CENACOLO DEI COGITANTI |
Report "crisi" 15-3-2009
"Strada pericolosa,
servono lavori per l'accesso al nuovo campo nomadi"
( da "Stampa, La" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: accesso corre lungo il canale ed è
ritenuta pericolosa: il Comune dovrà creare una protezione ad hoc. Sui lavori
per il campo che dovrà sostituire quello di via Fermi si terrà un incontro
questa settimana all'ufficio tecnico mentre è polemica sul costo dei terreni
acquistati nella frazione (sono all'altezza della rotonda vicino al casello).
Barack Obama ha raccolto
in eredità una crisi economica complessa e preoccupante. Si è mos...
( da "Stampa, La" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Obama ha raccolto in eredità una
crisi economica complessa e preoccupante. Si è mosso con rapidità, attivando un
piano di stimoli fiscali, uno di intervento sui mercati finanziari e
immobiliari, e proponendo le linee guida del bilancio per i prossimi due anni.
Nonostante si sia insediato alla Casa Bianca da meno di due mesi, non è quindi
troppo presto per cominciare una verifica.
Debito Usa, Obama
rassicura la Cina ( da "Stampa,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi, sottolinea che «il primo e
centrale» nodo del summit dei capi di stato e di governo ad aprile sarà la
stesura di «regole finanziarie comuni». E di questo ha discusso con Lula, primo
leader latino-americano incontrato dall'inizio del mandato, affrontando anche
la questione dei biocombustibili, il nodo del commercio nell'
Cerca di far esplodere
l'alloggio ( da "Stampa,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: l'uomo ha scavalcato la rete di
protezione del Ponte Nuovo. Quindi ha chiamato con il cellulare il «113»,
minacciando di buttarsi nel vuoto. E' subito intervenuta una pattuglia della
Squadra Volante. Gli agenti hanno iniziato a parlare con lui, cercando di
calmarlo. Nel frattempo è stata fatta intervenire un'ambulanza.
Da Tecnocar Garage alta
professionalità ( da "Stampa,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonché allestimenti per il servizio
antincendio e Protezione Civile. Tecnocar Garage, da 10 anni, è concessionaria
Microcar , azienda francese che produce quadricicli leggeri utilizzabili con il
patentino a partire da 14 anni; un valido prodotto, non solo alternativo al
ciclomotore, in quanto Microcar possiede i requisiti per essere considerata una
vera automobile!
Nuove misure contro la
crisi non ce ne sono, ma almeno sappiamo che l'epoca della finanza srego...
( da "Stampa, La" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Parlando in qualità di presidente
del Forum per la stabilità finanziaria (Fsf, nelle parole di Geithner ora una
istituzione chiave, accanto a Fmi, Banca mondiale e Wto) Draghi ha ipotizzato
che la direzione in cui muoversi sia un quadro di garanzie complessive ai
crediti; garanzie pubbliche, a somiglianza del reddito che si assicura a chi
resta disoccupato.
"Cassa integrazione?
Una corsa a ostacoli" ( da "Stampa,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ispezione per comprovare la crisi
finanziaria aziendale. Nelle more dell'approvazione interviene la Provincia che
anticipa il trattamento in attesa dell'approvazione». E il pagamento viene
erogato dall'Inps? «Sì, così per ogni singola istanza vengono coinvolti i
lavoratori, le organizzazioni sindacali, l'azienda e l'associazione a cui è
iscritta,
l'illusione del ponte la
realtà dello sfascio - nino alongi
( da "Repubblica, La"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Pagina I - Palermo L´analisi
L´illusione del Ponte la realtà dello sfascio NINO ALONGI è nelle difficoltà
che un Paese rivela tutte le sue possibilità. Questo convincimento giustifica
la domanda che molti si pongono: come stiamo reagendo alla crisi finanziaria?
SEGUE A PAGINA XVII
regione, piano per le
piccole banche "pronti ad acquistare partecipazioni" - massimo
lorello ( da "Repubblica,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Finanziaria Il Bilancio cerca quali
enti coinvolgere Regione, piano per le piccole banche "Pronti ad
acquistare partecipazioni" Cimino: così potremmo favorire l´erogazione del
credito Nuovo scontro sui fondi per le aree sottoutilizzate Alfano: "Vanno
usati per gli investimenti non per coprire la spesa corrente" MASSIMO
LORELLO La Regione è pronta a entrate in società con le banche.
rom sotto il ponte,
interviene amnesty - zita dazzi ( da "Repubblica,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prefetto di presenziare allo
sgombero assieme a una delegazione del Parlamento europeo - spiega la Toia - e
nell´interrogazione che sto per presentare alla Commissione chiederò di
valutare se, tra le altre cose, il comportamento delle autorità milanesi non
stia violando il principio di non discriminazione su base etnica e le
disposizioni internazionali per la protezione dei minori».
bombardieri russi a cuba e
in venezuela - omero ciai ( da "Repubblica,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: cerca la protezione
strategico-militare della Russia di Medvedev e Putin. C´è tanta nostalgia del
mondo così com´era prima dell´Ottantanove nel Palazzo di Miraflores a Caracas.
A meno di due settimane dal previsto vertice tra Obama e il presidente russo
Medvedev e mentre il brasiliano Lula entrava, primo leader latinoamericano,
"pronti a tutto per
rilanciare la crescita" - elena polidori
( da "Repubblica, La"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ogni forma di protezionismo», ad
aiutare i paesi emergenti e in via di sviluppo, pure coinvolti dalla crisi;
vogliono che il Fondo monetario valuti «le misure adottate finora e quelle
ancora necessarie». Brasile, Russia, India e Cina, i cosiddetti paesi Bric, in
una loro nota, chiedono di rifinanziare le risorse del Fmi.
obama va all'attacco dei
repubblicani "la crisi è colpa dell'amministrazione bush"
( da "Repubblica, La"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi è colpa
dell´amministrazione Bush" Barack Obama alza i toni, cambia linea e
attacca i repubblicani, affermando che l´amministrazione Bush, è «responsabile
della crisi» finanziaria ed economica degli Stati Uniti. Il presidente Usa,
dopo i toni morbidi della campagna elettorale ha infatti progressivamente
sottolineato di «
america e cina il mondo
deve ripartire da due - federico rampini
( da "Repubblica, La"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: uscita da questa crisi"
Giornali finanziari, autorevoli riviste, prestigiosi intellettuali concordano E
mentre gli esperti di economia e di finanza dei due Paesi cercano di imparare
gli uni dagli altri, uno studioso cinese ammonisce: "Dobbiamo impedire che
il declino degli Usa avvenga troppo presto" FEDERICO RAMPINI (segue dalla
copertina)
un supervertice per
salvare il mondo - vittorio zucconi
( da "Repubblica, La"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi globale impone il
condominio di Usa e Cina, le due maggiori potenze finanziarie VITTORIO ZUCCONI
SWASHINGTONintomo infallibile dei momenti di paura e di confusione, l´epidemia
di "verticite" che sta colpendo la diplomazia internazionale e
invadendo giornali e teleschermi è la prova dell´impotenza dei governi
nazionali di fronte a problemi ormai troppo più grandi di loro.
COME le piaghe d'Egitto
anche le piaghe di questa crisi economico-finanziaria global...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Domenica 15 Marzo 2009 Chiudi COME
le piaghe d'Egitto anche le piaghe di questa crisi economico-finanziaria
globale sono dieci. Purtroppo però non sappiamo ancora se alla fine saremo
liberati dalle costrizioni a cui ci ha portato il modello di sviluppo
anglo-sassone.
AVEVAMO tutti imparato che
la crisi economica era partita dagli Stati Uniti, aveva infettato l'...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: spericolate operazioni finanziarie,
avevano contribuito all'aggravamento della crisi. Mi sembra tuttavia opportuno
chiarire come stiano davvero le cose, sottolineando il fatto che alcuni di
questi Paesi sono messi davvero male (come la Lettonia e l'Ungheria), mentre
altri, (come la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Polonia) navigano nella
tempesta non certamente peggio dei Paesi della "
L'impegno in questi Paesi
costituisce infatti una parte non molto rilevante rispetto al...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con un legittimo parallelismo, agli
equilibri finanziari delle banche. A questo proposito, è opportuno sottolineare
a titolo di esempio, che il credito totale delle banche di tutti i Paesi
dell'Europa Centro-Orientale, rappresenta poco più dell'80% delle banche del
Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo).
ROMA In settembre ottobre
il problema era la liquidità, un problema finanziario,...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria dell'estate
scorsa ha dato l'innesco ad una crisi economica che sta colpendo
trasversalmente il mondo intero. E che crea emergenze occupazionali come non se
ne conoscevano negli ultimi anni. I ministri economici dei sette paesi industrializzati,
e quelli delle maggiori economie emergenti,
Il crollo dei prezzi degli
immobili, rendendo impossibile per tanti americani la restituzione del mu...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: rendendo impossibile per tanti
americani la restituzione del mutuo, ha messo in crisi il sistema del credito
statunitense. Grandi colossi finanziari come Fannie Mae, Freddie Mac, Lehman
Brothers, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley hanno chiuso o hanno
chiesto l'aiuto pubblico. Nel 2009 ben tredici banche sono fallite.
dal nostro inviato
CERNOBBIO - L'avvento dei Prefetti previsto dai Tremonti ...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protocollo fra Abi e Ministero cui
è subordinata la sottoscrizione degli strumenti finanziari è definito, manca
solo la firma di Tremonti. Le banche sono pronte: il Banco Popolare ha fatto da
apripista depositando lunedì scorso la domanda. Unicredit riunisce il cda
martedì 17 e oltre al bilancio 2008, dovrebbe dare mandato ad Alessandro
Profumo di richiedere 2,5-3 miliardi in Austra,
dal nostro inviato
CERNOBBIO - Porsche sfida la grande crisi finanzia...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Porsche sfida la grande crisi
finanziaria che ha frenato anche l'auto e prova ad accelerare per prendere la
guida della Volkswagen (Vw) e dei marchi collegati come Audi e Bentley. La casa
delle supersportive di lusso tedesche, grazie all'appoggio determinante di un
pool di grandi banche internazionali, secondo quanto ricostruito da Il
Messaggero,
dal nostro corrispondente
NEW YORK - Un incontro cordiale destinato ad ap...
( da "Messaggero, Il"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Lula da Silva alla Casa Bianca
doveva servire a mettere sul tavolo una serie di problemi - dalla nuove fonti
di energia, ai regolamenti finanziari da adottare per uscire dalla crisi - ma è
andata oltre: fra Lula e Obama è nata una reciproca simpatia. Il brasiliano si
è lasciato sfuggire una significativa confessione: «Prego più per lui che per
me stesso. Che peso porta sulle spalle!
L'ex artificiere delle
cosche superlatitante allo Stadera La vita in fuga del boss evaso
( da "Corriere della Sera"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nascosto da una rete di protezioni
Arrestato dai carabinieri dopo quattro mesi di indagini. «Non parlava al
telefono, qualcuno gli pagava i conti» Un amico gli ha ceduto la sua identità.
è diventato il signor Esposito. Foto scambiata sul documento: così, dal giorno
in cui non è rientrato a San Vittore, il 27 settembre
<Milano ha bisogno di luce
Tetti di cristallo e meno muri >
( da "Corriere della Sera"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Con una forte illuminazione
orientata verso il basso, con dei piani d'appoggio e con delle protezioni dalla
pioggia alcuni potrebbero diventare anche dei veri punti d'incontro e di
ritrovo». A.Se. La struttura «Molte vie sono strette e con giardini chiusi all'interno
degli edifici»
L'ALTERNATIVA CHE NON C'E'
( da "Corriere della Sera"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E non perché negli Usa non ci si
renda conto che la crisi ha evidenziato gravi carenze nel funzionamento e nella
regolamentazione dei mercati finanziari. Ma, a differenza dell'Europa, gli
americani (o almeno la maggior parte di essi) pensano che le regole fossero
cattive non perché vi sia qualcosa di sbagliato nel capitalismo, ma
semplicemente perché si era consentita troppa (
Berlusconi chiama:
vediamoci ( da "Corriere
della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi globale,
semplicemente ampliando i poteri di intervento e di regolazione delle
istituzioni pubbliche. Anch'io sono convinto che la situazione in cui versa il
quadro economico e finanziario globale necessiti di strumenti straordinari ai
quali non sarebbe opportuno e assolutamente pensabile e utile ricorrere in
situazioni normali.
Obama incontra Lula Le due
Americhe insieme contro la crisi ( da "Unita,
L'" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: immettere liquidità nel sistema
finanziario internazionale. Sono convinto che ci siano tutti i presupposti per
arrivare a una soluzione durante il prossimo G20 finanziario». Nord chiama Sud.
Obama ha ricevuto ieri alla Casa Bianca il presidente brasiliano Lula. È il
primo leader latino americano ad arrivare in visita ufficiale a Washington
dall'inizio della nuova amministrazione.
<I politici siano
orgogliosi delle banche italiane>
( da "Corriere della Sera"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: preso dalla nostra banca il suo
nuovo direttore finanziario? Sono piccole cose, ma importanti». Dalla crisi «si
può uscire solo lavorando tutti insieme» facendo squadra e sistema, insiste
Passera, chiedendo maggior collaborazione a un governo che, invece, propone
«misure demagogiche e senza sostanza», come l'idea di far controllare ai
prefetti l'erogazione del credito alle imprese.
<L'aumento per Endesa
pagherà> ( da "Corriere
della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con il protezionismo che ritorna?
«Non è mai sempre giorno o sempre notte. Le nostre operazioni si misurano in
30-40 anni e a gioco lungo i mercati si concentreranno da noi, in Sudamerica e
nelle altre macroregioni». L'Europa è passata dai monopoli statali nazionali a
3-4 multinazionali.
E alla fine la rovina
delle rovine è finita sul New York Times: diciamolo pure un bel colpo.
&#... ( da "Unita,
L'" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e più passa il tempo e più appare
ingiustificato nella sua forma e nei suoi contorni, che tuttavia, è bene
ricordarlo, verranno presentati martedì, assieme alla squadra che affiancherà
il commissario Bertolaso. Già appare a dir poco singolare aver affidato alla Protezione
Civile l'intera area archeologica sotto la tutela della Soprintendenza dello
Stato. SEGUE A PAGINA 50- 51
Se il ceto medio diventa
populista ( da "Corriere
della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: A chiedere protezioni a lasciarsi
sedurre da messaggi populisti? Un primo test critico si avrà fra un paio di
mesi, con le elezioni per il Parlamento di Strasburgo. Dopo l'estate ci saranno
altri due appuntamenti importanti: le elezioni tedesche e il nuovo referendum
irlandese sul Trattato di Lisbona.
SEGUE DA PAGINA 49 La
Protezione Civile infatti dovrebbe intervenire su aree dove esi...
( da "Unita, L'" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: SEGUE DA PAGINA 49 La Protezione
Civile infatti dovrebbe intervenire su aree dove esiste un imminente pericolo,
ma non risulta che le squadre di Bertolaso abbiano compiuto recenti
sopralluoghi tra i Fori. Il pericolo di crolli sarebbe testimoniato dalle
relazioni della Soprintendenza regionale del ministero dei Beni e delle
attività culturali,
L'export va male
ovunque... Tremonti si concede un alibi
( da "Unita, L'" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: era moderna per affrontare una
crisi finanziaria», ha dichiarato il segretario Usa al Tesoro, Timothy
Geithner. E su questo bilancio della due giorni del G20, preparatoria del
prossimo vertice di Londra del 2 aprile, si sono mostrati concordi il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d'Italia, Mario
Draghi.
Un sabato apparentemente
sereno, per quanto possa trascorrere quieto un summit sull'attuale sta...
( da "Unita, L'" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: era moderna per affrontare una
crisi finanziaria», ha dichiarato il segretario Usa al Tesoro, Timothy
Geithner. E su questo bilancio della due giorni del G20, preparatoria del
prossimo vertice di Londra del 2 aprile, si sono mostrati concordi il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d'Italia, Mario
Draghi.
L'esercito senza soldi
Fermi elicotteri e autoblindo ( da "Corriere
della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Esercito decisi nell'agosto scorso
dalla Finanziaria: «Quei tagli non si dovevano fare. I nostri soldati ricevono
per il 2009 oltre 800 milioni di euro in meno rispetto al 2008 e con
prospettive di tagli maggiori per i prossimi anni. Ciò significa che la voce
Difesa rappresenta oggi lo 0,66 per cento del nostro prodotto interno lordo.
Sarà l'orgia della rendita
il piano casa di Berlusconi ( da "Unita,
L'" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: interessano solo ai soliti
speculatori ANDREA BONZI La crisi non si supera regalando a pochi facoltosi la
possibilità di scavalcare le regole, di espandersi sul territorio a danno di
altri che non possono farlo. L'unico obiettivo del governo è favorire l'orgia della
rendita finanziaria urbana». A Giuseppe Campos Venuti, presidente onorario
dell'Istituto nazionale di urbanistica (
"Robot, non uccidere
il soldato sbagliato" ( da "Stampa,
La" del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sono stati «sacrificati» dal robot
JNC 3000, incaricato della protezione del convoglio. Distruggendo la batteria e
gli uomini di guardia, il robot aveva voluto evitare un pericolo maggiore,
l'uso dei missili da parte degli insorti, che avrebbero potuto fare molte più
vittime nelle file degli alleati. Era la tesi di Milibots Inc.
La crisi del frigo
"congela" il mercato elettrodomestico
( da "Stampa, La" del
15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: siccome la crisi attuale è stata,
nella sua genesi, soprattutto finanziaria e solo di conseguenza industriale, il
fatto di dover affrontare le difficoltà del mercato senza sommarle alla carenza
di liquidità che attanaglia un po' tutte le imprese consente al gruppo di guardare
al 2009 con meno ansia di altri.
L'atomica cinese
( da "AprileOnline.info"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Oggi, la crisi finanziaria
americana rende molto difficile il mantenimento di questo equilibrio artificiale,
anche perché l'amministrazione Obama non nasconde alcune velleità
protezionistiche, che potrebbero andare tanto a detrimento dei cinesi quanto
dell'Europa.
Anche sulla crisi si
sceglie di demonizzare le proposte altrui. Un dialogo tra sordi
( da "AmericaOggi Online"
del 15-03-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E l'appena concluso vertice
finanziario del G20 in Inghilterra s'è dichiarato "pronto a tutto",
pur di rilanciare l'economia. La crisi, dunque, va affrontata senza allarmismi
(ci mancherebbe pure l'allarmismo), ma con vigore e con rigore: lo dicono ormai
tutti, in casa e fuori.
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
TRASLOCO. L'EST
SESIA CHIEDE GARANZIE AL COMUNE "Strada pericolosa, servono lavori per
l'accesso al nuovo campo nomadi" [FIRMA]BARBARA COTTAVOZ NOVARA «Sì»
condizionato dell'Est Sesia per la strada del nuovo campo nomadi di Agognate.
La via d'accesso corre lungo il canale ed è ritenuta
pericolosa: il Comune dovrà creare una protezione ad hoc. Sui lavori per il
campo che dovrà sostituire quello di via Fermi si terrà un incontro questa
settimana all'ufficio tecnico mentre è polemica sul costo dei terreni
acquistati nella frazione (sono all'altezza della rotonda vicino al casello).
«Sono necessarie poche opere, lavori che dureranno al massimo un mese e mezzo»
si limita a dire l'assessore alla Sicurezza Mauro Franzinelli. In realtà
l'elenco non è breve. Devono essere realizzate le tredici piazzole, ognuna sarà
collegata a una centralina autonoma per i collegamenti di energia elettrica,
telefono e acqua potabile (le urbanizzazioni esistono già). Poi dovranno essere
installati i bagni acquistati dall'amministrazione in passato e i prefabbricati
che invece il Comune dovrà comprare nei prossimi mesi: dove e a quanto si
deciderà nei prossimi giorni. Una parte della costruzione esistente sarà
abbattuta, il resto verrà mantenuto e utilizzato per i servizi comuni del
campo. Nei giorni scorsi l'Assa ha provveduto alla pulizia dell'area, il cui
accesso è stato bloccato da una sbarra. Poi c'è il problema della strada. L'Est
Sesia aveva concesso il passaggio al precedente proprietario che faceva solo un
uso agricolo del terreno. Diversa è la situazione quando la strada accanto al
canale deve essere utilizzata da decine di persone tra cui molti bambini:
«L'Est Sesia ci ha chiesto di mettere in sicurezza il collegamento sul lato
verso il canale - continua Franzinelli -. Non sarà un'opera impegnativa. Ma
stiamo valutando anche la possibilità di utilizzare un'area a fianco
dell'alzaia». Capitolo soldi. Per l'acquisto dei terreni il Comune ha speso 130
mila euro. Non pochi: «Il prezzo è stato stabilito in base alla valutazione di
un perito indipendente - interviene il sindaco Massimo Giordano -, ci fidiamo
del suo lavoro».
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Barack Obama ha raccolto in eredità una crisi economica complessa e preoccupante. Si è mosso con rapidità,
attivando un piano di stimoli fiscali, uno di intervento sui mercati finanziari e immobiliari, e
proponendo le linee guida del bilancio per i prossimi due anni. Nonostante si
sia insediato alla Casa Bianca da meno di due mesi, non è quindi troppo presto
per cominciare una verifica. Larry Summers, economista di fama, ex
presidente di Harvard e mente economica principe dell'Amministrazione, è
intervenuto nei giorni scorsi al Brookings Institute cercando di fornire alla
stampa e agli osservatori una visione d'insieme delle politiche economiche
dell'Amministrazione. Purtroppo ha dovuto giocare in difesa, a mio parere senza
successo. L'economia americana non dà segni di ripresa. Dall'inizio di gennaio
la Borsa ha perso più del 20%. Questo, nonostante non manchino le buone
notizie: il prezzo del petrolio è sceso di due terzi dai picchi dell'estate
2008, i mercati finanziari sono inondati di liquidità,
i tassi di interesse interbancari sono tornati a livelli quasi normali, i
valori immobiliari sono al livello precedente alla bolla (l'indice Case-Shiller
ha perso il 27%), gli investimenti in scorte sono sull'orlo della ripresa. Ma
l'economia non riparte. Non è certo il caso di distribuire meriti e colpe, come
molti osservatori politicamente schierati ormai fanno, ma le politiche
dell'amministrazione Obama, nel complesso, non aiutano. Lo stimolo fiscale è
solo in parte mirato alla recessione. Anche gli osservatori più generosi con
l'Amministrazione accettano che non più di metà dello stimolo avrà effetti nel
giro di due anni. Purtroppo lo stimolo non contiene incentivi all'offerta di
lavoro, anche perché i tagli alle tasse della classe media non avverranno nella
forma di tagli alle aliquote. Gli interventi sui mercati
finanziari non hanno avuto altro effetto che quello di tenere in vita
banche e assicurazioni in crisi di intossicazione,
senza agire sulle cause dell'intossicazione, e soprattutto senza effettuare
quegli interventi dolorosi ma necessari perché tornino a operare con
efficienza. Il tutto senza la fondamentale trasparenza, dando l'impressione che
gli obiettivi dell'Amministrazione siano quelli di salvare Wall Street. Il
gigante assicurativo Aig è al quarto intervento di salvataggio, che include 70
miliardi di dollari dei contribuenti. L'Amministrazione, che ormai possiede il
78% della società, non esclude un quinto intervento e rifiuta di rendere
pubblici quali dei tanti creditori di Aig siano stati saldati, e perché. Gli
interventi su Citigroup, la maggiore banca del Paese, appaiono anch'essi
interventi di emergenza, senza un piano e una strategia di fondo. Gli stress
test, i controlli sui bilanci delle banche, sono iniziati assurdamente tardi e non
danno risultati apparenti. Infine il bilancio per i prossimi anni proposto
dall'Amministrazione ha avuto un effetto devastante sull'umore dei mercati. È pieno di quelle spese inutili, che gli americani
chiamano «pork», contro cui Obama e McCain si sono scagliati in campagna
elettorale. Il bilancio prevede enormi investimenti in sanità, istruzione,
energia, prospettando nuove tasse nel momento peggiore per l'economia.
Nonostante il bilancio preveda interventi importanti, introduce anche dannose
restrizioni e vincoli all'attività privata. Il caso della scuola è il più
chiaro. Il bilancio prevede enormi spese ma limita i crediti privati
all'istruzione (che quasi ogni studente accende in questo Paese) e inserisce
forti vincoli ai programmi di vouchers che permettono agli studenti meritevoli
e bisognosi di studiare nelle scuole che preferiscono, invece di essere
costretti alle scuole pubbliche dei distretti in cui vivono. Obama ha grande
abilità nell'articolare una visione del futuro dell'America che è di grande
ispirazione per la società civile. Lo ha fatto ripetutamente in campagna
elettorale e lo ha fatto anche nei giorni scorsi in un discorso sul futuro
della scuola. In un certo senso Obama incarna questo futuro. Ma le discariche
della politica sono piene di idee meravigliose e visionarie che sono fallite
perché male applicate. La visione di Bush di una società in cui ogni cittadino
possedesse un'abitazione è finita nei mutui subprime rilasciati con criminale
facilità per gonfiare i profitti dei banchieri. La visione di Obama di
un'istruzione di qualità per ogni americano rischia di finire con quei ragazzi
cui non sarà permesso di frequentare una scuola privata per garantire il posto
agli insegnanti della scuola pubblica del ghetto in cui vivono.
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
INCONTRO RISERVATO
AL G20 TRA GEITHNER E IL SUO COLLEGA ASIATICO Washington ribadisce l'impegno
per ridurre della metà il deficit entro quattro anni Debito Usa, Obama
rassicura la Cina [FIRMA]FRANCESCO SEMPRINI NEW YORK Sul campo neutro di
Horsham, gli Stati Uniti cercano di chiudere la partita con la Cina
rassicurando Pechino dopo le preoccupazioni avanzate dal premier Wen Jiabao
sulla affidabilità del debito americano. A scendere in campo è il segretario al
Tesoro, Timothy Geithner che a margine dei lavori del G-20 incontra il collega
cinese Xie Xuren, nel corso di un riservatissimo faccia a faccia organizzato
poco prima della conferenza stampa al South Lodge Hotel. Superato l'imbarazzo
iniziale e la diffidenza del ministro cinese, memore delle accuse di Geithner
sulle presunte «manipolazioni dello yuan», i due colleghi hanno affrontano in
un clima di cordialità la questione del debito. «E' stato un incontro molto
positivo», dice il capo del Tesoro che ha garantito sulla solidità
dell'economia americana. «Stati Uniti e Cina hanno molto in comune», prosegue
Geithner, ribadendo che il sistema finanziario
americano rimane «il più sicuro e il più liquido del mondo». Sulla questione è
intervenuto il presidente Barack Obama dicendo che Pechino deve avere «assoluta
fiducia» nell'economia statunitense. «Non solo la Cina, ma tutti gli
investitori possono avere assoluta fiducia nell'economia americana», dice Obama
durante la conferenza stampa congiunta col presidente del Brasile, Luiz Inacio
Lula da Silva. Mentre il portavoce del Tesoro, Heather Wong, spiega che il
presidente Obama sta prendendo tutte le misure necessarie atte a garantire la
sostenibilità fiscale del Paese, compresa la riduzione del deficit della metà
nei prossimi quattro anni. «Il presidente sta affrontando problemi a lungo
ignorati per garantire agli Stati Uniti di diventare più forti di prima».
Sebbene non sia arrivato alcun commento ufficiale da parte cinese, sembra che
Geithner sia riuscito nel suo intento anche grazie al ritrovato ottimismo dopo
la strigliata ricevuta da Obama prima della partenza, che lo ha ripreso per
l'eccessivo negativismo mostrato in patria. Il capo de Tesoro si dice
soddisfatto sul consenso «senza precedenti» raggiunto dai G-20 per un'azione
comune contro la crisi e ribadisce «la necessità di
una rapida azione aggressiva e coordinata, oltre a una cornice comune per cambiare
le regole». Plaude alla convergenza sul rafforzamento delle istituzioni
internazionali, Fmi e Banca Mondiale, e all'ampliamento del Financial Stability
Forum, «perché elevarne il ruolo significa dotare l'economia globale, assieme
alle istituzioni di Bretton Woods, di organismi capaci di regolare i mercati finanziari». Annuncia infine «l'arrivo di una nuova
cornice di regole da parte del governo americano con l'obiettivo di promuovere
il cambiamento globale verso standard più elevati». «Come ha già spiegato il
presidente Obama - dice - il governo federale userà tutti i poteri a sua
disposizione per fare in modo che le principali banche americane tornino a
funzionare a pieni regimi erogando prestiti a famiglie e imprese». Il raddoppio
arriva da Washington dove Obama, smentendo le voci di una spaccatura del G-20
tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo sulle strategie anti-crisi, sottolinea che «il primo e
centrale» nodo del summit dei capi di stato e di governo ad aprile sarà la
stesura di «regole finanziarie comuni». E di questo ha discusso con Lula, primo leader
latino-americano incontrato dall'inizio del mandato, affrontando anche la
questione dei biocombustibili, il nodo del commercio nell'ambito del
Wto, e la cooperazione regionale in vista del vertice panamericano di Trinidad.
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
CUNEO. FERMATO DALLA
POLIZIA E DENUNCIATO Cerca di far esplodere l'alloggio L'uomo ha anche
aggredito uno degli agenti con un coltello [FIRMA]CARLO GIORDANO CUNEO Prima
tenta di lanciarsi dal viadotto Soleri, ma viene salvato dai poliziotti; il
giorno successivo minaccia di far esplodere con il gas la casa. Bloccato dagli
agenti di una Volante, è stato ricoverato in ospedale e indagato per resistenza
a pubblico ufficiale e tentata strage. Protagonista della movimentata vicenda
un trentacinquenne di Cuneo. Giovedì sera, in stato confusionale, l'uomo ha scavalcato la rete di protezione del Ponte Nuovo.
Quindi ha chiamato con il cellulare il «113», minacciando di buttarsi nel
vuoto. E' subito intervenuta una pattuglia della Squadra Volante. Gli agenti
hanno iniziato a parlare con lui, cercando di calmarlo. Nel frattempo è stata
fatta intervenire un'ambulanza. Nel tentativo di farlo desistere sono
stati chiamati il fratello e un magistrato. Il dialogo con l'uomo, al di là
della rete, è proseguito per oltre un'ora. L'allarme è rientrato quando il
trentacinquenne è stato convinto a riscavalcare la barriera di protezione.
Medicato dagli operatori del «118» per alcune ferite alle mani che si era
procurato nel superare la ringhiera del Ponte Nuovo, è stato in seguito
accompagnato per accertamenti all'ospedale «Santa Croce». Un nuovo allarme è
scattato venerdì, poco dopo mezzogiorno, quando i responsabili del reparto
ospedaliero hanno chiamato la questura per segnalare che l'uomo si era
allontanato dalla struttura senza autorizzazione. La sala operativa ha allertato
le Volanti: una pattuglia ha controllato i vari ponti della città (viadotto
Soleri e i tre della Est-Ovest); un'altra ha raggiunto il suo alloggio in via
Alessi, nel quartiere Cerialdo. L'uomo era nell'appartamento. Alla vista dei
poliziotti si è barricato in casa. Sempre in stato confusionale ha tagliato con
un coltello da cucina il tubo della bombola del gas, minacciando di far
esplodere l'alloggio. Mentre un poliziotto è rimasto sul pianerottolo cercando
di calmarlo, un altro agente ha fatto scendere in strada gli altri abitanti del
palazzo. Lo stabile è stato evacuato. Sono nuovamente iniziate trattative per
farlo desistere. L'uomo, per parlare con l'agente sul pianerottolo, ha aperto
la porta d'ingresso di pochi centimetri, lasciando inserita la catena anti
intrusione. Durante il dialogo, approfittando di un momento di distrazione del
trentacinquenne, il poliziotto l'ha sfondata con una spallata. E' nata una
colluttazione nel corridoio dell'appartamento. Il trentacinquenne ha anche
cercato di colpire con il coltello l'agente (la lama ha tagliato la divisa), ma
è stato immobilizzato. Non ci sono stati feriti. In tasca aveva l'accendino con
il quale minacciava di far esplodere il gas. La bombola è stata subito messa in
sicurezza e sono state spalancate le finestre dell'alloggio. L'uomo, sotto
scorta della polizia, è stato accompagnato in ospedale. Gli inquilini del
palazzo hanno potuto rientrare nelle abitazioni.
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
INDIRIZZO PREZIOSI
PER LE QUATTRO RUOTE Da Tecnocar Garage alta professionalità Tecnocar Garage al
servizio del cliente: punto di riferimento fin dal 1950 per tutto il
Cusio-Ossola, è un'officina attrezzata per tutti gli automobilisti ed una
concessionaria per autocarri leggeri e microvetture. A Orta, in via Domodossola
4, la Tecnocar Garage offre un servizio di Soccorso Stradale per veicolo fino a
40 q. di massa, prova gas di scarico per l'ottenimento del Bollino Blu,
officina autorizzata Citroen, Tata, servizio Lombardini, vendita e riparazione
di attrezzature per la viabilità invernale (spargisale e lame sgombraneve) nonché allestimenti per il servizio antincendio e Protezione
Civile. Tecnocar Garage, da 10 anni, è concessionaria Microcar , azienda
francese che produce quadricicli leggeri utilizzabili con il patentino a
partire da 14 anni; un valido prodotto, non solo alternativo al ciclomotore, in
quanto Microcar possiede i requisiti per essere considerata una vera
automobile! L'azienda ortese, è a disposizione per la vendita e
soprattutto per l'assistenza diretta su tutto il territorio, fornire
informazioni ed assistenza per l'ottenimento del patentino, espletamento
pratiche burocratiche, finanziamenti, e, grazie al fornitissimo magazzino,
vendita di ricambi originali con la consueta cortesia che la contraddistingue.
La Tecnocar Garage da oltre 30 anni si è strutturata per vendere e assistere le
autovetture Citroen, diventando Officina autorizzata Citroen, qualificata per
ogni tipo di intervento sulla vasta gamma dei veicoli francesi. La passione, il
dinamismo e la buona volontà dello staff sono elementi che hanno contribuito
all'allargamento dell'attività, con l'introduzione, ad inizio 2008, della
vendita ed assistenza dei veicoli Tata. Ma il punto forte dei fratelli Arrigoni
e figli, titolari della Tecnocar Garage, è il settore degli autocarri leggeri e
a 4 ruote motrici dei marchi leader del settore; l'esperienza li ha portati a
diventare concessionari per le provincie di Novara, Verbania e la zona della
Valsesia. Nel 2007 i fratelli Arrigoni hanno voluto completare la gamma di veicoli
con un'assoluta novità: l'«Ercolino»! Si tratta di un autocarro leggero
prodotto dalla Romanital S.r.l. con sede a Isola delle Femmine (Palermo), dalle
ridotte dimensioni ma con una portata utile fino a 11 q. Ercolino è disponibile
in quattro versioni: a cassone fisso, cassone ribaltabile, Combi e Furgone.
Dotato di motore a benzina da 1310 cc, euro 4, Ercolino, raggiunge una velocità
di 115/140 Km/h, e nonostante la sua «giovane età» ha già ottenuto un buon
riscontro sul mercato, grazie alle sue doti performanti rispetto al settore che
rappresenta. Recentemente la Tecnocar Garage si è arricchita di un nuovo
prestigioso marchio, Bonetti. E' una azienda specializzata nella produzione di
autocarri polivalenti da oltre 30 anni. L'introduzione sul mercato del nuovo
modello F100X 4x4 ha suscitato un grande interesse nel settore dell'edilizia ed
agli Enti Pubblici, poichè i veicoli Bonetti con appropriati allestimenti
svolgono un eccellente servizio di viabilità invernale. Il nuovo F100X 4x4 è
dotato di motore Euro 4 IVECO F1C turbodiesel 3000 cc da 146 Hp con filtro
antiparticolato. Nonostante le ridotte dimensioni (m. 4 x 1,65) - che gli
consentono di entrare agevolmente nelle strette vie dei centri storici - il
Bonetti dispone di un cassone ribaltabile sui tre lati con capienza di
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Nuove misure contro
la crisi non ce ne sono, ma almeno sappiamo che
l'epoca della finanza sregolata è finita. «C'è un forte consenso sul bisogno di
riforme perché una crisi come questa non accada mai
più» riassume al termine del G-20 il ministro del Tesoro Usa Tim Geithner, e
quello che si farà comporta un'ampia autocritica da parte del suo paese. A
Giulio Tremonti pare emblematica la frase che ha trovato in un documento
portato dalla Cina: «Finora si pensava che il miglior modo di fare regole fosse
di farne poche; adesso è l'opposto». I propositi concordati ieri sono
ambiziosi. Saranno sottoposte a vigilanza le agenzie di rating, che
certificavano per ottimi i titoli «tossici»; le banche globalizzate saranno
sottposte a collegi di vigilanza multinazionali, e non potranno più assumere
rischi fuori bilancio; gli hedge funds dovranno registrarsi e fornire
informazioni sui loro investimenti; si metterà un freno agli eccessivi compensi
dei manager della finanza; si prenderanno contromisure a carico dei paesi che
funzionano come «paradisi fiscali» o legali. Con la riunione di ieri di
ministri dell'Economia e banchieri centrali, in un albergo della campagna
inglese, il G-20 si afferma definitivamente come il principale organo di
governo del pianeta. Spiacerà all'Italia, che del G-7/G-8 quest'anno è
presidente di turno, ma è la nuova realtà del mondo. Nel G-20 ci sono Cina,
India, Brasile, Sudafrica, Arabia Saudita, Messico, Turchia; in realtà i
governi rappresentati ieri a contar bene erano 21, più la Commissione europea;
insieme assommano circa l'80% dell'economia mondiale. Lo scopo era di preparare
il vertice dei capi di Stato e di governo, il 2 aprile a Londra. A quella data
si rinvia una decisione urgente, stabilire i nuovi soccorsi ai paesi in
difficoltà, sotto forma di rifinanziamento del Fondo monetario internazionale.
Si parla di andare oltre un raddoppio dei fondi. Ma chi ha più capitali in
cassaforte, la Cina, rifiuta un contributo straordinario. Frattanto si è
concordato di riformare il Fmi, dando più potere ai paesi emergenti. Finisce la
prassi per cui a dirigerlo era sempre un europeo, e a presiedere la Banca
mondiale un americano: ora «selezione aperta basata sul merito». E dai guai in
cui siamo, come usciremo fuori? «Sarà un processo lungo» ammette il governatore
della Banca d'Italia Mario Draghi: nemmeno per il 2 aprile occorre attendersi
«decisioni risolutive». Nella riunione di ieri, Geithner ha percepito
«l'impressione che la velocità di caduta dell'economa stia rallentando». Lo
scenario peggiore, quello della deflazione (prolungata caduta dei prezzi) «non
è l'ipotesi principale che ci ha fatto il Fondo monetario nel suo rapporto»
precisa a sua volta Draghi. La formula retorica del G-20 è «Siamo pronti a
tutte le misure necessarie per ritornare alla crescita». Senza rimettere in
piedi le banche, specie statunitensi e britanniche, non si andrà da nessuna
parte. Parlando in qualità di presidente del Forum per la
stabilità finanziaria (Fsf,
nelle parole di Geithner ora una istituzione chiave, accanto a Fmi, Banca
mondiale e Wto) Draghi ha ipotizzato che la direzione in cui muoversi sia un
quadro di garanzie complessive ai crediti; garanzie pubbliche, a somiglianza
del reddito che si assicura a chi resta disoccupato. Nelle linee guida
per risanare la finanza, un documento di tre pagine pure approvato dal G-20, si
concorda tra l'altro che la ripulitura dai titoli tossici sarà condotta con
criteri omogenei fra i vari paesi, e trasparenti. Ma qui il tassello principale
è che cosa decideranno gli Usa. Forse si saprà qualcosa di più in settimana.
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Intervista Enrico
Taverna direttore Confapi FRANCO MARCHIARO "Cassa integrazione? Una corsa
a ostacoli" ALESSANDRIA Le richieste di cassa integrazione hanno ormai
superato il 100 per cento rispetto ai tempi normali». Lo sottolinea Enrico
Taverna, direttore della Confapi Alessandria, 750 piccole e medie aziende
associate in provincia. Qual è il settore più colpito? «Al di là degli orafi,
di cui conosciamo le grosse difficoltà che devono affrontare, colpito non è uno
o l'altro settore: purtroppo sono interessati tutti, dal metalmeccanico alla
filiera dell'auto, al legno, alle vernici. E l'elenco potrebbe continuare». Ci
sono casi particolari che fanno crescere i timori? «Tra le decine di imprese
che hanno ricorso alla cassa integrazione ci sono, ed è elemento che rende bene
l'idea della crisi generalizzata, aziende con una
lunga attività, che mai si erano trovate nelle condizioni di ricorrervi.
Qualche titolare presenta la richiesta con una difficoltà, diciamo,
psicologica». Previsioni di ulteriori ricorsi alla cassa? «Difficile dirlo,
certo non ci sono comparti per i quali si possa dire di avere certezze». Cassa
integrazione significa pure, per aziende e lavoratori, dover superare
particolare difficoltà. «E' giusta la valutazione che la Provincia ha dato sul
meccanismo dell'anticipo della cassa frutto di un protocollo d'intesa tra le
parti sociali, ma questo non ci deve nascondere la circostanza che la procedura
complessiva della cigs, la cassa integrazione guadagni straordinaria, ha
assunto i lineamenti di una corsa ad ostacoli». Cioè? «L'azienda che intende
chiedere la cigs deve passare per molti livelli istituzionali anche dopo
l'accordo con il sindacato. Il verbale di consultazione si stipula in Regione
(le gioie del federalismo in salsa piemontese: prima della riforma si rimaneva
ad Alessandria). Tutto viene inviato al ministero del Lavoro, e la richiesta di
pagamento diretto al lavoratore, sempre più frequente, alla direzione
provinciale del lavoro, che compie un'ispezione per
comprovare la crisi finanziaria aziendale. Nelle more dell'approvazione interviene la Provincia
che anticipa il trattamento in attesa dell'approvazione». E il pagamento viene
erogato dall'Inps? «Sì, così per ogni singola istanza vengono coinvolti i lavoratori,
le organizzazioni sindacali, l'azienda e l'associazione a cui è iscritta,
la Regione, il ministero del Lavoro, la Provincia e la direzione provinciale
del lavoro». La situazione è migliore in provincia? «Il fatto che da noi
l'impegno di tutte le istituzioni coinvolte e l'anticipo da parte della
Provincia garantiscano al sistema di funzionare egregiamente non deve farci
dimenticare che non si potrebbero concepire modalità di accesso agli
ammortizzatori sociali più complicato e farraginoso». Quale è l'impegno di
Confapi? Senza addentrarmi nelle molteplici possibilità, voglio solo ricordare
che il meccanismo degli anticipi in altre province si è già esteso alla cassa
integrazione guadagni straordinaria in deroga con il concorso di un pool di
banche coordinate dall'Abi. Sulla vicenda, comunque, Confapi manterrà
un'attenzione di primaria importanza per fornire aiuto concreto alle famiglie
dei lavoratori e alle aziende che attraversano un periodi di difficoltà».
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina
I - Palermo L´analisi L´illusione del Ponte la realtà dello sfascio NINO ALONGI
è nelle difficoltà che un Paese rivela tutte le sue possibilità. Questo
convincimento giustifica la domanda che molti si pongono: come stiamo reagendo
alla crisi finanziaria? SEGUE A PAGINA XVII
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina II - Palermo
La strategia Lo studio L´amministrazione punta a entrare nel capitale sociale
degli istituti territoriali con quote minoritarie Il provvedimento dovrebbe
essere inserito nella Finanziaria Il Bilancio cerca quali
enti coinvolgere Regione, piano per le piccole banche "Pronti ad
acquistare partecipazioni" Cimino: così potremmo favorire l´erogazione del
credito Nuovo scontro sui fondi per le aree sottoutilizzate Alfano: "Vanno
usati per gli investimenti non per coprire la spesa corrente" MASSIMO
LORELLO La Regione è pronta a entrate in società con le banche. Ma
stavolta non è in programma alcuna joint-venture con i colossi del credito.
L´obiettivo è invece diventare socia dei piccoli e solidi istituti che sono
rimasti alla larga dalle disastrose operazioni finanziarie degli ultimi anni.
Il tutto, per favorire la ripresa del credito alle imprese e alle famiglie.
«Tante aziende siciliane stanno fallendo per problemi economici di poca
rilevanza. Si chiude bottega anche per un ammanco di 10 mila euro», dice
l´assessore al Bilancio Michele Cimino. Ieri mattina, su questo argomento, il
governatore Raffaele Lombardo ha organizzato un vertice con i dirigenti che si
occupano dei fondi regionali, a cominciare dal nuovo capo delle Finanze,
Salvatore Giglione. «Si è deciso che il metodo più rapido ed efficace per
aiutare le imprese è quello di affiancare le banche che devono erogare il
credito», aggiunge Cimino. Ma in che modo la Regione potrà concretamente
interagire con le banche «sane» che operano in Sicilia? La via maestra è quella
di inserire il progetto nella prossima finanziaria e
di vestirlo con i fondi necessari, naturalmente. L´importo non è stato ancora
quantificato anche perché bisogna valutare il numero delle piccole banche con
le quali la Regione entrerà in società e i rispettivi capitali sociali.
Ciascuna partecipazione dell´amministrazione siciliana non dovrebbe comunque
superare il 30-35 per cento del capitale. Alcuni istituti sono già stati
contattati ed è stata avviata la trattativa che dovrebbe portare all´accordo.
Con gli altri sono previsti incontri nei prossimi giorni. Non sarà comunque una
iniziativa legata all´attuale periodo di crisi, almeno
questo è l´intendimento della Regione che punta a programmazioni a lunga
scadenza cioè a piani pluriennali. Tutto questo però non metterà in discussione
la partecipazione a Unicredit che la Regione continua a giudicare «strategica».
In ogni caso, però, non è più considerato proficuo interagire con le grandi
banche che seguono strategie a largo spettro difficilmente adeguabili alle
esigenze dell´Isola. In altre parole, è molto più semplice aiutare le imprese
siciliane attraverso i piccoli istituti di credito che fare appello ai colossi
nazionali e internazionali. Questo, almeno, pensa oggi la Regione. Ma al di là
degli interventi di sostegno alle imprese e alle famiglie (l´operazione piccole
banche riguarda anche loro) l´amministrazione siciliana deve trovare il modo
per fare quadrare i conti, approvare il bilancio e liberarsi dell´esercizio
provvisorio. Operazione nient´affatto facile se si considera la stasi della
quale sono prigionieri i 4 miliardi e mezzo di euro del Fondo per le aree
sottoutilizzate (Fas). Deve sbloccarli il Cipe, guidato dal sottosegretario
alla Presidenza Gianfranco Micciché, ma il ministro per gli Affari regionali
Raffaele Fitto li ha bloccati perché la Sicilia non avrebbe predisposto il
piano di utilizzo delle risorse. Da qui un conflitto che non si è ancora
chiuso. «Posso assicurare a nome del governo che tutti i 4 miliardi e mezzo del
Fas saranno dati alla Sicilia - dice il ministro della Giustizia Angelino
Alfano - Vorrei soltanto che venissero spesi tutti per investimenti. La spesa
corrente, infatti, si finanzia solo tagliando gli sprechi». Problema che non si
pone a detta dell´assessore Cimino: «Realizzeremo una diga, impianti di
irrigazione in zone a rischio desertificazione, ma anche strade e ferrovie. Se
non vi sembrano investimenti, questi... «. Intanto però, senza i soldi del Fas
non si potrà chiudere il bilancio perché di quei 4 miliardi e mezzo, 450
milioni serviranno a pagare i circa trentamila precari della Regione.
L´amministrazione di Palazzo d´Orleans nei prossimi giorni chiuderà la
ricognizione sui fondi del precedente programma Fas, quello relativo agli anni
2000-2006 che in principio ammontava a circa 17 miliardi di euro. Quanti ne
sono stati spesi è un dato che ancora non si conosce. Le somme non utilizzate
dovrebbero però aggirarsi intorno a 8 miliardi.
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina VII - Milano
Rom sotto il ponte, interviene Amnesty Appello contro lo sgombero di Bacula:
"Milano rispetti i diritti umani" Patrizia Toia, eurodeputato del Pd:
"Il prefetto sorvegli l´operazione". De Corato: "Non ospiteremo
intere famiglie" ZITA DAZZI Sara, piccola romena paralizzata dalla
distrofia muscolare, è ancora nella sua prigione di legno e cellophane sotto il
ponte Bacula. Ma la luce dei suoi occhi e il sorriso dei suoi sette anni hanno
bucato il buio della catapecchia e sono arrivati fino a Washington, da dove è
partito l´appello internazionale di Amnesty International in solidarietà con la
piccola comunità rom, colpita da ormai dieci sgomberi, senza mai un´alternativa
praticabile al vagabondaggio disperato lungo i binari delle Ferrovie Nord. In
vista dell´imminente sgombero di Sara e degli altri 150 rom della Ghisolfa, è
pronta anche un´interrogazione alla Commissione Europea dell´eurodeputata
Patrizia Toia. Che cosa ha fatto arrivare fino ad Amnesty International il caso
dei romeni che vivono come topi lungo la massicciata delle Nord alla Bovisa?
«Da parte delle autorità milanesi - si legge nell´appello - non c´è stata
alcuna consultazione con quella comunità né tentativo di offrire alternative
accettabili ai senza tetto». Amnesty ricorda che sotto al ponte vivono molti
bambini anche in età prescolare, che mancano acqua ed elettricità e che nei
precedenti sgomberi il Comune offrì accoglienza solo alle madri con bambini e
solo per un breve periodo. Amnesty International si rivolge al prefetto, al
sindaco Letizia Moratti e al vicesindaco Riccardo De Corato, che ha annunciato
la messa in opera di insormontabili barriere «per evitare nuove occupazioni in
futuro». Amnesty sottolinea che «gli sgomberi forzati, portati avanti senza
tutele legali e assistenza, sono sanzionati dalle norme internazionali come una
violazione dei diritti umani, in particolare del diritto a un´adeguata
abitazione». La richiesta all´amministrazione è di pensare lo sgombero come
«ultima possibilità e solo nel rispetto completo di tutte le garanzie previste
dal diritto internazionale, compreso il diritto di preavviso e di una valida
sistemazione alternativa». Il vicesindaco De Corato replica: «Non ci sono leggi
internazionali che impongano di ospitare nelle strutture comunale persone che
occupano abusivamente. Le sgombereremo offrendo assistenza a donne e a minori:
non agli uomini, neanche se padri di famiglia. Ma loro hanno sempre rifiutato,
dalla Bovisasca in avanti. Quindi sono problemi loro. Le famiglie, nei nostri
centri d´accoglienza, non possono stare per problemi di promiscuità». Protesta
l´eurodeputato Toia, che aveva già scritto al sindaco - senza risposta - per
chiedere il rispetto dei diritti umani per gli zingari. Ora si rivolge al
prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario all´emergenza rom.
«Ho chiesto al prefetto di presenziare allo sgombero
assieme a una delegazione del Parlamento europeo - spiega la Toia - e
nell´interrogazione che sto per presentare alla Commissione chiederò di
valutare se, tra le altre cose, il comportamento delle autorità milanesi non
stia violando il principio di non discriminazione su base etnica e le
disposizioni internazionali per la protezione dei minori».
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 13 - Esteri
Bombardieri russi a Cuba e in Venezuela Riprendono i voli a lungo raggio come
nella"Guerra fredda", Mosca sfida Obama Gli aerei armati di atomiche
hanno autonomia per poter raggiungere le coste Usa. Il Cremlino frena: è solo una
ipotesi strategica OMERO CIAI Il cammino del Venezuela "chavista"
vuole assomigliare sempre di più a quello cubano degli anni Sessanta e il
presidente, mentre minaccia nuovi espropri per tutte le aziende produttrici di
alimenti che non si adeguano ai prezzi calmierati dallo Stato, cerca la protezione strategico-militare della Russia di Medvedev
e Putin. C´è tanta nostalgia del mondo così com´era prima dell´Ottantanove nel
Palazzo di Miraflores a Caracas. A meno di due settimane dal previsto vertice
tra Obama e il presidente russo Medvedev e mentre il brasiliano Lula entrava,
primo leader latinoamericano, nella Stanza Ovale della Casa Bianca, il
capo di Stato maggiore dell´aviazione russa, Anatoly Zhikharev, annunciava
l´offerta venezuelana di usare la base militare dell´isola de La Orchilla per
lo scalo e il rifornimento dei bombardieri atomici russi Tu-160. Anche se
Alexei Pavlov, funzionario del Cremlino, parla solo di «un´ipotesi, di una
possibilità tecnica». Stessa cosa, se il governo di Raul Castro darà il via libera,
Mosca pensa di fare con Cuba. Zhikharev, che nel settembre dell´anno scorso
guidò la prima missione di collaborazione militare fra i due paesi, ha spiegato
che Chavez ha proposto al Cremlino «la possibilità di realizzare in modo
regolare voli della sua aviazione strategica», per il pattugliamento dei
Caraibi, «in Venezuela». Zhikharev ha visitato l´aeroporto della base di La
Orchila e con «una piccola ristrutturazione» (bisogna allungare la pista) sarà
possibile garantire l´atterraggio e il decollo dei T-160, gli aerei da guerra
più grandi del mondo. All´epoca delle manovre congiunte russo-venezuelane, il
Pentagono non diede molta importanza alla faccenda ma una presenza regolare dei
bombardieri russi nell´area dei Caraibi, tra il Venezuela e Cuba, ha ben altro
significato ed ha tutto il sapore di una sfida strategica al presidente Obama.
E mesi fa, un alto ufficiale americano, il generale Schwartz, aveva messo in
guardia in Cremlino sostenendo che una presenza stabile dei T-160 nei Caraibi
avrebbe costretto Washington a rispondere con fermezza. Escluso il Brasile, che
compra in Francia, molti governi dell´America Latina guardano a Mosca per i
loro rifornimenti di armi e tecnologia militare. Anche l´argentina Cristina
Kirchner, il boliviano Morales, il nicaraguense Ortega, il cubano Raul Castro,
si sono recati recentemente in Russia. Mosca, per vendere armi, ha interesse ad
essere presente fisicamente nell´area con una parte dei suoi 15 o 16 T-160,
mentre Chavez, che inizia ad essere in difficoltà per il basso costo del
petrolio, è sempre più ansioso di protezione. Al di là di una possibile
pretattica russa verso il vertice fra Obama e Medvedev, non è un caso che
l´annuncio coincida con la visita del presidente brasiliano alla Casa Bianca.
Brasile e Venezuela non sono alleati ma concorrenti in questa circostanza visto
che nell´agenda di Lula c´è anche il desiderio di convicere gli Usa a comprare
più petrolio dalla sua Petrobras piuttosto che dalla Pdvsa venezuelana.
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Economia
"Pronti a tutto per rilanciare la crescita" Il G20 prepara le nuove regole:
più liquidità e trasparenza, così tornerà la fiducia Il vertice Tremonti: il
nodo è l´export. Più fondi all´Fmi. Nessun testo condiviso sui Paradisi fiscali
ELENA POLIDORI DAL NOSTRO INVIATO HORSHAM - Pronti a tutto per la crescita.
«Mai prima d´ora il mondo s´era mosso così rapidamente per affrontare una crisi
economica», assicura dai microfoni del G20 il ministro Usa, Tim Geithner. E lo
stesso concetto risuona nel comunicato finale del vertice: «Siamo decisi a fare
tutto ciò che sarà necessario» perché l´economia torni a svilupparsi. Ma
occorre in primo luogo restaurare il bene prezioso della fiducia, distrutto dal
ciclone dei subprime, dal collasso delle Borse, dal contagio della crisi
sull´economia reale, dalla paura per il lavoro che sfugge. Per questo, è
«necessaria ma non sufficiente» un´azione in tre mosse. «Tre passi da fare
comunque», come spiega Mario Draghi, presidente del Financial Stability Forum,
cui tocca materialmente questo compito. E dunque, nell´ordine: bisogna
ricostruire il sistema bancario, reso traballante dalla crisi, proteggendo i
depositanti e ricapitalizzandolo se necessario. Occorre dare valori certi,
uniformi e coerenti con regole comuni ai cosiddetti titoli tossici. Bisogna
adottare politiche di bilancio capaci di bloccare la crescita della
disoccupazione e quindi un ulteriore calo della domanda. «Non c´è garanzia di
successo», avverte il governatore italiano, convinto che il prossimo vertice a
20, già convocato a Londra per il 2 aprile, «non chiude il percorso». «Ma è partito
il motore di ricerca per trovare standard e regole comuni», aggiunge il
ministro dell´economia, Giulio Tremonti. Nella sua analisi «il problema dei
problemi è l´export che si è piantato ovunque». E in tema di crescita, Tremonti
pensa che il piano edilizio del governo «darà un contributo». Superate le
divergenze della vigilia, specie quelle tra Europa e Usa, i 20 paesi più
importanti del mondo, si impegnano ora anche a combattere «ogni
forma di protezionismo», ad
aiutare i paesi emergenti e in via di sviluppo, pure coinvolti dalla crisi;
vogliono che il Fondo monetario valuti «le misure adottate finora e quelle
ancora necessarie». Brasile, Russia, India e Cina, i cosiddetti paesi Bric, in
una loro nota, chiedono di rifinanziare le risorse del Fmi. L´accordo
alla fine si trova: l´aumento dei fondi potrebbe avvenire con supporti
bilaterali e con la revisione delle quote. Il quantum verrà deciso dai capi di
Stato e di governo, il 2 aprile, precisa Alistair Darling, Cancelliere dello
Scacchiere e padrone di casa. Sulla questione specifica dei titoli tossici, c´è
un allegato al comunicato. Serve «una piena e trasparente» comunicazione su
quanti ce ne sono nascosti nei bilanci delle banche, si legge. Regole anche per
agenzie di rating e hedge funds, ma nessun testo condiviso sui paradisi
fiscali: «Non c´è posto per loro nel mondo», ha detto il premier Gordon Brown,
dopo un incontro bilaterale con la tedesca Merkel.
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Economia
Gli Usa Obama va all´attacco dei repubblicani "La crisi è colpa dell´amministrazione
Bush" Barack Obama alza i toni, cambia linea e attacca i repubblicani,
affermando che l´amministrazione Bush, è «responsabile della crisi» finanziaria ed economica degli Stati Uniti. Il presidente Usa, dopo i toni
morbidi della campagna elettorale ha infatti progressivamente sottolineato di «aver
ereditato» una «crisi grave e profonda come nessuna
dalla Grande Depressione», «un pasticcio terribile». E nei giorni scorsi ha
detto di aver ereditato anche «un disastro fiscale».
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 30 - Esteri
America e Cina il mondo deve ripartire da due G2 la copertina Il capo e il
vicecapo della Banca mondiale lo hanno affermato nero su bianco: "Solo
Washington e Pechino possono indicare la via d´uscita da
questa crisi" Giornali
finanziari, autorevoli riviste, prestigiosi intellettuali concordano E mentre
gli esperti di economia e di finanza dei due Paesi cercano di imparare gli uni
dagli altri, uno studioso cinese ammonisce: "Dobbiamo impedire che il
declino degli Usa avvenga troppo presto" FEDERICO RAMPINI (segue dalla
copertina) Arcaico e inadeguato il G8: non rappresenta le potenze
emergenti. Pletorico e inconcludente il G20: lo si vede dai litigiosi
preparativi del prossimo summit di Londra. I vertici dell´Unione europea?
Inflazionati e impotenti. Mentre urge una risposta globale alla recessione,
spunta l´idea di una semplificazione radicale, un direttorio che esprima i veri
rapporti di forze del Ventunesimo secolo. «La ripresa dipende dal G2: America e
Cina». è la proposta lanciata in un editoriale del Washington Post. Lo firmano
l´americano Robert Zoellick e il cinese Yifu Lin, numero uno e numero due della
Banca mondiale. Cioè i massimi dirigenti dell´istituzione che fu creata a
Bretton Woods nel 1944 da Franklin Roosevelt, sulle macerie della Grande
Depressione e della Seconda guerra mondiale, per costruire con gli alleati
europei il nuovo ordine mondiale. Oggi si riparte da due, Zoellick e Yifu Lin
non hanno dubbi: «Sono stati i due Paesi all´origine dei maggiori squilibri
mondiali: troppi consumi e importazioni in America, troppo risparmio e troppo
export in Cina. Sono le due nazioni che hanno varato le più grosse manovre
antirecessione. Loro possono indicare la via d´uscita da questa crisi. A loro tocca il compito di disegnare l´economia
globale del futuro». I dirigenti della Banca mondiale rendono esplicito l´umore
dei governi che li hanno nominati. Barack Obama trasuda irritazione verso i
governi europei che lesinano mezzi per combattere la depressione. Questa
settimana parlando alla Business Roundtable il presidente americano ha citato
un solo governo, oltre al suo, che investe per rilanciare la crescita: la Cina.
Solo Pechino ha varato una manovra di spesa pubblica di dimensioni paragonabili
a quella americana: quasi 500 miliardi di euro. In quanto ai cinesi, loro
all´Unione europea non hanno mai veramente creduto. James Cox e FranÇois
Godement dello European Council of Foreign Affairs paragonano i rapporti
sino-europei a una strana partita a scacchi. Da una parte c´è un giocatore solo,
Pechino. Dall´altro lato della scacchiera c´è una squadra caotica che litiga
prima di decidere una mossa. Fin dai tempi di Deng Xiaoping i leader comunisti
della Repubblica popolare hanno in mente una sola superpotenza con cui
misurarsi. Ai loro occhi il G2 è già una realtà. Hillary Clinton al suo viaggio
inaugurale da segretario di Stato a Pechino è stata molto discreta sui diritti
umani e il Tibet; al presidente Hu Jintao ha portato un solo invito pressante:
«Continuate a comprare i nostri buoni del Tesoro». L´allarme di Wen sul debito
americano è un modo per far pesare questo aiuto finanziario chiedendo in cambio
una rinuncia al protezionismo. Il G2 traspare nel
rapporto del Financial Times sui «50 leader decisivi per uscire dalla crisi». Elencati in ordine gerarchico d´importanza, il
numero uno è Obama, subito dopo viene il premier cinese Wen Jiabao. In
quell´elenco compaiono altri cinesi sconosciuti in Europa ma ben noti a
Washington: il vicepremier Wang Qishan, plenipotenziario sulla finanza internazionale,
il governatore della banca centrale Zhou Xiaochuan, il presidente del fondo
sovrano di Pechino Lou Jiwe. Cruciale è il dibattito che si svolge sulle
colonne di Foreign Affairs. L´autorevole rivista americana di politica estera
da oltre mezzo secolo ospita le riflessioni strategiche dei think tank
consultati dalla Casa Bianca e dal Dipartimento di Stato. Spesso i saggi di
Foreign Affairs hanno preannunciato le svolte strategiche di Washington. Nel
numero monografico The Great Crash, 2008 il verdetto è affidato a Roger Altman,
che fu sottosegretario al Tesoro di Bill Clinton. L´effetto della crisi secondo Altman è di «accelerare lo spostamento del
centro di gravità mondiale»; la Cina si troverà «in una posizione di maggiore
forza relativa a livello globale, perché è la nazione più dotata di risorse
finanziarie». Con un tasso di risparmio cinese che sfiora il 40 per cento del
Prodotto interno lordo, 2.000 miliardi di dollari di riserve valutarie, un
colossale attivo commerciale col resto del mondo, conti pubblici ancora in
equilibrio, per il tecnocrate vicino a Obama non ci sono dubbi: «Pechino sarà
in grado di assistere altri Paesi in difficoltà finanziarie mentre noi non
possiamo farlo». Altman immagina che scoppi una terza ondata della crisi: la bancarotta sovrana di nazioni che l´America
considera importanti per ragioni geopolitiche, come accadde con il collasso del
Messico nel 1994. Oggi Washington non avrebbe più i mezzi per salvare nessuno,
l´America dovrà chiedere aiuto ai cinesi, gli unici che hanno risorse per
rifinanziare il Fondo monetario internazionale. Pechino può diventare l´unico
pompiere se c´è bisogno di spegnere nuovi incendi sui mercati globali. La sua
conclusione: «Il rapporto America-Cina diventa la nostra più importante
relazione bilaterale». è d´accordo lo storico Harold James, studioso della
Grande Depressione: «L´azione concertata a livello internazionale è necessaria,
ma chi deve prenderne la guida? Come la Gran Bretagna negli anni Trenta, oggi
gli Stati Uniti non hanno né la volontà né la forza di agire da stabilizzatore.
La Cina, in quanto tesoriera di gran parte del risparmio mondiale, è in una
posizione economica più simile all´America degli anni di Roosevelt». Non sfugge
all´establishment americano che il G2 è un direttorio rischioso. Rispetto
all´asse euroatlantico che guidò la strategia americana per mezzo secolo, con
Pechino non c´è sintonia di sistema politico e di valori. All´opzione G2 gli
Stati Uniti arrivano in stato di necessità. «Il nostro indebitamento», osserva
Paul Kennedy, «rende l´impero americano simile a quello di Filippo II di Spagna
o Luigi XIV, sovrani che furono fortemente dipendenti dai finanziatori
stranieri». Nelle braccia della Cina gli americani finiscono per trovare un
punto d´appoggio, dopo che il crollo delle Borse e del mercato immobiliare ha
distrutto oltre 15.000 miliardi di dollari della ricchezza delle famiglie. C´è
anche un´attrazione più sottile che la Repubblica popolare comincia a
esercitare. è quella espressa in una copertina di Newsweek col titolo Why China
Works, «Perché la Cina funziona». Mentre la fiducia nel mercato è ai minimi
storici, e Obama riscopre ogni sorta d´intervento pubblico - dalle grandi opere
alle nazionalizzazioni bancarie - gli americani provano una curiosità nuova verso
il più grosso modello di capitalismo di Stato. «La Cina», è la risposta di
Newsweek, «sembra attrezzata per navigare attraverso la più grave recessione
degli ultimi settant´anni». L´ironia della sorte non sfugge ai cinesi, che dal
1979 inseguono il modello americano. «I nostri maestri sembrano avere qualche
problema», dice il vicepremier Wang Qishan, che coltiva l´understatement
confuciano. Gli eredi di Mao Zedong evitano le recriminazioni o i toni di
rivincita. è significativo: negli ultimi dieci giorni a Pechino si è riunito il
Congresso nazionale del popolo in sessione legislativa; in quel profluvio di
discorsi ufficiali non è mai affiorato l´antiamericanismo né l´accusa a
Washington di aver precipitato l´economia globale in un baratro. I dirigenti
della Repubblica popolare sanno che la prospettiva di un superdirettorio a due
per governare la prossima fase della globalizzazione ha un prezzo. La Cina
dovrà assumersi responsabilità maggiori, e oneri finanziari proporzionali. Wang
Yiwei, esperto di relazioni internazionali all´università Fudan, riassume
l´ambivalenza con cui i suoi leader si preparano all´era del G2: «Il nostro
problema, nell´immediato, è come impedire che il declino dell´America avvenga
troppo presto».
( da "Repubblica, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 29 -
Copertina Un supervertice per salvare il mondo Il G8? Inadeguato, non
rappresenta le potenze emergenti Il G20? Pletorico e inconcludente. La crisi
globale impone il condominio di Usa e Cina, le due maggiori potenze finanziarie
VITTORIO ZUCCONI SWASHINGTONintomo infallibile dei momenti di paura e di
confusione, l´epidemia di "verticite" che sta colpendo la diplomazia
internazionale e invadendo giornali e teleschermi è la prova dell´impotenza dei
governi nazionali di fronte a problemi ormai troppo più grandi di loro.
Equivalente multinazionale del proverbiale "tavolo" che si invoca
come panacea ai problemi di politica interna, il palcoscenico dei summit,
vertici o sommet come vorrebbero definirli i francesi che ne inventarono
l´edizione moderna nel
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica
15 Marzo 2009 Chiudi COME le piaghe d'Egitto anche le piaghe di questa crisi economico-finanziaria globale sono
dieci. Purtroppo però non sappiamo ancora se alla fine saremo liberati dalle
costrizioni a cui ci ha portato il modello di sviluppo anglo-sassone.
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi AVEVAMO tutti imparato che la crisi
economica era partita dagli Stati Uniti, aveva infettato l'Europa e l'Asia, e
si era poi diffusa in tutto il mondo, devastando anche i Paesi più poveri.
Credo che le cose stiano proprio così. Per questo motivo sono stato molto
colpito dal fatto che i giornali e le televisioni degli Stati Uniti e della
Gran Bretagna abbiano, nelle ultime settimane, dedicato uno spazio smisurato
alle difficoltà dei Paesi dell'Europa Centro-Orientale. Il giudizio negativo
nei confronti di questi Paesi è talmente forte da far pensare che essi, anche
se non la causa della crisi, ne siano almeno attori
principali, tanto da mettere a rischio l'economia dell'intera Unione Europea. È
evidente che un'interpretazione di questo tipo può contribuire ad alleviare la
tensione nell'opinione pubblica americana e, ancora di più, in alcuni Paesi
europei come Gran Bretagna, Irlanda e Spagna, Paesi dove gli eccessi dei
mercati immobiliari, uniti a spericolate operazioni
finanziarie, avevano contribuito all'aggravamento della crisi. Mi sembra tuttavia opportuno
chiarire come stiano davvero le cose, sottolineando il fatto che alcuni di
questi Paesi sono messi davvero male (come la Lettonia e l'Ungheria), mentre
altri, (come la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Polonia) navigano nella tempesta
non certamente peggio dei Paesi della "vecchia Europa". Ed è
ancora più importante sottolineare che quello che possiamo definire (anche se
con linguaggio non scientifico) il "buco finanziario" di questi Paesi
presi tutti insieme, non raggiunge la dimensione quantitativa del
"buco" di una sola impresa americana, come il colosso assicurativo
Aig. Quando, con titoli cubitali, si parla della crisi
della Lettonia come fattore di rischio per tutta l'Europa, non ci si vuole
rendere conto che l'intera economia di questo Paese ha una dimensione pari a
quella di una medio-grande provincia italiana. Un po' diversa è la situazione
dell'Ungheria ma, complessivamente, si tratta di cifre che possono essere messe
in equilibrio con misure alla portata dell'Unione europea anche in questo
periodo di grande difficoltà. Naturalmente questo intervento sarebbe più facile
ed efficace se avessimo uno strumento a livello europeo come gli eurobonds o un
altro strumento comune, capace di fare capire ai potenziali speculatori che non
possono nemmeno pensare di assalire prima la Lettonia, poi l'Ungheria e (dopo
aver creato un sufficiente panico) anche la Grecia e l'Irlanda, per arrivare
magari fino alla Spagna e all'Italia. Allo stesso modo viene naturalmente
ridimensionato anche il rischio delle banche svedesi, tedesche, italiane e
francesi che hanno acquistato istituti bancari dell'Europa Centro-Orientale.
L'impegno in questi Paesi costituisce infatti una parte non molto rilevante
rispetto alla dimensione totale delle banche della "vecchia Europa".
Il discorso fatto prima riguardo all'economia dei Paesi può estendersi quindi,
con un legittimo parallelismo, agli equilibri finanziari delle banche. A questo
proposito, è opportuno sottolineare a titolo di esempio, che il credito totale delle
banche di tutti i Paesi dell'Europa Centro-Orientale, rappresenta poco più
dell'80% delle banche del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo). Tali
osservazioni non debbono spingerci a trascurare il problema, ma ci invitano
semplicemente a valutarlo nella sua giusta dimensione quantitativa. E nel conto
bisogna anche aggiungere il fatto che i Paesi dell'Europa Centro-Orientale
hanno avuto negli scorsi anni un tasso di sviluppo molto forte e che , se non
li abbandoniamo in questo periodo di crisi,
manterranno probabilmente un forte ritmo di crescita anche per il futuro, una
volta superata questa fase di emergenza. Nel prossimo fine settimana avremo di
nuovo un vertice europeo. Mi auguro che questo problema venga affrontato con la
consapevolezza di avere in mano tutti gli strumenti per risolverlo. Parlo
naturalmente degli strumenti economici, perché sotto l'aspetto politico,
l'Unione europea non sta certo offrendo l'esempio di sapere prendere le
decisioni contro la crisi con la rapidità e la solidarietà
che sono oggi necessarie. Il problema, allora, non è l'ipotesi di un crollo
della Lettonia, ma solo la nostra incapacità di prendere decisioni. Se questo è
lo stato delle cose, la crisi di un pur piccolo Paese
non potrà che tradursi nel crollo della credibilità dell'intero sistema. Mi
auguro perciò che i responsabili della politica europea siano coscienti della
forza che insieme possono esercitare e mi auguro anche che la esercitino con la
necessaria rapidità. In questo caso la solidarietà è anche conveniente.
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi di ROMANO PRODI L'impegno in questi Paesi costituisce infatti una
parte non molto rilevante rispetto alla dimensione totale delle banche della
"vecchia Europa". Il discorso fatto prima riguardo all'economia dei
Paesi può estendersi quindi, con un legittimo parallelismo,
agli equilibri finanziari delle banche. A questo proposito, è opportuno
sottolineare a titolo di esempio, che il credito totale delle banche di tutti i
Paesi dell'Europa Centro-Orientale, rappresenta poco più dell'80% delle banche
del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo). Tali osservazioni non
debbono spingerci a trascurare il problema, ma ci invitano semplicemente a
valutarlo nella sua giusta dimensione quantitativa. E nel conto bisogna anche
aggiungere il fatto che i Paesi dell'Europa Centro-Orientale hanno avuto negli
scorsi anni un tasso di sviluppo molto forte e che , se non li abbandoniamo in
questo periodo di crisi, manterranno probabilmente un
forte ritmo di crescita anche per il futuro, una volta superata questa fase di
emergenza. Nel prossimo fine settimana avremo di nuovo un vertice europeo. Mi
auguro che questo problema venga affrontato con la consapevolezza di avere in
mano tutti gli strumenti per risolverlo. Parlo naturalmente degli strumenti
economici, perché sotto l'aspetto politico, l'Unione europea non sta certo
offrendo l'esempio di sapere prendere le decisioni contro la crisi
con la rapidità e la solidarietà che sono oggi necessarie. Il problema, allora,
non è l'ipotesi di un crollo della Lettonia, ma solo la nostra incapacità di
prendere decisioni. Se questo è lo stato delle cose, la crisi
di un pur piccolo Paese non potrà che tradursi nel crollo della credibilità
dell'intero sistema. Mi auguro perciò che i responsabili della politica europea
siano coscienti della forza che insieme possono esercitare e mi auguro anche
che la esercitino con la necessaria rapidità. In questo caso la solidarietà è
anche conveniente.
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi di ROSSELLA LAMA ROMA «In settembre ottobre il problema era la
liquidità, un problema finanziario, oggi il problema dei problemi è l'export,
che si è piantato in tutti il mondo. Oggi i dati del commercio internazionale
sono come dopo l'11 settembre, quando tutto si fermò». Al termine del vertice
del G20 finanziario che si è tenuto ieri in Gran Bretagna, il ministro Giulio
Tremonti fotografa questa allarmante situazione. La crisi finanziaria dell'estate scorsa ha
dato l'innesco ad una crisi
economica che sta colpendo trasversalmente il mondo intero. E che crea
emergenze occupazionali come non se ne conoscevano negli ultimi anni. I
ministri economici dei sette paesi industrializzati, e quelli delle maggiori
economie emergenti, dalla Cina, alla Russia, al Brasile, all'India, al
Sudafrica, si sono riuniti in Inghilterra per mettere a punto interventi che
saranno deliberati dal vertice di Londra del 2 aprile, quando gli stessi venti
paesi saranno rappresentati dai loro capi di Stato e di governo. E' un tavolo
ampio quello del G20, intorno al quale siedono Stati che complessivamente rappresentano
il 90% del prodotto mondiale. Nel comunicato diramato al termine del vertice,
riassumendo i problemi sul tavolo e le strategie di risposta, i partecipanti
sottolineano che il G20 «ha compiuto azioni decise, coordinate, ampie per
rilanciare la domanda e l'occupazione, e siamo preparati a prendere qualunque
misura necessaria fino a quando non ripartirà la crescita». Secondo il
governatore di Bankitalia, Mario Draghi, che ha affiancato il ministro nella
conferenza stampa con i giornalisti, gran parte delle discussioni si sono
incentrate su come ricostruire la fiducia. E' un percorso che passa attraverso
tre tappe fondamentali:«come ricostruire il sistema bancario, l'adozione di
valori certi degli asset tossici nelle varie giurisdizioni, e infine cosa fare
per evitare che la disoccupazione cresca ancora». «La nostra priorità- afferma
il G20- è di affrontare le incertezze circa il valore degli asset tossici
presenti nei bilanci delle banche, che stanno riducendo molto la capacità degli
istituti di concedere credito». L'obiettivo è arrivare a definire «regole
comuni» per gestire il problema. Intanto alle banche è rivolta la
sollecitazione ad una «piena e trasparente» comunicazione sull'ammontare di
questi titoli, anche in vista della possibilità che i governi se ne facciano
carico, assumendone il rischio, ovviamente ad un «prezzo giusto». Da mesi ormai
il Financial Stability Forum presieduto da Draghi, l'Fmi, e i vari vertici
internazionali che si susseguono numerosissimi, e a geometrie variabili, pongono
la necessità di definire regole comuni per le finanza e i controlli. Nella
riunione è emerso un «ampio consenso per arrivare ad una cornice comune», ha
detto il ministro del Tesoro Usa Timothy Geithner. Tremonti ha parlato di
«grande armonia tra Europa e Usa», «con note diverse c'è una musica comune».
«Il motore di ricerca verso standard di regole e principi è partito», ha
insistito il ministro italiano, «è importante che sia cominciato, anche se non
si sa quando questo finirà». Il percorso è lungo, lo ha confermato anche
Draghi: «si tratta di cambiare ordinamenti con i quali conviviamo da molto
tempo». Brasile, Russia, India e Cina hanno lanciato l'allarme contro «la
minaccia sempre più reale di protezionismo», che va
evitato sotto tutte le forme «per non rifare gli stessi errori della Grande
Depressione degli anni '30». E nel comunicato finale i venti paesi partecipanti
al vertice si sono impegnati «a combattere ogni forma di protezionismo».
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi Il crollo dei prezzi degli immobili, rendendo
impossibile per tanti americani la restituzione del mutuo, ha messo in crisi il sistema del credito
statunitense. Grandi colossi finanziari come Fannie Mae, Freddie Mac, Lehman
Brothers, Merrill Lynch, Goldman Sachs, Morgan Stanley hanno chiuso o hanno
chiesto l'aiuto pubblico. Nel 2009 ben tredici banche sono fallite.
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi ROSARIO DIMITOdal nostro inviato CERNOBBIO - L'avvento dei Prefetti
previsto dai Tremonti bond per controllare gli impieghi delle banche «non mi
sembra una decisione in nessun modo saggia». Corrado Passera alza il tiro
contro l'Osservatorio sul credito voluto dal ministro Giulio Tremonti per
tenere sotto stretta vigilanza i prestiti degli istituti, schierandosi al
fianco di Mario Draghi. E il giorno dopo averli definiti da Palermo «una
picconata un pò eccessiva a Bankitalia», il consigliere delegato di Intesa
Sanpaolo, dal Forum di Confcommercio sui protagonisti del mercato del 2000, dà
voce al malcontento diffuso tra i banchieri. Cogliendo anche l'occasione per
sferrare tre stoccate a Tremonti, dai toni insolitamente forti per lui,
banchiere per il Paese. «Se questa sarà la decisione», ha puntualizzato Passera
interpellato al suo arrivo sulle rive del Lago di Como, una terra a lui
famigliare, «tutte le banche daranno la massima collaborazione, ma mi si lasci
dire, che c'entrano i prefetti?». Parole pungenti perchè vanno a colpire al
cuore la posizione del ministro del Tesoro che invece, richiamandosi alla
Costituzione, ritiene che lo Stato debba controllare il credito. Per il
banchiere milanese invece, «il controllo e la verifica del credito potrebbero
dare disagi ai Prefetti e alle aziende che lo chiedono». Un ulteriore passaggio
che rischia di burocratizzare ancora di più il processo del credito, «un
settore già molto vigilato perchè oltre a Bankitalia, ci sono altre quattro
Authority: Consob, Covip, Isvap e Antitrust». I Tremonti bond sono sulla rampa
di lancio: il protocollo fra Abi e Ministero cui è
subordinata la sottoscrizione degli strumenti finanziari è definito, manca solo
la firma di Tremonti. Le banche sono pronte: il Banco Popolare ha fatto da
apripista depositando lunedì scorso la domanda. Unicredit riunisce il cda
martedì 17 e oltre al bilancio 2008, dovrebbe dare mandato ad Alessandro
Profumo di richiedere 2,5-3 miliardi in Austra, e un miliardo in Italia.
Anche Intesa, come ha rivelato Passera, si muoverà sulla scia. «Credo di sì» ha
risposto alla domanda se venerdì 20 il consiglio di gestione, a parte i conti,
prenderà una decisione che subito dopo dovrebbe essere autorizzata dal
consiglio di sorveglianza già convocato. La proposta: fino a 4 miliardi. «Credo
che i Tremonti bond ora siano un'operazione a condizioni di mercato, quindi non
a buon mercato che possano eliminare le distorsioni competitive». Per «noi sono
uno strumento da utilizzare in questo momento di crisi
e da restituire nel più breve tempo possibile». Parlando alla platea, il
banchiere ha detto che «i prossimi mesi saranno i peggiori, da cui
ricominciare. Dobbiamo prepararci a una crisi complessa
da cui usciremo soltanto se tutti insieme lavoreremo: prima di tutto la
politica, che deve dare regole giuste e giusti incentivi ad agire, il modo
dell'industria, dell'economia, del credito». Intesa sta facendo già la sua
parte: «ad oggi abbiamo un accordato di affidamenti a imprese e famiglie per
oltre 500 miliardi, una cifra non lontana da un terzo del pil: di questi sono
utilizzati circa 380 miliardi, di cui oltre 300 per le imprese, anche le
medio-piccole. Le erogazioni crescono anche in questi primi mesi dell'anno». E
fiero della solidità delle banche italiane, col moderatore Alberto Quadrio
Curzio che lo stuzzica attribuendone il merito alla visione di Tremonti («i
banchieri italiani non parlano inglese»), Passera è tranchant: «Mi fa male e fanno
male al Paese sentire quei politici secondo cui in Italia non ci sono emergenze
nelle banche perchè non parliamo inglese: queste parole contribuiscono a dare
una visione un pò macchiettistica dell'Italia». Infine Passera rintuzza il
ministro che ha proposto di trasferire la Vigilanza sulle banche alla Bce: «Se
si vuole parlare seriamente di vigilanza a livello europeo bisogna prima
mettere insieme le norme. Se ci sono 27 sistemi normativi diversi non è neanche
immaginabile di unificare la vigilanza".
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi ROSARIO DIMITOdal nostro inviato CERNOBBIO - Porsche
sfida la grande crisi finanziaria che ha frenato anche l'auto e prova ad accelerare per prendere
la guida della Volkswagen (Vw) e dei marchi collegati come Audi e Bentley. La
casa delle supersportive di lusso tedesche, grazie all'appoggio determinante di
un pool di grandi banche internazionali, secondo quanto ricostruito da Il
Messaggero, punta a salire dal 50,76 al 75% del primo produttore di
automobile d'Europa. Creando le premesse per la fusione del secolo nel campo
delle quattro ruote, interrotta alla fine di novembre 2008 proprio a causa
dell'esplosione della tempesta economica. Nei giorni scorsi Barclays bank,
capofila di un pool di istituti sopratutto europei, avrebbe deciso di aumentare
da
( da "Messaggero, Il" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 15 Marzo
2009 Chiudi ANNA GUAITAdal nostro corrispondente NEW YORK - Un incontro
cordiale destinato ad aprire una nuova stagione nei rapporti fra Stati Uniti e
America Latina. La visita del presidente brasiliano Ignacio Lula da Silva alla Casa Bianca doveva servire a mettere sul
tavolo una serie di problemi - dalla nuove fonti di energia, ai regolamenti
finanziari da adottare per uscire dalla crisi - ma è andata oltre: fra Lula e Obama è nata una reciproca
simpatia. Il brasiliano si è lasciato sfuggire una significativa confessione:
«Prego più per lui che per me stesso. Che peso porta sulle spalle!»
Obama, ridendo gli ha risposto: «Ovviamente mia moglie ti ha parlato!» Lula è
venuto negli Usa come ambasciatore dell'America Latina per avviare un dialogo
diverso da quello che negli ultimi otto anni ha inchiodato nord e sud
esclusivamente sul narcotraffico. Deciso a presentare il suo Paese come
interlocutore internazionale di alto livello, ha avuto la soddisfazione di
sentire il vicesegretario di Stato Thomas Shannon confermare che l'invito alla
Casa Bianca era «un riconoscimento dell'ascesa del Brasile nel mondo». I due
uomini di Stato hanno dunque discusso delle fonti di energia alternativa, e in
particolare dei biocarburanti, che Lula ha definito «un'alternativa
straordinaria». Hanno anche convenuto sulla necessità di riaprire il negoziato
sul commercio mondiale (Doha round), e sul bisogno di lavorare di concerto sia
per il G20 del 2 aprile a Londra che per il Summit delle Americhe il 17 aprile
a Trinidad: «Bisogna restaurare la credibilità del sistema finanziario, tornare
a far fluire il credito, e facilitare il commercio» ha detto Lula. E Obama ha
risposto a chi nei giorni scorsi, il governo cinese in particolare, aveva
espresso preoccupazione per l'economia Usa: «Potete avere assoluta fiducia
nell'economia americana» ha detto, aggiungendo che al G20 sarà necessario
adottare «misure comuni». Lula ha portato anche un messaggio di apertura da
parte di Hugo Chavez, il discusso presidente del Venezuela. Per l'appunto la
visita è stata preceduta dalle dichiarazioni del comandante delle forze aeree
russe, il generale Anatoli Zhikharev, che ha detto che Chavez aveva offerto la
disponibilità di un'isola per lo stazionamento temporaneo dei bombardieri russi
e che per tale possibilità non veniva esclusa nemmeno Cuba. La proposta causa
preoccupazione negli Usa, e non faciliterà i rapporti fra Obama e Chavez.
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-03-15 num: - pag: 6
categoria: REDAZIONALE Arrestato L'uomo è stato uno dei protagonisti della
criminalità milanese e del maxiprocesso alla 'ndrangheta degli anni
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- MILANO - sezione: Cronaca di Milano - data: 2009-03-15 num: - pag: 5
categoria: REDAZIONALE Gli architetti «Milano ha bisogno di luce Tetti di
cristallo e meno muri » Le vie d'acqua e i nuovi parchi che nasceranno: i
progetti dell'Expo per combattere lo stress. Gli architetti lo sostengono da
sempre: le forme, le luci, gli spazi, l'estetica della città sono tutti
elementi importanti per il benessere psicofisico dei loro abitanti. «Milano è
una città molto compressa, le vie sono piccole, rispetto a Roma o Parigi»,
spiega l'architetto Angelo Cortesi: «Con bellissimi giardini e sontuosi cortili
che non affacciano sulla strada ma sono racchiusi all'interno degli edifici».
Un volto triste, insomma. Prendiamo la luce: «Dalla prima crisi petrolifera
Milano ha abbassato il livello dell'illuminazione stradale e la poca luce
favorisce tristezza e depressione. E poi Milano è fatta di tanto muro e poche
finestre. La sera lo spazio visibile della città è unicamente quello dello
scarsa illuminazione stradale con qualche rimando dai negozi. La percezione
notturna per il passante è quella di una città fatta di edifici dell'altezza
massima di un piano e mezzo». Ci sono anche esempi postivi, dice Cortesi: il
quadrilatero della moda o la grande quantità di viali alberati, oppure ancora
il Salone del Mobile con eventi in quasi tutti i negozi della zona. Piccole
idee per combattere lo stress con l'architettura. «Un progetto che ho chiamato
"i tetti di cristallo" », spiega Cortesi. «L'idea è che tutti i tetti
di Milano siano resi abitabili, cosa che di fatto già prevede la legge
regionale. A condizione però che siano realizzati in vetro, come delle grandi
serre che racchiudano il profilo della città. Durante il giorno i tetti
assumerebbero i colori del cielo. Di sera, con le luci delle abitazioni,
andrebbero a creare una corona luminosa ». E poi i pali della luce. «Con una forte illuminazione orientata verso il basso, con dei
piani d'appoggio e con delle protezioni dalla pioggia alcuni potrebbero
diventare anche dei veri punti d'incontro e di ritrovo». A.Se. La struttura
«Molte vie sono strette e con giardini chiusi all'interno degli edifici»
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Prima Pagina - data: 2009-03-15 num: - pag: 1 autore: di
FRANCESCO GIAVAZZI categoria: REDAZIONALE CAPITALISMO E CRISI L'ALTERNATIVA CHE
NON C'E' R icordate i mesi successivi all'11 settembre 2001? Molti si erano
convinti che si fosse chiusa una fase storica — era iniziata a Vienna nel 1683
con la sconfitta dell'impero Ottomano — che aveva consentito all'Occidente di
esercitare per tre secoli la propria egemonia sul mondo. Pensavano che
quell'egemonia fosse in pericolo, forse era finita per sempre. Preoccupazioni
oggi in gran parte dimenticate: non perché il problema dei rapporti fra
l'Occidente e l'Islam non sia reale, ma perché lo è ora così come lo era prima
dell'11 settembre. Qualcosa di simile accade oggi. Uno straordinario paragrafo
del Capitale di Karl Marx — in cui il filosofo tedesco prevede (nel 1867) che i
debiti dei lavoratori avrebbero fatto fallire le banche, determinando il
passaggio dall'economia capitalista al comunismo — viene richiamato per
argomentare che il capitalismo è finito. «L'apertura dei mercati
conteneva le radici della propria distruzione», ha scritto Martin Wolf sul
Financial Times. «L'epoca della liberalizzazione finanziaria
è finita, ma, come negli anni Trenta, non disponiamo di alternative credibili».
Il ministro Giulio Tremonti cerca di immaginarle, prefigurando l'abbandono di
un sistema fondato sulle leggi dell'economia e sui prezzi di mercato e la sua
sostituzione con uno fondato sul diritto, sul conto patrimoniale e sui
controlli giurisdizionali e amministrativi. Il mio sommesso parere è che si
tratti di discussioni sterili, che probabilmente faranno la fine dei dibattiti
sul declino dell'Occidente, e soprattutto pericolose. Che cosa dovrebbe fare un
imprenditore che si lasciasse sedurre da simili visioni? Combattere per far
sopravvivere la sua azienda, magari investendovi i profitti accumulati in
decenni di lavoro? Se si convince che nel nuovo mondo vi sarà più Stato e meno
mercato, meno concorrenza, maggiori ostacoli alle esportazioni, chiude tutto e
si ritira in campagna. Alcuni anni fa le riflessioni sul futuro dell'Occidente
erano al centro del dibattito anche negli Stati Uniti; oggi invece la domanda
se il capitalismo sopravvivrà affascina gli europei ma non gli americani. E non perché negli Usa non ci si renda conto che la crisi ha evidenziato gravi carenze nel
funzionamento e nella regolamentazione dei mercati
finanziari. Ma, a differenza dell'Europa, gli
americani (o almeno la maggior parte di essi) pensano che le regole fossero
cattive non perché vi sia qualcosa di sbagliato nel capitalismo, ma
semplicemente perché si era consentita troppa (non troppo poca)
vicinanza fra politica ed economia. E quindi sono comprensibilmente scettici di
fronte a chi propone di affidare alla politica la guida dell'economia (è
interessante a questo proposito il dibattito sulla nazionalizzazione delle
banche dove il punto centrale, cui nessuno in Europa mai accenna, è come
evitare che i risparmiatori che posseggono azioni delle banche vengano
espropriati). Vi è anche una percezione molto diversa delle priorità. Gli
europei possono permettersi di giocare a Monopoli con il futuro del capitalismo
— e guardare altrove indispettiti quando i nostri vicini dell'Europa centrale
chiedono di essere aiutati ad evitare il collasso economico e politico — perché
tanto a salvare Polonia, Ucraina e Lettonia ci pensa il Fondo monetario
internazionale. E quale è l'unico Paese che sinora ha dato al Fondo le risorse
per farlo? Il Giappone, che non è esattamente confinante con l'Ucraina.
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-15 num: - pag: 3 categoria:
REDAZIONALE La telefonata Palazzo Chigi pensa di utilizzare il fondo da nove
miliardi per «interventi urgenti» Berlusconi chiama: vediamoci Martedì l'incontro
tra il premier e la leader degli industriali Il presidente del Consiglio in
settimana incontrerà anche artigiani e commercianti ROMA — Cinque, dieci minuti
di telefonata. Più che cordiale la definiscono da entrambe le parti, sia a
Palazzo Chigi che nello staff della Marcegaglia. I due si danno da tempo del
tu. Di certo il presidente del Consiglio non è rimasto indifferente
all'appello, nemmeno troppo diplomatico, del presidente di Confindustria. Ma
per Berlusconi «la Emma», come la chiama, ha fatto un passo comunque nello
spirito giusto, che è quello della collaborazione fra imprese e governo. Non
appena ha letto le agenzie di stampa che battevano le parole di Emma
Marcegaglia, il Cavaliere ha chiesto che il presidente di Confindustria venisse
contattato. La telefonata è servita per uno scambio di idee sulla richiesta di
aiuto degli industriali e per concordare un incontro martedì prossimo, nel
pomeriggio. Per il premier disponibilità massima anche a vedersi domani, se non
fosse che è già programmata una visita di Stato in Montenegro, che lo vedrà
rientrare a Roma solo in nottata. Nel corso della conversazione, almeno secondo
la ricostruzione di Palazzo Chigi, si è parlato di quello che può fare il
governo, immediatamente, a favore delle piccole e medie imprese. Il fondo
appena costituito presso la presidenza del Consiglio, nove miliardi di euro, è
stato definito apposta, alcuni giorni fa, per dare «priorità a finanziamenti
urgenti» — rimarcano a Palazzo Chigi — che fronteggino la crisi
economica. Parte dei soldi che il governo potrebbe mettere in campo sono dunque
pronti e ad ascoltare lo staff del Cavaliere c'è la massima disponibilità a
destinarli per interventi che aiutino il tessuto imprenditoriale italiano che
ha problemi con il credito, difficoltà a reperire risorse per ristrutturare i
debiti, rapporti momentaneamente difficili con le banche. Occorre soltanto
studiare insieme le formule; ma su questo sia Berlusconi che Tremonti, almeno
così dicono nel governo, non aspettano altro che progetti concreti e suggerimenti
da condividere. In settimana, dentro questa cornice, il governo incontrerà non
solo Confindustria, ma anche Confartigianato e Confcommercio. Oggi Berlusconi
sarà a Cernobbio al tradizionale appuntamento annuale dell' associazione dei
commercianti. Insomma il governo è aperto ad ascoltare ed eventualmente
assecondare le richieste che arriveranno dal mondo produttivo, quello che «non
possiamo fare è andare dietro alla demagogia delle proposte del Pd». Ieri
Berlusconi è intervenuto telefonicamente, nel pomeriggio, all'assemblea dei
Riformatori di Benedetto Della Vedova. «Sono convinto — ha detto — che una
situazione straordinaria necessiti anche dell'utilizzo di strumenti
straordinari. Non ho dubbi che se ne esce solo rafforzando e in parte bonificando
il funzionamento del mercato che deve essere uno strumento per distribuire
ricchezza». Rivolto a una platea che una cultura radicale il Cavaliere ha
aggiunto: «Voi non avete nascosto la vostra diffidenza nei confronti della
pretesa di rispondere ai problemi economici, anche quelli legati all'attuale crisi
globale, semplicemente ampliando i poteri di intervento e di regolazione delle
istituzioni pubbliche. Anch'io sono convinto che la situazione in cui versa il
quadro economico e finanziario globale necessiti di strumenti straordinari ai
quali non sarebbe opportuno e assolutamente pensabile e utile ricorrere in
situazioni normali. Perché il mercato è e deve rimanere il solo
strumento adeguato alla creazione e diffusione di ricchezza e all'affermazione
di un ideale concreto di uguaglianza nel campo economico ». Marco Galluzzo
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Obama incontra Lula
Le due Americhe insieme contro la crisi ROBERTO REZZO
Crisi economica, energia e ambiente gli argomenti centrali dell'agenda
ufficiale dei colloqui. Una sorta di incontro preparatorio in vista dei lavori
del prossimo G20 convocato il 2 aprile a Londra. Sono gli stessi temi che Obama
aveva affrontato venerdì Obama in un colloquio telefonico di 35 minuti con la
presidente argentina Cristina Fernández de Kirchner. Il vertice economico
allargato prevede anche la partecipazione dell'Argentina. LE PAURE DEI CINESI E
ieri il presidente americano si è trovato nell'imbarazzante situazione di dover
rassicurare la comunità internazionale circa la solvibilità del Tesoro, dopo
l'improvvisa richiesta di garanzie sul debito da parte del governo cinese. Le
dichiarazioni da Pechino del premier Wen Jiabao hanno segnalato senza mezzi
termini il timore che i Bond Usa possano trasformarsi in junk bond: titoli
spazzatura. «Voglio mettere in chiaro che il credito agli Stati Uniti resta la
forma d'investimento più sicura al mondo - sono state le parole di Obama -
Stiamo intraprendendo tutte le azioni necessarie per contrastare la crisi e sono certo che ne usciremo». In questo contesto la
ricerca di una linea d'azione comune con il Brasile, nona economia mondiale,
una delle poche nazioni ad avere raggiunto l'indipendenza energetica, con
un'economia che sinora si è mantenuta al riparo dalla recessione, acquista
particolare importanza. Ma fonti diplomatiche spiegano che la portata
dell'incontro - definito «estremamente proficuo e cordiale» - è in realtà molto
più ampia. Si è trattato del primo passo verso quella svolta nelle relazioni
tra Usa e i Paesi latino americani che Obama aveva annunciate dai tempi della
campagna elettorale. A porte chiuse nello Studio Ovale, Lula si è fatto
relatore di un messaggio di pacificazione da parte del presidente Hugo Chavez,
dopo il ritiro dei rispettivi ambasciatori a Washington e Caracas.
L'amministrazione Obama aveva preparato il terreno la scorsa settimana con
l'allentamento dell'embargo pluridecennale nei confronti di Cuba. Un gesto che
secondo gli addetti ai lavori preclude alla normalizzazione delle relazioni dai
tempi della rivoluzione castrista. «Tutti ci rendiamo conto che il vento è
cambiato negli Stati Uniti - erano state le parole di Lula prima dell'imbarco da
San Paulo - La nuova amministrazione ha dimostrato di capire che in America
latina ci sono governi democratici, economie in crescita. Hanno smesso di
guardarci come un problema di narcotrafficanti o di criminalità organizzata».
PROBLEMI DI CREDITO «Il problema principale in questo momento è il credito - ha
sottolineato Lula al termine dell'incontro alla Casa Bianca - Non girano soldi
e le imprese sono a secco di finanziamenti. Non si tratta di innescare un giro
di prestiti fra Stati, bisogna trovare il modo di immettere
liquidità nel sistema finanziario internazionale. Sono convinto che ci siano
tutti i presupposti per arrivare a una soluzione durante il prossimo G20
finanziario». Nord chiama Sud. Obama ha ricevuto ieri alla Casa Bianca il
presidente brasiliano Lula. È il primo leader latino americano ad arrivare in
visita ufficiale a Washington dall'inizio della nuova amministrazione.
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Primo Piano - data: 2009-03-15 num: - pag: 6 categoria:
REDAZIONALE «I politici siano orgogliosi delle banche italiane» Passera: sì ai
Tremonti Bond. Va riattivata la fiducia Brunetta: i soldi non si stampano.
Bonanni (Cisl): affianchiamo ai prefetti dei funzionari di Bankitalia DA UNO
DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO (Como) — «E Santa Madonna, ma se c'è qualcosa che
funziona in questo Paese diciamolo!». Ce l'ha con la politica, Corrado Passera.
E non accetta quello che a lui pare solo un gioco al massacro. «Delle nostre
banche i politici italiani dovrebbero essere non solo soddisfatti, ma
orgogliosi. E invece vanno in giro a dire che in questa crisi
abbiamo fatto bene solo perché non parliamo l'inglese! » esclama
l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. «Queste sono cose che mi fanno
male, ma fanno male a tutto il Paese — incalza il banchiere parlando alla
Confcommercio a Cernobbio — perché diamo al mondo una visione da macchietta
dell'Italia. Ma perché non diciamo, piuttosto, che la Banca Mondiale ha preso dalla nostra banca il suo nuovo direttore finanziario? Sono
piccole cose, ma importanti». Dalla crisi «si può uscire solo lavorando tutti insieme» facendo squadra e
sistema, insiste Passera, chiedendo maggior collaborazione a un governo che,
invece, propone «misure demagogiche e senza sostanza», come l'idea di far
controllare ai prefetti l'erogazione del credito alle imprese. O quella
di proporre i Tremonti Bond, come era stato prospettato all'inizio, a
«condizioni economiche non fattibili». Lavorando, appoggiati anche dalla Ue,
adesso «anche quelle obbligazioni possono essere prese in considerazione» e
Intesa Sanpaolo probabilmente le sfrutterà. Resta il fatto che «l'obiettivo
della politica deve essere quello di riattivare la fiducia e la crescita ». «Se
è in buona fede», aggiunge Passera, mentre il ministro Renato Brunetta,
arrivato in anticipo a Cernobbio, cerca di stemperare gli animi. «Nessuno penso
che debba aver paura della trasparenza, di dire dove sono i problemi e di
trovare una soluzione. Se questo si può fare anche con le istituzioni dello
Stato, mi dico perché no? Nessuno si deve sentire offeso» dice Brunetta, mentre
il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, invita le banche a «non arroccarsi
su posizioni egoistiche» e sottolinea alla Confcommercio che «tutte le
iniziative prese dal governo contro la crisi vanno
nella direzione del sostegno ai consumi che chiedete ». «Davvero, non c'è alcun
conflitto, dobbiamo solo dialogare, con chiarezza e trasparenza» insiste
Brunetta, ricordando a tutti quelli che sollecitano al governo iniziative più
incisive che «i soldi non si stampano». L'opposizione, con Massimo D'Alema che
contesta a Berlusconi di aver fatto finora «solo propaganda», pretende però
dall'esecutivo molto di più. E uno sforzo maggiore lo chiede anche il
segretario della Cisl, Raffaele Bonanni. Pronto anche lui a stemperare
(«affianchiamo ai prefetti i funzionari di Bankitalia», dice) e a fare patti e
accordi con le imprese e i commercianti pure sulla lotta all'evasione («studi
di settore più consoni, ma anche il ripristino della tracciabilità dei
pagamenti »). «Dobbiamo dare una mano non a chi si sveglia la mattina con
l'idea di colpire qualcuno, ma ai politici di buona volontà, nella maggioranza
e nell' opposizione — dice Bonanni — perché ho paura che altrimenti non ce la
facciano». Mario Sensini
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Economia - data: 2009-03-15 num: - pag: 30 categoria:
REDAZIONALE «L'aumento per Endesa pagherà» Conti (Enel): la ricapitalizzazione
non era prevista, ma il mondo è cambiato L'Enel chiede 8 miliardi ai soci per
ridurre i debiti finanziari che, al netto della
liquidità e dopo l'acquisizione dell'ultimo 25% di Endesa, sono saliti a 61
miliardi. L'aumento di capitale non era stato previsto dall'amministratore
delegato, Fulvio Conti, quando, nel marzo
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
E alla fine la
rovina delle rovine è finita sul New York Times: diciamolo pure un bel colpo.
«Angoscia tra le rovine» titolava l'11 marzo la famosa testata statunitense:
così dopo aver trasformato a fini elettorali la città in una bolgia di
violentatori la primavera scorsa, il centro destra lancia nel mondo una Roma
dove le rovine crollano, gli archeologi insorgono in armi contro gli abusi del
governo e del Comune. Mettici pure il Gran Premio e il parco tematico
sull'antica Roma - due ideone dell'attuale amministrazione di centrodestra per
rilanciare il turismo - ed è fatta la frittata: non certo romana ma romanesca.
Insomma, questo commissariamento appare proprio il carico da undici su
l'immagine in caduta libera della Capitale, e più passa il
tempo e più appare ingiustificato nella sua forma e nei suoi contorni, che
tuttavia, è bene ricordarlo, verranno presentati martedì, assieme alla squadra
che affiancherà il commissario Bertolaso. Già appare a dir poco singolare aver
affidato alla Protezione Civile l'intera area archeologica sotto la tutela
della Soprintendenza dello Stato. SEGUE A PAGINA 50- 51
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Opinioni - data: 2009-03-15 num: - pag: 32 autore: di
MAURIZIO FERRERA categoria: REDAZIONALE LA CRISI E I SISTEMI POLITICI EUROPEI
Se il ceto medio diventa populista C on il peggioramento della situazione
economica, l'attenzione dei governi e dei mezzi di informazione è oggi
concentrata sulle categorie più deboli, su quanti rischiano di non avere
risorse sufficienti per tirare avanti. Ma quale impatto avrà la crisi sulla
classe media? è una domanda che vale la pena di porsi per almeno due motivi.
Innanzitutto questo strato sociale si trovava in condizioni di forte «disagio»
già prima del 2008 (e non solo in Italia): redditi stagnanti, opportunità in
calo e bisogni crescenti. Il secondo motivo è che una (probabile) accentuazione
di questo disagio per effetto della recessione rischierebbe di avere
conseguenze politiche preoccupanti. Un ceto medio frustrato e impaurito può
mettere in discussione non solo gli equilibri interni dei vari paesi ma anche
l'intero processo di apertura e integrazione internazionale che ha
caratterizzato l'ultimo ventennio. Insieme agli imprenditori, i colletti
bianchi (dirigenti, quadri, impiegati) e i lavoratori autonomi hanno fornito
nel tempo una preziosa base di sostegno alle dinamiche di globalizzazione e di
unificazione europea. Non si è trattato forse di un sostegno entusiasta e
appassionato, ma possiamo senz'altro parlare di una «benevola accettazione»: i
dati Eurobarometro segnalano che il favore nei confronti dell'apertura è sempre
stato significativamente più elevato fra queste categorie piuttosto che fra i
lavoratori manuali o i pensionati. Non sono disponibili rilevazioni aggiornate
che consentano di capire se gli umori del ceto medio stiano cambiando. Ma il
rischio c'è e non va sottovalutato. In molti Paesi i pacchetti anti-crisi hanno
incluso qualche provvedimento a carattere universale, orientato alla generalità
dei consumatori: pensiamo agli sgravi fiscali per l'acquisto di auto. Ma il
grosso delle misure è andato a sostenere i redditi bassi, mentre ai ceti medi
sarà chiesto di pagare il conto sotto forma di nuove tasse o di tagli selettivi
alle prestazioni sociali. In qualche Paese il conto è già arrivato: il governo
irlandese ha appena aumentato le imposte e ridotto le retribuzioni dei
dipendenti statali per coprire le uscite del welfare e il crescente deficit
pubblico. Le strade di Dublino si sono riempite di insegnanti, infermieri e
poliziotti e la popolarità del governo in carica è scesa sotto il 10%. La
«Tigre Celtica», il Paese che forse più di ogni altro ha visto crescere la
prosperità del ceto medio grazie all'integrazione europea alla globalizzazione,
si sta rapidamente trasformando in una «società a clessidra»: assottigliata nel
mezzo, con pochi privilegiati in alto e un'ampia massa di nouveaux pauvres in
basso. Molte imprese si sono trasferite verso Paesi dove il lavoro (anche
quello specializzato) costa meno. Di conseguenza la «base imponibile» nazionale
si sta pericolosamente contraendo, con effetti negativi per tutti i gruppi
occupazionali: operai e dirigenti, segretarie e liberi professionisti.
L'Irlanda è forse un caso a sé, ma il malessere crescente delle classi medie è
ormai ben visibile anche nei grandi Paesi Ue. In Gran Bretagna gli esperti
hanno coniato il termine coping classes per indicare, appunto, la situazione di
stress in cui si è venuta a trovare la media e piccola borghesia, costretta a
destreggiarsi fra redditi fissi o calanti, spese vive in crescita (tasse
comprese) e banche con rubinetti chiusi. In Germania la quota di famiglie con
reddito medio è diminuita di dieci punti percentuali dal 2000 ad oggi e secondo
alcuni esperti potrebbe scendere sotto il fatidico 50% sulla scia della
recessione. Saremmo ancora lontani dalla sindrome della «clessidra», ma certo
la distribuzione dei redditi assumerebbe una forma ben diversa dagli anni d'oro
del Modell Deutschland, quando due terzi dei tedeschi facevano parte del
Mittelstand, della massa che sta «in mezzo». In Italia è ormai da anni che si
parla di vulnerabilità e disagio. Il nostro ceto medio è più variegato che in
altri paesi ed è per ora difficile fare valutazioni precise sull'effetto della
crisi. E' ragionevole tuttavia ipotizzare che si tratterà di un effetto
moltiplicatore, soprattutto sul lavoro autonomo: il calo dei consumi ha già
provocato la chiusura di più di quarantamila esercizi commerciali. Colpite nel
loro tenore di vita e nelle loro aspirazioni di mobilità ascendente, le classi
medie si apprestano a diventare fonte di nuova instabilità per i sistemi
politici europei? Cominceranno anch'esse a levare gli scudi contro l'apertura,
l'integrazione sovranazionale, la globalizzazione? A
chiedere protezioni a lasciarsi sedurre da messaggi populisti? Un primo test
critico si avrà fra un paio di mesi, con le elezioni per il Parlamento di
Strasburgo. Dopo l'estate ci saranno altri due appuntamenti importanti: le
elezioni tedesche e il nuovo referendum irlandese sul Trattato di Lisbona.
Se il ceto medio decidesse di tradire la causa dell'apertura, la politica
europea entrerà in una fase di acute tensioni e turbolenze, forse più temibili
della recessione economica che ora tanto ci preoccupa.
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
SEGUE
DA PAGINA 49 La Protezione Civile infatti dovrebbe intervenire su aree dove
esiste un imminente pericolo, ma non risulta che le squadre di Bertolaso
abbiano compiuto recenti sopralluoghi tra i Fori. Il pericolo di crolli sarebbe
testimoniato dalle relazioni della Soprintendenza regionale del ministero dei
Beni e delle attività culturali, diretta da Luciano Marchetti, dove si ribadisce il
rischio sul colle Palatino, in un altro paio di ristrette aree dei Fori e la
situazione del celeberrimo Lapis niger che quando piove rischia sempre di
finire sommerso. Fatti gravi, dove bisogna intervenire con rapidità ma
ristretti: come possono giustificare un commissariamento che dalla zona
archeologica di Roma arriva a Ostia includendo un'area immensa? «È un fatto senza
precedenti - dice Vincenzo Vita senatore del Pd nella commissione cultura -, un
caso che non trova spiegazioni. E, infatti quando le abbiamo chieste al
ministro Bondi con una interrogazione parlamentare non ci ha risposto, o forse
non aveva argomenti per risponderci». In realtà quello di cui soffre l'area
archeologica capitolina e una notevole mancanza di cura, che risulta evidente
al turista: pochi cartelli, mancanza di materiale illustrativo, itinerari
misteriosi. Da anni i lavori di manutenzione sono insufficienti, a causa dei
tagli ai fondi e della mancanza di investimenti dello Stato, ma
complessivamente non è nella peggiore delle situazioni. Al posto di un
articolato progetto di recupero, il governo e il Comune di Roma hanno invece
optato per descrivere l'intera area come degradata, allo sfascio, sull'orlo di
essere inghiottita dalla terra. Si giustificherebbe così un commissariamento,
che invece appare ancor più singolare: tanto degrado sarà dipeso almeno in
parte dalla Soprintendenza dell'area stessa, che invece sarebbe coinvolta nel
commissariamento attraverso la figura del soprintendete Bottini, alla testa di
una squadra di esperti da affiancare a Bertolaso. In realtà la spiegazione di
questo provvedimento la si può trovare nelle parole di Umberto Croppi,
assessore alla Cultura del Comune: «Un commissariamento per le aree
archeologiche è l'indicazione di una strada per rendere rapidi ed efficaci
interventi ormai urgenti sul nostro patrimonio monumentale». Insomma
l'ammissione, forse involontaria, dell'incapacità d'intervenire per la strada
maestra.
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
«L'export va male
ovunque...» Tremonti si concede un alibi MARCO VENTIMIGLIA Un sabato
apparentemente sereno, per quanto possa trascorrere quieto un summit
sull'attuale stato di salute della disastrata economia mondiale. Insomma, alla
riunione del G20 le tensioni sono sembrate attenuarsi, e questo sia per quanto
riguarda i colossali problemi della finanza globale che per le grane, comunque
rilevanti, di casa nostra. In particolare sembra essere stato individuato un
percorso condiviso per affrontare la crisi fra Europa
ed Usa, anche se il cammino per arrivare a un accordo su nuove misure e regole
appare ancora lungo. INCONTRO PREPARATORIO «Il mondo si sta muovendo insieme
così rapidamente come non era mai successo prima nell'era
moderna per affrontare una crisi finanziaria», ha dichiarato il segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner. E
su questo bilancio della due giorni del G20, preparatoria del prossimo vertice
di Londra del 2 aprile, si sono mostrati concordi il ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
Seduti fianco a fianco in una conferenza stampa congiunta al termine della
riunione internazionale a Horsham, nel West Sussex, i responsabili di via
Nazionale e via XX Settembre hanno cercato di lasciarsi dietro le spalle le
tensioni sorte dopo i botta e risposta dei giorni scorsi a suon di prese di
posizione sulla funzione dei prefetti nel monitoraggio del credito locale.
Tanto da escludere l'agenda nazionale dai temi trattati durante il confronto
con i giornalisti. Tremonti, come gli accade non di rado, ha sparso abbondanti
dosi di enfasi. Riguardo i tribolati rapporti tra Europa e Usa sul tema della crisi, il ministro dell'Economia è arrivato a parlare di
«una grande armonia» che ha caratterizzato la discussione dei 20 grandi del
mondo. Senonché, il responsabile dell'Economia si è poi lanciato in un
ragionamento che è sembrato porre le basi per la costruzione dell'ennesimo
alibi per l'inazione del governo di fronte al dissesto italiano. «Il vero
problema della congiuntura mondiale - secondo Tremonti - si chiama export, che
in tutto il mondo si è piantato». Di qui la pericolosa chiusa a possibile uso
interno: «Senza export, non c'è stimolo che tenga». «Il lavoro è lungo», gli ha
fatto eco Mario Draghi, secondo il quale tuttavia il prossimo vertice dei capi
di Stato e di governo del G20 «non sarà la fine del percorso». E questo perché
i processi internazionali «sono cose che richiedono tempo, si tratta di
cambiare ordinamenti con cui conviviamo da molto tempo». BANCHE DA RICOSTRUIRE
Draghi ha quindi spiegato che gran parte delle discussioni odierne si sono
incentrate sul problema della fiducia e sui passi necessari per ripristinarla.
Tre le tappe fondamentali indicate dal governatore: la ricostruzione del
sistema bancario, l'adozione di valori certi, uniformi e coerenti con regole
comuni sugli asset tossici e poi l'adozione di politiche di bilancio per
evitare la crescita della disoccupazione, affinché questa non si traduca in un
calo ulteriore della domanda. Si tratta tuttavia, ha avvertito il governatore,
di «condizioni necessarie ma non sufficienti, perché non c'è garanzia di
successo». Draghi ha infine ricordato che attualmente «c'è disinflazione, non
deflazione. Si è parlato di rischi per la tenuta dell'economia, dell'inflazione,
ma lo scenario centrale prospettato dal Fondo Monetario Internazionale non
prevede l'arrivo della deflazione». «Siamo preparati a prendere qualunque
misura necessaria fino a quando non ripartirà la crescita»: lo si legge nel
comunicato finale dei ministri finanziari G20 riuniti in Inghilterra, presenti
Draghi e Tremonti.
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Un sabato
apparentemente sereno, per quanto possa trascorrere quieto un summit
sull'attuale stato di salute della disastrata economia mondiale. Insomma, alla
riunione del G20 le tensioni sono sembrate attenuarsi, e questo sia per quanto
riguarda i colossali problemi della finanza globale che per le grane, comunque
rilevanti, di casa nostra. In particolare sembra essere stato individuato un
percorso condiviso per affrontare la crisi fra Europa
ed Usa, anche se il cammino per arrivare a un accordo su nuove misure e regole
appare ancora lungo. INCONTRO PREPARATORIO «Il mondo si sta muovendo insieme
così rapidamente come non era mai successo prima nell'era
moderna per affrontare una crisi finanziaria», ha dichiarato il segretario Usa al Tesoro, Timothy Geithner. E
su questo bilancio della due giorni del G20, preparatoria del prossimo vertice
di Londra del 2 aprile, si sono mostrati concordi il ministro dell'Economia,
Giulio Tremonti, e il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi.
Seduti fianco a fianco in una conferenza stampa congiunta al termine della
riunione internazionale a Horsham, nel West Sussex, i responsabili di via
Nazionale e via XX Settembre hanno cercato di lasciarsi dietro le spalle le
tensioni sorte dopo i botta e risposta dei giorni scorsi a suon di prese di
posizione sulla funzione dei prefetti nel monitoraggio del credito locale.
Tanto da escludere l'agenda nazionale dai temi trattati durante il confronto
con i giornalisti. Tremonti, come gli accade non di rado, ha sparso abbondanti
dosi di enfasi. Riguardo i tribolati rapporti tra Europa e Usa sul tema della crisi, il ministro dell'Economia è arrivato a parlare di
«una grande armonia» che ha caratterizzato la discussione dei 20 grandi del
mondo. Senonché, il responsabile dell'Economia si è poi lanciato in un
ragionamento che è sembrato porre le basi per la costruzione dell'ennesimo
alibi per l'inazione del governo di fronte al dissesto italiano. «Il vero
problema della congiuntura mondiale - secondo Tremonti - si chiama export, che
in tutto il mondo si è piantato». Di qui la pericolosa chiusa a possibile uso
interno: «Senza export, non c'è stimolo che tenga». «Il lavoro è lungo», gli ha
fatto eco Mario Draghi, secondo il quale tuttavia il prossimo vertice dei capi
di Stato e di governo del G20 «non sarà la fine del percorso». E questo perché
i processi internazionali «sono cose che richiedono tempo, si tratta di
cambiare ordinamenti con cui conviviamo da molto tempo». BANCHE DA RICOSTRUIRE
Draghi ha quindi spiegato che gran parte delle discussioni odierne si sono
incentrate sul problema della fiducia e sui passi necessari per ripristinarla.
Tre le tappe fondamentali indicate dal governatore: la ricostruzione del
sistema bancario, l'adozione di valori certi, uniformi e coerenti con regole
comuni sugli asset tossici e poi l'adozione di politiche di bilancio per
evitare la crescita della disoccupazione, affinché questa non si traduca in un
calo ulteriore della domanda. Si tratta tuttavia, ha avvertito il governatore,
di «condizioni necessarie ma non sufficienti, perché non c'è garanzia di
successo». Draghi ha infine ricordato che attualmente «c'è disinflazione, non
deflazione. Si è parlato di rischi per la tenuta dell'economia,
dell'inflazione, ma lo scenario centrale prospettato dal Fondo Monetario
Internazionale non prevede l'arrivo della deflazione».
( da "Corriere della Sera" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
- NAZIONALE - sezione: Focus Vuota - data: 2009-03-15 num: - pag: 10 categoria:
REDAZIONALE L'esercito senza soldi Fermi elicotteri e autoblindo «Troppi 184
mila uomini, bisogna tagliare» T empi di vacche magre anche per i soldati
italiani. Anzi, non solo vacche magre: per loro si tratta ormai in molti casi
di una vera lotta per la sopravvivenza. I tagli al bilancio dello Stato
colpiscono soprattutto la macchina militare, con ripercussioni molto pesanti
tra l'altro sulla capacità di impatto nel mondo per l'intera politica estera
italiana. Per far comprendere la gravità della crisi
per le casse dell'Esercito gli alti comandi fanno un esempio molto concreto. «è
noto che uno dei veicoli più utilizzati ed apprezzati dalle nostre missioni
all'estero in zone di conflitto è l'autoblindo Lince del-l'Iveco, che li
fornisce anche ad altri eserciti, specialmente europei. Ottimo per la corazza a
forma di tartaruga a difesa dalle mine nel terreno. Veloce e maneggevole. Ne
abbiamo ordinati 1.150, che verranno consegnati a scaglioni entro il 2012. Al
momento ne sono operativi 530. Di questi 243 sono impiegati dal nostro
contingente in Afghanistan, altri 33 da quello in Libano. Ma ora ci troviamo
nelle situazione per cui ben 180 mezzi sono guasti. E mancano i fondi per le
riparazioni», sostengono ai comandi Interforze di Verona e quelli responsabili
dell'intera logistica militare alla caserma centrale di Roma. Quattro conti, e
non è difficile valutare le conseguenze dei tagli. Ogni Lince costa infatti
210.000 euro più iva. E si parla solo del mezzo nudo. Se si aggiunge
l'equipaggiamento di base (radio, gps, climatizzatori, eccetera), neppure
troppo sofisticato, la somma lievita a 290.000 euro più iva. La manutenzione,
specie in regioni operative, supera i 15.000 euro annuali. «Bloccare in garage
180 Lince significa dunque immobilizzare un capitale che oltrepassa facilmente
i 54 milioni di euro. Noi contiamo di poter riparare con spesa relativamente
bassa nel breve periodo una cinquantina di veicoli. Ma per altri 130 mancano
decisamente i soldi», affermano i responsabili del parco macchine centrale.
Stesso ragionamento vale per gli elicotteri. L'Esercito ne possiede 246.
All'estero ne sono stati inviati 23 (
( da "Unita, L'" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
«Sarà l'orgia della
rendita il piano casa di Berlusconi» L'urbanista: è iniquo consentire di
allargare le case senza però aumentare strade, verde parcheggi e servizi.
Quanto alle ricostruzioni, interessano solo ai soliti
speculatori ANDREA BONZI La crisi non si supera regalando a pochi facoltosi la possibilità di
scavalcare le regole, di espandersi sul territorio a danno di altri che non
possono farlo. L'unico obiettivo del governo è favorire l'orgia della rendita finanziaria urbana». A Giuseppe Campos
Venuti, presidente onorario dell'Istituto nazionale di urbanistica (Inu)
e professionista di fama, il «piano casa» che sta mettendo a punto il governo
Berlusconi non va giù. Dall'alto dei suoi 83 anni, lo smonta e fa capire di
essere di fronte a uno strumento inutile e dannoso per il Paese. Professor
Campos Venuti, la cifra del piano pare proprio l'aumento della cementificazione
selvaggia. Che ne pensa? «Dare la possibilità di ampliare del 20% tutte le
costruzioni esistenti, senza accompagnarle da zone verdi, parcheggi, servizi, è
una iniquità generalizzata: chi avrà i soldi per allargarsi - non più del 10%
dei proprietari, a star larghi - lo farà a danno di chi non ne ha. Tanto più in
un momento di crisi come questo». Il governo sostiene
che darà impulso all'economia... «Io - e l'Inu con me - non siamo certo dei
signor "no". Il punto è un altro: la crescita dell'esistente è già
ora regolata da norme e parametri che permettono ampliamenti tali da non danneggiare
i proprietari terzi che non hanno spazio per estendersi». Può fare un esempio?
«Le do alcuni numeri, piccoli per dimensione ma che rendono l'idea. A
Molinella, cittadina di 15.000 abitanti nel Bolognese per la quale ho
contribuito a redigere il Prg, il 56% degli alloggi mono o bifamiliari permessi
dal 1996 al 2008, sulla base delle regole già vigenti, non hanno sfruttato al
massimo le possibilità edificatorie. Questo significa che possono estendersi di
un altro 15% senza danno altrui. Il problema è che Berlusconi vuole far
crescere il restante 44% di quelle costruzioni, e questo va a scapito della
comunità». Nel testo del governo si parla anche di un aumento delle cubature
del 30% in caso di demolizione di edifici ante '89 non vincolati. Del 35% se si
utilizzano materiali compatibili col risparmio energetico. «Già non si capisce
su che base si è scelto il parametro di 20 anni. Detto ciò, mi chiedo: chi avrà
i soldi per distruggere e ricostruire? I soliti speculatori. Il riferimento al
risparmio energetico, poi, è uno specchietto per le allodole: c'è già una norma
dell'Unione europea che lo prevede, e alcune città l'hanno già adottato. Reggio
Emilia l'ha fatto nel 2006, ed è obbligatorio per tutti gli edifici licenziati
secondo le regole. Questo dimostra che quando si fanno leggi riformiste, come
quella regionale dell'Emilia-Romagna, la crescita può essere regolata». I
costruttori, però, lamentano troppi lacci burocratici e guardano con favore
questa deregulation... «In assenza di una legge nazionale equa, c'è chi
preferisce approfittare delle norme di Berlusconi. Purtroppo i soliti
fondamentalisti del Centrosinistra - con Verdi e Rifondazione in testa, ma non
solo loro - hanno impedito al governo Prodi di licenziare una legge riformista.
E i soldi per le case pubbliche che aveva stanziato il passato esecutivo ora
tornano fuori, con il rischio che vengano utilizzati per favorire la
speculazione». Il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani, si è
lamentato della mancata consultazione degli enti da parte del governo.
«Bisognerà capire bene lo strumento legislativo che il governo intende usare,
però in base alla riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni hanno ben
di più di un ruolo semplicemente notarile. L'assessore alla Casa dell'Emilia-Romagna,
Gian Carlo Muzzarelli, si è già espresso in maniera molto negativa sulla legge.
È stato più netto: per le Regioni che lo vorranno, la possibilità di opporsi
esiste». Intervista a Giuseppe Campos Venuti
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
il caso Le leggi di
Asimov In tempo di pace sono valide, ma quando si combatte è un'altra cosa
Questioni etiche Le macchine del futuro dovranno prendere decisioni complesse,
da uomini "Robot, non uccidere il soldato sbagliato" HERVÉ MORIN
PARIGI Anno 2018. Le famiglie di un soldato e di un sottufficiale americani
ricevono 100 milioni di dollari di risarcimento, interessi compresi, dalla
ditta Milibots Inc. I due militari, catturati e usati come scudi umani da un
gruppo di insorti afghani che si erano appena impadroniti della loro batteria
di missili semoventi, sono stati «sacrificati» dal robot
JNC 3000, incaricato della protezione del convoglio. Distruggendo la batteria e
gli uomini di guardia, il robot aveva voluto evitare un pericolo maggiore,
l'uso dei missili da parte degli insorti, che avrebbero potuto fare molte più
vittime nelle file degli alleati. Era la tesi di Milibots Inc., che però
non è stata accolta, e la ditta ha dovuto metter mano al libretto degli
assegni. Anno 2020. Il Tribunale penale internazionale chiama a testimoniare un
robot «casco blu», Swissor B12, in un processo per crimini di guerra in Georgia.
È il contenuto della sua scatola nera che interessa il tribunale. La presenza
di questo testimone meccanico non ha impedito, sembra, ai suoi compagni in
carne e ossa di vendicarsi sui civili per un'imboscata che aveva causato
numerose perdite tra i loro ranghi in un villaggio alla frontiera russa.
Fantascienza? Niente affatto. Questi due esempi illustrano scenari che
potrebbero presto diventare reali. Lo sviluppo tecnologico dei robot militari è
impressionante. E pone domande inquietanti. I robot soldati avranno un senso
morale, prenderanno le decisioni giuste? Renderanno le guerre meno sanguinose o
sfuggiranno al nostro controllo? Chi sarà responsabile: il costruttore,
l'esercito che li ha usati, i robot stessi? Non sono questioni filosofiche. Gli
stati maggiori delle grandi potenze cominciano a preoccuparsi delle sfide
etiche che presuppone l'uso dei robot soldati. L'Us Navy ha da poco pubblicato
un rapporto dal titolo «Robot militari: rischi, etica e design». È un
documento, redatto dai ricercatori del dipartimento di Etica e tecnologie del
Politecnico della California, che cita Kant, Asimov, la teoria dell'evoluzione
e la polemologia (la scienza della guerra) in chiavi nuove e coinvolgenti. I
ricercatori invitano «a confrontarsi il prima possibile» con le nuove
tecnologie e le questioni morali che sollevano. I robot militari sono già sul
campo, per terra, per cielo e per mare. Nel 2000 il Congresso americano ha
votato una legge che prevedeva che nel 2010 un terzo dei bombardieri
statunitensi sarebbero stati senza pilota. E che nel 2015 la stessa percentuale
sarebbe stata applicata ai veicoli da combattimento al suolo. Il ruolo di
questi robot è quello di rimpiazzare gli umani «nei lavori sporchi, noiosi e
pericolosi», secondo il dipartimento della Difesa americano. Nel 2007 lo stesso
dipartimento stimava che i robot dispiegati in Iraq e Afghanistan avessero
neutralizzato 10 mila «ordigni esplosivi improvvisati», in gergo Ied, la prima
causa di morti tra le file degli americani. Per ora questi robot non sono
totalmente autonomi, non prendono decisioni da soli. Ma secondo Ronald Arkin,
del Georgia Institute of Technology, man mano che le situazioni affrontate
dagli automi diverranno più complesse sarà sempre più difficile guidarli da una
posizione esterna al campo di battaglia. La guida dovrà essere sul posto, e
potrebbe essere un'intelligenza artificiale. Il ricercatore ritiene che «una
macchina potrebbe agire in maniera più etica che gli esseri umani»: in fondo,
un rapporto del 2006 del ministero della Salute americano rivelava che soltanto
il 47 per cento dei soldati, e il 38 per cento dei marines stimava che i
non-combattenti dovessero essere trattati «con dignità e rispetto». Non tutti
sono d'accordo. Raja Chatila, direttore del Laboratorio di analisi e di
architettura di sistemi del Cnrs di Tolosa, è convinto «che siamo ancora molto
lontani dal poter garantire che i robot agiranno su una base di informazioni
corrette e sufficienti». In campo aperto resterà indispensabile concepire
sistemi di apprendimento per le macchine, gli ingegneri non potranno prevedere
tutte le situazioni possibili. Ma se il robot impara da solo, «diventa
impossibile prevedere tutte le sue reazioni». Siamo al dilemma affrontato dalle
leggi della robotica di Isaac Asimov. Purtroppo, riflette amaro Ronald Arkin,
quelle leggi sono di poco aiuto in un campo di battaglia. Lì, lo scopo finale
non è fare in modo che umani e macchine convivano pacificamente. Lo scopo, come
nota il rapporto dell'Us Navy, è quello di fare in modo che i robot «uccidano
gli esseri umani giusti (i nemici) e non uccidano gli esseri umani sbagliati
(gli alleati)». A questa condizione, «avere robot che combattono nelle nostre
file ridurrà decisamente il numero dei morti». Raja Chatila non è convinto:
«Per molto tempo ancora l'unico robot dotato di senso morale sarà quello
incaricato di filmare e registrare. Come le telecamere introdotte nelle stanze
degli interrogatori». Il problema è che anche i robot civili, quelli incaricati
di prendersi cura di bambini, anziani, malati sono già una realtà e ci pongono
di fronte alle stesse questioni etiche. Copyright Le Monde
( da "Stampa, La" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
DRAMMA DA TORINO A
TREVISO il caso Quindicimila posti di lavoro a rischio su 150 mila Male Indesit
ed Electrolux Crac per Antonio Merloni Controcorrente De' Longhi La crisi del frigo "congela" il mercato
elettrodomestico LUIGI GRASSIA Italia terra di eroi, di poeti, di santi, di
navigatori e anche di costruttori di frigoriferi. L'ultima categoria però è in
grave crisi di mercato e soggetta a una drammatica
delocalizzazione, che costa drammi umani e depaupera i territori. Si parla
molto in questi giorni della Indesit che chiude lo stabilimento di None (vicino
a Torino) lasciando a casa 650 lavoratori per trasferire la fabbrica in
Polonia. Ma in cattive acque è tutto il gruppo di Vittorio Merloni, che è il
secondo in Europa per stazza dopo Bosch ma è stato colpito in pieno da un calo
della domanda del 20% nell'avvio di questo 2009. Va persino peggio alla società
indipendente di Antonio Merloni (il fratello di Vittorio) che è finita in
amministrazione controllata e ha difficoltà a trovare compratori anche a prezzo
di saldo: un bando per le manifestazioni di interesse è ufficialmente scaduto
il 2 marzo scorso ma è stato prorogato perché, sembra, le proposte sono state
poche, e fra l'altro orientate più a uno «spezzatino» (cioè all'acquisto di
singole porzioni dell'impresa) che a incamerare tutto il blocco. E hanno
cominciato il
( da "AprileOnline.info" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
L'atomica cinese
Nane Cantatore, 15 marzo 2009, 10:36 Crisi La Cina esprime preoccupazione sulla
sicurezza dei suoi enormi investimenti in bond americani, mentre gli Stati
Uniti aumentano il debito per rispondere alla crisi.
Il significato di una mossa che può incidere sugli equilibri internazionali più
di una guerra Per avere un'idea della portata della dichiarazione del premier
cinese Wen Jiabao, che venerdì ha espresso una forte preoccupazione per la
solidità degli investimenti della Repubblica popolare in bond americani, è
sufficiente notare la tempestività della risposta americana, con l'addetto
stampa della Casa Bianca Robert Gibbs che si è precipitato a replicare, con una
sicumera forse eccessiva, che "nel mondo non esistono investimenti più
sicuri rispetto agli Stati Uniti". Al di là degli annunci, è sicuro che
gli Usa hanno un disperato bisogno di denaro, visto che il pacchetto di stimolo
all'economia appena varato da Obama costa 787 miliardi di dollari, e che si prevede
che il deficit pubblico americano raggiungerà quest'anno i 1.500 miliardi: per
arginare questi buchi, sarà necessario emettere una quantità record di buoni
del Tesoro, per un totale di nuovi debiti che potrà raggiungere i 2.000
miliardi. Nel corso del
( da "AmericaOggi Online" del 15-03-2009)
Argomenti: Crisi
Anche sulla crisi si sceglie di demonizzare le proposte altrui. Un
dialogo tra sordi Di Federico Guiglia 15-03-2009 Che il dialogo tra sordi
riguardi temi come la sicurezza, la giustizia, l'istruzione o, da ultimo, il
federalismo, è un peccato, ma tutto sommato è abbastanza scontato. La
maggioranza e l'opposizione hanno idee diverse al riguardo, e fra meno di tre
mesi si vota per le europee e per le amministrative (oltre che per il
boicottatissimo referendum elettorale): la contrapposizione è nelle cose. Il
Pdl di Silvio Berlusconi deve continuare a vincere e il Pd di Dario
Franceschini deve smetterla di perdere. Impossibile pretendere intese, visto
che il Pdl ha da affrontare pure la concorrenza elettorale della Lega (e
Berlusconi anche quella personale di Gianfranco Fini nel nascente partito unico
del centro-destra), mentre il Pd se la deve vedere con l'Italia dei Valori e
con l'Udc. Dunque, è l'ora della battaglia, e perfino di un grido di battaglia
che non si sentiva da qualche lustro. Alludiamo al "catto-comunista"
rivolto dal Cavaliere a Franceschini, e al "clerico-fascista"
restituito da Franceschini al Cavaliere. Bambinate a elevato dispetto politico.
Ma che il centro-destra e il centro-sinistra non trovino un terreno comune
neanche sull'economia, che è l'emergenza del Paese, appare sorprendente. Specie
davanti alle concrete proposte che entrambe le parti hanno comunque fatto, e
che possono essere di sicuro contestate, emendate, migliorate, ma non liquidate
come pura propaganda. Invece è proprio quello che è successo con il piano-casa
prospettato dal governo dopo decenni di immobilismo. L'ultimo e unico
piano-casa che si ricordi in Italia, risale addirittura ad Amintore Fanfani,
del quale porta il nome. Risale, per intenderci, al 1949. Ancora non si sa che
cosa il testo dell'esecutivo, probabilmente un decreto-legge, nel dettaglio
conterrà. Eppure, dall'opposizione è già partito un attacco contro il
"rischio di cementificazione", ed è partito perfino un applauso,
naturalmente postumo, alla grande opera del piccolo Fanfani, pur di
rimpicciolire l'odierna iniziativa di Berlusconi. Intendiamoci, non che il
centro-destra faccia di meglio coi suoi avversari. Di Franceschini, segretario
del Pd da tre settimane, molto si potrà dire, ma nel giro di pochi giorni ha
inventato o sostenuto un paio di proposte che meritano almeno d'essere prese in
seria considerazione, visti i chiari di luna: l'imposta una tantum sui redditi
da 120 mila euro all'anno in su, e l'assegno di disoccupazione per chi perde il
posto di lavoro. Proposte discutibili, ma non aria fritta. Invece anche questo,
come il piano-casa del governo, è finito nel calderone del pregiudizio, dove a
parti invertite i contendenti buttano dentro qualunque idea non provenga da
loro, e soltanto da loro. Più per ripicca, che per intima convinzione. Anche
perché, allo stato, non esistono formule salvifiche in nessuna parte della
Terra. Si va ovunque per tentativi. Bocciare, allora, un piano-casa che ancora
non c'è, oppure ridicolizzare una soluzione (tassare i più ricchi) che è stata
annunciata addirittura in America, la patria dei nostri guai e dei guai per
tutti, non è un segnale incoraggiante. A maggior ragione, quando poi le parti
sociali rilanciano l'allarme. Ieri la Confindustria, con il suo presidente,
Emma Marcegaglia, ha esortato il presidente del Consiglio a "stanziare soldi
veri", perché la situazione "è grave, non è una boutade
mediatica". Ma anche i sindacati da tempo sono sul chi va là. E l'appena concluso vertice finanziario del G20 in Inghilterra
s'è dichiarato "pronto a tutto", pur di rilanciare l'economia. La crisi, dunque, va affrontata senza
allarmismi (ci mancherebbe pure l'allarmismo), ma con vigore e con rigore: lo
dicono ormai tutti, in casa e fuori. Ed è un'impresa che richiederebbe,
appunto, l'apporto politico più largo possibile, essendo fin troppo evidente l'"interesse
nazionale" da salvaguardare: la condizione economica degli italiani oggi e
nei mesi a venire. f.guiglia@tiscali.it