CENACOLO DEI COGITANTI |
Angelico, un brutto passo
indietro ( da "Stampa,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I sei punti di scarto sono
probabilmente anche pochi per questa Rieti, in piena crisi finanziaria, ma
scesa in campo con un atteggiamento lodevole. Grande cuore e coscienza. «Per un
allenatore che non può mai allenare la propria squadra in dieci vedere che
certe cose studiate vengono puntualmente applicate in campo è una grande
soddisfazione».
Orafi, si profila una
soluzione ( da "Stampa,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sia in regime concorsuale sia in
grave e comprovata crisi di liquidità finanziaria) anche ai lavoratori di
aziende artigiane o comunque con meno di 15 dipendenti. Lo studio di
fattibilità, che ora è stato messo a punto e su cui si aprirà una riflessione
già a partire da oggi, ha richiesto particolare attenzione e preventive
verifiche tecnico-giuridiche per contemperare l'
Mercato dell'auto e
settore noleggio effetti della crisi e segnali di ripresa
( da "Stampa, La" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I segnali in crescendo della crisi
finanziaria, avvertiti da settembre scorso, si sono tuttavia trasformati negli
ultimi mesi in vera e propria débâcle per il mercato automobilistico,
continuata nel primo bimestre del 2009 con un preoccupante -28%. Tali risultati
sono stati condizionati dall'attesa degli eco-incentivi e solo a fine febbraio,
Commercio, fermare il
fisco ( da "Gazzetta
di Modena,La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerando altresì il crescente
impatto della recente crisi finanziaria sull'economia reale, tale effetto di
aggraverà nel 2009». Quali sono le proposte che porterebbero modifiche nei
criteri degli studi di settore? Anzitutto, è stata richiesta l'inversione
dell'onere della prova per le piccole imprese.
Ue, persi 670mila posti
nell'ultimo trimestre 2008 ( da "Cittadino,
Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi.
Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla
della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti
fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che
lancia un duplice appello:
Un convegno per capire le
reali cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali d...
( da "Leggo" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un convegno per capire le reali
cause della crisi finanziaria e scoprire i rischi patrimoniali di enti locali,
imprese e risparmiatori con l'aiuto di esperti. Lo ha organizzato
l'amministrazione comunale domani alle 17,30 nell'auditorium del San Gaetano.
l'handicap euro ai tempi
della crisi - (segue dalla prima pagina)
( da "Repubblica, La"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I grossi welfare state non sono la
causa dell´attuale crisi europea. In realtà, come mi accingo a illustrarvi
brevemente, sono un fattore alleviante. Oggi come oggi il vero pericolo per
l´Europa arriva da una direzione diversa: l´omessa risposta da parte del
continente tutto alla crisi finanziaria.
crisi, chi aiutano i
governi? ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mancanza di speranze e certezza nel
futuro peggiorano la situazione: bisogna pensare positivo Crisi, chi aiutano i
governi? Le ragioni della recessione: capire e conoscere per non avere paura La
crisi finanziaria che sta sconvolgendo il mondo intero è un fenomeno complesso
e difficile da spiegare, anche perché molte cause ed effetti non sono tuttora
chiari.
Ue: 670mila senza lavoro a
fine 2008 ( da "Giornale
di Brescia" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi.
Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla
della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti
fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che
lancia un duplice appello:
Ci volevano Ben Bernanke e
le rassicurazioni dei ministri delle Finanze al vertice del G20 per dare ...
( da "Giornale di Brescia"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Finanze al vertice del G20 per dare
una scossa alle Borse e alimentare le speranze di quanti sentono che la crisi
finanziaria sta finalmente allentando la presa. Dopo le parole del numero uno
della Fed secondo cui «la recessione finirà probabilmente entro il 2009» Piazza
Affari, in linea con le altre Borse del Vecchio Continente, ha aperto in rialzo
e ha consolidato i suoi guadagni.
opere pubbliche contro la
crisi ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi Assindustria: è uno dei
rimedi per superare l'impasse economico È ormai da diversi mesi che l'Unione
industriali sta seguendo e monitorando le conseguenze dovute al protrarsi della
crisi finanziaria. Il presidente di Assindustria, Gianfranco Di Bert, è
intervenuto più volte attraverso i media, attivandosi nei confronti degli
istituti di credito e stimolando la pubblica amministrazione
piange il "made in
bologna" gli artigiani non esportano più - luca sancini
( da "Repubblica, La"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria laggiù, ha
portato a restrizioni del credito riversartisi sul commercio che ha portato a
più del 20% di calo nell´export per questi capi. Alcune aziende specializzate
in borse ricamate artigianalmente, si sono viste scomparire i clienti russi da
un giorno all´altro nelle ultime fiere a cui hanno partecipato.
Il valzer dell'editoria
( da "Tempo, Il" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il ministro dell'Economia sa molto
bene che la crisi finanziaria sta per peggiorare, la situazione si sta facendo
più grave. In questa fase il principale quotidiano italiano, che vende la
maggior parte delle proprie copie nell'area settentrionale del Paese, e il
numero uno dei giornali economici sono strategici.
Auto, molti marchi vicini
alla bancarotta Nel 2009 crollo della produzione del 25%
( da "Tempo, Il" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: consueto Consiglio di primavera per
decidere nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse
ulteriormente aggravarsi. Per gli esperti della Commissione Ue il settore
dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti
marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati
dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei -
una fort knox contro il
caro-grano - jenner meletti ( da "Repubblica,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Noi non vogliamo protezionismo -
dice il presidente della Coldiretti - ma trasparenza. Come Obama negli Usa,
chiediamo che per ogni prodotto che arriva sul mercato sia indicata la
provenienza. Il consumatore deve sapere, leggendo un´etichetta, dove e come è
stato coltivato l´alimento destinato alla tavola.
"L'accordo con Fiat
vale 10 miliardi" ( da "Stampa,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: auto resta dunque quella
«dell'accesso ai capitali» e «vista la stretta nei mercati finanziari molte
industrie restano a rischio bancarotta». Da parte sua l'Acea, che riunisce le
case automobilistiche europee, prevede per quest'anno un calo della produzione
del 25% per le auto ed almeno del 30% per i veicoli commerciali.
Più regole ai mercati?
Parole, parole, parole... ( da "Manifesto,
Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: via senza uscita del protezionismo
e, in prospettiva, di una fase di guerre commerciali. Un incubo che l'umanità
ha già conosciuto tra la fine dell'800 e la fine della seconda guerra mondiale.
Con una novità, però. In questo momento nessun paese al mondo possiede più le
risorse minime (energetiche, alimentari, di materie prime) indispensabili per
coltivare illusioni autarchiche.
Obama si gioca la faccia
( da "Italia Oggi" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che è divenuta
economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno
abbia imparato la lezione. La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad
oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il
governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso
ad alcuni gruppi finanziari per limitare
Bondi celebra santi e
imperatori ( da "Italia
Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in sostanza, fino ad arrivare alla
cifra complessiva di 3 milioni di euro. In un periodo di crisi finanziaria
mondiale, proprio mentre sta lavorando alla conversione di diversi decreti
anti-crisi, il parlamento ha ricevuto dal ministero dei beni culturali quella
che ormai già viene chiamata la lista Bondi.
Made in Lombardy , ecco la
chance ( da "Provincia
Pavese, La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pavia a uscire da questa crisi»
PAVIA. Venerdì 3 aprile, aula magna della Questura. Il tema: «Crisi
finanziaria, la sfida della Regione Lombardia a supporto delle imprese».
Giampaolo Chirichelli celebrerà a Pavia il suo "quasi" primo
compleanno alla guida di Finlombarda (è stato nominato presidente nel maggio
2008) con un importante convegno cui prenderanno parte due parlamentari,
L'Italia dove l'anormale è
normale ( da "Italia
Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per fronteggiare una crisi
finanziaria di proporzioni mondiali, di applicare un'addizionale fiscale sui
redditi lordi oltre i 120 mila euro l'anno, una goccia nel mare? Una scelta di
questo genere è stata fatta non per risolvere un problema ma per aizzare i
molti (grandi evasori compresi) contro i pochi che sono già stati strizzati dal
fisco con un'
<In tre anni un milione
di disoccupati in più> ( da "Eco
di Bergamo, L'" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: misure se la crisi finanziaria ed
economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue
agli Affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli
ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo», sottolinea il
commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di
più nel coordinare le misure anticrisi;
Le regioni speciali
vincono ancora ( da "Italia
Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: presentata alla camera da Dario
Franceschini per risolvere la crisi finanziaria degli enti locali. Il
segretario del Pd chiede un allentamento del patto di stabilità in modo da
consentire ai comuni di spendere i soldi che hanno in cassa, sbloccando i pagamenti
ai fornitori e facendo ripartire gli investimenti.
CARRARA DA TEMPO circola
l'idea dell&... ( da "Nazione,
La (Massa - Carrara)" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: inchiesta sulle responsabilità
nella crisi finanziaria, simile alla Commissione-Pecora del 1932, alla
condizione che nessuno dei responsabili dell'attuale disordine
monetario-finanziario ne faccia parte. La «Pecora» del '32 fece seguito alla
famosa crisi del '29, situazione alla quale molti economisti paragonano i crac
attuali dei mercati mondiali.
BRUXELLES - In Europa è
sempre più allarme disoccupazione
( da "Adige, L'" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi.
Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari Joaquin
Almunia parla della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono
dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il
commissario,
Se Wen Jibao lancia il
T-bond a copertura aurea ( da "Milano
Finanza (MF)" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Perché la crisi finanziaria ed
economica «inventata» da Wall Street ha stravolto gli equilibri del potere
internazionale. Washington ha ancora una supremazia indiscussa sul piano
militare ma economicamente è indebolita. Necessita degli avanzi commerciali
cinesi per finanziare il proprio debito pubblico.
Berlusconi incontra
Marcegaglia e cerca risorse per il fondo sulle pmi
( da "Milano Finanza (MF)"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ed economica
imporrebbe al governo di cercare e trovare un giusto mix tra gli incentivi e
nella distribuzione delle risorse pubbliche. Ma, al solito, la coperta è troppo
corta. Così, a fronte dei finanziamenti messi a disposizione dal governo,
scatta il braccio di ferro tra i ministri e tra i rappresentanti delle parti
sociali.
La vecchia tentazione di
stampare moneta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: erigendo barriere tariffarie
(svalutazione competitiva e protezionismo sono parenti abbastanza stretti).
Dati gli squilibri strutturali delle bilance dei pagamenti accumulati negli
anni 20, solo un coordinamento delle politiche espansive tra i principali Paesi
avrebbe potuto consentire a tutti i Paesi di uscire insieme dalla crisi.
La vecchia tentazione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La deriva delle svalutazioni
competitive e del protezionismo potrebbe essere dietro l'angolo.
L'amministrazione statunitense sembra oggi convinta dei pericoli e pronta ad
assumere le responsabilità che il peso economico e politico del Paese ancora le
consegnano. Il governo cinese ha sinora mostrato moderazione e desiderio di
cooperazione.
A Belgrado servono 3
miliardi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dopo lo scoppio della crisi
finanziaria globale a ottobre, i serbi hanno ritirato un miliardo di euro dai
loro depositi bancari, provocando una svalutazione del dinaro del 25 per cento.
Il settore privato dovrà restituire quest'anno 5,5 miliardi di euro di debito
estero: la prima tranche da 1,74 miliardi scade a fine mese.
Mercato unico in pericolo
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: europeo al punto di partenza
introducendo un nuovo e nascente protezionismo europeo». Vaclav Klaus, 67 anni,
presidente della Repubblica Ceca, mentre il suo Paese è presidente di turno
dell'Unione, non usa mezzi termini com'è suo costume: è un euroscettico e non
ne fa mistero, ma oggi, da vero liberista e seguace di Friedrich von Hayek,
paradossalmente si trova a difendere l'Europa,
Per capire la crisi ci
vuole Ike ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Su crisi e scuole di economia
Frydman ha risposto ad alcune domande del Sole 24 Ore. Siamo in una crisi
storica? Assolutamente sì. La fine del modello sovietico dimostrava che
l'economia priva di mercati finanziari distribuisce pessimamente i capitali e penalizza
innovazione e crescita.
Cereali, silos pieni in
attesa dei rincari ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: quale giocano un ruolo importante
anche variabili esterne come la crisi finanziaria. Ma entrambi hanno dovuto
fare i conti con il crollo delle aspettative dei mercati. Quello che voglio
dire è che è cambiato il mondo e piangersi addosso non serve; bisogna cercare
di fare gli interessi della filiera. Noi abbiamo tutto l'interesse che l'Italia
continui a essere un forte produttore,
Monti: serve un Fisco
condiviso ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: considerare la crisi da due punti
di vista. «Fondamentale – dice Monti - è quello che si sta facendo per
controllare la crisi finanziaria, per mettere in opera un nuovo sistema di
regolamentazione. Ma ancor più importante è capire come permettere agli Stati,
in un'economia globale integrata, di intervenire contro le disuguaglianze e
favorire una più equa distribuzione del reddito»
Il banchiere che diffida
di Tremonti ( da "Riformista,
Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Oggi, la crisi finanziaria ha
ridimensionato il ruolo delle banche come modelli di successo, ma Intesa
Sanpaolo raccoglie 400 miliardi di euro (cifra che va verso l'equivalente del
30 per cento del pil) e ne impiega 350. Passera da anni costruisce una griglia
di relazioni.
Milano, sfitto un ufficio
su cinque ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: acuirsi della crisi finanziaria
nella seconda parte dell'anno - spiega Gianluca Sinisi, responsabile degli
investimenti in logistica di Jones lang LaSalle - al momento si è sentita di
meno nel settore logistico e industriale». Nel 2008 gli investimenti in
immobili a destinazione logistica si sono attestati attorno a 405 milioni di
euro,
Le Popolari fanno sistema
ma resta aperto il nodo Pmi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finora uscito indenne dalla
tempesta scatenata dalla crisi finanziaria internazionale nata negli Usa.
Inutile dire che un eventuale default di Italease, aldilà delle responsabilità
manageriali della vecchia gestione di Massimo Faenza, sarebbe ricaduto sotto la
responsabilità dell'intero sistema delle popolari.
Rame, il peggio sembra alle
spalle ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Molta attenzione ha attirato il
rapporto annuale sui mercati finanziari internazionali della Banca centrale
cinese, pubblicato venerdì scorso, secondo cui la crisi mondiale continuerà nel
2009, ma con un probabile risveglio nella seconda metà dell'anno. Nel rapporto
viene data come grossa possibilità che i prezzi di rame e alluminio risalgano
dai minimi toccati alla fine del 2008.
Pmi prioritarie nei
finanziamenti Bei ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: entità della crisi finanziaria
globale, nella sua espressione più immediata di restringimento del credito per
le imprese nel sistema produttivo italiano. Le cifre maggiormente significative
indicano, a fine gennaio, una crescita ridotta al 7% nei prestiti alle aziende
medio-grandi e al solo 1% per quanto riguarda le imprese di minori dimensioni.
Il rettore \nCaro
Presidente del Consiglio l'ateneo è un capitale umano e non un ammortizzatore
sociale per i parenti ( da "Corriere
del Veneto" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria e delle sue
conseguenze con un taglio strettamente tecnico, anzi scientifico, con le
magnifiche prolusioni di due illustri docenti, i professori Nicola Sartor e
Marcello De Cecco. E il messaggio è andato oltre, si è aperto al mondo delle
imprese, quando il Presidente di Confindustria ed il Rettore si sono seduti ad
ascoltare il dibattito di altissimo livello tra
Siria aperta a investitori
italiani ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ex baluardo del socialismo in Medio
Oriente di non farsi travolgere dalla crisi finanziaria mondiale (il Pil nel
2009 crescerà comunque del 3 per cento), da alcuni anni lo Stato definito
"canaglia" dall'amministrazione di George W. Bush sta assistendo a una
pioggia di investimenti stranieri, in arrivo in particolare dai Paesi arabi.
Vietnam, il miracolo
resiste ( da "Sole
24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Tutte le componenti del miracolo
economico del Vietnam sono adesso messe a dura prova dalla crisi finanziaria
internazionale. La crescita economica subirà un raffreddamento brutale,che
l'Economist Intelligence Unit ha provato a misurare: le ultime previsioni Eiu
parlano infatti dello 0,3% nel 2009 rispetto al 6,2% del 2008 e all'8,5% del
2007.
I nuovi resistenti
( da "Riformista, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha capito presto che la crisi
finanziaria avrebbe modificato la percezione delle banche. E sin dall'inizio ha
diffidato di quello che considerava un eccesso di iniziativa da parte del
ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il comma segnaletico sui prefetti è
stata l'occasione per uscire allo scoperto e sottrarsi a uno schema troppo
difensivo.
BURLANDO INCONTRA LETTA
PER AMIANTO, CONSORTILI, CANONI DEMANIALI, ALLOGGI ALLE FORZE DELL'ORDINE,
FISIA ITALIMPIANTI ( da "marketpress.info"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prevista il 26 marzo, del
termovalorizzatore realizzato da Fisia in Campania, di cui sta attendendo la
liquidazione del corrispettivo del lavoro fatto. Problema all´origine della
crisi finanziaria dell´azienda. "Come sempre - ha aggiunto Burlando - ho
ricevuto da Letta la più scrupolosa attenzione" . <<BACK
Recuperano Intesa e
Unicredit ( da "Corriere
della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29
categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di Federico De Rosa Recuperano
Intesa e Unicredit Inizio di settimana positivo per la Borsa di Milano che ha
chiuso la seduta con il Mibtel in rialzo del 2,3% e l'S&P Mib del 2,5%.
Telecom sale in attesa del
Brasile ( da "Corriere
della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sezione: Economia Mercati
Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a
Milano /2 Telecom sale in attesa del Brasile ( f.d.r.) Telecom Italia guadagna
il 3,8% e recupera in Borsa quota 0,9 euro. Venerdì Chevreux ha rivisto in
positivo il giudizio sul gruppo telefonico da «sell» a «underpeform»,
Il <piano casa>
premia Italcementi ( da "Corriere
della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Economia Mercati Finanziari - data: 2009-03-17 num: - pag: 29
categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /1 Il «piano casa» premia Italcementi (
f.d.r.) L'accelerazione del governo sul varo del piano casa mette le ali a
Italcementi che chiude la seduta in rialzo di oltre l'8%.
SONO già 5mila gli
imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa ...
( da "Resto del Carlino, Il (Modena)"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Si tratta dicono di studi non
idonei considerando il crescente impatto della crisi finanziaria sull'economia
reale, che si aggraverà nel 2009». Tra i settori più penalizzati «per calo dei
consumi e overdose burocratica», alimentaristi e abbigliamento al dettaglio,
edile, meccanico, agenti di commercio, alberghi, ristoranti e calzature.
A NEMETRIA sono iniziate
le attività per la programmazione del...
( da "Nazione, La (Umbria)"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attenzione sui problemi che si
agitano al momento nello scenario internazionale con la grave crisi
finanziaria. Ma questi aspetti non saranno i soli ad essere evidenziati perchè
saranno fortemente richiamate le condizioni per una economia in grado di
determinare concrete fasi di sviluppo. IL TEMA della 18a Conferenza sarà «Una
finanza per lo sviluppo dell' Economia».
Peschiera chiede fatti,
non politica ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: avvio di provvedimenti di sostegno
alle famiglie, per affrontare la crisi finanziaria. Intanto, l'abbandono di
Francesco Tabacchi apre le porte del Comune al commissariamento. Entro i primi
di aprile, se il sindaco non revocherà le dimissioni, un incaricato della
Prefettura assumerà la gestione dell'attività amministrativa ordinaria.
Pechino perde 80 miliardi
in Borsa ( da "Corriere
della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: riserve della banca centrale
Pechino perde 80 miliardi in Borsa La banca centrale cinese ( nella foto, il
governatore Zhou Xiaochuan) avrebbe subito circa 80 miliardi di dollari di
perdite a causa della crisi finanziaria. I dati sono riservati ma la stima è di
Brad Setser. L'economista di New York stima che l'istituto avesse 160 miliardi
di azioni, il cui valore sarebbe dimezzato.
ALLE ORIGINI DELLA CRISI
IL CRAC DEL MODELLO USA ( da "Corriere
della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: generali sul funzionamento dei
mercati finanziari e il mio solo incontro accademico con queste materie fu un
esame di economia politica all'università di Milano, parecchi anni fa. Il
professore era Costantino Bresciani-Turroni, uno dei migliori economisti
italiani del periodo fra le due guerre, autore di studi importanti sul mercato
del cotone (fu consigliere del governo egiziano)
Banco di Sardegna, utile a
65 milioni Dividendo in arrivo ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: urto della crisi finanziaria.
L'istituto sardo chiude il 2008 con un utile netto di 65,4 milioni, nonostante
i profitti siano calati del 27% rispetto al 2007. La tenuta dei conti traspare
anche dal giro d'affari: il margine di interesse (la differenza fra interessi
attivi e passivi) aumenta del 7,2% raggiungendo quota 402,
Le banche italiane
sopravvissute alla crisi ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tutto il mondo a una grave crisi,
che non si prevede quanto possa durare. Dalla crisi finanziaria si è passati a
quella bancaria e quindi all'economia reale. Il nostro Paese non poteva non
essere morso e il governo sta mettendo a punto una serie di provvedimenti atti
a rilanciare il processo economico e a contrastare quanto più possibile
l'inevitabile crescita della disoccupazione.
IRCE, utile in calo nel
2008 ( da "KataWebFinanza"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esercizio 2008 stato influenzato
dalla crisi finanziaria internazionale, che ha portato alla diminuzione dei
prezzi delle materie prime ed alla brusca caduta della domanda che, dall'ultimo
trimestre, stata molto severa. In questo contesto, il risultato netto stato di
5,3 milioni di euro , contro i 9,1 milioni dell'anno precedente.
Konftel produrrà telefoni
per conferenza per la tedesca snom
( da "ITnews.it" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In tempi di crisi finanziaria e
sconvolgimenti climatici, le conferenze telefoniche sono una scelta concreta
per tutte le aziende che desiderano risparmiare tempo e denaro, salvaguardando
nello stesso tempo l'ambiente". Informazioni su Konftel Konftel AB è
l'azienda leader a livello europeo nella produzione di telefoni per conferenza.
La Nuova Zelanda cerca il
know how made in Parma ( da "Gazzetta
di Parma Online, La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La Nuova Zelanda prevede incentivi
fiscali per i nuovi investimenti, sia nei primi anni di vita che nel successivo
tempo di consolidamento. Non solo. «La crisi finanziaria globale da noi è meno
sentita. Le banche sono solide e non abbiamo avuto perdite di posti di lavoro»
conclude la Maxwell.
L'ora di aprire gli occhi.
Le cosche preferiscono il Nord ( da "Avvenire"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Approfittando, come ora, dei
momenti di crisi. Da tempo magistrati e investigatori, ma anche imprenditori
attenti, hanno lanciato l'allarme sulla presenza di 'fondi sovrani mafiosi'.
Già perché per i boss la crisi finanziaria non esiste, anzi è una splendida
occasione.
Fed: <Ripresa Usa nel
2010> Trichet (Bce) difende l'euro
( da "Avvenire" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Una strategia che il banchiere ha
giustificato anche con un esempio personale: «Se non stabilizziamo i mercati
finanziari, se non adottiamo le azioni necessarie per far sì che il credito
torni a girare, allora mio padre non potrà ottenere prestiti per costruire il
suo nuovo negozio». L'intervento del capo della Fed arriva in un momento
decisivo.
Il rally delle Borse è
un'illusione, l'America nasconde i guai.
( da "Giornale.it, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la crisi finanziaria nei Paesi
dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento
della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera
potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest,
magari al solo scopo di vivere di espedienti.
Banche, Draghi: no a
interferenze su banche da parte prefetti
( da "Reuters Italia"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Draghi ha posto attenzione anche
sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di
migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello
europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per
interventi ulteriori sui tassi sono limitati.
IL COLOSSO AIG SE NE FREGA
DELLE BACCHETTATE DI OBAMA E SGANCIA 565 MILIONI $ DI BONUS AI MANAGER CHE
HANNO AFFOSSATO L'AZIENDA - LA COSA CHE STUPISCE I TREMONTI D'ITALIA è CHE IL
( da "Dagospia.com" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che è divenuta
economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno
abbia imparato la lezione. Giulio Tremonti La cosa che sorprende infatti non è
la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei
vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di
correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari
Crisi: Ue apre a nuovi
impegni per Europa Est, verso esame aumento fondi
( da "TgFin.it" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: est che non sono membri
dell'eurozona per fronteggiare la crisi finanziaria. In una bozza di documento
preparata per il vertice Ue di giovedi' e venerdi' e' scritto che
"Commissione Ue e Consiglio dovranno esaminare senza indugio la
possibilita' di aumento del plafond del meccanismo di sostegno finanziario alla
bilancia dei pagamenti".
BANCHE, DRAGHI: NO A
INTERFERENZE SU BANCHE DA PARTE PREFETTI
( da "Wall Street Italia"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Draghi ha posto attenzione anche
sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di
migliorare il coordinamento della vigilanza, soprattutto a livello
europeo". Il governatore ha detto che i margini per le banche centrali per
interventi ulteriori sui tassi sono limitati.
Gas/ Gazprom: no a invito
in Nabucco. Priorita' a South ( da "Virgilio
Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nel contesto della crisi
finanziaria mondiale, i costi di attuazione del progetto su larga scala South
Stream diminuiranno, secondo Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti
negativi e positivi" ha detto Medvedev. "Uno degli effetti positivi
e' ridurre il costo delle spese nel corso degli ultimi anni.
Dopo i saldi i prezzi del
vestiario restano bassi ( da "Corriere
Adriatico" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: conseguenza della crisi finanziaria
ed economica in atto - afferma Mezzotero -, con soddisfazione si può affermare
che i negozi hanno smaltito la loro merce anche se con scarsi utili;
considerata la vendita a prezzi di acquisto o quasi per la necessità di far
cassa, sopravvivere e cercare di andare avanti, vista la ristrettezza e
l'oculatezza del credito da parte degli istituti bancari.
Una fontana
<cassonetto> con acqua putrida e rifiuti
( da "Sicilia, La" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: esse la crisi finanziaria del
Comune e versano in condizioni di degrado. È il caso della fontana monumentale
che dovrebbe «abbellire» largo Paisiello, ormai da tempo fuori uso. Al suo
interno, anziché giochi d'acqua e magari pesciolini rossi, una piccola palude
stagnante in pieno centro storico, su cui galleggiano rifiuti,
l sindaco Stancanelli:
<Ricrearein città un clima di credibilità>
( da "Sicilia, La" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Catania non può essere più
amministrata da chi per anni ha sperperato il denaro pubblico, creando una
crisi finanziaria che non ha eguali nell'intero nostro Paese. Non si può più
attendere oltre. Ogni giorno che passa significa accumulo di debiti ed
emorragia finanziaria che inevitabilmente pagherà la collettività». La ICOM:
«ANCHE il TAR ci ha dato ragione».
<Politica non è
privilegio>Enna. ( da "Sicilia,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è una crisi - ha detto Musumeci -
che è politica, economica, sociale e culturale e la crisi finanziaria che
stiamo vivendo è la crisi di un modello sociale. E' la vittoria del denaro, del
consumismo sulla prudenza, sui beni spesso secondari». Quindi, ha puntato il
dito sulle responsabilità dell'iperliberismo e il mercatismo,
<Incrementare le
risorse destinate al fondo di garanzia regionale>
( da "Sicilia, La" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria comincia già a
fare sentire tutta la sua drammaticità sul tessuto produttivo siciliano.
Particolarmente colpite sono le piccole imprese che, pur vantando parecchi
crediti nei confronti della pubblica amministrazione, sono costrette a
ricorrere alle banche che, però, hanno stretto i cordoni della borsa.
NON SCHERZIAMO CON I
PREFETTI ( da "Lavoce.info"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Non a caso l'odierna crisi
finanziaria nasce proprio da un eccesso di prestiti ad alto rischio e da errori
nella erogazione del credito. Mettere i prefetti a giudicare sulla concessione
dei prestiti è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei depositi dei
risparmiatori.
SE LE BANCHE SI MISURANO
LO STRESS ( da "Lavoce.info"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un problema a mio avviso più
rilevante, evidenziato dalla crisi finanziaria recente, riguarda in realtà il
ruolo e la rilevanza che la funzione di risk management assume in un contesto
economico-finanziario favorevole. In pratica, in condizioni di mercato
positive, quali quelle immediatamente precedenti all?
Bruxelles si prepara alle
elezioni senza l'Italia ( da "Stampaweb,
La" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: italiano ha comunque avuto come
prima conseguenza di mettere in crisi l'Ufficio di rappresentanza dell'
Europarlamento a Roma, che aveva scelto per l'Italia i pannelli
sull'agricoltura, sul bilancio Ue e sulla crisi finanziaria, la sicurezza, le
frontiere e l'etichettatura alimentare. Si pensava di organizzare una sorta di
esposizione itinerante soprattutto nelle stazioni ferroviarie.
In Europa è sempre più
allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo i ...
( da "Gazzettino, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi.
Non è un caso che il commissario Ue agli affari economici e finanziari parli
della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti
fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che
lancia un duplice appello:
Crisi, le commissioni
studiano dei rimedi ( da "Gazzettino,
Il (Udine)" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Gianni Ortis che con il suo gruppo
aveva chiesto la convocazione urgente di un consiglio per discutere della crisi
finanziaria si dice soddisfatto della decisione presa ieri sera dai capigruppo.
«Il presidente del consiglio comunale convocherà entro la fine della settimana
i presidenti delle quattro commissioni per fissare un calendario delle sedute.
La crisi provocherà una
nuova ondata di immigrati? ( da "Giornale.it,
Il" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la crisi finanziaria nei Paesi
dell'Europa dell'est peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento
della disoccupazione, molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera
potrebbero essere indotti, dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest,
magari al solo scopo di vivere di espedienti.
I player dell'eolico
chiedono più credito dalle banche
( da "Velino.it, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per superare la crisi finanziaria.
è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a
Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia
prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione
Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “
Reti&TLC - Non plus
ultra rete? ( da "Data
Manager" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: occasione di lancio (o rilancio,
come si spera in questo momento di grave crisi finanziaria ed economica) delle
aziende, tutte: piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere una tecnologia
economicamente accessibile, sempre che vengano implementate quelle
infrastrutture indispensabili, quali le reti pervasive in fibra ottica.
Austrian: 2008 difficile,
risultato stabile per i pax ( da "GuidaViaggi.it"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa delle crisi finanziaria
mondiale". Parola di Peter Malanik, membro del management board del Gruppo
Austrian Airlines, presentando i risultati di bilancio. "La firma del
contratto per la vendita a Lufthansa del 41,56% delle quote di Austrian
Airlines di proprietà di ÖIAG - prosegue il manager - è stato un passo
importante che garantirà al gruppo un futuro a lungo termine.
DRAGHI: NO A PRESSIONE
PREFETTI SU BANCHE, CRISI SI AGGRAVA
( da "Wall Street Italia"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Draghi ha rivendicato anche la
capacità di prevenire la crisi finanziaria che si è sviluppata a partire
dall'agosto 2007, additando alla mancanza di coordinamento a livello
internazionale la difficoltà a intervenire per tempo. "Migliorare il
coordinamento della vigilanza è essenziale soprattutto a livello europeo, se si
vogliono preservare i benefici del mercato unico dei capitali.
Vertice Ue/ Topolanek:
Focus su crisi, energia e ( da "Virgilio
Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la questione principale di questo
Consiglio europeo", ovvero la crisi. "Esamineremo sia ciò che è
necessario per ripristinare i flussi di credito sia le lezioni necessarie da
trarre dalla crisi finanziaria per il futuro", assicura Topolanek.
"Al tempo stesso, continueremo il dibattito sul modo migliore per far
ripartire l'economia reale.
Credito Valtellinese:
utile netto consolidato a 100 mln nel 2008
( da "Trend-online" del
17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante gli effetti della crisi
finanziaria globale e del progressivo deterioramento dello scenario economico.
I risultati dell?esercizio includono gli effetti delle operazioni di
aggregazione aziendale effettuate nel 2008, coerentemente con le direttrici di
sviluppo per linee esterne fissate dal Piano Strategico, e precisamente l?
Dal blog al libro, giovani
avvocati "moderni schiavi" di Milano
( da "Reuters Italia"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è uscito nel pieno della crisi
finanziaria ed economica che attanaglia mezzo mondo, che però non si riflette
nelle sue pagine. Non è un caso. Perchè il libro è in effetti il
"precipitato" di un blog (http://studioillegale.splinder.com/) aperto
nell'aprile 2007 -- e da allora molto letto, e anche paragonato a un altro sito
americano che si chiama "
Il Papa in Africa: cure
gratis ai malati di Aids pag.2 ( da "Affari
Italiani (Online)" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Enciclica del Pontefice bloccata
dalla crisi finanziaria "Era giá pronta - ha detto Benedetto XVI - e stava
per uscire. Ma poi si è scatenata la tempesta e, di conseguenza, sono state
riviste alcune cose alla luce dei nuovi avvenimenti per cercare risposte sempre
più confacenti". La crisi economica mondiale e i suoi riflessi sul
continente - spiega il quotidiano della Santa Sede -
Ue/ Rehn striglia Merkel:
non minacci la stabilità dei ( da "Virgilio
Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la crisi finanziaria, la
recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato
di Lisbona", ha riconosciuto Rehn durante una conferenza stampa.
"Allo stesso tempo l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo
stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di
stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali"
Sinistra e Libertà, il
giorno dopo ( da "AprileOnline.info"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria avviata ormai
da molti mesi a livello globale, si è trasformata in crisi economica. Una crisi
economica che aggredisce la produzione reale, l'occupazione, la condizione di
vita di milioni e milioni di donne e di uomini in tutti i continenti.
*I player dell'eolico
chiedono più credito dalle banche
( da "Velino.it, Il"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per superare la crisi finanziaria.
è quella che hanno chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a
Marsiglia per una tre giorni in occasione della Conferenza sull?energia
prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes, membro della commissione
Industria del Parlamento europeo, citato dal Le Figaro, “
##Crisi/ Salvagente Fmi a
Serbia, mentre Merkel chiude... ( da "Virgilio
Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la crisi finanziaria, la
recessione economica, le prossime elezioni europee e la ratifica del Trattato
di Lisbona", ha riconosciuto Rehn. "Allo stesso tempo - ha ammonito -
l'Unione europea è in grado di gestire più cose allo stesso momento, e non
possiamo permetterci una pausa nella nostra opera di stabilizzazione e progresso
societario nei Balcani occidentali"
Lecco: edilizia in crisi
in Provincia. A gennaio perse 32mila ore di lavoro
( da "Merateonline.it"
del 17-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il settore edile è pienamente
investito dalla crisi, e non potrà uscirne da solo. Si somma la fine del ciclo
espansivo degli ultimi anni alla crisi finanziaria, che proprio sulle
speculazioni bancarie sull?edilizia ha tratto origine”. Spaventose le cifre.
Secondo le ultime stime nel
( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
BASKET SERIE A.
BRUCIA LA SCONFITTA IN CASA CON RIETI Angelico, un brutto passo indietro Con
cinque trasferte su otto partite adesso il cammino diventa tutto in forte
salita [FIRMA]STEFANO ZAVAGLI BIELLA Si mangia le unghie l'indomani il
patatrac, questa Angelico, a cui nulla si può imputare sul piano caratteriale,
ma sulle scelte in campo probabilmente sì, per come è maturata la sconfitta che
poteva valere praticamente mezza salvezza. Perché conti alla mano l'Angelico
con il successo su Rieti andava a più otto sulla penultima e allungava il
divario tra sé e le traballanti prima di scendere in terra senese per sfidare i
campioni d'Italia. Invece Biella finirà per andare al palaMensSana (si gioca
sabato alle 20,30, senza tv) con il timore di tornare a soli quattro punti di
distacco con chi rema per risalire la china. Gli archibugi di coach Lardo hanno
per l'ennesima volta ingabbiato il quintetto di coach Bechi, che contro il
loanese non riesce proprio mai a portare la pagnotta a casa. In quattro uscite
negli ultimi due anni a vincere è sempre stato l'ex Armani Jeans. «Abbiamo
iniziato a uomo per non dare subito punti di riferimento al loro attacco -
analizza coach Lardo -, poi abbiamo fatto molto spesso la zona riuscendo a far
trovare sempre qualcuno dei nostri davanti ai loro tiratori e creando negli
avversari dei dubbi sul come attaccarci». E di incertezze Biella ne ha avute
parecchie, lo si è potuto notare a occhio nudo, con i giocatori fuori fase
nell'impostare i propri giochi più congeniali e con delle statistiche al tiro
che hanno fatto il resto. L'Angelico al 30' è arrivata a far salire fino al 2
su 20 la statistica al tiro da tre punti, più ci provava e più continuava a
trovare dei pesantissimi ferri. Ha virato il solo Aradori tornato
extraterrestre nei minuti finali con tre triple una dietro all'altra necessarie
però solo per riavvicinare le due squadre e non per riaprire la partita. I sei punti di scarto sono probabilmente anche pochi per questa
Rieti, in piena crisi finanziaria, ma scesa in campo con un atteggiamento lodevole. Grande cuore e
coscienza. «Per un allenatore che non può mai allenare la propria squadra in
dieci vedere che certe cose studiate vengono puntualmente applicate in campo è
una grande soddisfazione». Il tecnico prosegue: «Questa è per noi una
stagione difficilissima, ma contemporaneamente siamo riscoprendo valori che
nello sport tante volte non escono fuori, valori come il rispetto e la voglia
di lavorare insieme». Rieti ha vinto meritatamente, ma coach Bechi non crede in
un calo di concentrazione: «C'era tanta voglia di far bene - replica -, forse
era la prima volta che c'era un po' di pressione e più che poco concentrata mi
è sembrata un po' ansiosa e più nervosa». Mentre l'Angelico si appresta a
iniziare la nuova settimana, il gm Baiesi è volato in missione a New York in
compagnia dello scout della Fortitudo Marco Martelli. I due bolognesi mentre
osservavano una partita del prestigioso Bis East Tournament, sono stati
avvicinati da un reporter dell'edizione on line di Sport Illustrated che gli ha
dedicato un servizio dal titolo «A Scouting Destination». Nel quale si parla di
nomi finiti sul taccuino di entrambi, come Darnell Wilks e del centro Mac
Koshwal, e delle avventurose nottate trascorse nel salotto della casa di chi li
ospitava uno sul divano e uno sul tappeto.
( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
AZIENDE VALENZANE.
PRIORA COMUNICA UNO «STUDIO DI FATTIBILITA'» Orafi, si profila una soluzione
[FIRMA]SILVANA MOSSANO ALESSANDRIA La Provincia si rende disponibile ad
anticipare la cassa integrazione anche ai lavoratori del comparto orafo, mai
come adesso in grave sofferenza. Uno studio di fattibilità per rendere
operativo questo intento è stato comunicato ieri dall'assessore al Lavoro
Domenico Priora a tutte le parti sociali presenti al «tavolo di crisi» convocato a Palazzo Ghilini dal presidente Paolo
Filippi, che lo ha presieduto insieme al prefetto Francesco Castaldo.
Intervenuti anche i rappresentanti delle tre sigle sindacali e delle
associazioni di categoria industriali, artigianali e commerciali. Un intervento
sostanziale a favore delle ditte valenzane recentissimamente è stato sollecitato,
ad esempio, dal presidente della Confapi Alessandria Giuseppe Garlando che ha
chiesto alla Provincia di agire magari con l'aiuto del sistema bancario. E su
questo fronte ha insistito pure il consigliere regionale Marco Botta
preoccupato che «una mancata erogazione degli anticipi della cassa apra
voragini sotto i piedi di imprenditori e dipendenti del settore orafo». In
realtà, l'assessore Priora già da tempo sta lavorando alla bozza che consenta
di estendere la disponibilità di anticipare la cassa integrazione (già
concretamente attuata per grandi aziende del territorio, sia
in regime concorsuale sia in grave e comprovata crisi di liquidità finanziaria) anche ai lavoratori di aziende artigiane o comunque con meno di
15 dipendenti. Lo studio di fattibilità, che ora è stato messo a punto e su cui
si aprirà una riflessione già a partire da oggi, ha richiesto particolare
attenzione e preventive verifiche tecnico-giuridiche per contemperare l'esigenza
delle aziende che accedono alla cassa in deroga e dei loro addetti con le
adeguate garanzie per l'ente che eroga denaro pubblico. Stando alle prime
indicazioni, la Provincia dà la disponibilità ad anticipare la cassa in deroga
nei confronti dei lavoratori di aziende che ne facciano richiesta e che
documentino a un «comitato tecnico» la reale situazione di crisi
finanziaria in cui versano. Al comitato tecnico, in cui sarebbero
presenti esponenti dei sindacati e delle associazioni di categoria, spetterebbe
il compito di autorizzare il via libera all'erogazione a quei lavoratori che
non abbiano altre fonti di reddito da lavoro, per un massimo di sei mesi e per
600 euro mensili. La Provincia recupererebbe le somme anticipate dopo
l'autorizzazione formale della cassa in deroga da parte della Regione con i
relativi conteggi eseguiti dall'Inps.
( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
IL PUNTO DELLA
SITUAZIONE CON ANIASA Mercato dell'auto e settore noleggio effetti della crisi e segnali di ripresa «Rispetto a un mercato dell'auto
colpito da un forte calo nelle immatricolazioni, il settore del noleggio
veicoli ha continuato nel 2008 ad evidenziare un trend positivo che prosegue
ininterrotto da 15 anni; le 320.000 immatricolazioni targate 2008 sono state
per davvero provvidenziali per evitare un riduzione dei volumi del mercato auto
ben superiore al 13% fatta segnare a fine anno - ha commentato Roberto
Lucchini, Presidente Aniasa (nella foto)-». «I segnali in
crescendo della crisi finanziaria, avvertiti da settembre scorso, si sono tuttavia trasformati
negli ultimi mesi in vera e propria débâcle per il mercato automobilistico,
continuata nel primo bimestre del 2009 con un preoccupante -28%. Tali risultati
sono stati condizionati dall'attesa degli eco-incentivi e solo a fine febbraio,
dopo l'approvazione del relativo decreto, si sono intraviste prime indicazioni
di ripresa con un sensibile incremento dell'interesse all'acquisto ed un netto
miglioramento degli ordini, intorno al 4%. E' prevedibile che gli eco-incentivi
producano primi tangibili effetti sul mercato automobilistico a marzo, per
passare a regime in aprile e in maggio». In questo contesto generale, Aniasa ha
registrato un'allarmante flessione di immatricolazioni per le auto aziendali.
Per l'intera filiera, comprensiva cioè di acquisti in proprietà, leasing
finanziario ed uso locazione, si annoverano nel bimestre trascorso 43.113 immatricolazioni
contro le 65.837 del corrispondente periodo del 2008, una riduzione di
complessive 22.724 unità, cioè -34,5%. «Tra i principali motivi rilevati dagli
operatori - ha proseguito Lucchini - spiccano le contrastanti previsioni
sull'andamento dei flussi turistici e le misure di contenimento dei costi
adottate dalle aziende, spesso preventivamente». Spingersi nel fare delle
previsioni per quest'anno, che non si preannuncia certo di grande sviluppo, non
è agevole. «Fare previsioni sul 2009 è al momento molto difficile - ha indicato
Lucchini -. L'attuale congiuntura economica sta infatti condizionando
differentemente l'approccio della clientela. Alcuni, infatti, tendono a
rimandare la stipula di nuovi contratti, optando verso un maggior periodo di durata
del noleggio, prorogando di 6-12 mesi quello in essere, in attesa che il
contesto sia più sereno». In un mercato automobilistico nazionale in costante
perdita, il successo di questa forma di acquisizione del bene auto è dovuta al
continuo passaggio delle aziende dalla proprietà e dal leasing finanziario alla
formula del noleggio a lungo termine, secondo una dinamica già riscontrata nei
principali paesi occidentali. «Dopo aver consolidato la propria presenza nella
gestione dei parchi auto di grandi e medie dimensioni - ha proseguito Lucchini
-, il settore, grazie ad un'offerta sempre più mirata, ha via via evidenziato i
suoi benefici anche presso le imprese di minori dimensioni nonché nel mondo dei
professionisti e dei titolari di partita Iva». In questa fase di contrazione
economico-finanziaria generalizzata, gli incentivi a
sostegno dell'auto, previsti per l'acquisto diretto e il leasing (ma non per il
noleggio), mettono in crisi una parte rilevante del
business del noleggio, ovvero la rivendita dei veicoli usati. «In
considerazione dei vantaggi economici e gestionali - ha indicato Lucchini -, il
noleggio veicoli svolge oggi una importante funzione nell'ambito dell'economia,
sviluppando crescenti interconnessioni con la domanda di mobilità sostenibile,
con l'industria dell'auto e il relativo indotto. Si tratta di un settore con
sviluppata attenzione alle tematiche ambientali, interconnesso con l'articolato
comparto dell'industria turistica e con le sinergie intersettoriali del
trasporto e della gestione di infrastrutture. In rispondenza all'evoluzione dei
consumi, stiamo anche assistendo al progressivo diffondersi di una cultura
della mobilità basata sul concetto di uso del veicolo, sempre più strumento e
non status, con particolare risalto per gli aspetti di innovazione,
economicità, certezza dei costi e flessibilità. Quello che manca in Italia è
una più attenta considerazione sotto il profilo legislativo del conducente del
veicolo, che può non essere il diretto proprietario, ma anche un semplice
utilizzatore. Considerando che nel 1992 circolavano 31.000 veicoli e che oggi
ne circolano oltre 800.000, tra auto e furgoni, è evidente l'urgente necessità
di un aggiornamento della normativa del Codice della Strada, oggi
prevalentemente incentrata, nei vari compositi aspetti, sulla stretta
connessione conducente/proprietario».
( da "Gazzetta di Modena,La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Commercio, fermare
il fisco» Le associazioni: «In tempi di crisi gli
studi di settore finiscono per soffocare gli operatori: cambiamo i criteri» E'
arrivato ad oltre 5000 il numero di firme sottoscritte per la petizione
promossa da Ascom Confcommercio e Fam per cambiare radicalmente i criteri
adottati dal fisco per gli studi di settore nelle varie categorie. Le
associazioni inoltre hanno organizzato, presso l'auditorium Ascom
Confcommercio-Fam di viale Piave 125, giovedì prossimo un'iniziativa per
trasmettere la concreta necessità di un intervento d'urgenza per le imprese
minori. E' stato affermato infatti, sia da Confcommercio che da Fam, che sono diversi
i settori particolarmente penalizzati dagli studi, sui quali si basa la
pressione fiscale. Tra questi sono stati citati espressamente gli alimentaristi
al dettaglio, i titolari di ditte edili, meccaniche, dell'abbigliamento, agenti
di commercio, gli alberghi e e ristoranti e quelli delle calzature. «A seguito
della crisi economica - dichiarano Confcommercio e Fam
- è stata segnalata dalle categorie economiche la non idoneità degli studi di
settore a rappresentare la realtà economica del 2008, considerando
altresì il crescente impatto della recente crisi
finanziaria sull'economia reale, tale effetto di
aggraverà nel 2009». Quali sono le proposte che porterebbero modifiche nei
criteri degli studi di settore? Anzitutto, è stata richiesta l'inversione dell'onere
della prova per le piccole imprese. «In questa fase congiunturale -
affermano - occorre ribaltare normativamente la valenza probatoria dello studio
di settore riconducendolo a presunzione. L'onere deve diventare assolutamente a
carica dell'Agenzia delle Entrate, visto che sarà estremamente difficile ed
aleatorio cogliere l'esatta incidenza della crisi sui
vari settori. Si potrebbe ipotizzare che in questa fase di incertezza lo studio
possa essere ricondotto nella fase di sperimentalità o di monitoraggio». Nel
secondo punto si parla di franchigia piena per qualsiasi tipo di accertamento
per coloro che sono congrui e coerenti, ovvero che si adeguano. Questo sarebbe
proposto per evitare alcune conseguenze. Nonostante la regolarità accertata con
gli studi di settore, può esserci l'accertamento analitico, talvolta anche di
ridotte dimensioni, che mette in condizione il contribuente di valutare
l'ipotesi di accettare l'accertamento in adesione pur di evitare la lungaggine
di un contenzioso che impone comunque di pagare una parte delle imposte.
Infine, le due associazioni hanno richiesto che gli studi di settore nuovi o
soggetti a revisione nel primo anno di applicazione debbano avere una valenza
solamente sperimentale. Per il momento almeno. (nikolas cremonini)
( da "Cittadino, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Ue, persi 670mila
posti nell'ultimo trimestre 2008 n In Europa è sempre più allarme
disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo Eurostat - sono stati
più di 670mila i posti di lavoro persi, di cui 453mila nella zona euro.
«L'occupazione sta cadendo a un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti
della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo
dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto
Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che
il commissario Ue agli affari economici e finanziari parla della «recessione
peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da
nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice
appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure
anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si
ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile
per «migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio
che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi.
Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario alla Ue. E gli
esperti della Commissione europea affermano che oltre alla Romania anche altri
Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un intervento
in loro favore. I nomi non vengono fatti. Ma è un dato di fatto che tra i Paesi
dell'Ue in maggiore difficoltà ce ne sono alcuni anche dell'area euro, come
Grecia e Irlanda. La priorità assoluta per affrontare la crisi
resta quella di sbloccare i canali di credito, per riprendere a finanziare in
maniera adeguata l'economia reale, facendo ripartire i prestiti per le famiglie
e le imprese. Tra queste ultime - spiegano gli esperti - a soffrire in questo
momento sembrano essere soprattutto quelle più grandi, che mostrano maggiori
difficoltà proprio nell'avere accesso al credito. E di certo il settore
dell'auto é quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti
marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati
dell'Acea, l'associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo
della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione.
( da "Leggo" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Un
convegno per capire le reali cause della crisi finanziaria e scoprire i
rischi patrimoniali di enti locali, imprese e risparmiatori con l'aiuto di
esperti. Lo ha organizzato l'amministrazione comunale domani alle 17,30
nell'auditorium del San Gaetano.
( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 30 - Commenti
L´HANDICAP EURO AI TEMPI DELLA CRISI (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) Giusto per
essere chiari: non intendo reiterare ancora una volta la classica rimostranza
americana che le tasse in Europa sono troppo alte e le indennità che elargisce
troppo generose. I grossi welfare state non sono la causa
dell´attuale crisi europea.
In realtà, come mi accingo a illustrarvi brevemente, sono un fattore
alleviante. Oggi come oggi il vero pericolo per l´Europa arriva da una
direzione diversa: l´omessa risposta da parte del continente tutto alla crisi finanziaria. L´Europa è
deficitaria tanto in termini di politica fiscale quanto in termini di politica
monetaria. Si accinge ad affrontare un tracollo grave almeno quanto quello
degli Stati Uniti, e ciò nondimeno per contrastare la crisi
sta facendo di gran lunga meno rispetto agli Stati Uniti. Dal punto di vista
fiscale, il confronto con gli Stati Uniti è impressionante. Molti economisti,
compreso il sottoscritto, hanno affermato che il piano di stimoli dell´Amministrazione
Obama era insufficiente, tenuto conto dell´ampiezza della crisi.
Malgrado ciò, gli interventi americani rendono infinitesimale ciò che stanno
facendo gli europei. Anche le differenze in termini di politica monetaria sono
sconcertanti nello stesso modo. La Banca centrale europea è stata molto meno
previdente della Federal Reserve: è stata lenta a tagliare i tassi di interesse
(anzi, nel luglio scorso di fatto li ha addirittura aumentati), ed è rifuggita
da qualsiasi provvedimento incisivo volto a scongelare i mercati
creditizi. L´unica cosa che agisce in favore dell´Europa è la medesima per la
quale essa è così di frequente criticata: l´abbondanza e la generosità dei suoi
welfare state, che stanno in parte ammortizzando il duro impatto della crisi economica. Non è questione di secondaria importanza:
un´assistenza sanitaria garantita e generosi sussidi di disoccupazione
assicurano che in Europa, quanto meno dal punto di vista strettamente umano,
non si soffrirà quanto qui in America. Questi programmi, oltretutto,
contribuiranno a sostenere le spese durante la crisi.
Questi "stabilizzatori automatici" tuttavia non possono sostituire in
toto un intervento concreto. Perché l´Europa sta facendo così poco? In parte
ciò dipende da una leadership poco valida. Le autorità bancarie europee �
alle quali sfugge completamente quanto profonda e grave sia la crisi � paiono tuttora stranamente compiacenti. In America
per sentire qualcosa di simile alle diatribe tra ignorantoni del ministero
delle Finanze tedesco occorrerebbe dar retta� beh, ai Repubblicani. Il
problema, però, è molto più profondo: l´integrazione economica e monetaria
europea è andata troppo avanti rispetto alle sue istituzioni politiche. Le
economie di molte nazioni europee sono collegate le une alle altre quasi
altrettanto strettamente delle economie di molti stati americani, e gran parte
dell´Europa condivide ormai un´unica valuta. A differenza dall´America, però,
l´Europa non ha quel genere di istituzioni che coprono l´intero continente,
necessarie ad affrontare una crisi che investe tutto
un continente. è questa la ragione principale per il loro mancato intervento di
natura fiscale: non esiste alcun governo che si trova nella posizione di
potersi assumere la responsabilità dell´economia europea nel suo insieme.
L´Europa, al contrario, ha governi nazionali, ciascuno dei quali è riluttante
ad accollarsi ingenti debiti per finanziare uno stimolo che potrà destinare
molti benefici � se non la maggior parte � agli elettori di altri Paesi. Ci
si potrebbe aspettare una politica monetaria più energica: dopo tutto, pur non
essendoci un governo europeo, esiste una Banca centrale europea. La Bce, però,
non è come la Fed che può permettersi di essere temeraria perché ha alle spalle
un governo di unità nazionale, un governo che è già intervenuto per condividere
i rischi della sua audacia, e di sicuro ne coprirà le perdite qualora i suoi
sforzi per scongelare i mercati finanziari non
dovessero andare a buon fine. La Bce �che deve rispondere del proprio operato
a ben 16 governi spesso in contrasto tra loro � non può contare su un grado
di supporto analogo. L´Europa, in sintesi, si presenta strutturalmente debole
in un periodo di crisi. Il grosso interrogativo al
momento è che cosa accadrà alle economie europee forti che hanno prosperato nel
periodo dei soldi facili di qualche anno fa, specialmente la Spagna. Per buona
parte del decennio scorso la Spagna è stata un po´ la Florida europea: la sua
economia è stata trainata da un enorme boom immobiliare speculativo. Come in
Florida, il boom alla fine si è sgonfiato: la Spagna adesso deve trovare nuove
fonti di introito e di posti di lavoro per supplire a quelli perduti nel
settore edilizio. In passato, la Spagna avrebbe rincorso una maggiore
competitività svalutando la propria moneta, ma adesso che è nell´euro, l´unica
via possibile per andare avanti pare essere un doloroso intervento di tagli
alle retribuzioni. Questo intervento sarebbe stato difficile già in circostanze
migliori, ed è inimmaginabile pensare quanto sarà doloroso se, come sembra del
tutto verosimile, l´economia europea nel suo complesso resterà rallentata e
tendente verso la deflazione per gli anni a venire. Tutto ciò significa forse
che l´Europa ha sbagliato a integrarsi così strettamente? In particolare,
significa che la creazione dell´euro è stata un errore? Probabilmente.
Tuttavia, se i suoi rappresentanti politici inizieranno a dar prova di vera e
autentica leadership, l´Europa di sicuro potrà ancora dimostrare agli scettici
che si trovano dalla parte del torto. Ci riusciranno? Copyright 2009 New York
Times News Service Traduzione di Anna Bissanti
( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mancanza
di speranze e certezza nel futuro peggiorano la situazione: bisogna pensare
positivo Crisi, chi aiutano i governi? Le ragioni della recessione: capire e
conoscere per non avere paura La crisi finanziaria che sta
sconvolgendo il mondo intero è un fenomeno complesso e difficile da spiegare,
anche perché molte cause ed effetti non sono tuttora chiari. Ma sapere di cosa si tratta e
cercare di capirla è fondamentale se non vogliamo avere paura e ricordare che
le cose, in futuro, riusciranno a migliorare. Uno dei fattori scatenanti della crisi è sicuramente il sistema dei mutui. Per spiegare
questo fenomeno e cercare di far capire a tutti come è nata questa situazione,
bisogna partire dagli Stati Uniti. Qui, inizialmente, c'erano due tipi di
mercati: quello del credito e quello del prestito. Il mercato del credito
funziona in questo modo: da un lato ci sono persone che hanno bisogno di soldi,
dall'altro lato persone che hanno più soldi di quanti ne abbiano bisogno e che
quindi possono prestarli. Una parte fondamentale del mercato del credito è
quella dei mutui, appunto: una banca si impegna a pagare una casa oggi, mentre
la persona che l'acquista promette di rendere una certa somma ogni anno per un
certo numero di anni, fino a ripagare il mutuo e diventare il proprietario
effettivo della casa. Quest'ultima, infatti, rimane a garanzia del prestito e,
nel caso la persona non riesca più a pagare le rate del mutuo, la casa viene
venduta all'asta per ripagare la banca. Abbiamo visto che in questo caso è la
banca a prestare i soldi. Ma anche la banca può ricevere soldi in prestito e lo
fa quando la gente deposita i soldi in conto corrente. In pratica, una persona affida
il denaro alla banca, che lo potrà usare per farlo aumentare, in cambio di una
certa somma, gli interessi. Una volta questi due tipi di attività, negli Stati
Uniti erano divisi: una banca raccoglieva denaro dai conti correnti e li
investiva altrove, oppure usava il proprio denaro per erogare dei prestiti. Nel
1999, però, gli Stati Uniti cambiarono politica, e da allora i due tipi di
attività non dovevano più essere distinti. Adesso le due attività bancarie sono
parte di una stessa catena: la banca eroga un mutuo e riceve quindi un pezzo di
carta, che vende agli investitori in quanto riavrà tutti i soldi del mutuo dopo
molto tempo. Ricapitolando, la banca fornisce soldi alle persone che chiedono
un prestito e riceve in cambio un titolo, che vende agli investitori, i quali
"comprano i soldi" che le altre persone devono dare alla banca
(questi strumenti si chiamano Mbs, ovvero i titoli garantiti da mutui
ipotecari). In questo modo la banca ha molti più soldi, ma non ancora certi e
disponibili, e può erogare più prestiti. Ma se la banca può erogare più
prestiti, questo significa che sarà più facile per le persone comprare casa.
Quindi tutti cominciano a comprare casa, e le banche erogano mutui anche a
persone che probabilmente non riusciranno a pagarli. Le banche utilizzano
sempre lo stesso ciclo: concedono i mutui alle persone che chiedono soldi e
vendono tali diritti agli investitori. A un certo punto però molte persone non
pagano più il mutuo e questo crea problemi a tutte le banche mondiali e alle
persone che avevano comprato gli Mbs. Le banche sono costrette a usare i propri
soldi per pagare le persone che avevano comprato gli Mbs, ma come ci si può
aspettare, dopo un po' il fiume si prosciuga e le banche falliscono. E siamo
arrivati al presente. Adesso tocca ai governi decidere chi aiutare: è meglio
aiutare le persone a pagare i mutui? Oppure conviene aiutare le banche? O è
meglio garantire gli investitori? Sono queste le domande che i governi di tutto
il mondo si stanno ponendo per capire in che modo si può uscire dalla crisi. Gli strumenti, in ogni caso, si possono trovare,
seppure con sacrificio e difficoltà da parte di qualcuno. Comunque questo è
solamente il problema che riguarda i mutui, che naturalmente non costituisce
l'unica causa della crisi attuale. Bisogna tenere
anche conto, infatti, dell'espansionismo e dello sviluppo economico di alcuni
Paesi emergenti, che in poco tempo hanno sottomesso e surclassato i principale
mercati finanziari occidentali; e poi bisogna contare anche l'eccessivo e fin troppo
"facile" consumismo di oggi, che ha portato alla saturazione del
mercato e a un indebitamento spesso insolvibile. Omar Schieratti Liceo
scientifico Marinelli
( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 17/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:in primo piano Ue: 670mila senza lavoro a
fine 2008 BRUXELLESIn Europa è sempre più allarme disoccupazione. Nell'ultimo
trimestre del 2008 - secondo Eurostat - sono stati più di 670.000 i posti di
lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro. «L'occupazione sta cadendo ad un
ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti della Commissione Ue. E risposte
sono attese dai 27 capi di Stato e di Governo dell'Ue che giovedì e venerdì si
riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse
ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue agli affari
economici e finanziari parla della «recessione peggiore degli ultimi
settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo, da nord a sud, da est a
ovest», sottolinea il commissario, che lancia un duplice appello: uno ai
leader Ue per impegnarsi di più nel coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano
gli errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per
«migliorare i controlli sul sistema finanziario». La priorità assoluta per
affrontare la crisi resta quella di sbloccare i canali
di credito, per riprendere a finanziare in maniera adeguata l'economia reale,
facendo ripartire i prestiti per le famiglie e le imprese.
( da "Giornale di Brescia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 17/03/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia BERNANKE SCATENA IL TORO Ci
volevano Ben Bernanke e le rassicurazioni dei ministri delle Finanze al vertice del G20 per dare una scossa alle Borse e
alimentare le speranze di quanti sentono che la crisi
finanziaria sta finalmente allentando la presa. Dopo
le parole del numero uno della Fed secondo cui «la recessione finirà
probabilmente entro il 2009» Piazza Affari, in linea con le altre Borse del
Vecchio Continente, ha aperto in rialzo e ha consolidato i suoi guadagni.
Ad alimentare l'ottimismo anche le conferme in questo senso arrivate da
Citigroup che ha smentito la necessità di nuovi aiuti governativi. Francoforte
ha chiuso con un guadagno del 2,30%, Londra segna un +2,94% e Parigi fa ancora
meglio a +3,18%. La Borsa di New York accelera ancora e a metà seduta anche il
Nasdaq composite passa in territorio positivo. Bernanke ha ammesso che il
sistema finanziario mondiale è stato in autunno «molto, molto vicino» al
collasso: «Si era creata infatti una situazione molto pericolosa».
( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Appello agli enti
locali affinché siano in grado di far cantierare in tempi brevi i lavori già
programmati Opere pubbliche contro la crisi Assindustria: è uno dei rimedi per superare l'impasse economico
È ormai da diversi mesi che l'Unione industriali sta seguendo e monitorando le
conseguenze dovute al protrarsi della crisi
finanziaria. Il presidente di Assindustria,
Gianfranco Di Bert, è intervenuto più volte attraverso i media, attivandosi nei
confronti degli istituti di credito e stimolando la pubblica amministrazione
locale, affinché - attraverso un percorso di collaborazione e intenti comuni -
si possa trovare la strada per rilanciare l'economia e l'industria locale. Un
percorso è stato immediatamente individuato nello sblocco immediato e nella
messa in gara di ogni opera pubblica che gli enti appaltanti della nostra
provincia siano in grado di "cantierare" in un brevissimo lasso di
tempo. Vi è la ferma convinzione, infatti, che le opere pubbliche di piccolo e
medio taglio siano le uniche che - messe immediatamente in gara - possano
salvare già a partire da quest'anno diversi posti di lavoro sul nostro
territorio, dando nuova linfa al tessuto delle imprese locali. La convinzione
di quanto sopra è supportata dal fatto che un programma straordinario di opere
pubbliche di piccolo taglio può essere attivato in tempi brevissimi
coinvolgendo le amministrazioni locali: inoltre, chiamando direttamente in
causa il territorio provinciale, dette opere avrebbero di per sè, secondo
Assindustria, la capacità di risolvere problemi legati alla collettività
cittadina e all'efficienza del territorio. È proprio in questa ottica che Ance
Gorizia, l'associazione territoriale che raggruppa le imprese edili aderenti
all'Unione industriali, si sta impegnando di concerto con le pubbliche
amministrazioni locali, per riuscire ad ottenere in tempi brevi un programma
straordinario di opere immediatamente cantierabili ma carenti di adeguata
copertura finanziaria. Recentemente infatti, nel corso
dei propri interventi istituzionali e di comunicazione presso il governo,
l'Ance nazionale ha richiesto e ottenuto che una quota delle risorse del Fondo
per le aree sottoutilizzate (Fas) destinate alle grandi opere strategiche,
venga utilizzata per un programma di piccole e medie opere urbane di connessione
e supporto alle grandi opere. A tutt'oggi alcune tra le maggiori stazioni
appaltanti provinciali si sono fatte parte attiva collaborando con Ance Gorizia
e indicando una serie di opere (trattasi sia di infrastrutture che ti opere a
rilevanza civica e sociale) aventi le caratteristiche predette. Assindustria
vuole, inoltre, ricordare che dallo scorso 19 febbraio è in vigore una norma
regionale che prevede - per opere di importo inferiore a 500.000 euro -
l'affidamento mediante trattativa privata direttamente tra ente ed impresa,
semplificando notevolmente le procedure di gara a carico dell'amministrazione e
garantendo maggiormente l'aggiudicazione dei lavori alle imprese locali
rispetto all'applicazione di altre procedure di gara.
( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina IX - Bologna
L´indagine della Cna: per il 76% delle imprese si prevede un crollo del
fatturato Piange il "made in Bologna" gli artigiani non esportano più
LUCA SANCINI Anche il «made in Italy» piange davanti al crollo degli ordinativi
nei Paesi che un tempo erano la terra promessa, come gli Stati Uniti e la
Russia. E per le calzature e le camice bolognesi, il prêt-à-porter, le
eccellenze alimentari, i segnali della crisi si sono
fatti preoccupanti come per il settore meccanico (con la conferma del rischio
chiusura per almeno 1000 imprese). Dati di difficoltà che emergono da un
convegno organizzato da Cna tenuto ieri all´Accademia di Belle Arti, dopo che
nelle settimane scorse, attraverso un´indagine su un campione di 200 aziende
del tessile, alimentare e artistico - complessivamente oltre 3.000 imprese sul
territorio - s´era accesa la spia rossa. Ad esempio nel settore bolognese della
moda si prevede che per il 76% delle aziende nel 2009, ci sarà un secco
ridimensionamento del fatturato. Da gennaio, osserva Massimo Ferrante,
coordinatore di Cna Industria, c´è stato un vero e proprio crollo degli
ordinativi dall´estero mettendo in ginocchio quell´export che sino a qualche
mese fa rappresentava invece il polmone per mantenere inalterati i livelli
produttivi. Sono entrati in crisi ad esempio i
laboratori di camiceria da uomo per fascia alta e rivolti al mercato americano
hanno visto un taglio degli ordinativi del 20%, segno che i broker di Wall
Street rinunciano a rinnovare il guardaroba. Così è per gli accessori di
maglieria per bambini, fascia medio-alta sul mercato russo. La crisi finanziaria laggiù, ha portato a restrizioni del credito riversartisi sul
commercio che ha portato a più del 20% di calo nell´export per questi capi.
Alcune aziende specializzate in borse ricamate artigianalmente, si sono viste
scomparire i clienti russi da un giorno all´altro nelle ultime fiere a cui
hanno partecipato. Nell´alimentare, che a Bologna e provincia offre
lavoro a 2.584 addetti, le aziende che hanno denunciato un calo del fatturato
sono il 55%, un poco inferiore alla media del 65% per il settore «made in
Italy» ma che non consola: anche chi terrà botta (il 33%) si accontenterà di
mantenere i livelli produttivi del 2008. E il 63% non prevede di fare
investimenti. Anche la nicchia della produzione artistica (laboratori e piccole
imprese di ceramica, produttori di oreficeria) che a Bologna occupa circa 400
persone affronterà il 2009 attendendosi un calo del fatturato pari al 66%.
Attualmente, così come nella meccanica, i licenziamenti non sono ancora
diventati un fenomeno generalizzato. Ma sono in pochi ad usufruire della cassa
artigiani e allora nei prossimi mesi, saranno inevitabili anche allontanamenti.
La Cna mantenendo per il 2009 i due appuntamenti più significativi (Cioccoshow
e «Regali a Palazzo») che lo scorso anno attirarono circa 300.000 visitatori,
cerca di dare segnali di ottimismo. E cosa può fare il Governo? Molto, sostiene
Cna Industria che ieri ha fatto appello ai parlamentari bolognesi per attivarsi
a Roma nell´ottica di arrivare a provvedimenti di sostegno, e urgenti, in
favore delle piccole imprese in crisi. Alla presenza
bi-partisan (al convegno sono intervenuti i deputati Enzo Raisi per il Pdl e
Giancarlo Sangalli per il Pd) gli artigiani bolognesi hanno chiesto di farsi
carico della richiesta di un piano che preveda tra l´altro: il supporto ai
processi di capitalizzazione delle imprese e incentivi fiscali per le aziende
che si aggregano.
( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Cambiamenti
Dal patto di sindacato di Rcs e dall'assemblea Rai il possibile avvio di un
riassetto del sistema dell'informazione italiano Il valzer dell'editoria Su
Corriere e Sole ballano il Cav e Tremonti Domani. Domani potrebbe essere il
giorno decisivo. Il giorno decisivo per una autentica rivoluzione nel mondo
dell'editoria. Con due appuntamenti che si terranno a Milano e Roma e che
potrebbero cambiare gli assetti di giornali e tv. Anzitutto Milano. Si riunirà
il patto di sindacato Rcs, l'azienda che - tra gli altri - edita il Corriere
della Sera. Si parlerà di nuovi assetti interni. Certa appare la riconferma di
Piergaetano Marchetti alla presidenza. E a questo punto non si discute più
nemmeno sull'amministratore delegato, Antonello Perricone può dormire sonni
tranquilli. Il punto che sta già tormentando da settimane i piani alti di via
Solferino è il direttore. Paolo Mieli sembra destinato a uscire. In corsa per
la sua successione sono rimasti solo due candidati forti. Il primo è Carlo
Rossella, gradito a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere ha grande simpatia nei suoi
confronti e gli ha già affidato le sue testate più importanti: Panorama e Tg5.
Attualmente guida Medusa, che si occupa di cinema. Rossella, all'interno del
patto di sindacato, è fortemente sponsorizzato da Diego Della Valle e Luca
Cordero di Montezemolo: i tre trascorrono spesso le vacanze assieme. A
sostenere il candidato del Cavaliere c'è anche Salvatore Ligresti. Contro,
invece, c'è Giovanni Bazoli, presidente del comitato di sorveglianza di Intesa,
e grande amico di vecchia data di Romano Prodi, tornato pesantemente alla
ribalta al punto che vuole contare anche in Rai. Bazoli, nella riunione la
scorsa settimana a casa di Marco Tronchetti Provera, ha chiesto tre settimane
di tempo per presentare un candidato alternativo. In realtà un altro candidato
c'è. Ed è Roberto Napoletano, direttore del Messaggero. In passato è stato
vicedirettore del Sole 24 Ore e capo della redazione romana del quotidiano
economico. Insomma, è stato al timone del più grande giornale economico e sta
guidando uno dei quotidiani più grandi. Si fa notare come abbia tutti i numeri
per mettersi al volante anche del principale. È sostenuto da Cesare Geronzi, a
Berlusconi non dispiace. E in questo momento conta. Perché l'intero sistema
bancario, come dimostrato dalla cena di pochi giorni fa a Palazzo Madama, in
questo momento pende dalle labbra del premier. Come mai era accaduto, visto che
in tutti questi anni i big dei salotti milanesi hanno continuato a guardare il
Cavaliere come un oggetto imprendibile e inafferrabile. Al punto da recarsi in
massa alle primarie dell'Unione, era l'autunno del
( da "Tempo, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Settori a
rischio Auto, molti marchi vicini alla bancarotta Nel 2009 crollo della
produzione del 25% I 27 capi di Stato e di governo della Ue giovedì e venerdì
si riuniranno a Bruxelles per il consueto Consiglio di
primavera per decidere nuove misure se la crisi
finanziaria ed economica dovesse ulteriormente
aggravarsi. Per gli esperti della Commissione Ue il settore dell'auto è quello
che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi sull'orlo della
bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea, l'associazione
dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della produzione
di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte dell'occupazione.
Tutti i segnali vanno in questa direzione - dai numeri negativi dell'ultimo
trimestre
( da "Repubblica, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 20 - Economia
Una Fort Knox contro il caro-grano Arriva la riserva mondiale di cereali da
usare in caso di carestie e rialzi dei prezzi La proposta giovedì al "G8
Farmers Union", la riunione delle associazioni di coltivatori La
Coldiretti: troppa volatilità, lo stoccaggio è importante contro la
speculazione JENNER MELETTI ROMA - Un anno fa, alla borsa di Chicago, il grano
costava 0,46 dollari al chilogrammo. Adesso viene comprato a 0,18. In un anno,
con il crollo dei prezzi, sono stati bruciati 200 miliardi di dollari, tutti
persi dai produttori. I consumatori non hanno ricevuto nessun vantaggio: i prezzi
di pane e pasta invece di crollare sono aumentati. «Nelle nostre campagne, e in
quelle di tutto il mondo - dice Sergio Marini, presidente della Coldiretti - il
grano è sempre stato un bene stabile. Ma da tre anni a questa parte anche
questo alimento, assieme a riso, mais e altri cereali, è diventato oggetto di
speculazione, come qualsiasi altra merce. E´ per questo che, per la prima
volta, organizziamo qui a Roma il "G8 Farmers Union", la riunione
delle associazioni dei coltivatori dei Paesi del G8. Vogliamo difendere il
nostro reddito e anche i consumatori: l´aumento del grano nei nostri Paesi
ricchi provoca difficoltà a chi deve arrivare a fine mese con un salario sempre
più magro ma nei Paesi poveri può provocare la morte di migliaia di persone». La
riunione si svolgerà giovedì. Accanto alla Coldiretti ci saranno le
associazioni di agricoltori di Giappone, Stati Uniti, Canada, Germania,
Francia, Inghilterra e Russia. Già si annunciano le prime idee per il documento
finale. «Noi proporremo - dice Robert L. Carlson, della National Farmers Union
degli Stati Uniti - di creare una riserva globale di cereali, da utilizzare in
caso di carestie ed aumenti estremi dei prezzi. Si tratta di depositi da
riempire quando la quantità è elevata ed i prezzi sono bassi e da utilizzare
quando la speculazione porta i prezzi in alto». Il grano come l´oro, con una
serie di Fort Knox pieni di frumento, mais, riso e tutto ciò che serve per
alimentare gli uomini e gli animali. Pienamente d´accordo la Coldiretti
italiana. «Lo stoccaggio - dice Sergio Marini - è uno strumento importante
contro la speculazione. Nella nostra storia non avevamo mai visto sbalzi così
alti nei prezzi agricoli e la volatilità dei prezzi è pericolosa. Se sono
troppo alti, tanti non riescono a comprare: per i Paesi poveri questo è un
dramma. Il grano non è un´automobile, il cui acquisto in momenti di crisi può
essere rinviato. Il cibo serve tutti i giorni. Si parla sempre di crisi delle
banche, delle auto, del settore manufatturiero e si prevede una perdita di Pil
pari all´1,5%. Ma in agricoltura, con un calo dell´1,5%, non si avrebbero solo
disoccupati: aumenterebbero anche i morti per fame. Gli stoccaggi sono
indispensabili perché la crisi picchia anche con i prezzi troppo bassi, come
quelli di oggi. Il contadino sa che non avrà reddito e allora rinuncia alla
coltivazione. In Italia, ad esempio, le semine del grano duro da pasta
quest´anno saranno ridotte del 30%». Il meeting romano metterà a confronto
associazioni che operano in realtà molto diverse. «In comune - dice Mamoru
Moteki, presidente della giapponese Ja Zenchu - abbiamo però una richiesta per
tutti i nostri governi: riconoscere che il cibo rappresenta un elemento
essenziale per l´umanità e per questa ragione non deve essere trattato come un
qualsiasi altro bene». Il Giappone - 3 milioni di agricoltori, il 5% dei 61,5
milioni di lavoratori del Sol Levante - riesce a produrre solo il 40% del cibo
che gli serve. «La coltura più importante è il riso e dobbiamo anche aumentare
la produzione, riattivando le risaie oggi non utilizzate. Dobbiamo educare i
bambini a mangiare pane e spaghetti prodotti con farina di riso, come sostituti
della farina di grano che deve essere importata. Abbiamo fatto una proposta
importante ai giovani che hanno perso il lavoro nell´industria, invitandoli a
venire in campagna e fare i coltivatori e gli allevatori. I primi 800 hanno già
accettato». Negli Stati Uniti - solo 960.000 persone dichiarano di essere
agricoltori a tempo pieno ma ognuno lavora
( da "Stampa, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
LA TASK FORCE PER
L'AUTO USA STA VALUTANDO IL PESO DELL'ALLEANZA SULL'EROGAZIONE DEI FONDI DI
SOSTEGNO Per la crisi in Europa da gennaio vendute 3,5 milioni di auto meno
dell'anno scorso "L'accordo con Fiat vale 10 miliardi" [FIRMA]VANNI
CORNERO TORINO L'alleanza con Fiat permetterebbe a Chrysler di ricevere un
contributo il cui valore sarebbe pari o anche maggiore dei prestiti che il
gruppo sta cercando di ottenere dal governo americano. A dirlo sono le cifre
fatte dall'ad del gruppo automobilistico Usa, Robert Nardelli: l'alleanza con
il Lingotto vale da
( da "Manifesto, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
VERSO IL G20 Più
regole ai mercati? Parole, parole, parole... Francesco Piccioni «Faremo tutto
quel che è necessario per rilanciare la crescita». E' l'unica formula su cui
sono riusciti a mettersi d'accordo i ministri economici del G20. Sul «che cosa»
fare ogni paese cercherà di arrabattarsi, attento a non strappare il fragile
velo del libero commercio con misure che risultino troppo apertamente protezionistiche.
Sono rimaste nel cielo delle buone intenzioni tutte le proposte che potrebbero
portare a una più stringente governance globale, sempre evocata nelle
interviste ma drasticamente rimossa dai tavoli di contrattazione. E' stato
spiegato che gli Usa si presentavano chiedendo più spesa pubblica immediata per
stimolare l'economia; mentre l'Europa ritiene prioritario un pacchetto di nuove
regole per la finanza internazionale. Nelle tre settimane che mancano al
vertice londinese dei capi di governo si cercheranno le mediazioni. Obama è
partito subito, impegnando il segretario al Tesoro, Tim Geithner, a varare una
regolamentazione che trasformi la Federal Reserve in un organismo di controllo
effettivo, anche per quanto riguarda le retribuzioni dei manager. Tutti
appaiono convinti che si tratti soltanto di rimettere in moto un meccanismo
«sano», uscito dai binari per eccessi imprevisti, mancanza di regole e di
controllori. Il problema cui nessuno accenna è che gli stati - persino gli Usa
- hanno strumenti limitati nei confronti di un sistema finanziario ombra che
viaggia fuori dai bilanci delle banche e dai circuiti «normati». Una prima
offensiva contro i paradisi fiscali è partita in Europa, investendo Svizzera,
Lussemburgo, Belgio e Austria. Ma Stati uniti e Gran Bretagna (che da sola ne
protegge una decina) sono molto poco credibili su questo fronte. La stessa
amministrazione Obama si presenta come Giano bifronte: per metà composta da
riformisti sociali impegnati a redistribuire reddito alle fasce meno ricche,
per l'altra metà liberalizzatori folli, protagonisti diretti della corsa alla
deregulation degli anni 90 (Larry Summers e lo stesso Geithner in testa). Ogni
paese forte ha insomma buone ragioni per non volere un «regolatore globale»,
come pure la globalità della crisi richiederebbe. Ma senza tale «autorità
superiore» le soluzioni nazionali - rese più cogenti man mano che recessione e
disoccupazione incidono sulla tenuta sociale locale - sembrano destinate a
imboccare la via senza uscita del protezionismo e, in prospettiva, di una fase di guerre commerciali. Un incubo
che l'umanità ha già conosciuto tra la fine dell'800 e la fine della seconda
guerra mondiale. Con una novità, però. In questo momento nessun paese al mondo
possiede più le risorse minime (energetiche, alimentari, di materie prime)
indispensabili per coltivare illusioni autarchiche. E' una
constatazione. Che può incentivare scelte sensate, oppure rilanci al buio.
Tutto è possibile, purtroppo, con classi dirigenti cresciute a neoliberismo e
champagne. E senza altre idee.
( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 17/03/2009 - pag: 1 autore: di Franco Bechis Obama si gioca
la faccia Il presidente Usa, fermate i bonus ai manager. Ma Aig se ne frega Sul
caso Aig (American international group), il colosso assicurativo americano salvato
dal fallimento nei mesi scorsi grazie al governo federale, il presidente Usa,
Barack Obama, rischia di giocarsi la faccia e anche qualcosa in più. Dopo che i
fondi pubblici sono serviti anche a pagare superbonus milionari (in tutto 165
milioni di dollari) agli stessi manager che avevano portato il gruppo sull'orlo
del ko, Obama grida allo scandalo e invoca una legge per bloccare quei premi.
Ma le norme non ci sono, il finanziamento pubblico non è stato vincolato a
questa clausola e i vertici di Aig hanno di fatto deciso di fare spallucce
annunciando il pagamento anche della seconda tranche di bonus, per più di 400
milioni...(...) Contro quei bonus-simbolo sono scesi in campo
contemporaneamente i massimi poteri degli Usa: non solo il presidente, ma anche
il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke che si è detto irritato per
il comportamento dei vertici di Aig, e le autorità giudiziarie dello Stato di
New York che hanno chiesto inutilmente ai vertici del gruppo assicurativo di
rendere pubblico l'elenco dei beneficiari. La società si è rifiutata e non ha
risposto all'intimazione del procuratore generale Andrew Cuomo di rendere
pubblica quella lista entro le 21 ora italiana di ieri sera. Con questi pesi
massimi in campo per il momento presi in scarsissima considerazione dai manager
del gruppo assicurativo salvato dallo Stato a rischiare di perdere la faccia
nei confronti del resto del mondo è la stessa America. Già quel paese ha avuto
responsabilità eccezionali nell'avere provocato e alimentato la crisi finanziaria che è divenuta
economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno
abbia imparato la lezione. La cosa che sorprende infatti non è la resistenza ad
oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei vari crack quando il
governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di correre in soccorso
ad alcuni gruppi finanziari per limitare gli effetti del crack non hanno
vincolato quell'intervento a condizioni particolari. Per quanto possa fare
scandalo oggi il pagamento di bonus con soldi pubblici a chi ha portato società
sull'orlo del fallimento, nessuna norma in America lo impedisce. Sarebbe
vietato in Italia, perchè Giulio Tremonti quei vincoli ha inserito nei
cosiddetti decreti ?salva-banche?. Ma oltreoceano no. E il segnale è assai
preoccupante. Perché indica che poco, pochissimo è davvero cambiato... Franco
Bechis
( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 17/03/2009 - pag: 6 autore: di Stefano Sansonetti Soldi
pubblici per tutti: dalla beata Angela di Foligno a san Cromazio di Aquileia
fino a Vespasiano Bondi celebra santi e imperatori Il ministro trova 3 mln di
euro per finanziare 34 comitati Per loro non c'è traccia di crisi.
Perché quando si tratta di finanziare le più disparate celebrazioni, un
multiforme universo in cui rientra di tutto, piccoli e grandi comitati riescono
sempre a meritarsi soldi pubblici. Nel 2009, tanto per fare un esempio, cade il
settimo centenario della morte della beata Angela da Foligno. Per questo
nascerà un comitato ad hoc a cui verranno versati 59.946 euro. Ricorrerà anche
il nono centenario della morte di Sant'Anselmo d'Aosta, ragion per cui si
istituirà un comitato da 69.938 euro. Per non parlare dei gettoni pubblici più
pesanti: 149 mila euro per il comitato nazionale per le celebrazioni del
bicentenario della nascita di Bettino Ricasoli, 130 mila per il comitato per le
celebrazioni del quarto centenario dell'apertura della biblioteca ambrosiana e
altri 130 mila per il comitato che celebrerà il bicentenario della pinacoteca
di Brera. Il menù è stato preparato nei giorni scorsi dal ministro per i beni
culturali, Sandro Bondi, che quest'anno ha deciso di mettere sul piatto la
bellezza di 3 milioni di euro (per la precisione 3.029.590). All'interno di
questa somma, circa 1 milione e 150 mila euro serviranno a finanziare
celebrazioni per le quali nasceranno ex novo ben 13 comitati. Oltre agli esempi
fatti in precedenza, infatti, organismi nuovi di zecca sono previsti per il
quarto centenario della morte di Annibale Carracci (119.893 euro di risorse
pubbliche), per il centenario dell'aeronautica italiana (69.938 euro), per il
terzo centenario della morte del pittore barocco Andrea Pozzo (79.929 euro),
per il centenario della nascita del pittore del '900 Franco Gentilini (69.938
euro), per il centenario della nascita dello scrittore Giuseppe Dessì (49.955
euro), per il centenario della nascita di Leo Valiani (74.933 euro) e per il
centenario della nascita di Giulio Carlo Argan (74.933 euro). Ripetiamo, si
tratta di una prima lista di comitati che saranno istituiti e finanziati.
Perché nella lista Bondi, subito dopo, spuntano finanziamenti per ben 22
comitati già esistenti. Qui a farla da padrone ci sono i 200 mila euro
assegnati al comitato per le celebrazioni del quarto centenario dell'invenzione
del cannocchiale di Galileo Galilei. A seguire vengono fuori 100 mila euro
ciascuno per il comitato per le celebrazioni del bimillenario della nascita di
Vespasiano e per quello per le celebrazioni del centenario del manifesto
futurista. Ma ci sono anche 75 mila euro che Bondi vuole assegnare per
celebrare il bicentenario della nascita del frate cappuccino Guglielmo Massaja
oppure 80 mila euro che il ministro ha intenzione di stanziare per il
millenario della basilica di Torcello. Senza dimenticare i 50 mila euro che
serviranno per il sedicesimo centenario della morte di San Cromazio vescovo di
Aquileia. E a chiudere non vanno tralasciati i gettoni per le nuove edizioni
delle opere di Carlo Lorenzini (19.982 euro) di Francesco Maurolico (19.982) e
di Giovanni Battista Pergolesi (34.969). Più un accantonamento per edizioni
nazionali di 244 mila euro. Il tutto, in sostanza, fino ad
arrivare alla cifra complessiva di 3 milioni di euro. In un periodo di crisi finanziaria mondiale, proprio
mentre sta lavorando alla conversione di diversi decreti anti-crisi, il parlamento ha ricevuto dal
ministero dei beni culturali quella che ormai già viene chiamata la lista
Bondi.
( da "Provincia Pavese, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
di Roberto Torti
«Made in Lombardy», ecco la chance Il pavese Chirichelli è il manager che da un
anno guida Finlombarda «Vogliamo aiutare le imprese di Pavia
a uscire da questa crisi»
PAVIA. Venerdì 3 aprile, aula magna della Questura. Il tema: «Crisi finanziaria, la sfida della Regione
Lombardia a supporto delle imprese». Giampaolo Chirichelli celebrerà a Pavia il
suo "quasi" primo compleanno alla guida di Finlombarda (è stato
nominato presidente nel maggio 2008) con un importante convegno cui prenderanno
parte due parlamentari, quattro assessori regionali e sei presidenti di
categoria a rappresentanza dell'economia pavese. Chirichelli, commercialista,
titolare di un importante studio a Pavia, è un volto noto anche nella politica.
Esponente di primo piano della Lega Nord, negli anni Novanta era stato
assessore provinciale e poi candidato sindaco a Pavia nel 2000, sconfitto da
Albergati primo cittadino uscente e riconfermato per il secondo mandato. L'anno
scorso il ritorno in grande stile ai piani alti della scena politica, con la nomina
alla guida della potente finanziaria della Regione. In
questo primo anno di mandato ha messo la sua firma al progetto «Made in
Lombardy», che presenterà il 3 aprile a Pavia. Un piano da 400 milioni di euro
in finanziamenti per le imprese lombarde. «E' una novità importante nel
panorama economico e finanziario. E' la prima volta in Italia che una società a
partecipazione pubblica compartecipa a un progetto di tale dimensione con una
banca. 100 milioni li metteremo noi,
( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Economia e Politica data: 17/03/2009 - pag: 8 autore: di Sabina Rodi Esce I
Faraoni di Aldo Forbice e Giancarlo Mazzucca, viaggio nell'apparato statale
malato L'Italia dove l'anormale è normale Dagli stenografi d'oro della camera
ai posti blindati nella p.a. Ènormale un Paese dove i 60 stenografi della
camera arrivano a percepire ben 253.700 euro lordi all'anno quando invece
l'emolumento «congelato» del presidente della repubblica è fermo a 218 mila
euro lordi? E ciò anche se con le moderne tecnologie elettroniche la
professione dello stenografo è diventata anacronistica (non a caso, in tutti i
quotidiani italiani, essa è stata abolita da anni). È normale un Paese in cui
il segretario del Pd, Dario Franceschini, propone, per
fronteggiare una crisi finanziaria di proporzioni mondiali, di applicare un'addizionale fiscale sui
redditi lordi oltre i 120 mila euro l'anno, una goccia nel mare? Una scelta di
questo genere è stata fatta non per risolvere un problema ma per aizzare i
molti (grandi evasori compresi) contro i pochi che sono già stati strizzati dal
fisco con un'aliquota del 43%. Ma lo stesso Franceschini si guarda bene
dal proporre l'abolizione delle province (che renderebbe enormemente di più
all'erario). Su questa abolizione quasi tutti i leader politici, a parole, si
dicono d'accordo ma, nei fatti, continuano in maniera bipartisan a far nascere
nuove province, in base al principio che quando c'è da spendere in burocrazia
usando il denaro di tutti i politici di ogni colore sono sempre d'accordo.È
normale un Paese dove il ministro per la semplificazione, Roberto Calderoli,
della Lega, annuncia, orgoglioso, di aver abolito ben 10 mila leggi (che poi
sono 10 mila leggi polverose e spesso ininfluenti perché, da tempo immemore,
anche inapplicate) mentre la nota legge sull'autocertificazione introdotta
dalla legge Bassanini è ancora disattesa nella pubblica amministrazione per
l'assenza del regolamento di applicazione? È normale un Paese dove due senatori
della sinistra, Cesare Salvi e Massimo Villone, dopo aver scritto un libro
circostanziato e pieno di proposte immediatamente applicabili (sol che si
volesse) «per risparmiare 6 miliardi l'anno» (cioè ciò che servirebbe per
incrementare a sufficienza i fondi della cassa integrazione, salassati dalla crisi) sono stati progressivamente eliminati, senza che
nessuno alzasse un dito a loro favore, dalle posizioni di rilievo di partito
che invece ha preferito valorizzare chi li ha attaccati fragorosamente come
Antonio Bassolino, presidente della Regione Campania nella stagione della
monnezza, che non ha le ragioni dalla sua parte, ma bensì il 20% delle tessere
nazionali del Pd che notoriamente contano più della ragione?È normale un Paese
in cui il sottosegretario per l'attuazione del programma durante il secondo
governo Prodi, Giulio Santagata (che era stato incaricato di predisporre un
piano di tagli ai costi delle istituzioni), fa approvare l'eliminazione dei
consigli circoscrizionali «nei comuni con popolazione inferiore ai 250 mila
abitanti» e poi prevedeva nello stesso disegno di legge di mantenere le
strutture abolite? Santagata infatti spiegava: ?Va prevista la possibilità di
istituire circoscrizioni per i Comuni aventi popolazione fra i 100 mila e i 250
mila abitanti?. Insomma, da una parte, Santagata tagliava e dall'altra
immediatamente ricuciva. Anche se nei titoli dei giornali del giorno dopo si
parlava solo di tagli.È normale un Paese dove, se un ente pubblico inutile
viene abolito (e già abbiamo visto che è pressoché impossibile abolirlo), i
suoi dipendenti possono essere trasferiti a un altro ente pubblico solo «su base
volontaria», solo cioè se i dipendenti stessi sono d'accordo? E se non sono
d'accordo? Semplice, nei nuovi enti pubblici derivanti da quelli soppressi o
che sono a corto di personale si assumono altre persone, a spese dei soldi di
tutti gli italiani e a beneficio dei partiti che li hanno sistemati a vita
nella loro nicchia, al riparo da ogni tzunami economico e, spesso, anche dalla
fatica.È normale un Paese dove, nella campagna elettorale delle politiche del
2008, il centro-destra prometteva programmi di riduzione degli stipendi, delle
indennità e dei vitalizi di consiglieri, presidenti, sindaci e parlamentari, ma
poi, dopo aver vinto, anche sulla base di questo programma, il centro-destra
non ha fatto nulla al riguardo? È di questo «Paese che normale non è» e che
dispone di una classe dirigente politica e sindacale che nemmeno davanti a una crisi economico-finanziaria immane
com'è quella che stiamo vivendo è disposta a cambiare per nulla che è dedicato
il libro I Faraoni (Piemme editore), scritto da Aldo Forbice e Giancarlo
Mazzucca. Il primo conduce da 15 anni, su Radio 1 della Rai, la seguitissima
trasmissione radiofonica Zapping e il secondo, dopo essere stato vicedirettore
de la Voce, il quotidiano di Indro Montanelli, e aver diretto il Quotidiano Nazionale
(QN), è adesso deputato del Pdl. Il loro libro è il resoconto di un viaggio,
senza sconti per nessuno, nel grande apparato obeso del sistema pubblico
italiano. Ne salta fuori l'analisi di una democrazia zavorrata di un Paese che
non può decollare perché è inguaribilmente afflitto da un'orgia cronica di
lobbies, privilegi, corporazioni, consulenze, portaborse, parassitismi,
sprechi, incrostazioni. È, quella de I Faraoni, un'analisi puntuale, impietosa
e, alle volte, disperante del dissanguamento pubblico che lascia senza forze
l'intero Paese. Questo libro è alla ricerca, dicono di due autori, «di un'amara
medicina da trangugiare subito». Ma che, aggiungiamo noi, non trova medici
disposti a prescriverla per il bene della collettività, né pazienti disposti a
trangugiarla a danno dei loro indebiti benefici che vengono, da tutti, salvati
dietro l'usbergo, spesso immondo, dei cosiddetti «benefici acquisiti». Solo i
dipendenti delle aziende private, specie di quelle medio-piccole, non li hanno.
( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
«In tre anni un
milione di disoccupati in più» --> Previsioni a tinte fosche della Cgil, Pil
giù del 4 per cento Europa, nero l'ultimo trimestre 2008: persi 670 mila posti
Martedì 17 Marzo 2009 GENERALI, pagina 3 e-mail print In Europa è sempre più
allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008, secondo Eurostat, sono stati
più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona euro.
«L'occupazione sta cadendo a un ritmo mai visto prima», spiegano gli esperti
della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di governo
dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto
Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove misure
se la crisi finanziaria ed
economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che il commissario Ue
agli Affari economici e finanziari parli della «recessione peggiore degli
ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti fino al collo», sottolinea il
commissario, che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di
più nel coordinare le misure anticrisi; un altro ai leader del G20, perché «non si ripetano gli
errori del passato» e, dunque, perché si faccia tutto il possibile per
«migliorare i controlli sul sistema finanziario». Sullo sfondo il rischio che
alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi.
Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno finanziario all'Ue. E gli
esperti della Commissione europea affermano che, oltre alla Romania, anche
altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per valutare l'ipotesi di un
intervento in loro favore. SBLOCCARE IL CREDITO La priorità assoluta per
affrontare la crisi resta quella di sbloccare i canali
di credito, per riprendere a finanziare in maniera adeguata l'economia reale,
facendo ripartire i prestiti per famiglie e imprese. Tra queste ultime - spiegano
gli esperti della Commissione Ue che preparano il vertice dei 27 - a soffrire
in questo momento sembrano essere soprattutto quelle più grandi, che mostrano
maggiori difficoltà proprio nell'avere accesso al credito. E di certo il
settore dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con
molti marchi sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi
dati dell'Acea, l'Associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un
crollo della produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul
fronte dell'occupazione. Tutti i segnali vanno in questa direzione e tutte le
principali industrie del settore non intravedono prima del 2010 alcun
miglioramento della situazione. E ieri a lanciare l'allarme per il mondo del
lavoro è stata anche la Cgil, parlando di una crisi
che, in tre anni, rischia di lasciare a casa un milione di disoccupati e di far
scendere il Prodotto interno lordo del 4%. È quanto ha calcolato l'Ires,
l'ufficio di studi economici della Cgil. I NUMERI DELLA CGIL L'andamento della crisi e i ritardi nell'adozione di misure di stimolo
dell'economia da parte del governo, dice il sindacato, si avviano ad avere
ricadute pesantissime sul mondo del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2010
rischia infatti per la Cgil di salire fino al 10,1% e, anche nelle ipotesi più
ottimistiche, di arrivare al 9%. Ciò comporterebbe una perdita di un milione di
posti di lavoro tra il 2007 e il 2010: solo nel 2009 si prevede infatti un calo
di mezzo milione. I nuovi disoccupati, calcola l'Ires, porteranno il totale dei
senza lavoro a 2,3 milioni nel 2009 e a 2,6 milioni nel 2010 (2,2 milioni
nell'ipotesi più ottimistica). Il tutto mentre si allarga a 3,4 milioni di
persone l'area della cosiddetta instabilità occupazionale: quel mondo di
dipendenti a termine, di parasubordinati, di collaboratori su cui incombe di
più il rischio di perdita di lavoro. Per quanto riguarda il Pil, dopo il calo
dell'1% nel 2008 la Cgil si attende un drastico ribasso del Pil nel 2009 che
dovrebbe raggiungere il 3%. Nel 2010 la diminuzione dovrebbe ridursi a un
-0,1%, portando la somma del triennio a un -4%. Il sindacato si prepara così a
lanciare una serie di proposte per combattere la crisi
e intanto suggerisce interventi che potrebbero essere presi con il ricavato
della cosiddetta tassa di solidarietà sui redditi alti. Si tratta di misure
valore di 1,7 miliardi, a fronte degli 1,5 miliardi che entrerebbero aumentando
l'aliquota dal 43% al 48% per i redditi sopra i 150 mila euro. Gli interventi
puntano a estendere l'indennità di disoccupazione ordinaria ad altri
duecentomila disoccupati circa, a sostenere il reddito dei collaboratori
portando l'indennità al 40% dell'ultimo compenso annuale e ad ampliare gli
importi massimi mensili di cassa integrazione ordinaria e straordinaria e
indennità di mobilità di duecento euro. 17/03/2009 nascosto-->
( da "Italia Oggi" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Pubblica Amministrazione data: 17/03/2009 - pag: 35 autore: pagina a cura di
Francesco Cerisano Accordo con i governatori. Pd verso l'astensione se passerà
la mozione sul patto di stabilità Le regioni speciali vincono ancora Il governo
tratterà con ciascuna l'attuazione del federalismo Il governo tratterà con
ciascuna regione autonoma l'attuazione del federalismo fiscale. Non ci sarà
dunque un tavolo unico con i territori a statuto speciale, ma cinque tavoli di
confronto «perché tali e tante sono le differenze, spesso inconciliabili, tra
le varie regioni» (per dirla con le parole del presidente siciliano, Raffaele
Lombardo). Dall'incontro di ieri dei ministri Roberto Calderoli e Raffaele
Fitto con i governatori di Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e
Sardegna e con i presidenti delle province autonome di Trento e Bolzano, il ddl
Calderoli esce ulteriormente rafforzato proprio nel giorno del debutto in aula
a Montecitorio. L'art.25 del ddl non sarà cancellato (come avevano proposto in
commissione i relatori Antonio Leone e Antonio Pepe presentando un emendamento
poi ritirato, si veda ItaliaOggi del 13/3/2009) ma resterà seppur in versione
riveduta e corretta. L'accordo con le cinque regioni autonome è stato trasposto
in due emendamenti del governo. Il primo modifica l'articolo 1 (comma 2),
prevedendo l'applicazione del disegno di legge non solo alle regioni a statuto
speciale e alle province autonome, ma anche agli enti locali ricadenti nei
territori autonomi, «in conformità ai rispettivi statuti speciali e alle
relative norme di attuazione».Il secondo emendamento interviene proprio
sull'articolo
( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del
17-03-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA CARRARA pag.
10 CARRARA DA TEMPO circola l'idea dell&... CARRARA DA TEMPO circola l'idea
dell'attivista politico americano Lyndon LaRouche (ha il record di candidature
alla presidenza degli Usa: ben otto volte) di istituire una nuova commissione
d'inchiesta sulle responsabilità nella crisi finanziaria, simile alla
Commissione-Pecora del 1932, alla condizione che nessuno dei responsabili
dell'attuale disordine monetario-finanziario ne faccia parte. La «Pecora» del
'32 fece seguito alla famosa crisi del '29, situazione alla quale molti economisti paragonano i
crac attuali dei mercati mondiali. E il sito del Movisol, il movimento
internazionale per i diritti civili e la solidarietà che fa capo
all'associazione di Lyndon LaRouche (www.movisol.org), ha riportato con grande
risalto la notizia dell'approvazione da parte del Consiglio provinciale di
Massa Carrara dell'ordine del giorno sulla «Nuova commissione Pecora»,
presentato dal consigliere del PdL Cesare Micheloni. Il Movisol, infatti, sta
portando avanti una petizione per la creazione di una nuova commissione
d'inchiesta sulla crisi finanziaria in atto e a tale
iniziativa si è ispirata la proposta di Micheloni, approvata a larga maggioranza
con voto bipartisan. «La strada promossa da LaRouche dice Micheloni è
un'importante opportunità per il confronto e l'apprendimento di tematiche
fondamentali per la risoluzione della grave crisi
economica mondiale. La nostra provincia è più che mai perdente, in fatto di
efficienza produttiva e amministrativa, e in questo momento di collasso
economico globale e di crisi di liquidità si palesano
le difficoltà dei cittadini e delle imprese apuane ad accedere al sistema del
credito». «A MASSA CARRARA aggiunge Micheloni il denaro costa di più che in
altre province, a causa di un maggior rischio di insolvenza. In tale contesto
si inserisce la discussione del mio ordine del giorno, con il quale si sancisce
che l'unica via di uscita dalla crisi è una
riorganizzazione del sistema finanziario, che congeli i titoli tossici e
rilanci il credito all'economia reale, evidenziando il principio che gli
istituti bancari e la Banca Centrale devono rispondere al Governo e alle
esigenze della popolazione, invece di dettar legge e favorire le politiche di
speculazioni finanziarie. Dopo le inchieste sul crac Cirio e Parmalat, e sui
bond argentini conclude Micheloni anche in Italia sarebbe opportuno costituire
una commissione d'inchiesta, per indagare sui veri responsabili della politica
di speculazione finanziaria e sulle situazioni di
commistione tra banche d'investimento, istituzioni e alti funzionari dello
Stato e enti regolatori, compreso l'assetto proprietario della Banca d'Italia.
Compito della commissione dovrà essere anche indagare sui rapporti perversi tra
enti di vigilanza e speculatori, visto che gli stessi enti che dovrebbero
vigilare hanno promosso negli ultimi anni proprio quei "titoli
tossici" (derivati ed altri) che stanno mandando in bancarotta le nostre
banche, le nostre imprese e molti bilanci comunali». Massimo Binelli
( da "Adige, L'" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
BRUXELLES - In
Europa è sempre più allarme disoccupazione BRUXELLES - In Europa è sempre più
allarme disoccupazione. Nell'ultimo trimestre del 2008 - secondo Eurostat -
sono stati più di 670.000 i posti di lavoro persi, di cui 453.000 nella zona
euro. «L'occupazione sta cadendo ad un ritmo mai visto prima», spiegano gli
esperti della Commissione Ue. E risposte sono attese dai 27 capi di Stato e di
governo dell'Ue che giovedì e venerdì si riuniranno a Bruxelles per il consueto
Consiglio di primavera. Pronti a decidere anche nuove
misure se la crisi finanziaria ed economica dovesse ulteriormente aggravarsi. Non è un caso che
il commissario Ue agli affari economici e finanziari Joaquin Almunia parla
della «recessione peggiore degli ultimi settant'anni». E «ci sono dentro tutti
fino al collo, da nord a sud, da est a ovest», sottolinea il commissario,
che lancia un duplice appello: uno ai leader Ue per impegnarsi di più nel
coordinare le misure anti crisi; un altro ai leader
del G20, perché «non si ripetano gli errori del passato» e, dunque, perché si
faccia tutto il possibile per «migliorare i controlli sul sistema finanziario».
Sullo sfondo il rischio che alcuni Paesi dell'Ue possano essere travolti dalla crisi. Ungheria e Lettonia hanno già chiesto un sostegno
finanziario alla Ue. E gli esperti della Commissione europea affermano che
oltre alla Romania anche altri Stati stanno discutendo con Bruxelles per
valutare l'ipotesi di un intervento in loro favore. I nomi non vengono fatti.
Ma è un dato di fatto che tra i Paesi dell'Ue in maggiore difficoltà ce ne sono
alcuni anche dell'area euro, come Grecia e Irlanda. E di certo il settore
dell'auto è quello che sta subendo gli «effetti più devastanti», con molti marchi
sull'orlo della bancarotta. Anche nel 2009 - secondo gli ultimi dati dell'Acea,
l'associazione dei costruttori d'auto europei - si prevede un crollo della
produzione di almeno il 25%, con inquietanti ripercussioni sul fronte
dell'occupazione. Ma l'allarme è anche italiano e lo ha lanciato la Cgil
secondo la quale in tre anni la crisi rischia di
lasciare a casa un milione di disoccupati e di far scendere il prodotto interno
lordo del 4%. È quanto ha calcolato l'Ires Cgil, l'ufficio di studi economici
del sindacato guidato da Guglielmo Epifani, che traccia una stima sugli effetti
della crisi molto peggiore di tutte le previsioni fino
ad oggi circolate. L'andamento della crisi e i ritardi
nell'adozione di misure di stimolo dell'economia da parte del governo, dice il
sindacato, si avviano ad avere ricadute pesantissime sul mondo del lavoro: il
tasso di disoccupazione nel 2010 rischia infatti per la Cgil di salire fino al
10,1% ed anche nelle ipotesi più ottimistiche di arrivare al 9%. Ciò
comporterebbe una perdita di 1 milione di posti di lavoro tra il 2007 e il
2010: solo nel 2009 si prevede infatti un calo di mezzo milione. I nuovi
disoccupati, calcola l'Ires, porteranno il totale dei senza lavoro a 2,3
milioni nel 2009 e a 2,6 milioni nel 2010 (2,2 milioni nell'ipotesi più
ottimistica). Il tutto mentre si allarga a 3,4 milioni di persone l'area della
cosiddetta instabilità occupazionale. Ieri si è fatto sentire il premier,
Silvio Berlusconi, sostenendo che il governo è pronto ad accogliere
«suggerimenti» da parte delle imprese, ma nel «rispetto dei vincoli di
bilancio» e, soprattutto, ascoltando tutti gli operatori «in trincea» e,
quindi, le industrie, le imprese anche più piccole, gli artigiani e i
commercianti. Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, smorza dunque un
po' le attese sull'annunciato incontro di oggi con la presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia. Dopo l'abbraccio e i chiarimenti seguiti alla
richiesta «di soldi veri» da parte delle industrie italiane, arriva quindi una
nuova puntualizzazione da parte del premier che già di fronte alla platea di
Cernobbio aveva spiegato che «i soldi veri per sostenere l'industria» sono
stati già dati e che ora è il momento di guardare anche alle altre istanze che
arrivano dal mondo economico. Come quelli che invoca lo stesso leader della
Lega, Umberto Bossi, che chiarisce: «Le piccole e medie imprese vanno aiutate.
Se non si investe lì, chiuderanno un sacco di fabbriche». 17/03/2009
( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Commenti
& Analisi data: 17/03/2009 - pag: 8 autore: di Edoardo Narduzzi Se Wen
Jibao lancia il T-bond a copertura aurea Le parole non sono mai casuali nelle
relazioni internazionali. Ancor meno lo sono quelle, assai rare, dei premier
cinesi. Quindi, la frase pronunciata la scorsa settimana dal numero uno del
governo di Pechino circa la rischiosità del debito pubblico americano, merita
qualche riflessione in più. «Abbiamo prestato capitali enormi agli Stati Uniti,
sinceramente siamo preoccupati», ha comunicato senza mezzi termini Wen Jibao
alla comunità politica e finanziaria internazionale.
Il più grande sottoscrittore di titoli del debito pubblico americano mette le
mani avanti, proprio mentre l'amministrazione Obama si prepara a un 2009 nel
corso del quale emetterà titoli netti per ulteriori 1,8 trilioni di dollari.
Sommati a quelli emessi nel 2008 per 1,5 trilioni, producono un risultato degno
di attenzione: nell'ultimo biennio l'amministrazione Usa ha emesso titoli
federali netti per un controvalore equivalente a quello della somma delle
obbligazioni federali classate nei precedenti 27 anni. Perché Wen ha parlato ora?
Perché la crisi finanziaria ed economica «inventata» da Wall Street ha stravolto gli
equilibri del potere internazionale. Washington ha ancora una supremazia
indiscussa sul piano militare ma economicamente è indebolita. Necessita degli
avanzi commerciali cinesi per finanziare il proprio debito pubblico.
Senza gli investimenti della banca centrale e dei fondi sovrani di Pechino non
c'è piano di rilancio che tenga; il risparmio americano non è sufficiente da
solo. Ed è quindi maturo il momento per ridefinire le relazioni cino-americane
ed il ruolo della Cina nella governance globale.Primo, Wen Jibao vuole garanzie
esplicite dagli Usa che gli oltre 2 mila miliardi di dollari investiti in
titoli del Tesoro americano siano al sicuro. Il premier cinese parla alla
moglie di Cesare per far capire a Cesare, cioè Obama. Pechino non è disposta ad
accettare una maxi-svalutazione unilaterale americana che decurti il valore
reale dei titoli a lungo termine e azzeri quello delle cedole a tasso fisso.
Wen sta semplicemente comunicando che Washington non può pensare di esportare
la crisi come nel caso di un normale disequilibrio
della bilancia commerciale quando la svalutazione della moneta serve a
trasferire buona parte dei problemi di uno stato sui bilanci degli altri o dei
propri partner commerciali. Beggar-thy-neighbor viene chiamata la svalutazione
competitiva finalizzata a creare occupazione domestica a spese del resto del
mondo. Una svalutazione del dollaro che incorpora crescenti aspettative
inflazionistiche incarna per Pechino questo pericolo.Secondo, i cinesi non
hanno gradito le varie clausole made in Usa contenute nel piano da circa 900
miliardi di dollari di stimolo dell'economia votate dal Congresso americano.
Può sembrare paradossale ma oggi la Cina è tra i paesi più sensibili a
possibili politiche protezionistiche in grado di ridurre il volume delle sue
esportazioni con l'effetto di creare disoccupazione. Pechino sa bene che
gestire decine di milioni di disoccupati aggiuntivi potrebbe diventare
politicamente insostenibile.Terzo, Pechino non vuole più pagare senza contare.
Se gli investimenti e il risparmio cinesi sono fondamentali per la gestione
della politica economica dei paesi avanzati, allora è necessario che il ruolo di
inter pares sia definitivamente riconosciuto alla Cina. Continuare a
strumentalizzare le questioni legate ai diritti umani o ai diritti politici non
è più possibile né per Washington né per gli europei: le risorse cinesi sono
disponibili ma solo se si riconosce in pieno la legittimità della gestione
politica di Pechino. Le questioni interne, incluso il Tibet, sono affari tra
cinesi e dei cinesi. Gli occidentali pensino ad emettere titoli del debito
pubblico per coprire i danni causati dalla loro ingordigia e scarsa moralità.
In tale contesto non è da escludersi che nelle prossime settimane l'investitore
cinese inizi a chiedere garanzie particolari all'emittente Obama. Come? Ad
esempio chiedendo garanzie aurifere da parte della Fed a sostegno della ripagabilità
dei titoli emessi dal Tesoro americano. Si tratterebbe di un'atipica riedizione
del gold standard (fino al 1971 il dollaro era convertibile in oro) finalizzato
a rassicurare l'investitore: se il Tesoro americano dovesse andare in default
sui propri titoli federali, chi li avesse comprati potrà rivalersi, per intero
o in parte, sulla quota di riserve auree della Fed riservate a garanzia di
quella specifica emissione. Una sorta di Bot standard, cioè un regime di titoli
di Stato circolanti con attaccata una garanzia pubblica unica: una quota delle
riserve auree americane. Se ciò accadesse non dovrebbe sorprendere se nel
prossimo futuro la Fed inizierà ad accumulare ulteriori riserve in oro, anche
per garantire la crescente massa monetaria denominata in dollari al servizio
del pagamento del conto della crisi. In questo modo
Pechino sarebbe rassicurata sul fatto che l'amministrazione Obama non vuole
esportare i propri problemi inflazionando gli investimenti altrui e il Tesoro
americano sarebbe costretto a politiche di rigore visto che a rischio ci sono
parte delle riserve auree del paese. Del resto, le crisi
servono anche per innovare e il Bot standard in qualche modo sarebbe figlio
delle nuove relazioni internazionali. Per ora ha parlato solo Wen Jibao, ma presto
toccherà ad Obama.
( da "Milano Finanza (MF)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati
Globali data: 17/03/2009 - pag: 11 autore: di Franco Adriano La proposta
potrebbe entrare nel decreto legge sugli incentivi Berlusconi incontra
Marcegaglia e cerca risorse per il fondo sulle pmi Difficile stabilire se
concentrarsi sulle grandi imprese, su quelle piccole o direttamente sui
lavoratori che perdono il posto di lavoro. La crisi finanziaria ed economica
imporrebbe al governo di cercare e trovare un giusto mix tra gli incentivi e
nella distribuzione delle risorse pubbliche. Ma, al solito, la coperta è troppo
corta. Così, a fronte dei finanziamenti messi a disposizione dal governo,
scatta il braccio di ferro tra i ministri e tra i rappresentanti delle parti
sociali. È quanto sta avvenendo, per esempio, a Montecitorio in sede di
conversione del decreto legge sugli incentivi. Oggi gli uffici di presidenza
delle commissioni Finanze e Attività Produttive comunicheranno quali sono le
proposte di modifica ammesse al testo del governo. L'esecutivo sembra aver
pensato soprattutto alle grandi imprese, tant'è che il provvedimento è nato per
il settore dell'auto, mentre le piccole imprese si sono rivolte in particolare
al ministro delle Riforme, Umberto Bossi. Il suo ultimo appello per aiutare le
pmi risale soltanto a poche ore fa: «Le piccole industrie vanno aiutate», ha
fatto eco alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, che aveva chiesto
soldi veri all'esecutivo, «perché se non si investe in questo segmento chiudono
molte fabbriche», ha concluso. E dalla parte delle pmi ci sono molti
parlamentari membri delle commissioni d'esame, a partire dal presidente della
decima, Andrea Gibelli, e dunque le probabilità di un successo sembrerebbero
alte. Peccato che a raffreddare un po' gli animi, ieri, sia sceso in campo il
presidente della sesta commissione, Gianfranco Conte, annunciando la bocciatura
di «una buona metà» degli oltre 450 emendamenti presentati per estraneità
tecnica della materia. Ha inoltre comunicato che il fondo per le piccole
imprese verrà discusso, ma potrebbero esserci problemi di copertura. D'altra
parte fortemente a rischio sarebbe perfino il pacchetto sui precari varato dal
Consiglio dei ministri di venerdì, che ieri sera non aveva ancora passato il
vaglio degli uffici della Camera. Il punto è che sarebbe troppo difficile, se
non impossibile, tenere a bada l'assalto dei deputati e dei relatori su materie
non perfettamente coerenti con il titolo del decreto se tra gli incentivi
all'economia finissero le norme del governo sui precari. Una situazione che si
complicherebbe ancor di più se dovessero essere messe da parte le proposte che
i relatori hanno concordato con le associazioni di categoria, in particolare
quelle sulle piccole imprese, per lasciare spazio ad altre del governo. A tal
proposito, nei giorni scorsi è trapelata la notizia di un'iniziativa
dell'esecutivo per rimborsare gli obbligazionisti non istituzionali di
Alitalia. Anche in questo caso il problema sono i fondi da trovare. Secondo i
consumatori servirebbero 270 milioni.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-03-17 - pag: 1 autore: RICETTE NAZIONALISTICHE La vecchia
tentazione di stampare moneta di Gianni Toniolo L a ricetta inglese per
rilanciare il sistema produttivo si basa sul binomio svalutazione del cambio e
abbondante offerta di moneta. Dal fallimento di Lehman Brothers a oggi, la
sterlina ha perso il 23% del proprio valore rispetto al dollaro. Il 5 marzo, la
Banca d'Inghilterra ha portato il tasso di interesse al minimo storico dello
0,5 per cento. Pochi giorni dopo, ha stampato 2 miliardi di sterline per
comprare titoli di Stato. Si tratta solo di un assaggio: è in programma un
acquisto di obbligazioni pubbliche per 75 miliardi nei prossimi tre mesi,
sempre pagando con la creazione di moneta dal nulla. Se la ricetta funzionasse,
il Regno Unito uscirebbe dalla recessione prima di altri Paesi. La stessa strategia
fu seguita da Londra nella Grande Depressione. Nel settembre 1931, con il
pragmatismo che spesso lo con-traddistingue, il governo inglese abbandonò la
convertibilità aurea, lasciò svalutare la sterlina, abbassò i tassi
d'interesse, inondò di liquidità il sistema economico. Negli anni successivi,
reddito e occupazione si ripresero nel Regno Unito più rapidamente che nella
maggior parte degli altri Paesi (la Svezia adottò con successo la stessa
politica, e lo fa anche oggi). Se la politica di svalutazione e creazione di
moneta aiutò l'In-ghilterra, essa lanciò un messaggio pericoloso: ogni Paese
deve cavarsela da solo. Così fu. Alcuni governi seguirono il Regno Unito sulla
via delle svalutazioni competitive (che peraltro la stessa Londra non concesse
all'India). Altri introdussero misure burocratiche per limitare i movimenti dei
capitali. Quasi tutti risposero al richiamo del "sacro egoismo
nazionale" erigendo barriere tariffarie (svalutazione
competitiva e protezionismo
sono parenti abbastanza stretti). Dati gli squilibri strutturali delle bilance
dei pagamenti accumulati negli anni 20, solo un coordinamento delle politiche
espansive tra i principali Paesi avrebbe potuto consentire a tutti i Paesi di
uscire insieme dalla crisi. Nel 1933, si tenne a Londra una conferenza
economica lungamente e accuratamente preparata. Essa fu silurata da Roosevelt
che aveva finalmente deciso a propria volta per una svalutazione e non voleva
legarsi le mani con impegni di coordinamento. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-03-17 - pag: 2 autore: DALLA PRIMA La
vecchia tentazione Durante la Grande Depressione, gli Stati Uniti mancarono
l'occasione di esercitare la leadership mondiale che avrebbe potuto mettere in
moto una cooperazione sufficiente a risolvere o mitigare la crisi. Solo nel
1936, quando l'economia mondiale si era già ripresa, si giunse a un tardivo
accordo monetario. Il recinto fu chiuso quando i buoi erano scappati. Non
farebbe male ai leader del G-20 che si riuniscono a Londra all'inizio di aprile
rileggere la storia dell'economia internazionale negli anni 30. Anche oggi, la
svalutazione inglese lancia un messaggio pericoloso. La Svezia è stata la prima
a seguire. Pochi giorni fa, la Banca centrale svizzera ha deciso, a freddo, di
indebolire il franco. La mossa, per ora, compensa solo l'apprezzamento della
valuta svizzera verificatosi negli ultimi sei mesi per la ricerca di porti
sicuri da parte di chi aveva investito in monete ritenute meno solide. Ma ha
già impensierito molti operatori. Con lo zloty polacco e il fiorino ungherese
sotto pressione, l'attenzione si sposta ora alle valute asiatiche. Che cosa
faranno le autorità giapponesi, con un'economia in forte crisi, per mitigare
l'apparentemente inarrestabile forza dello yen? Per ora dichiarano di volere
agire solo nell'ambito di un coordinamento internazionale. Ma se questo non vi
fosse? è importante che il G-20 di Londra lanci al mondo un messaggio diverso
da quello della conferenza tenuta nella città del Tamigi 76 anni fa, sia sulla
regolazione dei mercati finanziari sia sulle politiche
di stimolo all'economia. Circa la prima, tutti dichiarano di volere nuove
regole, salvo poi dissentire su quali debbano essere e su chi debba formularle
e gestirle. Dopo l'impegno preso a Washington in novembre, il mondo si aspetta
qualcosa di più di una dichiarazione di principio. Serve l'avvio di un percorso
credibile di riforma. Ma questo percorso sarà necessariamente lungo. Le
politiche monetarie e la spesa pubblica per il rilancio delle economie possono
e devono, invece, essere immediatamente coordinate: in mancanza di un
coordinamento, il rischio che tutti si muovano in ordine sparso, come negli
anni 30, crescerà enormemente. La deriva delle svalutazioni
competitive e del protezionismo potrebbe essere dietro l'angolo. L'amministrazione statunitense
sembra oggi convinta dei pericoli e pronta ad assumere le responsabilità che il
peso economico e politico del Paese ancora le consegnano. Il governo cinese ha
sinora mostrato moderazione e desiderio di cooperazione. Sono questi
importanti elementi di differenza rispetto al 1933. Su di essi si basa la
prudente fiducia che la storia non abbia a ripetersi. Gianni Toniolo
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-17 - pag: 7 autore: APPELLO SERBO ALL'FMI A
Belgrado servono 3 miliardi La Serbia ha avviato negoziati con il Fondo
monetario internazionale per ottenere un prestito da tre miliardi di euro, per
due anni, un miliardo in più di quanto inizialmente pianificato. Una serie di
deboli indicatori economici ha convinto il Governo che sarà necessaria
un'iniezione di aiuti internazionali più forte del previsto. Il Paese,
fortemente dipendente dai capitali esteri, sta facendo i conti con il crollo
della domanda per i suoi beni, lo stallo degli investimenti e impegnative
scadenze del debito già contratto. A gennaio la produzione industriale si è
ridotta del 17,1%; la bilancia dei pagamenti è crollata dell'80%, affossata
dalla caduta delle esportazioni; l'inflazione è salita al 10,7%; le entrate
fiscali sono scese del 5 per cento. L'Esecutivo si mostra fiducioso: «Penso che
l'Fmi approverà il prestito da due miliardi di euro per quest'anno e da tre
miliardi nel complesso», ha spiegato il vice primo ministro Mladjan Dinkic. Dopo lo scoppio della crisi finanziaria globale a ottobre, i serbi hanno ritirato un miliardo di euro
dai loro depositi bancari, provocando una svalutazione del dinaro del 25 per
cento. Il settore privato dovrà restituire quest'anno 5,5 miliardi di euro di
debito estero: la prima tranche da 1,74 miliardi scade a fine mese. Mentre
il deficit si avvia verso il 3% del Pil, sale la pressione perché Belgrado
tagli la spesa pubblica. Un'operazione delicata, che potrebbe scatenare
disordini sociali: proprio temendo questa ipotesi, finora il Governo ha evitato
di ridurre salari e pensioni.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-03-17 - pag: 7 autore: INTERVISTA Vaclav Klaus
Presidente della Repubblica Ceca «Mercato unico in pericolo» Vittorio Da Rold
«Venti anni fa la Repubblica ceca eliminò il comunismo e mise in soffitta
l'economia chiusa. Il nostro sogno era di aprirci al mondo, liberalizzare il
commercio estero e le nostre prime riforme sono andate tutte in quella
direzione. Oggi siamo scioccati quando vediamo qualcuno tentare di riportare il
mercato unico europeo al punto di partenza introducendo un
nuovo e nascente protezionismo europeo». Vaclav Klaus, 67 anni, presidente della Repubblica
Ceca, mentre il suo Paese è presidente di turno dell'Unione, non usa mezzi
termini com'è suo costume: è un euroscettico e non ne fa mistero, ma oggi, da
vero liberista e seguace di Friedrich von Hayek, paradossalmente si trova a
difendere l'Europa, o meglio il suo mercato unico, dai venti
protezionisti. «Non possiamo essere d'accordo con chi come Nicolas Sarkozy (il
presidente francese ha invitato i costruttori di auto francesi, che hanno
ricevuto 6 miliardi di euro di aiuti, a mantenere i posti di lavoro in Francia
e a non costruire fabbriche proprio nella Repubblica ceca, ndr) apre a
tentazioni protezioniste. Ma non voglio polemizzare con Sarkozy anche perché
non bisogna dimenticare che il presidente francese non è il solo in Europa a
sostenere queste politiche protezionistiche e di nazionalismo economico», dice
il presidente ceco. Il capo dello Stato ceco è in questi giorni a Milano per
presentare il suo libro, "Pianeta blu, non verde", un pamphlet ricco
di vis polemica sul presunto cambiamento climatico, un intervento inserito in
una serie di colloqui organizzati dall'Istituto Bruno Leoni a Palazzo Clerici.
Che pensa del piano di aiuti all'Europa centro-orientale? La Repubblica ceca ha
le sue fragilità ma ha prestato 200 milioni di euro alla Lettonia. Da noi i
mutui in valuta estera sono appena lo 0,1% del totale (i suoi colleghi del
Financial Times dovrebbero imparare a distinguere tra i vari Paesi del
Continente che non è un unicum indistinto) a differenza di altri Stati europei
dove hanno raggiunto quote elevatissime. Inoltre le banche presenti nel nostro
Paese sono belghe, italiane, austriache e hanno problemi a casa loro, non da
noi. Che deve fare la Commissione Ue per contrastare la crisi? Meno fa e meglio
è. Fuor di metafora non sono convinto che la spesa pubblica keynesiana sia la
soluzione a tutti i problemi. Se si vuole aumentare la domanda aggregata la
prudenza è d'obbligo. Primo bisogna evitare di aumentare il debito pubblico.
Poi c'è il "crowding out effect" cioè il calo dei consumi o degli
investimenti privati che avviene quando a causa dell'aumento della spesa
pubblica aumenta la pressione fiscale e quindi si riduce a sua volta la
propensione ai consumi. Se invece l'aumento della spesa pubblica non è
accompagnato dall'aumento delle tasse,il ricorso al debito pubblico per
finanziare l'aumento della spesa aumenta i tassi d'interesse portando a una
riduzione degli investimenti privati. In America si discute sul fatto che il
moltiplicatore deve essere sempre più alto perché se investo un euro di soldi
pubblici può avvenire che ottengo solo lo 0,80% di aumento di propensione al
consumo: insomma mentre la spesa è certa l'esito finale è incerto. Qual è il
messaggio del suo libro sul clima "Pianeta blu, non verde"? Gli
ambientalisti non parlano del clima, ma di un'ideologia collettivistica molto
pericolosa che vuole manipolare tutta la società. Un'ideologia che vuole
limitare la nostra libertà e prosperità. Io combatto questa ideologia, non la
temperatura. L'Intergovernmental Panel Climate Change, l'organismo dell'Onu,
afferma che in un secolo l'aumento della temperatura è stato di
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-17 - pag: 12 autore: «Per capire la
crisi ci vuole Ike» di Mario Margiocco L' economia sta
male, e come stanno gli economisti? Gli economisti hanno fatto gli ideologi
invece di fare gli analisti e ora pagano un prezzo, ha scritto ieri sul Sole 24
Ore Dani Rodrik, della Kennedy School di Harvard. Secondo Martin Wolf del
Financial Times, la crisi finanziaria attuale ha
chiuso una fase della storia economica e,si può aggiungere,spingerà
probabilmente il pensiero economico a voltare pagina. Per Anatole Kaletsky, il
commentatore economico del Times di Londra, è ormai tempo per un paradigme
shift, per un cambio di filtri interpretativi. E un buon avvio, sosteneva
Kaletsky a febbraio, potrebbe essere in un testo di economiaintitolato
Imperfect Knowledge Economics, uscito un anno e mezzo fa presso la Princeton
University Press. Gli autori sono due economisti americani, Roman Frydman e
Michael Goldberg, che partono dalle analisi di Edmund Phelps, uno dei
pochissimi Nobel a non avere mai sottoscritto la teoria, da 30 anni dominante,
della Rational Expectations Hypothesis (Reh). I mercati,
dice la Reh, nel loro stato naturale fissano i prezzi al realevalore e i soli
shock che possono farli deragliare da questo stato d'equilibrio sono di tipo
esogeno (una guerra, ad esempio). Il che lascia la crisi
attuale,chiaramente endogena, senza spiegazioni. Frydman e Goldberg sostengono
invece che i mercati non tendono inevitabilmente
all'equilibrio, perché gli operatori hanno una conoscenza imperfetta dei
fattori che muovono nel tempo il prezzo degli asset.I modelli e la matematica
sono impor-tanti, sostengono i due autori, ma un loro uso eccessivo è
rischioso. L'economista può prevedere fino a un certo punto. Può vedere chiaro
qualitativamente, ma le sue previsioni quantitative possono essere
terribilmente sbagliate. Oggi Frydman, 61 anni, professore alla New York
University, tiene un seminario alla Banca d'Italia,dove Phelps è stato spesso
ospite e consulente. Il governatore, Mario Draghi, è anche presidente del
Financial Stability Forum, organismo dell'Fmi fra i più importanti per la costruzione
delle nuove regole finanziarie, e Frydman porta
qualche nota critica al lavoro fin qui compiuto dal Forum, che dovrebbe a suo
avviso occuparsi di più delle eccessive oscillazioni dei prezzi fondamentali –
immobili, azioni, commodity, monete e altro – e dei rischi sistemici che questo
pone. Su crisi e scuole di economia Frydman ha risposto ad alcune domande del
Sole 24 Ore. Siamo in una crisi storica? Assolutamente sì. La fine del modello sovietico
dimostrava che l'economia priva di mercati finanziari distribuisce pessimamente i capitali e penalizza innovazione e
crescita. Ma la fine dell'Urss non fu "la finedella
Storia",come sosteneva Francis Fukuyama, la cui tesi fu vista come un
trionfo dell'ordine liberista, dove spetta al mercato e a lui solo allocare
perfettamente le risorse. La conseguenza maggiore negli Stati Uniti fu il
Financial Service Modernization Act del 1999, il cui nocciolo fu l'abolizione
del Glass-Steagall Act del '33 e di ogni separazione fra banche commerciali,
operatoridi Borsa e banche d'investimento. Ora si deve in qualche modo tornare
indietro. Ri-regolare? In modo saggio. Primo, non dimenticare la lezione
sovietica. Quello era un caso estremo, ma occorre ricordare che se si penalizza
troppo il mercato con troppe regole, a partire dalla finanza, si uccide
l'economia. I mercati non sono perfetti, ma sono molto
meglio dei regolatori. Ma come avviare questa riforma? Occorre un nuovo
paradigma concettuale. Quello attuale dice che se le rinnovate regole possono
eliminare le defaillance del mercato, e dato che gli operatori sono razionali,
il mercato fisserà da solo il prezzo degli asset al loro "vero"
valore fondamentale. E che cosa significa questo nell'attuale dibattito?
Significa attenzione alla trasparenza, all'inadeguatezza degli incentivi,
all'insufficiente competizione. Basilea 2, lo Stability Forum e il G-30 sono
tutti su questa linea riparatrice. è importante, ma non basta. Più trasparenza,
e che altro? Gli enormi rialzi di prezzo per le casee altri asset sono stati
chiaramente la causa immediata di questa crisi. E ora
abbiamo, potremmo avere crolli eccessivi. Dobbiamo renderci conto che il tema è
la connessione tra eccessivi sbalzi, su o giù, e i rischi finanziari.
La Reh non aiuta molto a capire tutto questo. Perché? Perché non mette in
relazione il rischio con le forti oscillazioni dei prezzi. Per dirla in parole
semplici, il metro standard del rischio usato dalle banche e dai regolatori è
il cosiddetto metodo Value at Risk, o VaR. Misura il rischio su valori standard
di volatilità, legati a deviazioni minori più o meno prevedibili. Ma il VaR
ignora gli effetti-rischio delle forti oscillazioni di prezzo di lungo periodo.
Come dice Michael Pomerleano in un suo articolo, tutte le informazioni sui
rischi standard c'erano, ma l'intero sistema è fallito lo stesso. E come mai?
Perché i limiti oggettivi delle capacità di conoscenza degli economisti sono
stati ignorati. La Reh li ignora del tutto. Friedrich Hayek ribadiva che nessun
modello matematico può mimare esattamente quello che i mercati
fanno. Frank Knight diceva lo stesso, come praticamente John Maynard Keynes. Ma
la Reh presume che un economista possa identificare precisamente i fattori che
determinano i risultati di un mercato, nel breve e nel lungo. Le economie
capitalistiche però producono un'innovazione e cambiamenti non di routine che
la Reh così ignora. E ha ignorato. Dov'è stato a suo avviso l'errore? Tutto sta
nella possibilità o impossibilità di fare previsioni attendibili. E nel fatto
che l'economia è una scienza sociale, in parte interpretativa quindi, e non una
scienza esatta. Edmund Phelps, molto tempo fa, arrivò già a capire che la Reh,
un prodotto degli anni 70 e primi 80, era inaffidabile perché la gente inventa
sempre cose nuove. I nuovi prodotti finanziari, ad
esempio. Che cosa si può imparare dalla Imperfect Knowledge Economics, o Ike?
Aiuta a capire che la Reh non coglie bene come i soggetti razionali fanno le
loro previsioni. Quindi tutte le formule usate oggi sono inaffidabili perché
possono essere molto imprecise. L'altra cosa che impariamo è che per avere
forti oscillazioni nei prezzi degli asset non dobbiamo invocare l'irrazionalità
come hanno fatto i behaviouristi, la seconda scuola, e minoritaria, in questi
decenni dominati dalla Reh.Se si accetta l'imperfezione della conoscenza, si
capisce che la forti oscillazioni di prezzo possono dipendere unicamente dai
fondamentali quali la liquidità, i tassi d'interesse, il Pil e altro. L'altra
cosa che si impara è che le oscillazioni dei prezzi finanziari
sono il metodo con cui i mercati allocano il capitale
nel modo più efficace fra quanti conosciamo, ma a volte eccessivo. Un ultimo
punto, che ci riporta a Keynes e James Tobin, dice che il rischio non dipende
dalla volatilità, come dice la VaR, ma da dove ci si trova sulla parabola
dell'oscillazione. Ma qui siamo nei tecnicismi. Che cosa l'Ike può suggerire?
Le nuove regole dovrebbero tener presente che ogni prezzo può oscillare
pesantemente, su e giù. Questo ha pesanti costi sociali. Dovrebbero esservi
strumenti per scoraggiare questi eccessi costosi, e dovrebbe essere data a
qualcuno autorità per usarli, alle Banche centrali per esempio. Gli strumenti
tecnici ci sono. mario.margiocco@ilsole24ore.com «Le Banche centrali dovrebbero
avere più poteri per controllare le eccessive oscillazioni dei prezzi» «Vanno
ridefinire le regole ma in maniera saggia: penalizzando troppo il mercato si
uccide la crescita» Roman Frydman, 61 anni
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-17 - pag: 21 autore: Vacondio
(Italmopa): i raccolti hanno recuperato mentre i listini sono in calo Cereali,
silos pieni in attesa dei rincari Alessio Romeo ROMA Esattamente un anno fa, a
marzo 2008, la bolla dei prezzi delle commodity cerealicole raggiungeve il
punto di massima espansione. E tra agricoltori e industria molitoria scoppiava
la polemica sulla «ritenzione» del grano: i produttori, sperando di spuntare
ulteriori rialzi, non vendevano il prodotto mandando in crisi
la capacità di approvvigionamento dei molini. Dodici mesi dopo la situazione
dei mercati, con listini più che dimezzati e raccolti record, si è radicalmente
capovolta. Ma il problema è rima-sto lo stesso: gli agricoltori, giudicando il
prezzo del grano poco remunerativo, stanno a guardare sperando in una ripresa
dei prezzi e lasciano il prodotto nei magazzini. A denunciare la situazione è
Ivano Vacondio, presidente di Italmopa, l'associazione che rappresenta
l'industria molitoria italiana, che interviene dopo le proteste delle
associazioni agricole sul ricorso all'import di grano tenero e duro. «Quella in
cui ci troviamo oggi è una situazione imbrazzante per tutti - dice Vacondio - .
Il ricorso all'import è stata una necessità, perchè all'industria il prodotto
serve tutti i giorni, ma alla luce dei nuovi ribassi dei prezzi si è rivelata
una scelta, non solo necessaria, ma pure onerosa. Ora è importante sedersi
intorno a un tavolo, senza rancori, per cercare di dare delle regole nuove al
mercato. Va superato il sistema della vendita in conto-deposito, in base al
quale l'agricoltore decide quando e quanto vendere, che non serve più a nessuno.
è controproducente per la stessa parte agricola». Lo scorso anno, in pieno boom
dei prezzi, era scattata la corsa a seminare grano. Ora gli agricoltori devono
fare i conti con il crollo dei prezzi; insomma i conti non tornano. «Intanto
bisogna distinguere spiega Vacondio - i mercati del grano tenero e duro.
Quest'ultimo è un prodotto di nicchia che ha un mercato molto più limitato,
mentre il grano tenero ha un mercato mondiale nel quale
giocano un ruolo importante anche variabili esterne come la crisi finanziaria. Ma entrambi hanno
dovuto fare i conti con il crollo delle aspettative dei mercati. Quello che
voglio dire è che è cambiato il mondo e piangersi addosso non serve; bisogna
cercare di fare gli interessi della filiera. Noi abbiamo tutto l'interesse che
l'Italia continui a essere un forte produttore, ma il prodotto non può
essere trattato come cinque anni fa: abbiamo bisogno di forniture regolari per
un arco di tempo sufficientemente ampio, cosa che il mercato italiano non
garantisce. Allora diventa necessario rifornirsi all'estero». Per superare le
difficoltà del settore il ministero delle Politiche agricole sta mettendo a
punto un piano cerealicolo, con un investimento di circa 10 milioni.
«L'importante - dice ancora Vacondio sarebbe non disperdere queste risorse in
mille rivoli, ma concentrarle in una direzione. Dal nostro punto di vista vanno
migliorati logistica e strutture di stoccaggio, cercando di favorire la
concentrazione dell'offerta. Ripeto,l'importante è avere continuità e certezza delle
forniture». Ma le prospettive sembrano poco incoraggianti. Il crollo del
mercato ha condizionato pesantemente le nuove semine, con un calo stimato fino
al 30% per il grano duro. Il presidente di Italmopa però ridimensiona
l'allarme: «A febbraio però c'è stato un forte recupero, il grano duro tornerà
alle superfici di due anni fa, perdendo tra il 15 e il 20%, mentre per il grano
tenero il calo sarà limitato al 4-5%». Per sostenere il mercato il ministro
Zaia ha rilanciato la politica dei dazi. «Ma è strano che su questo l'Italia la
pensi come Francia e Germania, grandi Paesi esportatori - dice Vacondio -. Noi
importiamo il 60% del fabbisogno di grano tenero e crediamo che alla lunga
quella dei dazi sia una politica perdente». LE PREVISIONI La caduta delle
quotazioni ha fatto scendere le semine invernali ai livelli di due anni fa ma
si prevede un recupero primaverile
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-03-17 - pag: 12 autore: Proposte. L'ex
commissario Ue al G-8 Youth Summit della Bocconi Monti: serve un Fisco
condiviso Sara Bianchi MILANO «L'Europa ha dato prova di saper gestire questa crisi, compiendo in alcuni casi passi in avanti verso
l'integrazione. è accaduto, ad esempio, con le proposte per arrivare a una
vigilanza integrata sulle istituzioni finanziarie. Ma in altre occasioni le
tensioni dei singoli Stati membri si sono tradotte in misure nazionali di
chiusura, il contrario di ciò che l'Europa deve fare». Così il presidente
dell'Università Bocconi, l'ex commissario europeo Mario Monti, valuta le
decisioni assunte finora dall'Unione Europea. L'ostacolo può essere superato,
indica Monti, conciliando un buon funzionamento dei mercati con una migliore
distribuzione del reddito. Come? Per esempio con un coordinamento
internazionale della fiscalità. L'ex commissario parla a margine
dell'inaugurazione del G-8 Youth Summit 2009 dell'Università Bocconi, da dove
suggerisce ai giovani di considerare la crisi da due
punti di vista. «Fondamentale – dice Monti - è quello che si sta facendo per
controllare la crisi finanziaria, per mettere in opera
un nuovo sistema di regolamentazione. Ma ancor più importante è capire come
permettere agli Stati, in un'economia globale integrata, di intervenire contro
le disuguaglianze e favorire una più equa distribuzione del reddito». Risposte
innovative e idee per il futuro magari arriveranno dai 105 studenti,
selezionati tra le migliori università dei Paesi del G-8, che partecipano a
questa simulazione di vertice. L'obiettivo dell'iniziativa (giunta alla quarta
edizione) è proprio far sentire la voce delle giovani generazioni sui temi più
attuali che compongono le agende dei leader dei loro Paesi. E in effetti i veri
stakeholder delle decisioni dei grandi della Terra sono proprio loro. «I
giovani tendono ad avere una freschezza di visione, ma hanno anche la capacità
di portare idee nuove di cui chi governa ha bisogno », sottolinea Monti.
Partecipare a questa iniziativa per loro non è solo un ottimo esercizio: «Non è
escluso che dai lavori venga fuori qualche idea per il vertice vero». Il G-8
Youth Summit, ospitato dallo stesso Paese nel quale si tiene il vertice
ufficiale, prevede incontri sulla crisi globale,
l'inclusione finanziaria, la corporate social
responsability, lo sviluppo, la difesa, i cambiamenti climatici, ricalcando in
tutto e per tutto l'attività del G-8 vero. www.ilsole24ore.com L'intervista
video a Mario Monti e il suo discorso integrale CONTRO LA RECESSIONE «Dotiamo
gli Stati degli strumenti per alleviare le disuguaglianze e attuare una
distribuzione più equa del reddito»
( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il banchiere che
diffida di Tremonti profilo. Breve storia delle relazioni del capo esecutivo di
banca Intesa Sanpaolo. Il conflitto funzionale col ministro, l'amicizia con De
Benedetti e il rapporto ricucito con Profumo (per necessità). segue dalla prima
pagina Perché questa posizione viene presa per primo da Passera? Passera è
rispetto al suo gemello separato Alessandro Profumo, capo di Unicredit, in una
condizione più solida; ha una struttura caratteriale disponibile allo scontro;
non è più minacciato dall'etichetta di banchiere di sinistra, caduta già prima
della campagna elettorale della primavera scorsa, quando con due interviste
ravvicinate la prima a Panorama, la seconda al Corriere della Sera, lanciò
un'apertura a Silvio Berlusconi. Mentre la classe dirigente economica e finanziaria si preparava psicologicamente a gestire un
sostanziale pareggio tra centrodestra e centrosinistra, Passera fece uno scatto
in avanti, dichiarandosi - per primo - disponibile a una specie di commissione
Attali all'italiana. I migliori al servizio di scelte condivise: «Ci sono
obiettivi che non sono né di destra né di sinistra - disse al Corriere il 31
gennaio 2008 - Nella commissione sono entrate personalità di diverso
orientamento politico. Si dimostra che è possibile costruire una visione comune
della classe dirigente capace di attraversare gli schieramenti. Anche da noi in
passato è successo. È facile pensare al dopoguerra ma anche negli anni di
piombo o in quelli dell'euro è avvenuto da noi qualcosa di simile. Sicuramente
è un momento chiave che richiede la mobilitazione della classe dirigente». Su
questa piattaforma di metodo nasce una intesa con Silvio Berlusconi (con il
quale esisteva già una simpatia nata negli anni della Mondadori, dove aveva
fatto il direttore generale), che si consoliderà sulla partita Alitalia. Una
vicenda in cui emergono nette le divergenze con il futuro ministro
dell'Economia. Tremonti riteneva che il dossier Alitalia non andasse riaperto e
che la compagnia dovesse finire subito in mani francesi. I rapporti tra Passera
e Tremonti non sono mai stati semplici. Non lo furono quando Passera lasciò le
Poste nel 2002, con la contrarietà di Tremonti (ministro anche allora), il
quale temeva l'interruzione del processo di risanamento e modernizzazione dell'azienda.
Oggi non sono migliori. Già al tempo in cui, regnante Romano Prodi, si
sviluppava più intensamente il racconto giornalistico sulla banca al servizio
del paese - identificata nella Banca Intesa creata da Giovanni Bazoli - Passera
già una specie di ministro dell'Economia Reale, con un modello di banca attiva
nelle infrastrutture e anche nel capitale delle imprese da aiutare. Oggi, la crisi finanziaria ha ridimensionato il ruolo delle banche come modelli di
successo, ma Intesa Sanpaolo raccoglie 400 miliardi di euro (cifra che va verso
l'equivalente del 30 per cento del pil) e ne impiega 350. Passera da anni
costruisce una griglia di relazioni. Attualmente conta su alcuni punti
fermi: la vecchia rete McKinsey, la società di consulenza aziendale - dove,
proprio come Profumo, militò negli anni 80; l'intesa con Giuseppe Guzzetti,
presidente della fondazione Cariplo e azionista di riferimento di Intesa Sanpaolo,
che si è schierato dalla sua parte sulla vicenda prefetti: consapevole del
significato che la sua presa di posizione avrebbe avuto rispetto a Tremonti con
cui in passato ebbe un duro scontro sulle fondazioni bancarie risolto in una
pace duratura, ma armata (come quasi sempre capita a chi fa pace dopo molti
anni di guerra); il rapporto con Gianni Letta cementato dalla gestione comune
del caso Alitalia. Negli equilibri del risiko, ha rapporti di reciproco
rispetto con Cesare Geronzi (il banchiere che oggi esercita il ruolo di
stabilizzatore del sistema economico e finanziario). Ha ricucito per fatto di
necessità i fili con Profumo, indebolito dalle valutazioni dei mercati
finanziari. Mantiene un'amicizia complessa con Carlo De Benedetti, di cui è
stato assistente ai tempi dell'Olivetti (fino a diventarne a.d.), amicizia in
cui da parte del più anziano si alternano affetto e ruvidezza. E la sua banca è
partner decisivo nella Ntv, società dei treni ad alta velocità partecipata da
Luca di Montezemolo e Diego Della Valle. Nel 1998, appena nominato a.d. delle
Poste, raccontò un aneddoto personale in una intervista al tg de La7: si era
emozionato quando all'aeroporto di Fiumicino c'era a prenderlo una macchina con
la targhetta "Servizio di stato". Secondo qualcuno quel genere di
sensibilità è rimasto. Nell'intervista a Panorama del gennaio 2008, Maurizio
Belpietro gli chiede: «Lo sa che il suo sembra un programma politico?».
Risposta: «A me sembra un discorso da cittadino. Da manager che ha avuto la
fortuna di toccare con mano in tante occasioni che "se si vuole si
può", che ha oggi la fortuna di dirigere una grande banca che, facendo il
suo mestiere, si propone di contribuire alla crescita del proprio paese». Marco
Ferrante 17/03/2009
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-03-17 - pag: 23 autore: Immobiliare.
Secondo il Centro studi Gabetti nell'hinterland le superfici vuote raggiungono
il 30% Milano, sfitto un ufficio su cinque Trend accentuato da inizio 2009 -
Pesa il taglio dei costi aziendali Enrico Bronzo Sul mercato immobiliare non
residenziale sarà soprattutto Milano a pagare le maggiori conseguenze della crisi. Secondo il Centro studi Gabetti – uno degli operatori
più presenti in questo segmento di mercato – il tasso di sfitto degli uffici
nel capoluogo lombardo è salito dal 7,25% del 2008 al 19,75%, con punte del 30%
nell'hinterland,nei primi due mesi di quest'anno. In generale –lo studio ha
analizzato anche i mercati di Roma, Bologna, Firenze, Padova e Napoli – più ci
si sposta dal centro città verso l'hinterland e più gli edifici non affittati
sono destinati ad aumentare. «A livello nazionale - spiega Guido Lodigiani,
responsabile dell'Ufficio studi Gabetti - siamo passati da un aumento del
"vacancy rate" di 2,3 punti percentuali nel centro delle città, dove
studi professionali e sedi di rappresentanza sono "obbligate" a
stare, fino a un incremento di 5,3 punti nell'hinterland». Su Milano pesa la
grande quantità di superfici immesse di recente sul mercato, dal semicentro
alle periferie più estreme, mentre non si registrano particolari problemi di
vacancy in contesti di recente realizzazione. Sono le soluzioni meno recenti in
contesti non direzionali, o non serviti dalla metropolitana, a registrare le
maggiori difficoltà. «In questa fase – spiega Lodigiani – il mercato si muove
di fatto solo per la necessità che hanno le aziende di tagliare i costi,
cercando magari un'unica sede all'avanguardia nell'efficienza energetica e
accorpando quando possibile quelle distaccate». Oltre Milano le città che
risentono più della crisi sono Napoli e Roma, dove il
tasso di sfitto è rispettivamente salito all'11 e al 9,25 per cento. L'aumento
del tasso di sfitto degli uffici avrà ripercussioni sui prezzi degli edifici.
Le società sviluppatrici dei progetti, infatti, di regola prima trovano i
locatori e poi vendono l'immobile, di solito a un fondo immobiliare. Ora questo
schema in molti casi è destinato a saltare, proprio per le maggiori difficoltà
del venditore nell'offrire immobili affittati. La diminuzione media dei
prezziprevisto dal centro studi Nomisma – che venerdì prossimo a Bologna
presenterà il Rapporto immobiliare 2009 – per quest'annoè del 5-6%. In linea
con la società di ricerca Scenari immobiliari e con la stessa Gabetti, che
parla di un generico ridimensionamento delle quotazioni. Una delle principali
conseguenze della crisi è l'aumento della pratica
della rinegoziazione dei canoni. A Roma l'85% delle grandi aziende l'ha
chiesta, a Milano l'80 per cento. In queste due città la percentuale di chi
intende rinegoziare il canone – di Roma alla scadenza del primo sessennio contrattuale
– è del 63 per cento. «Questa tendenza - aggiunge Lodigiani - si sta
diffondendo anche sulle altre piazze italiane e coinvolge tutte le classi
dimensionali delle aziende. La crisi si ripercuote
anche sui tempi necessari per rilocare un immobile "grade A": se nei
centri storici, parliamo sempre di Milano, siamo al 5,6% per rilocare un
immobile "grade C" negli hinterland sono stati necessari in media
circa 20 mesi. Le piazze che complessivamente richiedono i tempi maggiori sono
Milano, con una media di 14,8 mesi, Roma con 14,2 e Bologna con 12,9. Le piazze
invece più dinamiche sono Firenze, con una media di 5,5 mesi, Padova e Napoli,
che si attestano su una media di 8,9 mesi. La crisi
sta avendo ripercussioni anche sul livello dei canoni. Nel 2008 si è verificata,
a livello nazionale, una flessione pari al 7% nei "prime rents", i
canoni praticati per le soluzioni migliori. In linea con l'andamento nazionale
si attestano Milano (-7,7%) e Roma (-7,1%), mentre per le altre piazze si
assiste a variazioni che evidenziano contrazioni difformi. Firenze registra un
-13,2 per cento. La percentuale di sconti medi praticati alla conclusione della
trattativa di locazione si attesta invece sul 12,6% mentre nelle piazze di
Milano (11%) e Roma (11%) si evidenziano sconti medi progressivamente più
elevati, al crescere delle dimensioni delle aziende. A Firenze (16,5%) e a
Padova (15%) si richiedono gli sconti maggiori. La situazione al momento e meno
grave tra i capannoni. «L'acuirsi della crisi finanziaria nella seconda parte
dell'anno - spiega Gianluca Sinisi, responsabile degli investimenti in
logistica di Jones lang LaSalle - al momento si è sentita di meno nel settore
logistico e industriale». Nel 2008 gli investimenti in immobili a destinazione
logistica si sono attestati attorno a 405 milioni di euro, con una
flessione di circa il 13% rispetto al dato del 2007. Ma di fatto il settore
logistico ha fatto meglio degli altri comparti, facendo crescere ulteriormente
il peso di quest'ultimo sul totale degli investimenti immobiliari diretti in
Italia, passando dal 7% del
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 39 autore: ANALISI Le
Popolari fanno sistema ma resta aperto il nodo Pmi di Alessandro Graziani P er
risolvere il caso-Italease è stato necessario un veroe proprio salvataggio di
sistema, che ha visto l'intervento di tutte le banche popolari azioniste
dell'ex società consortile ormai giunta a un passo dal fallimento dopo la
vecchia gestione dell'era Faenza. Fino a qualche settimana fa, la soluzione del
caso non era affatto scontata. Il Banco Popolare, principale azionista di
Italease con il 30% del capitale, faceva fatica a trovare il consenso degli
altri grandi soci (Bper, Bpm, Popolare Sondrio) che tendevano a scaricare la
patata bollente del salvataggio nelle mani del primo socio. Il caso non si
sarebbe sbloccato senza due elementi che si sono dimostrati decisivi: la
determinazione del neo amministratore delegato del Banco Popolare Pierfrancesco
Saviotti, che insieme al presidente Carlo Fratta Pasini ha chiesto e ottenuto
il supporto delle altre popolari; la forte azione di moral suasion di
Bankitalia, che ha «sollecitato» con intransigenza l'impegno di tutte le banche
azioniste di Italease per risolvere un caso che avrebbe provocato gravi danni
al sistema. Al sistema bancario, in generale. Ma anchee soprattutto al sistema
delle banche popolari, finora uscito indenne dalla tempesta
scatenata dalla crisi finanziaria internazionale nata negli Usa. Inutile dire che un eventuale
default di Italease, aldilà delle responsabilità manageriali della vecchia
gestione di Massimo Faenza, sarebbe ricaduto sotto la responsabilità
dell'intero sistema delle popolari.Con effetti reputazionali negativi
non solo sulle banche azioniste, ma anche sulle cooperative non coinvolte
direttamente. Ed è proprio sulla base di queste considerazioni di sistema che
tutti i soci hanno deciso di fare la propria parte nel salvataggio di Italease.
Evitando così che l'immagine del sistema delle popolari venisse macchiata da un
infortunio che poteva comprometterne la reputazione. La crisi
finanziaria degli ultimi diciotto mesi, infatti, non ha avuto gravi
ripercussioni sulle banche popolari italiane che, anzi, hanno visto il proprio
modello uscire vincente dalla sfida con le grandi banche italiane e,
soprattutto, anglosassoni. L'approccio di banca ancorata alla realtà del
territorio, spesso irrisa negli anni dei maxiprofitti derivanti dalla finanza,
siè dimostrato un ancoraggio vincente. E coerente con il duplice obiettivo
delle banche cooperative: realizzare profitti per i soci e gli azionisti,
giocando al contempo un ruolo «sociale» nell'interesse di tutti gli
stakeholders. Se la struttura proprietaria delle Popolari resta un'anomalia,
non esente da critiche per chi è quotato in Borsa, il modello industriale si
sta dimostrando tra i più adeguati a sostenere l'economia reale. Tanto che ora
anche molte grandi banche (italiane e non) stanno riposizionando
l'organizzazione delle proprie attività proprio su modelli di prossimità al
territorio, simili a quello delle Popolari. I risultati di bilancio 2008, che a
giorni saranno resi pubblici, dovrebbero certificare che tutte le principali
banche cooperative, malgrado la crisi, chiuderanno i
conti in utile. Resta l'incognita del Banco Popolare, dove il neo a.d. Saviotti
– chiamato al vertice a metà dicembre, e quindi destinato a firmare un bilancio
non suo –probabilmente farà "pulizia anticipata" in modo da creare da
subito attese più che positive sui conti del
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-03-17 - pag: 46 autore: Metalli non ferrosi.
La Banca centrale cinese ritiene probabile un recupero nel secondo semestre
Rame, il peggio sembra alle spalle Salgono gli acquisti di copertura e
l'interesse per opzioni «call» Gianni Mattarelli MILANO In una conferenza sulle
materie prime tenuta mercoledì scorso dalla Citi Investment Research, con
l'intervento di specialisti dell'industria e analisti, si è manifestato un
consenso su attese negative per i mercati. Non c'è
tuttavia da sorprendersi, perché è tipico che le previsioni riflettano la
situazione del momento, e quella attuale è di recessione. Dall'osservazione
degli indicatori Pmi (Purchasing manager indices), che in passato si sono
dimostrati ben correlati con i cambiamenti della produzione industriale e del
consumo di metalli, sembra tuttavia che il peggio sia passato. In febbraio
infatti, con l'eccezione dell'Eurozona, gli indici sono in rialzo, pur
mantenendosi molto al disotto della soglia di 50, che divide contrazione ed
espansione. Più significativo il Pmi della Cina, risalito a 45,1 dal 42,2 di
gennaio e dal minimo di 40,9 di novembre. Gli occhi degli operatori sono
puntati principalmente proprio sulla Cina, da cui si aspettano segnali di
ripresa. Molta attenzione ha attirato il rapporto annuale
sui mercati finanziari
internazionali della Banca centrale cinese, pubblicato venerdì scorso, secondo
cui la crisi mondiale continuerà nel 2009, ma con un probabile risveglio nella
seconda metà dell'anno. Nel rapporto viene data come grossa possibilità che i
prezzi di rame e alluminio risalgano dai minimi toccati alla fine del 2008.
Le quotazioni del rame intanto si stanno rivalutando per una serie di fattori,
tra i quali si dovrebbe ormai escludere la spinta degli acquisti dell'Ente
cinese per le riserve strategiche, che ai livelli attuali di prezzo dovrebbero
essersi fermati, essendo più probabile che i cinesi aspettino una flessione
delle quotazioni prima di comperare di nuovo. Elementi di sostegno al mercato
sono invece gli acquisti di ricopertura, i cosiddetti shortcovering,
soprattutto al Comex di New York, da cui partono i principali ordini di
acquisto sul London Metal Exchange (Lme). Alcune entità commerciali, tra cui i
Commodity Trading Advisors (Cta, speculatori sul breve periodo), sono inoltre
state spinte a comperare dai segnali tecnici seguiti ai recenti rialzi. Alcuni
macro-fondi d'investimento starebbero poi posizionandosi verso un rialzo dei
prezzi comperando opzioni call, ossia diritti di acquisto (a prezzi di qualche
centinaio di dollari superiori alla quotazione corrente, per limitare il costo
dell'opzione). Ci sono infine broker che hanno raccomandato ai clienti di
comperare rame e vendere alluminio: è una strategia che lascia perplessi, ma di
fatto è risultato un aumento delle posizione aperte a termine in acquisto
dell'uno e in vendita dell'altro. L'umore degli operatori verso il rame
continua perciò a essere abbastanza positivo, grazie anche ai consumi in Cina,
dove, per la forte riduzione della disponibilità mondiale di rottame,
l'utilizzo di catodi è superiore alle attese.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 27 autore: ANALISI Pmi
prioritarie nei finanziamenti Bei di Dario Scannapieco* G li ultimi dati resi
noti dalla Banca d'Italia hanno messo in evidenza l'entità
della crisi finanziaria
globale, nella sua espressione più immediata di restringimento del credito per
le imprese nel sistema produttivo italiano. Le cifre maggiormente significative
indicano, a fine gennaio, una crescita ridotta al 7% nei prestiti alle aziende
medio-grandi e al solo 1% per quanto riguarda le imprese di minori dimensioni.
In questo scenario può essere utile ricordare il lavoro che sta svolgendo in
Italia per le Piccole e medie imprese ( Pmi) la Banca europea per gli
investimenti (Bei), il braccio finanziario della Ue al cui capitale partecipano
i 27 Stati membri dell'Unione. Nel settembre scorso, l'Ecofin di Nizza ha dato
un mandato preciso alla Bei: aumentare i finanziamenti del 30% nel 2009 e nel
2010. Una responsabilità importante, che farà elevare sensibilmente il livello
dei prestiti complessivi in essere da parte della Bei, pari a 355 miliardi a
fine 2008. Tale incremento di attività si sta concentrando su tre filoni
principali: • i finanziamenti alle regioni svantaggiate dell'Unione nel
rispetto del principio cardine dell'integrazione economica di tutte le aree
geografiche della Ue; • i prestiti finalizzati a combattere il cambiamento
climatico, tra cui rientrano i finanziamenti alla Ricerca e Sviluppo delle
imprese del settore automotive volti alla realizzazione di vetture con minori
emissioni inquinanti; • il sostegno alle Pmi, pilastro dell'economia
continentale. All'interno della Ue, infatti, il 99% del totale delle imprese
rientra in quest'ultima categoria. è proprio sul fronte delle Pmi che
l'attività della Bei è stata ed è particolarmente importante in Italia. Ecco
qualche cifra. A livello globale (includendo cioè tutti i settori e tutte le
aree geografiche), i nuovi prestiti sono passati dai 47,8 miliardi del 2007 ai
57,6 del 2008 (+21%). In Italia l'incremento tra i due periodi è stato del 48%:
da
( da "Corriere del Veneto" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
- VERONA - sezione: PRIMOPIANO - data: 2009-03-17 num: - pag: 4 categoria:
BREVI Il rettore Caro Presidente del Consiglio l'ateneo è un capitale umano e
non un ammortizzatore sociale per i parenti di ALESSANDRO MAZZUCCO A lla luce
dei contenuti della relazione da me presentata all'inaugurazione dell'anno
accademico veronese lo scorso 13 marzo, che dire nel leggere le dichiarazioni
del Presidente del Consiglio sulla Università del suo Paese: è un
ammortizzatore sociale per i parenti? Dopo essermi sforzato di dare un quadro
dell'Università italiana fondato su numeri, su dati oggettivi confrontati con
il contesto europeo, è quanto meno desolante sentire il capo del Governo
liquidare in modo così tristemente sommario la questione. Ribadisco quanto ho
sostenuto in maniera documentata: l'Università italiana è di gran lunga migliore
di quanto si vada sostenendo. Essa deve riformare alcuni suoi pilastri
strutturali alla luce di criteri certi di trasparenza e di valutazione. Ma se
il Paese non vuol perdere un appuntamento forse irripetibile, deve investire
sul proprio capitale intellettuale, sul proprio potenziale di fare ricerca ed
innovazione. A mio modo di vedere questo messaggio è venuto in modo molto forte
da Verona, città nella quale, in occasione dell'inaugurazione dell'anno
accademico, l'Università ha voluto affrontare il tema della crisi
finanziaria e delle sue conseguenze con un taglio
strettamente tecnico, anzi scientifico, con le magnifiche prolusioni di due
illustri docenti, i professori Nicola Sartor e Marcello De Cecco. E il
messaggio è andato oltre, si è aperto al mondo delle imprese, quando il
Presidente di Confindustria ed il Rettore si sono seduti ad ascoltare il
dibattito di altissimo livello tra la scienza e l'impresa, tra
l'eminente economista e l'affermato manager: ne è uscita la sensazione – sono
parole di De Cecco – che proprio Verona sia un laboratorio da coltivare per le
grandi opportunità che da questa apertura si intravedono. L'Università ha
definitivamente spalancato le sue porte ad una città sensibile e generosa ed ha
già formalizzato intese importanti con il mondo produttivo e sa bene che, per
sostenere giorno dopo giorno la credibilità che questa collaborazione richiede,
deve farsi valutare. Lo stiamo chiedendo a gran voce, caro Presidente: valutate
le persone per quello che valgono, non per il loro grado di parentela con
chicchessia. Fortunatamente, a questa manifestazione, sedeva in prima fila,
estremamente partecipe e consapevole, il sottosegretario Alberto Giorgetti,
politico responsabile la cui parsimonia verbale è pari alla responsabilità ed
alla conoscenza dei problemi, inclusi quelli della città, inclusi quelli della
sua Università. E questo ci consente una buona dose di ottimismo.
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 27 autore: Intervista. Parla
Abdullah Dardari, vice premier a Damasco - Nuove prospettive economiche dal
dialogo con gli Usa «Siria aperta a investitori italiani» «Perché arrivano gli
svizzeri e voi no?» - Via libera a partnership pubblico-private Roberto
Bongiorni DAMASCO. Dal nostro inviato Il riscatto della Siria? Il cauto
riavvicinamento tra Washington e Damasco per trovare una soluzione nel processo
di pace in Medio Oriente potrebbe esercitare un ulteriore stimolo anche sul
fronte economico. Se l'isolamento siriano e la sua parziale chiusura al libero
mercato hanno consentito all'ex baluardo del socialismo in
Medio Oriente di non farsi travolgere dalla crisi
finanziaria mondiale (il Pil nel 2009 crescerà
comunque del 3 per cento), da alcuni anni lo Stato definito
"canaglia" dall'amministrazione di George W. Bush sta assistendo a
una pioggia di investimenti stranieri, in arrivo in particolare dai Paesi
arabi. Merito, soprattutto, del processo di riforme economiche portato
avanti con tenacia da Abdullah Dardari. è lui, 45 anni, il vice-primo ministro
siriano, con delega sull'Economia, l'artefice e la mente del piano. Più volte
non avete nascosto l'ambizione di fare della Siria uno snodo centrale nel Medio
Oriente, perfino lo sbocco naturale delle merci irachene sul Mediterraneo. Nei
prossimi 10 anni la Siria avrà bisogno di investire 45-50 miliardi di dollari
in progetti infrastrutturali. Il budget della nostra spesa pubblica non sarà
sufficiente. Vogliamo attrarre investimenti stranieri in questa'area. Come? Uno
strumento efficace potrebbero essere le public-private partnership (Ppp). In
altri Paesi è stato uno strumento di successo. I fondi privati partecipano alla
costruzione di centrali elettriche, aeroporti, autostrade, ferrovie, in alcuni
casi anche con denaro pubblico. Ma il management resterà in mano ai privati. Il
Governo ha appena approvato la strategia delle Ppp e ora stiamo ultimando
l'iter legale per farle entrare in vigore. Anche nel
( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-03-17 - pag: 29 autore: Crescita al
lumicino, ma a sorpresa aumenta l'export negli Usa Vietnam, il miracolo resiste
HANOI Una delle crescite più dinamiche dell'Asia, un tessuto produttivo
irrorato da investimenti di aziende occidentali e dalle delocalizzazioni delle
imprese cinesi. Una popolazione giovane e determinata a fare il grande salto
dalla povertà alla classe media. Tutte le componenti del
miracolo economico del Vietnam sono adesso messe a dura prova dalla crisi finanziaria internazionale. La
crescita economica subirà un raffreddamento brutale,che l'Economist
Intelligence Unit ha provato a misurare: le ultime previsioni Eiu parlano
infatti dello 0,3% nel 2009 rispetto al 6,2% del 2008 e all'8,5% del 2007.
Ma i segnali di una vitalità indomabile potrebbero nei prossimi mesi obbligare
a rivedere al rialzo la previsione. Nonostante la crescita vicina allo zero, il
Vietnam è infatti una delle sole quattro nazioni asiatiche (le altre sono Cina,
India e Indonesia) da cui si attende una crescita positiva nel 2009. Ma a parte
questa considerazione di fondo, rimane il fatto che l'export vietnamita in
direzione degli Stati Uniti si è rivelato uno dei più resistenti. Tra i 50
principali fornitori del mercato americano, solo cinque hanno fatto registrare
incrementi in gennaio: Bangladesh, Danimarca, Irlanda, Nuova Zelanda e appunto
Vietnam, con il Paese asiatico protagonista di un aumento del 14% dell'export
negli Usa, la performance migliore. «Un risultato incoraggiante » ha commentato
Ayumi Konishi, direttore per il Vietnam dell'Asian development bank (Adb), anche
se il colpo di coda non è stato in grado di compensare il calo complessivo del
5% dell'export vietnamita nei primi due mesi dell'anno. Da non sottovalutare
anche il piano di costruzione di ferrovie, porti e strade, che secondo l'Adb
continua a poter contare sulle risorse provenienti dai piani di stimolo del
Governo, dalle agenzie internazionali e dai privati. Il Vietnam farà di tutto
per riprendere la corsa.
( da "Riformista, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Ritratto di due
personaggi di peso fuori regime I nuovi resistenti Corrado Passera. I primi no
del sistema bancario a fare da capro espiatorio di Tremonti. Gianfranco Fini.
Gli ultimi giorni di An e un leader indigesto che non vuole farsi assimilare.
di Marco Ferrante Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, ha capito presto che la crisi
finanziaria avrebbe modificato la percezione delle
banche. E sin dall'inizio ha diffidato di quello che considerava un eccesso di
iniziativa da parte del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Il comma
segnaletico sui prefetti è stata l'occasione per uscire allo scoperto e
sottrarsi a uno schema troppo difensivo. segue a pagina 3 17/03/2009
( da "marketpress.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 17 Marzo
2009 BURLANDO INCONTRA LETTA PER AMIANTO, CONSORTILI, CANONI DEMANIALI, ALLOGGI
ALLE FORZE DELL´ORDINE, FISIA ITALIMPIANTI Genova, 17 Marzo 2009 - Si è svolto
nel pomeriggio di giovedì 12 marzo a Roma un incontro tra il presidente della
Regione Liguria Claudio Burlando e il sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta. Burlando ha posto all´attenzione di Letta una serie di
questioni di grande rilievo sociale in questo momento di crisi
in Liguria: Il primo punto sono state le pensioni per l´Amianto e degli ex
dipendenti del Consorzio autonomo del porto, per verificare la possibilità di
inserire il rimedio al problema nel decreto sugli incentivi. Burlando, per la
rilevanza sociale del tema, ha informato della situazione che si è creata a
Genova anche la presidenza della Repubblica visto l´allarme sociale che si è
comprensibilmente creato. In secondo luogo è stato sottoposto a Letta il
problema dei canoni demaniali per gli stabilimenti balneari e altre attività
che rischiano di vedersi dopo tanti anni aumentare i costi proprio in un
momento di grave crisi, con conseguenze negative per
le aziende e per l´occupazione Letta è stato anche informato della situazione
relativa agli alloggi destinati alle forze dell´ordine, i cui operatori, però,
perdono per legge il diritto alla casa quando vanno in congedo. "Ho
spiegato a Letta - dice Burlando - la nostra disponibilità a alienare gli
alloggi agli inquilini che vanno in pensione, per reinvestire il ricavato in
nuove abitazioni per gli operatori in servizio". Infine altro argomento
affrontato la situazione di crisi alla Fisia
Italimpianti. Un´azienda - secondo Burlando - molto qualificata che rischia la crisi e conseguenze gravi per l´occupazione senza una
responsabilità. Burlando ha chiesto un incontro con i vertici dell´azienda e di
Impresilo per l´obiettivo della salvaguardia dell´impresa e dei posti di
lavoro. Uno spiraglio positivo potrebbe aprirsi dopo l´inaugurazione, prevista
il 26 marzo, del termovalorizzatore realizzato da Fisia in Campania, di cui sta
attendendo la liquidazione del corrispettivo del lavoro fatto. Problema
all´origine della crisi finanziaria dell´azienda.
"Come sempre - ha aggiunto Burlando - ho ricevuto da Letta la più scrupolosa
attenzione" . <<BACK
( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE La Giornata in Borsa di
Federico De Rosa Recuperano Intesa e Unicredit Inizio di settimana positivo per
la Borsa di Milano che ha chiuso la seduta con il Mibtel in rialzo del 2,3% e
l'S&P Mib del 2,5%. Buona la performance di Unicredit e Intesa Sanpaolo, entrambe il
rialzo di oltre il 5% alla vigilia della presentazione dei conti 2008. Positive
anche Bpm (+2%) e Montepaschi (+0,7%) mentre il delisting di Italease ad opera
del Banco Popolare ha provocato un andamento a forbice con le azioni della
banca veronese in calo di oltre il 10% e quelle della controllata nel leasing
in rialzo dell'11,5%. A indebolire il Banco Popolare sarebbero anche le voci,
più volte smentite ma tornate ieri a circolare in Borsa, di una possibile
fusione con Ubi (-5,7%). Tra gli assicurativi in evidenza Generali (+3,17%)
spinta dalle ipotesi di un dividendo in parte in contanti e in parte in azioni,
e Alleanza (+4,4%). Bene il settore del cemento trainato dall'imminente varo da
parte del governo del piano-casa: Italcementi ha guadagnato l'8,4% seguita da
Buzzi Unicem (+7,22%). In progresso Pirelli (+3%) dopo che il presidente Marco
Tronchetti Provera ha auspicato il ritorno all'utile nel 2009, mentre il rinvio
a giugno dell'aumento di capitale spinge Pirelli Re (+20,8%). Sale anche
Telecom (+3,8%) che torna sopra 0,9 euro. Contrastati gli energetici: Enel
guadagna il 3,64%, Terna il 3,23%, Saipem lo 0,65% e Snam Rete Gas l'1,1%, Eni
in controtendenza perde invece lo 0,14%. Bene il comparto editoriale con il
+6,5% di Mondadori e il +7,59% di Seat PG. Generali Il Leone di Trieste
guadagna il 3,1% sulle ipotesi di dividendo misto cash-azioni
( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /2 Telecom
sale in attesa del Brasile ( f.d.r.) Telecom Italia guadagna il 3,8% e recupera
in Borsa quota 0,9 euro. Venerdì Chevreux ha rivisto in positivo il giudizio
sul gruppo telefonico da «sell» a «underpeform», pur raccomandando
cautela visto che nel 2008 la società «continuerà a essere messa alla prova
operativamente, finanziariamente e strategicamente».
Intanto dal Brasile si è saputo che entro lunedì 23 marzo l'Autorità locale
terminerà la verifica del ricorso di Telco contro l'obbligo di Opa sulla
controllata Tim Participacoes, e che successivamente sarà resa nota la
decisione che dovrà essere poi confermata dalla Cvm, la Consob locale.
( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera - NAZIONALE - sezione: Economia Mercati Finanziari - data:
2009-03-17 num: - pag: 29 categoria: REDAZIONALE Il caso a Milano /1 Il «piano
casa» premia Italcementi ( f.d.r.) L'accelerazione del governo sul varo del
piano casa mette le ali a Italcementi che chiude la seduta in rialzo di oltre
l'8%. Il titolo
del gruppo Pesenti è stato il migliore del paniere principale in una giornata
dominata dai cementieri, nonostante la revisione del rating da parte di Citi.
Ieri gli analisti della banca d'affari americana hanno tagliato il target price
di Italcementi portandolo a 8,1 euro da 8,8 euro, per riflettere «multipli
inferiori a livello di settore». Ma hanno comunque mantenuto la raccomandazione
«hold» riconoscendo che i conti 2008 descrivono una buona condizione
dell'azienda.
( da "Resto del Carlino, Il (Modena)" del
17-03-2009)
Argomenti: Crisi
MODENA pag. 6 SONO
già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione promossa ...
SONO già 5mila gli imprenditori modenesi che hanno firmato la petizione
promossa da Confcommercio e Fam per modificare gli studi di settore «un
tripudio di indici lontano dalla realtà che rischiano di renderli una sorta di
bancomat' per fare cassa» (su questo tema si terrà giovedì alle 20 un incontro
pubblico all'auditorium di via Piave, 125). «Si tratta
dicono di studi non idonei considerando il crescente impatto della crisi finanziaria sull'economia reale,
che si aggraverà nel 2009». Tra i settori più penalizzati «per calo dei consumi
e overdose burocratica», alimentaristi e abbigliamento al dettaglio, edile,
meccanico, agenti di commercio, alberghi, ristoranti e calzature.
«Bisogna rivedere gli studi di settore per far sopravvivere le aziende», dice
preoccupato Carlo Galassi, presidente di Ascom. Una necessità per «poter
mantenere l'occupazione. Chiediamo anche il supporto alle banche», aggiunge
Antonio Verrillo, presidente Fam. Entro il 31 marzo la commissione ministeriale
ha assunto l'impegno di portare avanti le mofiche agli studi di settore, una
promessa ribadita a Cernobbio da Berlusconi. E da Ascom e Fam arrivano anche
proposte concrete tra le quali l'inversione dell'onere della prova e franchigia
piena con valenza per qualsiasi tipo di accertamento per coloro che sono
congrui. Le modifiche farebbero respirare le imprese in crisi
(nell'ultimo trimestre del 2008 export in calo del 3,1% e boom di cassintegrati
nell'artigianato).
( da "Nazione, La (Umbria)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
FOLIGNO pag.
( da "Giorno, Il (Milano)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
SAN DONATO SEGRATE
CASSANO pag. 21 Peschiera chiede fatti, non politica Priorità a vigilanza,
giovani e trasporti. In arrivo il commissario DOPO LE DIMISSIONI DEL SINDACO LA
PAROLA AI CITTADINI Giuseppe Burolla di ALESSANDRA ZANARDI PESCHIERA «IL
SINDACO si è dimesso? Peccato. Era un uomo vicino alla gente. Ora in città
restano una serie di questioni aperte, dalla sicurezza alle manutenzioni fino
agli spazi per i giovani». Così i peschieresi hanno accolto la notizia della
caduta di Francesco Tabacchi, che ha lasciato l'incarico di primo cittadino
sabato scorso, poco prima che il consiglio comunale si pronunciasse su una
mozione di sfiducia presentata a suo carico dall'opposizione e sostenuta da
alcuni ex esponenti del suo stesso schieramento, il Partito Democratico. Il
documento era espressione di una crisi che da mesi
travagliava l'esecutivo locale. «Mi dispiace per lui - commenta Giuseppe
Burolla -. Era un uomo del popolo, un personaggio alla portata di tutti. Spero
che il futuro sindaco sia una persona altrettanto ragionevole, attenta
soprattutto ai problemi economici della gente». «Alle ultime elezioni ho votato
per Tabacchi - dichiara Maurizio Vicardi - non per simpatie politiche, ma
perché lo reputo una persona onesta. Il modo in cui è stato portato alle
dimissioni è deplorevole. Che cosa mi aspetto dalla nuova amministrazione? Un
potenziamento delle piste ciclabili. Per il resto, a Peschiera si vive bene».
MOLTO DURA invece Grazia Bruschi, che critica la decisione del primo cittadino
di ricandidarsi alla tornata elettorale di giugno: «Perché un sindaco
dimissionario dovrebbe ripresentarsi?», si chiede. E prosegue: «In città
restano una serie di problemi irrisolti, come la mancanza di spazi di socialità
per i giovani. Spesso i ragazzi devono ricorrere all'oratorio perché non hanno
alternative. Sempre in tema di adolescenti, bisogna rivedere gli orari dei
pullman di collegamento alle scuole: ogni sabato i genitori sono costretti ad
accompagnare i figli in auto. Un potenziamento dei servizi è indispensabile
nella frazioni decentrate, a cominciare da Linate». L'appello di Adele Bove e
Antonella Baeri, invece, è per un incremento dei servizi di sicurezza: «I
vigili dovrebbero aumentare i controlli per la prevenzione di scippi e rapine,
due fenomeni piuttosto diffusi - affermano -. Anche la manutenzione degli spazi
pubblici merita attenzione: da tempo chiediamo la riqualificazione di piazza
Lombardi». I desiderata dei cittadini non si fermano qui. Dalla coalizione che,
indipendentemente dal colore politico, si aggiudicherà le amministrative 2009
ci si aspetta la creazione di un centro sportivo comunale con piscina coperta
(la struttura di via Goldoni è utilizzabile solo in estate), il "no"
a inasprimenti fiscali e l'avvio di provvedimenti di
sostegno alle famiglie, per affrontare la crisi
finanziaria. Intanto, l'abbandono di Francesco
Tabacchi apre le porte del Comune al commissariamento. Entro i primi di aprile,
se il sindaco non revocherà le dimissioni, un incaricato della Prefettura
assumerà la gestione dell'attività amministrativa ordinaria. Image:
20090317/foto/4614.jpg
( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-17 num: - pag: 27 categoria:
REDAZIONALE Le riserve della banca centrale Pechino perde
80 miliardi in Borsa La banca centrale cinese ( nella foto, il governatore Zhou
Xiaochuan) avrebbe subito circa 80 miliardi di dollari di perdite a causa della
crisi finanziaria. I dati
sono riservati ma la stima è di Brad Setser. L'economista di New York stima che
l'istituto avesse 160 miliardi di azioni, il cui valore sarebbe dimezzato.
( da "Corriere della Sera" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Lettere al Corriere - data: 2009-03-17 num: - pag: 31
categoria: REDAZIONALE Risponde Sergio Romano ALLE ORIGINI DELLA CRISI IL CRAC
DEL MODELLO USA Non ho ancora letto alcun suo intervento in merito alla crisi economica
che ha ormai investito il mondo intero. Mi farebbe piacere conoscere il suo
parere, perché sono convinto che lei possa dare utili indicazioni per una
soluzione del problema. Berto Binelli bnbertostone@ gmail.com Caro Binelli, N
on sono economista, ho nozioni molto generali sul
funzionamento dei mercati finanziari e il mio solo incontro accademico con queste materie fu un esame
di economia politica all'università di Milano, parecchi anni fa. Il professore
era Costantino Bresciani-Turroni, uno dei migliori economisti italiani del
periodo fra le due guerre, autore di studi importanti sul mercato del cotone
(fu consigliere del governo egiziano) e di un fondamentale saggio su «Le
vicende del marco tedesco» che un protagonista della finanza milanese, Guido
Roberto Vitale, ha nuovamente pubblicato nel 2006, 73 anni dopo la sua prima
edizione. Ma Bresciani- Turroni parlava agli studenti della facoltà di
giurisprudenza e ci insegnò quindi la «filosofia » della economia politica
piuttosto che i meccanismi del mercato e quelli della moneta. è questa la
ragione per cui non mi è parso giusto affrontare argomenti su cui avrei potuto
fare, tutt'al più, riflessioni generiche, magari scopiazzate da analisi più
serie e approfondite. Quando mi è accaduto di affrontare il tema della crisi
l'ho fatto soprattutto per ricordare che il collasso del credito, come in altri
momenti della storia economica mondiale, avrebbe avuto una serie di ricadute
politiche difficilmente prevedibili, soprattutto nei Paesi che hanno fatto un uso
spensierato delle loro risorse finanziarie e del
credito facile degli ultimi decenni. Approfitto ora della sua domanda per fare
un'altra considerazione, non strettamente economica. Ho partecipato negli
scorsi anni a parecchi dibattiti e tavole rotonde in cui si è parlato di
economia e finanza degli Stati Uniti. Tutti conoscevano le cifre
dell'indebitamento americano. Tutti sapevano che gli americani non
risparmiavano e che il Paese continuava a consumare ricchezza futura. Nessuno
ignorava che questo era reso possibile dalla fiducia con cui alcuni Paesi
asiatici (in primo luogo la Cina) continuavano a finanziare gli Stati Uniti
sottoscrivendo i loro buoni del Tesoro. E molti infine (fra gli italiani Paolo
Savona) s'interrogavano sulla quantità dei derivati che circolavano nel mondo e
sull'effetto che quella massa di carta avrebbe avuto sulla finanza globale. La
domanda a cui dovremmo cercare di rispondere, quindi, è la seguente: perché,
cionono-stante, quasi nessuno ha denunciato il pericolo e chiesto ai governi di
lanciare un segnale d'allarme? Perché abbiamo continuato a imitare gli Stati
Uniti? Credo che la risposta sia politica e psicologica piuttosto che
economica. In primo luogo sembrava impossibile che la maggiore potenza mondiale
potesse sbagliare a tal punto la sua strategia economico- finanziaria.
Molti pensavano che la sua forza politica e il suo ruolo di Paese egemone le
avrebbero garantito credito a tempo indeterminato e modificato le regole della
finanza. In secondo luogo le banche hanno obbedito a una sorta di riflesso
automatico. Se le grandi istituzioni finanziarie
americane traevano enormi vantaggi da queste operazioni finanziare, potevano le
altre banche del mondo fare voto di castità? Che cosa avrebbero detto gli
azionisti di una banca europea se l'amministratore delegato, alla fine
dell'anno, avesse annunciato ricavi considerevolmente inferiori a quelli di
altre banche? I bonus annuali hanno incoraggiato i dirigenti a puntare sugli
alti guadagni, ma il fattore determinante, a mio avviso, è stato la riluttanza
psicologica ad abbandonare il modello americano. Non dimentichi, caro Binelli,
che nell'economia come nella politica le persone che prevedono un disastro e lo
annunciano con largo anticipo sono trattate come guastafeste. Non sappiamo quanto
durerà la recessione e se gli strumenti adottati dai governi saranno efficaci.
Ma su un punto non dovremmo avere dubbi. Non sarà possibile, d'ora in poi,
permettere che le regole della finanza mondiale vengano scritte soltanto a
Washington e a Wall Street.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Pagina 212
credito Approvati i conti del 2008 Banco di Sardegna, utile a 65 milioni
Dividendo in arrivo Credito. Approvati i conti del 2008 --> Il Banco di
Sardegna regge l'urto della crisi
finanziaria. L'istituto sardo chiude il 2008 con un
utile netto di 65,4 milioni, nonostante i profitti siano calati del 27%
rispetto al 2007. La tenuta dei conti traspare anche dal giro d'affari: il
margine di interesse (la differenza fra interessi attivi e passivi) aumenta del
7,2% raggiungendo quota 402,9 milioni di euro. IL PATRIMONIO Positivi
anche i valori registrati dallo stato patrimoniale del bilancio 2008. Gli
impieghi della banca, ossia i prestiti a famiglie e imprese, crescono del 13,9%
(9,5 miliardi in confronto a 8,3 miliardi del 2007). «La crescita», si legge in
una nota del Banco, «è attribuibile prevalentemente all'incremento dei
finanziamenti a medio-lungo termine. Significativo», aggiunge, «lo sviluppo
della componente mutui (+314,8 milioni da inizio anno) che, con 4 miliardi di
euro costituisce il 42,4% del totale dei crediti». Buon risultato pure della
raccolta diretta - il risultato dei depositi, dei conti correnti e delle
obbligazioni - che raggiunge i 10,8 miliardi, in rialzo del 7,5% rispetto al
2007. All'interno della raccolta diretta, è buona la performance dei conti
correnti, saliti del 7,5% a quota 423,3 milioni. I DIVIDENDI Il consiglio di
amministrazione, presieduto da Franco Farina, ha deliberato di proporre
all'assemblea degli azionisti la distribuzione degli utili: alle azioni di risparmio
arriverà un dividendo di 0,56 euro, alle azioni privilegiate uno di 0,53 euro,
mentre alle azioni ordinarie spetterà un dividendo di 0,50 euro. IL FUTURO «Gli
obiettivi del Banco di Sardegna e delle sue controllate per il 2009», precisa
la nota, «tengono conto del quadro economico complessivo associato a una
stagnazione generalizzata, soprattutto nel primo semestre». In ogni caso, «per
le banche della sub-holding è attesa una dinamica ancora positiva dei prestiti
e ulteriori spazi di recupero di quote di mercato, specie nell'Isola». I
manager del Banco confermano che «verranno ulteriormente sviluppate le
necessarie strategie per accrescere i conti correnti ordinari, collegandoli a
un ventaglio di prodotti con caratteristiche di trasparenza, costi ridotti e
rendimenti appetibili». Sarà infine «incentivato un maggiore impegno della rete
nel collocamento di obbligazioni ordinarie di propria emissione». ( lan. ol. )
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del
17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Commenti Pagina 335
Sostenuta la piccola e media impresa Le banche italiane sopravvissute alla crisi Sostenuta la piccola e media impresa --> Quella che
stiamo attraversando rappresenta la prima recessione dall'inizio dell'Unione
europea. Sulle cause che hanno acceso la miccia si è parlato diffusamente. Una
eccessiva finanziarizzazione, cioè il credere che una economia virtuale potesse
portare ricchezza con la logica di massimizzare i prodotti scaricando su altri
il rischio, ha condotto tutto il mondo a una grave crisi, che non si prevede quanto possa
durare. Dalla crisi finanziaria si è passati a quella bancaria e quindi all'economia reale. Il
nostro Paese non poteva non essere morso e il governo sta mettendo a punto una
serie di provvedimenti atti a rilanciare il processo economico e a contrastare
quanto più possibile l'inevitabile crescita della disoccupazione. La
perdita del posto di lavoro crea disfunzioni che toccano consumi, risparmio e
soprattutto penose indigenze nella famiglia. Quando non gira il motore, si
blocca un ciclo che da virtuoso diventa infernale. Il sistema bancario ne risente.
Crescono le insolvenze e ci si trova di fronte ad aziende costrette a chiudere.
Viene richiesto alle banche di non ridurre il credito e di non mettere ancora
più in crisi il sistema delle piccole e medie imprese
che dal credito traggono la loro linfa vitale. Rispetto a quello estero, il
sistema bancario italiano risulta il meno toccato dallo scoppio della bolla finanziaria. La solidità delle nostre banche non è messa in
dubbio così come la fiducia che esse ispirano. Superata quella crisi di liquidità che aveva portato a non fidarsi, il
problema che ora si pone è come far affluire il credito alle imprese, piccole e
medie, ossatura portante del nostro sistema produttivo. Il credito non può
essere concesso a pioggia. Lo vietano le regole e il codice che, a seconda dei
casi, disciplina il ricorso o la concessione abusiva al credito. Siamo nel
penale. Pur essendo scomparse molte banche locali abbiamo, per fortuna,
numerosi istituti che hanno quale loro scopo, sia esso formale o sostanziale,
quello di sostenere il territorio. Il modello relazionale che ne deriva, cioè
il rapporto nel medio e lungo termine tra banca e impresa, rende fiduciosi che
le esigenze di natura congiunturale delle piccole e medie imprese possano
essere confortate grazie alla conoscenza fisica della banca del territorio che
in questo modo svolge anche quella attività sociale che, nel rispetto dei
canoni economici, sostiene l'impresa locale. RICCARDO RICCARDI (Economista)
( da "KataWebFinanza" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
IRCE, utile in calo
nel 2008 (Teleborsa) - Roma, 17 mar - Il Consiglio di Amministrazione di IRCE
S.p.A., riunitosi ieri, ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre
2008. Lo si legge in una nota L'esercizio 2008 stato
influenzato dalla crisi finanziaria internazionale, che ha portato alla diminuzione dei prezzi delle
materie prime ed alla brusca caduta della domanda che, dall'ultimo trimestre,
stata molto severa. In questo contesto, il risultato netto stato di 5,3 milioni
di euro , contro i 9,1 milioni dell'anno precedente. 31.12.2008. Il
fatturato consolidato stato 356,1 milioni di euro, in calo del 14,7% rispetto a
quello dell'anno precedente (417,4 milioni). L'indebitamento finanziario netto
di fine esercizio sceso a 34,5 milioni di euro, contro i 78,0 milioni alla fine
del 2007, beneficiando della diminuzione del circolante indotta in gran parte
dal pi basso prezzo del rame. Gli investimenti sono stati pari ad 11,4 milioni
ed hanno riguardato principalmente la controllata brasiliana Irce Ltda ed il potenziamento
produttivo delle controllate europee Smit Draad Nijmegen BV ed FD Sims Ltd. La
durata e l'intensit della recessione in atto rappresentano i principali
elementi d'incertezza riguardo al futuro prossimo, in relazione al quale ogni
previsione appare molto aleatoria. Sembra possibile solo affermare che quello
in corso sar un anno difficile. Il Consiglio ha deliberato la proposta di
distribuzione di un dividendo di 0,05 euro per azione, da pagarsi a partire dal
7 maggio 2009. 17/03/2009 - 08:44
( da "ITnews.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
UMEA, Svezia, March
17 /PRNewswire/ -- Konftel AB, azienda leader a livello europeo nella
produzione di telefoni per conferenza, ha annunciato oggi che inizierà la
fornitura di telefoni per conferenza IP all'azienda tedesca snom technology AG.
"Si tratta di un ordine di un certo prestigio dato che snom è leader nel
mercato della telefonia IP" afferma Peter Renkel, CEO di Konftel. In
occasione del CeBIT, tenutosi la scorsa settimana, snom ha lanciato il suo snom
MeetingPoint, un telefono per conferenza SIP, primo risultato della partnership
avviata a luglio 2008. I telefoni VoIP di snom sono apprezzati per l'ampia
gamma di applicazioni periferiche che facilitano le comunicazioni aziendali. La
soluzione tecnica implementata in questo tipo di telefoni consente numerosi
utilizzi mentre la loro flessibilità ne permette l'integrazione praticamente
con qualsiasi tipo di ambiente SIP. "Quando abbiamo deciso di integrare la
nostra offerta con i telefoni per conferenza, abbiamo cercato il partner
ideale. Konftel è un'azienda che realizza prodotti innovativi e di alta
qualità, dotati della tecnologia audio OmniSound(R) di altissimo livello,
quindi è stata la prima a cui abbiamo deciso di rivolgerci per una
partnership" spiega il Dott. Michael Knieling, Responsabile vendite e
marketing di snom. snom MeetingPoint fonde in modo eccellente due campi di
conoscenza: l'ottima qualità audio sviluppata da Konftel e lo straordinario
know-how nel settore IP dell'azienda leader sul mercato nella telefonia SIP.
"La transizione verso la telefonia IP è un processo in continua
accelerazione ovunque nel mondo. Abbiamo totale fiducia sia nella nostra
telefonia IP sia nella partnership con snom. Vi sono ottime possibilità che la
collaborazione con snom porti a nuovi entusiasmanti progetti in futuro",
afferma Peter Renkel, che prevede grandi potenzialità per questo settore
nonostante l'attuale recessione. "In tempi di crisi finanziaria e sconvolgimenti
climatici, le conferenze telefoniche sono una scelta concreta per tutte le
aziende che desiderano risparmiare tempo e denaro, salvaguardando nello stesso
tempo l'ambiente". Informazioni su Konftel Konftel AB è l'azienda leader a
livello europeo nella produzione di telefoni per conferenza. Dal 1988,
sviluppiamo telefoni per conferenza con tecnologia audio brevettata
OmniSound(R), in grado di garantire un suono perfetto. I nostri prodotti sono
commercializzati in tutto il mondo con il marchio Konftel. La nostra sede
principale è a Umea, in Svezia, cui si aggiungono le filiali negli Stati Uniti,
nel Regno Unito e in Germania. Per maggiori informazioni sull'azienda e sui
nostri prodotti visitare http://www.konftel.com Per maggiori informazioni su
snom visitare http://www.snom.com Contatti stampa Konftel: Peter Renkel, CEO di
Konftel, +46-90-70-64-74, peter.renkel@konftel.com; Clarence Jacobson, VP e
Business Development, +46(0)90-70-64-76, clarence@konftel.com
( da "Gazzetta di Parma Online, La" del
17-03-2009)
Argomenti: Crisi
La Nuova Zelanda
cerca il know how made in Parma di Antonella Del Gesso Agroindustria e Festival
Verdi al centro degli interessi dei neozelandesi per il nostro territorio. Non
solo di sport (vedi i mitici rugbisti, famosi in tutto il mondo) si nutrono i
maori. Infatti, da un incontro della vice presidente della Camera di commercio
italiana in Nuova Zelanda, Liz Maxwell, con gli imprenditori di casa nostra,
organizzato alla Cciaa di Parma, è emerso la volontà del Paese a favorire
investimenti reciproci, ad assorbire know how nei processi produttivi e di
trasformazione, a incentivare l'interscambio culturale. «Siamo molto
interessati alla diffusione della ristorazione italiana in Nuova Zelanda, ma
anche ai macchinari per la lavorazione del prodotto agroindustriale. Inoltre la
nostra terra è ricca di melomani che ospiterebbero volentieri il Festival Verdi
in patria», spiega la Maxwell. Per quanto riguarda il primo punto il presidente
della Cciaa di Parma, Andrea Zanlari, ha parlato della possibilità di
accogliere un gruppo di giovani neozelandesi nella scuola Alma di Colorno,
affinchè imparino l?arte della cucina italiana. In secondo luogo è attesa una
sessantina di appassionati d?opera per la prossima stagione del Festival.
Altrettanti nostrani ricambieranno poi la visita nei maggiori teatri
neozelandesi. «E? importante incoraggiare le nostre imprese a considerare
investimenti e forme di cooperazione con il settore agroalimentare
neozelandese, con una particolare attenzione all'espansione delle vendite
nell?area del Pacifico» afferma Zanlari. La Nuova Zelanda
prevede incentivi fiscali per i nuovi investimenti, sia nei primi anni di vita
che nel successivo tempo di consolidamento. Non solo. «La crisi finanziaria globale da noi è meno
sentita. Le banche sono solide e non abbiamo avuto perdite di posti di lavoro»
conclude la Maxwell.
( da "Avvenire" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
POLITICA 17-03-2009
RIVEDERE GLI SCHEMI, RIFORMULARE I GIUDIZI L'ora di aprire gli occhi. Le cosche
preferiscono il Nord ANTONIO MARIA MIRA « L' affermazione che Milano sia la
capitale della 'ndrangheta, quanto meno sotto il profilo economico-finanziario,
non deve destare stupore, né dare scandalo, quasi che si fosse con tale
definizione imbrattato un territorio immune da questo tipo di contaminazioni.
Non è così». Parole chiare quella della Procura nazionale antimafia nella
recentissima Relazione annuale relativa al 2008. Non sorprendono, dunque,
l'operazione di ieri contro le cosche di Isola Capo Rizzuto, da anni
'stanziali' in Lombardia, ma anche quella a Modena contro il clan camorrista
del casalesi, o ancora l'arresto in Olanda del superlatitante Giovanni
Strangio, il responsabile della strage di Duisburg. E le altre recenti
inchieste in Abruzzo, Lazio, Umbria, Marche. Mafia da export, ma non per
scappare, nascondersi. Mafia da export per fare affari. Non da oggi. Neanche da
pochi anni. L'inchiesta di ieri parla di una presenza massiccia in grossi
appalti, compresa la Tav. Parla di imprese mafiose che, a colpi di
intimidazioni, si accaparrano commesse e lavori. Mafia di terza generazione
che, carica dei ricchissimi profitti del traffico di droga, investe e lavora
dove conviene. Non solo ipotesi di lavoro. I numeri parlano chiarissimo. Circa
il 15 per cento delle aziende confiscate alle varie mafie in tutt'Italia si
trova il Lombardia: 161 su 1139 (dati aggiornati al 31 dicembre), quasi il
doppio di quelle in Calabria (appena 81). Proprio come domenica diceva ad
Avvenire il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri: «In
Calabria restano le briciole, qualche supermercato, qualche palazzo», o i
terreni che da sempre sono simbolo di potere. Ma gli affari si fanno dove
conviene. E dove si può operare meglio, senza clamore, perché si è meno
conosciuti e perché l'ambiente non è preparato ad affrontare l'infiltrazione
mafiosa, o la sottovaluta. Ma ormai è storia di decenni. Prima legata ai boss
inviati in soggiorno obbligato, alle loro famiglie 'emigrate' (emigrazione coi
soldi...) in tante regioni del Nord. Poi al flusso di denaro sporco in cerca di
investimenti per ripulirsi. Così alberghi, ristoranti, locali notturni,
esercizi commerciali di ogni tipo diventano 'lavanderie' del gruzzoli dei boss:
pecunia non olet e così tutto avviene senza disturbo, o quasi. Eppure i segnali
sono stati più che evidenti. Forse pochi ricordano ma il 28 aprile 1995 il
governo sciolse il consiglio comunale di Bardonecchia, grosso centro montano
piemontese, proprio per infiltrazione delle cosche calabresi e siciliane sia
nell'amministrazione locali che negli appalti. Roba di 14 anni fa, ma ancora prima
era stato lo stesso Giovanni Falcone ad interessarsi degli affari mafiosi in
Lombardia. Si parlò di 'Milano connection' e molti si sentirono offesi: non era
possibile... Invece l'invasione, silenziosa e pesante, è andata avanti.
Tollerata o, almeno, non presa sul serio. Ed ora le cosche portano al Nord e
all'estero le proprie imprese: movimento terra, edilizia, cemento. Ma anche
import-export, soprattutto nel settore ortofrutticolo. Imprese pulite, gestite
da imprenditori organici (mafiosi ma dalla fedina penale pulita) o dai figli e
nipoti dei boss, giovani che hanno studiato, che conoscono il mondo degli
affari e delle banche. Come il rampollo della famiglia Piromalli di Gioia Tauro
che operava da anni, prima di essere arrestato, nell'ortomercato di Milano.
Mafia globalizzata che, quando serve, non dimentica i metodi spicci della
violenza, ma che sempre più preferisce quelli subdoli e silenziosi
dell'infiltrazione. Approfittando, come ora, dei momenti di
crisi. Da tempo magistrati
e investigatori, ma anche imprenditori attenti, hanno lanciato l'allarme sulla
presenza di 'fondi sovrani mafiosi'. Già perché per i boss la crisi finanziaria non esiste, anzi è una
splendida occasione.
( da "Avvenire" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 17-03-2009
Banche centrali Fed: «Ripresa Usa nel 2010» Trichet (Bce) difende l'euro DA
MILANO PIETRO SACCÒ B en Bernanke ha scelto un modo poco abituale per
comunicare agli americani che il peggio è passato. Il presidente della Federal
Reserve si è lasciato intervistare dalla Cbs per il programma '60 minuti', e
dagli schermi televisivi ha annunciato che «probabilmente vedremo la fine della
recessione quest'anno, e l'inizio della ripresa l'anno prossimo». Ma, parlando
direttamente ai cittadini, il banchiere centrale ha chiesto il loro aiuto: «Il
rischio maggiore è che non ci sia la volontà politica per risolvere questo
problema, e quindi che lo lasciamo andare avanti». Significa che gli
statunitensi e i loro rappresentanti devono continuare a sostenere i progetti
di stabilizzazione del sistema finanziario, nonostante
l'enormità dei loro costi. Perché senza equilibrio finanziario
non ci sarà equilibrio economico, spiega Bernanke: «Mi preoccupo di Wall Street
per una ragione, una sola: perché quello che succede a Wall Street è importante
per Main Street». Una strategia che il banchiere ha
giustificato anche con un esempio personale: «Se non stabilizziamo i mercati finanziari, se non adottiamo le
azioni necessarie per far sì che il credito torni a girare, allora mio padre
non potrà ottenere prestiti per costruire il suo nuovo negozio». L'intervento
del capo della Fed arriva in un momento decisivo. La settimana scorsa il
sistema bancario americano ha dato segni di vita, Citigroup. Bank of A- merica
e JPMorgan hanno annunciato che il 2009 si apre con conti in attivo, e che
quindi non dovrebbe servire un nuovo intervento pubblico. Mentre domenica Aig
il gruppo di assicurazioni salvato a settembre dal governo con 173 miliardi di
dollari ha rivelato di avere pagato 165 milioni di dollari di bonus ai
dipendenti della sua sezione 'prodotti finanziari'
(quelli che lavorano sui titoli all'origine della crisi) e altri 93 miliardi
dovuti alle banche europee. Il presidente Barack Obama che ieri ha svelato un
piano da 15 miliardi per aiutare le piccole imprese ha definito i bonus «un
oltraggio» e ha chiesto al segretario del Tesoro di intervenire per bloccarli.
Il procuratore di New York, Mario Cuomo, ha chiesto all'azienda motivazioni
ufficiali. Il caso Aig mette alla prova gli statunitensi proprio su ciò che
preoccupa di più Bernanke: dopo che 4,4 milioni di persone hanno perso il posto
a causa della recessione, il governo chiede il loro supporto per salvare
istituti finanziari che pagano comunque premi
milionari. Mentre Obama chiede aiuto per fare approvare una proposta di
bilancio di 3.500 miliardi di dollari che, per l'alto deficit statale che
comporta, trova molta ostilità al Congresso. Il presidente ha invitato, via
e-mail, i 13 milioni di attivisti che l'hanno aiutato a conquistare la Casa
Bianca, fare pressione sui loro rappresentanti per fare passare la finanziaria. Intanto, in Europa, Jean-Claude Trichet,
presidente della B- ce, ha ribadito agli stati membri l'importanza dell'euro,
«insostituibile ancora di stabilità» per l'economia dell'Ue criticato ieri dal
premio Nobel per l'economia Paul Krugman. Obama presenta un piano per le
piccole imprese e mobilita i sostenitori per fare passare la finanziaria
Bernanke: «Il rischio maggiore è che manchi la volontà politica di stabilizzare
la finanza»
( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Negli ultimi sette
giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è
passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in
realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo
della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup
che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato
a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero
così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si
sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti
qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di
rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito
per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di
Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche,
e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del
Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio
è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma
questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più
grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima
d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro
cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro
americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare
il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli
investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini,
sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli
stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi
(mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le
scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane,
sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148
miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il
mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E'
l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da
disperazione. E il mondo trattiene il fiato. Scritto in spin, banche,
capitalismo, crisi, era obama, società, cina, notizie
nascoste, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Non commentato »
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi
provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi
che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla
stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava
che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa
e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di
lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto
minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il
quadro potrebbe cambiare. Se la crisi
finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est
peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione,
molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti,
dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di
vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda
l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha
lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente
nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni
di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un
forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre
estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo
Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità
internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare
qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole
aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato
per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre:
siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una
nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento
del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una
guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in
società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia,
notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 43 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17
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Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di
rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un
articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la
nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda
il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè
anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del
Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese
straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a
sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non
intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la
tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello
americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre,
Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui
manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle
tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a
testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita
solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri
finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di
dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni
americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi
testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della
Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri
Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se
tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma
se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il
biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in
gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi,
manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e
il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i
blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i
forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La
ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione
dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il
proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati
ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera
non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili
ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque
i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice
può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in
seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di
discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la
magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento
religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume
alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il
'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie
sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e
che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di
espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci
garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni
scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia,
democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un
massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed
RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica"
s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a
rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei
contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento
un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri
La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in
viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è
stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un
valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da
colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la
temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che
tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul
comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre
foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso
racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta
accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più
piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di
presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del
tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il
cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il
cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna
nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno
che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere,
così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non
capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma,
un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente
preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione,
notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio
è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama
chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far
ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private
equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei
contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa
raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi
di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è
ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in
banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il
voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar
09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso,
Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei
principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo
giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi
finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è
inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che
questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la
recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le
banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e
dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri
qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada.
L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non
solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno
dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad
allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel
baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli
tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per
trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi,
banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75
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Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a
un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di
avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego
in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per
riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla
con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary
Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che
l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista
cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante,
anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di
preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è
innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso,
improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di
smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è
vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno
al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma,
un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie
debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di
superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto
in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte
davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con
cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono
ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre:
"Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco
delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono
bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più
competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama.
«Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi
all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma
così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto
Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle
facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo
permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e
posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non
ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel
pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo
dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di
poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che
valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad
alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia
davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di
spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme
l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè
elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E
non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a
sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine
del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff
di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin,
era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti (
48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
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un amico 24Feb
( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA (Reuters) - è essenziale
che il monitoraggio dei prefetti sul credito non sconfini in una pressione che
induca le banche ad allentare i criteri di sana e prudente gestione. Inoltre è
verosimile che il 2009 si chiuda con un nuovo significativo calo dell'attività
economica, soprattutto nel settore privato. Lo ha detto nel corso di
un'audizione alla Camera il governatore di Bankitalia Mario Draghi auspicando
che si evitino "interferenze politico amministrative nelle valutazioni del
merito di credito di singoli casi". Nel ribadire che le banche italiane
sono solide per "la scarsa esposizione ai titoli tossici", il
governatore ha tuttavia sollecitato gli istituti a sottoscrivere i bond
speciali a favore del Tesoro per rafforzare i loro indici patrimoniali,
"condizione per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire
credito all'economia". Draghi ha posto attenzione
anche sui rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento
della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto
che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono
limitati.
( da "Dagospia.com" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> IL COLOSSO AIG SE NE FREGA DELLE BACCHETTATE DI OBAMA E SGANCIA
565 MILIONI $ DI BONUS AI MANAGER CHE HANNO AFFOSSATO L?AZIENDA - LA COSA CHE
STUPISCE I TREMONTI D?ITALIA è CHE IL SALVATAGGIO NON SIA STATO VINCOLATO A
CONDIZIONI PARTICOLARI? Franco Bechis per "Italia Oggi" Barack Obama
Sul caso Aig (American international group), il colosso assicurativo americano
salvato dal fallimento nei mesi scorsi grazie al governo federale, il
presidente Usa, Barack Obama, rischia di giocarsi la faccia e anche qualcosa in
più. Dopo che i fondi pubblici sono serviti anche a pagare superbonus milionari
(in tutto 165 milioni di dollari) agli stessi manager che avevano portato il
gruppo sull'orlo del ko, Obama grida allo scandalo e invoca una legge per
bloccare quei premi. Ma le norme non ci sono, il finanziamento pubblico non è
stato vincolato a questa clausola e i vertici di Aig hanno di fatto deciso di
fare spallucce annunciando il pagamento anche della seconda tranche di bonus,
per più di 400 milioni. Bernanke Contro quei bonus-simbolo sono scesi in campo
contemporaneamente i massimi poteri degli Usa: non solo il presidente, ma anche
il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke che si è detto irritato per
il comportamento dei vertici di Aig, e le autorità giudiziarie dello Stato di
New York che hanno chiesto inutilmente ai vertici del gruppo assicurativo di
rendere pubblico l'elenco dei beneficiari. La società si è rifiutata e non ha
risposto all'intimazione del procuratore generale Andrew Cuomo di rendere
pubblica quella lista entro le 21 ora italiana di ieri sera. Con questi pesi
massimi in campo per il momento presi in scarsissima considerazione dai manager
del gruppo assicurativo salvato dallo Stato a rischiare di perdere la faccia
nei confronti del resto del mondo è la stessa America. Già quel paese ha avuto
responsabilità eccezionali nell'avere provocato e alimentato la crisi finanziaria che è divenuta
economica mettendo in ginocchio gran parte del mondo. Ma sembra che nessuno
abbia imparato la lezione. Giulio Tremonti La cosa che sorprende infatti non è
la resistenza ad oltranza dei manager Aig, ma il fatto che all'indomani dei
vari crack quando il governo americano e la sua banca centrale hanno deciso di
correre in soccorso ad alcuni gruppi finanziari per limitare gli effetti
del crack non hanno vincolato quell'intervento a condizioni particolari. Per
quanto possa fare scandalo oggi il pagamento di bonus con soldi pubblici a chi
ha portato società sull'orlo del fallimento, nessuna norma in America lo
impedisce. Sarebbe vietato in Italia, perchè Giulio Tremonti quei vincoli ha
inserito nei cosiddetti decreti "salva-banche". Ma oltreoceano no. E
il segnale è assai preoccupante. Perché indica che poco, pochissimo è davvero
cambiato... [17-03-2009] EDWARD LIDDY, PRESIDENTE AIG
( da "TgFin.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi: Ue apre a
nuovi impegni per Europa Est, verso esame aumento fondi Emerge dalla bozza di
documento per prossimo vertice (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Bruxelles, 17 mar -
La Ue potrebbe aumentare di nuovo il fondo per i prestiti urgenti a favore dei
paesi dell'est che non sono membri dell'eurozona per
fronteggiare la crisi finanziaria. In una bozza di documento preparata per il vertice Ue di
giovedi' e venerdi' e' scritto che "Commissione Ue e Consiglio dovranno
esaminare senza indugio la possibilita' di aumento del plafond del meccanismo
di sostegno finanziario alla bilancia dei pagamenti". Aps-y-e.com
(RADIOCOR) 17-03-09 11:26:20 (0083) 3 NNNN
( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Banche, Draghi: no a
interferenze su banche da parte prefetti -->ROMA (Reuters) - È essenziale
che il monitoraggio dei prefetti sul credito non sconfini in una pressione che
induca le banche ad allentare i criteri di sana e prudente gestione. Inoltre è
verosimile che il 2009 si chiuda con un nuovo significativo calo dell'attività
economica, soprattutto nel settore privato. Lo ha detto nel corso di
un'audizione alla Camera il governatore di Bankitalia Mario Draghi auspicando
che si evitino "interferenze politico amministrative nelle valutazioni del
merito di credito di singoli casi". Nel ribadire che le banche italiane
sono solide per "la scarsa esposizione ai titoli tossici", il
governatore ha tuttavia sollecitato gli istituti a sottoscrivere i bond
speciali a favore del Tesoro per rafforzare i loro indici patrimoniali, "condizione
per sostenere la capacità del sistema bancario di fornire credito
all'economia". Draghi ha posto attenzione anche sui
rimedi per superare la crisi finanziaria sottolineando l'esigenza "di migliorare il coordinamento
della vigilanza, soprattutto a livello europeo". Il governatore ha detto
che i margini per le banche centrali per interventi ulteriori sui tassi sono
limitati.
( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Mosca, 17 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - Gazprom ha ricevuto l'invito ad entrare nel progetto per
la costruzione del gasdotto Nabucco, ma non ha intenzione di aderire. Lo ha
dichiarato il vicepresidente del colosso russo del metano, Aleksandr Medvedev,
al canale televisivo 'Vesti', sottolineando che per la Russia la priorita' e'
per il gasdotto South Stream. Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, i costi di
attuazione del progetto su larga scala South Stream diminuiranno, secondo
Gazprom. "In ogni crisi, ci sono effetti negativi e positivi" ha detto Medvedev.
"Uno degli effetti positivi e' ridurre il costo delle spese nel corso
degli ultimi anni. Il costo dei materiali e dei servizi e' cresciuta
ancor piu' rapidamente rispetto al prezzo dell'energia". Secondo A.
Medvedev, anche nel caso dei tre progetti nel settore del gas - Nabucco, South
Stream e Nord Stream - la domanda di gas continuera' a superare l'offerta: "L'Europa,
gia' nel 2020, avra' bisogno di 100 miliardi di metri cubi di gas".
( da "Corriere Adriatico" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il segretario della
Confcommercio invita i fanesi a rinnovare con fiducia il guardaroba Dopo i
saldi i prezzi del vestiario restano bassi Fano Il settore del commercio fanese
sta facendo il possibile per venire incontro alle esigenze dei consumatori, in
questo periodo di crisi economica e lo fa con l'unica
iniziativa che può veramente incidere sull'attuale congiuntura negativa:
contemperando i prezzi. Lo evidenzia Francesco Mezzotero segretario della
Confcommercio. "Terminato il periodo dei saldi, iniziati in realtà non dal
6 gennaio, come prescriveva la normativa regionale, ma fin dall'inizio del mese
di dicembre considerato i bassi volumi di affari delle aziende, in conseguenza della crisi finanziaria ed economica in atto - afferma Mezzotero -, con soddisfazione si
può affermare che i negozi hanno smaltito la loro merce anche se con scarsi
utili; considerata la vendita a prezzi di acquisto o quasi per la necessità di
far cassa, sopravvivere e cercare di andare avanti, vista la ristrettezza e
l'oculatezza del credito da parte degli istituti bancari. Attualmente in
tutte le vetrine della città sono esposti i nuovi campionari per la primavera
estate con prezzi accessibili alla portata di tutti, ciò per venire incontro ai
consumatori, dando la possibilità di rinnovare il guardaroba con un rapporto
prezzo qualità vantaggioso senza necessariamente aspettare il mese di luglio,
nuovo periodo di saldi. Oggi più che mai è necessaria una buona dose di fiducia
affinché si possa superare l'attuale stagnazione economica; chiusura di
attività e licenziamenti sono sempre in agguato. Il temporaneo e speriamo
duraturo calo dei prodotti energetici, calo dei mutui e offerte vantaggiose da
parte delle aziende dovrebbe irrobustire il potere di acquisto delle famiglie".
Si tratta quindi di una buona occasione di rinnovare il guardaroba con una
spesa accessibile e al tempo stesso contribuire a risollevare un settore che
proprio dal timore della crisi può ricevere il danno
peggiore.
( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Una fontana
«cassonetto» con acqua putrida e rifiuti Tempi duri per tutti, anche per le
fontane, che in attesa dell'approvazione del bilancio e delle risorse
necessarie alla manutenzione «soffrono» anch'esse la crisi finanziaria del Comune e versano
in condizioni di degrado. È il caso della fontana monumentale che dovrebbe
«abbellire» largo Paisiello, ormai da tempo fuori uso. Al suo interno, anziché
giochi d'acqua e magari pesciolini rossi, una piccola palude stagnante in pieno
centro storico, su cui galleggiano rifiuti, sacchetti di plastica, cocci
di bottiglia, cicche e pacchetti di sigarette gettati in questo artistico
«cassonetto» in pietra. Una lettrice segnala le condizioni di degrado della
fontana, e lo spettacolo che inevitabilmente si presenta davanti a quanti si
avvicinano alla fontana, al centro delle due rampe di scale che conducono verso
la parte alta di via Cimarosa. Una scena a dir poco desolante, essendo ormai
l'acqua all'interno della fontana una melma scura e maleodorante. Sarebbe
dunque urgente ripristinare il sistema di ricircolo dell'acqua, dopo aver
«bonificato» la vasca dall'acqua putrida, ma in questa fase l'intervento è al
sopra delle possibilità del Comune. Dalla direzione Manutenzioni fanno sapere
che l'intervento, più corposo rispetto ad altri recentemente eseguiti sulle
fontane cittadine, potrà essere avviato solo dopo l'approvazione del bilancio.
«Con una piccola gara da 25 mila euro siamo riusciti a garantire gli interventi
necessari per le fontane di piazza Verga, piazza Giovanni XXIII e per un'altra fontana
nel quartiere di Barriera - dice l'assessore alle Manutenzioni Angelo Sicali -
ma queste esigue risorse sono finite e in questo momento non è possibile
affrontare le spese per rimettere in funzione la fontana di largo Paisiello».
In attesa di tempi migliori, e dell'approvazione del documento finanziario che
sbloccherebbe le risorse indispensabili per fare fronte a questa e a tante
altre emergenze, il Comune intende comunque bonificare e ripulire la fontana,
eliminando se non altro il ristagno di acqua putrida, cattivi odori e una
situazione davvero indecorosa in pieno centro storico. Cesare La Marca
( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
l sindaco
Stancanelli: «Ricreare in città un clima di credibilità» «La nostra è una città
dove molte cose non vanno, ma Catania non è quella vista domenica sera a
Report». Così il sindaco Raffaele Stancanelli ha commentato la trasmissione
andata in onda domenica sera su Raitre. «L'immagine che ne è uscita è
devastante e deve mettere a disagio tutta la collettività - ha aggiunto -
un'immagine brutta a livello nazionale e chi amministra la città se ne deve
fare carico. Su Report molte cose sono state fatte per suscitare un impatto
negativo ma altre sono vere», ha detto il sindaco secondo cui «occorre ricreare
un clima di credibilità e fiducia nei confronti delle Istituzioni, facendo
rispettare le regole, anche le più piccole, perché l'assenza porta alla
decadenza». Per il sindaco «la situazione non dipende da buchi di cassa. I
soldi negli anni scorsi sono arrivati ma se si spendono senza rispetto delle
regole cominciano i problemi. Non sono pessimista - ha concluso Stancanelli -
anzi, ma per "tornar a riveder le stelle" occorre lavorare insieme
sette giorni su sette. E io già lo faccio...». Musumeci: «Città non
irredimibile». «La Catania vista dai servizi di Report è senza dubbio quella
più vera, quella che la classe dirigente attuale tende a occultare», ha
commentato l'eurodeputato Nello Musumeci, vicesegretario nazionale de La Destra
e capogruppo del partito al Comune. «Ho amministrato la Provincia per dieci
anni - ha aggiunto - e posso dire con orgoglio di aver contribuito a segnare
l'immagine di una città diversa: era la Catania prima stazione appaltante del
Mezzogiorno d'Italia, nella quale abbiamo speso settecento miliardi di lire per
lavori pubblici, realizzato i più importanti eventi culturali degli ultimi
venti anni, dato dignità alle Istituzioni restituendole alla trasparenza e
all'efficienza». Secondo Musumeci «se da un lato va riconosciuto alla
trasmissione di aver detto, sulla gestione del Comune, cose che in tanti
conoscevano ma che solo in pochi da tempo continuiamo a ripetere, alcune
generalizzazioni e significative omissioni hanno trasmesso all'Italia intera il
messaggio di una città irredimibile. Non è così, ma tutti oggi ancora più di
prima dobbiamo spingere verso un'operazione di verità, senza la quale sarà
impossibile liberare le energie di Catania e guarire dalla sindrome di
Stoccolma quanti ancora premiano col voto i responsabili, nella ininterrotta
continuità, di questo sfascio». bianco: «riprese le nostre denunce». «Un vero
pugno nello stomaco, che mette in luce come sia stata ridotta la città dal
dissennato governo di centrodestra negli ultimi anni», ha commentato il sen.
Enzo Bianco secondo cui Report «quanto io e il mio partito abbiamo denunciato
in questi anni, quasi sempre determinando l'avvio di procedimenti giudiziari.
Le infiltrazioni mafiose nella festa di Sant'Agata le denunciai pubblicamente
il 16 agosto di qualche anno fa. La successiva inchiesta della magistratura
confermò tutte le mie preoccupazioni. Il dissesto finanziario del Comune lo
denunciammo per la prima volta nel 2003 e nel
( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Politica non è
privilegio»Enna. La seconda lezione dell'Accademia nazionale ospita
l'europarlamentare Musumeci Una forte e coinvolgente partecipazione che vede
come protagonisti i giovani uniti dalla speranza che la politica abbia
un'etica, dei valori che si occupi più del «bene comune rispetto a quello
personale»; che favorisca la crescita solidale, il merito, la competenza.
«Tutte cose che renderebbero impossibile la scalata del potere a gruppi
consistenti di individui il cui interesse si riduce alla ricerca della
supremazia, del riconoscimento e del benessere materiale e personale, anche a
discapito di quello altrui». Si può riassumere così il senso della seconda lezione
dell'Accademia nazionale della politica dal titolo «Ripensare il sistema. Il
primato della politica. Etica e cultura meritocratica», che si è svolta alla
Sala Cerere di Palazzo Chiaramonte. A tenere la lezione, introdotta dal
presidente dell'Accademia ennese, Riccardo Fiscella, è stato l'europarlamentare
Nello Musumeci che partendo da lontano, dalla creazione della provincia di
Enna, voluta - ha sottolineato - «per spezzare la monotonia di un entroterra
fortemente caratterizzato da un'economia latifondista». «Oggi c'è una crisi -
ha detto Musumeci - che è politica, economica, sociale e culturale e la crisi finanziaria che stiamo vivendo è
la crisi di un modello
sociale. E' la vittoria del denaro, del consumismo sulla prudenza, sui beni
spesso secondari». Quindi, ha puntato il dito sulle responsabilità
dell'iperliberismo e il mercatismo, «fondati sul profitto e al di fuori
di qualsiasi riferimento valoriale». Musumeci ha fatto anche un richiamo
storico alle origini cristiane dell'Europa e dell'Italia formatesi «duemila
anni fa all'ombra di Cristo, del Crocifisso». «Quel Crocifisso - ha ricordato -
da molti contestato, che oltre ad essere un simbolo di fede è soprattutto un
simbolo di civiltà e di identità di una comunità». A questo punto, il discorso
ha toccato le ideologie perché, con la loro scomparsa, «manca un metro di
giudizio», e il fatto che oggi «lo scontro è sui valori, sulla capacità di saperli
interpretare in funzione degli obiettivi che si vogliono raggiungere». Quindi,
ha concluso affermando che «la politica deve essere intesa come impegno,
servizio e responsabilità e non come opportunità personale o, peggio ancora,
come privilegio. Ha una funzione importante solo se si muove all'interno di un
contesto di regole, se i valori che esprime sono predicati e praticati, se
sappia parlare al cuore della gente, se è palestra e fucina di idee, di
progetti e di militanza». Giacomo Lisacchi
( da "Sicilia, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Incrementare le
risorse destinate al fondo di garanzia regionale» Lillo Miceli Palermo. La crisi finanziaria comincia già a fare sentire tutta la sua drammaticità sul
tessuto produttivo siciliano. Particolarmente colpite sono le piccole imprese
che, pur vantando parecchi crediti nei confronti della pubblica amministrazione,
sono costrette a ricorrere alle banche che, però, hanno stretto i cordoni della
borsa. La difficile situazione è emersa nei giorni scorsi, a Palermo,
nel corso dei lavori del convegno della «piccola impresa» di Confindustria,
conclusi dalla leader nazionale, Emma Marcegaglia. E in Sicilia, occorre un
supplemento d'impegno, per uscire dalla crisi, come ha
detto il presidente degli imprenditori isolani, Ivan Lo Bello, che è anche
presidente del Bds: certificazione dei crediti nei confronti della pubblica
amministrazione e incremento delle risorse destinate al fondo di garanzia
regionale. Come si trova nel doppio ruolo di presidente di tutti quegli
imprenditori che rischiano di chiudere le proprie imprese per mancanza di
credito e di presidente del Banco di Sicilia che il credito dovrebbe
concederlo? «Innanzitutto, sono un imprenditore. Il mio ruolo oggi è quello di
rappresentare tutte le imprese siciliane, soprattutto le piccole, che
rappresentano la maggioranza del tessuto produttivo. La crisi
sta colpendo principalmente le piccole imprese. C'è il rischio di un pericoloso
arretramento. Questo è il momento di fare proposte concrete». La maggior parte
delle piccole imprese è indebitata a causa dei ritardi della pubblica
amministrazione che non paga i servizi ottenuti. «Questa è un'anomalia tutta
italiana. L'invito a Regione, Comuni, Province, Ato... è quello di procedere ad
una velocizzazione dei pagamenti». Anche il presidente del Senato, Schifani, ha
posto il problema durante il suo intervento, sottolineando che si tratta di
somme già stanziate. «In tempi di crisi non
velocizzare i pagamenti, significa danneggiare l'intero sistema produttivo. La
certificazione dei debiti della pubblica amministrazione, come ha detto il
presidente del Senato, consentirebbe di avere migliori rapporti con le banche.
La quota di imprese che in Sicilia lavora con la pubblica amministrazione è
molto più alta che nel resto del Paese». A quanto ammontano i crediti che la
piccola impresa siciliana vanta nei confronti della pubblica amministrazione? E
in Italia? «In Sicilia è intorno a 1,2 miliardi di euro. A livello nazionale le
stime sono differenti. Ma in questo momento, poco importa stabilire se sono 60
o 50 miliardi di euro. E' importante la certificazione». Altra pietra angolare
per uscire dalla crisi, il fondo di garanzia per le
imprese. «Occorre rifinanziare con somme ben superiori alle attuali il fondo di
garanzia, prevedendo che si possa allargare la platea delle imprese che possono
chiedere aiuto. Il crollo delle esportazioni e della produzione industriale
rischia di colpire maggiormente le piccole aziende. E' necessario anche un
fondo di garanzia regionale da gestire attraverso i Confidi». Non è paradossale
che le imprese soffrano perché la pubblica amministrazione non paga, mentre lo
Stato sorregge le banche? «Se non si stabilizzano i mercati finanziari, ne
soffriranno anche le imprese. Evitiamo contrapposizioni che non portano a
nulla. In questo momento sono necessari, principalmente, due strumenti:
certificazione dei debiti della pubblica amministrazione e fondo fidi. Dobbiamo
avere i piedi per terra e cercare soluzioni possibili». Una boccata d'ossigeno
all'economia siciliana potrebbe arrivare dalla spesa del Fondo per le aree
sottoutilizzate. A Roma, però, è stato bloccato il piano d'interventi della
Regione. Qual è la posizione di Confindustria? «Domani (oggi per chi legge,
ndr), l'argomento sarà discusso dal nostro direttivo regionale. Usciremo con
una posizione ufficiale».
( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
>NON SCHERZIAMO
CON I PREFETTI di Luigi Guiso 17.03.2009 Il banchiere fa un mestiere semplice
da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela e li dà
a prestito alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La
solidità dei risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti
effettuati. Non a caso l'odierna crisi
finanziaria nasce proprio da un eccesso di prestiti
ad alto rischio e da errori nella erogazione del credito. Mettere i prefetti a
giudicare sulla concessione dei prestiti è mettere una ipoteca sulla sicurezza
dei depositi dei risparmiatori. Poteri di vigilanza e Bce. Finora
avevamo pensato che questa fosse una della tante trovate sbilenche ma furbe del
ministro Tremonti, tesa a far credere agli elettori che il governo fa sul serio
e che i suoi programmi di ricapitalizzazione volontaria delle banche con i
cosiddetti Tremonti bond non sono destinati ad aiutare gli invisi banchieri e le
impopolari banche, ma a far arrivare finanziamenti alle imprese, che però,
guarda caso, devono transitare dalle banche. Tuttavia, siccome i banchieri sono
cinici, quei soldi potrebbero ?intascarseli? anziché usarli per finanziare le
aziende. E allora si fanno sorvegliare dai prefetti. Questo piace al popolo,
genera consenso e non costa tanto. Èun ragionamento rudimentale, come tutti i
ragionamenti alla base della propaganda, ma la politica campa anche di questo.
Purché non si esageri. E ora si sta esagerando. IL MESTIERE DEL
BANCHIERE. E QUELLO DEL PREFETTO Desta preoccupazione vedere il ministro
dell?Economia sferrare un acido attacco al governatore della banca centrale del
suo paese nel bel mezzo di una cruenta crisi finanziaria.
Per di più su una questione sulla quale il ministro ha torto palese: l?uso dei
prefetti per vigilare sull?erogazione del credito alle imprese. Èpossibile che
i banchieri non siano le persone più stimabili di questo mondo e di questi
tempi è certamente difficile spendere parole a difesa della categoria. Ma se
fossi uno dei milioni di depositanti con un conto in una delle tante banche
italiane inizierei a essere seriamente preoccupato. Il banchiere fa un mestiere
semplice da descrivere ma complesso da attuare: riceve depositi dalla clientela
? in genere famiglie di lavoratori con piccoli risparmi ? e li dà a prestito
alle imprese per investirli e finanziare le attività correnti. La solidità dei
risparmi dei clienti dipende dalla solidità degli investimenti effettuati. La crisi finanziaria che investe le nostre economie origina
(anche se non solo) da errori nella erogazione del credito da parte delle
banche e da eccessi nella concessione di prestiti ad alto rischio, i
subprime. Èquesta la ragione per cui oggi i risparmi di tante persone sono a
rischio. E questo è il motivo per cui è necessario che a decidere quali imprese
meritino o non meritino la concessione di un prestito siano persone esperte e
capaci di valutare le possibilità di successo di un progetto di investimento e
la solidità dell?impresa. I prefetti non sono esperti, tanto quanto un
macellaio non è un sostituto di un chirurgo, anche quando questi abbia commesso
errori. Sicuramente, lo sono meno dei banchieri, per quanto ci possano stare
antipatici e per quanto, come i chirurghi dell?esempio, abbiano commesso
errori, talvolta in concorso di colpa. Mettere i prefetti a giudicare se un
prestito vada concesso o meno è mettere una ipoteca sulla sicurezza dei
depositi dei risparmiatori. E se questa percezione dovesse arrivare alle orecchie
dei correntisti, è verosimile che molti di loro, già sufficientemente
intimoriti e disorientati, si presenterebbero agli sportelli per chiedere
indietro i loro soldi e tenerseli magari sotto il materasso. Qualcosa del
genere è avvenuto dalla metà di settembre 2008 ed è una delle ragioni per cui
oggi è più difficile finanziare le imprese: quando i risparmiatori domandano
più liquidità o questa domanda diventa più aleatoria, come è avvenuto da metà
settembre, le banche per potervi fare fronte ed evitare di trovarsi nella
situazione di non poter restituire i depositi ai risparmiatori che dovessero
richiederli, devono accumulare maggiori riserve. Ma se usano i soldi per
costituire riserve, vi sono meno fondi per prestare alle imprese: la sfiducia
dei risparmiatori nelle banche si traduce in una minore capacità di conceder
prestiti. Dare ai prefetti il potere di interferire nell?allocazione del
credito rischia solo di rafforzare il meccanismo e accrescere la già scarsa
fiducia dei risparmiatori. VIGILANZA ALLA BCE? Vi è secondo elemento
degno di commento nelle dichiarazioni del ministro: affidare maggiori poteri di
vigilanza alla Banca centrale europea. Èda tempo, dalla nascita della moneta
unica, che sosteniamo che in una economia con intermediari transfrontalieri
occorre avere una autorità di vigilanza europea. Se oggi questa autorità fosse
disponibile, la crisi finanziaria sarebbe gestibile
con maggior facilità, e forse alcuni errori commessi finora sarebbero stati
evitati. Ha quindi ragione il ministro a suggerire l?attribuzione di maggiori
poteri di vigilanza alla Bce o ad altra autorità con competenza geografica
europea. Avesse dedicato otto anni fa le sue risorse intellettuali a seguire
questa strada, anziché devolvere il proprio tempo a sostenere l?euro di carta,
sarebbe stato meglio. Ma vi è un elemento di schizofrenia nella proposta: se
occorre trasferire competenze alla Bce, che senso ha chiamare in causa i
prefetti, autorità sovracomunali, e attribuire loro compiti di sorveglianza
sulle banche? Con che credibilità ci si può presentare in sede europea a
proporre maggiori competenze accentrate quando si adottano in patria
provvedimenti di segno opposto? Con che credibilità si può proporre di
attribuire poteri di vigilanza alla Bce, quando si fa di tutto per screditare
la propria banca centrale affidando a organismi inadatti e impreparati poteri
propri della Banca d?Italia, l?unica con le competenze adeguate per
pronunciarsi in materia di credito? Avanzare oggi quella
proposta in modo strumentale e per motivi di polemica personale con il
governatore della Banca d?Italia ha come unico effetto quello di gettare
scompiglio nelle file dei risparmiatori e accrescere il loro scetticismo verso
l?intera industria finanziaria. Esattamente l?opposto
di quello di cui oggi ci sarebbe bisogno. Foto: Palazzo Koch,
dal sito della Banca d'Italia.
( da "Lavoce.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
>SE LE BANCHE SI
MISURANO LO STRESS di Andrea Sironi 17.03.2009 I bilanci delle banche americane
sono in grado di sopportare un ulteriore deterioramento delle condizioni
economiche? Per verificarlo l'amministrazione Obama chiede ai più importanti
istituti finanziari del paese di condurre prove di
stress. Una tecnica peraltro già molto utilizzata, ma che non ha impedito al
sistema bancario internazionale di arrivare impreparato alla crisi.
Perché i risultati delle simulazioni dovrebbero riflettersi nei processi
decisionali e nei piani a medio-lungo termine di patrimonializzazione e
liquidità. Probabile l'aumento delle insolvenze. Il governo statunitense ha appena
richiesto alle diciannove maggiori banche del paese di condurre prove di stress
per verificare se i relativi bilanci siano o meno in grado di sopportare un
ulteriore deterioramento delle condizioni economiche. Secondo le indicazioni
del Tesoro americano, le banche devono ipotizzare una contrazione dell?economia
del 3,3 per cento quest?anno, una riduzione del 22 per cento dei prezzi degli
immobili e un incremento del tasso di disoccupazione al 10,3 per cento nel
2010. COS'È UNO STRESS TEST In realtà, l?industria bancaria internazionale non
è nuova all?utilizzo di tecniche di stress testing. Fanno parte
dell?armamentario dei modelli e delle tecniche di misurazione e gestione dei
rischi già a partire dagli anni Ottanta. Nel maggio del 2004 il Committee on
the Global Financial System, un comitato della Banca dei regolamenti
internazionali, avviò una survey delle prove di stress utilizzate dalle
principali banche commerciali e di investimento. Il quadro che ne emerse era
apparentemente positivo: le principali istituzioni finanziarie
di tutto il mondo avevano considerato un?ampia gamma di potenziali scenari
sfavorevoli, sovente costruiti mediante ricorso a sofisticate tecniche
statistiche, e relativi sia ai portafogli mobiliari che a quelli creditizi. E
la pratica di sottoporre i portafogli delle banche a esercizi simulativi di
questa natura cresceva in diffusione e intensità. Cos?è uno stress test?
Inizialmente introdotte nell?ambito dei rischi di mercato come strumento per
l?analisi del rischio dell?attività di trading, le prove di stress
rappresentano uno strumento volto a identificare e a gestire situazioni che
possono causare perdite straordinarie. La costruzione degli scenari estremi può
essere basata sulla replica dei più significativi shock di mercato verificatisi
in passato, su misure di matrice statistica, come ad esempio multipli elevati
della volatilità storica, o ancora su ipotesi del tutto soggettive, quali una
caduta generalizzata del mercato azionario, uno spostamento parallelo verso
l?alto della curva dei rendimenti, un ampliamento degli spread di rendimento
relativi aicorporate bonds. Più recentemente gli esercizi di stress testing
sono stati estesi anche ai rischi di credito e di liquidità e hanno coinvolto
non solo l?evoluzione dei mercati finanziari, ma anche
quella delle condizioni macroeconomiche dei mercati
reali nei quali le banche operano. (1) È infatti evidente che un deterioramento
della crescita economica, dell?occupazione e della competitività delle imprese
si traducono inevitabilmente in un peggioramento della qualità degli attivi
delle banche. Il tanto criticato sistema di Basilea 2, entrato in vigore nel
2008, richiede esplicitamente alle istituti di condurre prove di stress per i
rischi di credito, di liquidità e di mercato. Agli organi di vigilanza
peraltro si chiede esplicitamente di verificare che le istituzioni finanziarie sviluppino esercizi di stress volti a
identificare i fattori che potrebbero influenzare negativamente la loro
patrimonializzazione. PERCHÉ NON HANNO FUNZIONATO La storia della crisi degli ultimi venti mesi è nota: un numero elevato di
banche dei principali paesi ha subito perdite tali da comprometterne
l?equilibrio patrimoniale e ha evitato il fallimento solo grazie all?intervento
pubblico. Dunque, cosa non ha funzionato? Perché questi sofisticati esercizi di
simulazione non hanno consentito alle principali banche del mondo di arrivare
più preparate alla crisi finanziaria? C?è chi sostiene
che le prove di stress, così come in generale i modelli di risk management, non
hanno superato la prova di Keynes: meglio essere approssimativamente corretti
che precisamente errati. Non vi è dubbio che uno dei problemi di questi modelli
riguarda l?inevitabile dipendenza dalla storia passata, che tende a non
ripetersi. Un problema a mio avviso più rilevante, evidenziato dalla crisi finanziaria recente, riguarda in realtà il ruolo e la
rilevanza che la funzione di risk management assume in un contesto economico-finanziario favorevole. In pratica, in condizioni di mercato
positive, quali quelle immediatamente precedenti all?esplosione della crisi nell?estate del 2007, chi origina operazioni e genera
redditività tende ad assumere, all?interno di una banca, un ruolo e un peso
nettamente superiori a quello di coloro che sono chiamati a identificare,
misurare e limitare i rischi assunti da un?istituzione finanziaria.
In parte, questo fenomeno di ?asimmetria di peso? si giustifica anche alla luce
del diverso profilo di payoff che caratterizza le due funzioni. Chi si occupa
di generare business ha infatti profitti potenzialmente molto elevati e perdite
limitate. Il peggio che può capitargli è di non riuscire a chiudere
un?operazione, rinunciando così al relativo bonus. Un risk manager ha invece un
profilo opposto: profitti limitati e perdite potenzialmente illimitate: se non
si incontrano situazioni di crisi o di difficoltà,
nessuno si preoccupa di evidenziarne e remunerarne in modo particolare i
meriti. Se invece emergono situazioni di crisi, la
responsabilità tende a essere addossata proprio a chi doveva occuparsi di
evitarla. Èpiuttosto evidente che una simile asimmetria si traduce anche in una
diversa forza contrattuale delle due posizioni. Occorre dunque far sì che le
prove di stress non siano solo condotte, ma siano anche adeguatamente riflesse
nei processi decisionali delle banche, così come nei loro piani a medio lungo
termine relativi a patrimonializzazione e liquidità. Sarebbe anche auspicabile
che gli scenari che guidano gli esercizi simulativi fossero comuni alle diverse
banche, in modo da consentire agli organi di vigilanza di identificare le
istituzioni più vulnerabili. Infine, la trasparenza dei risultati delle prove
di stress sia nei confronti delle autorità che dei mercati
finanziari consentirebbe di rafforzare quel meccanismo di disciplina del
mercato auspicato dallo stesso comitato di Basilea e oggi indubbiamente
indebolito. Un aspetto relativamente trascurato nel dibattito recente sulla crisi riguarda il fenomeno delle insolvenze, che tendono a manifestarsi
con un lag temporale rispetto alla riduzione del tasso di crescita
dell?economia. Il tasso di default nel mercato obbligazionario statunitense è
cresciuto dai valori storicamente molto bassi, inferiori all?1 per cento, del
2006 e 2007, al 4,8 per cento del 2008. Nei periodi di recessione recenti,
1990-91 e 2001-02, il tasso di default è sempre salito, seppure con un leggero
ritardo, a valori superiori al 10 per cento. È dunque verosimile attendersi un
aumento delle insolvenze, con le inevitabili conseguenze sul costo del credito
per i portafogli prestiti delle banche. È su questo fronte che l?attenzione
delle banche, e non solo di chi si occupa di risk management, dovrà
concentrarsi nei prossimi mesi. (1) Una interessante e completa raccolta dei principali
modelli e tecniche di stress testing utilizzate dall?industria bancaria e dai
regulator è stata di recente curata da Mario Quagliariello della Banca d?Italia
(Mario Quagliariello, edited by, ?Stress testing the banking system:
methodologies and applications?, Cambridge University Press, 2009).
( da "Stampaweb, La" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Continua il botta e
risposta tra governo italiano e Parlamento europeo sulle prossime elezioni
europee e sulla decisione da parte di Roma non sostenere la campagna di
informazione e sensibilizzazione promossa dall?emiciclo di Strasburgo per
convincere i cittadini ad andare a votare. Una situazione che sembra non
scontentare il Parlamento europeo, il cui vicepresidente, Alejo Vidal Quadras
(Ppe), ha oggi “ringraziato” il governo italiano per quello che ha definito
come “un contributo involontario” alla campagna. La battuta viene dopo la
critica espressa sabato scorso in un comunicato dal ministro per le politiche
comunitarie, Andrea Ronchi, che aveva definito la campagna “inadeguata”,
annunciando che il governo non l?avrebbe sostenuta e ne avrebbe pensata anzi
un?altra, di propria iniziativa, “diversa e più appropriata”. A Strasburgo non
sembrano averla presa male. “Questa è una campagna istituzionale e non
partigiana – ha detto Vidal Quadras –che esorta i cittadini ad andare a votare
informandoli sulle ragioni per farlo. La scelta per i governi nazionali se
partecipare o meno alla campagna è libera. Contatteremo il governo italiano
probabilmente nei prossimi giorni, per conoscerne le opinioni e le critiche. Ma
il governo - ha sottolineato il vicepresidente dell'Europarlamento - ha già
contribuito alla nostra campagna senza volerlo: il fatto stesso che mi si ponga
questa domanda oggi significa che c'è un dibattito, e quando c'è un dibattito è
un bene per svegliare l'interesse dei cittadini. Grazie, dunque, al governo
italiano - ha concluso Vidal Quadras - per questa sua involontaria
cooperazione”. La campagna, dal titolo “usa il tuo voto”, è stata studiata
dalla società Scholtz and friends di Berlino, ed è basata su un'idea centrale:
che votando per il Parlamento europeo, in realtà, gli elettori hanno la
possibilità di pesare in scelte importanti per la loro vita quotidiana: ad
esempio per quanto riguarda l'energia, la sicurezza, l'immigrazione, e la
sicurezza alimentare e gli Ogm, l'informazione dei consumatori, la crisi finanziaria. Grandi pannelli o sculture indicheranno
le diverse alternative su cui i cittadini potranno pronunciarsi attraverso il
voto dei gruppi politici e dei candidati che sostengono l'una o l'altra
opzione. Ogni pannello contiene una domanda e illustra le varie risposte
possibili. Alla domanda “Quale energia vogliamo?” si può rispondere in quattro
modi diversi (solare, eolico, nucleare e fonti fossili); il quesito su quante
informazioni vanno messe sulle etichette alimentari presenta due opzioni: un
pollo in un involucro di cellophane senza etichetta, e uno con indicazioni
dettagliate su ingredienti, scadenza, provenienza, valori nutrizionali,
raccomandazioni igieniche. Per capire quale sia la risposta da dare alla crisi si dovrà optare per un leone o un gatto, chiedendosi
“Fino a che punto dovremmo domare i mercati finanziari?”. Anche i soldi e dove
finiscono sono importanti e quindi una pila di libri, un trattore e un radar,
stanno a indicare se i soldi dovrebbero essere spesi maggiormente in cultura e
ricerca, agricoltura o sviluppo tecnologico. Tre mele, ognuna con un bollino
diverso (agricoltura biologica, convenzionale e geneticamente modificata)
illustrano le scelte possibili circa il modo in cui coltivare il nostro cibo.
Il rifiuto del governo italiano ha comunque avuto come
prima conseguenza di mettere in crisi l'Ufficio di rappresentanza dell' Europarlamento a Roma, che
aveva scelto per l'Italia i pannelli sull'agricoltura, sul bilancio Ue e sulla crisi finanziaria, la sicurezza, le
frontiere e l'etichettatura alimentare. Si pensava di organizzare una sorta di
esposizione itinerante soprattutto nelle stazioni ferroviarie. Ora,
senza il sostegno del governo, l'Ufficio di Roma dell'Europarlamento non sa
ancora dove finiranno i pannelli e le sculture. commenti (0) scrivi
( da "Gazzettino, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 17 Marzo
( da "Gazzettino, Il (Udine)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi, le
commissioni studiano dei rimedi Martedì 17 Marzo 2009, (cdm) A Palazzo D'Aronco
la ricetta anticrisi passa per le quattro commissioni
permanenti. Sarà in quella sede, infatti, che i consiglieri si riuniranno per
elaborare delle proposte concrete da portare in aula ad una seduta (che doveva
essere a fine aprile ma potrebbe slittare a maggio o giugno) dedicata alla
difficile congiuntura economica. Gianni Ortis che con il
suo gruppo aveva chiesto la convocazione urgente di un consiglio per discutere
della crisi finanziaria si
dice soddisfatto della decisione presa ieri sera dai capigruppo. «Il presidente
del consiglio comunale convocherà entro la fine della settimana i presidenti
delle quattro commissioni per fissare un calendario delle sedute. Le
proposte che saranno elaborate potranno spaziare da vicende specifiche a idee
da proporre anche alla Provincia e alla Regione. Queste proposte potrebbero
anche incidere sulle variazioni di bilancio. Anche la maggioranza si è espressa
a favore: c'era una forte tensione a cercare delle soluzioni condivise». Ma il
capogruppo della Lega Luca Dordolo non è altrettanto soddisfatto: «Ho trovato
scarsa attenzione da parte del sindaco e della maggioranza sul tema della crisi economica. L'ho rilevato sia nelle dichiarazioni di
Honsell che, in sostanza, ci ha detto "abbiamo già fatto il possibile in
bilancio" e poi ha aggiunto: "non possiamo mica ritoccare le
tariffe". Inoltre, la stessa disattenzione l'ho trovata nelle parole del
presidente della commissione Bilancio Enrico D'Este, che ha espresso
contrarietà alla proposta della Lega di invitare in commissione le categorie
economiche per un'audizione. Mi sembra gravissimo decidere dei possibili rimedi
senza ascoltare chi la crisi la sente sulla sua pelle.
La crisi, checché ne pensi il sindaco, non è sentita
solo dai clochard né solo dagli extracomunitari, come pensa la maggioranza». In
attesa che le commissioni partoriscano i rimedi possibili, il prossimo
consiglio comunale è stato fissato per il 6 aprile.
( da "Giornale.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Negli ultimi sette
giorni le Borse sono partite al rialzo e c'è già chi sostiene che il peggio è
passato. Non riesco ad essere così ottimista; anzi, ho l'impressione che in
realtà, proprio in questi giorni ,stiamo vivendo un passaggio delicatissimo
della crisi. Il rally è stato innescato da Citigroup
che ha annunciato profitti per i primi due mesi e gli operatori hanno iniziato
a credere che il settore bancario sia sulla via del risanamento. Ma è davvero
così? Che fine hanno fatto i debiti colossali accumulati dagli istituti? Si
sono volatilizzati con un colpo di bacchetta magica? Ovvio che no. E infatti
qualcuno ha rilevato che Citigroup ha annunciato gli utili ma si è rifiutata di
rilevare l'incidenza dei debiti. Ma l'annuncio di una settimana fa è servito
per innescare un'operazione colossale per propagare fiducia. Il movimento di
Borsa è stato ampliato da una raffica di annunci rassicuranti da altre banche,
e, soprattutto, da uno spin iperottimistico da parte di Obama, del ministro del
Tesoro Geithner del presidente della Fed Bernanke, secondo cui "il peggio
è passato". Che i governi tendano a sollevare gli spiriti è normale, ma
questa euforia è sospetta. E infatti serve a nascondere un problema ben più
grande. Altro che ripresa, in queste ore l'America è in bilico come mai prima
d'ora. La vera notizia non è Citigroup, ma la dichiarazione del primo ministro
cinese che pubblicamente ha espresso dubbi sulla solidità dei Buoni del Tesoro
americani. E Obama nel week-end ha moltiplicato gli interventi per rassicurare
il mondo "che gli Usa sono la nazione più sicura al mondo per gli
investimenti". Ieri sono usciti i dati, ripresi dall'economista Roubini,
sugli acquisti di Treasury ed è emersa un'altra verità scomoda. In gennaio gli
stranieri hanno venduto Buoni del Tesoro a lunga scadenza per 18 miliardi
(mentre in dicembre ne avevano acquistati per 22 miliairdi), preferendo le
scadenze brevi. In genere hanno ridotto gli acquisti di obbligazioni americane,
sia pubbliche che private, con, complessivamente, un saldo negativo per 148
miliardi di dollari. La Cina è inquieta e il mercato manda segnali negativi: il
mondo inizia a perdere fiducia in un'America il cui deficit sta esplodendo? E'
l'incubo che agita le notti di Obama. Altro che euforia, il suo è spin da
disperazione. E il mondo trattiene il fiato. Scritto in spin, banche, capitalismo,
crisi, era obama, società, cina, notizie nascoste,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 3 ) » (Nessun voto)
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Invia questo articolo a un amico 14Mar 09 La crisi
provocherà una nuova ondata di immigrati? Ma la crisi
che impatto avrà sui flussi migratori? In Italia se n'è parlato poco, ma sulla
stampa straniera sono stati pubblicati diversi reportage, da quali risultava
che molti immigrati stavano abbandondando i Paesi ricchi (soprattutto negli Usa
e in quelli del Golfo) per tornare a casa. Il motivo? Ovvio: la mancanza di
lavoro. Anche in Italia è accaduto un fenomeno analogo, sebbene in misura molto
minore e limitatamente ad alcune comunità, come quella brasiliana. Ma ora il
quadro potrebbe cambiare. Se la crisi
finanziaria nei Paesi dell'Europa dell'est
peggiorerà ulteriormente, provocando un forte aumento della disoccupazione,
molti rumeni, bulgari, albanesi, slovacchi, eccetera potrebbero essere indotti,
dalla disperazione, a tentare l'avventura a ovest, magari al solo scopo di
vivere di espedienti. L'incognita principale, tuttavia, riguarda
l'Africa. L'altro giorno il segretario del Fmi, Dominique Strauss-Kahn, ha
lanciato l'allarme per gli effetti catastrofici della recessione sul Continente
nero. «C'è in pratica la certezza -ha detto il capo dell'Fmi -che molti milioni
di persone sprofonderanno sempre più nella miseria: se non si interviene con un
forte piano d'emergenza ci sono forti rischi di guerre civili, se non di guerre
estese». E dunque di una nuova ondata migratoria verso l'Europa. Secondo
Strauss-Kahn tocca ai Paesi ricchi mettere mano al portafoglio. «Se la comunità
internazionale ha trovato centinaia di miliardi di dollari per affrontare la crisi globale, non è ammissibile che non possa trovare
qualche centinaio di milioni, meno di quanto ha investito per salvare singole
aziende private, per i Paesi più poveri». E' davvero questo il modo appropriato
per aiutare l'Africa a superare la crisi? Inoltre:
siamo pronti a reggere, in piena crisi economica, una
nuova ondata migratoria dall'Europa dell'Est e dall'Africa? Temo che un evento
del genere provocherebbe tensioni sociali enormi, un razzismo diffuso e una
guerra tra poveri nelle nostre città. Che foschi presagi.. sbaglio? Scritto in
società, crisi, globalizzazione, democrazia, Italia,
notizie nascoste, immigrazione Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.17
su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 12Mar 09 Piani di
rilancio, l'Europa dice no a Obama (e fa bene) Giornale di oggi scrivo un
articolo incentrato sulle crescenti incomprensioni tra l'Unione europea e la
nuova America di Obama, in vista del prossimo G20. Il punto centrale riguarda
il piano di stimolo dell'economia, la Casa Bianca da giorni preme affinchè
anche l'Europa ne adotti uno in grande stile (quello Usa è pari al 5,7% del
Pil), ma i Ventisette sono restii. "Hanno già stanziato spese
straordinarie pari all'1,5% del Pil, che porteranno quelli dell'area euro a
sfondare il deficit del 3% previsto dal Trattato di Maastricht, ma non
intendono andare oltre nel timore che disavanzi eccessivi possano incrinare la
tenuta o perlomeno la credibilità della moneta unica". Infatti quello
americano quest'anno sfiorerà il 10% e che chi lo vede addirittura al 15%. Inoltre,
Berlino e Parigi prestano sempre più ascolto agli economisti secondo cui
manovre come quelle americane servono a poco; infatti a breve porteranno nelle
tasche dei contribuenti importi irrisori pari a poche decine di dollari a
testa, mentre gli investimenti sulle infrastrutture incideranno sulla crescita
solo verso la fine del 2010. Insomma, si dovrebbe rinunciare a equilibri
finanziari costruiti in oltre 15 anni per adottare misure espansioniste di
dubbia efficacia". Io dico che l'Europa fa bene a resistere alle pressioni
americane nonostante siano sempre più insistenti, con l'appoggio di grandi
testate come Financial Times ed herald Tribune, che abboccano allo spin della
Casa Bianca. La mia impressione è che gli Usa sperino di trascinare anche gli altri
Paesi nella spirale dei deficit (e a lungo termine inflazionistica) perchè se
tutti vanno male è più facile che il dollaro resti la moneta di riferimento; ma
se l'Europa non segue la corrente e mantiene conti più o meno in ordine il
biglietto verde rischia il capitombolo e Washington di perdere la leadership finanziaria sull'economia globale. Questa è la vera posta in
gioco. Sbaglio? Scritto in spin, banche, capitalismo, crisi,
manipolazione, era obama, globalizzazione, europa, economia, società, gli usa e
il mondo Commenti ( 45 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5)
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Invia questo articolo a un amico 10Mar 09 Libertà di stampa? Sì, ma non per i
blog Attenti, amici bloggisti, la Cassazione ha deciso che "per i blog e i
forum on-line non valgono le regole che tutelano la libertà di stampa". La
ragione? Eccola: siccome "si tratta di una semplice area di discussione
dove qualsiasi utente o gli utenti registrati sono liberi di esprimere il
proprio pensiero, rendendolo visionabile a tutti gli altri soggetti autorizzati
ad accedere al forum", spesso in forma anonima,."Blog, forum eccetera
non possono essere considerati come una testata giornalistica, ma sono equiparabili
ai messaggi che potevanoe possono essere lasciati in una bacheca". Dunque
i blog hanno l'obbligo di rispettare il "buon custome" e il giudice
può ordinare il sequestro di alcune pagine web. La controversia era nata in
seguito alla decisione del Tribunale di Catania di sequestrare un forum di
discussione sulla religione cattolica nel quale erano contenuti messaggi che la
magistratura di Catania aveva ritenuto offensivi verso il comune sentimento
religioso. Alcuni bloggisti "avevano travalicato limiti del buon costume
alludendo espressamente a pratiche pedofile dei sacerdoti per diffondere il
'sacro seme del Cattolicesimo'". Il tema è delicatissimo. Certe ingiurie
sono indifendibili, ma temo che la sentenza della Cassazione sia esagerata e
che costituisca un precedente potenzialmente pericoloso per la libertà di
espressione in questo Paese. Chi stabilisce cos'è il buon costume? E chi ci
garantisce che questa sentenza non venga usata per mettere a tacere opinioni
scomode? Scritto in giustizia, blog, manipolazione, società, Italia,
democrazia, giornalismo Commenti ( 63 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.75 su un
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RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Mar 09 "Repubblica"
s'indigna: gli hotel di lusso tagliano le "amenties" Il mondo va a
rotoli e "Repubblica", giustamente, si preoccupa anche dei
contraccolpi sugli hotel di lusso. Mercoledì ha dedicato all'argomento
un'intera pagina. Ecco l'incipit: "Cominciamo da qui, dal fastoso Shangri
La di Singapore e dal racconto di Alessandra Pavolini, general manager in
viaggio per il 40 per cento del suo tempo-lavoro. Racconta che l'ultima volta è
stato uno shock: "Niente più corbeille di fiori nella hall, neppure un
valletto che ti prende i bagagli, in camera una lista di raccomandazioni da
colonia estiva: spegni le luci, non usare tutti gli asciugamani, tieni la
temperatura più alta. In bagno il deserto, con il barattolino dello shampoo che
tiene solo una dose, spariti il cotton fioc e i dischetti struccanti. Sul
comodino matite lunghe come un mozzicone e il bloc notes col logo ridotto a tre
foglietti di carta bianca". E ancora, con tono inorridito, Cinzia Sasso
racconta che "il grande bacino del risparmio è quello delle amenities. Basta
accappatoi; stop alle pantofole; addio alle creme idratanti; contenitori più
piccoli per shampoo, balsamo e bagnoschiuma, generi da sostituire, nel caso di
presenze che si prolunghino, "solo dopo che siano stati utilizzati del
tutto"; via i sottobicchieri nel bagno; i sigilli del water; kit per il
cucito e kit per pulire le scarpe ridotti al minimo; via perfino il
cioccolatino della buona notte. Ma, scrive ancora la Sasso, "per fortuna
nell'era di internet, a parte i maniaci delle collezioni, non si accorgerà nessuno
che sono già state tagliati i fogli per spedire i fax e la carta da lettere,
così come le scatoline dei fiammiferi con il logo degli hotel". Come non
capire i lettori chic di Repubblica: è un vero scandalo, un trauma,
un'indecenza. Voi che dite: riusciranno a riprendersi? Sono sinceramente
preoccupato. Scritto in crisi, globalizzazione,
notizie nascoste, Italia, giornalismo Commenti ( 34 ) » (6 voti, il voto medio
è: 3.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS
Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Mar 09 Obama
chiede aiuto agli hedge funds (e li premia) Un altro breve post sulla crisi economica. Obama ha trovato la soluzione per far
ripartire il credito: chiede aiuto agli hedge funds e ai fondi di private
equity offrendo loro condizioni di estremo favore: potranno accumulare profitti
illimitatamente, ma con ampie garanzie statali in caso di perdita. L'accordo è
legato ai cosiddetti "Talf", come spiego in questo articolo e prevede
l'esborso da parte dello Stato di altri mille miliardi di dollari. Capito il
progressista Obama? Chiede aiuto e protegge gli speculatori con i soldi dei
contribuenti.. Intanto il totale degli interventi varati dal governo Usa
raggiunge l'astronomica cifra di 3,5 trilioni di dollari ovvero 3500 miliardi
di dollari, da finanziare con l'emissione di Buoni del Tesoro. Il debito Usa è
ancora sostenibile? Attenti al dollaro, rischia una brutta fine. Scritto in
banche, capitalismo, crisi, progressisti, era obama,
globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 50 ) » (7 voti, il
voto medio è: 4.57 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa ©
2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Mar
09 E' ora di lasciar fallire le banche. In un'intervista che mi ha concesso,
Arthur C. Brooks, presidente dell'American enterprise institute, uno dei
principali think tank conservatori, sostiene due punti importanti: 1) a suo
giudizio i piani di Obama anziché contrastare la crisi
finiscono per peggiorarla. 2) tentare di salvare tutti è impossibile ed è
inaccettabile che gli aiuti vadano soprattutto alla casta dei banchieri che
questa crisi l'ha provocata. Dunque visto che la
recessione è inevitabile, meglio adottare misure radicali e lasciar fallire le
banche che non sono in grado di resistere. Il punto più delicato è l'ultimo e
dopo aver riflettuto a lungo su questo tema, grazie anche ai vostri
qualificatissimi contributi, mi sono convinto che questa sia l'unica strada.
L'entità del debito accumulato da certe banche (soprattutto americane ma non
solo) è tale, a causa dell'effetto leva, da non poter essere coperto nemmeno
dallo Stato. Dunque cercare di tappare buchi, che in realtà continuano ad
allargarsi, non avrà altra conseguenza che trascinare l'economia reale nel
baratro. E allora anzichè creare "bad banks" o fondi con titoli
tossici, bisogna rafforzare le banche in salute e usare i fondi pubblici per
trasferire a queste ultime le attività fondamentali (e sane) di quelle in
fallimento. Ci sarà uno choc e chi detiene azioni o prodotti finanziarie delle
banche cattive perderà il proprio investimento, ma passato il trauma l'economia
potrà riprendere su basi solide. L'idea circola già da qualche settimana tra
gli specialisti, ma mi sembra l'unica soluzione plausibile. O sbaglio?
AGGIORNAMENTO: la Banca d'Inghilterra ha dato il via libera per stampare 150
miliardi di sterline da pompare nel sistema finanziario. E' un gesto disperato.
A questo punto vedo solo due possibili conseguenze: l'operazione fallisce e la
Gran Bretagna fila verso la bancarotta o va in porto ma a un prezzo altissimo:
l'iperinflazione. Scritto in capitalismo, crisi,
banche, era obama, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti ( 75
) » (6 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
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un amico 04Mar 09 Quando Obama supplica il mondo. Obama non vede l'ora di
avviare una nuova distensione con la Russia, ampiamente ricambiata, come spiego
in questo articolo . Intanto invia due rappresentanti a Damasco per
riallacciare il dialogo con la Siria, interrotto dal 2005. Sotto banco parla
con l'Iran e, secondo indiscrezioni, anche con Hamas. Nei giorni scorsi Hillary
Clinton, a Pechino, ha dichiarato che i diritti umani sono importanti, ma che
l'economia lo è di più, avvallando così le repressioni del regime comunista
cinese. Con i Paesi arabi del Golfo la Casa Bianca è sempre più conciliante,
anzi accomodante e il presidente americano ha lanciato i primi segnali di
preudente disponibilità anche al regime cubano dei fratelli Castro. La svolta è
innegabile rispetto a Bush, ma proietta l'immagine di un Paese ansioso,
improvvisamente insicuro, che dopo aver perso la supremazia economia teme di
smarrire anche quella politica. E' come se Obama stesse supplicando il mondo: è
vero siamo in recessione ma se ci riconoscerete ancora lo status di numero uno
al mondo (e militarmente lo sono ancora), faremo i bravi con tutti. Insomma,
un'America con il cappello in mano che cerca di far dimenticare le proprie
debolezze. Ma basta la supremazia militare per giustificare lo status di
superpotenza? E il mondo ha davvero voglia di farsi guidare dagli Usa? Scritto
in globalizzazione, israele, era obama, democrazia, cina, gli usa e il mondo,
russia, medio oriente, islam Commenti ( 96 ) » (6 voti, il voto medio è: 5 su
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Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Mar 09 Ma Obama combatte
davvero le lobbies? I media di tutto il mondo hanno rilanciato il discorso con
cui Obama annuncia "di voler lottare contro le lobbies che intendono
ostacolare il suo piano economico". La retorica è quella di sempre:
"Questo è il cambiamento promesso agli americani" e giù l'elenco
delle riforme che i rappresentanti degli interessi particolari intendono
bloccare: "Alle assicurazioni non piacerà l'idea di dover diventare più
competitive per continuare a offrire la copertura medica», ha detto Obama.
«Anche le banche e chi ha concesso prestiti agli studenti per iscriversi
all'università non ameranno lo stop agli enormi sussidi a loro accordati, ma
così abbiamo salvato circa 50 miliardi di dollari per rendere i college più finanziariamente accessibili». Allo stesso modo, ha detto
Obama, «le compagnie petrolifere non ameranno l'interruzione delle
facilitazioni fiscali per 30 miliardi di dollari, ma è così che possiamo
permettere all'economia delle energie rinnovabili di creare nuovi progetti e
posti di lavoro». La realtà, però, è molto diversa. Il presidente americano non
ha affatto combattuto le lobbies, le ha assorbite al governo. E l'esame sia bel
pacchetto di salvataggio del sistema finanziario sia del piano di rilancio lo
dimostra. Altro che riforme: Obama distribuisce soldi a pioggia. E tagli di
poche decine di miliardi di dollari sono irrisori rispetto a sussidi che
valgono migliaia di miliardi. Ma hanno una loro funzione mediatica: servono ad
alimentare il mito del cambiamento e dunque l'impressione che Obama stia
davvero trasformando l'America, tagliando con il passato. E' un'operazione di
spin, basata sull'illusione o, se preferite, sul raggiro. Con queste riforme
l'America non solo non cambia, ma rischia di accelerare il suo declino, perchè
elude ancora una volta il vero problema dell'economia Usa, che è sistemico. E
non sarà certo l'aumento dell'aliquota di un paio di percentuali ai ricchi a
sanare le casse dello Stato americano. Anche perchè di questo passo, alla fine
del 2010, di ricchi ne rimarranno davvero pochi. Non fatevi ingannare dai bluff
di Obama. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin,
era obama, democrazia, globalizzazione, economia, gli usa e il mondo Commenti (
48 ) » (4 voti, il voto medio è: 4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di
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un amico 24Feb
( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. AMB - I
player dell?eolico chiedono più credito dalle banche Roma, 17 mar (Velino) -
Una spinta economica, attraverso il credito bancario, per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno chiesto i maggiori
player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre giorni in occasione
della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec). Secondo Claude Turmes,
membro della commissione Industria del Parlamento europeo, citato dal Le
Figaro, “l'accordo siglato nel dicembre 2008 tra i capi di Stato dell'Unione
europea, che richiede ai 27 di coprire una parte del proprio fabbisogno
energetico utilizzando rinnovabili, è una garanzia fondamentale per il
settore”. Nelle prossime settimane, la Commissione esaminerà nuovamente i piani
di rilancio delle energie rinnovabili: “Su un totale di 90 miliardi di euro
previsti dai piani di rilancio dell?economia dei paesi europei, solo l?1,2 per
cento riguarda gli investimenti ?verdi?”, ha spiegato Christian Kjaer,
presidente dell?Associazione europea dell?energia eolica (Ewea) così come
riportato dal quotidiano francese, indignato anche con l?atteggiamento della
Bei che a suo dire, ha erogato fondi per 8-10 miliardi di euro a favore
dell?industria dell?auto e meno di un miliardo alle rinnovabili. Nonostante
Kjaer ritenga che il settore non risentirà di un calo della domanda, ha
tuttavia invitato i governi europei a seguire un piano analogo a quello degli
Stati Uniti che prevede garanzie sui prestiti per progetti di energia
rinnovabile. (asp) 17 mar 2009 13:24
( da "Data Manager" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Reti&TLC - Non
plus ultra…rete? A cura di Pubblicato il 16-03-2009 0:00 Ultrabroadband, anche
in Italia qualcosa comincia a muoversi. Un'occasione di lancio o rilancio delle
aziende di tutte le dimensioni: piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere
una tecnologia economicamente accessibile. Numerosi i servizi che si renderanno
disponibili A cura di Netman Se ne parla da tempo, ma forse è arrivato il
momento dei fatti. L'ultra-broadband, ovvero la "banda larghissima",
basata su tecnologie in cui predomina la fibra ottica, esce dai laboratori per
entrare nel quotidiano. Pochi mesi fa uno studio di Idate (Istituto
dell'audiovisivo e delle telecom in Europa) ipotizzava 128 milioni di utenti
connessi in questo modo nel 2013, anche se con dinamiche molto contrastate
nelle diverse regioni del mondo. Ciò in ragione delle differenti situazioni
normative e dalla necessità di disporre di grandi risorse economiche. Nello
studio la parte del leone pare spettare all'Asia, che sta già investendo molto
nel settore, che rappresenterà due terzi del mercato in tecnologia Ftth/B e
poco meno su Vdsl. Meno chiaro il futuro nel nostro vecchio continente, o
meglio dipenderà molto da quanto il sistema regolatorio saprà rinnovarsi,
altrimenti il rischio sarà quello di grandi disparità tra i diversi Paesi, con
possibili e nuovi, ahimè, scenari di digital divide. Comunque anche in Italia
qualcosa comincia a muoversi. Dopo le prime esperienze in Ftth di Fastweb nei
primi anni del decennio corrente, le pose di cavi in fibra ottica per
raggiungere gli appartamenti furono praticamente da loro sospese per un più
economico utilizzo del doppino attraverso Adsl, ma oggi assistiamo a nuove
prospettive come, per esempio, con il progetto pilota di Telecom Italia a
Milano, che ha cominciato ad attivare un'infrastruttura al momento basata su
un'architettura di accesso di tipo Fttb (Fiber to the building), ovvero con la
fibra ottica che arriva fino al condominio. Nello scorso dicembre sempre
Telecom Italia ha siglato un accordo con Huawei Technologies - uno dei più
grandi produttori di tecnologie ultrabroadband del mondo - per la creazione di
un centro di innovazione (il Network Innovation Center) con l'obiettivo di
concentrare la ricerca in tale ambito, con particolare attenzione all'impatto
ambientale. E non dimentichiamoci che ultrabroadband non vuol dire solo rete
fissa, ma anche mobile: dalle attuali tecnologie di terza generazione in ambito
dati, HS D/U PA, passeremo allo standard Lte (Super 3G) e poi alla quarta
generazione; non scordiamoci poi anche di Wi-Max. Insomma, un mondo che si apre
a una nuova rivoluzione, a quella che già oggi viene soprannominata come
broadband 2.0. Ma cosa ce ne faremo di tutta questa banda? C'è chi dice che
sarà un fenomeno d'innovazione che rivoluzionerà le nostre abitudini, così come
è successo (abbastanza) recentemente con l'arrivo del telefonino e di Internet
e non solo nel mondo "consumer", ma anche, e forse soprattutto, in
quello del business. Un'occasione di lancio (o rilancio,
come si spera in questo momento di grave crisi
finanziaria ed economica) delle aziende, tutte:
piccole, medie e grandi, perché potrebbe essere una tecnologia economicamente
accessibile, sempre che vengano implementate quelle infrastrutture
indispensabili, quali le reti pervasive in fibra ottica. Ma tali attese
sono ben riposte? Proviamo a chiedercelo attraverso l'opinione di alcuni tra
gli operatori del mercato. Rete a banda larghissima: un bene necessario per il
Sistema Paese? Alberto Lotti, responsabile solutions & marketing, area
Centro-Mediterraneo di Alcatel-Lucent (www.alcatel-lucent.it) sostiene che
anche se in questo momento potrebbe sembrare che la banda disponibile, e le
offerte degli operatori, siano in linea con le esigenze degli utenti, già si
comincia però a intravedere la saturazione. «Corriamo il rischio - sottolinea -
di andare incontro a un fenomeno di digital divide ancora più grave di quello
che ancora resiste, per esempio, tra aree urbane e aree rurali. D'altra parte,
il dibattito sulla futura rete di accesso nazionale è aperto da mesi, segno che
si tratta di una vera priorità per il settore e per il Paese». Secondo Claudio
Arcovito, head of marketing di BT Italia (www.italia.bt.com), è un fatto noto e
ampiamente discusso che la penetrazione della banda larga in Italia è
decisamente bassa se rapportata agli altri Paesi europei. «La rete a banda
larghissima può contribuire a creare un circolo virtuoso per un rilancio
economico del Paese - afferma - e avere un'infrastruttura adeguata può infatti
dare alle aziende la possibilità di risparmiare costi diretti (per esempio i
viaggi) e indiretti (dovuti ai tempi morti in stazioni o aeroporti) utilizzando
la videocomunicazione ad alta definizione, e può rappresentare inoltre un
veicolo importante per un cambiamento radicale, forse inevitabile, del modo di
lavorare in quanto apre le porte al telelavoro. Anche la Pubblica amministrazione
giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo della larghissima banda e delle
applicazioni a essa correlate: le promesse di una amministrazione più
efficiente e vicina al cittadino sono fortemente legate alla possibilità di
offrire servizi quali telemedicina e teleconsulto, gestione del traffico
cittadino e videosorveglianza dei luoghi pubblici». Anche per Danilo Ciscato,
direttore business development e marketing di Cisco Italy
(www.cisco.com/web/IT), è indiscutibile che un Paese, se vuole restare tra le
economie avanzate, deve avere una rete a banda larga di qualità e pervasiva.
«E' una infrastruttura critica per lo sviluppo economico sostiene - perché ha
un effetto rilevante sulla produttività e sulla capacità di attrarre
investimenti. Semmai le questioni vere sono la priorità rispetto ad altri
investimenti infrastrutturali e le modalità per finanziarne la realizzazione in
un contesto competitivo. A mio giudizio la priorità è molto alta, perché è
decisiva per la modernizzazione del sistema produttivo. L'infrastruttura
ultrabroadband, nota anche come Ngn (Next generation network) non significa
solo accesso più veloce a Internet e magari nuove opportunità di
intrattenimento come l'IpTv, ma soprattutto servizi di comunicazione che
servono prima di tutto alle imprese. E' importante a questo proposito
sottolineare che l'aumento della banda è solo una delle caratteristiche
tecniche che deve avere la nuova rete. Spesso ci si focalizza sulle tecnologie
trasmissive dell'ultimo miglio (Adsl, Vdsl, fibra in varie declinazioni oppure
wireless), sottovalutando che ai fini degli utilizzatori quello che conta è la
qualità complessiva del servizio, che è influenzata anche da altri interni alla
rete». Giancarlo Di Bernardo, head of business network di Ericsson (www.ericsson.com/it),
porta l'accento sul tema servizi: «La rete broadband, basata su tecnologie
avanzate che permettono di stabilire collegamenti ultraveloci tra persone e
apparecchiature elettroniche in modalità wireless, cavo e fibra, incrementa
numero, rapidità e qualità delle transazioni e abilita servizi in grado di
migliorare aspetti fondamentali della nostra vita, come educazione, salute,
sicurezza, lavoro, efficienza e comunicazione. La disponibilità
dell'infrastruttura permette di creare un nuovo ecosistema della "banda
larga" basato sullo scambio di valore, che include operatori di Tlc,
fornitori di tecnologie, servizi Internet e contenuti, industria dei media,
municipalità e aziende. In quest'ottica è possibile prevedere un aumento degli
scambi economici fra i vari soggetti, con indubbi benefici in termini di
sostenibilità, crescita sociale, industriale e del Pil». Claudio Chiarenza,
general manager e responsabile planning, marketing & business development
di Italtel (www.italtel.com), ricorda che tutti i Paesi più avanzati del mondo
hanno espresso la necessità di dotarsi diun'infrastruttura di rete di nuova
generazione. «Per l'Italia la posta in gioco è altissima - mette in risalto - e
riguarda la possibilità di recuperare competitività e produttività del sistema
industriale e della Pubblica amministrazione. L'abilitatore di questa nuova
"era" della larghissima banda è rappresentato dalle Next generation
network». Infine anche Pierpaolo Gigliotti, deputy managing director di Huawei
Technologies Italia (www.huawei.com),mette l'accento sui servizi: «Negli ultimi
anni i servizi offerti dagli operatori sono in costante evoluzione. Alle
tradizionali linee vocali o all'accesso a Internet si è aggiunta oggi una
svariata gamma di servizi, quali per esempio l'IpTv , il VoIp , la unified
communication (sistemi di comunicazione integrata per aziende) o ancora le Vpn.
Tale gamma di servizi necessita di infrastrutture affidabili e flessibili, in
grado di offrire a utenti e operatori la possibilità di sfruttare al massimo le
tecnologie correnti, ma pensate per supportarne possibili progressi futuri.
Questi concetti sono alla base dello sviluppo dell'ultrabroadband,
infrastrutture potenti e versatili basate su tecnologia all'avanguardia».
Saremo pronti a sfruttare al meglio queste autostrade dell'informazione? E
quali, allora, i servizi abilitanti? Da ricerche condotte da Alcatel-Lucent, ci
dice Alberto Lotti, la domanda di banda cresce all'aumentare della
disponibilità, arrivando rapidamente alla saturazione:«Per esempio, anche da
alcune statistiche iPhone, si vede che con il suo lancio la domanda di banda è
cresciuta di 10 volte e con l'introduzione del 3G è triplicata ulteriormente.
Possiamo solo immaginare cosa succederà con l'introduzione sul mercato della Tv
3D o di applicazioni di social networking per il business o di soluzioni per
l'advertising, tecnicamente già oggi disponibili; l'attività degli sviluppatori
di applicazioni "over the top", quelle a valore aggiunto per
l'utente, è in grande fermento: la tecnologia offre molte possibilità in
termini di potenziali nuovi servizi, soprattutto se possono essere supportati
da banda larghissima». «La difficoltà che vediamo, in questo momento continua
Lotti -, è che questi due mondi devono interagire in modo più stretto. Ed è ciò
che ci proponiamo di fare quando parliamo della nostra strategia di
"application enablement". In termini di servizi agli utenti
professionali della rete, dunque agli operatori e agli sviluppatori di
applicazioni "over the top", la rete dovrà offrire maggiore
intelligenza, flessibilità ed elasticità. I provider potranno gestire le QoS
differenziate, la rete supporterà lo storage delle enormi masse di dati che
sono destinate a crescere in futuro, il billing differenziato, il tutto nella
massima sicurezza e con la più alta tutela della privacy». Telelavoro e
videocomunicazione potrebbero essere invece le "killer application"
della nuova rete secondo Claudio Arcovito di BT Italia:«In particolare il
telelavoro sarà sempre più la modalità con la quale le aziende nel futuro
lavoreranno. Il telelavoro ha infatti degli impatti positivi sia sui costi
delle postazioni di lavoro, sia sulla produttività e, non ultimo, sul Sistema
Paese in quanto abbatterebbe l'inquinamento e migliorerebbe la qualità della
vita dei cittadini. La videocomunicazione ad alta definizione, o telepresence,
è l'altra soluzione che beneficerebbe immediatamente della presenza di una rete
ultrabroadband. Questa applicazione è a oggi ancora nella sua fase di lancio,
con costi tuttora alti e con un Roi ancora tutto da dimostrare: è pertanto
evidente che in un'ottica futura, ipotizzando un abbassamento del costo della
banda promesso dallo sviluppo dell'ultrabroadband, e il contemporaneo calo dei
prezzi dell'hardware, la telepresence diventerà sempre più uno strumento di
utilizzo quotidiano da parte delle aziende. Pertanto è indispensabile che
l'infrastruttura del nostro Paese sia allineata a quello degli altri in modo
tale da garantire a quelle aziende italiane che hanno molti contatti con l'estero
con proprie filiali e fornitori, la possibilità di utilizzare questo nuovo
strumento». Deciso il commento di Danilo Ciscatodi Cisco Italy: «Dobbiamo
essere pronti! In un momento di grave crisi,
l'investimento in infrastrutture dovrebbe essere la strada principale seguita
dai governi per sostenere l'economia. Dando priorità al broadband si
favorirebbe la trasformazione del Paese e un aumento della nostra
competitività. E' giusto osservare che diffondere la banda larga non basta, per
sfruttarla occorre aumentare l'uso dell'Ict in Italia, perché in proporzione al
Pil spendiamo circa la metà degli altri grandi Paesi europei. E' necessario
quindi un grande sforzo culturale, non solo nella scuola, ma anche nel mondo
delle imprese, soprattutto quelle più piccole, che vanno aiutate a compiere
tale evoluzione. In questo senso è importantissima anche l'azione di stimolo
che il Governo può svolgere, modernizzando la macchina della Pubblica
amministrazione e incentivando il cittadino a sfruttare i nuovi strumenti. Sono
molto positivi quindi gli annunci fatti recentemente in questo senso, per
esempio sull'eliminazione delle comunicazioni cartacee. Sulle reti broadband si
può fare di tutto, dalla telemedicina al telelavoro, dalla gestione elettronica
degli atti processuali alle lezioni universitarie a distanza, non esiste una
sola killer application. Per abilitare il decollo dei servizi bisogna aumentare
la cultura e la penetrazione dell'Ict in tutti i settori. L'evoluzione della
tecnologia ci può dare una mano: lo sviluppo di modelli come il SaaS
(Software-as-a-Service) permette di abbassare la soglia di costo e di
competenze per diffondere soluzioni informatiche evolute. Più in generale si
inizia a parlare di XaaS, nel senso che su una rete broadband tutto può essere
erogato come un servizio, anche i servizi stessi!». Giancarlo Di Bernardo di
Ericsson pone l'accento sulle tecnologie: «Sono già disponibili per
implementare infrastrutture di connettività a banda larga. Affinché il
broadband raggiunga il suo pieno potenziale, è però opportuno che player del
settore, Governo e Authority realizzino un piano di investimenti e sviluppino
nuovi modelli di business e di relazione. Gli operatori potranno così
predisporre un'infrastruttura in grado di generare nuovi ricavi e razionalizzare
i costi. Consumatori, municipalità, imprese e Pa avranno a disposizione
un'ampia e innovativa gamma di servizi pubblici e personalizzati. Le nuove
tecnologie per la banda larga basate su Ip abilitano la trasformazione delle
reti verticali, ormai inappropriate per la gestione dei nuovi servizi
multimediali. Attraverso le proprie reti, operatori e service provider possono
offrire ai clienti consumer servizi di accesso Internet ad alta velocità,
multimediali personalizzati, IpTv ad alta definizione. Per le aziende si aprono
prospettive interessanti per servizi di connettività wired o wireless,
telelavoro, formazione a distanza, gestione delle risorse di storage e calcolo
in modalità hosting». Risponde alla domanda con un sicuro "sì"
Claudio Chiarenza di Italtel, sempre che per autostrade dell'informazione si
intendano infrastrutture aperte agli standard, «ovvero capaci di recepire
tecnologie multivendor, flessibili nella gestione, veicolo per l'eliminazione
del digital divide - precisa -. Infrastrutture in grado di garantire la totale
personalizzazione dei profili del cliente e dei servizi richiesti quali per
esempio: la collaborazione fra le persone, la condivisione di contenuti e la
connessione in rete di qualunque dispositivo intelligente. Con la nuova
infrastruttura le imprese potranno focalizzarsi sempre più sul business
recuperando competitività, i consumatori miglioreranno tanti aspetti della vita
personale e la Pa coglierà una delle opportunità più rilevanti per trasformare
l'Italia in un Paese all'avanguardia. L'ultrabroadband dovrà offrire, a costi
contenuti, servizi di alto livello come per esempio gli ubiquitous services
(location based service, surfing, Sms, Mms, instant messaging, electronic
payment, unified communication), teleassistenza, telemedicina, infomobility,
nuova Tv (IpTv, Web Tv, casting multicommunity, self provisioning), gaming
online, person-to-person communication (centralized address book,
videocommunication, instant messaging), e-learning (biblioteche digitali,
servizi scuola-famiglia, telelavoro, telepresenza)». Pierpaolo Gigliotti di
Huawei Technologies Italiaè convinto che il futuro sia già presente:«Su questa
linea i contributi di Huawei in Europa sono molteplici. In Italia gli esempi
più importanti sono iniziati già nel 2006 con il progetto Metro Wavelenght
Division Multiplex (Wdm) per la realizzazione per conto di Telecom Italia di
una rete ottica metropolitana nella città di Milano, successivamente estesa ad
altre aree. Sempre per il capoluogo lombardo, la partnership con Telecom Italia
si è rinnovata per il progetto di Next Generation Access Network (Ngan), ovvero
una rete ultrabroadband basata su fibra ottica, Fiber to the building. Il nuovo
cablaggio in fibra permette agli utenti di fruire di connessione fino a 100 Mbps,
beneficiando già oggi di una user experience senza precedenti e abilitando
l'offerta di futuri servizi multimediali e interattivi come l'high-definition
Tv e applicazioni e-health (una sorta di "medico virtuale"). Anche
dal punto di vista economico i conti tornano. Infatti gli investimenti
sostenuti per il cablaggio sono bilanciati dall'abbattimento dei costi di
gestione della rete: la fibra consente di ridurre notevolmente gli interventi
di manutenzione e, a tendere, anche il numero delle centrali». L'impero
digitale L'antica Roma non avrebbe potuto, molto probabilmente, diventare
quell'Impero che fu se non avesse costruito le strade. Fu infatti dal IV secolo
a.C. che le costruzioni di nuove vie seguirono uno sviluppo preciso, verso
regioni lontane, e fu con queste che portarono il potente nome dell'Urbe, e il
suo esercito, in ogni angolo dell'Impero. Al suo fulgore, la rete viaria
misurava l'astronomica (pensando ai tempi) cifra di 80mila chilometri,
ripartiti in 29 strade che si irradiavano dalla grande città. Non per nulla un
vecchio detto popolare dice che "tutte le strade portano a Roma".
Forse sarà colpa delle mie sinapsi stanche e invecchiate, ma ci vedo un
parallelo con la storia delle reti informatiche: dalle infime velocità
raggiunte con il modem V90 di solo una decina di anni fa, ai 100 Mbps che si
stanno affacciando alla porta, e tutto conduce verso un progresso e uno
sviluppo di cui non riusciamo ancora a comprenderne per intero la grandezza.
Speriamo di essere alle porte di un impero che ci tenga uniti da questa nuova
rete digitale, senza armi o despoti, semplicemente con la forza delle idee e
della conoscenza. Pensando a una delle componenti per eccellenza di questa
nuova era, la fibra ottica, e con la mente all'antica Roma, come non concludere
allora con un: Fiat Lux! meditiamo, gente, meditiamo.
( da "GuidaViaggi.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
?Per il Gruppo
Austrian Airlines il 2008 è stato un anno molto difficile. Nonostante le
previsioni fossero positive nei primi mesi dell?anno, la situazione è
rapidamente peggiorata a causa del prezzo estremamente elevato del carburante,
cui ha fatto immediatamente seguito una drastica diminuzione nel numero di
prenotazioni, a causa delle crisi
finanziaria mondiale". Parola di Peter Malanik,
membro del management board del Gruppo Austrian Airlines, presentando i
risultati di bilancio. "La firma del contratto per la vendita a Lufthansa
del 41,56% delle quote di Austrian Airlines di proprietà di ÖIAG - prosegue il
manager - è stato un passo importante che garantirà al gruppo un futuro a lungo
termine. L?operazione è attualmente in fase di approvazione da parte della
Commissione Europea in base alle leggi antitrust?. "Siamo riusciti a
raggiungere un risultato relativamente stabile per quanto riguarda il numero di
passeggeri trasportati, che nel 2008 sono stati 10,7 milioni - ha aggiunto
Andreas Bierwirth, membro del management board del Gruppo Austrian Airlines -.
I ricavi sono stati di 2.361 milioni di euro, in leggera flessione rispetto
all?anno precedente. Ciò nonostante, diversi fattori ? in particolare l?aumento
del 31,5% della spesa per il carburante - hanno influenzato pesantemente l?Ebit
che è stato di -312,1 milioni di euro". Il Gruppo ha registrato di
conseguenza un risultato netto di ?429,5 milioni di euro nel 2008.
( da "Wall Street Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Draghi: no a
pressione prefetti su banche, crisi si aggrava
-->ROMA (Reuters) - Il monitoraggio dei prefetti sul credito non deve
sconfinare in una pressione che induca le banche ad allentare i criteri di sana
e prudente gestione. Il governatore di Bankitalia Mario Draghi torna a
sollecitare prudenza sugli osservatori per il monitoraggio del credito,
fortemente voluti dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, che partiranno
entro fine mese nelle prefetture delle città capoluogo di Regione. Parlando nel
corso di un'audizione alla Camera, Draghi ha infatti auspicato che si evitino
"interferenze politico amministrative nelle valutazioni del merito di
credito di singoli casi". Già con una circolare alle filiali inviata la
scorsa settimana, il governatore aveva avvertito che i prefetti non potranno
chiedere informazioni sugli affidamenti individuali, coperti dal segreto
d'ufficio in base al Testo unico bancario. E durante l'audizione Draghi non ha
mancato di rimarcare i suoi dubbi su meccanismi che puntino a riattivare
"d'imperio" il credito alle imprese. "Che ci si riesca
d'imperio, con una prescrizione amministrativa, francamente non lo so. Abbiamo
anche noi una storia di credito agevolato, non è che sia una storia piena di
successi", ha detto Draghi. Nel contempo, però, Draghi ha sollecitato i
banchieri a svolgere il proprio ruolo "con lungimiranza", tenendo
conto delle esigenze delle imprese. "Occorre mantenere una sana e prudente
gestione, ma occorre saper fare i banchieri anche quando l'economia va male.
Occorre trovare cioè quel punto di equilibrio tra lo giudicare il merito di
credito del cliente in difficoltà e il capire quando l'impresa è solida e
merita sostegno", ha detto Draghi, tornando a invitare gli istituti a
utilizzare i Tremonti bond per garantire il flusso di credito alle imprese.
PEGGIORA QUALITÀ CREDITO; NUOVI STRESS TEST SU CREDITI Via Nazionale avverte
che in Italia, come nel resto d'Europa, la recessione aggravatasi a metà del
2008 dovrebbe proseguire nel corso dell'anno: "Tutti gli indicatori
(produzione, ordinativi e giacenze di magazzino) continuano a segnalare ritmi
produttivi molto bassi. Nel primo trimestre di quest'anno il prodotto interno
lordo si contrarrebbe per la quarta volta consecutiva". "È verosimile
che l'intero 2009 si chiuda con un nuovo, significativo calo dell'attività
economica, concentrato soprattutto nel settore privato". La recessione sta
incidendo anche sulla qualità del credito. Il rapporto tra nuove sofferenze e
impieghi alle imprese è in rapido aumento: a fine
( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Bruxelles, 17 mar.
(Apcom) - Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì si concentrerà sulla crisi economica - in particolare sulla preparazione della
posizione Ue al vertice G20 - l'energia - incluso i negoziati internazionali
sul clima e il fondo Ue da 5 miliardi per i progetti energetici - e il
Partenariato per l'Est, la nuova iniziativa di cooperazione dell'Ue con
Ucraina, Georgia, Bielorussia, Moldova, Armenia e Azerbaigian. Inoltre, i
ministri degli Esteri si siederanno a cena giovedì sera per parlare di
Afghanistan e Pakistan. E' quanto annuncia il presidente di turno Ue, il
premier ceco Mirek Topolanek, nella lettera d'invito ai colleghi Ue. La
'scaletta' dell'incontro è consueta: si inizia alle 16 con uno scambio di
vedute con il presidente dell'Europarlamento, Hans-Gert Poettering sulle
'questioni istituzionali', ovvero sul Trattato di Lisbona, e in particolare
sulla eventuale nomina a giugno del nuovo presidente della Commissione europea,
questione ancora molto aperta, seguito dalla 'foto di famiglia'. Alle 16.45
inizia la prima sessione di lavoro, dedicata alla sicurezza energetica e al
completamento del mercato interno dell'energia Ue, e alla preparazione della
conferenza Onu sul clima che si terrà a Copenhagen a dicembre. Si continua con
"la questione principale di questo Consiglio
europeo", ovvero la crisi. "Esamineremo sia ciò che è necessario per ripristinare i
flussi di credito sia le lezioni necessarie da trarre dalla crisi finanziaria per il futuro",
assicura Topolanek. "Al tempo stesso, continueremo il dibattito sul modo
migliore per far ripartire l'economia reale. Infine, coglierò
l'opportunità di questo dibattito per informarvi sulle mie intenzioni riguardo
l'organizzazione del vertice sull'Occupazione del 7 maggio", aggiunge il
premier ceco, riferendosi al Consiglio europeo convocato per quella data a
Praga. A cena - prevista intorno alle 20 - i capi di Stato continueranno il
dibattito economico dedicandosi al summit G20 del 2 aprile a Londra, "che
richiede una posizione Ue forte", e probabilmente affronteranno anche il
nodo del fondo Ue da 5 miliardi sui progetti energetici, su cui ieri i ministri
degli Esteri non sono riusciti a trovare un'intesa. I ministri delle Finanze -
per l'Italia ci sarà Giulio Tremonti - esamineranno i risultati della riunione
di sabato scorso tra i ministri e i governatori delle banche centrali del G20 e
approfondiranno la discussione sul vertice di Londra. I capi delle diplomazie,
invece, parleranno invece di Pakistan, Afghanistan e di "cooperazione
regionale". Venerdì mattina l'agenda di Topolanek prevede una seconda
sessione di lavoro a partire dalle 10, dedicata alla finalizzazione delle
conclusioni del Consiglio europeo e all'approvazione del Partenariato per
l'Est. In teoria il vertice dovrebbe concludersi intorno all'ora di pranzo, ma
solitamente i tempi - complici i negoziati dell'ultima ora sulle questioni più
controverse - non vengono rispettati.
( da "Trend-online" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Credito
Valtellinese: utile netto consolidato a 100 mln nel 2008 NOTIZIE, clicca qui
per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 17.03.2009 14:28 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! Il Consiglio di
Amministrazione del Credito Valtellinese, oggi riunito sotto la presidenza del
dott. Giovanni De Censi, ha approvato i risultati al 31 dicembre 2008,
presentati dal Direttore Generale Miro Fiordi. Il bilancio 2008 conferma la
crescita sostenuta dei principali aggregati patrimoniali, in condizioni di
solidità patrimoniale e liquidità adeguata, e un?apprezzabile evoluzione della
redditività, nonostante gli effetti della crisi finanziaria
globale e del progressivo deterioramento dello scenario economico. I risultati
dell?esercizio includono gli effetti delle operazioni di aggregazione aziendale
effettuate nel 2008, coerentemente con le direttrici di sviluppo per linee
esterne fissate dal Piano Strategico, e precisamente l?acquisizione di 35
sportelli da Intesa Sanpaolo, - 12 dei quali, localizzati in Lombardia, da
parte del Credito Artigiano, e
( da "Reuters Italia" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA (Reuters) - Se
si stilasse una lista dei professionisti più odiati, probabilmente gli avvocati
-- certo, insieme ai giornalisti, ai politici, agli informatori farmaceutici e
via odiando -- conquisterebbero una posizione elevata. E l'anonimo legale che
si cela dietro lo pseudonimo "Duchesne", autore del recente
"Studio Illegale", non fa nulla per smentire i preconcetti sulla
categoria. Anzi. Andrea Campi, il protagonista del libro uscito a febbraio per
Marsilio -- nella collana X -- è un trentenne avvocato d'affari, destinato a
una promettente carriera, che però sopporta sempre peggio la vita quotidiana,
trascorsa in grandissima parte nella sede milanese di una importante "law
firm" -- "azienda legale", evoluzione del classico studio -- di
cui è collaboratore, o comunque lavorando, pensando al lavoro, lamentandosi del
lavoro. Di questa sua condizione, il giovane legale è perfettamente cosciente:
"Sono un professionista serio. Ultimamente non sto molto bene",
dichiara all'inizio di quello che si potrebbe anche definire un divertente
"diario della guarigione". Poi, per oltre 300 pagine, con una
leggerezza che viene probabilmente anche dal fatto di essere nato come un blog
su Internet, Campi-Duchesne racconta in prima persona la storia della sua
"liberazione", che si intreccia a una complicata operazione
commerciale tra Dubai e l'Italia al corteggiamento di una collega che
rappresenta la controparte. Tra flashback e intervalli in cui a parlare, spesso
al bar, sono personaggi anonimi, archetipi di una categoria, quella dei professionisti
e della varia umanità che si aggira per gli studi professionali (non solo
legali), messi in parodia. Ma forse neanche troppo. Il romanzo è a tratti
esilarante, di un humor sottile e insieme amaro, e non disdegna -- a suo modo,
ovviamente -- neanche il lieto fine. Le storie e certi personaggi di
"Studio Illegale" fanno pensare ai libri di Brett Easton-Ellis,
l'autore di "Less Than Zero" ("Meno di zero") e soprattutto
del fortunato "American Psycho", un thriller e insieme un libro di
satira sociale -- di un umorismo macabro -- sull'ambiente finanziario
newyorchese scritto quasi 20 anni fa, nel 1991. Businessman di Wall Street,
Patrick Bateman si trasforma progressivamente in un serial killer, facendo
cadere la maschera della sua "normalità", fatta di superlavoro e fine
settimana passati a bere, sniffare cocaina, frequentare party e comprare abiti
costosi. Ma alla fine, anche arrivare a confessare i suoi crimini a un collega
non lo aiuterà a uscire dal suo inferno personale. Andrea Campo non ha la stessa
statura tragica, e soprattutto si salva in tempo -- o almeno piace immaginarlo
al lettore. Ma esprime in certi momenti con precisione e ironia un sentimento
di inutilità, paura e solitudine che è comune ai personaggi di Easton-Ellis.
"Studio illegale" è uscito nel pieno della crisi finanziaria ed economica che
attanaglia mezzo mondo, che però non si riflette nelle sue pagine. Non è un
caso. Perchè il libro è in effetti il "precipitato" di un blog
(http://studioillegale.splinder.com/) aperto nell'aprile 2007 -- e da allora
molto letto, e anche paragonato a un altro sito americano che si chiama "anonymouslawyer"
-- il cui primo post parla di "moderni schiavi", cioè le
"centinaia di professionisti" che lavorano per studi legali di grandi
dimensioni che assitono una clientela di banche e imprese. Continua...
( da "Affari Italiani (Online)" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Papa in Africa:
cure gratis ai malati di Aids Martedí 17.03.2009 15:00 L'epidemia di Aids
"non si può superare con la distribuzione dei preservativi che, anzi
aumentano i problemi": è quanto ha affermato Benedetto XVI, durante il suo
viaggio in Africa. Il Papa ha indicato come unica strada efficace quella di un
rinnovo spirituale e umano nella sessualità. Papa Ratzinger ha poi definito
ridicolo il "mito della sua solitudine". "Non mi sento solo in
alcun modo", ha aggiunto dicendo di essere circondato da amici,
collaboratori e vescovi. Il Papa ha risposto a una domanda sulla sua presunta
solitudine dopo la crisi scoppiata in Vaticano dopo la
revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani. "In verità, il mito della
solitudine mi fa sorridere", ha affermato il Papa, smentendo il fatto di
essersi sentito isolato. "Ogni giorno incontro molte persone, sono
circondato da amici, la solitudine non esiste", ha aggiunto. L'Osservatore
romano: la nuova Enciclica del Pontefice bloccata dalla crisi finanziaria "Era giá pronta -
ha detto Benedetto XVI - e stava per uscire. Ma poi si è scatenata la tempesta
e, di conseguenza, sono state riviste alcune cose alla luce dei nuovi
avvenimenti per cercare risposte sempre più confacenti". La crisi economica mondiale e i suoi
riflessi sul continente - spiega il quotidiano della Santa Sede - sono
stati uno dei temi centrali della tradizionale conferenza stampa a bordo
dell'aereo, decollato da Fiumicino alle 10.25 di martedì 17 marzo. "La
causa della recessione - ha detto il Papa nel resoconto dell'Osservatore - è
soprattutto di carattere etico, perché "dove manca l'etica, la morale, non
può esserci correttezza nei rapporti". SEGUE/ PAPA: DOTTRINA SOCIALE
CHIEDE UNITARIETA' INTERNAZIONALE < < pagina precedente pagina successiva
>>
( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Bruxelles, 17 mar.
(Apcom - Nuova Europa) - Il commissario all'Allargamento Olli Rehn, rispondendo
ad una domanda sul programma elettorale della Cdu del cancelliere Angela Merkel
chiede una pausa ai nuovi ingressi Ue dopo la Croazia, ha invitato a non mettere
in discussione la prospettiva europea dei Balcani, definendola "un'ancora
di stabilità". "Siamo in un contesto politico difficile, con la crisi finanziaria, la recessione economica, le prossime elezioni europee e la
ratifica del Trattato di Lisbona", ha riconosciuto Rehn durante una
conferenza stampa. "Allo stesso tempo l'Unione europea è in grado di
gestire più cose allo stesso momento, e non possiamo permetterci una pausa
nella nostra opera di stabilizzazione e progresso societario nei Balcani occidentali".
Secondo il commissario finlandese la prospettiva Ue "è un promotore
essenziale delle riforme e un'ancora di stabilità per l'Europa sudorientale,
quindi non dovremmo comprometterla". Il programma elettorale della Cdu per
le europee di giugno, approvato ieri sera, auspica "una fase di
consolidamento nel corso della quale il rafforzamento dell'identità e delle
istituzioni dell'Unione europea abbiano la priorità sulle nuove adesioni. Solo
la Croazia farà eccezione a questa regola". In altre parole, l'allargamento
va fermato fino a quando non verrà risolto l'assetto istituzionale dell'Ue, in
bilico fino a quando sarà approvato il Trattato di Lisbona. Rehn risponde
ribadendo che "lo scenario più rapido per l'adesione del 28esimo Paese
membro, che probabilmente sarà la Croazia, è ancora e continuerà a essere più
lento dello scenario più pessimista previsto per la ratifica e l'entrata in
vigore del Trattato di Lisbona". Quindi i problemi istituzionali dell'Ue
non dovrebbero influire sull'allargamento.
( da "AprileOnline.info" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Sinistra e Libertà,
il giorno dopo Franco Astengo, 17 marzo 2009, 10:50 Dibattito Lunedì è stata
presentata la lista comune per le europee. Ma la sfida è contrastare la crisi e il tentativo berlusconiano di modificare gli
equilibri istituzionali fondati sulla Costituzione. Per farlo si deve rifiutare
ogni tentazione radical girotondina, movimentista, stupidamente post
materialiste, per attualizzare l'antica frattura "capitale-lavoro" e
farne la base delle nuove "issues" Il giorno dopo in cui è stata presentata
"Sinistra e Libertà", lista elettorale che si presenta come novità
per la prossima competizione europea e con qualche propensione a definirsi
quale soggetto propedeutico per una nuova rappresentanza politica della
sinistra italiana, vale la pena di fare il punto della situazione in atto,
magari ripetendo cose già dette e scritte, ma cercando di sintetizzarle in una
pretesa (probabilmente mal riuscita!) di ragionamento politico. La crisi finanziaria avviata ormai da molti mesi a livello globale, si è trasformata
in crisi economica. Una crisi economica che aggredisce la
produzione reale, l'occupazione, la condizione di vita di milioni e milioni di
donne e di uomini in tutti i continenti. Molti osservatori hanno parlato
di fine del ciclo "liberista" apertosi all'inizio degli anni ?80.
Forse non è il caso di essere così drastici, ma è certo che avremo una profonda
modificazione della struttura capitalistica così come l'abbiamo conosciuta
negli ultimi decenni. Si invocano interventi pubblici e ricette stataliste,
anche a livello sovranazionale come nel caso europeo (concorso di una pluralità
di entità statuali diverse attorno ad obiettivi comuni? Insomma, di nuovo
l'Europa "delle Patrie" di memoria gaullista?), e si discetta di
"colbertismo" da un lato, e di riferimenti al "New deal".
La sinistra dovrebbe ricordare, a questo proposito, il ristrutturarsi ferreo
delle condizioni di classe, scegliere i propri riferimenti sociali con grande
precisione, attrezzarsi di una progettualità che attualizzi la parte migliore
delle propria storia: dalla programmazione pubblica dell'economia al welfare
state, all'internazionalizzazione dei progetti di ammodernamento degli apparati
produttivi e delle infrastrutture, alla pace quale presupposto decisivo per un
nuovo ciclo di crescita, alla difesa dell'ambiente non inteso semplicemente
quale valore post-materialista, alla proprietà pubblica delle grandi
"utilities". Il tentativo di concludere l'iter di trasformazione
della democrazia italiana, avviato nei primi anni ?90 con il passaggio alla
legge elettorale mista maggioritario/proporzionale, attaccando direttamente la
Costituzione repubblicana nei suoi gangli vitali dell'assetto parlamentare: è
questa la direzione in cui si muove pesantemente l'attuale governo, al di là
delle battute di cattivo gusto sul voto riservato ai soli capigruppo,
attraverso la modifica dei regolamenti del Senato, l'uso dei decreti legge, la
modifica del rapporto dialettico Governo/ Parlamento in una relazione Governo,
Maggioranza/Minoranza tale da ridurre le Camere a solo luogo di ratifica, il
definitivo passaggio alla personalizzazione della politica (che il PD avalla
attraverso l'utilizzo di un meccanismo di "Primarie all'Italiana",
complessivamente negativo). A questo stato di cose l'opposizione non può rispondere
adeguatamente se non risolverà quel problema che, sulle colonne di La
Repubblica, Nadia Urbinati riassume definendo la sinistra come
"invertebrata". Senza risolvere, cioè, il tema dell'impossibilità di
un compromesso sul terreno della democrazia parlamentare e rappresentativa;
Tutto questo richiede la presenza di una soggettività politica adeguata,
ponendo alla sinistra italiana la questione, appunto, del "raddrizzare la
schiena". Il PD sta tentando, attraverso gli annunci del suo nuovo
segretario, di recuperare almeno rispetto ai disillusi ed ai potenziali
astensionisti. La sinistra deve, prima di tutto, misurarsi sul merito
attraverso proposte concrete riguardanti la crisi
economica e la condizione materiale di vita dei cittadini. La proposta di
sussidio a chi perde il lavoro non è né "elemosina di Stato", né
"incentivo al licenziamento", ma era necessario analizzarla meglio,
riempirla di contenuti, farla diventare strumento di pressione reale avviando
una seria mobilitazione di massa attraverso la quale accompagnare, anche, il
discorso relativo al sindacato ed al tentativo di isolamento della CGIL, verso
la quale stabilire relazioni di sicuro confronto politico. Questo è soltanto un
esempio, perché l'idea di una nuova soggettività politica passa, soprattutto,
attraverso il rifiuto di tentazioni radical girotondine, movimentiste,
facilmente e stupidamente post materialiste, e l'approfondimento di un recupero
della dimensione ad integrazione di massa, da realizzarsi attraverso lo
sviluppo di un progetto che raccolga la nuova centralità dell'antica frattura
"capitale / lavoro", intrecciando attorno ad essa le nuove
"issues" emerse dalla divisioni, dalle segmentazioni, dagli
sfrangiamenti derivanti da una società individualistica, consumistica, dominata
da una velocità di comunicazione capace di spazzare via, a tempo di record,
ideali e valori che invece è necessario conservare, arricchire, rinnovare, non
relegare semplicisticamente in una dimensione fatalista- storicista, ma
trasformandoli in opzioni concrete, punti di una grande battaglia politica da
ingaggiare subito.
( da "Velino.it, Il" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. AMB -
*I player dell?eolico chiedono più credito dalle banche --IL VELINO AZIENDE--
Roma, 17 mar (Velino) - Una spinta economica, attraverso il credito bancario,
per superare la crisi finanziaria. è quella che hanno
chiesto i maggiori player dell?eolico europeo riuniti a Marsiglia per una tre
giorni in occasione della Conferenza sull?energia prodotta dal vento (Ewec).
Secondo Claude Turmes, membro della commissione Industria del Parlamento
europeo, citato dal Le Figaro, “l'accordo siglato nel dicembre 2008 tra i capi
di Stato dell'Unione europea, che richiede ai 27 di coprire una parte del
proprio fabbisogno energetico utilizzando rinnovabili, è una garanzia
fondamentale per il settore”. Nelle prossime settimane, la Commissione
esaminerà nuovamente i piani di rilancio delle energie rinnovabili: “Su un
totale di 90 miliardi di euro previsti dai piani di rilancio dell?economia dei
paesi europei, solo l?1,2 per cento riguarda gli investimenti ?verdi?”, ha spiegato
Christian Kjaer, presidente dell?Associazione europea dell?energia eolica
(Ewea) così come riportato dal quotidiano francese, indignato anche con
l?atteggiamento della Bei che a suo dire, ha erogato fondi per 8-10 miliardi di
euro a favore dell?industria dell?auto e meno di un miliardo alle rinnovabili.
Nonostante Kjaer ritenga che il settore non risentirà di un calo della domanda,
ha tuttavia invitato i governi europei a seguire un piano analogo a quello
degli Stati Uniti che prevede garanzie sui prestiti per progetti di energia
rinnovabile. (asp) 17 mar 2009 13:24
( da "Virgilio Notizie" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Bruxelles, 17 mar.
(Apcom-Nuova Europa) - Tuttavia, in veste di presidente di turno Ue, Praga ha
raccolto l'idea di rafforzare ancora il fondo di emergenza per gli Stati membri
in difficoltà, già passato in autunno da
( da "Merateonline.it" del 17-03-2009)
Argomenti: Crisi
Economia >>
Edili 17 / 3 / 2009 Lecco: edilizia in crisi in
Provincia. A gennaio perse 32mila ore di lavoro Rilanciare l?economia partendo
dall?edilizia. Con questo obiettivo si è riunito stamani il consiglio
consultivo dei lavoratori della Fillea Cgil di Lecco, federazione che
rappresenta nella nostra provincia più di 3000 operai ed impiegati nel settore
delle costruzioni e del legno. Ai lavori dell?assemblea, incentrati sull?analisi
degli effetti e delle possibili soluzioni dell?attuale crisi
economica nel comparto, ha partecipato il segretario nazionale della Fillea,
Walter Schiavella, che ne ha illustrato le conclusioni in una conferenza stampa
tenutasi presso la Camera del Lavoro cittadina. Ringraziando Lecco per
l?ospitalità ricevuta, Schiavella ha illustrato l?attuale situazione delle
costruzioni, che si è fatta difficile anche in una provincia da sempre solida
come la nostra. Alberto Anghileri segretario generale Cgil Lecco, Walter
Schiavella segretario nazionale Fillea e Massimo Cannella segretario Fillea
Lecco “Per la prima volta a distanza di 15 anni – ha spiegato – il settore
edile è pienamente investito dalla crisi, e non potrà
uscirne da solo. Si somma la fine del ciclo espansivo degli ultimi anni alla crisi finanziaria, che proprio sulle speculazioni bancarie
sull?edilizia ha tratto origine”. Spaventose le cifre. Secondo le ultime stime
nel