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Report "crisi"   12-4-2009


Indice degli articoli

Sezione principale: crisi

Operai e produzione locale ad alto rischio ( da "Alto Adige" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma le previsioni sono saltate, nel settembre dello scorso anno, a causa della crisi finanziaria mondiale che ha coinvolto anche la RÖchling «Tanto - commenta ancora Albrigo - che le perdite sul pianificato hanno raggiunto la soglia del 50% mensile, che in soldini significa milioni di euro al mese in meno».

Vaciago: "A marzo la Borsa ha fatto un super-rimbalzo" ( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La prima crisi finanziaria globale" «a questo punto c'è un problema di interpretazione. I rimbalzi possono fiutare una ripresa che avverrà sei mesi dopo e quindi confermare che a settembre la ripresa ci sarà. Oppure si tratta di un falso allarme». Quello che è certo, aggiunge Vaciago, è che «in queste ultime settimane si è percepita la speranza che la crisi stesse finendo»

Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal... ( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro.

Per le piccole e medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno dell'UE, grazie a "Your Europe - Business" (http://europa ( da "Libertà" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: attuale di crisi finanziaria e dalla frequente crisi di liquidità, ha messo sul tavolo la questione del microcredito. È importante incrementare l'azione degli istituti microfinanziari bancari e non bancari, che supportino con microcrediti le imprese in crisi di liquidità e le categorie di persone svantaggiate che non beneficiano di un lavoro autonomo.

i conciatori alle banche stop alle restrizioni sul credito ( da "Tirreno, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: investito dalla crisi finanziaria mondiale, stando a quanto spiega il presidente di Assoconciatori, avrebbe cominciato a stringere fortemente sugli affidamenti nei confronti delle aziende, chiedendo sempre maggiori garanzie e annullando, spesso, anche gli effetti della diminuzione dell'Euroribor effettuata dalla Bce,

Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali ( da "Arena, L'" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.

previsti 1.200 alla corsa per haiti ( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Abbiamo dovuto fare i conti con la crisi finanziaria - confida Sante Chiarcosso, presidente del Comitato -, ma siamo comunque riusciti a mettere in campo un'organizzazione adeguata alle aspettative dei partecipanti e dei tanti addetti ai lavori. I primi riscontri ci danno indicazioni positive e crediamo che raggiungeremo i 1200 partecipanti della scorsa edizione»

DOMANDE AGLI SCIENZIATI ( da "Stampa, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: economia e dei mercati finanziari, per i quali semplicemente non esistono modelli di previsione affidabili, né teorie abbastanza consolidate da suggerire terapie ben definite. Il doppio paradosso In questi casi si crea un doppio paradosso. L'autorità di stabilire il confine fra il vero e il falso continua ad essere monopolio della scienza ufficiale,

è finita la corsa ai nuovi sportelli ubi chiude e ridimensiona 92 filiali - luca pagni ( da "Repubblica, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Economia La crisi finanziaria frena anche lo sviluppo dell´attività degli istituti di credito sul territorio è finita la corsa ai nuovi sportelli Ubi chiude e ridimensiona 92 filiali Giù i prezzi delle agenzie in vendita: da 10 a 4 milioni. E Montepaschi non trova acquirenti LUCA PAGNI MILANO - Prima il blocco di nuove aperture.

Pasquali in piazza poi al Pentagono ( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria mondiale". Seguirà quindi la presentazione dell'opera del giureconsulto Alberto De Simoni "Del Furto e Sua Pena" con Leo Schena, Maria Donati Panforti e Giuseppe Tarantola. NELLA GIORNATA DI MERCOLEDÌ altro incontro culturale sempre alle Terme per la presentazione dell'opera poetica di Giulio Pedranzini "

Scudo fiscale Con questo fanno tre ( da "Riformista, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: insieme con la crisi finanziaria) l'adozione dello scudo fiscale ter, che qualcuno pudicamente presenta come "Prestito Italia"? Potrebbe, cioè, avvicinarsi il rimpatrio in forma anonima dei capitali detenuti da italiani nei paradisi fiscali alla condizione dell'impiego, diretto o indiretto, nella ricostruzione in quelle terre martoriate dal sisma e dell'

LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in Provincia. L'h... ( da "Nazione, La (Pistoia)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: sia entrata in crisi nell'autunno 2007, e sia stata successivamente messa in liquidazione per grave crisi finanziaria e produttiva. La Benteck Spa di Firenze (gruppo Calzoni) era interessata al suo acquisto. «Al tavolo promosso dalla Provincia prosegue il capogruppo Pd - fu prospettata l'ipotesi di riaprire l'attività dell'azienda nell'

Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal... ( da "Messaggero, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro.

Terra più calda, diplomazia verde ( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Ma mai come adesso il riscaldamento globale è la prima grande questione del G2, più della stessa crisi finanziaria: Cina e Stati Uniti inquinano abbastanza da poter decidere per tutti, lascia capire Stern. Non che questo sia rassicurante. Il film degli ultimi mesi è una lunga sequenza di equivoci, accuse reciproche, ritorsioni a cavallo di due amministrazioni alla Casa Bianca.

ROMA - La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti c... ( da "Messaggero, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti: se negli anni 2005 e 2006 non si era verificato nessun crack, a partire dal 2007 si sono iniziati a sentire i primi scricchiolii nel sistema bancario statunitense, con il tracollo di tre istituti.

( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: il peccato numero uno della crisi finanziaria sembra essere l'avidità di molti manager? «Ci sono validi amministratori delegati che lavorano per anni con compensi molto bassi rispetto alla media. Se al momento delle dimissioni ricevono una consistente buonuscita, io la considero un giusto riconoscimento del loro lavoro.

New York, tempi difficili per il teatro dell'opera ( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Crisi finanziaria per il leggendario «Met» New York, tempi difficili per il teatro dell'opera Il tumultuoso clima economico che ha sconvolto il paese non sembra aver risparmiato neppure il teatro dell'opera. Una delle vittime più illustri è il "Metropolitan" di New York meglio conosciuto come "Met" che si è trovato improvvisamente a fronteggiare una situazione finanziaria che potrebbe

ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi, t... ( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: seguito di una crisi finanziaria procurata dalla irresponsabile voracità umana». Ecco allora l'immagine di una Chiesa capace di scoprire i nuovi poveri, di aiutarli in maniera creativa, soprattutto sollecitando tutti a coniugare da un lato forme di solidarietà umana e cristiana attente a queste famiglie e dall'altro coraggiose scelte di stili di sobrietà in tema di beni di consumo,

Piccoli azionisti Convegno all'Europa ( da "Nuova Ferrara, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: nel salone di rappresentanza di Caricento si svolgerà il convegno dal titolo «Crisi finanziaria e partecipazione dei piccoli azionisti». Interverranno, fra gli altri, il presidente di CoNaPa Nerio Nesi già ministro e presidente della Banca Nazionale del Lavoro, che farà da moderatore, e Bruno Tabacci, mantovano, membro della commissione Finanza della Camera dei deputati.

Usa, fallimento per altre due banche ( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: I FALLIMENTI Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti, tra cui il gigante Lehman Brothers, spazzandone poi via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.

Negli Usa falliscono altre due banche ( da "Giornale di Brescia" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti, 23 solo in questi primi mesi del 2009.

Da Genova parte le molteplici facce della cooperazione ( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: La presente crisi finanziaria ed economica mondiale non fa certo ben sperare per l'immediato futuro. Una considerazione a parte merita l'erogazione dei prestiti ai paesi poveri, già iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale. Questa forma di aiuto ha dato luogo nel tempo al grave problema del debito e del suo interesse.

Quando i "ricchi" combattono... ( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: idea che i compensi nel settore finanziario siano diventati eccessivi». Lo studio mette in evidenza come bonus eccessivi e gratifiche abbiano negli anni favorito frodi e acuito gli effetti della crisi. Nel frattempo l?opinione, presunta pubblica, si fa giustizia da sé: sequestra, intimida, distrugge.

George W. Bush Policy Institute. L'ex presidente pronto a tornare in scena ( da "AmericaOggi Online" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: la guerra in Iraq e la crisi finanziaria. Temi troppo scomodi per essere dimenticati in fretta, non a caso la sua popolarità negli ultimi mesi di presidenza è stata a livelli bassissimi. L'ex presidente tuttavia è deciso a lavorare per ridefinire la sua immagine. Per questo tra le iniziative del George W.

Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali ( da "Arena.it, L'" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.

Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali ( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.

Il messaggio "Urbi et orbi" del Papa Il primo pensiero all'Abruzzo ( da "Stampaweb, La" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: crisi finanziaria, violenze, guerre e terrorismo. «Dalla Terrasanta, - ha detto dopo aver parlato del suo prossimo viaggio - poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove,

La compravendita cala del 15 per cento Le famiglie temono di indebitarsi in questo momento ( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: Il mercato immobiliare è in crisi. Non sembra essere una novità. La crisi finanziaria che sta colpendo il Paese sta evidenziando un calo nelle compravendite di case di molti punti percentuali rispetto a qualche anno fa. Resta da capire se la causa è da attribuirsi ai prezzi, al costo della vita, alla difficoltà di accesso al credito o piuttosto ad un'

WASHINGTON A poco più di 80 giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, l'ex presidente George W... ( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: ma - rileva il quotidiano - Bush dovrà «faticare più di loro» per far dimenticare la brutta eredità della emergenza dell'uragano Katrina pessimamente gestita, della guerra in Iraq e della crisi finanziaria. Temi scomodi, non dimenticabili in fretta. Non a caso la sua popolarità era, e rimane, a livelli bassissimi.

Fallisce la New Frontier Bank ( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi

Abstract: in testa alla classifica c'era la californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti.


Articoli

Operai e produzione locale ad alto rischio (sezione: crisi)

( da "Alto Adige" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

di Ezio Danieli «Operai e produzione locale ad alto rischio» Il sindacalista Albrigo: i tagli si possono evitare con più responsabilità di tutti Il segretario provinciale Femca Cisl/Sgb chiama in causa anche le banche LAIVES. Momento delicatissimo per il futuro della RÖchling Automotive dove, come noto, fino al 9 giugno resta in vigore la cassa integrazione ordinaria che non è comunque sufficiente ad abbattere i costi. L'azienda esige un nuovo accordo per ridurre il costo del personale ed il 3 aprile scorso ha disposto, con una nota, di disdire la 14esima mensilità e accordo competitività del 2005, (ogni lavoratore rischia di perdere da un mimino di 1.300 euro a oltre 3.000 euro all'anno) ed entro breve tempo la proprietà deciderà se lo stabilimento manterrà l'attuale produzione in Laives con relativo organico, oppure se bisognerà iniziare a discutere di tagli al personale. Preoccupato Maurizio Albrigo, segretario provinciale Femca Cisl/Sgb. In questi mesi si sono tenuti diversi incontri che hanno portato ad un accordo di massima che, posto in votazione, «è stato approvato a larga maggioranza - ricorda Albrigo - dai lavoratori della RÖchling Automotive Leifers (azienda di produzione) e bocciato clamorosamente dalla RÖchling Automotive Enginering Leifers (azienda di ricerca ed innovazione tecnologica) creando una situazione di stallo totale, con responsabilità trasversali, dal sindacato alla Rsu fino all'azienda». A seguito della decisione dell'azienda - con la nota del 3 aprile scorso - il segretario provinciale della Femca Cisl/Sgb - scrive che «Per quanto mi riguarda, le premesse per mantenere in essere la situazione produttiva ed occupazionale ci sono ancora, basterebbe un po' di responsabilità di tutti, mettere da parte certe resistenze e privilegi elargiti in tempi di vacche grasse, e non voler scaricare sempre le problematiche sui più deboli e meno protetti, gli operai». In caso di apertura della procedura di mobilità, sarebbero proprio gli operai a soffrire maggiormente («minori sarebbero le conseguenze - spiega Albrigo - per le figure professionali tecniche, poiché il mercato le richiede ancora»). Proprio il sindacalista sottolinea che «Il costo sulla produzione non è solo dovuto al personale, ma l'attenzione andrebbe spostata sul capitolo costo energia (+30% degli altri Paesi concorrenti) e sul costo delle imposte come l'Irap (+25-30% degli altri Paesi) oltre che su quello contributivo visto che per ogni 100 euro incassati dal lavoratore, l'azienda ne sborsa 230 di euro. La situazione è drammatica. In tutto questo contesto negativo, non aiutano gli atteggiamenti delle banche e le lungaggini burocratiche delle varie Istituzioni pubbliche». Nella sua nota, Maurizio Albrigo ricorda che le prime difficoltà nella fabbrica di Laives sono iniziate nel 2004 «Con una situazione di crisi dovuta in parte ad una gestione di "larghe maniche", (concessi superminimi consistenti e passaggio di livelli, in parte senza una ponderata valutazione, scordandosi della parte operaia) tanto che nel 2005, per evitare riduzioni del personale, abbiamo sottoscritto un accordo aziendale, chiamato "accordo competitività" che chiedeva un grosso sforzo da parte di tutte le maestranze della RÖchling di Laives fino al 2007 per arrivare ad un consistente risparmio aziendale; in seguito - dal 2008 e fino al 2010 - sarebbe subentrata la restituzione del debito da parte dell'azienda». Ma le previsioni sono saltate, nel settembre dello scorso anno, a causa della crisi finanziaria mondiale che ha coinvolto anche la RÖchling «Tanto - commenta ancora Albrigo - che le perdite sul pianificato hanno raggiunto la soglia del 50% mensile, che in soldini significa milioni di euro al mese in meno».

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Vaciago: "A marzo la Borsa ha fatto un super-rimbalzo" (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

L'ottimista Vaciago: "A marzo la Borsa ha fatto un super-rimbalzo" Troppo presto per brindare alla ripresa, ma forse la fase peggiore della crisi è ormai alle spalle. Secondo Giacomo Vaciago, docente di Politica economica ed Economia monetaria all'Università Cattolica di Milano, «l'unica cosa davvero buona che abbiamo visto è la Borsa che dal 9 marzo al 9 aprile ha segnato un rimbalzo fantastico». Nell'ultimo mese, infatti, l'indice Mibtel di Piazza Affari è salito del 29%. Secondo l'economista, autore di molte pubblicazioni tra cui "La prima crisi finanziaria globale" «a questo punto c'è un problema di interpretazione. I rimbalzi possono fiutare una ripresa che avverrà sei mesi dopo e quindi confermare che a settembre la ripresa ci sarà. Oppure si tratta di un falso allarme». Quello che è certo, aggiunge Vaciago, è che «in queste ultime settimane si è percepita la speranza che la crisi stesse finendo». Insomma per l'esperto ci sono motivi che lasciano pensare che il punto più basso potrebbe essere stato toccato. Tuttavia ci sono ancora numeri fortemente sconfortanti. «I dati del terzo trimestre - precisa il professore di Politica economica alla Cattolica - sono pessimi, quindi è ancora un pò presto per dire che abbiamo le prove che il peggio è passato. A settembre potremo dire il peggio è passato, ma bisogna anche che nel frattempo non fallisca più niente». \

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Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 12 Aprile 2009, Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro. Eppure siamo uno dei pochi paesi dove a coprire tutti i danni è solo lo Stato: che si tratti di interruzione di strade, di crolli del patrimonio artistico o di danneggiamenti a case private ed edifici pubblici, a pagare i costi é solo e sempre il Tesoro. Al contrario, in gran parte degli altri paesi esiste, come sottolinea uno studio dell'Ania (l'associazione delle imprese assicurative), un sistema misto di collaborazione tra pubblico e privato, con un'assicurazione contro le calamità obbligatoria o semi-obbligatoria e i danni privati che vengono coperti dalle compagnie di assicurazione, mentre lo Stato interviene solo nel caso di un evento catastrofale di dimensioni davvero eccezionali. Ma quello italiano è un "doppio fallimento dello Stato": da noi, infatti, il sistema pubblico deve far fronte sia alla ricostruzione materiale, sia al risarcimento dei singoli, con un procedimento lungo e farraginoso, che inizia, a seguito dell'accadimento del disastro, con la dichiarazione governativa di emergenza e finisce (non si sa quando) con la distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso gli enti locali, a coloro che ne abbiano fatto richiesta. Cambiare, dunque, è assolutamente necessario. La soluzione? Accogliamo i suggerimenti arrivati dal ministro Brunetta e dal vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani, e spingiamoli un po' più in là. Rendiamo innanzitutto obbligatoria una polizza per i proprietari di case ed edifici, siano essi pubblici e privati. Una "rcd-responsabilità civile disastri" il cui primo effetto sarà di indurre i proprietari a pretendere dai costruttori edifici a norma, che altrimenti non potranno essere assicurati. (Segue a pagina 23)

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Per le piccole e medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno dell'UE, grazie a "Your Europe - Business" (http://europa (sezione: crisi)

( da "Libertà" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Per le piccole e medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno dell'UE, grazie a "Your Europe - Business" (http://europa Per le piccole e medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno dell'UE, grazie a "Your Europe - Business" (http://europa.eu/youreurope/business), un portale web che consente l'accesso a informazioni sulle norme sul diritto del lavoro o sulla tassazione in altri Paesi UE, fino alla possibilità di registrare un'azienda in Olanda, ad esempio, o i permessi per vendere i propri prodotti in Germania o in un altro Paese dell'UE. Il portale fornisce non solo una descrizione delle procedure amministrative utili alle attività commerciali nei vari Paesi, ma anche un servizio di supporto informativo per l'avvio di iniziative all'estero nei vari settori, incluse le possibilità di accesso a finanziamenti. Il portale consente anche l'accesso diretto a servizi di e-government (incluse le procedure per il recupero dell'IVA). Si tratta di un'iniziativa della Commissione europea e degli Stati membri dell'Unione, che attua lo Small Business Act, la prima legge europea sulle PMI, approvata nel giugno scorso. Gli sportelli europei per le PMI sul territorio, chiamati Enterprise Europe Network, complimentano questo nuovo strumento. In Italia ce ne sono circa 50. Tra gli obiettivi fondamentali della politica delle istituzioni europee c'è quello di favorire l'attività imprenditoriale delle PMI, nonché l'iniziativa delle categorie di investitori svantaggiate, sia per posizione geografica, come ad esempio le imprese collocate in zone rurali marginali, o per categoria sociale (immigrati, minoranze rom, lavoratori precari e donne). Per questo, il Parlamento europeo, in risposta agli inconvenienti creati dall'attuale di crisi finanziaria e dalla frequente crisi di liquidità, ha messo sul tavolo la questione del microcredito. È importante incrementare l'azione degli istituti microfinanziari bancari e non bancari, che supportino con microcrediti le imprese in crisi di liquidità e le categorie di persone svantaggiate che non beneficiano di un lavoro autonomo. A livello europeo, è considerato microcredito un prestito inferiore a 25.000 euro, mentre la microimpresa è un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo non superiore a 2.000.000 di euro. L'erogazione di microcrediti deve essere favorita dal rilascio di garanzie (per gli erogatori) da parte di fondi nazionali o dell'UE e deve consentire la possibilità di una formazione mirata obbligatoria per i beneficiari, anch'essa finanziata mediante i Fondi strutturali, che favorisca lo scambio delle migliori pratiche di gestione. I beneficiari di microcrediti devono essere messi in condizione di presentare i propri progetti a chi è disposto a prestare denaro per sostenerli e devono essere registrati in un database comunitario che includa le informazioni creditizie sia positive che negative loro riguardanti. SI darà una definizione comunitaria di "erogatori di microcredito", da non considerarsi istituzioni finanziarie che accettano depositi ma, appunto, solo concessori di crediti. Alla Commissione europea è richiesto inoltre di istituire un'unica entità di coordinamento che riunisca tutte le attività finanziarie UE connesse al microcredito. Sarà necessario armonizzare le regole che fanno luce sui criteri di rischio per quanto concerne l'autorizzazione, la registrazione, la comunicazione di informazioni e la vigilanza prudenziale. Il ruolo svolto dagli erogatori di microcredito non bancari, e il sostegno pubblico che queste istituzioni possono ricevere, deve rispettare le regole europee sulla concorrenza. Alla Commissione è addirittura chiesto di applicare norme che consentano un trattamento preferenziale ai beni e servizi forniti dai beneficiari di microcredito nelle procedure pubbliche di appalto. Le norme sulla prevenzione dell'uso di sistemi di finanziari a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose non dovranno ostacolare l'accesso al microcredito a quelle persone che non dispongono di indirizzo permanente o di documenti d'identità personali. Matteo Fornara e Giuliana Gerace Rappresentanza a Milano della Commissione Europea 12/04/2009

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i conciatori alle banche stop alle restrizioni sul credito (sezione: crisi)

( da "Tirreno, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

VERSO LINEAPELLE I conciatori alle banche «Stop alle restrizioni sul credito» SANTA CROCE. «La necessità del credito è sempre più forte e il sistema bancario deve capire che il settore conciario toscano è uno dei pochi che ha investito nel futuro e che può ripartire quando ci sarà la ripresa». Così il presidente di Assoconciatori Alessandro Francioni prima di Lineapelle, la fiera che dirà molto sul futuro delle concerie in programma a Bologna dal 15 al 17 aprile. Una sorta di appello al mondo bancario affinché sorregga le aziende del comprensorio del Cuoio in questa fase congiunturale. «Le nostre aziende non hanno perso il loro mercato o i loro clienti - prosegue Francioni - ma è il mercato che si è fermato e quando riprenderà esse saranno l'interlocutore primario indispensabile a fornire la materia prima pregiata per fabbricare i loro prodotti in pelle». L'attenzione di Assoconciatori è rivolta anche al dramma dell'Abruzzo: «In questo momento non possiamo non pensare alla tragedia del terremoto in Abruzzo. Non ci dimentichiamo quanto sia stata importante per noi la solidarietà quando le nostre aziende furono devastate dall'acqua con la prospettiva di chiudere. Per questo ci siamo rivolti alle nostre aziende aprendo una sottoscrizione in favore delle popolazioni investite da questa catastrofe, sicuri della loro sensibilità». Secondo Francioni è indispensabile che le aziende non siano schiacciate dalla pesantezza del momento e che si trovi ogni mezzo per poter garantire, attraverso ammortizzatori sociali ordinari e straordinari, la sopravvivenza in loco di una manodopera insostituibile, per qualità e professionalità è indispensabile al momento della ripresa. «Insieme con i sindacati, i Comuni e la Provincia - dice - ci siamo mossi nei confronti della Regione Toscana e del Governo Centrale per sensibilizzare la loro attenzione sulla nostra realtà e spingerli a prendere provvedimenti che fossero di urgente sostegno alle nostre necessità». Sul problema occupazionale le richieste di Assoconciatori riguardano l'accelerazione da parte dell'Inps della valutazione delle pratiche di cassa integrazione ordinaria, l'anticipazione, possibilmente senza oneri per l'impresa e senza conseguenze sugli affidamenti bancari, della cassa integrazione, la cassa integrazione straordinaria e cassa integrazione in deroga per i dipendenti delle aziende che non hanno diritto a quella ordinaria, il sostegno al reddito dei dipendenti che perdono il lavoro attraverso corsi di riqualificazione e di specializzazione con retribuzione, l'introduzione nel settore dei contratti di solidarietà che consentano alle aziende, in presenza di una diminuzione del lavoro, di poter mantenere il patrimonio della propria manodopera alternando, dove è possibile, il personale, e garantendo a tutti un salario adeguato, senza oneri aggiuntivi. «Chiediamo misure per le garanzie sul credito - continua - la trasformazione del credito a breve in credito a medio e lungo termine, nuovi prodotti di finanziamento e la riconsiderazione degli investimenti effettuati negli ultimi due anni come investimenti innovati per il futuro». Il sistema del credito, investito dalla crisi finanziaria mondiale, stando a quanto spiega il presidente di Assoconciatori, avrebbe cominciato a stringere fortemente sugli affidamenti nei confronti delle aziende, chiedendo sempre maggiori garanzie e annullando, spesso, anche gli effetti della diminuzione dell'Euroribor effettuata dalla Bce, che ha pensato di aumentare il proprio spread. «La Regione Toscana - sottolinea - sottoscrivendo convenzioni con gli istituti di credito, ha messo a disposizione, attraverso Fiditoscana, risorse per garantire sia operazioni di riposizionamento finanziario delle aziende, sia nuovi investimenti, a tassi concordati. Abbiamo fatto incontri con istituti di credito per illustrare queste misure e dare alle aziende la possibilità di utilizzarle. Ci siamo incontrati con tutte la banche del distretto per lamentare le restrizioni in corso, invitandole a supportare le aziende nella trasformazione dei loro debiti dal breve al medio e lungo periodo, con forme di finanziamento appropriato. Le abbiamo fatte riflettere sulla capacità del settore a ripartire prima di altri, nel momento in cui i consumi riprenderanno».

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Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali (sezione: crisi)

( da "Arena, L'" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 12 Aprile 2009 NAZIONALE Pagina 4 WASHINGTON. Il presidente invita il mondo al dialogo e rilancia il ruolo guida degli Stati Uniti Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier Bank WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale discorso radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al multilateralismo globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra. Confortato dai segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla Russia alla Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al tono dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana: costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri, non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.  

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previsti 1.200 alla corsa per haiti (sezione: crisi)

( da "Messaggero Veneto, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 15 - Udine Previsti 1.200 alla Corsa per Haiti Mercoledì la presentazione della granfondo ciclistica in programma il 3 maggio A un mese dall'evento, sono già oltre 500 gli iscritti alla 17ª Corsa per Haiti, la granfondo che, con l'organizzazione dell'Asd Chiarcosso, si correrà sulle strade del Friuli domenica 3 maggio, con partenza e arrivo a Feletto Umberto. Molte le innovazioni preannunciate dal Comitato organizzatore, che verranno presentate mercoledì prossimo, tra le quali anche percorsi completamente nuovi. «Abbiamo dovuto fare i conti con la crisi finanziaria - confida Sante Chiarcosso, presidente del Comitato -, ma siamo comunque riusciti a mettere in campo un'organizzazione adeguata alle aspettative dei partecipanti e dei tanti addetti ai lavori. I primi riscontri ci danno indicazioni positive e crediamo che raggiungeremo i 1200 partecipanti della scorsa edizione». Novità anche per le manifestazioni correlate alla granfondo, a iniziare da quelle dedicate ai podisti, con percorso nuovo per la Run di Coppa Friuli, in programma a Feletto Umberto il 25 aprile, che farà da apripista alla debuttante Funrun, aperta alla partecipazione anche dei marciatori non competitivi. Logistica e percorsi nuovi anche per la Marathon bike: i mountainbikers potranno scegliere fra tre percorsi, con partenza e arrivo, domenica 26 aprile, a Primulacco. Il raduno cicloturistico, previsto per sabato 2 maggio, sarà dedicato al ricordo di Valerio Frezza, compianto sindaco di Tavagnacco, che fu uno dei sostenitori e promotori della manifestazione per Haiti. Sempre nel pomeriggio di sabato, le strade di Feletto saranno animate dai giovanissimi ciclisti impegnati nelle gare di minisprint. Grande impegno e ottima qualità organizzativa sono le qualità perseguite dalla Corsa per Haiti, prerogative sicure per il successo che certamente questa manifestazione merita per raggiungere l'obiettivo del progetto solidale rivolto alle bambine di strada di Haiti. In questi anni gran parte del ricavato della corsa è servito al progetto e in Haiti la salesiana suor Anna ha realizzato una casa di accoglienza che attualmente ospita 300 allieve. Fabio Molinari

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DOMANDE AGLI SCIENZIATI (sezione: crisi)

( da "Stampa, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Luca Ricolfi DOMANDE AGLI SCIENZIATI CONTINUA A PAGINA 27 Oggi non è il tempo delle polemiche, delle recriminazioni, delle accuse reciproche. Dopo la tragedia del terremoto abruzzese, maggioranza e opposizione hanno scelto la compostezza, e noi non possiamo che essergliene grati. Come non possiamo che essere riconoscenti alla Protezione civile, ai volontari, a quanti hanno fatto di tutto per lenire le sofferenze delle popolazioni colpite. Verrà un momento, tuttavia, in cui dovremo trarre qualche conseguenza da quel che è successo. Dovremo decidere, ad esempio, se continuare a «chiudere un occhio» sulle migliaia di situazioni in cui si accettano dei rischi solo perché affrontarli costa troppo, in termini di soldi o di consenso politico: è il caso di migliaia di edifici scolastici pericolosi, è il caso delle tante abitazioni private - spesso abusive - lasciate proliferare in zone a rischio sismico conclamato, come le pendici dei nostri maggiori vulcani. C'è però forse anche qualcos'altro su cui, prima o poi, dovremo cominciare a darci delle risposte. Questo qualcos'altro si riassume in una domanda drammatica: a chi dobbiamo credere? Lo so, a prima vista la risposta è ovvia: dobbiamo fidarci della scienza, che è imparziale e autorevole. E in linea di massima è davvero così. Quando una decisione - ad esempio sgomberare una città - dipende da valutazioni tecniche complesse, è ragionevole che i politici ascoltino gli scienziati, e non corrano ciascuno dietro al proprio esperto di fiducia, o credano al primo portatore di verità pseudo-scientifiche alternative a quelle ufficiali. Insomma, nel caso del terremoto dell'Aquila non credo che i politici potessero agire diversamente, e trovo ingiusto accusarli di avere colpevolmente sottovalutato i rischi del sisma. Per il ruolo che ricoprono politici e amministratori non hanno scelta: pensate che cosa succederebbe se uno di essi ignorasse il parere della comunità scientifica, e la sua decisione - di agire, o non agire - si rivelasse catastrofica. A chi dobbiamo credere? Ma c'è anche un'altra domanda, che non riguarda i politici bensì il pubblico: a chi dobbiamo credere noi comuni cittadini, che non abbiamo responsabilità istituzionali, ma semmai abbiamo il problema di proteggere noi stessi e i nostri cari? La fiducia che i politici sono tenuti a riporre nei confronti della scienza ufficiale è pienamente giustificata? Qui credo che una riflessione non guasterebbe. La mia impressione è che in molti campi gli esperti siano assai meno depositari di certezze di come noi ingenui cittadini li percepiamo. Ci sono ambiti nei quali le valutazioni degli scienziati sono pienamente affidabili, pensiamo ad esempio ai calcoli di un ingegnere che progetta un ponte o di un fisico che manda in orbita un satellite. Ma ci sono ambiti in cui, per le ragioni più disparate (dati insufficienti, teorie incomplete, complessità intrinseca dei fenomeni), le affermazioni degli scienziati sono altamente incerte e controvertibili, tanto è vero che ci sono scuole di pensiero, sottoscuole, minoranze dissenzienti, fazioni in lotta più o meno aperta fra loro. È il caso, ad esempio, del problema del riscaldamento globale, un fenomeno che la maggioranza degli studiosi ritiene dovuto essenzialmente all'azione dell'uomo e una minoranza considera invece dovuto a cause naturali, o semplicemente a un mix sconosciuto di cause naturali e umane. O il caso dell'economia e dei mercati finanziari, per i quali semplicemente non esistono modelli di previsione affidabili, né teorie abbastanza consolidate da suggerire terapie ben definite. Il doppio paradosso In questi casi si crea un doppio paradosso. L'autorità di stabilire il confine fra il vero e il falso continua ad essere monopolio della scienza ufficiale, anche se la scienza ufficiale stessa non ha (o non ha ancora) ciò che le conferisce tale autorità, e che noi istintivamente tendiamo ad attribuirle automaticamente: la capacità di fare predizioni corrette o suggerire terapie valide. Simmetricamente può succedere che dilettanti, impostori o semplici outsider riescano a fare meglio della scienza ufficiale, talora per puro caso o fortuna, talora perché in certe circostanze una teoria può essere meglio di nessuna teoria, talora perché un outsider può aver capito cose che l'establishment accademico può non aver capito. Nel caso della crisi economica, ad esempio, nessuna istituzione ufficiale ha neanche lontanamente previsto quel che sarebbe successo, e molte hanno continuato a sfornare predizioni errate, anche a crisi ampiamente in corso; mentre chi avesse creduto ad analisi di esperti non ufficiali (perché non economisti) come il matematico Benoît Mandelbrot (2004) o il politologo Robert Gilpin (2000) avrebbero avuto dubbi solo sul momento esatto del collasso, e sarebbero corsi ai ripari ben prima dell'estate del 2007. E nel caso del terremoto abruzzese ? A ben guardare a me sembra che ci troviamo di fronte, per una volta, a un doppio errore. La scienza ufficiale, una settimana prima del disastro, ha formulato una valutazione che, a posteriori, si è rivelata errata: «Lo sciame sismico che interessa L'Aquila da circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di energia, statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame con piccole scosse non pericolose». Quanto al paladino delle proprietà predittive del radon, il tecnico Giampaolo Giuliani, ha mostrato di sopravvalutare le capacità profetiche della sua creatura: il terremoto previsto a Sulmona per il 29 marzo non si è verificato, mentre il suo secondo allarme (quello lanciato nella notte del 5-6 aprile a L'Aquila ai propri vicini e familiari) si è purtroppo rivelato fondato. Nessuno pienamente attendibile In breve, a me pare che nessuno si sia mostrato pienamente attendibile. Il tecnico Giuliani perché per rendere credibile un qualsiasi metodo scientifico ci vogliono ben più prove di quelle di cui disponiamo fin qui a proposito del nesso fra radon e terremoti. La scienza ufficiale perché, quando dice che i terremoti non si possono prevedere puntualmente (luogo e ora), si trincera dietro un'ovvietà, che vale anche per la pioggia e i fulmini ma che non ci impedisce di essere inondati da «previsioni del tempo». Più che certezze, insomma, quel che la tragedia aquilana ci lascia in eredità sono tante domande, domande vere e non retoriche su come si possono gestire situazioni come quella abruzzese. Molto sommessamente vorrei proporne tre. Prima domanda: siamo sicuri che le ricerche sulle proprietà predittive delle emissioni di radon siano così poco promettenti da giustificare la scarsa attenzione ad esse finora riservata dalla ricerca ufficiale in Italia? Seconda domanda: siamo sicuri che almeno le variazioni (nel tempo e nello spazio) della probabilità di un terremoto non possano essere valutate con il radon o con altri «precursori»? Possibile che, dopo anni di studi sui precursori, non si sia ancora in grado di stabilire non dico dove e quando ci sarà la catastrofe ma se, in un dato momento e in un dato luogo, il rischio sia salito troppo? Terza e decisiva domanda: siamo sicuri che, di fronte a un forte aumento del rischio di un evento catastrofico segnalato dagli strumenti, la sola alternativa sia fra non fare nulla e sgomberare un'intera città? Possibile che non esistano vie di mezzo? Un grande dubbio In poche parole io resto con un grande dubbio. Mi chiedo se, almeno in futuro, scienziati ed autorità non potrebbero decidersi a valutare con più attenzione, o meno sufficienza, i segnali premonitori deboli (ossia non sorretti da una teoria scientifica consolidata), nonché le misure intermedie fra immobilismo ed evacuazione totale. Fra queste ultime, ad esempio, ce n'è una che molti cittadini usano spontaneamente quando hanno paura di un terremoto, e che ad alcuni aquilani ha persino salvato la vita: scendere in strada o nei campi, senza abbandonare definitivamente le proprie abitazioni. Un po' come si faceva durante la guerra, quando le sirene annunciavano l'eventualità di un bombardamento aereo e la gente si riparava nelle cantine e nei rifugi antiaerei. Anche allora le autorità avrebbero potuto dire: «allo stato attuale delle conoscenze non è possibile realizzare una previsione deterministica della localizzazione, dell'istante e della forza dell'evento». Ma non lo dicevano, e i cittadini decidevano se correre il rischio.

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è finita la corsa ai nuovi sportelli ubi chiude e ridimensiona 92 filiali - luca pagni (sezione: crisi)

( da "Repubblica, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Pagina 20 - Economia La crisi finanziaria frena anche lo sviluppo dell´attività degli istituti di credito sul territorio è finita la corsa ai nuovi sportelli Ubi chiude e ridimensiona 92 filiali Giù i prezzi delle agenzie in vendita: da 10 a 4 milioni. E Montepaschi non trova acquirenti LUCA PAGNI MILANO - Prima il blocco di nuove aperture. Poi il crollo dei prezzi nelle operazioni di compravendita. E ora le prime chiusure. La crisi finanziaria colpisce le banche anche nella loro attività industriale principe: il mercato delle agenzie sotto casa. L´ennesima prova è arrivata ieri, con la notizia secondo cui Ubi, il quinto gruppo italiano per dimensioni, ha deciso di chiudere 24 filiali che negli ultimi mesi si sono rivelate poco redditizie e di trasformarne altre 58, di dimensioni più limitate, in mini sportelli a causa delle scarse possibilità di sviluppo nell´immediato futuro. Nel dettaglio, la riorganizzazione coinvolge, chi più chi meno, tutti i gruppi che hanno dato vita a Ubi (Unione banche italiane), dalla Popolare di Bergamo alla Commercio & Industria. Anche se la crisi sembra mordere di più al sud, visto che su 34 chiusure 23 coinvolgono filiali di Carime (l´ex Cassa risparmio del Mezzogiorno). Ma anche nel profondo nord non se la passano così bene, se delle 54 agenzie che saranno ridimensionate 21 sono della Banca Regionale Europea, 11 del Banco di Brescia e 3 della Banca della Val Camonica. I lavoratori coinvolti, tutto sommato sono pochi, solo 143 e nessuno di loro perderà il posto. Ma si tratta di un segnale che va ad aggiungersi ai precedenti. Da quasi un anno, ad esempio, il Monte de Paschi sta cercando di vendere 150 sportelli, di cui 125 come imposizione dell´Antitrust dopo l´operazione di acquisto del gruppo Banca Antonveneta. A gennaio, però, i vertici di Rocca Salimbeni hanno chiesto all´Authority per la concorrenza una proroga al limite ultimo di febbraio per portare a termine la cessione delle agenzie. L´Antitrust ha così concesso alla banca guidata da Giuseppe Mussari altri quattro mesi, fino alla fine di giugno. Eppure, la valutazione dei 150 sportelli era già scesa da un miliardo a 750 milioni. Ma anche così non ha trovato acquirenti. Anche perché gli unici istituti di credito interessati sono quei gruppo stranieri che hanno intenzione di espandersi in Italia (In particolare, Barclays e Deutsche Bank), i quali aspettano che i prezzi scendano ancora. La tendenza, del resto, sembra proprio questa. Basti ricordare che solo due anni fa sono passate di mano singole agenzie per un valore fino a 10 milioni di euro. E la stessa Ubi Banca sul fini del 2007 aveva pagato 4,61 milioni a sportello le agenzie messe in vendita da Intesa Sanpaolo, mentre la Popolare dell´Emilia ne ha sganciato 4,12 per il lotto messo in vendita da Unicredit. Prezzi che, ora, sembrano ormai irripetibili.

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Pasquali in piazza poi al Pentagono (sezione: crisi)

( da "Giorno, Il (Sondrio)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

VALTELLINA: PRIMO PIANO pag. 3 Pasquali in piazza poi al Pentagono Tutta la sfilata delle portantine di ARMANDO TRABUCCHI ALTA VALTELLINA ASPETTANDO IL GRAN FINALE della stagione - a Bormio ci sarà la Pozza dei Mat con Davide Van De Sfroos ed a Livigno una serie di appuntamenti speciali per la chiusura dell'inverno - sono i Pasquali di Bormio a monopolizzare la scena in questo ponte festivo. Dopo settimane di preparazione (qualcuna in più del solito, quest'anno) è arrivato il momento di presentare le portantine e di presentarle in piazza. Appuntamento alle 10, questa mattina, con la sfilata per le vie del paese fino alla Piazza del Kuerc. Alle 11.30 la benedizione sempre in piazza ed attesa sino alle 16.30 per la proclamazione dei vincitori. La festa proseguirà al Pentagono alle 21.30 con l'orchestra "Fausto Tenca". Per chi non riuscisse a vederli oggi, i Pasquali resteranno in piazza per tutto il giorno di Pasquetta. Per il giorno dell'Angelo si segnala a Livigno il tradizionale concerto di Pasqua che questa volta vedrà impegnato il Kreative Ensemble presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria Nascente. CONCERTO ANCHE A BORMIO con il maestro Ivan Bontempi che dirige la Filarmonica Bormiese con la sua junior band (presso la Sala Parrocchiale alle 21). Continuano anche le iniziative naturalistiche con la settimanale ciaspolata nel Parco Nazionale dello Stelvio, oltre che con una serata presso il centro visitatori del Parco in Valfurva durante la quale Massimo Favaron si occuperà di meteorologia e climatologia. Martedì prossimo iniziano le giornate bormiesi di cardiologia, il XVII simposio organizzato da Livio Dei Cas. E dentro la serie di incontri e seminari scientifici sono inserite due serate speciali. Per la serata inaugurale, dopo l'intervento del professore Dei Cas interverrà Alberto Quadrio Curzio a proposito della "crisi finanziaria mondiale". Seguirà quindi la presentazione dell'opera del giureconsulto Alberto De Simoni "Del Furto e Sua Pena" con Leo Schena, Maria Donati Panforti e Giuseppe Tarantola. NELLA GIORNATA DI MERCOLEDÌ altro incontro culturale sempre alle Terme per la presentazione dell'opera poetica di Giulio Pedranzini "Poesie 1946-1956". Con Leo Schena intervengono Giorgio Luzzi, Cecilia Robustelli e Lux Bradanini con Marina Martinelli a recitare i brani del poeta bormino. In questi giorni di vacanza scolastica segnaliamo "A tu per tu con Darwin", serie di laboratori per i ragazzi delle scuole medie (dalle 16.30 alle 18.30) con diverse iniziative naturalistiche presso il centro visitatori del Parco Nazionale dello Stelvio in Valfurva. Eventi speciali e manifestazioni sono programmati anche per i prossimi due fine settimana. Si segnala per il 19 aprile la serie di celebrazioni in Alta Valle per ricordare il 64° anniversario della liberazione e in particolare la battaglia di Grosio. Una serie di iniziative per residenti e turisti che hanno scelto di trascorrere le vacanze negli alberghi e nelle seconde case dell'alta Valtellina, approfittando anche della zona franca di Livigno, dove i negozi saranno aperti.

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Scudo fiscale Con questo fanno tre (sezione: crisi)

( da "Riformista, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

terremoto / 2 Scudo fiscale Con questo fanno tre La tragedia immane del terremoto in Abruzzo accelererà (insieme con la crisi finanziaria) l'adozione dello scudo fiscale ter, che qualcuno pudicamente presenta come "Prestito Italia"? Potrebbe, cioè, avvicinarsi il rimpatrio in forma anonima dei capitali detenuti da italiani nei paradisi fiscali alla condizione dell'impiego, diretto o indiretto, nella ricostruzione in quelle terre martoriate dal sisma e dell'assolvimento di una imposta? In un primo momento era previsto che la decisione venisse sottoposta al Consiglio dei ministri nella prossima settimana. Poi, sembra siano subentrate perplessità. Intanto, si susseguono stime - non si sa come ricavate - dei possibili rientri "agevolati", che vanno dai 100 ai 400/500 miliardi. Il fine - la ricostruzione - può forse giustificare, in questo caso, i mezzi. segue a pagina 4 di Angelo De Mattia 12/04/2009

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LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in Provincia. L'h... (sezione: crisi)

( da "Nazione, La (Pistoia)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

MONTAGNA PISTOIA pag. 11 LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in Provincia. L'h... LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in Provincia. L'ha presentata il capogruppo Pd, Giovanni Sarteschi che ha ricordato innanzitutto come la ex Coleman (che ha avuto tre fallimenti in quattro anni, e occupava settanta lavoratori) sia entrata in crisi nell'autunno 2007, e sia stata successivamente messa in liquidazione per grave crisi finanziaria e produttiva. La Benteck Spa di Firenze (gruppo Calzoni) era interessata al suo acquisto. «Al tavolo promosso dalla Provincia prosegue il capogruppo Pd - fu prospettata l'ipotesi di riaprire l'attività dell'azienda nell'ottobre 2008, cosa che non accadde. Considerato che ultimamente il gruppo Calzoni di Bologna ha fatto sapere di non essere più in grado di investire da solo in questa azienda, esprimo forti preoccupazioni, per una vicenda che vede da tempo decine di lavoratori abbandonati all'incertezza. E chiedo alla giunta provinciale quali èsiti abbia avuto la Task force e come si intenda garantire il massimo impegno per cercare nuovi investitori». al. to.

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Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 12 Aprile 2009 Chiudi Se la crisi finanziaria sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro. Eppure siamo uno dei pochi paesi dove a coprire tutti i danni è solo lo Stato: che si tratti di interruzione di strade, di crolli del patrimonio artistico o di danneggiamenti a case private ed edifici pubblici, a pagare i costi é solo e sempre il Tesoro. Al contrario, in gran parte degli altri paesi esiste, come sottolinea uno studio dell'Ania (l'associazione delle imprese assicurative), un sistema misto di collaborazione tra pubblico e privato, con un'assicurazione contro le calamità obbligatoria o semi-obbligatoria e i danni privati che vengono coperti dalle compagnie di assicurazione, mentre lo Stato interviene solo nel caso di un evento catastrofale di dimensioni davvero eccezionali. Ma quello italiano è un "doppio fallimento dello Stato": da noi, infatti, il sistema pubblico deve far fronte sia alla ricostruzione materiale, sia al risarcimento dei singoli, con un procedimento lungo e farraginoso, che inizia, a seguito dell'accadimento del disastro, con la dichiarazione governativa di emergenza e finisce (non si sa quando) con la distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso gli enti locali, a coloro che ne abbiano fatto richiesta. Cambiare, dunque, è assolutamente necessario. La soluzione? Accogliamo i suggerimenti arrivati dal ministro Brunetta e dal vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani, e spingiamoli un po' più in là. Rendiamo innanzitutto obbligatoria una polizza per i proprietari di case ed edifici, siano essi pubblici e privati. Una "rcd-responsabilità civile disastri" il cui primo effetto sarà di indurre i proprietari a pretendere dai costruttori edifici a norma, che altrimenti non potranno essere assicurati. Le compagnie, dal canto loro, verranno incontro allo Stato che non può farsi carico della totale ricostruzione. Si obietterà che molte compagnie non accetteranno mai rischi così alti. Ma qui lo Stato potrà dotarsi, come succede in Francia e Spagna, di una società di riassicurazione pubblica che offre alle compagnie la possibilità di riassicurarsi a un tasso fisso, oppure affidandosi a grandi gruppi mondiali del "re-insurance", a cominciare da Swiss Re, specializzati in questo tipo di polizze. A queste stesse compagnie, peraltro, lo Stato potrà a sua volta trasferire una parte dei suoi rischi, assicurandosi a sua volta. Moltissimi paesi lo fanno già, persino il Messico ha di recente sottoscritto la sua brava polizza anti-disastri. Partiamo, dunque, dai tentativi (messi nel cassetto) del Berlusconi I e Prodi I sul tema "rcd", e rimettendoli subito all'ordine del giorno aggiungiamo anche la "polizza pubblica". Per lo Stato sarebbe un ottima occasione per dimostrare che sa fare il suo mestiere, per il bistrattato mercato sarebbe l'occasione giusta per riabilitarsi. (www.enricocisnetto.it)

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Terra più calda, diplomazia verde (sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Focus Vuota data: 12/04/2009 - pag: 10 Le cifre Se la crescita media delle temperature dovesse essere come previsto il costo sarà fra il 5 e il 20% dell'economia globale Le emissioni La Cina ha superato di poco gli Usa nella classifica dei gas serra. E tra i due Paesi ci sono accuse e ritorsioni Terra più calda, diplomazia verde Le previsioni: possibile aumento di 5 gradi entro il 2050 Prove di dialogo in vista del nuovo protocollo di Kyoto D a qualche tempo alcune compagnie americane rifiutano di rinnovare le polizze assicurative ai proprietari di case. Non succede solo dove il rischio uragani è ovvio, come in Florida o in Louisiana: capita anche a Brooklyn. Lì, fra l'Hudson e l'Atlantico, la probabilità di inondazioni future sarebbe considerata troppo alta. In Cina nel frattempo oltre metà dei grandi centri urbani sperimenta problemi di sicurezza degli approvvigionamenti d'acqua. Fra le cause, l'aumento della siccità che erode le falde. La Repubblica popolare ha appena compiuto il sorpasso, ma con gli Stati Uniti resta un testa a testa all'ultima tonnellata di carbonio. Da pochi mesi l'Impero di mezzo è primo produttore di gas a effetto serra, con quasi sette miliardi di tonnellate di CO2 o equivalenti. L'America viene subito dietro ed entrambi staccano nettamente Indonesia e Brasile, rispettivamente terzi e quarti assoluti a causa della loro deforestazione massiccia. L'Italia è molto più indietro: a volte in modo riluttante, fa parte di un'Europa leader mondiale dei piani di taglio alle emissioni. E con la guida del G8, ha un'occasione quasi senza precedenti di pesare nel sistema globale. Il problema, nota Nicholas Stern della London School of Economics, è che l'impatto del carbonio nell'atmosfera sembra peggiore di quello stimato fino a solo due o tre anni fa: la probabilità di un aumento medio delle temperature della Terra di 5 gradi entro il 2050 è del 50% e il costo sarebbe simile a quello di due guerre mondiali: l'ultima volta che la Terra è stata così calda fu nell'Eocene, quando le aree emerse erano soprattutto foreste paludose. Migrazioni di centinaia di milioni di persone e distruzioni di molta della superficie arabile del mondo sarebbero inevitabili. Il costo, fra il 5% e il 20% dell'economia globale ogni anno. Le stime sono contenute negli ultimi due studi di Stern, in questi giorni in uscita in Gran Bretagna, Stati Uniti e in Italia ( Un piano per salvare il pianeta, Feltrinelli, e Clima: è vera emergenza, Brioschi). Lord Stern, fisico di formazione, ex capo-economista della Banca mondiale, consulente del governo di Londra e autore del rapporto del 2006 alla base delle idee più accettate sull'effetto serra, non esce in un momento a caso. E più che di concentrazione di particelle o catastrofi a venire, stavolta parla di politica: per dicembre è fissato a Copenaghen quello che lui definisce «l'incontro internazionale più importante dalla fine della seconda guerra mondiale ». I Paesi ricchi e emergenti sono chiamati a dare un seguito al protocollo di Kyoto in scadenza nel 2012 con l'obiettivo, se possibile, di limitare le emissioni perché la temperatura non salga di oltre due gradi nel ventunesimo secolo. Decine di Paesi sono invitati. Ma mai come adesso il riscaldamento globale è la prima grande questione del G2, più della stessa crisi finanziaria: Cina e Stati Uniti inquinano abbastanza da poter decidere per tutti, lascia capire Stern. Non che questo sia rassicurante. Il film degli ultimi mesi è una lunga sequenza di equivoci, accuse reciproche, ritorsioni a cavallo di due amministrazioni alla Casa Bianca. L'ultimo incidente è forse il più paradossale: alla fine del mese scorso ad alzare la tensione ci ha pensato Steven Chu. Cinese di origine, premio Nobel per la Fisica del '97, il professor Chu è il nuovo segretario all'Energia di Barack Obama, l'ex candidato democratico che nel vincere la nomination su Hillary Clinton annunciò che quello sarebbe passato alla storia come «il giorno in cui il livello del mare iniziò a scendere». Mesi dopo, cioè tre settimane fa, Chu con l'appoggio di Obama ha fatto della questione clima una guerra commerciale con la Cina. Tutto è in una breve clausola nascosta nel progetto di legge sul cosiddetto «cap and trade» (il diritto delle imprese che inquinano meno di vendere i propri diritti di emissione di carbonio, così incentivando i sistemi «verdi»). Il progetto Chu-Obama dà all'amministrazione il potere di imporre dazi sull'export dei Paesi che non mirino a ridurre l'intensità di carbonio dei loro sistemi produttivi. A Pechino non è sfuggito a chi fosse rivolta quella misura e ha reagito: pochi giorni più tardi, d'improvviso, l'autorità antitrust cinese ha bloccato

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ROMA - La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti c... (sezione: crisi)

( da "Messaggero, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 12 Aprile 2009 Chiudi ROMA - La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Nella notte le autorità hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a questa parte, dal 1993, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado. La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier rappresenta anche il maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario americano dopo che, finora, in testa alla classifica c'era la californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Per far fronte all'emergenza, la Federal Deposit Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente per New Frontier - ora ha dovuto creare una entità ad hoc, la Deposit Insurance National Bank di Greeley che rimarrà operativa per almeno un mese per consentire ai clienti di avere più tempo a disposizione per trasferire i propri conti presso altri istituti. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti: se negli anni 2005 e 2006 non si era verificato nessun crack, a partire dal 2007 si sono iniziati a sentire i primi scricchiolii nel sistema bancario statunitense, con il tracollo di tre istituti. Poi, quasi come un'epidemia, la crisi ha falcidiato in breve tempo decine di banche, tra le quali il gigante Lehman Brothers, spazzandone poi via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.

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(sezione: crisi)

( da "Corriere della Sera" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Corriere della Sera sezione: Economia data: 12/04/2009 - pag: 28 Il cacciatore di teste «Sono usati male ma funzionano» MILANO «Ci sono anche dei casi virtuosi di maxibonus, e le stock option possono essere uno strumento utile per il futuro». Claudio Ceper ( foto), cacciatore di teste di Egon Zehnder, invita a non generalizzare sui compensi milionari. Eppure, il peccato numero uno della crisi finanziaria sembra essere l'avidità di molti manager? «Ci sono validi amministratori delegati che lavorano per anni con compensi molto bassi rispetto alla media. Se al momento delle dimissioni ricevono una consistente buonuscita, io la considero un giusto riconoscimento del loro lavoro. E le stock option che guardano oltre il breve termine, quindi su un arco di 3-5 anni, possono essere positive per le aziende, se applicate correttamente». Un esempio? «I sistemi di incentivazione deliberati direttamente dai comitati di remunerazione, senza autoassegnazioni da parte del top management. Questi comitati a volte già esistono, bisogna allora saperli usare bene». G.Str.

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New York, tempi difficili per il teatro dell'opera (sezione: crisi)

( da "Gazzetta di Parma (abbonati)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Gazzetta di Parma 12-04-2009 Argomenti. Crisi finanziaria per il leggendario «Met» New York, tempi difficili per il teatro dell'opera Il tumultuoso clima economico che ha sconvolto il paese non sembra aver risparmiato neppure il teatro dell'opera. Una delle vittime più illustri è il "Metropolitan" di New York meglio conosciuto come "Met" che si è trovato improvvisamente a fronteggiare una situazione finanziaria che potrebbe mettere in pericolo il suo futuro. A rendere ancor più difficile la situazione del "Met", rispetto a ogni altro grande teatro lirico del mondo, ha contribuito la sua estrema dipendenza dai finanziamenti privati. In effetti, il suo fondo di dotazione, che una volta assommava intorno ai 300 milioni di dollari, si è ridotto di un terzo, al punto da non permettere più prelievi senza intaccare il capitale. E tutto questo si è verificato nel momento stesso in cui gli spettatori stavano cercando maniere più economiche per trascorrere le loro serate, e i maggiori donatori, sul cui costante apporto il teatro aveva sempre fatto un grosso affidamento, si vedevano costretti a limitare la propria generosità. Quando l'attuale soprintendente del "Met", Peter Gelb, aveva accettato il suo nuovo incarico nel 2006 all'approssimarsi del 125° anniversario dell'inaugurazione del teatro i suoi piani prevedevano alcune audaci innovazioni, inclusa la presentazioni di un buon numero di moderne produzioni, destinate ad attrarre un pubblico sempre più diverso. Era stato calcolato, infatti, che l'età media del frequentatore del "Met" si aggirava intorno ai 60 anni. Di tutto si sarebbe aspettato, tuttavia, tranne di trovarsi a lottare per la sopravvivenza del teatro. Strano a dirsi, il "Metropolitan" era nato in una sede diversa da quella odierna e, per di più in circostanze a dir poco bizzarre. Nel 1880, infatti, alcune delle più ricche famiglie della città, vedendosi rifiutare l'ammissione alla "Academy of Music", ritenuto il circolo sociale più esclusivo di New York, avevano deciso di fondare la "Metropolitan Opera Association". Allo stesso tempo, il gruppo di facoltose famiglie, che includeva nomi come Morgan, Roosevelt, Astor e Vanderbilt, aveva iniziato la costruzione di un nuovo teatro lirico, la "Metropolitan Opera House", che doveva aprirsi il 22 ottobre 1883 con una rappresentazione del "Faust" di Gounod. Dopo la stagione inaugurale, che era terminata con un largo disavanzo, le rappresentazioni erano state affidate a compagnie operistiche di cantanti tedeschi, relativamente poco costosi, che presentavano un repertorio lirico esclusivamente nella loro lingua. Questa anomala situazione, tuttavia, era terminata 1892, dopo che il teatro era stato distrutto dal fuoco e subitamente ricostruito secondo le linee originali. Sotto la guida di abili superintendenti, infatti, i più celebri artisti dell'epoca dovevano esibirsi sul palcoscenico del "Metropolitan", contribuendo a farlo entrare nel numero dei maggiori teatri lirici del mondo. L'incarico di Rudolf Bing, dal 1950 al 1972, era stato il più lungo nella storia del "Metropolitan". Bing aveva presieduto a un'era di brillanti nuove produzioni e aveva contribuito allo spostamento del teatro nella sua nuova sede del Lincoln Center. Tra i grandi artisti che Bing aveva introdotto al pubblico di New York facevano spicco Maria Callas, Renata Tebaldi, Mirella Freni, Mario del Monaco, Placido Domingo e tanti altri. Nel 1940, intanto, la proprietà del "Metropolitan" era stata trasferita dalle originarie ricche famiglie newyorkesi, che ancora occupavano la maggior parte dei palchi del teatro, a un'associazione senza scopi di lucro. Tutto l'interno del teatro era stato ristrutturato, lasciando un solo settore di palchi privilegiati a ricordo dell'epoca in cui il teatro era un luogo d'incontro dell'alta societa' di New York. Il vecchio "Met" occupava un intero isolato della Broadway tra la Trentanovesima e la Quarantesima strada di Manhattan. Se il teatro era conosciuto per la sua eccellente acustica e arredamento interno, tuttavia, le strutture del retroscena si erano presto dimostrate del tutto inadeguate. Quello che maggiormente colpiva i passanti era la vista degli scenari che venivano regolarmente lasciati sul marciapiede della Trentanovesima strada, appoggiati al muro esterno del teatro, in attesa di essere usati per le diverse rappresentazioni. E così, attraverso gli anni, tutti avevano finito per convincersi sulla necessità di costruire un nuovo teatro dell'opera. Soltanto con lo sviluppo del Lincoln Center di New York, tuttavia, il progetto si doveva finalmente realizzare. Il nuovo edificio doveva aprirsi il 16 settembre 1966, con la prima mondiale di "Antony and Cleopatra" di Samuel Barber. Tra l'altro, il nuovo palcoscenico, molto più grande e funzionale del precedente, permetteva una facile rotazione di scenari fino a quattro produzioni operistiche alla settimana. Non avendo ricevuto il riconoscimento di edificio d'interesse storico, il vecchio "Metro - politan" era stato tristemente demolito nel 1967 per far posto ad un moderno grattacielo per uffici. Allorché Peter Gelb aveva assunto la guida del "Met" meno di tre anni fa, si era trovato in una posizione totalmente diversa da quella di coloro che l'avevano preceduto. Tanto che era stato presto costretto a mettere da parte le sue ambiziose idee e a concentrarsi su una ferrea politica di riduzione dei costi operativi, indispensabile per permettere al teatro di continuare la sua funzione. La prima azione di Greb era stata quella di avvicinare i sindacati che inquadravano i lavoratori del teatro, in particolare quelli degli orchestrali, dei componenti del coro e dei macchinisti, per ottenere delle concessioni salariali. Dopo le maestranze era stata la volta degli artisti destinati ad apparire sul palcoscenico del "Met", che erano stati invitati a donare una parte del loro compenso. Il problema finanziario aveva pure costretto il superintendente del "Met" a effettuare cambiamenti nel programma operistico, con la eliminazione delle più costose produzioni della prossima stagione. Una prevista nuova edizione dei "Ghosts of Versailles" di John Corigliano, infatti, era stata rimpiazzata da "La Traviata". La stessa sorte aveva fatto il "Ben - venuto Cellini" di Hector Berlioz. Ma l'intervento di Gelb che doveva improvvisamente sollevare un'ondata di critiche da parte del pubblico era stato quello di sottoporre i famosi affreschi di Chagal, che adornano l'entrata del teatro, come garanzia collaterale per rifinanziare un esistente prestito bancario. Questa reazione era comprensibile, dal momento che i due capolavori, che si potevano intravedere attraverso le vetrate dal piazzale del Lincoln Center, da tempo erano entrati a far parte del patrimonio culturale di New York. Malgrado che Gelb si fosse affettato a dichiarare che il teatro non aveva nessuna intenzione di disfarsi dei due affreschi, tuttavia, le apprensioni dei cittadini non avevano accennato a dileguarsi. Di positivo c'era che questa volta, seppure per motivi diversi, a difesa del "Met" era insorta una massa di popolo che andava oltre la ristretta schiera degli appassionati dell'opera. Gian Carlo Treggi

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ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi, t... (sezione: crisi)

( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

REGGIO PRIMO PIANO pag. 2 ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi, t... ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi, tante le famiglie con i piccoli nei passeggini che hanno partecipato venerdì sera alla tradizionale Via Crucis cittadina, promossa dal Vicariato urbano e animata dai giovani di Regina Pacis insieme a quelli di Azione Cattolica, che guidata dal vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni e aperta dalla croce si è snodata dal Duomo alla Ghiara. Il corteo, punteggiato dalle candele e dai flambeaux, si è snodato lungo la via Emilia, ormai fatta prevalentemente di negozi e uffici: poche le finestre aperte e illuminate, su un paio di davanzali ardevano dei lumini. IN PIAZZA GIOBERTI il corteo dei fedeli ha incrociato il "discobus": due modi diversi di vivere il Venerdì Santo. Ad accogliere in Ghiara i partecipanti alla Via Crucis, che ha portato Gesù attraverso la città perché guarisca e possa chiedere pietà dei suoi peccati, egoismo, arrivismo, superbia e cattiverie, era il vescovo Adriano Caprioli che ha proposto una riflessione-sguardo proprio sulla città, nella quale sta conducendo la visita pastorale. Monsignor Caprioli ha delineato l'immagine della Chiesa a Reggio contraddistinta da quattro caratteristiche. Innanzitutto una comunità ecclesiale pienamente sottomessa alla parola di Dio e che pone al centro della sua vita l'Eucarestia. Poi, «una Chiesa che parla più con i fatti che non con le parole, e che non dice se non parole che partano dai fatti e su questi si appoggino». Soprattutto è una Chiesa consapevole del cammino arduo e difficile che attende molti oggi; e il suo pensiero è andato alle tante famiglie provate dal terremoto in Abruzzo, per le quali in tutte le chiese della diocesi domenica 19 aprile sarà fatta una raccolta di offerte. MA IL PENSIERO del Vescovo si è rivolto anche alle tante famiglie che prima erano in grado di provvedere a se stesse e ora in difficoltà per la perdita del lavoro «a seguito di una crisi finanziaria procurata dalla irresponsabile voracità umana». Ecco allora l'immagine di una Chiesa capace di scoprire i nuovi poveri, di aiutarli in maniera creativa, soprattutto sollecitando tutti a coniugare da un lato forme di solidarietà umana e cristiana attente a queste famiglie e dall'altro coraggiose scelte di stili di sobrietà in tema di beni di consumo, divertimenti, vacanze: «Segno di giustizia, prima che di carità. La solidarietà si alimenta con la sobrietà» ha affermato il vescovo richiamando quanto affermato nell'omelia della messa crismale e la istituzione della Fondazione di solidarietà "Famiglia-lavoro". E ha concluso la sua riflessione con un'invocazione alla Madonna della Ghiara nella cui chiesa generazioni di cristiani provati ma non arresi di fronte alle difficoltà della vita si sono raccolti per invocarne la protezione. Insomma, una Chiesa simile ad «un vecchio tronco che ama la primavera» come scrisse il vescovo Gilberto Baroni. Giuseppe Adriano Rossi

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Piccoli azionisti Convegno all'Europa (sezione: crisi)

( da "Nuova Ferrara, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

A FINE APRILE Piccoli azionisti Convegno all'Europa CENTO. Cento capitale dei piccoli azionisti, almeno per un giorno. Venerdì 24 aprile, infatti, convergeranno sulla città del Guercino svariate decine di rappresentanti delle associazioni che raggruppano i piccoli soci, i soci di minoranza, delle grandi società quotate (soprattutto banche) e anche di piccole aziende di credito non quotate come la Cassa di Risparmio di Cento. E si deve infatti all'associazione «Amici di CariCento» l'organizzazione di questo incontro che vivrà due momenti: il primo, nella mattinata all'hotel Europa, vedrà lo svolgimento del congresso nazionale di CoNaApa, il coordinamento nazionale delle associazioni dei piccoli azionisti. Nel pomeriggio, nel salone di rappresentanza di Caricento si svolgerà il convegno dal titolo «Crisi finanziaria e partecipazione dei piccoli azionisti». Interverranno, fra gli altri, il presidente di CoNaPa Nerio Nesi già ministro e presidente della Banca Nazionale del Lavoro, che farà da moderatore, e Bruno Tabacci, mantovano, membro della commissione Finanza della Camera dei deputati. Ma sono preannunciati inoltre anche due esponenti di rilievo sia del centro destra che del centro sinistra; e così, come sottolineano gli organizzatori, l'iniziativa sarà bipartisan. Oltre 5 milioni sono i piccoli azionisti in Italia, tutti interessati alla proposta di Governo in merito alla partecipazione dei soci di minoranza nelle società: un tema, questo, che sarà al centro della riflessione del convegno; convegno che cercherà di dare voce e spazio ai piccoli azionisti in attesa di''una legislazione adeguata». L'Associazione Amici della Cassa di Risparmio di Cento (presidente Francesco Lorenzoni) conta 350 iscritti pari al 7-8% dell'azionariato privato della banca (i due terzi complessivi delle quote, come è noto, sono in portafoglio alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e alla sua controllata vale a dire la holding Cr Cento). CariCento è l'unica cassa nel panorama quanto meno regionale che ha un rappresentante dei piccoli azionisti in seno al consiglio di amministrazione. Percentualmente l'associazione raccoglie la quota più elevata fra le analoghe associazioni di Casse di risparmio della nostra regione.

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Usa, fallimento per altre due banche (sezione: crisi)

( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Economia Pagina 218 Crac per la New Frontier Bank: 23 gli istituti chiusi nel 2009 Usa, fallimento per altre due banche Crac per la New Frontier Bank: 23 gli istituti chiusi nel 2009 --> La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare fallimento nel 2009. Le autorità Usa hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni ad oggi, e New Frontier Bank nel Colorado. GLI ISTITUTI La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Il tracollo di New Frontier è quindi il maggior fallimento di dell'anno. Per far fronte all'emergenza, la Federal Deposit Insurance (Fdic) - che aveva cercato invano un acquirente per New Frontier - ora ha dovuto creare una entità ad hoc, per dar tempo ai clienti per trasferire i conti. Il collasso di New Frontier's costerà alla Fdic circa 670 milioni di dollari. I FALLIMENTI Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti, tra cui il gigante Lehman Brothers, spazzandone poi via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.

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Negli Usa falliscono altre due banche (sezione: crisi)

( da "Giornale di Brescia" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Edizione: 12/04/2009 testata: Giornale di Brescia sezione:economia Negli Usa falliscono altre due banche ROMA La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Le autorità hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a questa parte, dal 1993, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado. La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier rappresenta anche il maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario americano dopo che, finora, in testa alla classifica c'era la californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Per far fronte all'emergenza, la Federal Deposit Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente per New Frontier - ora ha dovuto creare un'entità ad hoc, la Deposit Insurance National Bank di Greeley che rimarrà operativa per almeno un mese per consentire ai clienti di avere più tempo a disposizione per trasferire i propri conti presso altri istituti. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti, 23 solo in questi primi mesi del 2009.

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Da Genova parte le molteplici facce della cooperazione (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 88 del 2009-04-12 pagina 5 Da Genova parte «Medici in Africa» le molteplici facce della cooperazione di Redazione La lunga storia delle molte iniziative legate allo scambio tra paesi ricchi e poveri la galassia del volontariato abbraccia più di 22mila organizzazioni non lucrative Le molteplici facce della cooperazione e dello scambio tra paesi ricchi e poveri. Un ex-maestro di scuola divenuto Presidente della Tanzania, Julius Nyerere, 40 anni fa, ha detto che è meglio insegnare a pescare ad un povero di un villaggio, anziché fornirgli i pesci per tutta la vita. Questa frase mantiene tutta la sua attualità se si osserva che in tutti questi anni i paesi dell'Africa hanno continuato a ricevere aiuti finanziari e tecnici per l'estrazione del petrolio o dei preziosi minerali di cui dispongono, per costruire ponti, linee elettriche e strade ma pochi soldi per costruire ospedali e scuole. Gli indici di povertà e delle malattie hanno così continuato a crescere, ed altrettanto il numero dei giovani migranti in cerca disperata di lavoro. La cooperazione tra paesi ricchi e poveri nel mondo, raccoglie sotto uno stesso termine i prestiti di centinaia milioni di dollari di un'Agenzia Internazionale come la Banca Mondiale (BM) e il centinaio di euro l'anno versati da una famiglia di pensionati per sostenere a distanza i bambini della scuola elementare di uno sperduto villaggio africano. Per orientarci in questa molteplicità è necessario osservare da vicino le diverse forme di cooperazione. La prima, con cifre dai molti zeri, è rappresentata dagli aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) da parte dei governi. I Paesi più industrializzati del mondo si sono solennemente impegnati a destinare lo 0.7% dei rispettivi Pil nazionali per gli aiuti alle nazioni povere. Di fatto questa cifra è rimasta sulla carta. Nel 2008, sono stati erogati circa US$ 106 miliardi per tutti i paesi poveri, mentre erano previsti US$ 220 miliardi pari allo 0.7%. Nel 2006, l'Italia ha messo a disposizione US$ 3,6 miliardi, invece dei teorici 12,9. Tutti i Summit dei G8, da Genova nel 2001 in poi, hanno ripetuto quest'impegno, ma nonostante la promessa, molti dei paesi avanzati non hanno raggiunto la percentuale promessa e successivamente l'hanno diminuita, Italia compresa. Gli ultimi dati, dal rapporto Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) del 30 marzo 2009 riportano che nel 2008 sono stati donati US$ 119,7 miliardi, pari allo 0,30 del PIL, con un aumento del 10% sul 2007. Per l'Italia il dato è di US$ 4,44 miliardi, pari allo 0,2% del Pil. La presente crisi finanziaria ed economica mondiale non fa certo ben sperare per l'immediato futuro. Una considerazione a parte merita l'erogazione dei prestiti ai paesi poveri, già iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale. Questa forma di aiuto ha dato luogo nel tempo al grave problema del debito e del suo interesse. Nel 2002 l'Ocse rilevava che i paesi dell'Africa sub-sahariana dovevano restituire US$ 15 miliardi di debiti ai donatori e questa somma rappresentava più di quanto quei paesi ricevevano dagli aiuti ufficiali nello stesso anno. Negli ultimi venti anni l'aiuto allo sviluppo ha visto moltiplicarsi attori e canali di finanziamento. L'ultimo esempio nel campo dei grandi numeri è il canale privato, cresciuto con ingenti donazioni messe a disposizione da aziende e fondazioni. Rockfeller e Bill Gates, hanno dato vita a programmi pluriennali per intensificare le vaccinazioni dei bambini (GAVI) o la lotta contro l'Hiv/Aids, la tubercolosi e la malaria (GFATM). In controtendenza alla riduzione relativa degli Aps dei governi continua ad espandersi in Italia e in Europa la cooperazione decentrata, introdotta in Italia dalla legge 49 e poi nel 1989 con gli accordi di Lomè tra la Commissione Europea e i paesi Acp: un'azione di cooperazione allo sviluppo svolta dalle Autonomie locali italiane (Regioni, Province, Comuni), singolarmente o in consorzio tra loro o con organizzazioni territoriali (università, sindacati, Asl, piccole e medie imprese, imprese sociali). In quest'area si sovrappongono gli aiuti pubblici destinati allo sviluppo, decretati dai Sindaci o dalle Giunte e basati sulle tasse dei cittadini italiani e il vasto mondo del volontariato. La galassia del volontariato abbraccia più di 22.000 organizzazioni non lucrative di utilità sociale (Onlus). La maggioranza in Italia si dedica esclusivamente all'assistenza sanitaria o sociale di famiglie e anziani, alla ricerca scientifica, alla promozione culturale o sportiva. Una parte di esse invece riceve la straordinaria solidarietà spontanea di singoli individui e famiglie che versano il 5 per mille o direttamente soldi sui loro c/c o su quelli delle Organizzazioni non governative (Ong), allo scopo di sostenere ospedali e scuole e fornire tecnici da inviare nei paesi in via di sviluppo. Di questa galassia è parte anche il medico o l'infermiere di Medici in Africa che dedica 2 settimane o 1 mese di ferie per dare il suo contributo professionale alla sala operatoria o ai trattamenti medici o ai corsi brevi di formazione per il personale locale. In nome di valori religiosi o laici sono centinaia di migliaia e forse milioni i cittadini italiani che negli ultimi anni hanno dato un contributo di denaro, di merci o del proprio tempo e competenza professionale ad altrettante realtà africane. Negli ultimi 10 anni, la cooperazione decentrata ha abbandonato la logica dei progetti medio-grandi, per favorire invece le iniziative dal basso, che vedono un ruolo sempre più attivo dei beneficiari dei paesi poveri, con gruppi di base e organizzazioni locali impegnati nella realizzazione di micro-progetti in partenariato con associazioni culturali o religiose, sindacati, Ong e Onlus dei paesi industrializzati. Spesso l'entità economica di questi progetti è minima, ma l'impatto nelle comunità riceventi esemplare, come dimostrano i progetti di micro-credito per la vendita di merci e prodotti locali. Aspettando i risultati del prossimo Summit dei G8 in Italia, il medico della nostra Onlus, dovunque vada a lavorare, nella capitale, nella cittadina periferica o in uno sperduto ospedale rurale in Africa, si trova immerso in questa molteplice rete sfaccettata di cooperazione, aiuti e scambi. Il dilemma dell'efficacia del proprio intervento, che è poi espresso dalla domanda, «che senso ha la mia testimonianza di solidarietà?», sta proprio in questi due estremi: essere assorbito come una rotella in un'attività progettuale, burocratica, costosa e a volte oppressiva per i beneficiati, oppure svolgere un ruolo di primo attore ma disperso in una miriade polverizzata di «piccoli» bisogni soddisfatti, a volte contrastanti senza mai raggiungere gli interessi ultimi della comunità e le priorità più ampie del paese povero. © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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Quando i "ricchi" combattono... (sezione: crisi)

( da "Giornale.it, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

n. 88 del 2009-04-12 pagina 13 Quando i "ricchi" combattono contro l’opinione pubblica di Nicola Porro L’opinione pubblica è una brutta bestia. «è pubblica l’opinione della maggioranza - ha scritto Lawrence Lowell - accettata da una minoranza che ha libertà di esprimere il suo dissenso, ma che sente d’altra parte l’obbligo morale e politico di sottostare alla decisione dei più». L’opinione pubblica rappresenta un concetto dunque molto scivoloso. Non dovrebbe essere quello strumento concettuale attraverso il quale «lo Stato sacrifica senza pietà le minoranze dissenzienti» ci ricorda un liberale come Bruno Leoni. L’opinione pubblica oggi ha un bersaglio ancora non perfettamente messo a fuoco, ma presto definito: il ricco. L’Economist, il giornale dei «ricchi», vi ha dedicato uno speciale rapporto intitolato «I ricchi sotto attacco». Prendendo saggiamente le parti dei «poveri» ha però avuto modo di ricordare come i primi abbiano perso, cause crolli di Borsa, un terzo del proprio patrimonio pari alla favolosa cifra di 10mila miliardi di dollari, poco meno del Pil italiano. BanKitalia ha pubblicato un corposo studio coordinato da Fabio Panetta e Paolo Agelini in cui si ricorda: «il crescente consenso attorno all’idea che i compensi nel settore finanziario siano diventati eccessivi». Lo studio mette in evidenza come bonus eccessivi e gratifiche abbiano negli anni favorito frodi e acuito gli effetti della crisi. Nel frattempo l’opinione, presunta pubblica, si fa giustizia da sé: sequestra, intimida, distrugge. La minoranza è quella dorata. è quello 0,1% dei ricchi americani che da solo si porta a casa un reddito 77 volte superiore a quello del 90% della popolazione a stelle strisce. è quella cerchia ristretta, ristrettissima, di manager, amministratori che continuano a elargirsi stipendi da favola e che una volta licenziati non hanno pudore nel portarsi a casa liquidazioni da urlo. Per l’opinione pubblica questa minoranza è indifendibile essenzialmente per due motivi: ha creato la crisi finanziaria ed economica che stiamo vivendo e per di più con la sua opulenza insulta la difficoltà dei tanti. Ma questa minoranza sente «l’obbligo morale e politico di sottostare alla decisione dei più»? Partecipa al processo di ricostruzione dell’economia su basi diverse rispetto a quelle che hanno portato alla crisi? E ancora, è forse lecito pensare che sia necessario condividere con gli attori della crisi le ragioni della ricostruzione? Insomma una piccola minoranza dorata ha fornito degli strumenti formidabili alla ricostruzione di una massificante opinione pubblica internazionale. Siamo rapidamente passati dalla globalizzazione degli scambi e della finanza, a quella dei preconcetti. Né serve oggi il vecchio strumento intellettuale: i ricchi hanno meritato grazie ai propri talenti la ricchezza, le generose retribuzioni sono necessarie a costituire un sistema di incentivi che facciano emergere solo i migliori. Con una crisi diffusa, il nostro strumento intellettuale diventa un vecchio attrezzo senza scopo. Ecco perché oggi la minoranza ha «l’obbligo morale e politico di sottostare alla decisione dei più». Non già per riconoscere effettivamente il proprio errore, che può anche non esserci individualmente stato. Ma per rivendicare al contrario la bontà di un modello. Per assumersi il peso di una responsabilità che comunque nel passato ha rappresentato un onore. La bonanza di quindici anni di sostanziale crescita finanziaria ha riguardato un settore molto preciso, che si è ben vista dal sottrarsi dal beneficio collettivo. Sotto il favoloso ombrello del merito si sono accomodati in tanti. Gli stessi che oggi debbono assumersi la responsabilità degli errori commessi. http://blog.ilgiornale.it/porro/ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano

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George W. Bush Policy Institute. L'ex presidente pronto a tornare in scena (sezione: crisi)

( da "AmericaOggi Online" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

George W. Bush Policy Institute. L'ex presidente pronto a tornare in scena 12-04-2009 WASHINGTON. A poco più di ottanta giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, l'ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush (nella foto), si appresta a tornare sulla scena pubblica americana per presentare, in Texas, la fondazione che porterà il suo nome, il George W. Bush Policy Institute. Lo annuncia il New York Times, precisando che l'ex presidente terrà la prima riunione del suo istituto la prossima settimana a Dallas, dove ora si è trasferito con la moglie Laura. Saranno presenti alla riunione i suoi collaboratori più fidati, quelli che per primi entrarono alla Casa Bianca insieme a lui nel corso del suo primo mandato: dall'ex segretario di Stato Condoleezza Rice a Karen Hughes, l'ex sottosegretario di Stato che, come consigliere repubblicano, ha lavoratore con Bush fin dal 1990; da Dan Bartlett, che alla Casa Bianca prese il posto della stessa Hughes quando lei decise di lasciare, a Michael Gerson, che dal 2001 al 2006 ha scritto la maggior parte dei discorsi tenuti da Bush quando era presidente. Si tratta dei collaboratori più fidati. Con loro George W. Bush intende rientrare sulla scena pubblica con un duplice obiettivo: da un lato mettere a punto le proposte politiche che più gli stanno a cuore; dall'altro ridefinire quelle che sono state le linee portanti della sua presidenza, "nel tentativo - precisa il New York Times - di promuovere quella che lui vorrebbe fosse la sua eredità politica". In molti hanno avuto iniziative analoghe, da Jimmy Carter Nixon a Bill Clinton, ma - rileva malignamente il quotidiano - Bush dovrà "faticare come e più di loro" per far dimenticare che, della sua eredità, fanno parte anche l'uragano Katrina, la guerra in Iraq e la crisi finanziaria. Temi troppo scomodi per essere dimenticati in fretta, non a caso la sua popolarità negli ultimi mesi di presidenza è stata a livelli bassissimi. L'ex presidente tuttavia è deciso a lavorare per ridefinire la sua immagine. Per questo tra le iniziative del George W. Bush Policy Institute vi saranno quelle di aprire una biblioteca e di scrivere un libro di memorie. Il New York Times rivela che Bush ha già scritto "45 mila parole" al riguardo, e che il libro dovrebbe contenere "tutto". Il quotidiano Politico' nei giorni scorsi aveva anticipato che dovrebbe intitolarsi Decision Points' e che ripercorrerebbe, appunto, i momenti decisivi non solo della presidenza, ma della biografia: dal giorno in cui smise con l'alcool a quello in cui trovò la fede, fino a come e perché decise di scegliere Dick Cheney come vicepresidente. A proposito di Cheney, il New York Times sottolinea che l'ex vicepresidente non sarà tra gli invitati a Dallas: negli ultimi giorni della presidenza i rapporti tra Bush e Cheney si sono notevolmente raffreddati. Tra i due c'é stata anzi una rottura vera e propria, quando Bush si rifiutò di accogliere la richiesta di Cheney di concedere il perdono presidenziale all'ex capo dello staff, Lewis Scooter' Libby, condannato per ostruzione alla giustizia. Bush vuole intorno a sé a Dallas solo gente fidata.

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Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali (sezione: crisi)

( da "Arena.it, L'" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali WASHINGTON. Il presidente invita il mondo al dialogo e rilancia il ruolo guida degli Stati Uniti Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier Bank 12/04/2009 rss e-mail print Barack Obama,a destra, con accanto il segretario alla Difesa, Gates WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale discorso radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al multilateralismo globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra. Confortato dai segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla Russia alla Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al tono dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana: costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri, non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.

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Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali (sezione: crisi)

( da "Giornale di Vicenza.it, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

WASHINGTON. Il presidente invita il mondo al dialogo e rilancia il ruolo guida degli Stati Uniti Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier Bank 12/04/2009 rss e-mail print Barack Obama,a destra, con accanto il segretario alla Difesa, Gates WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale discorso radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al multilateralismo globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra. Confortato dai segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla Russia alla Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al tono dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana: costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri, non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.

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Il messaggio "Urbi et orbi" del Papa Il primo pensiero all'Abruzzo (sezione: crisi)

( da "Stampaweb, La" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

ROMA La prima come sempre l’italiano e l’ultima come sempre il latino, e tra queste 61 lingue del mondo: rispettando la tradizione il Papa ha fatto gli auguri di Pasqua in tantissimi idiomi del mondo, dopo il messaggio "Urbi et orbi" (alla città e al mondo) trasmesso in mondovisione. Oltre alle più diffuse lingue europee, Benedetto XVI ha formulato gli auguri tra l’altro in turco, suhaili, samoano, armeno, urdu, mongolo. Inoltre, nella Messa pasquale di questa mattina, il Papa ha introdotto una innovazione: ha pronunciato l’omelia, che invece solitamente i Papi non tenevano in questa particolare Messa, dopo la lunga veglia della notte. «Eliminare ciò che è vecchio per fare spazio al nuovo»: è questo che ha spiegato. «Sappiamo - ha ricordato Ratzinger - che Cristo è veramente risorto dai morti. Sì, proprio questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è questo il grido di vittoria che tutti oggi ci unisce. E se Gesù è risorto, e dunque è vivo, chi mai potrà separarci da lui? Chi mai potrà privarci del suo amore che ha vinto l’odio e ha sconfitto la morte?». «L’annuncio della Pasqua - ha continuato il Papa - si espanda nel mondo con il gioioso canto dell’Alleluia. Cantiamolo con le labbra, cantiamolo soprattutto con il cuore e con la vita, con uno stile di vita "azzimo", cioè semplice, umile, e fecondo di azioni buone. Il Risorto ci precede e ci accompagna per le strade del mondo. Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo». Prima della Messa Benedetto XVI ha rispettato l’antica tradizione del Resurrexit, invocando la risurrezione di Cristo davanti all’icona del volto del Signore conservata nel Santuario della Scala Santa a Roma. Una immagine "acherotipa", cioè non dipinta da mano umana. Benedetto XVI, dopo la Messa, ha lasciato il sagrato per salire sulla loggia delle benedizioni, da dove ha pronunciato il messaggio «Urbi et orbi». Piazza San Pietro e via della Conciliazione erano affollati da oltre centomila fedeli. Il Papa si è rivolto alle popolazioni sfollate dell’Abruzzo, e augura loro uno speciale augurio di giustizia, solidarietà e pace. «Buona Pasqua a voi, uomini e donne d'Italia, in particolare a quanti soffrono a causa del terremoto», ha detto il Papa al momento dei saluti in lingua. «Il Cristo risuscitato - ha proseguito dopo una pausa per gli applausi della folla di fedeli - guidi tutti su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un futuro aperto alla speranza». Benedetto XVI ha anche ricordato quelle popolazioni che viviamo tempi difficili, funestati da vecchie e nuove povertà, crisi finanziaria, violenze, guerre e terrorismo. «Dalla Terrasanta, - ha detto dopo aver parlato del suo prossimo viaggio - poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove, di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza, di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte all’incertezza del domani, - ha aggiunto - è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare speranza». Dopo l’intensa settimana di celebrazioni liturgiche concluse con le celebrazioni pasquali, oggi, il Papa si trasferisce nel pomeriggio, attorno alle 16.30, nella residenza di Castel Gandolfo, sui colli albani, per qualche giorno di riposo. Da lì, domani a mezzogiorno, reciterà il "regina coeli", preghiera che, da Pasqua a Pentecoste, sostituisce l’Angelus.

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La compravendita cala del 15 per cento Le famiglie temono di indebitarsi in questo momento (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il (Rovigo)" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

La compravendita cala del 15 per cento Le famiglie temono di indebitarsi in questo momento Domenica 12 Aprile 2009, Il mercato immobiliare è in crisi. Non sembra essere una novità. La crisi finanziaria che sta colpendo il Paese sta evidenziando un calo nelle compravendite di case di molti punti percentuali rispetto a qualche anno fa. Resta da capire se la causa è da attribuirsi ai prezzi, al costo della vita, alla difficoltà di accesso al credito o piuttosto ad un'influenza psicologica negativa sulle famiglie di una congiuntura economica annunciata, dichiarata e temuta da tutti. La gente ha paura di spendere, non tanto perché ha meno soldi rispetto a prima, ma perché si è convinta che il peggio debba ancora venire e a titolo preventivo cerca di risparmiare. Soprattutto ha il terrore di indebitarsi. La contrazione del mercato immobiliare però c'è nei dati e supera, per il Nord Italia, il 15 per cento, anche se bisognerebbe leggerla e approfondirla da un punto di vista diverso rispetto solo ai numeri. Se si guardano le quotazioni, ossia il valore delle case a metro quadro, in provincia di Rovigo ad esempio non sono modificate di molto, a significare che non ci sono stati aumenti di prezzo né tantomeno cali. Il problema di una stagnazione del settore è da imputare piuttosto ai tempi dilatati di tutta l'operazione di vendita o acquisto. L'immobile cioè che un tempo si vendeva nel giro di un paio di mesi, oggi purtroppo si fa in sei o otto mesi. Secondo l'osservatorio della direzione centrale dell'Agenzia del Territorio (il vecchio catasto per intenderci) abbiamo assistito fino al secondo semestre del 2006 ad una grande espansione del mercato residenziale, la cui conclusione si è accentuata nel 2008 per una serie di fattori che hanno contribuito al raffreddamento delle compravendite. E mette tra i principali motivi il rialzo dei tassi di interesse e il gap tra domanda effettiva e livello dei prezzi delle abitazioni. Successivamente, nel corso del 2008, l'esplodere della crisi economica-finanziaria ha investito il settore provocando la flessione delle compravendite. Le abitazioni acquistate con l'ausilio di un mutuo ipotecario sono diminuite rispetto al 2007 di oltre il 20%, così come il capitale complessivo. Guardando alla provincia di Rovigo, molto è stato costruito e rimasto invenduto. Le agenzie immobiliari sono sommerse di offerte, appartamenti, villette da vendere che restano per settimane esposti sulle vetrine senza clienti interessati nemmeno ad andarle a vedere. Cosa sta succedendo? «L'andamento del mercato in Polesine è costante - spiega Luigi Montagnini, di Bergantino, presidente della Fimaa, Federazione italiana mediatori e agenti d'affari aderente alla Confcommercio - perché i margini tra i costi di costruzione e il valore di vendita sono esigui. Difficile che un'impresa edile svenda l'immobile, a meno che non sia sull'orlo del fallimento. E' vero però che se i margini di guadagno prima erano sull'orlo del 15-20 per cento, ora si accontenta anche del 10, ma deve rientrare nell'investimento». Quindi per Montagnini non è una questione di prezzo, bensì appunto di «cambiamento di tempistiche» e punta il dito contro le banche. «Se prima un'operazione finanziaria in convenzione con gli istituti di credito si faceva in 3 giorni, ora lo si fa in 45, le più veloci in 25 solo per un nullaosta provvisorio. Per arrivare alla stipula dal notaio passano altri 6 o 8 mesi, quando bastavano 60 giorni. È evidente quindi che "smaltiamo" difficilmente il mercato in un lasso temporale così lungo. Le case che entrano in agenzia da vendere sono sempre le stesse, ma impieghiamo una vita a chiudere l'affare». Dal suo osservatorio - Montagnini fa parte anche della commissione tecnica per le quotazioni immobiliari dell'Agenzia del territorio provinciale - fino a metà dell'anno scorso con una «busta paga dignitosa» la banca concedeva rate per il 40-45 per cento del suo valore, oggi i margini si sono ridotti di molto. «Se una famiglia aveva comprato l'auto, il telefonino, il frigo a rate e si era pesantemente indebitata, la banca riusciva a concedere un mutuo ipotecario che annullasse quella situazione debitoria con una rata unica, ovviamente a lunga scadenza, che in più la faceva diventare proprietaria di un immobile. Adesso invece il credito è più diffidente rispetto al cliente e meno disponibile. Il risultato è che ci sono meno proprietari di case e più persone in affitto, con costi familiari insostenibili». Non è nemmeno una questione di crisi occupazionale. «Se qualcuno resta senza lavoro, trova un'alternativa se vuole. Qui in Polesine il lavoro non manca. Si parla tanto di crisi, poi però in questo week end pasquale c'è il bollino rosso perché se ne stanno andando tutti in vacanza». Federica Broglio

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WASHINGTON A poco più di 80 giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, l'ex presidente George W... (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Domenica 12 Aprile 2009, WASHINGTON A poco più di 80 giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, l'ex presidente George W. Bush si appresta a tornare sulla scena pubblica americana per presentare, nel "suo" Texas, la fondazione che porterà il suo nome, "George W. Bush Policy Institute". L'ex presidente terrà la prima riunione del suo istituto a Dallas dove si è trasferito con la moglie Laura. Saranno presenti alcuni dei collaboratori più fidati come l'ex segretaria di Stato Condoleezza Rice, o Michael Gerson che dal 2001 al 2006 ha scritto i discorsi di Bush da presidente. Con loro Bush vuole rientrare sulla scena anche - spiega il New York Times - «per promuovere la sua eredità politica». Molti ex l'hanno fatto, da Jimmy Carter Nixon a Bill Clinton, ma - rileva il quotidiano - Bush dovrà «faticare più di loro» per far dimenticare la brutta eredità della emergenza dell'uragano Katrina pessimamente gestita, della guerra in Iraq e della crisi finanziaria. Temi scomodi, non dimenticabili in fretta. Non a caso la sua popolarità era, e rimane, a livelli bassissimi.

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Fallisce la New Frontier Bank (sezione: crisi)

( da "Gazzettino, Il" del 12-04-2009)

Argomenti: Crisi

Fallisce la New Frontier Bank Domenica 12 Aprile 2009, La crisi colpisce altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Le autorità hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a questa parte, dal 1993, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado. La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier rappresenta anche il maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario americano dopo che, finora, in testa alla classifica c'era la californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti.

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