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Report "crisi"   16-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Gruppo Sella, volano gli utili ( da "Stampa, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 3 milioni di euro, per la particolare situazione dei mercati finanziari e la forte caduta delle quotazioni dei titoli azionari. Nel corso del 2008 Banca Sella ha anche proseguito lo sviluppo della rete distributiva, portando «a regime» gli sportelli aperti alla fine dell'anno precedente giunti a quota 332.

Via San Martino sarà più sicura ( da "Trentino" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria ed economica. In via prioritaria tale contributo serve a eseguire lavori di completamento e manutenzione del patrimonio comunale purché cantierabili entro luglio. Inoltre, il Servizio prevenzione rischi della Pat ha comunicato che al Comune di Vattaro è stato finanziato l'intervento della messa in sicurezza di due tratti di strada in via San Martino e a Maso Flonker

diciamolochiaro ha detto: La discussione su quello che ha scritto Conroe riguardo alla stampa straniera (e agli articoli di Repubblica) la trovate qui (MOLTO INTERESSANTE) http://f ( da "KataWeb News" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,

Silversea, il lusso va in crociera ( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: vede che il mercato delle crociere resta immune dalla crisi finanziaria internazionale. Per questo non temiamo di incrementare la nostra capacità. La Silver Spirit, il cui varo tecnico è avvenuto lo scorso 27 febbraio, può ospitare 540 passeggeri e le prenotazioni (partite a gennaio 2009, ndr) per una nave che entrerà in servizio il 21 gennaio 2010, sono già più che soddisfacenti.

Sale la disoccupazione, aumenta il peso delle carte di credito nelle tasche dei risparmiatori. Bank ... ( da "Finanza e Mercati" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Citigroup La Grande Muraglia è servita per arrestare anche la grande crisi finanziaria. Almeno, per quanto riguarda i risultati di Citigroup. Il colosso americano, come del resto la cugina inglese Hsbc, lo scorso anno ha registrato un boom di utili a Pechino e dintorni. Il profitto, infatti, è quasi raddoppiato a 190 milioni di dollari, e l'utile operativo è aumentato del 46 per cento.

banco, c'è l'ok degli azionisti al bilancio 2008 ( da "Nuova Sardegna, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: anche in considerazione della situazione generale originata dalla crisi finanziaria», afferma il presidente Franco Farina il quale sottolinea come la «gestione caratteristica abbia registrato valori superiori a quelli dell'anno precedente». Confermata la distribuzione degli utili: alle azioni di risparmio sarà assegnato un dividendo di 0,56 euro;

cornacchione riso amaro sui mali d'italia - anna puricella ( da "Repubblica, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Così mentre Fava allevia l´abbattimento della crisi finanziaria intonando "La mia banca suona il crac" Cornacchione illustra i programmi della nuova Alitalia, svelando i tempi necessari perché la cordata, quella vera, si stringa attorno al collo dei lavoratori della compagnia di bandiera.

Credito Artigiano, cresce l'utile netto e resta il dividendo ( da "Giorno, Il (Milano)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nonostante le difficioltà della crisi finanziaria, a seguito della quale, tra l'altro, i crediti in sofferenza sono passati dall'1,64 al 2,39% . NONOSTANTE le difficoltà dell'anno appena trascorso i proventi operativi sono cresciuti del 15% a 260 milioni, il risultato netto della gestione operativa è cresciuto del 3,7% a 110,6 milioni e l'utile lordo dell'

Il Fondo Pmi assorbirà anche le risorse regionali ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: così liquidità nel motore delle imprese e contenere i contraccolpi della crisi finanziaria sull'economia reale. Il liet motiv degli ultimi mesi è stato anche ieri al centro di un incontro al ministero dello Sviluppo economico con i principali rappresentanti delle piccole e medie imprese, a partire da Confindustria, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative.

( da "Nazione, La (Lucca)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I dati a tutt'oggi confermano le mie previsioni poiché la grave crisi finanziaria ha provocato una contrazione dei consumi, e quindi dei rifiuti e il prolungarsi dell'arresto dell'impianto d'incenerimento di Pietrasanta ha permesso di risparmiare oltre un 30 per cento sui costi di smaltimento di quei rifiuti dirottati altrove.

Il fotovoltaico siciliano, una miniera per il Paese ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: collasso dei mercati finanziari, rende questo un settore di investimento ideale, dai ritorni certi e garantiti dallo Stato che per 20 anni per ogni kWh gen.erato paga mediamente 1 kWh al triplo del prezzo di mercato. E poiché si viene pagati per l'energia effettivamente generata, è evidente come la Sicilia rappresenti la Mecca italiana del solare a causa della sua grande irradiazione.

Il mistero Goldman: in cassa 164 miliardi ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: prestito nel momento più difficile della crisi finanziaria, quando i mercati del credito erano paralizzati. Ma è allo stesso tempo preoccupato che l'"emancipazione"avvenga troppo presto. Per questo il cambiamento di posizione sugli stress test. Secondo quanto abbiamo scritto la settimana scorsa e ieri di nuovo dal «New York Times », le 19 grandi banche dovrebbero superare i test,

Gli stipendi dei Ligresti ( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: questa, già comunicata ai mercati finanziari e alla stampa. Ufficio stampa Fondiaria Sai L'articolo riporta fedelmente «i compensi corrisposti agli amministratori, ai sindaci ed ai direttori generali», come da tabella a p. 300 del bilancio Fondiaria-Sai 2008. Gli importi (tra cui i 6,48 milioni per l'a.

L'orgoglio industriale reagisce all'iperfinanza ( da "Riformista, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: di Marco Ferrante La grande crisi finanziaria produce un ritorno all'economia reale. In America Barack Obama punta sul salvataggio di Chrysler e non vuole dare (troppa) soddisfazione ai creditori finanziari, e in tutta Europa si discute del rapporto tra economia immateriale e manifattura.

I garanti in assemblea ( da "Nazione, La (Umbria)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: l'azienda di Padule (nella foto) che prova a rilanciarsi dopo il periodo di crisi finanziaria che l'ha portata al blocco dell'attività ed alla cassa integrazione per le maestranze, c'è un certo fermento: incontri che si susseguono, proposte e richieste che si rincorrono nella speranza di imboccare la direttrice giusta.

TRE ASSESSORI del Partito democratico domenica prossima voteranno per il sindaco ... ( da "Nazione, La (Umbria)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economica e sociale prodotta dalla crisi finanziaria mondiale». «La nostra risposta, in tutta onestà, come quella di tanti iscritti e simpatizzanti del Pd, è Angelo Scassellati annunciano i tre Ci dispiace che Massimiliano Presciutti anziché fare proselitismo, misurandosi su idee e proposte, si preoccupi unicamente di demonizzare quanti tra i democratici non intendono sostenerlo.

BpMilano, ecco tutti gli uomini della battaglia per la presidenza ( da "Riformista, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: lo stato patrimoniale di BPM è solido, il gruppo ha risentito poco della crisi finanziaria ed eventuali acquisizioni gli permetterebbero di aumentare le sue quote nel mondo bancario italiano. Dalla sua, i dati: struttura con buone fondamenta, poca esposizione sui derivati ed una capitalizzazione da 1,6 miliardi di euro.

Il Pd va a vedere la crisi ( da "Nuova Ferrara, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Per sopperire alla mancanza di liquidità causata dalla crisi finanziaria il Pd ritiene opportuno sospendere, ad esempio per 6 mesi, i versamenti dell'Iva «in modo da trattenere la liquidità in azienda». La terza proposta guarda oltre la crisi: «La nostra struttura economica è fatta da un 95% di imprese al di sotto dei 15 dipendenti, quasi sempre sottocapitalizzate,

Obama, summit in Sudamerica In agenda Cuba e la recessione ( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla «prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina», come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,

Effetto crisi, entrate fiscali giù del 7,2% ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 26 Tasse e recessione Per Via Nazionale influisce soprattutto la frenata del Pil nell'ultimo trimestre Effetto crisi, entrate fiscali giù del 7,2% Bankitalia: il gettito è sceso a 54,8 miliardi. Debito pubblico record A febbraio il fabbisogno a 14 miliardi. L'effetto della cassa integrazione e della crisi finanziaria sulle imposte dirette ROMA Le entrate vanno sempre più giù.

Frena la produzione, Rio Tinto cade ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 Il caso a Londra Frena la produzione, Rio Tinto cade (g.fer.) Cala la domanda internazionale e il colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto è costretto a ridurre l'attività. Nel primo trimestre di quest'anno, per esempio, ha dovuto tagliare del 15% la produzione di ferro.

Intesa con le banche, vola Stefanel ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Intesa con le banche, vola Stefanel (g.fer.) L'accordo con le banche è di qualche settimana fa, ma ieri sono stati resi noti alcuni dettagli e la circostanza ha riportato sotto i riflettori il titolo Stefanel, terminato con un rialzo del 19,

Indici piatti. Corre FonSai ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici piatti. Corre FonSai Piazza Affari consolida i recenti progressi, terminando con gli indici principali in sostanziale equilibrio, con il Mibtel in leggero vantaggio (+0,14%) e l'S&P-Mib in sostanziale equilibrio (-0,

Santangelo: ( da "Corriere del Mezzogiorno" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: come tutte le strutture in fase di avvio soffre di una crisi finanziaria dovuta allo start-up a cui si aggiunge la crisi generale che sta coinvolgendo qualunque azienda». Il vicesindaco di Napoli, Tino Santangelo, stempera le voci di un possibile rischio fallimento dell'area mercatale situata a Volla, di cui ha riferito ieri il Corriere del Mezzogiorno.

Crisi e mutui, dibattito al Cnel ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il difficile coordinamento tra «mercato e autoregolamentazione » da una parte e «regole oggettive » dall'altra. Un rapporto delicato e complesso che la crisi dei mutui subprime prima e dei mercati finanziari mondiali dopo e i loro effetti devastanti sulle Borse e sulle economie di tutti i Paesi hanno posto al centro del dibattito, non solo economico.

Generali prima a Pechino nelle polizze vita ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, che che ha comunque avuto riflessi nell'indebolire fortemente la domanda di prodotti «united linked», legati cioè ai risultati dei mercati. Il tema delle pensioni è uno dei più importanti nel Paese sia perché è basso lo sviluppo del sistema previdenziale sia perché le stime demografiche dicono che nel 2035 il rapporto fra pensionati e popolazione attiva supererà

Ubs, cresce la perdita tagli per 8.700 posti ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: inizio della crisi finanziaria. Noto per essere un determinato tagliatore di costi Grübel, fino a due anni fa numero uno della concorrente Crédit Suisse, ha però promesso gli investitori risparmi tra i 3,5 e i 4 miliardi di franchi entro il 2010. Inevitabilmente, parte dei risparmi verrà dalla riduzione dei posti di lavoro,

La Sec: più controlli sulle agenzie di rating ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: è anche il lucroso mercato dei rating aziendali e finanziari nel mirino della Sec, la commissione Usa che vigila sui mercati finanziari. Si tratta di un'industria che vale 5 miliardi di dollari l'anno e che è dominata da Standard & Poor's, Moody's e Fitch. Per il presidente Sec, Mary Schapiro, «per quanto l'agenzia abbia fatto su questo fronte c'

L'India, il gigante al voto e la tentazione della sinistra ( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: per il collasso degli scambi internazionali e la crisi dei mercati finanziari. Gli economisti prevedono per l'anno in corso una crescita del 4-5 per cento. Il governo in carica non sarà considerato responsabile di questa contrazione, perché tutti sanno che ha avuto cause globali. Ma non si è nemmeno guadagnato molta stima per gli eccellenti risultati economici finora raggiunti,

Arriva in Fiera tutta l'arte da mettere da parte ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Gli esperti sostengono che la crisi finanziaria spinga gli investitori ad acquisti sicuri: le avanguardie del Novecento faranno dunque la parte del leone. Tuttavia la novità di questa edizione, diretta da Alessandro Cappello, è l'investimento sul settore più complesso e affascinante del mercato dell'arte: il contemporaneo.

Credito: S&P, sale il numero dei "fallen angel" ( da "Finanza.com" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Negli ultimi 30 giorni hanno perso la valutazione BBB- (o superiore) per approdare a BB+ (o inferiore) 17 emittenti tra quelli seguiti dall'agenzia di rating. Si tratta del numero più alto - fa notare S&P - dalla crisi finanziaria asiatica di 11 anni fa. Da inizio anno il numero di fallen angel è pari a 34. (Marco Barlassina - Riproduzione riservata)

America Latina/ Nyt: la Cina sfida il predominio degli Usa ( da "Virgilio Notizie" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel fine settimana si terrà a Trinidad e Tobago il vertice delle Americhe, e il presidente Obama incontrerà i leader regionali per discutere dell'attuale situazione economica e del rilancio dell'Inter-American Development Bank, pilastro dell'influenza Usa in America Latina, che ha subito gravi perdite con la crisi finanziaria.

AMERICA LATINA/ NYT: LA CINA SFIDA IL PREDOMINIO DEGLI USA ( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Nel fine settimana si terrà a Trinidad e Tobago il vertice delle Americhe, e il presidente Obama incontrerà i leader regionali per discutere dell'attuale situazione economica e del rilancio dell'Inter-American Development Bank, pilastro dell'influenza Usa in America Latina, che ha subito gravi perdite con la crisi finanziaria.

Ci troviamo in un contesto deflattivo? ( da "Trend-online" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ennesima conferma che siamo in piena crisi finanziaria e che la liquidità del sistema non è ancora stata ristabilita. Le borse rimangono ben intonate,anche se una pausa della salita delle ultime settimane pare probabile. Il cambio euro dollaro,naturalmente,ha risposto al dato succitato premiando la valuta americana.

Cultura, storia e politica risolvono la crisi ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Commenti Pagina 336 Mercati finanziari Cultura, storia e politica risolvono la crisi Mercati finanziari di Gianfranco Sabattini* --> di Gianfranco Sabattini* Nei mesi scorsi, su iniziativa della Banca d'Italia, è stato stampato e distribuito il testo della lezione "I fondamenti giuridici della corporate governance e della regolamentazione del mercato"

Mettere in rete il sociale per evitare una ( da "Avvenire" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 2009 LE DINAMICHE DI SPESA PUBBLICA IN TEMPI DI CRISI Mettere in rete il sociale per evitare una «sprecopoli» GIUSEPPE PENNISI L a spesa pubblica si sta dilatando a causa della crisi finanziaria ed economica internazionale. Il fenomeno riguarda principalmente paesi come gli Stati Uniti (dove tradizionalmente il settore pubblico non ha mai superato,

MODA: AL VIA RACCOLTA FIRME LEGGE POPOLARE PER TUTELA 'MADE IN ITALY'. ( da "Asca" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ''La crisi finanziaria ed economica in atto - aggiunge Blasi - segna la fine di un modello di sviluppo basato sulla quantita'. L'Italia e' un Paese con tantissime specificita' e diversita', che portano a una eccezionale qualita' che dobbiamo conservare.

Inaugurata la sede di Alleanza di Centro ( da "Caserta News" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: E' da poco scoppiata una grande crisi finanziaria che gradualmente si sta tramutando in crisi economica reale anche per le famiglie. Il governo Berlusconi, impegnato coraggiosamente, nella riforma dello Stato e nel rilancio dell'economia italiana, necessita di appoggio e sostegno.

CICLISMO/ ASTANA, FEDERAZIONE KAZAKA SBLOCCA PAGAMENTO STIPENDI ( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ieri abbiamo iniziato a ricevere i pagamenti, e gireremo i soldi alla squadra", ha detto il vicepresidente della federazione, Nikolai Proskurin, ad Associated Press. Le difficoltà finanziarie della federazione, legate anche alla crisi finanziaria globale, avevano gettato dubbi sul futuro della squadra di Lance Armstrong e Alberto Contador.

Con il conforto dei sondaggi - sei americani su dieci approvano la sua recente apertura verso Cuba -... ( da "Gazzettino, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: avvicinarsi delle elezioni finirà per premiare i politici che più duramente attaccano gli Usa, per aver dato origine alla crisi finanziaria che impoverisce, più di tutti, il "sud del mondo". Obama, per imporsi al summit dell'Osa, dovrà usare al meglio la sua arte di persuasione in un consesso, peraltro, poco incline a scordarsi del recente passato. Maurizio Cerruti

Fmi: "Recessione severa, la ripresa sarà lenta" Produzioni industriale giù ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media". "Esclusa l?attuale recessione" dal 1960 "ce ne sono quindici" che possono "essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992.

Grave situazione finanziaria ( da "Sicilia, La" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: relazione dei revisori dei conti Grave situazione finanziaria Comune Non ci sono i soldi per un vetro a.c.) Permangono precarie le condizioni le condizioni economiche in cui da diversi mesi versano le casse comunali. A confermare la reale esistenza della crisi finanziaria in cui versa il comune di Licata, che rischia di dichiarare il dissesto finanziario l'impossibilità da parte dell'

UNA TASSA PER RIPARTIRE ( da "Lavoce.info" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: una misura una tantum dettata dal precipitare della crisi finanziaria che, rovesciando un diffuso sentimento di avversione alle tasse, contrasta l?errata percezione che l?azione redistributiva si attua e si misura solo sul lato del prelievo e non anche su quello della spesa. Pur con limiti evidenti, il principale dei quali è che ricade sulle spalle dei soli contribuenti onesti,

"Le banche hanno fatto a pezzi il mercato dell'arte" ( da "Affari Italiani (Online)" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con la crisi finanziaria questo movimento prettamente speculativo è andato in crisi e i prezzi di alcuni autori-bolla sono crollati». Alessandro Cappello, da quest'anno direttore di Miart, la Fiera Internazionale d'Arte moderna e contemporanea, che si tiene a Milano dal 17 al 20 aprile, non ha dubbi: per rilanciare il mercato bisogna puntare sulla competenza,

Fmi: recessione attuale sarà lunga e pesante, ripresa lenta ( da "Reuters Italia" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale,

Gazprom apripista nel mercato russo dei capitali ( da "KataWeb News" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Con l'avanzare della crisi finanziaria gli imprenditori hanno visto prosciugarsi il canale degli Eurobond e quello delle obbligazioni in rubli. Gazprom cerca ora di invertire questa tendenza. Recentemente la compagnia energetica russa ha emesso un Eurobond di 400 milioni di franchi svizzeri.

FMI: RECESSIONE ATTUALE SARÀ LUNGA E PESANTE, RIPRESA LENTA ( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale,

L'attenzione si sposta ora sugli utili. La ripresa dei mercati è meno lontana pag.1 ( da "Trend-online" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: dopo lo stress test delle ultime settimane per verificare la capacità di reggere alla crisi finanziaria. Il mercato si aspetta di capire meglio se ci sarà ancora bisogno o meno di ulteriori ricapitalizzazioni da parte del Tesoro. Per quanto ci sia ancora un clima dominato dall?incertezza, la scommessa dei gestori si concentra proprio sulla piazza azionaria americana.

Crisi, quale crisi? ( da "Foglio, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: 16 aprile 2009 Crisi, quale crisi? Nel mondo incantato di Obama è vietato parlare di asset tossici, di regole e collasso finanziario La guerra non è guerra, la crisi non è crisi. Nel fantastico mondo di Barack Obama non c?è posto né per brutture di bushiana memoria né per dettagli noiosi su morti decapitati o peggio ancora sui disoccupati.

Referendum, la Lega ha fatto bene i conti?. ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»

Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi). ( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca,

agentediviaggi ha detto: ehi nn c'è piu nessuno? Che ne pensate di Sarkò che ha detto che Zappy è un imbecille e che Berlusconi è un modello a cui ispirarsi? ( da "KataWeb News" del 16-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,


Articoli

Gruppo Sella, volano gli utili (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

BILANCIO. BENE LA RACCOLTA DIRETTA E GLI IMPIEGHI Gruppo Sella, volano gli utili Fra le iniziative, il primo applicativo «iPhone» in Italia che permette di operare dal telefono In crescita la Banca e in crescita anche il Gruppo che riunisce oltre una ventina di società compresi 7 istituti di credito. Il 2008 per la più grande azienda biellese (con poco meno di 4.500 dipendenti e oltre 300 sportelli attivi) si chiude in positivo, non solo finanziariamente ma pure grazie alle numerose iniziative realizzate sul versante dei prodotti, tra le quali il lancio del primo applicativo per iPhone in Italia, che permette ai clienti di operare e avere informazioni sul proprio conto corrente (dal saldo alla lista dei movimenti, fino a bonifici e altre funzioni via sistema satellitare). Il consiglio d'amministrazione di Banca Sella ha infatti approvato il bilancio: l'istituto ha segnato una crescita del 23,4% della raccolta diretta (7,5 miliardi di euro) e del 12,6% degli impieghi (4,4 miliardi) rispetto al 2007, con un miglioramento della qualità del credito pur in presenza di una situazione congiunturale generale non favorevole. L'utile netto è stato pari a 42 milioni di euro ed è cresciuto del 12% rispetto ai 37,5 milioni di euro del 2007. Solida la posizione patrimoniale che evidenzia al 31 dicembre 2008 il Core Tier 1 pari al 9,03% (era pari all'8,84% al 30 giugno 2008) e il Total Capital Ratio pari al 13,13% (era pari all'11,63% al 30 giugno 2008). Per quanto riguarda il conto economico, il margine di interesse nel 2008 è cresciuto del 6,4% rispetto all'anno precedente mentre il margine d'intermediazione ha invece subito una leggera flessione dell'1,1%, attestandosi a 264,2 milioni di euro, per la contrazione dei ricavi netti da servizi. Questi ultimi, infatti, nel 2008 sono diminuiti del 15,2% rispetto all'anno precedente attestandosi a 78,3 milioni di euro, per la particolare situazione dei mercati finanziari e la forte caduta delle quotazioni dei titoli azionari. Nel corso del 2008 Banca Sella ha anche proseguito lo sviluppo della rete distributiva, portando «a regime» gli sportelli aperti alla fine dell'anno precedente giunti a quota 332. Approvato anche il bilancio consolidato del Gruppo cui oltre alla banca fanno capo una ventina di società. Si conferma anche in questo caso il buon andamento della raccolta diretta, che ammonta a 11 miliardi di euro in crescita del 17,7% rispetto al 2007, e degli impieghi, che ammontano a 8,2 miliardi di euro in crescita del 13,7%, con un miglioramento della qualità del credito. Nei portafogli di proprietà, inoltre, non esiste alcun asset considerabile «tossico». L'utile netto del Gruppo si è attestato a 13,6 milioni di euro. In crescita il personale: a fine 2008 i dipendenti del Gruppo erano 4.456, a fronte dei 4.370 di fine 2007.

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Via San Martino sarà più sicura (sezione: crisi)

( da "Trentino" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Via San Martino sarà più sicura Lavori del Comune di Vattaro con i fondi anticrisi GINO MICHELI VATTARO. Approvazione unanime per la prima variazione al bilancio 2009 ed il sindaco Devis Tamanini ha ringraziato le minoranze cogliendo in questo segno di approvazione uno stimolo anche nei confronti dei collaboratori dell'amministrazione che stanno lavorando sopra la media in questo inizio di anno. Infatti nel primo semestre sono partiti già due cantieri e ne partiranno altri due, con un ritmo decisamente alto per la contenuta realtà comunale. Il sindaco ha pure sottolineato che con tale variazione il bilancio straordinario del Comune in questo 2009 arriva a quasi 2,5 milioni di euro di opere da svolgere nell'anno. La variazione approvata all'unanimità consiste nell'accettare dalla Provincia il contributo di 208.474 euro (che dovrà essere cofinanziato nella misura del 20 per cento) determinato nel contrastare la crisi finanziaria ed economica. In via prioritaria tale contributo serve a eseguire lavori di completamento e manutenzione del patrimonio comunale purché cantierabili entro luglio. Inoltre, il Servizio prevenzione rischi della Pat ha comunicato che al Comune di Vattaro è stato finanziato l'intervento della messa in sicurezza di due tratti di strada in via San Martino e a Maso Flonker nella misura del 90% su una spesa ammissibile di 422.736 euro. La variazione al bilancio dell'esercizio finanziario in corso si è resa necessaria per adeguare la parte straordinaria del documento contabile ad alcune esigenze e necessità contingenti riferite all'evolversi amministrativo e contabile di alcune spese d'investimento già programmate. Le maggiori spese di parte straordinaria per complessivi 624.299 euro sono dovute all'acquisto della nuova lavastoviglie per la scuola materna comunale (2.640 euro), alla manutenzione straordinaria delle strade comunali cantierabili in breve tempo (56.000 euro), al rifacimento e messa in sicurezza delle strade comunali via S. Martino e di Maso Flonker (555.659 euro), all'adeguamento dell'edificio da destinare al centro anziani (10.000 euro).

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diciamolochiaro ha detto: La discussione su quello che ha scritto Conroe riguardo alla stampa straniera (e agli articoli di Repubblica) la trovate qui (MOLTO INTERESSANTE) http://f (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 108 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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Silversea, il lusso va in crociera (sezione: crisi)

( da "Italia Oggi (MarketingOggi)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

ItaliaOggi Numero 090  pag. 16 del 16/4/2009 | Indietro Silversea, il lusso va in crociera MARKETING Di Antonio O. Ciampi Il presidente e ceo racconta i piani della compagnia. Che punta ai viaggiatori di fascia alta Perasso: più canali di vendita e clientela al di fuori degli Usa La crisi economica internazionale è un fatto, ma ci sono nicchie che confidano nel loro mercato e non temono le sfide. E i risultati sembrano premiarli. Avviene nel settore delle crociere, dove tutte le compagnie hanno piani di marketing e continuano nella filosofia di incremento della capacità. Cercando nuovi mercati, soprattutto al di fuori degli Usa. è il caso di Silversea Cruises, la compagnia di crociera guidata dal presidente e ceo Amerigo Perasso, che punta su una clientela «haut-de-gamme», con disponibilità economiche e voglia di viaggiare. «Siamo intenzionati ad aumentare la percentuale di passeggeri non-Usa sulle nostre navi», spiega a ItaliaOggi lo stesso Perasso, «e per questo abbiamo recentemente ampliato a livello internazionale i nostri canali di vendita e le nostre strategie di marketing. Perché anche in un periodo di crisi non è solo la crociera tradizionale a ''tirare'', come dimostrano i risultati delle compagnie mondiali, ma anche la crociera considerata di lusso. Dai risultati 2008 e dalle previsioni 2009 si vede che il mercato delle crociere resta immune dalla crisi finanziaria internazionale. Per questo non temiamo di incrementare la nostra capacità. La Silver Spirit, il cui varo tecnico è avvenuto lo scorso 27 febbraio, può ospitare 540 passeggeri e le prenotazioni (partite a gennaio 2009, ndr) per una nave che entrerà in servizio il 21 gennaio 2010, sono già più che soddisfacenti. Anche per la particolare tipologia della nostra offerta, all-inclusive ma concorrenziale». Silversea Cruises, nata nel 1990, conta su una flotta composta da piccole unità: le gemelle Silver Cloud e Silver Wind (298 letti ciascuna) le gemelle Shadow e Whisper (382 letti) e la Prince Albert II (132 letti), rompighiaccio destinata a crociere artiche. Una flotta che ha consentito di chiudere l'anno fiscale 2008 in utile, con un fatturato di 319 milioni di dollari e una crescita media del 6-7% negli ultimi tre anni, dai 281 milioni di dollari del 2006 ai 301 del 2007. Per il futuro è previsto un piano triennale di investimenti per circa 450 milioni di dollari. «Copriamo i cinque continenti», continua il numero uno di Silversea, «con crociere della durata media di 10 giorni che vanno dai sette giorni delle crociere nel Mediterraneo alle due settimane di quelle in Sud America. Il nostro mercato è per il 45% negli Usa, con un altro 5-7% tra Canada e Sud America; il restante lo possiamo suddividere tra Inghilterra ed Europa continentale, che valgono circa il 35% e i mercati emergenti di Asia e Pacifico (12%)». Per quanto riguarda i canali di vendita, «oltre ai nostri uffici a Ft. Lauderdale in Florida, Londra, Montecarlo (dove c'è la nostra sede), Sidney e Singapore, il nostro canale principale rimangono le agenzie di viaggio e i nostri partner commerciali, consorzi di agenzie come Amex, Signature e Virtuoso, molto sviluppato negli Usa. Ma attenzione: non abbiamo una clientela di “ricchi pensionati Usa”», precisa il presidente. «L'età media è di circa 59 anni, il che vuol dire che abbiamo anche passeggeri trentenni. Uno degli aspetti importanti è che nelle nostre crociere si formano “gruppi” spontanei, che oltre a creare un ambiente caloroso a bordo, restano in contatto fra loro anche dopo la crociera. Ed è altissima, oltre il 50%, la percentuale di coloro che ripetono l'esperienza».

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Sale la disoccupazione, aumenta il peso delle carte di credito nelle tasche dei risparmiatori. Bank ... (sezione: crisi)

( da "Finanza e Mercati" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Sale la disoccupazione, aumenta il peso delle carte di credito nelle tasche dei risparmiatori. Bank ... da Finanza&Mercati del 16-04-2009 Sale la disoccupazione, aumenta il peso delle carte di credito nelle tasche dei risparmiatori. Bank of America, leader nel comparto delle credit card negli Usa, ha annunciato di aver aumentato dal 3 al 4% sulle somme trasferite, le commissioni per i propri clienti. L'incremento è una questione di costi crescenti per il gruppo di Charlotte (North Carolina). Non sono solo i costi diretti delle operazioni. Bensì, anche quelli indiretti. Ossia, quelli legati alla mancata copertura delle spese affettuate con la carta, da parte dei titolari. Le statistiche indicano che il tasso di credit card default è proporzionale al tasso di disoccupazione. Dunque, coi disoccupati al top, è record anche per il costo default. Euro L'euro visto da lontano, lascia spazio alle opinioni. Ma con un denominatore comune: debolezza in agguato. Ieri, Bank of America ha reso noto che, secondo i propri analisti, l'Europa e l'euro pagheranno la politica da «falco» della Bce, con una minor scommessa sulla ripresa continentale e conseguente minor domanda di valuta europea. Ergo, euro potenzialmente indebolito. Per contro, visto da Citigroup, conta un'altra prospettiva di visuale. Quella in controluce col Sol Levante. Per Citi, infatti, l'euro è destinato a indebolirsi contro lo yen nei prossimi giorni. Ha già guadagnato troppo verso il Giappone. Punti di vista diversi, ma che convergono. Citigroup La Grande Muraglia è servita per arrestare anche la grande crisi finanziaria. Almeno, per quanto riguarda i risultati di Citigroup. Il colosso americano, come del resto la cugina inglese Hsbc, lo scorso anno ha registrato un boom di utili a Pechino e dintorni. Il profitto, infatti, è quasi raddoppiato a 190 milioni di dollari, e l'utile operativo è aumentato del 46 per cento. La Cina ha aperto agli stranieri la propria industria bancaria nel dicembre 2006. Ed è stato un buon business. È vero che l'espansione 2008 è stata del 17%, inferiore al 30% dell'anno precendente. Ma i non-performing loan sono allo 0,6% e il parametro di patrimonializzazione è al 13,6 per cento. Numeri, questi ultimi, da Drago.

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banco, c'è l'ok degli azionisti al bilancio 2008 (sezione: crisi)

( da "Nuova Sardegna, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Saranno distribuiti i dividendi Banco, c'è l'ok degli azionisti al bilancio 2008 SASSARI. L'assemblea degli azionisti del Banco di Sardegna ha approvato ieri il bilancio consolidato del 2008 che lo scorso 6 marzo aveva già ottenuto l'ok del consiglio d'amministrazione. L'istituto di credito sardo ha registrato un utile netto di 65,4 milioni di euro che, pur rappresentando il 27% in meno rispetto ai 89,5 milioni dell'anno precedente «è un risultato di cui siamo soddisfatti, anche in considerazione della situazione generale originata dalla crisi finanziaria», afferma il presidente Franco Farina il quale sottolinea come la «gestione caratteristica abbia registrato valori superiori a quelli dell'anno precedente». Confermata la distribuzione degli utili: alle azioni di risparmio sarà assegnato un dividendo di 0,56 euro; alle privilegiate di 0,53 euro; alle azioni ordinarie di 0,50 euro. Dopo l'assemblea si è tenuto il consiglio di amministrazione al quale era presente anche Guido Leoni, ex ad e attuale vicepresidente della Bper (che controlla il Banco), in corsa per la presidenza della Popolare emiliana.

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cornacchione riso amaro sui mali d'italia - anna puricella (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina XII - Bari Cornacchione riso amaro sui mali d´Italia Cabaret Il papa, le gaffe di Berlusconi: gag al Teatroteam in coppia con il cantautore Fava ANNA PURICELLA Il sogno di Antonio Cornacchione si è avverato. Gli anni passati a "omaggiare" Silvio Berlusconi danno ora i loro frutti a teatro con Satire liriche (alle 21 al Teatroteam di Bari; info 080.521.08.77). Cornacchione è finalmente riuscito a portare il presidente del Consiglio sul palcoscenico, accanto a sé. Berlusconi c´è, c´è la sua voce al telefono per dare indicazioni, rimproverare, dire la sua su quanto accade in scena tra Cornacchione e il cantautore Carlo Fava. I due – o meglio i tre – dialogano per un´ora e mezzo di tutto, dalla religione al sesso fino ai fannulloni. Cercando di dare un senso all´attualità, di frenare il suo moto perpetuo accelerato dall´informazione sempre più rapida e asciutta, che vieta ogni riflessione. Proprio per questo lo spettacolo, che gira l´Italia dall´estate 2007, ha i tratti di un´opera in fieri, che non può certo lasciarsi sfuggire i recenti sketch berlusconiani al G20 di Londra o la perfetta interpretazione dell´italiano medio al cellulare, offerta dal Cavaliere al cancelliere tedesco Angela Merkel. Quello di Cornacchione non è solo lo sfogo di chi trova spazio in teatro per far scorrazzare in libertà la satira che la televisione sembra aver dimenticato. Il comico molisano crea con il musicista milanese una coppia originale, fatta di continui punzecchiamenti e inversioni di ruoli. Punti di partenza diversi che si incrociano grazie alla versatilità dei due protagonisti: l´uno si prodiga a smontare le certezze dell´altro, il cantautore si scopre comico e l´attore si fa intimista. Così mentre Fava allevia l´abbattimento della crisi finanziaria intonando "La mia banca suona il crac" Cornacchione illustra i programmi della nuova Alitalia, svelando i tempi necessari perché la cordata, quella vera, si stringa attorno al collo dei lavoratori della compagnia di bandiera. Risate amare, che fanno quasi pensare che di fronte ai tempi bui l´unica via d´uscita sia la rassegnazione. Le controverse affermazioni di papa Benedetto XVI sulla lotta all´Aids danno il via all´imitazione di Fava, considerato da Cornacchione «il campione italiano in carica degli imitatori di Ratzinger». E se il comico si sente «il vero favorito di Arcore, altro che Apicella», suggerendo al suo compagno che è meglio uscire dalla nicchia della musica impegnata e raggiungere il successo rasandosi i capelli come Max Pezzali, Fava rende il favore spiegando a Cornacchione i trucchi della seduzione, che ogni cantautore che si rispetti conosce.

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Credito Artigiano, cresce l'utile netto e resta il dividendo (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Milano)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

ECONOMIA & FINANZA pag. 25 Credito Artigiano, cresce l'utile netto e resta il dividendo MILANO DIVIDENDO di 0,1530 euro ad azione per gli azionisti del Credito Artigiano. Il via è venuto ieri dall'assemblea che ha approvato il bilancio 2008. In seduta straordinaria, poi, l'assemblea ha varato la modifica di alcuni articoli dello statuto, volti all'adeguamento alle disposizioni della Banca d'Italia in materia di organizzazione interna e di governo societario. Il dividendo sarà in pagamento il 30 aprile (il 27 aprile la data di stacco). IL BILANCIO 2008 si è chiuso con un utile netto di 48,5 milioni di euro, in aumento del 16% rispetto ai 41,9 milioni dell'esercizio precedente. La raccolta globale è salita del 15,6% a 11.815 milioni, quella diretta del 28,7% a 7.164 milioni, questo anche in ragione dell'acquisizione di 12 sportelli da Intesa San Paolo che portano la rete territoriale del Credito Artigiano a quota 138 sportelli. L'aumento del 22% degli impieghi (6.111 milioni) dimostra che la banca non ha fatto mancare il suo supporto all'economia locale, nonostante le difficioltà della crisi finanziaria, a seguito della quale, tra l'altro, i crediti in sofferenza sono passati dall'1,64 al 2,39% . NONOSTANTE le difficoltà dell'anno appena trascorso i proventi operativi sono cresciuti del 15% a 260 milioni, il risultato netto della gestione operativa è cresciuto del 3,7% a 110,6 milioni e l'utile lordo dell'operatività corrente è stato di 74,9 milioni, in linea con l'esercizio precedente. Il patrimonio netto è passato da 464 a 780 milioni, anche grazie all'aumento di capitale da 299 milioni, il che ha portato al 10,55% il core capital ratios, a conferma della solidità della banca. Quanto alle prospettive per l'anno in corso il Cda «pur esprimendo cautela sull'andamento gestionale dei prossimi mesi, ritiene prefigurabile un ulteriore sviluppo degli aggregati patrimoniali ed una correlata evoluzione degli indicatori reddituali». Il deterioramento dello scenario macroeconomico e la perdurante volatilità dei mercati finanziari, però, «potrebbero condizionare il pieno raggiungimento degli obiettivi a suo tempo previsti nel piano strategico 2007-2010». m.d.e. Image: 20090416/foto/5873.jpg

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Il Fondo Pmi assorbirà anche le risorse regionali (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-16 - pag: 19 autore: Industria. Il Tavolo su garanzie al credito, capitalizzazione, tempi di pagamento e usura Il Fondo Pmi assorbirà anche le risorse regionali Pressing di Scajola: i Governatori pronti al confronto Carmine Fotina ROMA Rendere più elastico il sistema del credito. Immettere così liquidità nel motore delle imprese e contenere i contraccolpi della crisi finanziaria sull'economia reale. Il liet motiv degli ultimi mesi è stato anche ieri al centro di un incontro al ministero dello Sviluppo economico con i principali rappresentanti delle piccole e medie imprese, a partire da Confindustria, Confartigianato, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Confcooperative. Quattro i temi – credito, tempi di pagamento, usura, capitalizzazione delle imprese – analizzati in uno dei sei tavoli istituiti dal ministero dello Sviluppo per recepire il progetto comunitario per le Pmi "Small business act". Sui diversi argomenti sono arrivati anche i contributi dell'Abi, del ministro della Pubblica amministrazione e del Commissario anti-usura. La principale novità emerge dal rapporto sul credito preparato dai tecnici del ministero. Il Fondo di garanzia per le Pmi, appena rifinanziato dal Dl incentivi (1,6 miliardi fino al 2012), potrebbe crescere ancora attraverso il contributo di Regioni e di altri soggetti attivi su scala regionale come Fondazioni bancarie e Camere di commercio. L'obiettivo è coordinare le iniziative a tutela del credito che sono già proliferate o che si stanno studiando a livello locale. Dovrà essere un decreto interministeriale Sviluppo economico- Economia a stabilire le modalità, ma ieri è già emersa un'ipotesi di lavoro che, dopo aver ottenuto il parere positivo delle varie associazioni, è stata sottoposta alle Regioni.Dall'esito del confronto si capirà anche di quanto il Fondo centrale per tutelare il credito alle Pmi potrà essere accresciuto. Scajola ha intanto firmato il decreto che innalza da 500mila euro a 1,5 milioni l'importo garantito dal Fondo per ogni singola impresa e ha preannunciato che nell'utilizzo delle risorse si darà priorità alle aziende abruzzesi, colpite dal terremoto. Per quanto riguarda il contributo che dovrà arrivare dalle Regioni, è ancora da stabilire se le risorse addizionali verranno conferite nel Fondo con o senza il vincolo di destinazione territoriale. Il Fondo di garanzia, anche dopo che sarà stato arricchito dalla dote delle Regioni, verrà supportato dalla "controgaranzia" dello Stato. Le operazioni beneficeranno cioè dello stesso rating dello Stato e il rischio di perdita collegato sarà quindi a "ponderazione zero". In pratica le banche e i Confidi non dovranno accantonare somme, o farlo in misura marginale, quando presteranno denaro alle imprese assistite dal Fondo. Si innesca così un circolo virtuoso, perché le banche, gravate da minori accantonamenti, possono più facilmente aumentare il volume degli impieghi. Ad assicurare la "controgaranzia" statale è un decreto attuativo del ministero dell'Economia, in corso di registrazione presso la Corte dei conti, che tuttavia limita questo meccanismo alle nuove operazioni e non lo estende, come richiesto da Confartigianato, all'intero portafoglio del Fondo. Il tavolo tecnico di ieri ha posto le basi per nuovi interventi anche in altri campi. Il ministero della Pubblica amministrazione annuncia un provvedimento normativo specifico per venire incontro alle imprese che vantano crediti nei confronti di committenti pubblici. Il Commissario anti-usura promette una decisa riduzione dei tempi di definizione delle istanze per accedere al Fondo di solidarietà per le vittime dell'usura. Quanto alla capitalizzazione delle Pmi, il ministero dello Sviluppo ha allo studio un intervento a sostegno del capitale di rischio: dovrà favorire investimenti per la crescita dimensionale delle aziende, anche con l'integrazione verticale del ciclo produttivo, in settori manifatturieri con forte specializzazione. carmine.fotina@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA COPERTURA SUI PRESTITI Firmato il decreto che innalza il tetto per singola azienda da 500mila euro a 1,5 milioni Il ministro: per le operazioni priorità all'Abruzzo

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(sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Lucca)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

CRONACA LUCCA pag. 5 «Sventata una stangata da 2 milioni di euro» I NOSTRI SOLDI PICCHI VA ALL'ATTACCO LIANO Picchi, ex presidente di «Sistema ambiente», torna alla carica sulla sventata stangata relativa alla tariffa rifiuti. «Già il 20 gennaio scorso dice Picchi analizzai i motivi per cui le tariffe rifiuti del 2009 avrebbero dovuto subire un consistente calo a causa, sia del forte ridimensionamento della quantità dei rifiuti da smaltire, che dei relativi costi di smaltimento. I dati a tutt'oggi confermano le mie previsioni poiché la grave crisi finanziaria ha provocato una contrazione dei consumi, e quindi dei rifiuti e il prolungarsi dell'arresto dell'impianto d'incenerimento di Pietrasanta ha permesso di risparmiare oltre un 30 per cento sui costi di smaltimento di quei rifiuti dirottati altrove. Bastano queste due importanti voci a spiegare i decisi ribassi della tariffa cui era logico attendersi, ma potremmo continuare con il costo carburanti, ecc. Lo scandaloso comportamento del cda di Sistema Ambiente ha invece elaborato e approvato all'unanimità un piano finanziario che se il Comune non avesse provveduto a stroncare avrebbe comportato un aumento di oltre un milione e mezzo di euro che nei fatti però si sarebbe manifestato di oltre due milioni visto che lo scorso anno i cittadini hanno beneficiato di un abbattimento di 480.000 per un avanzo lasciato dalla nostra amministrazione». «IN SINTESI conclude Picchi il nuovo cda di Sistema Ambiente a meno di un anno e mezzo dal suo insediamento ha approvato due piani finanziari che comportavano un aumento complessivo di 2.478.000 euro pari al 15,1per cento. Un plauso all'assessore Pierami che se anche non in grado di ridurre le tariffe come era giusto aspettarsi, è almeno riuscito a fronteggiare gli enormi e a quanto pare ingiustificati incrementi che il cda dell'azienda pretendeva».

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Il fotovoltaico siciliano, una miniera per il Paese (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-04-16 - pag: 22 autore: INTERVENTO Il fotovoltaico siciliano, una miniera per il Paese di Mario Pagliaro* I n Sicilia è in corso una verae propria corsa all'oro, dove l'oro sono gli incentivi statali del Conto energia alla produzione di elettricità fotovoltaica, che, ai tempi del collasso dei mercati finanziari, rende questo un settore di investimento ideale, dai ritorni certi e garantiti dallo Stato che per 20 anni per ogni kWh gen.erato paga mediamente 1 kWh al triplo del prezzo di mercato. E poiché si viene pagati per l'energia effettivamente generata, è evidente come la Sicilia rappresenti la Mecca italiana del solare a causa della sua grande irradiazione. I soldi provengono direttamente da tutti i consumatori di elettricità che pagano in bolletta l'importo alla voce A3, circa il 10% della tariffa media nazionale. Un serbatoio che nel solo 2006 è stato pari a 3,5miliardi –e di cui il solare beneficia in minima parte- perché vi attingono le aziende di petrolio, cemento, acciaio e gli inceneritori dei rifiuti urbani o industriali ammessi quali fonti assimilate agli incentivi statali. Mecca solare, la Sicilia, è anche meta di due metanodotti provenienti da Libia ed Algeria; e vi si raffina il 40% del consumo italiano di carburanti. Tuttavia, nonostante un surplus quotidiano che supera il 10%, il costo dell'elettricità pagato da cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni è il più elevato della Ue. A dicembre, ad esempio, con i prezzi del petrolio in picchiata a 30 dollari al barile dai 147 di luglio, il prezzo di un kWh in Sicilia raggiungeva i 30 centesimi. La grid-parity in Sicilia già è raggiunta: non attraverso la riduzione del prezzo dei moduli fotovoltaici, ma attraverso l'aumento indiscriminato di quella di origine fossile. Reddito e risanamento Con 800 milioni di fatturato e un tasso di crescita superiore al 200%, quella fotovoltaica è l'industria con il più alto tasso di crescita nel Paese. Il numero di imprese attive nel settore è passato da 20 ad oltre 150; e sono oltre 3mila le persone che vi lavorano. Tre anni fa erano qualche centinaio. La gran parte delle imprese è attiva nella parte terminale della filiera, ovvero quella della progettazione ed installazione degli impianti, come quella che ha realizzato la prima serra fotovoltaica siciliana per l'Azienda agricola Murgo. Le straordinarie opportunità di crescita economica, sviluppo dell'occupazione e risanamento ambientale aperte alla Sicilia dal boom del fotovoltaico passano però dalla produzione dei moduli solari cui va l'80% del denaro speso per un impianto. A capirlo fra i primi l'imprenditore Salvatore Moncada che, grazie ai proventi di dieci anni di investimenti nell'eolico, nel 2008 comperò una SunFab dalla californiana Applied Materials per produrre in Sicilia 40 MW all'anno di pannelli solari sottili di grande superficie. Poco dopo è il turno di Enel: dopo avere aperto presso la propria sede di Passo Martino, vicinoa Catania, un laboratorio solare avanzato ha annunciato un'alleanza con Sharp ed ST per la produzione di moduli a film sottile. La cosa sbagliata «Alla fine degli anni 90 –ripete spesso Pasquale Pistorio – mancammo l'occasione di trasformare la Sicilia attraverso una crescita più robusta della ST». E il perché di questa straordinaria occasione di sviluppo mancata sta nelle scelte del management che proprio allora sbagliò a non puntare sulla produzione di moduli fotovoltaici. In breve, scelsero di continuare a fare la cosa sbagliata microprocessori - nel modo giusto (con formidabili tecnologie proprietarie). E il management della stessa ST, che da tempo operava propri impianti a Shenzen, sapeva che tutta la produzione sarebbe finita in Cina per i bassissimi costi del lavoro e dell'energia. Un errore, considerato anche che le stesse tecnologie di stampa serigrafica applicate al silicio per la produzione dei microprocessori possono facilmente essere estese alla produzione dei moduli fotovoltaici in silicio cosiddetti a film sottile. Ed infatti Applied Materials, grande concorrente di ST, non ha certo lasciato scoperto il campo dell'energia solare pur nella pressoché totale assenza di politiche incentivanti delle due ultime amministrazioni Bush; acquistando ad esempio per 225 milioni la veneta Baccini, leader mondiale nella stampa serigrafica del silicio cristallino. Il polo siciliano Adottando l'elettricità fotovoltaica, aziende, enti locali e cittadini siciliani possono smettere di continuare a pagare le astronomiche tariffe dell'elettricità prodotta nell'Isola; come hanno fatto ad esempio l'azienda marsalese Ausonia o l'azienda vinicola Donnafugata. Per cogliere le opportunità, cittadini ed imprese devono conoscere meglio e da vicino le nuove tecnologie fotovoltaiche. Ecco dunque il Polo fotovoltaico della Sicilia (www.i-sem.net) che nei laboratori di Cnr e Università a Palermo svolge le attività di ricerca necessarie a sviluppare l'innovazione; e con il Solar Master forma persone dotate di competenze operative che agiscano sul territorio per la diffusione dell'energia solare. Si può esserne sorpresi, ma al Master che inizia il 28 aprile sono iscritti corsisti inviati da imprese dell'Alto Adige. * Ricercatore Cnr © RIPRODUZIONE RISERVATA PUNTI DI FORZA Il solare è il comparto con i tassi più alti di sviluppo e una crescita costante degli investimenti

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Il mistero Goldman: in cassa 164 miliardi (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-16 - pag: 42 autore: Il big vorrebbe restitutire gli aiuti e speculare in titoli tossici Il mistero Goldman: in cassa 164 miliardi Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Barack Obama è pronto a rendere pubblici i risultati degli "stress test" sulle banche. Non è ancora chiaro come si procederà, ma per la fine del mese quando le analisi saranno completate, possiamo ormai essere quasi certi che i dati saranno dati in pasto al mercato. Ufficialmente, si dice, per evitare ambiguità fra gli investitori in un momento ancoradelicato per il settore finanziario. Ufficiosamente, gli addetti ai lavori sottolineano che si tratta di una risposta alle recenti mosse di Goldman Sachs e delle altre banche che vogliono liberarsi al più presto dell'ingombrante abbraccio dello stato americano, per poter tornare a pagare stipendi miliardarie per poter speculare liberamente sul mercato. Il Tesoro potrebbe accettare il rimborso delle decine di miliardi di dollari concessi in prestito nel momento più difficile della crisi finanziaria, quando i mercati del credito erano paralizzati. Ma è allo stesso tempo preoccupato che l'"emancipazione"avvenga troppo presto. Per questo il cambiamento di posizione sugli stress test. Secondo quanto abbiamo scritto la settimana scorsa e ieri di nuovo dal «New York Times », le 19 grandi banche dovrebbero superare i test, ma non tutte potrebbero essere promosse a pieni voti. E qui sta il problema: pubblicare i risultati integralmente potrebbe destabilizzare istituti già in difficoltà dopo che il Governo ha speso miliardi per salvarli dal collasso, non diffonderli contrasterebbe con la trasparenza predicata da Obama fin dalla campagna elettorale. Ma Goldman ritiene di avere ormai le spalle solide, Il direttore finanziario David A. Viniar ha confermato che l'istituto avrebbe costituito un serbatoio di liquidità di circa 164 miliardi di dollari per comprare titoli tossici dagli istituti rivali o da impegnare a scopo difensivo, se la crisi peggiorerà. Viniar ha sottolineato che la liquidità della banca è cresciuta di 50 miliardi di dollari nel primo trimestre.Ma se l'amministrazione da una parte vuole lo smaltimento dei titoli tossici, dall'altra è preoccupata da un aspetto che diventerà dominante nel dibattito dei prossimi mesi: il Presidente vorrebbe una riduzione del capitalismo finanziario, costruito sulla carta e sul leverage, per tornare al capitalismo "reale", dove i fondi vengono investiti nel rilancio della produzione e dell'occupazione. Goldman e altri invece, sono molto più interessati ad acquistare titoli speculativi, sapendo che, sulla base di calcoli attuariali, i ritorni potranno essere quasi certi ed elevatissimi. Per questo Goldman, già nel 2007 aveva cominciato a giocare contro gli stessi portafogli titoli che collocava presso i clienti sotto forma di "pacchetti subprime" facendo molta cassa. Da un'analisi dei dati della banca, l'accumulazione di liquidità accelera a partire dal 2005 quando in bilancio c'erano 51 miliardi di dollari in titoli liquidi "segregati". La cifra sale a 80 miliardi nel 2006, a 119 nel 2007 e torna 106 miliardi nel 2008, sempre con riclassificazioni determinate da un cambiamento delle scadenze fiscali. La banca inoltre ha tenutouna posizione costante in investimenti in titoli pubblici, per circa 69 miliardi di dollari nel 2008. Dai dati comunicati da Goldman coi profitti dell'altro giorno, abbiamo appreso che la riclassificazione di bilancio per la trasformazione in holding bancaria avrebbe fatto perdere le tracce dei risultati per il mese di dicembre, un mese disastroso in cui sono andati perduti 780 milioni di dollari. E dunque qualcuno solleva interrogativi: c'è stato qualche calcolo "svelto", per presentarsi nella luce migliore al momento della raccolta di 5 miliardi di dollari in capitale fresco di martedì? Come saranno impiegati questi 164 miliardi di dollari? Non c'è il rischio, osserva Martin Wolf sul «Financial Times» che banche come Goldman si preparino a scommettere sulla finanza cartacea senza prima aver riparato bene il settore? In effetti qualche rischio c'è. La continuità di un qualche ruolo dello stato è benvenuta fra alcuni economisti come Krugman o Stieglitz: con i suoi controlli, imposti in cambio dei prestiti, lo stato contribuisce a contenere il rischio di nuovi "eccessi". Altri non sono d'accordo. L'investitore Mario Gabelli, che abbiamo incontrato ieri, fa un'analisi molto realista della situazione da cui emerge un atteggiamento spregiudicato, ma efficace di Goldman: «Si è mossa per prima, è riuscita a rafforzarsi e ha spazzato tutta la concorrenza. Pensi – ci ha detto durante un incontro organizzato dal Gei a New York – Lehman è sparita, Merrill è sparita, Bear Stearns è sparita, oggi Goldman controlla il mercato, deve solo attendere. Perché in situazioni come questa, i forti diventano più forti». Gabelli non da importanza al risultato "in limbo" di dicembre «quel che conta – dice – non è il dicembre del 2008, ma il dicembre del 2009 e l'aumento del 134% del titolo Goldman dai minimi ci dice che gli investitori si fidano: Goldman uscirà da questa crisi più ricca e con lo scettro di regina incontrastata». © RIPRODUZIONE RISERVATA ESAMI PUBBLICI L'amministazione Obama renderà noti gli esiti degli stress test sui grandi istituti per evitare ambiguità tra gli investitori

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Gli stipendi dei Ligresti (sezione: crisi)

( da "Sole 24 Ore, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Il Sole-24 Ore sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-16 - pag: 43 autore: La lettera Gli stipendi dei Ligresti N ell'articolo «Stipendi in crescita per i Ligresti» a firma g.d. pubblicato ieri su Il Sole 24 Ore è contenuto un errore che porta a un grave malinteso: si confondono i dati di riferimento tra l'esercizio 2007 e quello 2008. I bonus ricevuti dai manager Fondiaria-Sai nel 2008 sono evidentemente riportabili ai risultati dell'esercizio 2007 che evidenziavano utili in aumento sul 2006 a 323,1 milioni (+18,7%). Ciò risulta chiaramente scritto nel Bilancio civilistico 2008 della Compagnia (pag. 300). Per l'esercizio 2008 - che si è chiuso con utile in calo a 69 milioni - il Consiglio di Amministrazione di Fondiaria-Sai su proposta dello stesso amministratore delegato Fausto Marchionni ha già rinunciato ai bonus che, come previsto dallo Statuto della Compagnia, sarebbero spettati di diritto ai Consiglieri nella misura del 3% sull'utile realizzato. Circostanza, questa, già comunicata ai mercati finanziari e alla stampa. Ufficio stampa Fondiaria Sai L'articolo riporta fedelmente «i compensi corrisposti agli amministratori, ai sindaci ed ai direttori generali», come da tabella a p. 300 del bilancio Fondiaria-Sai 2008. Gli importi (tra cui i 6,48 milioni per l'a.d. e d.g. Fausto Marchionni) non vengono smentiti dalla lettera. Il bilancio è poco trasparente su Marchionni: la tabella compensi gli attribuisce 4,32 milioni, mentre – si apprende solo da una nota a p. 301 – ha anche una «retribuzione lorda da lavoro dipendente direttore generale » di 2,16 milioni. ( G.D.)

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L'orgoglio industriale reagisce all'iperfinanza (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Libri Antonio Calabrò racconta una rivincita antideclinista. Parlano Bersani, Berta, Fedeli, Marini, Ribolla L'orgoglio industriale reagisce all'iperfinanza Vocazione. L'Italia manifatturiera: 600 aziende medio-grandi, 4.000 medie e 500.000 società piccolissime. Contribuiscono al 3,6 per cento del commercio mondiale. di Marco Ferrante La grande crisi finanziaria produce un ritorno all'economia reale. In America Barack Obama punta sul salvataggio di Chrysler e non vuole dare (troppa) soddisfazione ai creditori finanziari, e in tutta Europa si discute del rapporto tra economia immateriale e manifattura. L'Italia ha salvato le banche, perché sono dopotutto meno finanziarizzate rispetto ai parametri occidentali, e adesso cerca di riflettere sulle sue imprese industriali. "Orgoglio industriale" (Mondadori, pagg. 184, euro 17,00) è il titolo di un libro di Antonio Calabrò, attualmente manager del gruppo Pirelli, già direttore dell'agenzia di stampa Apcom e vicedirettore del Sole 24 ore. L'idea di fondo del suo lavoro è che l'Italia, secondo paese industriale d'Europa dopo la Germania, dovrebbe riscoprire la sua vocazione manifatturiera. Abbiamo 600 imprese medio-grandi che fatturano fino a tre miliardi, 4000 medie (fino a 499 dipendenti) che fatturano fino a 300 milioni di euro. Abbiamo 500.000 società manifatturiere piccole e piccolissime che occupano 4 milioni e mezzo di persone. Sono imprese flessibili che si sono ristrutturate nella prima metà degli anni duemila. Sono la base di ripartenza della nostra economia. Gli aspetti più interessanti del libro sono due: l'impresa industriale come rivincita antideclinista e come soggetto della costruzione di una identità economica sociale e dunque necessariamente anche politica. Il refrain dell'orgoglio industriale ha un suo fascino di parola d'ordine. Alberto Ribolla è il capo del gruppo dei 15 di Confindustria, quindici province accomunate da tre elementi: reddito annuo procapite di 20.000 euro, contributo dell'industria al pil locale del 35 per cento, 40 per cento di occupati assorbiti dall'industria. Dice: «Nel 2006 le imprese manifatturiere italiane hanno contribuito per il 3,4 per cento al commercio mondiale. Nel 2007 al 3,6 per cento del commercio mondiale. Nel modello anglosassone i consumi sono il fattore dominante, nel nostro modello è l'export. Se noi avessimo più spesa per le infrastrutture (resa ardua dall'alto debito pubblico) e una amministrazione pubblica più efficiente saremmo noi "il" modello insieme alla Germania e a un pezzo di Francia» . La crisi finanziaria e la riscoperta della manifattura può contribuire a riformulare la soggettività del sistema industriale? «Così come si irrobustisce il peso delle nostre ragioni, così si evolverà il ruolo delle banche, che torneranno a fare il loro mestiere principale, cercare soggetti imprenditoriali su cui puntare». Il sindacato manifatturiero condivide. Dice Valeria Fedeli, segretario nazionale della Filtea, i tessili della Cgil: «Lo spunto di Calabrò è corretto. Siamo il secondo paese industriale d'Europa, dobbiamo riattualizzare il nostro impegno. Dobbiamo restare nell'industria, servizi e turismo non sono un'alternativa, possono essere un'integrazione. In questi anni sono accadute molte cose: apertura dei mercati, liberalizzazioni, ingresso della Cina nel Wto, innovazione tecnologica ed euro. Questi fattori hanno modificato il quadro, ma noi ci siamo». Per l'organizzazione delle imprese, la Confindustria, guidata da Emma Marcegaglia, il meccanismo identitario serve a ridefinire un profilo che con gli anni si è fatto contemporaneamente più frastagliato (piccoli, grandi, global e local, tecnologici e di base) ma anche monolitico (vi convivono i manifatturieri e anche i loro principali fornitori di servizi). Un analogo meccanismo identitario può servire ai partiti politici, soprattutto al centrosinistra? I pareri sono discordanti. A marzo, a Pisa si è tenuto un convegno sul settore manifatturiero italiano organizzato da Pierluigi Bersani, responsabile economico del Pd. Titolo (con calembour): Manifuture. Dice Bersani: «Ho ripreso a parlare di industria nel 2007, secondo governo Prodi, con Industria 2015, un'agenda di politica industriale, in cui si sosteneva la necessità di generare reti d'imprese, perché di questo un sistema industriale moderno deve vivere». Può essere l'orgoglio industriale un fattore di ricostruzione della carnalità del centrosinistra? «Credo di sì, si può ricostruire cultura politica. L'impresa è una componente dinamica della nostra società. Guardiamo le esportazioni: dall'euro in poi abbiamo diluito la quantità delle nostre esportazioni, ma abbiamo recuperato in valore, cioè siamo migliorati in qualità. Penso che dobbiamo lavorare a un patto tra impresa e lavoro, in cui lo stato faccia la sua parte, per esempio, defiscalizzando la ricerca. Un patto costruito sulla riscoperta della nostra vocazione industriale che va reinterpretata». Tra i partecipanti a Manifuture, c'era anche Fedeli. «La consapevolezza di essere un paese industriale viene dal centro sinistra - osserva - che già da qualche anno lavora sulla definizione del rapporto tra manifattura e globalizzazione. Il centrosinistra può costruire su questo identità politica: sulla regolazione dei mercati e sul ruolo dell'industria si può ricostruire un modello di interessi, di costituency politica. La politica industriale è un terreno di convergenza di interessi, anche dei lavoratori. E il centro sinistra ha più chance in questo del centro destra». Aggiunge Bersani: «C'è la possibilità di creare le condizioni per rappresentare gli interessi dei grandi che fanno i driver delle filiere industriali, e dei piccoli che si stanno organizzando in reti». Più scettico su questa possibilità di definizione di un problema identitario è Giuseppe Berta, professore di storia economica alla Bocconi, che sta preparando la nuova edizione, la terza, de "L'Italia delle fabbriche": «Mettiamola così: bisogna cercare di mantenere la manifattura, perché questa articolazione industriale serve come nervatura economica e sociale. Il rischio da un punto di vista della tenuta sociale è la mucillagine di una terziarizzazione priva di punti di forza, come dice Giuseppe De Rita. Non possiamo illuderci di un ritorno alla fabbrica in termini quantitativi. In tutto l'Occidente c'è una tendenza alla contrazione dell'occupazione industriale. Avremo meno quantità in occupazione, speriamo di avere più qualità in produzione. Certo, la manifattura serve perché l'ossatura civile del paese dipende anche dalla struttura industriale. Quel tanto di civiltà moderna che abbiamo in Italia dipende dalla cultura industriale. Ma, tutto ciò premesso, non credo che sia possibile ricostruire un'identità politica - soprattutto di sinistra - facendo leva su questi temi. Oggi, per esempio, nel voto che viene dalle fabbriche c'è un mix di populismo e protesta che poco hanno a che fare con una sinistra moderna». Altrettanto problematica la posizione di Daniele Marini, professore di sociologia del lavoro a Padova e direttore della Fondazione Nord Est: «Non credo - dice - che le classi e i ceti sociali siano più in grado di generare identità politica o di raccogliersi in un contenitore unico. Ci sono diversità e soggettività troppo articolate. Però è superata anche quella fase - che in un certo senso coincide con il consolidamento del berlusconismo - in cui l'economia, gli operatori economici, non hanno più bisogno della politica. A cominciare dall'ingresso della Cina nel Wto, con tutti i problemi che ha creato, c'è richiesta di politica da parte dei gruppi sociali che fanno l'economia. Ciò si traduce in un atteggiamento negoziale, non più ideologico. Da questo punto di vista, c'è molto spazio politico per chi intercetterà questa richiesta». Chi sta provando a fare questo lavoro? Risponde l'autore del libro, Antonio Calabrò: «Innanzitutto la Lega. Anche Di Pietro ha colto il punto. Lo aveva colto il centrosinistra, poi è arrivata la stagione finanziaria. Direi che chi non si è distratto dal territorio, chi è rimasto concentrato sul territorio, non ha mai messo da parte l'idea della manifattura». 16/04/2009

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I garanti in assemblea (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

GUBBIO / GUALDO / NOCERA pag. 10 «Sirio Ecologica» I garanti in assemblea Parola d'ordine: blindare l'intesa LA NUOVA società spinge per riprendere l'attività; sindacati e personale sono pronti a collaborare, ma chiedono garanzie. Intorno alla «Sirio Ecologica», l'azienda di Padule (nella foto) che prova a rilanciarsi dopo il periodo di crisi finanziaria che l'ha portata al blocco dell'attività ed alla cassa integrazione per le maestranze, c'è un certo fermento: incontri che si susseguono, proposte e richieste che si rincorrono nella speranza di imboccare la direttrice giusta. Da una parte le maestranze e le loro rappresentanze, dall'altra la cordata' guidata da una finanziaria padovana impegnata a rilevare l'affitto del ramo d'azienda presentando progetti, proposte e piani industriali; in mezzo il «tavolo istituzionale», chiamato nel ruolo di garante delle scelte che dovranno essere assunte per rilanciare un processo produttivo che si porta dietro posti di lavoro, un significativo indotto ed il destino di tante famiglie. DI RECENTE la Rsu aziendale insieme alle forze sindacali è tornata a convocare un nuovo incontro tra tutti i dipendenti ai quali «partecipare» le risultanze dell'ultimo confronto tra le parti, istituzioni comprese. Dinanzi alle sollecitazioni della cordata' padovana di rientrare in azienda, l'assemblea ha rilanciato spingendo sul piano delle garanzie e delle prospettive. IN SINTESI le maestranze dicono «sì» alla richieste della nuova società di riprendere l'attività con l'assunzione per ora di 20 unità, ma condizionano l'assenso ad alcune certezze: chiamano in causa il piano industriale e le risorse economiche indispensabili per sostenerlo, la definizione di un percorso che porti alla riassunzione nella sede di Gubbio di tutte le 62 unità entro il prossimo mese di ottobre, prima cioè che la cassa integrazione speciale finisca di esplicare i suoi effetti, gli unici che per tante famiglie rappresentano elemento vitale per la sopravvivenza. LE RISPOSTE dovranno essere date intorno al «tavolo istituzionale», l'unico che possa certificarne la piena credibilità. La sensazione è che, pur con difficoltà e prudenza, il traguardo della ripresa sia davvero vicino. Giampiero Bedini

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TRE ASSESSORI del Partito democratico domenica prossima voteranno per il sindaco ... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Umbria)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

GUBBIO / GUALDO / NOCERA pag. 10 TRE ASSESSORI del Partito democratico domenica prossima voteranno per il sindaco ... TRE ASSESSORI del Partito democratico domenica prossima voteranno per il sindaco uscente nelle primarie di coalizione del centrosinistra. La notizia è stata ufficializzata nel tardo pomeriggio di ieri, con un comunicato firmata dal capodelegazione, l'assessore Gilberto Garofoli (nella foto) ed i suoi colleghi di partito, gli assessori Bruno Filippetti e Diego Pascolini. Affermano: «Giungere a questo appuntamento non è stato facile, ma alla fine, seppur con un certo ritardo e tra molte difficoltà, le ragioni che ci uniscono hanno prevalso sulle differenze, sui tatticismi e sugli egoismi di partito. Sono quelle stesse ragioni che hanno consentito alla nostra città di svilupparsi e di affrontare criticità ed eventi che sembravano insormontabili come il terremoto del 1997. Nelle primarie gli elettori dovranno individuare quale tra i candidati è il più idoneo a garantire l'unità nella coalizione, ad ottenere il consenso necessario per vincere le elezione del 6 e 7 giugno, ad amministrare con equilibrio e competenza, specie nella complessa situazione economica e sociale prodotta dalla crisi finanziaria mondiale». «La nostra risposta, in tutta onestà, come quella di tanti iscritti e simpatizzanti del Pd, è Angelo Scassellati annunciano i tre Ci dispiace che Massimiliano Presciutti anziché fare proselitismo, misurandosi su idee e proposte, si preoccupi unicamente di demonizzare quanti tra i democratici non intendono sostenerlo. La nostra comunità ha bisogno di risposte ai problemi e non di slogan, ha bisogno di un Sindaco vero e non di un semplice candidato». A.C.

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BpMilano, ecco tutti gli uomini della battaglia per la presidenza (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

BpMilano, ecco tutti gli uomini della battaglia per la presidenza Sfida. Ieri sono state presentate le quattro liste per la nomina del consiglio di amministrazione della Banca popolare contesa. di Fabrizio Goria La corsa per la nomina del consiglio d'amministrazione di Banca Popolare di Milano entra nella sua fase più calda. Le quattro liste presentate (BPM 360 gradi, Amici della BPM, Insieme, Change) continuano la propria campagna elettorale. Gli sfidanti sono due, l'attuale presidente Roberto Mazzotta e Massimo Ponzellini, numero uno di Impregilo. Da una parte il tentativo di sfruttare l'attuale condizione economica della banca, dall'altra la tutela di un modello consolidato ed approvato dai sindacati. La prima lista è quella guidata da Mazzotta, organizzata dal consigliere Piero Lonardi e che gode del supporto di Assogestioni e del fondo Amber Capital LC. Il candidato, oltre a essere stato per sette anni il presidente della banca, è stato un esponente della Democrazia Cristiana. Al suo attivo tre legislature alla Camera e un ruolo da ministro nel 1980. Dopo l'esperienza parlamentare, è diventato il presidente di Cariplo nel 1986, per poi essere eletto presidente dell'Associazione delle Casse di Risparmio in pochi anni. Di qui il rapporto con Giuseppe Guzzetti, presidente dell'ACRI, che però non è ancora entrato nella vicenda, lasciando spazio libero a Ponzellini. La lista, composta da soci non dipendenti, sembra privilegiare la continuità dell'istituto di credito ed un'ottica di consolidamento fra banche in un periodo favorevole. Infatti, lo stato patrimoniale di BPM è solido, il gruppo ha risentito poco della crisi finanziaria ed eventuali acquisizioni gli permetterebbero di aumentare le sue quote nel mondo bancario italiano. Dalla sua, i dati: struttura con buone fondamenta, poca esposizione sui derivati ed una capitalizzazione da 1,6 miliardi di euro. Raffaele Bonanni, segretario della Cisl, ha espresso perplessità sul progetto della lista: «Non si comprende perché Mazzotta voglia chiudere con il livore personale contro i sindacalisti la parabola che lo ha visto protagonista in BPM». Di contro, la squadra con in testa il presidente di Impregilo, Ponzellini, caldeggiata dai sindacati interni e si ipotizza supportata dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. L'appoggio dei soci dipendenti, determinante in regime di voto capitario (un voto per testa), sembra garantire la vittoria. Tuttavia, rimangono alcuni dubbi: un presunto conflitto d'interessi ed il piano di crescita della Popolare di Milano. Infatti, Ponzellini ha dichiarato di non volersi dimettere dal vertice di Impregilo. Va ricordato che quest'ultimo è il più grande costruttore italiano, controllato da Società Autostrade, Immobiliare Lombarda e Argo Finanziaria. Ma anche la stessa BPM ha una partecipazione, pari al 2,9 per cento. In molti si sono chiesti fino a che punto possano essere mantenute distinte le due cariche. Inoltre, il candidato ha confermato la sua intenzione a mantenere «Il modello BPM, che è il vero patrimonio che dobbiamo difendere e promuovere». Di fatto, ha poi escluso la possibilità di fusioni fra banche popolari. Un atteggiamento, tutelante il modello cooperativo della banca, che secondo Ponzellini è «La vera risposta alla crisi attuale del capitalismo». Manca, però, un vero e proprio programma, ancora da fornire ai soci. Un altro nodo da sciogliere è quello della lista Insieme, con a capo Franco Del Favero e con alle spalle i soci pensionati dell'istituto di credito. La Consob ha chiesto ragguagli a possibili collegamenti interni fra la lista dei pensionati e quella che appoggia Ponzellini. Lo stesso Del Favero ha ritenuto infondata ogni illazione, rassicurando soci ed azionisti. Anche in questo caso, il progetto prevede che la banca viaggi da sola, mantenendo la governance attuale. Infine, Change, la lista di Antonello Polita, consigliere d'amministrazione della Popolare di Legnano, ed Andrea Monorchio, ex Ragioniere dello Stato. L'obiettivo, anche in questo caso, è quello di mantenere lo status quo di BPM. Polita ha infatti affermato che «Tramite il progetto Change vogliamo che il gruppo torni ad interpretare, in coerenza con lo spirito cooperativo che le appartiene, il ruolo di motore dell'economia territoriale». Il rinnovo del cda di Popolare di Milano, previsto per il 25 aprile, si preannuncia carico di tensioni. Dietro al favorito Ponzellini scalpitano gli outsider, Mazzotta in primis. 16/04/2009

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Il Pd va a vedere la crisi (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

di Marcello Pradarelli Il Pd va a vedere la crisi Incontri nelle aziende Oggi Basell, Coopser e Igs Le ricette di Calvano e Marattin: aiuti per i mutui, Iva congelata, niente tasse per chi si fonde «Andiamo là dove c'è la crisi per ascoltare le preoccupazioni dei lavoratori e delle aziende e anche per presentare le proposte che la segreteria provinciale del Pd ha elaborato per contrastare gli effetti della crisi». Paolo Calvano, segretario provinciale del Pd, e Luigi Marattin, ressponsabile del settore economia, motivano così gli incontri che da oggi avvieranno in alcune realtà industriali. Oggi pomeriggio alle 14.30 Calvano, Marattin e Aldo Modonesi (responsabile attività produttive per la segreteria) varcheranno i cancelli del polo chimico per incontrare la rsu di Basell e subito dopo la direzione aziendale. Alle 17.30 la delegazione del Pd ha appuntamento con le rappresentanze sindacali di Coopser, imprese cooperativa che risente dei contraccolpi che la crisi ha sulle aziende chimiche. Attorno alle 19-19.30 in Castello è in programma l'incontro con la rsu, con la direzione aziendale della Igs (ex Bbs) e con il sindaco di Ro Filippo Parisini. Domani alle 9.30 il Pd avrà un confronto a Copparo con la rsu della Berco e alle 11.30 a S. Giovanni di Ostellato con i lavoratori-imprenditori della Sic, la fabbrica di caschi nata sulle ceneri della ex Bbf grazie all'impegno diretto di una parte dei dipendenti. Sono in corso contatti per altri incontri, a cominciare da alcune aziende dell'Alto ferrarese e dalle imprese che, con il sostengo dell'Università, puntano sull'innovazione. «Vogliamo mantenere un contatto diretto come partito con le realtà aziendali - dice Calvano - per raccogliere indicazioni e di conseguenza stimolare le istituzioni a mettere in campo azioni efficaci di contrasto alla crisi e di sostegno alle imprese e alle famiglie». Il segretario precisa che «le amministrazioni locali hanno già dimostrato grande senso di responsabilità e organizzato già delle risposte che vanno nella giusta direzione». Marattin prosegue il ragionamento: «Il momento è così grave, basta guardare i dati della cassa integrazione nella nostra provincia, che abbiamo ritenuto come Pd di fare questo gesto di umiltà per renderci conto concretamente delle urgenze, dello stato di avanzamento della crisi ascoltando la voce dei lavoratori, dei sindacati, e la voce delle aziende». Il Pd ferrarese porterà anche le sue tre proposte. La prima è rivolta ad alleviare il peso del mutuo per chi è in cassa integrazione o in mobilità attraverso modalità da calibrare caso per caso in base ai bilanci dei Comuni e ad aventuali accordi con le banche: sospensione del pagamento senza aggravio di costi; interventi per pagare la quota di interessi. Le altre due proposte hanno una valenza nazionale: «Ma perchè mai - dice Marattin - dalla periferia non dovrebbero venire contributi utili?». Per sopperire alla mancanza di liquidità causata dalla crisi finanziaria il Pd ritiene opportuno sospendere, ad esempio per 6 mesi, i versamenti dell'Iva «in modo da trattenere la liquidità in azienda». La terza proposta guarda oltre la crisi: «La nostra struttura economica è fatta da un 95% di imprese al di sotto dei 15 dipendenti, quasi sempre sottocapitalizzate, bisogna favorire chi si fonde detassando per tre anni la nuova impresa».

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Obama, summit in Sudamerica In agenda Cuba e la recessione (sezione: crisi)

( da "Eco di Bergamo, L'" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Obama, summit in Sudamerica In agenda Cuba e la recessione --> Giovedì 16 Aprile 2009 SOCIETA, pagina 9 e-mail print Barack Obama Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si appresta a partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani - in programma a Trinidad e Tobago da domani a domenica - con in agenda un messaggio di partnership per l'America Latina e i Caraibi: ma troverà non pochi governi che saranno meno comprensivi degli alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla «prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina», come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo, Alberto Moreno. Sebbene la dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata per quasi un anno, i 34 leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo Morales - si incontreranno in un forum pubblico per discutere il documento, parte del quale redatto prima dell'avvento della crisi, ed è probabile che le polemiche non mancheranno. Oggi il commercio è in secondo piano rispetto alla crisi, e su molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'amministrazione e i Paesi sudamericani: su altre, tuttavia, l'intesa è meno certa, come l'embargo cubano ancora in vigore; inoltre, verranno alla luce le profonde differenze fra le due anime della sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e quella socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva il suo portabandiera. Se Chavez ha promesso di insistere per il ritorno dell'Avana in seno all'Osa (l'Organizzazione degli Stati sudamericani, ndr), non è tuttavia chiaro se questo rientri nei piani del governo cubano. 16/04/2009 nascosto-->

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Effetto crisi, entrate fiscali giù del 7,2% (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 16/04/2009 - pag: 26 Tasse e recessione Per Via Nazionale influisce soprattutto la frenata del Pil nell'ultimo trimestre Effetto crisi, entrate fiscali giù del 7,2% Bankitalia: il gettito è sceso a 54,8 miliardi. Debito pubblico record A febbraio il fabbisogno a 14 miliardi. L'effetto della cassa integrazione e della crisi finanziaria sulle imposte dirette ROMA Le entrate vanno sempre più giù. E non è una buona notizia per i conti pubblici, che registrano anche spese crescenti. Sale così il fabbisogno, pari in febbraio a 14 mi-- liardi e aumento il debito pubblico che nello stesso mese ha raggiunto il nuovo record di ben 1.708 miliardi di euro. A indirizzare il riflettore sulla caduta degli incassi dello Stato è la Banca d'Italia che col bollettino economico prima e con quello statistico poi ha messo in luce il fenomeno, conseguenza, confermano in via Nazionale, della grave recessione in atto. Le cifre del bollettino statistico, che non sono comparabili con quelle fornite nello stesso tempo dall'Agenzia delle Entrate e dal ministero dell'Economia, rivelano una diminuzione delle entrate tributarie in febbraio del 9,6% rispetto allo stesso mese del 2008 e del 7,2% nei primi due mesi del 2009 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma gli economisti della Banca d'Italia, nel bollettino economico, hanno anche svolto un'analisi più ampia sui dati del 2008 e sugli andamenti del primo trimestre del 2009, che prendono in esame le entrate tributarie di cassa contabilizzate nel bilancio dello Stato. L'approfondimento svolto non lascia dubbi su ciò che è accaduto e sta ancora accadendo. La causa di tutto, affermano in via Nazionale, è la caduta del prodotto interno lordo, particolarmente significativa e inattesa nel quarto trimestre del 2008 e ancora più accentuata nei primi mesi dell'anno in corso. Con il calo del reddito sono diminuite le imposte versate dalle imprese nonché le principali imposte indirette, Iva in testa, che negli anni scorsi hanno sostenuto il boom degli incassi. Quanto alle imprese, quando c'è una crisi rinviano i pagamenti ed i primi della lista, sostengono sempre gli esperti, sono in genere quelli verso il fisco. Così per l'Iva, che scende quando calano i consumi. Non bisogna dimenticare poi che nella diminuzione delle imposte indirette (calate nel 2008 rispetto al 2007 del 5,1% e scese del 7,2% pari a 2,8 miliardi nei primi tre mesi del 2009) vi sono da comprendere anche la flessione di alcune accise. L'andamento negativo di tali imposte tra gennaio e marzo ha risentito della flessione dell'Iva sui consumi interni ma anche sulle importazioni dei paesi dell'Unione Europea (- 7,4%) e del forte calo di quella sulle importazioni dei paesi extra Ue (-27,8%). Diversamente le imposte dirette hanno tenuto nel 2008 grazie all'andamento favorevole delle ritenute sui redditi da lavoro dipendente soprattutto nei primi mesi dell'anno (anche per gli effetti di alcuni rinnovi contrattuali) ma sono crollate nei primi mesi del 2009, registrando una flessione del 3,9% (1,8 miliardi). Tale risultato inverte completamente la tendenza dello scorso anno perché, oltre a riflettere il calo del gettito proveniente dalle imprese, registra la forte diminuzione delle imposte sostitutive sugli interessi bancari e sui titoli di Stato e, anche questa volta, la contrazione delle ritenute sui redditi da lavoro dipendente pari al 2,3% come effetto anche dell'aumento della cassa integrazione. Sul calo del gettito di tasse e imposte, che secondo il governo è in linea con le previsioni, interviene dalle file dell'opposizione il senatore del Pd Enrico Morando. «La causa non è certo attribuibile al governo, ma alla gravissima recessione. Tuttavia il governo sbaglia le politiche contro la crisi: anziché adottare politiche di bilancio espansive come tutti i Paesi del mondo, aumenta la pressione fiscale per coprire l'incremento della spesa». Queste, aggiunge Morando «sono misure per definizione procicliche, mentre adesso servono misure anticicliche». I dati della Banca d'Italia e del ministero dell'Economia, differiscono perché seguono criteri diversi. Diventano comparabili solo nelle grandezze annuali ed anche negli andamenti. Così il Bollettino ha indicato in 54,8 miliardi il gettito di gennaio e febbraio di cui 25,2 miliardi in febbraio. Il ministero di Via XX Settembre ieri ha diffuso il dato definitivo del fabbisogno del settore statale di febbraio, pari a 14 mi-- liardi, in cui sono registrare entrate per 35,8 miliardi. Stefania Tamburello

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Frena la produzione, Rio Tinto cade (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 Il caso a Londra Frena la produzione, Rio Tinto cade (g.fer.) Cala la domanda internazionale e il colosso minerario anglo-australiano Rio Tinto è costretto a ridurre l'attività. Nel primo trimestre di quest'anno, per esempio, ha dovuto tagliare del 15% la produzione di ferro. La decisione però, resa nota ieri, ha avuto un immediato impatto negativo sulla quotazione del titolo in Borsa. Le azioni della compagnia, quotate a Londra, hanno chiuso in calo del 5,16%, a quota 2.371 pence. Ma nel corso della seduta erano scese fino a un minimo di 2.342 pence. Pochi giorni fa Société Générale aveva rivisto al ribasso (da buy, comprare, a hold, tenere) il giudizio sul titolo. Paul Skinner presidente Rio Tinto

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Intesa con le banche, vola Stefanel (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 Il caso a Milano Intesa con le banche, vola Stefanel (g.fer.) L'accordo con le banche è di qualche settimana fa, ma ieri sono stati resi noti alcuni dettagli e la circostanza ha riportato sotto i riflettori il titolo Stefanel, terminato con un rialzo del 19,1% del prezzo di riferimento, a quota 0,399 euro. Il gruppo di Treviso ha ridefinito le condizioni del finanziamento da 150 milioni di euro ottenuto tre anni fa da un gruppo di istituti di credito, che ora hanno sottoscritto una proroga. A condizione che la società riequilibri la propria situazione finanziaria, anche attraverso la vendita di asset. Stefanel ha chiuso il 2008 con una perdita di 20,8 milioni di euro. Giuseppe Stefanel presidente del gruppo

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Indici piatti. Corre FonSai (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/04/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Indici piatti. Corre FonSai Piazza Affari consolida i recenti progressi, terminando con gli indici principali in sostanziale equilibrio, con il Mibtel in leggero vantaggio (+0,14%) e l'S&P-Mib in sostanziale equilibrio (-0,03%). A correre di più è stato ieri il comparto assicurativo, mentre quello bancario ha limato i guadagni, pur con qualche eccezione ( Monte Paschi, per esempio, al centro delle manovre per il rinnovo del consiglio, ha guadagnato un ulteriore 3,74%). La migliore performance in assoluto fra i titoli dell'S&P-Mib è stata quella di Fondiaria-Sai, la cui quotazione ha sfiorato i 10 euro nel corso della seduta, per terminare a 9,935 euro, il 6,54% in più rispetto alla vigilia. Significativi anche i rialzi di Generali (+2,88%), Alleanza (+3%), Unipol (+4,39%) e Mediolanum (+5,45%). Ancora ben acquistata, inoltre, Mediaset che, sulla scia della controllata spagnola Telecinco, in forte ripresa sulla prospettiva di un taglio della pubblicità per le reti pubbliche spagnole, è salita del 3,61%. Da parte sua Fiat ha riconquistato quota 7 euro, con un progresso del 2,34%, sulla prospettiva di una chiusura delle trattativa con Chrysler entro il termine previsto del 30 aprile. Ha prontamente recuperato anche Pirelli (+4,39%) dopo la pausa di martedì. Fuori dall'S&P-Mib, bene Stefanel (+19%), Pininfarina (+29,69%) e Banca Profilo (+24,3%). A picco, invece, Seat Pagine Gialle (-38,44%) e frenata di Tiscali (-6,4%) dopo il no della società di revisione a firmare il bilancio 2008. Seduta record, infine, per i derivati: l'Idem ha registrato il nuovo top storico con 563.041 contratti standard in una sola seduta. Derivati boom Nuovo record per numero di contratti all'Idem, il mercato dei derivati

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Santangelo: (sezione: crisi)

( da "Corriere del Mezzogiorno" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere del Mezzogiorno sezione: NAPOLI data: 16/04/2009 - pag: 7 Centro agroalimentare Santangelo: «Per il Caan pronto il rilancio» NAPOLI «Il Caan, centro agroalimentare di Napoli, come tutte le strutture in fase di avvio soffre di una crisi finanziaria dovuta allo start-up a cui si aggiunge la crisi generale che sta coinvolgendo qualunque azienda». Il vicesindaco di Napoli, Tino Santangelo, stempera le voci di un possibile rischio fallimento dell'area mercatale situata a Volla, di cui ha riferito ieri il Corriere del Mezzogiorno. Santangelo al contempo ne conferma le difficoltà economiche, ribadendo l'impegno del Comune, adesso unico socio, a rilanciare l'enorme struttura attiva da appena un anno. «Il Centro Agroalimentare argomenta infatti Santangelo in una nota è titolare di un patrimonio assolutamente cospicuo rispetto al quale la momentanea crisi finanziaria non desta particolari preoccupazioni. In ogni caso il Comune di Napoli sta facendo tutto quanto in suo potere perchè anche questo momentaneo periodo di crisi possa essere superato». Il numero due di Palazzo San Giacomo ricorda anche che «entro un breve periodo » si trasferiranno al Caan gli operatori del mercato dei fiori attualmente operativi nel fossato del Maschio Angioino. Spazio che dovrà essere necessariamente liberato per i lavori delle stazioni della metropolitana (Linea 1 e 6) e per gli scavi archeologici. Inoltre, ricorda ancora Santangelo, sarebbero in corso di conclusione una serie di contratti di locazione degli altri spazi della grande struttura mercatale. Il traffico commerciale sviluppato dalla cittadella annonaria, infatti, appare oggi al di sotto delle aspettative. E sulla non semplice situazione del Caan sempre ieri il vicesindaco è stato impegnato in un lungo colloquio con i vertici della società, dal quale sarebbe emersa la volontà di ricapitalizzare. Pressanti infatti sono le necessità di cassa utili a placare l'ira dei creditori, fra cui la Pizzarotti, azienda che eseguì i lavori. Perplesso sugli sviluppi della vicenda del Caan è Ciro Signoriello, consigliere comunale Pdl. Che indica alcune «criticità sottovalutate». Fra queste «le modalità anomale nella determinazione delle tariffe dei servizi di facchinaggio, che hanno generato l'incertezza degli incassi; e poi c'è la concorrenza di piccoli mercati abusivi e l'approssimazione gestionale del Caan». Prosegue: «Vale la pena ricordare a Santangelo che già nel febbraio scorso il Centro aveva registrato una perdita di 140mila euro. Trend negativo che avrebbe dovuto determinare interventi dei responsabili ». E sulla ricapitalizzazione della società, Signoriello chiama in causa l'assessore al Bilancio, Realfonzo: «Mi chiedo come prenderà la cosa e se non sarà costretto a rivedere il suo documento contabile». Alessandro Chetta Tino Santangelo

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Crisi e mutui, dibattito al Cnel (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Tempo Libero data: 16/04/2009 - pag: 16 Unione del Notariato Crisi e mutui, dibattito al Cnel «Crisi del mercato o crisi delle regole? Confronto tra sistemi» è il titolo dell'incontro organizzato dall'Unione Internazionale del Notariato, dal CNEL e dall'Associazione Notariato ItaliaEuropa che si tiene oggi alle 9,30 presso il Parlamentino Cnel di Viale Lubin 2. Il Convegno mette a fuoco il contrasto o, se si vuole, il difficile coordinamento tra «mercato e autoregolamentazione » da una parte e «regole oggettive » dall'altra. Un rapporto delicato e complesso che la crisi dei mutui subprime prima e dei mercati finanziari mondiali dopo e i loro effetti devastanti sulle Borse e sulle economie di tutti i Paesi hanno posto al centro del dibattito, non solo economico. La crisi internazionale, infatti, ha fatto emergere scenari e problematiche sulle quali i protagonisti delle professioni liberali tradizionali - Avvocati, Notai, Commercialisti - devono aggiornarsi e confrontarsi. Il Notariato, in particolare, svolge nell'area del civil law un ruolo centrale per la tutela di interessi generali e particolari e oggi è chiamato a confrontarsi con gli altri sistemi presenti sulla scena mondiale, dall'area del common law a quella del nord-Europa, per verificare compatibilità, aspetti positivi e lacune. Ciò soprattutto in quel mercato immobiliare che attira un gran numero di risparmiatori e investitori e, più in generale, in vista della realizzazione di quella «circolazione internazionale» degli atti autentici, recentemente indicata dal Vice Presidente della Commissione Europea, Jacques Barrot, come una delle priorità del processo di sviluppo dell' Unione Europea. Ne discuteranno - introdotti da Giancarlo Laurini, Presidente onorario dell'Unione Internazionale del Notariato - il Presidente Cnel Antonio Marzano, il Presidente della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, il Presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna Antonio Patuelli e i Professori Ugo Mattei, Hastings School of Law University of California, Edward N. Luttwak, Center for Strategic and International Studies e Peter L. Murray, Harvard Law School. Concluderà i lavori Augusta Iannini, Capo Ufficio Legislativo Ministero della Giustizia. Interverranno, tra gli tra gli altri, il Segretario Generale dell'Unione Internazionale Magistrati Antonello Mura e il Segretario Generale del Csm Carlo Visconti.

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Generali prima a Pechino nelle polizze vita (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 16/04/2009 - pag: 31 Il Leone di Trieste La raccolta nei primi due mesi dell'anno sale del 122,5% Generali prima a Pechino nelle polizze vita MILANO Le Generali hanno conquistato nei primi due mesi di quest'anno il primato nelle polizze vita in Cina fra le compagnie a partecipazione straniera. Un traguardo significativo perché questa volta è relativo all'attività ordinaria: nel 2005 quando il Leone aveva stipulato la mega polizza collettiva per i 390 mila dipendenti della China national petroleum corporation, il partner di Trieste nel Paese, il boom e il primo posto erano stati per così dire straordinari. Ora invece la compagnia italiana supera i concorrenti internazionali grazie all'attività retail e alla bancassurance con la vendita di prodotti vita tradizionali. Secondo i dati dell'autorità assicurativa locale, nei primi due mesi del 2009 China life ha registrato una raccolta complessiva di 155 milioni con un aumento del 122,5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, raggiungendo una quota di mercato del 21,2% tra gli assicuratori stranieri. Sergio Balbinot, amministratore delegato di Generali con responsabilità sui mercati esteri, ha detto che «il mercato cinese riserverà ulteriori prospettive di crescita sotto la spinta dell'attenzione rivolta agli aspetti previdenziali da parte delle autorità e dei cittadini». In effetti la Cina anche sotto il profilo del welfare è e resta uno dei mercati più promettenti anche dopo la crisi finanziaria, che che ha comunque avuto riflessi nell'indebolire fortemente la domanda di prodotti «united linked», legati cioè ai risultati dei mercati. Il tema delle pensioni è uno dei più importanti nel Paese sia perché è basso lo sviluppo del sistema previdenziale sia perché le stime demografiche dicono che nel 2035 il rapporto fra pensionati e popolazione attiva supererà quello americano e nel 2040 ci saranno quasi 400 milioni di anziani. Lo Stato sta perciò puntando su un sistema diversificato di protezione sociale con strutture a più «pilastri », basate su pensioni pubbliche e previdenza complementare. Secondo stime recenti, se oggi solo il 6% della popolazione ha sottoscritto una polizza vita, si può prevedere che in cinque anni la Cina diventi il secondo mercato asiatico dopo il Giappone e fra 10 anni il secondo mercato al mondo dietro quello americano. Ecco perché i giganti mondiali della polizza puntano su Pechino. Dopo aver aperto un ufficio di rappresentanza nel '96 le Generali (che in realtà sono entrate in Cina nel 1910 ma l'esperienza si è conclusa con le nazionalizzazioni del '49) hanno costituito nel 2002 una joint venture con il gigante petrolifero pubblico Cnpc sulla quale il Leone ha un'opzione irrevocabile per salire al 51% dall'attuale 50% non appena la legge cinese lo consentirà. Negli anni successivi la joint venture vita, che ha sede generale a Pechino, ha aperto branch regionali a Shanghai, Guangdong, Shenzhen, e in numerose altre città importanti del Paese. Oggi la rete del Leone annovera oltre 7.500 agenti. Così le Generali, che nel 2008 sono state nominate dal governo cinese consulente sulle pensioni degli ex dipendenti statali, hanno superato in Cina i giganti assicurativi internazionali: da Aig, che resta forte in Asia a Prudential, Aviva, Axa e Allianz. Sergio Bocconi

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Ubs, cresce la perdita tagli per 8.700 posti (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 16/04/2009 - pag: 31 Banche Villiger: «I conti off shore? Non sono riprovevoli» Ubs, cresce la perdita tagli per 8.700 posti L'11% della forza lavoro. Sfida negli Usa sugli stress test Svalutazioni per 3,9 miliardi di franchi. Grübel: «Dobbiamo riconquistare il nostro capitale di fiducia» MILANO Ancora forti perdite, pari a quasi 2 miliardi di franchi svizzeri (circa 1,3 miliardi di euro) nel primo trimestre per Ubs, che taglierà a sorpresa altri 8.700 dipendenti, l'11% della sua forza lavoro globale. Si è presentato così, ieri all'assemblea degli azionisti a Zurigo, Oswald Grübel, il nuovo amministratore delegato che ha preso il timone della banca svizzera appena 6 settimane fa. Il nuovo «rosso» anticipato da Ubs (i dati ufficiali verranno comunicati il 5 maggio) è dovuto a ulteriori svalutazioni per circa 3,9 miliardi di franchi sulle posizioni illiquide in portafoglio. Salgono così a 48 miliardi di dollari gli accantonamenti totali di Ubs a causa degli asset tossici dall'inizio della crisi finanziaria. Noto per essere un determinato tagliatore di costi Grübel, fino a due anni fa numero uno della concorrente Crédit Suisse, ha però promesso gli investitori risparmi tra i 3,5 e i 4 miliardi di franchi entro il 2010. Inevitabilmente, parte dei risparmi verrà dalla riduzione dei posti di lavoro, anche sul mercato svizzero, portando a 67.500 il numero dei dipendenti nel mondo dagli attuali 76.200. Ubs, pur mantenendo il suo core business, uscirà inoltre dalle attività ad «alto rischio» e «poco promettenti». Per questo la banca sta conducendo una ricognizione per decidere su quali attività puntare e crescere e quali abbandonare. Il traguardo «più importante è riconquistare il nostro capitale di fiducia», mentre «l'aumento di redditività rappresenta il nostro compito più urgente », ha detto Grübel ai circa 5 mila azionisti presenti per approvare il bilancio 2008. Ma non ha offerto strade facili. «La via per il ritorno al successo sarà lunga e non dobbiamo aspettarci soluzioni a breve termine ». Grübel, dopo lo scandalo che ha coinvolto Ubs negli Stati Uniti, ha promesso che per quanto riguarda il rispetto delle leggi e delle disposizioni vigenti, non tollererà «violazioni o zone grigie». Le vicende americane, dove Ubs ha accettato di chiudere il caso pagando 780 milioni di dollari e rivelando i nomi di 255 clienti americani sospettati di aver usato i conti offshore per frodare il fisco, hanno pesato sui risultati della banca: nel primo trimestre il deflusso netto dalla divisione di Wealth Management, avvertito «in particolare dopo la divulgazione dell'accordo» con le autorità Usa, è stato infatti di 23 miliardi di franchi. Eppure per il neo presidente Kasper Villiger, l'ex ministro svizzero delle finanze chiamato a sostituire, dopo appena un anno, Peter Kurer, l'offshore banking, cioè la gestione di patrimoni esteri in Svizzera, «non è un atto riprovevole». Sul fronte bancario, intanto, Oltreoceano il Tesoro Usa starebbe valutando di rivelare i risultati degli stress test sulle banche, per rassicurare gli investitori ed evitare una caccia all'istituto più debole da parte dei mercati, ha rivelato ieri il New York Times. Giuliana Ferraino K. Villiger presidente di Ubs

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La Sec: più controlli sulle agenzie di rating (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 16/04/2009 - pag: 31 La presidente Schapiro La Sec: più controlli sulle agenzie di rating C'è anche il lucroso mercato dei rating aziendali e finanziari nel mirino della Sec, la commissione Usa che vigila sui mercati finanziari. Si tratta di un'industria che vale 5 miliardi di dollari l'anno e che è dominata da Standard & Poor's, Moody's e Fitch. Per il presidente Sec, Mary Schapiro, «per quanto l'agenzia abbia fatto su questo fronte c'è ancora molto di più da fare. Lo status quo non è abbastanza». Le società di rating sono state aspramente contestate per non aver lanciato l'allarme sui titoli legati ai mutui subprime

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L'India, il gigante al voto e la tentazione della sinistra (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Esteri data: 16/04/2009 - pag: 15 Il cambiamento possibile Il Paese che più ha beneficiato della globalizzazione potrebbe rispondere in modo sorprendente alla crisi L'India, il gigante al voto e la tentazione della sinistra Elezioni al via: spunta un terzo «polo» tra il partito del Congresso e il Bjp di BILL EMMOTT Negli ultimi tempi, si sente spesso dire che la crisi economica rischia di innescare la marcia indietro della globalizzazione, riportare in vigore l'interventismo statale, persino segnare una svolta politica a sinistra. Eppure, è difficile trovare esempi di paesi dove ciò stia realmente accadendo. Se Barack Obama viene considerato di sinistra, allora forse anche l'America lo è. E nel resto del mondo? Non la Gran Bretagna, né la Francia o la Germania, e certamente non l'Italia. Oggi, però, un altro Paese si reca alle urne e il risultato elettorale potrebbe decretare una virata a sinistra, malgrado tutti i benefici sinora ricevuti dalla globalizzazione e dal capitalismo liberale per lo meno, in base alle nostre valutazioni europee. Parliamo della più grande democrazia del pianeta, l'India. Tutto ciò che attiene alle elezioni politiche indiane è impressionante. Le operazioni di voto sono lunghissime si svolgono nell'arco di circa cinque settimane e riguardano 543 circoscrizioni, 714 milioni di elettori, oltre 800.000 seggi elettorali, protetti da sei milioni di addetti, tra funzionari e forze dell'ordine. Le percentuali dei votanti non sono alte, in confronto all'Italia, ma anche un 60 per cento all'incirca rappresenta un risultato considerevole, se teniamo conto del fatto che oltre un terzo degli adulti indiani è analfabeta. Sono cifre ragguardevoli, ma la cosa più sorprendente della politica e delle elezioni in questo Paese è un'altra: l'incredibile frammentazione politica dell'India. Oltre 40 partiti politici avevano seggi nel Parlamento uscente. La coalizione di governo, guidata dall'Indian National Congress, uno dei due soli partiti politici su scala nazionale, raccoglieva dieci partiti, ma contava sul sostegno informale di altri quattro. La precedente coalizione, che ha governato il paese dal 1998 al 2004, è stata guidata dall'altro partito nazionale, il Bharatiya Janata Party (Bjp) partito nazionalista indù e combinava anch'esso le forze di dieci partiti, ma in diversi momenti era stato appoggiato da un'altra dozzina di schieramenti. In confronto a quella indiana, la politica italiana persino sotto la Prima Repubblica appare banale. Ma gli stessi risultati elettorali, in India, sono tutt'altro che semplici: non si tratta soltanto del numero dei voti e dei seggi conquistati, ma anche delle potenziali alleanze tra i vari partiti. È qui che entra in gioco la possibilità di una svolta a sinistra, ma per motivi legati alla frammentazione, anziché al dibattito politico. L'India, sotto il governo guidato dal Partito del Congresso, ha assistito al periodo di massima crescita economica della sua storia: fino al 2009, il tasso annuale di crescita del Pil ha fatto registrare oltre l'8 per cento. Quest'anno, la crescita ha subito un forte rallentamento, per il collasso degli scambi internazionali e la crisi dei mercati finanziari. Gli economisti prevedono per l'anno in corso una crescita del 4-5 per cento. Il governo in carica non sarà considerato responsabile di questa contrazione, perché tutti sanno che ha avuto cause globali. Ma non si è nemmeno guadagnato molta stima per gli eccellenti risultati economici finora raggiunti, e il motivo è duplice. Innanzitutto, i contadini indiani hanno tratto ben pochi vantaggi dal successo economico del paese, e questo conta molto sotto il profilo politico, visto che il 70 per cento della popolazione vive ancora nei villaggi. Secondo, negli ultimi anni l'inflazione ha danneggiato i poveri, a causa degli aumenti dei prezzi dei carburanti e delle derrate alimentari. La fiammata inflazionistica oggi si è attenuata, ma il ricordo non è stato cancellato. Nelle ultime elezioni politiche, nel 2004, il governo guidato dal Bjp era dato per vincente, grazie ai buoni risultati economici. Ma la natura frammentaria della politica indiana, associata al malcontento della popolazione rurale, ne ha decretato la sconfitta. Nel 2009, molti analisti politici in India prevedono che il Partito del Congresso si assicurerà un numero sufficiente di seggi per formare un nuovo governo, con l'aiuto di Rahul, figlio di Sonia Gandhi, che ha in mano, di fatto, le redini del partito. I fedelissimi della famiglia Gandhi sperano che Rahul possa occupare la poltrona di primo ministro tra un anno o due, pur avendo ancora 38 anni in un Paese dove i premier hanno in genere tra i 70 e gli 80 anni. Ma gli analisti potrebbero sbagliarsi di nuovo. Il Bjp potrebbe rivelarsi forte abbastanza da formare la propria coalizione di governo. In quel caso, i cambiamenti sarebbero assai pochi, dato che il Bjp e il Partito del Congresso concordano fondamentalmente su politica estera ed economica. Già si annuncia peraltro una terza possibilità. I partiti che contano sul sostegno delle caste inferiori della società indiana, vale a dire dei ceti più poveri, negli ultimi tempi si sono rafforzati politicamente. Il maggiore tra questi partiti, basato in uno degli stati più grandi, l'Uttar Pradesh, è guidato da una donna, Mayawati. Se i partiti come il suo raccoglieranno un buon numero di voti in queste elezioni, per via dell'insoddisfazione rurale e il brutto ricordo dell'inflazione, potrebbe anche darsi che Mayawati riesca a formare una coalizione di governo, alleandosi con ogni probabilità con i partiti comunisti indiani. Al momento, i sondaggi di opinione non puntano affatto in questa direzione, ma nell'India rurale, diffusamente analfabeta e divisa politicamente, i sondaggi di opinione si rivelano spesso ingannevoli. Se sarà Mayawati a formare il nuovo governo, allora l'India, uno dei giganti emergenti della globalizzazione, potrebbe virare bruscamente a sinistra, rivedendo le riforme economiche e persino ripristinando le barriere commerciali. Questo sì che sarebbe un risultato sorprendente. (Traduzione di Rita Baldassarre) Urne tecnologiche A sinistra, un addetto alla sicurezza riposa davanti alle macchine per il voto (chiuse come valigette). Accanto, controllo di una «valigetta» (Ap)

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Arriva in Fiera tutta l'arte da mettere da parte (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 91 del 2009-04-16 pagina 8 Arriva in Fiera tutta l'arte da mettere da parte di Redazione Gallerie e collezionisti sfidano la crisi e rilanciano Milano capitale del mercato Q uattro giorni per l'arte. Per guardarla, capirla e comprarla. Torna «MiArt», la Fiera internazionale d'arte moderna e contemporanea di Milano e i padiglioni 3 e 4 di fieramilanocity da venerdì a lunedì si rifanno il trucco per ospitare le opere di oltre 900 artisti: da Picasso (quotazioni da capogiro: 3 milioni di euro per «Buste d'homme» presentato dalla Galleria Tornabuoni) a Fontana, passando per Morandi, Burri, Vedova, Schifano, Kounellis, Warhol, Campigli (il suo «Teatro, palcoscenico» vale 1.300.000 euro per Imago Gallery di Londra). Gli esperti sostengono che la crisi finanziaria spinga gli investitori ad acquisti sicuri: le avanguardie del Novecento faranno dunque la parte del leone. Tuttavia la novità di questa edizione, diretta da Alessandro Cappello, è l'investimento sul settore più complesso e affascinante del mercato dell'arte: il contemporaneo. Un unico padiglione, il 4, riunirà per volontà del curatore Giacinto Di Pietrantonio tante gallerie con opere di artisti contemporanei consolidati a stand con giovani (ma quotate) firme come quelle di Paola Pivi, Diego Perrone (che peraltro inaugura domani una personale alla galleria Massimo De Carlo in zona Ventura) Adrian Paci e tanti altri. Meno gallerie rappresentante (140 rispetto le 195 del 2008), ma attenzione alla qualità: MiArt, per competere con le fiere internazionali di settore, ha dovuto re-inventarsi, a cominciare dal rapporto con gli artisti, ai quali ha chiesto interventi ad hoc (Mario Airò, ad esempio, ha progettato la reception della fiera con l'installazione «Infinite Jest» ispirata all'omonimo straordinario romanzo di David Foster Wallace). Lasciando ai galleristi interpellati in questa pagina il compito di sviscerare il rapporto tra MiArt e gli addetti ai lavori, segnaliamo le iniziative pubbliche sparse in città: in collaborazione con il comune, sabato sera «Notte Bianca dell'arte» con musei e gallerie aperti fino a mezzanotte e grande festa di MiArt nell'ex area industriale di via Cletto Arrighi, a Lambrate (dalle 21). Qui sarà inaugurato il «Lap. Lambretto art project», nuovo polo dedicato alle arti contemporanee ideato da Mariano Pichler, artefice del rinnovamento urbanistico della zona: l'artista Nico Vascellari isserà sul capannone industriale la scultura "I hear a shadow". Infine domenica (al Pac, ore 21) torna la «star» Vanessa Beecroft per presentare in anteprima il video dell'opera VB65 appena realizzata a Milano e donata dall'artista alle Civiche raccolte d'arte della città. Dal 17 al 20 Aprile 2009 Fieramilanocity, Ingresso Porta Teodorico 11, pad. 3-4 © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Credito: S&P, sale il numero dei "fallen angel" (sezione: crisi)

( da "Finanza.com" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Credito: S&P, sale il numero dei "fallen angel" (16 Aprile 2009 - 10:11) MILANO (Finanza.com) - Nell'ultimo mese il numero dei cosiddetti fallen angel, le società che hanno perso la valutazione di investment grade per passare al grado speculativo, sono state pari a circa il triplo rispetto alla media degli ultimi 12 mesi. Lo si apprende da una nota dell'agenzia Standard & Poor's. Negli ultimi 30 giorni hanno perso la valutazione BBB- (o superiore) per approdare a BB+ (o inferiore) 17 emittenti tra quelli seguiti dall'agenzia di rating. Si tratta del numero più alto - fa notare S&P - dalla crisi finanziaria asiatica di 11 anni fa. Da inizio anno il numero di fallen angel è pari a 34. (Marco Barlassina - Riproduzione riservata)

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America Latina/ Nyt: la Cina sfida il predominio degli Usa (sezione: crisi)

( da "Virgilio Notizie" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Roma, 16 apr. (Apcom) - Mentre l'amministrazione Obama cerca di rilanciare i rapporti con i Paesi dell'America Latina, la Cina sfida il predominio regionale statunitense, ampliando la sua presenza finanziaria e commerciale nell'area. Secondo quanto riporta oggi il New York Times, solo nelle ultime settimane Pechino ha raddoppiato un fondo di investimenti in Venezuela portandolo a 12 miliardi di dollari, ha prestato un miliardo di dollari all'Ecuador per costruire una centrale idroelettrica, ha concesso all'Argentina la possibilità di attingere a 10 miliardi di dollari in valuta cinese per pagare le sue importazioni dalla Cina e ha prestato dieci miliardi di dollari alla compagnia petrolifera di Stato del Brasile. Nell'ultimo decennio - scrive ancora il Nyt - l'interscambio tra la Cina e i Paesi latinoamericani è cresciuto rapidamente, e il colosso asiatico è diventato il secondo partner commerciale della regione dopo gli Stati Uniti. Ma l'impegno profuso da Pechino nel concedere finanziamenti e prestiti ai governi sudamericani, indica che il potere di influenza degli Stati Uniti nell'area rischia di erodersi. Nel fine settimana si terrà a Trinidad e Tobago il vertice delle Americhe, e il presidente Obama incontrerà i leader regionali per discutere dell'attuale situazione economica e del rilancio dell'Inter-American Development Bank, pilastro dell'influenza Usa in America Latina, che ha subito gravi perdite con la crisi finanziaria.

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AMERICA LATINA/ NYT: LA CINA SFIDA IL PREDOMINIO DEGLI USA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

America Latina/ Nyt: la Cina sfida il predominio degli Usa di Apcom Siglati accordi per promuovere lo sviluppo locale -->Roma, 16 apr. (Apcom) - Mentre l'amministrazione Obama cerca di rilanciare i rapporti con i Paesi dell'America Latina, la Cina sfida il predominio regionale statunitense, ampliando la sua presenza finanziaria e commerciale nell'area. Secondo quanto riporta oggi il New York Times, solo nelle ultime settimane Pechino ha raddoppiato un fondo di investimenti in Venezuela portandolo a 12 miliardi di dollari, ha prestato un miliardo di dollari all'Ecuador per costruire una centrale idroelettrica, ha concesso all'Argentina la possibilità di attingere a 10 miliardi di dollari in valuta cinese per pagare le sue importazioni dalla Cina e ha prestato dieci miliardi di dollari alla compagnia petrolifera di Stato del Brasile. Nell'ultimo decennio - scrive ancora il Nyt - l'interscambio tra la Cina e i Paesi latinoamericani è cresciuto rapidamente, e il colosso asiatico è diventato il secondo partner commerciale della regione dopo gli Stati Uniti. Ma l'impegno profuso da Pechino nel concedere finanziamenti e prestiti ai governi sudamericani, indica che il potere di influenza degli Stati Uniti nell'area rischia di erodersi. Nel fine settimana si terrà a Trinidad e Tobago il vertice delle Americhe, e il presidente Obama incontrerà i leader regionali per discutere dell'attuale situazione economica e del rilancio dell'Inter-American Development Bank, pilastro dell'influenza Usa in America Latina, che ha subito gravi perdite con la crisi finanziaria.

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Ci troviamo in un contesto deflattivo? (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ci troviamo in un contesto deflattivo? FOREX, clicca qui per leggere la rassegna di Fabio Caldato , 16.04.2009 10:20 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! I prezzi al consumo americani su base annua sono scesi dello 0,4%, mettendo in serio allarme sul fronte deflazione. Il crollo dei prezzi, repentino come non mai,testimonia una spirale temuta, che la FED, unitamente alle altre banche centrali sta cercando di evitare. Probabilmente,il fenomeno non è ancora strutturale,perciò è necessario scongiurare un suo protrarsi,perché l’effetto sarebbe devastante in tema di recupero di produttività e ripresa commerciale internazionale. Il dato è,inoltre,ennesima conferma che siamo in piena crisi finanziaria e che la liquidità del sistema non è ancora stata ristabilita. Le borse rimangono ben intonate,anche se una pausa della salita delle ultime settimane pare probabile. Il cambio euro dollaro,naturalmente,ha risposto al dato succitato premiando la valuta americana. Mentre scriviamo,l’euro è tornato in area di supporto: area 1,3120-1,3150 è discriminante per l’immediato futuro. L’oro si riavvicina a quota 900,senza trend definito,mentre il petrolio ha trovato in 55 una resistenza importante. Dalla BCE,tramite Weber,arriva la segnalazione che il livello 1%,dopo un ulteriore taglio di 25 punti base,sarà difficilmente oltrepassato al ribasso dal punto di vista dei tassi di interesse di area euro,ma che misure non convenzionali si renderanno necessarie per migliorare i meccanismi finanziari. Fabio Caldato www.forex47.it

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Cultura, storia e politica risolvono la crisi (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Commenti Pagina 336 Mercati finanziari Cultura, storia e politica risolvono la crisi Mercati finanziari di Gianfranco Sabattini* --> di Gianfranco Sabattini* Nei mesi scorsi, su iniziativa della Banca d'Italia, è stato stampato e distribuito il testo della lezione "I fondamenti giuridici della corporate governance e della regolamentazione del mercato" di Andrei Shleifer, professore alla Harvard University. La lezione si inquadra nell'ambito delle "Lezioni Paolo Baffi di Moneta e Finanza", istituite in omaggio a colui che dal 1975 al 1979 è stato Governatore dell'allora Istituto di emissione. Il momento in cui è stata programmata la lezione, verso la fine del 2007, cadeva alla vigilia della crisi finanziaria che avrebbe coinvolto gran parte del mercato mondiale, mentre la divulgazione a mezzo stampa del testo, all'inizio del 2009, non poteva cadere in un momento più appropriato come quello attuale, in cui si discute dell'opportunità di una maggiore regolamentazione dei comportamenti degli attori, le banche, da tutti indicate tra i maggiori responsabili della crisi dei mercati finanziari. Shleifer, muovendo dall'assunto (dimostrato empiricamente) che in molti Paesi capitalisticamente avanzati la protezione giuridica degli investitori riduce l'entità della perdita di valore dell'investimento causata dai comportamenti opportunistici dei responsabili della gestione delle istituzioni finanziarie, e favorisce la stabilità dei mercati, analizza i motivi per cui le norme dei diversi Paesi presentano una sostenuta variabilità. La differenza nella protezione degli investitori è da ricondursi alla diversità delle famiglie giuridiche, intese come prevalenti modalità di controllo sociale della vita economica all'interno dei singoli Stati. Accade così che la common law (originante dal diritto inglese) rappresenti una modalità di controllo sociale della vita economica volta a sostenere l'interesse dei privati, mentre la civil law (originante dal diritto romano e, più modernamente, dal diritto francese) tenda a sostituire i risultati del mercato con interventi espressione del potere pubblico. Seguendo il pensiero dell'economista liberale Friedrich August von Hayek, le differenze nei sistemi giuridici sarebbero riconducibili a quelle riscontrabili nella visione della libertà, nel senso che la tradizione della common law si sarebbe affermata all'interno dei Paesi nei quali è prevalsa una visione empirica dei problemi del mondo, mentre la tradizione della civil law negli Stati in cui è prevalsa una visione razionalistica. La prima avrebbe trovato l'essenza della libertà nella spontaneità e nell'assenza di coercizione, mentre la seconda l'avrebbe trovata nelle soluzioni valutate valide a priori. Shleifer, tuttavia, respinge la tesi da molti sostenuta secondo cui i fattori che, principalmente, influenzerebbero le soluzioni giuridiche adottate dai diversi Paesi sarebbero prevalentemente la cultura, la storia e la politica; egli, al contrario, afferma che le tradizioni giuridiche non sono dei puri e semplici surrogati di altre variabili e ritiene non-vera l'idea che la tradizione giuridica sia un mero sostituto di uno qualsiasi dei fattori prima indicati. Se è vero che cultura, storia e politica possono spiegare almeno in parte la diversità delle tradizioni e delle istituzioni giuridiche, è però ancor più vero che all'interno dei diversi Stati le differenze assumono un significato solo in funzione dei fini economici e sociali che si vogliono perseguire. Quali le conseguenze dell'analisi di Shleifer rispetto a possibili riforme unificatrici delle tradizioni giuridiche? Rispetto a una possibile convergenza di queste ultime, si hanno diversi argomenti a favore. Intanto, la globalizzazione in atto delle economie nazionali porta a uno scambio più veloce delle idee in fatto di tradizioni e istituzioni regolamentari; in secondo luogo, l'omogeneizzazione giuridica stimola la competizione tra i Paesi per attirare i capitali esterni.Tuttavia, alle osservazioni conclusive di Shleifer va aggiunta la necessità che la civil law , con le sue soluzioni regolamentari, non escluda mai la necessità che la stabilizzazione dei mercati finanziari sia sempre accompagnata, nell'interesse degli investitori, da un ricambio dei componenti del top-management delle attività finanziarie che risultino tra i responsabili delle turbolenze. La sostituzione sarebbe l'elemento che, in presenza di una civil law dominante, garantirebbe la contendibilità dei fattori, la cui assenza, nella forma del mancato ricambio nella gestione della stabilità, come sta accadendo in Italia, lascerebbe spazio al rimpianto del primato del mercato garantito dalla common law . *Università di Cagliari

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Mettere in rete il sociale per evitare una (sezione: crisi)

( da "Avvenire" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

POLITICA 16-04-2009 LE DINAMICHE DI SPESA PUBBLICA IN TEMPI DI CRISI Mettere in rete il sociale per evitare una «sprecopoli» GIUSEPPE PENNISI L a spesa pubblica si sta dilatando a causa della crisi finanziaria ed economica internazionale. Il fenomeno riguarda principalmente paesi come gli Stati Uniti (dove tradizionalmente il settore pubblico non ha mai superato, in tempo di pace, un terzo del Pil), la Gran Bretagna e alcune nazioni neocomunitarie nelle quali si sono resi necessari diversi salvataggi di banche e finanziarie. Sembrerebbe riguardare meno invece paesi come la Francia e l'Italia, che hanno mantenuto una struttura economica ancorata al manifatturiero, se non fosse che da noi le pubbliche amministrazioni intermediano già oltre il 50% del Pil e sono affiancate da un vasto «capitalismo municipale» (in Italia, esso comprende circa 400 imprese con oltre 200.000 addetti e un valore aggiunto pari mediamente all'1% del Pil con punte pari al 6% in alcune regioni). Tra interventi anti-crisi e quelli per la ricostruzione post-terremoto, c'è allora il rischio di una nuova 'sprecopoli'? Probabilmente sì: Arthur Okun, non certo un liberista, amava dire che «il secchio (della spesa pubblica) è sempre bucato» e non se ne possono evitare le perdite. Okun scriveva alla metà degli anni Settanta. Da allora abbiamo imparato, però, che esistono anche degli antidoti. Non per tappare tutti i buchi del secchio, ma almeno per minimizzarne la portata. Due sono particolarmente importanti. Il primo dipende quasi interamente dalle pubbliche amministrazioni. Il secondo da tutti noi. L'antidoto 'interno' è un'attenta valutazione delle operazioni di spesa pubblica, facendo ricorso a metodi consolidati e trasparenti come quelli dell'analisi dei costi e dei benefici le cosiddette Acb finanziari, economici e sociali. Di recente, una rassegna condotta dalla Brookings institution e dall'American enterprise institute ha ricordato come l'obbligo di utilizzare le Acb per le voci di spesa pubblica introdotto nel 1982 non sia stato modificato da nessun cambio della guardia alla Casa Bianca e abbia contribuito al miglioramento della qualità dell'azione del Governo federale. In Italia, esiste da dieci anni una norma analoga (la legge 144/1999). Occorre chiedersi, però, quanto sia effettivamente applicata e quanto non invece disattesa. Occorre pure chiedersi perché sia stata in pratica sospesa la formazione di addetti del settore pubblico in queste materie, nonostante le necessità crescenti. Se l'antidoto resta sulla carta, infatti, il veleno dello spreco non può che espandersi. Con effetti nocivi per tutto l'organismo. L'antidoto 'esterno', non meno importante, è costituito dal «capitale sociale» che si sviluppa associando (oggi si utilizzerebbe il termine «mettendo in rete») il capitale umano di individui, famiglie e imprese. Studi recenti e l'esperienza di questi giorni della risposta delle popolazioni al sisma in Abruzzo provano che l'Italia è ricca di capitale sociale, anche se non suddiviso uniformemente in tutta la Penisola e spesso non adeguatamente espresso. L'associazionismo ha scritto il premio Nobel Douglass C. North è il modo più efficace per fare emergere dall'ombra il capitale sociale e dare ad esso una funzione di vigilanza, di controllo, di premio e di sanzione nei confronti di chi a livello politico e tecnico gestisce la spesa pubblica. Incoraggiare chi ha cultura, tradizione ed esperienza di associazionismo a svolgere questa fondamentale opera di monitoraggio vuol dire operare nell'interesse di tutti. Un monitoraggio interno ed esterno può evitare la dispersione dei fondi anti recessione e per la ricostruzione

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MODA: AL VIA RACCOLTA FIRME LEGGE POPOLARE PER TUTELA 'MADE IN ITALY'. (sezione: crisi)

( da "Asca" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

MODA: AL VIA RACCOLTA FIRME LEGGE POPOLARE PER TUTELA 'MADE IN ITALY' (ASCA) - Firenze, 16 apr - Una proposta di legge popolare per la tutela del Made in Italy, con pene severe per chi dichiara il falso sulla provenienza dei prodotti. E' l'iniziativa del Comitato Made in Italy, presentata oggi a Firenze dal presidente Maurizio Bonas e dal professor Paolo Blasi, gia' rettore dell'Universita' di Firenze. La proposta di legge, spiegano i promotori, ha un'impostazione di tipo anglosassone e includera' le pene previste dal codice civile in materia amministrativa, con interdizioni dai 3 ai 6 anni per gli amministratori di societa' che hanno dichiarato il falso sull'origine manifatturiera dei prodotti. La raccolta delle firme partira' il prossimo 21 aprile, nel corso di un convegno dal titolo 'Il futuro del Made in Italy, progetto e tutela' organizzato a Urbino, con la collaborazione di molte facolta' universitarie italiane. ''Attualmente c'e' una deregulation totale voluta da Bruxelles - spiega Bonas -. Chiediamo che chi produce sul territorio italiano possa apporre un vero marchio Made in Italy. Con l'ingresso di Cina, India e Pakistan nel Wto non possiamo piu' permetterci il lusso di rinviare la definizione e l'approvazione di una normativa europea sulla tracciabilita' dei prodotti Made in Italy''. ''La crisi finanziaria ed economica in atto - aggiunge Blasi - segna la fine di un modello di sviluppo basato sulla quantita'. L'Italia e' un Paese con tantissime specificita' e diversita', che portano a una eccezionale qualita' che dobbiamo conservare. Anche perche' se ci lanciamo in una sfida sulla quantita' siamo destinati a essere perdenti''. afe/sam/alf

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Inaugurata la sede di Alleanza di Centro (sezione: crisi)

( da "Caserta News" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 16 Aprile 2009 Inaugurata la sede di Alleanza di Centro POLITICA | Castellammare E' stata inaugurata nei giorni scorsi la sede stabiese di Alleanza di Centro, il nuovo partito fondato da Francesco Pionati. L'indirizzo della sede è viale Europa, 78. Presenti all'inaugurazione il segretario nazionale, Francesco Pionati, e il segretario regionale di Adc, Tommaso Barbato, nonché i vertici della neonata formazione politica stabiese. Circa cento persone sono intervenute all'apertura della sede di Alleanza di Centro. Il partito è già al lavoro in vista delle elezioni provinciali e amministrative, confermando la volontà di essere ben presenti sul territorio. L'Adc, infatti, candiderà uomini di centro sia al consiglio provinciale che nelle città limitrofe di Castellammare dove si svolgeranno le elezioni amministrative. «Alleanza di Centro – ha affermato il segretario regionale Barbato – nasce con un fine fondamentale: essere una casa per i moderati e i centristi italiani di ogni provenienza. Adc viene alla luce per aggregare, unire idealmente e operativamente tutti coloro che si riconoscono nei valori del popolarismo e del cattolicesimo liberale europeo. La nuova esperienza politica prende le mosse dai fatti del 2006 con l'inizio del lungo cammino che sta portando alla creazione di una grande forza unitaria di centrodestra, popolare, riformista e liberale. Ad essa guardiamo e ci ispiriamo. Intendiamo sostenere il suo cammino e non escludiamo, quando i tempi saranni maturi, di entrarne a far parte integralmente. Il nostro partito vede la luce in un anno cruciale per la storia economica e sociale italiana e globale. E' da poco scoppiata una grande crisi finanziaria che gradualmente si sta tramutando in crisi economica reale anche per le famiglie. Il governo Berlusconi, impegnato coraggiosamente, nella riforma dello Stato e nel rilancio dell'economia italiana, necessita di appoggio e sostegno. Lo richiede il senso di responsabilità che ci ha sempre costraddistinto, lo richiede il sentimento di unità e solidarietà nazionale che di fronte alle difficoltà unisce e non separa. Le domande delle famiglie e dei giovani italiani necessitano di una politica di centro, intesa quale armonizzazione degli interessi di tutti e perseguimento del bene comune. Ci lasciamo alle spalle le esperienze fallimentari di governo e gestione delle amministrazioni locali del centrosinistra che hanno peggiorato la situazione economica, immobilizzato il Paese e bloccato il cammino delle riforme di cui l'Italia ha bisogno ora più che mai. L'Adc anche qui intende dare il suo contributo di idee, impegno e metodo nell'affrontare le grandi questioni del Paese come la fiscalità per le famiglie, la formazione e la ricerca scientifica, la disoccupazione, la riforma dello Stato, il sostegno al Mezzogiorno nel quale crediamo fortemente come risorsa strategica e serbatoio di intellegenze e professionalità per l'intera Nazione». «L'Adc – ha poi affermato il segretario nazionale Pionati – intende impegnarsi nella costruzione di una reale laicità delle istituzioni e della società italiana che non confonda la possibilità per tutti di esprimere e vivere i propri valori nel rispetto della Carta costituzionale e della legalità, con il laicismo. Respingiamo, per questo, ogni tentativo di cancellare o ridurre la sfera religiosa e morale dalla vita pubblica per relegarla nell'ambito privato dei cittadini. Siamo convinti che il progetto liberale trovi nella grande tradizione cristiana del nostro Paese e nella ricchezza della sua cultura che ha plasmato la civiltà europea e occidentale, un ancoraggio etico e valoriale ben più forte di qualsiasi relativismo alla moda. Occorre a questo proposito che l'Italia riscopra le virtù civili ed un'etica pubblica più forte e coraggiosa».

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CICLISMO/ ASTANA, FEDERAZIONE KAZAKA SBLOCCA PAGAMENTO STIPENDI (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Ciclismo/ Astana, federazione kazaka sblocca pagamento stipendi di Apcom Armstrong e compagni non ricevevano emolumenti da circa un mese -->Almaty (Kazakistan), 16 apr. (Ap) - Si sbloccano i pagamenti all'Astana. La federazione ciclistica kazaka ha annunciato che, dopo aver ricevuto i primi soldi dagli sponsor, inizierà finalmente a retribuire i corridori, che non ricevevano lo stipendio da circa un mese. "Ieri abbiamo iniziato a ricevere i pagamenti, e gireremo i soldi alla squadra", ha detto il vicepresidente della federazione, Nikolai Proskurin, ad Associated Press. Le difficoltà finanziarie della federazione, legate anche alla crisi finanziaria globale, avevano gettato dubbi sul futuro della squadra di Lance Armstrong e Alberto Contador.

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Con il conforto dei sondaggi - sei americani su dieci approvano la sua recente apertura verso Cuba -... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Giovedì 16 Aprile 2009, Con il conforto dei sondaggi - sei americani su dieci approvano la sua recente apertura verso Cuba - Barack Obama comincia oggi in Messico il suo terzo "grand tour" presidenziale, dedicato all'America Latina, dopo quelli in Asia orientale e in Europa. Tutti e tre preceduti, in base alla non scritta gerarchia delle affinità, dalla visita-lampo in Canada, il vicino che, da sempre, ha strettissime relazioni con Washington. Obama ora guarda al Sud. Cercherà di sfruttare il vertice dell'Organizzazione degli Stati americani che si apre domani nello staterello caraibico di Trinidad e Tobago, per lanciare anche nel "cortile di casa" il suo cavallo di battaglia che già ha ottenuto un discreto successo nella recente missione europea: il "cambiamento" per realizzare un "mondo nuovo" più sicuro, solidale ed equilibrato. C'è attesa - non priva però di diffidenza - verso le mosse del capo della Casa Bianca che annuncia una svolta rispetto al passato. Col predecessore George W. Bush, infatti, le relazioni con l'America Latina avevano toccato il punto più basso. Il tentativo di contrastare con misure economiche punitive le politiche "bolivariste" - condite di nazionalizzazioni - a favore degli strati più umili, in particolare gli indios, aveva finito per rafforzare i leader verbalmente più aggressivi, come Hugo Chavez. Le disinvolte operazioni anti-narcotraffico lanciate dall'Ecuador in territorio boliviano avevano spinto il presidente indio Evo Morales ad espellere la Dea, l'agenzia Usa antidroga e addirittura a denunciare manovre golpiste. Il tutto sullo sfondo di un'ondata di radicalismo che ha portato al potere non solo un "presidente operaio" come Lula in Brasile (eletto nel 2002 e poi nel 2006) ma anche leader decisamente anti-yankee come, in Paraguay, l'ex prelato dei poveri Fernando Lugo (investito in questi giorni dallo scandalo della ragazzina da cui ha avuto un figlio quando ancora era vescovo). O come l'ex capo guerrigliero sandinista Daniel Ortega in Nicaragua. O il giornalista Mauricio Funes portato alla presidenza del Salvador dall'ex Fronte di Liberazione Farabundo Martì contro cui combattevano negli anni '80 i "berretti verdi" di Reagan. Persino nella "tranquilla" e "fidata" Costa Rica, il presidente Oscar Arias ha annunciato che ristabilirà relazioni diplomatiche con Cuba che da 50 anni è in stato di guerra fredda con gli Usa. Proprio sulle nuove relazioni con l'isola castrista si giocano i nuovi rapporti col resto dell'America Latina. L'alleggerimento dell'embargo (per ora solo sulle rimesse degli emigrati e sui viaggi) annunciato da Obama prima del summit è appunto una mano tesa al continente "latino". È un segno importante ma non basterà. Anche in Paesi tradizionalmente amici come Argentina e Cile, l'avvicinarsi delle elezioni finirà per premiare i politici che più duramente attaccano gli Usa, per aver dato origine alla crisi finanziaria che impoverisce, più di tutti, il "sud del mondo". Obama, per imporsi al summit dell'Osa, dovrà usare al meglio la sua arte di persuasione in un consesso, peraltro, poco incline a scordarsi del recente passato. Maurizio Cerruti

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Fmi: "Recessione severa, la ripresa sarà lenta" Produzioni industriale giù (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 91 del 2009-04-16 pagina 0 Fmi: "Recessione severa, la ripresa sarà lenta" Produzioni industriale giù di Redazione Il Fondo monetario invita a seguire politiche coordinate: "E' essenziale ripristinare la fiducia nei mercati finanziari". In Europa crolla la produzione industriale, ma risale il mercato dell'auto Washington - "L’attuale recessione sarà insolitamente lunga e severa, e la ripresa lenta". In uno dei capitoli analitici del World Economic Outlook che sarà diffuso la prossima settimana, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) lancia l'allrme e avverte che "recessioni associate a crisi finanziarie tendono a essere severe". "La ripresa da queste recessioni è solitamente lenta. Se queste recessioni - spiega il Fmi - sono sincronizzate a livello globale tendono a essere ancora più lunghe e seguite da riprese ancora più deboli". Recessione lunga e severa "Le analisi suggeriscono che una crisi finanziaria e un rallentamento globale sincronizzato insieme si traducono in una recessione insolitamente severa e lunga - afferma ancora il Fmi - una combinazione come questa è rara e per questo è necessario evitare conclusioni affrettate. Il fatto che l’attuale rallentamento sia altamente sincronizzato e associato a una profonda crisi finanziaria suggerisce che probabilmente sarà duraturo e con una ripresa più debole della media". "Esclusa l’attuale recessione" dal 1960 "ce ne sono quindici" che possono "essere associate a crisi finanziarie, con tre episodi di recessione globale: 1975, 1980 e 1992. Solitamente le recessioni sono brevi e le riprese sostenute: in generale una recessione dura un anno, con un’espansione che si protrae per più di cinque anni", sottolinea il Fmi, precisando comunque come "le recessioni associate a crisi finanziarie sono di solito più gravi e durature. Le crisi finanziarie seguono generalmente da periodi di aumento del credito e dei prezzi degli asset. Le riprese economiche da tali recessioni sono solitamente frenate dalla debolezza della domanda privata e di credito, riflettendo in parte la tendenza delle famiglie ad aumentare il tasso di risparmio così da raddrizzare i propri bilanci". "Le recessioni globalmente sincronizzate sono più lunghe e profonde delle altre. La durata di tali recessioni è in media una volta e mezzo superiore alla durata tipica di una recessione. Le successive riprese sono di solito lente, caratterizzate da una debole domanda esterna, soprattutto se anche gli Stati Uniti sono in recessione: durante le recessioni del 1975 e del 1980 il calo accentuato delle importazioni statunitensi ha contribuito a una notevole contrazione del commercio mondiale". Politiche coordinate Per far fronte "all’attuale recessione mondiale servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate". "Le politiche macroeconomiche - spiega l’Fmi - possono giocare un ruolo importante nell’attenuare la recessione e favorire la ripresa. In generale la politica monetaria contribuisce ampiamente a mettere fine alla recessione e a rafforzare la ripresa, ma in caso di crisi finanziaria risulta meno efficace. Le politiche fiscali sembrano essere più utili in tali casi, in quanto più efficaci in presenza di una stretta del credito. Gli stimoli fiscali - conclude il Fondo - sono inoltre associati a riprese più forti. In ogni caso, l’impatto delle politiche fiscali è minore nelle economie che hanno elevati livelli di debito pubblico". Ripristinare la fiducia nei mercati "Una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato dagli episodi di crisi finanziarie è che ripristinare fiducia nel settore finanziario è essenziale per far sì che le politiche macroeconomiche abbiano effetto e ci sia una ripresa economica". Per far fronte "all’attuale recessione mondiale servono politiche monetarie, finanziarie e di budget coordinate. Misure di politica monetaria e fiscale sono necessarie per sostenere la domanda nel breve termine. Ma al di là di queste azioni - spiega l’Fmi - una delle lezioni più importanti che abbiamo imparato dagli episodi di crisi finanziarie è che ripristinare fiducia nel settore finanziario è essenziale per far sì che le politiche macroeconomiche abbiano effetto e ci sia una ripresa economica". Calo di flusso nei paesi emergenti "Il ruolo giocato dalle banche nell’attuale crisi sembrerebbe presagire un declino protratto dei flussi di capitale verso i paesi emergenti". Il Fondo Monetario Internazionale spiega come "esperienze passate di stress sistemici per le banche nelle economie avanzate (la crisi dell’America Latina agli inizi degli anni ’80 e la crisi giapponese degli anni ’90) mostrano come il declino di flussi di capitale tende a essere piuttosto elevato e prolungato. Data la loro ampia esposizione, le economie europee emergenti potrebbero essere duramente colpite". E sottolinea: "Le strette relazioni di credito fra le economie europee emergenti e non è un importante fattore delle attuali turbolenze nell’Europa dell’Est. Sin dalla metà degli anni ’90, le banche dell’Europa occidentale hanno dominato i flussi di credito verso le economie emergenti. Alla fine del 2007 i loro asset nelle economie emergenti hanno raggiunto il 10% del pil nelle economie avanzate, a fronte di un 2,5% complessivo delle banche canadesi, giapponesi e americane". L’Fmi constata, inoltre, come le "crisi finanziarie nelle economie avanzate si trasmettono in modo rapido e intenso alle economie emergenti, con i legami finanziari a fare da canale di trasmissione. Il declino dei flussi di capitale verso le economie emergenti in seguito a tali crisi può essere protratto, dati i problemi di solvibilità con cui si trovano a fare i conti le banche delle economie avanzate, che forniscono significativi finanziamenti alle economie emergenti. Una coordinata risposta politica da parte delle economie avanzate ed emergenti è necessaria, in quanto una riduzione delle vulnerabilità individuali di un paese non può da sola isolare le economie emergenti da uno shock finanziario nelle economie avanzate". © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Grave situazione finanziaria (sezione: crisi)

( da "Sicilia, La" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Palma di Montechiaro. Preoccupa la relazione dei revisori dei conti Grave situazione finanziaria Comune Non ci sono i soldi per un vetro a.c.) Permangono precarie le condizioni le condizioni economiche in cui da diversi mesi versano le casse comunali. A confermare la reale esistenza della crisi finanziaria in cui versa il comune di Licata, che rischia di dichiarare il dissesto finanziario l'impossibilità da parte dell'amministrazione comunale di provvedere alla sostituzione di un vetro di una delle bussole site nell'androne del palazzo municipale. Vetro questo frantumato dallo stato di esasperazione di uno dei tanti disoccupati che quotidianamente protestano a palazzo di città. L'amministrazione comunale non avrebbe l'immediata disponibilità economica per consentire l'acquisto di un vetro. Strana vicenda che nei giorni scorsi ha visto gli operai del comune intervenire sul posto costretti ad utilizzare un pezzo di cartone.

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UNA TASSA PER RIPARTIRE (sezione: crisi)

( da "Lavoce.info" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

>UNA TASSA PER RIPARTIRE di Nicola Sciclone 16.04.2009 Il terremoto in Abruzzo ha riportato la discussione sull'idea di una tassa tantum sui redditi superiori a 120mila euro. Prima del sisma la proposta era stata lanciata dal Partito Democratico per aiutare i ceti sociali più poveri ad affrontare la crisi economica. In tale ipotesi la misura riguarderebbe quasi 200mila contribuenti e metà dell'extragettito proverrebbe dal Nord- Ovest. Una misura non sufficiente a risolvere i problemi strutturali del nostro welfare, ma dal forte connotato simbolico a fronte della catastrofe abruzzese. Nelle scorse settimane, sotto l’incalzare della crisi economica, il Partito Democratico ha avanzato l’idea di un contributo straordinario per aiutare i poveri. Oggi, a fronte dei terribili eventi verificatisi in Abruzzo, la proposta acquista una nuova attualità, perché il maggiore gettito potrebbe essere destinato ad aiutare anche le vittime del terremoto. In tal senso la proposta circola in termini non chiaramente definiti. Ragioniamo perciò sulla proposta originaria del Pd, tenendo presente che, nella contingenza, le risorse ottenute potrebbero invece in parte essere dirottate a sostegno di interventi a favore delle zone colpite dal sisma. Il provvedimento consisterebbe in un aumento di 2 punti dell’Irpef per tutti i contribuenti che dichiarano oltre 120 mila euro all’anno (1). Le risorse così ottenute, nella formulazione originaria, servirebbero per finanziare le associazioni del terzo settore ed il Fondo per le Politiche Sociali (FNPS). FACENDO DUE CONTI… La misura, stando alle stime del modello microReg (2), garantirebbe un gettito aggiuntivo di 527 milioni di euro e riguarderebbe 193 mila contribuenti (0,5% di coloro che compilano la dichiarazione dei redditi). L’aumento medio di imposta non supererebbe i 900 euro per i redditi compresi fra 120 e 150 mila euro, ma raggiungerebbe i 4 mila euro oltre quella soglia. Mediamente l’aggravio per i ricchi sarebbe di 2.735 euro (228 euro al mese, meno della retta media di un asilo nido di molte città del centro nord). A livello territoriale il contributo di solidarietà peserebbe (Tab.1) soprattutto sui contribuenti delle regioni nord occidentali. Essi vi concorrerebbero (48% del gettito) in una misura molto superiore al loro attuale apporto all’Irpef che, secondo i dati del Dipartimento delle Finanze (http://www.finanze.gov.it/studi_stat_new/index.htm), è pari al 31%; l’opposto accadrebbe per le regioni meridionali: qui le precedenti proporzioni diventerebbero infatti rispettivamente pari a 9% e 13%. TAB:1 DISTRIBUZIONE DEL GETTITO AGGIUNTIVO E DEI RELATIVI CONTRIBUENTI   Extra-gettito Contribuenti   Val ass.(mil di euro) Val % Val ass. Val % ITALIA 527.3 100% 192,811 100% NORD OVEST 251.2 48% 77,873 40% NORD EST 98.7 19% 45,517 24% CENTRO 128.7 24% 45,305 23% SUD 48.7 9% 24,115 13% Fonte: elaborazioni modello microReg La misura riduce naturalmente la disuguaglianza. Ciò dipende dall’incremento di progressività dell’Irpef, come testimoniato dall’aumento (da 0,198 a 0,199) dell’indice di progressività di Kakwani. Tuttavia la finalità dell’intervento non è tanto quella di ridurre le distanze di reddito fra ricchi e poveri, quanto quella - nella proposta originaria precedente al sisma - di finanziare le organizzazioni di volontariato e soprattutto destinare nuove risorse al FNPS, a cui sono stati tagliati nel 2008 circa 275 milioni di euro (3) (Tab.2). TAB 2 Risorse del FNPS destinate alle regioni e province autonome (ml. di euro)   2007 2008 Piemonte 67 47 Valle D’Aosta 3 2 Lombardia 132 93 Trentino A. A 16 11 veneto 68 48 Friuli V. G 20 14 Liguria 28 20 Emilia R. 66 46 Toscana 61 43 Umbria 15 11 Marche 25 18 Lazio 80 56 Abruzzo 23 16 Molise 7 5 Campania 93 66 Puglia 65 46 Basilicata 11 8 Calabria 38 27 Sicilia 86 60 Sardegna 28 19 Italia 931.238 656.451 Fonte: elaborazioni dell’autore su dati del Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche Sociali Ipotizzando di utilizzare il contributo di solidarietà come una tassa di scopo, calcoliamo quindi la differenza fra quanto ogni circoscrizione riceverebbe - replicando le quote regionali di ripartizione del Fondo - sotto forma di maggiori trasferimenti per le politiche sociali e quanto invece le medesime circoscrizioni dovrebbero versare sotto forma di esazione aggiuntiva. L’esercizio è svolto assumendo di destinare al FNPS la quota parte dell’extra-gettito necessaria a compensare il minore finanziamento osservato fra il 2007 ed il 2008. Il saldo evidenzia un rilevante trasferimento di risorse dal Nord al Sud (Tab.3), particolarmente accentuato per le regioni del Nord Ovest. Questo ultimo dato risente del valore che il residuo fiscale (-69 milioni. di euro) assumerebbe in Lombardia. In questa ultima regione risiederebbe, secondo le stime del modello, il 28% degli italiani su cui graverebbe il contributo di solidarietà e da qui verrebbe il 37% del gettito complessivo garantito dal provvedimento. Naturalmente, se il governo optasse per una diversa ripartizione regionale delle risorse, in modo da tenere conto che sono proprio le regioni del Nord Italia (dove si concentra l’occupazione industriale) quelle che avvertono maggiormente la crisi, il conflitto redistributivo evidenziato in tabella 3 potrebbe ridimensionarsi. TAB 3 SALDO FRA LE MAGGIORI RISORSE PER IL FNPS E L’AGGRAVIO DI IMPOSTA   Maggiori risorse per il FNPS (ml. euro) a Contributo solidarietà (ml. euro) b Saldo (a-b) NORD OVEST 67.7 130.9 -63.2 NORD EST 50.0 51.5 -1.4 CENTRO 53.5 67.1 -13.6 SUD 103.6 25.4 78.2 ITALIA 274.8 274.8 0.0 Fonte: elaborazioni Irpet modello microReg L’imposta sui ricchi non può naturalmente risolvere, per la modesta entità di risorse che è in grado di raccogliere, i problemi strutturali del nostro sistema di welfare: ad esempio non garantisce passi avanti in direzione di una più efficace rete degli ammortizzatori sociali, né consente la predisposizione di più incisive misure di contrasto della povertà, né infine assicura un adeguato sostegno alle responsabilità familiari. E’ una misura una tantum dettata dal precipitare della crisi finanziaria che, rovesciando un diffuso sentimento di avversione alle tasse, contrasta l’errata percezione che l’azione redistributiva si attua e si misura solo sul lato del prelievo e non anche su quello della spesa. Pur con limiti evidenti, il principale dei quali è che ricade sulle spalle dei soli contribuenti onesti, la misura rappresenta infatti un esempio di come a maggiori tasse possano corrispondere maggiori servizi. Non sarà quindi la risposta più appropriata alla crescita delle disuguaglianze o la soluzione dei nostri problemi, ma finanziare la spesa sociale contrasta la caduta della domanda che è la causa principale della crisi economica che stiamo vivendo. Più che per gli effetti che ne conseguono, è quindi una proposta utile al dibattito politico ed economico per la carica simbolica che rappresenta.   (1) La proposta presentata dal segretario Franceschini individua chiaramente i soggetti su cui graverebbe l’aumento dell’aliquota, ma non chiarisce - lasciando aperta la soluzione a varie interpretazioni- su quale quota si applicherebbe tale aliquota. In questo esercizio si ipotizza che l’aliquota aggiuntiva colpisca, per i contribuenti che dichiarano più di 120 mila euro, tutta la parte eccedente i 75 mila euro (che è l'attuale ultimo scaglione). In questa logica, ad esempio, i redditi con 160 mila euro pagherebbero il 45% su 85 mila euro (ottenuti come differenza fra 160 mila e 75 mila). (2) M l. Maitino, N. Sciclone, 2008, Il modello di microsimulazione multiregionale dell'Irpet Microreg”, Working Paper n.604, Società Italiana di Economia Pubblica. In questo esercizio i valori del reddito lordo dei contribuenti sono stati rivalutati utilizzando le variazioni medie unitarie, desunte dalla contabilità, delle retribuzioni lorde (per i redditi da lavoro dipendente), del risultato lordo di gestione (per i redditi da lavoro autonomo) e dei fitti effettivi e figurativi (per i redditi da fabbricati). I redditi da pensione sono stati rivalutati secondo la variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. (3) Tale cifra è ottenuta come differenza fra i 931 ml. di euro stanziati nel 2007 e i 655 milioni. di euro destinati nel 2008 dal Fondo alle Regioni e alle Province Autonome.

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"Le banche hanno fatto a pezzi il mercato dell'arte" (sezione: crisi)

( da "Affari Italiani (Online)" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Culture Eventi/ "Le banche hanno rovinato il mercato dell'arte". Alessandro Cappello, direttore del Miart, ad Affari Giovedí 16.04.2009 15:50 Di Milo Goj «A rovinare il mercato dell'arte sono stati gli art advisor delle banche che hanno comprato opere a prezzi irragionevoli, con soldi non loro, ma di clienti, che il più delle volte neanche avevano idea di cosa si mettevano in casa. Con la crisi finanziaria questo movimento prettamente speculativo è andato in crisi e i prezzi di alcuni autori-bolla sono crollati». Alessandro Cappello, da quest'anno direttore di Miart, la Fiera Internazionale d'Arte moderna e contemporanea, che si tiene a Milano dal 17 al 20 aprile, non ha dubbi: per rilanciare il mercato bisogna puntare sulla competenza, la serietà e, soprattutto, la qualità. Affaritaliani.it lo ha intervistato alla vigilia del Miart. Direttore, non le sembra un po' scontato affermare che si deve ripartire con la qualità? Una parola oggi decisamente abusata. «Per noi invece, la qualità rappresenta la base del nostro riposizionamento. E che non si tratta di una parola vuota, lo confermano alcuni dati: abbiamo ridotto drasticamente il numero delle gallerie, da 195 a 140 proprio per selezionare le migliori offerte, Abbiamo poi rinnovato il nostro comitato consultivo, che oggi conta nomi di assoluta autorevolezza, quali Emi Fontana, Giangi Fonti, Epicarmo Invernizzi, Federico Luger, Francesca Minini, Mauro Nicoletti, Mimmo Scognamiglio e Giulio Tega. Abbiamo poi due noti curatori, Donatella Volonté per il moderno e Giacinto Di Pietrantonio, vicepresidente di Amaci (l'associazione dei Musei) per il contemporaneo». In questi anni la ArteFiera Bologna ha superato come prestigio Miart, come pensate di riconquistare il primato? «Tengo a precisare che noi non ci consideriamo in competizione con altre fiere. La competitività è con noi stessi. Per questo da un anno lavoriamo su un progetto che dia a Milano una Fiera d'arte d'eccellenza. Milano nell'arte, da un secolo a oggi, non ha eguali in Italia, i più grandi movimenti del Novecento hanno visto la nostra città come protagonista. La moda, il design hanno attinto a questo humus. E non dimentichiamo che il mercato italiano dell'arte, sia per quello che riguarda le case d'asta, sia le gallerie, si concentra per l'80% a Milano. Con questa edizione abbiamo scremato gli operatori, portando al Miart tutte le migliori gallerie italiane». Ecco, c'è chi dice che Milano rispetto a Bologna sia troppo poco internazionale. «Se si guarda la percentuale delle gallerie, effettivamente quelle straniere sono pari soltanto al 15%. Ma se guardiamo gli autori presenti, vediamo che su circa 950, quasi la metà, 429 sono stranieri, concentrati nel contemporaneo. In sostanza il Miart presenta anche l'eccellenza internazionale. Ma non è tutto: abbiamo invitato un centinaio di collezionisti stranieri, che ospitiamo al Principe di Savoia. Perché Milano deve essere anche nell'arte la città più internazionale d'Italia E, oltre alla visita al Miart, proponiamo loro altri itinerari artistici. La Fiera, infatti, coinvolgerà tutta la città, con opere, ad esempio, collocate nelle piazze e nei luoghi di culto. Interagiamo con tutti quelli che si interfacciano con il mondo dell'arte. Il Miart sta diventando il collante del settore artistico. Del resto, lo scorso mese, in partnership con l'assessorato alla cultura abbiamo organizzato al Pac la mostra di Vanessa Beecroft, che ha riscosso un successo enorme». A proposito della Beecroft, regina italiana deella contemporary art, Milano zoppica proprio nel contemporaneo. E' uno scandalo che in città manchi un museo dedicato a questo periodo artistico. «Il museo dovrebbe essere realizzato prima dell'Expo, ma la città si sta già muovendo. L'Associazione amici Miart (Fiera Milano spa, Fiera Milano International, Fondazione Fiera Milano, Camera di commercio, Regione Lombardia e Banca popolare di Milano), ha stanziato complessivamente 300 mila euro, per acquistare opere di artisti contemporanei presenti quest'anno in fiera. In futuro queste opere saranno esposte nel costituendo museo». E torniamo al mercato. Lei si è scagliato contro gli art advisor. Ma, a parte le derive speculative, che aspettative di mercato avete per questa edizione? «Preciso che non ce l'ho contro gli art advisor indipendenti, ma contro quelli, collegati in particolare all'art banking, che hanno fatto spese dissennate, "sbarellando" le regole del mercato e spaventando i collezionisti seri. Sono convinto che, vista la qualità in mostra quest'anno, a prezzi oltretutto calmierati, gli espositori, a fine Fiera, torneranno a casa soddisfatti anche sotto il profilo del business». tags: miart cappello banche

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Fmi: recessione attuale sarà lunga e pesante, ripresa lenta (sezione: crisi)

( da "Reuters Italia" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

WASHINGTON (Reuters) - La recessione in atto a livello globale probabilmente sarà lunga e pesante, mentre la ripresa sarà lenta, tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale, è più difficile da superare perché è complesso rilanciare la domanda. Il Fondo sottolinea che l'attuale recessione, che unisce una crisi finanziaria nel cuore degli Stati Uniti a una frenata economica a livello globale, non ha eguali nella storia. Nel documento si legge che le politiche anti-cicliche possono aiutare ad accorciare i tempi della recessione, ma l'impatto di questi interventi è limitato in presenza di una crisi finanziaria. Le politiche di stimolo fiscale possono essere particolarmente efficaci, ma risultano inadeguate per gli Stati con elevati livelli di indebitamento. Le ultime stime del Fmi prevedono una frenata dell'economia mondiale dello 0,5-1% nel 2009, il peggior risultato dalla Grande Depressione. Il Fondo, infine, sostiene che è indispensabile ricreare la fiducia nel settore finanziario per rendere efficaci le politiche economiche.

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Gazprom apripista nel mercato russo dei capitali (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Gazprom apripista nel mercato russo dei capitali 16 aprile 2009 alle 15:45 — Fonte: repubblica.it — 0 commenti Il mercato russo dei capitali è in difficoltà. Con l'avanzare della crisi finanziaria gli imprenditori hanno visto prosciugarsi il canale degli Eurobond e quello delle obbligazioni in rubli. Gazprom cerca ora di invertire questa tendenza. Recentemente la compagnia energetica russa ha emesso un Eurobond di 400 milioni di franchi svizzeri. L'obbligazione non è stata solo il primo indebitamento di Gazprom in valuta svizzera, ma anche la prima emissione di Eurobond fatta da una impresa russa dopo l'agosto 2008. Una strada che potrebbe essere percorsa anche dal governo russo. Secondo il ministero delle finanze, nell'anno in corso, per la prima volta da dieci anni, il paese potrebbe indebitarsi di nuovo in valuta estera. Le obbligazioni in franchi svizzeri di Gazprom, coupon al 9%, una volta trovati i compratori, potrebbero essere aumentate di altri 100 milioni di franchi. Gazprom sembra intenzionata a lanciare ulteriori Eurobond per 2 miliardi di dollari, anche se secondo la banca Vneshekonombank, potrebbe rinviare a maggio il progetto. Anche nel settore del mercato delle obbligazioni in rubli la compagnia energetica intende svolgere il ruolo di rompighiaccio. Attraverso la sua azienda petrolifera, Gazpromneft, il colosso russo potrebbe lanciare obbligazioni fino a 5 miliardi di rubli, 113 milioni di euro, coupon fino al 17%. Secondo gli analisti se questo ballon d'essai avesse successo altre aziende russe, le ferrovie su tutte, potrebbero fare lo stesso. Il mercato delle obbligazioni in valuta locale ha sofferto della mancanza di liquidità e del lungo processo di svalutazione del rublo. Il mercato degli eurobond russi è pari a circa 126 miliardi di dollari. In questo campo, come in quello delle obbligazioni, si sono registrate forti perdite e ristrutturazioni finanziare "forzate". Un trend che è possibile prevedere continuerà. AGI

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FMI: RECESSIONE ATTUALE SARÀ LUNGA E PESANTE, RIPRESA LENTA (sezione: crisi)

( da "Wall Street Italia" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fmi: recessione attuale sarà lunga e pesante, ripresa lenta -->WASHINGTON (Reuters) - La recessione in atto a livello globale probabilmente sarà lunga e pesante, mentre la ripresa sarà lenta, tutto ciò a causa dell'origine finanziaria della crisi. E' quanto sostiene il Fondo Monetario Internazionale (Fmi), nei capitoli introduttivi del World Economic Outlook, che verrà diffuso integralmente il 22 aprile prossimo. L'analisi del Fmi evidenzia che una recessione che affonda le radici nei mutui subprime Usa, come quella attuale, è più difficile da superare perché è complesso rilanciare la domanda. Il Fondo sottolinea che l'attuale recessione, che unisce una crisi finanziaria nel cuore degli Stati Uniti a una frenata economica a livello globale, non ha eguali nella storia. Nel documento si legge che le politiche anti-cicliche possono aiutare ad accorciare i tempi della recessione, ma l'impatto di questi interventi è limitato in presenza di una crisi finanziaria. Le politiche di stimolo fiscale possono essere particolarmente efficaci, ma risultano inadeguate per gli Stati con elevati livelli di indebitamento. Le ultime stime del Fmi prevedono una frenata dell'economia mondiale dello 0,5-1% nel 2009, il peggior risultato dalla Grande Depressione. Il Fondo, infine, sostiene che è indispensabile ricreare la fiducia nel settore finanziario per rendere efficaci le politiche economiche.

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L'attenzione si sposta ora sugli utili. La ripresa dei mercati è meno lontana pag.1 (sezione: crisi)

( da "Trend-online" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

L’attenzione si sposta ora sugli utili. La ripresa dei mercati è meno lontana PRIMO PIANO, clicca qui per leggere la rassegna Di Alberto Susic , 16.04.2009 20:29 Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! più deboli e in quelli in cui il mercato del lavoro è rigido. L’unica nota positiva è data dalla discesa dell’inflazione che ha permesso alla Banca Centrale europea di abbassare i tassi di interesse fino all’1,25%. I fund manager si aspettano che siano adottate ancora ulteriori politiche monetarie espansive, con nuovi interventi da parte dei Governi per sostenere le aziende, i consumi e le istituzioni finanziarie in difficoltà. In presenza di un simile scenario, le attese sono per un andamento ancora volatile delle Borse nei prossimi mesi, anche se quasi la metà degli intervistati si aspetta una ripresa nella seconda parte dell’anno. In lieve riduzione inoltre il numero dei pessimisti che passa al 25% dal 28,6% registrato a marzo. Spostando lo sguardo agli Stati Uniti, l’attenzione è invece focalizzata sulle trimestrali delle banche, dopo lo stress test delle ultime settimane per verificare la capacità di reggere alla crisi finanziaria. Il mercato si aspetta di capire meglio se ci sarà ancora bisogno o meno di ulteriori ricapitalizzazioni da parte del Tesoro. Per quanto ci sia ancora un clima dominato dall’incertezza, la scommessa dei gestori si concentra proprio sulla piazza azionaria americana. Il 55% dei gestori, rispetto al 42,8% di marzo, si aspetta una crescita dei listini nei prossimi sei mesi, confidando nel fatto che l’America dovrebbe beneficiare della graduale stabilizzazione dell’economia globale e dei vari stimoli fiscali e monetari. Sullo sfondo resta comunque il nodo chiave della disoccupazione che ha già superato l’8%, un livello che a detta di ING Investment Management non permettere di intravedere una ripresa dei consumi, ricordando che questi ultimi rappresentano il fulcro della crisi attuale. Più cauta invece la view sul Giappone che è entrato rapidamente in recessione, come segue pagina >>

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Crisi, quale crisi? (sezione: crisi)

( da "Foglio, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

16 aprile 2009 Crisi, quale crisi? Nel mondo incantato di Obama è vietato parlare di asset tossici, di regole e collasso finanziario La guerra non è guerra, la crisi non è crisi. Nel fantastico mondo di Barack Obama non c’è posto né per brutture di bushiana memoria né per dettagli noiosi su morti decapitati o peggio ancora sui disoccupati. La guerra al terrore non esiste, se l’era inventata Bush con la sua combriccola di brutti e cattivi, ora ci sono eroiche “operazioni d’emergenza oltremare” per difendersi non dagli attacchi terroristici ma dai “disastri causati dall’uomo”. Neppure la crisi esiste più, guai a chi dice il contrario. In nome dei barlumi di speranza che i leader illuminati di tutto il mondo ora intravedono all’orizzonte – vatti a fidare di questi leader, poi, che prima non avevano previsto niente, poi hanno previsto catastrofi e ora prevedono la fine della tempesta nel giro di qualche mese – sono bandite le espressioni pessimistiche. Il ministro del Tesoro americano, Tim Geithner, non parla più di “asset tossici”, cosa che non deve pesargli più di tanto, dal momento che nessuno ha mai capito che cosa fossero veramente, men che meno quanto valessero: ci hanno costretti a imparare a leggere numeri con una quantità di zeri indicibile, e mai tanta fatica è stata così sprecata. La tossicità è evaporata, è finita chissà dove, ma non importa più di tanto, d’ora in avanti avremo a che fare soltanto con “legacy asset”, asset ereditati, noi che colpa ne abbiamo? Si tratta semplicemente di gestirli, ma soltanto quando si apre il testamento, poi si sa che anche le migliori proprietà diventano catapecchie nelle mani degli eredi irresponsabili. Il premier inglese Gordon Brown e il capo della Fed Ben Bernanke, ben più cervellotici e navigati del ministro dal viso d’angelo, hanno trovato il modo di indorare la pillola della regolamentazione dei mercati, tanto più che non si può essere paladini del mercato senza regole negli anni Novanta e dieci anni dopo prendersela con chi doveva controllare e non l’ha fatto – vero Mr Brown? Così le regole per ingabbiare i mercati, i paradisi fiscali, gli hedge fund e tutti i fondi che girano per il globo sono tatticamente diventate un semplice “controllo macroprudenziale”, che non si capisce bene che cosa sia, ma fa tanto oculatezza e cautela e morigeratezza. Il make up linguistico che tutto sistema e rende bello ha dato il meglio con la parola chiave. La “crisi finanziaria globale” secondo il Global Language Monitor è diventata “la ristrutturazione economica globale”. La crisi fa paura, è un po’ colpa di tutti, ognuno se la prende con chi vuole, da Greenspan ai direttori di una concessionaria Fiat in Belgio ogni scusa è buona, ma se c’è chi ristruttura, chi mette in ordine, allora non c’è più bisogno dei forconi, ci si può fidare, qualcuno si prende cura di te, dormi pure tesoro.

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Referendum, la Lega ha fatto bene i conti?. (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Premessa: io sono (ma ormai bisogna dire ero) favorevole all'accorpamento tra il referendum e le elezioni europee, non fosse che per una questione di buon senso. Non ha senso a pochi giorni dal terremoto e in piena crisi economica sprecare 400 milioni di euro. Fini è indignato e ha ragione. Berlusconi avrebbe voluto l'abbinamento e ha dovuto cedere solo perchè la Lega ha minacciato la crisi di governo. Ma perchè la Lega non vuole l'accorpamento? Ufficialmente perché lo ritiene anticostituzionale; in realtà perchè teme che il referendum venga approvato e dunque rinviandolo al 14 o al 21 giugno punta al mancato raggiungimento del quorum. E che cosa chiede il referendum? I tre quesiti sono formulati in modo incomprensibile; di fatto propongono di: 1) abrogare le norme che permettono il collegamento tra le liste alla Camera. Il premio di maggioranza non verrebbe più attribuito alla coalizione vincente, ma alla singola lista che ottiene più voti. 2) attribuire il premio di maggioranza anche al Senato con nuove soglie di sbarramento: 4% alla Camera, 8% al Senato. 3) abrogare le candidature multiple che consentono a un candidato di correre in più seggi elettorali. Se passassero i primi due quesiti la Lega rischierebbe di diventare ininfluente alla Camera e di non entrare nemmeno al Senato. Ecco perchè ha alzato la posta in gioco. Il suo ostruzionismo è fondato su ragioni comprensibili. Ho l'impressione, però, che la maggior parte degli italiani non gradisca affatto lo sperpero di 400 milioni e che sia favorevole al referendum. Rinviarlo a metà giugno potrebbe non bastare per indurre il 50,1% degli elettori a disertare le urne. Inoltre da questa vicenda l'immagine della Lega esce offuscata: mentre l'Italia si unisce e riscopre uno spirito nazionale, il Carroccio fa prevalere il cabotaggio elettorale, che motiva la base del partito, ma rischia di irritare molti elettori moderati. Sì, la Lega ha le sue ragioni, tuttavia mi chiedo: Bossi ha fatto bene i conti? Scritto in politica, lega, referendum, pdl, crisi, democrazia, società, partito democratico, Italia Commenti ( 8 ) » (2 voti, il voto medio è: 2 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 14Apr 09 Una farsa il ritorno agli utili delle banche Usa? Dunque, Wells Fargo ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G 20 ha proiettato l'illusione di una regolamentazione dei mercati finanziari, le Borse risalgono, Obama alimenta le speranze parlando di "segnali di ripresa". E' evidente il tentativo di infondere artificialmente fiducia, di cambiare la psicologia del mercato e della gente, nella speranza che la profezia di un mondo migliore e improvvisamente risanato si autoavveri. Sarà, ma il ritorno agli utili delle banche Usa mi sembra una farsa. E a lungo termine questa manovra, che non rimuove il male ma lo accentua, estremamente pericolosa. Scritto in banche, capitalismo, crisi, spin, manipolazione, globalizzazione, economia, era obama, gli usa e il mondo Commenti ( 52 ) » (5 voti, il voto medio è: 4.4 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è peccato veniale Dunque Berlusconi non cambia linea nella lotta all'immigrazione clandestina e per rimediare al no della Camera, prolungherà il decreto in scadenza il 26 aprile. Mille immigrati, quasi tutti tunisini, non verranno messi in libertà. Ed è probabile che in futuro vengano approvate norme ancora più restrittive: la Spagna di Zapatero, la permissiva Olanda, la Gran Bretagna del laburista Brown vanno in questa direzione. E ieri il presidente francese Sarkozy ha pubblicato una direttiva che Alberto Toscano riassume così: "Massimo controllo di chi arriva per lavorare e massimo sforzo per allontanare (con le buone o con le cattive) dal suolo nazionale gli extracomunitari privi di permesso di soggiorno". Quest'anno dovranno essere espulsi almeno 27mila clandestini; come dire: lavoro ai francesi, via gli irregolari. Si tratta di misure draconiane, ben più severe di quelle italiane. Ma per la stampa di sinistra il governo italiano è troppo duro, disumano. Sulla Repubblica di oggi, ad esempio, Massimo Giannini, scrive: " L'allungamento a 180 giorni della permanenza dell'immigrato nei centri di smistamento è persino peggio: una misura sostanzialmente carceraria, stabilità da un'autorità amministrativa, in assenza di reato e di garanzia giurisdizionale >". In assenza di reato? Fino a prova contraria l'immigrato che tenta di entrare non avendo i documenti in regola, nè i visti necessari, viola le leggi del Paese. E questo, sebbene formalmente sia un illecito amministrativo, non può essere tollerato, soprattutto quando assume proporzioni preoccupanti che la società italiana dimostra di non tollerare più . Ma, evidentemente, per "Repubblica" l'immigrazione clandestina è un peccato veniale. (Versione aggiornata del post) Scritto in crisi, comunicazione, pdl, politica, partito democratico, società, francia, immigrazione, Italia, europa, giornalismo Commenti ( 95 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 08Apr 09 Dalla crisi (e dalle tragedie) può nascere un mondo migliore? Sul Giornale di oggi intervisto Bob Thurman, personaggio di grande caratura, sebbene poco noto in Italia. E' uno dei principali consiglieri del Dalai Lama, saggista di grande successo, la rivista "Time" lo inserì tra i dieci americani più influenti. Il suo è il punto di vista di un americano spirituale, che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo», mentre prima la coscienza era assopita "perché prevaleva l'egoismo. Molti si rendevano conto degli abusi di un gruppo ristretto di persone, di lobbies molto potenti come quelle delle banche, ma finché riuscivano ad andare avanti si dicevano: cosa posso rimediare da solo? E siccome tutti pensavano così, nulla cambiava davvero. D'altronde bastava accendere la tele per distrarsi: chi parlava dei problemi reali? Nessuno, tutto era trasformato in uno spettacolo, anche l'informazione». Questa crisi è un'opportunità "perché il sistema così non poteva funzionare: stavamo correndo verso il disastro. Tutto a credito, tutto esasperato, centinaia di milioni di persone strappate alla campagne. Il governo americano e le grandi istituzioni dicevano ai Paesi piccoli: non potete proteggere i piccoli coltivatori. Così tutta la produzione finiva nelle mani dei grandi gruppi. E gli agricoltori senza più lavoro che cosa fanno? Vanno nelle città dove vivono nelle baraccopoli. È progresso questo? Ora c'è la possibilità di creare sistema più equilibrato. Era un'economia guidata dall'avidità, che ignorava i limiti delle risorse naturali e il rispetto della natura. Ora c'è la possibilità di creare un sistema più saggio, basato sui valori positivi dell'uomo». Thurman ricorda che "dopo ogni grande tragedia, la gente si scopre migliore. All'indomani dell'undici settembre i newyorkesi erano solidali, si cercavano, si aiutavano", li interpeta come segnali di una trasformazione della coscienza e della sensibilità collettive. E se osserviamo quel che sta accadendo in Abruzzo l'intuizione di Thurman trova conferme. Il mio collega Cristiano Gatti, racconta la straordinaria dignità degli abitanti delle zone colpite. Scrive in un bellissimo articolo: "Di sventure e di dolore, di lutto e di rabbia, insomma di creature afflitte e dolenti ormai ne abbiamo viste tante, passando da un cataclisma all'altro. Ma mai, lo dico da semplice testimone neutrale, ho ammirato un simile affresco di spontanea compostezza, di sano orgoglio, di rigoroso rispetto. L'Aquila e dintorni sono a pezzi, non c'è famiglia che non abbia un buon motivo per piangere, ma da questo girone infernale si alza solo silenzio, decoro, contegno. E voglia di ricominciare. Parole toccanti. Rifletto e mi chiedo: dalla crisi economica, dalle tragedie, sta nascendo davvero un mondo migliore? Scritto in capitalismo, crisi, società, globalizzazione, Italia, gli usa e il mondo Commenti ( 40 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 07Apr 09 Terremoto, l'Italia che reagisce bene (con qualche eccezione) Per una volta l'Italia ha stupito in bene reagendo alla tragedia dell'Abruzzo: anzichè dividersi in polemiche sterili, il Paese si è unito. I soccorsi sono stati rapidi, la solidarietà della gente comune commovente, la reazione dei partiti finalmente responsabile. Ho apprezzato molto l'intervento di Franceschini in Parlamento che, senza se e senza ma, ha offerto il proprio sostegno a Berlusconi che, senza se e senza ma, l'ha accettato. Bene, con qualche ulteriore riflessione: 1) Ora si tratta di continuare su questa strada, scongiurando il rischio, molto alto, che passata l'emozione, prevalgano antiche e cattive abitudini ovvero che i fondi stanziati per la ricostruzione non arrivino mai, o solo in parte, a chi ne ha davvero bisogno. 2) Questa tragedia conferma, purtroppo, la mancanza di una cultura della prevenzione nel nostro Paese. In una zona a forte sismico troppi edifici non sono stati messi a norma e questo spiega perchè a crollare non sono state solo case vecchie ma anche edifici recenti. 3) Nonostante il cordoglio, qualcuno non si è trattenuto dall'insinuare qualche polemica. Per un certo mondo, il solito (ovvero il popolo di Grillo, Travaglio, Di Pietro), il terremoto si poteva prevedere e considera Giuliani, l'esperto che sostiene di averlo annunciato, un incompreso da difendere. Peccato che la sua previsione fosse imprecisa: aveva previsto il sisma per il 29 marzo a Sulmona. Immaginiamo che le autorità gli avessero prestato ascolto: migliaia di persone sarebbero state evacuate, poi il 30 o il 31 marzo fatte rientrare a casa. L'Aquila e i paesi circostanti non sarebbero stati risparmiati dalla scossa che ha colpito il 6 aprile, con epicentro il comune di Catipignano. Ieri ho partecipato a una trasmissione radiofonica in Francia su Rtl e uno dei più famosi sismologi francesi - dunaue senza alcun legame con il governo italiano - ha confermato che è impossibile prevedere i terremoti. La polemica non dovrebbe nemmeno iniziare, ma temo che di Giuliani sentiremo parlare a lungo. Sui blog di Grillo è Di Pietro tira già una certa aria.. sì, diventerà un eroe, un perseguitato, un nuovo simbolo di un'Italia confusamente arrabbiata e facilmente manipolabile. O sbaglio? AGGIORNAMENTO: tutti i leader del mondo hanno espresso all'Italia solidarietà e cordoglio, anche il presidente Obama, con toni partecipi e una lunga telefonata a Berlusconi. Lo ringraziamo, ma poi l'ambasciata americana ha deciso lo stanziamento di 50 mila dollari per l'assistenza umanitaria. Dico: 50mila dollari. Un pensierino ino ino ino, peraltro non richiesto dall'Italia. Il governo americano poteva proprio rispiarmarselo. Scritto in comunicazione, pdl, politica, partito democratico, spin, Italia, società, manipolazione, giornalismo Commenti ( 72 ) » (4 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 05Apr 09 Obama è il nuovo Gorbaciov? Ammettiamolo: questo viaggio in Europa e Turchia sancisce un grande successo di immagine per Obama. La stampa lo ha esaltato e non capita mai che un presidente, all'estero, venga accolto da folle in delirio. O meglio: succedeva a Gorbaciov ai tempi della perestroika. Obama in Germania ha parlato a un'assemblea di cittadini adoranti e i sondaggi rivelano che, se si candidasse alle elezioni politiche di fine settembre, batterebbe agevolmente Angela Merkel. Come Gorbaciov ha sposato una donna dal carattere forte, carismatico e capace di rompere gli schemi. La sua straripante popolarità dimostra che gli Usa, quando usano i toni giusti, possono essere ancora amati nel mondo e dunque che l'antiamericanismo non era viscerale, né irreversibile, ma limitato agli eccessi dell'era Bush. Infatti le proteste di strada non erano rivolte contro di lui. L'analogia con Gorbaciov, però, rischia di essere anche politica, sebbene non altrettanto drammatica nell'esito finale. L'esperienza del profeta della glasnost si concluse con il crollo dell'Urss, quella del primo presidente afroamericano difficilmente terminerà con l'implosione degli Stati Uniti. Ma proprio questo primo viaggio ha svelato al mondo un'altra America, meno sicura di sé, improvvisamente umile, a tratti quasi implorante. Quella di un tempo era abituata a imporre i compromessi, quella di oggi dà l'impressione di subirli. Il G20 è stato salutato come un grande successo, ma Washington non ha ottenuto l'impegno di tutti i Paesi a varare una maxi-manovra di stimolo. Dal vertice della Nato si aspettava un impegno ampio e coordinato da parte degli alleati per l'invio duraturo di nuove truppe in Afghanistan, ha ottenuto lo spiegamento di 5mila uomini limitato alle elezioni presidenziali. Eppure nelle scorse settimane aveva esercitato pressioni fortissime per piegare le resistenze degli europei. Inutilmente: per la prima volta il Vecchio Continente può dire no, senza temere lacerazionie tanto meno ritorsioni. La Ue è diventata improvvisamente forte? No, è quella di sempre caotica, litigiosa, multicefala. Semmai è l'America a essere divenuta debole. Obama ha avuto l'onestà intellettuale di ammetterlo: «Siamo stati noi a provocare la crisi finanziaria», da cui, però, gli Stati Uniti non possono uscire da soli. Ha bisogno degli altri, come ben sappiamo. E allora Obama è costretto ad assumere un registro inconsueto per un capo della Casa Bianca: quello del mediatore, dell'amico bonario, del leader che parla poco e ascolta molto. Nei due vertici - G20 e Nato - ha dovuto ritagliarsi un ruolo di negoziatore, di pacificatore. La sua è un'America che tende la mano e riscopre il consenso. Con un dubbio: Obama sta gestendo un periodo di difficoltà transitoria in attesa di riprendere il ruolo di superpotenza o, come Gorbaciov, verrà ricordato come il gestore di un grande Paese che declina tra gli applausi del mondo? Scritto in era obama, crisi, europa, globalizzazione, gli usa e il mondo, germania, francia Commenti ( 39 ) » (9 voti, il voto medio è: 3.33 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 03Apr 09 Dal G20 pochi fatti, molto ottimismo. Basterà? La Merkel ha parlato di un compromesso storico, Obama ieri era raggiante; tutti i leader hanno salutato con enfasi i risultati del G20. Ed è normale che sia così: tentano di infondere fiducia e speranza, nel tentativo, perlomeno, di sbloccare i consumi. E le Borse hanno risposto. Tuttavia analizzando i contenuti ci si accorge che, come previsto, il G20 ha portato poche novità. L'unica è l'aumento dei fondi a disposizione del Fmi: erano previsti 500 miliardi, saranno 750. per il resto: - hanno annunciato che intendono regolamentare gli hedge funds e le agenzie di rating. Bene, ma le norme devono essere ancora stabilite e il dibattito rischia di essere lungo. - secondo Brown "non ci saranno più i bonus per i manager che fanno fallire le società". Era ora, ma più che altro è un auspicio condiviso, perchè ogni Paese, com'è ovvio, deciderà autonomamente se e come realizzarlo. - hanno dichiarato di aver posto le fondamenta per "ripulire i bilanci delle banche dagli asset tossici", ma anche questa è una dichiarazione d'intenti. In realtà, i Paesi continuano a procedere in ordine sparso e un codice comune appare ancora lontano. L'economista Giorgio Barba Navaretti ( vedi l' intervista uscita sul Giornale) rileva due punti innovativi: l'impegno a far ripartire il commercio mondiale e l'ammissione che la crescita non potrà più dipendere solo dagli Usa, ma da quello che definisce "un traino globale", in cui i Paesi come Cina, India, Brasile avranno un ruolo sempre più importante. Ma questo avrà effetto nel lungo periodo: a breve è improbabile che queste economia possano generare una domanda interna molto forte. Complessivamente il G20 è stato insoddisfacente su due punti: - il pacchetto da 1100 miliardi non serve a rilanciare l'economia mondiale - il problema più urgente, quello di una riforma strutturale del sistema finanziario mondiale è irrisolto. Intanto proprio ieri gli Stati Uniti hanno allentato il mark-to-market ovvero la norma che obbligava le banche a valutare ogni giorno il prezzo di mercato dei prodotti finanziari e siccome molti di questi non hanno acquirenti le banche erano costrette a iscrivere a bilancio perdite colossali. Ora invece potranno diluirle nel tempo, nella speranza che in futuro i prodotti tossici valgano più di zero. Insomma , cambiano i parametri anzichè affrontare le cause del male. L'impressione è che il G20 si servito soprattutto a spargere tanta cipria sulla crisi mondiale, nel tentativo di cambiare la psicologia catastrofista dei mercati, infondendo ottimismo, avvalorando l'impressione che la situazione sia sotto controllo. Il tentativo in sè è comprensibile, ma basterà per risollevare l'economia globale? Scritto in spin, era obama, banche, capitalismo, crisi, società, economia, gli usa e il mondo, germania, globalizzazione, europa, francia Commenti ( 44 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.67 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Che tristezza, la Cnn (e un certo giornalismo). Ieri pomeriggio decine di migliaia di persone hanno preso d'assalto la City, spaccando vetrine delle banche, accerchiando la Banca d'Inghilterra; ci sono stati tafferugli, feriti e un morto. Ieri pomeriggio mi sono sintonizzato sulla Cnn: da sempre in questi frangenti è la più rapida e la più completa; ma ieri sembrava stesse su un altro pianeta. Mentre la protesta esplodeva, la Cnn ci ha parlato di Obama dalla regina, del menu preparato dallo chef dei vip, dei preparativi della cena del G20, ha mostrato fino alla nausea le immagini di Obama sorridente con Medvedev e il presidente cinese Hu Jintao. E i disordini? Un collegamento di un paio di minuti, come si trattasse di un fatto marginale. Le possibilità sono due: o la Cnn ha commesso un grave errore giornalistico oppure ha volutamente minimizzato i disordini di Londra. Propoendo per la seconda ipotesi e vi spiego perchè: da quando negli Usa è esplosa la protesta contro i bonus dei manager Aig, l'establishment finanziario e politico teme che le proteste, per ora isolate, possano estendersi; dunque il messaggio che gli spin doctor trasmettono ai media è di essere cauti, di non infiammare gli animi, di minimizzare. E la Cnn si è adeguata, come se fosse una tv di regime. Da notare che nessun media europeo ha fatto altrettanto, sebbene molti governi siano assai preoccupati e abbiano inviato messaggi analoghi: tutti i mezzi d'informazione, di destra e di sinistra, hanno dato spazio alle proteste, giudicandole, giustamente, una notizia importante. Che tristezza, la Cnn e, purtroppo, non è l'unico episodio negativo che riguarda la stampa americana che negli ultimi anni ha assecondato senza critiche la guerra in Irak, ha censurato inchieste su Madoff (è successo al Wall Street Journal), e per oltre un decennio non ha analizzato, nè denunciato gli abusi e le storture della casta finanziaria di Wall Street, di cui, anzi, era diventata il megafono. E questi non sono che alcuni esempi. La stampa europea (e quella italiana) ha molti difetti, ma per anni abbiamo considerato quella americana come un modello da imitare. Ora non più. Il livellamento, è verso il basso e non è una buona notizia per il giornalismo occidentale. Scritto in manipolazione, era obama, spin, crisi, comunicazione, società, europa, gli usa e il mondo, notizie nascoste, democrazia, globalizzazione, giornalismo Commenti ( 41 ) » (3 voti, il voto medio è: 5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 31Mar 09 G20, tanto rumore per poco. E l'America non fa più paura. Dunque, ci siamo. Obama arriva oggi a Londra e domani vedrà i leader dei venti principali Paesi industrializzati; ma questo vertice, ritenuto da tutti fondamentale, si concluderà con ogni probabilità con pochi risultati concreti, che non è difficile prevedere: un impegno generico a una nuova regolamentazione degli hedge funds, misure contro i paradisi fiscali, nuovi fondi al Fmi. Le riforme strutturali resteranno nel cassetto e lo strapotere della finanza sull'economia reale non verrà rimesso in discussione: questo espone il mondo a nuovi choc. Una delle novità più importanti riguarda il rapporto tra l'America e l'Europa. Come ho scritto in un pezzo sul Giornale, l"'Europa ha deciso di non seguire l'America sulla via del rilancio economico, perlomeno non secondo le modalità statunitensi. Obama, in circa due mesi, ha approvato misure, che, inclusi i salvataggi delle banche e delle industria in difficoltà, toccheranno l'astronomica cifra di 4500 miliardi di dollari, pari quasi al 30% del Pil. E per settimane l'amministrazione Obama, con il martellante sostegno della stampa, ha tentato di convincere l'Unione europea ad uniformarsi agli Usa. Ma la cancelliera tedesca Merkel, spalleggiata da Sarkozy, ha tenuto duro e ha vinto". I consiglieri della Casa Bianca hanno annunciato che "Obama non insisterà con i leader dei venti Paesi più importanti del pianeta sulla necessità di varare la prima, grande, coordinata manovra mondiale. La bozza della risoluzione, trapelata su un giornale tedesco, esprimerà un auspicio generico, senza alcun vincolo. Come dire: ognuno faccia da sé". L'Europa ritiene più importante salvaguardare la solidità dei conti pubblici e limitare i rischi di un'iperinflazione, l'America, invece, la cui economia è basta al 75% sui consumi, deve far ripartire ad ogni costo l'economia. Il viaggio confermerà la straordinaria popolarità di Obama, ma sarà inconcludente anche su altri dossier, soprattutto sull'Afghanistan: fino a poche settimane fa Washington pretendeva dagli europei l'invio di nuove truppe al fianco dei marines, ma nella Ue questa eventualità è talmente impopolare da indurre i governi a respingere le pressioni americance. E l'America è così debole da abbozzare: al vertice della Nato la questione delle nuove truppe a Kabul passerà sotto traccia. La mia impressione è che politicamente il viaggio di Obama rischia di essere ricordato come il primo di un'America a cui il mondo non riconosce più lo status di superpotenza. Perchè dire no aall'America oggi si può, e non basta un presidente mediatico a ridare prestigio e credibiltà a un Paese a cui il mondo, all'unanimità, rinfaccia la responsabilità della crisi. Scritto in era obama, banche, capitalismo, crisi, economia, europa, gli usa e il mondo, germania, democrazia, globalizzazione, francia Commenti ( 53 ) » (6 voti, il voto medio è: 4.83 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 28Mar 09 Nasce il Pdl, ma saprà darsi un'identità? Nasce il Pdl, bene. E non è difficile prevedere che sarà vincente, perchè Berlusconi è la figura di riferimento da oltre 15 anni e alla maggioranza degli italiani è assai gradira e perchè i partiti conservatori, in Italia, ma non solo, affrontano la crisi meglio di una sinistra moderata che, avendo fatto proprio il dogma liberista (ricordate il libro di Giavazzi e Alesina?), ora appare meno credibile di un centrodestra, dove nel corso degli anni non sono mancate le critiche allo stapotere della finanza e alla deriva morale della società ( vedi Tremonti, Bossi, certi esponenti di An). Tuttavia il Pdl corre lo stesso rischio del Pd, che è fallito perchè non è riuscito a darsi una nuova identità ovvero non ha saputo creare una sintesi innovativa tra i cattolici sociali e i post comunisti. Al Pd, come già osservato su questo blog, manca il senso di appartenenza. La domanda che mi pongo è la seguente: il popolo di Forza Italia e, soprattutto, il popolo di An, che è più piccolo ma più coeso, saprà riconoscersi nel Pdl? Ovvero: il nuovo partito sarà sentito come proprio dai militanti? Avrà una coerenza ideologica, programmatica, sociale? Se la risposta sarà negativa, non è difficile prevedere un aumento dei consensi a Lega e Udc, che hanno già un profilo consolidato e sono facilmente riconoscibili dagli elettori. Il successo del nuovo partito nel medio e lungo periodo si gioca sull'identità. Che dovrà essere forte, autentica, condivisa. O sbaglio? Scritto in politica, pdl, partito democratico, democrazia, Italia Commenti ( 70 ) » (4 voti, il voto medio è: 4.5 su un massimo di 5) Loading ... Il Blog di Marcello Foa © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono inviato speciale di politica internazionale. Sposato, ho tre figli. Risiedo a Milano e giro il mondo. 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Francesco C: Tutta questa vicenda rischia di presentare un conto salatissimo alla Lega, questa volta hanno sbagliato... 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Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi). (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

Quando sarà pubblicata la terza enciclica di Benedetto XVI? Il progetto iniziale prevedeva che uscisse l'anno scorso, le prime anticipazioni - a partire dal titolo, "Caritas in veritate" - risalgono infatti ai primi mesi del 2008. Doveva essere pubblicata nel quarantesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio" di Paolo VI (marzo 1968), poi il cardinale Segretario di Stato disse che sarebbe slittata probabilmente a ridosso dell'estate. Poi si parlò di dicembre. A fine anno il testo sembrava pronto, dopo l'ingresso nel gruppo di lavoro del neo-arcivescovo di Monaco di Baviera, monsignor Marx. La crisi finanziaria aveva provocato un ulteriore ritardo, ma nelle prime settimane del 2009 si dava per certo che l'enciclica sarebbe uscita con data 19 marzo - festa di San Giuseppe - e resa nota prima di Pasqua. Si è poi detto che sarebbe slittata a maggio (firmata il 1 maggio). Ora anche l'ipotesi di quella data sembra definitivamente tramontare e nei sacri palazzi è opinione diffusa che l'enciclica sociale possa vedere la luce a ridosso dell'estate, se tutto va bene. Quali sono le cause del ritardo? Fonti autorevoli confermano al Giornale che il problema sarebbe stato rappresentato proprio dalla parte aggiunta al testo, e riferita alla crisi economica mondiale. La stesura fin qui approntata, infatti, non avrebbe incontrato il gradimento del Pontefice che, ovviamente, per passaggi "tecnici" di documenti così importanti, è solito affidarsi agli esperti, ma che non rinuncia poi a intervenire, a chiedere modifiche e aggiustamenti. "Caritas in veritate" risulta dunque essere, fino a questo momento, il testo più travagliato del pontificato di Benedetto XVI, che oggi festeggia l'ottantaduesimo compleanno e si accinge a ricordare il quarto anniversario dell'elezione. Anche oggi il Papa ha festeggiato (poco) e lavorato (molto): l'attenzione sua e dei collaboratori più stretti è tutta rivolta in questo momento al prossimo viaggio in Terrasanta (Giordania, Israele, Territori sottoposti all'Autorità Palestinese). Tra le nomine curiali attese nelle prossime settimane (o nei prossimi mesi) c'è quella del nuovo "ministro della Sanità", in sostituzione del dimissionario cardinale Barragàn; quella del nuovo presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, in sostituzione del cardinale Martino - che però resterà al suo posto fino alla pubblicazione dell'enciclica sociale, prima di essere sostituito, sembra, da un prelato africano. Per quanto riguarda la Segreteria di Stato, invece, non ci dovrebbero essere sorprese ai livelli altissimi (voci di una promozione del Sostituto Filoni a un ufficio cardinalizio sembrano al momento prive di fondamento), mentre è più probabile che non tardino molto ad arrivare le promozioni a nunzio dei numeri tre Caccia (assessore) e Parolin (sottosegretario ai rapporti con gli Stati). Concluso il lavoro per l'enciclica, dovrebbe lasciare la Segreteria di Stato anche l'arcivescovo Sardi, che coordina il gruppo di scrittori incaricato di collaborare con il Papa per la stesura dei discorsi. Sardi dovrebbe ricevere un incarico presso l'Ordine di Malta, e al suo posto potrebbe andare monsignor Gloder, che già collabora con lui. Infine, si parla con insistenza della possibilità di un prossimo cambio alla direzione della Sala Stampa vaticana. Ma al momento non è stata presa alcuna decisione al riguardo. Scritto in Varie 1 Commento » (1 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 16Apr 09 Il Papa dai terremotati Per la visita di Benedetto XVI ai terremotati d'Abruzzo si lavora con l'ipotesi della data del 1 maggio. Da quanto apprendiamo sarebbe stato lo stesso responsabile della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a indicarla, suggerendo al Pontefice attraverso i suoi collaboratori di non recarsi subito nelle zone colpite dal sisma. Il Papa, invece, avrebbe voluto essere presente prima possibile tra la gente che ora vive nelle tendopoli, per manifestare la sua vicinanza e la sua solidarietà. Scritto in Varie Commenti ( 33 ) » (4 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 11Apr 09 Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Cari amici, oggi, Sabato Santo, è la giornata del silenzio e dell'attesa. Duemila anni fa, quel giorno, gli undici apostoli e i discepoli di Gesù erano affranti, abbattuti, impauriti per la fine tremenda che era toccata al loro maestro. C'è solo una donna che vive quelle ore d'angoscia e di dolore presentendo che qualcosa sta per accadere: Maria. Questa notte la Chiesa celebra il rito più importante dell'anno, la veglia della luce. Questa notte l'unico uomo che nella storia abbia detto di sé "io sono la via, la verità e la vita", risorge e con il suo corpo glorioso, appartenente ormai alla dimensione dell'eternità, si fa vedere, si fa nuovamente incontrare, mangia e beve con i suoi amici. Che da impauriti si trasformano in instancabili annunciatori della resurrezione di Gesù. E' il cuore dell'annuncio cristiano, il fondamento della fede. Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato agli indizi di storicità di quell'evento straordinario e unico. Credere nella resurrezione è un atto di pura fede, nessuna dimostrazione scientifica o prova storica potrà mai convincere qualcuno. Ma il credente sa di non scommettere la sua vita sui fantasmi, sulle leggende o sulle proiezioni mentali di qualche mistico invasato. Sa che ci sono ragionevoli indizi per credere. E' il modo con cui vorrei augurare buona Pasqua a ciascuno di voi, avendo gli occhi e il cuore ancora pieni di dolore per la tragedia accaduta in Abruzzo. Ieri è stato davvero un Venerdì Santo di Passione. La grande domanda, il grido straziante dell'uomo di fronte alla sofferenza, alla morte, al dolore innocente è scolpita nei tanti volti di coloro che sono stati colpiti dal sisma. Di fronte a questo grido, non valgono i discorsi, le frasi fatte, l'esposizione di una dottrina. Personalmente mi sento incapace di dire alcunché. Ma questa domanda ha avuto una risposta: Dio, all'uomo che soffre, non ha offerto una soluzione, ma una compagnia, quella di suo Figlio, che ha sofferto ed è morto sulla croce, Lui, il giusto innocente. Si è fatto ammazzare per noi, per i nostri peccati. La risposta di Dio è stata l'incarnazione, la morte e la resurrezione di Gesù. L'unica risposta a quella domanda senza risposta, può essere soltanto l'abbraccio, la compassione, la compagnia, la vicinanza. Buona Pasqua a tutti. Scritto in Varie Commenti ( 54 ) » (8 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 09Apr 09 Alta tensione tra Obama e la Chiesa. Le messe di Langone Sul Giornale di oggi pubblico un articolo dedicato alla tensione crescente fra la Chiesa Usa e il presidente Barak Obama. Tensione che coinvolge anche il Vaticano: da settimane infatti si è creato un impasse per la nomina del nuovo ambasciatore Usa, che dovrà sostituire Mary Ann Glendon (designata da Bush e notoriamente vicinissima alle posizioni di Benedetto XVI). La Santa Sede vorrebbe un diplomatico professionista cattolico e non un politico del partito democratico da premiare per il suo sostegno alla campagna di Obama. Non è facile infatti trovare infatti politici cattolici del partito democratico che non siano "pro choice" sull'aborto. Nelle pagine culturali, inoltre, ho ampiamente recensito il nuovo libro di Camillo Langone: una guida Michelin alle messe italiane. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (7 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 06Apr 09 I "trafficanti di uomini" All'Angelus di ieri il Papa ha parlato degli immigrati vittime dei "trafficanti di uomini". Quando pensiamo a forme di moderna schiavitù, ci vengono in mente Paesi sottosviluppati, lontanissimi da noi. Non sempre è così. Mi ha profondamente colpito questa intervista video realizzata dal direttore di Fides Luca De Mata per uno dei suoi programmi documentario. L'uomo che parla è un immigrato sudamericano in Nord America. Scritto in Varie Commenti ( 74 ) » (5 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 02Apr 09 Il Papa ai giovani: il cristianesimo non sia ridotto a slogan Questa sera Benedetto XVI ha celebrato in San Pietro con i giovani la messa per il quarto anniversario della morte di Papa Wojtyla. Nell'omelia, dopo aver detto che il ricordo di Giovanni Paolo II "continua a essere vivo nel cuore della gente" e aver citato la fecondità del suo magistero con i giovani, Ratzinger ha parlato del momento attuale e del pericolo che la fede sia strumentalizzata: "Fate attenzione: in momenti come questo, dato il contesto culturale e sociale nel quale viviamo, potrebbe essere più forte il rischio di ridurre la speranza cristiana a ideologia, a slogan di gruppo, a rivestimento esteriore. Nulla di più contrario al messaggio di Gesù! Egli non vuole che i suoi discepoli "recitino" una parte, magari quella della speranza. Egli vuole che essi "siano" speranza, e possono esserlo soltanto se restano uniti a Lui! Vuole che ognuno di voi, cari giovani amici, sia una piccola sorgente di speranza per il suo prossimo, e che tutti insieme diventiate un'oasi di speranza per la società all'interno della quale siete inseriti. Ora, questo è possibile ad una condizione: che viviate di Lui e in Lui" Scritto in Varie Commenti ( 56 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 01Apr 09 Crisi, inizia il G20. Il Papa scrive a Gordon Brown Benedetto XVI, di ritorno dall'Africa, ha scritto una lettera al premier inglese Gordon Brown per il G20 che inizia a Londra. Eccone qualche passaggio: "Il Vertice di Londra, così come il Vertice di Washington che lo precedette nel 2008, per motivi pratici di urgenza si è limitato a convocare gli Stati che rappresentano il 90% del PIL e l'80% del commercio mondiale. In questo contesto, l'Africa subsahariana è presente con un unico Stato e qualche Organismo regionale. Tale situazione deve indurre i partecipanti al Vertice a una profonda riflessione, perché appunto coloro la cui voce ha meno forza nello scenario politico sono quelli che soffrono di più i danni di una crisi di cui non portano la responsabilità. Essi poi, a lungo termine, sono quelli che hanno più potenzialità per contribuire al progresso di tutti". "Occorre pertanto fare ricorso ai meccanismi e agli strumenti multilaterali esistenti nel complesso delle Nazioni Unite e delle agenzie ad essa collegate, affinché sia ascoltata la voce di tutti i Paesi del mondo e affinché le misure e i provvedimenti decisi negli incontri del G20 siano condivisi da tutti". "Allo stesso tempo, vorrei aggiungere un altro motivo di riflessione per il Vertice. Le crisi finanziarie scattano nel momento in cui, anche a causa del venir meno di un corretto comportamento etico, manca la fiducia degli agenti economici negli strumenti e nei sistemi finanziari. Tuttavia, la finanza, il commercio e i sistemi di produzione sono creazioni umane contingenti che, quando diventano oggetto di fiducia cieca, portano in sé stesse la radice del loro fallimento. L'unico fondamento vero e solido è la fiducia nell'uomo. Perciò tutte le misure proposte per arginare la crisi devono cercare, in ultima analisi, di offrire sicurezza alle famiglie e stabilità ai lavoratori e di ripristinare, tramite opportune regole e controlli, l'etica nelle finanze". Scritto in Varie Commenti ( 142 ) » (10 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 26Mar 09 Una nuova "Inchiesta sulla Sindone" S'intitola "Inchiesta sulla Sindone" il nuovo libro del vaticanista (e amico) Marco Tosatti, in libreria in questi giorni, edito da Piemme. Un ottimo modo per prepararsi all'ostensione del 2010 e per fare il punto sulla misteriosa immagine dell'uomo morto crocifisso, che una controversa datazione al radiocarbonio nel 1988 ritenne d'età medioevale, pur essendoci numerosissimi altri indizi che la facevano risalire, invece, al primo secolo dell'era cristiana. Tosatti descrive la storia del lino sul quale - in modo inspiegabile, e più inspiegabile oggi che vent'anni fa - si è impressa un'immagine che rappresenta un negativo fotografico. Una delle parti del libro che mi ha colpito di più è quella dedicata all'esame al radiocarbonio, sulla cui correttezza è lecito sollevare più di un dubbio: i risultati dei tre laboratori, infatti, non avevano il margine minimo di compatibilità stabilito, e si sarebbe dovuto ripetere nuovamente il test. Senza contare che proprio questo esame ha fallito clamorosamente, datando come vecchie di 400 anni foglie di platano raccolte il giorno prima, oppure stabilendo al 1600 la fattura di una tovaglia moderna, o ancora datando all'800 dopo Cristo dipinti africani che avevano invece solo undici anni. Con contributi scientifici e nuove testimonianze, il libro mostra quanto si faccia bene a dubitare su quel dato che permise di affermare che la Sindone sarebbe in reltà un manufatto medioevale. Anche se bisogna sempre tener presente il metodo di Dio, applicabile anche a questo caso: lasciare sempre sufficiente luce per chi vuole credere, e sufficiente tenebra per chi non vuole credere. Scritto in Varie Commenti ( 124 ) » (19 votes, average: 4.63 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 24Mar 09 Il Papa in Africa, un bilancio di due viaggi Visitando l'Africa, nei suoi sei giorni di permanenza nel Continente nero, Benedetto XVI ha compiuto due viaggi. Due viaggi molto diversi tra di loro. Il primo è quello reale, segnato dal contatto con le folle del Camerun e dell'Angola, dai temi che il Papa ha trattato nei discorsi e nelle omelie, dall'impatto con le contraddizioni di due capitali dove ricchezza e povertà estreme convivono fianco a fianco. L'altro viaggio è quello virtuale, quello su cui si sono accapigliati commentatori, burocrati e sondaggisti occidentali, che hanno accusato Ratzinger di irresponsabilità per aver detto ciò che tutti dovrebbero ormai riconoscere e che è attestato da studi scientifici: la distribuzione di preservativi non è il metodo efficace per combattere la diffusione dell'Aids in questi Paesi. Per tre giorni, nei Paesi europei così come negli Stati Uniti, mentre il Papa parlava di povertà, sviluppo, diritti umani, si è discusso di profilattici. Per poi passare, durante i successivi tre giorni, a parlare di aborto terapeutico, sulla base di una frase pronunciata da Benedetto XVI in un discorso forte sui mali che affliggono l'Africa.La macchina mediatico-politica, una volta messa in moto, non si è più fermata. E così in Francia, dove impallinare il Pontefice sembra diventato ultimamente uno sport nazionale, si sono fatti sondaggi e sondaggini per dimostrare che almeno metà dei cattolici del Paese chiedono a Ratzinger di dimettersi. La sensazione, leggendo dichiarazioni di alcuni ministri e dei loro portavoce, è che per la prima volta dopo molto tempo, il Papa non sia più circondato da quel rispetto attribuito a una personalità super partes, ma sia considerato un capo partito, sottoposto al tiro incrociato delle quotidiane dichiarazioni tipiche del «pastone» politico. C'è chi lo invita al silenzio, chi lo invita a lasciare, chi gli spiega cosa dire e come dirlo.Così, sedici discorsi pronunciati in terra africana, si sono ridotti a due-frasi-due, la prima delle quali peraltro pronunciata in modo estemporaneo durante la conferenza stampa tenuta sull'aereo. L'impressione è che Benedetto XVI non sia eccessivamente preoccupato di questa crescente ostilità. Mai come in questi giorni si è colta l'enorme distanza tra viaggio reale e viaggio virtuale. E se è vero che la critica montante presso certe burocrazie occidentali non ha precedenti recenti, bisognerà pure ricordare che critiche ferocissime vennero mosse a Giovanni Paolo II nei primi anni del suo pontificato. Così come va richiamata alla memoria la sofferenza e l'isolamento di Paolo VI, nel momento in cui prese decisioni coraggiose come l'Humanae vitae, divenendo segno di contraddizione.Che cosa resta, dunque, del viaggio di Benedetto in Camerun e Angola? Prima ancora e più ancora dei messaggi lanciati dal Papa per la lotta alla povertà, per la dignità della donna, per un'economia che non sia disumana, per l'educazione e lo sviluppo, resta una presenza e una straordinaria corrente di simpatia umana, che ha avuto il suo culmine in Angola. Tanta gente semplice e straordinaria, ha trascorso ore ed ore sotto il sole per salutare non Joseph Ratzinger, ma il successore di Pietro, venuto fino a qui per confermare i fratelli nella fede. E in Paesi travagliati da tragiche guerre intestine, abusi, soprusi, miserie, violenze, l'abbraccio di Pietro, il suo sorriso e la sua vicinanza hanno contato di più di mille discorsi. Scritto in Varie Commenti ( 109 ) » (18 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico 21Mar 09 Luanda, due morti allo stadio prima dell'arrivo del Papa La notizia si è diffusa solo in serata: verso le ore 13, al momento dell'apertura delle porte dello stadio dove Benedetto XVI ha poi incontrato i giovani, un ragazzo e una ragazza sono morti schiacciati nella calca. Secondo un'altra versione i due, quattordici e sedici anni, si sono sentiti male a causa del caldo e della disidratazione. Ci sono stati anche otto feriti. Né il Papa né il suo seguito non sono stati informati (se lo avesse saputo, avrebbe pregato per le vittime insieme ai giovani durante l'incontro). Soltanto ad ora di cena Benedetto XVI l'ha saputo. Le notizie sono ancora frammentarie e imprecise. Scritto in Varie Commenti ( 43 ) » (9 votes, average: 5 out of 5) Loading ... Il Blog di Andrea Tornielli © 2009 Feed RSS Articoli Feed RSS Commenti Invia questo articolo a un amico Post precedenti Chi sono Sono Andrea Tornielli, il vaticanista del Giornale, classe 1964, laurea in storia della lingua greca. Sono sposato e ho tre figli. Vivo tra Roma e Milano Tutti gli articoli di Andrea Tornielli su ilGiornale.it contatti Categorie Varie (342) Ultime discussioni Artefice1: Bo Mario..Lasciamelo dire.ti assicuro che sono Umano. Pare che quanto capisco io, tu neppure... bruno volpe: segnalo su www.pontifex.roma.it intervista con gad lerner sui rapporti con gli ebrei e del prof taormina... Quixote: Bo.mario secondo la scienza, che sembra incontrare il tuo gradimento, l'universo è nato un numero finito... bo.mario: Marco d. pure l'italiano vuoi camuffare. Chi crede in qualcosa di non certo è un razionale? Oltre... Artefice1: Marina qui c'è un capovolgimento! """direte : è questo l'effetto delle leggi eterne che a... 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Grazie. Corrado: Mi scuso per la .http://blog.ilgiornale. it/tornielli/2008/07/02/roma-e -fraternita-san-pio-x-il-dialo go-va-avanti/Read "How can I tell the difference from phalaris grass that has DMT in it?" at Home & Garden The Daily P.E.E.P.: Antonio Cardinal Cañizares Llovera Abiura: Comment on Thornborn, un Dan Brown cattolico? by Rovere I più votati Violenze e minacce, dobbiamo vigilare - 107 Votes La comunione nella mano, la fine dell'inginocchiatoio - 57 Votes Milano e il motu proprio, la colpa è della stampa - 54 Votes La preoccupazione dei vescovi per il regime di Chavez - 51 Votes In difesa del cardinale Tettamanzi - 48 Votes Se lo storico replica: "Lei non sa chi sono io!" - 48 Votes Il Papa non andrà alla Sapienza - 42 Votes Ancora sugli statuti del Cammino, approvati dalla Chiesa - 40 Votes Il parroco trevigiano trasforma l'oratorio in moschea - 39 Votes Ebrei salvati da Pio XII: Bruno Ascoli, guardia palatina - 39 Votes Recent Posts Enciclica sociale, i tempi si allungano (a causa della crisi) Il Papa dai terremotati Buona Pasqua ai naviganti, un abbraccio ai terremotati Alta tensione tra Obama e la Chiesa. 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agentediviaggi ha detto: ehi nn c'è piu nessuno? Che ne pensate di Sarkò che ha detto che Zappy è un imbecille e che Berlusconi è un modello a cui ispirarsi? (sezione: crisi)

( da "KataWeb News" del 16-04-2009)

Argomenti: Crisi

senza il mattone.. Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore: babelick — 109 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da 40 a 60 giorni del termine massimo per detenere migranti nei Centri di permanenza temporanea, per facilitare identificazioni e rimpatri coatti, il progetto prevede di interrompere i ricongiungimenti familiari. Prevede anche sanzioni fino a 10.000 euro per chi «promuove la permanenza irregolare in Spagna di uno straniero», un'«infrazione grave» perché «lo straniero dipende economicamente da chi compie l'infrazione e questa ne prolunga il soggiorno autorizzato al di là del periodo legalmente previsto». La Comision Espanola de Ayuda al Refugiado (Cear), ha protestato perché così facendo il governo «cerca di farsi complici le persone che alloggiano» gli immigrati, e si appresta a «convertire i cittadini in poliziotti». Ci sarebbe da analizzare anche il ruolo inquietante di un giudice star come Baltazar Garzon, che somigli all'Antonio Di Pietro dei tempi che furono, grande amico di Zapatero e compagno di caccia di altri ministri socialisti, ma anche evasore fiscale conclamato. Garzon negli ultimi anni ha incriminato chiunque, dai dittatori latino americani agli statisti europei, fino a personaggi dell'epoca di Francisco Franco, tutti defunti. Colleziona una gaffe dopo l'altra, eppure imperversa. Pure la battaglia contro la Chiesa cattolica, nella sua forma infantile ed estremista, è la pratica opposta a quella che si converrebbe a un premier laico che governa un Paese dove ci sono cattolici numerosi, un milione e mezzo solo fra i suoi elettori. La gaffe del ritiro dal Kosovo, comunicato in loco dal ministro della Difesa, Carmen Chacon, contro il parere e all'insaputa del collega degli Esteri, Moratinos, e di tutti i governi dell'Unione europea e della Nato, è la chicca di qualche giorno fa. Il presunto amico, il presidente Obama, è infuriato e non ha accettato i goffi tentativi di Madrid di rimediare. Peggio di così!

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