancora alcuna valutazione definitiva
sull'utilizzo». I risultati 2008 mostrano una banca in salute. La crescita
degli utili deriva in buona parte dall'incremento del margine d'interesse (+20%
a 533 nilioni), sostenuto anche dall'aumento della base di clientela (+135mila
unità a 815mila a fine 2008) con conseguente aumento della raccolta che ha
ancora più valore se si considera il tasso di fidelizzazione della clientela.
Nel portafoglio titoli, inoltre, non compare nessun asset tossico, nè il gruppo
ha dovuto fare ricorso alla riclassificazioni di attività finanziarie in deroga
ai principi Ias. Al.G.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-18 - pag: 39 autore: Mercati.
L'associazione elabora le proposte per aumentare il livello di trasparenza
Aiaf: occorre rafforzare la vigilanza Mara Monti MILANO Non si può pensare di
uscire dall'attuale recessione economica senza avere risolto la crisi finanziaria ridando fiducia ai
mercati. Ne è convinta l'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti
finanziari che ha messo a punto un documento inviato a un centinaio di
destinatari, tra cui Banca d'Italia,Consob,Antitrust, membri della commissione
Finanze di Camera e Senato, con una serie di proposte che ruotano attorno alla
necessità di migliorare il sistema di vigilanza, cambiare le regole e
aumentare il livello di trasparenza e di educazione finanziaria.
«Se non si risolve la crisi finanziaria tutte le
misure economiche messe in atto farebbero solo da tampone, perché nel sistema –
ha spiegato Gregorio De Felice, presidente dell'Aiaf – ci sono ancora
potenziali perdite di importo rilevante e perché alcuni segmenti di mercato non
sono ri-partiti, come le cartolarizzazioni e la raccolta di capitale di
rischio. Ancora scarse le emissioni obbligazionarie corporate mentre sono
congelati i prestiti sindacati: il sistema insomma gira alla velocità di un
terzo rispetto a quello a cui dovrebbe andare». In generale, ha spiegato De
Felice, c'è un drastico rallentamento delle fonti di finanziamento non
bancarie, una condizione che sbilancia «troppo le imprese verso finanziamenti a
debito rispetto all'utilizzo dell'equity». Per il presidente degli analisti, l'origine
della crisi non è da attribuire soltanto
all'amministrazione Bush che ha finanziato la crescita economica attraverso
l'erogazione allegra del credito. Bisogna, invece, risalire agli anni
80,all'amministrazione Reagan che ha messo in pratica la filosofia liberista
della scuola di Chicago. La presidenza democratica di Clinton ha poi portato al
completo abbattimento delle barriere tra banche commerciali e investment
banking. De Felice ha tenuto a precisare che il liberismo non va demonizzato,
«piuttosto è stata la mancanza di regole,accompagnata dalle degenerazioni
dell'innovazione finanziaria ad avere consentito agli
investitori di operare con leggerezza ». Entrando nel merito delle proposte,
per l'Aiaf il rafforzamento della vigilanza è una priorità e passa attraverso
il coordinamento tra gli organi nazionali di vigilanza, fino alla creazione di
una singola Autorità di controllo. Un modello organizzativo ordinato a livello
nazionale per finalità e non per segmenti: macrostabilità, microstabilità, trasparenza
e concorrenza, ciascuna affidata ad autorità separate che nell'ordine sono le
banche centrali, la Consob e l'Antitrust dei rispettivi Paesi dell'area euro.
Un simile schema organizzativo «implicherebbe in Italia la semplificazione del
numero di Autorità e quindi l'eliminazione dell'Isvap e della Covip», gli
organismi di vigilanza su assicurazioni e fondi pensione. «Io non ho nulla
contro Isvap e Covip – ha precisato De Felice – ma in Italia abbiamo una
soluzione ibrida, un sistema misto di controlli per funzioni e per segmenti.
Se, come noi pensiamo, l'approccio migliore è quello per funzioni, a quel punto
Isvap e Covip risultano ridondanti ». Le ricette per ridare fiducia ai mercati
passano attraverso la modifica degli accordi di Basilea 2 per arrivare alla
sostituzione degli attuali coefficienti fissi con intervalli di valori, ma
anche accrescendo la trasparenza nel collocamento e nella negoziazione di
strumenti finanziari complessi ad elevato grado di rischio, come i derivati e i
Cds. Necessario anche aumentare il controllo sull'attività degli hedge fund
internazionali, meno quelli di diritto italiano già soggetti a un elevato grado
di controllo. Un capitolo è dedicato alle agenzie di rating a cui si suggerisce
di «separare le attività di consulenza da quella di assegnazione del rating per
superare il conflitto d'interesse intrinseco». Non viene esclusa la questione
sui meccanismi di remunerazione del top management. «Ha ragione Obama, i
manager che sbagliano non possono andarsene carichi di soldi»,ha detto De
Felice. L'ultima proposta dell'Aiaf, ma non la meno importante,si riferisce
alla necessità di accrescere il livello e la qualità dell'educazione finanziaria. LA SEMPLIFICAZIONE Il presidente De Felice:
«Puntiamo a un modello ordinato per finalità e non per segmenti, va ridotto il
numero delle Authority»
( da "marketpress.info" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 18 Marzo
2009 MASSIMO GAGGI: ?LA VALANGA?: ?DALLA CRISI UNA RIFLESSIONE SUL MODELLO DI
SOCIETÀ CHE VOGLIAMO? Firenze, 18 marzo 2009 - ?La crisi
mondiale ci richiama ad un grande senso di responsabilità nei confronti di
coloro che perderanno il posto di lavoro nei prossimi mesi, ma nello stesso
tempo è anche un?occasione per interrogarci sul senso etico della finanza e su
quale modello di società vogliamo immaginare per il futuro del nostro Paese.
Davvero il valore principale può essere solo quello di consumare, consumare e
consumare??. Lo ha detto il 16 marzo il Presidente della Provincia di Firenze,
Matteo Renzi, intervenendo ad un incontro organizzato alla Melbookstor Seeber
per la presentazione de libro di Massimo Gaggi ?La valanga?. Il Presidente
della Provincia ha quindi preso spunto dalla frase con la quale Gaggi chiude il
suo libro ?Ora rimane solo da stabilire che pagherà il conto? per una
riflessione più ampia: ?Purtroppo questo libro ci aiuta a capire che la crisi riguarda tutti noi? ha detto il Presidente della
Provincia, il quale ha poi ha aggiunto: ?Nella crisi
finanziaria scoppiata negli Usa le responsabilità non sono solo dei
banchieri, ma dell?intera politica, e non solo di Bush?. . <<BACK
( da "marketpress.info" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 18 Marzo
2009 DAI DATI DI UNIPRO ANCORA SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO COSMETICO CHE NEL
2008 SUPERA I 9.070 MILIONI DI EURO (+0,8%) Unipro, l?Associazione Italiana
delle Imprese Cosmetiche, alla conferenza stampa di presentazione del Cosmoprof
di Bologna, ha presentato la tradizionale elaborazione dei dati di mercato, con
riferimento alle tipologie di prodotto vendute nel 2008. Grazie all?evoluzione
nel vissuto dei consumatori il cosmetico diventa elemento di progresso sociale:
dall?igiene, alla bellezza e al benessere personale. In un momento di
congiuntura pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria
mondiale, il consumo di cosmetici in Italia registra segnali di tenuta: il
2008, infatti, secondo i dati elaborati dal Centro Studi e Cultura d?Impresa di
Unipro, chiude con un valore del mercato di 9. 070 milioni di euro e una
crescita dello 0,8%. Per effetto della tenuta del mercato e grazie alle
esportazioni, ritornate in crescita (+2,1%) con un valore di oltre 2. 310
milioni di euro dopo un anno di flessione, il fatturato delle industrie
italiane cresce dell?1,2%, con un valore di poco superiore agli 8. 340 milioni
di euro. L?andamento dei consumi per canale conferma la dinamica di luoghi di
distribuzione più specifici e attenti al servizio alla clientela come le
farmacie, cresciute del 3,8% con un valore di quasi 1. 390 milioni di euro e le
erboristerie, +3,7% per un mercato che pesa oltre 310 milioni di euro. Con un
valore di mercato di 3. 990 milioni di euro e un tasso dell?1,5% la Grande
Distribuzione Organizzata si conferma il canale con il più alto volume di
vendite di cosmetici (oltre il 44%) anche se all?interno dell?aggregato si
segnalano situazioni più dinamiche legate a nuove formule di distribuzione e
caratterizzate da assortimenti molto ampi e qualificati. Tra le performance di
vendita più evidenti, si segnala l?aumento (+5,3%) dei prodotti per il make-up
con un valore di oltre 323 milioni di euro, degli smalti, cresciuti del 9,3%
con un valore prossimo agli 80 milioni di euro e dei colluttori, con un tasso
di quasi dieci punti percentuali e un valore del venduto vicino ai 150 milioni
di euro. Sono dati che confermano l?attenzione dei consumatori a tipologie
variegate di prodotto che non si legano a singoli canali ma rispettano le
opzioni di polarizzazione dei consumi. Fabio Franchina, presidente di Unipro,
illustrando i dati, ha sottolineato che <
( da "Corriere del Veneto" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
- VENEZIA - sezione: VENEZIA - data: 2009-03-18 num: - pag: 7 categoria:
REDAZIONALE Ca' Farsetti Alcuni servizi di Veritas potrebbero andare a gara
Bilancio, la Camera dà ragione ai Comuni Mognato: ora il governo allenti il
Patto VENEZIA — Ieri il grido di dolore di Cacciari, oggi da Roma la risposta
che tutti speravano: approvazione bipartisan della mozione sul patto di
stabilità e norme che allentano i vincoli di spesa. In attesa che il governo
recepisca le indicazioni della Camera, enti locali soddisfatti e bilanci che
possono tornare a respirare. In pratica si potrà tornare ad utilizzare i fondi
ricavati dalle alienazioni per produrre investimenti. Nel caso di venezia circa
quaranta milioni che sarebbero altrimenti rimasti congelati con la conseguente
chiusura di tutti i nuovi cantieri in città. «Ho appreso con grande
soddisfazione che la Camera ha approvato, con voto bipartisan e a larghissima
maggioranza, una mozione presentata dal Partito democratico, che conferma tutte
le considerazioni critiche e le osservazioni dell'amministrazione comunale sul
patto di stabilità dice l'assessore al Bilancio Michele Mognato — affermando
esattamente quanto espresso dal sindaco e da me nella conferenza stampa di
lunedì. E che concorda con tutte le ragioni della nostra amministrazione e
degli altri Comuni a sostegno della richiesta di allentare i vincoli del
patto». Il cambio delle regole sul patto di stabilità arriva dopo la riunione
che la scorsa settimana i rappresentanti dell'Anci avevano avuto con il premier
Berlusconi. Un dialogo che dopo qualche giorno ha evidentemente portato i
frutti sperati. «Grazie a questa mozione — dice Mognato — si potranno tornare a
finanziare investimenti nel settore delle opere pubbliche, misura assolutamente
necessaria per la riqualificazione della città e come volano per rimettere in
moto l'economia cittadina». Sempre in tema di economia e di
risparmi in tempi di crisi finanziaria, il Comune ha avviato in questi giorni un gruppo di lavoro
composto da alcuni dirigenti dell'amministrazione che avranno il compito di
valutare se sia conveniente o meno affidare ad imprese terze alcuni servizi
attualmente svolti da Veritas. «Sarà un lavoro lungo e complesso che
durerà mesi — dice il capo di gabinetto del sindaco Maurizio Calligaro — ma
entro il 2009 sapremo se al Comune converrà affidare ad altri alcuni servizi.
Penso alla pulizia delle strade, a quella dei mercati, ai servizi cimiteriali,
alla gestione dei bagni pubblici e alle passerelle in caso di acqua alta in
centro storico». Se le condizioni economiche saranno vantaggiose, verranno
fatti dei bandi. Ma. Co.
( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMO PIANO pag. 7
Almunia: «Calano i posti di lavoro Ora l'Europa raddoppi gli sforzi» BRUXELLES
IN EUROPA si devono «raddoppiare gli sforzi» per salvare più posti di lavoro
possibile e proteggere chi si ritrova disoccupato. È l'appello del commissario
Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, alla vigila del vertice
dei leader dei 27 Paesi europei. «Non stiamo affrontando una normale recessione
ha detto Almunia intervenendo al Comitato economico e sociale ma la recessione
globale più grave dalla seconda guerra mondiale. E quella
che è iniziata come una crisi finanziaria sta ora colpendo ogni ambito della società, dalle imprese ai
lavoratori alle famiglie. La disoccupazione ha ribadito potrebbe avvicinarsi al
10% nel 2010 e il numero dei posti di lavoro persi è in aumento come mostrano i
dati dell'ultimo trimestre 2008».
( da "Nazione, La (Firenze)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA & FINANZA
pag. 23 Passaporto per le merci extra Ue Urso: «Stavolta si può fare» L'idea
italiana del 2003 trova ora appoggio in Europa VICEMINISTRO Adolfo Urso
(LaPresse) di NUCCIO NATOLI ROMA UN PASSAPORTO per le merci extra Ue. L'Italia
lo chiede da anni. Forse ora ci siamo. La proposta fu avanzata, a Palermo nel
luglio del 2003, durante il nostro semestre di presidenza Ue dall'allora
viceministro Adolfo Urso. «Si può fare», si disse, ma non se ne fece nulla. Ora
il Governo di Roma è tornato alla carica per realizzare un'idea a cui non hanno
mai smesso di lavorare lo stesso Urso, l'ex ministro Bonino, la Confindustria e
anche i sindacati seppure con accenti diversi. Il progetto per un regolamento
sui marchi di origine delle merci è sempre nei cassetti della Commissione
europea, ma ora, complice la crisi economica, sono
cresciute le possibilità che venga tirato fuori. NEI GIORNI scorsi il
sottosegretario al commercio estero Urso ne ha discusso con il commissario al
Commercio, Catherine Ashton (l'ex leader della Camera dei Lord che a ottobre ha
sostituito Peter Mandelson) e con il ministro al commercio inglese, Gareth
Thomas. «Oggi ha raccontato Urso a differenza di qualche anno fa ci sono le
condizioni politiche perché Regno Unito e Francia aprano alla nostra proposta. Scottati dalla crisi finanziaria anch'essi vogliono tornare a produrre sul proprio territorio».
L'appoggio immediato della Ashton lascia ben sperare: «Sono d'accordo con Urso
ha detto il Commissario durante la sua visita a Milano e siamo intenzionati ad
andare avanti». Anche il Governo inglese sembra favorevole visto che
vuole incoraggiare la produzione industriale locale in chiave
antidisoccupazione. Più di un segnale è venuto dal ministro alle Attività
produttive, Peter Mandelson, che ben conosce il dossier sulle etichettatura.
Perché questa misura è così importante? «I motivi a favore dell'etichettatura
sull'origine delle merci sono diversi. In primo luogo perché tutelerebbe il
consumatore europeo che può individuare la loro reale origine. In seconda
battuta, è utile per le nostre imprese che operano su un mercato comunitario
invaso da importazioni con falso made in Italy, oppure anonime, o fuorvianti.
L'etichettatura sarebbe fondamentale per la salvaguardia di molti prodotti made
in Italy essendo prevista per sette categorie in cui la nostra produzione
eccelle: calzature, tessile, cuoio, mobili, pneumatici, ceramiche e vetro. In
terzo luogo, perché stabilirebbe una reciprocità nelle condizioni di accesso ai
mercati visto che grandi Paesi come Usa, Giappone o Cina impongono questo
obbligo sulle importazioni», ha spiegato Urso. A DAR MANFORTE all'analisi del
sottosegretario c'è un'indagine di Eurisko condotta in Francia, Regno Unito,
Germania e Italia da cui risulta che una percentuale tra il 78% e l'86% degli
intervistati crede che un marchio di origine darebbe la possibilità di compiere
scelte più accurate. Tra il 66% ed il 79% pensa che aiuterebbe ad acquistare
prodotti più sicuri. Tra il 70% e l'80% che aiuterebbe a identificare i
prodotti importati da quei paesi dove le leggi contro l'impiego di minori e la
protezione dell'ambiente non sono rispettate. In generale, comunque, tra il 72%
e l'87% degli intervistati ha detto di essere interessata a sapere quale sia
«l'origine reale» dei prodotti extra Ue. Insomma, un po' di trasparenza,
please. Image: 20090318/foto/744.jpg
( da "Nuova Ferrara, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il cliente punta
alla riduzione dei costi con il conseguente ridimensionamento dei servizi
Assicurazioni, cala la domanda Sei esperti a confronto: c'è una revisione nei
rischi GIAN PIETRO ZERBINI In un periodo in cui si è alla costante ricerca del
risparmio su ogni cosa, anche il settore dei prodotti assicurativi sta
risentendo della crisi finanziaria, con un conseguente
calo nelle stipule delle polizze e nella riscossione dei premi. Per fare luce
sull'attuale momento abbiamo sentito il parere di sei professionisti che
operano nel mercato Ferrarese, per avere un quadro complessivo della
situazione. LA PAURA DEL MERCATO. «L'attuale situazione di difficoltà -
dichiara Igino Petrillo di Alleanza Assicurazioni - è derivato più dalla paura
del mercato che dalla vera entità della crisi. L'alta
percentuale di cassa integrazione che si è registrata in questi mesi
soprattutto nella zona di Ferrara, sta provocando un rallentamento nelle
stipule. La paura di perdere il posto di lavoro tende a procrastinare i
contratti a tempi migliori. Il cliente tende ultimamente a rimandare il
discorso sul settore assicurativo "vita", mentre sul piano
finanziario adesso cerca ancora di più prodotti in grado di offrire garanzia di
rendimento». IL BREVE PERIODO. «La crisi economica e
la propensione al risparmio - afferma Cosimo Massafra di Allianz Ras - sta
creando un fenomeno di copertura assicurativa sulle piccole cose, traslasciando
quelle più importanti. Un esempio: quando uno acquista un motorino si assicura
contro il furto, ma non contro un ipotetico incidente invalidante. E in questo
momento si preferisce spendere meno, prendendo più rischio». SI GUARDA AI 10
EURO. «Il cliente, soprattutto per le polizze Rca, - sostiene Luigi Moretti
dell'Ugf, Unipol gruppo finanziario divisione Aurora - in questi ultimi tempi
sta attento anche ai 10 euro di differenza e si muove molto per sapere i
preventivi. E per questo, con la concorrenza, si va incontro ad una riduzione
dei costi, ma di conseguenza si ridimensionano anche i servizi di copertura».
IL GIOCO AL RISPARMIO. «La crisi c'è per tutti -
concorda Donato Monteleone di Sara Assicurazioni - ed è ovvio che il cliente
tende ad investire sulle assicurazioni obbligatorie, guardando i prezzi più
bassi, a scapito delle altre. Ecco perché le polizze finanziarie sono andate in
disuso e si attendono tempi migliori per poter investire con più tranquillità».
L'AUMENTO DEI RISCHI. «Anche a livello di impresa - spiega Alessandro Pansini
di Allianz Subalpina - si verifica sempre più spesso il fenomeno di abbassare
le somme del premio da pagare, aumentando di fatto il rischio per la minore
copertura. La crisi si sente soprattutto nel settore delle polizie finanziarie,
quelle sul ramo vita. La speranza comunque è di arrivare a breve a tempi
migliori». L'EFFETTO BERCO. «La situazione delle crisi aziendali - afferma Giorgio Gnani delle Generali di Copparo -
sta creando non pochi problemi. Nella mia zona stiamo toccando con mano
l'effetto Berco, con la cassa integrazione che ha colpito molte famiglie, come
si evince da un calo del 25% negli incassi. La gente fa fatica a pagare le
polizze, ha al momento altre priorità, come spesa e bollette. E dire che questo
è un buon momento per investire visti i rendimento dei nostri prodotti, che
sono molto buoni».
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-18 num: - pag: 2 categoria:
REDAZIONALE Piano casa, il premier sul Colle Rinvio «tecnico» ma c'è sintonia
Berlusconi rilancia gli incentivi sulla vendita delle abitazioni popolari Il capo
dello Stato e il Quirinale hanno sottolineato la necessità di un'azione
incisiva da parte dell'Europa ROMA — Il piano casa all'esame del prossimo
Consiglio dei ministri con tutta probabilità slitterà per consentire una serie
di approfondimenti su come raccordare le norme da inserire in un decreto legge
e quelle da immettere in un disegno di legge. Ecco perché su questo
provvedimento sul quale il Cavaliere conta molto continueranno a lavorare
Raffaele Fitto (Affari regionali) e il consulente giuridico di Palazzo Chigi,
Niccolò Ghedini, che in serata si sono visti con Silvio Berlusconi. Al rinvio
si è giunti dopo il pranzo al Quirinale tra il presidente Giorgio Napolitano e
il premier, affiancato da Gianni Letta e dai ministri Franco Frattini (Esteri),
Giulio Tremonti (Economia) Claudio Scajola (Sviluppo economico), Andrea Ronchi
(Politiche comunitarie). «Con il capo dello Stato — ha spiegato il premier a
mezzanotte, dopo aver assistito a uno spettacolo in teatro — ci siamo trovati
assolutamente concordi. Facciamo un decreto o un'aggregazione a un decreto
legge già in corso. Poi, ci sarà una legge quadro sull'edilizia che affidiamo a
una legge delega». Lo slittamento si è reso necessario anche perché venerdì —
proprio il giorno fissato per il Consiglio dei ministri — Berlusconi non sarà a
Roma ma a Bruxelles impegnato in un Consiglio europeo. L'ulteriore tempo a
disposizione consente così di avviare i contatti con le Regioni (che reclamano
di essere consultate e hanno fissato per domani una riunione della conferenza
Stato- Regioni) prima che il piano casa sia varato. Quella dell'edilizia è,
infatti, una materia cosiddetta concorrente, cioè di competenza sia nazionale
sia regionale. L'incontro conviviale (circa due ore) con il Capo dello Stato è
anche l'occasione per passare in rassegna gli imminenti appuntamenti
internazionali. «Il clima era molto positivo», fa notare uno dei commensali. E
anche dagli ambienti del Quirinale viene la conferma di «una piena
collaborazione ». Nella nota diramata al termine del pranzo si sottolinea che
«sono stati affrontati i principali temi del prossimo Consiglio europeo e in
particolare la crisi economica e la preparazione del G20 in programma a Londra
il prossimo 2 aprile». Non solo. Nel comunicato si legge che tra il presidente e
il premier «si è convenuto sulla necessità di un'azione incisiva e coesa da
parte dell'Unione Europea per fare fronte alla crisi e per garantire l'ordinato
ed equilibrato operare dei mercati finanziari a
sostegno dell'economia». Impegni internazionali ma nessun accenno alla
questione edilizia. Il piano casa, infatti, è oggetto di una discussione
riservata alla quale partecipano Napolitano, Berlusconi e Letta. Il Cavaliere
illustra il «doppio binario» — decreto legge varato dal governo e disegno di
legge esaminato dal Parlamento — con il quale vuole portare a compimento
un'iniziativa destinata, come suole dire, a mettere il turbo all'economia visto
che si studiano pure incentivi per la vendita delle case popolari rivolti a una
platea di circa un milione di cittadini. Napolitano non entra nel merito, visto
che spetta al governo assumersi la responsabilità politica del provvedimento,
ma si limita a fare osservazioni di natura costituzionale. Ecco perché si
conviene sulla necessità di compiere degli approfondimenti affinché i due
strumenti legislativi scelti si raccordino, o meglio si armonizzino, sia con il
Testo unico dell'edilizia sia con le norme costituzionali che disciplinano le
competenze tra centro e periferia. Insomma, uno scambio di opinioni, fanno notare
dal Quirinale, «pacato e senza alcuna asprezza », dopo il gelo del passato. La
concordia Il Cavaliere: «Con il capo dello Stato ci siamo trovati assolutamente
concordi» Lorenzo Fuccaro
( da "Messaggero Veneto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Gorizia
Seminario di studio sulla crisi economica L'INIZIATIVA
Sabato la sezione provinciale di Gorizia del partito di Alternativa comunista
organizza per i propri iscritti, e in collaborazione con l'associazione Nostro
tempo, un seminario di studio sulla crisi economica
del capitalismo mondiale e i suoi effetti socio-politici. Si parlerà di come la
finanziarizzazione dell'economia e l'enorme massa di capitali speculativi
«abbiano intensificato - si legge in una nota - lo sfruttamento dei lavoratori
e, a fronte di una crescita enorme della massa di dividendi e rendite, abbiano condotto verso una nuova crisi di sovrapproduzione di merci, preceduta dalla crisi finanziaria dei subprime
americani, crisi che
l'oligarchia capitalistica e i suoi governi vogliono far pagare alla stessa
classe lavoratrice». Si parlerà degli effetti di questa situazione in Italia
sulla legislazione del lavoro, delle ricadute nella Cgil e nel sindacalismo di
base. Una sessione sarà dedicata alla cosiddetta sinistra radicale di
governo, la quale, «dopo aver sostenuto le politiche antioperaie del governo
Prodi-Ferrero, palesa ora il suo volto opportunista con spaccature interne ed
esperimenti elettorali protési alla ricerca di una nuova alleanza con un Pd a
guida Bersani». Il partito di Alternativa comunista, che aderisce alla Lega
internazionale dei lavoratori-Quarta internazionale, rilancia la necessità di
una mobilitazione politica del movimento operaio, «per l'immediata cacciata di
Berlusconi, per un programma di transizione verso un governo dei lavoratori
negli interessi dei lavoratori, contrapposto al capitalismo bipolare Pd-Pdl».
Fra gli interventi iniziali, la relazione introduttiva di Fulvio Zorzenon del
direttivo provinciale di Alternativa comunista, Aldo Moresco, del Pdac, il
dottor Alessandro Caliaro, esperto di giuslavorismo, Paolo Trotti
vicepresidente dell'associazione Nostro tempo. Sono previsti interventi di
lavoratori attivi nella Cgil e nella Cub. L'inizio dei lavori, che si terranno
nella sede di Monfalcone dell'associazione Nostro tempo, è fissato per le
15.30.
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-18 num: - pag: 31 categoria:
REDAZIONALE Svizzera Authority più forte per evitare un'«Ubs 2» MILANO — Ieri
durante il Consiglio degli Stati, diversi «senatori» svizzeri hanno chiesto che
l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) venga
rafforzata, per evitare in futuro il ripetersi di casi come quello di Ubs. Nel
presentare la richiesta (che il Consiglio federale è pronto ad accettare),
Eugen David (Ppd-Sg) ha sostenuto che la Finma (che riunisce tre precedenti
autorità: la Commissione federale delle banche, l'Ufficio federale delle
assicurazioni private e l'Autorità di controllo per la lotta contro il
riciclaggio) «nel reperire le informazioni è eccessivamente dipendente dalla
stesse banche». Un risultato apparso evidente nelle vicissitudini di Ubs negli
Stati Uniti. Per il sangallese, «la Finma va anche rafforzata sotto il profilo
del personale e delle sue competenze. In alcuni casi, vi sono dipendenti con
2-3 anni di esperienza. Ciò li mette in una situazione di dipendenza nei
confronti delle grosse banche che possono far capo a competenze ben superiori».
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-18 num: - pag: 33 categoria:
REDAZIONALE Risalita Petrolio, barile verso i 50 dollari MILANO — Il petrolio
rialza la testa, i prezzi del barile rivedono quota 50 dollari. Ieri a New York
il greggio ha chiuso in progresso di quasi il 4%, sopra i 49 dollari,
registrando i massimi di oltre tre mesi. I futures con consegna aprile hanno
infatti guadagnato 1,81 dollari (+3,8%), terminando la seduta al Nymex a 49,16
dollari al barile. A spingere le quotazioni dell'oro nero, secondo gli
analisti, sarebbe stata soprattutto la serie positiva di
dati macro Usa che ha inondato i mercati finanziari: a febbraio i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,1%
(+0,4% le attese); nello stesso mese i nuovi cantieri edili sono cresciuti del
22% (dopo il minimo assoluto toccato a gennaio); le licenze di costruzione sono
salite a 547 mila. Tutti numeri che hanno avuto anche una forza tale da
offuscare le aspettative di un aumento delle scorte settimanali (il dato è
atteso per oggi).
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di
Federico De Rosa Indici in frenata con Eni e Ubi Enel Il gruppo elettrico
scivola dopo il giudizio di Standard & Poor's Dopo cinque sedute
consecutive al rialzo, sulle Borse europee arrivano le prese di beneficio,
nonostante la buona intonazione di Wall Street (+2,48% il Dow Jones sulla scia
di dati oltre le attese sul mercato immobiliare). Milano ha chiuso con il
Mibtel in ribasso dello 0,61% e l'S&P Mib dello 0,54%. Ad appesantire gli
indici hanno contribuito i cali di Italcementi e Bulgari. La società del gruppo
Pesenti ha lasciato sul terreno il 5,1% dopo che la banca d'affari Goldman
Sachs ha rivisto il suo giudizio sul titolo consigliando «sell», vendere. In
calo di circa il 5% anche Bulgari in seguito alle dimissioni del direttore finanziario. Misti i bancari con il Banco Popolare (+1,7%)
che recupera dopo lo scivolone di inizio settimana conseguente l'annuncio di
Opa su Italease (-0,27%). Giù Ubi (-2,76%) e Intesa Sanpaolo (-0,89%) mentre
sono salite Unicredit (+0,26%) che nel corso della seduta è riuscita a tornare
sopra quota un euro, Bpm (+1,4%) e Mediobanca (+2,07%). Tra gli editoriali in
calo L'Espresso (-2,92%) e Mediaset (+1,22%), mentre sale Rcs Media Group
(+1,48%) alla vigilia della presentazione del bilancio 2008. Nel comparto
dell'energia bene Snam (+2,51%) dopo l'ok all'aumento di capitale da 3,5
miliardi. Eni invece arretra del 2,1%, con Enel (-1,22%) penalizzata dal
giudizio di Standard & Poor's (confermato il «creditwatch» negativo sul
debito a lungo termine). Scivola A2A (-3,81%) che aveva guadagnato oltre l'8%
in tre sedute. Bene Seat (+2,13%) in attesa del via della Consob all' aumento
di capitale da 200 milioni e Tiscali, con un rialzo del 19,7% sulle voci di
rientro di azienda di Renato Soru.
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano Disco verde
all'aumento, balzo di Snam ( f.d.r.) Snam Rete Gas è pronta a rilevare Stogin e
Italgas. Ieri l'assemblea ha dato via libera all'aumento di capitale da 3,5
miliardi necessari a finanziare l'operazione. E, in una giornata
dominata dalla prese di profitto, la Borsa ha apprezzato facendo guadagnare al
titolo il 2,51%. La società non ha ancora reso noti i dettagli della
ricapitalizzazione che si dovrebbe comunque concludere entro maggio. L'Eni ha
già fatto sapere che sottoscriverà la propria quota, finanziando inoltre Snam
con 1,3 miliardi. Per l'acquisizione del 100% di Stogit e Italgas la società
guidata da Carlo Malacarne investirà complessivamente 4,72 miliardi.
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Parigi Arcelor
ricapitalizza? Il titolo cade ( f.d.r.) Il colosso dell'acciaio Arcelor Mittal
scivola a Parigi in seguito alle indiscrezioni su un possibile aumento di
capitale. Il
titolo ha perso l'11,5%, nonostante le smentite. Ieri il «Financial Times» ha
scritto che Arcelor-Mittal potrebbe varare una ricapitalizzazione da 5 miliardi
per ridurre l'indebitamento netto, salito a 26 miliardi principalmente in
seguito alla scalata del gruppo indiano ad Arcelor. Mittal ha tuttavia
precisato di non avere in programma operazioni straordinarie, ma anche di
essere pronta a valutare tutte le opzioni possibili in questa difficile fase di
mercato.
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-18 num: - pag: 40 autore: di
ALBERTO QUADRIO CURZIO categoria: REDAZIONALE NOI E LA CRISI Rivediamo le
regole di Maastricht SEGUE DALLA PRIMA Una valutazione obiettiva sulla
situazione italiana è stata espressa nei giorni scorsi dalla Commissione
europea che ha esaminato il Programma di Stabilità 2008-2011 dell'Italia
presentato dal Governo. In sintesi, quattro sono le intonazioni di questo
giudizio: la prima rileva che l'Italia ha carenze strutturali storiche che non
consentono una adeguata crescita della produttività; la seconda rileva che la
crisi porterà a un notevole peggioramento del rapporto debito su Pil che salirà
dal 106% del 2008 al 112% del 2010; la terza è che le misure anti-crisi
adottate dal Governo sono coerenti con lo European Economic Recovery Plan
(varato dalla Commissione Europea in novembre e poi condiviso dal Consiglio
Europeo) e sono vincolate dalla vulnerabilità delle nostre finanze pubbliche,
non annullata dal pur apprezzabile basso indebitamento delle famiglie e dalla solidità
del sistema bancario; la quarta è che l'Italia dovrà impegnarsi a risolvere i
due precedenti problemi con riforme strutturali per lo sviluppo e riforme nella
spesa pubblica per la sostenibilità del bilancio. A noi pare che la valutazione
della Commissione, con la quale concordiamo, sull'operato del Governo nella
crisi sia sostanzialmente positiva. Riteniamo tuttavia utili alcuni ulteriori
suggerimenti. Innanzitutto crediamo non sia possibile aumentare genericamente la spesa pubblica per contrastare la crisi sia perché dobbiamo
collocare titoli di Stato sui mercati finanziari senza pagare interessi crescenti sia perché una spesa
incontrollata porterebbe a rafforzare sprechi e rendite sia perché a crisi
finita la necessaria correzione di finanza pubblica, per arrivare al pareggio
di bilancio richiesto dagli accordi Europei, diverrebbe cruenta. In
secondo luogo reputiamo che i «Tremonti bond» per ripatrimonializzare le banche
siano utili e rispettosi, più di quanto è accaduto in altri Paesi, della natura
privatistica delle stesse facilitando l'erogazione del credito alle imprese.
Non riteniamo invece che gli eventuali interventi prefettizi sul credito siano
compatibili con il mercato. Per le banche grandi il rafforzamento patrimoniale
si poteva fare riscattando, anche con il contributo della Banca d'Italia
stessa, le loro notevoli quote di capitale nella nostra Banca Centrale. A fine
2008 vi era una scadenza legislativa, poi prorogata, per risolvere questo
problema su cui adesso è sceso il silenzio. Nuovi interventi potrebbero
riguardare sia il profilo italiano che quello europeo. Sotto il primo profilo è
necessario il rimborso dei crediti che le imprese hanno verso le Pubbliche
Amministrazioni o almeno la loro certificazione sulla quale ottenere credito bancario.
Utili sarebbero anche garanzie pubbliche su una parte dei crediti erogati alle
imprese, specie se Pmi incluse in sistemi distrettuali o in reti di imprese sui
quali il Ministro Tremonti ha già inserito nelle norme di politica economica
misure interessanti, anche se da rodare, sulla personalità giuridica,
creditizia e fiscale. Un altro intervento necessario riguarda la riduzione a
livelli di Eurolandia del grande sommerso italiano, con il conseguente recupero
dell'evasione. è questa una necessità economica e civile. Sotto il profilo
europeo, senza abbandonare l'impegno per il varo di titoli di debito pubblico
comunitario, l'Italia dovrebbe rilanciare la proposta di modifica del Patto di
stabilità e di crescita (Tsc), derivato dai Trattati di Maastricht, per
scorporare dallo stesso le spese per investimenti in infrastrutture fisiche e
immateriali dei singoli Paesi. L'obiettivo dovrebbe essere di consentire sia un
adeguamento infrastrutturale alla media della Uem rispetto alla quale l'Italia
ha un divario penalizzante sia il perseguimento della Strategia di Lisbona sui
livelli di ricerca scientifica e tecnologica. è questa una proposta sulla quale
vi fu un lungo dibattito negli anni passati. A tal fine bisognerebbe prevedere
emissioni speciali di titoli di debito pubblico nazionale finalizzate a questi
investimenti nelle reti di trasporto e nella ricerca tecnoscientifica. Le
emissioni speciali richiederebbero una credibilità, certificata anche a scala
europea, dei connessi investimenti in termini sia di redditualità di lungo
termine sia di responsabilità dei realizzatori e dei gestori delle opere. Gli
italiani hanno ampi risparmi per sottoscrivere questi titoli, se credono in
progetti di investimento necessari per il loro Paese. Questa modifica del Psc
sarebbe coerente con l'economia sociale di mercato, portata a scala comunitaria
ed intergovernativa ad un tempo, che deve distinguere la Ue e la Uem da altre
economie di mercato. Essa richiede infatti non solo regole forti e mercati efficienti ma anche interventi diretti delle
Istituzioni, che non sono solo lo Stato, per provvedere con la spesa pubblica
ad opere che non verrebbero finanziate dal mercato avendo lunghi orizzonti
temporali e/o finalità scientifiche e/o scopi sociali e di incivilimento.
( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
TOKYO (Reuters) -
L'indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso la sessione odierna ai massimi
da cinque settimane, grazie al balzo del settore bancario, sebbene gli
investitori abbiano preferito portare a case i profitti su alcuni titoli. La
Banca del Giappone ha aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un
periodo di crisi finanziaria globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del
secondo dopoguerra. Il Nikkei è salito dello 0,3% a 7.972,17 punti, la chiusura
più elevata dal 6 febbraio, mentre il Topix è salito dello 0,5% a 764,67.
( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- ROMA - sezione: Sport - data: 2009-03-18 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE
Roma inquieta Francesco ieri non si è allenato, in dubbio per sabato Totti e
Spalletti più lontani: troppi cambi e poco feeling Undici sostituzioni in 15
gare, capitano scontento Il futuro di Totti e i rapporti del capitano con
Spalletti tengono banco nella Roma che si prepara alla sfida con la Juventus Le
cene a casa del capitano insieme all'allenatore, una volta. La pericolosa
distanza, adesso. Non è guerra fredda, né indifferenza, quella che si è
istaurata tra Francesco Totti e Luciano Spalletti, ma l'armonia ha
indubbiamente altre forme. Prima in pubblico lo chiamava «Checco», ora
Francesco. O, più semplicemente, Totti. Ma, per rendersi conto che qualche
problema di comprensione esiste realmente, non è indispensabile il banale
riferimento al tono confidenziale perduto. «Il mio rapporto con Totti non
potrebbe essere migliore», puntualizzò Spalletti a precisa richiesta, due
settimane fa, indispettito da tanta attenzione sull'argomento. Per localizzare
le prime piccole crepe tra i due occorre andare a ritroso di undici mesi. Il
triplice «vaffa» recapitato all'arbitro Rizzoli, a Udine, provocò la presa di
posizione del tecnico che, senza mezze misure, volle stigmatizzare il
comportamento di Totti: «Ha sbagliato», sentenziò, non concedendo le labili
attenuanti del caso al suo uomo più rappresentativo, finito nel vortice di
polemiche non ancora sopite. Fu un passaggio che contribuì a raffreddare quello
che per mesi è stato un idillio. Da quel momento in poi, quasi colta da istinto
di autodifesa, la composita galassia dell'ambiente romanista evidenzia ogni
uscita di Spalletti che minimamente rischi di andare in rotta di collisione con
gli umori del calciatore più forte e amato della Roma di tutti i tempi. Non
passarono quindi inosservate le frecciate sul non irreprensibile atteggiamento
del giocatore negli allenamenti e sulla sua mobilità in campo. Figurarsi l'ultima critica verso il protezionismo eccessivo della città giallorossa verso i suoi alfieri: «A Roma
si è convinti che sia impossibile fare calcio senza Totti e De Rossi». Una
frase ponderata, un tassello in più nel mosaico. Addirittura sprezzante, per
tanti tifosi, considerate le precarie condizioni fisiche di Totti. E
chissà se fosse rivolta proprio a Spalletti la frase del capitano all'indomani
di Inter- Roma: «Sarebbe ora che anche all'interno di Trigoria qualcuno la
smetta di definirci piagnoni». Per molti l'addizione fu elementare, ma sulla
vicenda calò il silenzio. Gelido, senza precisazioni. Ogni volta che Spalletti
fa riferimento a Totti rasenta la lesa maestà. è accaduto anche in campo, con
un paio di sostituzioni, quando il capitano non accettò di buon grado il
cambio, evitando di incrociare lo sguardo d'intesa con l'allenatore e ancor più
di sedersi in panchina, per imboccare contrariato il tunnel degli spogliatoi.
Per la cronaca, undici sono gli avvicendamenti stagionali, la metà delle quali
non condivisi. Se resterà, Spalletti dovrà gestire una fase delicatissima
peraltro già iniziata: quella degli ultimi anni di carriera del capitano. In
questo quadro si inserisce la questione legata al prolungamento contrattuale
del numero dieci giallorosso, con l'attuale in scadenza 2010. I colloqui
preliminari con la società hanno sortito esiti non proprio confortanti, anche
se c'è tempo per colmare le divergenze economiche per un accordo che dovrebbe
arrivare fino al 2014. Il rinnovo di Totti sarà trattato in prima persona da
Rosella Sensi e nessuno sembra preoccupato. Fino a prova contraria. Colonna
giallorossa Francesco Totti Dario Bersani
( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nord-Est sezione:
NORD EST data: 2009-03-18 - pag: 2 autore: Kurdistan, Qatar
e Slovacchia i nuovi sbocchi In tempo di crisi diventa fondamentale captare i segnali "giusti"
provenienti dai mercati internazionali e in questo senso il Triveneto conferma
di avere antenne ben sollevate. Ad iniziare da Finest, finanziaria per gli imprenditori
nordestini (partecipata da Friulia SpA, Regione Veneto, Provincia Autonoma di
Trento, Simest e alcune banche del territorio), che con la Brovedani Spa
di Pordenone ha recentemente portato a termine la join venture numero
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Oristano e Provincia
Pagina 4015 Il nuovo servizio della diocesi arborense partirà entro aprile.
L'arcivescovo Ignazio Sanna: siamo i primi in Sardegna Banca Caritas: cuore a
interessi zero Il nuovo servizio della diocesi arborense partirà entro aprile.
L'arcivescovo Ignazio Sanna: siamo i primi in Sardegna Un fondo per piccoli
prestiti a disposizione dei bisognosi --> Un fondo per piccoli prestiti a
disposizione dei bisognosi L'iniziativa illustrata dall'arcivescovo in piena
quaresima, il periodo dell'anno che più di altri richiama i cristiani alla
solidarietà. La Caritas coma una banca, ma dotata di un grande cuore. Anche
coloro che si ritrovano nelle nuove povertà potranno avere accesso al credito.
A loro, seppure privi di garanzie patrimoniali personali e considerati ?non
sostenibili?, tende la mano la Caritas diocesana arborense che sta per attivare
il servizio del ?microcredito?. LA PROPOSTA L'iniziativa è stata illustrata
ieri mattina dall'arcivescovo metropolita monsignor Ignazio Sanna in piena
quaresima, il periodo dell'anno che più di qualunque altro richiama i cristiani
alla solidarietà. Il presule ha ricordato che le difficoltà, in questo particolare momento di crisi
finanziaria mondiale, «interessa specialmente le
famiglie, molte delle quali non sono più in grado di affrontare gli impegni
finanziari programmati, che sembravano sostenibili, a causa della perdita del
posto di lavoro da parte di un coniuge o per altri motivi contingenti».
IL FONDO Con questo nuovo servizio, che partirà entro il corrente mese o
comunque entro aprile, l'arcidiocesi Arborense, attraverso la Caritas
diocesana, mette a disposizione dei bisognosi un fondo che sarà utilizzato per
piccoli prestiti. «È un piccolo gesto, ma significativo», ha precisato
monsignor Sanna, «perché non si tratta di una concessione assistenziale a fondo
perduto che si esaurisce con le erogazioni, ma di un prestito fatto di
collaborazione senza eccessiva burocrazia, con rapporto interpersonale. Il
prestito dovrà essere restituito con un numero di rate che sarà concordato, e
mano a mano che i soldi rientrano nel fondo si potrà far fronte, con lo stesso
sistema, alle necessità di altre persone che potranno fruirne senza pagare
alcun interesse». Per ora il gruzzolo non è rilevante «ma potrà aumentare», ha
aggiunto l'arcivescovo, «con gli aiuti finanziari che dovessero arrivare dagli
enti pubblici e dai privati cittadini di buona volontà che potranno essere
versati sul conto corrente postale numero 12710091». E il primo invito
esplicito a collaborare in tal senso è stato fatto al Consiglio provinciale in
occasione della visita pastorale. Monsignor Sanna ha poi precisato che «La
diocesi di Oristano è probabilmente la prima in Sardegna ad attuare questa
iniziativa che invece è già attiva in una ventina di diocesi italiane».
INTERESSI ZERO La direttrice della Caritas Diocesana Giovanna Lai si è poi
soffermata nell'illustrazione di alcuni dettagli tecnici. Ha ricordato che i
prestiti, senza interessi per i beneficiari, saranno erogati dalla Caritas
attraverso una convenzione che a giorni sarà stipulata col Banco di Sardegna.
«I richiedenti», ha detto, «dovranno rivolgersi al proprio parroco o
direttamente alla Caritas diocesana che, dopo aver ascoltato le esigenze,
valuterà le situazione deciderà in tempi abbastanza rapidi. Le restituzioni»,
ha precisato, «potranno avvenire anche in 24 o 36 mesi, con rate compatibili
con le possibilità finanziarie di chi beneficia del microcredito e senza alcuna
spesa a loro carico». Sia l'arcivescovo, sia la direttrice della Cartitas si
sono soffermati sulle varie forme di intervento dell'organismo diocesano aperto
più che mai alle nuove povertà. Entrambi si sono appellati alla generosità di
tutti perché collaborino con offerte (anche se piccole) e con la disponibilità
ai vari servizi a favore dei bisognosi. EMILIO FIRINU
( da "Mattino di Padova, Il" del 18-03-2009)
Pubblicato anche in: (Tirreno, Il)
Argomenti: Crisi
Il cda dà mandato a
Profumo per gli aiuti di Stato Migliori delle attese i risultati di Unicredit
MILANO. Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e
risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al
termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. Il velo sui conti sarà
alzato oggi alle 7.30, prima dell'apertura della Borsa. L'ad Profumo incontrerà
poi a Londra gli analisti, alle 10.30 ora italiana e, a seguire, la stampa. Dai
due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli
aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra
l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila
delle banche controllate nei Paesi dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la
sottoscrizione delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori
istituzionali privati fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato,
«ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al presidente e all' amministratore
delegato di approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti
austriaci», ha detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda
l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a
causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso
con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il
consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro.
BILANCIO MEDIASET. Mediaset chiude il 2008 con ricavi in crescita del 4,2% a 4.251,8
milioni e con un utile netto di 459 milioni contro 506,8 milioni del 2007, sul
quale ha pesato la svalutazione per 45,2 milioni dell'avviamento operata da
Edam, la holding di controllo Endemol. L'utile operativo a fine 2008 è pari a
984,6 milioni di euro rispetto ai 1.149,0 milioni dell'esercizio precedente.
( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
VIAGGIO APOSTOLICO
La ricetta di Benedetto XVI contro l'Aids in Africa: «No al preservativo» Il
papa è arrivato ieri in Camerun. Andrà poi in Angola. Ripete la dottrina della
chiesa: «Fedeltà e astinenza» Fausto Della Porta Ancora non era sbarcato in
Africa, e già ha fatto discutere. Papa Benedetto XVI ha pensato bene di
cominciare il suo primo viaggio apostolico nel continente, in Camerun e Angola,
con un violento attacco contro l'uso dei preservativi. «Il problema dell'Aids
non può essere risolto distribuendo condom. Aumenta solo il problema», ha detto
Joseph Ratzinger ancora a bordo dell'aereo diretto a Yaoundé, capitale del
Camerun. Nel ribadire quella che è la dottrina ufficiale della Chiesa - fedeltà
all'interno del matrimonio e, al limite, astinenza - , il pontefice ha messo il
dito in una piaga piuttosto dolorosa. Dal
( da "Nuova Ecologia.it, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Acqua diritto
umano» Confronto a distanza, al Forum mondiale sull'acqua di Istanbul, tra
Consiglio mondiale ed ecoattivisti. Al centro della disputa la relazione della
Banca mondiale, che parla di efficienza delle aziende idriche e investimenti di
investire nell'acqua Espulse due attiviste anti-dighe Investire nell'acqua per
far soldi oppure far sì che i governi riconoscano il "diritto
all'acqua" e proteggano questa fondamentale risorsa come un bene comune e
un diritto umano. Queste le opposte vedute a duro confronto a Istanbul dove ieri
- promosso dal Consiglio Mondiale dell'Acqua - si è aperto il quinto Forum
internazionale sull'acqua. Ma, in parallelo a questo convegno
"ufficiale", nella metropoli turca si stanno svolgendo anche un altro
Forum e molti eventi "alternativi" organizzati da Ong e associazioni
ambientaliste internazionali che non solo non riconoscono la legittimità del
Consiglio Mondiale ma lo accusano anche di essere troppo legato alla Banca
Mondiale e alle multinazionali dell'acqua e intenzionato solo a sfruttare le risorse
idriche mondiali per i propri interessi economici. Così ieri i partecipanti al
Forum "ufficiale" (circa 30mila congressisti, di cui 18mila
provenienti dall'estero, secondo gli organizzatori) hanno avuto modo di
ascoltare il grido d'allarme della Banca Mondiale, secondo cui l'attuale crisi finanziaria globale potrebbe
provocare, in una decina d'anni o poco più, una battuta d'arresto nello
sviluppo delle aziende e delle industrie collegate alle risorse idriche. Ciò -
secondo Jamal Saghir, direttore del dipartimento Energia, Acqua e Trasporti
della Banca Mondiale - potrebbe accadere in quanto gli investimenti nel settore
comincerebbero a venir meno e la gente diventerebbe sempre più incapace
di pagare le bollette dell'acqua. Per risolvere il problema, secondo Saghir, le
aziende dell'acqua internazionali dovrebbero incrementare la propria efficienza
in modo da convincere i governi a corto di liquidità che investire nell'acqua è
una buona idea. Questo scenario, però, non è condiviso dagli ambientalisti - favorevoli
al riconoscimento dell'accesso all'acqua per tutti come un diritto "umano
e sociale" imprescindibile - i quali sostengono che andando avanti così si
arriverà ad una "petrolizzazione" dell'acqua. E contestano le
Dichiarazioni ministeriali sottoscritte dai governi nei precedenti Forum in cui
non si è fatto alcun riferimento al principio del "diritto umano", ma
ci si è limitati a dire che l'accesso all'acqua per tutti deve essere
considerato solo come un "bisogno vitale". Coerentemente con queste
Dichiarazioni, secondo gli ambientalisti, nei precedenti Forum si affermò il
concetto che, per assicurare una gestione "efficace" dell'acqua in
tutto il mondo, questa deve essere ormai considerata come un "bene
economico" (e non solo "sociale"), il cui valore deve essere
determinato sulla base del "giusto prezzo" fissato dal mercato
nell'ambito della libera concorrenza. In parte in linea con il pensiero degli
ecologisti, oggi il ministro turco per l'ambiente Veysel Eroglu - parlando al
Forum "ufficiale" - ha detto senza mezzi termini che "l'acqua
appartiene allo Stato. Noi puntiamo a coinvolgere il settore privato nella
realizzazione di centrali idroelettriche, ma di vendere l'acqua non se ne parla
neppure". Ma gli ambientalisti contestano anche le dighe che occorre
innalzare per fare le centrali idroelettriche. Infatti i grandi sbarramenti sui
fiumi, come quelli realizzati e tuttora in fase di costruzione in Turchia, a
loro parere hanno un impatto molto dannoso sulle popolazioni e sull'ambiente.
18 marzo 2009 - TAG: Istanbul | Acqua | Diritti |
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
CINA: BANCA MONDIALE
TAGLIA AL 6,5% STIME CRESCITA PIL (AGI) - Tokyo, 18 mar. - La Banca mondiale ha
tagliato le sue stime di crescita della Cina nel 2009, portandole dal 7,5% al
6,5%, un livello, segnala l'istituto, "significativamente al di sotto del
suo potenziale". La Banca mondiale spiega che il calo e' dovuto alla
frenata delle esportazioni e aggiunge che i fondamentali
economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno
attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge nel rapporto del
direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar - e' in una posizione
relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale fosco". Il
governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno. 18/03/2009 - 10:25
( da "KataWeb News" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Cina: Banca mondiale
taglia al 6,5% stime crescita pil 18 marzo 2009 alle 10:40 — Fonte:
repubblica.it — 0 commenti La Banca mondiale ha tagliato le sue stime di
crescita della Cina nel 2009, portandole dal 7,5% al 6,5%, un livello, segnala
l'istituto, "significativamente al di sotto del suo potenziale". La
Banca mondiale spiega che il calo è dovuto alla frenata delle esportazioni e aggiunge che i fondamentali economici del paese asiatico sono
sani e che le banche cinesi stanno attraversando la crisi
finanziaria praticamente illese. "La Cina- si
legge nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar
-- è in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario
globale fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno.
AGI
( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Tokyo chiude in
rialzo. Nikkei a +0,3% NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo
Molinengo , 18.03.2009 08:02 Scopri le migliori azioni per fare trading questa
settimana!! La Borsa di Tokyo chiude in rialzo. Il Nikkei è salito dello 0,3% a
7.972,17 punti, la chiusura più elevata dal 6 febbraio, mentre il Topix è
salito dello 0,5% a 764,67. I listini traggono benefizio dal balzo del settore
bancario, sebbene gli investitori abbiano preferito portare a case i profitti
su alcuni titoli. Ricordiamo che la Banca del Giappone ha
aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo i tassi di
interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi
finanziaria globale che sta causando in Giappone la
più lunga recessione del secondo dopoguerra.
( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
MILANO (Reuters) -
La ripresa economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca Centrale
Europea è pronta, se necessario, ad adottare misure aggiuntive per dare slancio
all'economia. Il tasso zero però non è una panacea contro tutti i mali ma, al
contrario, si porta dietro molti svantaggi. Lo ha detto oggi il presidente
della Bce Jean-Claude Trichet nel corso di due interviste rilasciate a radio
Europe 1 e alla fondazione Robert Schuman. "Il 2009 sarà molto, molto
difficile", ha detto Trichet. "Allo stesso tempo, c'è un consenso
piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il 2010 potrebbe
essere l'anno di una moderata ripresa della crescita", ha aggiunto.
"Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica
della zona euro nei prossimi trimestri", ha detto il presidente, ma
"l'economia è estremamente solida". "La crisi finanziaria ha mostrato che, in
acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un
piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei
prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra
-3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010. "La
contrazione della domanda esterna danneggerà esportazioni e investimenti,
mentre il deterioramento del mercato del lavoro e il calo della fiducia
colpiranno i consumi", dice Trichet. Di conseguenza "la ripresa nel
2010 sarà moderata" e "l'attuale situazione è particolarmente
difficile visto l'alto grado di incertezza". Non vanno tuttavia
dimenticati i fattori positivi, come il calo del prezzo delle commodities e le
misure prese dalla stessa Bce. SVANTAGGI DEL TASSO ZERO E MISURE ALTERNATIVE
Trichet ha sostenuto che la Bce non ha ancora deciso se l'attuale livello dei
tassi sia il più basso possibile, ma che "c'è un certo numero di svantaggi
associato al tasso zero". Continua...
( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
IL SISTEMA BANCARIO.
Replica a Tremonti 18/03/2009 rss e-mail print Il governatore di Bankitalia
Mario Draghi: sullo sfondo, Tremonti ROMA Stop alle ingerenze del governo nel
controllo sui flussi di credito alle imprese. Via libera ai Tremonti bond per
rafforzare il patrimonio delle banche. In un'audizione alla Camera Mario Draghi
respinge la richiesta del ministro dell'Economia di una stretta sulle
prerogative di Palazzo Koch e fissa paletti. «Ritengo che debbano essere
evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di
credito di singoli casi», spiega il governatore della Banca d'Italia, convinto
che la raccolta dei dati sui prestiti «è, e deve restare, attività
imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della
validità dei progetti aziendali». Dunque l'attività dei prefetti non deve
«sconfinare» in un «ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il
rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della
clientela». Quanto alla proposta di affidare la vigilanza bancaria alla Bce, rilanciata
da Tremonti a margine del G-20 di Brighton, il governatore ammette la necessità
di migliorare il coordinamento europeo ma: «Non bisogna rinunciare al
patrimonio di conoscenze, professionalità, vicinanza al mercato disponibili
nelle autorità nazionali». Invita invece le banche ad utilizzare i Tremonti
Bond: «L'irrobustimento del capitale è condizione per sostenere la capacità del
sistema bancario di fornire credito all'economia». In particolare agli istituti
di credito si chiedono «scelte lungimiranti» a favore dei buoni clienti per
evitare «una stretta creditizia che aggravi la recessione». Draghi ha fatto il punto anche sulla crisi
finanziaria. Gli interventi di Fed e Bce, ha detto,
«hanno evitato il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei
bilanci di quelle banche che più hanno investito nei titoli tossici». Quanto
all'Italia la prospettiva resta difficile con il Pil al ribasso: « È verosimile
che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo
dell'attività economica». Dopo l'affondo del governatore, il ministro Tremonti
tace. Ma il leader della Lega, Bossi, invece replica: «Il problema non è il
governo ma sono le banche che devono garantire aiuti alle imprese come prima.
Occorre essere certi che applichino un criterio equilibrato». Intanto la
politica salva, almeno per ora i super-stipendi dei manager bancari: alla
Camera non sarà messio in discussione assieme al decreto «salva-auto» un
emendamento della Lega che prevedeva che non potesse superare il limite di
350.000 euro annui il trattamento economico dei dirigenti di banche o istituti
di credito che beneficiano in materia diretta o indiretta di aiuti anti-crisi. La proposta è stata giudicata inammissibile. Quanto
al credito, infine, il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, ieri ha
assicurato che il sistema bancario è solido ed è pronto a garantire la
necessaria offerta di credito alle piccole e medie imprese, «a condizioni molto
competitive».
( da "Giornale.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
n. 66 del 2009-03-18
pagina 0 Pessimismo e contrarian investing di Redazione da "L'Investitore
Accorto" il Blog di Giuseppe Bertoncello Il pessimismo degli investitori è
a livelli record, speculari agli eccessi di ottimismo che furono toccati al
picco della bolla azionaria del 2000. Gli indicatori di sentiment, quando
raggiungono livelli estremi, costituiscono dei segnali contrari. Se c?è
un?analisi che al momento non è troppo difficile fare è quella dell?umore degli
investitori, o – come si dice in gergo – del sentiment, che è estremamente
depresso. Il mondo intero ha atteso per mesi il cambio di amministrazione alla
Casa Bianca e poi, nelle ultime settimane, ha reagito con un diffuso senso di
delusione alle iniziative che sono state annunciate. Intanto, gli indicatori
economici non hanno fatto che peggiorare e la crisi
delle banche si è avvitata su se stessa. L?esito è sotto gli occhi di tutti: i
mercati azionari si sono inabissati, perforando i minimi dello scorso autunno.
Di indicatori del sentiment ne esistono tanti. Uno dei più noti, con una storia
pluridecennale, è quello elaborato dall?American Association of Individual
Investors (AAII) sulla base di un ampio sondaggio tra i piccoli investitori
americani. Il grafico che segue, tratto dal blog di Bespoke Investment Group,
ne riporta il dato relativo alla percentuale di investitori che si dichiara
bearish, ossia pessimista sulle prospettive del mercato azionario. La
percentuale più recente del 70,27% di investitori bearish è il risultato più
negativo nei 22 anni di storia del sondaggio. All?estremo opposto, il picco di
ottimismo – con la percentuale minima di investitori bearish – fu toccato al
sommo della bolla speculativa dei titoli tecnologici, nei primi mesi del 2000.
Estremi del sentiment come indicatori contrari Che uso si può fare di queste
indicazioni? In genere, le emozioni si muovono a livelli intermedi e non
influenzano più di tanto l?andamento dei mercati. Quando il sentiment è
normalmente variegato, diversificati risultano anche i comportamenti degli
investitori, tanto da tradursi in mercati relativamente efficienti e
valutazioni nel complesso eque. In prossimità degli estremi, il discorso cambia
e l?interpretazione degli indicatori di sentiment si fa interessante. Livelli
eccezionalmente elevati di ottimismo o pessimismo, di panico o euforia, rivelano
mercati dove il contagio delle emozioni la fa da padrone e i comportamenti
gregari sono all?ordine del giorno. Mercati simili possono procedere nella
direzione prevalente per un certo periodo di tempo, sulla base di potenti
dinamiche retroattive, ossia di previsioni che si autoavverano, di circoli
viziosi. L?ottimismo alimenta la smaniosa domanda di titoli, che porta a prezzi
in così rapido aumento da generare euforia. Il pessimismo alimenta le vendite
incessanti, che fanno sprofondare i prezzi fino a generare depressione o
panico. In un contesto come l?attuale, il contagio si può esprimere nelle
seguenti pulsioni: “Tutti si sono messi al riparo vendendo le loro azioni, vuol
dire che devo vendere anch?io!”. Oppure, “Tutti si arricchiscono vendendo allo
scoperto i titoli azionari, se faccio lo stesso diventerò ricco anch?io!”
Queste dinamiche possono durare, come dicevo, per un po? di tempo, ma sono
intrinsecamente insostenibili. Cavalcarle è dunque un gioco pericoloso. Agli
estremi, infatti, la massa degli investitori è sistematicamente in errore. Lo
era al picco di ingiustificata euforia del 2000, lo sarà quando sarà toccato il
picco di ingiustificato pessimismo attuale. A giudicare dalla storia del
sondaggio dell?AAII, così come di altri indicatori di sentiment, quell?estremo
non può essere molto lontano. Sentiment, valutazioni e aspettative irrazionali
Il movimento del sentiment, così come quello delle valutazioni – di cui ho
parlato nei recenti post Valutazioni azionarie e rendimenti attesi e Quanto è
sottovalutato l?azionario europeo? – è, nel lungo periodo, pendolare. Sentiment
e valutazioni, in realtà, sono due facce della stessa medaglia. Perché mai gli
investitori, in certi periodi, dovrebbero essere disposti ad acquistare titoli
azionari, mediamente, a prezzi pari a poco meno di 50 volte gli utili
normalizzati, com?è accaduto nel 2000, e in altri periodi non dovrebbero essere
disposti a pagare più di 5 volte gli utili, come accadde al fondo della Grande
Depressione degli anni ?30, o 10 volte gli utili come accade ora? Non ci sono
spiegazioni sensate o empiricamente fondate. Ci sono solo aspettative
irrazionali e ingiustificate. Al picco dell?euforia, la massa degli investitori
crede a teorie assurde sull?avvento di “nuove ere” di benessere, crescita e arricchimento
senza precedenti. Un esempio? Come ricorda Robert Shiller, il professore di
Yale autore di Euforia irrazionale, sondaggi realizzati in America poco prima
dello scoppio della recente bolla immobiliare mettevano in luce come la massa
dei compratori di case ritenesse “normale” un?ascesa dei prezzi del 20% o più
l?anno. Altrettanto “normale” era la fede riposta nel presunto assioma che i
prezzi, nel mercato della casa, non scendono mai. Si tratta, sia chiaro, di
aspettative assurde. Parimenti, al fondo del pessimismo, fioriscono le teorie
più strampalate sulla “fine di un?era” di crescita e sviluppo: fine del
capitalismo, tramonto della civiltà, morte delle azioni. Ma l?evidenza, da
svariati secoli a questa parte, è che le crisi
finanziarie sono un fenomeno ciclico abituale e non una malattia mortale. La
storia umana, certamente, è anche storia di civiltà scomparse. E tuttavia, come
ha magistralmente raccontato Jared Diamonds in Collasso, come le società
scelgono di morire o vivere, i fattori che hanno portato alla fine delle
civiltà del passato hanno a che fare con le mutazioni climatiche, la
dissipazione delle risorse ambientali, le guerre. Non ci sono esempi di civiltà
che siano collassate per una crisi finanziaria. Si
contano invece, nella storia della nostra civiltà capitalistica, dal ?
( da "Avvenire" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 18-03-2009
«Dall'Ue uno sforzo enorme» verso il G20 Barroso sostiene l'impegno anticrisi Domani a Praga vertice per trovare una linea europea
comune Sul tavolo il rilancio dei flussi di credito e nuove regole finanziarie DA BRUXELLES FRANCO SERRA P er un nuovo vertice
anticrisi, anche nella speranza di trovare una
posizione comune da far valere il 2 aprile al summit del G20, i leader dell'Ue
si ritrovano domani e venerdì nella capitale belga per discutere di come
rilanciare i flussi del credito, abbozzare regole che impediscano nuove crisi, preparare una strategia dell'occupazione che attenui
l'impatto di una crisi che distrugge milioni di posti
di lavoro. È un ordine del giorno imponente ma obbligato quello che il pre-
mier ceco Mirek Topolanek, come presidente dell'Ue, ha indicato in una lettera
agli altri capi di Stato o di governo e ai ministri degli esteri e
dell'economia che li accompagneranno. «Ci riuniamo sullo
sfondo di una crisi finanziaria grave, della peggiore recessione vista da decenni, di una
disoccupazione in aumento», ha scritto Topolanek invitando a «proseguire la
discussione sul modo migliore di rimettere sui binari l'economia reale», anche
in vista del vertice sull'occupazione dell'inizio di maggio a Praga. Ed
è sull'occupazione che insiste la Commissione europea. Il presidente José
Manuel Barroso e il commissario alle finanze Joaquin Almunia ne confermano
l'aumento, in rotta verso un 10% della popolazione attiva, mentre il
commissario al lavoro Vladimr Spidla ammonisce che «la crisi
non è ancora al culmine anche dal punto di vista dell'impatto sociale». Barroso
e i suoi commissari, pur invitando a proseguire negli sforzi di rilancio della
crescita, si preoccupano di sottolineare con un occhio alle situazioni dei
conti pubblici e alle critiche da oltre Atlantico, ribadire ieri a Bruxelles
dal premio Nobel Paul K- rugman che i «pacchetti» di misure di stimolo prese
finora nell'Ue sono «un impulso di enormi dimensioni »: Almunia parlava ieri di
400 milioni di euro, pari a un 3,3% del prodotto interno lordo dell'Ue, messi a
disposizione delle imprese e dei consumatori con i vari piani nazionali anticrisi. Il vertice di questa settimana, insiste la
Commissione, dovrà dare un colpo di acceleratore all'applicazione di quei piani
e delle loro oltre 500 misure nazionali: in particolare per quel che riguarda
il sostegno alle banche che Almunia e la sua collega alla concorrenza Neelie
Kroes non si stancano di invitare a ripulire i loro bilanci dichiarando in
piena trasparenza quali e quanto pericolosi sono nelle loro cassaforti gli
asset avvelenati. Senza di che, minaccia Kroes, non ci si può ragionevolmente
aspettare che Bruxelles autorizzi aiuti di Stato a «banche zombie », pozzi
senza fondo che nessun intervento pubblico deve tentar di colmare. Solo
seguendo questa strada argomentano all'unisono la presidenza di turno dell'Ue e
la Commissione europea si può sperare di arginare la crisi
e di abbreviarne la durata preparando per la seconda metà dell'anno prossimo un
graduale ritorno della crescita. Mentre Topolanek e la Commissione lavorano a
preparare convergenze al vertice europeo, due grandi protagonisti dell'Ue già
puntano al G20. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese
Nicolas Sarkozy hanno scritto a quattro mani a Topolanek e a Barroso insistendo
perché dal summit di questa settimana esca la posizione dell'Ue sul punto
cruciale delle nuove regole per la finanza internazionale, da decidere ora per
applicarle «entro giugno ». Piaccia o no agli Stati Uniti, sembra di capire:
per Washington la priorità va data al rilancio e alle nuove regole si penserà
in seguito. Sulle posizioni europee da portare al vertice del G20, Topolanek ha
preparato una bozza che prevede tra l'altro l'avvio di nuovi meccanismi di
sorveglianza dei mercati finanziari, nuove norme per
le agenzie di rating, trasparenza nel campo dei prodotti derivati, pressione
sui paradisi fiscali e contro riciclaggi di denaro sporco, raddoppio della
dotazione del Fmi, misure in favore dell'Est europeo e dei Paesi in via di
sviluppo.
( da "Avvenire" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 18-03-2009
ECONOMIA E POLITICA rilancio Pranzo di lavoro al Quirinale tra il capo dello
Stato e il presidente del Consiglio in vista dei vertici internazionali.
L'esecutivo lavora al piano abitazioni che tuttavia potrebbe slittare di una
decina di giorni. Prevista la cessione agli inquilini di circa un milione di
alloggi Case popolari, si prepara la vendita Napolitano e Berlusconi: crisi,
serve un'azione Ue incisiva DA MILANO GIUSEPPE MATARAZZO I l piano casa
preparato dal governo e una maxi dismissione delle case popolari, con la
vendita di 980mila alloggi. Ma anche l'agenda internazionale in vista del
prossimo Consiglio europeo di Bruxelles, del G20 di Londra del 2 aprile e del
vertice Nato. Questo il menù del pranzo di lavoro al Quirinale, fra il
presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano, insieme ai ministri degli Esteri, Frattini, dell'Economia,
Tremonti, dello Sviluppo Economico, Scajola, delle Politiche Comunitarie,
Ronchi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Un
confronto istituzionale dunque di grande livello sulla crisi economica e le
misure da adottare per aiutare l'economia a ripartire e sostenere le famiglie.
In un comunicato diffuso al termine dell'incontro Berlusconi e Napolitano
sottolineano la necessità di «un'azione incisiva e coesa da parte dell'Unione Europea per far fronte alla crisi e per garantire
l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati
finanziari a sostegno dell'economia». Lo sguardo è
rivolto allo scenario internazionale. Ma la prossima mossa del governo nelle
«mura domestiche» è sulla casa: il piano annunciato nei giorni scorsi per
stimolare l'economia e che potrebbe passare direttamente per decreto. Da
qui il passo di Berlusconi di presentare il progetto al Capo dello Stato per un
confronto sul provvedimento che l'esecutivo avrebbe dovuto varare nel Consiglio
dei ministri di venerdì, ma che probabilmente slitterà di qualche giorno. Il
governo ha raccolto infatti le osservazioni del Capo dello Stato e affinerà al
meglio il testo. Il piano casa sarà in ogni caso oggetto anche di un confronto
con le regioni. E il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto si è recato
infatti nel tardo pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi. Il pacchetto
sull'edilizia dovrebbe sbloccare opere e avviare lavori per 60 miliardi,
consentendo di ampliare le abitazioni del 20% di cubatura e di abbattere, per
ricostruire con un ampliamento fino al 30% gli edifici vecchi. Il piano ingloba
anche lo stanziamento di 550 milioni per l'edilizia popolare. Il decreto è
stato già predisposto. E proprio su questo, sono trapelate ieri indicazioni
concrete. L'intenzione del governo è quella di varare un maxi-piano per la
vendita delle case popolari (si parla di 980mila alloggi), che potranno essere
acquistate dagli attuali inquilini attraverso mutui agevolati. Il governo sta
studiando una serie di incentivi, per l'avvio di un grande piano di dismissione
del patrimonio Erp (edilizia residenziale pubblica), che dovrebbero trasformare
l'attuale affitto in un mutuo. Un milione di cittadini potranno diventare
proprietari degli immobili in cui vivono. Inoltre, dei 550 milioni, i primi 200
milioni saranno utilizzati per realizzare dai 5.000 ai 6.000 nuovi alloggi.
Questa sarebbe solo la fase iniziale del programma che, secondo le stime
dell'esecutivo, dovrebbe portare alla realizzazione di 20mila nuovi
appartamenti entro il 2011. Le case andranno prima alle giovani coppie, agli
anziani e ai studenti che, con il tempo, potranno riscattare l'abitazione
attraverso l'offerta dei mutui agevolati. Il sottosegretario alle Infrastrutture
e Trasporti con delega alle politiche abitative, Mario Mantovani, ha confermato
il piano di dismissione delle case ». popolari «per aumentare la ricchezza
delle famiglie più deboli», sottolineando che sarà preceduto innanzitutto da
maggiori controlli sugli affitti per evitare «morosità e abusivismi». Ma, ha
precisato, che queste misure «non è detto che entrino nel decreto legge» che il
governo varerà venerdì. «Allo stesso tempo - ha detto Mantovani stiamo pensando
di effettuare maggiori controlli sull'assegnazione a termine delle case
popolari per evitare forme di morosità e abusivismi. In questo senso, si
potrebbe adattare la normativa in vigore per le locazioni private, 4 anni più 4
o 6 più
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
THE WALL STREET
JOURNAL: TEMPO DI BILANCI PER UNICREDIT (AGI) - Roma, 18 mar. - The Wall Street
Journal pone l'attenzione su uno dei maggiori gruppi bancari europei con sede
in Italia. Sul quotidiano internazionale pubblicato a New York leggiamo infatti
che 'Unicredit Group ha analizzato i conti del 2008' e che 'per quanto riguarda
l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte
presenza all' estero si e' trovato piu' esposto di altri
alla crisi finanziaria,
sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro'.
'UniCredit e' la seconda banca piu' grande d' Italia con una capitalizzazione
di mercato di circa 14 miliardi - sottolinea il quotidiano che aggiunge che -
UniCredit ha espanso in modo aggressivo le sue operazioni fuori dell' Italia a
comiciare dal 2005, quando acquisi' il gruppo bancario tedesco HVB'.
18/03/2009 - 11:31
( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, Lipsky (Fmi):
ripresa economia mondiale ancora a rischio -->VIENNA (Reuters) - La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato
un circolo vizioso che rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo
ha detto oggi il numero due del Fondo monetario internazionale. "Le
difficoltà finanziarie e la debolezza economica hanno formato un circolo
corrosivo che continua a essere una minaccia per lo scenario globale", ha
detto Lipsky in alcune note preparate per il seminario internazionale
dell'Opec. "Stabilizzare il sistema finanziario globale e fornire uno
stimolo efficace per la domanda aggregata mondiale sono le priorità più stringenti",
ha aggiunto il funzionario del Fmi. "Con un'azione politica efficace, la crisi globale potrà essere ridotta e si potrà dare inizio
alla ripresa". "La crescita globale non ripartirà alla velocità
raggiunta nel 2003-
( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Trichet, forte
incertezza ma economia zona euro è solida -->MILANO (Reuters) - La ripresa
economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca Centrale Europea è pronta,
se necessario, ad adottare misure aggiuntive per dare slancio all'economia. Il
tasso zero però non è una panacea contro tutti i mali ma, al contrario, si
porta dietro molti svantaggi. Lo ha detto oggi il presidente della Bce
Jean-Claude Trichet nel corso di due interviste rilasciate a radio Europe 1 e
alla fondazione Robert Schuman. "Il 2009 sarà molto, molto
difficile", ha detto Trichet. "Allo stesso tempo, c'è un consenso
piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il 2010 potrebbe
essere l'anno di una moderata ripresa della crescita", ha aggiunto.
"Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica
della zona euro nei prossimi trimestri", ha detto il presidente, ma
"l'economia è estremamente solida". "La crisi finanziaria ha mostrato che, in
acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un
piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei
prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra
-3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010. "La
contrazione della domanda esterna danneggerà esportazioni e investimenti,
mentre il deterioramento del mercato del lavoro e il calo della fiducia
colpiranno i consumi", dice Trichet. Di conseguenza "la ripresa nel
2010 sarà moderata" e "l'attuale situazione è particolarmente
difficile visto l'alto grado di incertezza". Non vanno tuttavia
dimenticati i fattori positivi, come il calo del prezzo delle commodities e le
misure prese dalla stessa Bce. SVANTAGGI DEL TASSO ZERO E MISURE ALTERNATIVE
Trichet ha sostenuto che la Bce non ha ancora deciso se l'attuale livello dei
tassi sia il più basso possibile, ma che "c'è un certo numero di svantaggi
associato al tasso zero". La banca centrale ha già tagliato i tassi al
minimo storico all'1,5%, ma analisti e trader si aspettano un'ulteriore
riduzione all'1% entro metà anno. Le autorità Bce si sono però affrettate a
calmare gli animi, sostenendo che lo spazio per procedere ai tagli è limitato,
dal momento che portare i tassi allo zero potrebbe ridurre l'efficacia della
politica monetaria. Interrogato se la Bce potrebbe seguire Stati Uniti e
Inghilterra nell'acquisto diretto di asset, tra cui titoli di stato, per
sostenere l'economia, Trichet ha risposto: "Al momento stiamo considerando
se è appropriato prendere misure complementari che non necessariamente devono
essere identiche a quelle prese dai nostri colleghi". Sul sito
www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano
( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
VIENNA (Reuters) - La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che
rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero
due del Fondo monetario internazionale. "Le difficoltà finanziarie e la
debolezza economica hanno formato un circolo corrosivo che continua a essere
una minaccia per lo scenario globale", ha detto Lipsky in alcune
note preparate per il seminario internazionale dell'Opec. "Stabilizzare il
sistema finanziario globale e fornire uno stimolo efficace per la domanda
aggregata mondiale sono le priorità più stringenti", ha aggiunto il
funzionario del Fmi. "Con un'azione politica efficace, la crisi globale potrà essere ridotta e si potrà dare inizio
alla ripresa". "La crescita globale non ripartirà alla velocità
raggiunta nel 2003-
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 18-03-2009
Unicredit, oggi si alza il velo sui conti Il Cda: mandato ai vertici per
valutare i Tremonti-bond II Mandato ai vertici per approfondire la questione
degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni
arrivate in serata al termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. Il
velo sui conti sarà alzato oggi prima dell'apertura della borsa.
L'amministratore delegato Alessandro Profumo incontrerà a Londra gli analisti,
alle 10.30 ora italiana e a seguire la stampa. Dai due appuntamenti londinesi
il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che
dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra l'Italia e
l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila delle banche
controllate nei Paesi dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione
delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati
fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e
abbiamo dato mandato al presidente e all'amministratore delegato di
approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha
detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento
dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso
con un risultato netto intorno ai 4 miliardi indicati da Profumo. Il consensus
degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del
36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato
operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,95
miliardi. Nel quarto trimestre gli utili sono attesi a 351 milioni mentre i
ricavi a poco meno di 6 miliardi di euro. Intanto in Borsa, Unicredit ha
riagganciato, seppur per poco nel corso della seduta, la soglia psicologica di
1 euro per poi terminare a 0,96 euro (+0,26%).
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del
18-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 18-03-2009
REGIONE RABBONI: «REDDITIVITA' PER TUTTI». VIRGINIO: «VICINI ALLE NOSTRE
RADICI» Barilla rinnova l'accordo sul grano duro emiliano Fino al 2009 saranno
conferite circa 70mila tonnellate BOLOGNA Giorgia Chicarella II Stringere
un'intesa per offrire un prodotto di qualità superiore. E' il messaggio di cui
Barilla si fa carico siglando per il terzo anno consecutivo insieme a Regione,
produttori sementi di Bologna, Società cereali Emilia Romagna, Organizzazione
produttori Ciaad grandi colture, Consorzio agrario di Parma e Piacenza e
società cooperativa Capa di Ferrara, il nuovo accordo quadro di filiera valido
per la campagna cerealicola 2008-2009. Una firma a più mani che vede la grande
industria pastaria destinataria di circa 70 mila tonnellate di grano duro
emiliano romagnolo. Si tratta di un modello di collaborazione innovativo tra
agricoltura, industria e istituzioni che sta facendo scuola anche in altre
regioni. «Questo sistema di rete ci permette di continuare a investire in
Emilia Romagna, su un territorio a cui siamo legati ormai da oltre quattro
generazioni », spiega Luca Virginio responsabile della comunicazione e
relazioni esterne di Barilla. «Non caso - rammenta - abbiamo lo stabilimento e
il mulino più grandi del mondo proprio a Parma, a conferma che pur essendo una
realtà presente a livello mondiale, crediamo e restiamo fedeli alla nostra
terra ». E ricordando a più riprese il valore delle proprie radici, Virginio
sottolinea l'importanza di questa alleanza «che permette al tessuto produttivo
agricolo di trarre beneficio dal know how internazionale che Barilla da anni
sta maturando in giro per il mondo e allo stesso tempo offre a noi la
possibilità di fare pianificazioni a lungo termine a tutto vantaggio delle
nostre produzioni e della qualità dei nostri prodotti». Dichiarazioni che fanno
il paio con le parole dell'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni.
«Le ricadute positive dell'intesa - spiega - sono innumerevoli, sia per Barilla
che può così disporre di grani di altissima qualità, sia per le aziende
agricole, che così facendo hanno a disposizione un ulteriore sbocco di
mercato». Il che non è poco vista l'attuale crisi finanziaria ed economica che sta
colpendo senza sosta tutti i settori produttivi. «Se il primo accordo puntava
più che altro sull'accrescimento della qualità del prodotto offerto, questo fa
luce anche su altro aspetto fondamentale: garantire la redditività a tutte le
parti in gioco e contrastare il più possibile il calo progressivo del prezzo di
questo bene». In altre parole, in regione si fa fronte comune per
rilanciare la cultura del grano duro di alta qualità, «continuando a investire
per offrire prospettive positive agli agricoltori e premiare sempre e comunque
il made in Italy», conferma Raimondo Ricci Bitti presidente di Cereali Emilia
Romagna. Leader mondiale Barilla utilizza 1,3 mln di tonnellate di grano duro.
( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 18 Marzo
2009, Mosca NOSTRO SERVIZIO La Russia si riarma. Crisi o non crisi
il Cremlino ha deciso che 140 miliardi di dollari saranno destinati
all'ammodernamento delle sue Forze armate. Il programma di spesa inizierà nel
( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 18 Marzo
2009, Milano Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di
Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in
serata al termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. L'amministratore
delegato Alessandro Profumo incontrerà a Londra gli analisti e la stampa in
mattinata. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul
ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi, suddivisi
fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la
capofila delle banche dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione
delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati
fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e
abbiamo dato mandato al presidente e all'amministratore delegato di
approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha
detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento
dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della
forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso
con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il
consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in
calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi.
Fra i temi sui quali il Cda era chiamato a decidere, anche quello
dell'assemblea, convocata il 29 aprile su bilancio e rinnovo del consiglio. Per
la messa a punto delle liste, dopo la rottura con Fondazione Cariverona sulla
ricapitalizzazione del gruppo, c'è ancora tempo per un confronto fra i soci,
visto che le candidature vanno presentate fino a 15 giorni prima
dell'assemblea. In Borsa, dove il titolo negli ultimi dodici mesi ha lasciato
sul terreno tre quarti del suo valore, Unicredit ha riagganciato, seppur per
poco nel corso della seduta, la soglia di 1 euro per poi terminare a 0,96 euro
(+0,26%). Le Borse europee hanno ridotto le perdite nel finale di seduta.
L'indice paneuropeo Dj Stoxx 600 cede lo 0,81%. A partire da Madrid (+ 0,09%).
A seguire Londra (- 0,6%), Parigi (- 0,85%) e Milano (- 0,96%). Flessione sopra
il punto percentuale per Francoforte (-1,42%). Mentre Amsterdam (-2,23%) è la
più pesante. A Milano il Mibtel ha chiuso a -0,61% e l'S&P/Mib a -0,54%.
Wall Street che a metà giornata è tornata a correre. Le costruzioni di nuove
case negli Usa a febbraio hanno segnato a sorpresa un balzo del 22,2% al tasso
annuo di 583mila unità, superiore alle attese. Il Dow Jones chiude a +2,35% e
il Nasdaq +3,78%.
( da "AgoPress" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
(AGO PRESS)
Combattere la crisi finanziaria attuale prevedendo
serie misure alla lotta all?usura, attraverso un sostegno alle famiglie e ai
soggetti non imprenditori. E? quanto chiede la Federcontribuenti alle forze
politiche e ai parlamentari. E? necessario modificare la legge nazionale 44/99,
prevedendo un sostegno anche per le vittime che non esercitino alcuna attività
imprenditoriale e che risultino vittime del fenomeno dell?usura. Ricordiamo che
ad oggi la legge, da la possibilità di mutui a tasso zero solo a coloro che
svolgono una attività di tipo imprenditoriale o nelle libere professioni. Il
presidente nazionale di Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro, sottolinea che
non può essere più rinviato il sostegno verso i privati che denunciano gli
usurai, e propone l?istituzione di uno specifico fondo di microcredito a
sostegno delle vittime, che possa erogare un prestito a tasso zero rimborsabile
in vent?anni. La norma aiuterebbe fra l?altro, a sollecitare una nuova cultura
antiusura oltre che costituire un aiuto concreto a migliaia di uomini e donne
coinvolti nel triste fenomeno. Chiediamo inoltre il varo di uno specifico fondo
per la concessione di Prestiti d?onore per i figli delle famiglie vittime
dell?usura affinché possano intraprendere una attività imprenditoriale o
professionale. Il tutto fra l?altro non costerebbe nulla alle casse dello
Stato, visto che i due fondi potrebbero essere alimentati dalla confisca dei
beni e dei conti correnti dei mafiosi e degli usurai.
( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
GIUSEPPE D'AMATO
Mosca. La Russia inizierà a riarmarsi in grande stile a cominciare dal 2011. Le
crisi locali, la minaccia del terrorismo islamico e
l'allargamento della Nato verso Est ai suoi confini non danno alternative. Così
il presidente Dmitrij Medvedev nel corso di una riunione al ministero della
Difesa: «Serve - ha spiegato il leader russo - un ammodernamento qualitativo
delle nostre Forze Armate. Che queste acquisiscano un nuovo profilo per il
futuro». 140 miliardi di dollari sono pronti a questo scopo. La guerra in
Ossezia meridionale, combattuta nell'agosto scorso con la Georgia, è stata
un'autentica doccia fredda per Mosca. Sono emerse gravi lacune
nell'equipaggiamento delle truppe e nella strumentazione per le comunicazioni,
a cui «bisogna porre immediato rimedio», ha sottolineato Medvedev. Il Consiglio
di sicurezza federale definirà presto la dottrina militare fino al 2020. Il
presidente ha, però, già lasciato intendere che l'ex superpotenza deve
«sviluppare ed acquistare armi strategiche nuove e smetterla di aggiustare
quelle vecchie». L'arsenale russo, ereditato dalla vecchia Unione Sovietica, è
ormai vetusto ed i costi per mantenerlo in funzione sono troppo elevati e non
compatibili con le esigenze di bilancio del paese in cui si teme la recessione
economica. Con queste dichiarazioni, che indicano continuità con l'era Putin, Medvedev
desidera da una parte riassicurare i propri militari che malgrado l'attuale crisi finanziaria le commesse non verranno tagliate, facendo meglio digerire loro
la riduzione del personale, e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati
Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla
limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre.
Mosca spinge per una trattativa omnicomprensiva inserendo al suo interno anche
il nodo dello Scudo spaziale Usa in Europa centro-orientale. Lunedì, a
Washington una commissione di esperti ha consigliato il presidente Barack Obama
di rallentare i tempi dell'allargamento della Nato verso Est per non irritare
ulteriormente la Russia. Entro la fine del 2009 il Cremlino ha in progetto di
mettere in funzione 10 missili balistici intercontinentali di nuova generazione
e completare i test di un altro vettore, il Bulava. Cinque dei precedenti 10
esperimenti sarebbero falliti, affermano fonti occidentali. Particolare
attenzione è prestata anche ai sottomarini capaci di trasportare e lanciare
missili dall'interno delle difese nemiche. Sul piano della guerra convenzionale
i Paesi del Odkv, ossia del Patto militare della Csi (Comunità di Stati
Indipendenti, subentrata alla vecchia Urss), terranno un'esercitazione della
loro «Forza di reazione rapida», in settembre, in Kazakistan. Mosca pretende
che queste unità siano equipaggiate con armi di ultima generazione per avere la
possibilità di provarle contro minacce reali quali il terrorismo
internazionale. Grazie alla pioggia di denaro garantita dalla vendita delle
materie prime, la Russia è riuscita a quadruplicare il suo budget militare dopo
il Duemila. Le sue possibilità economiche sono, tuttavia, assai modeste
rispetto a quelle degli Stati Uniti. Nel prossimo futuro, sostengono
osservatori indipendenti, il governo Putin potrebbe trovarsi in difficoltà per
reperire i fondi necessari per i suoi esigenti militari e questo potrebbe
aprire nuovi scenari. Su questo fronte Mosca preferisce fare il muso duro per
sedersi meglio in posizioni di forza al tavolo delle trattive con la nuova amministrazione
americana. Una trattativa che ha il suo appuntamento al prossimo summit dsel
G20 fissato il 1° aprile a Londra, nel corso del quale il presidente russo e
Obama si incontreranno per la prima volta.
( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
In calo utile e
ricavi per RCS MediaGroup (Teleborsa) - Roma, 18 mar - I risultati di RCS
MediaGroup nell'esercizio 2008 vanno inquadrati nel ben
noto contesto di pesante crisi finanziaria che, in particolare dalla seconda parte dell'anno, ha causato
gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo
sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore
dei media. Aver predisposto per tempo rigorosi interventi di efficienze e
investimenti, specie per accelerare i ricavi digitali relativi a tutte
le aree del Gruppo in Italia e all'estero, ha consentito a RCS MediaGroup di
contenere la riduzione dei risultati dell'anno appena trascorso e di affrontare
con determinazione il 2009. I ricavi netti consolidati di Gruppo si attestano a
2.673,9 milioni, rispetto ai 2.728,2 milioni al 31 dicembre 2007 (-1,9%; -4,6%
a perimetro omogeneo). La contrazione imputabile essenzialmente alla
progressiva e forte riduzione della spesa pubblicitaria nella seconda parte
dell'anno, oltre che ai cali delle diffusioni, delle vendite dei prodotti
collaterali e collezionabili, comuni a tutto il settore. I ricavi pubblicitari
di Gruppo si riducono da
( da "Affari Italiani (Online)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Unicredit/ Super
utile e aiuti per 4 mld. L'Italia salva Germania e Austria Mercoledí 18.03.2009
10:55 Solo pochi mesi fa, in piena crisi dei mercati finanziari quando Wall
Street e le Borse europee venivano giù a botte del 10%, qualcuno la dava
addirittura per spacciata, ipotizzando file di correntisti alla Northern Rock
fuori alle filiali di Unicredit. E, invece, la banca di Piazza Cordusio ha
chiuso il bilancio del
( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Apulia
Prontoprestito archivia il 2008 con un utile (Teleborsa) - Roma, 18 mar -
L'esercizio 2008 per Apulia Prontoprestito S.p.A., societ del Gruppo bancario
bancApulia, nonostante l'andamento globale del sistema finanziario, si chiuso
con un risultato netto positivo per 2,8 milioni di Euro (rispetto ai 6,3
milioni di Euro del 2007) e ricavi totali pari a 59,6 milioni di Euro (rispetto
ai 43,3 milioni di Euro di fine 2007). La societ ha realizzato un margine
d'interesse di 12,6 milioni di Euro, in crescita rispetto agli 11,9 milioni di
Euro del 2007 e un margine d'intermediazione di 12,3 milioni di Euro, in linea
con il dato del 2007 (12,7 milioni di Euro). Il risultato della gestione
operativa si attestato a 4,8 milioni di Euro (10,2 milioni di Euro nel 2007)
con un decremento del 52,73%, dovuto principalmente alle rettifiche di valore
sui prestiti personali pari a 3,9 milioni di Euro (0,2
milioni di Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi
finanziaria, e quindi delle difficolt delle famiglie
di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto
dei prestiti personali. Il capitale sociale al 31 dicembre 2008 ammonta a 236
milioni di Euro interamente versati. La societ non detiene azioni
proprie. A fronte di tali risultati, il Consiglio di Amministrazione ha
proposto la distribuzione agli azionisti di un dividendo lordo di 0,01119 Euro
per azione, pari ad un pay out del 95% dell'utile netto che sar messo in
pagamento in data 30 aprile 2009 (con stacco cedola il 27 aprile 2009). 18/03/2009
- 14:57
( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
TRICHET: IL PROSSIMO
ANNO ARRIVERA' LA RIPRESA NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di
Pierpaolo Molinengo , 18.03.2009 15:54 Scopri le migliori azioni per fare
trading questa settimana!! A dirlo è il presidente della Bce Jean-Claude
Trichet: la ripresa economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca
Centrale Europea è pronta, se necessario, ad adottare misure aggiuntive per
dare slancio all'economia. Il tasso zero però non è una panacea contro tutti i
mali ma, al contrario, si porta dietro molti svantaggi. "Il 2009 sarà
molto, molto difficile - ha affermato Trichet -. Allo stesso tempo, c'è un
consenso piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il
2010 potrebbe essere l'anno di una moderata ripresa della crescita".
"Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica
della zona euro nei prossimi trimestri - ha continuato Tichet - ma l'economia è
estremamente solida. La crisi
finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio
navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello". Certo,
la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle
ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel
2010.
( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Apulia
Prontoprestito: approvato il bilancio d?esercizio e consolidato 2008 NOTIZIE,
clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 18.03.2009 15:41
Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di
Amministrazione di Apulia prontoprestito ha approvato il progetto di bilancio
d?esercizio 2008, che verrà sottoposto all?Assemblea degli Azionisti
programmata per il prossimo 22 aprile, in prima convocazione, e per il 23
aprile in seconda convocazione. L?esercizio 2008, nonostante l?andamento
globale del sistema finanziario, si è chiuso con un risultato netto positivo
per 2,8 milioni di Euro (rispetto ai 6,3 milioni di Euro del 2007) e ricavi
totali pari a 59,6 milioni di Euro (rispetto ai 43,3 milioni di Euro di fine
2007). La società ha realizzato un margine d?interesse di 12,6 milioni di Euro,
in crescita rispetto agli 11,9 milioni di Euro del 2007 e un margine
d?intermediazione di 12,3 milioni di Euro, in linea con il dato del 2007 (12,7
milioni di Euro). Il risultato della gestione operativa si è attestato a 4,8
milioni di Euro (10,2 milioni di Euro nel 2007) con un decremento del 52,73%,
dovuto principalmente alle rettifiche di valore sui prestiti personali pari a
3,9 milioni di Euro (0,2 milioni di Euro a fine 2007), per
effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficoltà delle famiglie di far fronte ai
propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti
personali. La consistenza dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è
stata pari a 1.127,9 milioni di Euro (+5% rispetto a fine 2007), di cui
il 97% relativo a contratti di cessione del quinto e delegazioni di pagamento,
garantiti attraverso copertura assicurativa, ed il 3% relativo ai prestiti
personali; tali volumi sono originati da oltre 71.000 contratti in essere a
fine dicembre (64.000 contratti a fine 2007). L?erogato complessivo di Apulia
prontoprestito, nell?esercizio 2008, si è attestato a 320,2 milioni di Euro (di
cui 33,0 milioni di Euro di prestiti personali), in calo del 44,85% rispetto ai
segue pagina >>
( da "Sanremo news" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi: in provincia
indagine della Camera di Commercio Le Camere di Commercio della Liguria stanno
svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria
sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, un
campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto,
significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di
peculiarità dei settori produttivi. "L?obiettivo principale dell?indagine
? sottolinea il Segretario Generale dell?ente camerale imperiese, Giorgio
Marziano (nella foto) ? è quello di analizzare la situazione attraversata dalle
imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che
ha avuto luogo oltre oceano nell?anno 2007 per poi estendersi a livello
mondiale nell?anno 2008". La Camera di Commercio di Imperia, nell?intento
di dare a tutti gli imprenditori, e quindi anche quanti non saranno contattati
perché non compresi nel campione, la possibilità di esprimersi sull?argomento,
ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare
online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell?indagine. Per
gli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio
(www.im.ca
( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Risparmio gestito,
policy per il dopo crisi (Teleborsa) - Roma, 18 mar -
Si è svolta oggi l'Assemblea Annuale 2009 di Assogestioni. Nel corso
dell'appuntamento, intitolato "Il settore del risparmio gestito:
interventi di policy per il dopo crisi", Marcello
Messori (Presidente Assogestioni), Giovanni Carosio (Vice Direttore Generale
Banca d'Italia) e Vittorio Conti (Commissario Consob) hanno affrontato il tema
dei possibili interventi di policy da adottare per uscire dalla crisi e fatto il punto sullo stato dell'arte delle
iniziative messe in atto dalle Autorità. Il presidente di Assogestioni,
Marcello Messori, ha aperto i lavori dell'assemblea 2009 osservando che
"il 2008 è stato l'anno peggiore nella storia quasi trentennale del
settore italiano del risparmio gestito. Alle difficoltà strutturali, che già
avevano pesato sugli andamenti dell'intero 2007, si sono
sovrapposti gli effetti della più dirompente crisi
finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto
affrontare; una crisi che
[...] si è andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In
questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del
( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Risparmio gestito,
policy per il dopo crisi (Teleborsa) - Roma, 18 mar -
Si svolta oggi l'Assemblea Annuale 2009 di Assogestioni. Nel corso
dell'appuntamento, intitolato "Il settore del risparmio gestito:
interventi di policy per il dopo crisi", Marcello
Messori (Presidente Assogestioni), Giovanni Carosio (Vice Direttore Generale
Banca d'Italia) e Vittorio Conti (Commissario Consob) hanno affrontato il tema
dei possibili interventi di policy da adottare per uscire dalla crisi e fatto il punto sullo stato dell'arte delle
iniziative messe in atto dalle Autorit. Il presidente di Assogestioni, Marcello
Messori, ha aperto i lavori dell'assemblea 2009 osservando che "il 2008
stato l'anno peggiore nella storia quasi trentennale del settore italiano del
risparmio gestito. Alle difficolt strutturali, che gi avevano pesato sugli
andamenti dell'intero 2007, si sono sovrapposti gli effetti
della pi dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che [...] si andata aggravando
negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi,
la recessione degli ultimi due trimestri del
( da "GuidaViaggi.it" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
In occasione del
Seatrade Mediterranean Conference in programma a Miami dal 17 al 20 marzo,
Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, presenta il quadro
analitico sulla previsione del movimento crocieristico per il 2009 nei porti
italiani. Dopo una stagione 2008 che ha visto il record assoluto di movimenti
passeggeri nei porti italiani, 8.534.015 unità e un importante +11,6% rispetto
al 2007, il 2009 farà registrare una leggera flessione sulla movimentazione dei
crocieristi (meno 2% circa), con una previsione di 8.380.000 passeggeri e 4.175
scali nave nei porti italiani per l?anno in corso. Uno dei primi effetti della
forte crisi finanziaria è la riduzione della domanda
delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti
aereo, hotel e villaggi turistici. In queste ultime settimane si sta però
verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico,
grazie anche all?ulteriore ribasso del costo della crociera: un trend che fa
ben sperare in un recupero delle posizioni, soprattutto nei porti italiani,
dove nell?estate 2009 faranno scalo le due nuove ammiraglie Msc Crociere,
Fantasia e Splendida, la nuova ammiraglia di Costa Pacifica e a partire da
settembre anche Costa Luminosa per la compagnia Costa.
( da "Sestopotere.com" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Liguria. Indagine:
gli effetti sulle imprese della crisi economica
(18/3/2009 17:01) | (Sesto Potere) - Imperia - 18 marzo 2009 - Oltre ad un
campione selezionato di aziende potranno partecipare al sondaggio tutti gli
imprenditori che lo vorranno: basterà collegarsi al sito della Camera di
Commercio di Imperia e Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi
finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà
contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende
rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il
tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori
produttivi. L?obiettivo principale dell?indagine – sottolinea il
Segretario Generale dell?ente camerale imperiese, Giorgio Marziano – è quello
di analizzare la situazione attraversata dalle imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che ha avuto luogo oltre oceano nell?anno
2007 per poi estendersi a livello mondiale nell?anno 2008. La Camera di
Commercio di Imperia, nell?intento di dare a tutti gli imprenditori – e quindi
anche quanti non saranno contattati perché non compresi nel campione – la
possibilità di esprimersi sull?argomento, ha creato uno spazio sul proprio sito
internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed agevole il
questionario alla base dell?indagine. Per gli operatori basterà quindi
collegarsi al sito della Camera di Commercio dove troveranno nella home page il
link su cui cliccare per accedere al modulo dove potranno esprime opinioni e
suggerimenti. L?iniziativa, riferisce Alberto Ravecca, commissario della Camera
di Imperia, potrà portare un ulteriore contributo al sistema camerale che da
tempo si è posto l?obiettivo di tracciare possibili linee di orientamento nelle
azioni da porre in essere nella difficile congiuntura in corso. I risultati
dell?indagine, conclude Ravecca, saranno resi noti durante la “Giornata
dell?Economia” che si terrà nel prossimo mese di maggio.
( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mediaset formato low
cost: tagli a palinsesto e voli privati -->Nonostante il forte calo della
pubblicità soddisfazione dopo i conti. Berlusconi jr: «Orgogliosi del bilancio
2008, con i tempi che corrono i risultati sono davvero brillanti».
Confalonieri: «Siamo al riparo dalla crisi finanziaria»
...
( da "Velino.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
Tv: soffia vento di crisi, ma in casa Mediaset c?è
ottimismo Roma, 18 mar (Velino) - “Crescita zero dei costi senza indebolire i
palinsesti”. Eccolo il primo comandamento di Piersilvio Berlusconi pronunciato
stamane alla presentazione del bilancio 2008 chiuso con ricavi in aumento (4,25
miliardi) ma con utile netto (459 milioni) e cedola (38 centesimi) in caduta.
“Andiamo dritti per la nostra strada – ha aggiunto il vicepresidente Mediaset
riferendosi sia alla concorrenza di Sky sia alla crisi
finanziaria -. Guardiamo al 2009 con serenità e con prospettive di
sviluppo”. Niente follie però: “Nessuna acquisizione in vista per il gruppo
Mediaset a breve”. Un Piersilvio tranquillo, dunque, che in quel di Cologno
festeggia 3 milioni 225 mila carte Mediaset Premium attive al 15 marzo, al
quale gli analisti assicurano che la déblcle Publitalia di gennaio e febbraio
(raccolta al -12 per cento) non durerà, e che può consolarsi con conti e
ascolti comunque consolidati. Se Piersilvio tira dritto, uno sguardo alla concorrenza
lo dà Fedele Confalonieri. Il presidente Mediaset non ha gradito l?allarme
Auditel lanciato di recente dall?ad Sky Tom Mockridge. E come da tradizione non
ha certo mancato di farlo notare. “Spesso il lunedì gli arbitri sono sotto
accusa se si è perso la sera prima – ha scherzato –. Auditel funziona bene e
chi comanda veramente sono i clienti pubblicitari – ha aggiunto - che esprimono
anche il presidente: una polemica fuori posto e una caduta di tono”. Sulla crisi che galoppa e la ritirata dei big spender dagli
schermi tv, Confalonieri si è poi detto parecchio ottimista. “Abbiamo fiducia
nelle imprese italiane: viviamo di pubblicità – ha spiegato - e sappiamo che da
una crisi si esce sempre e si esce più forti di
prima”. “L?esposizione finanziaria del Gruppo ci tiene
al riparo dalla crisi finanziaria e l'indebitamento di
Mediaset è fisiologico ed è significativamente minore rispetto
all'indebitamento medio dei concorrenti europei”. “L?importante - ha aggiunto
Fidel – è mantenere sempre i piedi per terra. Mediaset ha dimostrato di saper
gestire i rallentamenti ciclici dell'economia senza affanno, con razionalità,
come se fosse 'business as usual'”. E il dividendo di 0,38 euro? “Inschì
aveghen (averne così, ndr) – ha chiosato in dialetto -. Chi oggi come oggi
distribuisce un dividendo tale? Se di declino si tratta ben venga. Spero di
arrivare a 90 anni declinando così”. (glv) 18 mar 2009 18:39
( da "Finanza.com" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pax: utile in calo a
21 milioni di franchi (18 Marzo 2009 - 19:54) MILANO (Finanza.com) - Il gruppo
assicurativo Pax ha visto nel 2008 il proprio utile scendere a 21 milioni di
franchi rispetto all'anno prima. La crisi finanziaria ha causato perdite di
valore degli investimenti: la somma di bilancio si è così ridotta del 7% a 6,9
miliardi di franchi, mentre i premi, di contro, sono rimasti invariati a 769
milioni di franchi. (Riproduzione riservata)
( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
G20 Londra non sarà
summit soluzione finale, dice una fonte -->di Giselda Vagnoni ROMA (Reuters)
- Nonostante tutti gli sforzi compiuti da Gordon Brown per tenere alte le
attese, il vertice di Londra del G20 non sarà quello da cui
uscirà la soluzione finale per la crisi finanziaria internazionale, secondo fonti della delegazione italiana del G8.
A due settimane dalla riunione di Londra gli uomini vicini al presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi preferiscono non esporsi in previsioni sui
possibili esiti della riunione, ma esprimono la ragionevole certezza che la
strada da compiere non sia finita. Da qui la possibilità che la crisi internazionale torni al centro dell'agenda del G8 di
luglio in Sardegna, questa volta sotto la presidenza italiana. "Non credo
che sarà questo il vertice dell'ultimate solution", ha detto uno dei
funzionari italiani convinto che serviranno altri incontri per mettere a punto
gli strumenti anticrisi. "La turbolenza finanziaria ha colpito tutti di sorpresa. Sulla scia
dell'emergenza il G20 è stato elevato a foro di capi di Stato e di governo ma è
un 'work in progress'", ha aggiunto. Del G8 fanno parte oltre all'Italia e
alla Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Russia.
Il G20 comprende anche Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Cina,
India, Indonesia, Messico, Corea del Sud, Sud Africa e Turchia. Ventesimo
membro è l'Unione europea. ARABIA SAUDITA, TURCHIA E ARGENTINA PER ORA FUORI
Nonostante Berlusconi abbia detto la settimana scorsa che nella terza giornata
del vertice della Maddalena ci sarà anche un G20, al momento mancano
all'appello tra i Paesi che fanno parte di questo foro, Arabia Saudita, Turchia
e Argentina. Presenti alla Maddalena invece Egitto, Algeria, Senegal e Nigeria.
"Questa è la struttura di base del vertice. Da qui all'8 luglio sono
possibili degli aggiustamenti, ma che passino per l'accordo di tutti i Paesi
del G8", ha detto un'altra fonte della delegazione italiana al G8.
"Bisognerà vedere come impatta la crisi", ha
aggiunto la fonte lasciando intendere che se dovesse peggiorare la situazione
economica potrebbe essere necessario convocare un nuovo G20 formale in
occasione della Maddalena. Al G20 finanziario dello scorso fine settimana a
Horsham, vicino a Londra, anche il governatore di Banca d'Italia e presidente
del Financial Stability Forum, Mario Draghi, ha cercato di abbassare il livello
di attesa dei mercati sui risultati della riunione del 2 aprile. "Si
tratta di un passo importante e potrebbe produrre qualche risultato ma e' stato
detto in modo esplicito che il 2 aprile non segnerà la fine di un
processo", ha detto Draghi che in quella occasione formalizzerà
l'allargamento del Fsf a tutti i paesi del G20. Brown, presidente di turno del
G20, ha descritto la riunione di Londra come la più importante riunione
dall'accordo di Bretton Woods del 1944 sulla politica dei cambi e la politica
monetaria. Ma osserva uno dei collaboratori di Berlusconi che Bretton Woods
"è stata preparata in due anni in un periodo storico in cui esisteva una
potenza egemone".
( da "Virgilio Notizie" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Washington, 18 mar.
(Ap-Apcom) - Lo scandalo Aig investe in pieno la Casa Bianca e rischia di
spezzare il sogno di una nuova era per gli Stati Uniti. La caccia ai colpevoli
è ufficialmente aperta, e a essere additato è soprattutto lui: il segretario al
Tesoro Usa Timothy Geithner, alias il prescelto a salvare l'economia americana dalla peggiore crisi
finanziaria dai tempi della Grande Depressione.
Momenti bui, per l'ex numero uno della Fed di New York, che però ancora una
volta trova conforto nella "fiducia completa" che ha verso di lui il
presidente Barack Obama. Obama mette infatti i puntini sulle "i": il
presidente è lui, dunque è lui che si assume la "responsabilità del caso
dei bonus" da 165 milioni di dollari che Aig, il gruppo
assicurativo Usa, ha versato ai suoi dirigenti, a dispetto delle sue immense
perdite di bilancio e dei più di 170 miliardi di dollari di aiuti a suo favore
versati dai contribuenti americani. Prima di partire alla volta della California,
Obama torna dunque a parlare dello scandalo che rischia di mandare all'aria i
sacrifici che il suo governo sta compiendo per rompere con il passato e,
soprattutto, con gli sbagli commessi dalle precedenti amministrazioni. E lo fa
difendendo Geithner. "Nessuno sta lavorando come lui", dice Obama.
Fiducia dunque al 100%, verso il membro della sua amministrazione più colpito
dalle polemiche in questi primi giorni della sua presidenza. Il discorso viene
proferito nel corso di una conferenza stampa a cui partecipano sia Geithner,
che Larry Summers, numero uno del National Economic Council e Christiana Romer,
presidente del Council of Economic Advisers. Dunque, risposta secca di Obama a
tutti coloro che stanno chiedendo la testa del suo ministro, come ha fatto
Connie Mack, deputato repubblicano della Florida, che ha affermato che Geithner
dovrebbe essere licenziato o dimettersi. Basta, ribatte il presidente Usa, con
"il gioco dello scaricabarile" sul suo ministro. Certo, "gli
americani hanno ragione a essere arrabbiati" per gli oltraggiosi bonus che
Aig che ha erogato. "Anche io sono arrabbiato", precisa. Ma è anche
vero che "il mio interesse è quello di proteggere gli americani, non le
banche". Dunque, rassicura il presidente, lo scandalo non sarà certo
archiviato. A tal fine, l'amministrazione sta già lavorando su un piano, che
impedirà il ripetersi in futuro di casi simili. Il piano prevede la creazione
di "un'autorità che sarebbe simile all'FDIC (l'agenzia federale che
garantisce i depositi negli Stati Uniti) che da un lato proteggerebbe i
depositanti, i creditori e i consumatori e dall'altro disporrebbe di un potere
di azione maggiore su società che non sono banche", come nel caso di Aig.
Detto questo, afferma Obama, "ci sono grandi pasticci, che ora noi dobbiamo
risolvere". Le dichiarazioni arrivano in un momento cruciale dell'agenda
economica del governo, visto che tra pochi giorni è atteso anche l'annuncio di
Geithner sul modo di ripulire i bilanci delle banche dagli asset più tossici. E
arrivano anche in un momento cruciale per la stessa popolarità del presidente,
visto che non sono poche le sopracciglia che si inarcano a fronte delle
iniziative che vengono annunciate quasi quotidianamente (e lo scetticismo è
forte soprattutto riguardo al piano di stimoli da 787 miliardi di dollari). Ma
riuscirà il presidente con queste parole a placare l'ira degli americani? Forse
sarà il modo stesso in cui si concluderà la vicenda Aig a dare una risposta.
Dal canto suo, lo stesso Edward Liddy, presidente e amministratore delegato di
Aig, sottoposto a un vero e proprio interrogatorio da parte del Congresso, si
difende, affermando di aver fatto la sua parte chiedendo ai dirigenti della
società di restituire i bonus. E afferma anche di condividere la rabbia degli
americani. Questo, mentre politici, esperti e semplici cittadini scuotono la
testa e si chiedono: ma com'è possibile che Obama non sia stato capace di
evitare questo scandalo, bloccando a priori l'erogazione dei bonus? E i
repubblicani scalpitano, e indossano le vesti di paladini di giustizia per il
popolo americano. E si arriva, come ha fatto per l'appunto il deputato Mack, a
chiedere la testa di Geithner. Lo scandalo Aig rischia così di avere effetti
pesanti, allargando la spaccatura tra Wall Street, il mondo della finanza, e
Main Street, il mondo del cittadino medio Usa. E, peggio ancora, rischia di far
sorgere soprattutto il seguente dubbio: da che parte sta davvero la Casa
Bianca? Charlie Gasparino, giornalista del canale televisivo Cnbc, così
commenta. "Per Timothy Geithner il problema è che..il salvataggio di Aig
si è verificato quando lui era ancora presidente della Fed di New York. Un
attacco contro questi bonus sono, in definitiva, un attacco contro Tim
Geithner, che o era a conoscenza della loro esistenza, o avrebbe dovuto essere
a conoscenza della loro esistenza, e questo perché i contratti sono stati
siglati quando lui era il responsabile della Fed di New York". Sempre
Geithner è oggetto delle aspre critiche di Mitch McConnell, leader dei
repubblicani al Senato. McConnell punta il dito contro di lui "per aver
annunciato un altro prestito a favore di Aig di 30 miliardi di dollari due
settimane fa, senza affrontare, o forse senza essere neanche a conoscenza, dei
bonus in arrivo". Ma, in tutto questo, Obama è fermo nel far sapere che
non abbandonerà Geithner. Per il momento, la poltrona del ministro sembra
dunque salva.
( da "Giornale di Calabria, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, la Cna: ?In
Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi? COSENZA. ?La crisi
finanziaria in Calabria è aggravata dalla stretta creditizia praticata
dalla quasi totalità degli istituti di credito. In questo difficile momento
migliaia di piccole imprese pagano il prezzo più alto della loro stessa
sopravvivenza?. Lo afferma, in una nota il presidente della Cna di Catanzaro,
Nicola Mastroianni, secondo il quale ?diviene ora più che mai indispensabile
l?intervento immediato degli organi di vigilanza e di controllo sulle banche?.
Per la Cna, che chiede l?intervento di Bankitalia, ? non è più tempo dei
proclami. Bisogna intervenire con fermezza e decisione per arginare i rischi di
estromissione dolorosa dal mercato di centinaia e migliaia di piccole imprese
che rischiano di produrre effetti devastanti anche sul piano economico e
sociale. Se gli istituti di credito non allenteranno la morsa saremo costretti
a presentare un articolato esposto denuncia all?autorità giudiziaria.
L?atteggiamento di chiusura del sistema bancario, special modo degli ultimi
mesi, nei confronti delle piccole imprese calabresi ci preoccupa tantissimo.
Difatti, la politica del razionamento del credito praticata dalla quasi
totalità delle banche sta investendo le imprese sia sulle necessità di breve
termine che su quelle di medio lungo termine con gravi ed evidenti
ripercussioni sul fragile sistema economico e produttivo dell?intera regione.
Tutto ciò - sostiene inoltre - trova conferma nei recenti dati forniti proprio
dalla Banca d?Italia che ha illustrato l?andamento del credito alle imprese nel
contesto del quadro congiunturale in cui emerge chiaramente che la crescita dei
prestiti bancari continua a decelerare e che i criteri per la concessione di
finanziamenti alle imprese e alle famiglie registrano un inasprimento, che,
ciononostante, stenterà ad attenuarsi anche nel corso dei mesi futuri?. (AGI)
Il peggioramento delle relazioni tra il sistema economico e produttivo e gli
istituti di credito nella nostra regione può seriamente compromettere la tenuta
economica e sociale della comunità calabrese se viene meno la leva finanziaria ovvero se le banche non garantiscono i necessari
flussi di credito alle aziende. Le banche, nella situazione di particolare
sofferenza finanziaria delle imprese derivante dalla crisi, devono consentire il riposizionamento dei crediti
erogati nel passato per finanziare gli investimenti e il consolidamento e la
ristrutturazione delle esposizioni a breve termine intese come tali anche
quelle commerciali, previdenziali, fiscali ed erariali. Non riusciamo a
comprendere perché il sistema bancario, nonostante gli interventi legislativi a
sostegno e le rassicurazioni governative sulla sua solidità e salubrità,
continua a valutare il merito creditizio delle imprese sulla scorta di un
concetto di impresa meritevole che andrebbe invece reinterpretato e aggiornato
rispetto al contesto attuale?. (18-03-09)