CENACOLO
DEI COGITANTI |
Operai e produzione locale
ad alto rischio ( da "Alto
Adige" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma le previsioni sono saltate, nel
settembre dello scorso anno, a causa della crisi finanziaria mondiale che ha
coinvolto anche la RÖchling «Tanto - commenta ancora Albrigo - che le perdite
sul pianificato hanno raggiunto la soglia del 50% mensile, che in soldini
significa milioni di euro al mese in meno».
Vaciago: "A marzo la
Borsa ha fatto un super-rimbalzo"
( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La prima crisi finanziaria
globale" «a questo punto c'è un problema di interpretazione. I rimbalzi
possono fiutare una ripresa che avverrà sei mesi dopo e quindi confermare che a
settembre la ripresa ci sarà. Oppure si tratta di un falso allarme». Quello che
è certo, aggiunge Vaciago, è che «in queste ultime settimane si è percepita la
speranza che la crisi stesse finendo»
Se la crisi finanziaria
sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal...
( da "Gazzettino, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la crisi finanziaria sembra aver
mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un
clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio
ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette
a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità
sono ammontati a 32 miliardi di euro.
Per le piccole e medie
imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno dell'UE,
grazie a "Your Europe - Business" (http://europa
( da "Libertà" del
12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale di crisi finanziaria e
dalla frequente crisi di liquidità, ha messo sul tavolo la questione del
microcredito. È importante incrementare l'azione degli istituti microfinanziari
bancari e non bancari, che supportino con microcrediti le imprese in crisi di
liquidità e le categorie di persone svantaggiate che non beneficiano di un
lavoro autonomo.
i conciatori alle banche
stop alle restrizioni sul credito
( da "Tirreno, Il" del
12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: investito dalla crisi finanziaria
mondiale, stando a quanto spiega il presidente di Assoconciatori, avrebbe
cominciato a stringere fortemente sugli affidamenti nei confronti delle
aziende, chiedendo sempre maggiori garanzie e annullando, spesso, anche gli
effetti della diminuzione dell'Euroribor effettuata dalla Bce,
Obama chiama all'unità
davanti alle crisi globali ( da "Arena,
L'" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che venerdì sera si era detto
fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa
dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello
«stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica
si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per
l'intero settore.
previsti 1.200 alla corsa
per haiti ( da "Messaggero
Veneto, Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Abbiamo dovuto fare i conti con la
crisi finanziaria - confida Sante Chiarcosso, presidente del Comitato -, ma
siamo comunque riusciti a mettere in campo un'organizzazione adeguata alle
aspettative dei partecipanti e dei tanti addetti ai lavori. I primi riscontri
ci danno indicazioni positive e crediamo che raggiungeremo i 1200 partecipanti
della scorsa edizione»
DOMANDE AGLI SCIENZIATI
( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia e dei mercati finanziari,
per i quali semplicemente non esistono modelli di previsione affidabili, né
teorie abbastanza consolidate da suggerire terapie ben definite. Il doppio
paradosso In questi casi si crea un doppio paradosso. L'autorità di stabilire
il confine fra il vero e il falso continua ad essere monopolio della scienza
ufficiale,
è finita la corsa ai nuovi
sportelli ubi chiude e ridimensiona 92 filiali - luca pagni
( da "Repubblica, La"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Economia La crisi finanziaria frena
anche lo sviluppo dell´attività degli istituti di credito sul territorio è
finita la corsa ai nuovi sportelli Ubi chiude e ridimensiona 92 filiali Giù i
prezzi delle agenzie in vendita: da
Pasquali in piazza poi al
Pentagono ( da "Giorno,
Il (Sondrio)" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria mondiale".
Seguirà quindi la presentazione dell'opera del giureconsulto Alberto De Simoni
"Del Furto e Sua Pena" con Leo Schena, Maria Donati Panforti e
Giuseppe Tarantola. NELLA GIORNATA DI MERCOLEDÌ altro incontro culturale sempre
alle Terme per la presentazione dell'opera poetica di Giulio Pedranzini "
Scudo fiscale Con questo
fanno tre ( da "Riformista,
Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: insieme con la crisi finanziaria)
l'adozione dello scudo fiscale ter, che qualcuno pudicamente presenta come
"Prestito Italia"? Potrebbe, cioè, avvicinarsi il rimpatrio in forma
anonima dei capitali detenuti da italiani nei paradisi fiscali alla condizione
dell'impiego, diretto o indiretto, nella ricostruzione in quelle terre
martoriate dal sisma e dell'
LA CRISI della ex Coleman
tema di una nuova interrogazione in Provincia. L'h...
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: sia entrata in crisi nell'autunno
2007, e sia stata successivamente messa in liquidazione per grave crisi
finanziaria e produttiva. La Benteck Spa di Firenze (gruppo Calzoni) era
interessata al suo acquisto. «Al tavolo promosso dalla Provincia prosegue il
capogruppo Pd - fu prospettata l'ipotesi di riaprire l'attività dell'azienda
nell'
Se la crisi finanziaria
sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha pal...
( da "Messaggero, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Se la crisi finanziaria sembra aver
mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha palesato un
clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è un territorio
ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in zone soggette
a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati da calamità
sono ammontati a 32 miliardi di euro.
Terra più calda, diplomazia
verde ( da "Corriere
della Sera" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Ma mai come adesso il riscaldamento
globale è la prima grande questione del G2, più della stessa crisi finanziaria:
Cina e Stati Uniti inquinano abbastanza da poter decidere per tutti, lascia
capire Stern. Non che questo sia rassicurante. Il film degli ultimi mesi è una
lunga sequenza di equivoci, accuse reciproche, ritorsioni a cavallo di due
amministrazioni alla Casa Bianca.
ROMA - La crisi colpisce
altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti c...
( da "Messaggero, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dallo scoppio della crisi
finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere i battenti: se negli anni 2005 e 2006 non
si era verificato nessun crack, a partire dal 2007 si sono iniziati a sentire i
primi scricchiolii nel sistema bancario statunitense, con il tracollo di tre
istituti.
Argomenti:
Crisi
Abstract: il peccato numero uno della crisi
finanziaria sembra essere l'avidità di molti manager? «Ci sono validi
amministratori delegati che lavorano per anni con compensi molto bassi rispetto
alla media. Se al momento delle dimissioni ricevono una consistente buonuscita,
io la considero un giusto riconoscimento del loro lavoro.
New York, tempi difficili
per il teatro dell'opera ( da "Gazzetta
di Parma (abbonati)" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi finanziaria per il
leggendario «Met» New York, tempi difficili per il teatro dell'opera Il
tumultuoso clima economico che ha sconvolto il paese non sembra aver
risparmiato neppure il teatro dell'opera. Una delle vittime più illustri è il
"Metropolitan" di New York meglio conosciuto come "Met" che
si è trovato improvvisamente a fronteggiare una situazione finanziaria che
potrebbe
ERANO migliaia i reggiani
altissima la percentuale di giovani e ragazzi, t...
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: seguito di una crisi finanziaria
procurata dalla irresponsabile voracità umana». Ecco allora l'immagine di una
Chiesa capace di scoprire i nuovi poveri, di aiutarli in maniera creativa,
soprattutto sollecitando tutti a coniugare da un lato forme di solidarietà
umana e cristiana attente a queste famiglie e dall'altro coraggiose scelte di
stili di sobrietà in tema di beni di consumo,
Piccoli azionisti Convegno
all'Europa ( da "Nuova
Ferrara, La" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: nel salone di rappresentanza di
Caricento si svolgerà il convegno dal titolo «Crisi finanziaria e
partecipazione dei piccoli azionisti». Interverranno, fra gli altri, il
presidente di CoNaPa Nerio Nesi già ministro e presidente della Banca Nazionale
del Lavoro, che farà da moderatore, e Bruno Tabacci, mantovano, membro della
commissione Finanza della Camera dei deputati.
Usa, fallimento per altre
due banche ( da "Unione
Sarda, L' (Nazionale)" del
12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: I FALLIMENTI Dallo scoppio della
crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere i battenti, tra cui il gigante Lehman
Brothers, spazzandone poi via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del
2009.
Negli Usa falliscono altre
due banche ( da "Giornale
di Brescia" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il collasso di New Frontier's
costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi
finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere i battenti, 23 solo in questi primi mesi
del 2009.
Da Genova parte
Argomenti:
Crisi
Abstract: La presente crisi finanziaria ed
economica mondiale non fa certo ben sperare per l'immediato futuro. Una
considerazione a parte merita l'erogazione dei prestiti ai paesi poveri, già
iniziata subito dopo la seconda guerra mondiale. Questa forma di aiuto ha dato
luogo nel tempo al grave problema del debito e del suo interesse.
Quando i
"ricchi" combattono... ( da "Giornale.it,
Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: idea che i compensi nel settore
finanziario siano diventati eccessivi». Lo studio mette in evidenza come bonus
eccessivi e gratifiche abbiano negli anni favorito frodi e acuito gli effetti
della crisi. Nel frattempo l?opinione, presunta pubblica, si fa giustizia da
sé: sequestra, intimida, distrugge.
George W. Bush Policy Institute. L'ex
presidente pronto a tornare in scena
( da "AmericaOggi Online"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: la guerra in Iraq e la crisi
finanziaria. Temi troppo scomodi per essere dimenticati in fretta, non a caso
la sua popolarità negli ultimi mesi di presidenza è stata a livelli bassissimi.
L'ex presidente tuttavia è deciso a lavorare per ridefinire la sua immagine.
Per questo tra le iniziative del George W.
Obama chiama all'unità
davanti alle crisi globali ( da "Arena.it,
L'" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che venerdì sera si era detto
fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa
dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello
«stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica
si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per
l'intero settore.
Obama chiama all'unità
davanti alle crisi globali ( da "Giornale
di Vicenza.it, Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: che venerdì sera si era detto
fiducioso sulla stabilizzazione della crisi finanziaria e sulla ripresa
dell'economia. E smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello
«stress test» a cui è stata sottoposta la prima linea del credito federale. La
verifica si concluderà a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una
ricaduta per l'intero settore.
Il messaggio "Urbi et
orbi" del Papa Il primo pensiero all'Abruzzo
( da "Stampaweb, La"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria, violenze, guerre
e terrorismo. «Dalla Terrasanta, - ha detto dopo aver parlato del suo prossimo
viaggio - poi, lo sguardo si allargherà sui Paesi limitrofi, sul Medio Oriente,
sul mondo intero. In un tempo di globale scarsità di cibo, di scompiglio
finanziario, di povertà antiche e nuove,
La compravendita cala del
15 per cento Le famiglie temono di indebitarsi in questo momento
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Il mercato immobiliare è in crisi.
Non sembra essere una novità. La crisi finanziaria che sta colpendo il Paese
sta evidenziando un calo nelle compravendite di case di molti punti percentuali
rispetto a qualche anno fa. Resta da capire se la causa è da attribuirsi ai
prezzi, al costo della vita, alla difficoltà di accesso al credito o piuttosto
ad un'
WASHINGTON A poco più di
80 giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca, l'ex presidente George W...
( da "Gazzettino, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ma - rileva il quotidiano - Bush
dovrà «faticare più di loro» per far dimenticare la brutta eredità della
emergenza dell'uragano Katrina pessimamente gestita, della guerra in Iraq e
della crisi finanziaria. Temi scomodi, non dimenticabili in fretta. Non a caso
la sua popolarità era, e rimane, a livelli bassissimi.
Fallisce la New Frontier
Bank ( da "Gazzettino,
Il" del 12-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in testa alla classifica c'era la
californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Il collasso di
New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio
della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre
50 le banche americane costrette a chiudere i battenti.
( da "Alto Adige" del
12-04-2009)
Argomenti: Crisi
di Ezio Danieli
«Operai e produzione locale ad alto rischio» Il sindacalista Albrigo: i tagli
si possono evitare con più responsabilità di tutti Il segretario provinciale Fe
( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti: Crisi
L'ottimista Vaciago:
"A marzo la Borsa ha fatto un super-rimbalzo" Troppo presto per
brindare alla ripresa, ma forse la fase peggiore della crisi
è ormai alle spalle. Secondo Giacomo Vaciago, docente di Politica economica ed
Economia monetaria all'Università Cattolica di Milano, «l'unica cosa davvero
buona che abbiamo visto è la Borsa che dal 9 marzo al 9 aprile ha segnato un
rimbalzo fantastico». Nell'ultimo mese, infatti, l'indice Mibtel di Piazza
Affari è salito del 29%. Secondo l'economista, autore di molte pubblicazioni
tra cui "La prima crisi finanziaria
globale" «a questo punto c'è un problema di interpretazione. I rimbalzi
possono fiutare una ripresa che avverrà sei mesi dopo e quindi confermare che a
settembre la ripresa ci sarà. Oppure si tratta di un falso allarme». Quello che
è certo, aggiunge Vaciago, è che «in queste ultime settimane si è percepita la
speranza che la crisi stesse finendo». Insomma per l'esperto ci sono motivi che
lasciano pensare che il punto più basso potrebbe essere stato toccato. Tuttavia
ci sono ancora numeri fortemente sconfortanti. «I dati del terzo trimestre -
precisa il professore di Politica economica alla Cattolica - sono pessimi,
quindi è ancora un pò presto per dire che abbiamo le prove che il peggio è
passato. A settembre potremo dire il peggio è passato, ma bisogna anche che nel
frattempo non fallisca più niente». \
( da "Gazzettino, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 12 Aprile
2009, Se la crisi finanziaria
sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha
palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è
un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in
zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati
da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro. Eppure siamo uno dei
pochi paesi dove a coprire tutti i danni è solo lo Stato: che si tratti di
interruzione di strade, di crolli del patrimonio artistico o di danneggiamenti
a case private ed edifici pubblici, a pagare i costi é solo e sempre il Tesoro.
Al contrario, in gran parte degli altri paesi esiste, come sottolinea uno
studio dell'Ania (l'associazione delle imprese assicurative), un sistema misto di
collaborazione tra pubblico e privato, con un'assicurazione contro le calamità
obbligatoria o semi-obbligatoria e i danni privati che vengono coperti dalle
compagnie di assicurazione, mentre lo Stato interviene solo nel caso di un
evento catastrofale di dimensioni davvero eccezionali. Ma quello italiano è un
"doppio fallimento dello Stato": da noi, infatti, il sistema pubblico
deve far fronte sia alla ricostruzione materiale, sia al risarcimento dei
singoli, con un procedimento lungo e farraginoso, che inizia, a seguito
dell'accadimento del disastro, con la dichiarazione governativa di emergenza e
finisce (non si sa quando) con la distribuzione delle risorse finanziarie,
attraverso gli enti locali, a coloro che ne abbiano fatto richiesta. Cambiare,
dunque, è assolutamente necessario. La soluzione? Accogliamo i suggerimenti
arrivati dal ministro Brunetta e dal vicepresidente di Confindustria Cesare
Trevisani, e spingiamoli un po' più in là. Rendiamo innanzitutto obbligatoria
una polizza per i proprietari di case ed edifici, siano essi pubblici e
privati. Una "rcd-responsabilità civile disastri" il cui primo
effetto sarà di indurre i proprietari a pretendere dai costruttori edifici a
norma, che altrimenti non potranno essere assicurati. (Segue a pagina 23)
( da "Libertà" del
12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Per le piccole e
medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato interno
dell'UE, grazie a "Your Europe - Business" (http://europa Per le
piccole e medie imprese si aprono maggiori opportunità per operare nel mercato
interno dell'UE, grazie a "Your Europe - Business"
(http://europa.eu/youreurope/business), un portale web che consente l'accesso a
informazioni sulle norme sul diritto del lavoro o sulla tassazione in altri
Paesi UE, fino alla possibilità di registrare un'azienda in Olanda, ad esempio,
o i permessi per vendere i propri prodotti in Germania o in un altro Paese
dell'UE. Il portale fornisce non solo una descrizione delle procedure
amministrative utili alle attività commerciali nei vari Paesi, ma anche un
servizio di supporto informativo per l'avvio di iniziative all'estero nei vari
settori, incluse le possibilità di accesso a finanziamenti. Il portale consente
anche l'accesso diretto a servizi di e-government (incluse le procedure per il
recupero dell'IVA). Si tratta di un'iniziativa della Commissione europea e
degli Stati membri dell'Unione, che attua lo Small Business Act, la prima legge
europea sulle PMI, approvata nel giugno scorso. Gli sportelli europei per le
PMI sul territorio, chiamati Enterprise Europe Network, complimentano questo
nuovo strumento. In Italia ce ne sono circa 50. Tra gli obiettivi fondamentali
della politica delle istituzioni europee c'è quello di favorire l'attività
imprenditoriale delle PMI, nonché l'iniziativa delle categorie di investitori
svantaggiate, sia per posizione geografica, come ad esempio le imprese
collocate in zone rurali marginali, o per categoria sociale (immigrati,
minoranze rom, lavoratori precari e donne). Per questo, il Parlamento europeo,
in risposta agli inconvenienti creati dall'attuale di crisi finanziaria e dalla frequente crisi di
liquidità, ha messo sul tavolo la questione del microcredito. È importante
incrementare l'azione degli istituti microfinanziari bancari e non bancari, che
supportino con microcrediti le imprese in crisi di liquidità
e le categorie di persone svantaggiate che non beneficiano di un lavoro
autonomo. A livello europeo, è considerato microcredito un prestito
inferiore a 25.000 euro, mentre la microimpresa è un'impresa che occupa meno di
10 persone e realizza un fatturato annuo non superiore a 2.000.000 di euro.
L'erogazione di microcrediti deve essere favorita dal rilascio di garanzie (per
gli erogatori) da parte di fondi nazionali o dell'UE e deve consentire la
possibilità di una formazione mirata obbligatoria per i beneficiari, anch'essa
finanziata mediante i Fondi strutturali, che favorisca lo scambio delle
migliori pratiche di gestione. I beneficiari di microcrediti devono essere
messi in condizione di presentare i propri progetti a chi è disposto a prestare
denaro per sostenerli e devono essere registrati in un database comunitario che
includa le informazioni creditizie sia positive che negative loro riguardanti.
SI darà una definizione comunitaria di "erogatori di microcredito",
da non considerarsi istituzioni finanziarie che accettano depositi ma, appunto,
solo concessori di crediti. Alla Commissione europea è richiesto inoltre di
istituire un'unica entità di coordinamento che riunisca tutte le attività
finanziarie UE connesse al microcredito. Sarà necessario armonizzare le regole
che fanno luce sui criteri di rischio per quanto concerne l'autorizzazione, la
registrazione, la comunicazione di informazioni e la vigilanza prudenziale. Il
ruolo svolto dagli erogatori di microcredito non bancari, e il sostegno
pubblico che queste istituzioni possono ricevere, deve rispettare le regole
europee sulla concorrenza. Alla Commissione è addirittura chiesto di applicare
norme che consentano un trattamento preferenziale ai beni e servizi forniti dai
beneficiari di microcredito nelle procedure pubbliche di appalto. Le norme
sulla prevenzione dell'uso di sistemi di finanziari a scopo di riciclaggio dei
proventi di attività criminose non dovranno ostacolare l'accesso al
microcredito a quelle persone che non dispongono di indirizzo permanente o di
documenti d'identità personali. Matteo Fornara e Giuliana Gerace Rappresentanza
a Milano della Commissione Europea 12/04/2009
( da "Tirreno, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
VERSO LINEAPELLE I
conciatori alle banche «Stop alle restrizioni sul credito» SANTA CROCE. «La necessità
del credito è sempre più forte e il sistema bancario deve capire che il settore
conciario toscano è uno dei pochi che ha investito nel futuro e che può
ripartire quando ci sarà la ripresa». Così il presidente di Assoconciatori
Alessandro Francioni prima di Lineapelle, la fiera che dirà molto sul futuro
delle concerie in programma a Bologna dal 15 al 17 aprile. Una sorta di appello
al mondo bancario affinché sorregga le aziende del comprensorio del Cuoio in
questa fase congiunturale. «Le nostre aziende non hanno perso il loro mercato o
i loro clienti - prosegue Francioni - ma è il mercato che si è fermato e quando
riprenderà esse saranno l'interlocutore primario indispensabile a fornire la
materia prima pregiata per fabbricare i loro prodotti in pelle». L'attenzione
di Assoconciatori è rivolta anche al dramma dell'Abruzzo: «In questo momento
non possiamo non pensare alla tragedia del terremoto in Abruzzo. Non ci
dimentichiamo quanto sia stata importante per noi la solidarietà quando le
nostre aziende furono devastate dall'acqua con la prospettiva di chiudere. Per
questo ci siamo rivolti alle nostre aziende aprendo una sottoscrizione in
favore delle popolazioni investite da questa catastrofe, sicuri della loro
sensibilità». Secondo Francioni è indispensabile che le aziende non siano
schiacciate dalla pesantezza del momento e che si trovi ogni mezzo per poter
garantire, attraverso ammortizzatori sociali ordinari e straordinari, la
sopravvivenza in loco di una manodopera insostituibile, per qualità e professionalità
è indispensabile al momento della ripresa. «Insieme con i sindacati, i Comuni e
la Provincia - dice - ci siamo mossi nei confronti della Regione Toscana e del
Governo Centrale per sensibilizzare la loro attenzione sulla nostra realtà e
spingerli a prendere provvedimenti che fossero di urgente sostegno alle nostre
necessità». Sul problema occupazionale le richieste di Assoconciatori
riguardano l'accelerazione da parte dell'Inps della valutazione delle pratiche
di cassa integrazione ordinaria, l'anticipazione, possibilmente senza oneri per
l'impresa e senza conseguenze sugli affidamenti bancari, della cassa
integrazione, la cassa integrazione straordinaria e cassa integrazione in
deroga per i dipendenti delle aziende che non hanno diritto a quella ordinaria,
il sostegno al reddito dei dipendenti che perdono il lavoro attraverso corsi di
riqualificazione e di specializzazione con retribuzione, l'introduzione nel
settore dei contratti di solidarietà che consentano alle aziende, in presenza
di una diminuzione del lavoro, di poter mantenere il patrimonio della propria
manodopera alternando, dove è possibile, il personale, e garantendo a tutti un
salario adeguato, senza oneri aggiuntivi. «Chiediamo misure per le garanzie sul
credito - continua - la trasformazione del credito a breve in credito a medio e
lungo termine, nuovi prodotti di finanziamento e la riconsiderazione degli
investimenti effettuati negli ultimi due anni come investimenti innovati per il
futuro». Il sistema del credito, investito dalla crisi finanziaria mondiale, stando a quanto spiega il presidente di
Assoconciatori, avrebbe cominciato a stringere fortemente sugli affidamenti nei
confronti delle aziende, chiedendo sempre maggiori garanzie e annullando,
spesso, anche gli effetti della diminuzione dell'Euroribor effettuata dalla
Bce, che ha pensato di aumentare il proprio spread. «La Regione Toscana
- sottolinea - sottoscrivendo convenzioni con gli istituti di credito, ha messo
a disposizione, attraverso Fiditoscana, risorse per garantire sia operazioni di
riposizionamento finanziario delle aziende, sia nuovi investimenti, a tassi
concordati. Abbiamo fatto incontri con istituti di credito per illustrare
queste misure e dare alle aziende la possibilità di utilizzarle. Ci siamo
incontrati con tutte la banche del distretto per lamentare le restrizioni in
corso, invitandole a supportare le aziende nella trasformazione dei loro debiti
dal breve al medio e lungo periodo, con forme di finanziamento appropriato. Le
abbiamo fatte riflettere sulla capacità del settore a ripartire prima di altri,
nel momento in cui i consumi riprenderanno».
( da "Arena, L'" del
12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 12 Aprile
2009 NAZIONALE Pagina 4 WASHINGTON. Il presidente invita il mondo al dialogo e
rilancia il ruolo guida degli Stati Uniti Obama chiama all'unità davanti alle crisi globali Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier
Bank WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore
possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di
concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale
discorso radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al
multilateralismo globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra.
Confortato dai segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla
Russia alla Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al
tono dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi
sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire
il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna
cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto
diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana:
costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione
per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri,
non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri
la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato
il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito
del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata
nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione
della crisi
finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E
smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è
stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà
a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero
settore.
( da "Messaggero Veneto, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 15 - Udine
Previsti 1.200 alla Corsa per Haiti Mercoledì la presentazione della granfondo
ciclistica in programma il 3 maggio A un mese dall'evento, sono già oltre 500
gli iscritti alla 17ª Corsa per Haiti, la granfondo che, con l'organizzazione dell'Asd
Chiarcosso, si correrà sulle strade del Friuli domenica 3 maggio, con partenza
e arrivo a Feletto Umberto. Molte le innovazioni preannunciate dal Comitato
organizzatore, che verranno presentate mercoledì prossimo, tra le quali anche
percorsi completamente nuovi. «Abbiamo dovuto fare i conti
con la crisi
finanziaria - confida Sante Chiarcosso,
presidente del Comitato -, ma siamo comunque riusciti a mettere in campo
un'organizzazione adeguata alle aspettative dei partecipanti e dei tanti
addetti ai lavori. I primi riscontri ci danno indicazioni positive e crediamo
che raggiungeremo i 1200 partecipanti della scorsa edizione». Novità
anche per le manifestazioni correlate alla granfondo, a iniziare da quelle
dedicate ai podisti, con percorso nuovo per la Run di Coppa Friuli, in
programma a Feletto Umberto il 25 aprile, che farà da apripista alla debuttante
Funrun, aperta alla partecipazione anche dei marciatori non competitivi.
Logistica e percorsi nuovi anche per la Marathon bike: i mountainbikers potranno
scegliere fra tre percorsi, con partenza e arrivo, domenica 26 aprile, a
Primulacco. Il raduno cicloturistico, previsto per sabato 2 maggio, sarà
dedicato al ricordo di Valerio Frezza, compianto sindaco di Tavagnacco, che fu
uno dei sostenitori e promotori della manifestazione per Haiti. Sempre nel
pomeriggio di sabato, le strade di Feletto saranno animate dai giovanissimi
ciclisti impegnati nelle gare di minisprint. Grande impegno e ottima qualità
organizzativa sono le qualità perseguite dalla Corsa per Haiti, prerogative
sicure per il successo che certamente questa manifestazione merita per
raggiungere l'obiettivo del progetto solidale rivolto alle bambine di strada di
Haiti. In questi anni gran parte del ricavato della corsa è servito al progetto
e in Haiti la salesiana suor Anna ha realizzato una casa di accoglienza che
attualmente ospita 300 allieve. Fabio Molinari
( da "Stampa, La" del
12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Luca Ricolfi DOMANDE
AGLI SCIENZIATI CONTINUA A PAGINA 27 Oggi non è il tempo delle polemiche, delle
recriminazioni, delle accuse reciproche. Dopo la tragedia del terremoto
abruzzese, maggioranza e opposizione hanno scelto la compostezza, e noi non
possiamo che essergliene grati. Come non possiamo che essere riconoscenti alla
Protezione civile, ai volontari, a quanti hanno fatto di tutto per lenire le
sofferenze delle popolazioni colpite. Verrà un momento, tuttavia, in cui
dovremo trarre qualche conseguenza da quel che è successo. Dovremo decidere, ad
esempio, se continuare a «chiudere un occhio» sulle migliaia di situazioni in
cui si accettano dei rischi solo perché affrontarli costa troppo, in termini di
soldi o di consenso politico: è il caso di migliaia di edifici scolastici
pericolosi, è il caso delle tante abitazioni private - spesso abusive -
lasciate proliferare in zone a rischio sismico conclamato, come le pendici dei
nostri maggiori vulcani. C'è però forse anche qualcos'altro su cui, prima o
poi, dovremo cominciare a darci delle risposte. Questo qualcos'altro si
riassume in una domanda drammatica: a chi dobbiamo credere? Lo so, a prima
vista la risposta è ovvia: dobbiamo fidarci della scienza, che è imparziale e
autorevole. E in linea di massima è davvero così. Quando una decisione - ad
esempio sgomberare una città - dipende da valutazioni tecniche complesse, è
ragionevole che i politici ascoltino gli scienziati, e non corrano ciascuno
dietro al proprio esperto di fiducia, o credano al primo portatore di verità
pseudo-scientifiche alternative a quelle ufficiali. Insomma, nel caso del
terremoto dell'Aquila non credo che i politici potessero agire diversamente, e
trovo ingiusto accusarli di avere colpevolmente sottovalutato i rischi del
sisma. Per il ruolo che ricoprono politici e amministratori non hanno scelta:
pensate che cosa succederebbe se uno di essi ignorasse il parere della comunità
scientifica, e la sua decisione - di agire, o non agire - si rivelasse
catastrofica. A chi dobbiamo credere? Ma c'è anche un'altra domanda, che non
riguarda i politici bensì il pubblico: a chi dobbiamo credere noi comuni
cittadini, che non abbiamo responsabilità istituzionali, ma semmai abbiamo il
problema di proteggere noi stessi e i nostri cari? La fiducia che i politici
sono tenuti a riporre nei confronti della scienza ufficiale è pienamente
giustificata? Qui credo che una riflessione non guasterebbe. La mia impressione
è che in molti campi gli esperti siano assai meno depositari di certezze di
come noi ingenui cittadini li percepiamo. Ci sono ambiti nei quali le
valutazioni degli scienziati sono pienamente affidabili, pensiamo ad esempio ai
calcoli di un ingegnere che progetta un ponte o di un fisico che manda in
orbita un satellite. Ma ci sono ambiti in cui, per le ragioni più disparate
(dati insufficienti, teorie incomplete, complessità intrinseca dei fenomeni),
le affermazioni degli scienziati sono altamente incerte e controvertibili,
tanto è vero che ci sono scuole di pensiero, sottoscuole, minoranze
dissenzienti, fazioni in lotta più o meno aperta fra loro. È il caso, ad
esempio, del problema del riscaldamento globale, un fenomeno che la maggioranza
degli studiosi ritiene dovuto essenzialmente all'azione dell'uomo e una
minoranza considera invece dovuto a cause naturali, o semplicemente a un mix
sconosciuto di cause naturali e umane. O il caso dell'economia
e dei mercati
finanziari, per i quali semplicemente non
esistono modelli di previsione affidabili, né teorie abbastanza consolidate da
suggerire terapie ben definite. Il doppio paradosso In questi casi si crea un
doppio paradosso. L'autorità di stabilire il confine fra il vero e il falso
continua ad essere monopolio della scienza ufficiale, anche se la
scienza ufficiale stessa non ha (o non ha ancora) ciò che le conferisce tale
autorità, e che noi istintivamente tendiamo ad attribuirle automaticamente: la
capacità di fare predizioni corrette o suggerire terapie valide.
Simmetricamente può succedere che dilettanti, impostori o semplici outsider
riescano a fare meglio della scienza ufficiale, talora per puro caso o fortuna,
talora perché in certe circostanze una teoria può essere meglio di nessuna
teoria, talora perché un outsider può aver capito cose che l'establishment
accademico può non aver capito. Nel caso della crisi economica, ad esempio,
nessuna istituzione ufficiale ha neanche lontanamente previsto quel che sarebbe
successo, e molte hanno continuato a sfornare predizioni errate, anche a crisi
ampiamente in corso; mentre chi avesse creduto ad analisi di esperti non
ufficiali (perché non economisti) come il matematico Benoît Mandelbrot (2004) o
il politologo Robert Gilpin (2000) avrebbero avuto dubbi solo sul momento
esatto del collasso, e sarebbero corsi ai ripari ben prima dell'estate del
2007. E nel caso del terremoto abruzzese ? A ben guardare a me sembra che ci
troviamo di fronte, per una volta, a un doppio errore. La scienza ufficiale,
una settimana prima del disastro, ha formulato una valutazione che, a
posteriori, si è rivelata errata: «Lo sciame sismico che interessa L'Aquila da
circa tre mesi è un fenomeno geologico tutto sommato normale, che non è il
preludio ad eventi sismici parossistici, anzi il lento e continuo scarico di
energia, statistiche alla mano, fa prevedere un lento diradarsi dello sciame
con piccole scosse non pericolose». Quanto al paladino delle proprietà
predittive del radon, il tecnico Giampaolo Giuliani, ha mostrato di
sopravvalutare le capacità profetiche della sua creatura: il terremoto previsto
a Sulmona per il 29 marzo non si è verificato, mentre il suo secondo allarme
(quello lanciato nella notte del 5-6 aprile a L'Aquila ai propri vicini e familiari)
si è purtroppo rivelato fondato. Nessuno pienamente attendibile In breve, a me
pare che nessuno si sia mostrato pienamente attendibile. Il tecnico Giuliani
perché per rendere credibile un qualsiasi metodo scientifico ci vogliono ben
più prove di quelle di cui disponiamo fin qui a proposito del nesso fra radon e
terremoti. La scienza ufficiale perché, quando dice che i terremoti non si
possono prevedere puntualmente (luogo e ora), si trincera dietro un'ovvietà,
che vale anche per la pioggia e i fulmini ma che non ci impedisce di essere
inondati da «previsioni del tempo». Più che certezze, insomma, quel che la
tragedia aquilana ci lascia in eredità sono tante domande, domande vere e non
retoriche su come si possono gestire situazioni come quella abruzzese. Molto
sommessamente vorrei proporne tre. Prima domanda: siamo sicuri che le ricerche
sulle proprietà predittive delle emissioni di radon siano così poco promettenti
da giustificare la scarsa attenzione ad esse finora riservata dalla ricerca
ufficiale in Italia? Seconda domanda: siamo sicuri che almeno le variazioni
(nel tempo e nello spazio) della probabilità di un terremoto non possano essere
valutate con il radon o con altri «precursori»? Possibile che, dopo anni di
studi sui precursori, non si sia ancora in grado di stabilire non dico dove e
quando ci sarà la catastrofe ma se, in un dato momento e in un dato luogo, il
rischio sia salito troppo? Terza e decisiva domanda: siamo sicuri che, di
fronte a un forte aumento del rischio di un evento catastrofico segnalato dagli
strumenti, la sola alternativa sia fra non fare nulla e sgomberare un'intera
città? Possibile che non esistano vie di mezzo? Un grande dubbio In poche
parole io resto con un grande dubbio. Mi chiedo se, almeno in futuro,
scienziati ed autorità non potrebbero decidersi a valutare con più attenzione,
o meno sufficienza, i segnali premonitori deboli (ossia non sorretti da una
teoria scientifica consolidata), nonché le misure intermedie fra immobilismo ed
evacuazione totale. Fra queste ultime, ad esempio, ce n'è una che molti
cittadini usano spontaneamente quando hanno paura di un terremoto, e che ad
alcuni aquilani ha persino salvato la vita: scendere in strada o nei campi,
senza abbandonare definitivamente le proprie abitazioni. Un po' come si faceva
durante la guerra, quando le sirene annunciavano l'eventualità di un
bombardamento aereo e la gente si riparava nelle cantine e nei rifugi
antiaerei. Anche allora le autorità avrebbero potuto dire: «allo stato attuale
delle conoscenze non è possibile realizzare una previsione deterministica della
localizzazione, dell'istante e della forza dell'evento». Ma non lo dicevano, e
i cittadini decidevano se correre il rischio.
( da "Repubblica, La"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 20 - Economia La crisi finanziaria frena anche lo
sviluppo dell´attività degli istituti di credito sul territorio è finita la
corsa ai nuovi sportelli Ubi chiude e ridimensiona 92 filiali Giù i prezzi
delle agenzie in vendita: da
( da "Giorno, Il (Sondrio)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
VALTELLINA: PRIMO
PIANO pag. 3 Pasquali in piazza poi al Pentagono Tutta la sfilata delle
portantine di ARMANDO TRABUCCHI ALTA VALTELLINA ASPETTANDO IL GRAN FINALE della
stagione - a Bormio ci sarà la Pozza dei Mat con Davide Van De Sfroos ed a
Livigno una serie di appuntamenti speciali per la chiusura dell'inverno - sono
i Pasquali di Bormio a monopolizzare la scena in questo ponte festivo. Dopo
settimane di preparazione (qualcuna in più del solito, quest'anno) è arrivato
il momento di presentare le portantine e di presentarle in piazza. Appuntamento
alle 10, questa mattina, con la sfilata per le vie del paese fino alla Piazza
del Kuerc. Alle 11.30 la benedizione sempre in piazza ed attesa sino alle 16.30
per la proclamazione dei vincitori. La festa proseguirà al Pentagono alle 21.30
con l'orchestra "Fausto Tenca". Per chi non riuscisse a vederli oggi,
i Pasquali resteranno in piazza per tutto il giorno di Pasquetta. Per il giorno
dell'Angelo si segnala a Livigno il tradizionale concerto di Pasqua che questa
volta vedrà impegnato il Kreative Ensemble presso la chiesa parrocchiale di
Santa Maria Nascente. CONCERTO ANCHE A BORMIO con il maestro Ivan Bontempi che
dirige la Filarmonica Bormiese con la sua junior band (presso la Sala
Parrocchiale alle 21). Continuano anche le iniziative naturalistiche con la
settimanale ciaspolata nel Parco Nazionale dello Stelvio, oltre che con una
serata presso il centro visitatori del Parco in Valfurva durante la quale
Massimo Favaron si occuperà di meteorologia e climatologia. Martedì prossimo
iniziano le giornate bormiesi di cardiologia, il XVII simposio organizzato da
Livio Dei Cas. E dentro la serie di incontri e seminari scientifici sono
inserite due serate speciali. Per la serata inaugurale, dopo l'intervento del
professore Dei Cas interverrà Alberto Quadrio Curzio a proposito della "crisi finanziaria mondiale". Seguirà quindi la presentazione dell'opera del
giureconsulto Alberto De Simoni "Del Furto e Sua Pena" con Leo
Schena, Maria Donati Panforti e Giuseppe Tarantola. NELLA GIORNATA DI MERCOLEDÌ
altro incontro culturale sempre alle Terme per la presentazione dell'opera
poetica di Giulio Pedranzini "Poesie 1946-1956". Con Leo
Schena intervengono Giorgio Luzzi, Cecilia Robustelli e Lux Bradanini con
Marina Martinelli a recitare i brani del poeta bormino. In questi giorni di
vacanza scolastica segnaliamo "A tu per tu con Darwin", serie di
laboratori per i ragazzi delle scuole medie (dalle 16.30 alle 18.30) con
diverse iniziative naturalistiche presso il centro visitatori del Parco
Nazionale dello Stelvio in Valfurva. Eventi speciali e manifestazioni sono
programmati anche per i prossimi due fine settimana. Si segnala per il 19
aprile la serie di celebrazioni in Alta Valle per ricordare il 64° anniversario
della liberazione e in particolare la battaglia di Grosio. Una serie di
iniziative per residenti e turisti che hanno scelto di trascorrere le vacanze
negli alberghi e nelle seconde case dell'alta Valtellina, approfittando anche
della zona franca di Livigno, dove i negozi saranno aperti.
( da "Riformista, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
terremoto / 2 Scudo
fiscale Con questo fanno tre La tragedia immane del terremoto in Abruzzo
accelererà (insieme con la crisi finanziaria)
l'adozione dello scudo fiscale ter, che qualcuno pudicamente presenta come
"Prestito Italia"? Potrebbe, cioè, avvicinarsi il rimpatrio in forma
anonima dei capitali detenuti da italiani nei paradisi fiscali alla condizione
dell'impiego, diretto o indiretto, nella ricostruzione in quelle terre
martoriate dal sisma e dell'assolvimento di una imposta? In un primo
momento era previsto che la decisione venisse sottoposta al Consiglio dei
ministri nella prossima settimana. Poi, sembra siano subentrate perplessità.
Intanto, si susseguono stime - non si sa come ricavate - dei possibili rientri
"agevolati", che vanno dai 100 ai 400/500 miliardi. Il fine - la
ricostruzione - può forse giustificare, in questo caso, i mezzi. segue a pagina
4 di Angelo De Mattia 12/04/2009
( da "Nazione, La (Pistoia)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
MONTAGNA PISTOIA
pag. 11 LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in
Provincia. L'h... LA CRISI della ex Coleman tema di una nuova interrogazione in
Provincia. L'ha presentata il capogruppo Pd, Giovanni Sarteschi che ha
ricordato innanzitutto come la ex Coleman (che ha avuto tre fallimenti in
quattro anni, e occupava settanta lavoratori) sia entrata
in crisi nell'autunno 2007, e sia stata successivamente messa in
liquidazione per grave crisi
finanziaria e produttiva. La Benteck Spa di
Firenze (gruppo Calzoni) era interessata al suo acquisto. «Al tavolo promosso
dalla Provincia prosegue il capogruppo Pd - fu prospettata l'ipotesi di
riaprire l'attività dell'azienda nell'ottobre 2008, cosa che non
accadde. Considerato che ultimamente il gruppo Calzoni di Bologna ha fatto
sapere di non essere più in grado di investire da solo in questa azienda,
esprimo forti preoccupazioni, per una vicenda che vede da tempo decine di
lavoratori abbandonati all'incertezza. E chiedo alla giunta provinciale quali
èsiti abbia avuto la Task force e come si intenda garantire il massimo impegno
per cercare nuovi investitori». al. to.
( da "Messaggero, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 12 Aprile
2009 Chiudi Se la crisi finanziaria
sembra aver mostrato il fallimento del mercato, la tragedia abruzzese ha
palesato un clamoroso fallimento dello Stato. Partiamo da un dato: l'Italia è
un territorio ad alto rischio, in cui oltre il 45% dei Comuni é posizionato in
zone soggette a disastri naturali, e in cui dal 1997 al 2003 i danni provocati
da calamità sono ammontati a 32 miliardi di euro. Eppure siamo uno dei
pochi paesi dove a coprire tutti i danni è solo lo Stato: che si tratti di interruzione
di strade, di crolli del patrimonio artistico o di danneggiamenti a case
private ed edifici pubblici, a pagare i costi é solo e sempre il Tesoro. Al
contrario, in gran parte degli altri paesi esiste, come sottolinea uno studio
dell'Ania (l'associazione delle imprese assicurative), un sistema misto di
collaborazione tra pubblico e privato, con un'assicurazione contro le calamità
obbligatoria o semi-obbligatoria e i danni privati che vengono coperti dalle
compagnie di assicurazione, mentre lo Stato interviene solo nel caso di un
evento catastrofale di dimensioni davvero eccezionali. Ma quello italiano è un
"doppio fallimento dello Stato": da noi, infatti, il sistema pubblico
deve far fronte sia alla ricostruzione materiale, sia al risarcimento dei singoli,
con un procedimento lungo e farraginoso, che inizia, a seguito dell'accadimento
del disastro, con la dichiarazione governativa di emergenza e finisce (non si
sa quando) con la distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso gli enti
locali, a coloro che ne abbiano fatto richiesta. Cambiare, dunque, è
assolutamente necessario. La soluzione? Accogliamo i suggerimenti arrivati dal
ministro Brunetta e dal vicepresidente di Confindustria Cesare Trevisani, e
spingiamoli un po' più in là. Rendiamo innanzitutto obbligatoria una polizza
per i proprietari di case ed edifici, siano essi pubblici e privati. Una
"rcd-responsabilità civile disastri" il cui primo effetto sarà di
indurre i proprietari a pretendere dai costruttori edifici a norma, che
altrimenti non potranno essere assicurati. Le compagnie, dal canto loro,
verranno incontro allo Stato che non può farsi carico della totale
ricostruzione. Si obietterà che molte compagnie non accetteranno mai rischi
così alti. Ma qui lo Stato potrà dotarsi, come succede in Francia e Spagna, di
una società di riassicurazione pubblica che offre alle compagnie la possibilità
di riassicurarsi a un tasso fisso, oppure affidandosi a grandi gruppi mondiali
del "re-insurance", a cominciare da Swiss Re, specializzati in questo
tipo di polizze. A queste stesse compagnie, peraltro, lo Stato potrà a sua
volta trasferire una parte dei suoi rischi, assicurandosi a sua volta.
Moltissimi paesi lo fanno già, persino il Messico ha di recente sottoscritto la
sua brava polizza anti-disastri. Partiamo, dunque, dai tentativi (messi nel
cassetto) del Berlusconi I e Prodi I sul tema "rcd", e rimettendoli
subito all'ordine del giorno aggiungiamo anche la "polizza pubblica".
Per lo Stato sarebbe un ottima occasione per dimostrare che sa fare il suo
mestiere, per il bistrattato mercato sarebbe l'occasione giusta per
riabilitarsi. (www.enricocisnetto.it)
( da "Corriere della Sera"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Focus Vuota data: 12/04/2009 - pag: 10 Le cifre Se la crescita media
delle temperature dovesse essere come previsto il costo sarà fra il 5 e il 20%
dell'economia globale Le emissioni La Cina ha superato di poco gli Usa nella
classifica dei gas serra. E tra i due Paesi ci sono accuse e ritorsioni Terra
più calda, diplomazia verde Le previsioni: possibile aumento di 5 gradi entro
il 2050 Prove di dialogo in vista del nuovo protocollo di Kyoto D a qualche
tempo alcune compagnie americane rifiutano di rinnovare le polizze assicurative
ai proprietari di case. Non succede solo dove il rischio uragani è ovvio, come
in Florida o in Louisiana: capita anche a Brooklyn. Lì, fra l'Hudson e
l'Atlantico, la probabilità di inondazioni future sarebbe considerata troppo
alta. In Cina nel frattempo oltre metà dei grandi centri urbani sperimenta
problemi di sicurezza degli approvvigionamenti d'acqua. Fra le cause, l'aumento
della siccità che erode le falde. La Repubblica popolare ha appena compiuto il
sorpasso, ma con gli Stati Uniti resta un testa a testa all'ultima tonnellata
di carbonio. Da pochi mesi l'Impero di mezzo è primo produttore di gas a
effetto serra, con quasi sette miliardi di tonnellate di CO2 o equivalenti.
L'America viene subito dietro ed entrambi staccano nettamente Indonesia e
Brasile, rispettivamente terzi e quarti assoluti a causa della loro
deforestazione massiccia. L'Italia è molto più indietro: a volte in modo
riluttante, fa parte di un'Europa leader mondiale dei piani di taglio alle
emissioni. E con la guida del G8, ha un'occasione quasi senza precedenti di
pesare nel sistema globale. Il problema, nota Nicholas Stern della London
School of Economics, è che l'impatto del carbonio nell'atmosfera sembra
peggiore di quello stimato fino a solo due o tre anni fa: la probabilità di un
aumento medio delle temperature della Terra di 5 gradi entro il 2050 è del 50%
e il costo sarebbe simile a quello di due guerre mondiali: l'ultima volta che
la Terra è stata così calda fu nell'Eocene, quando le aree emerse erano
soprattutto foreste paludose. Migrazioni di centinaia di milioni di persone e
distruzioni di molta della superficie arabile del mondo sarebbero inevitabili.
Il costo, fra il 5% e il 20% dell'economia globale ogni anno. Le stime sono
contenute negli ultimi due studi di Stern, in questi giorni in uscita in Gran
Bretagna, Stati Uniti e in Italia ( Un piano per salvare il pianeta,
Feltrinelli, e Clima: è vera emergenza, Brioschi). Lord Stern, fisico di
formazione, ex capo-economista della Banca mondiale, consulente del governo di
Londra e autore del rapporto del 2006 alla base delle idee più accettate
sull'effetto serra, non esce in un momento a caso. E più che di concentrazione
di particelle o catastrofi a venire, stavolta parla di politica: per dicembre è
fissato a Copenaghen quello che lui definisce «l'incontro internazionale più
importante dalla fine della seconda guerra mondiale ». I Paesi ricchi e
emergenti sono chiamati a dare un seguito al protocollo di Kyoto in scadenza
nel 2012 con l'obiettivo, se possibile, di limitare le emissioni perché la
temperatura non salga di oltre due gradi nel ventunesimo secolo. Decine di
Paesi sono invitati. Ma mai come adesso il riscaldamento
globale è la prima grande questione del G2, più della stessa crisi finanziaria: Cina e Stati Uniti inquinano abbastanza da poter decidere per
tutti, lascia capire Stern. Non che questo sia rassicurante. Il film degli
ultimi mesi è una lunga sequenza di equivoci, accuse reciproche, ritorsioni a
cavallo di due amministrazioni alla Casa Bianca. L'ultimo incidente è
forse il più paradossale: alla fine del mese scorso ad alzare la tensione ci ha
pensato Steven Chu. Cinese di origine, premio Nobel per la Fisica del '97, il
professor Chu è il nuovo segretario all'Energia di Barack Obama, l'ex candidato
democratico che nel vincere la nomination su Hillary Clinton annunciò che
quello sarebbe passato alla storia come «il giorno in cui il livello del mare
iniziò a scendere». Mesi dopo, cioè tre settimane fa, Chu con l'appoggio di
Obama ha fatto della questione clima una guerra commerciale con la Cina. Tutto
è in una breve clausola nascosta nel progetto di legge sul cosiddetto «cap and
trade» (il diritto delle imprese che inquinano meno di vendere i propri diritti
di emissione di carbonio, così incentivando i sistemi «verdi»). Il progetto
Chu-Obama dà all'amministrazione il potere di imporre dazi sull'export dei
Paesi che non mirino a ridurre l'intensità di carbonio dei loro sistemi
produttivi. A Pechino non è sfuggito a chi fosse rivolta quella misura e ha
reagito: pochi giorni più tardi, d'improvviso, l'autorità antitrust cinese ha
bloccato
( da "Messaggero, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 12 Aprile
2009 Chiudi ROMA - La crisi colpisce altre due banche
americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare
fallimento dall'inizio del 2009. Nella notte le autorità hanno chiuso Cape Fear
Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a questa parte, dal
1993, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado. La prima,
Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403
milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più
piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di
dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier
rappresenta anche il maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario
americano dopo che, finora, in testa alla classifica c'era la californiana
Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Per far fronte all'emergenza,
la Federal Deposit Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente
per New Frontier - ora ha dovuto creare una entità ad hoc, la Deposit Insurance
National Bank di Greeley che rimarrà operativa per almeno un mese per
consentire ai clienti di avere più tempo a disposizione per trasferire i propri
conti presso altri istituti. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC
circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere i battenti: se negli anni 2005 e 2006 non
si era verificato nessun crack, a partire dal 2007 si sono iniziati a sentire i
primi scricchiolii nel sistema bancario statunitense, con il tracollo di tre
istituti. Poi, quasi come un'epidemia, la crisi
ha falcidiato in breve tempo decine di banche, tra le quali il gigante Lehman
Brothers, spazzandone poi via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del
2009.
( da "Corriere della Sera"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 12/04/2009 - pag: 28 Il cacciatore di teste «Sono usati
male ma funzionano» MILANO «Ci sono anche dei casi virtuosi di maxibonus, e le
stock option possono essere uno strumento utile per il futuro». Claudio Ceper (
foto), cacciatore di teste di Egon Zehnder, invita a non generalizzare sui
compensi milionari. Eppure, il peccato numero uno della crisi finanziaria sembra essere l'avidità di molti manager? «Ci sono validi
amministratori delegati che lavorano per anni con compensi molto bassi rispetto
alla media. Se al momento delle dimissioni ricevono una consistente buonuscita,
io la considero un giusto riconoscimento del loro lavoro. E le stock option
che guardano oltre il breve termine, quindi su un arco di 3-5 anni, possono
essere positive per le aziende, se applicate correttamente». Un esempio? «I
sistemi di incentivazione deliberati direttamente dai comitati di
remunerazione, senza autoassegnazioni da parte del top management. Questi
comitati a volte già esistono, bisogna allora saperli usare bene». G.Str.
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Gazzetta di Parma
12-04-2009 Argomenti. Crisi finanziaria per il
leggendario «Met» New York, tempi difficili per il teatro dell'opera Il
tumultuoso clima economico che ha sconvolto il paese non sembra aver
risparmiato neppure il teatro dell'opera. Una delle vittime più illustri è il
"Metropolitan" di New York meglio conosciuto come "Met" che
si è trovato improvvisamente a fronteggiare una situazione finanziaria che potrebbe mettere in pericolo il suo futuro. A rendere
ancor più difficile la situazione del "Met", rispetto a ogni altro
grande teatro lirico del mondo, ha contribuito la sua estrema dipendenza dai
finanziamenti privati. In effetti, il suo fondo di dotazione, che una volta
assommava intorno ai 300 milioni di dollari, si è ridotto di un terzo, al punto
da non permettere più prelievi senza intaccare il capitale. E tutto questo si è
verificato nel momento stesso in cui gli spettatori stavano cercando maniere
più economiche per trascorrere le loro serate, e i maggiori donatori, sul cui
costante apporto il teatro aveva sempre fatto un grosso affidamento, si vedevano
costretti a limitare la propria generosità. Quando l'attuale soprintendente del
"Met", Peter Gelb, aveva accettato il suo nuovo incarico nel 2006
all'approssimarsi del 125° anniversario dell'inaugurazione del teatro i suoi
piani prevedevano alcune audaci innovazioni, inclusa la presentazioni di un
buon numero di moderne produzioni, destinate ad attrarre un pubblico sempre più
diverso. Era stato calcolato, infatti, che l'età media del frequentatore del
"Met" si aggirava intorno ai 60 anni. Di tutto si sarebbe aspettato,
tuttavia, tranne di trovarsi a lottare per la sopravvivenza del teatro. Strano
a dirsi, il "Metropolitan" era nato in una sede diversa da quella
odierna e, per di più in circostanze a dir poco bizzarre. Nel 1880, infatti, alcune
delle più ricche famiglie della città, vedendosi rifiutare l'ammissione alla
"Academy of Music", ritenuto il circolo sociale più esclusivo di New
York, avevano deciso di fondare la "Metropolitan Opera Association".
Allo stesso tempo, il gruppo di facoltose famiglie, che includeva nomi come
Morgan, Roosevelt, Astor e Vanderbilt, aveva iniziato la costruzione di un
nuovo teatro lirico, la "Metropolitan Opera House", che doveva
aprirsi il 22 ottobre 1883 con una rappresentazione del "Faust" di Gounod.
Dopo la stagione inaugurale, che era terminata con un largo disavanzo, le
rappresentazioni erano state affidate a compagnie operistiche di cantanti
tedeschi, relativamente poco costosi, che presentavano un repertorio lirico
esclusivamente nella loro lingua. Questa anomala situazione, tuttavia, era
terminata 1892, dopo che il teatro era stato distrutto dal fuoco e subitamente
ricostruito secondo le linee originali. Sotto la guida di abili
superintendenti, infatti, i più celebri artisti dell'epoca dovevano esibirsi
sul palcoscenico del "Metropolitan", contribuendo a farlo entrare nel
numero dei maggiori teatri lirici del mondo. L'incarico di Rudolf Bing, dal
1950 al 1972, era stato il più lungo nella storia del "Metropolitan".
Bing aveva presieduto a un'era di brillanti nuove produzioni e aveva
contribuito allo spostamento del teatro nella sua nuova sede del Lincoln
Center. Tra i grandi artisti che Bing aveva introdotto al pubblico di New York
facevano spicco Maria Callas, Renata Tebaldi, Mirella Freni, Mario del Monaco,
Placido Domingo e tanti altri. Nel 1940, intanto, la proprietà del
"Metropolitan" era stata trasferita dalle originarie ricche famiglie
newyorkesi, che ancora occupavano la maggior parte dei palchi del teatro, a
un'associazione senza scopi di lucro. Tutto l'interno del teatro era stato
ristrutturato, lasciando un solo settore di palchi privilegiati a ricordo
dell'epoca in cui il teatro era un luogo d'incontro dell'alta societa' di New
York. Il vecchio "Met" occupava un intero isolato della Broadway tra
la Trentanovesima e la Quarantesima strada di Manhattan. Se il teatro era
conosciuto per la sua eccellente acustica e arredamento interno, tuttavia, le
strutture del retroscena si erano presto dimostrate del tutto inadeguate.
Quello che maggiormente colpiva i passanti era la vista degli scenari che
venivano regolarmente lasciati sul marciapiede della Trentanovesima strada,
appoggiati al muro esterno del teatro, in attesa di essere usati per le diverse
rappresentazioni. E così, attraverso gli anni, tutti avevano finito per
convincersi sulla necessità di costruire un nuovo teatro dell'opera. Soltanto
con lo sviluppo del Lincoln Center di New York, tuttavia, il progetto si doveva
finalmente realizzare. Il nuovo edificio doveva aprirsi il 16 settembre 1966,
con la prima mondiale di "Antony and Cleopatra" di Samuel Barber. Tra
l'altro, il nuovo palcoscenico, molto più grande e funzionale del precedente,
permetteva una facile rotazione di scenari fino a quattro produzioni
operistiche alla settimana. Non avendo ricevuto il riconoscimento di edificio
d'interesse storico, il vecchio "Metro - politan" era stato
tristemente demolito nel 1967 per far posto ad un moderno grattacielo per
uffici. Allorché Peter Gelb aveva assunto la guida del "Met" meno di
tre anni fa, si era trovato in una posizione totalmente diversa da quella di
coloro che l'avevano preceduto. Tanto che era stato presto costretto a mettere
da parte le sue ambiziose idee e a concentrarsi su una ferrea politica di
riduzione dei costi operativi, indispensabile per permettere al teatro di
continuare la sua funzione. La prima azione di Greb era stata quella di
avvicinare i sindacati che inquadravano i lavoratori del teatro, in particolare
quelli degli orchestrali, dei componenti del coro e dei macchinisti, per
ottenere delle concessioni salariali. Dopo le maestranze era stata la volta
degli artisti destinati ad apparire sul palcoscenico del "Met", che
erano stati invitati a donare una parte del loro compenso. Il problema
finanziario aveva pure costretto il superintendente del "Met" a
effettuare cambiamenti nel programma operistico, con la eliminazione delle più
costose produzioni della prossima stagione. Una prevista nuova edizione dei
"Ghosts of Versailles" di John Corigliano, infatti, era stata rimpiazzata
da "La Traviata". La stessa sorte aveva fatto il "Ben - venuto
Cellini" di Hector Berlioz. Ma l'intervento di Gelb che doveva
improvvisamente sollevare un'ondata di critiche da parte del pubblico era stato
quello di sottoporre i famosi affreschi di Chagal, che adornano l'entrata del
teatro, come garanzia collaterale per rifinanziare un esistente prestito
bancario. Questa reazione era comprensibile, dal momento che i due capolavori,
che si potevano intravedere attraverso le vetrate dal piazzale del Lincoln
Center, da tempo erano entrati a far parte del patrimonio culturale di New
York. Malgrado che Gelb si fosse affettato a dichiarare che il teatro non aveva
nessuna intenzione di disfarsi dei due affreschi, tuttavia, le apprensioni dei
cittadini non avevano accennato a dileguarsi. Di positivo c'era che questa
volta, seppure per motivi diversi, a difesa del "Met" era insorta una
massa di popolo che andava oltre la ristretta schiera degli appassionati
dell'opera. Gian Carlo Treggi
( da "Resto del Carlino, Il (R. Emilia)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
REGGIO PRIMO PIANO
pag. 2 ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi,
t... ERANO migliaia i reggiani altissima la percentuale di giovani e ragazzi,
tante le famiglie con i piccoli nei passeggini che hanno partecipato venerdì
sera alla tradizionale Via Crucis cittadina, promossa dal Vicariato urbano e
animata dai giovani di Regina Pacis insieme a quelli di Azione Cattolica, che
guidata dal vescovo ausiliare Lorenzo Ghizzoni e aperta dalla croce si è
snodata dal Duomo alla Ghiara. Il corteo, punteggiato dalle candele e dai
flambeaux, si è snodato lungo la via Emilia, ormai fatta prevalentemente di
negozi e uffici: poche le finestre aperte e illuminate, su un paio di davanzali
ardevano dei lumini. IN PIAZZA GIOBERTI il corteo dei fedeli ha incrociato il
"discobus": due modi diversi di vivere il Venerdì Santo. Ad
accogliere in Ghiara i partecipanti alla Via Crucis, che ha portato Gesù
attraverso la città perché guarisca e possa chiedere pietà dei suoi peccati,
egoismo, arrivismo, superbia e cattiverie, era il vescovo Adriano Caprioli che ha
proposto una riflessione-sguardo proprio sulla città, nella quale sta
conducendo la visita pastorale. Monsignor Caprioli ha delineato l'immagine
della Chiesa a Reggio contraddistinta da quattro caratteristiche. Innanzitutto
una comunità ecclesiale pienamente sottomessa alla parola di Dio e che pone al
centro della sua vita l'Eucarestia. Poi, «una Chiesa che parla più con i fatti
che non con le parole, e che non dice se non parole che partano dai fatti e su
questi si appoggino». Soprattutto è una Chiesa consapevole del cammino arduo e
difficile che attende molti oggi; e il suo pensiero è andato alle tante
famiglie provate dal terremoto in Abruzzo, per le quali in tutte le chiese
della diocesi domenica 19 aprile sarà fatta una raccolta di offerte. MA IL PENSIERO
del Vescovo si è rivolto anche alle tante famiglie che prima erano in grado di
provvedere a se stesse e ora in difficoltà per la perdita del lavoro «a seguito di una crisi finanziaria procurata dalla
irresponsabile voracità umana». Ecco allora l'immagine di una Chiesa capace di
scoprire i nuovi poveri, di aiutarli in maniera creativa, soprattutto
sollecitando tutti a coniugare da un lato forme di solidarietà umana e
cristiana attente a queste famiglie e dall'altro coraggiose scelte di stili di
sobrietà in tema di beni di consumo, divertimenti, vacanze: «Segno di
giustizia, prima che di carità. La solidarietà si alimenta con la sobrietà» ha
affermato il vescovo richiamando quanto affermato nell'omelia della messa
crismale e la istituzione della Fondazione di solidarietà
"Famiglia-lavoro". E ha concluso la sua riflessione con
un'invocazione alla Madonna della Ghiara nella cui chiesa generazioni di
cristiani provati ma non arresi di fronte alle difficoltà della vita si sono
raccolti per invocarne la protezione. Insomma, una Chiesa simile ad «un vecchio
tronco che ama la primavera» come scrisse il vescovo Gilberto Baroni. Giuseppe
Adriano Rossi
( da "Nuova Ferrara, La"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
A FINE APRILE
Piccoli azionisti Convegno all'Europa CENTO. Cento capitale dei piccoli
azionisti, almeno per un giorno. Venerdì 24 aprile, infatti, convergeranno
sulla città del Guercino svariate decine di rappresentanti delle associazioni
che raggruppano i piccoli soci, i soci di minoranza, delle grandi società
quotate (soprattutto banche) e anche di piccole aziende di credito non quotate
come la Cassa di Risparmio di Cento. E si deve infatti all'associazione «Amici
di CariCento» l'organizzazione di questo incontro che vivrà due momenti: il
primo, nella mattinata all'hotel Europa, vedrà lo svolgimento del congresso
nazionale di CoNaApa, il coordinamento nazionale delle associazioni dei piccoli
azionisti. Nel pomeriggio, nel salone di rappresentanza di
Caricento si svolgerà il convegno dal titolo «Crisi finanziaria e
partecipazione dei piccoli azionisti». Interverranno, fra gli altri, il
presidente di CoNaPa Nerio Nesi già ministro e presidente della Banca Nazionale
del Lavoro, che farà da moderatore, e Bruno Tabacci, mantovano, membro della
commissione Finanza della Camera dei deputati. Ma sono preannunciati
inoltre anche due esponenti di rilievo sia del centro destra che del centro
sinistra; e così, come sottolineano gli organizzatori, l'iniziativa sarà
bipartisan. Oltre 5 milioni sono i piccoli azionisti in Italia, tutti
interessati alla proposta di Governo in merito alla partecipazione dei soci di
minoranza nelle società: un tema, questo, che sarà al centro della riflessione
del convegno; convegno che cercherà di dare voce e spazio ai piccoli azionisti
in attesa di''una legislazione adeguata». L'Associazione Amici della Cassa di
Risparmio di Cento (presidente Francesco Lorenzoni) conta 350 iscritti pari al
7-8% dell'azionariato privato della banca (i due terzi complessivi delle quote,
come è noto, sono in portafoglio alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cento e
alla sua controllata vale a dire la holding Cr Cento). CariCento è l'unica cassa
nel panorama quanto meno regionale che ha un rappresentante dei piccoli
azionisti in seno al consiglio di amministrazione. Percentualmente
l'associazione raccoglie la quota più elevata fra le analoghe associazioni di
Casse di risparmio della nostra regione.
( da "Unione Sarda, L' (Nazionale)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Economia Pagina 218
Crac per la New Frontier Bank: 23 gli istituti chiusi nel 2009 Usa, fallimento
per altre due banche Crac per la New Frontier Bank: 23 gli istituti chiusi nel
2009 --> La crisi colpisce altre due banche
americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare
fallimento nel 2009. Le autorità Usa hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca
del North Carolina a fallire da 16 anni ad oggi, e New Frontier Bank nel
Colorado. GLI ISTITUTI La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per
492 milioni di dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un
istituto di taglia ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava
asset per due miliardi di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Il
tracollo di New Frontier è quindi il maggior fallimento di dell'anno. Per far
fronte all'emergenza, la Federal Deposit Insurance (Fdic) - che aveva cercato
invano un acquirente per New Frontier - ora ha dovuto creare una entità ad hoc,
per dar tempo ai clienti per trasferire i conti. Il collasso di New Frontier's
costerà alla Fdic circa 670 milioni di dollari. I
FALLIMENTI Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai
mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a
chiudere i battenti, tra cui il gigante Lehman Brothers, spazzandone poi via 25
nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.
( da "Giornale di Brescia"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Edizione: 12/04/2009
testata: Giornale di Brescia sezione:economia Negli Usa falliscono altre due
banche ROMA La crisi colpisce altre due banche
americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti costretti a dichiarare
fallimento dall'inizio del 2009. Le autorità hanno chiuso Cape Fear Bank, prima
banca del North Carolina a fallire da 16 anni a questa parte, dal 1993, e New
Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado. La prima, Cape Fear
Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di dollari e 403 milioni di
dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia ben più piccola rispetto
a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi di dollari e depositi per
circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier rappresenta anche il
maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario americano dopo che,
finora, in testa alla classifica c'era la californiana Merced Bank, che contava
asset per 1,7 miliardi. Per far fronte all'emergenza, la Federal Deposit
Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente per New Frontier -
ora ha dovuto creare un'entità ad hoc, la Deposit Insurance National Bank di
Greeley che rimarrà operativa per almeno un mese per consentire ai clienti di
avere più tempo a disposizione per trasferire i propri conti presso altri
istituti. Il collasso di New Frontier's costerà alla FDIC
circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria
innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane
costrette a chiudere i battenti, 23 solo in questi primi mesi del 2009.
( da "Giornale.it, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 88 del 2009-04-12
pagina 5 Da Genova parte «Medici in Africa» le molteplici facce della
cooperazione di Redazione La lunga storia delle molte iniziative legate allo
scambio tra paesi ricchi e poveri la galassia del volontariato abbraccia più di
22mila organizzazioni non lucrative Le molteplici facce della cooperazione e
dello scambio tra paesi ricchi e poveri. Un ex-maestro di scuola divenuto
Presidente della Tanzania, Julius Nyerere, 40 anni fa, ha detto che è meglio
insegnare a pescare ad un povero di un villaggio, anziché fornirgli i pesci per
tutta la vita. Questa frase mantiene tutta la sua attualità se si osserva che
in tutti questi anni i paesi dell'Africa hanno continuato a ricevere aiuti
finanziari e tecnici per l'estrazione del petrolio o dei preziosi minerali di
cui dispongono, per costruire ponti, linee elettriche e strade ma pochi soldi
per costruire ospedali e scuole. Gli indici di povertà e delle malattie hanno
così continuato a crescere, ed altrettanto il numero dei giovani migranti in
cerca disperata di lavoro. La cooperazione tra paesi ricchi e poveri nel mondo,
raccoglie sotto uno stesso termine i prestiti di centinaia milioni di dollari
di un'Agenzia Internazionale come la Banca Mondiale (BM) e il centinaio di euro
l'anno versati da una famiglia di pensionati per sostenere a distanza i bambini
della scuola elementare di uno sperduto villaggio africano. Per orientarci in
questa molteplicità è necessario osservare da vicino le diverse forme di
cooperazione. La prima, con cifre dai molti zeri, è rappresentata dagli aiuti
pubblici allo sviluppo (Aps) da parte dei governi. I Paesi più industrializzati
del mondo si sono solennemente impegnati a destinare lo 0.7% dei rispettivi Pil
nazionali per gli aiuti alle nazioni povere. Di fatto questa cifra è rimasta
sulla carta. Nel 2008, sono stati erogati circa US$ 106 miliardi per tutti i
paesi poveri, mentre erano previsti US$ 220 miliardi pari allo 0.7%. Nel
( da "Giornale.it, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 88 del 2009-04-12
pagina 13 Quando i "ricchi" combattono contro lopinione
pubblica di Nicola Porro Lopinione pubblica è una brutta bestia. «è
pubblica lopinione della maggioranza - ha scritto Lawrence Lowell -
accettata da una minoranza che ha libertà di esprimere il suo dissenso, ma che sente daltra
parte lobbligo morale e politico di sottostare alla decisione dei più».
Lopinione pubblica rappresenta un concetto dunque molto scivoloso. Non
dovrebbe essere quello strumento concettuale attraverso il quale «lo Stato sacrifica senza
pietà le minoranze dissenzienti» ci ricorda un liberale come Bruno Leoni. Lopinione
pubblica oggi ha un bersaglio ancora non perfettamente messo a fuoco, ma presto
definito: il ricco. LEconomist, il giornale dei «ricchi», vi ha dedicato uno speciale
rapporto intitolato «I ricchi sotto attacco». Prendendo saggiamente le parti
dei «poveri» ha però avuto modo di ricordare come i primi abbiano perso, cause
crolli di Borsa, un terzo del proprio patrimonio pari alla favolosa cifra di
10mila miliardi di dollari, poco meno del Pil italiano. BanKitalia ha
pubblicato un corposo studio coordinato da Fabio Panetta e Paolo Agelini in cui
si ricorda: «il crescente consenso attorno allidea che i
compensi nel settore finanziario siano diventati eccessivi». Lo studio mette in evidenza come bonus
eccessivi e gratifiche abbiano negli anni favorito frodi e acuito gli effetti
della crisi. Nel frattempo lopinione,
presunta pubblica, si fa giustizia da sé: sequestra, intimida, distrugge. La
minoranza è quella
dorata. è quello 0,1% dei ricchi americani che da solo si porta a casa un
reddito 77 volte superiore a quello del 90% della popolazione a stelle strisce.
è quella cerchia ristretta, ristrettissima, di manager, amministratori che
continuano a elargirsi stipendi da favola e che una volta licenziati non hanno
pudore nel portarsi a casa liquidazioni da urlo. Per lopinione
pubblica questa minoranza è indifendibile essenzialmente per due motivi: ha
creato la crisi finanziaria ed economica che stiamo vivendo e per di
più con la sua opulenza insulta la difficoltà dei tanti. Ma questa minoranza
sente «lobbligo morale e politico di sottostare alla decisione dei più»?
Partecipa al processo di ricostruzione delleconomia su basi diverse
rispetto a quelle che
hanno portato alla crisi? E ancora, è forse lecito
pensare che sia necessario condividere con gli attori della crisi
le ragioni della ricostruzione? Insomma una piccola minoranza dorata ha fornito
degli strumenti formidabili alla ricostruzione di una massificante opinione
pubblica internazionale. Siamo rapidamente passati dalla globalizzazione degli
scambi e della finanza, a quella dei preconcetti. Né serve oggi il vecchio
strumento intellettuale: i ricchi hanno meritato grazie ai propri talenti la ricchezza,
le generose retribuzioni sono necessarie a costituire un sistema di incentivi
che facciano emergere solo i migliori. Con una crisi diffusa,
il nostro strumento intellettuale diventa un vecchio attrezzo senza scopo. Ecco
perché oggi la minoranza ha «lobbligo morale e politico di
sottostare alla decisione dei più». Non già per riconoscere effettivamente il
proprio errore, che può anche non esserci individualmente stato. Ma per
rivendicare al contrario la bontà di un modello. Per assumersi il peso di una responsabilità che comunque
nel passato ha rappresentato un onore. La bonanza di quindici anni di
sostanziale crescita finanziaria ha riguardato un
settore molto preciso, che si è ben vista dal sottrarsi dal beneficio
collettivo. Sotto il favoloso ombrello del merito si sono accomodati in tanti.
Gli stessi che oggi debbono assumersi la responsabilità degli errori commessi.
http://blog.ilgiornale.it/porro/ © SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G.
Negri 4 - 20123 Milano
( da "AmericaOggi Online"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
George W. Bush
Policy Institute. L'ex presidente pronto a tornare in scena 12-04-2009
WASHINGTON. A poco più di ottanta giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca,
l'ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush (nella foto), si appresta a
tornare sulla scena pubblica americana per presentare, in Texas, la fondazione
che porterà il suo nome, il George W. Bush Policy Institute. Lo annuncia il New
York Times, precisando che l'ex presidente terrà la prima riunione del suo
istituto la prossima settimana a Dallas, dove ora si è trasferito con la moglie
Laura. Saranno presenti alla riunione i suoi collaboratori più fidati, quelli
che per primi entrarono alla Casa Bianca insieme a lui nel corso del suo primo
mandato: dall'ex segretario di Stato Condoleezza Rice a Karen Hughes, l'ex
sottosegretario di Stato che, come consigliere repubblicano, ha lavoratore con
Bush fin dal 1990; da Dan Bartlett, che alla Casa Bianca prese il posto della
stessa Hughes quando lei decise di lasciare, a Michael Gerson, che dal 2001 al
( da "Arena.it, L'"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Obama chiama
all'unità davanti alle crisi globali WASHINGTON. Il
presidente invita il mondo al dialogo e rilancia il ruolo guida degli Stati
Uniti Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier Bank 12/04/2009 rss e-mail
print Barack Obama,a destra, con accanto il segretario alla Difesa, Gates
WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore
possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di
concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale discorso
radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al multilateralismo
globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra. Confortato dai
segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla Russia alla
Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al tono
dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi
sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire
il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna
cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto
diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana:
costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione
per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri,
non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri
la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato
il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito
del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata
nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione
della crisi
finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E
smentisce le frettolose anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è
stata sottoposta la prima linea del credito federale. La verifica si concluderà
a fine mese. Ma ha già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero
settore.
( da "Giornale di Vicenza.it, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
WASHINGTON. Il
presidente invita il mondo al dialogo e rilancia il ruolo guida degli Stati
Uniti Finanza, nuovo tracollo Salta la New Frontier Bank 12/04/2009 rss e-mail
print Barack Obama,a destra, con accanto il segretario alla Difesa, Gates
WASHINGTON «Gli Stati Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore
possibilità di risolvere i problemi senza precedenti vengono dall'agire di
concerto con le altre nazioni», ha detto ieri Barack Obama nel tradizionale
discorso radiofonico settimanale in cui ha rilanciato l'appello al
multilateralismo globale già diffuso al termine del vertice G-20 di Londra.
Confortato dai segnali distensivi raccolti nell'offensiva diplomatica dalla
Russia alla Turchia, il capo della Casa Bianca ha impresso un'accelerazione al
tono dialogante sollecitando anche democratici e repubblicani a compattarsi
sull'agenda diplomatica della sua amministrazione. Obama è tornato ad offrire
il suo volto ecumenico sottolineando l'importanza di una festività che accomuna
cristiani ed ebrei: «Sono due feste differenti con tradizioni proprie molto
diverse, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco della stessa settimana:
costituiscono entrambe un momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione
per riflettere più a fondo sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri,
non importa chi siamo, da dove veniamo e qual è la nostra fede». Intanto, ieri
la Federal deposit insurance corporation, l'authority di settore, ha annunciato
il fallimento della New Frontier Bank, uno dei principali istituti di credito
del Colorado. Si tratta della vittima numero 23 di una lunga sequenza iniziata
nel 2007. Una notizia preoccupante che offusca il cauto ottimismo di Obama, che venerdì sera si era detto fiducioso sulla stabilizzazione
della crisi finanziaria e sulla ripresa dell'economia. E smentisce le frettolose
anticipazioni sui risultati dello «stress test» a cui è stata sottoposta la
prima linea del credito federale. La verifica si concluderà a fine mese. Ma ha
già innescato il pericolo di una ricaduta per l'intero settore.
( da "Stampaweb, La"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
ROMA La prima come
sempre litaliano e lultima come sempre il latino, e tra queste 61
lingue del mondo: rispettando la tradizione il Papa ha fatto gli auguri di
Pasqua in tantissimi idiomi del mondo, dopo il messaggio "Urbi et
orbi" (alla città e al mondo) trasmesso in mondovisione. Oltre alle più diffuse lingue
europee, Benedetto XVI ha formulato gli auguri tra laltro
in turco, suhaili, samoano, armeno, urdu, mongolo. Inoltre, nella Messa
pasquale di questa mattina, il Papa ha introdotto una innovazione: ha pronunciato lomelia,
che invece solitamente i Papi non tenevano in questa particolare Messa, dopo la
lunga veglia della notte. «Eliminare ciò che è vecchio per fare spazio al nuovo»: è questo che ha spiegato.
«Sappiamo - ha ricordato Ratzinger - che Cristo è veramente risorto dai morti.
Sì, proprio questo il nucleo fondamentale della nostra professione di fede; è
questo il grido di vittoria che tutti oggi ci unisce. E se Gesù è risorto, e
dunque è vivo, chi mai potrà separarci da lui? Chi mai potrà privarci del suo
amore che ha vinto lodio e ha sconfitto la morte?».
«Lannuncio della Pasqua - ha continuato il Papa - si espanda nel mondo
con il gioioso canto dellAlleluia. Cantiamolo con le labbra, cantiamolo
soprattutto con il cuore e con la vita, con uno stile di vita "azzimo", cioè semplice,
umile, e fecondo di azioni buone. Il Risorto ci precede e ci accompagna per le
strade del mondo. Lui la nostra speranza, è Lui la pace vera del mondo». Prima
della Messa Benedetto XVI ha rispettato lantica tradizione del Resurrexit, invocando la
risurrezione di Cristo davanti allicona del volto del
Signore conservata nel Santuario della Scala Santa a Roma. Una immagine
"acherotipa", cioè non dipinta da mano umana. Benedetto XVI, dopo la
Messa, ha lasciato il sagrato
per salire sulla loggia delle benedizioni, da dove ha pronunciato il messaggio
«Urbi et orbi». Piazza San Pietro e via della Conciliazione erano affollati da
oltre centomila fedeli. Il Papa si è rivolto alle popolazioni sfollate dellAbruzzo,
e augura loro uno
speciale augurio di giustizia, solidarietà e pace. «Buona Pasqua a voi, uomini
e donne d'Italia, in particolare a quanti soffrono a causa del terremoto», ha
detto il Papa al momento dei saluti in lingua. «Il Cristo risuscitato - ha
proseguito dopo una pausa per gli applausi della folla di fedeli - guidi tutti
su sentieri di giustizia, di solidarietà e di pace e ispiri a ciascuno la
saggezza e il coraggio necessari per proseguire uniti nella costruzione di un
futuro aperto alla speranza». Benedetto XVI ha anche ricordato quelle
popolazioni che viviamo tempi difficili, funestati da vecchie e nuove povertà, crisi finanziaria, violenze, guerre e terrorismo. «Dalla Terrasanta, - ha detto
dopo aver parlato del suo prossimo viaggio - poi, lo sguardo si allargherà sui
Paesi limitrofi, sul Medio Oriente, sul mondo intero. In un tempo di globale
scarsità di cibo, di scompiglio finanziario, di povertà antiche e nuove,
di cambiamenti climatici preoccupanti, di violenze e miseria che costringono
molti a lasciare la propria terra in cerca di una meno incerta sopravvivenza,
di terrorismo sempre minaccioso, di paure crescenti di fronte allincertezza
del domani, - ha aggiunto - è urgente riscoprire prospettive capaci di ridare
speranza». Dopo lintensa settimana di celebrazioni liturgiche concluse con le celebrazioni
pasquali, oggi, il Papa si trasferisce nel pomeriggio, attorno alle 16.30,
nella residenza di Castel Gandolfo, sui colli albani, per qualche giorno di
riposo. Da lì, domani a mezzogiorno, reciterà il "regina coeli",
preghiera che, da Pasqua a Pentecoste, sostituisce lAngelus.
( da "Gazzettino, Il (Rovigo)"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
La compravendita
cala del 15 per cento Le famiglie temono di indebitarsi in questo momento
Domenica 12 Aprile 2009, Il mercato immobiliare è in crisi. Non sembra essere una novità. La crisi finanziaria
che sta colpendo il Paese sta evidenziando un calo nelle compravendite di case
di molti punti percentuali rispetto a qualche anno fa. Resta da capire se la
causa è da attribuirsi ai prezzi, al costo della vita, alla difficoltà di
accesso al credito o piuttosto ad un'influenza psicologica negativa
sulle famiglie di una congiuntura economica annunciata, dichiarata e temuta da
tutti. La gente ha paura di spendere, non tanto perché ha meno soldi rispetto a
prima, ma perché si è convinta che il peggio debba ancora venire e a titolo
preventivo cerca di risparmiare. Soprattutto ha il terrore di indebitarsi. La
contrazione del mercato immobiliare però c'è nei dati e supera, per il Nord
Italia, il 15 per cento, anche se bisognerebbe leggerla e approfondirla da un
punto di vista diverso rispetto solo ai numeri. Se si guardano le quotazioni,
ossia il valore delle case a metro quadro, in provincia di Rovigo ad esempio
non sono modificate di molto, a significare che non ci sono stati aumenti di
prezzo né tantomeno cali. Il problema di una stagnazione del settore è da
imputare piuttosto ai tempi dilatati di tutta l'operazione di vendita o
acquisto. L'immobile cioè che un tempo si vendeva nel giro di un paio di mesi,
oggi purtroppo si fa in sei o otto mesi. Secondo l'osservatorio della direzione
centrale dell'Agenzia del Territorio (il vecchio catasto per intenderci)
abbiamo assistito fino al secondo semestre del 2006 ad una grande espansione
del mercato residenziale, la cui conclusione si è accentuata nel 2008 per una
serie di fattori che hanno contribuito al raffreddamento delle compravendite. E
mette tra i principali motivi il rialzo dei tassi di interesse e il gap tra
domanda effettiva e livello dei prezzi delle abitazioni. Successivamente, nel
corso del
( da "Gazzettino, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Domenica 12 Aprile
2009, WASHINGTON A poco più di 80 giorni dalla sua uscita dalla Casa Bianca,
l'ex presidente George W. Bush si appresta a tornare sulla scena pubblica
americana per presentare, nel "suo" Texas, la fondazione che porterà
il suo nome, "George W. Bush Policy Institute". L'ex presidente terrà
la prima riunione del suo istituto a Dallas dove si è trasferito con la moglie
Laura. Saranno presenti alcuni dei collaboratori più fidati come l'ex
segretaria di Stato Condoleezza Rice, o Michael Gerson che dal 2001 al
( da "Gazzettino, Il"
del 12-04-2009)
Argomenti: Crisi
Fallisce la New
Frontier Bank Domenica 12 Aprile 2009, La crisi colpisce
altre due banche americane facendo arrivare a 23 il numero degli istituti
costretti a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Le autorità hanno
chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a
questa parte, dal 1993, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del
Colorado. La prima, Cape Fear Bank, poteva contare su asset per 492 milioni di
dollari e 403 milioni di dollari di depositi, ed è quindi un istituto di taglia
ben più piccola rispetto a New Frontier che totalizzava asset per due miliardi
di dollari e depositi per circa 1,5 miliardi. Così, il tracollo di New Frontier
rappresenta anche il maggior fallimento di quest'anno per un gruppo bancario
americano dopo che, finora, in testa alla classifica c'era
la californiana Merced Bank, che contava asset per 1,7 miliardi. Il collasso di
New Frontier's costerà alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio
della crisi
finanziaria innescata dai mutui subprime nel
2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a chiudere i battenti.