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Report "crisi"   17-3-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Angelico, un brutto passo indietro ( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I sei punti di scarto sono probabilmente anche pochi per questa Rieti, in piena crisi finanziaria, ma scesa in campo con un atteggiamento lodevole. Grande cuore e coscienza. «Per un allenatore che non può mai allenare la propria squadra in dieci vedere che certe cose studiate vengono puntualmente applicate in campo è una grande soddisfazione».

Orafi, si profila una soluzione ( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sia in regime concorsuale sia in grave e comprovata crisi di liquidità finanziaria) anche ai lavoratori di aziende artigiane o comunque con meno di 15 dipendenti. Lo studio di fattibilità, che ora è stato messo a punto e su cui si aprirà una riflessione già a partire da oggi, ha richiesto particolare attenzione e preventive verifiche tecnico-giuridiche per contemperare l'

Mercato dell'auto e settore noleggio effetti della crisi e segnali di ripresa ( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I segnali in crescendo della crisi finanziaria, avvertiti da settembre scorso, si sono tuttavia trasformati negli ultimi mesi in vera e propria débâcle per il mercato automobilistico, continuata nel primo bimestre del 2009 con un preoccupante -28%. Tali risultati sono stati condizionati dall'attesa degli eco-incentivi e solo a fine febbraio,

Commercio, fermare il fisco ( da "Gazzetta di Modena,La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerando altresì il crescente impatto della recente crisi finanziaria sull'economia reale, tale effetto di aggraverà nel 2009». Quali sono le proposte che porterebbero modifiche nei criteri degli studi di settore? Anzitutto, è stata richiesta l'inversione dell'onere della prova per le piccole imprese.

Ue, persi 670mila posti nell'ultimo trimestre 2008 ( da "Cittadino, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello:

Un convegno per capire le reali cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali d... ( da "Leggo" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un convegno per capire le reali cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali di enti locali, imprese e risparmiatori con l'aiuto di esperti. Lo ha organizzato l'amministrazione comunale domani alle 17,30 nell'auditorium del San Gaetano.

l'handicap euro ai tempi della crisi - (segue dalla prima pagina) ( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I grossi welfare state non sono la causa dell´attuale crisi europea. In realtà, come mi accingo a illustrarvi brevemente, sono un fattore alleviante. Oggi come oggi il vero pericolo per l´Europa arriva da una direzione diversa: l´omessa risposta da parte del continente tutto alla crisi finanziaria.

crisi, chi aiutano i governi? ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Mancanza di speranze e certezza nel futuro peggiorano la situazione: bisogna pensare positivo Crisi, chi aiutano i governi? Le ragioni della recessione: capire e conoscere per non avere paura La crisi finanziaria che sta sconvolgendo il mondo intero è un fenomeno complesso e difficile da spiegare, anche perché molte cause ed effetti non sono tuttora chiari.

Ue: 670mila senza lavoro a fine 2008 ( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello:

Ci volevano Ben Bernanke e le rassicurazioni dei ministri delle Finanze al vertice del G20 per dare ... ( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Finanze al vertice del G20 per dare una scossa alle Borse e alimentare le speranze di quanti sentono che la crisi finanziaria sta finalmente allentando la presa. Dopo le parole del numero uno della Fed secondo cui «la recessione finirà probabilmente entro il 2009» Piazza Affari, in linea con le altre Borse del Vecchio Continente, ha aperto in rialzo e ha consolidato i suoi guadagni.

opere pubbliche contro la crisi ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi Assindustria: è uno dei rimedi per superare l'impasse economico È ormai da diversi mesi che l'Unione industriali sta seguendo e monitorando le conseguenze dovute al protrarsi della crisi finanziaria. Il presidente di Assindustria, Gianfranco Di Bert, è intervenuto più volte attraverso i media, attivandosi nei confronti degli istituti di credito e stimolando la pubblica amministrazione

piange il "made in bologna" gli artigiani non esportano più - luca sancini ( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria laggiù, ha portato a restrizioni del credito riversartisi sul commercio che ha portato a più del 20% di calo nell´export per questi capi. Alcune aziende specializzate in borse ricamate artigianalmente, si sono viste scomparire i clienti russi da un giorno all´altro nelle ultime fiere a cui hanno partecipato.

Il valzer dell'editoria ( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il ministro dell'Economia sa molto bene che la crisi finanziaria sta per peggiorare, la situazione si sta facendo più grave. In questa fase il principale quotidiano italiano, che vende la maggior parte delle proprie copie nell'area settentrionale del Paese, e il numero uno dei giornali economici sono strategici.

Auto, molti marchi vicini alla bancarotta Nel 2009 crollo della produzione del 25% ( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: consueto Consiglio di primavera per decidere nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Per gli esperti della Commissione Ue il settore dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei -

una fort knox contro il caro-grano - jenner meletti ( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Noi non vogliamo protezionismo - dice il presidente della Coldiretti - ma trasparenza. Come Obama negli Usa, chiediamo che per ogni prodotto che arriva sul mercato sia indicata la provenienza. Il consumatore deve sapere, leggendo un´etichetta, dove e come è stato coltivato l´alimento destinato alla tavola.

"L'accordo con Fiat vale 10 miliardi" ( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: auto resta dunque quella «dell'accesso ai capitali» e «vista la stretta nei mercati finanziari molte industrie restano a rischio bancarotta». Da parte sua l'Acea, che riunisce le case automobilistiche europee, prevede per quest'anno un calo della produzione del 25% per le auto ed almeno del 30% per i veicoli commerciali.

Più regole ai mercati? Parole, parole, parole... ( da "Manifesto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: via senza uscita del protezionismo e, in prospettiva, di una fase di guerre commerciali. Un incubo che l'umanità ha già conosciuto tra la fine dell'800 e la fine della seconda guerra mondiale. Con una novità, però. In questo momento nessun paese al mondo possiede più le risorse minime (energetiche, alimentari, di materie prime) indispensabili per coltivare illusioni autarchiche.

Obama si gioca la faccia ( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria che è divenuta economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno abbia imparato la lezione. La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari per limitare

Bondi celebra santi e imperatori ( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in sostanza, fino ad arrivare alla cifra complessiva di 3 milioni di euro. In un periodo di crisi finanziaria mondiale, proprio mentre sta lavorando alla conversione di diversi decreti anti-crisi, il parlamento ha ricevuto dal ministero dei beni culturali quella che ormai già viene chiamata la lista Bondi.

Made in Lombardy , ecco la chance ( da "Provincia Pavese, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pavia a uscire da questa crisi» PAVIA. Venerdì 3 aprile, aula magna della Questura. Il tema: «Crisi finanziaria, la sfida della Regione Lombardia a supporto delle imprese». Giampaolo Chirichelli celebrerà a Pavia il suo "quasi" primo compleanno alla guida di Finlombarda (è stato nominato presidente nel maggio 2008) con un importante convegno cui prenderanno parte due parlamentari,

L'Italia dove l'anormale è normale ( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per fronteggiare una crisi finanziaria di proporzioni mondiali, di applicare un'addizionale fiscale sui redditi lordi oltre i 120 mila euro l'anno, una goccia nel mare? Una scelta di questo genere è stata fatta non per risolvere un problema ma per aizzare i molti (grandi evasori compresi) contro i pochi che sono già stati strizzati dal fisco con un'

<In tre anni un milione di disoccupati in più> ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli Affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anticrisi;

Le regioni speciali vincono ancora ( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: presentata alla camera da Dario Franceschini per risolvere la crisi finanziaria degli enti locali. Il segretario del Pd chiede un allentamento del patto di stabilità in modo da consentire ai comuni di spendere i soldi che hanno in cassa, sbloccando i pagamenti ai fornitori e facendo ripartire gli investimenti.

CARRARA DA TEMPO circola l'idea dell&... ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inchiesta sulle responsabilità nella crisi finanziaria, simile alla Commissione-Pecora del 1932, alla condizione che nessuno dei responsabili dell'attuale disordine monetario-finanziario ne faccia parte. La «Pecora» del '32 fece seguito alla famosa crisi del '29, situazione alla quale molti economisti paragonano i crac attuali dei mercati mondiali.

BRUXELLES - In Europa è sempre più allarme disoccupazione ( da "Adige, L'" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari Joaquin Almunia parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario,

Se Wen Jibao lancia il T-bond a copertura aurea ( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Perché la crisi finanziaria ed economica «inventata» da Wall Street ha stravolto gli equilibri del potere internazionale. Washington ha ancora una supremazia indiscussa sul piano militare ma economicamente è indebolita. Necessita degli avanzi commerciali cinesi per finanziare il proprio debito pubblico.

Berlusconi incontra Marcegaglia e cerca risorse per il fondo sulle pmi ( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria ed economica imporrebbe al governo di cercare e trovare un giusto mix tra gli incentivi e nella distribuzione delle risorse pubbliche. Ma, al solito, la coperta è troppo corta. Così, a fronte dei finanziamenti messi a disposizione dal governo, scatta il braccio di ferro tra i ministri e tra i rappresentanti delle parti sociali.

La vecchia tentazione di stampare moneta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: erigendo barriere tariffarie (svalutazione competitiva e protezionismo sono parenti abbastanza stretti). Dati gli squilibri strutturali delle bilance dei pagamenti accumulati negli anni 20, solo un coordinamento delle politiche espansive tra i principali Paesi avrebbe potuto consentire a tutti i Paesi di uscire insieme dalla crisi.

La vecchia tentazione ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La deriva delle svalutazioni competitive e del protezionismo potrebbe essere dietro l'angolo. L'amministrazione statunitense sembra oggi convinta dei pericoli e pronta ad assumere le responsabilità che il peso economico e politico del Paese ancora le consegnano. Il governo cinese ha sinora mostrato moderazione e desiderio di cooperazione.

A Belgrado servono 3 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale a ottobre, i serbi hanno ritirato un miliardo di euro dai loro depositi bancari, provocando una svalutazione del dinaro del 25 per cento. Il settore privato dovrà restituire quest'anno 5,5 miliardi di euro di debito estero: la prima tranche da 1,74 miliardi scade a fine mese.

Mercato unico in pericolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: europeo al punto di partenza introducendo un nuovo e nascente protezionismo europeo». Vaclav Klaus, 67 anni, presidente della Repubblica Ceca, mentre il suo Paese è presidente di turno dell'Unione, non usa mezzi termini com'è suo costume: è un euroscettico e non ne fa mistero, ma oggi, da vero liberista e seguace di Friedrich von Hayek, paradossalmente si trova a difendere l'Europa,

Per capire la crisi ci vuole Ike ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Su crisi e scuole di economia Frydman ha risposto ad alcune domande del Sole 24 Ore. Siamo in una crisi storica? Assolutamente sì. La fine del modello sovietico dimostrava che l'economia priva di mercati finanziari distribuisce pessimamente i capitali e penalizza innovazione e crescita.

Cereali, silos pieni in attesa dei rincari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quale giocano un ruolo importante anche variabili esterne come la crisi finanziaria. Ma entrambi hanno dovuto fare i conti con il crollo delle aspettative dei mercati. Quello che voglio dire è che è cambiato il mondo e piangersi addosso non serve; bisogna cercare di fare gli interessi della filiera. Noi abbiamo tutto l'interesse che l'Italia continui a essere un forte produttore,

Monti: serve un Fisco condiviso ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: considerare la crisi da due punti di vista. «Fondamentale – dice Monti - è quello che si sta facendo per controllare la crisi finanziaria, per mettere in opera un nuovo sistema di regolamentazione. Ma ancor più importante è capire come permettere agli Stati, in un'economia globale integrata, di intervenire contro le disuguaglianze e favorire una più equa distribuzione del reddito»

Il banchiere che diffida di Tremonti ( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Oggi, la crisi finanziaria ha ridimensionato il ruolo delle banche come modelli di successo, ma Intesa Sanpaolo raccoglie 400 miliardi di euro (cifra che va verso l'equivalente del 30 per cento del pil) e ne impiega 350. Passera da anni costruisce una griglia di relazioni.

Milano, sfitto un ufficio su cinque ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: acuirsi della crisi finanziaria nella seconda parte dell'anno - spiega Gianluca Sinisi, responsabile degli investimenti in logistica di Jones lang LaSalle - al momento si è sentita di meno nel settore logistico e industriale». Nel 2008 gli investimenti in immobili a destinazione logistica si sono attestati attorno a 405 milioni di euro,

Le Popolari fanno sistema ma resta aperto il nodo Pmi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finora uscito indenne dalla tempesta scatenata dalla crisi finanziaria internazionale nata negli Usa. Inutile dire che un eventuale default di Italease, aldilà delle responsabilità manageriali della vecchia gestione di Massimo Faenza, sarebbe ricaduto sotto la responsabilità dell'intero sistema delle popolari.

Rame, il peggio sembra alle spalle ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Molta attenzione ha attirato il rapporto annuale sui mercati finanziari internazionali della Banca centrale cinese, pubblicato venerdì scorso, secondo cui la crisi mondiale continuerà nel 2009, ma con un probabile risveglio nella seconda metà dell'anno. Nel rapporto viene data come grossa possibilità che i prezzi di rame e alluminio risalgano dai minimi toccati alla fine del 2008.

Pmi prioritarie nei finanziamenti Bei ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: entità della crisi finanziaria globale, nella sua espressione più immediata di restringimento del credito per le imprese nel sistema produttivo italiano. Le cifre maggiormente significative indicano, a fine gennaio, una crescita ridotta al 7% nei prestiti alle aziende medio-grandi e al solo 1% per quanto riguarda le imprese di minori dimensioni.

Il rettore \nCaro Presidente del Consiglio l'ateneo è un capitale umano e non un ammortizzatore sociale per i parenti ( da "Corriere del Veneto" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e delle sue conseguenze con un taglio strettamente tecnico, anzi scientifico, con le magnifiche prolusioni di due illustri docenti, i professori Nicola Sartor e Marcello De Cecco. E il messaggio è andato oltre, si è aperto al mondo delle imprese, quando il Presidente di Confindustria ed il Rettore si sono seduti ad ascoltare il dibattito di altissimo livello tra

Siria aperta a investitori italiani ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ex baluardo del socialismo in Medio Oriente di non farsi travolgere dalla crisi finanziaria mondiale (il Pil nel 2009 crescerà comunque del 3 per cento), da alcuni anni lo Stato definito "canaglia" dall'amministrazione di George W. Bush sta assistendo a una pioggia di investimenti stranieri, in arrivo in particolare dai Paesi arabi.

Vietnam, il miracolo resiste ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Tutte le componenti del miracolo economico del Vietnam sono adesso messe a dura prova dalla crisi finanziaria internazionale. La crescita economica subirà un raffreddamento brutale,che l'Economist Intelligence Unit ha provato a misurare: le ultime previsioni Eiu parlano infatti dello 0,3% nel 2009 rispetto al 6,2% del 2008 e all'8,5% del 2007.

I nuovi resistenti ( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ha capito presto che la crisi finanziaria avrebbe modificato la percezione delle banche. E sin dall'inizio ha diffidato di quello che considerava un eccesso di iniziativa da parte del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il comma segnaletico sui prefetti è stata l'occasione per uscire allo scoperto e sottrarsi a uno schema troppo difensivo.

BURLANDO INCONTRA LETTA PER AMIANTO, CONSORTILI, CANONI DEMANIALI, ALLOGGI ALLE FORZE DELL'ORDINE, FISIA ITALIMPIANTI ( da "marketpress.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: prevista il 26 marzo, del termovalorizzatore realizzato da Fisia in Campania, di cui sta attendendo la liquidazione del corrispettivo del lavoro fatto. Problema all´origine della crisi finanziaria dell´azienda. "Come sempre - ha aggiunto Burlando - ho ricevuto da Letta la più scrupolosa attenzione" . <<BACK

Recuperano Intesa e Unicredit ( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Recuperano Intesa e Unicredit Inizio di settimana positivo per la Borsa di Milano che ha chiuso la seduta con il Mibtel in rialzo del 2,3% e l'S&P Mib del 2,5%.

Telecom sale in attesa del Brasile ( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /2 Telecom sale in attesa del Brasile ( f.d.r.) Telecom Italia guadagna il 3,8% e recupera in Borsa quota 0,9 euro. Venerdì Chevreux ha rivisto in positivo il giudizio sul gruppo telefonico da «sell» a «underpeform»,

Il <piano casa> premia Italcementi ( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /1 Il «piano casa» premia Italcementi ( f.d.r.) L'accelerazione del governo sul varo del piano casa mette le ali a Italcementi che chiude la seduta in rialzo di oltre l'8%.

SONO già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa ... ( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Si tratta dicono di studi non idonei considerando il crescente impatto della crisi finanziaria sull'economia reale, che si aggraverà nel 2009». Tra i settori più penalizzati «per calo dei consumi e overdose burocratica», alimentaristi e abbigliamento al dettaglio, edile, meccanico, agenti di commercio, alberghi, ristoranti e calzature.

A NEMETRIA sono iniziate le attività per la programmazione del... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attenzione sui problemi che si agitano al momento nello scenario internazionale con la grave crisi finanziaria. Ma questi aspetti non saranno i soli ad essere evidenziati perchè saranno fortemente richiamate le condizioni per una economia in grado di determinare concrete fasi di sviluppo. IL TEMA della 18a Conferenza sarà «Una finanza per lo sviluppo dell' Economia».

Peschiera chiede fatti, non politica ( da "Giorno, Il (Milano)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avvio di provvedimenti di sostegno alle famiglie, per affrontare la crisi finanziaria. Intanto, l'abbandono di Francesco Tabacchi apre le porte del Comune al commissariamento. Entro i primi di aprile, se il sindaco non revocherà le dimissioni, un incaricato della Prefettura assumerà la gestione dell'attività amministrativa ordinaria.

Pechino perde 80 miliardi in Borsa ( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: riserve della banca centrale Pechino perde 80 miliardi in Borsa La banca centrale cinese ( nella foto, il governatore Zhou Xiaochuan) avrebbe subito circa 80 miliardi di dollari di perdite a causa della crisi finanziaria. I dati sono riservati ma la stima è di Brad Setser. L'economista di New York stima che l'istituto avesse 160 miliardi di azioni, il cui valore sarebbe dimezzato.

ALLE ORIGINI DELLA CRISI IL CRAC DEL MODELLO USA ( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: generali sul funzionamento dei mercati finanziari e il mio solo incontro accademico con queste materie fu un esame di economia politica all'università di Milano, parecchi anni fa. Il professore era Costantino Bresciani-Turroni, uno dei migliori economisti italiani del periodo fra le due guerre, autore di studi importanti sul mercato del cotone (fu consigliere del governo egiziano)

Banco di Sardegna, utile a 65 milioni Dividendo in arrivo ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: urto della crisi finanziaria. L'istituto sardo chiude il 2008 con un utile netto di 65,4 milioni, nonostante i profitti siano calati del 27% rispetto al 2007. La tenuta dei conti traspare anche dal giro d'affari: il margine di interesse (la differenza fra interessi attivi e passivi) aumenta del 7,2% raggiungendo quota 402,

Le banche italiane sopravvissute alla crisi ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tutto il mondo a una grave crisi, che non si prevede quanto possa durare. Dalla crisi finanziaria si è passati a quella bancaria e quindi all'economia reale. Il nostro Paese non poteva non essere morso e il governo sta mettendo a punto una serie di provvedimenti atti a rilanciare il processo economico e a contrastare quanto più possibile l'inevitabile crescita della disoccupazione.

IRCE, utile in calo nel 2008 ( da "KataWebFinanza" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esercizio 2008 stato influenzato dalla crisi finanziaria internazionale, che ha portato alla diminuzione dei prezzi delle materie prime ed alla brusca caduta della domanda che, dall'ultimo trimestre, stata molto severa. In questo contesto, il risultato netto stato di 5,3 milioni di euro , contro i 9,1 milioni dell'anno precedente.

Konftel produrrà telefoni per conferenza per la tedesca snom ( da "ITnews.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: In tempi di crisi finanziaria e sconvolgimenti climatici, le conferenze telefoniche sono una scelta concreta per tutte le aziende che desiderano risparmiare tempo e denaro, salvaguardando nello stesso tempo l'ambiente". Informazioni su Konftel Konftel AB è l'azienda leader a livello europeo nella produzione di telefoni per conferenza.

La Nuova Zelanda cerca il know how made in Parma ( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La Nuova Zelanda prevede incentivi fiscali per i nuovi investimenti, sia nei primi anni di vita che nel successivo tempo di consolidamento. Non solo. «La crisi finanziaria globale da noi è meno sentita. Le banche sono solide e non abbiamo avuto perdite di posti di lavoro» conclude la Maxwell.

L'ora di aprire gli occhi. Le cosche preferiscono il Nord ( da "Avvenire" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Approfittando, come ora, dei momenti di crisi. Da tempo magistrati e investigatori, ma anche imprenditori attenti, hanno lanciato l'allarme sulla presenza di 'fondi sovrani mafiosi'. Già perché per i boss la crisi finanziaria non esiste, anzi è una splendida occasione.

Fed: <Ripresa Usa nel 2010> Trichet (Bce) difende l'euro ( da "Avvenire" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Una strategia che il banchiere ha giustificato anche con un esempio personale: «Se non stabilizziamo i mercati finanziari, se non adottiamo le azioni necessarie per far sì che il credito torni a girare, allora mio padre non potrà ottenere prestiti per costruire il suo nuovo negozio». L'intervento del capo della Fed arriva in un momento decisivo.

Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai. ( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti.

Banche, Draghi: no a interferenze su banche da parte prefetti ( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Draghi ha posto attenzione anche sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono limitati.

IL COLOSSO AIG SE NE FREGA DELLE BACCHETTATE DI OBAMA E SGANCIA 565 MILIONI $ DI BONUS AI MANAGER CHE HANNO AFFOSSATO L'AZIENDA - LA COSA CHE STUPISCE I TREMONTI D'ITALIA è CHE IL ( da "Dagospia.com" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria che è divenuta economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno abbia imparato la lezione. Giulio Tremonti La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari

Crisi: Ue apre a nuovi impegni per Europa Est, verso esame aumento fondi ( da "TgFin.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: est che non sono membri dell'eurozona per fronteggiare la crisi finanziaria. In una bozza di documento preparata per il vertice Ue di giovedi' e venerdi' e' scritto che "Commissione Ue e Consiglio dovranno esaminare senza indugio la possibilita' di aumento del plafond del meccanismo di sostegno finanziario alla bilancia dei pagamenti".

BANCHE, DRAGHI: NO A INTERFERENZE SU BANCHE DA PARTE PREFETTI ( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Draghi ha posto attenzione anche sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono limitati.

Gas/ Gazprom: no a invito in Nabucco. Priorita' a South ( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" ha detto Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese nel corso degli ultimi anni.

Dopo i saldi i prezzi del vestiario restano bassi ( da "Corriere Adriatico" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: conseguenza della crisi finanziaria ed economica in atto - afferma Mezzotero -, con soddisfazione si può affermare che i negozi hanno smaltito la loro merce anche se con scarsi utili; considerata la vendita a prezzi di acquisto o quasi per la necessità di far cassa, sopravvivere e cercare di andare avanti, vista la ristrettezza e l'oculatezza del credito da parte degli istituti bancari.

Una fontana <cassonetto> con acqua putrida e rifiuti ( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: esse la crisi finanziaria del Comune e versano in condizioni di degrado. È il caso della fontana monumentale che dovrebbe «abbellire» largo Paisiello, ormai da tempo fuori uso. Al suo interno, anziché giochi d'acqua e magari pesciolini rossi, una piccola palude stagnante in pieno centro storico, su cui galleggiano rifiuti,

l sindaco Stancanelli: <Ricrearein città un clima di credibilità> ( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Catania non può essere più amministrata da chi per anni ha sperperato il denaro pubblico, creando una crisi finanziaria che non ha eguali nell'intero nostro Paese. Non si può più attendere oltre. Ogni giorno che passa significa accumulo di debiti ed emorragia finanziaria che inevitabilmente pagherà la collettività». La ICOM: «ANCHE il TAR ci ha dato ragione».

<Politica non è privilegio>Enna. ( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è una crisi - ha detto Musumeci - che è politica, economica, sociale e culturale e la crisi finanziaria che stiamo vivendo è la crisi di un modello sociale. E' la vittoria del denaro, del consumismo sulla prudenza, sui beni spesso secondari». Quindi, ha puntato il dito sulle responsabilità dell'iperliberismo e il mercatismo,

<Incrementare le risorse destinate al fondo di garanzia regionale> ( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria comincia già a fare sentire tutta la sua drammaticità sul tessuto produttivo siciliano. Particolarmente colpite sono le piccole imprese che, pur vantando parecchi crediti nei confronti della pubblica amministrazione, sono costrette a ricorrere alle banche che, però, hanno stretto i cordoni della borsa.

NON SCHERZIAMO CON I PREFETTI ( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Non a caso l'odierna crisi finanziaria nasce proprio da un eccesso di prestiti ad alto rischio e da errori nella erogazione del credito. Mettere i prefetti a giudicare sulla concessione dei prestiti è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori.

SE LE BANCHE SI MISURANO LO STRESS ( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Un problema a mio avviso più rilevante, evidenziato dalla crisi finanziaria recente, riguarda in realtà il ruolo e la rilevanza che la funzione di risk management assume in un contesto economico-finanziario favorevole. In pratica, in condizioni di mercato positive, quali quelle immediatamente precedenti all?

Bruxelles si prepara alle elezioni senza l'Italia ( da "Stampaweb, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: italiano ha comunque avuto come prima conseguenza di mettere in crisi l'Ufficio di rappresentanza dell' Europarlamento a Roma, che aveva scelto per l'Italia i pannelli sull'agricoltura, sul bilancio Ue e sulla crisi finanziaria, la sicurezza, le frontiere e l'etichettatura alimentare. Si pensava di organizzare una sorta di esposizione itinerante soprattutto nelle stazioni ferroviarie.

In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo i ... ( da "Gazzettino, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello:

Crisi, le commissioni studiano dei rimedi ( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gianni Ortis che con il suo gruppo aveva chiesto la convocazione urgente di un consiglio per discutere della crisi finanziaria si dice soddisfatto della decisione presa ieri sera dai capigruppo. «Il presidente del consiglio comunale convocherà entro la fine della settimana i presidenti delle quattro commissioni per fissare un calendario delle sedute.

La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? ( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti.

I player dell'eolico chiedono più credito dalle banche ( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “

Reti&TLC - Non plus ultra rete? ( da "Data Manager" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: occasione di lancio (o rilancio, come si spera in questo momento di grave crisi finanziaria ed economica) delle aziende, tutte: piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere una tecnologia economicamente accessibile, sempre che vengano implementate quelle infrastrutture indispensabili, quali le reti pervasive in fibra ottica.

Austrian: 2008 difficile, risultato stabile per i pax ( da "GuidaViaggi.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: a causa delle crisi finanziaria mondiale". Parola di Peter Malanik, membro del management board del Gruppo Austrian Airlines, presentando i risultati di bilancio. "La firma del contratto per la vendita a Lufthansa del 41,56% delle quote di Austrian Airlines di proprietà di ÖIAG - prosegue il manager - è stato un passo importante che garantirà al gruppo un futuro a lungo termine.

DRAGHI: NO A PRESSIONE PREFETTI SU BANCHE, CRISI SI AGGRAVA ( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Draghi ha rivendicato anche la capacità di prevenire la crisi finanziaria che si è sviluppata a partire dall'agosto 2007, additando alla mancanza di coordinamento a livello internazionale la difficoltà a intervenire per tempo. "Migliorare il coordinamento della vigilanza è essenziale soprattutto a livello europeo, se si vogliono preservare i benefici del mercato unico dei capitali.

Vertice Ue/ Topolanek: Focus su crisi, energia e ( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la questione principale di questo Consiglio europeo", ovvero la crisi. "Esamineremo sia ciò che è necessario per ripristinare i flussi di credito sia le lezioni necessarie da trarre dalla crisi finanziaria per il futuro", assicura Topolanek. "Al tempo stesso, continueremo il dibattito sul modo migliore per far ripartire l'economia reale.

Credito Valtellinese: utile netto consolidato a 100 mln nel 2008 ( da "Trend-online" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante gli effetti della crisi finanziaria globale e del progressivo deterioramento dello scenario economico. I risultati dell?esercizio includono gli effetti delle operazioni di aggregazione aziendale effettuate nel 2008, coerentemente con le direttrici di sviluppo per linee esterne fissate dal Piano Strategico, e precisamente l?

Dal blog al libro, giovani avvocati "moderni schiavi" di Milano ( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è uscito nel pieno della crisi finanziaria ed economica che attanaglia mezzo mondo, che però non si riflette nelle sue pagine. Non è un caso. Perchè il libro è in effetti il "precipitato" di un blog (http://studioillegale.splinder.com/) aperto nell'aprile 2007 -- e da allora molto letto, e anche paragonato a un altro sito americano che si chiama "

Il Papa in Africa: cure gratis ai malati di Aids pag.2 ( da "Affari Italiani (Online)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Enciclica del Pontefice bloccata dalla crisi finanziaria "Era giá pronta - ha detto Benedetto XVI - e stava per uscire. Ma poi si è scatenata la tempesta e, di conseguenza, sono state riviste alcune cose alla luce dei nuovi avvenimenti per cercare risposte sempre più confacenti". La crisi economica mondiale e i suoi riflessi sul continente - spiega il quotidiano della Santa Sede -

Ue/ Rehn striglia Merkel: non minacci la stabilità dei ( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la crisi finanziaria, la recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato di Lisbona", ha riconosciuto Rehn durante una conferenza stampa. "Allo stesso tempo l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali"

Sinistra e Libertà, il giorno dopo ( da "AprileOnline.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria avviata ormai da molti mesi a livello globale, si è trasformata in crisi economica. Una crisi economica che aggredisce la produzione reale, l'occupazione, la condizione di vita di milioni e milioni di donne e di uomini in tutti i continenti.

*I player dell'eolico chiedono più credito dalle banche ( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “

##Crisi/ Salvagente Fmi a Serbia, mentre Merkel chiude... ( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la crisi finanziaria, la recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato di Lisbona", ha riconosciuto Rehn. "Allo stesso tempo - ha ammonito - l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali"

Lecco: edilizia in crisi in Provincia. A gennaio perse 32mila ore di lavoro ( da "Merateonline.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il settore edile è pienamente investito dalla crisi, e non potrà uscirne da solo. Si somma la fine del ciclo espansivo degli ultimi anni alla crisi finanziaria, che proprio sulle speculazioni bancarie sull?edilizia ha tratto origine”. Spaventose le cifre. Secondo le ultime stime nel 2009 a livello nazionale saranno 250 mila i posti a rischio nel settore.


Articoli

Angelico, un brutto passo indietro (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

BASKET SERIE A. BRUCIA LA SCONFITTA IN CASA CON RIETI Angelico, un brutto passo indietro Con cinque trasferte su otto partite adesso il cammino diventa tutto in forte salita [FIRMA]STEFANO ZAVAGLI BIELLA Si mangia le unghie l'indomani il patatrac, questa Angelico, a cui nulla si può imputare sul piano caratteriale, ma sulle scelte in campo probabilmente sì, per come è maturata la sconfitta che poteva valere praticamente mezza salvezza. Perché conti alla mano l'Angelico con il successo su Rieti andava a più otto sulla penultima e allungava il divario tra sé e le traballanti prima di scendere in terra senese per sfidare i campioni d'Italia. Invece Biella finirà per andare al palaMensSana (si gioca sabato alle 20,30, senza tv) con il timore di tornare a soli quattro punti di distacco con chi rema per risalire la china. Gli archibugi di coach Lardo hanno per l'ennesima volta ingabbiato il quintetto di coach Bechi, che contro il loanese non riesce proprio mai a portare la pagnotta a casa. In quattro uscite negli ultimi due anni a vincere è sempre stato l'ex Armani Jeans. «Abbiamo iniziato a uomo per non dare subito punti di riferimento al loro attacco - analizza coach Lardo -, poi abbiamo fatto molto spesso la zona riuscendo a far trovare sempre qualcuno dei nostri davanti ai loro tiratori e creando negli avversari dei dubbi sul come attaccarci». E di incertezze Biella ne ha avute parecchie, lo si è potuto notare a occhio nudo, con i giocatori fuori fase nell'impostare i propri giochi più congeniali e con delle statistiche al tiro che hanno fatto il resto. L'Angelico al 30' è arrivata a far salire fino al 2 su 20 la statistica al tiro da tre punti, più ci provava e più continuava a trovare dei pesantissimi ferri. Ha virato il solo Aradori tornato extraterrestre nei minuti finali con tre triple una dietro all'altra necessarie però solo per riavvicinare le due squadre e non per riaprire la partita. I sei punti di scarto sono probabilmente anche pochi per questa Rieti, in piena crisi finanziaria, ma scesa in campo con un atteggiamento lodevole. Grande cuore e coscienza. «Per un allenatore che non può mai allenare la propria squadra in dieci vedere che certe cose studiate vengono puntualmente applicate in campo è una grande soddisfazione». Il tecnico prosegue: «Questa è per noi una stagione difficilissima, ma contemporaneamente siamo riscoprendo valori che nello sport tante volte non escono fuori, valori come il rispetto e la voglia di lavorare insieme». Rieti ha vinto meritatamente, ma coach Bechi non crede in un calo di concentrazione: «C'era tanta voglia di far bene - replica -, forse era la prima volta che c'era un po' di pressione e più che poco concentrata mi è sembrata un po' ansiosa e più nervosa». Mentre l'Angelico si appresta a iniziare la nuova settimana, il gm Baiesi è volato in missione a New York in compagnia dello scout della Fortitudo Marco Martelli. I due bolognesi mentre osservavano una partita del prestigioso Bis East Tournament, sono stati avvicinati da un reporter dell'edizione on line di Sport Illustrated che gli ha dedicato un servizio dal titolo «A Scouting Destination». Nel quale si parla di nomi finiti sul taccuino di entrambi, come Darnell Wilks e del centro Mac Koshwal, e delle avventurose nottate trascorse nel salotto della casa di chi li ospitava uno sul divano e uno sul tappeto.

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Orafi, si profila una soluzione (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

AZIENDE VALENZANE. PRIORA COMUNICA UNO «STUDIO DI FATTIBILITA'» Orafi, si profila una soluzione [FIRMA]SILVANA MOSSANO ALESSANDRIA La Provincia si rende disponibile ad anticipare la cassa integrazione anche ai lavoratori del comparto orafo, mai come adesso in grave sofferenza. Uno studio di fattibilità per rendere operativo questo intento è stato comunicato ieri dall'assessore al Lavoro Domenico Priora a tutte le parti sociali presenti al «tavolo di crisi» convocato a Palazzo Ghilini dal presidente Paolo Filippi, che lo ha presieduto insieme al prefetto Francesco Castaldo. Intervenuti anche i rappresentanti delle tre sigle sindacali e delle associazioni di categoria industriali, artigianali e commerciali. Un intervento sostanziale a favore delle ditte valenzane recentissimamente è stato sollecitato, ad esempio, dal presidente della Confapi Alessandria Giuseppe Garlando che ha chiesto alla Provincia di agire magari con l'aiuto del sistema bancario. E su questo fronte ha insistito pure il consigliere regionale Marco Botta preoccupato che «una mancata erogazione degli anticipi della cassa apra voragini sotto i piedi di imprenditori e dipendenti del settore orafo». In realtà, l'assessore Priora già da tempo sta lavorando alla bozza che consenta di estendere la disponibilità di anticipare la cassa integrazione (già concretamente attuata per grandi aziende del territorio, sia in regime concorsuale sia in grave e comprovata crisi di liquidità finanziaria) anche ai lavoratori di aziende artigiane o comunque con meno di 15 dipendenti. Lo studio di fattibilità, che ora è stato messo a punto e su cui si aprirà una riflessione già a partire da oggi, ha richiesto particolare attenzione e preventive verifiche tecnico-giuridiche per contemperare l'esigenza delle aziende che accedono alla cassa in deroga e dei loro addetti con le adeguate garanzie per l'ente che eroga denaro pubblico. Stando alle prime indicazioni, la Provincia dà la disponibilità ad anticipare la cassa in deroga nei confronti dei lavoratori di aziende che ne facciano richiesta e che documentino a un «comitato tecnico» la reale situazione di crisi finanziaria in cui versano. Al comitato tecnico, in cui sarebbero presenti esponenti dei sindacati e delle associazioni di categoria, spetterebbe il compito di autorizzare il via libera all'erogazione a quei lavoratori che non abbiano altre fonti di reddito da lavoro, per un massimo di sei mesi e per 600 euro mensili. La Provincia recupererebbe le somme anticipate dopo l'autorizzazione formale della cassa in deroga da parte della Regione con i relativi conteggi eseguiti dall'Inps.

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Mercato dell'auto e settore noleggio effetti della crisi e segnali di ripresa (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

IL PUNTO DELLA SITUAZIONE CON ANIASA Mercato dell'auto e settore noleggio effetti della crisi e segnali di ripresa «Rispetto a un mercato dell'auto colpito da un forte calo nelle immatricolazioni, il settore del noleggio veicoli ha continuato nel 2008 ad evidenziare un trend positivo che prosegue ininterrotto da 15 anni; le 320.000 immatricolazioni targate 2008 sono state per davvero provvidenziali per evitare un riduzione dei volumi del mercato auto ben superiore al 13% fatta segnare a fine anno - ha commentato Roberto Lucchini, Presidente Aniasa (nella foto)-». «I segnali in crescendo della crisi finanziaria, avvertiti da settembre scorso, si sono tuttavia trasformati negli ultimi mesi in vera e propria débâcle per il mercato automobilistico, continuata nel primo bimestre del 2009 con un preoccupante -28%. Tali risultati sono stati condizionati dall'attesa degli eco-incentivi e solo a fine febbraio, dopo l'approvazione del relativo decreto, si sono intraviste prime indicazioni di ripresa con un sensibile incremento dell'interesse all'acquisto ed un netto miglioramento degli ordini, intorno al 4%. E' prevedibile che gli eco-incentivi producano primi tangibili effetti sul mercato automobilistico a marzo, per passare a regime in aprile e in maggio». In questo contesto generale, Aniasa ha registrato un'allarmante flessione di immatricolazioni per le auto aziendali. Per l'intera filiera, comprensiva cioè di acquisti in proprietà, leasing finanziario ed uso locazione, si annoverano nel bimestre trascorso 43.113 immatricolazioni contro le 65.837 del corrispondente periodo del 2008, una riduzione di complessive 22.724 unità, cioè -34,5%. «Tra i principali motivi rilevati dagli operatori - ha proseguito Lucchini - spiccano le contrastanti previsioni sull'andamento dei flussi turistici e le misure di contenimento dei costi adottate dalle aziende, spesso preventivamente». Spingersi nel fare delle previsioni per quest'anno, che non si preannuncia certo di grande sviluppo, non è agevole. «Fare previsioni sul 2009 è al momento molto difficile - ha indicato Lucchini -. L'attuale congiuntura economica sta infatti condizionando differentemente l'approccio della clientela. Alcuni, infatti, tendono a rimandare la stipula di nuovi contratti, optando verso un maggior periodo di durata del noleggio, prorogando di 6-12 mesi quello in essere, in attesa che il contesto sia più sereno». In un mercato automobilistico nazionale in costante perdita, il successo di questa forma di acquisizione del bene auto è dovuta al continuo passaggio delle aziende dalla proprietà e dal leasing finanziario alla formula del noleggio a lungo termine, secondo una dinamica già riscontrata nei principali paesi occidentali. «Dopo aver consolidato la propria presenza nella gestione dei parchi auto di grandi e medie dimensioni - ha proseguito Lucchini -, il settore, grazie ad un'offerta sempre più mirata, ha via via evidenziato i suoi benefici anche presso le imprese di minori dimensioni nonché nel mondo dei professionisti e dei titolari di partita Iva». In questa fase di contrazione economico-finanziaria generalizzata, gli incentivi a sostegno dell'auto, previsti per l'acquisto diretto e il leasing (ma non per il noleggio), mettono in crisi una parte rilevante del business del noleggio, ovvero la rivendita dei veicoli usati. «In considerazione dei vantaggi economici e gestionali - ha indicato Lucchini -, il noleggio veicoli svolge oggi una importante funzione nell'ambito dell'economia, sviluppando crescenti interconnessioni con la domanda di mobilità sostenibile, con l'industria dell'auto e il relativo indotto. Si tratta di un settore con sviluppata attenzione alle tematiche ambientali, interconnesso con l'articolato comparto dell'industria turistica e con le sinergie intersettoriali del trasporto e della gestione di infrastrutture. In rispondenza all'evoluzione dei consumi, stiamo anche assistendo al progressivo diffondersi di una cultura della mobilità basata sul concetto di uso del veicolo, sempre più strumento e non status, con particolare risalto per gli aspetti di innovazione, economicità, certezza dei costi e flessibilità. Quello che manca in Italia è una più attenta considerazione sotto il profilo legislativo del conducente del veicolo, che può non essere il diretto proprietario, ma anche un semplice utilizzatore. Considerando che nel 1992 circolavano 31.000 veicoli e che oggi ne circolano oltre 800.000, tra auto e furgoni, è evidente l'urgente necessità di un aggiornamento della normativa del Codice della Strada, oggi prevalentemente incentrata, nei vari compositi aspetti, sulla stretta connessione conducente/proprietario».

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Commercio, fermare il fisco (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Modena,La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Commercio, fermare il fisco» Le associazioni: «In tempi di crisi gli studi di settore finiscono per soffocare gli operatori: cambiamo i criteri» E' arrivato ad oltre 5000 il numero di firme sottoscritte per la petizione promossa da Ascom Confcommercio e Fam per cambiare radicalmente i criteri adottati dal fisco per gli studi di settore nelle varie categorie. Le associazioni inoltre hanno organizzato, presso l'auditorium Ascom Confcommercio-Fam di viale Piave 125, giovedì prossimo un'iniziativa per trasmettere la concreta necessità di un intervento d'urgenza per le imprese minori. E' stato affermato infatti, sia da Confcommercio che da Fam, che sono diversi i settori particolarmente penalizzati dagli studi, sui quali si basa la pressione fiscale. Tra questi sono stati citati espressamente gli alimentaristi al dettaglio, i titolari di ditte edili, meccaniche, dell'abbigliamento, agenti di commercio, gli alberghi e e ristoranti e quelli delle calzature. «A seguito della crisi economica - dichiarano Confcommercio e Fam - è stata segnalata dalle categorie economiche la non idoneità degli studi di settore a rappresentare la realtà economica del 2008, considerando altresì il crescente impatto della recente crisi finanziaria sull'economia reale, tale effetto di aggraverà nel 2009». Quali sono le proposte che porterebbero modifiche nei criteri degli studi di settore? Anzitutto, è stata richiesta l'inversione dell'onere della prova per le piccole imprese. «In questa fase congiunturale - affermano - occorre ribaltare normativamente la valenza probatoria dello studio di settore riconducendolo a presunzione. L'onere deve diventare assolutamente a carica dell'Agenzia delle Entrate, visto che sarà estremamente difficile ed aleatorio cogliere l'esatta incidenza della crisi sui vari settori. Si potrebbe ipotizzare che in questa fase di incertezza lo studio possa essere ricondotto nella fase di sperimentalità o di monitoraggio». Nel secondo punto si parla di franchigia piena per qualsiasi tipo di accertamento per coloro che sono congrui e coerenti, ovvero che si adeguano. Questo sarebbe proposto per evitare alcune conseguenze. Nonostante la regolarità accertata con gli studi di settore, può esserci l'accertamento analitico, talvolta anche di ridotte dimensioni, che mette in condizione il contribuente di valutare l'ipotesi di accettare l'accertamento in adesione pur di evitare la lungaggine di un contenzioso che impone comunque di pagare una parte delle imposte. Infine, le due associazioni hanno richiesto che gli studi di settore nuovi o soggetti a revisione nel primo anno di applicazione debbano avere una valenza solamente sperimentale. Per il momento almeno. (nikolas cremonini)

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Ue, persi 670mila posti nell'ultimo trimestre 2008 (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ue, persi 670mila posti nell'ultimo trimestre 2008 n In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo Eurostat - sono stati più di 670mila i posti di lavoro persi, di cui 453mila nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo a un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi. Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario alla Ue. E gli esperti della Commissione europea affermano che oltre alla Romania anche altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un intervento in loro favore. I nomi non vengono fatti. Ma è un dato di fatto che tra i Paesi dell'Ue in maggiore difficoltà ce ne sono alcuni anche dell'area euro, come Grecia e Irlanda. La priorità assoluta per affrontare la crisi resta quella di sbloccare i canali di credito, per riprendere a finanziare in maniera adeguata l'economia reale, facendo ripartire i prestiti per le famiglie e le imprese. Tra queste ultime - spiegano gli esperti - a soffrire in questo momento sembrano essere soprattutto quelle più grandi, che mostrano maggiori difficoltà proprio nell'avere accesso al credito. E di certo il settore dell'auto é quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione.

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Un convegno per capire le reali cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali d... (sezione: crisi)

( da "Leggo" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Un convegno per capire le reali cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali di enti locali, imprese e risparmiatori con l'aiuto di esperti. Lo ha organizzato l'amministrazione comunale domani alle 17,30 nell'auditorium del San Gaetano.

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l'handicap euro ai tempi della crisi - (segue dalla prima pagina) (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 30 - Commenti L´HANDICAP EURO AI TEMPI DELLA CRISI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Giusto per essere chiari: non intendo reiterare ancora una volta la classica rimostranza americana che le tasse in Europa sono troppo alte e le indennità che elargisce troppo generose. I grossi welfare state non sono la causa dell´attuale crisi europea. In realtà, come mi accingo a illustrarvi brevemente, sono un fattore alleviante. Oggi come oggi il vero pericolo per l´Europa arriva da una direzione diversa: l´omessa risposta da parte del continente tutto alla crisi finanziaria. L´Europa è deficitaria tanto in termini di politica fiscale quanto in termini di politica monetaria. Si accinge ad affrontare un tracollo grave almeno quanto quello degli Stati Uniti, e ciò nondimeno per contrastare la crisi sta facendo di gran lunga meno rispetto agli Stati Uniti. Dal punto di vista fiscale, il confronto con gli Stati Uniti è impressionante. Molti economisti, compreso il sottoscritto, hanno affermato che il piano di stimoli dell´Amministrazione Obama era insufficiente, tenuto conto dell´ampiezza della crisi. Malgrado ciò, gli interventi americani rendono infinitesimale ciò che stanno facendo gli europei. Anche le differenze in termini di politica monetaria sono sconcertanti nello stesso modo. La Banca centrale europea è stata molto meno previdente della Federal Reserve: è stata lenta a tagliare i tassi di interesse (anzi, nel luglio scorso di fatto li ha addirittura aumentati), ed è rifuggita da qualsiasi provvedimento incisivo volto a scongelare i mercati creditizi. L´unica cosa che agisce in favore dell´Europa è la medesima per la quale essa è così di frequente criticata: l´abbondanza e la generosità dei suoi welfare state, che stanno in parte ammortizzando il duro impatto della crisi economica. Non è questione di secondaria importanza: un´assistenza sanitaria garantita e generosi sussidi di disoccupazione assicurano che in Europa, quanto meno dal punto di vista strettamente umano, non si soffrirà quanto qui in America. Questi programmi, oltretutto, contribuiranno a sostenere le spese durante la crisi. Questi "stabilizzatori automatici" tuttavia non possono sostituire in toto un intervento concreto. Perché l´Europa sta facendo così poco? In parte ciò dipende da una leadership poco valida. Le autorità bancarie europee � alle quali sfugge completamente quanto profonda e grave sia la crisi � paiono tuttora stranamente compiacenti. In America per sentire qualcosa di simile alle diatribe tra ignorantoni del ministero delle Finanze tedesco occorrerebbe dar retta� beh, ai Repubblicani. Il problema, però, è molto più profondo: l´integrazione economica e monetaria europea è andata troppo avanti rispetto alle sue istituzioni politiche. Le economie di molte nazioni europee sono collegate le une alle altre quasi altrettanto strettamente delle economie di molti stati americani, e gran parte dell´Europa condivide ormai un´unica valuta. A differenza dall´America, però, l´Europa non ha quel genere di istituzioni che coprono l´intero continente, necessarie ad affrontare una crisi che investe tutto un continente. è questa la ragione principale per il loro mancato intervento di natura fiscale: non esiste alcun governo che si trova nella posizione di potersi assumere la responsabilità dell´economia europea nel suo insieme. L´Europa, al contrario, ha governi nazionali, ciascuno dei quali è riluttante ad accollarsi ingenti debiti per finanziare uno stimolo che potrà destinare molti benefici � se non la maggior parte � agli elettori di altri Paesi. Ci si potrebbe aspettare una politica monetaria più energica: dopo tutto, pur non essendoci un governo europeo, esiste una Banca centrale europea. La Bce, però, non è come la Fed che può permettersi di essere temeraria perché ha alle spalle un governo di unità nazionale, un governo che è già intervenuto per condividere i rischi della sua audacia, e di sicuro ne coprirà le perdite qualora i suoi sforzi per scongelare i mercati finanziari non dovessero andare a buon fine. La Bce �che deve rispondere del proprio operato a ben 16 governi spesso in contrasto tra loro � non può contare su un grado di supporto analogo. L´Europa, in sintesi, si presenta strutturalmente debole in un periodo di crisi. Il grosso interrogativo al momento è che cosa accadrà alle economie europee forti che hanno prosperato nel periodo dei soldi facili di qualche anno fa, specialmente la Spagna. Per buona parte del decennio scorso la Spagna è stata un po´ la Florida europea: la sua economia è stata trainata da un enorme boom immobiliare speculativo. Come in Florida, il boom alla fine si è sgonfiato: la Spagna adesso deve trovare nuove fonti di introito e di posti di lavoro per supplire a quelli perduti nel settore edilizio. In passato, la Spagna avrebbe rincorso una maggiore competitività svalutando la propria moneta, ma adesso che è nell´euro, l´unica via possibile per andare avanti pare essere un doloroso intervento di tagli alle retribuzioni. Questo intervento sarebbe stato difficile già in circostanze migliori, ed è inimmaginabile pensare quanto sarà doloroso se, come sembra del tutto verosimile, l´economia europea nel suo complesso resterà rallentata e tendente verso la deflazione per gli anni a venire. Tutto ciò significa forse che l´Europa ha sbagliato a integrarsi così strettamente? In particolare, significa che la creazione dell´euro è stata un errore? Probabilmente. Tuttavia, se i suoi rappresentanti politici inizieranno a dar prova di vera e autentica leadership, l´Europa di sicuro potrà ancora dimostrare agli scettici che si trovano dalla parte del torto. Ci riusciranno? Copyright 2009 New York Times News Service Traduzione di Anna Bissanti

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crisi, chi aiutano i governi? (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mancanza di speranze e certezza nel futuro peggiorano la situazione: bisogna pensare positivo Crisi, chi aiutano i governi? Le ragioni della recessione: capire e conoscere per non avere paura La crisi finanziaria che sta sconvolgendo il mondo intero è un fenomeno complesso e difficile da spiegare, anche perché molte cause ed effetti non sono tuttora chiari. Ma sapere di cosa si tratta e cercare di capirla è fondamentale se non vogliamo avere paura e ricordare che le cose, in futuro, riusciranno a migliorare. Uno dei fattori scatenanti della crisi è sicuramente il sistema dei mutui. Per spiegare questo fenomeno e cercare di far capire a tutti come è nata questa situazione, bisogna partire dagli Stati Uniti. Qui, inizialmente, c'erano due tipi di mercati: quello del credito e quello del prestito. Il mercato del credito funziona in questo modo: da un lato ci sono persone che hanno bisogno di soldi, dall'altro lato persone che hanno più soldi di quanti ne abbiano bisogno e che quindi possono prestarli. Una parte fondamentale del mercato del credito è quella dei mutui, appunto: una banca si impegna a pagare una casa oggi, mentre la persona che l'acquista promette di rendere una certa somma ogni anno per un certo numero di anni, fino a ripagare il mutuo e diventare il proprietario effettivo della casa. Quest'ultima, infatti, rimane a garanzia del prestito e, nel caso la persona non riesca più a pagare le rate del mutuo, la casa viene venduta all'asta per ripagare la banca. Abbiamo visto che in questo caso è la banca a prestare i soldi. Ma anche la banca può ricevere soldi in prestito e lo fa quando la gente deposita i soldi in conto corrente. In pratica, una persona affida il denaro alla banca, che lo potrà usare per farlo aumentare, in cambio di una certa somma, gli interessi. Una volta questi due tipi di attività, negli Stati Uniti erano divisi: una banca raccoglieva denaro dai conti correnti e li investiva altrove, oppure usava il proprio denaro per erogare dei prestiti. Nel 1999, però, gli Stati Uniti cambiarono politica, e da allora i due tipi di attività non dovevano più essere distinti. Adesso le due attività bancarie sono parte di una stessa catena: la banca eroga un mutuo e riceve quindi un pezzo di carta, che vende agli investitori in quanto riavrà tutti i soldi del mutuo dopo molto tempo. Ricapitolando, la banca fornisce soldi alle persone che chiedono un prestito e riceve in cambio un titolo, che vende agli investitori, i quali "comprano i soldi" che le altre persone devono dare alla banca (questi strumenti si chiamano Mbs, ovvero i titoli garantiti da mutui ipotecari). In questo modo la banca ha molti più soldi, ma non ancora certi e disponibili, e può erogare più prestiti. Ma se la banca può erogare più prestiti, questo significa che sarà più facile per le persone comprare casa. Quindi tutti cominciano a comprare casa, e le banche erogano mutui anche a persone che probabilmente non riusciranno a pagarli. Le banche utilizzano sempre lo stesso ciclo: concedono i mutui alle persone che chiedono soldi e vendono tali diritti agli investitori. A un certo punto però molte persone non pagano più il mutuo e questo crea problemi a tutte le banche mondiali e alle persone che avevano comprato gli Mbs. Le banche sono costrette a usare i propri soldi per pagare le persone che avevano comprato gli Mbs, ma come ci si può aspettare, dopo un po' il fiume si prosciuga e le banche falliscono. E siamo arrivati al presente. Adesso tocca ai governi decidere chi aiutare: è meglio aiutare le persone a pagare i mutui? Oppure conviene aiutare le banche? O è meglio garantire gli investitori? Sono queste le domande che i governi di tutto il mondo si stanno ponendo per capire in che modo si può uscire dalla crisi. Gli strumenti, in ogni caso, si possono trovare, seppure con sacrificio e difficoltà da parte di qualcuno. Comunque questo è solamente il problema che riguarda i mutui, che naturalmente non costituisce l'unica causa della crisi attuale. Bisogna tenere anche conto, infatti, dell'espansionismo e dello sviluppo economico di alcuni Paesi emergenti, che in poco tempo hanno sottomesso e surclassato i principale mercati finanziari occidentali; e poi bisogna contare anche l'eccessivo e fin troppo "facile" consumismo di oggi, che ha portato alla saturazione del mercato e a un indebitamento spesso insolvibile. Omar Schieratti Liceo scientifico Marinelli

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Ue: 670mila senza lavoro a fine 2008 (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 17/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Ue: 670mila senza lavoro a fine 2008 BRUXELLESIn Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo Eurostat - sono stati più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo ad un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di Governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». La priorità assoluta per affrontare la crisi resta quella di sbloccare i canali di credito, per riprendere a finanziare in maniera adeguata l'economia reale, facendo ripartire i prestiti per le famiglie e le imprese.

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Ci volevano Ben Bernanke e le rassicurazioni dei ministri delle Finanze al vertice del G20 per dare ... (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 17/03/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia BERNANKE SCATENA IL TORO Ci volevano Ben Bernanke e le rassicurazioni dei ministri delle Finanze al vertice del G20 per dare una scossa alle Borse e alimentare le speranze di quanti sentono che la crisi finanziaria sta finalmente allentando la presa. Dopo le parole del numero uno della Fed secondo cui «la recessione finirà probabilmente entro il 2009» Piazza Affari, in linea con le altre Borse del Vecchio Continente, ha aperto in rialzo e ha consolidato i suoi guadagni. Ad alimentare l'ottimismo anche le conferme in questo senso arrivate da Citigroup che ha smentito la necessità di nuovi aiuti governativi. Francoforte ha chiuso con un guadagno del 2,30%, Londra segna un +2,94% e Parigi fa ancora meglio a +3,18%. La Borsa di New York accelera ancora e a metà seduta anche il Nasdaq composite passa in territorio positivo. Bernanke ha ammesso che il sistema finanziario mondiale è stato in autunno «molto, molto vicino» al collasso: «Si era creata infatti una situazione molto pericolosa».

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opere pubbliche contro la crisi (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Appello agli enti locali affinché siano in grado di far cantierare in tempi brevi i lavori già programmati Opere pubbliche contro la crisi Assindustria: è uno dei rimedi per superare l'impasse economico È ormai da diversi mesi che l'Unione industriali sta seguendo e monitorando le conseguenze dovute al protrarsi della crisi finanziaria. Il presidente di Assindustria, Gianfranco Di Bert, è intervenuto più volte attraverso i media, attivandosi nei confronti degli istituti di credito e stimolando la pubblica amministrazione locale, affinché - attraverso un percorso di collaborazione e intenti comuni - si possa trovare la strada per rilanciare l'economia e l'industria locale. Un percorso è stato immediatamente individuato nello sblocco immediato e nella messa in gara di ogni opera pubblica che gli enti appaltanti della nostra provincia siano in grado di "cantierare" in un brevissimo lasso di tempo. Vi è la ferma convinzione, infatti, che le opere pubbliche di piccolo e medio taglio siano le uniche che - messe immediatamente in gara - possano salvare già a partire da quest'anno diversi posti di lavoro sul nostro territorio, dando nuova linfa al tessuto delle imprese locali. La convinzione di quanto sopra è supportata dal fatto che un programma straordinario di opere pubbliche di piccolo taglio può essere attivato in tempi brevissimi coinvolgendo le amministrazioni locali: inoltre, chiamando direttamente in causa il territorio provinciale, dette opere avrebbero di per sè, secondo Assindustria, la capacità di risolvere problemi legati alla collettività cittadina e all'efficienza del territorio. È proprio in questa ottica che Ance Gorizia, l'associazione territoriale che raggruppa le imprese edili aderenti all'Unione industriali, si sta impegnando di concerto con le pubbliche amministrazioni locali, per riuscire ad ottenere in tempi brevi un programma straordinario di opere immediatamente cantierabili ma carenti di adeguata copertura finanziaria. Recentemente infatti, nel corso dei propri interventi istituzionali e di comunicazione presso il governo, l'Ance nazionale ha richiesto e ottenuto che una quota delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) destinate alle grandi opere strategiche, venga utilizzata per un programma di piccole e medie opere urbane di connessione e supporto alle grandi opere. A tutt'oggi alcune tra le maggiori stazioni appaltanti provinciali si sono fatte parte attiva collaborando con Ance Gorizia e indicando una serie di opere (trattasi sia di infrastrutture che ti opere a rilevanza civica e sociale) aventi le caratteristiche predette. Assindustria vuole, inoltre, ricordare che dallo scorso 19 febbraio è in vigore una norma regionale che prevede - per opere di importo inferiore a 500.000 euro - l'affidamento mediante trattativa privata direttamente tra ente ed impresa, semplificando notevolmente le procedure di gara a carico dell'amministrazione e garantendo maggiormente l'aggiudicazione dei lavori alle imprese locali rispetto all'applicazione di altre procedure di gara.

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piange il "made in bologna" gli artigiani non esportano più - luca sancini (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina IX - Bologna L´indagine della Cna: per il 76% delle imprese si prevede un crollo del fatturato Piange il "made in Bologna" gli artigiani non esportano più LUCA SANCINI Anche il «made in Italy» piange davanti al crollo degli ordinativi nei Paesi che un tempo erano la terra promessa, come gli Stati Uniti e la Russia. E per le calzature e le camice bolognesi, il prêt-à-porter, le eccellenze alimentari, i segnali della crisi si sono fatti preoccupanti come per il settore meccanico (con la conferma del rischio chiusura per almeno 1000 imprese). Dati di difficoltà che emergono da un convegno organizzato da Cna tenuto ieri all´Accademia di Belle Arti, dopo che nelle settimane scorse, attraverso un´indagine su un campione di 200 aziende del tessile, alimentare e artistico - complessivamente oltre 3.000 imprese sul territorio - s´era accesa la spia rossa. Ad esempio nel settore bolognese della moda si prevede che per il 76% delle aziende nel 2009, ci sarà un secco ridimensionamento del fatturato. Da gennaio, osserva Massimo Ferrante, coordinatore di Cna Industria, c´è stato un vero e proprio crollo degli ordinativi dall´estero mettendo in ginocchio quell´export che sino a qualche mese fa rappresentava invece il polmone per mantenere inalterati i livelli produttivi. Sono entrati in crisi ad esempio i laboratori di camiceria da uomo per fascia alta e rivolti al mercato americano hanno visto un taglio degli ordinativi del 20%, segno che i broker di Wall Street rinunciano a rinnovare il guardaroba. Così è per gli accessori di maglieria per bambini, fascia medio-alta sul mercato russo. La crisi finanziaria laggiù, ha portato a restrizioni del credito riversartisi sul commercio che ha portato a più del 20% di calo nell´export per questi capi. Alcune aziende specializzate in borse ricamate artigianalmente, si sono viste scomparire i clienti russi da un giorno all´altro nelle ultime fiere a cui hanno partecipato. Nell´alimentare, che a Bologna e provincia offre lavoro a 2.584 addetti, le aziende che hanno denunciato un calo del fatturato sono il 55%, un poco inferiore alla media del 65% per il settore «made in Italy» ma che non consola: anche chi terrà botta (il 33%) si accontenterà di mantenere i livelli produttivi del 2008. E il 63% non prevede di fare investimenti. Anche la nicchia della produzione artistica (laboratori e piccole imprese di ceramica, produttori di oreficeria) che a Bologna occupa circa 400 persone affronterà il 2009 attendendosi un calo del fatturato pari al 66%. Attualmente, così come nella meccanica, i licenziamenti non sono ancora diventati un fenomeno generalizzato. Ma sono in pochi ad usufruire della cassa artigiani e allora nei prossimi mesi, saranno inevitabili anche allontanamenti. La Cna mantenendo per il 2009 i due appuntamenti più significativi (Cioccoshow e «Regali a Palazzo») che lo scorso anno attirarono circa 300.000 visitatori, cerca di dare segnali di ottimismo. E cosa può fare il Governo? Molto, sostiene Cna Industria che ieri ha fatto appello ai parlamentari bolognesi per attivarsi a Roma nell´ottica di arrivare a provvedimenti di sostegno, e urgenti, in favore delle piccole imprese in crisi. Alla presenza bi-partisan (al convegno sono intervenuti i deputati Enzo Raisi per il Pdl e Giancarlo Sangalli per il Pd) gli artigiani bolognesi hanno chiesto di farsi carico della richiesta di un piano che preveda tra l´altro: il supporto ai processi di capitalizzazione delle imprese e incentivi fiscali per le aziende che si aggregano.

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Il valzer dell'editoria (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Cambiamenti Dal patto di sindacato di Rcs e dall'assemblea Rai il possibile avvio di un riassetto del sistema dell'informazione italiano Il valzer dell'editoria Su Corriere e Sole ballano il Cav e Tremonti Domani. Domani potrebbe essere il giorno decisivo. Il giorno decisivo per una autentica rivoluzione nel mondo dell'editoria. Con due appuntamenti che si terranno a Milano e Roma e che potrebbero cambiare gli assetti di giornali e tv. Anzitutto Milano. Si riunirà il patto di sindacato Rcs, l'azienda che - tra gli altri - edita il Corriere della Sera. Si parlerà di nuovi assetti interni. Certa appare la riconferma di Piergaetano Marchetti alla presidenza. E a questo punto non si discute più nemmeno sull'amministratore delegato, Antonello Perricone può dormire sonni tranquilli. Il punto che sta già tormentando da settimane i piani alti di via Solferino è il direttore. Paolo Mieli sembra destinato a uscire. In corsa per la sua successione sono rimasti solo due candidati forti. Il primo è Carlo Rossella, gradito a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha grande simpatia nei suoi confronti e gli ha già affidato le sue testate più importanti: Panorama e Tg5. Attualmente guida Medusa, che si occupa di cinema. Rossella, all'interno del patto di sindacato, è fortemente sponsorizzato da Diego Della Valle e Luca Cordero di Montezemolo: i tre trascorrono spesso le vacanze assieme. A sostenere il candidato del Cavaliere c'è anche Salvatore Ligresti. Contro, invece, c'è Giovanni Bazoli, presidente del comitato di sorveglianza di Intesa, e grande amico di vecchia data di Romano Prodi, tornato pesantemente alla ribalta al punto che vuole contare anche in Rai. Bazoli, nella riunione la scorsa settimana a casa di Marco Tronchetti Provera, ha chiesto tre settimane di tempo per presentare un candidato alternativo. In realtà un altro candidato c'è. Ed è Roberto Napoletano, direttore del Messaggero. In passato è stato vicedirettore del Sole 24 Ore e capo della redazione romana del quotidiano economico. Insomma, è stato al timone del più grande giornale economico e sta guidando uno dei quotidiani più grandi. Si fa notare come abbia tutti i numeri per mettersi al volante anche del principale. È sostenuto da Cesare Geronzi, a Berlusconi non dispiace. E in questo momento conta. Perché l'intero sistema bancario, come dimostrato dalla cena di pochi giorni fa a Palazzo Madama, in questo momento pende dalle labbra del premier. Come mai era accaduto, visto che in tutti questi anni i big dei salotti milanesi hanno continuato a guardare il Cavaliere come un oggetto imprendibile e inafferrabile. Al punto da recarsi in massa alle primarie dell'Unione, era l'autunno del 2007, a votare per Prodi. Napoletano ha un'altra carta fondamentale: è uno dei pochi che parlano al telefono direttamente con Giulio Tremonti, ministro dell'Economia ed ex editorialista del Corriere (ma scrive anche sul Messaggero). Già, il Tesoro è un altro snodo determinante in questa fase. Intanto è l'azionista della Rai. Ed è anche il braccio operativo sugli interventi con le banche. A via XX Settembre non disdegnerebbero un'altra ipotesi. Ovvero vedere Ferruccio De Bortoli (che, guarda caso, ha rinunciato a viale Mazzini dove doveva essere indicato proprio da Tremonti) al timone di via Solferino e Napoletano alla guida del Sole 24 Ore. Il ministro dell'Economia sa molto bene che la crisi finanziaria sta per peggiorare, la situazione si sta facendo più grave. In questa fase il principale quotidiano italiano, che vende la maggior parte delle proprie copie nell'area settentrionale del Paese, e il numero uno dei giornali economici sono strategici. Di fatto, però, la parola del governo potrebbe essere decisiva. Ma non solo al Corriere. Perché un altro direttore che sembra in partenza è quello de La Stampa, Giulio Anselmi: per lui appare pronta la poltrona di presidente dell'Ansa. E al quotidiano torinese? Anche al giornale della Fiat si cerca un direttore meno urticante nei confronti del Pdl, magari anche cercando tra le fila interne. E non è finita. Anzitutto la partita nella carta stampata si incrocia con quella della Rai. L'assemblea degli azionisti della tv pubblica si riunisce proprio domani e potrebbe decidere il nome del nuovo presidente. Al momento il più accreditato resta quello di Gianni Riotta. In Rai c'è già ed è direttore del Tg1. E quando venne scelto per guidare il principale telegiornale nazionale, in consiglio di amministrazione non vi furono obiezioni. Insomma, mette d'accordo sia destra che sinistra. E soprattutto il centro, sempre più in voga visto che i centristi si sono ripresi la guida del centrosinistra con Dario Franceschini. In alternativa resta in corsa Enzo Cheli, sempre amato dagli ambienti popolari e sinistra dc. Una volta sbloccato il nodo presidente della Rai, ammesso che ciò accada già in questa settimana, anche a viale Mazzini si aprirà il supergiro di valzer. Al Tg1 resta in pole position Maurizio Belpietro, che proprio qualche giorno fa sul Predellino, giornale online vicino a Forza Italia, spiegava come sia arrivato il momento di rilanciare la tv generalista. Se lascerà il principale magazine nazionale, potrebbe essere rimpiazzato da Silvia Grilli o da un outsider. La musica è iniziata, il valzer suona e le nuove coppie si vanno formando.

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Auto, molti marchi vicini alla bancarotta Nel 2009 crollo della produzione del 25% (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Settori a rischio Auto, molti marchi vicini alla bancarotta Nel 2009 crollo della produzione del 25% I 27 capi di Stato e di governo della Ue giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera per decidere nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Per gli esperti della Commissione Ue il settore dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione. Tutti i segnali vanno in questa direzione - dai numeri negativi dell'ultimo trimestre 2008 a quelli dei primi mesi del 2009 - e tutte le principali industrie del settore non intravedono prima del 2010 alcun miglioramento della situazione.

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una fort knox contro il caro-grano - jenner meletti (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 20 - Economia Una Fort Knox contro il caro-grano Arriva la riserva mondiale di cereali da usare in caso di carestie e rialzi dei prezzi La proposta giovedì al "G8 Farmers Union", la riunione delle associazioni di coltivatori La Coldiretti: troppa volatilità, lo stoccaggio è importante contro la speculazione JENNER MELETTI ROMA - Un anno fa, alla borsa di Chicago, il grano costava 0,46 dollari al chilogrammo. Adesso viene comprato a 0,18. In un anno, con il crollo dei prezzi, sono stati bruciati 200 miliardi di dollari, tutti persi dai produttori. I consumatori non hanno ricevuto nessun vantaggio: i prezzi di pane e pasta invece di crollare sono aumentati. «Nelle nostre campagne, e in quelle di tutto il mondo - dice Sergio Marini, presidente della Coldiretti - il grano è sempre stato un bene stabile. Ma da tre anni a questa parte anche questo alimento, assieme a riso, mais e altri cereali, è diventato oggetto di speculazione, come qualsiasi altra merce. E´ per questo che, per la prima volta, organizziamo qui a Roma il "G8 Farmers Union", la riunione delle associazioni dei coltivatori dei Paesi del G8. Vogliamo difendere il nostro reddito e anche i consumatori: l´aumento del grano nei nostri Paesi ricchi provoca difficoltà a chi deve arrivare a fine mese con un salario sempre più magro ma nei Paesi poveri può provocare la morte di migliaia di persone». La riunione si svolgerà giovedì. Accanto alla Coldiretti ci saranno le associazioni di agricoltori di Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania, Francia, Inghilterra e Russia. Già si annunciano le prime idee per il documento finale. «Noi proporremo - dice Robert L. Carlson, della National Farmers Union degli Stati Uniti - di creare una riserva globale di cereali, da utilizzare in caso di carestie ed aumenti estremi dei prezzi. Si tratta di depositi da riempire quando la quantità è elevata ed i prezzi sono bassi e da utilizzare quando la speculazione porta i prezzi in alto». Il grano come l´oro, con una serie di Fort Knox pieni di frumento, mais, riso e tutto ciò che serve per alimentare gli uomini e gli animali. Pienamente d´accordo la Coldiretti italiana. «Lo stoccaggio - dice Sergio Marini - è uno strumento importante contro la speculazione. Nella nostra storia non avevamo mai visto sbalzi così alti nei prezzi agricoli e la volatilità dei prezzi è pericolosa. Se sono troppo alti, tanti non riescono a comprare: per i Paesi poveri questo è un dramma. Il grano non è un´automobile, il cui acquisto in momenti di crisi può essere rinviato. Il cibo serve tutti i giorni. Si parla sempre di crisi delle banche, delle auto, del settore manufatturiero e si prevede una perdita di Pil pari all´1,5%. Ma in agricoltura, con un calo dell´1,5%, non si avrebbero solo disoccupati: aumenterebbero anche i morti per fame. Gli stoccaggi sono indispensabili perché la crisi picchia anche con i prezzi troppo bassi, come quelli di oggi. Il contadino sa che non avrà reddito e allora rinuncia alla coltivazione. In Italia, ad esempio, le semine del grano duro da pasta quest´anno saranno ridotte del 30%». Il meeting romano metterà a confronto associazioni che operano in realtà molto diverse. «In comune - dice Mamoru Moteki, presidente della giapponese Ja Zenchu - abbiamo però una richiesta per tutti i nostri governi: riconoscere che il cibo rappresenta un elemento essenziale per l´umanità e per questa ragione non deve essere trattato come un qualsiasi altro bene». Il Giappone - 3 milioni di agricoltori, il 5% dei 61,5 milioni di lavoratori del Sol Levante - riesce a produrre solo il 40% del cibo che gli serve. «La coltura più importante è il riso e dobbiamo anche aumentare la produzione, riattivando le risaie oggi non utilizzate. Dobbiamo educare i bambini a mangiare pane e spaghetti prodotti con farina di riso, come sostituti della farina di grano che deve essere importata. Abbiamo fatto una proposta importante ai giovani che hanno perso il lavoro nell´industria, invitandoli a venire in campagna e fare i coltivatori e gli allevatori. I primi 800 hanno già accettato». Negli Stati Uniti - solo 960.000 persone dichiarano di essere agricoltori a tempo pieno ma ognuno lavora 169 ettari - la produzione più importante è il mais, con 306 milioni di tonnellate. «Siamo autosufficienti - dice Robert L. Carlson - in tutti i comparti agricoli. Esportiamo grandi quantità di grano e di cotone. Ma bisogna mettere ordine nella concorrenza internazionale. E´ giusto che un governo finanzi gli agricoltori per garantire la sicurezza alimentare ai suoi cittadini. E´ giusto che il surplus competa in maniera equa sul mercato mondiale. Ma solo se il prezzo è equo: esportare il prodotto protetto a prezzo più basso è un attacco al libero mercato». Non mancheranno i temi di confronto, nella riunione romana. «Noi non vogliamo protezionismo - dice il presidente della Coldiretti - ma trasparenza. Come Obama negli Usa, chiediamo che per ogni prodotto che arriva sul mercato sia indicata la provenienza. Il consumatore deve sapere, leggendo un´etichetta, dove e come è stato coltivato l´alimento destinato alla tavola. Poi sarà lui a decidere. Soprattutto in questi mesi di crisi l´informazione è indispensabile. C´è infatti il rischio che, di fronte all´emergenza economica, qualità e sicurezza vengano dimenticate. E si dimentichi anche che il cibo è un diritto per tutti gli uomini e non solo merce di scambio».

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"L'accordo con Fiat vale 10 miliardi" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

LA TASK FORCE PER L'AUTO USA STA VALUTANDO IL PESO DELL'ALLEANZA SULL'EROGAZIONE DEI FONDI DI SOSTEGNO Per la crisi in Europa da gennaio vendute 3,5 milioni di auto meno dell'anno scorso "L'accordo con Fiat vale 10 miliardi" [FIRMA]VANNI CORNERO TORINO L'alleanza con Fiat permetterebbe a Chrysler di ricevere un contributo il cui valore sarebbe pari o anche maggiore dei prestiti che il gruppo sta cercando di ottenere dal governo americano. A dirlo sono le cifre fatte dall'ad del gruppo automobilistico Usa, Robert Nardelli: l'alleanza con il Lingotto vale da 8 a 10 miliardi di dollari, mentre la casa di Detroit, sinora, ha ricevuto prestiti federali per 4 miliardi di dollari e punta ad ottenerne altri 5. «Fiat - ha specificato Nardelli - ci metterebbe a disposizione il suo intero portafoglio di prodotti, la tecnologia per i treni, la distribuzione globale per i veicoli che produciamo, nonchè sinergie nelle aree di acquisto e di ingegneria», un pacchetto che, considerati i costi per sviluppare tutto da zero, ha un valore prossimo ai 10 miliardi di dollari, ben maggiore quindi dei 4 indicati in prima battuta. Però, per finalizzare l'alleanza con Fiat, è cruciale soddisfare tutte le richieste di Washington, tra cui quella di allineare i costi del lavoro a quelli dei produttori di auto giapponesi che operano negli Usa, procedere a uno swap tra debito e capitale, convertire in capitale la metà dei 10,6 miliardi di dollari che Chrysler ha versato a un fondo gestito dal sindacato. Nardelli, comunque, ha dichiarato alla «task force» per i finanziamenti al settore auto che il gruppo riuscirebbe a sopravvivere anche in mancanza di un partner. Il fatto è che l'amministrazione Obama non avrebbe ancora deciso se approvare o no la partnership tra Chrysler e Fiat: «Dobbiamo capire se le potenzialità dell'accordo sono realistiche - spiega il numero uno della task force, Steven Rattner - ci vuole uno sbocco sensato alla situazione, non intendiamo concedere fondi di salvataggio illimitati a Chrysler e General Motors». Le dichiarazioni di Rattner possono essere interpretate alla luce del timore che i finanziamenti statali alla Chrysler vadano a finire in parte alla Fiat, ma anche nell'ottica di quel «fallimento salvifico», invocato sia dai repubblicani, sia da una parte dei democratici. Insomma, chiudere e ricominciare da capo. Mentre gli Usa ipotizzano anche soluzioni draconiane per una crisi che continua a mietere posti di lavoro la Commissione industria del Parlamento europeo guarda con preoccupazione ad uno studio commissionato all'istituto di ricerca Global Insight. «Da gennaio le vendite rispetto all'andamento medio sono diminuite di 3,5 milioni», avverte il rapporto. La priorità assoluta per l'industria dell'auto resta dunque quella «dell'accesso ai capitali» e «vista la stretta nei mercati finanziari molte industrie restano a rischio bancarotta». Da parte sua l'Acea, che riunisce le case automobilistiche europee, prevede per quest'anno un calo della produzione del 25% per le auto ed almeno del 30% per i veicoli commerciali. Inoltre «la fiducia di consumatori e imprese resta bassa, quindi la maggior parte delle case automobilistiche non si attende miglioramenti della situazione fino al 2010».

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Più regole ai mercati? Parole, parole, parole... (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

VERSO IL G20 Più regole ai mercati? Parole, parole, parole... Francesco Piccioni «Faremo tutto quel che è necessario per rilanciare la crescita». E' l'unica formula su cui sono riusciti a mettersi d'accordo i ministri economici del G20. Sul «che cosa» fare ogni paese cercherà di arrabattarsi, attento a non strappare il fragile velo del libero commercio con misure che risultino troppo apertamente protezionistiche. Sono rimaste nel cielo delle buone intenzioni tutte le proposte che potrebbero portare a una più stringente governance globale, sempre evocata nelle interviste ma drasticamente rimossa dai tavoli di contrattazione. E' stato spiegato che gli Usa si presentavano chiedendo più spesa pubblica immediata per stimolare l'economia; mentre l'Europa ritiene prioritario un pacchetto di nuove regole per la finanza internazionale. Nelle tre settimane che mancano al vertice londinese dei capi di governo si cercheranno le mediazioni. Obama è partito subito, impegnando il segretario al Tesoro, Tim Geithner, a varare una regolamentazione che trasformi la Federal Reserve in un organismo di controllo effettivo, anche per quanto riguarda le retribuzioni dei manager. Tutti appaiono convinti che si tratti soltanto di rimettere in moto un meccanismo «sano», uscito dai binari per eccessi imprevisti, mancanza di regole e di controllori. Il problema cui nessuno accenna è che gli stati - persino gli Usa - hanno strumenti limitati nei confronti di un sistema finanziario ombra che viaggia fuori dai bilanci delle banche e dai circuiti «normati». Una prima offensiva contro i paradisi fiscali è partita in Europa, investendo Svizzera, Lussemburgo, Belgio e Austria. Ma Stati uniti e Gran Bretagna (che da sola ne protegge una decina) sono molto poco credibili su questo fronte. La stessa amministrazione Obama si presenta come Giano bifronte: per metà composta da riformisti sociali impegnati a redistribuire reddito alle fasce meno ricche, per l'altra metà liberalizzatori folli, protagonisti diretti della corsa alla deregulation degli anni 90 (Larry Summers e lo stesso Geithner in testa). Ogni paese forte ha insomma buone ragioni per non volere un «regolatore globale», come pure la globalità della crisi richiederebbe. Ma senza tale «autorità superiore» le soluzioni nazionali - rese più cogenti man mano che recessione e disoccupazione incidono sulla tenuta sociale locale - sembrano destinate a imboccare la via senza uscita del protezionismo e, in prospettiva, di una fase di guerre commerciali. Un incubo che l'umanità ha già conosciuto tra la fine dell'800 e la fine della seconda guerra mondiale. Con una novità, però. In questo momento nessun paese al mondo possiede più le risorse minime (energetiche, alimentari, di materie prime) indispensabili per coltivare illusioni autarchiche. E' una constatazione. Che può incentivare scelte sensate, oppure rilanci al buio. Tutto è possibile, purtroppo, con classi dirigenti cresciute a neoliberismo e champagne. E senza altre idee.

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Obama si gioca la faccia (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 17/03/2009 - pag: 1 autore: di Franco Bechis Obama si gioca la faccia Il presidente Usa, fermate i bonus ai manager. Ma Aig se ne frega Sul caso Aig (American international group), il colosso assicurativo americano salvato dal fallimento nei mesi scorsi grazie al governo federale, il presidente Usa, Barack Obama, rischia di giocarsi la faccia e anche qualcosa in più. Dopo che i fondi pubblici sono serviti anche a pagare superbonus milionari (in tutto 165 milioni di dollari) agli stessi manager che avevano portato il gruppo sull'orlo del ko, Obama grida allo scandalo e invoca una legge per bloccare quei premi. Ma le norme non ci sono, il finanziamento pubblico non è stato vincolato a questa clausola e i vertici di Aig hanno di fatto deciso di fare spallucce annunciando il pagamento anche della seconda tranche di bonus, per più di 400 milioni...(...) Contro quei bonus-simbolo sono scesi in campo contemporaneamente i massimi poteri degli Usa: non solo il presidente, ma anche il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke che si è detto irritato per il comportamento dei vertici di Aig, e le autorità giudiziarie dello Stato di New York che hanno chiesto inutilmente ai vertici del gruppo assicurativo di rendere pubblico l'elenco dei beneficiari. La società si è rifiutata e non ha risposto all'intimazione del procuratore generale Andrew Cuomo di rendere pubblica quella lista entro le 21 ora italiana di ieri sera. Con questi pesi massimi in campo per il momento presi in scarsissima considerazione dai manager del gruppo assicurativo salvato dallo Stato a rischiare di perdere la faccia nei confronti del resto del mondo è la stessa America. Già quel paese ha avuto responsabilità eccezionali nell'avere provocato e alimentato la crisi finanziaria che è divenuta economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno abbia imparato la lezione. La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari per limitare gli effetti del crack non hanno vincolato quell'intervento a condizioni particolari. Per quanto possa fare scandalo oggi il pagamento di bonus con soldi pubblici a chi ha portato società sull'orlo del fallimento, nessuna norma in America lo impedisce. Sarebbe vietato in Italia, perchè Giulio Tremonti quei vincoli ha inserito nei cosiddetti decreti ?salva-banche?. Ma oltreoceano no. E il segnale è assai preoccupante. Perché indica che poco, pochissimo è davvero cambiato... Franco Bechis

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Bondi celebra santi e imperatori (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 17/03/2009 - pag: 6 autore: di Stefano Sansonetti Soldi pubblici per tutti: dalla beata Angela di Foligno a san Cromazio di Aquileia fino a Vespasiano Bondi celebra santi e imperatori Il ministro trova 3 mln di euro per finanziare 34 comitati Per loro non c'è traccia di crisi. Perché quando si tratta di finanziare le più disparate celebrazioni, un multiforme universo in cui rientra di tutto, piccoli e grandi comitati riescono sempre a meritarsi soldi pubblici. Nel 2009, tanto per fare un esempio, cade il settimo centenario della morte della beata Angela da Foligno. Per questo nascerà un comitato ad hoc a cui verranno versati 59.946 euro. Ricorrerà anche il nono centenario della morte di Sant'Anselmo d'Aosta, ragion per cui si istituirà un comitato da 69.938 euro. Per non parlare dei gettoni pubblici più pesanti: 149 mila euro per il comitato nazionale per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Bettino Ricasoli, 130 mila per il comitato per le celebrazioni del quarto centenario dell'apertura della biblioteca ambrosiana e altri 130 mila per il comitato che celebrerà il bicentenario della pinacoteca di Brera. Il menù è stato preparato nei giorni scorsi dal ministro per i beni culturali, Sandro Bondi, che quest'anno ha deciso di mettere sul piatto la bellezza di 3 milioni di euro (per la precisione 3.029.590). All'interno di questa somma, circa 1 milione e 150 mila euro serviranno a finanziare celebrazioni per le quali nasceranno ex novo ben 13 comitati. Oltre agli esempi fatti in precedenza, infatti, organismi nuovi di zecca sono previsti per il quarto centenario della morte di Annibale Carracci (119.893 euro di risorse pubbliche), per il centenario dell'aeronautica italiana (69.938 euro), per il terzo centenario della morte del pittore barocco Andrea Pozzo (79.929 euro), per il centenario della nascita del pittore del '900 Franco Gentilini (69.938 euro), per il centenario della nascita dello scrittore Giuseppe Dessì (49.955 euro), per il centenario della nascita di Leo Valiani (74.933 euro) e per il centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (74.933 euro). Ripetiamo, si tratta di una prima lista di comitati che saranno istituiti e finanziati. Perché nella lista Bondi, subito dopo, spuntano finanziamenti per ben 22 comitati già esistenti. Qui a farla da padrone ci sono i 200 mila euro assegnati al comitato per le celebrazioni del quarto centenario dell'invenzione del cannocchiale di Galileo Galilei. A seguire vengono fuori 100 mila euro ciascuno per il comitato per le celebrazioni del bimillenario della nascita di Vespasiano e per quello per le celebrazioni del centenario del manifesto futurista. Ma ci sono anche 75 mila euro che Bondi vuole assegnare per celebrare il bicentenario della nascita del frate cappuccino Guglielmo Massaja oppure 80 mila euro che il ministro ha intenzione di stanziare per il millenario della basilica di Torcello. Senza dimenticare i 50 mila euro che serviranno per il sedicesimo centenario della morte di San Cromazio vescovo di Aquileia. E a chiudere non vanno tralasciati i gettoni per le nuove edizioni delle opere di Carlo Lorenzini (19.982 euro) di Francesco Maurolico (19.982) e di Giovanni Battista Pergolesi (34.969). Più un accantonamento per edizioni nazionali di 244 mila euro. Il tutto, in sostanza, fino ad arrivare alla cifra complessiva di 3 milioni di euro. In un periodo di crisi finanziaria mondiale, proprio mentre sta lavorando alla conversione di diversi decreti anti-crisi, il parlamento ha ricevuto dal ministero dei beni culturali quella che ormai già viene chiamata la lista Bondi.

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Made in Lombardy , ecco la chance (sezione: crisi)

( da "Provincia Pavese, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

di Roberto Torti «Made in Lombardy», ecco la chance Il pavese Chirichelli è il manager che da un anno guida Finlombarda «Vogliamo aiutare le imprese di Pavia a uscire da questa crisi» PAVIA. Venerdì 3 aprile, aula magna della Questura. Il tema: «Crisi finanziaria, la sfida della Regione Lombardia a supporto delle imprese». Giampaolo Chirichelli celebrerà a Pavia il suo "quasi" primo compleanno alla guida di Finlombarda (è stato nominato presidente nel maggio 2008) con un importante convegno cui prenderanno parte due parlamentari, quattro assessori regionali e sei presidenti di categoria a rappresentanza dell'economia pavese. Chirichelli, commercialista, titolare di un importante studio a Pavia, è un volto noto anche nella politica. Esponente di primo piano della Lega Nord, negli anni Novanta era stato assessore provinciale e poi candidato sindaco a Pavia nel 2000, sconfitto da Albergati primo cittadino uscente e riconfermato per il secondo mandato. L'anno scorso il ritorno in grande stile ai piani alti della scena politica, con la nomina alla guida della potente finanziaria della Regione. In questo primo anno di mandato ha messo la sua firma al progetto «Made in Lombardy», che presenterà il 3 aprile a Pavia. Un piano da 400 milioni di euro in finanziamenti per le imprese lombarde. «E' una novità importante nel panorama economico e finanziario. E' la prima volta in Italia che una società a partecipazione pubblica compartecipa a un progetto di tale dimensione con una banca. 100 milioni li metteremo noi, 300 l'istituto. E sarà una gestione paritetica a livello di scelte e decisioni». Chi sarà il vostro parter? «Siamo ormai vicini all'apertura delle buste, in gara ci sono due grandi banche». E come funzionerà «Made in Lombardy»? «Forniremo finanziamenti alle imprese lombarde che ne faranno richiesta. In un momento di crisi come questa credo che si apra una buona opportunità per tante realtà della nostra regione che stanno affrontando una situazione difficile. Finlombarda è pronta ad aiutare le imprese per il loro sviluppo e la loro competitività. La nostra è una iniziativa seria e importante. Anche perchè è decisamente ora di dimenticare i contributi a fondo perduto». Quando saranno disponibili i finanziamenti? «Penso che "Made in Lombardy" possa diventare operativa già a maggio, se non alla fine di aprile. Cominceremo subito a valutare e accogliere le domande. Il contributo massimo erogabile sarà di 2 milioni di euro». Priorità? «Siamo orientati ad aiutare il maggior numero di imprese possibili nell'arco di tempo più breve. Chi primo arriva meglio alloggerà». Dalla nostra provincia si aspetta molte domande? «Lo dico sinceramente: ho constatato che in occasione di iniziative simili le domande arrivate da Pavia sono state davvero poche. Anche per questo al convegno del 3 aprile ho voluto espressamente una tavola rotonda in cui poter parlare direttamente ai rappresentanti delle categorie. L'iniziativa di richiedere un finanziamento può arrivare dal singolo titolare di azienda, ma è chiaro che le organizzazioni di categoria sono un tramite importante, direi decisivo. Sono convinto che molti coglieranno il senso di questa occasione che creiamo per l'imprese». Pavia vive la crisi con apprensione, ma guarda con speranza all'appuntamento dell'Expo 2015. Che ne pensa? «Sarà una chance importante, per carità, e da pavese spero che la mia città e la mia provincia sappiano trarre il massimo vantaggio in termini economici, promozionali e di sviluppo. Ma mi sembra che si tenda a riempirsi un po' troppo la bocca con la parola "Expo". Ribadisco, se occasione sarà, la si colga. Ma prima c'è una crisi da affontare e una competitività da mantenere. "Made in Lombardy" è un piano che nasce proprio per questo. Io mi auguro che imprenditori e artigiani sappiano guardare anche a questo difficile prsente».

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L'Italia dove l'anormale è normale (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Economia e Politica data: 17/03/2009 - pag: 8 autore: di Sabina Rodi Esce I Faraoni di Aldo Forbice e Giancarlo Mazzucca, viaggio nell'apparato statale malato L'Italia dove l'anormale è normale Dagli stenografi d'oro della camera ai posti blindati nella p.a. Ènormale un Paese dove i 60 stenografi della camera arrivano a percepire ben 253.700 euro lordi all'anno quando invece l'emolumento «congelato» del presidente della repubblica è fermo a 218 mila euro lordi? E ciò anche se con le moderne tecnologie elettroniche la professione dello stenografo è diventata anacronistica (non a caso, in tutti i quotidiani italiani, essa è stata abolita da anni). È normale un Paese in cui il segretario del Pd, Dario Franceschini, propone, per fronteggiare una crisi finanziaria di proporzioni mondiali, di applicare un'addizionale fiscale sui redditi lordi oltre i 120 mila euro l'anno, una goccia nel mare? Una scelta di questo genere è stata fatta non per risolvere un problema ma per aizzare i molti (grandi evasori compresi) contro i pochi che sono già stati strizzati dal fisco con un'aliquota del 43%. Ma lo stesso Franceschini si guarda bene dal proporre l'abolizione delle province (che renderebbe enormemente di più all'erario). Su questa abolizione quasi tutti i leader politici, a parole, si dicono d'accordo ma, nei fatti, continuano in maniera bipartisan a far nascere nuove province, in base al principio che quando c'è da spendere in burocrazia usando il denaro di tutti i politici di ogni colore sono sempre d'accordo.È normale un Paese dove il ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli, della Lega, annuncia, orgoglioso, di aver abolito ben 10 mila leggi (che poi sono 10 mila leggi polverose e spesso ininfluenti perché, da tempo immemore, anche inapplicate) mentre la nota legge sull'autocertificazione introdotta dalla legge Bassanini è ancora disattesa nella pubblica amministrazione per l'assenza del regolamento di applicazione? È normale un Paese dove due senatori della sinistra, Cesare Salvi e Massimo Villone, dopo aver scritto un libro circostanziato e pieno di proposte immediatamente applicabili (sol che si volesse) «per risparmiare 6 miliardi l'anno» (cioè ciò che servirebbe per incrementare a sufficienza i fondi della cassa integrazione, salassati dalla crisi) sono stati progressivamente eliminati, senza che nessuno alzasse un dito a loro favore, dalle posizioni di rilievo di partito che invece ha preferito valorizzare chi li ha attaccati fragorosamente come Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania nella stagione della monnezza, che non ha le ragioni dalla sua parte, ma bensì il 20% delle tessere nazionali del Pd che notoriamente contano più della ragione?È normale un Paese in cui il sottosegretario per l'attuazione del programma durante il secondo governo Prodi, Giulio Santagata (che era stato incaricato di predisporre un piano di tagli ai costi delle istituzioni), fa approvare l'eliminazione dei consigli circoscrizionali «nei comuni con popolazione inferiore ai 250 mila abitanti» e poi prevedeva nello stesso disegno di legge di mantenere le strutture abolite? Santagata infatti spiegava: ?Va prevista la possibilità di istituire circoscrizioni per i Comuni aventi popolazione fra i 100 mila e i 250 mila abitanti?. Insomma, da una parte, Santagata tagliava e dall'altra immediatamente ricuciva. Anche se nei titoli dei giornali del giorno dopo si parlava solo di tagli.È normale un Paese dove, se un ente pubblico inutile viene abolito (e già abbiamo visto che è pressoché impossibile abolirlo), i suoi dipendenti possono essere trasferiti a un altro ente pubblico solo «su base volontaria», solo cioè se i dipendenti stessi sono d'accordo? E se non sono d'accordo? Semplice, nei nuovi enti pubblici derivanti da quelli soppressi o che sono a corto di personale si assumono altre persone, a spese dei soldi di tutti gli italiani e a beneficio dei partiti che li hanno sistemati a vita nella loro nicchia, al riparo da ogni tzunami economico e, spesso, anche dalla fatica.È normale un Paese dove, nella campagna elettorale delle politiche del 2008, il centro-destra prometteva programmi di riduzione degli stipendi, delle indennità e dei vitalizi di consiglieri, presidenti, sindaci e parlamentari, ma poi, dopo aver vinto, anche sulla base di questo programma, il centro-destra non ha fatto nulla al riguardo? È di questo «Paese che normale non è» e che dispone di una classe dirigente politica e sindacale che nemmeno davanti a una crisi economico-finanziaria immane com'è quella che stiamo vivendo è disposta a cambiare per nulla che è dedicato il libro I Faraoni (Piemme editore), scritto da Aldo Forbice e Giancarlo Mazzucca. Il primo conduce da 15 anni, su Radio 1 della Rai, la seguitissima trasmissione radiofonica Zapping e il secondo, dopo essere stato vicedirettore de la Voce, il quotidiano di Indro Montanelli, e aver diretto il Quotidiano Nazionale (QN), è adesso deputato del Pdl. Il loro libro è il resoconto di un viaggio, senza sconti per nessuno, nel grande apparato obeso del sistema pubblico italiano. Ne salta fuori l'analisi di una democrazia zavorrata di un Paese che non può decollare perché è inguaribilmente afflitto da un'orgia cronica di lobbies, privilegi, corporazioni, consulenze, portaborse, parassitismi, sprechi, incrostazioni. È, quella de I Faraoni, un'analisi puntuale, impietosa e, alle volte, disperante del dissanguamento pubblico che lascia senza forze l'intero Paese. Questo libro è alla ricerca, dicono di due autori, «di un'amara medicina da trangugiare subito». Ma che, aggiungiamo noi, non trova medici disposti a prescriverla per il bene della collettività, né pazienti disposti a trangugiarla a danno dei loro indebiti benefici che vengono, da tutti, salvati dietro l'usbergo, spesso immondo, dei cosiddetti «benefici acquisiti». Solo i dipendenti delle aziende private, specie di quelle medio-piccole, non li hanno.

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<In tre anni un milione di disoccupati in più> (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

«In tre anni un milione di disoccupati in più» --> Previsioni a tinte fosche della Cgil, Pil giù del 4 per cento Europa, nero l'ultimo trimestre 2008: persi 670 mila posti Martedì 17 Marzo 2009 GENERALI, pagina 3 e-mail print In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008, secondo Eurostat, sono stati più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo a un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli Affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anticrisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi. Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario all'Ue. E gli esperti della Commissione europea affermano che, oltre alla Romania, anche altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un intervento in loro favore. SBLOCCARE IL CREDITO La priorità assoluta per affrontare la crisi resta quella di sbloccare i canali di credito, per riprendere a finanziare in maniera adeguata l'economia reale, facendo ripartire i prestiti per famiglie e imprese. Tra queste ultime - spiegano gli esperti della Commissione Ue che preparano il vertice dei 27 - a soffrire in questo momento sembrano essere soprattutto quelle più grandi, che mostrano maggiori difficoltà proprio nell'avere accesso al credito. E di certo il settore dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'Associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione. Tutti i segnali vanno in questa direzione e tutte le principali industrie del settore non intravedono prima del 2010 alcun miglioramento della situazione. E ieri a lanciare l'allarme per il mondo del lavoro è stata anche la Cgil, parlando di una crisi che, in tre anni, rischia di lasciare a casa un milione di disoccupati e di far scendere il Prodotto interno lordo del 4%. È quanto ha calcolato l'Ires, l'ufficio di studi economici della Cgil. I NUMERI DELLA CGIL L'andamento della crisi e i ritardi nell'adozione di misure di stimolo dell'economia da parte del governo, dice il sindacato, si avviano ad avere ricadute pesantissime sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2010 rischia infatti per la Cgil di salire fino al 10,1% e, anche nelle ipotesi più ottimistiche, di arrivare al 9%. Ciò comporterebbe una perdita di un milione di posti di lavoro tra il 2007 e il 2010: solo nel 2009 si prevede infatti un calo di mezzo milione. I nuovi disoccupati, calcola l'Ires, porteranno il totale dei senza lavoro a 2,3 milioni nel 2009 e a 2,6 milioni nel 2010 (2,2 milioni nell'ipotesi più ottimistica). Il tutto mentre si allarga a 3,4 milioni di persone l'area della cosiddetta instabilità occupazionale: quel mondo di dipendenti a termine, di parasubordinati, di collaboratori su cui incombe di più il rischio di perdita di lavoro. Per quanto riguarda il Pil, dopo il calo dell'1% nel 2008 la Cgil si attende un drastico ribasso del Pil nel 2009 che dovrebbe raggiungere il 3%. Nel 2010 la diminuzione dovrebbe ridursi a un -0,1%, portando la somma del triennio a un -4%. Il sindacato si prepara così a lanciare una serie di proposte per combattere la crisi e intanto suggerisce interventi che potrebbero essere presi con il ricavato della cosiddetta tassa di solidarietà sui redditi alti. Si tratta di misure valore di 1,7 miliardi, a fronte degli 1,5 miliardi che entrerebbero aumentando l'aliquota dal 43% al 48% per i redditi sopra i 150 mila euro. Gli interventi puntano a estendere l'indennità di disoccupazione ordinaria ad altri duecentomila disoccupati circa, a sostenere il reddito dei collaboratori portando l'indennità al 40% dell'ultimo compenso annuale e ad ampliare gli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e indennità di mobilità di duecento euro. 17/03/2009 nascosto-->

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Le regioni speciali vincono ancora (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Pubblica Amministrazione data: 17/03/2009 - pag: 35 autore: pagina a cura di Francesco Cerisano Accordo con i governatori. Pd verso l'astensione se passerà la mozione sul patto di stabilità Le regioni speciali vincono ancora Il governo tratterà con ciascuna l'attuazione del federalismo Il governo tratterà con ciascuna regione autonoma l'attuazione del federalismo fiscale. Non ci sarà dunque un tavolo unico con i territori a statuto speciale, ma cinque tavoli di confronto «perché tali e tante sono le differenze, spesso inconciliabili, tra le varie regioni» (per dirla con le parole del presidente siciliano, Raffaele Lombardo). Dall'incontro di ieri dei ministri Roberto Calderoli e Raffaele Fitto con i governatori di Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna e con i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, il ddl Calderoli esce ulteriormente rafforzato proprio nel giorno del debutto in aula a Montecitorio. L'art.25 del ddl non sarà cancellato (come avevano proposto in commissione i relatori Antonio Leone e Antonio Pepe presentando un emendamento poi ritirato, si veda ItaliaOggi del 13/3/2009) ma resterà seppur in versione riveduta e corretta. L'accordo con le cinque regioni autonome è stato trasposto in due emendamenti del governo. Il primo modifica l'articolo 1 (comma 2), prevedendo l'applicazione del disegno di legge non solo alle regioni a statuto speciale e alle province autonome, ma anche agli enti locali ricadenti nei territori autonomi, «in conformità ai rispettivi statuti speciali e alle relative norme di attuazione».Il secondo emendamento interviene proprio sull'articolo 25. In primo luogo per stabilire che le autonomie speciali non devono concorrere al patto di convergenza introdotto dall'articolo 17, ma devono concorrere al «patto di stabilità interno». Una precisazione che piace ai territori autonomi. «Siamo obbligati a contenere la spesa, cosa giusta in momenti di crisi economica come gli attuali, ma scegliamo noi come spendere», ha commentato il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Renzo Tondo. E anche il presidente della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, accoglie con favore la modifica: «si tratta di un richiamo alla gestione di bilancio che non trova la provincia impreparata, considerando anche che per il 2009 il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha già firmato l'intesa del governo in materia».L'emendamento di palazzo Chigi, infine, introduce nell'art.25 un comma aggiuntivo che istituisce tavoli di confronto tra il governo e «ciascuna regione a statuto speciale e provincia autonoma» con l'obiettivo di individuare «linee guida, indirizzi e strumenti per assicurare il concorso» delle autonomie speciali «agli obiettivi di perequazione e di solidarietà e per valutare la congruità delle attribuzioni finanziarie ulteriori intervenute successivamente all'entrata in vigore degli statuti».Incassato il sì delle regioni autonome, oggi sarà una giornata decisiva per capire l'atteggiamento che avrà il Pd al momento del voto in aula. Molto dipenderà dalla decisione del governo sulla mozione, presentata alla camera da Dario Franceschini per risolvere la crisi finanziaria degli enti locali. Il segretario del Pd chiede un allentamento del patto di stabilità in modo da consentire ai comuni di spendere i soldi che hanno in cassa, sbloccando i pagamenti ai fornitori e facendo ripartire gli investimenti. La mozione Franceschini, con qualche ritocco, potrebbe ottenere il parere favorevole del governo (lo ha detto a chiare lettere il sottosegretario all'economia, Giuseppe Vegas) e in questo caso il Pd potrebbe orientarsi per l'astensione.

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CARRARA DA TEMPO circola l'idea dell&... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA CARRARA pag. 10 CARRARA DA TEMPO circola l'idea dell&... CARRARA DA TEMPO circola l'idea dell'attivista politico americano Lyndon LaRouche (ha il record di candidature alla presidenza degli Usa: ben otto volte) di istituire una nuova commissione d'inchiesta sulle responsabilità nella crisi finanziaria, simile alla Commissione-Pecora del 1932, alla condizione che nessuno dei responsabili dell'attuale disordine monetario-finanziario ne faccia parte. La «Pecora» del '32 fece seguito alla famosa crisi del '29, situazione alla quale molti economisti paragonano i crac attuali dei mercati mondiali. E il sito del Movisol, il movimento internazionale per i diritti civili e la solidarietà che fa capo all'associazione di Lyndon LaRouche (www.movisol.org), ha riportato con grande risalto la notizia dell'approvazione da parte del Consiglio provinciale di Massa Carrara dell'ordine del giorno sulla «Nuova commissione Pecora», presentato dal consigliere del PdL Cesare Micheloni. Il Movisol, infatti, sta portando avanti una petizione per la creazione di una nuova commissione d'inchiesta sulla crisi finanziaria in atto e a tale iniziativa si è ispirata la proposta di Micheloni, approvata a larga maggioranza con voto bipartisan. «La strada promossa da LaRouche dice Micheloni è un'importante opportunità per il confronto e l'apprendimento di tematiche fondamentali per la risoluzione della grave crisi economica mondiale. La nostra provincia è più che mai perdente, in fatto di efficienza produttiva e amministrativa, e in questo momento di collasso economico globale e di crisi di liquidità si palesano le difficoltà dei cittadini e delle imprese apuane ad accedere al sistema del credito». «A MASSA CARRARA aggiunge Micheloni il denaro costa di più che in altre province, a causa di un maggior rischio di insolvenza. In tale contesto si inserisce la discussione del mio ordine del giorno, con il quale si sancisce che l'unica via di uscita dalla crisi è una riorganizzazione del sistema finanziario, che congeli i titoli tossici e rilanci il credito all'economia reale, evidenziando il principio che gli istituti bancari e la Banca Centrale devono rispondere al Governo e alle esigenze della popolazione, invece di dettar legge e favorire le politiche di speculazioni finanziarie. Dopo le inchieste sul crac Cirio e Parmalat, e sui bond argentini conclude Micheloni anche in Italia sarebbe opportuno costituire una commissione d'inchiesta, per indagare sui veri responsabili della politica di speculazione finanziaria e sulle situazioni di commistione tra banche d'investimento, istituzioni e alti funzionari dello Stato e enti regolatori, compreso l'assetto proprietario della Banca d'Italia. Compito della commissione dovrà essere anche indagare sui rapporti perversi tra enti di vigilanza e speculatori, visto che gli stessi enti che dovrebbero vigilare hanno promosso negli ultimi anni proprio quei "titoli tossici" (derivati ed altri) che stanno mandando in bancarotta le nostre banche, le nostre imprese e molti bilanci comunali». Massimo Binelli

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BRUXELLES - In Europa è sempre più allarme disoccupazione (sezione: crisi)

( da "Adige, L'" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

BRUXELLES - In Europa è sempre più allarme disoccupazione BRUXELLES - In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo Eurostat - sono stati più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo ad un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari Joaquin Almunia parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi. Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario alla Ue. E gli esperti della Commissione europea affermano che oltre alla Romania anche altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un intervento in loro favore. I nomi non vengono fatti. Ma è un dato di fatto che tra i Paesi dell'Ue in maggiore difficoltà ce ne sono alcuni anche dell'area euro, come Grecia e Irlanda. E di certo il settore dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione. Ma l'allarme è anche italiano e lo ha lanciato la Cgil secondo la quale in tre anni la crisi rischia di lasciare a casa un milione di disoccupati e di far scendere il prodotto interno lordo del 4%. È quanto ha calcolato l'Ires Cgil, l'ufficio di studi economici del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, che traccia una stima sugli effetti della crisi molto peggiore di tutte le previsioni fino ad oggi circolate. L'andamento della crisi e i ritardi nell'adozione di misure di stimolo dell'economia da parte del governo, dice il sindacato, si avviano ad avere ricadute pesantissime sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2010 rischia infatti per la Cgil di salire fino al 10,1% ed anche nelle ipotesi più ottimistiche di arrivare al 9%. Ciò comporterebbe una perdita di 1 milione di posti di lavoro tra il 2007 e il 2010: solo nel 2009 si prevede infatti un calo di mezzo milione. I nuovi disoccupati, calcola l'Ires, porteranno il totale dei senza lavoro a 2,3 milioni nel 2009 e a 2,6 milioni nel 2010 (2,2 milioni nell'ipotesi più ottimistica). Il tutto mentre si allarga a 3,4 milioni di persone l'area della cosiddetta instabilità occupazionale. Ieri si è fatto sentire il premier, Silvio Berlusconi, sostenendo che il governo è pronto ad accogliere «suggerimenti» da parte delle imprese, ma nel «rispetto dei vincoli di bilancio» e, soprattutto, ascoltando tutti gli operatori «in trincea» e, quindi, le industrie, le imprese anche più piccole, gli artigiani e i commercianti. Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, smorza dunque un po' le attese sull'annunciato incontro di oggi con la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Dopo l'abbraccio e i chiarimenti seguiti alla richiesta «di soldi veri» da parte delle industrie italiane, arriva quindi una nuova puntualizzazione da parte del premier che già di fronte alla platea di Cernobbio aveva spiegato che «i soldi veri per sostenere l'industria» sono stati già dati e che ora è il momento di guardare anche alle altre istanze che arrivano dal mondo economico. Come quelli che invoca lo stesso leader della Lega, Umberto Bossi, che chiarisce: «Le piccole e medie imprese vanno aiutate. Se non si investe lì, chiuderanno un sacco di fabbriche». 17/03/2009

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Se Wen Jibao lancia il T-bond a copertura aurea (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Commenti & Analisi data: 17/03/2009 - pag: 8 autore: di Edoardo Narduzzi Se Wen Jibao lancia il T-bond a copertura aurea Le parole non sono mai casuali nelle relazioni internazionali. Ancor meno lo sono quelle, assai rare, dei premier cinesi. Quindi, la frase pronunciata la scorsa settimana dal numero uno del governo di Pechino circa la rischiosità del debito pubblico americano, merita qualche riflessione in più. «Abbiamo prestato capitali enormi agli Stati Uniti, sinceramente siamo preoccupati», ha comunicato senza mezzi termini Wen Jibao alla comunità politica e finanziaria internazionale. Il più grande sottoscrittore di titoli del debito pubblico americano mette le mani avanti, proprio mentre l'amministrazione Obama si prepara a un 2009 nel corso del quale emetterà titoli netti per ulteriori 1,8 trilioni di dollari. Sommati a quelli emessi nel 2008 per 1,5 trilioni, producono un risultato degno di attenzione: nell'ultimo biennio l'amministrazione Usa ha emesso titoli federali netti per un controvalore equivalente a quello della somma delle obbligazioni federali classate nei precedenti 27 anni. Perché Wen ha parlato ora? Perché la crisi finanziaria ed economica «inventata» da Wall Street ha stravolto gli equilibri del potere internazionale. Washington ha ancora una supremazia indiscussa sul piano militare ma economicamente è indebolita. Necessita degli avanzi commerciali cinesi per finanziare il proprio debito pubblico. Senza gli investimenti della banca centrale e dei fondi sovrani di Pechino non c'è piano di rilancio che tenga; il risparmio americano non è sufficiente da solo. Ed è quindi maturo il momento per ridefinire le relazioni cino-americane ed il ruolo della Cina nella governance globale.Primo, Wen Jibao vuole garanzie esplicite dagli Usa che gli oltre 2 mila miliardi di dollari investiti in titoli del Tesoro americano siano al sicuro. Il premier cinese parla alla moglie di Cesare per far capire a Cesare, cioè Obama. Pechino non è disposta ad accettare una maxi-svalutazione unilaterale americana che decurti il valore reale dei titoli a lungo termine e azzeri quello delle cedole a tasso fisso. Wen sta semplicemente comunicando che Washington non può pensare di esportare la crisi come nel caso di un normale disequilibrio della bilancia commerciale quando la svalutazione della moneta serve a trasferire buona parte dei problemi di uno stato sui bilanci degli altri o dei propri partner commerciali. Beggar-thy-neighbor viene chiamata la svalutazione competitiva finalizzata a creare occupazione domestica a spese del resto del mondo. Una svalutazione del dollaro che incorpora crescenti aspettative inflazionistiche incarna per Pechino questo pericolo.Secondo, i cinesi non hanno gradito le varie clausole made in Usa contenute nel piano da circa 900 miliardi di dollari di stimolo dell'economia votate dal Congresso americano. Può sembrare paradossale ma oggi la Cina è tra i paesi più sensibili a possibili politiche protezionistiche in grado di ridurre il volume delle sue esportazioni con l'effetto di creare disoccupazione. Pechino sa bene che gestire decine di milioni di disoccupati aggiuntivi potrebbe diventare politicamente insostenibile.Terzo, Pechino non vuole più pagare senza contare. Se gli investimenti e il risparmio cinesi sono fondamentali per la gestione della politica economica dei paesi avanzati, allora è necessario che il ruolo di inter pares sia definitivamente riconosciuto alla Cina. Continuare a strumentalizzare le questioni legate ai diritti umani o ai diritti politici non è più possibile né per Washington né per gli europei: le risorse cinesi sono disponibili ma solo se si riconosce in pieno la legittimità della gestione politica di Pechino. Le questioni interne, incluso il Tibet, sono affari tra cinesi e dei cinesi. Gli occidentali pensino ad emettere titoli del debito pubblico per coprire i danni causati dalla loro ingordigia e scarsa moralità. In tale contesto non è da escludersi che nelle prossime settimane l'investitore cinese inizi a chiedere garanzie particolari all'emittente Obama. Come? Ad esempio chiedendo garanzie aurifere da parte della Fed a sostegno della ripagabilità dei titoli emessi dal Tesoro americano. Si tratterebbe di un'atipica riedizione del gold standard (fino al 1971 il dollaro era convertibile in oro) finalizzato a rassicurare l'investitore: se il Tesoro americano dovesse andare in default sui propri titoli federali, chi li avesse comprati potrà rivalersi, per intero o in parte, sulla quota di riserve auree della Fed riservate a garanzia di quella specifica emissione. Una sorta di Bot standard, cioè un regime di titoli di Stato circolanti con attaccata una garanzia pubblica unica: una quota delle riserve auree americane. Se ciò accadesse non dovrebbe sorprendere se nel prossimo futuro la Fed inizierà ad accumulare ulteriori riserve in oro, anche per garantire la crescente massa monetaria denominata in dollari al servizio del pagamento del conto della crisi. In questo modo Pechino sarebbe rassicurata sul fatto che l'amministrazione Obama non vuole esportare i propri problemi inflazionando gli investimenti altrui e il Tesoro americano sarebbe costretto a politiche di rigore visto che a rischio ci sono parte delle riserve auree del paese. Del resto, le crisi servono anche per innovare e il Bot standard in qualche modo sarebbe figlio delle nuove relazioni internazionali. Per ora ha parlato solo Wen Jibao, ma presto toccherà ad Obama.

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Berlusconi incontra Marcegaglia e cerca risorse per il fondo sulle pmi (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Mercati Globali data: 17/03/2009 - pag: 11 autore: di Franco Adriano La proposta potrebbe entrare nel decreto legge sugli incentivi Berlusconi incontra Marcegaglia e cerca risorse per il fondo sulle pmi Difficile stabilire se concentrarsi sulle grandi imprese, su quelle piccole o direttamente sui lavoratori che perdono il posto di lavoro. La crisi finanziaria ed economica imporrebbe al governo di cercare e trovare un giusto mix tra gli incentivi e nella distribuzione delle risorse pubbliche. Ma, al solito, la coperta è troppo corta. Così, a fronte dei finanziamenti messi a disposizione dal governo, scatta il braccio di ferro tra i ministri e tra i rappresentanti delle parti sociali. È quanto sta avvenendo, per esempio, a Montecitorio in sede di conversione del decreto legge sugli incentivi. Oggi gli uffici di presidenza delle commissioni Finanze e Attività Produttive comunicheranno quali sono le proposte di modifica ammesse al testo del governo. L'esecutivo sembra aver pensato soprattutto alle grandi imprese, tant'è che il provvedimento è nato per il settore dell'auto, mentre le piccole imprese si sono rivolte in particolare al ministro delle Riforme, Umberto Bossi. Il suo ultimo appello per aiutare le pmi risale soltanto a poche ore fa: «Le piccole industrie vanno aiutate», ha fatto eco alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che aveva chiesto soldi veri all'esecutivo, «perché se non si investe in questo segmento chiudono molte fabbriche», ha concluso. E dalla parte delle pmi ci sono molti parlamentari membri delle commissioni d'esame, a partire dal presidente della decima, Andrea Gibelli, e dunque le probabilità di un successo sembrerebbero alte. Peccato che a raffreddare un po' gli animi, ieri, sia sceso in campo il presidente della sesta commissione, Gianfranco Conte, annunciando la bocciatura di «una buona metà» degli oltre 450 emendamenti presentati per estraneità tecnica della materia. Ha inoltre comunicato che il fondo per le piccole imprese verrà discusso, ma potrebbero esserci problemi di copertura. D'altra parte fortemente a rischio sarebbe perfino il pacchetto sui precari varato dal Consiglio dei ministri di venerdì, che ieri sera non aveva ancora passato il vaglio degli uffici della Camera. Il punto è che sarebbe troppo difficile, se non impossibile, tenere a bada l'assalto dei deputati e dei relatori su materie non perfettamente coerenti con il titolo del decreto se tra gli incentivi all'economia finissero le norme del governo sui precari. Una situazione che si complicherebbe ancor di più se dovessero essere messe da parte le proposte che i relatori hanno concordato con le associazioni di categoria, in particolare quelle sulle piccole imprese, per lasciare spazio ad altre del governo. A tal proposito, nei giorni scorsi è trapelata la notizia di un'iniziativa dell'esecutivo per rimborsare gli obbligazionisti non istituzionali di Alitalia. Anche in questo caso il problema sono i fondi da trovare. Secondo i consumatori servirebbero 270 milioni.

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La vecchia tentazione di stampare moneta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-03-17 - pag: 1 autore: RICETTE NAZIONALISTICHE La vecchia tentazione di stampare moneta di Gianni Toniolo L a ricetta inglese per rilanciare il sistema produttivo si basa sul binomio svalutazione del cambio e abbondante offerta di moneta. Dal fallimento di Lehman Brothers a oggi, la sterlina ha perso il 23% del proprio valore rispetto al dollaro. Il 5 marzo, la Banca d'Inghilterra ha portato il tasso di interesse al minimo storico dello 0,5 per cento. Pochi giorni dopo, ha stampato 2 miliardi di sterline per comprare titoli di Stato. Si tratta solo di un assaggio: è in programma un acquisto di obbligazioni pubbliche per 75 miliardi nei prossimi tre mesi, sempre pagando con la creazione di moneta dal nulla. Se la ricetta funzionasse, il Regno Unito uscirebbe dalla recessione prima di altri Paesi. La stessa strategia fu seguita da Londra nella Grande Depressione. Nel settembre 1931, con il pragmatismo che spesso lo con-traddistingue, il governo inglese abbandonò la convertibilità aurea, lasciò svalutare la sterlina, abbassò i tassi d'interesse, inondò di liquidità il sistema economico. Negli anni successivi, reddito e occupazione si ripresero nel Regno Unito più rapidamente che nella maggior parte degli altri Paesi (la Svezia adottò con successo la stessa politica, e lo fa anche oggi). Se la politica di svalutazione e creazione di moneta aiutò l'In-ghilterra, essa lanciò un messaggio pericoloso: ogni Paese deve cavarsela da solo. Così fu. Alcuni governi seguirono il Regno Unito sulla via delle svalutazioni competitive (che peraltro la stessa Londra non concesse all'India). Altri introdussero misure burocratiche per limitare i movimenti dei capitali. Quasi tutti risposero al richiamo del "sacro egoismo nazionale" erigendo barriere tariffarie (svalutazione competitiva e protezionismo sono parenti abbastanza stretti). Dati gli squilibri strutturali delle bilance dei pagamenti accumulati negli anni 20, solo un coordinamento delle politiche espansive tra i principali Paesi avrebbe potuto consentire a tutti i Paesi di uscire insieme dalla crisi. Nel 1933, si tenne a Londra una conferenza economica lungamente e accuratamente preparata. Essa fu silurata da Roosevelt che aveva finalmente deciso a propria volta per una svalutazione e non voleva legarsi le mani con impegni di coordinamento. Continua u pagina 2 l'articolo prosegue in altra pagina

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La vecchia tentazione (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-17 - pag: 2 autore: DALLA PRIMA La vecchia tentazione Durante la Grande Depressione, gli Stati Uniti mancarono l'occasione di esercitare la leadership mondiale che avrebbe potuto mettere in moto una cooperazione sufficiente a risolvere o mitigare la crisi. Solo nel 1936, quando l'economia mondiale si era già ripresa, si giunse a un tardivo accordo monetario. Il recinto fu chiuso quando i buoi erano scappati. Non farebbe male ai leader del G-20 che si riuniscono a Londra all'inizio di aprile rileggere la storia dell'economia internazionale negli anni 30. Anche oggi, la svalutazione inglese lancia un messaggio pericoloso. La Svezia è stata la prima a seguire. Pochi giorni fa, la Banca centrale svizzera ha deciso, a freddo, di indebolire il franco. La mossa, per ora, compensa solo l'apprezzamento della valuta svizzera verificatosi negli ultimi sei mesi per la ricerca di porti sicuri da parte di chi aveva investito in monete ritenute meno solide. Ma ha già impensierito molti operatori. Con lo zloty polacco e il fiorino ungherese sotto pressione, l'attenzione si sposta ora alle valute asiatiche. Che cosa faranno le autorità giapponesi, con un'economia in forte crisi, per mitigare l'apparentemente inarrestabile forza dello yen? Per ora dichiarano di volere agire solo nell'ambito di un coordinamento internazionale. Ma se questo non vi fosse? è importante che il G-20 di Londra lanci al mondo un messaggio diverso da quello della conferenza tenuta nella città del Tamigi 76 anni fa, sia sulla regolazione dei mercati finanziari sia sulle politiche di stimolo all'economia. Circa la prima, tutti dichiarano di volere nuove regole, salvo poi dissentire su quali debbano essere e su chi debba formularle e gestirle. Dopo l'impegno preso a Washington in novembre, il mondo si aspetta qualcosa di più di una dichiarazione di principio. Serve l'avvio di un percorso credibile di riforma. Ma questo percorso sarà necessariamente lungo. Le politiche monetarie e la spesa pubblica per il rilancio delle economie possono e devono, invece, essere immediatamente coordinate: in mancanza di un coordinamento, il rischio che tutti si muovano in ordine sparso, come negli anni 30, crescerà enormemente. La deriva delle svalutazioni competitive e del protezionismo potrebbe essere dietro l'angolo. L'amministrazione statunitense sembra oggi convinta dei pericoli e pronta ad assumere le responsabilità che il peso economico e politico del Paese ancora le consegnano. Il governo cinese ha sinora mostrato moderazione e desiderio di cooperazione. Sono questi importanti elementi di differenza rispetto al 1933. Su di essi si basa la prudente fiducia che la storia non abbia a ripetersi. Gianni Toniolo

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A Belgrado servono 3 miliardi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-17 - pag: 7 autore: APPELLO SERBO ALL'FMI A Belgrado servono 3 miliardi La Serbia ha avviato negoziati con il Fondo monetario internazionale per ottenere un prestito da tre miliardi di euro, per due anni, un miliardo in più di quanto inizialmente pianificato. Una serie di deboli indicatori economici ha convinto il Governo che sarà necessaria un'iniezione di aiuti internazionali più forte del previsto. Il Paese, fortemente dipendente dai capitali esteri, sta facendo i conti con il crollo della domanda per i suoi beni, lo stallo degli investimenti e impegnative scadenze del debito già contratto. A gennaio la produzione industriale si è ridotta del 17,1%; la bilancia dei pagamenti è crollata dell'80%, affossata dalla caduta delle esportazioni; l'inflazione è salita al 10,7%; le entrate fiscali sono scese del 5 per cento. L'Esecutivo si mostra fiducioso: «Penso che l'Fmi approverà il prestito da due miliardi di euro per quest'anno e da tre miliardi nel complesso», ha spiegato il vice primo ministro Mladjan Dinkic. Dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale a ottobre, i serbi hanno ritirato un miliardo di euro dai loro depositi bancari, provocando una svalutazione del dinaro del 25 per cento. Il settore privato dovrà restituire quest'anno 5,5 miliardi di euro di debito estero: la prima tranche da 1,74 miliardi scade a fine mese. Mentre il deficit si avvia verso il 3% del Pil, sale la pressione perché Belgrado tagli la spesa pubblica. Un'operazione delicata, che potrebbe scatenare disordini sociali: proprio temendo questa ipotesi, finora il Governo ha evitato di ridurre salari e pensioni.

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Mercato unico in pericolo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-03-17 - pag: 7 autore: INTERVISTA Vaclav Klaus Presidente della Repubblica Ceca «Mercato unico in pericolo» Vittorio Da Rold «Venti anni fa la Repubblica ceca eliminò il comunismo e mise in soffitta l'economia chiusa. Il nostro sogno era di aprirci al mondo, liberalizzare il commercio estero e le nostre prime riforme sono andate tutte in quella direzione. Oggi siamo scioccati quando vediamo qualcuno tentare di riportare il mercato unico europeo al punto di partenza introducendo un nuovo e nascente protezionismo europeo». Vaclav Klaus, 67 anni, presidente della Repubblica Ceca, mentre il suo Paese è presidente di turno dell'Unione, non usa mezzi termini com'è suo costume: è un euroscettico e non ne fa mistero, ma oggi, da vero liberista e seguace di Friedrich von Hayek, paradossalmente si trova a difendere l'Europa, o meglio il suo mercato unico, dai venti protezionisti. «Non possiamo essere d'accordo con chi come Nicolas Sarkozy (il presidente francese ha invitato i costruttori di auto francesi, che hanno ricevuto 6 miliardi di euro di aiuti, a mantenere i posti di lavoro in Francia e a non costruire fabbriche proprio nella Repubblica ceca, ndr) apre a tentazioni protezioniste. Ma non voglio polemizzare con Sarkozy anche perché non bisogna dimenticare che il presidente francese non è il solo in Europa a sostenere queste politiche protezionistiche e di nazionalismo economico», dice il presidente ceco. Il capo dello Stato ceco è in questi giorni a Milano per presentare il suo libro, "Pianeta blu, non verde", un pamphlet ricco di vis polemica sul presunto cambiamento climatico, un intervento inserito in una serie di colloqui organizzati dall'Istituto Bruno Leoni a Palazzo Clerici. Che pensa del piano di aiuti all'Europa centro-orientale? La Repubblica ceca ha le sue fragilità ma ha prestato 200 milioni di euro alla Lettonia. Da noi i mutui in valuta estera sono appena lo 0,1% del totale (i suoi colleghi del Financial Times dovrebbero imparare a distinguere tra i vari Paesi del Continente che non è un unicum indistinto) a differenza di altri Stati europei dove hanno raggiunto quote elevatissime. Inoltre le banche presenti nel nostro Paese sono belghe, italiane, austriache e hanno problemi a casa loro, non da noi. Che deve fare la Commissione Ue per contrastare la crisi? Meno fa e meglio è. Fuor di metafora non sono convinto che la spesa pubblica keynesiana sia la soluzione a tutti i problemi. Se si vuole aumentare la domanda aggregata la prudenza è d'obbligo. Primo bisogna evitare di aumentare il debito pubblico. Poi c'è il "crowding out effect" cioè il calo dei consumi o degli investimenti privati che avviene quando a causa dell'aumento della spesa pubblica aumenta la pressione fiscale e quindi si riduce a sua volta la propensione ai consumi. Se invece l'aumento della spesa pubblica non è accompagnato dall'aumento delle tasse,il ricorso al debito pubblico per finanziare l'aumento della spesa aumenta i tassi d'interesse portando a una riduzione degli investimenti privati. In America si discute sul fatto che il moltiplicatore deve essere sempre più alto perché se investo un euro di soldi pubblici può avvenire che ottengo solo lo 0,80% di aumento di propensione al consumo: insomma mentre la spesa è certa l'esito finale è incerto. Qual è il messaggio del suo libro sul clima "Pianeta blu, non verde"? Gli ambientalisti non parlano del clima, ma di un'ideologia collettivistica molto pericolosa che vuole manipolare tutta la società. Un'ideologia che vuole limitare la nostra libertà e prosperità. Io combatto questa ideologia, non la temperatura. L'Intergovernmental Panel Climate Change, l'organismo dell'Onu, afferma che in un secolo l'aumento della temperatura è stato di 0,74 gradi centigradi. E quindi, se questo è vero, di quale riscaldamento del pianeta stiamo parlando? è un falso problema. Anche in questo caso dunque, meno si fa e meglio è. Altri obiettivi a breve? Scrivere un articolo intitolato l'«Insostenibile peso della solitudine » inoccasione, il1Úaprile, degli 80 anni di Milan Kundera. vittorio.darold@ilsole24ore.com «Non possiamo essere d'accordo con chi, come Sarkozy, cede a tentazioni di stampo protezionista» Liberista. Vaclav Klaus, 67 anni, presidente della Repubblica Ceca AFP

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Per capire la crisi ci vuole Ike (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-17 - pag: 12 autore: «Per capire la crisi ci vuole Ike» di Mario Margiocco L' economia sta male, e come stanno gli economisti? Gli economisti hanno fatto gli ideologi invece di fare gli analisti e ora pagano un prezzo, ha scritto ieri sul Sole 24 Ore Dani Rodrik, della Kennedy School di Harvard. Secondo Martin Wolf del Financial Times, la crisi finanziaria attuale ha chiuso una fase della storia economica e,si può aggiungere,spingerà probabilmente il pensiero economico a voltare pagina. Per Anatole Kaletsky, il commentatore economico del Times di Londra, è ormai tempo per un paradigme shift, per un cambio di filtri interpretativi. E un buon avvio, sosteneva Kaletsky a febbraio, potrebbe essere in un testo di economiaintitolato Imperfect Knowledge Economics, uscito un anno e mezzo fa presso la Princeton University Press. Gli autori sono due economisti americani, Roman Frydman e Michael Goldberg, che partono dalle analisi di Edmund Phelps, uno dei pochissimi Nobel a non avere mai sottoscritto la teoria, da 30 anni dominante, della Rational Expectations Hypothesis (Reh). I mercati, dice la Reh, nel loro stato naturale fissano i prezzi al realevalore e i soli shock che possono farli deragliare da questo stato d'equilibrio sono di tipo esogeno (una guerra, ad esempio). Il che lascia la crisi attuale,chiaramente endogena, senza spiegazioni. Frydman e Goldberg sostengono invece che i mercati non tendono inevitabilmente all'equilibrio, perché gli operatori hanno una conoscenza imperfetta dei fattori che muovono nel tempo il prezzo degli asset.I modelli e la matematica sono impor-tanti, sostengono i due autori, ma un loro uso eccessivo è rischioso. L'economista può prevedere fino a un certo punto. Può vedere chiaro qualitativamente, ma le sue previsioni quantitative possono essere terribilmente sbagliate. Oggi Frydman, 61 anni, professore alla New York University, tiene un seminario alla Banca d'Italia,dove Phelps è stato spesso ospite e consulente. Il governatore, Mario Draghi, è anche presidente del Financial Stability Forum, organismo dell'Fmi fra i più importanti per la costruzione delle nuove regole finanziarie, e Frydman porta qualche nota critica al lavoro fin qui compiuto dal Forum, che dovrebbe a suo avviso occuparsi di più delle eccessive oscillazioni dei prezzi fondamentali – immobili, azioni, commodity, monete e altro – e dei rischi sistemici che questo pone. Su crisi e scuole di economia Frydman ha risposto ad alcune domande del Sole 24 Ore. Siamo in una crisi storica? Assolutamente sì. La fine del modello sovietico dimostrava che l'economia priva di mercati finanziari distribuisce pessimamente i capitali e penalizza innovazione e crescita. Ma la fine dell'Urss non fu "la finedella Storia",come sosteneva Francis Fukuyama, la cui tesi fu vista come un trionfo dell'ordine liberista, dove spetta al mercato e a lui solo allocare perfettamente le risorse. La conseguenza maggiore negli Stati Uniti fu il Financial Service Modernization Act del 1999, il cui nocciolo fu l'abolizione del Glass-Steagall Act del '33 e di ogni separazione fra banche commerciali, operatoridi Borsa e banche d'investimento. Ora si deve in qualche modo tornare indietro. Ri-regolare? In modo saggio. Primo, non dimenticare la lezione sovietica. Quello era un caso estremo, ma occorre ricordare che se si penalizza troppo il mercato con troppe regole, a partire dalla finanza, si uccide l'economia. I mercati non sono perfetti, ma sono molto meglio dei regolatori. Ma come avviare questa riforma? Occorre un nuovo paradigma concettuale. Quello attuale dice che se le rinnovate regole possono eliminare le defaillance del mercato, e dato che gli operatori sono razionali, il mercato fisserà da solo il prezzo degli asset al loro "vero" valore fondamentale. E che cosa significa questo nell'attuale dibattito? Significa attenzione alla trasparenza, all'inadeguatezza degli incentivi, all'insufficiente competizione. Basilea 2, lo Stability Forum e il G-30 sono tutti su questa linea riparatrice. è importante, ma non basta. Più trasparenza, e che altro? Gli enormi rialzi di prezzo per le casee altri asset sono stati chiaramente la causa immediata di questa crisi. E ora abbiamo, potremmo avere crolli eccessivi. Dobbiamo renderci conto che il tema è la connessione tra eccessivi sbalzi, su o giù, e i rischi finanziari. La Reh non aiuta molto a capire tutto questo. Perché? Perché non mette in relazione il rischio con le forti oscillazioni dei prezzi. Per dirla in parole semplici, il metro standard del rischio usato dalle banche e dai regolatori è il cosiddetto metodo Value at Risk, o VaR. Misura il rischio su valori standard di volatilità, legati a deviazioni minori più o meno prevedibili. Ma il VaR ignora gli effetti-rischio delle forti oscillazioni di prezzo di lungo periodo. Come dice Michael Pomerleano in un suo articolo, tutte le informazioni sui rischi standard c'erano, ma l'intero sistema è fallito lo stesso. E come mai? Perché i limiti oggettivi delle capacità di conoscenza degli economisti sono stati ignorati. La Reh li ignora del tutto. Friedrich Hayek ribadiva che nessun modello matematico può mimare esattamente quello che i mercati fanno. Frank Knight diceva lo stesso, come praticamente John Maynard Keynes. Ma la Reh presume che un economista possa identificare precisamente i fattori che determinano i risultati di un mercato, nel breve e nel lungo. Le economie capitalistiche però producono un'innovazione e cambiamenti non di routine che la Reh così ignora. E ha ignorato. Dov'è stato a suo avviso l'errore? Tutto sta nella possibilità o impossibilità di fare previsioni attendibili. E nel fatto che l'economia è una scienza sociale, in parte interpretativa quindi, e non una scienza esatta. Edmund Phelps, molto tempo fa, arrivò già a capire che la Reh, un prodotto degli anni 70 e primi 80, era inaffidabile perché la gente inventa sempre cose nuove. I nuovi prodotti finanziari, ad esempio. Che cosa si può imparare dalla Imperfect Knowledge Economics, o Ike? Aiuta a capire che la Reh non coglie bene come i soggetti razionali fanno le loro previsioni. Quindi tutte le formule usate oggi sono inaffidabili perché possono essere molto imprecise. L'altra cosa che impariamo è che per avere forti oscillazioni nei prezzi degli asset non dobbiamo invocare l'irrazionalità come hanno fatto i behaviouristi, la seconda scuola, e minoritaria, in questi decenni dominati dalla Reh.Se si accetta l'imperfezione della conoscenza, si capisce che la forti oscillazioni di prezzo possono dipendere unicamente dai fondamentali quali la liquidità, i tassi d'interesse, il Pil e altro. L'altra cosa che si impara è che le oscillazioni dei prezzi finanziari sono il metodo con cui i mercati allocano il capitale nel modo più efficace fra quanti conosciamo, ma a volte eccessivo. Un ultimo punto, che ci riporta a Keynes e James Tobin, dice che il rischio non dipende dalla volatilità, come dice la VaR, ma da dove ci si trova sulla parabola dell'oscillazione. Ma qui siamo nei tecnicismi. Che cosa l'Ike può suggerire? Le nuove regole dovrebbero tener presente che ogni prezzo può oscillare pesantemente, su e giù. Questo ha pesanti costi sociali. Dovrebbero esservi strumenti per scoraggiare questi eccessi costosi, e dovrebbe essere data a qualcuno autorità per usarli, alle Banche centrali per esempio. Gli strumenti tecnici ci sono. mario.margiocco@ilsole24ore.com «Le Banche centrali dovrebbero avere più poteri per controllare le eccessive oscillazioni dei prezzi» «Vanno ridefinire le regole ma in maniera saggia: penalizzando troppo il mercato si uccide la crescita» Roman Frydman, 61 anni

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Cereali, silos pieni in attesa dei rincari (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-17 - pag: 21 autore: Vacondio (Italmopa): i raccolti hanno recuperato mentre i listini sono in calo Cereali, silos pieni in attesa dei rincari Alessio Romeo ROMA Esattamente un anno fa, a marzo 2008, la bolla dei prezzi delle commodity cerealicole raggiungeve il punto di massima espansione. E tra agricoltori e industria molitoria scoppiava la polemica sulla «ritenzione» del grano: i produttori, sperando di spuntare ulteriori rialzi, non vendevano il prodotto mandando in crisi la capacità di approvvigionamento dei molini. Dodici mesi dopo la situazione dei mercati, con listini più che dimezzati e raccolti record, si è radicalmente capovolta. Ma il problema è rima-sto lo stesso: gli agricoltori, giudicando il prezzo del grano poco remunerativo, stanno a guardare sperando in una ripresa dei prezzi e lasciano il prodotto nei magazzini. A denunciare la situazione è Ivano Vacondio, presidente di Italmopa, l'associazione che rappresenta l'industria molitoria italiana, che interviene dopo le proteste delle associazioni agricole sul ricorso all'import di grano tenero e duro. «Quella in cui ci troviamo oggi è una situazione imbrazzante per tutti - dice Vacondio - . Il ricorso all'import è stata una necessità, perchè all'industria il prodotto serve tutti i giorni, ma alla luce dei nuovi ribassi dei prezzi si è rivelata una scelta, non solo necessaria, ma pure onerosa. Ora è importante sedersi intorno a un tavolo, senza rancori, per cercare di dare delle regole nuove al mercato. Va superato il sistema della vendita in conto-deposito, in base al quale l'agricoltore decide quando e quanto vendere, che non serve più a nessuno. è controproducente per la stessa parte agricola». Lo scorso anno, in pieno boom dei prezzi, era scattata la corsa a seminare grano. Ora gli agricoltori devono fare i conti con il crollo dei prezzi; insomma i conti non tornano. «Intanto bisogna distinguere spiega Vacondio - i mercati del grano tenero e duro. Quest'ultimo è un prodotto di nicchia che ha un mercato molto più limitato, mentre il grano tenero ha un mercato mondiale nel quale giocano un ruolo importante anche variabili esterne come la crisi finanziaria. Ma entrambi hanno dovuto fare i conti con il crollo delle aspettative dei mercati. Quello che voglio dire è che è cambiato il mondo e piangersi addosso non serve; bisogna cercare di fare gli interessi della filiera. Noi abbiamo tutto l'interesse che l'Italia continui a essere un forte produttore, ma il prodotto non può essere trattato come cinque anni fa: abbiamo bisogno di forniture regolari per un arco di tempo sufficientemente ampio, cosa che il mercato italiano non garantisce. Allora diventa necessario rifornirsi all'estero». Per superare le difficoltà del settore il ministero delle Politiche agricole sta mettendo a punto un piano cerealicolo, con un investimento di circa 10 milioni. «L'importante - dice ancora Vacondio sarebbe non disperdere queste risorse in mille rivoli, ma concentrarle in una direzione. Dal nostro punto di vista vanno migliorati logistica e strutture di stoccaggio, cercando di favorire la concentrazione dell'offerta. Ripeto,l'importante è avere continuità e certezza delle forniture». Ma le prospettive sembrano poco incoraggianti. Il crollo del mercato ha condizionato pesantemente le nuove semine, con un calo stimato fino al 30% per il grano duro. Il presidente di Italmopa però ridimensiona l'allarme: «A febbraio però c'è stato un forte recupero, il grano duro tornerà alle superfici di due anni fa, perdendo tra il 15 e il 20%, mentre per il grano tenero il calo sarà limitato al 4-5%». Per sostenere il mercato il ministro Zaia ha rilanciato la politica dei dazi. «Ma è strano che su questo l'Italia la pensi come Francia e Germania, grandi Paesi esportatori - dice Vacondio -. Noi importiamo il 60% del fabbisogno di grano tenero e crediamo che alla lunga quella dei dazi sia una politica perdente». LE PREVISIONI La caduta delle quotazioni ha fatto scendere le semine invernali ai livelli di due anni fa ma si prevede un recupero primaverile

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Monti: serve un Fisco condiviso (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-17 - pag: 12 autore: Proposte. L'ex commissario Ue al G-8 Youth Summit della Bocconi Monti: serve un Fisco condiviso Sara Bianchi MILANO «L'Europa ha dato prova di saper gestire questa crisi, compiendo in alcuni casi passi in avanti verso l'integrazione. è accaduto, ad esempio, con le proposte per arrivare a una vigilanza integrata sulle istituzioni finanziarie. Ma in altre occasioni le tensioni dei singoli Stati membri si sono tradotte in misure nazionali di chiusura, il contrario di ciò che l'Europa deve fare». Così il presidente dell'Università Bocconi, l'ex commissario europeo Mario Monti, valuta le decisioni assunte finora dall'Unione Europea. L'ostacolo può essere superato, indica Monti, conciliando un buon funzionamento dei mercati con una migliore distribuzione del reddito. Come? Per esempio con un coordinamento internazionale della fiscalità. L'ex commissario parla a margine dell'inaugurazione del G-8 Youth Summit 2009 dell'Università Bocconi, da dove suggerisce ai giovani di considerare la crisi da due punti di vista. «Fondamentale – dice Monti - è quello che si sta facendo per controllare la crisi finanziaria, per mettere in opera un nuovo sistema di regolamentazione. Ma ancor più importante è capire come permettere agli Stati, in un'economia globale integrata, di intervenire contro le disuguaglianze e favorire una più equa distribuzione del reddito». Risposte innovative e idee per il futuro magari arriveranno dai 105 studenti, selezionati tra le migliori università dei Paesi del G-8, che partecipano a questa simulazione di vertice. L'obiettivo dell'iniziativa (giunta alla quarta edizione) è proprio far sentire la voce delle giovani generazioni sui temi più attuali che compongono le agende dei leader dei loro Paesi. E in effetti i veri stakeholder delle decisioni dei grandi della Terra sono proprio loro. «I giovani tendono ad avere una freschezza di visione, ma hanno anche la capacità di portare idee nuove di cui chi governa ha bisogno », sottolinea Monti. Partecipare a questa iniziativa per loro non è solo un ottimo esercizio: «Non è escluso che dai lavori venga fuori qualche idea per il vertice vero». Il G-8 Youth Summit, ospitato dallo stesso Paese nel quale si tiene il vertice ufficiale, prevede incontri sulla crisi globale, l'inclusione finanziaria, la corporate social responsability, lo sviluppo, la difesa, i cambiamenti climatici, ricalcando in tutto e per tutto l'attività del G-8 vero. www.ilsole24ore.com L'intervista video a Mario Monti e il suo discorso integrale CONTRO LA RECESSIONE «Dotiamo gli Stati degli strumenti per alleviare le disuguaglianze e attuare una distribuzione più equa del reddito»

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Il banchiere che diffida di Tremonti (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il banchiere che diffida di Tremonti profilo. Breve storia delle relazioni del capo esecutivo di banca Intesa Sanpaolo. Il conflitto funzionale col ministro, l'amicizia con De Benedetti e il rapporto ricucito con Profumo (per necessità). segue dalla prima pagina Perché questa posizione viene presa per primo da Passera? Passera è rispetto al suo gemello separato Alessandro Profumo, capo di Unicredit, in una condizione più solida; ha una struttura caratteriale disponibile allo scontro; non è più minacciato dall'etichetta di banchiere di sinistra, caduta già prima della campagna elettorale della primavera scorsa, quando con due interviste ravvicinate la prima a Panorama, la seconda al Corriere della Sera, lanciò un'apertura a Silvio Berlusconi. Mentre la classe dirigente economica e finanziaria si preparava psicologicamente a gestire un sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra, Passera fece uno scatto in avanti, dichiarandosi - per primo - disponibile a una specie di commissione Attali all'italiana. I migliori al servizio di scelte condivise: «Ci sono obiettivi che non sono né di destra né di sinistra - disse al Corriere il 31 gennaio 2008 - Nella commissione sono entrate personalità di diverso orientamento politico. Si dimostra che è possibile costruire una visione comune della classe dirigente capace di attraversare gli schieramenti. Anche da noi in passato è successo. È facile pensare al dopoguerra ma anche negli anni di piombo o in quelli dell'euro è avvenuto da noi qualcosa di simile. Sicuramente è un momento chiave che richiede la mobilitazione della classe dirigente». Su questa piattaforma di metodo nasce una intesa con Silvio Berlusconi (con il quale esisteva già una simpatia nata negli anni della Mondadori, dove aveva fatto il direttore generale), che si consoliderà sulla partita Alitalia. Una vicenda in cui emergono nette le divergenze con il futuro ministro dell'Economia. Tremonti riteneva che il dossier Alitalia non andasse riaperto e che la compagnia dovesse finire subito in mani francesi. I rapporti tra Passera e Tremonti non sono mai stati semplici. Non lo furono quando Passera lasciò le Poste nel 2002, con la contrarietà di Tremonti (ministro anche allora), il quale temeva l'interruzione del processo di risanamento e modernizzazione dell'azienda. Oggi non sono migliori. Già al tempo in cui, regnante Romano Prodi, si sviluppava più intensamente il racconto giornalistico sulla banca al servizio del paese - identificata nella Banca Intesa creata da Giovanni Bazoli - Passera già una specie di ministro dell'Economia Reale, con un modello di banca attiva nelle infrastrutture e anche nel capitale delle imprese da aiutare. Oggi, la crisi finanziaria ha ridimensionato il ruolo delle banche come modelli di successo, ma Intesa Sanpaolo raccoglie 400 miliardi di euro (cifra che va verso l'equivalente del 30 per cento del pil) e ne impiega 350. Passera da anni costruisce una griglia di relazioni. Attualmente conta su alcuni punti fermi: la vecchia rete McKinsey, la società di consulenza aziendale - dove, proprio come Profumo, militò negli anni 80; l'intesa con Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo e azionista di riferimento di Intesa Sanpaolo, che si è schierato dalla sua parte sulla vicenda prefetti: consapevole del significato che la sua presa di posizione avrebbe avuto rispetto a Tremonti con cui in passato ebbe un duro scontro sulle fondazioni bancarie risolto in una pace duratura, ma armata (come quasi sempre capita a chi fa pace dopo molti anni di guerra); il rapporto con Gianni Letta cementato dalla gestione comune del caso Alitalia. Negli equilibri del risiko, ha rapporti di reciproco rispetto con Cesare Geronzi (il banchiere che oggi esercita il ruolo di stabilizzatore del sistema economico e finanziario). Ha ricucito per fatto di necessità i fili con Profumo, indebolito dalle valutazioni dei mercati finanziari. Mantiene un'amicizia complessa con Carlo De Benedetti, di cui è stato assistente ai tempi dell'Olivetti (fino a diventarne a.d.), amicizia in cui da parte del più anziano si alternano affetto e ruvidezza. E la sua banca è partner decisivo nella Ntv, società dei treni ad alta velocità partecipata da Luca di Montezemolo e Diego Della Valle. Nel 1998, appena nominato a.d. delle Poste, raccontò un aneddoto personale in una intervista al tg de La7: si era emozionato quando all'aeroporto di Fiumicino c'era a prenderlo una macchina con la targhetta "Servizio di stato". Secondo qualcuno quel genere di sensibilità è rimasto. Nell'intervista a Panorama del gennaio 2008, Maurizio Belpietro gli chiede: «Lo sa che il suo sembra un programma politico?». Risposta: «A me sembra un discorso da cittadino. Da manager che ha avuto la fortuna di toccare con mano in tante occasioni che "se si vuole si può", che ha oggi la fortuna di dirigere una grande banca che, facendo il suo mestiere, si propone di contribuire alla crescita del proprio paese». Marco Ferrante 17/03/2009

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Milano, sfitto un ufficio su cinque (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-17 - pag: 23 autore: Immobiliare. Secondo il Centro studi Gabetti nell'hinterland le superfici vuote raggiungono il 30% Milano, sfitto un ufficio su cinque Trend accentuato da inizio 2009 - Pesa il taglio dei costi aziendali Enrico Bronzo Sul mercato immobiliare non residenziale sarà soprattutto Milano a pagare le maggiori conseguenze della crisi. Secondo il Centro studi Gabetti – uno degli operatori più presenti in questo segmento di mercato – il tasso di sfitto degli uffici nel capoluogo lombardo è salito dal 7,25% del 2008 al 19,75%, con punte del 30% nell'hinterland,nei primi due mesi di quest'anno. In generale –lo studio ha analizzato anche i mercati di Roma, Bologna, Firenze, Padova e Napoli – più ci si sposta dal centro città verso l'hinterland e più gli edifici non affittati sono destinati ad aumentare. «A livello nazionale - spiega Guido Lodigiani, responsabile dell'Ufficio studi Gabetti - siamo passati da un aumento del "vacancy rate" di 2,3 punti percentuali nel centro delle città, dove studi professionali e sedi di rappresentanza sono "obbligate" a stare, fino a un incremento di 5,3 punti nell'hinterland». Su Milano pesa la grande quantità di superfici immesse di recente sul mercato, dal semicentro alle periferie più estreme, mentre non si registrano particolari problemi di vacancy in contesti di recente realizzazione. Sono le soluzioni meno recenti in contesti non direzionali, o non serviti dalla metropolitana, a registrare le maggiori difficoltà. «In questa fase – spiega Lodigiani – il mercato si muove di fatto solo per la necessità che hanno le aziende di tagliare i costi, cercando magari un'unica sede all'avanguardia nell'efficienza energetica e accorpando quando possibile quelle distaccate». Oltre Milano le città che risentono più della crisi sono Napoli e Roma, dove il tasso di sfitto è rispettivamente salito all'11 e al 9,25 per cento. L'aumento del tasso di sfitto degli uffici avrà ripercussioni sui prezzi degli edifici. Le società sviluppatrici dei progetti, infatti, di regola prima trovano i locatori e poi vendono l'immobile, di solito a un fondo immobiliare. Ora questo schema in molti casi è destinato a saltare, proprio per le maggiori difficoltà del venditore nell'offrire immobili affittati. La diminuzione media dei prezziprevisto dal centro studi Nomisma – che venerdì prossimo a Bologna presenterà il Rapporto immobiliare 2009 – per quest'annoè del 5-6%. In linea con la società di ricerca Scenari immobiliari e con la stessa Gabetti, che parla di un generico ridimensionamento delle quotazioni. Una delle principali conseguenze della crisi è l'aumento della pratica della rinegoziazione dei canoni. A Roma l'85% delle grandi aziende l'ha chiesta, a Milano l'80 per cento. In queste due città la percentuale di chi intende rinegoziare il canone – di Roma alla scadenza del primo sessennio contrattuale – è del 63 per cento. «Questa tendenza - aggiunge Lodigiani - si sta diffondendo anche sulle altre piazze italiane e coinvolge tutte le classi dimensionali delle aziende. La crisi si ripercuote anche sui tempi necessari per rilocare un immobile "grade A": se nei centri storici, parliamo sempre di Milano, siamo al 5,6% per rilocare un immobile "grade C" negli hinterland sono stati necessari in media circa 20 mesi. Le piazze che complessivamente richiedono i tempi maggiori sono Milano, con una media di 14,8 mesi, Roma con 14,2 e Bologna con 12,9. Le piazze invece più dinamiche sono Firenze, con una media di 5,5 mesi, Padova e Napoli, che si attestano su una media di 8,9 mesi. La crisi sta avendo ripercussioni anche sul livello dei canoni. Nel 2008 si è verificata, a livello nazionale, una flessione pari al 7% nei "prime rents", i canoni praticati per le soluzioni migliori. In linea con l'andamento nazionale si attestano Milano (-7,7%) e Roma (-7,1%), mentre per le altre piazze si assiste a variazioni che evidenziano contrazioni difformi. Firenze registra un -13,2 per cento. La percentuale di sconti medi praticati alla conclusione della trattativa di locazione si attesta invece sul 12,6% mentre nelle piazze di Milano (11%) e Roma (11%) si evidenziano sconti medi progressivamente più elevati, al crescere delle dimensioni delle aziende. A Firenze (16,5%) e a Padova (15%) si richiedono gli sconti maggiori. La situazione al momento e meno grave tra i capannoni. «L'acuirsi della crisi finanziaria nella seconda parte dell'anno - spiega Gianluca Sinisi, responsabile degli investimenti in logistica di Jones lang LaSalle - al momento si è sentita di meno nel settore logistico e industriale». Nel 2008 gli investimenti in immobili a destinazione logistica si sono attestati attorno a 405 milioni di euro, con una flessione di circa il 13% rispetto al dato del 2007. Ma di fatto il settore logistico ha fatto meglio degli altri comparti, facendo crescere ulteriormente il peso di quest'ultimo sul totale degli investimenti immobiliari diretti in Italia, passando dal 7% del 2007 a circa il 10% nel 2008. LA TENDENZA Oltre al capoluogo lombardo, Roma e Napoli sono le città che più risentono del declino Le locazioni sono in discesa del 7%

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Le Popolari fanno sistema ma resta aperto il nodo Pmi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 39 autore: ANALISI Le Popolari fanno sistema ma resta aperto il nodo Pmi di Alessandro Graziani P er risolvere il caso-Italease è stato necessario un veroe proprio salvataggio di sistema, che ha visto l'intervento di tutte le banche popolari azioniste dell'ex società consortile ormai giunta a un passo dal fallimento dopo la vecchia gestione dell'era Faenza. Fino a qualche settimana fa, la soluzione del caso non era affatto scontata. Il Banco Popolare, principale azionista di Italease con il 30% del capitale, faceva fatica a trovare il consenso degli altri grandi soci (Bper, Bpm, Popolare Sondrio) che tendevano a scaricare la patata bollente del salvataggio nelle mani del primo socio. Il caso non si sarebbe sbloccato senza due elementi che si sono dimostrati decisivi: la determinazione del neo amministratore delegato del Banco Popolare Pierfrancesco Saviotti, che insieme al presidente Carlo Fratta Pasini ha chiesto e ottenuto il supporto delle altre popolari; la forte azione di moral suasion di Bankitalia, che ha «sollecitato» con intransigenza l'impegno di tutte le banche azioniste di Italease per risolvere un caso che avrebbe provocato gravi danni al sistema. Al sistema bancario, in generale. Ma anchee soprattutto al sistema delle banche popolari, finora uscito indenne dalla tempesta scatenata dalla crisi finanziaria internazionale nata negli Usa. Inutile dire che un eventuale default di Italease, aldilà delle responsabilità manageriali della vecchia gestione di Massimo Faenza, sarebbe ricaduto sotto la responsabilità dell'intero sistema delle popolari.Con effetti reputazionali negativi non solo sulle banche azioniste, ma anche sulle cooperative non coinvolte direttamente. Ed è proprio sulla base di queste considerazioni di sistema che tutti i soci hanno deciso di fare la propria parte nel salvataggio di Italease. Evitando così che l'immagine del sistema delle popolari venisse macchiata da un infortunio che poteva comprometterne la reputazione. La crisi finanziaria degli ultimi diciotto mesi, infatti, non ha avuto gravi ripercussioni sulle banche popolari italiane che, anzi, hanno visto il proprio modello uscire vincente dalla sfida con le grandi banche italiane e, soprattutto, anglosassoni. L'approccio di banca ancorata alla realtà del territorio, spesso irrisa negli anni dei maxiprofitti derivanti dalla finanza, siè dimostrato un ancoraggio vincente. E coerente con il duplice obiettivo delle banche cooperative: realizzare profitti per i soci e gli azionisti, giocando al contempo un ruolo «sociale» nell'interesse di tutti gli stakeholders. Se la struttura proprietaria delle Popolari resta un'anomalia, non esente da critiche per chi è quotato in Borsa, il modello industriale si sta dimostrando tra i più adeguati a sostenere l'economia reale. Tanto che ora anche molte grandi banche (italiane e non) stanno riposizionando l'organizzazione delle proprie attività proprio su modelli di prossimità al territorio, simili a quello delle Popolari. I risultati di bilancio 2008, che a giorni saranno resi pubblici, dovrebbero certificare che tutte le principali banche cooperative, malgrado la crisi, chiuderanno i conti in utile. Resta l'incognita del Banco Popolare, dove il neo a.d. Saviotti – chiamato al vertice a metà dicembre, e quindi destinato a firmare un bilancio non suo –probabilmente farà "pulizia anticipata" in modo da creare da subito attese più che positive sui conti del 2009. In generale, comunque, il sistema ha dimostrato di reggere l'urto della crisi. Dimostrando di avere solidi fondamentali e una chiara idea della mission aziendale, basata sulla fornitura di credito alle famiglie e alle piccole e medie imprese. I riconoscimenti alla validità del modello delle banche popolari, cui ha contribuito l'atteggiamento costruttivo evidenziato nella soluzione del caso Italease, lasciano però aperte due sfide per l'intero sistema. La prima riguarda la struttura di governance, spesso costruita sulla base di modelli potenzialmente autoreferenziali. Le ipotesi di una riforma parlamentare non sembrano più attuali. Ma le Popolari farebbero bene a non trascurare le sollecitazioni della Banca d'Italia – ribadite anche pochi giorni fa dal vicedirettore generale Anna Maria Tarantola – a varare in tempi rapidi un'autoriforma che ne ammoderni gli statuti. La seconda sfida è invece più direttamente legata al modus operandi dell'attività creditizia. Dato atto che le Popolari non hanno imbarcato a bordo "titoli tossici", la crisi dell'economia reale non le esenta dai rischi sulla qualità dell'attivo. Che saranno sempre più visibili, in termini di incagli e sofferenze, nei prossimi mesi. Nel contempo, le Popolari non possono non continuare a sostenere le piccole e medie imprese del territorio. Il sentiero da percorrere è stretto e irto di difficoltà. Ma è su questo terreno che si giocherà il futuro delle Popolari. CREDITO & ECONOMIA Il modello della banca di territorio è stato vincente, ma la crisi ora richiede più sforzi a favore delle imprese

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Rame, il peggio sembra alle spalle (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-17 - pag: 46 autore: Metalli non ferrosi. La Banca centrale cinese ritiene probabile un recupero nel secondo semestre Rame, il peggio sembra alle spalle Salgono gli acquisti di copertura e l'interesse per opzioni «call» Gianni Mattarelli MILANO In una conferenza sulle materie prime tenuta mercoledì scorso dalla Citi Investment Research, con l'intervento di specialisti dell'industria e analisti, si è manifestato un consenso su attese negative per i mercati. Non c'è tuttavia da sorprendersi, perché è tipico che le previsioni riflettano la situazione del momento, e quella attuale è di recessione. Dall'osservazione degli indicatori Pmi (Purchasing manager indices), che in passato si sono dimostrati ben correlati con i cambiamenti della produzione industriale e del consumo di metalli, sembra tuttavia che il peggio sia passato. In febbraio infatti, con l'eccezione dell'Eurozona, gli indici sono in rialzo, pur mantenendosi molto al disotto della soglia di 50, che divide contrazione ed espansione. Più significativo il Pmi della Cina, risalito a 45,1 dal 42,2 di gennaio e dal minimo di 40,9 di novembre. Gli occhi degli operatori sono puntati principalmente proprio sulla Cina, da cui si aspettano segnali di ripresa. Molta attenzione ha attirato il rapporto annuale sui mercati finanziari internazionali della Banca centrale cinese, pubblicato venerdì scorso, secondo cui la crisi mondiale continuerà nel 2009, ma con un probabile risveglio nella seconda metà dell'anno. Nel rapporto viene data come grossa possibilità che i prezzi di rame e alluminio risalgano dai minimi toccati alla fine del 2008. Le quotazioni del rame intanto si stanno rivalutando per una serie di fattori, tra i quali si dovrebbe ormai escludere la spinta degli acquisti dell'Ente cinese per le riserve strategiche, che ai livelli attuali di prezzo dovrebbero essersi fermati, essendo più probabile che i cinesi aspettino una flessione delle quotazioni prima di comperare di nuovo. Elementi di sostegno al mercato sono invece gli acquisti di ricopertura, i cosiddetti shortcovering, soprattutto al Comex di New York, da cui partono i principali ordini di acquisto sul London Metal Exchange (Lme). Alcune entità commerciali, tra cui i Commodity Trading Advisors (Cta, speculatori sul breve periodo), sono inoltre state spinte a comperare dai segnali tecnici seguiti ai recenti rialzi. Alcuni macro-fondi d'investimento starebbero poi posizionandosi verso un rialzo dei prezzi comperando opzioni call, ossia diritti di acquisto (a prezzi di qualche centinaio di dollari superiori alla quotazione corrente, per limitare il costo dell'opzione). Ci sono infine broker che hanno raccomandato ai clienti di comperare rame e vendere alluminio: è una strategia che lascia perplessi, ma di fatto è risultato un aumento delle posizione aperte a termine in acquisto dell'uno e in vendita dell'altro. L'umore degli operatori verso il rame continua perciò a essere abbastanza positivo, grazie anche ai consumi in Cina, dove, per la forte riduzione della disponibilità mondiale di rottame, l'utilizzo di catodi è superiore alle attese.

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Pmi prioritarie nei finanziamenti Bei (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 27 autore: ANALISI Pmi prioritarie nei finanziamenti Bei di Dario Scannapieco* G li ultimi dati resi noti dalla Banca d'Italia hanno messo in evidenza l'entità della crisi finanziaria globale, nella sua espressione più immediata di restringimento del credito per le imprese nel sistema produttivo italiano. Le cifre maggiormente significative indicano, a fine gennaio, una crescita ridotta al 7% nei prestiti alle aziende medio-grandi e al solo 1% per quanto riguarda le imprese di minori dimensioni. In questo scenario può essere utile ricordare il lavoro che sta svolgendo in Italia per le Piccole e medie imprese ( Pmi) la Banca europea per gli investimenti (Bei), il braccio finanziario della Ue al cui capitale partecipano i 27 Stati membri dell'Unione. Nel settembre scorso, l'Ecofin di Nizza ha dato un mandato preciso alla Bei: aumentare i finanziamenti del 30% nel 2009 e nel 2010. Una responsabilità importante, che farà elevare sensibilmente il livello dei prestiti complessivi in essere da parte della Bei, pari a 355 miliardi a fine 2008. Tale incremento di attività si sta concentrando su tre filoni principali: • i finanziamenti alle regioni svantaggiate dell'Unione nel rispetto del principio cardine dell'integrazione economica di tutte le aree geografiche della Ue; • i prestiti finalizzati a combattere il cambiamento climatico, tra cui rientrano i finanziamenti alla Ricerca e Sviluppo delle imprese del settore automotive volti alla realizzazione di vetture con minori emissioni inquinanti; • il sostegno alle Pmi, pilastro dell'economia continentale. All'interno della Ue, infatti, il 99% del totale delle imprese rientra in quest'ultima categoria. è proprio sul fronte delle Pmi che l'attività della Bei è stata ed è particolarmente importante in Italia. Ecco qualche cifra. A livello globale (includendo cioè tutti i settori e tutte le aree geografiche), i nuovi prestiti sono passati dai 47,8 miliardi del 2007 ai 57,6 del 2008 (+21%). In Italia l'incremento tra i due periodi è stato del 48%: da 5,6 a 8,3 miliardi, e lo stock di finanziamenti in essere ha raggiunto i 45 miliardi. Per le Pmi, il volume dei prestiti della Bei è aumentato dai 5,7 miliardi del 2007 agli 8,1 del 2008. Di questi 8,1, quasi 2,5 sono andati alle Pmi italiane, che hanno visto crescere di ben due volte e mezzo i volumi rispetto all'anno precedente. Nei confronti delle Pmi,l'attività di finanziamento non è diretta, ma passa attraverso la rete del sistema creditizio domestico, che beneficia della conoscenza del territorio. A oggi la Bei lavora con 25 gruppi bancari italiani,pari a oltre l'85%degli attori del mercato. Il dato di 2,5 miliardi va spiegato meglio. La Bei, infatti, finanzia tradizionalmente una quota dei programmi per le Pmi delle banche fino al massimo del 50%. Con tale effetto leva medio si può calcolare che il valore complessivo dei progetti che si attivano grazie all'intervento della Banca europea per gli investimenti sia stato di circa 5 miliardi nel solo 2008. I progetti finanziabili attraverso il funding della Bei sono rappresentati da nuovi investimenti in beni immobili, mobili, macchinari, sviluppo di processi di produzione innovativi ma anche beni immateriali e working capital. è inoltre da ricordare l'attività del Fondo europeo per gli investimenti (Fei): controllato da Bei e partecipato da Commissione europea e aziende di credito della Ue, si occupa di venture capital e garanzie su portafogli di crediti sulle Pmi. La risposta della Bei alla crisi sta avvenendo non solo con un incremento del volume di attività, ma anche cercando di migliorare l'efficacia dell'intervento. A titolo di esempio, dal mese di dicembre è stata snellita la procedura necessaria per l'erogazione dei finanziamenti alle Pmi e sono stati semplificati gli adempimenti richiesti alle banche intermediarie al fine del monitoraggio da parte della Bei sull'effettivo utilizzo dei propri prestiti. Questo nella convinzione che una crisi eccezionale ha bisogno di misure adeguate e che la velocità di risposta è la prima di tali misure. Ovviamente la Bei da sola non può risolvere la crisi. Ma di certo, affiancando i singoli Governi nazionali nelle misure che ciascuno Stato membro Ue ha predisposto, può dare un contributo importante nel gettare le basi per una ripresa solida e duratura. I prossimi mesi saranno decisivi e la Bei, in questo avvio di 2009, sta aumentando ancora i propri finanziamenti al sistema economico europeo, pur senza sacrificare la qualità dell'analisi tecnica effettuata sui singoli progetti. Le Pmi, in questo contesto, sono una priorità di intervento. * Vicepresidente della Banca europea per gli investimenti LOTTA AL CREDIT CRUNCH Aiuti destinati anche alle regioni svantaggiate e alla ricerca industriale volta a contenere i cambiamenti climatici PROCEDURE AGEVOLATE Il volume dei prestiti alle piccole aziende è aumentato dai 5,7 miliardi del 2007 agli 8,1 del 2008

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Il rettore \nCaro Presidente del Consiglio l'ateneo è un capitale umano e non un ammortizzatore sociale per i parenti (sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto - VERONA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2009-03-17 num: - pag: 4 categoria: BREVI Il rettore Caro Presidente del Consiglio l'ateneo è un capitale umano e non un ammortizzatore sociale per i parenti di ALESSANDRO MAZZUCCO A lla luce dei contenuti della relazione da me presentata all'inaugurazione dell'anno accademico veronese lo scorso 13 marzo, che dire nel leggere le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla Università del suo Paese: è un ammortizzatore sociale per i parenti? Dopo essermi sforzato di dare un quadro dell'Università italiana fondato su numeri, su dati oggettivi confrontati con il contesto europeo, è quanto meno desolante sentire il capo del Governo liquidare in modo così tristemente sommario la questione. Ribadisco quanto ho sostenuto in maniera documentata: l'Università italiana è di gran lunga migliore di quanto si vada sostenendo. Essa deve riformare alcuni suoi pilastri strutturali alla luce di criteri certi di trasparenza e di valutazione. Ma se il Paese non vuol perdere un appuntamento forse irripetibile, deve investire sul proprio capitale intellettuale, sul proprio potenziale di fare ricerca ed innovazione. A mio modo di vedere questo messaggio è venuto in modo molto forte da Verona, città nella quale, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico, l'Università ha voluto affrontare il tema della crisi finanziaria e delle sue conseguenze con un taglio strettamente tecnico, anzi scientifico, con le magnifiche prolusioni di due illustri docenti, i professori Nicola Sartor e Marcello De Cecco. E il messaggio è andato oltre, si è aperto al mondo delle imprese, quando il Presidente di Confindustria ed il Rettore si sono seduti ad ascoltare il dibattito di altissimo livello tra la scienza e l'impresa, tra l'eminente economista e l'affermato manager: ne è uscita la sensazione – sono parole di De Cecco – che proprio Verona sia un laboratorio da coltivare per le grandi opportunità che da questa apertura si intravedono. L'Università ha definitivamente spalancato le sue porte ad una città sensibile e generosa ed ha già formalizzato intese importanti con il mondo produttivo e sa bene che, per sostenere giorno dopo giorno la credibilità che questa collaborazione richiede, deve farsi valutare. Lo stiamo chiedendo a gran voce, caro Presidente: valutate le persone per quello che valgono, non per il loro grado di parentela con chicchessia. Fortunatamente, a questa manifestazione, sedeva in prima fila, estremamente partecipe e consapevole, il sottosegretario Alberto Giorgetti, politico responsabile la cui parsimonia verbale è pari alla responsabilità ed alla conoscenza dei problemi, inclusi quelli della città, inclusi quelli della sua Università. E questo ci consente una buona dose di ottimismo.

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Siria aperta a investitori italiani (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 27 autore: Intervista. Parla Abdullah Dardari, vice premier a Damasco - Nuove prospettive economiche dal dialogo con gli Usa «Siria aperta a investitori italiani» «Perché arrivano gli svizzeri e voi no?» - Via libera a partnership pubblico-private Roberto Bongiorni DAMASCO. Dal nostro inviato Il riscatto della Siria? Il cauto riavvicinamento tra Washington e Damasco per trovare una soluzione nel processo di pace in Medio Oriente potrebbe esercitare un ulteriore stimolo anche sul fronte economico. Se l'isolamento siriano e la sua parziale chiusura al libero mercato hanno consentito all'ex baluardo del socialismo in Medio Oriente di non farsi travolgere dalla crisi finanziaria mondiale (il Pil nel 2009 crescerà comunque del 3 per cento), da alcuni anni lo Stato definito "canaglia" dall'amministrazione di George W. Bush sta assistendo a una pioggia di investimenti stranieri, in arrivo in particolare dai Paesi arabi. Merito, soprattutto, del processo di riforme economiche portato avanti con tenacia da Abdullah Dardari. è lui, 45 anni, il vice-primo ministro siriano, con delega sull'Economia, l'artefice e la mente del piano. Più volte non avete nascosto l'ambizione di fare della Siria uno snodo centrale nel Medio Oriente, perfino lo sbocco naturale delle merci irachene sul Mediterraneo. Nei prossimi 10 anni la Siria avrà bisogno di investire 45-50 miliardi di dollari in progetti infrastrutturali. Il budget della nostra spesa pubblica non sarà sufficiente. Vogliamo attrarre investimenti stranieri in questa'area. Come? Uno strumento efficace potrebbero essere le public-private partnership (Ppp). In altri Paesi è stato uno strumento di successo. I fondi privati partecipano alla costruzione di centrali elettriche, aeroporti, autostrade, ferrovie, in alcuni casi anche con denaro pubblico. Ma il management resterà in mano ai privati. Il Governo ha appena approvato la strategia delle Ppp e ora stiamo ultimando l'iter legale per farle entrare in vigore. Anche nel 2008 l'Italia è stato il vostro primo partner commerciale con un interscambio di circa 2 miliardi di dollari. Lo scorso ottobre ha incontrato a Roma ministri e funzionari. Colloqui da lei definiti molto interessanti... Il nostro obiettivo è semplice: vogliamo diventare la porta di accesso italiana per il Medio Oriente e fare dell'Italia la porta di accesso, amichevole, della Siria verso il mercato europeo. Ci conosciamo molto bene, abbiamo ottime relazioni, il 70% dell'industria siriana possiede macchine italiane e diversi vostri tecnici hanno contribuito alla meccanizzazione della Siria. Non dimentichiamo che l'unica sede estera delle nostre Camere di commercio si trova a Milano. Ma ci aspettiamo di più. Vorremmo vedere più investimenti italiani in Siria. Finora sono stato molto limitati e non comprendiamo il perché. L'ambiente di business che offriamo è buono. Gli svizzeri sono molto interessati, come possono non esserlo gli italiani? Quest'anno intendiamo invitare un'organizzazione di imprenditori e politici per presentare loro dei progetti concreti. Ma ci aspettiamo di più. A fine anno dovrebbe essere firmato l'Eu-Syria association agreement. Una volta abbattuti i dazi all'import non rischiate di subire la concorrenza dei prodotti europei? Non direi, neanche sul breve periodo. Siamo sopravvissuti al Gafta (Greater Arab free trade area, ndr.). La concorrenza dei prodotti arabi, certo meno costosi e più competitivi di quelli europei, non ci ha danneggiati. Innegabile che, dopo l'accordo commerciale con l'Europa, la concorrenza crescerà, ma il nostro Paese si aprirà a un grande mercato. Ci sarà una migliore collaborazione con le aziende europee che, attratte dal nostro minor costo del lavoro, intenderanno investire qui per poi riesportare all'estero. Passiamo alle riforme. Avete fatto passi grandi in materia fiscale, ridotto i piani quinquennali, privatizzato dodici banche e ridimensionato la presenza pubblica. Introdurrete l'Iva nel 2010. Qual è la riforma più urgente? è il mercato del lavoro, essenziale per aumentare l'occupazione. Seguiremo tre approcci: riforma della legge sul lavoro, con una maggiore fessibilità nei licenziamenti e nelle assunzioni. Un passo che deve essere accompagnato da riforme del sistema di sicurezza sociale, che oggi copre solo il 30% della forza lavoro; dobbiamo espandere la copertura assicurativa, renderla più efficiente e sostenibile e proteggere chi ha perso lavoro. Questi progetti, oggi in discussione, saranno realizzati entro la fine del 2009. Ma anche sul fronte della riduzione dei sussidi stiamo facendo progressi. Dopo l'aumento delle tariffe energetiche, come per i prezzi del diesel, abbiamo deciso di non sussidiare più il prezzo dei fertilizzanti per gli agricoltori (l'agricoltura rappresenta circa il 15% del Prodotto interno lordo), ma di dar loro un fondo limitato con cui acquistare i fertilizzanti a prezzi di mercato. In questo modo evitiamo corruzione, sprechi e contrabbando con i Paesi vicini. roberto.bongiorni@ilsole24ore.com «Nei prossimi 10 anni avremo bisogno di spendere 50 miliardi in grandi infrastrutture» DA GIORNALISTA A PADRE DELLE RIFORME Sulla strada del libero mercato Prima autorevole giornalista e direttore di testata, funzionario dell'Onu, poi alla guida della Commissione statale per la pianificazione, dal 2003 Abdullah Dardari, 45 anni, è vice-primo ministro del Governo siriano con delega per l'Economia. Stretto collaboratore del presidente Assad, ma apprezzato da diversi Paesi della Comunità internazionale come uomo moderato e competente in materia economica, Dardari è l'artefice dell'ambizioso piano di riforme economiche per aprire, con gradualità, la Siria al libero mercato e agli investitori stranieri. WORLD ECONOMIC FORUM

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Vietnam, il miracolo resiste (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 29 autore: Crescita al lumicino, ma a sorpresa aumenta l'export negli Usa Vietnam, il miracolo resiste HANOI Una delle crescite più dinamiche dell'Asia, un tessuto produttivo irrorato da investimenti di aziende occidentali e dalle delocalizzazioni delle imprese cinesi. Una popolazione giovane e determinata a fare il grande salto dalla povertà alla classe media. Tutte le componenti del miracolo economico del Vietnam sono adesso messe a dura prova dalla crisi finanziaria internazionale. La crescita economica subirà un raffreddamento brutale,che l'Economist Intelligence Unit ha provato a misurare: le ultime previsioni Eiu parlano infatti dello 0,3% nel 2009 rispetto al 6,2% del 2008 e all'8,5% del 2007. Ma i segnali di una vitalità indomabile potrebbero nei prossimi mesi obbligare a rivedere al rialzo la previsione. Nonostante la crescita vicina allo zero, il Vietnam è infatti una delle sole quattro nazioni asiatiche (le altre sono Cina, India e Indonesia) da cui si attende una crescita positiva nel 2009. Ma a parte questa considerazione di fondo, rimane il fatto che l'export vietnamita in direzione degli Stati Uniti si è rivelato uno dei più resistenti. Tra i 50 principali fornitori del mercato americano, solo cinque hanno fatto registrare incrementi in gennaio: Bangladesh, Danimarca, Irlanda, Nuova Zelanda e appunto Vietnam, con il Paese asiatico protagonista di un aumento del 14% dell'export negli Usa, la performance migliore. «Un risultato incoraggiante » ha commentato Ayumi Konishi, direttore per il Vietnam dell'Asian development bank (Adb), anche se il colpo di coda non è stato in grado di compensare il calo complessivo del 5% dell'export vietnamita nei primi due mesi dell'anno. Da non sottovalutare anche il piano di costruzione di ferrovie, porti e strade, che secondo l'Adb continua a poter contare sulle risorse provenienti dai piani di stimolo del Governo, dalle agenzie internazionali e dai privati. Il Vietnam farà di tutto per riprendere la corsa.

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I nuovi resistenti (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Ritratto di due personaggi di peso fuori regime I nuovi resistenti Corrado Passera. I primi no del sistema bancario a fare da capro espiatorio di Tremonti. Gianfranco Fini. Gli ultimi giorni di An e un leader indigesto che non vuole farsi assimilare. di Marco Ferrante Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, ha capito presto che la crisi finanziaria avrebbe modificato la percezione delle banche. E sin dall'inizio ha diffidato di quello che considerava un eccesso di iniziativa da parte del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il comma segnaletico sui prefetti è stata l'occasione per uscire allo scoperto e sottrarsi a uno schema troppo difensivo. segue a pagina 3 17/03/2009

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BURLANDO INCONTRA LETTA PER AMIANTO, CONSORTILI, CANONI DEMANIALI, ALLOGGI ALLE FORZE DELL'ORDINE, FISIA ITALIMPIANTI (sezione: crisi)

( da "marketpress.info" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 17 Marzo 2009 BURLANDO INCONTRA LETTA PER AMIANTO, CONSORTILI, CANONI DEMANIALI, ALLOGGI ALLE FORZE DELL´ORDINE, FISIA ITALIMPIANTI Genova, 17 Marzo 2009 - Si è svolto nel pomeriggio di giovedì 12 marzo a Roma un incontro tra il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Burlando ha posto all´attenzione di Letta una serie di questioni di grande rilievo sociale in questo momento di crisi in Liguria: Il primo punto sono state le pensioni per l´Amianto e degli ex dipendenti del Consorzio autonomo del porto, per verificare la possibilità di inserire il rimedio al problema nel decreto sugli incentivi. Burlando, per la rilevanza sociale del tema, ha informato della situazione che si è creata a Genova anche la presidenza della Repubblica visto l´allarme sociale che si è comprensibilmente creato. In secondo luogo è stato sottoposto a Letta il problema dei canoni demaniali per gli stabilimenti balneari e altre attività che rischiano di vedersi dopo tanti anni aumentare i costi proprio in un momento di grave crisi, con conseguenze negative per le aziende e per l´occupazione Letta è stato anche informato della situazione relativa agli alloggi destinati alle forze dell´ordine, i cui operatori, però, perdono per legge il diritto alla casa quando vanno in congedo. "Ho spiegato a Letta - dice Burlando - la nostra disponibilità a alienare gli alloggi agli inquilini che vanno in pensione, per reinvestire il ricavato in nuove abitazioni per gli operatori in servizio". Infine altro argomento affrontato la situazione di crisi alla Fisia Italimpianti. Un´azienda - secondo Burlando - molto qualificata che rischia la crisi e conseguenze gravi per l´occupazione senza una responsabilità. Burlando ha chiesto un incontro con i vertici dell´azienda e di Impresilo per l´obiettivo della salvaguardia dell´impresa e dei posti di lavoro. Uno spiraglio positivo potrebbe aprirsi dopo l´inaugurazione, prevista il 26 marzo, del termovalorizzatore realizzato da Fisia in Campania, di cui sta attendendo la liquidazione del corrispettivo del lavoro fatto. Problema all´origine della crisi finanziaria dell´azienda. "Come sempre - ha aggiunto Burlando - ho ricevuto da Letta la più scrupolosa attenzione" . <<BACK

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Recuperano Intesa e Unicredit (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Recuperano Intesa e Unicredit Inizio di settimana positivo per la Borsa di Milano che ha chiuso la seduta con il Mibtel in rialzo del 2,3% e l'S&P Mib del 2,5%. Buona la performance di Unicredit e Intesa Sanpaolo, entrambe il rialzo di oltre il 5% alla vigilia della presentazione dei conti 2008. Positive anche Bpm (+2%) e Montepaschi (+0,7%) mentre il delisting di Italease ad opera del Banco Popolare ha provocato un andamento a forbice con le azioni della banca veronese in calo di oltre il 10% e quelle della controllata nel leasing in rialzo dell'11,5%. A indebolire il Banco Popolare sarebbero anche le voci, più volte smentite ma tornate ieri a circolare in Borsa, di una possibile fusione con Ubi (-5,7%). Tra gli assicurativi in evidenza Generali (+3,17%) spinta dalle ipotesi di un dividendo in parte in contanti e in parte in azioni, e Alleanza (+4,4%). Bene il settore del cemento trainato dall'imminente varo da parte del governo del piano-casa: Italcementi ha guadagnato l'8,4% seguita da Buzzi Unicem (+7,22%). In progresso Pirelli (+3%) dopo che il presidente Marco Tronchetti Provera ha auspicato il ritorno all'utile nel 2009, mentre il rinvio a giugno dell'aumento di capitale spinge Pirelli Re (+20,8%). Sale anche Telecom (+3,8%) che torna sopra 0,9 euro. Contrastati gli energetici: Enel guadagna il 3,64%, Terna il 3,23%, Saipem lo 0,65% e Snam Rete Gas l'1,1%, Eni in controtendenza perde invece lo 0,14%. Bene il comparto editoriale con il +6,5% di Mondadori e il +7,59% di Seat PG. Generali Il Leone di Trieste guadagna il 3,1% sulle ipotesi di dividendo misto cash-azioni

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Telecom sale in attesa del Brasile (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /2 Telecom sale in attesa del Brasile ( f.d.r.) Telecom Italia guadagna il 3,8% e recupera in Borsa quota 0,9 euro. Venerdì Chevreux ha rivisto in positivo il giudizio sul gruppo telefonico da «sell» a «underpeform», pur raccomandando cautela visto che nel 2008 la società «continuerà a essere messa alla prova operativamente, finanziariamente e strategicamente». Intanto dal Brasile si è saputo che entro lunedì 23 marzo l'Autorità locale terminerà la verifica del ricorso di Telco contro l'obbligo di Opa sulla controllata Tim Participacoes, e che successivamente sarà resa nota la decisione che dovrà essere poi confermata dalla Cvm, la Consob locale.

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Il <piano casa> premia Italcementi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /1 Il «piano casa» premia Italcementi ( f.d.r.) L'accelerazione del governo sul varo del piano casa mette le ali a Italcementi che chiude la seduta in rialzo di oltre l'8%. Il titolo del gruppo Pesenti è stato il migliore del paniere principale in una giornata dominata dai cementieri, nonostante la revisione del rating da parte di Citi. Ieri gli analisti della banca d'affari americana hanno tagliato il target price di Italcementi portandolo a 8,1 euro da 8,8 euro, per riflettere «multipli inferiori a livello di settore». Ma hanno comunque mantenuto la raccomandazione «hold» riconoscendo che i conti 2008 descrivono una buona condizione dell'azienda.

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SONO già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa ... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

MODENA pag. 6 SONO già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa ... SONO già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa da Confcommercio e Fam per modificare gli studi di settore «un tripudio di indici lontano dalla realtà che rischiano di renderli una sorta di bancomat' per fare cassa» (su questo tema si terrà giovedì alle 20 un incontro pubblico all'auditorium di via Piave, 125). «Si tratta dicono di studi non idonei considerando il crescente impatto della crisi finanziaria sull'economia reale, che si aggraverà nel 2009». Tra i settori più penalizzati «per calo dei consumi e overdose burocratica», alimentaristi e abbigliamento al dettaglio, edile, meccanico, agenti di commercio, alberghi, ristoranti e calzature. «Bisogna rivedere gli studi di settore per far sopravvivere le aziende», dice preoccupato Carlo Galassi, presidente di Ascom. Una necessità per «poter mantenere l'occupazione. Chiediamo anche il supporto alle banche», aggiunge Antonio Verrillo, presidente Fam. Entro il 31 marzo la commissione ministeriale ha assunto l'impegno di portare avanti le mofiche agli studi di settore, una promessa ribadita a Cernobbio da Berlusconi. E da Ascom e Fam arrivano anche proposte concrete tra le quali l'inversione dell'onere della prova e franchigia piena con valenza per qualsiasi tipo di accertamento per coloro che sono congrui. Le modifiche farebbero respirare le imprese in crisi (nell'ultimo trimestre del 2008 export in calo del 3,1% e boom di cassintegrati nell'artigianato).

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A NEMETRIA sono iniziate le attività per la programmazione del... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

FOLIGNO pag. 14 A NEMETRIA sono iniziate le attività per la programmazione del... A NEMETRIA sono iniziate le attività per la programmazione della 18a Conferenza su Etica ed Economia che quest'anno si celebrerà giovedì 22 ottobre. Il Consiglio di Nemetria e i collaboratori scientifici hanno richiamato l'attenzione sui problemi che si agitano al momento nello scenario internazionale con la grave crisi finanziaria. Ma questi aspetti non saranno i soli ad essere evidenziati perchè saranno fortemente richiamate le condizioni per una economia in grado di determinare concrete fasi di sviluppo. IL TEMA della 18a Conferenza sarà «Una finanza per lo sviluppo dell' Economia». Due saranno i momenti su cui si soffermerà l'attenzione dei relatori; il primo sarà una analisi e valutazione della crisi che ha interessato e interessa il sistema con l'interpretazione di studiosi ed esponente internazionali, il secondo momento svilupperà una riflessione su quali sono le aspettative per la nuova economia con contributi di assoluto prestigio. Il programma definitivo della Conferenza sarà reso noto ad avvenuto completamento delle adesioni da parte dei relatori invitati ad intervenire. Quanti sono interessati a conoscere il programma e altre informazioni sulla Conferenza possono contattare la Segreteria di Nemetria al numero telefonico 0742-350900 email: nemetria@nemetria.org

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Peschiera chiede fatti, non politica (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

SAN DONATO SEGRATE CASSANO pag. 21 Peschiera chiede fatti, non politica Priorità a vigilanza, giovani e trasporti. In arrivo il commissario DOPO LE DIMISSIONI DEL SINDACO LA PAROLA AI CITTADINI Giuseppe Burolla di ALESSANDRA ZANARDI PESCHIERA «IL SINDACO si è dimesso? Peccato. Era un uomo vicino alla gente. Ora in città restano una serie di questioni aperte, dalla sicurezza alle manutenzioni fino agli spazi per i giovani». Così i peschieresi hanno accolto la notizia della caduta di Francesco Tabacchi, che ha lasciato l'incarico di primo cittadino sabato scorso, poco prima che il consiglio comunale si pronunciasse su una mozione di sfiducia presentata a suo carico dall'opposizione e sostenuta da alcuni ex esponenti del suo stesso schieramento, il Partito Democratico. Il documento era espressione di una crisi che da mesi travagliava l'esecutivo locale. «Mi dispiace per lui - commenta Giuseppe Burolla -. Era un uomo del popolo, un personaggio alla portata di tutti. Spero che il futuro sindaco sia una persona altrettanto ragionevole, attenta soprattutto ai problemi economici della gente». «Alle ultime elezioni ho votato per Tabacchi - dichiara Maurizio Vicardi - non per simpatie politiche, ma perché lo reputo una persona onesta. Il modo in cui è stato portato alle dimissioni è deplorevole. Che cosa mi aspetto dalla nuova amministrazione? Un potenziamento delle piste ciclabili. Per il resto, a Peschiera si vive bene». MOLTO DURA invece Grazia Bruschi, che critica la decisione del primo cittadino di ricandidarsi alla tornata elettorale di giugno: «Perché un sindaco dimissionario dovrebbe ripresentarsi?», si chiede. E prosegue: «In città restano una serie di problemi irrisolti, come la mancanza di spazi di socialità per i giovani. Spesso i ragazzi devono ricorrere all'oratorio perché non hanno alternative. Sempre in tema di adolescenti, bisogna rivedere gli orari dei pullman di collegamento alle scuole: ogni sabato i genitori sono costretti ad accompagnare i figli in auto. Un potenziamento dei servizi è indispensabile nella frazioni decentrate, a cominciare da Linate». L'appello di Adele Bove e Antonella Baeri, invece, è per un incremento dei servizi di sicurezza: «I vigili dovrebbero aumentare i controlli per la prevenzione di scippi e rapine, due fenomeni piuttosto diffusi - affermano -. Anche la manutenzione degli spazi pubblici merita attenzione: da tempo chiediamo la riqualificazione di piazza Lombardi». I desiderata dei cittadini non si fermano qui. Dalla coalizione che, indipendentemente dal colore politico, si aggiudicherà le amministrative 2009 ci si aspetta la creazione di un centro sportivo comunale con piscina coperta (la struttura di via Goldoni è utilizzabile solo in estate), il "no" a inasprimenti fiscali e l'avvio di provvedimenti di sostegno alle famiglie, per affrontare la crisi finanziaria. Intanto, l'abbandono di Francesco Tabacchi apre le porte del Comune al commissariamento. Entro i primi di aprile, se il sindaco non revocherà le dimissioni, un incaricato della Prefettura assumerà la gestione dell'attività amministrativa ordinaria. Image: 20090317/foto/4614.jpg

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Pechino perde 80 miliardi in Borsa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-17 num: - pag: 27 categoria: REDAZIONALE Le riserve della banca centrale Pechino perde 80 miliardi in Borsa La banca centrale cinese ( nella foto, il governatore Zhou Xiaochuan) avrebbe subito circa 80 miliardi di dollari di perdite a causa della crisi finanziaria. I dati sono riservati ma la stima è di Brad Setser. L'economista di New York stima che l'istituto avesse 160 miliardi di azioni, il cui valore sarebbe dimezzato.

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ALLE ORIGINI DELLA CRISI IL CRAC DEL MODELLO USA (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera - NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2009-03-17 num: - pag: 31 categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano ALLE ORIGINI DELLA CRISI IL CRAC DEL MODELLO USA Non ho ancora letto alcun suo intervento in merito alla crisi economica che ha ormai investito il mondo intero. Mi farebbe piacere conoscere il suo parere, perché sono convinto che lei possa dare utili indicazioni per una soluzione del problema. Berto Binelli bnbertostone@ gmail.com Caro Binelli, N on sono economista, ho nozioni molto generali sul funzionamento dei mercati finanziari e il mio solo incontro accademico con queste materie fu un esame di economia politica all'università di Milano, parecchi anni fa. Il professore era Costantino Bresciani-Turroni, uno dei migliori economisti italiani del periodo fra le due guerre, autore di studi importanti sul mercato del cotone (fu consigliere del governo egiziano) e di un fondamentale saggio su «Le vicende del marco tedesco» che un protagonista della finanza milanese, Guido Roberto Vitale, ha nuovamente pubblicato nel 2006, 73 anni dopo la sua prima edizione. Ma Bresciani- Turroni parlava agli studenti della facoltà di giurisprudenza e ci insegnò quindi la «filosofia » della economia politica piuttosto che i meccanismi del mercato e quelli della moneta. è questa la ragione per cui non mi è parso giusto affrontare argomenti su cui avrei potuto fare, tutt'al più, riflessioni generiche, magari scopiazzate da analisi più serie e approfondite. Quando mi è accaduto di affrontare il tema della crisi l'ho fatto soprattutto per ricordare che il collasso del credito, come in altri momenti della storia economica mondiale, avrebbe avuto una serie di ricadute politiche difficilmente prevedibili, soprattutto nei Paesi che hanno fatto un uso spensierato delle loro risorse finanziarie e del credito facile degli ultimi decenni. Approfitto ora della sua domanda per fare un'altra considerazione, non strettamente economica. Ho partecipato negli scorsi anni a parecchi dibattiti e tavole rotonde in cui si è parlato di economia e finanza degli Stati Uniti. Tutti conoscevano le cifre dell'indebitamento americano. Tutti sapevano che gli americani non risparmiavano e che il Paese continuava a consumare ricchezza futura. Nessuno ignorava che questo era reso possibile dalla fiducia con cui alcuni Paesi asiatici (in primo luogo la Cina) continuavano a finanziare gli Stati Uniti sottoscrivendo i loro buoni del Tesoro. E molti infine (fra gli italiani Paolo Savona) s'interrogavano sulla quantità dei derivati che circolavano nel mondo e sull'effetto che quella massa di carta avrebbe avuto sulla finanza globale. La domanda a cui dovremmo cercare di rispondere, quindi, è la seguente: perché, cionono-stante, quasi nessuno ha denunciato il pericolo e chiesto ai governi di lanciare un segnale d'allarme? Perché abbiamo continuato a imitare gli Stati Uniti? Credo che la risposta sia politica e psicologica piuttosto che economica. In primo luogo sembrava impossibile che la maggiore potenza mondiale potesse sbagliare a tal punto la sua strategia economico- finanziaria. Molti pensavano che la sua forza politica e il suo ruolo di Paese egemone le avrebbero garantito credito a tempo indeterminato e modificato le regole della finanza. In secondo luogo le banche hanno obbedito a una sorta di riflesso automatico. Se le grandi istituzioni finanziarie americane traevano enormi vantaggi da queste operazioni finanziare, potevano le altre banche del mondo fare voto di castità? Che cosa avrebbero detto gli azionisti di una banca europea se l'amministratore delegato, alla fine dell'anno, avesse annunciato ricavi considerevolmente inferiori a quelli di altre banche? I bonus annuali hanno incoraggiato i dirigenti a puntare sugli alti guadagni, ma il fattore determinante, a mio avviso, è stato la riluttanza psicologica ad abbandonare il modello americano. Non dimentichi, caro Binelli, che nell'economia come nella politica le persone che prevedono un disastro e lo annunciano con largo anticipo sono trattate come guastafeste. Non sappiamo quanto durerà la recessione e se gli strumenti adottati dai governi saranno efficaci. Ma su un punto non dovremmo avere dubbi. Non sarà possibile, d'ora in poi, permettere che le regole della finanza mondiale vengano scritte soltanto a Washington e a Wall Street.

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Banco di Sardegna, utile a 65 milioni Dividendo in arrivo (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Pagina 212 credito Approvati i conti del 2008 Banco di Sardegna, utile a 65 milioni Dividendo in arrivo Credito. Approvati i conti del 2008 --> Il Banco di Sardegna regge l'urto della crisi finanziaria. L'istituto sardo chiude il 2008 con un utile netto di 65,4 milioni, nonostante i profitti siano calati del 27% rispetto al 2007. La tenuta dei conti traspare anche dal giro d'affari: il margine di interesse (la differenza fra interessi attivi e passivi) aumenta del 7,2% raggiungendo quota 402,9 milioni di euro. IL PATRIMONIO Positivi anche i valori registrati dallo stato patrimoniale del bilancio 2008. Gli impieghi della banca, ossia i prestiti a famiglie e imprese, crescono del 13,9% (9,5 miliardi in confronto a 8,3 miliardi del 2007). «La crescita», si legge in una nota del Banco, «è attribuibile prevalentemente all'incremento dei finanziamenti a medio-lungo termine. Significativo», aggiunge, «lo sviluppo della componente mutui (+314,8 milioni da inizio anno) che, con 4 miliardi di euro costituisce il 42,4% del totale dei crediti». Buon risultato pure della raccolta diretta - il risultato dei depositi, dei conti correnti e delle obbligazioni - che raggiunge i 10,8 miliardi, in rialzo del 7,5% rispetto al 2007. All'interno della raccolta diretta, è buona la performance dei conti correnti, saliti del 7,5% a quota 423,3 milioni. I DIVIDENDI Il consiglio di amministrazione, presieduto da Franco Farina, ha deliberato di proporre all'assemblea degli azionisti la distribuzione degli utili: alle azioni di risparmio arriverà un dividendo di 0,56 euro, alle azioni privilegiate uno di 0,53 euro, mentre alle azioni ordinarie spetterà un dividendo di 0,50 euro. IL FUTURO «Gli obiettivi del Banco di Sardegna e delle sue controllate per il 2009», precisa la nota, «tengono conto del quadro economico complessivo associato a una stagnazione generalizzata, soprattutto nel primo semestre». In ogni caso, «per le banche della sub-holding è attesa una dinamica ancora positiva dei prestiti e ulteriori spazi di recupero di quote di mercato, specie nell'Isola». I manager del Banco confermano che «verranno ulteriormente sviluppate le necessarie strategie per accrescere i conti correnti ordinari, collegandoli a un ventaglio di prodotti con caratteristiche di trasparenza, costi ridotti e rendimenti appetibili». Sarà infine «incentivato un maggiore impegno della rete nel collocamento di obbligazioni ordinarie di propria emissione». ( lan. ol. )

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Le banche italiane sopravvissute alla crisi (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Commenti Pagina 335 Sostenuta la piccola e media impresa Le banche italiane sopravvissute alla crisi Sostenuta la piccola e media impresa --> Quella che stiamo attraversando rappresenta la prima recessione dall'inizio dell'Unione europea. Sulle cause che hanno acceso la miccia si è parlato diffusamente. Una eccessiva finanziarizzazione, cioè il credere che una economia virtuale potesse portare ricchezza con la logica di massimizzare i prodotti scaricando su altri il rischio, ha condotto tutto il mondo a una grave crisi, che non si prevede quanto possa durare. Dalla crisi finanziaria si è passati a quella bancaria e quindi all'economia reale. Il nostro Paese non poteva non essere morso e il governo sta mettendo a punto una serie di provvedimenti atti a rilanciare il processo economico e a contrastare quanto più possibile l'inevitabile crescita della disoccupazione. La perdita del posto di lavoro crea disfunzioni che toccano consumi, risparmio e soprattutto penose indigenze nella famiglia. Quando non gira il motore, si blocca un ciclo che da virtuoso diventa infernale. Il sistema bancario ne risente. Crescono le insolvenze e ci si trova di fronte ad aziende costrette a chiudere. Viene richiesto alle banche di non ridurre il credito e di non mettere ancora più in crisi il sistema delle piccole e medie imprese che dal credito traggono la loro linfa vitale. Rispetto a quello estero, il sistema bancario italiano risulta il meno toccato dallo scoppio della bolla finanziaria. La solidità delle nostre banche non è messa in dubbio così come la fiducia che esse ispirano. Superata quella crisi di liquidità che aveva portato a non fidarsi, il problema che ora si pone è come far affluire il credito alle imprese, piccole e medie, ossatura portante del nostro sistema produttivo. Il credito non può essere concesso a pioggia. Lo vietano le regole e il codice che, a seconda dei casi, disciplina il ricorso o la concessione abusiva al credito. Siamo nel penale. Pur essendo scomparse molte banche locali abbiamo, per fortuna, numerosi istituti che hanno quale loro scopo, sia esso formale o sostanziale, quello di sostenere il territorio. Il modello relazionale che ne deriva, cioè il rapporto nel medio e lungo termine tra banca e impresa, rende fiduciosi che le esigenze di natura congiunturale delle piccole e medie imprese possano essere confortate grazie alla conoscenza fisica della banca del territorio che in questo modo svolge anche quella attività sociale che, nel rispetto dei canoni economici, sostiene l'impresa locale. RICCARDO RICCARDI (Economista)

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IRCE, utile in calo nel 2008 (sezione: crisi)

( da "KataWebFinanza" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

IRCE, utile in calo nel 2008 (Teleborsa) - Roma, 17 mar - Il Consiglio di Amministrazione di IRCE S.p.A., riunitosi ieri, ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2008. Lo si legge in una nota L'esercizio 2008 stato influenzato dalla crisi finanziaria internazionale, che ha portato alla diminuzione dei prezzi delle materie prime ed alla brusca caduta della domanda che, dall'ultimo trimestre, stata molto severa. In questo contesto, il risultato netto stato di 5,3 milioni di euro , contro i 9,1 milioni dell'anno precedente. 31.12.2008. Il fatturato consolidato stato 356,1 milioni di euro, in calo del 14,7% rispetto a quello dell'anno precedente (417,4 milioni). L'indebitamento finanziario netto di fine esercizio sceso a 34,5 milioni di euro, contro i 78,0 milioni alla fine del 2007, beneficiando della diminuzione del circolante indotta in gran parte dal pi basso prezzo del rame. Gli investimenti sono stati pari ad 11,4 milioni ed hanno riguardato principalmente la controllata brasiliana Irce Ltda ed il potenziamento produttivo delle controllate europee Smit Draad Nijmegen BV ed FD Sims Ltd. La durata e l'intensit della recessione in atto rappresentano i principali elementi d'incertezza riguardo al futuro prossimo, in relazione al quale ogni previsione appare molto aleatoria. Sembra possibile solo affermare che quello in corso sar un anno difficile. Il Consiglio ha deliberato la proposta di distribuzione di un dividendo di 0,05 euro per azione, da pagarsi a partire dal 7 maggio 2009. 17/03/2009 - 08:44

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Konftel produrrà telefoni per conferenza per la tedesca snom (sezione: crisi)

( da "ITnews.it" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

UMEA, Svezia, March 17 /PRNewswire/ -- Konftel AB, azienda leader a livello europeo nella produzione di telefoni per conferenza, ha annunciato oggi che inizierà la fornitura di telefoni per conferenza IP all'azienda tedesca snom technology AG. "Si tratta di un ordine di un certo prestigio dato che snom è leader nel mercato della telefonia IP" afferma Peter Renkel, CEO di Konftel. In occasione del CeBIT, tenutosi la scorsa settimana, snom ha lanciato il suo snom MeetingPoint, un telefono per conferenza SIP, primo risultato della partnership avviata a luglio 2008. I telefoni VoIP di snom sono apprezzati per l'ampia gamma di applicazioni periferiche che facilitano le comunicazioni aziendali. La soluzione tecnica implementata in questo tipo di telefoni consente numerosi utilizzi mentre la loro flessibilità ne permette l'integrazione praticamente con qualsiasi tipo di ambiente SIP. "Quando abbiamo deciso di integrare la nostra offerta con i telefoni per conferenza, abbiamo cercato il partner ideale. Konftel è un'azienda che realizza prodotti innovativi e di alta qualità, dotati della tecnologia audio OmniSound(R) di altissimo livello, quindi è stata la prima a cui abbiamo deciso di rivolgerci per una partnership" spiega il Dott. Michael Knieling, Responsabile vendite e marketing di snom. snom MeetingPoint fonde in modo eccellente due campi di conoscenza: l'ottima qualità audio sviluppata da Konftel e lo straordinario know-how nel settore IP dell'azienda leader sul mercato nella telefonia SIP. "La transizione verso la telefonia IP è un processo in continua accelerazione ovunque nel mondo. Abbiamo totale fiducia sia nella nostra telefonia IP sia nella partnership con snom. Vi sono ottime possibilità che la collaborazione con snom porti a nuovi entusiasmanti progetti in futuro", afferma Peter Renkel, che prevede grandi potenzialità per questo settore nonostante l'attuale recessione. "In tempi di crisi finanziaria e sconvolgimenti climatici, le conferenze telefoniche sono una scelta concreta per tutte le aziende che desiderano risparmiare tempo e denaro, salvaguardando nello stesso tempo l'ambiente". Informazioni su Konftel Konftel AB è l'azienda leader a livello europeo nella produzione di telefoni per conferenza. Dal 1988, sviluppiamo telefoni per conferenza con tecnologia audio brevettata OmniSound(R), in grado di garantire un suono perfetto. I nostri prodotti sono commercializzati in tutto il mondo con il marchio Konftel. La nostra sede principale è a Umea, in Svezia, cui si aggiungono le filiali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Germania. Per maggiori informazioni sull'azienda e sui nostri prodotti visitare http://www.konftel.com Per maggiori informazioni su snom visitare http://www.snom.com Contatti stampa Konftel: Peter Renkel, CEO di Konftel, +46-90-70-64-74, peter.renkel@konftel.com; Clarence Jacobson, VP e Business Development, +46(0)90-70-64-76, clarence@konftel.com

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La Nuova Zelanda cerca il know how made in Parma (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma Online, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

La Nuova Zelanda cerca il know how made in Parma di Antonella Del Gesso Agroindustria e Festival Verdi al centro degli interessi dei neozelandesi per il nostro territorio. Non solo di sport (vedi i mitici rugbisti, famosi in tutto il mondo) si nutrono i maori. Infatti, da un incontro della vice presidente della Camera di commercio italiana in Nuova Zelanda, Liz Maxwell, con gli imprenditori di casa nostra, organizzato alla Cciaa di Parma, è emerso la volontà del Paese a favorire investimenti reciproci, ad assorbire know how nei processi produttivi e di trasformazione, a incentivare l'interscambio culturale. «Siamo molto interessati alla diffusione della ristorazione italiana in Nuova Zelanda, ma anche ai macchinari per la lavorazione del prodotto agroindustriale. Inoltre la nostra terra è ricca di melomani che ospiterebbero volentieri il Festival Verdi in patria», spiega la Maxwell. Per quanto riguarda il primo punto il presidente della Cciaa di Parma, Andrea Zanlari, ha parlato della possibilità di accogliere un gruppo di giovani neozelandesi nella scuola Alma di Colorno, affinchè imparino l?arte della cucina italiana. In secondo luogo è attesa una sessantina di appassionati d?opera per la prossima stagione del Festival. Altrettanti nostrani ricambieranno poi la visita nei maggiori teatri neozelandesi. «E? importante incoraggiare le nostre imprese a considerare investimenti e forme di cooperazione con il settore agroalimentare neozelandese, con una particolare attenzione all'espansione delle vendite nell?area del Pacifico» afferma Zanlari. La Nuova Zelanda prevede incentivi fiscali per i nuovi investimenti, sia nei primi anni di vita che nel successivo tempo di consolidamento. Non solo. «La crisi finanziaria globale da noi è meno sentita. Le banche sono solide e non abbiamo avuto perdite di posti di lavoro» conclude la Maxwell.

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L'ora di aprire gli occhi. Le cosche preferiscono il Nord (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

POLITICA 17-03-2009 RIVEDERE GLI SCHEMI, RIFORMULARE I GIUDIZI L'ora di aprire gli occhi. Le cosche preferiscono il Nord ANTONIO MARIA MIRA « L' affermazione che Milano sia la capitale della 'ndrangheta, quanto meno sotto il profilo economico-finanziario, non deve destare stupore, né dare scandalo, quasi che si fosse con tale definizione imbrattato un territorio immune da questo tipo di contaminazioni. Non è così». Parole chiare quella della Procura nazionale antimafia nella recentissima Relazione annuale relativa al 2008. Non sorprendono, dunque, l'operazione di ieri contro le cosche di Isola Capo Rizzuto, da anni 'stanziali' in Lombardia, ma anche quella a Modena contro il clan camorrista del casalesi, o ancora l'arresto in Olanda del superlatitante Giovanni Strangio, il responsabile della strage di Duisburg. E le altre recenti inchieste in Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche. Mafia da export, ma non per scappare, nascondersi. Mafia da export per fare affari. Non da oggi. Neanche da pochi anni. L'inchiesta di ieri parla di una presenza massiccia in grossi appalti, compresa la Tav. Parla di imprese mafiose che, a colpi di intimidazioni, si accaparrano commesse e lavori. Mafia di terza generazione che, carica dei ricchissimi profitti del traffico di droga, investe e lavora dove conviene. Non solo ipotesi di lavoro. I numeri parlano chiarissimo. Circa il 15 per cento delle aziende confiscate alle varie mafie in tutt'Italia si trova il Lombardia: 161 su 1139 (dati aggiornati al 31 dicembre), quasi il doppio di quelle in Calabria (appena 81). Proprio come domenica diceva ad Avvenire il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri: «In Calabria restano le briciole, qualche supermercato, qualche palazzo», o i terreni che da sempre sono simbolo di potere. Ma gli affari si fanno dove conviene. E dove si può operare meglio, senza clamore, perché si è meno conosciuti e perché l'ambiente non è preparato ad affrontare l'infiltrazione mafiosa, o la sottovaluta. Ma ormai è storia di decenni. Prima legata ai boss inviati in soggiorno obbligato, alle loro famiglie 'emigrate' (emigrazione coi soldi...) in tante regioni del Nord. Poi al flusso di denaro sporco in cerca di investimenti per ripulirsi. Così alberghi, ristoranti, locali notturni, esercizi commerciali di ogni tipo diventano 'lavanderie' del gruzzoli dei boss: pecunia non olet e così tutto avviene senza disturbo, o quasi. Eppure i segnali sono stati più che evidenti. Forse pochi ricordano ma il 28 aprile 1995 il governo sciolse il consiglio comunale di Bardonecchia, grosso centro montano piemontese, proprio per infiltrazione delle cosche calabresi e siciliane sia nell'amministrazione locali che negli appalti. Roba di 14 anni fa, ma ancora prima era stato lo stesso Giovanni Falcone ad interessarsi degli affari mafiosi in Lombardia. Si parlò di 'Milano connection' e molti si sentirono offesi: non era possibile... Invece l'invasione, silenziosa e pesante, è andata avanti. Tollerata o, almeno, non presa sul serio. Ed ora le cosche portano al Nord e all'estero le proprie imprese: movimento terra, edilizia, cemento. Ma anche import-export, soprattutto nel settore ortofrutticolo. Imprese pulite, gestite da imprenditori organici (mafiosi ma dalla fedina penale pulita) o dai figli e nipoti dei boss, giovani che hanno studiato, che conoscono il mondo degli affari e delle banche. Come il rampollo della famiglia Piromalli di Gioia Tauro che operava da anni, prima di essere arrestato, nell'ortomercato di Milano. Mafia globalizzata che, quando serve, non dimentica i metodi spicci della violenza, ma che sempre più preferisce quelli subdoli e silenziosi dell'infiltrazione. Approfittando, come ora, dei momenti di crisi. Da tempo magistrati e investigatori, ma anche imprenditori attenti, hanno lanciato l'allarme sulla presenza di 'fondi sovrani mafiosi'. Già perché per i boss la crisi finanziaria non esiste, anzi è una splendida occasione.

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Fed: <Ripresa Usa nel 2010> Trichet (Bce) difende l'euro (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA 17-03-2009 Banche centrali Fed: «Ripresa Usa nel 2010» Trichet (Bce) difende l'euro DA MILANO PIETRO SACCÒ B en Bernanke ha scelto un modo poco abituale per comunicare agli americani che il peggio è passato. Il presidente della Federal Reserve si è lasciato intervistare dalla Cbs per il programma '60 minuti', e dagli schermi televisivi ha annunciato che «probabilmente vedremo la fine della recessione quest'anno, e l'inizio della ripresa l'anno prossimo». Ma, parlando direttamente ai cittadini, il banchiere centrale ha chiesto il loro aiuto: «Il rischio maggiore è che non ci sia la volontà politica per risolvere questo problema, e quindi che lo lasciamo andare avanti». Significa che gli statunitensi e i loro rappresentanti devono continuare a sostenere i progetti di stabilizzazione del sistema finanziario, nonostante l'enormità dei loro costi. Perché senza equilibrio finanziario non ci sarà equilibrio economico, spiega Bernanke: «Mi preoccupo di Wall Street per una ragione, una sola: perché quello che succede a Wall Street è importante per Main Street». Una strategia che il banchiere ha giustificato anche con un esempio personale: «Se non stabilizziamo i mercati finanziari, se non adottiamo le azioni necessarie per far sì che il credito torni a girare, allora mio padre non potrà ottenere prestiti per costruire il suo nuovo negozio». L'intervento del capo della Fed arriva in un momento decisivo. La settimana scorsa il sistema bancario americano ha dato segni di vita, Citigroup. Bank of A- merica e JPMorgan hanno annunciato che il 2009 si apre con conti in attivo, e che quindi non dovrebbe servire un nuovo intervento pubblico. Mentre domenica Aig il gruppo di assicurazioni salvato a settembre dal governo con 173 miliardi di dollari ha rivelato di avere pagato 165 milioni di dollari di bonus ai dipendenti della sua sezione 'prodotti finanziari' (quelli che lavorano sui titoli all'origine della crisi) e altri 93 miliardi dovuti alle banche europee. Il presidente Barack Obama che ieri ha svelato un piano da 15 miliardi per aiutare le piccole imprese ha definito i bonus «un oltraggio» e ha chiesto al segretario del Tesoro di intervenire per bloccarli. Il procuratore di New York, Mario Cuomo, ha chiesto all'azienda motivazioni ufficiali. Il caso Aig mette alla prova gli statunitensi proprio su ciò che preoccupa di più Bernanke: dopo che 4,4 milioni di persone hanno perso il posto a causa della recessione, il governo chiede il loro supporto per salvare istituti finanziari che pagano comunque premi milionari. Mentre Obama chiede aiuto per fare approvare una proposta di bilancio di 3.500 miliardi di dollari che, per l'alto deficit statale che comporta, trova molta ostilità al Congresso. Il presidente ha invitato, via e-mail, i 13 milioni di attivisti che l'hanno aiutato a conquistare la Casa Bianca, fare pressione sui loro rappresentanti per fare passare la finanziaria. Intanto, in Europa, Jean-Claude Trichet, presidente della B- ce, ha ribadito agli stati membri l'importanza dell'euro, «insostituibile ancora di stabilità» per l'economia dell'Ue criticato ieri dal premio Nobel per l'economia Paul Krugman. Obama presenta un piano per le piccole imprese e mobilita i sostenitori per fare passare la finanziaria Bernanke: «Il rischio maggiore è che manchi la volontà politica di stabilizzare la finanza»

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Il rally delle Borse è un'illusione, l'America nasconde i guai. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Non commentato » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 43 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (6) blog (1) capitalismo (6) cina (18) crisi (7) democrazia (59) economia (28) era obama (12) europa (10) francia (21) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (58) globalizzazione (41) immigrazione (39) islam (19) israele (2) Italia (149) manipolazione (4) medio oriente (13) notizie nascoste (44) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (21) spin (4) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Il risultato negativo nel andare a letto presto è che uno poi si sveglia presto. Non si... 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Gatti, tutto per capire le insidie della droga Italiani per Ron Paul, un bel blog sulle elezioni Usa USI, Università della Svizzera Italiana Siti di Informazione Comincialitalia, il primo quotidiano italiano dei cittadini il blog di Di Ricco, un giornalista italiano in Libano il sito di Fausto Biloslavo il sito di Radio 3 Mondo Jones, un eccellente giornalista inglese La zanzara di Cruciani - Radio 24 Osservatorio Europeo di Giornalismo Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio 3 Sito web ilGiornale.it March 2009 M T W T F S S « Feb 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Archivio dei post March 2009 (9) February 2009 (11) January 2009 (14) December 2008 (11) November 2008 (10) October 2008 (13) September 2008 (13) August 2008 (9) July 2008 (6) June 2008 (11) May 2008 (8) April 2008 (14) March 2008 (16) February 2008 (14) January 2008 (15) December 2007 (14) November 2007 (21) October 2007 (24) September 2007 (24) August 2007 (32) July 2007 (15) Trackback recenti Scoop del Time: il candidato ideale alla guida del PD: Orientalia4All Dall'America una cura forte per l'editoria: Orientalia4All Haramlik: E per smettere di fumare, una bella Cristoterapia Il Blog di Marcello Foa: Attenti, in Veneto è iniziata la rivolta dei comuni I più votati Ancora su Vasco Rossi e la droga - 54 Votes Una vita meritocratica... - 34 Votes I mutui subprime, la frode della Casta delle banche - 24 Votes Petrolio, libero mercato o libera speculazione? - 20 Votes E la sicurezza? 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Banche, Draghi: no a interferenze su banche da parte prefetti (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA (Reuters) - è essenziale che il monitoraggio dei prefetti sul credito non sconfini in una pressione che induca le banche ad allentare i criteri di sana e prudente gestione. Inoltre è verosimile che il 2009 si chiuda con un nuovo significativo calo dell'attività economica, soprattutto nel settore privato. Lo ha detto nel corso di un'audizione alla Camera il governatore di Bankitalia Mario Draghi auspicando che si evitino "interferenze politico amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi". Nel ribadire che le banche italiane sono solide per "la scarsa esposizione ai titoli tossici", il governatore ha tuttavia sollecitato gli istituti a sottoscrivere i bond speciali a favore del Tesoro per rafforzare i loro indici patrimoniali, "condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia". Draghi ha posto attenzione anche sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono limitati.

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IL COLOSSO AIG SE NE FREGA DELLE BACCHETTATE DI OBAMA E SGANCIA 565 MILIONI $ DI BONUS AI MANAGER CHE HANNO AFFOSSATO L'AZIENDA - LA COSA CHE STUPISCE I TREMONTI D'ITALIA è CHE IL (sezione: crisi)

( da "Dagospia.com" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

HomePage | Segnala articolo --> IL COLOSSO AIG SE NE FREGA DELLE BACCHETTATE DI OBAMA E SGANCIA 565 MILIONI $ DI BONUS AI MANAGER CHE HANNO AFFOSSATO L?AZIENDA - LA COSA CHE STUPISCE I TREMONTI D?ITALIA è CHE IL SALVATAGGIO NON SIA STATO VINCOLATO A CONDIZIONI PARTICOLARI? Franco Bechis per "Italia Oggi" Barack Obama Sul caso Aig (American international group), il colosso assicurativo americano salvato dal fallimento nei mesi scorsi grazie al governo federale, il presidente Usa, Barack Obama, rischia di giocarsi la faccia e anche qualcosa in più. Dopo che i fondi pubblici sono serviti anche a pagare superbonus milionari (in tutto 165 milioni di dollari) agli stessi manager che avevano portato il gruppo sull'orlo del ko, Obama grida allo scandalo e invoca una legge per bloccare quei premi. Ma le norme non ci sono, il finanziamento pubblico non è stato vincolato a questa clausola e i vertici di Aig hanno di fatto deciso di fare spallucce annunciando il pagamento anche della seconda tranche di bonus, per più di 400 milioni. Bernanke Contro quei bonus-simbolo sono scesi in campo contemporaneamente i massimi poteri degli Usa: non solo il presidente, ma anche il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke che si è detto irritato per il comportamento dei vertici di Aig, e le autorità giudiziarie dello Stato di New York che hanno chiesto inutilmente ai vertici del gruppo assicurativo di rendere pubblico l'elenco dei beneficiari. La società si è rifiutata e non ha risposto all'intimazione del procuratore generale Andrew Cuomo di rendere pubblica quella lista entro le 21 ora italiana di ieri sera. Con questi pesi massimi in campo per il momento presi in scarsissima considerazione dai manager del gruppo assicurativo salvato dallo Stato a rischiare di perdere la faccia nei confronti del resto del mondo è la stessa America. Già quel paese ha avuto responsabilità eccezionali nell'avere provocato e alimentato la crisi finanziaria che è divenuta economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno abbia imparato la lezione. Giulio Tremonti La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari per limitare gli effetti del crack non hanno vincolato quell'intervento a condizioni particolari. Per quanto possa fare scandalo oggi il pagamento di bonus con soldi pubblici a chi ha portato società sull'orlo del fallimento, nessuna norma in America lo impedisce. Sarebbe vietato in Italia, perchè Giulio Tremonti quei vincoli ha inserito nei cosiddetti decreti "salva-banche". Ma oltreoceano no. E il segnale è assai preoccupante. Perché indica che poco, pochissimo è davvero cambiato... [17-03-2009] EDWARD LIDDY, PRESIDENTE AIG

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Crisi: Ue apre a nuovi impegni per Europa Est, verso esame aumento fondi (sezione: crisi)

( da "TgFin.it" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi: Ue apre a nuovi impegni per Europa Est, verso esame aumento fondi Emerge dalla bozza di documento per prossimo vertice (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 17 mar - La Ue potrebbe aumentare di nuovo il fondo per i prestiti urgenti a favore dei paesi dell'est che non sono membri dell'eurozona per fronteggiare la crisi finanziaria. In una bozza di documento preparata per il vertice Ue di giovedi' e venerdi' e' scritto che "Commissione Ue e Consiglio dovranno esaminare senza indugio la possibilita' di aumento del plafond del meccanismo di sostegno finanziario alla bilancia dei pagamenti". Aps-y-e.com (RADIOCOR) 17-03-09 11:26:20 (0083) 3 NNNN

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BANCHE, DRAGHI: NO A INTERFERENZE SU BANCHE DA PARTE PREFETTI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Banche, Draghi: no a interferenze su banche da parte prefetti -->ROMA (Reuters) - È essenziale che il monitoraggio dei prefetti sul credito non sconfini in una pressione che induca le banche ad allentare i criteri di sana e prudente gestione. Inoltre è verosimile che il 2009 si chiuda con un nuovo significativo calo dell'attività economica, soprattutto nel settore privato. Lo ha detto nel corso di un'audizione alla Camera il governatore di Bankitalia Mario Draghi auspicando che si evitino "interferenze politico amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi". Nel ribadire che le banche italiane sono solide per "la scarsa esposizione ai titoli tossici", il governatore ha tuttavia sollecitato gli istituti a sottoscrivere i bond speciali a favore del Tesoro per rafforzare i loro indici patrimoniali, "condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito all'economia". Draghi ha posto attenzione anche sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono limitati.

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Gas/ Gazprom: no a invito in Nabucco. Priorita' a South (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Mosca, 17 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Gazprom ha ricevuto l'invito ad entrare nel progetto per la costruzione del gasdotto Nabucco, ma non ha intenzione di aderire. Lo ha dichiarato il vicepresidente del colosso russo del metano, Aleksandr Medvedev, al canale televisivo 'Vesti', sottolineando che per la Russia la priorita' e' per il gasdotto South Stream. Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" ha detto Medvedev. "Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese nel corso degli ultimi anni. Il costo dei materiali e dei servizi e' cresciuta ancor piu' rapidamente rispetto al prezzo dell'energia". Secondo A. Medvedev, anche nel caso dei tre progetti nel settore del gas - Nabucco, South Stream e Nord Stream - la domanda di gas continuera' a superare l'offerta: "L'Europa, gia' nel 2020, avra' bisogno di 100 miliardi di metri cubi di gas".

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Dopo i saldi i prezzi del vestiario restano bassi (sezione: crisi)

( da "Corriere Adriatico" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il segretario della Confcommercio invita i fanesi a rinnovare con fiducia il guardaroba Dopo i saldi i prezzi del vestiario restano bassi Fano Il settore del commercio fanese sta facendo il possibile per venire incontro alle esigenze dei consumatori, in questo periodo di crisi economica e lo fa con l'unica iniziativa che può veramente incidere sull'attuale congiuntura negativa: contemperando i prezzi. Lo evidenzia Francesco Mezzotero segretario della Confcommercio. "Terminato il periodo dei saldi, iniziati in realtà non dal 6 gennaio, come prescriveva la normativa regionale, ma fin dall'inizio del mese di dicembre considerato i bassi volumi di affari delle aziende, in conseguenza della crisi finanziaria ed economica in atto - afferma Mezzotero -, con soddisfazione si può affermare che i negozi hanno smaltito la loro merce anche se con scarsi utili; considerata la vendita a prezzi di acquisto o quasi per la necessità di far cassa, sopravvivere e cercare di andare avanti, vista la ristrettezza e l'oculatezza del credito da parte degli istituti bancari. Attualmente in tutte le vetrine della città sono esposti i nuovi campionari per la primavera estate con prezzi accessibili alla portata di tutti, ciò per venire incontro ai consumatori, dando la possibilità di rinnovare il guardaroba con un rapporto prezzo qualità vantaggioso senza necessariamente aspettare il mese di luglio, nuovo periodo di saldi. Oggi più che mai è necessaria una buona dose di fiducia affinché si possa superare l'attuale stagnazione economica; chiusura di attività e licenziamenti sono sempre in agguato. Il temporaneo e speriamo duraturo calo dei prodotti energetici, calo dei mutui e offerte vantaggiose da parte delle aziende dovrebbe irrobustire il potere di acquisto delle famiglie". Si tratta quindi di una buona occasione di rinnovare il guardaroba con una spesa accessibile e al tempo stesso contribuire a risollevare un settore che proprio dal timore della crisi può ricevere il danno peggiore.

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Una fontana <cassonetto> con acqua putrida e rifiuti (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Una fontana «cassonetto» con acqua putrida e rifiuti Tempi duri per tutti, anche per le fontane, che in attesa dell'approvazione del bilancio e delle risorse necessarie alla manutenzione «soffrono» anch'esse la crisi finanziaria del Comune e versano in condizioni di degrado. È il caso della fontana monumentale che dovrebbe «abbellire» largo Paisiello, ormai da tempo fuori uso. Al suo interno, anziché giochi d'acqua e magari pesciolini rossi, una piccola palude stagnante in pieno centro storico, su cui galleggiano rifiuti, sacchetti di plastica, cocci di bottiglia, cicche e pacchetti di sigarette gettati in questo artistico «cassonetto» in pietra. Una lettrice segnala le condizioni di degrado della fontana, e lo spettacolo che inevitabilmente si presenta davanti a quanti si avvicinano alla fontana, al centro delle due rampe di scale che conducono verso la parte alta di via Cimarosa. Una scena a dir poco desolante, essendo ormai l'acqua all'interno della fontana una melma scura e maleodorante. Sarebbe dunque urgente ripristinare il sistema di ricircolo dell'acqua, dopo aver «bonificato» la vasca dall'acqua putrida, ma in questa fase l'intervento è al sopra delle possibilità del Comune. Dalla direzione Manutenzioni fanno sapere che l'intervento, più corposo rispetto ad altri recentemente eseguiti sulle fontane cittadine, potrà essere avviato solo dopo l'approvazione del bilancio. «Con una piccola gara da 25 mila euro siamo riusciti a garantire gli interventi necessari per le fontane di piazza Verga, piazza Giovanni XXIII e per un'altra fontana nel quartiere di Barriera - dice l'assessore alle Manutenzioni Angelo Sicali - ma queste esigue risorse sono finite e in questo momento non è possibile affrontare le spese per rimettere in funzione la fontana di largo Paisiello». In attesa di tempi migliori, e dell'approvazione del documento finanziario che sbloccherebbe le risorse indispensabili per fare fronte a questa e a tante altre emergenze, il Comune intende comunque bonificare e ripulire la fontana, eliminando se non altro il ristagno di acqua putrida, cattivi odori e una situazione davvero indecorosa in pieno centro storico. Cesare La Marca

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l sindaco Stancanelli: <Ricrearein città un clima di credibilità> (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

l sindaco Stancanelli: «Ricreare in città un clima di credibilità» «La nostra è una città dove molte cose non vanno, ma Catania non è quella vista domenica sera a Report». Così il sindaco Raffaele Stancanelli ha commentato la trasmissione andata in onda domenica sera su Raitre. «L'immagine che ne è uscita è devastante e deve mettere a disagio tutta la collettività - ha aggiunto - un'immagine brutta a livello nazionale e chi amministra la città se ne deve fare carico. Su Report molte cose sono state fatte per suscitare un impatto negativo ma altre sono vere», ha detto il sindaco secondo cui «occorre ricreare un clima di credibilità e fiducia nei confronti delle Istituzioni, facendo rispettare le regole, anche le più piccole, perché l'assenza porta alla decadenza». Per il sindaco «la situazione non dipende da buchi di cassa. I soldi negli anni scorsi sono arrivati ma se si spendono senza rispetto delle regole cominciano i problemi. Non sono pessimista - ha concluso Stancanelli - anzi, ma per "tornar a riveder le stelle" occorre lavorare insieme sette giorni su sette. E io già lo faccio...». Musumeci: «Città non irredimibile». «La Catania vista dai servizi di Report è senza dubbio quella più vera, quella che la classe dirigente attuale tende a occultare», ha commentato l'eurodeputato Nello Musumeci, vicesegretario nazionale de La Destra e capogruppo del partito al Comune. «Ho amministrato la Provincia per dieci anni - ha aggiunto - e posso dire con orgoglio di aver contribuito a segnare l'immagine di una città diversa: era la Catania prima stazione appaltante del Mezzogiorno d'Italia, nella quale abbiamo speso settecento miliardi di lire per lavori pubblici, realizzato i più importanti eventi culturali degli ultimi venti anni, dato dignità alle Istituzioni restituendole alla trasparenza e all'efficienza». Secondo Musumeci «se da un lato va riconosciuto alla trasmissione di aver detto, sulla gestione del Comune, cose che in tanti conoscevano ma che solo in pochi da tempo continuiamo a ripetere, alcune generalizzazioni e significative omissioni hanno trasmesso all'Italia intera il messaggio di una città irredimibile. Non è così, ma tutti oggi ancora più di prima dobbiamo spingere verso un'operazione di verità, senza la quale sarà impossibile liberare le energie di Catania e guarire dalla sindrome di Stoccolma quanti ancora premiano col voto i responsabili, nella ininterrotta continuità, di questo sfascio». bianco: «riprese le nostre denunce». «Un vero pugno nello stomaco, che mette in luce come sia stata ridotta la città dal dissennato governo di centrodestra negli ultimi anni», ha commentato il sen. Enzo Bianco secondo cui Report «quanto io e il mio partito abbiamo denunciato in questi anni, quasi sempre determinando l'avvio di procedimenti giudiziari. Le infiltrazioni mafiose nella festa di Sant'Agata le denunciai pubblicamente il 16 agosto di qualche anno fa. La successiva inchiesta della magistratura confermò tutte le mie preoccupazioni. Il dissesto finanziario del Comune lo denunciammo per la prima volta nel 2003 e nel 2005 in Consiglio comunale feci le cifre dello sfascio dei conti di Palazzo degli Elefanti. Anche qui seguì l'inchiesta della magistratura. L'inchiesta giudiziaria sui parcheggi è partita proprio in seguito a un mio intervento in Consiglio comunale. Il voto di scambio e il processo per i contributi cenere che ha visto la condanna di Scapagnini è nato dalle nostre denunce: tutti sanno che mi sono costituito parte civile e che ho perso quelle elezioni per l'uso spregiudicato di fondi pubblici e di clientele. In merito alla vicenda che ha portato al sequestro dell'ex Mulino Santa Lucia, fu il capogruppo del mio partito in Consiglio comunale a sollevare la questione. Report conferma, dunque, tutte le nostre. Dispiace soltanto che non sia venuta fuori anche l'altra Catania, quella fa le cose positive pur in questo quadro generale sconsolante. Qualche nota stonata, però, c'è stata. L'accenno al parcheggio Due Obelischi, realizzato sui terreni da generazioni di proprietà della famiglia di mia moglie e sempre sottoposti a vincolo, espropriati dall'amministrazione Scapagnini a prezzi di molto inferiori a quelli di mercato. Una vicenda vecchia e strumentale, su cui è già stata fatta ampiamente chiarezza. E poi - conclude Bianco - non ci sto a quel finale che mi accomuna ingiustamente a chi ha guidato la città negli ultimi anni: credo sia difficile tacciarmi di cattiva amministrazione». licandro: «non mi sento catanese». «Non mi sento più cittadino di questa Catania. Non mi sento più cittadino di questa che, purtroppo, è la Catania reale», ha detto Orazio Licandro, ex parlamentare e attuale responsabile nazionale dell'organizzazione del Pdci. «La puntata di Report andata in onda ieri sera - ha spiegato - è stata non uno, ma tre pugni nello stomaco. Anche per chi come me lotta da anni duramente contro un sistema di potere, un formidabile intreccio di affari, mafia, politica, che inquina palazzi vari e che è diventato un modello sociale condiviso dall'80 per cento degli elettori. Vergogna, frustrazione, sgomento mi convincono a rinunciare alla cittadinanza catanese. E mi piacerebbe che tanti dicessero: "io non sono catanese". Lo dico con una grande pena nel cuore, ma è necessario scrollarsi tutta l'angoscia che attanaglia, raggiungere una dimensione fredda e di distanza, insomma di estraneità per poter continuare una durissima battaglia di civiltà, democrazia e legalità anche soltanto con una sparuta minoranza di catanesi in una città feroce. Grazie a Saviano gli italiani hanno conosciuto Gomorra, oggi sanno che in Italia esiste anche Sodoma: Catania». spataro: «colpa del centrodestra». «Stancanelli dice che Catania non è la città rappresentata su Report. È vero, Catania non è quella città, o meglio non è solo quella. Ma chi l'ha governata in questi anni è peggio di quella descrizione», ha detto il segretario provinciale del Pd, Luca Spataro, per il quale «Catania è stata umiliata, offesa e mortificata non da chi ne ha giustamente, in questi anni, denunciato i guasti, ma da una classe dirigente che dovrebbe avere il pudore di stare in silenzio, chiedere scusa e andarsene. Non c'è differenza tra Scapagnini e Stancanelli. Tutto il centrodestra porta su di sè le stesse responsabilità». castorina: «città in ginocchio». «Il sistema politica-affari-mafia-massoneria comanda a Catania. Report ha informato l'Italia e i catanesi stessi di quello che diciamo da anni e che mai ha trovato possibilità d'espressione», ha detto il coordinatore regionale di Sinistra democratica in Sicilia, Paolo Castorina. «Catania è una città in ginocchio dove contano solo gli interessi personali e di gruppi di potere politico, economico e mafioso. Chi, come noi, denuncia tutto questo e soprattutto i "pupari", non solo i "pupi" o le macchiette napoletane, viene scientificamente oscurato dai mass-media locali. È ormai tempo di richiamare ed unire le forze autenticamente sane di questa città, associazioni, stampa alternativa, gruppi di base, cittadini che decidono di assumersi la responsabilità di ricostruire Catania». Prc: «gestione scellerata». «Report ha confermato drammaticamente quanto denunciato in questi anni da Rifondazione Comunista sulla scellerata gestione della cosa pubblica nella nostra città. Dal racconto dei fatti, o meglio delle malefatte, l'amministrazione Scapagnini e quella Stancanelli escono ampiamente screditate ed additate come esempio nazionale di malgoverno clientelare», si legge in una nota della federazione provinciale del Prc che elencando i punti di maggiore crisi - dai 140 milioni del Cipe alle dismissioni, dai crediti vantati dalle coop sociali alle difficoltà delle imprese - afferma: «Catania non può essere più amministrata da chi per anni ha sperperato il denaro pubblico, creando una crisi finanziaria che non ha eguali nell'intero nostro Paese. Non si può più attendere oltre. Ogni giorno che passa significa accumulo di debiti ed emorragia finanziaria che inevitabilmente pagherà la collettività». La ICOM: «ANCHE il TAR ci ha dato ragione». La ICOM, che ha promosso il centro commerciale di cui «Report» si è occupato, ha diffuso una nota nella quale tra l'altro afferma: «L'iter approvativo del progetto (fino al rilascio della concessione edilizia) è durato 4 anni ; più del doppio del tempo che sarebbe dovuto servire se si fosse rispettata la tempistica stabilita dalla legge. In ragione di ciò e per aver riconosciuto il rispetto dei suoi diritti,la Icom ha dovuto presentare,per ben due volte,formale diffida ad adempiere agli organi del Comune nonché ricorso al TAR contro il Comune medesimo ottenendo ragione. Lo strumento della variante urbanistica è espressamente previsto da legge dello Stato (DPR n.447 del 1998,art.5) proprio per accelerare i tempi e le procedure volte all'approvazione di progetti destinati ad insediamenti produttivi ( il nostro,per inciso,genererà entro un anno circa 1.200 posti di lavoro a Catania) ed è quello usuale,in tutta Italia,per iniziative di questo genere ubicate in comuni,come Catania,non ancora dotati né di nuovo piano regolatore nè,quindi,di piano commerciale.Va peraltro aggiunto che l'area in questione era stata inserita,in tempi non sospetti in quanto ampiamente antecedenti al progetto,nel piano commerciale predisposto dall'Amministrazione comunale il cui iter non si è a tutt'oggi concluso.Ragionando proprio in quest'ottica di una sorta di anticipazione di quanto sarà stabilito nel piano regolatore in itinere,Il Consiglio comunale di Catania ha addirittura imposto alla Icom di adeguarsi al principio della "perequazione"(seppure non vigente ma solo previsto nelle linee guida del nuovo piano regolatore) con la conseguenza di dovere cedere gratuitamente al Comune ben 6 ettari di superficie ,infrastrutturata a spese della Icom medesima, pari ad 1\4 di tutta l'area. Venendo infine alla compagine sociale della Icom , questa , oltre al dr.Ciancio ( che ne deteneva un terzo), era formata da altra società non siciliana con seria e significativa esperienza nel settore e da numerosi stimati ed irreprensibili professionisti ed imprenditori siciliani tra i quali , con solo il 2 %, il signor Vizzini e con appena il 5 %, il signor Tommaso Mercadante,dottore commercialista che allora, in forza di un rapporto contrattuale, si occupava per Confcommercio di temi attinenti la grande distribuzione; va altresì aggiunto che a quel tempo ( nel 2002 ) il padre del dr. Mercadante godeva di buona fama come medico e come politico e non era stato destinatario di alcuna accusa».

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<Politica non è privilegio>Enna. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Politica non è privilegio»Enna. La seconda lezione dell'Accademia nazionale ospita l'europarlamentare Musumeci Una forte e coinvolgente partecipazione che vede come protagonisti i giovani uniti dalla speranza che la politica abbia un'etica, dei valori che si occupi più del «bene comune rispetto a quello personale»; che favorisca la crescita solidale, il merito, la competenza. «Tutte cose che renderebbero impossibile la scalata del potere a gruppi consistenti di individui il cui interesse si riduce alla ricerca della supremazia, del riconoscimento e del benessere materiale e personale, anche a discapito di quello altrui». Si può riassumere così il senso della seconda lezione dell'Accademia nazionale della politica dal titolo «Ripensare il sistema. Il primato della politica. Etica e cultura meritocratica», che si è svolta alla Sala Cerere di Palazzo Chiaramonte. A tenere la lezione, introdotta dal presidente dell'Accademia ennese, Riccardo Fiscella, è stato l'europarlamentare Nello Musumeci che partendo da lontano, dalla creazione della provincia di Enna, voluta - ha sottolineato - «per spezzare la monotonia di un entroterra fortemente caratterizzato da un'economia latifondista». «Oggi c'è una crisi - ha detto Musumeci - che è politica, economica, sociale e culturale e la crisi finanziaria che stiamo vivendo è la crisi di un modello sociale. E' la vittoria del denaro, del consumismo sulla prudenza, sui beni spesso secondari». Quindi, ha puntato il dito sulle responsabilità dell'iperliberismo e il mercatismo, «fondati sul profitto e al di fuori di qualsiasi riferimento valoriale». Musumeci ha fatto anche un richiamo storico alle origini cristiane dell'Europa e dell'Italia formatesi «duemila anni fa all'ombra di Cristo, del Crocifisso». «Quel Crocifisso - ha ricordato - da molti contestato, che oltre ad essere un simbolo di fede è soprattutto un simbolo di civiltà e di identità di una comunità». A questo punto, il discorso ha toccato le ideologie perché, con la loro scomparsa, «manca un metro di giudizio», e il fatto che oggi «lo scontro è sui valori, sulla capacità di saperli interpretare in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere». Quindi, ha concluso affermando che «la politica deve essere intesa come impegno, servizio e responsabilità e non come opportunità personale o, peggio ancora, come privilegio. Ha una funzione importante solo se si muove all'interno di un contesto di regole, se i valori che esprime sono predicati e praticati, se sappia parlare al cuore della gente, se è palestra e fucina di idee, di progetti e di militanza». Giacomo Lisacchi

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<Incrementare le risorse destinate al fondo di garanzia regionale> (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

«Incrementare le risorse destinate al fondo di garanzia regionale» Lillo Miceli Palermo. La crisi finanziaria comincia già a fare sentire tutta la sua drammaticità sul tessuto produttivo siciliano. Particolarmente colpite sono le piccole imprese che, pur vantando parecchi crediti nei confronti della pubblica amministrazione, sono costrette a ricorrere alle banche che, però, hanno stretto i cordoni della borsa. La difficile situazione è emersa nei giorni scorsi, a Palermo, nel corso dei lavori del convegno della «piccola impresa» di Confindustria, conclusi dalla leader nazionale, Emma Marcegaglia. E in Sicilia, occorre un supplemento d'impegno, per uscire dalla crisi, come ha detto il presidente degli imprenditori isolani, Ivan Lo Bello, che è anche presidente del Bds: certificazione dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione e incremento delle risorse destinate al fondo di garanzia regionale. Come si trova nel doppio ruolo di presidente di tutti quegli imprenditori che rischiano di chiudere le proprie imprese per mancanza di credito e di presidente del Banco di Sicilia che il credito dovrebbe concederlo? «Innanzitutto, sono un imprenditore. Il mio ruolo oggi è quello di rappresentare tutte le imprese siciliane, soprattutto le piccole, che rappresentano la maggioranza del tessuto produttivo. La crisi sta colpendo principalmente le piccole imprese. C'è il rischio di un pericoloso arretramento. Questo è il momento di fare proposte concrete». La maggior parte delle piccole imprese è indebitata a causa dei ritardi della pubblica amministrazione che non paga i servizi ottenuti. «Questa è un'anomalia tutta italiana. L'invito a Regione, Comuni, Province, Ato... è quello di procedere ad una velocizzazione dei pagamenti». Anche il presidente del Senato, Schifani, ha posto il problema durante il suo intervento, sottolineando che si tratta di somme già stanziate. «In tempi di crisi non velocizzare i pagamenti, significa danneggiare l'intero sistema produttivo. La certificazione dei debiti della pubblica amministrazione, come ha detto il presidente del Senato, consentirebbe di avere migliori rapporti con le banche. La quota di imprese che in Sicilia lavora con la pubblica amministrazione è molto più alta che nel resto del Paese». A quanto ammontano i crediti che la piccola impresa siciliana vanta nei confronti della pubblica amministrazione? E in Italia? «In Sicilia è intorno a 1,2 miliardi di euro. A livello nazionale le stime sono differenti. Ma in questo momento, poco importa stabilire se sono 60 o 50 miliardi di euro. E' importante la certificazione». Altra pietra angolare per uscire dalla crisi, il fondo di garanzia per le imprese. «Occorre rifinanziare con somme ben superiori alle attuali il fondo di garanzia, prevedendo che si possa allargare la platea delle imprese che possono chiedere aiuto. Il crollo delle esportazioni e della produzione industriale rischia di colpire maggiormente le piccole aziende. E' necessario anche un fondo di garanzia regionale da gestire attraverso i Confidi». Non è paradossale che le imprese soffrano perché la pubblica amministrazione non paga, mentre lo Stato sorregge le banche? «Se non si stabilizzano i mercati finanziari, ne soffriranno anche le imprese. Evitiamo contrapposizioni che non portano a nulla. In questo momento sono necessari, principalmente, due strumenti: certificazione dei debiti della pubblica amministrazione e fondo fidi. Dobbiamo avere i piedi per terra e cercare soluzioni possibili». Una boccata d'ossigeno all'economia siciliana potrebbe arrivare dalla spesa del Fondo per le aree sottoutilizzate. A Roma, però, è stato bloccato il piano d'interventi della Regione. Qual è la posizione di Confindustria? «Domani (oggi per chi legge, ndr), l'argomento sarà discusso dal nostro direttivo regionale. Usciremo con una posizione ufficiale».

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NON SCHERZIAMO CON I PREFETTI (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

>NON SCHERZIAMO CON I PREFETTI di Luigi Guiso 17.03.2009 Il banchiere fa un mestiere semplice da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela e li dà a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. Non a caso l'odierna crisi finanziaria nasce proprio da un eccesso di prestiti ad alto rischio e da errori nella erogazione del credito. Mettere i prefetti a giudicare sulla concessione dei prestiti è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori. Poteri di vigilanza e Bce.   Finora avevamo pensato che questa fosse una della tante trovate sbilenche ma furbe del ministro Tremonti, tesa a far credere agli elettori che il governo fa sul serio e che i suoi programmi di ricapitalizzazione volontaria delle banche con i cosiddetti Tremonti bond non sono destinati ad aiutare gli invisi banchieri e le impopolari banche, ma a far arrivare finanziamenti alle imprese, che però, guarda caso, devono transitare dalle banche. Tuttavia, siccome i banchieri sono cinici, quei soldi potrebbero ?intascarseli? anziché usarli per finanziare le aziende. E allora si fanno sorvegliare dai prefetti. Questo piace al popolo, genera consenso e non costa tanto. Èun ragionamento rudimentale, come tutti i ragionamenti alla base della propaganda, ma la politica campa anche di questo. Purché non si esageri. E ora si sta esagerando.  IL MESTIERE DEL BANCHIERE. E QUELLO DEL PREFETTO Desta preoccupazione vedere il ministro dell?Economia sferrare un acido attacco al governatore della banca centrale del suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria. Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: l?uso dei prefetti per vigilare sull?erogazione del credito alle imprese. Èpossibile che i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria. Ma se fossi uno dei milioni di depositanti con un conto in una delle tante banche italiane inizierei a essere seriamente preoccupato. Il banchiere fa un mestiere semplice da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela ? in genere famiglie di lavoratori con piccoli risparmi ? e li dà a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. La crisi finanziaria che investe le nostre economie origina (anche se non solo) da errori nella erogazione del credito da parte delle banche e da eccessi nella concessione  di prestiti ad alto rischio, i subprime. Èquesta la ragione per cui oggi i risparmi di tante persone sono a rischio. E questo è il motivo per cui è necessario che a decidere quali imprese meritino o non meritino la concessione di un prestito siano persone esperte e capaci di valutare le possibilità di successo di un progetto di investimento e la solidità dell?impresa. I prefetti non sono esperti, tanto quanto un macellaio non è un sostituto di un chirurgo, anche quando questi abbia commesso errori. Sicuramente, lo sono meno dei banchieri, per quanto ci possano stare antipatici e per quanto, come i chirurghi dell?esempio, abbiano commesso errori, talvolta in concorso di colpa. Mettere i prefetti a giudicare se un prestito vada concesso o meno è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei risparmiatori. E se questa percezione dovesse arrivare alle orecchie dei correntisti, è verosimile che molti di loro, già sufficientemente intimoriti e disorientati, si presenterebbero agli sportelli per chiedere indietro i loro soldi e tenerseli magari sotto il materasso. Qualcosa del genere è avvenuto dalla metà di settembre 2008 ed è una delle ragioni per cui oggi è più difficile finanziare le imprese: quando i risparmiatori domandano più liquidità o questa domanda diventa più aleatoria, come è avvenuto da metà settembre, le banche per potervi fare fronte ed evitare di trovarsi nella situazione di non poter restituire i depositi ai risparmiatori che dovessero richiederli, devono accumulare maggiori riserve. Ma se usano i soldi per costituire riserve, vi sono meno fondi per prestare alle imprese: la sfiducia dei risparmiatori nelle banche si traduce in una minore capacità di conceder prestiti. Dare ai prefetti il potere di interferire nell?allocazione del credito rischia solo di rafforzare il meccanismo e accrescere la già scarsa fiducia dei risparmiatori.  VIGILANZA ALLA BCE? Vi è secondo elemento degno di commento nelle dichiarazioni del ministro: affidare maggiori poteri di vigilanza alla Banca centrale europea. Èda tempo, dalla nascita della moneta unica, che sosteniamo che in una economia con intermediari transfrontalieri occorre avere una autorità di vigilanza europea. Se oggi questa autorità fosse disponibile, la crisi finanziaria sarebbe gestibile con maggior facilità, e forse alcuni errori commessi finora sarebbero stati evitati. Ha quindi ragione il ministro a suggerire l?attribuzione di maggiori poteri di vigilanza alla Bce o ad altra autorità con competenza geografica europea. Avesse dedicato otto anni fa le sue risorse intellettuali a seguire questa strada, anziché devolvere il proprio tempo a sostenere l?euro di carta, sarebbe stato meglio. Ma vi è un elemento di schizofrenia nella proposta: se occorre trasferire competenze alla Bce, che senso ha chiamare in causa i prefetti, autorità sovracomunali, e attribuire loro compiti di sorveglianza sulle banche? Con che credibilità ci si può presentare in sede europea a proporre maggiori competenze accentrate quando si adottano in patria provvedimenti di segno opposto? Con che credibilità si può proporre di attribuire poteri di vigilanza alla Bce, quando si fa di tutto per screditare la propria banca centrale affidando a organismi inadatti e impreparati poteri propri della Banca d?Italia, l?unica con le competenze adeguate per pronunciarsi in materia di credito?    Avanzare oggi quella proposta in modo strumentale e per motivi di polemica personale con il governatore della Banca d?Italia ha come unico effetto quello di gettare scompiglio nelle file dei risparmiatori e accrescere il loro scetticismo verso l?intera industria finanziaria. Esattamente l?opposto di quello di cui oggi ci sarebbe bisogno.    Foto: Palazzo Koch, dal sito della Banca d'Italia.

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SE LE BANCHE SI MISURANO LO STRESS (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

>SE LE BANCHE SI MISURANO LO STRESS di Andrea Sironi 17.03.2009 I bilanci delle banche americane sono in grado di sopportare un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche? Per verificarlo l'amministrazione Obama chiede ai più importanti istituti finanziari del paese di condurre prove di stress. Una tecnica peraltro già molto utilizzata, ma che non ha impedito al sistema bancario internazionale di arrivare impreparato alla crisi. Perché i risultati delle simulazioni dovrebbero riflettersi nei processi decisionali e nei piani a medio-lungo termine di patrimonializzazione e liquidità. Probabile l'aumento delle insolvenze. Il governo statunitense ha appena richiesto alle diciannove maggiori banche del paese di condurre prove di stress per verificare se i relativi bilanci siano o meno in grado di sopportare un ulteriore deterioramento delle condizioni economiche. Secondo le indicazioni del Tesoro americano, le banche devono ipotizzare una contrazione dell?economia del 3,3 per cento quest?anno, una riduzione del 22 per cento dei prezzi degli immobili e un incremento del tasso di disoccupazione al 10,3 per cento nel 2010. COS'È UNO STRESS TEST In realtà, l?industria bancaria internazionale non è nuova all?utilizzo di tecniche di stress testing. Fanno parte dell?armamentario dei modelli e delle tecniche di misurazione e gestione dei rischi già a partire dagli anni Ottanta. Nel maggio del 2004 il Committee on the Global Financial System, un comitato della Banca dei regolamenti internazionali, avviò una survey delle prove di stress utilizzate dalle principali banche commerciali e di investimento. Il quadro che ne emerse era apparentemente positivo: le principali istituzioni finanziarie di tutto il mondo avevano considerato un?ampia gamma di potenziali scenari sfavorevoli, sovente costruiti mediante ricorso a sofisticate tecniche statistiche, e relativi sia ai portafogli mobiliari che a quelli creditizi. E la pratica di sottoporre i portafogli delle banche a esercizi simulativi di questa natura cresceva in diffusione e intensità. Cos?è uno stress test? Inizialmente introdotte nell?ambito dei rischi di mercato come strumento per l?analisi del rischio dell?attività di trading, le prove di stress rappresentano uno strumento volto a identificare e a gestire situazioni che possono causare perdite straordinarie. La costruzione degli scenari estremi può essere basata sulla replica dei più significativi shock di mercato verificatisi in passato, su misure di matrice statistica, come ad esempio multipli elevati della volatilità storica, o ancora su ipotesi del tutto soggettive, quali una caduta generalizzata del mercato azionario, uno spostamento parallelo verso l?alto della curva dei rendimenti, un ampliamento degli spread di rendimento relativi aicorporate bonds. Più recentemente gli esercizi di stress testing sono stati estesi anche ai rischi di credito e di liquidità e hanno coinvolto non solo l?evoluzione dei mercati finanziari, ma anche quella delle condizioni macroeconomiche dei mercati reali nei quali le banche operano. (1) È infatti evidente che un deterioramento della crescita economica, dell?occupazione e della competitività delle imprese si traducono inevitabilmente in un peggioramento della qualità degli attivi delle banche. Il tanto criticato sistema di Basilea 2, entrato in vigore nel 2008, richiede esplicitamente alle istituti di condurre prove di stress per i rischi di credito, di liquidità e di mercato. Agli organi di vigilanza  peraltro si chiede esplicitamente di verificare che le istituzioni finanziarie sviluppino esercizi di stress volti a identificare i fattori che potrebbero influenzare negativamente la loro patrimonializzazione. PERCHÉ NON HANNO FUNZIONATO La storia della crisi degli ultimi venti mesi è nota: un numero elevato di banche dei principali paesi ha subito perdite tali da comprometterne l?equilibrio patrimoniale e ha evitato il fallimento solo grazie all?intervento pubblico. Dunque, cosa non ha funzionato? Perché questi sofisticati esercizi di simulazione non hanno consentito alle principali banche del mondo di arrivare più preparate alla crisi finanziaria? C?è chi sostiene che le prove di stress, così come in generale i modelli di risk management, non hanno superato la prova di Keynes: meglio essere approssimativamente corretti che precisamente errati. Non vi è dubbio che uno dei problemi di questi modelli riguarda l?inevitabile dipendenza dalla storia passata, che tende a non ripetersi. Un problema a mio avviso più rilevante, evidenziato dalla crisi finanziaria recente, riguarda in realtà il ruolo e la rilevanza che la funzione di risk management assume in un contesto economico-finanziario favorevole. In pratica, in condizioni di mercato positive, quali quelle immediatamente precedenti all?esplosione della crisi nell?estate del 2007, chi origina operazioni e genera redditività tende ad assumere, all?interno di una banca, un ruolo e un peso nettamente superiori a quello di coloro che sono chiamati a identificare, misurare e limitare i rischi assunti da un?istituzione finanziaria. In parte, questo fenomeno di ?asimmetria di peso? si giustifica anche alla luce del diverso profilo di payoff che caratterizza le due funzioni. Chi si occupa di generare business ha infatti profitti potenzialmente molto elevati e perdite limitate. Il peggio che può capitargli è di non riuscire a chiudere un?operazione, rinunciando così al relativo bonus. Un risk manager ha invece un profilo opposto: profitti limitati e perdite potenzialmente illimitate: se non si incontrano situazioni di crisi o di difficoltà, nessuno si preoccupa di evidenziarne e remunerarne in modo particolare i meriti. Se invece emergono situazioni di crisi, la responsabilità tende a essere addossata proprio a chi doveva occuparsi di evitarla. Èpiuttosto evidente che una simile asimmetria si traduce anche in una diversa forza contrattuale delle due posizioni. Occorre dunque far sì che le prove di stress non siano solo condotte, ma siano anche adeguatamente riflesse nei processi decisionali delle banche, così come nei loro piani a medio lungo termine relativi a patrimonializzazione e liquidità. Sarebbe anche auspicabile che gli scenari che guidano gli esercizi simulativi fossero comuni alle diverse banche, in modo da consentire agli organi di vigilanza di identificare le istituzioni più vulnerabili. Infine, la trasparenza dei risultati delle prove di stress sia nei confronti delle autorità che dei mercati finanziari consentirebbe di rafforzare quel meccanismo di disciplina del mercato auspicato dallo stesso comitato di Basilea e oggi indubbiamente indebolito. Un aspetto relativamente trascurato nel dibattito recente sulla crisi riguarda il fenomeno delle insolvenze, che tendono a manifestarsi con un lag temporale rispetto alla riduzione del tasso di crescita dell?economia. Il tasso di default nel mercato obbligazionario statunitense è cresciuto dai valori storicamente molto bassi, inferiori all?1 per cento, del 2006 e 2007, al 4,8 per cento del 2008. Nei periodi di recessione recenti, 1990-91 e 2001-02, il tasso di default è sempre salito, seppure con un leggero ritardo, a valori superiori al 10 per cento. È dunque verosimile attendersi un aumento delle insolvenze, con le inevitabili conseguenze sul costo del credito per i portafogli prestiti delle banche. È su questo fronte che l?attenzione delle banche, e non solo di chi si occupa di risk management, dovrà concentrarsi nei prossimi mesi. (1) Una interessante e completa raccolta dei principali modelli e tecniche di stress testing utilizzate dall?industria bancaria e dai regulator è stata di recente curata da Mario Quagliariello della Banca d?Italia (Mario Quagliariello, edited by, ?Stress testing the banking system: methodologies and applications?, Cambridge University Press, 2009).

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Bruxelles si prepara alle elezioni senza l'Italia (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Continua il botta e risposta tra governo italiano e Parlamento europeo sulle prossime elezioni europee e sulla decisione da parte di Roma non sostenere la campagna di informazione e sensibilizzazione promossa dall?emiciclo di Strasburgo per convincere i cittadini ad andare a votare. Una situazione che sembra non scontentare il Parlamento europeo, il cui vicepresidente, Alejo Vidal Quadras (Ppe), ha oggi “ringraziato” il governo italiano per quello che ha definito come “un contributo involontario” alla campagna. La battuta viene dopo la critica espressa sabato scorso in un comunicato dal ministro per le politiche comunitarie, Andrea Ronchi, che aveva definito la campagna “inadeguata”, annunciando che il governo non l?avrebbe sostenuta e ne avrebbe pensata anzi un?altra, di propria iniziativa, “diversa e più appropriata”. A Strasburgo non sembrano averla presa male. “Questa è una campagna istituzionale e non partigiana – ha detto Vidal Quadras –che esorta i cittadini ad andare a votare informandoli sulle ragioni per farlo. La scelta per i governi nazionali se partecipare o meno alla campagna è libera. Contatteremo il governo italiano probabilmente nei prossimi giorni, per conoscerne le opinioni e le critiche. Ma il governo - ha sottolineato il vicepresidente dell'Europarlamento - ha già contribuito alla nostra campagna senza volerlo: il fatto stesso che mi si ponga questa domanda oggi significa che c'è un dibattito, e quando c'è un dibattito è un bene per svegliare l'interesse dei cittadini. Grazie, dunque, al governo italiano - ha concluso Vidal Quadras - per questa sua involontaria cooperazione”. La campagna, dal titolo “usa il tuo voto”, è stata studiata dalla società Scholtz and friends di Berlino, ed è basata su un'idea centrale: che votando per il Parlamento europeo, in realtà, gli elettori hanno la possibilità di pesare in scelte importanti per la loro vita quotidiana: ad esempio per quanto riguarda l'energia, la sicurezza, l'immigrazione, e la sicurezza alimentare e gli Ogm, l'informazione dei consumatori, la crisi finanziaria. Grandi pannelli o sculture indicheranno le diverse alternative su cui i cittadini potranno pronunciarsi attraverso il voto dei gruppi politici e dei candidati che sostengono l'una o l'altra opzione. Ogni pannello contiene una domanda e illustra le varie risposte possibili. Alla domanda “Quale energia vogliamo?” si può rispondere in quattro modi diversi (solare, eolico, nucleare e fonti fossili); il quesito su quante informazioni vanno messe sulle etichette alimentari presenta due opzioni: un pollo in un involucro di cellophane senza etichetta, e uno con indicazioni dettagliate su ingredienti, scadenza, provenienza, valori nutrizionali, raccomandazioni igieniche. Per capire quale sia la risposta da dare alla crisi si dovrà optare per un leone o un gatto, chiedendosi “Fino a che punto dovremmo domare i mercati finanziari?”. Anche i soldi e dove finiscono sono importanti e quindi una pila di libri, un trattore e un radar, stanno a indicare se i soldi dovrebbero essere spesi maggiormente in cultura e ricerca, agricoltura o sviluppo tecnologico. Tre mele, ognuna con un bollino diverso (agricoltura biologica, convenzionale e geneticamente modificata) illustrano le scelte possibili circa il modo in cui coltivare il nostro cibo. Il rifiuto del governo italiano ha comunque avuto come prima conseguenza di mettere in crisi l'Ufficio di rappresentanza dell' Europarlamento a Roma, che aveva scelto per l'Italia i pannelli sull'agricoltura, sul bilancio Ue e sulla crisi finanziaria, la sicurezza, le frontiere e l'etichettatura alimentare. Si pensava di organizzare una sorta di esposizione itinerante soprattutto nelle stazioni ferroviarie. Ora, senza il sostegno del governo, l'Ufficio di Roma dell'Europarlamento non sa ancora dove finiranno i pannelli e le sculture. commenti (0) scrivi

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In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo i ... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Martedì 17 Marzo 2009, In Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo i dati di Eurostat - sono stati più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo ad un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi. Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario alla Ue. E gli esperti della Commissione europea affermano che oltre alla Romania anche altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un intervento in loro favore. I nomi non vengono fatti. Ma è un dato di fatto che tra i Paesi dell'Ue in maggiore difficoltà ce ne sono alcuni anche dell'area euro, come Grecia e Irlanda. Alle cifre dell'Eurostat si aggiungono le stime pessimistiche della Cgil per quanto riguarda la situazione italian: in tre anni la crisi rischierebbe di lasciare a casa un milione di disoccupati e di far scendere il prodotto interno lordo del 4%. È quanto ha calcolato l'Ires, l'ufficio di studi economici del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, che traccia una stima sugli effetti della crisi molto peggiore di tutte le previsioni fino ad oggi circolate. L'andamento della crisi e i ritardi nell'adozione di misure di stimolo dell'economia da parte del governo, dice il sindacato, si avviano ad avere ricadute pesantissime sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2010 rischia infatti per la Cgil di salire fino al 10,1% ed anche nelle ipotesi più ottimistiche di arrivare al 9%. Ciò comporterebbe una perdita di 1 milione di posti di lavoro tra il 2007 e il 2010: solo nel 2009 si prevede infatti un calo di mezzo milione. I nuovi disoccupati, calcola l'Ires, porteranno il totale dei senza lavoro a 2,3 milioni nel 2009 e a 2,6 milioni nel 2010 (2,2 milioni nell'ipotesi più ottimistica). Il tutto mentre si allarga a 3,4 milioni di persone l'area della cosiddetta instabilità occupazionale: quel mondo di dipendenti a termine "volontari" ed "involontari", di parasubordinati, di collaboratori su cui incombe di più il rischio di perdita di lavoro. Dopo il calo dell'1% nel 2008 la Cgil si attende un drastico ribasso del Pil nel 2009 che dovrebbe raggiungere il 3%. Nel 2010 la diminuzione dovrebbe ridursi ad un -0,1%, portando la somma del triennio ad un -4%. Il sindacato si prepara a lanciare una serie di proposte per combattere la crisi e intanto suggerisce una serie di interventi che potrebbero essere presi con il ricavato della cosiddetta tassa di solidarietà sui redditi alti. Si tratta di misure valore di 1,7 miliardi, a fronte degli 1,5 miliardi che entrerebbero aumentando l'aliquota dal 43% al 48% per i redditi sopra i 150 mila euro. Gli interventi puntano ad estendere l'indennità di disoccupazione ordinaria ad altri 200 mila disoccupati circa, a sostenere il reddito dei collaboratori portando l'indennità al 40% dell'ultimo compenso annuale e ad ampliare gli importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e indennità di mobilità di 200 euro.

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Crisi, le commissioni studiano dei rimedi (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, le commissioni studiano dei rimedi Martedì 17 Marzo 2009, (cdm) A Palazzo D'Aronco la ricetta anticrisi passa per le quattro commissioni permanenti. Sarà in quella sede, infatti, che i consiglieri si riuniranno per elaborare delle proposte concrete da portare in aula ad una seduta (che doveva essere a fine aprile ma potrebbe slittare a maggio o giugno) dedicata alla difficile congiuntura economica. Gianni Ortis che con il suo gruppo aveva chiesto la convocazione urgente di un consiglio per discutere della crisi finanziaria si dice soddisfatto della decisione presa ieri sera dai capigruppo. «Il presidente del consiglio comunale convocherà entro la fine della settimana i presidenti delle quattro commissioni per fissare un calendario delle sedute. Le proposte che saranno elaborate potranno spaziare da vicende specifiche a idee da proporre anche alla Provincia e alla Regione. Queste proposte potrebbero anche incidere sulle variazioni di bilancio. Anche la maggioranza si è espressa a favore: c'era una forte tensione a cercare delle soluzioni condivise». Ma il capogruppo della Lega Luca Dordolo non è altrettanto soddisfatto: «Ho trovato scarsa attenzione da parte del sindaco e della maggioranza sul tema della crisi economica. L'ho rilevato sia nelle dichiarazioni di Honsell che, in sostanza, ci ha detto "abbiamo già fatto il possibile in bilancio" e poi ha aggiunto: "non possiamo mica ritoccare le tariffe". Inoltre, la stessa disattenzione l'ho trovata nelle parole del presidente della commissione Bilancio Enrico D'Este, che ha espresso contrarietà alla proposta della Lega di invitare in commissione le categorie economiche per un'audizione. Mi sembra gravissimo decidere dei possibili rimedi senza ascoltare chi la crisi la sente sulla sua pelle. La crisi, checché ne pensi il sindaco, non è sentita solo dai clochard né solo dagli extracomunitari, come pensa la maggioranza». In attesa che le commissioni partoriscano i rimedi possibili, il prossimo consiglio comunale è stato fissato per il 6 aprile.

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La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Negli ultimi sette giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche, e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini, sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi (mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane, sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148 miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E' l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da disperazione. E il mondo trattiene il fiato. Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (Nessun voto) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il quadro potrebbe cambiare. Se la crisi finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre: siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia, notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre, Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi, manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il 'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia, democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica" s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere, così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma, un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione, notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar 09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso, Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada. L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150 miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato. A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo: l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi, banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante, anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso, improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma, un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo, russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre: "Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama. «Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Feb 09 In Terra Santa con i lettori de "Il Giornale" Da ieri sera sono infatti in Israele assieme ad Andrea Tornielli, Livio Caputo, Vittorio Dan Segre, nonchè Stefano Passaquindici e Maurizio Acerbi per accompagnare i lettori (numerosissimi) nel viaggio in Terra Santa organizzato al Giornale. E' una bella esperienza e molto intensa, ma anche a causa di connessioni internet assai lente (perlomeno qui a Nazareth) è possibile che nei prossimi giorni sia costretto a rallentare il ritmo dei post su "il cuore del mondo". Confido nella vostra comprensione. Scritto in Varie Commenti ( 9 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. Tutti gli articoli di Marcello Foa su ilGiornale.it contatti Categorie banche (6) blog (1) capitalismo (6) cina (18) crisi (7) democrazia (59) economia (28) era obama (12) europa (10) francia (21) germania (3) giornalismo (49) giustizia (2) gli usa e il mondo (58) globalizzazione (41) immigrazione (39) islam (19) israele (2) Italia (149) manipolazione (4) medio oriente (13) notizie nascoste (44) partito democratico (1) presidenziali usa (22) progressisti (3) russia (14) sicurezza (1) sindacati (1) società (21) spin (4) svizzera (5) turchia (12) Varie (17) I più inviati Dietro la vicenda Alitalia la mano della lobby europea - 4 Emails Una vita meritocratica... - 4 Emails Abbiamo vinto l'Expo. 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Bruno Burinato: Ho letto tutto i commenti e veramente non me la sento i scrivere un romanzo per esprimere il mio... 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I player dell'eolico chiedono più credito dalle banche (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. AMB - I player dell?eolico chiedono più credito dalle banche Roma, 17 mar (Velino) - Una spinta economica, attraverso il credito bancario, per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “l'accordo siglato nel dicembre 2008 tra i capi di Stato dell'Unione europea, che richiede ai 27 di coprire una parte del proprio fabbisogno energetico utilizzando rinnovabili, è una garanzia fondamentale per il settore”. Nelle prossime settimane, la Commissione esaminerà nuovamente i piani di rilancio delle energie rinnovabili: “Su un totale di 90 miliardi di euro previsti dai piani di rilancio dell?economia dei paesi europei, solo l?1,2 per cento riguarda gli investimenti ?verdi?”, ha spiegato Christian Kjaer, presidente dell?Associazione europea dell?energia eolica (Ewea) così come riportato dal quotidiano francese, indignato anche con l?atteggiamento della Bei che a suo dire, ha erogato fondi per 8-10 miliardi di euro a favore dell?industria dell?auto e meno di un miliardo alle rinnovabili. Nonostante Kjaer ritenga che il settore non risentirà di un calo della domanda, ha tuttavia invitato i governi europei a seguire un piano analogo a quello degli Stati Uniti che prevede garanzie sui prestiti per progetti di energia rinnovabile. (asp) 17 mar 2009 13:24

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Reti&TLC - Non plus ultra rete? (sezione: crisi)

( da "Data Manager" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Reti&TLC - Non plus ultra…rete? A cura di Pubblicato il 16-03-2009 0:00 Ultrabroadband, anche in Italia qualcosa comincia a muoversi. Un'occasione di lancio o rilancio delle aziende di tutte le dimensioni: piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere una tecnologia economicamente accessibile. Numerosi i servizi che si renderanno disponibili A cura di Netman Se ne parla da tempo, ma forse è arrivato il momento dei fatti. L'ultra-broadband, ovvero la "banda larghissima", basata su tecnologie in cui predomina la fibra ottica, esce dai laboratori per entrare nel quotidiano. Pochi mesi fa uno studio di Idate (Istituto dell'audiovisivo e delle telecom in Europa) ipotizzava 128 milioni di utenti connessi in questo modo nel 2013, anche se con dinamiche molto contrastate nelle diverse regioni del mondo. Ciò in ragione delle differenti situazioni normative e dalla necessità di disporre di grandi risorse economiche. Nello studio la parte del leone pare spettare all'Asia, che sta già investendo molto nel settore, che rappresenterà due terzi del mercato in tecnologia Ftth/B e poco meno su Vdsl. Meno chiaro il futuro nel nostro vecchio continente, o meglio dipenderà molto da quanto il sistema regolatorio saprà rinnovarsi, altrimenti il rischio sarà quello di grandi disparità tra i diversi Paesi, con possibili e nuovi, ahimè, scenari di digital divide. Comunque anche in Italia qualcosa comincia a muoversi. Dopo le prime esperienze in Ftth di Fastweb nei primi anni del decennio corrente, le pose di cavi in fibra ottica per raggiungere gli appartamenti furono praticamente da loro sospese per un più economico utilizzo del doppino attraverso Adsl, ma oggi assistiamo a nuove prospettive come, per esempio, con il progetto pilota di Telecom Italia a Milano, che ha cominciato ad attivare un'infrastruttura al momento basata su un'architettura di accesso di tipo Fttb (Fiber to the building), ovvero con la fibra ottica che arriva fino al condominio. Nello scorso dicembre sempre Telecom Italia ha siglato un accordo con Huawei Technologies - uno dei più grandi produttori di tecnologie ultrabroadband del mondo - per la creazione di un centro di innovazione (il Network Innovation Center) con l'obiettivo di concentrare la ricerca in tale ambito, con particolare attenzione all'impatto ambientale. E non dimentichiamoci che ultrabroadband non vuol dire solo rete fissa, ma anche mobile: dalle attuali tecnologie di terza generazione in ambito dati, HS D/U PA, passeremo allo standard Lte (Super 3G) e poi alla quarta generazione; non scordiamoci poi anche di Wi-Max. Insomma, un mondo che si apre a una nuova rivoluzione, a quella che già oggi viene soprannominata come broadband 2.0. Ma cosa ce ne faremo di tutta questa banda? C'è chi dice che sarà un fenomeno d'innovazione che rivoluzionerà le nostre abitudini, così come è successo (abbastanza) recentemente con l'arrivo del telefonino e di Internet e non solo nel mondo "consumer", ma anche, e forse soprattutto, in quello del business. Un'occasione di lancio (o rilancio, come si spera in questo momento di grave crisi finanziaria ed economica) delle aziende, tutte: piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere una tecnologia economicamente accessibile, sempre che vengano implementate quelle infrastrutture indispensabili, quali le reti pervasive in fibra ottica. Ma tali attese sono ben riposte? Proviamo a chiedercelo attraverso l'opinione di alcuni tra gli operatori del mercato. Rete a banda larghissima: un bene necessario per il Sistema Paese? Alberto Lotti, responsabile solutions & marketing, area Centro-Mediterraneo di Alcatel-Lucent (www.alcatel-lucent.it) sostiene che anche se in questo momento potrebbe sembrare che la banda disponibile, e le offerte degli operatori, siano in linea con le esigenze degli utenti, già si comincia però a intravedere la saturazione. «Corriamo il rischio - sottolinea - di andare incontro a un fenomeno di digital divide ancora più grave di quello che ancora resiste, per esempio, tra aree urbane e aree rurali. D'altra parte, il dibattito sulla futura rete di accesso nazionale è aperto da mesi, segno che si tratta di una vera priorità per il settore e per il Paese». Secondo Claudio Arcovito, head of marketing di BT Italia (www.italia.bt.com), è un fatto noto e ampiamente discusso che la penetrazione della banda larga in Italia è decisamente bassa se rapportata agli altri Paesi europei. «La rete a banda larghissima può contribuire a creare un circolo virtuoso per un rilancio economico del Paese - afferma - e avere un'infrastruttura adeguata può infatti dare alle aziende la possibilità di risparmiare costi diretti (per esempio i viaggi) e indiretti (dovuti ai tempi morti in stazioni o aeroporti) utilizzando la videocomunicazione ad alta definizione, e può rappresentare inoltre un veicolo importante per un cambiamento radicale, forse inevitabile, del modo di lavorare in quanto apre le porte al telelavoro. Anche la Pubblica amministrazione giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo della larghissima banda e delle applicazioni a essa correlate: le promesse di una amministrazione più efficiente e vicina al cittadino sono fortemente legate alla possibilità di offrire servizi quali telemedicina e teleconsulto, gestione del traffico cittadino e videosorveglianza dei luoghi pubblici». Anche per Danilo Ciscato, direttore business development e marketing di Cisco Italy (www.cisco.com/web/IT), è indiscutibile che un Paese, se vuole restare tra le economie avanzate, deve avere una rete a banda larga di qualità e pervasiva. «E' una infrastruttura critica per lo sviluppo economico sostiene - perché ha un effetto rilevante sulla produttività e sulla capacità di attrarre investimenti. Semmai le questioni vere sono la priorità rispetto ad altri investimenti infrastrutturali e le modalità per finanziarne la realizzazione in un contesto competitivo. A mio giudizio la priorità è molto alta, perché è decisiva per la modernizzazione del sistema produttivo. L'infrastruttura ultrabroadband, nota anche come Ngn (Next generation network) non significa solo accesso più veloce a Internet e magari nuove opportunità di intrattenimento come l'IpTv, ma soprattutto servizi di comunicazione che servono prima di tutto alle imprese. E' importante a questo proposito sottolineare che l'aumento della banda è solo una delle caratteristiche tecniche che deve avere la nuova rete. Spesso ci si focalizza sulle tecnologie trasmissive dell'ultimo miglio (Adsl, Vdsl, fibra in varie declinazioni oppure wireless), sottovalutando che ai fini degli utilizzatori quello che conta è la qualità complessiva del servizio, che è influenzata anche da altri interni alla rete». Giancarlo Di Bernardo, head of business network di Ericsson (www.ericsson.com/it), porta l'accento sul tema servizi: «La rete broadband, basata su tecnologie avanzate che permettono di stabilire collegamenti ultraveloci tra persone e apparecchiature elettroniche in modalità wireless, cavo e fibra, incrementa numero, rapidità e qualità delle transazioni e abilita servizi in grado di migliorare aspetti fondamentali della nostra vita, come educazione, salute, sicurezza, lavoro, efficienza e comunicazione. La disponibilità dell'infrastruttura permette di creare un nuovo ecosistema della "banda larga" basato sullo scambio di valore, che include operatori di Tlc, fornitori di tecnologie, servizi Internet e contenuti, industria dei media, municipalità e aziende. In quest'ottica è possibile prevedere un aumento degli scambi economici fra i vari soggetti, con indubbi benefici in termini di sostenibilità, crescita sociale, industriale e del Pil». Claudio Chiarenza, general manager e responsabile planning, marketing & business development di Italtel (www.italtel.com), ricorda che tutti i Paesi più avanzati del mondo hanno espresso la necessità di dotarsi diun'infrastruttura di rete di nuova generazione. «Per l'Italia la posta in gioco è altissima - mette in risalto - e riguarda la possibilità di recuperare competitività e produttività del sistema industriale e della Pubblica amministrazione. L'abilitatore di questa nuova "era" della larghissima banda è rappresentato dalle Next generation network». Infine anche Pierpaolo Gigliotti, deputy managing director di Huawei Technologies Italia (www.huawei.com),mette l'accento sui servizi: «Negli ultimi anni i servizi offerti dagli operatori sono in costante evoluzione. Alle tradizionali linee vocali o all'accesso a Internet si è aggiunta oggi una svariata gamma di servizi, quali per esempio l'IpTv , il VoIp , la unified communication (sistemi di comunicazione integrata per aziende) o ancora le Vpn. Tale gamma di servizi necessita di infrastrutture affidabili e flessibili, in grado di offrire a utenti e operatori la possibilità di sfruttare al massimo le tecnologie correnti, ma pensate per supportarne possibili progressi futuri. Questi concetti sono alla base dello sviluppo dell'ultrabroadband, infrastrutture potenti e versatili basate su tecnologia all'avanguardia». Saremo pronti a sfruttare al meglio queste autostrade dell'informazione? E quali, allora, i servizi abilitanti? Da ricerche condotte da Alcatel-Lucent, ci dice Alberto Lotti, la domanda di banda cresce all'aumentare della disponibilità, arrivando rapidamente alla saturazione:«Per esempio, anche da alcune statistiche iPhone, si vede che con il suo lancio la domanda di banda è cresciuta di 10 volte e con l'introduzione del 3G è triplicata ulteriormente. Possiamo solo immaginare cosa succederà con l'introduzione sul mercato della Tv 3D o di applicazioni di social networking per il business o di soluzioni per l'advertising, tecnicamente già oggi disponibili; l'attività degli sviluppatori di applicazioni "over the top", quelle a valore aggiunto per l'utente, è in grande fermento: la tecnologia offre molte possibilità in termini di potenziali nuovi servizi, soprattutto se possono essere supportati da banda larghissima». «La difficoltà che vediamo, in questo momento continua Lotti -, è che questi due mondi devono interagire in modo più stretto. Ed è ciò che ci proponiamo di fare quando parliamo della nostra strategia di "application enablement". In termini di servizi agli utenti professionali della rete, dunque agli operatori e agli sviluppatori di applicazioni "over the top", la rete dovrà offrire maggiore intelligenza, flessibilità ed elasticità. I provider potranno gestire le QoS differenziate, la rete supporterà lo storage delle enormi masse di dati che sono destinate a crescere in futuro, il billing differenziato, il tutto nella massima sicurezza e con la più alta tutela della privacy». Telelavoro e videocomunicazione potrebbero essere invece le "killer application" della nuova rete secondo Claudio Arcovito di BT Italia:«In particolare il telelavoro sarà sempre più la modalità con la quale le aziende nel futuro lavoreranno. Il telelavoro ha infatti degli impatti positivi sia sui costi delle postazioni di lavoro, sia sulla produttività e, non ultimo, sul Sistema Paese in quanto abbatterebbe l'inquinamento e migliorerebbe la qualità della vita dei cittadini. La videocomunicazione ad alta definizione, o telepresence, è l'altra soluzione che beneficerebbe immediatamente della presenza di una rete ultrabroadband. Questa applicazione è a oggi ancora nella sua fase di lancio, con costi tuttora alti e con un Roi ancora tutto da dimostrare: è pertanto evidente che in un'ottica futura, ipotizzando un abbassamento del costo della banda promesso dallo sviluppo dell'ultrabroadband, e il contemporaneo calo dei prezzi dell'hardware, la telepresence diventerà sempre più uno strumento di utilizzo quotidiano da parte delle aziende. Pertanto è indispensabile che l'infrastruttura del nostro Paese sia allineata a quello degli altri in modo tale da garantire a quelle aziende italiane che hanno molti contatti con l'estero con proprie filiali e fornitori, la possibilità di utilizzare questo nuovo strumento». Deciso il commento di Danilo Ciscatodi Cisco Italy: «Dobbiamo essere pronti! In un momento di grave crisi, l'investimento in infrastrutture dovrebbe essere la strada principale seguita dai governi per sostenere l'economia. Dando priorità al broadband si favorirebbe la trasformazione del Paese e un aumento della nostra competitività. E' giusto osservare che diffondere la banda larga non basta, per sfruttarla occorre aumentare l'uso dell'Ict in Italia, perché in proporzione al Pil spendiamo circa la metà degli altri grandi Paesi europei. E' necessario quindi un grande sforzo culturale, non solo nella scuola, ma anche nel mondo delle imprese, soprattutto quelle più piccole, che vanno aiutate a compiere tale evoluzione. In questo senso è importantissima anche l'azione di stimolo che il Governo può svolgere, modernizzando la macchina della Pubblica amministrazione e incentivando il cittadino a sfruttare i nuovi strumenti. Sono molto positivi quindi gli annunci fatti recentemente in questo senso, per esempio sull'eliminazione delle comunicazioni cartacee. Sulle reti broadband si può fare di tutto, dalla telemedicina al telelavoro, dalla gestione elettronica degli atti processuali alle lezioni universitarie a distanza, non esiste una sola killer application. Per abilitare il decollo dei servizi bisogna aumentare la cultura e la penetrazione dell'Ict in tutti i settori. L'evoluzione della tecnologia ci può dare una mano: lo sviluppo di modelli come il SaaS (Software-as-a-Service) permette di abbassare la soglia di costo e di competenze per diffondere soluzioni informatiche evolute. Più in generale si inizia a parlare di XaaS, nel senso che su una rete broadband tutto può essere erogato come un servizio, anche i servizi stessi!». Giancarlo Di Bernardo di Ericsson pone l'accento sulle tecnologie: «Sono già disponibili per implementare infrastrutture di connettività a banda larga. Affinché il broadband raggiunga il suo pieno potenziale, è però opportuno che player del settore, Governo e Authority realizzino un piano di investimenti e sviluppino nuovi modelli di business e di relazione. Gli operatori potranno così predisporre un'infrastruttura in grado di generare nuovi ricavi e razionalizzare i costi. Consumatori, municipalità, imprese e Pa avranno a disposizione un'ampia e innovativa gamma di servizi pubblici e personalizzati. Le nuove tecnologie per la banda larga basate su Ip abilitano la trasformazione delle reti verticali, ormai inappropriate per la gestione dei nuovi servizi multimediali. Attraverso le proprie reti, operatori e service provider possono offrire ai clienti consumer servizi di accesso Internet ad alta velocità, multimediali personalizzati, IpTv ad alta definizione. Per le aziende si aprono prospettive interessanti per servizi di connettività wired o wireless, telelavoro, formazione a distanza, gestione delle risorse di storage e calcolo in modalità hosting». Risponde alla domanda con un sicuro "sì" Claudio Chiarenza di Italtel, sempre che per autostrade dell'informazione si intendano infrastrutture aperte agli standard, «ovvero capaci di recepire tecnologie multivendor, flessibili nella gestione, veicolo per l'eliminazione del digital divide - precisa -. Infrastrutture in grado di garantire la totale personalizzazione dei profili del cliente e dei servizi richiesti quali per esempio: la collaborazione fra le persone, la condivisione di contenuti e la connessione in rete di qualunque dispositivo intelligente. Con la nuova infrastruttura le imprese potranno focalizzarsi sempre più sul business recuperando competitività, i consumatori miglioreranno tanti aspetti della vita personale e la Pa coglierà una delle opportunità più rilevanti per trasformare l'Italia in un Paese all'avanguardia. L'ultrabroadband dovrà offrire, a costi contenuti, servizi di alto livello come per esempio gli ubiquitous services (location based service, surfing, Sms, Mms, instant messaging, electronic payment, unified communication), teleassistenza, telemedicina, infomobility, nuova Tv (IpTv, Web Tv, casting multicommunity, self provisioning), gaming online, person-to-person communication (centralized address book, videocommunication, instant messaging), e-learning (biblioteche digitali, servizi scuola-famiglia, telelavoro, telepresenza)». Pierpaolo Gigliotti di Huawei Technologies Italiaè convinto che il futuro sia già presente:«Su questa linea i contributi di Huawei in Europa sono molteplici. In Italia gli esempi più importanti sono iniziati già nel 2006 con il progetto Metro Wavelenght Division Multiplex (Wdm) per la realizzazione per conto di Telecom Italia di una rete ottica metropolitana nella città di Milano, successivamente estesa ad altre aree. Sempre per il capoluogo lombardo, la partnership con Telecom Italia si è rinnovata per il progetto di Next Generation Access Network (Ngan), ovvero una rete ultrabroadband basata su fibra ottica, Fiber to the building. Il nuovo cablaggio in fibra permette agli utenti di fruire di connessione fino a 100 Mbps, beneficiando già oggi di una user experience senza precedenti e abilitando l'offerta di futuri servizi multimediali e interattivi come l'high-definition Tv e applicazioni e-health (una sorta di "medico virtuale"). Anche dal punto di vista economico i conti tornano. Infatti gli investimenti sostenuti per il cablaggio sono bilanciati dall'abbattimento dei costi di gestione della rete: la fibra consente di ridurre notevolmente gli interventi di manutenzione e, a tendere, anche il numero delle centrali». L'impero digitale L'antica Roma non avrebbe potuto, molto probabilmente, diventare quell'Impero che fu se non avesse costruito le strade. Fu infatti dal IV secolo a.C. che le costruzioni di nuove vie seguirono uno sviluppo preciso, verso regioni lontane, e fu con queste che portarono il potente nome dell'Urbe, e il suo esercito, in ogni angolo dell'Impero. Al suo fulgore, la rete viaria misurava l'astronomica (pensando ai tempi) cifra di 80mila chilometri, ripartiti in 29 strade che si irradiavano dalla grande città. Non per nulla un vecchio detto popolare dice che "tutte le strade portano a Roma". Forse sarà colpa delle mie sinapsi stanche e invecchiate, ma ci vedo un parallelo con la storia delle reti informatiche: dalle infime velocità raggiunte con il modem V90 di solo una decina di anni fa, ai 100 Mbps che si stanno affacciando alla porta, e tutto conduce verso un progresso e uno sviluppo di cui non riusciamo ancora a comprenderne per intero la grandezza. Speriamo di essere alle porte di un impero che ci tenga uniti da questa nuova rete digitale, senza armi o despoti, semplicemente con la forza delle idee e della conoscenza. Pensando a una delle componenti per eccellenza di questa nuova era, la fibra ottica, e con la mente all'antica Roma, come non concludere allora con un: Fiat Lux! meditiamo, gente, meditiamo.

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Austrian: 2008 difficile, risultato stabile per i pax (sezione: crisi)

( da "GuidaViaggi.it" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

?Per il Gruppo Austrian Airlines il 2008 è stato un anno molto difficile. Nonostante le previsioni fossero positive nei primi mesi dell?anno, la situazione è rapidamente peggiorata a causa del prezzo estremamente elevato del carburante, cui ha fatto immediatamente seguito una drastica diminuzione nel numero di prenotazioni, a causa delle crisi finanziaria mondiale". Parola di Peter Malanik, membro del management board del Gruppo Austrian Airlines, presentando i risultati di bilancio. "La firma del contratto per la vendita a Lufthansa del 41,56% delle quote di Austrian Airlines di proprietà di ÖIAG - prosegue il manager - è stato un passo importante che garantirà al gruppo un futuro a lungo termine. L?operazione è attualmente in fase di approvazione da parte della Commissione Europea in base alle leggi antitrust?. "Siamo riusciti a raggiungere un risultato relativamente stabile per quanto riguarda il numero di passeggeri trasportati, che nel 2008 sono stati 10,7 milioni - ha aggiunto Andreas Bierwirth, membro del management board del Gruppo Austrian Airlines -. I ricavi sono stati di 2.361 milioni di euro, in leggera flessione rispetto all?anno precedente. Ciò nonostante, diversi fattori ? in particolare l?aumento del 31,5% della spesa per il carburante - hanno influenzato pesantemente l?Ebit che è stato di -312,1 milioni di euro". Il Gruppo ha registrato di conseguenza un risultato netto di ?429,5 milioni di euro nel 2008.

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DRAGHI: NO A PRESSIONE PREFETTI SU BANCHE, CRISI SI AGGRAVA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Draghi: no a pressione prefetti su banche, crisi si aggrava -->ROMA (Reuters) - Il monitoraggio dei prefetti sul credito non deve sconfinare in una pressione che induca le banche ad allentare i criteri di sana e prudente gestione. Il governatore di Bankitalia Mario Draghi torna a sollecitare prudenza sugli osservatori per il monitoraggio del credito, fortemente voluti dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che partiranno entro fine mese nelle prefetture delle città capoluogo di Regione. Parlando nel corso di un'audizione alla Camera, Draghi ha infatti auspicato che si evitino "interferenze politico amministrative nelle valutazioni del merito di credito di singoli casi". Già con una circolare alle filiali inviata la scorsa settimana, il governatore aveva avvertito che i prefetti non potranno chiedere informazioni sugli affidamenti individuali, coperti dal segreto d'ufficio in base al Testo unico bancario. E durante l'audizione Draghi non ha mancato di rimarcare i suoi dubbi su meccanismi che puntino a riattivare "d'imperio" il credito alle imprese. "Che ci si riesca d'imperio, con una prescrizione amministrativa, francamente non lo so. Abbiamo anche noi una storia di credito agevolato, non è che sia una storia piena di successi", ha detto Draghi. Nel contempo, però, Draghi ha sollecitato i banchieri a svolgere il proprio ruolo "con lungimiranza", tenendo conto delle esigenze delle imprese. "Occorre mantenere una sana e prudente gestione, ma occorre saper fare i banchieri anche quando l'economia va male. Occorre trovare cioè quel punto di equilibrio tra lo giudicare il merito di credito del cliente in difficoltà e il capire quando l'impresa è solida e merita sostegno", ha detto Draghi, tornando a invitare gli istituti a utilizzare i Tremonti bond per garantire il flusso di credito alle imprese. PEGGIORA QUALITÀ CREDITO; NUOVI STRESS TEST SU CREDITI Via Nazionale avverte che in Italia, come nel resto d'Europa, la recessione aggravatasi a metà del 2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno: "Tutti gli indicatori (produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi produttivi molto bassi. Nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno lordo si contrarrebbe per la quarta volta consecutiva". "È verosimile che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività economica, concentrato soprattutto nel settore privato". La recessione sta incidendo anche sulla qualità del credito. Il rapporto tra nuove sofferenze e impieghi alle imprese è in rapido aumento: a fine 2008 ha raggiunto il 2%, il valore più alto dal 1999 se si esclude il picco toccato nel 2003 con il fallimento di Parmalat. E secondo dati preliminari, nei primi 2 mesi del 2009 il numero dei clienti segnalati in sofferenza per la prima volta è ancora cresciuto. Dice Draghi che "l'esposizione verso il sistema creditizio di questa categoria di debitori è più che raddoppiata rispetto allo stesso periodo del 2008". Per questo Bankitalia sottoporrà gli istituti di credito italiani a nuovi stress test per capire se dispongono di capitale sufficiente a sostenere le perdite su crediti da qui al 2010, quando la crisi dovrebbe finire. SÌ A VIGILANZA BANCARIA MACRO-PRUDENZIALE ALLA BCE Incalzato dalle domande di alcuni deputati, Draghi ha detto che la Banca d'Italia non ha mancato nel suo lavoro di vigilanza e lo dimostrerebbe il fatto che negli ultimi anni in Italia non ci sono stati casi di fallimenti bancari. Draghi ha rivendicato anche la capacità di prevenire la crisi finanziaria che si è sviluppata a partire dall'agosto 2007, additando alla mancanza di coordinamento a livello internazionale la difficoltà a intervenire per tempo. "Migliorare il coordinamento della vigilanza è essenziale soprattutto a livello europeo, se si vogliono preservare i benefici del mercato unico dei capitali. In Europa sta crescendo il consenso per soluzioni coraggiose, che prevedano la messa in comune di alcune funzioni di regolazione e di supervisione", ha detto Draghi riferendosi all'idea, "condivisa dalle banche centrali, di affidare alla Bce le funzioni di vigilanza macroprudenziale. Sul sito www.reuters.it altre notizie Reuters in italiano

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Vertice Ue/ Topolanek: Focus su crisi, energia e (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Bruxelles, 17 mar. (Apcom) - Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì si concentrerà sulla crisi economica - in particolare sulla preparazione della posizione Ue al vertice G20 - l'energia - incluso i negoziati internazionali sul clima e il fondo Ue da 5 miliardi per i progetti energetici - e il Partenariato per l'Est, la nuova iniziativa di cooperazione dell'Ue con Ucraina, Georgia, Bielorussia, Moldova, Armenia e Azerbaigian. Inoltre, i ministri degli Esteri si siederanno a cena giovedì sera per parlare di Afghanistan e Pakistan. E' quanto annuncia il presidente di turno Ue, il premier ceco Mirek Topolanek, nella lettera d'invito ai colleghi Ue. La 'scaletta' dell'incontro è consueta: si inizia alle 16 con uno scambio di vedute con il presidente dell'Europarlamento, Hans-Gert Poettering sulle 'questioni istituzionali', ovvero sul Trattato di Lisbona, e in particolare sulla eventuale nomina a giugno del nuovo presidente della Commissione europea, questione ancora molto aperta, seguito dalla 'foto di famiglia'. Alle 16.45 inizia la prima sessione di lavoro, dedicata alla sicurezza energetica e al completamento del mercato interno dell'energia Ue, e alla preparazione della conferenza Onu sul clima che si terrà a Copenhagen a dicembre. Si continua con "la questione principale di questo Consiglio europeo", ovvero la crisi. "Esamineremo sia ciò che è necessario per ripristinare i flussi di credito sia le lezioni necessarie da trarre dalla crisi finanziaria per il futuro", assicura Topolanek. "Al tempo stesso, continueremo il dibattito sul modo migliore per far ripartire l'economia reale. Infine, coglierò l'opportunità di questo dibattito per informarvi sulle mie intenzioni riguardo l'organizzazione del vertice sull'Occupazione del 7 maggio", aggiunge il premier ceco, riferendosi al Consiglio europeo convocato per quella data a Praga. A cena - prevista intorno alle 20 - i capi di Stato continueranno il dibattito economico dedicandosi al summit G20 del 2 aprile a Londra, "che richiede una posizione Ue forte", e probabilmente affronteranno anche il nodo del fondo Ue da 5 miliardi sui progetti energetici, su cui ieri i ministri degli Esteri non sono riusciti a trovare un'intesa. I ministri delle Finanze - per l'Italia ci sarà Giulio Tremonti - esamineranno i risultati della riunione di sabato scorso tra i ministri e i governatori delle banche centrali del G20 e approfondiranno la discussione sul vertice di Londra. I capi delle diplomazie, invece, parleranno invece di Pakistan, Afghanistan e di "cooperazione regionale". Venerdì mattina l'agenda di Topolanek prevede una seconda sessione di lavoro a partire dalle 10, dedicata alla finalizzazione delle conclusioni del Consiglio europeo e all'approvazione del Partenariato per l'Est. In teoria il vertice dovrebbe concludersi intorno all'ora di pranzo, ma solitamente i tempi - complici i negoziati dell'ultima ora sulle questioni più controverse - non vengono rispettati.

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Credito Valtellinese: utile netto consolidato a 100 mln nel 2008 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Credito Valtellinese: utile netto consolidato a 100 mln nel 2008 NOTIZIE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 17.03.2009 14:28 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di Amministrazione del Credito Valtellinese, oggi riunito sotto la presidenza del dott. Giovanni De Censi, ha approvato i risultati al 31 dicembre 2008, presentati dal Direttore Generale Miro Fiordi. Il bilancio 2008 conferma la crescita sostenuta dei principali aggregati patrimoniali, in condizioni di solidità patrimoniale e liquidità adeguata, e un?apprezzabile evoluzione della redditività, nonostante gli effetti della crisi finanziaria globale e del progressivo deterioramento dello scenario economico. I risultati dell?esercizio includono gli effetti delle operazioni di aggregazione aziendale effettuate nel 2008, coerentemente con le direttrici di sviluppo per linee esterne fissate dal Piano Strategico, e precisamente l?acquisizione di 35 sportelli da Intesa Sanpaolo, - 12 dei quali, localizzati in Lombardia, da parte del Credito Artigiano, e 23 in Piemonte da parte del Credito Piemontese - l?acquisizione del controllo di Carifano, Cassa di Risparmio di Fano S.p.A., ? 41 sportelli tutti localizzati nel Centro Italia ? e di Global Assicurazioni. Dette operazioni hanno consentito un significativo rafforzamento della rete territoriale, che nel periodo in esame è stata ulteriormente ampliata, per linee interne, con l?apertura di 21 nuove filiali. A fine 2008 la rete territoriale del Gruppo è costituita da 486 sportelli, distribuiti in 10 regioni, rispetto a 389 dell?anno precedente con un novero di 4.293 Collaboratori, rispetto a 3.479. A fine 2008, tenuto anche conto delle acquisizioni effettuate nell?esercizio, il Gruppo intrattiene relazioni con 817.286 clienti (+135.000 unità circa rispetto a fine 2007), principalmente privati (71%) e imprese (24%). Il livello di fidelizzazione (retention rate) si attesta al 91% circa, a testimonianza della capacità delle banche del Gruppo di mantenere rapporti fiduciari segue pagina >>

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Dal blog al libro, giovani avvocati "moderni schiavi" di Milano (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA (Reuters) - Se si stilasse una lista dei professionisti più odiati, probabilmente gli avvocati -- certo, insieme ai giornalisti, ai politici, agli informatori farmaceutici e via odiando -- conquisterebbero una posizione elevata. E l'anonimo legale che si cela dietro lo pseudonimo "Duchesne", autore del recente "Studio Illegale", non fa nulla per smentire i preconcetti sulla categoria. Anzi. Andrea Campi, il protagonista del libro uscito a febbraio per Marsilio -- nella collana X -- è un trentenne avvocato d'affari, destinato a una promettente carriera, che però sopporta sempre peggio la vita quotidiana, trascorsa in grandissima parte nella sede milanese di una importante "law firm" -- "azienda legale", evoluzione del classico studio -- di cui è collaboratore, o comunque lavorando, pensando al lavoro, lamentandosi del lavoro. Di questa sua condizione, il giovane legale è perfettamente cosciente: "Sono un professionista serio. Ultimamente non sto molto bene", dichiara all'inizio di quello che si potrebbe anche definire un divertente "diario della guarigione". Poi, per oltre 300 pagine, con una leggerezza che viene probabilmente anche dal fatto di essere nato come un blog su Internet, Campi-Duchesne racconta in prima persona la storia della sua "liberazione", che si intreccia a una complicata operazione commerciale tra Dubai e l'Italia al corteggiamento di una collega che rappresenta la controparte. Tra flashback e intervalli in cui a parlare, spesso al bar, sono personaggi anonimi, archetipi di una categoria, quella dei professionisti e della varia umanità che si aggira per gli studi professionali (non solo legali), messi in parodia. Ma forse neanche troppo. Il romanzo è a tratti esilarante, di un humor sottile e insieme amaro, e non disdegna -- a suo modo, ovviamente -- neanche il lieto fine. Le storie e certi personaggi di "Studio Illegale" fanno pensare ai libri di Brett Easton-Ellis, l'autore di "Less Than Zero" ("Meno di zero") e soprattutto del fortunato "American Psycho", un thriller e insieme un libro di satira sociale -- di un umorismo macabro -- sull'ambiente finanziario newyorchese scritto quasi 20 anni fa, nel 1991. Businessman di Wall Street, Patrick Bateman si trasforma progressivamente in un serial killer, facendo cadere la maschera della sua "normalità", fatta di superlavoro e fine settimana passati a bere, sniffare cocaina, frequentare party e comprare abiti costosi. Ma alla fine, anche arrivare a confessare i suoi crimini a un collega non lo aiuterà a uscire dal suo inferno personale. Andrea Campo non ha la stessa statura tragica, e soprattutto si salva in tempo -- o almeno piace immaginarlo al lettore. Ma esprime in certi momenti con precisione e ironia un sentimento di inutilità, paura e solitudine che è comune ai personaggi di Easton-Ellis. "Studio illegale" è uscito nel pieno della crisi finanziaria ed economica che attanaglia mezzo mondo, che però non si riflette nelle sue pagine. Non è un caso. Perchè il libro è in effetti il "precipitato" di un blog (http://studioillegale.splinder.com/) aperto nell'aprile 2007 -- e da allora molto letto, e anche paragonato a un altro sito americano che si chiama "anonymouslawyer" -- il cui primo post parla di "moderni schiavi", cioè le "centinaia di professionisti" che lavorano per studi legali di grandi dimensioni che assitono una clientela di banche e imprese. Continua...

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Il Papa in Africa: cure gratis ai malati di Aids pag.2 (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Papa in Africa: cure gratis ai malati di Aids Martedí 17.03.2009 15:00 L'epidemia di Aids "non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi aumentano i problemi": è quanto ha affermato Benedetto XVI, durante il suo viaggio in Africa. Il Papa ha indicato come unica strada efficace quella di un rinnovo spirituale e umano nella sessualità. Papa Ratzinger ha poi definito ridicolo il "mito della sua solitudine". "Non mi sento solo in alcun modo", ha aggiunto dicendo di essere circondato da amici, collaboratori e vescovi. Il Papa ha risposto a una domanda sulla sua presunta solitudine dopo la crisi scoppiata in Vaticano dopo la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani. "In verità, il mito della solitudine mi fa sorridere", ha affermato il Papa, smentendo il fatto di essersi sentito isolato. "Ogni giorno incontro molte persone, sono circondato da amici, la solitudine non esiste", ha aggiunto. L'Osservatore romano: la nuova Enciclica del Pontefice bloccata dalla crisi finanziaria "Era giá pronta - ha detto Benedetto XVI - e stava per uscire. Ma poi si è scatenata la tempesta e, di conseguenza, sono state riviste alcune cose alla luce dei nuovi avvenimenti per cercare risposte sempre più confacenti". La crisi economica mondiale e i suoi riflessi sul continente - spiega il quotidiano della Santa Sede - sono stati uno dei temi centrali della tradizionale conferenza stampa a bordo dell'aereo, decollato da Fiumicino alle 10.25 di martedì 17 marzo. "La causa della recessione - ha detto il Papa nel resoconto dell'Osservatore - è soprattutto di carattere etico, perché "dove manca l'etica, la morale, non può esserci correttezza nei rapporti". SEGUE/ PAPA: DOTTRINA SOCIALE CHIEDE UNITARIETA' INTERNAZIONALE < < pagina precedente pagina successiva >>

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Ue/ Rehn striglia Merkel: non minacci la stabilità dei (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Bruxelles, 17 mar. (Apcom - Nuova Europa) - Il commissario all'Allargamento Olli Rehn, rispondendo ad una domanda sul programma elettorale della Cdu del cancelliere Angela Merkel chiede una pausa ai nuovi ingressi Ue dopo la Croazia, ha invitato a non mettere in discussione la prospettiva europea dei Balcani, definendola "un'ancora di stabilità". "Siamo in un contesto politico difficile, con la crisi finanziaria, la recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato di Lisbona", ha riconosciuto Rehn durante una conferenza stampa. "Allo stesso tempo l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali". Secondo il commissario finlandese la prospettiva Ue "è un promotore essenziale delle riforme e un'ancora di stabilità per l'Europa sudorientale, quindi non dovremmo comprometterla". Il programma elettorale della Cdu per le europee di giugno, approvato ieri sera, auspica "una fase di consolidamento nel corso della quale il rafforzamento dell'identità e delle istituzioni dell'Unione europea abbiano la priorità sulle nuove adesioni. Solo la Croazia farà eccezione a questa regola". In altre parole, l'allargamento va fermato fino a quando non verrà risolto l'assetto istituzionale dell'Ue, in bilico fino a quando sarà approvato il Trattato di Lisbona. Rehn risponde ribadendo che "lo scenario più rapido per l'adesione del 28esimo Paese membro, che probabilmente sarà la Croazia, è ancora e continuerà a essere più lento dello scenario più pessimista previsto per la ratifica e l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona". Quindi i problemi istituzionali dell'Ue non dovrebbero influire sull'allargamento.

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Sinistra e Libertà, il giorno dopo (sezione: crisi)

( da "AprileOnline.info" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Sinistra e Libertà, il giorno dopo Franco Astengo, 17 marzo 2009, 10:50 Dibattito Lunedì è stata presentata la lista comune per le europee. Ma la sfida è contrastare la crisi e il tentativo berlusconiano di modificare gli equilibri istituzionali fondati sulla Costituzione. Per farlo si deve rifiutare ogni tentazione radical girotondina, movimentista, stupidamente post materialiste, per attualizzare l'antica frattura "capitale-lavoro" e farne la base delle nuove "issues" Il giorno dopo in cui è stata presentata "Sinistra e Libertà", lista elettorale che si presenta come novità per la prossima competizione europea e con qualche propensione a definirsi quale soggetto propedeutico per una nuova rappresentanza politica della sinistra italiana, vale la pena di fare il punto della situazione in atto, magari ripetendo cose già dette e scritte, ma cercando di sintetizzarle in una pretesa (probabilmente mal riuscita!) di ragionamento politico. La crisi finanziaria avviata ormai da molti mesi a livello globale, si è trasformata in crisi economica. Una crisi economica che aggredisce la produzione reale, l'occupazione, la condizione di vita di milioni e milioni di donne e di uomini in tutti i continenti. Molti osservatori hanno parlato di fine del ciclo "liberista" apertosi all'inizio degli anni ?80. Forse non è il caso di essere così drastici, ma è certo che avremo una profonda modificazione della struttura capitalistica così come l'abbiamo conosciuta negli ultimi decenni. Si invocano interventi pubblici e ricette stataliste, anche a livello sovranazionale come nel caso europeo (concorso di una pluralità di entità statuali diverse attorno ad obiettivi comuni? Insomma, di nuovo l'Europa "delle Patrie" di memoria gaullista?), e si discetta di "colbertismo" da un lato, e di riferimenti al "New deal". La sinistra dovrebbe ricordare, a questo proposito, il ristrutturarsi ferreo delle condizioni di classe, scegliere i propri riferimenti sociali con grande precisione, attrezzarsi di una progettualità che attualizzi la parte migliore delle propria storia: dalla programmazione pubblica dell'economia al welfare state, all'internazionalizzazione dei progetti di ammodernamento degli apparati produttivi e delle infrastrutture, alla pace quale presupposto decisivo per un nuovo ciclo di crescita, alla difesa dell'ambiente non inteso semplicemente quale valore post-materialista, alla proprietà pubblica delle grandi "utilities". Il tentativo di concludere l'iter di trasformazione della democrazia italiana, avviato nei primi anni ?90 con il passaggio alla legge elettorale mista maggioritario/proporzionale, attaccando direttamente la Costituzione repubblicana nei suoi gangli vitali dell'assetto parlamentare: è questa la direzione in cui si muove pesantemente l'attuale governo, al di là delle battute di cattivo gusto sul voto riservato ai soli capigruppo, attraverso la modifica dei regolamenti del Senato, l'uso dei decreti legge, la modifica del rapporto dialettico Governo/ Parlamento in una relazione Governo, Maggioranza/Minoranza tale da ridurre le Camere a solo luogo di ratifica, il definitivo passaggio alla personalizzazione della politica (che il PD avalla attraverso l'utilizzo di un meccanismo di "Primarie all'Italiana", complessivamente negativo). A questo stato di cose l'opposizione non può rispondere adeguatamente se non risolverà quel problema che, sulle colonne di La Repubblica, Nadia Urbinati riassume definendo la sinistra come "invertebrata". Senza risolvere, cioè, il tema dell'impossibilità di un compromesso sul terreno della democrazia parlamentare e rappresentativa; Tutto questo richiede la presenza di una soggettività politica adeguata, ponendo alla sinistra italiana la questione, appunto, del "raddrizzare la schiena". Il PD sta tentando, attraverso gli annunci del suo nuovo segretario, di recuperare almeno rispetto ai disillusi ed ai potenziali astensionisti. La sinistra deve, prima di tutto, misurarsi sul merito attraverso proposte concrete riguardanti la crisi economica e la condizione materiale di vita dei cittadini. La proposta di sussidio a chi perde il lavoro non è né "elemosina di Stato", né "incentivo al licenziamento", ma era necessario analizzarla meglio, riempirla di contenuti, farla diventare strumento di pressione reale avviando una seria mobilitazione di massa attraverso la quale accompagnare, anche, il discorso relativo al sindacato ed al tentativo di isolamento della CGIL, verso la quale stabilire relazioni di sicuro confronto politico. Questo è soltanto un esempio, perché l'idea di una nuova soggettività politica passa, soprattutto, attraverso il rifiuto di tentazioni radical girotondine, movimentiste, facilmente e stupidamente post materialiste, e l'approfondimento di un recupero della dimensione ad integrazione di massa, da realizzarsi attraverso lo sviluppo di un progetto che raccolga la nuova centralità dell'antica frattura "capitale / lavoro", intrecciando attorno ad essa le nuove "issues" emerse dalla divisioni, dalle segmentazioni, dagli sfrangiamenti derivanti da una società individualistica, consumistica, dominata da una velocità di comunicazione capace di spazzare via, a tempo di record, ideali e valori che invece è necessario conservare, arricchire, rinnovare, non relegare semplicisticamente in una dimensione fatalista- storicista, ma trasformandoli in opzioni concrete, punti di una grande battaglia politica da ingaggiare subito.

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*I player dell'eolico chiedono più credito dalle banche (sezione: crisi)

( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Il Velino presenta, in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. AMB - *I player dell?eolico chiedono più credito dalle banche --IL VELINO AZIENDE-- Roma, 17 mar (Velino) - Una spinta economica, attraverso il credito bancario, per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “l'accordo siglato nel dicembre 2008 tra i capi di Stato dell'Unione europea, che richiede ai 27 di coprire una parte del proprio fabbisogno energetico utilizzando rinnovabili, è una garanzia fondamentale per il settore”. Nelle prossime settimane, la Commissione esaminerà nuovamente i piani di rilancio delle energie rinnovabili: “Su un totale di 90 miliardi di euro previsti dai piani di rilancio dell?economia dei paesi europei, solo l?1,2 per cento riguarda gli investimenti ?verdi?”, ha spiegato Christian Kjaer, presidente dell?Associazione europea dell?energia eolica (Ewea) così come riportato dal quotidiano francese, indignato anche con l?atteggiamento della Bei che a suo dire, ha erogato fondi per 8-10 miliardi di euro a favore dell?industria dell?auto e meno di un miliardo alle rinnovabili. Nonostante Kjaer ritenga che il settore non risentirà di un calo della domanda, ha tuttavia invitato i governi europei a seguire un piano analogo a quello degli Stati Uniti che prevede garanzie sui prestiti per progetti di energia rinnovabile. (asp) 17 mar 2009 13:24

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##Crisi/ Salvagente Fmi a Serbia, mentre Merkel chiude... (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Bruxelles, 17 mar. (Apcom-Nuova Europa) - Tuttavia, in veste di presidente di turno Ue, Praga ha raccolto l'idea di rafforzare ancora il fondo di emergenza per gli Stati membri in difficoltà, già passato in autunno da 12 a 25 miliardi di euro. L'idea dovrebbe essere approvata dal Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Si tratta di "prima di tutto un segnale" per i Paesi della 'Nuova Europa', commenta una fonte diplomatica, riferendo che per il momento non c'è ancora accordo sull'entità del nuovo aumento. Nei mesi scorsi, il fondo Ue è intervenuto a favore dell'Ungheria (6,5 miliardi) e per la Lettonia (3,1 miliardi), nell'ambito dei pacchetti di aiuti elaborati insieme a Fmi e Banca mondiale. Di fronte all'aggravarsi della crisi, la superpotenza tedesca sembra voler chiudere le frontiere dell'Unione. La Cdu di Merkel chiede "una fase di consolidamento nel corso della quale il rafforzamento dell'identità e delle istituzioni dell'Unione europea abbiano la priorità sulle nuove adesioni. Solo la Croazia - si legge nel programma elettorale per le europee - farà eccezione a questa regola". In pratica, la strada verrebbe sbarrata per il resto dei Balcani - Serbia, Albania, Macedonia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo - per non parlare della Turchia, che la Cdu vuole tenere fuori dall'Unione riservandole solo una 'partnership privilegiata'. Ma secondo Rehn non si può mettere in discussione la prospettiva europea della regione, definita "un'ancora di stabilità". E in ogni caso non c'è contraddizione tra la ratifica del Trattato di Lisbona, caro a Berlino, e l'ingresso di nuovi Paesi Ue, perché il primo obiettivo verrà in ogni caso realizzato prima del secondo. "Siamo in un contesto politico difficile, con la crisi finanziaria, la recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato di Lisbona", ha riconosciuto Rehn. "Allo stesso tempo - ha ammonito - l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali". Ma le esortazioni del commissario Ue devono fare i conti con un clima politico molto negativo: ieri il ministro degli Esteri Franco Frattini si è lamentato dello "stallo su tutti i dossier" balcanici, promettendo di sollevare la questione alla riunione informale dei capi delle diplomazie Ue il 27-28 marzo. "Tra gli Stati membri importanti c'è sempre meno voglia di mantenere in vita il processo", sospira un'alta fonte della presidenza ceca, dubitando che le resistenze tedesche siano solo "elettorali". I Paesi della regione, del resto, non stanno facilitando il loro cammino Ue, incartandosi in spinosissime dispute bilaterali. I negoziati di adesione della Croazia, per esempio, sono bloccati dalla Slovenia a causa di una controversia territoriale; su quelli della Macedonia - ancora da avviare - pesa il veto della Grecia legato alla disputa sul nome del Paese; Serbia e Croazia litigano alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia sulla guerra del 1992-1995; e di fronte alla stessa Corte Onu, Belgrado contesta l'indipendenza unilaterale del Kosovo.

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Lecco: edilizia in crisi in Provincia. A gennaio perse 32mila ore di lavoro (sezione: crisi)

( da "Merateonline.it" del 17-03-2009)

Argomenti: Crisi

Economia >> Edili 17 / 3 / 2009 Lecco: edilizia in crisi in Provincia. A gennaio perse 32mila ore di lavoro Rilanciare l?economia partendo dall?edilizia. Con questo obiettivo si è riunito stamani il consiglio consultivo dei lavoratori della Fillea Cgil di Lecco, federazione che rappresenta nella nostra provincia più di 3000 operai ed impiegati nel settore delle costruzioni e del legno. Ai lavori dell?assemblea, incentrati sull?analisi degli effetti e delle possibili soluzioni dell?attuale crisi economica nel comparto, ha partecipato il segretario nazionale della Fillea, Walter Schiavella, che ne ha illustrato le conclusioni in una conferenza stampa tenutasi presso la Camera del Lavoro cittadina. Ringraziando Lecco per l?ospitalità ricevuta, Schiavella ha illustrato l?attuale situazione delle costruzioni, che si è fatta difficile anche in una provincia da sempre solida come la nostra. Alberto Anghileri segretario generale Cgil Lecco, Walter Schiavella segretario nazionale Fillea e Massimo Cannella segretario Fillea Lecco “Per la prima volta a distanza di 15 anni – ha spiegato – il settore edile è pienamente investito dalla crisi, e non potrà uscirne da solo. Si somma la fine del ciclo espansivo degli ultimi anni alla crisi finanziaria, che proprio sulle speculazioni bancarie sull?edilizia ha tratto origine”. Spaventose le cifre. Secondo le ultime stime nel 2009 a livello nazionale saranno 250 mila i posti a rischio nel settore. Basti pensare che nei soli primi due mesi dell?anno si è registrato un calo di 50 mila occupati, con masse salariali ridotte dal 25% al 40% rispetto allo stesso periodo del 2008. Altrettanto gravi i dati riguardanti la provincia di Lecco, illustrati da Massimo Cannella, segretario provinciale Fillea. Da ottobre a dicembre 2008 si sono perse 135 mila ore di lavoro, pari al 7,35% del monte ore complessivo, mentre nel solo gennaio 2009 le ore perse sono state 32 mila, pari addirittura al 29%. Con la fine dell?anno fiscale 2008 hanno chiuso i battenti 50 imprese, mentre la morosità di quelle attive è passata da una media dell?1% al 4%. Si tratta di crisi vera, ha spiegato Schiavella, che naturalmente non colpisce solo il comparto edile e che necessita di interventi straordinari, in quanto presenta peculiarità fino ad ora mai sperimentate. Rispetto al passato la casa non funge più da bene rifugio, a causa della stretta sul credito da parte delle banche, che ha causato una fortissima riduzione della compravendita immobiliare. Per questo, oltre ad adeguati ammortizzatori sociali che possano aiutare i lavoratori a fronteggiare un lungo periodo di difficoltà, per la Fillea sono necessarie politiche infrastrutturali e politiche della casa ad hoc. Insufficiente e persino controproducente secondo il sindacato l?azione del Governo in tema. Il noto “piano casa” permetterebbe, dati gli stanziamenti ridotti, la costruzione di soli 5000 alloggi, rispetto a una necessità che si attesterebbe attorno ai 4 milioni. Inoltre la possibilità di aumentare la volumetria degli immobili rischierebbe di incentivare imprese frammentate, se non lavoro nero, a discapito di qualità e sicurezza. “Sopravviveranno alla crisi solo le imprese furbe, non quelle sane – ha ammonito Schiavella – Sono stati messi in atto interventi deregolativi, mirati ad abbassare i livelli di guardia. La strada vera che il Governo vuole attuare, il vero ammortizzatore sociale, è il lavoro nero, il sommerso”. Tra le alternative proposte, la messa a disposizione immediata di denaro fresco per far partire i cantieri, primo fra tutti nel nostro territorio quello della Lecco-Bergamo, la revisione del patto di stabilità in modo da permettere alle provincie virtuose di investire in opere pubbliche, la velocizzazione dei processi di trasferimento fondi, l?introduzione di incentivi e bonus per chi costruisce edifici ecocompatibili e di valenza sociale. Tutte questioni di cui si discuterà nel prossimo tavolo interministeriale. Per quanto riguarda la provincia di Lecco, la Fillea sta lavorando per firmare un protocollo con le banche per far anticipare ai lavoratori le indennità di cassa integrazione. Verrà inoltre stipulato un accordo con le federazioni artigiane per avviare un fondo a carico delle imprese che serva a retribuire, in caso di crisi aziendale, quei lavoratori apprendisti che altrimenti non avrebbero diritto ad alcun compenso. Mario Servillo Articoli Correlati: (c)www.merateonline.it Il primo giornale digitale della provincia di Lecco Scritto il 17/3/2009 alle 20.02

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