CENACOLO
DEI COGITANTI |
C'è la crisi? Boeing e
Airbus "regalano" aerei
( da "Stampa, La" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale faccia rinascere il protezionismo e dicono di prendere esempio dall'America e dai suoi presunti anticorpi contro l'intervento statale potrebbero dare un'occhiata più da vicino al mondo in cui vivono. 6 miliardi di euro sono stati stanziati dal governo francese per sostenere le vendite all'estero degli Airbus 5,5 miliardi di dollari sono stati spesi nel 2008 dalla Us Export-
Pensioni, spesa aumenta
dell'1% del Pil ( da "Corriere.it"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha ridotto le stime di crescita ROMA - In soli tre anni, dal 2008 al 2010, la spesa per pensioni lievita fino ad un 1% in più rispetto al Pil: l'incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil in questo triennio.
Trentino, l'esempio
virtuoso ( da "Trentino"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Anche la crisi ha inciso naturalmente su questo equilibrio. Che dire del recupero di fiducia nei confronti della piccola banca locale rispetto al grande gruppo finanziario di dimensione europea se non globale? Oppure della rivincita delle banche di credito cooperativo o del ritorno in auge delle casse rurali?
Bressan: La flessibilità
non diventi precariato ( da "Trentino"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Bressan ha fatto riferimento alla «crisi finanziaria che è diventata anche crisi economica», invitando ad un «cambio di stile di vita». In questo contesto il pensiero del vescovo è andato soprattutto ai giovani. «Dipenderà in gran parte dalle loro motivazioni - ha detto il vescovo - il nostro futuro, dalla passione che porranno nello studio,
La crisi? Reperire le
risorse dalla finanza speculativa
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi? Reperire le risorse dalla finanza speculativa Sentiamo dire da tutti che la crisi in atto è una crisi finanziaria che si sta riversando sull'economia reale, niente di più falso perché la realtà delle cose ci dice esattamente il contrario.
Goldman raccoglie 5,5
miliardi di dollari ( da "Finanza
e Mercati" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: settore particolarmente colpito dalla crisi finanziaria per la propria natura di operare con livelli elevati di leva finanziaria e pertanto, in questi mesi, in molti casi obbligato svendere partecipazioni per rientrare della propria esposizione finanziaria. Come rilevato dalla società di ricerca inglese Pequin (che stima gli asset complessivi dei private equity nel mondo ammontino a 2.
Ecco il primo capitolo del
nuovo libro di Letta "Costruire una cattedrale
( da "Libertà" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: epicentro degli scandali finanziari che hanno portato alla crisi di tutti i mercati mondiali, è frutto della filosofia del breve periodo che vince su quella di lungo termine. Se le remunerazioni sono calcolate su risultati a breve, l'impatto è doppiamente negativo. Perché si possono indurre i manager a elaborare strategie di corto respiro e perché,
pensioni: +1% del pil nel
triennio 2008-2010 ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil in questo triennio. A dirlo è il rapporto «Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario» che include le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato.
mandibola, 20 anni sui
pedali ( da "Nuova
Sardegna, La" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante la grave crisi finanziaria della nostra federazione - conclude Mandibola - il comitato provinciale di Sassari con la sua consueta passione e il rinnovato spirito di sacrificio che contraddistinguono le sue trentasei società, non solo è riuscito a superare queste difficoltà ma ha costruito qualcosa di importante,
ancora forte la domanda
per il bonus a chi ristruttura ( da "Repubblica,
La" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Fortunatamente, la crisi finanziaria non propone solo aspetti negativi, ma anche qualche risvolto positivo come il forte calo delle rate di mutuo a tasso variabile. Attualmente per un mutuo decennale a tasso variabile di 50.000 euro per ristrutturare casa all´indirizzo internet www.
la mia ricetta per prato
non è quella di cenni ( da "Tirreno,
Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le cause della crisi strutturale della nostra industria centrata sulla produzione di prodotti tessili, una volta separata dai fattori della abnorme crisi finanziaria che imprigiona attualmente il mondo, si sostanziano nel semplice fatto che nel mondo ci sono soggetti che producono, dotati di macchinari uguali ai nostri,
E anche la Difesa ora si
paga ( da "Italia
Oggi" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria aguzza l'ingegno e ingrassa la fantasia. E qualcosa è scattato nella testa dei responsabili della Difesa nazionale, leggasi ministero, ovvero Ignazio La Russa, e l'insieme delle forze armate. In tempo di vacche magre e pascoli rinsecchiti l'obbligo è fare cassa.
Pensioni crescono l'1% più
del pil ( da "Italia
Oggi" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incremento sarà dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del pil in questo triennio. «La crescita del rapporto spesa-pil nel triennio iniziale del periodo di previsione (2008-2010)», si legge nello studio, «è di circa 1,1 punti percentuali;
Hsbc, sede centrale andrà
in vendita ( da "Italia
Oggi" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Hsbc ha resistito meglio alla crisi finanziaria grazie a una maggiore liquidità, che le ha consentito finora di evitare il ricorso ad aiuti statali. Nemmeno il colossale aumento di capitale da 17,7 miliardi di dollari (13,2 mld euro) sembra però sufficiente ad attutire l'impatto di un 2008 che ha visto gli utili della banca crollare del 70%.
LA CRISI FINANZIARIA
internazionale e i suoi tanti risvolti. Una lezione particolare, quella tenuta
... ( da "Nazione,
La (Siena)" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 10 LA CRISI FINANZIARIA internazionale e i suoi tanti risvolti. Una lezione particolare, quella tenuta ... LA CRISI FINANZIARIA internazionale e i suoi tanti risvolti. Una lezione particolare, quella tenuta alla scuola media di Castellina in Chianti dal direttore delle filiali di Staggia e Castellina della Banca del Credito Cooperativo di Cambiano,
BERLINO Parlare di ripresa
è ancora prematuro, ma il peggio forse è già...
( da "Messaggero, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: volatilità dei mercati finanziari si è molto ridotta, dopo qualche tempo molti hanno dovuto constatare che in fondo il mondo ha continuato a girare» Grazie però anche ai massicci interventi dei governi. «Il paradosso di questa crisi potrebbe essere proprio il fatto che gli effetti benefici dei tanti piani congiunturali avviati dai singoli stati iniziano a farsi sentire quando l'
Il low cost? Oggi vale 61
mld di euro ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: la crisi immobiliare americana che è diventata una vera e propria crisi finanziaria; i tassi di interesse a livelli proibitivi... Le famiglie italiane stanno reagendo bene facendo scelte di consumo consapevoli e più oculate». A proposito di famiglie, il 43% si sente insicuro dal punto di vista finanziario mentre il 66% nel 2009 ridurrà le spese di circa il 20%
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la crisi finanziaria degli ultimi mesi si sono liberati molti capitali speculativi che chiedono di essere investiti, e si sa che la sola cosa di cui l'uomo ha sempre bisogno è il cibo. Esiste ormai un nuovo mercato speculativo che sta determinando una leva finanziaria anche nei confronti del settore agricolo: questo mi sembra davvero un grosso rischio»
L'Aquila, inagibile una
casa su tre Indennità lunga ai disoccupati
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: u pagina 15 Fondi di private equity in fuga dall'Italia La crisi finanziaria impone la cura dimagrante per i fondi di private equity. E l'Italia finisce nel mirino. Il trend generale è il trasferimento, totale o parziale, a Londra delle attività di molti fondi. La tendenza è di accentrare la gestione nella City.
L'esercito occupa Bangkok
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: Il Paese è stato duramente colpito sul piano economico prima dalla crisi finanziaria internazionale, poi dall'assedio degli aeroporti di Bangkok, che ha avuto pesanti ripercussioni sul turismo. A soffrire di più sono state le fasce più povere, i contadini, gli emigrati urbani alla ricerca di lavoro. Vale a dire i grandi sostenitori di Thaksin e del suo partito.
Il ginocchio da lavandaia
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: I mercati finanziari europei appaiono oggi meno integrati rispetto a un anno fa (lo segnala anche il rapporto "Financial integration in Europe" pubblicato dalla Bce nei giorni scorsi). Nello stesso tempo, i poteri di fatto delle autorità nazionali si sono talmente rafforzati che oggi una forte espansione estera,
La Cina scalda i motori
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: crisi finanziaria internazionale. Ma ora le loro prospettive appaiono radicalmente diverse. I consumi dei Paesi industrializzati sono sempre al palo e nessuno oggi è in grado di prevedere quando ripartiranno. In questo quadro, è quindi difficile ipotizzare quando le importazioni cinesi di semilavorati e componenti destinati al mercato del largo consumo riusciranno a riprendere quota.
Corporate Korea spaventa
Tokyo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: Se alcuni analisti finanziari avevano ipotizzato una "crisi finanziaria di marzo" per Seul, in realtà le ultime settimane hanno rasserenato l'orizzonte del Paese, con la comparsa di vari indicazioni positive: dalla fiducia delle imprese ai surplus, dal recupero della Borsa ai segnali di "stabilizzazione" valutaria.
La Germania censisce i
grandi cantieri ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tanto che nel loro studio hanno suddiviso i vari Paesi a seconda del rischio protezionismo. Il pericolo maggiore potrebbe esservi in Asia e in Sudamerica, meno in Africa o Nord America. «Vi sono su questo fronte mol-te differenze tra i Paesi. Le imprese che hanno una propria filiale in loco sono certamente avvantaggiati - avverte Ernst Leiste, del Gtai a Colonia- .
Londra: dalla finanza ai
gelati ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Mentre la crisi finanziaria devasta la City e i mercati crollano, gli inglesi fanno la fila per comprare il cono al pistacchio siciliano o alla nocciola piemontese doc. Dopo un iter classico, laurea in Bocconi e lavoro nella corporate finance e ricerca azionaria a Londra, diventando Head of Research di Actinvest,
Mutui, spuntano la
garanzia statale e il tasso zero ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: deciso nel momento della crisi finanziaria sui conti correnti. E c'è in ballo il tema della rinegoziazione dei tassi. «Noi la sospensione dei pagamenti delle rate per un anno l'abbiamo già presa. Così come abbiamo garantito il pagamento di tutti gli stipendi e il blocco degli addebiti», ci spiega Tordera che vuole a tutti costi ripetere «la città va ricostruita non abbandonata »
Più utili, Goldman
sorprende Wall Street ( da "Corriere
della Sera" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: Ma il rilancio delle banche americane travolte in autunno dalla crisi finanziaria pare una tendenza, almeno in questa fase, generalizzata. Ieri la Borsa, in forte perdita all'inizio, si è ripresa alla fine grazie anche alle confortanti previsioni sul bilancio del Citigroup, le cui azioni ieri si sono apprezzate del 25% e della Bank of America, i cui titoli sono saliti del 15%.
La crisi tedesca fa gola
ai fondi arabi ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: In Germania molti pensano che la stessa Opel, la filiale europea di General Motors in drammatica crisi finanziaria, potrebbe essere salvata da un fondo sovrano arabo. Ma, sabato scorso, il portavoce del fondo di Abu Dhabi ha smentito ogni interesse su Opel. La presenza di questi investitori sui grandi e ricchi mercati occidentali non è nuova.
Private equity, fuga
dall'Italia ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: secondo fonti vicine al gruppo finanziario, sarebbe frutto di una riorganizzazione in atto a livello europeo. Ma di sicuro la crisi finanziaria ha influito. Altri potrebbero prendere la stessa decisione di Bc Partners: da tempo sul mercatocircolano indiscrezioni su riassetti, con un maggior focus su Londra, per Cvc, in Italia sotto la gestione di Luigi Lanari.
Il rame sfida la
diffidenza dei pessimisti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tra cui gli acquisti cinesi per la ricostituzione delle riserve strategiche statali, il mercato dei rottami in tensione e il miglioramento dei mercati finanziari. Ma con la diffusa consapevolezza che nessuno di questi motivi può dare un duraturo sostegno e con il rischio che, una volta terminata l'attuale tendenza, le quotazioni possano cedere bruscamente.
Pensioni, la spesa cresce
più del previsto ( da "Milano
Finanza (MF)" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: incremento è dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del pil in questo triennio. A dirlo è il rapporto Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, che include le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato.
Chat e gelosia: le
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Crisi
Abstract: attuale crisi di valori. Il mio personaggio è Marina, donna capricciosa, imprevedibile, con la smania di vivere a tutti costi una vita piena di nuove emozioni». Da sei stagioni compagno in scena di Katia Terlizzi è Michel Altieri, trentenne italo-francese, nel 2000 scoperto tenore da Pavarotti e prodotto nel musical «Rent» da Nicoletta Mantovani negli Usa.
Una farsa il ritorno agli
utili delle banche Usa?. ( da "Giornale.it,
Il" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»
GREGGIO: NEL 2009 ATTESI
CONSUMI AI MINIMI DAL 2004 ( da "Wall
Street Italia" del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: Atteso in serata anche un discorso di Bernanke relativo alla crisi finanziaria. Sul decennale la resistenza si colloca a 2,95%, il supporto a 2,83%.Nel corso della settimana segnaliamo anche l?annuncio del Pil cinese relativo al primo trimestre, atteso secondo consensus di Bloomberg News sui livelli più bassi da quasi 10 anni (+6,2% a/a).
CRISI/ SINGAPORE, ECONOMIA
A PICCO, PIL PRIMO TRIM QUASI -20%
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: e accusa pesanti ricadute per una crisi finanziaria ed economica che ha gravemente compromesso tutti gli scambi internazionali. I primi tre mesi dell'anno si sono chiusi con una flessione del Pil del 19,7 per cento dai tre mesi precedenti, mentre nel paragone con lo stesso trimestre del 2008 il Pil risulta diiminuito dell'11,5 per cento.
Mondi Virtuali! pag.13
( da "Trend-online" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: momento giusto per investire in società in crisi, perchè il rischio è minimo con buone possibilità di guadagno. Il signor Altman dice anche che, però, bisogna aver ben chiaro che la crisi finanziaria sta cominciando ad avere conseguenze pesanti sull'economia reale e che stiamo entrando in una grave recessione e che serviranno almeno 2/3 anni prima che si possa rialzare la testa.
Mondi Virtuali! pag.16
( da "Trend-online" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo che il 6 marzo 2009 Bloomberg ha riferito che Myron Scholes, il premio Nobel per la famigerata Black-Scholes-Merton formula ha sottolineato come i mercati dei derivati hanno smesso di funzionare e stanno creando problemi per risolvere la crisi finanziaria! " [The] solution segue pagina >>
Haiti, è l'ora decisiva
per sollevarsi dalla miseria ( da "Avvenire"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha ridotto gli aiuti finanziari. I problemi cronici popolazione in fuga, carenza di cibo e risorse primarie, degrado ambientale spesso sembrano insuperabili. Eppure, Haiti ha una possibilità superiore a quella delle altre economie emergenti, non soltanto di contenere l'impatto dell'attuale recessione,
Per "Repubblica"
l'immigrazione clandestina è peccato veniale
( da "Giornale.it, Il"
del 14-04-2009)
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Crisi
Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»
Revisione degli studi di
settore nel "privato" ( da "Napoli.com"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ed economica che ha investito tutti i settori della nostra economia e, tra essi anche la sanità, ha, tuttavia, messo a dura prova la capacità degli studi di settore di rappresentare in modo corretto le singole realtà imprenditoriali.
ZAC, SI TAGLIA I BANCHIERI
PERDONO I BONUS E GLI INDUSTRIALI LI SORPASSANO NELLA "CLASSIFICA"
DEI RICCHISSIMI PROFUMO DA 9 A 3.48 MLN - PASSERA A QUOTA 3.06 MLN - MAI COME
( da "Dagospia.com" del
14-04-2009)
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Crisi
Abstract: tra crisi finanziaria, crolli di Borsa e aiuti di Stato, di farsi sentire in qualche modo sulla classifica delle retribuzioni al top management. Con l'azzeramento o il ridimensionamento dei bonus a molti banchieri, infatti, nella lista dei più pagati manager delle società quotate italiane il 2008 è stato l'anno del «sorpasso»
FORTIS/ NEL 2008 PERDITE
NETTE DI 20,6 MILIARDI PER FILIALE BELGA
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è dovuto alla svalutazione degli asset a causa della crisi finanziaria, nonché "all'impatto negativo, nell'ordine di 12,5 miliardi, delle operazioni di ristrutturazione tra settembre e ottobre". Fortis Banque è la filiale del gruppo belgo-olandese Fortis (ora ribattezzato Fortis Holding), nazionalizzato e 'spezzettato' lo scorso autunno dai governi dell'Aia e di Bruxelles.
(M.D.) Bilancio comunale
consuntivo e Bilancio di previsione superano il vaglio di Giunta e Consigli...
( da "Gazzettino, Il (Padova)"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che nell'implosione della crisi finanziaria correlata all'economia di cartapesta, ha inondato anche l'economia reale di Padova. «In realtà - conclude l'amministratore - anche ammettendo la peggiore delle ipotesi, cioè che la banca risarcisca solo il 30 per cento dell'impegno, ci troveremmo comunque con 2 milioni di euro in più,
Usa, Fed: segnali
rallentamento declino, liquidità andrà ridotta
( da "Reuters Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: presidente ha inoltre fatto notare che la crisi finanziaria è la peggiore dai tempi della Grande Depressione ma che recentemente sono emersi timidi segnali che potrebbero far pensare a un rallentamento del netto declino dell'economia. Bernanke ha precisato che, per riassorbire la liquidità, "quasi certamente" dovranno essere riconvertiti e ridotti i programmi speciali di prestiti.
AGRICOLTURA: ZAIA,
SPECULAZIONI FINANZIARIE HANNO AGGRAVATO FAME MONDO.
( da "Asca" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: SPECULAZIONI FINANZIARIE HANNO AGGRAVATO FAME MONDO (ASCA) - Treviso, 14 apr - La crisi finanziaria, con le sue speculazioni, ha aggravato la fame nel mondo. Il ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, ha detto che se ne parlera' anche al G8 sull'agricoltura in programma a fine settimana a Cison di Valmarino,
I FUTURES CEDONO TERRONO,
MALE LE VENDITE ( da "Wall
Street Italia" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sulla crisi finanziaria. Nel discorso preparato per un intervento ad Atlanta, il capo della Banca Centrale si dice "fondamentalmente ottimista" sulle prospettive di lungo termine, notando un certo rallentamento della fase di recessione negli Usa. Sugli altri mercati, nel comparto energetico rimbalza il greggio.
USA, FED: SEGNALI
RALLENTAMENTO DECLINO, LIQUIDITÀ ANDRÀ RIDOTTA
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: presidente ha inoltre fatto notare che la crisi finanziaria è la peggiore dai tempi della Grande Depressione ma che recentemente sono emersi timidi segnali che potrebbero far pensare a un rallentamento del netto declino dell'economia. Bernanke ha precisato che, per riassorbire la liquidità, "quasi certamente" dovranno essere riconvertiti e ridotti i programmi speciali di prestiti.
BORSA/ FUTURES POCO MOSSI
A NEW YORK, DJ +0,03%, NASDAQ +0,24%
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le stime degli analisti sono per una variazione nulla dei prezzi alla produzione e per un rialzo dello 0,3% delle vendite retail nel mese di marzo. Ad occupare l'agenda economica saranno anche gli interventi del presidente Usa Barack Obama sull'economia e del n.1 della Federal Reserve, Ben Bernanke, sulla crisi finanziaria.
FUTURES: NON BASTA
GOLDMAN, OPERATORI CAUTI ( da "Wall
Street Italia" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: 1 della Federal Reserve, Ben Bernanke, sulla crisi finanziaria. Sugli altri mercati, nel comparto energetico rimbalza il greggio. I futures con consegna maggio guadagnano $0.61 a $50.66 al barile. Sul valutario, ritraccia l?euro nei confronti del dollaro a quota 1.3283. Avanza l?oro a quota $897.
Una polizza antidisastri,
perché così fan tutti ( da "Sicilia,
La" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro.
India al voto: test chiave
per il Partito del Congresso ( da "Panorama.it"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: amministrazione Singh non è riuscita a far fronte, recentemente aggravati dalla crisi finanziaria internazionale e, politicamente, di gestire una serie di alleanze trasversali in una regione in cui la presenza della Cina diventa ogni giorno più preoccupante e in cui Nuova Delhi fatica a farsi riconoscere come attore globale.
conroe ha detto: Le
polemiche circa l'immagine dell'Italia sulla stampa estera stanno ormai
tracimando dai siti internet (come questo) e arrivando sulla carta stampata
nazionale: e ( da "KataWeb
News" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
BMP/ BONANNI: NON CAPISCO
LIVORE MAZZOTTA CONTRO SINDACATI ( da "Wall
Street Italia" del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria globale dimostra che le banche, come la Banca Popolare di Milano, con una governance partecipativa ispirata a principi di democrazia economica, hanno mantenuto un forte radicamento territoriale". Secondo il leader della Cisl "non solo queste banche hanno subito in forme residuali gli effetti della crisi sulla liquidità,
Bpm: anche Ponzellini
risponde a Mazzotta attraverso "You Tube"
( da "Velino.it, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il suo modo di fare banca in questi anni è stato osteggiato da tanti protagonisti del mondo finanziario italiano che poi si sono rivelati “cattivi profeti” in occasione della grave crisi finanziaria. La stessa posizione di Mazzotta sulle fusioni era prudente e ragionevole. Si è parlato di una “grande popolare del Nord”
Il mercato potrebbe riservare
sorprese: possibile una seconda gamba del rally? pag.1
( da "Trend-online" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che le tensioni sul settore finanziario stanno davvero diminuendo, il Vix deve anche confermare il tentativo in atto, da inizio aprile, di assestamento al di sotto del Vxn, così come era prima dell?inizio della crisi finanziaria nel giugno-luglio 2007. Una fase di assestamento/riaccumulazione è sicuramente possibile me gli indici denotano particolare forza:
USA/ CRISI, DA OBAMA E
BERNANKE CAUTO OTTIMISMO E FIDUCIA -PUNTO
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia numero uno al mondo: un'economia che è stata messa in ginocchio dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione, e che tenta ora di imboccare la strada della ripresa. E' innegabile che le sfide a cui far fronte rimangono molte; anzi, ha precisato Obama parlando alla Georgetown University di Washington D.
CRISI: BERNANKE,
PROBABILMENTE SIAMO IN FORMA MIGLIORE DI ALTRI PAESI.
( da "Asca" del
14-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: detto certo che i titoli di stato Usa (Treasury) rappresentino ancora un ''asset attraente'', mentre il dollaro e' ancora ''destinato a dominare le transazioni internazinali''. Sulla crisi finanziaria Bernanke ha ribadito la necessita' di uscirne con un rafforzamento delle autorita' di vigilanza dei mercati. red-men/sam/alf
Il piano di Obama prevede
norme più severe per i mercati finanziari e gli hedge fund
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Le nuove regole per Wall Street Il piano di Obama prevede norme più severe per i mercati finanziari e gli hedge fund
Contro le tasse di Barack
la rivolta del tè ( da "Stampa,
La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Protezionismo sulla punta delle baionette: i coloni volevano importare te olandese detassato, ma sua maestà aveva messo fuori legge questo traffico, germoglio del libero commercio di là da venire. Ciò che ne seguì è noto: la rivoluzione americana e l'indipendenza.
Obama, 5 punti per
ripartire ( da "Stampa,
La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nazione a non cedere ai primi timidi segnali di ripresa che vengono dai mercati finanziari, preparandosi ad affrontare gli ostacoli dei prossimi mesi perché «il 2009 continuerà ad essere un anno difficile per l'economia americana». Era stato proprio Obama, alla fine della scorsa settimana a parlare di «segnali di speranza» e ieri il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke,
babelick ha detto: tina
non è solo quello del premier che caccia e mette nuovi ministri come un despota
il problema spagnolo.quello che il Psoe ha combinato è contro qualsiasi cosa
( da "KataWeb News" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Offensiva contro gli
evasori ( da "Gazzetta
di Mantova, La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria, il Comune punta anche al contenimento delle spese Offensiva contro gli evasori Oneri, più accertamenti per ovviare alle minori entrate VIADANA. Contenimento delle spese ed attività di accertamento fiscale: sono i provvedimenti con cui l'amministrazione municipale viadanese tenterà di far fronte ad un sensibile calo delle entrate.
Cna, cresce il credit
crunch per le pmi di quattro regioni del Centro Italia
( da "Italia Oggi" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria impone dunque una serie di riflessioni a partire dalla capacità di tenuta delle imprese che dipende essenzialmente dalla durata della crisi.Questa determinerà infatti l'ampiezza e la severità della selezione cui il sistema produttivo sarà sottoposto.
Goldman Sachs restituisce
i fondi, Tesoro Usa scettico ( da "Milano
Finanza (MF)" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a meno che la banca non sia convinta che la crisi finanziaria sia già finita». Prima di iniziare a rimborsare gli aiuti pubblici, Goldman Sachs comunque attenderà i risultati degli stress test delle autorità federali presso le banche, che dovrebbero concludersi entro fine mese.La banca ha comunicato risultati trimestrali positivi, che hanno superato le attese degli analisti.
Dalla crisi (e dalle
tragedie) può nascere un mondo migliore?
( da "Giornale.it, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che nella crisi finanziaria inizia a vedere una grande opportunità: quella di creare un mondo migliore. Secondo Thurman "è un bene che la coscienza collettiva degli americani si sia risvegliata. Urlano un poco? Se la gente smette di dare ascolto a certe élite e costringe chi ha provocato questo disastro a prendersi le proprie responsabilità questo può essere positivo»
La Fed vede lo spiraglio
postcrisi La recessione inizia a rallentare
( da "Finanza e Mercati"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: liquidità sono state decise dalla Fed anche e soprattutto a fronte della crisi finanziaria dei big bancari e assicurativi. E qui Bernanke è tornato a parlare del caso Aig, dove i bonus milionari riconosciuti ai trader del gigante finanziario sono stato oggetto di scandalo. Un fallimento di Aig, è tornato ieri a spiegare Bernanke, avrebbe messo a rischio l'intero sistema finanziario.
La Cna denuncia forti
difficoltà nell'accesso al credito delle Pmi
( da "Finanza e Mercati"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria impone dunque una serie di riflessioni a partire dalla capacità di tenuta delle imprese che dipende essenzialmente dalla durata della crisi. Questa determinerà infatti l'ampiezza e la severità della selezione cui il sistema produttivo sarà sottoposto.
Mortara, condomini in
rosso ( da "Provincia
Pavese, La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: il fenomeno si è aggravato con la crisi. Anche se, proprio la crisi finanziaria sta dall'altro lato arginando il fenomeno: «E' vero, c'è molta gente che non paga le spese condominiali, creando problemi al resto dei condomini - spiega Gianni Bocca, un amministratore - - faccio un esempio: c'è un condominio in corso Torino dove su 18 appartamenti,
la sfida deGli eredi di
gandhi ( da "Unita,
L'" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Questo probabilmente gli consentirà di prevalere nuovamente sul Bjp, in una fase in cui la crisi finanziaria globale ha sollevato dubbi sull'intrinseca efficienza del mercato. I nazionalisti credevano di capitalizzare l'ondata di paura provocata dagli attentati di Mumbai, ma una serie di elezioni locali nei mesi scorsi li ha delusi.
chimica, anche spm è in
profondo rosso - gianni favarato ( da "Nuova
Venezia, La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sempre più preoccupati per il loro futuro visto che l'azienda - in grave crisi finanziaria - il 24 aprile è convocata al ministero del Lavoro per discutere, con i sindacati, la sua domanda di cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti dello stabilimento di Porto Marghera. Intanto, si profila all'orizzonte un'altra grave crisi.
anche in questa crisi le
piaghe sono dieci ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Udine Anche in questa crisi le piaghe sono dieci Gente&Lavoro di RENATO PILUTTI Come le piaghe d'Egitto (cf. Es 7 - 11) le piaghe di questa crisi economico-finanziaria globale sono dieci e si sono manifestate con un'inesorabile progressività: la prima piaga è stata la crisi finanziaria negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Irlanda,
La forza delle piccole e
medie imprese in Europa ( da "Tempo,
Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Con una crisi finanziaria, ormai giunta a livello di economia reale, è essenziale approfittare del potenziale di crescita delle piccole e medie imprese (PMI). L'importanza delle PMI nella nostra società, in quanto creatrici di posti di lavoro e protagoniste nella corsa al benessere delle comunità locali e regionali,
L'America prova a
ripartire ( da "Secolo
XIX, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia numero uno al mondo: un'economia che è stata messa in ginocchio dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande Depressione, e che tenta ora di imboccare la strada della ripresa. È innegabile che le sfide a cui far fronte rimangono molte. Anzi, ha precisato Obama parlando alla Georgetown University di Washington D.
anche parlamento e consob
nello schema "blinda-mediaset" - (segue dalla prima pagina) massimo
giannini ( da "Repubblica,
La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il legislatore, in piena crisi finanziaria, si preoccupa dei troppi «avvoltoi» stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali" rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre disposizioni specifiche.
banche, duello a colpi di
youtube ponzellini: difendere il modello bpm - vittoria puledda
( da "Repubblica, La"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ponzellini ha ricordato come la banca abbia saputo evitare i rischi peggiori della crisi finanziaria attuale, meglio di quanto abbiano fatto molti grandi player che «avevano modelli di governance di tipo capitalistico puro», ma senza avere fino in fondo le necessarie «capacità finanziarie di controllo». Inoltre, occorre valorizzare al massimo il management interno, conclude Ponzellini.
Il cerino di Barack nel
grande freddo ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: regolative dei mercati finanziari. Se appunto i mercati continuano a funzionare, prima o poi l'incertezza riguarda non più solo la discesa ma anche la risalita dei valori. E ciò stabilizza le aspettative nel familiare gioco degli equilibri. Nelle ultime settimane la ripresa dei mercati finanziari ha rafforzato questo candido ottimismo oltre ciò che era ragionevole.
La Corea del Nord non
tratta più ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I mercati finanziari di Seul e di Tokyo non si sono scomposti, e anche i telegiornali giapponesi hanno mostrato di essere preoccupati non tanto della rinnovata minaccia nordcoreana, quanto delle eventuali decisioni del Comitato Olimpico sull'assegnazione dei Giochi del 2016 ( il team degli ispettori è arrivato ieri).
Fmi, il coraggio di
cambiare staff ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ad applicare cure di bilancio draconiane durante la crisi finanziaria asiatica e a cercare di rimodellare tutto da solo le economie asiatiche. Errori che in seguito lo stesso Fmi riconobbe. Ma se queste lezioni sono state interiorizzate fino in fondo e se in futuro avremo a che fare con un Fmi più delicato e gentile, invece che rigido e ANSA dottrinario,
Troppo vecchie per
lavorare ma giovani per la pensione
( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: è uguale a quella di tante altre donne camune, vittime della crisi del tessile che dal 2000 ad oggi ha perso oltre mille posti di lavoro. E vittime dell'attuale crisi finanziaria ed economica generale, dopo che hanno provato a cercare un'alternativa. «Ci abbiamo provato - ci dicono - ma cosa vuole, ormai siamo fuori dal mercato.
La Sec a Citi: mostrate i
conti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi, il colosso finanziario guidato da Lloyd Blankfein resta il barometro dei mercati mondiali. Il problema, però, è il divario dai concorrenti: se Goldman vola, non è detto che gli altri la seguano. E proprio per questa ragione, mai come ora il confronto tra i suoi risultati e quelli delle altre grandi banche americane potrebbe favorire una ripresa della Borsa o provocarne un
Carte di credito, riforma
in vista ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: potrebbe determinare una generale stretta creditizia e questo «non è proprio quello di cui hanno bisogno i mercati finanziari». © RIPRODUZIONE RISERVATA I CAMBIAMENTI Allo studio norme più rigide per gli emittenti in materia di commissioni, tassi di interesse, ricerca di nuovi clienti
Turnaround, il nodo
creditori ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha creato un paradosso: i creditori di società in difficoltà sono a loro volta in situazioni fallimentari. Come vi comportate in questi casi? è capitato che ci si trovi di fronte a controparti in liquidazione o in situazioni totalmente diverse rispetto a quando il credito era stato concesso.
Negli Usa vacilla il mito
dell'Mba ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Industria e civil service costruirono le basi solide del grande boom finanziario che, pur con alti e bassi, ha rallegrato Wall Street per due generazioni. Ora, dice la legge di Soifer, se i giovani andranno altrove c'è da sperare che la finanza si riprenderà, perché andranno a costruire ricchezza vera. Le crisi dei mercati tengono lontani.
Obama: spiragli per
l'America ( da "Sole
24 Ore, Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Barack Obama ha deciso ieri di ingranare una marcia in più per la gestione della crisi finanziaria, ormai in fase di stabilizzazione. E per la prima volta, insieme alla gestione delle emergenze, ha offerto al Paese la sua visione di lungo periodo, «attorno a cui ha detto - getteremo le nuove fondamenta economiche per raccogliere le sfide del Ventunesimo secolo ».
Dopo i Gratta e Sosta
arriveranno i parcometri ( da "Nuova
Ferrara, La" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: porremmo fine alla crisi finanziaria?». Secondo le valutazioni dell'assessore, un cittadino che deve espletare alcune commissioni ha già acquistato un tagliando (con fatica, perché alcuni negozianti poco lungimiranti non li vogliono), quindi ferma la macchina perché finalmente trova spazio, lo espone, fa una prima commissione,
Quanto pesa il sindacato
in assemblea ( da "Riformista,
Il" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Sono state meno coinvolte di altre banche nella crisi finanziaria. I cardini della banche popolari sono il "voto capitario" (una testa, un voto) e la "porta aperta" all'iscrizione a socio, a prescindere dalle quote di capitale di cui si abbia il possesso, che comunque obbedisce a limiti di legge.
UE, AIUTI DI STATO:
L'ULTIMO QUADRO DI VALUTAZIONE ESAMINA LE MISURE PRESE DAGLI STATI MEMBRI PER
LOTTARE CONTRO LA CRISI ECONOMICA
( da "marketpress.info"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale contesto di crisi finanziaria ed economica. Per tutelare la stabilità finanziaria, gli Stati membri hanno istituito sistemi di garanzie, protezioni contro i rischi e misure di ricapitalizzazione per il settore finanziario il cui volume globale ammonta a 3 000 miliardi di euro.
Ubs taglia 8.700
dipendenti, in trim1 perdite per 2 mld franchi
( da "Reuters Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea annuale degli azionisti della banca. La crisi finanziaria internazionale ha già costretto la maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007..
Zaia al G8: (
da "Corriere del Veneto"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria ha messo sotto gli occhi di tutti l'esigenza di ridare centralità all'economia reale: e cosa c'è di più reale dell'agricoltura? E proprio dalla finanza deve partire il repulisti, fermando la speculazione: in questi anni ci sono state persone che si sono arricchite scommettendo sull'andamento dei prezzi del riso e del mais,
Gli sprechi del
neo-statalismo ( da "Corriere
della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: pubblica amministrazione in un mondo in cui la competizione per sopravvivere è già spietata e lo diventerà ancor di più con una crisi finanziaria globale che rende sempre più accanita la battaglia per la conquista delle poche risorse disponibili. La mancanza di spinta L'importanza e il limite dei lavori di Stella «capostipite» del genere dei libri di denuncia e Rizzo sta proprio qui.
Pubblicità, effetto
Zapatero su Telecinco ( da "Corriere
della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 - pag: 39 Il caso a Madrid Pubblicità, effetto Zapatero su Telecinco (g.fer.) Balzo ieri alla Borsa di Madrid per le azioni di Telecinco, che in chiusura di seduta hanno messo a segno un progresso del 7,77% a 7,35 euro, con 2,5 milioni di pezzi scambiati, più del doppio rispetto alla media degli ultimi tre mesi.
Corre Mondadori, sale
ancora Pirelli Re ( da "Corriere
della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 - pag: 39 La Giornata in Borsa Corre Mondadori, sale ancora Pirelli Re di Giacomo Ferrari Scambi In crescita gli scambi giornalieri, per un controvalore di 2,9 miliardi di euro Piazza Affari ancora positiva (+2,34% l'S&P-Mib, +1,6% il Mibtel) alla ripresa delle contrattazioni dopo il lungo ponte di Pasqua,
Aeroporti di Roma rilancia
Gemina ( da "Corriere
della Sera" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 - pag: 39 Il caso a Milano Aeroporti di Roma rilancia Gemina (g.fer.) Le positive prospettive della controllata Aeroporti di Roma hanno messo le ali ieri al titolo Gemina, che ha chiuso con un prezzo di riferimeno di 0,383 euro (+3,79%) dopo aver toccato nel corso della seduta una punta massima di oltre il 7%
Famiglie e moschee a
secco. La crisi vista dall'Islam ( da "Corriere
del Veneto" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma una forma «democratica » anche la crisi finanziaria ce l'ha. Perchè se è vero, come è vero, che colpisce sempre gli stessi, c'è da dire che in quell'«alveo» non fa distinzioni. Non c'è razza, non c'è religione. Non c'è cultura e non c'è colore. Assolutamente avanti, da questo punto di vista, la crisi finanziaria.
del vecchio rastrella
generali con il supporto di mediobanca
( da "Mattino di Padova, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: con la crisi finanziaria e la conseguente svalutazione dei corsi, oggi è salita dal 7,3% al 9,2% del capitale di Luxottica. Ma perché Del Vecchio ha deciso di ricorrere alla leva finanziaria pur disponendo di una ingente liquidità? Le ipotesi parlano di un'ottimizzazione delle leva finanziaria, che è una risposta parziale,
Ora il tasso è
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma occhio alla rata di Redazione La crisi finanziaria internazionale non ha spento l'amore degli italiani per il mattone ma acquistare una casa significa quasi sempre sottoscrivere un mutuo. Un atto impegnativo, da affrontare in primo luogo in base al reddito familiare e scegliendo con grande attenzione tra le tipologie disponibili sul mercato,
Il Meeting di Zucchetti
( da "TopTrade" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria globale, il fatturato del gruppo Zucchetti è cresciuto del 6 per cento rispetto al 2007, raggiungendo i 217 milioni di euro, e sono stati ben 4.600 i nuovi clienti acquisiti. Se si considera che degli oltre 60.000 clienti a parco più del 90 per cento sono gestiti dai partner, si comprende il ruolo fondamentale del canale indiretto di vendita nella strategia Zucchetti,
USA: AUTORITA' PREPARANO
GUIDA A STRESS TEST SULLE BANCHE ( da "KataWebFinanza"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finalizzati a verificare la capacita' degli istituti di reggere alla crisi finanziaria. Secondo gli esperti c'e' troppo segreto intorno a questi test e i mercati sono stati invece abituati ad avere sempre tutte le informazioni a disposizione. "L'obiettivo dei test - spiega il New York Times - e' quello di prevenire il panico, non di causarlo".
Anche Parlamento e Consob
nello schema "blinda-Mediaset"
( da "KataWebFinanza"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il legislatore, in piena crisi finanziaria, si preoccupa dei troppi "avvoltoi" stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali" rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre disposizioni specifiche.
Turismo: Enit e Rai
Lanciano Spot 'Italia. Much More'
( da "Sestopotere.com"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: molti dei quali duramente colpiti dalla crisi finanziaria ed economica ma, per la prima volta, anche quelli emergenti come la Russia o il Brasile. Si mantengono stabili o in crescita alcuni Paesi dell' Est Europa (Rep. Ceca, Ungheria, Polonia) e dell'Asia (Cina, India e Corea)." "Gli spot televisivi della Campagna Promozionale 2009 - aggiunge il Direttore Generale,
Ubs pronta a tagliare
altri 8700 posti ( da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: CRISI - L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea annuale degli azionisti della banca. La crisi finanziaria internazionale ha già costretto la maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e ad annunciare il taglio di 11.
Usa: Autorità preparano
guida a stress test sulle banche ( da "KataWeb
News" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: finalizzati a verificare la capacità degli istituti di reggere alla crisi finanziaria. Secondo gli esperti c'è troppo segreto intorno a questi test e i mercati sono stati invece abituati ad avere sempre tutte le informazioni a disposizione. "L'obiettivo dei test -- spiega il New York Times -- è quello di prevenire il panico, non di causarlo".
Summit Americhe/ Obama
affronterà rabbia sudamericana per
( da "Virgilio Notizie"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
UBS TAGLIA 8.700
DIPENDENTI, IN TRIM1 PERDITE PER 2 MLD FRANCHI
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea annuale degli azionisti della banca. La crisi finanziaria internazionale ha già costretto la maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007..
SUMMIT AMERICHE/ OBAMA
AFFRONTERÀ RABBIA SUDAMERICANA PER CRISI
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
Skype si prepara per un
viaggio in solitaria ( da "Data
Manager" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: soprattutto della crescente crisi finanziaria e della difficoltà di trovare acquirenti disposti a mettere sul piatto cifre elevate. Ed ecco allora avviata una nuova strategia che mira a rendere indipendente Skype. L?intenzione manifestata dai vertici della società è infatti quella di procedere a uno spin off della società e creare i presupposti per renderla finanziariamente indipendente.
DALLE LEGGI "AD
PERSONAM" ALLE LEGGI "AD AZIENDAM" ALZATO AL 20% IL TETTO
ALL'ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE - dietro la nuova crociata per salvare
"l'italianità" si nasconde un inte
( da "Dagospia.com" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il legislatore, in piena crisi finanziaria, si preoccupa dei troppi «avvoltoi» stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali" rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre disposizioni specifiche.
"Il mercato dell'arte
è in difficoltà? Colpa degli advisor delle banche..."
( da "Affari Italiani (Online)"
del 15-04-2009)
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Crisi
Abstract: Con la crisi finanziaria questo movimento prettamente speculativo è andato in crisi e i prezzi di alcuni autori-bolla sono crollati». Alessandro Cappello, da quest'anno direttore di Miart, la Fiera Internazionale d'Arte moderna e contemporanea, che si tiene a Milano dal 17 al 20 aprile, non ha dubbi: per rilanciare il mercato bisogna puntare sulla competenza,
PIMCO LANCERÀ FONDO PER
ACQUISTO ASSET TOSSICI ( da "Wall
Street Italia" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Riteniamo che la crisi finanziaria sarà risolta dal recupero degli Usa e degli altri mercati chiave", ha argomentato Baker. "Vogliamo investire in quei Paesi che guideranno la ripresa e dove le autorità saranno maggiormente aggressive nell'affrontare la crisi finanziaria".
IRLANDA/VIA LIBERA UE A
AIUTI A IMPRESE FINO A 500.000 EURO
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: consentire agli Stati membri di aiutare le imprese colpite dalla stretta creditizia legata alla crisi finanziaria. In particolare, gli aiuti irlandesi sono limitati nel tempo e nella portata. "Il piano irlandese aiuterà le imprese colpite dall'attuale stretta creditizia senza distorsioni indebite della concorrenza", ha commentato il capo dell'antitrust comunitario, Neelie Kroes.
Pimco lancerà fondo per
acquisto asset tossici ( da "Reuters
Italia" del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: "Riteniamo che la crisi finanziaria sarà risolta dal recupero degli Usa e degli altri mercati chiave", ha argomentato Baker. "Vogliamo investire in quei Paesi che guideranno la ripresa e dove le autorità saranno maggiormente aggressive nell'affrontare la crisi finanziaria".
A distanza di 23 anni
dall'incidente di Chernobyl, apre in Ucraina la prima struttura per
l'accoglienza familiare dei bambini oncologici
( da "SaluteEuropa.it"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: aggravate dai tagli causati dalla crisi finanziaria che ha messo il paese in ginocchio. A 23 anni dallo scoppio del quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina il cancro continua ad uccidere I tassi di sopravvivenza dei bambini ucraini colpiti da tumore sono notevolmente più bassi rispetto a quelli dei coetanei europei.
A NAPOLI, IL 21 MAGGIO
DELLO SCORSO ANNO, SI è SVOLTA LA PRIMA RIUNIONE OPERATIVA DEL CONSIGLIO...
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma soprattutto una devastante crisi finanziaria internazionale, che ha fatto vacillare l'economia reale e diffuso tra la gente un clima di incertezza e paura. All'interno di questo quadro, le scelte fatte dell'esecutivo, soprattutto in materia economica, a sostegno delle famiglie e delle imprese, a garanzia dei conti pubblici e del risparmio privato,
Tagli per Ubs, Yahoo, Air
France, Adr ( da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale ha già costretto la maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007. YAHOO - Centinaia di tagli in vista anche a Yahoo.
Cala il prezzo degli
immobili anche nei centri urbani, indagine GoHome.it
( da "Sestopotere.com"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: si accusano i colpi della crisi finanziaria e calano i prezzi delle case. Secondo un?analisi svolta da GoHome.it, basata sull?osservazione di più di 3.000.000 immobili, nel 2009 prezzi del mercato immobiliare italiano sono scesi, superando in alcuni casi anche il 40%: si tratta naturalmente di occasioni da valutare singolarmente,
## Summit Americhe -
Esordio Obama alle prese con crisi e
( da "Virgilio Notizie"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
## SUMMIT AMERICHE -
ESORDIO OBAMA ALLE PRESE CON CRISI E CUBA
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
CRISI/ LAMY:LA MIGLIOR RISPOSTA
È PROGRAMMA SVILUPPO DOHA DEL WTO
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
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Crisi
Abstract: dopo che la crisi finanziaria ha pesantemente intaccato l'economia reale. E proprio il programma di Doha per lo sviluppo "è il sistema più sicuro di cui disponiamo per preservare gli interessi commerciali individuali e il sistema multilaterale contro la minaccia di un aumento del protezionismo", ha detto Lamy.
*G14, il rischio del
futuro: poco cibo e 200 mln ettari "bruciati"
( da "Velino.it, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: impatto delle crisi alimentari; aumentare gli investimenti in agricoltura per incrementare la produttività aziendale nei paesi in via di sviluppo; rafforzare lo sviluppo rurale per ridurre la povertà; valutare e contrastare l?impatto della crisi finanziaria sull?
Usa,
Argomenti:
Crisi
Abstract: La molla della protesta è stata la crisi finanziaria ed economica. Sebbene il fisco, temutissimo per il suo pugno di ferro fu l'unico che riuscì a incastrare Al Capone, il re dei gangster anni Venti - abbia scelto una linea morbida consentendo ai contribuenti di rinviare di qualche mese la denuncia dei redditi e il pagamento delle tasse,
USA/ CALO INASPETTATO DEI
PREZZI AL CONSUMO IN MARZO - PUNTO
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: combattare la recessione e per uscire dalla peggiore crisi finanziaria in oltre 70 anni potrebbero in futuro spianare la strada all'inflazione. In un intervento tenuto ieri, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha ribadito che la Banca Centrale e' sempre attenta alle eventuali minacce inflative ed e' pronta a rimuovere il piano di rilancio una volta che l'economia mostrera'
diciamolochiaro ha detto:
Cos'ha in serbo Zappy per le cariche UE che stanno per scadere.
( da "KataWeb News" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Domani a Piazza Affari:
l'S&P/Mib dovrà superare area 18.000 per salire ancora pag.1
( da "Trend-online" del
15-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che parlerà sulla crisi finanziaria, e a prendere la parola sarà anche Janet Yellen, a capo della Fed di San Francisco. Sull?opposta sponda dell?Atlantico sono inoltre attese novità sul fronte delle trimestrali societarie, visto che si conosceranno i risultati di Jp Morgan che dovrebbe consegnare un utile per azione di 0,
( da "Stampa, La" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
I COSTRUTTORI
DIVENTANO I «PRESTATORI DI ULTIMA ISTANZA» DEL SISTEMA 10,5% Brutti numeri
Senza artifici finanziari quest'anno la metà dei velivoli prodotti resterebbe
invenduta C'è la crisi? Boeing e Airbus "regalano" aerei il tasso da
usura chiesto in banca [FIRMA]LUIGI GRASSIA Perché un aereo possa volare, le
sue ali devono poggiare su due cuscini: uno fatto di aria e l'altro fatto di
soldi. L'aria non manca ma i soldi (in questo momento) sì. Drammaticamente.
L'associazione Iata delle compagnie aeree mondiali lancia l'allarme per il
2009: il suo direttore Giovanni Bisignani dice che «quest'anno l'americana Boeing
e l'europea Airbus rischiano di non riuscire a vendere metà degli aerei che
fabbricheranno», perché le compagnie aeree loro clienti non potranno
permettersi di pagarli. Rincara la dose Steven Udvar-Hazy, che è ai comandi
della International Lease Finance, leader mondiale fra le società che comprano
velivoli commerciali e poi li girano in leasing alle compagnie di trasporto:
«Il 2009 per Boeing e Airbus sarà l'anno delle "code bianche"», cioè
degli aerei che vengono prodotti ma poi restano senza colori sulla coda perché
nessuno li compra né li prende in affitto. Bisignani e Udvar-Hazy parlano,
ovviamente, pro domo loro, cioè non è che si preoccupino tanto di come faranno
le povere Boeing e Airbus a sopravvivere, ma di come faranno le compagnie aeree
a volare se non riescono a rinnovare le flotte (in certi casi molto vecchie,
soprattutto negli Usa). Il fenomeno nuovo e curioso, in risposta agli allarmi è
che i due colossi delle costruzioni aeree hanno intrapreso una strategia
coraggiosissima ma anche rischiosissima per evitare che il mercato collassi:
cioè si sono messi a vendere aerei a condizioni finanziarie così generose
(crediti diretti super-agevolati ai clienti, oppure garanzie sui prestiti a
tassi elevati erogati da terzi) che gli analisti del settore cominciano a
vedere la Boeing e l'Airbus come i «prestatori di ultima istanza» delle
compagnie aeree clienti. Con l'espressione virgolettata si intende un soggetto
che opera per finanziare un sistema economico quando sono esaurite o
indisponibili tutte le altre forme di credito. In certi casi è traducibile con
Pantalone. Va sottolineato che questa è la strada che hanno intrapreso (fino
all'eccesso) alcuni costruttori di auto per evitare la scomparsa dei clienti in
attesa che il loro mercato di riferimento si riprendesse; così ad esempio la
General Motors ha talmente ampliato i servizi finanziari all'acquisto delle sue
auto che da costruttore che era è diventata, nella definizione dei suoi
critici, una grande banca che costruisce anche un po' di macchine. È una cosa
che si può fare solo a breve o medio termine, perché se il mercato non riprende
presto a funzionare in modo normale (cioè, se i prodotti non ricominciano a
essere pagati dai clienti anziché dal produttore) il fallimento incombe. Anche
per Boeing e Airbus bisognerà vedere quanto durerà l'attuale crollo della
domanda globale di biglietti aerei e (quindi) di ordinativi di nuovi jet. Lo
sforzo della Boeing si sostanzia, per esempio, in un recente contratto che ha
firmato con la Southwest Airlines. Si tratta di una delle migliori compagnie
americane e fino al novembre scorso aveva finanziato l'acquisto dei Boeing
prendendo soldi in prestito dalle banche a un modestissimo tasso del 3,60%. Ma
a dicembre per pagare diciassette Boeing 737 la Southwest non è riuscita a
trovare di meglio che un finanziamento al 10,50%. E anche per avere questo
tasso da usura ha dovuto chiedere la garanzia della stessa Boeing: cioè se
Southwest non riuscirà a ripagare alla banche il capitale e gli interessi
chiesti per comprare gli aerei, sarà il costruttore degli aerei a dare i soldi
alle banche. Altre compagnie non riescono a ottenere in banca nemmeno questo
genere di crediti. Perciò la branca finanziaria della Boeing ha stanziato per
quest'anno più di un miliardo di dollari per concedere crediti diretti ai
clienti più in crisi, mentre nei tre anni scorsi la cifra messa a disposizione
a questo scopo era stata zero. Dalla nostra parte dell'Atlantico il governo
francese, socio di riferimento della pan-europea Eads che produce gli Airbus,
ha stanziato 6 miliardi di euro per finanziare l'acquisto o l'affitto di
Airbus. Ma prima di dire che in Europa la mano pubblica è più interventista che
in America va considerato che l'anno scorso la Us Export-Import Bank ha
sovvenzionato con fondi federali per 5,5 miliardi di dollari la vendita
all'estero di 97 Boeing. Questo quando il presidente era il repubblicano Bush,
paladino (a parole) del libero mercato. Quelli che temono che la crisi attuale faccia rinascere il protezionismo e dicono di prendere esempio dall'America e dai suoi presunti
anticorpi contro l'intervento statale potrebbero dare un'occhiata più da vicino
al mondo in cui vivono. 6 miliardi di euro sono stati stanziati dal governo
francese per sostenere le vendite all'estero degli Airbus 5,5 miliardi di
dollari sono stati spesi nel 2008 dalla Us Export-Import Bank (un
istituto pubblico federale) per finanziare la vendita all'estero di 97 Boeing 1
miliardo di dollari è stato messo in bilancio dalla Boeing per il 2009 per
prestiti agevolati a compagnie aeree clienti; nei tre anni precedenti la cifra
è stata zero
( da "Corriere.it"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Nel triennio
2008-2010 Pensioni, spesa aumenta dell'1% del Pil L'incremento
è dovuto principalmente agli effetti della crisi
finanziaria, che ha ridotto le stime di crescita
ROMA - In soli tre anni, dal 2008 al 2010, la spesa per pensioni lievita fino
ad un 1% in più rispetto al Pil: l'incremento è dovuto principalmente agli
effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di
crescita del Pil in questo triennio. Lo sottolinea il il rapporto «Le
tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario»
che include le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato. «La crescita
del rapporto spesa/Pil nel triennio iniziale del periodo di previsione
(2008-2010) - si legge nello studio - è di circa 1,1 punti percentuali; tale
incremento è imputabile alla recessione economica che si traduce in un tasso di
variazione annuo del Pil reale mediamente pari a -0,8% (-1,3 nel biennio
2008-2009)». ANDAMENTO - A partire dal 2013, il rapporto fra spesa pensionistica
e Pil presenta una lieve decrescita seguita da una fase di sostanziale
stabilità attorno al 15%, che si protrae fino al 2025. Successivamente, il
rapporto inizia a crescere fino a raggiungere il punto di massimo di 15,5%, nel
2038. La crescita è più consistente nel primo quinquennio del periodo e
significativamente più moderata negli anni successivi. Dopo il 2038, inizia una
fase di rapida decrescita che porta il rapporto fra spesa pensionistica e Pil
al 13,2% nel 2060. PER COMPARTO - Lo studio presenta anche un'analisi per
comparto. La situazione è molto diversa tra dipendenti privati pubblici e
autonomi, in particolare per i pubblici se aumenta il numero di pensioni
decresce (-40% fino al 2060) l'importo medio. «Per i dipendenti privati -
spiega lo studio - la spesa in rapporto al Pil, dopo l'impennata degli anni
2008 e 2009 dovuta alla recessione, si mantiene piuttosto stabile per circa un
quinquennio attorno all'8,9% per poi scendere leggermente fino a raggiungere
l'8,6% nel
( da "Trentino" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Nel capitolo «La
politica impara dalla crisi», Letta analizza il
rapporto tra locale e globale Trentino, l'esempio virtuoso «Il modello
territoriale di Dellai merita attenzione» Non a caso proprio qui si è
registrata una netta affermazione in controtendenza rispetto alle dinamiche
elettorali in corso regione o una porzione di Paese chiedono a un partito e, in
particolare, a una proposta che si qualifichi come di centrosinistra. Non si
tratta - è vero - di una grande novità. I territori sono al centro della politica
italiana da almeno trent'anni. E i precedenti non si contano: il primo, quello
più ovvio, copre l'intera parabola del centrodestra dal
( da "Trentino" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Bressan: «La
flessibilità non diventi precariato» E nell'omelia pasquale annuncia una Scuola
diocesana per la formazione TRENTO. L'arcivescovo Luigi Bressan ha dedicato una
parte consistente della propria omelia pasquale al problema del lavoro e - in
particolare - al lavoro dei giovani. Davanti ai fedeli in Cattedrale, Bressan ha fatto riferimento alla «crisi
finanziaria che è diventata anche crisi economica», invitando ad un
«cambio di stile di vita». In questo contesto il pensiero del vescovo è andato
soprattutto ai giovani. «Dipenderà in gran parte dalle loro motivazioni - ha
detto il vescovo - il nostro futuro, dalla passione che porranno nello studio,
nella ricerca di vie nuove, dalle iniziative che sapranno intraprendere.
Certamente - ha continuato l'arcivescovo - vanno incoraggiati a usare bene le
grandi potenzialità che hanno, anche se la situazione attuale non li favorisce
immediatamente e quindi, come cristiani, dobbiamo impegnarci a farla cambiare».
Bressan ha citato una recente indagine svolta in Italia secondo cui in dieci
anni i giovani imprenditori sono scesi dal 22 al 15%, tra i liberi
professionsti dal 30 al 22% e tra i dirigenti con personale dipendente dal 9,7%
al 6,9%. «Sappiamo - ha aggiunto il vescovo - che se la flessibilità dovrebbe
essere l'anticamera della stabilizzazione in realtà è diventata l'autostrada
del precariato». E per questo Bressan ha annunciato la creazione di una scuola
diocesana di formazione alle responsabilità pubbliche per favorire l'accesso
dei giovani alla vita politica e amministrativa.
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
La
crisi? Reperire le risorse
dalla finanza speculativa Sentiamo dire da tutti che la crisi in atto è una crisi finanziaria che si sta
riversando sull'economia reale, niente di più falso perché la realtà delle cose
ci dice esattamente il contrario. La leva finanziaria è stata usata
in modo globale a partire dagli anni 80 proprio per superare la crisi economica, sociale e politica che si era manifestata
nel decennio precedente. Dalla lotta di classe dall'alto, promossa dalle classi
dirigenti dell'occidente, sono nate le privatizzazioni e le delocalizzazioni
produttive e il rilancio nelle speculazioni nelle Borse valori, e la
stimolazione al consumo a credito facile nei paesi a capitalismo avanzato.
Questi sono stati alcuni degli strumenti che hanno permesso alle banche, alle
multinazionali e fondi finanziari di gestire immense ricchezze e dare fiato ad
una economia già a collasso. Dopo che per anni ci hanno fatto credere che il
mercato era la cura, oggi ci accorgiamo che il mercato è malato e che lo stato
deve curare. Mentre gli Usa, l'Inghilterra, la Francia e la Germania hanno
cominciato a tirare fuori ingenti somme per fronteggiare l'onda anomala della crisi, in Italia invece il nostro bravo ministro della
finanza creativa non sa da dove cominciare, dimostrando il ritardo del nostro
paese rispetto ad altri stati della comunità europea. Diventa molto più chiara
la campagna di questo governo, con il ministro Brunetta il quale dimostra che
non c'è volontà alla riqualificazione del servizio pubblico, ma di una rapina
alla comunità per favorire banche ed imprese. Il taglio agli stipendi e la
pensione delle donne a 65 anni, non è che l'inizio perché con questa crisi si tenterà di ristrutturare il mondo del lavoro
assoggettandolo alle imprese e al mercato con il superamento del contratto collettivo
nazionale e con il taglio delle spese necessarie per il funzionamento dei
servizi quali sanità, scuola, trasporti e la giustizia ect. dimostrano che
queste sono solo manovre di una classe borghese-imprenditoriale che governa e
che in breve tempo trasferiranno sempre più risorse dal pubblico al padronato
con l'intervento dello Stato (già adesso sgangherato). Non sento nessun
economista almeno qui in Italia proporre con forza un salario minimo garantito
per tutti, ma solamente di fare il trucco a questa forma di economia già
moribonda e al collasso. Davanti a queste realtà dove il tentativo sopra citato
in atto della privatizzazione totale del lavoro questo governo spingerà una
generazione intera in balia degli spiriti animali del mercato, lasciando un
welfare dei miserabili come testimonia la social card per una sparuta pattuglia
di disoccupati e pensionati di adesso e del futuro. Da quando la recessione è
cominciata a farsi sentire solo in Italia si sono già persi migliai di posti di
lavoro e all'ora io dico a questo punto vogliamo guardare in faccia alla
realtà? Vogliamo garantire un sostentamento a precari e disoccupati e aumentare
le pensioni e non solo l'età pensionabile? Non limitiamoci solo a mera
propaganda mediatica con le solite retoriche che nessuno viene l'asciato senza
garanzia da parte del governo. Iniziamo a pensare che se la crisi
si protrae nel tempo qui c'è gente che va sostenuta e che i lavoratori ci
stanno entrando in ginocchio! Non si possono chiedere ulteriori sacrifici al
ceto medio, si vuol capire (come alla caduta della prima Repubblica)? Bisogna
cambiare modo di produrre, e nell'attesa che questo succede la gente va
sostenuta bisogna prendere risorse da chi si è arricchito dalle speculazioni
finanziarie e farlo urgentemente E democraticamente, adesso può essere già
tardi! Dino Rodriguez
( da "Finanza e Mercati"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Goldman raccoglie
5,5 miliardi di dollari da Finanza&Mercati del 14-04-2009 Alla vigilia dei
risultati del primo trimestre, Goldman Sachs mette a segno un colpo importante,
sia dal punto di vista dei numeri sia per l'impatto in Borsa (ieri il titolo dell'istituto
guidato da Lloyd Blankfein è arrivato a guadagnare il 5% che portano il
progresso da inizio anno oltre quota 50%). A spingere sui listini è stato
l'annuncio di Goldman di aver raccolto fra gli investitori istituzionali,
tramite la propria divisione dedicata all'asset management, 5,5 miliardi di
dollari con il Goldman Sach Vintage Fund V. Si tratta di un fondo che si
focalizzerà in modo particolare su acquisizioni di asset nei portafogli dei
private equity e, per la potenza di fuoco di cui disporrà, sarà fra i più
grandi presenti sul mercato secondario dei private equity. È la moda di questi
mesi: diversi investitori istituzionali stanno costituendo fondi non «a leva»
con l'obiettivo di fare buoni affari rilevando partecipazioni di maggioranza
ora nei portafogli dei private. Un settore particolarmente
colpito dalla crisi finanziaria per la propria natura di operare con livelli elevati di leva finanziaria e pertanto, in questi mesi,
in molti casi obbligato svendere partecipazioni per rientrare della propria
esposizione finanziaria.
Come rilevato dalla società di ricerca inglese Pequin (che stima gli asset
complessivi dei private equity nel mondo ammontino a 2.500 miliardi di
dollari), secondo cui, entro i prossimi due anni, almeno il 10% degli operatori
si troverà costretto a vendere i propri asset sul mercato secondario. Anche Jp
Morgan, del resto, è attivamente impegnata su questo fronte: la seconda banca
Usa per attivo, sta anch'essa preparandosi a lanciare un fondo analogo a quello
di Goldman. Ma le prossime settimane saranno importanti anche per i risultati
del primo trimestre 2009, che daranno il polso della situazione sul settore. Si
comincia oggi proprio con Goldman, cui seguiranno Jp Morgan (il 16 aprile) e
Citigroup (il 17). La prossima settimana sarà il turno di Bank of Americam, il
20 aprile, Morgan Stanley e Us Bancorp il 21 e Wells Fargo, che ha già
anticipato risultati record, il 22 aprile. Per Goldman le attese degli analisti
sono ora di 1,60 dollari di utile per azione nel periodo (erano 3,23 dollari un
anno fa), ma il dibattito che si è scatenato negli ultimi giorni riguarda la
possibilità che la società venda nuove azioni per raccogliere capitali e
ripagare così i 10 miliardi di fondi governativi (Tarp) cui ha avuto accesso a
ottobre, che costano il 5% annuo. Mossa inopportuna, secondo alcuni, che
preferirebbero invece che Goldman ripagasse prima il debito contratto con la
Berkshire Hathaway di Warren Buffett (che ha spuntato un tasso di interesse
annuo del 10%).
( da "Libertà" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Ecco il primo
capitolo del nuovo libro di Letta "Costruire una cattedrale Ecco il primo
capitolo del nuovo libro di Letta "Costruire una cattedrale. Perché
l'Italia deve tornare a pensare in grande" (Mondadori), che esce oggi
nelle librerie. Pubblichiamo il capitolo "La Cattedrale" per gentile
concessione dell'Editore di ENRICO LETTA Ogni volta che passo davanti a una
cattedrale immagino la storia della sua costruzione: quanta passione e quanta
fatica e che ardire in quei capomastri, scalpellini, muratori, artisti,
intarsiatori, marmisti che ci hanno consegnato il loro capolavoro. Tutti
anonimi e sconosciuti. Hanno speso la vita per costruire un'opera che durerà
nei secoli e che sapevano non avrebbero visto finita. Altro che archistar
contemporanei e sponsor con il marchio in bella vista! Le cattedrali, di cui il
nostro Paese è così fortunatamente disseminato, sono l'emblema di un lavoro
collettivo ciclopico e avveniristico, nel quale ognuno poteva essere chiamato a
dare un determinato, quanto oscuro, contributo. Nino Andreatta, per spronarci a
lavorare sodo e insieme, citava la fatica ingrata degli scalpellini medioevali
che mettevano la stessa dedizione nella loro decorazione, si trattasse della
facciata o dell'interstizio più nascosto, quello nell'angolo là dietro che
"solo i piccioni erano in grado di apprezzare". Alla costruzione
delle cattedrali - simboli non solo religiosi della comunità, destinati a
essere ammirati e utilizzati da quelli che sarebbero venuti dopo nei secoli -
contribuivano sì gli artigiani, che ci hanno lasciato il loro lavoro e la loro
fatica sotto le navate, ma anche tutti gli altri abitanti, che spesso vivevano
in catapecchie, ma che sapevano sognare in grande. I registri delle offerte
della Fabbrica del Duomo di Milano, consultati dalla ricercatrice Martina
Saltamacchia della Rutgers University nel New Jersey, rivelano che furono
proprio i piccoli contributi dei cittadini e dei contadini, e non le grandi e
opulente offerte di duchi, comandanti e mercanti, a costituire la maggior parte
delle offerte della Fabbrica milanese. Nell'anno 1400 il principe Gian Galeazzo
Visconti - il committente del Duomo, la cui facciata fu completata soltanto
qualche secolo più tardi da Napoleone Bonaparte che vi si incoronò re d'Italia
- versò 800 lire al mese, poco più del 15% della somma raccolta quell'anno.
Cinque volte tanto furono, nel loro insieme, le donazioni infinitesimali, di
una o poche lire. Furono, dunque, uomini e donne che ben sapevano che i loro
occhi non avrebbero mai potuto contemplare il Duomo a volerlo fortemente. E la
missione di quest'opera collettiva era condivisa da tutti. Sempre i registri
del Duomo riportano offerte di strozzini, briganti, prostitute. Segno che la
passione o l'ossessione del futuro (oltre, certo, alla speranza individuale di
indulgenza) guidavano i comportamenti di una società che - tra le tante pene di
vivere poco e male - ci ha regalato tesori che rendono più bella e più ricca la
nostra vita attuale. Un impegno autenticamente collettivo, quindi. La
soddisfazione di partecipare a un progetto per il quale il contributo
dell'ultimo dei cittadini era importante tanto quanto quello di tutti gli
altri. Qualcosa con cui dare un significato al lavoro, e forse anche alla
propria vita. "Due operai" raccontava Pietro Nenni in Parlamento nel
1959 "lungo una strada stanno ammucchiando mattoni. Passa un viandante che
s'informa sulla natura del loro lavoro; uno modestamente risponde: sto
ammucchiando mattoni; l'altro risponde: innalzo una cattedrale!". La
differenza è nella motivazione e nella prospettiva. Il primo impila pietre: per
sé e per guadagnarsi da vivere oggi. Il secondo fa esattamente lo stesso, ma sa
di costruire qualcosa di grande per il futuro. E questo conferisce un valore
completamente diverso alla sua fatica. La cattedrale è poi contaminazione e
mescolanza: la sintesi, tutta nuova, di storie e di esperienze che attraversano
i secoli. Un esempio tra i tanti: il Duomo di Monreale, in Sicilia. Il suo
splendore nasce dall'incontro di civiltà e culture diverse: quella
latino-germanica, quella bizantina, quella arabo islamica. Generazioni e
generazioni di individui che hanno partecipato, insieme, alla creazione di un
capolavoro che oggi riempie di meraviglia chi ha la fortuna di visitarlo. Se
penso alla mia città, Pisa, non posso non notare che gran parte del Pil che lì
viene generato è dovuto a due realizzazioni di un millennio fa: piazza dei
Miracoli e l'Università. Opere cariche di ansia e futuro. Oggi sarebbe
possibile riscontrare la stessa ansia nei nostri comportamenti? Si potrebbe
trovare un architetto anonimo per progettare uno stadio? E ci sarebbero
contribuenti volontari, pronti a versare gratuitamente il loro piccolo obolo?
Del resto, sarebbe immaginabile dare un senso alla nostra esistenza sulla base
non del consumo e del godimento del presente, bensì della costruzione del
futuro, anche a costo di non vederne nemmeno una parziale realizzazione?
Quell'ansia è svanita. Addirittura il nostro Paese sembra credere così poco nel
suo futuro da mettere a repentaglio uno degli elementi che costituiscono lo
Stato: la popolazione. Da più di un decennio l'Italia oscilla su e giù, intorno
alla soglia di rischio. Siamo da tempo, e strutturalmente, sotto i due figli
per donna. Vale a dire sotto la quota base di mantenimento della popolazione.
Ma i demografi indicano in 1,3 il valore minimo a ridosso del quale si gioca,
in prospettiva, la stessa esistenza di una comunità nazionale. Il tasso di
natalità non è soltanto una questione psicologica, di prospettive che
influenzano le scelte di vita del singolo. È in gioco anche il tipo di
organizzazione sociale che una comunità decide di darsi. Il sistema di welfare,
in questo senso, diventa un indicatore della percezione del tempo che
contraddistingue una società: ne riflette le aspettative, può correggerne le
storture. Se una comunità è proiettata oltre l'angusto spazio del presente,
sceglie un modello di welfare orientato alla sostenibilità, alla crescita
individuale e collettiva, alle garanzie di lungo termine. La Francia, da
decenni ormai, ha scommesso sul suo futuro, investendo risorse e aspettative in
un modello di welfare centrato sulle donne e sui bambini, sull'aumento del
tasso di natalità, ma anche sull'allargamento della partecipazione femminile al
mondo del lavoro. La scommessa è stata un successo. Non tanto perché la media è
oggi di due figli per donna, quanto perché la società francese ha dimostrato di
essere vitale, di accettare la sfida, di saper voltare pagina senza pensare
alla perdita immediata di benefici, nel presente, in favore di un orizzonte più
ampio, nel futuro. Il problema, soprattutto da noi, è che, dei tre tempi, il
passato e il futuro sono sempre più compressi, con poca o nulla influenza sulle
nostre scelte di vita. Categorie astratte, senza alcuna ricaduta pratica;
dimensioni oscurate da una dilatazione del presente - che è diventato ormai il
tempo per eccellenza - a scapito degli altri. È così che per noi il passato
finisce con l'essere passato remoto e il futuro diventa lontano, sempre più
lontano. Ma cosa vuol dire esattamente dilatazione del presente? E come ci
condiziona? Nell'economia essa si traduce nelle logiche della trimestrale di
cassa e del famigerato mark to market. Logiche secondo le quali il tempo reale
determina i valori. Anche a costo di una deformazione della realtà e di una
costruzione di categorie sganciate da parametri di concretezza e di solidità.
Soprattutto sganciate dal concetto di lungo periodo, nelle sue declinazioni di
affidabilità e di stabilità. Il lungo periodo è, invece, un valore in sé. E se
l'economia non ruota attorno alla centralità proprio del lungo periodo
facilmente si avvita in dinamiche di distruzione di valore. Lo stesso abnorme
aumento delle remunerazioni di alcuni manager, epicentro
degli scandali finanziari che hanno portato alla crisi di tutti i mercati mondiali, è frutto della filosofia del breve
periodo che vince su quella di lungo termine. Se le remunerazioni sono
calcolate su risultati a breve, l'impatto è doppiamente negativo. Perché si
possono indurre i manager a elaborare strategie di corto respiro e perché,
nel peggiore dei casi, gli stessi manager possono avere la tentazione di
scrivere bilanci truccati. Il lungo periodo è, quindi, ancora di più: è
costruzione di valore. Penso sia questo il primo insegnamento che il terremoto
che ha scosso la finanza globale ci lascia come base per ripartire. È il
pilastro sul quale ricostruire comportamenti e strategie, personali e
collettive. L'ossessione per il presente - chiamiamola "presentismo "
- dà, tuttavia, i peggiori risultati nella politica italiana. Qui il mark to
market non è altro che il sondaggio. Sondaggio compulsato ansiosamente con
l'idea che qualche punto percentuale di consenso in più, peraltro assolutamente
virtuale, sia decisivo per determinare azioni, strategie, leadership.
Personalmente ho vissuto una sola esperienza in cui ho dovuto prendere una
decisione "pesante" prima della quale ho consultato nervosamente dei
sondaggi. Se mi fossi fatto suggestionare da alcuni di quei numeri, non mi
sarei candidato alle primarie del Pd del 14 ottobre 2007. E avrei fatto un
grave errore. Non perché quei sondaggi fossero sbagliati. Anzi: erano perfetti.
Ma la politica fa evolvere le cose, e le scelte non possono solo tener conto
della fotografia, sempre parziale, della situazione data. Il sondaggio è un
utile strumento per accrescere la conoscenza della realtà. La politica, però,
non è fatta per gestire la realtà. È fatta per cambiarla. L'ansia da sondaggio
è certamente il fenomeno più visibile. Molti altri, tuttavia, sono i virus che
il presentismo ha immesso nei comportamenti politici. Tutti con effetti
profondamente deleteri e le cui conseguenze stanno già cominciando a produrre
danni strutturali su persone e modi di essere. È carico di saggezza il
principio cardine della democrazia che assegna il potere solo al voto dei cittadini,
che si esprime ogni cinque o quattro anni a seconda degli ordinamenti. Il calo
di consensi durante la fase intermedia non conta. O meglio dovrebbe non
contare. Se Gordon Brown avesse prestato ascolto ai sondaggi, si sarebbe
dimesso subito prima dell'esplosione della crisi finanziaria
e la Gran Bretagna non avrebbe potuto apprezzare il suo modo determinato,
creativo ed equilibrato di gestire l'emergenza. Per di più, lo stesso Brown non
avrebbe potuto leggere i sondaggi successivi che lo davano semplicemente
risorto a fronte del collasso di consensi del suo rivale, il leader dei tories
David Cameron, prematuramente incoronato premier dai sondaggisti inglesi. Ed è
più che probabile che nei prossimi mesi assisteremo a un'altalena dei consensi
dell'uno o dell'altro, a ulteriore conferma dell'estrema volatilità di questi
strumenti di valutazione degli orientamenti dei cittadini. Compiere scelte
affrettate, condizionate dalla consultazione compulsiva del display delle
agenzie di stampa o delle testate web di informazione in tempo reale, è uno dei
rischi nei quali oggi facilmente si cade. Ogni volta con l'idea di dover
fornire risposte pronte e sempre con la presunzione che si tratti di risposte
definitive. La politica è, in questo, influenzata profondamente dalla filosofia
dell'articolo quotidiano. Dalla necessità, ogni giorno, di dire una cosa, quale
che sia, o di animare un qualche dibattito, spesso virtuale o peggio ancora
relativo a fatti di cui difficilmente si parla la sera a cena nelle case delle
famiglie italiane. La mattina, poi, chi fa politica comincia la giornata
leggendo dieci quotidiani. E spesso leggendo solo le pagine politiche di quei
dieci quotidiani. E intorno alle dieci del mattino scambia pareri o insulti con
gli altri (non tantissimi) che hanno letto le stesse pagine degli stessi dieci
quotidiani. In politica, dunque, i sintomi della malattia del presentismo sono
tanti e sembrano moltiplicarsi. Primo fra tutti il vizio della trimestrale di
cassa applicata alla vita dei partiti e alle leadership. Leadership che
trimestralmente vengono messe in discussione dalle oscillazioni dell'opinione
pubblica, dal continuo su e giù degli umori dei cittadini. Quante volte, nei
primi quindici anni della seconda repubblica, Silvio Berlusconi è stato dato per
finito? Quante volte, insieme o a turno, sono stati salutati con giubilo nuovi
leader solo in virtù di un mix di sondaggi, strategie politiche, editoriali
giornalistici? Quanto spesso le discussioni interne ai partiti paiono
rincorrere queste fluttuazioni, perdendo tempo e soprattutto disperdendo
risorse preziose in sterili tira e molla? Il terremoto che negli ultimi mesi ha
scosso il Partito Democratico - prima e dopo la successione di Dario
Franceschini a Walter Veltroni - si spiega forse anche alla luce di questa
tendenza, talvolta ossessiva, a rincorrere il presente. Dichiarazioni a
orologeria, annunci a mezzo stampa, eccezioni e distinguo sollevati per segnare
qualche punto di vantaggio personale nell'immediato e analizzati dai media al
microscopio. Alla fine tanta confusione e soprattutto la mancanza di una
prospettiva. Come se la costruzione del Partito Democratico, il suo radicamento
nella società, la sua capacità di essere maggioritario nel Paese, non
riguardasse un orizzonte più ampio di quello, quotidiano, del "giorno per
giorno". Come se non investisse il futuro di quel progetto e di quanti ci
hanno creduto sin dall'inizio. La verità è che le verifiche e i giudizi non
possono mai essere trimestrali. Sono, piuttosto, le elezioni e i congressi i giorni
del giudizio. I momenti, unici e irripetibili, che affidano forza e mandato a
leader che poi hanno il dovere, in un tempo prefissato, di rafforzare la
propria legittimazione. Vale per la vita interna dei partiti. Vale, a maggior
ragione, per le legislature e per le dinamiche istituzionali. Per i partiti
italiani il tema è ancor più rilevante perché la maggior parte, o la quasi
totalità di essi, ha ormai adottato il modello berlusconiano. In questo il
nostro Paese è un unicum. Quando nacque Forza Italia fu giudicata da tutti come
un'eccezione irripetibile: un partito a immagine e somiglianza di un'unica
persona, del suo capo. Colui che lo ha fondato, che lo guida e che ha potere di
vita e di morte sulla sua classe dirigente. Un partito atipico nella storia
europea, che - si diceva allora - non sarebbe durato. Sicuramente non sarebbe
stato in grado di sopravvivere alle fortune discendenti del proprio leader.
Quindici anni dopo dobbiamo ammettere che così non è stato. Questo modello non
si è esaurito. Anzi: si è esteso all'intera coalizione di centrodestra. E non
solo al centrodestra. Anche nel centrosinistra il modello piace e convince e in
alcuni partiti è addirittura adottato per intero, con successo più o meno
sorprendente. Condizione determinante per l'affermazione del partito personale
è stata, comunque, l'evoluzione del sistema elettorale italiano. La
reintroduzione del proporzionale, e soprattutto le liste bloccate senza voto di
preferenza, hanno consegnato al leader del partito il potere totale sulla
selezione dei gruppi dirigenti. Archiviato il sistema dei collegi uninominali
che, dopo un inizio stentato, stava finalmente generando effetti virtuosi,
eliminato il voto di preferenza, che attribuiva ai cittadini la possibilità di
alterare o di rompere gli equilibri consolidati all'interno dei partiti, ora
tutto è nelle mani del capo. Una sua temporanea infatuazione dà il via a
brillanti carriere politiche. Allo stesso modo, l'insofferenza nei confronti di
una presa di posizione estemporanea può chiudere le porte del Parlamento e
spegnere i riflettori della politica per il malcapitato di turno. Il cittadino
è così educato ad affidare le sue aspirazioni a una persona sola. A un capo.
Pacchetto completo: prendere o lasciare, senza contrappesi. E soprattutto con
il rischio che l'affidarsi a uno solo inevitabilmente porta con sé: prima
l'esaltazione, poi l'eventuale lapidazione, poi di nuovo l'osanna, in
un'alternanza di umori continua che è la causa principale delle fibrillazioni
che accompagnano normalmente la politica italiana. Così anche il voto si
capovolge. Non viene più dal basso. Per l'elezione dei parlamentari arriva
dall'alto: i cittadini non contano e non partecipano. È solo in alto che si
decide chi far salire ed è solo dall'alto che si sceglie chi cooptare.
Ovviamente ogni partito ha impiegato in modo più o meno smaccato la
discrezionalità che deriva dalla nomina dei parlamentari. Ma il vizio e la
tentazione si insinuano ovunque, con un effetto inequivocabile: la libertà
degli eletti si riduce. È più difficile assumere posizioni coraggiose in
dissenso o anche solo non fedelmente in linea con quelle del capo. Tutto questo
rende i partiti sempre più deboli, dominati e sovrastati da leader forti o
percepiti come tali. È l'esatto inverso di quanto dovrebbe avvenire nel sistema
partitico di una democrazia rappresentativa sana: sono i parlamentari liberi
che fanno i partiti forti. Non il contrario. Bloccare questa deriva è una
priorità e restituire ai cittadini il potere di scegliere i parlamentari è indispensabile.
Nella politica italiana, infatti, ci stiamo ormai abituando a una democrazia
senza partiti, perché tali non possono definirsi i movimenti e i soggetti
politici che per buona parte la compongono. Plebiscitarismo, assenza di
democrazia interna, leaderismi sfrenati: sono i tratti ai quali siamo
assuefatti. Sembra quasi di vivere in un mondo in cui siano state portate a
estrema conseguenza le idee che Simon Weil aveva provocatoriamente espresso nel
suo Manifesto per la soppressione dei partiti politici: "I partiti sono un
meraviglioso meccanismo in virtù del quale nessuno spirito dedica la sua
attenzione allo sforzo di discernere negli affari pubblici il bene, la
giustizia, la verità ... Entrare in un partito equivale a non pensare".
Non possiamo arrenderci a questo esito. La politica, tramite i partiti, mitiga
il naturale egoismo dei singoli e contribuisce a rendere il sistema più giusto.
Ne ha bisogno la democrazia italiana. Così come ha bisogno di altre riforme per
alleggerire il peso della politica nella società, per renderla meno ingombrante
e fastidiosa. La fine dell'ondata mediatica sulla "casta" potrebbe
indurre nella tentazione - pericolosissima - di tirare un sospiro di sollievo:
è passata, possiamo ricominciare. Sarebbe un errore molto grave, perché la
realtà è che alla fine hanno pagato per tutti soltanto le comunità montane. Non
è questo che serviva. E se bene hanno fatto proprio le comunità montane e il
loro presidente, Enrico Borghi, a razionalizzare e riorganizzare un soggetto
che pure in alcuni casi è davvero insostituibile per i comuni delle montagne
italiane, è evidente che il problema è ben più grave. E va risolto. Partendo
dalla creazione di un sistema sostanzialmente monocamerale, con un dimezzamento
del numero dei parlamentari e un Senato delle Regioni con eletti di secondo
livello. Una scelta di razionalità e di buon senso, un modo concreto per
ridurre l'imbarazzo che avvertiamo leggendo i confronti con gli altri Paesi.
Confronti che puntualmente ci mettono sotto gli occhi l'esempio di parlamenti
efficienti e soprattutto liberi. 14/04/2009
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 11 - Economia
Pensioni: +1% del Pil nel triennio 2008-2010 Lo studio ROMA. In soli tre anni,
dal 2008 al 2010, la spesa per pensioni lievita fino ad un 1% in più rispetto
al Pil: l'incremento è dovuto principalmente agli effetti
della crisi finanziaria,
che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di crescita del Pil in
questo triennio. A dirlo è il rapporto «Le tendenze di medio-lungo periodo del
sistema pensionistico e socio-sanitario» che include le previsioni della
Ragioneria Generale dello Stato. «La crescita del rapporto spesa/Pil nel
triennio iniziale del periodo di previsione (2008-2010) - si legge nello studio
- è di circa 1,1 punti percentuali; tale incremento è imputabile alla
recessione economica che si traduce in un tasso di variazione annuo del Pil
reale mediamente pari a -0,8% (-1,3 nel biennio 2008-2009)». A partire dal
2013, il rapporto fra spesa pensionistica e Pil presenta una lieve decrescita
seguita da una fase di sostanziale stabilità attorno al 15%, che si protrae fino
al 2025. Successivamente, il rapporto inizia a crescere fino a raggiungere il
punto di massimo di 15,5%, nel 2038. La crescita è più consistente nel primo
quinquennio del periodo e significativamente più moderata negli anni
successivi. Dopo il 2038, inizia una fase di rapida decrescita che porta il
rapporto fra spesa pensionistica e Pil al 13,2% nel 2060. Lo studio presenta
anche un'analisi per comparto. La situazione è molto diversa tra dipendenti
privati pubblici e autonomi, in particolare per i pubblici se aumenta il numero
di pensioni decresce (-40% fino al 2060) l'importo medio. «Per i dipendenti
privati - si legge ancora nello studio - la spesa in rapporto al Pil, dopo
l'impennata degli anni 2008 e 2009 dovuta alla recessione, si mantiene
piuttosto stabile per circa un quinquennio attorno all'8,9% per poi scendere
leggermente fino a raggiungere l'8,6% nel
( da "Nuova Sardegna, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 46 - Sport
Mandibola, 20 anni sui pedali Bilancio positivo per il ciclismo del nord
Sardegna Aumentano società e tesserati La gioia più bella la maglia azzurra di
Fabio Aru SASSARI. La prestigiosa maglia azzurra indossata da Fabio Aru, i
titoli mondiali, europei e italiani conquistati con merito da Nicolò Mu, Bruno
Macciocu, Alessandro Fancello, Stefano Usai, Christhophe Nicolas Masserey e
Mario Fundoni. I titoli nei campionati intersud di mountain bike vinti da Giorgio
Sara e Giulio Mamusi. Per il ciclismo del nord Sardegna è un buon momento.
Circa il 40% del totale dei titoli regionali è finito sulle spalle di tesserati
della Provincia di Sassari che vanta anche il più alto numero di tesserati
nella categoria cicloamatoriale e nei giovanissimi. Per Giovanni Mandibola, da
vent'anni al vertice della Federciclismo è un momento importante. «Sono stati
anni di grande ed impegnativo lavoro - racconta Mandibola - dove tutti noi,
iniziando dalle società assieme ai loro dirigenti, atleti e tecnici, ci siamo
rimboccati le maniche lavorando con grande passione, per far si che tutto il
movimento ciclistico provinciale, conquistasse un posto di rilievo nel panorama
del mondo delle due ruote». L'orgoglio per i risultati ottenuti dagli atleti
sardi, unito all'intensa attività delle società affiliate, ripagano
dell'impegno e dei sacrifici profusi in questi anni dal comitato provinciale. «Nonostante la grave crisi finanziaria della nostra federazione - conclude Mandibola - il comitato
provinciale di Sassari con la sua consueta passione e il rinnovato spirito di
sacrificio che contraddistinguono le sue trentasei società, non solo è riuscito
a superare queste difficoltà ma ha costruito qualcosa di importante, che
durerà nel tempo. I titoli conquistati nell'ultimo anno e l'aumento nel numero
dei tesserati sono un sintomo di crescita che ci riempe di gioia e che, come
Federazione, cercheremo di difendere». Un impegno che proprio in questi giorni
avrà un'altra vetrina di rilevanza nazionale con la presenza ad Alghero di
oltre 700 amatori impegnati nel Giro di Sardegna. (p.g.)
( da "Repubblica, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina III - Firenze
Il fisco Ancora forte la domanda per il bonus a chi ristruttura CoRRE ancora la
domanda di agevolazioni fiscali per ristrutturare casa in Toscana. Lo scorso
anno 24.360 contribuenti toscani hanno inviato al Centro Operativo di Pescara
la denuncia di inizio lavori per poter usufruire del bonus Irpef del 36% a
favore dei proprietari che effettuano interventi di recupero edilizio sui loro
immobili. Praticamente lo stesso numero registrato nel 2007 quando le richieste
risultarono 24.562. Si può ipotizzare che quest´anno l´effetto combinato della
riduzione delle compravendite e del drastico ridimensionamento del costo del
finanziamento immobiliare convinca molti proprietari toscani ad investire nella
ristrutturazione della propria casa per migliorare lo standard abitativo
familiare. Fortunatamente, la crisi
finanziaria non propone solo aspetti negativi, ma
anche qualche risvolto positivo come il forte calo delle rate di mutuo a tasso
variabile. Attualmente per un mutuo decennale a tasso variabile di 50.000 euro
per ristrutturare casa all´indirizzo internet www.mutuionline.it è
reperibile un finanziamento di Banca Monte dei Paschi di Siena al 2,11% con una
rata mensile di 463 euro. Se, invece, si opta per la tranquillità, per lo
stesso finanziamento di eguale durata Banca C.R. Firenze propone un tasso fisso
al 4,75% con una rata mensile di 525 euro. (r.s.)
( da "Tirreno, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 2 - Prato «La
mia ricetta per Prato non è quella di Cenni» Le cause della
crisi strutturale della nostra
industria centrata sulla produzione di prodotti tessili, una volta separata dai
fattori della abnorme crisi finanziaria che imprigiona attualmente il mondo, si sostanziano nel semplice
fatto che nel mondo ci sono soggetti che producono, dotati di macchinari uguali
ai nostri, i manufatti della nostra industria a costi molto più bassi.
Nei paesi emergenti (Cina e altri) si lavora molto più di 8 ore, si pagano le
maestranze e i servizi privati e pubblici alle imprese a livelli incomparabili
con i nostri ("dumping" sociale), le aziende sono gravate da imposte
trascurabili e beneficiano di consistenti aiuti pubblici. Non ultimo si assiste
a una politica di controllo dei cambi che agevola le esportazioni, dei prodotti
cinesi in particolare. Ciò provoca il fenomeno di mercato per cui i prodotti
cinesi e di altri paesi hanno un vantaggio competitivo in termini di prezzo di
almeno il 50%. Ma a livello qualità i tessuti e filati cinesi sono paragonabili
a quelli prodotti dalle industrie pratesi? I conoscitori del tessile rispondono
che nelle tipologie dei prodotti più semplici la qualità è simile, in quelli
più complicati no. Se non vogliamo che il processo di deindustrializzazione di
Prato arrivi a risultati insostenibili sul piano sociale occorre una visione capace
di constrastarlo: Prima soluzione: adeguare Prato alla cornice di
"gap" normativo, in quanto moltiplicatore di costi che minano la
competitività: niente tasse, niente contributi, niente tutele sindacali, niente
protezione dell'ambiente, nessuna limitazione agli orari di lavoro; insomma
costituzione e fondazione nel territorio di Prato di uno schema di "zona
franca", peraltro a certe condizioni normata come possibile anche a
livello di Comunità Europea. Un ritorno agli albori della rivoluzione industriale
con possibili scenari alla Dickens. Ciò, seppure ripugnante, ha una sua logica:
meglio un lavoro mal pagato e un'economia con gli orizzonti oscurati dalle
incontrollate emissioni atmosferiche cinesi, che una città senza industria e
lavoro, con la gente costretta a emigrare. E' l'idelogia di mercato allo stato
puro, senza regole e vincoli. Seconda soluzione: si opta per la convinzione che
la nostra storia di produttori tessili permette di valorizzare e certificare la
migliore qualità e contenuto creativo dei prodotti della nostra industria.
Occorre quindi perseguire una politica decisa di protezione del marchio
"Made in Italy" (perché non made in Toscany, forse più facile da
realizzare?), assegnandolo unicamente a quei prodotti che hanno un ciclo di
produzione interamente sviluppato sul territorio. Se si consolida il valore
aggiunto del "marchio del luogo di produzione" disciplinato
rigidamento si scoraggerebbero anche le delocalizzazioni in paesi con basso
costo della manodopera, e si potrebbero rendere non convenienti le politiche
industriali "alla Cenni", candidato sindaco del centrodestra, che
alla ricerca del minor costo del manufatto, sceglie paesi con basso costo della
manodopera, quando la valorizzazione del marchio "fatto in Italia"
potrebbe facilmente compensare il maggior costo, che rapportato comunque al
prezzo in bottega, è del tutto marginale e secondario. Tale azione, che
comporta tempo, va comunque accompagnata da una politica regionale e nazionale
di sostegno all'industrial tessile che deve dipanarsi nella seguente direzione:
sospensione temporanea del gravame contributivo a carico dei lavoratori e delle
aziende, reintroduzione della "dual income tax" o, in alternativa
della "Tremonti bis" in materia di investimenti, sospensione
temporale degli studi di settore, contributi regionali a fondo perduto in
materia di investimenti nella produzione di energia (solare, eolica). Come si
vede occorre una politica organica di interventi, una vera e propria politica
industriale per le aree in declino. Non basta proporre, come fa qualche
esponente del centrodestra, l'abolizione dell'Irap (sarebbe onesto spiegare
come la Regione potrebbe finanziare il sistema sanitario una volta abolita
l'Irap); occorrono degli interventi sistematici di natura fiscale e parafiscale
che sono soprattutto nelle mani del Governo. Certo il Comune, la Provincia e la
Regione debbono fare la loro parte. In che direzione? 1) Il Comune deve mettere
mano all'assetto delle aziende comunali, Consiag, Asm, in particolare. Deve far
elaborare ed attuare in tempi brevissimi un piano industriale finalizzato alla
creazione di una sola società multi servizi, volta ad espandersi, attraverso le
opportune alleanze, in tutta la Toscana, impostando un ambizioso piano di
sviluppo in nuovi settori di intervento (energia elettrica prodotto con fonti
rinnovabili, solare e fotovoltaica), sviluppo di un piano di gestione integrata
dello smaltimento dei rifiuti realizzando in tempi brevi tutti gli impianti
necessari (le discariche sono sempre più costose e i costi stanno lievitando in
modo insopportabile). Quanto alle risorse, che la società multiservizi venga in
tempi brevi quotata in borsa, le azioni collocate in città, date ai cittadini,
alle associazioni economiche di categoria, ai sindacati. Le risorse quindi non
mancheranno e si raggiungerebbe altresì il risultato di una maggiore efficenza
economica della azienda, attraverso la promozione di gruppi dirigenti in cui
prevalga il merito con tariffe delle forniture più basse e più efficienti. Il
Comune e la Provincia, debbono creare i presupposti per l'avvio di una grande
"parco tecnologico" sul modello di quelli esistenti in altre città
d'Italia, attraverso la formulazione di un accordo quadro con le principali
banche della città, con le istituzioni di ricerca private e pubbliche, con gli
enti, le associazioni di categoria e i sindacati, che possa presidiare e
promuovere il processo virtuoso della diversificazione economica. Comune,
Provincia e Regione, si facciano carico delle situazioni di difficoltà, di povertà,
del grande disagio sociale esistente in città, inevitabilmente connesso alle crisi industriali, costituendo un grande "fondo di
solidarietà" di almeno 20 milioni di euro, che dovrà essere utilizzato
come volano di pronto intervento. Tale fondo dovrà essere utilizzato per
erogare piccoli prestiti alle famiglie in difficoltà e utilizzato come leva finanziaria con alcune delle banche locali. Finisco con una
nota identitaria. Il mio impegno civile si colloca nel centro sinistra, nel Pd
che è l'unica grande speranza per una proposta di solidarietà, di
valorizzazione del merito, del tessuto sociale della comunità. Avv. Enrico
Biguzzi
( da "Italia Oggi"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Primo Piano data: 14/04/2009 - pag: 7 autore: di Emilio Gioventù L'idea del
ministero, tutti i servizi erogabili saranno gestiti da una società. Serviranno
a fare cassa E anche la Difesa ora si paga Mai più gratis assistenza sanitaria,
meteo, mappe e scorte Non soltanto gadget militari, felpe e cappellini, ma
anche esami clinici, previsioni del tempo e particolari servizi di scorta
armata. La crisi finanziaria aguzza l'ingegno e ingrassa la fantasia. E qualcosa è scattato
nella testa dei responsabili della Difesa nazionale, leggasi ministero, ovvero
Ignazio La Russa, e l'insieme delle forze armate. In tempo di vacche magre e
pascoli rinsecchiti l'obbligo è fare cassa. In parole povere fare soldi
con l'esercito, la marina e l'aeronautica. Ma come? Con una struttura
svincolata dai legacci burocratici, controllata dal ministero della Difesa che
ma si comporti e ragioni come un banalissimo negozio: vendere, fatturare e
quindi partita Iva, incassare. Di qui l'idea di creare «Difesa Spa», una
società per azione a totale partecipazione pubblica, configurata secondo il
modello dell'in house providing. In pratica una struttura, per dirla con il
capo di stato maggiore della Difesa il generale Vincenzo Camporini, in grado di
avviare «un processo di remunerazione già oggi previsto dall'ordinamento ma che
non sempre assicura l'atteso ritorno economico nelle casse delle forze armate».
Tradotto, vendere tutto ciò che fino a oggi viene offerto gratis. Certo, anche
i loghi delle forze armate, per esempio, finora dati in concessione d'uso per
linee di abbigliamento sportivo senza ricavarci un euro salvo la semplice
ricompensa sotto forma di gadget, felpe, T-shirt e cappellini da distribuire
tra i militari e personale civile. Per lo sfruttamento dei loghi prima o poi si
pagherà, assicura il sottosegretario Guido Crosetto, pronto a promettere che la
Difesa Spa cercherà di far soldi anche con l'alienazione del patrimonio
immobiliare. Ma non sarà tanto semplice, visto che su questa materia ha voce in
capitolo soprattutto il ministero del tesoro. Più facile, invece, mettere
all'incasso altri patrimoni disponibili e altri servizi erogabili. Per esempio
le visite e l'assistenza medica. Non tutti sanno, per esempio, che gli ospedali
militari forniscono assistenza anche ai non militari. È il caso del Celio, il
più importante presidio medico militare con sede in Roma. Non ha la convenzione
con la regione Lazio - spiega Crosetto - eppure garantisce ai civili cure,
esami diagnostici e assistenza. Bene, per i non militari funzionerà come una
struttura privata, quindi a pagamento, gestita dalla Spa della Difesa. Non
tutti sanno anche che i vari colonnelli dell'aeronautica sparpagliati sulle
reti televisive per le previsioni del tempo forniscono un servizio gratuito. In
un futuro prossimo la meteorologia sarà uno dei servizi che Difesa spa porterà
a remunerazione. Le emittenti televisive se vorranno continuare a far sapere ai
loro telespettatori se tocca portare l'ombrello oppure potranno far rotta verso
i lidi dovranno pagare. Avete presente, poi, le meticolose mappe militari
precise a millimetro su coste e aree demaniali? Le produce e le gestisce
l'istituto cartografico. Che finirà, anch'esso, nel grande calderone di Difesa
Spa. Altri soldi in arrivo per le casse delle forze armate.C'è una cosa che
sicuramente soltanto in pochi sanno. Le grosse aziende italiane, come l'Eni,
quando operano in zone potenzialmente a rischio chiedono e ottengono in forma
praticamente gratuita scorta e assistenza da mezzi militari. Per l'Eni è
capitato spesso, fanno sapere dal ministero della Difesa, che unità navali
abbiano dovuto mollare gli ormeggi e trasformarsi in bodyguard galleggianti per
scortare petroliere e piattaforme. Di qui l'idea al ministero di via XX
Settembre di offrire un vero e proprio servizio scorta. Ovviamente a pagamento.
E non è escluso che questo genere di servizio possa essere offerto in futuro
anche alle grosse aziende italiane che operano in teatri di guerra. Infine, si
sta pensando di far rientrare sotto la competenza della società Difesa Servizi
Spa anche i contratti relativi a programmi televisivi e prodotti
cinematografici per l'utilizzo dei segni distintivi delle forze armate, lo ha
detto molto chiaramente il segretario generale della Difesa, direttore
nazionale degli armamenti, il generale di corpo d'armata Aldo Cinelli durante
l'ultima audizione alla commissione difesa del Senato. Insomma, un settore a
pezzi, piegato da pesanti tagli alla Difesa, potrebbe trasformarsi in una
macchina per far soldi. Quanti? «Al momento non c'è una previsione di budget»,
fanno sapere dal ministero, «inseriremo una cosa alla volta».
( da "Italia Oggi"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Economia e Politica data: 14/04/2009 - pag: 9 autore: Le previsioni per il
triennio 2008-2010 nel rapporto della Ragioneria generale dello stato Pensioni
crescono l'1% più del pil Sindacati: la riforma non è urgente, minime da
rivalutare Il ministro del welfare, Maurizio Sacconi, ritiene che non via sia
nessuna urgenza in merito alla riforma pensionista che vedrà le pensioni
crescere l'!% in più del pil dal 2008 al 2010, e il vice presidente Pdl della
Commissione lavoro della camera, Giuliano Cazzola, è convinto che il problema
delle pensioni debba essere affrontato «se non nell'immediato quanto meno
nell'ambito della legislatura. Perchè», ha detto, «nei prossimi anni la spesa
pensionistica in rapporto al pil nel nostro Paese aumenterà dell'1%, è arrivato
il monito dall'Ue per l'età delle donne nel pubblico impiego e gli effetti
della riforma del 2007 sono negativi, nè si vedono gli interventi
compensativi». I sindacati, invece, Cgil, Cisl e Uil, sono compatti nel dire
«no» a una riforma del sistema previdenziale. Mentre sostengono uniti che
l'unica cosa che va fatta «è trovare risorse per adeguare le pensioni più basse
che hanno perso in media il 30% del loro potere d'acquisto dal '93 ad oggi».
Sono i commenti al rapporto sulle «tendenze di medio-lungo periodo del sistema
pensionistico e socio-sanitario» che include le previsioni della Ragioneria
generale dello stato. Il rapporto sostiene che in soli tre anni, dal 2008 al
2010, la spesa per pensioni lieviterà fino ad un 1% in più rispetto al pil: l'incremento sarà dovuto principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una
revisione al ribasso delle stime di crescita del pil in questo triennio. «La
crescita del rapporto spesa-pil nel triennio iniziale del periodo di previsione
(2008-2010)», si legge nello studio, «è di circa 1,1 punti percentuali;
tale incremento è imputabile alla recessione economica che si traduce in un
tasso di variazione annuo del pil reale mediamente pari a -0,8% (-1,3 nel
biennio 2008-2009)». A partire dal 2013, il rapporto fra spesa pensionistica e
pil presenterà una lieve decrescita seguita da una fase di sostanziale
stabilità attorno al 15%, che si protrarrà fino al 2025. Successivamente, il
rapporto inizierà a crescere fino a raggiungere il punto di massimo di 15,5%,
nel 2038. La crescita sarà più consistente nel primo quinquennio del periodo e
significativamente più moderata negli anni successivi. Dopo il 2038, inizierà
una fase di rapida decrescita che porta il rapporto fra spesa pensionistica e
pil al 13,2% nel 2060. Lo studio presenta anche un'analisi per comparto. La
situazione presenta diversità tra dipendenti privati pubblici e autonomi, in
particolare per i pubblici se aumenta il numero di pensioni decrescerà (-40%
fino al 2060) l'importo medio. «Per i dipendenti privati», ha spiegato lo
studio, «la spesa in rapporto al pil, dopo l'impennata degli anni 2008 e 2009
dovuta alla recessione, si manterrà piuttosto stabile per circa un quinquennio
attorno all'8,9% per poi scendere leggermente fino a raggiungere l'8,6% nel
( da "Italia Oggi"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione:
Mercati e Finanza data: 14/04/2009 - pag: 37 autore: Addio a Canary Wharf per fare
cassa Hsbc, sede centrale andrà in vendita La banca britannica Hsbc sta
valutando la vendita di tre delle sue sedi principali, compreso il quartier
generale londinese di Canary Wharf. La notizia, confermata da una portavoce
dell'istituto, è riportata dal New York Times. A differenza di Lloyds e Royal
bank of Scotland, che hanno evitato il fallimento solo attraverso la
nazionalizzazione, Hsbc ha resistito meglio alla crisi finanziaria grazie a una maggiore
liquidità, che le ha consentito finora di evitare il ricorso ad aiuti statali.
Nemmeno il colossale aumento di capitale da 17,7 miliardi di dollari (13,2 mld
euro) sembra però sufficiente ad attutire l'impatto di un 2008 che ha visto gli
utili della banca crollare del 70%. Le perdite prima delle tasse, legate
alle sole operazioni nordamericane di Hsbc, hanno raggiunto l'anno scorso quota
15,5 miliardi di dollari. Occorre quindi aggiungere nuovi fondi ai 53 miliardi
già messi da parte negli ultimi tre anni per coprire le sofferenze. Oltre al
quartier generale di Canada Square, l'istituto britannico sta cercando
acquirenti anche per il grattacielo sulla quinta strada di New York e per gli
uffici che si trovano presso gli Champs Elysées di Parigi. Secondo il Sunday
Times, l'offerta base per i tre edifici, che saranno venduti in blocco, ammonta
a 4 miliardi di dollari.
( da "Nazione, La (Siena)"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
VALDELSA pag. 10 LA CRISI FINANZIARIA internazionale e i suoi tanti risvolti.
Una lezione particolare, quella tenuta ... LA CRISI FINANZIARIA internazionale e
i suoi tanti risvolti. Una lezione particolare, quella tenuta alla scuola media
di Castellina in Chianti dal direttore delle filiali di Staggia e Castellina
della Banca del Credito Cooperativo di Cambiano, Alfio Bellucci. Gli
alunni, tra l'altro documentatissimi, si sono dimostrati molto interessati
all'argomento, facendo domande intelligenti e opportune. L'iniziativa è stata
promossa dall'istituto bancario e dalla direzione didattica. Visto il successo
ottenuto, probabilmente sarà riproposta in altre scuole.
( da "Messaggero, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 14 Aprile 2009
Chiudi di WALTER RAUHE BERLINO «Parlare di ripresa è ancora prematuro, ma il
peggio forse è già passato». Lo sostiene Daniel Gros, presidente del Center for
European Policy Studies (CEPS) di Bruxelles che nei timidi segnali di frenata
della recessione non vede ancora un'inversione di rotta così come una rondine
non fà ancora la primavera, ma dopo lo shock dei mesi scorsi è già tanto se
l'economia non continua a crollare alla velocità di prima. «In effetti una
serie di segnali indicano che la caduta libera dell'economia mondiale è stata
frenata e da una caduta verticale siamo passati ora ad una fase di stallo
orizzontale. In altre parole si tratta della stabilizzazione nella quale molti
speravano». Ma è una stabilizzazione fondata su dati economici oppure solo su
effetti psicologici?«Un po' tutt'e due. Dopo il crack della Lehmann Brothers
tutto si è fermato. Nessuno ha concesso più crediti, nessuno ha più investito,
tutti hanno visto nero. Almeno da noi in Europa però i consumi sono rimasti
piuttosto stabili e anche se la volatilità dei mercati finanziari si è molto ridotta,
dopo qualche tempo molti hanno dovuto constatare che in fondo il mondo ha
continuato a girare» Grazie però anche ai massicci interventi dei governi. «Il
paradosso di questa crisi potrebbe essere proprio il fatto che gli effetti
benefici dei tanti piani congiunturali avviati dai singoli stati iniziano a
farsi sentire quando l'economia globale avrà già iniziato a riprendersi
da sola. In un frangente cioè nel quale questi programmi pubblici saranno meno
necessari. È stato ugualmente giusto avviarli, specie negli Stati Uniti dove
l'immenso indebitamento privato ha portato ad una paralisi dell'intero sistema
e dove solo un forte indebitamento pubblico poteva sostituire quello privato.
Più veloce sarà a questo punto la nuova ripresa economica e più velocemente i
singoli governi nazionali saranno in grado di ripagare i loro debiti». Nessun
timore dunque per una possibile impennata dell'inflazione? «Molti indicano
nell'inflazione uno dei maggiori rischi per i prossimi anni. Io francamente
questo pericolo non lo vedo. I salari e dunque il costo del lavoro stanno
aumentando ma ad un ritmo molto moderato. Il prezzo del petrolio anche per il
prossimo futuro mi sembra sotto controllo e non dovrebbe aumentare e altri
classici fattori reali che condizionano l'inflazione non sono attualmente
riconoscibili». Che incidenza ha avuto lo scorso G20 di Londra e l'azione
congiunta delle potenze industriali? «Francamente nessuna. Gli effetti
sull'economia o sulla ripresa scaturiti dal recente vertice sono vicini allo
zero. I governi del G20 hanno affrontato in primo luogo problematiche non
centrali ma solo utili ad evitare danni collaterali. Per carità, non voglio con
questo minimizzare i successi e gli sforzi compiuti. È stato giusto ad esempio
aumentare i finanziamenti al Fondo monetario internazionale per evitare effetti
disastrosi sui paesi in via di sviluppo. Altri problemi però restano, come la
sovraproduzione in alcuni settori chiave come quello dell'acciaio e delle
auto».
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
ECONOMIA 14-04-2009
SCENARI PRESENTATO IL PRIMO RAPPORTO ITALIANO SUI CONSUMI «INTELLIGENTI» Il low
cost? Oggi vale 61 mld di euro MILANO Ferdinando Sarno II A un anno dalla
nascita della Assolowcost Qualità & Valore (la prima Associazione Europea
del low cost di qualità), ecco che, per la prima volta in Italia, il settore
del low cost di qualità è stato sottoposto ad uno studio rigoroso che, in più
di 170 pagine, ne fotografa la consistenza, l'articolazione nei vari settori
merceologici e dei servizi, le prospettive di sviluppo e il suo peso sulla produzione
della ricchezza nazionale. Alla stesura del rapporto hanno collaborato Marco
Stellone (direttore Centro Studi Assolowcost), GPF, The Boston Consulting
Group, Databank, CAI e IAMA. Spiega Andrea Cinosi, presidente di Assolowcost:
«E' un momento importante per noi perché questo rapporto rappresenta la prima
vera fotografia di un fenomeno che si è manifestato ancor prima dell'attuale crisi e non è assolutamente una conseguenza». Il punto di
partenza del rapporto non può che essere l'attenta analisi del 2008, anno in
cui, secondo Stellone, sono successe troppe cose: «L'andamento del petrolio che
ha fatto aumentare i prezzi dell'energia e delle materie prime; la crisi
immobiliare americana che è diventata una vera e propria crisi finanziaria; i tassi di interesse
a livelli proibitivi... Le famiglie italiane stanno reagendo bene facendo
scelte di consumo consapevoli e più oculate». A proposito di famiglie, il 43%
si sente insicuro dal punto di vista finanziario mentre il 66% nel 2009 ridurrà
le spese di circa il 20%. Secondo il rapporto, nel 2009 il low cost
raggiungerà un fatturato di circa 61 miliardi di euro (contro i 55 del 2009)
con un'incidenza sul Pil previsto pari al 3,93%. A mettere in evidenza i nuovi
scenari strategici ci pensa Antonio Vento, direttore generale di Databank:
«Anche i nuovi modelli di business stanno valorizzando il low cost di qualità,
che si basa sul minor prezzo finale, sulle nuove organizzazioni delle filiere
produttive e distributive e sulle tre scelte essenziali: Innovazione, Internet
e Comunicazione ». L'ultima parola spetta ad Andrea Baracco, direttore
comunicazione di Renault Italia e Dacia, il first mover per eccellenza del
settore automobilistico: «Tutti quelli che hanno avuto il coraggio di osare in
termini di Marketing e di andare oltre cogliendo le esigenze dei consumatori,
sono stati premiati. Noi, con Dacia, in soli tre anni di presenza sul mercato
italiano ci siamo tolti delle grosse soddisfazioni».
( da "Eco di Bergamo, L'"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
«Stanno cercando di
far sparire i nostri contadini» --> Pérez Vitoria: l'industria li riduce a
operai malpagati «Con la finanza in crisi si specula sui
terreni agricoli» Martedì 14 Aprile 2009 GENERALI, pagina 12 e-mail print
Raccolta del tè nei pressi del Monte Fuji, in Giappone. Sotto, soia caricata su
un carretto nel ... «Nello stesso momento in cui morirà la civiltà contadina -
diceva Leonardo Sciascia - morirà anche l'uomo». Se i grandi scrittori hanno il
dono di saper guardare più lontano degli altri, bisogna dire che non siamo
messi troppo bene. Uno storico serio e documentato come Eric Hobsbawm ha
scritto che «il mutamento sociale più notevole e di più vasta portata nella
seconda metà del '900» è stato proprio «la morte della classe contadina». Fino
a cinquant'anni fa il mondo, dalla Pianura Padana alle isole del Giappone, era
sostanzialmente una grande terra da coltivare. Oggi i contadini sono rimasti
pochi. Eppure sui giornali si parla sempre dell'eclissi delle tute blu, della
sorte precaria della piccola borghesia manifatturiera ma quasi nessuno si
interessa del destino dei lavoratori della terra, vittime - ha scritto Goffredo
Fofi - «dell'odio portato loro dalla cultura borghese e da quella comunista»,
divise nella marcia ma unite nel colpire un mondo di tecnologie, valori,
sensibilità che ha educato e sorretto l'uomo per millenni. Silvia
Pérez-Vitoria, economista, sociologa, documentarista parigina, vincitrice del
Premio Nonino 2009, sta dedicando la vita a difendere i contadini. I suoi saggi
Il ritorno dei contadini e Disfare lo sviluppo per rifare il mondo sono editi
in Italia da Jaca Book. «Oggi - dice - si parla tanto di ecologia, dei valori
dell'agricoltura biologica ma non si parla di chi la fa. Di chi ha sempre
mantenuto la vocazione nutritiva della Terra. Sono i contadini ad averla
conservata per millenni nelle condizioni che ancora oggi ci permettono di
nutrirci: difendendo la varietà di piante e animali, il buon sapore della
frutta e della verdura che mangiamo e anche i bei paesaggi di cui ancora
possiamo godere. Eppure stanno cercando di farli sparire. I contadini sono
sopraffatti dall'agricoltura industriale, che è diventata socialmente
pericolosa: non solo distrugge l'ambiente, ma non dà neppure da mangiare a
tutti». Nel nostro tempo gli uomini che rischiano di più la fame sono proprio i
contadini. Non è un paradosso? Come è possibile? «Del prodotto finale, la parte
che finisce in tasca all'agricoltore è più esigua ogni anno che passa. Il
contadino è stato poco a poco spossessato del valore del suo prodotto. Nel
sistema industriale i beni della terra devono essere confezionati, trasformati,
spostati e venduti a migliaia di chilometri di distanza: in Francia si è
calcolato che un contadino con l'indotto del suo lavoro permette di vivere a 20
persone. Ciò che è interessante nell'agricoltura "alternativa" che si
sta facendo avanti è proprio il fatto che il produttore possa riguadagnare posizioni
all'interno della filiera, partecipare anche alla trasformazione dei cereali,
della verdura, della frutta e quindi non perdere per strada gran parte del loro
valore». Da Marx in qua tutti si preoccupano della classe operaia. Quasi
nessuno invece parla di come funziona lo sfruttamento nel mondo agricolo. «Io
credo che il punto chiave sia stato far perdere al contadino la sua autonomia.
In passato ha sempre venduto in prima persona i suoi prodotti, a condizioni che
erano quelle che stabiliva lui. A poco a poco il sistema industriale lo ha reso
sempre meno autonomo: oggi il contadino dipende dall'industria per i prodotti
chimici e pure per quanto riguarda le conoscenze di cui ha bisogno; non può più
trasmettere ai figli ciò che sa, deve mandarli nelle scuole agrarie. Ed è
dipendente anche dal punto di vista finanziario perché per modernizzarsi ha
dovuto ricorrere a prestiti che dovranno essere rimborsati. L'agricoltura delle
multinazionali trasforma il prodotto della terra semplicemente in materia prima
per un nuovo tipo di industria». Poche grandi società controllano la produzione
di mezzo mondo. «La liberalizzazione degli scambi in questo settore è avvenuta
molto tardi. Da quando, nell'86, sono state aperte le frontiere, le agricolture
meno produttive si sono trovate schiacciate da quelle più redditizie, che, tra
l'altro, sono anche sovvenzionate dai nostri Stati occidentali. L'altra
conseguenza della globalizzazione è stata la notevole concentrazione
dell'industria agroalimentare, che le dà un potere contrattuale molto forte nei
confronti dei contadini». Oggi, lontano dall'Europa c'è una corsa all'acquisto
dei terreni coltivabili. Perché? «Anche alcuni Stati come la Cina, gli Emirati
Arabi, la Corea stanno comprando terra in altre nazioni. Ci sono diverse
ragioni. Una è cercare di controllare la biodiversità. Sappiamo che nelle
piante vi sono ancora grandi ricchezze ancora non ben conosciute: si acquistano
terreni per averne il controllo in vista del futuro. E anche per guadagnare
posizioni nella produzione di agro-carburanti e di mangimi. Inoltre, con la crisi finanziaria degli ultimi mesi si sono liberati molti capitali speculativi
che chiedono di essere investiti, e si sa che la sola cosa di cui l'uomo ha
sempre bisogno è il cibo. Esiste ormai un nuovo mercato speculativo che sta
determinando una leva finanziaria anche nei confronti del settore agricolo: questo mi sembra
davvero un grosso rischio». Vanno di moda i biocarburanti... «Noi
preferiamo chiamarli agro-carburanti». Non hanno molto di «bio», infatti.
L'anno scorso abbiamo visto abbattersi sui paesi più poveri una dura crisi dei prezzi: essendo cresciuta la domanda di grano,
mais, colza da bruciare nei motori anche il costo degli alimenti base si è
impennato, con conseguenze gravi sulla fame. «Negli agro-combustibili non vedo
nulla di positivo. Il Brasile da vent'anni sfrutta la canna da zucchero per far
andare le automobili e questa scelta si è rivelata un danno per la sua
agricoltura. Va ricordato che gli agro-combustibili sono prodotti con metodi
industriali, non certo artigianali: le multinazionali si appropriano della
terra, i contadini vengono espulsi e spesso trasformati in braccianti che
lavorano in condizioni terribili su terreni che un tempo erano loro, e si
impoveriscono sempre più. L'idea di bruciare alimenti per ottenere energia è
davvero catastrofica. Il pieno di un Suv, in termini di mais consumato,
permetterebbe a un messicano di mangiare per un anno. Non possiamo pensare di
risolvere i nostri problemi energetici a spese dell'agricoltura: dovremo
ridurre i consumi». L'industria però - deve ammetterlo - ha reso l'agricoltura
decisamente più produttiva. Se oggi godiamo un certo benessere è perché
rispetto a due secoli fa le rese sono molto aumentate. «L'agricoltura
industriale ha aumentato le quantità prodotte, assolutamente non la qualità.
Soprattutto, non ha certo giovato alla sostenibilità del sistema. L'agricoltura
che pratichiamo oggi sta distruggendo le risorse che le permettono di
funzionare: l'acqua è ormai in gran parte consumata e compromessa, i terreni
stanno diventando salinizzati e sterili, il fatto di sviluppare delle
monoculture specializzate li distrugge, le macchine lo rendono sempre più
compatto... E non riusciamo neppure a nutrire tutta l'umanità. Dunque non c'è
un vero progresso. Ci sono solo delle mere quantità, che spesso restano poi
invendute: di fatto, non vengono mangiate». Non possiamo tornare
all'agricoltura dell'800. «Non si tratta di questo. E neppure si potrebbe. Ma
ci sono degli studi fatti da università inglesi, confermati anche da altre
fonti, che dimostrano che un'agricoltura tradizionale molto diversificata,
carica di savoir-faire locali, di conoscenze sulle condizioni particolari di
ogni ambiente sarebbe molto più produttiva di quella oggi prevalente. La Fao
nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-04-14 - pag: 1 autore: ... PANORAMA ... L'Aquila, inagibile
una casa su tre Indennità lunga ai disoccupati A una settimana dal terremoto
all'Aquila procedono leverifiche sui danni provocati dal sisma. Dei primi mille
edifici controllati il 30% è stato dichiarato inagibile. Crescono i disagi per
gli sfollati nelle tendopoli costretti a fare i conti con il freddo e la
pioggia. Tra le misure di emergenza che il Governo varerà nel prossimo
Consiglio dei ministri trova conferma l'aumento dell'indennità di
disoccupazione. Allo studio una tantum e sgravio del 55 per cento. u pagine 4 e
5 Verso l'accorpamento dei referendum ai ballottaggi Avanza l'ipotesi di
accorpare il referendum ai ballottaggi delle amministrative, il 21 giugno.
Sarebbe questa la mediazione tra Pdl e Lega. Alle Camere test difficile per la
tenuta della maggioranza su ronde, Cie e intercettazioni. u pagina 15 con Il
Punto di Stefano Folli Definite le nuove regole per i prossimi contratti Più
peso per la contrattazione decentrata, aumenti del contratto nazionale non
legatiall'inflazione programmata, durata triennale. Sono alcune regole per i
contratti, inserite nel testo che dovrebbe essere firmato domani da
Confindustria e sindacati. u pagina 17 Limite al segreto di Stato, altro stop
del Governo Nuova frenata del Governo al limite di trent'anni per il segreto di
Stato.Slitta l'apertura degli archivi sullestragi prevista nel 2007: la
chiusura dei lavori per l'attuazione della legge è stata rinviata per problemi
tecnici e politici. u pagina 15 Fondi di private equity in
fuga dall'Italia La crisi finanziaria impone la cura dimagrante per i fondi di private equity. E
l'Italia finisce nel mirino. Il trend generale è il trasferimento, totale o
parziale, a Londra delle attività di molti fondi. La tendenza è di accentrare
la gestione nella City. u pagina 37 Goldman Sachs, più utili e
collocamento da 5 miliardi Goldman Sachs chiude il primo trimestre con utili
per 1,81 miliardi di dollari,ben oltre le attese degli analisti.Il giro
d'affari è salito del 13,1%a 9,43 miliardi.Annunciato un collocamento di titoli
per 5 miliardi di dollari per restituire gli aiuti ricevuti nell'ambito del
Tarp. u pagina 35
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-04-14 - pag: 7 autore: Thailandia. La capitale in
mano alle forze armate: lacrimogeni e cannoni ad acqua sui manifestanti
L'esercito occupa Bangkok Diecimila in piazza contro il Governo - Due morti e
oltre 100 feriti Luca Vinciguerra La Thailandia sprofonda ancora
nell'instabilità e nel caos. Ieri, Bangkok è stata teatro di scontri violenti
tra l'esercito e migliaia di manifestanti che chiedono la testa del primo
mi-nistro, Abhisit Vejjajiva, e le elezioni. Le "Camicie rosse",
seguaci di Shinawatra Thaksin,l'ex premier destituito tre anni fa da un colpo
di Stato e poi fuggito in esilio dopo una condanna per corruzione, hanno
tentato di occupare alcune zone nevralgiche della città. Le forze armate sono
intervenute per sgombrare il campo con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. I
manifestanti hanno reagito lanciando sassi e molotov, alzando barricate, e
incendiando diversi autobus. Anche un edificio governativo è stato dato alle
fiamme. Il bilancio della giornata di guerriglia urbana è di oltre 100 feriti e
due morti tra la popolazione. Diecimila manifestanti, compresi monaci, donne e
bambini, hanno preso d'assedio il Palazzo del Governo. Era dai giorni
dell'occupazione degli aeroporti di Bangkok, a novembre, che il Paese non
viveva ore tanto drammatiche. Allora c'era un Governo eletto democraticamente,
ma odiato da metà del Paese: quello di So
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-14 - pag: 13 autore: DALLA PRIMA Il
ginocchio da lavandaia Citigroup, che si vantava della sua presenza nei cinque
continenti, alla fine ha trattato e ricevuto il suo salvataggio solo nel Paese
d'origine. Banche come Hypo Real Estate, messe a rischio da operazioni
all'estero (in quel caso in Irlanda)sono state salvate dalle autorità del loro
Paese. Le banche italiane presenti all'Est non trovano sempre localmente il
supporto che un'azienda nazionale probabilmente riceverebbe. Per altri versi,
le autorità nazionali hanno incoraggiato operazioni di aggregazione (si pensi
ancora alla fusione fra Dresdner e Commerzbank o all'integrazione dell'asset
management di Crédit Agricole e SocGen) nella più pura logica dei
"campioni nazionali". I mercati
finanziari europei appaiono oggi meno integrati
rispetto a un anno fa (lo segnala anche il rapporto "Financial integration
in Europe" pubblicato dalla Bce nei giorni scorsi). Nello stesso tempo, i
poteri di fatto delle autorità nazionali si sono talmente rafforzati che oggi
una forte espansione estera, sia pure in Europa, non porta alcun
vantaggio concreto. Come ha affermato il presidente dell'authority britannica
Fsa, Lord Turner, occorre per il futuro o più Europa o più poteri nazionali.
Scartando la seconda alternativa, che alla lunga metterebbe in dubbio anche
l'integrazione monetaria, occorre puntare decisamente verso la prima, cioè
verso un livello finalmente europeo di regolamentazione. Ma questa soluzione,
che finalmente comincia ad essere condivisa (si veda da ultimo il rapporto de
Larosière sulla supervisione Ue) non comporta solo la decisione su quale sia
l'organo a cui assegnare i poteri. Se vogliamo definire le regole che possano
in futuro evitare i disastri cui abbiamo assistito, vanno definiti in tempi
rapidi anche le linee essenziali della futura legislazione europea che il nuovo
regolatore sovranazionale dovrà applicare. Altrimenti ci si limiterà a un
ritocco puramente di facciata e le linee di divisione nazionali continueranno
ad essere decisive. I punti su cui è necessario un accordo europeo sono molti,
ma l'esempio forse più significativo riguarda la possibilità che in futuro
vengano poste limitazioni più o meno severe all'attività di negoziazione in
titoli per conto proprio (il cosiddetto "proprietary trading") che ha
dispensato profitti nella fase favorevole del ciclo (alimentando bonus e
remunerazioni eccessive), al prezzo di rischi che hanno compromesso la stessa
sopravvivenza di molte banche. Ci si chiede quindi se occorra separare, magari
con divieti di legge, l'attività bancaria tradizionale da quella tipica delle
investment bank di oggi, che Lord Turner definisce anche "casino
banking" (e mai doppio senso fu più meritato). è sicuramente opportuno
creare incentivi perché le banche possano ritrovare il contatto vero con i
risparmiatori da una parte e le imprese dall'altro. è tuttavia improbabile che
la soluzione più efficace sia la proibizione pura e semplice (il nuovo
Glass-Steagall Act che qualcuno invoca). Ma se, come pensa il Gruppo dei
Trenta, si può intervenire con regole adeguate e soprattutto con una vigilanza
più efficace, è evidente che non abbiamo ancora avviato il dibattito né su
quale modello di banca l'Europa vuole per il suo futuro, né su quali poteri
concreti debbano essere affidatia un organo sovranazionale che tutti oggi
sembrano auspicare. Sono queste le due domande cruciali da cui dipende la
possibilità di recuperare il grave arretramento sulla strada dell'integrazione
europea,determinato dalla crisi. Marco Onado © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 23 autore: Focus. Segnali
positivi dalle fabbriche e dai consumi interni - Ripartono gli acquisti di
macchinari La Cina scalda i motori Wen: produzione a marzo +8,3% - Chi se ne
avvantaggia: Paesi e settori Luca Vinciguerra SHANGHAI. Dal nostro
corrispondente La produzione industriale rialza la testa. Le esportazioni non
sono più in caduta libera. Il settore immobiliare ha riacceso i motori. I
consumi domestici restano tonici. E le banche hanno ripreso a erogare prestiti
a livelli record. «L'economia inizia a mostrare delle dinamiche positive, anche
se abbiamo di fronte ancora molte difficoltà», ha detto domenica scorsa Wen
Jiabao, annunciando che a marzo la produzione industriale ha registrato un
incremento anno su anno dell'8,3%, contro il deludente + 3,8% dei due mesi
precedenti. Le parole del premier cinese trovano del resto conferma in altri
dati congiunturali annunciati di recente da Pechino, e da cui emerge qualche
timido segnale di risveglio dell'economia del Dragone. Ma trovano conferma
anche nella percezione di alcuni manager e imprenditori che lavorano in settori
particolarmente "sensibili" ai venti di ripresa, come il tessile e i
trasporti. Dopo mesi di paralisi assoluta – spiegano gli operatori – nelle
ultime settimane le fabbriche cinesi (quelle con le spalle più larghe che sono
riuscite a sopravvivere alla crisi globale) hanno
assistito a un ritorno degli ordini da parte dei loro grandi committenti
stranieri. «In tutto il mondo la gente ha tagliato i consumi, ma deve pur
sempre continuare a vestirsi – spiega un produttore di abbigliamento del
Zhejiang –. Così, dopo aver ridotto a zero le scorte, ora i retailer americani
ed europei si trovano costretti a comprare qualcosa almeno per riempire gli
scaffali per la prossima stagione. E, nonostante la crisi,
la Cina resta la fonte di outsourcing ancora preferita da tutti». La ripresina
cinese, dunque, sembra dietro l'angolo. Secondo gli economisti, diventerà
visibile nel secondo semestre del 2009, quando il piano di stimolo all'economia
da 600 miliardi di dollari varato dal Governo lo scorso autunno inizierà a
estendere i suoi benefici all'intera congiuntura. I grandi partner commerciali
di Pechino non aspettano altro. Ma è bene non farsi troppe illusioni. La Cina,
infatti, da sola non potrà certamente trainarsi dietro le economie del resto
del pianeta. E, soprattutto, non tutti potranno godere in ugual misura dei
frutti della ripresa cinese prossima ventura. Chi allora beneficerà
maggiormente dell'atteso rimbalzo della domanda interna cinese? «Sicuramente i
Paesi che esportano in Cina materie prime e beni capitali. Molto meno, invece,
quelli che vendono a Pechino semilavorati e componentistica », risponde Tao
Wang, economista di Ubs Investment Research, che ha pubblicato un interessante
studio sul tema. La domanda domestica cinese di beni d'importazione si
suddivide sostanzialmente in due grandi macro-categorie. Da una parte ci sono
le materie prime, i beni strumentali (macchinari, attrezzature, ricambi), e i
prodotti di largo consumo. Dall'altra, ci sono i componenti e i semilavorati
che arrivano in Cina dall'estero (soprattutto da Taiwan, Malaysia, Corea,
Filippine e Thailandia) per essere processati dall'industria manifatturiera
locale per poi essere riesportati oltre la Grande Muraglia: elettronica, auto e
semiconduttori utilizzano largamente questo modello produttivo. Negli ultimi
mesi, entrambe le categorie hanno sofferto l'impatto della grande crisi finanziaria internazionale. Ma ora
le loro prospettive appaiono radicalmente diverse. I consumi dei Paesi
industrializzati sono sempre al palo e nessuno oggi è in grado di prevedere
quando ripartiranno. In questo quadro, è quindi difficile ipotizzare quando le
importazioni cinesi di semilavorati e componenti destinati al mercato del largo
consumo riusciranno a riprendere quota. Al contrario, i massicci
investimenti pubblici in opere infrastrutturali previsti dal piano di stimolo
all'economia dovrebbero dare già molto presto un discreto impulso alle
importazioni cinesi di beni strumentali e materie prime. La recente
lievitazione dei prezzi del rame potrebbe essere il primo segnale di questa
nuova tendenza. I Paesi che esportano oltre la Grande Muraglia prodotti
consumati direttamente dall'economia cinese, quindi, dovrebbero essere i primi
a trarre vantaggio dalla ripresa del gigante asiatico. Tra questi, figurano i
grandi produttori di commodities, come Australia e Brasile, e i tradizionali fornitori
di beni capitali di Pechino come Giappone, Corea e Unione europea. Alle aziende
italiane del meccanotessile e della meccanica, che hanno giocato un ruolo
importante nel processo d'industrializzazione cinese, non resta che sperare che
il Dragone ricominci davvero a correre. ganawar@gmail.com © RIPRODUZIONE
RISERVATA REUTERS La ripresa dei consumi. Il negozio Barbie su cinque piani,
aperto in marzo in un palazzo del centro di Shanghai
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 24 autore: LETTERA DA SEUL
Corporate Korea spaventa Tokyo di Stefano Carrer I l Nord perché rafforza la
minaccia militare, il Sud perché guadagna quote sui mercati internazionali dei
prodotti industriali: a Tokyo è tempo di paure per la Corea. Nel primo caso, a
preoccupare è la dimostrazione dei progressi di Pyongyang in termini di tecnologia
missilistica; nel secondo, sono le implicazioni strategiche sul piano economico
di due potenziali "bombe": la debolezza valutaria di Seul e i suoi
futuri accordi di Free trade agreement (Fta), con i loro effetti di
rafforzamento dei vantaggi competitivi per la "Corporate Korea".
Mentre il Giappone registra i peggiori deficit mensili di cui si abbia memoria,
ha stupito che a marzo il surplus commerciale sudcoreano abbia toccato il
record di 4,6 miliardi di dollari, con una ripresa dei volumi di export per 2,9
miliardi rispetto a febbraio (e con un won a un livello medio di 1.453 sul
dollaro rispetto ai 1.000 del 2008). Se l'export giapponese si è dimezzato
negli ultimi mesi, il calo dell'export sudcoreano si è limitato al 21,2% a
marzo, tra segnali di una stabilizzazione della produzione industriale, che si
è ripresa del 6,8% in febbraio,quando il surplus delle partite correnti ha
toccato il massimo da 11 anni. Per l'effetto di uno yen che l'anno scorso aveva
raddoppiato il suo valore sul won, il turismo coreano in Giappone è crollato,
mentre quello nipponico in Corea nei primi due mesi del 2009 è balzato del
64%.D'altra parte, mentre gli investimenti diretti stranieri in Corea nel primo
trimestre sono scesi del 38%, quelli giapponesi (specie nell'immobiliare
sudcoreano) sono aumentati del 163% a 661 milioni di dollari, balzando al primo
posto. Se alcuni analisti finanziari avevano ipotizzato una
"crisi finanziaria di
marzo" per Seul, in realtà le ultime settimane hanno rasserenato
l'orizzonte del Paese, con la comparsa di vari indicazioni positive: dalla
fiducia delle imprese ai surplus, dal recupero della Borsa ai segnali di
"stabilizzazione" valutaria. Ma proprio il won sembra essere
stato tra i responsabili della decisione della Sharp di cambiare strategia
industriale: di fronte all'aggressività della rivale Samsung, il gruppo di
Osaka ha annunciato che produrrà pannelli per schermi liquidi all'estero con
partner locali (a partire dalla Cina). Notizia che ha indotto vari commentatori
a paventare una nuova fase di de-industrializzazione. A Tokyo, dai palazzi
della burocrazia di Kasumigaseki ai piani alti delle aziende, un piccolo
sospiro di sollievo è stato tirato per il recente parallelo recupero del won e
dello yen sul dollaro, anche perché - a margine del G-20 di Londra - l'incontro
tra il ministro del Commercio sudcoreano Kim Joong-hoon e la collega europea
Catherine Ashton si è concluso con una fumata nera: niente annuncio dell'Fta,
in quanto la Ue rifiuta ancora la richiesta di Seul di accettare i duty
drawbacks, ossia i rimborsi delle tariffe all'import di materiali utilizzati
nel prodotto finito esportato. «Sul piano tecnico le trattative sono finite –
sottolinea Raffaele Quarto, responsabile commerciale Ue a Seul – Lo scoglio ora
è solo politico: la palla è passata nel campo ministeriale». Per la Ue è anche
una questione di principio, visto che negli Fta in corso con Cile e Messico la
soluzione non è contemplata, ma non è un mistero che vari Paesi Ue non siano
entusiasti all'idea di eliminare le tariffe sulle auto made in Seul. Alcuni
dirigenti della Keidanren (la Confindustria giapponese) hanno manifestato una
certa paranoia verso un Fta Corea-Ue, il cui annuncio contribuirebbe ad
accelerare la ratifica dell'Fta Corea-Usa: la visione di uno svantaggio
competitivo permanente rispetto a Seul- al di là del fattore valutario - con i
due megablocchi economici avanzati non fa dormire sonni tranquilli. Al
ministero del Commercio, del resto, traspare un certo disappunto per quello che
viene percepito come un sostanziale disinteresse della Ue verso un Fta con il
Giappone. stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA Seul fra le
grandi. Il quartier generale della Korea Exchange Bank a Seul. Anche il
Giappone teme il rivale asiatico, per via dei vantaggi competitivi che il
Sistema Paese Sudcorea oggi è in grado di mettere in campo SURPLUS COMMERCIALE
Giappone in allarme per la competitività valutaria del vicino e per le sue
future intese di libero scambio
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 25 autore: La Germania
censisce i grandi cantieri Piani infrastrutturali monitorati in 14 Paesi:
investimenti previsti per 1.500 miliardi di dollari Beda Romano FRANCOFORTE.
Dal nostro corrispondente Alla fine di marzo, durante un viaggio poco
pubblicizzato in Europa, il primo ministro mongolo, Sanjaagiin Bayar, ha fatto
tappa a Francoforte. Ne ha approfittato per visitare la sede di Deutsche Bank,
nel centro del-la città: «Il mio obiettivo –ha detto Bayar in quest'occasione –
è di illustrare agli imprenditori tedeschi le opportunità che offre la Mongolia
nel grande settore delle infrastrutture». Mentre la recessione attanaglia
l'economia mondiale e il commercio internazionale si contrae per la prima volta
negli ultimi decenni,c'è un settore economico in piena espansione, o almeno
molto promettente. è quello delle opere pubbliche. Non c'è praticamente Paese
al mondo che non abbia lanciato negli ultimi mesi nuovi progetti
infrastrutturali per ridare slancio alla congiuntura e rallentare l'aumento
della disoccupazione. Il modello (spesso non citato) è la Tennessee Valley
Authority: voluto dal presidente americano Franklin D. Roosevelt nel
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 26 autore: Londra: dalla
finanza ai gelati Zero burocrazia e bassi costi aiutano gli alfieri del made in
Italy - Il caso di Christian Oddono Nicol Degli Innocenti LONDRA Dalla
corporate finance al gelato artigianale, dall'analisi azionaria al sorbetto
perfetto: un percorso decisamente inusuale che si è rivelato vincente per
Christian Oddono, diventatoil gelataio più premiato e osannato di Londra. Mentre la crisi finanziaria devasta la City e i mercati crollano, gli inglesi fanno la fila
per comprare il cono al pistacchio siciliano o alla nocciola piemontese doc.
Dopo un iter classico, laurea in Bocconi e lavoro nella corporate finance e
ricerca azionaria a Londra, diventando Head of Research di Actinvest,
Oddono ha deciso di seguire il suo istinto. «Mi sono sempre considerato un
imprenditore prestato alla finanza – racconta –. Ci pensavo da quindici anni,
semplicemente perché amo il gelato e non sono mai riuscito a trovarne uno
davvero buono a Londra. Il mio lavoro nella ricerca di mercato mi ha confermato
che c'era un gap e quindi un'opportunità». Christian ha sfruttato il suo
background per fare il business plan e ha trovato un partner, Marco
Petracchini, ex manager di Starbucks, che ha portato l'esperienza del retail.
Così è nata Oddono's, partita nel 2004 con una gelateria a South Kensington,
diventata subito un successo. «In un ottica da italiano, la cosa più
interessante è stata la formazione della mia società – spiega Oddono –. Ho
creato l'azienda srl su internet, in mezz'ora, spendendo 50 sterline e con una
sterlina di capitale. In pochi giorni mi sono arrivati per posta tutti i
documenti. Quindi zero burocrazia e costi ridicoli, il che dimostra perché la
Gran Bretagna, al contrario dell'Italia, è una grande palestra
imprenditoriale». Molte inoltre le agevolazioni: Businesslink, un ente creato
dal Governo britannico per sostenere le start-up, ha offerto consulenza
all'inizio e ogni sei mesi propone a Oddono's, come a tutte le giovani imprese,
un business check-up, un contabile o un consulente legale, del tutto
gratuitamente. Oddono ha findall'inizio deciso di fare solo gelati e sorbetti
artigianali, senza usare conservanti o coloranti, neanche quelli naturali, e
senza ricorrere all'utilizzo di semilavorati pronti «come il 95% delle
gelaterie italiane», dice. «Abbiamo deciso di distinguerci per il gusto e la
qualità superiore, usando le bacche di vaniglia dal Madagascar e non la
vanillina, i pistacchi di Bronte e non la pasta iraniana, solo cioccolato
Valhrona e così via. Trovare i fornitori giusti non è stato facile. La
gelateria ha un laboratorio a vista con una grande finestra che permette ai
clienti di vedere come viene fatto il gelato. «Questa è stata un'innovazione
assoluta per Londra ed è piaciuta molto». Galen Weston, il miliardario proprietario
di Selfridges, ha assaggiato il gelato di Oddono's e gli è piaciuto al punto
che ha voluto un loro punto vendita all'interno del grande magazzino. Da allora
il numero di gelaterie è cresciuto. La recessione in Gran Bretagna ha avuto
l'effetto di aumentare le vendite, dice Oddono: «Non sentiamo la crisi, probabilmente perchè il gelato è un comfort food come
il cioccolato, un piccolo lusso a un costo contenuto che ha un effetto
consolatorio nei momenti difficili. Poi la gente va meno al ristorante, resta a
casa ma vuole comunque un tocco dolce, quindi vendiamo molte più vaschette da
asporto». L'obiettivo ora è replicare la formula in altre città britanniche e
anche all'estero, probabilmente in franchising. «Vogliamo crescere ma senza fretta
e senza sacrificare la qualità – dice Christian –. Abbiamo avuto già richieste
dal Medio Oriente e dall'Asia. Tra due o tre anni poi potremmo quotare la
società sull'Aim londinese, la Borsa delle piccole aziende». L'istinto
finanziario non è del tutto sopito. nicoldynes@aol.com © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gelati scaccia-crisi. Christian Oddono (a destra) con
il socio Marco Petracchini, ex manager di Starbucks. Oddono's punta a
conquistare altri mercati e a quotarsi sull'Aim londinese, la Borsa delle
piccole aziende
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: TERREMOTO data: 2009-04-14 - pag: 5 autore: Banche. Oggi l'Abi sulle
zone colpite Mutui, spuntano la garanzia statale e il «tasso zero» Lina
Palmerini PESCARA. Dal nostro inviato Si ricomincia dalle banche. La
ricostruzione riparte da qui, dai mutui e dal credito alle imprese. Il punto è
come il Governo e gli istituti creditizi interverranno sui mutui in essere di
case distrutte: si continueranno a pagare, come e con che tassi? E se invece
sono necessarie opere di ristrutturazione, sarà possibile allargare il mutuo e
a quali condizioni? Lo stesso vale per le attività commerciali e professionali
che magari hanno degli scoperti o avranno la necessità di nuovi finanziamenti
per riportare l'attività –ora in totale black out – a pieno regime. Il fatto è
che all'Aquila – e in tutta la provincia – era già crisi
nera prima del terremoto. E ora il rischio di un abbandono della città e di una
desertificazione economica è più che concreto. è così che in questi giorni il
mondo imprenditoriale ragiona su una terapia d'urto.A esporsi è il vicepresidente
dell'Ance locale, Ettore Baratelli: «Serve riportare le persone a casa,
riaprire gli esercizi commerciali, le imprese, le scuole. Per questo crediamo
che le soluzioni più semplici siano quelle di vendite agevolate di nuove case,
mutui a tasso zero, agevolazioni fiscali». L'ipotesi mutuo a tasso zero è
quella che viene considerata più estrema dal mondo bancario locale che resta in
attesa delle scelte del Governo. «Per le scelte è ancora presto. Aspettiamo le
decisioni del Governo per capire quale sarà il perimetro degli aiuti pubblici
prima di disegnare la strategia creditizia locale», ci racconta Rinaldo Tordera
della Carispaq, l'istituto che ha il 40% di fetta di mercato nella provincia
aquilana. Anche la casa di Tordera – su cui tra l'altro paga un mutuo – è
inagibile come pure il suo ufficio ma la sua banca-dati è salva e da questa
ricava i numeri del problema. «Il nostro monte mutui è di 500 milioni, un terzo
del bilancio, e di questi circa la metà riguardano case coinvolte dal
terremoto». Insomma, l'entità dell'esposizione si pone come priorità
soprattutto perché è destinata a crescere visto che le banche dovranno
partecipare alla ricostruzione. Gli interrogativi trovano, in parte, una
risposta dal passato. Dai precedenti terremoti, come quello dell'Umbria, dove
le banche si misero in moto in varie direzioni. «Primo: ci fu la sospensione
dei pagamenti delle rate per un paio d'anni. Queste furono spostate alla
scadenza del mutuo a zero interessi. Secondo: in attesa dei soldi pubblici per
la ricostruzione, offrimmo finanziamenti anticipati a tasso zero per
ristrutturare le case. Stesso discorso per tutte le attività autonome »,
ricorda Giovanni Antonini, presidente della Banca popolare di Spoleto. Ma nel
carnet delle misure c'è quella di una garanzia statale sui mutui sulla scia di
quanto deciso nel momento della crisi
finanziaria sui conti correnti. E c'è in ballo il
tema della rinegoziazione dei tassi. «Noi la sospensione dei pagamenti delle
rate per un anno l'abbiamo già presa. Così come abbiamo garantito il pagamento
di tutti gli stipendi e il blocco degli addebiti», ci spiega Tordera che vuole
a tutti costi ripetere «la città va ricostruita non abbandonata ».
Intanto oggi all'Aquila arriva Giuseppe Zadra, il direttore generale
dell'Abi,che illustrerà le misure prese dagli istituti di credito. ©
RIPRODUZIONE RISERVATA L'ALLARME ANCE «Riportare le persone a casa, riaprire i
negozi e le imprese. La soluzione più semplice è la vendita agevolata di nuove
case»
( da "Corriere della Sera"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 14/04/2009 - pag: 27 Banche e conti Sul mercato
raccoglierà 5 miliardi. Vola Citigroup, più 25%. Scatta anche Bank of America
Più utili, Goldman sorprende Wall Street Profitti a 1,6 miliardi. Aumento di
capitale per rimborsare lo Stato Intanto la cinese Icbc fa il sorpasso sui
colossi americani per valore di Borsa e per depositi: ora è la prima banca al
mondo WASHINGTON - Dopo la Wells Fargo, che la settimana scorsa annunciò un
profitto trimestrale di 3 miliardi di dollari contro i 2 miliardi del primo
trimestre del 2008, anche la Goldman Sachs ha battuto le aspettative di Wall
Street, annunciandone uno di 1,6 miliardi dollari contro 1,4 miliardi di
dollari dello stesso periodo di un anno fa. L'exploit della stella delle banche
americane, in una posizione di dominio a causa della chiusura delle altre
banche di affari, ne ha fatto salire le quotazione in borsa del 4,7%. Sempre
ieri, Goldman ha annunciato la creazione di un fondo da 5,5 miliardi per
tornare nel settore del «private equity», ossia delle scalate societarie con il
debito. Ma l'evento più importante della giornata è forse stato un altro: il
collocamento da parte della Goldman Sachs di titoli per cinque miliardi di
dollari, il primo passo verso il suo rimborso anticipato del prestito di 10
miliardi di dollari ottenuto dal Tesoro lo scorso autunno. Tra le banche americane
e il Tesoro è in corso un braccio di ferro: per riacquistare la loro piena
autonomia, prevenire il cambiamento dei manager e dei consigli
d'amministrazione, ed evitare tagli ai loro stipendi e premi d'oro, le banche
vogliono liberarsi al più presto dei sussidi ricevuti, anche se ciò comporta di
fatto una penale. Se la Goldman Sachs lo farà a breve, come ha prospettato, le
altre potrebbero volerla imitare. All'inatteso surplus di bilancio della star
di Wall street hanno contribuito le pingui commissioni d'intermediazione e sul
trading. Ma il rilancio delle banche americane travolte in
autunno dalla crisi finanziaria pare una tendenza, almeno in questa fase, generalizzata. Ieri la
Borsa, in forte perdita all'inizio, si è ripresa alla fine grazie anche alle
confortanti previsioni sul bilancio del Citigroup, le cui azioni ieri si sono
apprezzate del 25% e della Bank of America, i cui titoli sono saliti del 15%.
Il mercato ha dimenticato le apprensioni suscitate dalle anticipazioni sulla
Boeing, il colosso della industria aerospaziale, e sulla Chevron, il gigante
petrolifero, i cui bilanci sarebbero meno positivi di quanto sperato. Se i dati
di Citigroup e di Bank of America, che verranno pubblicati in settimana,
saranno simili a quelli della Goldman Sachs, gli indici di Borsa compiranno
forse un altro balzo in avanti. Nonostante i progressi, tuttavia, le banche
devono ancora superare gravi ostacoli: la Well Fargo ad esempio, che ha
acquistato la disastrata Wachovia, avrebbe bisogno di altri prestiti per non
cadere nella situazione della General Motors, la regina dell'auto, che è
sull'orlo della bancarotta. Il presidente Obama, che qualche giorno fa disse di
intravedere «barlumi di speranza » per la finanza e l'economia, potrebbe
fornire indicazioni sulla situazione reale delle banche e delle grandi
industrie in un discorso che pronuncerà oggi. Il presidente aveva anticipato
«nuove iniziative» in entrambi i settori a una riunione alla Casa Bianca con il
consigliere economico Lawrence Summers, il ministro del tesoro Timothy
Geithner, e il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, senza peraltro
precisarle. Secondo la maggioranza degli economisti, la crisi
potrebbe risolversi nella seconda metà del 2010. Intanto la Cina mette a segno
un simbolico sorpasso sulle banche americane: Icbc, primo istituto delle
Repubblica popolare, è ormai prima al mondo sia per capitalizzazione di Borsa
che per depositi. Lloyd Blankfein, amministratore delegato della Goldman Sachs Ennio
Caretto
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione:
FINANZA E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 33 autore: Nuove potenze. Dopo
l'ingresso di Abu Dhabi in Daimler, si attendono altre operazioni La crisi tedesca fa gola ai fondi arabi Beda Romano
FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente L'ingressodi Abu Dhabi nel capitale di
Daimler appena qualche settimana fa ha scatenato in Germania voci e
speculazioni. Molti osservatori si aspettano che i fondi sovrani dei Paesi
emergenti, ricchi di proventi petroliferi o di riserve valutarie, potrebbero
seguire l'esempio degli Emirati Arabi Uniti. D'altro canto, l'interesse per
l'economia tedesca va ben oltre l'industria automobilistica. «Fondi sovrani
cinesi e arabi – ha spiegato Tobias Lewe, analista di A.T. Kearney – vogliono
approfittare della crisi economica per entrare sui
mercati occidentali e acquistare knowhow ». E ha aggiunto Christoph Schalast,
professore all'Università di Francoforte, citato da Der Spiegel: «Daimler è
stato un primo segnale. Ci saranno altri investimenti dello stesso tipo ». E
non solo nelle grandi imprese del Dax30. Anche le aziende medio- piccole
potrebbero essere prese di mira. L'Aabar Investments ha acquistato poco più del
9% della casa madre di Mercedes-Benz per un investimento che equivale a 1,95
miliardi di euro. «Il marchio Daimler è un'icona ed è una società finanziariamente forte con una eccellente reputazione in
tutto il mondo», ha detto in quella occasione il presidente di Aabar, Khadem al
Qubaisi. «Siamo contenti di avere l'opportunità di fare un investimento » con
un elevato «potenziale commerciale». Altri potrebbero seguire. In Germania molti pensano che la stessa Opel, la filiale europea
di General Motors in drammatica crisi finanziaria, potrebbe essere salvata da un fondo sovrano arabo. Ma, sabato
scorso, il portavoce del fondo di Abu Dhabi ha smentito ogni interesse su Opel.
La presenza di questi investitori sui grandi e ricchi mercati occidentali non è
nuova. Già negli anni 70, grazie ai petrodollari, i primi fondi sovrani
erano entrati in alcune aziende chiave, per esempio Deutsche Bank. Il fenomeno
è però tornato d'attualità negli anni scorsi. Tra il 2007 e il 2008 il numero
delle transazioni europee degli investitori mediorientali è più che
raddoppiato.Al di làdell'industria automobilistica, piace anche il settore
chimico. «Sulla scia di una diversificazione dell'economia basata sul petrolio,
i governi del Medio Oriente puntano a una ristrutturazione degli impianti
petrolchimici. In questo senso vogliono acquistare società in Europa e negli
Stati Uniti», ha detto Eckart WÖrtz, economista del Gulf Research Center di
Dubai. è in questo contesto che bisogna capire alcune recenti acquisizioni,
come faceva notare di recente il quotidiano Handelsblatt. Oman Oil ha preso una
quota del 7% dell'ungherese Mol per 370 milioni di euro; la International
Petroleum Investment Company degli Emirati Arabi Uniti ha acquistato una
partecipazione nell'austriaca Omv per 140 milioni di euro; la United
International Bank del Bahrein ha comprato la britannica Bwa Water Additives
per altri 140 milioni di euro. Il loro obiettivo è di investire il denaro in
imprese di qualità spesso con un marchio riconosciuto in tutto il mondo, a
prezzi più bassi che in passato.Nell'annunciare l'acquisto di una quota in
Daimler, al Qubaisi non ha citato cifre o dati. Ha messo invece l'accento su
fattori immateriali: il marchio,l'immagine,il fascino. Aprendo la porta a
ulteriori investimenti in Germania, ha aggiunto: «Ci sono buone so-cietà, buone
tecnologie e buoni manager in questo Paese». L'arrivo dei fondi sovrani è un
tema controverso. Da un lato il Governo tedesco ha appena introdotto una norma
che permette all'Esecutivo di bloccare gli investimenti superiori al 25% del
capitale di una società ritenuta strategica. Dall'altro l'establishment si
rende conto che questi investitori non solo hanno denaro fresco di cui molte
imprese, come dimostrano Daimler e Opel, hanno grande bisogno, ma aprono anche
le porte a un approvvigionamento privilegiato in petrolio. © RIPRODUZIONE
RISERVATA OCCASIONI A «SALDO» I grossi investitori pubblici del medio ed
estremo Oriente vogliono approfittare della recessione per crescere nei mercati
occidentali
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-14 - pag: 37 autore: Fondi. Il nostro
Paese resta un mercato interessante ma marginale e povero di deal rispetto ad
altre aree geografiche Private equity, fuga dall'Italia Bc Partners riduce la
presenza a Milano, Candover e altri pronti a seguire l'esempio Carlo Festa
Simone Filippetti La tempesta finanziaria impone la
cura dimagrante per i grandi fondi di private equity e l'Italia finisce nel
mirino. Complice la più grave crisi dal crollo del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MATERIE PRIME data: 2009-04-14 - pag: 40 autore: Metalli non ferrosi.
Le quotazioni mantengono ancora un'intonazione rialzista Il rame sfida la
diffidenza dei pessimisti Gianni Mattarelli MILANO Le quotazioni dei non ferrosi
al London Metal Exchange (Lme) continuano a salire, con quelle del rame che
spiccano tra le materie prime per i maggiori guadagni da inizio anno.
Nonostante il prezzo abbia raggiunto il massimo da cinque mesi, da parte degli
operatori c'è molta cautela e anche scetticismo sulla tenuta del rialzo del
rame. Alla recente conferenza Cesco di Santiago del Cile l'umore dei
partecipanti è risultato depresso per le varie relazioni presentate sul
collasso della domanda al consumo in Europa, Stati Uniti e Giappone. La visione
prevalente è stata che i prezzi del rame siano stati recentemente guidati da
una combinazione di fattori, tra cui gli acquisti cinesi
per la ricostituzione delle riserve strategiche statali, il mercato dei rottami
in tensione e il miglioramento dei mercati finanziari. Ma con la diffusa consapevolezza che nessuno di questi motivi
può dare un duraturo sostegno e con il rischio che, una volta terminata
l'attuale tendenza, le quotazioni possano cedere bruscamente. Si tratta
di una disposizione d'animo originata da una situazione senza precedenti,
perché la portata della domanda cinese non viene percepita come ragione
fondamentale nei Paesi del resto del mondo, dove i consumi continuano a calare.
Una prova della sfiducia di molti commercianti e speculatori viene dal loro
recente ripetuto ricorso all'acquisto di opzioni put, ovvero di diritti di
vendita, in gran parte aperte a prezzi tra 3.500 e 3.700 $. C'è infine una
certa diffidenza sui dati forniti dai cinesi, perché in passato sono stati
spesso oggetto di successive variazioni. La realtà comunque è che venerdì
scorso il rame allo Shanghai Futures Exchange era "a premio", ossia
superiore all'Lme, per la scadenza aprile di 550 $ e per la scadenza maggio di
380 $. Il fenomeno (premi e prezzi in salita) può significare che ci sia una
componente speculativa, ma di fatto le quotazioni di Shanghai sono "a
premio" anche per alluminio e zinco, di riflesso a un aumento della
domanda interna favorita dal pacchetto di stimoli finanziari
governativi. Sono anche fortemente saliti i sovrappiù da pagare sulla
quotazione Lme per l'acquisto di catodi per consegna via mare resi Cif porto
cinese, che spuntano ora 160 $ per tonnellata, dai 70-80 $ di un paio di mesi
fa. Dopo le recenti vendite alla Cina, i produttori non avrebbero catodi da
cedere oltre quelli impegnati sui contratti di fornitura annuali, per cui le
richiesta extra si devono soddisfare con spedizioni dai magazzini europei verso
la Cina. La giacenze ufficiali dell'Lme, buon indicatore del bilancio mondiale domanda/
offerta, sono perciò destinate a diminuire ulteriormente sul breve termine, per
cui la fase rialzista dei prezzi non sembra ancora alla fine. © RIPRODUZIONE
RISERVATA I DUBBI DI SANTIAGO Alla conferenza Cesco indetta nella capitale
cilena è apparso evidente il timore che gli elementi di sostegno non possano
durare a lungo
( da "Milano Finanza (MF)"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Primo
Piano data: 14/04/2009 - pag: 3 autore: Pensioni, la spesa cresce più del
previsto In soli tre anni, dal 2008 al 2010, la spesa per pensioni lieviterà
fino a un 1% in più rispetto al pil: l'incremento è dovuto
principalmente agli effetti della crisi finanziaria, che ha comportato una revisione al ribasso delle stime di
crescita del pil in questo triennio. A dirlo è il rapporto Le tendenze di
medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario, che include le
previsioni della Ragioneria Generale dello Stato. A partire dal 2013, il
rapporto fra spesa pensionistica e pil presenterà una lieve decrescita, seguita
da una fase di sostanziale stabilità attorno al 15%, che si protrae fino al
2025. Successivamente, il rapporto comincerà a crescere fino a raggiungere il
punto di massimo del 15,5%, nel 2038, dopodiché comincerà una fase di rapida
decrescita che lo porterà al 13,2% nel 2060. Secondo il vicepresidente della
Commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl), il problema delle
pensioni deve essere affrontato «se non nell'immediato quanto meno nell'ambito
della legislatura».
( da "Corriere della Sera"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Tempo Libero data: 14/04/2009 - pag: 18 San Babila Chat e gelosia: le
«rose scarlatte» riviste da Tato Russo Amori e amanti virtuali d'oggi, a
testimoniare la voglia di evadere da uno stanco rapporto di coppia, magari con
incontri in chat. Ma all'improvviso arriva a scompaginare tutto un romantico
mazzo di fiori inviati da uno sconosciuto. È l'attualizzazione che Tato Russo
ha compiuto riscrivendo un classico, «Due dozzine di rose scarlatte», scritto
nel 1936 da Aldo De Benedetti. La rivisitazione di questa commedia ironica e
raffinata debutta oggi al Teatro San Babila (ore 21, fino al 3 maggio, 32/20
euro), protagonisti Michel Altieri e Katia Terlizzi. Regia di Livio Galassi.
«Dall'epoca dei telefoni bianchi e da una tensione che faceva presagire
l'imminente guerra dice Katia Terlizzi nella rilettura di mio marito Tato Russo
l'azione si sposta sulle nevrosi contemporanee di fronte all'attuale crisi di valori. Il mio personaggio è Marina, donna capricciosa, imprevedibile,
con la smania di vivere a tutti costi una vita piena di nuove emozioni». Da sei
stagioni compagno in scena di Katia Terlizzi è Michel Altieri, trentenne
italo-francese, nel 2000 scoperto tenore da Pavarotti e prodotto nel musical
«Rent» da Nicoletta Mantovani negli Usa. Spiega Altieri: «Ho sempre
rifiutato di partecipare a diversi reality: per essere un vero artista ci vuole
credibilità. I miei maestri? Oltre a Pavarotti, Luca Jurman nel canto e Tato
Russo, per me un secondo padre, in teatro. Qui interpreto Alberto, un uomo di
spettacolo con tanto di tapiro d'oro tra gli scaffali e voglia di tradimento
coniugale. Ma per errore le rose rosse arrivano proprio a mia moglie Marina.
Così la gelosia divampa in un turbinio di equivoci». Franco Manzoni
( da "Giornale.it, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dunque, Wells Fargo ha
annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5 miliardi
e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono che
il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi.
Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti
tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto
strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi,
per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le
regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni
il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli
istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche
possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole
sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi
titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma
può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra
uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo
esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a
uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York
Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è
migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono
inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in
negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto
migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una
truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma
l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli
istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano
altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno
addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore
tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
GREGGIO: NEL 2009
ATTESI CONSUMI AI MINIMI DAL 2004 di MPS Capital Services Il ribasso sarà
dovuto soprattutto alla forte contrazione nei paesi sviluppati. In discesa, di
riflesso, i prezzi del petrolio sui mercati. -->*Questo documento e' stato
preparato da MPS Capital Services ed e' rivolto esclusivamente ad investitori
istituzionali ovvero ad operatori e clientela professionale ai sensi
dell'allegato n.3 al reg. n.16190 della Consob. Le analisi qui pubblicate non
implicano responsabilita' alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non
svolge alcuna attivita' di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo
informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale
di WSI. (WSI) – in area Euro ritornano alla normalità le
contrattazioni dopo le giornate festive di venerdì e lunedì. Tra gli eventi più
importanti della settimana
segnaliamo i dati finali relativi ai prezzi al consumo dell’intera
area e la produzione industriale di febbraio che dovrebbe evidenziare un forte
calo tendenziale in linea con quanto avvenuto a gennaio. E’ in programma anche
un discorso di Trichet. Nel
corso del week end, il ministro delle finanze tedesco Steinbruck ha dichiarato
che, nel medio termine, il mondo potrebbe trovarsi di fronte ad un elevato
livello di inflazione a causa dell’enorme liquidità immessa nel
sistema. Sopravvivere non e' sufficiente, ci sono sempre grandi opportunita' di guadagno. Hai mai
provato ad abbonarti a INSIDER? Costa meno di 1 euro al giorno. Clicca sul link
INSIDER Ciò potrebbe creare una "nuova crisi
successiva all’attuale" quando l’economia ripartirà. Sul
decennale governativo
il supporto si colloca a 3,16%, mentre la resistenza a 3,28%. Negli Usa i tassi
di mercato sono calati dopo che la Fed ieri ha acquistato 7,37Mld$ di Treasury
a due e tre anni. Dal 25 marzo, data di inizio del programma di acquisto di bond
governativi, la Fed ha acquistato 43,9Mld di Treasury. Le borse Usa hanno
chiuso intorno alla parità con performance molto volatili tra i vari settori.
In evidenza il comparto finanziario guidato da aspettative di utili in forte
rialzo per le banche nel primo trimestre. A mercati chiusi Goldman Sachs ha
annunciato un utile per azione relativo al primo trimestre pari a 3,39$, molto
al di sopra dell’1,64$ di consensus degli analisti. La banca ha
inoltre annunciato l’intenzione di raccogliere capitali per 5Mld$ attraverso il collocamento di azioni
ordinarie. Tali fondi, insieme ad altre risorse addizionali, saranno utilizzati
per restituire i fondi ottenuti ad ottobre (10Mld$) dal governo ed eliminare
così i limiti sugli stipendi imposti ai dirigenti. Occorrerà però aspettare l’esito
degli stress test prima di prendere una decisione. Sul fronte macro oggi sono
attesi i dati di marzo relativi ai prezzi alla produzione (attesi in forte calo
tendenziale a causa dei prezzi delle commodity molto inferiori rispetto ai
valori del marzo 2008)
e le vendite al dettaglio (è atteso un rialzo su base mensile grazie ad
incentivi e promozioni attivi nel settore auto). Atteso in serata anche un
discorso di Bernanke relativo alla crisi finanziaria.
Sul decennale la resistenza si colloca a 2,95%, il supporto a 2,83%.Nel corso
della settimana segnaliamo anche l’annuncio del Pil cinese
relativo al primo trimestre, atteso secondo consensus di Bloomberg News sui
livelli più bassi da quasi 10 anni (+6,2% a/a). Valute: ieri si è assistito ad
un apprezzamento dell’Euro
vs Dollaro in una giornata caratterizzata dall’assenza degli operatori europei
per festività. La giornata odierna tornerà a registrare flussi operativi
regolari con il cross che potrebbe essere impattato dai dati macro Usa del
pomeriggio. Per oggi
il supporto si colloca a 1,3090, mentre la resistenza dinamica si colloca a
1,35. Resistenza intermedia a 1,3420. L’Euro continua a rimanere
piuttosto forte anche verso lo Yen con il cross che trova un livello importante
di resistenza a 137,40.
Un livello intermedio per oggi si colloca a 134,50, mentre il livello di
supporto si colloca a 131. Secondo i dati del Cftc gli speculatori attualmente
sono lievemente ribassisti sullo Yen. Materie prime: in forte calo il prezzo
del greggio Wti dopo che l’Iea stima per il 2009 un livello dei consumi ai
minimi dal 2004, con un calo del 2,8% a/a dovuto soprattutto alla forte
contrazione nei paesi sviluppati, -4,9%. Sul fronte metalli industriali
segnaliamo il forte rialzo del rame (+2,6%) quotato al Comex su aspettative di forte domanda
cinese. Oggi riprenderanno le contrattazioni al Lme. In rialzo i metalli
preziosi con l’oro (+1,4%) che si riavvicina alla soglia dei
900$/oncia. Gli asset detenuti dall’Etf SPDR Gold Trust sono saliti al nuovo livello
record di 1127,68
tonnellate. In forte rialzo l’argento (+3,5%). Tra gli agricoli in
forte rialzo lo zucchero (+4,5%) sulla notizia che l’India, principale
consumatore mondiale, presto rimuoverà un dazio sulle importazioni del
dolcificante per sopperire al deficit interno di produzione. Copyright © MPS Capital
Services. All rights reserved
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Singapore,
economia a picco, Pil primo trim quasi -20% di Apcom Governo taglia previsioni
2009: recessione del 6-9% -->Singapore, 14 apr. (Ap) - Per l'economia di
Singapore nel primo trimestre si è verificato il peggior crollo dell'attività
mai registrato: una contrazione del Pil che ha sfiorato il 20 per cento dal
trimestre precedente, secondo i dati diffusi oggi dal ministero di Commercio e
industria, che ha consistentemente rivisto in peggio le sue stime per l'intero
anno. Nel 2009 la città Stato accuserà una recessione tra il 6 e il 9 per cento
in termini di Pil, secondo le nuove stime del governo, a fronte del meno 2-5
per cento precedentemente previsto. Singapore è una delle tante economie
asiatiche fortemente sbilanciate sul commercio con l'estero, e accusa pesanti ricadute per una crisi
finanziaria ed economica che ha gravemente
compromesso tutti gli scambi internazionali. I primi tre mesi dell'anno si sono
chiusi con una flessione del Pil del 19,7 per cento dai tre mesi precedenti,
mentre nel paragone con lo stesso trimestre del 2008 il Pil risulta diiminuito
dell'11,5 per cento. Lo scorso gennaio il governo aveva annunciato un
piano di sostegni all'economia da 14 miliardi di dollari, a cui secondo gli
economisti potrebbero aggiungersi nuove misure nel prossimo giugno.
( da "Trend-online" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mondi Virtuali!
BLOG, clicca qui per leggere la rassegna di Andrea Mazzalai , 14.04.2009 09:16
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affascinante se pensate che Edward Altman, uno dei maggiori esperti di
bancarotte aziendali, debiti in sofferenza e rischio di credito, professore di
finanza presso la Stern School of Business della New York University, in
un'intervista esclusiva al mensile Valori dice che è il momento
giusto per investire in società in crisi, perchè il rischio è minimo con buone possibilità di guadagno.
Il signor Altman dice anche che, però, bisogna aver ben chiaro che la crisi finanziaria sta cominciando ad
avere conseguenze pesanti sull'economia reale e che stiamo entrando in una
grave recessione e che serviranno almeno 2/3 anni prima che si possa rialzare
la testa. Ecco che alla fine, inevitabilmente, si arriva sempre dove da
tempo immemorabile Icebergfinanza guarda; anche Altman sostiene che le difficoltà
del consumatore americano, faranno crollare il mercato del credito al consumo e
delle carte di credito e quindi inevitabilmente tutti i prodotti strutturati
collegati! Non per nulla uno dei maggiori piani di sostegno al credito della
Federal Reserve è proprio il cosidetto TALF for Term Asset-Backed Securities
Loan Facility, circa 1000 miliardi di dollari di potenziali nuovi prestiti ai
consumatori e alle imprese, un ambizioso tentativo di riavviare il credito in
ogni direzione. Ecco allora che si combatte la malattia utilizzando la stessa
malattia, si inietta la stessa dose di medicina, magari in maniera
esponenziale, un po come nell'omeopatia, un po come nel gioco della martingala,
dove se perdi, sei costretto ad aumentare sempre più il livello della scommessa,
sino ad un punto di non ritorno! Alla base dell'omeopatia è il cosiddetto
principio di similitudine del farmaco enunciato dallo stesso Hahnemann e per il
quale il rimedio appropriato per una determinata malattia è dato da quella
segue pagina >>
( da "Trend-online"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mondi Virtuali!
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Scopri le migliori azioni per fare trading questa settimana!! compagno di
viaggio ci segnala che: Crisi: Germania, si teme fallimento Regioni federali (
ANSA ) Governi costretti a indebitarsi per evitare bancarotta banche. (ANSA) -
BERLINO, 8 APR - I conti pubblici delle 16 regioni tedesche preoccupano gli
investitori. Si teme addirittura che alcuni possano fallire. Da quando la crisi internazionale ha costretto i governi dei Laender ad
indebitarsi per salvare dalla bancarotta i rispettivi istituti di credito
(Landesbank). Il rischio di 'default' da parte di Baviera, Nord Reno-Vestfalia
e Berlino e' triplicato negli ultimi tempi, scrive Die Welt. 'Gli investitori
sono molto nervosi', spiega un analista di Moody's. Alice nel suo paese si
trova all'improvviso a dover leggere la poesia Jabberwocky riflettendola in uno
specchio, si perchè Alice in un mondo all'incontrario non si sarebbe accorta di
nulla, ma lei era normale, doveva leggere all'incontrario ciò che in realtà non
era affatto reale a tal punto che se essa stessa non fosse stata rivoltata non
avrebbe potuto sopravvivere poi a lungo in un mondo rivoltato! Si insomma mi
avete capito, il problema oggi è capire se siamo anormali noi o questo mondo,
in fondo noi lo sappiamo, gli altri chissà! “Non credere mai di essere
altro che ciò che potrebbe sembrare ad altri che ciò che eri o avresti potuto
essere non fosse altro che ciò che sei stata che sarebbe sembrato loro essere altro.” Cosa
se non i mitici Credit Default Swaps possono essere paragonati alla poesia
Jabberwocky.... Credit Default Swaps Through The Looking Glass .... dopo che il
6 marzo 2009 Bloomberg ha riferito che Myron Scholes, il premio Nobel per la
famigerata
Black-Scholes-Merton formula ha sottolineato come i mercati dei derivati hanno
smesso di funzionare e stanno creando problemi per risolvere la crisi finanziaria! " [The] solution segue pagina
>>
( da "Avvenire" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
POLITICA 14-04-2009
APPELLO ACCORATO AI PAESI DONATORI Haiti, è l'ora decisiva per sollevarsi dalla
miseria BAN KI- MOON* R ecandosi a Haiti è facile incontrare esclusivamente
povertà. Ma visitando di recente il Paese con l'ex presidente americano Bill
Clinton, abbiamo scorto opportunità di cambiamento. Certo, Haiti resta una
nazione estremamente sofferente. Non si è ancora del tutto ripresa dai
devastanti uragani dell'anno scorso, per non parlare dei decenni passati di
dittatura. Eppure, questo è ciò che ci ha detto il presidente René Préval:
«Haiti si trova a un bivio». Rischia, cioè, di regredire verso il baratro e la
miseria più profonda, vanificando i progressi compiuti e il lavoro svolto delle
Nazioni Unite. Tuttavia, ha anche la possibilità concreta di cambiare lo stato
delle cose, verso un futuro di speranza. Ieri e oggi i maggiori donatori
internazionali si sono incontrati a Washington per valutare la possibilità di
ulteriori aiuti a favore di questa terra sfortunata, dilaniata da forze
incontrollabili. Apparentemente il Paese non ha grandi ragioni di ottimismo. La crisi finanziaria ha ridotto gli aiuti finanziari. I problemi cronici popolazione
in fuga, carenza di cibo e risorse primarie, degrado ambientale spesso sembrano
insuperabili. Eppure, Haiti ha una possibilità superiore a quella delle altre
economie emergenti, non soltanto di contenere l'impatto dell'attuale
recessione, ma addirittura di prosperare. Il motivo è la nuova
legislazione americana in materia di commercio, che spalanca al Paese un'enorme
occasione. Hope II, come si chiama la nuova legge, offre infatti ad Haiti un
accesso ai mercati statunitensi per i prossimi nove anni senza limiti doganali
né quote. Nessun altro Stato gode di tale prerogativa. Si tratta dunque
dell'opportunità di consolidare il progresso compiuto (in particolare, un
livello soddisfacente di stabilità politica) grazie all'aiuto della missione di
pace Onu, e di passare dunque dallo stadio degli aiuti a quello dello sviluppo
economico. Visto il massiccio livello di disoccupazione, particolarmente tra i
giovani, tutto ciò si traduce soprattutto in posti di lavoro. Il mio
consigliere speciale per Haiti, Paul Collier, docente di Economia dello
sviluppo all'Università di Oxford, ha delineato, d'intesa con il governo, una
strategia che individua passi e politiche specifici per creare occupazione, con
un'enfasi sui tradizionali punti di forza del Paese, quali abbigliamento e
agricoltura. Un paio di esempi di tali misure: dare attuazione a nuovi
regolamenti che diminuiscano il livello dei dazi portuali (attualmente tra i
più alti dei Caraibi) e creare distretti industriali specializzati capaci di
investimenti e di economie di scala, in vista dell'esportazione. Tutto questo
può forse apparire ambizioso in una nazione di nove milioni di abitanti, l'80%
dei quali vive con meno di due dollari al giorno, e che dipende per la metà del
cibo consumato dalle importazioni. Sappiamo però che può funzionare. Lo abbiamo
visto accadere in Bangladesh, Paese che vanta un settore dell'abbigliamento che
dà lavoro a 2,5 milioni di persone. Lo stesso è avvenuto in Uganda e Ruanda.
Abbiamo visto molti segnali positivi, grandi e piccoli, nel corso del nostro
viaggio. Un giorno abbiamo visitato una scuola elementare nella Cité Soleil, un
sobborgo di Port au Prince a lungo vittima di bande criminali prima che le
forze Onu ne riprendessero il controllo. Quei bambini sono ora ben nutriti,
grazie al Programma alimentare mondiale, e stanno studiando. In un'altra
scuola, per studenti meritevoli, denaro raccolto attraverso sottoscrizioni
private negli Usa finanzia borse di studio ai ragazzi haitiani più poveri, che
non potrebbero altrimenti nemmeno sognare di andare all'università. Tutti
questi giovani vengono avviati verso carriere nell'impresa, con un buon livello
di stipendio, in modo che non lascino l'isola Colpisce chiunque venga da fuori
quanto siano bassi in realtà gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione
del pieno potenziale di Haiti. Visitando una fabbrica pulita ed efficiente
nella capitale, abbiamo incontrato lavoratori che guadagnano sette dollari al
giorno per produrre magliette destinate all'esportazione, un salario che
consente loro di essere collocati nella classe media haitiana. In base a Hope
II, il proprietario ritiene che sarà in grado di raddoppiare o addirittura
triplicare la produzione entro un anno. Ecco perché a Washington chiediamo ai
donatori di investire ad Haiti e su Haiti, andando oltre il puro aiuto
umanitario. È il momento di Haiti, c'è un'opportunità unica per uno dei Paesi
più poveri al mondo di sollevarsi verso un futuro di genuina speranza.
*segretario generale delle Nazioni Unite
( da "Giornale.it, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dunque, Wells Fargo
ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5
miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori
ritengono che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho
molti dubbi. Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate
dai debiti tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti?
Strano, molto strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la
seconda ipotesi, per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di
allentare le regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare
ogni giorni il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici
valevano zero gli istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora
invece le banche possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo
le nuove regole sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore
di questi titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato
vale 1, ma può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore
atteso fra uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito?
E' un nuovo esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono
sottoposte a uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati
al New York Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti
americani è migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che
sono inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in
negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto
migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una
truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma
l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli
istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano
altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno
addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore
tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G
( da "Napoli.com" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
14/4/2009 Revisione
degli studi di settore nel “privato” di Antonio Salvatore Gli studi
di settore, istituiti con il Decreto Legge 30 agosto 1993 n. 331 - convertito
con modificazioni dalla Legge 29 ottobre 1993 n. 427 - allo scopo di
contrastare il fenomeno
dell’evasione fiscale, hanno investito in modo incisivo, sin dal 2001, il
comparto della sanità, attraverso la rilevazione delle caratteristiche
strutturali di professionisti, studi ed imprese e, conseguentemente,
individuandone le condizioni presuntive di redditività. Strumenti matematico-statistici che,
individuando indici di congruità e coerenza per singole attività economiche, in
base alla loro collocazione territoriale e al ciclo macroeconomico, e
cogliendo le peculiarità di chi opera a vario titolo nel sistema salute,
determinano soglie di redditività minima da assoggettare a tassazione. La crisi finanziaria ed economica che ha investito tutti i settori della nostra
economia e, tra essi anche la sanità, ha, tuttavia, messo a dura prova la
capacità degli studi di settore di rappresentare in modo corretto le singole
realtà imprenditoriali. Difficoltà che, prevalentemente, sono correlate
alla poca flessibilità di tali strumenti presuntivi ad omogeneizzarsi alle
conseguenze di una congiuntura negativa. Per tali ragioni, il Decreto Legge 29
novembre 2008 n. 185, noto anche come Decreto anti crisi,
convertito nella Legge n. 2 del 28 gennaio
( da "Dagospia.com"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> ZAC, SI TAGLIA – I BANCHIERI PERDONO I BONUS E GLI
INDUSTRIALI LI SORPASSANO NELLA “CLASSIFICA” DEI RICCHISSIMI – PROFUMO DA
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fortis/ Nel 2008
perdite nette di 20,6 miliardi per filiale belga di Apcom Ristrutturazione di
settembre-ottobre pesa per 12,5 miliardi -->Bruxelles, 14 apr. (Apcom) -
Fortis Banque, l'istituto belga nato dallo smantellamento dell'omonimo gruppo
belga-olandese, ha registrato una perdita netta di 20,6 miliardi di euro nel
2008. E' quanto si apprende dai dati di bilancio ufficiali pubblicati oggi: si
tratta di un risultato in linea con le aspettative, visto che nei primi nove
mesi dell'anno scorso l'istituto aveva perso 14,1 miliardi di euro, e a marzo
aveva annunciato un disavanzo di altri sei nell'ultimo trimestre del 2008. Il
risultato, spiega la banca, è dovuto alla svalutazione
degli asset a causa della crisi finanziaria, nonché "all'impatto negativo, nell'ordine di 12,5
miliardi, delle operazioni di ristrutturazione tra settembre e ottobre".
Fortis Banque è la filiale del gruppo belgo-olandese Fortis (ora ribattezzato
Fortis Holding), nazionalizzato e 'spezzettato' lo scorso autunno dai governi
dell'Aia e di Bruxelles. Il governo belga ha intenzione di rivendere il
75% di Fortis Banque a Bnp Paribas, ma l'operazione è stata ostacolata dai
piccoli azionisti, che si sono rivolti con successo alla magistratura,
costringendo le autorità a rivedere già due volte gli accordi con il gruppo
francese. L'ultima versione sarà sottoposta al voto degli azionisti in due
assemblee generali: il 28 aprile a Gand, in Belgio, e il
( da "Gazzettino, Il (Padova)"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Martedì 14 Aprile
2009, (M.D.) Bilancio comunale consuntivo e Bilancio di previsione superano il
vaglio di Giunta e Consiglio. Così anche per l'anno 2008 il dado è tratto,
nonostante la voragine scavata dagli investimenti su obbligazioni della banca
Lehman, che ammonterebbe a circa 4 milioni di euro, ma che non incide però
minimamente sul ménage di Palazzo Moroni. Modalità e cifre vengono spiegate
dall'assessore comunale che ne ha delega, Gaetano Sirone. «La spesa corrente
era fissata in 210 milioni di euro - ricorda - La spesa capitale, che ricordo
essere pluriennale, cioè prevedere cifre per opere che poi si dipanano negli
anni ma che devono essere sovvenzionate all'atto della presentazione del
progetto, ammonta ad altri 200 milioni di euro. Di questi ne sono stati spesi
61. I dati più rilevanti sono relativi alla percentuale degli obiettivi
pianificati e raggiunti: 89,43 per cento delle fasi di realizzazione, e 96,31
per degli obiettivi posti. In altre parole non abbiamo lasciato nessuna risorsa
in fruttuosa, e soprattutto non ci siamo indebitati». A proposito di debiti,
risparmi e interessi, non ci si può non chiedere che ruolo abbia avuto lo
tsunami Lehman, che nell'implosione della crisi finanziaria correlata all'economia
di cartapesta, ha inondato anche l'economia reale di Padova. «In realtà -
conclude l'amministratore - anche ammettendo la peggiore delle ipotesi, cioè
che la banca risarcisca solo il 30 per cento dell'impegno, ci troveremmo
comunque con 2 milioni di euro in più, che non avremmo mai visto se non
avessimo fatto quell'investimento. Certo non sono 6, ne abbiamo perduti 4, ma
ne avremo comunque almeno due».
( da "Reuters Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
WASHINGTON (Reuters)
- Con il progressivo recupero dell'economia la liquidità offerta dalla Federal Reserve
dovrà essere riassorbita per ridurre la minaccia di inflazione. Lo ha detto
oggi il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke secondo quanto pubblicato
sul sito web della banca centrale americana. Il presidente
ha inoltre fatto notare che la crisi finanziaria è la peggiore dai tempi della Grande Depressione ma che
recentemente sono emersi timidi segnali che potrebbero far pensare a un
rallentamento del netto declino dell'economia. Bernanke ha precisato che, per
riassorbire la liquidità, "quasi certamente" dovranno essere
riconvertiti e ridotti i programmi speciali di prestiti.
( da "Asca" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
AGRICOLTURA: ZAIA, SPECULAZIONI FINANZIARIE HANNO AGGRAVATO FAME MONDO (ASCA) -
Treviso, 14 apr - La crisi finanziaria, con le sue speculazioni, ha aggravato la fame nel mondo. Il
ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, ha detto che se ne parlera' anche
al G8 sull'agricoltura in programma a fine settimana a Cison di Valmarino,
in provincia di Treviso. ''Questo G8 parlera' moltissimo di speculazione e
degli effetti che ha avuto sulla fame nel mondo - ha spiegato presentando oggi
a Treviso ''l'evento degli eventi'' -, sul prezzo del cibo rispetto alla
fluttuazione dei prezzi agricoli. I nostri agricoltori si sono confrontati con
il grano che valeva 100 e quest'anno vale la meta', con dei crolli paurosi di
tutte le produzioni agricole che sono calate almeno del 40-45%. Quanto alla
fame nel mondo. Zaia ha rammentato che sono 850 milioni le persone al mondo che
soffrono la fame, 3 milioni quelle che muoiono di fame e 140 milioni i bambini
che vivono in condizioni di sottonutrizione. ''A questi popoli noi dobbiamo
dare chances produttive, portare l'acqua attraverso la cooperazione e
soprattutto investendo nell'informazione e nella formazione agricola'', ha
detto Zaia. Soffermandosi sull'acqua, Zaia ha sottolineato che si tratta di una
risorsa da amministrare piu' saggiamente: garantendola a chi non ce l'ha e
usandola con maggiore risparmio la' dove si trova in abbondanza. fdm/sam/rob
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
I FUTURES CEDONO
TERRONO, MALE LE VENDITE di WSI Il dato macro delude gli operatori che
riprendono un atteggiamento maggiormente improntato sulla cautela. Goldman
batte le attese ma non avanza. Bernanke ottimista sul lungo termine. -->A
mezz’ora dall’apertura
delle borse i contratti sugli indici Usa sono in ribasso (vedi quotazioni a
fondo pagina) il che lascia prevedere un avvio negativo per l’azionario.
A riportare le vendite sui mercati sono stati gli ultimi dati macroeconomici
che hanno evidenziato, oltre
ad un forte calo dei prezzi alla produzione, un’inaspettata frenata
delle vendite al dettaglio, a marzo risultate in calo dell’1.1%, deludendo
ampiamente le attese degli economisti. C’e’ cosi’ grande incertezza tra gli
operatori, che preferiscono
mantenere un atteggiamento maggiormente difensivo dopo il rally delle ultime
settimane e soprattutto in vista della nuova tornata di utili trimestrali.
Goldman Sachs ha riportato nell’ultimo trimestre profitti per $1.8
miliardi ed annunciato un’offerta di azioni per altri $5 miliardi destinati al ripagamento di parte
dei fondi ottenuti dal governo nei mesi scorsi. Il titolo Goldman arretra di
circa il 3.5% nel preborsa; Citigroup e Bank of America stanno estendnedo
invece il rally di ieri, rispettivamente in rialzo del 10% e del 2%. Tra le
altre aziende di rilievo che hanno diffuso i risultati fiscali nelle ultime
ore, il colosso dei prodotti di largo consumo Johnson & Johnson ha battuto
le attese degli analisti sui profitti ma ha leggermente deluso sui ricavi,
confermando pero’ l’outlook sul resto dell’anno. Il gigante
dell’industria dei semiconduttori Intel diffondera’ i risultati subito dopo la
chiusura delle Borse. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Costa meno di 1
euro al giorno. Clicca sul link INSIDER Ad occupare l’agenda economica saranno
anche gli interventi del presidente Usa Barack Obama sull’economia e del n.1
della Federal Reserve, Ben Bernanke, sulla crisi
finanziaria. Nel discorso preparato per un
intervento ad Atlanta, il capo della Banca Centrale si dice
"fondamentalmente ottimista" sulle prospettive di lungo termine,
notando un certo rallentamento della fase di recessione negli Usa. Sugli altri
mercati, nel comparto energetico rimbalza il greggio. I futures con
consegna maggio guadagnano $0.91 a $50.96 al barile. Sul valutario, ritraccia l’euro
nei confronti del dollaro a quota 1.3241. Arretra l’oro a quota $890.90 l’oncia
(-$4.90). In rialzo i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni
e’ sceso al 2.82%. Alle 15:00 (le 9:00 ora di New York) il contratto future sull'indice S&P500 e’ in
ribasso di 5.10 punti (-0.60%) a 848.90. Il contratto sull'indice Nasdaq 100
segna -2.00 punti (-0.15%) a 1330.00. Il contratto sull'indice Dow Jones perde
32 punti (-0.40%) a 7963.00.
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Usa, Fed: segnali
rallentamento declino, liquidità andrà ridotta -->WASHINGTON (Reuters) - Con
il progressivo recupero dell'economia la liquidità offerta dalla Federal
Reserve dovrà essere riassorbita per ridurre la minaccia di inflazione. Lo ha
detto oggi il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke secondo quanto
pubblicato sul sito web della banca centrale americana. Il presidente
ha inoltre fatto notare che la crisi finanziaria è la peggiore dai tempi della Grande Depressione ma che
recentemente sono emersi timidi segnali che potrebbero far pensare a un
rallentamento del netto declino dell'economia. Bernanke ha precisato che, per
riassorbire la liquidità, "quasi certamente" dovranno essere
riconvertiti e ridotti i programmi speciali di prestiti.
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Borsa/ Futures poco
mossi a New York, Dj +0,03%, Nasdaq +0,24% di Apcom Attesa per i dati
macroeconomici -->New York, 14 apr. (Apcom) - A poco piu' di un'ora
dall'apertura delle Borse i contratti sugli indici Usa sono poco mossi il che
lascia prevedere un avvio vicino alla parita' per l'azionario. Alle 14:15 (le
8:15 ora di New York) il contratto future sull'indice S&P500 e' in ribasso
di 0,80 punti (-0,09%) a 853,20. Il contratto sull'indice Nasdaq 100 segna
+3,25 punti (+0,24%) a 1.335,25. Il contratto sull'indice Dow Jones guadagna 2
punti (+0,03%) a 7.983,00. C'e' grande incertezza tra gli operatori, che
preferiscono non aprire nuove posizioni sull'azionario dopo il rally delle
ultime settimane e soprattutto in vista della nuova tornata di utili
trimestrali. Goldman Sachs ha riportato nell'ultimo trimestre profitti per 1,8
miliardi di dollari ed annunciato un'offerta di azioni per altri 5 miliardi di
dollari destinati al ripagamento di parte dei fondi ottenuti dal governo nei
mesi scorsi. Il titolo Goldman arretra di circa il 2% nel preborsa; Citigroup e
Bank of America stanno estendendo invece il rally di ieri, rispettivamente in
rialzo dell'8% e del 2%. Tra le altre aziende di rilievo che hanno diffuso i
risultati fiscali nelle ultime ore, il colosso dei prodotti di largo consumo
Johnson & Johnson ha battuto le attese degli analisti sui profitti ma ha
leggermente deluso sui ricavi, confermando pero' l'outlook sul resto dell'anno.
Il gigante dell'industria dei semiconduttori Intel diffondera' i risultati
subito dopo la chiusura delle Borse. Sul fronte macro, attesi i dati
sull'inflazione e sulle vendite al dettaglio prima del suono della campanella
(14:30 ora italiana), alle 16:00 sara' la volta delle scorte di magazzino relative
al mese di febbraio. Le stime degli analisti sono per una
variazione nulla dei prezzi alla produzione e per un rialzo dello 0,3% delle
vendite retail nel mese di marzo. Ad occupare l'agenda economica saranno anche
gli interventi del presidente Usa Barack Obama sull'economia e del n.1 della
Federal Reserve, Ben Bernanke, sulla crisi finanziaria.
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
FUTURES: NON BASTA
GOLDMAN, OPERATORI CAUTI di WSI La banca batte le attese degli analisti ed
annuncia il ripagamento dei fondi TARP. Attesa per i numeri di Johnson &
Johnson e Intel. Parlano Obama e Bernanke. -->Ad un’ora e
mezza dall’apertura delle borse i contratti sugli indici Usa sono contrastati (vedi quotazioni a
fondo pagina) il che lascia prevedere un avvio a due velocita’ ma
vicino alla parita’ per l’azionario. C’e’ grande incertezza tra gli operatori,
che preferiscono non aprire nuove posizioni sull’azionario dopo il rally delle ultime
settimane e soprattutto in vista della nuova tornata di utili trimestrali.
Goldman Sachs ha riportato nell’ultimo trimestre profitti per $1.8 miliardi ed
annunciato un’offerta di azioni per altri $5 miliardi destinati al ripagamento di parte dei
fondi ottenuti dal governo nei mesi scorsi. Il titolo Goldman arretra di circa
il 2% nel preborsa; Citigroup e Bank of America stanno estendnedo invece il
rally di ieri, rispettivamente in rialzo dell’8% e del 2%. A
diffondere i risultati
fiscali in giornata saranno, tra le altre aziende, il colosso dei prodotti di
largo consumo Johnson & Johnson e il gigante dell’industria
dei semiconduttori Intel. Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Costa meno di
1 euro al giorno. Clicca
sul link INSIDER Sul fronte macro, attesi i dati sull’inflazione
e sulle vendite al dettaglio prima dell’apertura delle Borse, alle 16:00 ora
italiana sara’ la volta delle scorte di magazzino relative al mese di febbraio.
Le stime degli analisti sono per una variazione nulla dei prezzi alla produzione e per un
rialzo dello 0.3% delle vendite retail nel mese di marzo. Ad occupare l’agenda
economica saranno anche gli interventi del presidente Usa Barack Obama sull’economia
e del n.1 della Federal Reserve, Ben Bernanke, sulla crisi finanziaria.
Sugli altri mercati, nel comparto energetico rimbalza il greggio. I futures con
consegna maggio guadagnano $0.61 a $50.66 al barile. Sul valutario, ritraccia l’euro
nei confronti del dollaro a quota 1.3283. Avanza l’oro a quota $897.20 l’oncia
(+$1.20). Stabili i Titoli di Stato Usa: il rendimento sul Treasury a 10 anni
e’ fermo al 2.85%. Alle 14:00 (le 8:00 ora di New York) il contratto future
sull'indice S&P500
e’ in ribasso di 2.70 punti (-0.32%) a 851.30. Il contratto sull'indice Nasdaq 100 segna
+2.00 punti (+0.15%) a 1334.00. Il contratto sull'indice Dow Jones perde 12
punti (-0.15%) a 7983.00.
( da "Sicilia, La"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Una polizza
antidisastri, perché così fan tutti enrico cisnetto Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato
il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso
fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto
rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a
disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono
ammontati a 32 miliardi di euro. Eppure siamo uno dei pochi Paesi dove a
coprire tutti i danni è solo lo Stato: che si tratti di interruzione di strade,
di crolli del patrimonio artistico o di danneggiamenti a case private ed
edifici pubblici, a pagare i costi é solo e sempre il Tesoro. Al contrario, in
gran parte degli altri paesi esiste, come sottolinea uno studio dell'Ania
(l'associazione delle imprese assicurative), un sistema misto di collaborazione
tra pubblico e privato, con un'assicurazione contro le calamità obbligatoria o
semi-obbligatoria e i danni privati che vengono coperti dalle compagnie di
assicurazione, mentre lo Stato interviene solo nel caso di un evento
catastrofico di dimensioni davvero eccezionali. Ma quello italiano è un "doppio
fallimento dello Stato": da noi, infatti, il sistema pubblico deve far
fronte sia alla ricostruzione materiale, sia al risarcimento dei singoli, con
un procedimento lungo e farraginoso, che inizia, a seguito dell'accadimento del
disastro, con la dichiarazione governativa di emergenza e finisce (non si sa
quando) con la distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso gli enti
locali, a coloro che ne abbiano fatto richiesta. Cambiare, dunque, è
assolutamente necessario. La soluzione? Accogliamo i suggerimenti arrivati dal
ministro Brunetta e dal vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani, e
spingiamoli un po' più in là. Rendiamo innanzitutto obbligatoria una polizza
per i proprietari di case ed edifici, siano essi pubblici e privati. Una "rcd-responsabilità
civile disastri" il cui primo effetto sarà di indurre i proprietari a
pretendere dai costruttori edifici a norma, che altrimenti non potranno essere
assicurati. Le compagnie, dal canto loro, verranno incontro allo Stato che non
può farsi carico della totale ricostruzione. Si obietterà che molte compagnie
non accetteranno mai rischi così alti. Ma qui lo Stato potrà dotarsi, come
succede in Francia e Spagna, di una società di riassicurazione pubblica che
offre alle compagnie la possibilità di riassicurarsi a un tasso fisso, oppure
affidandosi a grandi gruppi mondiali del "re-insurance", a cominciare
da Swiss Re, specializzati in questo tipo di polizze. A queste stesse
compagnie, peraltro, lo Stato potrà a sua volta trasferire una parte dei suoi rischi
(quelli che coprono la ricostruzione di strade ed opere pubbliche)
assicurandosi a sua volta. Moltissimi paesi lo fanno già, persino il Messico ha
di recente sottoscritto la sua brava polizza anti-disastri. Partiamo, dunque,
dai tentativi (messi nel cassetto) del Berlusconi I e Prodi I sul tema
"rcd", e rimettendoli subito all'ordine del giorno aggiungiamo anche
la "polizza pubblica". Per lo Stato sarebbe un ottima occasione per
dimostrare che sa fare il suo mestiere, per il bistrattato mercato sarebbe
l'occasione giusta per riabilitarsi. (www.enricocisnetto.it)
( da "Panorama.it"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
- Mondo -
http://blog.panorama.it/mondo - India al voto: test chiave per il Partito del
Congresso Posted By claudia.astarita On 14/4/2009 @ 15:56 In Headlines,
NotiziaHome | No Comments [1] Il futuro dell'India è oggi nelle mani di [2] 714
milioni di elettori che, giovedì, saranno chiamati a eleggere, in 543 diversi
collegi, un numero equivalente di parlamentari facenti capo a [3] tre
schieramenti: l'Alleanza progressista unita ([4] Upa), l'Alleanza
nazional-democratica ([5] Nda) e il "terzo fronte", progressista. Si
tratta di elezioni estremamente delicate, che affideranno al vincitore l'onere
di risolvere quei problemi economici strutturali cui l'amministrazione
Singh non è riuscita a far fronte, recentemente aggravati dalla crisi finanziaria internazionale e,
politicamente, di gestire una serie di alleanze trasversali in una regione in
cui la presenza della Cina diventa ogni giorno più preoccupante e in cui Nuova
Delhi fatica a farsi riconoscere come attore globale. L'Upa, la
coalizione dello storico [6] Partito del Congresso guidato da [7] Sonia Gandhi,
ricandida il Premier in carica [8] Manmohan Singh. L'Nda, coalizzato attorno al
conservatore indù [9] Bharatiya Janata Party (Bjp) o Partito del Popolo
indiano, schiera invece [10] Lal Krishna Advani, attualmente leader
dell'opposizione e già vice Primo Ministro dal 2002 al 2004 durante il governo
Vajpayee. Infine, il "terzo fronte" è composto da quei partiti di
sinistra che si sono ritirati dalla coalizione di maggioranza poichè contrari all'accordo
sul nucleare civile che Singh ha concluso con l'ex presidente americano Bush e
da gruppi regionali disposti a farsi rappresentare da [11] Kumari Naina
Mayawati, la fuori casta che si è fatta le ossa guidando per ben quattro
mandati l'Uttar Pradesh, lo Stato più popoloso del Subcontinente. L[12] 'India
Daily l'ha definita l'Obama indiano, il personaggio politico chiave in grado di
portare anche in India un'ondata di cambiamenti sociali simile a quella che ha
travolto l'America. E in effetti non sono in pochi ad essere convinti che
l'India abbia bisogno di rinnovarsi. Manmohan Singh, noto anche come il leader
delle riforme, è sotto accusa per non aver ottenuto risultati significativi dal
punto di vista del potenziamento delle infrastrutture e degli investimenti per
rilanciare la produzione industriale nazionale. Il Bjp, sfruttando l'onda degli
attentati di Mumbai, lo ritiene responsabile per non essersi impegnato
abbastanza nella lotta al terrorismo. La Mayawati, invece, in Uttar Pradesh ha
progressivamente ampliato i suoi consensi grazie a una piattaforma riformista
dal punto di vista sociale con cui ha migliorato le condizioni di lavoro
creando occupazione e non solo distribuendo sussidi. E in un momento in cui
sulle carenze strutturali del Paese pesa anche la crisi
economica, chi è riuscito ad ottenere risultati concreti potrebbe guadagnare
consensi quanto meno dal punto di vista dell'affidabilità. Al momento pochi
analisti si sbilanciano nelle previsioni. Resta comunque difficile immaginare
che emergerà una coalizione forte, ma non impossibile che nel gruppo cui verrà
affidato il governo della più grande democrazia del mondo il "terzo
fronte" ricopra un ruolo significativo. Per saperlo, bisognerà aspettare
il 16 maggio: [13] per questioni logistiche gli indiani si presenteranno alle
urne in cinque diverse date: 16, 23 e 30 aprile e 7 e 13 maggio. E solo dopo la
chiusura di tutti i seggi inizierà il conteggio delle schede.
( da "KataWeb News"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 105 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra,
qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a
dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di
cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i
capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata
a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Bmp/ Bonanni: Non
capisco livore Mazzotta contro sindacati di Apcom "Davvero paradossale che
si sia convertito a invettiva populista" -->Roma, 14 apr. (Apcom) - "Non
si comprende perché Mazzotta voglia chiudere ingloriosamente con il livore
personale contro i sindacalisti una parabola che lo ha visto protagonista in
Bpm". Lo dichiara il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.
"E' davvero paradossale - continua Bonanni - che il presidente Mazzotta si
sia convertito repentinamente all'invettiva populista contro il potere interno
alla banca, del quale è stato la più alta espressione. Non ci sono ragioni
obiettive che giustifichino un simile comportamento. La crisi finanziaria globale dimostra che
le banche, come la Banca Popolare di Milano, con una governance partecipativa
ispirata a principi di democrazia economica, hanno mantenuto un forte
radicamento territoriale". Secondo il leader della Cisl "non solo queste
banche hanno subito in forme residuali gli effetti della crisi sulla liquidità, sulla
redditività, sul patrimonio, ma hanno mantenuto un rapporto virtuoso di
finanziamento e di sostegno alle imprese, soprattutto le piccole e le medie,
salvaguardando l'occupazione. Gli interessi e le ambizioni personali non
dovrebbero mai prevalere sugli interessi collettivi di un modello di banca
ispirato alla democrazia economica ed alla partecipazione che rappresenta
l'uscita vincente dalla crisi".
( da "Velino.it, Il"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
Bpm: anche Ponzellini risponde a Mazzotta attraverso “You Tube” Milano, 14 apr
(Velino) - A Milano passa per una battaglia strana, dai connotati abbastanza
incomprensibili. Si tratta del confronto tra l’attuale presidente Roberto
Mazzotta e l’aspirante Massimo Ponzellini alla presidenza della Banca popolare
di Milano. Il 25 aprile l’assemblea deciderà, con un conto dei voti che sarà
certamente sul filo del rasoio. Si è arrivati persino alla scontro via “You Tube”, un fatto che
può essere considerato unico nel mondo del credito. Ma non è tanto questo il
fatto che lascia perplessi o stupiti, quanto piuttosto l’attacco
che è arrivato a Roberto Mazzotta non solo dalla forte presenza sindacale nella banca, ma anche da
altri ambienti, da uomini che erano vicini al presidente e che oggi sembrano
schierasi dall’altra parte. Il bilancio di Roberto Mazotta non
sembra affatto negativo. Anzi. il suo modo di fare banca in questi anni è stato osteggiato da
tanti protagonisti del mondo finanziario italiano che poi si sono rivelati
“cattivi profeti” in occasione della grave crisi finanziaria.
La stessa posizione di Mazzotta sulle fusioni era prudente e ragionevole. Si è
parlato di una “grande popolare del Nord”, a suo tempo, poi di una fusione con
gli emiliani. Tutti piani che i sindacati non hanno mai condiviso e oggi
sembrano quasi rinfacciare a Mazzotta quelle sue posizioni, contrapponendogli
un personaggio di tutto rispetto come Massimo Ponzellini di Impregilo. In
quella che può essere definita la sua “campagna elettorale”, Mazzotta ha
parlato di una conferma e di “due liberazioni”. Innanzitutto Mazzotta ha detto
che occorre confermare “l’importanza del lavoro che abbiamo fatto insieme per rendere Bpm pulita,
onesta efficiente”. Ma la parte più dura della “campagna” è riservata ai
meccanismi interni attraverso cui i sindacati esprimono la gran parte del
consiglio di amministrazione: “Dovremo liberarci di due cose – dice il banchiere
– Voi dovere liberarvi di un’organizzazione del lavoro e da un
dominio non del sindacato, ma da chi usa il sindacato per fini di potere
interno, che condiziona le vostre carriere e che determina il fatto che non
siete promossi quando meritate, ma quando siete iscritti al sindacato giusto. Tutto questo
condiziona le vostre carriere e non tiene conto dei meriti. In più, in questo
modo le assunzioni sono spesso taroccate”. Toni duri e scontro aperto, che
rimane per alcuni aspetti avvolto da strane sensazioni e da non facili
comprensioni. Certo che l’uscita di Mazzotta su “You Tube” non ha preso in
contropiede Ponzellini, che si è cimentato anche lui nello stesso modo. Il
candidato unitario dei sindacati ha replicato: “Il modello di questa banca è
quello che dobbiamo
difendere. è un autentico patrimonio. Sicuramente la crisi
attuale ha colpito di più le banche che avevano un modello di governance di
tipo puramente capitalistico e con estensioni sui mercati internazionali senza
avere capacità finanziarie di controllo che potessero in qualche modo fargli
capire quello che stava succedendo”. La risposta a Mazzotta sui meccanismi di
elezione è concentrata in questa frase: “Il fatto che i termini di voto siano
così specifici e così divisi costituiscono una vera ricchezza per la banca”.
Insomma uno scontro che prima di essere affrontato in assemblea sta facendo il
giro dei siti internet. (Gianluigi Da Rold) 14 apr 2009 19:03
( da "Trend-online"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il mercato potrebbe
riservare sorprese: possibile una seconda gamba del rally? INTERVISTE, clicca
qui per leggere la rassegna Di Alberto Susic , 14.04.2009 20:03 Scopri le
migliori azioni per fare trading questa settimana!! positivo si avrebbe da una
risalita del comparto immobiliare Usa, al di sopra della resistenza critica in
area 73-84. Sul fronte volatilità implicita, un segnale convincente di
rasserenamento si avrebbe su discese del Vix al di sotto del supporto in area
40-41 (conferma sotto 35-37). Per avere la “certezza” che le tensioni
sul settore finanziario stanno davvero diminuendo, il Vix deve anche confermare
il tentativo in atto,
da inizio aprile, di assestamento al di sotto del Vxn, così come era prima dell’inizio
della crisi finanziaria nel giugno-luglio 2007. Una fase di
assestamento/riaccumulazione è sicuramente possibile me gli indici denotano
particolare forza: se le prese di beneficio rimarranno contenute, come sembra
probabile, potrebbe perciò riprendere molto presto una seconda “gamba”
del rally, con spazi di recupero ancora molto ampi. Seppur all’interno di un
quadro tecnico più ampio ancora molto incerto e fragile, l’obiettivo del bear market
rally in corso rimane infatti il raggiungimento dei livelli di fine settembre
2008, prima del grande crash di ottobre-novembre seguito al fallimento di
Lehman. Dai livelli correnti vorrebbe dire una salita di un ulteriore +35% sui principali indici.
Per mantenere intatta tale possibilità è essenziale la tenuta di alcuni
supporti critici da parte dei vari indici. I segnali di ripresa dell’azionario
hanno trovato conferma anche sui listini asiatici. Oltre all’ottima performance del Nikkei, anche Cina,
India e Corea hanno messo a segno forti rimbalzi. Con particolare riferimento a
Piazza Affari, quali sono le sue previsioni per l’indice S&P/Mib, che è arrivato a
lambire l’area dei 18.000 punti. C’è spazio per ulteriori salite nel breve? Quali sono i
supporti da monitorare con maggiore attenzione ora? Dai massimi del 6 gennaio
( da "Wall Street Italia"
del 14-04-2009)
Argomenti: Crisi
Usa/ Crisi, da Obama
e Bernanke cauto ottimismo e fiducia -punto di Apcom Ma il presidente avverte:
"Il 2009 continuerà a essere difficile" -->Washington, 14 apr.
(Ap-Apcom) - Prima, è stato il numero uno della Federal Reserve Ben Bernanke a
rivelare di essere "fondamentalmente ottimista" sulle prospettive di
lungo periodo dell'economia degli Stati Uniti. Dopo qualche ora, lo stesso
presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha detto che "per la prima
volta, intravediamo segnali di speranza". Obama ha parlato infatti di
"segnali di ripresa per l'economia". Il presidente Usa ha precisato
però anche che "non siamo ancora fuori pericolo", e che "il 2009
continuerà a essere un anno difficile". Un avvertimento che le notizie
arrivate oggi dal fronte economico degli Stati Uniti hanno di fatto avallato,
visto che in mattinata il dipartimento del Commercio ha reso noto che nel mese
di marzo le vendite al dettaglio Usa sono scese di ben l'1,1%, a un livello
inferiore alle attese. Detto questo, sia le parole di Bernanke che di Obama
fanno sperare in tempi migliori per l'economia numero uno
al mondo: un'economia che è stata messa in ginocchio dalla peggiore crisi finanziaria dai tempi della Grande
Depressione, e che tenta ora di imboccare la strada della ripresa. E'
innegabile che le sfide a cui far fronte rimangono molte; anzi, ha precisato
Obama parlando alla Georgetown University di Washington D.C., sono fin
"troppo grandi". Ma è anche vero che è la stessa "posta in gioco
a essere troppo alta". Di conseguenza, l'America deve lavorare duro per
risollevarsi da questo brutto momento, e soprattutto deve puntare su una nuova
economia, che "non deve essere ricostruita su un cumulo di sabbia",
ma "sulla roccia". Un auspicio quasi biblico, visto che nel suo
discorso, da perfetto oratore qual è, Obama ha fatto riferimento proprio al
Sermone sul Monte di Gesù Cristo, in cui si parla della differenza tra la casa
che viene costruita sulla roccia, e che dunque è solida, da quella le cui
fondamenta poggiano sulla terra. E' per questo d'altronde che il governo ha
adottato "azioni senza precedenti", che di fatto "stanno
iniziando a portare (l'economia) verso il cammino della ripresa", ha precisato
il presidente. E dello stesso avviso è anche Bernanke, che ha confermato che
"recentemente gli Stati Uniti hanno intravisto segnali preliminari, che
indicano come il forte deterioramento dell'attività economia possa star
rallentando". I segnali preliminari, ha precisato il numero uno della Fed,
sono arrivati dal mercato immobiliare e anche dalle vendite di nuovi veicoli.
Dunque, "le condizioni in cui versa l'economia sono difficili, ma i
fondamentali sono forti, e affrontiamo problemi che non possono essere superati
senza pazienza e persistenza", ha precisato Bernanke. Per l'ennesima
volta, sia Bernanke che Obama non hanno così indorato la pillola che i
cittadini americani continuano a mandar giù ormai da mesi; d'altronde, il dato
macroeconomico delle vendite al dettaglio non giustifica alcun entusiasmo. Ma i
due hanno voluto guardare al futuro dell'America ed è qui che hanno manifestato
tutta la loro fiducia sulle capacità di ripresa dell'economia. Obama, in
particolare, ha detto di immagina "un futuro in cui una crescita sostenuta
dell'economia crei posti di lavoro, facendo salire i redditi; un futuro in cui
la prosperità venga alimentata non da debiti eccessivi, da speculazioni
sconsiderate e da profitti che si dileguano, ma che sia costruito su lavoratori
qualificati e produttivi; su investimenti solidi che amplino le opportunità nel
paese e che permettano così alla nazione di guidare il mondo nelle tecnologie,
innovazioni e scoperte che forgeranno il 21esimo secolo". E' "questo
il futuro che vedo", ha sottolineato Obama, e "questo è il futuro che
possiamo avere". Diversa invece la situazione attuale, del presente. Anzi,
per Obama "è possibile assistere anche a ulteriori perdite di posti di
lavoro, a nuovi casi di cittadini che perdono il diritto di riscatto delle
proprie case": in definitiva a una "maggiore sofferenza prima della
fine" della crisi. Nessuno però, tanto meno
Obama, ha mai pensato che questa sarebbe stata una crisi
facile da superare. Per ricostruire l'economia, ha ricordato infatti il presidente,
"non finiremo in un anno, e neanche in molti anni. Ma se utilizzeremo
questo momento per gettare le nuove fondamenta; se ci uniremo e inizieremo a
lavorare duramente per la sua ricostruzione; se persisteremo e persevereremo
nonostante le delusioni e le sconfitte che sicuramente si presenteranno andando
avanti, allora non ho dubbi sul fatto che questa casa rimarrà in piedi e che il
sogno dei nostri padri fondatori vivrà ai nostri tempi". Un invito dunque
a tutti gli americani a stringere ancora i denti, e a lavorare avendo fiducia
sulle potenzialità di crescita dell'economia Usa: è questo in definitiva il
messaggio che Obama ha voluto lanciare, nella stessa stanza, quella
dell'università di Georgetown, in cui aveva parlato mesi fa, quando correva ancora
sperando di diventare il 44esimo presidente degli Stati Uniti. La strada da
percorrere è insomma ancora lunga; ma forse, come ritiene d'altronde il
presidente, i vari piani approvati dal nuovo governo permetteranno all'economia
Usa di diventare quella casa costruita sulla roccia che Obama vuole, a dispetto
di quell'abitazione vacillante sulla sabbia che lui stesso, e lo ha fatto
capire più volte anche con paragoni meno biblici, ha ereditato.
( da "Asca" del
14-04-2009)
Argomenti: Crisi
CRISI: BERNANKE,
PROBABILMENTE SIAMO IN FORMA MIGLIORE DI ALTRI PAESI (ASCA) - Roma, 14 - ''Probabilmente
gli Usa stanno in una forma migliore di altri paesi'', cosi' Ben Bernanke,
presidente della Fed, intervenendo al Morehouse College di Atlanta. Il
banchiere centrale ha ricordato come l'attivita' economica stia vivendo una
fase piatta, dopo una forte caduta, ''il primo passo verso la ripresa''.
Bernanke si e' detto certo che i titoli di stato Usa
(Treasury) rappresentino ancora un ''asset attraente'', mentre il dollaro e'
ancora ''destinato a dominare le transazioni internazinali''. Sulla crisi finanziaria Bernanke ha ribadito
la necessita' di uscirne con un rafforzamento delle autorita' di vigilanza dei
mercati. red-men/sam/alf
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Le
nuove regole per Wall Street Il piano di Obama prevede norme più severe per i mercati
finanziari e gli hedge fund 1
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Contro le tasse di
Barack la rivolta del tè È l'America del no, e per mettere in piazza la sua rivolta
ha scelto due marchi di storia patria, il «tea party» del Massachusetts e la
«stella solitaria» del Texas. Era il 16 dicembre
( da "Stampa, La" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Obama, 5 punti per
ripartire [FIRMA]MAURIZIO MOLINARI CORRISPONDENTE DA NEW YORK «Vi sono segnali incoraggianti,
ma i momenti brutti non sono finiti». Barack Obama sceglie il pubblico degli
studenti della Georgetown University per spiegare la «strategia contro la
recessione» a quasi 90 giorni dall'arrivo nello Studio Ovale. L'intento è
quello di ammonire la nazione a non cedere ai primi timidi
segnali di ripresa che vengono dai mercati finanziari, preparandosi ad affrontare gli ostacoli dei prossimi mesi
perché «il 2009 continuerà ad essere un anno difficile per l'economia
americana». Era stato proprio Obama, alla fine della scorsa settimana a parlare
di «segnali di speranza» e ieri il presidente della Federal Reserve, Ben
Bernanke, si è soffermato sui recenti dati positivi dei settori
immobiliare e auto, ma il presidente non vuole far abbassare la guardia agli
americani e dice: «La severità della recessione continuerà a causare più
perdite di posti di lavoro, più pignoramenti di case e più dolori prima che
abbia fine, i mercati continueranno a salire e
scendere, il credito non è ancora fluido come dovrebbe e i processi di
ristrutturazione di Aig e delle aziende automobilistiche comporteranno scelte
impopolari». Insomma, non è il momento di illudersi e «molto resta da fare». I
dati sulla diminuzione dell'1,1% della spesa dei consumatori nell'ultimo mese -
con un'inversione di tendenza rispetto ai 60 giorni precedenti - avvalorano la
prudenza del presidente che cita il Sermone della Montagna per dire ai
concittadini che «non possiamo ricostruire l'economia su mucchi di sabbia» ma
«dobbiamo farlo sulla roccia, gettando le fondamenta di crescita e prosperità».
E' lo spunto per illustrare il programma economico che ha in mente per i
prossimi anni. Lo riassume nella formula dei «cinque pilastri grazie ai quali
fare del nuovo secolo un altro secolo americano». Ecco di cosa si tratta.
Primo: «Nuove regole per i mercati di Wall Street»
trasformando in leggi gli impegni assunti al summit del G20 con i Paesi del G8
e le economie emergenti. Secondo: «Nuovi investimenti nell'educazione per
rendere la forza lavoro più preparata e competitiva», in quanto nel XXI secolo
non bastano più le conoscenze grazie alle quali si veniva assunti nel
Novecento. Terzo: «Nuovi investimenti nell'energia rinnovabili e nella
tecnologia per creare nuovi posti di lavoro e nuove industrie», come previsto
dallo stimolo fiscale da 787 miliardi di dollari che punta proprio sullo
sviluppo delle fonti alternative al posto di quelle tradizionali. Quarto:
«Nuovi investimenti nella Sanità pubblica per tagliare i costi che in questo
momento vengono sostenuti da famiglie ed aziende», al fine di trasformare la
riforma nel volano capace di liberare molte risorse dei privati. Quinto: «Più
tagli per il bilancio federale al fine di ridurre il debito che peserà sulle
nuove generazioni», proprio come invocano i democratici moderati e
l'opposizione repubblicana dai banchi di Capitol Hill. E' questa la ricetta
sulla quale il presidente scommette per far ripartire la crescita, ma poiché a
Washington le resistenze continuano ad essere molte, dedica gli ultimi passaggi
a rispondere ai numerosi attacchi ricevuti. «La cosa peggiore che si può fare
durante una recessione è ridurre la spesa governativa» afferma rivolgendosi ai
conservatori, a cui manda a dire: «A prescindere da quanto seri siano i
problemi del deficit e del debito, con loro ce la vedremo nel medio e lungo
termine», mentre la recessione deve essere combattuta subito. E a chi gli
rimprovera di progettare un indebitamento senza precedenti, ribatte: «Senza
gettare i pilastri del futuro torneremo presto nella situazione in cui siamo
ora». Le ultime parole ribadiscono il timore che l'America si stia illudendo
che il peggio è passato: «I tempi sono ancora difficili, il peggio non è
passato». E i mercati gli credono, chiudendo la
giornata con un arretramento degli indici Dow Jones e Nasdaq.
( da "KataWeb News"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 — Autore:
babelick — 106 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e sentiti
ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano El
Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il governo
spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera; meglio, è
opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta, ferma, e, lo
faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così faziosamente
filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello Democratico
italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve smettere di
denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà di stampa;
come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia tra gli
spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun organo di
stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo di José
Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici europei
siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della
Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi
istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia,
crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio
primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama
nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che
ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda
le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla
rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad
altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta
come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino americane,
Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha
bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha
fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato
il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit
europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e
Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni
comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito
«l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea
per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il
sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e
«in realtà, il mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se
l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff dell'economia
spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi
profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal
governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom
economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Gazzetta di Mantova, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Viadana. Crisi finanziaria, il Comune punta anche al contenimento delle spese Offensiva
contro gli evasori Oneri, più accertamenti per ovviare alle minori entrate
VIADANA. Contenimento delle spese ed attività di accertamento fiscale: sono i
provvedimenti con cui l'amministrazione municipale viadanese tenterà di far
fronte ad un sensibile calo delle entrate. «Come l'economia in generale
- spiega infatti il sindaco Giovanni Pavesi - anche i Comuni, e il nostro non
fa eccezione, devono far fronte ad una difficile situazione finanziaria».
Al 31 marzo scorso, gli oneri di urbanizzazione introitati ammontavano ad
esempio a soli 60mila euro. «Il numero delle pratiche edilizie rispetto
all'anno scorso - nota Pavesi - è in sensibile calo». L'amministrazione vuol
fronteggiarlo con accertamenti tesi a verificare che gli oneri siano stati
pagati correttamente in relazione alla destinazione d'uso dei capannoni: pare,
infatti, che diversi immobili a destinazione produttiva vengano invece
utilizzati con finalità commerciali. «Sono stati sinora accertati oneri che ci
spettano - afferma Pavesi - per 168.257 euro». Un'ulteriore attività di
accertamento riguarda la Tarsu. I contribuenti "mancati" sono 1075;
la somma è di 140mila euro per gli accertamenti relativi agli anno 2003-'07 e
di 180mila euro per l'anno 2008. «Per il 2008 - spiega Pavesi - abbiamo avviato
ai cittadini interessati un sollecito di pagamento, senza sanzioni: li
consideriamo in buona fede, magari è una semplice dimenticanza. A quelli degli
anni precedenti, invece, il sollecito è già arrivato; ora verranno emesse le
ingiunzioni di pagamento». Per quanto riguarda l'Ici, sono invece partiti gli
accertamenti 2007-'08. «Disponiamo di un programma che incrocia i dati
catastali con il nuovo Pgt, e anche qui stanno emergendo significative sacche
di evasione. In ogni caso, prima faremo il sollecito». Come noto, l'Ici sulla
prima casa è stata abolita, e lo Stato dovrebbe "restituire" la
mancata entrata. Nel 2008 e 2009, tale entrata è stata calcolata in 567mila
euro: «Per il 2008 - ricorda il sindaco - abbiamo incassato sinora 506mila
euro, per il 2009 nulla». Per far fronte alle difficoltà sul versante entrate,
non si punta solo sugli accertamenti: l'amministrazione ha infatti deliberato
un atto d'indirizzo con cui si chiede ai responsabili dei vari servizi di
monitorare rigorosamente le entrate, di relazionare in merito al 20 aprile e di
impegnarsi per il contenimento dei costi, approvando decisioni di spesa solo se
all'origine è stata accertata la necessaria entrata. Riccardo Negri
( da "Italia Oggi"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
ItaliaOggi sezione: Economia
e Politica data: 15/04/2009 - pag: 8 autore: Cna, cresce il credit crunch per
le pmi di quattro regioni del Centro Italia Imprese in affanno, cresce il
«credit crunch» e per le micro e piccole imprese di Emilia Romagna, Marche,
Toscana e Umbria, è sempre più difficile accedere a finanziamenti. Una
criticità palese che, secondo indagini svolte dalla Cna, evidenzia come da un
lato la situazione liquidità vada facendosi sempre più critica, e dall'altro
come le imprese vedano aumentare i problemi per la concessione di credito:
tempi lunghi per le istruttorie, aumenti negli spread praticati dalle banche,
richieste di maggiori garanzie, diminuzione della quota di finanziamento
ricevuto rispetto all'importo richiesto. In questa situazione, risulta sempre più
decisivo il ruolo svolto dai Consorzi Fidi ai quali si rivolge un imprenditore
su due per gestire i propri rapporti con le banche. Una delle questioni di
fondo è che tutti i provvedimenti varati a sostegno del credito prevedono la
garanzia (Confidi, Medio Credito Centrale, Sace) e cioè si scarica su altri il
rischio di insolvenza; le banche finanziano senza garanzia solo le imprese
«buonissime dal punto di vista del rating». Altro problema è costituito dal
pieno rispetto degli accordi sottoscritti con istituti di credito,
associazioni, Confidi e istituzioni. In Emilia Romagna, è stato istituito il
Fondo per la liquidità (1 miliardo di euro) da Regione, Confidi e banche, al
quale tuttavia queste ultime stanno dando poco seguito poiché, nei fatti, non
predispongono i prodotti conseguenti. La crisi finanziaria impone dunque una
serie di riflessioni a partire dalla capacità di tenuta delle imprese che
dipende essenzialmente dalla durata della crisi.Questa determinerà infatti l'ampiezza e la severità della selezione
cui il sistema produttivo sarà sottoposto.A questi temi è stato dedicato
un Forum promosso da Cna di Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria: «Oltre la
crisi: la tutela della piccola impresa e del
risparmio. Ripristinare il normale funzionamento delle politiche di accesso al
credito» nel quale si è discusso di quali regole, comportamenti e provvedimenti
possono aiutare il mondo imprenditoriale a superare questo momento. «Un quadro
diffusamente negativo», ha evidenziato Gabriele Morelli, segretario Cna Emilia
Romagna, «caratterizza le piccole imprese: il barometro Cna sugli effetti della
crisi finanziaria, avviato nell'ottobre 2008 segnala
per il 60% degli intervistati un deterioramento delle condizioni di accesso al
credito nella seconda metà di gennaio (56% nella precedente rilevazione). In
particolare, prosegue il restringimento nella concessione dei crediti e si
dilatano i tempi di istruttoria e risposta, sia per le operazioni a breve sia
per quelle a medio-lungo. La rilevazione effettuata dal nostro barometro sul IV
trimestre 2008, conferma infatti forti difficoltà nell'accesso al credito da
parte delle imprese, soprattutto in riferimento alla disponibilità dei
finanziamenti. Se, infatti, il 25% degli intervistati indica nell'aumento dei
tassi di interesse praticati dalle banche il motivo del peggioramento delle
condizioni di accesso al credito, questa percentuale aumenta al 31% e al 36%
quando si parla rispettivamente di tempi di concessione e di garanzie
richieste. Tensioni riguardano anche le scadenze, con le imprese che segnalano
una maggiore difficoltà nel disporre di finanziamenti a lungo termine». Le
banche tendono a contenere il rischio; già dal mese di ottobre 2008 hanno
sottoposto a revisione straordinaria gli affidamenti e anticipato i tempi di
disimpegno delle situazioni di potenziale difficoltà. La Cna si aspetta un
peggioramento dei saldi relativi all'accesso al credito per il primo trimestre
( da "Milano Finanza (MF)"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
MF sezione: Mercati
Globali data: 15/04/2009 - pag: 10 autore: di Francesco Ninfole La banca ha
definito i termini dell'aumento di capitale da 5 miliardi. I conti trimestrali
hanno registrato risultati sopra le attese Goldman Sachs restituisce i fondi, Tesoro
Usa scettico Una prova di forza o una mossa frettolosa? Gli operatori hanno
differenti opinioni su Goldman Sachs. La banca ha varato ieri l'aumento di
capitale da 5 miliardi per restituire una parte dei 10 miliardi ricevuti dal
Tesoro Usa. «Farlo è un dovere», ha spiegato il direttore finanziario David
Viniar. Il prezzo delle azioni è stato fissato a 123 dollari, con uno sconto
del 5,5% sul prezzo di lunedì. Ma proprio il Tesoro è scettico sull'operazione.
La preoccupazione, riportata dalla stampa americana, è che la restituzione
possa danneggiare il piano di sostegno all'economia e arrivi in anticipo, alla
luce dei segnali positivi ma ancora incerti sulla ripresa del settore
finanziario. Soprattutto si teme che l'esempio di Goldman sia imitato da istituti
più deboli, ansiosi di comunicare notizie confortanti ai mercati. Quanto alle
strategie della prima banca d'investimento Usa, le perplessità sono state
confermate da alcuni analisti. Sostiene Dick Bove di Rochdale: «Si tratta di
una mossa assolutamente non necessaria. Restituire i fondi così in fretta non
appare un'idea saggia, a meno che la banca non sia convinta
che la crisi finanziaria
sia già finita». Prima di iniziare a rimborsare gli aiuti pubblici, Goldman
Sachs comunque attenderà i risultati degli stress test delle autorità federali
presso le banche, che dovrebbero concludersi entro fine mese.La banca ha
comunicato risultati trimestrali positivi, che hanno superato le attese degli
analisti. Goldman Sachs ha registrato una crescita del 20% dell'utile
netto a 1,81 miliardi di dollari, pari a 3,39 dollari ad azione (il mercato si
aspettava 1,6 dollari) e il fatturato è aumentato del 13% a 9,43 miliardi. Le
cifre hanno convinto le borse europee, tutte in crescita ieri, grazie
all'andamento dei titoli bancari, spinti proprio dai conti di Goldman (che ieri
però ha perso il 10%, portandosi a 116 dollari, sotto il prezzo dell'aumento di
capitale). Il cfo Viniar ha sottolineato che il mercato dei capitali «sta
iniziando a riprendersi», e ha evidenziato «il livello record delle liquidità
della banca, l'ampia diversificazione delle attività e il ridimensionamento
degli asset tossici in bilancio». Il valore dei prestiti strutturati si è
ridotto a 2,3 miliardi di dollari contro i 52 miliardi del terzo trimestre 2008.
Tuttavia Goldman resta cauta sulle prospettive a breve del settore bancario a
causa delle difficili condizioni macroeconomiche e del «vento contrario che
soffia ancora sulla valorizzazione degli asset». La banca guidata da Lloyd
Blankfein ha chiuso dicembre con un rosso di 1 miliardo, soprattutto a causa
della divisione immobiliare. Il top manager ha però sottolineato che le
attività hanno registrato invece una ripresa nei primi mesi del 2009. I bilanci
di Goldman riflettono la tendenza generale dalla finanza Usa. Si torna a
parlare di ripresa, dopo gli utili da tre miliardi annunciati da Wells Fargo.
Ma nello stesso tempo permangono le incertezze legate alla crisi.
Qualche elemento in più per giudicare arriverà nei prossimi giorni, con la
pubblicazione dei conti trimestrali di altri istituti americani. «L'entusiasmo
suscitato da Goldman potrebbe essere spento da una trimestrale peggiore del
previsto di Citigroup», ha osservato John Carney di Clusterstoc. «Bisognerà
attendere i dati dell'altro colosso finanziario americano per capire verso dove
si sta dirigendo il mercato bancario Usa».
( da "Giornale.it, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Dunque, Wells Fargo
ha annunciato utili per 3 miliardi di dollari, Goldman Sachs ieri per 1,5
miliardi e da qualche settimana le Borse festeggiano. Molti commentatori ritengono
che il peggio, per le banche Usa, sia passato. E' davvero così? Ho molti dubbi.
Com'è possibile che banche che fino a due mesi fa erano soffocate dai debiti
tossici improvvisamente risplendano? Dove sono finiti i debiti? Strano, molto
strano. O è un miracolo o c'è un trucco. Io propendo per la seconda ipotesi,
per questa ragione: 1) Il governo americano ha consentito di allentare le
regole mark-to-market, che obbligavano le banche a contabilizzare ogni giorni
il valore di mercato dei loro debiti e siccome quelli tossici valevano zero gli
istituti erano costretti a riportare perdite gigantesche. Ora invece le banche
possono valutare con molta elasticità questi debiti. Secondo le nuove regole
sono loro stesse a stabilire i criteri per stabilire il valore di questi
titoli. L'istituto X ha un debito tossico che a valore di mercato vale 1, ma
può decidere autonomamente che valga 5 o 6 perchè questo è il valore atteso fra
uno o due anni. E le banche possono vantare utili inattesi. Capito? E' un nuovo
esempio di finanza creativa. 2) Le banche in questi giorni sono sottoposte a
uno stress-test e, i risultati preliminari, sapientemente passati al New York
Times rivelano che lo stato di salute dei 19 principali istituti americani è
migliore del previsto. Ma Nouriel Roubini in un post dimostra che sono
inattendibili perchè fondati su premesse che la realtà ha già superato, in
negativo. Ovvero i "casi estremi" considerati dal test sono molto
migliori dei dati emersi nel frattempo sull'economia americana. Insomma, è una
truffa. 3) La Federal reserve ha portato quasi a zero i tassi di interesse, ma
l'Amministrazione Obama si è ben guardata dall'imporre limiti sui tassi che gli
istituti finanziari posso chiedere al consumatore, che, negli Usa restano
altissimi, a cominciare da quelli sulle carte di credito. Le banche li stanno
addirittura alzando. Si finanziano a tasso zero, ma impongono al consumatore
tassi superiori al 10%. Corrette e riconoscenti, come sempre. Il G
( da "Finanza e Mercati"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
La Fed vede lo
spiraglio postcrisi «La recessione inizia a
rallentare» di Redazione del 15-04-2009 da Finanza&Mercati del 15-04-2009
[Nr. 72 pagina 2] Per il numero uno ci sono «timidi segnali di una frenata del
crollo dell'attività economica» «Recentemente abbiamo riscontrato dei timidi
segnali di un rallentamento del crollo dell'attività economica». La luce in
fondo al tunnel della lunghissima crisi finanziaria e
della recessione economica americana la vede e la accende il presidente della
Federal Reserve, Ben Bernanke, in un discorso che ha tenuto ieri al Morehouse
College di Atlanta. Bernanke, che si è detto «fondamentalmente ottimista», ha
citato al proposito i dati «sulle vendite di case, sulla costruzione e sulla
spesa per consumi, comprese le vendite di nuove auto». «Una stabilizzazione
dell'attività economica è il primo passo verso la ripresa - ha aggiunto
Bernanke -. Non avremo una ripresa sostenibile senza una stabilizzazione del
nostro sistema finanziario e dei mercati del credito. Stiamo facendo progressi
anche su questo fronte, e la Fed è impegnata a ripristinare la stabilità finanziaria come presupposto necessario di una piena ripresa
economica». La banca centrale Usa, ha assicurato il suo numero uno, non lascerà
che l'enorme massa di liquidità che ha immesso nell'economia per contrastare la
crisi faccia esplodere l'inflazione. «Vi posso
assicurare - ha spiegato Bernanke - che le autorità monetarie sono impegnate a
fare tutto quello che è necessario per ritirare al momento opportuno lo
straordinario supporto che stiamo fornendo all'economia, e siamo fiduciosi
nella nostra capacità di farlo». Le iniezioni di liquidità
sono state decise dalla Fed anche e soprattutto a fronte della crisi finanziaria dei big bancari e
assicurativi. E qui Bernanke è tornato a parlare del caso Aig, dove i bonus
milionari riconosciuti ai trader del gigante finanziario sono stato oggetto di
scandalo. Un fallimento di Aig, è tornato ieri a spiegare Bernanke, avrebbe
messo a rischio l'intero sistema finanziario. Il presidente della Fed ha
enunciato come una bancarotta del colosso assicurativo Usa avrebbe scatenato
una reazione a catena, colpendo i numerosi istituti che, ad esempio, detenevano
nel loro portafogli titoli assicurati dalla compagnia. Il caso Aig, ha
affermato Bernanke, ha dimostrato la necessità di fornire alle autorità
strumenti normativi che consentano di gestire situazioni di questo genere, sul
modello dei poteri riservati alla Fdic in campo bancario. Il presidente della
Fed ha poi sottolineato che pratiche come i mutui subprime hanno potuto avere
campo libero in quanto non erano disponibili strumenti legislativi per
limitarle, ha spiegato che il dollaro rimarrà a lungo la moneta di riserva
internazionale, anche se il deficit di bilancio Usa del 2010 resterà«ampio». Da
Atlanta ad Hong Kong, e sempre nel nome della Riserva Federale, ieri Richard
Fisher, presidente della Fed di Dallas, ha affermato che l'economia Usa ha
continuato a decelerare «a un passo molto veloce» anche nel primo trimestre di
quest'anno. Fisher ha ribadito che la disoccupazione Usa potrebbe risalire
oltre il 10% quest'anno. Fisher ha concluso che è ancora presto per valutare se
la recessione abbia toccato il minimo, ma ha aggiunto che i rischi di un
collasso economico «sono nettamente diminuiti». E in serata Lawrence Summers,
direttore del National Economic Council della Casa Bianca, ha detto che
l'economia Usa non è più «in caduta libera».
( da "Finanza e Mercati"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
La Cna denuncia
forti difficoltà nell'accesso al credito delle Pmi da Finanza&Mercati del
15-04-2009 Imprese in affanno, cresce il «credit crunch» e per le micro e
piccole imprese di Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, è sempre più
difficile accedere a finanziamenti. Una criticità palese che, secondo indagini
svolte dalla Cna, evidenzia come da un lato la situazione di liquidità vada
facendosi sempre più critica, e dall'altro come le imprese vedano aumentare i
problemi per la concessione di credito: tempi lunghi per le istruttorie,
aumenti negli spread praticati dalle banche, richieste di maggiori garanzie,
diminuzione della quota di finanziamento ricevuto rispetto all'importo
richiesto. In questa situazione risulta sempre più decisivo il ruolo svolto dai
Consorzi fidi ai quali si rivolge un imprenditore su due per gestire i propri rapporti
con le banche. Una delle questioni di fondo è che tutti i provvedimenti varati
a sostegno del credito prevedono la garanzia (Confidi, Medio Credito Centrale,
Sace) e cioè si scarica su altri il rischio di insolvenza; le banche finanziano
senza garanzia solo le imprese «buonissime dal punto di vista del rating». Un
altro problema è costituito dal pieno rispetto degli accordi sottoscritti con
istituti di credito, associazioni, Confidi e istituzioni. La
crisi finanziaria impone
dunque una serie di riflessioni a partire dalla capacità di tenuta delle
imprese che dipende essenzialmente dalla durata della crisi. Questa determinerà infatti l'ampiezza e la severità della
selezione cui il sistema produttivo sarà sottoposto. A questi temi è
stato dedicato il Forum promosso dalla rivista «Io L'Impresa», edita dalla Cna
di Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, dal titolo «Oltre la crisi: la tutela della piccola impresa e del risparmio.
Ripristinare il normale funzionamento delle politiche di accesso al credito»
nel quale si è discusso di quali regole, comportamenti e provvedimenti possono
aiutare il mondo imprenditoriale a superare questo momento. «Un quadro
diffusamente negativo - ha evidenziato Gabriele Morelli, segretario Cna Emilia
Romagna - caratterizza le piccole imprese: il barometro Cna sugli effetti della
crisi finanziaria, avviato nell'ottobre 2008 segnala
per il 60% degli intervistati un deterioramento delle condizioni di accesso al
credito nella seconda metà di gennaio (56% nella precedente rilevazione). In
particolare, prosegue il restringimento nella concessione dei crediti e si
dilatano i tempi di istruttoria e risposta, sia per le operazioni a breve che
per le operazioni a medio-lungo. La rilevazione effettuata dal nostro Barometro
sul IV trimestre 2008 conferma infatti forti difficoltà nell'accesso al credito
da parte delle imprese, soprattutto in riferimento alla disponibilità dei
finanziamenti. Se, infatti, il 25% degli intervistati indica nell'aumento dei
tassi di interesse praticati dalle banche il motivo del peggioramento delle
condizioni di accesso al credito, questa percentuale aumenta al 31% e al 36
quando si parla rispettivamente di tempi di concessione e di garanzie
richieste. Tensioni riguardano anche le scadenze, con le imprese che segnalano
una maggiore difficoltà nel disporre di finanziamenti a lungo termine». Le
banche tendono a contenere il rischio; già dal mese di ottobre 2008 hanno
sottoposto a revisione straordinaria gli affidamenti e anticipato i tempi di
disimpegno delle situazioni di potenziale difficoltà. La Cna inoltre si aspetta
un peggioramento dei saldi relativi all'accesso al credito per il primo
trimestre
( da "Provincia Pavese, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
IL CASO Mortara,
condomini in rosso Gli inquilini non pagano le spese, a rischio gas e acqua MORTARA.
Debiti anche per 30-40 mila euro gravano sulle spalle di numerosi condomìni
mortaresi, dove una quota significativa di residenti che spesso sono i
proprietari degli appartamenti, non paga le spese: il
fenomeno si è aggravato con la crisi. Anche se, proprio la crisi finanziaria sta dall'altro lato arginando il fenomeno: «E' vero, c'è molta
gente che non paga le spese condominiali, creando problemi al resto dei
condomini - spiega Gianni Bocca, un amministratore - - faccio un esempio: c'è
un condominio in corso Torino dove su 18 appartamenti, più di un terzo
non paga. I debiti si accumulano, e vanno spalmati sul resto dei residenti:
altrimenti, se non si paga, dove c'è il riscaldamento centralizzato, d'inverno
si rischia di restare al freddo». Il problema riguarda cittadini italiani e
stranieri. E quando si parla di riscaldamento, è facile che il debito salga
fino a decine di migliaia di euro: «Comunque, con la stretta alla concessione
del credito da parte delle banche, la situazione dovrebbe migliorare a poco a
poco - aggiunge Bocca - ora è più difficile acquistare una casa se non si hanno
le carte in regola». «I casi sono tanti, anche a Mortara - spiega Giuseppe
Spanò, della Madas amministrazioni immobiliari - le cose si complicano soprattutto
dove c'è il riscaldamento centralizzato: quando il debito cresce, allora
l'unica fonte per ripianarlo sono gli altri condòmini». La tendenza a Mortara
riguarda anche e soprattutto il centro storico: così in tanti hanno scelto di
spostarsi in periferia, in villette e ville, o condomini nuovi con
allacciamenti autonomi. E per rivalersi sui proprietari che non pagano la
procedura è lunga: «Nel caso l'appartamento sia in affitto, ci si può rivalere
sul proprietario, ma nel caso sia di proprietà c'è poco da fare», convengono
gli amministratori: «Si può fare un decreto ingiuntivo sul proprietario, ma i
tempi vanno da un minimo di tre anni ad un massimo di cinque anni. Nel
frattempo - conclude Spanò - gli altri residenti devono anticipare le spese».
Anche per far fronte a queste situazioni inoltre il comando di polizia locale
sta verificando le situazioni dei condomini cittadini, ed ha emesso 32 verbali
per mancata comunicazione di cessione di fabbricato, multando chi non ha
comunicato il passaggio di mano di un appartamento. Simona Marchetti
( da "Unita, L'" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
la sfida deGli eredi
di gandhi IL COLOSSO ALLE URNE L'economia rallenta, il terrorismo accelera. In
questa poco rassicurante cornice 714 milioni di indiani sono chiamati al voto
per una lunga maratona elettorale da domani al 16 maggio. Il voto a rate, per
gruppi di Stati, serve a ridispiegare soldati e poliziotti da un punto
all'altro dell'immenso territorio per meglio contenere la violenza che
solitamente accompagna gli appuntamenti con le urne nella più popolosa
democrazia del pianeta. Si fronteggiano due blocchi, di centrosinistra e
centrodestra, rispettivamente imperniati sul Congresso, che governa da 5 anni,
e sul Bharatiya Janata (Bjp), che l'aveva preceduto dal 1998 al 2004. Da un
lato gli eredi politici dell'ecumenismo interculturale ed interetnico del
mahatma Gandhi, di Nehru e di Indira. Dall'altro i nazionalisti di Lal Krishna
Advani, che fanno del richiamo all'identità indù il fulcro di un orientamento
ideologico conservatore, spesso indulgente con le frange xenofobe. Sia il
Congresso che il Bjp hanno da tempo imboccato la via delle liberalizzazioni
economiche. Entrambi hanno rinunciato all'assistenzialismo statalista con cui
per decenni le élites indiane hanno cercato di alleviare il dramma della
povertà disperata di larga parte della popolazione. Ma il Congresso ha agito
con maggiore attenzione agli effetti collaterali nocivi della modernizzazione. Questo probabilmente gli consentirà di prevalere nuovamente sul
Bjp, in una fase in cui la crisi finanziaria globale ha sollevato dubbi sull'intrinseca efficienza del mercato.
I nazionalisti credevano di capitalizzare l'ondata di paura provocata dagli
attentati di Mumbai, ma una serie di elezioni locali nei mesi scorsi li ha
delusi. Stando ai sondaggi però il Congresso pur vincendo perderebbe
consensi. Ancora una volta dovrà allearsi con i comunisti o qualche formazione
regionale. Gli analisti prevedono un periodo di notevole instabilità.
( da "Nuova Venezia, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
In crisi la società consortile che gestisce i servizi comuni a
tutte le aziende Chimica, anche Spm è in profondo rosso Ieri blocco stradale degli
operai di Montefibre. Ineos: Sartor vola a Roma GIANNI FAVARATO MARGHERA. Non
c'è pace per la chimica. Ieri i cassintegrati di Montefibre hanno manifestato
bloccando il traffico il via Righi. Ieri si sono anche tenuti il cda e
l'assemblea dei soci di Spm, la società consortile che garantisce i servizi
alle società che operano al Petrolchimico alle prese con pesanti perdite in
bilancio. Intanto, Sartor - nuovo proprietario dell'ex Ineos - va al ministero
per la scarsità di materia prima. I quasi trecento cassintegrati di Montefibre
sono tornati a protestare ieri con un presidio sotto la sede di Confindustria
veneziana, al Parco Vega, e con un volantinaggio in via Righi che ha causato
problemi al traffico a metà mattinata. Il direttore di Confidustria veneziana,
Italo Turdò, ha ricevuto alcuni delegati sindacali di Montefibre, assicurando
il suo impegno ad «attivare un tavolo» per favorire una soluzione diversa dalla
preannunciata chiusura dell'attività produttiva. Dal canto loro, i delegati dei
lavoratori hanno chiesto a Confindustria veneziana «un impegno straordinario
per trovare, tra i suoi molti associati, un imprenditore nostrano interessato
ad avviare la linea di produzione di precursori delle fibre al carbonio che
Montefibre aveva annunciato di voler fare con dei soci russi ma ora non vuole
più fare». Per domani è annunciata una nuova assemblea dei lavoratori di
Montefibre, sempre più preoccupati per il loro futuro visto
che l'azienda - in grave crisi finanziaria - il 24 aprile è convocata al ministero del Lavoro per
discutere, con i sindacati, la sua domanda di cassa integrazione straordinaria
per tutti i dipendenti dello stabilimento di Porto Marghera. Intanto, si
profila all'orizzonte un'altra grave crisi. Si tratta di Servizi Porto Marghera (Spm) - la società
consortile che gestisce tutti i servizi condominiali del Petrolchiomico, dalla
portineria alla forniture di vapore, il trattamento degli scarichi e altre
utilities - che ieri ha tenuto il consiglio di amministrazione e l'assemblea
dei soci. All'ordine del giorno l'approvazione del bilancio e una soluzione per
i conti in «profondo rosso» di Spm (che occupa 214 dipendenti) a causa dei
mancati pagamenti di Montefibre (4,5 milioni di euro) e alla continua riduzione
delle produzioni delle singole società che aderiscono al consorzio, da quella
di fibre acriliche di Montefibre, al clorosoda di Syndial (Eni). Per finire ci
sono da registrare nuovi problemi negli impianti che producono cvm e pvc,
acquisiti recentemente dall'imprenditore Fiorenzo Sartor dopo nove mesi di
contrastata trattativa con la multinazionale Ineos. Ieri Sartor è tornato al
ministero dello Sviluppo per esporre un nuovo problema: la mancanza di adeguati
rifornimenti di materia prima (dicloretano). Da un lato c'è Syndial (Eni) che lo
già lo rifornisce di questa materia prima (prodotta in Sardegna ma necessaria
anche lì per alimentare l'altro impianto di pvc ex Ineos e ora di Sartor);
dall'altro Ineos Group che si è impegnata, a sua volta, di fornirgli
dicloretano con un primo carico via nave a fine mese. A quanto pare i
rifornimenti di Syndial e Ineos no non sufficienti e Sartor è andato a chiedere
una mano al ministero, spiegando che se va avanti così non riuscirà a produrre
a pieno regime e incassare i soldi necessari per pagare i debiti di Ineos da
lui rilevati.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 18 - Udine Anche in questa crisi le piaghe sono dieci Gente&Lavoro di RENATO PILUTTI Come le
piaghe d'Egitto (cf. Es 7 - 11) le piaghe di questa crisi economico-finanziaria globale sono dieci e si sono manifestate con un'inesorabile
progressività: la prima piaga è stata la crisi finanziaria negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Irlanda, Spagna,
eccetera., a cui ha fatto seguito una terribile ondata di pignoramenti di
abitazioni acquistate con mutui concessi con troppa facilità; poi è venuta
seconda piaga, quella dei titoli tossici che hanno minato i bilanci delle
banche e i risparmi delle famiglie; la terza piaga è stata la crisi delle banche, alcune delle quali sono fallite e altre
sono arrivate sull'orlo del fallimento; la quarta piaga è stata il crollo delle
Borse; la quinta piaga la restrizione del credito che ha messo in difficoltà i
consumi, gli investimenti, i pagamenti e l'operatività corrente delle imprese;
la sesta piaga è stata il manifestarsi della crisi
nell'economia reale, delle industrie produttrici e del commercio mondiale; le
conseguenze di questa recessione, propagatesi rapidamente nel mondo hanno
provocato l'aumento preoccupante della disoccupazione; l'ottava piaga è
costituita dalla crisi che ha colpito le economie
emergenti e quelle più deboli del mondo (Europa dell'Est, Africa, Asia,
eccetera); la nona piaga è in corso di autogenerazione perché cresceranno anche
i debiti pubblici dei grandi paesi industrializzati, a seguito dell'aumento del
costo sociale del welfare e degli ammortizzatori sociali, nonché degli interventi
statali a favore delle strutture produttive e del sistema del credito; la
decima piaga, per ora incognita, ma presumibilmente correlata da eventuali
tensioni socio-politiche a livello internazionale, magari in regioni già
coinvolte da crisi, con il rischio di guerre locali e
nuovi protezionismi. Anche se vi sono, in questo inizio di primavera, alcuni
segnali in controtendenza, non c'è da essere genericamente ottimisti. Non
esistono né ipotesi di soluzioni facili né scorciatoie. Chi dice di averle probabilmente
dice il falso. Enzo Rullani ritiene che vi siano stati: «Una crisi
di domanda da interdipendenza non governata, che ha sfasciato i rapporti tra
domanda e offerta», con conseguenza diretta sulla perdita di valore del sistema
produttivo (assets materiali e immateriali delle imprese), «Una crisi da squilibri competitivi, dovuta alla perdita di
distanza che isolava in precedenza paesi dotati di costi del lavoro
generalmente inconfrontabili e che oggi fanno parte del villaggio globale». In
questo modo alcuni capitalismi nazionali sono stati spiazzati e abbisognano di
un riposizionamento; «Una crisi di insostenibilità, in
tutti i campi: ambiente, energia, agricoltura, cultura, conoscenza, eccetera».
Per esempio l'Italia è andata avanti imperterrita per una strada pericolosa di
abbandono della propria sovranità alimentare, che non è autarchia di
mussoliniana memoria, ma accortezza nell'equilibrio delle produzioni. Per
esempio, in Friuli, se dovessimo seguire le due massime monoproduzioni (mais e
viticoltura) dovremmo utilizzare, estremizzando, una dieta calorica media
giornaliera di 2.400 K.cal a base di polenta e vino. Bello, no? Che fare? Far
leva sui legami a livello locale e nazionale: filiere produttive, credito
locale, federalismo, sussidiarietà tra enti locali e famiglie, eccetera.;
investire in conoscenze originali e reti di relazione esclusive per elevare il
valore aggiunto delle progettazioni e delle produzioni; farsi carico del bene
comune costituito da ciò che è comune (common), come il territorio, l'ambiente,
le risorse naturali.
( da "Tempo, Il" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
stampa Esploriamo
l'Ue La forza delle piccole e medie imprese in Europa Nicolina Del Bianco Parte
una nuova strategia della Commissione europea per eliminare i ritardi di
pagamento delle spettanze dovute alle imprese, soprattutto, da parte della
pubblica amministrazione. Con una crisi
finanziaria, ormai giunta a livello di economia
reale, è essenziale approfittare del potenziale di crescita delle piccole e
medie imprese (PMI). L'importanza delle PMI nella nostra società, in quanto
creatrici di posti di lavoro e protagoniste nella corsa al benessere delle
comunità locali e regionali, è sempre più evidente. Dal
( da "Secolo XIX, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
L'America prova a
ripartire la crisi Cauto ottimismo di Bernanke e
Obama: «Primi segnali di ripresa, ma non facciamoci illusioni» L'AMERICA inizia
a scorgere la luce in fondo al tunnel della recessione. Con un ottimismo
comprensibilmente cauto, ieri il presidente della Federal Reserve, Ben
Bernanke, per la prima volta ha parlato di «segnali incoraggianti per
l'economia». Poche ore dopo è stato lo stesso Barack Obama ad affermare che «si
inizia a vedere la ripresa»: «Il 2009 sarà comunque un anno duro - ha precisato
il presidente americano - e al momento non possiamo dire di essere fuori
pericolo. Ma per la prima volta intravediamo segnali di speranza». Un annuncio
che le notizie arrivate ieri dal fronte economico degli Stati Uniti hanno di
fatto avallato: in mattinata il dipartimento del Commercio ha reso noto che nel
mese di marzo le vendite al dettaglio Usa sono scese di dell'1,1%, a un livello
inferiore alle attese. Le parole di Bernanke e Obama fanno sperare in tempi
migliori per l'economia numero uno al mondo: un'economia
che è stata messa in ginocchio dalla peggiore crisi
finanziaria dai tempi della Grande Depressione, e che
tenta ora di imboccare la strada della ripresa. È innegabile che le sfide a cui
far fronte rimangono molte. Anzi, ha precisato Obama parlando alla Georgetown
University di Washington D.C., sono fin «troppo grandi». Ma è anche vero
che è la stessa «posta in gioco a essere troppo alta». L'America deve lavorare
duro per risollevarsi da questo brutto momento, e soprattutto deve puntare su
una nuova economia, che «non deve essere ricostruita su un cumulo di sabbia»,
ma «sulla roccia». Un auspicio dal tenore quasi biblico: nel suo intervento
Obama ha fatto riferimento proprio al Sermone sul Monte di Gesù Cristo, nel
quale si parla della differenza tra la casa che viene costruita sulla roccia, e
che dunque è solida, da quella le cui fondamenta poggiano sulla terra. È per
questo d'altronde che il governo ha adottato «azioni senza precedenti», che di
fatto «stanno iniziando a portare l'economia verso il cammino della ripresa»,
ha precisato il presidente. Un ottimismo che trova d'accordo anche un
personaggio solitamente cauto come Bernanke. «Negli ultimi tempi gli Stati
Uniti hanno intravisto segnali preliminari, che indicano come il forte
deterioramento dell'attività economia possa essere considerato in
rallentamento», ha detto il presidente della Fed. I segnali preliminari, ha
precisato Bernanke, sono arrivati dal mercato immobiliare e dalle vendite di
nuovi veicoli. «Le condizioni in cui versa l'economia sono difficili, ma i
fondamentali sono forti. Affrontiamo problemi che non possono essere superati
senza pazienza e persistenza», ha precisato il numero uno della Fed. Bernanke e
Obama, pur ammettendo la gravità della situazione, hanno voluto guardare al
futuro dell'America, ed è qui che hanno manifestato tutta la loro fiducia sulle
capacità di ripresa dell'economia. Obama, in particolare, ha detto di
immaginare «un futuro in cui una crescita sostenuta dell'economia crei posti di
lavoro, facendo salire i redditi; un futuro in cui la prosperità venga
alimentata non da debiti eccessivi, da speculazioni sconsiderate e da profitti
che si dileguano, ma che sia costruito su lavoratori qualificati e produttivi;
su investimenti solidi che amplino le opportunità nel paese e che permettano
così alla nazione di guidare il mondo nelle tecnologie, innovazioni e scoperte
che forgeranno il ventunesimo secolo». È«questo il futuro che vedo», ha
sottolineato Obama, e «questo è il futuro che possiamo avere». francesco
ferrari francesco.ferrari@ilsecoloxix.it 15/04/2009 LA SVOLTAI consumi restano
bassi, ma meno del previsto. Il presidente della Fed: «I fondamentali sono
forti» 15/04/2009
( da "Repubblica, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 23 - Economia
Anche Parlamento e Consob nello schema "blinda-Mediaset" Perché è
stato alzato al 20% il tetto all´acquisto di azioni proprie Il retroscena
Berlusconi: "Ho già parlato della difesa delle aziende italiane con
Cardia" La norma è passata all´interno del decreto-incentivi approvato
prima di Pasqua (SEGUE DALLA PRIMA PAGINA) MASSIMO GIANNINI Nobile intenzione. Il legislatore, in piena crisi
finanziaria, si preoccupa dei troppi «avvoltoi» stranieri
che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole difendere almeno le spoglie dei
pochi, grandi "campioni nazionali" rimasti su piazza: Eni ed Enel,
Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre disposizioni specifiche. La
prima prevede l´innalzamento dal 10 al 20% della quota di azioni proprie che
ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La seconda prevede
l´incremento fino al 5% annuo delle partecipazioni consentite a chi già
possiede tra il 30 e il 50% di una Spa. La terza introduce la possibilità per
la Consob di ridurre dal 2 all´1% la soglia valida ai fini dell´obbligo di
comunicare alla Vigilanza l´avvenuto acquisto di un pacchetto azionario. Non
c´è male, per un governo che si professa liberale, anche se non più liberista.
E nemmeno per un centrodestra che, fregandosene allegramente della cultura
dell´Opa e della contendibilità delle aziende, ha già rimesso pesantemente in
discussione la passivity rule, cioè quel complesso di regole volte a limitare
le iniziative di contrasto consentite a una società su cui pende un´Offerta
pubblica d´acquisto. In tempi di ferro, come dice Tremonti, ci si difende con
tutti i mezzi. Ma il problema, nel caso di specie, non è solo questo: dietro la
nuova crociata per salvare "l´italianità" si nasconde un interesse di
bottega, molto più spicciolo: difendere Mediaset. Vediamo perché. I titoli del
Biscione, come la maggior parte del listino, soffrono da mesi e mesi un crollo
verticale di valore. Al 31 dicembre 2007 un´azione Mediaset valeva 9,3 euro. Un
anno dopo, a fine 2008, ne valeva 3,9. Attualmente staziona intorno ai 3,5
euro, con una capitalizzazione di circa 4,2 miliardi. Poco più di un terzo di
due anni fa. Già a luglio dell´anno scorso Piersilvio Berlusconi denunciava:
«Dall´inizio dell´anno abbiamo subito una perdita di valore del 41%». Anche il
Cavaliere, ovviamente, è preoccupato. L´8 ottobre
( da "Repubblica, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 24 - Economia
Dopo Mazzotta appello online anche dell´altro contendente alla presidenza Banche,
duello a colpi di Youtube Ponzellini: difendere il modello Bpm Bonanni (Cisl):
"Ingiustificato il comportamento di Mazzotta contro i sindacati"
VITTORIA PULEDDA MILANO - Il giorno prima Roberto Mazzotta, in maniche di
camicia e quadro astratto alle spalle. Ieri, Massimo Ponzellini, ma con
un´intervista registrata già da qualche giorno: la sfida per la presidenza
della Bpm si gioca anche sul web. Così, gli sfidanti alla carica di presidente
della più tradizionale delle banche popolari italiane cavalcano gli strumenti
offerti dalla Rete, per raggiungere con il proprio messaggio i potenziali
elettori. E se Mazzotta attraverso YouTube spiega i perché della sua lista (e
da oggi sarà presente con altri due brevi documenti, sul lavoro fatto e su
quello da fare, mentre da domani prenderà a chattare con chi gli ha mandato
e-mail di commento al primo video), lo sfidante Massimo Ponzellini ribatte in
video che «il modello della Bpm è il vero patrimonio, che dobbiamo difendere e
promuovere». Ponzellini ha ricordato come la banca abbia
saputo evitare i rischi peggiori della crisi
finanziaria attuale, meglio di quanto abbiano fatto
molti grandi player che «avevano modelli di governance di tipo capitalistico
puro», ma senza avere fino in fondo le necessarie «capacità finanziarie di
controllo». Inoltre, occorre valorizzare al massimo il management interno,
conclude Ponzellini. Dal canto suo il segretario generale della Cisl,
Raffaele Bonanni, ha definito «ingiustificato» il comportamento di Mazzotta:
«Non si comprende perché il banchiere voglia chiudere ingloriosamente, con il
livore personale contro i sindacalisti, una parabola che lo ha visto
protagonista in Bpm». Anche il capolista di Change, Antonello Polita
(consigliere della Banca di Legnano) rilancia con la Rete: niente filmati, ma
una massiccia presenza su Facebook da oggi e, fin dal primo momento, curricula
e sito web per diffondere le proprie credenziali. A questo punto mancano solo i
pensionati della lista Insieme. Per loro, oggi c´è un altro appuntamento: dovranno
consegnare le proprie risposte ai quesiti sull´indipendenza chiesti da
Piergaetano Marchetti su incarico della banca, per fornire i chiarimenti alla
Consob in merito alla loro alterità rispetto alla lista degli Amici. Franco Del
Favero, presidente dell´associazione, ha già definito «infondate le ipotesi di
collegamento» con gli Amici. Oggi toccherà al consiglio della banca, che si
riunirà nel pomeriggio e dovrà trarre le conclusioni.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: PRIMA data: 2009-04-15 - pag: 1 autore: IDEE PER IL FUTURO Il cerino
di Barack nel grande freddo di Carlo Bastasin M entre il presidente Barack
Obama e il governatore Ben Bernanke accendevano una fiammella di speranza nella
ripresa dell'economia, i cattivi dati diffusi nelle stesse ore sulle vendite al
dettaglio degli americani hanno funzionato come una doccia gelata. Il calo dei
consumi privati ha allontanato l'illusione di una rapida ripresa della crescita
Usa al traino di Wall Street. Il clima di fiducia dei giorni scorsi si è
incrinato. Eppure la giornata di ieri non dovrebbe essere interpretata come un
episodio negativo, bensì come un momento di lucidità. La crisi è figlia di
scorciatoie finanziarie e di analisi sovreccitate, era
difficile che potesse essere risolta con gli stessi strumenti. Come ha detto
Obama «ci sono segni di speranza», ma non siamo fuori dall'acqua alta e nei
prossimi mesi, prima di migliorare, diversi indicatori, tra cui l'occupazione,
potranno peggiorare. Purtroppo la chimica economica ha le sue leggi, le
famiglie e le imprese americane devono ridurre il loro indebitamento e per
farlo dovranno continuare a tagliare la spesa. Il processo di riduzione dei
debiti richiederà anni, non mesi, di sacrifici e buona politica.
Paradossalmente è bene che l'eccesso di illusione si sia disperso. Quando il
mondo della finanza stava crollando su se stesso, i più tenaci tra i difensori
delle virtù di Wall Street si aggrappavano a una speranza statistica: nelle
crisi provocate da shock di incertezza molto violenti, come quella dello scorso
autunno, gli indici di volatilità dei prezzi dei titoli segnano variazioni così
forti da giustificare l'attesa di rimbalzi altrettanto forti. I più spirituali
tra i moderni Pangloss fanno riferimento alle virtù auto-regolative
dei mercati finanziari. Se
appunto i mercati
continuano a funzionare, prima o poi l'incertezza riguarda non più solo la
discesa ma anche la risalita dei valori. E ciò stabilizza le aspettative nel
familiare gioco degli equilibri. Nelle ultime settimane la ripresa dei mercati finanziari ha rafforzato questo
candido ottimismo oltre ciò che era ragionevole. Aver ritrovato la terra
sotto i piedi non significa aver risalito il pozzo. Un aumento della ricchezza finanziaria o immobiliare consente alle famiglie di spendere
di più, soprattutto in America dove il risparmio privato è basso, il consumo è
stato alimentato dai mutui e la ricchezza dalle azioni. Continua u pagina
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO data: 2009-04-15 - pag: 10 autore: Nucleare. Dopo la condanna
dell'Onu Pyongyang esce dal tavolo dei Sei e caccia gli ispettori dell'Aiea La
Corea del Nord non tratta più Stefano Carrer TOKYO. Dal nostro inviato Un
calcio definitivo al tavolo dei negoziati a sei e l'annuncio della piena
riattivazione del suo programma nucleare: la Corea del Nord reagisce con
durezza alla condanna unanime dell'Onu sia pure annacquata in una semplice
dichiarazione della presidenza del Consiglio di Sicurezza - del test
missilistico/satellitare del 5 aprile scorso. Pyongyang «non è più legata ad
alcun accordo concluso nell'ambito dei negoziati a sei» che sono «diventati
inutili», recita una nota del ministero degli Esteri, secondo la quale la
dichiarazione del Consiglio di sicurezza è «brigantesca» e viola la sovranità
del Paese e la dignità del popolo. Il regime, prosegue il comunicato, riprende
quindi piena libertà di azione nel «rafforzare il suo deterrente atomico»,
incluso il ripristino allo stato originale dell'impianto di Yongbyon, il
riprocessamento di combustibile nucleare spento e la costruzione di un reattore
ad acqua leggera. Prima conseguenza: sono stati espulsi gli osservatori
dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica dalla centrale di Yongyon.
Benché vari analisti abbiano notato un linguaggio più duro del solito, la
reazione della Corea del Nord è stata considerata da molti sostanzialmente
prevedibile. I mercati finanziari di Seul e di Tokyo non si sono scomposti, e anche i telegiornali
giapponesi hanno mostrato di essere preoccupati non tanto della rinnovata
minaccia nordcoreana, quanto delle eventuali decisioni del Comitato Olimpico
sull'assegnazione dei Giochi del 2016 ( il team degli ispettori è arrivato ieri).
«Gli operatori dei mercati continuano a considerare le
dichiarazioni bellicose di Pyongyang come mosse negoziali» afferma Tim Condon
di Ing Financial, mentre secondo Lee Jong-Won, analista politico alla Rikkyo
University di Tokyo «il loro obiettivo resta quello di migliorare i rapporti
con gli Stati Uniti: metodi militari, ma obiettivi in fondo politici e
diplomatici». Altri osservatori sottolineano che l'irrigidimento è legato anche
a fattori di politica interna in vista del delicato processo di successione al
dittatore Kim Jong-Il- mentre le sanzioni (risalenti al 2006 e finora virtuali)
che l'Onu promette di applicare non saranno efficaci e comunque dipenderanno in
gran parte dalla dubbia volontà cinese di renderle effettive. Sul piano
diplomatico, dopo aver invocato la linea dura di una nuova risoluzione Onu,
Tokyo ha dovuto piegarsi - su pressione degli Stati Uniti e di altri Paesi - ad
accettare la soluzione di compromesso e a fingere di lodare la più blanda
"dichiarazione La minaccia La Corea del Nord ha minacciato di abbandonare
le trattative a sei (con Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone, Cina, Russia)
sul suo programma nucleare. Ha annunciato la ripresa del programma nella
centrale di Yongbyon da cui ha espulso gli ispettori dell'Aiea. Le decisioni
seguono la condanna unanime dell'Onu per il lancio di un satellite nordcoreano
il 5 aprile presidenziale" non vincolante che afferma come il lancio del
razzo nello spazio sopra il suo territorio sia avvenuto «in contravvenzione »
della precedente risoluzione 1718. Vista la reazione dei nordcoreani, il
risultato finale è lo stesso, con la manifesta indicazione che Pyongyang non
vorrà più sedersi allo stesso tavolo con i rappresentanti di Tokyo nel quadro
delle trattative a sei, già sospese e ora defunte. Per questo ieri fonti
dell'amministrazione americana hanno fatto pressioni sul regime nordcoreano
perché torni a trattare e non segua la strada dell'isolamento internazionale.
Pressioni sono arrivate anche da altri due attori della trattativa, Cina e Russia.
Questa situazione pone infatti il Governo Obama in una posizione delicata,
perché ogni tentativo di approccio bilaterale è visto con sospetto sia a Tokyo
sia a Seul. A sorpresa, il governatore di Tokyo Shintaro Ishihara (considerato
un nazionalista), dopo il lancio del razzo ha dichiarato alla stampa estera che
in fondo non sarà poi catastrofico se Pyongyang dovesse acquisire ampie
capacità nucleari e missilistiche. Dichiarazione ignorata dalla stampa
giapponese e in contrasto con le reazioni isteriche di alcuni parlamentari.
L'ex ministro delle Finanze Shoichi Nakagawa (che ha perso il posto dopo la
performance romana in sospetta ubriachezza), ad esempio, ha ventilato la
necessità che Tokyo si doti in proprio dell'arma atomica.
stefano.carrer@ilsole24ore.com © RIPRODUZIONE RISERVATA REAZIONI INTERNAZIONALI
Verrà rimessa in funzione la centrale di Yongbyon Pressioni di Mosca e Pechino
Washington: sbagliato scegliere l'isolamento
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2009-04-15 - pag: 12 autore: ISTITUZIONI LA
GESTIONE DEGLI SQUILIBRI La crisi ha rilanciato il
ruolo del Fondo monetario, ma alla ritrovata fiducia della comunità
internazionale dovrà rispondere una serie di riforme interne Fmi, il coraggio
di cambiare staff di Dani Rodrik HARVARD UNIVERSITY L a crisi
ha rappresentato un punto di svolta per il Fondo monetario internazionale.
Soltanto pochi mesi fa questa istituzione tanto importante quanto scarsamente
amata, uno dei capisaldi degli assetti economici mondiali del dopoguerra,
sembrava destinata all'irrilevanza. L'Fmi da molto tempo ormai gioca il ruolo
di capro espiatorio, tanto a sinistra quanto a destra: nel primo caso perché
mette l'accento sul rigore di bilancio e l'ortodossia economica, e nel secondo
caso perché accorre in soccorso delle nazioni indebitate. I Paesi del terzo
mondo accolgono i suoi consigli a denti stretti, mentre le nazioni avanzate,
non avendo bisogno dei suoi soldi, li ignorano. In un mondo in cui i flussi di
capitali privati superano di gran lunga le risorse a sua disposizione, l'Fmi
sembrava ormai diventato un anacronismo. E quando, qualche anno fa, due fra i
maggiori Paesi debitori (Brasile e Argentina) hanno iniziato a rimborsare i
prestiti ricevuti, senza nuovi richiedenti in vista, l'impressione era che si
stessero piantando gli ultimi chiodi sulla bara dell'istituzione. Il Fondo
sembrava condannato a rimanere senza introiti, oltre a perdere la sua ragion
d'essere. Tagliò il budget e cominciò a ridimensionarsi, e anche se nel
frattempo gli venivano assegnate nuove responsabilità - in particolare la sorveglianza
sulla "manipolazione monetaria"- le sue deliberazioni risultavano in
buona parte irrilevanti. Ma la crisi ha ridato colore
al Fondo. Sotto l'abile guida del direttore generale, Dominique Strauss-Kahn,
l'Fmi è stato una delle poche istituzioni capaci di anticipare la situazione,
invece di limitarsi a inseguirla, muovendosi in fretta per creare una linea di
credito d'emergenza,capace d'erogare finanziamenti in tempi rapidi a beneficio
di Paesi che portano avanti politiche "ragionevoli", sostenendo con
forza l'adozione di piani di rilancio globali nell'ordine del 2% del Pil
mondiale (una posizione tanto più significativa considerando il tradizionale
conservatorismo dell'Fmi su tutte le questioni di bilancio) e provvedendo, in
vista del G-20 di Londra, a una revisione a 360 gradi delle sue politiche di
prestito, dando meno rilevanza alla condizionalità e rendendo più facile per
gli Stati richiedere soldi. Ma soprattutto l'Fmi è emerso dalla riunione di
Londra con un consistente incremento delle risorse, oltre che con nuove
responsabilità. Il G-
( da "Giorno, Il (Bergamo - Brescia)"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
BRESCIA pag. 6
Troppo vecchie per lavorare ma giovani per la pensione GORZONE VITTIME DELLA
CRISI NEL SETTORE TESSILE GORZONE HANNO COMPIUTO 50 anni, sono in mobilità e
non possono andare in pensione. La storia di Enza e Gianna, due dipendenti
della ditta Cam di Gorzone (una frazione del comune di Darfo Boario Terme) che
ha chiuso i battenti e dichiarato fallimento, è uguale a
quella di tante altre donne camune, vittime della crisi del tessile che dal 2000 ad oggi ha perso oltre mille posti di
lavoro. E vittime dell'attuale crisi finanziaria ed economica generale, dopo che hanno provato a cercare
un'alternativa. «Ci abbiamo provato - ci dicono - ma cosa vuole, ormai siamo
fuori dal mercato. Siamo disposte a fare di tutto, a lavorare nei
piccoli laboratori, a fare le bidelle o i lavori socialmente utili». TROPPO
VECCHIE per trovare una nuova occupazione, troppo giovani per il diritto alla
pensione. La mobilità durerà un paio di anni e poi....il futuro è davvero
incerto, Queste donne, come gli altri 44 dipendenti della ditta (gli ultimi
rimasti in carico e licenziati definitivamente il 5 agosto 2008) non possono
neppure investire i soldi del trattamento di fine rapporto; non sanno neppure
se e quando lo riceveranno. COME SI arriva a fine mese? «A fatica - risponde
una di loro - mio marito è già in pensione e i figli studiano o hanno appena
terminato gli studi, ma con questa crisi neppure loro
trovano lavoro». Colpa della crisi, ma soprattutto
delle scelte sbagliate di chi ha gestito l'azienda - dicono. La Cam (Confezioni
Alta Moda) era nata negli anni sessanta e produceva capi d'alta moda e d'alta
qualità. L'azienda ha lavorato per gruppi come Gucci, Valentino, Louis Vitton,
Armani e altri famosi marchi. Di proprietà di una famiglia del paese è stata
ceduta negli anni novanta ad una finanziaria
controllata dal gruppo Herno. È nel 2005 che comincia il periodo difficile, la
proprietà si disimpegna e i lavoratori vengono abbandonati a loro stessi. Nel
maggio 2006 si raggiunge l'accordo per un anno di contratti di solidarietà (si
lavora al 50%) ma neppure questo risolve i problemi e il 14 giugno 2007 si
firma l'anno di cassa integrazione in vista della mobilità che scatta il 5
agosto 2008. Paola Cominelli
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-15 - pag: 39 autore: Dai subprime alla
ripresa. Wall Street alla prova dei bilanci La Sec a Citi: mostrate i conti di
Simone Filippetti S e è vero che una rondine non fa primavera, allora a Wall
Street farebbero meglio a considerare Goldman Sachs come un'eccezione. Il
lunedì di Pasqua, con metà dei mercati mondiali chiusi per festeggiare, la
banca americana simbolo dell'alta finanza ha messo la sorpresa dentro l'uovo:
1,81 miliardi di utili trimestrali, 300 milioni più delle previsioni, e una
maxi-emissione di titoli che servirà per ripagare i prestiti accordati dal
Governo. Goldman non è una banca qualsiasi: anche se il blasone di questa icona
di Wall Street è stato offuscato dalla perdita dello status di investment bank,
dal caso Aig e dai 5 miliardi di dollari di aiuti pubblici chiesti e ottenuti
nel momento peggiore della crisi,
il colosso finanziario guidato da Lloyd Blankfein resta il barometro dei
mercati mondiali. Il problema, però, è il divario dai concorrenti: se Goldman
vola, non è detto che gli altri la seguano. E proprio per questa ragione, mai
come ora il confronto tra i suoi risultati e quelli delle altre grandi banche
americane potrebbe favorire una ripresa della Borsa o provocarne un
nuovo crollo. Prendiamo ad esempio Citigroup: la banca, travolta più di altre
dalla crisi dei subprime, è stata costretta a mettere
in stand by la sua maxiricapitalizzazione (4,4 miliardi di nuove azioni) per
ordine della Sec, che prima di dare il via libera all'operazione ha chiesto di
vedere i conti del trimestre, attesi per venerdì. L'ondata di trimestrali in
arrivo è dunque il primo vero «stress test» per Wall Street: se la Borsa
reggerà al verdetto dei bilanci, allora il rimbalzo che dura ormai da 5
settimane potrà consolidarsi. Per ora il segnale lanciato da Goldman è andato
al di là di ogni più rosea aspettativa. Soprattutto l'annuncio della banca di
un aumento di capitale da 5 miliardi, destinato a rimborsare gli aiuti
governativi e prima del previsto, è stato interpretato come una considerevole
iniezione di fiducia veso il mercato. Ma il banco di prova arriva nelle
prossime ore: domani sarà la volta di Jp Morgan, una delle poche banche
sopravvissute in autonomia alla bufera post-Lehman Brothers e anzi l'istituto
prescelto dalle autorità per farsi carico dei salvataggi (per 10 dolari ad
azione ha comprato Bear Stearns, il promo broker finito in dissesto per la crisi): gli analisti si attendono 36 centesimi di profitti
ad azione (contro i 7 di fine 2008). La vera cartina di tornasole sarà venerdì,
quando Citigroup, la più grande banca commerciale al mondo alzerà il velo sui
suoi numeri: la banca potrebbe ancora chiudere in perdita (-0,23 dollari ad
azione contro -2,44 di fine anno) anche se il ceo Vikram Pandit ha promesso il
miglior trimestre da un anno e mezzo. Poi nei giorni successivi toccherà a Bank
of America, che la crisi ha fatto diventare un
colosso: Kenneth Lewis ha infatti lanciato la ciambella di soccorso a Merrill
Lynch. La banca potrebbe passare dalla perdita di fine anno (48 cents ad
azione) all'utile (3 cents ad azione). Per ora, il clima che si respira non è
dei più ottimisti: i primi tre mesi delll'anno sono stati terribili con la
recessione che si è pesantemente abbattututa sull'economia americana e sulle
aziende, facendo sprofondare Borse già prostrate. Nessuno, tra gli analisti e i
broker di Wall Stret, si aspetta dunque miracoli dai bilanci in arrivo, anche
se capire chi sta, in senso relativo, meglio o peggio di altri darà un'utile
indicazione per capire chi uscirà dalla crisi e chi
no. Ma non c'è solo l'attesasui bilanci per capire quanto solido è il rimbalzo
e se potrà continuare: le banche, infettate dal contagioso virus dei sub-prime
nell'estate 2007 (i mutui spazzatura magicamente trasformati in bond tripla A e
venduti a piene mani sul mercato) sono state le prime a essere investite dal
ciclone finanziario e ne sono ancora l'epicentro. Ma se da quelle stesse banche
arriveranno i segnali che si inizia a intravedere la luce in fondo al tunnel,
allora non solo Wall Street festeggerà ma vorrà dire anche le prospettive per
l'economia cambieranno perchè se le banche ritornano agli utili e a bilanci in
salute allora si sbloccherà anche l'idraulica del credito, inceppata da mesi, e
il mercato potrà ripartire. L'attesa, dunque, è più forte che in passato e il
fatto i risultati saranno peggiori rispetto al primo trimestre del 2008 è di
fatto una non notizia. La buona notizia, invece, potrà appunto essere il
ritorno all'utile di alcune banche ( Wells Fargo e Bank of America) rispetto al
trimestre da incubo di fine 2008. Ma i profitti ritrovati potrebbero non
bastare per rincuorare investitori sfiancati e demoralizzati dalla più grave crisi finanziaria dai tempi del crollo di Wall Street del
1929. La caduta delle Borse nei primi mesi del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-15 - pag: 43 autore: Regole.
Parlamento Usa determinato a varare una legge in difesa dei risparmiatori Carte
di credito, riforma in vista Balduino Ceppetelli Dopo la crociata contro gli
abusi sui mutui, l'amministrazione Obama sembra pronta per un altro affondo a
difesa dei risparmiatori: la lotta contro le pratiche predatorie degli
emittenti di carte di credito. Dopo anni di vani tentativi e rinvii
parlamentari, il Congresso americano appare ora ben determinato a mandare in
porto la riforma del settore, con norme più rigide per gli emittenti sia in
termini di commissioni, che di tassi d'interesse e ricerca di nuovi clienti. In
particolare, le nuove regole che approderanno a breve in Parlamento dovrebbero
tutelare maggiormente gli interessi dei consumatori mediante una serie di
vincoli per le società emittenti di carte. Queste, ultime per esempio, non
potranno più modificare unilateralmente i contratti, le condizioni applicate,
alzare commissioni e tassi di interesse, concedere carte ai minori, chiedere
maggiori fees per pagamenti ordinati via telefono. Immediata chiaramente la
reazione dei grandi emittenti, forti anche del trattamento di riguardo che
chiedono al mondo politico per aver finanziato le elezioni (solo per quelle del
2008, secondo i dati del Center for responsive politics, sono stati versati
circa 7,3 milioni di dollari). Il timore delle banche è che le eventuali nuove
regole rischierebbero di limitare il giro d'affari complessivo e di porre un
ostacolo al rilancio del settore, che in questo periodo non naviga in acque del
tutto tranquille. Basti pensare che i crediti inesigibili (connessi ai mancati
rimborsi da parte della clientela) in febbraio, secondo il Credit Card Index
calcolato da Moody's,sono saliti ai massimi da vent'anni; inoltre il ritardo
con cui i clienti rimborsano gli anticipi ha toccato i massimi da 17 anni. Nel
dettaglio in febbraio i mancati rimborsi da parte dei clienti sono saliti per
Amex al 5,40% dal 5,27% del mese precedente, per Bank of America dal 7,34% al
7,81%, per Capital One dal 5,47% al 5,63%, per Chase Issuance dal 4,35% al
4,61%, per Citibank dal 5,39% al 5,50%, per Discover dal 5,29% al 5,52 per
cento. Una situazione simile, ma con percentuali mediamente più elevate, sta
interessando anche la Gran Bretagna e il Canada. Uno dei più importanti
avvocati dell'industria delle carte di credito, Scott Talbott del Financial
Services Roundtable, commentando la situazione è partito immediatamente in
difesa delle banche. Se le società emittenti – ha ammonito Talbott – non
avranno più la libertà di alzare tassi di interesse e commissioni basandosi su
indici generali di rischio, tutti gli utilizzatori di plastic money potrebbero
trovarsi a pagare spese complessivamente maggiori; questo perché i clienti
migliori (la maggior parte) poiché dovranno farsi carico del rischi connessi ai
clienti considerati meno affidabili. Il tutto – ha aggiunto Talbott – potrebbe determinare una generale stretta creditizia e questo
«non è proprio quello di cui hanno bisogno i mercati
finanziari». © RIPRODUZIONE RISERVATA I CAMBIAMENTI
Allo studio norme più rigide per gli emittenti in materia di commissioni, tassi
di interesse, ricerca di nuovi clienti
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore sezione:
FINANZA E MERCATI data: 2009-04-15 - pag: 45 autore: INTERVISTA Igino Beverini
Partner e managing director di Lazard Turnaround, il nodo creditori «Le
ristrutturazioni più difficili per la miriade di soggetti coinvolti» Monica
D'Ascenzo MILANO Nelle ultime settimane il gruppo Ferretti ha ristrutturato il
debito, mentre Saeco ha avviato una complessa trattativa fra la società,
l'azionista Pai e i creditori. Sono solo due esempi, ma non c'è dubbio che le
ristrutturazioni aziendali e soprattutto le ristrutturazioni del debito
corporate si stanno rivelando il grande business delle banche di investimenti.
E il fenomeno non è passeggero: la crisi del credito,
la recessione e la precarietà dei mercati borsistici stanno mettendo in crisi la tenuta di imprese grandi e piccole, con marchi
affermati o appena conosciuti. Di questo trend abbiamo parlato con Igino
Beverini, partner e managing director di Lazard Italia: a suo avviso, la
ristrutturazione dell'impianto industriale italiano ed europeo sta procedendo tra
vecchie e nuove difficoltà. «Le operazioni di ristrutturazione - spiega il
banchiere - sono oggi di più difficile gestione rispetto al passato perché
spesso ci troviamo di fronte una molteplicità di interlocutori provenienti da
Paesi diversi e con diverse esigenze». Quali sono i nuovi problemi che
incontrate nei turnaround? Negli anni '90 e all'inizio del decennio, le
ristrutturazioni dei gruppi industriali si decidevano su un solo tavolo, quello
delle banche creditrici. Oggi non è più così durante gli anni di grande
disponibilità di credito, il rischio è stato frazionato in maniera capillare
tra una miriade di soggetti. Sono comparse nuove categorie di creditori:
pensiamo per esempio ai fondi mezzanino, ai fondi di Cdo/Clo, ai fondi di
turnaround, ai distressed debt fund che comprano il debito a sconto sul
secondario e che possono rivenderlo in ogni momento. In una recente operazione
di ristrutturazione, più del 50% del debito complessivo era detenuto da
operatori non bancari. In altre parole, è più difficile mettere tutti
d'accordo... Esattamente. Oggi al tavolo delle rinegoziazioni le aziende si
trovano a trattare con creditori di diversi Paesi, ognuno con la propria
normativa e, soprattutto, con interessi disallineati. Per chi fa il nostro
mestiere è fondamentale conoscere le controparti e le loro esigenze. Ogni caso
è diverso dal precedente e solo con l'esperienza, una buona squadra locale e un
approccio cross border è possibile supportare le società in questo processo. La crisi finanziaria ha creato un paradosso: i creditori di società in difficoltà
sono a loro volta in situazioni fallimentari. Come vi comportate in questi
casi? è capitato che ci si trovi di fronte a controparti in liquidazione o in
situazioni totalmente diverse rispetto a quando il credito era stato concesso.
In questi casi è difficile anche forzare la situazione sfruttando procedure
legali. Quali tipologie di imprese stanno soffrendo più delle altre? La prima
ondata di ristrutturazioni in Europa ha riguardato le aziende in portafoglio dei
private equity, comprate con una forte leva finanziaria
a fronte di business plan che non avevano previsto la recessione. Diverse
aziende in portafoglio ai fondi di private equity sono già passate, o dovranno
farlo, attraverso una qualche forma di ristrutturazione del debito. Se la
recessione dovesse continuare contestualmente a uno scenario di credito
difficile, il rischio è che il problema si estenda alle aziende controllate da
imprenditori. Pensa che la normativa italiana sia adeguata alle esigenze di un
piano di turnaround? In Italia è aumentata la complessità delle operazioni, ma
gli strumenti legali per risolvere situazioni difficili ci sono. Il problema è
che la riforma della legge fallimentare è talmente recente che tali strumenti
non sono ancora stati testati e non si è ancora prodotta la necessaria
giurisprudenza. Che atteggiamento avete riscontrato tra le banche? Le banche e
più in generale i creditori si sono attrezzati per affrontare l'ondata di
rinegoziazioni e sono anzi proattivi. In alcuni casi però le difficoltà vengono
dagli azionisti delle società, che non sono in grado di ricapitalizzare le
aziende come richiesto dalle banche. Per questo, a mio avviso, è necessario
tenere aperte tutte le opzioni durante le negoziazioni: dalla rinegoziazione
del debito accompagnata dalla ricapitalizzazione da parte degli azionisti alla
valutazione di offerte di acquisto da parte di compratori industriali, al
coinvolgimento di un nuovo partner finanziario. Questo è l'unico modo per
estrarre il maggior valore possibile dall'operazione, nell'interesse dei
creditori, degli azionisti e della società. «Il rischio è stato troppo
frazionato: al tavolo negoziale c'è ora ogni genere di intermediario» Igino
Beverini
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: UNIVERSITA data: 2009-04-15 - pag: 2 autore: Negli Usa vacilla il mito
dell'Mba Svanisce l'attrattiva di Wall Street, matricole in fuga dai «derivati»
Mario Margiocco Ancora l'anno scorso, nella tarda primavera ed estate del
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: ECONOMIA USA data: 2009-04-15 - pag: 3 autore: Obama: spiragli per
l'America «Non siamo fuori pericolo, ma per la prima volta ci sono barlumi di
speranza» Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispondente Vicino alla soglia
dei cento giorni alla guida del Paese, Barack Obama ha
deciso ieri di ingranare una marcia in più per la gestione della crisi finanziaria, ormai in fase di
stabilizzazione. E per la prima volta, insieme alla gestione delle emergenze,
ha offerto al Paese la sua visione di lungo periodo, «attorno a cui ha detto -
getteremo le nuove fondamenta economiche per raccogliere le sfide del
Ventunesimo secolo ». Il presidente si è rivolto agli studenti della
Georgetown University raccolti a Gaston Hall, l'antico auditorium
dell'università più importante della Capitale, immaginando un «futuro ricco di
promesse» fatto di solidarietà ma pur sempre nel contesto di una economia di
mercato. Ha citato il Tarp, il Talf, il fondo per i titoli tossici, gli aiuti
per il settore auto, per il settore assicurativo e per i consumatori, le misure
anticrisi che cominciano a dare i primi frutti. Ha
parlato con tono deciso e ispirato, ma ha pur sempre accompagnato l'ottimismo
al realismo: «Avremo altre perdite di posti di lavoro, altre chiusure di
aziende e nuovo dolore prima che la crisi finisca.
Abbiamo avuto notizie incoraggianti, ma questo non significa che i tempi duri
siano finiti. Non siamo ancora fuori dalle secche. Ma da dove ci troviamo,
cominciamo a vedere per la prima volta dei barlumi di speranza. E subito al di
là, lontano sull'orizzonte, scorgiamo la visione di un futuro americano molto
diverso dal suo preoccupante passato economico». è stato in questo passaggio
chiave che Obama si è portato in avanti per chiudere il cerchio dei suoi
ambiziosi progetti già entro i primi cento giorni della sua amministrazione.
Anche se, proprio ieri, le vendite al dettaglio per il mese di marzo sono
cadute dell' 1,1% contro stime di aumento dello 0,3 per cento. Un dato che
conferma la fragilità psicologica del consumatore americano. E l'indice Dow
Jones è andato quasi subito in caduta, fino all'1,71 per cento, a quota
7.920,18. E lo S&P
( da "Nuova Ferrara, La"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
LA PROMESSA DEL
MUNICIPIO Dopo i Gratta e Sosta arriveranno i parcometri L'assessore Chappell:
«Quello dei tagliandi è soltanto un sistema di transizione» CENTO. «Solitamente
non rilascio dichiarazioni, perché di gente che parla, a volte a sproposito, ce
n'è troppa; tuttavia mi sento chiamato in causa quale componente della giunta
comunale». Così l'assessore al bilancio Massimo Chappell (Lega Nord) ritiene
doveroso intervenire su 2 temi che negli ultimi tempi hanno sollevato il
dibattito politico e coinvolto l'opinione pubblica: il Piano Sosta e il
"percorso vita". «Il tanto vituperato "Gratta e Sosta" -
precisa intanto l'assessore comunale centese - non è nato da nostra volontà, ma
come palliativo e come sistema di transizione e prova, all'introduzione dei
parchimetri (peraltro di alto costo). Si tratta di uno strumento suggerito
proprio da chi oggi lo sta criticando». Facendo riferimento a quanto affermato
in merito alla riduzione degli affari del 30% dei commercianti del centro
storico dovuto a questo sistema, la replica di Chappell è questa: «Mi sembra
esagerato, vorrebbe dire che rimuovendo il "Gratta e Sosta" porremmo fine alla crisi finanziaria?». Secondo le valutazioni dell'assessore, un cittadino che deve
espletare alcune commissioni ha già acquistato un tagliando (con fatica, perché
alcuni negozianti poco lungimiranti non li vogliono), quindi ferma la macchina
perché finalmente trova spazio, lo espone, fa una prima commissione,
risale in auto, parcheggia
( da "Riformista, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
bpm/2 Quanto pesa il
sindacato in assemblea Ponzellini-Mazzotta, una sfida tra banchieri o anche tra
sistemi e visioni? Oggi il consiglio di amministrazione della Banca Popolare di
Milano (Bpm) è chiamato a valutare se la lista di minoranza "Insieme"
è collegata o no con quella di maggioranza "Amici Bpm" presentata dai
sindacati per il rinnovo, nell'assemblea del 25 aprile, degli organi
deliberativi e di controllo della Popolare: con la conseguenza, se si
accertasse il collegamento, dell'esclusione della lista di minoranza dalla
competizione. Le organizzazioni sindacali, che aspirano a raccogliere la
maggioranza dei consensi (10 posti nel consiglio di amministrazione),
sostengono una lista capeggiata da Massimo Ponzellini, al quale si oppone il
presidente uscente, Roberto Mazzotta, che si ricandida alla carica. Finora, è
soltanto Mazzotta, alla testa di Bpm da sette anni, a dar conto dell'attività
svolta e a parlare di prospettive per il prossimo triennio, ribadendo la
necessità che non si interrompa una linea di continuità e di fedeltà al lavoro
nonché di coesione del corpo sociale. Dai più si tace completamente sul modello
di governance e, soprattutto, sul ruolo che il cosidetto parlamentino sindacale
esercita nel guidare il voto assembelare e, quindi, nel formare gli organi dell'istituto
ma anche nell'incidere sulla gestione. Le banche popolari sono oggi
complessivamente 38 e hanno una quota di mercato del 21 per cento circa. Hanno
una forte vocazione al territorio e al finanziamento delle medie e piccole
imprese. Sono state meno coinvolte di altre banche nella crisi finanziaria. I cardini della
banche popolari sono il "voto capitario" (una testa, un voto) e la
"porta aperta" all'iscrizione a socio, a prescindere dalle quote di
capitale di cui si abbia il possesso, che comunque obbedisce a limiti di legge.
Così, in una banca qual è la Bpm, con ben oltre quarantamila soci, le sorti del
vertice e del management sono decise dalle rappresentanze dei dipendenti -
circa ottomila - perché esse riescono a preparare e a convogliare le maggiori
presenze nell'assemblea trattandosi, appunto, di dipendenti naturalmente
presenti in loco e massimamente interessati alla vita della banca. Il valore
delle quote da loro possedute è enormemente inferiore a quelle detenute dal
complesso degli altri soci. Un meccanismo del genere può reggere ancora? E'
solo espressione di una forma di partecipazione democratica - che si avvicina
alla codeterminazione - o, invece, fa sempre più emergere le differenze tra
lavoratori-soci e altri soci e tra detentori di diritti patrimoniali, che non
possono esercitare un corrispondente diritto di voto, e titolari di diritti
societari? Le quote possedute dai dipendenti non diventano, di fatto, azioni
che cuccianamente si pesano? E non è una specie di golden share unitaria quella
di fatto in mano ai sindacati? E' solo un effetto del gioco democratico che
punisce gli assenti al voto? Non è nell'interesse dei lavoratori della Bpm ben
professionalizzati e legatissimi all'istituto progettare una riforma della
governance per suscitare la più ampia partecipazione alla vita sociale e
superare un sistema che mostra la corda? Passi avanti sono stati compiuti di
recente sotto l'impulso della Banca d'Italia, ridimensionando, in una logica
però di mediazione, il numero dei posti in consiglio attribuibili alla lista di
maggioranza (di espressione sindacale). Si potrebbe, e si dovrebbe, fare ancora
di più, secondo gli indirizzi della Vigilanza. Si tratta di eleggere il vertice
di una banca, non di un comitato di quartiere. Proprio in questi mesi è in
discussione al Senato la riforma delle Popolari. La vicenda milanese dovrebbe
spingere ad accelerare la revisione, che si impone per ammodernare
l'ordinamento di questa categoria, per la sana e prudente gestione. Intanto, a
Milano si intrecciano temi che vanno dai limiti dell'azione del sindacato nella
gestione di una banca, alla selezione dei gruppi dirigenti, alla vita delle
assemblee, alla governance, all'autonomia degli istituti, in questo caso le
Popolari, dalle spartizioni politiche e dalle ingerenze economiche. Mazzotta ha
prospettato il rischio che ai vertici dell'istituto si affermino ora posizioni
in conflitto d'interesse. Insomma, la vera posta in gioco è l'attuale modello
di governance, insieme con la necessità di certezze programmatiche sul futuro
della Popolare. Sarebbe importante che di questi temi si parlasse fino al 25 -
la giornata della Liberazione allusivamente scelta da Mazzotta - e si dicesse
con assoluta trasparenza ciò che si pensa del sistema in questione,
rivolgendosi anche al convitato di pietra (le migliaia di soci che non votano).
Lo si deve ai risparmiatori, agli investitori, ai prenditori di credito, ai
dipendenti dell'istituto. di Angelo De Mattia 15/04/2009
( da "marketpress.info"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mercoledì 15 Aprile
2009 UE, AIUTI DI STATO: L’ULTIMO QUADRO DI VALUTAZIONE ESAMINA LE MISURE
PRESE DAGLI STATI MEMBRI PER LOTTARE CONTRO LA CRISI ECONOMICA Bruxelles, 15
aprile 2009 - La Commissione europea ha appena pubblicato un’edizione speciale
del quadro di valutazione degli
aiuti di Stato incentrata sulle misure adottate dagli Stati membri e rivedute e
coordinate dalla Commissione nell’attuale contesto di crisi finanziaria ed economica.
Per tutelare la stabilità finanziaria, gli Stati
membri hanno istituito sistemi di garanzie, protezioni contro i rischi e misure
di ricapitalizzazione per il settore finanziario il cui volume globale ammonta
a 3 000 miliardi di euro. Tre nuove comunicazioni della Commissione forniscono un quadro chiaro
che definisce le condizioni a cui possono essere adottate queste misure senza
precedenti pur tutelando l´integrità del mercato unico e scongiurando dannose
gare di sovvenzioni fra gli Stati membri. Il quadro di riferimento temporaneo
per le misure di aiuto di Stato del dicembre 2008 fornisce inoltre agli Stati
membri indicazioni sul modo migliore di sostenere le imprese e l’occupazione
nell´economia reale evitando distorsioni eccessive della concorrenza. Neelie
Kroes, commissario responsabile per la concorrenza, ha dichiarato: “Gli ultimi
sei mesi hanno
dimostrato che il controllo degli aiuti di Stato è determinante per affrontare
in modo coordinato le sfide della crisi economica in
tutta Europa. Le norme collaudate dell’Ue in materia di aiuti di
Stato hanno dato un contributo innegabile in tal senso. Il nostro intervento e le condizioni, a
volte molto dure, che abbiamo imposto hanno impedito agli Stati membri di
cadere nella trappola del protezionismo e di esportare i loro problemi in altri
Stati membri, scongiurando al tempo stesso il crollo finanziario. Ora tocca al
settore finanziario risanare i suoi bilanci e ristrutturarsi per garantire un
futuro sostenibile. " Crisi finanziaria - L’azione
coordinata degli Stati membri e della Commissione ha consentito di attuare
rapidamente adeguate iniziative
di sostegno e misure ad hoc per far fronte alle difficoltà derivanti dalla crisi finanziaria pur evitando distorsioni indebite della
concorrenza. Dal settembre 2008 la Commissione ha preso oltre 50 decisioni,
spesso in tempi record. Questo ha contribuito a salvaguardare la stabilità finanziaria e a far rinascere la fiducia nel settore
finanziario e nell´economia in generale, mantenendo al tempo stesso gli
incentivi per un´assunzione di rischi e una concorrenza adeguate in futuro. Il
controllo degli aiuti di Stato si è rivelato fondamentale per evitare gare di
sovvenzioni e mantenere condizioni di parità per le imprese all’interno
del mercato unico e ha tutelato gli interessi delle istituzioni finanziarie
sane, in grado di operare senza aiuti di Stato. Nell’edizione speciale del
quadro di valutazione viene indicato che il volume globale massimo delle misure di crisi
a sostegno delle istituzioni finanziarie approvate a tutt´oggi dalla
Commissione ammonta a circa 3 000 miliardi di euro. Questa cifra corrisponde
all’importo globale massimo dei sistemi di garanzie (fino a 2 300
miliardi di euro), dei regimi di ricapitalizzazione (quasi 300 miliardi di euro) e delle misure
di salvataggio e di ristrutturazione ad hoc a favore delle singole banche e
istituzioni finanziarie (circa 400 miliardi di euro). Il volume effettivo degli
aiuti di Stato sarà nettamente inferiore, specialmente perché l´elemento di
aiuto delle garanzie di Stato costituisce di norma solo una piccola parte degli
importi garantiti. La spesa di bilancio reale si materializza solo in caso di
effettiva escussione di una garanzia di Stato. Dagli inizi di ottobre 2008 la
Commissione ha orientato gli interventi volti a contrastare la crisi finanziaria mediante un quadro politico chiaro. Tra
ottobre 2008 e febbraio 2009 la Commissione ha adottato tre comunicazioni in
stretta cooperazione con gli Stati membri: la comunicazione sulle banche del 13
ottobre 2008 (vedi Ip/08/1495), la comunicazione sulla ricapitalizzazione del 5
dicembre 2008 (vedi Ip/08/1901) e la comunicazione sulle attività deteriorate
del 25 febbraio 2009 (vedi Ip/09/322). Economia reale - Verso la fine del 2008,
la crisi finanziaria si è estesa all’economia
reale. Viste le difficoltà incontrate dalle imprese per ottenere crediti, il 17
dicembre 2008 la Commissione ha adottato un quadro temporaneo (vedi Ip/08/1993)
che offre agli Stati membri
strumenti supplementari per lottare contro gli effetti della stretta creditizia
sull´economia reale. Finora la Commissione ha approvato circa 25 misure statali
in 10 Stati membri volte a stabilizzare le imprese e l´occupazione
nell´economia reale. Il quadro di valutazione, unitamente a una serie di
tabelle statistiche e di indicatori dettagliati riguardanti tutti gli Stati
membri, è consultabile sul sito Europa della Commissione al seguente indirizzo:
http://ec. Europa. Eu/competition/state_aid/studies_reports/studies_reports.
Html sotto "Scoreboard, reports and studies" Aiuti di Stato degli
Stati membri approvati nell’ambito della crisi
economica e finanziaria (situazione al 31 marzo 2009)
Stato membro Regimi di garanzie Regimi di ricapitalizzazione Regimi che
combinano diverse misure Altre misure Recenti interventi ad hoc Misure
riguardanti l´economia reale Belgio x x Bulgaria Repubblica ceca Danimarca x x
Germania x x x Estonia Irlanda x x Grecia x Spagna x x x Francia x x x x Italia
x x Cipro Lettonia x x x Lituania Lussemburgo x x Ungheria x x Malta Paesi
Bassi x x Austria x x Polonia Portogallo x x x Romania Slovenia x x Slovacchia
Finlandia x x Svezia x x x Regno Unito x x x Il quadro di valutazione degli
aiuti di Stato della primavera 2009 contiene tabelle supplementari in cui
figurano informazioni più particolareggiate, tra cui riferimenti e link online
a decisioni sugli aiuti di Stato. Per un riepilogo delle misure nazionali
adottate in risposta alla crisi finanziaria ed
economica, vedi Memo/09/111. . <<BACK
( da "Reuters Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
ZURIGO (Reuters) -
La banca svizzera Ubs nel primo trimestre ha registrato perdite per quasi 2
miliardi di franchi svizzeri e ha annunciato che ridurrà il suo personale di altre
8.700 unità. L'amministratore delegato Oswald Gruebel, ex capo di Credit Suisse
in pensione a cui è stato chiesto di riportare Ubs in buona salute, ha detto
che ha intenzione di portare a 67.500 il numero degli occupati nel 2010 da
76.200 alla fine di marzo con un risparmio pari sino a 4 miliardi di franchi.
Le perdite del primo trimestre derivano da circa 3,9 miliardi di franchi di
perdite su asset illiquidi e da 23 miliardi di franchi di flussi in uscita
nell'area wealth management e nella divisione svizzera della banca, ha detto
Gruebel. L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea
annuale degli azionisti della banca. La crisi
finanziaria internazionale ha già costretto la
maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e
ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007..
( da "Corriere del Veneto"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto
sezione: PRIMOPIANO data: 15/04/2009 - pag: 3 Zaia al G8: «Sì ai dazi, stop
alle speculazioni» Il ministro accusa la finanza, attacca gli Ogm e avvisa la
Cina: «Ci proteggeremo» Zaia apre ai contestatori: «Sono pronto ad incontrare
chiunque, purché avanzi proposte e non ci siano sceneggiate» TREVISO «Non sarà
il G8 delle chiacchiere». Con questo piglio il ministro per le Politiche
agricole Luca Zaia si prepara a far gli onori di casa in quel di Castelbrando,
il maniero a Cison di Valmarino, nel Trevigiano, dove nel week end si
incontreranno i ministri dell'Agricoltura delle otto potenze economiche
mondiali. Con loro, per discutere del futuro del settore primario oltre che dei
nodi irrisolti dell'emergenza alimentare, saliranno al colle anche i ministri dei
Paesi in via di sviluppo ed i vertici delle principali organizzazioni
internazionali che si battono contro la fame nel mondo. Tre i temi chiavi messi
sul tavolo da Zaia: lotta alla speculazione sui prezzi dei prodotti agricoli,
stop agli Ogm («Ma questa - precisa il ministro - è la mia posizione personale,
non quella del governo») e stretta sulle regole della sicurezza alimentare, con
pressing sulle economie emergenti, a cominciare dalla Cina. L'obiettivo
dichiarato, è quello di arrivare a lunedì, giorno conclusivo del summit, con
una dichiarazione comune da sottoporre ai capi di Stato e di governo riuniti a
luglio alla Maddalena. «Questo appuntamento, il primo nel suo genere, cade in
un momento quanto mai appropriato - spiega Zaia - . La crisi finanziaria ha messo sotto gli
occhi di tutti l'esigenza di ridare centralità all'economia reale: e cosa c'è
di più reale dell'agricoltura? E proprio dalla finanza deve partire il
repulisti, fermando la speculazione: in questi anni ci sono state persone che
si sono arricchite scommettendo sull'andamento dei prezzi del riso e del mais,
mentre in altre parti del globo 3 milioni di persone morivano di fame. E più
qualcuno si arricchiva, più altri morivano. Su questo tema dobbiamo
sensibilizzare anche i consumatori, un po' come si fece anni or sono sui
prodotti realizzati grazie allo sfruttamento dei minori ». Il secondo punto al
centro del confronto tra i Grandi, sarà l'uso e l'abuso degli ogm, i prodotti
geneticamente modificati. A detta d'una larga parte del mondo scientifico,
questi sarebbero l'unica soluzione all'emergenza che nei prossimi anni
costringerà il mondo a raddoppiare la sua produzione alimentare, se vorrà
sfamare i suoi 6 miliardi di abitanti. «Questa è una falsità - attacca Zaia -
perché per quanti scienziati benedicono gli ogm ce ne sono altrettanti che li
denigrano. Ed io sto con questi ultimi. La lotta agli ogm sono l'ultimo
baluardo che abbiamo contro l'invasione delle multinazionali, che stanno
distruggendo l'agricoltura. E non mi risulta che nei Paesi che ne hanno
liberalizzato l'uso, penso agli Stati Uniti, i contadini si siano arricchiti».
Il ministro precisa che «questa è una mia posizione personale, non di tutto il
governo» e ammette che, sul punto, lo scontro al G8 sarà duro, perché «ci sono
Paesi privi di tradizione agricola che tenteranno in ogni modo di virare verso
la standardizzazione dei prodotti». Porte aperte, dunque, ai movimenti anti
ogm, che già si sono fatti sentire disegnando un grande «No ogm» in un campo ai
piedi di Castelbrando: «Sono pronto ad incontrarli - afferma Zaia - purché
portino proposte e non riducano tutto alle solite sceneggiate». Chiude il
trittico dei punti all'ordine del vertice, l'inasprimento delle regole sulla
sicurezza alimentare, particolarmente lasche nelle economie emergenti
d'Oriente: «Mangiando non ci si deve ammalare» sentenzia il ministro, che sul
tema non trattiene l'anima leghista: «Il protezionismo? Io non intendo far
competere i miei agricoltori con quelli di altre parti del mondo che impongono
al mercato prezzi risibili sfruttando i lavoratori, non osservando le norme
sanitarie e rinunciando alla qualità. Difenderemo il nostro territorio e la
nostra gente, contro chi vuole i dazi zero e l'eliminazione delle doc, perché
dietro ad ogni prodotto della terra, ci sono un campanile ed una comunità da
proteggere». Marco Bonet Task force La presentazione veneta del G8 ieri mattina
in Prefettura a Treviso. Da sinistra Muraro, Zaia, Capocelli e Damiano
( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 15/04/2009 - pag: 10 Società pubbliche In un anno sono
aumentate del 12,6 per cento. Quelle locali hanno una media di 68 addetti
Società private Hanno una redditività media dell'11,2 per cento del capitale
investito. La concorrenza pubblica è al 3 per cento Gli sprechi del
neo-statalismo Dalle imprese dei piccoli comuni alle grandi aziende: i danni
della mano pubblica all'economia nazionale A Lucca la civilissima Lucca, non
una provincia del «profondo Sud» ancora intrisa di «notabilato» il Comune,
oltre a occuparsi dei servizi tipici di un ente locale, si è riscoperto
imprenditore: gestisce, attraverso una holding municipale, una quindicina di
attività ed è entrato addirittura nel ramo pompe funebri rilevando l'agenzia di
onoranze di Giovanni Lombardi. Perché un sindaco abbia deciso un simile
investimento (non in un remoto passato statalista ma nel 2005, era di
privatizzazioni) è un mistero. Ma inspiegabile è anche la sostanziale
acquiescenza dell'opinione pubblica davanti allo spettacolo di una società,
posseduta al 51% dalla municipa-- lizzata del gas, che riesce nei primi due
anni a perdere ben 200 mila euro, pur operando in un business che, per sua
natura, non conosce mai crisi. Soldi dei contribuenti
che, evidentemente, non hanno nulla da ridire. Quello di Lucca è solo uno dei
cento episodi raccontati dal nuovo libro di Sergio Rizzo sulle patologie
dell'intervento pubblico in economia. Dopo il successo de La Casta e della
Deriva, scritti con Gianatonio Stella, ora con Rapaci (pubblicato anche
stavolta da Rizzoli) Rizzo si candida al ruolo di uomo-termometro di un sistema
pubblico febbricitante e che non dà segni di reazione. I risparmi dell'Enav La
carrellata di episodi vecchi e nuovi è impressionante: dall'incredibile storia
dell'Alitalia a quella di una Rai lottizzata che ci costa il doppio della britannica
Bbc (qualcuno ricorda che 15 anni fa abbiamo votato, via referendum, per la sua
privatizzazione?), dall'Acqualatina, società di distribuzione idrica presieduta
da un senatore in carica, alla vicenda di Massimo Varazzani, manager cacciato
dall'Enav, l'Ente per l'assistenza al volo, perché voleva far risparmiare allo
Stato 350 milioni di euro che non servivano. Una bestemmia per partiti abituati
all'«uso politico» dei fondi. Una buona notizia per il cittadino-contribuente
che, però, all'epoca non fece sentire la sua voce. Anche nei rari casi in cui
la politica tenta di scuotersi e di correggere le anomalie più clamorose, ci
sono meccanismi che cominciano a funzionare in modo sotterraneo e, anno dopo
anno, riportano alla situazione di partenza. La previdenza integrativa È il
caso di Italia Previdenza, società dell'Inps che era stata creata per gestire
sistemi di previdenza integrativa. Un affare mai decollato e dal quale, anzi,
il governo ha alla fine escluso l'ente previdenziale. A quel punto l'allora ministro
Damiano e il presidente dell'Inps presero la decisione più ovvia: sciogliere la
società. Che, però, per uno di quei miracoli che riescono così bene ai politici
italiani, poco dopo è risorta. Una vera farsa con personaggi incredibili: gente
capace anche di cumulare 40 incarichi. Una lettura spassosa se non fosse il
racconto di come i soldi dei cittadini vengono buttati dalla finestra e di come
il «sistema Italia» continua a essere tirato a fondo dalla sua pubblica amministrazione in un mondo in cui la competizione per
sopravvivere è già spietata e lo diventerà ancor di più con una crisi finanziaria globale che rende
sempre più accanita la battaglia per la conquista delle poche risorse
disponibili. La mancanza di spinta L'importanza e il limite dei lavori di
Stella «capostipite» del genere dei libri di denuncia e Rizzo sta proprio qui.
Hanno conquistato un oceano di lettori, hanno suscitato ondate di indignazione,
ma tutto questo non ha prodotto né una vera spinta all'autoriforma della
politica né un movimento civile capace di stimolare il cambiamento: senza
invettive ma «stando sul pezzo » giorno dopo giorno, «marcando a uomo »
amministratori disinvolti e vecchi e nuovi boiardi. La libera stampa che
controlla e denuncia, i cittadini che chiedono che di ogni euro speso venga
dato conto ai contribuenti. Magari mettendo i dati di tut-
( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 -
pag: 39 Il caso a Madrid Pubblicità, effetto Zapatero su Telecinco (g.fer.)
Balzo ieri alla Borsa di Madrid per le azioni di Telecinco, che in chiusura di
seduta hanno messo a segno un progresso del 7,77% a 7,35 euro, con 2,5 milioni
di pezzi scambiati, più del doppio rispetto alla media degli ultimi tre mesi.
Motivo dell'exploit una dichiarazione del premier spagnolo José Luis Zapatero,
che ha promesso, nel corso di un intervento davanti ai gruppi parlamentari del
Psoe, una «drastica riduzione» della pubblicità sui canali della televisione
pubblica Tve. La misura dovrebbe essere inserita in un disegno di legge in
preparazione da parte del governo. Paolo Vasile ceo di Telecinco
( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 -
pag: 39 La Giornata in Borsa Corre Mondadori, sale ancora Pirelli Re di Giacomo
Ferrari Scambi In crescita gli scambi giornalieri, per un controvalore di 2,9
miliardi di euro Piazza Affari ancora positiva (+2,34% l'S&P-Mib, +1,6% il
Mibtel) alla ripresa delle contrattazioni dopo il lungo ponte di Pasqua,
con scambi in crescita (2,9 miliardi di euro il controvalore complessivo). I
titoli bancari, spinti dall'utile superiore alle attese di Goldman Sachs, hanno
trainato gli acquisti, ma si sono distinti anche il comparto del lusso e quello
dell'editoria. E proprio un valore editoriale, Mondadori, ha realizzato la
migliore performance fra i titoli dell'S& P-Mib, con un prezzo di
riferimento balzato dell'11,9%. Ne ha risentito positivamente Mediaset (+2,49%)
mentre, fuori dall'S& P-Mib, sono cresciuti l'Espresso (+2,79%) e
soprattutto Rcs MediaGroup (+4,95%). Nell'ambito del credito, i progressi più
significativi sono arrivati nell'ordine da Monte Paschi (+6,23%), Unicredit
(+5,95%) e Intesa-Sanpaolo (+4,48%). Quanto al lusso, va registrata soprattutto
la corsa di Bulgari (+8,29%), sul quale il mercato ha confermato l'interesse
già manifestato la scorsa settimana, mentre Luxottica, grazie al buy di
Deutsche Bank, ha incassato un rialzo del 5,98%. Nel resto del paniere, bene
Autogrill (+4,47%), Buzzi-Unicem (+4,4%), Cir (+5,01%) e Generali (+3,97%). Fra
i pochi segni negativi, infine, spicca Pirelli (-2,55%), mentre la controllata
Pirelli Real Estate è cresciuta ancora (+6,45%). Ieri la società ha smentito
«categoricamente» che siano allo studio ipotesi di riassetto (si era parlato
anche di cessione di immobili a Generali) per sostenere la capogruppo nella
ricapitalizzazione da 400 milioni di euro all'esame dell'assemblea di venerdì
prossimo.
( da "Corriere della Sera"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia Mercati Finanziari data: 15/04/2009 -
pag: 39 Il caso a Milano Aeroporti di Roma rilancia Gemina (g.fer.) Le positive
prospettive della controllata Aeroporti di Roma hanno messo le ali ieri al
titolo Gemina, che ha chiuso con un prezzo di riferimeno di 0,383 euro (+3,79%)
dopo aver toccato nel corso della seduta una punta massima di oltre il 7%
di incremento, a quota 0,405, con quasi 7 milioni di azioni scambiate. Secondo
l'amministratore delegato di Sintonia (la finanziaria
che controlla Gemina) esiste infatti una «forte aspettativa di crescita del
traffico » per lo scalo romano di Fiumicino. La previsione è di «ben oltre 100
milioni di passeggeri» entro la fine della concessione rispetto ai 38 milioni
attuali. Guido Angiolini presidente di Gemina
( da "Corriere del Veneto"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del Veneto sezione:
CRONACAVERONA data: 15/04/2009 - pag: 6 Soldi e religioni Guerfi: «Chi perde il
lavoro sradicato da qui». Solidarietà, sei islamici veronesi partiti volontari
in Abruzzo Famiglie e moschee a secco. La crisi vista
dall'Islam A Verona il gotha economico dei musulmani: incontro internazionale
in fiera. «Vediamo come uscirne» Il prossimo 26 aprile il convegno della
federazione delle organizzazioni islamiche in Europa VERONA Non è per nulla
politically correct, perchè va sempre dalla stessa parte, a mazzolare. Quella
di chi fa già fatica ad arrivare a fine mese. Ma una forma
«democratica » anche la crisi finanziaria ce l'ha. Perchè se è vero, come è vero, che colpisce sempre gli stessi,
c'è da dire che in quell'«alveo» non fa distinzioni. Non c'è razza, non c'è
religione. Non c'è cultura e non c'è colore. Assolutamente avanti, da questo
punto di vista, la crisi finanziaria. Molto di più di chi l'analizza. La spiega. E la
racconta. A qualcuno farà anche «mal comune mezzo gaudio », sapere e riflettere
sul fatto che non è solo «roba nostra » l'asfissia dei posti di lavoro, i
portafogli che fanno l'eco, la rincorsa alle offerte per risparmiare. La «crisi globale», l'hanno chiamata. E se per «globale»
s'intende di tutti, è poco ma sicuro. Il convegno Basterà andare il 26 aprile
in fiera. E' lì che si terrà un convegno, che ha una cadenza annuale.
Quest'anno tocca a Verona. E il tema potrebbe sembrare quello tipico di un
periodo di magra finanziaria come questo. «La crisi economica mondiale e i suoi effetti sulla famiglia e
la società», è il titolo. Ma chi pensa che sia il solito panegirico di esperti
si sbaglia. Perchè il convegno del 26 aprile in fiera ha una chiave
assolutamente unica. E sta tutta nel sottotitolo. «Punto di vista islamico». In
fiera tra due domeniche si incontreranno i massimi esponenti della federazione
delle organizzazioni islamiche in Europa. Un convegno organizato con il
consiglio islamico di Verona, che vedrà tra i relatori figure di spicco del--
l'Islam moderno, a partire da Alì al Qaradaghi. Oltre ad essere il preside
della facoltà della giurisprudenza islamica del Qatar, al Qaradaghi è membro
del-- l'unione internazionale dei sapienti musulmani e del Consiglio europeo
della Fatwa e Ricerca. Una vera e propria guida spirituale per i musulmani
europei. Ma anche un profondo conoscitore dei meccanismi economici e finanziari
dell'Islam e dell'Europa. Con lui anche Riccardo Milano, responsabile delle
relazioni culturali della Banca Popolare etica e Chakib ben Makhlouf,
presidente della federazione delle organizzazioni islamiche in Europa. Ci sarà
il gotha dell'Islam continentale, tra due settimane a Verona. La crisi e la moschea Perchè la crisi
non fa distinzione di religione. Lo sanno bene anche in via Bennivenga
Biondani, alla moschea. «Ci sono tantissime persone in difficoltà anche nella
nostra comunità - spiega il portavoce Muhammad Abdeslem Guerfi - . E anche noi
vogliamo trovare una soluzione». In via Bencivenga Biondani è una sequela di
richieste di aiuto. «Molti fanno fatica ad arrivare a fine mese. E spesso si
tratta di famiglie con un reddito solo. Non riescono a pagare l'affitto, le
bollette». La comunità fa quello che può. Il sostegno ai poveri è il quinto pilastro
del-- l'Islam, con la zakat, l'imposta coranica che ogni musulmano deve pagare
perchè venga distribuita ai bisognosi. Ma la zakat si versa una volta l'anno,
al termine del Ramadan, che arriverà a fine settembre. E anche le casse della
moschea, in questo periodo, sono esangui. «Facciamo una fatica terribile ad
aiutare tutti quelli che ce lo chiedono - conferma Guerfi -. Riusciamo a
mettere insieme i soldi per una bolletta, per una rata dell'affitto. A qualcuno
facciamo anche la spesa. Ma è un aiuto irrisorio. La comunità si mantiene con
le offerte, non ha altre entrate. E quello che riusciamo a fare è poco...». Il
lavoro e il permesso Su chi è straniero questa crisi
pesa, se possibile, di più. I licenziamenti hanno riguardato in buona parte
loro, per lo più operai. Ma se sei straniero in Italia e rimani senza lavoro,
perdi anche il diritto a vivere qui. «E' una norma di cui discuteremo al
convegno. Una delle cose che vorremo chiedere è che, almeno in questa fase
economica, il permesso di soggiorno sia sganciato dal contratto di lavoro».
Perchè in molti sono diventati dei senza patria. Stranieri qui, ma anche dove
sono nati. «C'è gente - racconta Guerfi - che anche qui a Verona si è rifatta
una vita. Si è comprata casa, si è fatta una famiglia. Perdere il lavoro
significa perdere tutto questo. E non solo. Significa dover ritornare in un
Paese del quale non fai più parte, che non è più il tuo. Non è facile tornare
indietro dopo anni...». Eppure capita sempre più spesso, anche tra chi
frequenta la moschea. «In molti, poi, anche se perdono il posto 'fisso'
continuano a lavorare, magari piccole cose, ma si arrangiano...». E invece, in
teoria, se ne devono andare. I volontari in Abruzzo In molti vivono a Verona da
decenni. Più di qualcuno quando gli chiedi qual'è il suo Paese ti risponde
l'Italia. E non lo fa a mo' di pappagallo. Lo sa anche dimostrare. E' dal primo
giorno dopo il terremoto, che in via Bencivenga Biondani si prega e si
raccolgono materiale e offerte per l'Abruzzo. Ma gli islamici sanno anche essere
persone concrete. Sei uomini della comunità veronese sono partiti come
volontari. Da giorni sono ad Onna, nell'omelico del disastro. Fanno di tutto.
Distribuiscono i materiali, aiutano nei piccoli lavori di una sopravvivenza che
si scandisce ormai da una settimana. Danno sostegno e pregano anche con quei
«fratelli» che hanno perso tutto. A loro non è stata dedicato nessun servizio
televisivo. A quello che hanno fatto non è stata regalata una parola. Eppure di
Islam si riempiono i giornali. Ma non è mai il bene - neanche in questo caso -
a far rumore... Angiola Petronio La preghiera Islamici in preghiera alla
moschea ( foto d'archivio)
( da "Mattino di Padova, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Deutsche Bank fa
volare il titolo agordino sottoquotato del 20% Del Vecchio rastrella Generali
con il supporto di Mediobanca VENEZIA. Se Luxottica è nell'Olimpo della moda il
suo patron Leonardo Del Vecchio sta lavorando da mesi per conquistarsi un posto
in quello della finanza italiana. E per farlo il luogo più appropriato sono -
come noto - le Generali. Del Vecchio, infatti, non solo è oggi nel consiglio di
amministrazione del Leone, ma ne è anche uno degli azionisti rilevanti, con una
quota vicina al 2%. Dietro all'imprenditore dell'occhiale - e questa è la
novità - pare, però, ci sia il supporto "pesante" di Mediobanca, che
di Generali è l'azionista di riferimento con il 14,1%. A dirlo è il quotidiano
finanziario MF, che vuole Piazzetta Cuccia come il finanziatore delle
operazioni di rastrellamento delle azioni Generali operato da Del Vecchio nei
mesi scorsi. Il legame con Mediobanca passa per la Delfin, la holding di controllo
del pacchetto Luxottica e a cui fa capo l'1,99% del capitale del Leone. Il
verbale dell'assemblea datato 13 maggio 2008 dice, infatti, che circa 34
milioni dei titoli Luxottica, pari al 7,3%, sono stati dati in pegno a
Mediobanca International Luxembourg (circa 612 milioni ai valori di Borsa di
poco meno di un anno fa) per un finanziamento erogato alla stessa Delfin. La
garanzia, con la crisi finanziaria e la conseguente svalutazione dei corsi, oggi è salita dal 7,3%
al 9,2% del capitale di Luxottica. Ma perché Del Vecchio ha deciso di ricorrere
alla leva finanziaria pur
disponendo di una ingente liquidità? Le ipotesi parlano di un'ottimizzazione
delle leva finanziaria, che
è una risposta parziale, se si pensa che gli acquisti dei titoli
Generali sono avvenuti con il beneplacito di Mediobanca nel bel mezzo della
tempesta sollevata da Algebris. Intanto ieri Deutsche Bank ha messo le ali al
titolo del big dell'occhiale, che ha chiuso a +5,98%. Il rally è iniziato dopo
la promozione da hold (tieni) a buy (compra) da parte dell'istituto tedesco,
che ha innalzato il prezzo obbiettivo a 16 euro. Secondo la banca, il gruppo
quota circa il 20% sotto la sua media storica e motiva il miglioramento del
giudizio per i «solidi fondamentali». (Roberta Paolini)
( da "Giornale.it, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 90 del 2009-04-15
pagina 10 Ora il tasso è «light» ma occhio alla rata di Redazione
La crisi finanziaria
internazionale non ha spento l'amore degli italiani per il mattone ma
acquistare una casa significa quasi sempre sottoscrivere un mutuo. Un atto
impegnativo, da affrontare in primo luogo in base al reddito familiare e
scegliendo con grande attenzione tra le tipologie disponibili sul mercato,
a partire dalle soluzioni a tasso fisso e da quelle a tasso variabile. Complice
l'ultimo taglio al costo del denaro deciso dalla Bce all'1,25% e la discesa
dell'Euribor ai minimi storici, i mutui a tasso variabile sono quelli che
nell'immediato offrono una convenienza maggiore. Va detto, però, che superata
la recessione, il costo del denaro tonerà a salire insieme alle rate di questo
tipo di finanziamenti. Un rischio che invece non esiste con le proposte a tasso
fisso, pensate per garantire al risparmiatore la stabilità della rata,
indipendentemente dalla Bce. Prima di scegliere tra tasso fisso o variabile è,
quindi, importante considerare la durata del finanziamento e calcolare in
prospettiva quanto sarebbe sopportabile l'aumento della rata sul bilancio
familiare. In alternativa esistono offerte «flessibili», che consentono di
variare la tipologia del tasso durante il prestito. E altre che offrono il
cosiddetto «cap», in sostanza un «tetto» di garanzia che protegge dal rialzo
dei tassi. Prima di decidere è bene rivolgersi a diversi istituti, considerando
che spesso, l'erogazione del mutuo, è subordinata all'apertura di un conto
corrente su cui accreditare lo stipendio. Un aiuto in proposito è offerto da
Internet e da siti specializzati come www.mutuionline.it, dove è possibile
simulare il tipo di mutuo di cui si ha bisogno e ottenere con rapidità le
offerte più convenienti sul mercato. In ogni caso le banche sono tenute a
comunicare, oltre al tasso del mutuo, comprensivo dello «spread», anche
l'«indice sintetico di costo». L'Isc esprime il costo reale di un mutuo
considerando anche le spese iniziali e quelle ricorrenti: per l'istruttoria, la
perizia, la riscossione delle rate, le comunicazioni, le assicurazioni e le
imposte. Le spese di istruttoria e di perizia possono variare, rispettivamente,
tra i 200 e i 750 euro e tra i 200 e 300 euro. Un altro aspetto da considerare
è poi il limite finanziabile. Normalmente è l'80% del valore dell'immobile
stabilito dalla perizia ma, a seconda delle garanzie offerte, alcune banche
arrivano a erogare anche il 100-120%. Quanto al capitolo assicurazioni, le
banche richiedono una polizza incendio-scoppio. Alcune impongono una compagnia
convenzionata altre lasciano libero il cliente: il premio è calcolato sul
valore dell'ipoteca, di solito pari al 150-200% del valore dell'immobile. Il
premio può essere pagato in un'unica soluzione o spalmato sul mutuo. Attenzione
infine ai costi aggiuntivi: alcuni istituti propongono polizze per rischi di
premorienza, malattia o perdita del lavoro con un aggravio sulle rate di alcune
decine di euro. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123
Milano
( da "TopTrade" del
15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Meeting di
Zucchetti Un evento dedicato ai partner per condividere e riaffermare i valori
che hanno reso l’azienda leader nella fornitura di software e
servizi ad aziende di qualsiasi settore e dimensione, professionisti ed enti
pubblici. 15 Aprile 2009
Il 20 e 21 aprile si terrà al Palazzo dei Congressi di Riccione “Zucchetti
Meeting 2009”, l'evento che il gruppo Zucchetti dedica alla propria rete
distributiva, costituita da oltre 800 partner diffusi in modo capillare su
tutto il territorio nazionale. Si tratta di un'occasione importante per condividere e riaffermare i
valori che hanno reso Zucchetti leader in Italia nella fornitura di software e
servizi ad aziende di qualsiasi settore e dimensione, professionisti ed enti
pubblici: propensione all'innovazione, ricerca dell'eccellenza e capacità di
ascoltare i clienti e di anticiparne le esigenze. Nel 2008, infatti, nonostante
la crisi finanziaria globale, il fatturato
del gruppo Zucchetti è cresciuto del 6 per cento rispetto al 2007, raggiungendo
i 217 milioni di euro, e sono stati ben 4.600 i nuovi clienti acquisiti. Se si
considera che degli oltre 60.000 clienti a parco più del 90 per cento sono
gestiti dai partner, si comprende il ruolo fondamentale del canale indiretto di
vendita nella strategia Zucchetti, tanto da organizzare un evento
specifico allo scopo sia di riunire e focalizzare le competenze presenti nella
rete distributiva, sia di individuare e dare forte impulso a tutte le sinergie
utili a migliorare l'attività commerciale e a incrementare le vendite e la
soddisfazione dei clienti. Al meeting, inoltre, saranno presentate in anteprima
le novità Zucchetti non solo del 2009, ma del futuro, ossia una rivoluzionaria
offerta di soluzioni in tecnologia Web 2.0 che sarà lo specchio della Zucchetti
dei prossimi anni, la Zucchetti 2.0!
( da "KataWebFinanza"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
USA: AUTORITA'
PREPARANO GUIDA A STRESS TEST SULLE BANCHE (AGI) - Washington, 15 apr. - Le
autorita' Usa sono pronte a diffondere una guida sugli stress test effettuati
sulle 19 principali banche statunitensi, che spieghi come interpretare i
risultati delle verifiche e la metodologia adottata. Lo rivelano fonti bene
informate, secondo le quali non e' ancora chiaro quando la guida sara' diffusa,
anche se cio' dovrebbe avvenire tra la fine di aprile e l'inizio di maggio,
prima che il Tesoro annunci i risultati del primo trimestre delle banche. La
Fed ha ordinato alle banche Usa di non rivelare i risultati degli stress test, finalizzati a verificare la capacita' degli istituti di reggere
alla crisi finanziaria.
Secondo gli esperti c'e' troppo segreto intorno a questi test e i mercati sono
stati invece abituati ad avere sempre tutte le informazioni a disposizione.
"L'obiettivo dei test - spiega il New York Times - e' quello di prevenire
il panico, non di causarlo". L'obiettivo principale degli stress
test e' quello di verificare se i capitali a disposizione delle banche siano
adeguati, in vista di possibili nuove ricapitalizzazioni da parte del Tesoro.
(AGI) 15/04/2009 - 08:49
( da "KataWebFinanza"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Anche Parlamento e
Consob nello schema "blinda-Mediaset" Silvio Berlusconi SEPOLTA dalle
tragiche macerie del terremoto d'Abruzzo, un'altra legge ad personam, o per
meglio dire ad aziendam, ha incassato silenziosamente il timbro del Parlamento.
E' una norma che nasce all'ombra del conflitto d'interessi di Silvio
Berlusconi: capo del governo e padrone di un impero mediatico. Tradisce una
visione proprietaria del libero mercato: la regola generale al servizio di
un'esigenza particolare. Sancisce una posizione gregaria delle autorit
indipendenti: il "vigilante", debitamente sollecitato, obbedisce al
"vigilato". Mercoled scorso il Senato ha approvato in via definitiva
il cosiddetto decreto incentivi. Un pacchetto-omnibus nel quale c' di tutto:
dal raddoppio degli incentivi per l'auto ai bonus per gli elettrodomestici. Nel
gigantesco garbuglio sono stati infilati un paio di articoli che prevedono
"strumenti di difesa del controllo azionario delle societ da manovre
speculative", e introducono misure volte a prevenire "eventi di
scalate ostili in una fase di mercato caratterizzato da corsi azionari molto al
di sotto della media degli ultimi anni". Nobile intenzione. Il legislatore, in piena crisi
finanziaria, si preoccupa dei troppi
"avvoltoi" stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole
difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali"
rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre
disposizioni specifiche. La prima prevede l'innalzamento dal 10 al 20% della
quota di azioni proprie che ogni societ pu acquistare e detenere in
portafoglio. La seconda prevede l'incremento fino al 5% annuo delle
partecipazioni consentite a chi gi possiede tra il 30 e il 50% di una Spa. La
terza introduce la possibilit per la Consob di ridurre dal 2 all'1% la soglia
valida ai fini dell'obbligo di comunicare alla Vigilanza l'avvenuto acquisto di
un pacchetto azionario. Non c' male, per un governo che si professa liberale,
anche se non pi liberista. E nemmeno per un centrodestra che, fregandosene
allegramente della cultura dell'Opa e della contendibilit delle aziende, ha gi
rimesso pesantemente in discussione la passivity rule, cio quel complesso di
regole volte a limitare le iniziative di contrasto consentite a una societ su cui
pende un'Offerta pubblica d'acquisto. In tempi di ferro, come dice Tremonti, ci
si difende con tutti i mezzi. Ma il problema, nel caso di specie, non solo
questo: dietro la nuova crociata per salvare "l'italianit" si
nasconde un interesse di bottega, molto pi spicciolo: difendere Mediaset.
Vediamo perch. I titoli del Biscione, come la maggior parte del listino,
soffrono da mesi e mesi un crollo verticale di valore. Al 31 dicembre 2007
un'azione Mediaset valeva 9,3 euro. Un anno dopo, a fine 2008, ne valeva 3,9.
Attualmente staziona intorno ai 3,5 euro, con una capitalizzazione di circa 4,2
miliardi. Poco pi di un terzo di due anni fa. Gi a luglio dell'anno scorso
Piersilvio Berlusconi denunciava: "Dall'inizio dell'anno abbiamo subito
una perdita di valore del 41%". Anche il Cavaliere, ovviamente,
preoccupato. L'8 ottobre
( da "Sestopotere.com"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Turismo: Enit e Rai
Lanciano Spot 'Italia. Much More' (15/4/2009 09:15) | (Sesto Potere) - Roma -
15 aprile 2009 - Per due mesi, aprile-maggio, alla vigilia di una stagione
estiva che si annuncia incerta, per quanto riguarda l'afflusso degli ospiti
stranieri, i più importanti broadcast di mercati strategici per il nostro
Paese, cioè Germania, Austria e Svizzera, Regno Unito, USA, Canada e l'area
web, lanceranno un messaggio promo-pubblicitario che vuole evocare la
dimensione onirica ed emozionale del viaggio in Italia. Entro il frame di
"Italia Much More" la Campagna Promozionale 2009 - realizzata per
l'ENIT dalla Rai e da RAI Trade - propone un caleidoscopio di immagini molto
suggestive per catturare e sorprendere l'ospite straniero, inducendolo a
scegliere l'Italia come meta di vacanze, diversificando la tipologia di
location offerta o di messaggio, in funzione del target di riferimento. Tre le
versioni realizzate in formato HD dello spot promozionale di 60, 30 e 15
secondi che sarà mandato in onda sulle principali reti televisive nazionali,
nel prime time e con la maggiore affinità rispetto al target di riferimento.
Con i passaggi spot sui principali canali TV dei Paesi di area tedesca, del
Nord America e sulle principali emittenti del Regno Unito, verrà aumentata la
"forza d'urto" sui mercati mondiali raggiungendo un effetto
moltiplicatore di "impressions" molto elevato. L'ENIT-Agenzia
utilizzerà i filmati in tutto il mondo ed in tutte le attività e le iniziative
che porrà in essere per assolvere il suo ruolo istituzionale (convegni,
conferenze stampa, fiere, workshops, "settimane italiane", ecc.).
Negli USA e nell'area tedesca (Germania, Austria e Svizzera), la diffusione del
messaggio promo-pubblicitario sul web sarà realizzata in sinergia con i
maggiori gruppi editoriali, la stampa specializzata ed i principali siti web
del settore viaggi. Finalizzata alla promozione specifica sul mercato
americano, "Italy Hospitality Truck" attraverso i quali il messaggio
sull'ospitalità italiana verrà veicolato attraverso due mezzi personalizzati,
che viaggeranno e stazioneranno nelle maggiori aree metropolitane degli USA.
"Con "Italia Much More" l'ENIT-Agenzia Nazionale del Turismo dà
un sostegno concreto ed un forte impulso alla promozione del brand Italia sui
mercati internazionali, in un momento delicato per il settore del turismo, sia
a livello internazionale che domestico, combinando esperienze reali e virtuali,
che colpiscano e stimolino i turisti fornendo loro, al tempo stesso, spunti
utili per rendere più coinvolgente e ricca l'esperienza", sostiene il
Presidente dell'ENIT-Agenzia, Matteo Marzotto. " "Per le festività
pasquali, l'andamento dei maggiori mercati dell'incoming italiano, che emerge
dal Monitoraggio dell ' Agenzia presso i TO, presenta in generale segno
negativo, con flessioni della domanda più o meno consistenti, anche a causa dei
negativi effetti dei tassi di cambio delle principali monete. Le contrazioni
dei flussi turistici - aggiunge Marzotto - coinvolgono non solo i mercati
europei ed oltreoceano tradizionali, molti dei quali
duramente colpiti dalla crisi finanziaria ed economica ma, per la prima volta, anche quelli emergenti come
la Russia o il Brasile. Si mantengono stabili o in crescita alcuni Paesi dell'
Est Europa (Rep. Ceca, Ungheria, Polonia) e dell'Asia (Cina, India e
Corea)." "Gli spot televisivi della Campagna Promozionale 2009 -
aggiunge il Direttore Generale, Eugenio Magnani - rappresentano lo
strumento ideale per far scoprire la molteplice varietà delle bellezze
naturali, artistiche e culturali del nostro Paese attraverso l'attrattiva molto
nota dei mega Brands -Roma, Venezia e Napoli - e quella cosiddetta minore dei
Sub Brands che funzionano da catalizzatori inimitabili per gli ospiti stranieri,
consentendo un turismo nuovo, più economico, durante tutto l'arco dell'anno. E
si affiancano strategicamente - secondo Magnani - alla promozione di un sito
dedicato: www.italiamuchmore.com che permetterà allo spettatore di scoprire,
attraverso lo strumento contemporaneo del Web 2.0, ciò che veramente di
"much more" più dare l'offerta italiana, sia al potenziale che al
recente viaggiatore". « Much More » non e' solo uno slogan : e' il modo
nuovo di intendere l'unione delle forze per il futuro dell'Italia - ha detto
Carlo Nardello, Amministratore Delegato di Rai Trade -. - Enit e Rai Trade
perseguono lo stesso obiettivo: la promozione del nostro Paese. Siamo
ambasciatori della bellezza italiana. Le nostre esigenze si sono sposate sotto
l'unica idea che si debba fare e proporre "molto di piu'". Quella di
"Much More Italy" e' una campagna che e' nata dentro Rai Trade
proprio per questi motivi. In questi mesi, lavorando "molto di piu'",
abbiamo incrementato la vendita di audiovisivo italiano nel mondo e, quindi,
abbiamo contribuito in modo fattivo alla percezione internazionale che in
Italia ci sia molto di piu' dei soliti luoghi comuni. E' lo stesso significato
della campagna che presentiamo oggi. Non solo. Con Enit lanciamo un modello di
collaborazione fra settori industriali del paese che potrebbe cambiare in poco
tempo l'immagine dell'Italia nel resto del mondo. Uniti si vince e si può dare,
per l'appunto, "molto più" a tutti coloro che amano la bellezza"
"La realizzazione degli spot televisivi per ENIT - sottolinea il Vice
Direttore Commerciale Rai, Stefania Cinque - ha rappresentato un' importante
conferma del ruolo del Gruppo Rai nello sviluppo di progetti di comunicazione
per le esigenze istituzionali" In particolare, i prodotti audiovisivi sviluppati
da RAI Trade e i messaggi della campagna promozionale ENIT - grazie alle
sinergie ed alle complessive potenzialità distributive del Gruppo RAI -
potranno essere diffusi nel circuito internazionale gestito da NewCo RAI
International (che attualmente, attraverso il suo canale generalista Rai Italia
e le offerte tematiche mirate, raggiunge oltre 20 milioni di abitazioni, con
un' audience potenziale superiore ai 60 milioni di telespettatori).
( da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
la crisi Ubs annuncia altri 8700 licenziamenti La prima banca
svizzera, in perdita di 1,3 miliardi di euro, annuncia un piano di tagli (Ap) ZURIGO
- Un programma di contenimento dei costi che prevede 8.700 licenziamenti entro
il 2010. Lo ha annunciato la Ubs, prima banca svizzera, dopo aver riferito di
una perdita di due miliardi di franchi nel primo trimestre (oltre 1,3 miliardi
di euro). L'amministratore delegato Oswald Gruebel, ex capo di Credit Suisse in
pensione a cui è stato chiesto di riportare Ubs in buona salute, ha detto che
ha intenzione di diminuire a 67.500 il numero degli occupati nel 2010 (da
76.200) con un risparmio stimato di 4 miliardi di franchi. CRISI
- L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea annuale degli azionisti
della banca. La crisi finanziaria internazionale ha già costretto la maggiore banca svizzera a
fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e ad annunciare il taglio di
11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007. stampa |
( da "KataWeb News"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Usa: Autorità
preparano guida a stress test sulle banche 15 aprile 2009 alle 09:19 — Fonte:
repubblica.it — 0 commenti Le autorità Usa sono pronte a diffondere una guida
sugli stress test effettuati sulle 19 principali banche statunitensi, che
spieghi come interpretare i risultati delle verifiche e la metodologia
adottata. Lo rivelano fonti bene informate, secondo le quali non è ancora
chiaro quando la guida sarà diffusa, anche se ciò dovrebbe avvenire tra la fine
di aprile e l'inizio di maggio, prima che il Tesoro annunci i risultati del
primo trimestre delle banche. La Fed ha ordinato alle banche Usa di non
rivelare i risultati degli stress test, finalizzati a
verificare la capacità degli istituti di reggere alla crisi
finanziaria. Secondo gli esperti c'è troppo segreto
intorno a questi test e i mercati sono stati invece abituati ad avere sempre
tutte le informazioni a disposizione. "L'obiettivo dei test -- spiega il
New York Times -- è quello di prevenire il panico, non di causarlo".
L'obiettivo principale degli stress test è quello di verificare se i capitali a
disposizione delle banche siano adeguati, in vista di possibili nuove
ricapitalizzazioni da parte del Tesoro. AGI
( da "Virgilio Notizie"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 15 apr.
(Apcom) - Il presidente degli Stati Uniti Barack obama si appresta a
partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani con in agenda un messaggio
di partnerhip per l'America Latina e i Caraibi: ma, osserva il quotidiano
statunitense The Wshington Post, troverà non pochi governi che saranno meno
comprensivi degli alleati europei nei confronti delle
responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto
registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a
rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina",
come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
Alberto Moreno. Sebbene la dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata
per quasi un anno, i 34 leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui
il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo
Morales - si incontreranno in un forum pubblico per discutere il documento,
parte del quale redatto prima della crisi. Obama - che
ha ereditato l'impopolarità delle passate Amministrazioni per le interferenze
negli affari interni sudamericani, spesso a favore di dittature o altri governi
autoritari - non giunge al vertice con alcun piano prestabilito per l'emisfero,
ma solo per ascoltare: al contrario dell'Ammnistrazione Bush, che quattro anni
fa insistette - inutilmente - per l'approvazione del Trattato di Libero
Scambio. Oggi il commercio è in secondo piano rispetto alla crisi,
e su molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'Ammnistrazione e i
Paesi sudamericani: su altre tuttavia l'intesa è meno certa, come l'embargo
cubano ancora in vigore nonostante l'allentamento di alcune restrizioni;
inoltre, veranno alla luce le profonde differenze fra le due anime della
sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e quella
socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva il
suo portabandiera.
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Ubs taglia 8.700
dipendenti, in trim1 perdite per 2 mld franchi -->ZURIGO (Reuters) - La
banca svizzera Ubs nel primo trimestre ha registrato perdite per quasi 2
miliardi di franchi svizzeri e ha annunciato che ridurrà il suo personale di
altre 8.700 unità. L'amministratore delegato Oswald Gruebel, ex capo di Credit
Suisse in pensione a cui è stato chiesto di riportare Ubs in buona salute, ha
detto che ha intenzione di portare a 67.500 il numero degli occupati nel 2010
da 76.200 alla fine di marzo con un risparmio pari sino a 4 miliardi di
franchi. Le perdite del primo trimestre derivano da circa 3,9 miliardi di
franchi di perdite su asset illiquidi e da 23 miliardi di franchi di flussi in
uscita nell'area wealth management e nella divisione svizzera della banca, ha
detto Gruebel. L'annuncio è stato fatto in vista
dell'assemblea annuale degli azionisti della banca. La crisi finanziaria internazionale ha già
costretto la maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi
di dollari e ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del
2007..
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Summit Americhe/
Obama affronterà rabbia sudamericana per crisi di
Apcom Anche l'embargo cubano sarà fonte di polemiche -->Roma, 15 apr.
(Apcom) - Il presidente degli Stati Uniti Barack obama si appresta a
partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani con in agenda un messaggio
di partnerhip per l'America Latina e i Caraibi: ma, osserva il quotidiano
statunitense The Wshington Post, troverà non pochi governi che saranno meno
comprensivi degli alleati europei nei confronti delle
responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale. Negli ultimi cinque anni la regione aveva fatto
registrare i ritmi di crescita economica più elevati al mondo, messi oggi a
rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non originatasi in America Latina",
come ha sottolineato il presidente della Banca Interamericana per lo Sviluppo,
Alberto Moreno. Sebbene la dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata
per quasi un anno, i 34 leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui
il venezuelano Hugo Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo
Morales - si incontreranno in un forum pubblico per discutere il documento,
parte del quale redatto prima della crisi. Obama - che
ha ereditato l'impopolarità delle passate Amministrazioni per le interferenze
negli affari interni sudamericani, spesso a favore di dittature o altri governi
autoritari - non giunge al vertice con alcun piano prestabilito per l'emisfero,
ma solo per ascoltare: al contrario dell'Ammnistrazione Bush, che quattro anni
fa insistette - inutilmente - per l'approvazione del Trattato di Libero
Scambio. Oggi il commercio è in secondo piano rispetto alla crisi,
e su molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'Ammnistrazione e i
Paesi sudamericani: su altre tuttavia l'intesa è meno certa, come l'embargo
cubano ancora in vigore nonostante l'allentamento di alcune restrizioni;
inoltre, veranno alla luce le profonde differenze fra le due anime della
sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e quella
socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva il
suo portabandiera.
( da "Data Manager"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Skype si prepara per
un viaggio in solitaria A cura di Piero Macrì Pubblicato il 15-04-2009 11:30
EBay annuncia l’intenzione di procedere a uno spin off della
internet company acquisita nel 2005. Quando nel 2005 EBay, nonostante l’interesse manifestato da Google e Yahoo,
riuscì ad acquisire Skype per la bella somma di 2,6 milioni di dollari, le
aspettative nei confronti della Voip Company erano più incoraggianti rispetto a
come in questi anni si è andato poi evolvendo il matrimonio tra le due società.
Più volte nel corso dell’ultimo anno EBay ha manifestato l’intenzione di
volere cedere Skype, ma probabilmente il momento non è stato dei più
favorevoli, a causa soprattutto della crescente crisi finanziaria e della
difficoltà di trovare acquirenti disposti a mettere sul piatto cifre elevate.
Ed ecco allora avviata una nuova strategia che mira a rendere indipendente
Skype. L’intenzione manifestata dai vertici della società è infatti quella di
procedere a uno spin
off della società e creare i presupposti per renderla finanziariamente
indipendente. L’amministratore delegato di EBay, John Donahoe, è
convinto che Skype possa avere un futuro migliore come stand alone company. Di
fatto il Voip service di Skype non si è mai strettamente integrato con le attività di EBay così
come previsto e auspicato da coloro che al tempo spinsero per l’acquisizione
della società. Gli analisti si dimostrano abbastanza scettici sulle possibilità
di successo nel collocare Skype sul mercato, un’offerta pubblica di acquisto troverebbe
scarsa ricettività al momento attuale. Si tratta di trovare tempi e modi
ragionevoli per fare decollare una nuova formula finanziaria a sostegno
della società, la quale, è bene sottolinearlo, presenta dei numeri di tutto
rilievo. Nel 2008, il fatturato generato è stato di 551 milioni di dollari e
gli utenti che utilizzano il servizio Voip di Skype sono 405 milioni. Non solo,
le aspettative sono il raggiungimento del miliardo dollari di fatturato per il
2011. E Skype anche in queste ultime settimane, nel momento in cui si è
annunciata la disponibilità del suo utilizzo sull’iPhone di Apple è
stato scaricato da più di due milioni di persone, diventando una delle più
gettonate applicazioni sul mela fonino.
( da "Dagospia.com"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
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articolo --> DALLE LEGGI “AD PERSONAM” ALLE LEGGI “AD AZIENDAM” –
ALZATO AL 20% IL TETTO ALL’ACQUISTO DI AZIONI PROPRIE - dietro la nuova
crociata per salvare "l´italianità" si nasconde un interesse di bottega,
molto più spicciolo: difendere MediaseT… Massimo Giannini per
"la Repubblica" Silvio Berlusconi Sepolta dalle tragiche macerie del
terremoto d´Abruzzo, un´altra legge ad personam, o per meglio dire ad aziendam,
ha incassato
silenziosamente il timbro del Parlamento. E´ una norma che nasce all´ombra del
conflitto d´interessi di Silvio Berlusconi: capo del governo e padrone di un
impero mediatico. Tradisce una visione proprietaria del libero mercato: la
regola generale al servizio di un´esigenza particolare. Sancisce una posizione
gregaria delle autorità indipendenti: il "vigilante", debitamente
sollecitato, obbedisce al "vigilato". Mercoledì scorso il Senato ha
approvato in via definitiva il cosiddetto decreto incentivi. Un
pacchetto-omnibus nel quale c´è di tutto: dal raddoppio degli incentivi per
l´auto ai bonus per gli elettrodomestici. Nel gigantesco garbuglio sono stati
infilati un paio di articoli che prevedono «strumenti di difesa del controllo
azionario delle società da manovre speculative», e introducono misure volte a
prevenire «eventi di scalate ostili in una fase di mercato caratterizzato da
corsi azionari molto al di sotto della media degli ultimi anni». Lamberto
Cardia Nobile intenzione. Il legislatore, in piena crisi finanziaria, si preoccupa dei
troppi «avvoltoi» stranieri che svolazzano sulla Borsa italiana. Vuole
difendere almeno le spoglie dei pochi, grandi "campioni nazionali"
rimasti su piazza: Eni ed Enel, Fiat e Telecom, Intesa e Unicredit. Con tre
disposizioni specifiche. La prima prevede l´innalzamento dal 10 al 20%
della quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in
portafoglio. La seconda prevede l´incremento fino al 5% annuo delle
partecipazioni consentite a chi già possiede tra il 30 e il 50% di una Spa. La
terza introduce la possibilità per la Consob di ridurre dal 2 all´1% la soglia
valida ai fini dell´obbligo di comunicare alla Vigilanza l´avvenuto acquisto di
un pacchetto azionario. Non c´è male, per un governo che si professa liberale,
anche se non più liberista. E nemmeno per un centrodestra che, fregandosene allegramente
della cultura dell´Opa e della contendibilità delle aziende, ha già rimesso
pesantemente in discussione la passivity rule, cioè quel complesso di regole
volte a limitare le iniziative di contrasto consentite a una società su cui
pende un´Offerta pubblica d´acquisto. In tempi di ferro, come dice Tremonti, ci
si difende con tutti i mezzi. Ma il problema, nel caso di specie, non è solo
questo: dietro la nuova crociata per salvare "l´italianità" si
nasconde un interesse di bottega, molto più spicciolo: difendere Mediaset.
Vediamo perché. Piersilvio Berlusconi I titoli del Biscione, come la maggior
parte del listino, soffrono da mesi e mesi un crollo verticale di valore. Al 31
dicembre 2007 un´azione Mediaset valeva 9,3 euro. Un anno dopo, a fine 2008, ne
valeva 3,9. Attualmente staziona intorno ai 3,5 euro, con una capitalizzazione
di circa 4,2 miliardi. Poco più di un terzo di due anni fa. Già a luglio
dell´anno scorso Piersilvio Berlusconi denunciava: «Dall´inizio dell´anno
abbiamo subito una perdita di valore del 41%». Anche il Cavaliere, ovviamente,
è preoccupato. L´8 ottobre
( da "Affari Italiani (Online)"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Culture Eventi/
"Le banche hanno rovinato il mercato dell'arte". Alessandro Cappello,
direttore del Miart, ad Affari Mercoledí 15.04.2009 11:17 Di Milo Goj «A
rovinare il mercato dell'arte sono stati gli art advisor delle banche che hanno
comprato opere a prezzi irragionevoli, con soldi non loro, ma di clienti, che
il più delle volte neanche avevano idea di cosa si mettevano in casa. Con la crisi finanziaria questo movimento prettamente speculativo è andato in crisi e i prezzi di alcuni autori-bolla
sono crollati». Alessandro Cappello, da quest'anno direttore di Miart, la Fiera
Internazionale d'Arte moderna e contemporanea, che si tiene a Milano dal 17 al
20 aprile, non ha dubbi: per rilanciare il mercato bisogna puntare sulla
competenza, la serietà e, soprattutto, la qualità. Affaritaliani.it lo
ha intervistato alla vigilia del Miart. Direttore, non le sembra un po' scontato
affermare che si deve ripartire con la qualità? Una parola oggi decisamente
abusata. «Per noi invece, la qualità rappresenta la base del nostro
riposizionamento. E che non si tratta di una parola vuota, lo confermano alcuni
dati: abbiamo ridotto drasticamente il numero delle gallerie, da
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pi
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Irlanda/Via libera
Ue a aiuti a imprese fino a 500.000 euro di Apcom Kroes: piano non porta
distorsioni indebite della concorrenza -->Bruxelles, 15 apr. (Apcom) - La
Commissione europea ha dato il via libera alle misure messe a punto
dall'Irlanda per aiutare le imprese a far fronte all'attuale crisi
economica. Le autorità irlandesi potranno concedere aiuti fino a 500.000 euro
nel 2009 e nel
( da "Reuters Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
SHANGHAI (Reuters) -
Pi
( da "SaluteEuropa.it"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
15/04/2009 A
distanza di 23 anni dall'incidente di Chernobyl, apre in Ucraina la prima
struttura per l'accoglienza familiare dei bambini oncologici In occasione
dell'anniversario della tragedia di Chernobyl, grazie a Soleterre, apre in
Ucraina la prima struttura per l'accoglienza familiare dei bambini oncologici.
A distanza di 23 anni dall'incidente ancora serie le conseguenze sanitarie,
soprattutto sui bambini, aggravate dai tagli causati dalla crisi finanziaria che ha messo il paese
in ginocchio. A 23 anni dallo scoppio del quarto reattore della centrale
nucleare di Chernobyl, in Ucraina il cancro continua ad uccidere I tassi di
sopravvivenza dei bambini ucraini colpiti da tumore sono notevolmente più bassi
rispetto a quelli dei coetanei europei. In Europa i tassi medi di
mortalità raggiungono 3 minori su
( da "Mattino, Il (Benevento)"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
A Napoli, il 21 maggio
dello scorso anno, si è svolta la prima riunione operativa del Consiglio dei
ministri; e a Napoli Berlusconi è tornato otto volte in meno di tre mesi, sino
a che il problema dei rifiuti per strada ha cominciato a trovare una soluzione.
Lo stesso copione operativo si sta ora seguendo a L'Aquila e nelle zone colpite
del sisma, dove il governo - superata la fase dei primi soccorsi, che ha già
visto scendere in campo svariati ministri - ha deciso di riunirsi
periodicamente sino a quando non sarà avviata la fase della ricostruzione. Un
anno di attività è una scadenza perfetta per trarre un primo bilancio, che i
sondaggi - per quel che valgono e per chi ci crede - dicono essere ampiamente
favorevole a Berlusconi. Privato di ogni forma di credibile opposizione
politica, sostenuto da una solida maggioranza parlamentare, costruito con
uomini scelti personalmente dal presidente del Consiglio, questo governo
sembrerebbe aver avuto gioco facile nei suoi primi dodici mesi. In realtà, si è
dovuto scontrare con difficoltà esterne d'ogni tipo: le emergenze appena
citate, la patata bollente dell'Alitalia, ma soprattutto
una devastante crisi finanziaria internazionale, che ha fatto vacillare l'economia reale e
diffuso tra la gente un clima di incertezza e paura. All'interno di questo
quadro, le scelte fatte dell'esecutivo, soprattutto in materia economica, a
sostegno delle famiglie e delle imprese, a garanzia dei conti pubblici e del
risparmio privato, hanno obbedito a una logica di rassicurazione e
contenimento del danno: governare la crisi, smorzarne
gli effetti negativi, in attesa di avere idee più chiare su come risolverla. A
qualcuno è parso un modo dilatorio e privo di nerbo di affrontare i problemi.
Ma sino a oggi la ricetta sembra aver funzionato. L'Italia, anche in virtù
della sua peculiare struttura sociale, è tra i pochi Paesi occidentali ancora
al riparo da turbolenze di piazza e fenomeni di povertà di massa. Il cataclisma
finanziario ed economico ha naturalmente modificato l'originaria agenda del
governo, ma senza stravolgerla. La riforma dello Stato e la modernizzazione del
suo apparato tecnico-amministrativo sono i due obiettivi - politicamente e
«ideologicamente» qualificanti di questa maggioranza - sui quali ci si è
concentranti sin dal primo momento, anche se con risorse e disponibilità di
cassa più ridotte di quelle inizialmente programmate. La campagna di Brunetta
contro i «fannulloni» è stata la punta avanzata di questa strategia
modernizzatrice. Ha avuto risvolti populisti, è apparsa finanche ingenerosa nei
confronti di un intero ceto professionale, ma ha sollevato all'attenzione di
tutti un tema delicato e reale: la scarsa produttività complessiva della
macchina pubblica, l'inefficienza di una struttura burocratica sorda alle
esigenze dei cittadini e troppo orientata a perpetuare se stessa. Nel
complesso, si è trattato di una sferzata salutare, a partire dalla quale
bisognerebbe ora cercare di costruire una nuova etica del servizio pubblico,
per non dare l'impressione di perseguire intenti inutilmente punitivi nei
confronti degli «statali». Ma altrettanto lodevole, in questo primo anno di
attività, è stato l'impegno con cui la Gelmini ha avviato la riforma della
scuola e dell'università. Non sarà facile vincere la battaglia contro le
corporazioni sindacali e gli insegnanti politicizzati, specie se si è scelto di
combattere dietro le insegne del merito individuale e della lotta ai privilegi
e agli sprechi. La qualità dell'insegnamento e della ricerca è un'esigenza
divenuta ineludibile per un paese che ancora aspiri al rango di media potenza
industriale. Questo governo sembra averlo compreso. L'importante però è non
limitarsi al necessario rigore: ai tagli condotti secondo criteri
ragionieristici e al ritorno all'ordine dopo decenni di lassismo. Nell'immediato
futuro serviranno anche investimenti in uomini e strutture, se è vero che
scuola e università non sono un problema ma una risorsa strategica. Rimane in
tutto ciò un punto dolente: quello delle riforme istituzionali, mai seriamente
e organicamente avviate. Siamo ancora lontani dalla «stagione costituente»
immaginata all'inizio della legislatura. Il governo è tentato dal fare da solo
a colpi di maggioranza, pur sapendo che sarebbe una strada tutta in salita,
come si è visto nel passato con la bocciatura al referendum del progetto di
revisione costituzionale voluto dal centrodestra nella legislatura 2001-
( da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
AEROPORTI DI ROMA:
180 dipendenti in esubero Tagli per Ubs, Yahoo e Air France: migliaia di
licenziamenti in vista La banca svizzera cancellerà 8700 posti di lavoro.
Difficoltà anche per il colosso web e la compagnia aerea (Ap) ZURIGO - Migliaia
di licenziamenti. La crisi economica non risparmia
nessun settore, in Italia e all'estero. Da quello bancario (particolarmente
colpito) a quello dei trasporti aerei, fino al web. Nel giro di poche ore, tre
diversi colossi internazionali hanno annunciato un piano di riduzione dei posti
di lavoro. Ubs, prima banca svizzera, ha deciso di avviare un programma di
contenimento dei costi che prevede 8.700 licenziamenti entro il 2010. Una
decisione legata alla perdita di due miliardi di franchi nel primo trimestre
(oltre 1,3 miliardi di euro). L'amministratore delegato Oswald Gruebel, ex capo
di Credit Suisse in pensione a cui è stato chiesto di riportare Ubs in buona
salute, ha detto che ha intenzione di diminuire a 67.500 il numero degli
occupati nel 2010 (da 76.200) con un risparmio stimato di 4 miliardi di
franchi. L'annuncio è stato fatto in vista dell'assemblea annuale degli
azionisti della banca. La crisi
finanziaria internazionale ha già costretto la
maggiore banca svizzera a fare svalutazioni per circa 50 miliardi di dollari e
ad annunciare il taglio di 11.000 posti di lavoro dalla metà del 2007. YAHOO -
Centinaia di tagli in vista anche a Yahoo. Si tratta della prima
riduzione significativa di personale dal gennaio scorso e cioè da quando è
stata nominata amministratore delegato Carol Bartz. I tagli potrebbero essere
annunciati in concomitanza coi risultati del primo trimestre. Il gruppo, mentre
era amministratore delegato Jerry Yang, aveva chiuso il 2008 con un totale di
13.600 addetti,
( da "Sestopotere.com"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Cala il prezzo degli
immobili anche nei centri urbani, indagine GoHome.it (15/4/2009 16:26) | (Sesto
Potere) - Milano - 15 aprile 2009 -è arrivato il momento giusto per acquistare casa.
In Italia, come altrove, si accusano i colpi della crisi
finanziaria e calano i prezzi delle case. Secondo un’analisi
svolta da GoHome.it, basata sull’osservazione di più di 3.000.000 immobili, nel
2009 prezzi del mercato immobiliare italiano sono scesi, superando in alcuni
casi anche il 40%: si
tratta naturalmente di occasioni da valutare singolarmente, ma che sono
indicative del momento attuale di mercato. La percentuale varia a seconda dell’area
geografica, come si nota nella tabella qui sotto, relativa alle principali
città italiane. Significativa
è l’inversione di tendenza della discesa dei prezzi degli appartamenti
rilevata dall'Osservatorio di GoHome.it che registra nel mese di marzo una
flessione più marcata in città rispetto alle aree suburbane. La diminuzione dei
prezzi del mercato immobiliare
rilevata negli ultimi mesi dall'Osservatorio risulta comunque inferiore e meno
soggetta a crolli repentini rispetto al mercato azionario: per questo l’investimento
immobiliare risulta essere ancora quello migliore nel lungo periodo e ritenuto
più conveniente da
molti. Secondo Marco Cremonesi, Country Manager di GoHome.it, il motore di
ricerca dedicato esclusivamente al settore immobiliare e definito il “Google
per trovare casa”, «le buone occasioni non mancano e saranno probabilmente
ancora più frequenti nei prossimi mesi dell'anno: bisogna però saperle
riconoscere». GoHome.it ha approntato una nuova funzione proprio per permettere
agli utenti di scoprire quali immobili hanno subito una variazione di prezzo:
inserendo nella stringa di ricerca la chiave “riduzione prezzo” o “scontato” si
ha la possibilità di trovare a colpo sicuro gli immobili che hanno subito una
variazione verso il basso, ad esempio scrivendo “appartamenti a Milano
scontati” si avrà una lista di annunci di appartamenti a Milano il cui prezzo è
diminuito. “Il periodo economico attuale - conclude Marco Cremonesi, Country
Manager di GoHome.it - sta creando una situazione per cui si moltiplicano le
occasioni per comprare casa con sconti che fino a qualche anno fa erano
impensabili. GoHome.it aiuta a trovarla rapidamente, velocizzando e mirando il
processo di ricerca.”
( da "Virgilio Notizie"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Roma, 15 apr.
(Apcom) - Il presidente degli Stati Uniti Barack obama si appresta a
partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani - in programma a Trinidad
e Tobago dal 17 al 19 aprile - con in agenda un messaggio di partnerhip per
l'America Latina e i Caraibi: ma troverà non pochi governi che saranno meno
comprensivi degli alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli
ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita
economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non
originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della
Banca Interamericana per lo Sviluppo, Alberto Moreno. Sebbene la
dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata per quasi un anno, i 34
leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui il venezuelano Hugo Chavez,
il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo Morales - si incontreranno in
un forum pubblico per discutere il documento, parte del quale redatto prima
dell'avvento della crisi, ed è probabile che le
polemiche non mancheranno. Obama - che ha ereditato l'impopolarità delle
passate Amministrazioni per le interferenze negli affari interni sudamericani,
spesso a favore di dittature o altri governi autoritari - non giunge al vertice
con alcun piano prestabilito per l'emisfero, ma solo per ascoltare: al
contrario dell'Ammnistrazione Bush, che quattro anni fa insistette -
inutilmente - per l'approvazione del Trattato di Libero Scambio. Oggi il
commercio è in secondo piano rispetto alla crisi, e su
molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'Ammnistrazione e i Paesi
sudamericani: su altre tuttavia l'intesa è meno certa, come l'embargo cubano
ancora in vigore; inoltre, veranno alla luce le profonde differenze fra le due
anime della sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e quella
socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva il
suo portabandiera. Se Chavez ha promesso di insistere per il ritorno dell'Avana
in seno all'Osa, non è tuttavia chiaro se questo rientri nei piani del governo
cubano: se il Lider Maximo Fidel Castro aveva definito in un editoriale
"positiva ma minima" l'iniziativa dell'Amministrazione Obama di
allentare alcune restrizioni economiche e commerciali previste dall'embargo, ha
anche avvertito che Cuba "non ha bisogno di elemosine". Soprattutto,
scrive Castro in uno dei quattro editoriali apparsi sul quotidiano di Stato
"Granma" nelle ultime ventiquattr'ore, l'Avana "non vuole
neanche sentire l'infame nome" dell'Organizzazione degli Stati Americani
(Osa): "L'Osa ha una storia che raccoglie tutta la spazzatura di
sessant'anni di tradimento dei popoli dell'America Latina", ha tagliato
corto il Lider Maximo: "L'ipotesi che abbiamo desiderio di tornare a farvi
parte ci offende".
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
## Summit Americhe -
Esordio Obama alle prese con crisi e Cuba di Apcom
Chavez vuole rientro dell'Avana in Osa, castro lo esclude -->Roma, 15 apr.
(Apcom) - Il presidente degli Stati Uniti Barack obama si appresta a
partecipare al suo primo vertice dei Paesi americani - in programma a Trinidad
e Tobago dal 17 al 19 aprile - con in agenda un messaggio di partnerhip per
l'America Latina e i Caraibi: ma troverà non pochi governi che saranno meno
comprensivi degli alleati europei nei confronti delle responsabilità statunitensi nella crisi finanziaria globale, oltre a dover fare i conti con il dossier cubano. Negli
ultimi cinque anni la regione aveva fatto registrare i ritmi di crescita
economica più elevati al mondo, messi oggi a rischio dalla "prima crisi economica dell'emisfero non
originatasi in America Latina", come ha sottolineato il presidente della
Banca Interamericana per lo Sviluppo, Alberto Moreno. Sebbene la
dichiarazione finale del vertice sia stata negoziata per quasi un anno, i 34
leader democraticamente eletti dell'emisfero - tra cui il venezuelano Hugo
Chavez, il nicaraguense Daniel Ortega o il boliviano Evo Morales - si
incontreranno in un forum pubblico per discutere il documento, parte del quale
redatto prima dell'avvento della crisi, ed è probabile
che le polemiche non mancheranno. Obama - che ha ereditato l'impopolarità delle
passate Amministrazioni per le interferenze negli affari interni sudamericani,
spesso a favore di dittature o altri governi autoritari - non giunge al vertice
con alcun piano prestabilito per l'emisfero, ma solo per ascoltare: al
contrario dell'Ammnistrazione Bush, che quattro anni fa insistette -
inutilmente - per l'approvazione del Trattato di Libero Scambio. Oggi il
commercio è in secondo piano rispetto alla crisi, e su
molte questioni vi sarà un sostanziale accordo fra l'Ammnistrazione e i Paesi
sudamericani: su altre tuttavia l'intesa è meno certa, come l'embargo cubano
ancora in vigore; inoltre, veranno alla luce le profonde differenze fra le due
anime della sinistra sudamericana, quella populista rappresentata da Chavez e
quella socialdemocratica che ha nel presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da
Silva il suo portabandiera. Se Chavez ha promesso di insistere per il ritorno
dell'Avana in seno all'Osa, non è tuttavia chiaro se questo rientri nei piani
del governo cubano: se il Lider Maximo Fidel Castro aveva definito in un
editoriale "positiva ma minima" l'iniziativa dell'Amministrazione
Obama di allentare alcune restrizioni economiche e commerciali previste
dall'embargo, ha anche avvertito che Cuba "non ha bisogno di
elemosine". Soprattutto, scrive Castro in uno dei quattro editoriali
apparsi sul quotidiano di Stato "Granma" nelle ultime
ventiquattr'ore, l'Avana "non vuole neanche sentire l'infame nome"
dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa): "L'Osa ha una storia che
raccoglie tutta la spazzatura di sessant'anni di tradimento dei popoli
dell'America Latina", ha tagliato corto il Lider Maximo: "L'ipotesi
che abbiamo desiderio di tornare a farvi parte ci offende".
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/ Lamy:La
miglior risposta è programma sviluppo Doha del Wto di Apcom Per salvaguardare
multilateralismo e contrastare protezionismo -->Roma, 15 apr. (Apcom) - Il
miglior provvedimento che è possibile lanciare per sostenere l'economia globale
contro la crisi è "il programma di Doha per lo
sviluppo" dell'Organzzazione mondiale del commercio, il Wto. Lo ha
affermato il direttore generale del Wto, Pascal Lamy, illustrando il secondo
rapporto sulle ricadute della crisi sugli scambi
internazionali. Uno studio che l'ente ginevrino ha pubblicato nelle scorse
settimane e che per quest'anno prevede una contrazione del 9 per cento negli
scambi internazionali. Particolare enfasi viene messa nella necessità di
contrastare le derive di neo protezionismo che sono rapidamente emerse, dopo che la crisi finanziaria ha pesantemente intaccato l'economia reale. E proprio il
programma di Doha per lo sviluppo "è il sistema più sicuro di cui
disponiamo per preservare gli interessi commerciali individuali e il sistema
multilaterale contro la minaccia di un aumento del protezionismo", ha
detto Lamy. Considerazioni fatte durante la riunione informale del Wto
tenuta ieri a Vienna, secondo quanto riporta un comunicato dell'Organizzazione.
Tutto questo mentre la crisi mondiale non sembra per
ora aver facilitato una chiusura positiva di tutta la tornata negoziale di
Doha, che si trascina da anni e con cui si punta a riformare l'intero Wto.
( da "Velino.it, Il"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta, in
esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
*G14, il rischio del futuro: poco cibo e 200 mln ettari "bruciati"
--IL VELINO AZIENDE-- Roma, 15 apr (Velino) - Uno scenario apocalittico quello
illustrato dalla Confederazione italiana agricoltori in attesa del G14 degli
agricoltori del mondo, promosso in collaborazione con la Federazione
internazionale dei produttori agricoli, Fipa, in programma a Soligo del Piave
in provincia di Treviso il prossimo 17 aprile. Oltre tre miliardi di persone a
rischio fame nei prossimi 30-40 anni, più di 200 milioni di ettari sottratti
all’agricoltura dai biocarburanti nel giro di otto-dieci anni e un aumento del 170 per cento delle
colture per biocarburanti nei prossimi cinque anni. “Per sfamare il mondo
occorre che entro il 2050 si raddoppino le produzioni di cereali e di riso, le
uniche due produzioni strategiche alimentari per garantire la sicurezza
alimentare”, dichiara il presidente della Cia Giuseppe Politi. “Obiettivo
primario – prosegue il presidente Cia – è quello di rimettere la produzione
agricola al centro delle strategie di politica economica mondiale".
Contesto in cui quello degli agricoltori sarà un ruolo determinante "ma –
sottolinea Politi – si dovrà assegnare loro un nuovo ruolo da protagonisti”.
Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, India,
Brasile, Messico, Sud Africa, Egitto, Russia, Repubblica Ceca e la Cina: questi
i paesi le cui delegazioni delle organizzazioni agricole siederanno al tavolo di
Soligo del Piave con il fine di contrastare le speculazioni sui prezzi delle
materie prime agricole e trovare un “forziere” per le risorse alimentari
strategiche. Rendere insomma protagonisti i produttori agricoli e puntare alle
agrienergie di seconda generazione come il biogas e il legno. Senza sostituire
il commestibile con il combustibile. “E’ venuto il momento delle
scelte decisive: o il pane per sfamare i popoli della Terra, in particolare quelli più poveri, o
il biocarburante per far camminare le nostre auto. Ormai - ammonisce il
presidente della Cia - il deficit alimentare sta crescendo in modo
preoccupante. Sempre più terre, in America, in Asia ma anche in Europa, finora
utilizzate per coltivare prodotti agricoli, adesso vengono adibite alla coltivazione
di biocarburanti, come etanolo e altri tipi di carburanti cosiddetti puliti.
Non si può disperdere il patrimonio agricolo-alimentare in questo modo quando
al mondo più di un miliardo di persone muore di fame. D’altra
parte, ad accrescere le preoccupazioni degli esperti - sostiene il presidente
della Cia - c’è il boom demografico ed economico di Cina ed India, due paesi
dove vive adesso il 40 per cento della popolazione mondiale. Allarme alimentato anche dalla
crescita dei popoli che lottano per la fame. Tantissime le aree del mondo in
cui regnano povertà e disperazione. Una situazione che nel breve giro di alcuni
anni determinerà una crisi alimentare permanente e una
grande instabilità globale. Pericoli che il mondo potrà contrastare soltanto con
un rallentamento della crescita demografica e soprattutto attraverso un forte
incremento della produzione agricola, che al massimo entro quarant’anni
(2050) dovrà
raddoppiare. Se ciò non avvenisse, la crisi alimentare
degli ultimi due anni, che ha sconvolto moltissimi paesi in via di sviluppo,
diventerà strutturale nel giro di due decenni e avrà serie conseguenze sia
sulle relazioni economiche che su quelle di carattere sociale. Il che vuole
dire effetti deleteri sulla stabilità e sulla sicurezza”. Il G-
( da "Corriere.it"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Ma Obama annuncia
rimodulazioni delle imposte a vantaggio dei ceti medio-baSSI Nel tax day
divampa la protesta anti-fisco Sempre più numerosi negli Usa i «tea party»
contro le richieste dell'erario. «Troppi aiuti alle banche» WASHINGTON Oggi è
il «Tax day», il giorno delle tasse, il più temuto dagli americani dopo il
giorno del giudizio, quello in cui si denunciano i redditi, e si paga lo Stato.
Ma è un «Tax day» insolito perché nelle maggiori 300 città sono esplose
dimostrazioni popolari di protesta contro il fisco. Le chiamano «tea parties»
dalla rivolta di Boston del 1773 contro le tasse inglesi, quando decine di
sacchi di tè furono rovesciati in acqua. Guidati da persone negli abiti della
rivoluzione anticoloniale, qualcuna a cavallo, i cittadini marciano in tutti i
50 stati Usa. Un movimento spontaneo, che ha rifiutato strumentalizzazioni
politiche vietando ai partiti di parteciparvi. I «tea parties» incominciarono a
Seattle nello stato di Washington a febbraio, si ripeterono a Denver nel
Colorado e a Mesa in Arizona, e si diffusero in altre parti della America. A un
talk show della tv Cnbc, Rick Santelli, il moderatore, suggerì che il Paese li
tenesse all'unisono il 4 luglio, Festa dell'indipendenza dall'Inghilterra. Ma
il popolo di internet, che li aveva seguiti con attenzione crescente, ritenne
più opportuno indirli prima, il «Tax day» appunto. Secondo il Wall street
journal, il movimento ha attecchito anche all'estero: «tea parties» si
svolgerebbero in altre 500 città del mondo. La molla della
protesta è stata la crisi finanziaria ed economica. Sebbene il fisco, temutissimo per il suo pugno di
ferro fu l'unico che riuscì a incastrare Al Capone, il re dei gangster anni
Venti - abbia scelto una linea morbida consentendo ai contribuenti di rinviare
di qualche mese la denuncia dei redditi e il pagamento delle tasse, l'America
si è sentita penalizzata per gli abusi di Wall Street. Di qui le dimostrazioni
anche contro gli enormi prestiti dello Stato alle banche e gli enormi
investimenti per la ripresa dell'economia, fomentate dai repubblicani. La
protesta non è stata condivisa da tutti: sul sito di Playboy qualcuno la ha
attribuita a un'organizzazione segreta. In realtà, l'America non è uno dei
Paesi più tassati al mondo, semmai è uno dei Paesi in cui le multinazionali e i
super ricchi lo sono di meno: il prelievo massimo è del 34 per cento, cosa che
fa ridere in Italia. Ma il suo odio per il fisco è viscerale. Rendendosene
conto, Obama ha deciso di non lasciare la ribalta ai «tea parties». Oggi,
mentre la gente marciava nelle strade, ha ribadito in un discorso alla nazione
che riformerà il sistema fiscale a vantaggio dei ceti medio e basso. Le ha
ricordato di avere già varato detrazioni fiscali per moltissime famiglie,
aggiungendo che aumenterà le tasse solo per i redditi dei singoli superiori a
200 mila dollari e dei coniugi superiori ai 250 mila, e per i profitti delle
«corporations». Come in Italia così in America il bilancio dello Stato è sempre
più deficitario, e Obama deve trovare nuovi cespiti. Dai sondaggi, la politica
fiscale del presidente ha il 62 per cento di gradimento. I «tea parties» non lo
danneggiano semmai lo aiutano. Ennio Caretto stampa |
( da "Wall Street Italia"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Usa/ Calo
inaspettato dei prezzi al consumo in marzo - Punto di Apcom Analisti divisi su
dinamica inflazionistica. -->New York, 15 apr. (Apcom) - I prezzi al consumo
sono inaspettatamente scesi nel mese di marzo, portando il tasso di inflazione
degli ultimi dodici mesi sui livelli piu' bassi da oltre mezzo secolo. La
recessione dovrebbe tenere a freno l'inflazione, mentre i sempre piu' numerosi
tagli alla forza lavoro smorzano le pressioni sui salari e la debolezza della
domanda impedisce alle aziende di aumentare i prezzi. I dati del Dipartimento
del Lavoro mostrano che nel mese scorso i prezzi al consumo sono scesi dello
0,1%, appesantiti dal calo dei prezzi dell'energia, che hanno offuscato il
maggiore rialzo nei prezzi del tabacco in oltre un decennio. La performance e'
risultata migliore delle attese degli economisti, che erano per un rialzo dello
0,1%. Negli ultimi dodici mesi i prezzi al consumo sono calati dello 0,4%,
marcando il primo calo di queste dimensioni su base annuale da agosto
( da "KataWeb News"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 107 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi
esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi
dell'anno, cioè prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Trend-online"
del 15-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domani a Piazza
Affari: l’S&P/Mib
dovrà superare area 18.000 per salire ancora PRIMO PIANO, clicca qui per
leggere la rassegna Di Alberto Susic , 15.04.2009 21:17 Scopri le migliori
azioni per fare trading questa settimana!! importanti aggiornamenti sul fronte
macro americano, dove si conosceranno le nuove richieste di sussidi di
disoccupazione che dovrebbero salire a 658mila unità dalle 654mila dell’ultima
lettura. Per i nuovi cantieri edili di marzo si prevede una flessione da
583mila a 543mila unità, mentre le licenze di costruzione dovrebbero salire da
547mila a 549mila unità. Infine, per l’indice Philadelphia Fed di aprile le
stime parlano di un
dato pari a -32 punti, in recupero dalla rilevazione precedente fermatasi a -35
punti. Sempre per domani si segnala un discorso di Dennis Lockhart, presidente
della Fed di Atlanta, che parlerà sulla crisi finanziaria,
e a prendere la parola sarà anche Janet Yellen, a capo della Fed di San
Francisco. Sull’opposta sponda dell’Atlantico sono inoltre
attese novità sul fronte delle trimestrali societarie, visto che si
conosceranno i risultati di Jp Morgan che dovrebbe consegnare un utile per azione di 0,32
dollari. Dop ola chiusura di Wall Street si guarderà invece ai conti di Biogen
e di Google che per non deludere le attese dovranno centrare l’obiettivo
di un utile per azione rispettivamente di 1,01 e di 4,93 dollari. A Piazza Affari i riflettori saranno
puntati ancora su Fiat in attesa della presentazione dei dati relative alle
vendite di auto in Europa occidentale, che saranno diffusi dall’Acea
in riferimento al mese di marzo. Da seguire anche le banche in vista dei conti di Jp Morgan e tra le blue chips
segnaliamo anche STM che sicuramente risentirà della trimestrale che sarà
presentata da Nokia in tarda mattinata. Sempre domani è prevista una riunione
assembleare di Bulgari per l’approvazione dei dati di bilancio del 2008 e allo stesso appuntamento
saranno chiamate diverse società a piccola e media capitalizzazione. Si tratta
di: Actelios, Boero Bartolomeo, Bonifiche Ferraresi, segue pagina >>