CENACOLO
DEI COGITANTI |
Un Legnano dai due volti
( da "Gazzetta di Reggio"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a gennaio il capitano del Legnano
poi la crisi finanziaria della società ha indotto il presidente Resta a cederlo
alla Ternana. «Una scelta dettata da motivi economici - commenta - dato che ero
il giocatore che avevo più mercato». Che Legnano troverà la Reggiana? «Una
squadra giovane ma con ragazzi molto bravi tecnicamente, allenati da un tecnico
preparato come Attilio Lombardo.
Daniele Lazzeri, lezione
alla Cattolica ( da "Trentino"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Riflessioni sulla crisi finanziaria
e analisi delle prospettive future". La rilevanza deriva dalla
partecipazione alla tavola rotonda di Daniele Lazzeri dell'associazione
culturale "Vox Populi", in qualità di relatore assieme al professor Gilberto
Borzini (docente di Marketing e organizzazione aziendale), Augusto Grandi
(giornalista del Sole 24 Ore)
diciamolochiaro ha detto:
Babe ti rispondo io su Solbes. Un quotidiano spagnolo ha titolato
"Zapatero se encarga de la economia" (piu' o meno) cioè in pratica la
politica prudente ( da "KataWeb
News" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Gli errori di banche e
autorità ( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ritenere opportuno abbassare i
tassi e creare liquidità aggiuntiva perché il problema del momento era
l'inflazione, non la crisi finanziaria. Ebbene, solo due giorni dopo, il
mercato interbancario si è bloccato e la Fed è stata costretta a creare 24
miliardi di dollari di nuova liquidità. Per certi versi, oggi risulta ancora
più eclatante il successivo l'errore di tempismo della Bce.
crisi alla gazzarrini, si
va verso il concordato ( da "Tirreno,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la rigidità
delle banche in questa fase ci ha trovati proprio in un momento in cui venivamo
da importanti investimenti e quindi eravamo fortemente indebitati. In due anni
abbiamo cambiato sede, creato nuove linee e messo a punto progetti e proprio
questa crescita esponenziale, nel giro di pochi anni,
il fondo anticrisi per
aiutare chi paga l'affitto o il mutuo
( da "Nuova Venezia, La"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: cerca di far credere che la crisi
finanziaria ed economica, iniziata nell'ottobre scorso, è già finita. La realtà
è che si sta aggravando, con un aumento esponenziale non solo del ricorso alla
cassa integrazione, in deroga e non in deroga, ma anche di iscrizioni alle
liste di disoccupazione, tanto a Porto Marghera che nel resto della provincia
di Venezia»
Il vescovo davanti alla
Croce: non rassegniamoci al buio ( da "Libertà"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Eravamo già preoccupati per la
crisi finanziaria e economica che ha ormai raggiunto anche la nostra realtà.
Ora a questa preoccupazione si aggiunge, come un pesante macigno, il tragico
evento del terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo, con le tante vittime e le
ingenti distruzioni.
Riti di Pasqua all'insegna
della solidarietà ( da "Adige,
L'" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Vi sono varie altre iniziative che
la fede cristiana spinge a promuovere sia di fronte al disagio psichico come a
quello relazionale e materiale, compresi i fondi di sostegno alle famiglie in
difficoltà per la crisi finanziaria mondiale». 11/04/2009
Don Mazzolari e il segno
pasquale GIORGIO LUNELLI ( da "Adige,
L'" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: convivere con gli effetti di una
crisi finanziaria provocata dallo scellerato agire di pochi e potenti circuiti
finanziari globali. Cinquant'anni dopo, credo non sia difficile comprendere
dove, e con chi, don Mazzolari si sarebbe schierato con la forza della fede e
la determinazione di un «povero prete di campagna» che però - per citare papa
Montini - aveva il passo lungo dei profeti.
un nuovo colpo per 20
lanifici pratesi ( da "Tirreno,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria e la rigidità
delle banche in questa fase ci ha trovati proprio in un momento in cui venivamo
da importanti investimenti e quindi eravamo fortemente indebitati. In due anni
abbiamo cambiato sede, creato nuove linee e messo a punto progetti e proprio
questa crescita esponenziale, nel giro di pochi anni,
"Ora la recessione
inizia ad allentarsi" ( da "Stampa,
La" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: gli effetti della crisi finanziaria
sull'economia mondiale si stanno manifestando con virulenza». L'Italia è
entrata in recessione già nel 2008, «unica tra i paesi maggiori dell'area
euro»; il numero dei senza lavoro «al netto dei fattori stagionali è in crescita
quasi ininterrottamente dal terzo trimestre del 2007» e le domande di indennità
di disoccupazione presentate all'
Intravedo barlumi di
speranza ( da "Stampa,
La" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia e della stabilizzazione
dei mercati finanziari. Proprio lo stato di salute di questi ultimi e delle
banche sono stati oggetto dell'incontro fra Obama e la sua squadra economica,
composta dal segretario al Tesoro Timothy Geithner, il presidente della Fed Ben
Bernanke e il top advisor della Casa Bianca Lawrence Summers.
Una popolazione di 65
milioni, un'economia fondata sull'export
( da "Manifesto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria asiatica del
La Brawn è costata una
sterlina ( da "Manifesto,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: ritiratasi dal circus per gli
effetti della crisi finanziaria) abbia ceduto la scuderia al suo ex direttore
sportivo, Ross Brawn, per una cifra simbolica. «La priorità - ha affermato un
dirigente del colosso nipponico - era quella di vendere la scuderia a condizione
che l'attività in F1 proseguisse, il prezzo non era un problema.
di CRISTINA LORENZI
CARRARA AMERICA OGGI: ( da "Nazione,
La (Massa - Carrara)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: elezione di Barak Obama con la sua
scia di speranze e rinnovamento e la crisi finanziaria. Gli Usa sono sempre
stati una componente trainante del nostro modo di vivere. Con-Vivere punterà ad
analizzare il nuovo continente sotto tanti diversi aspetti. Bodei ha immaginato
una scansione del festival secondo luoghi simbolo.
TRENTOTTO proposte
concrete per aiutare le piccole imprese, vale a dire il 99,4% ...
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a schivare i colpi della crisi
finanziaria e della stretta creditizia, e per rilanciare la crescita e la
competitività del Paese. Una terapia d'urto fatta di misure immediate per
ridare ossigeno alle piccole imprese e interventi strutturali per semplificare
l'attività imprenditoriale e assicurarne la continuità.
Bankitalia: crisi più
lenta Niente fiducia senza lavoro
( da "Unita, L'" del
11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Bankitalia: crisi più lenta Niente
fiducia senza lavoro BIANCA DI GIOVANNI La crisi finanziaria è diventata
inesorabilmente «mal di lavoro». Il numero di disoccupati «è in crescita quasi
ininterrottamente dal terzo trimestre del 2007». Molto prima che si evidenziasse
l'uragano.
Bonus auto in attesa di
credito ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Per il mercato italiano dell'auto,
erano i primi segnali della crisi finanziaria, poi acuitasi nei mesi successivi
fino a toccare l'economia reale. Il che,nel caso dell'auto,si è tradotto a fine
anno in un calo del 13% nelle vendite rispetto al 2007 (che però aveva segnato
il record assoluto, sfiorando quota due milioni e mezzo).
Il New Mexico cita
UniCredit ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: crisi finanziaria. Gli investimenti
sono stati realizzati dai due fondi pensione New Mexico Educational Retirement
Board e dallo State of New Mexico Investment Council. Foy afferma di essere
stato sino al marzo 2008 responsabile investimenti del primo fondo e sostiene
che Vanderbilt avrebbe «surrettiziamente indotto » i due fondi pensione a
investire 90 milioni di dollari in propri
Parigi rivaluta le zone
intorno agli aeroporti ( da "Sole
24 Ore, Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nonostante la crisi finanziaria,
nel 2008 la regione si è affermata come il secondo mercato immobiliare
dell'Europa con 8,4 miliardi di euro di investimenti (ma l'anno prima erano
stati 20,4 miliardi), di cui il 41% con capitali esteri. Negli anni d'oro, dal
2003 al 2007, il rendimento immobiliare dell'area era del 13,
Pezzoni:
Argomenti:
Crisi
Abstract: La crisi finanziaria internazionale
ha sicuramente comportato una riduzione del credito disponibile a fronte della
sparizione improvvisa e totale di quantità significative di liquidità virtuale.
Il sistema delle banche del nostro Paese è stato colpito meno di altri da
questa contrazione dei livelli di liquidità.
Ubi Banca, da sorveglianza
ok al bilancio ( da "Corriere
del Mezzogiorno" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: FINANZIARIA GARGANO, PLAUSO DEL
SINDACO DI MANFREDONIA. «È la migliore risposta che le imprese del nostro
territorio potessero dare alla crisi finanziaria e alle sue pesanti conseguenze
sulle loro capacità di produrre e creare lavoro». È il commento del sindaco di
Manfredonia, Paolo Campo, alla notizia della costituzione della Finanziaria
Gargano SPA,
Obama: ripresa, barlumi di
speranza E la Fed
Argomenti:
Crisi
Abstract: sviluppi della crisi finanziaria ed
economica, Barack Obama ha dichiarato per la prima volta di intravedere
«barlumi di speranza». Pur ammonendo che la situazione «rimane severamente
stressata» e non si possono fare previsioni, il presidente ha detto di aver
riscontrato «progressi» su alcuni fronti e ha annunciato senza precisarli
«provvedimenti addizionali nelle prossime settimane»
Spiragli anche da
Bankitalia e Ocse ( da "Corriere
della Sera" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: della crisi finanziaria mondiale si
stanno manifestando «con virulenza», ma si intravedono alcuni segnali, tutti da
verificare, di un «possibile rallentamento» della caduta produttiva e dei
consumi, a partire dagli Usa. Riprendendo le caute affermazioni fatte dal
governatore Mario Draghi in occasione dell'Ecofin di Praga («Ci sono segnali di
un rallentamento del deterioramento dell'
Bomba in Iraq. E Obama
chiede 83 miliardi per la guerra ( da "Giorno,
Il (Milano)" del 11-04-2009) + 1 altra fonte
Argomenti:
Crisi
Abstract: in piena crisi finanziaria, anche
se ieri sera Obama ha annunciato «barlumi di speranza» per l'economia. Un
attentatore suicida, alla guida di un camion carico di una tonnellata di
esplosivo, ha causato ieri la morte di cinque soldati americani e due iracheni
a Mossul, la città nel Nord dell'Iraq dove Al Qaeda continua a resistere all'
Bankitalia:
Argomenti:
Crisi
Abstract: quel tanto che basta però alla
Banca d'Italia per osservare che sì, gli effetti della crisi finanziaria
sull'economia «si stanno manifestando con virulenza», tuttavia «si intravedono
alcuni segnali di allentamento della forza della recessione». Segnali legati
anche al possibile rallentamento della caduta produttiva degli Stati Uniti.
E cala il sipario sui
bonus dei banchieri ( da "Corriere
della Sera" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: tra crisi finanziaria, crolli di
Borsa e aiuti di Stato, di farsi sentire in qualche modo sulla classifica delle
retribuzioni al top management. Con l'azzeramento o il ridimesionamento dei
bonus a molti banchieri, infatti, nella lista dei più pagati manager delle
società quotate italiane il 2008 è stato l'anno del «sorpasso»
Bankitalia:
Argomenti:
Crisi
Abstract: quel tanto che basta però alla
Banca d'Italia per osservare che sì, gli effetti della crisi finanziaria
sull'economia «si stanno manifestando con virulenza», tuttavia «si intravedono
alcuni segnali di allentamento della forza della recessione». Segnali legati
anche al possibile rallentamento della caduta produttiva degli Stati Uniti.
MARIO DRAGHI, Governatore
della Banca d'Italia, durante l'Ecofin inform...
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 11-04-2009) + 2 altre fonti
Argomenti:
Crisi
Abstract: travolto dalla crisi finanziaria.
Con realismo, però, via Nazionale conferma anche che qualcosa si sta muovendo.
Molti indicatori, nelle ultime settimane, portano nella stessa direzione: a
marzo, per esempio, l'euro-coin indicatore che fornisce una stima mensile «in tempo
reale» della crescita del Pil nell'area euro ha interrotto la lunga caduta
inziata nel luglio dello scorso anno.
Bomba in Iraq. E Obama
chiede 83 miliardi per la guerra ( da "Nazione,
La (Firenze)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: in piena crisi finanziaria, anche
se ieri sera Obama ha annunciato «barlumi di speranza» per l'economia. Un
attentatore suicida, alla guida di un camion carico di una tonnellata di
esplosivo, ha causato ieri la morte di cinque soldati americani e due iracheni
a Mossul, la città nel Nord dell'Iraq dove Al Qaeda continua a resistere all'
Obama perde tutte le
guerre (per fortuna finte) con la Cina
( da "Giornale.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: avevano previsto la forza
dirompente del nuovo terrorismo impersonato da Bin Laden e le potenzialità
destabilizzanti di una crisi finanziaria. Certo, il crash dei subprime non è
frutto di un sabotaggio internazionale, bensì dell'avida insipienza delle
banche americane, ma il Pentagono ha imparato la lezione e per la prima volta
ha simulato un gioco di guerra esclusivamente economico.
Il valzer dei direttori: e
l'addio diventa una gag ( da "Giornale.it,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: seguiva un elenco sterminato di
cose buone fatte dal suo giornale («Il racconto della crisi finanziaria è stato
esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per tutti:
il presidente Giancarlo Cerutti, l?amministratore delegato Claudio Calabi, e
però anche l?ex amministratore Innocenzo Cipolletta, e però anche l?
Con la provvista più cara
gli spread si adeguano ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: non finisce interamente nelle
tasche delle banche: «Per effetto della crisi finanziaria – osserva Gianfranco
Torriero, direttore centrale dell'Abi – nell'ultimo anno il costo effettivo
della raccolta è aumentato in misura notevole e i tassi interbancari non sono
più un parametro così affidabile per misurare il prezzo reale della provvista».
Il ritorno dei bond
convertibili ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: «Quando è scoppiata la crisi
finanziaria globale i mercati erano in preda al panico e si sono verificati
notevoli errori di valutazione, che hanno visto ignorati i fondamentali
dell'equity e la qualità del credito delle società emittenti» spiega Léonard
Vinville, gestore del M&G Global Convertibles Fund.
Hedge per tutti? È già una
realtà ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: complice anche la crisi finanziaria
internazionale che ha spostato le attenzioni delle autorità verso altre
problematiche. Ma mentre in Italia si discuteva, a livello internazionale il
Cesr (comitato europeo dei regulator) nel giugno del 2007 concedeva il passaporto
Ucits III anche ai fondi che hanno l'obiettivo di replicare la performance
degli indici hedge investibili.
Le banche? Guadagna(va)no
molto per l'ignoranza dei clienti
( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: generalmente molto più informati di
quelli di servizi finanziari. Certo è che la grande crisi finanziaria sta
rappresentando – forse senza possibilità di ritorno – una svolta nella
redditività delle banche. Il drastico calo dei profitti non sembra dovuto a una
presa di coscienza da parte dei risparmiatori dello scarso valore aggiunto
ottenuto in cambio dei costi pagati.
Italia, un mercato col
freno tirato ( da "Sole
24 Ore, Il (Plus)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: elevata tassazione e dalla notifica
L a crisi finanziaria americana ha riportato a Londra il mercato delle aste e
fatto registrare la prima flessione dei prezzi dopo sette anni di crescita
ininterrotta, secondo l'analisi annuale di Artprice. Il tasso d'invenduto è
balzato al 37,8% nel 2008 con picchi del 45% a partire da ottobre.
Altre due banche americane
falliscono: la Cape Fear Bank e la New Frontier Bank
( da "Rai News 24" del
11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: New Frontier Bank Wall Street
Ancora due banche americane travolte dalla crisi finanziaria. Il primo istituto
chiuso dalle autorità è Cape Fear Bank il primo a fallire in North Carolina dal
1993. Poi l'annuncio della chiusura della New Frontier Bank, importante
istituto di credito regionale del Colorado, che diventa cosi' la maggiore banca
a fallire quest'anno negli Stati Uniti.
Crisi Usa. Obama: barlumi
di speranza ( da "AmericaOggi
Online" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: economia e della stabilizzazione
dei mercati finanziari. Proprio lo stato di salute di questi ultimi e delle
banche, alle prese con gli stress test, sono stati oggetto dell'incontro fra
Obama e la sua squadra economica, composta dal segretario al Tesoro Timothy
Geithner, il presidente della Fed Ben Bernanke e il top advisor della Casa
Bianca Lawrence Summers.
agentediviaggi ha detto:
Non c'è niente da fare, lo dico con rammarico ma l'Italia è come la Torre di
Pisa, è un paese in stabilità precaria perenne ma si tiene cmq in piedi.
( da "KataWeb News" del
11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
ASEAN/ CRISI ECONOMICA
DOMINERÀ VERTICE IN THAILANDIA ( da "Wall
Street Italia" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo la crisi finanziaria del
1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore
posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo
economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la
regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie
industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti"
Asean/ Crisi economica
dominerà vertice in Thailandia ( da "Virgilio
Notizie" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: dopo la crisi finanziaria del
1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi in una migliore
posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo
economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per la
regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie
industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti"
Argomenti:
Crisi
Abstract: ritenere opportuno abbassare i
tassi e creare liquidità aggiuntiva perché il problema del momento era
l'inflazione, non la crisi finanziaria. Ebbene, solo due giorni dopo, il
mercato interbancario si è bloccato e la Fed è stata costretta a creare 24 miliardi
di dollari di nuova liquidità. Per certi versi, oggi risulta ancora più
eclatante il successivo l'errore di tempismo della Bce.
Qualcosa sta cambiando...
( da "Affari Italiani (Online)"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Crisi/ Virgin Mobile paga la
bolletta ai clienti in difficoltà: qualcosa sta cambiando nel modo di fare
affari, non solo negli Usa Sabato 11.04.2009 11:57 Gli effetti della crisi
finanziaria mondiale sull'economia reale "si stanno manifestando con
virulenza", secondo quanto riporta anche Banca d'Italia nel suo ultimo
Bollettino Economico,
babelick ha detto: intanto
noi siamo ancora in piedi.gli altri si fanno i solidi ed i progreditti e poi
chiudono baracca.certo agente che ce la chiamiamo proprio...eppoi i dati neg
( da "KataWeb News" del
11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
Il valzer dei
direttori,... ( da "Giornale.it,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: seguiva un elenco sterminato di
cose buone fatte dal suo giornale («Il racconto della crisi finanziaria è stato
esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per tutti:
il presidente Giancarlo Cerutti, l?amministratore delegato Claudio Calabi, e
però anche l?ex amministratore Innocenzo Cipolletta, e però anche l?
Turismo: l'incoming è in
flessione ( da "Denaro,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: attuale crisi finanziaria, vi è la
tendenza a prenotare all'ultimo momento. Per quanto riguarda il turismo
interno, Lajimi ha detto che si vuole incrementarlo dall'attuale 7,5 al 15 per
cento. A suo avviso uno dei principali ostali verso tale traguardo è
l'adozione, da parte degli albergatori tunisini, della tariffa individuale
anzichè di quella per camera.
"Spiegel":
pronti 200 miliardi per bad bank in Germania
( da "Velino.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: istituito nello scorso autunno a
Francoforte sul Meno per arginare le conseguenze della crisi finanziaria
internazionale. Il progetto trapelato sullo Spiegel scarta l?ipotesi di una bad
bank centrale per “segregare” i titoli tossici a carico del Tesoro federale e
prevede invece la possibilità per ogni singola banca di allocare le “
Già 500 gli iscritti alla
Corsa per Haiti ( da "Gazzettino,
Il (Udine)" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Abbiamo dovuto fare i conti con una
crisi finanziaria diffusa, che ci ha subito colpiti, riducendo le risorse sulle
quali potevano contare sino all'anno scorso. Ci siamo comunque adeguati e non
deluderemo le aspettative». Oltre alla "Corsa per Haiti" vera e
propria, si svolgeranno diverse manifestazioni di contorno, cominciando da
quelle dedicate ai podisti (
Valzer dei direttori,
l'addio... ( da "Giornale.it,
Il" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: seguiva un elenco sterminato di
cose buone fatte dal suo giornale («Il racconto della crisi finanziaria è stato
esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per tutti:
il presidente Giancarlo Cerutti, l?amministratore delegato Claudio Calabi, e
però anche l?ex amministratore Innocenzo Cipolletta, e però anche l?
Usa/ Obama: nessun Paese
può risolvere da solo problemi ( da "Virgilio
Notizie" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Nessun Paese può risolvere da solo
le sfide derivanti dalla crisi finanziaria, dai cambiamenti climatici e delle
armi nucleari: lo ha affermato Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel
suo discorso radiofonico settimanale, nel quale ha lanciato appello a un fronte
unito delle nazioni come già avvenuto nel vertice del G20 di Londra.
CRISI: USA, FALLITE ALTRE
2 BANCHE,23 SPARITE DA INIZIO 2009
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dallo scoppio della crisi
finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere. La crisi ha falcidiato in breve tempo
decine di banche, tra cui il gigante Lehman Brothers, spazzandone via 25 nel
2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.
UNICREDIT CITATA PER 360
MILIONI DI DOLLARI NEGLI STATI UNITI
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa della crisi finanziaria.
"Allo stato attuale risulta prematura anche solo una prima valutazione
degli effetti economici che potrebbero scaturire dal procedimento in
esame", conclude l'annotazione di Unicredit. "Inoltre, l'atto di
citazione, che non risulta notificato in maniera corretta alle società del
gruppo,
Unicredit citata per 360
milioni di dollari negli Stati Uniti
( da "Reuters Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: a causa della crisi finanziaria.
"Allo stato attuale risulta prematura anche solo una prima valutazione
degli effetti economici che potrebbero scaturire dal procedimento in
esame", conclude l'annotazione di Unicredit. "Inoltre, l'atto di citazione,
che non risulta notificato in maniera corretta alle società del gruppo,
Crisi: Usa, fallite altre
2 banche,23 sparite da inizio 2009
( da "Trend-online" del
11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: Dallo scoppio della crisi finanziaria
innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane
costrette a chiudere. La crisi ha falcidiato in breve tempo decine di banche,
tra cui il gigante Lehman Brothers, spazzandone via 25 nel 2008 e 23 solo in
questi primi mesi del 2009.
neurolittico ha detto: In
momenti storici lontani nel tempo, e ancora oggi nella tragedia d'Abruzzo, gli
italiani hanno sempre testimoniato nello stesso modo che i "sentimenti di
p ( da "KataWeb
News" del 11-04-2009)
Argomenti:
Crisi
Abstract: incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà,
( da "Gazzetta di Reggio"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
«Un Legnano dai due
volti» Il doppio ex Bertoli: «In casa trova sicurezza» REGGIO. Matteo Bertoli,
26 anni, difensore ai tempi della Reggiana di Adriano Cadregari, è stato fino a gennaio il capitano del Legnano poi la crisi finanziaria della società ha
indotto il presidente Resta a cederlo alla Ternana. «Una scelta dettata da
motivi economici - commenta - dato che ero il giocatore che avevo più mercato».
Che Legnano troverà la Reggiana? «Una squadra giovane ma con ragazzi molto
bravi tecnicamente, allenati da un tecnico preparato come Attilio Lombardo.
Una squadra interessante che ha un solo difetto: l'esperienza». Anche nella
gara d'andata al Giglio ha mostrato queste difficoltà. «In effetti la sconfitta
è maturata da alcune ingenuità». Chi sono i giovani di maggior talento? «A
parte il conosciuto Nizzetto direi Bosi ma anche attaccanti come Virdis e Comi
sono di valore». Un Legnano che sa trasformarsi tra le mura amiche. «Al Mari la
squadra ha maggiore confidenza, si sente più sicura e riesce a giocare con la
giusta aggressività». E' uno stadio anche particolare. «Le misure del campo
sono regolamentari ma il fatto di avere la recinzione a stretto contatto con il
terreno di gioco offre più sicurezza ai lilla che si sentono più uniti e compatti».
Come vede la sfida con la Reggiana? «La squadra granata si sta confermando una
buona squadra e si potrebbe pensare che in questa partita sia favorita ma tutto
sommato non è così. E' vero che ha un organico di maggior livello tecnico ma è
una sfida aperta a qualsiasi risultato. In schedina è una partita da tripla».
Il pubblico ha un'incidenza? «Non è numeroso ma si fa sentire. Sono sportivi e
tranquilli sia con la squadra ospite che con il Legnano. Non è una tifoseria
che intimorisce. Offre un aiuto ai lilla ma non è come giocare al Giglio». E la
società ha risolto i problemi? «Sono in regola e hanno rispwttato tutto, anche
se sono stati costretti a fare dei sacrifici a livello di mercato».
( da "Trentino" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Daniele Lazzeri,
lezione alla Cattolica Lo scrittore perginese ha parlato di crisi
economica PERGINE. La crisi economica è il tema
d'attualità di questi mesi. Tra i vari dibattiti che si susseguono a livello
nazionale ed internazionale, ne va segnalato uno, svoltosi all'Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dal titolo "Dove va l'economia? Riflessioni sulla crisi finanziaria e analisi delle prospettive future". La rilevanza deriva
dalla partecipazione alla tavola rotonda di Daniele Lazzeri dell'associazione
culturale "Vox Populi", in qualità di relatore assieme al professor
Gilberto Borzini (docente di Marketing e organizzazione aziendale), Augusto
Grandi (giornalista del Sole 24 Ore) e Lino Guaglianone (consulente
aziendale). Il coinvolgimento dello scrittore perginese all'evento risiede
nell'interesse suscitato per un articolo pubblicato tre anni fa su un quotidiano
nazionale, nel quale Daniele Lazzeri anticipava dettagliatamente l'imminente
arrivo della crisi finanziaria e le dinamiche del suo
sviluppo. Un'intuizione avvenuta in tempi non sospetti che evidentemente ha
solleticato l'interesse degli organizzatori. (g.f.)
( da "KataWeb News"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 98 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle
calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha
gettato anche la Spagna in una crisi profonda:
crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un
dato che riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era
stato gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli
d'identità di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una
«quota» minima mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono
saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per
la Spagna di 46 milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%,
il governo ha cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria»
presentata a dicembre prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Bresciaoggi(Abbonati)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Sabato 11 Aprile
2009 ECONOMIA Pagina 35 «Gli errori di banche e autorità» La crisi
ha potuto maturare e assumere la dimensione attuale anche per i molti errori e
ritardi delle autorità e dei vertici delle banche. Autorità e regolamentazione.
Bastano due episodi poco noti, ma eloquenti. Il primo riguarda l'attività di
Fannie Mae and Freddie Mac, i pilastri dell'offerta di mutui-casa alle famiglie
americane. Nel 2006, dopo avere scoperto un errore contabile di oltre 11
miliardi di dollari, le autorità statunitensi hanno imposto limiti severi alla
loro attività. Ebbene, il primo marzo del 2008 quei limiti sono stati rimossi,
con una decisione tanto inspiegabile quanto dissennata: solo sei mesi dopo,
avendo ormai perso il capitale, le due agenzie dovevano essere nazionalizzate.
Il secondo episodio riguarda la regolamentazione della finanza in generale. Nel
marzo del 2007, proprio quando la crisi ha preso corpo
con il fallimento di New Financial Century, le autorità statunitensi hanno
accusato esplicitamente la legge Sarbanes-Oxley - introdotta all'indomani dei
fallimenti-scandali Enron, Worldcom, etc. - di rendere la finanza e la Borsa
Usa non competitive rispetto a quelle inglesi. Lo stesso ministero del Tesoro
ha organizzato un incontro stampa nel quale John Thain, allora presidente del
New York Stock Exchange, imputava proprio a quella legge il fatto che solo 2
delle 25 offerte pubblico d'acquisto del 2006 fossero state lanciate negli USA.
Il messaggio era chiaro: la massiccia deregolamentazione dell'ultimo quarto di
secolo non bastava, c'erano ancora troppe regole. Tale convinzione veniva formalizzata
nel Blueprint for a Modernized Financial Regulatory Structure pubblicato dal
ministero del Tesoro Usa il 31 marzo 2008. Oggi quel passo appare ancora più
incomprensibile. Autorità e politica monetaria. Il 7 agosto 2007, la Fed ha
dichiarato di non ritenere opportuno abbassare i tassi e
creare liquidità aggiuntiva perché il problema del momento era l'inflazione,
non la crisi finanziaria.
Ebbene, solo due giorni dopo, il mercato interbancario si è bloccato e la Fed è
stata costretta a creare 24 miliardi di dollari di nuova liquidità. Per certi
versi, oggi risulta ancora più eclatante il successivo l'errore di tempismo
della Bce. La crisi è diventata esplicita nel
marzo 2007; nella prima parte del 2008, oltre al fallimento di Bear Stearns,
sono emerse le colossali perdite di HSBC, Citigroup, Merril Lynch, UBS e
Unicredit. Pertanto, a luglio 2008 il problema da attaccare non poteva essere
più chiaro nella sua natura e drammaticità. Nonostante questo, e nonostante il
fatto che le banche centrali di Inghilterra e USA abbiano ormai già ridotto i
propri tassi, rispettivamente, tre e sette volte in successione, la Bce ha
fatto il contrario. Misurazione del rischio. Per dare un'idea dell'enormità del
problema di misurazione del rischio basta citare due dati. A gennaio 2008,
esistevano solo 12 aziende con rating AAA; in quello stesso mese, però, ben
64.000 strumenti di finanza strutturata - incluse le (ora) tristemente note
obbligazioni garantite da mutui subprime - si potevano fregiare di tale rating.
I manager (e le autorità) credevano che la cartolarizzazione avrebbe spostato
tutto il rischio dal sistema bancario - che origina i prestiti - agli
investitori finali. Anche qui, però, l'abbaglio è stato colossale: spesso il
rischio veniva passato a un'altra banca o rimaneva all'interno della cedente
perché acquisito da un'altra sua divisione o connesso a un derivato. Quando i
prestiti hanno iniziato ad andare in default, le perdite si sono abbattute in
gran parte su un sistema bancario che ha dovuto fare i conti con i propri
errori di risk management.
( da "Tirreno, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Empoli
Crisi alla Gazzarrini, si va verso il concordato Non rinnovati i contratti a
termine e perdite elevate per i fornitori EMPOLI. Un fulmine a ciel sereno ha
colpito un'azienda emergente dell'Empolese. E' partita la richiesta di
concordato presentata dall'azienda di abbigliamento Piero Gazzarrini. I crediti
vantati nei confronti della Spa ammonterebbero ad alcune centinaia di migliaia
di euro. «Ci è arrivata la sorpresa di Pasqua». Eccolo il commento che ieri
girava tra i fornitori di una delle realtà, fino a poche settimane fa, più
promettenti della moda "made in Toscana". La notizia della
presentazione del concordato dall'azienda produttrice delle linee
"Gazzarrini uomo" e "G1" è arrivata per posta tra giovedì e
ieri. E dagli addetti ai lavori, con le dovute proporzioni, è stata vissuta
come un nuovo caso "Ittierre". Un ricorso al concordato, insomma, che
metterà in crisi un buon numero di aziende del settore
che già si barcamenano tra le numerose difficoltà del settore tessile. «Questa
azienda - ha scritto la Piero Gazzarrini spa - è conscia del sacrificio che la
procedura comporterà per i creditori e per tutti coloro che hanno rapporti
commerciali con la società, ma ritiene che la soluzione scelta, di per sè
dolorosa, sia l'unica che possa consentire la prosecuzione dell'attività
industriale». L'udienza per l'omologazione del concordato è fissata per il 30
aprile al tribunale di Firenze. In quella data sarà informata la società su
chi, se la documentazione sarà ritenuta idonea dal giudice, sarà nominato
commissario giudiziale. Dalla Piero Gazzarrini confermano il repentino
cambiamento di rotta dell'azienda. «Non possiamo negare - spiega Simona
Gazzarrini, direttore generale della società e figlia del titolare Piero - che
nell'ultima collezione abbiamo registrato un calo di ordini del 20 per cento in
particolare sul mercato italiano. Una perdita, però, in linea con tutte le
aziende del settore». «A obbligarci a questa scelta - aggiunge Gazzarrini - è
stato il blocco finanziario che ci ha riguardato. Gli istituti di credito hanno
modificato e ridotto le linee di credito e questo ha creato un problema di
liquidità all'azienda. E quindi la conseguente impossibilità di far fronte al
pagamento dei debiti. La crisi
finanziaria e la rigidità delle banche in questa
fase ci ha trovati proprio in un momento in cui venivamo da importanti
investimenti e quindi eravamo fortemente indebitati. In due anni abbiamo
cambiato sede, creato nuove linee e messo a punto progetti e proprio questa
crescita esponenziale, nel giro di pochi anni, ci ha purtroppo
penalizzati». Una storia comune a molte aziende che negli ultimi 5 anni hanno
avviato un progetto di crescita dimensionale. «Per adesso ci siamo limitati a
non rinnovare i contratti a termine - è sempre Gazzarrini a parlare - ma nel
prossimo futuro dovremo procedere a una riorganizzazione e a un'analisi della
gestione». La parola concordato non è abbinata però a quella di cessazione
dell'attività aziendale. Con la riforma fallimentare infatti questo nuovo
strumento consente di salvare la parte buona delle aziende (clienti, prodotto,
magazzino) riconoscendo la possibilità di pagare solo una percentuale dei
debiti contratti con i propri fornitori. «Abbiamo intenzione di andare avanti -
spiegano ancora dalla società empolese - e ci auspichiamo di trovare soci
esterni che possano portare nuovi capitali. Non sappiamo ancora se con la
creazione di una nuova società e quindi con l'affitto di un ramo di azienda o
con altre forme». Ilenia Reali
( da "Nuova Venezia, La"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 25 - Cronaca
«Il fondo anticrisi per aiutare chi paga l'affitto o
il mutuo» GLI ULTIMI DATI Il peggio non è passato: solo in marzo quasi 600
posti di lavoro in meno MARGHERA. La crisi economica
non è affatto finita. Perfino le agenzie di lavoro temporaneo (interinale) -
come la Adecco - cominciano ad avere seri problemi e dichiarato lo stato di crisi per la caduta di offerte di lavoro «a tempo
determinato» nelle aziende che utilizzavano il lavoro interinale nel loro
processo produttivo. Solo nello scorso mese di marzo al Centro Provinciale
dell'Impiego sono stati registrati ben 650 licenziamenti - di cui 236 non hanno
diritto a nessun ammortizzatore sociale e percepiranno il solo assegno di
disoccupazione, per sei mesi al massimo, di 500 euro - a fronte dei 1.200
registrati nel corso di tutto il 2008. «Un dato che deve far riflettere chi -
commenta l'assessore provinciale al Lavoro, Alessadro Sabiucciu - cerca di far credere che la crisi
finanziaria ed economica, iniziata nell'ottobre
scorso, è già finita. La realtà è che si sta aggravando, con un aumento
esponenziale non solo del ricorso alla cassa integrazione, in deroga e non in
deroga, ma anche di iscrizioni alle liste di disoccupazione, tanto a Porto
Marghera che nel resto della provincia di Venezia». L'assessore
provinciale al Lavoro torna, così, a parlare dell'accordo siglato due mesi fa
in Provincia che ha istituto un «Fondo anti-crisi» -
per sostenere aziende e lavoratori in difficoltà - che può contare su una cifra
di 3 milioni di euro: di cui 1,5 milioni messi a disposizione dalla Camera di
Commercio, 1 milione dalla Provincia e 500.000 da Confindustria veneziana.
Nelle ultime settimane, sembra che anche le banche di credito cooperativo e la
stessa Cassa di Risparmio (Carive che fa capo al gruppo Intesa di Imi-San
Paolo) abbiano dato la loro disponibilità a finanziare, con la garanzia di
questo «Fondo» interventi a favore di lavoratori e aziende. «Il fondo che
abbiamo costituito in Provincia - spiega Sabiucciu - può garantire il capitale
di rischio delle banche aumentando, fino a 30 milioni di euro la disponibilità
per interventi mirati previsti dall'accordo sottoscritto con le categorie
economiche e sociali». Il «Fondo» istituito in Provincia di Venezia,
originariamente, doveva servire da supporto alle aziende in difficoltà di cassa
che non erano in grado di anticipare mensilmente l'assegno dell'Inps ai loro
cassintegrati. «Ma ora - precisa Sabiucciu - che il Parlamento ha approvato la
legge che obbliga l'Inps all'immediata corresponsione della cassa integrazione
e dell'assegno di mobilità, possiamo pensare di utilizzare pare del fondo
provinciale, oltre al previsto aiuto ai lavoratori over-45 anni rimasti senza
lavoro e ad un piano di formazione straordinaria, anche per aiutare i
lavoratori in cassa integrazione o disoccupati, in grave difficoltà economica».
L'assessore provinciale al Lovoro propone quindi di mettere a punto un «bando
pubblico per la concessione di contributi al pagamento dell'affitto o delle
rate del mutuo-casa per i lavoratori e le loro famiglie, italiani e stranieri regolari,
esposti in modo particolare agli effetti della crisi
in atto, sulla base delle dichiarazioni Isee, cioè l'indicatore situazione
economica equivalente». (Gianni Favarato)
( da "Libertà" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il vescovo davanti
alla Croce: non rassegniamoci al buio Venerdì santo in Duomo con monsignor
Ambrosio per la celebrazione della Passione. La sua esortazione a trovare la
fiducia nelle difficoltà La celebrazione della Passione che nell'adorazione
della Croce, qui, in questa vigilia di Pasqua bagnata dalle lacrime di tanti
fedeli, di tanti italiani, assume forze e contorni nuovi. Ieri in Cattedrale il
vescovo Gianni Ambrosio, insieme a diversi religiosi e al parroco del Duomo
monsignor Anselmo Galvani, è intervenuto alla celebrazione della Passione del
Signore, davanti a decine e decine di fedeli piacentini. Una data in rosso del
calendario dei cattolici, la Passione riletta dal Vangelo secondo Giovanni nel
rito di ieri, a cui gli ultimi accadimenti hanno fornito una luce speciale. E
ieri il vescovo Gianni ha rinnovato con il rito parole di vicinanza a quanti in
queste ore stanno soffrendo. «Eravamo già preoccupati per
la crisi finanziaria e
economica che ha ormai raggiunto anche la nostra realtà. Ora a questa
preoccupazione si aggiunge, come un pesante macigno, il tragico evento del
terremoto che ha sconvolto l'Abruzzo, con le tante vittime e le ingenti
distruzioni. È possibile in questa situazione l'augurio di buona Pasqua?
Sì, forse è possibile, ma l'augurio è reso più difficile. Eppure proprio in
queste situazioni abbiamo bisogno di speranza, di luce, di conforto», ha detto
Ambrosio. «Credo - ancora le parole del vescovo Gianni - che, in qualche
occasione, ci sia capitato di trovare fiducia proprio là dove non
l'attendevamo, e cioè nelle persone che, per diversi motivi, si trovavano in
una situazione difficile. Questa esperienza l'abbiamo forse fatta non solo a
livello di singole persone, ma anche a livello collettivo: vi sono popoli
afflitti da molte sofferenze che sono un esempio luminoso di speranza. Là dove
si pensa di trovare sfiducia, si incontra una sorprendente vitalità. Mi chiedo
se, di fronte alla crisi, l'annuncio della Pasqua non
possa esserci di aiuto. Non solo: mi chiedo pure se, di fronte all'immane
tragedia del terremoto in Abruzzo, l'annuncio della Pasqua non possa aiutarci a
ritrovare la luce della speranza». sim.seg. 11/04/2009
( da "Adige, L'" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Riti di Pasqua
all'insegna della solidarietà Proseguono in tutte le parrocchie del Trentino le
celebrazioni liturgiche della Settimana santa. Come tradizione, l'arcivescovo
Luigi Bressan presiede quelle che si tengono in Duomo, in cui per questa
settimana il parroco don Luigi Facchinelli ha vietato l'accesso ai turisti
proprio per permettere ai fedeli di raccogliersi meglio in preghiera. Ieri
pomeriggio alle 15 è stata celebrata l'«azione liturgica della passione e morte
del Signore» mentre questa sera, con inizio ad ore 21.30, monsignor Bressan
presiederà la veglia pasquale con il battesimo di alcuni adulti. Il rito potrà
essere seguito in diretta su radio Studio Sette. Domani invece, giorno di
Pasqua, sempre in Cattedrale il vescovo concelebrerà l'Eucaristia alle ore 10
mentre alle ore 18 guiderà il canto dei Vespri. Concluse le celebrazioni
pasquali, martedì prossimo Bressan volerà in Africa per una visita di tre
giorni ai missionari trentini che operano in Togo. In questi giorni nelle sue
omelie l'arcivescovo ha riservato particolare attenzione alla solidarietà e
alla carità: «Proprio pochi giorni fa - ha detto il monsignore - sono stato al
Punto Incontro, per mostrare questa vicinanza a coloro che sono tra i più
poveri della nostra società ed è stato bello che proprio lì sia iniziata una
raccolta di fondi di solidarietà per i terremotati dell'Abruzzo. Vi sono varie altre iniziative che la fede cristiana spinge a
promuovere sia di fronte al disagio psichico come a quello relazionale e
materiale, compresi i fondi di sostegno alle famiglie in difficoltà per la crisi finanziaria mondiale». 11/04/2009
( da "Adige, L'" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
L'anniversario Don
Mazzolari e il segno pasquale GIORGIO LUNELLI È circostanza casuale, ma
significativa, questo ricorrere - il 12 aprile - del giorno di Pasqua e del
cinquantesimo anniversario della morte di don Primo Mazzolari, uomo e prete
capace di dar voce nuova alla migliore tradizione cattolica di attenzione agli
ultimi e di dialogo ecumenico. Figlio di una profonda cultura contadina; dei
fermenti del primo Novecento e del loro trasformarsi poi in ripetuta violenza
bellica, nonché delle spinte al rinnovamento della Chiesa ed al confronto con
la scienza e la modernità, don Primo trovò nella lezione evangelica, nel gusto
per la libera ricerca intellettuale e nell'«amor di patria», i temi di un
impegno sacerdotale, umano e politico che lo accompagnarono per tutta la vita.
Egli fu però soprattutto testimone vivo e concreto di un'ansia di
evangelizzazione e di confronto con le «diversità» che lo fecero divenire, nel
tempo, punto di riferimento per una larga fascia dei cattolici italiani
impegnati, a vario livello, in politica; una sorta di modesto pastore di un
gregge crescente. «Mi sono stancato di tutto, fuorché di fare il parroco. Vuol
dire che è il nostro vero mestiere: che la famiglia la ritroviamo soltanto con
una "chiesa" sul cuore che ti schiaccia e che ti porta». È in questa
frase che forse risiede la «summa» del pensiero di don Mazzolari, un pensiero
mosso da una fede grande, quanto tormentata, non tanto sotto il profilo
teologico, quanto piuttosto sul versante delle implicazioni nel vivere
quotidiano; una fede che segnerà la scelta di un ecumenismo pionieristico; una
fede, infine, che lo porterà ad una presenza attiva dentro la politica: contro
il fascismo e nelle file della Resistenza. In lui, la passione politica traeva
origine più dall'attenzione alla vita concreta dei suoi parrocchiani, che non
da scelte ideologiche e di campo, secondo un magistero evangelico pienamente
vissuto fino al rifiuto totale dell'idea stessa di violenza. Oggi, a cinquant'
anni di distanza, proprio quel suo insegnamento rimane straordinariamente
attuale, per quella sensibilità concreta verso il singolo che fu fondamento del
suo pensare all'Uomo. E il suo ricordo nel giorno di Pasqua ci porta anche a
considerare con sguardo particolare anche questa coincidenza. Pasqua, infatti,
è voce del verbo ebraico «Pèsah», passare. Spiega Erri De Luca: «Non è festa
per residenti, ma per migratori che si affrettano al viaggio». Già, festa per
migratori. Quelli che salgono le latitudini dei continenti in cerca di una
vita. Ma anche quelli che non si sentono appagati di un quotidiano scontato e
che cercano faticosamente il proprio «Pèsah». Per chi crede, è Pasqua di
Resurrezione, per gli altri è la Pasqua cercata direttamente nel proprio
intimo. Pasqua non è festa per residenti, ma per migratori che si affrettano al
viaggio. Come non pensare, in questi giorni, alle decine di migliaia di
abruzzesi che il terremoto ha costretto a non poter contare più su una casa, ha
reso viandanti tra le macerie e naufraghi nelle tendopoli. Con loro, come non
pensare ai milioni di sfollati di ogni angolo della terra, castigati a non
avere casa per colpa delle guerre che seminano terrore e morte nel silenzio
della comunità internazionale. O - in casa nostra - alle migliaia di famiglie
che devono imparare a convivere con gli effetti di una crisi finanziaria provocata dallo
scellerato agire di pochi e potenti circuiti finanziari globali. Cinquant'anni
dopo, credo non sia difficile comprendere dove, e con chi, don Mazzolari si
sarebbe schierato con la forza della fede e la determinazione di un «povero
prete di campagna» che però - per citare papa Montini - aveva il passo lungo
dei profeti. Giorgio Lunelli È Capogruppo Unione per il Trentino
11/04/2009
( da "Tirreno, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pagina 1 - Prato Un
nuovo colpo per 20 lanifici pratesi Gazzarrini va a concordato: perdite
elevatissime per i fornitori La comunicazione è arrivata ieri
"bruciate" centinaia di migliaia di euro PRATO. Un nuovo fulmine a
ciel sereno ha colpito una ventina di lanifici pratesi. La richiesta di
concordato presentata dall'azienda empolese di abbigliamento Piero Gazzarrini
aumenta la cifra di commesse non riscosse (o comunque solo parzialmente) delle
imprese tessili. I crediti vantati dal distretto nei confronti della Spa
ammonterebbero ad alcune centinaia di migliaia di euro. «Ci è arrivata la
sorpresa di Pasqua». Eccolo il commento che ieri girava tra i titolari dei
lanifici fornitori di stoffe di una delle realtà, fino a poche settimane fa,
più promettenti della moda "made in Toscana". La notizia della
presentazione del concordato dall'azienda produttrice delle linee
"Gazzarrini uomo" e "G1" (entrambe di total look, capi di
abbigliamento e accessori) è arrivata per posta a tutti i fornitori tra giovedì
e ieri. E dagli addetti ai lavori, con le dovute proporzioni, è stata vissuta
come un nuovo caso "Ittierre". Un ricorso al concordato, insomma, che
metterà in crisi un buon numero di aziende pratesi che
già si barcamenano tra le numerose difficoltà del settore tessile. «Questa
azienda - hanno scritto ai fornitori dalla Piero Gazzarrini spa - è conscia del
sacrificio che la procedura comporterà per i creditori e per tutti coloro che
hanno rapporti commerciali con la società, ma ritiene che la soluzione scelta,
di per sè dolorosa, sia l'unica che possa consentire la prosecuzione
dell'attività industriale». L'udienza per l'omologazione del concordato è
fissata per il 30 aprile al tribunale di Firenze. In quella data sarà informata
la società su chi, se la documentazione sarà ritenuta idonea dal giudice, sarà
nominato commissario giudiziale. Dalla Piero Gazzarrini, 11 milioni di euro di
giro d'affari e 20 dipendenti, confermano il repentino cambiamento di rotta
dell'azienda. «Non possiamo negare - spiega Simona Gazzarrini, direttore
generale della società e figlia del titolare Piero - che nell'ultima collezione
abbiamo registrato un calo di ordini del 20 per cento in particolare sul
mercato italiano. Una perdita, però, in linea con tutte le aziende del
settore». «A obbligarci a questa scelta - aggiunge Gazzarrini - è stato il
blocco finanziario che ci ha riguardato. Gli istituti di credito hanno
modificato e ridotto le linee di credito e questo ha creato un problema di
liquidità all'azienda. E quindi la conseguente impossibilità di far fronte al
pagamento dei debiti. La crisi
finanziaria e la rigidità delle banche in questa
fase ci ha trovati proprio in un momento in cui venivamo da importanti
investimenti e quindi eravamo fortemente indebitati. In due anni abbiamo
cambiato sede, creato nuove linee e messo a punto progetti e proprio questa
crescita esponenziale, nel giro di pochi anni, ci ha purtroppo
penalizzati». Una storia comune a molte aziende che negli ultimi 5 anni hanno
avviato un progetto di crescita dimensionale. «Per adesso ci siamo limitati a
non rinnovare i contratti a termine - è sempre Gazzarrini a parlare - ma nel
prossimo futuro dovremo procedere a una riorganizzazione e a un'analisi della
gestione». La parola concordato non è abbinata però a quella di cessazione
dell'attività aziendale. Con la riforma fallimentare infatti questo nuovo
strumento consente di salvare la parte buona delle aziende (clienti, prodotto,
magazzino) riconoscendo la possibilità di pagare solo una percentuale dei
debiti contratti con i propri fornitori. «Abbiamo intenzione di andare avanti -
spiegano ancora dalla società empolese - e ci auspichiamo di trovare soci
esterni che possano portare nuovi capitali. Non sappiamo ancora se con la
creazione di una nuova società e quindi con l'affitto di un ramo di azienda o
con altre forme. E molto dura accettare il fatto che ci troviamo in questa
situazione nonostante il nostro prodotto piaccia ai consumatori e soprattutto
perché siamo penalizzati dagli investimenti fatti per crescere». Ilenia Reali
( da "Stampa, La" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
MA I SEGNALI
POSITIVI «NON PREFIGURANO ANCORA UN ARRESTO DEL CALO PRODUTTIVO» Via Nazionale
invita a «non attendersi un calo generalizzato e duraturo dei prezzi» "Ora
la recessione inizia ad allentarsi" [FIRMA]STEFANO LEPRI ROMA Circa una
impresa italiana su 5 non rinnoverà contratti ai precari, per ridurre i posti
di lavoro; le famiglie cercano di risparmiare sul cibo, come non era mai
accaduto prima. E' questa la crisi come la descrive la
Banca d'Italia, nel suo Bollettino economico uscito ieri. Per chi vuole
sperare, «si intravedono alcuni segnali prospettici di allentamento della forza
della recessione, pur se ancora non tali da prefigurare un arresto della caduta
produttiva». Paradossalmente, l'unico segnale davvero positivo riguarda il
passato. Negli anni scorsi, si era fatto un gran dramma della caduta di
competitività delle nostre imprese (vista come sintomo di declino): ora si
scopre che è stata meno grave di quanto si pensasse. I dati sui quali ci si
fondava sono stati rivisti dall'Istat: quelli nuovi dimezzano, dal 5% al 2,4%,
l'incremento del costo del lavoro per unità di prodotto nel biennio 2006-2007.
Tra le imprese contattate dalla Banca d'Italia in un sondaggio nel mese di
marzo, l'88% giudicava la situazione ancora in peggioramento; ma comparivano
«primi segnali di una attenuazione del pessimismo riguardo alle prospettive a
breve termine». Il Bollettino non fa nuove previsioni in cifra sull'andamento
del prodotto lordo. Per tutto il mondo le farà il Fondo monetario il 22 aprile,
e secondo indiscrezioni non si discosteranno da quelle dell'Ocse (Italia 2009
-4,2%). Insomma «gli effetti della crisi finanziaria sull'economia mondiale
si stanno manifestando con virulenza». L'Italia è entrata in recessione già nel
2008, «unica tra i paesi maggiori dell'area euro»; il numero dei senza lavoro
«al netto dei fattori stagionali è in crescita quasi ininterrottamente dal
terzo trimestre del 2007» e le domande di indennità di disoccupazione
presentate all'Inps fanno presagire che crescerà ancora; «si è
intensificato il ricorso alla cassa integrazione», che al momento riguarda
quasi 5 lavoratori ogni 100. Nelle prossime settimane la Banca d'Italia invita
a tenere d'occhio possibili novità positive in due campi: rallentamento della
caduta produttiva negli Stati Uniti, dove qualche segno viene dal mercato
immobiliare e dai consumi, ed «effetti delle eccezionali misure di politica
economica adottate in quasi tutto il mondo». La crisi
è la più grave degli ultimi 60 anni ma le misure anticrisi
decise dai governi sono «anch'esse senza precedenti». Quasi tutti i paesi hanno
espanso i loro deficit di bilancio: «di quasi 4 punti percentuali di prodotto
nei paesi avanzati e di oltre
( da "Stampa, La" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
OBAMA E LA CRISI
«Intravedo barlumi di speranza» L'economia americana comincia a intravedere una
luce in fondo al tunnel della recessione: «iniziamo a vedere dei progressi» su
diversi fronti. Si intravedono «barlumi di speranza» afferma il presidente Barack
Obama invitando comunque a non allentare la presa visto che l'economia resta
«ancora sotto un severo stress». «C'è ancora molto lavoro da fare», esorta
Obama annunciando che presto saranno adottate nuove misure a sostegno dell'economia e della stabilizzazione dei mercati
finanziari. Proprio lo stato di salute di questi
ultimi e delle banche sono stati oggetto dell'incontro fra Obama e la sua
squadra economica, composta dal segretario al Tesoro Timothy Geithner, il
presidente della Fed Ben Bernanke e il top advisor della Casa Bianca Lawrence
Summers.
( da "Manifesto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
UN PAESE IN CIFRE
Una popolazione di 65 milioni, un'economia fondata sull'export Con una
popolazione di 65 milioni di abitanti, un prodotto interno lordo di circa 550
miliardi di dollari (2008) e una buona infrastruttura produttiva, la Thailandia
è l'economia più solida della penisola indocinese. Questo si traduce in un Pil
procapite di circa 8.500 dollari annui (anche se la Banca mondiale ha una stima
più bassa. 3.400 dollari, 2004). Negli ultimi vent'anni del '900 la sua
struttura essenzialmente agricola si è trasformata, sono emersi un settore
industriale e dei servizi. La crisi
finanziaria asiatica del
( da "Manifesto, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
FORMULA1 La Brawn è
costata una sterlina La scuderia Brrawn Gp, che ha stravinto a sorpresa le
prime due gare del mondiale di Formula1, è costata al suo proprietario 1
sterlina. Lo ha rivelato il quotidiano giapponese «Yomiuri Shimbun», spiegando
come nel marzo scorso la Honda Motor (ritiratasi dal circus
per gli effetti della crisi finanziaria) abbia ceduto la scuderia al suo ex direttore sportivo, Ross
Brawn, per una cifra simbolica. «La priorità - ha affermato un dirigente del
colosso nipponico - era quella di vendere la scuderia a condizione che
l'attività in F1 proseguisse, il prezzo non era un problema. Non
potevamo vendere ad un gruppo concorrente che avrebbe cercato di venderla pezzo
per pezzo. Volevamo proteggere il posto di lavoro di centinaia di persone».
( da "Nazione, La (Massa - Carrara)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
PRIMA CARRARA pag. 7
di CRISTINA LORENZI CARRARA AMERICA OGGI: società, economia, costumi, ma anche
musica e cinema del nuovo continente saranno i protagonisti della prossima
edizione di Con-Vivere, il Festival sulla multiculturalità, organizzato dalla
Fondazione Cassa di risparmio di Carrara che si svolgerà in città dall'11 al 13
settembre prossimi. Un argomento scelto come sempre dal direttore scientifico
del festival Remo Bodei, che arriva come la candelina sulla torta dell'attuale
momento economico e sociale. Così gli Usa declinati sotto tutti i loro più
importanti aspetti: dall'economia alla musica, passando ovviamente atraverso il
cinema e la letteratura. Pertanto la macchina organizzatrice è già al lavoro
per confezionare una kermesse che, giunta alla sua quarta candelina, vanta
solide basi e che ogni anno supera attese e aspettative battendo record su
record di pubblico, presenze e gradimento. C'È DA ASPETTARSI quindi una
passerella di star e big internazionali, dalle stelle holliwoodiane, che
saranno individuate dalla curatrice della parentesi cinematografica Tilde
Corsi, ai grandi nomi della musica che ha fatto la storia della musica. E
quando si parla di America le ipotesi spaziano da Patty Smith, con la quale
sono in corso importanti contatti, a Joan Baetz, a Bruce Springsteen. Si punta
persino a Woody Allen. Gli organizzatori ancora non si sbilanciano, ma la
portata dell'evento verterà su questa lunghezza d'onda. «Ascesa o declino
dell'impero americano?» è il tema scelto da Bodei nella consapevolezza che «gli
Stati Uniti sono recentemente tornati a essere al centro dell'attenzione
mondiale». I DETTAGLI del prossimo Con-Vivere, per il quale sono stati
stanziati 250 mila euro, sono stati illustrati dal presidente della Fondazione
Alberto Pincione e dal segretario Roberto Ratti. «Sullo scenario mondiale ha
spiegato l'avvocato Pincione l'America torna di attualità per due grandi
eventi: l'elezione di Barak Obama con la sua scia di
speranze e rinnovamento e la crisi finanziaria. Gli Usa sono sempre stati una componente trainante del nostro
modo di vivere. Con-Vivere punterà ad analizzare il nuovo continente sotto
tanti diversi aspetti. Bodei ha immaginato una scansione del festival secondo
luoghi simbolo. La Casa bianca per la politica, Wall street per
l'economia, il Pentagono per la scacchiera militare. Pertanto saranno invitati
i più importanti giornalisti, scrittori, diplomatici». LA STRUTTURA del
festival sarà quella già collaudata: location la nuova e ristrutturata piazza
d'Armi, iniziative collaterali che spaziano dalla cucina, con il consueto
concorso dei ristoranti locali, alla collaborazione con Assindustria per nuovi
sbocchi oltreoceano nel commercio del lapideo, la collaborazione con la Port
authority, la partecipazione della Fondazione Robert Kennedy, impegnata nella
diffusione dei diritti civili che ha assicurato la presenza di uno dei figli
del politico. Ancora i concorsi per le scuole: le elementari e le medie saranno
chiamate a scrivere una lettera da titolo «Caro Obama», mentre il liceo
artistico lavorerà su una mostra su «Miti e figure di America e americani».
INFINE, oltre alla rasegna cinematografica dove ci sarà solamente l'imbarazzo
della scelta, l'aspetto forse più emozionanete sarà lo spazio musicale che
vedrà orchestre jazz nel centro storico e il mega concerto (che per la portata
eccezionale sarà a pagamento) con uno dei big della musica statunitense alla
Marmi macchine. Una tre gironi che si preannuncia densa di eventi e di emozioni
e che costituirà, come e forse più che nelle precedenti edizioni, un momento di
crescita per la città tutta. «Il nostro obiettivo hanno concluso Pincione e
Ratti è quello di raggiungere un traguardo a livello nazionale con un argomento
che si presta a far uscire Con-Vivere dai confini regionali».
( da "Resto del Carlino, Il (Cesena)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
AGENDA CESENA pag.
12 TRENTOTTO proposte concrete per aiutare le piccole imprese, vale a dire il
99,4% ... TRENTOTTO proposte concrete per aiutare le piccole imprese, vale a
dire il 99,4% del sistema imprenditoriale italiano, a
schivare i colpi della crisi finanziaria e della stretta creditizia, e per rilanciare la crescita e la
competitività del Paese. Una terapia d'urto fatta di misure immediate per
ridare ossigeno alle piccole imprese e interventi strutturali per semplificare
l'attività imprenditoriale e assicurarne la continuità. Un pacchetto di
proposte che la Confartigianato ha presentato in un faccia a faccia con i
parlamentari di maggioranza e opposizione, mentre sul territorio si fa sempre
più serrata la nostra attività di rappresentanza delle imprese nei confronti
dei partner istituzionali. Le proposte sono articolate in sette capitoli e
concentrate sulle imprese che hanno fino a 49 dipendenti, che sono la base
produttiva del Paese. Le proposte nascono dall'economia reale perché sono il
frutto delle istanze e delle sollecitazioni degli imprenditori. Confartigianato
le ha raccolte e oggi se ne fa portavoce per dare risposte all'economia reale
del Paese. Dal credito, riconosciuto dai parlamentari come la vera emergenza attuale
del Paese, alle misure per incentivare la domanda, dagli incentivi fiscali agli
interventi per la crescita e la competitività, dal sostegno del lavoro e
dell'occupazione all'energia, fino all'istituzione dell'Agenzia per la piccola
impresa col compito di valutare l'impatto di ogni nuova normativa sulla piccola
impresa. Confartigianato e il mondo delle piccole imprese, composto da 4,3
milioni di aziende che danno lavoro a 11,3 milioni di persone e generano un
valore aggiunto di 380 miliardi di euro, non chiedono aiuti, sconti o
assistenzialismo. Vogliamo che la crisi diventi
l'occasione per sbloccare le riforme più volte annunciate e mai attuate. Dopo
il salvataggio di Alitalia, le rottamazioni per Fiat, gli incentivi a Merloni e
Piaggio, è ora di fare davvero qualcosa per il 99,4% delle imprese italiane,
protagoniste dell'economia reale del Paese che finora hanno sfidato la crisi senza alcun paracadute. A cominciare dalla
semplificazione dell'attività d'impresa. Proponiamo la nomina di un Commissario
straordinario anti-burocrazia, delegato per la deregolazione e la
semplificazione amministrativa. Non un altro ente politico astratto, non un
altro osservatorio, ma un manager con poteri straordinari che finalmente si
occupi concretamente di sfoltire la giungla burocratica che imprigiona
l'attività degli imprenditori. Tra le proposte in materia fiscale per dare una
boccata d'ossigeno alle imprese, la Confederazione chiede lo slittamento a
novembre del pagamento delle imposte. Anche in questo caso nessun regalo, ma un
semplice differimento che avrebbe il vantaggio di lasciare liquidità alle
imprese e di dare un segnale di fiducia agli imprenditori. Stefano Ruffilli
presidente Federimpresa Confartigianato
( da "Unita, L'" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Bankitalia:
crisi più lenta
Niente fiducia senza lavoro BIANCA DI GIOVANNI La crisi finanziaria è diventata
inesorabilmente «mal di lavoro». Il numero di disoccupati «è in crescita quasi
ininterrottamente dal terzo trimestre del 2007». Molto prima che si
evidenziasse l'uragano. «L'incertezza sulle prospettive occupazionali ha compensato gli
effetti di stimolo sui consumi del calo dell'inflazione». Tradotto: piuttosto
che spendere, si risparmia per paura della disoccupazione. È questo il monisto
lanciato dall'ultimo Bollettino economico della Banca d'Italia, diffuso ieri.
Il circolo vizioso è lo stesso in tutti i Paesi europei. nell'area euro si
prefigura «una ulteriore caduta dei ritmi produttivi nei primi mesi di
quest'anno - osservano gli studiosi - dopo il crollo della fine del 2008. I
consumi delle famiglie sono anch'essi diminuiti, nonostante il forte ridimensionamento
dell'inflazione, probabilmente frenati dalle incertezze occupazionali. timidi
segnali L'ultimo dossier di Via nazionale, però, non è solo a tinte fosche. la
forza della recessione sembra attenuarsi. Per ora non si tratta che di timidi
segnali, emersi nel recente sondaggio della banca con il Sole24ore presso le
imprese. Non si può comunque ancora parlare di ripresa: l'allentamento della crisi infatti «non prefigura un arresto della caduta
produttiva». Come ha già detto il governatore Mario Draghi, una rondine non fa
primavera. L'inverno della recessione potrebbe continuare. Anche l'Ocse vede
«cenni» positivi dall'Italia, negli ultimi dati elaborati riferiti a febbraio.
Per il nostro Paese il ciclo non sembra crollare come per gli altri. Il presidente
Barack Obama li chiama «barlumi di speranza». Secondo il nuovo inquilino della
Casa Bianca l'economia Usa starebbe iniziando ad uscire dalla recessione,
stando alle analisi emerse dal suo incontro con i vertici economici del paese
(il segretario al Tesoro Timothy Geithner, il presidente della Federal Reserve
Ben Bernanke, il capo del consiglio economico Larry Summers e il presidente
della Federal Deposit Insurance Corporation Sheila Bair). numeri negativi Per
ora non si va oltre i timidi segnali. Quello che resta sono numeri tutti in
negativo. In Italia rallentano il credito e la raccolta bancaria, nonostante i
provvedimenti per favorire la liquidità. Per l'economia a preoccupare è
soprattutto il crollo delle esportazioni, voce particolarmente importante per
il nostro paese. Peraltro Banca d'Italia ricorda che nelle precedenti fasi
recessive del 1974-75 e del 1992-93 le esportazioni avevano rapidamente
riavviato l'attività della produzione industriale, favorite, rispettivamente
dalla pronta ripresa del commercio internazionale e dalla svalutazione del
cambio mentre ora «la natura globale dell'attuale recessione rende incerti i
tempi del ritorno su un sentiero di crescita che secondo le istituzioni
internazionali e i previsori privati potrebbe avviarsi nel prossimo anno».
conti pubblici Nel 2008, si legge nell'analisi di Via Nazionale, è tornato a
crescere il disavanzo al 2,7% del prodotto.Inoltre le entrate hanno registrato
nel complesso un forte rallentamento, le imposte indirette sono diminuite. «Per
il 2009- ricorda il bollettino- il governo stimava a febbraio un ulteriore
aumento del disavanzo, di un punto percentuale del pil, dovuto all'aggravarsi
della congiuntura... Un aggiornamento delle previsioni è atteso nel mese in
corso». Infine, Bankitalia rileva che «nei primi tre mesi dell'anno le entrate
tributarie di cassa sono diminuite del 5,4% rispetto allo stesso periodo del
2008». Timidi segnali di tregua, ma è troppo presto per dire che è finita.
Nelle ultime stime sulla crisi, Bankitalia avverte: la
paura della disoccupazione blocca la dinamica dei consumi. Crollo delle entrate
nel 2009.
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: NORME E TRIBUTI data: 2009-04-11 - pag: 21 autore: Decreto incentivi.
Dopo la conversione in legge manca il provvedimento per sbloccare i prestiti al
consumo Bonus auto in attesa di credito L'Economia al lavoro per definire i
criteri di accesso ai finanziamenti agevolati Maurizio Caprino La conversione
in legge del decreto sugli incentivi auto (Dl 5/09) non fa ancora entrare
pienamente a regime le agevolazioni. Consumatori e operatori attendono i
sostegni per sbloccare il credito al consumo, previsti dal decreto legge
definitivamente approvato mercoledì dal Senato (il testo è stato pubblicato
giovedì e venerdì sul Sole 24 Ore) ma non ancora definiti. Non ne esiste
nemmeno una bozza e quindi i tempi non si prospettano rapidissimi. Ma da questi
aiuti dipenderà almeno in parte la possibilità di ripetere anche nei mesi
prossimi il successo dei contributi statali all'acquisto di vetture registrato
a marzo. Inoltre, proprio in sede di conversione del Dl 5/09, si è aperta una
falla negli incentivi alla trasformazione a gas di auto a benzina già
circolanti e si attende un intervento del Governo (si veda «Il Sole- 24 Ore»
dell'altro ieri). La partita del credito al consumo è quasi nascosta
all'interno del decreto legge: è isolata nelle poche righe dell'articolo 6, che
per giunta fanno un rimando al "decreto anti-crisi"
(Dl 185/08). Ma è la più delicata per il mercato italiano dell'auto: per buona
parte di questo decennio, la quota di acquisti a rate si è attestata sui tre
quarti del totale, con una punta del 76,5% nel 2005 (dati Assofin). Ma, a
partire dai primi mesi del 2008, costruttori e rivenditori di auto hanno
riscontrato sempre maggiori difficoltà nel far andare in porto le richieste di
finanziamento per i propri clienti: poteva bastare anche un solo lieve ritardo
nel saldare sulla rata di un prestito precedente per essere trattati come
cattivi pagatori e quindi respinti. Per il mercato italiano
dell'auto, erano i primi segnali della crisi
finanziaria, poi acuitasi nei mesi successivi fino a
toccare l'economia reale. Il che,nel caso dell'auto,si è tradotto a fine anno
in un calo del 13% nelle vendite rispetto al 2007 (che però aveva segnato il
record assoluto, sfiorando quota due milioni e mezzo). L'influenza della
stretta creditizia sul mercato era diventata già evidente in autunno, tanto che
alcune associazioni di categoria erano riuscite a far varare una prima misura
nel "decreto anti-crisi" di novembre:
l'alleggerimento dell'Ipt ( Imposta provinciale di trascrizione) sulle
ipoteche, garanzie ritenute tanto importanti a far sviluppare il mercato
dell'auto che nel 1927 per esse era stato creato il Pra (Pubblico registro
automobilistico). Ma le finanziarie non utilizzano le ipoteche da decenni a
causa della loro onerosità (e da ciò sono derivate anche le polemiche
sull'utilità del Pra, che hanno anche portato tra gli altri l'allora ministro
Pierluigi Bersani a presentare due disegni di legge per abolirlo, nel 2000 e
nel 2007). Prima iscrivere un'ipoteca costava di sola Ipt l'1,46% del valore
del veicolo da garantire (quindi per un'utilitaria da 10mila euro si arrivava
già a 146 euro), cancellarla richiedeva 150,81 euro (con punte di
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: FINANZA E MERCATI data: 2009-04-11 - pag: 26 autore: Credito. Causa da
360 milioni di dollari contro Piazza Cordusio Il New Mexico cita UniCredit
UniCredit assieme alla propria società di gestione Pioneer, con la controllata
Vanderbilt, è tra i soggetti citati in giudizio per conto dello stato americano
del New Mexico con una richiesta di risarcimento danni da 360 milioni di
dollari. Questo mentre l'amministratore delegato, Alessandro Profumo, nelle
lettere ai soci mette in guardia sulla missione dell'istituto e non nasconde
possibili nuovi momenti difficili: «Le banche devono ricostruire la loro
reputazione, così rapidamente compromessa, e dimostrare ai mercati la loro
capacità di sostenere l'economia anche in momenti di così grave difficoltà».
Riguardo alla causa, questa è legata a un investimento costato 90 milioni di
dollari a due fondi pensione dello stato e coinvolge anche il Governatore del
New Mexico Bill Richardson. è quanto emerge dal progetto di bilancio UniCredit.
Frank Foy e sua moglie hanno citato Piazza Cordusio in relazione ad alcuni
investimenti in Cdo, obbligazioni strutturate le cui quotazioni sono crollate
con la crisi finanziaria. Gli
investimenti sono stati realizzati dai due fondi pensione New Mexico
Educational Retirement Board e dallo State of New Mexico Investment Council.
Foy afferma di essere stato sino al marzo 2008 responsabile investimenti del
primo fondo e sostiene che Vanderbilt avrebbe «surrettiziamente indotto » i due
fondi pensione a investire 90 milioni di dollari in propri prodotti
fornendo «consapevolmente » false informazioni sulla natura e il grado di
rischio dell'investimento «garantendo improprie elargizioni al Governatore
dello Stato del New Mexico» Bill Richardson e «ad altri funzionari ». Foy afferma
che la somma è stata integralmente persa e chiede altri 30 milioni di dollari
per la perdita subita (il risarcimento chiesto triplica i danni subiti). «Allo
stato attuale - secondo quanto scrive UniCredit - risulta prematura anche solo
una prima valutazione degli effetti economici che potrebbero scaturire dal
procedimento in esame». Per la banca l'atto di citazione, comunque, «non
risulta notificato in maniera corretta » e appare «promosso in una
giurisdizione non pertinente ». Sempre dalla relazione emerge che UniCredit
ritiene «prematura» ogni valutazione sugli effetti economici della causa
collettiva promossa contro Bernard Madoff e in cui l'istituto è coinvolto.
Secondo la società emerge una «carenza di giurisdizione nei confronti di tutte
le entità del gruppo UniCredit». R.Fi. © RIPRODUZIONE RISERVATA PROFUMO AI SOCI
L'amministratore delegato conferma che il 2009 sarà un anno difficile e sprona
le banche a ricostruire la propria reputazione
( da "Sole 24 Ore, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Sole-24 Ore
sezione: MONDO IMMOBILIARE data: 2009-04-11 - pag: 33 autore: Francia. A Le
Bourget in arrivo tangenziale, metropolitana e treno veloce Parigi rivaluta le
zone intorno agli aeroporti L'area nei pressi di Roissy dispone di
( da "Gazzetta di Parma (abbonati)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
CRONACA 11-04-2009
Cronaca Pezzoni: «Crisi dura ma ce la faremo» Gli industriali sapranno reagire
e rilanciare la capacità produttiva e di reddito delle loro imprese di GIULIANO
MOLOSSI P residente Pezzoni, Confindustria ha ottenuto dal governo un fondo di
garanzia statale di 1,5 miliardi di euro sui prestiti alle piccole e medie
imprese. Lei ritiene che si tratti di un provvedimento sufficiente a
fronteggiare la crisi? L'iniziativa del Governo
rappresenta sicuramente un contributo utile che va nella giusta direzione. Cioè
quella di dare un sostegno al sistema delle piccole e medie imprese che sono
sicuramente le più toccate dalle difficoltà creditizie che si sono manifestate
con la crisi delle economie mondiali. E' peraltro
evidente che questo provvedimento, come gli altri che si stanno adottando a
livello nazionale ed internazionale, non è da solo sufficiente a fronteggiare
la crisi. Tuttavia, pur essendo auspicabile il
reperimento di altre risorse da destinare a questo scopo che appare
assolutamente prioritario, non si può non considerare che questa e le altre
scelte che il Governo sta facendo per sostenere l'economia daranno sicuramente,
se attuate in modo tempestivo, un utile contributo ad attenuare l'impatto delle
gravi difficoltà che le aziende si trovano ad affrontare. Come giudica il piano
casa del governo? Rilancerà l'edilizia, come sostiene la maggioranza, o farà
dilagare la cementificazione selvaggia e senza regole, come sostiene
l'opposizione? Credo che l'accordo fra Governo e Regioni, che è stato salutato
come un risultato ampiamente positivo dai più, abbia eliminato i rischi che
avevano determinato inizialmente molte delle polemiche sul "piano
casa" del Governo. Nel merito ritengo che la scelta del Governo Berlusconi
di dar vita ad un piano casa che rilanci le possibilità di un riavvio rapido
del comparto edile debba essere valutata come estremamente positiva. Come è
noto a tutti, infatti, l'attività edile costituisce un prezioso volano per
sostenere anche altri comparti economici. Si pensi al settore dei materiali da
costruzione, degli infissi, degli arredi ed a tutta quella serie di attività
impiantistica ed artigianale che l'edilizia necessariamente coinvolge e
promuove. Cosa pensa della stretta creditizia sulle piccole e medie imprese? La crisi finanziaria internazionale ha sicuramente comportato una riduzione del
credito disponibile a fronte della sparizione improvvisa e totale di quantità
significative di liquidità virtuale. Il sistema delle banche del nostro Paese è
stato colpito meno di altri da questa contrazione dei livelli di liquidità.
Tuttavia, non si può non osservare come la contrazione della liquidità mondiale
abbia influito in maniera evidente anche e soprattutto sulle modalità di
erogazione del credito provocando un mutamento di "atteggiamento" da
parte delle banche; tutto ciò, direttamente o indirettamente, ha determinato
una contrazione del credito per le imprese ed un innalzamento dei livelli del
costo del denaro nonostante l'abbassamento dei tassi decisi dalla Bce. Credo
che esista una consapevolezza condivisa della necessità di riportare a
normalità il rapporto fra banca e impresa. La strada da percorrere per
raggiungere questo obiettivo è sicuramente la rinuncia da parte delle banche ad
ottenere, in questa fase della congiuntura economica, nazionale ed
internazionale, una alta remunerazione dai finanziamenti erogati in funzione,
magari, del recupero e della copertura delle perdite subite. Le aziende,
invece, per parte loro, dovranno attrezzarsi per dotarsi di una maggiore
solidità patrimoniale. Nel contempo esse dovranno mettere in atto anche
procedure di gestione contabile e finanziaria ispirate
a criteri di trasparenza e puntuale controllo dei costi e dei risultati della
loro attività caratteristica. Sono fiducioso che banche ed imprese riusciranno
presto a trovare una modalità concreta di collaborazione e reciproco sostegno.
Carlo De Benedetti ha sostenuto che senza ammortizzatori sociali, tre milioni
di lavoratori precari rischieranno il posto di lavoro. Lei ritiene che il
precariato rappresenti un grave problema? C'è preoccupazione per la
disoccupazione a Parma? Credo che qualunque persona dotata di normale buon
senso e sensibilità sociale non possa non condividere la preoccupazione per il
crescere della disoccupazione nel nostro Paese. Per quanto riguarda Parma è
inutile nascondere che, dopo anni di piena occupazione che ci hanno collocato
ai livelli più alti di impiego nel Paese, anche da noi devono purtroppo
registrarsi alcuni segnali di creazione di una sacca di rischio per
l'occupazione e di disoccupazione reale. Va detto, peraltro, che il fenomeno,
nella nostra provincia, risulta ad oggi ampiamente sotto controllo grazie al
ricorso "intelligente" agli ammortizzatori sociali ed in particolare
alla Cassa Integrazione Guadagni (Cig). Da questo punto di vista registro un
atteggiamento estremamente responsabile dalla gran parte del sindacato che
nella maggior parte dei casi condivide con l'impresa lo sforzo di gestire al
meglio questa fase di crisi, conservando il più
possibile il legame fra azienda e collaboratori. Tra tanti segnali negativi c'è
un'economia reale che reagisce alla crisi: sono le
piccole imprese che in passato hanno fatto scelte di prudenza, diversificazione
e qualità. Imprese che reagiscono alla recessione, che non licenziano ma
investono e guadagnano, che hanno ordini e fatturato in crescita anche
all'inizio di questo travagliato 2009. Lei ritiene che questi esempi possano
essere incoraggianti per quegli imprenditori che invece stanno attraversando un
momento di difficoltà? E su cosa dovrebbero puntare per risolleva rsi? In un
contesto di crisi generalizzata con caratteristiche
strutturali come quella attuale, il poter constatare che vi sono aziende in
controtendenza rispetto agli andamenti generali e che esse sono tuttora
autorevolmente presenti nei loro mercati di riferimento costituisce, come Lei
sottolinea, un elemento di ottimismo e di stimolo per tutti. Non esistono
ricette valide per tutti per uscire dalla crisi; vi
sono tuttavia alcune scelte che, ove portate avanti con determinazione e
caparbietà, potranno sicuramente dare risultati positivi. Sono altresì convinto
che quando vedremo finalmente l'uscita da questo lungo tunnel molte cose non
saranno più certamente come erano prima della crisi.
Purtroppo alcune aziende scompariranno, le banche saranno certamente più
attente nell'erogazione del credito ed il consumatore sarà molto più sensibile
rispetto a prima al costo dei prodotti o dei servizi che le imprese metteranno
sui mercati. Da queste semplici considerazioni ritrovo invece alcune conferme
che noi in tutti questi anni abbiamo più volte sottolineato ai nostri
imprenditori. In particolare le imprese dovranno continuare ad investire nella
ricerca e nella innovazione, concentrarsi maggiormente nel loro core-business e
crescere nelle loro dimensioni aziendali. A tal proposito voglio qui segnalare
che sono in significativo aumento le piccole e medie aziende che negli ultimi
due anni si sono fuse o riunite fra di loro. La crisi
certamente potrà imprimere una notevole accelerazione a questo processo
aggregativo. A suo giudizio, quanto durerà questa crisi?
Quando potremo intravedere i primi segnali di ripresa? Caro Direttore, è
difficile rispondere a questa domanda, che presuppone a dir poco qualità
profetiche. Alcuni segnali registrati in questo periodo da primari istituti di
ricerca nazionali, quali il Censis o l'Istat, fanno intravedere primi timidi
sintomi di ripresa della domanda e dunque dell'attività dell'impresa. E'
sicuramente possibile e, forse, potrei spingermi a dire probabile che, superata
la fase più dura del crollo dei mercati, che durerà presumibilmente fino a
giugno, a partire dai mesi di settembre/ottobre il ciclo economico dovrebbe
riprendere tono e vitalità almeno in aree geografiche quali il Nord America e
l'Estremo oriente con auspicabili benefici per il nostro Paese. La crisi si è fatta sentire anche a Parma, sia pure in misura
minore che in altre parti d'Italia. Ma anche da noi alcune importanti aziende
stanno attraversando un periodo nero e l'export è in forte calo, con la sola
eccezione dell'alimentare. E' grazie al settore alimentare che Parma non
affonda? Il ruolo del settore alimentare, date le sue caratteristiche
anticicliche, è sicuramente molto importante per contrastare la tendenza alla
stasi produttiva conseguente al crollo della domanda di beni durevoli. Va
peraltro osservato che anche altri settori quali, ad esempio, il farmaceutico
segnano andamenti assolutamente stabili e in alcuni casi in crescita grazie
alla capacità di ricerca e agli investimenti operati negli anni scorsi dagli
industriali del settore. L'industria parmense si è storicamente caratterizzata
per la solidità del proprio radicamento sul mercato e questo in tutti i
settori. Sono certo che anche in questo momento gli imprenditori di Parma
sapranno reagire in modo efficace alle molte sfide che la crisi
pone loro per rilanciare la capacità produttiva e di reddito delle imprese.
Qual è il suo parere sul pacchetto anti-crisi varato
dal Comune di Parma? Le iniziative del Comune di Parma vanno sicuramente nella
giusta direzione e rispondono alla duplice esigenza di cercare di sostenere il
reddito e di limitare i disagi dei cittadini a vantaggio delle loro condizioni
di vita individuali e della stabilità del nostro mercato interno locale. Allo
stesso modo le forme di semplificazione e di incentivazione poste in essere a
vantaggio del settore edile potranno dare un utile contributo alla ripresa di
un comparto che, come abbiamo già sopra citato, sta registrando una situazione
di stasi. Credo poi che se alcune scelte infrastrutturali quali la
metropolitana saranno portate avanti con la necessaria coerenza e
determinazione, posto il consistente sostegno che proviene dal Governo, la
vitalità nel comparto edile potrà segnare una rapida ripresa, con indubbi
benefici effetti e ricadute su tutta la nostra economia provinciale. Il futuro
«Quando usciremo dal tunnel nulla sarà più come prima»
( da "Corriere del Mezzogiorno"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere del
Mezzogiorno sezione: ECONOMIA data: 11/04/2009 - pag: 15 Panorama Ubi Banca, da
sorveglianza ok al bilancio Il consiglio di sorveglianza di Ubi Banca (gruppo
di cui fa parte Banca Carime) ha approvato i bilanci individuale e consolidato
al 31 dicembre 2008, come predisposti dal consiglio di gestione del 24 marzo
2009 e ha altresì condiviso la proposta di sottoporre all'assemblea dei soci,
convocata in prima convocazione il 29 aprile 2009 e in seconda convocazione il
9 maggio 2009, la corresponsione di un dividendo unitario di 0,45 euro alle
639.145.902 azioni che compongono il capitale sociale di Ubi Banca. Tale
dividendo, se approvato, verrà messo in pagamento a partire dal 18 maggio
prossimo con valuta 21 maggio 2008. FINANZIARIA GARGANO,
PLAUSO DEL SINDACO DI MANFREDONIA. «È la migliore risposta che le imprese del
nostro territorio potessero dare alla crisi
finanziaria e alle sue pesanti conseguenze sulle
loro capacità di produrre e creare lavoro». È il commento del sindaco di
Manfredonia, Paolo Campo, alla notizia della costituzione della Finanziaria
Gargano SPA, primo passo verso l'istituzione di una banca con sede a Manfredonia.
«È assai rilevante e confortante sapere che tanti imprenditori e professionisti
della Capitanata abbiano voglia di investire il proprio denaro in un'attività
così rischiosa e senza alcuna prospettiva di ottenere contributi pubblici».
( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 11/04/2009 - pag: 32 La recessione «Più prestiti alle
imprese. Gli sgravi e le grandi opere iniziano a farsi sentire» Obama: ripresa,
barlumi di speranza E la Fed «secreta» i test sulle banche Bernanke e Geithner
alla Casa Bianca. «Ma restano le difficoltà» Dal sondaggio dei 53 economisti
del «Wall Street Journal» emerge l'attesa di una svolta nella seconda parte
dell'anno WASHINGTON - Al termine di una riunione straordinaria alla Casa
Bianca sugli sviluppi della crisi
finanziaria ed economica, Barack Obama ha dichiarato
per la prima volta di intravedere «barlumi di speranza». Pur ammonendo che la
situazione «rimane severamente stressata» e non si possono fare previsioni, il
presidente ha detto di aver riscontrato «progressi» su alcuni fronti e ha
annunciato senza precisarli «provvedimenti addizionali nelle prossime
settimane». «Sono fiducioso nella eliminazione degli asset tossici delle
banche - ha affermato - e nella soluzione dei problemi degli altri settori
dell'economia ». C'è stato un aumento del 20% dei prestiti alle piccole imprese
e un graduale miglioramento dei mutui. Si avverte anche il primo impatto degli
sgravi e dei piani per le infrastrutture «Ma - ha ripetuto Obama temperando il
cauto ottimismo - abbiamo ancora molto da lavorare». Affiancato dal consigliere
economico Lawrence Summers, il presidente ha discusso della crisi
e degli accordi del G20 di Londra con il ministro del Tesoro Timothy Geithner,
il governatore della Riserva Federale Ben Bernanke, e con la direttrice della
Fdic (Federal Deposit Insurance Corporation) Sheila Bair. Ha esaminato l'opera
di stabilizzazione dei mercati finanziari e di
risanamento dei mutui, l'aumento della disoccupazione, che ha toccato l'8,5%, e
il crollo del Pil, meno 6,3% nell'ultimo trimestre del 2008, mentre si prevede
meno 5% per i primi tre mesi del 2009. «In questa Pasqua - ha concluso -
continuiamo a soffrire, non c'è crescita e non ci sono impieghi. Ma sono
convinto che se insisteremo rimetteremo in piedi l'economia». I «barlumi di
speranza» di Obama non sono difficili da identificare. Da indiscrezioni della
Casa Bianca, gli esami in corso delle condizioni delle 19 maggiori banche (i
cosiddetti «stress test») indicherebbero che nessuna chiuderà i battenti, anche
se qualcuna potrebbe avere bisogno di altri sussidi. Nel frattempo la Fed ha
ingiunto alle banche di mantenere la riservatezza e non alimentari voci di
mercato sui risultati dei test, in modo da non frenare la speculazione. Stando
a Wall Street, una, la Goldman Sachs, le cui azioni sono salite del 47 per cento
da gennaio, emetterebbe titoli per ridurre o ripagare appieno il prestito di 10
miliardi di dollari ottenuti dallo Stato. Per prevenire scosse a danno delle
banche più deboli, in vista della pubblicazione dei bilanci la prossima
settimana, Geithner avrebbe tuttavia chiesto che l'esito degli esami rimanga
segreto. I giorni scorsi, la Wells Fargo aveva annunciato un inatteso attivo
trimestrale di 3 miliardi di dollari. Come sottolineato da Summers l'altro
ieri, dei segnali confortanti sono giunti anche dall'economia. A febbraio, gli
ordinativi all'industria sono aumentati dell'1,8 per cento e le vendite delle
case del 5,1%. Sono cresciute modestamente anche le esportazioni. «C'è ragione
di credere che tra pochi mesi non saremo più in caduta libera » aveva
commentato Summers. Secondo i 53 economisti che fanno le previsioni del «Wall
Street Journal», la recessione potrebbe finire nel terzo trimestre di
quest'anno, anche se solo nella seconda metà del Vertice Il presidente
americano Barack Obama (a destra) e il segretario al Tesoro, Timothy Geithner,
hanno fatto il punto ieri sullo stato delle banche e sugli accordi raggiunti la
scorsa settimana a Londra dal G20
( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 11/04/2009 - pag: 33 Via Nazionale Secondo l'Autorità
le incertezze sull'occupazione determinano la frenata dei consumi Spiragli
anche da Bankitalia e Ocse «Il rallentamento dell'economia adesso è meno
pronunciato» Peggiora la qualità del credito: il rapporto tra crediti e
sofferenze è salito nel quarto trimestre del 2008 dell'1,5% ROMA - L'economia
continua ad andar male, gli effetti della crisi finanziaria mondiale si stanno
manifestando «con virulenza», ma si intravedono alcuni segnali, tutti da
verificare, di un «possibile rallentamento» della caduta produttiva e dei
consumi, a partire dagli Usa. Riprendendo le caute affermazioni fatte dal
governatore Mario Draghi in occasione dell'Ecofin di Praga («Ci sono segnali di
un rallentamento del deterioramento dell'economia») il Bollettino
trimestrale della Banca d'Italia spiega la portata di questi primi lampi di
luce nel buio fitto della crisi. Si parte dalla
frenata del calo del mercato immobiliare e dei consumi negli Stati Uniti per
finire coi «primi effetti delle eccezionali misure di politica economica
adottati in quasi tutto il mondo» per stimolare la domanda: «Le iniziative
prese dai vari paesi cominciano funzionare» aveva ancora detto, sempre a Praga,
Draghi anche nella sua veste internazionale di presidente del Financial
stability board. Ed ancora, i mercati interbancari, dove si misura la fiducia
fra le banche, «sembrano gradualmente tornare ad una parziale funzionalità ».
In Italia, in particolare, dai sondaggi presso le imprese, «si intravedono
alcuni segnali prospettici di allentamento della forza della recessione ». E
pure l'Ocse, la cui analisi delle previsioni per l'economia italiana (un calo
del Pil del 4,3% nel 2009) era stata solo qualche settimana fa drastica, rileva
«timidi accenni di miglioramento» da «non enfatizzare» per l'Italia come per la
Francia. Le note non dolenti finiscono però qui. Per il resto, osservano gli
economisti di Bankitalia, il quadro congiunturale resta fortemente negativo:
dopo il crollo del Pil (-1,9%) nell'ultimo trimestre del 2008 la diminuzione
«più forte dalla recessione del 1974-75», il calo dell'attività economica è
proseguito nel primo trimestre del 2009, il quarto consecutivo di crescita
negativa. E poi ci sono la riduzione dell'occupazione e l'aumento della cassa
integrazione: il numero dei disoccupati «cresce quasi ininterrottamente dal
terzo trimestre del 2007». La paura di perdere il posto di lavoro condiziona i
consumi e la fiducia delle famiglie, che è in progressivo peggioramento anche
se, sempre secondo le analisi di Bankitalia, dovrebbe migliorare. E ciò «anche
grazie all' avvio di incentivi a sostegno dei consumi di beni durevoli» che
hanno già determinato la ripresa degli ordinativi di autoveicoli. Le incertezze
sull'occupazione tuttavia hanno finora contrastato gli effetti di stimolo sui
consumi del calo dell'inflazione che dovrebbe continuare fino al-- l'estate, con
stime che indicano un tasso medio dello 0,9% per il 2009. Sul fronte dei
prestiti bancari a famiglie ed imprese, la crisi
continua a farsi sentire: alla fine di febbraio la crescita su base annua dei
finanziamenti al settore privato era pari al 6%. Ma se il calcolo si fa
guardando solo alla dinamica degli ultimi tre mesi l'aumento scende al 2,5%. Il
rallentamento poi è proseguito anche in marzo, riflettendo sia la debole
domanda sia l'ulteriori «irrigidimento» delle condizioni. Anche se i tassi di
interesse sono diminuiti tantissimo dopo i «tagli » di quelli ufficiali da
parte della Bce.Tra novembre e febbraio, il costo dei finanziamenti a breve
termine delle imprese e quello dei nuovi mutui alle famiglie a tasso variabile
è sceso di oltre un punto e mezzo, rispettivamente al 5,2% e al 3,9%. In
prospettiva, comunque, ritiene Bankitalia, «l'offerta di credito potrà
beneficiare degli interventi volti alla ricapitalizzazione delle banche
italiane», come i cosiddetti Tremonti Bond. Resta tuttavia il peggioramento
della qualità del credito: il rapporto tra crediti e sofferenze è salito nel
quarto trimestre del 2008 dell'1,5%, il valore più alto dal 1999. Le insolvenze
hanno riguardato soprattutto le micro imprese. Anche i bilanci bancari hanno
risentito della crisi: nel 2008 è diminuita la
raccolta ed in generale c'è stato «un forte peggioramento» della redditività
dei gruppi bancari con la riduzione di circa un terzo degli utili. Stefania
Tamburello PALAZZO KOCH La sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 11-04-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Crisi
VETRINA ESTERI pag.
20 Bomba in Iraq. E Obama chiede 83 miliardi per la guerra STATI UNIITI CINQUE
SOLDATI AMERICANI CADONO IN UN ATTENTATO A MOSSUL, IL PIU' GRAVE
DALL'INSEDIAMENTO DI BARAK WASHINGTON LE TRUPPE americane hanno subito ieri il
peggior attentato in Iraq da quando Barak Obama si è insediato alla Casa Bianca
e subito il presidente ha chiesto al Congresso un nuovo stanziamento di guerra
per 83 miliardi di dollari. Una cifra pesante, in piena crisi finanziaria, anche se ieri sera
Obama ha annunciato «barlumi di speranza» per l'economia. Un attentatore
suicida, alla guida di un camion carico di una tonnellata di esplosivo, ha
causato ieri la morte di cinque soldati americani e due iracheni a Mossul, la
città nel Nord dell'Iraq dove Al Qaeda continua a resistere all'offensiva
antiterrorismo che nel resto del Paese ha invece ridotto la violenza.
L'attentato, diretto contro il comando della polizia irachena, ha provocato
anche il ferimento di un soldato Usa e di 20 iracheni, secondo il comando Usa a
Baghdad. Deve essere stato forte il contraccolpo per il presidente che aveva
constatato i «progressi enormi» fatti in Iraq e promesso il disimpegno delle
truppe Usa entro il 2011. «I prossimi 18 mesi saranno cruciali per l'Iraq»
aveva detto Obama. Ma la richiesta di oltre 83 miliardi di fondi aggiuntivi per
la guerra in Iraq e in Afghanistan ha anche il sapore del contrappasso per il
presidente. Molti ricodano che da senatore Obama aveva votato contro analoghe
richieste da parte di George W. Bush. Ora, da presidente, si trova a fare la
stessa cosa di Bush: chiedere al Crongresso fondi supplementari per il
Pentagono. E gli tocca promettere che sarà l'ultima volta e che farà rientrare
i «costi militari futuri nel piano di spesa ordinario». Basta economia di
guerra, insomma. L'economia è già un campo di battaglia. L. S.
( da "Giorno, Il (Milano)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
VETRINA ECONOMIA
pag. 22 Bankitalia: «Crisi violenta, ma si sta E anche Obama apre uno
spiraglio: «Barlumi di speranza. Ce la faremo, di OLIVIA POSANI ROMA LA
RECESSIONE forse sta allentando la morsa. Cenni, piccoli indizi, quel tanto che basta però alla Banca d'Italia per osservare che
sì, gli effetti della crisi finanziaria sull'economia «si stanno manifestando con virulenza», tuttavia
«si intravedono alcuni segnali di allentamento della forza della recessione».
Segnali legati anche al possibile rallentamento della caduta produttiva degli
Stati Uniti. Non a caso, più o meno nelle stesse ore, dall'altra parte
dell'Atlantico, Barack Obama annunciava al termine di un vertice con il
ministro del Tesoro e il presidente della Federal Reserve: «Ci sono barlumi di
speranza per l'economia americana». Certo, «c'è ancora molto da fare» e infatti
il presidente Usa ha annunciato nuove iniziative nelle prossime settimane da
parte dell'amministrazione , «l'economia è sempre sotto grave stress», tuttavia
«stiamo iniziando a riscontrare dei progressi e se riusciamo a portarli avanti
senza esitare di fronte alle difficoltà, mi sento assolutamente convinto che
rimetteremo questa economia in carreggiata». A far ben sperare gli americani è
il boom delle domande di rifinanziamento dei mutui e dei prestiti alle piccole
e medie imprese. Se l'economia americana riprenderà a tirare, se, come pare, a
metà anno la Cina tornerà su buoni tassi di crescita, allora anche le economie
del resto del mondo verranno trainate in avanti. D'altra parte il Governatore
Mario Draghi già il 3 aprile, parlando all'Econfin di Praga, aveva lanciato un
prudente segnale positivo sostenendo di aver individuato nell'economia
internazionale «un rallentamente del deterioramento», ma, aveva ammonito, «una
rondine non fa primavera». Ora cifre e previsioni sono messe su bianco nel
bollettino economico di via Nazionale. Si inizia con un elenco impressionante
di tutto ciò che non va. Il primo trimestre dell'anno si chiuderà, per la
quarta volta consecutiva, con un «pronunciato» calo dell'attività economica e
con un Pil diminuito dell'1,9%: il dato più pesante dal 1974, ma al contrario
di allora non potremo essere rapidamente salvati da un aumento dell'export. La
disoccupazione e la cassa integrazione sono in «costante aumento», tanto che il
bollettino parla di «progressivo deterioramento del mercato del lavoro»,
specialmente per quanto riguarda gli occupati a termine su cui «ricadono in
particolare i costi della crisi». NONOSTANTE la
riduzione dei tassi e la minore inflazione, la fiducia delle imprese e delle
famiglie è ai minimi, soprattutto per quanto riguarda il rischio
disoccupazione: un terzo degli imprenditori prevede di ridurre il numero dei
suoi dipendenti. Gli economisti intervistati si attendono una riduzione del Pil
pari al 2,8%: le ultime previsioni del Governo sono di gennaio e danno un -2%.
Il deficit è in crescita e il debito è aumentato di un altro 2,3% (105,8%
rispetto al Pil). I prestiti bancari continuano a rallentare e gli utili delle
banche sono diminuiti di un terzo. La produzione industriale, che a gennaio e
febbraio si è ridotta mediamente del 5%, subirà una caduta ancora più pesante a
marzo, visto come stanno andando i dati sul consumo di energia elettrica. In
particolare affanno è il settore automobilistico. Ma è proprio qui che iniziano
i timidi segnali di cambiamento. Palazzo Koch riconosce che «la natura
dell'attuale recessione rende incerti i tempi di ritorno su un sentiero di
crescita, che secondo le principali istituzioni internazionali potrebbe
avviarsi nei prossimi anni». TUTTAVIA spiega che il settore dell'auto «potrebbe
registrare un parziale recupero nei prossimi mesi grazie all'avvio degli
incentivi». Ma soprattutto sono «alcuni dati più recenti, la cui
significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane» a
suggerire «un possibile rallentamento della caduta produttiva degli Usa, in
particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi». Da verificare
anche gli effetti delle «eccezionali misure di politica economica adottate in
quasi tutto il mondo per stimolare la domanda», cioè la voglia di riprendere a
comprare e consumare.
( da "Corriere della Sera"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Corriere della Sera
sezione: Economia data: 11/04/2009 - pag: 35 Tutti gli stipendi Unicredit ha
azzerato quello di Profumo. Intesa li ha tagliati E cala il sipario sui bonus
dei banchieri MILANO E' sceso il sipario sui maxi bonus ai banchieri. Con la
pubblicazione dei compensi di Unicredit, che ha confermato l'azzeramento dei
bonus sull'esercizio 2008, si è completata la lista dei bilanci 2008 del
credito. Bilanci che, come ogni anno, includono i principali dettagli delle
retribuzioni al consiglio di amministrazione, dai classici emolumenti fino agli
incentivi. Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit, si porta a
casa un totale di 3,48 milioni, contro i circa 9 milioni guadagnati nel 2007,
quando tra le voci della «busta paga» c'era anche un bonus di oltre 5 milioni.
Stabili invece a 1,6 milioni i compensi del presidente Dieter Rampl. Solo
l'altro ieri l'altra grande banca italiana, Intesa Sanpaolo, aveva
ridimensionato a metà dello stipendio i bonus dell'amministratore delegato
Corrado Passera e del direttore generale Francesco Micheli. Che,
rispettivamente, tra emolumenti, incentivi e altre voci hanno raggiunto quota
3,06 milioni e 1,97 milioni. Tuttavia, al vertice della classifica dei paperoni
della finanza non ci sono i due top manager di Intesa e Unicredit, ma due ex
banchieri, il cui «cedolino» ha beneficiato dell'effetto chiusura del rapporto
di lavoro. Pietro Modiano, ex direttore generale di Intesa, arriva a superare i
5 milioni di euro, e Fabio Innocenzi, ex amministratore delegato del Banco
Popolare, va oltre quota 4 milioni. Terzo, a chiudere il podio, Alessandro
Profumo. Sono numeri di rilievo, che però non hanno impedito all'anno «nero»
delle banche mondiali, tra crisi
finanziaria, crolli di Borsa e aiuti di Stato, di
farsi sentire in qualche modo sulla classifica delle retribuzioni al top
management. Con l'azzeramento o il ridimesionamento dei bonus a molti
banchieri, infatti, nella lista dei più pagati manager delle società quotate
italiane il 2008 è stato l'anno del «sorpasso». Degli industriali sui
banchieri. I primi hanno ormai occupato ben quattro delle prime cinque
posizioni, con in testa gli oltre 8 milioni di Roberto Tunioli, come
vicepresidente e amministratore delegato di Datalogic (un compenso dovuto
soprattutto a indennità di fine mandato e incentivi pluriennali). Se in Italia
è stato l'anno del sorpasso, gli Stati Uniti, culla e catalizzatore della crisi finanziaria, non sono stati da meno. Anche oltre
Atlantico ci sono banchieri che hanno visto crollare i propri stipendi (pur
restando, però, su valori milionari). E' il caso di dell'amministratore
delegato di Bank of America, Kenneth Lewis, che ha dovuto «accontentarsi» di
1,5 milioni di dollari, l'88% in meno dell'anno precedente. In generale,
considerando tutte le grandi aziende a stelle e strisce (quelle con un giro
d'affari superiore ai 5 miliardi di dollari), la remunerazione mediana
dell'amministratore delegato nel 2008 è diminuita per la prima volta in sette
anni e solo per la seconda volta dal 1989. Il taglio a salari e bonus è stato
dell'8,5% a 2,24 milioni di dollari, e i cali più pronunciati sono arrivati dal
settore finanziario, come ha rilevato un sondaggio fra 200 aziende condotto per
il Wall Street Journal dalla società di consulenza manageriale Hay Group.
Giovanni Stringa PIAZZA AFFARI La sede della Borsa Italiana. La recessione ha
colpito gli stipendi dei manager
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 11-04-2009)
Pubblicato anche in: (Resto
del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Crisi
ECONOMIA &
FINANZA pag. 22 Bankitalia: «Crisi violenta, ma si sta E anche Obama apre uno
spiraglio: «Barlumi di speranza. Ce la faremo, di OLIVIA POSANI ROMA LA
RECESSIONE forse sta allentando la morsa. Cenni, piccoli indizi, quel tanto che basta però alla Banca d'Italia per osservare che
sì, gli effetti della crisi finanziaria sull'economia «si stanno manifestando con virulenza», tuttavia
«si intravedono alcuni segnali di allentamento della forza della recessione».
Segnali legati anche al possibile rallentamento della caduta produttiva degli
Stati Uniti. Non a caso, più o meno nelle stesse ore, dall'altra parte
dell'Atlantico, Barack Obama annunciava al termine di un vertice con il
ministro del Tesoro e il presidente della Federal Reserve: «Ci sono barlumi di
speranza per l'economia americana». Certo, «c'è ancora molto da fare» e infatti
il presidente Usa ha annunciato nuove iniziative nelle prossime settimane da
parte dell'amministrazione , «l'economia è sempre sotto grave stress», tuttavia
«stiamo iniziando a riscontrare dei progressi e se riusciamo a portarli avanti
senza esitare di fronte alle difficoltà, mi sento assolutamente convinto che
rimetteremo questa economia in carreggiata». A far ben sperare gli americani è
il boom delle domande di rifinanziamento dei mutui e dei prestiti alle piccole
e medie imprese. Se l'economia americana riprenderà a tirare, se, come pare, a
metà anno la Cina tornerà su buoni tassi di crescita, allora anche le economie
del resto del mondo verranno trainate in avanti. D'altra parte il Governatore
Mario Draghi già il 3 aprile, parlando all'Econfin di Praga, aveva lanciato un
prudente segnale positivo sostenendo di aver individuato nell'economia
internazionale «un rallentamente del deterioramento», ma, aveva ammonito, «una
rondine non fa primavera». Ora cifre e previsioni sono messe su bianco nel
bollettino economico di via Nazionale. Si inizia con un elenco impressionante
di tutto ciò che non va. Il primo trimestre dell'anno si chiuderà, per la
quarta volta consecutiva, con un «pronunciato» calo dell'attività economica e
con un Pil diminuito dell'1,9%: il dato più pesante dal 1974, ma al contrario
di allora non potremo essere rapidamente salvati da un aumento dell'export. La
disoccupazione e la cassa integrazione sono in «costante aumento», tanto che il
bollettino parla di «progressivo deterioramento del mercato del lavoro»,
specialmente per quanto riguarda gli occupati a termine su cui «ricadono in
particolare i costi della crisi». NONOSTANTE la
riduzione dei tassi e la minore inflazione, la fiducia delle imprese e delle
famiglie è ai minimi, soprattutto per quanto riguarda il rischio
disoccupazione: un terzo degli imprenditori prevede di ridurre il numero dei
suoi dipendenti. Gli economisti intervistati si attendono una riduzione del Pil
pari al 2,8%: le ultime previsioni del Governo sono di gennaio e danno un -2%.
Il deficit è in crescita e il debito è aumentato di un altro 2,3% (105,8%
rispetto al Pil). I prestiti bancari continuano a rallentare e gli utili delle
banche sono diminuiti di un terzo. La produzione industriale, che a gennaio e
febbraio si è ridotta mediamente del 5%, subirà una caduta ancora più pesante a
marzo, visto come stanno andando i dati sul consumo di energia elettrica. In
particolare affanno è il settore automobilistico. Ma è proprio qui che iniziano
i timidi segnali di cambiamento. Palazzo Koch riconosce che «la natura
dell'attuale recessione rende incerti i tempi di ritorno su un sentiero di
crescita, che secondo le principali istituzioni internazionali potrebbe
avviarsi nei prossimi anni». TUTTAVIA spiega che il settore dell'auto «potrebbe
registrare un parziale recupero nei prossimi mesi grazie all'avvio degli
incentivi». Ma soprattutto sono «alcuni dati più recenti, la cui
significatività e tenuta andranno valutate nelle prossime settimane» a
suggerire «un possibile rallentamento della caduta produttiva degli Usa, in
particolare con riferimento al mercato immobiliare e ai consumi». Da verificare
anche gli effetti delle «eccezionali misure di politica economica adottate in
quasi tutto il mondo per stimolare la domanda», cioè la voglia di riprendere a
comprare e consumare.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 11-04-2009)
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Il (Milano)) (Resto del Carlino, Il (Bologna))
Argomenti: Crisi
I COMMENTI pag. 12
MARIO DRAGHI, Governatore della Banca d'Italia, durante l'Ecofin inform...
MARIO DRAGHI, Governatore della Banca d'Italia, durante l'Ecofin informale di
Praga il 3 aprile, aveva con estrema prudenza aperto una credenziale alla
possibilità che, all'orizzonte, si cominciassero a intravvedere i primi
spiragli di luce in fondo al tunnel della recessione. E aveva ammonito: «Una
rondine non fa primavera». Il bollettino di via Nazionale pubblicato ieri
supporta con numeri e analisi l'anticipazione praghese del Governatore: sono
dati duri, che fotografano con nitidezza abrasiva lo stato dell'economia
mondiale e il dramma sociale del lavoro travolto dalla crisi finanziaria. Con realismo, però,
via Nazionale conferma anche che qualcosa si sta muovendo. Molti indicatori,
nelle ultime settimane, portano nella stessa direzione: a marzo, per esempio,
l'euro-coin indicatore che fornisce una stima mensile «in tempo reale» della
crescita del Pil nell'area euro ha interrotto la lunga caduta inziata nel
luglio dello scorso anno. Negli Stati Uniti il dato sul deficit
commerciale a febbraio si è ridotto del 28% a 26 miliardi di dollari, molto
meglio delle previsioni degli analisti che si aspettavano un passivo invariato
a 36 miliardi. Colpa della recessione che inevitabilmente ha frenato i consumi
degli americani? Sì, ma probabilmente solo in parte: la controprova con
l'approssimazione intrinseca nell'incrociare dati relativi a periodi diversi
potrebbe venire dai consumi calati a febbraio dello 0,2%. Stabili,
sostanzialmente. E dalle richieste settimanali di sussidio di disoccupazione
negli States che sono calate di 20mila unità contro una frenata attesa dagli
analisti di sole 9mila unità. Segno, quello del deficit, che forse una delle
«bolle» che hanno gonfiato l'economia statunitense si sta sgonfiando. Altri
segnali a sostegno di quelli che il presidente Usa, Barack Obama, ha definito
«barlumi di speranza» e la Fed «germogli di ripresa» , vengono dall'immobiliare
a stelle e strisce e dalle Borse: a febbraio la vendita di case negli Stati
Uniti è balzata del 5,1%. Le Borse europee nell'ultimo mese sono risalite del
20% (indice Dj stoxx 600), Piazza Affari con l'S&P/Mib del 37%. Un test
decisivo si aprirà ora con la stagione delle trimestrali Usa: quella della
banca Wells Fargo prima in ordine di tempo tra le big è stata meglio delle
attese.
( da "Nazione, La (Firenze)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
ESTERI pag. 20 Bomba
in Iraq. E Obama chiede 83 miliardi per la guerra STATI UNIITI CINQUE SOLDATI
AMERICANI CADONO IN UN ATTENTATO A MOSSUL, IL PIU' GRAVE DALL'INSEDIAMENTO DI
BARAK WASHINGTON LE TRUPPE americane hanno subito ieri il peggior attentato in
Iraq da quando Barak Obama si è insediato alla Casa Bianca e subito il
presidente ha chiesto al Congresso un nuovo stanziamento di guerra per 83
miliardi di dollari. Una cifra pesante, in piena crisi finanziaria, anche se ieri sera
Obama ha annunciato «barlumi di speranza» per l'economia. Un attentatore
suicida, alla guida di un camion carico di una tonnellata di esplosivo, ha
causato ieri la morte di cinque soldati americani e due iracheni a Mossul, la
città nel Nord dell'Iraq dove Al Qaeda continua a resistere all'offensiva
antiterrorismo che nel resto del Paese ha invece ridotto la violenza. L'attentato,
diretto contro il comando della polizia irachena, ha provocato anche il
ferimento di un soldato Usa e di 20 iracheni, secondo il comando Usa a Baghdad.
Deve essere stato forte il contraccolpo per il presidente che aveva constatato
i «progressi enormi» fatti in Iraq e promesso il disimpegno delle truppe Usa
entro il 2011. «I prossimi 18 mesi saranno cruciali per l'Iraq» aveva detto
Obama. Ma la richiesta di oltre 83 miliardi di fondi aggiuntivi per la guerra
in Iraq e in Afghanistan ha anche il sapore del contrappasso per il presidente.
Molti ricodano che da senatore Obama aveva votato contro analoghe richieste da
parte di George W. Bush. Ora, da presidente, si trova a fare la stessa cosa di
Bush: chiedere al Crongresso fondi supplementari per il Pentagono. E gli tocca
promettere che sarà l'ultima volta e che farà rientrare i «costi militari
futuri nel piano di spesa ordinario». Basta economia di guerra, insomma.
L'economia è già un campo di battaglia. L. S.
( da "Giornale.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 87 del 2009-04-11
pagina 16 Obama perde tutte le guerre (per fortuna finte) con la Cina di
Marcello Foa Un gruppo di esperti ha simulato crisi
provocate da caos politico o manovre di mercato. Esiti preoccupanti: l'America
è impreparata Durante la guerra fredda con l'Unione sovietica, al Pentagono si
svolgevano regolarmente delle simulazioni per tentare di prevedere le reazioni
del Cremlino in caso di crisi o di conflitto. Erano
veri e propri giochi di guerra, in cui alcuni dei massimi specialisti dell'Urss
dovevano immedesimarsi nei leader sovietici e sfidare a distanza un finto, ma
molto credibile, governo americano. L'Urss non esiste più, ma i giochi di
guerra continuano in un mondo dove i combattimenti avvengono sempre meno tra
super-eserciti capaci, con le loro armi nucleari, di distruggere il pianeta, ma
usando armi e tecniche non convenzionali e asimmetriche, quelle descritte oltre
una decina di anni fa da due esperti cinesi in un libro, Guerra senza limiti,
segnalato all'opinione pubblica europea dal generale italiano Fabio Mini. Quei
due esperti avevano previsto la forza dirompente del nuovo
terrorismo impersonato da Bin Laden e le potenzialità destabilizzanti di una crisi finanziaria. Certo, il crash dei
subprime non è frutto di un sabotaggio internazionale, bensì dell'avida
insipienza delle banche americane, ma il Pentagono ha imparato la lezione e per
la prima volta ha simulato un gioco di guerra esclusivamente economico.
Di solito queste esercitazioni restano segrete, ma, curiosamente, l'ultima non
è stata classificata e il sito Politico ne ha potuto rivelare l'esistenza. Per
due giorni, dal 17 al 18 marzo, un gruppo di esperti finanziari, tra cui
gestori di hedge funds, docenti universitari, manager (uno addirittura di una
banca straniera, la svizzera Ubs), si sono chiusi in un reparto della John
Hopkins University a Laurel, nel Maryland divisi in cinque squadre: Stati
Uniti, Russia, Cina, Estremo oriente e «altri». L'Unione europea, nonostante il
suo peso economico, non è stata considerata come un soggetto capace di
imprimere svolte strategiche autonome; alla stessa stregua del piccolo e sempre
più vecchio Giappone. E non c'è da stupirsi se lo sguardo degli americani sia
rivolto soprattutto all'Asia. L'Office of Net Assessment, il riservatissimo e
influente centro studi del Pentagono, da tempo è persuaso che il vero potere si
concentrerà in questa parte del mondo ed è lì che l'America dovrà dimostrare di
essere ancora una, anzi la, superpotenza. Ma il responso dell'esercitazione,
affidato a una squadra di giudici neutrali, non è affatto incoraggiante per
l'Amministrazione Obama. Nell'insieme delle situazioni contemplate - alcune
generate da crisi politiche come il tracollo della
Corea del nord, altre da manovre di mercato quale la manipolazione del prezzo
del gas da parte della Russia - la Cina ha vinto, approfittando, sovente, della
rivalità tra Mosca e Washington. Ma non solo. Secondo uno dei partecipanti, il
professor Paul Bracken della Yale School of Management, gli Usa non sono ancora
in grado di coordinare efficacemente le loro ingenti risorse militari e quelle
economico-finanziarie. Come dire: o muovono gli eserciti o usano la leva dei
mercati o del boicottaggio, ma non riescono a orchestrare una strategia
coerente e questo li rende vulnerabili o comunque poco efficaci. Sempre secondo
Bracken, è improbabile che la Cina, che possiede centinaia di miliardi di
dollari di Buoni del Tesoro Usa, decida di far crollare improvvisamente il
dollaro, perché danneggerebbe se stessa. Tuttavia, potrebbe ricorrere a
strategie intermedie, come la vendita a scaglioni della valuta Usa, che, a
fronte di un rischio calcolato, permetterebbe a Pechino di indebolire
l'economia americana. Il responso è chiaro: Pechino è molto più attrezzata e
flessibile di Washington per affrontare un conflitto asimmetrico. L'America
appare come un gigante superarmato e ipertecnologico, ma impacciato, incapace
di prevedere e poi di neutralizzare i folli piani di Al Qaida, le guerriglia in
Irak e in Afghanistan e domani, forse, una crisi di
Wall Street teleguidata dall'estero. http://blog.ilgiornale.it/foa/ © SOCIETà
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n. 87 del 2009-04-11
pagina 15 Il valzer dei direttori: e laddio diventa una gag
di Filippo Facci Così de Bortoli vuole evitare "distese di retorica" ma scrive un
articolo di commiato infinito, Mieli pensa positivo e Riotta ringrazia tutti:
"Anche te" Certi direttori di giornali & telegiornali ormai sono
come i personaggi delle opere verdiane: «Addio, addio» e poi son sempre lì,
spesso sempre gli stessi, protesi a ringraziare e complimentarsi tra loro. La
cerimonia dei commiati e degli insediamenti ci ha già sufficientemente
stroncato nei giorni scorsi, a margine dei cambi di poltrona al Tg1 e al
Corsera e al Sole 24Ore: ma se il siparietto dovesse ripetersi anche per i
prossimi cambi in Rai potremmo davvero non farcela. Ne pareva consapevole, laltro
ieri, Ferruccio de Bortoli: nellaccomiatarsi dalla direzione del Sole
24Ore ammetteva infatti che «Questi pezzi non si dovrebbero scrivere»: ma lo stesso pezzo, poi,
era di un chilometro e mezzo. «Anni fa», scriveva, «venne a trovarmi un editore
che raccoglieva gli articoli di insediamento e di commiato dei direttori dei
giornali. Cerano anche i miei. Lo sfogliai e mi misi le mani nei capelli. Una noia
mortale. Una distesa di retorica». Ecco, appunto: seguiva un elenco sterminato
di cose buone fatte dal suo giornale («Il racconto della crisi
finanziaria è stato esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati
ringraziamenti per tutti: il presidente Giancarlo Cerutti, lamministratore
delegato Claudio Calabi, e però anche lex amministratore Innocenzo
Cipolletta, e però anche lex Giuseppe Cerbone, e però anche
«leditore liberale» Emma Marcegaglia, e come dimenticare Luca di Montezemolo? Come non
menzionare i vicedirettori Gianfranco Fabi, Edoardo De Blasi, Alberto Oioli ed
Elia Zamboni? De Bortoli, oltretutto, torna al Corriere per la seconda volta al
posto del pure bi-direttore Paolo Mieli, di cui a sua volta non avremmo potuto
perderci il commiato dal Corsera. Eccolo: ringraziamenti «alla proprietà, a un
editore e soprattutto a una magnifica redazione» e un caloroso benvenuto «a un
professionista coi fiocchi che io ben conosco, Ferruccio de Bortoli». Bravi,
bello. Seguiva, comè abitudine consolidata in ogni commiato da
direttore moderato, una nota di pacato ottimismo: finalmente «si intravede
qualche bagliore di luce», ha spiegato Mieli. E meno male che non ha scritto
«luce in fondo al tunnel», come pure prescrive il galateo del commiato direttoriale: nessuno del
resto abbandonerebbe una direzione scrivendo «vi attende un periodo orribile».
Lha confermato lo stesso de Bortoli, nel suo articolo di
insediamento al Corriere: «QuellItalia che ce la fa», era il titolo think-positive riferito al Paese e
probabilmente a un certo giro di direttori. Di seguito, da contratto, le solite
balle istituzionali sul Corriere «onesto, serio e costruttivo, unautentica
istituzione di garanzia del Paese» senza ovviamente disdegnare un cordiale evviva per lamico
Paolo Mieli che «questi valori li ha conservati in una fase difficile nel
rapporto fra informazione e potere, gli va reso merito». Bello, bravi. Però
occorre considerare che al posto di de Bortoli, al Sole 24 Ore, è arrivato Gianni Riotta direttamente dal Tg1:
sotto allora con il suo articoletto di insediamento, pietosamente breve: giusto
il tempo di apprendere che sarà felice «di lavorare nella stagione che
trasformerà il mondo» giacché «la fine della Guerra Fredda ha avviato un
processo tumultuoso di cui si vanno esaminando ora soprattutto gli aspetti
negativi, dimenticando, in quella che il poeta Enzensberger chiama “furia della
caducità”... ». E ce lo facciamo bastare. Ordunque: il commiato di de Bortoli
al Sole (205 righe) e linsediamento di Riotta al Sole (20 righe) e
il commiato di Mieli al Corsera (60 righe) e linsediamento di de Bortoli
al Corsera (120 righe) e in tutto questo manca ancora il fondamentale commiato
di Riotta dal Tg1. Lo recuperiamo su Youtube. E doveva essere emozionato, poverino: «Il
servizio pubblico è cruciale alla libertà dellinformazione nel
nostro Paese». Cruciale alla ? E poi grazie, grazie, grazie: «Grazie alla Rai,
ai colleghi, ma soprattutto voglio ringraziare voi, i miei ultimi giorni hanno
coinciso giorno e
notte con la tragedia di Abruzzo». Di Abruzzo? «Ringrazio le mie colleghe e i
miei colleghi che hanno garantito in questa difficile fase politica equilibrio
e raziocinio: il tutto con me, direttore analfabeta di televisione». Lo dice
pure. «Quando lItalia gioisce, gioisce con il Tg1, quando
si informa, si informa con il Tg1, e quando piange, come voi avete pianto in
queste ore, piange con il Tg1». E ride pure, aggiungiamo. Ma non crediate che
ulteriori ringraziamenti vi verranno risparmiati: «Di questa passione ed entusiasmo io mi... io vi
ringrazio. E mi devo scusare con tutti voi per tutte le volte che per mia colpa
e per mia ignoranza non sono stato capace di essere allaltezza
di voi». Di voi. «Un pubblico così meraviglioso, un pubblico a cui voglio bene, gli voglio bene
come comunità, ma voglio poi bene proprio a tutti voi ascoltatori, a lei a lei
e a lei, a te e a te e a te». Totale: 2 minuti e 9 secondi. Avanti il prossimo.
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Plus sezione: STORIA
COP data: 2009-04-11 - pag: 5 autore: Mutui. L'altra faccia del ribasso
dell'Euribor Con la provvista più cara gli spread si adeguano Da fine agosto il
differenziale su fisso e variabile è cresciuto in media del 50% I tassi di
interesse scivolano ai minimi storici, ma i nuovi mutui erogati dalle banche
italiane non si adeguano a dovere, anzi diventano leggermente più cari. Potrà
sembrare un paradosso, ma è quanto emerge dalle ultime statistiche pubblicate
dalla Banca d'Italia: il tasso medio praticato alle famiglie sui prestiti con
durata superiore a 10 anni per l'acquisto di abitazioni è lievemente risalito a
febbraio rispetto al mese precedente (5,13% da 5,10%). è pur vero che siamo
distanti dal picco di agosto (6,10%) e che i tassi Irs – parametri di
riferimento di quei prestiti a tasso fisso che, nono stante la rimonta del
variabile, rappresentano ancora la maggioranza di quelli sottoscritti – sono
sostanzialmente stabili negli ultimi mesi. Il segnale, tuttavia, è di quelli da
non sottovalutare e si spiega principalmente con il rincaro dello spread, quel
margine che la banca applica al tasso base (Euribor, Irs o Bce). Basta
confrontare le offerte presenti sul sito del broker MutuiOnline lo scorso
agosto (prima del fallimento di Lehman) e adesso per capire che il vento è
cambiato: oggi si possono spuntare tassi effettivi decisamente più bassi (un
fisso a 20 anni costa in media il 5,41% contro il 5,99% di 8 mesi fa, il
variabile addirittura il 2,55% contro il 5,41%), ma gli spread (vedi tabella
sotto) sono balzati da valori mediamente inferiori all'1% a quasi l'1,5%, con
picchi fino al 2 per cento. Allo sportello, se possibile, la situazione è
ancora peggiore e soltanto sottoscrivendo (costose) polizze accessorie è
possibile ottenere uno sconto. Parte del ribasso dei tassi, insomma, rischia di
essere vanificato dal rincaro degli spread, con il risultato che chi
sottoscrive adesso un mutuo variabile particolarmente conveniente potrebbe
trovarsi in difficoltà e con un prodotto poco competitivo nel momento in cui
gli Euribor torneranno a crescere. La maggiorazione sul margine, va però detto,
non finisce interamente nelle tasche delle banche: «Per effetto della crisi finanziaria – osserva Gianfranco Torriero, direttore
centrale dell'Abi – nell'ultimo anno il costo effettivo della raccolta è
aumentato in misura notevole e i tassi interbancari non sono più un parametro
così affidabile per misurare il prezzo reale della provvista». Osservando i
dati della Banca d'Italia, in effetti, si scopre che il tasso medio pagato
dalle banche sulle emissioni con scadenza superiore a un anno era nel 2006
pressoché uguale all'Euribor 3 mesi (3,68% contro 3,70%), mentre a febbraio
2009 è stato più caro di circa l'1,5% (3,58% contro 2,05%). Detto questo,
stabilire se gli spread praticati in questo momento siano più o meno equi e
quanto del rincaro degli ultimi mesi finisca effettivamente nelle casse delle
banche è impresa difficile. Molto dipende da quale è il canale principale
utilizzato per la raccolta da ciascun istituto di credito, ma non solo: «Oltre
che ai maggiori costi di finanziamento – spiega Alessandro Pedone, responsabile
Aduc per la tutela del risparmio – il caro spread è legato alla situazione
economica generale, che da una parte rende più rischiosa la concessione dei
prestiti e dall'altra spinge le banche ad aumentare le entrate sulla parte dei
finanziamenti nel momento in cui la marginalità dei servizi è minore». Sotto
questo aspetto, la tendenza al rialzo degli spread sui mutui appare tutt'altro
che passeggera. Prima di assistere a miglioramenti significativi occorreranno
segnali di distensione sul versante finanziario, ma l'impressione è che sia
necessaria anche una nuova spinta alla concorrenza fra le banche che operano
sul territorio italiano. Proprio in questi giorni Ing Direct – l'istituto
olandese che con il suo ingresso in Italia ha forse contribuito più di altri a
movimentare il mercato – ha aumentato ulteriormente gli spread su tutti i
prodotti. Non è certo un bel segnale. Maximilian Cellino www.ilsole24ore.com/mutui
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ATTUALITA data: 2009-04-11 - pag: 7 autore: Mercati in ripresa. Le opportunità
per chi vuole investire con il «paracadute» Il ritorno dei bond convertibili Le
vendite forzate degli hedge fund hanno riportato i titoli «ibridi» a prezzi da
saldo P er chi segue con interesse il rimbalzo delle Borse, ma ancora non si
fida, oppure per chi osserva sconsolato i rendimenti ridotti dei titoli di
Stato e desidera mettere un po' di pepe al portafoglio. Le obbligazioni
convertibili, quei titoli a reddito fisso che offrono ai sottoscrittori la
possibilità di diventare azionista della società in cui si investe, sono in
questo momento in grado di mettere d'accordo diverse tipologie di risparmiatori
proprio grazie alle loro caratteristiche «ibride». Del resto, se si ragiona in
un'ottica di lungo termine (vedi tabella a fianco), si scopre che le
convertibili sono state in grado di offrire in media un rendimento pari a
quello delle azioni (e superiore a quello dei bond «tradizionali») ma con un
livello di volatilità inferiore. Merito dalla componente obbligazionaria dello
strumento, che ha in genere funzionato da protezione nelle fasi critiche di
Borsa, almeno fino allo scorso autunno. Il 2008 è stato infatti un anno da
dimenticare per le convertibili (nell'ultimo trimestre il mercato globale si è
contratto di quasi 130 miliardi di dollari, con una perdita del 23%) per le
vendite forzate scatenate dagli hedge fund che seguono la strategia convertible
arbitrage, operatori che secondo le stime possedevano fino al 50% del mercato
dei bond «ibridi» e che sono stati costretti a scaricarli sul mercato. Spesso
però sono proprio le vendite indiscriminate a creare le migliori occasioni ed è
su questo punto che fanno leva i gestori. «Quando è
scoppiata la crisi finanziaria globale i mercati erano in preda al panico e si sono verificati
notevoli errori di valutazione, che hanno visto ignorati i fondamentali
dell'equity e la qualità del credito delle società emittenti» spiega Léonard
Vinville, gestore del M&G Global Convertibles Fund. Che poi
aggiunge: «Le convertibili sono ora estremamente convenienti e offrono un
notevole potenziale di rialzo su un orizzonte d'investimento da medio a lungo
termine». Fra i money manager c'è insomma la convinzione che quanto accaduto
nel 2008 sia il frutto di condizioni irripetibili e ormai alle spalle. La
conferma di questo, al di là del rimbalzo messo in atto dalle convertibili da
gennaio a oggi, arriva anche da altri elementi. «In queste ultime settimane –
sostiene Davide Basile del fixed income group di Morgan Stanley Im - stiamo
assistendo a un forte ritorno di interesse verso questa asset class: sul
mercato si vedono molti investitori long only che prendono le decisioni
basandosi sui fondamentali delle società e non su logiche di pura copertura,
sono stati lanciati diversi nuovi fondi specializzati e si sono viste nuove
emissioni che stanno performando in modo soddisfacente. Tutto questo finisce
per creare un sostegno ai prezzi dei titoli». Detto questo, la scelta della
convertibile da acquistare (a pagina 37 si possono vedere le emissioni
italiane) è pur sempre un'operazione complicata per il piccolo investitore. «In
un contesto in cui è probabile che le condizioni macro sfavorevoli persistano –
consiglia Vinville – è più che mai importante basarsi sui fondamentali e
concentrarsi su quelle aziende capaci di generare liquidità, con basso utilizzo
di leva finanziaria e i cui titoli sono
sottovalutati». Il gestore suggerisce insomma di puntare su società meno
vulnerabili agli effetti del ciclo economico e capaci di difendersi anche in un
contesto sfavorevole come quello attuale «come il gruppo farmaceutico Allergan,
il distributore di prodotti medici Henry Schein, la società di servizi per la
cura dell'insufficienza respiratoria Lincare e il provider di servizi per
l'archiviazione dati E
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ATTUALITA data: 2009-04-11 - pag: 10 autore: Investimenti alternativi / 1. Le
opzioni per accedere ai prodotti speculativi anche con soli 100 euro Hedge per
tutti? è già una realtà Mentre Bankitalia dibatte con le Sgr, l'innovazione di
prodotto non conosce soste «F ondi hedge alla portata di tutti». Era questo uno
dei punti salienti del piano varato la scorsa estate da Banca d'Italia per il
rilancio del risparmio gestito. In particolare l'istituto di Via Nazionale,
dopo un lungo tavolo di lavoro con Consob, Tesoro e gli operatori, ha proposto
di ridurre da 500mila a 25mila euro la soglia di investimento minima per
sottoscrivere fondi di fondi hedge. Un intento che per il momento, però, è
rimasto lettera morta. Da allora è tutto fermo, complice
anche la crisi finanziaria
internazionale che ha spostato le attenzioni delle autorità verso altre
problematiche. Ma mentre in Italia si discuteva, a livello internazionale il
Cesr (comitato europeo dei regulator) nel giugno del 2007 concedeva il
passaporto Ucits III anche ai fondi che hanno l'obiettivo di replicare la
performance degli indici hedge investibili. Un provvedimento che di
fatto ha dato accesso ai piccoli risparmiatori a tutto l'universo dei fondi
hedge. In risposta a questa evoluzione normativa le case d'investimento hanno
via via varato un numero sempre crescente di fondi ed Etf che, con diverse
tecniche di gestione, offrono agli investitori un'esposizione a basso costo,
trasparente e passiva dell'asset class hedge fund. E per quanto l'idea alla
base di offrire un'ulteriore possibilità di diversificazione agli investitori è
apprezzabile, al momento i prodotti presenti sul mercato evidenziano molti
segni meno (vedi tabella a lato). Colpa, forse, di una non perfetta scelta di
tempo. «La volatilità contenuta e rendimenti interessanti, ottenuti in
condizioni di mercati particolamente difficili ne fanno uno strumento
interessante da inserire in un portafoglio ben diversificato – sostiene
Fabrizio Meo, Ad di Ing Inv. Mngt Italia Sim –. La nostra clientela, peraltro,
sembra apprezzare il comparto Ing (L) Invest Alternative Beta, anche perché mette
al ripario dal rischio di liquidità tipica dei fondi alternativi. E anche per
il futuro, ci aspettiamo che questi prodotti potranno continuare a suscitare
interesse, a patto che siano ben spiegati ». E le iniziative continuano a
proliferare, con tecniche di gestione sempre più raffinate. «In questo contesto
di mercato – afferma Alex Merla, director di SG Lyxor Ai – abbiamo riscontrato
un interesse crescente, da parte della clientela istituzionale, verso i
prodotti hedge presenti piattaforma di Managed Account di Lyxor. Asset manager,
fondi pensione, fondazioni ed assicurazioni italiani ci hanno manifestato
l'esigenza di accedere alla gestione alternativa tramite un'infrastruttura più
sicura che garantisca maggior trasparenza, riduzione dei rischi operativi e
sempre maggior liquidità. E per rispondere ancor meglio a queste esigenze Lyxor
ha creato due Sicav Ucits III su indici hedge della propria piattaforma». Un
modo alternativo per accedere agli hedge fund è anche quello di acquistare in
Borsa i fondi hedge quotati (vedi articolo in basso) o le stesse azioni delle
società di asset management alternative quotate. L'attenzione verso gli
investimenti alternativi cresce, ma il consiglio è sempre quello di assumerli,
eventualmente, solo a piccole dosi. Gianfranco Ursino © RIPRODUZIONE RISERVATA
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ATTUALITA data: 2009-04-11 - pag: 18 autore: Le banche? «Guadagna(va)no molto
per l'ignoranza dei clienti» • Può una direttiva indurre modifiche nei
comportamenti dell'offerta di determinati beni? Sì, se chi domanda quei beni e
quei servizi è consapevole. No, se chi domanda quei beni e quei servizi è nella
maggior parte dei casi privo delle conoscenze necessarie per capire se il
proprio interlocutore si sta comportando veramente nel suo interesse e, in caso
negativo, cambiarlo. La Mifid si è preoccupata di caricare gli intermediari di
ulteriori adempimenti burocratici (i cui costi vengono ovviamente ribaltati sui
clienti) ma a oggi non pare essersi ancora tradotta in un miglioramento della
consulenza prestata ai clienti delle banche. Non faccio fatica a credere alle
sue parole: «I consulenti sono semplici collocatori di prodotti», vincolati -
aggiungo io – al raggiungimento di obiettivi di vendita. Il fatto è che la
maggior parte dei clienti delle banche, priva delle conoscenze citate, o non se
ne rende conto, oppure, se lo intuisce, ritiene che tanto sia inutile cambiare
perché gli intermediari e i prodotti sono tutti uguali. Il che è falso, ma ciò
che conta è che in questo modo le banche possono continuare a fruire di lauti
margini reddituali che soltanto mercati caratterizzati da profondi gap
cognitivi tra domanda e offerta possono garantire. Un azzardo morale, quindi,
ben spiegato dagli studi del premio Nobel dell'Economia Joseph Stiglitz. Nel
mercato delle auto, per fare un paragone, non è possibile spuntare i profitti
dell'industria bancaria: perché gli acquirenti di auto sono generalmente molto
più informati di quelli di servizi finanziari. Certo è che la grande crisi finanziaria sta rappresentando – forse senza
possibilità di ritorno – una svolta nella redditività delle banche. Il drastico
calo dei profitti non sembra dovuto a una presa di coscienza da parte dei
risparmiatori dello scarso valore aggiunto ottenuto in cambio dei costi pagati.
Le sue origini sono da ricercarsi più nel rapporto delle banche con i mercati
dei capitali. è lecito tuttavia attendersi che la grande crisi
possa indurre le banche a ricercare una redditività più fisiologica, quindi più
contenuta e soprattutto più sostenibile, nelle sue varie attività, tra le quali
hanno un ruolo di primo piano la consulenza agli investimenti e la gestione del
risparmio. Attesa c'è anche sul ruolo che potrà giocare nei prossimi mesi
l'autorità di controllo, la Consob, che ha dedicato la fase iniziale del
recepimento a spiegare a banche e intermediari come gestire il passaggio
nell'era Mifid. Esauritasi questa fase, potrebbe aprirsi un periodo meno
amichevole, nel quale la Consob, tramite ispezioni, entrerà nel merito dei
processi di consulenza e verificherà – con i poteri di indagine che la legge le
attribuisce – se effettivamente a fronte dei costi pagati i clienti abbiano
ricevuto un servizio adeguato. Uno dei meriti (finora pochi) della Mifid è
quello di aver obbligato gli intermediari a garantire la tracciabilità del
processo di consulenza, al fine di permettere all'authority di controllarne la
correttezza. Occorre poi chiedersi se i deficit cognitivi dei risparmiatori
possano almeno parzialmente venire coperti. In Italia, come lei fa emergere, ci
sono abissi di conoscenza che suggeriscono un intervento pubblico in materia,
tenuto conto dei costi sociali che sono causati da una inefficace e
inefficiente allocazione dei risparmi. Non è colpa degli italiani se nessuna
scuola ha insegnato loro la differenza tra azioni e obbligazioni, tra polizze
Vita e fondi comuni. I programmi di educazione finanziaria
dei cittadini rientrano tra le raccomandazioni Ocse; Robert Shiller della Yale
University nel suo libro «The Subprime Solution» (tradotto in «Finanza Shock»
dell'Egea, 2008) propone l'educazione finanziaria di
massa come antidoto alle catastrofi finanziarie. In un suo recente intervento
sul «New York Times», Shiller quantifica in 15 miliardi di dollari all'anno il
costo di un'educazione finanziaria rivolta a 50
milioni di americani, e giustamente evidenzia l'irrilevanza della cifra
rispetto ai trilioni di denaro pubblico oggi necessari per salvare l'industria finanziaria e l'economia Usa dalla crisi
scaturita dai debiti sproporzionati contratti dagli acquirenti di case. ©
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( da "Sole 24 Ore, Il (Plus)"
del 11-04-2009)
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ARTECONOMY data: 2009-04-11 - pag: 21 autore: INTERVISTA James Goodwin
Consultant Editor Italia, un mercato col freno tirato Penalizzato dall'elevata tassazione e dalla notifica L a crisi
finanziaria americana ha riportato a Londra il
mercato delle aste e fatto registrare la prima flessione dei prezzi dopo sette
anni di crescita ininterrotta, secondo l'analisi annuale di Artprice. Il tasso
d'invenduto è balzato al 37,8% nel 2008 con picchi del 45% a partire da
ottobre. Negli incanti sono stati scambiati volumi per 8,3 miliardi di
dollari – un milione in meno del 2007 – è stata battuta più arte moderna, per
quasi il 44%, seguita da post-war (18,8%), contemporaneo (16%), XIX secolo
(14,3%) e old master (6,8%). Londra ha conquistato il podio con il 35,7%, pari
a 2,958 milioni di $ di fatturato, sfilandolo a New York (35,6%), mentre
conferma l'argento la Cina (7,2%). Nella gara tra Sotheby's e Christie's –
insieme totalizzano il 73% del volume d'asta mondiale con il 16% delle
transazioni – vince la prima con 3,3 miliardi di $ grazie a uno scarto di
400milioni. E l'Italia con il suo 2,7% di quota di mercato che ruolo potrà
avere nel futuro? Risponde James Goodwin, consultant editor di «The
International Art Markets-The Essential Guide for Collectors and Investors»
edito da Kogan Page, utile guida per il collezionista che fa il focus sul
mercato dell'arte in 42 paesi. «L'Italia è uno dei paesi leader nella cultura e
nelle arti, soprattutto in quelle figurative. Ma il suo mercato dell'arte se
confrontato con la sua reputazione è sproporzionatamente piccolo. L'Italia
scambia meno dell'1% dell'arte del mondo e appena meno del 4% delle merci
mondiali. Nel Regno Unito viene scambiato oltre il 30% delle opere. Grazie alla
cultura l'Italia accoglie circa il 9-10% dei turisti d'Europa, classificandosi
al quinto posto nel mondo. Ma solo gli Uffizi di Firenze è nei primi 60 musei
al mondo, in base ai visitatori per mostra. Sono dieci, invece, i musei
inglesi, di cui cinque prima degli Uffizi. Poiché il turismo è una risorsa di
lungo termine per il reddito nazionale tutto questo lascia sconcertati. Cosa
fare? In modo coraggioso, nel mercato italiano sono più i cittadini delle
istituzioni a collezionare e investire in arte. Ma sfortunatamente, sono
ostacolati dall'alta tassazione degli scambi (20%, ndr). E poi vi sono troppe
restrizioni commerciali per collezionisti ed esportatori per le opere che hanno
più di 50 anni. Risultato? Le migliori opere italiane sono scambiate più a caro
prezzo fuori dall'Italia e spesso restano lì per essere più facilmente vendute
in futuro. I lavori intermediati in Italia tendono ad essere di medio prezzo e
i capolavori, a volte, trovano la loro strada nel mercato sommerso. In
conclusione, tutte queste restrizioni sono finanziariamente
costose per gli italiani e riducono gli investimenti futuri nella grande
cultura del paese. Marilena Pirrelli © RIPRODUZIONE RISERVATA
( da "Rai News 24"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Washington | 11
aprile 2009 Altre due banche americane falliscono: la Cape Fear Bank e la New Frontier Bank Wall Street Ancora due banche americane
travolte dalla crisi finanziaria. Il primo istituto chiuso dalle autorità è Cape Fear Bank il
primo a fallire in North Carolina dal 1993. Poi l'annuncio della chiusura della
New Frontier Bank, importante istituto di credito regionale del Colorado, che
diventa cosi' la maggiore banca a fallire quest'anno negli Stati Uniti.
Si tratta del il 23/o istituto di credito a fallire negli Stati Uniti da
gennaio.
( da "AmericaOggi Online"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi Usa. Obama:
barlumi di speranza 11-04-2009 WASHINGTON. L'economia americana comincia a
intravedere una luce in fondo al tunnel della recessione, che ormai affligge
l'Azienda America da 16 mesi: "Iniziamo a vedere dei progressi" su
diversi fronti. Si intravedono "barlumi di speranza" afferma il
presidente Barack Obama invitando comunque a non allentare la presa visto che
l'economia resta "ancora sotto un severo stress". "C'é ancora
molto lavoro da fare", esorta Obama annunciando che presto saranno
adottate nuove misure a sostegno dell'economia e della
stabilizzazione dei mercati finanziari. Proprio lo stato di salute di questi ultimi e delle banche,
alle prese con gli stress test, sono stati oggetto dell'incontro fra Obama e la
sua squadra economica, composta dal segretario al Tesoro Timothy Geithner, il
presidente della Fed Ben Bernanke e il top advisor della Casa Bianca Lawrence
Summers. "Iniziamo a vedere dei progressi: quello che iniziamo a
intravedere sono barlumi di speranza" su diversi fronti economici, spiega
Obama, dicendosi "assolutamente convinto che riusciremo a rimettere
l'economia in carreggiata". Fra i segnali positivi figurano il boom della
domande di rifinanziamento dei mutui e dei prestiti alle piccole e medie
imprese. Proprio nelle ultime ore il presidente statunitense ha invitato gli
americani ad approfittare dei minimi storici dei tassi per rinegoziare i propri
finanziamenti. Nonostante i segnali positivi, Obama invita alla prudenza:
"Dobbiamo esserlo nelle nostre previsioni, perché le cose non cambiano
solo perché è Pasqua. L'economia resta ancora sotto una terribile pressione.
Dobbiamo far sì che quello che facciamo si traduca in crescita economica in un
aumento dell'occupazione e dei redditi degli americani. Al momento constatiamo
l'esistenza di molte difficoltà, la perdita di molti posti di lavoro. Abbiamo
molto lavoro da fare e nel corso delle prossime settimane ci saranno nuove
iniziative dell'amministrazione" a sostegno dell'economia. La recessione
in atto e i salvataggi delle banche negli ultimi mesi fanno intanto schizzare
il deficit, salito a marzo a 192,3 miliardi di dollari: complessivamente nei
primi sei mesi dell'anno fiscale in corso il deficit risulta pari a 956,8
miliardi di dollari. Se continuerà a viaggiare di questo passo, l'anno fiscale
si chiuderà in linea con le attese del Congressional Budget Office (Cbo) che
prevede un rosso da 1.850 miliardi di dollari. Secondo il Blue Chip Economic
Indicator, un sondaggio condotto fra economisti, l'economia americana emergerà
dalla recessione nella seconda parte dell'anno grazie alla ripresa dei consumi
e del mercato immobiliare, ma la disoccupazione continuerà ad aumentare fino al
2010, raggiungendo il picco proprio nel secondo semestre 2009 quando potrebbe
raggiungere il 9,8%. Gli economisti partecipanti alla ricerca prevedono che il
Pil quest'anno si possa contrarre del 2,6%, segnando così la maggiore
contrazione annuale dalla Seconda Guerra Mondiale, superiore al -1,9% del 1982.
Con la sua squadra economica Obama si è soffermato sullo stato di salute del
mercato finanziario, sulle banche e sulle iniziative
in campo per pulire i bilanci degli istituti di credito dagli asset tossici. Le
maggiori banche americane sono al momento oggetto degli stress test messi a
punto dal Dipartimento del Tesoro per determinare la solidità degli istituti
stessi. La Fed e il Tesoro, secondo indiscrezioni, avrebbero invitato le banche
che si sono già sottoposte all'esame a non diffondere i risultati finali, che
saranno resi noti alla fine di aprile dalle autorità. Un invito per evitare
contraccolpi al mercato proprio nella stagione delle trimestrali.
( da "KataWeb News"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 99 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al quotidiano
El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana presso il
governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di carriera;
meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara, asciutta,
ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel giornale così
faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito, anche di quello
Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare soccorso, la deve
smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra niente qui la libertà
di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire l'immagine dell'Italia
tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù politica che nessun
organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare, piaccia o no il governo
di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede che gli equilibri politici
europei siano cambiati, che un asse Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo
della Spagna e le sue numerose, troppe, poltrone, ben sei super incarichi
istituzionali europei. Succede che le cose non vadano più bene per l'economia,
crollata miseramente dopo il boom edilizio e tante rivendicazioni di tronfio
primato; che la politica estera sia un disastro, e il presidente Barack Obama
nella nuova versione militare contro Bin Laden non si sia rivelato l'amico che
ingenuamente la sinistra in Europa aveva immaginato; che il federalismo morda
le calcagna a Madrid, visto l'apporto determinante del partito catalano alla
rielezione dei socialisti. Il governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad
altri Stati, il Pais pubblica fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è
descritta come dominio di un tiranno nello stile delle dittature latino
americane, Pinochet naturalmente, non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio
eletto ha bisogno dello psichiatra, qui si praticano tortura e politiche
razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero
poco, scansato il fango delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al
mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma,
Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle
posizioni comuni da adottare contro la crisi
finanziaria, lasciando fuori la Spagna, che pure
Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo», addirittura il Paese
sopra la media europea per reddito pro capite. Per il premier spagnolo fino a
pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto deprimere molto il primo
ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio obiettivo è quello di superare
la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole neanche sentirselo dire». Subito
dopo la crisi internazionale ha svelato il bluff
dell'economia spagnola. La recessione ha gettato anche la Spagna in una crisi profonda: crescita dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5%
come annunciato dal governo. Un dato che riporta il Paese agli stessi risultati
del 1993. Il boom economico era stato gonfiato dagli aiuti europei allo
sviluppo, investiti quasi esclusivamente nell'edilizia, un settore in forte
perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè prima della crisi
internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie
sulla politica di sicurezza e immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle
zattere dei clandestini l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi
200 organizzazioni hanno presentato alla Procura generale dello Stato una
denuncia contro il ministero dell'Interno, accusando la polizia di «arresti
mirati», «retate» e «controlli d'identità di massa», insomma di eseguire gli
ordini per l'arresto di una «quota» minima mensile di immigrati per ciascun
distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo milione a 5,2 milioni nel 2008,
su una popolazione totale per la Spagna di 46 milioni di persone. Con una
disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha cambiato ufficialmente
politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre prevede severe misure
restrittive: oltre all'aumento da
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Asean/ Crisi
economica dominerà vertice in Thailandia di Apcom Seguito del G20 per paesi
asiatici dipendenti da esportazioni -->Pechino, 11 apr. (Apcom) - Per le
Tigri Asiatiche e le roboanti economie del sud-est asiatico l'evoluzione della
situazione economica mondiale negli ultimi mesi è un film già visto, del cui
finale sperano però di fare a meno. La crisi asiatica
del 1997/98 che aveva messo in ginocchio i mercati finanziari del continente,
sarà usata a mo' di lezione esemplare dai dieci paesi dell'Associazione dei
Paesi del Sud-est Asiatico (ASEAN) in riunione da oggi a Pattay, in Thailandia.
Entrambi i primi ministri di Thailandia e Giappone hanno ribadito appeno dieci
giorni fa al vertice di Londra che l'Asia ha forza sufficiente per uscire dalla
crisi, grazie all'esperienza accumulata nel 1997. Il
premier Abhisit Vejjajiva, che farà gli onori di casa alla delegazione di centinaia
di rappresentanti di governi, sostiene che, contrariamente a quanto avvenuto un
decennio fa e a quanto deciso da alcuni paesi europei, è il momento per i
governi di adottare piani di stimolo per promuovere la ripresa dell'economia.
In ciò gli dà ragione anche la Banca Asiatica di Sviluppo, che ha appena
pubblicato in un rapporto le previsioni per la crescita del continente
nell'anno in corso. La crescita dell'economia asiatica diminuirà raggiungendo
il suo ritmo più lento dopo la crisi
finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma
la regione si trova oggi in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha
Lee, capo economista presso la Banca, "nel breve termine le previsioni per
la regione sono tetre, poiché l'impatto della seria recessione nelle economie
industrializzate si sta trasmettendo alle economie emergenti". Nel
2009 la crescita dei paesi dell'est asiatico si fermerà al 3,6%, la metà del
6,6% raggiunto nel 2008 e ben al di sotto del 10,4% del 2007. E il livello è
mantenuto tale solo dalla Cina da cui ci si aspetta una crescita del 7%
"sostenuta da massicce misure di stimolo", secondo il rapporto,
mentre economie strettamente dipendenti dalle esportazioni scenderanno a record
storici. E' il caso di Hong Kong da cui la Banca si aspetta un -2%, della
Repubblica di Corea a -3%, e di Taiwan che crescerà di -4%. Ma molti governi
asiatici hanno già risposto prontamente alla crisi
emanando misure finanziarie, monetarie e fiscali per limitarne l'impatto. Dalla
riunione di due giorni dovrebbe risultare un ulteriore sforzo congiunto con la
creazione di un fondo regionale per aiutare le economie in difficoltà,
estremamente dipendenti dalle esportazioni e dal livello di consumi dei paesi
sviluppati. Secondo l'agenzia France Presse i capi di governo sarebbero pronti
a raccogliere 120 mld di dollari per incrementare un fondo di 80 mld di dollari
deciso lo scorso febbraio e che si spera sia operativo a partire dal mese
prossimo. Nel documento che sarà approvato alla fine dei due giorni di meeting,
i 10 paesi dell'Asean forniranno il 20% del contributo, il resto sarà lasciato
alle casse di Cina, Giappone e Corea. Sebbene focalizzato sulle urgenti
questioni economiche il summit dovrà fare i conti con le questioni interne del
paese ospitante e le migliaia di dimostranti che da giorni assediano la
capitale tailandese. Le camicie rosse, come sono chiamati i sostenitori dell'ex
premier Thaksin Shinawatra a ragione della divisa che indossano, chiedono le
dimissioni dell'attuale Primo Ministro Abhisit Vejjajivae lo scioglimento del
Parlamento, propedeutico per nuove elezioni. Oggi erano in 2000 radunati
attorno alla sede del meeting, secondo le fonti tailandesi, e decisi ad
approfittare della presenza dei rappresentanti di tutti i paesi vicini per
denunciare l'illegittimità del governo di Bangkok. Dell'Asean fanno parte dieci
paesi del sud-est asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia,
Birmania, the Filippine, Singapore, Vietnam e Thailandia) a cui si aggiungono
Cina, Giappone e Corea. Domenica si svolgerà l'incontro del Global Dialogue, un
meccanismo a cui prendono parte il Segretario generale delle Nazioni Unite, i
capi di Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione
Mondiale del Commercio.
( da "Virgilio Notizie"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Pechino, 11 apr.
(Apcom) - Per le Tigri Asiatiche e le roboanti economie del sud-est asiatico
l'evoluzione della situazione economica mondiale negli ultimi mesi è un film
già visto, del cui finale sperano però di fare a meno. La crisi
asiatica del 1997/98 che aveva messo in ginocchio i mercati finanziari del
continente, sarà usata a mo' di lezione esemplare dai dieci paesi
dell'Associazione dei Paesi del Sud-est Asiatico (ASEAN) in riunione da oggi a
Pattay, in Thailandia. Entrambi i primi ministri di Thailandia e Giappone hanno
ribadito appeno dieci giorni fa al vertice di Londra che l'Asia ha forza
sufficiente per uscire dalla crisi, grazie
all'esperienza accumulata nel 1997. Il premier Abhisit Vejjajiva, che farà gli
onori di casa alla delegazione di centinaia di rappresentanti di governi,
sostiene che, contrariamente a quanto avvenuto un decennio fa e a quanto deciso
da alcuni paesi europei, è il momento per i governi di adottare piani di
stimolo per promuovere la ripresa dell'economia. In ciò gli dà ragione anche la
Banca Asiatica di Sviluppo, che ha appena pubblicato in un rapporto le
previsioni per la crescita del continente nell'anno in corso. La crescita
dell'economia asiatica diminuirà raggiungendo il suo ritmo più lento dopo la crisi finanziaria del 1997/98- si legge nel rapporto- ma la regione si trova oggi
in una migliore posizione per far fronte alla crisi attuale". Secondo Jong-Wha Lee, capo economista presso la
Banca, "nel breve termine le previsioni per la regione sono tetre, poiché
l'impatto della seria recessione nelle economie industrializzate si sta
trasmettendo alle economie emergenti". Nel 2009 la crescita dei
paesi dell'est asiatico si fermerà al 3,6%, la metà del 6,6% raggiunto nel 2008
e ben al di sotto del 10,4% del 2007. E il livello è mantenuto tale solo dalla
Cina da cui ci si aspetta una crescita del 7% "sostenuta da massicce
misure di stimolo", secondo il rapporto, mentre economie strettamente
dipendenti dalle esportazioni scenderanno a record storici. E' il caso di Hong
Kong da cui la Banca si aspetta un -2%, della Repubblica di Corea a -3%, e di
Taiwan che crescerà di -4%. Ma molti governi asiatici hanno già risposto
prontamente alla crisi emanando misure finanziarie,
monetarie e fiscali per limitarne l'impatto. Dalla riunione di due giorni
dovrebbe risultare un ulteriore sforzo congiunto con la creazione di un fondo
regionale per aiutare le economie in difficoltà, estremamente dipendenti dalle
esportazioni e dal livello di consumi dei paesi sviluppati. Secondo l'agenzia
France Presse i capi di governo sarebbero pronti a raccogliere 120 mld di
dollari per incrementare un fondo di 80 mld di dollari deciso lo scorso
febbraio e che si spera sia operativo a partire dal mese prossimo. Nel
documento che sarà approvato alla fine dei due giorni di meeting, i 10 paesi
dell'Asean forniranno il 20% del contributo, il resto sarà lasciato alle casse
di Cina, Giappone e Corea. Sebbene focalizzato sulle urgenti questioni
economiche il summit dovrà fare i conti con le questioni interne del paese ospitante
e le migliaia di dimostranti che da giorni assediano la capitale tailandese. Le
camicie rosse, come sono chiamati i sostenitori dell'ex premier Thaksin
Shinawatra a ragione della divisa che indossano, chiedono le dimissioni
dell'attuale Primo Ministro Abhisit Vejjajivae lo scioglimento del Parlamento,
propedeutico per nuove elezioni. Oggi erano in 2000 radunati attorno alla sede
del meeting, secondo le fonti tailandesi, e decisi ad approfittare della
presenza dei rappresentanti di tutti i paesi vicini per denunciare
l'illegittimità del governo di Bangkok. Dell'Asean fanno parte dieci paesi del
sud-est asiatico (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, the
Filippine, Singapore, Vietnam e Thailandia) a cui si aggiungono Cina, Giappone
e Corea. Domenica si svolgerà l'incontro del Global Dialogue, un meccanismo a
cui prendono parte il Segretario generale delle Nazioni Unite, i capi di Fondo
Monetario Internazionale, Banca Mondiale e Organizzazione Mondiale del
Commercio.
( da "Brescia Oggi"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
«Gli errori di
banche e autorità» 11/04/2009 rss e-mail print «Gli errori di banche e
autorità» La crisi ha potuto maturare e assumere la
dimensione attuale anche per i molti errori e ritardi delle autorità e dei
vertici delle banche. Autorità e regolamentazione. Bastano due episodi poco
noti, ma eloquenti. Il primo riguarda l'attività di Fannie Mae and Freddie Mac,
i pilastri dell'offerta di mutui-casa alle famiglie americane. Nel 2006, dopo
avere scoperto un errore contabile di oltre 11 miliardi di dollari, le autorità
statunitensi hanno imposto limiti severi alla loro attività. Ebbene, il primo
marzo del 2008 quei limiti sono stati rimossi, con una decisione tanto
inspiegabile quanto dissennata: solo sei mesi dopo, avendo ormai perso il
capitale, le due agenzie dovevano essere nazionalizzate. Il secondo episodio
riguarda la regolamentazione della finanza in generale. Nel marzo del 2007,
proprio quando la crisi ha preso corpo con il
fallimento di New Financial Century, le autorità statunitensi hanno accusato
esplicitamente la legge Sarbanes-Oxley - introdotta all'indomani dei
fallimenti-scandali Enron, Worldcom, etc. - di rendere la finanza e la Borsa
Usa non competitive rispetto a quelle inglesi. Lo stesso ministero del Tesoro
ha organizzato un incontro stampa nel quale John Thain, allora presidente del
New York Stock Exchange, imputava proprio a quella legge il fatto che solo 2
delle 25 offerte pubblico d'acquisto del 2006 fossero state lanciate negli USA.
Il messaggio era chiaro: la massiccia deregolamentazione dell'ultimo quarto di
secolo non bastava, c'erano ancora troppe regole. Tale convinzione veniva formalizzata
nel Blueprint for a Modernized Financial Regulatory Structure pubblicato dal
ministero del Tesoro Usa il 31 marzo 2008. Oggi quel passo appare ancora più
incomprensibile. Autorità e politica monetaria. Il 7 agosto 2007, la Fed ha
dichiarato di non ritenere opportuno abbassare i tassi e
creare liquidità aggiuntiva perché il problema del momento era l'inflazione,
non la crisi finanziaria.
Ebbene, solo due giorni dopo, il mercato interbancario si è bloccato e la Fed è
stata costretta a creare 24 miliardi di dollari di nuova liquidità. Per certi
versi, oggi risulta ancora più eclatante il successivo l'errore di tempismo
della Bce. La crisi è diventata esplicita nel
marzo 2007; nella prima parte del 2008, oltre al fallimento di Bear Stearns,
sono emerse le colossali perdite di HSBC, Citigroup, Merril Lynch, UBS e
Unicredit. Pertanto, a luglio 2008 il problema da attaccare non poteva essere
più chiaro nella sua natura e drammaticità. Nonostante questo, e nonostante il
fatto che le banche centrali di Inghilterra e USA abbiano ormai già ridotto i
propri tassi, rispettivamente, tre e sette volte in successione, la Bce ha
fatto il contrario. Misurazione del rischio. Per dare un'idea dell'enormità del
problema di misurazione del rischio basta citare due dati. A gennaio 2008,
esistevano solo 12 aziende con rating AAA; in quello stesso mese, però, ben
64.000 strumenti di finanza strutturata - incluse le (ora) tristemente note
obbligazioni garantite da mutui subprime - si potevano fregiare di tale rating.
I manager (e le autorità) credevano che la cartolarizzazione avrebbe spostato
tutto il rischio dal sistema bancario - che origina i prestiti - agli
investitori finali. Anche qui, però, l'abbaglio è stato colossale: spesso il
rischio veniva passato a un'altra banca o rimaneva all'interno della cedente
perché acquisito da un'altra sua divisione o connesso a un derivato. Quando i
prestiti hanno iniziato ad andare in default, le perdite si sono abbattute in
gran parte su un sistema bancario che ha dovuto fare i conti con i propri
errori di risk management.
( da "Affari Italiani (Online)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi/
Virgin Mobile paga la bolletta ai clienti in difficoltà: qualcosa sta cambiando
nel modo di fare affari, non solo negli Usa Sabato 11.04.2009 11:57 Gli effetti
della crisi finanziaria mondiale sull'economia reale
"si stanno manifestando con virulenza", secondo quanto riporta anche
Banca d'Italia nel suo ultimo Bollettino Economico, dove però Via Nazionale fa notare
anche come "alcuni dati più recenti, la cui significatività e tenuta
andranno valutate nelle prossime settimane, suggeriscono un possibile
rallentamento della caduta produttiva negli Stati Uniti, in particolare con
riferimento al mercato immobiliare e ai consumi". Insomma, la crisi è dura e certamente una fase in cui si bruciano quasi
700 mila posti di lavoro al mese nei soli Stati Uniti va affrontata con tutta
l'attenzione del caso da parte di governi e autorità monetarie. Ma anche le
aziende stanno iniziando a fare la loro parte, non solo cercando di ridurre
all'osso i costi e dismettendo attività ritenute non più
"strategiche" e tagliando il personale. Anzi iniziano ad arrivare sul
mercato offerte destinate proprio a chi sta attraversando una difficoltà
temporanea dovuta ad esempio alla perdita del posto di lavoro. Virgin Mobile,
operatore statunitense di telefonia mobile, ha lanciato ad esempio un'offerta
ad hoc con chiamate illimitate a 50 dollari per i clienti che hanno perso il
lavoro e un programma di protezione ("Pink Slip"), grazie al quale
sarà la stessa compagnia telefonica a pagare la bolletta per tre mesi al posto
di quei clienti che non riusciranno a fare fronte al pagamento. "Il
cellulare non è più un lusso ma una necessità" ha spiegato il Ceo, Dan
Schulman, che ha aggiunto: "abbiamo avuto questa idea ispirati da un
nostro cliente che ci ha scritto temendo di non poter più pagare le spese
telefoniche perché disoccupato". Un cambiamento di strategia che potrebbe
fare scuola anche fuori dagli States. pagina successiva >>
( da "KataWeb News"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 100 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello
psichiatra, qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene,
ambasciatore, a dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango
delle calunnie, di cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4
ottobre del 2008 i capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro
la crisi finanziaria,
lasciando fuori la Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più
solida del mondo», addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro
capite. Per il premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia
ha fatto deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il
mio obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non
vuole neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato
anche la Spagna in una crisi profonda: crescita
dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che
riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato
gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità
di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima
mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo
milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46
milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha
cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre
prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da
( da "Giornale.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 87 del 2009-04-11
pagina 15 Il valzer dei direttori, laddio diventa una gag
di Filippo Facci Con
la rivoluzione ai vertici di quotidiani e telegiornali si scatena il
cerimoniale. Così de Bortoli dice di voler evitare "distese di
retorica" ma scrive un articolo di commiato infinito, Mieli pensa positivo
e Riotta ringrazia tutti: "Anche te" Certi direttori di giornali
& telegiornali ormai sono come i personaggi delle opere verdiane: «Addio,
addio» e poi son sempre lì, spesso sempre gli stessi, protesi a ringraziare e
complimentarsi tra loro. La cerimonia dei commiati e degli insediamenti ci ha
già sufficientemente stroncato nei giorni scorsi, a margine dei cambi di
poltrona al Tg1 e al Corsera e al Sole 24Ore: ma se il siparietto dovesse
ripetersi anche per i prossimi cambi in Rai potremmo davvero non farcela. Ne
pareva consapevole, laltro ieri, Ferruccio de Bortoli: nellaccomiatarsi
dalla direzione del Sole 24Ore ammetteva infatti che «Questi pezzi non si
dovrebbero scrivere»: ma lo stesso pezzo, poi, era di un chilometro e mezzo.
«Anni fa», scriveva, «venne a trovarmi un editore che raccoglieva gli articoli di
insediamento e di commiato dei direttori dei giornali. Cerano
anche i miei. Lo sfogliai e mi misi le mani nei capelli. Una noia mortale. Una
distesa di retorica». Ecco, appunto: seguiva un elenco sterminato di cose buone
fatte dal suo giornale
(«Il racconto della crisi finanziaria è stato
esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per tutti:
il presidente Giancarlo Cerutti, lamministratore delegato
Claudio Calabi, e però anche lex amministratore Innocenzo Cipolletta, e
però anche lex Giuseppe Cerbone, e però anche «leditore liberale» Emma
Marcegaglia, e come dimenticare Luca di Montezemolo? Come non menzionare i
vicedirettori Gianfranco Fabi, Edoardo De Blasi, Alberto Oioli ed Elia Zamboni?
De Bortoli, oltretutto, torna al Corriere per la seconda volta al posto del pure bi-direttore Paolo
Mieli, di cui a sua volta non avremmo potuto perderci il commiato dal Corsera.
Eccolo: ringraziamenti «alla proprietà, a un editore e soprattutto a una
magnifica redazione» e un caloroso benvenuto «a un professionista coi fiocchi
che io ben conosco, Ferruccio de Bortoli». Bravi, bello. Seguiva, comè
abitudine consolidata in ogni commiato da direttore moderato, una nota di
pacato ottimismo: finalmente «si intravede qualche bagliore di luce», ha
spiegato Mieli. E meno male che non ha scritto «luce in fondo al tunnel», come pure prescrive il
galateo del commiato direttoriale: nessuno del resto abbandonerebbe una
direzione scrivendo «vi attende un periodo orribile». Lha
confermato lo stesso de Bortoli, nel suo articolo di insediamento al Corriere: «QuellItalia
che ce la fa», era il titolo think-positive riferito al Paese e probabilmente a
un certo giro di direttori. Di seguito, da contratto, le solite balle
istituzionali sul Corriere «onesto, serio e costruttivo, unautentica istituzione di garanzia del Paese»
senza ovviamente disdegnare un cordiale evviva per lamico
Paolo Mieli che «questi valori li ha conservati in una fase difficile nel
rapporto fra informazione e potere, gli va reso merito». Bello, bravi. Però
occorre considerare
che al posto di de Bortoli, al Sole 24 Ore, è arrivato Gianni Riotta
direttamente dal Tg1: sotto allora con il suo articoletto di insediamento,
pietosamente breve: giusto il tempo di apprendere che sarà felice «di lavorare
nella stagione che trasformerà il mondo» giacché «la fine della Guerra Fredda
ha avviato un processo tumultuoso di cui si vanno esaminando ora soprattutto
gli aspetti negativi, dimenticando, in quella che il poeta Enzensberger chiama
“furia della caducità”... ». E ce lo facciamo bastare. Ordunque: il commiato di
de Bortoli al Sole (205 righe) e linsediamento di Riotta
al Sole (20 righe) e il commiato di Mieli al Corsera (60 righe) e
linsediamento di de Bortoli al Corsera (120 righe) e in tutto questo
manca ancora il fondamentale commiato di Riotta dal Tg1. Lo recuperiamo su Youtube. E doveva
essere emozionato, poverino: «Il servizio pubblico è cruciale alla libertà dellinformazione
nel nostro Paese». Cruciale alla ? E poi grazie, grazie, grazie: «Grazie alla
Rai, ai colleghi, ma
soprattutto voglio ringraziare voi, i miei ultimi giorni hanno coinciso giorno
e notte con la tragedia di Abruzzo». Di Abruzzo? «Ringrazio le mie colleghe e i
miei colleghi che hanno garantito in questa difficile fase politica equilibrio
e raziocinio: il tutto con me, direttore analfabeta di televisione». Lo dice
pure. «Quando lItalia gioisce, gioisce con il Tg1, quando
si informa, si informa con il Tg1, e quando piange, come voi avete pianto in
queste ore, piange con il Tg1». E ride pure, aggiungiamo. Ma non crediate che ulteriori
ringraziamenti vi verranno risparmiati: «Di questa passione ed entusiasmo io
mi... io vi ringrazio. E mi devo scusare con tutti voi per tutte le volte che
per mia colpa e per mia ignoranza non sono stato capace di essere allaltezza di voi». Di voi. «Un pubblico
così meraviglioso, un pubblico a cui voglio bene, gli voglio bene come
comunità, ma voglio poi bene proprio a tutti voi ascoltatori, a lei a lei e a
lei, a te e a te e a te». Totale: 2 minuti e 9 secondi. Avanti il prossimo. ©
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( da "Denaro, Il" del
11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Mediterraneo tunisia
Turismo: l'incoming è in flessione Nonostante il calo di presenze i guadagni
del comparto sono in aumento Gli introiti legati al turismo hanno registrato,
nel primo trimestre dell'anno, un aumento in euro pari allo 0,9 per cento rispetto
allo stesso periodo del 2008. Lo ha reso noto in ministro tunisino del Turismo,
Khelil Lajimi, precisando però contestualmente si e' registrato un leggero calo
di presenze. Le prenotazioni per il mese corrente, rispetto all'aprile dello
scorso anno, sarebbero invece in aumento. Impossibile invece, sempre secondo il
ministro, fare previsioni per settembre e ottobre in quanto fra i turisti
europei, stante l'attuale crisi
finanziaria, vi è la tendenza a prenotare all'ultimo
momento. Per quanto riguarda il turismo interno, Lajimi ha detto che si vuole
incrementarlo dall'attuale 7,5 al 15 per cento. A suo avviso uno dei principali
ostali verso tale traguardo è l'adozione, da parte degli albergatori tunisini,
della tariffa individuale anzichè di quella per camera. E L'offerta
turistica della Tunisia per l'anno in corso è stata illustrata, a Djerba, ai
rappresentanti di 350 agenzie di viaggio italiane dal ministro del Turismo,
Khelil Lajimi. Sottolineando la necessità di far fronte, con una politica
avveduta, alla crisi che investe le economie mondiali
e le possibili ricadute su settore turistico, Lajimi ha evidenziato
l'importanza che il turismo italiano riveste per la Tunisia: terzo cliente
dopo, nell'ordine, Francia e Germania. Nel 2008 le presenze italiane hanno
raggiunto la quota di 450.000. Per rafforzare questi legami e rendere sempre
piu' valida l'offerta, dal prossimo 29 ottobre vi sarà anche un collegamento
aereo diretto Milano-Tozeur. Il Marocco e la Tunisia hanno firmato una serie di
accordi su turismo ed energie rinnovabili e cooperazione scientifica a chiusura
dei lavori della commissione mista di cooperazione. Lo ha reso noto l'agenzia
Map citando fonti ufficiali. Il primo accordo riguarda un rafforzamento della
cooperazione bilaterale per il turismo, voce importante per il pil di entrambi
i paesi. Le altre intese trattano lo scambio di esperienze su energia solare ed
eolica settori sui quali puntano sia il Marocco che la Tunisia entrambi poveri
di petrolio e gas. Al termine dei lavori il primo ministro tunisino Mohammed
Gannouchi ha chiesto agli imprenditori di accettare la sfida e ''fare un salto
di qualità'' approfittando delle opportunita' di investimento e delle capacita'
negoziali de due paesi nel quadro dell'Unione per il Mediterraneo. del 11-04-2009
num.
( da "Velino.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Il Velino presenta,
in esclusiva per gli abbonati, le notizie via via che vengono inserite. ECO -
“Spiegel”: pronti 200 miliardi per bad bank in Germania Berlino, 11 apr
(Velino) - Il governo federale sarebbe orientato a concedere ingenti aiuti agli
istitituti di credito in Germania per la creazione di cosiddette “bad banks” in
cui trasferire i titoli tossici scorporandoli dal bilancio delle banche in
sofferenza. Lo riferisce il settimanale Der Spiegel nellultimo
numero, sottolineando che si tratta di una chiara svolta nella politica del governo della cancelliera
Angela Merkel finora contrario allidea della bad bank.
Laiuto pubblico, secondo la stessa fonte, consisterebbe in uno
stanziamento di 200 miliardi di euro da parte del Fondo speciale per la stabilizzazione del credito (SoFFin)
istituito nello scorso autunno a Francoforte sul Meno per arginare le
conseguenze della crisi finanziaria internazionale. Il
progetto trapelato sullo Spiegel scarta lipotesi di una bad bank
centrale per “segregare” i titoli tossici a carico del Tesoro federale e prevede invece la
possibilità per ogni singola banca di allocare le “attività illiquide” in un
altro soggetto giuridico appositamente generato (bad bank) allo scopo di fare
pulizia nel proprio bilancio. Poiché la bad bank verrebbe assoggettata a
particolari norme di bilancio in deroga alla vigente legge bancaria, i titoli
tossici manterrebbero il loro valore nominale fino alla scadenza
indipendentemente dalla quotazione reale di mercato. Nel caso di deprezzamento
del titolo alla scadenza, la perdita definitiva sarebbe sostenuta da SoFFin. Il
volume raggiunto in Germania dai titoli tossici nei bilanci di banche e società
assicurative è stato stimato in almeno 300 miliardi di euro. (Enzo Piergianni)
11 apr 2009 11:58
( da "Gazzettino, Il (Udine)"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Già 500 gli iscritti
alla Corsa per Haiti Sabato 11 Aprile 2009, Udine (P.C.) Mercoledì 15 aprile
(Centro civico di Tavagnacco, ore 18) viene presentata ufficialmente la
diciassettesima edizione della «Corsa per Haiti», competizione ciclistica di
gran e medio fondo programmata per domenica 3 maggio, con partenza ed arrivo a
Feletto Umberto. Testimonial è Chiara Cainero, medaglia d'oro nel tiro a volo
alle Olimpiadi di «Pechino 2008». Intervengono, fra gli altri, Mario Pezzetta,
Luca Marcuzzo e Alfio Cerutti, sindaci rispettivamente di Tavagnacco, Buja e
Povoletto. A meno di un mese dall'appuntamento, le iscrizioni hanno già
superato quota 500, ma è facile prevedere che i partecipanti saranno almeno il
doppio. Da parte della società Chiarcosso di Pasian di Prato che guida il
gruppo degli organizzatori, vengono preannunciate significative novità rispetto
al passato. Ricorda però il presidente Sante Chiarcosso: «Abbiamo
dovuto fare i conti con una crisi finanziaria diffusa, che ci ha subito colpiti, riducendo le risorse sulle
quali potevano contare sino all'anno scorso. Ci siamo comunque adeguati e non
deluderemo le aspettative». Oltre alla "Corsa per Haiti" vera e
propria, si svolgeranno diverse manifestazioni di contorno, cominciando da
quelle dedicate ai podisti («Funrun» per bambini e prova della «Coppa
Friuli»). Rinnovato inoltre il percorso della «Marathon bike» per gli
specialisti delle mountain bike: si ritroveranno il 26 aprile a Primulacco e
potranno scegliere fra tre percorsi alternativi. Il raduno cicloturistico di
sabato 2 maggio sarà intitolato a Valerio Frezza, indimenticato sindaco di
Tavagnacco e fra i sostenitori sin dalla nascita della serie di iniziative per
Haiti (da ricordare che il ricavato delle quali è destinato all'aiuto della
infanzia abbandonata della povera isola dei Caraibi). Nello stesso pomeriggio
della vigilia festiva verrà dato spazio anche a giovanissimi ciclisti, attesi
da prove di minisprint.
( da "Giornale.it, Il"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
n. 87 del 2009-04-11
pagina 15 Valzer dei direttori, laddio è una gag di
Filippo Facci Con la rivoluzione ai vertici di quotidiani e telegiornali si scatena il cerimoniale.
De Bortoli dice di voler evitare "distese di retorica", Mieli pensa
positivo e Riotta ringrazia: "Anche te" Certi direttori di giornali
& telegiornali ormai sono come i personaggi delle opere verdiane: «Addio,
addio» e poi son sempre lì, spesso sempre gli stessi, protesi a ringraziare e
complimentarsi tra loro. La cerimonia dei commiati e degli insediamenti ci ha
già sufficientemente stroncato nei giorni scorsi, a margine dei cambi di
poltrona al Tg1 e al Corsera e al Sole 24Ore: ma se il siparietto dovesse
ripetersi anche per i prossimi cambi in Rai potremmo davvero non farcela. Ne
pareva consapevole, laltro ieri, Ferruccio de Bortoli:
nellaccomiatarsi dalla direzione del Sole 24Ore ammetteva infatti che «Questi pezzi non si
dovrebbero scrivere»: ma lo stesso pezzo, poi, era di un chilometro e mezzo.
«Anni fa», scriveva, «venne a trovarmi un editore che raccoglieva gli articoli
di insediamento e di commiato dei direttori dei giornali. Cerano
anche i miei. Lo
sfogliai e mi misi le mani nei capelli. Una noia mortale. Una distesa di
retorica». Ecco, appunto: seguiva un elenco sterminato di cose buone fatte dal
suo giornale («Il racconto della crisi finanziaria è
stato esemplare») e ovviamente non ci venivano risparmiati ringraziamenti per
tutti: il presidente Giancarlo Cerutti, lamministratore delegato
Claudio Calabi, e però anche lex amministratore Innocenzo Cipolletta, e
però anche lex Giuseppe Cerbone, e però anche «leditore liberale»
Emma Marcegaglia, e
come dimenticare Luca di Montezemolo? Come non menzionare i vicedirettori
Gianfranco Fabi, Edoardo De Blasi, Alberto Oioli ed Elia Zamboni? De Bortoli,
oltretutto, torna al Corriere per la seconda volta al posto del pure
bi-direttore Paolo Mieli, di cui a sua volta non avremmo potuto perderci il
commiato dal Corsera. Eccolo: ringraziamenti «alla proprietà, a un editore e
soprattutto a una magnifica redazione» e un caloroso benvenuto «a un
professionista coi fiocchi che io ben conosco, Ferruccio de Bortoli». Bravi,
bello. Seguiva, comè abitudine consolidata in ogni commiato da
direttore moderato, una nota di pacato ottimismo: finalmente «si intravede
qualche bagliore di luce», ha spiegato Mieli. E meno male che non ha scritto
«luce in fondo al tunnel»,
come pure prescrive il galateo del commiato direttoriale: nessuno del resto
abbandonerebbe una direzione scrivendo «vi attende un periodo orribile». Lha
confermato lo stesso de Bortoli, nel suo articolo di insediamento al Corriere:
«QuellItalia che ce
la fa», era il titolo think-positive riferito al Paese e probabilmente a un
certo giro di direttori. Di seguito, da contratto, le solite balle
istituzionali sul Corriere «onesto, serio e costruttivo, unautentica
istituzione di garanzia del Paese» senza ovviamente disdegnare un cordiale evviva per lamico
Paolo Mieli che «questi valori li ha conservati in una fase difficile nel
rapporto fra informazione e potere, gli va reso merito». Bello, bravi. Però
occorre considerare che al posto di de Bortoli, al Sole 24 Ore, è arrivato Gianni Riotta
direttamente dal Tg1: sotto allora con il suo articoletto di insediamento,
pietosamente breve: giusto il tempo di apprendere che sarà felice «di lavorare
nella stagione che trasformerà il mondo» giacché «la fine della Guerra Fredda
ha avviato un processo tumultuoso di cui si vanno esaminando ora soprattutto
gli aspetti negativi, dimenticando, in quella che il poeta Enzensberger chiama
“furia della caducità”... ». E ce lo facciamo bastare. Ordunque: il commiato di
de Bortoli al Sole (205 righe) e linsediamento di Riotta
al Sole (20 righe) e il commiato di Mieli al Corsera (60 righe) e
linsediamento di de Bortoli al Corsera (120 righe) e in tutto questo
manca ancora il fondamentale commiato di Riotta dal Tg1. Lo recuperiamo su Youtube. E doveva essere
emozionato, poverino: «Il servizio pubblico è cruciale alla libertà dellinformazione
nel nostro Paese». Cruciale alla ? E poi grazie, grazie, grazie: «Grazie alla
Rai, ai colleghi, ma soprattutto voglio ringraziare voi, i miei ultimi giorni hanno coinciso
giorno e notte con la tragedia di Abruzzo». Di Abruzzo? «Ringrazio le mie
colleghe e i miei colleghi che hanno garantito in questa difficile fase
politica equilibrio e raziocinio: il tutto con me, direttore analfabeta di televisione».
Lo dice pure. «Quando lItalia gioisce, gioisce con il Tg1, quando
si informa, si informa con il Tg1, e quando piange, come voi avete pianto in
queste ore, piange con il Tg1». E ride pure, aggiungiamo. Ma non crediate che
ulteriori ringraziamenti vi
verranno risparmiati: «Di questa passione ed entusiasmo io mi... io vi
ringrazio. E mi devo scusare con tutti voi per tutte le volte che per mia colpa
e per mia ignoranza non sono stato capace di essere allaltezza
di voi». Di voi. «Un pubblico così meraviglioso, un pubblico a cui voglio bene, gli voglio bene
come comunità, ma voglio poi bene proprio a tutti voi ascoltatori, a lei a lei
e a lei, a te e a te e a te». Totale: 2 minuti e 9 secondi. Avanti il prossimo.
© SOCIETà EUROPEA DI EDIZIONI SPA - Via G. Negri 4 - 20123 Milano
( da "Virgilio Notizie"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Washington, 11 apr.
(Ap) - Nessun Paese può risolvere da solo le sfide
derivanti dalla crisi finanziaria, dai cambiamenti climatici e delle armi nucleari: lo ha
affermato Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nel suo discorso
radiofonico settimanale, nel quale ha lanciato appello a un fronte unito delle
nazioni come già avvenuto nel vertice del G20 di Londra. "Gli Stati
Uniti devono fare da guida, ma la nostra migliore possibilità di risolvere
questi problemi senza precedenti vengono dall'agire di concerto con le altre
nazioni", ha sottolineato Obama, che ha invitato a seppellire le divisioni
di partito: "Con la posta in gioco non possiamo rinunciare al dialogo, non
possiamo permetterci che vecchi dissapori ci impediscano di fare progressi in
questioni di interesse comune". Infine Obama ha ricordato le festività
pasquali della cristianità e dell'ebraismo: "Sono due feste differenti con
tradizioni proprie molto diversi, ma sembra appropriato festeggiarle nell'arco
della stessa settimana: in un senso più ampio, costituiscono entrambe un
momento di meditazione e rinnovamento, un'occasione per riflettere più a fondo
sulle responsabilità verso noi stessi e gli altri, non importa chi siamo, da
dove veniamo e quale fede professiamo".
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi: Usa, fallite
altre 2 banche,23 sparite da inizio 2009 di ANSA Chiuse Cape Fear e New
Frontier,il maggior fallimento quest'anno -->(ANSA) - ROMA, 11 APR - La crisi colpisce altre due banche Usa, portando a 23 il numero
degli istituti costretti a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Nella
notte le autorita' hanno chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina
a fallire da 16 anni a questa parte, e New Frontier Bank, uno dei principali
istituti del Colorado. Quello di New Frontier e' anche il maggior fallimento di
quest'anno per un gruppo bancario americano: finora in testa alla classifica
c'era la californiana Merced Bank. Per far fronte all'emergenza, la Federal
Deposit Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente per New
Frontier - ora ha dovuto creare una entita' ad hoc, la Deposit Insurance
National Bank di Greeley, che rimarra' operativa per almeno un mese per
consentire ai clienti di avere piu' tempo per trasferire i propri conti presso
altri istituti. Il collasso di New Frontier costera' alla FDIC circa 670
milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui
subprime nel 2007, sono state oltre 50 le banche americane costrette a
chiudere. La crisi ha
falcidiato in breve tempo decine di banche, tra cui il gigante Lehman Brothers,
spazzandone via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi mesi del 2009.
(ANSA).
( da "Wall Street Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Unicredit citata per
360 milioni di dollari negli Stati Uniti -->MILANO (Reuters) - Unicredit ha
comunicato di essere stata citata in una causa per più di 360 milioni di
dollari nello stato Usa del New Messico sulla vendita di Cdo (collateralised
debt obligations) da parte della sua divisione locale. Frank Foy e sua moglie
hanno fatto causa per conto dello stato del New Messico in relazione alla
vendita di Cdo da parte della società Vanderbilt, del gruppo Unicredit, al New
Mexico Educational Retirement Board (Erb) e allo State of Mexico Investment
Council (Sic). Lo comunica Unicredit nel suo rapporto 2008 pubblicato sul suo
sito web, www.unicreditgroup.eu. Foy afferma di aver ricoperto la posizione di
Erb chief investment officer e di aver rassegnato le proprie dimissioni nel
marzo 2008. I Cdo sono complessi strumenti finanziari ad alto rischio emessi
con prestiti, bond e altri asset come i collaterali e il loro valore è
precipitato sulla scia del crollo dei mutui subprime statunitensi. "Il
signor Foy richiede, per conto dello stato del New Messico, un risarcimento
danni per un totale di 360 milioni di dollari (oltre alle penali) in base al
New Mexico Fraud Against Taxpayers Act - si legge nel documento di Unicredit -
asserendo che Vanderbilt e gli altri convenuti avrebbero surrettiziamente
indotto Erb e Sic a investire 90 milioni di dollari in prodotti Vanderbilt
fornendo consapevolmente false informazioni in ordine alla natura e al grado di
rischio dell'investimento in Cdo e prodotti correlati e garantendo improprie
elargizioni al governatore dello stato del New Messico e ad altri funzionari
dello stato, al fine di indurre l'effettuazione di tali investimenti".
"Il signor Foy - prosegue la nota - sostiene che lo stato avrebbe perso
integralmente l'investimento iniziale pari a 90 milioni di dollari e richiede
ulteriori 30 milioni di dollari per la perdita subita. Posto che in conformità
al New Mexico Fraud Against Taxpayers Act, la richiesta di risarcimento danni
prevede che gli stessi vengano triplicati, la richiesta finale ammonta a oltre
360 milioni di dollari". Unicredit, la banca italiana che si è maggiormente
espansa all'estero, ha visto calare nel 2008 i suoi utili netti del 38% a 4,01
miliardi di euro, a causa della crisi
finanziaria. "Allo stato attuale risulta
prematura anche solo una prima valutazione degli effetti economici che
potrebbero scaturire dal procedimento in esame", conclude l'annotazione di
Unicredit. "Inoltre, l'atto di citazione, che non risulta notificato in
maniera corretta alle società del gruppo, appare promosso in una
giurisdizione non pertinente alla maggioranza dei soggetti coinvolti".
( da "Reuters Italia"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
MILANO (Reuters) -
Unicredit ha comunicato di essere stata citata in una causa per più di 360
milioni di dollari nello stato Usa del New Messico sulla vendita di Cdo
(collateralised debt obligations) da parte della sua divisione locale. Frank
Foy e sua moglie hanno fatto causa per conto dello stato del New Messico in
relazione alla vendita di Cdo da parte della società Vanderbilt, del gruppo
Unicredit, al New Mexico Educational Retirement Board (Erb) e allo State of
Mexico Investment Council (Sic). Lo comunica Unicredit nel suo rapporto 2008
pubblicato sul suo sito web, www.unicreditgroup.eu. Foy afferma di aver
ricoperto la posizione di Erb chief investment officer e di aver rassegnato le
proprie dimissioni nel marzo 2008. I Cdo sono complessi strumenti finanziari ad
alto rischio emessi con prestiti, bond e altri asset come i collaterali e il
loro valore è precipitato sulla scia del crollo dei mutui subprime
statunitensi. "Il signor Foy richiede, per conto dello stato del New
Messico, un risarcimento danni per un totale di 360 milioni di dollari (oltre
alle penali) in base al New Mexico Fraud Against Taxpayers Act - si legge nel
documento di Unicredit - asserendo che Vanderbilt e gli altri convenuti
avrebbero surrettiziamente indotto Erb e Sic a investire 90 milioni di dollari
in prodotti Vanderbilt fornendo consapevolmente false informazioni in ordine
alla natura e al grado di rischio dell'investimento in Cdo e prodotti correlati
e garantendo improprie elargizioni al governatore dello stato del New Messico e
ad altri funzionari dello stato, al fine di indurre l'effettuazione di tali
investimenti". "Il signor Foy - prosegue la nota - sostiene che lo
stato avrebbe perso integralmente l'investimento iniziale pari a 90 milioni di
dollari e richiede ulteriori 30 milioni di dollari per la perdita subita. Posto
che in conformità al New Mexico Fraud Against Taxpayers Act, la richiesta di
risarcimento danni prevede che gli stessi vengano triplicati, la richiesta
finale ammonta a oltre 360 milioni di dollari". Unicredit, la banca
italiana che si è maggiormente espansa all'estero, ha visto calare nel 2008 i
suoi utili netti del 38% a 4,01 miliardi di euro, a causa
della crisi finanziaria.
"Allo stato attuale risulta prematura anche solo una prima valutazione
degli effetti economici che potrebbero scaturire dal procedimento in
esame", conclude l'annotazione di Unicredit. "Inoltre, l'atto di
citazione, che non risulta notificato in maniera corretta alle società del
gruppo, appare promosso in una giurisdizione non pertinente alla
maggioranza dei soggetti coinvolti".
( da "Trend-online"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
Crisi: Usa, fallite
altre 2 banche,23 sparite da inizio 2009 ANSA NEWS, clicca qui per leggere la
rassegna di Ansa , 11.04.2009 17:43 Scopri le migliori azioni per fare trading
questa settimana!! (ANSA) - ROMA, 11 APR - La crisi
colpisce altre due banche Usa, portando a 23 il numero degli istituti costretti
a dichiarare fallimento dall'inizio del 2009. Nella notte le autorita' hanno
chiuso Cape Fear Bank, prima banca del North Carolina a fallire da 16 anni a
questa parte, e New Frontier Bank, uno dei principali istituti del Colorado.
Quello di New Frontier e' anche il maggior fallimento di quest'anno per un
gruppo bancario americano: finora in testa alla classifica c'era la
californiana Merced Bank. Per far fronte all'emergenza, la Federal Deposit
Insurance (FDIC) - che aveva cercato invano un acquirente per New Frontier -
ora ha dovuto creare una entita' ad hoc, la Deposit Insurance National Bank di
Greeley, che rimarra' operativa per almeno un mese per consentire ai clienti di
avere piu' tempo per trasferire i propri conti presso altri istituti. Il
collasso di New Frontier costera' alla FDIC circa 670 milioni di dollari. Dallo scoppio della crisi finanziaria innescata dai mutui subprime nel 2007, sono state oltre 50 le
banche americane costrette a chiudere. La crisi ha falcidiato in breve tempo decine di banche, tra cui il
gigante Lehman Brothers, spazzandone via 25 nel 2008 e 23 solo in questi primi
mesi del 2009. (ANSA).
( da "KataWeb News"
del 11-04-2009)
Argomenti: Crisi
senza il mattone..
Spagnoli ci avete scocciato: pensate ai vostri guai 28 marzo 2009 alle 14:15 —
Autore: babelick — 101 commenti Gentile ambasciatore Terracciano, complimenti e
sentiti ringraziamenti. Ci ha vendicati. La lettera che ha inviato al
quotidiano El Pais, nella sua veste di capo della rappresentanza italiana
presso il governo spagnolo, non sembra neanche scritta da un diplomatico di
carriera; meglio, è opera di un diplomatico di razza rara, tanto è chiara,
asciutta, ferma, e, lo faccia dire a me, sacrosantamente scocciata. Quel
giornale così faziosamente filo Zapatero, praticamente un organo di partito,
anche di quello Democratico italiano del quale corre in premuroso e regolare
soccorso, la deve smettere di denigrare il governo e il Paese. Non c'entra
niente qui la libertà di stampa; come lei sottolinea, il tentativo di demolire
l'immagine dell'Italia tra gli spagnoli risponde invece a un disegno di servitù
politica che nessun organo di stampa italiano si sognerebbe di progettare,
piaccia o no il governo di José Luis Zapatero, per gli intimi Bambi. Succede
che gli equilibri politici europei siano cambiati, che un asse
Sarkozy-Merkel-Berlusconi minacci il ruolo della Spagna e le sue numerose,
troppe, poltrone, ben sei super incarichi istituzionali europei. Succede che le
cose non vadano più bene per l'economia, crollata miseramente dopo il boom
edilizio e tante rivendicazioni di tronfio primato; che la politica estera sia
un disastro, e il presidente Barack Obama nella nuova versione militare contro
Bin Laden non si sia rivelato l'amico che ingenuamente la sinistra in Europa
aveva immaginato; che il federalismo morda le calcagna a Madrid, visto
l'apporto determinante del partito catalano alla rielezione dei socialisti. Il
governo è nervoso e la butta sugli attacchi ad altri Stati, il Pais pubblica
fedele, se serve, anticipa. Così l'Italia è descritta come dominio di un
tiranno nello stile delle dittature latino americane, Pinochet naturalmente,
non Hugo Chavez, il presidente del Consiglio eletto ha bisogno dello psichiatra,
qui si praticano tortura e politiche razziste. Ha fatto bene, ambasciatore, a
dire basta, anche perché c'è davvero poco, scansato il fango delle calunnie, di
cui vantarsi in casa Zapatero. Al mini-summit europeo del 4 ottobre del 2008 i
capi di Stato di Berlino, Roma, Parigi e Londra, si sono incontrati
per decidere sulle posizioni comuni da adottare contro la crisi finanziaria, lasciando fuori la
Spagna, che pure Zapatero aveva definito «l'economia più solida del mondo»,
addirittura il Paese sopra la media europea per reddito pro capite. Per il
premier spagnolo fino a pochi mesi fa «il sorpasso dell'Italia ha fatto
deprimere molto il primo ministro Berlusconi» e «in realtà, il mio
obiettivo è quello di superare la Francia, anche se l'amico Sarkozy non vuole
neanche sentirselo dire». Subito dopo la crisi
internazionale ha svelato il bluff dell'economia spagnola. La recessione ha gettato
anche la Spagna in una crisi profonda: crescita
dell'1,4% nel 2008, e non del 3,5% come annunciato dal governo. Un dato che
riporta il Paese agli stessi risultati del 1993. Il boom economico era stato
gonfiato dagli aiuti europei allo sviluppo, investiti quasi esclusivamente
nell'edilizia, un settore in forte perdita già dai primi mesi dell'anno, cioè
prima della crisi internazionale. La crisi ha messo a nudo le bugie sulla politica di sicurezza e
immigrazione, a lungo mantenute, anche se sulle zattere dei clandestini
l'ordine è sempre stato di sparare. Nei giorni scorsi 200 organizzazioni hanno
presentato alla Procura generale dello Stato una denuncia contro il ministero
dell'Interno, accusando la polizia di «arresti mirati», «retate» e «controlli d'identità
di massa», insomma di eseguire gli ordini per l'arresto di una «quota» minima
mensile di immigrati per ciascun distretto. Gli immigrati sono saliti da mezzo
milione a 5,2 milioni nel 2008, su una popolazione totale per la Spagna di 46
milioni di persone. Con una disoccupazione giunta ormai al 14%, il governo ha
cambiato ufficialmente politica. La «Ley de Extranjeria» presentata a dicembre
prevede severe misure restrittive: oltre all'aumento da