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Report "crisi"  17-18 aprile 2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Il Texas minaccia Washington: secessione ( da "Corriere.it" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è il conflitto di potere tra i 50 Stati dell'Unione e Washington, questa volta aggravato dalla crisi finanziaria ed economica. Perry, un neocon che vuole essere rieletto nel 2010, ha giocato la carta dell'autonomia durante i tea parties, i raduni del tè, le dimostrazioni popolari di protesta contro il fisco e le enormi spese dello Stato.

IL BISOGNO DEI CONTROLLI ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Lo sforzo di entrambi può far sì che dal terremoto, come dalla crisi finanziaria, esca un rapporto più pulito e trasparente fra la politica e i sistemi di controllo che la responsabilizzano. Vicino a dove abito c'è un bar, che prende l'angolo di una piazza trafficata, svincolo cruciale delle vie d'attorno.

Frena la corsa dell'inflazione: +0,3% ( da "Trentino" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: consumi dovuto alla crisi finanziaria globale». Insomma, per avere un'inflazione più reale sarebbe importante avere un paniere che contempli solo i beni di prima necessità. Meno negativo di Burli è Lorenzo Pomini, segretario generale della Cisl trentina. «L'inflazione bassa può fare bene alle tasche delle famiglie e al costo della vita perché significa mutui più bassi da pagare,

Esperti a confronto sull'Europa e la crisi ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la forza sta nell'unione che deve andare oltre al protezionismo e ai singoli interessi dei vari Stati. Sabatini ha rimarcato l'importanza di una moneta internazionale forte, ora che è stata dimostrata l'inadeguatezza del dollaro. «Se l'Europa ha ancora dei lati deboli lo si deve alla sua incompiutezza - ha aggiunto Susta -.

"Banca Intra è in crescita e il rilancio sfida la crisi" ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2 punti percentuali della raccolta indiretta si riflette invece l'andamento negativo dei mercati finanziari. Anche il presidente di Bpi, Luigi Fumagalli, sottolinea i buoni fondamentali dell'istituto, la crescita su basi solide e la buona liquidità. Elementi positivi di valutazione derivano altresì dalla crescita del numero di filiali e di dipendenti.

Probabilmente, il bilancio del Regno Unito che sarà pubblicato settimana prossima sarà del... ( da "Stampa, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: C'è il rischio che gli investitori internazionali si spaventino se tutto quello che vedono è un mare di dati negativi che si estende all'infinito. Al momento, il governo mantiene in gran parte la fiducia dei mercati finanziari. Ma tutto questo non si può dare per scontato. \

Bulgari chiuderà tre mesi in perdita ( da "Finanza e Mercati" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: e avremo a disposizione una base di confronto migliore rispetto al primo semestre del 2009, quando la crisi finanziaria ancora non si era fatta sentire». Quanto a eventuali operazioni straordinarie, Bulgari non intende essere né predatore né preda. «Quando ci sarà la ripresa - spiega il manager - qualche grande gruppo potrebbe acquistare qualche piccolo in difficoltà.

Il Fondo monetario internazionale: ( da "Cittadino, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana.«Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

il revisore non firma crollo a piazza affari ( da "Nuova Venezia, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Infine la terribile crisi finanziaria mondiale che è arrivata ad ingarbugliare un quadro già complesso. Ma Soave è uomo che non si lascia intimorire, «le banche preferiscono che ci concentriamo sul core business e questo stiamo facendo, stiamo vendendo asset come il teleriscaldamento e la vecchia divisione di manutenzione della pavimentazione stradale,

Il crollo dell'economia nasce dal deficit di valori ( da "Arena, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Secondo Crepaldi la crisi finanziaria ed economica attuale è nata da «un deficit di valori». Ed è proprio qui, spiega, «che entra in gioco la Chiesa perché senza valori anche l'economia crolla. Questi accadimenti mostrano infatti come l'etica non vada a bloccare il buon andamento dell'economia, ma al contrario ne favorisca la crescita e la stabilità»

Fmi: recessione lunga e poi ripresa lenta ( da "Arena, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea dela prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

Cattolica recupera efficienza ( da "Arena, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dopo aver ricostruito le tappe di una crisi finanziaria e industriale «tanto grave perché a lungo trascurata e tamponata solo a disastro avvenuto», Vaciago ha invitato alla riscoperta del sistema cooperativo come correttivo degli eccessi finanziari nonché come modello competitivo per l'intero sistema Paese.

Dietro il sistema dei subprime non c'è né una bolla né un eccesso di avi... ( da "Unita, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel mare di commenti sulla crisi finanziaria recente, tre considerazioni aggiuntive. Primo, sembra essenziale un intervento volto a riassorbire i titoli mortage-backed che non trovano più mercato. Ma altrettanto essenziale è che l'intervento sia dettagliato e trasparente.

Fmi: recessione lunga e severa Poi una ripresa graduale ( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: massima i rari episodi registrati in passato di recessioni associate a crisi finanziarie suggeriscono che eventi del genere durano «circa due anni: per recuperare livelli produttivi precedenti alla crisi è invece necessario aspettarne poi circa tre e mezzo di anni», spiega Terrones. Per fronteggiare la crisi in atto «servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate».

Fmi: recessione lunga e severa bisogna agire in modo coordinato ( da "Libertà" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

Obama riscopre il treno Otto miliardi di dollari per l'alta velocità in Usa ( da "Unita, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel giugno del 2008 e che fenomeni di questo tipo accompagnati da «una pesante crisi finanziaria altamente sincronizzata in tutto il mondo» durano quasi due anni. Ciò vuol dire che la vera ripresa potrebbe arrivare con l'estate del 2010. ANNI TRENTA Nella diagnosi, la crisi viene definita come la «peggiore del Dopoguerra», sempre più simile alla Grande depressione degli anni '30.

porte aperte domenica al pd ( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Porte aperte al Pd domenica dalle 10 alle 12 per illustrare i programmi contro la crisi economica e per le prossime elezioni. «La Regione - scrive il Pd - ha già preso i primi provvedimenti contro la crisi finanziaria. Ha stanziato contributi a lavoratori atipici o sprovvisti di ogni ammortizzatore sociale e altri contributi a chi deve pagare il mutuo ed ha perso il lavoro.

L'Fmi: ( da "Secolo XIX, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

MASSA PROPOSTE concrete per aiutare le piccole imprese, vale a d... ( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: schivare i colpi della crisi finanziaria e della stretta creditizia e per poter rilanciare crescita e competitività. Con un pacchetto di proposte immediatamente cantierabili Confartigianato propone la sua terapia d'urto fatta di misure immediate per ridare ossigeno' alle piccole imprese e di interventi strutturali per semplificare l'attività imprenditoriale e assicurarne la continuità.

FMI: la recessione sarà lunga e la ripresa più lenta ( da "Riformista, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «La crisi finanziaria combinata al rallentamento sincronizzato a livello globale causerà probabilmente una recessione insolitamente lunga e severa». Il monito arriva dal World Economic Outlook, rilasciato oggi ed intitolato "From recession to recovery: how soon and how strong?

PARIGI Sarkozy si vede padrone del mondo . È il titolo di un articolo del quotidian... ( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: altra di un pranzo all'Eliseo, con i parlamentari che di una commissione sulla crisi finanziaria internazionale.. Sarkozy dà giudizi su tutti gli altri grandi leader. Barack Obama? «Molto intelligente e carismatico, ma è eletto da due mesi e non ha mai gestito un ministero». Josè Manuel Barroso? «Totalmente assente dal G20».

ROMA - Stiamo discutendo: se c'è un accordo si va avanti, altrimenti continuiamo così... ( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ora in difficoltà per effetto della crisi finanziaria. E per questo motivo sarebbe disponibile a vendere. «Vedremo, noi con il 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner», ha aggiunto Perissinotto. La quota è infatti detenuta da Generali attraverso Ppf Beta, un fondo di private equity controllato dal finanziere ceco Petr Kellner,

. Cos... ( da "Nazione, La (Prato)" del 17-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: considerazione della crisi che sta mettendo a dura prova la capacità di resistenza delle imprese: «Soprattutto nei distretti come il nostro aggiunge Giusti le aziende che hanno avuto il coraggio di fare investimenti prima che sopraggiungesse la crisi finanziaria rischiano adesso di venir penalizzate maggiormente, dato che gli studi considerano un plusvalore i macchinari acquistati.

Usa, dichiarazioni addio ( da "Italia Oggi" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: delle famiglie americane ai tempi della crisi finanziaria più dura di sempre. «Sono orgoglioso di annunciare che la mia amministrazione ha diminuito la pressione fiscale sulle famiglie dei lavoratori», ha ricordato il presidente ribadendo che nel piano di rilancio economico da 787 miliardi di dollari, è stata prevista una misura che riduce le tasse al 95 % dei lavoratori americani,

Crisi, Un'occasione per chi sa cambiare ( da "Milano Finanza (MF)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Private Equity data: 17/04/2009 - pag: 19 autore: Crisi, Un'occasione per chi sa cambiare Come in tutte le situazioni di difficoltà, anche l'attuale crisi finanziaria cela opportunità, che, se colte in maniera sistematica, possono innescare un processo virtuoso e duraturo di ammodernamento del modello economico del nostro paese.

Dalla crisi l'occasione per crescere ( da "Milano Finanza (MF)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: clienti prodotti più sicuri Assicuratori orgogliosi di aver dimostrato la propria solidità di fronte a una crisi finanziaria devastante e complessa, che ha colpito molto più pesantemente il settore bancario. Ma consapevoli, allo stesso tempo, che le sfide non sono ancora finite e fiduciosi però che la crisi, proprio ora, può anche essere trasformata in un'opportunità di crescita.

Rischio populismo alla svendita del secolo ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: populismo alla svendita del secolo di Alberto Alesina U no degli effetti della crisi finanziaria sarà quello di ridurre la disuguaglianza. Chi ha perso proporzionalmente di più è chi aveva molta ricchezza investita nei mercati finanziari. Chi ricchezza non ne aveva ha perso molto meno. Chi inizia ora ad accumulare risparmio ha di fronte prezzi di case e azioni molto vantaggiosi,

Prima di tassare stop agli sprechi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma bisogna evitare che dia il via a forme di protezionismo». Il primo punto su cui insiste Marcegaglia è il risparmio energetico: «Con incentivi, si possono ottenere risultati straordinari e può essere una spinta per il consumo di beni durevoli». Altro aspetto, le rinnovabili: «Gli incentivi devono sostenere non il consumo ma la ricerca e l'innovazione ».

In Nevada il geotermico italiano ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Anche se molto dipenderà dalla capacità dei mercati finanziari di tornare ad erogare credito. Per dare forza ad una crescita che per ciò che riguarda Enel Green Power è sostanzialmente autofinanziata e raggiunge i 700-800 milioni di euro all'anno rispetto a un Ebitda di 1,2 miliardie ricavi che nel 2008 hanno raggiunto 1,9 miliardi.

Revisori, linea dura a Piazza Affari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per capire quanto la crisi peserà sul made in Italy, dunque, bisognerà attendere i bilanci 2009. O almeno le semestrali. m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTO CRISI FINANZIARIA Sale a sette il numero di aziende quotate su cui i certificatori non si esprimono: è il record dal 2003

Cautela dall'Fmi: la ripresa sarà lenta ( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Questo perché collegata a una crisi finanziaria e sincronizzata a livello mondiale. L'analisidel Fondo monetario, che prende le mosse dall'esame di 21 episodi di recessione dal 1960 a oggi, «suggerisce che la combinazione della crisi finanziaria e di una frenata sincronizzata a livello globale avrà probabilmente come risultato una recessione insolitamente severa e di lunga durata»

( da "Corriere del Veneto" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se per questa cosa può avere l'attenuante della crisi finanziaria, non potrà averla per i tanti sprechi della sua amministrazione che presto verranno individuati dai nostri esperti». Del coordinamento cittadino del Pdl faranno parte una sessantina di persone che dovranno guadagnarsi la nomina sul campo, durante la campagna elettorale.

Fmi: recessione severa E la ripresa sarà lenta ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

Aiuti, la rivolta delle banche Usa ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 5% in meno dello stesso periodo del 2008, quando la crisi finanziaria innescata dai titoli sui mutui immobiliari non aveva ancora cominciato a mordere in profondità. Oltre le aspettative di mercato sono anche i ricavi: 25,03 miliardi di dollari, addirittura il 48% in più rispetto ai primi tre mesi dell'anno scorso.

Il revisore non certifica, Socotherm cade ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/2 Il revisore non certifica, Socotherm cade (g.fer.) In una giornata positiva per il mercato in generale, Socotherm conquista la maglia nera del listino di Piazza Affari con un calo del 14,63%.

I conti del trimestre spingono Unipol ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/1 I conti del trimestre spingono Unipol (g.fer.) Un balzo del 10,45%, seconda migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib: lo ha messo a segno ieri Unipol, che ha terminato la seduta con un prezzo di riferimento di 0,867 euro, dopo aver toccato un picco massimo di 0,

Gli assicurativi guidano i rialzi ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa Gli assicurativi guidano i rialzi di Giacomo Ferrari Scambi record Per la prima volta negli ultimi mesi scambi per oltre 3,1 miliardi di euro Assicurativi ancora superstar ieri a Piazza Affari, in una seduta che ha registrato una buona tenuta degli indici (

Per rifondare l'Europa ( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il protezionismo intellettuale e l'illusione nostalgica non sono confinate alle frange becere dell'estrema destra europea, ma trovano seguaci addirittura nei circoli più istruiti e coltivati, da un capo all'altro dello spettro politico. Questa crisi chiede di trasformarsi in una rifondazione dell'Unione Europea.

Dopo otto secoli attuale la Regola di San Francesco ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: può non essere una sventura ma una scelta di vita in tempi di crisi economica. L'evento cade in un momento di drammatica crisi finanziaria mondiale: l'essenzialità francescana può essere una buona strada da percorrere in controtendenza». Non va dimenticato che Giovanni Paolo II scelse Assisi come luogo di preghiera tra le religioni e di incontro per la pace e la difesa del creato.

Per la Cina solo una pausa ( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La presenza concomitante di una crisi finanziaria rende, tuttavia, tutto molto più difficile, rendendo la fase recessiva più pesante e duratura. Le crisi finanziarie, infatti, sottolinea il Fondo, «fanno seguito a periodi di forte espansione del credito e a netti rialzi dei prezzi degli asset».

Padoa Schioppa soffia sul castello di carte dell'economia dalla corta veduta ( da "Giornale di Brescia" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Della recessione economica e della crisi finanziaria hanno parlato in molti, ricorrendo spesso ad un linguaggio tecnico le cui sottigliezze sfuggono ai non addetti ai lavori. Tommaso Padoa-Schioppa, che ha alle spalle una lunga esperienza di banchiere centrale (prima alla Banca d'Italia poi alla Bce), di presidente della Consob e di ministro dell'Economia,

Il collasso dei giornali ( da "Manifesto, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: con la più grave crisi finanziaria degli ultimi sessant'anni, poi, almeno così pare, il crollo dell'editoria di carta. A lanciare l'allarme è stata ieri la Fieg, che ha messo in campo numeri da brivido sullo stato di salute dell'editoria. Secondo la federazione degli editori il settore è «in una grave crisi industriale,

Sarkozy dà i voti ai colleghi E promuove solo Berlusconi ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontro con dodici deputati e dodici senatori doveva servire a fare il punto sulla crisi finanziaria internazionale, ma il clima rilassato ha indotto Sarkozy a qualche considerazione pungente sui suoi colleghi del club dei Numeri Uno. Al termine della riunione, evidentemente, qualcuno non ha resistito a raccontare alla stampa ciò che aveva ascoltato.

fmi: recessione lunga, ripresa lenta ( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media». «Esclusa l'attuale recessione» dal 1960 «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992.

il fmi: la recessione sarà pesante e duratura ( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi economica in corso «è altamente sincronizzata» a livello globale ed è accompagnata da «una grave crisi finanziaria», un mix visto molto raramente nel dopoguerra e, per queste ragioni, la recessione «sarà insolitamente pesante e duratura» e seguita da una ripresa «lenta e debole».

"ora andrò alla scoperta delle radici del piemonte" - elio bussolino ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale crisi finanziaria internazionale? «Anche questo è stato un caso: l´ho scoperta solo di recente e non ho potuto fare a meno di pensare quanto fosse pertinente ai tempi che stiamo correndo. Leggendo il testo, ci si rende conto anzi che i momenti, la società, le mode, possono anche cambiare, ma gli uomini al potere rimangono fatti sempre della stessa pasta.

Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

Generali: Perissinotto, si discute per il controllo della russa Ingosstrakh ( da "Finanza.com" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che naviga in cattive a causa della crisi finanziaria. E aggiunge: ?Si vedrà. Con il nostro 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner?. Per quanto riguarda gli Stati Uniti Perissinotto non ha escluso un interesse per operazioni specifiche, con piccole acquisizioni di nicchia.

E' Londra il regno dei bamboccioni ( da "Stampaweb, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi finanziaria, infatti, ha spazzato via le illusioni di molti paesi svelando che il fenomeno dei figli «ospiti» dei genitori fino a tarda età, noto come «bamboccionismo» dal giorno in cui l?ex ministro Padoa Schioppa bollò così i ragazzi che non se ne vogliono andare , non risparmia nessuno.

Russia: 26 nuovi reattori nucleari ( da "Energy Saving" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante la crisi finanziaria globale, in Russia l'energia nucleare dovrà raggiungere 25-30% dell?energia totale, contro i 16% attuali. Secondo Putin bisogna pensare oltre e non fermarsi all?attuale calo dei consumi energetici dovuti alla recessione perché entro il 2012 i ritmi di consumo e insieme il fabbisogno di energia elettrica aumenteranno di nuovo.

( da "Arena.it, L'" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dopo aver ricostruito le tappe di una crisi finanziaria e industriale «tanto grave perché a lungo trascurata e tamponata solo a disastro avvenuto», Vaciago ha invitato alla riscoperta del sistema cooperativo come correttivo degli eccessi finanziari nonché come modello competitivo per l'intero sistema Paese.

Borse Arabe riunite a Casablanca ( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria mondiale, alle sue ripercussioni sui mercati del mondo arabo, alla ricerca di soluzioni per evitarle, la 32esima riunione annuale dell'Unione delle Borse Arabe che si è aperta a Casablanca, capitale economica del Marocco. Creata nel 1978 per consolidare e sviluppare i rapporti di cooperazione e coordinamento tra le istituzioni economiche dei paesi della regione

Fmi: La recessione attuale sarà lunga e pesante. Ripresa lenta ( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo monetario internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale,

il piano anti-crisi della regione pioggia di soldi per gli enti inutili - emanuele lauria ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ai Comuni in crisi finanziaria che si «sdebiteranno» attraverso la vendita dei propri immobili. E nel pacchetto viene inserita anche la norma che prevede la liquidazione e il commissariamento degli Ato rifiuti in perdita (ovvero quasi tutti). Sono queste, le misure cui viene data priorità e che si tenterà di inserire nella Finanziaria che dovrebbe essere approvata entro fine mese.

fmi: recessione dura, la ripresa sarà lenta - elena polidori ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Secondo gli esperti Fmi dal dopoguerra s´è visto raramente un mix tanto micidiale fatto da crisi economica e crisi finanziaria. E proprio per questo, le previsioni vanno prese «con estrema cautela», sapendo che la ripresa partirà dalle economie avanzate e che per rivedere i livelli produttivi ante-crisi «serviranno almeno tre anni e mezzo».

gli aerei a terra e l'industria rischia la paralisi ( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: euro vengano allentati in risposta alla crisi finanziaria e per facilitare l´accesso dei Paesi della nuova Europa in difficoltà Tempi durissimi per le compagnie aeree. Il numero di aerei che le compagnie decidono di lasciare negli hangar, perché la gente vola meno, è raddoppiato, fra la fine del 2007 e la fine di marzo del 2009: da 140 alla cifra record di 273.

Cala il prezzo degli immobili anche nei centri urbani ( da "Trend-online" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: si accusano i colpi della crisi finanziaria e calano i prezzi delle case. Secondo un?analisi svolta da GoHome.it, basata sull?osservazione di più di 3.000.000 immobili, nel 2009 prezzi del mercato immobiliare italiano sono scesi, superando in alcuni casi anche il 40%: si tratta naturalmente di occasioni da valutare singolarmente,

GLI INDICATORI SUL PIL, SULLA PERCENTUALE DEGLI OCCUPATI, SULLE RICHIESTE DI CIG E SUL LIVELLO... ( da "Mattino, Il (Caserta)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Qual è la ricetta per superare la crisi? «La crisi finanziaria è arrivata con il malato in coma profondo per cui la situazione è ancora più grave. Bisogna ripartire con un approccio diverso. Lo vuole la gente, lo vogliono i lavoratori. Non è un caso che in dieci anni c'è stato un incremento di cinquantaduemila iscritti.

Sarkozy a ruota libera sui capi di governo ( da "Corriere Adriatico" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Eliseo con i parlamentari di una commissione sulla crisi finanziaria internazionale: 24 fra deputati e senatori di tutti i partiti. E qualcuno di loro ha parlato con Libè: "Era un Nicolas Sarkozy al 200%, cioè stranamente vicino alla sua caricatura", ha raccontato uno degli invitati. Dall'antipasto al dolce, da pomodori e mozzarella fino alla mousse alla frutta e al cioccolato,

La recessione sarà lunga e severa, la ripresa lenta ( da "Gazzettino, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.

Crisi, il club dei miliardari russi perde due terzi dei membri ( da "Reuters Italia" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il più colpito dalla crisi finanziaria è stato Oleg Deripaska, i cui 25,1 miliardi di dollari di perdite equivalgono a circa un quarto delle perdite complessive dei miliardari russi. Il re dell'alluminio è sprofondato in decima posizione nella classifica di Forbes, dopo il primo posto fatto registrare lo scorso anno.

Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati Osservatore romano: case come bidoni subprime ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Osservatore romano: "Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" L'Aquila - Sono 49 i comuni abruzzesi che hanno avuto danni in seguito al terremoto del 6 aprile scorso. è quanto stabilito da un decreto firmato ieri dal commissario per l?emergenza Guido Bertolaso. Dei 49 comuni, 37 si trovano in provincia dell?

"Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: giornale del Vaticano paragona il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale: entrambi "sono il frutto di un'economia dei bidoni" Città del Vaticano - "Le case dell?Aquila come i mutui subprime" titola oggi l?Osservatore romano, paragonando il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale del papa, di una "economia dei bidoni"

Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati ( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Osservatore romano: "Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" L'Aquila - Sono 49 i comuni abruzzesi che hanno avuto danni in seguito al terremoto del 6 aprile scorso. è quanto stabilito da un decreto firmato ieri dal commissario per l?emergenza Guido Bertolaso. Dei 49 comuni, 37 si trovano in provincia dell?

CRISI: BERNANKE, I SUOI DANNI DURERANNO A LUNGO ( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 17-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: CRISI: BERNANKE, I SUOI DANNI DURERANNO A LUNGO (AGI) - Washington, 17 apr. - I danni della crisi finanziaria "in termini di perdita di benessere, perdita di abitazioni e capacita' di contrarre prestiti sono destinati a durare a lungo". Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke.

Dalla Provincia 10 milioni per chi non licenzia ( da "Trentino" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi. Il nuovo incentivo si rivolge alle imprese di maggiori dimensioni per incoraggiarle a salvaguardare i posti di lavoro sul territorio provinciale, nonostante i cali di produzione e di fatturato, e le difficoltà finanziarie in atto. L'aiuto della Provincia consente di limitare i costi che le imprese affrontano rinunciando a licenziare i lavoratori ed attuando invece un progetto

Donano 5 minuti di lavoro per assumere disoccupati ( da "Tribuna di Treviso, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia sociale nella crisi finanziaria: vie d'uscita», con Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia nazionale per le Onlus, presente questa mattina nell'auditorium del Campus Armida Barelli nell'area del Turazza. A discutere con l'economista bolognese il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, e il sindaco del capoluogo,

Le case dell'Aquila come i mutui subprime : è il titolo dell'Osservatore r... ( da "Stampa, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è il titolo dell'Osservatore romano, che ha paragonato il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale vaticano, di una «economia dei "bidoni"». «Che cosa c'è in comune tra il terremoto in Abruzzo e la crisi finanziaria mondiale, tra le case crollate sotto il terremoto e i mutui subprime?

komatsu, i giapponesi chiedono due anni di cassa integrazione - felice paduano ( da "Mattino di Padova, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il calo delle commesse è diventato più grave di quanto previsto a causa della pesantissima crisi finanziaria che ha colpito gli Usa. Gbs (350 lavoratori): le domande del bando di gara per vendere l'azienda, già ex Golfetto-Berga-Sangati (con stabilimenti a Padova, Quinto di Treviso, a Manfredonia e in Cina) scadono a maggio. Già si sa che si sono fatte avanti tre società.

Fmi: recessione lunga ( da "Tempo, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: massima i rari episodi registrati in passato di recessioni associate a crisi finanziarie suggeriscono che eventi del genere durano «circa due anni: per recuperare livelli produttivi precedenti alla crisi è invece necessario aspettarne poi circa tre e mezzo di anni», spiega Terrones. Per fronteggiare la crisi in atto «servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate».

( da "Libertà" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: «Il terremoto dell'Abruzzo come la crisi dei mutui subprime» CITTÀ DEL VATICANO - «Le case dell'Aquila come i mutui subprime», titolava ieri l'Osservatore romano, paragonando il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale del Papa, di una «economia dei "bidoni"».>

Asti in ritirata nel 2008 ( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il protrarsi della crisi finanziaria, la situazione rimane incerta. In compenso è andata meglio per il moscato a tappo raso che, sempre nel 2008, ha venduto di più superando i 10 milioni di bottiglie. I 3 milioni in meno sono da scalare alla dozzina di milioni di bottiglie prodotte in più e vendute tra il 2006 e il 2007 anni in cui la somma totale era arrivata a oltre 70 milioni.

Le lettere della crisi ( da "Manifesto, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: quella del Fondo monetario che spiega la gravità della crisi con la contemporaneità della recessione in quasi tutto il globo e con l'intrecciarsi della crisi finanziaria. Tutto giusto, ma rimane un dubbio: perché il Fondo non spiega anche i motivi della crisi dell'economia reale. Forse perché la ritiene solo una conseguenza della crisi finanziaria.

Ecco quali medicine servono ora ( da "Gazzettino, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rispetto ai valori registrati nel luglio 2007, l'inizio della crisi finanziaria. Oggi la perdita si è ridotta e ammonta al 57%. Guardando da un'altra prospettiva, gli indici azionari hanno guadagnato più del 30% in un mese. Così è successo nel resto del mondo. È pensabile che i mercati finanziari già intravvedano l'uscita dal tunnel?

UN mese fa il mercato azionario italiano perdeva circa il 67% rispetto ai valori registrati nel ... ( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: rispetto ai valori registrati nel Luglio 2007, l'inizio della crisi finanziaria. Oggi la perdita si è ridotta e ammonta al 57%. Guardando da un'altra prospettiva, gli indici azionari hanno guadagnato più del 30% in un mese. Così è successo nel resto del mondo. È pensabile che i mercati finanziari già intravvedano l'uscita dal tunnel?

Bernanke: trasparenza sui prodotti finanziari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Secondo il capo della Banca centrale americana la crisi dimostra che l'innovazione finanziaria «può incepparsi». Prodotti oscuri, come i mutui subprime, i credit default swaps, o i veicoli finanziari strutturati (Siv), «sono diventati emblematici della nostra attuale crisi finanziaria». Il ragionamento di Bernanke è semplice.

Non a tutti piace Wall-shington ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dopo aver provocato la peggior crisi finanziaria a memoria d'uomo,Wall Street ora impedisce che le cure da molti ritenute migliori vengano adottate. Lo dice ad esempio l'ex capo economista del Fondo monetario (2007-2008) Simon Johnson, tornato ora al Mit. E così sostengono a spada tratta i due Nobel Joseph Stiglitz e Paul Krugman.

ROMA La crisi dei mercati finanziari colpisce anche le polizze d'assicurazione e nel 2008 la r... ( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: mercati finanziari colpisce anche le polizze d'assicurazione e nel 2008 la raccolta premi ha subito una brusca frenata: -7,2% a quota 92 miliardi. È il terzo anno consecutivo di chiusura in calo per il settore. A incidere sul dato negativo è soprattutto l'andamento delle polizze Ramo III-Linked, quelle più esposte all'andamento dei mercati finanziari e quindi meno gettonate dalle

ROMA Alcuni segnali positivi si vedono , dice Giulio Tremonti, ma vanno inquadra... ( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: su quello della crisi finanziaria il ministro è più deciso. «Si è steso un cordone sanitario lungo tutta l'area della crisi», che permette di escludere «che vi possa essere il rischio di un'apocalisse finanziaria» nelle aree più esposte, Usa ed Est Europa. Ne è riprova il fatto che la nuova richiesta di intervento avanzata dalla Polonia all'

Il debito pubblico sale dell'80% in termini reali, non tanto per i salvataggi bancari ma per... ( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: severità con la quale il settore bancario è stato colpito dal collasso dei mercati dei derivati creditizi prima, e poi da quello dei mercati finanziari e dell'economia reale si manifesta ancora oggi in differenziali alti dei tassi interbancari rispetto a quelli privi di rischio. Anche i premi per il rischio sui possibili fallimenti di società e governi sono decisamente significativi.

JESI - Il professor Gabriele Fava, ex sindaco della città, è stato riconfermato alla guida... ( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Venerdì prossimo 24 aprile è prevista la cerimonia ufficiale di inaugurazione dei corsi accademici in scienze dei servizi giuridici (ore 15). A seguire, il convegno "Oltre la crisi finanziaria" al quale prenderanno parte, fra gli altri, Jonathan Macey (Yale University) e Magda Bianco (Banca d'Italia).

Il non-merito costa il 7,5% del Pil ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria e alla recessione dell'economia». L'idea di fondo è che,«se si è effettivamente più bravi, si recupera meglio come singoli e come Paese ». Ma il merito, come lo si vede oggi, non è lo stesso di come lo si intendeva prima della crisi: a una concezione del merito come semplice virtù individuale in funzione di un successo tutto personale si sta sostituendo una concezione

Citigroup torna all'utile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della crisi finanziaria ha ancora molta strada da fare per ritornare alla piena salute. L'amministratore delegato Vikram Pandit si è detto lo stesso «compiaciuto» dei risultati trimestrali. Un mix di tagli ai costi (- 23%), la vendita di 116 miliardi di dollari di attività e una modifica nelle regole contabili hanno consentito al colosso newyorchese di riportare un profitto di 1,

Cade l'utile di General Electic ma meno delle stime di mercato ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: gioiello industriale americano, azzoppato negli ultimi 12 mesi da un doppio colpo: la crisi finanziaria e la crisi economica. La crisi finanziaria ha messo in ginocchio la controllata GE Capital, una delle divisioni più importanti del gruppo che, fino a pochi anni fa contribuiva la parte più importante ai profitti consolidati.

Banche, la crisi si supera anche con la governance ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sulle cause scatenanti della crisi finanziaria internazionale, ha ricordato, hanno dimostrato che incentivi distorti come le strutture retributive legate ai profitti di breve periodo o i fallimenti del board nella tempestiva ridefinizione delle strategie quando il contesto muta o la debolezza nei controlli interni hanno fortemente contribuito a determinare situazioni di dissesto.

La ripresa è cominciata con la Cina ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche il protezionismo non valutario si è limitato a pochi isolati episodi) dimostra- è una importante consolazione in questa crisi - che la lezione degli anni Trenta è stata imparata. fabrizio@bigpond.net.au l.paolazzi@confindustria.it OK BORSE E COMMODITY Il rialzo delle azioni si è associato a quello delle materie prime.

Una regia per le crisi alimentari ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: agricoltura Una regia per le crisi alimentari Si discute di aumenti produttivi e gestione comune delle scorte Alessio Romeo ROMA L'emergenza alimentare non è meno pericolosa della crisi finanziaria che ha colpito l'economia mondiale.Anzi,proprio quest'ultima rischia di aggravare la situazione per i Paesi più poveri del mondo, dove quasi un miliardo di persone soffre la fame.

Fiat-Chrysler va avanti Gm, Chapter 11 probabile ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è stato favorito dal miglioramento della situazione sui mercati finanziari. Ieri le azioni della Fiat hanno proseguito il netto recupero in Borsa (+6,9% a 7,66 euro) approfittando di una giornata brillante per l'intero settore auto in Europa:l'indice Stoxx Auto ha segnato un +5% e la Renault ha guadagnato oltre il 10%.

Il costo della ristrutturazione. ( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ha accentuato questo processo: legata inizialmente ai mutui subprime, successivamente si è riversata sull'economia, con l'effetto di ridurre il numero degli attivi della grande industria e aumentare quello dei pensionati. E mentre le pensioni vanno pagate in tutti i casi, il patrimonio dei fondi si è drasticamente ridotto anche a causa del tracollo delle Borse.

JESI GABRIELE FAVA ( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: A seguire il convegno «Oltre la crisi finanziaria» farà il punto della situazione sull'attuale momento storico dei nostri mercato e sul ruolo delle istituzioni e delle imprese. Ospite tra gli altri, Jonathan Macey (Yale University) e Magda Bianco (Banca d'Italia).

Ricordi di Montanelli e Barzini nel nuovo numero di Libro Aperto' ( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di Luca Pierazzi sulla crisi che accumuna l'Est e l'Ovest d'Europa, di Franco Nanni sugli sbalzi del prezzo del petrolio , di Ferruccio Fronzoni su globalizzazione, deregolarizzazione, disuguaglianze, crisi finanziaria ed economica. E, ANCORA, nella sezione Il Tempo e la Storia' si parlerà di guerra santa dei cristiani e jihad islamica,

Aib : tutti uniti per saltare l'ostacolo ( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ostacolo La crisi finanziaria globale, scoppiata lo scorso anno negli Stati Uniti, si è aggravata con pesanti ripercussioni sull'economia reale. Un contesto che ha prodotto effetti negativi anche per l'economia bresciana, che ha chiuso il 2008 con una forte contrazione dell'attività, in particolare nell'industria manifatturiera e delle costruzioni.

Scatta la rivolta degli esclusi ( da "Nazione, La (Firenze)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: un titolo molto forte che paragona il terremoto alla crisi finanziaria mondiale: «Le case dell'Aquila come i mutui subprime». In comune tra i due eventi, scrive il giornale vaticano, c'è «l'economia dei bidoni». Ieri sulle zone colpite dalla scossa è tornato anche Dario Franceschini, che ha elogiato Bertolaso, ma ha anche chiesto di cominciare a parlare delle cose che non vanno.

( da "Corriere del Veneto" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: le banche concedevano facilmente il credito, si faceva grande ricorso alla leva finanziaria, era quasi obbligatorio crescere, e crescere in questo modo. Il gruppo galoppava moltiplicando gli investimenti. Alcuni di questi si sono rivelati sbagliati, poi la crisi finanziaria ha fatto il resto e ci siamo trovati con problemi di liquidità».

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)>" del 18-04-2009)
Argomenti:
Crisi

Abstract: crisi finanziaria e governance dell'ateneo. La sfida parte da qui. I PROBLEMI «L'Università di Cagliari al momento è virtuosa ma dall'anno prossimo, col taglio dei finanziamenti decisi dal Governo, si ritroverà a dover utilizzare quasi tutti i fondi statali per pagare gli stipendi, come altri atenei italiani.

La fiducia Usa supera l'incubo Lehman Trichet e Tremonti vedono la ripresa ( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: secondo il quale i danni della crisi finanziaria «in termini di perdita di benessere, perdita di abitazioni e e capacità di contrarre prestiti sono destinati a durare a lungo». LE BORSE che normalmente anticipano i cicli economici, stanno già reagendo. Se Wall Street resta contrastata, i listini europei continuano a salire, giorno dopo giorno: Piazza Affari recupera un altro 1,

La ripresa economica dipende dall'America ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: italiana continua ad andare male e gli effetti della crisi finanziaria mondiale si stanno manifestando con estrema virulenza (crollo del Pil previsto dall'Ocse del 4,3% per l'anno in corso, riduzione dell'occupazione e aumento della disoccupazione e della cassa integrazione, irrigidimento del credito bancario e aumento delle sofferenze e delle insolvenze ai valori più elevati dal 1999)

C'è una cura, si chiama lavoro ( da "Provincia Pavese, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dovuto alla crisi finanziaria internazionale e al prezzo di alcune materie prime». La vera cura di cui l'Italia ha bisogno, secondo l'economista, riconosciuto come uno tra gli 8-10 più importanti del mondo, è legata al tema del lavoro. Serve lavorare meglio, che più persone lavorino e che aumenti la produttività.

Il 2008 anno nerodelle assicurazioni ( da "Secolo XIX, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi dei mercati finanziari ha colpito pesantemente il settore facendo registrare una robusta frenata della raccolta premi: si chiude a meno -7,2%, a quota 92 miliardi di euro. Ma non c'è solo la crisi finanziaria a pesare: si tratta infatti del terzo anno consecutivo di chiusura in calo per il settore.

Banche, ecco i dati che non convincono del tutto gli analisti ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: capacità di tenuta alla crisi finanziaria. Il mercato vuole vederci chiaro sulla necessità o meno di nuove capitali, dopo le iniezioni effettuate dai Governi. E dopo i primi risultati diffusi in settimana da Goldman Sachs e JPMorgan (i dati di Citigroup sono giunti venerdì, quando questo articolo era già chiuso, mentre i risultati delle altre banche Usa seguiranno nei prossimi giorni)

Ora i BTp si prendono la rivincita ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sono i livelli minimi raggiunti prima della crisi finanziaria (quando il differenziale fra i due titoli si era ridotto fino a poco più dello 0,1%), ma si tratta lo stesso di un fenomeno da non sottovalutare. Più affidabile l'Italia o meno solida la Germania? Niente di tutto questo, perché il movimento riflette più che altro la diminuzione delle tensioni sui mercati internazionali:

Inglesi imprevidenti ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: della recente crisi finanziaria, che ha messo in difficoltà i piani previdenziali del Regno Unito, da sempre molto esposti sulle azioni. Il deficit del sistema previdenziale, infatti, ha toccato a fine marzo i 242 miliardi di sterline (271,5 miliardi di euro), 40 più del mese precedente: un rosso amplificato proprio dalla cura messa in campo dalla Bank of England per far ripartire l'

Quei (falsi) profeti del mercato ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Quando la crisi finanziaria si è fatta sentire, gli operatori hanno iniziato a «smontare» le posizioni, provocando un movimento inverso (cioè un recupero dello yen rispetto a tutte le altre monete) che è andato avanti almeno fino a un mese fa. Guardare la divisa giapponese può dunque avere un senso, ma solleva qualche dubbio: chi si muove prima,

Senza Opa discriminati i piccoli azionisti Iw Bank ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: non basta la crisi finanziaria che ha penalizzato soprattutto i titoli bancari; adesso anche la scelta di Ubi (considerata da alcuni come «presa dall'alto») non tutela gli azionisti di minoranza che dall'8 aprile scorso sono comunque rappresentati nel Cda di Iw Bank dal professor Mario Noera (primo candidato di una lista organizzata da JC&

Dopo Veolia e Michelin si scaldano i Paesi del Golfo ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: alla carenza di credito causata dalla crisi finanziaria. Tra le proposte più recenti va annoverata quella di Veolia Environnement SA – operante nella gestione dei rifiuti, acqua ed energia – che ha collocato due bond in euro di cui uno decennale da 750 milioni e uno quinquennale da 1,25 miliardi limando i premi rispettivamente a 330 e 250 punti base su mid-

Assicurazioni peggio dei mercati, si salva Jardin LT ( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria è passato alle compagnie dalle banche e gli analisti non sono convinti che il comparto recuperi terreno nel breve periodo. A preoccupare, per il prossimo futuro, è anche il ramo danni: si prevede, infatti, una maggiore incidenza del tasso dei sinistri, perché la contrazione dei volumi e la necessità di fare cassa hanno spinto verso una maggiore rischiosità della

SARLI (FPS CISL): GRAVE Lâ ATTEGGIAMENTO DELLâ AIAS POTENZA ( da "Basilicanet.it" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: finalizzato proprio a ricercare ogni possibile soluzione alla crisi finanziaria di questa Associazione, che può² determinare numerosi licenziamenti, oltre che il perdurare della situazione di mancato pagamento degli stipendi. Licenziare in tronco cinque lavoratori, mentre è¨ aperto un tavolo di confronto per affrontare la crisi aziendale, - sottolinea Sarli - è¨ un atto gravissimo perché©

Servono almeno 5 mln di euro ( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: situazione in cui il credito sta subendo una contrazione per la crisi finanziaria e le banche stanno diventando più selettive nei confronti dei loro clienti, con costi sempre più elevati che le imprese sociali sostengono per gli oneri finanziari, a causa dell'allungamento dei tempi di pagamento. Può illustrarci nel dettaglio le proposte di Gesco che la Regione Campania sta valutando?

Crisi, record di fallimenti e di concordati ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sono le aziende più grosse che cercano di ammortizzare la crisi finanziaria. I giudici del Tribunale civile stanno curando decine di casi. Alcuni riguardano aziende molto note. Purtroppo i dati dicono che in questo ultimo periodo una decina di società per azioni e oltre venti società a responsabilità limitata stanno concordando i debiti con i creditori.

Bloccati i mutui sulla prima casa ( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: indomani delle prime avvisaglie della crisi finanziaria che dagli Stati Uniti ha successivamente investito i mercati e l'economia mondiale. In questo contesto, già il 23 giugno 2008 i sindaci di Borgoricco, Campodarsego, Camposampiero, Loreggia, Massanzago, Piombino Dese, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Trebaseleghe, Villa del Conte,

, è scontroPalazzo Iacono. ( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in una situazione alquanto difficile a causa della crisi finanziaria. Il Tribunale di Catania ha infatti accordato la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo che rientra nell'ambito del contenzioso fra l'ente e l'Università di Catania. Si tratta di una cifra piuttosto cospicua pari ad oltre sette milioni di euro, per la precisione 7.

Amministrative: accordo ancora da definire fra Pdl, Mpa e Udc ( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inserire nella finanziaria alcuni punti del ddl anti-crisi che sarà poi esaminato successivamente. Tra questi il fondo per il micro-credito, l'attivazione dei cantieri di lavoro, le anticipazioni ai Comuni in crisi finanziaria, la norma che prevede la liquidazione e il commissariamento degli Ato-rifiuti in perdita «ovvero quasi tutti».

FINALMENTE SE N'è ACCORTA ANCHE LA SEC. L'AUTORITà DI CONTROLLO DEI MERCATI AMER... ( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti: Crisi

Abstract: La crisi della fiducia : le colpe del rating nel crollo della finanza globale») Pierangelo Dacrema, professore di economia all'università della Calabria. Dacrema analizza il ruolo centrale nella crisi finanziaria di chi ha la missione di «dare i voti» ai titoli e a chi li emette e che avrebbe dovuto guidare e proteggere gli investitori.


Articoli

Il Texas minaccia Washington: secessione (sezione: crisi)

( da "Corriere.it" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

il governatore Rick Perry: «la casa bianca interferisce nella vita dei nostri cittadini» Il Texas minaccia Washington: secessione La Camera ha approvato una risoluzione che ordina di «vietare o respingere misure lesive della indipendenza» WASHINGTON Il Texas, lo stato dei cow boy e di George W. Bush, minaccia la secessione dal resto dell'America. In Parlamento a Austin, la capitale, la Camera ha approvato la risoluzione 50 (50 è il numero degli Stati americani), che ordina di «vietare o respingere» tutte le misure imposte da Washington «lesive della nostra indipendenza». Secondo la risoluzione, le penali previste dal governo federale in caso di inadempienza, per esempio il ritiro di finanziamenti, sono «illegittime». Il pugnace governatore Rick Perry, un repubblicano, non la ha solo appoggiata, ha anche accusato Washington di «opprimere i texani, interferendo nella vita dei cittadini e nella conduzione dello Stato». Il governatore del Texas Rick Perry (Ap) CONFLITTI DI POTERE - Intervistato da una tv, Perry ha dichiarato che «per il momento non c'è ragione di secedere, ma se Washington non cessasse le sue intrusioni i texani potrebbero decidere di farlo». Il governatore ha sostenuto che nel 1845, quando si unì al resto dell'America, il Texas si riservò il diritto di staccarsene in qualsiasi momento. In realtà, il diritto non gli fu mai riconosciuto: nel 1861, allo scoppio della Guerra civile, il Texas si proclamò indipendente, ma quando il Sud perse venne riassorbito. In America non passa però decennio senza che qualche Stato minacci la secessione, dall'Alaska al Vermont all'Alabama. Nel 2007 nel Tennessee si svolse persino una «Convention secessionista». Alla radice del periodico irredentismo c'è il conflitto di potere tra i 50 Stati dell'Unione e Washington, questa volta aggravato dalla crisi finanziaria ed economica. Perry, un neocon che vuole essere rieletto nel 2010, ha giocato la carta dell'autonomia durante i tea parties, i raduni del tè, le dimostrazioni popolari di protesta contro il fisco e le enormi spese dello Stato. Il governatore è contrario ad alcuni dei sussidi stanziati da Obama per le banche e per le imprese in difficoltà, e li ha denunciati come «un'ipoteca sul futuro dei nostri figli». LEGA AUTONOMISTA - Il messaggio del Texas a Obama, ha detto, «è: non ficcare il naso nei nostri affari». Sono su posizioni analoghe altri due governatori repubblicani, Bobby Jindal della Lousiana e Mark Sanford della Nord Carolina. Nel sud, la cui secessione dal resto dell'America causò la guerra civile, esiste una «Lega» degli autonomisti. Per alcuni anni inoltre qualche leader nero, compreso Jesse Jackson, discusse se separare l'America di colore da quella bianca. Nel nord il movimento non è organizzato, ma si manifesta nelle forme più bizzarre: anche a New York c'è chi chiede la totale indipendenza sia dallo Stato sia da Washington. Al Congresso e alla Casa Bianca tuttavia questi fremiti irredentisti lasciano il tempo che trovano. La legge è chiara: per separarsi, uno Stato deve ottenere l'autorizzazione degli altri 49. Ennio Caretto stampa |

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IL BISOGNO DEI CONTROLLI (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Franco Bruni IL BISOGNO DEI CONTROLLI CONTINUA A PAGINA 29Pareva che il terremoto in Abruzzo fosse una fortuna per gli uomini politici. Scartata l'idea che si potesse prevedere, era cosa di cui non avevano colpa, mentre ogni loro attenzione per i disastrati portava consenso. Dopodiché è emerso con impressionante evidenza, come in precedenti «disastri naturali», che i costi e i dolori sarebbero stati molto minori se si fosse verificata l'applicazione di criteri di costruzione e manutenzione corretti e adatti alla zona. L'insufficienza di controlli riguarda quasi tutto il territorio italiano. Il rapporto fra politica e terremoto è stato puntualizzato con bruciante candore da Bertolaso al telegiornale: la prevenzione non porta voti mentre la sollecitudine dei politici per i disastrati può portarne. È una considerazione che dovrebbe stimolare esami di coscienza degli elettori, oltre che degli eletti. Lo sforzo di entrambi può far sì che dal terremoto, come dalla crisi finanziaria, esca un rapporto più pulito e trasparente fra la politica e i sistemi di controllo che la responsabilizzano. Vicino a dove abito c'è un bar, che prende l'angolo di una piazza trafficata, svincolo cruciale delle vie d'attorno. Sempre doppia e tripla fila di macchine in sosta vietata, spesso breve ma molto dannosa: visibilità ostruita per chi svolta, strisce pedonali coperte, code e rallentamenti bruschi. Mai un vigile. Quando vedo il disordine assurdo, cancerogeno, costoso e pericoloso del traffico di Milano mi domando perché sorprendersi del disastro dell'Aquila e di quello dei subprime. Se l'organizzazione e la cultura civiche non riescono a controllare il traffico milanese e resistere alle pressioni dei negozianti, come si può pensare che siano sufficienti per controllare il traffico finanziario ed edilizio e resistere alle pressioni dei banchieri e dei costruttori? C'è trascuratezza, resa, fallimento dei controlli, che la politica esercita con debolezza e i cittadini chiedono solo sottovoce. Ne derivano costi enormi per la collettività, che i singoli non avvertono abbastanza per organizzarsi e ottenere le verifiche che li tutelano. Evasione fiscale e incidenti sul lavoro L'Italia ha disperato bisogno di controlli, dappertutto. Ha bisogno di cultura dei controlli. Se avessimo sistemi di sorveglianza adeguati risolveremmo i principali problemi del Paese. È ovvio che la mafia è la massima nemica dei buoni controlli. Ma basta pensare all'evasione fiscale, agli incidenti sul lavoro, all'efficienza dei servizi pubblici. Il rigore dei controlli risolve anche il dilemma fra Stato e mercato, fra pubblico e privato. Con la giusta sorveglianza i mercati e l'iniziativa privata operano a favore dell'interesse pubblico. La speculazione finanziaria può essere produttiva e stabilizzante. L'iniziativa edilizia può contare su norme certe per sviluppare piani a lungo termine senza spendere tempo e soldi in rapporti opachi con la politica. La qualità delle verifiche, come quella delle leggi di cui controllare l'applicazione, serve a limitarne la quantità. Cultura dei controlli non significa dirigismo. Non occorre soffocare l'economia con un'infinita rete di richieste di adempimenti formali che non controllano nulla e sono fatti apposta per essere aggirati e dimenticati: basta essere precisi e severissimi su pochi punti. Precisi, severi, ma anche intelligenti e capaci di presentare i controlli come un servizio pubblico, non un taglieggiamento dei controllati. Perciò chi sorveglia deve essere professionale e ben remunerato, con gli incentivi per agire in modo da minimizzare le infrazioni piuttosto che massimizzare le punizioni. Spendere di più per avere controlli di alta qualità significa spendere di meno per i costi delle verifiche inadeguate. Opinione pubblica e trasparenza La questione della qualità dei vigili urbani, degli ispettori del lavoro, dei supervisori della finanza, dei tutori dell'integrità territoriale, e via dicendo, è parte dell'antico problema di chi controlla i controllori. Le istituzioni di controllo, per essere a loro volta controllate nel modo giusto e non influenzate scorrettamente, devono avere molta indipendenza dai politici che fanno le leggi di cui sorvegliare l'applicazione. Indipendenza significa anche dotazione non occasionale di mezzi e poteri adeguati per il loro lavoro e un ben studiato rapporto con la magistratura. Dalla politica le istituzioni di controllo devono ricevere un mandato e alla politica, meglio se al Parlamento che controlla anche il governo, devono rispondere con i risultati della loro azione. Risultati misurati oggettivamente, confrontati con gli obiettivi assegnati, comunicati all'opinione pubblica in modo diffuso e trasparente. I vigili urbani vanno giudicati con indici della qualità del traffico che ottengono, non dalle multe che incassano; la vigilanza finanziaria con misure della stabilità e dalla trasparenza dei mercati del credito, non dalle formalità che impone e dalle sanzioni che commina. Quanto al territorio, a partire da quello d'Abruzzo, si vorrebbe al più presto un rendiconto puntuale, dettagliato, facilmente disponibile per tutti sul web, sull'evolvere del grado di convergenza fra le norme che lo tutelano e lo stato di fatto. franco.bruni@unibocconi.it

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Frena la corsa dell'inflazione: +0,3% (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Frena la corsa dell'inflazione: +0,3% I sindacati in coro: «Tutta colpa della contrazione dei consumi» JACOPO TOMASI TRENTO. Frena la corsa dell'inflazione in Trentino. A marzo è aumentata dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2008, rimanendo invariata rispetto al febbraio 2009. Un rallentamento significativo se si pensa che nell'estate dell'anno scorso galoppava attorno al 4%. Il dato nazionale, invece, parla di un aumento dell'1% rispetto al marzo 2008. Fredde però le reazioni dei sindacati: il timore è che questo rallentamento sia dovuto, più che ad un calo dei prezzi, ad una riduzione dei consumi figlia della crisi. A Trento l'effetto della frenata dell'inflazione lo si è sentito soprattutto sui settori delle comunicazioni (-3,5%), ricreazione e cultura (-1,3%) e abbigliamento-calzature (-0,9%). Nel complesso la variazione rispetto al marzo 2008 è stata di un più 0,3%, dato che porta l'inflazione ai minimi storici almeno dall'inizio dell'anno scorso. Questo rallentamento, però, non scalda particolarmente i sindacati, che commentano con una certa freddezza la notizia. Paolo Burli, segretario generale della Cgil del Trentino, è il più cauto. «L'inflazione bassa, a prima vista, dovrebbe essere accolta positivamente, ma bisogna capire cosa influisca veramente su questo calo. A mio avviso questo dato può essere ingannevole e poco rassicurante per due motivi. Da una parte perché il calo non lo si è registrato sui prezzi dei beni di prima necessità, come pane e pasta, che sono restati alti, ma su prodotti di altro tipo, come l'hi-tech, con ripercussioni meno significative sulle tasche delle famiglie. Inoltre, questo calo dell'inflazione sembra anche essere figlio di una contrazione dei consumi dovuto alla crisi finanziaria globale». Insomma, per avere un'inflazione più reale sarebbe importante avere un paniere che contempli solo i beni di prima necessità. Meno negativo di Burli è Lorenzo Pomini, segretario generale della Cisl trentina. «L'inflazione bassa può fare bene alle tasche delle famiglie e al costo della vita perché significa mutui più bassi da pagare, prezzi contenuti e un minore debito pubblico a livello nazionale. Bisogna stare attenti, però, perché in questo momento di crisi il calo dell'inflazione potrebbe essere causato anche da una riduzione dei consumi da parte delle famiglie, che tendono ad acquistare meno, e questo potrebbe portare ad un pericolo deflazione». Infine, Pomini pone l'accento sul nuovo accordo siglato da Cisl e Uil. «Ora per rinnovare i contratti ci si baserà su un dato dell'inflazione europeo pari al 2,5% e questo significa che, con un'inflazione bassa in Italia, con questo sistema i lavoratori potranno recuperare qualcosa in busta paga». Ermanno Monari, leader della Uil provinciale, pensa che «forse i commercianti si sono dati una calmata e hanno iniziato a ritoccare meno i prezzi verso l'alto. In ogni caso, se in condizioni normali l'inflazione bassa può essere piacevole, in una situazione come questa, con la crisi economica, c'è il rischio che la frenata sia dovuta ad una contestuale riduzione dei consumi. Inoltre, non ci si deve dimenticare che i salari sono ancora troppo bassi e questo significa che la capacità di spesa dei lavoratori trentini è sicuramente in sofferenza».

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Esperti a confronto sull'Europa e la crisi (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

FOSSANO. CON DELEGAZIONE POLACCA Esperti a confronto sull'Europa e la crisi [FIRMA]WALTER LAMBERTI FOSSANO Non soltanto momenti di festa e folklore a fare da corollario al soggiorno della delegazione polacca di Dlugoleka a Fossano per la firma del gemellaggio prevista per domani, ma anche occasioni di confronto sul significato dell'essere cittadini europei. Ieri pomeriggio si è tenuta una tavola rotonda che ha avuto come fulcro il ruolo dell'Europa e la sua funzione in questo particolare frangente di crisi planetaria. Dopo il saluto del sindaco Francesco Balocco, Gianni Martini de «La Stampa» ha sollecitato gli interventi di Franco Chittolina, esperto di politiche comunitarie, Alfonso Sabatino, segretario regionale Aiccre, e l'europarlamentare Gianluca Susta. Per quali ragioni ha senso in un momento come questo, con fabbriche che chiudono, disoccupazione, deflazione, sistema bancario in crisi, essere europeisti? Ovvero: l'Europa da risposte, può darle, per superare la crisi? Chittolina: «L'Europa può essere una risposta se lo vuole. Lo può fare perché ha i numeri e con il suo mezzo miliardo di cittadini è il primo attore commerciale del mondo anche prima degli Stati Uniti. Ma sarebbe ancor più forte con un euro di 27 Paesi e non solo di 16». Insomma, la forza sta nell'unione che deve andare oltre al protezionismo e ai singoli interessi dei vari Stati. Sabatini ha rimarcato l'importanza di una moneta internazionale forte, ora che è stata dimostrata l'inadeguatezza del dollaro. «Se l'Europa ha ancora dei lati deboli lo si deve alla sua incompiutezza - ha aggiunto Susta -. Non è vero che l'Europa non sta facendo nulla per la crisi. In Italia per la crisi ha fatto più del Governo nazionale per il sostegno ai lavoratori. Il problema vero tuttavia non è solo rispondere alle esigenze dell'oggi, ma creare i presupposti, investendo, per avere uno sviluppo vero nel momento della ripresa". Oggi continuano gli incontri e le visite per la delegazione polacca. Domani alle 18 al castello la firma del gemellaggio.

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"Banca Intra è in crescita e il rilancio sfida la crisi" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

VERBANIA.ASSEMBLEA DEI SOCI APPROVA IL BILANCIO 2008 "Banca Intra è in crescita e il rilancio sfida la crisi" Nominati nuovi consiglieri: Viganò al posto di Marini [FIRMA]SERGIO RONCHI VERBANIA L'utile netto in crescita del 70,5 per cento (da 15,21 a 25,94 milioni di euro) è l'elemento di maggior spicco del bilancio 2008 della Banca Popolare di Intra, che l'assemblea dei soci ha approvato mercoledì sera stabilendo anche l'erogazione di un dividendo di 0,35 euro per azione. «Il documento evidenzia la buona salute dell'istituto e conferma ulteriormente il suo rilancio», commenta il direttore generale Mosè Fagiani. «Il ruolo di banca locale a servizio del territorio - aggiunge - è stato evidenziato da un'attività concentrata nel sostegno a famiglie e piccole e medie imprese delle zone in cui operiamo, in perfetta sintonia con le politiche della capogruppo Veneto Banca Holding. Razionalizzazione della struttura e rafforzamento dell'attività commerciale hanno dato risultati incoraggianti, che consentono di guardare al futuro con fiducia nonostante la crisi in corso». Altri dati significativi del trascorso esercizio sono l'aumento dei crediti verso la clientela (+12,7 per cento, da 3,14 a 3,54 miliardi di euro) e della raccolta diretta (+4,2 per cento, da 3,35 a 3,49 miliardi di euro). Sulla flessione di 2,2 punti percentuali della raccolta indiretta si riflette invece l'andamento negativo dei mercati finanziari. Anche il presidente di Bpi, Luigi Fumagalli, sottolinea i buoni fondamentali dell'istituto, la crescita su basi solide e la buona liquidità. Elementi positivi di valutazione derivano altresì dalla crescita del numero di filiali e di dipendenti. In seguito alla incorporazione nella rete commerciale delle filiali della Banca Popolare di Monza e Brianza e della Banca di Bergamo, parti del Gruppo Veneto Banca, gli sportelli di Piemonte e Lombardia sono saliti a 127: e nella prospettiva di un sempre migliore servizio per il Nordovest, si punta ad una ulteriore crescita non solo in queste regioni, ma anche in Liguria. L'assemblea ha provveduto anche alla nomina di nuovi consiglieri. Al compianto Giuliano Marini, l'imprenditore ossolano morto nella sciagura aerea e ai dimissionari Diego Carraro e Roberto d'Imperio subentrano Claudio Carlo Viganò, presidente di Banca Popolare di Monza e Brianza, in rappresentanza dell'area brianzola, e i bergamaschi Angelo Radici, imprenditore e Gianfranco Cerruti, commercialista, già consiglieri della Banca di Bergamo, in rappresentanza dell'area orobica. Roberto d'Imperio è stato nominato presidente del collegio sindacale, con la conferma dei sindaci effettivi Roberto Bussi e Riccardo Petroni e dei supplenti Stefano Bertarelli e Antonio Prino. Intanto è annunciata l'assemblea dei soci di Veneto Banca Holding per sabato 18 alle ore 9 presso Villa Spineda Gasparini Loredan a Volpago del Montello. All'ordine del giorno la presentazione del bilancio e la nomina di quattro amministratori.

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Probabilmente, il bilancio del Regno Unito che sarà pubblicato settimana prossima sarà del... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Probabilmente, il bilancio del Regno Unito che sarà pubblicato settimana prossima sarà deludente. Con un disavanzo pubblico destinato a esplodere forse fino al 12% del Pil e un debito che sta salendo verso il 100% del Pil, è necessario un piano credibile a medio termine per mettere sotto controllo le finanze pubbliche. Ma un governo che difficilmente durerà oltre il prossimo anno non è ben piazzato per realizzare questo obiettivo. Deve, tuttavia, cercare di fare del suo meglio. Le finanze pubbliche stanno peggiorando in modo allarmante. Questo è solo in minima parte dovuto agli intenzionali incentivi fiscali annunciati lo scorso novembre da Alistair Darling, il Cancelliere dello Scacchiere. Ci sono tre fattori più importanti. In primo luogo, il forte rallentamento ciclico sta tagliando le entrate fiscali, rendendo necessario un aumento della spesa in sussidi di disoccupazione. In secondo luogo, la City finanziaria è stata notevolmente danneggiata ed è improbabile che si riprenda rapidamente. Terzo: il governo ha dovuto impiegare molto denaro per salvare Royal Bank of Scotland e Lloyds. Lo scorso novembre, il governo prevedeva un disavanzo del corrente anno finanziario pari all'8% del Pil - e un rapporto debito/Pil in rialzo al 57% negli anni 2013-2014. Dopo alcuni mesi queste cifre sono diventate del tutto illusorie. Secondo alcune stime il disavanzo di quest'anno è previsto al 10,4% e il rapporto debito/Pil al 74% e ancora in aumento nel 2015 e 2016. L'economia potrebbe scendere del 2,9% ma dovrebbe poi aumenterà in media del 3,2% nei prossimi sei anni. Questa previsione non sembra probabile, visto che il settore delle famiglie dovrà lavorare per i prossimi anni per pagare i debiti. Se si calcola una crescita più modesta e si effettua una rettifica per possibili perdite in base al programma di salvataggio delle banche, il debito potrebbe arrivare facilmente vicino al 100% del Pil. C'è il rischio che gli investitori internazionali si spaventino se tutto quello che vedono è un mare di dati negativi che si estende all'infinito. Al momento, il governo mantiene in gran parte la fiducia dei mercati finanziari. Ma tutto questo non si può dare per scontato. \

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Bulgari chiuderà tre mesi in perdita (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bulgari chiuderà tre mesi in perdita da Finanza&Mercati del 17-04-2009 Dopo dieci anni Bulgari chiuderà il primo trimestre in perdita. «Ma già nel secondo - sottolinea l'ad Francesco Trapani - la situazione è destinata a migliorare». Il dato è emerso ieri, nel corso dell'assemblea degli azionisti per l'approvazione del bilancio 2008, che ha dato il via libera anche all'acquisto ed alla vendita di azioni proprie anche attraverso l'utilizzo di strumenti finanziari (put e call option). Quali saranno i driver che assicureranno il recupero per il gruppo? «La ripresa delle vendite all'ingrosso - puntualizza Trapani - e avremo a disposizione una base di confronto migliore rispetto al primo semestre del 2009, quando la crisi finanziaria ancora non si era fatta sentire». Quanto a eventuali operazioni straordinarie, Bulgari non intende essere né predatore né preda. «Quando ci sarà la ripresa - spiega il manager - qualche grande gruppo potrebbe acquistare qualche piccolo in difficoltà. Sicuramente non saremo venditori e non possiamo considerarci neppure grandi accentratori». Nel quartier generale della società, intanto, per affrontare la crisi dei consumi, hanno messo a punto una politica di riduzione dei costi che determinerà, già quest'anno, una significativa riduzione del personale che verrà realizzata principalmente attraverso il blocco del turn over. In più, tra le misure che Bulgari sta implementando da inizio anno, c'è anche la ristrutturazione della rete distributiva. «Per il 2009 - spiega il manager - prevediamo l'apertura di 10 nuovi negozi, ma allo stesso tempo prevediamo di chiuderne anche un certo numero». Per l'anno in corso Trapani ha anche annunciato che non ci saranno aumenti dei prezzi, a eccezione degli aumenti già scattati per la profumeria dal primo gennaio del 2009. Unica eccezione potrebbe essere quella dei paesi le cui valute sono state soggette a forti fluttuazioni negli ultimi mesi. Le dichiarazioni di Trapani hanno dato la spinta al titolo che ieri a Piazza Affari ha chiuso con un rialzo del 5,3% a 4,02 euro.

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Il Fondo monetario internazionale: (sezione: crisi)

( da "Cittadino, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fmi, caute previsioni: «Dopo la recessione la ripresa sarà lenta» n La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per fare fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa».Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale.«Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana.«Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga.Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard - «questa recessione ha caratteristiche uniche». Le successive riprese sono «di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale». Per capire comunque quanto durerà una recessione bisogna determinare il momento in cui è partita paese per paese: negli Usa ha avuto inizio - spiega Marco Terrones dell'ufficio studi del Fondo nel corso di una conferenza stampa - nel giugno 2008. Una data quindi diversa da quella fissata dal National Bureau of Economic Research (Nber), l'istituto di ricerca economica incaricato di misurare i cicli economici statunitensi, secondo cui la recessione negli Usa è iniziata nel dicembre 2007. La discrepanza con il Fmi - spiega l'istituto di Washington - è legata ai diversi parametri utilizzati per misurare il ciclo.Il Fondo invita comunque alla cautela nel valutare le previsioni, in quanto «esclusa l'attuale recessione» dal 1960 a oggi «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992»: «eventi del genere sono stati quindi rari e per questo le previsioni vanno prese con cautela», vanno «evitate conclusioni affrettate».(Ansa)

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il revisore non firma crollo a piazza affari (sezione: crisi)

( da "Nuova Venezia, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il titolo cede il 14,6%. Soave: nessun problema Il revisore non firma Crollo a Piazza Affari VICENZA. «Il mondo è cambiato». Zeno Soave (nella foto) ceo di Socotherm raggiunto ieri a Houston ha esordito così alla notizia che in Italia il titolo della sua società colava a picco (-14,63%) a seguito della notizia che la società di revisione dichiarava di non essere in grado di esprimere un giudizio sul bilancio. I numeri sono, per la prima volta dalla quotazione di Socotherm, in rosso, i ricavi consolidati scendono a 266,2 milioni rispetto ai 304,4 milioni del 2007, a parità di perimetro e la perdita netta è per 96,4 milioni. «Il nostro bilancio verrà certificato, non esiste nessun problema, abbiamo il portafoglio gonfio di ordini e stiamo lavorando come sempre - dice Soave - ma le società di revisione oggi finché non hanno il pezzo di carta non esprimono giudizi. Noi attendiamo il waiver (rinuncia) di rientro del debito dalle banche, stiamo negoziando. Penso che nel giro di un paio di mesi dovremmo riuscire a raggiungere un accordo». Quest'anno Socotherm compie 150 anni, un'azienda che è nata prima del Regno d'Italia non ha timore di quelle che Soave chiama "formalità", «è cambiato tutto dice, fino a ieri se non ti indebitavi facevi ridere. Abbiamo ripulito il nostro bilancio, svalutando le attività che davano problemi. In tutto 51,6 milioni di svalutazioni e accantonamenti straordinari eseguiti con il programma di ristrutturazione». Soave ricorda come si siano venuti a sommare diversi problemi: da quelli di natura politica della Nigeria in cui Socotherm ha importanti attività, ai problemi legati al Dolfin Project in Qatar, un appalto milionario per cui Socotherm ha aperto un procedimento arbitrale nei confronti di Saipem per recuperare quattrini persi che dovrebbe chiudersi il 21 del mese. Infine la terribile crisi finanziaria mondiale che è arrivata ad ingarbugliare un quadro già complesso. Ma Soave è uomo che non si lascia intimorire, «le banche preferiscono che ci concentriamo sul core business e questo stiamo facendo, stiamo vendendo asset come il teleriscaldamento e la vecchia divisione di manutenzione della pavimentazione stradale, su cui abbiamo anche un brevetto per il recupero in sito del manto stradale, che interessa a una società indiana». Per il teleriscaldamento Socotherm vanta una concessione ventennale per la municipalità di Urumqi, in Cina. Infine c'è la partita per individuare un socio finanziario e nulla esclude che questo possa essere il partner di sempre, la multinazionale numero uno al mondo nel settore delle tubature, Tenaris. (Roberta Paolini)

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Il crollo dell'economia nasce dal deficit di valori (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 17 Aprile 2009 CRONACA Pagina 16 VATICANO ED ECONOMIA. Pomeriggio in città per il «ministro» che si occupa delle tematiche sociali. Illuminante quanto scritto dopo la crisi del '29 da Papa Pio XI «Il crollo dell'economia nasce dal deficit di valori» Monsignor Crepaldi: «La finanza sia un mezzo, e non un fine, al servizio della comunità» «Se i signori della finanza avessero fatto tesoro del messaggio della Chiesa non saremmo al "patatrac" economico in cui ci troviamo ora». A sostenerlo è monsignor Giampaolo Crepaldi, «ministro» Vaticano per le tematiche sociali che ieri pomeriggio era a Verona per parlare della crisi economica secondo la visione della Chiesa. «Difficile trovare un modo per uscire da questa crisi», spiega il religioso, «quello che però è necessario fare è definirne i contorni precisi e comprenderne le origini». Secondo Crepaldi la crisi finanziaria ed economica attuale è nata da «un deficit di valori». Ed è proprio qui, spiega, «che entra in gioco la Chiesa perché senza valori anche l'economia crolla. Questi accadimenti mostrano infatti come l'etica non vada a bloccare il buon andamento dell'economia, ma al contrario ne favorisca la crescita e la stabilità». E aggiunge: «Per molto tempo i discorsi della Chiesa sono stati tenuti in disparte perché ritenuti moralistici, mentre oggi si rivelano assolutamente necessari e non accessori». Monsignor Crepaldi rievoca poi l'enciclica Quadragesimus annus di Papa Pio XI del 1931, che seguiva la grande crisi del 1929, con la quale denunciava una scellerata attività finanziaria individuando alcune cause della recessione. «Le parole di Papa Pio XI sono ancora attuali e mostrano come il pensiero della Chiesa sia molto lungimirante», dice monsignor Crepaldi, «egli segnalava tra le cause la bramosia dei facili guadagni e sottolineava la responsabilità dei legislatori nel far operare il mercato al di fuori di ogni regola, e infine delineava una dimensione etico-culturale della crisi che aveva fatto nascere una scienza economica separata dalla legge morale conducendo a "lasciare libero il freno delle passioni umane"». Parole evidentemente cadute inascoltate quelle di Pio XI se oggi il problema si ripropone. Infatti il religioso dice: «Si dice che la storia è maestra di vita, ma l'uomo ha la tendenza a dimenticare soprattutto la fondamentale distinzione tra i fini e i mezzi». E precisa: «La finanza è mezzo, non fine e deve essere al servizio dell'economia reale, così come il mercato. La Chiesa non è contro il mercato, ma contro l'idea che ne fa un idolo da adorare. La Chiesa stigmatizza la massimizzazione del profitto contrapponendo i principi, distinti ma inscindibili, di solidarietà e sussidiarietà che, di fatto, ricompongono il quadro corretto tra mezzi e fini». Insomma, per riportare equilibrio nell'economia mondiale, secondo monsignor Crepaldi, «non bastano strumenti tecnici ma investimenti di carattere educativo etico e culturale». E nella sua analisi, l'esponente del Vaticano ritiene anche che «quando l'economia di una nazione è in crisi, bisogna seriamente interrogarsi sulla produttività del lavoro negli enti pubblici». E precisa: «Soprattutto in Italia, vi è questa cattiva abitudine di mettersi nel pubblico impiego per trovare sicurezza e non per essere veramente al servizio della cittadinanza. Da vent'anni assisto agli sforzi di tutti i governi di riformare la pubblica amministrazione senza trovare soluzioni adeguate, ma ora più che mai è necessario che anche l'impiego pubblico si modifichi perché la società è cambiata ed è necessario investire di più nella formazione». E conclude: «Una delle cause della crisi è stata la cosiddetta "speculazione sulla speranza". E' giusto dare speranza, ma bisogna cercare autentici motivi di speranza. Molti ritengono che la crisi abbia messo in evidenza il crollo di un modello e propongono in alternativa la decrescita e il non sviluppo». «La Chiesa però è contraria e ritiene che la speranza nascedalla capacità di correggere gli errori e riprendere in mano le redini dello sviluppo, modificando le distorsioni del sistema finanziario. Per questo, dopo il "tutto mercato", ora si pensa al "tutto Stato", ma le due posizioni estremiste non concordano con l'idea di grande equilibrio della Chiesa che vuole protagonisti il mercato, lo Stato e l'iniziativa civile in una cornice etica di solidarietà e sussidiarietà».  

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Fmi: recessione lunga e poi ripresa lenta (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 17 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 35 CRISI E RICETTE. Gli analisti del Fondo Monetario: oltre 3 anni per tornare ai livelli di prima Fmi: recessione lunga e poi ripresa lenta WASHINGTON La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea dela prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché, osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard, «questa recessione ha caratteristiche uniche». Le successive riprese sono «di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione». Per capire comunque quanto durerà una recessione bisogna determinare il momento in cui è partita paese per paese: negli Usa ha avuto inizio - spiega Marco E. Terrones dell'ufficio studi del Fondo nel corso di una conferenza stampa - nel giugno 2008. Una data quindi diversa da quella fissata dal National Bureau of Economic Research (Nber), l'istituto di ricerca economica incaricato di misurare i cicli economici statunitensi, secondo cui la recessione negli Usa è iniziata nel dicembre 2007.  

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Cattolica recupera efficienza (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Venerdì 17 Aprile 2009 ECONOMIA Pagina 37 ASSICURAZIONI. I vertici della società (l'ad Mazzucchelli e il presidente Bedoni) hanno commentato i conti 2008 in un convegno organizzato dall'associazione Asscat «Cattolica recupera efficienza» E Giacomo Vaciago: «Il modello cooperativo può diventare un correttivo degli eccessi finanziari» «Il momento è difficile, ma le grandi operazioni di recupero dell'efficienza finanziaria e operativa consentono di guardare con ottimismo al 2009». Parole serene, quelle del direttore generale di Cattolica, Giovan Battista Mazzucchelli, intervenuto ieri all'auditorium Bisoffi in occasione dell'annuale incontro dell'Asscat, l'associazione che raggruppa circa 300 soci del gruppo assicurativo. Numerosi sono i motivi di ottimismo del top management di Cattolica. «Nonostante tutto siamo riusciti a rispettare la grande parte dei punti fermi del piano industriale del gennaio 2008, che pure non prevedeva quanto accaduto negli ultimi dodici mesi», ha proseguito. «Ad iniziare dal netto miglioramento del combined ratio, l'indicatore per eccellenza della performance tecnica dei rami danni delle compagnie. Nel 2008 è sceso dal 105,7% del 2007 al 99,1%. Significa aver speso 99 per guadagnare 100. È un dato che pone Cattolica in testa rispetto alle performance di tutti i diretti competitor che hanno indici in peggioramento. I dati del 2008 confermano poi la forte solidità patrimoniale e l'elevato margine di solvibilità del gruppo. Infine, il rapporto tra sinistri a premi è in netto miglioramento, Migliora anche quello del ramo auto dal 83,5% al 78,9%». Per Mazzucchelli non mancano però i punti di debolezza. Tra questi il notevole assestamento della raccolta premi del settore auto (-10%), dovuta ad una «necessaria pulizia di portafoglio in aree geografiche critiche e alla grande competizione sulle tariffe praticate da compagnie concorrenti che hanno venduto addirittura sottocosto». Il numero degli assicurati è sceso qui dal milione e 920 mila del settembre 2006 al milione e 700 mila dello scorso febbraio, pur con una tendenza alla risalita evidenziata negli ultimi due mesi. Per il presidente Paolo Bedoni «il bilancio comunque in utile di oltre 20 milioni acquista ancor più valore se consideriamo la totale assenza di aiuti o agevolazioni di qualsiasi tipo. Alle ombre finanziarie si contrappone la luce del recupero di efficienza. In più la scelta di non distribuire il dividendo ma di assegnare azioni gratuite ai soci va nella direzione della tutela della solidità del gruppo e a sostegno del processo di crescita, anche del valore del titolo (che ieri ha chiuso alle soglie dei 23 euro segnando un +6,5%, ndr)». All'incontro ha preso parte anche Giacomo Vaciago, ordinario di politica economica all'Università Cattolica e noto editorialista. Dopo aver ricostruito le tappe di una crisi finanziaria e industriale «tanto grave perché a lungo trascurata e tamponata solo a disastro avvenuto», Vaciago ha invitato alla riscoperta del sistema cooperativo come correttivo degli eccessi finanziari nonché come modello competitivo per l'intero sistema Paese. AL.AZ.  

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Dietro il sistema dei subprime non c'è né una bolla né un eccesso di avi... (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dietro il sistema dei subprime non c'è né una bolla né un eccesso di avidità, ma un meccanismo razionale sostenuto da aspettative euforiche sull'andamento futuro dei prezzi immobiliari. Ed è questo forse l'unico elemento effettivamente non razionale. Quando i prezzi sono crollati contemporaneamente in tutti gli Stati Uniti, si è verificata la realizzazione di un rischio aggregato, come tale non diversificabile. Travolgendo le compagnie assicurative che garantivano il funzionamento di tutto il meccanismo. E che per lo stesso motivo sono poi state salvate. Supponete di essere un cantante proprietario dei diritti su un famoso brano musicale di qualche anno fa. Supponete di essere un po' in declino, di fama ed economico, e di avere bisogno di liquidità: sareste un individuo ideale per attivare un processo di asset-backed securitization (Abs). In altre parole: vi indebitate e garantite di ripagare il debito con il flusso futuro di entrate derivanti dalle royalties. Niente di più utile quindi: il cosiddetto processo di Abs permette di trasformare un asset "illiquido" (i vostre diritti sono difficili da vendere direttamente) in una disponibilità ampia e immediata di liquidità. Se voi foste un creditore, prestereste soldi al cantante, magari se questo cantante è Michael Jackson? Credo di sì: le royalties sui suoi successi sono una garanzia. Banche, assicurazioni e famiglie Sostituite ora il cantante con la banca A, che ha bisogno di fondi o che semplicemente vuole fare profitti. E sostituite le royalties con il flusso futuro atteso delle rate di un mutuo immobiliare. La banca A estende un mutuo contemporaneamente a cento famiglie, di diversa rischiosità. Quindi bussa alla porta della banca B per chiedere un prestito, e garantisce il prestito con il flusso futuro atteso delle rate dei mutui. Si attiva una particolare forma di Abs chiamata Mbs, mortage-backed security. Anche in questo caso asset illiquidi (i mutui) sono sintetizzati in modo da trasformarsi in liquidità immediata per la banca, che a sua volta serve per finanziare investimenti delle imprese, o per estendere nuovi crediti ad altre famiglie. In alternativa, la banca A può semplicemente vendere questo titolo alla banca B. Il tutto sembra una buona idea, sia per la banca A, che per le famiglie che riescono a comprarsi una casa. Ma a due condizioni. Primo, che il gruppo di famiglie sia sufficientemente diversificato nel rischio: nel gruppo non ci devono essere caratteristiche troppo simili che potrebbero portare tutte le famiglie a fallire contemporaneamente. Esempio estremo: tutte le famiglie vivono nella stessa città colpita dalla chiusura di una azienda. Secondo, che esista una certa fiducia nel fatto che il valore di questi asset - i mutui e quindi le case sottostanti - continui a crescere nel tempo. Quando c'è fiducia nel fatto che i prezzi delle case continuino a crescere nel tempo, se anche un certo numero di famiglie dovesse fallire, sarà sempre possibile rivalersi in futuro su immobili il cui valore è cresciuto nel tempo. Nella maggior parte dei casi, con un mercato immobiliare in pieno boom, un buon affare, nonostante il fallimento del debitore (la famiglia). In tutto questo, come è tutelata la banca B? Se le due condizioni sono verificate, la banca B non dovrebbe avere problemi a prestare soldi alla banca A, oppure ad acquistare il titolo. Di solito, però, nel passaggio dalla banca A alla banca B interviene un altro operatore: tipicamente una agenzia assicurativa. Il ruolo della agenzia assicurativa (pubblica o privata) è cruciale, perché garantisce la bontà del credito sottostante al titolo e quindi permette che possa avere un mercato. Senza questa assicurazione tutto il processo si bloccherebbe: non solo la banca B sarebbe più riluttante a comprare il titolo dalla banca A, ma la stessa banca A non attiverebbe il processo di Abs fin dall'inizio. Questa è l'anatomia del sistema di asset-backed securitization che è cresciuto a dismisura negli Stati Uniti negli anni Novanta e Duemila. Il sistema funziona così. Lo sviluppo dell'innovazione finanziaria di tipo Abs permette prospettive di ripartizione del rischio per gli operatori finanziari mai viste prima. Questo induce gli operatori stessi a una concorrenza sempre più ampia nell'estendere credito, soprattutto immobiliare, spingendo al rialzo la domanda di investimento immobiliare, e quindi i prezzi. A sua volta, prezzi immobiliari più alti e, soprattutto, la fiducia in continui rialzi futuri, innescano un meccanismo di accelerazione, perché inducono a rafforzare il processo di Abs, che a sua volta genera una ulteriore spinta delle domanda di mutui e dei prezzi delle case, e così via. Aggiungete, a partire dal 2001, tassi di interesse estremamente bassi e il quadro appare chiaro. Non una "bolla" quindi, ammesso che qualcuno ne abbia chiaro il significato, né un eccesso di avidità o di mancanza di etica, ma un meccanismo razionale sostenuto da un ingrediente centrale, forse l'unico effettivamente non razionale: le aspettative euforiche sull'andamento futuro dei prezzi immobiliari. Quando arriva la crisi Supponete infatti che a un certo punto i prezzi immobiliari comincino a crollare. Ma soprattutto, che lo facciano in tutto il paese contemporaneamente, dalla periferia di Phoenix alle spiagge di Miami. La seconda condizione perché il processo di Abs stia in piedi viene quindi a mancare. Ma improvvisamente, proprio perché il crollo è generalizzato, viene anche a mancare la prima, che la rischiosità delle famiglie sia sufficientemente diversificata. Tecnicamente, il crollo generalizzato dei prezzi immobiliari corrisponde alla realizzazione di un rischio aggregato, che, come tale, non è diversificabile: se fallisce la famiglia della periferia di Phoenix, la banca non può consolarsi con il boom del mercato immobiliare di Miami, perché entrambi crollano. Se il processo di asset-backed securitization si blocca, si ferma il mercato dei cosiddetti titoli mortage-backed. Nessuno li vuole più, e il loro prezzo crolla. Ma se la banca B (Lehman Brothers?) ha molti di questi titoli a bilancio, ecco che il valore delle sue passività, relativamente alle attività, improvvisamente si amplifica. Se lungo la catena Abs le banche di "tipo B" sono molte, ed erano molte nel mercato finanziario americano, ecco che l'operatore assicurativo che garantiva il funzionamento del sistema si trova a far fronte a una richiesta di copertura rischi fuori controllo. Sorprende allora che la compagnia assicurativa Aig o che le agenzie governative di garanzia dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac siano andate al collasso? Ma soprattutto, visto il ruolo strutturale delle compagnie assicurative nel sostenere il processo, sorprende che queste siano state salvate mentre la banca B (Lehman) no? Nel mare di commenti sulla crisi finanziaria recente, tre considerazioni aggiuntive. Primo, sembra essenziale un intervento volto a riassorbire i titoli mortage-backed che non trovano più mercato. Ma altrettanto essenziale è che l'intervento sia dettagliato e trasparente. Si tratta infatti di ricostruire, o al limite di "sostituire", un mercato che non funziona più. Senza trasparenza non c'è possibilità che il sistema si riattivi, o che si rinnovi. Secondo, appare chiaro che l'anello debole del sistema siano gli istituti assicurativi. Se deve intervenire una riforma delle regole di vigilanza, questa non può prescindere dal loro ruolo, pubblici o privati che siano. Terzo, l'Italia. Si sente dire che "siamo al sicuro perché lontani dall'epicentro del sistema". Verrebbe da dire: per fortuna, invece, che siamo "vicini", nel senso di essere a pieno titolo nell'euro. Se per disgrazia la nostra principale banca italiana dovesse fallire, chi interverrebbe? E soprattutto, se fossimo ancora alla lira, chi conterrebbe una crisi di fiducia sulla nostra valuta? Il testo è tratto dal libro «Il mondo sull'orlo di una crisi di nervi» (Castelvecchi editore) che raccoglie una serie di articoli apparsi sulla rivista online «lavoce.info»

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Fmi: recessione lunga e severa Poi una ripresa graduale (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

stampa L'invito di Washington: servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate Fmi: recessione lunga e severa Poi una ripresa graduale Previsioni Almeno due anni per uscire da una crisi che è sia economica sia finanziaria La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard - «questa recessione ha caratteristiche uniche». In linea di massima i rari episodi registrati in passato di recessioni associate a crisi finanziarie suggeriscono che eventi del genere durano «circa due anni: per recuperare livelli produttivi precedenti alla crisi è invece necessario aspettarne poi circa tre e mezzo di anni», spiega Terrones. Per fronteggiare la crisi in atto «servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate».

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Fmi: recessione lunga e severa bisogna agire in modo coordinato (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fmi: recessione lunga e severa bisogna agire in modo coordinato WASHINGTON - La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. 17/04/2009

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Obama riscopre il treno Otto miliardi di dollari per l'alta velocità in Usa (sezione: crisi)

( da "Unita, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Obama riscopre il treno Otto miliardi di dollari per l'alta velocità in Usa GIUSEPPE VESPO Dopo l'economia verde il treno: la locomotiva Obama lancia un piano per lo sviluppo di una rete ferroviaria ad alta velocità. E mette l'America su rotaia per uscire in fretta dalla crisi. Il presidente statunitense vuole «cambiare il modo di viaggiare» nel paese e stimolare il mercato del lavoro. «Abbiamo bisogno di un sistema di trasporti intelligente che risponda ai bisogni del ventunesimo secolo», dice. Per questo ha varato un piano da otto miliardi di dollari in due anni, che si tradurrà anche in «un'opportunità per creare nuovi posti di lavoro». FIDUCIA La notizia è un'iniezione di fiducia per gli Stati Uniti, che proprio ieri si erano "depressi" (listini compresi) dietro gli aggettivi usati dal Fondo monetario internazionale per definire la recessione in corso. Con un'anticipazione del World economic outlook - che verrà presentato la settimana prossima - il Fmi ha espresso le sue preoccupazioni sulla crisi: sarà «insolitamente lunga e severa, e la ripresa sarà lenta». Previsioni pesanti come macigni per un un'America che rischia la deflazione. Ora il Fmi dice che la recessione negli States è cominciata nel giugno del 2008 e che fenomeni di questo tipo accompagnati da «una pesante crisi finanziaria altamente sincronizzata in tutto il mondo» durano quasi due anni. Ciò vuol dire che la vera ripresa potrebbe arrivare con l'estate del 2010. ANNI TRENTA Nella diagnosi, la crisi viene definita come la «peggiore del Dopoguerra», sempre più simile alla Grande depressione degli anni '30. Il verdetto si basa sullo studio di 21 cicli economici dagli anni '60 a oggi. In questo arco di tempo, solo tre volte dieci o più economie avanzate si sono ritrovate nei guai contemporaneamente: nel 1975, nel 1980 e nel 1992. E in tutti e tre i casi la durata della recessione è stata, in media, circa una volta e mezza più lunga del normale (che per il Fmi corrisponde ad un anno). Anche la ripresa è risultata «insolitamente lenta». Il Fondo invoca «politiche monetarie, fiscali e finanziarie coordinate». Bisogna «agire velocemente», suggerisce. In America come in Europa. Dove in mattinata sono piombati i dati negativi Eurostat sulla produzione industriale di febbraio nei paesi di Eurolandia. La flessione su gennaio è del 2,3% (comunque meglio del 3,5% registrato a gennaio su dicembre 2008). Rispetto a un anno fa, però, il calo è stato record: meno 18,4% su febbraio 2008 contro il 17,3% di gennaio 2009 sullo stesso mese del 2008. Per uscire in fretta dalla recessione, definita dal Fmi «insolitamente lunga e severa», il presidente degli Usa Barack Obama riscopre il treno. E lancia un piano da otto miliardi in due anni per l'alta velocità ferroviaria.

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porte aperte domenica al pd (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 2 - Montecatini Porte aperte domenica al Pd MONTECATINI. Porte aperte al Pd domenica dalle 10 alle 12 per illustrare i programmi contro la crisi economica e per le prossime elezioni. «La Regione - scrive il Pd - ha già preso i primi provvedimenti contro la crisi finanziaria. Ha stanziato contributi a lavoratori atipici o sprovvisti di ogni ammortizzatore sociale e altri contributi a chi deve pagare il mutuo ed ha perso il lavoro. Ha anche contrattato con le banche agevolazioni alle imprese».

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L'Fmi: (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'Fmi: «Crisiancora lunga e pesante» le previsioni Il monito: «Bisogna ripristinare la fiducia nei mercati finanziari. La vera ripresa ci sarà fra tre anni e mezzo» 17/04/2009 washington. La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard - «questa recessione ha caratteristiche uniche». Le successive riprese sono «di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale». Per capire comunque quanto durerà una recessione bisogna determinare il momento in cui è partita paese per paese: negli Usa ha avuto inizio - spiega Marco E. Terrones dell'ufficio studi del Fondo nel corso di una conferenza stampa - nel giugno 2008 Una data quindi diversa da quella fissata dal National Bureau of Economic Research (Nber), l'istituto di ricerca economica incaricato di misurare i cicli economici statunitensi, secondo cui la recessione negli Usa è iniziata nel dicembre 2007. La discrepanza con il Fmi - spiega l'istituto di Washington - è legata ai diversi parametri utilizzati per misurare il ciclo. Il Fondo invita comunque alla cautela nel valutare le previsioni, in quanto «esclusa l'attuale recessione» dal 1960 a oggi «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992». 17/04/2009

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MASSA PROPOSTE concrete per aiutare le piccole imprese, vale a d... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Massa - Carrara)" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 3 MASSA PROPOSTE concrete per aiutare le piccole imprese, vale a d... MASSA PROPOSTE concrete per aiutare le piccole imprese, vale a dire il 99,4% del sistema imprenditoriale, a schivare i colpi della crisi finanziaria e della stretta creditizia e per poter rilanciare crescita e competitività. Con un pacchetto di proposte immediatamente cantierabili Confartigianato propone la sua terapia d'urto fatta di misure immediate per ridare ossigeno' alle piccole imprese e di interventi strutturali per semplificare l'attività imprenditoriale e assicurarne la continuità. «E' ora di fare davvero qualcosa dice Ezio Bertazzoni, presidente di Confartigianato Massa Carrara per le imprese che finora hanno sfidato la crisi senza paracadute'». A cominciare dalla semplificazione dell'attività d'impresa. Le aziende «non hanno certezza sui flussi forniti dalle banche. Il problema già grave in questi ultimi mesi è diventato drammatico. Non c'è tempo per inventarsi grandi strategie; meglio puntare a ciò che c'è già e funziona, meglio potenziare i consorzi di Garanzia sul credito Confidi, presenti su tutto il territorio, in grado di selezionare e controllare gli investimenti e, quindi di ridurre al minimo i rischi delle banche. Una patrimonializzazione da parte della Cassa depositi e Prestiti per un miliardo di euro, creerebbe un effetto moltiplicatore di 10-15 volte tanto». Poi devono essere ridotti drasticamente i tempi di pagamento della pubblica amministrazione. «Puntiamo continua Bertazzoni ad assicurare alle imprese una boccata di ossigeno che ci permetta di superare l'anno, quindi chiediamo una misura una tantum per il 2009 a costo zero». Gli artigiani vorrebbero anche che per tre anni i comuni con meno di 50 mila abitanti affidassero i loro service ad imprese del territorio e non a multinazionali che spesso hanno solo aumentato i costi a carico della cittadinanza.

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FMI: la recessione sarà lunga e la ripresa più lenta (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 17-04-2009)

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Le notizie FMI: la recessione sarà lunga e la ripresa più lenta Il Fondo Monetario Internazionale avverte. «La crisi finanziaria combinata al rallentamento sincronizzato a livello globale causerà probabilmente una recessione insolitamente lunga e severa». Il monito arriva dal World Economic Outlook, rilasciato oggi ed intitolato "From recession to recovery: how soon and how strong?". L'istituzione di Washington ricorda che «Le recessioni associate alle crisi finanziarie sono state tipicamente severe e prolungate», specificando che le politiche macroeconomiche possono essere utili per una ripresa veloce. Non mancano i riferimenti alle politiche di stimolo fiscale come quella promossa dal presidente americano Barack Obama: «la politica fiscale appare più utile in circostanze come quelle attuali, in cui gli agenti economici si trovano a dover fronteggiare una forte contrazione del credito. I piani fiscali sono spesso associati a forti riprese». Il FMI tocca anche l'argomento della crescita del debito pubblico dei paesi che applicano un regime di politiche economiche espansive, ricordando che «Un debito pubblico elevato non fa che rallentare la ripresa, ma la necessità del breve termine è quella di sostenere la domanda aggregata». Istat: l'inflazione più bassa dal 1969. Cala ancora l'inflazione in Italia. In marzo l'indice generale dei prezzi al consumo è arrivato all'1,2 per cento su base annua, giungendo al punto più basso dal 1969. Lo afferma l'Istat, confermando la tendenza al ribasso dell'inflazione, verificatasi a partire dal terzo trimestre 2008. Nello specifico, i settori che hanno subito i maggiori cali su base congiunturale sono quello dei trasporti (-0,4 per cento), degli alimentari (-0,2 per cento) e quello abitativo (-0,1 per cento). Rispetto ad un anno fa, i prezzi degli alimentari registrano un aumento del 3 per cento, mentre continuano a diminuire i quelli dei biglietti aerei (-11,9 per cento su febbraio, -22,8 per cento su marzo 2008). Analoga la discesa dei prezzi dei carburanti: meno 0,2 per cento su mese, meno 16,6 per cento su anno. Scenari contrastanti, quindi, dopo il picco dell'inflazione, raggiunto nel luglio 2008, quando l'indice era prossimo al 4 per cento. General Growth: è bancarotta. Fallisce la seconda maggiore catena americana di centri commerciali, General Growth Properties. Si tratta della più grande operazione di bancarotta della storia immobiliare statunitense. Il gruppo, che detiene oltre 200 centri, ha chiesto nella notte l'iscrizione al Chapter 11 del Bankruptcy US Code. La procedura prevede la messa in amministrazione controllata della società, aprendo le porte al fallimento tutelando la posizione giuridica dei creditori. General Growth, a seguito della crisi del credito in atto, non è riuscita a rifinanziare un debito pari a 27,29 miliardi di dollari, su un totale di 29,56 miliardi di asset. In novembre il fondo Pershing Square Capital Management, che controlla il 25 per cento del gruppo, aveva fornito 375 milioni di dollari di liquidità, ma a fine 2008 i debiti ammontavano a 15,17 miliardi. Editoria: la crisi aumenta. Si acuisce la crisi dell'editoria italiana. Il rapporto 2006-2008 della Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) registra che le perdite del settore sono passate dai 51,6 milioni di euro del 2007 ai 103,3 milioni del 2008, con un incremento del 100 per cento. Forte anche la contrazione dei ricavi delle imprese editrici di quotidiani, che passano dai 284,1 milioni di euro del 2007 ai 198,9 milioni di euro del 2008. Nella nota della Fieg, si spiega che «Nello scenario che si profila non è possibile aspettare che la crisi passi da sola, ma bisogna muoversi con urgenza per delineare un disegno politico coerente di intervento». Pesanti timori vengono anche dal mercato pubblicitario, che ha visto un calo del 2,8 per cento nel 2008, con il picco del -10 per cento dello scorso dicembre. Su questo frangente la Fieg afferma che «Questo impone un'attenta riflessione sulla struttura di un mercato fortemente squilibrato, dove la televisione è il mezzo dominante». Corriere e Isiao. L'Isiao (Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente), lo storico istituto che nasce dall'Ismeo fondato da Giovanni Gentile, risponde a un articolo di Sergio Rizzo di presentazione del suo nuovo libro sul Magazine del Corriere della Sera, in cui c'era un riferimento ai costi dell'ente. In realtà spiega l'istituto l'indennità del presidente dell'Isiao ammonta a 7.800 euro lordi annui, e i membri del cda percepiscono un gettone di presenza di 22,78 euro lordi. Lo scorso anno, dopo l'ipotesi di soppressione dell'istituto, arrivarono oltre 12mila firme di sostegno alle attività scientifiche dell'Isiao in un appello al presidente della Repubblica. In passato - piccola curiosità - l'Isiao era stato difeso sul Corriere da Sergio Romano. 17/04/2009

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PARIGI Sarkozy si vede padrone del mondo . È il titolo di un articolo del quotidian... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)

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Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi PARIGI «Sarkozy si vede padrone del mondo». È il titolo di un articolo del quotidiano Liberation, che virgoletta una serie di giudizi su capi di governo e di Stato, lanciati dal presidente francese, fra una portata e l'altra di un pranzo all'Eliseo, con i parlamentari che di una commissione sulla crisi finanziaria internazionale.. Sarkozy dà giudizi su tutti gli altri grandi leader. Barack Obama? «Molto intelligente e carismatico, ma è eletto da due mesi e non ha mai gestito un ministero». Josè Manuel Barroso? «Totalmente assente dal G20». Angela Merkel? «Quando si è resa conto dello stato delle sue banche e della sua industria automobilistica ha raggiunto le mie posizioni». José Luis Zapatero, dopo l'annuncio della soppressione della pubblicità sulle reti televisive pubbliche spagnole? «Forse non è molto intelligente, ma io ne conosco molti di intelligenti che non sono stati al secondo turno delle elezioni presidenziali». Infine, secondo Liberation, Sarkozy osserva: «L'importante in una democrazia è di essere rieletto. Guardate Berlusconi, è stato rieletto tre volte». A metà giornata, è stata diffusa la smentita di Sarkozy. In una nota, l'Eliseo ha precisato che «il presidente non ha mai pronunciato quelle frasi».

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ROMA - Stiamo discutendo: se c'è un accordo si va avanti, altrimenti continuiamo così... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 17-04-2009)

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Venerdì 17 Aprile 2009 Chiudi ROMA - «Stiamo discutendo: se c'è un accordo si va avanti, altrimenti continuiamo così». Giovanni Perissinotto, amministratore delegato delle Generali, rilancia, a latere dell'Insurance Day organizzato a Milano dal gruppo Class Editori, l'interesse a crescere nella situazione sulla compagnia russa Ingosstrakh, controllata dal magnate Oleg Deripaska, ora in difficoltà per effetto della crisi finanziaria. E per questo motivo sarebbe disponibile a vendere. «Vedremo, noi con il 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner», ha aggiunto Perissinotto. La quota è infatti detenuta da Generali attraverso Ppf Beta, un fondo di private equity controllato dal finanziere ceco Petr Kellner, partner del gruppo triestino nella jv assicurativa Generali Ppf. «Negli Stati Uniti non stiamo guardando niente, ma non escludo un interesse per operazioni specifiche, con piccole acquisizioni di nicchia» ha proseguito Perissinotto, ribadendo quanto aveva già annunciato oltre un annfa: gli eventuali target potrebbero essere nel settore pensioni, vita e assistenza. «I multipli pagati in passato ce li scordiamo, anche nei paesi che crescono molto», ha risposto il top manager alla domanda sui parametri previsti per le future operazioni di m&a. Perissinotto ha escluso che sia un programma un consiglio prima dell'assemblea di venerdì 24 aprile. E in assemblea saranno fornite indicazioni sull'andamento nel primo trimestre di quest'anno.

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. Cos... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Prato)" del 17-04-2009)
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ARTIGIANATO PRATO pag. 11 «UN PRIMO passo. Importante, ma solo un primo passo». Cos... «UN PRIMO passo. Importante, ma solo un primo passo». Così il presidente di Confartigianato, Luca Giusti, valuta i correttivi apportati agli studi di settore dalla commissione degli esperti nella seduta del 2 aprile scorso, correttivi che si applicheranno con «Gerico 2009» in considerazione della crisi che sta mettendo a dura prova la capacità di resistenza delle imprese: «Soprattutto nei distretti come il nostro aggiunge Giusti le aziende che hanno avuto il coraggio di fare investimenti prima che sopraggiungesse la crisi finanziaria rischiano adesso di venir penalizzate maggiormente, dato che gli studi considerano un plusvalore i macchinari acquistati. Strette tra crisi strutturale e crisi finanziaria, le aziende necessitano dunque di un ulteriore sforzo da parte del governo per varare correttivi forti a questa situazione». Del resto la stessa commissione avverte che si tratta di un primo step di correttivi ai quali seguiranno nel 2010 - ai fini dell'attività di controllo - ulteriori interventi sulla base di una più ampia e precisa disponibilità di dati e delle dichiarazioni acquisite per il 2008. Tra i segnali positivi da registrare c'è comunque quello dell'attenzione posta ai settori maggiormente in declino e dove si assiste a un crollo dei ricavi: il tessile viene espressamente citato come esempio principale. «Uno degli interventi previsti nel pacchetto di modifiche spiega il responsabile delle categorie per Confartigianato, Marco Pieragnoli riguarda i settori per i quali è stata riscontrata una significativa alterazione delle variabili economiche e quindi dei margini. Per questi settori, a cominciare proprio dal tessile, l'intervento proposto consente di mantenere in equilibrio il modello in presenza di situazioni di difficoltà». Oltre a questo, gli interventi previsti sono tre. Uno riguarda la diversificazione di trattamento per i settori di produzione maggiormente esposti alla incontrollata fluttuazione dei prezzi relativi ad alcune materie prime e al costo del carburante. Un altro intervento tende a equilibrare il modello di stima dei ricavi/compensi quando risulti tropo rigido in casi di sistematica contrazione degli stessi. Il quarto intervento è invece mirato ad adeguare l'effetto dell'applicazione dell'analisi di normalità economica nei casi in cui i fattori e le situazioni oggetto di analisi risultino sensibilmente alterate per effetto della crisi. «Si tratta di interventi fondamentali per evitare di piegare le ginocchia alle nostre imprese in questo momento critico dice Giusti ma ribadiamo ancora che occorre un ulteriore sforzo per venire incontro appieno alle esigenze delle imprese. E, ancora una volta, ribadiamo la nostra richiesta di sospensione, almeno a livello distrettuale, dell'applicazione degli studi di settore per un periodo adeguato, quindi almeno per due anni. Su questo continueremo a confrontarci a tutti i livelli».

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Usa, dichiarazioni addio (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Imposte e Tasse data: 17/04/2009 - pag: 31 autore: Gabriele Frontoni riforma obama, stop per il 40% dei contribuenti Usa, dichiarazioni addio Addio alla dichiarazione dei redditi per il 40% dei contribuenti a stelle e strisce. È questa la promessa fatta agli americani dal presidente, Barack Obama, in occasione del tax day, l'ultimo giorno valido per il pagamento delle tasse al di là dell'Oceano. L'abolizione della dichiarazione dei redditi rientra nel progetto di riforma del sistema fiscale federale che dovrebbe portare a una netta semplificazione del metodo di pagamento delle imposte. «Faremo in modo che i moduli del nuovo sistema siano più veloci e più semplici da compilare, in modo tale che non si viva più la data del 15 aprile con il terrore con cui la si vive oggi», ha rassicurato il presidente americano definendo l'attuale sistema fiscale nazionale «di una difficoltà mostruosa». Secondo le stime della Casa Bianca, la semplificazione del sistema tributario americano dovrebbe consentire un risparmio di 225 milioni di ore passate a compilare le dichiarazioni e di 2 miliardi di dollari versati dagli americani ai propri commercialisti per ottenere indicazioni sulla compilazione corretta dei moduli. L'annuncio di Obama è arrivato mentre in tutta l'America migliaia di persone scendevano in piazza per manifestare contro la complessità del sistema fiscale al grido di «Tea Party», il partito del Te con un chiaro riferimento al Boston Tea Party, il gesto di protesta messo in atto il 16 dicembre del 1773 dai patrioti di Boston contro il governo britannico, colpevole di aver aumentato la pressione fiscale nei loro confronti. Per cercare di placare gli animi dei facinorosi, l'inquilino della Casa Bianca ha ricordato l'enorme sforzo messo in atto per venire incontro alle esigenze delle famiglie americane ai tempi della crisi finanziaria più dura di sempre. «Sono orgoglioso di annunciare che la mia amministrazione ha diminuito la pressione fiscale sulle famiglie dei lavoratori», ha ricordato il presidente ribadendo che nel piano di rilancio economico da 787 miliardi di dollari, è stata prevista una misura che riduce le tasse al 95 % dei lavoratori americani, attraverso uno sgravio fiscale di 800 dollari per tutte le famiglie con reddito inferiore ai 150mila dollari l'anno. «Questo taglio interesserà 120 milioni di famiglie, mettendo nelle loro tasse 120 miliardi di dollari». Il piano prevede anche aiuti fiscali per le piccole imprese, sgravi per le famiglie che pagano rette universitarie e una semplificazione del processo per la richiesta dei prestiti d'onore per gli studenti, oltre a 8mila dollari di sgravi per chi decide di comprare una prima casa. Intanto, come decine di milioni di americani, anche la famiglia Obama ha presentato la propria dichiarazione dei redditi. Nel 2008, Barack e Michelle hanno avuto ingressi per oltre 2,656 milioni di dollari, in gran parte dovuti alle vendite dei libri scritti dal futuro presidente, prima di entrare alla Casa Bianca. Gli Obama hanno inoltre pagato 855mila dollari di tasse e donato il 6,5% dei propri guadagni in beneficenza a 37 organizzazioni, tra cui il fondo United Negro College e l'ong Care.

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Crisi, Un'occasione per chi sa cambiare (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Private Equity data: 17/04/2009 - pag: 19 autore: Crisi, Un'occasione per chi sa cambiare Come in tutte le situazioni di difficoltà, anche l'attuale crisi finanziaria cela opportunità, che, se colte in maniera sistematica, possono innescare un processo virtuoso e duraturo di ammodernamento del modello economico del nostro paese. Un caso emblematico è rappresentato dal ruolo del private equity e del suo potenziale apporto a una più rapida uscita dalla crisi, nonché a un miglioramento della competitività complessiva del tessuto industriale nazionale nel prossimo futuro.L'ingresso dell'economia italiana in una fase di recessione nel 2008 e il concomitante scoppio della crisi dei mercati finanziari stanno esacerbando le debolezze strutturali del nostro tessuto economico, caratterizzato da aziende di dimensioni limitate, a gestione spesso familiare e che ricorrono al credito bancario e al capitale circolante quali fonti prevalenti di finanziamento. Senza sufficiente tempo, massa critica e risorse specializzate per reagire con efficacia al rapido deterioramento delle condizioni di mercato, è facile constatare come il nostro mondo produttivo sia oggi esposto a un aumento esponenziale di crisi aziendali e fallimenti, con conseguente potenziale distruzione definitiva di ricchezza e successivo effetto domino sull'intera economia del paese.Anche per gli operatori di private equity la situazione attuale è di difficile lettura e la loro attività ha subito un profondo e rapido mutamento nel corso degli ultimi mesi. Con società in portafoglio acquistate a prezzi pre-crisi, spesso tramite ricorso a un'elevata leva finanziaria, e con prospettive di exit e di nuovi investimenti molto limitate se basate sul business model tradizionale, i fondi appaiono ora disorientati in quanto vedono messi in pericolo, oltre a quei cospicui profitti che si ritenevano ormai realizzati, il loro stesso futuro. È in questo contesto che si potrebbe intravedere la sintesi tra interessi finora non sufficientemente convergenti. Grazie anche ai nuovi strumenti messi a disposizione dalla recente riforma fallimentare (ad esempio il nuovo concordato preventivo), imprenditori e fondi potrebbero trovare nuovi stimoli per riconoscersi reciprocamente quali potenziali soluzioni ai propri problemi di sopravvivenza e decidere rapidamente di mutare mentalità, lasciando da parte opinioni preconcette e aspettative di grandi e rapidi profitti, nella consapevolezza che nel prossimo futuro non ci saranno più deal facili. Sarà anzi necessario ripensare al modo di investire e disinvestire attraverso operazioni molto più complesse, magari in club deal con altri soggetti finanziari e/o industriali. O ancora attraverso ricapitalizzazioni, aggregazioni con società già in portafoglio, riorganizzazioni, gestendo nel contempo ristrutturazioni del debito e cercando nuove e sinergie. *partner Ernst&Young Transaction Advisory Services

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Dalla crisi l'occasione per crescere (sezione: crisi)

( da "Milano Finanza (MF)" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

MF sezione: Assicurazioni & Polizze data: 17/04/2009 - pag: 14 autore: di Luisa Leone e Anna Messia GLI ASSICURATORI ALL'INSURANCE DAy DI MF-mILANOfINANZA in collaborazione con accenture Dalla crisi l'occasione per crescere Dopo aver retto alle turbolenze finanziarie ora le compagnie devono trovare la strada per incrementare la raccolta Vita e Danni che stenta a ripartire. Dalla loro hanno la chance di offrire ai clienti prodotti più sicuri Assicuratori orgogliosi di aver dimostrato la propria solidità di fronte a una crisi finanziaria devastante e complessa, che ha colpito molto più pesantemente il settore bancario. Ma consapevoli, allo stesso tempo, che le sfide non sono ancora finite e fiduciosi però che la crisi, proprio ora, può anche essere trasformata in un'opportunità di crescita. Perché i risparmiatori, dopo i crolli dei mercati cercano prodotti più sicuri, che gli assicuratori possono offrire forse meglio di altri. Il gotha del settore assicurativo, intervenuto ieri al tradizionale Insurance day di MF-MilanoFinanza che si è tenuto a Milano a Palazzo Clerici, si è interrogato quindi sulle possibili strategie future. Intorno al tavolo, in un giorno scoppiettante per l'andamento dei titoli assicurativi in Borsa (+10% per Unipol e +15% per FonSai), c'erano Giancarlo Giannini, presidente dell'Isvap, l'Authority di controllo, e Fabio Cerchiai, presidente dell'Ania, insieme ai top manager delle principali imprese italiane: Giovanni Perissinotto, amministratore delegato del gruppo Generali, Fausto Marchionni, numero uno di Fondiaria Sai, Carlo Salvatori, amministratore delegato di Unipol, Francesco La Gioia, amministratore delegato di Zurich Italia e Luigi Lana, direttore generale di Reale Mutua. Accenture, partner dell'iniziativa, ha disegnato lo scenario del settore. Nel 2008 il Vita ha registrato un calo della raccolta dell'11% e il ramo Danni è sceso dello 0,6%. «In pochi mesi il sistema si è trovato a dover rispondere a una serie di novità. Dalle norme Bersani all'instaurarsi e acuirsi della crisi», ha ricordato Andrea Poggi, executive partner, responsabile della consulenza strategica di Accenture. Un concatenarsi di eventi che, seppur in modo diverso, ha pesato su tutti i comparti dell'economia e della società, portando con sé una serie di conseguenze nel settore assicurativo, tra cui «il calo registrato, ed è la prima volta, anche nel comparto auto, cittadini molto preoccupati del mantenimento del proprio status quo e imprese molto attente ai rischi incombenti sulla propria operatività». Tutti eventi che sembrano riportare alla ribalta lo scopo primario del settore assicurativo: la protezione, «come dimostra l'incremento del Vita tradizionale nei primi mesi del 2009. D'altronde l'unico settore che ha resistito anche negli ultimi mesi del 2008 è stato proprio quello della protezione della persona non auto». Per il futuro del settore, secondo Poggi, si deve inoltre guardare all'integrazione delle assicurazioni con il servizio sanitario nazionale. E a supporto di questa tesi ha portato l'esempio di Paesi molto simili all'Italia. Nonostante il rapporto tra spesa sanitaria pubblica (circa il 78%) e privata (circa il 12%) sia simile tra Italia e Francia, nel nostro Paese solo il 12% della spesa sanitaria privata è garantito da fondi e assicurazioni, contro il 59% dei francesi; questo significa che il restante 88% proviene dalle tasche dei cittadini. Serve quindi un nuovo modello di business assicurativo, in grado di «rassicurare» la collettività accompagnando il sistema Paese verso l'uscita dalla crisi. Secondo Poggi, le compagnie assicurative dovrebbero focalizzarsi sul core business sia attraverso l'innovazione dell'offerta sia riscoprendo il ruolo originale dell'assicuratore. Insomma, se la finanza non rende più, «bisogna ottenere l'eccellenza nella gestione tecnica, puntando su pochi prodotti ma giusti, che garantiscano il massimo dell'efficienza». In particolare, in un momento delicato e di transizione come questo è importante, secondo Poggi, concentrarsi sul settore auto, sulla protezione dei risparmi e sulle pensioni.E un auspicio al «ritorno al tradizionale mestiere di assicuratore» è venuto anche dal presidente dell'Isvap, Giannini, che ha ricordato che in Italia il settore «è stato colpito meno dalla crisi, rispetto ad esempio agli Usa, perché già da anni nel Paese vigono una serie di norme che hanno impedito, tra le altre cose, di concedere garanzie su attività finanziarie. L'assicurazione copre da rischi materiali non finanziari. altrimenti c'è il rischio di registrare esperienze tragiche, come abbiamo visto con Aig». Giannini ha poi lodato la prudenza degli assicuratori italiani, che investono oltre il 50% delle risorse in titoli di Stato, il resto in corporate bond e solo il 9% in azioni. Un cenno, infine, al tema della bancassurance, ormai molto d'attualità ma poco di moda: «Non è affatto morta, rimane un importante plus dal punto di vista distributivo, soprattutto nel settore danni e anzi andrebbe sfruttata il più possibile per aiutarci a recuperare almeno parte del gap rispetto agli altri Paesi europei». Sulla capacità di tenuta del sistema assicurativo italiano nel bel mezzo della crisi mondiale è tornato anche Cerchiai, che pur ricordando l'importanza delle regole nel mercato, ha rivolto una battuta polemica nei confronti dei provvedimenti voluti dall'allora ministro, Pierluigi Bersani: «Servono regole uguali per tutti in Europa, mentre solo le imprese italiane sono state danneggiate dal divieto di monomandato». Ma il sistema, nonostante Bersani, e nonostante la crisi, ha retto. E senza un solo euro di denaro pubblico. «Soldi non ne abbiamo avuti e non ne vogliamo, ma una cosa la chiediamo e la pretendiamo: dialogo su temi importanti che vanno dalla sanità ai piani pensionistici». Nell'analizzare gli elementi che nei prossimi mesi si riveleranno vincenti, l'amministratore delegato delle Generali, Perissinotto, ha ricordato l'importanza del ritorno della fiducia, «vera chiave di volta per la ripresa». Ripresa che, dopo la crisi, nasconde anche molte opportunità per chi saprà coglierle. «Ma perché ciò avvenga c'è bisogno di non ingessare eccessivamente il sistema con nuove regole» e di non applicare «criteri pro-ciclici agli strumenti per garantire la trasparenza e la vigilanza». E per il futuro Perissinotto (che ieri ha anche fatto sapere che in Usa potrebbe realizzare piccole acquisizioni di nicchia) punta sul comparto Vita, quello tradizionale, naturalmente non il finanziario, che ancora nei primi mesi dell'anno ha assistito a forti deflussi. E scommette sugli agenti più sulla bancassurance, che avrà senso in futuro solo se non si svilupperà più sottoforma di joint venture ma sotto forma di accordi commerciali. L'amministratore delegato di Unipol, Salvatori, ha sottolineato invece che a creare uno scenario nuovo per il mondo assicurativo erano stati già, prima della crisi, una serie di fattori non solo finanziari. Salvatori ha posto l'accento sul fatto che saranno le nuove abitudini e le nuove esigenze dei clienti a cambiare sempre più profondamente il mondo assicurativo. Sotto questo profilo Salvatori vede un mercato nuovo nel futuro, con la banca e l'assicurazione sempre più intrecciate, e con la nascita dell'assicurazione-banca e non solo della banca-assicurazione. «Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando, e i risultati di avere una banca a supporto del business assicurativo, sono incoraggianti». Forte è stato il richiamo al mondo della politica nell'intervento di Marchionni, con riferimento alle prescrizioni della riforma Bersani, ma anche, più in generale, ai continui cambiamenti del quadro normativo. «Le regole non possono cambiare continuamente, altrimenti il problema non è solo la crisi, ma il fatto che non possiamo lavorare serenamente». Un accenno poi al problema del peggioramento dei combined ratio (rapporto tra sinistri e premi): «È un problema di diminuzione del premio medio dovuto all'eccessiva concorrenza nell'Rcauto. Anche se già oggi, con le semestrali alle porte, vediamo i primi segni d'inversione di tendenza». Lana ha poi posto l'accenno sulla necessità, soprattutto in un momento come questo, di «formare il cliente, per ridurre costi e premi», ma anche sul fatto che il mercato si stia orientando su prodotti sempre più standardizzati che possono essere diffusi da canali diversi. Infine, La Gioia è stato lapidario: «Il mondo dei prodotti linked è morto, o almeno messo nel congelatore per molto tempo». Inoltre, ha spiegato La Gioia, c'è da tenere presente che «spesso il cliente non conosce a pieno il suo bisogno assicurativo e su questo bisogna lavorare. C'è tutto un mondo di bisogni per i quali i clienti sarebbero anche disposti a spendere di più». Insomma tanti spunti, con un leit motiv di fondo: il rinnovato bisogno di sicurezza dei clienti. Infine, tutti i partecipanti, anche il pubblico, sono stati invitati a rispondere a una breve serie di domande sul futuro dell'assicurazione. Dal sondaggio è emerso che la maggior parte dei presenti è convinto che nei prossimi 12-18 mesi l'industria assicurativa seguirà l'andamento generale dell'economia, che il business di maggior richiamo sarà quello della protezione della famiglia, della casa e della salute E sia per il Vita sia per i Danni il canale prevalente saranno dgli agenti. Le ultime due indicazioni riguardano il ruolo sociale del settore, che per il 43% dovrebbe riguardare le pensioni e per il 33% la salute. Mentre le compagnie dovrebbero investire in operation e strutture più efficienti.

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Rischio populismo alla svendita del secolo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMA data: 2009-04-17 - pag: 1 autore: MITI D'OGGI Rischio populismo alla svendita del secolo di Alberto Alesina U no degli effetti della crisi finanziaria sarà quello di ridurre la disuguaglianza. Chi ha perso proporzionalmente di più è chi aveva molta ricchezza investita nei mercati finanziari. Chi ricchezza non ne aveva ha perso molto meno. Chi inizia ora ad accumulare risparmio ha di fronte prezzi di case e azioni molto vantaggiosi, «la svendita del secolo», come l'ha definita Larry Summers, l'economista di punta di Obama. Questo shock ribalta una tendenza pluridecennale soprattutto in Usa di aumento della disuguaglianza, un aspetto ampiamente criticato del cosiddetto "capitalismo anglosassone". A partire dai primi anni 80 in molti Paesi, ma soprattutto quelli di lingua inglese, le disparità tra ricchi e poveri erano molto aumentate. A dire il vero l'eccezione non sono stati questi tre decenni, ma quelli precedenti. Il periodo tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni 80 e quello che economisti e demografi definiscono della «grande compressione dei redditi », cioè di forte riduzione della disuguaglianza. Fino al momento della crisi finanziaria la disuguaglianza negli Usa, il Paese in cui era salita di più, era tornata circa al livello di quella di prima della seconda guerra mondiale. L'effetto crisi sui redditi più elevati è guardato con una certa soddisfazione dal cittadino medio. Infatti, è diffusa fra molti la sensazione che l'aumento della disuguaglianza pre-crisi fosse particolarmente ingiusto perché molta della ricchezza si era creata sulla finanza, su complicati strumenti derivati, su operazioni non capite dai più e disponibili solo a chi aveva agganci e molti soldi da investire. Tutto vero. Ma un deleterio populismo "anti-finanza" di certi politici non ha fatto che confondere le idee. Il risultato è che si finisce per mischiare criminali come Madoff con manager di società finanziarie che sicuramente hanno fatto errori, che erano pagati troppo e male (cioè con gli incentivi sbagliati), che hanno preso troppi rischi con i soldi dei loro clienti, ma che criminali non sono. Non solo, ma la buona finanza, anche quella sofisticata, ha enormemente aiutato lo straordinario periodo di crescita dell'economia mondiale nei decenni precedenti la crisi. Continua u pagina 11 l'articolo prosegue in altra pagina

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Prima di tassare stop agli sprechi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-17 - pag: 2 autore: «Prima di tassare stop agli sprechi» Marcegaglia: no all'una tantum, tagli alla spesa inutile - «Referendum, che sperpero» Nicoletta Picchio ROMA «Prima di parlare di nuove tasse per il terremoto vorrei vedere uno sforzo vero nella riduzione della spesa pubblica improduttiva». Se il Governo pensa a una "una tantum" per l'Abruzzo, da Emma Marcegaglia arriva una risposta lapidaria: «Aumentare le tasse non è mai positivo, siamo contrari a un aumento della pressione fiscale in un Paese che è già ai livelli massimi. Bisogna vedere se si trovano prima risorse in qualche altro modo». Un no, seguito da un affondo sulle ultime vicende della politica: «è inaccettabile che si decida di non accorpare la data di elezioni e referendum, facendo pagare ai cittadini 400 milioni di euro». La tassa dovrebbe essere archiviata: ieri Silvio Berlusconi ha precisato che non è stata presa nessuna decisione. Ma, a prescindere dal caso Abruzzo, nella ricetta anti-crisi tratteggiata ieri dalla presidente di Confindustria, ci sono due ingredienti principali: la green economy e le grandi riforme, quelle che il Paese ha rinviato e che hanno impedito all'Italia di crescere come gli altri Paesi. «Dobbiamo tirarci via dalle spalle i vecchi fardelli, facendo le riforme, altrimenti saremo sempre la Cenerentola d'Europa », ha detto Marcegaglia, concludendo la Lezione Angelo Costa che si è tenuta alla Luiss di Roma (l'università di Confindustria, di cui è presidente Luca di Montezemolo) dedicata al riscaldamento terrestre, protagonista l'economista dell'Université de Toulouse, Jean Tirole. Concorrenza, liberalizzazioni, previdenza: sono le battaglie che Confindustria combatte da anni. «Vogliamo continuare a essere su questi temi una voce forte, per avere una crescita sana e duratura». Marcegaglia li rilancia, ora che si comincia ad intravedere «qualche segnale di miglioramento » e che «il peggio dovrebbe essere passato». Dalla crisi si uscirà, «ma ci troveremo in un mondo diverso». E le imprese dovranno essere capaci di anticipare i futuri «driver» della crescita, attrezzandosi alla nuova fase «con una maggiore capitalizzazione ». Negli ultimi anni, ha spiegato Marcegaglia, a sostenere il Pil mondiale è stata la spinta ai consumi delle famiglie americane,l'elevata leva del credito, il galoppo dei Paesi emergenti, a partire dalla Cina. Questi tre fattori saranno ridimensionati. Guardando al futuro, per la presidente di Confindustria «sarà l'economia verde la nuova frontiera industriale». Non a caso il 15% dei pacchetti di stimolo all'economia dei vari Paesi, pari a 445 miliardi di dollari, sono andati alla green economy. Il professor Tirole ha indicato una possibile politica per l'ambiente, che dovrebbe essere affrontata al vertice internazionale sul clima di Copenhagen, a fine anno: le imprese devono avere costi certi, con una carbon tax uniforme, mentre dovrà essere il mercato a regolare lo scambio di emissioni (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Per Marcegaglia è importante che a Copenhagen si raggiunga un accordo vero e non di facciata: «La nuova linea di Obama fa ben sperare». La discussione a livello internazionale si è già avviata: se ne parlerà anche il prossimo fine settimana, al G-8 Business che si terrà vicino Cagliari. «Le imprese vogliono essere protagoniste di questa nuova frontiera, riducendo il gap con la Germania». A suo giudizio, la carbon tax può essere una soluzione, un modo per pre-mere sui Paesi riluttanti: «Ma bisogna evitare che dia il via a forme di protezionismo». Il primo punto su cui insiste Marcegaglia è il risparmio energetico: «Con incentivi, si possono ottenere risultati straordinari e può essere una spinta per il consumo di beni durevoli». Altro aspetto, le rinnovabili: «Gli incentivi devono sostenere non il consumo ma la ricerca e l'innovazione ». Infine, il nucleare, da affrontare con approccio «non ideologico ». Un messaggio lanciato ai giovani: «è per loro che bisogna costruire un Paese migliore», ha concluso Marcegaglia, soddisfatta dell'aumento dell'80% delle iscrizioni Luiss, «università che rappresenta un grande patrimonio di Confindustria ». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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In Nevada il geotermico italiano (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-17 - pag: 21 autore: Energia. Investiti 200 milioni di dollari in due anni - Starace: «In tempi brevi possiamo moltiplicare per 20 i nostri risultati» In Nevada il geotermico italiano Enel Green Power inagura due impianti: produrranno per 40mila famiglie americane Luca Benecchi RENO. Dal nostro inviato Francesco Starace ha capito che il business può essere di quelli veri. Forse qualche anno fa neanche lui se lo sarebbe immaginato. Ma quando a qualche decina di chilometri da Reno si è trovato davanti il governatore del Nevada Jim Gibbons, più che fare un discorso rivolto al passato, il presidente di Enel Green Power ha voluto citare direttamente le parole di Barack Obama. Ed è come se avesse piantato una bandiera, quella della green economy italiana, tra il vento gelido e la neve fuori stagione che batteva il deserto dello stato americano. L'inaugurazione nella contea di Churchill dei due impianti geotermici di Stillwatere Salt Wells, costruiti appunto da Enel Green Power, è diventata un'occasione per guardare già oltre. «Abbiamo la storia e le competenze tecnologiche per esservi d'aiuto nel raggiungere gli obiettivi nello sviluppo delle energie rinnovabili, di quella che sarà la nuova rivoluzione americana». Il numero uno della società dell'Enel per lo sviluppo di solare, fotovoltaico, eolico e dei sistemi per trarre calore dalla terra, sa di poter giocare una partita importante negli Stati Uniti. In pochi anni (entro il 2015), se le turbolenze finanziarie non rallenteranno il percorso, il governo federale vuole passare dal 2% al 20% di produzione di energia ad impatto zero. «Ma qui fino a ieri - spiega Starace, che per un caso strano della vita è ingegnere nucleare – in pochi si erano posti il problema di pensare a forme alternative di generazione rispetto a carbone, petrolio e atomo. E per noi questo si è trasformato in un buon vantaggio competitivo». E così, quasi improvvisamente, la partita potrebbe diventare molto interessante per chi ha da offrire conoscenza, esperienza e capacità industriali. «Al netto di possibili variabili,anche senza piani straordinari d'investimento- ragiona ancora il presidente di Enel Green Power- in un arco di tempo piuttosto breve dovremmo riuscire a moltiplicare per venti i nostri risultati industriali ed economici ». Numeri da capogiro. In effetti la matematica parla chiaro. Anche se molto dipenderà dalla capacità dei mercati finanziari di tornare ad erogare credito. Per dare forza ad una crescita che per ciò che riguarda Enel Green Power è sostanzialmente autofinanziata e raggiunge i 700-800 milioni di euro all'anno rispetto a un Ebitda di 1,2 miliardie ricavi che nel 2008 hanno raggiunto 1,9 miliardi. Così è stato per gli impianti geotermici di Stillwater e Salt Wells dove sono stati investiti 200 milioni di dollari in due anni. Centrali che hanno una capacità installata complessiva di 65 megawatt, grazie ai quali saranno prodotti 400 milioni di chilowattora all'anno che andranno a soddisfare i consumi di circa 40mila famiglie americane. La geotermia, ovvero la capacità di utilizzare il calore del sottosuolo per produrre elettricità, è nata in Italia, in Toscana. Qui nel 1904 a Larderello il principe Piero Ginori Conti utilizzò un soffione per alimentare una motrice a vapore collegata ad un generatore elettrico che accese cinque lampadine. Nel sottosuolo del Nevada l'acqua calda però non raggiunge temperature elevatissime (tra i 130 e i 150 gradi) e dunque si è dovuto ricorrere ad una tecnologia innovativa. Attraverso un circuito chiuso, si mette a contatto l'acqua con un fluido che, scaldato e portato ad altissime pressioni, attiva le turbine. Al termine del processo l'acqua torna nel pozzo dove è stata estratta senza emissioni di gas serra. In Italia gli impianti geotermici sono ancora pochi rispetto alle potenzialità del territorio. Tutte le zone termali, ad esempio, sarebbero adatte «anche se- continua Starace - le complicazioni burocratico- amministrative talvolta sono insuperabili, e tutto è in mano agli amministratori locali». Al contrario del Nevada dove, nonostante la vicinanza di una grande base mi-litare e di alcune riserve indiane, le autorizzazioni sono arrivate in poco più di un anno. E dove al taglio del nastro non sono voluti mancare i cow boys che hanno ceduto i terreni per l'opera. Soddisfatto anche il senatore John Ensign: «Questo è un esempio internazionale di ciò che una tecnologia innovativa può fare per un territorio come la contea di Churchill che si sta trasformando in una vera e propria zona verde. Senza dimenticare - ha concluso i benefici economici di una fonte energetica come la geotermia che ha costi di gestione e di manutenzione ridotti al minimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA www.ilsole24ore.com Fotovoltaico: ricognizione sul settore, in calo i prezzi degli impianti GLI EFFETTI Il senatore John Ensign: «Un esempio internazionale di ciò che la tecnologia innovativa può fare per un'area come la nostra» Scienza di ultima generazione. Nella contea di Churchill gli impianti di Stillwater e Salt Wells

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Revisori, linea dura a Piazza Affari (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-17 - pag: 40 autore: Auditing. Altre tre società hanno rivelato di non aver superato il test della continuità aziendale Revisori, linea dura a Piazza Affari Niente «timbro» sui bilanci di Socotherm, Crespi e Omnia Network Morya Longo «Non siamo in grado di esprimere un giudizio sul bilancio ». La frase è sempre la stessa. Una formula standard. Il problema è che sta diventando troppo frequente. Siamo infatti a sette: con Socotherm, Giovanni Crespi e Omnia Network si è allungata ieri la lista delle società quotate a Piazza Affari su cui i revisori non hanno potuto esprimere un giudizio sul bilancio 2008 oppure su cui hanno espresso un'opinione negativa. Mercoledì era toccato a Tiscali ed Eutelia. E nelle scorse settimane a Viaggi del Ventaglio e Sadi. La stagione dei conti non è ancora finita, ma i bilanci che non hanno passato i "raggi X" dei revisori sono già al record degli ultimi cinque anni. E gli esperti sono convinti che la lista, nei prossimi giorni, possa allungarsi. Il motivo è più o meno sempre lo stesso: ci sono troppe incertezze sulla continuità aziendale. Per intenderci: i nodi della crisi finanziaria stanno venendo al pettine e le incognite sul futuro sono troppe. Le sette storie, pur simili, sono tutte diverse. Socotherm – evidenzia la Ernst & Young – ha una serie di punti deboli. Per esempio il fatto che «esistono debiti scaduti di importo significativo nei confronti dei fornitori che in alcuni casi hanno iniziato procedure legali». La società ha avviato un piano industriale, ma gli stessi amministratori sanno che la sua realizzazione è subordinata «alla prosecuzione dell'operatività con i fornitori». Per questo i revisori non possono esprimersi oggi sul bilancio 2008: nessuno può mettere la mano sul fuoco sulla sopravvivenza della società. Discorso simile per Omnia Network: la società di revisione Mazars ha espresso ieri sera un giudizio negativo sui bilanci 2007 e 2008 soprattutto perché non ci sono «ragionevoli presupposti di continuità aziendale ». Idem per la Giovanni Crespi: revisori impossibilitati ad esprimersi. Le storie sono tutte diverse, ma il risultato è lo stesso. Identica anche la reazione a Piazza Affari: Socotherm -14,63%, Crespi -3,66%. è da cinque anni che non si vedeva un numero così elevato di "astensioni" dei revisori. Per fare un confronto recente, per i bilanci 2007 i semafori rossi sono stati solo due. Il record è del 2003, quando – secondo i dati della Consob – le astensioni dei revisori furono 11. Ma gli esperti sottolineano che il dato del 2003 non è confrontabile con quello dei bilanci 2008: oggi, infatti, i revisori hanno la possibilità di certificare i bilanci pur esprimendo dubbi sulla continuità aziendale. Senza questa alternativa, quindi, i conti 2008 senza il sigillo dei revisori sarebbero molti di più. Non solo: il dato del 2008 è ancora provvisorio. Potrebbe dunque salire. Si pensi solo al fatto che nella black list della Consob ci sono Semaforo rosso Numero di bilanci di società italiane quotate su cui i revisori hanno espresso giudizio negativo o su cui non hanno potuto esprimere giudizi 7 5 6 2 attualmente 15 società quotatee 5 revocate dal listino. è evidente che la causa va cercata nella crisi finanziaria globale, che aumenta lo stress finanziario soprattutto per le imprese che già prima erano in difficoltà. In una situazione difficile sono le aziende più deboli a soffrire. Non solo a Piazza Affari: oltre al dato sui bilanci delle società quotate, altri campanelli d'allarme stanno infatti suonando tra le imprese italiane. Se si estende lo sguardo all'intero panorama delle aziende, si scopre per esempio che nel 2008 sono aumentati i fallimenti: gli ultimi dati di Infocamere rivelano che le aziende italiane entrate in procedura fallimentare nel 2008 sono state 7.330, cioè 160 in più che nel 2007. Ma gli esperti guardano con maggiore apprensione al futuro. Il 2008, in fondo, è stato per tre quarti un anno quasi normale. Per capire quanto la crisi peserà sul made in Italy, dunque, bisognerà attendere i bilanci 2009. O almeno le semestrali. m.longo@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA EFFETTO CRISI FINANZIARIA Sale a sette il numero di aziende quotate su cui i certificatori non si esprimono: è il record dal 2003

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Cautela dall'Fmi: la ripresa sarà lenta (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-04-17 - pag: 7 autore: Cautela dall'Fmi: la ripresa sarà lenta Alessandro Merli Doccia fredda del Fondo monetario sulle speranze di una ripresa imminente dell'economia mondiale. Gli economisti dell'Fmi,che la prossima settimana pubblicherà un aggiornamento delle sue previsioni con l'indicazione di una contrazione globale vicina all'1%, ritengono che la recessione in corso sarà lunga e profonda e la ripresa lenta. Questo perché collegata a una crisi finanziaria e sincronizzata a livello mondiale. L'analisidel Fondo monetario, che prende le mosse dall'esame di 21 episodi di recessione dal 1960 a oggi, «suggerisce che la combinazione della crisi finanziaria e di una frenata sincronizzata a livello globale avrà probabilmente come risultato una recessione insolitamente severa e di lunga durata». In condizioni normali, osservano al Fondo, le recessioni sono brevi, in genere di un anno circa, e le riprese forti, con un effetto di rimbalzo: la fase di espansione successiva dura circa cinque anni. E dagli anni 80 in poi, le recessioni sono diventate meno frequenti e meno severe e le espansioni più lunghe. Nei giorni scorsi, Michael Mussa, del Peterson Institute, ex consigliere economicod Reagan ed ex capo economista dello stesso Fmi, ha sostenuto che anche questa recessione si concluderà appunto con un andamento a V. Ma questa recessione, che secondo l'analisi dell'Fmi è iniziata a metà del 2008, è frutto di una combinazione «rara», secondo il Fondo. La crisi finanziaria può frenare la ripresa a causa della debolezza della domanda privata e del credito, dovuti in parte al tentativo delle famiglie di aumentare i risparmi. Anche la sincronia globale della recessione non è comune: è accaduto solo nel 1975, nel 1980 e nel 1982 che più della metà delle economie avanzate accusassero una contrazione allo stesso tempo. In questi casi,l'allungamento della recessione e le difficoltà della ripresa sono causate dalla debolezza della domanda esterna, soprattutto se gli Stati Uniti, il più grande importatore mondiale, sono anch'essi in recessione. Oggi entrambi questi fattori sono in gioco. Nell'indicare la via d'uscita, l'Fmi non si discosta dalla ricetta già adottata dal recente G-20: politiche anticicliche, sia sul fronte monetario che fiscale, e misure per ristabilire la fiducia nella solidità del sistema finanziario per fare in modo che le politiche macroeconomiche facciano presa. Il tutto messo in atto in modo coordinato a livello internazionale. Il Fondo sottolinea tuttavia che, in presenza di una crisi finanziaria, la politica monetaria può essere meno efficace del normale nel mettere fine alla recessione e far ripartire l'economia. L'arma più adatta sono gli stimoli fiscali. Da tempo, il direttore dell'Fmi,Dominique Strauss- Kahn, ha sollecitato pacchetti di stimolo pari al 2% del prodotto interno lordo mondiale, soglia non ancora raggiunta, sulla base delle misure varate finora. In un'altra analisi diffusa ieri, l'Fmi avverte delle pesanti ripercussioni della crisi sui flussi di capitale verso i Paesi emergenti, soprattutto quelli con i legami finanziari più stretti con i Paesi avanzati. Finora, le conseguenze più gravi si sono fatte sentire sui Paesi dell'Europa centrale e orientale, con una contrazione di questi flussi del 17 per cento. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOCCIA FREDDA Lo shock finanziario sincronizzato a livello mondiale avrà come risultato una recessione severa e di lunga durata

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(sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: PADOVA data: 17/04/2009 - pag: 7 La sfida Ascierto e Destro all'attacco «Campagna al via Ci mettiamo la faccia» PADOVA «Entro il 27 aprile il Popolo della libertà ufficializzerà le sue candidature». Anche se un candidato sindaco non c'è ancora, il Pdl lancia la sua campagna elettorale. A dare il via alla «lunga marcia» che dovrebbe portare alla conquista di palazzo Moroni ci hanno pensato ieri nella loro prima uscita pubblica il neo coordinatore cittadino del partito di Silvio Berlusconi Filippo Ascierto e la neo vice Vicario Giustina Destro. «Sarà una lista all'insegna delle novità dove verranno valorizzati i giovani» annuncia Ascierto. Una lista che dovrebbe schierare 28 candidati forzisti e 12 di Alleanza nazionale (riconfermati tutti i consiglieri uscenti) con un piccolo margine di manovra dove potranno essere inserite figure espressioni della società civile, del volontariato e magari dell'università. «Oggi più del 50 per cento dei padovani è contro Zanonato, lavoreremo per dare voce a queste persone» aggiunge di deputato del Pdl. «Al contrario del sindaco, faremo una campagna elettorale mettendoci la faccia. Noi non abbiamo paura di mettere nei manifesti le nostre foto e i simboli dei partiti che sostengono la coalizione - aggiunge la Destro-. C'impegneremo perché la città possa uscire dalla depressione e dall'anonimato in cui l'ha portata questa amministrazione». «La Destro quando ha governato è stata in grado di far arrivare a Padova decine e decine di milionidice ancora Ascierto-, Zanonato è stato invece in grado di bruciare 6 milioni di euro con Lehman Brothers. Se per questa cosa può avere l'attenuante della crisi finanziaria, non potrà averla per i tanti sprechi della sua amministrazione che presto verranno individuati dai nostri esperti». Del coordinamento cittadino del Pdl faranno parte una sessantina di persone che dovranno guadagnarsi la nomina sul campo, durante la campagna elettorale. A breve poi verrà nominato un coordinatore per ogni circoscrizione cittadina. Per non recidere il cordone ombelicale che lega passato e futuro, la nuova sede cittadina del Pdl verrà dedicata a Mazzola e Giralucci. Tra le prime iniziative che metterà in campo il nuovo partito c'è invece la trasformazione degli ex negozi etnici del parcheggio posteriore del centro Giotto in punti vendita di prodotti di eccellenza dell'enogastronomia regionale. Al.Rod.

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Fmi: recessione severa E la ripresa sarà lenta (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 17-04-2009)

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ECONOMIA 17-04-2009 CRISI IL FONDO ANTICIPA L'OUTLOOK E PREVEDE UNA DURATA COMPLESSIVA DI DUE ANNI Fmi: recessione severa E la ripresa sarà lenta Servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate WASHINGTON II La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista dell'Fmi Olivier Blanchard - «questa recessione ha caratteristiche uniche». Le successive riprese sono «di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Usa sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale». Il Fondo invita comunque alla cautela nel valutare le previsioni, in quanto «esclusa l'attuale recessione » dal 1960 a oggi «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie.

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Aiuti, la rivolta delle banche Usa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 17/04/2009 - pag: 28 Wall Street Dimon: non ci interessa il piano Geithner sui titoli tossici. Un pasticcio la nuova contabilità Aiuti, la rivolta delle banche Usa Jp Morgan: pronti a rimborsare i fondi. Borse europee in salita: Milano su dell'1,77% Dopo Goldman, un altro grande istituto americano presenta un primo trimestre positivo e chiede mano libera sulla gestione MILANO «Potremmo rimborsare i contribuenti anche domani, abbiamo i soldi per farlo: restiamo in attesa di indicazioni del governo per sapere come e quando restituirli al Tesoro». E' un James Dimon sferzante quello che ieri ha annunciato che nel primo trimestre di questo 2009, test cruciale per tutti i big della finanza Usa, Jp Morgan Chase ha registrato profitti molto al di sopra di quanto si attendevano gli analisti: 2,1 miliardi di dollari, solo il 12,5% in meno dello stesso periodo del 2008, quando la crisi finanziaria innescata dai titoli sui mutui immobiliari non aveva ancora cominciato a mordere in profondità. Oltre le aspettative di mercato sono anche i ricavi: 25,03 miliardi di dollari, addirittura il 48% in più rispetto ai primi tre mesi dell'anno scorso. E per il resto dell'anno, l'amministratore delegato ha sintetizzato le aspettative in una battuta: «Anche il più avverso degli scenari economici non sarà in grado di compromettere la nostra forza e stabilità». Di più: Dimon ha preannunciato che il suo istituto non intende partecipare «nè come compratore nè come acquirente» al programma pubblico-privato d'investimenti messo a punto dal segretario al Tesoro Timothy Geithner per ripulire le banche dai titoli «tossici ». LO ha anzi definito «irrilevante e rischioso». Ed ha aggiunto che i nuovi criteri contabili sono «un pasticcio». Sui mercati, i risultati di Jp Morgan hanno avuto ieri l'effetto di orientare un'ondata di acquisti sui titoli bancari. Soprattutto in Europa: da Francoforte, dove il titolo Deutsche Bank ha chiuso in rialzo del 6,1%, fino a Zurigo, con Crédit Suisse ha terminato positiva del 6,9%. Meno ottimista, invece, la reazione di Wall Street, con Jp Morgan che ha terminato la seduta a più 2,09%, Citigroup a più 1,01%, Bank of America negativa dello 0,96%. Del tutto piatta Goldman Sachs, che due giorni fa ha resi noti risultati trimestrali migliori delle attese di mercato e ha anch'essa annunciato di essere pronta a restituire gli aiuti pubblici ricevuti dal governo. Jp Morgan, dal canto suo, ha sostanzialmente già cominciato a farlo, collocando la scorsa settimana azioni proprie per 5 miliardi di dollari che serviranno proprio a restituire 10 dei 25 miliardi di dollari ricevuti nell'ambito del Tarp ( Troubled Asset Relief Program), il piano salva banche varato dall'amministrazione Bush lo scorso autunno. I numeri annunciati ieri da Jp Morgan per il primo trimestre 2009 segnano una performance diffusa in tutti i campi. Le attività d'investment banking hanno prodotto fra gennaio e marzo profitti per 1,6 miliardi di dollari, da raffrontare con le perdite per 87 milioni di dollari dello stesso periodo del 2008, mentre in quelle dei servizi retail si è passati da perdite per 311 milioni di dollari del primo trimestre dell'anno scorso a utili per 474 milioni nei tre mesi di quest'anno, dettati in buona parte dall'acquisizione di Washington Mutual. In passivo restano i servizi di carte di credito, che da un attivo di 609 milioni nel 2008 sono precipitati a un passivo di 547 milioni. Meno utili Il numero uno di Jp Morgan Chase, Jamie Dimon Giancarlo Radice

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Il revisore non certifica, Socotherm cade (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/2 Il revisore non certifica, Socotherm cade (g.fer.) In una giornata positiva per il mercato in generale, Socotherm conquista la maglia nera del listino di Piazza Affari con un calo del 14,63%. Il titolo della società che produce rivestimenti per tubi petroliferi ha chiuso a quota 1,4 euro, con 748 mila pezzi scambiati. Il motivo del crollo è la mancata certificazione del bilancio da parte della società di revisione Ernst & Young, che ha messo in evidenza alcune «criticità» sul documento contabile. Nel mirino, in particolare, le modalità di calcolo di alcuni attivi sottoposti a svalutazione, il valore di realizzo di crediti e l'incertezza sulla possibilità di recupero di alcune partite fiscali. Zeno Soave presidente Socotherm

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I conti del trimestre spingono Unipol (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 Il caso a Milano/1 I conti del trimestre spingono Unipol (g.fer.) Un balzo del 10,45%, seconda migliore performance fra i titoli dell'S&P-Mib: lo ha messo a segno ieri Unipol, che ha terminato la seduta con un prezzo di riferimento di 0,867 euro, dopo aver toccato un picco massimo di 0,9 euro. Tutto il comparto assicurativo è in fase positiva, ma ieri a sostenere la compagnia delle Coop ha contribuito anche l'annuncio, fatto dall'amministratore delegato Carlo Salvatori, sui buoni risultati del primo trimestre 2009. Salvatori ha anche escluso che il suo gruppo intenda acquistare una banca perché, ha detto, «togliere soldi da una società significa indebolirla». Carlo Salvatori ad di Unipol

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Gli assicurativi guidano i rialzi (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 17/04/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa Gli assicurativi guidano i rialzi di Giacomo Ferrari Scambi record Per la prima volta negli ultimi mesi scambi per oltre 3,1 miliardi di euro Assicurativi ancora superstar ieri a Piazza Affari, in una seduta che ha registrato una buona tenuta degli indici (+1,93% l'S&P-Mib, +1,77% il Mibtel) e, per la prima volta negli ultimi mesi, scambi per un controvalore di oltre 3,1 miliardi di euro. Quanto ai singoli titoli, le migliori performance sono state realizzate da Fondiaria-Sai e Unipol. La compagnia del gruppo Ligresti, che già mercoledì aveva conquistato la prima posizione nella classifica dei rialzi all'interno del paniere dell'S&P-Mib, ieri ha confermato il primato e ha addirittura quasi triplicato il guadagno, con un prezzo di riferimento che ha superato quota 11 euro e un balzo a due cifre (+15,85% la quotazione di riferimento). Da parte sua Unipol ha messo a segno un progresso superiore ai dieci punti percentuali (+10,45%) dopo le positive valutazioni sulle prospettive aziendali fatte a un convegno dal presidente Carlo Salvatori. Più contenuti, invece, i rialzi di Generali (+2,66%) e Alleanza (+1,35%). Nell'ambito dei titoli bancari, a parte il Banco Popolare la cui quotazione è rimasta invariata rispetto alla vigilia, tutti quelli dell' S&P-Mib hanno chiuso in rialzo. Tra i migliori Mediobanca (+5,5%) e Mediolanum (+8,19%). Forti guadagni, inoltre, per Impregilo (+6,02%), StMicroelectronics (+5,47%), Bulgari (+5,3%) e soprattutto Saipem (+8,16%), sorretta dal prezzo del petrolio tornato oltre i 50 dollari il barile e da un report positivo. Bene, infine, anche Fiat (+2,36%), ormai stabilmente sopra quota 7 euro, dopo i positivi risultati delle vendite di auto in Europa.

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Per rifondare l'Europa (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Opinioni data: 17/04/2009 - pag: 38 SERVE UN NUOVO CHURCHILL Per rifondare l'Europa di ULRICH BECK SEGUE DALLA PRIMA Vent'anni fa, il Muro di Berlino crollava all'improvviso, seguito dal collasso dell'Unione Sovietica e dell'ordine mondiale bipolare imposto dalla Guerra fredda. Oggi il modello capitalistico l'idea che la soluzione a tutti i problemi sia il libero mercato il cui trionfo era stato celebrato all'epoca, rischia di fare la stessa fine e di trascinare con sé l'Unione Europea. Dove trovare ai nostri giorni l'appassionata ribellione di un Churchill, una voce profetica e visionaria per far capire agli europei che il provincialismo e il nazionalismo che proliferano nella crisi globale non solo mettono in pericolo il miracolo europeo l'aver saputo trasformare in buoni vicini gli antichi nemici ma minacciano di autodistruggersi? Nessuno mira a questo, ovviamente. Ma nessuno voleva nemmeno lo Stato sociale per i ricchi e il neoliberismo per i poveri che di colpo ci ritroviamo oggi. L'autunno scorso, il crac bancario ha finalmente dato uno scossone all'Unione Europea, risvegliandola dal suo torpore narcisistico. Ho pensato: caspita, che bella opportunità! Chi, se non l'Unione Europea, possiede l'esperienza necessaria per invocare un bene comune sovranazionale? Il modello europeo di cooperazione tra gli Stati, che punta a rafforzare l'autorità condivisa, sembrava finalmente aver conquistato una nuova dimensione storica. Malgrado i battibecchi tra il presidente Sarkozy, la cancelliera Merkel e il primo ministro Brown nelle settimane precedenti il G20, il pacchetto concordato al summit si è rivelato un piccolo miracolo. Ma è ancora largamente insufficiente. La settimana scorsa, la Banca centrale ha lanciato il suo monito: i segnali incalzanti di «ripiegamento all'interno dei confini nazionali» continuano a ostacolare l'integrazione europea. Se la Grande Depressione degli anni Trenta ci ha insegnato qualcosa, è stato precisamente che la ritirata verso l'ideale nazionalistico è fatale, perché trasforma la minaccia della catastrofe in realtà, ovvero il crollo dell'economia globale. La disoccupazione cresce in modo esponenziale in tutto il mondo. Ondate di agitazioni sociali e di risentimento contro gli immigrati s'infrangono già sui lidi europei. Ed ora, di colpo, lo spettro della bancarotta a livello nazionale bussa alle porte del paradiso europeo, ricco e sicuro. La crisi ha travolto la periferia dell'Unione Europea i nuovi Stati membri dell'Europa orientale. Dopo il tradimento del sistema comunista, i moderati di questi Paesi che hanno sostenuto le riforme europee oggi si sentono ancora una volta imbrogliati e respinti dal sistema capitalistico. Non molto tempo fa venivano sollecitati a seguire «l'esempio degli altri», che si è rivelato quello peggiore. Se non esistesse l'Unione Europea, sarebbe necessario inventarla oggi. Lungi dall'essere una minaccia alla sovranità nazionale, in questi inizi del XXI secolo è proprio l'Unione Europea a renderla possibile. Nella società di rischio mondiale, di fronte al pericoloso accavallarsi dei problemi globali che resistono alle soluzioni nazionali, le nazioni-Stato, abbandonate a se stesse, si rivelano impotenti e incapaci di esercitare la loro sovranità. La sovranità collettiva dell'Unione Europea rappresenta allora l'unica speranza, per ogni nazione e ogni cittadino, di una vita libera e pacifica. Coloro che danneggiano l'Unione danneggiano se stessi. Se i membri rinunciano alle loro responsabilità di solidarietà europea in una frenesia di riflessi nazionali, a perdere saranno tutti. Ciascuna nazione, da sola, è condannata all'insignificanza globale. Coloro che aspirano a riconquistare la propria sovranità nel nostro angolo di società di rischio mondiale sono costretti a volere l'Europa, a pensare l'Europa e a lavorare verso la sua realizzazione. La singola unità di azione politica nell'era cosmopolita non è più la nazione, bensì la regione. (...) L'Europa non ha bisogno di meno Europa, ma di più Europa. La crisi globale mostra che l'unione monetaria non può essere perfezionata se non tramite l'unione politica. Tuttavia, finora non si è vista nessuna politica finanziaria, industriale e sociale congiunta, la quale, tramite la sovranità dell'Ue, potrebbe intervenire per dare una risposta efficace alla crisi. Il politico che respinge la necessità storica di più Europa, mettendo così tutto e tutti in pericolo, è il cancelliere tedesco Merkel. I suoi modelli, i precedenti cancellieri tedeschi pro-europei Adenauer e Kohl, sarebbero stati capaci di trasformare l'attuale crisi in una grande occasione di rilancio dell'Europa. E con questa agenda avrebbero vinto le elezioni, perché investire nel futuro dell'Europa oggi, visti i costi inimmaginabili della sua disintegrazione, promette incredibili dividendi e significa speranza nei momenti più bui. Ciò che oggi paralizza l'Europa è l'illusione nazionalistica delle sue élite intellettuali. Esse lamentano la fredda burocrazia europea e la soppressione della democrazia, facendo leva tacitamente sul presupposto irreale di un ritorno al sogno nazionalistico. La fede nella nazione-Stato è cieca verso la propria storicità, ed è preda dell'ingenuità cocciuta e sconcertante che considera come eterne o naturali quelle stesse cose già reputate innaturali e assurde due o tre secoli fa. Il protezionismo intellettuale e l'illusione nostalgica non sono confinate alle frange becere dell'estrema destra europea, ma trovano seguaci addirittura nei circoli più istruiti e coltivati, da un capo all'altro dello spettro politico. Questa crisi chiede di trasformarsi in una rifondazione dell'Unione Europea. L'Europa allora saprebbe appoggiare una nuova realpolitik in un mondo a rischio. In una società interdipendente, alla massima circolare della realpolitik nazionale gli interessi nazionali vengono implementati a livello nazionale occorre sostituire la massima della realpolitik cosmopolita: più la nostra politica saprà diventare europea, e quindi cosmopolita, più riscuoterà successo a livello nazionale. La scelta oggi è tra più Europa o nessuna Europa. È un imperativo lanciato dal pericolo di fallimento e capace di ravvivare le speranze, malgrado i mercati in calo: solo un'Europa ringiovanita dalla crisi e accompagnata dalla nuova apertura dell'America al mondo, sotto Obama potrà costruire quella soluzione globale unificata, già abbozzata a grandi linee a inizio del mese. traduzione Rita Baldassarre © Guardian News & Media

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Dopo otto secoli attuale la Regola di San Francesco (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Dopo otto secoli attuale la Regola di San Francesco --> Venerdì 17 Aprile 2009 GENERALI, pagina 6 e-mail print «Per la prima volta i Francescani dal Papa dopo ottocento anni». Giornali e televisioni, con questo titolo, hanno fatto credere che stia per finire un periodo di «gelo» tra i seguaci di Francesco e i successori di Pietro. Le cose non stanno così. La notizia è un'altra: dopo otto secoli tutta la grande Famiglia francescana è riunita ad Assisi e si reca insieme dal Papa. Ma nei secoli e negli anni ciascun Ordine francescano, maschile e femminile, è stato regolarmente ricevuto dai Pontefici. Circa duemila frati (700 dall'estero), provenienti da 65 Nazioni - anche Vietnam e Corea del Nord - in rappresentanza delle quattro Famiglie francescane, da mercoledì 15 a sabato 18 ad Assisi e poi a Roma celebrano il «Capitolo internazionale delle stuoie», un evento storico perché si tiene nell'ottavo centenario della fondazione dell'Ordine avvenuta con l'approvazione nel 1209 della «Regola di San Francesco» da parte di Papa Innocenzo III. Perché «Capitolo delle stuoie»? Perché prende nome dall'incontro del 1221 quando Francesco, per la prima volta, convocò i suoi già 5 mila frati, che dormirono appunto «sulle stuoie». Oggi i religiosi alloggiano nei conventi e in 22 alberghi di Assisi e della zona mentre celebrazioni e incontri si svolgono in una grande tensostruttura allestita presso la basilica di Santa Maria degli angeli. Il «Capitolo» - quattro lingue ufficiali: italiano, inglese, spagnolo, polacco - affronta vari temi e studia varie esperienze. Ci sono anche i rappresentanti del francescanesimo delle altre confessioni cristiane. Oggi sarà giornata di penitenza e di digiuno. Domani i Francescani saranno ricevuti dal Papa a Castel Gandolfo e nel pomeriggio faranno visita al presidente della Repubblica Napolitano. Nel mondo ci sono complessivamente 650 mila francescani, a vario titolo, presenti in 110 Nazioni e divisi in quattro grandi Famiglie. Una è il Primo Ordine composto da: Frati minori, Frati minori conventuali, Frati cappuccini e Terzo ordine regolare (Tor), in tutto 35 mila religiosi. Un'altra sono le 60 mila Clarisse del Secondo Ordine. Poi ci sono 400 mila Francescani secolari del Terzo Ordine (laici e laiche). Infine 155 mila uomini e donne appartenenti a un'infinità di Istituti e Congregazioni che si ispirano comunque a San Francesco e a Santa Chiara. In Italia operano 6 mila frati in 980 comunità con 400 i giovani in formazione. A rappresentare il Papa c'è il cardinale Franc Rodé, prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. Padre Giuseppe Piemontese, custode del Sacro Convento di Assisi, spiega la presenza dei figli di San Francesco nel mondo attuale: «Siamo uomini innamorati di Dio, della vita in ogni sua manifestazione, degli uomini che ci vivono accanto, di tutta la creazione. Siamo uomini di Dio, che hanno dedicato la vita al Signore perché hanno percepito una vocazione. Poi siamo uomini di speranza: in questo mondo così difficile, portiamo alla gente una parola di semplicità e di speranza. E siamo uomini di pace che sanno quale significato abbia avuto la pace nell'esperienza di San Francesco». La «Regola di San Francesco» è stata ristampata in otto lingue ed è stata consegnata a tutti i «capitolari». Spiega padre Enzo Fortunato, portavoce del Capitolo: «La Regola altro non è che una sintesi del Vangelo: l'unica cosa che Francesco ha consegnato ai frati è stato il Vangelo. Perciò la povertà può non essere una sventura ma una scelta di vita in tempi di crisi economica. L'evento cade in un momento di drammatica crisi finanziaria mondiale: l'essenzialità francescana può essere una buona strada da percorrere in controtendenza». Non va dimenticato che Giovanni Paolo II scelse Assisi come luogo di preghiera tra le religioni e di incontro per la pace e la difesa del creato. Pier Giuseppe Accornero 17/04/2009 nascosto-->

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Per la Cina solo una pausa (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Crisi lunga in Occidente» Per la Cina solo una pausa --> Il Fondo monetario: recessione duratura, la ripresa sarà lenta Pechino frena ma cresce del 6%. Scioperi anche a Montecarlo Venerdì 17 Aprile 2009 GENERALI, pagina 7 e-mail print RomaLa crisi economica in corso «è altamente sincronizzata» a livello globale ed è accompagnata da «una grave crisi finanziaria», un mix visto molto raramente nel Dopoguerra e, per queste ragioni, la recessione «sarà insolitamente pesante e duratura» e seguita da una ripresa «lenta e debole». Lo dice il Fondo monetario internazionale (Fmi) nei capitoli analitici del Weo, il Rapporto sull'economia globale che sarà presentato a Washington il 22 aprile. Fmi: crisi duratura In genere, sottolinea il documento del Fondo che prende in esame le fasi recessive e le successive riprese in 21 economie avanzate, compresa l'Italia, dal 1960 a oggi, una fase recessiva tipica dura circa un anno, mentre la fase espansiva va avanti per oltre 5 anni. Dalla metà degli anni Ottanta, le recessioni nelle economie avanzate sono diventate meno frequenti, mentre le fasi di ripresa sono diventate più durature. La presenza concomitante di una crisi finanziaria rende, tuttavia, tutto molto più difficile, rendendo la fase recessiva più pesante e duratura. Le crisi finanziarie, infatti, sottolinea il Fondo, «fanno seguito a periodi di forte espansione del credito e a netti rialzi dei prezzi degli asset». La ripresa, in questo caso, viene ostacolata «dal basso livello della domanda privata e del credito, in quanto le famiglie tentano di aumentare il risparmio per aggiustare i bilanci». Un altro ostacolo alla ripresa è rappresentato dall'alto livello del debito pubblico che riduce l'efficacia dei pacchetti anticrisi. È il caso dell'Italia, tra gli altri. La Cina rallenta, ma non troppo Anche in Cina l'economia continua a perdere colpi e nel primo trimestre il tasso di crescita annuale del Pil si è smorzato al 6,1 per cento. Un livello che, però, sarebbe un vero «boom» per un'economia avanzata occidentale, ma che a confronto con le performance esuberanti del Dragone rappresenta invece un record negativo da molti anni, con diverse stime su quanto sia lontano il precedente. Il dato generale riflette il duro colpo accusato dall'export del gigante asiatico a riflesso della crisi internazionale, ma nei valori dettagliati diffusi dalle autorità vi sono indicazioni in base alle quali Pechino lancia comunque messaggi rassicuranti. Secondo il premier Wen Jiabao l'economia cinese «gode di una salute migliore rispetto al previsto». In particolare inizierebbero a vedersi gli effetti positivi delle gigantesche misure di sostegno all'attività reale varate dal governo, che complessivamente ammontano a circa 460 miliardi di euro. Industria in ginocchio nella Ue Intanto, nei 27 Paesi Ue la produzione industriale, secondo i dati Eurostat, ha registrato a febbraio un calo dell'1,9% rispetto a gennaio e del 17,5% su febbraio 2008. Nella nota diffusa dall'Ufficio statistico europeo, si precisa anche che sono state riviste le stime sull'andamento della produzione industriale su base mensile relative allo scorso gennaio diffuse il 20 marzo. I dati aggiornati indicano che nel primo mese del 2009, rispetto al dicembre 2008, la flessione della produzione è stata del 2,4% per Eurolandia (meno 3,5% il dato diffuso il 20 marzo) e del 2,3% per l'insieme dei 27 (meno 2,9% la prima stima). Scioperi anche a Montecarlo Anche Montecarlo può patire la crisi e mettersi in sciopero: così ieri alcune migliaia di lavoratori monegaschi sono scesi in piazza con i loro striscioni paralizzando la città per tutto il giorno. Bloccati anche i casinò, i caffè ed i grand hotel per protestare contro i tagli nell'occupazione e per ottenere condizioni di lavoro e stipendi migliori. «Paradiso per i lavoratori no, è solo una leggenda», sostiene Betty Tambuscio, presidente dell'Unione dei sindacati monegaschi che ha parlato di uno sciopero «storico, il più importante degli ultimi dieci anni». Clacson, sirene e fischi hanno risuonato lungo le vie della città e fino alla Place d'Armes, ai piedi della famosa rocca. C'erano almeno tra 1.500 e 3.500 persone, molte di più di altre, rare, manifestazioni simili. 17/04/2009 nascosto-->

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Padoa Schioppa soffia sul castello di carte dell'economia dalla corta veduta (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 17/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:cultura Padoa Schioppa soffia sul castello di carte dell'economia dalla corta veduta Alexis de Tocqueville era fermamente convinto che la rivoluzione francese non fosse scoppiata con la presa della Bastiglia ma che essa diede semplicemente forma visibile ad un processo iniziato molto tempo prima. La talpa della storia aveva scavato silenziosamente il terreno sotto i piedi della nobiltà e quando lo strato superficiale sprofondò emerse il nuovo mondo. Perciò chi avesse concentrato il suo sguardo nel 1789 e sugli anni immediatamente precedenti, non sarebbe stato in grado di cogliere né le cause né il significato degli eventi che stavano abbattendo l'ancien régime. La crisi che stiamo attraversando non ha la tragica grandiosità della rivoluzione francese, ma la lezione di Tocqueville non va trascurata. Chi sostiene, ad esempio, che l'attuale recessione ha le sue origini nella crisi dei subprime, coglie solo un aspetto - e forse nemmeno il più importante - dello sconquasso al quale stiamo assistendo. Per capire le cause della crisi e le lezioni possiamo ricavarne, è necessario avere uno sguardo più lungo. È questo il filo conduttore dell'ultimo libro di Tommaso Padoa-Schioppa, «La corta veduta. Conversazione con Beda Romano sul Grande Crollo della finanza», appena pubblicato dal Mulino. Della recessione economica e della crisi finanziaria hanno parlato in molti, ricorrendo spesso ad un linguaggio tecnico le cui sottigliezze sfuggono ai non addetti ai lavori. Tommaso Padoa-Schioppa, che ha alle spalle una lunga esperienza di banchiere centrale (prima alla Banca d'Italia poi alla Bce), di presidente della Consob e di ministro dell'Economia, non manca certo del raffinato bagaglio tecnico di cui fanno sfoggio gli economisti. Ma il suo obiettivo è un altro: da una parte rendere comprensibile quel che sta accadendo alla più vasta cerchia possibile di cittadini, dall'altra superare gli angusti confini dell'economia chiamando in causa la politica e la cultura che non hanno saputo andare al di là della «veduta corta» alimentando per ciò stesso la crisi. La visione che ha prevalso negli ultimi anni ha cancellato il tempo, ha trascurato il passato e il futuro, ha privilegiato il presente misurando il successo sui risultati immediati. Quando il castello di carte è crollato c'è stata, e non poteva essere altrimenti, una corsa affannosa per circoscrivere l'epidemia che però aveva già diffuso i suoi germi in tutto il mondo. Gli aiuti alle banche invase dai titoli tossici, alle persone che hanno perso il posto di lavoro, ai settori che rischiano di scomparire, dovranno inevitabilmente continuare. Ma ora è venuto il momento della riflessione. Non basta promettere, come è accaduto al G20 di Londra, la creazione di strumenti in grado di impedire il ripetersi di truffe gigantesche e di politiche irresponsabili. Occorre acquisire la consapevolezza che il mondo ha voltato pagina, e la conversazione di Padoa-Schioppa lo dimostra con una impressionante ricchezza di argomenti. «Stiamo vivendo la fase di emergenza di una svolta che muta il corso di molti anni davanti a noi - conclude l'autore -. L'emergenza impone decisioni rapide, ma la vera sfida per chi governa o pensa politicamente, come cittadino, sta nell'andare oltre la quotidianità e nel praticare lo sguardo lungo... In un'emergenza aumenta la densità del tempo: in ventiquattr'ore si condensano molti avvenimenti, i minuti diventano mesi e i metri diventano chilometri. È il momento in cui le circostanze ci fanno vedere un passato e un futuro lunghi. Col pensiero risaliamo nel tempo e ci proiettiamo più lontani nell'avvenire proprio perché entrambi si trovano concentrati nel presente. Ce ne dovremo ricordare e uscire da questa crisi con una memoria lunga del futuro, non solo con la giusta lezione del passato». E se ne dovrà ricordare la classe politica europea chiamata sul banco degli imputati per non aver saputo realizzare l'unità politica che era nel programma dei padri fondatori, lasciando con tutela insufficiente i cittadini e privando il pianeta del suo apporto alla soluzione della crisi. Giovanni Vigo

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Il collasso dei giornali (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

CARTA STAMPATA Dossier della Fieg: 100% di perdite, 30% in meno di utili nel 2008. Anche per i locali Il collasso dei giornali Bruno Perini Prima il crollo dell'economia di carta, con la più grave crisi finanziaria degli ultimi sessant'anni, poi, almeno così pare, il crollo dell'editoria di carta. A lanciare l'allarme è stata ieri la Fieg, che ha messo in campo numeri da brivido sullo stato di salute dell'editoria. Secondo la federazione degli editori il settore è «in una grave crisi industriale, che ne frena pesantemente lo sviluppo. Per il complesso delle società editrici di quotidiani nel 2008, quando la crisi ancora non aveva dispiegato i suoi terribili effetti, si è registrato un aumento delle perdite del 100% ed una contrazione degli utili del 30%». Il presidente della Fieg, Carlo Malinconico, ha lanciato il grido di dolore in occasione dell'assemblea degli editori. «È facile prevedere che i numeri peggioreranno ulteriormente nel 2009 - continua Malinconico - se solo consideriamo che gli investimenti pubblicitari sui quotidiani nei primi due mesi di quest'anno sono diminuiti in media del 25%, con punte anche del 60% in alcuni giornali locali. Per i periodici il quadro non è significativamente diverso. Gli andamenti trimestrali di alcuni dei principali gruppi editoriali italiani presentano, nel corso del 2008, un costante peggioramento dei conti economici, con un picco negativo nell'ultimo trimestre dell'anno». Dopo un primo trimestre «tutto sommato positivo», continua Malinconico, «con un fatturato in crescita del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2007, nei successivi trimestri si sono verificate flessioni (dell'1,4%, nel secondo; del 5,7%, nel terzo; del 9% nel quarto). In media il fatturato editoriale del 2008 ha fatto registrare un calo del 3,3% rispetto al 2007. La componente dei ricavi che ha mostrato segnali di maggiore debolezza è stata la pubblicità. La raccolta delle imprese editrici, positiva nel primo trimestre (+9%) ha accusato una battuta d'arresto nel secondo (-2,7% rispetto allo stesso periodo del 2007), che si è andata accentuando nel terzo (-6%) e nel quarto trimestre (-12,3%). La flessione media annua dei ricavi pubblicitari è stata del 3,8%». «I ricavi da diffusione delle copie, pur iniziando l'anno in flessione (-3% nel primo trimestre 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007) - continua il presidente della Fieg - avevano dato segnali di assestamento nel secondo trimestre con una attenuazione del trend discendente (-1,2%). Invece, nei due successivi trimestri il calo si è andato accentuando (-6% e -6,2% rispettivamente). La flessione media annua è stata del 2,8%. Il margine operativo lordo o Ebitda, che esprime il reddito che l'azienda è in grado di generare prima della remunerazione del capitale, delle imposte, delle svalutazioni e degli ammortamenti, ha fatto registrare una flessione del 48% del 2008 rispetto al 2007». «È evidente che il decremento dei ricavi e la rigidità dei costi industriali, determinando un assottigliamento dei margini industriali - continua Malinconico - incide negativamente sulle decisioni di investimento, in quanto incrina le possibilità di ritorno in termini di remunerazione del capitale investito». Anche la variazione dell'Ebit, infine sottolinea il presidente della Fieg, «è stata del 51,9%, con un decalage che nei quattro trimestri del 2008, confrontati con il 2007, si è andato accentuando: -53,4%, -26%, -80%, -72,2%». Cifre da paura che prevedibilmente avranno ripercussioni sul mercato del lavoro giornalistico ed editoriale. «Occorre dare atto alle parti, che si sono duramente confrontate, di avere affrontato tutti i temi sul tappeto con grande senso di responsabilità, contribuendo - ciascuna in modo determinante - all'andamento positivo della trattativa, con sacrifici spesso dolorosi». Il presidente della Fieg, Federazione italiana editori giornali, Carlo Malinconico, commenta così la sigla dello schema di contratto siglato nei giorni scorsi con la Fnsi. Il contratto, secondo il presidente della Fieg, «tiene conto delle esigenze di flessibilità organizzativa necessarie alle imprese per adeguarsi al mutato quadro operativo. Il contratto è uno strumento importante e necessario, ma non sufficiente per affrontare una crisi di così vaste dimensioni e di così stratificata natura. Occorrono mezzi di accompagnamento che solo il governo è in grado di precostituire - continua Malinconico - sia pure sulla base di strumenti condivisi dalle parti sociali. La positiva evoluzione della disciplina degli ammortizzatori sociali ha costituito una premessa indispensabile per il progresso nelle trattative per il rinnovo del contratto». La Fieg rivolge poi un appello a governo e Parlamento affinchè valutino «la crisi in tutta la sua gravità», in modo da «evitare, specie in questo contesto così difficile, misure che aggravino la situazione, come quelle su un'ulteriore e aggiuntiva responsabilità degli editori, di dare corso alle richieste prioritarie ed urgenti di rilancio del settore rappresentate da questa federazione». L'appello invita le autorità «a sostenere e premiare lo sforzo che le parti sociali hanno compiuto nella ricerca costruttiva di un nuovo modello di sviluppo, che pone al centro del sistema la tutela del lavoro, la dinamica dell'impresa, l'innovazione del Paese con ricadute significative anche in altri settori di attività». Foto: FOTO ATTILIO CRISTINI

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Sarkozy dà i voti ai colleghi E promuove solo Berlusconi (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 92 del 2009-04-17 pagina 17 Sarkozy dà i voti ai colleghi E promuove solo Berlusconi di Roberto Fabbri «Zapatero poco intelligente, Obama indeciso, Merkel costretta a copiarmi, Barroso irrilevante. Silvio invece è un vincente» Obama è ancora inesperto, Zapatero uno scopiazzatore delle sue idee, come del resto, almeno in qualche caso, la stessa Merkel. Nicolas Sarkozy parla a ruota libera, convinto che le sue parole non usciranno dalla ristretta cerchia entro cui sono state pronunciate, e ne ha un po' per tutti i grandi leader del mondo. Salva solo se stesso e, bontà sua, Silvio Berlusconi. È il quotidiano della sinistra chic francese Libération a pubblicare lo scoop, puntualmente oggetto di una smentita ufficiale, ma poco convincente, da parte dell'Eliseo. Il tutto scaturisce da una colazione di lavoro nella residenza presidenziale a Parigi. L'incontro con dodici deputati e dodici senatori doveva servire a fare il punto sulla crisi finanziaria internazionale, ma il clima rilassato ha indotto Sarkozy a qualche considerazione pungente sui suoi colleghi del club dei Numeri Uno. Al termine della riunione, evidentemente, qualcuno non ha resistito a raccontare alla stampa ciò che aveva ascoltato. Ed ecco che saltano fuori giudizi lusinghieri per il premier italiano («In democrazia conta essere rieletto e guardate Berlusconi, c'è riuscito tre volte») e taglienti per gli altri. Lo spagnolo Zapatero ne esce peggio di tutti. «Mi copia le idee, come quella sull'eliminazione della pubblicità dalle reti Tv pubbliche. Forse non è molto intelligente - infierisce Sarkozy -, ma io conosco persone che erano molto intelligenti e non sono arrivate al ballottaggio delle presidenziali», chiara allusione all'ex leader socialista Lionel Jospin. Parole agrodolci su Barack Obama. Il presidente americano, riconosce Sarkozy, «è uno spirito fine, molto intelligente, ma è stato eletto solo da due mesi e non ha mai gestito un ministero in vita sua. Su molte questioni non ha mai preso una posizione e non è sempre all'altezza in fatto di decisione e di efficienza». Una stoccatina anche alla Cancelliera tedesca Angela Merkel («Quando s'è resa conto dello stato delle sue banche e della sua industria dell'auto non ha potuto che fare come me») e una bella legnata al presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso («Totalmente assente dal G20») chiudono le indiscrezioni di Libération. Che notoriamente non sopporta Sarkozy e mette tutto sotto un titolo altrettanto impietoso: «Si crede il maestro del mondo». © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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fmi: recessione lunga, ripresa lenta (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

A preoccupare il Fondo monetario è la sincronizzazione della crisi a livello globale Fmi: «Recessione lunga, ripresa lenta» WASHINGTON. «L'attuale recessione sarà insolitamente lunga e severa, e la ripresa lenta». Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), in uno dei capitoli analitici del World Economic Outlook che sarà diffuso la prossima settimana. «Recessioni associate a crisi finanziarie tendono a essere severe. La ripresa da queste recessioni è solitamente lenta. Se queste recessioni - spiega il Fmi - sono sincronizzate a livello globale tendono a essere ancora più lunghe e seguite da riprese ancora più deboli». «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga - afferma ancora il Fmi -. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media». «Esclusa l'attuale recessione» dal 1960 «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992. Solitamente le recessioni sono brevi e le riprese sostenute: in generale una recessione dura un anno, con un'espansione che si protrae per più di cinque anni», sottolinea il Fmi, precisando comunque come «le crisi finanziarie seguono generalmente da periodi di aumento del credito e dei prezzi degli asset. Le riprese economiche da tali recessioni sono solitamente frenate dalla debolezza della domanda privata e di credito, riflettendo in parte la tendenza delle famiglie ad aumentare il tasso di risparmio così da raddrizzare i propri bilanci». «Le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione. Le successive riprese sono di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo delle importazioni Usa ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale».

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il fmi: la recessione sarà pesante e duratura (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 7 - Economia Il Fmi: la recessione sarà pesante e duratura IL RAPPORTO WASHINGTON. La crisi economica in corso «è altamente sincronizzata» a livello globale ed è accompagnata da «una grave crisi finanziaria», un mix visto molto raramente nel dopoguerra e, per queste ragioni, la recessione «sarà insolitamente pesante e duratura» e seguita da una ripresa «lenta e debole». Lo dice l'Fmi nel rapporto che sarà presentato a Washington il 22 aprile. Per risolvere l'attuale recessione globale «saranno necessarie azioni coordinate a livello monetario, di bilancio e finanziario» con misure fiscali e monetarie «aggressive» per sostenere la domanda aggregata nel breve termine.

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"ora andrò alla scoperta delle radici del piemonte" - elio bussolino (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XVIII - Torino Il pubblico La tradizione "Ora andrò alla scoperta delle radici del Piemonte" Il rapporto che riesco a creare con gli spettatori è sempre fondamentale per la riuscita del concerto Quella torinese la conosco poco. Ma so che è assai ricca: cerco chi possa guidarmi La Di Marco presenta stasera il nuovo lavoro sul palco del Folkclub ELIO BUSSOLINO Il titolo del suo nuovo disco, "Donna Ginevra", lascia trasparire un rispettoso omaggio alla sua stessa autrice ed è proprio da quello che inizia il nostro incontro con Ginevra Di Marco, voce cristallina e dalla forte carica emotiva che, dai trascorsi nei Csi e Gpr, è da qualche tempo approdata alla musica popolare per antonomasia. Chi l´ha suggerito, dunque? «La gente ai miei concerti. E´ capitato moltissime volte che il pubblico mi salutasse con questo appellativo, forse perché il mio nome rimanda a tempi remoti. E io me lo sono tenuto molto volentieri, come un regalo. E cerco di portarmelo con onore». Il disco ha tutta l´aria di essere invece un succinto atlante di musica popolare: è corretto leggerne il programma in questa chiave? «In effetti si tratta del proseguimento dell´album del 2006, il mio primo tuffo nella musica tradizionale di varie regioni del mondo. Sentivo l´esigenza di soffermarmi ancora in quel vasto campo che è la musica folk, di approfondire le tradizioni che mi avevano emozionato e impressionato di più. Il mio è un viaggio ancora in corso e la meta è la nostra memoria collettiva. A me piace rivitalizzare e rimettere in circolo ciò che contiene in sé significati importanti, grandi valori e messaggi» "Il crack delle banche", la canzone di fine Ottocento sullo scandalo della Banca di Roma, è forse stata ripresa sull´onda dell´attuale crisi finanziaria internazionale? «Anche questo è stato un caso: l´ho scoperta solo di recente e non ho potuto fare a meno di pensare quanto fosse pertinente ai tempi che stiamo correndo. Leggendo il testo, ci si rende conto anzi che i momenti, la società, le mode, possono anche cambiare, ma gli uomini al potere rimangono fatti sempre della stessa pasta.» Da "Li´ffigliole" e "M´aggia curà" fino a "Terra mia" di Pino Daniele, si direbbe che lei nutra una passione viscerale per la musica campana antica e moderna. Come lo spiega? «La Campania è una regione che amo in modo particolare, ho parenti meridionali, della Basilicata per la precisione, ed io frequento quelle regioni fin da quando ero molto piccola. La considero la mia seconda regione e in questo disco ho voluto per l´appunto soffermarmi sulle due regioni nelle quali affondano le mie radici, la Toscana e la Campania, per l´appunto» Da piemontesi dobbiamo viceversa lamentare l´assenza totale di musiche della nostra regione dal suo disco: come mai? «Ahimè sì, purtroppo la conosco molto poco, ma intendo colmare questa lacuna al più presto. Mi auguro che qualcuno possa guidarmi suggerendomi per esempio da dove cominciare." Che cosa sa invece del Folkclub e che taglio intende dare al suo concerto stasera? «Ci sono già stata una volta e ricordo un luogo molto intimo che sicuramente richiederà qualche revisione nella mia scaletta. Lo spettacolo si svolge in due tempi, uno dai toni molto delicati e rarefatti, l´altro con più ritmo ed energia. A miscelare in maniera ottimale il tutto provvederanno gli umori del pubblico»

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Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie Commenti ( 6 ) » (4 votes, average: 3.5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 41 ) » (5 votes, average: 4.2 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (8 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (5 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (18 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (342) Ultime discussioni dante: Ma voi cattolici tradizionalisti papalini non potete farvi le paranoie fra di voi farvi le vostre leggi anche... Paolo: A LDCaterina63: mi vengono i brividi a leggere i tuoi commenti. i tg nazionali delle reti pubbliche, in... peccatore: Interessante lo slittamento. C'è una crisi di portata storica e -temo- il cui impatto è... Quixote: Caro Mauro se tu tendi un elastico e lo rilasci l'elastico riassume lo stato precedente ma nessuno può... Luisa: Lidia mi ha preceduta. Non guardo mai Annozero, conosco questa emissione unicamente per le polemiche che... 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Generali: Perissinotto, si discute per il controllo della russa Ingosstrakh (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Generali: Perissinotto, si discute per il controllo della russa Ingosstrakh (17 Aprile 2009 - 08:15) MILANO (Finanza.com) - “Stiamo discutendo: se raggiungiamo un'intesa si va avanti, altrimenti si continua così”. È quanto ha sottolineato Giovanni Perissinotto, amministratore delegato di Generali, circa l'interesse nei confronti della società russa Ingosstrakh, controllata dal magnate Oleg Deripaka, che naviga in cattive a causa della crisi finanziaria. E aggiunge: “Si vedrà. Con il nostro 38% siamo soci importanti di Ingosstrakh insieme ai nostri partner”. Per quanto riguarda gli Stati Uniti Perissinotto non ha escluso un interesse per operazioni specifiche, con piccole acquisizioni di nicchia. (Riproduzione riservata)

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E' Londra il regno dei bamboccioni (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

LONDRA È la rivincita dei bamboccioni. Biasimati in patria e derisi all’estero, prototipo dell’eterna adolescenza italica incapace di emanciparsi dalla sottana materna, gli over-30 non casa-muniti si prendono la rivincita sul resto del mondo. La crisi finanziaria, infatti, ha spazzato via le illusioni di molti paesi svelando che il fenomeno dei figli «ospiti» dei genitori fino a tarda età, noto come «bamboccionismo» dal giorno in cui l’ex ministro Padoa Schioppa bollò così i ragazzi che non se ne vogliono andare , non risparmia nessuno. A cominciare dalla Gran Bretagna, vessillo della prole indipendente, dove in meno di un anno il numero di coloro che restano a vivere con mamma e papà almeno fino alla 34ª candelina è cresciuto fino a raggiungere il 29% della popolazione. L'ultimo Social Trend, il rapporto annuale dell'ufficio nazionale britannico per le statistiche (Ons), fotografa una nazione assai più «continentale» del previsto, dove luci e ombre si confondono come nel resto dell'amata-odiata Europa. Così, se 7 dimore su 10 dispongono del computer e quasi altrettante sono internettizzate al 100%, gli abitanti, sebbene iper-high tech, muoiono con la bottiglia di birra in mano due volte tanto quanto avveniva solo 10 anni fa. E' la famiglia anglosassone del 2009, più che la difficile condizione economica del paese, a rivelare le maggiori sorprese. Calano i matrimoni, che nel 2006 hanno raggiunto quota 237 mila, il picco più basso dal 1895. Aumentano i single, oggi il 12% del totale. Le mamme con meno di 25 anni non sposate doppiano quelle con la fede al dito e 1,66 milioni di bambini crescono al di fuori del matrimonio. I nonni pensionati, nuovo fantasma che si aggira per l'Europa, superano per la prima volta i nipotini incalzati anche dai compagnucci stranieri. Ma soprattutto, udite udite, il regno di Sua Maestà apre le porte ai bamboccioni, la «Stay-at-home generation» caricaturata come iperbole comica vagamente esotica dalla soap televisiva Sorry esce per la prima volta dal piccolo schermo e si piazza comodamente in salotto. «Fino a gennaio facevo il grafico, quando mi hanno licenziato sono stato costretto a tornare dai miei», racconta Peter Richards, 33 anni. Con lo stipendio di 1700 sterline (1900 euro) riusciva a dividere con tre amici un appartamento a Brixton, periferia sud di Londra. Seicento sterline a testa, il prezzo della libertà. E' la prima volta che ci rinuncia dai tempi del college: «Mi sembra di aver sempre vissuto solo, fatico molto a riabituarmi agli orari della famiglia». Come lui, lo scorso anno, un milione e 800 mila coetanei e coetanee hanno ritardato il rito d'ingresso nell'età adulta, 300 mila in più rispetto ai fratelli maggiori in fuga dal nido 7 o 8 stagioni fa. «In Italia la tradizione dei figli che restano a lungo a casa dei genitori è indubbiamente più radicata che in nord Europa o nel Regno Unito. Ma la crisi, questo tipo di crisi, rende i paesi molto più simili», osserva Vincent Boland, corrispondente del quotidiano Financial Times a Milano. A Londra come a Roma o nella Parigi di Tanguy il maturo protagonista dell'omonimo film francese del 2001 disposto a tutto, fuorchè ad abbandonare il tetto paterno, l'autonomia finanziaria è bella finché dura. E nella Gran Bretagna gloomy da tre milioni di disoccupati il tempo sembra scaduto. Secondo uno studio della Mintel pubblicato dal «Daily Mail», tre quarti dei britannici hanno cominciato a risparmiare sull'abbigliamento, mentre due terzi si sono rassegnati a fare a meno del ristorante. La magione è un bene irrinunciabile, ma con i listini cresciuti sette volte il valore degli stipendi non è difficile capire perchè un terzo dei giovani uomini e un quinto delle giovani donne d'età compresa tra i 20 e i 34 anni abbia riportato libri e valige nella cameretta con i poster di quand'era adolescente. L'individuo muta con la società, osservano gli analisti dell'Ons: «C'è stata anche una riduzione del gap generazionale che ha cambiato i rapporti tra genitori e figli. Questo rende più facile convivere sotto lo stesso tetto in età adulta». Sarà. Che lo accettino di buon grado o meno, gli inglesi fanno un passo indietro. L'Italia, vista da qui, appare un po' meno strana.

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Russia: 26 nuovi reattori nucleari (sezione: crisi)

( da "Energy Saving" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

« Indice generale --> Russia: 26 nuovi reattori nucleari Data di pubblicazione: 17/04/2009 Putin ha confermato il programma del suo governo che prevede la costruzione di 26 centrali nucleari entro il 2030. Nel 2007 aveva siglato un accordo con l’Australia per l’acquisto dell’uranio necessario per alimentare i nuovi reattori previsti nei prossimi 15-20 anni. Secondo il premier russo in molti paesi sviluppati la quota dell’energia nucleare ha già superato il 30% nel volume complessivo della produzione dell’energia elettrica e la Russia deve raggiungerli. Così, nonostante la crisi finanziaria globale, in Russia l'energia nucleare dovrà raggiungere 25-30% dell’energia totale, contro i 16% attuali. Secondo Putin bisogna pensare oltre e non fermarsi all’attuale calo dei consumi energetici dovuti alla recessione perché entro il 2012 i ritmi di consumo e insieme il fabbisogno di energia elettrica aumenteranno di nuovo. Autore/Fonte: ( - The voice of Russia)

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(sezione: crisi)

( da "Arena.it, L'" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Cattolica recupera efficienza» ASSICURAZIONI. I vertici della società (l'ad Mazzucchelli e il presidente Bedoni) hanno commentato i conti 2008 in un convegno organizzato dall'associazione Asscat E Giacomo Vaciago: «Il modello cooperativo può diventare un correttivo degli eccessi finanziari» 17/04/2009 rss e-mail print Da sinistra: Bissaro, Mazzucchelli, Bedoni e Vaciago FOTO MARCHIORI «Il momento è difficile, ma le grandi operazioni di recupero dell'efficienza finanziaria e operativa consentono di guardare con ottimismo al 2009». Parole serene, quelle del direttore generale di Cattolica, Giovan Battista Mazzucchelli, intervenuto ieri all'auditorium Bisoffi in occasione dell'annuale incontro dell'Asscat, l'associazione che raggruppa circa 300 soci del gruppo assicurativo. Numerosi sono i motivi di ottimismo del top management di Cattolica. «Nonostante tutto siamo riusciti a rispettare la grande parte dei punti fermi del piano industriale del gennaio 2008, che pure non prevedeva quanto accaduto negli ultimi dodici mesi», ha proseguito. «Ad iniziare dal netto miglioramento del combined ratio, l'indicatore per eccellenza della performance tecnica dei rami danni delle compagnie. Nel 2008 è sceso dal 105,7% del 2007 al 99,1%. Significa aver speso 99 per guadagnare 100. È un dato che pone Cattolica in testa rispetto alle performance di tutti i diretti competitor che hanno indici in peggioramento. I dati del 2008 confermano poi la forte solidità patrimoniale e l'elevato margine di solvibilità del gruppo. Infine, il rapporto tra sinistri a premi è in netto miglioramento, Migliora anche quello del ramo auto dal 83,5% al 78,9%». Per Mazzucchelli non mancano però i punti di debolezza. Tra questi il notevole assestamento della raccolta premi del settore auto (-10%), dovuta ad una «necessaria pulizia di portafoglio in aree geografiche critiche e alla grande competizione sulle tariffe praticate da compagnie concorrenti che hanno venduto addirittura sottocosto». Il numero degli assicurati è sceso qui dal milione e 920 mila del settembre 2006 al milione e 700 mila dello scorso febbraio, pur con una tendenza alla risalita evidenziata negli ultimi due mesi. Per il presidente Paolo Bedoni «il bilancio comunque in utile di oltre 20 milioni acquista ancor più valore se consideriamo la totale assenza di aiuti o agevolazioni di qualsiasi tipo. Alle ombre finanziarie si contrappone la luce del recupero di efficienza. In più la scelta di non distribuire il dividendo ma di assegnare azioni gratuite ai soci va nella direzione della tutela della solidità del gruppo e a sostegno del processo di crescita, anche del valore del titolo (che ieri ha chiuso alle soglie dei 23 euro segnando un +6,5%, ndr)». All'incontro ha preso parte anche Giacomo Vaciago, ordinario di politica economica all'Università Cattolica e noto editorialista. Dopo aver ricostruito le tappe di una crisi finanziaria e industriale «tanto grave perché a lungo trascurata e tamponata solo a disastro avvenuto», Vaciago ha invitato alla riscoperta del sistema cooperativo come correttivo degli eccessi finanziari nonché come modello competitivo per l'intero sistema Paese. AL.AZ.

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Borse Arabe riunite a Casablanca (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Mediterraneo Marocco Borse Arabe riunite a Casablanca E' dedicata alla crisi finanziaria mondiale, alle sue ripercussioni sui mercati del mondo arabo, alla ricerca di soluzioni per evitarle, la 32esima riunione annuale dell'Unione delle Borse Arabe che si è aperta a Casablanca, capitale economica del Marocco. Creata nel 1978 per consolidare e sviluppare i rapporti di cooperazione e coordinamento tra le istituzioni economiche dei paesi della regione e per incoraggiare gli investimenti interarabi, l'Uba riunisce attualmente i responsabili delle borse di 15 paesi e di otto autorità di controllo, oltre a 25 membri affiliati. Le borse arabe, secondo il segretario generale dell'Uba Fadi Khalaf, hanno perso circa 600 miliardi di dollari dall'inizio del 2008. Le piazze finanziarie arabe sono state direttamente colpite dal calo dei prezzi del petrolio, ha spiegato, indicando che gli indici borsistici che sono scesi del 5,15 per cento in rapporto alla media mondiale, non sono calati piu' della media registrata nei paesi emergenti.L'Unione delle Borse Arabe, che ha sede a Beirut, ha anche lo scopo di facilitare lo scambio e l'assistenza tecnica tra i paesi membri, di contribuire all'unificazione delle leggi e di promuovere e diversificare l'investimento nelle borse arabe. del 17-04-2009 num.

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Fmi: La recessione attuale sarà lunga e pesante. Ripresa lenta (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Borsa & Mercati mondo Fmi: La recessione attuale sarà lunga e pesante. Ripresa lenta La recessione in atto a livello globale probabilmente sarà lunga e pesante, mentre la ripresa sarà lenta, tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo monetario internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale, è più difficile da superare perché è complesso rilanciare la domanda. Il Fondo sottolinea che l'attuale recessione, che unisce una crisi finanziaria nel cuore degli Stati Uniti a una frenata economica a livello globale, non ha eguali nella storia. Nel documento si legge che le politiche anti-cicliche possono aiutare ad accorciare i tempi della recessione, ma l'impatto di questi interventi è limitato in presenza di una crisi finanziaria. Le politiche di stimolo fiscale possono essere particolarmente efficaci, ma risultano inadeguate per gli Stati con elevati livelli di indebitamento. Le ultime stime del Fmi prevedono una frenata dell'economia mondiale dello 0,5-1 per cento nel 2009, il peggior risultato dalla Grande Depressione. Il Fondo, infine, sostiene che è indispensabile ricreare la fiducia nel settore finanziario per rendere efficaci le politiche economiche. del 17-04-2009 num.

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il piano anti-crisi della regione pioggia di soldi per gli enti inutili - emanuele lauria (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina II - Palermo Il piano anti-crisi della Regione pioggia di soldi per gli enti inutili Palazzo d´Orleans chiede nuovi mutui per 800 milioni Aiuti alle università che assumeranno ricercatori. Fondi anche a radio e tv tassisti, Esa e Fiera EMANUELE LAURIA Contributi a radio e tv private, sussidi per i tassisti, finanziamenti alla Fiera del Mediterraneo sull´orlo del fallimento o all´Ente sviluppo agricolo soppresso solo sulla carta. Così le misure anticrisi del governo regionale si sono trasformate in una legge omnibus. Eccolo, il provvedimento presentato all´Ars: 73 articoli scritti per favorire «la ripresa economica e lo sviluppo». E nel testo ci sono gli interventi annunciati dal governatore Lombardo e dall´assessore al Bilancio Michele Cimino: il fondo per il microcredito, l´attivazione dei cantieri di lavoro, le anticipazioni ai Comuni in crisi finanziaria che si «sdebiteranno» attraverso la vendita dei propri immobili. E nel pacchetto viene inserita anche la norma che prevede la liquidazione e il commissariamento degli Ato rifiuti in perdita (ovvero quasi tutti). Sono queste, le misure cui viene data priorità e che si tenterà di inserire nella Finanziaria che dovrebbe essere approvata entro fine mese. Ma è ben più vasto, il disegno di legge di Lombardo. E le norme che non finiranno nella Finanziaria, secondo i piani del governo, dovrebbero andare in aula già a maggio. Alla vigilia delle Europee. C´è la proroga delle cambiali agrarie e i contributi a tasso agevolato alle piccole e medie imprese di questo settore. E, insieme, trenta milioni in più per il fondo di rotazione dell´Esa, un ente di cui la giunta ha disposto la soppressione a ottobre. Da un carrozzone a un altro: ecco il contributo di un milione di euro per la Fiera del Mediterraneo (cui si aggiungono 350 mila euro per la Fiera di Messina). E il governo a guida autonomista mette su carta anche l´obbligo, per chi gestisce mense e servizi di ristorazione pubblica, di utilizzare almeno il 50 per cento di prodotti agricoli siciliani. La Regione, peraltro, si impegna a sponsorizzare ristoranti e alberghi che facciano uso di almeno il 30 per cento delle primizie dell´Isola. Un articolo prevede la costituzione di un fondo unico per le agevolazioni alle imprese, mettendo insieme quelli di Ircac, Crias e Irfis. E la creazione di un fondo di quiescenza regionale, cui la Regione dovrebbe versare 800 milioni in dieci anni «anche con conferimento di beni mmobili». «Una spesa fuori da ogni canone - dice Franco Piro, responsabile delle politiche economiche del Pd siciliano - che si sarebbe potuta evitare applicando la legge del 2002 che prevedeva la costituzione di un fondo a gestione separata presso l´Inpdap». Non mancano, nelle pieghe della legge, gli incentivi per il recupero degli immobili nei centri storici. Non mancano i contributi alla radiodiffusione (cinque milioni di euro) e ai tassisti: tre milioni 900 mila euro destinati a rifinanziare una legge del 2005 che prevede un sussidio da 1.238 euro l´anno per ogni titolare di licenza. E non manca, ancora, la previsione di un aumento «fino al dieci per cento» delle indennità dei componenti di uffici e commissioni elettorali. Fino all´ampio capitolo del personale. Proroghe triennali dei contratti che, a fine 2008, erano stati prolungati per tre mesi: a beneficiarne i 1.850 operatori degli sportelli di orientamento professionale, i 225 precari dell´agenzia per i rifiuti, i 93 fra «Via Vas», «Pon-Atas» e «Pai» in servizio all´assessorato al Territorio. Rapporti di lavoro prorogati anche per i quasi duemila dipendenti dei consorzi di bonifica, mentre per i 70 precari provenienti dai ruoli di Italter e Sirap è prevista l´assunzione anche in sovrannumero. E il governo lancia anche un sostegno della Regione (attraverso finanziamenti per quattro anni) di nuove assunzioni di ricercatori che saranno fatte dalle università siciliane. Nel bilancio ci sono 100 milioni, a destinazione vincolata, proprio per le misure anticrisi che, a questo punto, secondo il capogruppo del Pd Antonello Cracolici, «rischiano di tramutarsi in un gigantesco spot elettorale: in questo modo Lombardo vuole risolvere la propria, di crisi». Tutto ciò potrebbe tramutarsi in un libro dei sogni, senza i trasferimenti statali del fondo Fas (oltre 4 miliardi) da mesi reclamati a gran voce da Lombardo e non ancora erogati dal Cipe. Il governo è corso ai ripari, in attesa che da Roma arrivi il via libera promesso da Berlusconi. E ha presentato in commissione Bilancio un emendamento che prevede, a sorpresa, un nuovo mutuo da 320 milioni. Cimino ha annunciato anche che, se servirà, sarà attivato un vecchio mutuo da 480 milioni, che era stato chiesto un paio d´anni fa da Cuffaro. E fra le entrate sono finiti un miliardo 200 milioni di avanzi d´amministrazione. «Tutti provvedimenti proposti in via prudenziale, che ritireremo quando arriverà la presa d´atto del Cipe ai fondi Fas», dice l´assessore al Bilancio. Secondo Cracolici, sono semplicemente mosse di «un esecutivo alla canna del gas».

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fmi: recessione dura, la ripresa sarà lenta - elena polidori (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 26 - Economia Fmi: recessione dura, la ripresa sarà lenta Il Pil cinese frena al 6,1%. Ma negli Usa calano i sussidi alla disoccupazione In Europa calo della produzione L´Istat conferma la frenata dei prezzi in Italia all´1,2% ELENA POLIDORI ROMA - Ancora luci e ombre sull´economia. La recessione è «lunga, severa» e «altamente sincronizzata». La ripresa sarà «lenta e debole» spiega il Fondo monetario internazionale nelle sue ultime previsioni. Dominique Strauss-Kahn, responsabile del Fmi, prevede che il 2009 sarà «un anno terribile» e che l´economia inizierà a risorgere nel 2010 «ma dipenderà dalle politiche che vengono adottate oggi». Secondo gli esperti Fmi dal dopoguerra s´è visto raramente un mix tanto micidiale fatto da crisi economica e crisi finanziaria. E proprio per questo, le previsioni vanno prese «con estrema cautela», sapendo che la ripresa partirà dalle economie avanzate e che per rivedere i livelli produttivi ante-crisi «serviranno almeno tre anni e mezzo». Per accelerare i tempi è essenziale il ripristino della fiducia insieme ad azioni coordinate di politica monetaria e fiscale. Il Fmi fornirà la prossima settima, durante le riunioni di Washington, i numeri che confermano queste tesi. Ai timori del Fondo si aggiungono le stime che arrivano dalla Cina dove il Pil del primo trimestre, confermando le indiscrezioni della vigilia, cresce «solo» del 6,1% su base annuale, contro il 6,8% degli ultimi tre mesi dello scorso anno e il 10,6% dello stesso periodo del 2008. E´ il peggiore risultato dal 1992, subito minimizzato dal premier Wen Jabao: «La salute dell´economia è migliore del previsto». Rallenta anche la produzione industriale (5,1% nel trimestre contro il 16,4 dei primi tre mesi 2008) e scende, ma meno delle attese, l´indice dei prezzi al consumo di marzo (-1,2% annuo). Tra le ombre, si aggiunge la performance della produzione industriale nei 16 paesi di Eurolandia: - 2,3% a febbraio su gennaio, -18,4% su base annua. Non accadeva dal 1990. In questo contesto, Eurostat segnala che l´Italia registra nel mese un meno 3,5%, collocandosi dietro a Lituania, ed Estonia ma davanti alla Germania (- 3,2%). Eurostat conferma anche il calo record dell´inflazione, scesa a marzo allo 0,6%, così come l´Istat conferma il dato italiano dell´1,2%. Accanto alle ombre, ci sono però diverse luci. Per esempio quella che viene dai sussidi settimanali di disoccupazione negli Usa che, a sorpresa e contro le attese degli analisti, scendono di 53 mila unità, fino a 610 mila. Va detto però che a livello continuativo queste richieste hanno ormai superato quota 6 milioni. O anche gli spiragli di speranza che si colgono nelle parole del responsabile della Federal Reserve di Atlanta, Dennis Lockhart secondo cui l´economia americana è ancora «molto debole» ma diversi segnali «incoraggianti» fanno presumere che la recessione «lascerà il posto ad una timida ripresa già nel terzo trimestre», ovvero durante l´estate. Inaspettatamente ad aprile migliora anche il cosiddetto indice di Filadelfia della Fed: c´è sempre il segno meno davanti al dato (-24,4 punti) ma a marzo era peggiore (-35). In pratica si sta verificando quello che il governatore della Banca d´Italia definisce «un rallentamento della velocità di peggioramento» della crisi. Anche Mario Draghi sarà a Washington la prossima settimana per presentare l´ultimo report del suo Financial Stability Board, l´organismo anti-crisi recentemente rinforzato dal G20 di Londra.

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gli aerei a terra e l'industria rischia la paralisi (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 30 - Economia Global market Gli aerei a terra e l´industria rischia la paralisi è improbabile che i criteri di adesione all´euro vengano allentati in risposta alla crisi finanziaria e per facilitare l´accesso dei Paesi della nuova Europa in difficoltà Tempi durissimi per le compagnie aeree. Il numero di aerei che le compagnie decidono di lasciare negli hangar, perché la gente vola meno, è raddoppiato, fra la fine del 2007 e la fine di marzo del 2009: da 140 alla cifra record di 273. Neanche dopo l´11 settembre c´era stato uno scarto di queste proporzioni. Dal 2000, nei su e giù del traffico aereo, il numero di aerei fermi ha sempre oscillato fra un minimo di 120 e un massimo di 200. I dati, raccolti da Bloomberg, indicano che il futuro immediato è assai scuro sia per la Boeing che per Airbus, come per i grandi costruttori di motori, a cominciare da Rolls-Royce. Ma che anche il tradizionale modello di business delle linee low cost è a rischio: sia Ryanair che Southwest, ad esempio, hanno appena annunciato il loro terzo consecutivo bilancio trimestrale in rosso. Le low cost abitualmente vendono i loro vecchi aerei per comprarne di nuovi più efficienti ed economici. Ma, adesso, anche il mercato degli aerei di seconda mano è paralizzato. Maurizio Ricci [lacrime italiane] Le lacrime da coccodrillo sono un classico della finanza italiana. E il copione va oggi in replica, fedele a se stesso, sulla cessione della Borsa Italiana al London Stock Exchange. La pattuglia dei nostalgici con il pallino del mercato tricolore ormai in mano alla City, si sta ingrossando. E c´è persino chi vuole far rinascere una nuova Piazza Affari spa. Peccato che all´epoca della fusione con Londra, le banche italiane avessero in portafoglio una bella quota dell´Lse che (in teoria e con un minimo di coordinamento) avrebbe potuto far alzare il tricolore direttamente sul mercato inglese. Ma, come è quasi sempre successo, il sistema paese non ha funzionato: le banche hanno monetizzato i loro guadagni. E oggi non rimane che piangere sul latte versato. Ettore Livini

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Cala il prezzo degli immobili anche nei centri urbani (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Cala il prezzo degli immobili anche nei centri urbani IMMOBILIARE, clicca qui per leggere la rassegna di Pierpaolo Molinengo , 17.04.2009 13:22 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! E' arrivato il momento giusto per acquistare casa. In Italia, come altrove, si accusano i colpi della crisi finanziaria e calano i prezzi delle case. Secondo un’analisi svolta da GoHome.it, basata sull’osservazione di più di 3.000.000 immobili, nel 2009 prezzi del mercato immobiliare italiano sono scesi, superando in alcuni casi anche il 40%: si tratta naturalmente di occasioni da valutare singolarmente, ma che sono indicative del momento attuale di mercato. La percentuale varia a seconda dell’area geografica, come si nota nella tabella qui sotto, relativa alle principali città italiane. Significativa è l’inversione di tendenza della discesa dei prezzi degli appartamenti rilevata dall'Osservatorio di GoHome.it che registra nel mese di marzo una flessione più marcata in città rispetto alle aree suburbane. La diminuzione dei prezzi del mercato immobiliare rilevata negli ultimi mesi dall'Osservatorio risulta comunque inferiore e meno soggetta a crolli repentini rispetto al mercato azionario: per questo l’investimento immobiliare risulta essere ancora quello migliore nel lungo periodo e ritenuto più conveniente da molti. Secondo Marco Cremonesi, Country Manager di GoHome.it, il motore di ricerca dedicato esclusivamente al settore immobiliare e definito il “Google per trovare casa”, «le buone occasioni non mancano e saranno probabilmente ancora più frequenti nei prossimi mesi dell'anno: bisogna però saperle riconoscere». GoHome.it ha approntato una nuova funzione proprio per permettere agli utenti di scoprire quali immobili hanno subito una variazione di prezzo: inserendo nella stringa di ricerca la chiave “riduzione prezzo” o “scontato” si ha la possibilità di trovare a colpo sicuro gli immobili che hanno subito una variazione verso il basso, ad esempio scrivendo “appartamenti a Milano scontati” si avrà una lista segue pagina >>

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GLI INDICATORI SUL PIL, SULLA PERCENTUALE DEGLI OCCUPATI, SULLE RICHIESTE DI CIG E SUL LIVELLO... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Caserta)" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Gli indicatori sul Pil, sulla percentuale degli occupati, sulle richieste di cig e sul livello della qualità della vita sono peggiorati. La Campania deve reagire, deve riprendersi puntando sulle attività produttive e non sugli aiuti». Pietro Cerrito, segretario generale della Cisl Campania, il suo grido d'allarme lo lancerà questa mattina in occasione del decimo congresso regionale. Qual è il messaggio? «Bisogna uscire dalle secche in cui ci si è infilati. La gestione dei fondi strutturali è stata pessima. Non ha consentito di fare il salto di qualità. E questo discorso non risparmia nessuno degli ultimi governatori della Regione. La gente se ne va, se ne vanno anche i giovani, le fabbriche chiudono, cala l'occupazione nel settore privato e anche nella pubblica amministrazione. Cresce solo il numero degli occupati nel settore della distribuzione ma lì va considerato che ci sono anche molti contratti part-time». Un'accusa forte... «Certe cose le abbiamo denunciate tempo fa ma nessuno ci ha dato ascolto. In Campania non è stata mai fatta una politica industriale. Anche settori tradizionali stanno perdendo presenze. Oggi l'Unione Europea, in merito alla gestione dei fondi, ci dà praticamente ragione. Le risorse sono state disperse in mille rivoli e non hanno portato a nulla. L'allarme produttivo diventa anche allarme sociale». Qual è la ricetta per superare la crisi? «La crisi finanziaria è arrivata con il malato in coma profondo per cui la situazione è ancora più grave. Bisogna ripartire con un approccio diverso. Lo vuole la gente, lo vogliono i lavoratori. Non è un caso che in dieci anni c'è stato un incremento di cinquantaduemila iscritti. La nostra politica di apertura ai problemi ci sta premiando». Alla classe politica cosa dirà in occasione della tavola rotonda? «Che deve esserci un approccio bipartisan ai problemi del Mezzogiorno. La qualità, la quantità e l'efficacia della spesa non devono essere argomenti di battaglia politica ma punti di confronto vero». A maggio dovrebbe entrare nella squadra di Bonanni. Conferma l'indiscrezione? «Così dicono. Sarei soddisfatto soprattutto per il nostro sindacato regionale». and.ferr.

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Sarkozy a ruota libera sui capi di governo (sezione: crisi)

( da "Corriere Adriatico" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sarkozy a ruota libera sui capi di governo Parigi A ruota libera Nicolas Sarkozy, con giudizi sui suoi colleghi capi di governo - da Obama a Zapatero, da Merkel a Berlusconi - una infinità di frasi cominciate con "io", e una conclusione, sintetizzata così da Liberation: "Sarkozy si vede come padrone del mondo". L'Eliseo ha smentito "formalmente" quelle frasi ma il quotidiano le ha confermate, parlando di "diverse fonti". Sarkozy le avrebbe pronunciatedurante un pranzo all'Eliseo con i parlamentari di una commissione sulla crisi finanziaria internazionale: 24 fra deputati e senatori di tutti i partiti. E qualcuno di loro ha parlato con Libè: "Era un Nicolas Sarkozy al 200%, cioè stranamente vicino alla sua caricatura", ha raccontato uno degli invitati. Dall'antipasto al dolce, da pomodori e mozzarella fino alla mousse alla frutta e al cioccolato, Sarkozy ne ha avute per tutti. Barack Obama? "Molto intelligente e carismatico, ma è eletto solo da due mesi. Su un certo numero di cose non ha una posizione". Josè Manuel Barroso? "Totalmente assente dal G20". Angela Merkel? "Quando si è resa conto dello stato delle sue banche e della sua industria automobilistica si è unita alle mie posizioni". Infine la citazione del presidente del consiglio italiano: "L' importante in una democrazia è essere rieletto. Guardate Berlusconi, è stato rieletto tre volte".

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La recessione sarà lunga e severa, la ripresa lenta (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

«La recessione sarà lunga e severa, la ripresa lenta» Investimenti: Obama dà il via al piano da 8 miliardi di dollari per l'alta velocità ferroviaria negli Stati Uniti Venerdì 17 Aprile 2009, Washington La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. «Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo» spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. «Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media», afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione». In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard - «questa recessione ha caratteristiche uniche». Le successive riprese sono «di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale». Per capire comunque quanto durerà una recessione bisogna determinare il momento in cui è partita paese per paese: negli Usa ha avuto inizio - spiega Marco E. Terrones dell'ufficio studi del Fondo - nel giugno 2008. Il Fondo invita alla cautela nel valutare le previsioni, in quanto «esclusa l'attuale recessione» dal 1960 a oggi «ce ne sono quindici» che possono «essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992»: «eventi del genere sono stati quindi rari e per questo le previsioni vanno prese con cautela», vanno «evitate conclusioni affrettate». In linea di massima i rari episodi registrati in passato di recessioni associate a crisi finanziarie suggeriscono che eventi del genere durano «circa due anni», spiega Terrones. Intanto Obama da il via all'alta velocità ferroviaria negli Stati Uniti: il presidente Usa Barack ha annunciato un programma con l'obiettivo di colmare nei prossimi anni il ritardo statunitense nei confronti di paesi europei come Francia e Spagna, orientali come Cina e Giappone. «Abbiamo bisogno di un sistema di trasporto intelligente che risponda ai bisogni del Ventunesimo secolo», ha detto Obama alla Casa Bianca, prima di lasciare Washington alla volta del Messico. L'alta velocità Usa verrà finanziata con 8 miliardi di dollari presi dai fondi per il rilancio dell'economia, di un totale di 787 miliardi di dollari, varati dal Congresso a febbraio, ai quali si aggiungeranno altri finanziamenti della Casa Bianca, 5 miliardi di dollari in 5 anni.

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Crisi, il club dei miliardari russi perde due terzi dei membri (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

Di Robin Paxton MOSCA (Reuters) - La crisi economica, che non ha risparmiato neanche la Russia, ha ridotto del 70% il numero dei suoi cittadini facoltosi, riducendo drasticamente di due terzi i membri del suo club dei miliardari. Mikahil Prokhorov, pur avendo perso 13,1 miliardi di dollari, è in vetta alla classifica stilata oggi dall'edizione russa della rivista Forbes. La fortuna del magnate dell'industria mineraria ammonta a 9,5 miliardi di dollari, una cifra che gli consente di respingere l'assalto di Roman Abramovich, secondo per un "solo" miliardo di euro. "La crisi ha colpito chiunque: finanzieri, imprenditori petroliferi e metallurgici, produttori di beni di consumo e proprietari di holding", ha scritto Forbes nell'editoriale che accompagnava la classifica. "Nessun imprenditore è in posizione migliore rispetto allo scorso anno". La Russia sta affrontando la prima recessione, dopo dieci anni di crescita basata sulla sua disponibilità energetica. Il mercato azionario è crollato di oltre due terzi, dopo il picco toccato nello scorso maggio, mentre il rublo ha perso un terzo del suo valore rispetto al dollaro. Il più colpito dalla crisi finanziaria è stato Oleg Deripaska, i cui 25,1 miliardi di dollari di perdite equivalgono a circa un quarto delle perdite complessive dei miliardari russi. Il re dell'alluminio è sprofondato in decima posizione nella classifica di Forbes, dopo il primo posto fatto registrare lo scorso anno. Anche Alexei Mordashov, proprietario dell'azienda produttrice di acciaio Severstal, ha perso più di 20 miliardi di dollari, precipitando dalla seconda posizione alla settima. La cifra complessiva raggiunta dai miliardari russi ammonta a 142 miliardi di dollari, in evidente calo rispetto ai 520 miliardi di un anno fa. Il numero di miliardari è sceso da 110 a 32. E mentre un patrimonio di un solo miliardo di dollari non era sufficiente per entrare in graduatoria l'anno scorso, ora basta una fortuna pari a 400 milioni di dollari. Continua...

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Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati Osservatore romano: case come bidoni subprime (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 92 del 2009-04-17 pagina 0 Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati Osservatore romano: case come bidoni subprime di Redazione Nuovi impulsi all’inchiesta della procura dell’Aquila sulle eventuali responsabilità dei crolli causati dal terremoto. Stilato un primo elenco di costruttori da interrogare. Sacconi: 800 euro per gli autonomi. L'attacco dell'Osservatore romano: "Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" L'Aquila - Sono 49 i comuni abruzzesi che hanno avuto danni in seguito al terremoto del 6 aprile scorso. è quanto stabilito da un decreto firmato ieri dal commissario per l’emergenza Guido Bertolaso. Dei 49 comuni, 37 si trovano in provincia dell’Aquila, cinque in provincia di Teramo e sette in provincia di Pescara. Tutti i centri L’elenco dei comuni, è scritto nel decreto, è stato stilato "sulla base dei dati fino a oggi emersi dai rilievi macrosismici effettuati dal dipartimento della protezione civile in collaborazione con l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia". Si tratta di quei comuni "interessati dagli eventi sismici che hanno colpito la regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009 e che hanno risentito di un’intensità Mcs (scala macrosismica Mercalli, Cancani, Sieberg, ndr) uguale o superiore al sesto grado". Ecco la lista completa. L’Aquila: Acciano, Barete, Barisciano, Castel del Monte, Campotosto, Capestrano, Caporciano, Carapelle Calvisio, Castel di Ieri, Castelvecchio Calvisio, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collarmele, Fagnano Alto, Fossa, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, L’Aquila, Lucoli, Navelli, Ocre, Ofena, Ovindoli, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio nè Vestini, San Pio delle Camere, Sant’Eusanio Forconese, Santo Stefano di Sessanio, Scoppito, Tione degli Abruzzi, Tornimparte, Villa Sant’Angelo e Villa Santa Lucia degli Abruzzi. Teramo: Arsita, Castelli, Montorio al Vomano, Pitracamela e Tossicia. Pescara: Brittoli, Bussi sul Tirino, Civitella Casanova, Cugnoli, Montebello di Bertona, Popoli e Torre de' Passeri. L’individuazione dei comuni che hanno subito danni considerati "cospicui", sottolinea ancora il decreto, è necessaria "al fine di consentire l’applicazione, da parte delle competenti amministrazioni, enti ed altri soggetti interessati, delle disposizioni previste nell’ordinanza di protezione civile 3754 del 2009". Si tratta dell’ordinanza con cui sono stati definiti i primi provvedimenti di sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Costruttori nel mirino La procura dell’Aquila ha stilato un primo elenco di costruttori da interrogare "nelle prossime ore". Sono tutti quelli (una ventina) che hanno realizzato gli immobili sottoposti a sequestro. Gli interrogatori avverranno una volta acquisiti tutti i documenti utili a ricostruire la "vita" degli edifici e non appena saranno pronti i primi risultati delle perizie sui reperti sequestrati, in modo da poter muovere contestazioni specifiche. Intanto, il fascicolo degli inquirenti si ingrossa degli esposti dei cittadini. "Non è giusto, mio fratello non doveva morire così", denuncia una giovane che ha perso il fratello nel crollo della Casa dello studente. Le denunce sono decine e aumentano ora dopo ora. Parlano di allarmi sottovalutati, di crolli "assolutamente inspiegabili", oppure "annunciati". Anche un comitato di circa 80 giovani ospiti della struttura ha presentato un esposto in procura. Sacconi: "800 euro agli autonomi" Lo Stato garantirà una indennità di disoccupazione, valutabile intorno agli 800 euro mensili, anche per i lavoratori autonomi che operano nelle aree terremotate dell’Abruzzo. Lo ha annunciato il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, che oggi all’Aquila ha firmato l’accordo definitivo con la Regione Abruzzo per la ripartizione degli ammortizzatori sociali in deroga. "Si tratta di una indennità doppiamente straordinaria", ha spiegato il ministro del Lavoro sottolineando che "mai in passato si era intervenuti sul reddito dei lavoratori indipendenti, poiché per loro vale il rischio d’impresa". "Ma in questa situazione - ha osservato - era doveroso per lo Stato intervenire, considerato il fatto che molti lavoratori autonomi vedono al momento la loro attività completamente bloccata senza certezze su modalità e tempi di ripresa". Ampliati gli amortizzatori sociali L’Abruzzo vedrà ampliare, da 26 a 55 milioni di euro, il proprio plafond di risorse relative agli ammortizzatori sociali. "Le persone impedite a lavorare a causa del terremoto - ha spiegato Sacconi - troveranno una gamma di misure di protezione: da una parte l’uso di ammortizzatori ordinari, reso più agevole con misure che entreranno in vigore la prossima settimana, e dall’altra misure di carattere eccezionale. In particolare, l’accesso a cassa integrazione risulterà ipersemplificato e l’erogazione più tempestiva da parte dell’Inps, senza la necessità di ricorrere ad acconti". Ci sarà una maggiore flessibilità per quanto riguarda il calcolo della cassa integrazione ordinaria e agevolazioni anche per quella straordinaria in quanto il datore di lavoro sarà facilitato nella dichiarazione dello stato di crisi che non comporterà più l’obbligo della presentazione di un piano di ristrutturazione e l’individuazione dei lavoratori in esubero. L'indagine delle assicurazioni Un'indagine "parallela" a quella della magistratura per verificare se gli edifici assicurati erano costruiti secondo legge, con tutti i criteri antisismici, con tutto il cemento che ci deve stare in un pilastro o sotto un palazzo. Le compagnie di assicurazione fanno scendere in campo periti e 007 per cercare "prove di edilizia taroccata" e "documentazione su progetti e collaudi, su materiali trasportati in alcuni cantieri, su mappe catastali" per "non risarcire gli sciacalli del partito del cemento marcio". Le grandi compagnie, scrive il quotidiano, "hanno ingaggiato squadre intere di periti e di ingegneri e di architetti. Anche di investigatori privati. Fanno in segreto le loro indagini, parallele a quelle della magistratura ma autonome, indipendenti" per "scoprire quali sono i danni del terremoto e quali i danni del cemento che non è cemento. Sono arrivati da un paio di giorni per i sopralluoghi, per chiedere ai vigili del fuoco e ai magistrati l’accesso fra le macerie. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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"Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 92 del 2009-04-17 pagina 0 Osservatore romano: case dell'Aquila come bidoni subprime di Redazione Il giornale del Vaticano paragona il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale: entrambi "sono il frutto di un'economia dei bidoni" Città del Vaticano - "Le case dell’Aquila come i mutui subprime" titola oggi l’Osservatore romano, paragonando il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale del papa, di una "economia dei bidoni". "Ormai da molto tempo gli economisti hanno identificato uno dei problemi maggiori del funzionamento dei sistemi economici nelle asimmetrie informative, ovvero - spiega l’articolo firmato da Leonardo Becchetti - nella diversa qualità di informazioni che compratori e venditori hanno sulle caratteristiche di un bene". Il vantaggio di chi vende Un aspetto che attribuisce al venditore, sia di case che di mutui, un netto vantaggio che nessun meccanismo di controllo ha dimostrato di saper controbilanciare, finendo, anzi - secondo l’Osservatore romano - per conferire una sorta di certificazione di qualità a chi in realtà bada al solo profitto. Efficienza e qualità E' dunque necessario - aggiunge l’articolo - cominciare a temperare il concetto di efficienza con quello di qualità, sostenibilità e capacità del modello d’impresa a sopravvivere agli eventi estremi. necessario investire in quei settori e in quelle iniziative che alimentano e creano responsabilità, sapendo che le regole devono essere migliorate, ma che - conclude - non potranno salvarci da sole". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 92 del 2009-04-17 pagina 0 Abruzzo, lista di Bertolaso: 49 comuni lesionati di Redazione Nuovi impulsi all’inchiesta della procura dell’Aquila sulle eventuali responsabilità dei crolli causati dal terremoto. Stilato un primo elenco di costruttori da interrogare. Sacconi: 800 euro per gli autonomi. L'attacco dell'Osservatore romano: "Quelle case come i bidoni subprime della crisi finanziaria" L'Aquila - Sono 49 i comuni abruzzesi che hanno avuto danni in seguito al terremoto del 6 aprile scorso. è quanto stabilito da un decreto firmato ieri dal commissario per l’emergenza Guido Bertolaso. Dei 49 comuni, 37 si trovano in provincia dell’Aquila, cinque in provincia di Teramo e sette in provincia di Pescara. Intanto prosegue il lavoro del governo: domani il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, tornerà di nuovo all'Aquila per fare il punto della situazione sull'emergenza terremoto. Tutti i centri L’elenco dei comuni, è scritto nel decreto, è stato stilato "sulla base dei dati fino a oggi emersi dai rilievi macrosismici effettuati dal dipartimento della protezione civile in collaborazione con l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia". Si tratta di quei comuni "interessati dagli eventi sismici che hanno colpito la regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009 e che hanno risentito di un’intensità Mcs (scala macrosismica Mercalli, Cancani, Sieberg, ndr) uguale o superiore al sesto grado". Ecco la lista completa. L’Aquila: Acciano, Barete, Barisciano, Castel del Monte, Campotosto, Capestrano, Caporciano, Carapelle Calvisio, Castel di Ieri, Castelvecchio Calvisio, Castelvecchio Subequo, Cocullo, Collarmele, Fagnano Alto, Fossa, Gagliano Aterno, Goriano Sicoli, L’Aquila, Lucoli, Navelli, Ocre, Ofena, Ovindoli, Pizzoli, Poggio Picenze, Prata d’Ansidonia, Rocca di Cambio, Rocca di Mezzo, San Demetrio nè Vestini, San Pio delle Camere, Sant’Eusanio Forconese, Santo Stefano di Sessanio, Scoppito, Tione degli Abruzzi, Tornimparte, Villa Sant’Angelo e Villa Santa Lucia degli Abruzzi. Teramo: Arsita, Castelli, Montorio al Vomano, Pitracamela e Tossicia. Pescara: Brittoli, Bussi sul Tirino, Civitella Casanova, Cugnoli, Montebello di Bertona, Popoli e Torre de' Passeri. L’individuazione dei comuni che hanno subito danni considerati "cospicui", sottolinea ancora il decreto, è necessaria "al fine di consentire l’applicazione, da parte delle competenti amministrazioni, enti ed altri soggetti interessati, delle disposizioni previste nell’ordinanza di protezione civile 3754 del 2009". Si tratta dell’ordinanza con cui sono stati definiti i primi provvedimenti di sostegno alle popolazioni colpite dal sisma. Costruttori nel mirino La procura dell’Aquila ha stilato un primo elenco di costruttori da interrogare "nelle prossime ore". Sono tutti quelli (una ventina) che hanno realizzato gli immobili sottoposti a sequestro. Gli interrogatori avverranno una volta acquisiti tutti i documenti utili a ricostruire la "vita" degli edifici e non appena saranno pronti i primi risultati delle perizie sui reperti sequestrati, in modo da poter muovere contestazioni specifiche. Intanto, il fascicolo degli inquirenti si ingrossa degli esposti dei cittadini. "Non è giusto, mio fratello non doveva morire così", denuncia una giovane che ha perso il fratello nel crollo della Casa dello studente. Le denunce sono decine e aumentano ora dopo ora. Parlano di allarmi sottovalutati, di crolli "assolutamente inspiegabili", oppure "annunciati". Anche un comitato di circa 80 giovani ospiti della struttura ha presentato un esposto in procura. Sacconi: "800 euro agli autonomi" Lo Stato garantirà una indennità di disoccupazione, valutabile intorno agli 800 euro mensili, anche per i lavoratori autonomi che operano nelle aree terremotate dell’Abruzzo. Lo ha annunciato il ministro del lavoro, Maurizio Sacconi, che oggi all’Aquila ha firmato l’accordo definitivo con la Regione Abruzzo per la ripartizione degli ammortizzatori sociali in deroga. "Si tratta di una indennità doppiamente straordinaria", ha spiegato il ministro del Lavoro sottolineando che "mai in passato si era intervenuti sul reddito dei lavoratori indipendenti, poiché per loro vale il rischio d’impresa". "Ma in questa situazione - ha osservato - era doveroso per lo Stato intervenire, considerato il fatto che molti lavoratori autonomi vedono al momento la loro attività completamente bloccata senza certezze su modalità e tempi di ripresa". Ampliati gli amortizzatori sociali L’Abruzzo vedrà ampliare, da 26 a 55 milioni di euro, il proprio plafond di risorse relative agli ammortizzatori sociali. "Le persone impedite a lavorare a causa del terremoto - ha spiegato Sacconi - troveranno una gamma di misure di protezione: da una parte l’uso di ammortizzatori ordinari, reso più agevole con misure che entreranno in vigore la prossima settimana, e dall’altra misure di carattere eccezionale. In particolare, l’accesso a cassa integrazione risulterà ipersemplificato e l’erogazione più tempestiva da parte dell’Inps, senza la necessità di ricorrere ad acconti". Ci sarà una maggiore flessibilità per quanto riguarda il calcolo della cassa integrazione ordinaria e agevolazioni anche per quella straordinaria in quanto il datore di lavoro sarà facilitato nella dichiarazione dello stato di crisi che non comporterà più l’obbligo della presentazione di un piano di ristrutturazione e l’individuazione dei lavoratori in esubero. L'indagine delle assicurazioni Un'indagine "parallela" a quella della magistratura per verificare se gli edifici assicurati erano costruiti secondo legge, con tutti i criteri antisismici, con tutto il cemento che ci deve stare in un pilastro o sotto un palazzo. Le compagnie di assicurazione fanno scendere in campo periti e 007 per cercare "prove di edilizia taroccata" e "documentazione su progetti e collaudi, su materiali trasportati in alcuni cantieri, su mappe catastali" per "non risarcire gli sciacalli del partito del cemento marcio". Le grandi compagnie, scrive il quotidiano, "hanno ingaggiato squadre intere di periti e di ingegneri e di architetti. Anche di investigatori privati. Fanno in segreto le loro indagini, parallele a quelle della magistratura ma autonome, indipendenti" per "scoprire quali sono i danni del terremoto e quali i danni del cemento che non è cemento. Sono arrivati da un paio di giorni per i sopralluoghi, per chiedere ai vigili del fuoco e ai magistrati l’accesso fra le macerie. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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CRISI: BERNANKE, I SUOI DANNI DURERANNO A LUNGO (sezione: crisi)

( da "Borsa(La Repubblica.it)" del 17-04-2009)

Argomenti: Crisi

CRISI: BERNANKE, I SUOI DANNI DURERANNO A LUNGO (AGI) - Washington, 17 apr. - I danni della crisi finanziaria "in termini di perdita di benessere, perdita di abitazioni e capacita' di contrarre prestiti sono destinati a durare a lungo". Lo ha detto il presidente della Fed, Ben Bernanke. 17/04/2009 - 20:15

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Dalla Provincia 10 milioni per chi non licenzia (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il contributo è rivolto alle aziende con più di 250 lavoratori con calo di fatturato Dalla Provincia 10 milioni per chi non licenzia L'incentivo prevede fino a 2000 euro ad operaio. Domande in ordine di presentazione TRENTO. Per comodità è già stato battezzato "Fondo Olivi": mette subito sul tappeto 10 milioni di euro e promette di diventare una freccia appuntita tra quelle scoccate dalla giunta provinciale per arginare la crisi economica. L'assessore all'economia dell'esecutivo Dellai ha deliberato di attivare un contributo straordinario per le medie e grandi imprese del Trentino, per progetti di riorganizzazione aziendale che prevedano la stabilizzazione del personale. Il tutto, con un contributo fino a 1000 euro per un anno per ogni lavoratore, per limitare al massimo i tagli di personale per la crisi. Il nuovo incentivo si rivolge alle imprese di maggiori dimensioni per incoraggiarle a salvaguardare i posti di lavoro sul territorio provinciale, nonostante i cali di produzione e di fatturato, e le difficoltà finanziarie in atto. L'aiuto della Provincia consente di limitare i costi che le imprese affrontano rinunciando a licenziare i lavoratori ed attuando invece un progetto di riorganizzazione aziendale. Per quanto riguarda l'incentivo, questo rientra nel cosiddetto "pseudo de minimis", cioè un «importo di aiuto limitato e compatibile» previsto dal quadro di intervento della Commissione europea nell'attuale crisi finanziaria ed economica, e pari ad 500 mila per impresa nel periodo 1º gennaio 2008 - 31 dicembre 2010, al netto appunto di eventuali contributi pubblici "de minimis" (aiuti di modesta entità) ricevuti nello stesso periodo. Potranno richiedere l'agevolazione le medie e grandi imprese (cioè quelle con più di 50 dipendenti, ovvero un fatturato o un totale di bilancio superiore a 10 milioni, anche attraverso il rispettivo gruppo di controllo) che siano operative sul territorio provinciale da almeno tre anni, che abbiano riscontrato un calo del fatturato pari ad almeno il 10% nel periodo (anno o semestre) immediatamente precedente o, in alternativa, che abbiano subito una penalizzazione da un provvedimento della pubblica amministrazione (esempio: esproprio). Le imprese richiedenti dovranno formulare un progetto di riorganizzazione aziendale e, soprattutto, stipulare un accordo sindacale che documenterà l'impegno a radicare in Trentino un determinato numero di unità lavorative annue (U.L.A.: cioè un lavoratore a tempo pieno o più lavoratori equivalenti ad uno a tempo pieno per un anno) per un periodo variabile da 1 a 2 anni. L'agevolazione varierà a seconda del periodo di mantenimento dei livelli occupazionali, e precisamente Con queste cifre: fino ad euro 1.000 per lavoratore per un anno. Fino ad euro 1.500 euro per diciotto mesi e fino ad euro 2.000 euro, sempre per lavoratore, per due anni. L'agevolazione sarà comunque determinata nella misura massima risultante sulla base dell'importo «pseudo de minimis» disponibile per ciascun'impresa. Per fare un esempio concreto, un'azienda con 200 dipendenti che si impegni a non licenziarne alcuno nei prossimi due anni, potrà ricevere 400 mila (sempreché non abbia utilizzato altri aiuti "de minimis", quindi 2 mila a dipendente. Un'impresa, invece, che si impegni a salvaguardare 500 dipendenti, per un analogo periodo, ed abbia già ricevuto 200 mila di «de minimis», non potrà ricevere più di 300 mila, quindi 600 a dipendente. In compenso, nel malaugurato caso che l'impegno non possa essere rispettato, il contributo verrà proporzionalmente revocato (pur con un margine di tolleranza del 10% di occupati in meno) con evidente maggiore penalizzazione per la prima impresa dell'esempio. Le domande (che potranno essere presentate dal giorno che verrà comunicato successivamente, non appena ottenuta l'approvazione comunitaria, e fino al 31 ottobre 2009), saranno evase in ordine di presentazione.

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Donano 5 minuti di lavoro per assumere disoccupati (sezione: crisi)

( da "Tribuna di Treviso, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Inedita iniziativa dei 1000 soci della coop «Insieme si può»: corrispettivo dello stipendio devoluto all'Abruzzo Donano 5 minuti di lavoro per assumere disoccupati Cinque minuti di lavoro da donare ai disoccupati trevigiani e ai terremotati dell'Aquila. E' l'originale doppia proposta di Insieme si può. Per dare speranza a dieci lavoratori fragili, la cooperativa chiederà ai soci di donare cinque minuti di lavoro al giorno. E andrà in soccorso alla cooperazione abruzzese perché «oltre agli edifici, occorre rifondare la comunità». I due progetti di solidarietà sono stati lanciati in occasione del convegno «L'economia sociale nella crisi finanziaria: vie d'uscita», con Stefano Zamagni, presidente dell'Agenzia nazionale per le Onlus, presente questa mattina nell'auditorium del Campus Armida Barelli nell'area del Turazza. A discutere con l'economista bolognese il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato, e il sindaco del capoluogo, Gian Paolo Gobbo. A organizzare l'evento, oltre a Insieme si può, la fondazione Ispirazione e il coordinamento trevigiano Anteas. «La vera cooperazione - spiega Rina Biz, direttore di Insieme si può - è un valore per il proprio territorio. Per questo vogliamo fare qualcosa per quella fascia di lavoratori che con la crisi rischiano di essere tagliati fuori. Donando cinque minuti di lavoro potremo dare loro, anche con la formazione, la possibilità di crearsi una nuova professionalità». La proposta sarà portata all'assemblea della cooperativa in programma a metà maggio. Non è la prima volta che i soci lavoratori decidono di fare sacrifici per finalità sociali. Nel frattempo Insieme si può si è mossa per aiutare le popolazioni dell'Abruzzo. Ha già avviato contatti a L'Aquila per individuare cooperative sociali in difficoltà a causa del sisma. «L'economia sociale è una risposta alla crisi - aggiunge Biz - perché ricostruisce il rapporto tra economia ed etica. Abbiamo così pensato di accompagnare l'intervento del professor Zamagni con dei gesti concreti di solidarietà».

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Le case dell'Aquila come i mutui subprime : è il titolo dell'Osservatore r... (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Le case dell'Aquila come i mutui subprime»: è il titolo dell'Osservatore romano, che ha paragonato il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale vaticano, di una «economia dei "bidoni"». «Che cosa c'è in comune tra il terremoto in Abruzzo e la crisi finanziaria mondiale, tra le case crollate sotto il terremoto e i mutui subprime? - si chiede l'Osservatore - Molto più di quanto sembri». «E'necessario - aggiunge l'articolo - cominciare a temperare il concetto di efficienza con quello di qualità, sostenibilità e capacità del modello d'impresa a sopravvivere agli eventi estremi».

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komatsu, i giapponesi chiedono due anni di cassa integrazione - felice paduano (sezione: crisi)

( da "Mattino di Padova, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 3 - Primo Piano Komatsu, i giapponesi chiedono due anni di cassa integrazione Alla Lofra in arrivo gli arretrati solo per il mese di marzo Ammortizzatori sociali anche alla Carraro group: crollate le commesse FELICE PADUANO PADOVA. Nel Padovano la recessione continua a ferire non solo tantissime piccole e medie aziende, ma anche le grandi fabbriche, dove sono occupati centinaia di lavoratori. Come la Komatsu di Este. La crisi, che ha colpito la più grande azienda meccanica della provincia già cinque mesi fa (730 dipendenti, compresa la filiale di Noventa Vicentina), si è ulteriormente aggravata. I rappresentanti del colosso giapponese, che produce macchine per la movimentazione della terra, con sede centrale a Tokyo-Minato Ku, hanno chiesto, dopo quattro mesi consecutivi di cassa integrazione ordinaria (Cigo), anche la cassa integrazione straordinaria (Cigs) per i prossimi 24 mesi, ossia per due anni già a partire dalla prossima settimana. Una scelta improvvisa che non fa sperare nulla di buono per il futuro perché la Cigs viene concessa quando un'azienda entra in una crisi strutturale. Per il momento la direzione dell'azienda estense ha chiesto l'ulteriore blocco della produzione per 250 lavoratori. La situazione economica della Komatsu è diventata talmente grave che ieri pomeriggio l'assessore provinciale al Lavoro, Roberto Tosetto, affiancato dal tecnico Claudio Sarcona, ha convocato le Rsu (Rappresentanze sindacali aziendali) e tutti i sindacalisti che seguono la vertenza, tra cui Giovanni Acco (Fiom), Massimo Sartori (Fim), Marzio Giacomin (Uilm) e Stefano Pieretti (Adl Cobas). Fra le parti (proprietà e sindacati con la mediazione della Provincia) è stato siglato un accordo in base al quale scatterà subito la cassa integrazione per 250 lavoratori. Cigs che potrebbe riguardare fino a 600 dipendenti. Nello stesso tempo la Komatsu si è impegnata a investire 10 milioni di euro per rendere più competitivi gli impianti di Este. «Quando, già due mesi fa, avevamo detto più volte che la situazione sarebbe peggiorata, molti non hanno creduto alle nostre parole - sottolinea Pieretti - Oggi siamo tristi perché l'azienda rischia di fermarsi per un paio d'anni. Tuttavia è positiva la notizia che resti a Este e non sia trasferita in Germania come temevamo». Più moderato il commento di Acco: «La Cgil presterà la massima attenzione affinché nella fabbrica della Bassa siano sempre tutelate sia la continuità produttiva che la tenuta occupazionale». Novità anche per la Lofra di Treponti di Teolo, 118 dipendenti. Sempre ieri pomeriggio le Rsu ed i sindacati sono stati ricevuti, a Palazzo Santo Stefano, dal prefetto. Dopo il passaggio della maggioranza delle azioni nelle mani della società slovena Fori e la proroga della cassa integrazione ordinaria fino a giugno, sono oramai tre mesi che i lavoratori non vedono il becco di un quattrino perché l'indennità del riposo forzato non è stata più pagata da Natale. «Finalmente l'Inps, anche in base alle nuove direttive nazionali emanate dal ministro Maroni, ha assicurato che le indennità arretrate saranno corrisposte ma solo per il mese di marzo attraverso lo studio del commissario, nominato dal Tribunale, Marcello Dalla Costa - sottolinea il prefetto Lepri Gallerano - Quindi i lavoratori possono essere più tranquilli, anche se capisco benissimo i momenti molto difficili che stanno attraversando». Alla Carraro Group di Campodarsego confermata la proroga della Cigo fino alle prossime ferie estive. Il calo delle commesse è diventato più grave di quanto previsto a causa della pesantissima crisi finanziaria che ha colpito gli Usa. Gbs (350 lavoratori): le domande del bando di gara per vendere l'azienda, già ex Golfetto-Berga-Sangati (con stabilimenti a Padova, Quinto di Treviso, a Manfredonia e in Cina) scadono a maggio. Già si sa che si sono fatte avanti tre società. Intanto nello stabilimento padovano in area Zip si continua a lavorare per onorare le ultime commesse. Finmek (110 dipendenti): l'azienda di via Lisbona 28 (come le altre collegate del Gruppo Finmek) è ancora in amministrazione straordinaria, sotto la guida del commissario veneziano Gian Luca Vidal. I dipendenti sono sempre in cassa integrazione mentre, almeno al momento, alla porta non bussa nessun acquirente. Dopo la bocciatura della preintesa sulla flessibilità attraverso il referendum organizzato dalla Fiom Cgil, all'Arneg (680 lavoratori) non si sa più niente dei cento esuberi chiesti dalla proprietà. Esuberi che potrebbero essere trasformati in cassa integrazione.

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Fmi: recessione lunga (sezione: crisi)

( da "Tempo, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

stampa Previsioni: servono 2 anni per uscire dalla crisi Fmi: recessione lunga La recessione sarà lunga e severa, con una ripresa lenta che partirà dalle economie avanzate: per far fronte alla situazione servono politiche monetarie, fiscali e di budget coordinate. «Le politiche macroeconomiche possono giocare un ruolo importante nell'attuare la recessione e favorire la ripresa». Essenziale è, «come ci insegnano le esperienze passate», ripristinare fiducia sui mercati finanziari. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) torna a ribadire l'invito ad agire e a farlo in modo coordinato, e fissa a grandi linee in almeno due anni la durata delle recessioni causate dal mix crisi finanziarie e rallentamento economico globale. "Per rivedere i livelli produttivi ante crisi serviranno poi almeno tre anni e mezzo", spiega il Fondo nei capitoli analitici del World Economic Outlook, che sarà diffuso in occasione dell'assemblea di primavera la prossima settimana. "Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga. Una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l'attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media", afferma il Fmi constatando come «le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione. " In ogni caso fare previsioni è difficile perché - osserva il capo economista del Fmi Olivier Blanchard - questa recessione ha caratteristiche uniche". In linea di massima i rari episodi registrati in passato di recessioni associate a crisi finanziarie suggeriscono che eventi del genere durano «circa due anni: per recuperare livelli produttivi precedenti alla crisi è invece necessario aspettarne poi circa tre e mezzo di anni», spiega Terrones. Per fronteggiare la crisi in atto «servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate».

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(sezione: crisi)

( da "Libertà" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Il terremoto dell'Abruzzo come la >crisi dei mutui subprime» CITTÀ DEL VATICANO - «Le case dell'Aquila come i mutui subprime», titolava ieri l'Osservatore romano, paragonando il terremoto in Abruzzo alla crisi finanziaria mondiale, entrambi frutto, secondo il giornale del Papa, di una «economia dei "bidoni"». «Ormai da molto tempo gli economisti hanno identificato uno dei problemi maggiori del funzionamento dei sistemi economici nelle asimmetrie informative, ovvero - spiega l'articolo firmato da Leonardo Becchetti - nella diversa qualità di informazioni che compratori e venditori hanno sulle caratteristiche di un bene». Un aspetto che attribuisce al venditore, sia di case che di mutui, un netto vantaggio che nessun meccanismo di controllo ha dimostrato di saper controbilanciare, finendo, anzi - secondo l'Osservatore romano - per conferire una sorta di certificazione di qualità a chi in realtà bada al solo profitto. «E' dunque necessario - aggiunge l'articolo - cominciare a temperare il concetto di efficienza con quello di qualità, sostenibilità e capacità del modello d'impresa a sopravvivere agli eventi estremi. E' necessario investire in quei settori e in quelle iniziative che alimentano e creano responsabilità, sapendo che le regole devono essere migliorate, ma che - conclude - non potranno salvarci da sole». 18/04/2009

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Asti in ritirata nel 2008 (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi sezione: Attualità data: 18/04/2009 - pag: 19 autore: Luciano Scarzello Asti in ritirata nel 2008 Nel 2008 l'Asti spumante docg ha venduto oltre 3 milioni di bottiglie in meno rispetto all'anno precedente e anche per quest'anno, visto il protrarsi della crisi finanziaria, la situazione rimane incerta. In compenso è andata meglio per il moscato a tappo raso che, sempre nel 2008, ha venduto di più superando i 10 milioni di bottiglie. I 3 milioni in meno sono da scalare alla dozzina di milioni di bottiglie prodotte in più e vendute tra il 2006 e il 2007 anni in cui la somma totale era arrivata a oltre 70 milioni. «Questo fu l'effetto della campagna promozionale realizzata con i fondi (40 milioni di euro n.d.r.) del piano Mc-Kinsey», spiega Walter Bera, produttore di Neviglie nell'albese. «Nel 2008 le minori vendite sono avvenute soprattutto in Italia dove non è stata fatta pubblicità neppure in tv perché, a quanto sembra, al Consorzio di tutela non erano arrivati i finanziamenti pubblici», dice. «Inoltre», fa rilevare Angelo Dezzani, direttore della «produttori Moscato d'Asti Associati» – «Occorre tenere conto degli effetti stessi della congiuntura». Dal consorzio nessun commento né sulle statistiche, né sulla polemica sollevata dalla proprietà di «Fontanafredda» di Serralunga d'Alba che al Vinitaly ha contestato – in generale - la qualità del prodotto. Provocando reazioni. Se il Consorzio ha solo annunciato che presto avrà un incontro con i titolari di «Fontanafredda», Luigino Bianco direttore della cooperativa «Terrenostre» di Cossano Belbo replica che «Ognuno può farsi pubblicità come vuole ma non è giusto criticare il lavoro degli altri specie quando il vino è prodotto bene». Una novità è rappresentata dal moscato a tappo raso. Fino a qualche tempo addietro era quasi un patrimonio delle piccole aziende, ora anche quelle più grandi si sono messe ad investire in questo settore immettendone sul mercato altri consistenti quantitativi.

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Le lettere della crisi (sezione: crisi)

( da "Manifesto, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

COMMENTO Le lettere della crisi Galapagos Una recessione si può leggere in tanti modi. Anche con le lettere dell'alfabeto che riproducono andamenti grafici. La recessioni più comuni hanno la forma di una «V»: caduta, piccolo periodo (sei mesi) di recessione, poi la ripresa. Poi c'è la recessione a «W», double dip, doppio tuffo, cioè caduta, recessione, veloce ripresa e nuova caduta. Ma c'è anche la recessione a «U»: dagli anni '60 si è verificata per tre volte, ci ha spiegato il Fondo monetario. Si tratta di una caduta seguita da una stagnazione di un paio di anni, seguita da una ripresa. CONTINUA | PAGINA 12 Infine c'è un ultima lettera: la «L» che è stata disegnata negli anni '30, quando alla caduta seguì una lunga fase di stagnazione, senza una vera ripresa, salvo quella alimentata dalla 2^ guerra mondiale. L'attuale recessione è non solo la più grave dal secondo dopoguerra, ma, sostiene il Fondo monetario, somiglia tanto a quella della grande depressione. Analisi meritoria, quella del Fondo monetario che spiega la gravità della crisi con la contemporaneità della recessione in quasi tutto il globo e con l'intrecciarsi della crisi finanziaria. Tutto giusto, ma rimane un dubbio: perché il Fondo non spiega anche i motivi della crisi dell'economia reale. Forse perché la ritiene solo una conseguenza della crisi finanziaria. Affatto: gli economisti dell'Fmi non sono fessi. Però sono omertosi: descrivere le origini della crisi significherebbe mettere i piedi nel piatto nel quale mangiano. E questo non è possibile. Dovrebbero riconoscere che la crisi motiva dalla pessima distribuzione del reddito a livello sia internazionale (1,5 miliardi di persone campano con meno di 2 dollari al giorno) che dei singoli paesi nei quali il processo di concentrazione della ricchezza e dei redditi si è accentuato negli ultimi anni. Dovrebbero anche dire che la crescita del saggio di profitto negli ultimi 20-25 anni che va in controtendenza rispetto alla teoria classica marxiana non deriva dalle virtù del capitalismo, ma dai suoi vizi: l'intensificazione dello sfruttamento attraverso i decentramenti produttivi e le forme contrattuali flessibili che hanno precarizzato il lavoro, riducendo la quota sociale dei salari a livelli di sussistenza. Il punto è che se solo alcuni paesi adottano forme di lavoro precario e flessibile, quei paesi vanno economicamente bene perché sono concorrenziali. Ma quando la precarizzazione e i bassi redditi sono pratica comune, a rimetterci sono tutti a cominciare dai lavoratori ai quali sono stati imposti modelli contrattuali infami da imprese spesso infami in base al principio che «così fan tutti». Ma c'è dell'altro: il dopoguerra fu caratterizzato da un periodo di forte espansione grazie alla estensione della protezione sociale: il welfare era parte integrante del salario e comprendeva la scuola, la previdenza, la sanità; il diritto alla casa e a sostegni del reddito in caso di perita del lavoro. Ed era comunemente accettato che lo stato fosse protagonista della vita economica anche come erogatore di sevizi legati a monopoli naturali (acqua e non solo) ceduti spesso a prezzo politico. Con le privatizzazioni tutto si è modificato, tutto è diventato profitto e il potere d'acquisto dei lavoratori e del reddito fisso in generale si è ridotto. Ma non i consumi trainati da una espansione del credito che ha finito per essere perenne, in quanto destinato anche alla copertura del welfare che veniva progressivamente sottratto. Sfogliando il rapporto del Fondo di tutto questo non si parla. Ovviamente. E, intanto la crisi seguita a mordere.

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Ecco quali medicine servono ora (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ecco quali medicine servono ora di Pierpaolo Benigno Sabato 18 Aprile 2009, Un mese fa il mercato azionario italiano perdeva circa il 67% rispetto ai valori registrati nel luglio 2007, l'inizio della crisi finanziaria. Oggi la perdita si è ridotta e ammonta al 57%. Guardando da un'altra prospettiva, gli indici azionari hanno guadagnato più del 30% in un mese. Così è successo nel resto del mondo. È pensabile che i mercati finanziari già intravvedano l'uscita dal tunnel? In questa settimana il presidente dell'Eurogruppo, Juncker, ha sottolineato come l'Europa sia nel pieno di una profonda crisi dell'economia reale, una crisi totale e globale, e come ci sia poca certezza sulle vie di uscita. Obama e Bernanke vedono qualche barlume all'orizzonte, ma ancora tante nubi. A chi dobbiamo credere? (Segue a pagina 25)

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UN mese fa il mercato azionario italiano perdeva circa il 67% rispetto ai valori registrati nel ... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi di PIERPAOLO BENIGNO UN mese fa il mercato azionario italiano perdeva circa il 67% rispetto ai valori registrati nel Luglio 2007, l'inizio della crisi finanziaria. Oggi la perdita si è ridotta e ammonta al 57%. Guardando da un'altra prospettiva, gli indici azionari hanno guadagnato più del 30% in un mese. Così è successo nel resto del mondo. È pensabile che i mercati finanziari già intravvedano l'uscita dal tunnel? In questa settimana il Presidente dell'Eurogruppo Juncker ha sottolineato come l'Europa sia nel pieno di una profonda crisi dell'economia reale, una crisi totale e globale, e come ci sia poco certezza sulle vie di uscita. Obama e Bernanke vedono qualche barlume all'orizzonte, ma ancora tante nubi. A chi dobbiamo credere? L'unica certezza è che tutte le crisi finanziarie e recessioni hanno una fine, anche quelle più gravi e profonde come questa. In sequenza, da uno scoppio di una bolla speculativa nel mercato immobiliare e creditizio si genera una crisi bancaria, una contrazione degli aggregati creditizi e quindi dell'economia reale con ripercussioni ulteriori su banche e intermediari finanziari. Non è la prima crisi con queste caratteristiche, né bisogna andare troppo lontano per trovarne simili: Norvegia 1987, Finlandia e Svezia 1991, Giappone 1992. Per la dimensione globale occorre invece scomodare la Grande Depressione del 1929. In un recente articolo, The Aftermath of Financial Crises, Reinhart e Rogoff presentano una serie di statistiche descrittive sulle crisi bancarie più importanti del secolo scorso, circa una ventina di episodi, e mostrano come ci siano molte caratteristiche comuni: una caduta dei prezzi degli immobili e del mercato azionario, la contrazione del prodotto interno lordo e l'aumento della disoccupazione, la crescita esplosiva del debito pubblico. In media il mercato azionario si contrae del 55% dal picco più alto a quello più basso e la durata della contrazione è di 3 anni e mezzo. I prezzi delle case scendono del 35% su un periodo di 6 anni, mentre la disoccupazione sale di 7 punti percentuale su un orizzonte di 5 anni. Il dato più confortante è quello sulla contrazione del prodotto interno lordo, circa il 9% su un periodo medio di 2 anni. Il debito pubblico sale dell'80% in termini reali, non tanto per i salvataggi bancari ma per le minori entrate fiscali dovute alla recessione. Sarebbe inappropriato usare questi dati per fare delle previsioni puntuali, ma la visione d'insieme non è incoraggiante date le similitudini con la crisi attuale. La severità con la quale il settore bancario è stato colpito dal collasso dei mercati dei derivati creditizi prima, e poi da quello dei mercati finanziari e dell'economia reale si manifesta ancora oggi in differenziali alti dei tassi interbancari rispetto a quelli privi di rischio. Anche i premi per il rischio sui possibili fallimenti di società e governi sono decisamente significativi. Segno che occorre ancora del tempo prima che la situazione si normalizzi. Ci sono alcuni segnali di speranza. Il ritmo a cui le economie si contraggono sta diminuendo, lasciando presagire che il fondo della recessione potrebbe essere prossimo o già stato toccato. In particolare, il mercato delle case negli Stati Uniti, l'origine della crisi, sembra riprendere vigore. Un livellamento della contrazione dell'economia reale è il primo passo verso una ripresa se viene accompagnato da una stabilizzazione dei mercati finanziari e creditizi. Cosa più importante, gli impulsi di politica economica sono nella giusta direzione, in particolare negli Stati Uniti. Il caso ha voluto che uno dei più grandi studiosi della Grande Depressione, e dei meccanismi di propagazione del canale creditizio all'economia reale, sia proprio Bernanke. La creatività della politica monetaria della Fed attraverso le continue iniezioni di liquidità al sistema è uno stimolo fondamentale sia per l'economia americana che per quella mondiale-probabilmente sarà quello risolutivo. Questa crisi è diversa dalla Grande Depressione anche perché sono trascorsi quasi ottant'anni di teorie economiche tanto criticate ora che tuttavia offrono notevoli spunti di riflessione per comprendere l'evoluzione e la propagazione di shock importanti ai sistemi economici. Non hanno ruolo previsivo ma eventualmente curativo e lo stanno mostrando. In fondo ad un medico non viene chiesto di prevedere chi sia il prossimo malato, ma di curare chi già lo è. Le recessioni non sono malattie terminali. pbenigno@luiss.it

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Bernanke: trasparenza sui prodotti finanziari (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: MONDO data: 2009-04-18 - pag: 8 autore: Per il capo della Fed però non bisogna soffocare l'innovazione Bernanke: trasparenza sui prodotti finanziari NEW YORK. Dal nostro corrispondente Innovazione o regolamentazione? L'innovazione, anche finanziaria, è il motore dell'economia e troppe regole nuove, troppi controlli in nome della trasparenza potrebbero distruggerla. Il dibattitoè uno dei più seguiti e anche uno dei più tecnici nel post G-20 di Londra. I leader hanno parlato chiaro, occorrono nuove regole che portino trasparenza per il consumatore. Ora sulla materia è intervenuto in modo autorevole e salomonico- il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke. «La regolamentazione non deve prevenire l'innovazione, piuttosto dovrebbe fare in modo che le innovazioni fossero sufficientemente trasparenti e comprensibili per consentire alle scelte dei consumatori di guidare i buoni risultati di mercato », ha detto in un discorso a Washington. «Dovremmo diffidare delle complessità, il cui effetto principale è quello di rendere un prodotto o un servizio più difficile da comprendere per il suo pubblico di riferimento », ha detto ancora. Bernanke ha così evitato per una volta di parlare di congiuntura, visto che ormai la voce comune a Washington è che forse le cose volgeranno al meglio, per restare focalizzato su un tema molto caro a Barack Obama: la tutela dei consumatori. Secondo il capo della Banca centrale americana la crisi dimostra che l'innovazione finanziaria «può incepparsi». Prodotti oscuri, come i mutui subprime, i credit default swaps, o i veicoli finanziari strutturati (Siv), «sono diventati emblematici della nostra attuale crisi finanziaria». Il ragionamento di Bernanke è semplice. Se i prodotti finanziari diventano talmente complessi da impedire anche al più attento tra i consumatori di coglierne pienamente i termini, l'innovazione si muove sulla strada sbagliata. «Guai quando la complessità riduce la trasparenza, impedisce la concorrenza e porta i consumatori a fare scelte sbagliate», ha detto Bernanke, «In alcuni casi, la complessità serve semplicemente a mascherare pratiche ingiuste e ingannevoli». Il numero uno della Fed ha aggiunto che il ciclo di straordinaria espansione e di rapida stretta creditizia avrà verosimilmente effetti di lungo periodo piuttosto negativi per i cittadini: perdita di ricchezza, case pignorate, difficoltà ad ottenere credito. «L'innovazione, una volta vista come la soluzione, è oggi percepita piuttosto come il problema», ha aggiunto Bernanke, ricordando però che nelle sua accezione migliore non produce solo danni e, aumentando l'accesso al credito, ha contribuito allo sviluppo di intere comunità a tutti i livelli di reddito. Per questo il compito delle autorità è ora quello di trovare il giusto equilibrio, proteggendo i consumatori senza eliminare l'innovazione. La Fed diffonderà «nel corso dell'anno» una serie di regole definitive sulla riforma della carte di credito, come ha già fatto sul tema del mercato dei mutui, ha ricordato Bernanke. «Molte delle abituali pratiche di sottoscrizione nel mercato dei subprime erano anche potenzialmente ingiuste e ingannevoli verso i consumatori». M.P. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL MONITO «A volte la complessità degli strumenti impedisce la concorrenza e serve solo a mascherare pratiche ingiuste e ingannevoli»

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Non a tutti piace Wall-shington (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-18 - pag: 12 autore: Non a tutti piace Wall-shington di Mario Margiocco P er oltre 40 anni a gettare ombra su Washington è stata la tenaglia del complesso militar-industriale,il rischio denunciato a chiare lettere da Dwight Eisenhower,il generale-presidente, nel suo discorso di addio del gennaio 1961: «Il potenziale per la disastrosa ascesa di un potere inaccettabile esiste e continuerà ». Oggi non è « Warshington » a preoccupare, ma «Wallshington». Dopo aver provocato la peggior crisi finanziaria a memoria d'uomo,Wall Street ora impedisce che le cure da molti ritenute migliori vengano adottate. Lo dice ad esempio l'ex capo economista del Fondo monetario (2007-2008) Simon Johnson, tornato ora al Mit. E così sostengono a spada tratta i due Nobel Joseph Stiglitz e Paul Krugman. La loro tesi: le banche fallite devono fallire, guidate dalla mano pubblica per il tempo strettamente necessario,si deve sapere quali banche sono sane e quali no, e il costo del risanamento non deve essere scaricato tutto sul contribuente. Voci non isolate: quella di Thomas M. Hoenig, presidente e ceo della Federal reserve di Kansas City, è particolarmente decisa. Si può non essere d'accordo fino in fondo- e Martin Wolf non lo è del tutto, si veda Il Sole 24 Ore di ieri a pagina 12 - sul parallelo che Johnson traccia tra la Washington dei finanzieri e la Mosca degli oligarchi, ma non c'è molto da obiettare quando Johnson scrive nel suo The Quiet Coup, il golpe silenzioso («The Atlantic», maggio 2009) che «i finanzieri hanno svolto un ruolo centrale nel portare alla crisi, rischiando sempre più grosso, con l'appoggio implicito del Governo, fino all'inevitabile collasso. E cosa più preoccupante continua Johnson - stanno ora usando la loro influenza per impedire precisamente il tipo di riforme di cui c'è urgente bisogno per tirar fuori l'economia dalla sua continua caduta. E il Governo sembra non in grado, o non desideroso, di agire contro i banchieri». Wall Street e Washington hanno spesso collaborato, più che strettamente, come è naturale. La Federal Reserve, nel 1913, l'hanno creata insieme. Ma solo con Reagan,e con il suo primo ministro del Tesoro Donald Regan ex numero uno della banca d'affari Merrill Lynch, incominciò nel 1982 la grande marcia. Allora i repubblicani erano il partito amico. Ma alla Fed c'era Paul Volcker,piuttosto guardingo.E la prima vittoria per le banche,con l'opposizione di Volcker, fu presa con un voto Fed sul finire del suo mandato. Era un'interpretazione favorevole della sezione 20 del Glass-Steagall Act del 1933,e consentiva alle banche commerciali di entrare parzialmente nell'investment banking, Vi furono altri passaggi, ma quello politico cruciale fu l'ingresso anche dei democratici nel grande club degli amici di Wall Street. Un ingresso incarnato in Bob Rubin, che da Goldman Sachs passò alla Casa Bianca di Clinton, poi al Tesoro e poi subito alla neonata Citigroup. La legge-chiave di tutto questo processo che vide altri provvedimenti, battaglie a viso aperto e lotte intestine, è la Glba (Gramm-Leach-Bliley Act) del '99, che abolì il Glass-Steagall e dette il via libera principale sia alla finanza creativa sia alla sorveglianza "particolare", visto che nella selva degli enti preposti ciascuno poteva scegliersi il proprio sorvegliante, nessuno particolarmente sveglio, come l'amministrazione Bush si assicurò che fosse. Il Glba è noto anche come Citigroup rescue act, perché senza la legge il gran disegno di Sandy Weill di creare un gigante bancario, dove Rubin andò subito a fargli da braccio destro, sarebbe fallito. Si potrebbero raccontare molti episodi istruttivi, ma tutti indicano il crescendo di potere di Wall Street sull'establishment di entrambi i partiti. Rubin fu sostituito al Tesoro da Lawrence Summers, altrettanto fidato, e oggi tornato al fianco di Obama. I repubblicani tentarono di scrivere nel 2003 regole più severe per le megafinanziarie semipubbliche Fannie Mae e Freddie Mac, che saranno al centro con la loro espansione folle del disastro dei mutui, ma essenzialmente perché erano un feudo democratico.E i democratici rintuzzarono l'attacco, dicendo che erano "sanissime". Salvarle,potrebbe costare alla fine al contribuente nell'ordine dei duemila miliardi di dollari, una volta e mezza il costo rivalutato del Vietnam. Con gran parte della classe politica che ha tenuto bordone a Wall Street, non ci sarà nemmeno una nuova Commissione Pecora, come quella che con Ferdinand Pecora negli anni 30 indagò sulle responsabilità del '29. Allora il disastro fu al 90% repubblicano. «Non prevedo nulla di simile. Sarà mica perché Washington tutta è così coinvolta?», sbotta Ed Yardeni, economista e presidente di Yardeni Research. «C'è solo la mia amministrazione tra voi e i forconi della folla inferocita», ha detto Barack Obama incontrando il 3 aprile una trentina di banchieri e finanzieri alla Casa Bianca. La linea seguita per le banche l'ha sintetizzata lo stesso Presidente il 14 aprile,nell'importante discorso tenuto alla Georgetown University. Tra Tarp, altri interventi e garanzie varie sono circa 5mila i miliardi che Washington sta utilizzando a sostegno del credito. Dopo aver ribadito che non si tratta di «un altro caso di Washington che coccola Wall Street», Obama ha detto che la prima norma è «non fare danni». Per questo non ci sono state nazionalizzazioni (però il controllo azionario di Citigroup e di Aig è ormai in mano al Tesoro) e l'obiettivo è far riprendere il flusso del credito. Ma il credito non riparte, dicono gli ultimissimi dati del Tesoro. Le banche potrebbero stare anche meno peggio del previsto, ma occorre agire subito, far fallire quelle che sono disastrate, ripulire,sapere quanti sono gli asset tossici ammorbanti, dice Hoenig, che fu nel 1984 tra i gestori del fallimento Continental Illinois, il più grosso fino ad allora, negli Usa. Occorre fare come Roosevelt, che disse subito quale banca ce la faceva e quale no. «E se gli Stati Uniti, come dice qualcuno, non hanno le risorse umane per gestire questo passaggio, allora vuol dire che stiamo molto peggio di quanto pensassi- ha dichiarato giorni fa Hoenig- . Ma mi rifiuto di accettare questa conclusione». Dalla grande provincia americana stanno salendo voci che difficilmente Wallshington, ormai la vera capitale finaziaria degli Stati Uniti e del mondo, potrà ignorare. mario.margiocco@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LE RESPONSABILITà Sul crack del 2008 non ci sarà una vera commissione d'indagine come negli anni 30: entrambi i partiti sono pesantemente coinvolti

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ROMA La crisi dei mercati finanziari colpisce anche le polizze d'assicurazione e nel 2008 la r... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi ROMA La crisi dei mercati finanziari colpisce anche le polizze d'assicurazione e nel 2008 la raccolta premi ha subito una brusca frenata: -7,2% a quota 92 miliardi. È il terzo anno consecutivo di chiusura in calo per il settore. A incidere sul dato negativo è soprattutto l'andamento delle polizze Ramo III-Linked, quelle più esposte all'andamento dei mercati finanziari e quindi meno gettonate dalle famiglie in questo momento di turbolenze. Ma male è andato anche il ramo rc auto che ha chiuso il 2008 in flessione del 3,3%. A fornire i dati sui premi lordi contabilizzati nel 2008 è l'Ania. Il calo del 7,2% registrato nel 2008 dai premi di assicurazione «è stato determinato - spiega l'Associazione delle imprese - principalmente dalla diminuzione dei premi del settore vita (-11,2%) e dalla sostanziale stabilità di quelli del settore danni (-0,6%)». La raccolta vita è stata nel 2008 di 54,6 miliardi. Decisiva come detto la riduzione sul fronte Ramo III-Linked in contrazione del -36,1% con un volume premi di 18,6 miliardi. Segno positivo invece per le polizze del ramo malattia, i cui premi sono cresciuti lo scorso anno del 5,3%.

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ROMA Alcuni segnali positivi si vedono , dice Giulio Tremonti, ma vanno inquadra... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi di ROSSELLA LAMA ROMA «Alcuni segnali positivi si vedono», dice Giulio Tremonti, ma vanno inquadrati «in un clima di grande incertezza». A Berlino per un convegno dell'Aspen Institute di cui è presidente per l'Italia, il ministro dell'Economia dice che sul fronte dell'import-export dati dell'agenzia delle dogane evideniziano «una caduta del rallentamento del volume dei container che arrivano nei porti». Un incoraggiamento, perchè potrebbe indicare se non ancora la fine della recessione, almeno la fine della fase peggiore, viene anche da «piccole osservazioni empiriche», come la diminuzione della caduta delle lettere e dei pacchi spediti alle Poste, e la stabilizzazione del traffico sulle autostrade. «E' presto per dare valore di svolta a questi dati- dice il ministro- però oggettivamente qualche segnale positivo c'è». Comunque, se sul fronte dell'economia reale «siamo ancora in terra incognita», su quello della crisi finanziaria il ministro è più deciso. «Si è steso un cordone sanitario lungo tutta l'area della crisi», che permette di escludere «che vi possa essere il rischio di un'apocalisse finanziaria» nelle aree più esposte, Usa ed Est Europa. Ne è riprova il fatto che la nuova richiesta di intervento avanzata dalla Polonia all'Fmi è stata assorbita dai mercati con una certa tranquillità. «Se fosse successo due o tre mesi fa le conseguenze sarebbero state più complesse». A Berlino i numerosi leader dell'economia, della politica e gli intellettuali associati a questo think tank internazionale, si sono confrontati sul tema «Uscire dalla crisi». Per Lorenzo Bini Smaghi, del board della Bce, una ripresa «è possibile a fine 2009, inizio 2010». Ma subito precisa che «siamo ancora in un terreno di grande incertezza». Il Patto di stabilità va utilizzato in tutta la sua flessibilità in tempi difficili, ma poi- ha insistito Bini Smaghi- deve tornare ad essere «strettamente applicato» una volta passata la tempesta, in tempi ordinari. La necessità di un rapido ritorno al rigore finanziario, dopo la fase di spesa pubblica extra per aiutare il rilancio economico e minimizzare i costi sociali della crisi, è chiara. Nell'aspettativa di dover pagare nuove tasse future per sostenere i conti pubblici, le famiglie aumentano i loro risparmi riducendo ulteriormente i consumi. Ed è tanto più vero nei paesi che hanno alti deficit, ha detto Bini Smaghi. Lo stiamo già vedendo. Per questo «stimoli addizionali possono essere controproducenti se non c'è fiducia nelle finanze pubbliche». Sono gli stessi argomenti usati più volte dalla Cancelliera Angela Merkel, e che le hanno attirato la critica degli americani. In realtà un minimo ripensamento, almeno nell'ambito dell'Fmi, sembra esserci. Secondo indiscrezioni, tra le righe del Rapporto di primavera che sarà diffuso la prossima settimana a Washington, una piccola ammissione che gli europei, in fondo, non hanno tutti i torti ad essere prudenti, potrebbe esserci. A chi gli chiedeva se per fare di più, anche per fronteggiare i costi imprevisti del terremoto in Abruzzo, sarebbe opportuno che il governo italiano chiedesse a Bruxelles una deroga alle regole del Patto di Stabilità, Bini Smaghi ha risposto che «l'esecutivo sta cercando di ottenere fondi dall'Unione, e dobbiamo incoraggiare questa strada». Ormai, quasi tutti gli osservatori internazionali, sia pur tra mille incertezze, datano dall'anno prossimo una ripartenza dell'economia mondiale. «Il 2009 è un anno molto difficile, ma le prospettive di ripresa potranno tornare già nel 2010», dice a Tokyo il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet. Ma che velocità avrà questa ripresa? Secondo l'Fmi sarà lenta. A Berlino Tremonti è stato più cauto. E' presto per dire se «la curva sarà piuttosto piatta, o invece risalirà velocemente».

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Il debito pubblico sale dell'80% in termini reali, non tanto per i salvataggi bancari ma per... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi di PIERPAOLO BENIGNO Il debito pubblico sale dell'80% in termini reali, non tanto per i salvataggi bancari ma per le minori entrate fiscali dovute alla recessione. Sarebbe inappropriato usare questi dati per fare delle previsioni puntuali, ma la visione d'insieme non è incoraggiante date le similitudini con la crisi attuale. La severità con la quale il settore bancario è stato colpito dal collasso dei mercati dei derivati creditizi prima, e poi da quello dei mercati finanziari e dell'economia reale si manifesta ancora oggi in differenziali alti dei tassi interbancari rispetto a quelli privi di rischio. Anche i premi per il rischio sui possibili fallimenti di società e governi sono decisamente significativi. Segno che occorre ancora del tempo prima che la situazione si normalizzi. Ci sono alcuni segnali di speranza. Il ritmo a cui le economie si contraggono sta diminuendo, lasciando presagire che il fondo della recessione potrebbe essere prossimo o già stato toccato. In particolare, il mercato delle case negli Stati Uniti, l'origine della crisi, sembra riprendere vigore. Un livellamento della contrazione dell'economia reale è il primo passo verso una ripresa se viene accompagnato da una stabilizzazione dei mercati finanziari e creditizi. Cosa più importante, gli impulsi di politica economica sono nella giusta direzione, in particolare negli Stati Uniti. Il caso ha voluto che uno dei più grandi studiosi della Grande Depressione, e dei meccanismi di propagazione del canale creditizio all'economia reale, sia proprio Bernanke. La creatività della politica monetaria della Fed attraverso le continue iniezioni di liquidità al sistema è uno stimolo fondamentale sia per l'economia americana che per quella mondiale-probabilmente sarà quello risolutivo. Questa crisi è diversa dalla Grande Depressione anche perché sono trascorsi quasi ottant'anni di teorie economiche tanto criticate ora che tuttavia offrono notevoli spunti di riflessione per comprendere l'evoluzione e la propagazione di shock importanti ai sistemi economici. Non hanno ruolo previsivo ma eventualmente curativo e lo stanno mostrando. In fondo ad un medico non viene chiesto di prevedere chi sia il prossimo malato, ma di curare chi già lo è. Le recessioni non sono malattie terminali.

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JESI - Il professor Gabriele Fava, ex sindaco della città, è stato riconfermato alla guida... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il (Ancona)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 Chiudi JESI - Il professor Gabriele Fava, ex sindaco della città, è stato riconfermato alla guida dell'università jesina, gestita dalla Fondazione Colocci. Nel cda sono stati nominati Claudio Fratesi (vice presidente), Matteo Mancini, Paolo Cavina, Gregorio Gregori, Aldo Cartuccia, Marco Gialletti e riconfermati Osvaldo Pirani, Corrado M. Prencipe, Claudio Perini, Giuseppe Ospici e Folco Fioretti. Incremento della qualità dell'offerta dei servizi agli studenti, istituzione di nuovi corsi e ampliamento dell'attività culturale sono i tre obiettivi che Fava vorrebbe perseguire nel suo secondo mandato. «Rinnovare metà del consiglio di amministrazione - osserva il presidente della Fondazione Colocci - significa da un lato garanzia di continuità rispetto al lavoro svolto, dall'altro introduzione di nuove risorse e intellettualità che sicuramente porteranno vigorose energie alla nostra università». Venerdì prossimo 24 aprile è prevista la cerimonia ufficiale di inaugurazione dei corsi accademici in scienze dei servizi giuridici (ore 15). A seguire, il convegno "Oltre la crisi finanziaria" al quale prenderanno parte, fra gli altri, Jonathan Macey (Yale University) e Magda Bianco (Banca d'Italia).

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Il non-merito costa il 7,5% del Pil (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

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Il Sole-24 Ore sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-04-18 - pag: 19 autore: Generare classe dirigente. La ricerca Luiss-Fondirigenti stima l'impatto delle inefficienze formative e di selezione Il non-merito costa il 7,5% del Pil Si rischiano di perdere 2.671 euro pro capite ma la crisi crea valori più sostanziali Franco Locatelli La riscoperta dell'economia reale come risposta agli eccessi di una lunga stagione di esuberanza irrazionale della finanza sta portando alla luce gli effetti positivi e imprevedibili della crisi e sta suscitando un nuovo sistema di valori. Tra questi spicca una nuova concezione e una forte domanda di merito e, finalmente, anche di severità. Oggi otto cittadini su dieci considerano opportuno «sfruttare l'applicazione diffusa del merito nell'ambito della formazione come pure del lavoro, allo scopo di far fronte all'attuale crisi finanziaria e alla recessione dell'economia». L'idea di fondo è che,«se si è effettivamente più bravi, si recupera meglio come singoli e come Paese ». Ma il merito, come lo si vede oggi, non è lo stesso di come lo si intendeva prima della crisi: a una concezione del merito come semplice virtù individuale in funzione di un successo tutto personale si sta sostituendo una concezione del merito come virtù pubblica e come criterio di organizzazione sociale nella stagione della responsabilità e dell'etica diffusa.Che qualcosa stesse cambiando negli orientamenti, nei valori e nella cultura della collettività si era intuito da tempo ma la crisi ha fatto e sta facendo da catalizzatore. Questa è la prima novità che emerge dal terzo Rapporto «Generare classe dirigente», elaborato dall'Associazione management club, che raccoglie in forma stabile le analisi e le ricerche sull'elite del Paese condotte dalla Luiss e da Fondirigenti. Stavolta il Rapporto ha anche il pregio di tastare il polso alla comunità a caldo, cioè nel vivo della crisi, attraverso cinque indagini incrociate condotte sul campo tra la fine del 2008 e l'inizio di quest'anno e riguardanti un campione rappresentativo nazionale della popolazione adulta, un campione di matricole, studenti e docenti di cinque università italiane e un campione di manager di aziende private. La seconda, ma non meno rilevante, novità del rapporto è la quantificazione dei costi del nonmerito: è la prima volta che lo si fa e i numeri sono impressionanti. Pur limitando il calcolo alle inefficienze presenti nella scuola secondaria,nell'Università e nella ricerca, si stima che per l'Italia il costo macroeconomico del non-merito sia compreso tra 1.080 e 2.671 euro pro capite, pari a una perdita di Pil che oscilla tra 3% e il 7,5% e che equivale in valore assoluto a un ammontare della ricchezza nazionale non prodotta compresa tra i 64 e i 157 miliardi di euro. Se poi si guarda agli aspetti dinamici del non-merito e cioè ai suoi effetti sul tasso di crescita medio annuo la stima è pari a 0,43 punti percentuali del Pil pro capite, quantificabile in una perdita di Pil dell'ordine medio di circa 2.300 euro pro capite in un orizzonte di 10 anni. Il ciclo della responsabilità e il ciclo dei doveri che la crisi sembra aprire portano fortunatamente con sé valori più solidi e nuovi atteggiamenti collettivi. Le indagini su cui si fonda il rapporto 2009 ne mettono in evidenza parecchi e riservano più di una sorpresa: e la maggior parte degli intervista-ti dà oggi una valutazione positiva delle esperienze formative avute; r affiora un'esplicita domanda di merito e di maggior severità che proviene non solo dall'alto delle istituzioni ma anche dal basso; t emerge la consapevolezza che per la formazione meritocratica di una nuova classe dirigente occorra mettere in campo una strategia complessiva che sia in grado di lavorare su quella che i sociologi chiamano la filiera lunga e integrata di formazione-lavoro; u molti segnali indicano che finalmente sta maturando una cultura collettiva del merito, visto come pubblica virtù, che richiede però alleanze virtuose tra scuola e famiglia e tra formazione e lavoro e il lancio di un vero e proprio Programma nazionale di valorizzazione dei talenti; i l'ambiente aziendale può costi-tuire un laboratorio di formazione di classe dirigente che non può nascere solo sui banchi di scuola ma va creata anche sul campo; o non bisogna farsi illusioni sulla rapidità dell'entrata in una vera e propria «stagione del merito », perché le resistenze sono ancora molto forti; p occorre trovare un mix equili-brato tra il riconoscimento del merito educativo e quello professionale: la Francia punta essenzialmente sul capitale formativo iniziale che vale per tutta la vita, mentre l'Italia tende a privilegiare l'esperienza professionale o imprenditoriale maturata sul campo e tra i due estremi sarebbe opportuno trovare un punto di incontro; a la selezione attuale della clas-se dirigente non è univoca, in parte si basa su meccanismi formativi e in parte su meccanismi di mercato ma esiste anche una net-elite (in particolare quella dei manager, dei giornalisti, dei politici e degli accademici) che si fonda principalmente sui sistemi di relazione e che è parte rilevante del capitalismo relazionale, di cui vanno contenuti gli aspetti degenerativi. Il quadro che si ricava sulla classe dirigente è sicuramente più incoraggiante di quello degli anni precedenti ma gli ostacoli alla piena affermazione di una cultura fondata sul merito e sulla valutazione restano elevati. Due esempi per tutti che vengono dalla scuola: agli esami di maturità del 2007 il tasso di promozione è stato in Italia del 93,4% contro il 70% degli Usa, il 77% della Germania, l'83% della Francia e l'89% della Spagna ma tutte le principali indagini internazionali ( Ocse-Pisa in testa) documentano che la «generosità» o, per meglio dire, il «lassismo» della nostra scuola determina una condizione di ritardo degli studenti italiani rispetto a quelli degli altri Paesi. Le ragioni del gap formativo sono tante ma non è estranea la bassa qualità dei valutatori. Secondo i dati Miur si calcola che il 56% degli insegnanti (il 63% nella scuola secondaria superiore) attualmente in ruolo non ha mai superato un concorso e ha raggiunto il suo status sulla base di una serie infinita di sanatorie che la dicono lunga sulla qualità di larga parte del corpo docente. Oggi la crisi può incentivare nuovi orientamenti pro-merito, a condizione che essi siano accompagnati da interventi di policy che investano popolazione e classe dirigente, aziende ed istituzioni, sistema formativo e sistema del lavoro e che sappiano accoppiare il merito alla motivazione che ne fa il punto di riferimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA SPAZIO AI MIGLIORI Otto cittadini su dieci considerano opportuno valorizzare di più le competenze nel curriculum e nell'attività lavorativa CAMBIO DI PASSO Dall'emergenza affiora una forte domanda di severità che proviene dall'alto delle istituzioni ma anche dal basso

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Citigroup torna all'utile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-18 - pag: 31 autore: Credito. Previste nuove sofferenze nel settore del credito al consumo: il titolo cede il 9% in Borsa Citigroup torna all'utile Profitti per 1,6 miliardi dopo cinque trimestri consecutivi in perdita Daniela Roveda NEW YORK Anche Citigroup ha superato ieri le previsioni di Wall Street sui profitti, ma non è riuscitaa emulare il successo in Borsa delle sue rivali più sane Goldman Sachs, Jp Morgan e Wells Fargo. Le scarse informazioni fornite agli investitori sul suo livello di capitale e le previsioni di nuove crescenti perdite sul credito al consumo (carte di credito, mutui, acquisti rateali di auto e beni durevoli) hanno anzi depresso il titolo dell' 8,73%. La banca che ha rivestito un ruolo cruciale nella creazione e nella vendita degli strumenti derivati al cuore della crisi finanziaria ha ancora molta strada da fare per ritornare alla piena salute. L'amministratore delegato Vikram Pandit si è detto lo stesso «compiaciuto» dei risultati trimestrali. Un mix di tagli ai costi (- 23%), la vendita di 116 miliardi di dollari di attività e una modifica nelle regole contabili hanno consentito al colosso newyorchese di riportare un profitto di 1,59 miliardi di dollari dopo cinque trimestri consecutivi di perdite per un totale di 28 miliardi di dollari in 15 mesi. Analogamente a tutte le altre grosse banche americane che hanno pubblicato i bilanci questa settimana, la ripresa delle attività di investment banking e di brokeraggio hanno spinto al rialzo il giro d'affari anche di Citigroup, a 24,8 miliardi di dollari, un livello superiore ai 21,95 previsti dagli analisti di Wall Street. Pur avendo generato un profitto netto di oltre un miliardo e mezzo, Citigroup ha riportato tuttavia una perdita per azione di 18 centesimi, inferiore alle stime di 30 centesimi di Wall Street. L'utile per azione infatti tiene conto dei costi associati all'emissione e al pagamento dei dividendi sulle azioni privilegiate; per elevare il livello di capitale, Citigroup aveva venduto 30 miliardi di dollari in azioni privilegiate a investitori privati nel 2008 e altri 45 miliardi al Governo in cambio degli aiuti pubblici a partire dall'autunno scorso. Ieri Citigroup ha comunicato che la conversione di 25 miliardi di dollari di azioni privilegiate in mano al Tesoro in azioni ordinarie, annunciata in febbraio, non sarà attuata prima dei risultati degli stress test sulle 19 maggiori banche Usa, attesi per la seconda settimana di maggio. Il bilancio Citigroup contiene alcuni elementi positivi, per esempio il ritorno a un profitto (2,83 miliardi di dollari) per la divisione insitutional clients che include l'investment banking e le attività di trading nel reddito fisso. Ma le perdite nella divisione del credito al consumo sono aumentate dell'88% a 1,2 miliardi di dollari a causa dell'aumento dei mutui in sofferenza; la divisione delle carte di credito in Usa ha riportato una perdita, e un calo di due terzi dei profitti a livello internazionale. Le insolvenze stanno aumentando a ritmo accelerato. «Nel credito al consumo abbiamo il vento contro » ha detto il direttore finanziario Ned Kelly. A giudicare da questi bilanci, molti analisti temono che i titoli Citigroup siano destinati a scendere dopo i guadagni dell'ultimo mese e mezzo. Le quotazioni dell'istituto sono aumentate di quasi il 300% dal 5 marzo scorso, quando avevano raggiunto il minimo storico di un dollaro e due centesimi per azione. Forse una valutazione più attendibile della società è quella riflessa nella valutazione del debito obbligazionario. Il divario tra il rendimento delle obbligazioni garantite dall'organo governativo Federal Deposit Insurance Corporation e quelle non garantite è nell'ordine di 6-13 punti percentuali. Ciò suggerisce che Citigroup incontrerebbe serie difficoltà a raccogliere finanziamenti senza la garanzia pubblica. © RIPRODUZIONE RISERVATA PROVE DI RECUPERO La ripresa delle attività di investment banking e di brokeraggio spinge il giro d'affari oltre le stime a quota 24,8 miliardi ANSA Ritorno al profitto. Il quartier generale di Citigroup a New York. Il gruppo ha riportato il primo utile dopo cinque trimestri consecutivi di perdite

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Cade l'utile di General Electic ma meno delle stime di mercato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-18 - pag: 33 autore: Trimestrali Usa. Profitti in flessione del 35% - Sale il titolo Cade l'utile di General Electic ma meno delle stime di mercato Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente I «barlumi di speranza» descritti da Barack Obama si sono estesi ieri alla General Electric, gioiello industriale americano, azzoppato negli ultimi 12 mesi da un doppio colpo: la crisi finanziaria e la crisi economica. La crisi finanziaria ha messo in ginocchio la controllata GE Capital, una delle divisioni più importanti del gruppo che, fino a pochi anni fa contribuiva la parte più importante ai profitti consolidati. Negli ultimi tempi invece la GE Capital ha avuto un effetto freno che ha portato a una caduta del titolo in borsa inimmaginabile, da quota 33 dollari di un anno fa, a quota 5,73 dollari, quando si è registrato il minimo il 4 di marzo scorso. Ieri la GE ha comunicato una caduta dei profitti del 35% per il primo trimestre e una caduta del 58% dei profitti per la divisione finanziaria che continua ed essere molto debole. Si aggiunga che i risultati delle divisioni industriali, dalla produzione di motori per aerei ai prodotti al consumo sono stati piatti per via delle diffoltà dell'economia. L'amministratore delegato Jeffrey Immelt ha comunicato che l'azienda nel trimestre ha subito revoche di ordini per 500 milioni di dollari soltanto per la divisione energia e aeronautica «non mi sorprenderei - ha detto - di vedere altri trimestri negativi per parecchi trimestri consecutivi ». La GE ha sofferto più di altre grandi aziende della crisi finanziaria, è stata costretta a tagliare il dividendo per la prima volta in 60 anni ed ha perso il suo status di rischio triplo A nella valutazione del credito. I risultati di bilancio nell'insieme confermano quanto nel primo trimestre di quest'anno l'economia americana sia andata male. Il fatturato del gruppo è sceso del 9% a quota 38,41 in particolare per una caduta del 23% del reddito di GE Capital Finance a quota 13,09 miliardi di dollari. I profitti sono scesi a 2,9 miliardi di dollari, 26 centesimi per azione, rispetto ai 4,47 miliardi di dollari di profitti, pari a 43 cents per azione dello stesso periodo dell'anno scorso. Ma le dichiarazioni di Immelt hanno portato qualche elemento rassicurante: l'amministratore delegato ha sottolineato che alcuni dei settori industriali dovrebbe mostrare degli incoraggianti segnali di stabilizzazione e di ripresa nel corso dei prossimi mesi e che a fronte delle perdite nella divisione finanziaria l'obiettivo di chiudere l'anno con profitti e la sua affermazione di qualche tempo fa, secondo cui non vi sarà bisogno di nuovi aumenti di capitale restano valide. Per questo i barlumi di speranza. Il mercato ha interpretato i risultati come una stabilizzazione su cui il grande conglomerato mondiale potrà ricostruire il suo invincibile modello di crescita. E ha premiato il titolo che si è leggermente rafforzato con un aumento dell'1,22% a quota 12,42 dollari per azione. Questo nonostante analisti come Steve Eisman di Frontpoint siano molto pessimisti per il futuro della divisione finanziaria che resta appesantita da un forte servizio sul debito e da un importante portafoglio di titoli tossici. Per ciò che riguarda le altre divisioni del gruppo, ad esempio la Nbc Universal, controllata dalla GE per l'80%le cose non sono più rassicuranti. è vero che il fatturato nell'intrattenimento è diminuito solo del 2%, ma i guadagni sono caduti del 45%. Le attività nel settore elettrodomestici, che la GE voleva vendere già da qualche tempo sono andate altrettanto male: i profitti sono caduti del 77% mentre il fatturato è diminuito del 22%. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Banche, la crisi si supera anche con la governance (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-18 - pag: 35 autore: Regole. Il vicedirettore di Bankitalia, Tarantola: gli assetti di controllo sono centrali Banche, la crisi si supera anche con la governance Le politiche retributive possono essere determinanti Rossella Bocciarelli ROMA Una buona governance e un sistema di controlli interni efficaci sono ingredienti essenziali per assicurare alle banche la capacità di reagire alla crisi globale. Lo ha ribadito ieri Anna Maria Tarantola, vicedirettore generale della Banca d'Italia,che è intervenuta a Milano all'Università cattolica alla presentazione del libro "Sistema dualistico e governance bancaria" del professor Francesco Cesarini e ha colto l'occasione per fare il punto sullo stato d'attuazione delle disposizioni emanate dalla Vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche poco più di un anno fa. «Il contesto di crisi globale in cui anche il sistema bancario italiano è chiamato ad operare rappresenta un formidabile banco di prova della tenuta della nuova regolamentazione » – ha sottolineato la dirigente di via Nazionale– «Gli assetti di governo e controllo sono oggi più che mai centrali per assicurare la resilienza di ogni singola banca a eventi di tale portata». Le analisi condotte sulle cause scatenanti della crisi finanziaria internazionale, ha ricordato, hanno dimostrato che incentivi distorti come le strutture retributive legate ai profitti di breve periodo o i fallimenti del board nella tempestiva ridefinizione delle strategie quando il contesto muta o la debolezza nei controlli interni hanno fortemente contribuito a determinare situazioni di dissesto. «L'assetto delle remunerazioni e le modalità di circolazione delle informazioni nell'organizzazione aziendale – ha spiegato – hanno un'importanza centrale nel conseguire strutture di governance e di controllo efficaci ed efficienti». Poi, l'esponente del Direttorio della Banca centrale ha sottolineato che su questo terreno le direttive di Bankitalia sono state le prime e stanno facendo scuola a livello internazionale, dal momento che i capisaldi della disciplina italiana sulle remunerazioni dei manager sono stati ripresi negli interventi regolamentari in corso di elaborazione presso la Comunità europea e presso il Financial stability board. Tarantola ha inoltre spiegato che, essendo ormai entrati nel vivo della fase di applicazione pratica delle nuove disposizioni sulla guida societaria «l'autorità di Vigilanza sta seguendo con attenzione l'adeguamento degli assetti organizzativi e di governance ». Per questo, nei mesi scorsi si è instaurato un «confronto continuo» con il sistema bancario. Tra gli argomenti affrontati in questo dialogo serrato, ci sono anche «il tipo e i contenuti dell'informativa su schemi e politiche retributive, da rendere sia ex ante che ex post all'assemblea, in modo da assicurarne un pieno e consapevole svolgimento». Proprio su quest'ultimo argomento, ha ricordato Tarantola «le banche sono state specificamente richiamate nei giorni scorsi, nell'imminenza della prossima tornata assembleare, a una sostanziale adesione alle nuove regole». Pertanto, ha aggiunto, oggi l'autorità di Vigilanza si attende che le aziende di credito, avendo compreso la ratio delle norme e realizzato la necessaria autovalutazione sull'adeguatezza del proprio sistema di governo societario «recepiscano, nei tempi prescritti, senza preconcetti( il principio di proporzionalità non può più costituire un alibi) in modo sostanziale i principi e le linee guida delle disposizioni». © RIPRODUZIONE RISERVATA LE DIRETTIVE Secondo la dirigente di Via Nazionale la disciplina italiana sulle remunerazioni sta facendo scuola a livello internazionale Bankitalia. Il vicedirettore generale di via Nazionale, Anna Maria Tarantola EMBLEMA

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La ripresa è cominciata con la Cina (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: LANCETTE DELLECONOMIA data: 2009-04-18 - pag: 5 autore: Crisi breve. Grazie a politiche «imperiose», nel colosso asiatico l'industria manifatturiera è tornata a crescere e trasmette all'estero impulsi di fiducia La ripresa è cominciata con la Cina In Eurolandia e Usa la produzione tende a stabilizzarsi, ma la svolta è spostata a dopo l'estate di Fabrizio Galimberti e Luca Paolazzi Indicatori reali Come sarà la ripresa? Quali segni lascerà la crisi? Quali forze traineranno lo sviluppo? Queste domande riempiono i ragionamenti dentro le stanze dei bottoni e nei convegni pubblici. Se le pongono le imprese, anzitutto; ma anche analisti e manovratori delle politiche economiche. Edè forse questo il segno più rassicurante che la recessione, mentre morde più profondamente, fa anche meno paura, perché viene superata non solo con la mente ma con le azioni, proprio preparandosi al dopo. Dalle imprese, accrescendo gli sforzi per ampliare i mercati (o farli contrarre di meno); dalle famiglie, tornando a spendere, anche se sospinte da incentivi o minori imposte. Perché i sistemi economici e i comportamenti sociali sono orientati al miglioramento,non all'arretramento del benessere. Le politiche economiche finalmente aiutano non solo mettendo in tasca alla gente potere d'acquisto (con più bassi tassi e tasse) e accrescendo direttamente la domanda ( con opere pubbliche), ma soprattutto rincuorando e rinsaldando la fiducia. L'esito del G- 20 in ciò è stato un capolavoro: alla vigilia si temevano nuovi litigi e clamorose rotture, si è concluso con concordia e annunciando cifre iperboliche di nuovi stimoli. Sotto le dichiarazioni, non molto. Ma ciò che conta in una crisi di fiducia è riportare fiducia, che era stata persa proprio per la percezione che governi e banche centrali non sapessero bene il da farsi. La risalita dei corsi azionari è il primo segnale di questa fiducia. Perciò la annoveriamo tra gli indicatori reali. Un grande investitore, come George Soros, ha annunciato che si tratta di un rimbalzo in un mercato Orso; ma anche i grandi qualche volta sbagliano. La stagione dei profitti si profila migliore delle attese;non solo grazie a regole contabili piegate alla bisogna (ma sono più veri i bilanci seinglobano quotazioni ridicolmente stracciate dei titoli?). E ciò che fa bene a Wall Street, piaccia o dispiaccia, fa bene a Main Street: il sentimento dei consumatori americani è risalito a metà aprile ai massimi da settembre. I tagli occupazionali non sono certo finiti, e ciò tira il freno a mano ai consumi; che però mostrano di voler ripartire appena si crea un po' più di reddito (vendite al dettaglio ex- auto di di gennaio e febbraio). D'altronde, il mercato del lavoro è un indicatore ritardato, non anticipatore, delle svolte cicliche. Gli squilibri nella maggiore economia mondiale sono imponenti, ma altrettanto le forze messe in campo da Amministrazione e Fed; e l'aggiustamento appare molto rapido e a buon punto, sia nell'aumento del tasso di risparmio delle famiglie, sia nella riduzione del deficit commerciale ( anche attraverso al via meno augurabile del calo della domanda interna), sia nel mercato immobiliare, dove prezzi in calo e mutui vantaggiosi incoraggiano gli acquisti di abitazioni. Ma i segni più netti e forti di rilancio vengono dalla locomotiva numero due. La Cina ha messo a segno una ripresa a«V»,come dicono il balzo dell'export, la produzione industriale a marzo e la componente ordini nell'indice Pmi. Uno dei pochi vantaggi, forse il solo, di quel regime è che le politiche espansive sono imperiose e imperiali e vanno eseguite più che seguite. Di ciò potrà beneficiare anche il resto del mondo; non tanto direttamente (dato il suo scarso assorbimento di manufatti dall'estero) quanto diffondendo il contagio del risveglio. Eurolandia, eItalia,ripartiranno dopo. Ancora sono scarsi i segni di autentico progresso; piuttosto c'è attenuzione nel calo dell'attività industriale e degli ordini. Gli indici di fiducia dicono che fino all'estate avanzata non ci sarà una svolta. Però, il recupero delle vendite di auto, con un balzo molto forte nei dati destagionalizzati a marzo rispetto a febbraio, si riverbererà su tutta la filiera, dando il là al resto dei sistemi produttivi. Inflazione Ora che la variazione dei prezzi al consumo è vicina allo zero o in terreno negativo, si urla al lupo della deflazione. Timori esagerati: tolti energetici e alimentari, la dinamica annua dei prezzi è dell'1,8%in Usa e dell'1,5%in Eurolandia. Il rialzo delle materie prime è un altro sintomo di ripresa della domanda globale. Tassi, valute, moneta La politica monetaria non ha esaurito la sua funzione. Rimangono margini per i tassi in Europa: la riduzione di un quarto di punto è stata troppo timida. Con un Pil in caduta del 4%, i tassi a breve reali dovrebbero essere negativie rimangono invece in territorio positivo. Sia l'attività reale che l'inflazione in Europa giustificano la quota zero dei tassi nominali. L'obiettivo di inflazione per la Bce – bisogna ricordarlo – è il 2% "e vicino al 2%". Il 2% si giustifica perché le procedure di rilevazione dei prezzi tengono conto solo im-perfettamente dei miglioramenti di qualità, e succede quindi che un aumento del prezzo sia considerato inflazione e non un semplice corrispettivo di una qualità migliore. Vi è quindi una distorsione nelle statistiche dei prezzi che suggerisce come l'inflazione vera sia più bassa di quella rilevata dai dati. Questo, unito al fatto che un piccolo aumento dei prezzi agisce da lubrificante nel continuo processo di aggiustamento dei prezzi relativi, spiega perché l'obiettivo di inflazione per le Banche centrali (non solo per la Bce) sia superiore a zero, benché puntino alla stabilità dei prezzi. Ma il "vicino al" non è meno importante del 2 per cento. La Bce è come un San Giorgio che deve combattere due draghi: l'inflazione e la deflazione. Il tasso d'inflazione, insomma,non deve strappare né verso l'alto né verso il basso. E invece sta strappando: è vicino allo zero e potrebbe anche diventare negativo. Anche se si volesse riguardare all'inflazione di base, quella che esclude alimentari e prodotti energetici, siamo sotto al 2% e la Bce non ha ragione di non seguire la Fed nello schiacciare i tassi a breve verso lo zero. è vero, tuttavia, che la Banca centrale europea razzola meglio di come predichi. Sia l'Eonia sia l'Euribor a 1 mese sono sotto il tasso-guida stabilito all'1,25% (anche se sono nettamente più alti dei loro equivalenti americani) e lo spread fra Euribor a 3 mesi e tasso-guida si è ridotto a limiti fisiologici. Colmare lo spazio che rimane prima di arrivare a quota zero è anche utile per le banche: essenzialmente, queste fanno soldi pagando il denaro a breve e facendosi pagare danaro prestato a lungo termine.Più basso è il costo del danaro a breve, maggiori sono, ceteris paribus, i profitti delle banche. Per una Banca centrale abbassare il costo del danaro a breve è quindi anche una maniera per sostenere il settore bancario. Il ceteris paribus, tuttavia, è grosso: la concorrenza dovrebbe garantire che l'abbassamento del costo del danaro a breve venga trasmessa ai tassi attivi. Ma questo non è successo: quel "margine di interesse" che è il divario tra i tassi attivi (prestiti alle imprese per meno di un anno e meno di un milione di euro) e il tasso-guida della Bce è aumentato nell'Eurozona da un punto e mezzo prima della crisi a 2,3 punti negli ultimi dati. Anche se il 2,3 è in diminuzione rispetto ai quasi 3 punti toccati a dicembre, è chiaro che il sistema produttivo sta pagando un pesante contributo al risanamento del sistema bancario. Tanto più che i tassi per le imprese sono particolarmente alti in termini reali, dato che la variazione sull'anno dei prezzi alla produzione è passata dal +5%di un anno fa al-2%dei dati più recenti. In campo valutario le notizie sono poche, ed è bene che sia così. L'assenza di notizie sottolinea anche il non ricorso alle svalutazioni competitive. In una crisi così grave ci si poteva aspettare l'arrivo di politiche del tipo beggar my neighbour, e il fatto che questo non sia accaduto (anche il protezionismo non valutario si è limitato a pochi isolati episodi) dimostra- è una importante consolazione in questa crisi - che la lezione degli anni Trenta è stata imparata. fabrizio@bigpond.net.au l.paolazzi@confindustria.it OK BORSE E COMMODITY Il rialzo delle azioni si è associato a quello delle materie prime. Entrambe «sentono» che la domanda globale sta ripartendo

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Una regia per le crisi alimentari (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: AGROINDUSTRIA MERCATI ITALIA data: 2009-04-18 - pag: 23 autore: Emergenza materie prime. Da oggi a Cison di Valmarino (Treviso) il G-8 tra i responsabili dell'agricoltura Una regia per le crisi alimentari Si discute di aumenti produttivi e gestione comune delle scorte Alessio Romeo ROMA L'emergenza alimentare non è meno pericolosa della crisi finanziaria che ha colpito l'economia mondiale.Anzi,proprio quest'ultima rischia di aggravare la situazione per i Paesi più poveri del mondo, dove quasi un miliardo di persone soffre la fame. La sicurezza alimentare mondiale sarà il tema centrale del G-8 agricolo che si apre oggi a Cison di Valmarino, in provincia di Treviso, fortemente voluto dal ministro delle Politiche agricole,Luca Zaia,con l'obiettivo di trovare una strategia comune per fronteggiare l'instabilità dei mercati, combattere la speculazione e garantire a tutti un adeguato accesso al cibo. Obiettivi che non saranno facili da raggiungere, come dimostra anche il recente fallimento del vertice Fao di Roma. Per i Paesi più avanzati, infatti, che garantiscono – secondo le ultime stime Ocse – oltre 300 miliardi di euro annui ai propri agricoltori, il tema della sicurezza alimentare si intreccia strettamente con la difesa dei mercati agricoli nazionali. Esattamente un anno fa, quando la bolla dei prezzi delle commodity agricole raggiungeva il suo apice, i Governi dei principali Paesi produttori non hanno esitato a tassare le esportazioni di prodotti agricoli per salvaguardare il proprio tasso di autoapprovvigionamento. E solo nel luglio scorso, a un passo dall'accordo, il tavolo Wto sulla liberalizzazione degli scambi è saltato per un contrasto tra Stati Unitie India sull'applicazione nei Paesi in via di sviluppo della clausola di salvaguardia sulle importazioni. Ma secondo molti osservatori, la vera causa dell'interruzione del Doha Round va cercata nel peggioramento della situazione dei mercati che ha spinto i Governi a non smantellare dazi e barriere. Sempre secondo la Fao, per soddisfare la domanda mondiale di cibo bisognerebbe raddoppiare la produzione agricola nei prossimi 25 anni. Un'operazione che richiederebbe la mobilitazione di ingenti risorse per aumentare rese e produttività dell'agricoltura, tralasciando il tema degli Ogm. Il vertice è stato presentato ieri con una conferenza stampa dal ministro Zaia, e oggi si terranno le prime sessioni di lavoro in formato G-8, che saranno allargate alle Organizzazioni internazionali e agli altri Paesi invitati domenica e lunedì. Non è mancata una polemica locale sull'esclusione del presidente del Veneto, Giancarlo Galan, risentito per non essere stato invitato, con il ministro che ha replicato che «il protocollo non lo prevede, se non per cene di gala ». Cene messe al bando da Zaia, che ha voluto sottolineare il profilo operativo dell'evento che punta a «risultati concreti». Non c'è dubbio che,prima di vedere se i risultati arriveranno, a questo G-8 agricolo va dato il merito di riportare l'agricoltura all'attenzione dell'agenda politica internazionale, allargando l'incontro a molti Paesi emergenti, protagonisti della «rivoluzione verde» che negli ultimi dieci anni ha cambiato gli equilibri dei mercati agricoli. Primi tra tutti Brasile e Argentina, che hanno quintuplicato le esportazioni di alcuni prodotti chiave, come la soia, conquistando un ruolo centrale nei negoziati multilaterali. Ai lavori parteciperanno anche la Banca mondiale, Fao, Ifad, Ocse e Unione africana. Sul documento della Presidenza italiana hanno lavorato, non senza contrasti, nei giorni scorsi i rappresentanti dei Paesi G-8. Tra le principali proposte l'aumento della produttività agricola nei Paesi in via di sviluppo, la gestione coordinata delle scorte mondiali per affrontare le crisi di mercato e le misure di lotta alla speculazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Fiat-Chrysler va avanti Gm, Chapter 11 probabile (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-18 - pag: 7 autore: Fiat-Chrysler va avanti Gm, Chapter 11 probabile Henderson: subito più fondi, sei offerte per Opel L'intesa tra Chrysler e Fiat si avvicina, mentre prosegue tra molte difficoltà anche il tentativo di salvataggio dell'ex numero uno mondiale General Motors. Ieri l'amministratore delegato di Gm, Fritz Henderson, ha avvertito che l'azienda avrà probabilmente bisogno di altri 4,6 miliardi di dollari entro la fine del secondo trimestre e ha detto che «è più probabile» un ricorso al Chapter 11 (amministrazione controllata) per accelerare il processo di ristrutturazione. Henderson ha aggiunto che in Europa ci sono «sei investitori seri », che comprendono sia partner finanziari che industriali, pronti ad entrare in Opel; le voci su un possibile interessamento di Fiat sono state ieri smentite dal presidente Luca di Montezemolo. Le offerte per Opel dovranno in ogni caso essere presentate entro la fine di maggio; il processo è gestito dalla Dresdner Kleinwort, assorbita l'anno scorso da Commerzbank. Eventuali investitori finanziari inietterebbero fondi che si aggiungerebbero ai finanziamenti promessi dal Governo tedesco; per i soci industriali si potrebbero invece ipotizzare apporti di attività o addirittura una fusione. Negli Usa intanto i due processi di ristrutturazione americani, con scadenze così ravvicinate, rischiano di ostacolarsi a vicenda: ieri Henderson ha detto che i colloqui con i sindacati di Gm procedono a rilento perché la Uaw è focalizzata sulla chiusura del negoziato con Chrysler, indispensabile per siglare l'intesa con Fiat entro fine mese e ottenere quindi 6 miliardi di dollari di fondi dall'Amministrazione. I detentori dei bond Gm, intanto, si sono detti pronti a fare «grandi concessioni » se ci sarà un piano credibile e se anche le altre parti faranno passi indietro; un'offerta da Detroit dovrebbe arrivare loro la settimana prossima. Secondo il «New York Times» è invece vicina l'intesa tra Chrysler e i rappresentanti dei lavoratori, intesa che dovrebbe spianare la strada anche a quella con i creditori; questi ultimi dovrebbero rinunciare a buona parte dei crediti in cambio di azioni. Al massimo dopo la riunione del cda di giovedì prossimo, Sergio Marchionne tornerà negli Usa per la fase finale della trattativa; prima di partire, però, vedrà anche i sindacati italiani per aggiornarli sullo stato del dossier Chrysler; questi ultimi sono preoccupati per le prospettive degli stabilimenti nel nostro Paese. Giovedì sera Bob Nardelli, attuale numero uno dell'azienda, nominato dal fondo Cerberus, ha ammesso in una lettera ai dipendenti che una volta firmato l'accordo verrà nominato un nuovo consiglio d'amministrazione, la cui composizione verrà decisa dalla Fiat e dal Governo Usa. L'amministratore delegato potrebbe essere lo stesso Marchionne, che replicherebbe così la posizione tenuta per qualche anno da Carlos Ghosn tra Renault e Nissan ( il manager franco-brasiliano assunse però le due cariche soloa risanamento di Nissan completato); il presidente di Chrysler sarebbe americano e verrebbe nominato dal Tesoro. L'azionariato della società vedrebbe Fiat inizialmente al 20%, mentre sia i dipendenti che i creditori otterrebbero partecipazioni superiori in cambio della rinuncia ai rispettivi crediti; il resto delle azioni verrebbe collocato in un trust gestito dal Tesoro e girato poi a Fiat al procedere delle varie fase dell'intesa industriale. Quanto ai fondi liquidi, l'Amministrazione Obama ha promesso a Chrysler, in caso di accordo con Fiat, altri 6 miliardi di dollari oltre ai 4 già erogati. Il totale dei finanziamenti potrebbe però raggiungere i 20 miliardi, se si includono quelli promessi dal Governo canadese e quelli americani legati alla ricerca e sviluppo; questi ultimi potrebbero essere utilizzati per finanziare la produzione di veicoli a basso consumo su piattaforme Fiat. Un segnale positivo su questo fronte arriva da Chrysler Financial: la finanziaria che assiste la casa automobilistica nel credito al consumo ha fatto sapere ieri di aver ritirato la richiesta di fondi pubblici addizionali e ha detto di avere abbastanza liquidi per coprire le esigenze di breve periodo. Il ritiro – ha spiegato una portavoce – è stato favorito dal miglioramento della situazione sui mercati finanziari. Ieri le azioni della Fiat hanno proseguito il netto recupero in Borsa (+6,9% a 7,66 euro) approfittando di una giornata brillante per l'intero settore auto in Europa:l'indice Stoxx Auto ha segnato un +5% e la Renault ha guadagnato oltre il 10%. Fiat è comunque di gran lunga il titolo più brillante dall'inizio dell'anno, con un +66 per cento. Le ordinarie del Lingotto hanno perfino riagganciato in corso di seduta quota 8 euro, e i volumi sono stati elevatissimi: è passato di mano oltre l'8%delcapitale. A. Mal. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TRATTATIVA Secondo il «New York Times» accordo vicino con i sindacati Saranno Torino e Washington a scegliere il prossimo Ceo Il titolo vola a Piazza Affari

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Il costo della ristrutturazione. (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: PRIMO PIANO data: 2009-04-18 - pag: 7 autore: Il costo della ristrutturazione. Tagli a previdenza, sanità e stipendi in cambio di quote nella nuova società Il ruolo e i sacrifici dei fondi pensione Mara Monti Tagli a pensioni, sanità e stipendi in cambio di quote della nuova società. è il sacrificio chiesto al sindacato dei lavoratori dell'auto statunitense, la potente United Automobile Workers (Uaw) chiamata a decidere se accettare l'accordo tra Chrysler e Fiat. Accordo che passa attraverso un taglio fino al 50% dei contributi in contanti che i lavoratori delle case automobilistiche ricevono per l'assistenza sanitaria dei lavoratori in pensione. In tali fondi Gm ha attualmente una massa amministrata di 20 miliardi di dollari mentre quella di Chrysler è di circa 10,6 miliardi. Se dovesse concretizzarsi l'ipotesi della conversione,in entrambi i casi impiegati e operai diventerebbero i soci di controllo delle rispettive case automobilistiche. Ed è questa l'ipotesi a cui stanno lavorando i vertici di Fiat e Chrysler: Uaw, dicono fonti vicine al negoziato, potrebbe avere inizialmente una quota significativa, forse superiore al 20% divenendo il primo azionista. Nei negoziati con Canadian Auto Workers, Chrysler chiede invece una riduzione dei salari e dei benefit, per portarli ai livelli degli altri costruttori esteri. Prestazioni contro azioni, un sacrificio pesante ma c'è qualche alternativa? Poche, se non nulle. Perché se saltasse l'operazione Fiat-Chrysler, per la casa automobilistica americana si aprirebbero le porte della bancarotta «pilotata» che inevitabilmente azzererebbe il valore delle azioni con il rischio di vedere saltare entrambi i fondi, quello pensionistico e quello sanitario. Uno scenario rischioso per tutti, ma non sarebbe il primo caso. Molti fondi pensioni aziendali falliscono, complice anche la legge americana che permette all'impresa di scaricare i costi sui lavoratori e sull'assicurazione pubblica che garantisce una piccolissima parte delle prestazioni: negli ultimi anni sono saltati 3.700 fondi pensione, tra i quali quelli di molte linee aeree (United Airlines, Us Airways, Twa) e dell'industria pesante (Bethlehem Steel, Ltv Steel, National Steel, Weirton Steel, Kaiser Aluminium e altre). La crisi finanziaria ha accentuato questo processo: legata inizialmente ai mutui subprime, successivamente si è riversata sull'economia, con l'effetto di ridurre il numero degli attivi della grande industria e aumentare quello dei pensionati. E mentre le pensioni vanno pagate in tutti i casi, il patrimonio dei fondi si è drasticamente ridotto anche a causa del tracollo delle Borse. Ancora una volta, se dovesse saltare l'accordo tra Torino e De-troit, molti dei 250mila dipendenti della Chrysler sarebbero costretti a lasciare la società senza riuscire ad ottenere le prestazioni attese: salvo il verificarsi di un nuovo boom azionario, nell'immediato lo scenario possibile è un congelamento del fondo non potendo più offrire ulteriori benefici previdenziali ai propri lavoratori. La decisione è ora nelle mani dei sindacati, ma il tempo corre: entro il 30 aprile l'accordo che porterà Chrysler fuori dalle secche della bancarotta dovrà essere firmato, ma la lotta per la sopravvivenza sarà ancora lunga. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE CONDIZIONI L'intesa passa attraverso una riduzione fino al 50% dei contributi in contanti che i lavoratori ricevono per l'assistenza sanitaria

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JESI GABRIELE FAVA (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ancona)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

JESI pag. 13 JESI GABRIELE FAVA è stato riconfermato al timone dell'ateneo jesino per il prossimo triennio. La nomina a presidente della Fondazione Colocci è avvenuta giovedì nella sede di via Angeloni, dove è stato eletto anche il nuovo consiglio di amministrazione, composto da: Claudio Fratesi (vice presidente), Matteo Mancini, Paolo Cavina, Gregorio Gregori, Aldo Cartuccia, Marco Gialletti e (riconfermati) Osvaldo Pirani, Corrado M. Prencipe, Claudio Perini, Giuseppe Ospici, Folco Fioretti. Riconfermati anche i membri del collegio sindacale: Gerardo De Gennaro, Rodolfo Bernardini e Paolo Spreti. «Un Cda ha commentato Fava- rinnovato per la metà dei suoi componenti. Questo significa da un lato garanzia di continuità rispetto al lavoro svolto, dall'altro introduzione di nuove risorse e intellettualità che sicuramente porteranno vigorose energie alla nostra università». E intanto il presidente annuncia che presenterà il programma di mandato durante la prossima riunione del Cda e anticipa che gli assi portanti del suo operato saranno la qualità dell'offerta dei servizi agli studenti, l'istituzione di nuovi corsi e l'ampliamento dell'attività culturale. Ma nell'ateneo jesino già fervono i preparativi per la cerimonia ufficiale di inaugurazione dei corsi accademici 2008/2009, venerdì prossimo. Quando, a partire dalle 15, presso la Sala convegni della Colocci, interverranno il sindaco Fabiano Belcecchi, il Rettore Roberto Sani, il Preside della Facoltà di Giurisprudenza Rino Froldi e il Presidente della Classe di Lauree in Scienze dei Servizi Giuridici Giorgio Galeazzi. A seguire il convegno «Oltre la crisi finanziaria» farà il punto della situazione sull'attuale momento storico dei nostri mercato e sul ruolo delle istituzioni e delle imprese. Ospite tra gli altri, Jonathan Macey (Yale University) e Magda Bianco (Banca d'Italia).

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Ricordi di Montanelli e Barzini nel nuovo numero di Libro Aperto' (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (Ravenna)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

RAVENNA CRONACA pag. 11 Ricordi di Montanelli e Barzini nel nuovo numero di Libro Aperto' CULTURA NEL PERIODICO RAVENNATE NUMEROSI SAGGI SULL'ATTUALE CRISI ECONOMICA INTERNAZIONALE E' IN USCITA il primo numero del nuovo anno di Libro Aperto, la rivista trimestrale di cultura liberaldemocratica diretta da Antonio Patuelli ed edita a Ravenna dalla omonima Fondazione di volontariato e senza fini di lucro. Un numero di particolare spessore, che si apre con saggi riguardanti i centenari delle nascite dello scrittore e giornalista Indro Montanelli, del costituzionalista e statista Aldo Bozzi e del giornalista Luigi Barzini. All'interno, da segnalare, i saggi di Dario Velo sul nuovo ordine monetario internazionale, di Andrea Battistuzzi su Banche e ambiente al centro della ricerca economica di Obama', di Luca Pierazzi sulla crisi che accumuna l'Est e l'Ovest d'Europa, di Franco Nanni sugli sbalzi del prezzo del petrolio , di Ferruccio Fronzoni su globalizzazione, deregolarizzazione, disuguaglianze, crisi finanziaria ed economica. E, ANCORA, nella sezione Il Tempo e la Storia' si parlerà di guerra santa dei cristiani e jihad islamica, di pregiudizio antipartitico e la cultura moderata, di decreti legge nell'Italia liberale ed in quella fascista e, infine, un saggio di Antonio Patuelli sulle ultime lettere di Cavour. Tra i personaggi della sezione Ricordi' si troveranno saggi di Alberto Lasagni su Giovanni Ruffini scrittore mazziniano, di Giovanni Lugaresi su Giovannino Guareschi, di Franco Chiarenza su Paolo Battistuzzi, di Aljs Vignudelli su Sergio Fois insigne giurista. Questo e molto altro nel prossimo numero di Libro Aperto. La pubblicazione è diffusa esclusivamente tramite abbonamento (Per informazioni: tel 0544 35549 oppure 0544 212649, e-mail libroaperto@sira.it, sito internet www.libroaperto.it).

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Aib : tutti uniti per saltare l'ostacolo (sezione: crisi)

( da "Bresciaoggi(Abbonati)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sabato 18 Aprile 2009 INSERTI Pagina 68 L'IMPEGNO RICHIESTO A CHI HA RESPONSABILITÀ «Aib»: tutti uniti per saltare l'ostacolo La crisi finanziaria globale, scoppiata lo scorso anno negli Stati Uniti, si è aggravata con pesanti ripercussioni sull'economia reale. Un contesto che ha prodotto effetti negativi anche per l'economia bresciana, che ha chiuso il 2008 con una forte contrazione dell'attività, in particolare nell'industria manifatturiera e delle costruzioni. Nei primi nove mesi la produzione industriale è calata dell'1,4% rispetto allo stesso periodo del 2007. L'attuale crisi purtroppo farà sentire i suoi effetti anche sul fronte della disoccupazione, il cui tasso potrebbe salire al 4,2% rispetto al 3,7% del 2008. Oggi, per il mondo delle imprese la crescita è indiscutibilmente la vera priorità, ma al contempo rappresenta una delle questioni più complicate da affrontare. Per reagire alla crisi non basta intervenire solo sulla domanda, ma occorre rafforzare l'intero sistema produttivo. Un compito difficile, che richiede un utilizzo ben ponderato delle risorse. Tuttavia, la crisi può anche rappresentare l'occasione per dare avvio alle riforme strutturali di cui il Paese ha assoluto bisogno. Dal canto suo, Aib, in linea con l'iniziativa promossa da Confindustria a livello nazionale, ha sollecitato la costituzione di un tavolo aperto a tutte le forze politiche, alle parti sociali e ai sindacati, con l'obiettivo di formulare di un piano condiviso per ridistribuire al meglio le risorse a disposizione del nostro territorio. La gravità del momento richiede infatti che tutti coloro che hanno responsabilità si uniscano. Ed è necessario agire in fretta. Le nostre priorità, come mondo imprenditoriale, sono note: adeguamento del sistema infrastrutturale, maggiore facilità di accesso al credito, meno burocrazia, sostegno a innovazione e internazionalizzazione.  

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Scatta la rivolta degli esclusi (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Firenze)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

PRIMO PIANO pag. 8 «Sono 49 i comuni danneggiati» Scatta la rivolta degli esclusi Bertolaso delimita la zona. Risorse dal governo e dalla Ue RICOSTRUZIONE Terminata la fase dell'emergenza, continuano le inchieste sulle cause dei crolli e i preparativi per la ricostruzione degli edifici abruzzesi colpiti dal sisma del 6 aprile. Oltre 4.000 le verifiche di agibilità compiute fino a ieri ROMA ORA è ufficiale: i comuni abruzzesi che hanno registrato danni sono sono 49. Lo ha stabilito il decreto firmato ieri dal commissario Guido Bertolaso. La lista ha immeditamente provocato la protesta dei comuni esclusi, a partire da Sulmona. Sul piede di guerra ci sono almeno 17 sindaci che hanno già chiesto a Bertolaso di essere inseriti nell'elenco che, appunto, dà accesso a una serie di agevolazioni fiscali ed economiche. Innazitutto ci sono la questione degli ammortizzatori sociali in deroga (estesi cioè anche a chi finora non ne aveva diritto) e il sostegno alle famiglie e ai lavoratori autonomi. Ieri il ministro Sacconi ha annunciato che la dote' destinata all'Abruzzo per coprire i costi della cassa integrazione e dei sussidi di disoccupazione è passata dai 26 milioni originari a 55 (30 di questi concentrati nelle zone colpite dal sisma) e che l'utilizzo di questi fondi risulterà ipersemplificato. In altre parole ci sarà una diversa ripartizione (almeno per il momento) degli 8 miliardi stanziati a suo tempo dal governo per aiutare chi perdeva il posto di lavoro a causa della crisi economica. Il ministro del Lavoro ha anche ribadito che i lavoratori autonomi potranno usufruire di un sussidio pari a 800 euro al mese. QUESTA misura doveva essere inserita nell'ordinanza del presidente del Consiglio del 9 aprile che ha concesso aiuti alle famiglie colpite dal terremoto con un tetto massimo di 400 euro. Invece alla fine è stato deciso di inserirla nel decreto che verrà approvato dal consiglio dei ministri della prossima settimana. «Si tratta di una indennità doppiamente straordinaria», ha spiegato Sacconi sottolineando che «mai in passato si era intervenuti sul reddito dei lavoratori indipendenti, poiché per loro vale il rischio d'impresa. Ma in questa situazione era doveroso per lo Stato intervenire». Il sostegno agli autonomi dovrebbe durare 3 mesi. Un forte aiuto arriverà anche dall'Europa. Come annunciato l'altro giorno dal commissario Tajani, Bruxelles farà arrivare 500 milioni. La Ue dovrebbe anche prorogare i fondi strutturali 2002-2007 pari a circa 20 milioni (la regola prevede che se non sono utilizzati vengono cassati) e probabilmente ci sarà una riprogrammazione anche dei fondi strutturali 2007-2013. Il ministro dello Sviluppo Scajola ha annunciato che per aiutare la piccola e media impresa l'erogazione del credito avrà un percorso accelerato. L'Inps, ha anticipato a ieri il pagamento delle pensione di maggio per i 22.240 pensionati abruzzesi. Finita la fase dell'emergenza bisognerà pensare alla ricostruzione. Berlusconi ha fatto capire di non sentirsi certo con l'acqua alla gola. Al di là delle misure di cui si è parlato finora (tassa sui ricchi, lotteria, 5 per mille bis, 8 per mille destinato allo Stato, scudo fiscale aumento di benzina e sigarette) il governo conta di utilizzare il fondo «strategico» da 5 miliardi istituito presso Palazzo Chigi e alimentato da una parte del Fas, i fondi destinati alle aree sottoutilizzate. Aiuti a parte, continuano le polemiche sulle colpe legate al sisma. Ieri l'Osservatore romano ha scelto un titolo molto forte che paragona il terremoto alla crisi finanziaria mondiale: «Le case dell'Aquila come i mutui subprime». In comune tra i due eventi, scrive il giornale vaticano, c'è «l'economia dei bidoni». Ieri sulle zone colpite dalla scossa è tornato anche Dario Franceschini, che ha elogiato Bertolaso, ma ha anche chiesto di cominciare a parlare delle cose che non vanno. Oggi in Abruzzo tornerà Berlusconi, mentre Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di festeggiare il primo maggio proprio all'Aquila. Olivia Posani

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(sezione: crisi)

( da "Corriere del Veneto" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Veneto sezione: ECOVUOTA data: 18/04/2009 - pag: 21 «Socotherm è malata di troppa crescita Ma non rischia di fallire» Soave: cerchiamo soci, anche di controllo «La prossima settimana incarico a un nuovo advisor per un accordo sul debito con le banche» VICENZA Dai fasti di un gruppo internazionale, guidato da un imprenditore descritto come «uno dei nuovi signori del petrolio made in Italy» (anno 2005) o come il primo capitano d'industria capace di piazzare la prima Ipo nella Borsa argentina dopo il crac nazionale (2006), fino alle notizie da brivido di questi giorni: la vicentina Socotherm e il suo patron Zeno Soave stanno vivendo giorni assai difficili, con il titolo che vacilla (ieri -13,29% a 1,21 euro) e i revisori di Ernst & Young che non certificano il bilancio esprimendo dubbi sulla «continuità aziendale». Soave, andiamo dritti alla questione: Socotherm rischia di fallire? «Ma siamo matti? Socotherm non ha problemi di operatività industriale. Abbiamo ordini, lavoriamo in Italia come in America. C'è un problema finanziario, certo ». E la mancata certificazione del bilancio? «Tutto deriva dall'assenza di una moratoria con le banche: da parte di Ernst & Young non c'è un giudizio negativo sul bilancio ma una scelta di estrema prudenza perché l'accordo con gli istituti di credito non è stato ancora raggiunto. Siamo ottimisti in questo senso: stiamo parlando con un paio di soggetti e la prossima settimana contiamo di affidare l'incarico a un advisor importante che ci conduca a una rinegoziazione sui debiti ». Perché è saltato l'incarico a Banca Leonardo? «Non c'era identità di vedute sulla soluzione da trovare per i debiti, e noi tra l'altro abbiamo intravisto un conflitto di interessi. Poco tempo dopo aver ricevuto l'incarico, i loro analisti hanno espresso un giudizio sell sul nostro gruppo. Abbiamo preferito rivolgerci ad altri». Restano i conti. Pesantissimi. «Il bilancio si è chiuso con una perdita consolidata di 96,4 milioni perché abbiamo usato il massimo rigore, svalutando tutto quello che c'era da svalutare. Dalla società in Qatar, che stiamo chiudendo e ci è costata da sola 50 milioni, alla Nigeria, dove tutte le commesse si sono fermate per effetto della nuova situazione politica. E anche se in questo caso le cose si dovrebbero rimettere in moto, noi abbiamo deciso di considerare quei lavori come persi. Però in Argentina come ad Adria nel Rodigino lavoriamo con Tenaris, continuano ad arrivarci ordini e il 2009 sarà senz'altro migliore dell'anno scorso. Nel 2008 abbiamo dovuto anche fare i conti con eventi sfortunati, come un incendio nel nostro sito australiano, o come un errore progettuale che ci ha reso difficile l'avvio dello stabilimento a Houston negli Usa. Cose che non si ripeteranno. Guardiamo ai nostri stabilimenti in Veneto: è vero che abbiamo dovuto procedere alla mobilità per alcune decine di lavoratori soprattutto ad Adria (45 in tutto, ndr), ma contemporaneamente abbiamo chiamato operai a termine per coprire alcune commesse urgenti. Non siamo affatto moribondi ». Come è possibile che Socotherm sia arrivata a questa situazione? «È l'eccesso di debito (277,3 milioni, superiore al fatturato che è stato di 266 milioni nel 2008, ndr). Deriva dalla crescita troppo violenta che Socotherm ha vissuto negli anni scorsi. Cosa vuole, era così: le banche concedevano facilmente il credito, si faceva grande ricorso alla leva finanziaria, era quasi obbligatorio crescere, e crescere in questo modo. Il gruppo galoppava moltiplicando gli investimenti. Alcuni di questi si sono rivelati sbagliati, poi la crisi finanziaria ha fatto il resto e ci siamo trovati con problemi di liquidità». E adesso cosa succede? «Adesso comincia una nuova era. Troveremo l'accordo con le banche, abbiamo un piano d'impresa rigoroso e cercheremo un nuovo partner, industriale o finanziario ». Quindi un investitore che prenda in mano il controllo del capitale? «Noi attuali soci faremo la nostra parte. Vediamo, se è il caso si farà spazio anche a un nuovo azionista di maaggioranza ». Claudio Trabona

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(sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)>" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Cronaca di Cagliari Pagina 1021 I candidati. La ricetta dell'ex preside di Scienze politiche contro i tagli dei fondi «Un rettore di rigore per l'Università» I candidati.. La ricetta dell'ex preside di Scienze politiche contro i tagli dei fondi Paci: ci attendono nuove sfide, rimbocchiamoci le maniche --> Paci: ci attendono nuove sfide, rimbocchiamoci le maniche Paci è uno dei tre candidati del polo economico-giuridico nella corsa per il rettorato. La nave va ma non può continuare a galleggiare. «Non è più tempo di stare nel guado: serve un colpo di reni per andare avanti ed essere credibili, altrimenti si torna indietro e diventiamo Università di serie B». Gli studenti che lo seguono nella sua campagna elettorale, si sono fatti già un'idea: sarà un rettore di polso. Piaccia o no, rigore e concretezza sono infatti le parole più ricorrenti nei discorsi di Raffaele Paci, il docente di Economia applicata in corsa per la poltrona di Magnifico. «Non è tempo di fare promesse e demagogia», avverte il candidato da dietro la scrivania del suo studio in viale Fra Ignazio, secondo piano di Scienze politiche. «Penso che tutti siano consapevoli della gravità della situazione, che è necessario cambiare e che questa svolta si deve appoggiare su basi concrete e non su promesse: vedo che il mio messaggio di rigore viene recepito». Sono ambiziosi gli obiettivi del candidato Paci, uno dei tre schierati dal polo economico e giuridico nella competizione che vede in campo anche due “avversari” di Medicina. Con lui l'università di Cagliari diventerà «motore dello sviluppo della società sarda», «un progetto comune condiviso da tutte le istituzioni pubbliche e basato sull'alta qualità della ricerca e della didattica». Come arrivare così in alto? La strada, dice Paci, è obbligata: bisogna risolvere le due emergenze del momento, crisi finanziaria e governance dell'ateneo. La sfida parte da qui. I PROBLEMI «L'Università di Cagliari al momento è virtuosa ma dall'anno prossimo, col taglio dei finanziamenti decisi dal Governo, si ritroverà a dover utilizzare quasi tutti i fondi statali per pagare gli stipendi, come altri atenei italiani. A quel punto se non rimangono risorse fare didattica e buona ricerca sarà davvero difficile. Quindi andiamo incontro a un grande cambiamento: siamo alla vigilia di una importante riforma della governance dell'Università che ci obbligherà a ridisegnare completamente il nostro ateneo, semplificando l'organizzazione interna, con un'unica struttura di base che si occupi sia di didattica che di ricerca, oggi divise tra facoltà e dipartimenti. Contemporaneamente dobbiamo affrontare la crisi finanziaria e reperire i soldi creando un nuovo rapporto con la Regione (fondi Por) e l'Europa». NUOVI COMPITI «Per far fronte alle nuovi funzioni a cui l'Università è chiamata, bisogna decentrare e creare strutture e personale specializzati. Non ci saranno più contributi a pioggia, ci devono essere persone che valuteranno i risultati ottenuti. Bisogna intervenire anche nella progettazione europea: da due anni il Crenos sta formando specialisti che saranno di supporto ai gruppi di ricerca con master portati avanti assieme a società con uffici a Bruxelles». FARE SISTEMA «Penso che abbiamo grandi potenzialità, ottimi gruppi di ricerca: ma quello che finora è mancato è fare sistema e creare sinergie con l'esterno. Non possiamo continuare ad andare avanti separatamente: Cagliari, Sassari, Sardegna-ricerche, Regione, Crs4». CAMPUS «Ne abbiamo due: uno a Monserrato, da completare con servizi e alloggi, l'altro nel centro storico, il campus diffuso: è necessario ripensare un pezzo importante della città e per far questo propongo una Conferenza dei servizi con tutti gli enti per discutere il progetto, all'interno del quale la casa dello studente di viale la Playa potrebbe essere uno dei tasselli. Certamente non si può avere una mensa in via Premuda». Quanto agli studenti, Paci sostiene che «hanno il diritto di avere un'Università di alto livello: potremo garantirla solamente se riusciremo a organizzarci in modo efficiente e con le risorse necessarie per la didattica e la ricerca». Dunque, il motto vale per tutti: lavoro, rigore e serietà. CARLA RAGGIO

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La fiducia Usa supera l'incubo Lehman Trichet e Tremonti vedono la ripresa (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

VETRINA ECONOMIA pag. 21 La fiducia Usa supera l'incubo Lehman Trichet e Tremonti vedono la ripresa L'indice dei consumatori torna a livelli pre-crac. La Bce: nuove misure in arrivo MILANO SE SI RIAFFACCIA un po'di ottimismo perfino in Giappone (l'indice della fiducia dei consumatori è salito a marzo per il terzo mese consecutivo) allora vuol dire che la ripresa non è più solo un miraggio. Da Tokyo il filo della fiducia raggiunge anche gli Stati Uniti dove l' indice del Michigan, che misura le aspettative dei consumatori, avanza in aprile e risale ai livelli del settembre scorso, cioè prima del crac di Lehman Brothers che innescò il crollo dei mercati. Dunque, gira ormai da parecchi giorni un'aria nuova intorno alla crisi e ieri, parlando proprio in Giappone, se ne è fatto interprete anche il presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet. «Certo ripete il banchiere il 2009 sarà ancora un anno molto difficile per l'economia mondiale ma la ripresa inizierà già nel 2010». Con un buona dose di prudenza e un invito alle autorità monetarie e politiche a fare «tutto il possibile per ripristinare e conservare la fiducia fra famiglie e imprese», perché esistono ancora «rischi di improvvisi problemi». PER QUESTO il numero uno della Bce ha confermato che il prossimo mese, esattamente il 7 maggio, annuncerà misure «non convenzionali» a sostegno dell'economia «con l'intervento e l'attiva partecipazione delle banche». Resta l'incertezza sul tipo di misure che la Bce adotterà ma i mercati, dopo la forte caduta della produzione industriale registrata a febbraio in Eurolandia, si aspettano comunque una ulteriore riduzione del costo del denaro che potrebbe scendere all'1%. E' uno scenario ancora difficile, dove tuttavia emergono segnali positivi. Lo conferma da Berlino il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a margine di un convegno dell'Aspen Institute: «E' finita la prospettiva di un'apocalisse finanziaria, di un Armageddon, sia negli Usa sia nell'Est Europa: ci sono alcuni segnali positivi ma bisogna aspettare. Lo sfondo è quello di una grande incertezza ma l'impressione è che il punto di caduta sia raggiunto». Un invito alla cautela è venuto anche dal Governatore della Federal Reserve, Ben Bernanke, secondo il quale i danni della crisi finanziaria «in termini di perdita di benessere, perdita di abitazioni e e capacità di contrarre prestiti sono destinati a durare a lungo». LE BORSE che normalmente anticipano i cicli economici, stanno già reagendo. Se Wall Street resta contrastata, i listini europei continuano a salire, giorno dopo giorno: Piazza Affari recupera un altro 1,7% così come Parigi mentre Francoforte termina con un progresso dell'1,46%. A dare il tono ai mercati sono stati ancora una volta i risultati trimestrali delle corporation americane che stanno andando molto meglio del previsto. Le grandi banche tornano a guadagnare soldi. E dopo Goldman Sachs e JP Morgan ieri è stato il colosso di Wall Street Citigroup ha segnare profitti per 1,59 miliardi di dollari nel primo trimestre dell'anno, con ricavi vicini ai 25 miliardi di dollari, miglior risultato dall'inizio del 2007. Risultati oltre le attese anche per la General Electric che ha registrato un utile di 2,9 miliardi di dollari, in calo rispetto allo scorso anno ma comunque meglio delle stime. v. dal.

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La ripresa economica dipende dall'America (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Prima Pagina Pagina 2 Tempi duri per l'Europa La ripresa economica dipende dall'America Tempi duri per l'Europa di Beniamino Moro --> di Beniamino Moro Secondo la Banca d'Italia, anche se l'economia italiana continua ad andare male e gli effetti della crisi finanziaria mondiale si stanno manifestando con estrema virulenza (crollo del Pil previsto dall'Ocse del 4,3% per l'anno in corso, riduzione dell'occupazione e aumento della disoccupazione e della cassa integrazione, irrigidimento del credito bancario e aumento delle sofferenze e delle insolvenze ai valori più elevati dal 1999), tuttavia si intravedono alcuni segnali se non di ripresa almeno di un rallentamento della caduta produttiva e dei consumi. L'allusione non riguarda però l'Italia, ma gli Stati Uniti, dove si stanno manifestando alcuni deboli segnali che con molta cautela possono essere interpretati di controtendenza positiva. Di che si tratta? Essenzialmente dei primi effetti delle eccezionali misure di politica economica espansiva adottate in tutto il mondo (da ultimo il Giappone ha approvato un altro pacchetto di stimolo di 115 miliardi di euro, che si aggiunge agli stimoli già decisi in precedenza per un totale di 425 miliardi), che hanno frenato la caduta dei consumi di beni durevoli (mercato automobilistico) e rilanciato il mercato immobiliare. Non a caso gli occhi di tutto il mondo sono puntati sugli Stati Uniti, perché tutti sanno che l'uscita dal tunnel dell'economia mondiale, compresi i Paesi emergenti come Cina e India, avverrà solo quando ci sarà la ripresa dell'economia americana, la sola che anche in una recessione grave come quella attuale possa svolgere ancora una volta il ruolo di locomotiva economica internazionale. A parte i timidi segnali cui si è fatto cenno, tuttavia, gli indicatori macroeconomici dell'economia americana sono ancora orientati verso la burrasca: il Pil è crollato del 6,3% nell'ultimo trimestre del 2008 e si prevede un ulteriore crollo del 5% nei primi tre mesi del 2009, mentre il tasso di disoccupazione ha toccato il livello record dell'8,5%. Che cos'è allora che lascia ben sperare in una svolta positiva che 53 economisti del Wall Street Journal collocano già nel terzo trimestre di quest'anno, anche se la ripresa vera e propria la spostano alla seconda metà del 2010? Tutto dipende dall'opera di stabilizzazione dei mercati finanziari, di risanamento dei mutui e di eliminazione degli asset tossici ancora in mano alle banche. Per eliminare questi ultimi, il presidente Obama confida molto nel buon funzionamento del piano Geithner e si è già lasciato andare ad indiscrezioni secondo cui gli esami in corso delle condizioni delle 19 maggiori banche americane (i cosiddetti "stress test") indicherebbero che nessuna di esse corre il rischio di fallimento, anche se la Fed ha imposto la riservatezza assoluta sui risultati degli stessi test per non alimentare speculazioni di mercato. Le condizioni per un'inversione di tendenza in Europa, quindi, passano per la ripresa dell'economia americana, anche perché il modello di sviluppo dei Paesi europei, a cominciare dalla Germania e dall'Italia, ma ciò vale anche per Francia, Spagna e Gran Bretagna, si basa essenzialmente sulle esportazioni, che possono essere trainate in misura consistente solo dagli Usa. E la ripresa in questo paese non può avvenire se non si fa chiarezza sui bilanci delle banche.

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C'è una cura, si chiama lavoro (sezione: crisi)

( da "Provincia Pavese, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Le proposte che fanno discutere nel volume scritto con Francesco Giavazzi C'è una cura, si chiama lavoro L'analisi delle debolezze italiane: vengono da lontano Broni. Chi sono i veri responsabili della crisi che ha investito il mondo intero e che coinvolge anche l'Italia? La globalizzazzione? La Cina? L'euro? Gli speculatori? Niente di tutto questo spiega Alberto Alesina nel libro «La crisi. Può la politica salvare il mondo?» scritto a quattro mani con un altro economista, Francesco Giavazzi, e pubblicato per la casa editrice Il Saggiatore (12 euro). troppo comodo, secondo Alesina, accusare poi la finanza americana per i problemi italiani. «L'economia italiana - spiega - soffre di due malattie concomitanti e indipendenti: una crescita inferiore alla media europea che dura ormai da più di vent'anni e un periodo di difficoltà ciclico, dovuto alla crisi finanziaria internazionale e al prezzo di alcune materie prime». La vera cura di cui l'Italia ha bisogno, secondo l'economista, riconosciuto come uno tra gli 8-10 più importanti del mondo, è legata al tema del lavoro. Serve lavorare meglio, che più persone lavorino e che aumenti la produttività. Il protezionismo contro la globalizzazione vista come pericolo sarebbe un rimedio peggiore del male, per Alesiana e Giavazzi. Così come è sbagliato demonizzare la Cina perché molto potrà influire sulla ripresa del mondo occidentale nel momento in cui milioni e milioni di cinesi, che fino ad oggi hanno risparmiato, si metteranno invece a consumare e dunque a spendere acquistando beni sul mercato mondiale. «Ricette false e populiste - vengono definite da Alberto Alesina nel libro - quelle che fanno intravedere la possibilità di produrre più reddito senza che aumentino le ore lavorate, senza posticipare l'età della pensione, senza premiare i migliori e penalizzare i peggiori». Sì, lavoriamo in troppo pochi, è l'impietosa analisi dell'economista, che molto fa discutere anche in questi giorni. Non solo: abbiamo pensionati troppo precoci e troppo poche donne impegnate nel lavoro fuori dalle mura domestiche. E lavorano troppo pochi giovani. «L'unica categoria di italiani che lavora quanto gli altri europei e gli americani è quella degli uomini tra i 30 e i 50 anni», è la nota che chiude alcune pagine piene di numeri che ci inchiodano. Analisi impietosa ma non senza speranza. Tutt'altro. L'Italia, è la conclusione, non è un malato terminale. Ma la cura, energica e risolutiva, non può essere ulteriormente rimandata.

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Il 2008 anno nerodelle assicurazioni (sezione: crisi)

( da "Secolo XIX, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il 2008 anno nerodelle assicurazioni i dati ania: raccolta premi a -7,2% Ma Generali sale in Borsa grazie a una nota positiva degli analisti ANCHE per le assicurazioni il 2008 è stato un brutto anno. La crisi dei mercati finanziari ha colpito pesantemente il settore facendo registrare una robusta frenata della raccolta premi: si chiude a meno -7,2%, a quota 92 miliardi di euro. Ma non c'è solo la crisi finanziaria a pesare: si tratta infatti del terzo anno consecutivo di chiusura in calo per il settore. Questa volta a incidere pesantemente sul dato negativo complessivo è soprattutto l'andamento delle polizze Ramo III-Linked, quelle più esposte all'andamento dei mercati finanziari e conseguentemente meno gettonate dalle famiglie in questo momento di "turbolenze". Ma male è andato anche il ramo Rc Auto che ha chiuso il 2008 con una flessione del 3,3%. A fornire i dati sui premi lordi contabilizzati nel 2008 dalle imprese di assicurazione è l'Ania, l'associazione nazionale fra le imprese assicuratrici. Ma la pubblicazione dei risultati 2008 non ha impedito ieri a Generali di chiudere la settimana a Piazza Affari con quotazioni in crescita del 5,19% grazie a una nota positiva di Intermonte: è arrivato il momento, sostengono gli analisti, di essere «più indulgenti con i titoli assicurativi più penalizzati». «Fino a ora siamo stati cauti sul settore perché preoccupati in particolare per il peggioramento della redditività operativa e per la penuria di capitale, ridotto direttamente e indirettamente dal crollo dei mercati finanziari», aggiungono ancora gli analisti di Intermonte, che hanno alzato il giudizio ad "outperform" sul titolo dal precedente "neutral", con target di prezzo passato a 17,50 da 12 euro. Il calo del 7,2%, in termini nominali registrato nel 2008 dai premi di assicurazione «è stato determinato - spiega l'associazione nazionale fra le imprese assicuratrici - principalmente dalla diminuzione dei premi del settore Vita (-11,2%) e dalla sostanziale stabilità di quelli del settore Danni (-0,6%)». La raccolta premi nei rami Vita - riferisce l'Ania - è stata pari nel 2008 a 54,6 miliardi di euro. «La dinamica riflette principalmente la riduzione della vendita di polizze di Ramo III-Linked che, a causa della turbolenza sui mercati finanziari - si spiega nel comunicato -, ha registrato una marcata contrazione (-36,1%, con un volume premi di 18,6 miliardi di euro). Va sottolineato che un simile andamento ha riguardato anche i premi raccolti in Italia dalle imprese che operano in libera prestazione di servizi e che offrono essenzialmente polizze di Ramo III-Linked: si stima che nel 2008 il volume di affari di tali imprese si è ridotto di circa il 40% e i premi raccolti dovrebbero essere pari a circa 6 miliardi di euro (erano 10 miliardi nel 2007)». I premi di Ramo I-Vita umana, hanno registrato invece un aumento del 15,7%, «grazie all'espansione di nuova produzione verso polizze di tipo tradizionale». Per quanto riguarda il Ramo VI-Fondi pensione, i premi sono aumentati dell'88,3% raggiungendo 1,4 miliardi di euro. Nel 2008, la raccolta premi nei rami Danni è stata invece pari a 37,5 miliardi. La diminuzione è spiegabile con la contrazione della raccolta premi nel ramo Rc Auto che è diminuita del 3,3% (era diminuita dell'1% nel 2007), incidendo sul totale dei premi Danni per il 47,1% (48,4% nel 2007). Segno positivo invece per le polizze del ramo Malattia, i cui premi sono cresciuti lo scorso anno del 5,3%. Samuele Cafasso cafasso@ilsecoloxix.it 18/04/2009

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Banche, ecco i dati che non convincono del tutto gli analisti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: STORIA COP data: 2009-04-18 - pag: 5 autore: Banche, ecco i dati che non convincono del tutto gli analisti O cchi degli investitori puntati sulle trimestrali delle grandi banche americane. Per scorgere un'auspicato e duraturo rasserenamento sul cielo sopra le Borse, il mercato si attende che i primi spiragli di ripresa arrivino proprio dagli stessi untori che hanno infettato l'economia di tutto il mondo. L'attenzione è a questo punto focalizzata sui conti che le banche Usa divulgheranno per il primo trimestre 2009, dopo gli stress test a cui sono state sottoposte nelle settimane scorse per verificare la capacità di tenuta alla crisi finanziaria. Il mercato vuole vederci chiaro sulla necessità o meno di nuove capitali, dopo le iniezioni effettuate dai Governi. E dopo i primi risultati diffusi in settimana da Goldman Sachs e JPMorgan (i dati di Citigroup sono giunti venerdì, quando questo articolo era già chiuso, mentre i risultati delle altre banche Usa seguiranno nei prossimi giorni) lo scenario non è del tutto limpido. Se dal punto di vista patrimoniale i rafforzamenti di capitale hanno contribuito a migliorare la situazione, al punto da indurre le società ad avviare il processo di rimborso degli aiuti ottenuti dallo Stato, dall'altro alcuni dati di bilancio diffusi dalle due banche fanno riflettere gli analisti. «Anche nel primo trimestre dell'anno – afferma Alessandro Guzzini, amministratore di Finlabo Sim – JPMorgan ha continuato a effettuare forti svalutazioni sui crediti retail, in particolare sulle carte di credito dove ha fatto svalutazioni record». Gli accantonamenti per perdite su crediti sono cresciuti a 3,9 miliardi di dollari, in aumento del 44% rispetto all'anno precedente, mentre il business delle carte di credito ha registrato risultati fortemente negativi, con una perdita di oltre 500 milioni dovuta a svalutazioni per 4,7 miliardi, in crescita del 179% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Dati che lasciano ritenere che non è ancora finita la pulizia nei bilanci della banca Usa, nonostante abbia chiuso il primo trimestre con un utile netto complessivo pari a 2,1 miliardi di dollari. Una pulizia che invece sembra essere completata da Wells Fargo che ha ridotto del 50% le svalutazioni, dopo la mega cancellazione di 38 miliardi di dollari del portafoglio crediti effettuata all'atto del consolidamento della controllata Wachovia. «Per Goldman Sachs – continua Guzzini – lascia perplessi il calo registrato da quasi tutte le divisioni, a partire dalla tradizionale attività di advisory che ha accusato una forte riduzione dei deal. Il driver di crescita degli utili nel primo trimestre (pari a 1,8 miliardi di dollari- Ndr) è stata l'attività di trading che ha realizzato ricavi per 6,55 miliardi, in gran parte provenienti dal reddito fisso». Una divisione che nel quarto trimestre 2008 aveva determinato 3,4 miliardi di dollari di perdite. In questo primo trimestre Goldman Sachs ha tratto beneficio dal ribasso dei tassi e dalla riduzione degli spread sul credito. Nel bilancio della banca statunitense, invece, hanno continuato a generare perdite gli investimenti in mutui, real estate, equity e private equity. Un dato, quest'ultimo, non certo lusinghiero alla vigilia del varo del maxi-fondo annunciato dalla banca Usa da oltre cinque miliardi di dollari da investire nel private equity. Segnali contrastanti giungono anche dall'attività di advisory. «Le commissioni incassate dall'investment banking nel primo trimestre del 2009 ammontano a 9,8 miliardi di dollari – afferma Vincent Flasseur, analista di Thomson Reuters –, in calo del 29% rispetto al primo trimestre del 2008. Registrano una crescita solo i guadagni da commissioni per l'attività di advisory sul mercato del credito, salite del 14% nel primo trimestre dell'anno a 3,8 miliardi di dollari. Un aumento per lo più dettato dalle commissioni ricavate dai collocamenti di bond garantiti dagli Stati». Una nuova frontiera per rimpinguire i futuri bilanci. Gianfranco Ursino g.ursino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PROMESSA Timothy Geithner Ministro del Tesoro Usa REUTERS SCADENZA «Gli stress test sulle banche saranno completati entro la fine di aprile» (25 marzo 2009)

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Ora i BTp si prendono la rivincita (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-04-18 - pag: 6 autore: Emissioni di Stato / 1. L'allentamento delle tensioni sui mercati internazionali avvantaggia i governativi italiani Ora i BTp si prendono la rivincita S arà l'effetto della crisi economica, che non guarda in faccia nessuno, ma da qualche settimana a questa parte Germania e Italia appaiono un po' più vicine. Lo testimonia la differenza di rendimento fra i titoli di Stato dei due Paesi, il cosiddetto spread BTp-Bund di cui tanto si è parlato nei mesi scorsi e che dai quasi 160 punti base di inizio marzo è sceso ai 114,6 punti di giovedì scorso. Certo, non sono i livelli minimi raggiunti prima della crisi finanziaria (quando il differenziale fra i due titoli si era ridotto fino a poco più dello 0,1%), ma si tratta lo stesso di un fenomeno da non sottovalutare. Più affidabile l'Italia o meno solida la Germania? Niente di tutto questo, perché il movimento riflette più che altro la diminuzione delle tensioni sui mercati internazionali: «Nelle fasi di elevata incertezza – spiega Giuseppe Maraffino, strategist sul reddito fisso di UniCredit Group – gli investitori tendono a rifugiarsi nella sicurezza del Bund, ma nel momento in cui l'avversione al rischio diminuisce si torna ad acquistare titoli dai rendimenti maggiori come il BTp o le emissioni di Grecia, Spagna o Portogallo». A comportarsi meglio dei tedeschi sono stati in effetti un po' tutti i titoli di Stato dei cosiddetti Paesi «periferici» e perfino gli Oat francesi hanno ridotto lo spread sul Bund e tutti per lo stesso motivo: «Nelle ultime settimane – conferma Andreas Bockberger del team Global Fixed Income di Raiffeisen Capital Management – i timori di un collasso dell'Unione Monetaria, particolarmente elevati a inizio anno, sono in parte rientrati e questo ha contribuito a migliorare il sentiment del mercato a tutto vantaggio dei titoli di Stato più rischiosi». Ogni ragionamento sugli spread non è un puro esercizio retorico, perché una riduzione di questo valore significa automaticamente una sovraperformance dei prezzi dei titoli obbligazionari (e viceversa). La conseguenza (vedi tabella a fianco) è che il BTp decennale ha offerto da inizio anno un rendimento total return del 3,82% contro lo 0,25% del Bund pari scadenza. E l'Italia, sotto questo aspetto, un po' del suo ce lo ha messo, visto che in questo lasso di tempo i titoli di casa nostra hanno reso mediamente di più rispetto a quelli degli altri Paesi europei. «Questa – sottolinea Maraffino – è una conseguenza sia del fatto che il nostro Paese non ha subìto i declassamenti delle agenzie di rating come è accaduto a Spagna, Portogallo e Grecia, sia della maggior liquidità del nostro mercato». Resta da capire se la tendenza favorevole vista nell'ultimo mese sia destinata a proseguire o meno, e qui la situazione si complica un po'. Il problema è che di questi tempi i movimenti dello spread (e quindi le performance) non riflettono tanto i fondamentali economici dei Paesi, quanto le tensioni esistenti sui mercati. è sufficiente dare un'occhiata alla perfetta coincidenza fra l'andamento del differenziale BTp-Bund e quello dell'indice iTraxx – che rileva l'andamento dei credit default swap (Cds) di emittenti a rating speculativo e quindi rappresenta un buon indicatore dell'avversione al rischio – per capire che un calo della fiducia potrà di nuovo colpire i titoli italiani, mentre una fase più distesa li favorirà (vedi grafico a fianco). La scelta di investimento tra BTp e Bund per i prossimi mesi dipende quindi dall'idea che si ha degli sviluppi della crisi economica. «Se l'incertezza continuerà a lungo – sostiene Maraffino – non esistono alternative ai titoli tedeschi. In caso contrario è meglio puntare sui BTp rispetto agli altri "periferici", perché offrono rendimenti interessanti e maggior stabilità ». Più convinto Bockberger: «Al momento – si sbilancia – nei nostri portafogli obbligazionari europei sovrappesiamo i BTp rispetto alle emissioni tedesche e francesi». Nel suo piccolo, è una rivincita per i titoli del Tesoro. Maximilian Cellino m.cellino@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Si riduce lo spread sul Bund tedesco Il titolo del Tesoro guadagna il 3,8% da inizio anno

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Inglesi imprevidenti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-04-18 - pag: 9 autore: DEFICIT UK A 242 MILIARDI Inglesi imprevidenti O ltre un quarto degli inglesi non mette da parte abbastanza per la propria pensione; e un quinto non intende aderirvi o aumentare i propri contributi. è quanto emerge da un'indagine dell'Association of British Insurers (Abi), secondo la quale il 54% dei lavoratori risparmiano in modo adeguato per quando smetteranno la propria attività; un altro 13%, circa 3,7 milioni di inglesi non risparmiano abbastanza e il 29% dei lavoratori non mette da parte alcunchè per la propria pensione. Anche i sudditi di Sua Maestà rischiano di andare incontro a una scarsa copertura pensionistica all'arrivo della terza età, visto anche il basso livello delle prestazioni di primo pilastro. è l'effetto della recente crisi finanziaria, che ha messo in difficoltà i piani previdenziali del Regno Unito, da sempre molto esposti sulle azioni. Il deficit del sistema previdenziale, infatti, ha toccato a fine marzo i 242 miliardi di sterline (271,5 miliardi di euro), 40 più del mese precedente: un rosso amplificato proprio dalla cura messa in campo dalla Bank of England per far ripartire l'economia britannica. Quel taglio dei tassi che riduce le cedole dei titoli di Stato, verso cui si indirizza parte del portafoglio dei fondi pensione.

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Quei (falsi) profeti del mercato (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-04-18 - pag: 13 autore: Quei (falsi) profeti del mercato Vix, oro e yen: indicatori utili per investire Ma non danno segnali univoci C hi usa il Vix, chi tiene d'occhio il Baltic Dry, chi invece guarda lo yen e chi si affida all'oro: in tempi di incertezza sui mercati ci si aggrappa un po' a tutto pur di vedere segnali di luce in fondo al tunnel o semplicemente di azzeccare il momento dell'inversione di tendenza. Non c'è dubbio che le relazioni tra gli andamenti di alcuni mercati apparentemente poco correlati tra di loro sia a volte sorprendente. Basta dare un'occhiata (vedi grafico sopra) ai tracciati del cambio dollaro neozelandese/ yen e dell'indice S&P 500 della Borsa di New York per trovare una coincidenza quasi perfetta. Il motivo in questo caso è semplice: finché la situazione su mercati era tranquilla (e le Borse crescevano) gli investitori si davano al cosiddetto carry trade, acquistavano cioè asset dove i tassi erano elevati (Nuova Zelanda in particolare) e si indebitavano dove il costo del denaro era prossimo allo zero (Giappone), indebolendo in tal modo le valute di questi ultimi Stati. Quando la crisi finanziaria si è fatta sentire, gli operatori hanno iniziato a «smontare» le posizioni, provocando un movimento inverso (cioè un recupero dello yen rispetto a tutte le altre monete) che è andato avanti almeno fino a un mese fa. Guardare la divisa giapponese può dunque avere un senso, ma solleva qualche dubbio: chi si muove prima, lo yen o le Borse? Il sospetto, quando le variazioni sono coincidenti è più che lecito, ma dare una risposta al classico quesito dell'uovo e della gallina è spesso impossibile, con il rischio è che questi segnalatori perdano il potere anticipatore. Chi invece dovrebbe precorrere i tempi è il Vix, l'indice che misura la volatilità attesa sull'S&P 500 e che nel momento in cui le Borse sono crollate è balzato dai minimi storici (attorno al 10%) fino a toccare un massimo attorno all'80% lo scorso autunno. Anche in questo caso, però, le insidie sono in agguato: «Nell'ultima fase ribassista – osserva Massimo De Palma, responsabile Asset management di Julius Baer Sgr – culminata un mese fa il Vix non è salito, ma nonostante questo incidente di percorso si tratta di un indicatore che seguiamo con attenzione e se dovesse scendere sotto i livelli del 37-40% toccati a dicembre sarebbe un buon segno per i mercati». I falsi segnali possono del resto essere anche letti in chiave positiva: «Il Vix, come altri indicatori che tendono più a fotografare l'esistente che a proiettarsi sul futuro – spiega Raimondo Marcialis, responsabile degli investimenti di MC Gestioni – ha di per sé poca efficacia predittiva, ma può diventare interessante quando presenta segnali di discontinuità». L'idea del gestore è che in questo momento gli operatori stiano prevedendo una volatilità più elevata di quella che in realtà è presente sui mercati e tendano quindi a sovrastimare i rischi di una fase di crisi in via di stabilizzazione. «Questi indicatori – sottolinea ancora Marcialis – danno segnali importanti che devono però essere contestualizzati e interpretati in modo dinamico, non statico». Un uso corretto da parte del risparmiatore può dunque portare benefici al portafogli, con una precisazione ulteriore: «Gli indici di questo tipo – aggiunge De Palma – servono soltanto per le scelte di investimento tattiche, per quelle strategiche è necessaria l'analisi dei fondamentali». Vix e soci possono insomma essere utili per capire come muoversi nel breve, ma non chiedete loro di predire il futuro a lungo termine. Maximilian Cellino © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Senza Opa discriminati i piccoli azionisti Iw Bank (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ATTUALITA data: 2009-04-18 - pag: 20 autore: Broker online. L'acquisto di Ubi Banca del 32,4% dal management non tutela il 16% del flottante Senza Opa discriminati i piccoli azionisti Iw Bank L'istituto replica: «Nessuna offerta pubblica perché il titolo salirà» S e non fosse penalizzato il piccolo investitore, il progetto di Ubi Banca di portare la partecipazione complessiva in Iw Bank al 74,7% (grazie alla cessione da parte del management della banca online del 32,4%, a 2,97 à per azione) potrebbe non far parlare di sè, se non nel futuro, quando avverrà l'effettiva integrazione tra Iw Bank e Twice Sim (si veda scheda in alto). Il fatto però che al 16% circa del flottante detenuto da piccoli risparmiatori (e alcuni investitori istituzionali) non sia riconosciuta la possibilità, grazie a un'Opa totalitaria, di poter vendere a quella stessa cifra (2,97 à ) fa lamentare questa disparità di trattamento. Il titolo, infatti, dopo esser crollato a 1,35 à nei giorni successivi all'annuncio del progetto annunciato il 4 marzo da Ubi Banca viaggia oggi attorno a quota 2 à , ben lontano dal prezzo di collocamento del 23 maggio 2007 a 4,6 à . Insomma, non basta la crisi finanziaria che ha penalizzato soprattutto i titoli bancari; adesso anche la scelta di Ubi (considerata da alcuni come «presa dall'alto») non tutela gli azionisti di minoranza che dall'8 aprile scorso sono comunque rappresentati nel Cda di Iw Bank dal professor Mario Noera (primo candidato di una lista organizzata da JC&Associati su richiesta di azionisti titolari del 2,5% del capitale) e come presidente del Collegio sindacale da Cosmo Nardella. Ma non sarebbero soltanto questi i punti "contestati" sul progetto di integrazione industriale tra Iw Bank e Twice Sim (tramite l'ingresso nel capitale di Medinvest International) che dovrebbe portare allo sviluppo delle attività di online trading e banking di Ubi. Opa totalitaria cercasi Come detto, in un'ottica di tutela del piccolo risparmiatore, sarebbe stato più corretto un'Opa totalitaria, magari a un prezzo al netto del dividendo (2,829 à ), che avrebbe dato così la possibilità agli azionisti dissenzienti di uscire dall'investimento (in perdita rispetto all'Ipo) allo stesso prezzo del management. Considerando l'esiguità (16% circa) del flottante, questa ipotesi potrebbe essere ancora realizzabile. Progetto di integrazione Una maggiore integrazione con Ubi (per esempio l'utilizzo gratuito degli sportelli da parte dei clienti di Iw Bank) potrebbe valorizzare la banca online, ma in assenza di un piano dettagliato si tratta soltanto di un generico intento tanto che il mercato, come detto sopra, non ha accolto positivamente l'annuncio penalizzando eccessivamente in quei giorni il prezzo delle azioni. Il piano con Twice Sim Anche questo aspetto fa tanto discutere. «Non sono noti spiega un analista che preferisce l'anonimato - i criteri usati per la valutazione di Twice Sim, acquisizione data per scontata anche in assenza di una decisione in merito del Cda di Iw Bank». Twice Sim viene valutata circa 32 milioni, di cui oltre 10 di goodwill (differenza tra il valore contabile di un'impresa e il suo vero valore economico, ndr). «Pur dando per buona la valenza strategica dell'operazione ha senso - si chiede l'analista - la valutazione data a Twice Sim data l'attuale fase di mercato? è giusto riconoscere un goodwill date le difficoltà che stanno penalizzando il settore finanziario?». Le risposte di Ubi «L'operazione - fanno sapere da Ubi Banca – ha interessato la parte di equity in possesso dei manager di Iw Bank e intenzionati a venderla. Al contempo il gruppo ha colto l'occasione per razionalizzare la sua partecipazione e rendere più efficiente la presenza nell'online banking. Per quanto riguarda il flottante, ricordiamo che solo il 23 maggio 2007 Iw Bank ha debuttato sul listino a un prezzo di 4,60 à , ben superiore ai livelli attuali e al prezzo offerto ai manager. Riteniamo che i livelli attuali di Iw Bank, come la maggior parte dei titoli quotati, non rispecchino il reale valore della società, che ha chiuso in utile e distribuirà un dividendo di 0,141 à (pari a circa il 7% di rendimento). Per questo non abbiamo ritenuto opportuno effettuare un Opa totalitaria, in quanto siamo convinti che il titolo si riprenderà». In merito all'operazione con Twice Sim – continuano da Ubi – «verrà spiegata al mercato nelle prossime settimane, quando Iw Bank presenterà il piano industriale, che come di consuetudine segue l'annuncio dell'operazione e non è contestuale». Infine, sull'eccessiva valutazione fatta per Twice Sim (anche in termini di goodwill), da Ubi fanno sapere che «i dettagli verranno dati in fase di presentazione del piano. Il management di Iw Bank da tempo stava studiando questa operazione ritenendola vantaggiosa, anche alla luce del fatto che le due società basano la loro operatività sulla stessa piattaforma tecnologica, con evidenti sinergie in fase di integrazione. Inoltre, non essendo Twice una banca, sono anche possibili sinergie da ricavo relative a cross selling di prodotti bancari». M.Fri. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dopo Veolia e Michelin si scaldano i Paesi del Golfo (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ANALISI data: 2009-04-18 - pag: 29 autore: Bond internazionali. Atteso il ritorno anche della Russia alle emissioni Dopo Veolia e Michelin si scaldano i Paesi del Golfo L a fase di deterioramento economico si sta attenuando secondo il presidente della Federal Reserve statunitense, ciò non toglie che i prossimi mesi saranno difficilissimi. Standard & Poor's (S&P) ha fatto sapere che da qui al 2010 quasi un'azienda europea con rating speculativo su tre potrebbe non essere in grado di rimborsare i suoi debiti. Le persistenti difficoltà potrebbero comunque indurre peggioramenti nei conti delle aziende e declassamenti dei rating, danneggiando i possessori dei titoli. Nonostante le preoccupazioni, l'euromercato primario ha prodotto un'attività frenetica nei primi mesi del 2009 incontrando il favore degli investitori e supplendo, in parte, alla carenza di credito causata dalla crisi finanziaria. Tra le proposte più recenti va annoverata quella di Veolia Environnement SA – operante nella gestione dei rifiuti, acqua ed energia – che ha collocato due bond in euro di cui uno decennale da 750 milioni e uno quinquennale da 1,25 miliardi limando i premi rispettivamente a 330 e 250 punti base su mid-swap (tasso al quale sono scambiati pagamenti a tasso fisso contro variabile). Michelin Finance ha lanciato un bond-2014 da 750 milioni di euro con rating Baa2 di Moody's e BBB di S&P all'8,750%, pari a 6,462 punti percentuali sui titoli di Stato tedeschi di pari durata. Nyse Euronext, il gruppo mondiale di mercati borsistici nato nel 2007 dalla fusione di Nyse e Euronext, ha aggiunto 250 milioni di euro a un titolo già in circolazione, in scadenza nel 2015 e con cedola al 5,375 per cento, corrispondendo per il nuovo collocamento 300 punti base su mid-swap. Prossimamente Bahrain si unirà agli altri Stati arabi del Golfo per rafforzare il mercato obbligazionario della regione, raccogliendo almeno 1 miliardo di dollari. Abu Dhabi e il Qatar hanno emesso circa 6 miliardi di dollari il mese scorso e sono attese nuove iniziative del Kuwait e di Dubai. Anche la Russia ha annunciato un intervento sui mercati internazionali, il primo da un decennio a questa parte. Amalia De Romanis © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Assicurazioni peggio dei mercati, si salva Jardin LT (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Plus sezione: ANALISI data: 2009-04-18 - pag: 29 autore: Settore caldo. Primo trimestre in calo per i titoli delle compagnie europee Assicurazioni peggio dei mercati, si salva Jardin LT Rivisti al ribasso i target price di Fonsai, Unipol e Generali. «Sell» per Hannover Re I l primo trimestre è stato pesante per i titoli assicurativi: da inizio anno in Europa hanno perso il 15%, a fronte del 3% delle società più capitalizzate del Dj Stoxx. Il testimone della crisi finanziaria è passato alle compagnie dalle banche e gli analisti non sono convinti che il comparto recuperi terreno nel breve periodo. A preoccupare, per il prossimo futuro, è anche il ramo danni: si prevede, infatti, una maggiore incidenza del tasso dei sinistri, perché la contrazione dei volumi e la necessità di fare cassa hanno spinto verso una maggiore rischiosità della clientela. Nel pieno della stagione di trimestrale, i miglioramenti di rating (giudizio) sono pochi, mentre sono numerose le correzioni al ribasso dei target price (prezzi obiettivo a dodici mesi). Spesso le raccomandazioni migliori riguardano società periferiche rispetto ai grandi gruppi internazionali. JP Morgan assegna overweight (peso in portafoglio superiore a quello negli indici) a Vienna Insurance Group, con un target rivisto a 28 euro (da 32). La società, che incrementa del 16% il fatturato e del 24% il profitto, ha comunicato un extra dividendo che aumenta il rendimento dell'azione al 10%. Il broker, viceversa, abbassa Axa alla valutazione underweight (peso inferiore a quello negli indici) con un target di 9 euro, perché reputa eccessivo l'indebitamento della capogruppo. Goldman Sachs ha promosso a buy (comprare), dal precedente suggerimento di peso neutrale rispetto a quello negli indici, l'inglese Jardine Lloyd Thompson, specializzata nella consulenza assicurativa aziendale, con un nuovo prezzo teorico a 5,45 sterline (da 5,80); anche il profitto di JLT è salito del 15% e per il prossimo esercizio l'azienda si attende un'ulteriore crescita, nonostante il deterioramento economico. La banca ha, per contro, bocciato a sell (vendere) il ri-assicuratore Hannover Re e ha ridimensionato il rating di Friends Provident, focalizzata sul ramo vita, a neutrale da buy. Le potenzialità sul listino per entrambe le aziende appaiono meno attraenti, sulla scorta dei minori margini di profittabilità attesi. Goldman indica un'esposizione neutrale anche per le compagnie tricolore Generali, Unipol e Fondiaria Sai. Crédit Suisse prevede un 2009 ancora difficile per il ramo danni in Italia, in seguito al calo di vendite di auto; per Fondiaria Sai la casa di investimento dimezza quasi il prezzo teorico a 15,2 euro da 25, mantiene un rating neutrale e abbassa le stime sugli utili, per via di minori introiti dei premi scontati e dell'assottigliamento del capitale. Per Unipol, invece, il nuovo target è invariato (1,01 da 1,09), ma il rating è underperform (performance peggiore di quella dei concorrenti): la compagnia ha aumentato la quota di mercato, ma anche i probabili risarcimenti e potrebbe subire altre svalutazioni in bilancio. L'Ad Carlo Salvatori ha ribadito che la trimestrale sarà in utile e la qualità complessiva dei premi maggiore; per Generali (underperform) il target più basso a 15,70 euro (da 18,40) rispecchia risultati preliminari inferiori alle stime e un taglio di cedola maggiore del previsto. Citigroup è più ottimista sull'industria e ritiene che la valutazione delle assicurazioni sia più appetibile di quella delle banche. Tra i titoli preferiti della banca Sampo, leader dei Paesi nordici nel ramo danni, e Zurich FS, per cui stima un tasso di crescita degli utili del 14% nei prossimi due anni. Marzia Redaelli © RIPRODUZIONE RISERVATA

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SARLI (FPS CISL): GRAVE Lâ ATTEGGIAMENTO DELLâ AIAS POTENZA (sezione: crisi)

( da "Basilicanet.it" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

SARLI (FPS CISL): GRAVE L’ATTEGGIAMENTO DELL’AIAS POTENZA 18/04/2009 13.00.59 [Basilicata] “Denunciamo il gravissimo atteggiamento dell’AIAS di Potenza che, nonostante gli impegni assunti, ha proceduto a notificare le lettere di licenziamento a cinque lavoratori”. Comincia così¬ la lettera inviata all’assessore regionale alla Salute dal segretario generale regionale della Fps Cisl Giovanni Sarli. “Quella dell’AIAS di Potenza – continua - è¨ un’Amministrazione, a nostro parere, inaffidabile e non è¨ rispettosa del tavolo regionale aperto presso il Dipartimento alla Salute e Sicurezza Sociale, finalizzato proprio a ricercare ogni possibile soluzione alla crisi finanziaria di questa Associazione, che può² determinare numerosi licenziamenti, oltre che il perdurare della situazione di mancato pagamento degli stipendi. Licenziare in tronco cinque lavoratori, mentre è¨ aperto un tavolo di confronto per affrontare la crisi aziendale, - sottolinea Sarli - è¨ un atto gravissimo perché© messo in campo in questo momento difficilissimo per l’occupazione lucana, e senza neppure ricercare, insieme al Sindacato, soluzioni alternative. Da lunedì¬ 20, cinque famiglie vivranno la disperazione più¹ totale, frutto dell’insensibilità  dei responsabili dell’AIAS di Potenza”. La Fps Cisl chiede all’assessore regionale alla Sanità  â€œdi intervenire immediatamente per scongiurare la perdita dei posti di lavoro in una Regione già  â€œmartoriata” dalla disoccupazione”. BAS 05

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Servono almeno 5 mln di euro (sezione: crisi)

( da "Denaro, Il" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Campania Intervista. Sergio D'Angelo Servono almeno 5 mln di euro In Italia e in Campania è sos welfare. "I servizi sociali e le politiche di sostegno alle famiglie, la sanità e la scuola, invece di essere maggiormente sostenute, subiscono un pesantissimo taglio delle risorse". A lanciare l'allarme è Sergio D'Angelo, presidente di Gesco: "A livello nazionale, parliamo di una contrazione della spesa pubblica che ammonta a circa 5 miliardi di euro per quest'anno e a più di 16 miliardi per il triennio 2009/2011. " stato ridotto il Fondo sociale nazionale e sono previste diminuzioni di oltre 9 miliardi entro il 2011 nei trasferimenti a Comuni e Regioni, che saranno costretti a ridurre i servizi erogati ai cittadini". A livello locale, denuncia D'angelo, i fattori più consistenti di rischio "sono legati ai ritardi dei pagamenti che stanno spingendo sempre di più le imprese a ricorrere al credito". E' per questo, dice, che il fondo di garanzia per facilitare l'accesso al credito dovrebbe essere almeno di 5 milioni di euro su base regionale. angela milanese Quali sono i fattori di rischio più elevati per il welfare locale? "L'aumento della disoccupazione, la riduzione dei salari reali, del potere d'acquisto e dei redditi delle famiglie, con l'incremento dell'inflazione stanno già colpendo le aree più povere e le categorie più deboli della popolazione. E proprio in questo momento in cui le persone vedono diminuirsi reddito, lavoro e potere d'acquisto, i servizi sociali e le politiche di sostegno alle famiglie, la sanità e la scuola, invece di essere maggiormente sostenute, subiscono un pesantissimo taglio delle risorse. A livello nazionale, parliamo di una contrazione della spesa pubblica che ammonta a circa 5 miliardi di euro per quest'anno e a più di 16 miliardi per il triennio 2009/2011. " stato ridotto il Fondo sociale nazionale e sono previste diminuzioni di oltre 9 miliardi entro il 2011 nei trasferimenti a Comuni e Regioni, che saranno costretti a ridurre i servizi erogati ai cittadini. Questi fattori di rischio stanno mettendo a repentaglio contemporaneamente sia il sistema locale di welfare che le imprese produttrici di servizi sociali. E per i servizi sociali locali quali sono i pericoli maggiori? A livello locale, i fattori più consistenti di rischio sono legati ai ritardi dei pagamenti che stanno spingendo sempre di più le imprese a ricorrere al credito in una situazione in cui il credito sta subendo una contrazione per la crisi finanziaria e le banche stanno diventando più selettive nei confronti dei loro clienti, con costi sempre più elevati che le imprese sociali sostengono per gli oneri finanziari, a causa dell'allungamento dei tempi di pagamento. Può illustrarci nel dettaglio le proposte di Gesco che la Regione Campania sta valutando? La Campania è anche la Regione che spende meno per le politiche sociali. " per questo che, per evitare che la crisi economica si trasformi rapidamente anche in una disastrosa crisi sociale bisogna trovare subito soluzioni concrete: la prima di tutte è che la pubblica amministrazione torni ad investire più significativamente nell'impresa sociale. Che cosa intende per investire "in maniera più significativa"? In concreto, proponiamo che, anziché procedere con interventi tampone, la Regione istituisca subito due fondi dedicati. Il primo dovrebbe essere un fondo di garanzia che faciliti l'accesso al credito delle imprese sociali e che, per avere senso su base regionale, deve essere di almeno 5 milioni di euro. Con un moltiplicatore dieci si potrebbe arrivare a ottenere, in convenzione con gli istituti bancari specializzati nel credito al terzo settore, un plafond di 50 milioni di euro. Un secondo fondo dovrebbe essere poi istituito per l'abbattimento degli oneri finanziari: qui occorrerebbero almeno 2 milioni e mezzo di euro, che consentirebbero il dimezzamento degli oneri finanziari sostenuti per gli interessi dalle imprese sociali. Ma ci sarebbe anche un'altra cosa da fare. Che cosa? Bisognerebbe prevedere una sostanziosa riduzione dell'Irap per le cooperative sociali e le onlus, come ha già fatto la quasi totalità delle regioni tra cui, al Sud, la Sicilia e la Basilicata. In una situazione in cui si spende meno per il sociale e i tempi della pubblica amministrazione per i pagamenti sono sensibilmente più lunghi, è assurdo che la Campania continui ad avere l'Irap più elevata d'Italia. Le proposte del gruppo Gesco alla Regione Campania anticipano in qualche modo ciò che è previsto dall'iniziativa Jeremie: un fondo di investimento per il finanziamento delle micro, piccole e medie imprese della Campania... Vero. Il fondo è frutto di un accordo tra la Regione Campania e il Fei, il Fondo Europeo per gli Investimenti. L'accordo prevede uno stanziamento di 100 milioni da ciascuna delle due parti (per un totale dunque di 200 milioni di euro) di cui il 10 per cento- quindi 20 milioni di euro destinato a sostenere le imprese sociali campane. del 18-04-2009 num.

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Crisi, record di fallimenti e di concordati (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Crisi, record di fallimenti e di concordati Alcune delle grosse aziende per azioni della Provincia tentano di evitare il crack, ma lasciano in strada centinaia di operai Sabato 18 Aprile 2009, Il mese più drammatico è stato febbraio. I giudici del Tribunale civile di Padova hanno dichiarato durante il mese più corto dell'anno il fallimento di trenta aziende. Un dato che non ha precedenti e che fa scuotere il capo ai responsabili della Sezione Fallimenti del palazzo di Giustizia di via Tommaseo. Certo, sono gli effetti della crisi mondiale. Un'emergenza economica che dovrebbe stagnarsi, almeno in parte, all'inizio del prossimo anno. Ma come finiremo il 2009. Le istanze di fallimento sono aumentate del trenta per cento. Creditori che non riescono ad incassare i debiti e sono costretti rivolgersi ai giudici del Tribunale. Sì, le aziende più piccole sono le più penalizzate. Chiudono i battenti e lasciano a casa alcune decine di lavoratori. Ma il numero finisce nel mucchio che si ingrandisce di mese in mese. La fase prima del fallimento è il concordato preventivo. Le società cercano di trovare un accordo con banche e creditori per evitare il crack. Ebbene, i concordati sono aumentati vertiginosamente tra la fine dello scorso anno e l'inizio del 2009. Ovviamente, sono le aziende più grosse che cercano di ammortizzare la crisi finanziaria. I giudici del Tribunale civile stanno curando decine di casi. Alcuni riguardano aziende molto note. Purtroppo i dati dicono che in questo ultimo periodo una decina di società per azioni e oltre venti società a responsabilità limitata stanno concordando i debiti con i creditori. Alcune, poche, hanno già avuto la fortuna di essere assorbite da altri gruppi. Altre rischiano di chiudere e di lasciare a casa centinaia di dipendenti. Il caso più clamoroso è quello della Lofra spa di Teolo. L'azienda fu fondata nel 1956 dai fratelli Lovato e in cinquantadue anni di produzione è diventata leader nella produzione di cucine di alta gamma. Poi inesorabile è arrivata la crisi con tutte le conseguenze del caso. Lofra Spa ha sospeso la produzione a fine 2008 e ha portato i libri in Tribunale per la messa in liquidazione. I 120 lavoratori impiegati nello stabilimento di Teolo sono in cassa integrazione da gennaio 2009. Sta diventando slovena e si chiamerà Lofra Appliances. Pare che sia garantita la continuità occupazionale per 101 dipendenti. Un altro caso clamoroso è quello della Sirz spa, già Siverc spa, che ha sede a Due Carrare. L'azienda è stata per anni il secondo costruttore in Europa di forni e caldaie. Ha dato anche lavoro a 280 persone nei tre stabilimenti che la società possedeva. Anche i libri di questa società sono in Tribunale. La maggioranza dei creditori ha dato parere favorevole al concordato preventivo per Revvi 1910 Ospa. Si sta avviando verso una soluzione "onorevole" la crisi della storica azienda padovana del settore idro-termo-sanitario. La vecchia proprietà ha ceduto l'azienda alla Idroexpert che ha mantenuto l'originario marchio. Il ramo "secco", ribattezzato Revvi 1910 spa, con sede legale in via Tirana 9, è stato posto in liquidazione. La nostra lista si ferma qui, ma quella alla Sezione Fallimenti è molto più lunga. L.L.

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Bloccati i mutui sulla prima casa (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Padova)" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Bloccati i mutui sulla prima casa Sabato 18 Aprile 2009, Camposampiero (N.M.) Mutui prima casa bloccati per un anno (compresi gli interessi) per i lavoratori dipendenti che hanno perso il posto di lavoro o che sono in cassa integrazione, e per i lavoratori autonomi, i commercianti, gli agricoltori, gli artigiani e i piccoli imprenditori che hanno cessato la propria attività. Mantenimento dei fidi esistenti, anticipi di fatture e possibilità di allungamento o nuova scadenza dei finanziamenti a medio-lungo termine per le aziende della zona. Questi, in estrema sintesi, gli aspetti più importanti della convenzione firmata ieri dai componenti dell'Intesa programmatica d'area del camposampierese (sindaci, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali e rappresentanze sociali) e dai rappresentanti degli Credito cooperativo dell'Alta Padovana e Trevigiano. All'incontro hanno partecipato anche i rappresentanti della Cassa di Risparmio del Veneto e dell'Antoveneta, i quali hanno annunciato la disponibilità di aderire in tempi brevi alla convenzione. L'iniziativa, ha ricordato il presidente dell'Ipa Silvia Fattore, si inserisce in una serie di incontri avviati già all'indomani delle prime avvisaglie della crisi finanziaria che dagli Stati Uniti ha successivamente investito i mercati e l'economia mondiale. In questo contesto, già il 23 giugno 2008 i sindaci di Borgoricco, Campodarsego, Camposampiero, Loreggia, Massanzago, Piombino Dese, Santa Giustina in Colle, San Giorgio delle Pertiche, Trebaseleghe, Villa del Conte, Villanova di Camposampiero, avevano sottoscritto con le banche presenti nel territorio una convenzione in favore dei cittadini in materia di surrogazione o rinegoziazione gratuita dei mutui prima casa.

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, è scontroPalazzo Iacono. (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

«Secretati gli atti Amiu», è scontroPalazzo Iacono. Terranova: «Se ci fossero dubbi di legittimità bisognerebbe ricorrere al Tar, ma non è così» Duro colpo inferto alle casse comunali che in questo momento si trovano, come si sa, in una situazione alquanto difficile a causa della crisi finanziaria. Il Tribunale di Catania ha infatti accordato la provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo che rientra nell'ambito del contenzioso fra l'ente e l'Università di Catania. Si tratta di una cifra piuttosto cospicua pari ad oltre sette milioni di euro, per la precisione 7.419.581. L'atto di recupero coattivo della somma è stato emesso a seguito del ricorso avanzato proprio dall'ateneo catanese relativamente al debito contratto dal Comune di Modica per i corsi di laurea che sono stati attivati in città. A poco più di quaranta giorni dall'udienza svoltasi al Palagiustizia di Catania, incentrata sul contenzioso in questione e durante la quale i legali dell'Università avevano avanzato formale richiesta per ottenere la provvisoria esecuzione, i giudici etnei hanno rigettato l'opposizione formalizzata dall'avvocato Salvatore Poidomani, del Foro di Modica, che patrocina il Comune. L'ateneo insomma pretende le somme maturate in questi anni e non intende aspettare oltre nonostante le risapute difficoltà economiche in cui versa l'ente. Il decreto era stato emesso lo scorso 10 settembre. La somma, che nelle vecchie lire rappresenta qualcosa come circa 14 miliardi, è indubbiamente pesantissima e potrebbe essere, secondo alcuni, come il colpo di grazia alla già vacillante situazione economica di palazzo San Domenico, qualora si dovesse passare alla fase esecutiva dell'atto. Il Comune di Modica, lo scorso 10 settembre aveva ricevuto la notifica di un decreto attraverso il quale il Tribunale etneo, su ricorso dell'Università degli Studi di Catania, aveva ingiunto di pagare nel termine di 40 giorni dalla notifica la somma di 7.419.581, 58 euro quale sorte capitale, oltre gli adeguamenti Istat pari a 162.212 euro ed interessi moratori. La cifra era maturata per via della tenuta dei corsi di laurea triennale in Scienze del Governo e dell'Amministrazione, di laurea triennale in Economia Aziendale e laurea magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni, attivati a Modica, come previsto dalle convenzioni del 6 agosto 2001 e dell'8 ottobre 2004 sottoscritte dall'Ateneo con il Consorzio Universitario ibleo ed il Comune. GIORGIO BUSCEMA

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Amministrative: accordo ancora da definire fra Pdl, Mpa e Udc (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 18-04-2009)

Argomenti: Crisi

Amministrative: accordo ancora da definire fra Pdl, Mpa e Udc Giovanni Ciancimino Palermo. Rinviata la Giunta di governo che avrebbe dovuto decidere sui termovalorizzatori. Il vertice di maggioranza ha confermato l'alleanza tra Pdl, Mpa e Udc nei quindici comuni siciliani, tra i quali Mazara del Vallo e Sciacca, per le elezioni amministrative. Ma l'accordo nei particolari ancora non c'è. Lo conferma il capogruppo del Pdl, Leontini: «Per arrivare all'accordo è necessario che prevalga la logica dell'alleanza rispetto agli interessi locali dei partiti. Di questo si dovrà fare garante Lombardo nella sua doppia veste di presidente e di leader del Mpa». E per le nomine del sottogoverno? Leontini: «Congelate per ora». Per il capogruppo del Mpa, Leanza, è stata «una riunione proficua per il futuro». É emersa la posizione diversificata dell'Udc: al governo in Sicilia e all'opposizione a Roma. «Avremmo voluto approfittare della sessione di Bilancio - hanno dichiarato il segretario regionale e il capogruppo dell'Udc, Romano e Maira - per far ripartire l'economia siciliana e introdurre misure utili a sostenere le piccole e medie imprese e i settori duramente colpiti dalla crisi come l'agricoltura, ma a oggi la mancata assegnazione dei fondi Fas alla nostra regione, per 4 miliardi di euro, non lo consente. Dal governo nazionale ormai non ci aspettiamo più niente, considerato che ha utilizzato le risorse spettanti al Mezzogiorno nei modi più disparati. Il clima pre-elettorale sta pesantemente condizionando anche il rapporto tra il governatore Lombardo e il governo centrale a tutto svantaggio delle nostra regione». Stando a quanto afferma Leanza (Mpa), è stato stabilito d'inserire nella finanziaria alcuni punti del ddl anti-crisi che sarà poi esaminato successivamente. Tra questi il fondo per il micro-credito, l'attivazione dei cantieri di lavoro, le anticipazioni ai Comuni in crisi finanziaria, la norma che prevede la liquidazione e il commissariamento degli Ato-rifiuti in perdita «ovvero quasi tutti». Intanto, a palazzo dei Normanni per bilancio, finanziaria e piano anti-crisi sono stati presentati circa 500 emendamenti. Duecento solo per il bilancio e un centinaio per la Finanziaria. In questo quadro, i deputati del Pdl Falcone, D'Asero e Pogliese propongono incentivi per l'avviamento alle professioni dei neo-laureati, soprattutto per i praticanti avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro. Si tratta dell'erogazione di un contributo, sotto forma di voucher o borsa formativa, per il periodo di praticantato. Questa misura dovrebbe essere per due terzi a carico della Regione e per un terzo del professionista presso cui il giovane laureato effettuerà la pratica. La situazione non è affatto tranquilla. Anche perché sui documenti finanziari si stanno riversando le tensioni che hanno caratterizzato i rapporti nell'ambito della maggioranza. Sostiene il vicepresidente della commissione Bilancio, D'Asero: «Siamo preoccupati in questa fase di definizione del bilancio assorbito largamente da spese correnti, mentre per gli investimenti si spera nei Fas che sono ancora in fase di definizione. Siamo preoccupati per i fondi europei: a quasi un anno dall'insediamento del governo di questa legislatura non è stato varato un solo provvedimento». Preoccupato delle solite richieste di spese a pioggia, il presidente dell'Ars, Cascio, con una lettera al presidente della commissione Bilancio, Savona, avverte «di non appesantire la finanziaria con disposizioni che non siano strettamente connesse alla materia». E, qualora questa indicazione dovesse rimanere inevasa, saranno dichiarati «improponibili tutti gli emendamenti che costituiscono un inutile aggravio, perché non possiamo sforare il termine del 30 aprile per il varo del bilancio».

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FINALMENTE SE N'è ACCORTA ANCHE LA SEC. L'AUTORITà DI CONTROLLO DEI MERCATI AMER... (sezione: crisi)

( da "Mattino, Il (Nazionale)" del 18-04-2009)
Pubblicato anche in: (Mattino, Il (Benevento))

Argomenti: Crisi

Finalmente se n'è accorta anche la Sec. L'autorità di controllo dei mercati americani ha ufficialmente messo sul banco degli imputati della crisi economica e finanziaria in atto le agenzie di rating. La signora Mary Schapiro, fortemente voluta dal presidente Barack Obama come prima donna a capo della potente Securities and Exchange Commission, ha sancito che oramai il re è nudo. «Questo status quo non funziona più» ha asserito la signora, confermando che le donne sempre più spesso dicono ciò che gli uomini non riescono a dire. Che le agenzie di rating abbiano agito come un catalizzatore della crisi è oramai opinione diffusa. Eppure, per molto tempo, questo giudizio sulla qualità delle emissioni di titoli di debito o sull'affidabilità dei loro emittenti, espresso da pochissime agenzie ricche e potenti, è stato considerato insindacabile e quasi sacro come le tavole di Mosè. In realtà quella del rating è una mega industria che vale circa 5 miliardi di dollari l'anno ed è dominata da Standard & Poors, Moody's, e Fitch, che rispetto all'esplosione della bolla dei subprime ha subito un colossale smacco, non avendo lanciato in tempo l'allarme sulla pericolosità di quei titoli. Il simbolo di questa colpevole svista è stato certamente il fallimento, nel settembre del 2008, della banca Lehman Brothers. Si è trattato di un fallimento sistemico esploso nel cuore di Wall Street, la capitale finanziaria del pianeta. E da allora una domanda continua a rimbalzare di bocca in bocca tra gli esperti di finanza: come mai le obbligazioni della banca d'investimento il cui crollo ha fatto tremare il mondo, godevano alla vigilia del fallimento di un giudizio inequivocabilmente favorevole da parte del rating? Una domanda a cui ancora oggi si fa fatica a rispondere. Ci ha provato in un bel libro dal titolo inequivocabile(«La crisi della fiducia : le colpe del rating nel crollo della finanza globale») Pierangelo Dacrema, professore di economia all'università della Calabria. Dacrema analizza il ruolo centrale nella crisi finanziaria di chi ha la missione di «dare i voti» ai titoli e a chi li emette e che avrebbe dovuto guidare e proteggere gli investitori. In realtà i mercati finanziari sono stati invasi da una valanga di titoli dal contenuto indecifrabile, qualcuno è arrivato a definirli «titoli salsiccia», spesso collegati ai mutui americani di bassa qualità. Nessuno li avrebbe comprati se gli investitori non fossero stati rassicurati da tante triple AAA, i marchi di garanzia rilasciati, appunto, dai monopolisti del mercato del rating. È così che un'epopea affascinante, quella della nascita del rating ai primi del '900 ad opera di Henry Poor, John Moody e John Fitch che condividevano la passione per l'analisi economica, si è trasformata in una fabbrica di pagelle perdendo autorevolezza e appannando la sua reputazione. Ma ora qualcosa si muove, e non solo la crociata antirating lanciata dalla lady di ferro della Sec, ma anche il via libera di Bruxelles al giro di vite sulle agenzie. È stata, infatti, raggiunta l'intesa a livello europeo su un rafforzamento della supervisione, da parte delle autorità di vigilanza nazionali, le varie Consob locali, sulle agenzie che operano nel Vecchio Continente. Insomma, adesso anche i signori del rating, i giudici del mercato, dovranno sottoporsi ad un giudizio. E soprattutto il loro verbo, fatto di triple A, b e c, ora sarà verificato.

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