CENACOLO
DEI COGITANTI |
Primi exit poll in India
in attesa dei risultati ufficiali previsti per domani
( da "Cittadino, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con la prospettiva di una
congiuntura ancora segnata dalla crisi finanziaria internazionale, la Gandhi
potrebbe considerare insensato voler riportare a tutti i costi il Congresso al
potere, puntando invece ad eventuali elezioni ravvicinate nel 2010-2011 che
permetterebbero il lancio definitivo di suo figlio Rahul alla guida del paese.
la crisi economica e i
limiti dell'ottimismo - giorgio ruffolo
( da "Repubblica, La"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari. Il secondo è
l´enorme dimensione che questi hanno assunto. Alla fine del 2007 il Pil
mondiale risultava pari a 54 trilioni di dollari, e la capitalizzazione delle
borse mondiali a 61 trilioni. Questa enorme massa di risparmio sta nelle mani
di un gruppo ristretto di grandi banche e di intermediari finanziari che lo
gestiscono in condizioni di grande complessità
Sponsor in fuga A Londra
saranno Giochi di Stato ( da "Stampa,
La" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un paio di mesi fa una cordata di
privati che aveva sottostimato la crisi finanziaria ha abbandonato il media
center obbligando il governo a stanziare 355 milioni di sterline per mandare
avanti il cantiere. Ora è la volta del villaggio olimpico. Hugh Robertson
dubita delle rassicurazioni del ministro Jowell che ha rifiutato la
compartecipazione della Lend Lease perché,
CRISI FINANZIARIA
CORRUZIONE E CASO ITALIANO ( da "Unita,
L'" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: CRISI FINANZIARIA CORRUZIONE E CASO
ITALIANO ECONOMIA E SOCIETÀ Letta dalla prospettiva italiana, la retorica
popolare diffusa negli Stati Uniti sulla crisi economica è preoccupante. Che si
parli con Joe the plummer, il nuovo "uomo qualunque," o con i professionisti
della middle class, le responsabilità delle crisi vengono attribuite alla
avidità e all'
Bazoli: in banca l'ora
dell'euro-capitalismo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma è della crisi finanziaria che
vuol parlare e sfoglia alcune fotocopie del «Corriere della Sera» del 2007 e
del 2008. Era rimasto vivo a lungo il dibattito aperto dal Professore, ancora
una volta attorno a un libro di storia bancaria, sul Mediocredito lombardo.
Il Tesoro Usa prepara la
Borsa dei derivati ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che ha contribuito alla più grave
crisi finanziaria dalla Grande depressione mettendo in ginocchio colossi come
Lehman Brothers e Aig, e causando perdite complessive per 1.400 miliardi di
dollari alle istituzioni finanziarie di tutto il mondo. «Buchi nella rete di
controllo dei mercati finanziari hanno contribuito alla crisi –
Risparmio gestito, la
ritirata straniera ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Tensioni sui mercati finanziari,
incremento del costo del rischio, crisi del risparmio gestito. Nel leasing Bnp
ha perso nel
Stato e mercato.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: di società della crisi. Guido Rossi
ha descrittivamente parlato di una crisi del capitalismo finanziario
globalizzato. Si potrebbe sostenere che le cause della crisi sono le medesime
che ne avevano determinato il successo: la finanziarizzazione pervasiva,
l'unificazione di mercati non governati, la crescita delle disuguaglianze quale
volano dello sviluppo.
Le Borse e il segreto di
Star Trek ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: chiaro che non esiste nessun
rischio di protezionismo. Ma lo scopo dev'essere tirar fuori l'economia
mondiale dall'attuale situazione di rischio, non catapultarci in un'altra bolla
speculativa. L'autore è professore di economia all'Università di Yale.
Copyright: Project Syndicate, 2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) IL COPIONE
La trama del 2000: uomini brillanti ci guidano in un'
Germania in rosso di 80
miliardi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la
recessione economica stanno pesando sui conti pubblici tedeschi: calano le
entrate fiscali e aumenta la spesa pubblica. Per il ministro delle Finanze, il
socialdemocratico Peer SteinbrÜck, l'evoluzione delle finanze statali è fonte
di personale angoscia se è vero che all'inizio dellalegislatura si era
impegnato a riportare il bilancio in pareggio.
Bce preoccupata Spagna:
Pil -2,9% Bt: fuori 15 mila ( da "Manifesto,
Il" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria (fatta di una
catena di imbrogli) seguita a mordere e la stessa Bce è preoccupata che possano
saltare fuori «sorprese» impreviste. Negli Usa, ad esempio, la Lehman Brothers
ha comunicato che vuole scorporare dal bilancio 47 miliardi di dollari di asset
tossici.
Südtirol bank, il primo
bilancio è positivo ( da "Corriere
Alto Adige" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ausilio di 183 promotori
finanziari. «Siamo al 13Ú posto della graduatoria degli istituti simili al
nostro spiega soddisfatto il presidente Peter Mayr e a breve avremo altre
novità che ci rafforzeranno ulteriormente ». I mercati in crisi non hanno
aiutato i rendimenti: «Registriamo perdite tra il 6 e il 7% per i bassi profili
di rischio e tra il 15 ed il 20%
Frena Geox, balzo di
Mediaset ( da "Corriere
della Sera" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
15/05/2009 - pag: 39 La Giornata in Borsa Frena Geox, balzo di Mediaset di
Giacomo Ferrari Scambi in calo Il controvalore complessivo degli scambi è sceso
a 3,6 miliardi di euro L'S&P-Mib in calo dello 0,57% e il Mibtel dello 0,42%:
variazioni minime ieri a Piazza Affari, che non è riuscita (come invece è
accaduto alle altre Borse europee)
I conti trimestrali
affondano Natixis ( da "Corriere
della Sera" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
15/05/2009 - pag: 39 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Natixis
(g.fer.) Giornata nera, ieri alla Borsa di Parigi, per Natixis, società
bancaria controllata da Caisse d'Epargne e Banque Populaire, che ha chiuso la seduta
con un calo del 13,58%, a 1,43 euro, dopo aver toccato un minimo di 1,
Alitalia sceglie Fiumicino
e Gemina vola ( da "Corriere
della Sera" del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
15/05/2009 - pag: 39 Il caso a Milano Alitalia sceglie Fiumicino e Gemina vola
(m.sid.) È l'ennesima riprova che alle Borse piace guardare avanti. Un caso
scuola. Ieri Gemina ha presentato i dati del trimestre con una perdita di 33
milioni contro un utile di 1,1 milioni nel primo trimestre del 2008.
Sponsor in fuga dalle
Olimpiadi A Londra saranno Giochi di Stato
( da "Stampaweb, La"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Un paio di mesi fa una cordata di
privati che aveva sottostimato la crisi finanziaria ha abbandonato il media
center obbligando il governo a stanziare 355 milioni di sterline per mandare
avanti il cantiere. Ora è la volta del villaggio olimpico. Hugh Robertson dubita
delle rassicurazioni del ministro Jowell che ha rifiutato la compartecipazione
della Lend Lease perché,
Svolta nella vicenda Hypo
Real Estate: via libera da Bruxelles ad acquisto da parte di Soffin
( da "Finanza.com" del
15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, da parte del
fondo pubblico tedesco per la stabilizzazione dei mercati Soffin, controllato
dal governo federale. Lo ha comunicato questa mattina la Commissione Ue in un
comunicato. La notizia non è di quelle che possono passare inosservate: si
tratta, infatti, della prima nazionalizzazione di una banca notificata alla
Commissione in applicazione del regolamento
La crisi finanziaria fa
rinviare, ma non cancellare i progetti per i pc
( da "Computerworld Online"
del 15-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria fa rinviare,
ma non cancellare i progetti per i pc Gartner stima una riduzione della spesa IT
mondiale del 3,7% quest'anno. Ma ci sono applicazioni, Paesi e mercati
verticali che inducono all'ottimismo Venerdì 15 Maggio 2009 La crisi
finanziaria sta avendo un impatto importante sull'industria dei pc,
Il governo non ha più
strumenti ( da "Corriere
delle Alpi" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, nel 1982. Spero
che non ripeta quello scenario anche se questa crisi, per profondità e
velocità, si presenta anche più pesante». Cioè? «Prenda il caso emblematico
dell'abruzzese Sevel, che produce furgoncini. Un'azienda che negli ultimi anni
aveva triplicato la forza lavoro e che adesso non ha rinnovato tutti i
contratti a termine e ha fatto ricorso alla cassa.
imprese
"sommerse" dalla recessione - mario centorrino
( da "Repubblica, La"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: e «reagisce» alla crisi. Secondo
alcuni osservatori, come risposta alla crisi finanziaria molte aziende chiudono
solo dal profilo amministrativo ma continuano a lavorare in modo irregolare. E
questo spiegherebbe perché - in termini relativi, s´intende - la crisi
finanziaria nel Mezzogiorno sembra essere meno avvertita.
La crisi toglie a Zaleski
8 miliardi In rosso Berlusconi, Perna e Gavio
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: subito prima dello scoppio della
crisi finanziaria al 13 maggio 2009. È quanto risulta dall'inchiesta che sarà
pubblicata su MF/Milano Finanza in edicola oggi, secondo cui i primi 80
Paperoni di Borsa hanno visto bruciare oltre 51 miliardi nel periodo
considerato. La classifica tiene conto delle partecipazioni con un valore
assoluto superiore agli 80 milioni di euro.
La lunga passerella del
voto ( da "Stampa,
La" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 30) al Teatro Civico al convegno
«Pmi e crisi finanziaria: accesso al credito e opportunità». Ancora altri big
della politica a Novi domani. Arriva la cantante Iva Zanicchi, che si ricandida
all'Europarlamento (in città, in via Girardengo e poi nei quartieri dalle 11
alle 13), a Ovada e, alle
Se il Giro è no-logo
Armstrong & Co coprono lo sponsor
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Forse Lance era distratto dalla
grave crisi finanziaria del suo team Astana, che da 2 mesi non paga gli
stipendi ai corridori e al personale, tanto che ieri la squadra per protesta ha
preso il via senza la scritta dello sponsor sulla maglia bianco-giallo-celeste.
Soltanto al kazako Zeits è stato concesso - per motivi di opportunità politica
- di partire con la solita divisa.
manovre anti-crisi, italia
fanalino di coda speso un decimo della media mondiale - luca iezzi
( da "Repubblica, La"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: oltre 700 stanziati nel 2008 per
sostenere il sistema finanziario. L´Unione Europea si è mossa in ordine sparso
e ogni governo ha guardato alle crisi più pesanti nel proprio cortile (le
banche per il Regno Unito, l´industria automobilistica per la Germania, la
disoccupazione in Spagna e il debito pubblico in Italia), variando così
ripartizione e entità di ogni dei singoli pacchetti.
l'inarrestabile peso del
debito pubblico ( da "Repubblica,
La" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari a costringere i
governi ad adottare politiche fiscali restrittive, disertando in massa il
debito pubblico non appena la crescita dei prezzi dovesse accelerare, facendo
così decollare i tassi a lungo termine. è probabile quindi che lo stock di
debito pubblico venga riassorbito gradualmente attraverso aumenti della
pressione fiscale e riduzioni della spesa pubblica.
Finanza glamour addio per
sempre ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha messo in
evidenza due realtà nefaste. Da un lato una valutazione inadeguata del rischio,
praticamente da parte di tutti: management, regolatori, banche centrali,
agenzie di rating e altri.Dall'altro, molti, troppi incentivi nel sistema
bancario ad ignorare una corretta valutazione del rischio.
Una parola dimenticata:
umiltà ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: umiltà di Alberto Mingardi M alcolm
Gladwell ha osservato chea monte di questa crisi finanziaria non ci sono
"esperti" che hanno fallito nel loro lavoro - semmai
"esperti" che si sono comportati fino in fondo come tali. La sua tesi
è che gli errori così prepotentemente esplosi sui mercati traggono origine non
dall'incompetenza, quanto invece da un eccesso di fiducia in se stessi.
India, i comunisti ancora
decisivi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mercati finanziari è quella di un
possibile nuovo accordo tra l'Upa e partiti comunisti. Nonostante le formazioni
di estrema sinistra sembrino destinate a perdere un numero consistente di seggi
rispetto al 2004, il loro apporto potrebbe comunque essere fondamentale per la
formazione di un governo che partirebbe con delle credenziali riformiste in
politica economica non più convincenti
Il Canada apre alle Pmi
lombarde ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con la crisi finanziaria globale,
gli equilibri internazionali sono cambiati: i vertici della politica canadese
hanno capito che il rapporto con gli Stati Uniti non può più essere
esclusivo,mentre la Cina e l'India non possono bastare come alternativa.
La tedesca Arcandor e il
dubbio sulla crisi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: PARTERRE 000 La tedesca Arcandor e
il dubbio sulla crisi I guai di Arcandor sono legati al recente sconquasso
finanziario o alla crisi dei consumi, di vecchia data? L'interrogativo potrebbe
sembrare di maniera per un società che dà lavoro a 86mila persone e che
nell'ultimo anno fiscale ha perso oltre 700 milioni di euro.
Ok a Soffin per l'acquisto
di Hypo Re ( da "Sole
24 Ore, Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'esecutivo comunitario ha concluso
che la transazione non ostacolerebbe in modo significativo la concorrenza
nell'Area economica europea o in parte di essa. è la prima volta durante
l'attuale crisi finanziaria che la nazionalizzazione di una banca è stata
notificata alla Commissione in base al regolamento fusioni.
Imprese sull orlo della
depressione ( da "Manifesto,
Il" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che si sviluppano negli stessi
mercati finanziari in un circuito autoreferenziale gestito dalle società di
intermediazione finanziarie e dalle stesse banche, vale a dire in un contesto
di piena liberalizzazione del mercato dei capitali. Condizione perché i mercati
finanziari riescano a creare plusvalenze è che il numero degli scambi
finanziari cresca continuamente grazie all'
Il tonfo dell'economia
italiana è molto peggiore di quanto stimato dal Tesoro. Ma il premi...
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari non hanno
reagito alle cattive notizie dell'economia. Quelli europei sono rimasti
sostanzialment eivariati. Milano risulta il miglior listino in Europa,
chiudendo a +1,39%. politica I nuovi numeri della crisi accendono però la
polemica politica, con l'opposizione all'attacco del governo e i sindacati
pronti a chiedere un tavolo sull'
Brilla l'S&P-Mib,
rally di Parmalat ( da "Corriere
della Sera" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di
Paola Pica Brilla l'S&P-Mib, rally di Parmalat Piazza Affari si toglie una
soddisfazione e, a dispetto dei dati sul crollo del Pil nel primo trimestre
dell'anno, chiude la seduta con la miglior perfomance in Europa.
Terna promette una cedola
più ricca ( da "Corriere
della Sera" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano/2 Terna
promette una cedola più ricca (g.dos.) Quattrocento milioni di plusvalenza. È
il guadagno che Terna prevede di incassare dalla cessione della divisione
brasiliana Terna Partecipações.
Accelera l'utile, Diasorin
vola ( da "Corriere
della Sera" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano/1
Accelera l'utile, Diasorin vola (pa.pic) La crisi non frena l'eccellenza
italiana nelle biotecnologie. Diasorin, società della diagnostica in vitro che
sviluppa kit di immunoreagenti ha chiuso il primo trimestre 2009 con un utile
netto di 13,
Il promotore finanziario è
indipendente ( da "Unita,
L'" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma chi aveva fondi di investimento
non è finito come chi ha utilizzato il "fai da te" o come chi è stato
costretto a comperare Parmalat o Cirio. In un periodo in cui tutti hanno perso
soldi, di crisi finanziaria, ci sono state, e lo ripeto, solo 45 radiazioni. È
un numero insignificante. Ed è un segnale. Vuol dire che la categoria è sana».
Intervista a Elio Conti Nibali
UN GRANDE PIANO EUROPEO
PER IL LAVORO ( da "Unita,
L'" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con inevitabili conseguenze sociali
e politiche: protezionismo, nazionalismo, razzismo, divisione ed indebolimento
dei lavoratori, restringimento degli spazi democratici. Nella campagna
elettorale, i partiti riformisti devono rendere chiaro alle opinioni pubbliche
il nesso tra uscita dalla crisi ed Ue.
Sbagliato l'addio alle
Borse Conta diversificare il rischio
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alla luce della recente crisi
finanziaria e delle indicazioni del Pada (Personal Account Delivery Authority),
l'autorità di controllo britannico, su alcuni capisaldi del modo di fare
previdenza nel Regno Unito. «Gli schemi a prestazione definita lasciano sempre
più spazio a quelli a contribuzione definita.
Un libro per scoprire
tutti i segreti della Mifid ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: default di titoli di Stato sovrani
e di obbligazioni corporate abbiano fortemente accresciuto la conflittualità
nei confronti del sistema finanziario che ha raggiunto livelli di contenzioso
mai registrati fino ad ora», spiega il curatore dell'opera, Luca Zitiello. La
profonda crisi finanziaria che sta colpendo l'intero sistema economico mondiale
sta acuendo del resto questa situazione.
Frattini "Vertice Ue
su migranti" La Russa: "Uncr criminale"
( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi. Sulla crisi finanziaria
attualmente in corso in Europa, Frattini ha proposto la creazione di un
istituto di vigilanza europeo perché "in questa fase non hanno molto senso
le vigilanze nazionali. Se ogni Banca centrale nazionale ha i propri sistemi di
controlli, che cosa deve fare la Bce?
Berlusconi:
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha fatto tutto quello che doveva
essere fatto» a fronte della crisi finanziaria ed economica che ha colpito
tutto il mondo, ha continuato il premier italiano durante la conferenza con il
presidente russo, Dmitri Medvedev. «Abbiamo garantito che nessuna banca sarebbe
fallita», ha aggiunto Berlusconi sottolineando inoltre la tutela dei
risparmiatori.
Frattini "Vertice Ue
su migranti" La Russa: "Unhcr criminale"
( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi. Sulla crisi finanziaria
attualmente in corso in Europa, Frattini ha proposto la creazione di un
istituto di vigilanza europeo perché "in questa fase non hanno molto senso
le vigilanze nazionali. Se ogni Banca centrale nazionale ha i propri sistemi di
controlli, che cosa deve fare la Bce?
Gli esperti anticrisi
della Commissione Ue ( da "Stampa,
La" del 17-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è stato incaricato dalla
Commissione europea di studiare la crisi finanziaria e il futuro della
regolazione e supervisione dei mercati finanziari a livello europeo. Il Gruppo
de Larosière ha reso pubbliche le conclusioni del suo lavoro alla fine del febbraio
scorso, auspicando tra l'altro l'istituzione di un maccanismo di «allerta
precoce» anticrisi sotto gli auspici della Bce.
Il gran recupero di Piazza
Affari ( da "Corriere
della Sera" del 17-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per cui il comportamento dei
mercati finanziari anticipa l'andamento dell'economia reale, allora potrebbe
esserci in futuro qualche novità nella classifica del Pil, dove l'Italia,
secondo i dati pubblicati da Eurostat, viaggia ora nella parte bassa della
lista, davanti alla Germania ma dietro a Gran Bretagna e Francia.
Berlusconi:
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha fatto tutto quello che doveva
essere fatto» a fronte della crisi finanziaria ed economica che ha colpito
tutto il mondo, ha continuato il premier italiano durante la conferenza con il
presidente russo, Dmitri Medvedev. «Abbiamo garantito che nessuna banca sarebbe
fallita», ha aggiunto Berlusconi sottolineando inoltre la tutela dei
risparmiatori.
LA RABBIA E LA FAVOLA
( da "Stampa, La" del
18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si configura ogni giorno di più
come crisi di valori e di sistema e contro la quale i rimedi razionali si sono
sinora dimostrati inadeguati o insufficienti. Non si tratta, del resto, di un
fenomeno soltanto italiano, anche se i dati salariali sull'Italia mostrano che
proprio da noi raggiunge punte molto elevate.
"Creiamo un network
dei progressisti" ( da "Stampa,
La" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sosteniamo la cooperazione
internazionale come strumento per risolvere i problemi comuni, come la sfida
del clima e la crisi finanziaria. Sviluppo economico equo, opportunità per
tutti e approccio pragmatico sono i valori che Obama ha portato a Washington e
sono condivisi dai maggiori partiti progressisti d'Europa». Qual è la sfida più
difficile che avete davanti?
India, un trionfo per i
Gandhi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le preoccupazioni dei mercati
finanziari negli ultimi giorni sono state legate alla sensazione che il voto
avrebbe confermato una tendenza in atto da diversi anni, ovvero la progressiva
perdita di potere dei due partiti maggioria favore di piccoli schieramenti
regionali in grado di paralizzare l'azione di governo.
Gabbie salariali, più
prigionieri che benefici ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo, la sicurezza e il
federalismo? Ebbene, a dire la verità, una proposta mirata al mondo del lavoro
il partitodi Bossi ce l'ha da sempre e il suo leader l'ha ripetuta in settimana
nel corso di un comizio veneziano. Stiamo parlando delle cosiddette
"gabbie salariali", vale a dire un sistema che prevede contratti
territoriali con differenziazione di stipendio a seconda
Non ci sta a partecipare a
questo sconfittismo della sinistra italiana , perché ...
( da "Unita, L'" del
18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: l'Europa con il protezionismo e con
il nazifascismo». Oggi Obama risponde alla crisi «con misure imponenti»
puntando sulla tecnologia, la ricerca, la scienza; in Europa tornano le grandi
paure. Dei migranti, dell'Islam, della diversità. In Italia «la destra le
cavalca tutte e il centrosinistra appare inadeguato».
Sono state 350 mila le
persone che nei giorni scorsi sono scese nelle piazze di alcune delle pri...
( da "Unita, L'" del
18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La dimensione di queste
manifestazioni - ha osservato oggi il segretario generale della Ces, John Monks
- rivela quanto sia diffusa in Europa la preoccupazione dei lavoratori per il
loro futuro». SecondoMonks occorrono regole più severe per i mercati finanziari
e una maggiore presenza dei lavoratori nelle stanze dei bottonì.
LA PRESSIONE DELL'AFRICA
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ALBERTO RONCHEY F ra le conseguenze
della crisi finanziaria internazionale, si deve anche prevedere che sarà
compromessa la disponibilità delle ingenti risorse necessarie per offrire più
aiuti all'Africa. Il continente profondo e tragico, malgrado alcuni progressi
degli ultimi anni e le iniziative imprenditoriali cinesi, da tempo gravita
verso l'Europa con le sue masse di profughi.
Fondi sovrani, profondo
rosso ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Perché tutti hanno perso una
fortuna con la crisi finanziaria: solo con i dieci maggiori investimenti
effettuati tra il 2007 e il 2008 nelle banche occidentali, questi grossi fondi
asiatici hanno infatti bruciato qualcosa come 46 miliardi di dollari sui 66,7
investiti. è dunque normale che ora stiano mettendo in dubbio la strategia di
puntare sull'occidente.
A caccia delle small cap
dell'arte ( da "Sole
24 Ore, Il" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: un settore anticiclico, la crisi
finanziaria non li ha risparmiati. Chi analizza questi titoli – come gli
espertidi Skate's o ArtTactic – necessariamente osserva le relazioni tra il
mercato dell'arte e gli effetti sulle quotazioni delle società di settore. Oggi
i bassi prezzi hanno attratto gli investitori.
Svolta in Kuwait, le donne
in Parlamento ( da "Corriere
della Sera" del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma così è stato anche bloccato il
passaggio di leggi urgenti per risollevare l'economia, colpita dalla crisi
finanziaria e dal crollo dei proventi del petrolio. E molti temono che l'emiro
possa di nuovo sospendere il parlamento, come nel 1976 e nel 1986. Ventuno dei
50 membri del parlamento sono volti nuovi. Ma non è detto che questo lo renderà
più stabile.
India, eletti quattro
Gandhi star di Bollywood e del cricket
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E si guarda al futuro con fiducia:
già oggi i mercati finanziari saluteranno la ritrovata stabilità del
sub-continente. Più tempo, ma è questione di giorni, servirà per conoscere il
nuovo governo del premier confermato Manhoman Singh, che comprenderà gli storici
alleati del Congresso e pochi partiti minori.
No R 46,2
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: it Se si guida drogati o ubriachi
di notte sanzioni più severe rispetto al giorno. È giusto? SUL WEB Risposte
alle 19 di ieri Sì R 53,8 No R 46,2 La domanda di oggi Influenza e crisi
finanziaria: eccessivo allarmismo di media e istituzioni mondiali?
Europa competitiva, anche
più degli Usa ( da "Sole
24 Ore, Il (Del Lunedi)" del
18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: offre una lettura in chiaro-scuro
della crisi economica mondiale ed europea, rinviando di almeno un anno la
sospirata ripresa. «Questa è una crisi che in molti paesi del mondo nasce da
bolle immobiliari. Per eliminare gli eccessi dell'edilizia e guarire da una
crisi dei mercati finanziari davvero globale occorrono anni.
Collaborazioni culturali
ed economiche, sono numerosi gli scambi con l'Italia
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 18-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: petrolio e metalli e ci compra
prodotti trasformati L a crisi finanziaria internazionale deve insegnare a
tutti – e purtroppo non sta accadendo – che la base del benessere è l'economia
reale. Se si affronta da questo punto di vista il “caso Russia” e lo si
confronta con i casi degli altri tre “
Trenitalia punta alle
merci francesi ( da "Stampa,
La" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: prova che lungo la Senna il
protezionismo è un malanno di cui ci si libera a fatica. Ad ogni effetto Sncf e
Ferrovie risultano partner e gestiscono insieme il collegamento ad alta
velocità fra Italia e Francia attraverso una società comune, l'Artesia. In
realtà, i due operatori sono al limite del «separati in casa» visto che i
transalpini hanno comprato una quota (
Il Pd convoca in Comune la
Compagnia di San Paolo ( da "Stampa,
La" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: arrivo di una tempesta sui mercati
finanziari, si preoccupò di tutelare il patrimonio della Compagnia
sottoscrivendo con la banca d'affari Barclays contemporaneamente due opzioni
(un diritto a comprare o a vendere in una data prestabilita azioni della
banca). Due strumenti di segno opposto: una "put" che dà alla Barklays
il diritto di vendere alla Compagnia l'
il neoliberismo che ha
ucciso la politica - massimiliano panarari
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria che sta gettando
tanti nella povertà. Cosa c´entrano i mutui subprime con l´architettura
politico-sociale ed economica degli ultimi tre decenni, quella che va sotto il
nome di neoliberismo (o ultraliberalismo)? A ben guardare, moltissimo, come
dimostra La Congiura, curioso esperimento che racconta la globalizzazione
neoliberista in maniera romanzesca come un piano
Piëch diserta il vertice
di Stoccarda sul futuro della casa Fusione più lontana
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e i calcoli
sbagliati dei manager di Porsche, che puntavano a una scomparsa della
cosiddetta «Legge Vw» (la norma che assegna al Land della Bassa Sassonia il 20%
circa di Volkswagen e dunque un potere di veto), hanno trasformato
quell'avventura in un incubo.
Oblio dell'89
( da "Manifesto, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Oggi, con la crisi finanziaria,
vediamo con maggiore chiarezza i limiti del modello occidentale, si sa bene che
è stata una sconfitta. Allora non lo si vedeva e ancora oggi in Occidente non
lo si comprende sufficientemente. La fine della Jugoslavia era scritta nei
fatti dell'89?
Avidità e modelli di
sviluppo. ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: innovazione finanziaria,
l'espansione creditizia,rischi sottovalutati, insufficiente regolamentazione...?
E siamo così tranquilli che questa crisi sarà risanabile quale incidente
temporaneo e riassorbibile dei mercati finanziari? Io temo di no e poiché di
valutazioni imprudenti degli economisti si riempiono libri interi,
Nelle riserve di Mosca
vince l'euro ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: mentre la quota assegnata allo yen
è cresciuta dallo 0,8 all'1,3 per cento. «Nella seconda metà del 2008- scrive
la Banca centrale russa- a causa della crisi finanziaria e a fronte dei
problemi di liquidità sui mercati esteri, i rischi legati alla gestione delle
riserve in valuta sono aumentati». A.S.
Patrimonio a 140 miliardi
per le Fondazioni europee ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nonostante non siano stati
risparmiati dalla crisi finanziaria degli ultimi mesi. Il dato è emerso da
un'analisi delle fondazioni che hanno partecipato ai lavori a Roma per la XX
edizione dell'assemblea annuale dell'European Foundation Centre (Efc) dal
titolo: «Combattere la povertà e creare opportunità».
Vent'anni di private
equity, ruolo forte anche nella crisi
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: E tuttavia la recente crisi
finanziaria ha messo sotto accusa – insieme a tutti i protagonisti
dell'industria finanziaria – anche i fondi di private equity. Soprattutto per
l'eccesso di leva finanziaria che, talvolta, ha caricato di troppo debito le
società acquisite.
Telecom torna sul mercato
dei bond ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con la crisi finanziaria che –
almeno in apparenza – ha un po' ridotto la drammaticità, gli investitori sono
tornati a fare il loro lavoro: investire. Lo fanno i grandi fondi, le
assicurazioni e – attraverso i fondi – anche i risparmiatori.
India, la Borsa euforica
scommette sulle riforme ( da "Sole
24 Ore, Il" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la Borsa euforica scommette sulle
riforme NEW DELHI I mercati finanziari indiani hanno salutato le promesse di
stabilità portate dall'inatteso trionfo elettorale della United Progressive
Alliance, guidata dal Congress Party di Sonia Gandhi e del premier Singh, con
il rialzo di borsa più consistente in quasi due decenni.
Eni e Telecom, ritornano i
corporate bond ( da "Corriere
della Sera" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: destinate agli investitori
istituzionali si erano diradate a causa della crisi finanziaria internazionale,
ma nei primi tre mesi del 2009 le emissioni sono tornate a ritmi quasi normali.
Proprio ieri Telecom Italia ha annunciato il successo del collocamento di
titoli per 750 milioni di sterline a tasso fisso. La società ha espresso
soddisfazione per «l'apprezzamento degli investitori».
Primo trimestre in attivo,
vola BofA ( da "Corriere
della Sera" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
19/05/2009 - pag: 35 Il caso a New York Primo trimestre in attivo, vola BofA
(g.fer.) Nel corso della seduta ha superato il 13% di incremento, per poi
chiudere con un rialzo del 9,93% a 11,73 dollari. Il titolo di Bank of America
(BofA) è stato ieri tra i protagonisti del rialzo di Wall Street,
Cheuvreux e Goldman
spingono StM ( da "Corriere
della Sera" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 19/05/2009 - pag: 35 Il caso a Milano
Cheuvreux e Goldman spingono StM (g.fer.) Sulla scia del rialzo del Nasdaq, il
listino Usa dei titoli tecnologici, ma soprattutto grazie ai giudizi positivi
di Cheuvreux e Goldman Sachs, StMicroelectronics (StM) ha compiuto ieri un
balzo dell' 8,
Corrono i bancari, balzo
di Cir ( da "Corriere
della Sera" del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 19/05/2009 - pag: 35 La Giornata in Borsa di
Giacomo Ferrari Corrono i bancari, balzo di Cir Unicredit, balzato del 12,92%
(+7,56% al netto della cedola), ha trainato ieri Piazza Affari, insieme con
l'intero comparto bancario.
No R 34,0
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: it Influenza e crisi finanziaria:
eccessivo allarmismo di media e istituzioni mondiali? SUL WEB Risposte alle 19
di ieri Sì R 66,0 No R 34,0 La domanda di oggi Il presidente della Camera Fini:
sulla bioetica no alle leggi orientate da precetti religiosi. Ha ragione?
"nel mio prossimo
giallo petra indagherà a milano" - antonella fiori
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria, per esempio
ci sta facendo ripensare un po´ tutti: perché tanto lusso? Perché una famiglia
deve per forza avere tre macchine?». Non tutti i cambiamenti, però, aiutano: a
Milano si parla sempre di più di sicurezza. Anche da voi?
paura è bello così si
combatte l'ansia del vivere - jane e. brody
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha distratto la nostra attenzione
dai rovinosi effetti della crisi finanziaria mondiale? Oppure, semplicemente, è
nella natura umana reagire in modo sproporzionato ai pericoli che non possiamo
controllare? «Il fatto è che ci piace essere spaventati», sostengono due
statistici inglesi, Simon Briscoe e Hugh Aldersey-Williams, in Panicology,
pubblicato quest´anno negli Stati Uniti.
crisi, tremonti bacchetta
le banche - roberto petrini ( da "Repubblica,
La" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il tavolo giunto ieri alla sua
terza e penultima sessione, costituito per contrastare i riflessi della crisi
finanziaria internazionale. Tremonti ha espresso esplicitamente le proprie
lamentele ai banchieri: ha detto che il loro atteggiamento verso i «bond», dopo
averli sollecitati, è ora «distaccato», «progressivo» e segnato da un clima di
«relax».
usa, via alla restituzione
dei fondi pubblici - arturo zampaglione
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la tenuta in caso di un
peggioramento della crisi finanziaria. Resi noti il 7 maggio, i risultati del
test hanno evidenziato l´esigenza di una ricapitalizzazione per la metà degli
istituti, ma hanno anche promosso i rimanenti. Di qui la richiesta degli
executive di queste banche poter restituire al più presto possibile i soldi del
governo e avere le mani libere (e i ricchi bonus)
Doccia fredda dai nuovi
cantieri Usa Lo Zew, invece, a sorpresa migliora
( da "Finanza e Mercati"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: commissione di inchiesta
indipendente sulla crisi finanziaria. L'organo funzionerà sul modello di quello
istituito per indagare sugli attentati dell'11 settembre 2001: organizzerà
audizioni pubbliche e avrà 18 mesi di tempo per esaminare le cause della crisi
con la possibilità di segnalare al ministero della Giustizia tutte le
violazioni di legge da parte di istituzioni e di individui.
Stress test anche ai big
delle polizze Ue ( da "Finanza
e Mercati" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per misurarne la resistenza alla
crisi finanziaria. Nel gruppo, i principali big come Generali, la tedesca
Allianz e la francese Axa. Steffen ha spiegato che il settore assicurativo, in
Germania e altrove in Europa, «è stabile», malgrado il basso livello dei tassi.
Tuttavia, ha aggiunto, «quanto più dura la crisi, tanto maggiore sarà l'impatto
sulle compagnie»
Confindustria cambia
strada Adesso scopre l'ambiente ( da "Unita,
L'" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: no al protezionismo, sì a un
mercato regolato. La presidente non rinuncerà a un richiamo alle banche, perché
sostengano le piccole imprese in questo momento di crisi. È assai probabile che
anche di fronte ad esponenti del governo (che si annunciano numerosi
all'assemblea) rammenterà i crediti che le imprese vantano nei confronti della
pubblica amministrazione,
Più difficoltà nei
pagamenti ( da "Sole
24 Ore, Il (Sud)" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una sorta di particolarissima
cartina tornasole degli effetti che la crisi finanziaria internazionale sta
avendo sulle economie reali dei diversi territori. Mentre in Italia solo il
16,9% delle imprese paga oltre i trenta giorni rispetto alla data di scadenza,
al Meridione (Abruzzo e Molise compresi) la quota sale al 21% e nelle isole
addirittura al 22,7 per cento.
Fatture pagate in ritardo,
record nel Mezzogiorno ( da "Sole
24 Ore, Il (Sud)" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: una sorta di particolarissima
cartina tornasole degli effetti che la crisi finanziaria internazionale sta
avendo sulle economie reali dei diversi territori. Tanto per cominciare, mentre
in Italia solo il 16,9% delle imprese paga oltre i trenta giorni rispetto alla
data di scadenza, al Meridione (Abruzzo e Molise compresi) la quota sale al 21%
e nelle isole addirittura al 22,
La crisi del 1929 e le sue
false morali ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Partiamo da un fatto: la politica,
non il mercato, fu la causa principale dello shock 80 anni fa. Clamorosi errori
di politica economica trasformarono un aggiustamento dei mercati finanziari in
una tragedia per l'economia reale. Lo stesso crollo di Borsa fu in parte
accentuato da errori della politica monetaria.
Le regole? Sono il pettine
per sciogliere i nodi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: così i mercati devono tornare a
funzionare nell'interesse degli investitori finali. Questa è anche un'esigenza
sociale perché, in paesi che invecchiano e in cui i sistemi pensionistici
pubblici sono in crisi, solo i mercati finanziari - e quelli azionari in
particolare - possono assicurare un'accumulazione adeguata e dunque un avvenire
migliore.
Nella trappola del New
Deal ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La lezione da trarre dalla crisi
del '29 è, allora, molto diversa dalla riscoperta della regolamentazione, del
dirigismo e dello statalismo. La crisi di oggi è stata sì determinata dalle
distorsioni dei mercati finanziari. Ma la gestione dell'economia ci ha messo
del suo, a partire da tassi troppo bassi fissati dalla Fed nei primi anni del
Duemila.
Una spinta
all'internazionalizzazione ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: come opportunità di sviluppo, nel
rispetto delle regole, evitando il protezionismo, fenomeni di dumping, e
nell'auspicio che si possa arrivare al più presto ad una conclusione dei
negoziati del Wto. Un messaggio lanciato con forza al G-8 Business, che si è
tenuto ad aprile a Cagliari, sotto la presidenza italiana.
Le aziende al centro della
ripresa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con un no forte al protezionismo.
Va bene la strada imboccata dal Governo, ma bisogna fare di più e più in
fretta. Lo ripeterà domani, la Marcegaglia, nel discorso all'assemblea annuale.
Più di tremila presenze annunciate. Ci sarà anche il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi, che ieri proprio sulle riforme ha aperto la porta: «Le
faremo,
24 aprile 2009
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dal vertice l'affermazione comune
che per uscire dalla crisi servono risposte globali e il rifiuto di qualunque
protezionismo. Tutte elementi al centro di una dichiarazione congiunta da
girare ai Capi di Stato e consegnata al premier Berlusconi per il G8 di luglio
a L'Aquila.
I californiani voltano le
spalle a Terminator ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Alla base della crisi finanziaria
californiana vi è un sistema bizantino di leggi ad hoc, quasi tutte approvate
nel processo referendario, che allocano fondi pubblici a scopi specifici, per
esempio al rinnovo degli edifici scolastici, alla ricerca sulle cellule
staminali o alla costruzione di un treno veloce tra Los Angeles e San
Francisco.
Sindrome Babele per la Bce
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: permettersi di parlare ai mercati
finanziari con voci discordanti. La condotta della politica monetaria richiede
oggi una capacità di comunicare almeno pari a quella di prendere le giuste
decisioni dal punto di vista tecnico. La prima Bce era fortemente criticata più
per l'incapacità di trasmettere ai mercati e agli operatori economici il
proprio pensiero che per le scelte adottate:
Fondi sovrani, la maglia
nera è Gic ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: lo studioso americano osserva che
in anni recenti gli SWF hanno investito sui mercati finanziari mondiali più
capitali di quanto abbia fatto ogni altro singolo investitore tranne il Governo
degli Stati Uniti. Ma il punto cruciale resta quello della sottoperformance dei
loro investimenti, ben al di là degli effetti della crisi in corso.
Shell, no dei soci ai
maxi-stipendi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria dell'ultimo anno
ha radicalmente cambiato la situazione: lo scorso anno solo l'8% degli
azionisti aveva votato contro il "remuneration report" di Shell,
nonostante il comitato avesse anche allora preso la decisione di concedere
bonus ai manager ignorando «la performance al di sotto della media e quindi di
fatto premiando chi ha fallito »
No a rimozioni su D'Antona
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: protezionismo, di instabilità
politica e forse anche di conflitti». La novità principale sullo scenario
internazionale è il nuovo corso politico degli Stati Uniti. Ora l'Europa non
può sfuggire «ad una valutazione degli aspetti militari e a un impegno
congiunto di difesa collettiva », soprattutto in un contesto in cui la comunità
internazionale viene posta di fronte alla nuova sfida
Le materie prime sentono
la ripresa ( da "Sole
24 Ore, Il" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: bond non finiscano per favorire un
mercato nazionale piuttosto che un altro. In ogni caso, il problema n. 1 di
questa crisi anomala non è più nei mercati finanziari. Questi non sono certo
guariti, ma la piaga non sta più suppurando: gli spread sugli interbancari sono
quasi normali, le reti di sicurezza statali sono state tese e i problemi da
titoli tossici sono stati circoscritti.
La proposta del Lingotto
al governo tedesco E Marchionne prepara la nuova missione Usa
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: assoluta illiquidità dei mercati
finanziari, Marchionne anche in Germania rilancia lo schema Chrysler. In
Italia, se l'operazione andrà in porto, scorporerà l'Auto e Powertrain,
obiettivo fusione con i tedeschi (per primi) e quotazione. Ma se è vero che il
tutto non prevede esborsi cash, e che per contro Opel (come Saab) avrà bisogno
di aiuti pubblici per 7 miliardi,
Il cabaret di Zelig arriva
a Padova ( da "Corriere
del Veneto" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La mattinata di domani sarà
dedicata agli studenti, con conferenze in cui si parlerà di crisi finanziaria e
delle ripercussioni nelle economie dei paesi del Sud del mondo. Il pomeriggio sarà
dedicato al mondo dell'università e agli interessati a approfondire i temi
dell'ambiente e della povertà, della crisi e della speculazione economica.
Stress test Ue anche per
le polizze ( da "Corriere
della Sera" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per verificare la sua solidità e la
sua resistenza alla crisi finanziaria. Arriverà dopo l'estate e a occuparsene
sarà il Comitato europeo di vigilanza sulla assicurazioni (Ceiops), in
coordinamento con le autorità nazionali di vigilanza. Una verifica che porterà
alla luce la reale tenuta dei più importanti gruppi assicurativi del Vecchio
Continente.
Bene gli indici, scatto
Autogrill ( da "Corriere
della Sera" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
20/05/2009 - pag: 33 La Giornata in Borsa Bene gli indici, scatto Autogrill di
Giacomo Ferrari Immobili Usa Listini frenati dal dato sul mercato immobiliare
Usa, ai minimi dal 1959 Ancora un progresso per gli indici di Piazza Affari:
l'S&P-Mib è cresciuto dell'1,1% e il Mibtel dello 0,
Marks & Spencer taglia
la cedola e cade ( da "Corriere
della Sera" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Corriere della Sera sezione:
Economia Mercati Finanziari data: 20/05/2009 - pag: 33 Il caso a Londra Marks
& Spencer taglia la cedola e cade (g. fer.) Tonfo alla Borsa di Londra per
Marks & Spencer, il colosso britannico della grande distribuzione, colpito
dalla crisi dei consumi che ne ha pesantemente ridimensionato la redditività.
Tutto esaurito per
l'aumento Snam Rete Gas ( da "Corriere
della Sera" del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
20/05/2009 - pag: 33 Il caso a Milano Tutto esaurito per l'aumento Snam Rete
Gas (g. dos.) Tutto esaurito, o quasi, l'aumento di capitale di Snam Rete Gas.
L'operazione, da 3,5 miliardi, decisa dall'assemblea del 17 marzo in seguito
alla fusione con Stogit e Italgas, è partita il 27 aprile e si è conclusa
venerdì scorso,
Usa: cantieri fermi
Italia: tracolla il commercio estero
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria. Lunedì notte è
arrivata l'approvazione della Camera dei Rappresentanti (338 favorevoli, 52
contrari) che consente dunque l'invio del testo al presidente Barack Obama per
la promulgazione. L'organo funzionerà sul modello di quello istituito per
indagare sugli attentati dell'11 settembre 2001: organizzerà audizioni
pubbliche e avrà diciotto mesi di tempo per esaminare
"La paura non è poi
così male combatte l'ansia del vivere"
( da "Repubblica.it"
del 20-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ha distratto la nostra attenzione
dai rovinosi effetti della crisi finanziaria mondiale? Oppure, semplicemente, è
nella natura umana reagire in modo sproporzionato ai pericoli che non possiamo
controllare? "Il fatto è che ci piace essere spaventati", sostengono
due statistici inglesi, Simon Briscoe e Hugh Aldersey-Williams, in Panicology,
pubblicato quest'anno negli Stati Uniti.
L'affondo del dollaro
( da "Manifesto, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: per dimostrare che sosteniamo la
fiducia nei nostri mercati finanziari, nella capacità produttiva di questo
paese e nei nostri fondamentali a lungo termine». Geithner sta solo ostentando
sicurezza? Cosa più importante: chi crede nella plausibilità delle sue parole?
La chiave della forza di una valuta non sono i cosiddetti fondamentali, ma è la
«fede» nella loro realtà.
La finanza torna
Argomenti:
Crisi
Abstract: sui mercati finanziari. Un certo
«ritorno alla normalità», ha aggiunto. Sotto molti punti di vista, è vero: i
tassi di interesse di mercato continuano a scendere. Il tasso Libor a tre mesi
ha toccato ieri il nuovo minimo di 0,71%, mentre la differenza fra questo e i
buoni del tesoro Usa (una misura della fiducia sul mercato interbancario)
C'è la recessione globale,
dobbiamo pianificare il futuro, vogliamo sentire cosa ne pensan...
( da "Stampa, La" del
21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dalla volontà di scambiarsi idee e
informazioni sull'evoluzione della imprevedibile crisi finanziaria alla
possibilità di operare assieme per sfruttare i vantaggi del momento fino allo
scenario di una mobilitazione collettiva di sapore patriottico per scongiurare
che un'America a prezzi stracciati possa venire acquistata da imprenditori di
Paesi non troppo amici.
Nasce l'era del
capitalismo dai cento fiori ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il capitalismo finanziario e il
predominio dell'Occidente, e dall'altra il protezionismo, la regolamentazione e
il predominio dell'Asia? Oppure gli storici giungeranno alla conclusione che si
è trattato di un evento provocato da pochi scriteriati,di scarsa importanza?Io
prevedo che sarà un po' l'una e un po' l'altracosa.
Tanti deficit, una
soluzione comune ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: interpretazione diffusa sostiene
che i mesi scorsi abbiano dimostrato che più del Patto sono i mercati
finanziari a disciplinare i comportamenti pubblici. L'apertura degli spread ha
alimentato i rischi di default e i due paesi più colpiti, Irlanda e Grecia, pur
in misura diversa, hanno reagito correggendo l'azione di governo. Ma si tratta
di un'interpretazione che non convince.
Due società per il
battesimo di Aim ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Analisi mercati finanziari (gruppo
Il Sole 24 Ore) stimava un fair value per azione di 6,63 euro contro i 7,6 euro
del collocamento. Ieri il titolo, che ha un flottante limitato al 16,7% del
capitale, ha chiuso a 9,83 euro. I RISCHI Non c'è l'obbligo di prospetto La
start up d'investimento Ikf rileva attività dai soci Per Neurosoft il legame
con l'
Mps e Clessidra lanciano
Prima ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in crisi irriversibile? «Esistono
difficoltà strutturali che erano già evidenti prima dell'esplosione della crisi
finanziaria – ha spiegato Sposito – è un comparto a cui bisogna avvicinarsi con
un approccio nuovo puntando, in prima battuta, sulla semplificazione dei prodottie
sulla massima trasparenza nei confronti della clientela.
Sarbanes-Oxley
incostituzionale ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma nel caso della violenta crisi
finanziaria (la più grave dal crollo di Wall Street del 1929) esplosa l'anno
scorso si è rivelata totalmente inefficace. Se si tratta, però, di
neutralizzare o prevenire falle sistemiche (come quella dei subprime, i mutui spazzatura
che hanno innescato un effetto domino travolgendo banche e mercati) la Sarbanes
è un'
L'economia dei cento fiori
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: se la globalizzazione riuscirà a
uscire indenne da questa crisi. Io sono speranzoso, ma non tanto fiducioso. Nel
frattempo lo Stato è tornato in scena, ma la sua posizione finanziaria appare
sempre più precaria. Il rapporto tra debito pubblico e Pil sembra destinato a
raddoppiare in molti paesi avanzati: l'impatto di una grave crisi finanziaria
sui bilanci pubblici può equivalere,
Schäffler, la rivincita di
Continental ( da "Corriere
della Sera" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
21/05/2009 - pag: 37 Il caso a Francoforte Schäffler, la rivincita di
Continental (g.fer.) Schäffler starebbe considerando l'ipotesi di vendere parti
del proprio business a Continental, la società sulla quale nel luglio dello
scorso anno aveva lanciato un'Opa ostile da 18 miliardi di euro,
Continental e la
solidarietà tedesca ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è fallita miseramente sulle onde
della crisi finanziaria ed economica. L'operazione di takeover che tanto aveva
sorpreso gli osservatori l'anno scorso visto che Schaeffler è tre volte più
piccola di Continental - fu lanciata al prezzo forte, prima del crollo dei
mercati finanziari a metà settembre sulla scia del fallimento di Lehman
Brothers.
Mediobanca guida i rialzi
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 21/05/2009
- pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Mediobanca guida i rialzi
Rimbalzo a fine seduta per Piazza Affari, migliore Borsa europea (l'indice
S&P-Mib è terminato in crescita dell'1,75% e il Mibtel dell'1,89%), con
scambi sempre sostenuti (oltre 3,5 miliardi di euro il controvalore di ieri)
Julius Baer annuncia lo
spin-off ( da "Corriere
della Sera" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data:
21/05/2009 - pag: 37 Il caso a Zurigo Julius Baer annuncia lo spin-off (g.fer.)
Il gruppo bancario svizzero Julius Baer ha deciso di scindere le attività di
private banking e quelle di asset management in due unità completamente
indipendenti, quotate separatamente alla Borsa di Zurigo.
Preparare il rilancio dopo
la crisi ( da "Corriere
della Sera" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto negativo della crisi
globale di fiducia dovuta alla recessione mondiale e soprattutto della crisi
finanziaria e del credito. Fino ad oggi sono più stabili i consumi e vi sono
motivi per prevedere che la loro flessione si possa mantenere contenuta. Il
motivo si trova nell'andamento dei redditi e in alcuni paradossi.
Abi: rallentano i
prestiti, ma con tassi al minimo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: imprese non finanziarie è sceso al
4,59%, (33 punti base in meno di marzo e 160 punti base in meno di aprile
2008).Anche perla perdurante incertezza sui mercati finanziari, il tasso di
crescita della raccolta resta a due cifre: in aprile è risultato pari al
+10,9%, (+11,8% a marzo 2009 ed +11,1% ad aprile 2008), mentre la dinamica delle
obbligazioni delle banche è risultata pari a +
Vertice tra Draghi e i
Trenta ( da "Sole
24 Ore, Il" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: le possibili risposte della policy
alla crisi finanziaria. Le tendenze del commercio estero e il futuro dei
mercati internazionali. "Loro" sono i rappresentanti del gruppo dei
Trenta, un'organizzazione senza fini di lucro nata nel 1978 con l'obiettivo di
discutere periodicamente di economia internazionale e di come fare per
assicurarle un assetto istituzionale adeguato.
L'Europa alla prova della
Grande Crisi: solo tre promossi, in difficoltà i leader
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ingranaggio nuovo dell'Europa 2009
la crisi finanziaria internazionale è il primo vero «crash test», come la
caduta del Muro lo fu per l'Europa di Andreotti, Mitterrand e Kohl. Come allora
in gioco sono la credibilità degli uomini e delle istituzioni, la loro capacità
di capire in fretta, concertarsi e reagire rilanciando.
Selezione del sindaco e
Biodivino In gara a S. Michele all'Adige 19 Comuni trentini e altoatesini
( da "Corriere Alto Adige"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria ed economica:
cause e strategie per i consumatori» organizzato dalla Provincia e dal Centro
tutela consumatori utenti. ECONOMIA, FORUM DEL PD. Si intitola «La mossa del
cavallo: come uscire più forti dalla crisi economica» la serata di approfondimento
organizzata dal Forum economia del Partito democratico.
manutenzione per la
società - fabrizio escheri ( da "Repubblica,
La" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La grave crisi finanziaria delle
pubbliche amministrazioni ha reso l´attività manutentoria sempre più sporadica
e poco incisiva. Spesso, laddove sarebbe necessario rifare un manto stradale ci
si deve limitare a realizzare delle toppe alle buche per carenza di fondi.
"Insieme saremo primi
nei fondi" ( da "Stampa,
La" del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il risparmio gestito era già in
difficoltà prima della crisi finanziaria, ma proprio per questo ora può nascere
qualcosa di nuovo». L'alleanza? Tutt'altro che scontata: seduti l'uno accanto
all'altro parlano infatti Claudio Sposito, gran capo del fondo Clessidra ma
anche finanziere tra i più vicini a Silvio Berlusconi, e Giuseppe Mussari che
presiede invece il Montepaschi della «
londra svaluta borsa
italiana per 550 milioni - luca pagni
( da "Repubblica, La"
del 21-05-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma anche per la società che
gestiscono i mercati finanziari regolati è giunto il tempo di una bella pulizia
di bilancio. Una conseguenza cui non è sfuggito nemmeno il gruppo Lse (London
Stock Exchange): un conto economico che ci interessa da vicino, visto che quasi
due anni fa ha acquisito Borsa Italiana spa.
( da "Cittadino, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
La coalizione della
Gandhi in testa ma ora il rischio è l'ingovernabilità NEW DELHI Incontri
politici e conversazioni telefoniche a tutto campo si sono moltiplicati fra le
principali personalità indiane per analizzare gli scenari proposti dagli exit
poll dopo la maratona elettorale delle legislative, e in attesa dei risultati
ufficiali di sabato. Al termine della galoppata di un mese, l'ipotesi più
accettata è che il Partito del Congresso di Sonia Gandhi, e la coalizione di
centro-sinistra Upa, si siano imposti di una incollatura sugli agguerriti
avversari del raggruppamento conservatore Nda, guidato dal Barathyia Janata
Party.In modo talmente esiguo però, concordano osservatori e media, che non è
facile immaginare la formazione di una coalizione governativa solida e destinata
a durare nel tempo.Di ciò e profondamente consapevole la Gandhi che cerca
comunque di ripetere il «magico scenario» del 2004 quando nessuno si aspettava
una sconfitta del Bjp ed un successo, che fu netto, del Congresso. La Gandhi ha
assunto ieri personalmente le redini delle trattative all'interno e all'esterno
della coalizione Upa e i suoi collaboratori assicurano che non esclude nessuno
scenario, neppure quello che il suo partito finisca per restare fuori dal
governo per facilitare un'altra formula gradita.Con la
prospettiva di una congiuntura ancora segnata dalla crisi
finanziaria internazionale, la Gandhi potrebbe
considerare insensato voler riportare a tutti i costi il Congresso al potere,
puntando invece ad eventuali elezioni ravvicinate nel 2010-2011 che
permetterebbero il lancio definitivo di suo figlio Rahul alla guida del paese.Lo
spoglio delle schede elettroniche, oltre 400 milioni, dovrà sentenziare se il
Congresso e le forze alleate hanno superato la soglia critica dei 200 seggi (ne
servono 272 per avere la maggioranza della Lok Sabha, la Camera bassa), fatto
che renderebbe plausibile una trattativa con altri partiti per avviare la
legislatura. E in questo ambito svolge un ruolo cruciale il cosiddetto Terzo
fronte, eterogenea alleanza di forze di cui fa parte anche il Partito comunista
indiano marxista (Cpi-M), e il cui vero collante è la volontà di porre fine al
bipartitismo politico (Congresso-Bjp) che ha segnato la vita politica indiana
degli ultimi decenni.Questo Fronte ha manifestato in subordine l'impegno a non
permettere mai un ritorno al potere del Bjp, padre delle privatizzazioni che
hanno rilanciato una decina d'anni fa l'economia indiana senza però
preoccuparsi troppo delle enormi sacche di povertà esistenti ovunque.Maurizio
Salvi
( da "Repubblica, La"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 39 - Commenti
LA crisi economica e i limiti dell´ottimismo GIORGIO RUFFOLO Ci sono tre buone
ragioni per concordare con Luigi Spaventa quando registra e analizza, con
comprensibile prudenza, i segnali di ottimismo che appaiono all´orizzonte
dell´economia. Il primo è il più frivolo, ma secondo me essenziale. Iniettare
un pizzico di buonumore è un buon contributo alla distensione, se non si
esagera strumentalmente a fini politici. Gli allarmisti che si esaltano ad ogni
picchiata della borsa scorgendovi l´annuncio della fine del capitalismo si
espongono, oltre che alla smentita, alla pubblica antipatia. Il secondo è che
l´ottimismo, prendo a prestito il titolo di un libro "liberista", è
di sinistra. Le più amare esperienze insegnano che le catastrofi economiche si
risolvono assai spesso in catastrofi autoritarie. Il terzo è decisivo. E´ che i
sintomi che Spaventa registra sono veri. La verità, e non l´aspirazione
politica, è il criterio fondamentale dell´analisi economica. Ciò detto
Spaventa, che ha scritto un saggio importante sulla genesi della crisi, sa bene
che non si può restringere il discorso alla domanda pressante : quando finirà.
Per le sue dimensioni e per la sua profondità essa ha fatto emergere problemi
che non possono essere trascurati. Anche se, come è auspicabile, ci sarà una
schiarita, ma i problemi di fondo che la crisi ha evidenziato non saranno
affrontati, si sarà persa un´occasione sgradita ma provvidenziale per
raddrizzare il legno storto. A me pare che questi "grandi problemi"
che la crisi ha fatto emergere siano, tanto per ipersemplificare.
essenzialmente tre:1) la funzione della finanza nell´economia; 2) la questione
delle diseguaglianze nella distribuzione e degli squilibri nell´allocazione del
reddito;3) la questione del rapporto tra crescita economica ed equilibrio
ambientale. Al primo di questi problemi dedica un libro Luciano Gallino:
"Con i soldi degli altri" (Einaudi). Egli spiega con rigore
scientifico e semplicità comunicativa - due virtù difficili da coniugare -
l´emergere di quel capitalismo per procura che, in estrema sintesi, trae
origine da due fenomeni cruciali. Il primo è la deregolazione dei movimenti di
capitale, che ha trasferito il governo supremo dell´economia dalla politica
macroeconomica ai mercati finanziari. Il secondo è l´enorme dimensione che questi hanno assunto. Alla
fine del 2007 il Pil mondiale risultava pari a 54 trilioni di dollari, e la
capitalizzazione delle borse mondiali a 61 trilioni. Questa enorme massa di
risparmio sta nelle mani di un gruppo ristretto di grandi banche e di
intermediari finanziari che
lo gestiscono in condizioni di grande complessità e di scarsa
visibilità. Il criterio supremo che regola la sua destinazione è il massimo
rendimento nel minimo tempo, il che esclude gli investimenti
"lungimiranti" dai quali dipende tanta parte della produttività
economica e del benessere sociale; mentre incoraggia le scommesse speculative,
dalle quali è dipesa tanta parte dell´attuale marasma. Il secondo problema
riguarda il trionfo della diseguaglianza all´interno dei vari paesi, quelli
capitalistici avanzati e quelli emergenti la cui crescita, rappresentata da un
Pil bugiardo che somma beni e mali, ha beneficiato quasi soltanto le classi di
reddito più elevato, e ha determinato un drammatico squilibrio tra beni sociali
e beni privati. Il terzo è il problema di una crescita indifferenziata,
invocata oggi quale che sia il costo ambientale, ignorando le condizioni della
sua sostenibilità. Il discorso politico corrente sta ancora molto al di sotto
di queste tematiche. Ci si limita ad affermare, come diceva Keynes, che dopo la
pioggia verrà il bel tempo. Il che è di buon augurio, ma non ci offre un
ombrello.
( da "Stampa, La" del
15-05-2009)
Argomenti: Crisi
il caso Il budget è
già moltiplicato per quattro MEGAPROGETTO PREOCCUPAZIONE IL MINISTRO Sponsor in
fuga A Londra saranno Giochi di Stato Il governo paga i cantieri ed è polemica
FRANCESCA PACI Si ritira il finanziatore australiano: villaggio olimpico nazionalizzato
Dopo il salvataggio restano 585 milioni per arrivare al 2012 «Recupereremo
almeno metà della somma rivendendo gli alloggi» CORRISPONDENTE DA LONDRA Quando
toccò alle banche, i contribuenti britannici storsero un po' il naso ma si
rassegnarono senza troppe proteste al salvataggio pubblico degli istituti di
credito fallimentari. In fondo si trattava dei loro risparmi, le ricette
keynesiane andavano bene anche ai più liberisti. Le Olimpiadi no. La
nazionalizzazione del villaggio olimpico, abbandonato dai promettenti
finanziamenti privati, rischia di alienare definitivamente al governo la
fiducia degli elettori nei giorni in cui lo scandalo delle note spese gonfiate
apre la strada alla demagogia dell'antipolitica. Gli appartamenti dei 17 mila
atleti che alloggeranno a Londra per le Olimpiadi del 2012 saranno pagati
interamente con fondi statali, 1,1 miliardi di sterline (1,3 miliardi di euro)
che sarebbero dovuti arrivare dalla compagnia di costruzioni australiana Lend
Lease ritiratasi all'ultimo momento. Per la terza volta in un anno il governo è
costretto a correre in soccorso al mega-progetto, il più costoso dei cantieri
olimpici, per cui sono stati stanziati già 324 e 326 milioni di sterline (361 e
363 milioni di euro). «Riusciremo a recuperare almeno metà della somma mettendo
in vendita le abitazioni all'indomani dei Giochi» garantisce il ministro delle
Olimpiadi Tessa Jowell. Leggendo le previsioni sul prezzo delle case di David
Higgins, direttore dell'Olympic Delivery Authority (Oda), l'ente responsabile
dei cantieri, la Jowell si è convinta che il villaggio abbia un mercato, che
nel 2013, recessione alle spalle, decine di acquirenti si materializzeranno
spendendo almeno 501 milioni di sterline nei nuovissimi mono e bilocali
affacciati sui
( da "Unita, L'" del
15-05-2009)
Argomenti: Crisi
CRISI
FINANZIARIA CORRUZIONE E CASO ITALIANO ECONOMIA E SOCIETÀ Letta dalla
prospettiva italiana, la retorica popolare diffusa negli Stati Uniti sulla crisi economica è
preoccupante. Che si parli con Joe the plummer, il nuovo "uomo
qualunque," o con i professionisti della middle class, le responsabilità
delle crisi vengono attribuite alla avidità e all'ingordigia dei finanzieri di Wall
Street. È una retorica che assomiglia molto a quella di tante pseudo-analisi
della crisi italiana: è colpa della corruzione, è
colpa della mancanza di senso civico, è colpa dell'egoismo dei potenti. Messa
in questi termini, sarebbe più diretto e anche chiaro affermare che è colpa del
Male, affermazione difficile da contestare. Il problema è che il Male non si
può affrontare con strumenti politici. Quelli che ci hanno provato hanno finito
per instaurare regimi totalitari, i cui esempi più recenti si trovano oggi
negli stati islamici come l'Iran. In realtà, in America come in Italia, si
scambia l'effetto con la causa. Basti pensare a Mani Pulite. Si diffuse la
convinzione che la causa del pessimo governo dell'economia degli anni 80 fosse
da individuarsi nella corruzione. Non era vero, la corruzione era una
conseguenza, grave, di altre cause, tra tutte: un sistema politico bloccato, un
sistema economico organizzato in corporazioni. Il reddito irragionevole del
banchiere di Wall Street era il frutto di un sistema che offriva a tutti la
possibilità di aumentare il proprio benessere in maniera legale e senza
apparenti controindicazioni, anche comprando la casa con un mutuo
irragionevolmente economico. Un sistema che agiva come se il rischio non
esistesse, dato che importanti norme prudenziali erano state abolite. La
retorica che scarica la responsabilità sull'avidità scambia l'effetto con la
causa e finisce per far perdere di vista, appunto, la causa. Il risultato è di
non intaccare le scelte e le posizioni di coloro hanno provocato la crisi, e il dominio di interessi particolari. Molti dubbi
continuano a circolare attorno ai vertici economici della amministrazione
Obama. I suoi consiglieri e il ministro del tesoro hanno legami stretti col
mondo della finanza. Gli stessi, pochi, economisti che avevano previsto la crisi, Nouriel Roubini, Paul Krugman, sono oggi molto
critici sulle misure prese dal governo: troppo costose per i contribuenti, non
abbastanza punitive per chi ha le responsabilità dei fallimenti. Si badi, non
si tratta di desiderio di vendetta, ma di sani incentivi negativi. Invece, il
timore è che possa accadere quanto visto qui da noi: una volta attribuita la
responsabilità delle cose alla corruzione e alla disonestà, il risultato dieci
anni dopo è il dominio dei maggiori beneficiari di quella stagione da cui si
era provato ad uscire.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-15 - pag: 41 autore: Bazoli: in banca
l'ora dell'euro-capitalismo MILANO «Quando due anni fa ho riproposto le
peculiarità del modello di capitalismo temperato dell'Europa continentale
rispetto alla finanza anglosassone ho dovuto affrontato critiche dure ».
Giovanni Bazoli è tornato nella "sua" Università Cattolica per
parlare di un volume storico sulla "sua" Banca Cattolica del Veneto:
quella che, fusa nel '90 nell'Ambroveneto, gettò le pietre angolari della
futura Intesa Sanpaolo. Ma è della crisi finanziaria che vuol parlare e
sfoglia alcune fotocopie del «Corriere della Sera» del 2007 e del 2008. Era
rimasto vivo a lungo il dibattito aperto dal Professore, ancora una volta
attorno a un libro di storia bancaria, sul Mediocredito lombardo. Allora
aveva colto l'occasione per rilanciare «l'interesse generale del paese» come
bussola irrinunciabile per le grandi banche. «Non ho fatto che riallacciarmi ai
principi del capitalismo sociale di mercato alla base della Costituzione
dell'Unione europea, eppure commentatori di rilievo su importanti quotidiani mi
hanno attaccato», ha rammentato Bazoli. E ha nuovamente avvertito: gli «eccessi
del liberismo» possono portare a fallimenti altrettanto gravi di quelli
generati dalle «economie sovietiche». Ora che il collasso dei mercati ha eroso
la credibilità di quello che appariva il «codice irresistibile della
globalizzazione», il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa
Sanpaolo è anzitutto disturbato da un refrain: che le banche italiane siano
state colpite meno di altre nel mondo dalla grande crisi
per caso o perché sarebbero più arretrate nella tecnologia finanziaria
e meno internazionalizzate. Invece - e Bazoli in Aula Pio XI enuncia quasi un
manifesto in tre punti - l'attenzione all'economia e alla società dei territori
sta tornando un fattore strategico qualificante per le banche europee, un
momento di "creazione di valore" sia per gli azionisti che per le
grandi comunità di imprese e famiglie. E se resta acquisita la libertà del
management di gestire l'azienda, rimane scorretto affermare che una banca che
guarda in profondità alle esigenze di un sistema- paese sia «una banca che vuol
fare politica».Da ultimo, nel recupero di approcci ortodossi
all'intermediazione bancaria, serve «un quadro regolamentare più aggiornato per
l'attività finanziaria, con una ripresa di dimensione
etica e meccanismi più avanzati di compenetrazione tra interessi degli "
shareholders" e quelli degli " stakeholders"». «Se non
ripensiamo ora la cultura dominante nell'economia finanziaria,
sarà un'occasione gravemente perduta », sollecita il Professore: con un appello
forte anche al mondo cattolico, che attende per giugno la prima enciclica
sociale di Papa Benedetto XVI. «Alla modernità dell'economia e della finanza è
indubitabile abbiano contribuito soprattutto i pensatori delle chiese cristiane
riformate. Ma la dottrina sociale della Chiesa cattolica non possiede minor
ricchezza e tradizione: è giunto il momento di aprire una nuova fase». A.Q. ©
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( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-15 - pag: 42 autore: Regole. La
riforma prevede una piattaforma elettronica vigilata dal Governo Il Tesoro Usa
prepara la «Borsa» dei derivati Schapiro (Sec): più trasparenza Carte di
credito, Obama accelera Daniela Roveda LOS ANGELES La regolamentazione del
mercato dei derivati delineata dal Tesoro Usa potrebbe dimezzare i profitti
degli intermediari su questi strumenti finanziari. Le
autorità americane favoriscono infatti regole di trasparenza e un sistema di
monitoraggio dei prezzi simile al Trace, adottato nel 2002 per regolamentare il
mercato delle obbligazioni societarie. Questa proposta, ventilata ieri dal
presidente della Sec Mary Schapiro a una conferenza a Washington, si inquadra
nel più ampio progetto di riforma esposto mercoledì sera dal Ministro del
Tesoro Timothy Geithner per il mercato dei derivati – «l'arma di distruzione di
massa» secondo la definizione del finanziere Warren Buffett – che ha
contribuito alla più grave crisi finanziaria dalla
Grande depressione mettendo in ginocchio colossi come Lehman Brothers e Aig, e
causando perdite complessive per 1.400 miliardi di dollari alle istituzioni finanziarie di tutto il mondo. «Buchi nella rete di
controllo dei mercati finanziari hanno contribuito
alla crisi – ha detto ieri Geithner alla conferenza –.
Oggi tocca al Parlamento varare una serie di riforme per rafforzare il sistema
di vigilanza, per rendere i mercati più trasparenti e
meno vulnerabili a shock finanziari, e per costruire
una rete di protezioni per consumatori e investitori ». La proposta di riforma
inviata mercoledì dal Tesoro al Parlamento prevede l'istituzione di un mercato
elettronico per la compravendita di derivati soggetto alla vigilanza del
Governo. Le società con grosse esposizioni nel mercato dei derivati, o quelle
che gestiscono strumenti particolarmente complessi, dovranno fornire
informazioni aggiuntive alle autorità competenti, e potrebbero essere soggette
a limiti sulle loro esposizioni. Il Tesoro auspica anche la creazione di una
clearing house per garantire le transazioni in derivati e per attutire le
ripercussioni di eventuale fallimento di qualche istituzione finanziaria.
L'amministrazione sta facendo pressioni sul Parlamento perché revochi, almeno
in parte, il Commodity Futures Modernization Act, la legge del 2000 che di
fatto esentò i derivati dal qualsiasi tipo di regolamentazione. La legge,
approvata grazie alle pressioni delle lobby finanziarie,
ricevette anche l'appoggio dell'allora ministro del Tesoro, Lawrence Summers.
Oggi Summers, mentore di Geithner, è il più influente consigliere economico del
presidente Obama. All'epoca anche il governatore della Fed Alan Greenspan
proclamò l'utilità dei derivati per abbassare il grado di rischio nel sistema finanziario. Ma la disordinata e rapida crescita di questo
mercato ombra, che secondo la Banca per i Regolamenti Internazionali vale
684mila miliardi di dollari, ha creato il caos. Oggi i contratti sui derivati
vengono stipulati per via telefonica tra i clienti e i loro intermediari. Il
Tesoro potrebbe proporre anche l'adozione del Trace che consente a chiunque di
monitorare online l'andamento dei prezzi di domanda e di offerta sulle
obbligazioni societarie. La spinta verso una maggiore regolamentazione prosegue
anche sul fronte dei consumi. è di ieri la richiesta del presidente americano
Barack Obama di una riforma immediata dell'industria delle carte di credito a
tutela dei consumatori e per riportare la necessaria trasparenza in questo
settore. © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-15 - pag: 43 autore: 000 Risparmio
gestito, la ritirata straniera L a campagna d'Italia delle banche estere? Una
débcle generale. Dopo i casi Ge Money Bank, Dresdner, Fonspa (gruppo Morgan
Stanley) e Deutsche Bank tocca a Ubs e Bnp Paribas. La banca svizzera vuol
tagliare costi per 3,5- 4 miliardi di franchi entro fine 2010 e licenzierà
10mila dipendenti, 4mila nella sola divisione wealth management elvetica. Nei
giorni scorsi Ubs ha comunicato ai sindacati 94 esuberi sui 450 dipendenti
italiani. Il motivo? Nel 2008 le masse ammi-nistrate sono calate del 17% a 15,3
miliardi, il fatturato del 20% a 116,1 milioni. Il 2009 è anche più buio: nel
primo trimestre il giro d'affari siè dimezzato, con una perdita di 5 milioni
rispetto all'utile di 1,6 del primo quarto 2008. Nel private banking va anche
peggio: dal 2006 al 31 dicembre scorso gli asset sono calati del 40% e da
gennaio a marzo di un altro quarto ad appena un miliardo. Esuberi anche in Bnp
Paribas: 27 su 267 dipendenti italiani nel Personal Finance, 30 su 146
nell'Asset Management e 36 su 360 nel Lease Group. Le motivazioni? Tensioni sui mercati finanziari, incremento del costo del rischio, crisi del risparmio gestito.
Nel leasing Bnp ha perso nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-15 - pag: 2 autore: Stato e mercato. In
discussione i modelli economici capaci di creare sviluppo e solidarietà sociale
La politica non si condanni all'inutilità I l Sole 24 Ore, chiedendosi se la crisi finanziaria "muterà in radice" oppure no il
nostro mondo, apre un dibattito sul suo futuro. Guido Tabellini nel saggio
d'apertura s'interroga sulle cause che hanno innescato la crisi
e indaga le riforme considerate necessarie perché essa non si ripeta. Le tre
questioni (le cause della crisi, la sua natura e il
che fare per uscirne) sono effettivamente cruciali e interrogano non solo
l'economia, ma direttamente la politica e le scienze umane. Il fatto che
nell'apertura del dibattito Tabellini dia una risposta che tende a
circoscrivere il campo d'azione della crisi e quindi
delle reazioni da adottare per uscirne, non riduce la portata dei quesiti ai
quali credo si possa (e si debba) dare risposte assai diverse da quelle
prospettate. Questa crisi non è la manifestazione di
un'ordinaria turbolenza quanto piuttosto un terremoto imprevisto dai governi e
dai principali attori dell'economia e dalle conseguenze ancora largamente
imprevedibili. La sua espansione nelle diverse sfere in cui è organizzata la
società e la sua estensione nel mondo la rendono imparagonabile a tutte quelle
che si sono succedute negli ultimi decenni. La crisiè
sempre una transizione dolorosa da una condizione a un'altra da essa diversa e,
quando si manifesta nell'economia,sempre ne propone un processo di
riorganizzazione e di ristrutturazione. Ma la crisi
del 2008 non ha nulla che faccia pensare solo a un avvallamento temporaneo
terminato il quale si tornerà ai livelli previsti. Il suo carattere strutturale
ha fatto sì che, esplosa nella dimensione finanziaria,
essa ha immediatamente e direttamente investito, con un'imponente massa d'urto,
l'economia e la società in tutte le sue articolazioni. Il suo carattere globale
è stato messo in evidenza da come la crisi ha
investito il mondo intero. Né si può trascurare che la crisi
si manifesta, anche nei paesi a più alto tasso di sviluppo, all'interno di una
coesione sociale già largamente compromessa. Su di essa irrompono ora le
conseguenze della crisi. La diffusione senza
precedenti del lavoro precario compie un salto con la messa a rischio, per una
parte rilevante della popolazione lavorativa, dello stesso posto di lavoro. Il
contesto sociale e politico,del resto,ha visto assai indebolite tutte le difese
sociali. In una strisciante crisi di civiltà, la perdita
di futuro e lo smarrimento di senso fanno dell'incertezza il suo tratto più
caratteristico. La paura prevale sulla speranza. La solidarietà sociale è
spezzata dalla produzione di meccanismi d'esclusione e dalla crescitadi un
individualismo mercantilistico alimentato anche dall'eclissi della politica.
Parlare in queste condizioni, alla stessa stregua, della crisi
come rischio e come opportunità diventa tutt'altro che innocente. Per
trasformare questa crisi in opportunità ci vorrebbero
tante cose che oggi non ci sono, a partire dalla politica. La prima dovrebbe
essere l'acquisizione della natura profonda, di società
della crisi. Guido Rossi ha
descrittivamente parlato di una crisi del capitalismo finanziario globalizzato. Si potrebbe sostenere
che le cause della crisi
sono le medesime che ne avevano determinato il successo: la finanziarizzazione
pervasiva, l'unificazione di mercati non governati, la crescita delle
disuguaglianze quale volano dello sviluppo. Lucio Caracciolo ha definito
gli Usa un " impero a credito". La contraddizione, insita nella
definizione, è diventata un potente fattore di crisi
ma, prima, ha costituito la possibilità d'immettere, anche attraverso la spesa
pubblica in disavanzo, nell'economia, potenti dosi di denaro decisive per
quella spinta all'innovazione tecnico- scientifica, alla sua applicazione e
all'aumento della produttività. Senza la crescente finanziarizzazione
dell'economia non ci sarebbe stata la rivoluzione digitale. La relazione che si
è venuta realizzando tra le economie occidentali e la crescita imponente di
quelle asiatiche, a partire dalla Cina, non avrebbe avuto lo stesso
svolgimento: uno svolgimento così imponente da configurare già nella crisi la transizione, uno spostamento del baricentro dello
sviluppo a Oriente (la Cinamerica). Se verso l'esterno gli Usa hanno funzionato
come un impero a credito, sul mercato interno hanno realizzato una soluzione
del problema della domanda interna non meno gravida di contraddizioni, con lo
stesso complice consenso delle altre aree economiche del mondo. Un brillante
economista come Riccardo Bellofiore ha parlato, a questo proposito, della
creazione d'una figura economico-sociale particolarmente rilevante a quel fine,
quella del consumatore indebitato. Quando Ford progettò il modello T
(l'annuncio della produzione di serie per il consumo di massa) considerò la
necessità di alti salari. L'economia della globalizzazione ha preteso
sistematicamente di farne a meno, sostituendoli con l'indebitamento privato. è
impossibile non vederne il rapporto con la creazione della bolla e con
l'esplodere della crisi finanziaria.La teoria di
Minsky sull'instabilità si prende così una rivincita sull'oscuramento a cui è
stata condannata e rivela la prevedibilità della crisi.
è la conferma, la possibilità di prevederla analizzando il funzionamento di
questa economia, che si tratta di una crisi sistemica.
Invece non rappresenta ancora un'ammissione di questo stato di cose il fatto
che sia in corso la rinuncia, di fatto, da parte delle principali economie occidentali
di uno degli assunti fondamentali teorizzati nel ciclo del
"turbocapitalismo": lo stato non è la soluzione del problema, bensì
il problema. Lo stato viene potentemente richiamato in servizio, il mercato
chiede soccorso alla politica. L'ordine di grandezza dell'intervento pubblico è
sconvolgente. L'intervento dello stato configura delle nazionalizzazioni di
fatto in gangli strategici delle economie. Eppure non è né il ritorno al
keynesismo dei "30 anni gloriosi" né, tanto meno, la prefigurazione
di un'uscita dalla crisi verso un modello economico e
sociale diverso. Non basta lo spiazzamento, che c'è, sia delle culture
neo-liberiste che di quelle "modernizzatrici". Vale la lezione di
Bauman secondo cui il capitalismo crea problemi che non sa risolvere e per
risolverli deve negare anche propri dichiarati fondamenti per uscire dalla
contraddizione. La capacità d'innovarsi non viene certo meno nella crisi. Lo sarà anche in questa crisi
così profonda, strutturale e drammatica. Ma in quale direzione? La discussione
su quale modello economicovada perseguito è il centro reale della contesa in
questa crisi. Se la politica non lo vede si condanna
all'inutilità. Non c'è nulla d'astratto, di separato dai problemi concreti in
questa consapevolezza. La spesa pubblica in disavanzo è una necessità, ma quel
che incide della direzione di marcia è a cosa viene finalizzata, se o non si
accompagna a una riqualificazione produttiva, a una conversione della
produzione, dei servizi e della composizione dei consumi. L'intervento pubblico
per salvare le banche e le imprese strategiche è una necessità, ma decide la
sua natura la strada che intraprende, se cioè, contemporaneamente, si
modificano o no gli assetti proprietari; se s'introducono o no forme inedite di
democratizzazione dell'economia. Il rafforzamento e la generalizzazione degli
ammortizzatori sociali vanno bene, ma decide della qualità dell'intervento
pubblico su questo terreno il non lasciare mano libera sui licenziamenti, come
una significativa redistribuzione a favore dei bassi redditi, come la
restituzione ai lavoratori di un reale potere di contrattazione e di controllo
sull'organizzazione del lavoro e sulle scelte dell'impresa. Ha ragione Delors
quando parla contro l'arroganza del "brevitempismo". Riaprire, nella crisi, un discorso sulla programmazione e sullo spazio
pubblico significherebbe mostrare di aver inteso la sfida della crisi, se è la crisi di un intero
modello economico e sociale. L'Europa dovrebbe intenderlo prima e più di altri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA LA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-15 - pag: 2 autore: Le Borse e il segreto di
Star Trek L'arte del remake: riattivare storie di successo per infondere
fiducia ai mercati di Robert J. Shiller D opo i minimi toccati ai primi di
marzo, tutti i principali mercati azionari del pianeta hanno risalito
prepotentemente la china. In alcuni casi, in Cina e in Brasile in particolare,
hanno toccato il fondo lo scorso autunno e poi di nuovo a marzo, prima di
realizzare un rimbalzo spettacolare, con il Bovespa brasiliano in crescita del
75% rispetto a fine ottobre 2008 e lo Shanghai Composite cinese su del 54% più
o meno nello stesso periodo. Ma praticamente ovunque, da marzo a oggi, il
mercato azionario ha riservato buone notizie. è un segnale della fine imminente
della crisi economica mondiale? Tutti stanno ridiventando ottimisti nello
stesso momento, accelerando la fine dei nostri problemi? I boom speculativi
sono alimentati da una retroazione psicologica. Il rialzo dei prezzi delle
azioni crea storie d'investitori abili che riescono a diventare ricchi. La
gente, guardando con invidia ai successi altrui, comincia a domandarsi se
questo rialzo non ne preannunci altri in futuro ed è tenta-ta di mettersi a
giocare in Borsa, anche quelli che in fondo non credono che il boom continuerà.
E dunque il rialzo delle azioni produce a sua volta altri rialzi, e il ciclo va
avanti così per un po' di tempo. Durante un periodo di boom delle azioni, chi è
tentato dall'idea di giocare in Borsa mette su un piatto della bilancia la
paura di pentirsene se non lo fa, e sull'altro la sofferenza di una possibile
perdita economica se lo fa. Non esiste una risposta affidabile su quale sia la
decisione "giusta", e non c'è unanimità tra gli esperti su quale sia
un adeguato livello d'esposizione rispetto ai mercati azionari. Trenta per
cento di azioni e 70% di immobili? O il contrario? Nessuno lo sa. E pertanto la
decisione ultima deve dipendere dal peso relativo di questi fattori emotivi
discordanti. In una situazione di boom, i fattori emotivi pendono dalla parte
del giocare in Borsa. In questo momento, però, è il caso di chiedersi che cosa
vi sia alla base di questa tendenza. Non sembra che da marzo a oggi vi sia
stata nessuna notizia significativa che la giustifichi, se non il rialzo
stesso. La tendenza umana a reagire agli incrementi dei prezzi è sempre in
agguato, pronta a generare bolle speculative e crescite improvvise. La
retroazione è solo un meccanismo d'amplificazione per altri fattori che
predispongono la gente a lanciarsi nel gioco di Borsa. Il mondo non riuscirà a
recuperare tutto l'entusiasmo di qualche anno fa solo con la retroazione,
perché siamo di fronte a un colossale problema di coordinamento: non siamo
tutti ricettivi agli incrementi dei prezzi nello stesso momento, e dunque
prendiamo le nostre decisioni d'acquisto in momenti molto diversi. Il risultato
è che le cose succedono lentamente e nel frattempo possono venir fuori altre
cattive notizie. La fiducia il mondo potrà recuperarla appieno solo se avrà
modo di prendere ispirazione da qualche storia che non sia il semplice
incremento dei prezzi delle azioni. Nel libro che ho scritto insieme a George
Akerlof, Animal spirits, sono descritti i pregi e i difetti di una
macroeconomia trainata sostanzialmente dalle storie. Simili narrazioni, in
particolare le storie di persone concrete, storie con cui ci si può
relazionare, sono i virus intellettuali che stimolano l'economia attraverso il
contagio. Il tasso di contagio delle storie dipende dal loro rapporto con la
retroazione, ma le storie devono essere plausibili fin dall'inizio. La forza
delle narrazioni deriva dalla loro capacità d'influenzare il nostro modo di
vedere le cose. La storia che ha gonfiato la bolla azionaria che ha raggiunto
il suo picco nel 2000 era una storia complessa, ma ridotta in termini
grossolani suonava così: una serie d'individui brillanti e aggressivi ci stanno
guidando verso una nuova era di gloria capitalistica, in un'economia in rapida
globalizzazione. Queste persone diventavano i nuovi imprenditori che
viaggiavano da un capo all'altro del mondo sulla via della prosperità. Era una
narrazione che appariva plausibile all'osservatore occasionale, perché era
legata a milioni di piccole storie di persone concrete, storie dei successi
evidenti di amici, vicini e parenti che avevano la capacità di visione
necessaria per prendere parte con slancio al contesto nuovo. Ma oggi è
difficile ricreare una narrazione del genere di fronte a tutte queste storie
d'insuccessi e fallimenti. Il rimbalzo dei mercati azionari da marzo a oggi non
sembra costruito intorno a storie edificanti come quelle prima descritte,
semmai intorno alla pura e semplice assenza di notizie più cattive, e intorno
alla consapevolezza che tutte le recessioni del passato prima o poi sono giunte
a termine. In un'epoca in cui i quotidiani traboccano di foto di case pignorate
in vendita, e addirittura di case in eccedenza demolite, è difficile vedere
dietro al rimbalzo dei mercati motivazioni che non siano la storia del
"tutte le recessioni presto o tardi hanno fine". Anzi, la storia dei
"capitalisti trionfanti" ormai è screditata, e così la nostra fiducia
negli scambi internazionali. E dunque ecco il problema: non c'è nessun fattore
trainante plausibile in grado di alimentare una ripresa degna di questo nome.
Mettere in moto una ripresa economica è come lanciare un nuovo film: nessuno sa
come reagirà il pubblico fino a quando il pubblico non ha effettivamente modo
di andare a vedere il film e discuterne. Il nuovo Star Trek, basato
sull'ennesimo remake di un telefilm di oltre quarant'anni fa, ha sorpreso tutti
portando a casa 76,5 milioni di dollari nel suo primo week end. Una vecchia
storia che grazie a questo nuovo film è tornata a far parlare di sé. Allo
stesso modo dobbiamo sperare che alcune di quelle vecchie storie che in passato
ci hanno proiettato in avanti - l'ascesa del capitalismo e la sua
internazionalizzazione fino ad abbracciare l'intera economia mondiale - possono
essere rispolverate e riportate in vita per rinvigorire gli spiriti animali che
sono alla base della ripresa economica. I nostri sforzi per stimolare
l'economia dovrebbero tendere a migliorare il copione di quelle storie, a
renderle di nuovo credibili. E questo significa far funzionare meglio il
capitalismo e mettere in chiaro che non esiste nessun
rischio di protezionismo.
Ma lo scopo dev'essere tirar fuori l'economia mondiale dall'attuale situazione
di rischio, non catapultarci in un'altra bolla speculativa. L'autore è
professore di economia all'Università di Yale. Copyright: Project Syndicate,
2009 (Traduzione di Fabio Galimberti) IL COPIONE La trama del 2000: uomini
brillanti ci guidano in un'era di gloria capitalistica: oggi non è
credibile, ma si possono rivivere nuove avventure imprenditoriali
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-15 - pag: 3 autore: Germania in rosso di 80
miliardi Disavanzo record dal dopoguerra - Rinviato «sine die» il pareggio nei
conti pubblici Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente è un buco di
bilancio drammatico, senza precedenti nel secondo dopoguerra, quello che la
Germania dovrà affrontare nel 2009. Le ultime stime ufficiali sull'andamento
delle finanze pubbliche hanno rimandato sine die il pareggio dei conti dello
Stato e rimesso in dubbio qualsiasi riduzione delle imposte. Secondo il
ministero delle Finanze, le entrate fiscali quest'anno ammonteranno a 537
miliardi di euro, con un ammanco rispetto alle stime di novembre pari a 45
miliardi. Il deficit nel 2009 sarà quindi di circa 80 miliardi, un nuovo record
dalla fine della seconda guerra mondiale. Il primato precedente risaliva al
1996, di appena 40 miliardi. L'ammanco sul periodo 2009-2012 è stimato a 316
miliardi di euro. I dati lasciano temere un forte aumento del rapporto tra
deficit e Pil, ben oltre i limiti europei. Quest'anno potrebbe essere del 3,9%,
mentre nel 2010 potrebbe salire addirittura al 6 per cento. La stessa
Bundesbank non esclude un debito-Pil intorno all'80% l'anno prossimo. La crisi finanziaria e la recessione economica stanno pesando sui conti pubblici
tedeschi: calano le entrate fiscali e aumenta la spesa pubblica. Per il
ministro delle Finanze, il socialdemocratico Peer SteinbrÜck, l'evoluzione
delle finanze statali è fonte di personale angoscia se è vero che all'inizio dellalegislatura
si era impegnato a riportare il bilancio in pareggio. Il governo ha
messo a punto alla fine dell'anno scorso misure di sostegno all'economia da 80
miliardi di euro su due anni. A questo bisogna aggiungere un pacchetto di aiuti
al sistema finanziario da circa 500 miliardi di euro. Che il deficit tedesco
aumenti,in un anno in cuil'economia potrebbe contrarsi del 6%, certo non
sorprende. Proprio ieri il ministero dell'Economia ha rivelato che aziende
tedesche hanno chiesto al governo prestiti facilitati per 4,4 miliardi di euro
e garanzie creditizie per oltre 6,0 miliardi di euro. In un comunicato il
ministero ha detto di prevedere un aumento delle richieste nelle prossime
settimane. In prima fila vi sono aziende del calibro di Arcandor e Heidelberg
Cement. L'andamento dei conti pubblici ha reso praticamente impossibile
l'introduzione di tagli fiscali, almeno nel breve termine. In origine il
cancelliere democristiano Angela Merkel avrebbe voluto fare di una riduzione
del carico fiscale un suo cavallo di battaglia in vista delle elezioni del
settembre prossimo. Aveva lanciato l'idea di tagliare le tasse subito dopo il
voto. Ormai questa strada appare improponibile, tanto che la stessa signora
Merkel ha rinviato qualsiasi riduzione fiscale al 2012, alla vigilia quindi
delle successive elezioni federali del 2013. Ciò non toglie che siano possibili
contrasti sulla questione: i cristiano-sociali bavaresi continuano a premere
perché venga alleggerito il carico sui contribuenti. La recessione ha provocato
un dibattito su un modello di crescita basato più sulle esportazioni che non
sulla domanda interna. Molti economisti sostengono che la Germania dovrebbe
riformare la propria economia, rafforzando i consumi, proprio attraverso tagli
fiscali, per controbilanciare la dipendenza dall'export, oggi causa della forte
crisi economica. Dal canto suo, presentando ieri le
nuove stime sulle entrate fiscali, SteinbrÜck ha detto che parlare ora di tagli
alle tasse equivale a fare politica economica «con gli specchi e il fumo ». Il
tema è molto sentito da un'opinione pubblica traumatizzata dall'iperinflazione
degli anni 20: spiega perché la Germania è stata cauta rispetto ad altri paesi
nell'aiutare l'economia in recessione. In piena campagna elettorale, si voterà
in settembre per il rinnovo del Bundestag, SteinbrÜck, membro di una Spd che
propone un aumento delle imposte per i più abbienti, non ha esitato ad
attaccare i democristiani: «Promettere oggi tagli alle tasse significa mentire
agli elettori». Ha aggiunto che il dovere del governo da qui al 2013 sarà di
risanare i conti pubblici. In un paese tradizionalmente preoccupato da
un'eventuale deriva dei conti pubblici le stime pubblicate ieri hanno suscitato
particolare emozione. In un articolo pubblicato sul proprio sito il quotidiano
regionale Rheinische Post si chiedeva: «Siamo minacciati di rovina?». La
domanda suona un po' drammatica, ma dà il senso del dibattito di questi giorni
in Germania. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COSTO DELL'INTERVENTO Sulle finanze
pesano i pacchetti di aiuti varati dal governo Merkel Aumentano le aziende che
chiedono prestiti agevolati
( da "Manifesto, Il"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA CRISI
Bce preoccupata Spagna: Pil -2,9% Bt: fuori 15 mila Galapagos Buon ultima,
anche la Bce ha rivisto (al ribasso, ovviamente) le previsioni sull'andamento
del Pil nell'area dell'euro. Dal Bollettino mensile pubblicato ieri a
Francoforte arrivano cifre un po' migliori di quelle fornite dalla Commissione
europea e dal Fondo monetario, ma il quadro non è assolutamente rassicurante:
«l'economia dell'area dell'euro ha continuato a indebolirsi nel primo trimestre
dell'anno, contestualmente alla protratta decelerazione dell'attività
mondiale». Qualche segnale positivo arriva dagli indicatori anticipatori,
scrive la Bce, e «le indagini congiunturali, fanno presumere incerti segnali di
stabilizzazione che dovrebbero concretizzarsi in una graduale ripresa solo nel
corso del 2010. Anno per il quale il Pil globale di eurolandia dovrebbe
rimanere immutato rispetto a quello di quest'anno nel quale il prodotto
registrerà una caduta prossima al 4%. La ripresa dell'economia nel 2010, però,
non si tradurrà in incremento dei posti di lavoro. Anzi, il tasso di
disoccupazione salirà al 10,5% dal 9,3% previsto per quest'anno e dal 9,4%
della stima di un paio di mesi fa. L'unica cosa che non pone problemi ai
banchieri centrali è l'inflazione la cui caduta (soprattutto le quotazioni
delle materie prime) mantiene praticamente immutato (per chi ha lavoro) il
potere d'acquisto. A proposito di disoccupazione, dagli Usa arriva la notizia
che non rallenta la distruzione di posti di lavoro. Nell'ultima settimana (al 9
maggio) le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono aumentate di
32mila unità a 637mila rispetto alla precedente settimana. Il dato reso noto
dal dipartimento del Lavoro è peggiore delle attese degli analisti, che avevano
pronosticato un aumento più contenuto. L'incremento è in gran parte dovuto alle
chiusure nel comparto auto in seguito al fallimento della Chrysler. Da notare
che la media mobile delle ultime quattro settimane è aumentata di 6mila unità a
630.500 dopo quattro settimane consecutive di calo. Di più: è stato stabilito
il nuovo record (il quindicesimo consecutivo) per le richieste continuative,
salite di 202mila unità a 6,56 milioni. Questo significa che la disoccupazione
«assicurata» - per un massimo di sei mesi è salita al 4,9% , nuovo massimo dal
1981. Notizie sempre più nere arrivano dalla Spagna: nel primo trimestre il Pil
è sceso dell'1,8% (è un record) rispetto agli ultimi tre mesi del 2008 e del
2,9% tendenziale, cioè rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Si
tratta delle flessioni più marcate da quando sono iniziate le rilevazioni nel
1970. Anche a Madrid il vero problema è la disoccupazione: il numero dei senza
lavoro a fine anno potrebbe avvicinarsi al 20%. In Giappone la notizia del
giorno sono le perdite della Sony, le prime dopo 14 anni: la conglomerata
dell'elettronica ha chiuso con un gigantesco calo del fatturato e con un rosso
di 715 milioni di euro il bilancio del 2008. Ma è in buona compagnia: tutti i
giganti dell'elettronica nipponica hanno comunicato perdite enorme e esuberi di
personale. Esuberi da brividi sono quelli annunciati ieri dalla Bt (British
Telecom: il colosso inglese delle comunicazioni ha fatto sapere di voler
cancellare entro l'anno «altri» 15 mila posti di lavoro soprattutto in Gran
Bretagna. «Altri», in quanto, presentando ieri il bilancio 2008 (chiuso con
perdite di 134 milioni di sterline) è stato comunicato che già lo scorso anno
sono stati eliminati 15 mila lavoratori, 5 mila in più di quanto precedentemente
annunciato. La crisi finanziaria (fatta di una catena di imbrogli) seguita a mordere e la stessa
Bce è preoccupata che possano saltare fuori «sorprese» impreviste. Negli Usa,
ad esempio, la Lehman Brothers ha comunicato che vuole scorporare dal bilancio
47 miliardi di dollari di asset tossici. A questo punto anche la Lehman
dovrà ricorrere a un aumento di capitale per mettere a posto i conti. Infine
una notizia che farà felici gli ambientalisti: quest'anno - ha detto l'Aie - i
consumi di petrolio si ridurranno del 3%. Un segno della crisi,
ma anche una buona notizia: l'inquinamento nel 2009 non aumenterà.
( da "Corriere Alto Adige"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere dell'Alto
Adige sezione: 1AECONOMIA data: 15/05/2009 - pag: 10 Finanza I 40 soci
soddisfatti del risultato. Perdite contenute per i 7.500 clienti sparsi in
tutta Italia Südtirol bank, il primo bilancio è positivo Il presidente Mayr:
raccolta in crescita del 20% nonostante la recessione BOLZANO È positivo il
primo bilancio di Südtirol Bank, approvato dall'assemblea dei soci
dell'istituto nato da Alpi Sim. Con 528 milioni di euro di massa amministrata
nel 2008, la banca ha superato i 510 del 2007 ed ha toccato quota 7.500 clienti
sparsi in tutta Italia, con l'ausilio di 183 promotori
finanziari. «Siamo al 13Ú posto della graduatoria degli istituti simili al
nostro spiega soddisfatto il presidente Peter Mayr e a breve avremo altre
novità che ci rafforzeranno ulteriormente ». I mercati in crisi non hanno aiutato i rendimenti:
«Registriamo perdite tra il 6 e il 7% per i bassi profili di rischio e tra il
15 ed il 20% tra i profili di rischio medio-alti. Di sicuro non avevamo
titoli tossici come i Lehman Brothers. Nel 2008 abbiamo raccolto altri 101
milioni di euro». Nel 2008 è avvenuta la trasformazione di Alpi Sim in Südtirol
Bank sottolinea Mayr . L'iter di trasformazione non poteva cadere in un momento
meno propizio. Infatti, se il raggiungimento della fase operativa della Banca
data dal primo di ottobre, ciò significa che nei mesi precedenti e anche in
quelli successivi ci si è dovuti confrontare con tematiche complesse come, ad
esempio, la migrazione su altro sistema informatico e il superamento di una
molteplicità di disposti normativi ed autorizzativi. La semplice realizzazione
di tutto l'impianto organizzativo avrebbe, già di per sé, rappresentato un
compito gravoso. Ma se, aggiungendosi a questo impiego di energie, si assomma
anche la peggior crisi finanziaria ed economica finora
vissuta, sono facili da intuire le asperità del cammino». Malgrado ciò gli
ammini-- stratori, nel corso dell'assemblea, hanno espresso soddisfazione per
un battesimo del fuoco superato brillantemente, anche nei risultati. «La sola
raccolta di mezzi finanziari ha visto mettere a segno un più 20% rispetto
all'anno precedente in un contesto di forte equilibrio nelle poste di bilancio
sottolinea il presidente . La presentazione di questi risultati sia economici
che, soprattutto, di efficienza organizzativa hanno generato il consenso e la soddisfazione
dei 40 soci, anche in considerazione del fatto che Südtirol Bank si è
dimostrata una solida continuazione di Alpi Sim che, nel corso della sua
storia, ha sempre chiuso con bilanci più che positivi». In assemblea ha preso
la parola anche Hans Schinwald, direttore generale del partner bancario di
Südtirol Bank , Raiffeisenverband di Salisburgo, per illustrare l'ottimo stato
di salute della banca austriaca. «Con partner così conclude Mayr possiamo
essere fiduciosi sul futuro ». F. E.
( da "Corriere della Sera"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/05/2009 -
pag: 39 La Giornata in Borsa Frena Geox, balzo di Mediaset di Giacomo Ferrari
Scambi in calo Il controvalore complessivo degli scambi è sceso a 3,6 miliardi
di euro L'S&P-Mib in calo dello 0,57% e il Mibtel dello 0,42%: variazioni
minime ieri a Piazza Affari, che non è riuscita (come invece è accaduto alle
altre Borse europee) a sfruttare l'apertura in rialzo di Wall Street
legata al recupero dei titoli tecnologici. In frenata anche gli scambi, dopo
alcune sedute di attività crescente, per un controvalore che si è fermato a
poco più di 3,6 miliardi di euro. Tra i 40 titoli a maggiore capitalizzazione,
la maglia nera tocca a Geox (-8,98% il prezzo di riferimento), nonostante
risultati trimestrali in linea con le attese. La società in realtà ha ridotto
l'utile netto ma soprattutto ha annunciato un calo del 13% del portafoglio
ordini per la stagione autunno-inverno. D'altra parte la giornata ha visto
arretrare altri titoli del made in Italy, come Bulgari, che a sua volta ha
ceduto il 4,17%. Gli altri maggiori ribassi, sempre nell'ambito dei titoli
dell'S&P-Mib, hanno riguardato Banca Mediolanum (-4,16%), Tenaris (-3,91%),
Parmalat (-3,61%) e Telecom (-3,04%). Exploit, invece, per Mediaset che, grazie
ai giudizi positivi di alcuni analisti, ha conquistato il primato dei rialzi,
con il prezzo di riferimento cresciuto del 6,4%. Ma la lista delle variazioni
positive comprende anche molti altri titoli appartenenti a comparti diversi.
Fra gli assicurativi, per esempio, Unipol è cresciuta del 5,22%, mentre
Impregilo ha messo a segno un guadagno del 5,8%. Seguono Pirelli (+4,43%),
Autogrill (+4,34%), Prysmian (+3,69%), A2A (+3,38%) e Finmeccanica (+3,25%).
( da "Corriere della Sera"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/05/2009 -
pag: 39 Il caso a Parigi I conti trimestrali affondano Natixis (g.fer.)
Giornata nera, ieri alla Borsa di Parigi, per Natixis, società bancaria
controllata da Caisse d'Epargne e Banque Populaire, che ha chiuso la seduta con
un calo del 13,58%, a 1,43 euro, dopo aver toccato un minimo di 1,34
euro. Motivo del crollo la pubblicazione dei risultati trimestrali. La perdita
nel periodo ammonta infatti a 1,83 miliardi di euro, dopo che a fine 2008 aveva
registrato un «rosso » di 2,8 miliardi di euro. L'istituto ha già annunciato un
taglio di 1.250 dipendenti. Particolarmente elevati gli scambi: sono state
trattate 20,7 milioni di azioni contro una media di 8,3 milioni negli ultimi
tre mesi. Laurent Mignon ceo di Natixis
( da "Corriere della Sera"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/05/2009 -
pag: 39 Il caso a Milano Alitalia sceglie Fiumicino e Gemina vola (m.sid.) È
l'ennesima riprova che alle Borse piace guardare avanti. Un caso scuola. Ieri
Gemina ha presentato i dati del trimestre con una perdita di 33 milioni contro
un utile di 1,1 milioni nel primo trimestre del 2008. Per gli indici di
Piazza Affari è stata una giornata in (lieve) territorio negativo. E cosa è
successo al titolo Gemina? Il bilancio finale della seduta è stato un rialzo
dell'8,3% a 0,42 euro. Uno dei migliori risultati del listino e massimo
dell'anno per il gruppo. Il motivo è semplice. Gemina controlla gli Aeroporti
di Roma. E dunque ha potuto beneficiare della scelta definitiva della Nuova
Alitalia di Fiumicino come unico hub. Guido Angiolini presidente Gemina
( da "Stampaweb, La"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
CORRISPONDENTE DA
LONDRA Quando toccò alle banche, i contribuenti britannici storsero un po
il naso ma si rassegnarono senza troppe proteste al salvataggio pubblico degli
istituti di credito fallimentari. In fondo si trattava dei loro risparmi, le ricette
keynesiane andavano bene anche ai più liberisti. Le Olimpiadi no. La
nazionalizzazione del villaggio olimpico, abbandonato dai promettenti
finanziamenti privati, rischia di alienare definitivamente al governo la
fiducia degli elettori nei giorni in cui lo scandalo delle note spese gonfiate
apre la strada alla demagogia dellantipolitica. Gli
appartamenti dei 17 mila atleti che alloggeranno a Londra per le Olimpiadi del
2012 saranno pagati interamente con fondi statali, 1,1 miliardi di sterline (1,3 miliardi di
euro) che sarebbero dovuti arrivare dalla compagnia di costruzioni australiana
Lend Lease ritiratasi allultimo momento. Per la terza volta in un
anno il governo è costretto a correre in soccorso al mega-progetto, il più costoso dei
cantieri olimpici, per cui sono stati stanziati già 324 e 326 milioni di
sterline (361 e 363 milioni di euro). «Riusciremo a recuperare almeno metà
della somma mettendo in vendita le abitazioni allindomani dei
Giochi» garantisce il
ministro delle Olimpiadi Tessa Jowell. Leggendo le previsioni sul prezzo delle
case di David Higgins, direttore dellOlympic Delivery
Authority (Oda), lente responsabile dei cantieri, la Jowell si è convinta
che il villaggio abbia un mercato, che nel 2013, recessione alle spalle, decine di acquirenti si
materializzeranno spendendo almeno 501 milioni di sterline nei nuovissimi mono
e bilocali affacciati sui
( da "Finanza.com"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
Svolta nella vicenda
Hypo Real Estate: via libera da Bruxelles ad acquisto da parte di Soffin (15
Maggio 2009 - 11:32) MILANO (Finanza.com) - Disco verde da Bruxelles
all'acquisizione di Hypo Real Estate, specializzato nei progetti immobiliari a
vocazione commerciale travolto dalla crisi finanziaria, da parte del fondo pubblico tedesco per la stabilizzazione dei
mercati Soffin, controllato dal governo federale. Lo ha comunicato questa
mattina la Commissione Ue in un comunicato. La notizia non è di quelle che
possono passare inosservate: si tratta, infatti, della prima nazionalizzazione
di una banca notificata alla Commissione in applicazione del regolamento
delle concentrazioni dall'inizio della crisi finanziaria.
(Riproduzione riservata)
( da "Computerworld Online"
del 15-05-2009)
Argomenti: Crisi
La
crisi
finanziaria fa rinviare, ma non cancellare i progetti per i pc
Gartner stima una riduzione della spesa IT mondiale del 3,7% quest'anno. Ma ci
sono applicazioni, Paesi e mercati verticali che inducono all'ottimismo Venerdì
15 Maggio 2009 La crisi finanziaria sta avendo un impatto importante
sull'industria dei pc, facendo rinviare o ridimensionare i progetti di client computing, ma
non facendoli cancellare del tutto: è quanto emerge da una recente ricerca
condotta da Gartner tra 475 decisori IT di aziende con oltre 1.000 adetti in 9
Paesi, tra cui non figura l'Italia, che evidenzia come solo il 12% di queste
abbia rinunciato a questo tipo di progetti dall'ottobre dello scorso anno a
oggi. Anche se la restrizione dei budget IT ha comportato per il 43% degli
intervistati una riduzione della spesa in tecnologia hardware di client
computing per il 2009 rispetto all'anno scorso, il 48% prevede di realizzare i
progetti per i pc secondo i piani. Sulla base di questi dati (raccolti a
cavallo tra febbraio e marzo negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania,
Francia, Russia, India, Cina, Brasile e Australia) Gartner prevede che la spesa
IT quest'anno diminuirà del 3,7%, per effetto di una riduzione del 14,9% degli
investimenti per l'hardware (pc, server, storage e stampanti). Ma l'anno
prossimo la spesa IT dovrebbe tornare a crescere del 2,4%, anche se l'hardware
continuerà a registrare un andamento debole (+0,8%). Nonostante il quadro
piuttosto desolato, l'analista Andrew Johnson, ritiene che ci siano alcune
applicazioni per le quali gli investimenti aumenteranno, e che alcuni Paesi e
mercati verticali avranno un andamento positivo. Per esempio, l'85% delle
imprese della Cina e il 64% di quelle in India prevedono di dare esecuzione ai
progetti per i pc secondo i piani nel corso del 2009, contro il 48% della media
mondiale. Al contrario solo il 29% delle imprese americane e il 18% di quelle
francesi ritiene di dare corso a questi progetti come pianificato
originariamente. Un'altra nota positiva è che nel settore dei servizi
finanziari, quello più colpito dalla crisi, solo il 2%
degli intervistati ha cancellato gli acquisti di pc, mentre quelli che li hanno
rinviati o ridotti o mantenuto inalterati i piani sono in linea con la media di
tutte le altre aziende. I mercati verticali in cui si rileva una tendenza
maggiore a mantenere i piani di client computing sono quelli di assicurazioni,
media e servizi consumer e business, mentre la tendenza a ridurre la spesa per
i progetti pc prevale tra le imprese di telecomunicazioni, distribuzione,
costruzioni ed estrazione, e quella a rinviare i piani si nota prevalentamente
nel commercio al dettaglio e nelle utility.
( da "Corriere delle Alpi"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
L'economista
denuncia una realtà «balcanica», il fisco chiude un occhio per evitare il
peggio «Il governo non ha più strumenti» Marcello De Cecco: per reggere alcune
aziende non pagano le tasse ANDREA DI STEFANO MILANO. Marcello De Cecco, uno
dei più noti storici dell'economia italiana, non vede relazione diretta tra
questa crisi e quella degli inizi anni Ottanta.
«L'origine di quella crisi, che fu molto profonda, va
ricondotta ad una pesante stretta monetaria decisa perché avevamo rilevanti
difficoltà a stare nel sistema nonetario europeo. Non cadde solo il pil, ma
anche la produzione industriale e le imprese si ristrutturano espellendo
milioni di lavoratori ricorrendo ai prepensionamenti». Aggravando i conti
dell'Inps? «Diciamo delle casse pubbliche attraverso l'Inps. Il costo di quella
ristrutturazione venne pagato da chi è rimasto al lavoro. Poi arrivò anche in
quel caso una crisi finanziaria,
nel 1982. Spero che non ripeta quello scenario anche se questa crisi, per profondità e velocità, si
presenta anche più pesante». Cioè? «Prenda il caso emblematico dell'abruzzese
Sevel, che produce furgoncini. Un'azienda che negli ultimi anni aveva
triplicato la forza lavoro e che adesso non ha rinnovato tutti i contratti a
termine e ha fatto ricorso alla cassa. Quando la situazione in
quell'azienda migliorerà forse potremo dire che la crisi
sta volgendo a termine perché si tratta di un bene quasi primario, alla stregua
dei consumi di energia, dei pedaggi autostradali o dei noli che sono tutti in
pesante flessione». Da noi sembra che manchino le risorse per degli interventi
come quelli varati da altre nazioni europee? «I soldi, checchè ne dica il
Governo, purtroppo non ci sono. Il debito che era sceso intorno al 105% del Pil
è schizzato al 117%. Peggio di noi c'è solo il Giappone con la differenza che
il debito di quel paese è nelle mani degli stessi cittadini nipponici, mentre
il nostro è quasi tutto collocato sui mercati internazionali. Gli incassi
stanno diminuendo e quindi l'impressione è che il Governo non abbia gli
strumenti per intervenire in modo efficace». Il 2008, seppur difficile, non era
ancora così negativo, soprattutto nella prima parte dell'anno. «In Italia c'è
un certo numero, molto cospicuo, di consulenti fiscali e dato che il pagamento
delle imposte può essere procastinato pagando multe non insostenibili c'è un
ampia platea di soggetti, aziende, commercianti e piccoli professionisti, che
ha deciso di rinviare i versamenti per fare un po' di cassa». Un ritorno
dell'evasione? «Andato via Visco tutti sanno che non c'è una particolare caccia
agli evasori e di fatto si sta usando questa strategia di tolleranza come forma
di parziale aiuto. E' un modo di fare da paese del Terzo Mondo e ci contraddisingue
per politiche che non esiterei a definire balcaniche». Sarebbero utili anche in
Italia intervenuti diretti per far ripartire il credito al sistema produttivo?
«Quello deciso dalla Germania è simile a quanto fatto dalla Banca d'Italia nel 1894
con il crack della Banca romana che costrinse l'istituto centrale ad acquistare
i titoli riconducibili alle società immobiliari che erano fallite. La
situazione delle nostre banche non è la stessa, ma in difficoltà sono le
imprese che non possono ricorrere al credito anche perché i bilanci sono
peggiorati drasticamente».
( da "Repubblica, La"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XV - Palermo
IMPRESE "SOMMERSE" DALLA RECESSIONE MARIO CENTORRINO S e questo trend
dovesse continuare con lo stesso ritmo ci ritroveremmo nel 2015 con una perdita
di popolazione pari a 18 mila unità per Palermo, 10 mila per Catania e 3 mila
per Messina. Come cancellare dalle mappe urbane interi quartieri. Non si tratta
di semplice «pendolarismo». Chiamiamoli siciliani «in movimento». Nella sola
Milano ne arrivano dalla Sicilia annualmente quasi 3.500. Tra loro, uno su sei
è in possesso di una laurea. Alla luce di queste cifre andrebbero approfonditi
due temi, due capitoli della cosiddetta economia invisibile che «sente» e «reagisce» alla crisi. Secondo alcuni osservatori, come risposta alla crisi finanziaria molte aziende chiudono
solo dal profilo amministrativo ma continuano a lavorare in modo irregolare. E
questo spiegherebbe perché - in termini relativi, s´intende - la crisi finanziaria nel Mezzogiorno sembra
essere meno avvertita. In Sicilia dove l´incidenza dell´economia
sommersa sul totale dell´economia (si pensi all´agricoltura e all´edilizia ma
anche allo stesso turismo) è maggiore che in altre parti del Paese, il
passaggio da impresa regolare a impresa irregolare è la risposta più facile
alla crisi: permette risparmi immediati e forse anche
di non depauperare in modo definitivo il patrimonio imprenditoriale. E segnala,
nella scelta tra i costi derivati dallo «scomparire» e i potenziali vantaggi in
termini di incentivi «catturabili», un´attenzione giudicata troppo tenue da
parte delle politiche economiche nazionali e regionali per le piccole e medie
imprese. Un secondo punto di approfondimento è riecheggiato nel discorso
pronunziato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione
della festa della polizia oltre che in numerose interviste concesse dal
procuratore antimafia, Piero Grasso. La crisi
economica, si sostiene, può funzionare come acceleratore ulteriore di fortune
illecite e criminali. A somiglianza di quanto è già accaduto in passato, in
periodi di transizione economica o di crisi
strutturali. Grasso fa esplicito riferimento ai flussi di finanziamento
pubblico in arrivo, anche in Sicilia, a sostegno delle imprese destabilizzate
dalla crisi. E mette in guardia dall´enorme liquidità
in mano alla mafia (il settore del traffico di stupefacenti non ha subito
alcuna flessione) oltre che dalla sua capacità corruttiva e invasiva. Tiriamo
qualche conclusione. è da temere un´uscita dalla crisi
di un sistema produttivo siciliano più sommerso e colluso. Nel quale cioè risulti
aumentato il peso dell´economia invisibile. Sicché sembrerebbero più che mai
necessarie ricerche, monitoraggi, organizzazione di strumenti di contrasto.
Promosse non solo dalle istituzioni, dai partiti, negli spazi di dibattito
sulle elezioni europee, ma anche dalle organizzazioni di interesse. Queste
ultime, con nobili eccezioni, le vediamo impegnate solo a partecipare a tavoli
di rappresentanza finora assai poco efficienti e a dedicarsi alla nobile arte
di batter cassa per sé fingendo ribrezzo per i compagni di processione. Eppure
dalla crisi, come s´intuisce, si esce bene solo se
uniti.
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
LA CLASSIFICA DI MF
DEGLI 80 PAPERONI CHE HANNO PERSO DI PIÙ IN BORSA La crisi
toglie a Zaleski 8 miliardi In rosso Berlusconi, Perna e Gavio Perdite intorno
al miliardo per Agnelli, Polegato e Caltagirone TORINO Il finanziere della
Tassara, Romain Zaleski (-8,100 miliardi di euro), Gianfelice e Paolo Rocca
(-5,112 miliardi), a capo di Tenaris, con i fratelli Benetton (-3,993
miliardi), il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio (-3,938 miliardi) e
Silvio Berlusconi (-2,386 miliardi), guidano la classifica dei Paperoni di
Borsa le cui partecipazioni hanno perso il maggior valore dal 3 agosto 2007, subito prima dello scoppio della crisi
finanziaria al 13 maggio 2009. È quanto risulta
dall'inchiesta che sarà pubblicata su MF/Milano Finanza in edicola oggi,
secondo cui i primi 80 Paperoni di Borsa hanno visto bruciare oltre 51 miliardi
nel periodo considerato. La classifica tiene conto delle partecipazioni con un
valore assoluto superiore agli 80 milioni di euro. Seguono nella
speciale graduatoria, con perdite di valore superiori al miliardo di euro, le
famiglie Agnelli-Nasi (-1,622 miliardi), Francesco Gaetano Caltagirone (-1,486
miliardi), Mario Moretti Polegato (-1,408 miliardi) della Geox con Gian Marco e
Massimo Moratti (-1,352 miliardi), a capo della Saras, l'immobiliarista Luigi
Zunino (-1,294 miliardi) e le famiglie Boroli-Drago (-1,291 miliardi), Vittorio
Merloni (-1,118 miliardi) e i fratelli Buzzi (-1,022 miliardi), attivi nel
settore del cemento. Hanno visto bruciare più di 500 milioni di euro Luigi
Maramotti (-946 milioni), gli imprenditori dei gioielli Nicola e Paolo Bulgari
(-903 milioni), Giampiero Pesenti (-748 milioni), a capo di Italcementi, i
proprietari della Tod's Andrea e Diego Della Valle (-711 milioni) e
l'imprenditore Marcellino Gavio (-702 milioni), attivo nel settore
autostradale. Calcolando lo scostamento percentuale dal 3 agosto 2007, invece,
Luigi Zunino (-94,83%) e Tonino Perna (-91,11%) hanno visto il loro patrimonio
quotato ridursi in valore per più del 90%, seguiti da altri 13 Paperoni con
perdite superiori all'80%, tra cui Giuseppe e Giovanna Stefanel (-89,93%) il
patron della Safilo Vittorio Tabacchi (-85,79%) e l'ex ad di Pirelli Re, Carlo
Alessandro Puri Negri (-84,44%). \
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
VERSO LE ELEZIONI.SI
ACCENDE LA CAMPAGNA ELETTORALE La lunga passerella del voto Dopo la visita di
Casini, arrivano due ministri, Di Pietro e la Zanicchi Dopo l'arrivo ieri ad
Alessandria di Perferdinando Casini, leader Udc, nel weekend, in provincia, sono
attesi altri big della politica. A Novi va la palma del centro più frequentato
dai vertici nazionali della politica e del giornalismo. Oggi, alle 18, nella
Biblioteca di via Marconi, a sostegno del candidato sindaco del Pdl, Gigi
Moncalvo, e del presidente della Provincia, Franco Stradella, ci saranno ben
due ministri, agli Esteri, Franco Frattini, e Sandro Bondi, Beni culturali. A
Tortona, per la Lega Nord, il senatore Massimo Garavaglia, vice presidente
commissione Bilancio, parteciperà oggi (inizio alle 9,30)
al Teatro Civico al convegno «Pmi e crisi finanziaria: accesso al credito e opportunità». Ancora altri big della
politica a Novi domani. Arriva la cantante Iva Zanicchi, che si ricandida
all'Europarlamento (in città, in via Girardengo e poi nei quartieri dalle 11
alle 13), a Ovada e, alle
( da "Stampa, La" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
il caso Per protesta
contro l'Astana che non paga Se il Giro è no-logo Armstrong & Co coprono lo
sponsor GIORGIO VIBERTI INVIATO A CHIAVENNA (Sondrio) Il norvegese Edval
Boasson Hagen, 22 anni domani, ha vinto la 7ª tappa austro-elvetico-italiana da
Innsbruck a Chiavenna, regolando facilmente altri 4 fuggitivi di giornata.
Nessun problema per il leader rosa Di Luca, qualcuno in più invece per
Armstrong che ha perso altri 18" dai big di classifica. Forse Lance era distratto dalla grave crisi
finanziaria del suo team Astana, che da 2 mesi non
paga gli stipendi ai corridori e al personale, tanto che ieri la squadra per
protesta ha preso il via senza la scritta dello sponsor sulla maglia
bianco-giallo-celeste. Soltanto al kazako Zeits è stato concesso - per motivi
di opportunità politica - di partire con la solita divisa. Una
ribellione «pubblicitaria» senza molti precedenti nello sport. Ricordiamo solo
una protesta di Alberto Tomba nel 1997, quando cancellò dalla tuta con un
pennarello il nome dello sponsor Telecom reo - a suo parere - di versargli una
quota troppo esigua rispetto a quella data alla Federazione. Più recenti i casi
di alcuni nuotatori - fra i quali Magnini e la Filippi - che in gara hanno
oscurato i marchi dei loro costumi, trattandosi di griffe diverse dai propri
sponsor personali. Fu solo estemporanea invece la protesta del calciatore
Frédéric Kanouté del Siviglia, che per un paio di partite coprì lo sponsor
«888.com» poiché da musulmano non intendeva promuovere le scommesse. Infine è
capitato che in F1 alcune vetture abbiano dovuto togliere su certi circuiti i
marchi degli sponsor legati al tabacco o agli alcolici. Il gesto di ieri
dell'Astana intende sottolineare una grave crisi finanziaria
e il rischio concreto di chiusura del team di Armstrong, Leipheimer ma anche di
Alberto Contador (assente). Un fatto preoccupante considerando che si tratta
del team più ricco nel panorama ciclistico internazionale, che prende il nome
dalla capitale del Kazakistan ed è finanziato da un pool di aziende, fra le
quali la finanziaria Samruk-Kazyna, dalla
Federciclismo e dal governo nazionali. «Nel 2009 ci hanno versato solo due
stipendi mensili - ha sottolineato il ds Johan Bruyneel - e rischiamo di
perdere la licenza Pro Tour. Dal Kazakistan continuano a dirci che sistemeranno
tutto, ma la situazione non si sblocca. Per questo abbiamo preso contatti con
aziende interessate a finanziare la squadra». Pare sempre più probabile che il
tramite del nuovo progetto sia Lance Armstrong, che vorrebbe chiamare la futura
formazione Livestrong (dal nome della sua fondazione che lotta contro il
cancro) e avrà il sostegno di sponsor americani. «Per quanto mi riguarda - ha
fatto sapere Alberto Contador dalla Spagna - ho ricevuto quanto mi spetta, non
ho problemi. Aspetto». Sulla vicenda ha le idee chiare Di Luca: «Non è un bel
segnale, ma alla fine la situazione si risolverà. Popovych (compagno di squadra
di Armstrong, ndr) mi ha detto che i corridori sono tranquilli e fiduciosi che
Lance e Bruyneel trovino una soluzione. La mia impressione è che sarà Armstrong
a prendere la squadra». E avrà un motivo in più per continuare a correre,
nonostante i deludenti risultati del Giro.
( da "Repubblica, La"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 4 - Economia
Manovre anti-crisi, Italia fanalino di coda speso un
decimo della media mondiale Il dossier LUCA IEZZI ROMA - La reazione c´è stata,
ma il fiume di denaro pubblico già versato difficilmente basterà e sulla sua
efficacia si sbilancia solo il direttore generale del Fondo monetario
internazionale, Dominique Strauss-Khan: «I pacchetti fiscali forniranno da 1 e
3 punti percentuali in più alla crescita quest´anno». I suoi economisti sono
più dubbiosi: i paesi del G20 hanno sì stanziato il 2% del loro Pil nei
pacchetti anti-crisi ma lo sforzo «dovrà essere
sostenuto, se non aumentato nel 2010». E lo stesso Strauss-Khan ammonisce: «Con
le politiche fiscali c´è un tempo per la semina e uno per la raccolta, e le
politiche espansive di oggi devono andare per mano con politiche rigorose domani».
Sull´individuazione di quel "domani" il dibattito è aperto: i deficit
2009 esploderanno. Nella Ue la Spagna ha approvato una manovra pari al 2,3% del
Pil di quest´anno, la Germania 1,6%, l´Inghilterra 1,4%, difficilmente potranno
replicare. L´entità della scommessa appare evidente se si mettono in fila le
cifre assolute dei piani per lo più triennali gli Stati Uniti fornirà
all´economia 787 miliardi di dollari (620 miliardi di euro) tra questo e l´anno
prossimo, senza contare gli oltre 700 stanziati nel 2008
per sostenere il sistema finanziario. L´Unione Europea si è mossa in ordine
sparso e ogni governo ha guardato alle crisi più pesanti nel proprio cortile (le banche per il Regno Unito,
l´industria automobilistica per la Germania, la disoccupazione in Spagna e il
debito pubblico in Italia), variando così ripartizione e entità di ogni dei
singoli pacchetti. Sommati arrivano a 350 miliardi di euro spalmati in
più anni, in cui vanno considerati anche lo sforzo messo a carico sul bilancio
comunitario: 30 miliardi per progetti comunitari e
( da "Repubblica, La"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 22 - Economia
L´INARRESTABILE PESO DEL DEBITO PUBBLICO Alla fine, la sbornia del credito la
pagheremo lo stesso, con più tasse. E l´Italia non fa eccezione I Governi hanno
fornito un massiccio sostegno finanziario
all´economia. Una risposta pragmatica a una situazione di emergenza: per
ristabilire la fiducia nel sistema creditizio hanno ricapitalizzato a vario
titolo le banche, assicurato eventuali ulteriori iniezioni di capitali, e
garantito di fatto il loro debito. E hanno cercato di compensare la caduta
della spesa privata con un aumento di quella pubblica e con incentivi fiscali.
Risultato: un fenomenale aumento dello stock di debito pubblico, destinato a
crescere nei prossimi anni. Stando alle previsioni del Fondo Monetario
Internazionale (Fmi), il rapporto tra il debito pubblico e il Pil negli Stati
Uniti passerà dal 63% del 2007 al 107% nel 2014; in Giappone, dal 188% al 234%;
dal 66% al 91% in Eurolandia; e dal 103% al 129% in Italia. Sono solo stime, ma
rendono l´idea dell´enorme espansione del debito che sta avvenendo
contemporaneamente nel mondo. E si deve aggiungere che l´ammontare di titoli di
Stato in circolazione sottostima il futuro impegno finanziario
dei governi, perché non include le garanzie offerte e gli investimenti nel
capitale privato: il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ha recentemente
dichiarato che il totale degli impegni dei governi europei nel confronti dei
sistemi bancari (tra ricapitalizzazioni, garanzie e opzioni) ammonta a 23% del
Pil dell´area. Infine ci sono le banche centrali che si stanno accollando
sempre più il rischio di credito per sussidiare i profitti delle banche:
l´attivo del bilancio della Fed è aumentato dall´8% al 30% del Pil; quello
della Banca Centrale Europea, dal 10% al 16%. In passato, una simile espansione
simultanea globale del debito pubblico è avvenuta in tempi di guerra, non di
pace. Con l´approssimarsi del punto di svolta della crisi, bisogna cominciare a
domandarsi come e in quanto tempo si smaltirà tanto debito pubblico. Il timore
è che, come quasi sempre è accaduto dopo ogni esplosione del debito pubblico,
sia l´inflazione ad alleviare l´onere per gli Stati: si spiega così il rapido
passare dalla preoccupazione per la deflazione in ottobre ai timori di
inflazione in maggio. E´ un rischio poco probabile. Non tanto per le virtù e il
tempismo delle Banche centrali pronte a drenare il giusto ammontare di
liquidità ai primi segnali di ripresa; ma saranno i mercati
finanziari a costringere i governi ad adottare
politiche fiscali restrittive, disertando in massa il debito pubblico non
appena la crescita dei prezzi dovesse accelerare, facendo così decollare i
tassi a lungo termine. è probabile quindi che lo stock di debito pubblico venga
riassorbito gradualmente attraverso aumenti della pressione fiscale e riduzioni
della spesa pubblica. L´aggiustamento richiederà parecchi anni, e nel
frattempo il debito pubblico sarà un macigno che frenerà la crescita delle
economie. Sempre il Fmi stima che la crescita mondiale ritornerà al suo tasso
potenziale, stimato al 4,8%, soltanto nel 2014. Se la stima risultasse
ottimistica (la crescita media dal 1991 al 2008 è stata del 3,5%) il tempo di
smaltimento del debito si allungherebbe. Stesse conclusioni, ma da un altro
punto di vista: la crisi è stata causata da un eccesso di indebitamento
privato, concentrato nel settore bancario e immobiliare; ed è stata affrontata
sostituendo debito pubblico a debito privato per evitare che il delevering
avesse effetti dirompenti sui bilanci delle banche e sull´attività economica.
Ma così, il livello di indebitamento complessivo di ogni paese non si è
ridotto; anzi, in alcuni casi è aumentato. Il problema è stato solo
procrastinato. Alla fine, la sbornia del credito la pagheremo lo stesso; con
più tasse. E l´Italia non fa eccezione: all´inizio della crisi, nel 2007, il
debito lordo complessivo di famiglie, imprese non finanziarie
e pubbliche amministrazioni era 2,1 volte il Pil; un livello di indebitamento
simile a quello degli Usa (2,3 volte).
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-16 - pag: 2 autore: Finanza glamour addio
per sempre Il Nobel Engle: «Con le nuove regole un mercato più piccolo e
operatori meno avidi» di Mario Margiocco L a finanza aveva più glamour prima
del settembre 2008. Capire che cosa sta maturando sui mercati
finanziari resta comunque di vitale importanza, soprattutto ora che c'è
grande attesa per due fenomeni convergenti: una graduale riduzione della
volatilità, e il varo di nuove regole per i mercati.
Robert F. Engle, 66 anni, Nobel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-16 - pag: 2 autore: Consigli per gli
«esperti» Una parola dimenticata: umiltà di Alberto
Mingardi M alcolm Gladwell ha osservato chea monte di questa crisi finanziaria non ci sono
"esperti" che hanno fallito nel loro lavoro - semmai
"esperti" che si sono comportati fino in fondo come tali. La sua tesi
è che gli errori così prepotentemente esplosi sui mercati traggono origine non
dall'incompetenza, quanto invece da un eccesso di fiducia in se stessi.
Da questo punto di vista, la più importante lezione della crisi
passa sotto il nome di umiltà. Di maggiore umiltà potrebbero fare uso tre
categorie che occupano una posizione di rilievo nel dibattito pubblico. I
"model-lizzatori", i "regolatori" e i "millenaristi".
I primi hanno pagato lo scotto del passaggio del "cigno nero". Negli
anni, hanno elaborato modelli via via più sofisticati, ma inevitabilmente
votati a predire il futuro partendo dal passato. In tutta evidenza, non c'è
altro modo- ma bisognerebbe essere consci dei limiti di uno sforzo speculativo
fondato su basi così fragili. I modelli più avanzati e meglio concepiti non
sono riusciti a venirea patti con l'inaspettato, con l'imponderabile - perché
la funzione dei modelli è precisamente quella opposta, osservare regolarità,
non immaginare deviazioni. Se la loro utilità è fuori discussione, ciò che
invece entra in discussione è il loro ambito d'applicazione, che genere di
rischi possono essere presi sulla loro base. La crisi
rappresenta la vittoria di George Soros su Robert Merton. Il finanziere
ungherese, che alla London School of Economics mal digeriva la matematica, si è
specializzato nell'investire in situazioni eccezionali, apparentemente fuori
controllo - tanto quanto Merton aveva perfezionato con spirito cartesiano il
paradigma dei mercati perfetti. Quando cade un postulato della teoria, i
modelli ne sono travolti. Gli investitori non sono in tutta evidenza tutti
uguali, ma ciascuno è umanamente mosso da motivazioni differenti. è difficile
dunque ridurli al cliché dell'agente perfettamente razionale. L'informazione
non è mai completa. E i prezzi non hanno una distribuzione continua: riflettono
preferenze individuali, non sono particelle addomesticate da leggi
deterministiche. La crisi non ha affatto mostrato
l'inutilità dei mercati. Ci ha anzi ricordato quanto il mercato sia necessario.
Esso non ha bisogno d'informazione perfettamente distribuita, ma al contrario-
come ha insegnato Friedrich von Hayek- è essenziale proprio perché
l'informazione la crea e la diffonde. I prezzi non obbediscono alla logica del
"cammino casuale", ma segnalano le preferenze degli attori. Non lo
fanno mai in modo istantaneo: il mercato ha tempi che sono più lunghi e diversi
da quelli dei singoli. Ma è proprio questa sua natura, questo suo essere
un'"intelligenza collettiva" irriducibile alle capacità cognitive dei
singoli, che lo rende prezioso. Quella complessa interazione tra individui che
chiamiamo mercato ha il pregio di risolvere, dando un prezzo alle cose, il
knowledge problem, l'organizzazione collettiva della conoscenza. Talora ci
vuole del tempo, talora semplicemente non si può pretendere che gli operatori
vedano oltre la corte di nebbia stesa dagli attori pubblici (a partire dalle
banche centrali). A scuola d'umiltà, i regolatori apprenderebbero lezioni non
diverse. Per immaginare una regolazione efficiente, bisogna avere una visione
d'insieme del mercato che prescinde da questo " processo di
scoperta". Bisogna avere già indovinato la fine del libro. Martin Wolf ha
maliziosamente ricordato come«l'autointeresse di attori ben remunerati travolge
facilmente i limiti loro imposti da regolatori assai meno remunerati e quasi
certamente meno abili». Anche assumendo che il controllore sia in buona fede e
non "catturato", se l'informazione è dispersa è naturale che sappia
di meno di coloro che controlla. Uscire dalla crisi
caricando i regolatori di aspettative può rivelarsi un boomerang, indicandoli
sin d'ora come i responsabili della prossima crisi. Il
terzo bagno d'umiltà è richiesto ai millenaristi. Hanno usato anche loro la
sfera di cristallo, per prevedere se non la fine del mondo almeno quella del
capitalismo. Che magari è mal ridotto, ma sopravvive - e non solo per assenza
di concorrenti - sullo sfondo largo della storia. L'autore è direttore generale
dell'Istituto Bruno Leoni © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-16 - pag: 10 autore: Perderanno seggi ma
resteranno ago della bilancia - Oggi i risultati India, i comunisti ancora
decisivi NEW DELHI A un mese esatto dall'inizio di quello che è destinato a
passare alla storia come il più imponente esercizio democratico di sempre, oggi
saranno resi noti i risultati delle elezioni indiane e si avranno le prime
indicazioni si chi governerà per i prossimi 5 anni la più grande democrazia
della terra. Se i dati reali confermeranno le anticipazioni degli exit poll
toccherà nuovamente alla United Progressive Alliance (Upa) e al Congress Party
portare avanti il percorso di riforme inaugurato nel 1991. Se, come è accaduto
in occasione delle elezioni politiche del 2004, i risultati ribalteranno tutte
le previsioni sarà la National Democratic Alliance (Nda) ad assumere la guida
del paese sotto la guida dei nazionalisti hindu del Bharatyia Janata Party
(Bjp). Qualunque sia il risultato, domani il primo ministro uscente Manmohan
Singh annuncerà le proprie dimissioni che verranno consegnate, 24 ore più
tardi, dopo l'ultimo consiglio dei ministri, al presidente della Repubblica
Pratibha Patil. Da quel momentoinavantiefinoal1 Úgiugno la scena politica sarà
monopolizzata dalla costruzione di quelle grandi alleanze che saranno
indispensabili a chiunque vinca le elezioni. Con i favori del pronostico tutti
per il Congress Party, la questione seguita con maggioretrepidazione dai mercati finanziari è quella di un
possibile nuovo accordo tra l'Upa e partiti comunisti. Nonostante le formazioni
di estrema sinistra sembrino destinate a perdere un numero consistente di seggi
rispetto al 2004, il loro apporto potrebbe comunque essere fondamentale per la
formazione di un governo che partirebbe con delle credenziali riformiste in
politica economica non più convincenti di quello che lo ha preceduto.
Ma.Mas.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA E IMPRESE data: 2009-05-16 - pag: 23 autore: Imprese. La
missione di Formigoni Il Canada apre alle Pmi lombarde Paolo Bricco MONTREAL.
Dal nostro inviato Un rapporto non episodico, in grado di generare una
collaborazione sempre più organica fra la Lombardia e il Canada. Un legame,
ancora da costruire ma già delineato abbastanza nettamente nelle sue linee
generali, che si presenta come ricco di opportunità economiche e
politico-culturali. In sei giorni nel Paese nord-americano, la missione guidata
da Roberto Formigoni ha avuto una serie di incontri istituzionali:il ministro
del Commercio internazionale dell'Ontario Sandra Pupatello, con cui il
presidente della Regione Lombardia ha un legame speciale tanto da averla
incontrata tre volte in un anno e mezzo, il presidente del Senato Noel
Kinsella, Stockwell Day (ministro federale del Commercio internazionale), il
presidente della Camera dei Comuni Peter Milliker, il sindaco di Toronto David
Miller, il premier dell'Ontario Dalton Mc Guinty, il sindaco di Montreal Gerald
Tremblay e il premier del Quebec Jean Charest. La missione, a cui hanno
partecipato una quindicina di aziende lombarde tra cui Italcementi, Techint,
Bracco, Mapei e Pirelli, si è svolta in un contesto geopolitico del tutto
nuovo. Con la crisi finanziaria globale, gli equilibri internazionali sono cambiati: i vertici
della politica canadese hanno capito che il rapporto con gli Stati Uniti non
può più essere esclusivo,mentre la Cina e l'India non possono bastare come
alternativa. Nell'establishment canadese si sta quindi affermando l'idea
che l'Europa sia strategica. Il Vecchio Continente, dunque, sta via via
assumendo una centralità che prima non aveva: una buona opportunità per la
Lombardia, come per le altre regioni ultraindustrializzate. «Abbiamo lavorato
in questi giorni - ha affermato Formigoni - per cercare di superare lo
stereotipo dell'Italia limitato alla cultura, al turismo e alla moda». Le Pmi,
per esempio, costituiscono una formula industriale poco conosciuta in Canada,
che oggi sta soffrendo moltissimo per la crisi delle
grandi imprese. Un assetto industriale che fornisce un fattore di elasticità
durante le fasi di contrazione economica. «Kinsella - ha riferito Formigoni -
ci ha chiesto di mandare da loro una task force proprio sulle piccole e medie
imprese. Lo abbiamo già fatto in Brasile». E, nel gruppo di piccole imprese che
hanno partecipato alla missione potendo così incontrare esponenti della
business community e della politica locale, si sono sottolineate le
opportunità. «L'idea che l'Ontario-ha detto Marco Morfino, titolare della Cargo
Clay di Milano, società specializzata in servizi di logistica e trasporti -
restituisca 60 dollari su 100 investiti in ricerca e sviluppo è molto importante
per chi, come noi, può puntare a creare team di svilup-patori di sofware
all'estero. Perché non pensare a Toronto? ». Comunque, non è soltanto una
questione di modello industriale, ma anche di specializzazione produttiva: in
quest'ultimo campo, i punti di convergenza da sfruttare sono molti. E non si
limitano a settori come le biotecnologie, l'aerospazio, la farmaceutica. «La
capacità lombarda nella green economy - ha spiegato Sandra Pupatello - ci
interessa molto, anche perché il Canada ha intenzione di diventare il Paese con
le minori emissioni di gas serra». A Toronto, peraltro, Formigoni ha firmato un
protocollo di intesa con il premier dell'Ontario, Dalton Mc Guinty, per lo
sviluppo di progetti futuri nell'industria, nella ricerca, nell'innovazione e
nei servizi di pubblica utilità. «Ha destato interesse - ha riferito Formigoni
- la tecnologia legata alla nostra Carta regionale dei servizi (Siss), in
particolare per la gestione della sanità pubblica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
OLTRE LA CRISI Il Paese Nord americano è alla ricerca di nuovi partner
commerciali e guarda con interesse alle opportunità offerte dall'Europa
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-16 - pag: 37 autore: PARTERRE 000 La tedesca Arcandor e il dubbio sulla crisi I guai di Arcandor sono legati al
recente sconquasso finanziario o alla crisi dei consumi, di vecchia data? L'interrogativo potrebbe sembrare
di maniera per un società che dà lavoro a 86mila persone e che nell'ultimo anno
fiscale ha perso oltre 700 milioni di euro. Eppure la richiesta del
gruppo - proprietario dei grandi magazzini Kartstadt - di ricevere 650 milioni
di euro in garanzie pubbliche e prestiti agevolati ha suscitato non poche
critiche. Secondo una parte della classe politica tedesca, particolarmente
attenta all'uso del denaro statale, gli aiuti non sono leciti perché
ledifficoltà dell'azienda non sono direttamente collegate alla crisi finanziaria. Ribattono i dirigenti di Arcandor: il
crollo dei mercati ha reso il piano di ristrutturazione previsto da tempo molto
più difficile da attuare senza il sostegno dello Stato. Il nuovo presidente
Karl-Gerhard Eick è pronto a introdurre una radicale risistemazione del gruppo
della durata di cinque anni. Obiettivo: vendere attività in perdita. Le aziende
italiane potenzialmente interessate - da Pirelli Re alla Rinascente - sono
avvisate. (B.R.)
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-16 - pag: 39 autore: BRUXELLES Ok a
Soffin per l'acquisto di Hypo Re La Commissione europea ha dato il via libera
all'acquisizione di Hypo Real Estate da parte del Fondo di stabilizzazione dei mercati finanziari, SoFFin, controllato dal governo tedesco.
L'esecutivo comunitario ha concluso che la transazione non
ostacolerebbe in modo significativo la concorrenza nell'Area economica europea
o in parte di essa. è la prima volta durante l'attuale crisi finanziaria che la
nazionalizzazione di una banca è stata notificata alla Commissione in base al
regolamento fusioni.
( da "Manifesto, Il"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
MATERIALI La crisi
globale secondo Luciano Gallino Imprese sull orlo della depressione LIBRI
LUCIANO GALLINO, CON I SOLDI DEGLI ALTRI. IL CAPITALISMO PER PROCURA CONTRO
L'ECONOMIA, EINAUDI, PP. 195, EURO 17 Andrea Fumagalli In Francia, negli ultimi
mesi, si sono verificati diversi episodi di sequestri di manager da parte di
operai e impiegati al fine di contrastare drastiche riduzioni occupazionali in
nome dell'«emergenza crisi». Molti commentatori di fronte a queste notizie
hanno fatto notare come «prendersela con i manager» fosse un obiettivo errato
in quanto i veri proprietari delle imprese sono oggi società finanziarie,
fondi pensioni e fondi di investimento. Si tratta di un'affermazione che è solo
parzialmente corretta. Il motivo per cui essa poco convince può essere trovato
nell'ultimo libro di Luciano Gallino Con i soldi degli altri. Negli ultimi
trent'anni abbiamo assistito a una profonda rivoluzione nella struttura
proprietaria delle imprese che trova la sua origine nella cosiddetta
rivoluzione manageriale degli anni Trenta all'indomani della diffusione del
paradigma fordista di accumulazione. Nel corso del secondo dopoguerra,
l'organizzazione complessa delle imprese si fonda sempre più sulla separazione
tra proprietà e controllo, tra azionisti e management. La tipologia giuridica
della «società per azioni» diventa la struttura proprietaria per eccellenza del
fordismo. In essa i manager mirano all'accrescimento del potere di mercato
dell'impresa al fine di garantirsi la sicurezza del posto di lavoro e per
ottenere un profitto tale da garantire agli azionisti dividendi soddisfacenti.
Non sempre il massimo ricavo coincide con il massimo dividendo. In questo sta
il possibile conflitto tra struttura manageriale e struttura proprietaria.
Inoltre, in tale quadro, diventa importante il ruolo svolto dai mercati finanziari nel processo di realizzazione monetaria
tramite gli aumenti di capitale azionario. Il rastrellamento di parte del
risparmio tramite l'emissione di titoli consente in quel caso di drenare
liquidità per favorire il raggiungimento di un profitto monetario. Con la crisi
del paradigma fordista e l'avvento del capitalismo cognitivo-finanziario
si assiste a una rivoluzione degli assetti proprietari. Si modifica il ruolo
dei mercati finanziari. Quest'ultimi non si limitano
più a svolgere la semplice funzione di riallocazione di risparmio verso le
imprese e il settore pubblico, ma intervengono direttamente nell'attività di
finanziamento delle imprese stesse e sostituiscono lo Stato nell'assicurare,
privatamente, i servizi sociali di base. In tale processo, i mercati
finanziari sono in grado di creare moneta ex-nihilo, grazie all'aumento
del valore delle azioni quotate in borsa (plusvalenze). Obiettivo della grande
impresa internazionalizzata diventa sempre più l'accrescimento del valore
societario in borsa, non più collegato e dipendente dal profitto industriale e
dai dividendi. La dinamica degli indici di borsa è infatti sempre più
influenzata da, per dirla con Keynes, «convenzioni speculative» che si sviluppano negli stessi mercati
finanziari in un circuito autoreferenziale gestito
dalle società di intermediazione finanziarie e dalle stesse banche, vale a dire in un contesto di piena
liberalizzazione del mercato dei capitali. Condizione perché i mercati finanziari riescano a creare
plusvalenze è che il numero degli scambi finanziari cresca continuamente grazie all'immissione, spesso
forzata, di liquidità proveniente da quote crescenti di reddito da lavoro diretto
e indiretto (non più solo dal risparmio) o tramite un aumento dell'intensità di
scambio in seguito a innovazioni finanziarie (ad
esempio, i derivati). Gallino ci fornisce un'ampia panoramica di dati che ci
mostrano come «una massa di risparmio equivalente al Pil del mondo viene
gestita, a loro esclusiva discrezione, da enti finanziari
quali fondi pensione, fondi di investimento, assicurazioni e vari tipi di fondi
speculativi, per lo più controllate dalle grandi banche. Il loro mestiere
consiste nell'investire quotidianamente i soldi degli altri: per questo sono
chiamati investitori istituzionali». La logica degli investitori istituzionali
è ottenere plusvalenze di breve, brevissimo periodo. Essi hanno oggi in
portafoglio quasi la metà del capitale delle imprese quotate. Già alla fine
degli anni Settanta, ci ricorda Gallino, Peter Drucker, il padre del management
moderno (The Pension Fund Revolution, Transaction, New Brunsick, 1996. Su
questo tema, va segnalato ache G. L. Clark, Pension Fund Capitalism, Oxford
University Press) affermava che «se il socialismo è definito come la proprietà
dei mezzi di produzione», il capitalismo manageriale fondato sui fondi pensione
era la forma più avanzato di socialismo. E gli Stati Uniti il primo paese
socialista. Ma ciò che conta oggi non è la proprietà dei fondi pensione o di
investimento. Oggi il comando capitalistico è gestito da chi controlla tali
fondi, ovvero dai gestori. Qui sta la nuova rivoluzione proprietaria. Così come
sul piano produttivo-tecnologico non è importante chi detiene la proprietà dei
mezzi di produzione ma chi detiene le leve dello sviluppo della conoscenza
(proprietà intellettuale), così nella finanza non conta la proprietà del
risparmio o del reddito investito ma chi ne controlla la collocazione. Non
stupisce perciò se negli ultimi anni abbiamo assistito al più poderoso processo
di concentrazione sia nel campo tecnologico che in quello finanziario.
Esso ha dato origine alla nascita, secondo Gallino, di una classe capitalistica
transnazionale, costituita da tre segmenti sociali: i gestori dei fondi, i
manager delle grandi corporation internazionali e i grandi ricchi che guidano
alcune imprese ancora personalmente (ad esempio, i casi di Microsoft, Wall
Mart, Ikea, le acciaierie Mittal, Cargill) o che hanno accumulato patrimoni
tali da influenzare le scelte economiche (George Soros). Ne consegue che le
nuove leve del comando capitalistico moderno ricompongono i possibili conflitti
tra manager e azionisti del tempo fordista verso un unico obiettivo comune: il
massimo rendimento possibile delle attività di borsa. Obiettivo considerato
tanto più strategico anche dal management, nel momento in cui la gran parte dei
propri guadagni deriva dal possesso di stock options. In conclusione, i
dipendenti che sequestrano i manager in Francia o altrove non sbagliano del
tutto il proprio obiettivo, al di là di ogni considerazione di «metodo». Il
loro atto non è altro che un'azione diretta contro esponenti della classe
capitalistica transnazionale, che ci governa, spesso a nostra insaputa, benché,
sicuramente, attraverso i nostri soldi.
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
B. DI G. Il tonfo
dell'economia italiana è molto peggiore di quanto stimato dal Tesoro. Ma il
premier parla di «dato atteso», e di impegno del governo «a infondere fiducia».
Ancora parole a fare da argine a un arretramento della ricchezza mai visto
negli ultimi 30 anni. L'Istat calcola un calo del Pil nei primi tre mesi vicino
al 6% (-5,9%) rispetto al primo trimestre del 2008, e a -2,4% nei confronti di
ottobre-dicembre scorsi. Una debacle. Se i prossimi tre trimestri segneranno
crescita zero si chiuderà l'anno a -4,6%. Il crollo del primo trimestre
riguarda tutti i comparti: agricoltura, industria e servizi. Nel pieno della
recessione, l'inflazione resta stabile in aprile, a +1,2%, stesso livello di
marzo. Ma gli alimentari corrono a velocità più che doppia (+2,7%). Per i
consumatori a fine anno ogni famiglia avrà speso 360 euro in più. In Europa
solo la Germania fa peggio dell'Italia, segnando un calo del 6,9% su base annua
e del 3,8% congiunturale. Nell'area euro il calo congiunturale dei primi tre
mesi è del 2,5% e su base annua è del 4,6%. L'Italia perde oltre un punto in
più della media dei suoi partner. la situazione è senza precedenti. Ma il
direttore generale del Fondo monetario internazionale (organismo tra i più
pessimisti in questi mesi), Dominique Strauss-Kahn, conferma una possibile
ripresa nella prima metà del 2010. «prevediamo ancora l'inizio del punto di
svolta a settembre, ottobre - dichiara - Comunque abbiamo evitato la grande
depressione». Attesa per il 2010 Anche gli altri organismi, dalla Commissione
europea alla Bce all'Ocse confermano che la fase di crescita positiva si
avvierà nel 2010, per l'esattezza nella primavera prossima. Manca quasi un
anno. Anche negli Stati Uniti i primi tre mesi dell'anno sono ancora di
recessione piena, ma si è rivelata meno intensa di quella europea e per di più
con un segno di stabilizzazione: -1,6% tra ottobre e dicembre 2008, -1,6% tra
gennaio e marzo. Secondo le stime di Bruxelles gli Usa dovrebbero cominciare ad
avere una crescita positiva trimestre su trimestre a luglio-settembre di
quest'anno, Nove mesi prima del vecchio continente. I mercati finanziari non hanno reagito
alle cattive notizie dell'economia. Quelli europei sono rimasti sostanzialment
eivariati. Milano risulta il miglior listino in Europa, chiudendo a +1,39%.
politica I nuovi numeri della crisi accendono però la polemica politica, con
l'opposizione all'attacco del governo e i sindacati pronti a chiedere un tavolo
sull'emergenza economica. «Il nostro creativo presidente del Consiglio
ha spiegato che la crisi è un fatto psicologico. Io vorrei allora che lo
andasse a spiegare all'anziana che non ha i soldi per fare la spesa, che in
realtà il suo è solo un problema psicologico», attacca Dario Franceschini.
perentorio anche Antonio Di Pietro. «È vero - afferma il leader dell'Idv - la
crisi è mondiale, ma gli altri Paesi all'uscita dal tunnel troveranno le
energie rinnovabili, un'industria risanata, un sistema finanziario
concorrenziale e sotto controllo, nuove relazioni internazionali, e nuove
opportunità di una nuova economia. L'Italia si ritroverà invece il nucleare di
Berlusconi, decine di inceneritori, un territorio cementificato». La
maggioranza fa quadrato attorno al governo, e contrattacca accusando
l'opposizione di leggere i numeri in modo ideologico. Ma anche da un
insospettabile manager bancario, Corrado Passera, arriva una sentenza dura per
la politica. «Bisognerebbe fare di più per reagire - dichiara - Il mercato non
può farcela da solo». Martedì intanto si terrà un nuovo «liquidity day» al
tesoro sullo stato delle erogazioni del credito alle imprese. «È difficile
immaginare una ripresa vicina: per questo il governo deve convocare le parti
per affrontare la crisi», dichiara Agostino Megale della segreteria Cgil.
Economia al ribasso (in tutti i settori), anche l'inflazione è ferma, perchè
sono fermi i consumi: ma il centrodestra continua a vedere segni positivi e
accusa il centrosinistra di ideologia. Meglio il resto d'Europa.
( da "Corriere della Sera"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 La
Giornata in Borsa di Paola Pica Brilla l'S&P-Mib, rally di Parmalat Piazza
Affari si toglie una soddisfazione e, a dispetto dei dati sul crollo del Pil
nel primo trimestre dell'anno, chiude la seduta con la miglior perfomance in
Europa. Lo
S&P-Mib archivia un rialzo dell' 1,44% (+1,39% il Mibtel) che gli consente
di limare le perdite della settimana, la prima ottava negativa (-4,6%) da due
mesi a questa parte. Dopo i brillanti conti trimestrali, Parmalat ha spiccato
un volo dell'8,2% in testa alla classifica dei titoli guida. Effetto bilancio
anche per la società lombarda dell'energia A2A (+5,16%) e soprattutto per
Intesa Sanpaolo (+7,36%) che ha battuto le stime degli analisti e da questi
ultimi è stata sostenuta ieri con più di un giudizio positivo. Tra i bancari si
sono distinti anche Ubi (+2%) e Mps (+1,74%) dopo i dati . Malgrado il ritorno
all'utile ha frenato Banco Popolare (-1,08%). Stando alle trimestrali dei principali
gruppi diffusi in settimana, le banche italiane si confermano in buona salute.
Per le altre blue chips, Fiat ha subito una correzione del 2,48%, Enel (-0,18%)
ed Eni (+1,61%) si sono mosse in ordine sparso. Bene Tenaris (+2,52%) e
Atlantia (+1,78%), giù Bulgari (-1,74%). Dopo l'exploit del 6% di giovedì,
Mediaset ha ceduto l'1,56%. Nel resto del listino, fiammata della As Roma
(+4,47%) dopo la conferma di un interesse di Vinicio Fioranelli (tramite una
società di diritto svizzero) per il controllo del team giallorosso. As Roma
Fiammata del team giallorosso (+4,5%) sulla scommessa di cessione del controllo
( da "Corriere della Sera"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 Il
caso a Milano/2 Terna promette una cedola più ricca (g.dos.) Quattrocento
milioni di plusvalenza. È il guadagno che Terna prevede di incassare dalla
cessione della divisione brasiliana Terna Partecipações. L'operazione sarà perfezionata a
settembre, ma come ha già anticipato Flavio Cattaneo, ad della società di
gestione della rete, «dedicheremo un considerevole ammontare di questa plusvalenza
al miglioramento dei rendimenti per i nostri azionisti». Secondo fonti finanziarie, 150 milioni dei 400 complessivi potrebbero
finire a rimpinguare il dividendo sull'esercizio in corso. Questa
anticipazione, sommata al buon andamento del primo trimestre (+3,7% l'utile
netto e +8,7% i ricavi) ha fatto correre il titolo in Borsa, che ieri ha chiuso
a 2,54 euro (+1,50%). Flavio Cattaneo ad di Terna
( da "Corriere della Sera"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 16/05/2009 - pag: 35 Il
caso a Milano/1 Accelera l'utile, Diasorin vola (pa.pic) La crisi non frena
l'eccellenza italiana nelle biotecnologie. Diasorin, società della diagnostica
in vitro che sviluppa kit di immunoreagenti ha chiuso il primo trimestre 2009
con un utile netto di 13,2 milioni, in crescita del 29,8% e ricavi per 71,4 milioni, in aumento
del 26%. Per il resto dell'anno, la società guidata da Carlo Rosa (figlio del
numero uno della Snia, Umberto) prevede una crescita del fatturato sopra il 15%
«accompagnata da una crescita di tutti gli indicatori di redditività operativa
più che proporzionale». La Borsa, dove Diasorin è quotata dal 2007 nel segmento
Star, l'ha premiata con un rialzo del 7%. Carlo Rosa, ad di Diasorin
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
«Il promotore
finanziario è indipendente» Il presidente Anasf, dopo la nostra inchiesta: «Il
conflitto d'interesse è esplicitato, le regole sono chiare e la categoria è
sana» ROBERTO ROSSI Elio Conti Nibali è presidente dell'Anasf, l'associazione
nazionale che raccoglie oltre 12mila promotori finanziari. Presidente lei
contesta una nostra inchiesta, pubblicata giovedì scorso, in cui si affermava
che il promotore pecca di indipendenza. Perché? «La vera indipendenza sta nel
consiglio che viene dato al risparmiatore e, a conferma che questo accade, le
ricerche di mercato testimoniano una costante fiducia nei confronti del
promotore. Questo perché la sua attività è ben regolamentata. C'è una storia
consolidata. Noi abbiamo un albo istituito con la legge sulle Sim del '91 e una
normativa, la direttiva Mifid, molto stringente. Che non solo regola
l'efficienza dei mercati ma che tutela anche i risparmiatori. L'albo dei
promotori finanziari italiani è diventato, poi, l'esempio in Europa». Eppure
nel decreto del 24 dicembre, che fissa i requisiti di indipendenza per i
consulenti finanziari, si dice che il soggetto non deve avere rapporti diretti
con nessun intermediario, l'esatto contrario del promotore. «Quella normativa è
riferita solo a chi si iscriverà all'albo dei consulenti, che deve ancora
nascere. La legge stabilisce, però, che anche il promotore possa fare
consulenza, per conto dell'intermediario, con delle regole ben chiare». E non è
in conflitto di interesse? «I conflitti di interesse si risolvono secondo quanto
detta la legge, esplicitandoli al risparmiatore». E la garanzia per il cliente
qual è? «Secondo la normativa, quando si passa dal momento della consulenza al
momento del collocamento il risparmiatore deve essere reso edotto proprio della
situazione di conflitto d'interesse in cui si potrebbe trovare il promotore.
Un'ulteriore garanzia, poi, è data dal fatto che, ormai, il 90% dei promotori
finanziari ha un'offerta multi-brand. Non c'è più la logica del mono-prodotto».
Il che però non risolve il problema visto che le analisi sullo stesso prodotto
non sono fatte da terzi? «Non so se non risolve il problema, ma certamente il
sistema di regole è molto chiaro. E quando si parla di correttezza i nostri
dati rasentano la perfezione. Nel 2008 solo 45 promotori su 60mila sono stati
radiati dall'albo. E questo ci premia. In base alle indagini condotte da Gfk
Eurisko (marzo 2009), la fiducia dei clienti nei confronti dei promotori è
rimasta intatta, al di sopra dei dati che si riferiscono a tutti gli altri
canali distributivi». Eppure presidente quando un promotore colloca un prodotto
trasferisce rischi e oneri al cliente. E più alti sono i rischi più alte sono
le commissioni. E questo non è sempre chiaro. «Ma intanto bisognerebbe spaccare
il dato e capire come guadagna il promotore finanziario. La maggioranza
guadagna sulla "fee" di patrimonio e non sul "front fee"».
E il promotore non è legato anche al budget di prodotto? «Stiamo attenti. La
normativa ci aiuta molto a capire. Con la Mifid è vietato alle società ragionare
su budget di prodotto». Non le sembra utopistico pensarlo? «È indubbio che
stiamo parlando di società commerciali. Ma se ci sono dei comportamenti
scorretti si possono sanzionare, la normativa va in questa direzione. E noi
quella normativa l'abbiamo caldeggiata. Torno a ripetere: il risparmiatore è
tutelato. Se lei prende come esempio i fondi di investimento, il prodotto che i
promotori finanziari collocano maggiormente, vedrà come sono un benchmark sulla
trasparenza del prodotto». Sarà tutelato ma i fondi sono costati molto al
risparmiatore. Due miliardi nel 2008. «Ma chi aveva fondi
di investimento non è finito come chi ha utilizzato il "fai da te" o
come chi è stato costretto a comperare Parmalat o Cirio. In un periodo in cui
tutti hanno perso soldi, di crisi finanziaria, ci sono state, e lo ripeto, solo 45 radiazioni. È un numero
insignificante. Ed è un segnale. Vuol dire che la categoria è sana». Intervista
a Elio Conti Nibali
( da "Unita, L'" del
16-05-2009)
Argomenti: Crisi
UN GRANDE PIANO
EUROPEO PER IL LAVORO COME SUPERARE LA CRISI ECONOMICA I dati sulla salute
delle economie europee diffusi ieri confermano che siamo, tutti, sempre più
stretti in un circolo vizioso di caduta del Pil, aumento dei disoccupati,
impennata del debito pubblico. La tripletta prevista per l'Ue nel 2009-2010 è
drammatica: -4% (Pil); +14 milioni (disoccupati); + 20% (debito pubblico). È
evidente che le politiche nazionali di bilancio, retoricamente coordinate, non
funzionano e che, comunque, l'esplosione dei debiti pubblici limiterà sempre di
più gli spazi di manovra interni. Senza un'istituzione federale, come la Bce, in
grado di declinare sull'asse dell'interesse europeo gli interessi nazionali, il
coordinamento delle politiche nazionali di bilancio affidato a governi di
destra, prigionieri di culture nazionalistiche e protezionistiche, diventa
ottuso ed inefficace free riding (esempio da manuale la politica economica di
Tremonti). Insomma, la morsa della destra sull'Ue impedisce le riforme
istituzionali e di conseguenza blocca le politiche necessarie a contrastare la
crisi in corso. Ecco il nodo politico delle elezioni europee. Per uscire dalla
crisi è, infatti, necessario un "Piano Europeo per il lavoro". Non
una lista della spesa, ma un patto politico di dimensione europea tra governi,
forze sindacali e produttive. Un patto analogo per portata al compromesso
socialdemocratico o rooseveltiano, realizzato a scala nazionale a cavallo della
II Guerra Mondiale, per fondare i welfare states e le democrazie delle classi
medie. Un patto per un insieme coerente di interventi pubblici, decisi e
finanziati a livello europeo attraverso l'emissione di eurobonds, per
investimenti infrastrutturali, per lo Small Business Act, per il reddito e la
formazione dei disoccupati, per inevitabili processi di ristrutturazione delle
imprese della manifattura e dei servizi (auto e non solo), per programmi di
ricerca e sviluppo, per la cooperazione fiscale. Senza un Piano Europeo per il
lavoro, ossia senza un forte impulso alla domanda "interna" europea,
un potenziale di 500 milioni di consumatori, la prospettiva giapponese, la
stagnazione, è inevitabile. Ed i 14 milioni di disoccupati in più rimarranno
per anni ed anni senza lavoro. Con inevitabili conseguenze
sociali e politiche: protezionismo, nazionalismo, razzismo, divisione ed indebolimento dei
lavoratori, restringimento degli spazi democratici. Nella campagna elettorale,
i partiti riformisti devono rendere chiaro alle opinioni pubbliche il nesso tra
uscita dalla crisi ed Ue. Rimanere abbarbicati al riformismo in un solo
Paese, non solo li condanna alla sconfitta, ma lascia tutta l'Europa ad una
deriva di impoverimento economico, civile e democratico. www.stefanofassina.it
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione:
ATTUALITA data: 2009-05-16 - pag: 11 autore: INTERVISTA Jonathan Lubran BNY
Mellon AM «Sbagliato l'addio alle Borse Conta diversificare il rischio» «L a
lezione che la crisi offre al sistema previdenziale?
Più che un'eccessiva esposizione all'equity, c'è stata una diversificazione del
rischio troppo bassa». Jonathan Lubran, direttore esecutivo del business
istituzionale di BNY Mellon Asset Management, guarda al futuro del settore
previdenziale, alla luce della recente crisi finanziaria e delle indicazioni
del Pada (Personal Account Delivery Authority), l'autorità di controllo
britannico, su alcuni capisaldi del modo di fare previdenza nel Regno Unito.
«Gli schemi a prestazione definita lasciano sempre più spazio a quelli a
contribuzione definita. Che non potranno fare a meno dell'equity, ma in
modo diverso rispetto al passato». Da sempre si dice che i fondi pensione
devono investire nell'azionario: ma guardando quanto accaduto l'anno scorso
l'esito è stato disastroso.... L'equity è stato considerato il re dei fondi
pensione, lo definirei piuttosto lo strumento principe: è importante, ma non
unico nel raggiungimento degli obiettivi previdenziali. E infatti l'esposizione
alle azioni di recente si è ridotta del 10 per cento. Con cosa sostituirle?
L'immobiliare, le commodity, i Paesi emergenti offrono diverse opportunità;
anche le azioni, soprattutto in questa fase, offrono quotazioni interessanti
per chi sente di destinarvi una quota del proprio portafoglio. Ma il punto è la
diversificazione del rischio: bisogna monitorare l'apporto che ciascuna asset
class produce al rendimento complessivo. E poi c'è il problema di individuare
l'offerta giusta di default. La vigilanza inglese insiste su questo. Qual'è la
sua opinione a riguardo? C'è un eccesso di offerta e in tutta Europa chi non ha
una cultura sofisticata rischia di perdersi. Inoltre milioni di dipendenti
pubblici non hanno copertura. Si deve dar loro un'opzione standard. Potendo scegliere,
io preferisco il lifestyle, con il portafoglio che negli anni adegua l'asset
allocation del portafoglio. Ma.l.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA Jonathan Lubran,
BNY Mellon AM
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
Plus sezione:
ANALISI data: 2009-05-16 - pag: 28 autore: Lo scaffale di Plus24 / 1.
Intermediari finanziari Un libro per scoprire tutti i segreti della Mifid La
normativa letta alla luce della riforma Tuf e dei regolamenti Q uali sono gli
impatti che la direttiva Mifid sta producendo sul mercato italiano? E come sta
cambiando il modo di rivolgersi agli investitori da parte degli intermediari
abilitati in Italia? A queste e a molte altre domande risponde «La Mifid in
Italia, la nuova disciplina dei mercati, servizi e strumenti finanziari», edita
da Itaedizioni. Un testo che esce a due anni dalla prima pubblicazione datata
luglio 2007: allora si era nel pieno della fase di attuazione della Mifid in
Italia e il Governo, sulla scorta della legge delega, stava redigendo il
decreto legislativo di recepimento e le Autorità di vigilanza stavano lavorando
sulla bozza dei regolamenti di attuazione. Oggi il testo intende analizzare
l'attuazione della Mifid in Italia avendo a riferimento l'intero processo che
ha portato alla riforma del Tuf e all'emanazione dei regolamenti di attuazione.
Anche se con un ritardo tipico del nostro Paese, il quadro di riferimento
normativo può dirsi oramai pressoché completo, tanto che ha già avuto inizio il
processo di implementazione del cosiddetto terzo livello, ossia quello che
secondo la cosiddetta procedura Lamfalussy, agendo sull'interpretazione delle
Autorità di vigilanza, cerca di soddisfare l'esigenza di massima armonizzazione
voluta dalla normativa comunitaria. In questa nuove edizione, oltre ad
aggiornare e approfondire i singoli aspetti di diritto sostanziale concernenti
le materie su cui è intervenuta la Mifid, sono stati inseriti nel piano
dell'opera nuovi contributi per riflettere sui possibili impatti della nuova
normativa sul contenzioso tra intermediari abilitati e investitori. «Non si può
trascurare infatti il fatto che i grossi default di titoli
di Stato sovrani e di obbligazioni corporate abbiano fortemente accresciuto la
conflittualità nei confronti del sistema finanziario che ha raggiunto livelli
di contenzioso mai registrati fino ad ora», spiega il curatore dell'opera, Luca
Zitiello. La profonda crisi finanziaria che sta colpendo l'intero sistema economico mondiale sta acuendo
del resto questa situazione. Il nuovo ordinamento regolamentare dettato
in esecuzione della Mifid sarà chiamato a un immediato stress test, sostengono
gli autori. E poiché molti dei futuri contenziosi verranno decisi sulla base
delle nuove regole, «diventa ancor più importante riflettere sulle modifiche
introdotte dalla nuova disciplina al fine di valutare l'effetto che ne è
derivato sulle regole di condotta e sulla responsabilità degli intermediari e
dei clienti». Luca Zitiello, avvocato, è esperto di tematiche legate
all'intermediazione finanziaria. Dal settembre 2006 è
socio fondatore dello Studio Legale Zitiello e Associati. «La Mifid in Italia.
La nuova disciplina dei mercati, servizi e strumenti finanziari» A cura di Luca
Zitiello Edizioni: Itaedizioni - Prezzo: 58 euro
( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
TRIESTE - Il
ministro degli Esteri Franco Frattini ha auspicato che "il tema
dell'immigrazione e in particolare, della politica comune europea sulla
questione, siano inseriti nel prossimo Consiglio europeo di giugno".
"Una voce sola". "Il problema dell'immigrazione è grave - ha
aggiunto Frattini -, non possiamo ricordarcelo solo quando viene estate. E'
necessario che l'Unione Europea parli con una sola voce su tre aspetti :la
difesa e la promozione dei diritti della persona umana, le grandi libertà e la
democrazia fuori e dentro i propri confini". Richieste di asilo. Frattini
sostiene anche che "le richieste di asilo da parte degli immigrati che
vengono recuperati in mare potrebbero essere vagliate direttamente a bordo
delle navi. Purtroppo - ha detto il ministro a margine della riunione
straordinaria del gruppo Ppe del Comitato delle Regioni -. A livello europeo
non c'è una lista di Paesi sicuri, per cui ognuno si comporta in modo
diverso". Crisi. Sulla crisi
finanziaria attualmente in corso in Europa, Frattini
ha proposto la creazione di un istituto di vigilanza europeo perché "in
questa fase non hanno molto senso le vigilanze nazionali. Se ogni Banca
centrale nazionale ha i propri sistemi di controlli, che cosa deve fare la Bce?
Noi siamo per una politica che accresca il tasso d'Europa nella vita di tutti i
giorni e nelle politiche dei Paesi membri". Opposizione. Infine una
stoccata all'opposizione: "La sinistra perde perché fa opposizione al
Paese e non a Berlusconi. In Italia, come del resto d'Europa, terrorizza le
imprese e i cittadini-consumatori - ha aggiunto Frattini -. Non fa proposte
alternative di fronte alla crisi economica
internazionale, ma terrorizza. In pratica, fa opposizione ai cittadini con
proposte solo demagogiche. Per questo sara' sconfitta alle prossime elezioni
europee''. "L'Uncr? Criminale e disumano". Sul tema immigrazione è
intervenuto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, polemizzando nei
confronti dell'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu. "E' un'organizzazione
che non conta un fico secco - ha detto La Russa da un Pdl point di Milano -,
l'atteggiamento di questo organismo è disumano e criminale".
OAS_RICH('Middle'); (16 maggio 2009
( da "Corriere.it"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
il premier da mosca
Berlusconi: «Sulla crisi comportamento colpevole di
media e opposizione» «La situazione è stata dipinta come irreversibile e
catastrofica, invece il peggio è passato» MILANO - Un 'atteggiamento
«colpevole» dei media che dipingono la crisi come
«irreversibile e catastrofica». Ed un comportamento «assolutamente colpevole»
anche dell'opposizione, anche perchè «credo che il momento peggiore della crisi sia superato». Lo ha dichiarato il presidente del
Consiglio Silvio Berlusconi, da Mosca, parlando della congiuntura economica, e
sottolineando come «c'è stato un diluvio, ma dopo tutto è tornato come prima,
meglio di prima». GOVERNO HA GARANTITO RISPARMIATORI - Il Governo italiano «ha fatto tutto quello che doveva essere fatto» a fronte della crisi finanziaria ed economica che ha
colpito tutto il mondo, ha continuato il premier italiano durante la conferenza
con il presidente russo, Dmitri Medvedev. «Abbiamo garantito che nessuna banca
sarebbe fallita», ha aggiunto Berlusconi sottolineando inoltre la tutela dei
risparmiatori. FRANCESCHINI : »NON C'È OTTIMISMO» - «La sera non si
mangia ottimismo a cena» commenta così il segretario nazionale del Partito
democratico, Dario Franceschini, l'ottimismo mostrato dal Governo in relazione
alla crisi economica in atto. Il leader del Pd,
presente sabato a Terni, tappa della sua campagna elettorale in Umbria, ha
spiegato che «ci sono migliaia di italiani, lavoratori o piccoli imprenditori,
commercianti, artigiani, precari, pensionati, che con grande coraggio, come
sempre fanno gli italiani nei momenti di difficoltà affrontano la loro
giornata». «Alcune categorie di persone - ha detto Franceschini - possono
farcela ad aspettare che la crisi finisca senza un
sostegno da parte dello Stato. Altre categorie di persone hanno bisogno di
misure per affrontare l'emergenza che consentano di aspettare la fine della crisi. Sono esattamente queste misure di emergenza che
mancano». Il segretario nazionale del Pd, ha ricordato che «oggi, il fondo
monetario internazionale, quindi non un fazioso esponente dell'opposizione,
dice che l'Italia, ha messo in campo circa lo 0,2 per cento del Pil, cioè meno
di un decimo della media mondiale, per fronteggiare l'emergenza». «È
assolutamente insufficiente» ha detto Franceschini. «Non si può dire che la crisi è un problema psicologico o che la crisi
è alle spalle. Servono misure concrete. Noi continueremo ad incalzare il
Governo con proposte portate in parlamento e che servono per chi ha bisogno. Su
ognuna di queste proposte pretenderemo un sì o un no con un voto in aula».
stampa |
( da "Repubblica.it"
del 16-05-2009)
Argomenti: Crisi
TRIESTE - Il
ministro degli Esteri Franco Frattini ha auspicato che "il tema
dell'immigrazione e in particolare, della politica comune europea sulla
questione, siano inseriti nel prossimo Consiglio europeo di giugno".
"Una voce sola". "Il problema dell'immigrazione è grave - ha
aggiunto Frattini -, non possiamo ricordarcelo solo quando viene estate. E'
necessario che l'Unione Europea parli con una sola voce su tre aspetti :la
difesa e la promozione dei diritti della persona umana, le grandi libertà e la
democrazia fuori e dentro i propri confini". Richieste di asilo. Frattini
sostiene anche che "le richieste di asilo da parte degli immigrati che
vengono recuperati in mare potrebbero essere vagliate direttamente a bordo
delle navi. Purtroppo - ha detto il ministro a margine della riunione
straordinaria del gruppo Ppe del Comitato delle Regioni -. A livello europeo
non c'è una lista di Paesi sicuri, per cui ognuno si comporta in modo
diverso". Crisi. Sulla crisi
finanziaria attualmente in corso in Europa, Frattini
ha proposto la creazione di un istituto di vigilanza europeo perché "in
questa fase non hanno molto senso le vigilanze nazionali. Se ogni Banca
centrale nazionale ha i propri sistemi di controlli, che cosa deve fare la Bce?
Noi siamo per una politica che accresca il tasso d'Europa nella vita di tutti i
giorni e nelle politiche dei Paesi membri". Opposizione. Infine una
stoccata all'opposizione: "La sinistra perde perché fa opposizione al
Paese e non a Berlusconi. In Italia, come del resto d'Europa, terrorizza le
imprese e i cittadini-consumatori - ha aggiunto Frattini -. Non fa proposte
alternative di fronte alla crisi economica
internazionale, ma terrorizza. In pratica, fa opposizione ai cittadini con
proposte solo demagogiche. Per questo sara' sconfitta alle prossime elezioni
europee''. "L'Uncr? Criminale e disumano". Sul tema immigrazione è
intervenuto anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa, polemizzando nei
confronti dell'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Onu. "E'
un'organizzazione che non conta un fico secco - ha detto La Russa da un Pdl
point di Milano -, l'atteggiamento di questo organismo è disumano e
criminale". Sui respingimenti: "La legge che li consente e' sempre la
Bossi-Fini, ma è Berlusconi in prima persona che e' riuscito a fare quello che
nessuno era riuscito a fare". OAS_RICH('Middle'); (16 maggio 2009
( da "Stampa, La" del
17-05-2009)
Argomenti: Crisi
Gruppo de Larosière
Gli esperti anticrisi della Commissione Ue Rainer
Masera è stato membro del «Gruppo de Larosière». Il team, che prende il nome
dal suo presidente (l'ex governatore della Banca di Francia Jacques de
Larosière), è stato incaricato dalla Commissione europea di
studiare la crisi finanziaria e il futuro della regolazione e supervisione dei mercati finanziari a livello europeo. Il
Gruppo de Larosière ha reso pubbliche le conclusioni del suo lavoro alla fine
del febbraio scorso, auspicando tra l'altro l'istituzione di un maccanismo di «allerta
precoce» anticrisi sotto
gli auspici della Bce.
( da "Corriere della Sera"
del 17-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 17/05/2009 - pag: 25 Borse mondiali Unico listino
positivo da gennaio. Banco Popolare, Unicredit e Fiat guidano i rialzi Il gran
recupero di Piazza Affari Dai minimi di marzo balzo del 55%, il doppio di
Francoforte e Wall Street MILANO Il doppio di Francoforte e New York, e anche
di più rispetto a Parigi e Londra. E' quello che ha recuperato la Borsa di
Milano dai minimi del 9 marzo, il punto più buio della crisi per tutti i
principali listini mondiali. Adesso, a dieci settimane dall'inizio del
rimbalzo, tra tante giornate «più» e qualche seduta «meno», l'indice
S&P/Mib dei titoli a maggiore capitalizzazione segna un +55%. Contro il
+28% del tedesco Dax 30, il +26% del francese Cac 40, il +23% del britannico Ftse
100 e il +27% dell'americano Dow Jones. Surclassato anche il Giappone (indice
Nikkei), che pure, con il suo +31%, è riuscito a fare meglio delle principali
Borse occidentali. Di tutte, tranne Milano. L'exploit di Piazza Affari rispetto
a listini più grandi, compreso il gigante della City con cui è la Borsa
milanese è convolata a nozze, non è certo sfuggito gli azionisti di quelle
società che, dai minimi dell'anno a oggi, si sono portate a casa guadagni a tre
cifre. Come Unicredit (+183%), Banco popolare (+219%) o Fiat (+120%). Vere e
proprie impennate, che però seguono a periodi decisamente negativi, tanto che,
rimbalzo incluso, gli ultimi dodici mesi chiudono, per tutti e tre i titoli,
con perdite superiori al 50%. Un discorso simile si può fare, naturalmente,
anche per la Borsa di Milano in generale (-49% dal 1 gennaio 2008 ad oggi),
vittima come tutte le piazze finanziarie del crac
Lehman con annessi e connessi, dai subprime alla «grande recessione»
dell'economia reale. Tuttavia, se nel 2008 Milano è andata peggio di Parigi,
Londra, Francoforte o New York, il 2009 «incorona » Piazza Affari non solo dai
minimi del 9 marzo ad oggi, ma anche considerando tutto il periodo dal 1
gennaio: la Borsa italiana è l'unica a chiudere questi quattro mesi e mezzo con
un segno «più» tra i maggiori listini europei o americani. Il +0,5% dell'S&
P/Mib, infatti, si confronta con il -1,5% del Dax 30 e del Cac 40, il -1%
del'Ftse 100 il -5,8% del Dow Jones. Quindi, da ultima (nel 2008) a prima (nel
2009). E se si riconfermasse la «regola delle Borse», per
cui il comportamento dei mercati finanziari anticipa l'andamento dell'economia reale, allora potrebbe
esserci in futuro qualche novità nella classifica del Pil, dove l'Italia,
secondo i dati pubblicati da Eurostat, viaggia ora nella parte bassa della
lista, davanti alla Germania ma dietro a Gran Bretagna e Francia. Ma
ogni regola ha le sue eccezioni, soprattutto quando si parla di Borse, e
soprattutto in questi ultimi tempi ad alta volatilità. Forse anche per questo,
e per l'ultima settimana chiusa in rosso, molti analisti preferiscono non
sbilanciarsi. Ma c'è chi, sul mercato, guarda pure a indicatori «reali» oltre
che finanziari. Come il prezzo dei noli marittimi
internazionali, misurato dal Baltic dry index, l'indice (considerato una
cartina di tornasole del-- l'attività economica) salito venerdì ai massimi
dall'8 ottobre, con un +283% dai minimi di dicembre. Parziale, ma pur sempre
recupero. L'indice Ma dal primo gennaio
( da "Corriere.it"
del 17-05-2009)
Argomenti: Crisi
il premier da mosca
Berlusconi: «Sulla crisi comportamento colpevole di
media e opposizione» «Situazione dipinta come irreversibile, ma il peggio è
passato». Franceschini: «Non prenda in giro italiani» MILANO - Un
'atteggiamento «colpevole» dei media che dipingono la crisi
come «irreversibile e catastrofica». Ed un comportamento «assolutamente
colpevole» anche dell'opposizione, anche perchè «credo che il momento peggiore
della crisi sia superato». Lo ha dichiarato il
presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, da Mosca, parlando della
congiuntura economica, e sottolineando come «c'è stato un diluvio, ma dopo
tutto è tornato come prima, meglio di prima». GOVERNO HA GARANTITO
RISPARMIATORI - Il Governo italiano «ha fatto tutto quello
che doveva essere fatto» a fronte della crisi
finanziaria ed economica che ha colpito tutto il
mondo, ha continuato il premier italiano durante la conferenza con il
presidente russo, Dmitri Medvedev. «Abbiamo garantito che nessuna banca sarebbe
fallita», ha aggiunto Berlusconi sottolineando inoltre la tutela dei
risparmiatori. FRANCESCHINI : «NON PRENDA IN GIRO ITALIANI» - «Quando è
troppo è troppo. Ieri la crisi era un problema
psicologico, oggi il peggio è passato. Berlusconi deve smetterla di prendere il
giro gli italiani», dice il segretario del Pd, Dario Franceschini. Per il capo
dell'opposizione, infatti, «non è possibile aspettare che la soluzione cada dal
cielo: il governo - dice a margine di un incontro elettorale a Perugia - deve
agire. Noi lo incalzeremo presentando le nostre proposte e non ci
accontenteremo di un no, ma pretenderemo un voto in Aula. La sera non si mangia
ottimismo a cena». Il leader del Pd, sabato a Terni, tappa della sua campagna
elettorale in Umbria, ha spiegato che «ci sono migliaia di italiani, lavoratori
o piccoli imprenditori, commercianti, artigiani, precari, pensionati, che con
grande coraggio, come sempre fanno gli italiani nei momenti di difficoltà
affrontano la loro giornata. Altre persone hanno bisogno di misure per
affrontare l'emergenza che consentano di aspettare la fine della crisi. Sono esattamente queste misure di emergenza che
mancano». Il segretario nazionale del Pd, ha ricordato che «oggi, il fondo
monetario internazionale, quindi non un fazioso esponente dell'opposizione,
dice che l'Italia, ha messo in campo circa lo 0,2 per cento del Pil, cioè meno
di un decimo della media mondiale, per fronteggiare l'emergenza. È
assolutamente insufficiente». stampa |
( da "Stampa, La" del
18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Mario Deaglio LA
RABBIA E LA FAVOLA Un declino annunciato: la scivolata dei salari medi italiani
è un'ulteriore conferma del lento affondare della nostra economia, poco
presente nei settori avanzati, dall'elevata produttività che consente alti
salari, soffocata da una tassazione molto pesante, peraltro necessaria per far
fronte all'elevato debito pubblico e da contributi sociali da record,
indispensabili per pagare le pensioni a un Paese sempre più composto da vecchi.
Questa situazione difficile si colloca su un contesto di tensioni e
sfilacciamento sociale messo in luce dalle notizie degli ultimi due giorni.
Sabato a Torino, di fronte alla storica palazzina del Lingotto, il segretario
generale della Fiom veniva tirato giù dal palco da militanti dello Slai Cobas
davanti a 15 mila operai - i quali, in tempi non lontani, avrebbero reagito
vigorosamente - preoccupati per il loro posto di lavoro; poche ore più tardi,
nella stessa Torino e nella centralissima e ancora più storica piazza San
Carlo, una folla stimata in almeno tre volte tanto si accalcava a un «evento»
di Mediaset realizzato per illustrare la nuova televisione digitale incentrata
sul programma «Amici», una competizione in grado di aprire ai vincitori le
porte del successo televisivo. Sempre nella stessa piazza, nella giornata di
ieri coloro che aspiravano a partecipare alla trasmissione «Grande Fratello»
(anch'essa considerata una scorciatoia a fama, celebrità e successo mediatico)
formavano una coda lunga circa mezzo chilometro. Le vicende parallele e
apparentemente diversissime del Lingotto e di piazza San Carlo rappresentano
due facce della stessa moneta: si tratta di due risposte, irrazionali e prive
di progettualità, a una crisi che, se raggiunge le sue
punte più visibili nell'economia reale e nella finanza, si
configura ogni giorno di più come crisi di valori e di sistema e contro la quale i rimedi razionali si sono sinora
dimostrati inadeguati o insufficienti. Non si tratta, del resto, di un fenomeno
soltanto italiano, anche se i dati salariali sull'Italia mostrano che proprio
da noi raggiunge punte molto elevate. Di fronte alle prospettive sempre
più incerte e alle minacce sempre più concrete di perdere il lavoro, in tutto
l'Occidente le due risposte estreme sono quelle di un ricorso alla violenza e
di un ricorso alla fortuna che porti un successo improvviso o, quanto meno,
all'evasione in un mondo di favola, lontano dalle asprezze e dalle incertezze
della vita di tutti i giorni. C'è chi reagisce cercando di buttar giù tutto con
una spallata, magari anche il palco di una manifestazione sindacale, e chi
cerca di reagire con una risata, che spesso suona un po' innaturale, a un
evento televisivo o cerca l'onda della fortuna grazie a questo evento. In
Francia, la protesta assume le forme, ormai note, del «sequestro dei manager»;
ad Atene quelle della rottura delle vetrine dei negozi di lusso. Nello stesso
giorno del Lingotto, a Berlino sono sfilati centomila manifestanti con
striscioni su cui era scritto «Sozial statt Kapital!», ossia «Il sociale al
posto del capitale!», un'evidente impossibilità economica ma un buon termometro
delle istanze di chi vede a rischio non solo il proprio posto di lavoro ma
anche il proprio modello di vita. Parallelamente cresce la popolarità di
programmi che assicurano ai partecipanti notorietà e redditi elevati e continua
la fortuna, anche su Internet, di chi costruisce mondi artificiali in cui
evadere di fronte a una realtà che non si riesce più a sopportare. Coloro che
cercano soluzioni efficaci di tipo razionale a una situazione economico-sociale
che sembra scivolare fuori di ogni controllo devono tener conto di questi
bisogni profondi, di quest'insoddisfazione radicale; non basta controllare i
deficit pubblici, risanare i tessuti malati dell'economia, sfornare ricette
teoriche di rilancio. Dai dati dell'Ocse si ricava che è indispensabile, ma non
sufficiente, far sì che questo Paese sia in grado di pagare salari più elevati
grazie ad attività più produttive. L'insoddisfazione, però, in Italia, ha
radici più profonde e, se non se ne tiene conto, i rimedi dei tecnici paiono
destinati al fallimento; ci vorrebbe una grande visione politica che, per il
momento, proprio non si profila all'orizzonte non solo in Italia ma neppure nel
resto del mondo (dopo la «fiammata» iniziale di Obama, ormai largamente
esauritasi, come spiegava su queste colonne qualche giorno fa Enzo Bettiza) e
una massa di persone incerte che si sentono trascurate dall'economia e ignorate
dalla politica. E potrebbero risultare sempre più inclini a travolgere i palchi
delle manifestazione serie e ad accalcarsi attorno a quelle che promettono
facili evasioni. mario.deaglio@unito.it
( da "Stampa, La" del
18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Intervista John
Podesta Il capo del team Obama MAURIZIO MOLINARI "Creiamo un network dei
progressisti" CORRISPONDENTE DA NEW YORK Più energia pulita e più impegno
in Afghanistan: sono le due priorità dei democratici che John Podesta porta
alla riunione dell'«Alleanza dei democratici» che si svolge oggi in Parlamento
a Roma con la partecipazione di partiti progressisti di cinque continenti.
Direttore del «Center for American Progress» di Washington, ex capo di
gabinetto di Clinton e designato da Obama alla guida del team di transizione,
Podesta è l'uomo sul quale i liberal Usa contano per costruire un network di
alleati. Cosa accomuna i progressisti che si incontrano a Roma? «Il valore
centrale è l'impegno a garantire opportunità per tutti e a sostenere politiche
che le rendano possibili. I progressisti credono nel perseguimento del bene
comune al posto della difesa degli interessi di élites privilegiate. Crediamo
in investimenti di lungo termine per migliorare la vita di tutti: su
educazione, sanità, previdenza e energia pulita. Sosteniamo
la cooperazione internazionale come strumento per risolvere i problemi comuni,
come la sfida del clima e la crisi finanziaria. Sviluppo economico equo, opportunità per tutti e approccio
pragmatico sono i valori che Obama ha portato a Washington e sono condivisi dai
maggiori partiti progressisti d'Europa». Qual è la sfida più difficile che
avete davanti? «Ridefinire il capitalismo in maniera che garantisca
giovamenti a tutti senza sfruttare il Pianeta e senza creare élites finanziarie
che non devono rispondere a nessuno. In tale cornice fondamentale rientra la
riforma del governo, anche in Italia, per assicurarsi che serva gli interessi
della gente senza generare uno Stato burocratico facile preda degli interessi
corrotti». Quali obiettivi vi date in tempi brevi? «Dobbiamo impegnarci a
creare coalizioni. L'elezione del presidente Clinton agli inizi degli Anni 90
innescò una fase di rinascita del centrosinistra nel mondo. Ora è il momento di
riaccendere un simile scambio di idee. L'obiettivo è di lavorare assieme,
apprendere l'uno dall'altro, per arrivare a governare o per governare con
successo». Al G8 dell'Aquila Obama presiederà una riunione del Forum su energia
e clima. Cosa si attende Obama dall'Europa? «Il Forum serve a compiere
progressi in vista della Conferenza di Copenhagen di dicembre. L'incontro di
aprile è stato positivo. Siamo in un momento economico difficile e molte
nazioni sono alle prese con gli stessi problemi che abbiamo noi. Ma dobbiamo
affrontare i cambiamenti climatici non solo per scongiurare i terribili costi
che comportano ma anche per cogliere le opportunità che si presentano. Andando
verso un'era di energia sostenibile, e non basata su carburanti fossili,
possiamo creare lavoro, crescita e progressi tecnologici». L'Europa è timida
nel sostenere le politiche di Obama sull'efficienza energetica. Come superare
l'ostacolo? «Il G20 ha testimoniato quanto difficile sia il dibattito
Usa-Europa sugli stimoli all'economia. Il punto è come articolare la spesa pubblica
fra investimenti nell'energia pulita, infrastrutture e riduzioni fiscali. La
strategia di Obama, che il Center for American Progress ha contribuito a
delineare, è solo l'inizio. L'Europa è in una situazione diversa perché molti
Paesi hanno già investito nell'energia pulita. Tutti però dobbiamo lavorare per
trasformare i sistemi energetici». Obama chiede più truppe per l'Afghanistan ma
l'Europa tentenna. Come si può costruire un comune approccio contro Al Qaeda?
«Chiedendo più truppe per l'Afghanistan Obama dimostra di comprendere ciò che
Bush ignorava: vincere questa guerra è cruciale per la nostra sicurezza
nazionale. Negli ultimi otto anni l'impegno americano in Afghanistan e Pakistan
è stato carente e ciò ha consentito ad Al Qaeda di risorgere. La volontà
europea di mandare truppe è scesa a causa degli errori di Bush. Ma ora Obama ha
disegnato una nuova strategia Nato, civile e militare, facendo proprio un
approccio da tempo sostenuto da molti europei. E' combinando attività di
combattimento e non militari che il governo afghano può rafforzarsi e diventare
più credibile, ed è sviluppando le economie locali che possiamo prevenire
l'arruolamento di afghani e pakistani fra i taleban».
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-17 - pag: 9 autore: Il voto a Delhi. Il Congress
Party conquista inaspettatamente oltre 260 seggi, a un passo dalla maggioranza
assoluta India, un trionfo per i Gandhi Più stabilità, come chiedevano i mercati - Secondo mandato per il premier Singh Marco
Masciaga NEW DELHI La United Progressive Alliance (Upa) guidata dal Congress
Party ha trionfato ieri nelle elezioni indiane, mancando di una manciata di
voti la maggioranza assoluta e trovandosi inaspettatamente nella condizione di
formare un governo senza ricorrere all'appoggio dei partiti comunisti. La
leader della coalizione Sonia Gandhi ha confermato ieri pomeriggio che
l'incarico di primo ministro andrà al premier uscente Manmohan Singh, che a sua
volta ha auspicato di poter includere nella compagine di governo l'astro
nascente del Congress Party, Rahul Gandhi. La vittoria di ieri del Congress è
la più netta dal 1991, quando il paese andò a votare sull'onda emotiva
dell'assassinio di un altro membro della dinastia politica più longevae potente
dell'India, Rajiv. «Il popolo dell'India sa che cosa è bene per sé e ha fatto
la scelta giusta» ha commentato Sonia Gandhi, ringraziando i sostenitori. In
base ai risultati disponibili in tarda serata l'Upa avrebbe conquistato 261 dei
272 seggi necessari a controllare la Lok Sabha, il parlamento indiano. I suoi
avversari della National Democratic Alliance (Nda) guidata dai nazionalisti
hindu del Bharatyia Janata Party ( Bjp) si sarebbero fermati a 157, spingendo
il proprio leader e candidato primo ministro Lal Krishna Advani alle
dimissioni. Il Third Front guidato dall'ambiziosa leader dalit Mayawati e dai
partiti comunisti ha raccolto 80 seggi, mentre il cosiddetto Fourth Front, un
raggruppamento di partiti regionali vicini all'Upa e, a giudicare dalle prime
dichiarazioni dei suoi leader, pronti a tornare a farne parte, soltanto 27.
Benché gli exit poll dei giorni scorsi avessero previsto la vittoria della
coalizione guidata dal Congress Party, sono state le dimensioni del successo a
sorprendere tutti gli osservatori. Le preoccupazioni dei mercati finanziari negli ultimi giorni
sono state legate alla sensazione che il voto avrebbe confermato una tendenza
in atto da diversi anni, ovvero la progressiva perdita di potere dei due
partiti maggioria favore di piccoli schieramenti regionali in grado di
paralizzare l'azione di governo. Le scenario post voto non avrebbe
potuto essere più diverso: «Questo è un sogno per i mercati»,
spiega Samir Arora di Helios Capital Management. «Nessuno poteva immaginare un
risultato migliore: per lunedì mi aspetto un'impennata della Borsa nell'ordine
del 7-8 per cento». Grazie ai suoi 261 seggi, all'Upa basterà stringere una
sola alleanza per poter superare la soglia che consente di governare e trattare
da una posizione di forza con gli altri partiti. Quasi certamente i voti
mancanti non verranno dai comunisti che hanno sostenuto il precedente governo
Singh per 4 dei suoi 5 anni di vita e lo hanno abbandonato nel 2008 per
protestare contro l'accordo di cooperazione nucleare con gli Stati Uniti. Un
fatto che ieri ha spinto uomini d'affari come Adi Godrej a definire il
risultato elettorale «molto positivo » per le prospettive di crescita di un
paese la cui economia nei mesi a venire dovrà contribuire a trainare fuori
delle secche della recessione quelle di Europa e Stati Uniti. Obiettivi di
largo respiro che il nuovo governo dovrà perseguire senza perdere di vista i
molti problemi che affliggono un paese dove più del 42% della popolazione
continua a vivere al di sotto della soglia di povertà. «Dal nuovo governo -
spiega Dayand Sherma, una delle centinaia di persone accorse davanti alla sede
del Congress per festeggiaremi aspetto politiche a favore dei poveri e dei
contadini. Ed elettricità 24 ore su 24 ». Secondo il politologo Pratap Bhanu
Mehta i risultati di oggi «daranno al governo margini di manovra molto più ampi
del previsto ». Non solo perché rendono superfluo il supporto dei comuni-sti,
«ma anche perché il Bjp esce talmente ridimensionato che il Congress avrà ampi
margini di manovra anche in politica estera ». Un ambito dove lo aspettano il
processo di pace con il Pakistan bruscamente interrotto dagli attacchi di
Mumbai, la questione della minoranza Tamil in Sri Lanka e la nuova fase di
instabilità politica attraversata dal Nepal, un paese in cui New Delhi sta
osservando con preoccupazione la crescente influenza cinese. Il trionfo del
Congress Partyè destinato a proiettare nell'arena politica indiana la figura di
Rahul Gandhi, il primogenito di Rajiv,l'ex primo ministro ucciso nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-17 - pag: 12 autore: LA MANO
VISIBILE ... Gabbie salariali, più prigionieri che benefici di Alessandro De
Nicola l recente sondaggio del Sole 24 Ore è stato abbastanza chiaro: la Lega
miete consenso tra gli operai e tra i piccoli imprenditori, realizzando una
sorta di interclassismo nel nome del federalismo. C'è un qualche motivo
specifico per questo appeal o ad attrarre voti è semplicemente la politica generale
del Carroccio su temi come l'immigrazione, il protezionismo, la sicurezza e il federalismo? Ebbene, a dire la verità, una
proposta mirata al mondo del lavoro il partitodi Bossi ce l'ha da sempre e il
suo leader l'ha ripetuta in settimana nel corso di un comizio veneziano. Stiamo
parlando delle cosiddette "gabbie salariali", vale a dire un sistema
che prevede contratti territoriali con differenziazione di stipendio a seconda
del costo della vita nelle diverse regioni. Per fare un esempio semplice,
invece di avere un contratto collettivo nazionale, si avrebbero tanti accordi
regionali che prevederebbero dei minimi salariali ( o altre componenti dello
stipendio) più alti in Lombardia piuttosto che in Basilicata. Utilizzando le
parole dell'Umberto:«La busta paga deve essere proporzionata al costo della
vita. è giusto che chi lavora viva dignitosamente. Non devono guadagnare solo i
soliti noti, è giusto che i lavoratori del Nord abbiano di più ha detto - senza
però togliere nulla ai lavoratori del Sud». Detta così, sembra un'idea di buon
senso, ma è veramente efficiente? La prima difficoltà la vedo nell'attuazione.
Anche ammesso che l'Istat fornisca dati sufficientemente accurati per calcolare
il costo della vita nelle diverse regioni, una delle disparità maggiori sta nel
vivere inun'area urbana piuttosto che in un piccolo centro. Sbarcare il lunario
a Milano con gli stessi soldi di chi vive a Sondrio o Scorzè è molto più
complicato e la differenza di costi non ha nulla a che fare con Nord e Sud. Per
rendere attuabili le gabbie sarebbe necessario stipulare una serie di
microcontratti territoriali impossibili da gestire. Inoltre, poiché Bossi ha
proclamato che i lavoratori del Sud non dovrebbero essere svantaggiati, pare
ovvio che abbia in mente solo gratifiche per quelli del Nord. Il lavoratore di
Palermo continuerebbe a prender 100, quello di Brescia 110. Bene, non è un
segreto che gli aumenti salariali non giustificati da un corrispondente
innalzamento della produttività generano inflazione. Perciò il beneficio del
nostro amico di Brescia potrebbe risultare temporaneo ed essere rimangiato da
un aumento del costo della vita limitato solo alla sua zona. Infine, i salari
regionali (e quelli nazionali ancor meno) non tengono conto di una legge
fondamentale, quella della domanda e dell'offerta. Infatti, possono esistere
posizioni per le quali c'è poca domanda e molta offerta: anche in aree molto
care i salari che si riusciranno a strappare saranno bassi. Al contrario vi
sono occupazioni che in pochissimi sono disposti a intraprendere ma per le
quali c'è una grande domanda: i pubblici ministeri nelle zone disagiate e ad
alta densità mafiosa, ad esempio. In quel caso sarà opportuno pagare meglio
(come già in parte succede per i magistrati) i pochi volenterosi disponibili. In
altre parole, una riforma efficiente deve andare in unica direzione: fare
incontrare la domandae l'offerta di lavoro in modo che si formi il prezzo che
alloca nel modo più efficiente le risorse. Le gabbie salariali regionali forse
non saranno complessivamente peggio dei contratti nazionali, ma sempre di
gabbie si tratta... adenicola@adamsmith.it © RIPRODUZIONE RISERVATA NON SOLO
TERRITORIO La proposta rilanciata da Bossi si scontra con troppe variabili
( da "Unita, L'" del
18-05-2009)
Argomenti: Crisi
MARIA ZEGARELLI Non
ci sta a partecipare a «questo sconfittismo della sinistra italiana», perché è
esercizio «che serve a non vedere i propri errori: ci si sente parte di una
sconfitta storica» e si evita l'analisi delle proprie responsabilità. Ma la
Storia, quella degli ultimi venti anni dice che malgrado il crollo del muro di Berlino
e del comunismo, l'inevitabile momento di confusione, in Italia la sinistra ha
conteso alla destra il governo del Paese, «è stata in campo». Ha governato e
governa «molte città, province e regioni». In questi 15 anni «di crisi del
paese abbiamo governato 7 anni noi e 8 Berlusconi». Massimo D'Alema parla al
Salone del libro di Torino, due incontri nel giro di poche ore, il primo con
Fausto Bertinotti e Giovanni De Luna sulla memoria del Novecento, il secondo
con il direttore del Corsera Ferruccio De Bortoli e il professor Carlo Ossola.
L'occasione è la presentazione del suo libro, «Il mondo nuovo. Riflessioni per
il Pd», esordio della Fondazione Italianieuropei nel mondo dell'editoria
proprio con questo volume dell'ex presidente del Consiglio. Parte da questa
valutazione D'Alema per non nascondere nessuno dei problemi che ci sono,
soprattutto nel Pd, ma per ridare una prospettiva che vada oltre. La sinistra,
dice, «è una realtà straordinaria che tiene campo». Per questo un partito come
il Pd deve lavorare per costruire «la sua identità», ed è evidente che questo
dovrà essere lo scopo del prossimo congresso. Cambiare il passo, «incerto»,
finora, per stare insieme con un'idea del mondo, unica via per non impantanarsi
in un «amalgama mal riuscito». L'ULTIMA IDEOLOGIA «Irrobustire il progetto
riformista» in Italia e in Europa, proprio adesso che la crisi economica
globale - «che non è un incidente di percorso» - ha segnato la fine di un ciclo
deve essere il giro di boa. Tramontato il comunismo, esauritosi il socialismo,
il mercato si è conquistato un ruolo di primo piano nel secolo scorso, e «non è
un caso che la politica sia diventata la pecora nera e i protagonisti della
finanza i nuovi supereroi». E invece anche «il capitalismo sfrenato, l'ultima
grande ideologia del Novecento», che è riuscita a far degenerare la democrazia
e a «rendere asfittica la politica» ha mostrato la sua fragilità. Dunque,
eccolo il grande tema del riformismo: dare risposte razionali. Fornire di pesi
e contrappesi la democrazia e il mercato. Dare alternative alla destra
populista, «che ha preso il posto della destra liberale». Fa il paragone
«incrociando le dita»: negli anni Trenta «l'America reagì alla Grande
depressione con il New Deal, l'Europa con il protezionismo e con il nazifascismo».
Oggi Obama risponde alla crisi «con misure imponenti» puntando sulla
tecnologia, la ricerca, la scienza; in Europa tornano le grandi paure. Dei
migranti, dell'Islam, della diversità. In Italia «la destra le cavalca tutte e
il centrosinistra appare inadeguato». Se ne esce in un solo modo, «dalla
miseria della nostra quotidianità», come la definisce de Bortoli. «Il Pd deve
rafforzare le proprie basi culturali, riannodare i fili tra la politica e la
società». Qui come in Europa: «Rimettendo le radici nel popolo e lavorando ad
un grande progetto analogo a quello americano». L'occasione perduta Forse
l'Europa ha perso un'occasione per gettare le basi di quel grande progetto,
quando 11 capi di governo erano membri dell'Internazionale socialista, «lì bisognava
fare il salto». D'Alema ricorda un loro viaggio in Usa nel «club dei
democratici». Il sindaco di Chicago disse «dovremmo lavorare insieme». «Gli
risposi che in Europa noi lo facevamo, nell'Internazionale socialista. Calò il
gelo. Clinton allora presidente, mi spiegò "qui non si può usare quella
parola". Oggi si può usare anche lì». «Non ci sto a partecipare a questo
sconfittismo della sinistra». Massimo D'Alema rivendica il ruolo della sinistra
negli ultimi 15 anni ma, dice, il Pd deve lavorare sulla sua identità e il
congresso sarà l'occasione.
( da "Unita, L'" del
18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Sono state 350 mila
le persone che nei giorni scorsi sono scese nelle piazze di alcune delle
principali capitali europee per chiedere azioni «più incisive e coraggiose»
contro la crisi e la disoccupazione. Questo il bilancio della protesta lanciata
dalla Confederazione dei sindacati europei (Ces). «La
dimensione di queste manifestazioni - ha osservato oggi il segretario generale
della Ces, John Monks - rivela quanto sia diffusa in Europa la preoccupazione
dei lavoratori per il loro futuro». SecondoMonks occorrono regole più severe
per i mercati finanziari e
una maggiore presenza dei lavoratori nelle stanze dei bottonì.
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Prima Pagina data: 18/05/2009 - pag: 1 I CLANDESTINI VERSO L'EUROPA LA
PRESSIONE DELL'AFRICA di ALBERTO RONCHEY F ra le
conseguenze della crisi finanziaria internazionale, si deve anche prevedere che sarà compromessa la
disponibilità delle ingenti risorse necessarie per offrire più aiuti
all'Africa. Il continente profondo e tragico, malgrado alcuni progressi degli
ultimi anni e le iniziative imprenditoriali cinesi, da tempo gravita verso
l'Europa con le sue masse di profughi. Gli africani oggi risultano 930
milioni. All'inizio del '900, risultavano 170 milioni. Ora, se già da decenni
le loro correnti migratorie apparivano irriducibili, nei prossimi anni saranno
maggiori. Gli extracomunitari che arrivano con permessi di soggiorno a scadenza
possono considerarsi clandestini solo quando non rispettano i termini
consentiti. Vengono chiamati overstayers. Ma il territorio italiano, avamposto
meridionale dell'Europa proteso nel Mediterraneo, è investito più che la
Grecia, la Spagna e il Portogallo dagli sbarchi dei migranti non legali.
Arginare quel flusso, respingere gli extracomunitari senza diritto d'asilo, è
un compito d'estrema difficoltà se non sono identificabili poiché spesso non
presentano passaporti né altri documenti necessari per il rimpatrio. E senza
dati sulle loro nazionalità, è anche difficile accertare il diritto d'asilo per
quanti si dichiarano profughi da conflitti o perseguitati da governi tirannici.
Scaduto il termine di permanenza nei centri d'identificazione, per espellere i
fuori legge risulta del tutto illusorio il ricorso ai semplici «fogli di via».
Non partono, rimangono qui come clandestini. Se gli undocumented non vengono
riconosciuti da qualche interprete secondo le lingue che parlano, e neanche
accolti nelle presunte nazioni d'origine, si possono forse rimandare alle basi
dei transiti? La Libia ha tollerato di recente che i clandestini migranti su
alcuni barconi alla deriva nel canale di Sicilia fossero senza indugio
ricondotti dalle motovedette italiane sulle coste dalle quali erano partiti.
Casi controversi, per varie obiezioni di opportunità e di legalità. Rimane da
verificare se davvero, secondo i reiterati accordi fra Tripoli e Roma, una
congiunta sorveglianza nelle acque libiche respingerà il traffico gestito dal
racket del contrabbando umano. Gheddafi ha esitato nel procedere secondo
l'impegno, anche dopo il «patto d'amicizia» firmato a Bengasi. Forse giudica
rischioso accogliere le correnti migratorie transahariane fra i 6 milioni di
cittadini libici, autoctoni al 57 per cento e poi egiziani, sudanesi, tunisini,
berberi. Eppure, si tratta solo di migranti musulmani e in gran parte arabi.
Ora, forse tende a deviare i transahariani verso altre coste d'imbarco. In
Italia, è da ricordare, i residenti censiti risultano già oltre 60 milioni dopo
il fenomeno immigratorio, dieci volte la popolazione libica. Non è poi da
dimenticare che solo all'interno dell'Ue le frontiere sono state abbattute, secondo
la Convenzione di Schengen. Le più generose concezioni dell'accoglienza non
bastano a sottostimare, o ignorare, l'insostenibilità d'una pressione
illimitata dell'Africa gravitante sull'Europa.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-17 - pag: 19 autore: Nuove potenze.
Con le 10 maggiori operazioni del 2007-2008, «bruciati» 46 miliardi di dollari
su 66 Fondi sovrani, profondo rosso L'Osce: in futuro investiranno più sui
paesi emergenti e meno in Occidente Morya Longo La tentazione di vendere ce
l'hanno in tanti. Ma Ho Ching, moglie del primo ministro di Singapore e
amministratore delegato del fondo sovrano Temasek, ha anticipato tutti: ha
ceduto le azioni di Merrill Lynch (oggi inglobata in Bank of America)
acquistate nel dicembre del 2007. Il suo fondo Temasek in un colpo solo ha
perso la bellezza di 4,6 miliardi di dollari, cioè buona parte dei 6,2 miliardi
investiti un anno e mezzo fa. Ma in questo modo Ho Ching ha messo una pietra
sopra quell'operazione disastrosa e ha dirottato i soldi "salvati" su
una banca cinese. E come Temasek tanti altri fondi sovrani stanno valutando se
fare lo stesso. Perché tutti hanno perso una fortuna con la
crisi finanziaria: solo con
i dieci maggiori investimenti effettuati tra il 2007 e il 2008 nelle banche
occidentali, questi grossi fondi asiatici hanno infatti bruciato qualcosa come
46 miliardi di dollari sui 66,7 investiti. è dunque normale che ora stiano
mettendo in dubbio la strategia di puntare sull'occidente. Un recente
studio dell'Ocse dimostra infatti che questi fondi d'ora in poi intendono
investire più nei Paesi emergenti. Meno occidente, più oriente. I fondi sovrani
sono giganteschi veicoli finanziari costituiti dai Governi dei Paesi asiatici
per gestire e investire soldi pubblici. E non è un caso che siano nati proprio
negli Stati che possono vantare ampie riserve valutarie: nei Paesi arabi
esportatori di petrolio, oppure in Cina. Tutti insieme i fondi sovrani hanno
una dotazione stimata dall'Ocse in oltre 3mila miliardi di dollari. E questa
montagna di soldi è stata investita. Buona parte in occidente. Nel 2007 e nel
2008 hanno acquistato quote importanti di nomi noti come Ubs, Citigroup,
Merrill Lynch, Hsbc o Morgan Stanley aiutando queste banche in un momento di
difficoltà. I loro primi dieci investimenti ammontavano a 66,7 miliardi di
dollari. Calcolare quanto valgono ora dopo la crisi è
molto difficile, perché spesso i fondi sovrani hanno acquistato obbligazioni
convertibili difficilmente valutabili oggi. Ma – secondo i calcoli a spanne
effettuati dal Sole-24 Ore – si può stimare che di quei 66,7 miliardi ne
restino circa 20. Le storie di questi giganti sono tutte più o meno simili.
L'Abu Dhabi Investment Authority, il fondo sovrano più grosso al mondo, ha per
esempio messo una fiche da 7,5 miliardi in Citigroup nel novembre del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: RISPARMIO E FAMIGLIA data: 2009-05-17 - pag: 23 autore: Investimenti
alternativi. Dodici le società quotate nei servizi per l'industria del bello A
caccia delle small cap dell'arte Un settore per collezionisti che desiderano
diversificare il portafoglio Maria Adelaide Marchesoni Marilena Pirrelli
L'investimento diretto in opere d'arte presenta delle caratteristiche peculiari
per alcuni aspetti simili alle strategie impiegate nel private equity: acquisto
di partecipazioni in società illiquide (non quotate) con l'obiettivo di
accrescerne il valore. Così nel mercato dell'arte si può solo acquistare opere
a prezzi molto ragionevolie sperare in un aumento del loro valore – grazie a
mostre, prestiti a musei, ecc. – che remuneri l'investimento nel tempo.
Un'alternativa all'acquisto diretto di arte può considerare i titoli delle
società che prestano servizi al segmento arte, come le case d'asta, gli
info-provider specializzati o l'editoria d'arte. Si tratta di un numero
limitato di società quotate nel mondo (
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 18/05/2009 - pag: 14 Il voto Il movimento islamico, che
negli ultimi anni è stato il primo partito, perde la metà dei consensi Svolta
in Kuwait, le donne in Parlamento Vincono in quattro nonostante l'aggressiva
campagna degli integralisti Un giorno storico per le donne in Kuwait. Sabato
hanno conquistato per la prima volta il loro posto in Parlamento. Le prime
quattro parlamentari in Kuwait sono Masuma Al Mubarak, già ministro della
Sanità (fu la prima donna nel governo), la docente di filosofia Aseel Al
Awadhi, l'economista Rola Dashti e Salwa Al Jassar, che insegna Scienze
dell'Educazione. È stato l'esito di una decennale battaglia per il suffragio
femminile, dice al telefono dal Kuwait l'attivista e segretario generale della
Società culturale e sociale delle donne, Lulwa Al Mulla. «Negli anni 70, quando
i candidati facevano campagna elettorale, stavamo sedute nelle auto posteggiate
davanti alle tende. Così abbiamo ottenuto che trasmettessero i comizi via
radio. In seguito abbiamo conquistato il diritto ad ascoltarli in tende
separate, poi in tende comuni». Nel 2005 hanno avuto il diritto di voto. Una
ventina si candidarono nel 2006 e nel 2008: nessuna vinse. La vittoria di
sabato è una spallata agli integralisti islamici. Il movimento salafita, che
vorrebbe l'applicazione piena della legge islamica, aveva condotto un'aspra
campagna contro le candidate, sostenendo che secondo Maometto un paese non può
prosperare se guidato da donne e che votarle è peccato. Ma gli integralisti,
dominanti nelle passate elezioni, hanno perso terreno, passando da
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 18/05/2009 - pag: 15 Il voto Dopo il trionfo del Partito
del Congresso India, eletti quattro Gandhi star di Bollywood e del cricket I
nazionalisti sconfitti cercano un nuovo leader DAL NOSTRO INVIATO NEW DELHI
India, il giorno dopo. Il trionfo a sorpresa del partito del Congresso guidato
da Sonia Gandhi, una maggioranza mai vista dal
( da "Corriere della Sera"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Lettere al Corriere data: 18/05/2009 - pag: 31 La tua opinione su
corriere.it Se si guida drogati o ubriachi di notte
sanzioni più severe rispetto al giorno. È giusto? SUL WEB Risposte alle 19 di
ieri Sì R 53,8 No R 46,2 La domanda di oggi Influenza e crisi finanziaria: eccessivo allarmismo
di media e istituzioni mondiali?
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: MONDO data: 2009-05-18 - pag: 14 autore: INTERVISTA Norbert
Walter Deutsche Bank «Europa competitiva, anche più degli Usa» Paolo
Migliavacca «In Europa e negli Usa resta diffusa la sensazione che tutto stia
ancora andando male.Se ci riferiamo al livello di produzione manifatturiera,
sono d'accordo; se invece parliamo del livello di utilizzo della capacità
produttiva o dell'occupazione, non lo sono più. Siamo ancora lontani dal punto
più basso della curva ed è difficile stabilire quando sarà raggiunto il livello
minimo di sfruttamento degli impianti, affinché poi le imprese riprendano ad
investire. Non so neppure se si sia raggiunto il livello minimo del Pil:non
sarei sorpreso se il secondoe probabilmente il terzo trimestre di quest'anno
mostrassero una leggera flessione non solo in alcuni paesi europei, ma in tutta
l'economia mondiale». Norbert Walter, 63 anni, il più noto e ascoltato
economista tedesco, alla guida del centro studi della Deutsche Bank, offre una lettura in chiaro-scuro della crisi economica mondiale ed europea, rinviando di almeno un anno la
sospirata ripresa. «Questa è una crisi che in molti paesi del mondo nasce da bolle immobiliari. Per
eliminare gli eccessi dell'edilizia e guarire da una crisi dei mercati finanziari davvero globale occorrono anni.
Quindi, nonostante i pacchetti e le politiche monetarie di stimolo, non credo
che squilibri così drammatici siano corretti da una ripresa prima della fine
del 2010». Che errori sono stati commessi nel processo di costruzione
dell'Unione europea? Quali riforme suggerirebbe? C'è disinteresse per il
processo d'integrazione, specie tra i giovani. Inoltre l'Europa oggi non ha più
grandi leader. Gli ultimi sono stati Mitterrand e Kohl: dopo di loro l'Europa
arranca. Infine, l'allargamento non è abbastanza rapido come potrebbe e ciò
rende la vita più difficile all'Europa centro-orientale in questa crisi finanziaria. L'Unione europea sembra perdere
competitività sul piano economico internazionale: quali sono le cause? Non sono
d'accordo. Forse alcuni paesi negli ultimi 4-5 anni si sono lasciati un po'
andare, lasciando salire troppo i costi più di quanto consentisse la
competitività mondiale. Ma sono errori rimediabili e sono certo che lo saranno.
Mediamente,laUeècom-petitivainmoltisettoriindustria-liemanifatturierieinalcunièfor-sepersinosuperioreagliUsa.
Quanto incide sulla crisi
eu-ropeailfallimentodegliobietti-vidiLisbona2010? Onestamente non lo so.
Potremmo diventare la miglior società nel mondo fondata sul sapere, ma con
l'età della pensione a 65 anni e lavorando 35 ore non siamo votati al successo.
Si pensi, come esempio, al sistema ferroviario, ancora statale. Dovremmo avere
tratte europee e fornitori di servizi ferroviari concorrenziali pubblici e
privati su una rete continentale. Invece francesi, tedeschi, italiani e inglesi
hanno realizzato ognuno le proprie linee ad alta velocità. Tutto ciò è stupido.
Quando la crisi economica sarà passata, quali saranno
i nuovi equilibri economici? In altri termini,quali saranno i vincitori e i
perdenti? Si parla molto di un equilibrio che si sposta verso Est e sono
d'accordo che il peso dell'Asia sia destinato ad aumentare. Ma penso che, per
ragioni strategiche e di capacità, la definizione degli standard non sarà fatta
dalla Cina. è troppo presto. In molti campi sta riducendo le distanze, sta
imparando molto studiando gli altri, piuttosto che proclamare la sua
leadership. Penso che acquisterà peso, ma non raggiungerà i livelli strategici
dei suoi partner americani. Non parleremo quindi di G- 2 per i prossimi 10
anni. Quali sono le sue previsioni per l'economia italiana? Oltre al ben noto
debito pubblico, vi sono altre gravi debolezze strutturali? Gli italiani
rappresentano il punto di maggior infiammazione nel male che affligge il
comportamento passivo degli europei. Se solo l'Italia capisse quali tesori
possiede e può offrire al mondo e lavorasse di più e con maggior costanza! Ogni
volta che gli italiani affrontano con impegno un progetto, hanno successo:
hanno talento, know how, relazioni giuste. Ma, ovviamente, iniziare la vita
lavorativa verso i 30 anni e lasciarla prima dei 60 anni, come molti italiani
fanno, è deleterio.Ora siamo più longevi e il peso dell'anzianità sulla società
attiva diventa insostenibile. Vanno modificate le abitudini di vita, restando
operativi più a lungo ed entrando nel mondo lavorativo più giovani. Si può
fare: basta guardarsi attorno e vedere cosa fanno, ad esempio scandinavi e
americani. © RIPRODUZIONE RISERVATA «Negli ultimi 4-5 anni alcuni paesi hanno
lasciato salire troppo i costi, ma sono errori rimediabili» Norbert Walter, 63
anni BLOOMBERG
( da "Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi)"
del 18-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore del
lunedì sezione: SYSTEM (ITALPLANET RUSSIA) data: 2009-05-18 - pag: 33 autore:
Collaborazioni culturali ed economiche, sono numerosi gli scambi con l'Italia
La Russia esporta materie prime, in particolare gas, petrolio e metalli e ci
compra prodotti trasformati L a crisi finanziaria
internazionale deve insegnare a tutti – e purtroppo non sta accadendo – che la
base del benessere è l'economia reale. Se si affronta da questo punto di vista
il “caso Russia” e lo si confronta con i casi degli altri tre “Paesi Bric”
(cioè Brasile, India e Cina) ci si accorge subito che dei quattro proprio la
Russia è quella contraddistinta dall'economia meno industrializzata o, meglio,
meno “manifatturiera”. Premesso, cioè, che tutti e quattro questi grandi Paesi
emergenti sono forti importatori di ogni genere di merci e di prodotti, è
chiaro tuttavia che la Russia vive soprattutto producendo materie prime, che
estrae (gas e petrolio) o scava (minerali ferrosi e non) e vende in tutto il
mondo semilavorati, comprando dall'estero un'enorme varietà di prodotti
trasformati. La Cina è invece un Paese con grandi deficit di materie prime,
almeno rispetto al suo colossale fabbisogno, ma con un enorme surplus di
capacità produttiva, per cui ha potuto invadere il mondo con i suoi prodotti
trasformati. Discorsi analoghi per India e Brasile: hanno materie prime, ma
soprattutto trasformano. Ecco perché la Russia può essere, e difatti è, un
eccezionale partner per l'Italia: ci vende enormi quantità di materie,
soprattutto gas, petrolio e metalli (che peraltro dovremmo comprare
comunque&) e ci compra, e ancor più potrà comprare, enormi quantità di
prodotti trasformati. Se a questo scambio dalla perfetta simmetria economica
potenziale aggiungiamo il valore della prossimità, perché indubbiamente la
Russia è ancora “Europa”, le ragioni strutturali della vicinanza già esistente
e di quella ancor più sviluppabile tra Italia e Russia risaltano chiaramente.
Ben vengano dunque le iniziative di scambio culturale e stimolo promozionale
incrociate: non potranno che ulteriormente stimolare le già ricche aree di collaborazione
economica tra i due Paesi. Con vantaggio per tutti. Sergio Luciano
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti: Crisi
DUE ANNI FA LE
FERROVIE HANNO GIÀ ACQUISITO TX LOGISTIK IN GERMANIA Trenitalia punta alle
merci francesi [FIRMA]MARCO ZATTERIN CORRISPONDENTE DA BRUXELLES Indiscrezione
confermata. Il quotidiano economico parigino Les Echos ha scritto che
Trenitalia punta all'acquisto di Veolia Cargo, rivale dell'ex monopolista
transalpino Sncf nel trasporto merci su rotaia, e il diretto interessato, Mauro
Moretti, non ha trovato nulla da smentire. «Siamo ottimisti, partecipiamo per
vincere» ha dichiarato l'ad di Ferrovie, facendo riferimento ad una gara i cui
contorni hanno bisogno di chiarirsi, visto che non è stata aperta formalmente.
Comunque sia, i due altri concorrenti vociferati sinora, Deutsche Bahn e il
colosso francese delle portacontainer Cma-Cgm, hanno negato l'interesse. Così,
alla fine, potrebbe essere Société Nationale des Chemins de Fer a provarci, col
rischio però di vedersi stoppare dall'Ue per la posizione dominante che
l'intesa verrebbe a costituire. «Vogliamo giocare da attori protagonisti nel
mercato europeo» ripete il top manager riminese, interessato tanto al mercato
passeggeri che a quello merci. Ferrovie ha acquistato tre anni fa la seconda
società cargo tedesca (Tx Logistik) piantando un'importante bandierina sul
territorio federale. In aprile, si è invece messa in lista per partecipare alla
liberalizzazione del grande traffico internazionale dell'Exagone, con un
collegamento veloce sul percorso Milano-Parigi (e ritorno) compresa una tappa a
Lione. L'analoga richiesta destinata a sfidare gli orgogliosi ferrovieri
francesi sulla Parigi-Marsiglia pare sia stata rifiutata, prova
che lungo la Senna il protezionismo è un malanno di cui ci si libera a fatica. Ad ogni effetto Sncf
e Ferrovie risultano partner e gestiscono insieme il collegamento ad alta
velocità fra Italia e Francia attraverso una società comune, l'Artesia. In
realtà, i due operatori sono al limite del «separati in casa» visto che i
transalpini hanno comprato una quota (il 20 per cento) di Nuovo
Trasporto Viaggiatori, la società che si prepara a fare concorrenza diretta
alle Fs lungo la penisola. La prima risposta di Moretti è stata la richiesta di
accesso alle tratte Tgv dal 2010. La seconda è l'assedio a Veolia Cargo, tanto
per mettere le cose in chiaro e dare spago a chi dice che Artesia è un «morto
che cammina». Non è un'operazione né facile né rapida. Veolia Environnement,
gruppo fortemente indebitato, ha annunciato di voler mettere sul mercato
«almeno un miliardo di euro di attivo» per rimpinguare le sue casse. La filiale
Cargo è in buona posizione per uscire dal consolidato. Di prezzo non se ne
parla, ma un riferimento è il fatturato, ovvero 188 milioni di euro l'anno fra
Germania, Belgio, Francia, Olanda e Italia. Anche se bisognerà tenere conto del
fatto che lo scorso anno i conti sono andati in rosso o la recessione non
promette ricchi introiti immediati. «Non c'é ancora una tempistica definitiva»,
ammette Moretti, anche lui al corrente del fatto che questa non sarà una
partita fra Italia e Germania, perché Deutsche Bahn ha altri progetti.
Probabile che sia consapevole delle tentazioni della Sncf e anche del fatto che
è difficile immaginare un via libera dell'Antitrust Ue ad un acquisizione da
parte di chi già detiene il 90% del trasporto ferrato in Francia. A Bruxelles
si ipotizza un patto salomonico, che porterebbe Fs a prendere le attività
transalpine, e la Société a intascarsi quelle tedesche e italiane. Come intesa,
viene fatto notare, potrebbe soddisfare tutti. Colloqui a proposito potrebbero
essercene fra una settimana a Lipsia dove Moretti e l'omologo francese
Guillaume Pépy saranno fra i protagonisti di un affollato convegno sui
trasporti europei. Potrebbe essere il momento per il fare il punto sul futuro
e, magari, intavolare qualche chiacchiera su un vecchio progetto dell'ad di Fs:
la linea Berlino-Londra, di cui si parla da tempo e che ora potrebbe non essere
più solo un sogno.
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Retroscena L'alta
finanza arriva in Sala Rossa Il Pd convoca in Comune la Compagnia di San Paolo
Parola d'ordine: «chiarezza». E' la ragione che ieri ha spinto il Consiglio
comunale a convocare nei prossimi giorni i vertici della Compagnia di San
Paolo: in primis Angelo Benessia, il presidente. Il «rendez-vous» si terrà
nella conferenza dei capigruppo in seduta congiunta con la prima commissione
comunale. Un'iniziativa «forte», che dimostra l'attenzione con cui la Sala
Rossa segue le vicende della Compagnia. Obiettivo: ottenere chiarimenti sulle
ultime operazioni finanziarie, con le ricadute per il
nostro territorio, permettendo a tutti di porre domande e scongiurando
ricostruzioni inesatte o strumentali alla battaglia politica. Parola del
capogruppo del Pd Andrea Giorgis. Ieri, in conferenza capigruppo, ha ottenuto
di far confluire le due interrogazioni presentate dal Pd (Cassiani) e dalla
Lega Nord (Carossa e Angeleri) nella richiesta bipartisan di un'audizione dei
vertici della Compagnia. Ora si andrà al chiarimento, aperto al pubblico:
quanto basta per imporre ai capigruppo un corso accelerato di alta finanza. Al
centro del dibattito politico, iniziato dal deputato del Pd Stefano Esposito
con un'interrogazione al ministro Tremonti, la complicata operazione finanziaria annunciata a inizio maggio dalla Fondazione, che
potrebbe portare al 30 di giugno la Compagnia ad acquistare un altro 1,93% del
gruppo Intesa e quindi a rafforzare la partecipazione sfiorando il 10 per
cento. La prima tappa è del marzo
( da "Repubblica, La"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XV - Bologna
Con lo pseudonimo di "Agente americano" l´autore spiega l´ascesa dell´economia
come pensiero unico Il neoliberismo che ha ucciso la politica L´andamento è
quello di un giallo fitto di riunioni segrete tra miliardari e lobbisti
MASSIMILIANO PANARARI è un libro curioso; non a caso, fa parte nella collana di
"libri balzani" diretta da Beppe Cottafavi per Aliberti. Ma, sotto le
spoglie della fiction, si rivela tremendamente serio, perché racconta la storia
politico-economica e culturale che, dagli anni ?80, giunge sino ai nostri
giorni, sconvolti da una drammatica crisi finanziaria che sta gettando tanti nella povertà. Cosa c´entrano i mutui
subprime con l´architettura politico-sociale ed economica degli ultimi tre
decenni, quella che va sotto il nome di neoliberismo (o ultraliberalismo)? A
ben guardare, moltissimo, come dimostra La Congiura, curioso esperimento che
racconta la globalizzazione neoliberista in maniera romanzesca come un piano
criminale ordito dai "Padroni dell´Universo", la superclasse di
potenti che ha lavorato per imporre il "fondamentalismo di mercato" e
distruggere lo Stato sociale: per l´appunto la storia dei nostri anni a partire
dall´elezione di Ronald Reagan e Margaret Thatcher e, poi, dei loro emuli in
giro per il mondo. La storia della vittoria ? feroce e senza pietà ?
dell´economia sulla politica, ridotta a sua ancella e, spesso, "utile
idiota", mentre le sperequazioni sociali aumentavano mostruosamente, i
ricchi diventavano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La
particolarità del libro ? scritto da un anonimo Agente americano (un po´ sul
genere de Il broglio, edito sempre da Aliberti), dietro a cui si nasconderebbe
un trio composto da un economista, un banchiere e un filosofo ? consiste nella
narrazione del trionfo del turbocapitalismo sotto forma del memoriale ritrovato
di uno dei top manager di Lehman Brothers, sbattuto in carcere per i reati
finanziari commessi, il quale, costretto in una cella, trova forzatamente il
tempo di riordinare le idee e di ripercorrere per filo e per segno le gesta dei
membri della cospirazione. L´andamento è quindi quello di una sorta di giallo,
fitto di riunioni segrete tra miliardari, lobbisti, intellettuali, capitani
d´impresa e politici, tra piscine e squillo d´alto bordo, ma i nomi, e quanto
accaduto, sono terribilmente veri. Come le idee economiche e la filosofia
antiegualitaria che il libro spiega benissimo, mentre la storia della conquista
dell´Occidente da parte dei congiurati si dipana come un thriller e si legge
tutta d´un fiato.
( da "Stampa, La" del
19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Piëch diserta il
vertice di Stoccarda sul futuro della casa Fusione più lontana BERLINO Ora che
un compromesso appariva ormai a portata di mano si riapre la lunga guerra di
nervi tra Porsche e Volkswagen. E la nascita di un'«azienda automobilistica
integrata» - cioè la fusione tra le due società - sembra un po' più lontana. A
far saltare un equilibrio precario raggiunto meno di due settimane fa è stata
la decisione di Ferdinand Piëch, co-proprietario di Porsche e presidente del
consiglio di sorveglianza di Volkswagen, di non presentarsi a sorpresa alla
riunione convocata ieri per discutere il futuro di Porsche. Un gesto
interpretato come un affronto - non il primo da parte di Piëch - e che ha
finito per scaldare ulteriormente gli animi, proprio mentre ieri 6.500
dipendenti di Porsche incrociavano le braccia davanti agli stabilimenti di
Weissach, Zuffenhausen e Ludwigsburg. Obiettivo della loro protesta: Ferdinand
Piëch, colpevole di aver messo in dubbio qualche giorno fa la solidità finanziaria di Porsche. Proprio il tema della situazione dei
conti del costruttore di Stoccarda doveva essere al centro dell'incontro
disertato da Piëch. Una situazione tuttaltro che rosea. Nel 2005 Porsche ha
lanciato la scalata a Volkswagen - un gruppo 15 volte più grande per fatturato
- ed è arrivata a controllarne nel frattempo il 51%. La crisi finanziaria e i calcoli sbagliati
dei manager di Porsche, che puntavano a una scomparsa della cosiddetta «Legge
Vw» (la norma che assegna al Land della Bassa Sassonia il 20% circa di Volkswagen
e dunque un potere di veto), hanno trasformato quell'avventura in un incubo.
La scalata è fallita proprio in dirittura d'arrivo, lasciando nelle casse del
costruttore della 911 un buco di circa circa nove miliardi. Tanto che, secondo
alcune indiscrezioni, in discussione ci sarebbe ora un aumento di capitale tra
quattro e cinque miliardi. Non solo, ma stando alla stampa tedesca già a marzo
Porsche avrebbe chiesto a Volkswagen di essere acquistata, dopo aver incontrato
difficoltà nella proroga di una linea di credito. E, secondo lo Spiegel, i
vertici della società di Stoccarda si sarebbero spinti fino all'impensabile:
cercare contatti con la banca a controllo statale Kfw per ottenere informazioni
sulle condizioni per accedere ai crediti pubblici. Voci, queste, rispedite al
mittente dalla società. Il presidente del consiglio di sorveglianza di Porsche,
Wolfgang Porsche, e Hans Michel Piëch, fratello di Ferdinand, «mi hanno
assicurato che Porsche resterà indipendente e che le famiglie proprietarie sono
abbastanza forti da garantire questa indipendenza», ha tuonato il responsabile
del consiglio di fabbrica di Porsche, Uwe Hück. \
( da "Manifesto, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Oblio dell'89 Rada
Ivekovic: «Il crollo è stato anche ad ovest. Ma sono cambiate solo le forme
dell'egemonia e del dominio. Europa colpevole» Andrea Rossini Dove si trovava
quando ha saputo del crollo del Muro di Berlino e come ricorda quel momento?
Ero a Zagabria. Ricordo una grande speranza, un'apertura per la fine della
divisione dell'Europa. Un momento di responsabilità, una chiamata personale.
Ancora non sapevo che sarebbe finita anche la Jugoslavia. Poco prima era morta mia
madre, ed era morto lo scrittore Danilo Kis, importante per la mia generazione.
Non avevo previsto la violenza che sarebbe venuta. Pensavo alla
democratizzazione di alcuni Paesi dell'Europa dell'Est, che si sarebbero
trasformati per assomigliare un po' di più alla Jugoslavia. E anche se il
modello jugoslavo non era riuscito, noi eravamo ancora concentrati sulla
differenza tra teoria, non sbagliata, e prassi non sufficientemente buona. Poi
abbiamo capito che non era crollato solo il sistema chiuso del socialismo, ma
che il Muro era caduto da entrambe le parti, nostante si celebrasse il trionfo
del modello capitalistico occidentale. Noi che eravamo nei Balcani ci siamo
resi conto ben presto che il Muro era caduto da tutte e due le parti. Ora non
siamo arrivati ad un sistema internazionale democratico, sono solamente
cambiate le forme dell'egemonia e del dominio. Di questo siamo tutti
responsabili. Oggi, con la crisi
finanziaria, vediamo con maggiore chiarezza i limiti
del modello occidentale, si sa bene che è stata una sconfitta. Allora non lo si
vedeva e ancora oggi in Occidente non lo si comprende sufficientemente. La fine
della Jugoslavia era scritta nei fatti dell'89? Per molto tempo non
abbiamo considerato gli eventi successivi come parte del disfacimento
dell'equilibrio della Guerra Fredda in Europa. Ci vedevamo come un caso a
parte. Non lo eravamo. Certo erano già visibili le barricate serbe nelle
regioni croate, in Krajina, ma mentre sei dentro il processo non sei sicuro di
cosa stia accadendo. Oggi tutti dicono che lo sapevano, io non lo sapevo.
Temevo un travolgimento ma non così rapido e violento. Esiste ancora un Muro
che separa Europa occidentale e orientale? Abbiamo iniziato un percorso, ma il
Muro esiste sempre, perlomeno nella testa delle persone. La divisione non è
risolta. Certo, la gente viaggia di più, almeno le élites e c'è una qualche
circolazione di idee. Ma il problema è che i confini sono sempre più proiettati
all'interno dell'Europa, e si chiamano razzismo, problemi economici e di classe,
problemi sociali, migrazioni. L'Europa è divenuta un soggetto più forte o più
debole con il 1989? Ha avuto un'occasione storica per divenire un soggetto più
forte, ma non è stata colta. Il momento per una soggettività forte europea, a
livello internazionale, evidentemente non è ancora giunto. Ma a questo punto mi
chiedo anche se ce ne sia la necessità, e quale speranza porterebbe. Il
problema è che l'Europa non si è assunta le responsabilità che doveva
assumersi, per eventi che vanno ben al di là delle crisi
degli anni '90. Quelle per la Seconda guerra mondiale, con lo sterminio, la
conseguente espulsione degli ebrei e la creazione di Israele, che è una
creazione coloniale. Il conflitto in Palestina continua e non vedo l'Europa
agire su questo con intelligenza. Perché in Europa siamo tutti colpevoli di
quanto è accaduto agli ebrei, non solo il popolo tedesco. Ma su tutto questo
esiste una memoria distorta, che assomiglia all'oblio. L'oblio dei palestinesi
a favore degli israeliani. L'altro grande oblio è quello della storia coloniale
europea. Il colonialismo storico è finito negli anni '60, ma oggi proietta le
sue conseguenze sulle grandi migrazioni, e l'Europa non se ne assume la
responsabilità. Si chiude, basta guardare cosa accade in questi giorni a Lampedusa.
Il terzo oblio è quello della costruzione dell'Europa attraverso la violenza,
le guerre periferiche, come quelle della ex Jugoslavia negli anni '90 e altre,
a minore intensità, ma che continuano ancor oggi, nel Caucaso e in Russia.
L'Europa si sta costruendo su questi oblii. Che legame c'è tra questi elementi?
Non è un processo lineare, dal punto di vista temporale. L'immigrazione, il
colonialismo e le guerre nei Balcani si congiungono in una contemporaneità
paradossale. Cioè non sono elementi contemporanei, ma lo divengono nel processo
di costruzione dell'Europa, nel modo in cui l'Europa rimuove i problemi non
risolvendoli. Li circoscrive, li limita, crea delle partizioni senza prendersi
cura dell'insieme. Come dovremmo ricordare il 1989? Quell'anno ha visto eventi
più importanti di quanto è avvenuto in Europa. Il 1989 è l'anno della violenza
a Tien An Men, del grande cambiamento in Cina verso una forma di «capitalismo
socialista», una forma specifica di neoliberismo. Stessa cosa in India, dove
l'89 è stato l'anno della grande apertura al mercato, della fine del progetto
socialista. In questi due Paesi in quell'anno emergono in maniera radicale le
divisioni interne, la sempre maggiore povertà di una parte della popolazione a
fronte delle sempre maggiori ricchezze di un'altra. L'Europa rappresentava solo
in scala minore il modello di una divisione che è caduta. Così come nei Paesi
dell'Est, in India e in Cina nell'89 sono stati abbandonati tutti i progetti di
welfare state, così anche in Europa occidentale si è cominciato a metterlo
sotto attacco. Era l'inizio della visibilità della globalizzazione. La memoria
del comunismo ha la forma di paccottiglie, distintivi e stelle rosse vendute
per la strada. Cosa dovremmo ricordare di quel periodo? Molto è da ricordare,
ma è intervenuto un problema: il passaggio ad un'altra forma di linguaggio, con
la perdita di senso. Abbiamo conosciuto un processo di de-semantizzazione
rispetto a quanto avevamo prima. Si è rovesciato tutto. La perdita di senso ha
provocato una perdita di passione politica e di giudizio. Questo percorso ha
favorito la perdita della memoria: cosa vuoi ricordare, se ricordi il rovescio?
Siamo di fronte ad un problema teorico che riguarda il linguaggio e i paradigmi
in generale. Serve una rivoluzione epistemologica, nel pensiero e nel
linguaggio politico. Non solo dentro l'Europa, ma insieme ai Paesi del Sud e ai
continenti ex colonizzati. Credo che certe cose ci verranno dal Sud. Anche
dall'Est forse, cioè dalle parti non egemoniche del pianeta. Sotto questo
profilo, anche l'Est si trova a Sud. Osservatorio Balcani e Caucaso
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-19 - pag: 2 autore: Avidità e modelli di
sviluppo. Aspettative di espansione eccessive a fronte di una natalità in
declino La cicogna non fa aumentare più il Pil di Ettore Gotti Tedeschi N
ell'uomo c'è anche una vocazione alla "creatività distruttiva" che si
tende a ignorare, argomentando fin troppo sulla necessità di "distruzione
creativa". è questa creatività distruttiva che va analizzata per capire
questa crisi e per formulare progetti. Siamo così certi che la crisi nasca dal
cattivo uso di strumenti, quali l'innovazione finanziaria, l'espansione
creditizia,rischi sottovalutati, insufficiente regolamentazione...? E siamo
così tranquilli che questa crisi sarà risanabile quale incidente temporaneo e
riassorbibile dei mercati finanziari? Io temo di no e poiché di valutazioni imprudenti degli
economisti si riempiono libri interi, vorrei limitarmi a proporre una
ipotesi alternativa di spiegazione dell'origine di questa crisi. E la propongo
anche in risposta all'autodifesa fatta dall'ex governatore della Fed, Alan
Greenspan, pubblicata dal Sole 24 Ore il 14 maggio. Che curioso! La maggior
bolla è conseguenza della sua strategia politico-finanziaria
adottata durante la presidenza della Fed. C'è una domanda chiave che non ci si
pone: perché Greenspan è stato " costretto" a produrre varie bolle?
Non ci si chiede e si ignora perché in un certo momento negli Usa si è deciso a
livello governativo di adottare modelli e strumenti straordinari e pericolosi:
ma per risolvere quale problema? Molti economisti nelle loro spiegazioni
partono dalle misure adottate per risolvere il problema (credito, finanza
ecc.), non dal problema. Analizzano cioè gli effetti senza arrivare alle cause.
E le cause sono nella crescita insufficiente ad assorbire i budget necessari e
rigidi. Ma perché la crescita è stata insufficiente? Ho l'impressione che
spesso si tenda a confondere cause con effetti, cioè a considerare le scelte di
modelli di sviluppo, l'uso di strumenti finanziari, i
rischi sottovalutati cause anziché effetti, o meglio cause anziché strumenti
usati per cercar di risolvere i problemi generati dalle cause prime e
originali. Perciò per distinguerle propongo di riflettere sulla seguente
domanda: perché si è stati costretti a utilizzare e lasciar utilizzare detti
pericolosi strumenti finanziari innovativi,
sottovalutazione pericolosa del rischio ecc.? La risposta probabilmente è: per
compensare un fenomeno che si voleva ignorare nelle sue radici, cioè
l'insufficiente crescita economica dovuta a insufficiente natalità. Se
volessimo poi riflettere su cosa realmente è fallito, dovremmo domandarci quali
obiettivi ci si era proposti che dovevano avere successo. L'economia ha infatti
tre grandi compiti: valorizzare le risorse disponibili con il loro uso più
efficiente; assicurare sviluppo e benessere sostenibile; distribuirlo a tutti.
Possiamo riconoscere che questi tre compiti non sono stati realizzati con
successo. Perché? Perché non hanno avuto un vero fine, un vero senso superiore,
non hanno avuto l'uomo,la persona,come riferimento vero, anzi si direbbe che
sia statol'uomo sussidiario ad altri progetti. Chi ha fallito principalmente è
stato perciò il tentativo di produrre uno sviluppo economico forzato,
consumistico e a debito che ha provocato spreco di risorse, sviluppo illusorio
(con quel che ha comportato sui valori borsistici) e conseguente distruzione di
ricchezza, anzichè distribuzione della stessa. E tutto ciò per compensare uno
sviluppo insufficiente delle nascite nel mondo occidentale iniziato a metà anni
70 (con differenze fra Europa e Usa), insufficiente a garantire la crescita
necessaria alle ambizioni politiche e il benessere preteso. Sviluppo delle
(non)nascite influenzato dalle dottrine neomalthusiane, ormai divenute
"dogmi non negoziabili", ma che hanno concorso a privare le scelte
economiche di un vero "fine" costringendole a un fine meramente
egoistico. Poi gli strumenti usati per tentare di compensare tale sviluppo
insufficiente saranno anche stati mal scelti e gestiti, ma non sono stati loro
l'origine vera della crisi. Il mercato funziona se l'economia è reale con
risorse scarse, se le risorse sono solo finanziarie e
"creative" (illimitate), esso produce solo carta... Ma la colpa non è
del mercato. Se lo sviluppo della popolazione non è sufficiente a far crescere
Pil ambiziosi necessari ad assorbire budget "impegnativi" (quali
quelli Usa), si genera conseguentemente maggior crescita di costi fissi
(sociali: pensioni, sanità...) legati all'invecchiamento della struttura della
società. Ciò non permette anzitutto la riduzione delle tasse, con quel che ne
consegue sugli investimenti e consumi. In compenso ciò diminuisce il tasso di
crescita del risparmio e conseguentemente degli asset finanziari
disponibili sul mercato per esser intermediati e investiti, conseguentemente
infine il loro costo. Essere antimalthusiano è quasi una forma di negazionismo,
richiamare l'esigenza di "valori morali " in economia, dopo Keynes, è
diventato improponibile, l'economia deve avere la sua autonomia morale. Bene,
ma allora perché prendersela con finanzieri e banchieri che non hanno avuto
senso morale, se l'economia non deve averlo? Io invece credo che l'economia sia
un mezzo che senza un fine fatichi ad esser produttiva realmente. Credo non
possa avere la sua autonomia morale altrimenti diventa lei fine e l'uomo mezzo,
a lei sussidiario, strumento di consumo per sostenere esigenze di crescita
economica ambiziosa, come è affettivamente avvenuto. Parafrasando la legge di
Gresham, la morale cattiva ha scacciato quella buona creando un sistema che ha
trasformato l'uomo facendogli sacrificare troppi valori, taluni in modo
innaturale, per lo sviluppo economico. Riuscire a invertire questa tendenza nei
fatti, e non solo nelle parole, non sarà impresa facile.Dimenticando
l'uomo,l'economia ha fallito il suo compito: le risorse sono state sprecate, lo
sviluppo è stato illusorio, la distribuzione della ricchezza solo
opportunistica. Rimettersi a fare figli è tardi per riavviare lo sviluppo a
breve (solo con effetti a lungo), sostenere lo sviluppo dei paesi poveri con la
nostra capacità produttiva e fare così una good bank per equilibrare la bad
bank è un progetto ambizioso ma troppo complesso, altruistico e a lungo termine
per essere ascoltato (ci crede solo Gordon Brown). Non resta che ridimensionare
le nostre aspettative, sempreché alle prossime assemblee societarie i nuovi
azionisti di riferimento concordino con il nostro modello di benessere...
L'autore è banchiere © RIPRODUZIONE RISERVATA LE SPEREQUAZIONI La morale
cattiva ha scacciato quella buona: i valori sono stati dimenticati e le
politiche distributive hanno trascurato ampie fasce della popolazione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-19 - pag: 8 autore: SUPERATO IL DOLLARO Nelle
riserve di Mosca vince l'euro La Russia prende le distanze dal dollaro. Nel
2008, secondo il rapporto annuale della Banca centrale russa, l'euro ha superato
la valuta americana nelle rispettive quote delle riserve internazionali.
Seguendo un progetto di diversificazione, Bank Rossii ha aumentando la
percentuale delle proprie riserve in euro dal 42,4 al 47,5%: ai danni del
dollaro, sceso dal 47% del 1Úgennaio 2008 (e 49% del 1Úgennaio 2007) al 41,5
per cento. Il timore della Russia, ma anche della Cina, è di veder svalutare il
valore dei propri investimenti in Buoni del Tesoro americani mentre gli Stati
Uniti cercano una via d'uscita alla crisi. Per questo
a ogni vertice internazionale - come è avvenuto al G-20 di Londra in aprile-
riemerge la proposta di affidare agli organismi internazionali la creazione di
una valuta di riserva nuova: proposte che finora, tuttavia, non hanno avuto
molto seguito. Le altre valute che completano le riserve russe sono la sterlina
e lo yen: la percentuale della prima è rimasta stabile al 9,7%, mentre la quota assegnata allo yen è cresciuta dallo 0,8 all'1,3
per cento. «Nella seconda metà del 2008- scrive la Banca centrale russa- a
causa della crisi finanziaria e a fronte dei problemi di liquidità sui mercati esteri, i
rischi legati alla gestione delle riserve in valuta sono aumentati». A.S.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-19 - pag: 42 autore: Noprofit. I 230
enti erogano ogni anno 7,7 miliardi di euro Patrimonio a 140 miliardi per le
Fondazioni europee MILANO I patrimoni delle fondazioni europee ammontano a
circa 140 miliardi di euro, nonostante non siano stati
risparmiati dalla crisi finanziaria degli ultimi mesi. Il dato è emerso da un'analisi delle
fondazioni che hanno partecipato ai lavori a Roma per la XX edizione
dell'assemblea annuale dell'European Foundation Centre (Efc) dal titolo:
«Combattere la povertà e creare opportunità». L'Efc, costituita nel
1989, è un'associazione internazionale indipendente che raccoglie 230
fondazioni europee, che erogano ogni anno circa 7,7 miliardi per attività
filantropiche. Difficile avere un calcolo aggregato delle perdite dell'ultimo
anno. Può essere, però, ugualmente significativo il dato delle 22 fondazioni
maggiori riunite nell'Effio (associazione dei responsabili finanziari delle
fondazioni europee), che hanno visto gli asset gestiti scendere dai 70 miliardi
del 2007 ai 50 del 2008, con un calo di poco meno del 30 per cento. «Il
contesto di mercato ha segnato tutti. è difficile però individuare il tasso
medio di perdite delle fondazioni europee nell'ultimo anno. Le migliori
performance dei portafogli diversificati, al netto del portafoglio strategico
concentrato su un singolo titolo, sono di poco superiori allo zero con la
migliore in assoluto positiva per il 3%, mentre le peggiori si aggirano attorno
al -50 per cento» ha commentato Piero Gastaldo, segretario generale della
Compagnia Sanpaolo e presidente del comitato che ha organizzato la tre giorni
di Roma. «Fra i temi più dibattuti - ha proseguito Gastaldo riferendosi alla
tre giorni di lavori di Roma- si è parlato in più occasioni di come affrontare
la crisi. Ci sono poche fondazioni che hanno scelto di
concentrare i propri investimenti sul monetario alle prime avvisaglie di
recessione, e molte altre che hanno sofferto per l'eccessiva esposizione
all'azionario. Ma la vera sfida si gioca sul lungo termine». E le fondazioni
europee hanno già riposizionato i portafogli su profili di rischio più adatti
all'attuale panorama finanziario. Delle 230 fondazioni europee, attualmente ben
29 superano il miliardo di patrimonio. Fra le prime dieci per asset ne
compaiono quattro italiane: Compagnia Sanpaolo, Fondazione Cariplo, Fondazione Crt
e Fondazione Mps. La più grande per patrimonio in Europa, però, è britannica:
The Wellcome Trust con circa 13 miliardi di euro. Per altro dal confronto
europeo emerge che l'investimento concentrato su una singola società, accanto a
un portafoglio diversificato, non è una peculiarità italiana, come nei casi
delle fondazioni di origine bancaria. Il 30% circa delle fondazioni europee,
infatti, ha scelto di investire gran parte delle proprie risorse su un'unica
società. Oltre ai casi tedeschi della fondazione Bertelsmann e della fondazione
Robert Bosch. Ma anche in Danimarca a guardare bene il listino si scopre che
fra le prime dieci socità per capitalizzazione ben sei sono controllate da
fondazioni. Mo.D. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PERDITE La crisi
ha comunque inciso sugli asset gestiti: per le 22 maggiori istituzioni del
Vecchio continente il calo è stato del 30%
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-19 - pag: 43 autore: Fondi. Il
co-amministratore delegato di Permira Gianluca Andena: «Lascio tra un anno»
«Vent'anni di private equity, ruolo forte anche nella crisi»
Dal 1985 al 2008 il ritorno medio annuo è stato del 26% Alessandro Graziani
MILANO Uno dei pionieri del private equity in Italia lascia il settore.
Gianluca Andena, 50 anni, coamministratore delegato di Permira Italia in tandem
con Nicola Volpi, dopo venti anni di attività e una serie infinita di
operazioni ha deciso di cambiare. Segno che il private equity è in crisi? «No, assolutamente. Anzi credo che per il nostro
settore si apra una fase di grandi opportunità. Dopo venti anni di attività nel
private equity, ho maturato la scelta di voltare pagina – spiega Andena –
vedremo cosa fare tra un anno,perché nel frattempo resterò in Permira. Ma mi
sembra corretto annunciare per tempo al mercato la mia uscita, soprattutto dopo
venti anni di carriera e alla luce del prossimo commitment di lungo periodo
relativo a nuovi fondi, ciascuno dei quali ha una durata decennale». Nella sua
lunga carriera,Andena ha visto nascere e poi svilupparsi il private equity in
Italia. «Nel 1989, quando ho iniziato, si lavorava ancora su operazioni piccole
e domestiche. Da allora, è cambiata la dimensione dei fondi raccolti e delle
operazioni effettuate. E i maggiori private equity sono diventati operatori
paneuropei e poi mondiali». Le soddisfazioni per gli investitori (soprattutto
banche, assicurazioni, fondi pensione)non sono mancate: «dal 1985 al 2008, il
ritorno medio annuo di Permira è stato del 26%».E tuttavia la recente crisi finanziaria ha messo sotto accusa – insieme a tutti i
protagonisti dell'industria finanziaria – anche i
fondi di private equity. Soprattutto per l'eccesso di leva finanziaria
che, talvolta, ha caricato di troppo debito le società acquisite. «Attenti a
demonizzare il private equity – commenta Andena – perchè i fondi stanno
svolgendo un ruolo importante a sostegno delle tante aziende in cui hanno
investito. Certo, in alcuni casi le acquisizioni sono state fatte con un
indebitamento troppo "tirato". Ma è un problema comune a tante
società industriali che sono anch'esse cresciute facendo ricorso al debito. Il
vero problema è il calo della domanda mondiale, che accomuna tutte le
situazioni ». Qualche situazione critica, però, è presente anche nei portafogli
dei private equity. Basta pensareai multipli a cui sono state fatte molte
acquisizioni negli ultimi anni.«Non c'è dubbio che alcune operazioni,ai valori
attuali,risentono della crisi. Ma le minusvalenze,
finchè non si vende, sono teoriche. Aspettiamo che la crisi
sia finita per dare valutazioni». è certo comunque, sostiene Andena,che in futuro
anche il private equity dovrà cambiare. «Bisognerà basarsi meno sulla finanza e
più sull'industria, tenere conto di valutazioni basate su multipli meno elevati
rispetto al passato. Quanto allaraccolta –osserva Andena – essa dipenderà dalle
condizioni dell'economia. In generale, direi che l'importo dei singoli fondi
raccolti potrebbe essere ridimensionato». Le opportunità d'investimento, in
ogni caso, non mancano mai e la crisi ne ha create
molte altre. Ma in un mercato incui i finanziamenti bancari tendono a ridursi,
i private equity tornano a competere nelle acquisizioni con le imprese. In
venti anni di attività, quale operazione ricorda come la migliore? «Sono tante.
Ricordo quando 15 anni fa, creammo il polo dei caravan con l'operazione
Caravans International. Fu una grande operazione dal punto di vista
industriale. Senza contare che Permira – ricorda, sorridendo, Andena –
moltiplicò per 10 volte il capitale investito. E poi Grandi Navi Veloci, con il
decano degli armatori italiani Aldo Grimaldi». E tra le più recenti?
«Sicuramente, l'acquisizione di Valentino Fashion Group. Sia per la dimensione
dell'operazione, sia perchè fu combattuta fino all'ultimo, sia perchè ha
permesso a Permira di avviare rapporti stabili con un ramo della famiglia
Marzotto, che poi è diventato nostro partner. Valentino ha chiuso il 2008 con
un fatturato di 2,2 miliardi e un ebitda di 320 milioni. Resto in Permira
ancora un anno e quindi avrò il tempo per vedere completata la pianificazione
della creazione di valore, anche dopo l'impatto che la recessione ha avuto sul
settore del luxury fashion».C'è un'operazione che non rifarebbe? Forse
Ferretti? «Ferretti è una delle più belle operazioni. Difficile rispondere
perchè non abbiamo mai perso soldi in un'operazione.Ferretti l'abbiamo
supportata per dieci anni, poi nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-19 - pag: 43 autore: Tlc. Emissione
obbligazionaria al 2017 da 750 milioni di sterline Telecom torna sul mercato
dei bond MILANO «I fondi obbligazionari inglesi stanno registrando forti
afflussi di denaro da parte dei piccoli risparmiatori, che hanno deciso di
puntare sulle obbligazioni. Per questo i fondi hanno molti soldi da investire
in corporate bond». Basta forse questa nota di "colore" per capire
perché Telecom Italia abbia deciso di emettere ieri un prestito obbligazionario
denominato in sterline inglesi: sul mercato britannico c'è tanta domanda. C'è
voglia di comprare. C'è voglia di investire.E in effetti il bond, della durata
di 8 anni e mezzo, ha raccolto in una mattinata 1,8 miliardi di sterline di
ordini d'acquisto. Così Telecom, che nelle prime ore della giornata aveva
annunciato un'emissione da 500 milioni con un rendimento di 450-460 punti base
sopra i titoli di Stato inglesi, ha potuto aumentare l'importo fino a 750
milioni e fermare il rendimento a 450 punti base. Il che equivale a una cedola
del 7,375%. La storia di questa operazione è un chiaro esempio di come il
mercato obbligazionario sia in forma in questo periodo. Con la crisi finanziaria che – almeno in apparenza – ha un po'
ridotto la drammaticità, gli investitori sono tornati a fare il loro lavoro:
investire. Lo fanno i grandi fondi, le assicurazioni e – attraverso i fondi –
anche i risparmiatori. Questo rinnovato appetito per le obbligazioni ha dunque
avuto due effetti: da un lato ha incentivato le società ad emettere tanti bond,
dall'altro ha piano piano ridotto i rendimenti offerti. Per capire l'entità del
fenomeno si pensi che nel primo trimestre 2009 sono stati emessi a livello
globale bond aziendali per un controvalore di 331,7 miliardi di dollari: record
storico. Per capire: nel primo trimestre del 2008 le emissioni erano state
appena 125,6 miliardi. E la corsa è continuata anche dopo il primo trimestre:
fino alla settimana scorsa – calcola Bloomberg – sono stati emessi bond totali
per 727 miliardi di dollari. Le società, insomma, emettono obbligazioni perché
la domanda è tanta e perché i rendimenti sono ritenuti convenienti: è vero che
gli spread (cioè i "premi" rispetto ai titoli di Stato) sebbene in
calo sono ancora alti, ma è anche vero che i tassi d'interesse sono a livello
assoluto sui minimi storici. è così che Telecom Italia quest'anno ha emesso già
tre prestiti obbligazionari per 2 miliardi di euro. Ed è così che è nata anche
l'operazione di ieri: l'emissione di Telecom Italia è figlia di questo mercato
iper-tonico. Il gruppo telefonico ha quindi approfittato dell'interesse da
parte degli investitori, ma anche di una particolare situazione contingente che
rende il mercato in sterline più conveniente. Le banche collocatrici del bond
hanno infatti stimato a spanne che se Telecom avesse emesso lo stesso bond in
euro, invece che in sterline, avrebbe pagato qualcosa come 40 centesimi di
punto percentuale di interessi in più. Insomma, Telecom ha sfruttato
l'occasione per raccogliere fondi e mettere fieno in cascina per le scadenze
future: da qui al 2011, infatti, il gruppo telefonico dovrà rimborsare bond per
oltre 9 miliardi di euro. L'operazione – scrive il gruppo in una nota – «si
inserisce nel processo di rifinanziamento anticipato del debito in scadenza e
va a coprire le scadenze del 2010». My.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMANDA
ELEVATA Il gruppo italiano aumenta il valore del collocamento dopo avere
raccolto ordini per 1,8 miliardi di sterline in poche ore
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-19 - pag: 11 autore: New Delhi. Dopo il successo
ottenuto dai Gandhi e Singh India, la Borsa euforica
scommette sulle riforme NEW DELHI I mercati finanziari indiani hanno salutato le promesse di stabilità portate
dall'inatteso trionfo elettorale della United Progressive Alliance, guidata dal
Congress Party di Sonia Gandhi e del premier Singh, con il rialzo di borsa più
consistente in quasi due decenni. Il Sensex,l'indice dei 30 titoli guida
del Bombay Stock Exchange, ieri ha fatto segnare un incremento del 17,34% prima
che la seduta fosse interrotta per eccesso di rialzo, mentre la rupia ha
guadagnato il 3% sul dollaro, l'impennata più grande in un singolo giorno da un
decennio, toccando i massimi da cinque mesi a questa parte. Tanto entusiasmo è
giustificato in parte dal sollievo per lo scampato pericolo di un parlamento
spaccato in due e di un esecutivo debole, due previsioni che nelle settimane
passate sono ricorse pressoché in tutte le analisi pre-elettorali. E in parte
dalla speranza che, affrancatasi dall'ingombrante compagnia dei partiti
comunisti, la coalizione di governo possa intraprendere quel programma di
liberalizzazioni e privatizzazioni che dovranno rilanciare l'economia indiana e
che nell'ultimo quinquennio non sono state possibili. «In mancanza di pressioni
provenienti dai partner della coalizione, procedere sul sentiero delle riforme
sarà più semplice», spiega Suresh Tendulkar, presidente del Prime minister
economic advisory council, un think-tank che assiste il capo del governo nella
definizione della politica economica. Alla coalizione uscita vincente dal voto
non mancano che 10 seggi per avere la maggioranza assoluta e i primi
riposizionamenti di alcuni partiti regionali sembrano garantire ampi margini di
manovra per il futuro. «La stabilità prosegue Tendulkar- darà modo di
intraprendere quelle politiche in cui la leadership crede. Nel caso specifico
ci sono alcune riforme cruciali che potrebbero essere compiute in tempi
rapidi». Tra i settori citati da Tendulkar c'è quello assicurativo, dove da
anni si dibatte sull'opportunità di alzare dal 26 al 49% la quota massima
detenibile dai partner stranieri. Una riforma che, assieme a quella che
potrebbe liberalizzare almeno in parte il mercato della grande distribuzione, è
stata osteggiata con successo per anni dai partiti di sinistra. Un altro ambito
che potrebbe registrare dei cambiamenti è quello bancario, dove la presenza sul
territorio di istituti di credito internazionali continua a essere modesta e i
diritti di voto degli investitori stranieri nelle banche private indiane restano
contingentati al 10 per cento. Sul fronte più strettamente finanziario
potrebbero venire rilassate le norme che regolano gli investimenti dei fondi
pensione esteri, mentre su quello dell'energia il managing director della Oil
& Natural Gas Corporation R.S. Sharma ha detto ieri di attendersi maggiore
libertà, in futuro, nello stabilire le tariffe. Un'ipotesi che per anni è stata
politicamente improponibile e che ieri invece ha spinto al rialzo di 20 punti
percentuali il titolo del colosso energetico. A livello ufficiale nessuno ha
ancora parlato di possibili privatizzazioni ma, data la forte presenza statale
in numerosi settori produttivi e il preoccupante livello di deficit fiscale
raggiunto quest'anno, l'ipotesi potrebbe prendere corpo nei prossimi mesi. Ma.
Mas. © RIPRODUZIONE RISERVATA PIù LIBERISMO? Un governo senza i comunisti
dovrebbe permettere di attuare un'agenda di privatizzazioni e apertura agli
investimenti
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 19/05/2009 - pag: 31 Le operazioni Eni e Telecom,
ritornano i corporate bond Tornano ad affacciarsi sul mercato le obbligazioni
cosiddette corporate, emesse cioè da società quotate. Quelle destinate agli investitori istituzionali si erano diradate a
causa della crisi finanziaria internazionale, ma nei primi tre mesi del 2009 le emissioni sono
tornate a ritmi quasi normali. Proprio ieri Telecom Italia ha annunciato il
successo del collocamento di titoli per 750 milioni di sterline a tasso fisso.
La società ha espresso soddisfazione per «l'apprezzamento degli investitori».
Ma sono in arrivo anche le obbligazioni destinate al pubblico: la prima a
lanciarle sarà l'Eni, che sta ultimando le pratiche con le autorità monetarie.
L'importo complessivo sarà compreso tra 1,5 e 2 miliardi di euro.
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 19/05/2009 -
pag: 35 Il caso a New York Primo trimestre in attivo, vola BofA (g.fer.) Nel
corso della seduta ha superato il 13% di incremento, per poi chiudere con un
rialzo del 9,93% a 11,73 dollari. Il titolo di Bank of America (BofA) è stato
ieri tra i protagonisti del rialzo di Wall Street, grazie soprattutto
alla previsione, fatta dagli analisti di Citigroup, di un ritorno all'utile nel
primo trimestre dell'anno. I giudizi positivi sul titolo non sono arrivati
soltanto da Citigroup: Goldman Sachs, per esempio, ha inserito BofA nella sua
lista dei «titoli da comprare». Il ritocco al rialzo delle stime è legato anche
ai guadagni che l'istituto ha ottenuto dalla vendita di azioni della China
Construction Bank. Kenneth D. Lewis di Bank of America
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 19/05/2009 - pag: 35 Il
caso a Milano Cheuvreux e Goldman spingono StM (g.fer.) Sulla scia del rialzo
del Nasdaq, il listino Usa dei titoli tecnologici, ma soprattutto grazie ai
giudizi positivi di Cheuvreux e Goldman Sachs, StMicroelectronics (StM) ha
compiuto ieri un balzo dell' 8,92%, chiudendo a 5,16 euro, il massimo toccato nel corso
della seduta. Sostenuti anche gli scambi (14,3 milioni i titoli trattati). Gli
analisti della banca d'affari francese hanno portato la raccomandazione a
outperform e rivisto al rialzo il targetprice (prezzo obiettivo), fissandolo a
quota 6,5 euro. Da parte sua Goldman Sachs ha elevato il proprio rating, con la
raccomandazione buy (comprare). Carlo Bozotti presidente e ceo StM
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 19/05/2009 - pag: 35 La
Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Corrono i bancari, balzo di Cir Unicredit,
balzato del 12,92% (+7,56% al netto della cedola), ha trainato ieri Piazza
Affari, insieme con l'intero comparto bancario. Al termine delle contrattazioni
l'indice S&P-Mib è salito del 2,07%, mentre il Mibtel è cresciuto
dell'1,39%, con scambi per un controvalore di 2,5 miliardi di euro. Nell'
ambito dei titoli del credito, tuttavia, il rialzo è stato generalizzato.
Particolarmente evidenti, per esempio, i progressi di Banca Mediolanum (+7,87%,
che scende a +5,72% tenendo conto dello stacco), Banca Popolare di Milano
(+8,23% e +5,87% ex cedola) e Banco Popolare (+5,56%). Quanto a Fondiaria- Sai,
la crescita nominale (+5,32%) diventa una flessione dell'1,03% se si tiene
conto del dividendo pagato, mentre gli altri titoli migliori appartengono tutti
o quasi a comparti non finanziari. Cir, per esempio,
la holding industriale del gruppo De Benedetti, ha proseguito la corsa iniziata
dopo la diffusione dei dati trimestrali e ieri ha messo a segno un progresso
del 9,65%. Da parte sua StMicroelectronics, sostenuta dall'ottimo giudizio di Cheuvreux,
è cresciuta dell'8,92%. Bene Telecom Italia (+5,6%) dopo la raccomandazione buy
di Citigroup, mentre Fiat ha ricominciato a correre (+4,12%). Fuori
dall'S&P-Mib, in crescita Tod's (+2,91%, ma +6,3% tenendo conto della
cedola) che nel corso del fine settimana ha annunciato l'incremento della
propria partecipazione in Saks, la catena commerciale americana
dell'abbigliamento di lusso. Uno solo, infine, il segno negativo all'interno
del paniere dell'S&P-Mib: riguarda Snam Rete Gas, in calo del 6,29%. Dividendi
In crescita gli indici nonostante lo stacco dei dividendi per numerose società
( da "Corriere della Sera"
del 19-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Lettere al Corriere data: 19/05/2009 - pag: 41 La tua opinione su
corriere.it Influenza e crisi
finanziaria: eccessivo allarmismo di media e
istituzioni mondiali? SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì R 66,0 No R 34,0 La
domanda di oggi Il presidente della Camera Fini: sulla bioetica no alle leggi
orientate da precetti religiosi. Ha ragione?
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XIX - Milano
La crisi La paura L´elogio L´Expo Incontro con la
scrittrice catalana best seller Gimenez Bartlett, che oggi presenta alla
Feltrinelli il suo nuovo libro "Nel mio prossimo giallo Petra indagherà a
Milano" Dovrebbe farci ripensare molte cose, a partire dal lusso che non
serve a nulla è un´arma politica. Lo straniero delinque di più? Forse, ma
eliminiamo le cause Per noi di Barcellona la vostra è una città mitica, andiamo
matti per il design Il mio consiglio? Fate come noi alle Olimpiadi, contate
sulle vostre forze ANTONELLA FIORI Alicia nella città: Gimenez Bartlett,
l´autrice dei gialli che hanno per protagonista Petra Delicado, detective
dolce-dura-amara-ironica della polizia di Barcellona, è qui per presentare,
stasera alle 18,30 alla Feltrinelli di Piazza Piemonte, il suo ultimo romanzo,
"Il silenzio dei chiostri", da settimane ai primi posti in
classifica, più di 100mila copie vendute. Alicia, le piace Milano? «Mi pare più
ordinata e familiare delle altre città italiane... tutte le case sono uguali,
come nel centro di Barcellona». Con Alicia, classe ?51, passeggiamo ai chiostri
dell´Umanitaria. Bellissimi, ma per lei lo spirito della città è altrove: «In
Spagna si dice "questo è fabbricato a Milano" per dire: è nuovo,
moderno. è una città mitica, specialmente per i barcellonesi che sono un po´
snob e vanno matti per il design». Ma le analogie non finiscono qui. Barcellona
ha approfittato delle Olimpiadi 1992 per rinnovarsi e rilanciarsi, Milano ha la
sua occasione con l´Expo 2015. «Un consiglio ai milanesi? Essere orgogliosi
della loro città come noi lo siamo della nostra. Nel ?92 ci siamo sentiti tutti
protagonisti, contenti di accogliere chi arrivava. Non abbiamo avuto gli aiuti
politici di Madrid, ma siamo andati avanti dicendo: siamo capaci comunque di
fare le cose». Barcellona è lo sfondo anche dell´ultimo giallo su un delitto in
convento, popolato di personaggi come la madre superiora Guillermina, una
specie di Sister Act curiosa del mondo a cui la veste monacale va un po´
stretta. Petra deve indagare sulla scomparsa della venerata salma imbalsamata
di Asercio de Montcada e sulla morte di frate Cristobal, che doveva
restaurarla. Tra piste e false piste, un puzzle che non avrebbe risolto neanche
Sherlock Holmes. Petra, accompagnata dal detective Garzòn, invece, ci riesce.
«Per il prossimo libro farò venire Petra in Italia, anche a Milano. Devo
parlare con la polizia per scoprire come si fa un´indagine internazionale tra
la Spagna e l´Italia». Sarà alle prese con camorra e mafia? «No, sono temi
troppo difficili. Ho letto il libro di Saviano, fantastico ma io preferisco il
delitto che ha relazione con le passioni dell´essere umano». A sbrogliare
questi intrighi spesso legati al cuore c´è sempre lei, Petra, scettica
femminista dall´animo sentimentale, tre volte sposata ma sempre
"single" nell´animo. «Oggi molte donne, in città frenetiche come
Milano o Barcellona, sono così: hanno lavoro, carriera, ma anche famiglia e
bambini, una responsabilità doppia». Petra cerca di armonizzare tutti gli
aspetti e non ce la fa: si dimentica di mangiare, trascura il nuovo marito, che
però, incredibilmente ancora non la tradisce... «La cosa più importante per una
donna è l´indipendenza economica. Quando una ragazza, in Italia, Spagna o negli
Stati Uniti mi dice "ho la possibilità di farmi una famiglia e lasciare il
lavoro", io le rispondo: non farlo! Abbiamo lottato perché non fosse più
così, le nostre battaglie non sono servite a niente?». Quindi Petra non avrà
figli suoi? «Credo proprio di no: fare la madre è solo una possibilità, una
scelta». Nel romanzo all´universo indipendente di Petra è contrapposta la
società chiusa, tutta al femminile, del convento dove matura il delitto.
Stoccate dissacranti contro un ambiente claustrofobico di pulsioni represse
punteggiano i dialoghi tra Petra e Garzòn... «Io non contesto le singole
persone ma l´istituzione, che non cambia mai, mentre fuori tutto muta, lo
vediamo a Barcellona come Milano. La crisi finanziaria, per esempio ci sta
facendo ripensare un po´ tutti: perché tanto lusso? Perché una famiglia deve
per forza avere tre macchine?». Non tutti i cambiamenti, però, aiutano: a
Milano si parla sempre di più di sicurezza. Anche da voi? «Sì, purtroppo
oggi la paura è diventata l´arma politica più importante. Gli immigrati
delinquono di più? Forse. Ma non è una questione di natura, deriva da una
condizione di svantaggio, di ingiustizia. La prima cosa da rimuovere».
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 40 - Esteri
Dall´influenza suina ai film del terrore In un libro il nostro bisogno di
panico Paura è bello così si combatte l´ansia del vivere In
"Panicology" due statistici inglesi avvertono: "Meglio temere i
rischi reali" JANE E. BRODY Le reazioni di panico suscitate dall´influenza
suina potrebbero essere spiegate con il fatto che l´epidemia ha distratto la nostra attenzione dai rovinosi effetti della crisi finanziaria mondiale? Oppure,
semplicemente, è nella natura umana reagire in modo sproporzionato ai pericoli
che non possiamo controllare? «Il fatto è che ci piace essere spaventati»,
sostengono due statistici inglesi, Simon Briscoe e Hugh Aldersey-Williams, in
Panicology, pubblicato quest´anno negli Stati Uniti. Lo testimonia
l´enorme popolarità dei disaster movie e dei thriller. In particolare, i due
studiosi prendono ad esempio il panico diffusosi nel 2005 e nel
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 - Economia
Crisi, Tremonti bacchetta le banche "Non hanno capito i bond e hanno tassi
troppo alti". Obbligazioni anche a Unicredit "Servono per aiutare
l´economia ma circa metà della cifra resta non richiesta" ROBERTO PETRINI
ROMA - Giulio Tremonti bacchetta le banche perché non ricorrono con il dovuto
entusiasmo all´emissione dei cosiddetti «Tremonti-bond», messi a disposizione
del governo per rafforzare la capitalizzazione degli istituti di credito: non
hanno capito che questi strumenti servono per aiutare l´economia e non il
«look» dei loro bilanci. Ma non solo: il ministro dell´Economia ha punzecchiato
i banchieri anche sul costo del denaro: «Un suggerimento al sistema bancario
per aumentare il gradimento ? ha detto il ministro ? , allineare un po´ di più
i tassi italiani a quelli europei». Una frecciata alla quale il presidente
dell´Abi Corrado Faissola ha subito replicato mostrando una dettagliata
tabella: «I nostri tassi sono di 20 punti base sotto la media europea». Teatro
dello scontro la riunione plenaria del «Liquidity Day», il
tavolo giunto ieri alla sua terza e penultima sessione, costituito per
contrastare i riflessi della crisi finanziaria internazionale. Tremonti ha espresso esplicitamente le proprie
lamentele ai banchieri: ha detto che il loro atteggiamento verso i «bond», dopo
averli sollecitati, è ora «distaccato», «progressivo» e segnato da un clima di
«relax». «Siamo a fine maggio ? ha insistito ? e circa la metà della
cifra resta non richiesta». Per il ministro dell´Economia è il sintomo che i
banchieri «non hanno capito» la logica di questi strumenti «che non è quella di
migliorare i bilanci delle banche» ma di aiutare l´economia e «l´interesse
nazionale» perché il «credito è pubblico». Toni severi che Tremonti ha
pronunciato sulla scorta delle domande di sottoscrizione da parte del Tesoro
dei «Tremonti-bond» predisposti per le banche: su 10-12 miliardi a disposizione
solo quattro banche hanno provveduto alle emissioni o sono in procinto di
farlo. Si tratta di 1,45 miliardi per il Banco Popolare, di 500 milioni per la
Popolare di Milano, di 1,9 miliardi per il Monte Paschi cui si è accodata la
richiesta, giunta la scorsa settimana, di Unicredit (fino a 2 miliardi). In
tutto circa 6 miliardi che Tremonti giudica segno di poco entusiasmo.
«Servirebbe una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei banchieri ?
ha concluso il ministro dell´Economia - anche perché più ritardo c´è meno fai
l´interesse del paese». Gli esponenti del governo hanno inoltre ricordato le
cifre messe in campo per contrastare l´emergenza: la liquidità messa a
disposizione, ha ricordato Tremonti, è pari a 27-28 miliardi, ma produrrà per
le imprese un effetto leva di 100-200 miliardi, superiore a quanto immaginato
nei mesi scorsi. Il ministro per lo Sviluppo Scajola ha citato il caso del
Fondo di Garanzia: nel solo primo quadrimestre i finanziamenti per le Pmi da
esso garantiti sono cresciuti del 62,4% (a 1,4 miliardi di euro). La relazione
dell´Osservatorio anti-crisi segnala tuttavia che
l´ammontare dei prestiti bancari durante il 2008 è cresciuto assai poco anche
se l´Isae indica qualche miglioramento ad aprile di quest´anno. «Gli strumenti
per fronteggiare la crisi devono essere resi operativi
subito», ha chiesto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
( da "Repubblica, La"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 - Economia
Sì di Tesoro e Fed ai primi rimborsi. In pole position Goldman e JPMorgan Usa,
via alla restituzione dei fondi pubblici Il Senato americano vieta i costi
occulti sulle carte di credito e mette un tetto ai tassi ARTURO ZAMPAGLIONE NEW
YORK - Mentre il Senato si apprestava ieri a varare una riforma delle norme
sulle carte di credito, vietando gli aumenti improvvisi dei tassi di interesse
e quei costi occulti che per anni hanno irritato i consumatori americani, la
Goldman Sachs e la Morgan Stanley hanno chiesto al Tesoro - secondo
indiscrezioni - di poter restituire i 10 miliardi di dollari ricevuti a ottobre
dal Tarp, il fondo pubblico per il salvataggio della finanza. Anche altri
istituti, come American Express, JPMorganChase e State Street Corp., che hanno
tutti superato con successo lo «stress test» condotto dal governo sul sistema
bancario, sarebbero pronti a rimborsare i prestiti e premono sul Tesoro. Perché
tanta fretta? Da un lato le banche più sane vogliono dimostrare al mercato di
non avere più bisogno della tutela pubblica, in modo da differenziarsi da
quelle più fragili e attrarre così maggiori capitali. Da un altro lato
intendono liberarsi dai condizionamenti imposti dallo stato al momento degli
aiuti, a cominciare dai tetti salariali per gli executives. Il ministro del
Tesoro Tim Geithner appare più prudente. Finora ha incassato 1,2 miliardi di
dollari da parte di una dozzina di banche più piccole, ma il problema si pone
ora per i gruppi più grandi. Geithner è ovviamente lieto che sia finita la fase
più critica cominciata con il tracollo della Lehman Brothers e i rischi di un
collasso sistemico, ma non vuole né ritirarsi prematuramente, con il rischio
che ci sia bisogni di nuovi interventi, né creare ulteriori problemi per le
banche più indebitate, né prestare il fianco a critiche da parte dei
contribuenti. Il governo aveva infatti presentato gli aiuti alle banche anche
come un buon affare per i cittadini: che magari avrebbero potuto beneficiare di
una conversione dei prestiti in azioni delle società e comune di buoni tassi di
interesse. In tutto, da ottobre a oggi, 570 banche americane hanno ricevuto 198
miliardi di dollari dal fondo Tarp, di cui 125 miliardi sono andati alle 9
maggiori banche: su queste e altre dieci si è focalizzata l´attenzione del
Tesoro durante lo stress test, cioè l´esame per determinarne la tenuta in caso di un peggioramento della crisi finanziaria. Resi noti il 7
maggio, i risultati del test hanno evidenziato l´esigenza di una
ricapitalizzazione per la metà degli istituti, ma hanno anche promosso i
rimanenti. Di qui la richiesta degli executive di queste banche poter
restituire al più presto possibile i soldi del governo e avere le mani libere
(e i ricchi bonus).
( da "Finanza e Mercati"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Doccia fredda dai
nuovi cantieri Usa Lo Zew, invece, a sorpresa migliora di Massimo Ferlini del
20-05-2009 da Finanza&Mercati del 20-05-2009 [Nr. 97 pagina 2] Il Congresso
americano approva la costituzione di una commissione di inchiesta sul crunch Lunedì
aveva riacceso le speranze di una ripresa dietro l'angolo e ieri ha dato
indicazioni in senso opposto. Il real estate Usa continua a fornire segnali
contrastanti. Ad aprile il numero di nuovi cantieri avviati è calato del 12,8%
rispetto a marzo, mentre i nuovi permessi edilizi sono scesi del 3,3 per cento.
I dati resi noti ieri dal dipartimento del Commercio sono nettamente peggiori
delle attese degli economisti analisti che avevano previsto un incremento del
2% per i cantieri e del 2,7% per quanto riguarda i permessi. Su base annua, i
nuovi cantieri sono calati del 52,4%, a conferma della gravità della crisi in atto nel comparto immobiliare. Secondo i dati del
governo, in aprile i cantieri per la costruzione di abitazioni monofamiliari
sono calati del 2,8% mentre quelli per la realizzazione di condomini sono scesi
del 46,1 per cento. Su base regionale, i cantieri sono calati del 21,1% nel
Sud, del 30,6% nel Nordest e del 21,4% nel Midwest. In aumento invece le
attività nel West (+42,5%). In valore assoluto sono stati avviati cantieri per
la costruzione di 41.300 case. Decisamente meglio è andata in Europa, dove
l'indice tedesco Zew, che misura le aspettative sull'economia, è balzato a 31,1
punti a maggio dai 13 di aprile. Il dato è stato ben superiore alle previsioni
che indicavano una lettura a 20 punti. Si tratta del più alto livello
dell'indice dal giugno 2007. Il sottoindice sulle condizioni correnti è
arrivato a -92,8 dai -91,6 del mese precedente. In Italia, invece, a marzo la
bilancia commercaile è stata positiva per 82 milioni di euro, anche se le
attese parlavano di 336 milioni. Si tratta comunque di un netto miglioramento
rispetto a dodici mesi prima, quando si era registrato un disavanzo di 538
milioni. Le esportazioni su base tendenziale sono calate del 17,7%, mentre le
importazioni del 19,4% (-2,9% e -3,3% rispettivamente su base congiunturale).
Nel primo trimestre, inoltre, il saldo è stato negativo per 4,42 miliardi,
rispetto al passivo di 5,09 miliardi dello stesso periodo del 2008. Quanto al saldo
commerciale con i Paesi Ue, è negativo per 85 milioni, a fronte di un saldo
positivo pari a 676 milioni rilevato nello stesso mese del 2008. Le
esportazioni sono diminuite del 19,6% e le importazioni del 16 per cento. In
base ai dati grezzi nel primo trimestre, l'export ha registrato una contrazione
del 23,4% mentre l'import ha frenato del 21 per cento. Nei primi 3 mesi
dell'anno la bilancia commerciale con i Paesi Ue evidenzia un saldo positivo
per 133 milioni, a fronte di un avanzo di circa 1,78 miliardi del primo
trimestre 2008. Negli Stati Uniti, infine, le due Camere del Congresso hanno
approvato un progetto di legge per la creazione di una commissione
di inchiesta indipendente sulla crisi finanziaria. L'organo funzionerà sul modello di quello istituito per
indagare sugli attentati dell'11 settembre 2001: organizzerà audizioni
pubbliche e avrà 18 mesi di tempo per esaminare le cause della crisi con la possibilità di segnalare al
ministero della Giustizia tutte le violazioni di legge da parte di istituzioni
e di individui. La commissione sarà composta da dieci membri (6
designati dai Democratici, 4 dai Repubblicani) scelti tra i cittadini con
esperienza nel settore bancario, nella regolazione dei mercati, nel fisco e
nella finanza.
( da "Finanza e Mercati"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Stress test anche ai
big delle polizze Ue di Redazione del 20-05-2009 da Finanza&Mercati del
20-05-2009 [Nr. 97 pagina 3] Anche le compagnie assicurative finiscono sotto la
lente delle autorità di vigilanza europee: secondo quanto annunciato ieri da
Thomas Steffen, responsabile del settore in Bafin, l'autorità tedesca, e
presidente del Ceiops, il comitato europeo delle autorità nazionali di
vigilanza assicurativa, le trenta principali compagnie europee saranno
sottoposte a stress test obbligatori tra agosto e novembre del 2010, sulla base
dei risultati conseguiti quest'anno, per misurarne la
resistenza alla crisi finanziaria. Nel gruppo, i principali big come Generali, la tedesca Allianz
e la francese Axa. Steffen ha spiegato che il settore assicurativo, in Germania
e altrove in Europa, «è stabile», malgrado il basso livello dei tassi. Tuttavia,
ha aggiunto, «quanto più dura la crisi, tanto maggiore sarà l'impatto sulle compagnie». Le
autorità europee hanno già richiesto l'utilizzo di stress test per le banche
europee, le più colpite dalla crisi a causa di
svalutazioni dell'ordine dei miliardi di euro. Alcune compagnie assicurative
europee sono già state sottoposte a test di stabilità a livello nazionale, ma,
ha spiegato Steffen, ora i regolatori hanno deciso di estendere le misure a
livello europeo così da valutare la minaccia per il settore assicurativo dalla crisi finanziaria globale. Intanto, la Banca Centale Europea
«è pronta» a svolgere un ruolo nel nuovo consiglio europeo per i rischi
sistemici che sarà creato nel quadro della riforma dei sistemi di vigilanza
macro-prudenziale. Lo ha detto ieri Gertrude Tumpel-Gugerell, membro del
comitato direttivo della Bce, spiegando che la priorità sarà «identificare e
analizzare il rischio sistemico e dare istruzioni precise e concrete» per
impedire un'altra crisi come quella attuale. La
proposta in preparazione alla Commissione Ue, che sarà resa nota la settimana
prossima, prevede la creazione di un nuovo consiglio paneuropeo per il
controllo dei rischi sistemici nel settore bancario senza poteri vincolanti.
( da "Unita, L'" del
20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Confindustria cambia
strada Adesso scopre l'ambiente BIANCA DI GIOVANNI La Confindustria italiana
scopre l'economia verde come motore per uscire dalla crisi. Sarà questo uno dei
punti della relazione di Emma Marcegaglia all'assemblea dei delegati di domani.
Peccato che esattamente un anno fa la tutela ambientale dalle parti di Viale
dell'astronomia era considerata una sorta di ferrovecchio da rottamare.
Nucleare e carbone subito, chiedeva la nuova leader 12 mesi fa, sull'onda di
una destra prepotente e imperante. Dopo un paio di settimane ci si misero anche
i giovani, con Federica Guidi, a Santa Margherita Ligure, a «impallinare» Kyoto
in nome dell'atomo (salvo poi essere «bacchettati» prima da un perentorio Paolo
Scaroni in nome del petrolio, e da un «luciferino» Massimo D'Alema in nome
della politica). effetto USA È passato un anno, e ora gli industriali parlano
di green economy. Effetto Obama? Effetto crisi? Possibile. Questa volta
l'impresa si ritrova nella parte più bassa di quella U temuta da tutti gli economisti:
il ciclo che precipita verso un abisso. Siamo a -6% rispetto a un anno fa, e
Marcegaglia è tentata dalla ricetta di sempre. Cioè riforme (specialmente delle
pensioni) meno burocrazia, più liberalizzazioni. Anche scelte impopolari. Ma la
presidente sa che in mezzo al guoado è difficile fare passi dolorosi
(soprattutto per i lavoratori). Serve un nuovo orizzonte: torna utile
l'ambiente, e anche i nuovi mercati nei Paesi emergenti. dalla crisi si potrà
uscire così. Dunque, no al protezionismo, sì a un mercato regolato. La presidente non rinuncerà a un
richiamo alle banche, perché sostengano le piccole imprese in questo momento di
crisi. È assai probabile che anche di fronte ad esponenti del governo (che si
annunciano numerosi all'assemblea) rammenterà i crediti che le imprese vantano
nei confronti della pubblica amministrazione, su cui ha avuto un attrito
con il ministro Giulio Tremonti. Per Confindustria, infatti, il «rosso» arriva
a 70 miliardi, per il ministro alla metà. Sia come sia, il credito c'è. Così
come c'è un credito vantato dai piccoli nei confronti dei grandi, di cui
Marcegaglia non aprla mai. rinnovaMENTO Novità sono attese anche per oggi
all'assemblea privata, che nominerà tre new entry nella giunta. Si tratta di
Antonello Montante, vicepresidente di Confindustria Sicilia, Nino Salerno,
presidente di Confindustria Palermo, e infine Alessandro Laterza, presidente
Confindustria Bari. Si saprà solo oggi se le novità finiscono qui. Si uscirà
dalla crisi puntando sull'economia verde e sui nuovi mercati. Emma Marcegaglia
posiziona la Confindustria su un nuovo scenario nell'assemblea di domani. Fino
a ieri chiedeva nucleare e carbone.
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Sud sezione: SUD
data: 2009-05-20 - pag: 1 autore: Aumentano i tempi medi di versamento: il 21%
delle imprese rimanda di oltre un mese Più difficoltà nei pagamenti Alla
Sicilia il record nazionale con più di 25 giorni di morosità Nel quarto
trimestre 2008 un'azienda italiana paga una commessa 20,9 giorni oltre la
scadenza dei termini, contro i 13,5 giorni di ritardo dello stesso periodo del
2007. Al Sud va peggio, se consideriamo che la Sicilia vanta il record
nazionale per tempi d'attesa extra (25,1 giorni di ritardo) e che alle sue
spalle ci sono Campania e Calabria. I dati emergono da un apposito monitoraggio
effettuato Dun & Bradstreet che mette in luce le cosiddette «abitudini di
pagamento» delle imprese e costituisce, al tempo stesso, una
sorta di particolarissima cartina tornasole degli effetti che la crisi finanziaria internazionale sta
avendo sulle economie reali dei diversi territori. Mentre in Italia solo il
16,9% delle imprese paga oltre i trenta giorni rispetto alla data di scadenza,
al Meridione (Abruzzo e Molise compresi) la quota sale al 21% e nelle isole
addirittura al 22,7 per cento. La Sicilia può essere definita l'«isola
dei ritardatari» con il 23,4% dei soggetti imprenditoriali che paga con oltre
trenta giorni di ritardo, ma a tallonarla ci sono Campania (23,3%) e Calabria
(23%). Meglio della gran parte delle regioni del Sud fanno comunque Basilicata
e Puglia, dove i pagamenti che tardano di più di 30 giorni riguardano
rispettivamente il 18,5 e il 19,3% delle società. Prisco u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il (Sud)"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Sud sezione: PRIMO
PIANO data: 2009-05-20 - pag: 2 autore: Fatture pagate in ritardo, record nel
Mezzogiorno In Sicilia il saldo avviene in media 25,1 giorni dopo la scadenza P
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-20 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO La crisi
del 1929 e le sue false morali di Alberto Alesina L' analisi più comune sulla
crisi che stiamo attraversando è questa. Oggi come nel '29 il capitalismo,
soprattutto quello di stampo anglosassone, rivela di essere profondamente
instabile. I mercati, non solo quelli finanziari ma anche in altri settori, sono troppo poco
regolati e per questo provocano gravi danni. Come Franklin Delano Roosevelt
salvò l'America dalla crisi del '29 con un forte intervento pubblico
nell'economia, e con stringenti regolamentazioni, così oggi bisogna ristabilire
la supremazia della politica sui mercati, regolandoli
fortemente sia a livello nazionale che internazionale. La crisi di oggi,
continua questa analisi, porterà a una benvenuta svolta interventista e
dirigista. C'è bisogno di qualcosa di simile a un nuovo New Deal. Questa
lettura della crisi del 2009 si basa su di una visione superficiale di quella
del '29 e, quindi, porta a trarre delle lezioni sbagliate, sul presente e sul
futuro. Partiamo da un fatto: la politica, non il mercato,
fu la causa principale dello shock 80 anni fa. Clamorosi errori di politica
economica trasformarono un aggiustamento dei mercati
finanziari in una tragedia per l'economia reale. Lo
stesso crollo di Borsa fu in parte accentuato da errori della politica
monetaria. In secondo luogo, un'analisi attenta del presidente del New
Deal, eletto nel novembre 1932, dimostra che non fu Roosevelt a far uscire
l'America dalla depressione; anzi, alcune sue scelte politiche non fecero che
prolungarla. Quello che stupisce della depressione americana è il fatto che
durò così a lungo – ben un decennio, e chissà quanto ancora se non ci fossero
state la Seconda guerra mondiale e la ricostruzione post bellica – e fu più
grave che in Europa. Gli sbagli di Herbert Hoover, predecessore di Roosevelt, e
quelli della Federal Reserve causarono la crisi. Hoover era un ingegnere, poco
capiva di economia e credeva che un sistema economico andasse diretto come una
macchina, dando ordini e direttive alle sue componenti. E, infatti, insediatosi
all'alba del funesto '29, ai primi segnali di recessione e deflazione convocò i
maggiori industriali americani e impose loro di non abbassare i salari nominali
per mantenerne il potere d'acquisto e sostenere i consumi. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 2 autore: Le riforme della
finanza Le regole? Sono il pettine per sciogliere i nodi di Marco Onado I l
mondo ha scoperto con orrore che il sistema finanziario
internazionale era come le stalle di Augia, che nessuno aveva mai spazzato e
che Ercole dovette ripulire in un solo giorno come sua sesta impresa. Non lo ha
detto un estremista no global, ma l'austero Financial Times, la bibbia della
finanza internazionale. Questo dà l'idea del lavoro da fare: un'autentica
fatica mitologica e anche quella più sgradevole di tutte. Sappiamo ormai cosa
non ha funzionato e soprattutto quali sono le regole da scrivere. Il
governatore di Bankitalia Draghi le ha sintetizzate in quattro termini: più
regole, più capitale, meno debito, più trasparenza. Più specificamente, fin
dall'aprile del 2008, sia l'Fmi sia il Financial Stability Forum (composto dai
principali regolatori e presieduto da Mario Draghi) sia il Gruppo dei Trenta
(un autorevole organismo in cui compaiono nomi di prestigio come Paul Volcker e
Tommaso Padoa- Schioppa) hanno formulato precise raccomandazioni. Occorrono
infatti poche ma precise regole per raggiungere due fondamentali obiettivi: da
un lato riportare gradualmente le banche alla loro missione originaria di
finanziatori dell'economia reale e dall'altro salvare la parte buona della
securitisation. è cosa buona e giusta rendere trasferibile il rischio di credito:
ma se non funziona il meccanismo di accertamento del prezzo la logica stessa
del trasferimento è minata alla base. Non era adeguata la trasparenza del
meccanismo di determinazione dei prezzi di emissione; non erano monitorati i
conflitti di interesse degli emittenti e delle agenzie di rating, non era
trasparente il mercato su cui questi titoli erano trattati (gestiti, si badi,
dagli stessi emittenti). Gli eccessi della securitisation sono avvenuti perché
non sono stati imposti vincoli di standardizzazione degli strumenti emessi
(come avviene da sempre nei mercati dei titoli
tradizionali), favorendo una tale proliferazione di titoli uno diverso
dall'altro, che non si è riusciti a capire la rischiosità intrinseca e il nesso
con le attività sottostanti. Anche qui non c'è bisogno di inventarsi norme
particolarmente severe e complesse: basta applicare a tutti i mercati, compreso quello dei titoli strutturati, le norme
generali pensate per garantire trasparenza e correttezza ai mercati
tradizionali delle azioni e delle obbligazioni. Il che significa scrivere le
norme guardando soprattutto agli interessi degli investitori finali e non solo
a quelli della finanza. Come le banche devono tornare ad essere più vicine alle
imprese, così i mercati devono tornare a funzionare nell'interesse degli investitori
finali. Questa è anche un'esigenza sociale perché, in paesi che invecchiano e
in cui i sistemi pensionistici pubblici sono in crisi, solo i mercati finanziari - e quelli azionari
in particolare - possono assicurare un'accumulazione adeguata e dunque un
avvenire migliore. Costruire un sistema finanziario
che pensi soprattutto agli interessi degli investitori significa soprattutto
rafforzare il settore degli investitori istituzionali (in particolare, fondi
comuni e fondi pensione), che della crisi attuale sono stati in parte vittime,
ma anche corresponsabili, perché non hanno per tempo individuato gli elementi
di opacità e rischiosità che si andavano accumulando. La crisi degli anni
Trenta ha alimentato negli Stati Uniti un importante dibattito teorico e
istituzionale, basato sul sacro principio che questi intermediari operano con
soldi degli altri Other People's Money è il titolo dell'opera di uno dei
protagonisti dell'epoca, Louis D. Brandeis, che ha contribuito all'istituzione
della Sec e ne è stato anche presidente- nel senso che sono responsabili del
rendimento che otterranno gli investitori, a differenza delle banche, che hanno
solo l'obbligo di restituire il capitale, maggiorato degli interessi pattuiti.
In altre parole, come, dopo la Grande crisi, le nuove regole per gli
investitori istituzionali sono state considerate una delle soluzioni
fondamentali per costruire un sistema finanziario più
equilibrato, così, oggi, dobbiamo pensare quali possano essere le nuove regole
per rifondare il sistema del risparmio gestito e riportarlo ad assolvere al
meglio il suo compito fondamentale. Il capitalismo finanziario
dal volto umano richiede regole scritte pensando agli interessi degli utenti
finali, non a quelli della finanza in se stessa. E solo regole adeguate e
regolatori veramente indipendenti possono ottenere questo risultato. Gli
squilibri della finanza primao poi esplodono, ma possono lasciare in eredità
una situazione ancora peggiore di prima. Come si legge nel Contesto di
Sciascia, in cui un personaggio chiede: «Ma non vede quel che succede nel
nostro paese? I nodi vengono sempre al pettine ». «Quando c'è il pettine»,
conclude malinconicamente l'altro. Le regole sono proprio il pettine che ancora
manca. L'articolo è un estratto dal capitolo «Per il primato delle regole» del
libro «I nodi al pettine» GLI OBIETTIVI Non c'è bisogno di inventarsi norme
complesse: basta applicare quelle che ci sono Il fine ultimo dei mercati è fare gli interessi degli investitori
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 2 autore: Nella trappola del
New Deal Il capitalismo sotto tutela politica: così Roosevelt soffocò forze
vitali di Alberto Alesina u Continua da pagina 1 N on potendo mantenere salari
nominali costanti mentre i prezzi dei beni cadevano, gli imprenditori
accelerarono le chiusure e fecero schizzare in su la disoccupazione. Poi,
Hoover si scagliò contro la finanza, spaventando gli investitori e accelerando
il crollo del Dow Jones. Inoltre, accettò il ritorno al protezionismo
approvando la tariffa Smoot Hawley, nonostante una famosa petizione contraria
firmata da 1.028 economisti. Ne derivò una guerra commerciale che polverizzò
quello che era rimasto della globalizzazione prebellica (la Belle époque) e
fece precipitare il mondo nella crisi piu grave del
capitalismo. Infine, preoccupato per il deficit in aumento, Hoover aumentò, e
di molto,le imposte,dando un'altrabatosta alla domanda aggregata. Hoover
consegnò a Roosevelt all'inizio del 1933 un'economia con un tasso di disoccupazione
di circa il 20 per cento. Due anni dopo era al 23 per cento. Una ripresa nel
'37 fu, poi, seguita da una nuova recessione l'anno successivo. In media, il
totale delle ore lavorate in Usa fu inferiore del 23% durante il New Deal
('33-'39) rispetto agli anni prima del '29, nonostante fosse salita di molto la
spesa pubblica. I consumi degli americani rimasero al 25% sotto trend durante
quel periodo ritenuto leggendario. Non sembra un grande successo. Che cosa fece
Roosevelt? Una parte delle sue scelte politiche furono ottime: i sussidi alla
disoccupazione limitarono i danni sociali della depressione, il sistema
pensionistico pubblico tranquillizzò i consumatori sul loro futuro,
l'assicurazione sui depositi bancari e la creazione di un regolatore dei mercati stessi (la Sec) contribuirono a stabilizzare i mercati finanziari. Ma il suo estremo dirigismo nella
regolamentazione dell'economia fece gravi danni. I teorici del New Deal erano
convinti che il capitalismo andasse gestito e diretto dal centro della politica.
In questo senso il National Recovery Act, che fu la prima mossa di Roosevelt
nel '33, fu un disastro. Questa legge voleva fissare (o influenzare) prezzi e
salari, impedire la concorrenza e promuovere monopoli centralizzati, anche
meglio controllabili politicamente. Introdusse regolamentazioni molto
specifiche su cosa si poteva e non si poteva fare nel campo della produzione e
della scelta dei prodotti. Potenziali forze vitali dell'economia privata
vennero essenzialmente schiacciate da queste asfissianti regole, nel loro
insieme contrarie a qualunque basilare principio di economia. Molti potenziali
investitori spaventati dalle prospettive dell'economia di mercato e dal futuro
status giuridico delle imprese, messi in discussione dal New Deal con la sua tesi
della superiorità della politica, cessarono di investire peggiorando cosi la
depressione. La Corte suprema dichiaro il National Recovery Act
incostituzionale nel '35, ma quelle politiche industriali continuarono
essenzialmente immutate. Roosevelt minacciò perfino l'indipendenza della Corte
suprema nella sua battaglia dirigista. Ma alla fine lo stesso presidente
riconobbe come un errore l'eccesso di regolamentazione e, in un discorso del '
38, ammise di aver consegnato l'economia americana a dei monopolisti. L'altro
cardine delle politiche di Roosevelt fu il forte aumento della spesa pubblica,
soprattutto per opere pubbliche. A giudicare dai risultati sull'occupazione
sopra ricordati, tutto questo sforzo ebbe effetti molto meno straordinari di
quanto normalmente si pensi. Anche altre recessioni aggredite con espansioni
fiscali nel secondo dopoguerra dimostrano che i benefici della spesa pubblica,
in particolare di grandi opere edili, per stimolare la crescita sono alquanto
dubbi. Insomma, quello che stupisce nell'America del New Deal non è un veloce
recupero dalla crisi del '29, ma un decennio di
difficoltà più gravi che in altri Paesi industrializzati nella stessa epoca. I
tentennamenti e le indecisioni di Roosevelt sull'abbandono del gold standard
non fecero che aggravare il problema. La lezione da trarre
dalla crisi del '29 è,
allora, molto diversa dalla riscoperta della regolamentazione, del dirigismo e
dello statalismo. La crisi
di oggi è stata sì determinata dalle distorsioni dei mercati
finanziari. Ma la gestione dell'economia ci ha messo
del suo, a partire da tassi troppo bassi fissati dalla Fed nei primi anni del
Duemila. Fra l'altro, molti dei leader europei che oggi si scagliano
contro il capitalismo anglosassonesono gli stessi che criticavano la più
prudente e saggia Banca centrale europea. E osannavano, invece, Greenspan per
le sue politiche espansive, che poi, come si è visto, contribuirono alla crisi finanziaria. E se oggi, per fortuna, abbiamo in larga
parte evitato gli errori di Hoover, adesso dobbiamo evitare anche quelli di
Roosevelt. Protezione sociale sì, ma non reintroduzione del dirigismo e del
capitalismo di Stato. Non ci deve essere una restaurazione. La lezione da
trarre da questa crisi è quella che ha tratteggiato
Guido Tabellini sul Sole 24 Ore del 7 maggio. Ovvero, il capitalismo dopo
questo shock non cambierà. Riscriveremo alcune regole per mercati
finanziari. Cercheremo di migliorare la supervisione e gli incentivi per
i manager della finanza, oltre a cambiarne parecchi. Ma il capitalismo
anglosassone, fondato sul mercato, continuerà a essere quello che produce piu
crescita. Teniamocelo. aalesina@harvard.edu © RIPRODUZIONE RISERVATA CAMICIA DI
FORZA Una regolamentazione eccessiva frenò gli investimenti Alla fine il
presidente riconobbe di aver consegnato l'economia ai monopolisti «CASE
HISTORY» Le turbolenze odierne sono causate dalla distorsione dei mercati finanziari: protezione sociale sì, ma non
reintroduzione di dirigismo e statalismo Dalla depressione alla ripresa. Un
gruppo di ragazze della Florida "celebra" il rilancio dell'economia
nel 1934: i grafici tatuati sulle schiene evidenziano il boom di alcuni
indicatori. Ma nel '37 ci sarà una ricaduta ALINARI
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 5 autore: Coinvolte oltre 2mila
imprese tra missioni all'estero e delegazioni straniere ospitate in Italia Una
spinta all'internazionalizzazione ROMA L'ultima è stata in Russia, all'inizio
di aprile. E, a guardare i numeri, anche la più imponente realizzata
all'estero: mille imprenditori. Un successo inaspettato. E che la presidente di
Confindustria, Emma Marcegaglia, ha voluto pubblicamente sottolineare, a Mosca,
di fronte al vertice del Governo russo e a tutta la platea:«Sono orgogliosa
dell'imprenditoria italiana ». Certamente ha pesato l'attrattiva del Paese, un
mercato dove le aziende italiane sono già presenti e che prima della crisi
aveva una crescita al galoppo. Ma esiste un comune denominatore che unisce la
missione russa con quelle in Israele, in Vietnam, e le altre iniziative già
programmate: a metà giugno Singapore e Malesia, in autunno il Forum del
Mediterraneo, che riunirà a Roma i Paesi della sponda Nord del Mediterraneo, e
il Brasile. L'impegno di Confindustria per rendere il sistema imprenditoriale
più internazionale, con joint-venture e investimenti. E la voglia delle
aziende, dalle piccole alle grandi, di andare all'estero per reagire alla
crisi. è proprio questa una delle carte importanti che la Marcegaglia ha voluto
giocare nel primo anno di presidenza: accelerare l'internazionalizzazione del
sistema Italia. Una strada obbligata: di fronte ad un'economia in recessione,
ad una domanda globale con il segno meno, bisogna tenere duro sui mercati dove
si è già presenti e cercarne di nuovi, per essere in prima fila quando arriverà
la ripresa. Sì alla globalizzazione, intesa, secondo la Marcegaglia, come opportunità di sviluppo, nel rispetto delle regole, evitando
il protezionismo, fenomeni
di dumping, e nell'auspicio che si possa arrivare al più presto ad una
conclusione dei negoziati del Wto. Un messaggio lanciato con forza al G-8
Business, che si è tenuto ad aprile a Cagliari, sotto la presidenza italiana.
Ecco quindi l'esordio in Vietnam, all'inizio di novembre dell'anno scorso,
nella formula sperimentata delle missioni di sistema, Confindustria, Abi, Ice e
Governo. Tappe ad Hanoi e ad Ho Chi Minh City: quasi 300 imprenditori, 1.700
incontri faccia a faccia tra aziende. Una scelta mirata: un Paese che ha
prospettive di sviluppo, un confronto favorevole rispetto alla Cina in termini
di salari, e che rappresenta una chance sia come mercato che come ponte per
l'area del Sud-Est asiatico. Subito dopo, Israele: trecento imprenditori, mille
incontri business to business e la firma di un'intesa tra Confindustria e la
Mai, la gemella israeliana, per far nascere un comitato di sei imprenditori,
tre per Paese, per incrementare i rapporti economici. E poi la Russia, che ha
battuto ogni record, anche per i 6.500 incontri tra imprese (oltre Mosca, ci
sono state altre tappe tra cui Novosibirsk, San Pietroburgo, Ekaterinburg). In
questo primo anno di presidenza Marcegaglia, tra estero e delegazioni venute in
Italia ci sono state 12 iniziative: complessivamente 2.200 imprese coinvolte,
di cui 750 nelle missioni all'estero, per 9.500 incontri faccia a faccia.
Mercati da rafforzare, altri meno conosciuti da aprire, con grande attenzione
per il bacino del Mediterraneo. è questo il criterio di scelta delle destinazioni.
Ma organizzare viaggi all'estero non basta. Va curato il follow up, come non si
stanca di ripetereil vice presidente per l'internazionalizzazione, Paolo Zegna.
A novembre dell'anno scorso è arrivato il presidente brasiliano Ingazio Lula da
Silva, con 100 imprenditori, a marzo Gustavo di Svezia, con 300 imprenditori.
Nelle scorse settimane, l'incontro con Carlo d'Inghilterra, per parlare di
ambiente. Non solo: a Mosca la Marcegaglia ha invitato in Italia il presidente
degli imprenditori russi Alexander Shokhin (verrà il prossimo anno con una
delegazione). In Confindustria è operativo un desk mirato per i Paesi dove si
sono svolte le missioni, Russia, Israele e Vietnam. è già al lavoro dalla
presidenza di Luca di Montezemolo, dopo le passate missioni in Cina, un
funzionario cinese, Suqiang Guan, e a luglio del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 5 autore: Le aziende al centro
della ripresa La presidente Marcegaglia rilancia l'orgoglio industriale a
sostegno del paese Nicoletta Picchio ROMA Maggio 2008: l'Italia si trova a fare
i conti con una crescita zero, il petrolio a 140 dollari, ma con la prospettiva
di una ripresa nell'anno successivo. Mai si sarebbe aspettata Emma Marcegaglia,
appena eletta presidente di Confindustria, di dover fare i conti con la più
grande crisi dal dopoguerra a oggi. Un tracollo repentino, che da settembre
dell'anno scorso ha cambiato l'economia mondiale. Un anno in trincea, a
fronteggiare l'emergenza del credito, con le aziende a corto di liquidità e gli
ordini a picco, un aumento record della cassa integrazione. Che però non ha
distolto l'attenzione dalla riforma dei contratti, firmata, senza la Cgil. «Il
peggio è passato», dice oggi la presidente, ipotizzando per fine anno qualche
segnale di inversione di tendenza. Maa riprova dalla gravità della crisi c'è
quel-4,6%di calo del Pil previsto per il 2009. E la Marcegaglia lo sa: «Per
tornare sui livelli del 2007 la strada sarà lunga e dolorosa». Per tutti, ma in
particolare per l'Italia, già inchiodata a quella «crescita zero» che aveva
denunciato l'anno scorso come «la malattia del Paese». Servono le riforme:
tagli alla spesa improduttiva, previdenza, liberalizzazioni. E poi meno
burocrazia, meno statalismo municipale, più investimenti in infrastrutture.In
un'Italia dove l'intervento pubblico deve limitarsi a questa fase
dell'emergenza, per lasciare spazio al mercato, regolato però in modo diverso:
più trasparenza, più cooperazione, con un no forte al protezionismo. Va bene la strada
imboccata dal Governo, ma bisogna fare di più e più in fretta. Lo ripeterà
domani, la Marcegaglia, nel discorso all'assemblea annuale. Più di tremila
presenze annunciate. Ci sarà anche il presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, che ieri proprio sulle riforme ha aperto la porta: «Le faremo,
nonostante le difficoltà». Parole che pronuncerà anche di fronte alla platea di
Confindustria, come segnale di attenzione verso il mondo imprenditoriale. Con
il Governo più volte la Marcegaglia ha puntato i piedi. Come quando ha chiesto
i «soldi veri», a marzo, durante il convegno della Piccola industria, nel
momento più buio della crisi. E dal Governo molte risposte sono arrivate:
l'aumento del Fondo di garanzia, ad 1,6 miliardi, l'innalzamento della soglia
di compensazione debiticrediti con l'erario da 516mila ad 1 milione di euro, un
bonus per favorire le aggregazioni di imprese, specie per le piccole, gli
incentivi alla rottamazione auto, l'Iva per cassa, mentre è ancora aperta la
questione dei crediti della Pa. L'attenzione si è concentrata sull'emergenza
liquidità. Bene quindi, i Tremonti bond, per permettere alle banche di erogare
più finanziamenti, bene gli osservatori locali, un montoraggio del territorio
su cui Confindustria si era già mossa, avviando tavoli con l'Abi. Su un aspetto
la Marcegaglia è sempre stata esplicita: se la crisi è globale, va aiutato
tutto il sistema imprenditoriale. Grande attenzione, quindi, al mondo delle
piccole, che hanno più difficoltà sia ad otterere finanziamenti, sia a
richiedere la cassa integrazione. Fermo restando che le aziende debbano fare la
propria parte, investendo ed accorpandosi, per crescere. Credito alle imprese,
ma anche soldi per gli ammortizzatori sociali, per evitare drammatiche ricadute
sul sociale. Bene, quindi, gli 8 miliardi di euro stanziati ed anche la scelta
di allargare la platea delle tutele ai contratti a termine e agli interinali.
Su questo punto, la sua battaglia è stata accanto a quella dei sindacati.
Eletta presidente, la Marcegaglia aveva sperato in una nuova fase di dialogo,
grazie anche alla novità di un documento unitario Cgil, Cisl e Uil sulla
riforma dei contratti, per superare l'accordo del 1993. Ma la trattativa si è
conclusa con una firma separata, senza la Cgil. Un nuovo indice per gli aumenti
della contrattazione nazionale, che sostituisce l'inflazione programmata,
durata triennale, contratto nazionale meno pesante, per puntare di più sugli
aumenti aziendali, favoriti anche dall'aliquota ridotta decisa dal Governo. La
Marcegaglia ha tentato fino all'ultimo di coinvolgere la Cgil. Ma alla fine è
arrivata alla firma, per non bloccare una riforma che dovrebbe portare più
soldi in busta paga legati alla produttività. «Non possiamo stare fermi, nessun
diritto di veto». Ma la disponibilità al diagolo resta, per chiudere «la
stagione di antagonismo», come ha detto un anno fa. Ma cosa c'è oltre la crisi,
pensando al 2010? La Marcegaglia pensa come driver futuro della crescita
l'economia verde,legata all'ambiente. Un'opportunità economica, oltre che un
vincolo da rispettare. Le imprese, dice la Marcegaglia, ne sono coinvinte, ma
la lotta al cambiamento climatico non può riguardare solo l'Europa, lasciando
fuori i Paesi che emettono di più. E sull'applicazione dell'accordo di Kyoto, a
dicembre, ha ottenuto un importante risultato a livello europeo (soglia di
esclusione, meccanismo dei crediti), evitando di penalizzare l'industria
italiana. Prima dell'assemblea pubblica di domani oggi si terrà quella privata.
Ci saranno nuovi ingressi in giunta: Antonello Montante (delega ai rapporti con
le istituzioni), Alessandro Laterza, presidente dell'Associazione industriali
di Bari, Gianni Lettieri, presidente di Napoli e Nino Salerno, presidente di
Palermo. Entra anche Giovanni Buti, come rappresentante della Piccola toscana.
© RIPRODUZIONE RISERVATA MESSAGGIO AL PREMIER «La strada imboccata dal Governo
è quella giusta, ma bisogna accelerare sul fronte delle riforme istituzionali e
sui tagli alla spesa» PENSANDO AL 2010 Oltre la crisi c'è l'economia verde, che
potrebbe diventare una straordinaria opportunità di crescita e di rispetto
dell'ambiente Al timone. Emma Marcegaglia guida Confindustria dal maggio del
2008 AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: IN PRIMO PIANO data: 2009-05-20 - pag: 5 autore: 24 aprile
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-05-20 - pag: 11 autore: Schwarzenegger verso la
sconfitta nei referendum sul risanamento delle finanze statali I californiani
voltano le spalle a Terminator Daniela Roveda LOS ANGELES La California è
avviata verso la catastrofe finanziaria, e il suo
governatore Arnold Schwarzenegger verso una fine ingloriosa. Il Terminator
eletto tra l'euforia generale nel 2003 per riportare ordine e disciplina in uno
Stato paralizzato dall'indecisione e da litigi di bassa lega in Parlamento
sembra infatti destinato a fare la fine di tutti i suoi predecessori senza
muscoli. Il verdetto su Schwarzenegger potrebbe arrivare già oggi con l'esito
del voto su una serie di referendum proposti dal governatore per risanare le
finanze del più grande stato d'America, settima economia del mondo. Dagli
ultimi sondaggi i referendum sembravano tutti condannati alla sconfitta tranne
uno, quello che proibisce aumenti degli stipendi dei parlamentari durante una
recessione. Nell'immediato ciò significa che il deficit di bilancio, lievitato
di altri 15,4 miliardi di dollari negli ultimi quattro mesi, raggiungerà 21,3
miliardi entro metà 2010; significa anche che la California, il cui credit
rating è il più basso della nazione, non riuscirà a farsi prestare i soldi
necessari per pagare le spese correnti. In questa evenienza lo Stato potrebbe
essere costretto a sospendere il pagamento degli stipendi pubblici, fermare i
lavori pubblici e licenziare altri dipendenti della pubblica amministrazione.
Nel lungo periodo invece la sconfitta dei referendum - che proponevano tra
l'altro l'estensione di nuove tasse, l'imposizione di un tetto alle spese
pubbliche e la creazione di un fondo-cuscinetto antirecessione- conferma che la
California è ingovernabile, con o senza Terminator. Alla
base della crisi finanziaria californiana vi è un sistema bizantino di leggi ad hoc, quasi
tutte approvate nel processo referendario, che allocano fondi pubblici a scopi
specifici, per esempio al rinnovo degli edifici scolastici, alla ricerca sulle
cellule staminali o alla costruzione di un treno veloce tra Los Angeles e San
Francisco. Ciò lega le mani al Parlamento, che, tra l'altro, è obbligato
ad approvare ogni anno la finanziaria con una
maggioranza di due terzi. Nei periodi di boom economico la maggioranza è facile
da raggiungere, ma quando occorre tagliare le spese o aumentare le tasse, è
paralisi. L'elettorato californiano non può che puntare il dito contro se
stesso per l'uso selvaggio dell'arma referendaria. Ma accusa invece il
governatore, il cui tasso di approvazione è sceso al 33%, e il Parlamento, il
cui tasso di approvazione è a un infimo 14 per cento. Il disgusto nei confronti
dei politici, e non il contenuto delle proposte di riforma, è forse il vero
motivo per cui i referendum di ieri parevano destinati alla sconfitta. I
californiani quindi non hanno le idee del tutto chiare su come risolvere una
volta per tutte i loro problemi cronici. Ma hanno le idee chiare almeno su una
cosa: il fumo fa male e i fumatori vanno puniti. Il sindaco di San Francisco ha
proposto infatti di imporre una tassa aggiuntiva di 33 centesimi sui pacchetti
di sigarette per coprire il costo ( 10,7 milioni di dollari all'anno) di pulire
le strade, i tombini e le tubature intasate dai mozziconi. © RIPRODUZIONE
RISERVATA CROCIATA ANTI–FUMO San Francisco propone una tassa di 33 cent sulle
sigarette Servirà a coprire il costo per la raccolta di mozziconi da strade e
tombini
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-20 - pag: 16 autore: MERCATI E
MERCANTI ... Sindrome Babele per la Bce C i risiamo. Nelle ultime settimane, i
componenti del consiglio della Banca centrale europea sono ricaduti nel vizio
d'origine, dei tempi della nascita della banca, di esprimere opinioni in ordine
sparso, un vizio che pareva estirpato. Due in particolare sono i punti cruciali
sui quali sono emerse in pubblico divergenze significative: sul limite minino
al quale abbassare i tassi d'interesse e sull'uso di misure non convenziona-li,
il cosiddetto allentamento quantitativo, che la Bce avvierà all'inizio di
giugno con l'acquisto di covered bond. Si tratta degli elementi al cuore della
politica monetaria, sui quali la Bce non può permettersi di
parlare ai mercati finanziari con voci discordanti. La condotta della politica monetaria
richiede oggi una capacità di comunicare almeno pari a quella di prendere le
giuste decisioni dal punto di vista tecnico. La prima Bce era fortemente
criticata più per l'incapacità di trasmettere ai mercati e agli operatori economici il proprio pensiero che per le scelte
adottate: questa incapacità ha finito per limitarne in parte
l'efficacia. è stata invece anche la prevedibilità delle sue azioni, attraverso
una politica di comunicazione più compatta, a rendere negli anni successivi la
Bce un'istituzione che ha avuto successo nel raggiungere i suoi obiettivi. Nel
mezzo di una crisi la cui conclusione nonè ancora alle viste, la dose
addizionale d'incertezza generata dalle dichiarazioni dissonanti dei banchieri
centrali europei è un ingrediente addizionale non richiesto e certamente nient'affatto
benvenuto. Si sapeva fin dalla sua creazione che il consiglio della Bce avrebbe
riflesso interessi nazionali diversi e inclinazione e formazione differenti dei
suoi membri. è anzi un bene che il dibattito interno non soffochi punti di
vista diversi, ma è dubbio che siano altrettanto positive manifestazioni
pubbliche così plateali di dissenso come quelle emerse recentemente. Forse era
inevitabile che accadesse in una situazione estrema come quella generata dalla
crisi. Ma i successi ottenuti nella gestione della crisi stessa (dopo tutto, la
Bce è riuscita, meglio delle sue consorelle, a far rientrare tassi
dell'interbancario e spread ai livelli pre-Lehman) avrebbero dovuto indurre a
non discostarsi da una linea di comunicazione univoca. Anche se il governatore
della Banca di Cipro, Athanasios Orphanides, viene da un dottorato all'Mit
(come Lucas Papademos e Mario Draghi) e ha trascorso tutta la carriera alla
Federal Reserve e JÜrgen Starck e Axel Weber hanno invece percorso la propria
senza lasciare Bonn e Francoforte. Oltrettutto,le divisioni all'interno della
Bce accentuano il rischio che vi si incuneino i politici, per i quali,
soprattutto in tempi di crisi, la tentazione di minarne l'indipendenza può
essere forte. Dopo la cacofonia della ultime settimane, è meglio che alla Bce
riprendano tutti a cantare dallo stesso spartito. © RIPRODUZIONE RISERVATA
www.ilsole24ore.com/economia Online «Mercati e mercanti» di Alessandro Merli di
Alessandro Merli
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-20 - pag: 42 autore: Mercati. Le
perdite in Borsa degli operatori governativi al 30 marzo raggiungono i 55
miliardi di dollari Fondi sovrani, la maglia nera è Gic Le quote in Ubs e Citi
costano all'investitore di Singapore 24 miliardi Franco Locatelli è la
Government of Singapore Investment Corporation (Gic) la maglia nera dei fondi
sovrani (SWF). Nella graduatoria delle perdite accumulate al 30 marzo scorso
dalle maggiori operazioni di Borsa dei fondi sovrani degli ultimi tre anni la
Gic ha bruciato poco meno di 24 miliardi di dollari per i suoi fallimentari
investimenti in Ubs e in Citigroup. E' quanto emerge dal primo Rapporto sui
Fondi sovrani realizzato dalla nuova joint tra la Fondazione Eni Enrico Mattei
e Monitor, il cui database ha raccolto e classificato oltre 1.150 deal compiuti
da Swf in quasi trent'anni. Il bilancio degli investimenti dei fondi sovrani
degli ultimi anni è semplicemente «disastroso», come ha commentato il guru
dell'Università di Oklahoma Bill Megginson e va oltre le più nere previsioni.
Pur limitando il calcolo ai 23 maggiori investimenti (cioè quelli di almeno un
miliardo di dollari) effettuati dal 2006 ad oggi in società quotate, i fondi
sovrani hanno perso la bellezza di 55 miliardi di dollari sui 122,7 investiti
cioè il 45,47% della somma impegnata. Gic di Singapore - come si evince dalla
tabella - è in buona compagnia, perchè anche l'altro fondo di Singapore, il
Temasek, non è andato per il sottile e ha perso poco meno di nove miliardi di
dollari soprattutto per le sue rovinose acquisizioni di quote azionarie in
Merrill Lynch e in Standard Chartered. In profondo rosso sono anche i fondi di
Abu Dhabi, Qatar, Kuwait, Dubai, Cina, Corea. Nel novero dei maggiori
investimenti azionari compiuti dai fondi negli ultimissimi anni solo tre
risultano attivi. Le stratosferiche perdite registrate nella campagna di Borsa
e dovute soprattutto ai colossali errori di valutazione compiuti con l'ingresso
nelle maggiori banche americane apre molti interrogativi sul futuro dei 31
fondi sovrani che vantano un patrimonio di 1,8 trilioni di dollari e sono messi
a fuoco dal Rapporto. Il loro ruolo sulla scena finanziaria
internazionale resta rilevante ma la caduta dei prezzi del petrolio e la
riduzione dei surplus commerciali dei paesi di riferimento, per lo più asiatici
e arabi, ne circoscrivono la potenza di fuoco e fanno stimare la crescita del
loro patrimonio attorno ai cinque o sei trilioni di dollari entro il 2012.
Anche la loro strategia d'investimento, finora molto focalizzata sulla finanza
e molto esposta sui mercati occidentali, è destinata
ad essere rivisitata e, sulla spinta della crisi in atto e dei governi a cui
fanno capo, il Rapporto prevede che continuerà il ritorno a casa dei fondi che
hanno già cominciato ad investire soprattutto nei paesi d'origine, anche se non
spariranno dalla scena internazionale. Ma è il fallimento delle loro strategie
d'investimento e gli inevitabili contraccolpi politici in patria che fanno
discutere. Qual è la vera origine delle loro perdite? Megginson avanza
un'interpretazione originale che non mancherà di accendere le discussioni. Dopo
aver rilevato che tra il luglio del 2005 e l'ottobre del 2008 i fondi sovrani
hanno investito in totale 90 miliardi di dollari nelle istituzioni finanziarie americane ed europee, a cui vanno aggiunti i 40
miliardi di dollari impegnati dalla China Investment Corporation per la
ricapitalizzazione di due banche statalizzate, lo studioso
americano osserva che in anni recenti gli SWF hanno investito sui mercati finanziari mondiali più capitali
di quanto abbia fatto ogni altro singolo investitore tranne il Governo degli
Stati Uniti. Ma il punto cruciale resta quello della sottoperformance dei loro
investimenti, ben al di là degli effetti della crisi in corso.
Certamente lo stock picking dei fondi sovrani è stato «disastroso», ma la tesi
dello studioso dell'Oklahoma è più audace e arriva a sostenere che l'infelice
ritorno degli investimenti degli Swf dipenda dal conflitto d'interessi che la
loro presenza ingenera con altri azionisti di minoranza delle società target e
dalla conseguente negativa percezione che i mercati ricevono.
Inoltre, la scelta degli investimenti dei fondi sovrani potrebbe essere stata
influenzata dai Governi che li controllano e che li avrebbero spinti ad
investire in società dissestate per minimizzare le opposizioni politiche e
l'intervento dei regolatori dei diversi Paesi. Se così fosse, è facile
prevedere che del ruolo dei fondi sovrani si tornerà a parlare, in chiave
critica, anche dopo la crisi. © RIPRODUZIONE RISERVATA L'IND
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-20 - pag: 45 autore: Energia. Gli
azionisti: «Il sistema è malato e va sistemato» - Il voto è consultivo e non
obbliga a eliminare i bonus Shell, no dei soci ai maxi-stipendi Il presidente
Job sulla difensiva: «Terremo conto del malcontento» Nicol Degli Innocenti
LONDRA Rivolta degli azionisti contro il management di Royal Dutch Shell:
all'assemblea annuale del colosso petrolifero ieri tre quinti degli investitori
hanno bocciato il piano di remunerazione proposto dall'azienda, che prevede la
concessione di bonus ai manager nonostante gli obiettivi di rendimento
prefissati non siano stati raggiunti. Il 59,42% degli azionisti ha votato
contro la proposta, inviando un rabbioso e inequivocabile segnale ai dirigenti.
«Il consiglio di amministrazione prende molto sul serio l'esito di questo voto
e rifletteremo attentamente sulla questione per prendere la decisione giusta »,
ha assicurato Jorma Ollila, presidente di Shell. Il voto è consultivo e non
obbliga Shell a eliminare i bonus previsti. Il voto contrario non è stato
proprio un fulmine a ciel sereno. Durante l'assemblea, tenuta in contemporanea
a Londra e a L'Aja, gli azionisti avevano bombardato la Remuneration Committee
di Shell di domande sulla scelta fatta, mentre nei giorni scorsi diversi gruppi
avevano criticato la decisione della società. L'Associazione degli assicuratori
britannici (Abi) aveva lanciato l'allerta sul piano Shell, indicando una
deviazione dalla best practice approvata. Standard Life Investments, un altro
grande azionista di Shell, ha dichiarato di avere votato contro. Pirc,ente che
vigila sulla corporate governance, aveva consigliato agli azionisti di
esprimere un "no" al piano in assemblea. «Il sistema è malato e va
sistemato», ha detto ieri Errol Keyner di Veb,l'associazione degli azionisti
olandese. Il voto contrario di ieri dimostra come ormai le scelte sulla
remunerazione delle grandi società siano oggetto di feroce scrutinio e come la
rabbia espressa da azionisti e cittadini per gli stipendi troppo generosi e i
bonus straordinari concessi ai banchieri si sia ormai allargata ad altri
settori. La crisi finanziaria dell'ultimo anno ha radicalmente cambiato la situazione: lo
scorso anno solo l'8% degli azionisti aveva votato contro il "remuneration
report" di Shell, nonostante il comitato avesse anche allora preso la
decisione di concedere bonus ai manager ignorando «la performance al di sotto
della media e quindi di fatto premiando chi ha fallito », secondo Guy
Jubb, responsabile della corporate governance di Standard Life. Nel 2008 Shell,
nonostante gli utili record, si è classificata quarta come rendimento tra le
cinque grandi società rivali, Bp, Chevron, ExxonMobil e Total, mentre
l'obiettivo del gruppo era di essere seconda. Nonostante questo, il comitato ha
deciso di assegnare ai manager bonus pari al 50% del massimo consentito di
azioni. Jeroen van der Veer, chief executive, nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: POLITICA E SOCIETA data: 2009-05-20 - pag: 20 autore: Napolitano.
«Onorare le vittime di violenza» «No a rimozioni su D'Antona» ROMA Nei suoi
rapporti con gli Stati Uniti, l'Europa «risente ancora del sospetto di voler
lasciare la responsabilità e gli oneri della propria difesa e della sicurezza
sulle spalle dell'alleato americano». Al contrario, la Ue deve attrezzarsi,
recuperare il ritardo accumulato nell'ultimo decennio, superare «contraddizioni
e debolezze», potenziando al tempo stesso«uno strumento cruciale come l'Agenzia
Europea di Difesa». In mattinata, il Quirinale aveva diffuso un messaggio
inviato dal Capo dello Stato al rettore della Sapienza di Roma, Luigi Frati, in
occasione della cerimonia di commemorazione di Massimo D'Antona, studioso che
«ha pagato con la vita il suo generoso impegno civile. Trasmettere il ricordo
alle giovani generazioni delle tante vittime della cieca e crudele violenza del
terrorismo politico è un dovere della comunità nazionale per scongiurare ogni
rischio di rimozione e riaffermare valori di dialogo e di legalità». Nel
pomeriggio a Londra, nel corso del suo intervento all'Istituto internazionale
per gli studi strategici, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha
parlato ieri di sicurezza e di Europa. Lo ha fatto citando Winston Churchill e
il suo celebre discorso del 14 maggio 1947 alla Albert Hall, per chiedersi se
riusciremo ad «essere orgogliosi di essere europei come lui sognava ».L'Europa
non è fatalmente destinata a divenire marginale, se saprà essere all'altezza
delle sue responsabilità in un mondo globalizzato. La crisi economica pone una
sfida a tutti i governi e alle istituzioni internazionali, «per non parlare dei
pericoli di un fuorviante protezionismo, di instabilità politica e forse anche di conflitti». La novità
principale sullo scenario internazionale è il nuovo corso politico degli Stati
Uniti. Ora l'Europa non può sfuggire «ad una valutazione degli aspetti militari
e a un impegno congiunto di difesa collettiva », soprattutto in un contesto in
cui la comunità internazionale viene posta di fronte alla nuova sfida
dell'insorgenza del terrorismo. Certo – ammette Napolitano – sulla politica di
difesa dell'Unione europea pesa il macigno delle scarse risorse disponibili.
Nelle condizioni in cui versano i bilanci pubblici europei, la strada da
seguire «è quella di un deciso elevamento della produttività della spesa
europea per la difesa, ancora di gran lunga inferiore rispetto a quella
prevista nel bilancio Usa». Le aree più critiche restano la regione
Afghanistan- Pakistan, il Medio Oriente allargato e il Corno d'Africa.
Napolitano invita a «prendere seriamente in considerazione » la richiesta
americana per una partecipazione più attiva in Afghanistan, «innanzitutto nel
nostro interesse, tenendo presente la minaccia del terrorismo islamico
fondamentalista contro l'Europa ». Quanto alla crisi economica, l'Europa deve
mostrarsi capace di contribuire alla soluzione dei problemi di fondo, «da
cercare e definire in un vasto ambito di concertazione», a partire dal G20.
D.Pes. IL PRESIDENTE A LONDRA «Potenziare la difesa Ue, non bisogna alimentare
il sospetto di voler lasciare gli oneri della sicurezza sulle spalle
dell'alleato Usa»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: LANCETTE DELLECONOMIA data: 2009-05-20 - pag: 15 autore: Germogli
diffusi. Il robusto rialzo dei prezzi delle commodity è il segnale del
risveglio della domanda globale e aiuta il rilancio dei paesi produttori Le
materie prime sentono la ripresa Il recupero dell'attività in Usa ed Eurozona
appare ora più vicino, ma da livelli molto depressi di Fabrizio Galimberti e
Luca Paolazzi Inflazione Il mondo, si dice spesso, è diviso in due. Nel caso
specifico la barriera virtuale separa chi sostiene che la troppa moneta messa
in circolo dalle Banche centrali scatenerà un'ondata inflazionistica, che
aiuterebbe comunque a raddrizzare i conti pubblici (un esproprio dei
risparmiatori di oggia favore delle future generazioni). Da chi invece ritiene
che la capacità produttiva inutilizzata è così elevata (7-8% del Pil) da
richiedere molto tempo prima di essere assorbita e quindi determinare uno
scenario di lunga deflazione. Per evitare sia Scilla sia Cariddi, occorrono due
condizioni: un notevole tempismo delle politiche monetarie nel drenare
liquidità senza uccidere la ripresa nella culla ( di "infanticidio"
preterintenzionale si macchiò la Bank of Japan nel 1995) e un ritorno lesto ai
livelli di attività pre-crisi. Il sentiero è perciò molto stretto. Il rialzo
rapido delle materie prime negli ultimi mesi sembra portare acqua al mulino
degli "inflazionisti": in dollari il petrolioè salito del 68,2% e gli
input industriali (indice Economist) del 31,3% dai minimi di febbraio. Ma se
osserviamo le dinamiche dei prezzi al consumo questi aumenti non hanno lasciato
tracce profonde: la dinamica annua è dello 0,6% in Eurolandia, del -0,3% in
Giappone, del -0,7% negli Usa. Più che mettere in moto processi inflattivi,
quei rialzi delle commodity hanno attenuato la caduta degli indici dei prezzi.
Più in generale, vanno presi non come minacciose forze che causano spinte sui
listini ma come mansuete variabili che obbediscono al risveglio della domanda
globale; e quindi come un segnale di avvio di una fase positiva del ciclo.
Tanto più se la partenza avviene nei Paesi emergenti, affamati di materie
prime. La determinante principale dell'inflazione nei paesi industriali resta
il costo del lavoro. La cui dinamica segue le oscillazioni della
disoccupazione. Negli Stati Uniti già lo fa: la crescita della paga oraria è
passata dall'1% a trimestre tenuto fino a dicembre 2008 allo 0,4% di aprile
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Primo Piano data: 20/05/2009 - pag: 7 Le strategie I vertici oggi
all'assemblea dell'accomandita Giovanni Agnelli & C. La proposta del
Lingotto al governo tedesco E Marchionne prepara la nuova missione Usa MILANO
Ci saranno le linee generali, le risposte ai chiarimenti chiesti e in parte già
ottenuti a voce dal sindacato ma soprattutto dal governo tedesco. E ci saranno,
ovvio, la proposta, le garanzie, le condizioni, il quadro strategico globale in
cui leggere le mosse Fiat. Non sarà, però, il vero e proprio piano industriale.
Non ancora. Il documento da cui si partirà oggi, quello che il Lingotto (come
gli altri pretendenti) consegnerà ufficialmente a Berlino avrà la forma di una
lettera d'intenti. Con i contenuti Sergio Marchionne scoprirà le proprie carte
a sufficienza per rafforzare quanto ha cercato di dimostrare in due settimane
di tour su e giù per la Germania: ossia che l'interesse del Lingotto è serio,
non finanziario, molto più concreto e a lungo termine
dei progetti ventilati dai concorrenti (Magna in primis). Improbabile però che
la lettera entri nei dettagli di questo o quello stabilimento, questa o quella
produzione, questa o quella singola situazione. Anche perché l'ottica non è
strettamente nazionale, esattamente come non è su scala nazionale che il mondo
dell'auto può pensare di affrontare la «rifondazione» imposta dalla grande
crisi. Marchionne lo ripeterà oggi, ai soci della Giovanni Agnelli & C. che
si ritrovano per il bilancio annuale e ai quali spiegherà direttamente la
presenza a Balocco fino a ieri sera era confermata, ma subito dopo il numero
uno Fiat potrebbe ripartire per gli Usa quale sia l'architettura che punta a
realizzare. Lo ha intanto ribadito ancora ieri, da Francoforte, dopo un
incontro con il leader dei metalmeccanici. Ma, ha confermato a Bloomberg Tv,
con Berthold Huber «non abbiamo discusso di numeri». Perché «la questione non
riguarda solo Opel. Noi abbiamo sovracapacità produttiva in Europa e negli Usa.
E in questo contesto dobbiamo agire da europei». Poiché, poi, quello stesso
contesto ha visto la crisi del settore sommarsi a un'assoluta
illiquidità dei mercati finanziari, Marchionne anche in Germania rilancia lo schema Chrysler. In
Italia, se l'operazione andrà in porto, scorporerà l'Auto e Powertrain,
obiettivo fusione con i tedeschi (per primi) e quotazione. Ma se è vero che il
tutto non prevede esborsi cash, e che per contro Opel (come Saab) avrà bisogno
di aiuti pubblici per 7 miliardi, «noi possiamo offrire molto, numerosi
asset che producono liquidità. Il che è come o addirittura meglio che offrire
contanti: i soldi finiscono, le attività che producono soldi no». È questo, il
disegno complessivo, quello che Marchionne racconterà alla «cassaforte». Un
viaggio dell'ultima ora non è da escludere, e comunque prestissimo sarà di
nuovo negli Usa (dove anche alcuni ministri tedeschi incontreranno i vertici Gm
e presumibilmente gli uomini della task force del Tesoro). Sarà in ogni caso la
prima occasione, per la famiglia Agnelli, di sentirsi fare il punto sulle mosse
Fiat. Da Marchionne, se ci sarà come previsto, ma anche da Luca Cordero di
Montezemolo e da John Elkann: toccherà soprattutto a lui, azionista principale,
rassicurare chi teme un impegno eccessivo sull'auto e spiegare che, al
contrario, l'intera operazione consentirebbe di «diluirsi» a soci più piccoli
di un gruppo più grande. Raffaella Polato
( da "Corriere del Veneto"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: CULTURA data: 20/05/2009 - pag: 13 Lo spettacolo Il cabaret di Zelig
arriva a Padova Zelig sbarca a Padova con il duo Katia e Valeria. Le due
cabarettiste saliranno sul palco del centro culturale Altinate San Gaetano
domani 21 maggio (ore 21) per il ventennale del consorzio Etimos. Un'intera
giornata dedicata allo sviluppo sostenibile e alla finanza trasparente, con i
produttori dei paesi in via di sviluppo sostenuti da Etimos, dallo Sri Lanka al
Perù, che mostreranno la loro produzione, dalla cioccolata al caffè. La mattinata di domani sarà dedicata agli studenti, con
conferenze in cui si parlerà di crisi finanziaria e delle ripercussioni nelle economie dei paesi del Sud del
mondo. Il pomeriggio sarà dedicato al mondo dell'università e agli interessati
a approfondire i temi dell'ambiente e della povertà, della crisi e della speculazione economica.
In serata lo show del duo comico di Zelig «Katia e Valeria» che affronteranno
anche il tema dell'economia. Un evento di Etimos che ha coniato un nuovo
progetto chiamato Join for Change (Jxc) sostenuto dalla Banca padovana di
credito cooperativo che, con Etimos, ha creato un fondo etico di credito
cooperativo. Martino Galliolo Katia e Valeria Le due attrici domani al Centro
San Gaetano per il consorzio Etimos
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 20/05/2009 - pag: 29 Per 30 gruppi Stress test Ue anche
per le polizze MILANO In arrivo nel 2010 uno stress test anche per il sistema
assicurativo europeo, per verificare la sua solidità e la
sua resistenza alla crisi finanziaria. Arriverà dopo l'estate e a occuparsene sarà il Comitato europeo
di vigilanza sulla assicurazioni (Ceiops), in coordinamento con le autorità
nazionali di vigilanza. Una verifica che porterà alla luce la reale tenuta dei
più importanti gruppi assicurativi del Vecchio Continente.
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 20/05/2009 -
pag: 33 La Giornata in Borsa Bene gli indici, scatto Autogrill di Giacomo
Ferrari Immobili Usa Listini frenati dal dato sul mercato immobiliare Usa, ai
minimi dal 1959 Ancora un progresso per gli indici di Piazza Affari:
l'S&P-Mib è cresciuto dell'1,1% e il Mibtel dello 0,82%. L'avvio era
stato assai più promettente, ma nel pomeriggio il dato sul crollo del mercato
immobiliare Usa (minimo record dal 1959) ha raffreddato i listini. Autogrill ha
messo a segno il rialzo più consistente fra i titoli più capitalizzati, con il
prezzo di riferimento cresciuto dell'8,29%. A sostenere gli acquisti è stata
soprattutto la conferma del giudizio buy (comprare) da parte di Unicredit, che
ha anche rivisto al rialzo il target-price, da
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere
della Sera sezione: Economia Mercati Finanziari data: 20/05/2009 - pag: 33 Il
caso a Londra Marks & Spencer taglia la cedola e cade (g. fer.) Tonfo alla
Borsa di Londra per Marks & Spencer, il colosso britannico della grande
distribuzione, colpito dalla crisi dei consumi che ne ha pesantemente
ridimensionato la redditività. Il risultato di fine anno è calato infatti del 38% e ieri
i vertici della società hanno annunciato che il dividendo sarà ridotto di un
terzo. Immediata la reazione sul mercato azionario: il titolo ha ceduto l'8,11%
rispetto a lunedì, chiudendo a quota 311,75 pence. Nel corso della seduta la
quotazione ha toccato un minimo di 300,75 e un massimo di 335 pence, con 6
milioni di pezzi scambiati. Stuart Rose chairman M&S
( da "Corriere della Sera"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 20/05/2009 -
pag: 33 Il caso a Milano Tutto esaurito per l'aumento Snam Rete Gas (g. dos.)
Tutto esaurito, o quasi, l'aumento di capitale di Snam Rete Gas. L'operazione,
da 3,5 miliardi, decisa dall'assemblea del 17 marzo in seguito alla fusione con
Stogit e Italgas, è partita il 27 aprile e si è conclusa venerdì scorso,
con la sottoscrizione del 99,75% delle azioni offerte. Le opzioni non ancora
esercitate saranno offerte in Borsa a partire da domani ed eventualmente nei giorni
successivi fino al 27 maggio. Una nota della società ricorda che Eni ha
sottoscritto per intero i propri diritti di opzione e deterrà quindi al termine
dell'aumento il 52,54% del capitale di Snam Rete Gas. Il titolo ieri è sceso
dell'1,05%. Alberto Meomartini presidente Snam RG
( da "Manifesto, Il"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA CRISI
Usa: cantieri fermi Italia: tracolla il commercio estero Galapagos Le banche
italiane non vogliono i «Tremonti bond» e solo pochi istituti li hanno
richiesti per un totale di 6 miliardi di euro. «Pochi», secondo il ministro
dell'economia che prima ha sostenuto che le banche italiane erano solide e ora
si lamenta che gli istituti di credito non chiedono prestiti allo stato.
Prestiti, ha spiegato Tremonti, che non debbono servire a rifare il look alle
banche, ma a incentivare il crediti alle imprese. Parafrasando il «raffinato»
Ricucci, «Tremonti vo' fa' il frocio cor culo degli altri». E' tornato a salire
il prezzo del petrolio le cui quotazioni hanno superato la soglia dei 60
dollari al barile. Perché? Secondo molti analisti la risalita deriva dai primi
segnali di fine della recessione. Non è del tutto vero. Anzi. Negli Usa ieri
sono stati diffusi i dati sull'apertura di nuovi cantieri in aprile: registrano
una caduta del -12,8%, mentre i nuovi permessi edilizi sono scesi del 3,3%. Su
base annua, l'apertura di nuovi cantieri è crollata del 52,4%, a conferma della
gravità della crisi in atto nel comparto immobiliare.
Secondo i dati del governo, in aprile i cantieri per la costruzione di
abitazioni monofamiliari sono scesi del 2,8% mentre quelli per la realizzazione
di condomini sono scesi del 46,1%. Una notizia positiva, però, è arrivata: le
camere Usa hanno approvato un progetto di legge per la creazione di una
commissione di inchiesta sulla crisi finanziaria. Lunedì notte è arrivata l'approvazione della Camera dei
Rappresentanti (338 favorevoli, 52 contrari) che consente dunque l'invio del
testo al presidente Barack Obama per la promulgazione. L'organo funzionerà sul
modello di quello istituito per indagare sugli attentati dell'11 settembre 2001:
organizzerà audizioni pubbliche e avrà diciotto mesi di tempo per esaminare
le cause della crisi con la possibilità di segnalare
al ministero della Giustizia tutte le violazioni di legge da parte di
istituzioni e di individui. La commissione sarà composta da dieci membri (6
designati dai Democratici, 4 dai Repubblicani) scelti tra i cittadini con
esperienza nel settore bancario, nella regolazione dei mercati, nel fisco e
nella finanza. Altro dato positivo è arrivato dalla Germania: l'indice Zew in
maggio è risalito a 31,1 punti dai 13 di aprile. «In merito all'attività
economica, sempre più segnali indicano che il peggio sembra essere passato», ha
commentato il numero uno dell'istituto Zew Wolfgang Franz. «Ma - ha aggiunto -
per quanto riguarda l'evoluzione del mercato del lavoro pare che il peggio
debba ancora venire». Intanto in Italia il mese di marzo ha confermato la
pesante caduta degli scambi commerciali con l'estero, ennesimo segnale della crisi. Le esportazioni vero i paesi Ue nel mese sono diminuite
del 19,6%, mentre l'import è caduto del 16%. Ma la caduta è visibile anche
dagli scambi complessivi: nel primo trimestre le esportazioni sono diminuite
del 22,8% e l'import (molto influenzato dalla caduta del prezzo del petrolio)
del 22,3%. Il risultato è che nei primi tre mesi dell'anno i conti si sono
chiusi in rosso per 4,422 miliardi di euro. Sul fronte del lavoro è arrivata la
notizia che la banca olandese Abn-Amro vuole vuole risparmiare 1,3 miliardi di
euro e taglierà 5 mila posti di lavoro. Il gruppo telefonico Vodafone, invece,
seguita a godere di buona salute (soprattutto in Italia) anche se gli utili si
sono ridotti a caua delle forti perdite in Spagna e Turchia
( da "Repubblica.it"
del 20-05-2009)
Argomenti: Crisi
LE REAZIONI di
panico suscitate dall'influenza suina potrebbero essere spiegate con il fatto
che l'epidemia ha distratto la nostra attenzione dai
rovinosi effetti della crisi finanziaria mondiale? Oppure, semplicemente, è nella natura umana reagire in
modo sproporzionato ai pericoli che non possiamo controllare? "Il fatto è
che ci piace essere spaventati", sostengono due statistici inglesi, Simon
Briscoe e Hugh Aldersey-Williams, in Panicology, pubblicato quest'anno negli
Stati Uniti. Lo testimonia l'enorme popolarità dei disaster movie e dei
thriller. In particolare, i due studiosi prendono ad esempio il panico diffusosi
nel 2005 e nel
( da "Manifesto, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
COMMENTO L'affondo
del dollaro Immanuel Wallerstein Il premier cinese Wen Jiabao, quando nel marzo
2009 si è detto «un po' preoccupato» per lo stato del dollaro Usa, ha espresso
lo stato d'animo di stati, imprese e persone di tutto il mondo. Egli ha chiesto
agli Stati uniti di «mantenere il credito, onorare le promesse e garantire la
sicurezza degli asset cinesi». Soltanto cinque anni fa, questa richiesta
sarebbe sembrata molto arrogante. Ora appare «comprensibile» anche a Janet
Yellen, presidente della Federal Reserve Bank di San Francisco, sebbene Yellen
consideri le proposte della Cina sulla valuta di riserva mondiale «lungi
dall'essere un'alternativa pratica». Ci sono solo due modi di custodire la
ricchezza: in vere e proprie strutture fisiche, e in una qualche forma di
denaro (valuta, obbligazioni, oro). Entrambi i modi comportano dei rischi per
il possessore. Le strutture fisiche si deteriorano se non vengono usate, e
usarle implica dei costi. Utilizzare tali strutture per ottenere guadagni e
dunque profitti dipende dal «mercato» - ossia, dalla disponibilità di
acquirenti disposti a comprare ciò che le strutture fisiche possono produrre.
Le strutture fisiche sono almeno tangibili. Il denaro (che è denominato in
cifre nominali) è semplicemente una potenziale pretesa su strutture fisiche. Il
suo valore dipende dal rapporto di cambio che intrattiene con le strutture
fisiche. E questa relazione può variare - e varia - costantemente. Se varia di
poco, nessuno quasi se ne accorge. Ma se varia considerevolmente e
frequentemente, i suoi possessori guadagnano o perdono molta ricchezza, spesso
rapidamente. In termini economici, una valuta di riserva non è altro che la
forma più affidabile di denaro, quella che varia di meno. Perciò è il posto più
sicuro per custodire qualunque ricchezza si possegga, che non sia sotto forma
di strutture fisiche. Dal 1945 almeno, la valuta di riserva mondiale è il
dollaro Usa. Lo è ancora. Il paese che emette la valuta di riserva ha un
particolare vantaggio rispetto a tutti gli altri paesi. È l'unico paese che può
legalmente stampare valuta, quando ritiene che sia suo interesse farlo. Le
valute hanno tutte tassi di cambio con altre valute. Da quando, nel 1973, gli
Usa hanno abbandonato il loro tasso fisso di cambio con l'oro, il dollaro ha
fluttuato nei confronti di altre valute, salendo e scendendo. Quando scendeva
rispetto a un'altra valuta, ciò favoriva le esportazioni perché l'acquirente
della merce esportata aveva bisogno di meno valuta propria. Ma le importazioni
diventavano più costose, perché servivano più dollari per pagare il bene
importato. Nel breve periodo una valuta indebolita può far aumentare
l'occupazione nel paese. Ma, nel migliore dei casi, questo è un vantaggio di
breve periodo. Nel medio termine è più vantaggioso avere una valuta cosiddetta
forte: il possessore di questa valuta ha un maggiore controllo sulla ricchezza
mondiale, misurata in strutture e prodotti fisici. Nel medio periodo le valute
di riserva sono valute forti e vogliono restare forti. La forza di una valuta
di riserva deriva non solo dal suo controllo sulla ricchezza mondiale, ma anche
dal potere politico che offre nel sistema-mondo. Ecco perché la valuta di
riserva mondiale tende a essere la valuta del potere egemonico mondiale, anche
se è un potere egemonico in declino. Ecco perché il dollaro Usa è la valuta di
riserva mondiale. Perché dunque il premier Wen è «un po' preoccupato»?
Chiaramente, perché negli ultimi decenni il tasso di cambio del dollaro Usa ha
fluttuato molto ma, nell'insieme, è andato lentamente declinando. Uno dei
principali fattori è l'incredibile aumento del debito globale del governo
americano. Sostanzialmente, gli Stati uniti riescono a compensare le spese in
due modi. Stampano valuta e vendono i buoni del tesoro Usa, soprattutto ad
altri governi (i cosiddetti fondi sovrani). Non è un segreto che negli ultimi
anni il principale acquirente dei buoni del tesoro americani è stata la Cina.
La Cina non è l'unico acquirente. Il Giappone, la Corea del Sud, l'Arabia
Saudita e Abu Dhabi, l'India e la Norvegia, hanno tutti comprato buoni del
tesoro Usa. Ma oggi la Cina è il maggiore acquirente e, data l'attuale
contrazione del credito, probabilmente è uno dei pochi acquirenti
nell'immediato futuro. Il dilemma per la Cina, come per gli altri paesi che
hanno investito in buoni del tesoro Usa, è che se il dollaro scendesse
ulteriormente, o se si verificasse un'inflazione significativa legata alla
stampa di valuta da parte degli Stati uniti, l'investimento in buoni del tesoro
potrebbe tradursi in una perdita. D'altro canto, quale alternativa hanno la
Cina e gli altri stati? La conclusione cui stanno giungendo la Cina e gli altri
acquirenti è una politica di disinvestimento discreto, ma costante: non così
rapida da scatenare una «corsa agli sportelli», ma nemmeno così lenta da farli
restare col cerino in mano «prima del fuggifuggi» («before the stampede»), come
W. Joseph Stroupe ha intitolato il suo articolo su Asia Times. La Cina sta
riducendo la quantità di buoni del tesoro americano che acquista, e ora
preferisce comprare quelli a breve termine, piuttosto che quelli a lungo
termine. Inoltre sta entrando nei «currency swaps» con altri paesi, come
l'Argentina; in questo modo non devono usare i dollari per le loro transazioni.
E la Cina sta chiedendo la creazione di una valuta di riserva alternativa
basata sui «diritti speciali di prelievo» («special drawing rights» - Sdr)
creati dal Fondo monetario internazionale, che si basano su un paniere di
valute. La Russia ha sottoscritto la proposta. Gli Stati uniti non sanno bene
come rispondere. Quando il segretario al tesoro Timothy Geithner ha dichiarato
che il governo americano è «aperto» alla proposta della Cina di aumentare l'uso
dei diritti speciali di prelievo, il dollaro è immediatamente sceso nel mercato
valutario. Così Geithner ha «chiarito». Il dollaro è rimasto la «valuta di
riserva dominante» e questo «probabilmente continuerà ancora a lungo». «Faremo
ciò che è necessario - ha dichiarato Geithner - per
dimostrare che sosteniamo la fiducia nei nostri mercati
finanziari, nella capacità produttiva di questo
paese e nei nostri fondamentali a lungo termine». Geithner sta solo ostentando
sicurezza? Cosa più importante: chi crede nella plausibilità delle sue parole?
La chiave della forza di una valuta non sono i cosiddetti fondamentali, ma è la
«fede» nella loro realtà. Tutti gli attori principali sperano possa
esserci un atterraggio morbido, una transizione ordinata per prendere le
distanze dal dollaro Usa. Nessuno vuole precipitare in caduta libera, perché
nessuno è sicuro di guadagnarci se ciò dovesse succedere. Ma se lo stimolo
degli Usa si rivelasse alla fine l'ultima bolla, il dollaro potrebbe subire una
deflazione improvvisa, in modo estremamente caotico. I francesi rendono
«stampede» con «sauve-qui-peut» cioè, alla lettera, «si salvi chi può».
(Traduzione Marina Impallomeni)
( da "Manifesto, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
DIARIO DELLA CRISI
La finanza torna «alla normalità» Crollo Giappone Carlo Leone Del Bello Dopo
che gli stress test sono riusciti - nonostante tutto - a convincere i mercati della buona salute delle banche,
dall'amministrazione Usa è in arrivo l'ennesimo maxi-regalo per le istituzioni finanziarie. Il segretario al Tesoro Tim Geithner ha infatti
annunciato ieri che il Public-Private Investment Program, colonna portante
dell'azione governativa sul fronte finanziario, avrà
inizio fra sei settimane. Il Ppip è il programma che permetterà, a fondi di
investimento privati, l'acquisto dei «titoli tossici» di cui le banche voglioni
sbarazzarsi. Il governo ha a disposizione 100 miliardi di dollari, che
utilizzerà come «capitale di rischio» per finanziare fino a mille miliardi di
acquisti in titoli problematici, sobbarcandosi però anche il «rischio di
tossicità». Fra gli obiettivi del programma c'è quello di ripristinare la
«liquidità» sul mercato dei titoli derivati da prestiti. Cosa alquanto curiosa,
visto che molti di questi titoli sono nati per esser detenuti fino alla
scadenza. Il presidente degli Stati uniti Barack Obama ha inoltre dichiarato
ieri di vedere dei «progressi» sui mercati finanziari. Un certo «ritorno
alla normalità», ha aggiunto. Sotto molti punti di vista, è vero: i tassi di
interesse di mercato continuano a scendere. Il tasso Libor a tre mesi ha
toccato ieri il nuovo minimo di 0,71%, mentre la differenza fra questo e i
buoni del tesoro Usa (una misura della fiducia sul mercato interbancario)
è tornata praticamente a livelli pre-crisi. Quasi alla normalità anche il Vix,
noto anche come «indice dalla paura» fra gli addetti ai lavori, che misura la
volatilità dei mercati azionari. «Ritorno alla
normalità» significa anche ritorno al deprezzamento del dollaro. Il biglietto
verde sperimentò infatti un forte apprezzamento nel corso dell'autunno del
( da "Stampa, La" del
21-05-2009)
Argomenti: Crisi
C'è la recessione globale,
dobbiamo pianificare il futuro, vogliamo sentire cosa ne pensano i leader della
finanza e della filantropia». Con questa scarna lettera il guru dei mercati
Warren Buffett e il fondatore di Microsoft Bill Gates hanno convocato in
segreto nella President Room della Rockefeller University di New York un club
esclusivo che si riunisce una volta ogni cento anni: a comporlo sono quel pugno
di americani che navigano, letteralmente, nei dollari e possono dunque
condizionare l'andamento dell'economia nella nazione più ricca dell'intero
Pianeta. L'ultima volta che qualcosa del genere è avvenuto risale al 1907
quando il banchiere John Pierpont Morgan riunì nel proprio studio privato di
Manhattan i maggiori finanzieri degli albori di Wall Street per discutere come
calmare il dilagante panico economico dell'epoca. Visto che i timori odierni
sono assai maggiori e l'intero sistema finanziario americano rischia il crollo
Buffett, Gates e Rockefeller, nelle vesti di blasonato padrone di casa, hanno
pensato di ripetere l'evento esclusivo. La parte più difficile è stata la
logistica: riuscire a far arrivare in segreto nello stesso posto, alla stessa
ora, nel bel mezzo di Manhattan, tutti i super-vip facendo coincidere calendari
che si estendono su cinque continenti e senza farsi vedere da neanche una
telecamera ha messo a dura prova la tempra degli organizzatori. Ma tutto è
filato liscio e martedì 5 maggio, alle 3 del pomeriggio in punto, seduti
attorno al tavolo con vista sull'East River si sono così ritrovati i contemporanei
equivalenti dei membri del club di JP Morgan. I loro nomi descrivono un
ammontare di denaro - e dunque di potere - difficile da quantificare. I coniugi
Bill e Melinda Gates e Warren Buffett sono per la classifica di «Forbes» i più
abbienti del Pianeta - vantando rispettivamente beni per almeno 57 e 37
miliardi di dollari - la stella tv Oprah Winfrey è titolare di un impero
editoriale da 2,7 miliardi di dollari, il sindaco di New York Michael Bloomberg
siede su un patrimonio di 20 miliardi, il fondatore della Cnn Ted Turner regalò
senza battere ciglio uno dei suoi 2,3 miliardi all'Onu, George Soros, che di
miliardi ne ha 11, è il principale rivale di Buffett a Wall Street e David
Rockefeller è il banchiere discendente della famiglia che ha contributo a disegnare
le fondamenta dell'economia americana. Altrettanto ricchi ma forse meno noti
gli altri invitati alla riunione a porte chiuse: i finanzieri Eli e Edythe
Broad con una fortuna di 5,2 miliardi; John Morgridge, ex presidente di Cisco,
con la moglie Tashia; Peter Peterson, presidente del Blackstone Group; Julian
Robertson, fondatore di Tiger Management Corporation; Patty Stonesifer, ex
presidente della Fondazione Gates. I singoli invitati hanno preso la parola
rispettando al secondo il tempo fissato di 15 minuti a intervento. Ne è
scaturito alla fine un breve dibattito e poi tutti sono tornati in fretta ai
propri numerosi impegni tenendo fede al patto di non rivelare nulla di quanto
avvenuto. Il segreto assoluto ha resistito fino a quando il sito Irishcentral.com
ha pubblicato la testimonianza anonima di uno dei partecipanti che ha descritto
l'intervento di Gates come «il più efficace», quello di Buffett come «molto
incisivo» e Turner «senza peli sulla lingua» aggiungendo che la disinibita
regina dei talk show Oprah Winfrey «ha invece preferito ascoltare». Ma anche la
gola profonda del Web non ha svelato nulla dei contenuti della misteriosa
tavola rotonda, come non ha suggerito spiegazioni del perché l'unico a mancare
all'appello fosse il conservatore Rupert Murdoch, fondatore della News
Corporation. In una nazione dove ogni ateneo ha le proprie sette segrete e i
gruppi di potere fanno a gara nel riunirsi in associazioni dai nomi esoterici
la fuga di notizie ha scatenato i reporter investigativi e il tam tam di gossip
sul Web ha dato vita a teorie cospirative sul un presunto «patto fra ricchi per
salvare i propri soldi dalla recessione». Per tentare di calmare le acque è
sceso in campo Stacy Palmer, direttore del «Chronicle of Philantropy»
assicurando alla tv Abc di sapere che «l'incontro è avvenuto per stabilire un
nuovo approccio alla filantropia globale» dando vita ad un «evento senza
precedenti» avvalorato dal fatto che i co-invitati sommano dal 1996 donazioni
benefiche per oltre 70 miliardi di dollari. Bob Ottenhof, presidente del gruppo
«Guidestar» che tiene sotto controllo le attività delle maggiori associazioni
no-profit, ammette però che «questo tipo di incontri non avvengono spesso
perché è molto difficile per i maggiori enti filantropici lavorare assieme».
Come dire, forse hanno davvero parlato di come «donare meglio e di più per
aiutare l'umanità» a dispetto della recessione ma non si può escludere che i
motivi dell'insolita riunione siano stati anche altri: dalla
volontà di scambiarsi idee e informazioni sull'evoluzione della imprevedibile crisi finanziaria alla possibilità di
operare assieme per sfruttare i vantaggi del momento fino allo scenario di una
mobilitazione collettiva di sapore patriottico per scongiurare che un'America a
prezzi stracciati possa venire acquistata da imprenditori di Paesi non troppo
amici. Quali che siano stati contenuti del summit segreto fra i Paperoni
di inizio secolo non c'è dubbio che forse qualcosa è già arrivato alle orecchie
del presidente Barack Obama. Visto che Oprah è una sua fan dichiarata, oltre ad
essere buona amica della moglie Michelle.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-05-21 - pag: 1 autore: LEZIONI PER IL FUTURO Nasce
l'era del capitalismo dai cento fiori di Martin Wolf L a crisi che stiamo
vivendo è uno spartiacque? Da una parte la globalizzazione trainata dal mercato,
il capitalismo finanziario e il predominio dell'Occidente,
e dall'altra il protezionismo, la regolamentazione e il predominio dell'Asia? Oppure gli
storici giungeranno alla conclusione che si è trattato di un evento provocato
da pochi scriteriati,di scarsa importanza?Io prevedo che sarà un po' l'una e un
po' l'altracosa. Non è una Grande Depressione, grazie alla ferrea
determinazione con cui hanno reagito gli Stati, e non è nemmeno il 1989 del
capitalismo. Andiamo a vedere cosa sappiamo e cosa no sull'impatto della crisi
sull'economia, la finanza, il capitalismo, lo Stato, la globalizzazione e la
geopolitica. Per quanto riguarda l'economia, sappiamo già cinque cose
importanti. Primo: quando gli Stati Uniti si beccano la polmonite, tutti quanti
si ammalano. Secondo: questa è la crisi economica più grave dagli anni 30.
Terzo: la crisi è globale, con effetti particolarmente gravi sui Paesi
specializzati nell'esportazione di prodotti lavorati o che fanno affidamento su
importazioni nette di capitali. Quarto: i responsabili politici hanno messo in
campo contro questa crisi misure di stimolo monetarie e di bilancio e
interventi di salvataggio finanziari senza precedenti. Infine, tutti questi
sforzi alcuni risultati li hanno prodotti: la fiducia sta tornando e il ciclo
di sostituzione delle scorte dovrebbe apportare un certo sollievo. Come ha
sottolineato il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, l'economia globale è
«vicina al punto di svolta »,intendendo che la discesa dell'economia sta
rallentando. è prevedibile anche che saranno gli Stati Uniti a guidare la
ripresa. Gli Usa sono tornati a essere il Paese più keynesiano del mondo
in-dustrializzato. Ed è prevedibile anche che la Cina, con il suo imponente
piano di rilancio, risulterà l'economia di maggior successo di tutto il
pianeta. Sfortunatamente, ci sono almeno tre cose che non possiamo sapere. Gli
eccezionali livelli d'indebitamento e la caduta del patrimonio netto
genereranno nelle famiglie, prima abituate a spendere molto per i consumi, un
marcato incremento del desiderio di risparmio, ma in quale misura? Fino a
quando si riuscirà ad andare avanti con questi deficit di bilancio prima che i
mercati chiedano una compensazione maggiore per il rischio? Le Banche centrali
riusciranno a trovare una via d'uscita non inflazionistica dalle politiche non
convenzionali? Nel campo della finanza, la fiducia sta tornando, con gli spread
tra attività sicure e attività a rischio che stanno scendendo a livelli meno
anomali, e con un (modesto) recupero dei mercati. L'amministrazione
statunitense ha accertato che il suo sistema bancario è in condizioni di salute
ragionevoli. Ma la situazione patrimoniale del settore finanziario è esplosa
negli ultimi decenni e la solvibilità dei debitori è seriamente menomata.
Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-05-21 - pag: 15 autore: Tanti deficit,
una soluzione comune I disavanzi previsti per il 2010 rendono il Patto di
stabilità poco credibile o dannoso di Carlo Bastasin A ll'inizio di giugno,
prima i ministri delle Finanze, poi i capi di governo europei dovranno riaprire
la discussione sul Patto di crescita e di stabilità che disciplina le finanze
pubbliche dei nostri paesi. La crisi sta spingendo tutti a chiedere maggior
coordinamento, ma al tempo stesso sta svuotando di significato proprio l'unico
ambito normativo europeo di armonizzazione dell'azione economica dei governi.
Di fronte a disavanzi pubblici che arrivano nel caso dell'Irlanda al 15% del
Pil nel 2010 e nel caso della Spagna al 10%, l'intero disegno istituzionale che
presiede alle politiche economiche nella zona dell'euro (procedure di deficit
eccessivo, programmi di stabilità e, a livello Ue, linee guida economiche) così
com'è, può essere o dannoso o non credibile. Dannoso, se verrà mantenuto di
nome, ma svuotato di fatto, evitando di applicare ogni sanzione ai governi
indebitati e già in difficoltà. Non credibile, se la disciplina rigorosa dei
bilanci verrà difesa, pur sapendo che i governi non potranno rispettarla. In
tale dilemma è necessario uno sforzo politico per creare qualcosa di nuovo.
Dopo l'ultima riunione dei ministri dei paesi euro, i pericoli sono emersi
chiaramente: da un lato il ministro francese Christine Lagarde ha proposto di
mantenere la struttura del Patto così com'è, concordando però tacitamente un'ampia
tolleranza sia sui tempi di rientro sia sulle dimensioni dei disavanzi.
Dall'altro lato JÜrgen Stark, membro della Bce e autore materiale del Patto
voluto da Theo Waigel tra il '95 e il '
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-21 - pag: 42 autore: Matricole sotto
la lente Due società per il battesimo di Aim di Antonella Olivieri L' Aim
Italia debutta con due matricole, Neurosoft e Ikf, entrambe quotate sul mercato
dedicato alle piccole imprese dall'8 maggio. Prima di parlare delle società, è
bene ricordare quali sono le caratteristiche del nuovo mercato, nato sulla
falsariga dell'Alternative investment market londinese. Anzitutto va chiarito
che si tratta di un Mtf (multilateral trading facility), nella fattispecie un
mercato "regolamentato" da Borsa italiana, dove il ruolo della Consob
si limita alla verifica della trasparenza sulle modalità di negoziazione. La
procedura di quotazione non richiede infatti l'obbligo di presentare un
prospetto informativo, anche per tener conto delle esigenze delle aspiranti
matricole che sono di dimensioni contenute. In sede di Ipo, l'offerta è
riservata esclusivamente agli investitori istituzionali, che di fatto determinano
il prezzo iniziale. Successivamente, dal momento dello sbarco in listino i
titoli possono essere negoziati anche dagli investitori retail. Per le
caratteristiche del mercato e per quelle delle aziende che si quotano, è
evidente che il profilo di rischiosità è più elevato di quello della Borsa
"ufficiale". Profilo di rischiosità che emerge, per esempio, nelle
caratteristiche di Ikf. La società è nata il 18 settembre 2008 e quindi non ha
alcun bilancio completo da mostrare. L'attività è l'investimento in piccole e
medie imprese, aiutandole a crescere, fornendo servizi di consulenza
strategica. Ma l'unica operazione realizzata finora risale a pochi giorni prima
della quotazione. Il 27 aprile infatti Ikf ha rilevato da alcuni dei suoi
azionisti – Gaetano Felli, Paper Stock International, Cartiera italiana e Golem
– il 61,8% di PKarton, pagata con i fondi derivanti dal recente aumento di
capitale sottoscritto dagli stessi soci: 4,9 milioni. PKarton era stata
costituita nel 2006 per rilevare il ramo d'azienda della Cartiera Prinoli
(cartoncino per imballaggi) che era in liquidazione e che finora ha chiuso i
conti in perdita. Il 30 aprile Ikf ha sottoscritto anche un'opzione
irrevocabile per rilevare a un milione il 33% di Serravalle Energia, che sta
progettando la realizzazione di un impianto di energia elettrica da biomasse in
un'area dello stabilimento di Cartiera italiana che fornirebbe la "materia
prima" degli scarti di lavorazione. Secondo le intese, successivamente Ikf
otterrebbe una seconda opzione irrevocabile per rilevare il restante 67% della
Serravalle al prezzo di 2 milioni. Impossibile perciò stimare un valore di Ikf
che, collocata a 1 euro (per una capitalizzazione iniziale di 8,15 milioni con
un flottante del 25,4%), ieri era trattata sull'Aim a 1,1 euro. L'altra
matricola, Neurosoft, ha una storia di più lunga data. Di diritto greco, è
stata fondata nel 1994 e si occupa di software per scommesse, business
intelligence e factoring. Il 24 febbraio scorso Opap, società greca a
partecipazione statale, ha rilevato il 36% del capitale al prezzo di 6,4 euro
per azione. Nel 2008 Opap, come cliente, rappresentava il 53,6% dei ricavi
della società, mentre Lottomatica (partecipata da Mediobanca, che ha curato il
collocamento in Italia di Neurosoft) il 20,1%. La quotazione serve a finanziare
l'espansione internazionale. Con il metodo del Dcf, Analisi
mercati finanziari (gruppo
Il Sole 24 Ore) stimava un fair value per azione di 6,63 euro contro i 7,6 euro
del collocamento. Ieri il titolo, che ha un flottante limitato al 16,7% del
capitale, ha chiuso a 9,83 euro. I RISCHI Non c'è l'obbligo di prospetto La
start up d'investimento Ikf rileva attività dai soci Per Neurosoft il legame
con l'Italia è Lottomatica
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-21 - pag: 43 autore: Risparmio
gestito. Parte la nuova Sgr Mps e Clessidra lanciano Prima MILANO Il private
equity Clessidra e la banca Mps lanciano Prima Sgr, la società di gestione del
risparmio che – partendo con 20 miliardi di masse amministrate – punta a
diventare il leader di mercato tra gli operatori indipendenti. «Partiamo da una
massacritica amministrata significativa, di circa 20 miliardi, non siamo
piccoli, ma vogliamo crescere ancora sia per linee interne che per aggregazioni
– ha commentato Claudio Sposito, presidente di Clessidra Sgr –, a nostro parere
la dimensione ideale è di circa 50 miliardi». Prima Sgr ricomprende le attività
nel risparmio gestito del gruppo Mps (Monte Paschi Asset Management Sgr e Abn
Amro Asset Management Italy Sgr, quest'ultima portata in dote da AntonVeneta)
ed è il frutto di una partnership che vede il capitale suddiviso tra Clessidra
al 67% e Mps al 33%. Per la banca senese, la cessione parziale rientra nel più
ampio piano di riorganizzazione e dismissioni successivo all'operazione
AntonVeneta (che ha portato anche all'estensione all'intero gruppo della joint
venture assicurativa con i francesi di Axa). Ma non mancano motivazioni
industriali e regolamentari, tenuto conto delle ripetute sollecitazioni della
Banca d'Italia al sistema bancario per la divisione della produzione dalla distribuzione
dei prodotti di risparmio. La nascita di Prima sgr «sottintende alla logica che
porta la banca retail a offrire i migliori prodotti in un certo arco temporale,
senza avere conflitti di interessi », ha commentato il presidente di Mps
Giuseppe Mussari. Una scelta che la banca senese ha fatto anni fa. «Il percorso
di cessione della Sgr –ha spiegato ancora Mussari – ha avuto complessità,
difficoltà tecniche e negoziali visto che si è trattato della prima operazione
di questo genere e di queste dimensioni ». A questo punto, Rocca Salimbeni «non
sarà solamente distributore di Prima e Prima non sarà esclusivo produttore
della banca». Il deconsolidamento del risparmio dal gruppo Mps si riflette
anche nella composizione del cda, in cui Siena sarà in minoranza: su 9
consiglieri, quattro saranno in rappresentanza di Clessidra, tre di Mps e due
saranno indipendenti (ma indicati da Clessidra). Un settore, quello dell'asset
management, in crisi irriversibile? «Esistono
difficoltà strutturali che erano già evidenti prima dell'esplosione della crisi finanziaria – ha spiegato Sposito – è un comparto a
cui bisogna avvicinarsi con un approccio nuovo puntando, in prima battuta,
sulla semplificazione dei prodottie sulla massima trasparenza nei confronti
della clientela. La crisi passerà e i risparmiatori
torneranno a cercare risposte dall'asset management». Il deflusso
dall'industria dei fondi fa parte di un trend che ormai va avanti da anni.
«Anche se negli ultimi mesi, e in particolare in questa prima parte di maggio –ha
sottolineato il direttore generale di Mps Antonio Vigni – noi abbiamo
registrato un'inversione di tendenza e siamo fiduciosi che la ripresa
continui». Per diventare un grande player nel settore, Prima Sgr punta fin dal
suo avvio ad aggregare altre realtà italiane. Il momento, d'altra parte, è
propizio poiché quasi tutte le banche stanno valutando la cessione o, più
spesso, l'integrazione della propria Sgr in un contenitore più ampio e,
soprattutto, indipendente. Tanto che nel caso di operazioni straordinarie,
Clessidra fa già sapere di essere disposta a scendere nel capitale di Prima Sgr
e a rinunciare alla maggioranza. «Apriamo il capitale a chi è disposto a
partecipare a un progetto che punti all'indipendenza della Sgr – ha aggiunto
Sposito – per noi l'importante è mantenere una leadership strategica». Al.G. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA LA STRATEGIA Sposito: «Cresceremo tramite aggregazioni,
l'indipendenza è un valore». Mussari: «Nessun rapporto di esclusiva reciproca»
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-05-21 - pag: 46 autore: Regole. La presa
di posizione possibile premessa a una riforma - Candidature ai board: primo sì
della Sec a liste con l'1% «Sarbanes-Oxley incostituzionale» L'accusa da alcuni
think tank Usa: atteso il pronunciamento della Corte Suprema Simone Filippetti
La Sarbanes-Oxley è una leggeche viola la Costituzione americana? Che la più
importante norma antifrode negli scandali finanziari che ha già prodotto 5
miliardi didollari di risarcimenti agli investitori - sia contraria alla carta
degli Stati Uniti, il fondamento giuridico del Paese, potrebbe essere
archiviata come una mera provocazione, se non fosse che la questione è
assolutamente seria. La Corte Suprema, il massimo organo di giustizia negli
Stati Uniti, ha infatti accettato di istituire un'audizione su un un caso che
mette in dubbio la validità giuridica della Sarbanes rispetto alla legge
fondamentale dello Stato. Tutto parte da una causa portataavanti da alcuni
think tank americani: sotto accusa è finito il Pcaob, l'organismo creato dalla
Sarbanes- Oxley per esercitare un controllo sull'auditing (la revisione dei
conti) delle società quotate. La clausola sulle nomine fissata dalla
Costituzione Usa, però, prevede che i funzionari pubblici di primo livello
siano nominati direttamente dal Presidente o da un capo di un Dipartimento
(l'equivalente di un nostro ministro). E invece in base alla legge anti- frodeè
la Sec (l'authority di vigilanza sui mercati) come organismo in sè che sceglie
i membri del Pcaob. Non solo: il presidente oltre a non poter nominare i
pubblici ufficiali non può nemmeno rimuoverli, una disposizione che sarebbe a
rischio di anticostituzionalità. Ora la questione finisce sul tavolo dei più
alti vertici istituzionali del paese: ma non è solo una questione di
tecnicalità giuridica (la Sec come organismo può essere considerata come un
capo di un'agenzia-dipartimento). La legge è infatti uno dei capisaldi
giuridici in campo finanziario: il provvedimento è nato come risposta dello
Stato allo scandalo Enron, il più grande crack di un'azienda americana. Col
senno di poi, la legge ha dimostrato di saper arginare le frodi in caso a
commettere reati o errori siano singoli manager o aziende, ma
nel caso della violenta crisi finanziaria (la più grave dal crollo di Wall Street del 1929) esplosa l'anno
scorso si è rivelata totalmente inefficace. Se si tratta, però, di
neutralizzare o prevenire falle sistemiche (come quella dei subprime, i mutui
spazzatura che hanno innescato un effetto domino travolgendo banche e mercati)
la Sarbanes è un'arma spuntata. Allora la presunta accusa di
incostituzionalità potrebbe essere il grimaldello per scardinare alla base la
legge e vararne magari una nuova. A favore della Sarbanes, varata sotto l'amministrazione
di George W. Bush, gioca il beneficio portato alla collettività. Proprio ieri
se n'è avuta l'ennesima conferma: il colosso assicurativo Aig, la più grande
compagnia americana finita sull'orlo della bancarotta e salvata da un
maxi-finanziamento pubblico da 180 miliardi, ha visto distribuire 800 milioni
di dollari, pagati dalla stessa Aig come multa, a piccoli investitori truffati.
La Sec ha intanto impostato ieri una significativa svolta di democratizzazione
nell'elezione dei board delle società americane. Ivertici dell'authority (anche
se a maggioranza: tre sì su cinque componenti) vogliono consentire a tutti gli
azionisti con quote di almeno l'1%nelle grandi società, quelle con
capitalizzazione superiore ai 700 milioni, di inserire loro candidati nella
documentazione per il voto sui board. Le quote minime salgono al 3% nelle medie
imprese e al 5% nelle piccole società. La fase di consultazione durerà 60
giorni. © RIPRODUZIONE RISERVATA LA MULTA AD AIG Per effetto della norma ieri
il gruppo ha distribuito 800 milioni di dollari a piccoli investitori truffati
nel 2006 La firma del 2002. George Bush firma la legge accanto ai promotori
Michael Oxley ( asin.) e Paul Sarbanes AFP
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-21 - pag: 2 autore: L'economia dei cento
fiori Tanti mercati adattati alle tradizioni locali - Intaccata la fiducia
negli Usa di Martin Wolf u Continua da pagina 1 è prevedibile che la finanza
riesca a rimettersi in moto negli anni a venire. Maè prevedibile anche che i
giorni di gloria resteranno irraggiungibili per decenni, almeno in Occidente.
Non sappiamo fino a che punto si spingeranno la riduzione della leva creditizia
e la conseguente deflazione del bilancio. E non sappiamo nemmeno se e in che
misura il settore finanziario riuscirà a rintuzzare i tentativi d'imporre un
regime di regole più efficace. I politici, costretti a venire in soccorso di un
sistema finanziario sovraccarico d'istituti giudicati troppo grandi e
intrecciati fra loro per fallire, dovrebbero aver imparato la lezione. Il mio
timore è che gli interessi concentrati prevalgano sull'interesse generale. E
per quanto riguarda il futuro del capitalismo? Se la caverà. La fede di Cina e
India nell'economia di mercato non è stata intaccata da questa crisi, anche se sia Pechino che New Delhi guardano con più
timore a una finanza senza freni. I fautori del libero mercato insisteranno che
il fallimento è da attribuire più agli errori degli organismi di
regolamentazione che ai mercati. C'è una grande verità in questa tesi: le
banche, dopo tutto, sono gli istituti finanziari più regolamentati di tutti. Ma
è un'argomentazione che politicamente è destinata a cadere nel vuoto. Pochi
ormai sono disposti a lasciare carta bianca alle forze del mercato nel campo
della finanza. è prevedibile, quindi, che l'epoca di un modello egemonico di
economia di mercato ormai sia tramontata. Le nazioni, come hanno sempre fatto,
adatteranno l'economia di mercato alle proprie tradizioni. Ma lo faranno con
maggiore sicurezza. Come avrebbe detto Mao Zedong, «che cento fiori
capitalistici fioriscano». Un mondo con tanti capitalismi può essere insidioso,
ma divertente. Meno chiare sono le implicazioni per quel che riguarda la
globalizzazione. Sappiamo che l'imponente iniezione di fondi pubblici ha
parzialmente "deglobalizzato" la finanza, con costi notevoli per i
paesi emergenti. Sappiamo anche che l'intervento pubblico nell'industria ha
assunto forti connotazioni nazionalistiche. E sappiamo anche che difficilmente
gli esponenti politici saranno disposti ad assumere posizioni impopolari in
favore del libero scambio. La maggior parte dei paesi emergenti arriverà alla
conclusione che accumulare grandi riserve di valuta estera e contenere il
deficit delle partite correnti sia una strategia assennata. E questo
probabilmente genererà un'altra tornata di squilibri globali destabilizzanti.
Tutto ciò appare come l'inevitabile risultato di un ordine monetario
internazionale difettoso. Non sappiamo se la
globalizzazione riuscirà a uscire indenne da questa crisi. Io sono speranzoso, ma non tanto fiducioso. Nel frattempo lo
Stato è tornato in scena, ma la sua posizione finanziaria appare sempre più precaria. Il rapporto tra debito pubblico e
Pil sembra destinato a raddoppiare in molti paesi avanzati: l'impatto di una
grave crisi finanziaria sui
bilanci pubblici può equivalere, come ci hanno ricordato, a quello di
una grande guerra. E dunque si tratta di un disastro che i governi di economie
avanzate, a crescita lenta, non possono permettersi di veder ripetere nell'arco
di una stessa generazione. Il lascito della crisi
imporrà dei limiti alle spese allegre. Lo sforzo per consolidare i bilanci
pubblici dominerà la scena po-litica per anni, forse per decenni. Lo Stato
dunque è tornato, ma sarà uno Stato ficcanaso, non uno Stato spendaccione. Last
but not least, che conseguenze avrà la crisi
sull'ordine politico globale? Da questo punto di vista sappiamo tre cose
importanti. La prima è che la convinzione che l'Occidente, per quanto inviso al
resto del mondo, sapesse almeno come gestire un sistema finanziario sofisticato
è venuta meno. La crisi ha intaccato pesantemente in
particolare il prestigio degli Stati Uniti, anche se lo stile del nuovo
presidente sicuramente gioca un ruolo positivo. La seconda è che i paesi
emergenti, e in particolare la Cina, ormai sono protagonisti a pieno titolo
della scena, come ha dimostrato la decisione di tenere due incontri importanti
del G-
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
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Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/05/2009 -
pag: 37 Il caso a Francoforte Schäffler, la rivincita di Continental (g.fer.)
Schäffler starebbe considerando l'ipotesi di vendere parti del proprio business
a Continental, la società sulla quale nel luglio dello scorso anno aveva
lanciato un'Opa ostile da 18 miliardi di euro, ricevendo però più azioni
di quante avrebbe potuto permettersi. In sostanza una rivincita da parte della
società produttrice di pneumatici, che ieri alla Borsa di Francoforte è stata
al centro di vorticosi acquisti. Il titolo ha chiuso a quota 23,6 euro, con un
balzo del 18,18% sulla quotazione della vigilia. Sono passate di mano 815 mila
azioni, il doppio rispetto agli scambi medi degli ultimi tre mesi. Jürgen M.
Geißinger presidente Schäffler
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-21 - pag: 3 autore: Fallita la scalata, gli
Schaeffler rischiavano il crollo: li salverà il colosso delle gomme Continental
e la «solidarietà» tedesca Beda Romano FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
C'era un tempo quando la finanza (creativa) poteva tutto, e permetteva alle
piccole aziende di ingoiare in un solo boccone giganti industriali. La crisi ha mescolato le carte in tavola, un po' come quando in
guerra il vento cambia improvvisamente direzione e travolge la situazione sul
campo. Ieri a sorpresa Schaeffler ha cancellato ogni ambizione di acquistare
Continental; ormai si parla di fusione, se non addirittura di scalata al
contrario. «Il gruppo Schaeffler lavora con Continental ad alcune opzioni per un
futura collaborazione tra due gruppi. L'integrazione tra le nostre due società
è una possibilità », ha spiegato ieri un portavoce del produttore di cuscinetti
a sfera. «L'esito dei colloqui - ha aggiunto - è aperto ». La vicenda ricorda
curiosamente il cambiamento di fronte tra Porsche e Volkswagen: in origine
Schaeffler doveva prendere il controllo di Continental. La presa di posizione
della società bavarese è giunta dopo che ieri mattina il quotidiano
Handelsblatt aveva rivelato l'improvviso cambiamento di fronte. Secondo il
giornale, la fusione tra le due aziende non è l'unica possibilità: non si può
escludere infatti che addirittura Continental acquisti Schaeffler. La scalata,
lanciata nell'estate del
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
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Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/05/2009 -
pag: 37 La Giornata in Borsa di Giacomo Ferrari Mediobanca guida i rialzi
Rimbalzo a fine seduta per Piazza Affari, migliore Borsa europea (l'indice
S&P-Mib è terminato in crescita dell'1,75% e il Mibtel dell'1,89%), con
scambi sempre sostenuti (oltre 3,5 miliardi di euro il controvalore di ieri).
Sotto i riflettori soprattutto Mediobanca (+4,75%, migliore performance fra i
titoli dell'S&P-Mib), che ha proseguito la corsa in atto ormai da alcune
sedute: dal 14 maggio scorso le azioni di Piazzetta Cuccia hanno infatti
recuperato circa il 10% rispetto all'inizio del mese. Ma, sempre nell' ambito
dei 40 titoli più capitalizzati, spiccano altri rialzi significativi. Come per
esempio quelli di Fondiaria-Sai (+4,06%), Pirelli (+3,57%), Finmeccanica
(+3,83%), A2A (+3,09%) e Bulgari (+4,02%). Notevole inoltre il balzo di Cir
(+4,28%) nonostante la riduzione del rating da parte di Standard & Poor's:
è di ieri l'annuncio che la famiglia Entrecanales ha incrementato la propria
partecipazione dal 5,1% al 7,556%. Quanto a Fiat, nel giorno della
presentazione del piano per Opel ha segnato un nuovo rialzo (+1,79%) portando
così la quotazione vicinissima agli 8 euro. Nel Midex, invece, eccezionale
exploit di Rcs MediaGroup, che ha messo a segno il maggior rialzo in assoluto
della giornata (+46,4%) dopo la presentazione del piano di ristrutturazione e
grazie a un report favorevole di Mediobanca. L'exploit ha trascinato altri
titoli editoriali, come l'Espresso (+6,45%) e Il Sole 24 Ore (+5,09%) mentre ha
perso terreno Mondadori (-0,48%). Fra i pochi segni negativi, infine, da
segnalare quelli di Lottomatica (-1,3%) e Mediolanum (-1,39%). Prima in Europa
Piazza Affari migliore Borsa europea: S&P-Mib +1,75%, Mibtel +1,89%
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
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Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 21/05/2009 -
pag: 37 Il caso a Zurigo Julius Baer annuncia lo spin-off (g.fer.) Il gruppo
bancario svizzero Julius Baer ha deciso di scindere le attività di private
banking e quelle di asset management in due unità completamente indipendenti,
quotate separatamente alla Borsa di Zurigo. Il nuovo assetto, spiega una
nota, «darà notevole impulso alla flessibilità strategica delle due società,
potenziandone la visibilità sul mercato». L'operazione, che sarà perfezionata
nel terzo trimestre 2009 dopo essere stata sottoposta all'assemblea dei soci il
prossimo 30 giugno, è stata accolta positivamente dal mercato. Il titolo, dopo
un balzo di oltre il 10%, si è attestato in chiusura a 44,5 franchi svizzeri
(+1,37%). Raymond Baer chairman Julius Baer
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
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Corriere della Sera
sezione: Opinioni data: 21/05/2009 - pag: 10 CALO DEL PIL E RIFORME Preparare
il rilancio dopo la crisi di RENATO BRUNETTA C aro
Direttore, i dati relativi alla crisi ci dicono che
nel primo trimestre 2009 il Pil italiano è sceso, rispetto allo stesso periodo
del 2008, del 5,9 per cento. È compatibile questo dato con l'affermazione che,
almeno fino a questo momento, l'economia italiana stia reggendo bene
all'impatto della recessione mondiale? Io penso di sì per le seguenti ragioni.
La crisi economica in Italia non è dovuta ad un
collasso strutturale, non si è avuto il fallimento di qualche settore
produttivo, come ad esempio il settore finanziario ed immobiliare negli Usa ed
in altri Paesi. La caduta del Pil italiano è stata causata essenzialmente da
uno shock di domanda, e più precisamente da una caduta della domanda estera
dovuta al crollo del commercio internazionale. L'industria manifatturiera
esportatrice è la prima ad essere colpita e questo fatto è riflesso nella
pesante riduzione della produzione industriale. Essa riflette inoltre, anche se
non abbiamo ancora i dati aggiornati, l'apporto negativo del cosiddetto ciclo
delle scorte. Tra le componenti della domanda interna, sono gli investimenti a
subire l'impatto negativo della crisi globale di fiducia dovuta alla recessione mondiale e soprattutto
della crisi finanziaria e
del credito. Fino ad oggi sono più stabili i consumi e vi sono motivi per
prevedere che la loro flessione si possa mantenere contenuta. Il motivo si
trova nell'andamento dei redditi e in alcuni paradossi. Il reddito
nazionale è composto per circa il 50 per cento di redditi da lavoro dipendente,
gli altri redditi (profitti e redditi da lavoro autonomo) incidono per circa il
35 per cento. La crisi ha favorito i redditi da lavoro
dipendente e più in generale i redditi fissi: cioè salari e pensioni. Nel 2009
circa 16 milioni di pensionati avranno un aumento, seppur ridotto, delle loro
pensioni in termini reali, grazie al rallentamento dell'inflazione. Lo stesso
avverrà per tutti gli altri lavoratori dipendenti, circa 14 milioni, che non
entrano in cassa integrazione o non perderanno il posto di lavoro. Dal punto di
vista macroeconomico la somma tra la massa salariale e l'ammontare delle
pensioni dovrebbe quindi rimanere stabile o in aumento, anche scontando una
diminuzione dell'occupazione dipendente nel 2009 (nel 2008 era ancora in
aumento). Ciò spiega perché non si è avuta una crisi
sociale ed il fatto che le risorse stanziate (la cassa integrazione) per
potenziare il sostegno ai redditi non sono stati ancora totalmente assorbiti.
Ma vi sono gli altri redditi, da capitale e da lavoro autonomo, strutturalmente
flessibili, che risentono della crisi e sui quali si
scarica maggiormente la riduzione del Pil. Questi sono anche i redditi che più
in passato si sono adeguati al costo della vita e sono anche aumentati in un
decennio di redistribuzione del reddito non a favore del lavoro dipendente.
Sono i redditi che prima si avvantaggeranno della ripresa e che, tranne per le
fasce più basse e per i lavoratori a progetto, non avrebbero vincoli di
liquidità nel mantenere nel breve periodo invariati i consumi. Ciò che sta
pesando sui consumi, quindi, è una crisi di fiducia ed
un effetto ricchezza, dovuta alla flessione dei prezzi delle attività
finanziarie, anch'essi legati a fattori di fiducia. Ma l'economia italiana non
rappresenta il migliore dei mondi possibili, e non perché i dati relativi al
Pil del primo trimestre 2009 indicano una flessione maggiore che in altri Paesi
europei, ma perché è almeno un decennio che il tasso di crescita italiano è
minore del resto dell'Europa, perché è almeno un decennio che la produttività
non cresce e perché, di conseguenza, i salari degli italiani non aumentano e,
quindi, oggi, risultano inferiori a quelli medi europei. E a questa debolezza
si risponde con l'azione riformatrice ed incidendo sui fattori che sono alla
base del nostro divario di crescita: gap infrastrutturale, inefficienza della
pubblica amministrazione, scarsi investimenti in tecnologia e ricerca,
persistenza di sacche di corporativismo ed ancora scarsa concorrenza nei
servizi, a partire da quelli di pubblica utilità. ministro per la Pubblica
amministrazione e l'Innovazione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
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Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-21 - pag: 7 autore: Abi: rallentano i
prestiti, ma con tassi al minimo ROMA Rallentano ad aprile 2009 i prestiti
bancari al settore privato, soprattutto per effetto della forte flessione
dell'attività produttiva che è tuttora in corso. Ma anche i tassi sui prestiti
alle società non finanziarie raggiungono il minimo
storico, allineandosi alla politica di allentamento delle redini monetarie
seguita dalla Bce, mentre il tasso medio sui mutui scende al 4,07 per cento. è
quanto emerge dall'Abi Monthly Outlook pubblicato ieri, dopo la riunione dell'esecutivo
dei banchieri, che si è tenuto a Milano. In serata il presidente del Consiglio,
Silvio Berlusconi ha incontrato l'amministratore delegato di Unicredit,
Alessandro Profumo, nella sua qualità di presidente della Federazione bancaria
europea, per discuterei temi del G8 tra i quali, in partcolare, l'esigenza di
procedere nel rafforzamento di meccanismi di regolamentazione e supervisione finanziaria il più possibile armonizzati a livello
internazionale. Per tornare al rapporto Abi, dalle cifre risulta che, almeno
per chi ha già ottenuto accesso al credito, in un momento in cui l'incertezza
rende comunque le aziende di credito molto prudenti nelle condizioni di
offerta, il costo del denaro si è ridotto. Nel mese di aprile i prestiti ai
residenti in Italia al totale dell'economia hanno segnato un tasso di crescita
tendenziale pari al 2%, contro il +2,7% di marzo 2009 e il +8,4% di aprile
2008. Nello stesso mese l'incremento dei finanziamentia famiglie e società non finanziarie è stato del 3,1%. Se si considerano
separatamente il comparto imprese e quello delle famiglie gli ultimi dati
disponibili sono quelli di marzo e in quel periodo il tasso di crescita dei
finanziamenti destinati alle imprese non finanziarie è
risultato del 4,1% contro il +5,1% di febbraio 2009 e il +13,1% di marzo 2008;
si tratta, in ogni caso, annota il rapporto, di una variazione superiore alla
dinamica tendenziale degli impieghi destinati alle famiglie (+1,9% a marzo 2009
dopo il -0,4% di febbraio 2009, da confrontare con un +5% del marzo dello
scorso anno).Sul versante costo del denaro, il rapporto Abi sottolinea che il
tasso applicato alle imprese su nuovi prestiti si è posizionato al 2,91% (-20
punti base su marzo) mentre quello sui mutui delle famiglie si è attestato al
4,07% (anch'esso in calo di 20 punti base). La differenza si spiega con il
fatto che i prestiti alle imprese sono prevalentemente a tasso variabile,
mentre il 50 per cento dei mutui sottoscritti dalle famiglie è a tasso fisso.
Il tasso medio ponderato dei prestiti a famiglie e imprese
non finanziarie è sceso al
4,59%, (33 punti base in meno di marzo e 160 punti base in meno di aprile
2008).Anche perla perdurante incertezza sui mercati
finanziari, il tasso di crescita della raccolta
resta a due cifre: in aprile è risultato pari al +10,9%, (+11,8% a marzo 2009
ed +11,1% ad aprile 2008), mentre la dinamica delle obbligazioni delle banche è
risultata pari a +20,3% ad aprile 2009 (+20,4% a marzo 2009;+17,5% ad
aprile 2008). La crisi economica, in ogni caso si sta facendo sentire anche sui
conti delle banche: il rapporto tra le sofferenze nette delle banche italiane e
il patrimonio di vigilanza è peggiorato all'8,31% a tutto marzo di quest'anno
rispetto al 7,75% difine
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMO PIANO data: 2009-05-21 - pag: 7 autore: Stasera l'incontro con
il pensatoio guidato da Paul Volcker Vertice tra Draghi e i «Trenta» ROMA Si
vedranno questa sera a cena e lavoreranno, ospiti del Governatore Mario Draghi
e della Banca d'Italia, sino a sabato mattina, con una conferenza stampa finale
a Palazzo Koch. I loro temi in discussione saranno l'outlook globale, le possibili risposte della policy alla crisi
finanziaria. Le tendenze del commercio estero e il
futuro dei mercati internazionali. "Loro" sono i rappresentanti del
gruppo dei Trenta, un'organizzazione senza fini di lucro nata nel 1978 con
l'obiettivo di discutere periodicamente di economia internazionale e di come
fare per assicurarle un assetto istituzionale adeguato. L'illustre
pensatoio è guidato dall'ex presidente del Federal Reserve, Paul Volcker,
responsabile del consiglio economico della Casa Bianca, e dall'economista Jacob
Frenkel, ex governatore della Banca centrale d'Israele; ma ne fanno parte,
oltre a Draghi, altri governatori delle banche centrali, rappresentanti di
governi, economisti ed esperti del settore privato di ben 16 paesi. Si va dal
presidente della Fsa inglese, Adair Turner al presidente della Banca centrale
europea, JeanClaude Trichet; dal coordinatore dei lavori sulla vigilanza
europea, Jacques de Larosière all'economista Martin Feldstein a Stanley Fisher
(economista, ex Fondo monetario internazionale, oggi Governatore della Banca
d'Israele) dal premio Nobel Paul Krugman all'ex ministro dell'economia Tommaso
Padoa- Schioppa, a Jaime Caruana(Fmi, già governatore della Banca centrale
spagnola). Fuori dal programma dei lavori scientifici, in agenda c'è anche una
visita all'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che di Paul
Volcker è amico personale da tanto tempo. R.Boc.
( da "Corriere della Sera"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Esteri data: 21/05/2009 - pag: 21 Verso il voto Le Europee / I
protagonisti L'Europa alla prova della Grande Crisi: solo tre promossi, in
difficoltà i leader Bene Strauss-Kahn, Draghi e Trichet. Male Barroso. Insufficienti
Merkel e Brown Per paradossale che suoni dopo due guerre e sei decenni
d'integrazione, l'Europa che va alle urne il 6 e 7 giugno è un ingranaggio
nuovo. Non avevano mai votato insieme per lo stesso parlamento gli elettori di
27 Paesi. Non lo avevano mai fatto alla vigilia (salvo altre sorprese) di una
svolta costituzionale inseguita per quindici anni. Soprattutto, non lo avevano
mai fatto al punto più basso di una recessione che impone a tutti priorità
identiche allo stesso momento. Dell'ingranaggio nuovo
dell'Europa 2009 la crisi finanziaria internazionale è il primo vero «crash test», come la caduta del
Muro lo fu per l'Europa di Andreotti, Mitterrand e Kohl. Come allora in gioco
sono la credibilità degli uomini e delle istituzioni, la loro capacità di
capire in fretta, concertarsi e reagire rilanciando. È anche per questo
che il Corriere da 12 esperti nati e attivi in varie capitali, da Dubai a
Washington, con esperienze di governo, all'università e sui mercati: hanno dato
tutti voti «segreti», di cui presentiamo la media esatta. Piuttosto che a un
numero, il risultato somiglia però a un discorso politico coerente e anche
molto critico. Dal sondaggio risultano infatti vincenti per l'appunto i due
europei che non guidano istituzioni europee, ma internazionali: il francese
Dominique Strauss-Kahn, che dirige l'Fmi, e il presidente del Fsb Mario Draghi
(quest'ultimo, valutato solo in questa veste e non per l'operato alla Banca
d'Italia). Ne escono invece bocciatissimi i due uomini che dovrebbero guidare
le istituzioni più politiche dell'Unione, José Manuel Barroso della Commissione
e Jean-Paul Juncker all'Eurogruppo. La cultura europea nel mondo sembra avere
una sua qualità capace di imporsi, eppure le istituzioni politiche dell'Ue
azzoppano chi le incarna o sono affidate a anatre già zoppe in partenza. Se la
cava, fra gli uomini con il cappello azzurro a dodici stelle, solo il francese
Jean-Claude Trichet: da presidente della Bce, è quello che dispone delle leve
più dirette per agire. Il 9 agosto 2007, dalle vacanze in Bretagna, in due ore
decise di rivoluzionare le mosse della sua banca in un modo che tutto il mondo,
da allora, seguirà. È qui il paradosso della distribuzione dei poteri
nell'Unione. In teoria la capitale e la sede dei vertici è Bruxelles, ma dalla
domenica di ottobre in cui Nicolas Sarkozy convocò d'urgenza all'Eliseo i
leader dei Paesi dell'euro, sotto lo choc Lehman, sembra più credibile l'Europa
dei governi. Questi ultimi contano di poter supplire alle carenze delle
istituzioni comuni, benché dal sondaggio del Corriere emerga su questo punto un
giudizio molto più guardingo. Lo spagnolo Angel Ubide, economista del Ceps e
opinionista del País, riconosce che solo Sarkozy e Gordon Brown «hanno saputo
agire quando era assolutamente necessario». Ma lo stesso premier britannico
viene bocciato da molti: paga la sua debolezza a Londra e soprattutto il gioco
di squadra troppo intermittente che ha praticato in Europa. Peggio ancora fa la
tedesca Angela Merkel: «È triste vedere come chi rappresenta il Paese più
grande rifiuti sistematicamente un ruolo di leadership», commenta l'economista
belga Paul De Grauwe. Magari è quella sindrome europea che l'ex capoeconomista
dell'Fmi, l'americano Simon Johnson, definisce «arroganza e rimozione della
realtà». Di certo però il senso del «crash test» è quello indicato da Maurizio
Ferrera: «Non si tratta solo di trovare soluzioni alla crisi
corrette, ma di coordinarsi: un'operazione politica». Se l'ingranaggio ne
uscirà ancora vivo o a pezzi, lo si vedrà non molto dopo le europee di giugno.
Federico Fubini ffubini@rcs.it
( da "Corriere Alto Adige"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere dell'Alto
Adige sezione: 1AECONOMIA data: 21/05/2009 - pag: 9 Panorama Selezione del
sindaco e Biodivino In gara a S. Michele all'Adige 19 Comuni trentini e
altoatesini Oltre 1.200 vini da tutta Italia e da 7 Paesi d'Oltralpe
nell'edizione da record de «La Selezione del sindaco» e «Biodivino», di scena a
S. Michele all'Adige da domani a domenica. Il Trentino Alto Adige partecipa con
19 Comuni ad alta vocazione vinicola, da Trento a Bolzano a Caldaro,
Mezzocorona, che partecipano con 47 aziende e 103 vini di qualità. CONVEGNO DEL
CTCU. Si svolgerà domani, alle 9,30, nel cortile interno di Palazzo Widmann, in
via Crispi a Bolzano il convegno sul tema «Crisi finanziaria ed economica: cause e strategie
per i consumatori» organizzato dalla Provincia e dal Centro tutela consumatori
utenti. ECONOMIA, FORUM DEL PD. Si intitola «La mossa del cavallo: come uscire
più forti dalla crisi
economica» la serata di approfondimento organizzata dal Forum economia del
Partito democratico. L'iniziativa si terrà ogi, con inizio alle ore 18,
alla Kolpinghaus di Bolzano. Relazioni di Nadio Delai, direttore Ermeneia, e
Alessandro Garofalo, presidente dell'Agenzia per lo Sviluppo di Trento. BANCHE,
TANTE DONNE OCCUPATE. È dedicato ai dipendenti nel settore creditizio il nuovo
numero di «Mercato del lavoro news». Sono in media 4500-4600 i dipendenti nel
settore, pari al 4,5% del totale. Dopo una crescita media annua dell'1,7% tra
il 1998 e il 2001, dovuto a un incremento tra le donne (+4,8% annuo), è seguito
un calo del 1,1% annuo tra il 2002 e il 2005, dovuto a un calo dell'occupazione
maschile. Poi una crescita dell'1,7% per l'occupazione femminile (+3,4% annuo).
La percentuale di donne nel settore è passata dal 35% nel 1998 al 42% nel 2008.
( da "Repubblica, La"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina XV - Palermo
MANUTENZIONE PER LA SOCIETà L´amministrazione senza fondi lascia morire strade
e impianti Ma grazie ai precari si potrebbe dar luogo a un programma di
interventi sui beni pubblici FABRIZIO ESCHERI I mpianti che dopo essere stati
realizzati o ristrutturati non possono essere pienamente utilizzati perché
manca «la sostituzione della lampadina». Lo stesso accade per altre opere
pubbliche grandi e piccole che influenzano il nostro livello di benessere
sociale e quindi di sviluppo. Mense scolastiche pronte all´uso che non vengono
inaugurate per mancanza di una pensilina, strade statali o provinciali che non
vengono riaperte per mancanza di un collaudo, porti turistici fermi per un
nullaosta. La grave crisi
finanziaria delle pubbliche amministrazioni ha reso
l´attività manutentoria sempre più sporadica e poco incisiva. Spesso, laddove
sarebbe necessario rifare un manto stradale ci si deve limitare a realizzare
delle toppe alle buche per carenza di fondi. Le risorse finanziarie,
diminuite per la riduzione dei trasferimenti dallo Stato, sono state
prevalentemente utilizzate per stabilizzare i lavoratori precari creati da
decenni di assistenzialismo. Tuttavia proprio la disponibilità di tutta questa
forza lavoro, giunta nelle pubbliche amministrazioni locali per effetto delle
stabilizzazioni, potrebbe dar luogo a un programma di manutenzione dei beni
pubblici. Le ragioni per cui questo non accade sono forse da ricercare proprio
in quel pregio-difetto: alla nostra capacità di rispondere alle grandi sfide
corrisponde un´atavica difficoltà di concentrarci su quelle della quotidianità.
Ciò che distingue la ordinaria dalla straordinaria manutenzione è l´essere
«programmata». Quanto più si attuano cicli programmati di manutenzione tanto
meno si rendono necessari interventi straordinari. Senza programmazione,
inoltre, non può esservi un efficace controllo. Solo nell´analizzare gli
scostamenti tra quanto pianificato e quanto realizzato si può attuare un´azione
di indirizzo delle risorse verso gli obiettivi che ci si è prefissati. Comincia
ad accorgersene anche il nostro legislatore regionale, se è vero che l´articolo
16 della recente legge contenente le "Norme per il riordino del Servizio
sanitario regionale" dispone che tutti gli atti di programmazione posti in
essere dalle aziende sanitarie siano sottoposti al controllo dell´assessorato.
Si è, quindi, finalmente compreso che l´importanza della programmazione
consiste nel ridurre lo spreco di risorse collegato alla mancanza di efficacia
e di efficienza nell´azione pubblica. La stessa normativa ha disposto che
l´assessorato, a supporto della propria attività di controllo, possa avvalersi
di un organismo, la Consulta regionale della sanità, composta da rappresentanti
di ordini professionali e di tutte le associazioni portatrici di interessi.
L´importanza del ruolo degli interlocutori sociali, i cosiddetti stakeholders,
è da tempo un elemento fondamentale per lo sviluppo integrale delle aziende. è
da apprezzare che finalmente anche la politica si accorga che è importante
indirizzare gli sforzi dove sono presenti bisogni e istanze emergenti dalla
collettività, ridando eticità all´intervento pubblico. Solo attraverso la
programmazione condivisa degli obiettivi, infatti, l´azione economica diventa
etica e può esprimere la speranza nel futuro da parte di chi la attua.
( da "Stampa, La" del
21-05-2009)
Argomenti: Crisi
I PIANI DI GIUSEPPE
MUSSARI E CLAUDIO SPOSITO AL VIA IL GRUPPO INVESTMENT MANAGERS "Insieme
saremo primi nei fondi" Generali riorganizza le attività in Lussemburgo I
prodotti venduti attraverso il Monte «Ma non ci sarà nessuna esclusiva»
[FIRMA]FRANCESCO MANACORDA MILANO Gli obiettivi? Ambiziosi: «Partiamo con masse
gestite per 20 miliardi, ma vogliamo raddoppiarle o triplicarle, insomma
arrivare a 50 miliardi, ed essere un gruppo indipendente». Il contesto? Non
proprio roseo: «Il risparmio gestito era già in difficoltà
prima della crisi finanziaria, ma proprio per questo ora può nascere qualcosa di nuovo».
L'alleanza? Tutt'altro che scontata: seduti l'uno accanto all'altro parlano
infatti Claudio Sposito, gran capo del fondo Clessidra ma anche finanziere tra
i più vicini a Silvio Berlusconi, e Giuseppe Mussari che presiede invece il
Montepaschi della «rossa» Siena. Accanto e assieme, Mussari e Sposito,
per presentare i progetti della loro «Prima», come l'hanno modestamente
battezzata. Tutte le attività nel risparmio gestito di Mps riunite in una
società di cui un anno fa Clessidra ha preso il 67% lasciando ai senesi il
restante 33% e che si candida adesso - dice Sposito - a essere «una realtà
molto innovativa nel panorama del risparmio gestito, visto che risponderà
pienamente ai criteri di indipendenza tra produzione e distribuzione indicati
da Bankitalia». Se i fondi italiani paiono soffrire in molti casi per il legame
troppo stretto per la loro origine bancaria e anche per la concorrenza che le
stesse banche attuano con prodotti più redditizi, la scommessa del private
equity e della banca senese è quella di allentare il più possibile i legami con
Mps e porsi come soggetto «indipendente e italiano», commenta ancora Sposito,
che registra «il calo di appeal delle banche straniere e dei prodotti
complessi. Nel risparmio si torna al pane e salame». Per assicurare che l'ombra
di Siena non si allunghi troppo sulle scelte del risparmio gestito, la
governance della nuova società - spiega Mussari - «prevede che su nove
consiglieri quattro, compreso l'ad Marco Carreri, siano designati da Clessidra,
tre da noi e altri due siano indipendenti, ma sempre su indicazione di
Clessidra». Entro fine anno si partirà, con la distribuzione dei prodotti con
la rete di Siena. «Ma Prima - dice ancora Mussari non sarà il gestore esclusivo
di Montepaschi e il Montepaschi non sarà il distributore esclusivo di Prima».
Per vincere la scommessa dell'indipendenza sarà necessario allargare il
portafoglio di clienti e così Prima, spiega Carreri, «cercherà di aprire ad
altre reti. Puntiamo a banche tra i 100 e i 150 sportelli che non hanno una
loro struttura nel risparmio gestito, ma ci possono interessare anche gruppi
medio-grandi». Punta molto sulle dimensioni Sposito: «Partiamo con una massa
amministrata di 20 miliardi e siamo al quinto-sesto posto in Italia. Ma
vogliamo arrivare al secondo-terzo con 50 miliardi al più presto, crescendo per
linee interne e mediante aggregazioni». Aggregazioni che verranno fatte non per
cassa ma cedendo quote di capitale: «Apriamo il capitale a chi è disposto a
partecipare a un progetto che punti all'indipendenza della società. Possiamo
scendere anche sotto la maggioranza, l'importante è avere una leadership
strategica». Al via Generali Investment Managers. Banca Generali e Generali
Investments hanno approvato le linee guida per la fusione delle rispettive
società lussemburghesi, da attuarsi attraverso l'incorporazione di Generali
Investments Luxembourg (controllata al 100% da Generali Investments) in BG
Investment Luxembourg (controllata al 100% da Banca Generali). Generali
Investment Managers, si legge in una nota, gestirà all'avvio oltre 8 miliardi
di asset e si focalizzerà nella gestione degli attivi mark-to-mar-ket, cioè
fondi, sicav, fondi di fondi e gestioni istituzionali. La nuova società sarà
detenuta al 51% da Banca Generali e al 49% da Generali Investments.
( da "Repubblica, La"
del 21-05-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 30 - Economia
Il gruppo Lse ha chiuso l´anno in perdita per 285 milioni di euro a causa delle
pulizie di bilancio Londra svaluta Borsa italiana per 550 milioni LUCA PAGNI
MILANO - Non solo per le banche, ma anche per la società
che gestiscono i mercati finanziari regolati è giunto il tempo di una bella pulizia di bilancio. Una
conseguenza cui non è sfuggito nemmeno il gruppo Lse (London Stock Exchange):
un conto economico che ci interessa da vicino, visto che quasi due anni fa ha
acquisito Borsa Italiana spa. Proprio la valutazione della società di
Piazza Affari è alla base di una delle voci di bilancio più importanti del
rendiconto annuale di Lse. Il London Stock Exchange ha chiuso l´esercizio al 31
marzo mettendo a registro una perdita prima delle imposte di 250,8 milioni di
sterline, pari a 285 milioni di euro, rispetto a un risultato positivo della
stagione precedente pari a 227 milioni di sterline (258 milioni di euro). Una
prestazione negativa su cui pesa non poco la svalutazione di Borsa Italiana,
acquistata due stati fa per 1,3 miliardi di sterline (in euro 1,48 miliardi).
Ebbene, i manager di Lse hanno dovuto abbattere quel valore di 484 milioni di
sterline (550 milioni di euro), un valore che cerca di riflettere quanto è
accaduto sui mercati. Dove, per esempio, il titolo
Lse, quotato a Londra, in un anno e mezzo si è più che dimezzato dal valore di
1,8 sterline agli attuali 698 pence, dopo aver toccato il minimo attorno ai 400
pence il 9 marzo scorso. Se non fosse per la svalutazione di Borsa spa, più
altre poste straordinarie, il risultato prima delle imposte sarebbe positivo
per 304,7 milioni di sterline (347 milioni di euro), e in crescita rispetto
all´anno scorso del 18%. Complesso anche il dato del fatturato consolidato: ha
registrato una crescita del 23% a 671,4 milioni di sterline (766 milioni di
euro), ma il progresso sarebbe solo dell´1% secondo il dato normalizzato, e
negativo del 6% a cambi costanti. I vertici di Lse ? a cominciare dall´ad
uscente Clara Furse che da ieri ha lasciato all´ex dirigente di Lehman, Xavier
Rolet ? si consolano con il fatto che, grazie alla rivalutazione dell´euro, «la
stima del valore di Borsa Italiana spa rimane largamente sopra ai 1,3 miliardi
della valutazione cui è stata conclusa la fusione». Mentre «il deterioramento
delle condizioni economiche attuali nasconde l´elevata qualità e le
potenzialità che emergono dall´unione». Ai soci, tra i quali le principali
banche italiane, non verrà invece tagliato il dividendo, persino in crescita
sebbene di pochissimo. Il cda del London Stock Exchange ha proposto la
distribuzione di un dividendo di 16 pence per azione, che unito al dividendo di
8,4 pence già pagato a gennaio porta la remunerazione totale a 24,4 pence,
contro i 24 pence di un anno prima.