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Report "crisi"   18-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

"Gringos protezionisti" E il Messico alza i dazi ( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gringos protezionisti" E il Messico alza i dazi Caterpillar licenzia altri 2.400 operai In primo piano la sicurezza sulle strade messa a repentaglio dai «truck» messicani Anche il sindacato autotrasportatori combatte con i politici la guerra dei camion [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Soffiano venti di protezionismo nel nuovo continente dopo l'

Gordon Brown non ha usato la parola sorry . Ma durante un'intervista al Guardian... ( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: specifico fallimento ammesso è stato quello di non aver insistito per una maggiore supervisione globale delle banche dopo la crisi finanziaria asiatica nel 1997. Quello fu certamente un errore ma non l'unico. È facile capire perché Brown si concentri sul fallimento globale. Questo lo fa sembrare soltanto un attore tra tanti nella crisi finanziaria globale - il che, naturalmente, è vero.

Da struttura modello al "crac" ( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Istituto riabilitativo fra i migliori in Italia La crisi finanziaria dalla scorsa estate Stop ai pagamenti ROBERTO FIORI ALBA Era il 1959 quando ad Alba iniziò la costruzione dell'Istituto medico psicopedagogico «Giovanni Ferrero». A volere e finanziare l'opera fu Ottavia Amerio, vedova del cavaliere Giovanni Ferrero, fondatore, con il fratello Pietro,

I PALETTI ALLO STATO ( da "Stampa, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ha subito due importanti evoluzioni parallele. La prima riguarda il ruolo delle banche: man mano che la prospettiva di un sostegno pubblico al capitale delle banche - tramite i cosiddetti «Tremonti bonds» e gli analoghi strumenti di altri Paesi - si è fatta più concreta, gli obblighi ai quali le banche dovrebbero sottostare per avere accesso a questa fonte di finanziamento

Mal d'Africa ( da "EUROPA ON-LINE" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi picchia duro in un continente lacerato da troppi con itti Mal d?Africa ANGELO FERRARI Ruanda Crisi finanziaria internazionale e tensioni continentali rischiano di diventare una miscela esplosiva per l?Africa. Il Fondo monetario internazionale (Fmi), nel corso di un vertice, la settimana scorsa, a Dar es Salaam (Tanzania)

Berlusconi al Colle. Slitta il piano casa ( da "AmericaOggi Online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: operato dei mercati finanziari a sostegno dell'economia. Subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l'occasione per parlare del piano casa su cui c'é già stato un primo giro di tavolo, venerdì scorso, in Consiglio dei ministri. L'ipotesi su cui si ragiona prevede la possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge,

Rinuncio a tutto, ma giù le mani dal make-up ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria mondiale con un battito di ciglia in perfetto make-up. Il settore della cosmesi e i suoi canali distributivi, dalla profumeria alla farmacia, passando per i centri bellezza, continua a tenere e i dati presentati da Unipro alla vigilia del salone Cosmoprof di Bologna (dal 3 al 6 aprile) la dicono lunga su quello cui i consumatori non rinunceranno nemmeno a congiuntura

la irplast: dobbiamo tagliare posti di lavoro ( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per continuare a tenere in vita i creditori finanziari». Insomma si sta andando verso il muro contro muro. «Se il sindacato parla di crisi finanziaria - replica l'ad Capo - dice una cosa assolutamente fuori luogo, perché, ripeto, la crisi finanziaria per fortuna l'abbiamo alle spalle. Ma se non facciamo quello che dobbiamo per aumentare la redditività del nostro business,

Banche, il credito decelera nettamente ( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un modello di intermediazione fondamentalmente sano le ha finora tenute al riparo dalle conseguenze più gravi della crisi finanziaria; non le può rendere impermeabili alla recessione globale. L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia.

Tremonti bond in vista anche per Unicredit ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,

Cda Montefibre chiede riscadenziamento ai creditori ( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha deciso il cda della società per tentare di uscire dalla crisi finanziaria in cui si è venuta a trovare. La proposta di Montefibre prevede l'integrale pagamento dei debiti, a patto che i creditori accettino un riscadenziamento dei crediti vantati nei confronti della quotata a partire dal 2010. Per essere valida la proposta dovrà essere accettata dai rappresentanti di almeno l'

la montefibre ha deciso di chiudere - gianni favarato ( da "Nuova Venezia, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: unica soluzione per uscire dalla crisi finanziaria e produttiva è quella di tagliare le produzioni di Porto Marghera, per salvaguardare quelle analoghe della società gemella di Montefibre in Spagna. «Non accetteremo mai una decisione che comporti la chiusura degli impianti produttivi con la perdita di 300 posti di lavoro diretti e di chi lavora nell'indotto -

il circolo della stazione attacca l'ex sindaco ( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: priorità per salvaguardare Livorno da una crisi finanziaria che sarebbe potuta sfociare anche in una crisi sociale». Secondo il documento della Stazione l'intervento di Cosimi aveva «una logica strettamente politica ed è proprio su tutto questo che il Partito decise in maniera condivisa, e lo sottolineiamo, di procedere alla formazione delle candidature sulla base di un rinnovamento»

<Le verifichele faccia un ente europeo> ( da "Secolo XIX, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per superare la crisi finanziaria, il blocco dei mercati e la mancanza di fiducia nel mondo del credito «i controlli sul settore vanno affidati a una struttura federale cui aderiscano tutti i Paesi dell'area euro». Lo propone l'associazione italiana degli analisti finanziari (Aiaf), che ha inviato un pacchetto di proposte a Parlamento,

Fmi: un 2009 nero Obama contro Aig Nokia taglia ( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: comportano in questa maniera perché hanno ceduto al protezionismo, violando le regole commerciali incluse nel Nafta». Gli Usa esportano merci verso il Messico per un valore di circa 2 e mezzo di dollari. Dagli Stati uniti, in realtà dalla Germania, giunge la notizia invece che la casa madre General Motors starebbe preparando un piano per salvare la tedesca Opel in odore di bancarotta.

Informazione, la quarta crisi ( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Informazione, la quarta crisi Marco Ferri Come se non bastassero la crisi ambientale, la crisi energetica e la crisi finanziaria, che ha subito tracimato sulla crisi economica, ecco la quarta crisi: la crisi dell'informazione sta attraversando tutto il mondo occidentale.

La Losma di Curno verso l'India con una filiale ( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: questa volta tutto è stato accentuato dalla crisi finanziaria». In ogni caso al momento il lavoro prosegue per la Losma che occupa oltre 50 dipendenti (70 come gruppo). La parte dedicata alla ricerca e sviluppo è molto importante, svolta in collaborazione con istituti esterni, ma prevalentemente in casa, con otto progettisti che lavorano anche in collaborazione stretta con le aziende.

<Usciremo dalla crisi a giugno Bergamo modello vincente> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «È una crisi di fiducia generale della quale Europa e Italia non hanno colpa, ma la crisi è grave. Uno dei fenomeni chiave è l'incremento del costo dell'indebitamento. È una crisi finanziaria che si è tradotta in crisi generale dell'economia; esportare è diventato sempre più difficile.

POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha approvat... ( da "Nazione, La (Viareggio)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In una fase di grave crisi finanziaria anzichè tagliare i servizi sociali dovrebbero essere ridotti al minimo gli investimenti che pesano per circa 14 milioni, limitandoli all'indispensabile con tagli ad esempio al Teatro Pucciniano (sono previsti 3 milioni anziché 1 come il comune è tenuto a fare) recuperando all'esterno risorse aggiuntive;

NEO - DEM Contrario a questo tipo di federalismo fiscale ( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Berlino 1989, 11 settembre 2001, crisi finanziaria 2008) ma sono vivi, e sono ancora gli attori della global governance (G8- G20). Le prime risposte alla crisi in atto sono venute dagli stati nazionali, non da altri, e la scena multipolare sarà caratterizzata dagli stati emergenti e da alleanze tra stati.

Eurozona, l'Fmi vede ancora nero ( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: individuazione dei rischi che gravano sulla stabilità del sistema finanziario, allo scopo di evitare gli errori che hanno portato alla crisi finanziaria attuale.«L'indebitamento pubblico eccessivo minaccia sul lungo termine la stabilità globale. Finanze pubbliche sane rimangono così determinanti per la credibilità e la stabilità dell'Unione europea», ritengono Sarkozy e Merkel.

Debiti contributivi in saldo ( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo la decisione assunta al consiglio direttivo della Banca centrale europea, in seguito al perdurare della crisi finanziaria. Il nuovo valore del Tur (Tasso ufficiale di riferimento, ex Tus) passato dal 2 all'1,5%, la quinta variazione nel giro di quattro mesi, ha efficacia immediata (il precedente, meno 0,50% risale allo scorso 21 gennaio), in quanto ai sensi del dlgs n.

Ridare fiducia ai mercati ( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: recessione economica va risolta innanzitutto la crisi finanziaria e va ridata fiducia ai mercati. Lo sostiene il presidente dell'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari, Gregorio De Felice. «Non è possibile uscire da questa recessione senza aver prima ristabilito fiducia nei mercati finanziari, altrimenti i rimbalzi di borsa sono destinati a rimanere dei fuochi di paglia»

Patto di stabilità, tutti d'accordo ( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: accordo Unanimità sulle mozioni Pdl-Pd per alleggerire i vincoli La crisi finanziaria degli enti locali mette d'accordo maggioranza e opposizione. Il patto di stabilità verrà ammorbidito, questo è certo, consentendo agli enti virtuosi di sbloccare le risorse disponibili per pagare i fornitori. Il discusso comma 8 dell'art.

GUBBIO In vendita una prima tranche di terreni agricoli dell'Asl per ricavare so... ( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: espletamente della gara è fissato per il 31 marzo (ore 11) presso la sede degli uffici amministrativi dell'ospedale di Branca, alla presenza dei responsabili dell'area tecnico-patrimoniale. Sarà interessante vedere le adesioni in tempi di forte crisi finanziaria, e conseguentemente le strategie in prospettiva degli eventuali acquirenti.

Aiaf chiede la chiusura di Isvap e Covip ( da "Milano Finanza (MF)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: i conflitti di interesse delle agenzie di rating, l'esame periodico dei modelli di governance, la remunerazione dei manager e l'educazione finanziaria. «Nel sistema ci sono perdite potenziali rilevanti. Ma se non si risolve la crisi finanziaria, tutte le misure faranno solo da tampone», ha aggiunto De Felice.

Il capo dello Stato: Serve il dialogo con i Governatori ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Quanto al piano casa, Berlusconi ha illustrato a Napolitano una bozza di decreto legge, peraltro già analizzata in sede tecnica dagli uffici del Quirinale nei giorni scorsi, che si compone nell'ultima stesura di 6 articoli.

<Vigilo io, no a pressioni sulle banche> ( da "Riformista, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in questa fase di crisi finanziaria e di recessione: «trovare un punto di equilibrio tra il giudicare il merito di credito del cliente in difficoltà e capire quando l'impresa è solida e merita sostegno». Ma li ha anche esortati a svolgere il loro ruolo «con lungimiranza» a fronte della stretta sul credito che sta procurando difficoltà alle aziende.

BRUNO ZORZI Per il Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande lavoro ( da "Adige, L'" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La relazione del Centro dice che l'arrivo della crisi finanziaria lo si è visto in modo evidente nel corso del 2008: le richieste di intervento sono cresciute costantemente nel corso dell'anno fino ad arrivare alla consulenza per alcuni utenti trentini rimasti colpiti dal fallimento della Lehmann Brothers Bank.

Le banche imprudenti chiudono ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: diffondersi della crisi finanziaria e contrastarne gli effetti sull'economia reale. Gli interventi hanno evitato un collasso del sistema, ma non hanno ancora portato chiarezza sui bilanci di quelle banche che più hanno investito in titoli "tossici". Ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie e ripristinare il buon funzionamento dei mercati del credito è indispensabile,

di BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese co... ( da "Nazione, La (Empoli)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a pagare misteriose scelte finanziarie sbagliate dovrebbero quindi essere unicamente i dipendenti? Inoltre sconcerta che per uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo troppo semplicistico, di tagliare proprio quelle funzioni che sono essenziali per il rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori».

Berlino e Parigi: le regole prima di tutto ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari». Fmi e Financial Stability Forum dovranno vegliare alla loro effettiva attuazione. E a sottolineare il senso di urgenza con cui l'Europa guarda all'elaborazione di un codice normativo per i mercati ieri Bruxelles ha fatto sapere che il 21 aprile formalizzerà le proposte legislative su hedge fund e private equity oltre che sulle politiche di remunerazione del settore.

Tokyo rafforza le banche ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: banche nipponiche hanno già rastrellato sul mercato circa 34 miliardi di dollari dallo scoppio della crisi finanziaria, ma ora gli investitori non sembranopiù disposti a reagire bene a nuove sollecitazioni. Il messaggio che arriva dalla Boj è che ora le banche possono ricorrere all'emissione di debito subordinato. Ma vari analisti hanno critica l'iniziativa per i suoi precisi limiti.

Il Messico impone dazi sull'export americano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma le pressioni protezioniste al Congresso stanno montando, e con esse il rischio di una costosa disputa con uno il terzo partner commerciale d'America, dopo Canada e Cina. La questione messicana costituisce il primo importante banco di prova per il neo-presidente Obama sulla questione del libero commercio a poche settimane dal prossimo meeting del G-

Cara Europa, basta incertezze ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: protezionismo, non seguono finora comportamenti del tutto trasparenti e coerenti con tali principi. A parte l'indirizzo della Banca centrale europea in tema di riduzione dei tassi d'interesse, le misure antricrisi delle politiche fiscali e di bilancio sono autonomamente prese dalle autorità nazionali e non lasciano trasparire una vera concertazione e in molti casi hanno una tonalità

I primi segnali di ripresa già per la fine dell'anno ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dal ristabilirsi di regole normali e dal funzionamento normale dei mercati finanziari». Se, oltre al timido risveglio di alcuni mercati, ci fosse qualche segno anche in questa direzione, allora «la fine della crisi potrebbe essere più veloce di quello che tutti prevedono». L'auspicio positivo c'è. Intanto, però, bisogna fare di tutto perchè la locomotiva dell'economia non si fermi.

CreVal, utili in aumento del 17% ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: MILANO Il gruppo Credito Valtellinese resiste alla crisi finanziaria internazionale e chiude il bilancio del 2008 con un aumento dell'utile netto consolidato del 17% a 100 milioni di euro. La capogruppo ha realizzato profitti per 68,8 milioni (+8,2%), da cui deriva la proposta all'assemblea dei soci di un dividendo di 0,25 euro per azione.

Aiaf: occorre rafforzare la vigilanza ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ridando fiducia ai mercati. Ne è convinta l'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari che ha messo a punto un documento inviato a un centinaio di destinatari, tra cui Banca d'Italia,Consob,Antitrust, membri della commissione Finanze di Camera e Senato, con una serie di proposte che ruotano attorno alla necessità di migliorare il sistema di vigilanza,

MASSIMO GAGGI: "LA VALANGA": "DALLA CRISI UNA RIFLESSIONE SUL MODELLO DI SOCIETÀ CHE VOGLIAMO" ( da "marketpress.info" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Purtroppo questo libro ci aiuta a capire che la crisi riguarda tutti noi? ha detto il Presidente della Provincia, il quale ha poi ha aggiunto: ?Nella crisi finanziaria scoppiata negli Usa le responsabilità non sono solo dei banchieri, ma dell?intera politica, e non solo di Bush?. . <<BACK

DAI DATI DI UNIPRO ANCORA SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO COSMETICO CHE NEL 2008 SUPERA I 9.070 MILIONI DI EURO (+0,8%) ( da "marketpress.info" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In un momento di congiuntura pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, il consumo di cosmetici in Italia registra segnali di tenuta: il 2008, infatti, secondo i dati elaborati dal Centro Studi e Cultura d?Impresa di Unipro, chiude con un valore del mercato di 9. 070 milioni di euro e una crescita dello 0,8%.

Bilancio, la Camera dà ragione ai Comuni Mognato: ora il governo allenti il Patto ( da "Corriere del Veneto" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Sempre in tema di economia e di risparmi in tempi di crisi finanziaria, il Comune ha avviato in questi giorni un gruppo di lavoro composto da alcuni dirigenti dell'amministrazione che avranno il compito di valutare se sia conveniente o meno affidare ad imprese terze alcuni servizi attualmente svolti da Veritas.

Almunia: <Calano i posti di lavoro Ora l'Europa raddoppi gli sforzi> ( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E quella che è iniziata come una crisi finanziaria sta ora colpendo ogni ambito della società, dalle imprese ai lavoratori alle famiglie. La disoccupazione ha ribadito potrebbe avvicinarsi al 10% nel 2010 e il numero dei posti di lavoro persi è in aumento come mostrano i dati dell'ultimo trimestre 2008».

Passaporto per le merci extra Ue Urso: <Stavolta si può fare> ( da "Nazione, La (Firenze)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Scottati dalla crisi finanziaria anch'essi vogliono tornare a produrre sul proprio territorio». L'appoggio immediato della Ashton lascia ben sperare: «Sono d'accordo con Urso ha detto il Commissario durante la sua visita a Milano e siamo intenzionati ad andare avanti».

Assicurazioni, cala la domanda ( da "Nuova Ferrara, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi si sente soprattutto nel settore delle polizie finanziarie, quelle sul ramo vita. La speranza comunque è di arrivare a breve a tempi migliori». L'EFFETTO BERCO. «La situazione delle crisi aziendali - afferma Giorgio Gnani delle Generali di Copparo - sta creando non pochi problemi.

Piano casa, il premier sul Colle Rinvio <tecnico> ma c'è sintonia ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unione Europea per fare fronte alla crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Impegni internazionali ma nessun accenno alla questione edilizia. Il piano casa, infatti, è oggetto di una discussione riservata alla quale partecipano Napolitano, Berlusconi e Letta. Il Cavaliere illustra il «doppio binario» —

seminario di studio sulla crisi economica ( da "Messaggero Veneto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: abbiano condotto verso una nuova crisi di sovrapproduzione di merci, preceduta dalla crisi finanziaria dei subprime americani, crisi che l'oligarchia capitalistica e i suoi governi vogliono far pagare alla stessa classe lavoratrice». Si parlerà degli effetti di questa situazione in Italia sulla legislazione del lavoro, delle ricadute nella Cgil e nel sindacalismo di base.

Authority più forte per evitare un'<Ubs 2> ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) venga rafforzata, per evitare in futuro il ripetersi di casi come quello di Ubs. Nel presentare la richiesta (che il Consiglio federale è pronto ad accettare), Eugen David (Ppd-Sg) ha sostenuto che la Finma (che riunisce tre precedenti autorità: la Commissione federale delle banche,

Petrolio, barile verso i 50 dollari ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sarebbe stata soprattutto la serie positiva di dati macro Usa che ha inondato i mercati finanziari: a febbraio i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,1% (+0,4% le attese); nello stesso mese i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 22% (dopo il minimo assoluto toccato a gennaio); le licenze di costruzione sono salite a 547 mila.

Indici in frenata con Eni e Ubi ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Indici in frenata con Eni e Ubi Enel Il gruppo elettrico scivola dopo il giudizio di Standard & Poor's Dopo cinque sedute consecutive al rialzo, sulle Borse europee arrivano le prese di beneficio,

Disco verde all'aumento, balzo di Snam ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano Disco verde all'aumento, balzo di Snam ( f.d.r.) Snam Rete Gas è pronta a rilevare Stogin e Italgas. Ieri l'assemblea ha dato via libera all'aumento di capitale da 3,5 miliardi necessari a finanziare l'operazione.

Arcelor ricapitalizza? Il titolo cade ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Parigi Arcelor ricapitalizza? Il titolo cade ( f.d.r.) Il colosso dell'acciaio Arcelor Mittal scivola a Parigi in seguito alle indiscrezioni su un possibile aumento di capitale.

Rivediamo le regole di Maastricht ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la spesa pubblica per contrastare la crisi sia perché dobbiamo collocare titoli di Stato sui mercati finanziari senza pagare interessi crescenti sia perché una spesa incontrollata porterebbe a rafforzare sprechi e rendite sia perché a crisi finita la necessaria correzione di finanza pubblica, per arrivare al pareggio di bilancio richiesto dagli accordi Europei, diverrebbe cruenta.

Borsa Tokyo chiude a massimi da cinque settimane su balzo banche ( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mantenendo i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del secondo dopoguerra. Il Nikkei è salito dello 0,3% a 7.972,17 punti, la chiusura più elevata dal 6 febbraio, mentre il Topix è salito dello 0,5% a 764,67.

Totti e Spalletti più lontani: troppi cambi e poco feeling ( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Figurarsi l'ultima critica verso il protezionismo eccessivo della città giallorossa verso i suoi alfieri: «A Roma si è convinti che sia impossibile fare calcio senza Totti e De Rossi». Una frase ponderata, un tassello in più nel mosaico. Addirittura sprezzante, per tanti tifosi, considerate le precarie condizioni fisiche di Totti.

Kurdistan, Qatar e Slovacchia i nuovi sbocchi ( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Qatar e Slovacchia i nuovi sbocchi In tempo di crisi diventa fondamentale captare i segnali "giusti" provenienti dai mercati internazionali e in questo senso il Triveneto conferma di avere antenne ben sollevate. Ad iniziare da Finest, finanziaria per gli imprenditori nordestini (partecipata da Friulia SpA, Regione Veneto, Provincia Autonoma di Trento,

Banca Caritas: cuore a interessi zero ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in questo particolare momento di crisi finanziaria mondiale, «interessa specialmente le famiglie, molte delle quali non sono più in grado di affrontare gli impegni finanziari programmati, che sembravano sostenibili, a causa della perdita del posto di lavoro da parte di un coniuge o per altri motivi contingenti».

migliori delle attese i risultati di unicredit ( da "Mattino di Padova, Il" del 18-03-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro. BILANCIO MEDIASET. Mediaset chiude il 2008 con ricavi in crescita del 4,2% a 4.

La ricetta di Benedetto XVI contro l'Aids in Africa: <No al preservativo> ( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tema della povertà e degli effetti della crisi finanziaria sul continente, che sperimenta gli effetti secondari del calo delle rimesse, della diminuzione degli aiuti, dei crediti e delle entrate derivanti dalle ricette turistiche. «In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di modelli disturbati di cambiamenti climatici - ha detto all'aeroporto della città,

<Acqua diritto umano> ( da "Nuova Ecologia.it, La" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria globale potrebbe provocare, in una decina d'anni o poco più, una battuta d'arresto nello sviluppo delle aziende e delle industrie collegate alle risorse idriche. Ciò - secondo Jamal Saghir, direttore del dipartimento Energia, Acqua e Trasporti della Banca Mondiale - potrebbe accadere in quanto gli investimenti nel settore comincerebbero a venir meno e la gente diventerebbe

CINA: BANCA MONDIALE TAGLIA AL 6,5% STIME CRESCITA PIL ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aggiunge che i fondamentali economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar - e' in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno.

Cina: Banca mondiale taglia al 6,5% stime crescita pil ( da "KataWeb News" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: aggiunge che i fondamentali economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar -- è in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno.

Tokyo chiude in rialzo. Nikkei a +0,3% ( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ricordiamo che la Banca del Giappone ha aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del secondo dopoguerra.

Trichet, forte incertezza ma economia zona euro è solida ( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.

Draghi ai politici: <No a ingerenze sul credito> ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Draghi ha fatto il punto anche sulla crisi finanziaria. Gli interventi di Fed e Bce, ha detto, «hanno evitato il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei bilanci di quelle banche che più hanno investito nei titoli tossici». Quanto all'Italia la prospettiva resta difficile con il Pil al ribasso: « È verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo,

Pessimismo e contrarian investing ( da "Giornale.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non ci sono esempi di civiltà che siano collassate per una crisi finanziaria. Si contano invece, nella storia della nostra civiltà capitalistica, dal ?600 in poi, almeno una quarantina di gravi crisi finanziarie, tutte accompagnate da panico, profonde recessioni o depressioni economiche e fiorire di teorie sulla “

<Dall'Ue uno sforzo enorme> ( da "Avvenire" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ci riuniamo sullo sfondo di una crisi finanziaria grave, della peggiore recessione vista da decenni, di una disoccupazione in aumento», ha scritto Topolanek invitando a «proseguire la discussione sul modo migliore di rimettere sui binari l'economia reale», anche in vista del vertice sull'occupazione dell'inizio di maggio a Praga.

Case popolari, si prepara la vendita ( da "Avvenire" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Unione Europea per far fronte alla crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Lo sguardo è rivolto allo scenario internazionale. Ma la prossima mossa del governo nelle «mura domestiche» è sulla casa: il piano annunciato nei giorni scorsi per stimolare l'economia e che potrebbe passare direttamente per decreto.

THE WALL STREET JOURNAL: TEMPO DI BILANCI PER UNICREDIT ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro'. 'UniCredit e' la seconda banca piu' grande d' Italia con una capitalizzazione di mercato di circa 14 miliardi - sottolinea il quotidiano che aggiunge che - UniCredit ha espanso in modo aggressivo le sue operazioni fuori dell' Italia a comiciare dal 2005,

CRISI, LIPSKY (FMI): RIPRESA ECONOMIA MONDIALE ANCORA A RISCHIO ( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi, Lipsky (Fmi): ripresa economia mondiale ancora a rischio -->VIENNA (Reuters) - La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero due del Fondo monetario internazionale.

TRICHET, FORTE INCERTEZZA MA ECONOMIA ZONA EURO È SOLIDA ( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: "La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.

Crisi, Lipsky (Fmi): ripresa economia mondiale ancora a rischio ( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero due del Fondo monetario internazionale. "Le difficoltà finanziarie e la debolezza economica hanno formato un circolo corrosivo che continua a essere una minaccia per lo scenario globale"

Il Cda: mandato ai vertici per valutare i Tremonti-bond ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,

Barilla rinnova l'accordo sul grano duro emiliano ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria ed economica che sta colpendo senza sosta tutti i settori produttivi. «Se il primo accordo puntava più che altro sull'accrescimento della qualità del prodotto offerto, questo fa luce anche su altro aspetto fondamentale: garantire la redditività a tutte le parti in gioco e contrastare il più possibile il calo progressivo del prezzo di questo bene»

Mosca NOSTRO SERVIZIO La Russia si riarma. Crisi o non crisi il Cremlino ha deciso che 140 ... ( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con queste dichiarazioni Medvedev vuole da una parte riassicurare i propri militari che malgrado la crisi finanziaria le commesse non verranno tagliate e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre.

Milano Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 so... ( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi.

ECONOMIA. FEDERCONTRIBUENTI: CRISI, PREVEDERE UN FONDO ANTIUSURA ANCHE PER LE FAMIGLIE ITALIANE ( da "AgoPress" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria attuale prevedendo serie misure alla lotta all?usura, attraverso un sostegno alle famiglie e ai soggetti non imprenditori. E? quanto chiede la Federcontribuenti alle forze politiche e ai parlamentari. E? necessario modificare la legge nazionale 44/99, prevedendo un sostegno anche per le vittime che non esercitino alcuna attività imprenditoriale e che risultino vittime

GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. LA RUSSIA INIZIERà A RIARMARSI IN GRANDE STILE A COMINCIARE DAL... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria le commesse non verranno tagliate, facendo meglio digerire loro la riduzione del personale, e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre.

In calo utile e ricavi per RCS MediaGroup ( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esercizio 2008 vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che, in particolare dalla seconda parte dell'anno, ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore dei media. Aver predisposto per tempo rigorosi interventi di efficienze e investimenti,

L'Italia salva Germania e Austria ">Unicredit, super utile e aiuti per 4 mld L'Italia salva Germania e Austria ( da "Affari Italiani (Online)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in piena crisi dei mercati finanziari quando Wall Street e le Borse europee venivano giù a botte del 10%, qualcuno la dava addirittura per spacciata, ipotizzando file di correntisti alla Northern Rock fuori alle filiali di Unicredit. E, invece, la banca di Piazza Cordusio ha chiuso il bilancio del 2008, l'anno più duro della storia dell'

Apulia Prontoprestito archivia il 2008 con un utile ( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2 milioni di Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficolt delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. Il capitale sociale al 31 dicembre 2008 ammonta a 236 milioni di Euro interamente versati.

TRICHET: IL PROSSIMO ANNO ARRIVERA' LA RIPRESA ( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello". Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.

Apulia Prontoprestito: approvato il bilancio d'esercizio e consolidato 2008 ( da "Trend-online" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 9 milioni di Euro (0,2 milioni di Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficoltà delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. La consistenza dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è stata pari a 1.

Crisi: in provincia indagine della Camera di Commercio ( da "Sanremo news" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi: in provincia indagine della Camera di Commercio Le Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e,

Risparmio gestito, policy per il dopo crisi ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si sono sovrapposti gli effetti della più dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che [...] si è andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del 2008 ha rischiato di trasformarsi in una depressione globale".

Risparmio gestito, policy per il dopo crisi ( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si sono sovrapposti gli effetti della pi dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che [...] si andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del 2008 ha rischiato di trasformarsi in una depressione globale".

Nel 2008 record di movimenti passeggeri nei porti italiani ( da "GuidaViaggi.it" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici. In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico, grazie anche all?

Liguria. Indagine: gli effetti sulle imprese della crisi economica ( da "Sestopotere.com" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi.

MEDIASET FORMATO LOW COST: TAGLI A PALINSESTO E VOLI PRIVATI ( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mediaset formato low cost: tagli a palinsesto e voli privati -->Nonostante il forte calo della pubblicità soddisfazione dopo i conti. Berlusconi jr: «Orgogliosi del bilancio 2008, con i tempi che corrono i risultati sono davvero brillanti». Confalonieri: «Siamo al riparo dalla crisi finanziaria» ...

Tv: soffia vento di crisi, ma in casa Mediaset c'è ottimismo ( da "Velino.it, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esposizione finanziaria del Gruppo ci tiene al riparo dalla crisi finanziaria e l'indebitamento di Mediaset è fisiologico ed è significativamente minore rispetto all'indebitamento medio dei concorrenti europei”. “L?importante - ha aggiunto Fidel –

Pax: utile in calo a 21 milioni di franchi ( da "Finanza.com" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ha causato perdite di valore degli investimenti: la somma di bilancio si è così ridotta del 7% a 6,9 miliardi di franchi, mentre i premi, di contro, sono rimasti invariati a 769 milioni di franchi. (Riproduzione riservata)

G20 LONDRA NON SARÀ SUMMIT SOLUZIONE FINALE, DICE UNA FONTE ( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: da cui uscirà la soluzione finale per la crisi finanziaria internazionale, secondo fonti della delegazione italiana del G8. A due settimane dalla riunione di Londra gli uomini vicini al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi preferiscono non esporsi in previsioni sui possibili esiti della riunione, ma esprimono la ragionevole certezza che la strada da compiere non sia finita.

##Aig/ Casa Bianca colpita da critiche. Obama difende ( da "Virgilio Notizie" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia americana dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Momenti bui, per l'ex numero uno della Fed di New York, che però ancora una volta trova conforto nella "fiducia completa" che ha verso di lui il presidente Barack Obama. Obama mette infatti i puntini sulle "i": il presidente è lui, dunque è lui che si assume la "responsabilità del caso dei bonus"

Crisi, la Cna: "In Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi" ( da "Giornale di Calabria, Il" del 18-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi, la Cna: ?In Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi? COSENZA. ?La crisi finanziaria in Calabria è aggravata dalla stretta creditizia praticata dalla quasi totalità degli istituti di credito. In questo difficile momento migliaia di piccole imprese pagano il prezzo più alto della loro stessa sopravvivenza?


Articoli

"Gringos protezionisti" E il Messico alza i dazi (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

DOPO LA DECISIONE USA DI CHIUDERE LE PROPRIE AUTOSTRADE AI TIR PROVENIENTI DAL CONFINE SUD È A QUOTA 24 MILA "Gringos protezionisti" E il Messico alza i dazi Caterpillar licenzia altri 2.400 operai In primo piano la sicurezza sulle strade messa a repentaglio dai «truck» messicani Anche il sindacato autotrasportatori combatte con i politici la guerra dei camion [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Soffiano venti di protezionismo nel nuovo continente dopo l'annuncio da parte del Messico di voler aumentare i dazi su 90 prodotti «made in Usa» destinati al mercato interno. Una manovra giunta in risposta alla decisione del Congresso di impedire ai camion messicani di transitare sulle autostrade americane. La manovra riguarda 2,4 miliardi di dollari di prodotti agricoli e industriali di cui si approvvigionano abitualmente 40 Stati Usa. Oltre al rischio di innescare una spirale protezionista la decisione del governo di città del Messico rappresenta un duro scossone al trattato di libero scambio del Nafta ratificato da Canada, Usa e Messico nel 1994. Non è ancora chiaro di quanto i dazi saranno aumentati ma l'intento è di «far pagare agli Stati Uniti il fatto di non aver rispettato gli accordi commerciali», avverte il segretario all'Economia, Gerardo Ruiz Mateos. Il riferimento è alla decisione di Capitol Hill di cancellare un programma governativo che consentiva a un certo numero di camion messicani di transitare in territorio statunitense. La disputa sui tir, risale al 2000 quando, in seguito a una serie di incidenti che vedevano coinvolti i veicoli pesanti che varcavano il confine, Washington decide di bloccarli alla frontiera perché non li riteneva sicuri. Una decisione in aperto contrasto con le disposizioni sul libero scambio del Nafta, tanto che in virtù di quegli accordi le autorità giudiziarie ordinano nel 2001 agli stati Uniti di aprire le frontiere ai camion messicani. Una disposizione mai applicata in concreto sino al 2007 quando gli Usa decidono di avviare un programma pilota che prevedeva l'accesso a un numero limitato di veicoli pesanti e a determinate condizioni. Il programma è stato però sospeso la scorsa settimana quando il Congresso ha votato il ritiro dei fondi destinati a finanziarlo. «Consideriamo la decisione degli Usa una forma di protezionismo e una chiara violazione agli accordi», spiega Mateos. L'aumento dei dazi ha fatto scattare l'allarme al Congresso dove deputato Kevin Brady, della sottocommissione Stanziamenti al commercio che teme pericolose ricadute dal momento che la misura comprende prodotti come carne e grano. «Siamo già alle prese con gravi difficoltà economiche, così rischiamo di avere un crollo delle vendite. Se aumentano i dazi su prodotti del genere perdiamo tutta la nostra competitività e i consumatori messicani non li acquisteranno più». Profondo rammarico è stato espresso invece dal deputato Sender Levin, presidente della stessa commissione: «Non capisco il perché di questa scelta ostile quando l'amministrazione Obama si è chiaramente impegnata a lavorare con Congresso e governo messicano per trovare una soluzione». Il nodo dei camion è una delle dispute che vede confrontarsi Stati Uniti e Messico da lungo tempo e sulla quale i pareri degli esperti e delle parti in causa sono diverse. Tra i più critici ci sono molti deputati e senatori americani, ma anche il Teamsters Union, uno dei principali sindacati del settore degli autotrasportatori. I timori sulla sicurezza dei sono comuni ad attivisti e associazioni industriali statunitensi: «Nessun accordo commerciale ci può obbligare a rinunciare alla sicurezza delle nostra autostrade», incalza il senatore Byron Dorgon. Ma per Mateos il problema è il protezionismo: «i nostri veicoli sono sicuri ma non in linea con le loro norme, anche perchè durante il programma pilota oltre 46 mila camion sono transitati in territorio americano senza essere coinvolti in nessun incidente». A sostegno del ministro messicano c'è uno studio condotto dal dipartimento dei Trasporti Usa secondo cui in alcuni casi i veicoli pesanti messicani sono anche più sicuri. Secondo fonti vicine alla Casa Bianca, Obama potrebbe intervenire sulla vicenda prima dell'entrata in vigore dell'aumento previsto per la fine della settimana, proponendo un secondo programma pilota, sempre che il governo messicano sia disposto a riaprire il dialogo. Ancora «tagli» in Caterpillar (macchine movimentazione terra). La società ha reso noto che cancellerà altri 2.454 posti di lavoro facendo salire il numero dei lavoratori licenziati quest'anno a più di 24.000. I nuovi provvedimentii colpiranno i dipendenti delle fabbriche in Georgia, Indiana e Illinois. Lo scorso gennaio il colosso americano aveva già annunciato il taglio di 22.000 posti di lavoro, dopo aver archiviato il secondo trimestre consecutivo con profitti in calo, mentre il mese scorso ha dato il via ad un piano di prepensionamento per 2.000 dipendenti. Caterpillar prevede di segnare un passivo per il primo trimestre del 2009. Il primo da 16 anni.

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Gordon Brown non ha usato la parola sorry . Ma durante un'intervista al Guardian... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Gordon Brown non ha usato la parola «sorry». Ma durante un'intervista al Guardian il primo ministro del Regno Unito ha affermato di assumersi la «piena responsabilità» per il suo ruolo nella crisi economica. Questo vale come una specie di scusa. Il problema è che il mea culpa di Brown non è sufficiente. L'unico specifico fallimento ammesso è stato quello di non aver insistito per una maggiore supervisione globale delle banche dopo la crisi finanziaria asiatica nel 1997. Quello fu certamente un errore ma non l'unico. È facile capire perché Brown si concentri sul fallimento globale. Questo lo fa sembrare soltanto un attore tra tanti nella crisi finanziaria globale - il che, naturalmente, è vero. Ma ci sono stati alcuni errori specifici del Regno Unito, per i quali Brown, nel suo decennio come Cancelliere dello Scacchiere, aveva più responsabilità diretta. In primo luogo, il fallimento del governo ad amministrare le risorse durante i periodi positivi. Ha mantenuto i disavanzi durante la fase di crescita economica. In secondo luogo, il fallimento nel contrastare l'esplosione del debito delle famiglie. Entrambi questi errori hanno lasciato vulnerabile la Gran Bretagna. Come direbbe qualunque psichiatra, assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni fa parte del processo di guarigione. È fin troppo semplice dare la colpa ad altri. Ora i capri espiatori preferiti sono i finanziatori. I destinatari delle mega gratifiche di Aig e Sir Fred Goodwin, ex direttore di Royal Bank of Scotland, sono da criticare, ma non sono gli unici colpevoli. Le autorità di regolamentazione non sono riuscite a sorvegliare i finanziatori. Le banche centrali non sono riuscite a bloccare il rialzo effimero degli asset. E molte persone normali vivevano oltre le loro possibilità economiche. Ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni. La responsabilità maggiore dei leader è quella di dirigere. A questo riguardo, rimediando a un errore Brown ha fatto un passo, ma soltanto il primo. \

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Da struttura modello al "crac" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

LE PRIME DIFFICOLTÀ Nata 50 anni fa Primi ospiti 150 ragazzi Storia Da struttura modello al "crac" Istituto riabilitativo fra i migliori in Italia La crisi finanziaria dalla scorsa estate Stop ai pagamenti ROBERTO FIORI ALBA Era il 1959 quando ad Alba iniziò la costruzione dell'Istituto medico psicopedagogico «Giovanni Ferrero». A volere e finanziare l'opera fu Ottavia Amerio, vedova del cavaliere Giovanni Ferrero, fondatore, con il fratello Pietro, dell'industria dolciaria albese. Nel 1961 la struttura è pronta e può così iniziare l'attività del nuovo istituto: ospita 150 ragazzi disadattati e risulterà essere, per tecnica e attrezzature, uno dei migliori in Italia. Nei successivi trent'anni, Ottavia Amerio Ferrero dismette gradualmente le sue attività imprenditoriali e si dedica esclusivamente all'istituto, che si trasforma in Centro di riabilitazione per portatori di handicap psichico e anziani. Una realtà all'avanguardia, con ospiti in arrivo da tutta Italia. E' il 1989 quando viene costituita la Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, in cui confluisce il Centro di riabilitazione e alla quale la signora Ottavia destina tutto il suo ingente patrimonio nel 1992, quando muore. Ma le attività della Fondazione non si fermano: nel 2001 avvia ad Alba la costruzione del Medical Hotel per la terza età, non ancora entrato in funzione; nel 2002 inizia a Vado Ligure la realizzazione dell'Istituto socio-assistenziale e sanitario «Ottavia Amerio Ferrero», aperto nel 2007 per anziani disabili. Le prime crepe in una struttura da sempre considerata un fiore all'occhiello della città arrivano nell'estate scorsa, quando emergono difficoltà finanziarie che portano al mancato pagamento degli stipendi ai circa 180 tra dipendenti e collaboratori, all'insolvenza dei fornitori e a forti debiti con le banche. La strada verso il crac è sempre più ripida: nell'ottobre 2008 il prefetto di Cuneo scioglie gli organi sociali della Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, a dicembre il Tribunale di Alba dichiara il fallimento del Centro di riabilitazione «Giovanni Ferrero srl», disponendo l'esercizio provvisorio che, sotto la guida del curatore fallimentare Luca Poma, ha consentito di proseguire l'attività. E mentre la Procura invia quattro informazioni di garanzia ai componenti del Consiglio di amministrazione, le indagini proseguno fino ai tre arresti domiciliari di ieri per Paolo Sacchetto, Michele Oreglia e Gabriella Costa. Per il 7 aprile è fissata in Tribunale la riunione per l'esame dello stato passivo del fallimento del Centro. Lo stesso giorno il tribunale si pronuncerà anche sull'istanza di fallimento della Fondazione Giovanni e Ottavia Ferrero, chiesta dalla Procura di Alba.

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I PALETTI ALLO STATO (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mario Deaglio I PALETTI ALLO STATO Nelle ultime settimane, il dibattito sui rimedi alla crisi finanziaria ha subito due importanti evoluzioni parallele. La prima riguarda il ruolo delle banche: man mano che la prospettiva di un sostegno pubblico al capitale delle banche - tramite i cosiddetti «Tremonti bonds» e gli analoghi strumenti di altri Paesi - si è fatta più concreta, gli obblighi ai quali le banche dovrebbero sottostare per avere accesso a questa fonte di finanziamento (piuttosto cara, visti gli attuali andamenti dei tassi) sono diventati sempre più gravosi e più lontani dalla normale attività bancaria: si è arrivati, nel dibattito politico, a ipotizzare semplicisticamente l'obbligo per le banche di riservare quote predeterminate del credito alle piccole e medie imprese sotto il controllo dei prefetti. Se ne deve dedurre che il compito del banchiere non sarebbe più quello di compiere una valutazione, di cui è personalmente responsabile, del rischio connesso alla concessione di credito alle singole imprese bensì quello di adempiere un dovere burocratico-amministrativo, con il prefetto che lo incalza. Elo potrebbe, al limite, sanzionare se non raggiungesse una certa «quota» di credito erogato. L'immagine di un banchiere libero nel suo operare che presta denari non suoi ed è tenuto a non perderli perché li deve restituire ai depositanti aumentati di un, sia pur minuscolo, interesse sembra così perdere di consistenza. La seconda evoluzione riguarda la posizione delle piccole e medie imprese. Si è fatta strada l'idea che, anziché il risultato di una convergenza della libera volontà di una banca e di un'impresa, il credito sia un «diritto» per le imprese, specie se piccole e in difficoltà, in base a valutazioni esterne largamente sganciate dalla loro produttività, dai loro prodotti, dai loro programmi. A leggere alcune dichiarazioni di politici si deve concludere che il credito verrebbe «erogato» quasi automaticamente come si «erogano» i vaccini durante un'epidemia. Queste tendenze sono emerse, in maggiore o minor misura, in un gran numero di Paesi. Il presidente degli Stati Uniti ha incluso misure che facilitano il credito alle piccole imprese nel suo «pacchetto» di rilancio con l'obbligo per le banche di trasmettere informazioni in merito alla loro attuazione. Dall'Australia alla Francia, dalla Gran Bretagna alla Germania, la mobilitazione delle piccole imprese per avere condizioni creditizie e fiscali di favore si sta, del resto, sviluppando con una forza imprevista, forse superiore alla mobilitazione dei lavoratori delle grandi imprese per salvare il proprio salario. Il tutto potrebbe convergere, certamente al di là delle intenzioni di gran parte dei proponenti, e in maniera sicuramente imprevista, verso soluzioni di tipo «sovietico», ossia verso un pesante dirigismo di tipo amministrativo riferito al credito bancario, una forma parzialmente inedita di protezionismo. Questa concezione del ruolo di banche e imprese si è rivelata particolarmente forte in Italia, per l'incidenza assai alta di imprese piccole. Ed è toccato al governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, nella sua audizione di ieri alla Commissione Finanze della Camera, chiarire i limiti entro i quali interventi amministrativi sul credito possono essere accettabili. Rimasto silenzioso di fronte agli «sconfinamenti» sul terreno bancario del governo e in particolare del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, Draghi ha risposto con il linguaggio misuratissimo dei banchieri centrali sottolineando la fondamentale solidità delle banche italiane. Grazie a questa solidità, gli interventi di sostegno al capitale decisi dal governo non sono forme di salvataggio di chi sta per annegare ma semmai dei ricostituenti per sostenere la corsa. Ha rivendicato «la forza patrimoniale della banca centrale italiana» che ha consentito interventi rapidi e di ammontare significativo senza mettere a rischio gli equilibri del bilancio (altrettanto non si potrebbe dire, tra l'altro, della banca centrale degli Stati Uniti). Ha denunciato senza mezzi termini la possibilità di pressioni a livello locale, il «pericolo di interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi». Sarebbe errato ridurre a un contrasto personale Tremonti-Draghi la differenza di opinione tra un governo «interventista» e una Banca d'Italia tesa a preservare la caratteristica del credito come «attività imprenditoriale». Lo scontro è, semmai, tra due modi di intendere il ruolo delle banche centrali e del sistema bancario in genere: subordinato, non solo secondo il governo italiano ma più in generale secondo «i governi» dei Paesi ricchi, a più generali esigenze nazionali; libero e imprenditoriale secondo i governatori delle banche centrali. Per cui può anche succedere che governi, come quelli attuali di gran parte dell'Occidente - Italia naturalmente compresa e, anzi, in prima linea - partiti con istanze di difesa del mercato e delle libertà economiche, finiscano per intervenire in senso non precisamente confacente ai principi di questo mercato e queste libertà. È chiaro che in questa crisi perdurante - sulla cui rapida fine neppure il governatore Draghi ha dato alcuna speranza - il pendolo si sta spostando dal mercato verso lo Stato; ma occorre porre dei paletti. E uno di questi, forse il più importante, deve essere la libertà di decisione e di azione di banche economicamente sane. mario.deaglio@unito.it

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Mal d'Africa (sezione: crisi)

( da "EUROPA ON-LINE" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

La crisi picchia duro in un continente lacerato da troppi con itti Mal d?Africa ANGELO FERRARI Ruanda Crisi finanziaria internazionale e tensioni continentali rischiano di diventare una miscela esplosiva per l?Africa. Il Fondo monetario internazionale (Fmi), nel corso di un vertice, la settimana scorsa, a Dar es Salaam (Tanzania) a cui hanno partecipato trecento delegati in rappresentanza di tutti i paesi africani, ha lanciato l?allarme: il continente ha bisogno, subito, di 25 miliardi di dollari in aiuto per scongiurare che la crisi internazionale si trasformi in un cataclisma per l?Africa. Dopo aver colpito i paesi più avanzati e gli emergenti, ha sottolineato il direttore del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, la «crisi finanziaria investirà in una terza fase le regioni più povere e vulnerabili». Sempre secondo il direttore del Fondo, sono circa cinquanta i paesi africani, quasi tutti, che avranno bisogno di aiuti straordinari. Il rischio di rivolte sociali Recenti stime precisano che la crescita del continente, per il 2009, non supererà il 3 per cento, mentre nel 2008 è stata del 5,4 e nel 2007 del 6,5 per cento. La Banca Mondiale stima che quest?anno la crisi potrà costare, ai paesi in via di sviluppo, tra i 270 e 700 miliardi di dollari. Tutto ciò avrà ripercussioni non solo sulle fragili economie africane ma, e questo è ciò che preoccupa di più, sugli aspetti sociali che potrebbero tradursi anche in rivolte, come è già avvenuto nei mesi scorsi, contro il rincaro dei prezzi dei generi di prima necessità. «Non si tratta solo di proteggere la crescita economica ? ha detto Strauss- Kahn ? o i profitti delle imprese, ma di contenere la minaccia di violenze, forse anche di una guerra». Le tensioni regionali, infatti, sono numerose e si moltiplicano. Dal Madagascar alla Repubblica democratica del Congo, dal Kenya all?Uganda. Per non parlare del dramma delle popolazioni del Darfur, aggravato ulteriormente dalla decisione della Corte penale internazionale di emanare nei confronti del presidente del Sudan, Omar Hassan al Bashir, un mandato di arresto internazionale con l?accusa di genocidio. Un fatto, quest?ultimo, che ha suscitato molto scalpore in Africa, tanto che l?Unione africana aveva ipotizzato l?uscita dal Tribunale internazionale. Ma non solo. Bashir ha incassato dichiarazioni di sostegno da molti paesi arabi: dalla Siria all?Arabia Saudita, dall?Egitto al Kuwait. Per intuire che una «guerra continentale » non sia solo un?ipotesi partorita dalle menti degli strateghi internazionali, basta leggere le parole del vescovo di Kinshasa, Monsengwo Pasinya, riportate recentemente dall?Osservatore Romano: «È un quadro complesso. C?è la minaccia di ripresa della cosiddetta prima guerra mondiale africana, con tutto ciò che significa una tragedia di tale portata, come abbiamo visto in Rwanda. È un conflitto teoricamente terminato, ma che, di fatto, continua con evidenti strascichi. Ci sono le crisi del Darfur, in Uganda, in Ciad, nella Repubblica Centrafricana. Rispetto al 1994 le condizioni generali di guerra sono cambiate, ma non sono scomparse. E dove c?è guerra c?è urgente bisogno di riconciliazione, di pace, di giustizia. Non si tratta solo di mettere il silenziatore alle armi. Serve una pace della mente e del cuore». La crisi finanziaria rende ancora più aspre le tensioni interne che possono essere sfruttate dirigendo la rabbia verso altri paesi. A soffrire non è solo il turismo Tra gli altri settori, particolarmente colpito è il settore turistico, che per molti paesi rappresenta la più importante fonte di introiti. Non solo. In Tanzania, per esempio, dopo il turismo un duro colpo lo sta subendo l?industria dei fiori. Ad Arusha, in particolare, questa attività è la seconda fonte di reddito dei suoi abitanti. Secondo dati recenti, da settembre 2008 vi è stata una sensibile diminuzione dei prezzi, tra il 30 e il 50 per cento, e molte qualità sono rimaste invendute. Alle grandi aste di fiori gli acquirenti tendono a scegliere i fiori coltivati in Europa e poi quelli africani. Il rischio è che molte imprese falliscano. L?industria dei fiori in Tanzania dà lavoro a 50 mila persone e genera un fatturato di circa 130 milioni di euro. L?Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), ha reso noto che i settori più colpiti dalla crisi in Africa sono quello minerario e quello manifatturiero. Charles Dan, responsabile dell?Ilo in Africa, spiega che il sensibile calo dell?attività mineraria nel Katanga, nella Repubblica democratica del Congo, ha provocato la perdita di oltre 300mila posti di lavoro. Per non parlare dello Zambia e del Botswana dove chiudono le miniere di diamanti per mancanza di domanda. La crisi, inoltre, si fa sentire anche nelle economie africane più forti e nei paesi che si reggono sulle materie prime. Per la prima volta in dieci anni il Sudafrica ha registrato una crescita negativa. Nell?ultimo trimestre del 2008 ha fatto segnare un ?1,8 per cento, secondo i dati pubblicati dall?ufficio nazionale di statistica. Su base annua la crescita rimane positiva e si assesta al 3,1 per cento e il governo prevede, per il 2009, una crescita del 1,2 per cento. L?industria automobilistica sudafricana, inoltre, ha subito un duro colpo con la perdita di circa 36mila posti di lavoro. In Angola, per esempio, il presidente Eduardo dos Santos, insiste sul fatto che il suo paese dovrà procedere rapidamente alla diversificazione dell?economia. Gli investimenti del futuro Molti analisti, inoltre, ritengono che la crisi internazionale oltre a portare in Africa effetti negativi, che possono generare gravi problemi sociali, può avere anche un risvolto positivo in quei paesi forti, la cui economia cresce ma che necessita, appunto, di diversificazione economica e concorrenza interna. Gli investimenti, prevedono gli analisti, in molti paesi saranno più oculati e mirati a far crescere la concorrenza e l?industria, e non saranno più a pioggia. Non solo. L?attenzione di molti paesi sarà concentrata nello sviluppo dell?industria agricola per portare i paesi africani a una minore dipendenza dai mercati internazionali. In Rwanda, infatti, l?economia nel 2008 è cresciuta dell?11,2 per cento, contro un +7,9 dell?anno precedente, proprio grazie all?espansione del settore agricolo. Il Fondo monetario internazionale, inoltre, invita i paesi africani a non abbandonare gli obbiettivi di medio termine che si sono dati. Non solo. Sollecita la comunità internazionale a onorare, nonostante la crisi in atto, gli impegni presi verso il continente africano in termini di aiuti allo sviluppo e a fare in modo che l?Africa possa beneficiare di un sistema commerciale aperto.

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Berlusconi al Colle. Slitta il piano casa (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Berlusconi al Colle. Slitta il piano casa 18-03-2009 ROMA. Il governo resta intenzionato a proporre per decreto legge alcune norme del piano casa anticrisi in fase di elaborazione. Il premier Silvio Berlusconi ha illustrato ieri il progetto al presidente della Repubblica, ha ascoltato le sue osservazioni, ha fornito chiarimenti e si è riservato di approfondire le questioni più delicate. Una riflessione che porta il governo a rinviare di qualche giorno il varo del piano che era stato annunciato per venerdì: con Berlusconi impegnato al Consiglio europeo, il Cdm questa settimana potrebbe non tenersi e il 'pacchetto casa' dovrebbe essere rinviato di una decina di giorni, alla prossima riunione del governo. Il confronto al Quirinale, definito da fonti del Colle "sereno e approfondito", si è svolto a margine del pranzo di lavoro al quale, oltre al premier, hanno partecipato numerosi ministri, per discutere com'é consuetudine alla vigilia dei vertici europei, delle questioni sul tappeto. L'incontro di ieri é stato dedicato ai temi in agenda al prossimo Consiglio Europeo di Bruxelles e al G20 in programma a Londra il prossimo 2 aprile. In vista di questi appuntamenti, i due presidenti, informa una nota del Quirinale, hanno convenuto che è necessaria una "azione incisiva e coesa" dell'Ue per far fronte alla crisi e per garantire l'operato dei mercati finanziari a sostegno dell'economia. Subito dopo il pranzo, Berlusconi ha colto l'occasione per parlare del piano casa su cui c'é già stato un primo giro di tavolo, venerdì scorso, in Consiglio dei ministri. L'ipotesi su cui si ragiona prevede la possibilità di sdoppiare il provvedimento in un decreto legge, con le misure urgenti per rilanciare il settore dell'edilizia, e un disegno di legge contente le parti più controverse da discutere in Parlamento. Il problema più delicato emerso nel dibattito politico riguarda proprio il raccordo fra queste due parti, le misure straordinarie per aprire in tempi brevi nuovi cantieri, da rendere subito effettive in forza del decreto legge, e le ricadute di queste misure sulla normativa vigente in materia di autorizzazione dei lavori edilizi. Ogni volta che si interviene su una materia con un decreto legge, fra gli altri problemi, nasce quello degli effetti che esso produce nel breve termine e che devono essere sanabili nel caso che il provvedimento non dovesse essere convertito in legge entro sessanta giorni e dovesse perciò decadere. Il modo più sicuro di superare questo problema è quello di cambiare la legge esistente con un'altra legge. Un altro aspetto riguarda la sussistenza dei criteri di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione e il rispetto di altri profili costituzionali, dei quali si fa garante il capo dello Stato firmando il provvedimento del governo. In questo caso, uno dei punti più delicati emersi dal dibattito politico riguarda la salvaguardia delle competenze delle Regioni. La questione è ben presente al governo. La scorsa settimana Berlusconi ha infatti assicurato una consultazione preventiva delle Regioni prima di varare il piano, una consultazione che dovrebbe servire per superare obiezioni all'uso del decreto manifestate, fra gli altri, dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. E negli Usa si riprende a costruire ROMA. Netto rimbalzo per le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti, che ha febbraio hanno segnato il rialzo più forte dal 1990 dopo i minimi record di gennaio. Un dato che ha sorpreso gli analisti e che segnala che il 'mattone' negli Usa, dalle cui sorti dipende la tempistica della ripresa dell'intera economia e la possibilità di uscire dalla crisi creditizia, forse sta toccando il fondo. Le costruzioni di nuove case negli Stati Uniti a febbraio hanno segnato a sorpresa un balzo del 22,2% al tasso annuo di 583.000 unità, primo dato positivo dopo sette mesi consecutivi di calo. Il dato è in controtendenza rispetto alle attese degli economisti, che si aspettavano un calo del tasso annuo a 450.000 unità. Il dipartimento del Commercio ha inoltre rivisto al rialzo i dati di gennaio, al tasso di 477.000 unità. Sono risultati in crescita anche i permessi edilizi, che anticipano l'andamento del settore: il mese scorso si è registrato un +3% a un tasso di 547.000 da 531.000 del mese prima (dato rivisto). Il balzo di febbraio, dopo i minimi record segnati nel mese precedente, è il primo incremento nelle costruzioni di case dallo scorso aprile (quando si era visto un incremento dell'1,6%). Il rialzo è il più forte dal 1990, ed è trainato dalla ripresa delle costruzioni di condomini, fortemente tagliate durante la crisi creditizia. E' ancora troppo presto per parlare di ripresa: il rialzo dei permessi edilizi ad un tasso inferiore a quello dei nuovi cantieri segnala un possibile, nuovo rallentamento. E le società di costruzioni sono ancora alle prese con un livello record di pignoramenti di case che ha depresso i prezzi e gli utili. Soltanto ieri l'indice di fiducia dei costruttori calcolato dal National Association of Home Builders e da Wells Fargo è rimasto stabile vicino ai minimi record, segnalando che il settore è tuttora esangue. Tuttavia i dati di ieri sono un segnale incoraggiante, perché rafforzano in molti esperti del settore la previsione che il fondo, per il settore immobiliare dal quale del resto dipende la ripresa del'economia americana, potrebbe essere toccato presto. Probabilmente nella seconda parte dell'anno, secondo Michelle Meyer, un'economista di Barclays Capital.

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Rinuncio a tutto, ma giù le mani dal make-up (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 065  pag. 15 del 18/3/2009 | Indietro Rinuncio a tutto, ma giù le mani dal make-up MARKETING OGGI Toglietemi tutto, ma non il rimmel. L'Associazione italiana delle imprese cosmetiche (Unipro) e con lei il 90% delle donne salutano la crisi finanziaria mondiale con un battito di ciglia in perfetto make-up. Il settore della cosmesi e i suoi canali distributivi, dalla profumeria alla farmacia, passando per i centri bellezza, continua a tenere e i dati presentati da Unipro alla vigilia del salone Cosmoprof di Bologna (dal 3 al 6 aprile) la dicono lunga su quello cui i consumatori non rinunceranno nemmeno a congiuntura avversa. Nel 2008 il consumo di cosmetici in Italia ha registrato un valore del mercato di 9 miliardi di euro (+0,8%) e grazie all'export di nuovo in salute (+2,1%) per oltre 2,3 miliardi, il fatturato delle industrie italiane è cresciuto dell'1,2%, a 8,3 milioni di euro. Merito soprattutto dei produttori contoterzi della penisola, che producono oltre il 65% dei make-up usati nel mondo, e delle maggiori marche, da Dior a Estée Lauder. A trainare trend e consumi «è la cultura della ricerca anche nel ramo distributivo», spiega Maurizio Crippa, direttore generale di Unipro, «ma anche l'attenzione ai clienti sempre più infedeli e alla comunicazione». Una voce quest'ultima in cui, solo in Italia, tra campagne e strategie di marketing, le aziende della cosmetica sono big spender per eccellenza, anche davanti alla moda, con un investimento, dice Unipro, di 580 milioni di euro l'anno. «Il settore non produce “trucchi” ma soluzioni che soddisfano tutti i consumatori», spiega Fabio Franchina, presidente di Unipro. E qui sta la chiave marketing della cosmetica per gli anni a venire, anche perché con la scomparsa del consumatore fedele al canale distributivo e oggi focalizzato sulla specificità dell'offerta è tramontato anche il mito del prodotto medio. «Andiamo verso la polarizzazione dei consumi», spiega Gian Andrea Positano del centro studi Unipro, «si cerca il prodotto buono a minor prezzo e contemporaneamente quello alto senza badare a spese». Un trend analogo alla moda con clienti in scarpe Chanel e tailleur Zara. La differenza? «Con la crisi, si rinuncerà ad accessori da capogiro, ma non all'ultima crema antirughe». Tra le performance di vendita più evidenti fotografate da Unipro spicca il balzo (+5,3%) dei prodotti per il make-up, con un giro d'affari di oltre 323 milioni di euro, seguiti dagli smalti, (+9,3%) con un valore prossimo agli 80 milioni di euro e, sorpresa, dai colluttori, diventati indispensabili come il detersivo, con un tasso di crescita di quasi dieci punti percentuali e un valore del venduto vicino ai 150 milioni di euro. A proposito di punti vendita, invece, è il settore porta a porta a segnare la maggiore crescita (+6%). I luoghi di distribuzione preferiti per servizio alla clientela sono le farmacie, con vendite in crescita del 3,8% per un valore di circa 1,4 miliardi di euro, e le erboristerie (+3,7%) per un mercato che pesa oltre 310 milioni di euro. La gdo svetta con un business cosmetici a quasi 4 miliardi e un tasso di crescita dell'1,5%. Francesca Sottilaro

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la irplast: dobbiamo tagliare posti di lavoro (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 1 - Empoli La Irplast: dobbiamo tagliare posti di lavoro «Così potremo rilanciare l'azienda». Sindacati pronti alle barricate EMPOLI. Scatta un altro allarme occupazione. Stavolta alla Irplast, il colosso dei nastri adesivi che rappresenta un fiore all'occhiello dell'imprenditoria dell'Empolese Valdelsa e una fonte di reddito per duecento famiglie. Durante un incontro con la rappresentanza sindacale unitaria, l'amministratore delegato Antonio Capo lo ha detto chiaro e tondo: se vogliamo rilanciare questa azienda dobbiamo ridurre i costi del personale, ovvero diminuire i posti di lavoro dentro la fabbrica di Terrafino. Quanti posti dovranno essere tagliati Capo non lo ha ancora detto. «Spero di poter concertare insieme ai sindacati il percorso che dobbiamo imboccare - sottolinea Capo - di certo non abbiamo molto tempo a disposizione e soprattutto non abbiamo alternative. Per fortuna siamo riusciti a dicembre a uscire da una crisi finanziaria che poteva essere molto pericolosa. Lo abbiamo fatto grazie alle concessioni delle banche, che, a fronte della forte valenza industriale di Irplast, ci hanno consentito di riscadenziare il debito e riaprire le linee di credito. La crisi finanziaria è risolta ma per fare fronte ai cambiamenti del mercato, soprattutto in una fase recessiva come quella attuale, dobbiamo riorganizzarci industrialmente. Dobbiamo spostare il grosso della nostra produzione: il nastro adesivo neutro non remunera più i costi che sosteniamo per produrlo, dobbiamo puntare sempre di più sui nastri stampati (di cui siamo leader in Europa) e sulle etichette. Qui il valore aggiunto è superiore, qui i margini di produttività sono tali da consentirci di guardare al futuro con tranquillità. Per fare questa operazione dobbiamo ridurre i costi di produzione. Purtroppo l'attuale struttura di costo è insostenibile. Perciò dobbiamo ridurre il personale». Come? La risposta è nei fatti: cassa integrazione straordinaria e poi mobilità, fino al licenziamento. Il sindacato non ci sta e promette barricate. «è sconcertante - commenta Marco Mencobello della Filcem Cgil - per due ragioni. Fino allo scorso gennaio, la proprietà ha diffuso messaggi tranquillizzanti e ottimistici sulla salute di Irplast, sebbene si sapesse che un deficit finanziario spaventoso si era abbattuto sull'azienda. I dirigenti di Irplast, poi, hanno accusato il sindacato di essere irresponsabile e visionario, assicurando nei reparti e negli uffici che tutto sarebbe finito bene. E all'improvviso tutto cambia e, soprattutto, la situazione precipita. Perché questo repentino cambio di scenario? Forse che la proprietà è stata esautorata e il nuovo amministratore delegato risponde solo alle banche, vere padrone di un'Irplast sommersa dai debiti? E, se così fosse, a pagare misteriose scelte finanziarie sbagliate dovrebbero quindi essere unicamente i dipendenti? Per secondo - continua Mencobello - sconcerta che per uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo troppo semplicistico, di tagliare proprio le funzioni essenziali per il rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori». Dopo l'incontro tra rsu e amministratore delegato, è stata convocata un'assemblea dei lavoratori che ha registrato momenti di forte tensione e che si è conclusa con la richiesta di un sostanziale cambiamento della strategia aziendale che comporti un piano industriale concordato e soprattutto un impegno concreto per salvaguardare i livelli occupazionali. «Ci incontreremo di nuovo la prossima settimana - conclude il sindacalista della Filcem - noi siamo più che disponibili a trattare soluzioni che provino a tutelare tutti gli interessi in gioco, ma ci dichiariamo assolutamente indisponibili a svolgere il ruolo di becchini della parte che rappresentiamo, cioè i lavoratori, per continuare a tenere in vita i creditori finanziari». Insomma si sta andando verso il muro contro muro. «Se il sindacato parla di crisi finanziaria - replica l'ad Capo - dice una cosa assolutamente fuori luogo, perché, ripeto, la crisi finanziaria per fortuna l'abbiamo alle spalle. Ma se non facciamo quello che dobbiamo per aumentare la redditività del nostro business, allora sì che potremmo rischiare di ritrovarci tra un paio di anni in una crisi simile a quella che abbiamo appena risolto. Siamo a metà del guado, dobbiamo riqualificare la nostra produzione. Non abbiamo scelta. Spero che il sindacato lo capisca in modo da poter gestire assieme, senza strappi e con soluzioni condivise, questa fase cruciale per garantire lo sviluppo futuro della Irplast». Luciano Menconi

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Banche, il credito decelera nettamente (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Banche, il credito decelera nettamente» da Finanza&Mercati del 18-03-2009 MARIO DRAGHI* In Italia, come nel resto dell'area, la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno. Tutti gli indicatori (produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi molto bassi. Nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo si contrarrebbe per la quarta volta consecutiva; è verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica, concentrato soprattutto nel settore privato. L'importo delle maggiori spese e delle riduzioni di entrate approvate in Italia per finalità anticicliche è circa mezzo punto percentuale del Pil; queste azioni sono finanziate da interventi di segno opposto. Ulteriori misure hanno indirizzato risorse già stanziate verso impieghi più efficaci a stimolare la domanda aggregata. La scelta delle forme che assumono gli interventi pubblici a sostegno della domanda non è meno importante della loro dimensione. Essi devono sostenere il consumo delle fasce più deboli e rafforzare la capacità di crescita dell'economia con investimenti pubblici caratterizzati da un elevato tasso di rendimento e da una pronta capacità di spesa. Il Governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali; ulteriori miglioramenti sono stati definiti la scorsa settimana. Il finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie all'intesa tra Stato e Regioni. Questi provvedimenti sono opportuni. Resta però l'esigenza di impostare fin da ora una riforma complessiva. Il Governo ha anche annunciato di avere allo studio provvedimenti per facilitare l'ampliamento degli edifici residenziali e ridurre i contributi di costruzione. Modalità, contenuti e tempi di eventuali interventi non sono ancora noti. Una semplificazione degli adempimenti e una riduzione degli oneri potrebbe avere effetti di stimolo. La complessità della materia, la presenza di competenze concorrenti fra Stato e regioni, la necessità di congegnare l'intervento in modo da preservare ambiente naturale ed equilibrio urbanistico ne rendono però incerta la portata da un punto di vista congiunturale. Il credito delle banche italiane ha decelerato nettamente. A gennaio il tasso di crescita su tre mesi dei prestiti erogati al settore privato è sceso al 2,3% su base annua dall'8,6 di settembre; sulla base di dati parziali, si può stimare che in febbraio gli impieghi siano leggermente diminuiti sul mese precedente. In questi 18 mesi di crisi le maggiori banche italiane hanno sofferto perdite più contenute rispetto a quelle di altri Paesi, grazie a una scarsa esposizione ai titoli tossici, al forte radicamento nell'attività bancaria tradizionale, alla prudenza del quadro regolamentare e di supervisione, al minor grado di indebitamento dei loro clienti. Per i principali gruppi gli strumenti strutturati di credito rappresentano meno del 2% degli attivi di bilancio. La dotazione di patrimonio delle nostre banche, che, a differenza di quanto accaduto in quasi tutti gli altri principali Paesi, non ha ancora beneficiato degli interventi di ricapitalizzazione pubblica, si è mantenuta sopra i minimi regolamentari. La leva finanziaria dei maggiori gruppi bancari italiani è considerevolmente più ridotta di quella delle principali banche europee. L'incidenza degli strumenti ibridi di capitale, la componente meno robusta del patrimonio di primo livello, è contenuta, perché la Banca d'Italia ha applicato in proposito limiti molto più stringenti degli standard internazionali. Ne consegue che anche considerando misure «tangibili» di capitale il giudizio sulla solidità delle banche italiane non muta. Il mercato nelle sue valutazioni sconta però che un ulteriore rafforzamento si possa rendere necessario. Le banche devono prepararsi a fronteggiare i rischi, che si stanno già materializzando, derivanti dal rapido deterioramento congiunturale. Un modello di intermediazione fondamentalmente sano le ha finora tenute al riparo dalle conseguenze più gravi della crisi finanziaria; non le può rendere impermeabili alla recessione globale. L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia. La forza patrimoniale della banca centrale italiana è stata in questi mesi estremamente importante. Ci ha consentito di impostare e attuare gli interventi che ritenevamo necessari per sostenere la liquidità del sistema. Il decreto-legge 185 del 2008 (convertito con la legge n. 2) consente un intervento finanziario dello Stato per accrescere il capitale delle banche fondamentalmente sane. Non si tratta in questo caso di operazioni di salvataggio, ma di una misura per rafforzare il sistema e per evitare che, in un contesto macroeconomico fortemente deteriorato, si avvii una spirale perversa tra emergere di sofferenze e restrizione del credito. È essenziale che l'analisi delle condizioni del credito a livello locale non sconfini in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi. Il credito è e deve restare attività imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali. Le banche imprudenti prima o poi finiscono in dissesto e smettono anche di far credito. Ma la prova sollecitata dalla crisi è severa e richiede di sapere essere bravi banchieri anche quando l'economia va male. Di fronte all'inevitabile peggioramento della qualità del credito dovuta alla recessione occorrono scelte lungimiranti: non basta tenere i conti in ordine. Un fermo sostegno ai clienti con buon merito di credito evita che una stretta creditizia eccessiva aggravi la recessione e quindi peggiori la posizione degli stessi clienti. Come ho già detto, bisogna cogliere ogni occasione per irrobustire il patrimonio degli istituti nelle forme più appropriate ai singoli casi: dal ricorso al mercato, alla capitalizzazione dei dividendi, agli strumenti offerti dallo Stato. *Governatore della Banca d'Italia estratti dall'audizione in Commissione Finanze della Camera

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Tremonti bond in vista anche per Unicredit (sezione: crisi)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

BANCHE. Il cda ha dato mandato ai vertici dell'istituto per gli aiuti di Stato in Italia e in Austria Tremonti bond in vista anche per Unicredit MILANO Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al termine di una lunga riunione del cda di Unicredit. Il velo sui conti sarà alzato questa mattina alle 7.30, prima dell'apertura della borsa. L'amministratore delegato Alessandro Profumo incontrerà poi a Londra gli analisti, alle 10.30 ora italiana e, a seguire, la stampa. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila delle banche controllate nei Paesi dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al presidente e all'amministratore delegato di approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha dichiarato una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo di piazza Cordusio a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,95 miliardi. Nel quarto trimestre 2008 gli utili sono attesi a 351 milioni mentre i ricavi a poco meno di 6 miliardi di euro. Fra i temi sui quali il consiglio di amministrazione era chiamato a decidere, anche quello dell'assemblea, convocata il 29 aprile su bilancio e rinnovo del consiglio. Per la messa a punto delle liste, dopo la rottura con Fondazione Cariverona sulla ricapitalizzazione del gruppo, c'è ancora tempo per un confronto fra i soci, visto che le candidature vanno presentate fino a 15 giorni prima dell'assemblea. Intanto in Borsa, dove il titolo negli ultimi dodici mesi ha lasciato sul terreno tre quarti del suo valore, Unicredit ha riagganciato, seppur per poco nel corso della seduta, la soglia psicologica di 1 euro per poi terminare a 0,96 euro (+0,26%).

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Cda Montefibre chiede riscadenziamento ai creditori (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Cda Montefibre chiede riscadenziamento ai creditori da Finanza&Mercati del 18-03-2009 Montefibre proporrà ai creditori una ristrutturazione del proprio debito. Lo ha deciso il cda della società per tentare di uscire dalla crisi finanziaria in cui si è venuta a trovare. La proposta di Montefibre prevede l'integrale pagamento dei debiti, a patto che i creditori accettino un riscadenziamento dei crediti vantati nei confronti della quotata a partire dal 2010. Per essere valida la proposta dovrà essere accettata dai rappresentanti di almeno l'80% dei crediti commerciali e del 100% dei crediti finanziari della società.

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la montefibre ha deciso di chiudere - gianni favarato (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Troppi debiti e crisi di mercato, gli impianti dell'acrilico non ripartiranno La Montefibre ha deciso di chiudere Presidio di lavoratori a Milano: «Non mettete sulla strada 300 famiglie» I vertici della società hanno incontrato i sindacati Nuovo cda il 24 marzo per il bilancio 2008 GIANNI FAVARATO Porto Marghera sta per perdere un altro «pezzo» dell'agonizzante Petrolchimico, ridotto ormai ai minimi termini. Gli impianti della Montefibre fermi da mesi con i 300 dipendenti in cassa integrazione, resteranno chiusi a causa del pesante indebitamento della società e della cronica crisi del mercato delle fibre acriliche. La drammatica notizia è stata confermata ieri ai rappresentanti sindacali dei lavoratori arrivati a Milano con due pullman partiti all'alba da Mestre, per protestare sotto la sede della società. Pochi giorni fa l'amministratore delegato di Montefibre, Emilio Boriolo, aveva anticipato ai segretari dei sindacati dei chimici veneziani che per il riavvio degli impianti che producono da decenni fibre acriliche, non c'è più speranza. La flessione del mercato di queste fibre tessili - ormai superate da prodotti analoghi - è oltre il 50% e, vista la concorrenza dei produttori asiatici, non si sono prospettive di ripresa. Boriolo ha anche confermato il fallimento del piano di riconversione per produrre i «precursori» delle più moderne e richieste «fibre al carbonio», azzerato dopo la marcia indietro di due soci russi della Ribeauville Investments. L'unica prospettiva, secondo l'amministratore delegato di Montefibre, è la vendita di 35 dei 60 ettari - affacciati sul canale Ovest - all'Autorità Portuale che vuole farci un mega-terminal per navi porta container, ma i 70 milioni che entrerebbero nelle casse di Montefibre basterebbero a malapena a risanare il debito (circa 70 milioni) e ricapitalizzare la società. Montefibre ha comunque ribadito che è pronta a vendere gli impianti produttivi di Porto Marghera ad eventuali compratori. Proprio ieri il consiglio di amministrazione di Montefibre, che tornerà a riunirsi il 24 marzo per approvare il bilancio consuntivo del 2008, ha approvato un nuovo piano di rientro dal debito da presentare e negoziare con banche e fornitori. Ieri mattina Boriolo, affiancato dal presidente di Montefibre Spa, De Santis, ha parlato ai delegati della Rsu ricevuti nella sede milanese, mentre nella centralissima via Doria, a poche centinaia di metri da piazzale Loreto, dove proprio ieri si è tenuto un consiglio di amministrazione di Montefibre - più di cento lavoratori arrivati con due pullman manifestavano, con cartelli e striscioni. Ai delegati delle Rsu gli amministratori hanno spiegato che, secondo loro, l'unica soluzione per uscire dalla crisi finanziaria e produttiva è quella di tagliare le produzioni di Porto Marghera, per salvaguardare quelle analoghe della società gemella di Montefibre in Spagna. «Non accetteremo mai una decisione che comporti la chiusura degli impianti produttivi con la perdita di 300 posti di lavoro diretti e di chi lavora nell'indotto - ha dichiarato dopo l'incontro nella sede milanese il delegato della Rsu, Alessandro Pavanello - I dirigenti di Montefibre debbono assumersi le loro responsabilità e garantire il piano industriale che ci avevano promesso, anche in sede ministeriale». Le Rsu convocheranno domani o dopodomani l'assemblea dei lavoratori e incontreranno la direzione aziendale anche alla luce del fatto che il prossimo 22 marzo scade il periodo di cassa integrazione e da lunedì prossimo tutti i dipendenti dovrebbero «teoricamente» rientrare al lavoro, ma più verosimilmente saranno messi tutti in cassa integrazione straordinaria a zero ore. I sindacati dei chimici (Cgil-Filcem, Cisl-Femca e Uilcem) tornano così a chiedere con forza al ministro dello Sviluppo, Scajola, la convocazione urgente di un «tavolo» che malgrado l'abbandono dei soci russi e alla luce della vendita di parte dell'area all'Autorità Portuale, sancisca l'impegno dell'azienda a investire nelle produzioni innovative come i precursori delle fibre al carbonio, come è previsto dall'accordo del 14 dicembre 2007, siglato al tavolo ministeriale.

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il circolo della stazione attacca l'ex sindaco (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Lamberti avrà per alleati i suoi vecchi avversari» Il circolo della Stazione attacca l'ex sindaco LIVORNO. E' quello Stazione-Sorgenti il primo circolo del Pd a esprimersi sulle prossume elezioni amministrative, a partire dal rendiconto del sindaco in consiglio comunale, definito «chiave di lettura per una più chiara comprensione del percorso di questi ultimi cinque anni e per l'elaborazione del progetto politico futuro». Il circolo apprezza l'esosizione del sindaco perché chiarisce che «il nuovo stile di governo era una priorità per salvaguardare Livorno da una crisi finanziaria che sarebbe potuta sfociare anche in una crisi sociale». Secondo il documento della Stazione l'intervento di Cosimi aveva «una logica strettamente politica ed è proprio su tutto questo che il Partito decise in maniera condivisa, e lo sottolineiamo, di procedere alla formazione delle candidature sulla base di un rinnovamento». «Legittimamente - dice il circolo del Pd - l'ex sindaco ha ora deciso di candidarsi per la prossima competizione elettorale individuando anche in esponenti della destra i suoi riferimenti politici. Gli avversari di allora si trasformano a quanto sembra in alleati!». Ora per il circolo del Pd Stazione-Sorgenti, «si tratta di concorrere all'elaborazione del progetto politico dei prossimi anni». «Su questo aspetto - conclude il circolo - riteniamo che debba iniziare subito una fase nuova di ascolto per far fronte alle esigenze della collettività. Si deve partire dai circoli, ma dobbiamo andare nei luoghi tradizionalmente meno inclini alla politica, dove si incontrano i giovani».

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<Le verifichele faccia un ente europeo> (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Le verifichele faccia un ente europeo» gli analisti milano. Per superare la crisi finanziaria, il blocco dei mercati e la mancanza di fiducia nel mondo del credito «i controlli sul settore vanno affidati a una struttura federale cui aderiscano tutti i Paesi dell'area euro». Lo propone l'associazione italiana degli analisti finanziari (Aiaf), che ha inviato un pacchetto di proposte a Parlamento, governo, Banca d'Italia e diverse authority. La proposta dell'Aiaf prevede che il sistema dei controlli economici-finanziari in Italia venga strutturato su tre soli soggetti: Banca d'Italia per le indagini «di micro e macro stabilità», la Consob «per la trasparenza» e l'Antitrust «per la concorrenza». Sparirebbero quindi l'Isvap per le assicurazioni e la Covip per i fondi pensione. «In questo momento - afferma Gregorio De Felice, presidente dell'associazione che riunisce 1.100 analisti - non si sente davvero il bisogno di questo confronto o volar di stracci tra governo e Banca d'Italia, la cui attività di vigilanza è una delle migliori del mondo». Sono in tutto otto le proposte dell'Aiaf, che critica i controlli dei prefetti sul credito e ritiene irrealizzabile la nascita di una bad bank per i titoli tossici, mentre non boccia i Tremonti bond. 18/03/2009

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Fmi: un 2009 nero Obama contro Aig Nokia taglia (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

DIARIO DELLA CRISI Fmi: un 2009 nero Obama contro Aig Nokia taglia Maurizio Galvani L'Fmi «affonda» e rivede al ribasso le previsioni (formulate in gennaio) di crescita a livello mondiale. A fine 2009, il calo dell'economia Usa sarà del 2,6% invece che 1,6%, la zona dell'euro calerà del 3,2% (da -2%), per il Giappone la flessione stimata è del 5% dal precedente -2,6%. I nuovi dati sono stati forniti da Teresa Ter-Minassian, consigliere del direttore Dominique Strauss-Kahn, che ha parlato di una recessione globale con «la Gran Bretagna che chiuderà l'anno con un meno 3,8% e i paesi appartenenti al G7 con un -3,2%». La ripresa? Potrebbe esserci dal 2010 con una crescita globale vicino ad un più 3,2%. La giornata si è aperta con la pessima notizia che il gruppo telefonico finlandese Nokia ha annunciato il licenziamento di 1.700 dipendenti che lavorano nelle sue filiali sparse in tutto il mondo. Il leader della telefonia mobile ha giustificato questa drastica misura spiegando che «la crisi ha provocato una contrazione dei consumi e una caduta delle vendite dei cellulari». Le aree più colpite da questa decisioni sono la stessa Finlandia, la Spagna, gli Stati uniti e la Gran Bretagna. Dalla Spagna, invece, è sopraggiunta la notizia che la compagnia Telefonica vuole offrire uno sconto anti-crisi fino a 20 euro a suoi clienti disoccupati. Il «mecenatismo» dell'azienda iberica è giustificato dalla drammatica situazione economica del paese (presenta il 14% di disoccupati, la più grave quota del resto di Europa) e applicherà ad una riduzione della bolletta del 50% (fino a 20 euro appunto) sia per i clienti del telefono fisso che quello mobile. Aig ancora Aig. Il colosso assicurativo statunitense - che ha fatta polizze vita e assicurative per circa 100 milioni di cittadini e che ha già ricevuto dall'amministrazione ben 173 miliardi di dollari - è al centro di uno vero «scandalo». Oggi si si decide infatti se il top manager della compagnia potrà prendere un bonus da 160 milioni di dollari. Il presidente Obama si è detto indignato e ha già gridato allo scandalo, parlando di «immoralità di fronte alla crisi che vive il paese». Il Congresso si dovrà assumere una grande responsabilità tenuto conto che l'azienda ha già ricevuto per quattro volte un salvataggio. Gli Usa sono inoltre al centro di uno scontro commerciale con il vicino paese, il Messico, con cui - insieme agli Stati uniti e al Canada - fa parte del trattato di libero scambio noto come Nafta. La «guerra d'asfalto» è iniziata quando Barack Obama ha deciso di bloccare il passaggio sperimentale dei camion messicani che trasportano merci in territorio statunitense. Immediata è stata la reazione del paese centroamericano che ha aumentato i dazi di novanta prodotti made in Usa importati in Messico. Il ministro Gerardo Ruiz Mateos ha già detto che «gli Usa si comportano in questa maniera perché hanno ceduto al protezionismo, violando le regole commerciali incluse nel Nafta». Gli Usa esportano merci verso il Messico per un valore di circa 2 e mezzo di dollari. Dagli Stati uniti, in realtà dalla Germania, giunge la notizia invece che la casa madre General Motors starebbe preparando un piano per salvare la tedesca Opel in odore di bancarotta. A sostenerlo è il ministro dell'economia Karl-Theodor Zu Guttenberg che ha tenuto ieri un incontro con il segretario al tesoro Usa, Tim Geithner. La casa statunitense sarebbe pronta a mantenere una quota di minoranza pure se l'Opel verrebbe acquistata da un privato. In Germania si parla di un intervento dei Land dove sono gli stabilimenti dell'Opel. Per il colosso tedesco, nel frattempo, l'istituto di statistica Iwh ha previsto una contrazione del Pil pari al 4,8% quest'anno; più elevata rispetto all'1,9% della precedente stima. La Svizzera continua ad essere al centro della polemica scatenata dalla Ue sul fatto che ci vorrà troppo tempo per allentare il segreto bancario. La Confederazione elvetica si difende: «E' stato fatto un passo avanti». E uno indietro.

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Informazione, la quarta crisi (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Informazione, la quarta crisi Marco Ferri Come se non bastassero la crisi ambientale, la crisi energetica e la crisi finanziaria, che ha subito tracimato sulla crisi economica, ecco la quarta crisi: la crisi dell'informazione sta attraversando tutto il mondo occidentale. A prima vista sembrerebbe che la crisi dei giornali sia la diretta conseguenza della crisi della pubblicità, che da anni foraggia tutti i mass media. In realtà, come per le altre tre crisi (ambientale, energetica e finanziario-economica) la crisi dell'informazione viene prima della «tempesta perfetta»: tanto che non ha saputo prevederla. Schiacciata dall'insorgenza dei new media (internet in testa) e dalla invadenza della tv (sia generalista che tematica, vale a dire sia analogica che digitale) la stampa ha perso colpi, per poi perdere copie, diffusione, lettori e pubblicità. Sir Martin Sorrell, fondatore e ceo (chief executive officer) di Wpp, colosso britannico della pubblicità mondiale, ha sentenziato che nel giro di un paio d'anni assisteremo a un radicale cambiamento rispetto agli attuali equilibri . Sempre meno giornali, sempre più internet e broadcaster televisivi «tradizionali» che cederanno via via terreno nei confronti di nuovi modelli d'intrattenimento e informazione audiovisiva. Difficile però immaginare cosa accadrà in particolare alla carta stampata, soprattutto negli Usa dove le previsioni dei grandi giornali, dal New York Times (che, per ripianare i bilanci in rosso ha dovuto vendere il grattacielo, disegnato da Renzo Piano, che ospita la redazione a New York), per non parlare del Wall Street Journal (divenuto di proprietà di Rupert Murdoch, ha annunciato tagli e licenziamenti pari al 50 per cento degli addetti): questi eventi fanno pensare a una discesa più ampia della stampa americana. Anche il Washington Post ha annunciato di tagliare dal prossimo 30 Marzo l'inserto dedicato al business, compresa le pagine quotidiane dedicate ai listini di Borsa. L'ipotesi di uno scenario futuro del rapporto tra pubblicità e media è fosco. Nei paesi sviluppati la tv rimarrà ancora dominante, ma dall'attuale quota di mercato attorno al 30-35% scenderà al 20-25%. Internet, oggi attorno al 12% salirà anch'essa al 20-25%. E quanto alla carta stampata, si vedrà anche qui una riduzione al 20-25%. Insomma, giornali e riviste saranno i più esposti alla concorrenza dei media via internet. E' un fatto che l'intrattenimento condizioni l'informazione, che la stessa sia «condizionata» dagli introiti pubblicitari, senza i quali le testate giornalistiche rischiano la chiusura. E' un fatto che la crisi dei consumi riguardi anche il «consumo» di informazioni. E' un fatto che la comunicazione abbia assunto un ruolo determinante nella politica dei governi, spesso come grande diversivo, per orientare le opinioni pubbliche a favore di scelte e a detrimento di altre, non solo durante le campagne elettorali, ma anche durante l'azione di governo. La crisi che sta attraversando il mondo dei media rischia di mettere in secondo piano la difesa del diritto a un'informazione corretta, il diritto a una comunicazione libera. La crisi degli investimenti pubblicitari spinge sempre più a «catturare» l'attenzione verso le marche globali, invece che a «liberare» l'attenzione di molti verso la democrazia della comunicazione. Per dirla come la dice Zygmunt Bauman «in veste di compratori siamo stati adeguatamente preparati dagli uomini di marketing e dai copywriter pubblicitari a svolgere il ruolo di soggetto: finzione vissuta come verità di vita, parte recitata come 'vita reale' che col passare del tempo spinge da parte la vera vita reale, privandola di ogni possibilità di ritorno» (Consumo, dunque sono, Editori Laterza, Roma-Bari 2009). Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente di Upa, l'associazione degli investitori pubblicitari, a conclusione del summit della pubblicità che si è svolto a Roma giorni fa, ha detto «La comunicazione è e resta driver competitivo, posto di lavoro per talenti, stimolo all'innovazione e libertà di scelta per il consumatore». Eccola, allora tutta intera l'esplicitazione della «quarta crisi», quella che lega pubblicità e informazione: la spasmodica ricerca di un nuovo paradigma tra informazione e pubblicità che perpetui la società dei consumi. Se questo è il pensiero di chi spende i soldi per la pubblicità nell'informazione, emblematica è la sinergia del ragionamento con chi sta sperimentando, per altro con successo, forme alternative di informazione sul web. Arianna Huffington, co-fondatrice e editrice dell'Huffington Post, attualmente il sito più famoso degi Stati uniti d'America, lei, indicata da Time tra i 100 personaggi più influenti degli Stati uniti, partecipando al summit della pubblicità, organizzato appunto da Upa, ha tracciato tre tendenze in atto: a) i giovani vivono online; b) di crescente importanza è la fase d'ascolto del proprio pubblico da parte di ogni testata giornalistica; c) centrali i contenuti generati dagli utenti. In particolare, secondo Arianna Huffington, intervistata da Kara Swisher del Wall Street Journal, il futuro vedrà giornali, tv e internet alimentarsi a vicenda. L'Huffington Post ha circa 20 milioni di visitatori mensili che sempre più desiderano interagire con l'informazione. Il mese scorso sono stati un milione i commenti al celebre sito. Tutto ciò senza un dollaro di marketing, ma solo attraverso il passaparola. Nonostante le dimensioni del fenomeno internet - soprattutto negli Stati uniti - e la misurabilità dei risultati grazie ai click, vi sono ancora inspiegabili resistenze da parte delle aziende a investire in questo mezzo. Negli Usa, figuriamoci in Italia. «Questo è il momento della transizione, ovvero il peggiore. Gli editori si ritrovano con un vecchio apparato dai costi sproporzionati alle diffusioni e alla raccolta pubblicitaria», ha detto al Sole24Ore Marco Benedetto, vicepresidente del Gruppo Espresso, una vita spesa a creare prodotti editoriali di successo, che ha appena fondato blitzquotidiano.it, sito emulo di Huffington Post. Forse la quarta crisi è solo un momento di transizione verso la convergenza di stampa, tv e internet. Oppure, come per la crisi ambientale, la crisi energetica e la crisi finanziario-economica, anche la crisi del rapporto tra pubblicità e informazione è una crisi strutturale, che rimanda alle contraddizioni della società dei consumi: «consumiamo ogni giorno senza pensare, senza accorgerci che il consumo sta consumando noi e la sostanza del nostro desiderio. E' una guerra silenziosa e la stiamo perdendo». (Z. Bauman).

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La Losma di Curno verso l'India con una filiale (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

La Losma di Curno verso l'India con una filiale --> Allo studio una società anche di assemblaggio per sviluppare il mercato ed evitare dazi all'ingresso Mercoledì 18 Marzo 2009 ECONOMIA, pagina 37 e-mail print Giancarlo Losma all´interno dell´azienda foto Bedolis Il momento è difficile, si sa, ma proprio per questo bisogna investire nel futuro. Nonostante tutto il 2008 per la Losma Spa di Curno, specializzata in aspiratori per la depurazione dell'aria e depuratori per lubrorefrigeranti per macchine utensili, si è chiuso con una crescita del fatturato dell'8% e degli ordini del 4%. Il giro d'affari si è assestato intorno ai 10 milioni (11 come gruppo, considerando le filiali commerciali in Germania, negli Stati Uniti e quella in Gran Bretagna, in fase di sviluppo), per metà legato all'export, con il resto del mondo che sta crescendo più dell'Italia. E ora è allo studio uno sbarco in India. «Pensiamo a un'attività anche di produzione, quantomeno di montaggi finali, per evitare i pesanti dazi doganali - spiega Giancarlo Losma, presidente oltre che fondatore nel 1974 della società -. Abbiamo individuato la zona, intorno a Pune, dove abbiamo già una persona da un anno e mezzo, ma dobbiamo ancora decidere la strategia, se andare avanti da soli o insieme a un partner locale. Scelta che comunque prenderemo a breve». L'interesse per l'India è stato accentuato dalla necessità di essere presente su un mercato che dovrebbe essere tra i primi ad agganciare la ripresa. «In questo momento stiamo investendo nella crescita dei mercati - continua Losma -. Non solo nella costituenda filiale in India, ma anche in Germania dove stiamo assumendo persone nell'ambito tecnico-commerciale e negli Stati Uniti dove stiamo sviluppando il network di vendita. E siamo investendo anche in Italia: ad ottobre abbiamo aperto una sede a Torino per potere avere un dialogo più stretto con l'industria dell'auto e i loro fornitori di prima fascia. L'industria dell'auto è molto sofisticata e resta un settore di grande importanza, nonostante il momento. Vi siamo entrati quattro anni fa con prodotti innovativi e contiamo di acquisire quote per un successivo sviluppo quando il settore tornerà ad espandersi». La convinzione di una ripresa si scontra peraltro con la difficoltà di fare previsioni. «Il 2009 è ancora difficile da interpretare - continua Losma -. Sono rientrato recentemente da viaggi in Medio e Estremo Oriente, in India e negli Stati Uniti e ho constatato di persona che la crisi è mondiale. A novembre il mercato si è fermato contemporaneamente e in tutto il mondo di colpo, un blocco improvviso. E dire che a ottobre la fiera Bimu aveva dato buoni risultati e noi abbiamo fatto proprio a ottobre il record di fatturato e acquisizione ordini della nostra storia. C'è da dire che il settore è abituato alla flessione di fine decennio, ma questa volta tutto è stato accentuato dalla crisi finanziaria». In ogni caso al momento il lavoro prosegue per la Losma che occupa oltre 50 dipendenti (70 come gruppo). La parte dedicata alla ricerca e sviluppo è molto importante, svolta in collaborazione con istituti esterni, ma prevalentemente in casa, con otto progettisti che lavorano anche in collaborazione stretta con le aziende. L'attività ha già fruttato diversi brevetti. All'ultima Emo di Hannover, la principale fiera mondiale di settore, era stato presentato tra l'altro un innovativo sistema autopulente a depressione per la depurazione dei liquidi refrigeranti. «In questo momento siamo tra l'altro lavorando sulla realizzazione di apparecchi per la depurazione dell'aria destinata ai mercati emergenti utilizzando nuovi sistemi che stiamo brevettando - aggiunge Losma -. Sono prodotti che devono coniugare bassi costi e grande affidabilità». Stefano Ravaschio 18/03/2009 nascosto-->

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<Usciremo dalla crisi a giugno Bergamo modello vincente> (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Usciremo dalla crisi a giugno Bergamo modello vincente» --> Il ricercatore sociale Enrico Finzi: segnali che il tracollo sta per finire «Chi ora paga dazi più forti, si riprenderà però meglio di altri territori» Mercoledì 18 Marzo 2009 GENERALI, pagina 5 e-mail print Enrico Finzi ieri nella sede di Confindustria Bergamo Thomas Magni Bergamo«La crisi economica durerà ancora sino a metà anno, ma già ora la velocità di caduta è più lenta che nei mesi scorsi e, in fondo al tunnel, si incominciano a intravedere alcune luci: ci sono segnali che lasciano ben sperare e c'è già chi è in pista per un recupero. Bergamo sta pagando dazio più di altre realtà proprio perché è un'economia più forte e che ha investito molto sull'export: ma proprio la terra orobica, per la sua tradizionale laboriosità e la sua etica del lavoro, uscirà dalla crisi prima e meglio di altri territori». Così Enrico Finzi, uno dei più noti ricercatori sociali, intervenuto ieri in Confindustria Bergamo per un incontro con gli imprenditori locali, ha delineato cause e scenari futuri della crisi in atto, un processo che cambierà in modo significativo il mondo della produzione e dei consumi. Dove affondano le radici dell'attuale situazione economica? «Nasce da giganteschi squilibri planetari che hanno la loro origine negli Stati Uniti a seguito di una triplice follia. L'economia americana è stata lasciata da Clinton con un lieve attivo di bilancio; Bush ha dato corso a un forte indebitamento: un fatto grave, perché negli Usa le famiglie sono sempre state fortemente indebitate, mentre lo Stato era virtuoso. Ora l'avere sommato ai giganteschi debiti delle famiglie anche i debiti pubblici ha determinato una prima follia: famiglie che vivevano al di sopra delle loro possibilità, spendendo soldi che non avevano, soldi che le banche davano a gente che non meritava credito. Questa si connette alle follie di una guerra inutile e dell'aver abbassato le tasse ai ricchi e non aver dato pensioni e tutela sanitaria ai poveri: una situazione che, alla fine, ha coinvolto tutti». Europa e Italia comprese. «È una crisi di fiducia generale della quale Europa e Italia non hanno colpa, ma la crisi è grave. Uno dei fenomeni chiave è l'incremento del costo dell'indebitamento. È una crisi finanziaria che si è tradotta in crisi generale dell'economia; esportare è diventato sempre più difficile. Le famiglie hanno visto diminuire il lavoro e il lavoro certo; la pressione fiscale non è diminuita. Lo scorso anno sono aumentati di molto alcuni prezzi, come quelli di benzina, pasta, latte: ora si è tornati indietro, ma lo choc è stato tale che la gente continua a percepire un aumento dei prezzi molto più del reale. Questo ha determinato una sensazione di impoverimento. Si è, così, messo in moto il drammatico ciclo della depressione collettiva». È cioè crollata la fiducia nel futuro? «Dagli anni settanta sino al Duemila, in media, il 63 per cento degli italiani si diceva ottimista riguardo al futuro immediato; nel gennaio del 2007 siamo scesi al 51 per cento, lo scorso anno eravamo al 41 per cento e due mesi fa al 29 per cento. Mai visto un tracollo così forte dell'ottimismo. La crisi ha significato una perdita del potere d'acquisto, ma anche il diffondersi della depressione di massa». A quando la fine del tunnel? «Prevediamo il punto più basso della crisi per giugno. Ma ci sono già segnali che annunciano il giro di boa, che lasciano pensare che il tracollo stia per finire. Negli ultimi due mesi i consumi americani sono calati meno di un terzo del previsto; alcuni provvedimenti mondiali, come quelli per l'automobile, si stanno dimostrando efficaci. In questa fase, per la prima volta, gli ottimisti risalgono dal 29 al 33 per cento, poca cosa, ma è significativo; ed entro ottobre si prevede di superare il quaranta per cento. La reattività della fascia prealpina, indipendentemente dal colore politico dei governi regionali, è più elevata del previsto. Questo ci fa dire che le probabilità per un recupero più rapido sono discrete. Da due settimane ci sono alcuni sospiri di sollievo. Rimangono, però, alcuni problemi». Quali? «Cresce la disuguaglianza territoriale e sociale. Il Sud affonda sempre di più. Le aree più forti pagano più dazio all'inizio, specie sul terreno dell'export, ma reggono meglio. Usciamo dalla crisi con un Paese più ingiusto. Il secondo problema riguarda i consumi: non si tornerà mai più al modello precedente. I prezzi tendono a essere più bassi e le imprese vedranno una diminuzione dei profitti. Oggi le aziende mirano a sopravvivere, domani si renderanno conto che si lavora facendo una gran fatica, ma guadagnando meno». Come cambieranno i consumi? «Ci saranno meno follie, meno ostentazioni, meno fumo e più arrosto, più attenzione alla concretezza, ai risultati, al prezzo: le persone, anche le più ricche, saranno più attente nello spendere; ciò non consentirà più imbrogli con prezzi assurdi. Ci sarà meno fiducia nelle marche, meno fedeltà: la gente confronterà di più le varie proposte; i consumatori saranno più imprevedibili. Ma un punto è chiaro: dopo decenni di follia, la festa della bolla dei consumi è finita». In che misura Bergamo è toccata dalla crisi? Come e quando ne uscirà? «La Bergamasca paga più dazio di altre realtà proprio per la sua forza, per la sua forte presenta di imprese esportatrici; si tratta di una provincia fortemente internazionalizzata e quindi poco protetta. Ma la vecchia, tradizionale Bergamo, prudente, considerata po' chiusa, ma profondamente laboriosa, vince la partita planetaria. Del resto queste sono le culture vincenti sul lungo periodo: culture fatte di sostanza, di etica, di etica del lavoro, del rimboccasi le maniche, della forza della famiglia, di solidarietà e spirito comunitario. Bergamo ne esce prima ed è un modello vincente». Gianluigi Ravasio 18/03/2009 nascosto-->

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POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha approvat... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Viareggio)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA VIAREGGIO pag. 6 POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha approvat... POSSIBILI novità strategiche per il bilancio comunale: la Camera ha approvato ieridue mozioni simili, di Franceschini e Cicchitto, che avviano la modifica del patto di stabilità: si possono usare alienazioni per finanziare la spesa corrente; si possono usare i residui di bilancio per le piccole opere pubbliche; si dà obbligo che i tagli dell'Ici debbano essere indennizzati integralmente ai comuni da parte dello Stato. Per questa ragione Andrea Palestini del Pd invita la giunta a «rimettere in moto le alienazioni», mentre l'onorevole Raffaella Mariani sottolinea la possibilità di sbloccare i crediti pubblici verso le imprese, c ol riavvio dei cantieri, per 14,5 miliardi a livello nazionale. INTANTO I SINDACATI Cgil, Cisl e Uil, e sigle pensionati, protestano di nuovo contro la giunta Lunardini per il bilancio del sociale e minacciano due giornate di mobilitazione durante i consigli comunali. Facendo perno sulle alienazioni annunciate per 10 milioni, i sindacati chiedono che «siano recuperati da subito un milione e mezzo per arrivare a quella data, con il preciso impegno sottoscritto dal sindaco a garantire le risorse necessarie, un milione e 200 mila, per arrivare alla fine dell'anno». E giù altre critiche: «A dicembre non è stato pagato il minimo vitale, sulle spese per il riscaldamento si registrava un avanzo di gestione di circa 400 mila euro che avrebbero potuto essere stornati al sociale già allora. In una fase di grave crisi finanziaria anzichè tagliare i servizi sociali dovrebbero essere ridotti al minimo gli investimenti che pesano per circa 14 milioni, limitandoli all'indispensabile con tagli ad esempio al Teatro Pucciniano (sono previsti 3 milioni anziché 1 come il comune è tenuto a fare) recuperando all'esterno risorse aggiuntive; all'ammortamento dell'inceneritore su cui lo scorso anno si è registrato un avanzo di circa 300 mila euro al Piuss che pesa per 5, 3 milioni.Ciò non bloccherebbe comunque tutti gli investimenti per opere e le manutenzioni, a cui è già previsto di destinare il 25% degli oneri di urbanizzazione per circa 2,8 milioni. Non accendendo mutui per circa 7,5 milioni si risparmierebbero quindi sulla spesa corrente circa 300 mila euro di interessi con un minore aggravio anche per il bilancio del prossimo anno. Tra questo risparmio e quello del riscaldamento si recupererebbero i circa 700 mila euro necessari a garantire, in aggiunta ai 765.000 già recuperati, la spesa sociale fino a giugno, quando poi interverranno le risorse promesse dal sindaco. La stessa relazione al bilancio evidenzia inoltre il grosso aggravio di spese a partire dall'Iva sui servizi connessi alla Viareggio Patrimonio. Il sindacato confederale e di categoria non ha mai condiviso la scelta di costituire quella società che ha per altro tolto liquidità al comune costretto da allora a ricorrere ad anticipazioni bancarie che costano oltre 300 mila euro di interessi l'anno. Invece di assumere un nuovo dirigente part time per 2 anni sarebbe meglio continuare ad utilizzare qualcuno dei dirigenti del comune».

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NEO - DEM Contrario a questo tipo di federalismo fiscale (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 18/03/2009 - pag: 4 autore: di Pierluigi Mantini NEO - DEM Contrario a questo tipo di federalismo fiscale Nel momento in cui in tutto il mondo, e anche in Italia, è acceso il dibattito sul ruolo dello Stato nell'economia per fronteggiare la crisi globale appare debole e inadeguata la discussione nel parlamento italiano sul federalismo fiscale. In presenza di un forte debito pubblico e di una consistente fase di decrescita e di riduzione elle entrate fiscali, che sia l'Istat che la Corte dei conti stimano nel prossimo biennio in ben 80 miliardi, come sarà possibile finanziare il federalismo e la perequazione senza aver neppure innovato la giungla dei poteri locali?Abbiamo in Italia 24 regioni, 102 province, 8.400 comuni, con 116.000 eletti, ed inoltre 320 comunità montane, un numero incalcolabile di Ato enti sovracomunali, consorzi monofunzionali, circa 6.000 società pubbliche locali: si vuole alimentare con il federalismo fiscale questo stato di cose? Non si comprendono i rischi di questo federalismo esploso, delle sovrapposizioni, delle confusioni, dell'insostenibilità economico-finanziaria e democratica di un modello di federalismo competitivo e divisivo? Questo genera già oggi sprechi, costose competizioni in luogo di virtuose cooperazioni, moltiplicazione di normative, mercati chiusi anziché aperti, proliferazione di caste sul territorio.Stiamo già pagando un prezzo altissimo a questo disordine: si pensi al turismo delle piccole patrie, agli atenei ovunque, agli aeroporti che nascono senza alcuna programmazione, all'energia in mano alle regioni, ai costi delle politiche estere delle regioni.Con la crisi in atto non possiamo permetterci tutto ciò, ci sono analisi e stime che lo confermano. Questo sistema era sbagliato fino ad oggi, ora è anche insostenibile. Il titolo quinto della Costituzione non va esteso con nuove competenze esclusive alle regioni, va corretto. Nella riforma Calderoli la parte migliore e più interessante è quella che propone il superamento del criterio della spesa storica dei trasferimenti attraverso la definizione dei costi standard dei servizi essenziali, in modo da premiare i comportamenti virtuosi e limitare gli sprechi e la cattiva amministrazione. È utile impegnarsi su questo tema ma occorre ammettere che più che di federalismo si tratta di un modello di programmazione pubblica.E' invece assurdo che le regioni autodecidano i propri contributi alla perequazione sulle funzioni non essenziali, che tuttavia sono assai vaste, ed è insostenibile che vengano mantenute le province come sono ossia enti strutturali con forte spesa corrente anziché organi funzionali di coordinamento delle politiche sovracomunali, secondo il principio di sussidiarietà verticale. Nel federalismo fiscale proposto dal governo non doveva essere trascurato che gli enti locali hanno già due potenti leve economiche: l'utilizzo, senza regole e limiti, della negoziazione urbanistica e dei proventi dello sviluppo edilizio; la proliferazione delle società pubbliche e miste in ogni campo. E' assurdo che questi temi non siano stati neppure considerati nel disegno del governo come pure l'assenza di una seria riforma del potere locale, che doveva precedere e non forse seguire la legge delega. La parola federalismo è, negli stessi manuali, polisensa ed equivoca perché indica modelli istituzionali e storici assai diversi, ma solo in Italia è stata usata, in sostituzione delle nozioni di autonomia locale e regionalismo, per indicare non un processo unitivo di identità storiche diverse ma disgregativo dello stato nazionale unitario. È un rischio concreto se si riflette sulla storica disaffezione della borghesia nazionale nei confronti della pubblica amministrazione e sulla problematica formazione delle istituzioni nazionali. Gli stati nazionali non sono morti (come frettolosamente certificato da qualcuno), hanno subito trasformazioni notevoli dopo le grandi guerre (Bretton Woods, crescita dell'Europa, Berlino 1989, 11 settembre 2001, crisi finanziaria 2008) ma sono vivi, e sono ancora gli attori della global governance (G8- G20). Le prime risposte alla crisi in atto sono venute dagli stati nazionali, non da altri, e la scena multipolare sarà caratterizzata dagli stati emergenti e da alleanze tra stati. La coesione nazionale, espressa nello stato unitario, è un valore culturale e politico che va salvaguardato e non superficialmente sostituito. Stato unitario vuol dire anche stato di diritto, indispensabile per contribuire ai legal standard necessari a un nuovo governo della globalizzazione, secondo il principio della fiducia nel diritto che deve sostituire la fiducia nella fiducia e gli altri aleatori slogans che hanno dominato la fase del liberismo finanziario fautrice della crisi economica attuale. In questa fase il pendolo torna ad oscillare più dalla parte dello Stato nazionale unitario, regolatore dell'economia, che non verso le suggestioni federaliste dei poteri pubblici esplosi.

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Eurozona, l'Fmi vede ancora nero (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Economia e Politica data: 18/03/2009 - pag: 8 autore: Le stime per il 2009: calo del 3,2%. Meglio gli Usa (-2,6%). Almunia: sarà un autunno caldo Eurozona, l'Fmi vede ancora nero Barroso: al prossimo G20 l'Europa parli con una voce sola L'economia globale si contrarrà dello 0,6% nel 2009, mentre per il 2010 è prevista una ripresa, con una crescita del 2,3%. Il Fondo monetario internazionale ieri ha anticipato le stime che dovrebbero essere diffuse ufficialmente ad aprile. Nei dettagli, il pil Usa è previsto in calo del 2,6% nel 2009 e in aumento dello 0,2% l'anno successivo, meglio quindi dell'economia dell'Eurozona, che quest'anno dovrebbe contrarsi del 3,2% e crescere dello 0,1% nel 2010. La sfida dell'Europa per il G20. E mentre per il commissario europeo agli affari monetari, Joaquin Almunia, l'Europa rischia un «tono caliente», un autunno caldo, perché «le condizioni sociali si sono deteriorate» a causa della crisi economica e «peggioreranno ancora», con un tasso di disoccupazione che «può avvicinarsi al 10% nel 2010», domani si apre a Bruxelles il consiglio europeo. Un vertice decisivo, nel quale i leader europei vogliono serrare le fila per chiedere, alla riunione del G20 del 2 aprile, una vera e propria riforma del sistema finanziario e per resistere alle pressioni statunitensi per maggiori sforzi fiscali.«La sfida del G20 a Londra è che la Commissione europea e i paesi membri parlino con una sola voce», ha detto ieri il presidente dell'esecutivo comunitario José Manuel Barroso. Una necessità sottolineata anche da Almunia: «Qualunque misura prendiamo in Europa realizzerà pienamente il suo risultato se sarà coerente con l'azione internazionale per stabilizzare i sistemi finanziari e per stimolare la crescita», ha osservato il commissario. «È per questo che l'Ue deve mettere a punto in due settimane la sua posizione da presentare al vertice del G20 con una voce unica», ha spiegato Almunia, aggiungendo: «Dobbiamo vedere un impegno globale verso le riforme regolatorie e verso il miglioramento della supervisione. Dobbiamo vedere un Fondo monetario riformato e più inclusivo, che abbia un ruolo di sorveglianza più forte per l'economia globale. E dobbiamo ripristinare una crescita sostenibile per l'economia globale, attraverso l'attuazione di stimoli di bilancio in modo coordinato, mantenendo i mercati aperti e lanciando un'iniziativa sul finanziamento del commercio».«Dobbiamo spiegare agli americani che stiamo già facendo abbastanza in materia di stimoli all'economia», ha detto il vice premier ceco, Alexandr Vondra. Gli Usa hanno già avviato un programma di stimoli da 787 miliardi di dollari (606 miliardi di euro), mentre l'Ue a 27 si è impegnata a stanziare un piano di stimoli da 400 miliardi di euro per il 2009 e il 2010, pari al 3,3% del pil. Questa cifra include gli aiuti pubblici Ue e quelli nazionali. Barroso ha già detto che sarebbe «imprudente» varare nuovi stimoli, mentre quelli già approvati devono ancora fare effetto. «Se necessario», ha spiegato Barroso, «prepareremo misure aggiuntive, ma evitiamo di tirar fuori ogni giorno un nuovo piano, prima che gli altri siano ancora stati adottati. Spero che su questa posizione ci sia il giusto consenso». Sarkozy e Merkel: impegno Ue sul patto di stabilità. Intanto, in una lettera congiunta alla presidenza ceca di turno dell'Ue e al presidente della Commissione europea, Barroso, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel chiedono che i paesi dell'Ue si impegnino ad applicare «il patto di stabilità e di crescita», per «consolidare» le loro finanze pubbliche e «garantire la riduzione rapida dei deficit». I due leader auspicano inoltre che l'Unione europea prenda le «prime misure» nel settore finanziario «entro giugno», sulle basi della relazione Larosière. Jacques de Larosière, ex direttore dell'Fmi, è stato incaricato dall'Ue di dare indicazioni in materia di controllo finanziario. Il gruppo di esperti che ha formato ha raccomandato la creazione di un organo europeo per l'individuazione dei rischi che gravano sulla stabilità del sistema finanziario, allo scopo di evitare gli errori che hanno portato alla crisi finanziaria attuale.«L'indebitamento pubblico eccessivo minaccia sul lungo termine la stabilità globale. Finanze pubbliche sane rimangono così determinanti per la credibilità e la stabilità dell'Unione europea», ritengono Sarkozy e Merkel. «Il consolidamento degli sforzi dovrà essere accelerato a man mano che l'economia si rettificherà, per garantire la riduzione rapida dei disavanzi sotto il valore di riferimento. Pur riconoscendo che dobbiamo far fronte a sfide crescenti, dobbiamo rinnovare il nostro impegno a ritornare quanto più presto possibile, conformemente al Patto e in sintonia con la ripresa dell'economia, ai nostri obiettivi di bilancio di medio termine», proseguono i due leader, i quali ritengono che «a livello di settore finanziario, sia necessario uno sforzo maggiore di stabilità, di trasparenza e di controllo. A tal riguardo, accogliamo favorevolmente la relazione Larosière e la comunicazione della Commissione che propone un nuovo ambizioso programma di riforma per il settore finanziario. Per contribuire allo sviluppo di standard internazionali, l'Ue deve agire risolutamente verso un quadro regolamentare europeo sulle basi delle raccomandazioni del gruppo Larosière. Le prime misure dovranno essere adottate entro giugno», concludono Sarkozy e Merkel.

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Debiti contributivi in saldo (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 18/03/2009 - pag: 32 autore: pagina a cura di Domenico Comegna Nuovo tasso ufficiale di riferimento. Gli effetti del provvedimento della Bce Debiti contributivi in saldo Costa sempre meno regolarizzare la posizione Costa sempre meno regolarizzare i debiti contributivi, dopo la decisione assunta al consiglio direttivo della Banca centrale europea, in seguito al perdurare della crisi finanziaria. Il nuovo valore del Tur (Tasso ufficiale di riferimento, ex Tus) passato dal 2 all'1,5%, la quinta variazione nel giro di quattro mesi, ha efficacia immediata (il precedente, meno 0,50% risale allo scorso 21 gennaio), in quanto ai sensi del dlgs n. 213/1998, che prevedeva un regime transitorio di cinque anni, ora non è più necessaria un'autonoma determinazione della banca d'Italia per rendere effettivo il tasso. La normativa che disciplina la materia, l'art. 14 della legge n. 448/1998 (il collegato alla Finanziaria 1999), indica quale tasso base il Tur e non più il prime rate, favorendo così, attraverso una minore incidenza degli oneri accessori, la regolamentazione spontanea dei debiti, anche in forma rateale, da parte dei datori di lavoro inadempienti nei confronti degli enti previdenziali. Interessi di dilazione. Il citato art. 14 della legge n. 448/1998 stabilisce che, con effetto dal 1° gennaio 1999, ferme restando le maggiorazioni previste in materia di regolamentazione rateale dei debiti contributivi e di sanzioni, in caso di ritardato o omesso versamento degli stessi, per la determinazione del tasso di interesse di differimento e di dilazione (art. 13 della legge 537/1981, modificato dall'art. 2 della legge n. 389/1989 e successivamente dall'art. 3, comma 4, della legge n. 402/1996), è preso a base il Tasso ufficiale di riferimento. Essendo la misura del Tur fissata a partire dall'11 marzo in misura pari al 1,5%, ne consegue che gli interessi di dilazione da applicare alle rateazioni concesse dalla suddetta data deve essere calcolato sulla base del nuovo tasso del 7,5% (Tur maggiorato di sei punti, come previsto dall'art. 3, comma 4, della n. 402/1996). Nei casi di autorizzazione al differimento del termine di versamento dei contributi (come in presenza di richiesta per ferie collettive dell'azienda), a partire dalla contribuzione relativa al mese di marzo 2009 si applica l'aliquota del 7,5%. Somme aggiuntive. La nuova misura del tasso degli interessi di dilazione comporta anche un adeguamento, con decorrenza 11 marzo 2009, dell'aliquota di calcolo delle somme aggiuntive: - per il ritardato pagamento delle inadempienze contributive spontaneamente denunciate nei termini, oppure spontaneamente denunciate entro l'anno e pagate entro i 30 giorni successivi, sorte dal 1° ottobre 2000, la sanzione è pari al Tur (1,5%) maggiorato di 5,5 punti e, quindi, al 7% annuo (art. 116, comma 8 lettere a) e b) secondo periodo, della legge 388/2000); - per il mancato pagamento dei contributi accertati dall'ente, denunciati dagli interessati oltre un anno dalla scadenza, oppure denunciati entro l'anno e non pagati nei 30 giorni, il tasso, dal 1° ottobre 2000, è pari al 30% annuo (art. 116, comma 8 lettera b), della legge 388/2000); - per le inadempienze dovute a incertezze connesse a contrastanti orientamenti giurisprudenziali o amministrativi (art. 116, comma 10, della legge n. 388/2000) e a condizione che il pagamento avvenga nei termini fissati dall'ente impositore, è pari al Tur maggiorato di 5,5 punti e quindi al 7% annuo; - per le procedure concorsuali, il riferimento al «prime rate» deve intendersi sostituito da quello al Tur (2%). A tale riguardo occorre ricordare che l'importo della sanzione ridotta non può, comunque, essere inferiore al limite fissato per gli interessi legali (3%).

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Ridare fiducia ai mercati (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Mercati e Finanza data: 18/03/2009 - pag: 36 autore: proposte aiaf Ridare fiducia ai mercati Per uscire dalla recessione economica va risolta innanzitutto la crisi finanziaria e va ridata fiducia ai mercati. Lo sostiene il presidente dell'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari, Gregorio De Felice. «Non è possibile uscire da questa recessione senza aver prima ristabilito fiducia nei mercati finanziari, altrimenti i rimbalzi di borsa sono destinati a rimanere dei fuochi di paglia», ha spiegato De Felice, nel corso della presentazione alla stampa delle otto proposte redatte dall'Aiaf per contrastare la crisi. «Mercati finanziari efficienti e caratterizzati da una più elevata trasparenza e informazione rappresentano una condizione indispensabile di crescita economica, in assenza della quale non sarà possibile uscire dall'attuale fase recessiva», ha continuato.«Se non si risolve la crisi finanziaria, tutte le misure economiche messe in atto farebbero solo da tampone, perché nel sistema», ha proseguito De Felice, «ci sono ancora potenziali perdite di importo rilevante e perché alcuni segmenti di mercato non sono ripartiti, come le cartolarizzazioni e il capitale di rischio per le imprese. Sono partite poco le emissioni obbligazionarie nelle imprese non finanziarie, non sono partiti i prestiti sindacati, il sistema insomma gira a un terzo di quello che dovrebbe andare. Nel complesso, c'è un drastico rallentamento delle fonti di finanziamento non bancarie».

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Patto di stabilità, tutti d'accordo (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Pubblica Amministrazione data: 18/03/2009 - pag: 31 autore: di Francesco Cerisano Pronto l'emendamento al dl incentivi. Vegas: se non passerà lo riproporremo. Federalismo in discesa Patto di stabilità, tutti d'accordo Unanimità sulle mozioni Pdl-Pd per alleggerire i vincoli La crisi finanziaria degli enti locali mette d'accordo maggioranza e opposizione. Il patto di stabilità verrà ammorbidito, questo è certo, consentendo agli enti virtuosi di sbloccare le risorse disponibili per pagare i fornitori. Il discusso comma 8 dell'art.77 bis della manovra d'estate (dl 112/2008), la cui interpretazione restrittiva data da una circolare della ragioneria dello stato ha creato molti problemi alla capacità di spesa degli enti locali, verrà abrogato. E le risorse derivanti da alienazioni immobiliari e dismissioni azionarie potranno essere utilizzate per rilanciare gli investimenti. Ma ancora non si sa come il governo opererà queste correzioni in corsa. Nel giorno in cui l'aula della camera ha approvato a larghissima maggioranza (491 voti favorevoli, nessun contrario e 33 astenuti) la mozione del segretario del Pd, Dario Franceschini (riveduta e corretta con le osservazioni del governo) che impegna palazzo Chigi ad allentare i vincoli contabili, l'opposizione si è vista però respingere gli emendamenti al decreto incentivi (dl 5/2009) che puntavano proprio ad allegerire il patto di stabilità. Le proposte di modifica non hanno superato il vaglio di ammissibilità in quanto giudicate estranee alla materia del decreto. Cosa accadrà a questo punto all'emendamento che il relatore, Marco Milanese, si appresta a depositare in commissione?«Il governo sta lavorando a una buona sintesi che recepisca le proposte» ha spiegato Milanese. E in caso di bocciatura, come promesso dal sottosegretario all'economia, Giuseppe Vegas, ripresenterà l'emendamento «nel primo provvedimento legislativo disponibile che sia approvato rapidamente». Dopo mesi di tensione culminati nella sospensione delle relazioni istituzionali, l'approvazione unanime della mozione Franceschini fa tornare il sereno nelle associazioni delle autonomie. Per il presidente dell'Anci e sindaco di Firenze, Leonardo Domenici si tratta di «un passo politico ed istituzionale importante». Sulla stessa lunghezza d'onda Oriano Giovanelli, presidente di Legautonomie. «Con l'approvazione delle mozioni di maggioranza e di opposizione si è riconosciuta la fondatezza delle rivendicazioni avanzate dal sistema delle autonomie», ha osservato il deputato del Pd. «In questa fase di difficile crisi economica gli enti locali possono svolgere un'importante funzione anticiclica, pur nel rispetto delle compatibilità finanziarie complessive e dei vincoli europei». Il comune sentire tra maggioranza e opposizione sul patto di stabilità (o il «punto di convergenza» autonomo e senza accordi, per dirla con le parole di Fabrizio Cicchitto) spiana la strada all'astensione del Pd sul federalismo fiscale. Franceschini ha negato che ci siano collegamenti tra il via libera alla mozione e l'atteggiamento che il suo partito avrà in aula sul ddl Calderoli. Ma dopo la riunione del gruppo Pd a Montecitorio la maggior parte dei deputati si starebbe orientando per l'astensione. Anche se ufficialmente il partito non si esprime, preferendo decidere dopo l'esame di emendamenti e articoli. Durante la riunione di gruppo Francesco Boccia si è detto «disponibile al voto favorevole», visto che l'attuale testo del ddl «all'80% è frutto del nostro lavoro» ed è assai distante da quello di partenza. Contrario Pierluigi Mantini che non ritiene opportuno unire il suo voto a quello della maggioranza. Nel mezzo tutti gli altri. «Al momento siamo per l'astensione, «ha spiegato Massimo Calearo, «ci sono nostri emendamenti presentati, vedremo cosa deciderà il governo».

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GUBBIO In vendita una prima tranche di terreni agricoli dell'Asl per ricavare so... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Umbria)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 18 Marzo 2009 Chiudi di MASSIMO BOCCUCCI GUBBIO - In vendita una prima tranche di terreni agricoli dell'Asl per ricavare soldi freschi da girare alla Regione, che aspetta ormai da oltre un anno la restituzione degli oltre nove milioni di euro anticipati per tecnologie ed arredi destinati al nuovo ospedale di Branca. Con questo primo bando vanno all'asta 125 ettari, suddivisi in 12 lotti, per un valore complessivo di un milione 155mila euro. I terreni si trovano nelle zone periferiche di Semonte-Settestrade, Carestello, Montanaldo, Fontecese, Sant'Erasmo e Cannegreche. Si tratta di un primo blocco immesso sul mercato, dal momento che l'Asl dispone di aree per complessivi 800 ettari tornati di proprietà dopo un passaggio al Comune negli anni passati. Le parti più sostanziose delle risorse economiche da ottenere, per onorare gli impegni con la Regione e garantire le quote d'affitto trentennali all'Inail, restano comunque legate principalmente alle manovre sul vecchio nosocomio di piazza 40 Martiri e ai ricavi attorno all'ospedale "Calai" di Gualdo Tadino. Le prospettive sullo stabile storico eugubino sono in mano al Comune che, raccogliendo una proposta del Pd, ha aderito al programma Puc2 richiedendo alla Regione finanziamenti per circa sei milioni di euro. La maxi-operazione, che coinvolge i privati, è mirata a realizzare un hotel a cinque stelle con centro benessere ed attività commerciali. Il complesso resterà di proprietà pubblica. Intanto, per reperire i primi soldi l'Asl ha rotto gli indugi attivando l'iter per cedere i terreni di proprietà. Il direttore generale dell'Asl, Vincenzo Panella, ha potuto muoversi sul patrimonio fondiario del territorio eugubino soltanto dopo il varo del Piano regolatore con tutti i risvolti tecnici-burocratici che hanno allungato i tempi a dismisura. Ora sono iniziate le procedure per il processo di messa a valore del patrimonio soprattutto agrario, ovvero terreni adibiti a seminativi e pascoli, quindi boschi e stalle. Le offerte per partecipare all'asta, relativamente ad ogni lotto ricompreso nel bando, dovranno pervenire entro il 30 marzo alle ore 12. I particolari sono pubblicati sul sito internet www.asl1.umbria.it nella sezione bandi e concorsi alla voce gare. L'appuntamento per l'espletamente della gara è fissato per il 31 marzo (ore 11) presso la sede degli uffici amministrativi dell'ospedale di Branca, alla presenza dei responsabili dell'area tecnico-patrimoniale. Sarà interessante vedere le adesioni in tempi di forte crisi finanziaria, e conseguentemente le strategie in prospettiva degli eventuali acquirenti.

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Aiaf chiede la chiusura di Isvap e Covip (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Primo Piano data: 18/03/2009 - pag: 4 autore: Francesco Ninfole Aiaf chiede la chiusura di Isvap e Covip L'Aiaf scende in campo contro la crisi. L'associazione italiana degli analisti finanziari ha inviato una lettera alle autorità italiane con otto proposte per riformare la finanza. Il primo punto è la vigilanza. «La proposta di De Larosière è timida», ha osservato ieri Gregorio De Felice, presidente Aiaf, che ha proposto un controllo basato sulla divisione per funzioni. Il modello si applicherebbe attraverso tre authority: Banca d'Italia (per macro e microstabilità), Consob (trasparenza) e Antitrust (concorrenza). «Covip e Isvap non hanno commesso errori, però nello schema risultano ridondanti», ha chiarito De Felice. Identiche strutture a quelle italiane dovrebbero essere presenti negli altri Paesi Ue per evitare disomogeneità regolamentari, con un coordinamento a livello europeo. Un secondo provvedimento è ipotizzato in merito alla solvibilità degli intermediari. Per smorzare l'effetto prociclico di Basilea 2, i requisiti patrimoniali dovrebbero oscillare: più stringenti nei momenti di crescita, meno nei periodi di crisi. Le altre proposte Aiaf riguardano la trasparenza degli strumenti complessi, il controllo sugli hedge fund internazionali, i conflitti di interesse delle agenzie di rating, l'esame periodico dei modelli di governance, la remunerazione dei manager e l'educazione finanziaria. «Nel sistema ci sono perdite potenziali rilevanti. Ma se non si risolve la crisi finanziaria, tutte le misure faranno solo da tampone», ha aggiunto De Felice.

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Il capo dello Stato: Serve il dialogo con i Governatori (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-18 - pag: 2 autore: Vertice con il premier al Quirinale Il capo dello Stato: «Serve il dialogo con i Governatori» Dino Pesole ROMA Prima una colazione di lavoro dedicata al prossimo Consiglio europeo e alla preparazione del G20 del 2 aprile a Londra alla presenza dei ministri Franco Frattini, Giulio Tremonti, Claudio Scajola e Andrea Ronchi. Poi un colloquio di circa 40 minuti allo studio alla Vetrata, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta e del segretario generale del Quirinale, Donato Marra, tutto centrato sulla questione relativa al decreto sul piano casa. Confronto che dal Colle viene definito «sereno». Sulla prima questione, assoluta consonanza tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi «sulla necessità di un'azione incisiva e coesa» da parte dell'Unione europea per far fronte alla crisi «e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Quanto al piano casa, Berlusconi ha illustrato a Napolitano una bozza di decreto legge, peraltro già analizzata in sede tecnica dagli uffici del Quirinale nei giorni scorsi, che si compone nell'ultima stesura di 6 articoli. Il presidente della Repubblica non è entrato nel merito del dispositivo, ma si è limitato ad osservazioni di carattere istituzionale. La prima riguarda il raccordo tra le misure che il Governo, nella sua autonomia, giudica necessarie e urgenti, e che dunque confluirebbero nel decreto, e l'impianto legislativo complessivo. In sostanza – ma su questo punto la ricognizione preliminare con Palazzo Chigi c'ègià stata –non era e nonè ipotizzabile che il testo unico dell'edilizia del 2001 possa essere modificato attraverso un decreto legge. Il decreto, dunque, com'è nella sua natura, dovrà circoscrivere il suo raggio d'azione in senso temporale con un profilo di carattere straordinario, mentre la modifica strutturale della normativa in vigore non potrà non essere affidata a un altro veicolo normativo, dunque a un Ddl separato, che potrà essere varato contestualmente o in un secondo tempo.L'altra questione di carattere istituzionale sollevata da Napolitano riguarda le Regioni, magna pars dell'intera operazione. Su questo punto, il Capo dello Stato ha ribadito che è impensabile che si crei una frattura tra misure a carattere nazionale e competenze regionali. Argomentazioni che Berlusconi ha ascoltato, anticipando a Napolitano l'intenzione del Governo di approfondire ulteriormente la questione, ferma restando la volontà di dare un segnale immediato su un settore ritenuto strategico per tentare di invertire l'avverso ciclo economico. Il premier resta convinto che il decreto andrebbe varato nella seduta del Consiglio dei ministri di venerdì, ma a questo punto uno slittamento è considerato più che probabile, soprattutto per consentire un confronto più articolato e approfondito con le Regioni. Il tono del confronto si è mantenuto dunque su un piano prettamente istituzionale. Le diplomazie del Colle e di Palazzo Chigi l'hanno preparato con cura, memori dell'aperto conflitto che si era aperto sul decreto relativo al caso Englaro. Napolitano peraltro appare, sulle questioni relative all'emergenza economica,sensibile all'esigenza che legittimamente il Governo pone in campo di agire in fretta. Al tempo stesso, però, non può e non intende sottrarsi al compito di vigilanza e di sindacato sul rispetto dei requisiti di necessità e urgenza che la Costituzione assegna al Capo dello Stato sullo strumento della decretazione d'urgenza. LA STRADA DEL DDL Il Colle: per la riforma complessiva serve un disegno di legge Affrontato anche il tema G-20: azione Ue più incisiva

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<Vigilo io, no a pressioni sulle banche> (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Vigilo io, no a pressioni sulle banche» COSÌ PARLÒ MARIO. «Devono essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni di merito del credito di singoli casi», questo il clou del suo intervento in Parlamento. Quanto ai rapporti tra istituti e clienti, ha ricordato che via Nazionale ha da tempo rafforzato i controlli. Stoccate a Tremonti. di Tonia Mastrobuoni Più volte, durante l'audizione alla Camera, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha ricordato ieri il ruolo «non facile» dei banchieri, in questa fase di crisi finanziaria e di recessione: «trovare un punto di equilibrio tra il giudicare il merito di credito del cliente in difficoltà e capire quando l'impresa è solida e merita sostegno». Ma li ha anche esortati a svolgere il loro ruolo «con lungimiranza» a fronte della stretta sul credito che sta procurando difficoltà alle aziende. Anche rafforzando il proprio capitale attraverso i cosiddetti Tremonti bond. Tuttavia, da qui ad agire «d'imperio» sugli istituti di credito attraverso i prefetti, come vuole il governo, per decidere quando e come vengano erogati i prestiti, c'è un abisso. Da qui, in sostanza, a supplire al ruolo già svolto correttamente, come ha ribadito spesso, dalla vigilanza della Banca d'Italia, ce ne passa. Per fissare saldamente i paletti delle prerogative esclusive di via Nazionale, Draghi è stato ieri più duro che mai. L'indicazione a mantenersi rigorosamente al di qua della tentazione di pilotare il credito dagli uffici provinciali delle prefetture, longa manus dell'esecutivo, è netta: «è essenziale che l'analisi delle condizioni di credito a livello locale non sconfini in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi». Perché il credito «è e deve restare attività imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali». Nell'audizione il governatore ha poi aperto un nuovo fronte con il governo criticando diffusamente il trattamento fiscale riservato alle banche, «per cui non vi è una chiara logica economica e che determinano svantaggi competitivi nei confronti degli altri paesi». I gravami fiscali che pesano sulle banche vanno, tout court, «riconsiderati». E il motivo è molto semplice e rimanda uno dei nodi più critici della recessione, spesso denunciata dall'esecutivo: «imposte elevate - osserva Draghi - si traducono in meno autofinanziamento, meno patrimonio, minor capacità di credito». Un'altra stoccata al governo è arrivata da Draghi sul fronte dei crediti che le aziende vantano nei confronti della pubblica amministrazione, che sono «molto elevati», cioè circa il 2,5 per cento del Pil. Più o meno cinquanta miliardi di euro che stanno spegnendo i motori all'industria: «un'accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici». Prima di additare le banche, l'esecutivo rifletta sulle proprie inadempienze, è il messaggio del governatore. Sia sul fronte fiscale, sia su quello amministrativo. Non sono mancate però anche critiche più soft al piano casa, dagli effetti incerti e alla dotazione per gli ammortizzatori sociali, che è opportuna ma non deve far dimenticare l'esigenza di fare una riforma seria del settore. Soprattutto, il governatore ha rivendicato a più riprese il ruolo positivo esercitato negli ultimi anni dalla Banca d'Italia sulla vigilanza e sulla messa in guardia dai profili di rischio enormi che rappresentava il ricorso forsennato ai derivati. Già nelle sue prime Considerazioni finali, a maggio del 2006, aveva posto l'accento sulla fragilità dei derivati, sul fatto che poggiassero «sulla sabbia», ha rimarcato ieri. Inoltre, sin dall'inizio delle turbolenze, nell'estate del 2007, «la Banca d'Italia mise in evidenza l'assoluta necessità che le banche controllassero adeguatamente il rischio di liquidità». Ed è anche intervenuta direttamente ad «alleviare specifiche difficoltà», come nel caso delle operazioni swap tra i titoli di Palazzo Koch e quelli «non stanziabili» degli istituti di credito, in modo da consentirgli di accedere alle operazioni di rifinanziamento della Bce. Un ruolo che ha potuto svolgere in virtù della sua «forza patrimoniale» che è stata «in questi mesi estremamente importante». Un accenno neanche troppo velato alle tentazioni che riaffiorano di tanto in tanto, soprattutto nel ministro dell'Economia Tremonti, ad intaccare le riserve auree dell'istituto di via Nazionale. Rispondendo ancora una volta a Tremonti, Draghi ha anche chiarito che è ovvio che la vigilanza va migliorata al livello europeo, ma questo non può significare che vengano sviliti gli istituti nazionali: «la nuova architettura della vigilanza europea non rinuncerà al patrimonio di conoscenze, professionalità, vicinanza al mercato disponibili nelle autorità nazionali: dovrà valorizzarli in un quadro integrato». Sull'incisività delle funzioni svolte dalla Banca d'Italia, Draghi ha citato un esempio recente: è stato un ispettore di Palazzo Koch, ha precisato, «a scoprire il caso Italease». Un caso «molto difficile nei confronti del quale la Banca d'Italia ha agito tempestivamente». Che la vigilanza abbia funzionato, lo dimostra anche il fatto che nell'ecatombe che ha investito il settore al livello internazionale, «non ci sono stati casi di intermediari italiani saltati», negli ultimi anni. Quanto ai rapporti tra banche e clienti, in cui il governo vorrebbe inserire i prefetti, Draghi proporrà oggi un ombudsman «per la risoluzione stragiudiziale delle controversie tra banche e clienti». Inoltre, annuncerà «nuove disposizioni» per tutelare maggiormente la correttezza dei rapporti delle banche con i clienti. Ma il governatore ha ricordato che via Nazionale ha da tempo rafforzato i controlli ed ha snocciolato dati a sostegno del buon lavoro svolto: sono state fatte verifiche in 2.300 filiali con 49 procedure sanzionatorie inflitte e 206 richiami. Draghi ha ricordato anche che ogni anno arrivano a via Nazionale 6.000 lettere. «In ogni singolo caso rispondiamo all'interessato» e ogni volta viene sollecitata una risposta «chiara» alle banche. Altro che prefetti. 18/03/2009

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BRUNO ZORZI Per il Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande lavoro (sezione: crisi)

( da "Adige, L'" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

BRUNO ZORZI Per il Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande lavoro BRUNO ZORZI Per il Centro di ricerca e tutela dei consumatori, il 2008, è stato un anno di grande lavoro. Un altro anno di grande lavoro. Richieste di informazione cresciute, sono state 1375; cresciute anche le consulenze che sono arrivate a livello 2106. Tanto lavoro in più anche perché ormai da tempo si sta più attenti all'euro e perché, nell'anno in cui la «botta» della crisi si preparava ad esplodere, l'inflazione, spinta dai prezzi dei generi alimentari e della benzina, anche in Trentino, è svettata al 3.6%. Scorrendo la relazione redatta da Paola Francesconi, direttrice del Centro, quindici anni di attività per la difesa dei consumatori, risulta di solare evidenza che le maggiori insidie per i nostri diritti di consumatori, quindi di cittadini, vengono dalle compagnie telefoniche: il 33% di richieste di informazione e il 29% delle consulenze riguardano il telefono, ormai nostro irrinunciabile compagno di vita. «Tante sono le richieste - afferma Paola Francesconi - che, paradossalmente, finiamo per diventare una sorta di call - center alternativo». Bel colpo. La situazione, sul fronte telefonico, non migliora e, citazione testuale dalla relazione, «lo stato d'animo del consumatore che si rivolge al nostro sportello per problematiche legate alle telecomunicazioni è caratterizzato da forte frustrazione in termini di autotutela». Insomma, ci sentiamo formiche davanti ai giganti delle telefonia. E neppure le famose «carte dei servizi» hanno prodotto qualche risultato. C'è un altro settore in crescita: quello dell'energia. Con la liberalizzazione sono aumentati i cambi di fornitori e, quindi, sono aumentati anche i reclami sulle violazioni contrattuali; aumentano i casi di doppia fatturazione; di contratti firmati ma che non sono mai partiti. Nonostante gli interventi le fatture rimangono ancora incomprensibili o quasi. Il Centro, tra l'altro, continua a richiedere l'abolizione degli anticipi. «Il principio - si legge nella relazione - deve essere quello che si paga ciò che si consuma». Il commercio, ed ovvio, rappresenta il settore di intervento più corposo dopo quello della telefonia. Anzi, il telefono è stato protagonista del più clamoroso intervento del Centro di ricerca e tutela dei consumatori: la denuncia del concorso «Chi canta chi», il falso quiz televisivo in onda su alcune reti tv del Veneto. Il telequiz era un bluff ma le telefonate all'899 vampirizzavano i conti dei poveri utenti. E le banche? Altro tradizionale spettro per la quiete del consumatore? La relazione del Centro dice che l'arrivo della crisi finanziaria lo si è visto in modo evidente nel corso del 2008: le richieste di intervento sono cresciute costantemente nel corso dell'anno fino ad arrivare alla consulenza per alcuni utenti trentini rimasti colpiti dal fallimento della Lehmann Brothers Bank. Allo sportello di via Petrarca del Centro oltre a chi è nelle «rogne» con le banche, arriva anche chi le «rogne» le ha con le finanziarie. Il fenomeno del sovrindebitamento, che da noi non è gran cosa e che con la crisi si è contratto moltissimo, ma che però, fino alla metà dello scorso anno, si stava imponendo anche in Trentino. Il Centro ha fatto da mediatore ma ha anche messo in evidenza casi, diciamo così, «fantasiosi»: la concessione di un credito solo se l'interessato accetta di sottoscrivere un polizza per garantire il credito in caso di perdita del lavoro o di morte. «Normalmente - si sottolinea nella relazione del Centro - la compagnia di assicurazione è dello stesso gruppo della società finanziaria». Solita storia. Otto le denunce alle Antitrust fatte dal Centro: contro Telecom per recuperare le somme dell'899; contro Tele2 e Infostrada per attivazione di contratti non richiesti; per pubblicità ingannevole della Red Bull; per il concorso «Chi canta chi»; contro il concorso «Marche educa consumo» di Procter & Gamble e contro la De Agostini per la vendita a fascicoli. E le altre autority? Sonno profondo. 18/03/2009

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Le banche imprudenti chiudono (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-18 - pag: 5 autore: DALLA PRIMA «Le banche imprudenti chiudono» L'azione delle authority è stata finalizzata a contenere il diffondersi della crisi finanziaria e contrastarne gli effetti sull'economia reale. Gli interventi hanno evitato un collasso del sistema, ma non hanno ancora portato chiarezza sui bilanci di quelle banche che più hanno investito in titoli "tossici". Ristabilire la fiducia nelle istituzioni finanziarie e ripristinare il buon funzionamento dei mercati del credito è indispensabile, insieme con il sostegno alla domanda proveniente dalle politiche monetarie e fiscali, per riavviare la crescita. In Italia, come nel resto dell'area, la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno. è verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica, concentrato soprattutto nel settore privato. L'importo delle maggiori spese e delle riduzioni di entrate approvate in Italia per finalità anticicliche è circa mezzo punto percentuale del Pil; queste azioni sono finanziate da interventi di segno opposto. Ulteriori misure hanno indirizzato risorse già stanziate verso impieghi più efficaci a stimolare la domanda aggregata. Il Governo ha esteso temporaneamente a gran parte delle tipologie di lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali; ulteriori miglioramenti sono stati definiti la scorsa settimana. Il finanziamento di questi interventi è stato di recente ampliato grazie all'intesa tra Stato e Regioni. Questi provvedimenti sono opportuni.Resta però l'esigenza di impostare fin da ora una riforma complessiva. Il Governo ha anche annunciato di avere allo studio provvedimenti per facilitare l'ampliamento degli edifici residenziali e ridurre i contributi di costruzione. Modalità, contenuti e tempi di eventuali interventi non sono ancora noti. Una semplificazione degli adempimenti e una riduzione degli oneri potrebbe avere effetti di stimolo. I crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti delle Amministrazioni pubbliche, connessi con dilazioni e ritardi nel pagamento di beni e servizi, sono molto elevati: circa il 2,5 per cento del prodotto interno lordo, oltre il 30 per cento della spesa annua delle Amministrazioni per consumi e investimenti.Un'accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici. In paesi come l'Italia, dove è alto il debito pubblico, interventi di breve periodo ampi e incisivi vanno compensati da misure strutturali che diano subito la certezza del riequilibrio del bilancio nel medio periodo. Il credito e le banche Il credito delle banche italiane ha decelerato nettamente. A gennaio il tasso di crescita su tre mesi dei prestiti erogati al settore privato è sceso al 2,3 per cento su base annua (correggendo per l'effetto contabile delle cartolarizzazioni), dall'8,6 di settembre; sulla base di dati parziali, si può stimare che in febbraio gli impieghi siano leggermente diminuiti sul mese precedente. Il rallentamento ha interessato tutte le categorie di debitori. Per le imprese il tasso di crescita su tre mesi è stato in gennaio pari al 5,5 per cento, circa tre punti in meno che a settembre; diminuivano però i prestiti alle imprese con meno di 20 addetti e all'industria manifatturiera. Per le famiglie la crescita era del 3,3 per cento in gennaio, contro il 4,7 di settembre. Al ristagno del credito contribuisce anche una politica più cauta delle banche nella concessione di prestiti a famiglie e imprese. Secondo le banche italiane partecipanti alla Bank Lending Survey, nel quarto trimestre del 2008 le condizioni di credito sarebbero state moderatamente ristrette, mentre la domanda di credito delle imprese sarebbe stata sostanzialmente stagnante. Tra settembre e dicembre le linee di credito esistenti si sono ridotte dell'1 per cento, a fronte di una sostanziale stasi delle effettive erogazioni.La maggiore cautela delle banche nell'erogazione di credito deriva dalle difficoltà sui mercati della provvista e dal deterioramento del merito di credito della clientela. Le banche devono prepararsi a fronteggiare i rischi, che si stanno già materializzando, derivanti dal rapido deterioramento congiunturale. L'irrobustimento del capitale, anche con gli strumenti messi a disposizione dallo Stato, è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia. In tutti i maggiori paesi le autorità sono intervenute a sostegno del sistema finanziario. In Italia Governo e Parlamento, con il supporto tecnico della Banca d'Italia, hanno adottato un insieme di provvedimenti per proteggere i depositanti, sostenere la liquidità e il patrimonio delle banche, rafforzare la loro capacità di finanziare l'attività produttiva. Il decreto-legge 185 del 2008 (convertito con la legge n. 2) consente un intervento finanziario dello Stato per accrescere il capitale delle banche fondamentalmente sane. Le condizioni degli strumenti italiani sono allineate a quelle offerte da altri paesi europei. Mi attendo che le banche ne facciano uso per importi adeguati. La legge prevede un monitoraggio sulle operazioni e sui loro effetti sull'economia e istituisce speciali osservatori presso le prefetture, con la partecipazione dei soggetti interessati. è essenziale che l'analisidelle condizioni del credito a livello locale non sconfini in un ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela. Ritengo che debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi. Il credito è e deve restare attività imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali. Le banche imprudenti prima o poi finiscono in dissesto e smettono anche di far credito. Ripristinare condizioni di fiducia nel sistema bancario è questione globale, non nazionale. Quattro condizioni mi paiono essenziali. Primo, vanno dissipate le incertezze che ancora restano sul valore degli attivi più problematici nei bilanci bancari. Secondo, nel determinare obiettivi di ricapitalizzazione è essenziale che le definizioni del capitale bancario siano comuni a livello internazionale. Terzo, le autorità hanno chiarito che intendono proteggere tutte le istituzioni sistemicamente rilevanti, dotarle del capitale necessario per affrontare condizioni di stress, proteggere i depositanti, lasciare che siano solo gli azionisti a sopportare eventuali perdite. Quarto, è ora di passare dalla sistemazione dei problemi ereditati dal passato alla riflessione sul modo di assicurare la disponibilità di credito da ora in poi. A questo fine ricapitalizzare le banche è necessario ma non basta; occorre pensare a strumenti nuovi, anche non convenzionali. Mario Draghi Stralcio dell'audizione del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, svoltasi ieri davanti alla Commissione Finanze della Camera L'AGENDA Ripristinare la fiducia nel sistema è questione globale, non nazionale Primo, dissipare i dubbi sugli attivi «problematici»

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di BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese co... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Empoli)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA EMPOLI pag. 4 di BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese co... di BRUNO BERTI NON C'E' niente di peggio che trovarsi alle prese con una crisi finanziaria nel momento in cui le banche annaspano per carenza di fiducia tra loro causa tempesta dei subprime. Una cosa del genere sta accadendo alla Irplast del Terrafino, dove tra l'altro è cambiato il vertice operativo aziendale, l'amministratore delegato. Al sindacato dei chimici della Cgil, la Filcem, la preoccupazione per i livelli occupazionali, visto che si parla di esuberi in misura significativa (qualche decina), si taglia letteralmente a fette, con scioperi in corso nella fabbrica. «Siamo di fronte dice Marco Mencobello a un'amarissima verità che arriva dopo reiterate richieste di chiarezza. Nell'ultimo incontro il nuovo amministratore delegato ha dichiarato ufficialmente che il gruppo è precipitato in una profonda crisi finanziaria che, a suo giudizio, dovrà essere risolta con due drastiche decisioni: per un verso mettere in cassa integrazione per un anno e poi licenziare un numero a tutt'oggi ancora imprecisato di operai e impiegati; per l'altro lavorare per un'Irplast che sia più piccola' dal punto di vista economico e occupazionale». IL SINDACALISTA non può fare a meno di definire sconcertante la situazione. «Per due ragioni. Fino allo scorso gennaio, la proprietà ha diffuso messaggi tranquillizzanti e ottimistici sulla salute dell'Irplast, sebbene si sapesse che un deficit finanziario spaventoso si era abbattuto sull'azienda. I dirigenti dell'impresa, poi, hanno accusato il sindacato di essere irresponsabile e visionario, assicurando nei reparti e negli uffici che tutto sarebbe finito bene (qualcuno l'aveva anche scritto, facendo sue le ragioni dell'azienda, n.d.r.)». A questo punto la Filcem si pone interrogativi pesanti. «All'improvviso tutto cambia e, soprattutto, la situazione precipita. Perché questo repentino cambio di scenario? Forse che la proprietà è stata esautorata e il nuovo amministratore delegato risponde solo alle banche, vere padrone di un'Irplast sommersa dai debiti? E, se così fosse, a pagare misteriose scelte finanziarie sbagliate dovrebbero quindi essere unicamente i dipendenti? Inoltre sconcerta che per uscire dalla crisi finanziaria si proponga, in modo troppo semplicistico, di tagliare proprio quelle funzioni che sono essenziali per il rilancio dell'attività, cioè il lavoro e i lavoratori». L'ASSEMBLEA dei dipendenti ha registrato momenti di forte tensione contro i nuovi vertici aziendali e ha chiesto un sostanziale cambiamento di strategia che, «pur presupponendo sacrifici per superare la situazione di crisi, comporti un piano industriale concordato tra azienda e sindacato e un impegno concreto per salvaguardare i livelli occupazionali». «Ci incontreremo ancora la settimana prossima con L'Irplast conclude Mencobello e siamo disponibili a trattare soluzioni, come la cassa integrazione straordinaria, che provino a tutelare tutti gli interessi in gioco, ma non vogliamo svolgere il ruolo di becchini dei lavoratori per continuare a tenere in vita' i creditori finanziari». In ultima analisi il sindacato punta a una discussione a tutto campo in cui possano avere diritto di cittadinanza anche concetti come la salvaguardia dell'occupazione, oltre che la tutela delle ragioni dell'impresa.

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Berlino e Parigi: le regole prima di tutto (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 7 autore: Lettera dei leader dei due Paesi con una tabella di marcia per il prossimo vertice del G-20 Berlino e Parigi: le regole prima di tutto Adriana Cerretelli BRUXELLES. Dal nostro inviato Prima di tutto una nuova architettura finanziaria. E poi, invece di nuovi stimoli all'economia, nuove regole che includano gli hedge fund e gli altri fondi che possono creare rischi sistemici: tutti dovranno essere registrati, disciplinati e soggetti a vigilanza. Infine consolidamento accelerato delle finanze pubbliche, non appena il ritorno della ripresa economica lo consentirà. Infuria il valzer dei vertici: domani e dopo a Bruxelles l'ennesimo summit europeo e poi, il 2 aprile a Londra, un altro incontro del G-20, questa volta a livello di leader di Governo. In vista dei due appuntamenti il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno scolpito in una lettera congiunta la loro tabella di marcia. Poche idee ma chiare, quasi certamente sgradite all'America di Barack Obama che invece preferisce insistere per un ulteriore sforzo globale per il rilancio dell'economia. L'Europa però non molla e continua a rispondere picche. «Siamo profondamente convinti del fatto che dobbiamo usare questa opportunità storica unica per combattere le cause della crisi globale» scrivono Merkel e Sarkozy al premier ceco Mirek Topolanek, presidente di turno Ue, e a José Barroso, presidente della Commissione. Aggiungendo di «essere determinati a ottenere risultati concreti al vertice di Londra, con ulteriori misure per rafforzare la regolamentazione dei mercati finanziari». Fmi e Financial Stability Forum dovranno vegliare alla loro effettiva attuazione. E a sottolineare il senso di urgenza con cui l'Europa guarda all'elaborazione di un codice normativo per i mercati ieri Bruxelles ha fatto sapere che il 21 aprile formalizzerà le proposte legislative su hedge fund e private equity oltre che sulle politiche di remunerazione del settore. Il messaggio franco-tedesco per il vertice di Bruxelles è altrettanto netto. «L'eccessivo indebitamento pubblico minaccia la stabilità globale a lungo termine. Le finanze pubbliche sane restano dunque cruciali per credibilità e stabilità dell'Unione». E mentre ieri il commissario Ue Joaquin Almunia tracciava un quadro economico sempre più cupo- crescita sempre più bassa, disoccupazione al 10% nel 2010- Merkel e Sarkozy ribadivano la solidarietà ai paesi in difficoltà, come già mostrato a Ungheria, Lettonia e ora alla Romania. Il vertice potrebbe decidere di aumentare ancora, rispetto agli attuali 25 miliardi, le risorse di supporto ai Paesi in crisi di bilancia dei pagamenti. L'OBIETTIVO «Al summit dei capi di Stato dobbiamo raggiungere risultati concreti sulla regolamentazione dei mercati finanziari»

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Tokyo rafforza le banche (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 8 autore: Giappone. Iniziativa straordinaria dell'Istituto centrale Tokyo rafforza le banche Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Una misura «estremamente straordinaria »: con una somma di superlativi il governatore della Banca del Giappone (BoJ) Masaaki Shirakawa ha definito l'ultima iniziativa dell'istituto centrale finalizzata a rafforzare il capitale delle banche commerciali, al fine di indurle a concedere più prestiti alle imprese ed evitare un futuro credit crunch. La Boj fornirà fino a mille miliardi di yen (10,2 miliardi di dollari) in prestiti subordinati alle banche in modo da irrobustire il loro Tier-2 (la classe supplementare del loro patrimonio). Shirakawa ha sottolineato che in linea di principio le banche devono rastrellare capitali sui mercati:l'erogazione di «quasi-capital funds» da parte della banca centrale è stata decisa in via eccezionale di fronte ai rischi che gli istituti di credito stanno affrontando in conseguenza del crollo dei valori di Borsa. L'insistenza sulla straordinarietà del provevdimento mira anche a rassicurare gli investitori sulla prudenza con cui la BoJ si muove nel varare provvedimenti in grado di incrinare la sua stessa solidità patrimoniale: di recente ha già deciso di comprare obbligazioni e commercial paper, e sui nuovi prestiti in vista non c'è alcuna garanzia governativa. Le grandi banche nipponiche hanno già rastrellato sul mercato circa 34 miliardi di dollari dallo scoppio della crisi finanziaria, ma ora gli investitori non sembranopiù disposti a reagire bene a nuove sollecitazioni. Il messaggio che arriva dalla Boj è che ora le banche possono ricorrere all'emissione di debito subordinato. Ma vari analisti hanno critica l'iniziativa per i suoi precisi limiti. «Mille miliardi di yen? Sembra una cifra piuttosto bassa per poter fare la differenza», afferma per esempio Hideo Kumano, capo economista del Dai-Ichi Research Institute. Altri esperti rilevano che le banche che hanno più necessità sono quelle piccole e medie, mentre la nuova iniziativa riguarda sostanzialmente le grandi banche ( ossia quelle che si muovono in ottemperanza agli standard internazionali di capitale). D'altra parte, la scelta, da parte della BoJ, dello strumento del debito subordinato per fornire fondi - anziché l'acquisto di azioni privilegiate, come è successo in vari Paesi occidentali - sembra indicare che tutto sommato le grandi banche nipponiche restano in una situazione meno critica. L'aspettativa di provvedimenti inediti da parte della banca centrale ha contribuito negli ultimi giorni a una consistente ripresa della Borsa: ieri l'indice Nikkei ha chiuso in rialzo del 3,2% trascinato dai titoli bancari. LE MISURE ALLO STUDIO La Boj fornirà fino a dieci miliardi di dollari in prestiti subordinati per irrobustire il capitale e far ripartire il credito

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Il Messico impone dazi sull'export americano (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-18 - pag: 8 autore: Commercio. Sono 90 i prodotti statunitensi penalizzati Il Messico impone dazi sull'export americano Daniela Roveda LOS ANGELES Tra Messico e Stati Uniti potrebbe essere guerra commerciale. Ieri il ministro dell'economia messicana Gerardo Ruiz Mateo ha annunciato l'imposizione di tariffe su 90 prodotti americani esportati per un valore totale di 2,4 miliardi di dollari - in risposta al recente divieto di circolazione per i camionisti messicani negli Usa. L'amministrazione Obama ha subito imboccato la via della conciliazione, invitando il Parlamento a trovare una soluzione all'annoso problema dei camion messicani; ma le pressioni protezioniste al Congresso stanno montando, e con esse il rischio di una costosa disputa con uno il terzo partner commerciale d'America, dopo Canada e Cina. La questione messicana costituisce il primo importante banco di prova per il neo-presidente Obama sulla questione del libero commercio a poche settimane dal prossimo meeting del G-20 a Londra in aprile. La recessione sta fomentando sentimenti protezionisti negli Stati Uniti, e il Parlamento a maggioranza democratica è già riuscito a inserire controverse regole preferenziali per prodotti made in Usa nel massiccio programma di stimoli economici da 787 miliardi di dollari. La reazione di Città del Messico èstata innescata dalla cancellazione di un programma pilota avviato un anno e mezzo fa dal Parlamento Usa per consentire a un centinaio di camion messicani di trasportare merce oltre confine. La libera circolazione di veicoli commerciali era prevista dal patto commerciale North American Free Trade Agreement (Nafta) firmato da Stati Uniti, Canada e Messico nel 1994, ma i sindacati dei camionisti statunitensi si erano opposti all'arrivo di Tir messicani citando motivi di sicurezza. I camion messicani non sono autorizzati quindi a circolare sulle strade americane, ma possono solo attraversare la frontiera e scaricare la merce, che viene poi trasportata da camion americani. Il programma pilota è stato depennato dall'ultima legge finanziaria da 410 miliardi di dollari firmata da Obama la settimana scorsa, una legge definita dal ministro messicano Mateo «sbagliata, protezionista e in palese violazione del Nafta». Il Messico dovrebbe pubblicare la lista dei 90 prodotti gravati da tariffa questa settimana; la lista dovrebbe escludere prodotti agricoli di prima necessità come grano, fagioli, riso e mais per limitare il danno economico per i cittadini messicani.L'imposizione di tariffe finirà per colpire anche gli esportatori americani. «Dobbiamo prendere misure per evitare l'escalation del protezionismo - ha detto ieri John McCain,l'ex-candidato repubblicano alla presidenza e sostenitore del programma pilota per i camion messicani - queste azioni danneggiano le aziende Usa in un momento di crisi». BOTTA E RISPOSTA Ritorsione a Washington che ha vietato l'ingresso ai camion messicani Il presidente al Congresso: cercare un compromesso

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Cara Europa, basta incertezze (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-18 - pag: 12 autore: Cara Europa, basta incertezze di Antonio Maccanico * L e frequenti riunioni dei vertici europei non hanno dissipato un senso di delusione e di pessimismo sulle capacità dell'Unione Europea di affrontare con decisione e con idee-guida molto chiare la gravissima crisi che l'ha investita negli assetti finanziari e in quelli produttivi e occupazionali. Alle ripetute dichiarazioni di disponibilità per politiche coordinate, a misure concertate, a politiche di solidarietà e di rifiuto del protezionismo, non seguono finora comportamenti del tutto trasparenti e coerenti con tali principi. A parte l'indirizzo della Banca centrale europea in tema di riduzione dei tassi d'interesse, le misure antricrisi delle politiche fiscali e di bilancio sono autonomamente prese dalle autorità nazionali e non lasciano trasparire una vera concertazione e in molti casi hanno una tonalità protezionistica abbastanza evidente: basta riferirsi al settore auto. La condizione disperata di Paesi come quelliBaltici e dell'Europa dell'Est ha ricevuto finora risposte evasive: non esiste un piano complessivo di rescue, si opererà caso per caso. Per quanto concerne le istituzioni bancarie e finanziarie, l'esigenza evidente e pressante di un'autorità europea di vigilanza, almeno per i Paesi dell'area euro, non fa alcun passo in avanti nonostante il progetto di de Larosière che consentirebbe di superare subito la macchinosità delle procedure Lamfalussy. L'esigenzadi un minimo di raccordo comunitario nella gestione dei debiti pubblici fortemente differenziati dei Paesi dell'Unione è del tutto ignorata. Le misure di riforma del Patto di stabilità e crescita sono fino ad ora carenti: le condizioni fissate per evitare shock asimmetrici nelle politiche di bilancio e fiscali dei singoli Paesi non servono affatto in una crisi epocale dei mercati come quella che viviamo. In presenza di grandi istituti finanziari e banche di dimensioni continentali, si stenta a elaborare misure comunitarie da proporre in sede G-20 per liberarle dai titoli tossici che, minandone la credibilità dei conti, alimentano la sfiducia e impediscono la ripresa. La palese esigenza della costruzione di un embrione di finanza federale dell'Unione che le conferisca un minimo di risorse per iniziative comunitarie di investimenti in infrastrutture, in ricerca e innovazione, nella politica di convergenza e di coesione, è del tutto ignorata.Né si vedono all'orizzonte ancora proposte europee per evitare in futuro gli squilibri globali e colossali tra Paesi debitori e Paesi creditori favoriti da politiche monetarie non coordinate e che sono all'origine della catastrofica situazione planetaria. Né finora è stata accettata una maggiore identità operativa dell'Eurozona proposta dalla Francia in presenza di una presidenza debole dell'Unione. In questa condizione, nella riunione del G-20 prevista per aprile - alla quale parteciperanno Paesi di dimensioni continentali come Stati Uniti, Cina, India, Russia e Brasile-difficilmente l'Europa potrà svolgere un ruolo da protagonista se non troverà in sede G-8 un raccordo molto solido con gli Stati Uniti, raccordo che presuppone una posizione fortemente unitaria dei Paesi dell'Unione Europea. Ciò che rende difficile il conseguimento di questo obiettivo è la "condizione politica" della Germania, del Paese più robusto e prospero dell'Unione. Questo Paese traversa una fase assai delicata nell'imminenza di elezioni, a cominciare da quelle europee del prossimo giugno. I due partiti della coalizione guidata dal cancelliere Merkel sono in seria difficoltà per le pressioni delle formazioni politiche populistiche che li assediano: il populismo di sinistra della Linke, che sottrae consensi importanti ai socialdemocratici; il populismo dei partiti di destra, a partire dai liberali, che erodono i consensi della Cdu. Ambedue gli schieramenti populisti sono antieuropei. Ne consegue la paralisi operativa del Governo di fronte a misure di politica comunitaria che sarebbero nell'immediato percepite come particolarmente onerose per la Germania, anche se in prospettiva altamente positive per l'insieme dell'Unione e per l'uscita dalla crisi dalla quale nessun Paese è in grado di uscire da solo. Se le cose stanno in questi termini, a me pare che una responsabilità molto alta gravi sulle forze democratiche ed europeiste del continente. è necessario che s'impegnino in una battaglia culturale e politica a sostegno dell'Europa proprio sul fronte del deficit democratico dell'Unione nella consapevolezza del rischio gravissimo che si corre di fallimento del mercato unico e della stessa Unione monetaria. Persino l'Economist,nemico da sempre dell'Europa federale, riconosce provvidenziale l'esistenza dell'Unione nella tragica condizione dell'economia planetaria. La campagna elettorale per il Parlamento europeo dovrà essere l'occasione per una mobilitazione europeistica che punti a traguardi più avanzati dell'accettazione del Trattato di Lisbona. Si è parlato di rafforzamento dei poteri del Parlamento europeo, di elezione diretta popolare del presidente dell'Unione. è necessario soprattutto che in Germania siano sconfitte le forze che sono un oggettivo ostacolo a che quel Paese ritorni a svolgere quel ruolo trainante della costruzione europea, che è l'orgoglio della sua tradizione politica post-bellica. * Presidente di Civita IL COMPITO DELLA GERMANIA Berlino deve ritrovare il suo ruolo di traino nella costruzione comunitaria. Necessario superare il trattato di Lisbona

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I primi segnali di ripresa già per la fine dell'anno (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-18 - pag: 17 autore: Emma Marcegaglia incontra gli imprenditori di Bologna «I primi segnali di ripresa già per la fine dell'anno» Emilio Bonicelli BOLOGNA Dalla crisi si potrebbe iniziare a uscire «verso fine anno». Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, prima di andare a Roma per l'incontro con Berlusconi, porta a Bologna questo «auspicio» positivo, sostenuto da «qualche debole segnale » di miglioramento già in atto, agli imprenditori dell'EmiliaRomagna riuniti da Unindustria per parlare della tempesta in corso sui mercati. Un poco di ossigeno potrebbe venire da un netto miglioramento della congiuntura in Paesi quali «Brasile, Messico, Cina ». Certo questi Stati «da soli non possono sostenere il mondo ». Tuttavia, anche guardando alla propria esperienza di imprenditrice, Emma Marcegaglia, vede le tracce di una svolta in atto, come il timido risveglio dei prezzi per le materie prime, oppure la Cina «che ha ricominciato a importare acciaio » e che, come qualcuno prevede, potrebbe «riprendere a crescere dell'8/9% anche quest'anno». Sono è vero «segnali molto deboli », per cui in questo difficile momento resta «praticamente impossibile fare previsioni». «In ogni caso – spiega Emma Marcegaglia – la vera soluzione della crisi non può che venire dal ristabilirsi di regole normali e dal funzionamento normale dei mercati finanziari». Se, oltre al timido risveglio di alcuni mercati, ci fosse qualche segno anche in questa direzione, allora «la fine della crisi potrebbe essere più veloce di quello che tutti prevedono». L'auspicio positivo c'è. Intanto, però, bisogna fare di tutto perchè la locomotiva dell'economia non si fermi. Secondo Emma Marcegaglia l'Emilia Romagna è un chiaro esempio del miglioramento che le imprese italiane hanno saputo mettere in atto, investendo, innovando, aumentando la capacità di export, internazionalizzandosi. Ora la frenata globale dei mercatista mettendo in ginocchio proprio queste aziende eccellenti, «campionesse nella capacità di crescita». La vera crisi è dunque una «crisi dell'industria manifatturiera, prevalentemente del Nord, e le imprese dell'Emilia Romagna, particolarmente vocate all'export, soffrono forse anche più di altre». «Per questo – incalza Emma Marcegaglia – dobbiamo cercare di far sopravvivere il nostro sistema industriale, nella tempesta, dando credito, liquidità e segnali di fiducia». Se la locomotiva dell'economia si fermasse, si creerebbero non solo gravi problemi sociali, ma «si perderebbero intere filiere industriali e quelle capacità produttive che hanno fatto grande l'Italia». Centrale è il sistema del credito, mentre si avverte «un inasprimento dei costi e difficoltà ad avere nuova finanza». Decisivi anche gli ammortizzatori sociali. Gli otto miliardi stanziati «possono bastare», ma serve più flessibilità e un allungamento della cassa ordinaria. All'incontro di Bologna, che, come spiga il presidente di Unindustria, Gaetano Maccaferri, ha avuto come tema le relazioni industriali, «che possono fare la differenza in termini di competitività », è presente il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «Il prolungamento della Cassa è già possibile – risponde Sacconi – basta l'intesa tra istituzioni e parti sociali». IMPEGNO IMMEDIATO In attesa della svolta bisogna impedire che le imprese si fermino, con iniezioni di liquidità, credito e segni di fiducia

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CreVal, utili in aumento del 17% (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-18 - pag: 36 autore: Cedola a 0,25 euro CreVal, utili in aumento del 17% MILANO Il gruppo Credito Valtellinese resiste alla crisi finanziaria internazionale e chiude il bilancio del 2008 con un aumento dell'utile netto consolidato del 17% a 100 milioni di euro. La capogruppo ha realizzato profitti per 68,8 milioni (+8,2%), da cui deriva la proposta all'assemblea dei soci di un dividendo di 0,25 euro per azione. La riduzione della cedola unitaria è da attribuirsi all'incremento del numero delle azioni derivanti dalla conversione dei warrant e dall'esercizio delle bonus share, ma anche della scelta del vertice di rafforzare ancora la dotazione patrimoniale. I dati di bilancio sono stati approvati ieri dal consiglio di amministrazione del Credito Valtellinese presieduto da Giovanni De Censi. Il gruppo non ha necessità di ricorrere ai Tremonti-bond, anche se il tema è oggetto di analisi anche alla luce del comportamento dei concorrenti. «Si tratta di uno strumento di bridge patrimoniale ben congegnato e pensato per banche sane, e non malate, – commenta il direttore generale Miro Fiordi – ma da parte del Creval non c'è stata ancora alcuna valutazione definitiva sull'utilizzo». I risultati 2008 mostrano una banca in salute. La crescita degli utili deriva in buona parte dall'incremento del margine d'interesse (+20% a 533 nilioni), sostenuto anche dall'aumento della base di clientela (+135mila unità a 815mila a fine 2008) con conseguente aumento della raccolta che ha ancora più valore se si considera il tasso di fidelizzazione della clientela. Nel portafoglio titoli, inoltre, non compare nessun asset tossico, nè il gruppo ha dovuto fare ricorso alla riclassificazioni di attività finanziarie in deroga ai principi Ias. Al.G.

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Aiaf: occorre rafforzare la vigilanza (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-18 - pag: 39 autore: Mercati. L'associazione elabora le proposte per aumentare il livello di trasparenza Aiaf: occorre rafforzare la vigilanza Mara Monti MILANO Non si può pensare di uscire dall'attuale recessione economica senza avere risolto la crisi finanziaria ridando fiducia ai mercati. Ne è convinta l'Aiaf, l'associazione italiana degli analisti finanziari che ha messo a punto un documento inviato a un centinaio di destinatari, tra cui Banca d'Italia,Consob,Antitrust, membri della commissione Finanze di Camera e Senato, con una serie di proposte che ruotano attorno alla necessità di migliorare il sistema di vigilanza, cambiare le regole e aumentare il livello di trasparenza e di educazione finanziaria. «Se non si risolve la crisi finanziaria tutte le misure economiche messe in atto farebbero solo da tampone, perché nel sistema – ha spiegato Gregorio De Felice, presidente dell'Aiaf – ci sono ancora potenziali perdite di importo rilevante e perché alcuni segmenti di mercato non sono ri-partiti, come le cartolarizzazioni e la raccolta di capitale di rischio. Ancora scarse le emissioni obbligazionarie corporate mentre sono congelati i prestiti sindacati: il sistema insomma gira alla velocità di un terzo rispetto a quello a cui dovrebbe andare». In generale, ha spiegato De Felice, c'è un drastico rallentamento delle fonti di finanziamento non bancarie, una condizione che sbilancia «troppo le imprese verso finanziamenti a debito rispetto all'utilizzo dell'equity». Per il presidente degli analisti, l'origine della crisi non è da attribuire soltanto all'amministrazione Bush che ha finanziato la crescita economica attraverso l'erogazione allegra del credito. Bisogna, invece, risalire agli anni 80,all'amministrazione Reagan che ha messo in pratica la filosofia liberista della scuola di Chicago. La presidenza democratica di Clinton ha poi portato al completo abbattimento delle barriere tra banche commerciali e investment banking. De Felice ha tenuto a precisare che il liberismo non va demonizzato, «piuttosto è stata la mancanza di regole,accompagnata dalle degenerazioni dell'innovazione finanziaria ad avere consentito agli investitori di operare con leggerezza ». Entrando nel merito delle proposte, per l'Aiaf il rafforzamento della vigilanza è una priorità e passa attraverso il coordinamento tra gli organi nazionali di vigilanza, fino alla creazione di una singola Autorità di controllo. Un modello organizzativo ordinato a livello nazionale per finalità e non per segmenti: macrostabilità, microstabilità, trasparenza e concorrenza, ciascuna affidata ad autorità separate che nell'ordine sono le banche centrali, la Consob e l'Antitrust dei rispettivi Paesi dell'area euro. Un simile schema organizzativo «implicherebbe in Italia la semplificazione del numero di Autorità e quindi l'eliminazione dell'Isvap e della Covip», gli organismi di vigilanza su assicurazioni e fondi pensione. «Io non ho nulla contro Isvap e Covip – ha precisato De Felice – ma in Italia abbiamo una soluzione ibrida, un sistema misto di controlli per funzioni e per segmenti. Se, come noi pensiamo, l'approccio migliore è quello per funzioni, a quel punto Isvap e Covip risultano ridondanti ». Le ricette per ridare fiducia ai mercati passano attraverso la modifica degli accordi di Basilea 2 per arrivare alla sostituzione degli attuali coefficienti fissi con intervalli di valori, ma anche accrescendo la trasparenza nel collocamento e nella negoziazione di strumenti finanziari complessi ad elevato grado di rischio, come i derivati e i Cds. Necessario anche aumentare il controllo sull'attività degli hedge fund internazionali, meno quelli di diritto italiano già soggetti a un elevato grado di controllo. Un capitolo è dedicato alle agenzie di rating a cui si suggerisce di «separare le attività di consulenza da quella di assegnazione del rating per superare il conflitto d'interesse intrinseco». Non viene esclusa la questione sui meccanismi di remunerazione del top management. «Ha ragione Obama, i manager che sbagliano non possono andarsene carichi di soldi»,ha detto De Felice. L'ultima proposta dell'Aiaf, ma non la meno importante,si riferisce alla necessità di accrescere il livello e la qualità dell'educazione finanziaria. LA SEMPLIFICAZIONE Il presidente De Felice: «Puntiamo a un modello ordinato per finalità e non per segmenti, va ridotto il numero delle Authority»

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MASSIMO GAGGI: "LA VALANGA": "DALLA CRISI UNA RIFLESSIONE SUL MODELLO DI SOCIETÀ CHE VOGLIAMO" (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 18 Marzo 2009 MASSIMO GAGGI: ?LA VALANGA?: ?DALLA CRISI UNA RIFLESSIONE SUL MODELLO DI SOCIETÀ CHE VOGLIAMO? Firenze, 18 marzo 2009 - ?La crisi mondiale ci richiama ad un grande senso di responsabilità nei confronti di coloro che perderanno il posto di lavoro nei prossimi mesi, ma nello stesso tempo è anche un?occasione per interrogarci sul senso etico della finanza e su quale modello di società vogliamo immaginare per il futuro del nostro Paese. Davvero il valore principale può essere solo quello di consumare, consumare e consumare??. Lo ha detto il 16 marzo il Presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, intervenendo ad un incontro organizzato alla Melbookstor Seeber per la presentazione de libro di Massimo Gaggi ?La valanga?. Il Presidente della Provincia ha quindi preso spunto dalla frase con la quale Gaggi chiude il suo libro ?Ora rimane solo da stabilire che pagherà il conto? per una riflessione più ampia: ?Purtroppo questo libro ci aiuta a capire che la crisi riguarda tutti noi? ha detto il Presidente della Provincia, il quale ha poi ha aggiunto: ?Nella crisi finanziaria scoppiata negli Usa le responsabilità non sono solo dei banchieri, ma dell?intera politica, e non solo di Bush?. . <<BACK

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DAI DATI DI UNIPRO ANCORA SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO COSMETICO CHE NEL 2008 SUPERA I 9.070 MILIONI DI EURO (+0,8%) (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 18 Marzo 2009 DAI DATI DI UNIPRO ANCORA SEGNALI POSITIVI NEL MERCATO COSMETICO CHE NEL 2008 SUPERA I 9.070 MILIONI DI EURO (+0,8%) Unipro, l?Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, alla conferenza stampa di presentazione del Cosmoprof di Bologna, ha presentato la tradizionale elaborazione dei dati di mercato, con riferimento alle tipologie di prodotto vendute nel 2008. Grazie all?evoluzione nel vissuto dei consumatori il cosmetico diventa elemento di progresso sociale: dall?igiene, alla bellezza e al benessere personale. In un momento di congiuntura pesantemente condizionato dalla crisi finanziaria mondiale, il consumo di cosmetici in Italia registra segnali di tenuta: il 2008, infatti, secondo i dati elaborati dal Centro Studi e Cultura d?Impresa di Unipro, chiude con un valore del mercato di 9. 070 milioni di euro e una crescita dello 0,8%. Per effetto della tenuta del mercato e grazie alle esportazioni, ritornate in crescita (+2,1%) con un valore di oltre 2. 310 milioni di euro dopo un anno di flessione, il fatturato delle industrie italiane cresce dell?1,2%, con un valore di poco superiore agli 8. 340 milioni di euro. L?andamento dei consumi per canale conferma la dinamica di luoghi di distribuzione più specifici e attenti al servizio alla clientela come le farmacie, cresciute del 3,8% con un valore di quasi 1. 390 milioni di euro e le erboristerie, +3,7% per un mercato che pesa oltre 310 milioni di euro. Con un valore di mercato di 3. 990 milioni di euro e un tasso dell?1,5% la Grande Distribuzione Organizzata si conferma il canale con il più alto volume di vendite di cosmetici (oltre il 44%) anche se all?interno dell?aggregato si segnalano situazioni più dinamiche legate a nuove formule di distribuzione e caratterizzate da assortimenti molto ampi e qualificati. Tra le performance di vendita più evidenti, si segnala l?aumento (+5,3%) dei prodotti per il make-up con un valore di oltre 323 milioni di euro, degli smalti, cresciuti del 9,3% con un valore prossimo agli 80 milioni di euro e dei colluttori, con un tasso di quasi dieci punti percentuali e un valore del venduto vicino ai 150 milioni di euro. Sono dati che confermano l?attenzione dei consumatori a tipologie variegate di prodotto che non si legano a singoli canali ma rispettano le opzioni di polarizzazione dei consumi. Fabio Franchina, presidente di Unipro, illustrando i dati, ha sottolineato che <>. . <<BACK

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Bilancio, la Camera dà ragione ai Comuni Mognato: ora il governo allenti il Patto (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto - VENEZIA - sezione: VENEZIA - data: 2009-03-18 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Ca' Farsetti Alcuni servizi di Veritas potrebbero andare a gara Bilancio, la Camera dà ragione ai Comuni Mognato: ora il governo allenti il Patto VENEZIA — Ieri il grido di dolore di Cacciari, oggi da Roma la risposta che tutti speravano: approvazione bipartisan della mozione sul patto di stabilità e norme che allentano i vincoli di spesa. In attesa che il governo recepisca le indicazioni della Camera, enti locali soddisfatti e bilanci che possono tornare a respirare. In pratica si potrà tornare ad utilizzare i fondi ricavati dalle alienazioni per produrre investimenti. Nel caso di venezia circa quaranta milioni che sarebbero altrimenti rimasti congelati con la conseguente chiusura di tutti i nuovi cantieri in città. «Ho appreso con grande soddisfazione che la Camera ha approvato, con voto bipartisan e a larghissima maggioranza, una mozione presentata dal Partito democratico, che conferma tutte le considerazioni critiche e le osservazioni dell'amministrazione comunale sul patto di stabilità dice l'assessore al Bilancio Michele Mognato — affermando esattamente quanto espresso dal sindaco e da me nella conferenza stampa di lunedì. E che concorda con tutte le ragioni della nostra amministrazione e degli altri Comuni a sostegno della richiesta di allentare i vincoli del patto». Il cambio delle regole sul patto di stabilità arriva dopo la riunione che la scorsa settimana i rappresentanti dell'Anci avevano avuto con il premier Berlusconi. Un dialogo che dopo qualche giorno ha evidentemente portato i frutti sperati. «Grazie a questa mozione — dice Mognato — si potranno tornare a finanziare investimenti nel settore delle opere pubbliche, misura assolutamente necessaria per la riqualificazione della città e come volano per rimettere in moto l'economia cittadina». Sempre in tema di economia e di risparmi in tempi di crisi finanziaria, il Comune ha avviato in questi giorni un gruppo di lavoro composto da alcuni dirigenti dell'amministrazione che avranno il compito di valutare se sia conveniente o meno affidare ad imprese terze alcuni servizi attualmente svolti da Veritas. «Sarà un lavoro lungo e complesso che durerà mesi — dice il capo di gabinetto del sindaco Maurizio Calligaro — ma entro il 2009 sapremo se al Comune converrà affidare ad altri alcuni servizi. Penso alla pulizia delle strade, a quella dei mercati, ai servizi cimiteriali, alla gestione dei bagni pubblici e alle passerelle in caso di acqua alta in centro storico». Se le condizioni economiche saranno vantaggiose, verranno fatti dei bandi. Ma. Co.

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Almunia: <Calano i posti di lavoro Ora l'Europa raddoppi gli sforzi> (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 7 Almunia: «Calano i posti di lavoro Ora l'Europa raddoppi gli sforzi» BRUXELLES IN EUROPA si devono «raddoppiare gli sforzi» per salvare più posti di lavoro possibile e proteggere chi si ritrova disoccupato. È l'appello del commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, alla vigila del vertice dei leader dei 27 Paesi europei. «Non stiamo affrontando una normale recessione ha detto Almunia intervenendo al Comitato economico e sociale ma la recessione globale più grave dalla seconda guerra mondiale. E quella che è iniziata come una crisi finanziaria sta ora colpendo ogni ambito della società, dalle imprese ai lavoratori alle famiglie. La disoccupazione ha ribadito potrebbe avvicinarsi al 10% nel 2010 e il numero dei posti di lavoro persi è in aumento come mostrano i dati dell'ultimo trimestre 2008».

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Passaporto per le merci extra Ue Urso: <Stavolta si può fare> (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 23 Passaporto per le merci extra Ue Urso: «Stavolta si può fare» L'idea italiana del 2003 trova ora appoggio in Europa VICEMINISTRO Adolfo Urso (LaPresse) di NUCCIO NATOLI ROMA UN PASSAPORTO per le merci extra Ue. L'Italia lo chiede da anni. Forse ora ci siamo. La proposta fu avanzata, a Palermo nel luglio del 2003, durante il nostro semestre di presidenza Ue dall'allora viceministro Adolfo Urso. «Si può fare», si disse, ma non se ne fece nulla. Ora il Governo di Roma è tornato alla carica per realizzare un'idea a cui non hanno mai smesso di lavorare lo stesso Urso, l'ex ministro Bonino, la Confindustria e anche i sindacati seppure con accenti diversi. Il progetto per un regolamento sui marchi di origine delle merci è sempre nei cassetti della Commissione europea, ma ora, complice la crisi economica, sono cresciute le possibilità che venga tirato fuori. NEI GIORNI scorsi il sottosegretario al commercio estero Urso ne ha discusso con il commissario al Commercio, Catherine Ashton (l'ex leader della Camera dei Lord che a ottobre ha sostituito Peter Mandelson) e con il ministro al commercio inglese, Gareth Thomas. «Oggi ha raccontato Urso a differenza di qualche anno fa ci sono le condizioni politiche perché Regno Unito e Francia aprano alla nostra proposta. Scottati dalla crisi finanziaria anch'essi vogliono tornare a produrre sul proprio territorio». L'appoggio immediato della Ashton lascia ben sperare: «Sono d'accordo con Urso ha detto il Commissario durante la sua visita a Milano e siamo intenzionati ad andare avanti». Anche il Governo inglese sembra favorevole visto che vuole incoraggiare la produzione industriale locale in chiave antidisoccupazione. Più di un segnale è venuto dal ministro alle Attività produttive, Peter Mandelson, che ben conosce il dossier sulle etichettatura. Perché questa misura è così importante? «I motivi a favore dell'etichettatura sull'origine delle merci sono diversi. In primo luogo perché tutelerebbe il consumatore europeo che può individuare la loro reale origine. In seconda battuta, è utile per le nostre imprese che operano su un mercato comunitario invaso da importazioni con falso made in Italy, oppure anonime, o fuorvianti. L'etichettatura sarebbe fondamentale per la salvaguardia di molti prodotti made in Italy essendo prevista per sette categorie in cui la nostra produzione eccelle: calzature, tessile, cuoio, mobili, pneumatici, ceramiche e vetro. In terzo luogo, perché stabilirebbe una reciprocità nelle condizioni di accesso ai mercati visto che grandi Paesi come Usa, Giappone o Cina impongono questo obbligo sulle importazioni», ha spiegato Urso. A DAR MANFORTE all'analisi del sottosegretario c'è un'indagine di Eurisko condotta in Francia, Regno Unito, Germania e Italia da cui risulta che una percentuale tra il 78% e l'86% degli intervistati crede che un marchio di origine darebbe la possibilità di compiere scelte più accurate. Tra il 66% ed il 79% pensa che aiuterebbe ad acquistare prodotti più sicuri. Tra il 70% e l'80% che aiuterebbe a identificare i prodotti importati da quei paesi dove le leggi contro l'impiego di minori e la protezione dell'ambiente non sono rispettate. In generale, comunque, tra il 72% e l'87% degli intervistati ha detto di essere interessata a sapere quale sia «l'origine reale» dei prodotti extra Ue. Insomma, un po' di trasparenza, please. Image: 20090318/foto/744.jpg

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Assicurazioni, cala la domanda (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il cliente punta alla riduzione dei costi con il conseguente ridimensionamento dei servizi Assicurazioni, cala la domanda Sei esperti a confronto: c'è una revisione nei rischi GIAN PIETRO ZERBINI In un periodo in cui si è alla costante ricerca del risparmio su ogni cosa, anche il settore dei prodotti assicurativi sta risentendo della crisi finanziaria, con un conseguente calo nelle stipule delle polizze e nella riscossione dei premi. Per fare luce sull'attuale momento abbiamo sentito il parere di sei professionisti che operano nel mercato Ferrarese, per avere un quadro complessivo della situazione. LA PAURA DEL MERCATO. «L'attuale situazione di difficoltà - dichiara Igino Petrillo di Alleanza Assicurazioni - è derivato più dalla paura del mercato che dalla vera entità della crisi. L'alta percentuale di cassa integrazione che si è registrata in questi mesi soprattutto nella zona di Ferrara, sta provocando un rallentamento nelle stipule. La paura di perdere il posto di lavoro tende a procrastinare i contratti a tempi migliori. Il cliente tende ultimamente a rimandare il discorso sul settore assicurativo "vita", mentre sul piano finanziario adesso cerca ancora di più prodotti in grado di offrire garanzia di rendimento». IL BREVE PERIODO. «La crisi economica e la propensione al risparmio - afferma Cosimo Massafra di Allianz Ras - sta creando un fenomeno di copertura assicurativa sulle piccole cose, traslasciando quelle più importanti. Un esempio: quando uno acquista un motorino si assicura contro il furto, ma non contro un ipotetico incidente invalidante. E in questo momento si preferisce spendere meno, prendendo più rischio». SI GUARDA AI 10 EURO. «Il cliente, soprattutto per le polizze Rca, - sostiene Luigi Moretti dell'Ugf, Unipol gruppo finanziario divisione Aurora - in questi ultimi tempi sta attento anche ai 10 euro di differenza e si muove molto per sapere i preventivi. E per questo, con la concorrenza, si va incontro ad una riduzione dei costi, ma di conseguenza si ridimensionano anche i servizi di copertura». IL GIOCO AL RISPARMIO. «La crisi c'è per tutti - concorda Donato Monteleone di Sara Assicurazioni - ed è ovvio che il cliente tende ad investire sulle assicurazioni obbligatorie, guardando i prezzi più bassi, a scapito delle altre. Ecco perché le polizze finanziarie sono andate in disuso e si attendono tempi migliori per poter investire con più tranquillità». L'AUMENTO DEI RISCHI. «Anche a livello di impresa - spiega Alessandro Pansini di Allianz Subalpina - si verifica sempre più spesso il fenomeno di abbassare le somme del premio da pagare, aumentando di fatto il rischio per la minore copertura. La crisi si sente soprattutto nel settore delle polizie finanziarie, quelle sul ramo vita. La speranza comunque è di arrivare a breve a tempi migliori». L'EFFETTO BERCO. «La situazione delle crisi aziendali - afferma Giorgio Gnani delle Generali di Copparo - sta creando non pochi problemi. Nella mia zona stiamo toccando con mano l'effetto Berco, con la cassa integrazione che ha colpito molte famiglie, come si evince da un calo del 25% negli incassi. La gente fa fatica a pagare le polizze, ha al momento altre priorità, come spesa e bollette. E dire che questo è un buon momento per investire visti i rendimento dei nostri prodotti, che sono molto buoni».

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Piano casa, il premier sul Colle Rinvio <tecnico> ma c'è sintonia (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-18 num: - pag: 2 categoria: REDAZIONALE Piano casa, il premier sul Colle Rinvio «tecnico» ma c'è sintonia Berlusconi rilancia gli incentivi sulla vendita delle abitazioni popolari Il capo dello Stato e il Quirinale hanno sottolineato la necessità di un'azione incisiva da parte dell'Europa ROMA — Il piano casa all'esame del prossimo Consiglio dei ministri con tutta probabilità slitterà per consentire una serie di approfondimenti su come raccordare le norme da inserire in un decreto legge e quelle da immettere in un disegno di legge. Ecco perché su questo provvedimento sul quale il Cavaliere conta molto continueranno a lavorare Raffaele Fitto (Affari regionali) e il consulente giuridico di Palazzo Chigi, Niccolò Ghedini, che in serata si sono visti con Silvio Berlusconi. Al rinvio si è giunti dopo il pranzo al Quirinale tra il presidente Giorgio Napolitano e il premier, affiancato da Gianni Letta e dai ministri Franco Frattini (Esteri), Giulio Tremonti (Economia) Claudio Scajola (Sviluppo economico), Andrea Ronchi (Politiche comunitarie). «Con il capo dello Stato — ha spiegato il premier a mezzanotte, dopo aver assistito a uno spettacolo in teatro — ci siamo trovati assolutamente concordi. Facciamo un decreto o un'aggregazione a un decreto legge già in corso. Poi, ci sarà una legge quadro sull'edilizia che affidiamo a una legge delega». Lo slittamento si è reso necessario anche perché venerdì — proprio il giorno fissato per il Consiglio dei ministri — Berlusconi non sarà a Roma ma a Bruxelles impegnato in un Consiglio europeo. L'ulteriore tempo a disposizione consente così di avviare i contatti con le Regioni (che reclamano di essere consultate e hanno fissato per domani una riunione della conferenza Stato- Regioni) prima che il piano casa sia varato. Quella dell'edilizia è, infatti, una materia cosiddetta concorrente, cioè di competenza sia nazionale sia regionale. L'incontro conviviale (circa due ore) con il Capo dello Stato è anche l'occasione per passare in rassegna gli imminenti appuntamenti internazionali. «Il clima era molto positivo», fa notare uno dei commensali. E anche dagli ambienti del Quirinale viene la conferma di «una piena collaborazione ». Nella nota diramata al termine del pranzo si sottolinea che «sono stati affrontati i principali temi del prossimo Consiglio europeo e in particolare la crisi economica e la preparazione del G20 in programma a Londra il prossimo 2 aprile». Non solo. Nel comunicato si legge che tra il presidente e il premier «si è convenuto sulla necessità di un'azione incisiva e coesa da parte dell'Unione Europea per fare fronte alla crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Impegni internazionali ma nessun accenno alla questione edilizia. Il piano casa, infatti, è oggetto di una discussione riservata alla quale partecipano Napolitano, Berlusconi e Letta. Il Cavaliere illustra il «doppio binario» — decreto legge varato dal governo e disegno di legge esaminato dal Parlamento — con il quale vuole portare a compimento un'iniziativa destinata, come suole dire, a mettere il turbo all'economia visto che si studiano pure incentivi per la vendita delle case popolari rivolti a una platea di circa un milione di cittadini. Napolitano non entra nel merito, visto che spetta al governo assumersi la responsabilità politica del provvedimento, ma si limita a fare osservazioni di natura costituzionale. Ecco perché si conviene sulla necessità di compiere degli approfondimenti affinché i due strumenti legislativi scelti si raccordino, o meglio si armonizzino, sia con il Testo unico dell'edilizia sia con le norme costituzionali che disciplinano le competenze tra centro e periferia. Insomma, uno scambio di opinioni, fanno notare dal Quirinale, «pacato e senza alcuna asprezza », dopo il gelo del passato. La concordia Il Cavaliere: «Con il capo dello Stato ci siamo trovati assolutamente concordi» Lorenzo Fuccaro

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seminario di studio sulla crisi economica (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 4 - Gorizia Seminario di studio sulla crisi economica L'INIZIATIVA Sabato la sezione provinciale di Gorizia del partito di Alternativa comunista organizza per i propri iscritti, e in collaborazione con l'associazione Nostro tempo, un seminario di studio sulla crisi economica del capitalismo mondiale e i suoi effetti socio-politici. Si parlerà di come la finanziarizzazione dell'economia e l'enorme massa di capitali speculativi «abbiano intensificato - si legge in una nota - lo sfruttamento dei lavoratori e, a fronte di una crescita enorme della massa di dividendi e rendite, abbiano condotto verso una nuova crisi di sovrapproduzione di merci, preceduta dalla crisi finanziaria dei subprime americani, crisi che l'oligarchia capitalistica e i suoi governi vogliono far pagare alla stessa classe lavoratrice». Si parlerà degli effetti di questa situazione in Italia sulla legislazione del lavoro, delle ricadute nella Cgil e nel sindacalismo di base. Una sessione sarà dedicata alla cosiddetta sinistra radicale di governo, la quale, «dopo aver sostenuto le politiche antioperaie del governo Prodi-Ferrero, palesa ora il suo volto opportunista con spaccature interne ed esperimenti elettorali protési alla ricerca di una nuova alleanza con un Pd a guida Bersani». Il partito di Alternativa comunista, che aderisce alla Lega internazionale dei lavoratori-Quarta internazionale, rilancia la necessità di una mobilitazione politica del movimento operaio, «per l'immediata cacciata di Berlusconi, per un programma di transizione verso un governo dei lavoratori negli interessi dei lavoratori, contrapposto al capitalismo bipolare Pd-Pdl». Fra gli interventi iniziali, la relazione introduttiva di Fulvio Zorzenon del direttivo provinciale di Alternativa comunista, Aldo Moresco, del Pdac, il dottor Alessandro Caliaro, esperto di giuslavorismo, Paolo Trotti vicepresidente dell'associazione Nostro tempo. Sono previsti interventi di lavoratori attivi nella Cgil e nella Cub. L'inizio dei lavori, che si terranno nella sede di Monfalcone dell'associazione Nostro tempo, è fissato per le 15.30.

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Authority più forte per evitare un'<Ubs 2> (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-18 num: - pag: 31 categoria: REDAZIONALE Svizzera Authority più forte per evitare un'«Ubs 2» MILANO — Ieri durante il Consiglio degli Stati, diversi «senatori» svizzeri hanno chiesto che l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma) venga rafforzata, per evitare in futuro il ripetersi di casi come quello di Ubs. Nel presentare la richiesta (che il Consiglio federale è pronto ad accettare), Eugen David (Ppd-Sg) ha sostenuto che la Finma (che riunisce tre precedenti autorità: la Commissione federale delle banche, l'Ufficio federale delle assicurazioni private e l'Autorità di controllo per la lotta contro il riciclaggio) «nel reperire le informazioni è eccessivamente dipendente dalla stesse banche». Un risultato apparso evidente nelle vicissitudini di Ubs negli Stati Uniti. Per il sangallese, «la Finma va anche rafforzata sotto il profilo del personale e delle sue competenze. In alcuni casi, vi sono dipendenti con 2-3 anni di esperienza. Ciò li mette in una situazione di dipendenza nei confronti delle grosse banche che possono far capo a competenze ben superiori».

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Petrolio, barile verso i 50 dollari (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-18 num: - pag: 33 categoria: REDAZIONALE Risalita Petrolio, barile verso i 50 dollari MILANO — Il petrolio rialza la testa, i prezzi del barile rivedono quota 50 dollari. Ieri a New York il greggio ha chiuso in progresso di quasi il 4%, sopra i 49 dollari, registrando i massimi di oltre tre mesi. I futures con consegna aprile hanno infatti guadagnato 1,81 dollari (+3,8%), terminando la seduta al Nymex a 49,16 dollari al barile. A spingere le quotazioni dell'oro nero, secondo gli analisti, sarebbe stata soprattutto la serie positiva di dati macro Usa che ha inondato i mercati finanziari: a febbraio i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,1% (+0,4% le attese); nello stesso mese i nuovi cantieri edili sono cresciuti del 22% (dopo il minimo assoluto toccato a gennaio); le licenze di costruzione sono salite a 547 mila. Tutti numeri che hanno avuto anche una forza tale da offuscare le aspettative di un aumento delle scorte settimanali (il dato è atteso per oggi).

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Indici in frenata con Eni e Ubi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Indici in frenata con Eni e Ubi Enel Il gruppo elettrico scivola dopo il giudizio di Standard & Poor's Dopo cinque sedute consecutive al rialzo, sulle Borse europee arrivano le prese di beneficio, nonostante la buona intonazione di Wall Street (+2,48% il Dow Jones sulla scia di dati oltre le attese sul mercato immobiliare). Milano ha chiuso con il Mibtel in ribasso dello 0,61% e l'S&P Mib dello 0,54%. Ad appesantire gli indici hanno contribuito i cali di Italcementi e Bulgari. La società del gruppo Pesenti ha lasciato sul terreno il 5,1% dopo che la banca d'affari Goldman Sachs ha rivisto il suo giudizio sul titolo consigliando «sell», vendere. In calo di circa il 5% anche Bulgari in seguito alle dimissioni del direttore finanziario. Misti i bancari con il Banco Popolare (+1,7%) che recupera dopo lo scivolone di inizio settimana conseguente l'annuncio di Opa su Italease (-0,27%). Giù Ubi (-2,76%) e Intesa Sanpaolo (-0,89%) mentre sono salite Unicredit (+0,26%) che nel corso della seduta è riuscita a tornare sopra quota un euro, Bpm (+1,4%) e Mediobanca (+2,07%). Tra gli editoriali in calo L'Espresso (-2,92%) e Mediaset (+1,22%), mentre sale Rcs Media Group (+1,48%) alla vigilia della presentazione del bilancio 2008. Nel comparto dell'energia bene Snam (+2,51%) dopo l'ok all'aumento di capitale da 3,5 miliardi. Eni invece arretra del 2,1%, con Enel (-1,22%) penalizzata dal giudizio di Standard & Poor's (confermato il «creditwatch» negativo sul debito a lungo termine). Scivola A2A (-3,81%) che aveva guadagnato oltre l'8% in tre sedute. Bene Seat (+2,13%) in attesa del via della Consob all' aumento di capitale da 200 milioni e Tiscali, con un rialzo del 19,7% sulle voci di rientro di azienda di Renato Soru.

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Disco verde all'aumento, balzo di Snam (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano Disco verde all'aumento, balzo di Snam ( f.d.r.) Snam Rete Gas è pronta a rilevare Stogin e Italgas. Ieri l'assemblea ha dato via libera all'aumento di capitale da 3,5 miliardi necessari a finanziare l'operazione. E, in una giornata dominata dalla prese di profitto, la Borsa ha apprezzato facendo guadagnare al titolo il 2,51%. La società non ha ancora reso noti i dettagli della ricapitalizzazione che si dovrebbe comunque concludere entro maggio. L'Eni ha già fatto sapere che sottoscriverà la propria quota, finanziando inoltre Snam con 1,3 miliardi. Per l'acquisizione del 100% di Stogit e Italgas la società guidata da Carlo Malacarne investirà complessivamente 4,72 miliardi.

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Arcelor ricapitalizza? Il titolo cade (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-18 num: - pag: 39 categoria: REDAZIONALE Il caso a Parigi Arcelor ricapitalizza? Il titolo cade ( f.d.r.) Il colosso dell'acciaio Arcelor Mittal scivola a Parigi in seguito alle indiscrezioni su un possibile aumento di capitale. Il titolo ha perso l'11,5%, nonostante le smentite. Ieri il «Financial Times» ha scritto che Arcelor-Mittal potrebbe varare una ricapitalizzazione da 5 miliardi per ridurre l'indebitamento netto, salito a 26 miliardi principalmente in seguito alla scalata del gruppo indiano ad Arcelor. Mittal ha tuttavia precisato di non avere in programma operazioni straordinarie, ma anche di essere pronta a valutare tutte le opzioni possibili in questa difficile fase di mercato.

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Rivediamo le regole di Maastricht (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-18 num: - pag: 40 autore: di ALBERTO QUADRIO CURZIO categoria: REDAZIONALE NOI E LA CRISI Rivediamo le regole di Maastricht SEGUE DALLA PRIMA Una valutazione obiettiva sulla situazione italiana è stata espressa nei giorni scorsi dalla Commissione europea che ha esaminato il Programma di Stabilità 2008-2011 dell'Italia presentato dal Governo. In sintesi, quattro sono le intonazioni di questo giudizio: la prima rileva che l'Italia ha carenze strutturali storiche che non consentono una adeguata crescita della produttività; la seconda rileva che la crisi porterà a un notevole peggioramento del rapporto debito su Pil che salirà dal 106% del 2008 al 112% del 2010; la terza è che le misure anti-crisi adottate dal Governo sono coerenti con lo European Economic Recovery Plan (varato dalla Commissione Europea in novembre e poi condiviso dal Consiglio Europeo) e sono vincolate dalla vulnerabilità delle nostre finanze pubbliche, non annullata dal pur apprezzabile basso indebitamento delle famiglie e dalla solidità del sistema bancario; la quarta è che l'Italia dovrà impegnarsi a risolvere i due precedenti problemi con riforme strutturali per lo sviluppo e riforme nella spesa pubblica per la sostenibilità del bilancio. A noi pare che la valutazione della Commissione, con la quale concordiamo, sull'operato del Governo nella crisi sia sostanzialmente positiva. Riteniamo tuttavia utili alcuni ulteriori suggerimenti. Innanzitutto crediamo non sia possibile aumentare genericamente la spesa pubblica per contrastare la crisi sia perché dobbiamo collocare titoli di Stato sui mercati finanziari senza pagare interessi crescenti sia perché una spesa incontrollata porterebbe a rafforzare sprechi e rendite sia perché a crisi finita la necessaria correzione di finanza pubblica, per arrivare al pareggio di bilancio richiesto dagli accordi Europei, diverrebbe cruenta. In secondo luogo reputiamo che i «Tremonti bond» per ripatrimonializzare le banche siano utili e rispettosi, più di quanto è accaduto in altri Paesi, della natura privatistica delle stesse facilitando l'erogazione del credito alle imprese. Non riteniamo invece che gli eventuali interventi prefettizi sul credito siano compatibili con il mercato. Per le banche grandi il rafforzamento patrimoniale si poteva fare riscattando, anche con il contributo della Banca d'Italia stessa, le loro notevoli quote di capitale nella nostra Banca Centrale. A fine 2008 vi era una scadenza legislativa, poi prorogata, per risolvere questo problema su cui adesso è sceso il silenzio. Nuovi interventi potrebbero riguardare sia il profilo italiano che quello europeo. Sotto il primo profilo è necessario il rimborso dei crediti che le imprese hanno verso le Pubbliche Amministrazioni o almeno la loro certificazione sulla quale ottenere credito bancario. Utili sarebbero anche garanzie pubbliche su una parte dei crediti erogati alle imprese, specie se Pmi incluse in sistemi distrettuali o in reti di imprese sui quali il Ministro Tremonti ha già inserito nelle norme di politica economica misure interessanti, anche se da rodare, sulla personalità giuridica, creditizia e fiscale. Un altro intervento necessario riguarda la riduzione a livelli di Eurolandia del grande sommerso italiano, con il conseguente recupero dell'evasione. è questa una necessità economica e civile. Sotto il profilo europeo, senza abbandonare l'impegno per il varo di titoli di debito pubblico comunitario, l'Italia dovrebbe rilanciare la proposta di modifica del Patto di stabilità e di crescita (Tsc), derivato dai Trattati di Maastricht, per scorporare dallo stesso le spese per investimenti in infrastrutture fisiche e immateriali dei singoli Paesi. L'obiettivo dovrebbe essere di consentire sia un adeguamento infrastrutturale alla media della Uem rispetto alla quale l'Italia ha un divario penalizzante sia il perseguimento della Strategia di Lisbona sui livelli di ricerca scientifica e tecnologica. è questa una proposta sulla quale vi fu un lungo dibattito negli anni passati. A tal fine bisognerebbe prevedere emissioni speciali di titoli di debito pubblico nazionale finalizzate a questi investimenti nelle reti di trasporto e nella ricerca tecnoscientifica. Le emissioni speciali richiederebbero una credibilità, certificata anche a scala europea, dei connessi investimenti in termini sia di redditualità di lungo termine sia di responsabilità dei realizzatori e dei gestori delle opere. Gli italiani hanno ampi risparmi per sottoscrivere questi titoli, se credono in progetti di investimento necessari per il loro Paese. Questa modifica del Psc sarebbe coerente con l'economia sociale di mercato, portata a scala comunitaria ed intergovernativa ad un tempo, che deve distinguere la Ue e la Uem da altre economie di mercato. Essa richiede infatti non solo regole forti e mercati efficienti ma anche interventi diretti delle Istituzioni, che non sono solo lo Stato, per provvedere con la spesa pubblica ad opere che non verrebbero finanziate dal mercato avendo lunghi orizzonti temporali e/o finalità scientifiche e/o scopi sociali e di incivilimento.

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Borsa Tokyo chiude a massimi da cinque settimane su balzo banche (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

TOKYO (Reuters) - L'indice Nikkei della Borsa di Tokyo ha chiuso la sessione odierna ai massimi da cinque settimane, grazie al balzo del settore bancario, sebbene gli investitori abbiano preferito portare a case i profitti su alcuni titoli. La Banca del Giappone ha aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del secondo dopoguerra. Il Nikkei è salito dello 0,3% a 7.972,17 punti, la chiusura più elevata dal 6 febbraio, mentre il Topix è salito dello 0,5% a 764,67.

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Totti e Spalletti più lontani: troppi cambi e poco feeling (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - ROMA - sezione: Sport - data: 2009-03-18 num: - pag: 7 categoria: REDAZIONALE Roma inquieta Francesco ieri non si è allenato, in dubbio per sabato Totti e Spalletti più lontani: troppi cambi e poco feeling Undici sostituzioni in 15 gare, capitano scontento Il futuro di Totti e i rapporti del capitano con Spalletti tengono banco nella Roma che si prepara alla sfida con la Juventus Le cene a casa del capitano insieme all'allenatore, una volta. La pericolosa distanza, adesso. Non è guerra fredda, né indifferenza, quella che si è istaurata tra Francesco Totti e Luciano Spalletti, ma l'armonia ha indubbiamente altre forme. Prima in pubblico lo chiamava «Checco», ora Francesco. O, più semplicemente, Totti. Ma, per rendersi conto che qualche problema di comprensione esiste realmente, non è indispensabile il banale riferimento al tono confidenziale perduto. «Il mio rapporto con Totti non potrebbe essere migliore», puntualizzò Spalletti a precisa richiesta, due settimane fa, indispettito da tanta attenzione sull'argomento. Per localizzare le prime piccole crepe tra i due occorre andare a ritroso di undici mesi. Il triplice «vaffa» recapitato all'arbitro Rizzoli, a Udine, provocò la presa di posizione del tecnico che, senza mezze misure, volle stigmatizzare il comportamento di Totti: «Ha sbagliato», sentenziò, non concedendo le labili attenuanti del caso al suo uomo più rappresentativo, finito nel vortice di polemiche non ancora sopite. Fu un passaggio che contribuì a raffreddare quello che per mesi è stato un idillio. Da quel momento in poi, quasi colta da istinto di autodifesa, la composita galassia dell'ambiente romanista evidenzia ogni uscita di Spalletti che minimamente rischi di andare in rotta di collisione con gli umori del calciatore più forte e amato della Roma di tutti i tempi. Non passarono quindi inosservate le frecciate sul non irreprensibile atteggiamento del giocatore negli allenamenti e sulla sua mobilità in campo. Figurarsi l'ultima critica verso il protezionismo eccessivo della città giallorossa verso i suoi alfieri: «A Roma si è convinti che sia impossibile fare calcio senza Totti e De Rossi». Una frase ponderata, un tassello in più nel mosaico. Addirittura sprezzante, per tanti tifosi, considerate le precarie condizioni fisiche di Totti. E chissà se fosse rivolta proprio a Spalletti la frase del capitano all'indomani di Inter- Roma: «Sarebbe ora che anche all'interno di Trigoria qualcuno la smetta di definirci piagnoni». Per molti l'addizione fu elementare, ma sulla vicenda calò il silenzio. Gelido, senza precisazioni. Ogni volta che Spalletti fa riferimento a Totti rasenta la lesa maestà. è accaduto anche in campo, con un paio di sostituzioni, quando il capitano non accettò di buon grado il cambio, evitando di incrociare lo sguardo d'intesa con l'allenatore e ancor più di sedersi in panchina, per imboccare contrariato il tunnel degli spogliatoi. Per la cronaca, undici sono gli avvicendamenti stagionali, la metà delle quali non condivisi. Se resterà, Spalletti dovrà gestire una fase delicatissima peraltro già iniziata: quella degli ultimi anni di carriera del capitano. In questo quadro si inserisce la questione legata al prolungamento contrattuale del numero dieci giallorosso, con l'attuale in scadenza 2010. I colloqui preliminari con la società hanno sortito esiti non proprio confortanti, anche se c'è tempo per colmare le divergenze economiche per un accordo che dovrebbe arrivare fino al 2014. Il rinnovo di Totti sarà trattato in prima persona da Rosella Sensi e nessuno sembra preoccupato. Fino a prova contraria. Colonna giallorossa Francesco Totti Dario Bersani

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Kurdistan, Qatar e Slovacchia i nuovi sbocchi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Nord Est)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Nord-Est sezione: NORD EST data: 2009-03-18 - pag: 2 autore: Kurdistan, Qatar e Slovacchia i nuovi sbocchi In tempo di crisi diventa fondamentale captare i segnali "giusti" provenienti dai mercati internazionali e in questo senso il Triveneto conferma di avere antenne ben sollevate. Ad iniziare da Finest, finanziaria per gli imprenditori nordestini (partecipata da Friulia SpA, Regione Veneto, Provincia Autonoma di Trento, Simest e alcune banche del territorio), che con la Brovedani Spa di Pordenone ha recentemente portato a termine la join venture numero 24 in Slovacchia, dove opera dal '93.Attraverso l'attività di private equity e mercial bank, la partecipazione di Finest svilupperà la Brovedani Slovakia Sro, per un investimento di oltre 20 milioni di euro e la creazione in loco di 170 nuovi posti di lavoro. «La Slovacchia è il nostro 5Úpaese di intervento per numero di operazioni, con 12,6 milioni di euro impegnati sinora per un volume di investimento complessivo generato di 89,5 milioni di euro » spiega il presidente Finest Michele Degrassi da Bratislava, dove lo scorso mercoledì 11 marzo ha incontrato gli imprenditori per ragionare assieme a loro sui nuovi progetti. La Brovedani, attiva nella componentistica meccanica di grande serie ad elevata qualità e specializzazione tecnologica, è fornitore strategico di importanti multinazionali e la Brovedani Slovakia Sro nasce proprio da una policy della casa madre Bosch, secondo cui i fornitori non debbono impiegare più di 200 minuti per raggiungere lo stabilimento di produzione: «è il classico caso di sana internazionalizzazione – diversa dalla pura delocalizzazione – che genera aumenti occupazionali» spiega Degrassi, indicandola come via da seguire. In un Nord-Est vivace ed aperto al mercato globale, è soprattuttoil Veneto ad essersi incanalato sulla strada di una progressiva internazionalizzazione, come testimonia la Bellelli Engineering, società rodigina che pochi giorni fa ha inaugurato la prima sede di rappresentanza ad Erbil, nord Kurdistan (Iraq). Nata nel 2003 e operante nel settore delle forniture degli impianti petroliferi con il 100% di produzione destinata all'estero, il business plan della Bellelli è da sempre ambizioso: «Dai 15mila euro di capitale iniziale siamo arrivati agli attuali 900mila per 12 milioni di euro di fornitura, che contiamo di mantenere fra i 10 e i 15 milioni da qui al 2010 e di aumentare sino a 40 milioni in 5 anni», illustra il presidente Antonio Monesi. «Esportiamo il 50% in Medio Oriente e il restante 50% in Nord Africa, Libia e Egitto». Un mercato,quest'ultimo,nel quale si muove ormai a suo agio la Metalgalante Srl di Noventa di Piave (Ve), presente nel paese da oltre 30 anni e che nel 2008 si è aggiudicata l'appalto per la fornitura all'esercito egiziano di 52 unità del suo prodotto punta: le autobetoniere autoricaricanti (delle quali esporta il 95%); una vendita da oltre 3 milioni di euro. Segnali di forte dinamismo arrivano anche dal fronte delle aziende pubbliche, con Confservizi Veneto che sarà presente in Qatar dal 28 al 31 marzo, in una missione organizzata con PadovaPromex e la CCIAA di Torino, su input del Ministero dell'Ambiente dell'emirato. «Sonderemo la possibilità per i nostri e i loro tecnici di cooperazione ad uno studio di fattibilità ambientale incentrato sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella capitale Doha», anticipa il direttore di Confservizi Nicola Mazzonetto, che ci tiene a ricordare come il coinvolgimento delle aziende pubbliche in iniziative del genere agisca da volano per il business di quelle private. Il Veneto non si ferma neppure davanti alla spaventosa crisi finanziaria russa, visto che Confindustria di Vicenza sarà in prima fila nella più grossa "mission di squadra" mai realizzata da Sistema- Italia. Guidata dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e organizzata in partnership con ICE ed ABI, essa farà tappa dal 5 al 9 aprile a Mosca, Ekaterinburg, San Pietroburgo, Krasnodar e Novosibirsk; 71 le aziende venete presenti di cui 20 vicentine. I dati provvisori dell'Istat stimano a 497 milioni di euro l'export 2008 in Russia (contro i 456 milioni del 2007). «La Federazione si colloca nella top ten dei mercati export vicentini, particolarmente interessante per l'industria della meccatronica, che racchiude un potenziale enorme per le nostre aziende. Dobbiamo cavalcare la ripresa russa prima degli altri e questo è il senso della missione », dichiara l'amministratore delegato della Marelli Motori di Arzignano Roberto Ditri, anche vicepresidente di Confindustria Vicenza e delegato regionale di Confindustria per l'internazionalizzazione, convinto che il paese guidato dal presidente Medvedev tornerà presto ad essere più forte di prima. MISSIONI I veneti si preparano a sbarcare a Doha e tornano in Russia per sfruttare opportunità nei settori ambientale e meccanico

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Banca Caritas: cuore a interessi zero (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Oristano e Provincia Pagina 4015 Il nuovo servizio della diocesi arborense partirà entro aprile. L'arcivescovo Ignazio Sanna: siamo i primi in Sardegna Banca Caritas: cuore a interessi zero Il nuovo servizio della diocesi arborense partirà entro aprile. L'arcivescovo Ignazio Sanna: siamo i primi in Sardegna Un fondo per piccoli prestiti a disposizione dei bisognosi --> Un fondo per piccoli prestiti a disposizione dei bisognosi L'iniziativa illustrata dall'arcivescovo in piena quaresima, il periodo dell'anno che più di altri richiama i cristiani alla solidarietà. La Caritas coma una banca, ma dotata di un grande cuore. Anche coloro che si ritrovano nelle nuove povertà potranno avere accesso al credito. A loro, seppure privi di garanzie patrimoniali personali e considerati ?non sostenibili?, tende la mano la Caritas diocesana arborense che sta per attivare il servizio del ?microcredito?. LA PROPOSTA L'iniziativa è stata illustrata ieri mattina dall'arcivescovo metropolita monsignor Ignazio Sanna in piena quaresima, il periodo dell'anno che più di qualunque altro richiama i cristiani alla solidarietà. Il presule ha ricordato che le difficoltà, in questo particolare momento di crisi finanziaria mondiale, «interessa specialmente le famiglie, molte delle quali non sono più in grado di affrontare gli impegni finanziari programmati, che sembravano sostenibili, a causa della perdita del posto di lavoro da parte di un coniuge o per altri motivi contingenti». IL FONDO Con questo nuovo servizio, che partirà entro il corrente mese o comunque entro aprile, l'arcidiocesi Arborense, attraverso la Caritas diocesana, mette a disposizione dei bisognosi un fondo che sarà utilizzato per piccoli prestiti. «È un piccolo gesto, ma significativo», ha precisato monsignor Sanna, «perché non si tratta di una concessione assistenziale a fondo perduto che si esaurisce con le erogazioni, ma di un prestito fatto di collaborazione senza eccessiva burocrazia, con rapporto interpersonale. Il prestito dovrà essere restituito con un numero di rate che sarà concordato, e mano a mano che i soldi rientrano nel fondo si potrà far fronte, con lo stesso sistema, alle necessità di altre persone che potranno fruirne senza pagare alcun interesse». Per ora il gruzzolo non è rilevante «ma potrà aumentare», ha aggiunto l'arcivescovo, «con gli aiuti finanziari che dovessero arrivare dagli enti pubblici e dai privati cittadini di buona volontà che potranno essere versati sul conto corrente postale numero 12710091». E il primo invito esplicito a collaborare in tal senso è stato fatto al Consiglio provinciale in occasione della visita pastorale. Monsignor Sanna ha poi precisato che «La diocesi di Oristano è probabilmente la prima in Sardegna ad attuare questa iniziativa che invece è già attiva in una ventina di diocesi italiane». INTERESSI ZERO La direttrice della Caritas Diocesana Giovanna Lai si è poi soffermata nell'illustrazione di alcuni dettagli tecnici. Ha ricordato che i prestiti, senza interessi per i beneficiari, saranno erogati dalla Caritas attraverso una convenzione che a giorni sarà stipulata col Banco di Sardegna. «I richiedenti», ha detto, «dovranno rivolgersi al proprio parroco o direttamente alla Caritas diocesana che, dopo aver ascoltato le esigenze, valuterà le situazione deciderà in tempi abbastanza rapidi. Le restituzioni», ha precisato, «potranno avvenire anche in 24 o 36 mesi, con rate compatibili con le possibilità finanziarie di chi beneficia del microcredito e senza alcuna spesa a loro carico». Sia l'arcivescovo, sia la direttrice della Cartitas si sono soffermati sulle varie forme di intervento dell'organismo diocesano aperto più che mai alle nuove povertà. Entrambi si sono appellati alla generosità di tutti perché collaborino con offerte (anche se piccole) e con la disponibilità ai vari servizi a favore dei bisognosi. EMILIO FIRINU

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migliori delle attese i risultati di unicredit (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 18-03-2009)
Pubblicato anche in: (Tirreno, Il)

Argomenti: Crisi

Il cda dà mandato a Profumo per gli aiuti di Stato Migliori delle attese i risultati di Unicredit MILANO. Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. Il velo sui conti sarà alzato oggi alle 7.30, prima dell'apertura della Borsa. L'ad Profumo incontrerà poi a Londra gli analisti, alle 10.30 ora italiana e, a seguire, la stampa. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila delle banche controllate nei Paesi dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al presidente e all' amministratore delegato di approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro. BILANCIO MEDIASET. Mediaset chiude il 2008 con ricavi in crescita del 4,2% a 4.251,8 milioni e con un utile netto di 459 milioni contro 506,8 milioni del 2007, sul quale ha pesato la svalutazione per 45,2 milioni dell'avviamento operata da Edam, la holding di controllo Endemol. L'utile operativo a fine 2008 è pari a 984,6 milioni di euro rispetto ai 1.149,0 milioni dell'esercizio precedente.

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La ricetta di Benedetto XVI contro l'Aids in Africa: <No al preservativo> (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

VIAGGIO APOSTOLICO La ricetta di Benedetto XVI contro l'Aids in Africa: «No al preservativo» Il papa è arrivato ieri in Camerun. Andrà poi in Angola. Ripete la dottrina della chiesa: «Fedeltà e astinenza» Fausto Della Porta Ancora non era sbarcato in Africa, e già ha fatto discutere. Papa Benedetto XVI ha pensato bene di cominciare il suo primo viaggio apostolico nel continente, in Camerun e Angola, con un violento attacco contro l'uso dei preservativi. «Il problema dell'Aids non può essere risolto distribuendo condom. Aumenta solo il problema», ha detto Joseph Ratzinger ancora a bordo dell'aereo diretto a Yaoundé, capitale del Camerun. Nel ribadire quella che è la dottrina ufficiale della Chiesa - fedeltà all'interno del matrimonio e, al limite, astinenza - , il pontefice ha messo il dito in una piaga piuttosto dolorosa. Dal 1980, l'Aids ha ucciso in Africa almeno 25 milioni di persone. Ci sono vari paesi, soprattutto nella parte meridionale del continente, in cui un'intera generazione è stata spazzata via dal virus dell'Hiv. Le parole di Ratzinger vanno nella direzione dell'astinenza e della castità: serve, afferma il Papa, «una umanizzazione della sessualità, cioè un riconoscimento spirituale e umano che implica un nuovo modo di comportarsi l'uno con l'altro». Giunto nel pomeriggio in una Yaoundé tirata a lucido per l'arrivo dell'illustre ospite, in cui troneggiavano poster con l'inamovibile presidente Paul Biya - al potere dal 1982 - insieme al pontefice e la scritta «una comunione perfetta», il papa ha poi affrontato il tema della povertà e degli effetti della crisi finanziaria sul continente, che sperimenta gli effetti secondari del calo delle rimesse, della diminuzione degli aiuti, dei crediti e delle entrate derivanti dalle ricette turistiche. «In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di modelli disturbati di cambiamenti climatici - ha detto all'aeroporto della città, nel suo primo discorso ufficiale - l'Africa soffre sproporzionatamente: un numero crescente di suoi abitanti finisce preda della fame, della povertà, della malattia». Il papa si è poi scagliato contro «il traffico di esseri umani, moderna forma di schiavitù». La crisi economica mondiale e i suoi riflessi sul continente erano stati uno dei temi centrali della tradizionale conferenza stampa a bordo dell'aereo, decollato da Fiumicino alle 10.25. «La causa della recessione - ha detto il Papa nel resoconto dell'Osservatore romano - è soprattutto di carattere etico, perché "dove manca l'etica, la morale, non può esserci correttezza nei rapporti"». Ma è del tutto probabile che le polemiche sui condom lo inseguiranno per tutto il viaggio. Già ieri diverse associazioni sono insorte contro le parole del pontefice. Fra queste ActionAid, che ha ribadito come il «condom sia un'arma decisiva per la lotta contro l'Aids». «Riteniamo che non si debba in nessun modo sottovalutare o negare l'importanza dell'uso del preservativo come mezzo di prevenzione dell'Hiv/Aids - accanto ad altri mezzi, e nel quadro di una strategia che ha come obiettivo ultimo l'assunzione di comportamenti sessuali centrati sulla responsabilità e sul rispetto», ha aggiunto Giorgio Menchini, coordinatore dell'Osservatorio Italiano Aids - rete di 22 Ong impegnate nella lotta contro la pandemia in diversi paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Dopo la tappa in Camerun, Benedetto XVI sarà in Angola, per poi fare ritorno a Roma nella giornata di venerdì.

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<Acqua diritto umano> (sezione: crisi)

( da "Nuova Ecologia.it, La" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Acqua diritto umano» Confronto a distanza, al Forum mondiale sull'acqua di Istanbul, tra Consiglio mondiale ed ecoattivisti. Al centro della disputa la relazione della Banca mondiale, che parla di efficienza delle aziende idriche e investimenti di investire nell'acqua Espulse due attiviste anti-dighe Investire nell'acqua per far soldi oppure far sì che i governi riconoscano il "diritto all'acqua" e proteggano questa fondamentale risorsa come un bene comune e un diritto umano. Queste le opposte vedute a duro confronto a Istanbul dove ieri - promosso dal Consiglio Mondiale dell'Acqua - si è aperto il quinto Forum internazionale sull'acqua. Ma, in parallelo a questo convegno "ufficiale", nella metropoli turca si stanno svolgendo anche un altro Forum e molti eventi "alternativi" organizzati da Ong e associazioni ambientaliste internazionali che non solo non riconoscono la legittimità del Consiglio Mondiale ma lo accusano anche di essere troppo legato alla Banca Mondiale e alle multinazionali dell'acqua e intenzionato solo a sfruttare le risorse idriche mondiali per i propri interessi economici. Così ieri i partecipanti al Forum "ufficiale" (circa 30mila congressisti, di cui 18mila provenienti dall'estero, secondo gli organizzatori) hanno avuto modo di ascoltare il grido d'allarme della Banca Mondiale, secondo cui l'attuale crisi finanziaria globale potrebbe provocare, in una decina d'anni o poco più, una battuta d'arresto nello sviluppo delle aziende e delle industrie collegate alle risorse idriche. Ciò - secondo Jamal Saghir, direttore del dipartimento Energia, Acqua e Trasporti della Banca Mondiale - potrebbe accadere in quanto gli investimenti nel settore comincerebbero a venir meno e la gente diventerebbe sempre più incapace di pagare le bollette dell'acqua. Per risolvere il problema, secondo Saghir, le aziende dell'acqua internazionali dovrebbero incrementare la propria efficienza in modo da convincere i governi a corto di liquidità che investire nell'acqua è una buona idea. Questo scenario, però, non è condiviso dagli ambientalisti - favorevoli al riconoscimento dell'accesso all'acqua per tutti come un diritto "umano e sociale" imprescindibile - i quali sostengono che andando avanti così si arriverà ad una "petrolizzazione" dell'acqua. E contestano le Dichiarazioni ministeriali sottoscritte dai governi nei precedenti Forum in cui non si è fatto alcun riferimento al principio del "diritto umano", ma ci si è limitati a dire che l'accesso all'acqua per tutti deve essere considerato solo come un "bisogno vitale". Coerentemente con queste Dichiarazioni, secondo gli ambientalisti, nei precedenti Forum si affermò il concetto che, per assicurare una gestione "efficace" dell'acqua in tutto il mondo, questa deve essere ormai considerata come un "bene economico" (e non solo "sociale"), il cui valore deve essere determinato sulla base del "giusto prezzo" fissato dal mercato nell'ambito della libera concorrenza. In parte in linea con il pensiero degli ecologisti, oggi il ministro turco per l'ambiente Veysel Eroglu - parlando al Forum "ufficiale" - ha detto senza mezzi termini che "l'acqua appartiene allo Stato. Noi puntiamo a coinvolgere il settore privato nella realizzazione di centrali idroelettriche, ma di vendere l'acqua non se ne parla neppure". Ma gli ambientalisti contestano anche le dighe che occorre innalzare per fare le centrali idroelettriche. Infatti i grandi sbarramenti sui fiumi, come quelli realizzati e tuttora in fase di costruzione in Turchia, a loro parere hanno un impatto molto dannoso sulle popolazioni e sull'ambiente. 18 marzo 2009 - TAG: Istanbul | Acqua | Diritti |

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CINA: BANCA MONDIALE TAGLIA AL 6,5% STIME CRESCITA PIL (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

CINA: BANCA MONDIALE TAGLIA AL 6,5% STIME CRESCITA PIL (AGI) - Tokyo, 18 mar. - La Banca mondiale ha tagliato le sue stime di crescita della Cina nel 2009, portandole dal 7,5% al 6,5%, un livello, segnala l'istituto, "significativamente al di sotto del suo potenziale". La Banca mondiale spiega che il calo e' dovuto alla frenata delle esportazioni e aggiunge che i fondamentali economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar - e' in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno. 18/03/2009 - 10:25

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Cina: Banca mondiale taglia al 6,5% stime crescita pil (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Cina: Banca mondiale taglia al 6,5% stime crescita pil 18 marzo 2009 alle 10:40 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti La Banca mondiale ha tagliato le sue stime di crescita della Cina nel 2009, portandole dal 7,5% al 6,5%, un livello, segnala l'istituto, "significativamente al di sotto del suo potenziale". La Banca mondiale spiega che il calo è dovuto alla frenata delle esportazioni e aggiunge che i fondamentali economici del paese asiatico sono sani e che le banche cinesi stanno attraversando la crisi finanziaria praticamente illese. "La Cina- si legge nel rapporto del direttore per la Cina della Banca mondiale, David Dollar -- è in una posizione relativamente favorevole all'interno di uno scenario globale fosco". Il governo cinese prevede un pil a +8% quest'anno. AGI

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Tokyo chiude in rialzo. Nikkei a +0,3% (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Tokyo chiude in rialzo. Nikkei a +0,3% NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 18.03.2009 08:02 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! La Borsa di Tokyo chiude in rialzo. Il Nikkei è salito dello 0,3% a 7.972,17 punti, la chiusura più elevata dal 6 febbraio, mentre il Topix è salito dello 0,5% a 764,67. I listini traggono benefizio dal balzo del settore bancario, sebbene gli investitori abbiano preferito portare a case i profitti su alcuni titoli. Ricordiamo che la Banca del Giappone ha aumentato i propri acquisti di bond governativi del 29%, mantenendo i tassi di interesse di poco sopra lo zero, in un periodo di crisi finanziaria globale che sta causando in Giappone la più lunga recessione del secondo dopoguerra.

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Trichet, forte incertezza ma economia zona euro è solida (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

MILANO (Reuters) - La ripresa economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca Centrale Europea è pronta, se necessario, ad adottare misure aggiuntive per dare slancio all'economia. Il tasso zero però non è una panacea contro tutti i mali ma, al contrario, si porta dietro molti svantaggi. Lo ha detto oggi il presidente della Bce Jean-Claude Trichet nel corso di due interviste rilasciate a radio Europe 1 e alla fondazione Robert Schuman. "Il 2009 sarà molto, molto difficile", ha detto Trichet. "Allo stesso tempo, c'è un consenso piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il 2010 potrebbe essere l'anno di una moderata ripresa della crescita", ha aggiunto. "Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica della zona euro nei prossimi trimestri", ha detto il presidente, ma "l'economia è estremamente solida". "La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010. "La contrazione della domanda esterna danneggerà esportazioni e investimenti, mentre il deterioramento del mercato del lavoro e il calo della fiducia colpiranno i consumi", dice Trichet. Di conseguenza "la ripresa nel 2010 sarà moderata" e "l'attuale situazione è particolarmente difficile visto l'alto grado di incertezza". Non vanno tuttavia dimenticati i fattori positivi, come il calo del prezzo delle commodities e le misure prese dalla stessa Bce. SVANTAGGI DEL TASSO ZERO E MISURE ALTERNATIVE Trichet ha sostenuto che la Bce non ha ancora deciso se l'attuale livello dei tassi sia il più basso possibile, ma che "c'è un certo numero di svantaggi associato al tasso zero". Continua...

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Draghi ai politici: <No a ingerenze sul credito> (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

IL SISTEMA BANCARIO. Replica a Tremonti 18/03/2009 rss e-mail print Il governatore di Bankitalia Mario Draghi: sullo sfondo, Tremonti ROMA Stop alle ingerenze del governo nel controllo sui flussi di credito alle imprese. Via libera ai Tremonti bond per rafforzare il patrimonio delle banche. In un'audizione alla Camera Mario Draghi respinge la richiesta del ministro dell'Economia di una stretta sulle prerogative di Palazzo Koch e fissa paletti. «Ritengo che debbano essere evitate interferenze politico-amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi», spiega il governatore della Banca d'Italia, convinto che la raccolta dei dati sui prestiti «è, e deve restare, attività imprenditoriale, basata su un prudente apprezzamento professionale della validità dei progetti aziendali». Dunque l'attività dei prefetti non deve «sconfinare» in un «ruolo di pressione sulle banche che spinga ad allentare il rispetto di criteri di sana e prudente gestione nella selezione della clientela». Quanto alla proposta di affidare la vigilanza bancaria alla Bce, rilanciata da Tremonti a margine del G-20 di Brighton, il governatore ammette la necessità di migliorare il coordinamento europeo ma: «Non bisogna rinunciare al patrimonio di conoscenze, professionalità, vicinanza al mercato disponibili nelle autorità nazionali». Invita invece le banche ad utilizzare i Tremonti Bond: «L'irrobustimento del capitale è condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia». In particolare agli istituti di credito si chiedono «scelte lungimiranti» a favore dei buoni clienti per evitare «una stretta creditizia che aggravi la recessione». Draghi ha fatto il punto anche sulla crisi finanziaria. Gli interventi di Fed e Bce, ha detto, «hanno evitato il collasso del sistema ma non ancora portato chiarezza nei bilanci di quelle banche che più hanno investito nei titoli tossici». Quanto all'Italia la prospettiva resta difficile con il Pil al ribasso: « È verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica». Dopo l'affondo del governatore, il ministro Tremonti tace. Ma il leader della Lega, Bossi, invece replica: «Il problema non è il governo ma sono le banche che devono garantire aiuti alle imprese come prima. Occorre essere certi che applichino un criterio equilibrato». Intanto la politica salva, almeno per ora i super-stipendi dei manager bancari: alla Camera non sarà messio in discussione assieme al decreto «salva-auto» un emendamento della Lega che prevedeva che non potesse superare il limite di 350.000 euro annui il trattamento economico dei dirigenti di banche o istituti di credito che beneficiano in materia diretta o indiretta di aiuti anti-crisi. La proposta è stata giudicata inammissibile. Quanto al credito, infine, il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, ieri ha assicurato che il sistema bancario è solido ed è pronto a garantire la necessaria offerta di credito alle piccole e medie imprese, «a condizioni molto competitive».

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Pessimismo e contrarian investing (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

n. 66 del 2009-03-18 pagina 0 Pessimismo e contrarian investing di Redazione da "L'Investitore Accorto" il Blog di Giuseppe Bertoncello Il pessimismo degli investitori è a livelli record, speculari agli eccessi di ottimismo che furono toccati al picco della bolla azionaria del 2000. Gli indicatori di sentiment, quando raggiungono livelli estremi, costituiscono dei segnali contrari. Se c?è un?analisi che al momento non è troppo difficile fare è quella dell?umore degli investitori, o – come si dice in gergo – del sentiment, che è estremamente depresso. Il mondo intero ha atteso per mesi il cambio di amministrazione alla Casa Bianca e poi, nelle ultime settimane, ha reagito con un diffuso senso di delusione alle iniziative che sono state annunciate. Intanto, gli indicatori economici non hanno fatto che peggiorare e la crisi delle banche si è avvitata su se stessa. L?esito è sotto gli occhi di tutti: i mercati azionari si sono inabissati, perforando i minimi dello scorso autunno. Di indicatori del sentiment ne esistono tanti. Uno dei più noti, con una storia pluridecennale, è quello elaborato dall?American Association of Individual Investors (AAII) sulla base di un ampio sondaggio tra i piccoli investitori americani. Il grafico che segue, tratto dal blog di Bespoke Investment Group, ne riporta il dato relativo alla percentuale di investitori che si dichiara bearish, ossia pessimista sulle prospettive del mercato azionario. La percentuale più recente del 70,27% di investitori bearish è il risultato più negativo nei 22 anni di storia del sondaggio. All?estremo opposto, il picco di ottimismo – con la percentuale minima di investitori bearish – fu toccato al sommo della bolla speculativa dei titoli tecnologici, nei primi mesi del 2000. Estremi del sentiment come indicatori contrari Che uso si può fare di queste indicazioni? In genere, le emozioni si muovono a livelli intermedi e non influenzano più di tanto l?andamento dei mercati. Quando il sentiment è normalmente variegato, diversificati risultano anche i comportamenti degli investitori, tanto da tradursi in mercati relativamente efficienti e valutazioni nel complesso eque. In prossimità degli estremi, il discorso cambia e l?interpretazione degli indicatori di sentiment si fa interessante. Livelli eccezionalmente elevati di ottimismo o pessimismo, di panico o euforia, rivelano mercati dove il contagio delle emozioni la fa da padrone e i comportamenti gregari sono all?ordine del giorno. Mercati simili possono procedere nella direzione prevalente per un certo periodo di tempo, sulla base di potenti dinamiche retroattive, ossia di previsioni che si autoavverano, di circoli viziosi. L?ottimismo alimenta la smaniosa domanda di titoli, che porta a prezzi in così rapido aumento da generare euforia. Il pessimismo alimenta le vendite incessanti, che fanno sprofondare i prezzi fino a generare depressione o panico. In un contesto come l?attuale, il contagio si può esprimere nelle seguenti pulsioni: “Tutti si sono messi al riparo vendendo le loro azioni, vuol dire che devo vendere anch?io!”. Oppure, “Tutti si arricchiscono vendendo allo scoperto i titoli azionari, se faccio lo stesso diventerò ricco anch?io!” Queste dinamiche possono durare, come dicevo, per un po? di tempo, ma sono intrinsecamente insostenibili. Cavalcarle è dunque un gioco pericoloso. Agli estremi, infatti, la massa degli investitori è sistematicamente in errore. Lo era al picco di ingiustificata euforia del 2000, lo sarà quando sarà toccato il picco di ingiustificato pessimismo attuale. A giudicare dalla storia del sondaggio dell?AAII, così come di altri indicatori di sentiment, quell?estremo non può essere molto lontano. Sentiment, valutazioni e aspettative irrazionali Il movimento del sentiment, così come quello delle valutazioni – di cui ho parlato nei recenti post Valutazioni azionarie e rendimenti attesi e Quanto è sottovalutato l?azionario europeo? – è, nel lungo periodo, pendolare. Sentiment e valutazioni, in realtà, sono due facce della stessa medaglia. Perché mai gli investitori, in certi periodi, dovrebbero essere disposti ad acquistare titoli azionari, mediamente, a prezzi pari a poco meno di 50 volte gli utili normalizzati, com?è accaduto nel 2000, e in altri periodi non dovrebbero essere disposti a pagare più di 5 volte gli utili, come accadde al fondo della Grande Depressione degli anni ?30, o 10 volte gli utili come accade ora? Non ci sono spiegazioni sensate o empiricamente fondate. Ci sono solo aspettative irrazionali e ingiustificate. Al picco dell?euforia, la massa degli investitori crede a teorie assurde sull?avvento di “nuove ere” di benessere, crescita e arricchimento senza precedenti. Un esempio? Come ricorda Robert Shiller, il professore di Yale autore di Euforia irrazionale, sondaggi realizzati in America poco prima dello scoppio della recente bolla immobiliare mettevano in luce come la massa dei compratori di case ritenesse “normale” un?ascesa dei prezzi del 20% o più l?anno. Altrettanto “normale” era la fede riposta nel presunto assioma che i prezzi, nel mercato della casa, non scendono mai. Si tratta, sia chiaro, di aspettative assurde. Parimenti, al fondo del pessimismo, fioriscono le teorie più strampalate sulla “fine di un?era” di crescita e sviluppo: fine del capitalismo, tramonto della civiltà, morte delle azioni. Ma l?evidenza, da svariati secoli a questa parte, è che le crisi finanziarie sono un fenomeno ciclico abituale e non una malattia mortale. La storia umana, certamente, è anche storia di civiltà scomparse. E tuttavia, come ha magistralmente raccontato Jared Diamonds in Collasso, come le società scelgono di morire o vivere, i fattori che hanno portato alla fine delle civiltà del passato hanno a che fare con le mutazioni climatiche, la dissipazione delle risorse ambientali, le guerre. Non ci sono esempi di civiltà che siano collassate per una crisi finanziaria. Si contano invece, nella storia della nostra civiltà capitalistica, dal ?600 in poi, almeno una quarantina di gravi crisi finanziarie, tutte accompagnate da panico, profonde recessioni o depressioni economiche e fiorire di teorie sulla “fine di un?era”. Ogni volta, quelle apocalittiche aspettative si sono dimostrate sbagliate. Questa lunga teoria di crisi superate non ci consente di derivare inesistenti certezze sul futuro. Ma ci dovrebbe indurre a una ragionevole ipotesi: non sarà una crisi finanziaria, per quanto destabilizzante, o una risultante depressione economica, per quanto acuta, a mettere fine alla nostra civiltà. Strategie contrarie: market timing e value investing Tornando al sentiment corrente degli investitori, il difficile, naturalmente, è capire quando un estremo viene toccato. In prossimità di quel punto, andare contro l?opinione prevalente sarà la scommessa vincente. Esaurito il moto in una direzione, il pendolo del sentiment si avvierà, più o meno speditamente, più o meno coerentemente, nella sua oscillazione a ritroso. Il problema è che non esiste una misura esatta dell?umore della massa, su cui l?investitore contrario possa fare sicuro affidamento. Come scrive Martin Zweig nel classico Winning on Wall Street: “Ricordati che andare contro la folla non è sempre la scelta giusta. Lo è solo quando la folla raggiunge livelli estremi di unanimismo. Definire quegli estremi non è facile. […] Non c?è un livello magico di ottimismo o pessimismo che possa fornire un segnale preciso.” Che fare, allora? Posto che, come scrive sempre Zweig, livelli particolarmente pronunciati di ottimismo o pessimismo, com?è ora il caso, dovrebbero sempre indurre l?investitore a “stare in guardia”, pronto a cogliere il momento ormai prossimo in cui il pendolo comincerà a oscillare nella direzione opposta, le scelte possibili sono di due tipi. Per chi voglia cimentarsi in forme di market timing, il consiglio di fondo di un maestro come Ned Davis, nel libro Being right or making money, è il seguente: “E? opportuno muoversi con la folla finché gli indicatori (di sentiment) raggiungono livelli estremi e iniziano a invertire direzione. E? solo a quel punto che, di solito, è redditizio assumere un atteggiamento contrario”. Nel nostro caso, finché il pessimismo non fa che peggiorare - com'è accaduto negli ultimi mesi - andare contro la massa comporterà delle perdite. Ma ai primi segni di cedimento di un consenso fattosi estremo, la scommessa contraria sarà probabilmente vincente. Per chi si ispiri invece a una filosofia contraria come il value investing, la ricerca del timing corretto di mercato, ossia del perfetto tempismo, non è una priorità per il semplice motivo che non è ritenuta possibile. Sarà allora, per quel che riguarda il sentiment, la sola conferma che si è ormai in prossimità di un punto estremo a contribuire alla scelta di assumere una posizione di segno opposto a quella abbracciata dal consenso: vendere quando c?è troppa euforia e la massa fa a gara per comprare a prezzi sempre più elevati, comprare quando c?è troppo pessimismo e la massa si precipita a vendere a prezzi sempre più depressi. Per i value investor i mercati sono troppo complessi ed enigmatici per consentire di operare scelte tattiche o di timing con sufficiente precisione. Approssimazione ed errori sono inevitabili, ma possono essere compensati da una strategia coerente nella ricerca del valore e da un atteggiamento paziente e orientato al lungo periodo. “Avere paura quando gli altri sono avidi, ma essere avido quando gli altri hanno paura” - come invita a fare Warren Buffett - negli investimenti è sempre stata, alla lunga, una semplice anche se non facile ricetta per avere successo. L'Investitore Accorto il Blog di Giuseppe Bertoncello - Investireoggi.it Network © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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<Dall'Ue uno sforzo enorme> (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 18-03-2009 «Dall'Ue uno sforzo enorme» verso il G20 Barroso sostiene l'impegno anticrisi Domani a Praga vertice per trovare una linea europea comune Sul tavolo il rilancio dei flussi di credito e nuove regole finanziarie DA BRUXELLES FRANCO SERRA P er un nuovo vertice anticrisi, anche nella speranza di trovare una posizione comune da far valere il 2 aprile al summit del G20, i leader dell'Ue si ritrovano domani e venerdì nella capitale belga per discutere di come rilanciare i flussi del credito, abbozzare regole che impediscano nuove crisi, preparare una strategia dell'occupazione che attenui l'impatto di una crisi che distrugge milioni di posti di lavoro. È un ordine del giorno imponente ma obbligato quello che il pre- mier ceco Mirek Topolanek, come presidente dell'Ue, ha indicato in una lettera agli altri capi di Stato o di governo e ai ministri degli esteri e dell'economia che li accompagneranno. «Ci riuniamo sullo sfondo di una crisi finanziaria grave, della peggiore recessione vista da decenni, di una disoccupazione in aumento», ha scritto Topolanek invitando a «proseguire la discussione sul modo migliore di rimettere sui binari l'economia reale», anche in vista del vertice sull'occupazione dell'inizio di maggio a Praga. Ed è sull'occupazione che insiste la Commissione europea. Il presidente José Manuel Barroso e il commissario alle finanze Joaquin Almunia ne confermano l'aumento, in rotta verso un 10% della popolazione attiva, mentre il commissario al lavoro Vladimr Spidla ammonisce che «la crisi non è ancora al culmine anche dal punto di vista dell'impatto sociale». Barroso e i suoi commissari, pur invitando a proseguire negli sforzi di rilancio della crescita, si preoccupano di sottolineare con un occhio alle situazioni dei conti pubblici e alle critiche da oltre Atlantico, ribadire ieri a Bruxelles dal premio Nobel Paul K- rugman che i «pacchetti» di misure di stimolo prese finora nell'Ue sono «un impulso di enormi dimensioni »: Almunia parlava ieri di 400 milioni di euro, pari a un 3,3% del prodotto interno lordo dell'Ue, messi a disposizione delle imprese e dei consumatori con i vari piani nazionali anticrisi. Il vertice di questa settimana, insiste la Commissione, dovrà dare un colpo di acceleratore all'applicazione di quei piani e delle loro oltre 500 misure nazionali: in particolare per quel che riguarda il sostegno alle banche che Almunia e la sua collega alla concorrenza Neelie Kroes non si stancano di invitare a ripulire i loro bilanci dichiarando in piena trasparenza quali e quanto pericolosi sono nelle loro cassaforti gli asset avvelenati. Senza di che, minaccia Kroes, non ci si può ragionevolmente aspettare che Bruxelles autorizzi aiuti di Stato a «banche zombie », pozzi senza fondo che nessun intervento pubblico deve tentar di colmare. Solo seguendo questa strada argomentano all'unisono la presidenza di turno dell'Ue e la Commissione europea si può sperare di arginare la crisi e di abbreviarne la durata preparando per la seconda metà dell'anno prossimo un graduale ritorno della crescita. Mentre Topolanek e la Commissione lavorano a preparare convergenze al vertice europeo, due grandi protagonisti dell'Ue già puntano al G20. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy hanno scritto a quattro mani a Topolanek e a Barroso insistendo perché dal summit di questa settimana esca la posizione dell'Ue sul punto cruciale delle nuove regole per la finanza internazionale, da decidere ora per applicarle «entro giugno ». Piaccia o no agli Stati Uniti, sembra di capire: per Washington la priorità va data al rilancio e alle nuove regole si penserà in seguito. Sulle posizioni europee da portare al vertice del G20, Topolanek ha preparato una bozza che prevede tra l'altro l'avvio di nuovi meccanismi di sorveglianza dei mercati finanziari, nuove norme per le agenzie di rating, trasparenza nel campo dei prodotti derivati, pressione sui paradisi fiscali e contro riciclaggi di denaro sporco, raddoppio della dotazione del Fmi, misure in favore dell'Est europeo e dei Paesi in via di sviluppo.

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Case popolari, si prepara la vendita (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 18-03-2009 ECONOMIA E POLITICA rilancio Pranzo di lavoro al Quirinale tra il capo dello Stato e il presidente del Consiglio in vista dei vertici internazionali. L'esecutivo lavora al piano abitazioni che tuttavia potrebbe slittare di una decina di giorni. Prevista la cessione agli inquilini di circa un milione di alloggi Case popolari, si prepara la vendita Napolitano e Berlusconi: crisi, serve un'azione Ue incisiva DA MILANO GIUSEPPE MATARAZZO I l piano casa preparato dal governo e una maxi dismissione delle case popolari, con la vendita di 980mila alloggi. Ma anche l'agenda internazionale in vista del prossimo Consiglio europeo di Bruxelles, del G20 di Londra del 2 aprile e del vertice Nato. Questo il menù del pranzo di lavoro al Quirinale, fra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, insieme ai ministri degli Esteri, Frattini, dell'Economia, Tremonti, dello Sviluppo Economico, Scajola, delle Politiche Comunitarie, Ronchi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Un confronto istituzionale dunque di grande livello sulla crisi economica e le misure da adottare per aiutare l'economia a ripartire e sostenere le famiglie. In un comunicato diffuso al termine dell'incontro Berlusconi e Napolitano sottolineano la necessità di «un'azione incisiva e coesa da parte dell'Unione Europea per far fronte alla crisi e per garantire l'ordinato ed equilibrato operare dei mercati finanziari a sostegno dell'economia». Lo sguardo è rivolto allo scenario internazionale. Ma la prossima mossa del governo nelle «mura domestiche» è sulla casa: il piano annunciato nei giorni scorsi per stimolare l'economia e che potrebbe passare direttamente per decreto. Da qui il passo di Berlusconi di presentare il progetto al Capo dello Stato per un confronto sul provvedimento che l'esecutivo avrebbe dovuto varare nel Consiglio dei ministri di venerdì, ma che probabilmente slitterà di qualche giorno. Il governo ha raccolto infatti le osservazioni del Capo dello Stato e affinerà al meglio il testo. Il piano casa sarà in ogni caso oggetto anche di un confronto con le regioni. E il ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto si è recato infatti nel tardo pomeriggio di ieri a Palazzo Chigi. Il pacchetto sull'edilizia dovrebbe sbloccare opere e avviare lavori per 60 miliardi, consentendo di ampliare le abitazioni del 20% di cubatura e di abbattere, per ricostruire con un ampliamento fino al 30% gli edifici vecchi. Il piano ingloba anche lo stanziamento di 550 milioni per l'edilizia popolare. Il decreto è stato già predisposto. E proprio su questo, sono trapelate ieri indicazioni concrete. L'intenzione del governo è quella di varare un maxi-piano per la vendita delle case popolari (si parla di 980mila alloggi), che potranno essere acquistate dagli attuali inquilini attraverso mutui agevolati. Il governo sta studiando una serie di incentivi, per l'avvio di un grande piano di dismissione del patrimonio Erp (edilizia residenziale pubblica), che dovrebbero trasformare l'attuale affitto in un mutuo. Un milione di cittadini potranno diventare proprietari degli immobili in cui vivono. Inoltre, dei 550 milioni, i primi 200 milioni saranno utilizzati per realizzare dai 5.000 ai 6.000 nuovi alloggi. Questa sarebbe solo la fase iniziale del programma che, secondo le stime dell'esecutivo, dovrebbe portare alla realizzazione di 20mila nuovi appartamenti entro il 2011. Le case andranno prima alle giovani coppie, agli anziani e ai studenti che, con il tempo, potranno riscattare l'abitazione attraverso l'offerta dei mutui agevolati. Il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti con delega alle politiche abitative, Mario Mantovani, ha confermato il piano di dismissione delle case ». popolari «per aumentare la ricchezza delle famiglie più deboli», sottolineando che sarà preceduto innanzitutto da maggiori controlli sugli affitti per evitare «morosità e abusivismi». Ma, ha precisato, che queste misure «non è detto che entrino nel decreto legge» che il governo varerà venerdì. «Allo stesso tempo - ha detto Mantovani stiamo pensando di effettuare maggiori controlli sull'assegnazione a termine delle case popolari per evitare forme di morosità e abusivismi. In questo senso, si potrebbe adattare la normativa in vigore per le locazioni private, 4 anni più 4 o 6 più 6. In ogni caso dopo un certo numero di anni ci devono essere delle verifiche per evitare distorsioni». Un modo anche per migliorare le condizioni degli edifici popolari, spesso degradati. «È la responsabilità personale dell'affittuario o del proprietario la strada più opportuna per combattere sprechi ed inefficienze nella gestione delle case popolari», ha concluso Mantovani. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con i ministri Andrea Ronchi (Politiche europee), Claudio Scajola (Sviluppo economico), Franco Frattini (Esteri), il consigliere Guelfi e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (Ansa)

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THE WALL STREET JOURNAL: TEMPO DI BILANCI PER UNICREDIT (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

THE WALL STREET JOURNAL: TEMPO DI BILANCI PER UNICREDIT (AGI) - Roma, 18 mar. - The Wall Street Journal pone l'attenzione su uno dei maggiori gruppi bancari europei con sede in Italia. Sul quotidiano internazionale pubblicato a New York leggiamo infatti che 'Unicredit Group ha analizzato i conti del 2008' e che 'per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte presenza all' estero si e' trovato piu' esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro'. 'UniCredit e' la seconda banca piu' grande d' Italia con una capitalizzazione di mercato di circa 14 miliardi - sottolinea il quotidiano che aggiunge che - UniCredit ha espanso in modo aggressivo le sue operazioni fuori dell' Italia a comiciare dal 2005, quando acquisi' il gruppo bancario tedesco HVB'. 18/03/2009 - 11:31

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CRISI, LIPSKY (FMI): RIPRESA ECONOMIA MONDIALE ANCORA A RISCHIO (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, Lipsky (Fmi): ripresa economia mondiale ancora a rischio -->VIENNA (Reuters) - La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero due del Fondo monetario internazionale. "Le difficoltà finanziarie e la debolezza economica hanno formato un circolo corrosivo che continua a essere una minaccia per lo scenario globale", ha detto Lipsky in alcune note preparate per il seminario internazionale dell'Opec. "Stabilizzare il sistema finanziario globale e fornire uno stimolo efficace per la domanda aggregata mondiale sono le priorità più stringenti", ha aggiunto il funzionario del Fmi. "Con un'azione politica efficace, la crisi globale potrà essere ridotta e si potrà dare inizio alla ripresa". "La crescita globale non ripartirà alla velocità raggiunta nel 2003-2007, in quanto la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sul credito e sul flusso dei capitali". Le dichiarazioni di Lipsky giungono all'indomani delle nuove previsioni di una contrazione dell'economia globale dello 0,6% quest'anno. La stima, citata da Teresa Ter-Minassian, consulente del direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn, è stata però definita "non ufficiale e già superata" da un portavoce del Fmi. Parlando della relazione tra gli sviluppi economici e il prezzo del petrolio, Lipsky ha detto che la produzione globale è destinata a calare su base annuale per la prima volta nella storia moderna. Lipsky ha anche detto che il calo dei prezzi del greggio da luglio è principalmente dovuto al peggioramento dello scenario economico globale e che i prezzi risaliranno quando l'economia ripartirà, anche se non al ritmo vorticoso del 2007 e del 2008, quando toccarono un picco di quasi 150 dollari lo scorso luglio.

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TRICHET, FORTE INCERTEZZA MA ECONOMIA ZONA EURO È SOLIDA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Trichet, forte incertezza ma economia zona euro è solida -->MILANO (Reuters) - La ripresa economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca Centrale Europea è pronta, se necessario, ad adottare misure aggiuntive per dare slancio all'economia. Il tasso zero però non è una panacea contro tutti i mali ma, al contrario, si porta dietro molti svantaggi. Lo ha detto oggi il presidente della Bce Jean-Claude Trichet nel corso di due interviste rilasciate a radio Europe 1 e alla fondazione Robert Schuman. "Il 2009 sarà molto, molto difficile", ha detto Trichet. "Allo stesso tempo, c'è un consenso piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il 2010 potrebbe essere l'anno di una moderata ripresa della crescita", ha aggiunto. "Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica della zona euro nei prossimi trimestri", ha detto il presidente, ma "l'economia è estremamente solida". "La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello", ha sostenuto. Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010. "La contrazione della domanda esterna danneggerà esportazioni e investimenti, mentre il deterioramento del mercato del lavoro e il calo della fiducia colpiranno i consumi", dice Trichet. Di conseguenza "la ripresa nel 2010 sarà moderata" e "l'attuale situazione è particolarmente difficile visto l'alto grado di incertezza". Non vanno tuttavia dimenticati i fattori positivi, come il calo del prezzo delle commodities e le misure prese dalla stessa Bce. SVANTAGGI DEL TASSO ZERO E MISURE ALTERNATIVE Trichet ha sostenuto che la Bce non ha ancora deciso se l'attuale livello dei tassi sia il più basso possibile, ma che "c'è un certo numero di svantaggi associato al tasso zero". La banca centrale ha già tagliato i tassi al minimo storico all'1,5%, ma analisti e trader si aspettano un'ulteriore riduzione all'1% entro metà anno. Le autorità Bce si sono però affrettate a calmare gli animi, sostenendo che lo spazio per procedere ai tagli è limitato, dal momento che portare i tassi allo zero potrebbe ridurre l'efficacia della politica monetaria. Interrogato se la Bce potrebbe seguire Stati Uniti e Inghilterra nell'acquisto diretto di asset, tra cui titoli di stato, per sostenere l'economia, Trichet ha risposto: "Al momento stiamo considerando se è appropriato prendere misure complementari che non necessariamente devono essere identiche a quelle prese dai nostri colleghi". Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano

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Crisi, Lipsky (Fmi): ripresa economia mondiale ancora a rischio (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

VIENNA (Reuters) - La crisi finanziaria e il rallentamento economico hanno creato un circolo vizioso che rende difficile una ripresa dell'economia mondiale. Lo ha detto oggi il numero due del Fondo monetario internazionale. "Le difficoltà finanziarie e la debolezza economica hanno formato un circolo corrosivo che continua a essere una minaccia per lo scenario globale", ha detto Lipsky in alcune note preparate per il seminario internazionale dell'Opec. "Stabilizzare il sistema finanziario globale e fornire uno stimolo efficace per la domanda aggregata mondiale sono le priorità più stringenti", ha aggiunto il funzionario del Fmi. "Con un'azione politica efficace, la crisi globale potrà essere ridotta e si potrà dare inizio alla ripresa". "La crescita globale non ripartirà alla velocità raggiunta nel 2003-2007, in quanto la crisi finanziaria avrà effetti duraturi sul credito e sul flusso dei capitali". Le dichiarazioni di Lipsky giungono all'indomani delle nuove previsioni di una contrazione dell'economia globale dello 0,6% quest'anno. La stima, citata da Teresa Ter-Minassian, consulente del direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn, è stata però definita "non ufficiale e già superata" da un portavoce del Fmi. Parlando della relazione tra gli sviluppi economici e il prezzo del petrolio, Lipsky ha detto che la produzione globale è destinata a calare su base annuale per la prima volta nella storia moderna. Lipsky ha anche detto che il calo dei prezzi del greggio da luglio è principalmente dovuto al peggioramento dello scenario economico globale e che i prezzi risaliranno quando l'economia ripartirà, anche se non al ritmo vorticoso del 2007 e del 2008, quando toccarono un picco di quasi 150 dollari lo scorso luglio.

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Il Cda: mandato ai vertici per valutare i Tremonti-bond (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 18-03-2009 Unicredit, oggi si alza il velo sui conti Il Cda: mandato ai vertici per valutare i Tremonti-bond II Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. Il velo sui conti sarà alzato oggi prima dell'apertura della borsa. L'amministratore delegato Alessandro Profumo incontrerà a Londra gli analisti, alle 10.30 ora italiana e a seguire la stampa. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi di euro, suddivisi fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila delle banche controllate nei Paesi dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al presidente e all'amministratore delegato di approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi, un risultato operativo lordo di 10 miliardi e un utile prima delle tasse di 5,95 miliardi. Nel quarto trimestre gli utili sono attesi a 351 milioni mentre i ricavi a poco meno di 6 miliardi di euro. Intanto in Borsa, Unicredit ha riagganciato, seppur per poco nel corso della seduta, la soglia psicologica di 1 euro per poi terminare a 0,96 euro (+0,26%).

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Barilla rinnova l'accordo sul grano duro emiliano (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 18-03-2009 REGIONE RABBONI: «REDDITIVITA' PER TUTTI». VIRGINIO: «VICINI ALLE NOSTRE RADICI» Barilla rinnova l'accordo sul grano duro emiliano Fino al 2009 saranno conferite circa 70mila tonnellate BOLOGNA Giorgia Chicarella II Stringere un'intesa per offrire un prodotto di qualità superiore. E' il messaggio di cui Barilla si fa carico siglando per il terzo anno consecutivo insieme a Regione, produttori sementi di Bologna, Società cereali Emilia Romagna, Organizzazione produttori Ciaad grandi colture, Consorzio agrario di Parma e Piacenza e società cooperativa Capa di Ferrara, il nuovo accordo quadro di filiera valido per la campagna cerealicola 2008-2009. Una firma a più mani che vede la grande industria pastaria destinataria di circa 70 mila tonnellate di grano duro emiliano romagnolo. Si tratta di un modello di collaborazione innovativo tra agricoltura, industria e istituzioni che sta facendo scuola anche in altre regioni. «Questo sistema di rete ci permette di continuare a investire in Emilia Romagna, su un territorio a cui siamo legati ormai da oltre quattro generazioni », spiega Luca Virginio responsabile della comunicazione e relazioni esterne di Barilla. «Non caso - rammenta - abbiamo lo stabilimento e il mulino più grandi del mondo proprio a Parma, a conferma che pur essendo una realtà presente a livello mondiale, crediamo e restiamo fedeli alla nostra terra ». E ricordando a più riprese il valore delle proprie radici, Virginio sottolinea l'importanza di questa alleanza «che permette al tessuto produttivo agricolo di trarre beneficio dal know how internazionale che Barilla da anni sta maturando in giro per il mondo e allo stesso tempo offre a noi la possibilità di fare pianificazioni a lungo termine a tutto vantaggio delle nostre produzioni e della qualità dei nostri prodotti». Dichiarazioni che fanno il paio con le parole dell'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni. «Le ricadute positive dell'intesa - spiega - sono innumerevoli, sia per Barilla che può così disporre di grani di altissima qualità, sia per le aziende agricole, che così facendo hanno a disposizione un ulteriore sbocco di mercato». Il che non è poco vista l'attuale crisi finanziaria ed economica che sta colpendo senza sosta tutti i settori produttivi. «Se il primo accordo puntava più che altro sull'accrescimento della qualità del prodotto offerto, questo fa luce anche su altro aspetto fondamentale: garantire la redditività a tutte le parti in gioco e contrastare il più possibile il calo progressivo del prezzo di questo bene». In altre parole, in regione si fa fronte comune per rilanciare la cultura del grano duro di alta qualità, «continuando a investire per offrire prospettive positive agli agricoltori e premiare sempre e comunque il made in Italy», conferma Raimondo Ricci Bitti presidente di Cereali Emilia Romagna. Leader mondiale Barilla utilizza 1,3 mln di tonnellate di grano duro.

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Mosca NOSTRO SERVIZIO La Russia si riarma. Crisi o non crisi il Cremlino ha deciso che 140 ... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 18 Marzo 2009, Mosca NOSTRO SERVIZIO La Russia si riarma. Crisi o non crisi il Cremlino ha deciso che 140 miliardi di dollari saranno destinati all'ammodernamento delle sue Forze armate. Il programma di spesa inizierà nel 2011. L'annuncio è stato dato dal presidente Dmitrij Medvedev ad una riunione al ministero della Difesa. "L'analisi della situazione politico-militare - ha spiegato il leader russo - mostra che esiste il potenziale di un conflitto serio in alcune regioni, alimentato dalle crisi locali e dai tentativi incessanti della Nato di sviluppare le sue infrastrutture vicino alle nostre frontiere". La guerra in Ossezia meridionale, combattuta nell'agosto scorso con la Georgia, è stata un'autentica doccia fredda per Mosca. Sono emerse gravi lacune nell'equipaggiamento delle truppe e nella strumentazione per le comunicazioni, a cui "bisogna porre immediato rimedio", ha sottolineato Medvedev. Il Consiglio di sicurezza federale definirà presto la dottrina militare fino al 2020. Il presidente ha, però, già lasciato intendere che l'ex superpotenza deve "sviluppare" ed acquistare armi strategiche nuove e smetterla di "aggiustare quelle vecchie". L'arsenale russo, ereditato dall'Urss, è ormai vetusto ed i costi per mantenerlo in funzione sono troppo elevati. Con queste dichiarazioni Medvedev vuole da una parte riassicurare i propri militari che malgrado la crisi finanziaria le commesse non verranno tagliate e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre. Mosca spinge per una trattativa omnicomprensiva inserendo al suo interno anche il nodo dello Scudo spaziale Usa in Europa centro-orientale. Lunedì, a Washington una commissione di esperti ha consigliato il presidente Barack Obama di rallentare i tempi dell'allargamento della Nato verso Est per non irritare ulteriormente la Russia. Entro la fine del 2009 il Cremlino ha in progetto di mettere in funzione dieci missili balistici intercontinentali a testata multipla, di nuova generazione, e completare i test di un altro vettore, il Bulava. Cinque dei precedenti dieci esperimenti sarebbero falliti, affermano fonti occidentali. Grande attenzione è prestata anche ai sottomarini di nuova generazione capaci di trasportare e lanciare missili dall'interno delle difese nemiche. Sul piano della guerra convenzionale i Paesi dell'Odkv, ossia del Patto militare della Csi, terranno un'esercitazione della loro "Forza di reazione rapida", in settembre, in Kazakhstan. Mosca pretende che queste unità siano equipaggiate con armi di ultima generazione per avere la possibilità di provarle contro minacce reali quali il terrorismo internazionale. Grazie alla pioggia di denaro garantita dalla vendita delle materie prime, la Russia è riuscita a quadruplicare il suo budget militare dopo il Duemila. Le sue possibilità economiche sono tuttavia assai modeste rispetto a quelle degli Stati Uniti. Giuseppe D'Amato

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Milano Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 so... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mercoledì 18 Marzo 2009, Milano Mandato ai vertici per approfondire la questione degli aiuti di Stato e risultati 2008 sopra le attese. Queste le indicazioni arrivate in serata al termine di una lunga riunione del Cda di Unicredit. L'amministratore delegato Alessandro Profumo incontrerà a Londra gli analisti e la stampa in mattinata. Dai due appuntamenti londinesi il mercato si attende indicazioni sul ricorso agli aiuti di Stato, che dovrebbero aggirarsi sui 4 miliardi, suddivisi fra l'Italia e l'Austria, dove il gruppo è presente con Bank Austria, la capofila delle banche dell'Est. Per l'Italia non è esclusa la sottoscrizione delle obbligazioni oltre che dal Tesoro, da investitori istituzionali privati fino al massimo consentito del 30%. Degli aiuti di Stato, «ne abbiamo parlato e abbiamo dato mandato al presidente e all'amministratore delegato di approfondire la questione, sia per l'Italia che per gli aiuti austriaci», ha detto una fonte al termine del consiglio. Per quanto riguarda l'andamento dell'anno appena passato, nel quale il gruppo a causa della forte presenza all'estero si è trovato più esposto di altri alla crisi finanziaria, sarebbe stato chiuso con un risultato netto intorno ai 4 miliardi di euro indicati da Profumo. Il consensus degli analisti segnalava un utile netto di 3,77 miliardi di euro (in calo del 36,7% rispetto ai 6 miliardi del 2007), ricavi a 26,77 miliardi. Fra i temi sui quali il Cda era chiamato a decidere, anche quello dell'assemblea, convocata il 29 aprile su bilancio e rinnovo del consiglio. Per la messa a punto delle liste, dopo la rottura con Fondazione Cariverona sulla ricapitalizzazione del gruppo, c'è ancora tempo per un confronto fra i soci, visto che le candidature vanno presentate fino a 15 giorni prima dell'assemblea. In Borsa, dove il titolo negli ultimi dodici mesi ha lasciato sul terreno tre quarti del suo valore, Unicredit ha riagganciato, seppur per poco nel corso della seduta, la soglia di 1 euro per poi terminare a 0,96 euro (+0,26%). Le Borse europee hanno ridotto le perdite nel finale di seduta. L'indice paneuropeo Dj Stoxx 600 cede lo 0,81%. A partire da Madrid (+ 0,09%). A seguire Londra (- 0,6%), Parigi (- 0,85%) e Milano (- 0,96%). Flessione sopra il punto percentuale per Francoforte (-1,42%). Mentre Amsterdam (-2,23%) è la più pesante. A Milano il Mibtel ha chiuso a -0,61% e l'S&P/Mib a -0,54%. Wall Street che a metà giornata è tornata a correre. Le costruzioni di nuove case negli Usa a febbraio hanno segnato a sorpresa un balzo del 22,2% al tasso annuo di 583mila unità, superiore alle attese. Il Dow Jones chiude a +2,35% e il Nasdaq +3,78%.

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ECONOMIA. FEDERCONTRIBUENTI: CRISI, PREVEDERE UN FONDO ANTIUSURA ANCHE PER LE FAMIGLIE ITALIANE (sezione: crisi)

( da "AgoPress" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

(AGO PRESS) Combattere la crisi finanziaria attuale prevedendo serie misure alla lotta all?usura, attraverso un sostegno alle famiglie e ai soggetti non imprenditori. E? quanto chiede la Federcontribuenti alle forze politiche e ai parlamentari. E? necessario modificare la legge nazionale 44/99, prevedendo un sostegno anche per le vittime che non esercitino alcuna attività imprenditoriale e che risultino vittime del fenomeno dell?usura. Ricordiamo che ad oggi la legge, da la possibilità di mutui a tasso zero solo a coloro che svolgono una attività di tipo imprenditoriale o nelle libere professioni. Il presidente nazionale di Federcontribuenti, Carmelo Finocchiaro, sottolinea che non può essere più rinviato il sostegno verso i privati che denunciano gli usurai, e propone l?istituzione di uno specifico fondo di microcredito a sostegno delle vittime, che possa erogare un prestito a tasso zero rimborsabile in vent?anni. La norma aiuterebbe fra l?altro, a sollecitare una nuova cultura antiusura oltre che costituire un aiuto concreto a migliaia di uomini e donne coinvolti nel triste fenomeno. Chiediamo inoltre il varo di uno specifico fondo per la concessione di Prestiti d?onore per i figli delle famiglie vittime dell?usura affinché possano intraprendere una attività imprenditoriale o professionale. Il tutto fra l?altro non costerebbe nulla alle casse dello Stato, visto che i due fondi potrebbero essere alimentati dalla confisca dei beni e dei conti correnti dei mafiosi e degli usurai.

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GIUSEPPE D'AMATO MOSCA. LA RUSSIA INIZIERà A RIARMARSI IN GRANDE STILE A COMINCIARE DAL... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

GIUSEPPE D'AMATO Mosca. La Russia inizierà a riarmarsi in grande stile a cominciare dal 2011. Le crisi locali, la minaccia del terrorismo islamico e l'allargamento della Nato verso Est ai suoi confini non danno alternative. Così il presidente Dmitrij Medvedev nel corso di una riunione al ministero della Difesa: «Serve - ha spiegato il leader russo - un ammodernamento qualitativo delle nostre Forze Armate. Che queste acquisiscano un nuovo profilo per il futuro». 140 miliardi di dollari sono pronti a questo scopo. La guerra in Ossezia meridionale, combattuta nell'agosto scorso con la Georgia, è stata un'autentica doccia fredda per Mosca. Sono emerse gravi lacune nell'equipaggiamento delle truppe e nella strumentazione per le comunicazioni, a cui «bisogna porre immediato rimedio», ha sottolineato Medvedev. Il Consiglio di sicurezza federale definirà presto la dottrina militare fino al 2020. Il presidente ha, però, già lasciato intendere che l'ex superpotenza deve «sviluppare ed acquistare armi strategiche nuove e smetterla di aggiustare quelle vecchie». L'arsenale russo, ereditato dalla vecchia Unione Sovietica, è ormai vetusto ed i costi per mantenerlo in funzione sono troppo elevati e non compatibili con le esigenze di bilancio del paese in cui si teme la recessione economica. Con queste dichiarazioni, che indicano continuità con l'era Putin, Medvedev desidera da una parte riassicurare i propri militari che malgrado l'attuale crisi finanziaria le commesse non verranno tagliate, facendo meglio digerire loro la riduzione del personale, e dall'altra mettere avanti le mani con gli Stati Uniti in vista del prossimo negoziato per il rinnovo del Trattato Start - sulla limitazione ed il controllo delle armi atomiche - in scadenza il 5 dicembre. Mosca spinge per una trattativa omnicomprensiva inserendo al suo interno anche il nodo dello Scudo spaziale Usa in Europa centro-orientale. Lunedì, a Washington una commissione di esperti ha consigliato il presidente Barack Obama di rallentare i tempi dell'allargamento della Nato verso Est per non irritare ulteriormente la Russia. Entro la fine del 2009 il Cremlino ha in progetto di mettere in funzione 10 missili balistici intercontinentali di nuova generazione e completare i test di un altro vettore, il Bulava. Cinque dei precedenti 10 esperimenti sarebbero falliti, affermano fonti occidentali. Particolare attenzione è prestata anche ai sottomarini capaci di trasportare e lanciare missili dall'interno delle difese nemiche. Sul piano della guerra convenzionale i Paesi del Odkv, ossia del Patto militare della Csi (Comunità di Stati Indipendenti, subentrata alla vecchia Urss), terranno un'esercitazione della loro «Forza di reazione rapida», in settembre, in Kazakistan. Mosca pretende che queste unità siano equipaggiate con armi di ultima generazione per avere la possibilità di provarle contro minacce reali quali il terrorismo internazionale. Grazie alla pioggia di denaro garantita dalla vendita delle materie prime, la Russia è riuscita a quadruplicare il suo budget militare dopo il Duemila. Le sue possibilità economiche sono, tuttavia, assai modeste rispetto a quelle degli Stati Uniti. Nel prossimo futuro, sostengono osservatori indipendenti, il governo Putin potrebbe trovarsi in difficoltà per reperire i fondi necessari per i suoi esigenti militari e questo potrebbe aprire nuovi scenari. Su questo fronte Mosca preferisce fare il muso duro per sedersi meglio in posizioni di forza al tavolo delle trattive con la nuova amministrazione americana. Una trattativa che ha il suo appuntamento al prossimo summit dsel G20 fissato il 1° aprile a Londra, nel corso del quale il presidente russo e Obama si incontreranno per la prima volta.

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In calo utile e ricavi per RCS MediaGroup (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

In calo utile e ricavi per RCS MediaGroup (Teleborsa) - Roma, 18 mar - I risultati di RCS MediaGroup nell'esercizio 2008 vanno inquadrati nel ben noto contesto di pesante crisi finanziaria che, in particolare dalla seconda parte dell'anno, ha causato gravi ripercussioni anche sull'economia reale e penalizzato in modo sostanziale, e oltre le aspettative, gli investimenti pubblicitari e il settore dei media. Aver predisposto per tempo rigorosi interventi di efficienze e investimenti, specie per accelerare i ricavi digitali relativi a tutte le aree del Gruppo in Italia e all'estero, ha consentito a RCS MediaGroup di contenere la riduzione dei risultati dell'anno appena trascorso e di affrontare con determinazione il 2009. I ricavi netti consolidati di Gruppo si attestano a 2.673,9 milioni, rispetto ai 2.728,2 milioni al 31 dicembre 2007 (-1,9%; -4,6% a perimetro omogeneo). La contrazione imputabile essenzialmente alla progressiva e forte riduzione della spesa pubblicitaria nella seconda parte dell'anno, oltre che ai cali delle diffusioni, delle vendite dei prodotti collaterali e collezionabili, comuni a tutto il settore. I ricavi pubblicitari di Gruppo si riducono da 963,2 a 942,1 milioni (-2,1%; -4,4% a perimetro omogeneo), in particolare per il pi accentuato calo dell'area Quotidiani Spagna unitamente ai minori ricavi derivanti dall'uscita delle attivit del mezzo radio (21 milioni circa), compensato in parte dalla crescita dei ricavi di Dada, Blei e delle molteplici attivit on line. L'EBITDA passa da 360,4 a 266 milioni. Il risultato operativo (EBIT) pari a 137,4 milioni (259,8 milioni nell'esercizio 2007). Il risultato netto di periodo di Gruppo, pari a 38,3 milioni, comprensivo della svalutazione della partecipazione in Poligrafici Editoriale (9,7 milioni) e del provento netto di 13,2 milioni generato dalla dismissione di Economica SGPS. Nell'esercizio 2007 il risultato netto, pari a 220,3 milioni beneficiava di plusvalenze per cessioni di partecipazioni non strategiche per 51,9 milioni e dividendi per 11,7 milioni. L'indebitamento finanziario netto, che si attesta a 1.146,8 milioni, registra un incremento di 180,6 milioni rispetto al 31 dicembre 2007, dovuto principalmente a investimenti per circa 260 milioni in acquisizioni (relativi soprattutto a Digicast e VEO - societ televisiva spagnola) e investimenti tecnici. E' da sottolineare che la posizione finanziaria netta beneficia di un positivo flusso di cassa generato dalla gestione ordinaria nel periodo per 110 milioni. Il Consiglio di Amministrazione di RCS MediaGroup, pur in presenza di un utile civilistico di RCS MediaGroup S.p.A. pari a circa 79 milioni di euro, allo scopo di rafforzare la struttura patrimoniale del Gruppo e tenuto conto degli obblighi di statuto, ha deliberato di formulare all'Assemblea dei Soci la proposta di destinare l'utile netto dell'esercizio, per euro 1.467.480 milioni circa a dividendo alle sole azioni di risparmio (nr. 29.349.593) nella misura minima dovuta di euro 0,05 per azione (0,13 euro nel 2007), da mettere in pagamento, al lordo delle eventuali ritenute di legge, a decorrere dal 21 maggio 2009, previo stacco della cedola n. 7 in data 18 maggio 2009, e di riportare il restante (per euro 77.876.446 milioni) a nuovo. E' stato deliberato poi la nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale ed il conferimento dell'incarico alla Societ di revisione, per scadenza dei rispettivi mandati ed il rinnovo dell'autorizzazione all'acquisto e disposizione di azioni proprie ordinarie e/o di risparmio. I risultati dell'esercizio 2008 saranno illustrati alla comunit finanziaria oggi pomeriggio alle 16.00 (CET). 18/03/2009 - 15:53

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L'Italia salva Germania e Austria ">Unicredit, super utile e aiuti per 4 mld L'Italia salva Germania e Austria (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Unicredit/ Super utile e aiuti per 4 mld. L'Italia salva Germania e Austria Mercoledí 18.03.2009 10:55 Solo pochi mesi fa, in piena crisi dei mercati finanziari quando Wall Street e le Borse europee venivano giù a botte del 10%, qualcuno la dava addirittura per spacciata, ipotizzando file di correntisti alla Northern Rock fuori alle filiali di Unicredit. E, invece, la banca di Piazza Cordusio ha chiuso il bilancio del 2008, l'anno più duro della storia dell'istituto milanese, con un utile, ampiamente sopra le attese, di 4 miliardi a fronte di "rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni che sono saliti a 3,7 miliardi", si legge nella nota emessa dal board della banca, rispetto ai 2,5 miliardi del precedente esercizio. La Borsa ha accolto molto bene i risultati, premiando il titolo che è tornato sopra la soglia psicologica di 1euro (+7%), facendo dimenticare gli ultimi scossoni dovuti alla crisi dei mercati dell'Est. Area molto redditizia dove Unicredit è particolarmente presente. Il +7% della banca guidata da Alessandro Profumo ha galvanizzato l'intero listino milanese, dove i titoli bancari hanno un peso rilevante, rilanciando il Toro. L'unica nota negativa, che però sembra non aver turbato il mercato, è che l'istituto ricorrerà agli aiuti di Stato sia in Italia che in Austria. Aiuti che faranno confluire nella banca di Piazza Cordusio liquidità per circa 4 miliardi e che potrebbero far salire i coefficienti di patrimonializzazione della banca (il Core Tier) al 7,2%. Il board "ha dato mandato all'amministratore delegato, Alessandro Profumo - si legge infatti nella nota - di negoziare bond, in sottoscrizione dai governi austriaco e italiano, oltre a investitori terzi, fino a un massimo di 4 miliardi di euro". Poco meno di tre miliardi che arriveranno dal governo di Vienna ad aiutare la controllata Bank Austria, prima banca del Paese e quasi 1,3 dai Tremonti Bond, che Profumo sottoscriverà, utilizzando la modalità meno costosa che lascia il 30% dei bond alla sottoscrizione di investitori e azionisti privati (purchè con quote inferiori al 2% del capitale) I NUMERI NEL DETTAGLIO DEL BILANCIO UNICREDIT CORE TIER AL 6,5% - Nel 2007 l'utile netto era stato di 6.506 miliardi. Nel quarto trimestre del 2008 l'utile netto e' stato di 505 milioni "nonostante la crisi finanziaria", contro i 1172 dello stesso periodo del 2007. Il Core Tier 1 ratio del gruppo bancario, importante indicatore della solidita' patrimoniale, e' del 6,5%, in crescita rispetto al 5,8% del dicembre 2007 anche al netto dell'aumento di capitale. LA BANCA CHIEDERA' 4 MLD DI OBBLIGAZIONI DI STATO - Unicredit chiedera' ai governi di Italia e Austria l'emissioni di obbligazioni di Stato "fino a un massimo 4 miliardi di euro". Per l'Italia lo strumento sono i Tremonti bond mentre in Austria si attingerebbe al pacchetto di sostegno al sistema creditizio messo a punto dal governo. Lo riferisce un comunicato del gruppo di Piazza Cordusio. Nel vicino Paese alpino Unicredit e' presente con Bank Austria, cui fanno capo le partecipazioni nella banche dell'Est. Il consiglio di amministrazione di Unicredit, si legge nella nota, "al fine di potenziare ulteriormente la politica gia' in atto di forte sostegno all'economia e di allineare il gruppo al contesto competitivo europeo, nel quale le maggiori banche hanno gia' fatto ricorso a strumenti assimilabili, ha conferito mandato all'amministratore delegato Alessandro Profumo di negoziare le condizioni relative all'emissione di strumenti di capitale governativi fino a un massimo di 4 miliardi di euro". "Tali strumenti - viene spiegato - saranno da destinare alla sottoscrizione del Ministero delle Finanze austriaco, del Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano e di investitori terzi". pagina successiva >>

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Apulia Prontoprestito archivia il 2008 con un utile (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Apulia Prontoprestito archivia il 2008 con un utile (Teleborsa) - Roma, 18 mar - L'esercizio 2008 per Apulia Prontoprestito S.p.A., societ del Gruppo bancario bancApulia, nonostante l'andamento globale del sistema finanziario, si chiuso con un risultato netto positivo per 2,8 milioni di Euro (rispetto ai 6,3 milioni di Euro del 2007) e ricavi totali pari a 59,6 milioni di Euro (rispetto ai 43,3 milioni di Euro di fine 2007). La societ ha realizzato un margine d'interesse di 12,6 milioni di Euro, in crescita rispetto agli 11,9 milioni di Euro del 2007 e un margine d'intermediazione di 12,3 milioni di Euro, in linea con il dato del 2007 (12,7 milioni di Euro). Il risultato della gestione operativa si attestato a 4,8 milioni di Euro (10,2 milioni di Euro nel 2007) con un decremento del 52,73%, dovuto principalmente alle rettifiche di valore sui prestiti personali pari a 3,9 milioni di Euro (0,2 milioni di Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficolt delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. Il capitale sociale al 31 dicembre 2008 ammonta a 236 milioni di Euro interamente versati. La societ non detiene azioni proprie. A fronte di tali risultati, il Consiglio di Amministrazione ha proposto la distribuzione agli azionisti di un dividendo lordo di 0,01119 Euro per azione, pari ad un pay out del 95% dell'utile netto che sar messo in pagamento in data 30 aprile 2009 (con stacco cedola il 27 aprile 2009). 18/03/2009 - 14:57

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TRICHET: IL PROSSIMO ANNO ARRIVERA' LA RIPRESA (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

TRICHET: IL PROSSIMO ANNO ARRIVERA' LA RIPRESA NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 18.03.2009 15:54 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! A dirlo è il presidente della Bce Jean-Claude Trichet: la ripresa economica potrebbe arrivare l'anno prossimo ma la Banca Centrale Europea è pronta, se necessario, ad adottare misure aggiuntive per dare slancio all'economia. Il tasso zero però non è una panacea contro tutti i mali ma, al contrario, si porta dietro molti svantaggi. "Il 2009 sarà molto, molto difficile - ha affermato Trichet -. Allo stesso tempo, c'è un consenso piuttosto generale tra tutte le istituzioni pubbliche e private che il 2010 potrebbe essere l'anno di una moderata ripresa della crescita". "Continuiamo a prevedere una persistente debolezza nell'attività economica della zona euro nei prossimi trimestri - ha continuato Tichet - ma l'economia è estremamente solida. La crisi finanziaria ha mostrato che, in acque turbolente, è meglio navigare su una nave solida e grande che su un piccolo vascello". Certo, la debolezza continuerà nei prossimi trimestri e la crescita del Pil, nelle ultime proiezioni, è vista tra -3,2% e -2,2% nel 2009 e tra -0,7% e +0,7% nel 2010.

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Apulia Prontoprestito: approvato il bilancio d'esercizio e consolidato 2008 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Apulia Prontoprestito: approvato il bilancio d?esercizio e consolidato 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 18.03.2009 15:41 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione di Apulia prontoprestito ha approvato il progetto di bilancio d?esercizio 2008, che verrà sottoposto all?Assemblea degli Azionisti programmata per il prossimo 22 aprile, in prima convocazione, e per il 23 aprile in seconda convocazione. L?esercizio 2008, nonostante l?andamento globale del sistema finanziario, si è chiuso con un risultato netto positivo per 2,8 milioni di Euro (rispetto ai 6,3 milioni di Euro del 2007) e ricavi totali pari a 59,6 milioni di Euro (rispetto ai 43,3 milioni di Euro di fine 2007). La società ha realizzato un margine d?interesse di 12,6 milioni di Euro, in crescita rispetto agli 11,9 milioni di Euro del 2007 e un margine d?intermediazione di 12,3 milioni di Euro, in linea con il dato del 2007 (12,7 milioni di Euro). Il risultato della gestione operativa si è attestato a 4,8 milioni di Euro (10,2 milioni di Euro nel 2007) con un decremento del 52,73%, dovuto principalmente alle rettifiche di valore sui prestiti personali pari a 3,9 milioni di Euro (0,2 milioni di Euro a fine 2007), per effetto sia della crisi finanziaria, e quindi delle difficoltà delle famiglie di far fronte ai propri debiti, sia della fase di start-up del nuovo comparto dei prestiti personali. La consistenza dei finanziamenti in essere al 31 dicembre 2008 è stata pari a 1.127,9 milioni di Euro (+5% rispetto a fine 2007), di cui il 97% relativo a contratti di cessione del quinto e delegazioni di pagamento, garantiti attraverso copertura assicurativa, ed il 3% relativo ai prestiti personali; tali volumi sono originati da oltre 71.000 contratti in essere a fine dicembre (64.000 contratti a fine 2007). L?erogato complessivo di Apulia prontoprestito, nell?esercizio 2008, si è attestato a 320,2 milioni di Euro (di cui 33,0 milioni di Euro di prestiti personali), in calo del 44,85% rispetto ai segue pagina >>

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Crisi: in provincia indagine della Camera di Commercio (sezione: crisi)

( da "Sanremo news" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi: in provincia indagine della Camera di Commercio Le Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi. "L?obiettivo principale dell?indagine ? sottolinea il Segretario Generale dell?ente camerale imperiese, Giorgio Marziano (nella foto) ? è quello di analizzare la situazione attraversata dalle imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che ha avuto luogo oltre oceano nell?anno 2007 per poi estendersi a livello mondiale nell?anno 2008". La Camera di Commercio di Imperia, nell?intento di dare a tutti gli imprenditori, e quindi anche quanti non saranno contattati perché non compresi nel campione, la possibilità di esprimersi sull?argomento, ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell?indagine. Per gli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio (www.im.camcom.it) dove troveranno nella home page il link su cui cliccare per accedere al modulo dove potranno esprime opinioni e suggerimenti. "L?iniziativa - riferisce Alberto Ravecca, commissario della Camera di Imperia - potrà portare un ulteriore contributo al sistema camerale che da tempo si è posto l?obiettivo di tracciare possibili linee di orientamento nelle azioni da porre in essere nella difficile congiuntura in corso. I risultati dell?indagine, conclude Ravecca, saranno resi noti durante la 'Giornata dell?Economia' che si terrà nel prossimo mese di maggio".

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Risparmio gestito, policy per il dopo crisi (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Risparmio gestito, policy per il dopo crisi (Teleborsa) - Roma, 18 mar - Si è svolta oggi l'Assemblea Annuale 2009 di Assogestioni. Nel corso dell'appuntamento, intitolato "Il settore del risparmio gestito: interventi di policy per il dopo crisi", Marcello Messori (Presidente Assogestioni), Giovanni Carosio (Vice Direttore Generale Banca d'Italia) e Vittorio Conti (Commissario Consob) hanno affrontato il tema dei possibili interventi di policy da adottare per uscire dalla crisi e fatto il punto sullo stato dell'arte delle iniziative messe in atto dalle Autorità. Il presidente di Assogestioni, Marcello Messori, ha aperto i lavori dell'assemblea 2009 osservando che "il 2008 è stato l'anno peggiore nella storia quasi trentennale del settore italiano del risparmio gestito. Alle difficoltà strutturali, che già avevano pesato sugli andamenti dell'intero 2007, si sono sovrapposti gli effetti della più dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che [...] si è andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del 2008 ha rischiato di trasformarsi in una depressione globale". 18/03/2009 - 17:56

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Risparmio gestito, policy per il dopo crisi (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Risparmio gestito, policy per il dopo crisi (Teleborsa) - Roma, 18 mar - Si svolta oggi l'Assemblea Annuale 2009 di Assogestioni. Nel corso dell'appuntamento, intitolato "Il settore del risparmio gestito: interventi di policy per il dopo crisi", Marcello Messori (Presidente Assogestioni), Giovanni Carosio (Vice Direttore Generale Banca d'Italia) e Vittorio Conti (Commissario Consob) hanno affrontato il tema dei possibili interventi di policy da adottare per uscire dalla crisi e fatto il punto sullo stato dell'arte delle iniziative messe in atto dalle Autorit. Il presidente di Assogestioni, Marcello Messori, ha aperto i lavori dell'assemblea 2009 osservando che "il 2008 stato l'anno peggiore nella storia quasi trentennale del settore italiano del risparmio gestito. Alle difficolt strutturali, che gi avevano pesato sugli andamenti dell'intero 2007, si sono sovrapposti gli effetti della pi dirompente crisi finanziaria che le ultime generazioni abbiano dovuto affrontare; una crisi che [...] si andata aggravando negli ultimi quattro mesi dell'anno passato. In questi primi mesi del 2009 poi, la recessione degli ultimi due trimestri del 2008 ha rischiato di trasformarsi in una depressione globale". 18/03/2009 - 17:56

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Nel 2008 record di movimenti passeggeri nei porti italiani (sezione: crisi)

( da "GuidaViaggi.it" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

In occasione del Seatrade Mediterranean Conference in programma a Miami dal 17 al 20 marzo, Sergio Senesi, presidente di Cemar Agency Network di Genova, presenta il quadro analitico sulla previsione del movimento crocieristico per il 2009 nei porti italiani. Dopo una stagione 2008 che ha visto il record assoluto di movimenti passeggeri nei porti italiani, 8.534.015 unità e un importante +11,6% rispetto al 2007, il 2009 farà registrare una leggera flessione sulla movimentazione dei crocieristi (meno 2% circa), con una previsione di 8.380.000 passeggeri e 4.175 scali nave nei porti italiani per l?anno in corso. Uno dei primi effetti della forte crisi finanziaria è la riduzione della domanda delle spese per turismo, fenomeno già pesantemente avvertito nei comparti aereo, hotel e villaggi turistici. In queste ultime settimane si sta però verificando una forte ripresa delle prenotazioni nel comparto crocieristico, grazie anche all?ulteriore ribasso del costo della crociera: un trend che fa ben sperare in un recupero delle posizioni, soprattutto nei porti italiani, dove nell?estate 2009 faranno scalo le due nuove ammiraglie Msc Crociere, Fantasia e Splendida, la nuova ammiraglia di Costa Pacifica e a partire da settembre anche Costa Luminosa per la compagnia Costa.

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Liguria. Indagine: gli effetti sulle imprese della crisi economica (sezione: crisi)

( da "Sestopotere.com" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Liguria. Indagine: gli effetti sulle imprese della crisi economica (18/3/2009 17:01) | (Sesto Potere) - Imperia - 18 marzo 2009 - Oltre ad un campione selezionato di aziende potranno partecipare al sondaggio tutti gli imprenditori che lo vorranno: basterà collegarsi al sito della Camera di Commercio di Imperia e Camere di Commercio della Liguria stanno svolgendo un?indagine sugli effetti della crisi finanziaria sulle imprese della nostra regione. Sarà contattato da Unioncamere Liguria, per tale scopo, un campione di aziende rappresentativo di ogni realtà provinciale e, soprattutto, significativo per il tessuto economico delle singole province in termini di peculiarità dei settori produttivi. L?obiettivo principale dell?indagine – sottolinea il Segretario Generale dell?ente camerale imperiese, Giorgio Marziano – è quello di analizzare la situazione attraversata dalle imprese liguri a seguito della crisi finanziaria che ha avuto luogo oltre oceano nell?anno 2007 per poi estendersi a livello mondiale nell?anno 2008. La Camera di Commercio di Imperia, nell?intento di dare a tutti gli imprenditori – e quindi anche quanti non saranno contattati perché non compresi nel campione – la possibilità di esprimersi sull?argomento, ha creato uno spazio sul proprio sito internet dove è possibile compilare online in modo rapido ed agevole il questionario alla base dell?indagine. Per gli operatori basterà quindi collegarsi al sito della Camera di Commercio dove troveranno nella home page il link su cui cliccare per accedere al modulo dove potranno esprime opinioni e suggerimenti. L?iniziativa, riferisce Alberto Ravecca, commissario della Camera di Imperia, potrà portare un ulteriore contributo al sistema camerale che da tempo si è posto l?obiettivo di tracciare possibili linee di orientamento nelle azioni da porre in essere nella difficile congiuntura in corso. I risultati dell?indagine, conclude Ravecca, saranno resi noti durante la “Giornata dell?Economia” che si terrà nel prossimo mese di maggio.

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MEDIASET FORMATO LOW COST: TAGLI A PALINSESTO E VOLI PRIVATI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mediaset formato low cost: tagli a palinsesto e voli privati -->Nonostante il forte calo della pubblicità soddisfazione dopo i conti. Berlusconi jr: «Orgogliosi del bilancio 2008, con i tempi che corrono i risultati sono davvero brillanti». Confalonieri: «Siamo al riparo dalla crisi finanziaria» ...

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Tv: soffia vento di crisi, ma in casa Mediaset c'è ottimismo (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO - Tv: soffia vento di crisi, ma in casa Mediaset c?è ottimismo Roma, 18 mar (Velino) - “Crescita zero dei costi senza indebolire i palinsesti”. Eccolo il primo comandamento di Piersilvio Berlusconi pronunciato stamane alla presentazione del bilancio 2008 chiuso con ricavi in aumento (4,25 miliardi) ma con utile netto (459 milioni) e cedola (38 centesimi) in caduta. “Andiamo dritti per la nostra strada – ha aggiunto il vicepresidente Mediaset riferendosi sia alla concorrenza di Sky sia alla crisi finanziaria -. Guardiamo al 2009 con serenità e con prospettive di sviluppo”. Niente follie però: “Nessuna acquisizione in vista per il gruppo Mediaset a breve”. Un Piersilvio tranquillo, dunque, che in quel di Cologno festeggia 3 milioni 225 mila carte Mediaset Premium attive al 15 marzo, al quale gli analisti assicurano che la déblcle Publitalia di gennaio e febbraio (raccolta al -12 per cento) non durerà, e che può consolarsi con conti e ascolti comunque consolidati. Se Piersilvio tira dritto, uno sguardo alla concorrenza lo dà Fedele Confalonieri. Il presidente Mediaset non ha gradito l?allarme Auditel lanciato di recente dall?ad Sky Tom Mockridge. E come da tradizione non ha certo mancato di farlo notare. “Spesso il lunedì gli arbitri sono sotto accusa se si è perso la sera prima – ha scherzato –. Auditel funziona bene e chi comanda veramente sono i clienti pubblicitari – ha aggiunto - che esprimono anche il presidente: una polemica fuori posto e una caduta di tono”. Sulla crisi che galoppa e la ritirata dei big spender dagli schermi tv, Confalonieri si è poi detto parecchio ottimista. “Abbiamo fiducia nelle imprese italiane: viviamo di pubblicità – ha spiegato - e sappiamo che da una crisi si esce sempre e si esce più forti di prima”. “L?esposizione finanziaria del Gruppo ci tiene al riparo dalla crisi finanziaria e l'indebitamento di Mediaset è fisiologico ed è significativamente minore rispetto all'indebitamento medio dei concorrenti europei”. “L?importante - ha aggiunto Fidel – è mantenere sempre i piedi per terra. Mediaset ha dimostrato di saper gestire i rallentamenti ciclici dell'economia senza affanno, con razionalità, come se fosse 'business as usual'”. E il dividendo di 0,38 euro? “Inschì aveghen (averne così, ndr) – ha chiosato in dialetto -. Chi oggi come oggi distribuisce un dividendo tale? Se di declino si tratta ben venga. Spero di arrivare a 90 anni declinando così”. (glv) 18 mar 2009 18:39

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Pax: utile in calo a 21 milioni di franchi (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pax: utile in calo a 21 milioni di franchi (18 Marzo 2009 - 19:54) MILANO (Finanza.com) - Il gruppo assicurativo Pax ha visto nel 2008 il proprio utile scendere a 21 milioni di franchi rispetto all'anno prima. La crisi finanziaria ha causato perdite di valore degli investimenti: la somma di bilancio si è così ridotta del 7% a 6,9 miliardi di franchi, mentre i premi, di contro, sono rimasti invariati a 769 milioni di franchi. (Riproduzione riservata)

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G20 LONDRA NON SARÀ SUMMIT SOLUZIONE FINALE, DICE UNA FONTE (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

G20 Londra non sarà summit soluzione finale, dice una fonte -->di Giselda Vagnoni ROMA (Reuters) - Nonostante tutti gli sforzi compiuti da Gordon Brown per tenere alte le attese, il vertice di Londra del G20 non sarà quello da cui uscirà la soluzione finale per la crisi finanziaria internazionale, secondo fonti della delegazione italiana del G8. A due settimane dalla riunione di Londra gli uomini vicini al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi preferiscono non esporsi in previsioni sui possibili esiti della riunione, ma esprimono la ragionevole certezza che la strada da compiere non sia finita. Da qui la possibilità che la crisi internazionale torni al centro dell'agenda del G8 di luglio in Sardegna, questa volta sotto la presidenza italiana. "Non credo che sarà questo il vertice dell'ultimate solution", ha detto uno dei funzionari italiani convinto che serviranno altri incontri per mettere a punto gli strumenti anticrisi. "La turbolenza finanziaria ha colpito tutti di sorpresa. Sulla scia dell'emergenza il G20 è stato elevato a foro di capi di Stato e di governo ma è un 'work in progress'", ha aggiunto. Del G8 fanno parte oltre all'Italia e alla Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Giappone, Francia, Germania e Russia. Il G20 comprende anche Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Corea del Sud, Sud Africa e Turchia. Ventesimo membro è l'Unione europea. ARABIA SAUDITA, TURCHIA E ARGENTINA PER ORA FUORI Nonostante Berlusconi abbia detto la settimana scorsa che nella terza giornata del vertice della Maddalena ci sarà anche un G20, al momento mancano all'appello tra i Paesi che fanno parte di questo foro, Arabia Saudita, Turchia e Argentina. Presenti alla Maddalena invece Egitto, Algeria, Senegal e Nigeria. "Questa è la struttura di base del vertice. Da qui all'8 luglio sono possibili degli aggiustamenti, ma che passino per l'accordo di tutti i Paesi del G8", ha detto un'altra fonte della delegazione italiana al G8. "Bisognerà vedere come impatta la crisi", ha aggiunto la fonte lasciando intendere che se dovesse peggiorare la situazione economica potrebbe essere necessario convocare un nuovo G20 formale in occasione della Maddalena. Al G20 finanziario dello scorso fine settimana a Horsham, vicino a Londra, anche il governatore di Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Forum, Mario Draghi, ha cercato di abbassare il livello di attesa dei mercati sui risultati della riunione del 2 aprile. "Si tratta di un passo importante e potrebbe produrre qualche risultato ma e' stato detto in modo esplicito che il 2 aprile non segnerà la fine di un processo", ha detto Draghi che in quella occasione formalizzerà l'allargamento del Fsf a tutti i paesi del G20. Brown, presidente di turno del G20, ha descritto la riunione di Londra come la più importante riunione dall'accordo di Bretton Woods del 1944 sulla politica dei cambi e la politica monetaria. Ma osserva uno dei collaboratori di Berlusconi che Bretton Woods "è stata preparata in due anni in un periodo storico in cui esisteva una potenza egemone".

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##Aig/ Casa Bianca colpita da critiche. Obama difende (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Washington, 18 mar. (Ap-Apcom) - Lo scandalo Aig investe in pieno la Casa Bianca e rischia di spezzare il sogno di una nuova era per gli Stati Uniti. La caccia ai colpevoli è ufficialmente aperta, e a essere additato è soprattutto lui: il segretario al Tesoro Usa Timothy Geithner, alias il prescelto a salvare l'economia americana dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione. Momenti bui, per l'ex numero uno della Fed di New York, che però ancora una volta trova conforto nella "fiducia completa" che ha verso di lui il presidente Barack Obama. Obama mette infatti i puntini sulle "i": il presidente è lui, dunque è lui che si assume la "responsabilità del caso dei bonus" da 165 milioni di dollari che Aig, il gruppo assicurativo Usa, ha versato ai suoi dirigenti, a dispetto delle sue immense perdite di bilancio e dei più di 170 miliardi di dollari di aiuti a suo favore versati dai contribuenti americani. Prima di partire alla volta della California, Obama torna dunque a parlare dello scandalo che rischia di mandare all'aria i sacrifici che il suo governo sta compiendo per rompere con il passato e, soprattutto, con gli sbagli commessi dalle precedenti amministrazioni. E lo fa difendendo Geithner. "Nessuno sta lavorando come lui", dice Obama. Fiducia dunque al 100%, verso il membro della sua amministrazione più colpito dalle polemiche in questi primi giorni della sua presidenza. Il discorso viene proferito nel corso di una conferenza stampa a cui partecipano sia Geithner, che Larry Summers, numero uno del National Economic Council e Christiana Romer, presidente del Council of Economic Advisers. Dunque, risposta secca di Obama a tutti coloro che stanno chiedendo la testa del suo ministro, come ha fatto Connie Mack, deputato repubblicano della Florida, che ha affermato che Geithner dovrebbe essere licenziato o dimettersi. Basta, ribatte il presidente Usa, con "il gioco dello scaricabarile" sul suo ministro. Certo, "gli americani hanno ragione a essere arrabbiati" per gli oltraggiosi bonus che Aig che ha erogato. "Anche io sono arrabbiato", precisa. Ma è anche vero che "il mio interesse è quello di proteggere gli americani, non le banche". Dunque, rassicura il presidente, lo scandalo non sarà certo archiviato. A tal fine, l'amministrazione sta già lavorando su un piano, che impedirà il ripetersi in futuro di casi simili. Il piano prevede la creazione di "un'autorità che sarebbe simile all'FDIC (l'agenzia federale che garantisce i depositi negli Stati Uniti) che da un lato proteggerebbe i depositanti, i creditori e i consumatori e dall'altro disporrebbe di un potere di azione maggiore su società che non sono banche", come nel caso di Aig. Detto questo, afferma Obama, "ci sono grandi pasticci, che ora noi dobbiamo risolvere". Le dichiarazioni arrivano in un momento cruciale dell'agenda economica del governo, visto che tra pochi giorni è atteso anche l'annuncio di Geithner sul modo di ripulire i bilanci delle banche dagli asset più tossici. E arrivano anche in un momento cruciale per la stessa popolarità del presidente, visto che non sono poche le sopracciglia che si inarcano a fronte delle iniziative che vengono annunciate quasi quotidianamente (e lo scetticismo è forte soprattutto riguardo al piano di stimoli da 787 miliardi di dollari). Ma riuscirà il presidente con queste parole a placare l'ira degli americani? Forse sarà il modo stesso in cui si concluderà la vicenda Aig a dare una risposta. Dal canto suo, lo stesso Edward Liddy, presidente e amministratore delegato di Aig, sottoposto a un vero e proprio interrogatorio da parte del Congresso, si difende, affermando di aver fatto la sua parte chiedendo ai dirigenti della società di restituire i bonus. E afferma anche di condividere la rabbia degli americani. Questo, mentre politici, esperti e semplici cittadini scuotono la testa e si chiedono: ma com'è possibile che Obama non sia stato capace di evitare questo scandalo, bloccando a priori l'erogazione dei bonus? E i repubblicani scalpitano, e indossano le vesti di paladini di giustizia per il popolo americano. E si arriva, come ha fatto per l'appunto il deputato Mack, a chiedere la testa di Geithner. Lo scandalo Aig rischia così di avere effetti pesanti, allargando la spaccatura tra Wall Street, il mondo della finanza, e Main Street, il mondo del cittadino medio Usa. E, peggio ancora, rischia di far sorgere soprattutto il seguente dubbio: da che parte sta davvero la Casa Bianca? Charlie Gasparino, giornalista del canale televisivo Cnbc, così commenta. "Per Timothy Geithner il problema è che..il salvataggio di Aig si è verificato quando lui era ancora presidente della Fed di New York. Un attacco contro questi bonus sono, in definitiva, un attacco contro Tim Geithner, che o era a conoscenza della loro esistenza, o avrebbe dovuto essere a conoscenza della loro esistenza, e questo perché i contratti sono stati siglati quando lui era il responsabile della Fed di New York". Sempre Geithner è oggetto delle aspre critiche di Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato. McConnell punta il dito contro di lui "per aver annunciato un altro prestito a favore di Aig di 30 miliardi di dollari due settimane fa, senza affrontare, o forse senza essere neanche a conoscenza, dei bonus in arrivo". Ma, in tutto questo, Obama è fermo nel far sapere che non abbandonerà Geithner. Per il momento, la poltrona del ministro sembra dunque salva.

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Crisi, la Cna: "In Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi" (sezione: crisi)

( da "Giornale di Calabria, Il" del 18-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, la Cna: ?In Calabria crescono i fidi revocati alle Pmi? COSENZA. ?La crisi finanziaria in Calabria è aggravata dalla stretta creditizia praticata dalla quasi totalità degli istituti di credito. In questo difficile momento migliaia di piccole imprese pagano il prezzo più alto della loro stessa sopravvivenza?. Lo afferma, in una nota il presidente della Cna di Catanzaro, Nicola Mastroianni, secondo il quale ?diviene ora più che mai indispensabile l?intervento immediato degli organi di vigilanza e di controllo sulle banche?. Per la Cna, che chiede l?intervento di Bankitalia, ? non è più tempo dei proclami. Bisogna intervenire con fermezza e decisione per arginare i rischi di estromissione dolorosa dal mercato di centinaia e migliaia di piccole imprese che rischiano di produrre effetti devastanti anche sul piano economico e sociale. Se gli istituti di credito non allenteranno la morsa saremo costretti a presentare un articolato esposto denuncia all?autorità giudiziaria. L?atteggiamento di chiusura del sistema bancario, special modo degli ultimi mesi, nei confronti delle piccole imprese calabresi ci preoccupa tantissimo. Difatti, la politica del razionamento del credito praticata dalla quasi totalità delle banche sta investendo le imprese sia sulle necessità di breve termine che su quelle di medio lungo termine con gravi ed evidenti ripercussioni sul fragile sistema economico e produttivo dell?intera regione. Tutto ciò - sostiene inoltre - trova conferma nei recenti dati forniti proprio dalla Banca d?Italia che ha illustrato l?andamento del credito alle imprese nel contesto del quadro congiunturale in cui emerge chiaramente che la crescita dei prestiti bancari continua a decelerare e che i criteri per la concessione di finanziamenti alle imprese e alle famiglie registrano un inasprimento, che, ciononostante, stenterà ad attenuarsi anche nel corso dei mesi futuri?. (AGI) Il peggioramento delle relazioni tra il sistema economico e produttivo e gli istituti di credito nella nostra regione può seriamente compromettere la tenuta economica e sociale della comunità calabrese se viene meno la leva finanziaria ovvero se le banche non garantiscono i necessari flussi di credito alle aziende. Le banche, nella situazione di particolare sofferenza finanziaria delle imprese derivante dalla crisi, devono consentire il riposizionamento dei crediti erogati nel passato per finanziare gli investimenti e il consolidamento e la ristrutturazione delle esposizioni a breve termine intese come tali anche quelle commerciali, previdenziali, fiscali ed erariali. Non riusciamo a comprendere perché il sistema bancario, nonostante gli interventi legislativi a sostegno e le rassicurazioni governative sulla sua solidità e salubrità, continua a valutare il merito creditizio delle imprese sulla scorta di un concetto di impresa meritevole che andrebbe invece reinterpretato e aggiornato rispetto al contesto attuale?. (18-03-09)

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